RIVISTA ITALIANA NVMISMATICA E SCIENZE AFFINI FONDATA NEL 1888 DA SOLONE AMBROSOLI EDITA DALLA SOCIETÀ NVMISMATICA ITALIANA ANNO XXXIV SECONDA SERIE - VOL. IV I TRIMESTRE 1921 MILANO REDAZIONE ED AMMINISTRAZIONE, VIA A. MAURI, 8 SOCIETÀ NVMISMATICA ITALIANA f Via Achille Mauri, 8 — MILANO S. M. IL RE, Presidente Onorario. PAPADOPOLI conte sen. NICOLÒ, Vice-Presidente Onorario. STRADA MARCO, Presidente effettivo. MONNERET prof. UGO, Vice-Presidente effettivo. CORNAGGIA conte GIAN LUIGI, Segretario. JOHNSON STEFANO CARLO. Tesoriere. SOLA-CABIATI conte GIAN LODOVICO, Bibliotecario. BONAZZI dott. POMPEO, Consigliere GAVAZZI dott. CARLO " GRILLO GUGLIELMO " La sede della Società è aperta il Giovedì dalle ore 21 alle 22 Rivista Italiana di Numismatica Redazione ed Amministrazione: Via A. Mauri, 8 - Milano COMITATO DI REDAZIONE: BONAZZI dott. P. - CORNAGGIA conte G. L. - MoNNERET prof. U. Jlbbonamenio annuo nel Regno L. 30 - all' Estero L. 35. RIVISTA ITALIANA DI NVMISMATICA E SCIENZE AFFINI FONDATA NEL 1888 DA SOLONE AMBROSOLI EDITA DALLA SOCIETÀ NVMISMATICA ITALIANA ANNO XXXIV SECONDA SERIE - VOL. IV I ' I TRIMESTRE 1921 MILANO REDAZIONE ED AMMINISTRAZIONE, VIA A. MAURI, 8 PROPRIETÀ LETTERARIA Per la grande povertà degli elementi pervenutici diret- tamente suir iconografia plastica dei tiranni sicelioti, le no- tizie delle fonti letterarie intorno alle sembianze e anche in- torno alle statue loro erette e le figurazioni su alcune mo- nete assumono una certa importanza. L'orazione corinziana, conosciuta sotto il nome di Dione Crisostomo, fa conoscere che, essendo i Siracusani in guerra contro i Cartaginesi ed altri popoli barbari, avendo bisogno di denaro, stabilirono di fondere le statue dei tiranni, di cui molte erano in bronzo, conservando soltanto quelle di Ge- lone e di Dionisio I (i). Un frammento dello storico siracusano Athanis od Athana fa conoscere la fusione delle statue ed il risparmio di quella di Gelone al tempo di Timoleonte (2); tutto ciò concorda bene con la natura stessa della deliberazione, che presup- pone un governo demagogico. Le statue, ricordate nell'ora- zione corinziana, appartenevano dunque, poiché siamo al tempo di Timoleonte, a Gelone I, a Dionisio I, a Trasibulo, a Dionisio II, a Dione e forse a qualche altro tiranno di città vicine, e dovevano essere numerose, come risulta dalla no- tizia di Cicerone, che si riferisce al tempo di Verre (3). Eliano racconta che dopo la celebre vittoria d'Imera, i Siracusani eressero a Gelone una statua che lo rappresen- tava disarmato all'assemblea popolare (4) e aggiunge che (i) I. De Arnim, Dionis Prttsaensis opera, Berlino, 1896. II, pag. 22. (2) Athanis, fr. 2, apd. Phtt. Tiitiol., 23 a. (3) Cic, in Verr., IV, 122. (4) El., V. //.. XIII, 37. questa statua era collocata èv t(o li-/.zAÌy.; ''ll^v.q vew, nel cui passo evidentemente vi è Terrore di -ixsALa? per l:ìupax.o6a-n; d). Questo simulacro è il solo che fu rispettato quando Timo- leonte, dopo avere scacciato Dionisio, sottopose ad una specie di giudizio dinanzi al popolo le statue di tutti i principi che avevano regnato nella Sicilia. La statua, che venne quindi risparmiata in ricordo dei meriti insigni del tiranno, è senza dubbio quella menzionata dal pseudo-Dione e da Plutarco (Atana) e perciò sarebbe stata nel tempio di Hera. Il ritratto di Dionisio I, di cui fa cenno la glossa del- l'orazione corinziana, viene chiamato tò r:-jrf,ij.x toO Alovj<7oi> TTs i/C£',|7Ìvov e nulla ci induce a negargli un valore storico. E se si pensa che nel periodo in cui visse Dionisio I vi poteva essere l'origine di quell'abitudine generalizzatasi nei sovrani ellenistici e romani a richiamare una vantata parentela di- vina ed a farsi rappresentare con gli attributi del dio da cui dicevano di essere discesi, non reca meraviglia se Dionisio il Vecchio abbia scelto lo schema di Dioniso in omaggio forse al richiamo offerto dal suo nome. Un esempio di ri- tratto ellenistico, con attributi di Dioniso conservato al Va- ticano, può anche darci un'idea parziale della statua in pa- rola (2). Abbiamo visto che la statua di Gelone era nel tempio di Hera in Ortigia e le altre dovevano essere situate nei recinti sacri di altri tempi e nell'agorà e distrutte una volta furono sostituite da altre. Il forum maximum di Acradina, forse V ornatissìmum prytaneum di Cicerone <'3), era adorno di GToal e di j^o'/iiy^aTTrifia, ricchi senza dubbio di statue ono- rarie, fra le quali è naturale che dovessero trovare posto, fra quelle di legislatori e di strateghi, altre di tiranni. Disgraziatamente tutte queste statue andarono perdute; (1) El., V. h., VI, II, (2) Hellig-Amelung, Fiirer, I, pag. 157, v. 245; Amelung, Vatik. KattiL^ I, pag. 528, n. 338, tav. 72; cfr. anche Arindt-Bruckmann, Griech, li. Ròm. Portrdts^ \\w. 489, 420 (ritratti di Demetrio Poliorcete e Se- leiico 1 Nicatore). (3) DiODOR , XIV, 41; Cic, in Verr.^ IV, 119; Holm-Cavallari, To- pogr. arch. di Siracusa, pag. 247. per avere i ritratti di questi tiranni sicelioti bisogna ricorrere alla numismatica. È cosa generalmente saputa che le monete devono considerarsi i più sicuri documenti locali della pla- stica. Fin dall'epoca di Agatocle e successivamente nel pe- riodo della dominazione degli ultimi tiranni siracusani, le mo- nete dimostrano una forte influenza deirarte alessandrina per i rapporti di parentela con i Tolomei e per i caratteri stilistici. Infine sotto il regno di Cerone II, quasi tutte le monete portano sul diritto il ritratto del tiranno, seguendo così la moda di quel tempo (i). Non è così per i tiranni sicelioti piìi antichi, come Anas- sila, Gelone I, ecc. ; in quell'epoca non era stato ancora in- trodotto sul diritto delle monete il ritratto del principe nel vero significato della parola ; il quale ritratto doveva trion- fare nel periodo ellenistico. Tuttavia, verso il 490-480 a. C, certe figure su alcune monete, benché isolate, fanno sospet- tare che vi fu un tentativo d'incidere e rappresentare il ri- tratto di qualche tiranno siceliota di quell'epoca. Premesse queste considerazioni, crediamo opportuno di procedere alla disamina dei ritratti dei tiranni sicelioti, che si vedono sulle monete dell'antica Siciha, facendo tesoro delle attribuzioni del p. Giuseppe Romano (2), che fu il primo ad occuparsi dell'importante questione con una dotta monografia, pur troppo poco conosciuta dagli odierni cultori di numi- smatica siceliota, forse perchè pubblicata in un periodico che ebbe poca diffusione specialmente all'estero. (1) Ctr. Imhoof-Blumek, Portràtkopfe. auf antiken Miinzin hcll. u. hellenisierter Vòlker, Leipzig, 1885, dove sono raccolte tutte le monete con i ritratti dei principi greci. (2) G. Romano, Iconografia numismatica dei tiranni di Siracusa, in Atti dell' Accade IH ia di scienze e lettere della Sicilia, Palermo, 1859, pagg. 1-28 con una tavola. 8 ANASSILA. ^ — Biga tirata da due muli (à-rivr.) al passo : l'auriga seduto sul carro, i ginocchi all'altezza del petto, tiene le redini con tutte e due le mani ; Nike vo- lando a destra al disopra dei muli, li corona; al- l'esergo una foglia di alloro. Cp. I^ — MESSENION Lepre fuggente a destra; sotto un ramo d'alloro. Cp. CBM, pag. lol, n. i8 ; Hill, Coitis of aticient Sicily, tav. I, 14; Hill, Hi- storical greek coius. n. 15 ; Hfad, Hisf. Nitmoritm^, pag. 153. AR, tetradraninia (Parigi). ^ — Stesso tipo di biga, senza la Nike nel campo. Cp. ^ — MESSENION Lepre fuggente a destra. Cp. Babfxon, Traile. 11. 2214, tav. LXXXII, fi^. 13; Hkad, Hii^t. Numorum'^ pag- 153- AR, tetradramma (Parigi). B" — Stesso tipo di biga, senza la Nike nel campo e la foglia d'alloro nell'esergo. Cp. Ri — MESSENION Lepre fuggente a destra. Cp. Hill, Coins, tav. I, 13; Hill, Historical, n. 14; Holm, Storia, n. 24, tav. I, 17; Head. Htst. Nnmortim-, pag. 153. AR, clidramma (Londra). Il Babelon, esaminando le monete di questo tipo (i), ta notare che, se si osserva con attenzione la piccola figura seduta nella biga tirata dai muli, vi si riconosce, non su tutti i pezzi ma sugli esemplari di scelta, un profilo che non si può assolutamente considerare come banale. Ed in effetti l'illustre numismatico francese ha pienamente ragione; la barba a punta dell'auriga, il suo profilo energico, la ten- sione del suo sguardo danno l'impressione di un tipo con- creto e personale. Ma c'è anche di piìj ; questa stessa figura di auriga seduta nella biga comparisce sulle contemporanee monete di Regio (2). Ora questo fatto dimostra che la rap- presentazione dell'auriga barbuto sulle monete di due città dipendenti dallo stesso tiranno non è né casuale né inciden- tale e deve certamente contenere un significato, ad onta che un solo artista abbia inciso le figure sulle monete messene e regine. Noi sappiamo che Anassila, tiranno di Reggio, nei tre- dicesimi giuochi olimpici negli àywvs; itutsi/.oì riportò la vittoria ( I ) Babklon, L'iconographie et ses origines daiis les types monétaires grecs, in Rev, Numism., Paris, 1908, pag. 175. Nella tav. IV, fig. 11, la figura assisa è riprodotta ingrandita. (2) Carelli, Nttm. lialiae veter., tav. CXCIF, 1,263; Babelon, Traile^ 1, tav. LXXI, 13, 14 e 15. IO nella corsa dei carri tirati dai muli e quindi fece coniare, m ricordo di questo successo, le monete che hanno il tipo del- rà-TiV'/i (i). Dal momento che questo gruppo di monete riveste il carattere di monete storiche e commemorative, non può- arrecare meraviglia che Anassila, tutto pieno di orgoglio per questa vittoria, abbia ordinato la coniazione di molti esem- lari di scelta di queste monete, in cui l'auriga rappresen- asse sé stesso e quindi fosse un vero suo ritratto. Si potrebbe obbiettare sulla iconologia del diritto, so- stenendo che difficilmente si può provare questo fatto, attesa la piccolezza della figura assisa e della testa. Ma d'altro- canto si fa notare che, a parte che si osserva ad occhio nudo il profilo dell'auriga, il Babelon con il valido sussidio degli ingrandimenti fotomeccanici ha risolto la sottile quistione della differenzazione degli esemplari di scelta ed è perve- nuto a risultati che sembrano accettabili. Non bisogna poi dimenticare che in quel tempo compa- riscono i così detti darici con i ritratti dei re persiani (^), la cui classificazione cronologica è stata diffusamente trattata dal Babelon (3). Su queste monete persiane non vi è un ri- tratto nel significato vero della parola, ma una figura di un uomo barbuto inginocchiato, che allude ad un avvenimento storico, che qui non è luogo di ricordare. 11 tipo di questo darico persiano comparisce sotto il regno di Dario I (521- 486 a. C.) (4) e, data la diffusione di queste monete nel mondo ellenico, non può meravigliare se Anassila abbia voluto imi- tare tale coniazione, facendo incidere la propria figura assisa in quella biga, che riportò la vittoria ad Olimpia. (i) Arist., in Polluce^ IV, 12, 75. (2) Macdonald, Coin types their origin ami developement^ Glasgow,. 1905, pag. 150; Head, Hist. Num}, pagg, 827 e segg. (3) Babelon, Mèlaiiges numisììiatiqucs, IV serie, Parigi, 1912, pa- gina 254 e segg. ; idem, Traile, I, pagg. 262-64. (4) Hill, Historical greek coins, n. 11, pagg. 26-29. II GELONE I. B" ^ CEAAI (retrogrado). Il fiume Gela sotto Taspetto di una protome di un toro a testa umana barbuta a destra. Cp. Personaggio in una quadriga al passo a d. ; egli è barbuto e vestito di un chitone talare ; tiene la verga e le redini ; Nike vola a d. al disopra dei cavalli, tenendo una benda con le due mani. Cp. Babelon, Traile^ n. 2302, tav. LXXVII, 9; Head, Hist. Numr, pag. 140. AR, tetracirainiiui (Paiigi, De Luyncs). ^ — Stessa leggenda e stesso tipo. I^ — Stessa quadriga. Cp. Babelon, Traile, n. 2306, tav. LXXVII, 13. AR, tcti adi annua (Parigi). & — Stessa leggenda e stesso tipo. Cp. ■^ — Stesso personaggio in una quadriga. L^auriga volta indietro la testa. 12 Babelon, Traile, n. 2304. tav. LXXVII, 11 ; Head, Hist. Nttnir, pag. 140; HoLM, op. cit., n. 72, tav. I, 12. AR, tetradramma (Parigi, De Liiynes). Altri esemplari: Babelon, Tratte, nn. 2303, 2305, tav. LXXVII, io e 12. Alla morte d' Ippocrate nel 491 a. C, il suo principale cooperatore, Gelone, figlio di Diomede, prese il potere di \ Due aquile a sinistra su una lepre a sinistra; l'ul- tima con le ali aperte attacca la preda; la prima con le ali chiuse ed il collo rialzato. •CBM, pag. 20, nn. 131-132; Hill, Coins of an. Stci(y, pag. 165; Head, Hist. Niim}, pag. 123 ; Salixas, Le tnonefe dell'iiniicn Sicilia, tav. XI, 15. AE. (Parigi). Altre monete con la stessa testa: CBM: prig. 20, n. 133; Salinas, op. cit., tav. XI, i5. (i) Babelon e Tn. Reixacii, Reciietl i^éncreì des niounaies d'Asie mi- neurc, I, pag. 28, n. 4 (Amisos) e pag. 195. n. 62 (Sinope); Head, His/. Numonim*, pag. 502 (2) Imhoof-Blumek, Moniiniis grecqites, pag. 564 ; idem, Portralkópfe^ pag. 34; idem, Griech. Miinzen, in Abhandl. Akad., Miiiichen, 1890, pag. 652. (3) CuMONT F., Le Perseo d' Amisos, in Revtie arc/iéol., 1905, pagg. 184- 185, figg. I e 2. (4) Winter, in Jahrbiich de^ Insti tiits, 1894, pagg. 2 15 e segg. (5) Six., in Ródi. Mittìvil.^ 1895. P^gg- 180 e segg. i8 Dopo la caduta di Agatocle, dei tiranni particolari erano^ sorti in quasi tutte le città di Sicilia; Agrigento venne go- vernata da Finzia dal 287 al 277 a. C. Questo tiranno fondò sulle sponde del mar d'Africa una città alla quale diede il suo nome e dove trasportò gli abi- tanti di Gela, di cui demolì le mura e le case. Egli cinse la nuova capitale di bastioni, vi edificò un*agora ed alcuni tempi ; ma le sue crudeltà lo fecero detestare da tutti i po- poli a lui soggetti. Essi scacciarono le sue guarnigioni, come gli Agiri ne avevano dato l'esempio. Poco dopo egli morì. Diodoro (i) racconta un sogno di Finzia che gli prediceva la sua fine. Egli credette di vedere un cinghiale, a cui dava la caccia, rivolgersi e dargli la morte con un colpo delle sue zanne. Quel frammento non dice altro ed è probabile che Diodoro narrava poscia la morte di Finzia, della quale quel sogno poteva parere un presagio. Con Taiuto di questo passo Diodoro, si spiega l'introduzione del tipo di talune monete di Finzia sulle quali vedesi un cinghiale (2), per com- memorare questo sogno e per propiziarsi Artemide, alla cui ira il tiranno probabilmente era andato incontro. Riguardo alla testa delle nostre monete bisogna osser- vare che il P. Gardner e THead la ritengano come Apollo e l'Hill come Apollo od Ares, mentre il Salinas (pag. 30) la considera '^ come una testa giovanile imberbe con lunghi capelli coronati d'alloro „, non volendosi pronunziare sulla denominazione. Ma evidentemente i numismatici non hanno voluto dare peso al fatto che già in Sicilia cominciava ad introdursi la moda del ritratto del principe sulle monete e che Finzia poteva essere tentato dal proprio orgoglio a fare incidere la propria effigie sotto le spoglie di un dio. Chi os- serva con attenzione il diritto di queste monete si accorge subito che ci troviamo di fronte ad un ritratto concreto e reale, che non può essere attribuito altro che a Finzia, come lo comprova la leggenda e mai ci troviamo di fronte ad un ri- tratto ideale, che potrebbe essere attribuito a qualche divinità. (1) DioDORo, XXXII, 7. (2) CBM, pag. 20, nn. 135-139; Imhoof-Blumer, Moìiiiaies grecques,. tav. A, 16; Head, Hisf. Nitnioruni- pag. 123. 19 PHTHIA, MADRE DI Pirro. ^ — O0IAI Testa velata di Phthia. 9 — Fulnìine. Gardner, T/ie lyPts, tav. XI, 27; IIolm, op. cit., n. 462; Hill, Coins of (me. Sicily, lav. XII, 5; Hkad, Hsst. Nuniontfn-, pag. 324; Imhoof- Bll'mek, Poriràlkópje^ P^^o- 20. AE. (Parigi). Questa moneta venne coniata durante la dominazione di Pirro in Sicilia. Il Raoul-Rochette (i) crede che la testa del diritto di questo bronzo sia quella di Giunone, altri scrittori hanno creduto di riconoscere nella testa una personificazione ideale del distretto Phthia nella Tessaglia, da dove Pirro scoperse Torigine della sua razza ed infine T Hill (2) è d'av- viso che si tratti senza dubbio del ritratto idealizzato di Phthia, madre di Pirro. Ma quasi tutti i numismatici sono concordi nelFaccet- tare l'opinione che la testa velata su questa moneta sia il ri- tratto di Phthia. Il fulmine è simile a quello che si trova sulle monete di bronzo di Agatocle ; soltanto esso non è alato. PIRRO. ^ — iVPAKOIinN Testa di Pirro a sin. sotto le spoglie di Ercole giovane con la pelle di leone. Cp. (i) Raoul-Rochette, Méiiwire^ sur les médailles sicilienuts de Phyr- rhus, in Mént. de l'Accad. des Inscr., T. XIV, 2, Paris, 1840, pag. 253, (2) Hill, op. cit., pag. 162. 20 9 — Atena Promachos a d., indossando lungo chitone con il diploidion, e clamide sulle spalle, lancia nella mano destra e nella sin. lo scudo. CBM, pagg. 206-207, nn. 493-506; Hill, Coins 0/ nìicicni Sici/j', pag. 16^, fig. 46; Head, Co/;/, of Syracuse, tav. X, ji ; idem, His/. Nttmo- riini^^ pag. 183. AE (Parigi), Pirro sosteneva già da due anni e quattro mesi la guerra contro i Romani, quando i deputati di Sicilia vennero a chia- marlo in loro aiuto contro i Cartaginesi, dicendo che le città ■di Siracusa, d'Agrigento e di Leontini erano pronte a rice- verlo. Pirro venne in Sicilia, dove vinse i Cartaginesi ed oc- cupò quasi tutte le città e vi dimorò dal 278 al 275 a. C. In quest'anno gli affari del re d'Epiro declinavano in Sicilia, <:|uasi con la stessa rapidità con cui avevano in sulle prime prosperato ed i suoi alleati d' Italia lo supplicavano di ritor- nare in loro aiuto. Egli colse premurosamente un pretesto per lasciare un paese dove le sue speranze erano andate a vuoto. Queste monete furono emesse durante la permanenza <3i Pirro nella Sicilia e alcune furono riconiate su bronzi di Agatocle. L'Atena Promachos del rovescio è l'Athena Alkis di Macedonia, che per la prima volta comparisce su monete <;oniate da Tolomeo Soter in Egitto per Alessandro, il figlio "di Rossana, indi sulle monete d'argento di Pirro coniate du- rante la sua campagna italica e siciliana. La testa sul diritto •è evidentemente quella del re d'Epiro, sotto le spoglie di un Ercole giovane. Non può recare meraviglia questo fatto <^uando si sa che Alessandro il Grande abbia fatto riprodurre il suo ritratto sulle monete sotto le spoglie di questo eroe in anni anteriori all'epoca di Pirro. 21 CERONE II E FILISTIDE. ^ — Testa di Gerone II sbarbata con diadema a sin. ; dietro di essa una spiga di grano, o una stella, o qualche altra figura ; sotto qualche volta la let- tera O. Cp. ^ — BAIIAEOI • lEPHNOZ Quadriga a destra con Nike che la guida; nel campo qualche volta una stella; sotto o E o K. CBM, pagg. 209-10, nn. 524 25 ; Head, Coin. of Syracuse, XI, 3, pag. 63; Coiiì. arte, 46, 31 ; Holm, op. cit , n. 473, tav. VI, 6; Hill. Handbook^ tav. XI, 6; Hill, Coins of an. Sicily, tav. XIII, 5; Head, Hist. Nn- moriim^ pag. 184, fig. 107. AR. 32 litre (Parigi). ^ — Simile testa laureata di Gerone a sinistra. ^ — lEPHNOZ Cavaliere armato al galoppo a destra. CBM, pag. 215, \\v\. 565-577; Head, Com. oj Syracuse, tav. XII, i; Holm, op. cit., n. 480 ; Head, Hist. Numoruni^, pag. 185 ; Hill, Coins of mie. Sici/y, tav. XIII, ix. AE (Londra). 22 ^ — Simile testa di Cerone a sin. con diadema. Cp. 9 — La stessa leggenda e lo stesso tipo di cavaliere. CBM, pag. 216, nn. 578-597; Head, Coiti. 0/ Syracuse, tnv.XU, 2; Holm, op. cit. n. 481; IIkad. His/. A^'/Uficnon-, pag. 185. AE (Parigi). /B' — Simile testa di Cerone a sin. con diadema. Cp. J^ — lEPflNOI Biga a destra guidata da Nike, che porta le redini in ambedue le mani; i cavalli al galoppo. CBM, pagg. 216-217, un. 578-597; Head, Coin. of Syracuse, tav. XII, 3; Holm, op. cit., n. 482; nr:.\n, ///s/. Nu///onifn^ p:ig. 185; Imhoof- Blumkh, Porlralkòpfe^ t..v. II. 20. AE (Parigi). ^ — Testa della regina Filistide con diadema; l'occipite è coperto di un velo. Cp. ^ — BAIIAIIIAZ 0IAIZTIAOI Quadriga guidata da una Nike alata. CBM pagg. 212-214, nn. 540-558; Head, Coin. 0/ Syracuse, tav. XI, 7-9, Coin. anc, tav. 46, 33; Holm, op. cit., n. 474; Hill, Coins of atte. 23 Sicily, tav. XIII, 7; Head, Hisf. Niimontur, png. 184, fig. 108; Imhoof Blimer, op. cit , tav. II, 21. j\R, 16 litre (Pargi) /B' — Testa come sopra. y» — Stessa leggenda. Biga al galoppo guidata da Nike. CBM, pagg. 214-15, nn. 559-62; Head, Coiii. of Syracuse, tav. XI, io; HoLM, op. cit., n. 475, tav. IV, 17; Hill, Coins of anc. Sicily, ta- vola XIII, 6; Head, Hisi. Numoninr^ pag. 185; Imhoof-Blumcr, op cit., tav. II, 22. AR. 5 line (Lon 1- a). Come sopra si è detto, il ritratto appare isolato in mo- nete verso il 350 a. C. (i) e trionfa decisamente verso la metà del III secolo, quando i re del mondo greco amarono mettere le loro effigie sulle monete. Cerone II, facendo in- cidere il proprio ritratto e quello della moglie, ha seguito la moda diffusa di questo periodo ellenistico, in cui venivano rappresentate sulle monete delle figure concrete e reali, in cui venivano riprodotti dei veri ritratti di principi. Secondo Polibio (2), Cerone sposò la figlia di Leptine, (i) Cfr. Six., in Ntim. Chron., 1897, P^gg '97 ^ segg. ; CBM, Mysia^ -tav. Vili, 9. per uno statere di Cizico ,dove si è rappresentato Timoteo- (2) Polibio, I, 9. ragguardevole cittadino di Siracusa; ma né Polibio né gli altri storici ci fanno conoscere il nome della moglie di questo principe. In quanto alla testa incisa sulle monete, che portano la leggenda lEPHNOI, quasi tutti i numismatici sono concordi nel dichiararla un ritratto concreto e reale di Cerone II, fatta eccezione di alcuni scrittori, che considerano i ritratti di Ge- lone e di Cerone sulle monete di quest'ultimo principe come le rappresentazioni ideali dei più antichi tiranni di questo nome (^). Non così avviene per il ritratto di Filistide. Su questa quistione si occuparono il Torremuzza, il Panofka e l'Osann, che sostennero la tesi per l'identificazione della testa di Fi- listide sulle monete siracusane [^), il Raoul-Rochette (3), os- servando la somiglianza della testa con quella sulle monete che portano l'iscrizione IIKEAinTAN, ritiene che essa sia una testa di Demetra, il Romano (4) si decide anche per quest'ultima opinione ed infine Tlmhoof-Blumer (5) crede che la testa considerata di Filistide debba essere intesa per quella ideale di Demareta, moglie di Cerone I. Ma il Salinas (6) opina che si tratti di un semplice ritratto di Filistide, l'Evans (7) scrive che Filistide compare sulle monete sotto la forma di Demetra o di sua figlia e tutti gli altri numismatici moderni riconoscono che la figurazione sulle monete siracusane deve considerarsi come un vero e proprio ritratto di Filistide. Ma la quistione della identificazione delle teste di Ce- rone lì e di Filistide si è avvicinata alla soluzione perchè basata sui raffronti della scultura di un bassorilievo in marmo (i) Imhoof-Blumer, Portràlkópfe^ pag. 21. (2) Torremuzza, Sicil, inscr.^ pag- 66 ; Panofka, Lettera al duca Ser^ radi falco sopra un'iscrizione del teatro siracusano, in Poligr. Fiesolana, 1825, pag. 8; F. Osann, De Philistide Syracusanoruni regina, Giessen, 1825, pag. 4. (3) Raoul-Rochette, Méd. de Pyrr/ins, pagg. 2 e segg. (4) Romano, op. cit., pag. 6. (5) Imhoof-Blumer, op. cit., pag. 21. (6) Saltnas, Di due monete della regina Filistide, in Periodico di Num. e Sfragistica, Firenze, 1869, pag. 8. (7) Evans, in Freeman, Hist. of Sicily, IV, pag. 217. 25 della collezione Townley trovato nel mare non lungi da Gir- genti (i) con le teste incise sulle monete siracusane. Questo^ bassorilievo contiene due teste colossali, una virile e l'altra muliebre, le quali corrispondono esattamente a quelle incise sulle monete; difatti Tacconciatura delle bende e del velo sulla testa in marmo di Filistide è la medesima di quella che si vede sulla testa delle monete. L'identificazione quindi è sicura perchè basata principalmente su raffronti della scul- tura del bassorilievo con la figurazione delle monete. Il ri- lievo è assai importante perchè uno dei pochissimi elementi superstiti dell'iconografia plastica dei tiranni sicelioti. A questo fatto bisogna aggiungere che la testa è il ritratto di questo principe e non già il ritratto di Cerone I, il quale sa- rebbe stato rappresentato senza il diadema reale. Infine si deve ricordare che il padre Giuseppe Romano fu il primo a riconoscere che la statua equestre di Gerone II, eseguita dallo statuario siracusano Micune figlio di Nicerato, sia riprodotta sul rovescio in una serie delle monete di bronzo sopradescritte (2). Facendo tesoro delle dotte argomentazioni del Romano, in un mio recente lavoro (3) ho fatto notare la speciale caratteristica della fisionomia del diritto uguale a quella del cavaliere del rovescio, ed il modo con cui il ca- valiere tiene la lancia cioè con la punta acuminata di ferro al di dietro ed il calcio dell'asta avanti, facendo questo at- teggiamento allusione al carattere pacifico del principe. Tutti questi fatti confermano che il cavaliere, riprodotto sul ro- vescio di questi bronzi siracusani, è una copia della statua di Gerone fatta da Micone ed esistente ad Olimpia, secondo Pausania (4). In conclusione è fuor di dubbio che queste mo- nete ci danno i ritratti di Gerone II e di Filistide, sua moglie. La corona d'alloro sulle monete di bronzo di Gerone è propriamentr un attributo divino, ma non disconviene nep- (i) Ancient marb/es in the Brilis/i Museutn, X, lav. 32; Helbig, Hie- Kj/i II ìtnU IVulislis auf einein (ii>tii^eiiliner Relicf, in Rlteiìi. Mns., XXVIII, ', pagg. 153-6. (2) Romano, op. cit., pag. 12. (3) MiKONE, Micone, /ìi;/io di Niceralo, s/aliiario sinit usano, in A' Ita/, di Nitni., 1919, pagg, 60-64. (4) Pausania, VI, 12, 4. '\Z, 26 pure ad un ritratto del re, perchè appunto i primi ritratti di principi sulle monete, come ad esempio Alessandro il Grande, rappresentano il re come un dio e non vi sarebbe da meravigliarsi se anche Gelone avesse fatto ugualmente. Pare però che in seguito se ne sia astenuto ed introdusse nel ritratto il diadema. Difatti le monete d'argento hanno quest'ultimo e delle monete di bronzo conservate nel British Museum, tre soli esemplari hanno la corona d'alloro, gli altri venti il diadema. Il Six molto opportunamente fa notare che Gerone poteva benissimo portare la corona d'alloro di Zeus e di Apollo in qualità di sacerdote, prima di prendere il dia- dema reale. GELONE II. /B" — Testa di Gelone II a sinistra con diadema. ^ — 2YPAK0II0I TEAriNOZ Biga al galoppo guidata da Nike ; nel campo BA e qualche volta altre lettere. CBM, pagg. 2ioir, nn. 526-33; Head, Coin. uf Syracuse, lav. XI, 4; HoLM, op. cit., n. 476; Hill, Coins of aiicient Sicily, tav. Vili, 8; Hkad, Hist. Niitìiortmr, pag. 184; Imiioof-Blumer, Forlyiil/iopje, ta- vola II, 23. AR, 8 litre (Parigi). In un esemplare Bunburg 490 sembra che la leggenda del rovescio sia BAIIAEflZ invece di BA. /B" — Testa di Gelone II a sin. con diadema. Cp. I^ — lYPAKOIiOì TEAiihOI Aquila con le ali chiuse sopra un fulmine; nel campo BA con altre lettere. f 27 CBM, pag. 211, nn. 534-37 ; Head, Coht. of Syracuse, tav. XI, 5 ; Holm, op. cit., n. 477; Hill, Coins of ancieut Siciìy, tav. XIII, 9; Head, Hist. Numorwn^^ pag. 184. AR, 4 litre (Londra) Gelone li era figlio di Cerone li e verso il 238 a. C. sposò Nereide, figlia di Pirro, re dell'Epiro. Gelone premorì al padre nel 216 in età di più che 50 anni (i). La di lui morte, che sopraggiunse quando egli teneva pratiche segrete con Annibale, a danno dei Romani, arrestò le sue mene tanto a proposito, che non si è esitato da supporre che Gerone vi avesse contribuito (2). Ma, qualunque fosse l'attaccamento di quel principe per i Romani, non si saprebbe ammettere, senza prove manifeste, che egli avesse macchiato con un tale delitto gli ultimi giorni della sua lunga vita, nella quale aveva sempre mostrata molto mansuetudine. Tutti questi fatti e l'iscrizione BA sulle mo- nete ci comprovano che Gelone era anche re di Siracusa, cioè associato nel regno di suo padre, negli ultimi tempi della vita di questi. La leggenda lYPAKOIIOI rEAflNOI BA potrebbe completarsi benissimo in questo modo : 2:upay.ÓGioi réAojvo; RaTÙÉoi; sìxóva àvéO'/ixav. La testa sul diritto di queste monete è senza dubbio il ritratto di questo principe e non già un ritratto ideale di Gelone I, che sarebbe certamente stato rappresentato come un uomo più avanzato in età. (1) Ctr. FoLiHio. VII, 8, 9. (2) Cfr. Livio, XXIII, 30. 28 9 GERONIMO. Testa di Geronimo a sin. con diadema. BAIIAEOI lEPANYMOY Fulmine alato sopra una lettera. CBM, pagg. 220-21, nn. 637-38; Head, Coht. of Syracuse, tav. XIII, 10; HoLM, op. cit., n. 489 ; Hill, Coins of atte. Sictìy, tav. XIII, 15 Head, //;>/. Numorum-, pag. 185, fig. 109; Imhoof-Blumer, Porti di- kópfe, tav. II, 24. AR, 24 litre (Parigi). ^ — La stessa testa di Geronimo a sin. con diadema. F^ — La stessa leggenda e Io stesso tipo. CBM, pag. 221, un. 639-40; Head, Coin. of Syracuse, tav. XII, 11 ; Holm,. op. cit., n. 489* ; He.^d, Hist. Numorum-, pag. 186. AR (Parigi). B* — La stessa testa a sin. con diadema, r^ — Stesso tipo e stessa leggenda con Kl. 29 CBM, pag. 221, n. 644; Hfad, Coin. of Syracuse, tav. XII, 12; Holm, op. cit., n, 4891»: Head. Hisi. Numorum^, P^?- 186. AR (Parigi). ^ — Testa come sopra. Cp. 5>' — La stessa leg^genda e lo stesso fulmine alato. CBM. pag. 221, nn. 645-48; Head, Coììì. of Syracuse, \?^v XII, 13; Holm^ op. cit., n. 420 ; Head, Hist. Ntimorum-^ P^g. 186. AE (Parigi). Non appena Cerone morì, i tutori di Geronimo, allora in età di appena quindici anni, convocarono un'assemblea, nella quale lessero il testamento di Cerone (0. Geronimo non era in età di potere regnare da se solo e questo principe giovinetto, che si sarebbe dovuto grandemente studiare di giungere a cattivarsi un poco deiraffetto che il popolo aveva per suo nonno, sin dai primi momenti si rese sgradevole usando gli attributi della tirannide, di cui Cerone e Gelone SI erano sempre astenuti. Contrariamente alla politica seguita dal suo avolo, Geronimo si dichiarò apertamente per i Car- taginesi e spedì deputati ad Annibale in Italia (2). Questo principe nell'anno 215 a. C, fu assassinato. (i) Livio, XXIV, 4. (2) Livio, loc. cit. 30 Questo gruppo di monete, coniate durante il suo breve regno, indubbiamente porta sul diritto il ritratto di questo principe. Difatti la testa giovanile e la leggenda confermano pienamente che trattasi di un ritratto concreto e reale. Rivendicate già in modo definitivo ai novelli princip Cerone e Gelone le immagini credute un tempo che appar- tenessero agli antichi tiranni dello stesso nome, noi posse- diamo in una serie continua tre ritratti di altrettanti principi che chiusero l'ultima epoca della grandezza siracusana: l'avolo, il padre ed il figliuolo. Aggiungiamo poi a questi ritratti quello di Filistide. Se li guardiamo ora con attenzione, vi scorgiamo subito ed a prima impressione tali tratti d» somiglianza che ci convinceranno essere questi tre uomini della stessa famiglia: lo stesso tipo predominante, gli stessi caratteri distintivi, naso acuto e sporgente, tramezzo del naso che fa arco con il labbro superiore, capelli, orecchi, gola, paiono fatti allo stesso stampo. Chi esamini quindi at- tentamente, malgrado abbia prevenzioni in contrario, deve necessariamente convenire che a vederli sembrano figli l'uno dell'altro. Considerando mfine le quattro teste sulle monete, che portano i nomi di Cerone, Filistide, Celone e Geronimo, sembra che si possa conchiudere che Celone aveva piìi ras- somiglianza alla madre anziché al padre, e che Geronimo aveva i medesimi lineamenti del padre suo Celone, ma più rilevati. Dopo tali considerazioni, crediamo di avere raccolto in questo lavoro i ritratti di tutti i principi sicelioti, che sono stati riconosciuti sulle monete, e perciò teniamo in serbo questa preziosa pinacoteca. Catania, febbraio 1920. Salvatore Mirone. MONETE SALUZZESI della collezione di S. E. il Marchese Marco di Saluzzo Con le pubblicazioni di Orazio Roggiero sulla zecca dei Marchesi di Saluzzo e più tardi con quella del 2.° volume del Corpus Nummorum Italicoriim sembrerebbe che qualun- que altra pubblicazione relativa a quella zecca dovesse es- sere superflua. Ed invero mentre il Roggiero pubblica ed illustra in una esauriente memoria storico-numismatica tutti i tipi delle monete saluzzesi, aggiungendovi i documenti relativi alle coniazioni, il Corpus ci dà la descrizione di tutte le varietà che si sono potuto riscontrare tanto nelle pubbliche quanto nelle private collezioni, È ovvio che nella serie delle monete medioevali non sia tanto facile il rinvenimento di qualche nuovo tipo; ed è perciò opportuno dedicarsi anche allo studio delle varianti, che numerosissime si presentano di uno stesso tipo, così da potersi arguire che la serie di esse non finisce mai. Rimane adunque un largo campo ancora da sfruttare in fatto di va- rianti, alle quali se verrà applicato un sistema di descrizione razionale e preciso, non potrà non derivarne utilità agli stu- diosi ed ai raccoglitori, dando agio di potere riunire tutti gli elementi sparsi e coordinarli in monografia o catalogo, che includa non solo i differenti tipi ma perfino le più pic- cole varietà, come ci dà magnifico esempio il Corpus, a cui dobbiamo sempre apportare nuovi contributi. Si è perciò che avendo avuto agio di osservare la col- lezione di monete che S. E. il Marchese Marco di Saluzzo conserva del suo illustre Casato, non esitai a pregarlo di permettermi di pubblicarle; giacché constatai che la maggior parte di esse erano varietà inedite nel Corpus e che quindi 32 la loro pubblicazione potrebbe tornare gradita ed utile agli studiosi. E mentre ringrazio S. E il Marchese di Saluzzo del fa- vore fattomi, intendo nel tempo stesso apportare un nuovo contributo al Corpus e rendere omaggio alla più illustre fa- miglia del vecchio Piemonte. L'esporre nel modo anche il più sommario la storia del Marchesato di Saluzzo sarebbe fuori proposito, perchè non consono ad una pubblicazione di questo genere: mi limiterò solo a quei brevissimi cenni che interessano la numismatica, o che mi sembrano necessari per dare al lavoro maggiore chiarezza. È stato esaurientemente dimostrato dal Promis prima e dal Roggiero dopo, che Lodovico II sia stato il primo dei Marchesi di Saluzzo ad aprire la zecca (i'. Figlio di Lodovico I e di Isabella del Monferrato, nacque nel 1438 e successe al padre nel 1475. Anziché al Re di Francia che lo richiedeva dell'omaggio, si rivolse nel 1478 a Casa Savoia, prestando il giuramento di vassallaggio a Jolanda di Francia, reggente e tutrice del figlio Filiberto I. Sembra che non esista diploma che concedesse ai Mar- chesi di Saluzzo il diritto di zecca, essendosi riconosciuto apocrifo il documento del 5 maggio 1206 dell'Imperatore Fe- derico II che dava al Marchese Manfredo III la facoltà di battere moneta. Con diploma del 21 febbraio 1480 Lodovico II ottenne dall'Imperatore Federico III nuova conferma dell'investitura del marchesato. Pare quindi che egli approfittasse e dell'uno e dell'altro per pretendere al diritto di zecca, non senza os- servare che ragione prs:cipua possa avere indotto Lodovico ad arrogarsi il diritto di zecca sia pure stata la concessione di battere moneta fatta con diploma del 16 febbraio 1472 dall'Imperatore Federico III ad Agostino di Lignana Abbate (i) Promis Domenico. Monete di zecche italiane inedite o corrette. Me- moria terza. Saluzzo. — Roggiero Orazio. La secca dei Marchesi di Sa- luzzo. § I. 33 di Casanova presso Carmagnola, non potendo certo il Mar- chese di Saluzzo tollerare che l'abbate di un monastero si- tuato nei suoi dominii avesse diritto di zecca, senza poterne usare egli stesso (i). Lodovico II adunque aprì la sua zecca in Carmagnola, per importanza seconda terra del marchesato, sia per la sua posizione comoda e sicura a chi volesse portarvi oro o ar- gento dalle altre parti del Piemonte, sia per la vicinanza a Chieri, allora fiorente nel commercio dei metalli, e sia anche per il fatto che proprio in quella zona sorgeva 1' abbazia, che prima di lui aveva avuto il diritto di battere moneta. Il sistema monetario adottato fu quello stesso in uso negli Stati dei Duchi di Savoia al di qua delle Alpi e nelle altre zecche del Piemonte, e che, basato sul corso della lira nominale astese, corrispondeva nel marchesato a 5 grossi per lira. Di questo Marchese abbiamo i seguenti tipi di monete: il doppio ducato ; il ducato (che verso la metà del sec. XV valeva grossi 24 e che andò sempre aumentando, nel 1475 ne valeva 30, poi 32 e nel 1501 giunse fino a 42 grossi); il testone che valeva 8 grossi; il cornuto o cornabò 5 grossi e rappresentava la lira; il cavallotto 3 grossi; il rolabasso 2; il grosso, di cui 5 formavano la lira astese, era la base della monetazione ; il soldino che era la quarta parte del grosso e il Jorte l'ottava. Con l'avvento al trono di Savoia del duca Carlo I nel 1483 cominciò per Lodovico una serie di sventure, di cui fu causa non ultima l'invidia e la gelosia della moglie Gio- vanna di Monferrato (2) verso la sorella Bianca sposa del duca Carlo I, tanto che indusse Lodovico a muovere guerra al cognato, guerra che gli cagionò la perdita di buona parte dello Stato, ma che ricuperava poi integralmente dopo la morte di Carlo avvenuta nel 1490. In quelTanno moriva pure la marchesa Giovanna e due anni dopo Lodovico impalmava (i) RoGGiERo O. A/hc mo/ie/e dei Marchesi di Saluzzo in Bollettino Italiano di Numismatica, anno 1910, pag. 78. (2) Lodovico aveva sposato nel 1481 Giovanna, figlia di Guglielmo I Marchese di Monferrato. 34 Margherita di Foix, figlia di Giovanni, Signore di Foix, Conte di Candale e Gurson e di Margherita Suffolk (i). Fu Maro^herita donna di molto spinto, ma cupida di dominio e avversa ai propri figli, fra i quali cercò di mantenere sempre viva la discordia; onde può dirsi che fu essa che tenne per- manentemente le redini del governo. Lodovico, parteggiando per Francia, aiutò Carlo Vili nella discesa in Italia. Dopo la morte di questo Re, avvenuta nel 1498, il successore Luigi XII diede a Lodovico nuova investitura anche di altre terre e lo nominò governatore d'Asti, mentre Lodovico ten- tava, ma inutilmente, la conquista del Monferrato. Nella guerra che si combattè in Italia tra Francia e Spagna Lo- dovico ebbe da Luigi XII il comando delle truppe e fu no- minato suo luogotenente generale e viceré; ma, sconfitto al Garigliano, dovette ritirarsi verso Genova, ove giunto, si ammalò e morì il 27 gennaio 1504. Di Lodovico e Margherita si ha il tallero, pezzo da 40 grossi, coi busti affrontati, battuto nel 1503. Margherita, durante la reggenza o dopo, fece battere dei talleri con la sua effigie: ve ne sono con la data del 1516 e senza data. Questi pezzi sono da taluni ritenuti come medaglie per il rilievo, pel rovescio e perchè, buon lavoro di corretto stile, se ne coniarono in oro, argento e rame, da altri come mo- nete per il peso e la presenza delle sigle di zecchiere. E noi siamo di questa opinione. Alla morte di Lodovico successe il figlio Michele An- tonio in età di nove anni sotto la tutela della madre. Uscito dalla minore età, non si occupò che di cose guerresche e prese parte a tutte le guerre combattute dalla Francia per cui parteggiava, né mai volle ingerirsi del marchesato, la- sciando tutte le cure dello Stato alla madre. Morì nel 1528 in seguito a ferite riportate alla difesa della città di Aversa contro gli Imperiali. Era allora la zecca di Carmagnola appaltata al Nobile (l) Al seguito di Margherita di Foix venne in Italia in qualità di ufficiale di Corte Nicolao Papa, poi capitano di Revello, che fu il capo- stipite della famiglia dei Conti Papa di Costigliole, a cui lo scrivente è legato dai sacri vincoli della religione degli affetti. 35 Francesco da Olivate, che continuò ad esercirla fino ai 1514, nel quale anno veniva stipulata col genovese Francesco Ora- bono una nuova accensatura della zecca, che però non ebbe effetto e nel 1515 con altro istromento la Marchesa stipulava, a nome del figlio Michele Antonio, una nuova locazione coi fiatelli da Olivate a patti tali, che alla Marchesa era total- mente riservato il lauto guadagno che si ricavava dalla co- niazione delle monete minute (i). Di Michele Antonio si hanno scudi d'oro del sole di due tipi delTaquila e del cavallo ; due tipi di testoni dell'aquila e dello stemma; cornuti; rolabassi ; grossi; soldini o quarti; mezzi quarti o forti. A Michele Antonio, che non aveva lasciato figli legittimi, avrebbe dovuto succedere, così per diritto di legge come per disposizione testamentaria paterna, il fratello secondo- genito Giovanni Lodovico; ma la madre, Margherita, che aveva sempre tenuto le redini del potere e che temeva in lui un sovrano non a lei sottomesso e apertamente non ligio alla Francia, obbligò Michele Antonio a lasciare per testa- mento lo Stato al terzogenito Francesco, che aveva combat- tuto col fratello tutte le guerre che la Francia sostenne in Italia. Francesco ridusse in sua obbedienza quasi tutto il ter- ritorio in breve tempo, senza potere tuttavia impedire che Giovanni Lodovico, liberato dal carcere di Verzuolo dove la madre lo teneva rinchiuso, potesse con l'aiuto dei Saluzzesi esercitare per breve tempo la sovranità e facesse coniare alcune monete che finora non si conoscono, ma che sono nominate in un manoscritto della famiglia. L'anno seguente, 1529, Giovanni Lodovico, indotto a recarsi in Francia, veniva arrestato e tradotto alla Bastiglia, donde trasportato nel ca- stello di Beaufort, vi moriva nel 1563 senza lasciare figli le- gittimi. Appena fatto prigione, il re di Francia Francesco I rico nosceva a Signore di Saluzzo il marchese Francesco, il quale resse lo Stato dal 1529 al 1537, anno in cui fu ucciso all'as- sedio di Oarmagnola, che gli era stata tolta dai Francesi, dai quali si era staccato per seguire la parte imperiale. -'- (t) RoGGiERO O. La zecca dei Marchesi di Saluzzo, pag. 22. 36 Di questo Marchese vi sono: lo scudo d'oro del sole; il testone; due tipi di cornuto; il cavallotto; il grosso; il quarto o soldino; il mezzo quarto o forte. Il testone ed il grosso sono al tipo di Savoia, avendo Francesco dovuto improntare la sua coniazione a quella guisa per evitare il grave danno che le sue monete venissero respinte dagli Stati confinanti. A Francesco, morto senza prole legittima, successe Ga- briele, ultimo dei quattro fratelli, nato nel 1501. Avviato alla carriera ecclesiastica, nel 1535 era stato eletto Vescovo di Aire in Guascogna; ma non sembra che prendesse possesso materiale di quella curia vescovile, limitandosi a goderne le rendite. Morto Francesco, gli imperiali invasero Saluzzo, ma il Re di Francia Francesco I mandò in Italia un esercito, al- l'avvicinarsi del quale si ritirarono. Gabriele fece omaggio al Re ed ottenne l'investitura del marchesato rinunziando al vescovado. Salito al trono di Francia Enrico II, nel 1547, si mostrò dapprima benevolo a Gabriele, ma poscia per intrigo di Pietro Strozzi fuoruscito fiorentino, di Giovanni Caracciolo Principe di Melfi e del bandito subalpino Lodovico Bolleri, i quali sobillarono il Re che Gabriele parteggiasse segreta- mente per gli imperiali, venne arrestato, imprigionato a Pi- nerolo e, dopo due mesi di mali trattamenti, avvelenato il 29 luglio 1548. Le tristissime condizioni in cui versava lo Stato durante il Governo di Gabriele fecero sì che ben poche sono le mo- nete che la zecca potè emettere. Infatti, nessuna moneta d'oro si conosce e solo si ha il cornuto, il grosso e il mezzo quarto. Gabriele aveva sposato nel 1544 Maddalena di Claudio d'Annebault, Signore di Brestol e di Aubigny e non ebbe figli legittimi. Alla morte di Gabriele, pareva, secondo la voce pubblica, che lo Strozzi ed il Caracciolo volessero di- vidersi il marchesato; ma il Re di Francia se ne impadronì senza dare ascolto alle proteste di Giovanni Michele di Sa- luzzo, Signore di Paesana e Castellar, al quale, come capo del ramo prossimiore al primogenito, sarebbe legittimamente spettata la successione. Non potendo opporsi con le armi, Giovanni Michele dovette limitarsi ad una sdegnosa e so- lenne protesta redatta con atto notarile nel Castello di Ca- 37 stellar, della quale si conservano ancora parecchie copie nell'archivio della famiglia. Così cessava nel 1548 la zecca dei Marchesi di Saluzzo, non essendosi più battuto in essa nessuna moneta ne dai Re di Francia né dai Duchi di Savoia, cui il marchesato fu ce- duto pel trattato di Lione conchiuso il 17 gennaio 1601 fra Enrico IV e Carlo Emanuele I. Lo stemma dei Marchesi di Saluzzo fu costantemente lo scudo d'argento col capo d'azzurro: il cimiero è stato quasi per tutti i rami l'aquila ad ali spiegate e coronata talvolta nascente tal altra intiera. Il grido di guerra dei Marchesi vuoisi che fosse ne pour ce, motto che gli scrittori della fa- miglia hanno dichiarato inesplicabile, ma che forse vuol dire nato per questo, alludendo alla posizione del marchesato si- tuato tra Italia e Francia, e perciò esposto a guerre continue. Ne spiegazione veruna è stata data giammai alla parola noch che accompagna l'impresa dei Marchesi, la quale si compone di un'asticciuola acuta in cima e uncinata, con un anello da cui pende una doppia assicella aggruppata, che ritiensi rappresenti una specie di giavellotto o altra arme da lanciarsi a mano e ritirarsi poi per mezzo della corda. La parola noch, che spesso trovasi doppia, presa nel senso naturale, sarebbe tedesca e indicherebbe ancora, quasi so- nando minaccia ai nemici; ma questa spiegazione è sem- brata troppo semplice e taluno ha voluto sostenere che le quattro lettere denotino altrettante parole, cioè nitet opere caligai habendo, quasi alludendo all'arma che si mantiene lucida se adoperata e si offusca se lasciata in abbandono, ma forse più di costui ha colto nel segno chi Tha interpre- tata non omnes capiunt hoc (i). Dei vari rami ultrogeniti di Casa Saluzzo due soli sono gli autentici attualmente rimasti: il ramo Saluzzo-Paesana, di- scendente da Giovanni Michele, del quale è capo presente- mente S. E. il Marchese Marco, Senatore del Regno e Sot- tosegretario di Stato per gli Affari Esteri ed il ramo Saluzzo- Monterosso. (l) Luta Pompi:o. Famiglie celebri italiane. I Marchesi di Saluzzo. 38 MONETE DELLA COLLEZIONE Marchese Lodovico II (1475-1504). I. Punzone. Busto a sinistra con berretto. 2. Doppia. ^^ — + ^ LVDOVICVS ^ M ^ SA-LVTIARVM ^ J* Busto a sin. con berretto, stelletta sul berretto, cerchio rigato. 9 — ^ SANCT— VS J CONSTANTIVS ^5^ Aquila aral- dica con la testa volta a sin., coronata, spiegata e caricata dello scudo a targa dei Saluzzo ; la corona è nel giro della leggenda in alto, e. lin. O. Diametro 26, peso gr. 6,95 (Var. n. 4 Corpus) FDC 39 3- Ducato. ^ — ' LVDOVICVS • M • S— ALVTIARVM • Busto e. prec, ma sul berretto crocetta mauriziana, senza e. R! — SA— NCTVS • CON— STANTIVS • Aquila araldica, co- ronata, con la testa volta a sin., nascente sopra lo scudo a targa dei Saluzzo coronato e verticale, ai lati della corona dello scudo le iniziali L — M e. lin. finissimo. O. Diam. 24, p. gr. 3,47 (Var. n. 13 C.) FDC 4. Idem. ^ — LVDOVICVS* M* — SALVTIAF^ Come prec, nulla sul berretto. 9 — *S-ANCTVS' - CONSTANT-' C. sopra, ma lo scudo è inclinato a sin., ai lati *l' — 'M* c. lin. O. Diam. 23, p. gr. 3,50 (Var. n. 17 C) C*- 5. Idem. i& — LVDOVI-e' — *M-SALVTIF^ (5/c) C. prec, qualche pic- cola varietà nel vestito, sulla parte anteriore del quale si contano chiaramente 4 bottoni, e lin. 1^ — 'S-ANCTVS*- CONSTANT come sopra 'L* — *M*' e lin. O. p. gr. 3,44 (Var. n. 18 C.) FUC 6. Idem. B' — LV' M' SALVTI — ARVM* Busto e prec, con qual- che leggera varietà. 40 S- ANCT-' CO— NSTANTIVS C. sopra, ma lo scudo è verticale e la corona inclinata a destra, ai lati L— M senza cerchio. O. Diaiìi. 24, p. gr. 3,36 (Var. n. 23 C) C* 7. Cornuto. ;& — ^ LVDOVICVS ♦ MARCHIO ♦ SALVTIAR (v/m Busto a sin. con berretto, e. lin. e rii^. 9/ — ♦ SANCTVS K CONSTANTIVS ♦ BA ♦ S Scudo a targa diritto, a campo diviso, col morione a corti lam- brecchini, coronato e sormontato dal cimiero del- l'aquila nascente coronata con la testa volta a sin., nel campo ♦L*- ♦M* e. lin. e rig. AR. Diam. 29, p. gr. 9,60 (Var. n. 31 C.) C* La sigla BA ■ S o B"S vuole forse indicare Io zecchiere Battista Se- rena, che nel 1503 prendeva poi in affitto la zecca di Montluel da Filiberto II di Savoia. 8. Grosso da soldi 12. ^ — + ♦ LVDOVICVS ♦ M ♦ SA— LVTIAR. ♦ Come preced., dietro e. lin. e rig. tagliati in alto dal berretto. 41 9 SANCTVS ^ CONSTANTIVS-* Scudo a targa liscio, leggermente inclinato a sin., coronato e sormon- tato dal cimiero dell'aquila nascente e. sopra, ai lati -f L ^ — ^ M e. lin. e rig. AR. Diani. 28, p. gr. 7,23 (V.ir. n. 28 C) CI 9. Cavallotto. ^ — - : LVDOVICVS : ivi : S— ALVTIARVM : - Busto a sin. corazzato con berretto, sul petto e sul berretto crocetta mauriziana, e. lin. e rig. ^ — ♦ S—ANCT: CONSTA— NT— IVS I I^ Santo in arma- tura, con vessillo crociato nella d., a cavallo gra- diente a d., e. rig. AR. Diam. 27, p. gr. 3,88 (Var. 11. 89 C.) IO. Idem. ^^ — *. LVDOVICVS • M • SA -LVTIARVM • C. prec, ma senza la crocetta sul petto né sul berretto. ^ - ' S-ANCT^ : CONSTANTIVS •:• C. sopra. AR. Diam. 28, p. gr. 3,82 (Var. n. 86 C.) C» 42 11. Cavallotto. /B" e ^ Tutto come prec, ma bottone sul berretto. AR. p. gr. 3.87 (Var. n. 9=; C) C'' 12. Idem. ^ — Tutto e. prec. I^ - S— * ANC^ ^ CONSTA - NT— IVS ^ C. sopra. AR. Diam. 27, p. gr. 3.78 (Var. n. 89 C) C* 13. Idem. ^ — + . LVDOVICVS : M : SA-L • VTIARVM : F : C. prec. 9< — • S-ANC^ : CONSTANTIVS •:• • F : C. sopra. AR. p. gr. 3,80 (Var. n. 44 C.) C» La sigla F o PF vuole forse attribuirsi allo zecchiere Pietro Frotta milanese, che sul principio del sec. XVI lavorava per le minori zecche piemontesi e che assumeva da ultimo da Pier Luigi Fieschi la locazione della zecca di Messerano e Crevacuore, ove era an- cora nel 1538. 14. Idem. ;& — + : LVDOVICVS : M : SA -LVTIARVM : F : C. prec, ma nulla sul berretto e dietro la testa O. 9 — : S-ANCTVS : CONSTANTI - VS : C. sopra, dietro il cavallo in alto nel campo O e. lin. AR. p. gr. 3,25 (Var. 11. 42 C.) C 15. Idem. 3^ — + : LVDOVICVS : M : SAL— VTIARVM :• C. prec, ma dietro la testa • e rig. P — • SA— NCTVS : CONST— ANTIVS : Come sopra, ma nulla dietro il cavallo. AR. p. gr. 3,00 (Var. n. 60 C.) C« 16. Idem. B' - ^ LVDOVICVS • M • SA— LVTIARVM • C. prec, ma nulla dietro la testa. ^ — 'SA-NCT'-'C-ONS— TANTIV C. sopra, e rig. AR. Diam. 26,5, p. gr. 3,00 (Var. n. 93 C.) C (poco tosato). 43 17. Rolabasso o da 2 grossi. :& — ^ LVDOVICVS'M — '—SALVTIAR. Busto a sin., coraz- zato e con berretto, e. rig. I^ — SANCT' COSI— ANTIVS' {sic) Il Santo, nimbato, in abito militare, in piedi di fronte, tiene nella d. il vessillo crociato e con la sin. lo spadone puntato a terra con 3 giri di cinturone, e. rig. AR. Diam. 25, p. gr. 2,42 (Var. n. 99 C) C3 18. Grosso. ^ — 'LV*M'— SALVTIA — F?l. Stemma a targa inclinato a sin. coronato e sormontato dal cimiero dell'aquila nascente coronata con la testa volta a sin., senza e. P — Testina nimbata 'SANCT' CONSTANTI VS Croce inca- vata e fogliata, senza e. AR. Diani. 23, p. gr. 1,85 (Var. n. 105 C.) O 19. Idem. B' - 'LV'M'SA— LVTIAF^ C. prec. I^ — Testina nimbata 'SANCT'CONSTAMTIVS Come sopra, e. lin. AR. p. gr. 1,51 (Var. n. 104 C.) G' 44 20. Soldino o quarto dì grosso. ^ — ' — LVDOVICVS • sa . SALVai— • Scudo di forma san- nitica, diritto, coronato e sormontato dal cimiero dell'aquila nascente coronata con la testa volta a sin., e. lin. e rig. R) — S'aO-NSTA-NTIV— S'B'S* Croce sagomata con le estremità terminanti in pigna, che intersecano la leggenda, e. lin. e rig. (I caratteri sono semigotici). M. Diam. 21, p. gr. 1,15 (Var. n. 106 C] C» 21. Idem. iy — • LVDOVICVS •-• M • SALVTIAR. • Scudo come prec, e. rig. 9 — Testina nimbata 'SANCTVS'CONSTANTIVS' Croce fio- rata e pignata accantonata da 4 globetti, e. rig. (Caratteri latini). M. Diam. 20, p. gr. 1,22 (Var. n. 109 C.) CI 22. Idem. ^ — Tutto e. prec. ^ — Tutto e. sopra, ma senza i globetti agli angoli della croce. M. Diam. 19, p. gr. 1,92 e 1,29 CI 45 23- Soldino o quarto di sgrosso. ^ — LVDOVICVS'-'m' SALVTlAf^ C. prec. 9 — Tutto e. sopra. M. Diam. 20, p. gr, i,i(i (Var. n. 110 C.) C* 24. Idem. ^ — LVDOVICVS'-*M' SALVTIARV' C. prec. PQ — Tutto e. sopra. M. Diam. 19, p. gr. 0,96 (Var. n. ic8 C) C^ (rotto un pezzetto). 25. Idem. ^ — *LVDOVICVS'-M' SALVTIARV C. prec, ma la co- rona è alquanto distaccata dallo scudo. 9 — Testina • SANCTVS • CONSTANTIVS • - • M. p. gr. 1,15 (Var. n. 107 C.) C^ 26. Forte. ^ — + ^ LVDOVICVS ^ M ^ Nel campo NOC e. rig. 9 — Testina • SALVTIARVM • Croce patente con globetto nel primo quarto, e. rig. M. Diam. 18, p. gr. 0,97 (Var. n. 127 C.) C^ 27. Idem. B^ — + • LVDOVICVS • MA • Nel campo NGC e rig. ^ — Testina • SALVTIARVM • Croce fogliata, e. rig. M. p. gr. 0,80 (Var. n. 183 C.) C^ Lodovico II e Margherita di Foix. 28. Tallero o da 40 grossi. & — (dal basso a sin.) + LVDOVICVS • MARCHIO • ET • MARGARITA • D • FOIS MS- Busti affrontati, a 46 P sin., di Lodovico con berretto, abito aperto e col- lare dell'Ordine di S. Michele, a d., di Marghe- rita con ricco velo, sotto, 1503 e. peri. (dall'alto a des ) ^^ SI v DEVS ^ PRO ^ NOBIS ^ QVIS ^ CONTRA V NOS • FCL •:• Aquila coronata e spie- gata, con la testa volta a sin., caricata di scudo partito con le armi di Saluzzo e di Foix, e. peri. Taglio liscio. AR. Diam. 43, p. gr. 38,70 (Var. n. 136 C.) C* Le tre lettere in corsivo /e/ (in monogramma) indicano la sigla dello zecchiere Francesco da Clivate. 29. Idem. D^ — + LVDOVICVS • MARCHIO • ET • MARGARETA • D • POIS • M • S • C. prec, 1503 e. rig. ^ — ^1 SI £ DEVS e PRO £ NOBIS £ QVIS £ CONTRA £ NOS • FCL e. sopra, e. rig. fra 3 lin. AR. P. gr. 25,55 (Var. n. 138 C) C* Margherita di Foix (durante la reggenza e dopo). 30. Tallero da 40 grossi o medaglia ? .B' — + MARGARITA • DE FVXO • MA ornatino RCHIONISA • SALVLIAF^ • T • -Gr • Busto velato della Marchesa a (sU) sin., in doppio cerchio di ornatini, e. lin. ^ — y^ ' DEVS • PROCTECTOR — ET • REFVGIOM • MEOM (sic) _ Scudo a targa intagliato e partito di Saluzzo e 47 di Foix, addossato ad un albero sradicato e stron- dato e pendente dai rami inferiori, con una co- lomba posata su uno dei rami superiori, e. di or- natini a bacche di lauro fra 2 lin. Taglio liscio. AR. Diam. 48, p. gr. 30,80 (n. 2 C.) C^ 31. Idem. ^ — (dal basso a sin.) + MARGARITA ' DE ' FVXO' MAR- CHIONISA* SALVCIAR T' ^' 151G Busto e. prec. ma più grande, e. peri, fra 4 lin. I^ — (dal basso a sin.) ^ DEVS ' PROTECTOR ' ET ' REFV- G-IVM'MEVM^IP' Scudo a targa intagliato e par- tito e. s., ma varia nella forma, e. peri, fra 4 lin. Taglio liscio. AR. Diam. 44, p. gr. 38,00 (Var. n. i C.) C La sigla è degli zecchieri Francesco, Gianluca e Maffeo da Clivante. 48 32. Idem in rame. 3' e I^ Tutto come prec. R. Diam. 42, p. gr. 28,20 C=^ Marchese Michele Antonio (1504-1528). 33. Scudo d'oro del cavallo. ^' Sole: MICHAEL : AN^ : MARCHIO-: SA-LTIAR. S. Gior- (sic) gio in armatura, con vessillo nella d., a cavallo gradiente a d,, e. lin. e rig. R) — ^ : XPS : VINCIT : XPS : REGNAI : XPS : IMPERAI : Croce filettata e gigliata con rosa al centro, cer- chio Im. e rig. O. Diani. 27, p. gr. 3,40 (11. 5 C.) CI 34. Testone. ^' — • MICHAEL- AIM-'-MARCHIOSALVIIAF^ Aquilaaral- dica coronata e spiegata, con la testa volta a s., la corona è in alto nel giro della leggenda, e. rig . R) — 4^ • SANCIVS • CONSIANIIVS •-• Il Santo in piedi di fronte, corazzato e con manto, tiene nella d. il vessillo crociato e con la sin. lo spadone pun- talo a terra con 3 giri di cinturone, e. lin. e rig. AR Diam. 31, p. gr. 9,66 (Var. n. 33 C.) 49 35- Testone. B' — MICHAEL 3 AN^ ^ MAR 3 SALVTIAR. 3 C. prec, e. rig. 9 — • SANCTVS • CONSTANTIVS-- Come sopra, e. rig. fra 2 lin. AR. Diam. 30, p. gr. 9,70 (Var. n. 31 C.) FDC 36. Idem. B' — . MICHAEL • ANT- • MAR • SALVTIAF^ • C. prec. 9 — ^ • SANCTVS • CONSTANTIVS -^ C. sopra, e. lin. e rig. AR. p. gr. 9,67 (Var. n. 34 C.) O 37. Idem. ^ — ' MICHAEL • ANT^ • MAR • SALVTIARV • C. prec. 9 — ^ • SA-NCTVS • CONSTANTIVS -•-. C. sopra. AR. p. gr. 9,52 (Var. n. 37 C.) C^ 38. Idem. B' — . MICHAEL : ANT • MARCHIO • SALVTIAR. • C. prec. 9 — 4^ • SANCTVS • CONSTANTIVS C. sopra. AR. Diam. 31. p. gr. 9,96 (Var, n. 38 C.) C^ 39. Idem. ^ — ^ MICHAEL ^ANT^ MAR ^SALVTIAR^ C. prec. 9 — • SANCTVS • CONSTANTIVS • - C. sopra, ma 4 giri di cinturone, e. lin. e rig. AR. Diam. 30, p. gr. 7,88 (Var. 11. 27 C) C* 40. Idem, d'altro tipo. ;& — + MICHAEL 'ANT^ M-SALVTIARVM Stemma mar- chionale in scudo a testa di cavallo, sormontato da corona a punte e circondato dal collare del- l'Ordine di S. Michele, e. peri. 9 — ^SANCTVS 3 CONSTANTIVS 3 II Santo in armatura con vessillo crocialo nella d., a cavallo gradiente a d., e. peri. 4 50 AR. Diam, 32, p. gr. 8,14 (Var. n. 22 C 41. Testone. ÌB" —^ MICHAEL ^ANT- MAR ^SALVTIAR. C. prec. e peri. fra óue lin. 5/ — co SANCTVS'- CONSTANTI VS •-• C. sopra, e. peri. AR. Diam. 30, p. gr. 8,99 (V.tr. n. 15 C.) C* 42. Cornuto. ^ - : MICHAEL : AN^ : - : M : SALVTIARVM : Scudo a targa sormontato da elmo, panneggio svolazzante e corona, sopra la quale l'aquila nascente coro- nata con la testa volta a sin., e. lin. e rig. 9 — : S.-ANCTVS : CONSTAN-TI-VS : Il Santo a ca- vallo e. sopra, in basso nel campo fra le zampe anteriori e le posteriori del cavallo O e lin. AR. Diam. 30, p. gr. 5,61 (Var. n. 68 C.) 43. Idem. ^ — : MICHAEL ANT^- - : M : SALVTIARVM : C. prec. 9 — S-ANCTVS : CONSTANTI VS : C. sopra O. AR. p. gr. 5,42 (Var. n, 73 C) 5r 44. Cornuto. ^ — : MICHAEL : ANT- : — : M : SALVTIARVM : C. prec. ^ — : SANCTVS : CONSTANTI -VS : - : C. sopra, O contromarca di castello genovese, 2 e. lin. AR. p. gr. 5,20 (Var. n. 70 C.) C^ 45. Idem. ^ — : MIQHAEL : AN^ : - : M : SALVTIARVM : C. prec. {SIC) ^ — : S-ANCTVS : CONSTA- NT- IVS : Come sopra, O (sic) senza contromarca. AR. Diani. 31, p. gr. 5,55 (Var. n. 91 C.) C* 46. Idem. B' — : MICHAEL : ANT : — : M : SALVTIARV : C. prec. 9 — • S-ANCTVS : CONSTANT -IVS : - : C sopra, O cerchio lin. AR. p. gr. 5,80 (Var. n. 63 C) C» 47. Idem. ^ — Tutto e. prec. 9 — : S-ANCTV : CONSTAN-TI-VS : — : C. sopra, O. AR. Diam. 29,5, p. gr. 4,75 (Var. n. 64 C.) C* 48. Idem. ^ — Tutto e. prec. 9 - : S-ANCTVS : CONSTANTI-VS : — : C. sopra, O. AR. Diam. 30, p. gr. 5,60 (Var. n. 65 C.) C* 49. Idem. ^ — : MICHAEL : ANT • — : M : SALVTIARV : Come prec. e. lin. e rig. 9^ — Tutto e. sopra. AR. p. gr. 5,45 (Var. n. 65 C) C» 50. Idem. ^' — Tutto e. prec. JJT ^ — : S— ANCTVS : CONSTANTI VS : — : C. sopra, Oì AR. p. gr. 5,50 (Var. 11. 57 C.) C« (bucato. 52 51. Cornuto. ^ — : MICHAEL : ANT" : — : M : SALVTIARV : C. prec. 9 — : S-ANCOSTANTIVS : : — : C. sopra, O. {sic) AR. Diam. 29,5, p. gr. 5,40 (Var. n. 69 C) C^ 52. Idem. ;B' — : MCHAEL i ANÌ^ M ! SALVTIARV : C. prec. (sic) P — : S— ANCTVS : CONSTANT- IVS : - • : C. sopra, O. AR. Diam. 29, p. gr. 5,52 (Var. 11. 67 C.) C- 53. Rolabasso. B' — : MICHAEL : ANT : MARCHIO : SALVTIARVM : Aquila aleramica coronata, spiegata, con la testa volta a sin. e caricata dello scudetto marchionale a targa, la corona entra in alto nel giro della leg- genda, e. lin. ^ — ^ : XPS : REX : VENIT : IN : PACE : HOMO : FACTVS : ES : Croce patente e gigliata, e. Hn. AR. Diam. 26, p. gr. 2,87 (Var. n. 115 C) C' ^4. Idem. ^ — : MICHAEL • ANT : MARCHIO : SALVTIARVM - • C. pr. 1$ — Tutto e. sopra. AR. Diam. 27, p. gr. 2,52 (Var. n. 114 C.) C^ (bucato). 55. Idem. ^ — : MICHAEL : ANT* : MARCHIO : SALVTIARVM : C. prec. ^ — ^ XPS : REX : VENIT : IN : PACE : HOMO : FACTVS : C. sopra. AR. p. gr. 2,52 (Var. n. 116 C.) C^ 53 56. Rolabasso. B' — : MICHAEL : AN^ : MARCHIO : SALVTIARVM : C. prec. 9* — ^ : XPS : REX : VENIT : IN : PACE : HOMO : FACTVS : E : C. sopra. AR. Diani. 26,5, p. gr. 2,47 (Var. n. 119 ('.) C* 57. Idem. B — Tutto e. prec. I^ — ^ : XPS : REX : VENIT : IN PACE : HOMO : FACTVS : E : C. sopra. AR. p. gr. 2,68 (n. 119 C) O 58. Idem. ^ — Tutto e. prec. 9 — ^ •• XPS : REX : VENIT : IN PACE : HOMO : FACTVS : ES : C. sopra. AR, Diam. 27, p. gr. 2,98 (Var. n, 120 C.) C^ 59. Idem. B' — MICHAEL : ANT : MARCHIO : SALVCIAR. : C. prec. "^ — ^ : XPS : REX : VENIT : IN : PACE : HOMO : FACTVS : E .* C. sopra. AR. p. gr. 3,10 (Var. 11. 108 C) C* 60. Idem, d'altro tipo. ^ — ^: MICHAEL : ANT : MARCHIO : SALVTIAR. : Aquila come nei precedenti, e. lin. e Y\g. 9 — 4^ : XPS : REX : VENIT : IN : PACE : ET : HOMO : FACTEST : Croce lambrecchinata con crocetta trl- [sic) lobata nel centro, 2 e. lin. AR. Diam. 26, p. gr. 2,96 (Var. n. 104 C.) C^ 54 6i. Grosso. ^ — ' MICHAEL • ANT- • M • SALVTIARVM • Scudo a targa dei Saluzzo coronato e cimato dall'aquila nascente coronata con la testa volta a sin., senza e. P — • SANCT • CONSTA— NTIVS : - Il Santo in abito mi- litare, in piedi di fronte, tiene nella d. il vessillo e nella sin. lo spadone puntato a terra con 3 giri di cinturone, senza e. AR. Diam. 23, p. gr. 1,85 (Var. n. 135 C.) C* 62. Soldino. fB' — MICHAEL AT-— M SALVTIAF^- Scudo di forma san- nitica coronato e cimato dell'aquila nascente co- ronata con la testa volta a sin., la corona del- Taquila e nel giro della leggenda, e. rig. p — Testina nimbata : SANCTVS : CONSTANTIVS : -^ Croce fiorata, e. rig. M. Diam. 19, p. gr. i 22 (Var. n. 138 C.) 63. Idem. ^ — : MICAEL : ANT — • M : SALVTIAR. : C. prec. I^ - Testina nimbata • SANCTVS : CONSTANTIVS • Come sopra. M. p. gr. 1,00 (Var. n. 141 C) C^ 55 64- Soldino, ^ — MICHAEL : ÀN^ — • M • SALVTIARNT • C. prec I^ — Testina nimbata l SANCTVS i CONSTANTIVS i Come sopra. M. p. gr. 1,68 (Var. i'. 143 C) C^ (manca un pezzetto). 65. Idem. ^ — : MICHAEL : ANT- — M : SALVTIAR\r : C prec. 9 — Testina nimbata SANCTVS: CONSTANTIVS: C. sopra. M. p. gr. 0,98 (Var. n. 144 C.) C* 66. Idem. B' — MICHAEL : ANT : — : M SALVTIARV : C. prec. I^ — Testina nimbata : SANCTVS : CONSTANTIVS : e. sopra M. p. gr. 1,17 (Var. n. 145 C) C« 67. Mezzo quarto. ^ — ' MICHAEL • ANT-ONIVS • M • S C. pt ec, senza e. 9 — Testina nimbata SANCTVS • CONSTANTIVS C. sopra, e. lin. M. Diam. 20, p. gr. 1,13 (Var. n. 155 C.) C? 68. Idem. B' — : MICHAEL : ANT -ONIO : M : S : C. prec, e. Im. I^ — Testina nimbata • SANCCTVS • CONNSTANTIVS • C. [Sto sopra, e. lin. M. p. gr. 1,41 (Var. n. 156 C.) C^ 69. Idem. ÌB — : MICAEL • • - : ANT : M : S : C. prec, e peH. (sic) 9 — Testina nimbata : SANCTVS : CONSTANTIVS : Come sopra, e lin. M. Diam. 18, p. gr. 1,30 (Var, n. 149 C.) C* 56 yo. Forte. & — Testina nimbata : MI ANT^ I M : SALVTIARVT : Scudo a targa accostato dalle lettere M — S e. rig-. 9^ — ^ S CTVS : CONSTANTIVS : Croce fiorita, e. rig. M. Diani. 17, p. gr. 0,51 (Var. n. 158 C.) C< (manca un {pezzetto). 71. Idem. ^ — Testina nimbata : MIHAEL : ANI^ : M : SALVTIARV : Scudo a targa e. prec. ^ — TVS : CONSTANTIVS • - C. sopra. M. p. gr. 0,73 (Var. n. 159 C) C* Marchese Francesco (1529-1537). 72. Testone. B" — + FRANCISCVS -MS — SALVCIARVM • Busto a sin. barbuto e corazzato, 2 e. Iin. 1$ — ^r J NON ¥ NOBIS • DOMINE * NON ^ NOBIS J Scudo marchionale di forma sannitica, coronato ed acco- stato dalle lettere F-S 2 e. lin. AR. Diam. 28, p. gr. 8,82 (n. 5 C.) C* 73. Cornuto. B' — FRANCISCVS ■ - • M • SALVTIAR Scudo a larga in- clmato a sin., elmato, coronato, ornato a sv^olazzi 9 57 con fiocchi tt cimato dell'aquila nascente con la testa coronata volta a sin., la corona è in alto nel giro della leggenda, e. peri, fra 2 lin. S-ÀNCTVS : CONSTANTIVS U Santo in armatura, con vessillo nella d., a cavallo gradiente a d., sotto O e. lin. AR. Diani. 31, p. gr. 5,13 (Var. n. 9 C.) C^ 74. Cornuto vario. & — FRANCISCVS : M : SALVCIAR Scudo a targa bipar- tito, morionaio, lambrecchinato, coronato e cimato dell'aquila nascente di fronte coronata, ai lati F-S 2 e. lin. 9 — : S-ANCTVS : CONSTANI^ - : 11 Santo e sopra O e. Im. AR. p. gr. 5,02 (11. 16 C.) 75. Idem. B' — FRANCISCVS : M : SALVCIARV) C prec. F-S. ^ — : S-ANCTVS : CO-NSTANT - : C. sopra. AR. Diaiii. 30, p. gr. 4,85 (Var. n. 18 C.) 58 76. Cavallotto. ^ - ^ FRANCISCVS • MAR • SALVCIAR Scudo di forma sannitica con corona a f>frline ed acc. dalle let- tere F-S 2 e. lin. 9 — • S-ANCTVS • CONSTANT 11 Santo e. sopra, e. lin. AR. Diam. 25, p. gr. 2,70 in. i-*;^ C) C^ 77. Idem. /B' — ^ FRANCISCVS MAR SALVCIARV C. prcc. F-S 9 — • S— ANCTVS • CONSTANTIV C. sopra. AR. Diam. 26, p. gr, 2,67 (\';ii. n. 29 C) C« 78. Idem. B' — ^ • FRANCISCVS • MAR SALVCIARVM • C. prec. F-S 1^ — -S— ANCTVS CON STANTiV C. sopra. AR. p. gr. 2,65 (Var. n. 31 C.\ C^ 79. Idem. ^' — * : FRANCISCVS : M : SALVCIARVM : Coinè prec, ma F — M. 9 — • S— ANCTVS • CONST ANTIVS • C. sopra. AR. p. gr. 3,47 (Var. n. 30 C.) C« 80. Grosso. ^' — * FRANCISCVS o MAR o SALVCIAF^ Scudo marchio- naie coronato c-^i acoo-tato da F — M in doppia cornice trilobata, e. rì^. e (in. Vi 59 Testina nimbata SANCTVS ° CONSTANTIVS Croce pa- tente accantonata dalle lettere M — F — F — M in doppia cornice quadrilobata, e. rig. e lin. AR. Diam. 24, p. gr. 2,16 (Var. n. 43 C.) C* 81. Grosso. £y — Tutto e. prec. 1$ — Tutto e. sopra, ma le lettere sono disposte F-M-M-F. AR. p. gr. 2,80 (Var. n. 44 C.) C^ 82. Soldino. B' — ... FRANCISCVS M • SALVTIÀR Scudo coronato ed accostato da F-M e. lin. ^ — Testina nimbata SANCTVS • CONSTANTIVS Croce in- cavata e fiorata, ». lin. M. Diam. 20, p. gr. 1,20 (Var. n. 54 C.) C* 83. Idem. ÌB' — ... FRANCISCVS : M : SALVTIÀR C. prec. F-M. 9 — Testina nimbata SANCTVS i CONSTANTIVS C. sopra. M. Diam. 18, p. gr. 1,10 (Vai. n. 55 C). C 84. Idem. ^ — ^ FRANCISCVS • IVI SALVTIAF^- C. prec. F M. 6o 9 — Testina nimbata SSANCTVS : CONSTANTIVS C. sopra. isic) M. Diam. 19,5, p. gr. 1,31 (Var. n. 56 C.) C^ 85. Soldino. B' — FRANCISCVS • M • SALVTIAR C. prec. F M- ^ — Testina nimbata SANCTVS CONSTANTIVS C. sopra. M. Diam. 17, p. gr. 1,03 (Var. 11. 56 C.) C^ (tosato). 86. Idem. ^ — ^ FRANCISCV-S : - : M : SALVTI-AR C. prec. F-M. ^ — Testina nimbata SANCTVS : CONSTANTIVS C. Sopra. M. Diam. 19, p. gr. 1,03 (Var. n. 59 C.) C- 87. Idem. B' — ^ FRANCISVS • M • SALVTIAR. C. prec. F-M. isicj ^ — Tutto e. sopra. M. Diam. 18,5, p. y^v. 1,12 (V.^r. n. 59 C.) C- 88. Idem. B' — ^ FRANCISCVS : M : SALVTIA C. prec, ma F-S. ^ — Testina nimbat.i SANCTVS : CONSTANTI C. sopra. M. Diam. 20. p. gr. 1,08 (Var. n. 48 C.) C* B9. Idem. ^ ~ ^ FRANCISCVS • M • SALVTIAR C. prec, F-S. 9 ~ Testina nin.bata • SANTVS • CONSTANTIVS C. sopra. M. Diam. 18, p. gr. 1,20 (Var. n. 50 C.) C* 90. Idem. & — ¥ FRANCISCVS : M : SALVTIAR C. prec, F-S. ^ Tutto e. sopra. M. Diam. 21, p. gr. 1,20 e i,ió (n. 50 C.) C^ e C* 6i 91. Soldino. ^ — ^ FRANCISCVS : M : SALVTIAR • C. prec, F-S. ^ — Testina nimbata SANCTVS : CONSTANTIVS C. sopra. M. Diam. 20, p. gr. 1,03 (n. 52 C) C^ 92. Idem. B" — ^ FRANCISCVS M : SALVTI-A C. prec, S-F. 9^ — Tutto e. sopra. M. p. gr. 1,00 (Var. n. 48 C.) C» Marchese Gabriele (1537-1548). 93. Cornuto. ^ — GABRIEL : SALVCIARVM : MAR Scudo marchionale a targa morionato, lanibrecchmato, coronato e ci- mato dell'aquila nascente coronata con la testa volta a sin., ai lati G— M e. lin. 9 — : S— AINCTVS : CON-STANT- Il Santo in armatura con vessillo nella d., a cavallo gradiente a d., in basso fra le zanìpe del cavallo O e. lin. AR. Diam. 29, p. gr. 4,84 (Var. n. 2 C.) C» 94. Grosso. a^ — + ^ GABRIEL ^ SALVCIARVM ^ MAR ^ Scudo di forma sannitica, coronato ed accostato da G-M in doppia cornice trilobata, e. lin. 62 Testina nimbata ^ DÀTVIVI ^ OPTIMVM ^ DESVR- SVM -f EST -f Croce patente accantonata dalle lettere G-M-M-G- in doppia cornice quadrilobata con globetti alle punte, e. lin. AR. Diam. 25, p. gr. 2,71 (n. 5 C.) C^ 95. Forte. ^ — + GABRIEL • SALVCIARVM • Grande G coronata, e. lin. ^ — Testina • DATVM • OP • DESVRSVM • E • Croce piana, e. lin. M. Diam. 16, p. gr. 1,03 e 1,00 (Var. n. 16 C.) C2 e C» 96. Idem. ^^ — + . GABRIEL • SALVCIAR • M • C. prec. 1$ — Tutto e. sopra. M. p. gr. 0,85 e 0,80 (Var. n. 15 C) * * Le monete seguenti dei Vescovi del Casato di Saluzzo appartengono alla serie di monete battute da Italiani al- l'estero. 63 Amedeo II di Saluzzo. Cardinale e Vescovo di Valenza e Die (1385-1388). 97. Grosso ? ^' — + A : DH SALUa • ADMINISTRATOR : Aquila spie- gata con la testa volta a sin., caricata dello scu- detto di Savoia, r. v'\)^. 9 — EQQAR : > QOITAT : UALHNI : 3 DH Scudo ovale di Casa Saluzzo con crocetta sopra la fascia, acco- stato da 3 croceLt(' simili, in cornice quadrilobata, e. rig. (Le leggende sono in caratteri semigotici). AR. Diam. 23, p. gr. 2,03 C* 11 Poey d'Avant {Mominirs feodales de France, tomo III, p. 14; t. CUI, 16) ha ietto male la leggenda del 9 per aver avuto fra le mani un esemplare sconservato. Il vescovado di Die fu unito a quello di Valenza nel 1276 e da quell'epoca i Vescovi batterono moneta col proprio nome, unendo sempre il nome delle due diocesi. Giorgio di Saluzzo Vescovo di Losanna (1440-1461). 98. Tresel. ^ - (j 4 D ^ SALVailS ^ «P ^ LAVS ^ Mezza figura della B. Vergine col Bambino sul braccio destro, ambo le teste sono coronate, e. lin. e rig. 9 — + SIT ^ NOMilN ¥ DNI Y BUNttDI^ ^ Croce gi- gliata, e. lin. e rig. (Le leggende sono in carat- teri semigotici). 64 AR. Diam. 19, p. gr. 1,12 99. Tresel. ^ — Tutto e. prec. 9^ — + SIT * NOM« * DNI ^ BttNaD C. sopra. AR. Diam. 20, p. gr. 1,30 C3 Roma, ottobre 1920. Barone A. Cunietti-Gonnet. UNA MONETA D'ORO INEDITA DI LEONTINI Ho il piacere di descrivere la seguente moneta d'oro di Leontini, venuta in mio possesso per acquisto fattone re- centemente : ^ — Donna che cavalca un cavallo, il quale va al passo a destra ; essa è intieramente nuda e tiene le re- dini con ambedue le mani. ^ — VEONTINON (bustroph. in leggenda circolare). Testa di leone con la bocca aperta a destra e circon- data da quattro granelli di orzo o di frumento. Grammi 0,70. (al naturale). (ingrandita). Per quanto io conosca, la moneta è inedita, anzi unica. I nummografi Holm, Hill ed Head (Holm, Storia della moneta deW antica Sicilia, Torino, 1906 ; Hill, Coins of an- cient Sicily. Westminster, 1903 ; Head, Historia Numorum, Oxford 191 1) che si sono occupati con rara competenza della monetazione siceliota, Thanno ignorata, perchè la moneta faceva parte di una piccola collezione privata non conosciuta da alcun studioso. Questo particolare ha impedito gli scrit- tori di studiare questa bella monetina, che è quindi rimasta finora inedita. Ora cerchiamo di precisare la data della coniazione del- l'aureo e di dimostrare la sua autenticità. 66 E opinione comune che molte città greche ricorsero alla monetazione aurea per la penuria di argento. Atene, per mancanza di argento, coniò delle monete d'oro, inviando alla zecca una parte della riserva d'oro del Partenone e special- mente otto Vittorie su dieci. Dopo la disastrosa spedizione ateniese in Sicilia una grande crisi economica e politica tra- vagliava le colonie greche d'Occidente per le grandi spese sostenute nella lunga guerra peloponnesiaca. Lo stesso fe- nomeno avviene nelle città siceliote ; Agrigento, Catana, Gela, Siracusa emettevano le prime monete d'oro (cfr. Head, op cit, pagg. 121, 129, 141 e 175). 1 Leontini che presero parte a questa guerra, non po- terono certamente sottrarsi, come del resto si vede nei giorni attuali dopo la guerra mondiale, a questa crisi economica, e di conseguenza dovettero coniare la bella monetina sopra- descritta. Per queste considerazioni io credo che la emissione del- l'aureo leontino debba essere assegnata allo stesso periodo, in cui le altre città siceliote coniarono le monete d'oro e •quindi al periodo dell'arte finissima. Ammesso quanto sopra si è detto, possiamo precisare la data dell'emissione ed indicare il periodo che va dal 412 a. C, anno della disfatta ateniese, al 404, anno in cui Leontina perdette la sua indipendenza per opera di Dionisio il Vecchio tiranno di Siracusa. In quanto all'autenticità della moneta, posso dire che avendola esaminata attentamente mi sono sempre maggior- mente convinto che trattasi di una moneta autentica e non mai di una contraffazione antica o moderna. L'esecuzione delle figure nel diritto e rovescio, il peso •della monetina, la modellatura delle figure, l'iscrizione della leggenda, non mi lasciano alcun dubbio che la moneta sia autentica e che sia un vero gioiello d'arte. La tengo a disposizione degli studiosi e dei competenti della numismatica siceliota, affinchè, con eventuali lavori, possano portare il loro contributo alla scienza con questo aiuovo documento. Catania, Dicembre 1920. Silvio Sboto. RITROVAMENTI Ritrovamento di Monete Consolari a Orzivecchi (Brescia). A Orzivecchi in Provincia di Brescia, il giorno 24 mag- gio 1920 fu rinvenuto un piccolo ripostiglio di monete che, requisite dall'Autorità competente, venne depositato a questo Museo Civico. Il gruzzolo risulta composto di 33 denari e 5 quinari d'argento della Repubblica Romana da attribuirsi ad un'epoca decorrente dall'anno 260 al 200 a. C. Sono in ottima condi- zione, poco o nulla intaccati da ossido. Come si vede si tratta di un ripostiglio di ben modeste proporzioni. Credo però utile darne un elenco riferendomi alle tavole illustrate del Catalogo del British Museum di Grueber, essendo l'unico testo che dà una minuta classifica dei denari romani primitivi. 1 denaro. /B' Testa di Roma. ^ Dioscuri (senza simb. o leg- genda (Grueber voi. Ili), Vili, i — 268-240 a. C. 2 quinari. .B' come sopra. 9 Idem, Vili, 4 — 268-240. 4 denari, i^ e. s. I^ Idem, XIII, 6 — 229-217. 1 denaro. ^ e. s. Ij^ C • AL (m nesso) sotto i Dioscuri, XIII, 4 — 229-217, 2 denari. ^ e. s. 1? senza legg. (Dioscuri), XIII, 7 — 229217. I denaro. ^ e. s. 9 Clava (Diosc), XIII, 11 — 229-217. I denaro. ^ e. s. 9 Punta di lancia (Diosc), XIII, 14 — 2292 17. 4 denari. }^ e. s. \)l senza leggenda (Diosc), LXXVIII, i — 240-217. I quinario. ^B' e. s. I^ senza legg., LXXVIII, 2 — 240-217. 68 2 denari. /B" e. s. I^ Vittoria che corona i Dioscuri, LXXVIII, II — 240-217. 2 denari. ^ e. s. ?/ Apex e martello sotto i Dioscuri, LXXIX, 5 - 240-217. 2 denari. ^^ e. s. 5^ C sopra i Diosc, LXXXIV, 8 — 240-197. I quinario. B" e. s. ^ H sotto i Diosc, LXXXIV, 15 — 240-197. I quinario. /B" e. s. 9 MT (in nesso) sotto i Diosc, LXXXV, 13 — 240-197. 9 denari. ^ e s. I^ senza legg. (Diosc), XIV, 8-9 - 217-197. 3 denari. ^B" e s. P Delfino sotto i Dioscuri, XV, 9. I denaro. ^ e. s. ij* Mezzaluna sopra i Dioscuri, XV, 12. L'esigua quantità di esemplari non permette di trarre cognizioni interessanti. Si può soltanto stabilire che la mas- sima parte delle monete per il tipo e per il peso sono an- teriori alla 2.^ Guerra punica, poche sono posteriori e di peso ridotto. La data dell'interramento si può fissare, tra il 200 e il 190 a. C. epoca in cui, terminata trionfalmente la guerra contro Cartagine, Roma portò le armi nell'Alta Italia riconquistando la Gallia Cisalpina. Milano, Dicembre 1920. P. B. LUCERÀ. — Alfonso De Troia in Miscellanea Numismatica dà notizia di monete romane repubblicane e imperiali trovate in tombe nei lavori del cimitero e della scoperta di un piccolo vaso contenente 319 denari imperiali, di cui promette notizie particolari. BIBLIOGRAFIA Percy Gardner. a History of Ancient Coinage, yoo-joo B. C. Oxford. Clarendon Press, 1918, pagg. xvi-463 e XI tav. Questo interessante volume, giuntoci solo ora, vuol es- sere il primo tentativo di una storia della monetazione an- tica considerata nel suo assieme, nei suoi fattori storici e nelle forme della sua evoluzione, di contro al procedimento monografico fino ad ora seguito, che studiava le singole zecche isolatamente ed indipendentemente Tuna dall'altra. 1 termini sono ben scelti: con Tepoca ellenistica si apre infatti un nuovo periodo della storia monetaria, ove più non sono delle città-stati, ma dei regni e tutto il regime economico varia. Una prima parte delFopera modestamente indicata come " Introduzione ,; studia i fattori sociali della moneta- zione [le vie di commercio, i commercianti, i banchieri, le misure, la politica monetaria nelle leghe di città e nei rap- porti fra la città e la colonia, infine i concetti direttivi della monetazione, il problema del monometallismo e del bimet- talismo nel mondo antico] e i dati fondamentali dello studio [ripostigli, procedimento di fabbricazione]. La storia vera e propria è divisa in due periodi, dalle origini al 480 a. C. e da quest'anno al 300 a. C. chiudendosi con le monete di Fi- lippo e di Alessandro. L'opera veramente notevole come sin- tesi storica, è stampata con l'abituale eleganza e sobrietà e adorna di bellissime tavole. Monnates Grecques Antiques provenant de la Collection de feu le prof. S. Pozzi. Ginevra, Naville & C, 1920, pa- gine 194 e CI tavole. Il catalogo della collezione Pozzi (redatto crediamo dal Dr. J. Kirsch) merita di essere segnalato non solo per il valore eccezionale della raccolta, ma ancora per il metodo veramente scientifico col quale è redatto. I 3334 pezzi non solo sono tutti riprodotti in accurate tavole, ma hanno an- cora nel testo una descrizione precisa ove le leggende, le sigle o i segni di zecca sono riprodotti con tutta l'esattezza desiderabile. Di ogni moneta è dato non solo il metallo e il modulo, ma ancora il peso, così che questo ricco catalogo deve divenire un sussidio indispensabile ad ogni studioso della storia monetaria e della metrologia antica. Abbiamo tenuto a segnalare il bellissimo esempio perchè serva di guida e di incitamento. 70 Oesterreichische Munzpràgungen ijig-igi8, zusammengestellt von Dr. Viktor von Miller zu Aichholz. Wien, 1920. A cura del Gabinetto numismatico di Vienna e della famiglia Miller von Aichholz è stata pubblicata, m accuratis- sima edizione dell'istituto geografico militare austriaco, per il decimo anniversario della morte del compilatore questa preziosa opera riassuntiva di tutta la monetazione dell'Austria. Ad una breve prefazione storica del Loehr fa seguito un'ac- curata ed esauriente bibliografia in cui tutte le pubblicazioni sono elencate dal punto di vista storico-cronologico e poi da quello territoriale. Segue una tavola della produzione dei metalli preziosi dal 1493 al 1745 e poi quelle prospettanti l'attività monetaria della monarchia nell'ordine cronologico e con la divisione delle zecche, riferendo di ognuna sia i segni monetari quanto l'organizzazione dei funzionari. L'opera pro- priamente detta si compone di 352 tavole ove cronologica- mente sono elencate tutte le emissioni della monarchia, dando per ogni pezzo le indicazioni numismatiche ed i richiami bi- bliografici necessari. L'opera si chiude con l'indicazione degli ultimi pezzi coniati da Carlo I nel 1918. Per nessuno Stato moderno noi possediamo un prospetto della storia monetaria così accurato e così seriamente composto come questo ; cre- diamo che miglior elogio non è possibile fare alla bella pub- blicazione austriaca. Riceviamo dal Dr. Hill e pubblichiamo : The Editor Riv. Ital. Numismatica. Sir, In your notice of my little pamphlet " Coins and Me- dals „ {Riv. ItaL, XXXIII, pag. 233) you remark that J bave forgotten, in the bibliography, to mention the works relating to the Musulman Empire. Way J explain that, far from having " forgotten „ these workes. J bave dealt with them in the same way as with works relating to other branches of numismatics. The bibliography does not pretend to cover the whole ground, but, when a full bibliography alredy exists, refers to thet, and mentions only the more important works which bave appeared later. As J say on p. 38. ^^ in cach branch of the subject some of the standard authoritie are mentioned, togetter with some of the newer publications which supplement them in details „. J am, Sir, Your obedient Servant George F. Hill. VENDITE ROMA. — Il 29 novembre 1920 è cominciata alla Gal- leria G. Giosi, in Via del Babuino 153, sotto la direzione dei Sigg. P. e P. Santamaria la vendita di una ricca colle- zione di monete romane e di aes grave (i) che appartennero ad un collezionista defunto. Numerosi i numismatici ed i collezionisti intervenuti al- l'asta. I 1302 numeri del catalogo hanno raggiunto i se- guenti prezzi : i-io L. 3400, 7500, 145, 40, 20, 24, 340, 30, 50, 34. 1 1-20 „ Ritirato, 55, 38, 950, 90, 30, 400, 220, 150, 20. 21-30 „ 16, 75, 30, 100, 71, R, 370, 70, 32, 50. 65, 64, 44, 170, 40, 6, 15, 400, 450, 820. 450, 6, 19, 5, [5-6] 26, [7-8] 22, [49-50] 22. 15O' [2-3] 27, 42, [5-6] 12. 140, [8-9] 18, 15. [1-2] 20, 160, 42, 60, 5, 17, [8-9] 20. [70-2] 32, 40, 36, [58] 64, 48, 160. 50, 5, 40, 190, [5-6] 2;„ [7-8] 23, [89-91] 32. 74, [3-4] 38. 45- [6^] 50' 14. [loo-ioi] 22. 290, 5, 21, [5-6] 32, 50, 500, [9-10] 30. 70, 40, 16, 55. [15-16] 30, [17 18] 50, 540, 80. [13] 30' 32, [5-7] 36» 26, [2931] 26. 12, 20, [4-5] 16, [6-9] 27, 40. 15, 54, II, 160, [5-6] 26, ICQ, 26, 40, 155. 320, 750, [3-4] 12, 36, 42, 240, 60, 12, 120. 12, 85, 165, 24, 155, 130, 95, 100, 100, 850. 30, 135, 40, 120, 12, 75, 45, 280, 20, 42. 27' 50. [3-4] 36. 70. 29. 24. 30, 52, II. 200, 260, 150, 52, 50, [6-8] 40, 13, 100. (i) Medailles Romaines, Aes grave composant la coUection d'un amateur decèdè. P. & P. Santamaria experts 84 Via Condotti, Rome, MCMXX, pagg. 137, N.' 1302 con 31 tavole eliotipiche. 31-40 » 4150 » 51-60 ff 61-69 V 7080 n 81-91 y 92-101 V I02-II0 }} Ili- 120 n 121 131 y) I32I4O ì) I4I-I5O )) I5I-160 }) 161-170 » 171-180 f) 181-I9O V 191-200 » 72 20I-2I0 L. [1-2] 23, 31, IO, [5-6] 42, 31, 15, 470, 260. 211-220 „ 1750, 800, IIOO, 570, 800, 2200, 410, 1400, 55, 22. 221-230 „ 45, 65, 220, [4-6] 50, 50, [8-9] 50, 26. 231-240 „ 50, 12, 25, 42, 23, 160, [37-40] 85. 241-250 „ 55, 100, [3-4] 50, 16, 130, 48, 100, 150, 15. 251-260 „ 40, 130, 100, 30, [5-6] 31, [7-8] 32, 37, HO. 261-270 „ 180, 100, 55, 85, [5-6] 70, 52, 80, [69-70] 44. 271 280 ,, [1-3] 44, 15, 45, 6, 100, 42, 125, 170. 281-290 „ 30, 200, 32, 130, 210, II, 115, II, 100, 185. 291-300 „ 120, 520, 25, 50, 140, 95, 800, 600, 460, 22. 301-310 „ 650, [2-3] 26, [4-6] 40, 650, 800, 26, 80. 311-320 „ 70, 700, 620, 750, 31, 82, [7-8] 60, 25, 70. 321-330 „ 80, 250, 55, 800, HO, 46, 200, 130, 130, 290. 331-340 » 155» 40» 40» 400» 95O' 55O' 600, 500, 160, 36. 341-350 » 160, 100, 30, [4-5] 25, 160, [78] 85, 370, 5. 351-360 „ 620, 75, 400, 725, 260, 220, 500, 480, 650, 350. 361-370 „ 300, 720, 560, 380, 260, 150, 90, 310, 40, 65. 371 380 ,; 525, HO, 200 [45] 26, 3600, 270, 240, HO, 55. 381-390 „ 245, 42, 51, [46] 35, 70, 180, 600, 16. 391-400 „ 2600, [2-4] HO, 105, 650, 80, 42, 1700, 1500. 401-410 „ 23, 70, 55, 15, 25, 22, 20, 35, 13, 85. 411-420 „ 300, 7, 800, 500, HO, 68, 73, 160, 51, 12. 421-432 „ 95, 115, 16, 2300, 115, 35, 1350, 500, 42 [30-2] 65. 433-440 „ 2600, 1700, 65, 28, 250 460, 340, 800. 441-450 „ 600, 350, 290, 125, [59] 170, 66. 451-460 „ [1-2] 58, 50, 57, [5.7] 70, [89] 46, 50. 461-470 „ 160, 260, [36] 115, [7-8] 46, 320, 30. 471-480 „ 1600, HO, 410, 630, 825, 440, 250, 400, 300,270. 481-491 „ 410, 400, 285, 330, 400, 300, 320, 700, [8991] 105. 492-500 „ 50, 700, 1625, [5-6] 32, 20, 22, 80, 180. 501-509 „ 275, 300, 370, II50, 950, 500, 350, 850, 120. 510-519 „ [10-2] 90, 80, 25, 120, 135 [7-8] 46, 135. 520-530 „ [20-21] 4I, 1000, 65, 135, [5-6] 20, 17, 28, [29-30] 32. 531-540 ;, 170, HO, 34, 105, 700, 145, [7-8] 26, 160, 16 541-550 n 30, 450, 26, [4-5] 25, 900, 875, 55, 26, 16. 551-560 ,; 500, [2-4] 210, 30, 800, 500, 510, 1500, 500. 561-570 „ 1000, 450, 725, 650. 370, [6-9] 50, 32. 571-580 „ 65, [2-3] 38, 120, 38, 300, 160, 30, 320, 105. 581-590 ,; [1-2J 42, 360, 30. 52, 58, 125, 21, 250, 54. 73 59i'6oo L. 60, 100, 3600, 420, lieo, 45, [7-8] 105, 500, no. 6oi-6io ,; [1-2] 210, 4C0, 770, II, 270, 370, 420, 1000, 600. 611-620 ,; 620, 300, 360, 340, 500, 650, 600, 1450,350, 510. 621-630 „ 920, 840, 500, 600, 900, 55, 100, [28-30] 135. 631-640 „ [1-2] 140, 56, 60, 125, 140, 52, 220, 260, 135. 641-650 „ 300, 160, 360, 42, 500, 80, 300, 265, 470, 500. 651-659 „ 150, 210, 60, 210, 135, 1900, 55, 50, 1500 6óo 670 „ [60-1] 90, 160, 145, 750, 775, 52, 21, [8-9] 75, 21. 671-680 „ 350, 78. 120, 300, 410, 665, 825. 550, 450, 450. 681-690 „ 950, 650, 750, 500, 43, 43, 25, 38, 39, 33. 691-700 „ 18, 24, 27, 27, IO, 20, 45, 56, 30, 63. 701-710 „ 78, 42, 65, 175, 135, 185, 56, 50, 42, no. 711-720 „ 50, 35, IO, 100, 35, 60, 68, 20, 76, 40. 721-730 „ 55, 50. 55, R, 460, 50, 50, 60, 60. 40. 731-740 „ 150, 45, 20, 16, 240, 56, 22, 62, 56, 35. 741-751 n 55» 33. IO» 75' 400, 300, 500, 550. 475, [50-1] 48. 752-760 „ [2-3] 47, 50, [5-6] 82, 45, 230, 290, 80. 761-771 „ 4100, 300, 800, 540, 400, 330, 285, 625, 660, [7o-i]36. 772-780 „ 100, 60, 58, 55, 72, 120, 65, 68, 205. 781-790 ,; 36, 45, 50, 56, 95, 45, 250, 155, 150, 40. 791-800 „ 41, 32, 200, 325, 450, 375, 380, 32, 34, 72. 8oi-8io „ 60, 135, 165, 100, 48, 155, 40, 150, 100, 70. 811-820 ,; 95, 72, 50, 40, 56, 48, R, 400, 860, 950. 821-830 „ 675, 460, 700, 510, 550, 500, [27-30] 76. 831-840 ., 300, 66, 160, 56, 140, 100, 45, 150, 825, 1050. 841-850 „ 675, 550, 46, 225, [5-6] 175, [7-8] 90, 1000, 5. 851-860 „ 65, [2-3] 55, [4-5] 150, [6-7] 150, 70, [59-60] 62. 861-870 „ [1-2] 165. 70, 425, 105, 75, 85. 165, 285, 135. 871-880 ,; [[-2] 150, 75, 51, 65, 78, 160, 2000, 68, 890. 881-890 „ 280, 140, 300, 320, 56, no, 1700, 620, 250, 15. 891-900 ,; 42, 26, 85, 400, 900, 1600 900, [8-9] 72, 30. 901-910 „ 65, 56, 66, 45. 25, 45, 1150, 1300, 1350, 1700. 911-920 „ [[-2] 140, 43, 500, 58, 61, 60, 80, 61, 40. 921 930 „ 1450, 1300, 1600, 32, 55, 100, 150, 90, 90, 170. 931940 „ 6r, 66, 65. no, 25, 1900, 1300, [8-9] 64, 28. 941.950 „ 68, R, 165, [4-5] 170. 60, 2350, [8-9] 55, 90. 951-960 „ 270, 60, 40, 265, 50, 55, 50. [8-9] 41, 52. 961970 „ 775, 600, 37, 80, 60, 2oa, 95, [8-9] 52, 32. 971 981 y, 88, 88, 130, 18, R, 125, [7-8] 100, 45, [80-1] 76. 74 982-990 L. 9911000 f) I00I-I009 V lOIO I020 ì) 102 1 103 1 )) 1032-1041 n 1042-1050 » 1051-1061 » 1062-1072 » 1073-1080 j) io8i-[090 V 1091-1100 V IIOI-IIIO » 1111-1121 » 1122-1131 V 1132-1142 )) 1143-1150 }> 1151-1160 ì) 1161-1170 f} 1171-1180 » 1181-1190 V 1191-1200 w 1201-1210 }) 1211-1220 » 1221-1230 )> I 231 -1240 )) 1241-1250 }} 1251-1260 >f 1261-1270 }} 1271-1280 V 1281-1290 )f 1 291- 1300 » 1301-1302 >f 675' [3-5] 45' [Ó-9] 80, 30. 64. 155. [3-5] 34. 40, [7-9] ^4- 165. 250, [2-4] 90, 720, 320, 420, 320, 620. [10-3] 70, 130, no, [16-7] 62, 75, 130, 40. 325. [2-4] 32. [5-8] 52. 70. [30-1] 58. 32, no, 29, 50, 130, R, 50, [39-41] 65. 350. 30, 350» 6, 875, [7-8] 68, [49-50] 66. [1-2] 40, [3-5] 60, 60 [57-61] 85. 270» 775' [4-6] 42. 41» [68-72] 55. 75, 20, 100, 50, 34, 45. 19, 32. [1-4] 36, 425, [6-7] 30, 29, 22, 7. II, 620, 22, 675, [5-6] 18, 900, [8-9] 30, 34. 38, 400, 340, [4-5] 150, 1000, [7-8] 18, 30, 600. 290, 220, [3-5] 52, 32, 500, 16, 48, [20-1] 42. 25' [3-5I 105, 410, 600, [8-9] 24, [30-1] 17. 105' [3-4] 30. 105, 250, 510, 800, [39-42] 42. 270, 12, 430, 6, 125, 2, 260, 190. 60, 370, [3-4] 42, 130, [6-8] 40, 70, 135. 26, 105, 250, 56, 140, 20, 120, 210, 20, 145. [1-2] 20, 130, 120, 130, 66, 52, 220, 105, 100. 20, 62, 25, 90, 1 10, 105, 38, 65, 250, 265. 225, 78, no, 50, R, no, 40, 175, 85, 210. 300, 100, 100, 75, [5-6] 17, 62, 60, 100, 70. 350, 100, 76, 100, 26, [6-7] 6, 65, no, 50. no, 115, [3-4] 24, 100, 25, 100, 45, no, 3[. lOQ, 70, 70, 25, 5, 120, 40, 45, [39-40] 2r. 100, 160, 100, 70, 65, 30, 100, 100, 25, 75. 50, 75, 100, 50, I, 75, I, 5, 125, 40. 5, 100, 5, 60, 20, 5, 100, IO, 2, 125. 100, 100, 125, 15, 350, no 80, 50, 260, 40. 55' 58' 60, 650, 410, 250, 720, 320, 120, 1350.. 150, 310, 500, 290, 200, 300, 60, 1400, 150, 1050 200, 890. Il 6 dicembre 1920, negli stessi locali e per cura dei sigg. P. e P. Santamaria, ebbe pure luogo la vendita di monete e rnedaglte di Pio IX componenti la raccolta del comm. ing. Scipione Ronfili. Il catalogo di pagg. ix-35 ^^' 75 ^scrive 263 numeri con 4 tavole eliotipiche ed è preceduto da una prefazione dei sigg. Santamaria che illustra la rac- colta e riproduce due ritratti degli incisori Giuseppe e Ni- cola Cerbara. Il 31 gennaio 1921, sempre negli stessi locali e per cura dei sigg. Santamaria, avrà luogo Tasta pubblica di rnonete delP Italia Antica Aes grave componenti la raccolta di un di- stinto collezionista. 11 catalogo di pagg. 19 comprende 228 nu- meri ed è illustrato da 12 tavole eliotipiche. Nella prossima primavera, sempre a cura dei sigg. San- tamaria, verrà venduta all'asta la prima parte della collezione Ruchat che comprende: Regno d'Italia, Savoia, Piemonte, Liguria, Sardegna, Lombardia e Veneto. 11 catalogo sarà illustrato da circa 40 tavole. La seconda parte, la terza e la quarta che comprendono rispettivamente la Toscana, le zecche pontificie ed il resto delle zecche italiane andranno all'asta piìi tardi. MONACO. — Il 13 e 14 aprile 1921 presso il dr. Eugen Merzbacher andrà all'asta una collezione di Munzen und Medaillen alter Lànder. Il catalogo di pagg. 56 descrive 955 numeri ed è illustrato da 22 tavole. NOTIZIE VARIE Roma. — Si è costituita sotto la presidenza di Paolo Orsi e di Quintino Quagliati, per iniziativa di un gruppo di signore romane, la Società Magna Grecia. La Società si propone di ricercare, far conoscere e proteggere le bellezze ed i ricordi d'arte di quella nobilissima plaga d' Italia. La quota annua pei soci è di L. io e le adesioni si rice- vono alla Biblioteca di Piazza Nicosia. In seguito all'assegnazione definitiva dei palazzi e delle ville, che il Re con decreto 3 ottobre 1919 riconsegnò al Demanio dello Stato, a Venezia nel Palazzo Reale verrà trasferito fra altri anche il Museo Civico Correr ed a Palermo, pure nel Palazzo Reale, saranno collocate anche le raccolte d'archeologia. Sono state aumentate le tasse di esportazione di oggetti di anti- chità e belle arti. 11 io °/o sulle prime 30,000 lire; il 14 7o sulle se- 76 conde; il i8 % sulle terze; il 22*^/0 per le quarte gjp.o a raggiun- gere il 25°/o con l'intiera tassa. La misura presa tende a porre un freno all'esodo d'opere antiche che era divenuto impressionante. Milano. — Nello scorso anno, il materiale numismatico e medaglistico del Gabinetto di Brera è stato tolto dalle casse dov'era riposto e collocato secondo l'antica distribuzione nei vecchi stipi braidensi, nella Sala di custodia del Medagliere, nel Castello Sforzesco. Successivamente si è proceduto ad un riscontro per pezzi e per metallo, ed alla consegna da parte del prof Patroni, sovrain- tendente degli scavi e Musei Archeologici di Lombardia, rappre- sentante del Governo, al Direttore prof Vicenzi, per il Comune di Milano. Si è curata poi la sistemazione della biblioteca speciale, incre- mentandola con acquisti varii, fra cui precipuo quello latto al- l'asta Ratto, Si attende ora ad un primo riordinanìento ed al riscontro di tutte le serie monetali e medaglistiche, contando di poter consen- tire al pubblico degli studiosi l'uso delle raccolte nella seconda metà dell'anno, quando sarà possibile d'avere il personale tecnico e di custodia, per cui sono in attuazione i bandi di concorso. Il Consiglio dell'Accademia di Brera ha conferito un primo premio Grazioli, per l'incisione delle medaglie, alla medaglia dedicata al cav. Serafino Donati di Atlilio Strada di qui ; 1 due secondi premi alla medaglia del generale Caneva di Enrico Fare ed alla me- daglia dedicata ad Angelo Cappuccio di Luigi Meazza. Bruxelles. — 11 Sottosegretario di Stato alle Finanze ha proibito con un decreto l'esportazione degli oggetti d'arte e del mobilio anteriori al 1830. Parigi. — Per la legge sull'esportazione degli oggetti d'arte, votata dalle due Camere, gli oggetti d'arte propriamente detti, mobili, sopram- mobili, ecc., anteriori al 1830 pagheranno una tassa del 15, 20 e 25 °/o se il loro valore sarà inferiore a 5000 fr., o fra 5000 e 20000 fr., o superiore a 20000 fr. Le opere d'arte importate non son soggette a tassa. CONDOGLIANZE Il nostro consocio e consigliere Barone Pompeo Bonazzi di Sanni- candro è stato colpito da una grave sciagura : la perdita della madre. Neil' inviare all'egregio amico le condoglianze della Società, siamo certi di interpretare il sentimento di tutti i soci, che con Lui partecipano nell'ora del dolore. RoMANENGHi Angelo FRANCESCO, Gerente fesponsabile. Industrie Grafiche AMEDEO NICOLA & C* - Milano- Varese Le prime monete e i primi « aspri deir Impero Ottomano » Osman Han fu il fondatore dell'Impero Ottomano. A riguardo delie prime monete ottomane coniate in quel tempo, non abbiamo se non vaghe notizie. Da fonti storiche soltanto apprendiamo quanto segue : " È cosa nota che Osman Han, essendovi incertezza e scarsezza di monetazione, fece coniare una sufficiente quan- tità di monete „. Ci risulta dunque che il suddetto Osman Han mentre provvide a costituire le basi del proprio Stato, trovò altresì opportuno decretare la coniazione delle monete. Nelle storie ottomane questo fatto è stato particolarmente preso in considerazione : " Osman oltre a ciò fece coniare monete d'oro „ (i). In effetto però, oggi più non si trovano monete intestate al nome del suddetto sovrano, di cui non è rimasto che il ricordo, unito a quello della fondazione del potere. Alla coniazione delle monete imperiali fu dato principio al tempo di Orhan, figlio di Osman Han e secondo sovrano deirimpero Ottomano; come si deduce non solo dalle storie e dalle tradizioni turche ma anche dalla presenza di monete effettivamente coniate. Del sultano " Orhan il vittorioso „ esistono numerose e svariate monete. Secondo il mio modo di pensare, le monete imperiali ottomane esistenti nel Museo imperiale, al 4.*' reparto del catalogo, sono meritevoli di diligente ed accurato studio ; in (i) Tag'el tavarih, voi. i, cap. 39. 78 una parola è quanto mai opportuno divulgare quanto risulta dal I volume, III capitolo del Catalogo delle monete otto- mane del Museo suddetto. N. I. Anno 727 Eg. Peso 5 carati (i) un po' abbondanti Diametro 18 (2). Nella superficie centrale del recto : (la ilah illa-llah) Non c*è altro Dio che Dio Negli eserghi : Nel verso Negli eserghi : Mohammed Profeta di Dio. Abubekr, Omar, [Osman], Ali in (?) Coniazione Orhan figlio di Osman Brussa ui Anno settecento ventisette. Descrizione : Nel recto della moneta la scrittura è imi- tazione dei tipi cufici, ad eccezione del nome di Mohammed che si può leggere analogamente a quello delle altre mo- nete di Orhan. Nel verso, ad eccezione del nome di Orhan, la scrittura ha il tipo arabo piii recente. E poiché possono dar luogo a difficoltà di lettura le lettere che costituiscono (i) I carato = 200 milligrammi. (2) Millimetri. 79 il nome di Orhan fig. 22 a ritengo necessario fornire alcune spiegazioni sulla forma delle lettere del nome suddetto. Il nome di Orhan nelle monete è sempre scritto come fig. 22^. Le lettere elif, vav, re, sono legate insieme come qualsiasi altra lettera, mentre ciò — è noto — non è permesso per tali lettere, dalle regole della scrittura araba. Va ricordato però che Orhan soleva fare la sua firma nel modo suddetto, firma che fu, in fac-simile, ripetuta sulle di lui monete. Dopo la sua morte, salito al trono il figlio di Orhan, le monete del sultano Miirad Han I furono scritte come fig. 22 e, miirad ben i orhan (Murad figli di Orhan), conservando pel nome di Orhan la primitiva configurazione (i). Nella suddetta moneta, delle lettere elif, vav e re, sol- tanto la vav non apparisce in modo chiaro. Oltre a ciò la frase Orhan ben i Osman presenta una caratteristica abbre- viazione, e cioè, la lettera b di ben (figlio) oltre ad esser tale per il punto che vi è sotto, funge anche da n finale di Orhan qualora la si legga col punto sopra, punto che serve altresì alla n finale di ben. Tale artifizio si riscontra anche in altre monete di Orhan ove un unico segno funge tanto da n finale quanto da b iniziale. Circa il nome fig. 22 d (Brusa) nome della città di Brussa, capitale dello Stato al tempo di Orhan, si trova ortogra- fato nel modo suddetto fino all'epoca del sultano Moham- med Han I. Al tempo di quest'ultimo invece si presenta nella forma fig. 22 e (2). Se dopo tali chiarimenti esistessero ancora dubbi sul nome di Orhan, diremo : Pur supponendo che il nome di Orhan non vi fosse in dette monete, ci è noto, dalla lettura delle medesime, che nell'anno 727 regnava in Brussa un figlio di Osman; potremo dunque dubitare an- cora non trattarsi di Orhan ? Per conseguenza con tale moneta si può dire iniziata la (i) Vedi Catalogo del Museo Imperiale (Medagliere Ottomano), vo- lume I, pag. I, numero 4. (2) Vedi Catalogo del Museo Imperiale (Medagliere Ottomano), vo- lume I, pag. 28, nn. 88, 89. 8o coniazione deir Impero Ottomano; di monete anteriori non è possibile dimostrare la coniazione; su questa moneta invece non sussiste alcun dubbio. Benché il peso della moneta sia di 5 carati un poco abbondanti, è chiaro che il suo peso originario raggiungeva i 6 carati. Storici ottomani raccontano che la coniazione di antiche monete avvenne nel 729 dell'Egira, cioè nel 1328 dell' E. V. (i). Soltanto nella storia di Hairullah effendi è scritto che le prime monete furono coniate nel mese muharrem del 728 (2). E se non fossero state rinvenute le monete di Orhan coniate in Brussa l'anno 727 le fonti storiche renderebbero tuttora incerta la questione delle monete di Orhan, sia circa il tempo, sia circa il loro peso. Il più famoso degli storici Sa'ad eddin racconta infatti che: " un aspro ottomano „ è del peso di V^ di dirhem (dramma) legale (3). Quantunque non specificato, si intende che il termine di paragone usato nella suddetta frase è il peso del dirhem le- gale delle monete selgiucide preesistenti e cioè — in peso ottomano — 14 carati. Decreti dei sultani Selim e Sulejman disposero che il peso di un aspro fosse di 3 \^ carati, cioè appunto ^!^ di dirhem legale e tale misurazione di \\ di dirhem legale deve certo ritenersi valida anche per le mo- nete di Orhan. Lo storico summenzionato Hairullah efendi riferisce la stessa cosa (4); nella storia di Solaq zade (5), in Nahbet el tavarig' (6) il dirhem illegale è posto in relazione col dirhem legale ed è detto che l'aspro è equivalente a V* del dirhem (i) Tag' el tavarih, voi. I, pag. 39. — Revzat el ebrar, pag. 342. — Gtìljen me'arif, voi. I, pag. 422. — Taqvim el tavarih, pag. 91. — Naqd «1 tavarih, pag. 374. — Taqvim i meskjukjat i osmanije, pag. 4. (2) Hairullah efendi, Storia dell'Impero 0//ow««o, voi. 3, pagg. 22-27. (3) Ì3g' el tavarih, voi. I, pag. 30. (4) Hairullah efendi, Storia, ecc., voi. Ili, pag. 70. (5) Solaq zade, Storia, pag. 19. (6) Nahbet el tavarih, voi. II, pag. 5. 8i legale (i). In Netaìg' el vuqu'at invece è detto equivalente a Vg di dirhem (2), in una parola le fonti sono alquanto di- scordi. Dal Taqvim i meskjukjat i osmanije (Almanacco delle coniazioni ottomane) dell'autore Galib bei, è asserito che gli aspri di Orhan sono equivalenti al peso di V4 di misqal (3). Solo posteriormente è stato, in verità, rilevato dalle mo- nete ottomane elencate nel Catalogo del Museo Imperiale che il peso completo di un aspro di Orhan è di 6 carati (4). Oltre a ciò risulta dal suddetto catalogo che gli aspri del sultano Miirad Han I, simili a quelli di suo padre, sono pure del peso di 6 carati (5), benché — in pratica — vi si veri- fichi un grano in meno (6) o due grani in più. Tale differenza è peraltro da attribuire alla imperfezione degli impianti delle antiche zecche. In una parola, nel catalogo delle monete ottomane del Museo Imperiale, gli aspri di Orhan o di Miirad Han I, è provato esser conformi nel peso agli aspri di cui al libro di Galib bei, il cui peso è fissato a '/^ di misqal. Riesce così possibile poter correggere gli errori degli storiografi circa il peso delle monete di Orhan. Nel Tag' el tavarih è ricordato che il coniatore delle monete di Orhan fu il di lui compagno e consigliere Aladin pascià (7). Fu per consiglio di costui che l'assemblea di Stato prese tale deliberazione; giacché per risolvere questioni tanto (i) I dirhem ottomani di 16 carati sono detti ** dirhem illegali „ ; i dirhem arabi in uso presso le antiche monete islamitiche sono detti " dirhem legali „. Il dirhem legale ha un ottavo di differenza dal dirhem illegale, e cioè di 14 carati. (2) Netaìg' el Vuqu'at, voi. I, pag. 20. (3) Il misqal ottomano differisce dal misqal usato nelle monete arabe. Il misqal ottomano è I ^/g dirhem illegale, cioè 24 carati (Taqvim i meskjukjat i osmanije, pag. 8). (4) Catalogo delle mon. ottomane del Museo Imp., voi. 1, mon. n, 3. (5) Catalogo delle mon. ottomane del Museo Imp., voi. I, mon. n. 18, 19 e 20. (6) I grano = ^/^ di carato; 1 carato =1 200 milligrammi; i grano =: 50 nnlligranuni. (7) Tag' el tavarih, voi. I, pag. 38. 82 importanti era ritenuta in antico necessaria la discussione in un consiglio di giureconsulti. Nella storia di Hairullah efendi è detto che del consiglio suddetto facevano parte i principi imperiali Siilejman pascià e Miirad Han e altre notabilità e personaggi (i). A quanto rilevasi dalle monete esistenti co- niate a un peso di ^1^ di misqal, il saggio metallico è stato trovato del 90 °/o (2) e tali monete argentee passarono nel- l'uso comune col nome pre-ottomano di aqce (aspro) per distinguerle dalle altre monete o sikke. Alla fine del nome aqce fu deciso nel consiglio suddetto di aggumgere (3) l'ag- gettivo osmani, e le monete ebbero quindi il nome di aqce i osmani (aspro ottomano). Nel catalogo delle monete turche del British Museum, alla serie delle coniazioni di Orhan, si presenta dal n. 69 al n. 82, una serie di monete di Orhan. Nel nostro Stato si dubita possa esistere una simile collezione di monete di Orhan. Descrizione di un'altra di tali monete di Orhan : Numero 2. Peso, 1,15 grammi, diametro 18 mm. Poco differente da questa moneta è quella registrata al n. 76 del catalogo inglese. Il recto della moneta è simile a quello della moneta descritta al n. i e la leggenda vi è scritta in modo simile; in questa moneta di Orhan però non (i) Hairullah efendi, Storia, voi. Ili, pag. 66. (2) Canone riportato dal Taqvim i meskjukjat i osmanije, tariffa dell'argento usato negli aspri coniati dagli ottomani. (3) Taqvim i meskjukjat i osmanije, pag. 5. VI sono scritti Osman, Ali. Nel verso : 83 nomi dei quattro califfi Abubekr, Omar, Il grande sultano Orhan figlio di Osman Che Iddio conservi al potere. Se si fa un confronto si riscontra molta somiglianza tra lo scritto che è in questa moneta e quello della moneta pre- cedente. Nel verso di questa seconda moneta si nota l'epi- teto " es-sultan el-a'zam „, il grande sultano; si nota altresì che la fine del nome Orhan presenta l'abbreviazione ormai nota, consistente nell'assorbimento della n finale del nome Orhan da parte della lettera b di ben-figlio. Numero 3. Numero peso gr. 1,20 diam. 15 mm. peso gr. 1,20 diam. 15 mm. Numero 5. peso gr. 1,20 diam. 15 mm. Nella moneta numero 3 è da notare che la lettera n finale del nome è scritta come una l, dopo la quale è posta la voce ben (figlio) unita alla lettera precedente in una sigla della forma fig. 22/". Tale sigla nella moneta n. 4 assume la forma fig. 22^, mentre nel verso della mo- neta n. 5 la sigla è ancora più ridotta nella forma. 84 Numero 6. In questa moneta che nel catalogo del medagliere del Museo Imperiale porta il n. 6, la voce ben (figlio) non è affatto registrata e tra le due parole come a fig. 22 //. (orha[n ben] os[man]) non si inserisce alcuna terza parola. N. 7. peso 1,20 diam. 15 N. 8. N. 9. N. IO. 1,10 14 1,40 0,95 14 N. II. 1.2: N. 12. N. 13. peso 1,5 1,00 diam. 15 15 N. 14. N. is. 1,20 15 15 iN. IO. 1,10 15 N. 17. peso 1,25 diam. 17 N. 18. N. 19. 1,10 16 Sul recto delle monete suddette segnate ai numeri 3^ 4 e 5 le iscrizioni sono ripetute in modo analogo. Il peso è espresso in grammi e il diametro in millimetri. I 85 11 nome di Orhan sulla moneta n. i6 non porta scritte le lettere - ha - e questa sillaba manca pure nelle monete successive e la ritroviamo soltanto nella moneta n. 19 ove pure il nome Osman appare in modo piìi completo. Tale nome però in modo veramente chiaro si ha soltanto nelle monete n. i e 2 e si ritrova nuovamente scritto bene soltanto al n. 21. Nella moneta del n. 6 mentre il nome di Orhan appare in modo abbastanza chiaro, non è così del nome di Osman che appare invece scritto nella forma di fig. 22 /. Nelle mo- nete 17 e 18 si riscontrano le medesime difficoltà della mo- neta suddetta (n. 6); inoltre il nome di Orhan è ridotto alla sigla di fig. 22^, la voce ben (figlio) è scritta -1 e il nome di Osman ha la forma di fig. 22 /. " Es-sultan el-a'zam „, il grande sultano, frase già sopra ricordata, ricorre nelle monete di Oihan come appellativo indivisibile del nome del sovrano. In tutte le suddette mo- nete poi si riscontra la consueta fusione della n finale del nome Orhan con la parola successiva ben (figlio). Del nome Osman poi è scritta solo la prima parte con la forma fig. 22/, in modo che senza conoscere lo speciale valore di queste sigle non ne sarebbe possibile la lettura. In nove monete del British Museum il nome di Osman è detto doversi leg- gere come: Abdullahi^). Infatti nelle monete suddette il nome di Osman è scritto come a fig. 22 w, ma la lettera n si deforma in modo da apparire nella forma fig. 22 w, come rilevasi dalla moneta n. 4, ovvero la elif si unisce in modo completo alla lettera n dando luogo alla forma fi- gura 22 o, come rilevasi dalla moneta n. 5. Così nei casi suddetti, il nome di Osman apparirebbe simile al nome abd ullah e come tale lo si dovrebbe leggere. Ma tale interpre- tazione è da ritenersi erronea e i due epiteti non devono mai esser confusi tra loro giacché in fig. 22 o manca la fi- gura della lettera b e, dopo questa, quella della elif della se- conda parola. Tale è dunque la lettura da dare ai segni che trovansi dopo le lettere di fig. 22 /. Esclusa pertanto la (]) British Museum. Catalogo delle monete turche, n. 69. 86 lettura abd ullah, i segni che appaiono scritti sulle monete nn. 2, 4, 7, 8, 9, 11, 12, 14 vanno letti puramente e sempli- cemente come nome di Osman. L'epiteto " es-sultan el-a'zam ,, che figura nelle suddette monete imperiali non è altro — come è noto — che l'epiteto tributato al sovrano dello stato sel- giucida di Rum (= Sultano di Iconio) a partire dall'anno 684 dell'Egira, cioè 1236 dell'Era Volgare (i). 11 sultano di questo stato Abu sa'id Bahadir Han morì avvelenato nel 736 dell'Egira, cioè 1335 dell'Era Volgare, e per la sua succes- sione al trono sorse all'interno del suo stato una vivace contesa tra i figli del sultano e i grandi del regno. In tali circostanze fu comunicato agli stati stranieri che l'epiteto di cui trattiamo, es-sultan el-a'zam, sarebbe stato tributato ad Orhan in memoria della sua potenza e delle sue gesta mi- litari, e tale epiteto fu scritto sulle monete. Così, l'epiteto, estintosi il regno dei Selgiucidi, fu rinnovato e portato dai sultani ottomani. Del resto, con simile intendimento, anche il sovrano Adii Bei fece scrivere il suddetto epiteto sulle sue monete nell'anno 746 (2). Poiché dunque, dati i motivi su cui era basato, tale ti- tolo era tributato anche al sovrano di altri stati, Orhan il vittorioso per distinguere sé dagli altri che avevano preso lo stesso titolo e per rendere possibile al lettore la retta comprensione delle monete, fece scrivere sulle sue monete, oltre al detto epiteto anche il proprio nome e quello di suo padre. Pertanto Orhan fu il primo che coniò monete negli stati sorti dallo smembramento dell'impero selgiucida. Nelle suddette monete non fu scritto troppo bene il luogo ove avvenne la coniazione. Nelle monete n. 4, 8, 11, 14 si vede il nome Brusa; sulla moneta n. io invece, come pure in alcune di quelle del British Museum, si legge come^ a fig. 22 p (3). (i) Museo Imperiale. Catalogo delle antiche monete islamitich e 4* sezione, pag. 184. (2) Museo Imperiale, 4.° reparto. Antiche monete islamitiche, pa- gina 404, moneta n. 807. (3) British Museum. Catalogo delle monete turche, pag. 42, n. 74. 87 Eccezionalmente, a lato del suddetto nome, trovasi un fiore a scopo ornamentale. Altre monete infine sono senza •luogo di coniazione. Numero 20. peso gr. 1,22 — diam. mm. 18, Nel recto Non vi è altro Dio che Dio Mohammed Profeta di Dio. Negli eserghi : Abubekr, Omar, Osman, Ali. Nel verso: Orhan che Dio conservi al potere. Descrizione: Le iscrizioni di questa moneta sono, come in altre, allineate su tre righe. Non risulta poi su questa mo- neta il sopra mentovato epiteto di " es-sultan el-a'zam „, il grande sultano. Mentre le monete precedenti erano state coniate nel tempo in cui Io stato nutriva preoccupazioni per l'ingerenza dell'impero dei Mongoli, quanto tale preoccupazione dovè considerarsi svanita, il sultano Orhan potè evidentemente prendere in considerazione la coniazione di altre monete pre- parate con modi e disegni diversi dai precedenti. A conferma di ciò si nota il fatto che su quest'ultmia moneta è stato tralasciato il nome del padre e quello della città, poiché il sovrano era ormai noto, e facevan compren- dere ciò il rafforzamento stabilito all'interno dello stato e la rinomanza che aveva all'estero. 88 La formula di fede scritta sul recto di questa moneta e i nomi dei quattro iar i guzin (amici particolari [di Mao- metto] = i califfi) stanno quasi a segnalare il rafforzamento della religione nel nuovo stato. Nel verso non sono scritti i punti diacritici del nome di Orhan. Questa mancanza del resto si riscontra anche nella moneta registrata al n. 68 del catalogo inglese. Nell'aspro in questione poi l'iniziale m di fig. 22^, è deformata. Dei multipli di quest'ultima moneta si conosce oggidì un pezzo da due aspri (i) e un pezzo da cinque aspri (2). Galib bei, lo storiografo delle antiche monete islamitiche nel suo libro " Taqvim i meskjukjat i osmanije „ fa le seguenti considerazioni sopra questi più antichi aspri degli Ottomani : '' Nel catalogo delle monete ottomane del museo inglese risultano ancora altre monete oltre quelle già attribuite al sultano Orhan. Su tali monete si trova il noto epiteto es- sultan el-a'zam, epiteto di cui l'autore non dà sempre retta lettura scambiandolo spesso con l'epiteto ibn i osman e qual- che volta con abd ullah o ancora con han o simili. Tali spie- gazioni sono però deficienti in quanto, anche se la lettura non dà chiaro sussidio, ognuno dei sultani suddetti non ha fatto uso arbitrario degli epiteti, e sulle monete di Orhan questi sono ben determinati. E a conferma diremo che, non risultandoci che sulle monete del califfo e sultano vittorioso Murad Han e del " fulmineo „ Baiezid Han, sia stato intro- dotto l'epiteto di sultano, non potremo senz'altro attribuire ai successori di Orhan un epiteto siffatto „ (3). In verità Orhan cosciente della propria potenza, per di- stinguer sé tra gli altri sovrani, bellicosi posteri di GengisHan,. che tuttora rimanevano, assunse un tale epiteto e con chia- rezza lo fece scrivere col proprio nome sulle monete perchè fosse tramandato alla storia. Al contrario non troviamo mai i nomi di Orhan o di Osman su monete di sovrani mongoli di tale epoca. E attenendoci alle osservazioni di Galib bei,. (i) Taqvim i meskjukjat i osmanije, pag. 3. (2) Museo Imperiale, Catalogo delle monete ottomane, n. i, (3) Taqvim i meskjukjat i osmanije, pag. 7. I 89 non potremmo più avere alcun dubbio circa l'attribuzione delle monete anche se vedessimo e considerassimo un nu- mero più grande di aspri con apparenti alterazioni o diffe- renze, e le monete ottomane non potrebbero mai esser con- ' _. fuse con quelle delle posterità di Gengis Han. Tali osserva- zioni pertanto diedero forte impulso alla retta comprensione delle monete. Dopo che si fu allontanato dall'impero ottomano il fla- gello dell'invasione di Tamerlano, il sultano Mohammed Han, a imitazione del suo illustre fratello Sùleiman Han, pur se- dendo in Adrianopoli, volle risollevare Amasia e Brussa. In- fatti dopo la morte di Tamerlano, il sultano Mohammed fece coniare in Amasia un aspro con l'epiteto " es-sultan el- a'zam „ (i) e in Brussa un altro aspro con l'epiteto : gijas ed-diinia ve'ddin (2), Tali epiteti vi furono introdotti quasi a manifestazione di letizia, giacché sulle monete coniate prima in Anatolia doveva figurare in modo obbligatorio il nome di Tamerlano. Con detti epiteti fu però scritto anche sulle mo- nete il nome di Mohammed (3). Costui inoltre fece scrivere su altra sua moneta l'epiteto " sultan „ (4) e su altra sua mo- neta di rame l'epiteto " es-sultan el-melik el-a*zam „ (5). Tali epiteti figurano anche col nome di suo fratello Sùlejman. E dopo che nell'anno 816 coniò monete senza il nome del fratello, ma indipendentemente, Mohammed fece scrivere sulle monete l'epiteto " sultan ben i sultan „ e al nome di suo padre fece aggiungere l'epiteto di " han „ (6). Dopo tale epoca non fece sulle monete scrivere altri epiteti; non do- vremmo dunque considerare possibile possa trattarsi di mo- nete preparate in fretta e senza accuratezza, poiché col nome di Mohammed mancavano su queste ultime monete tutti gli epiteti ? Riassumendo dunque, sappiamo che gli epiteti non sono (i) Mus. Imp. Cat. delle nion. ottomane, voi. I, pag. 29, n, 92. (2) Idem, pag. 30, n. 93. (3) Idem, pagg. 28-29, ""• ^8, 89 e 90. (4) Idem, pag. 31, n. 97. (5) Idem, pag. 32, n. loi. (6) Idem, pag. 37, n. 112. 90 arbitrari. Le prime monete coniate dal sultano Orhan il vit- torioso non hanno epiteti; poi vi troviamo l'epiteto di " sultan el-a'zam „; in seguito venne a mancare anche tale epiteto e le monete di Orhan furono coniate senza di esso. 11 sopra mentovato sultano Murad Han, salito al trono paterno, non fece più scrivere sulle sue monete l'epiteto adoperato dal padre di es-sultan el-a'zam, al contrario Miirad Han ordinò che sulle sue monete venisse scritto l'epiteto " es-sultan el- galib „ (il sultano trionfante) (i). In verità l'epiteto isolato di sultan non fu ufficialmente introdotto negli aspri fino all'anno 780. Prima dell'epoca sud- detta tutti i sultani considerandolo del tutto ovvio, non vol- lero farne uso. Lo storiografo Galib bei non considerò questo epiteto per le monete dei sultani Murad Han e Mohammed Han; se lo avesse preso in considerazione, certamente ne avrebbe fatto menzione nel suo Taqvim i meskjukjat i osmanije, giac- ché sulle monete dei suddetti sultani egli fa ampia trattazione. Numero 21 Nel recto : peso gr. 1,05 — diain. mm. 17 b-illah (in Dio) el-imam (L'Imam [capo della religione]) el-miistensir (il vittorioso) [Principe dei credenti]. Nel verso Il sultano giusto Orhan figlio di Osman Lo glorifichi Iddio in eterno. (i) Mus. Inip. Cat. delle mon. ottomane, Voi. I, pag. 13, 11. 38. 91 Questa moneta, protondamente differente dalle altre mo- nete di Orhan, si ritiene coniata in una delle città più re- centemente conquistate da Orhan. Nel recto i nomi miistensir e b-illah sono scritti in cattivo cufico. E se il nome imam, pur essendo imperfetto, è leggibile per via di congetture; il nome el-miistensis non si può leggere, giacché manca la lettera m e i punti al di sopra delle lettere non vi sono. Nel verso della moneta in luogo di " es-sultan el-a'zam „ è scritto " es-sultan el-*adil „. In luogo di " Dio lo conservi al potere „ è scritto, con lettere però mancanti, " Lo glorifichi Dio in eterno ,;. L'autorizzazione ad assumere le qualifiche dei ca- liffi fu concessa ai sultani ottomani per la prima volta sol- tanto al figlio di Orhan, sultano Miirad Han (0. Tali quali- fiche religiose non furono quindi ancora attribuite ad Orhan il vittorioso. Pertanto, a somiglianza di quanto praticavano i sultani selgiucidi, fu scritto il nome dell'imam contemporaneo sul recto della moneta. Incerto però è se vi fu scritto il nome del califfo, giacché il b' illah mustensir non sembra sia at- tribuibile al califfo contemporaneo di O.^man. Pertanto sulle monete coniate in Anatolia incontriamo dubbi e difficoltà e ci troviamo in presenza del dubbio se la voce " miistensir „ sia riferibile a Orhan figlio di Osmar, o ai califfi di Bagdad o ai califfi d'Egitto o ad aliri potentati. A me fu una volta presentata una moneta coniata in Amasia e fu domandato a quale sovrano fosse relativa e in quale epoca fosse stata coniata. Nella suddetta moneta di rame v'era scritto, su di una faccia : ([Dio] lo conservi ai potere - coniata in Amasia). Sul!' altra faccia vi si vedeva inciso un cavaliere, come nelle monete (i) Hainillah efi'endi, Storia, voi. IV, pagg. 34. 92 di rame selgiucide. Di questa moneta di rame priva di nome e di data feci un minuzioso esame. E potei a fatica stabilire che era stata coniata nel tempo del conquistatore Maometto 2° (dal 875 al 886) e che quei di Amasia, quasi a ricordo dei tempi precedenti, vi avevano inciso il disegno copiandolo da una moneta di rame dell'epoca selgiucida. S'intende altresì che fu coniata in tal guisa per commemorare, con una im- magine di tempi più antichi, il valore e il coraggio del sud- detto conquistatore di Costantinopoli (i). La suddetta moneta coniata in Amasia è di specie di- versa da quelle di Orhan da noi descritte. L'iscrizione del recto è invece copia di quella di una moneta d'argento sel- giucida. Ad Orhan il vittorioso infatti erano riconosciuti il grado di nobiltà, la potenza, la gloria e l'onore come pei sovrani selgiucidi; e rievocando, nelle monete, memorie sel- giucide si volle evidentemente tributare ad Orhan una ma- nifestazione di riconoscenza. Soltanto Orhan il vittorioso per differenziarsi dai sovrani selgiucidi ancora viventi aveva fatto scrivere sulle monete l'epiteto di " es-sultan el a'zam „ ; aveva mantenuto però nel resto le costumanze selgiucide a titolo di benevolenza verso gli abitanti dei paesi conquistati. Fig. N. 22. ^)-^Ljjì ^)^^^ ^)J e) 2-2- -)^f-ijL -)J!ìx -^jJJiX ^)à3j^ Questo studio ha soddisfatto il desiderio di conoscere l'origine delle monete ottomane, prendendo come base gli aspri. Tuttavia è stato prolisso. Come conclusione diremo che il nome aqée dal popolo greco fu tradotto, in greco moderno, aspre; e per mezzo dei commercianti veneziani fu (i) 31° fascicolo degli Atti dell'Accademia di Storia Ottomana. — Dalle monete senza nome né data, alle monete del tempo del Conquistatore. I 93 portato anche fuori dei paesi greci. Nella storia della repub- blica di Venezia le suddette monete sono conosciute col nome di aspro. Io poi non ho considerato cosa senza importanza lo scrivere tutto ciò per contribuire alla conoscenza delle monete da noi dette aqce, cioè aspri. GENEALOGIA IMPERIALE OTTOMANA. ERTOGVL (1288 t) I OSMAN (1326) I ORMAN (1359) MURAD I (1389) I BAIEZID I (1403) I SULEJMAN I (1410) I MUSA (1413) I MOHAMMED I (1421Ì .. I MURAD li (1451) I MOHAMMED II (1481) I BAYEZID II (1512) etc. Colonnello Aly Membro deirAccademia di Storia Ottomana Costantinopoli. Le tessere veneziane dell'olio Le leggi ed i provvedimenti che la Repubblica emanò nel lungo periodo della sua vita furono sempre rivolte a pro- muovere il benessere dei sudditi e specialmente di quelli a cui la sorte aveva negato ricchezze ed agi. A questo fine il Governo adottò una provvida misura fra le più atte a ren- dere meno dura la vita dei poveri; la distribuzione gratuita ma pili spesso a prezzo inferiore al calmiere dei generi di prima necessità, fra i quali teneva posto importantissimo l'olio. Come ogni altro ramo di commercio anche quello del- Tolio era sotto la diretta sorveglianza dello Stato. Una spe- ciale magistratura vi era preposta, la Ternaria Vecchia, le cui incombenze originali erano Timposizione ed esazione del dazio dell'olio, dell'entrata e consumo della legna e dei grassi, poi anche l'ispezione sul commercio della seta e del ferro. Istituita nel XIII secolo fu così denominata dai Ternieri ossia rivenditori dei primi tre generi ed i Magistrati che la componevano ebbero il nome di Visdomini alla Ternaria. Pili tardi, quando il problema degli olii divenne vitale pel popolo veneziano furono istituiti due Provveditori spe- ciali (decreto del io gennaio 1531 in Consiglio dei X) ai quali nel 1597 (decreto del 28 giugno in Pregadi) ne fu ag- giunto un terzo. Ad essi spettava di fare tutte quelle provvisioni che re- putavano necessarie per tener fornita la città di olii; ne re- golavano l'introduzione, ne fissavano i prezzi, ne curavano la distribuzione fra i rivenditori affinchè il popolo e in special modo la povertà non rimanesse priva di quel necessarissimo alimento. A beneficio di questa i mercanti erano obbligati a lasciare in Ternaria la quinta parte dell'olio introdotto che veniva loro pagato ad un prezzo speciale. Una deliberazione del Senato del 19 dicembre 1586 li prosciolse da quest*obbligo così detto del quinto sostituendolo 95 -col pagamento di un ducato per ogni miaro (0 d'olio, denaro che veniva tenuto a parte in zecca col nome di deposito del quinto aWoglio che serviva per rifondere ai rivenditori quel tanto che, secondo gli ordini, avrebbero riscosso in meno dai poveri sul prezzo di calmiere. Nel Capitolare della Ternaria Vecchia (2) in un ordine dei Provveditori sopra gli olii che qui trascrivo, troviamo chiaramente espresse le disposizioni prese da questi magi- strati in unione ai 5 Savii alla Mercanzia (3) per la vendita dell'olio ai poveri e per il rimborso del minor prezzo da essi pagato col mezzo delle tessere o cetole : " Capitoli et Ordini presi per li Clariss."* Ss." Prov.'* ^ sopra gli Oglii e Savij alla Mercantia sotto li 26 Febraro " 1586 da essere osservati per li Postieri (4) delle Contrà '^ delli sei Sestieri di questa Città e delle Isole di Muran *^ e Zuecca. "... Che debba vender alli poveri Toglio colla Cetola '' à mezza lira, à lira, sino a lire due per volta e non più, '^ né venderlo più del limitado dalli Clariss.""' Prov." sotto " pena di d." 25 la mità della qual sia dell'accusator qual '' sia tenuto secreto e l'altra mità alla pred.'^ Cassa del *^ Quinto della qual non se gli possa far gratia alcuna. " Che non possa strussiar li poveri in modo alcuno " menandoli alla longa né ricusar de venderli Foglio ne mo- ^'' nede cative come quattrini e bagattini sotto pena a chi '' commettesse cadauna delle predette cose di d." 20 appli- " cadi la metà all'accusator qual sia tenuto secreto e l'altra '^ metà alla detta Cassa del Quinto della qual non se gli '^ possa far gratia alcuna .... (i) Il miaro o miro era cliiamato nella vendita dell'olio una misura corrispondente a libbre mensurali 25 equivalenti al peso di libbre 3 V4. La libbra mensurale d'olio corrispondeva a pollici cubi veneti 26^, (2) R. Archivio di Stato. Ternaria Vecchia, Capitolare III, pag. 75 e seguenti. (3) Importantissima magistratura veneziana che regolava le rela- zioni commerciali di Venezia con le potenze straniere sia d'Europa -che d'Asia e d'Africa. (4) Così venivano chiamati quelli che prendevano in affitto dal Go- verno le poste d'olio ovvero le botteghe dove esso si rivendeva al •minuto. jt 96 "... Che detto Cond/ debba ogni 2/° luni del mese '* portar le cetole hauerà hauudo dalli poveri alli Scrivani * deputati alla Tern.^ delle qual cetole sia refato esso con- '^ duttor dal Magnifico Cassier deputado di quel manco che " li sarà stato dato ordine ò limitado p. dar al pouero dal * precio del calamier corrente, dichiarando che nelFult.^ g.°*^ '^ del mese o l'antecedente essendo festa debba h^(aver) finito '^ di portar tutte le cetole hauerà scosso in d.*° mese e se " non li porterà e sia accusado sia incorso in pena di d." 25 " applicadi la metà all'accusator e l'altra metà alla Cassa " del Quinto. " Che detto Condutor né altri p. nome suo possa com- " prar né in altro modo scuoder cedole se non col vender '* deiroglio sotto pena di d.'' 25 applicati la metà all'accu- " sator e l'altra metà alla Cassa del Quinto „. Con quest'ordine e con la pena minacciata si voleva por freno agli abusi che si erano verificati nella dispensa delle cetole. Esse rappresentavano denaro e l'utile che se ne ri- traeva non era indifferente per non allettare i disonesti, fal- sificatori compresi, che non s'erano astenuti dall'esercitare le loro male arti su di esse, come sulle monete. Ne abbiamo notizia da una cronaca esistente nel nostra Museo Civico Correr (i) e precisamente nei diari anonimi (ma di Francesco Contarini) dove in data 11 luglio 1593, tro- viamo riportato : " Essendosi scoperte fraudi grandi delle Cettole dal- " rOglio che si danno alla povertà perchè ne sono state " battute in circa 50 g da quei Ministri, è stato dato or- " dine che si continui la confermatione del Processo da quei " sopra i Ogli i quali ne hanno fatto ritener uno e procla- " mato doi, et perchè non hanno maggior authorità che di " bandir per 5 anni et certa pocha pena pecuniaria sono stati " eccitati andar davanti li S.'* Capi del Cons.'' di Dieci. '^ 1593» Luglio 13 in Coll.° " Si è parlato con li Sop." sopra i Ogli e questi hanno " detto che non ricevevano più cetole dalli postieri stante * le false che non son sta battute in Cecca che ne faranno (i) Museo Civico e Correr. Codice Cicogna, n. 2557. 97 '* stampar con nuovo impronto fino alla somma di ^ se ben " per il passato sono arrivati alla somma di ^ e torranno in " nota li stampatori acciò non segnano più fraude le quali " in particolare son sta fatte per valere una cettola 5 6 che " tanto di manco la povertà Tà pagato Toglio et però questa " tanto gran valuta son sta stampade et si disegna di ritirarle " a mano „. Che il provvedimento avesse avuto l'effetto sperato non ci è dato affermarlo. Certo è che Tabusiva valutazione di soldi 6 Tuna continuò ancora perchè in vari decreti poste- riori del Collegio dei 5 Savii e Provveditori sopra gli olii, si richiama l'osservanza alle disposizioni del Senato il quale aveva ordinato che le cetole non potessero essere " cedute " ouer valutate né bonificate per più di soldi doi Tuna „. Anche gli abusi nella distribuzione dovettero continuare perchè i Provveditori sopra gli olii, riunitisi in Collegio coi 5 Savii alla Mercanzia il 17 dicembre 1595 ne regolano nuo- vamente la dispensa. In ciascuna contrada della Città, presso il Piovano, do- vevano venire eletti dai Provveditori, un Nobile, un Cittadino ed un Artigiano ai quali era affidato il compito di recarsi nelle rispettive contrade e di casa in casa prendere in nota coloro che secondo il convincimento» erano bisognosi e me- ritevoli del beneficio delle cetole. Ne segnavano il nome e l'età in un libro che era dato loro dai Provveditori e che debitamente firmato da tutti e tre, finita la rassegna doveva venir riportato all'Ufficio e consegnato dall'Artigiano al Notaio. Ai Provveditori era lasciato di ripartire fra le contrade la quantità di cetole decretata dal Collegio e di assegnarne a ciascuna famiglia il numero ritenuto sufficiente. Le cetole venivano poste in una cassetta le cui due chiavi stavano in mano del Piovano e del Cittadino e dai tre incaricati distribuite di casa in casa, secondo le indicazioni del libro. Terminata la dispensa il Piovano doveva renderne conto, ritornando quelle eventualmente rimaste. La distribuzione doveva effettuarsi per sette mesi con- tinui dell'anno, cioè da settembre a tutto marzo, i mesi in 98 cui la povertà più necessitava del soccorso. Soccorso non lieve perchè in un^epoca in cui il prezzo dell'olio si aggirava dai 6 a 9 soldi la lira o libbra esso portava un beneficio di soldi due per tale misura. Non ci è dato stabilire con esattezza Tepoca di emissione delle diverse cetole, che sono tutte di rame. Due sole por- tano la data del 1587 e 1590, la prima che corrisponde evi- dentemente all'ordine dei Provveditori del 26 febbraio 1586 more veneto, ma la leggenda del suo rovescio CEDOLA NOVA lascia supporre che prima di esse ve ne fossero state delle altre. Infatti anche il decreto del Senato del 19 dicembre 1586 a cui ho accennato, che regolava il deposito del quinto all'olio parla della dispensa del beneficio : " o per via di ce- " tole o in quel altro modo che (i Provveditori e 5 Savii) " giudicherano più conueniente et facile p. provedere alli " disordini „. Sarebbe questo il primo documento che le menziona, ma il non averne trovato cenno in altri anteriori non esclude che esse non fossero in uso prima, come sembrerebbe dalla fattura di alcune di esse. Non esistevano però più nella seconda metà del se- colo XVII come risulterebbe da una supplica di mercanti d'olio (i) di data non precisata ma di quel periodo. Essi ri- volgendosi al Serenissimo Principe per lamentarsi di una sospensione di estrarre l'olio per usi fuori di città, riaffer- mando la loro libertà di commercio dichiaravano che il de- naro del ducato per miaro era denaro pubblico, perchè l'uso di dare alla povertà " l'oglio a miglior precio in riguardo di " dette cedole che agli altri „ non si praticava più, " pagando '' ogni uno in precio del Calamiero „, Tenuto conto dei vari elementi raccolti ho creduto nel- l'elenco che segue, dare una disposizione delle cetole che dovrebbe essere cronologica. Ammesso che quelle datate non siano le prime, credo possano giudicarsi anteriori ad esse quelle di forma circolare o non dove l'indicazione della quantità o misura non è fatta (i) R. Archivio di Stato. Provveditori all'olio. Miscellanea 212 fa- scicolo III, pag. 67. 99 con l'iniziale ma con un segno convenzionale rappresentante forse Tantica misura, libbra e mezza libbra e che non si trova poi ripetuto, e queste pure appartengono a due emissioni di- verse, una fatta dai Savii alla Mercanzia e dai Provveditori della Ternaria, mentre l'altra sarebbe stata fatta dai Provve- ditori all'olio che, come abbiamo veduto, furono istituiti più tardi. A queste più antiche seguono le cetole datate. Poi viene un gruppo che ritengo possa rappresentare la rinnovazione delle cetole avvenuta in seguito alle frodi sco- perte e al ritiro di quelle esistenti. Esse hanno tipi diversi a seconda dei sestieri, forse per rendere più difficili le falsifi- cazioni e più facile scoprire il luogo dove avvenivano le ir- regolarità e gli abusi. Ultime di tutte quelle con l'immagine di S. Marco e del Redentore che presentano varii caratteri di somiglianza con i bezzoni anonimi che correvano a Venezia nella prima metà del secolo XVII. Eccone la descrizione : I. ^ — Leone di S. Marco nimbato stante a sinistra; ai lati tre stelle, sotto * S\ M'J (Savii Mercantia). 5/ — Nel giro + TERNARIA VECCHIA Nel campo I e I segno della libbra entro quadrato; agli angoli giglio. Mill. 20 X 20. Museo Civico e Correr di Venezia al quale apparten- gono tutti gli esemplari descritti che non hanno indicazione diversa. '] 2. ^ — Simile al prec, sotto • S" • M'^ lOO 9 Leggenda come il prec. Nel campo M fra due stelle sormontato dal segno della mezza libbra. Mill. i6 X i6. 3. f^ — Leone di S. Marco nimbato stante a s., sotto P. T. V. (Provveditori Ternaria Vecchia). Agli angoli una stella. 9 — I fra due foglie, sopra e sotto stella entro cerchio di perline; agli angoli una foglia. Triangolare lato mill. 25. 4. Varietà : I fra due triangoli e agli angoli una stella. Triangolare, lato mill. 24. 5. ^ — Simile al prec, sotto il leone P. T. (Provveditori Ternaria). 9 — M fra quattro punti entro cerchio di perline. Agli angoli una rosetta. Triangolare, lati mill. 19 x 15. 6. /B' — ^ - PRO"' -f A - LOG-LIO - * in quattro righe. lOI 91 — Nel giro + TERNARIA ® VECHIA Nel campo I 6 I entro circolo. Min. 23. 7. Varietà: + TERNARIA ^ VECCHIA. Mill. 23. S. ^ — Simile al prec. 9 — Nel giro + TERNARIA ^ VECCHIA Nel campo M fra due rose sormontato dal segno della mezza libbra entro circolo. Mill. 18. 9. B" 9 PROVED"' - t A ^ - LOGLIO in quattro righe, entro quadrato a cordoncino. Nel giro TERNARIA • VECCHIA Nel campo M fra due rose sormontato del segno della mezza libbra. Circolare irregolare, mil!. i8. IO. ;& — 1687 • TERNARIA S^ V Leone di S. Marco nimbato stante a sin. entro mezzo cerchio di perline. Esergo i-;? L "^t I *J-? (libbra una). 9< — + - PROVI - SORISOLEI - CEDOLA - NOVA - ^ in sei righe. Mill. 24. Museo Bottacin di Padova. 102 II. Varietà: • 1587 • TERNARA ® V. Mill. 24. 12. ^^ — • 1687 • TERN Leone simile al pr. Esergo %% M '^l (mezza libbra). V^ — Simile al prec. Mill. 20. Museo Bottacin. 13. B" — PRl • SOPRA • LI • OL&I Leone nimbato in soldo. Esergo ^1 1690 ^^ 9 — Croce con rosette sopra le braccia. Es. ^-1 L i** I i^ Mill. 23. 14. & — Simile al prec. P — Simile al prec, sotto alla croce 'ù^: M %•! Mill. 19. R. Aichivio di Stato di Venezia. 15. ^ — Leone di S. Marco nimbato rampante a sin. con spada nella zampa, sopra la testa una crocetta. In basso, ai lati della zampa S-M (S. Marco). I03 9 — Nel giro %-^ . PROVISORI • ^1 S • OLII «^ Nel campo entro ornato curvilineo L • I ; sopra e sotto foglia. Mill. 23. Museo Bottacin. 16. Varietà: ^1 • PROVISORiS • OLII • ^^ Mill. 23. 17. ^ — Simile al prec. 9 — Leggenda come il prec. Nel campo entro ornato curvilineo M fra due foglie. Mill. 19. 18. /B" — Leone di S. Marco nimbato stante a sin. Esergo * S • M ^ (S. Marco). R) — + PROVISORIS : OLII : Nel campo ^ L ^ I ^; sopra e sotto foglia. MiU. 24. 19. ^ — Croce fiorata, ai lati del braccio superiore S • C (Santa Croce). I04 1$ — Nel giro + PROVISORIS ^ OLII Nel campo ^ L^l^ Esagonale, i quattro lati maggiori inill. 12, i due minori mill. 7. 20. ^ — Ponte con due guglie, in alto, agli angoli C-O (Cannaregio). ^ — Nel giro ^ PROVISORIS ^ OLII Nel campo L ^ l. Mill. 19. 21. B" — Torre a due piani, esergo C ¥ LO (Castello). 9 — Nel giro ^ PROVISORIS OLII foglia. Nel campo ^ L ^ I ^. Rettangolare, mill. 23 x 17. 22. ^ — O accostato da segno I nel centro S (Ossoduro ora Dorsoduro). I05 9< — Nel giro ^ PROVISORIS • OLII ^ Nel campo • L ^ I • Ottagonale, i due lati maggiori niill. 19, i sei minori mill. 4. 23. ^ — Mezza figura di S. Marco benedicente. Esergo ^ P • O -f (Provveditori olio). 1$ — I fra due foglie. Mill. 21. 24. ^ — Mezza figura del Redentore benedicente. Es. P 9 — M sopra e sotto rosetta. Mill. 17. Museo Bottacin. 25. /©" — S. Marco stante, il capo cinto d'aureola. Ai lati PO- io6 1^ — I fra due rosette; sopra OGLIO sotto la lettera -A Min. 22. R. Archivio di Stato. 26. Varietà: La lettera M invece di A. Min. 22. 27. ^ — Simile al prec. 9 — M fra due rosette; sopra OGLIO. Min. 18. Vene:[ia, Maggio del 1^21. G. Majer» Una nuova Moneta della Zecca di Solferino MEMORIA XX. Dei tre esemplari qui sotto descritti, che rappresentano tre varianti di una medesima moneta, uno mi fu gentilmente prestato da un ricco collezionista milanese e gli altri due non furono da me casualmente trovati, per quanto infatica- bile ricercatore, mi vennero ceduti da numismatici, i quali rinunciando a spiegarne il significato, mi fecero anzi antici- pati auguri di buona fortuna per sciogliere il mistero che li ricopriva. Uno di questi, mi ricordo bene, riponendo i denari dei mio acquisto, mi dette per consiglio di non perderci il tempo ^ soggiunse: sicuramente le parole che vi si scorgono fu- rono poste a caso senza alcun nesso fra di loro e solo per imitare in qualche modo la moneta mantovana. E a mia cognizione l'esistenza di altri esemplari : uno cadde fra le mani dell'ora defunto numismatico dott. Giorgio Ciani di Trento che ci si era accanito per trovare la solu- zione dell'enigma, ma partendo dal dato di fatto errato, che la moneta fosse della zecca di Mantova, fece passare scru- polosamente tutti i documenti conservati negli archivi, cer- cando invano fra quelli dei Gonzaga un accenno, che vi po- tesse riferirsi. Un altro di bellissima conservazione e fu il primo che vidi, Taveva un notaio di una piccola città del veneto e per nessuna ragione me lo volle cedere, pur non essendo rac- coglitore di monete, anzi in fatto di monete antiche non pos- sedendo che quel solo esemplare. Un altro pure fa parte io8 della collezione particolare di un noto negoziante di monete^ del mantovano. Probabilmente ve ne saranno altri ancora, che in attesa di conoscerne Tattribuzione si conserveranno forse gelosa- mente custoditi, in qualche angolo di medagliere. La moneta è una contraffazione degli otto soldi di Carlo II di Mantova, nono duca, 1647-65 che per maggior chiarezza do qui il disegno e la descrizione : ^ - •^ 8 -MI • CROLVS MONT • Il • F • VII • 9 — ® • NON • MVTVATA giante. • DG • DVX • ii • MANI • VINI | T 'k II in sette righe. LVCE • Nel campo sole rag- AR. Peso gr. 1,87. — O Ed ecco le tre varianti della contraffazione : ^^ — ♦ 8 ♦ Il GON • MAR j D • (7 • DVX || CAR • DIM • || FOR • "E • B 11 A . I • Il * Il in sette righe. R) — • NON • MVTVAVA LVCE Nel campo sole raggiante. 'S^i M. Peso gr. i,83. — C ^ — ® 8 ^ 1 GON • MAR 11 D • G DVX • || CAR • DIM FORT • "E B il II • Il 109 I^ — + NON MVTVATA • LVCE • Nel campo sole raggiante. M. Peso gr. 1,52 ^' - <& B ^ \\ GON • MAR il • D • G • DVX • || CAR DIM • || FOR-E B II Ali-® Il •• ^ — ♦•NON MVTVATA -LVCE- Nel campo sole raggiante. M. Peso gr. 1,79. — C^ Queste imitazioni fatte da Carlo Gonzaga marchese di Solferino (1640-78) sono tra le più curiose e interessanti che si conoscono e la spinta che ebbe a contraffare quelle di Mantova non poteva essere ne più forte ne più valida. Primo il nome eguale : Carlo Gonzaga, poi il titolo di marchese, comune a tutti e due, inoltre l'impresa del sole raggiante che se era usata da tempo per Mantova, era pure lo stemma di Solferino e la lettura si potrebbe decifrare in questo modo : (j0ti3aga fAkRchto Oet • (yratia • DVX CkRolus (e qui si deve sottintendere de mantva monetam imitavit) UMentione FORma ET Bonitate Quel A • I • o A • Il • che potrebbero indicare Tanno primo e il secondo di battitura, in fine, imita con molta evidenza il VII marchese del Monferrato e così ingegnosamente ca- muffati potevano impunemente spendersi per gli otto soldi di Carlo II di Mantova, pur dicendo la verità, enigmatica- mente se vogliamo, che erano contraffatte, in sostanza egli no voleva dire : Io Carlo Gonzaga marchese di Solferino, ho fatto questa moneta come quella di Carlo Gonzaga marchese di Mantova, nella stessa dimensione, forma e bontà. Passi la dimensione che è presso a poco uguale, sor- passiamo sulla forma per quanto più trascurata, ma la bontà poi , se quelle di Carlo II di Mantova non sono di ar- gento molto fino, queste di Solferino sono di lega bassissima e prima di emetterle certamente furono aiutate da una così detta sbiancatura per renderle lucenti, sbiancatura col tempo scomparsa, si presentano ora quasi nere e come in tutte le contraffazioni lo scopo del lucro raggiunto. Se si tien conto che il nipote di S. Luigi non era alle prime armi in fatto di contraffazioni, io credo di aver dato nel segno, interpretando le arcane parole e sono lieto di ag- giungere queste note, alle altre sulla zecca di Solferino da me pubblicate precedentemente. Guglielmo Grillo. 11 furto al Museo di Schifanoia in Ferrara Per cortesia del Sen. L. Niccolini, direttore del Museo di Schifanoia in Ferrara, possiamo stampare il suo primo rapporto in merito al furto avvenuto or sono pochi giorni. Interessiamo tutti i nostri lettori a for- nirci qualsiasi notizia che potesse facilitare l' identificazione dei pezzi qualora li avvertissero in circolazione. " Nella notte dal 20 al 21 giugno 1921 alcuni ladri introdottisi nel- l'Orto della Caserma di Cavalleria in Via Cisterna del Follo, dopo aver abbattuto un tratto della rete metallica che divide quell'orto dal nuovo orto botanico, e dopo aver tagliato altre due reti metalliche che recin- gono lo spazio adiacente al Laboratorio di Chimica diedero la scalata ai locali del Museo servendosi di due lunghe scale appositamente por- tate sul posto e collegate mediante una robusta corda. Entrarono nel Museo dall'ultima finestra della parete Nord verso Oriente rompendo la rete metallica e praticando, col mezzo di un diamante, un foro cir- colare in una lastra, e così aprendo l'imposta. " Entrati nel salone degli Encausti ove si trovano esposti i libri co- rali miniati, essi si occuparono soltanto di forzare la porta ed il can- cello di ferro che chiudono l'accesso dal salone alla sala degli Stucchi, ove si trova la raccolta numismatica ed alla sala successiva ove si trova la raccolta archeologica. Ili " La porta, rafforzata con lamiere di ferro e con una speciale gran- dissima serratura dopo il furto del 1912, presentò una grande resistenza che fu vinta mediante scalpelli, palo di ferro, cuneo, palo di legno che i ladri avevano portato con sé. * Facendo forza di leva poterono staccare dall'incastro, che pure era cerchiato di ferro, la grossissima serratura e cosi aprire la porta. Dal cancello furono con una tronchese tagliate tre sbarre che ripiegate in alto lasciarono sufficiente adito ai ladri, i quali coi loro ordigni po- terono facilmente aprire le vetrine dei mobili contenenti le collezioni delle monete, delle medaglie e delle statuette. " Dei diciasette mobili esistenti nella Sala degli Stucchi soltanto sei furono scassinati e cioè : a) la vetrina contenente le medaglie dei personaggi illustri fer- raresi (medaglie N. 52) (i). b) la vetrina contenente le medaglie di personaggi illustri ita- liani (N. 38) (2). e) la vetrina contenente monete di Stati Esteri (circa 200). d) la vetrina contenente l' importantissima collezione di plac- chette (N. 136) (3). e) tutto il mobile contenente, in sei vetrine, la collezione delle monete delle varie Zecche Italiane (circa 1000) (4). (i) Rappresentavano: Tito Strozzi, Girolamo Savonarola, Antonio Marescotti, Pellegrino Prisciano, Luigi Carbone, Cesario Contughi, Pietro Avogario, Cornelio Bentivoglio, Evan- gelista Baronio. Alessandro e Battista Guarini, Gerolamo Sacrati, Battista Saracco, Gerolamo Novaro, Bartolomeo Pendaglia Seniore, Bartolomeo Pendaglia Juniore, Pompeo Pendaglia, Lodovico Ariosto, Beato Giovanni Tavelli da Tossignano, Bartolomeo Roverella, Filiaso Ro- verella, Bonaventura Barberini, Felice Pellegatti, Marcello Crescenzio, Cardinale Giuseppe Ugolini, Luigi Giacchi, Luigi Vanicelli Casoni, Matteo Maria Boiardi, Celio Calcagnini, An- tonio Tebaldeo, Giovanni Beltrametti, Giovanni Battista Pigna, Orazio Maleguzzi, Obizzo Reni, Alfonso Trotti, Ercole Trotti, Giovanni Maria Crispi, Eustacchio Crispi, Girolamo Crispi, Alberto Crispi, Ercole Graziadei, Rangone Roverella, Ottavio Tassoni, Alfonso Tas- soni, Forcole Varano, Giuseppe Varano ed altri. (2) Opere, alcune di sommo pregio, degli incisori : Sperandio, PoUajolo, N. Cavalierino, G, Bernardi, Gian Francesco Ruberto, Francesco Raibolini (il Francia), Vittore Gambelio (Camelio), A. Foppa (Caradosso), Arsenio, medaglista dell'Aquila, Domenico De Vetri (Di Polo). (3) Le più importanti erano le seguenti : Minerva. Il Sacrificio (di V. Bella). L'incredu- lità di S. Tomaso. La caduta di Fetonte (di Bernardi). Soggetto allegorico (G. Delle Cor- niole). Uomo che si guarda nello specchio (G. Bernardi^. Cererò e Trittolemo. Allegoria sulla fama. Altra allegoria sulla fama. Il giudizio di Paride (G. Delle Corniole). Apollo e Marsia CLocrino). Sacrificio Agiano. Amore addormentato (Antonio da Brescia). La Crocifissione (del Moderno). Allegoria sul destino. Vulcano che fabbrica le armi di Enea. Baccanale. Trionfo di Sileno. Diana. Leda col cigno. Ercole, Minerva, Venere e Amore (V. Bella). Apollo e Dafne cangiata in albero. Venere e Amore (del Moderno). Euridice implora da Plutone e Proserpina la libertà di Orfeo. Trionfo (Agostino Diduccio). Bacco fanciullo e satiro. Orfeo. Minerva. S. Cecilia, Arianna nell'isola di Nasso (G. Delle Corniole). Ercole che strozza Anteo (del Moderno). Ercole nelle stalle di Augia (Moderno). Ercole ed il leone Nemeo (Mo- derno). Ercole e Caco (Moderno). La verità pettinata dall'invidia. Lucrezia che si trafigge (Moderno). Deposizione nel sepolcro (Moderno). La Vergine e Gesù Cristo (Moderno), S, Se- bastiano (Moderno). La llagellazione. Entrata di Gesù in Gerusalemme. (4) Citeremo : Asti : testone di Carlo V inedito ; Correggio ; doppio scudo di Siro ; Faenza: testone di AstorgioIII; Massa Lombarda; testone di Frane. d'Este ; Milano; zecchino di 112 /) la vetrina contente le monete italiane moderne (circa 70). " Asportarono poi, strappandolo a forza dal muro ove era stato in- fisso il quadro contenente una formella di terracotta di Donatello (i). " Passati nella Sala Archeologica i ladri aprirono due vetrine del mobile contenente tutta la collezione ferrarese ed asportarono intera- mente la collezione, preziosissima perchè completa, delle monete Estensi (N. 273) (2) e la collezione pure completa delle monete papali ferra- resi (N. 386). " Aprirono poi tre delle vetrine murali della parete ad Oriente. Nella prima a Nord tolsero un calamaio di bronzo del 1500 rappresen- tante Ercole che strozza il leone (3) e un ostensorio d'argento del '400. Quest'ultimo però lo abbandonarono poi, forse perchè ingombrante^ sopra uno scanno nel grande salone. Nella seconda vetrina tolsero un piccolo bronzo rappresentante un torso con una gamba (4) e smossero e ruppero in una gamba ed alla testa una piccola statuetta che non asportarono (forse per non averla riscontrata di bronzo) rappresentante un cervo impennato. Nulla tolsero dalla terza vetrina. " La scelta delle vetrine ove si trovavano le collezioni numisma- tiche più complete e più importanti, e la cernita dei tre oggetti d'arte fra tanti più appariscenti e più sottomano, dimostra che il furto (a dif- ferenza di quello del 1912) fu diretto da persona espertissima in materia. Il fatto che non furono vuotate alcune vetrine contenenti oggetti impor- tantissimi e che non furono asportati altri oggetti di piccola mole ma di grandissimo pregio, fa ritenere che i ladri, per qualche circostanza, non abbiano potuto portare a compimento la loro opera secondo il piano prestabilito. Giov. e Luchino Vis'^onti ; Modena: zecchini di Leone X e di Adriano VI; Sabbioneta : scudo d'oro di Vespasiano Gonzaga. (1) La formella di terra cotta (colla cornice in legno scolpito cm. 43 per 47, senza cor- nice 29 per 33) rappresentava a basso rilievo due scene svolgentisi in due piani sovrapposti ed uniti da una scala. Nella parte superiore alcuni bambini reggevano una tomba ed alcuni personaggi parevano in pianto, nell'inferiore un guerriero seduto in terra ed un bambina che giuocava con un cane: sulla scala due guerrieri in piedi ed una donna affacciata ad una piccola finestra. La fattura sollecita indicava evidentemente trattarsi di un bozzetto che per giudizio unanime è stato attribuito a Donatello. La formella aveva da una parte una rottura. (2) Citeremo lo scudo d'oro di Ercole II col DVX CARNVTI. Ricchissime erano pure le serie di Correggio, Lucca e Mantova. (3) Aveva un'altezza di cm. 18 circa e poggiava sopra una base di marmo di cm. 20 per 10. (4) Era un bronzetto dell'altezza di cm. 15 e rappresentava, coll'aggiunta di una gamba, il celebre Torso Farnese del Museo di Napoli. Venne illustrato in uno studio di Adolfo Venturi. RoMANENGHi Angelo FRANCESCO, Gerente responsabile. Industrie Grafiche AMEDEO NICOLA & C.^ - Milano- Varese. IL TESORO DI NAGYTÉTÉNY Il tenente colonnello Voetter e J. Maurice riuscirono a fare ordine nel caos della numismatica dell'epoca di Costan- tino, quello colla sua infaticabile attività di collezionista, questo colla sua grande opera riassuntiva, e ne gettarono le basi scientifiche. Il lavoro dei due precursori diede la spinta a nuove ricerche, i risultati delle nuove ricerche resero possi- bili delle correzioni. Fra questi i pii^i importanti sono i lavóri che fecero i numismatici italiani, con a capo L. Laffranchi, il quale non solo con nuovi dati, ma adoperando i dati sti- listici ed epigrafici è arrivato a nuovi successi. Nelle pagine che seguono mi proverò a presentare i ri- sultati scientifici e la descrizione di un tesoro scoperto non lungi dalla capitale della Pannonia inferiore dell'antichità, nel comune di Nagytétény situato sulle rive del Danubio. Questo comune, che si chiamava allora Campona costituiva un ac- campamento secondario del limes romano. Il tesoro venne scoperto nel 1887 da un abitante del luogo il quale voleva scavarsi una cantina (i). Oltre alle monete, vennero alla luce (1) Menzionato brevemente in Archeologiai Ertesitò, VII (1887), \yA- gina 445. 114 mattoni romani. Il Museo Nazionale Ungherese riuscì ad acquistare ben 10,585 pezzi per il suo Gabinetto di numi- smatica. Questi furono identificati sulla scorta dell'opera del Cohen dal prof. Valentino Kuzsinszk3^ Interessante la speciale composizione del tesoro. Esso è composto esclusivamente di monete di bronzo; in quella gran massa di monete non si trovano che due tipi di piccole monete di bronzo argentate : a) 3 gr. io — 3 gr. 20, b) 2 gr. 50 — 2 gr. 54 di peso medio, come risulta da 45 prove. Il tipo pili pesante sumenzionato è preceduto da due MB ridotti, frammisti agli altri (nn. 223, 456); cosicché non tro- viamo che una sola serie di Heraclea (n. 359) precedente la nomina cesarea datata coll'anno 317. Delle zecche d'Occi- dente soltanto 7 SOLI INVICTO GOMITI, 2 lOVI CONSERVA- TORI, 2 PRINCIPIA IVVENTVTIS precedono le serie più com- plete delle varianti ViCTORIAE LAETAE PRINC PERP dopo le quali sono rappresentati in abbondanza i prodotti delle zec- che tra il 320-330. Ultimi vengono i GLORIA EXERCITVS di peso ridotto (con due insegne militari) coi rovesci VRBS ROMA e CONSTANTINOPOLIS. In Oriente la successione cronologica viene aperta colla bella serie delle emissioni coniate, secondo Maurice, tra il 317-319, se prescindiamo dalla serie menzionata di Heraclea; ma mancano le monete non argentate segnate fatte co- niare da Licinio dal 318 al 324 (0, come pure mancano le piccole " Ahnenmiinzen „ emesse dal suo avversario nei primi tempi della seconda guerra. Dopo la vittoria di Co- stantino, seguono le serie corrispondenti a quelle d'Occidente che chiudono la serie, come nel primo gruppo. Sono tutti esemplari nuovi, senza nessun difetto. La scelta accurata dei due tipi di moneta spicciola ci fa supporre che questa collezione di monete sia stata una cassa per pagamenti di piccole somme, probabilmente il soldo delle truppe del forte vicino, nascosta poi in tutta fretta al- Tavvicinarsi dei barbari. Il materiale si suddivide come segue tra le singole zecche : (i) Con una sola eccezione, n. 394 (Kyzikos). II Z K e e A .MI5 H.'.l PB .•J,10--J,20 gr. PB Ke.l 2,50-2,54 gr. T..tal.' '973 2185 4159 1411 352 1763 1088 85 II73 1054 33 1087 520 — 520. 407 17 424. 217 24 241 147 89 236 225 3 228 161 48 209 153 153 120 9 129 83 — 83 33 9 42 35 — 35 23 — 24 24 — 24 25 30 55 1 7599 2984 10585 1. 2. 3- 4- 5- 6. 7- 8. 9- IO. II. 12. 13. 14. 15- 16. n- 18. Siscia Thessalonica Ileraclea Thraciae . Cyzicus Ticinuni Niconieciici Roma Costantinopoiis . . . . Arelate Treviri . Aquileia Antiochia Sirmium Lugdunuin Londiniuni Alexandria Falsificazioni sincrone. Incerta Totale Dalla tabella qui sopra la prima conseguenza, la quale fu già segnalata da Monti e Laffranchi, è che nei ripostigli ungheresi, i prodotti della zecca con la signatura T sono dieci volte superiori a quelli di Lugdunum. In altro articolo ho intenzione di dimostrare con nuovi argomenti e con altri ripostigli ungheresi la questione già risolta, che la zecca T doveva essere nell'alta Italia. Relativamente all'epoca in cui questa cassa venne na- scosta, il ierminus ante quem è dato dalla circostanza che vi mancano del tutto le monete di Costante salito sul trono il 25 dicembre del 333. Questo fatto mette in rilievo la grande importanza del tesoro, in quanto che ne possiamo ottenere con assoluta certezza le serie dei piccoli bronzi anteriori al 25 dicembre 333. Maurice cioè in mancanza di una base sicura fu costretto a datare ipoteticamente le emissioni di parecchie zecche, le ii6 quali erano attive attorno a quell'epoca. A questo riguardo Voetter osserva (i) : " Ganz schleierhaft oder vielmehr un- " bedingt unrichtig erscheint mir die Angabe, dass Antio- " chia, Alexandria, Cyzicus, Nicomedia, Heraclea, Thessa- '' Ionica, Siscia und Lugdunum von 326 bis 333 ausgesetst, ** d. h. nicht gepràgt hatten „. Il nostro ripostiglio confenna nelFessenza la giustezza di questa supposizione, in quanto che colloca nei tempi anteriori alla salita al trono di Costante le emissioni assegnate dal Maurice ad epoche posteriori al 25 dicembre 333 (rispettivamente al 18 settembre 335), nelle zecche di Antiochia, Cyzicus, Nicomedia, Heraclea e Thes- salonica. Risulta inoltre dal nostro tesoro che la serie — T^^~t>^ ~ ^^. — (assegnata anche dal Voetter al 333(2)) era in circolazione a Siscia già molto prima dtll'epoca di Costante, e che la 2.* officina (3) fu inaugurata a Costantino- polis già prima di Costante (Vedi i nn. 334-338, 383-387, 406-412, 437-440. 453-455' 273-277. 335)- Queste constatazioni sono specialmente degne di attenzione, perchè i piccoli bronzi ridotti pervennero nel nostro fondo dalle zecche geografica- mente lontane soltanto in quantità esigua e ciò vuol dire che la loro coniazione non poteva essere cominciata da lungo tempo. Per questo motivo vi manca il conio di Alessandria GLORIA EXERCITVS o qualche conio parallelo (Le iniziali di questa città ricorrono soltanto in 24 pezzi (4)). Non mi sembrano probabili e non trovo dimostrati gli intervalli tra il 326 e il 330. Vedremo più giù che a Roma è chiaramente visibile il passaggio da PROVIDENTIAE CAESS, (DN CONSTANTINI MAX AVG - VOT XXX) e a GLORIA EXER- CITVS. Perchè dunque supporre relativamente ad altre zecche che tra gli stessi rovesci ci siano 4 anni di differenza? Così per esempio a Heraclea, dove nel nostro elenco, col rovescio PROVIDENTIAE CAESS il Crispo figura con una ( I ) Niiìu. Zeilsc/irifi, 1913, \'<-'^. 1 36. (2) Voetter, Constantinits junior, Atlas {Beiìa^e sur Num. Zetischr., 1909). Taf. 7. (3) Cfr. Maurice, Numisniatiqiie Constatìtienne, tome li, pag. 528. (4) Voetter. Stitn. Zeitschrift, 1913, pa — VICTORIAE LAETAE PRINC PERP Deux Victories debout posant un bouclier sur un cippe et écri- vant VOT X, à l'exergue TSIS (PB). Ma se i piccoli bronzi in parola, si riferissero anch'essi a questo voto, perchè mai a partire dal 317 il VOT(«) X sa- rebbe stato sostituito da VOT PR ? Il tipo analogo degli aurens non prova affatto la contemporaneità, perchè è un tipo più vecchio. Voetter ha dimostrato che le eguali billon- monete di Treviri (con VOT PR) sono parallele alle billon- monete di Licinio e Massimino Daza. Dunque il tipo stesso è anteriore all'anno 313. Va preso inoltre in considerazione che tra gli altri rovesci enumerati nell'emissione di Siscia dal 317-320, non figurano in generale nel tesoro di Nagy- tétény quelli SOLI INVlCTO GOMITI, lOVI CONSERVATORI, CLARITAS REIPVBLICAE e quelli PRINCIPIA IVVENTVTIS vi sono soltanto in due esemplari (le altre zecche sono rappre- sentate ancora più modestamente); la VICTORIAE LAETAE PRINC PERP invece vi figura già in bel numero, lutto ciò ci induce a collocare le monete in questione dopo quelle collocate tra il 317-320, e, fatta nostra una precedente sup- (i) Maurice, Op. cit., t. I, pag. 217. (2) Rivista, 1909 (XXII), pag. 167, n. 9. 124 posizione del Maurice (i) a cercare circa il 320 la data del- Tapparizione nelle zecche del monogramma ^ (2), Devo osservare su questo punto, che secondo Targo- mentazione dettagliata di P. Franchi de' Cavalieri {Studi ro- mani, voi. I, pagg. 161-188), il labaro deriva dall'anno 312; secondo il medesimo, il passo contrastato di Eusebio deve intendersi nel modo che Costantino portava il monogramma in questione sull'elmo " anche nei tempi che seguirono la spedizione di Roma „. Dunque tra l'origine del labaro e tra il monogramma ^^ che vediamo sull'elmo cesareo (delle monete di Siscia) non si deve cercare nessuna correlazione; ciò che corrisponde anche alla nostra opinione) (3). Come sono comuni queste monete in generale, tanto sono rarissime quelle col mono- gramma menzionato. Gli esemplari finora conosciuti derivano dalTofficina B; era forse l'ambizione di qualche incisore cri- stiano quella di far raffigurare fedelmente le iniziali del Re- dentore come le portava sull'elmo il suo imperatore. La marca SIS del n. 249 ricorda la marca AR dei conii simultanei di Arelate e si trova sulle piccole monete com- memorative che sono quasi della medesima epoca. È invece probabile che le marche n. 266, 269 e 273 con un punto siano semplici sbagli di stampa della zecca. Non sarà certamente priva di interesse la circostanza che delle migliaia di varianti delle porte della fortezza di PROVIDENTIAE AVG& (CAESS), si trovano nel nostro tesoro unicamente 8 varianti, e preci- samente 3 in Crispo, negli altri vi sono tutte. Sirmium. — Dalla serie dei fini conii di Sirmio va tolto certamente quello di Maurice, 2 em., I, i (busto di Costanzo a destra) che manca nel nostro tesoro e che Voetter e Win- dischgraetz non ricordano. Thessalonica. — Nella tavola presentiamo tre monete rare della madre e della moglie di Costantino col titolo di (i) Nuni Chronicle^ 1900, pagg. 331. (2) Per l'interpretazione di VOT PR cfr. CohEiN^ [Conslaìitinus\ n. 717; VOTA ORBIS ET VRBIS SEN ET PR XX I XXX | AVG- hidica l'adesione di tutto il mondo romano. (3) P. Franchi de' Cavaliert. Il labaro descritto da Eusebio (Studi romani, 1), pag. 163. 125 niobilissima) i(emtna) (v. tav. nn. 6, 7, io ; nn. 286-287) ^^^• I nostri esemplari sono degni di venire riprodotti per la fi- nezza del loro stile e per la insolita bellezza, e forse aiute- ranno altri a risolvere la questione se siano stati coniali in pili zecche? Aggiungo alcune mie osservazioni: a) gli esemplari che finora ebbi occasione di vedere si possono suddividere in tre categorie : T. marca --- Elena: v. tav. n. 9 (Coli. Voetter, Vienna). TSA Fausta : v. tav. n. 5 (Vienna, n. 26927 a). 2. senza marca di zecca. 9 — La ghirlanda è composta di foglie di alloro e di pino. & — Il busto di Elena è piìi piccolo che sugli esemplari segnati con TSA, ma come stile gli è simile: Elena : v. tav. n. 8 (Vienna, n. 24700). Fausta : Vienna, n. 26927 e, consunta. 3. senza marca di zecca. R) — La ghirlanda è fatta di semplici foglie di alloro, come sulle meda- glie con TSA, ma è facilmente distinguibile dall'altra. Lo stile dei busti ricorda gli esem- plari angusta delle zecche occidentali (per es. di Sirmio) ; caratteristici a questo ri- guardo il fine taglio del viso e il modo di indicare il globo dell'occhio. E vero che il drappeggiamento che osserviamo su di un esemplare di Fausta (v. tav. n. 6) si trova anche su di un esemplare colla marca di zecca da noi riprodotta; è vero anche che la chioma di Elena (v. tav. n. io) la quale è fatta in una maniera completamente di- fi) L'essere di Elena 11. f. loniiò recentemente oggetto di vivace polemica. Maurice, cioè (t. II, pagg. 451-456) riaffacciò l'opinione che si tratti della moglie di Crispo. P II. Wehb. invece, condivide l'opinione di Cohen W H. Wkbb, Num. CJiromcle, 1908, pag. 82; J912, pag. 352; '9^3> P^"- 377 J '9^5, P'^ri- 132. Spink (S: Son's, Xtun. Circitlcw^ voi. XXVII, (1919), pagg. 183-J86. Mauuice, Num. Chrouicle^ 1914. P-' 21. ^ — (come sopra) (BCLd) RÌ' "^ ' M., 8 em. XI, 7. ROMA 324-326. 22.9/ — PROVIDENTIAE AVGG ÌB'— CONSTANTINVS AVG (TLd) RP ^' RS ^' RQ^""^' M., 9 em. I, i. I 9; ^:;7=^ io; RQP^' RPS 23. 9 — PROVIDENTIAE CAESS ^^ - FL IVL CRISPVS NOB CAES (BMLs) RS "^ ' M., 9 em. II, i. • • • • RT ' RQ ' ?T ' RQ 24. -B'— CONSTANTINVS IVN NOB C (BMLs) RPT ' RQQ ^' RT ^ ' M., 9 em. II, 2. rt' ' xx; RQT RQT ' 134 2S.i^— FL VAL CONSTANTIVS NOB C (BMLs) 26.3'— (come sopra) (BMdLd) R9Q ' M., cf. 9 em. II, 3. RQ ^^^' M., 9 em. II, 4. 27.1^ — SPES REIPVBLICAE B' — FL MAX FAVSTA AVG (BM ; Td) RQ P "" ' 28. ^ - SECVRITAS REIPVBLICE .B' — FL HELENA AVOVSTA [BM ; Td) RQS •1 ; M., 9 cm. Ili, I. M., 9 em. IV. 29. P - D N CONSTANTINI MAX AVG : VOT XXX ÌB'— CONSTANTIiyVS AVG (TLd) RP ^ ' RS ' ■• M., 9 em. X. ROMA 326-33°- 3o.^'- CONSTANTINVS MAX AV& (BMDd) RFp("= RFT^^'' M., Il em. Ili, 2. 31.9 - PROVIDENTIAE CAESS ir - CONSTANTINVS IVN NOB C (BMLs) ^RFTf ^'^' M., IO em. I, I. ROMA 330-333- 32.9 - Vittoria. ©- — CONSTANTINOPOLIS (M ; ELs ; Se) RB€ ' M., II em. I. 135 33- 9^ — La Lupa coi Gemelli. B' — VRBS ROMA (M ; ECs) I 6- RFQ ' M-, II em. II. 34.9 — GLORIA EXERCITVS con due insegne. B'— CONSTANTINVS MAX AVG (BMDd) I j. RBP ' M., II em. IV, i. ' (4); RFP 35. ^'— CONSTANTINVS IVN NOB C (BCLd) I _. RFS ' M., II em. IV, 2. 36.^— FL IVL CONSTANTIVS NOB C (BMLd) J-i- RBT ' M., cf. II em. IV, 3. I RFT (6); AQVILEIA 317-320. 37.9^ - SOLI INVICTO GOMITI ^ — IMP CONSTANTINVS P F AVO (BMLd) _L X- AQP * M., 5 em. I, i. AQVILEIA 320-324. 38. 9 — CAESARVM NOSTRORVM : VOT V B" — CRISPVS NOB CAES (TLd) AQT ' M., 6 em. I, i. 39. ^ — (come sopra) (BCLd) _J •AQS» ^ ' M-» cf. 6 em. I, i a). 40. ^'— (come sopra) (BMLd) — I-Q. -J— 2- •AQS* -AQT* ' M, 6 em. I, 10). 4I.^'— (come sopra) (BMLs) I ,. •AQS» ' M • 6 ^"^- ^' ^ 136 42. B' — LICINIVS IVN NOB CAES (BMLd) I ÀQT i; M., 6 em. I, 3. 43. ^^ 44.^ CONSTANTINVS IVN NOB C (BMLd) AQT« 3; (come sopra) (BCLd) AQT i; M., 6 em. I, 4. M., 6 em. I, 4. •AQT» 45. ^ — (come sopra) (BMLs) AQT* 4; 3; 46.9 DOMINI • N • LICINI AVG : VOT XX IMP LICINIVS AVG- (TLd) 2: AQS ' M., 6 em. I, 5^ M.. 6 em. II. AQS« 3: 47.^ D N CONSTANTINI MAX AVG : VOT XX CONSTANTINVS AVG (TLd) AQP I 4; M., 6 em. III. 25; 48.9 49-^ 50. 3^ 51.^ •AQP* VIRTVS EXERCIT : VOT XX (come sopra) (BC ; ECd) SI F AQP 8; IMP LICINIVS AVG (BC : ECdl S 1 F a1qs^' (come sopra) (TLd) SIF AQS 6; M., 6 em. IV, i. M, 6 em. IV, 3. M., 6 em. IV. 4. CRISPVS NOB CAES (BCdLs : Is ; S) ^ I AQT ^ ' M., 6 em. IV, 6. 137 52.^— LICINIVS IVN NOB CAES (BCLs : V: Sp) AQS ' M., rovescio, 6 em. IV. 53. RI - VIRTVS EXERCIT ; VOT X ^ — CRISPVS NOB CAES (BCdLs : Is : S) SJF^. AQT ' M., 6 em. V, 6. 54. -B" — (come sopra) (BCLd) SlF _. AQT "^" M., 6 em. V, 7. AQVILEIA 324. 55. ^ — CAESARVM NOSTRORVM ; VOT X '^ — (come sopra) (TLd) AQS ' M., 6 em. Vili, l. 56. ^ — (come sopra) (BCLd) AQS ' Voetter, Const. j. T. io. 57. ^'— (come sopra) (BMLd) J— 12- •AQS* ' M., 6 em. Vili, 2. M f - - II : AQS 58.^— CONSTANTINVS IVN NOB C (TLd) AQT ' M., 6 em. Vili, 5. 59. ^ — (come sopra) (BCLd) AQT ^ ' M., 6 em. Vili, 6. 60. ^ — (come sopra) (BMLd) I •AQT* ^' M., 6 em. Vili. 6. i 61. fJ^' — (come sopra) (BMLs) AQT '3- AQT» ^''' ' M-, 6 em. Vili, 7. 138 62. 9 — D N CONSTANTINI MAX AVG ; VOT XX B" — CONSTANTINVS AVO (TLd) AQP ' M., 6 em. IX. TREVIRI 317-320. 63.91 — SOLI INVICTO GOMITI ^'— IMP CONSTANTINVS AVO (BCLd) B T R ^ ^ ' M., 5 em. I, 2. 64. 9 — lOVI CONSERVATORI AVG ^— IMP LICINIVS AVG (BMLs : Se: F) _J STR ' ' M., 5 em. III. TREVIRI 320-324. 65.9/ — VICTORIAE LAETAE PRINC PERP : VOT P R ÌB"— IMP CONSTANTINVS MAX AVG (BC : ELd) STR _*_ •STR 3; I : ST R ' M., 6 em. I, 4. 66. 9/ — BEATA TRANQVILLITAS : VOTIS XX ^— CONSTANTINVS AVG (MLd ; Sca) PTR» I I STR ' M., 6 em. V, i. I : •PTR* 67. ìB" — (come sopra) (MLs ; Sca) I: • STR» ' M., 6 em. V, 2. 68. ^ — (come sopra) (BM ; ECs : Id) •PTRVJ ^' i39 69. 3^ — (come sopra) (BC ; ECd) i; PTR ' M., 6 em. V, 5. I ; «^^ 2 ; PTR» STR I „ I •PTR» ^' •STR* ^' ^o.^- CONSTANTINVS IVN NOB C (BCLs : V; Sp) •STR* ViwB'— (come sopra) (BMLs ; V: Sp) PTR 72. ^ — (come sopra) (MLd : Sca) •PTR^ ' M., 6 em. V, 34. 73.^'— IVL CRISPVS NOB CAES (BCdLs : S: Is) STR ' M-. 6 em. V, 23. 74. ÌB' — (come sopra) (BCLs : Id ; S) STR» ' M., 6 em. V, 24. I _. I _. •PTR» ' •STR» ' 74^).^' — (come sopra) Sullo scudo Tlmp. coi suoi due figli. •PTR» '^^ ' 75.3^— D N CRISPVS NOB CAES (BCLd ; Id ; S) (I) PTR» M., 6 em. V, 29. 76. ^ - VIRTVS EXERCIT ^— CONSTANTINVS AVG (BC ; ECd) JJ-?2- • PTR ' M., 6 em. VII, i. *^(i); •PTR 77- ^^ — CRISPVS NOB CAES (BC : ECd) STR M., 6 em. VII, 5. 140 78. ^ — CONSTANTINVS IVN N C (BMRs) TI F STR ^' M., 6 em. VII, 9. 79. 91 — VIRTVS EXERCIT ; VOT XX ^ - LICINIVS P AVG (BC ; ECd) STR ^ ' M., 6 em. Vili, 5. 80. B' — IVL CRISPVS NOB CAES (BCdLs ; Is : S) (0; •PTR '' M., 6 em. Vili, 11. 81. & — CONSTANTINVS IVN N C (BMRs) •PTR ^ ' M., 6 em. Vili, 13. 82. 1$ — CAESARVM NOSTRORVM : VOT X ^— IVL CRISPVS NOB C (TLd) PTR ' STR ^' M., 6 em. X. 3. I 8. .^„: PTRV^ STR^ 83. ^'— CONSTANTINVS IVN NOB C (TLd) -Li- ^3. PTR ' STR "*' M., 6 em. X, 6. I „ I 3; 7r:;r;^^. ^7 PTR^ ^ STRv^ 84. 9 — SARMATIA DEVICTA 3^— CONSTANTINVS AVG (TLd) PTR STR ' :^ TR ' M., 6 em. XIII, i. -^io;-i-6; PTRW ' STR^ ' TREVIRI 324-326. 85.9 — PROVIDENTIAE AVGO B* — (come sopra) I PTR ^' M.. 7 em. 1, i. PTRO STRO ^ ' 141 86. 9 — PROVIDENTIAE CAESS ^'— FL IVL CRISPVS NOB GAES (BMLd) STR ' M., 7 em. II, i. 87. B' — (come sopra) (BMdLd) PTR M., rovescio, 7 em. II, 88.^'— (coniti sopra) (BMLs) ' i: -W. PTRO " STRO ' M., 7 em. II, 2. 89.^'— CONSTANTINVS IVN NOB C (BMLd) STR ' . M., 7 em. II, 4. 90. ^ — (come sopra) (BMdLd) -L(i)- STR ' M., rovescio, 7 em. II. 91.^ — (come sopra) (BMLs) — 1— 2- ^— (I). PTRO ' STRO ^ ^' M., 7 em. II, 5. 92. ^'— FL IVL CONSTANTIVS NOB C (BMLs) PTRO M., 7 em. II, 6. 93.1^ — SPES REIPVBLICAE B - FLAV MAX FAVSTA AVG (BMTd) — i— I- •PTRO ' M., 7 em. IV. 94. I^ — SALVS REIPVBLICAE B" — (come sopra) STR ^ ' M , 7 em. V. STRO ' 95- ^ — SECVRITAS REIPVBLICE ^ — FL HELENA AVGVSTA (BMDd) 1 .. STRO ' M., 7 em. VI. ,142 TREVIRI 326-330. 96. ^ — PROVIDENTIAE AVG& ÌB"— CONSTANTINVS AVG (TLd) ' 4; J^.x- M., 8 em. I. 3; •PTRE"^' «STRE ' 97. B* — (come sopra) (TDd) •PTRE ' ' ^^'. rovescio, 8 em. I. 98. 9 — PROVIDENTIAE CAESS iB'~ CONSTANTINVS IVN NOB C (BMLs) STRE ' M., 8 em. II, i. 99.,©'- FL IVL CONSTANTIVS NOB C (BMLs) PTRE ' STRE '^' M., 8 em. II, 2. I ,. •PTRE ' 100. 9 — SECVRITAS REIPVBLICE B' - FL HELENA AVGVSTA (BMDd) PTRE ' M.. 8 em. Ili TREVIRI 330-333. IDI. 9 - - Vittoria. B" - - CONSTANTINOPOLIS (M ; ELs ; SO TRP* ^' TRS* '^' ^M., 9 em. I ,'.„3; TR'P 102. 9 — La Lupa coi Gemelli. B' - VRBS ROMA (M ; ECs) 1 .. I _. TRP- ' TRS* ' ^^^ 9 em. II. I .. — L -. TR«P ' TR'S^' 143 I03- ^ — GLORIA EXERCITVS con due insegne. ^' — CONSTANTINVS MAX AVG (BMLd) e (BMDd) TRS» ' ìM., 9 em. Ili, i. 1 1 TR^P " TR.S ^' 104. ^^ — CONSTANTINVS IVN NOB C (BCLd) 1 1 ' i; '2; TRP* TRS* M., 9 em. Ili, 2. TR*P ^' TR.S ' 105. ^^ - FL IVL CONSTANTIVS NOB C (BCLd) 1 1 I . TRS* ' M., cf. 9 em. III, 3. '2; 1 3; TR*P TR«S ^' LONDINIVM 3i7?-324. 106. ^ — VICTORIAE LAETAE PRINC PERP ; VOT P R ^ — CONSTANTINVS AVO (ELd) PLN ' M., 5 em. IV, i. 107.^ — IMP CONSTANTINVS AVG (BM ; EUs; Id : Sp) PLN M., 5 em. IV, 6. 108. B" - IMP CONSTANTINVS MAX AVG (BC ; ELd) 4; PLN ^' M., 5 em. IV, 9. LONDINIVM 320-324. 109. I^ — VIRTVS EXERCIT : VOT XX ÌB' — CONSTANTINVS AG (sic!) PLN ^ ' M., 6 em. II, 2. HO. B' — CONSTANTINVS IVN NOB C (BMRs) PLN M., rovescio, 6 em. II. 144 III. ^ BEATA TRANQVILLITAS: VOTIS XX CONSTANTINVS AVO (MLs ; Sca) PLON (I); M., 6 em. IV, 2. 112. /B' — CRISPVS NOBIL C (BC ; ECs) 113. ^^ - 114. ^ 115.^^ PLON ' M.. 6 em. IV, 13. CONSTANTINVS IVN N C (BMRs) PLON ^' M., 6 em. IV, 16. BEAT TRANQLITAS: VOTIS XX CONSTANTINVS AVG (BCLd: Sca) I i; PLON ~ ' M., 6 em. V, 4. CRISPVS NOBIL C (BCdLs: Is; S) (» PLON PLON '^' M., 6 e in. V, 16. ii6..B^ 117. ^^ 118. ^^ (come sopra) (BCd : ECs : Is : S) I .. M., 6 em. V, 17. PLON 2; [come sopra) (BC : ECs) I PLON I ; M., 6 em. V, 21 CONSTANTINVS IVN N C (BC : ECd) I .. PLON ' 119.^ — (come sopra) (BC : ECs) 1 _. 120.^ 121. 9 PLON "" (come sopra) (BCRs) PLON^^' M., 6 em. V, 22. M., 6 em. V, 23. M., cf. 6 em. V, 34. BEAT TRANQILTAS (sic) VOTIS XX (come sopra) (BMRs) PLON (0; M., cf. 6 em. V, 24. 145 122. 9' — CAESARVM NOSTRORVM : VOI X ÌB' - IVL CRISPVS NOB C (ILcì) PLON^ ' M., 6 em. X, i. LONDINIVM 324-326. 123. ^ — PROVIDENTIAE CAESS ^^ — FL IVL CRISPVS NOB CAES (BMLd) PLON ' ' M., 7 e.n. II, i. 124. ^^ — CONSTANTINVS IVN NOB C (BMdLd) I ; PLON M., 7 em. II, 2. 125. 9 — SALVS REIPVBLICAE ^ — FLAV MAX FAVSTA AG- (sic !) PLON M., 7 em. III, 2. LVGDVNVM 317-320. 126. 9 — VICTORIAE LAET PRINC PERP : VOT P R ^ — CONSTANTINVS AVO (BC ; EUd) I M., 5 em. I, I. 127. ^^ — CONSTANTINVS P AVO (BC : EUd) M., 5 em., I, 3. 128. B' — D N CRISPO NOB CAES (BCLd) i; Pi^&.L ' M., 5 em. I, 9. 129. B^ — D N CONSTANTINO IVN NOB C (BMLd) PÌ^Cl^'^' M, cf. 5 em. I, 11. 130. B* — (come sopra) (BMdLd) Pw^&.L ' M., 5 em. I, 11. LVGDVNVM 320-324. 131- y' — BEATA TRANQVILLITAS : VOTIS XX ^ — CONSTANTINVS AVO (TLd) -Li- ^"i. PLG ' PLG ' M 6 (in I, i. lo 146 132. B' — (come sopra) (BCLd) PLG ^' M., 6 em. I, 2. 133-^ - CRISPVS NOB CAES (TLd) CJ_R.. PLG M,. 6 em. I, 12. 134- ^ — (come sopra) (BCLd) CI R^. PLG ' M., 6 em. I, 13. 135. ^ — (come sopra) (BC : ECd : Is : S) C I R j. PLG ' ^^, ^^' 6 em. I, 16. 136.^ - CONSTANTINVS IVN NOB C (BMdLd) C I R j. PLG ' M , 6 em. 1, 27. 137. ^^ — CONSTANTINVS IVN N C (BMdLd) C_LR ^. PLG M., 6 em. I. 32 138. ^^ — D N CONSTANTINO IVN N C (TLd) PLG ' M., 6 em. I, 42. 139- ^ — VIRTVS EXERCIT: VOT XX ^ — CONSTANTINVS AVG (TLd) C I R j. PLG ' M., 6 em. III. i. 140. ^ — (come sopra) (BC : KCd) PLG ' M., 6 em. Ili, 3. 141. 3^ — D N CRISPO NOB CAES (BC ; ECd) PLG' M., 6 em. IH, 8. 142- 91 — SARMATIA DEVICTA ^ — CONSTANTINVS AVO (TLd) PLG»^ ^' M., 6 em. VI. 143- 9 — CAESARVM NOSTRORVM : VOT X ^ — CONSTANTINVS IVN NOB C (TLd) I ,. PLGC ' M-, 6 em. VII, 3. 147 144- ^^ — (cume sopì a) (BMLs) • I • (3) PLGC ' PLGC ' M.. 6 em. VII, 4. LVGDVNVM 324—? 145. 1^ — PROVIDENTIAE AVGG- ^ — COINSTANTlfSVS AVG (TLd) _L_ 2- PLG m., 7 em. I, i. LVGDVNVM 330-333. 146. 9 — Vittoria. ^ — CONSTANTINOPOLIS (M : ELs ; Se) -^ .; PLG M, 8 em. I. 147. R) — La Lupa coi Gemelli. ^ — VRBS ROMA (M : ECs) PLG M., 8 em. II. 148. 1$ — GLORIA EXERCITVS con due insegne. ^ — CONSTANTINVS MAX AVG (BMl)d) PLG ' M., 8 em. Ili, i. 149. ^ — CONSTANTIINVS IVN NOB C (BCLd) I ,. PLG ^ ' M., 8 em. Ili, 3. ARELATE 317-320. 150. ^ — SOLI mVICTO GOMITI 3^ — IMP CONSTANTINVS P F AVG (BMLd) ClS j. PARL ' M., 3 em. L i. 151. I^ — lOVI COVSERVATORI AVG ^ — IMP LICINIVS AVG (BCLd) TARL ^ ' M., 3 em. VII. 152. 9 — VICTORIAE LAETAE PRINC PERP ; VOT P R ^ - IMP CONSTANTINVS AVG (BC ; ECd) -J-2. -i-I. I ,. PARL ' SARL ' TARL ^' M., 3 em. X. i. 148 (come sopra) (BM : EUs : Id : Sp) SARL ^' TARL ^ M., 3 em. X, 2. 154"^ — II^P CONSTANTINVS MAX AVG (BC ; ECd) SARL ' TARL ' M., rovescio, 3 em. X. ARELATE 320-324. 155. I^ — CAESARVM NOSTRORVM : VOT V ÌB' — CRISPVS NOB CAES (TLd) Ta^' fA^ M., 4 em. V, I. T^A T^A^' 156. ^ — CONSTANTINVS IVN NOB C (TLd) QA ' M., 4 em. V, 2. T^' AR^ QWA 5 > Q«^A 157-^ — LICINIVS NOB CAES (TLd) AR I ; qa3' M., 4 em. V, 3. Q^A ' 158. 1$ — D N CONSTANTINI MAX AVG : VOT XX ^ — CONSTANTINVS AVO (TLd) àr'' pa^' M., 4 em. VI. P^A 6; P^A P*AR^' (3»; S*AR^' i ARLP (I); ARLS (3) 149 159- 9 — D N LICINI AVGVSTI ; VOT XX ^ — IMP LICINIVS AVG (TLd) SA '^ ' M., 4 em. VII. S^A 7; 6; S\^A i6o. 9 CAESARVM NOSTRORVM : VOT X ^ — CRISPVS NOB CAES (TLd) I -. (I); ? ' T^A ARLT ' fSÀR^-^^'Q^AR^'^' M., 4 em. XI, i. i6i. ^^ - FL IVL CRISPVS NOB CAES (BMLd) 'nMR^'^^' M., 4 em. XI, 4. 162. B' — CONSTANTINVS IVN NOB C (TLd) Q^*/A I 5; Q*AR M., 4 em. XI, 6. 163. ^^ — (come sopra) (BMLd) — L_6- Q*AR ' M., 4 em. XI, 7. 164. 9/ — CAESARVI hNOSTRORVM (sic): VOT X ^ — CONSTANTINVS IVN NOB C (BMLd) f^^'^' M.. cf. 4em. XI, 7. ARELATE 324-326. 165. e* - PROVIDENTIAE AVGG ^' - CONSTANTINVS AVG (TLd) ' 4; -'-6; PA^RL^ SAWRL M, 5 em. I, I. •SA^RL P^AR ' S*AR I50 i66. ^ - PROVIDENTIÀE CÀESS B' — CRISPVS NOB CAES (BCLd) T^I^AR ' M, 5 em. 11,2. 167. B' — (come sopra) (BMLs) ' (o; TA^RL M , rovescio, 5 em. II. 68.^ - FL IVL CRISPVS NOB CAES (BMLd) l_ S*AR^' M. 5 cni. II, 4. 169.3^ — CONSTANTINVS IVN NOB C (TLci) -I— I- T^I^AR ' M.,5em.II,6. 170.^ — (come sopra) (BMLs) QAV^RL^^' M.. 5 em. II, 7. 171. ^' — FL CONSTANTIVS NOB C (BMdLd) I (I); Q*AR M.. rovescio, 5 em. II. 172. ÌB" — fi IVL CONSTANTIVS NOB C (BMLs) QAWRL^^^' M., 5 em. II, 9. 173- ^ — VIRTVS AVGG- con ali di porta. ^ — CONSTANTINVS AVG (TLd) I 3- I 3. PAWRL"^' SA^RL"^' M.. 5 em. Ili, i. 174. 9 — (come sopra) senza ali di porta. /B" — (come sopra) SVJAR ' M., cf. 5 em. Ili, i. 175. 9 — VIRTVS CAESS senza ali di porta. /B — CRISPVS NOB CAES (BMLs) 1 ^. TAWRL ' \r., cf. 5 em. IV, 3. I5T 176. 9 — (come sopra) con ali di porta. :& — CONSTANTINVS IVN NOB C (BMLs) (2); QAWRL M., 5 em. IV, 6. 177- '^ — FL IVL CONSTANTIVS NOB C (BMLs) 3; QA^RL . \ (X). M., 5 em., IV, 7. 178. 9 — SPES REIPVBLICAE B" — FLAV MAX • FAVSTA AVG (BMTd) M., 5 em. VI, 179. 9 — SECVRITAS REIPVBLICE ^^ - FL AELENA (sic) AVGVSTA (BMDd) — J— I. TA'w'RL ' M., cf.5em.VII. T*AR ' ARELATE 326-330. 180. 9 — PROVIDENTIAE AVGG B" — CONSTANTINVS AVG (TLd) PARL ' M , 6 em. I, i. SIP S I F I ; ~ — 2 : ARLP ' ARLS 181. ^ — (come sopra) (TDd) ARLS^ ^' M., 6 em. I, 2. SIP ^. SIP ^ . PCONST ' SCONST ' 182. R) - PROVIDENTIAE CAESS .B' — CONSTANTINVS IVN NOB C (BCLs) TIF ^. PCONST ' M., 6 em. Il, i. 183. ^^ — (come sopra) (BMLs) SiFi: -S_LF, ARLP ' ARLT ' M.. 6 em. II, i. 152 184. B' 185. I^ FL IVL CONSTANTIVS NOB C (BMLs) arlq"^' M., 6 em. II, 2. VIRTVS AVG& con ali di porta. CONSTANTINVS AVG (TDd) i; ARLS ' SI F PCONST ' SCONST SI F ARLP SI F M., 6 em. Ili, i. I ; 186.^ — (come sopra) (TLdj Si F ARLP :.i; M., rovescio, 6 em. IIL 187. I^ B' 188. 5^' [come sopra) senza ali di porta, [come sopra) (RMDd) PCONST^ M., et. 6 em. Ili (2). — VIRTVS CAESS con ali di porta. — CONSTANTINVS IVN NOB C (BMLs) S I F . M.. 6 em. IV. ARLT SI F TCONST - I ; 189. B — FL IVL CONSTANTIVS NOB C (BMLs) S ; F ARLQ ' M., 6 em. IV, 2. S ' F QCONST I ; 190. P — SECVRITAS REIPVBLICE (sic) ^^ - FL HELENA AVG-VSTA (l^MOd) ARLT M.. 6 em. V. ARELATE 330-333- 191. 9( — GLORIA EXERCITVS con due insegne. i& - CONSTANTINVS MAX AVG iBMDd) PCONST I : M., 7 em. I, I 153 192. B' — CONSTANTINVS IVN NOB C (BCLd) — *— I- SCONST ' M., 7 em. I, 3. 193. 9 — Vittoria. ^ — CONSTANTINOPOLIS (M : ELs : Se) * I PCONST 1; TICINVIVI 3i7?-324. 194. 9 ~ VICTORIAE LAETAE PRINC PERP : VOT P R ^ — IMP CONSTANTINVS MAX AVG (BC ; ELd) PT ' ST ' M., 5 em. V, 2. P tt'' PT ST ' TT Si; TT ' 195. ^ - FL IVL CRISPVS NOB C (BMRd) PT ' ST ' M., 5 em. V, 3. 196. ^ — CONSTANTINVS IVN NOB C (BMdRd) Tt""' M., cf. 5 em. V, 4. TICINVM 320-324. 197. R) — VIRTVS EXERCIT ; VOT XX ly — CONSTANTINVS AVG (BC : ECd) PT ST"^*^ TT^' M., 6 em. II, I. P9|tT'' J-3; I I T»T 198. Jy — IMP LICINIVS AVG (BC : ECd) TT ' ' M., 6 em. II, 3. 154 199./^ — CRISPVS NOB CAES (BCdLs: Is : S PT^ TT T»T M., 6 em. II, 4. (2); 200. /B' — CONSTANTINVS IVN NOB C (BCLs ; V; Sp) M., 6 em. II. 7. PT ST TT 201. 9 — D N CONSTANTINI MAX AVG : VOT XX — CONSTANTINVS AVO (TLd) 30; I : 34- _1 PT "" ST PT pt'^^ sf^^ ^(2); 3^(3); r" TT TT TT -^ 49 M., 6 em. Ili, i. ^(58); 202.^ — (come sopra) (TRd) TT 203. ^ — (come sopra) (BCLd) (I); M., 6 em. Ili, 2. TT ' 204. 9 205. 9 M., rovescio, 6 em. III. D N LICINI INVICT AVG : VOT XX IMP LICINIVS AVO (TLd) TT M., 6 em. IV. DOMINORVM NOSTRORVM CAESS : VOT V CRISPVS NOB CAES (BCLd) _L PT J_ TT 2: M., 6 em. V, i. 206. ^^ - CONSTANTINVS IVN NOB CAES (BMLd) _1 ST TT M., 6 em. V, 2. 207. I^ DOMINOR • NOSTROR • CAESS; VOT V CRISPVS NOB CAES (BCLd) ér^^'-^ fr^^^^ M. 155 208. ^ - DOMINOR • NOSTROR • CAESS ; VOT X ^ — (come sopra) (TLd) PT^'^' M., rovescio, 6 em. VI. 209. r^ — (come sopra) (BCLd) V^(»); M., 6 em. VI, i. PT^' ST^^ TT^^ .^T*^'' 210. ^' — (come sopra) (BMLd) Jf(.., M., rovescio, 6 em. VI. 211.^' - (come sopra) (BMdLd) p^(3); S<^'' M , rovescio, 6 em. VI. 212.^ — (come sopra) (BCdLs ; Is; S) I ST M., rovescio, 6 em. VI, p^(x); 213. 3" - CONSTANTINVS IVN NOB C (BMLd) ST^' TT'^' M.. em. VI, 2. :j^(3); PT^^' ST ' TT^' QT 214. r^ — (come sopra) (BMLs) TT ' ' M., 6 em. VI, 3. S^^'^^ TICINVM 324-326. 215. ^ - DOMINOR • NOSTROR • CAESS : VOT XX ^' - CRISPVS NOB CAES (BCLd) PT^'^' Vo. C. j. T. 14. 156 2l6. I^ 217. ^^ PROVIDENTIAE CAESS CONSTANTINVS IVN NOB C (TLd) ST ' M., 7 em. II, 2, FL IVL CONSTÀNTIVS NOB C (BMLs) sV^^^^ M., 7 em. II, 3. QT (2); (0; 218. i^ 219. 9 220. 9 PfT ' SfT' ^' QfT SPES REIPVBLICAE FLAV MAX FAVSTA AVO (BMTd) SECVRITAS REIPVBLICE FL HELENA AVGVSTA (BMDd) I .. !.. I .. I (I); M., 7 em. III. I. PWT S^T TWT 2; QV^T M. em. IV. 221. 9 D N CONSTANTINI MAX AVO; VOT XXX CONSTANTINVS AVG (TLd) PT ^ ' ST ' TT "^ ' QT ^ ' M. 7 em. IV. _H_(i); JlCO; ST TT D N CONSTANTINI MAX AVG porta della fortezza. CONSTANTINVS AVG (TLd) -J-i. _L_i- -^4- -i--^- PV^T ' S'^T ' TV^^T^' Q^T M., 7 em. VII. 2; I ; 22^. ^^ SfT ' TfT*' QfT ' CONSTANTINVS IVN NOB C (BMLd) PKjj ^ ^ ' M., rovescio, 7 em. VII. SISCIA 3^3-314- \ 223. ^ - lOVI CONSERVATORI ^ - IMP LIC LICINIVS PF AVG (TLd) SIS ' M., 6 em. I, 4. 157 SISCIA 317-320. 224. 1^ - PRINCIPIA IVVENTVTIS ^ - CRISPVS NOB CAESAR (BMLd) rsis^' €sis^' M., 8 eni. IV, 2. SISCIA 320 7-324. 225. ^ - VICTORIAE LAETAE PRINC PERP : VOT P R i& - IMP CONSTANTINVS AV(y (BC; EUs: Id : S) altare 15 alt. 15, 22, 14 ASIS* ' ' BSIS* M., 8 em. V, 2. 226. ^' - (come sopra) (BM: EUs: Id; [Se]: Sp) alt. 5 alt. I alt. 15 BSIS* ' ' ASIS*^' €SIS^ ^ ' M., cf. 8 oni. V, 3. 227. ^' - IMP CONSTANTINVS P F AVG- (BC; ELd) alt. 22 a. 1. 23 alt. i ASIS* ^ ' ASIS- ^ ' €SIS* ^ ' M., cf. 8 em. V, 4. 228. ^' - CRISPVS NOB CAESAR (BMLd) alt. 4 €SIS'^' M., 8 em. V, 5. 229. ^^ - IVL CRISPVS NOB CAES (BMLd) alt. 4 , ASIS» M., rovescio, 8 em. V. 230. fì" — (come sopra) (BCLs : Id ; S) s ASIS* ^' M., rov. 8 em. V. 231. ^^ - IVL CRISPVS NOB CAESAR (BMLd) mIi. I BSÌS- ^ ' M , 8 em. V, 6. 232. ^^ - CONSTANTINVS IVN NOB CAES (BMLd) alt. 14 alt. I BSIS- ' ' €SIS»^' M., 8 em. V, 8. S x; €SIS- ' I5B 233 ^ - LICINIVS IVN NOB CAES (BMLd) alt. 14 _ alt. I, 15 BSis* ' ' rsis» ^ ' 234.,^ - IMP LIC LICINIVS P F AVG (BCLd) M., 8 em. V, 9. alt. is I ; ASIS» ' M., 8 em, V, io. 235. 9< — VICI • LAETAE PRINC PERP ; VOT P R ^ - CONSTANTINVS AVG (BC ; EUs; Id: S) ASiS I •ASiS* M., 9 em. I, 2. 5 257. ^' — CRISPVS NOB CAES (BCdLs; Is: S) rsis* ' 258. R) — VIRTVS EXERCIT : VOT X fi' — IVL CRISPVS NOB CAES (BCdLs: Is: S) S I F , . Sì F ASIS* "' BSIS* ' M., 9 eni. X, i. SjF SiF |H- 4: Jk. i; BSIS* €SIS* 259-^ — (come sopra) (BCLd) S 1 F ,. rSIS* M., cf. 9 eiii. X. 2. 260. ^^ — CONSTANTINVS IVN NOB C (BCLs; V; Sp) €SIS* M., cf. 9 ein. X, 3. AlF ,. s^^ BSIS* ' €SIS*' F SjF H. 2: IK. I Bsis* rsis* S F IK. (2); €SISv^!t/ 261. rB' — CONSTANTINVS IVN NOB CAES (BMLs) €SIS^ M., rovescio, 9 eiii. X. 102 202. ,B^ — LICINIVS IVN NOB CAES (BCLs; V; Sp) rSIS* " M., cf. 9 em. X, 5. S|F Jh. (7); ASIS^ 263. i& — (come sopra) (BMLs) ASIS* ' M., 9 em. X,6. 264. ?l - CAESARVM NOSTRORVM ; VOT X i& — IVL CRISPVS NOB C (TLd) I . \ . I ^. I 6; r^^.^u. 5; .^.^u. ^; Asis* ' Bsis*^' Asis* ' esis**^' M., 9 em. XUI, i. 3* DOIO.a. ' |-OIO.».3> AOIO.^i'J' ASISO BSISO rSISO ASISO ' 48: „^ ' ^ 18; --!— 17 17; .^ ' ^ 28: —J— - 34; ASisySi^ BsisySi ' rsisyS: ' ASisyS: €SisyHi ASisf ' BSisf ' rsisf ' Asisf ' esisf BSIS^ 6 ; PTrTTTTS I 5 ASISQ ' rSISQ ' ASISQ ' €SISQ 265. ^' — CONSTANTINVS IVN NOB C (TLd) M., 9 em. XIII, 2. I _. I ^ ; .o.o». 7 ; ^o.o.«. 4 ; BSISO ASISO ' €SISO ASisySi" BSisyS: " rsisySi^^'^'ASisySi ' esisyS: [_.. I . i_ . L . l_-- ASisf ' Bsisf '^' rsisf^' ASisf^' €Sisf ■" I ,. I ,. I . BSISsis ' ASIS3IS ' €SIS3I©"' -i-li- I ,. I -. I ,. ? ' BsisQ ' rsisQ^' ASISQ ' SISCIA 324—? 266. 5( — PROVIDENTIAE AVGG ^^ — CONSTANTINVS AVG (TLd) BSIS ' rSIS ' M., IO em. I. i63 •AsTs- ^^ ' 'Bsis^ ^^ ■ • rsis"' ^ ' Tasìs"* ^ ' Il ili ■^— I : ■ — 147 ; 1^7 ; ^ 12 : ? AsiSt-? " bsisn=^ ^^'' ^sls^=^ ASis^ I ASIS' (2) 267. ,!>' — CONSTANTINVS MAX AVG (BMDd) ASIS^ ^' BSTs^ ' rSIS« ' M., rovescio, io em. I. 268. R; — PROVIDENTIAE CAESS ,B' — IVL CRISPVS NOB C (TLd) rSISQ M., IO ein. II, i. 8; •Asis* ' «esis- 269. ^^ — CONSTANTINVS IVN NOB C (TLd) L, M., IO em. II, 2. I €SIS* 1.0. -^3 ? ^' €818 "^ i; •A8I8* '-esis* ^' I I — — s ; — ■ — 129 ; A8I8^^' €8I8« ^' 270. ^' — FL IVL CONSTANTIVS NOB C (BMLs) ASI8Q ' M., ioem:Il,3. A8I8 ' ASIS< I 138; 7^7^ i; A8l8s^ " €8I8« 271. 1^ — SECVRITAS REIPVBLICE ^' — FL HELENA AVGVSTA (BMDd) ' M., IO em. III. IO : — -T— IO rsi8 _ i_ • r'8i8« ^ 26 ; ! — 27 rsis»wj €sis^ 164 272. 9 — SPES REIPVBLICAE i& — FLAV MAX FAVSTA AVO (BMTdj BSISQ 'ASIS< ^3 5 (2); IO ; M., IO eri). IV. •ASIS» ^ ' •BSIS SISCIA 330-333. 273. 9. — GLORIA EXERCITVS con due insegne. ^ — CONSTANTINVS MAX AVG (BMDd) ASIS 213; •ASiS ASIS' 185; — L-(2); — ^(11); ASIS " €SIS^ ^' M., II CHI. I, I. 6; •€SIS« M. (12 CHI. !). 274. ^^ - CONSTANTINVS IVN NOB C (BCLd) ASIS I ASIS 209; €SIS M., II eni. I, 3. •ASIS--' .ASis-''^' -esis.^^^' M. (12 em.!). 275- '^' — FL IVL CONSTANTIVS NOB C (BCLd) _J 207 ; J_ ASIS (sic) €SIS M., II eiii. I, 2. _J 223; ' ,^. •ASIS (sic) 3; 276. ^ — Vittoria. rè' — CONSTANTINOPOLIS 'M; ELs; Se) BSIS 203 311 B' •BSIS' 277. I§ — La Lupa coi Gemelli, VRBS ROMA (M ; ECs) I 2 rsis •TsTs^ 131 : •€SIS* ' IM. (12 ein. :). M.. TI cm. II. ' : M., II em. in. M. (12 em. !). i65 278. 9 — (Incusus). ^^ — FL IVL CONSTANTIVS NOB C (BCLd) SIRMIVM — ?— 324. 279. Ri — ALAMANNIA DEVICTA ,£^ - FL IVL CRISPVS NOB CAES (TLd) •SIRM- ' M., I em. I, i. 280. ,B' — CONSTANTINVS IVN NOB CAES (BMLd) •SIRM* ' M., I em. I, 2. 281., !>' — CONSTANTINVS IVN NOB C (BMLd) I _. •SIRM* "^' M., I em. I. 3. 282. FÒ - SARMATIA DEVICTA (TLdj ^' - CONSTANTINVS AVG (TLd) 33; SIRM^^'' M-, I em. Il, i. SIRMIVM 324-326. 283. ^ - PROVIDENTIAE CAESS ^' — FL IVL CONSTANTIVS NOB C (BMLs) -' 8- SIRM ' M. 2 em. I, 2. 284. 1$ --- SECVRITAS REIPVBLICE ^^ — FL HELENA AVGVSTA (BMDd) -J-3- SIRM"^' M., 2 em. II. 285. 19 — SALVS REIPVBLICAE ^B' — FLAV MAX FAVSTA AVO (P>M ; Td) -J— 6- SIRM ' M., 2 em. III. ZECCA INCERTA (Sirmium?). 286. Ip — Stella in o^hirlanda. ' — CONSTANTINVS IVN NOB C (TLd) (Di TSBVI ^ ' M., 7 ^>n. I, 3. 291.,^' — (come sopra) (BMLs) i II ; M., 7 eni. I, 4. fsévT.^^^' 292. ^' — LICINIVS IVN NOB CAES (BMLs) TS6VI ' M., 7 eni. I, 5. TS6VI ' 293. ^ — (come sopra) (TLd) TS€VII ^ ^ M., 7 eni. 1, 6. 294.^ — IVL CONSTANTIVS NOB C (BMLd) TS€VI^^^' Vo. C. j. Taf. 6. 295. ^' — FL IVL CONSTANTIVS NOB C (BMLs) -J-(i); M.^ _ Vo. _ 296. I^^ — D N CONSTANTINI MAX AVG ; VOT XX ^ - CONSTANTINVS AVG (TLd) 66; TSAVI ^' TSBVI ' TSrVI ' TS6VI M., 7 ein. Ili, 167 297- y* — D N LICINI AVG; VOT XX ^ — IMP LICINIVS AVO (TLd) TSAVI ' M., 7 em. IV. — L-id; TSAVII ^ ' 298. :^ — D N LIC LICINI AVGVSTI ; VOT XX r^ — (come sopra) TSAVI ^' M., 7 em. VI. 299. I^ — VOT • V • MVLT • X • CAESS ^' — CRISPVS NOBILISS CAES (BMLd) M., 7 em. VII, I. 300. r^ — D N FL IVL CRISPVS NOB CAES (BMLd) I (2); M., 7 em. 301.^ — (come sopra) (BMLs; Id; Sp) TS«€* M., 7 em. VII, 3. (I); TS»€* M., cf. 7 cm. VII, 4. 302. ^ — CONSTANTINVS IVN NOB C (BCLd) (6) TS»B» ' M., 7 em. VII, 5. I .. •TS'B* ' 303. ^' — LICINIVS IVN NOB CAES (I) TS«A»^ ' M., 7 em. VII, 8. 304. I^ — VOT XX MVLT • XXX • i& — CONSTANTINVS AVG (BCLd) TS-'r» ^^^ ' TS"-a'» ^^^ ' M., 7 em. Vili. i. •TS«r« ' •TS«A« ' 305. ^' — (come sopr:)) (BMLs; Id ; Sp) Vjs^f* ^^^' M., cf. 7 em. Vili, 2. i68 306. a^ — IMP CONSTANTINVS ÀVG (BM ; EUs ; Id ; Sp) 1 TS»r» M., rovescio, 7 em. Vili. 307. ,5>^ — IMP CONSTANTINVS P F ÀVG (BC ; ELd) (I); TS»A» M-, 7 em. Vili, 4. 08. ^ - (come sopra) (BCLd) TS*A« M., rovescio, 7 em, Vili. 309. ,!>' — IMP LICINIVS AVG (BCLd) TSA^^' M., 7 em. Vili, 5. (6); TS«A- •TS'A* 310. 1> — VICTORIA AVGG NN rJ^ — CONSTANTINVS AVG (BCLd) 1 _ _ I • TS-r» ' •TS»A» ^ ' M-. 6 em. V, i. . \ (i); •T«s»r» (sic) 311.,©^ — (come sopra) (BMLs ; Id ; Sp) (I) TS«r« ^^' M., 6 em. V, 2. •TS*r- ' 312. ,1^' — IMP LICINIVS AVG (BCLd) • TS«A« ' -^^, 6 em. V, 3. 313. Kl — VICTORIA CAESS N N ,B' — D N FL IVL CRISPVS NOB CAES (BMLd) 3; •TS«€- M., 6 em. VI, 2. 314. ,D' — CONSTANTINVS IVN NOB C (BMLd) ' 6; TS»B» ' M., 6 em. VI, 3. 169 LfCINIVS IVN NOB CAES (BMLd) •TS«A» ' ^I-, 6 em. VI, 4. 316. Ijii — VIRTVS EXERCIT; VOT XX fB' — CONSTANTINVS AVO (BC ; ECd) S i F S I F _ . •TS«r* ' «TS-e " M., 7 eiii. X. I. 317. ,D' — IMP LICINIVS AVCt (BC; ECd) S! F ^. •TS»A» ' M-? 7 em. X, 2. 318. ^ — LICINIVS iVN NOB CAES (BMLs) SIF •TS'A» ' M., 7 em. X, 3. 319. ,& — CRISPVS NOB CAES (BMLs) S I F . •TS'A»"^' M., 7em. X, 4. 320. (& — (come sopra) (BCLd) S i F ^ . S 1 F ^ •TS«A» *' •TS«€» ' M., rovescio, 7 em. X. 321. i& — CONSTANTINVS IVN NOB C (BMLs) ^S»B« ' M.. 7 em. X, 5. 322. 9 — CAESARVM NOSTRORVM ; VOT X r^ — FL IVL CRISPVS NOB CAES (BMLs) TSAVI^^' M., 7em.XI, I. 323. .B' — IVL CRISPVS NOB C (BCLd) <2); ^^rw7<0; TSrVI ' TSAVI M., rovescio, 7 e!ii. XI. 324. ,ìy — CONSTANTINVS IVN NOB C (BMLs) - -' - 66; ^ (2); TSBVI TSAVI ^' .M., 7 em. XI, 2. lyo THESSALONICA 324—? 325. 9 — PROVIDENTIAE AVGG ^' - CONSTÀNTINVS AVO (TLd) I .. I • .... I • -.. I • ,.,. I • ... i * ' SMTS( M., 8 em. I, i. - 4 : ' 140 : — — !- — 71 ; ' i^i : 21 : - — 11 1 ? ^'SMTSA 'SMTSB^ ' SMTSr "^ SMTSA ' SMTS6 326. ^ — (come sopra) (BMDd) A j.. I r ^. ^.. SMTS SMTS SMTS M., 8 em. I, 2. (37); ^, ' * (19); c>..lo^ (^5); SMTSA ' ' SMTSr ' SMTS6 327. ^' — CONSTÀNTINVS MAX AVG (BMDd) SMTSA M.. rovescio, 8 em. I. '*(n; SMTS 328. I^ — PROVIDENTIAE CAESS fì' — IVL CRISPVS NOB C "; ^^. (0; SMTSr SMTS6 M.. 8 em. II. i. 329. .B^ — CONSTÀNTINVS IVN NOB C (BMLs) M., 8 em. II, 2. SMTSB ■^'^' SMTSA ^^'^' SMTS€^^^' SMTS "6; 330. ,B' - FL IVL CONSTANTIVS NOB C (BMLd) I .... I o. 1 107; ^^.-r^. »i ^iTTiT-r^^ ^3 SMTSB " SMTSA ' SMTS6 M., 8 em. II, 3. I % «; SMTS 331. 9' - SECVRITAS REIPVBLICE 3' - FL HELENA AVGVSTA (BMDd) I I I I I SMTSA " SMTSB ' SMTSr SMTSA ' SMTS6 M.. 8 em. III. 171 332. 9 - SPES REIPVBLICAE 3' - FLAV MAX FAVSTA AVG (BM ; Td) SMTSA SMTSB^" SMTS€ M., rovescio, 8 eiii. IV. 333- 9 - SALVS REIPVBLICAE 3' — (come sopra) SMTSA ^' SMTSB^'^' SMTS6^^^' M., 8 em. V. THESSALONICA 330-333. 334- 9' — Vittoria. ^' - CONSTANTINOPOLIS (M ; ELs ; Se) 80 SMTSA M..9em..I. 335- 9' — ^-a Lupa coi Gemelli. ^' - VRBS ROMA (M ; ECs) ' 6,; SMTS6 M., 9 em. II. 336. 9/ - GLORIA EXERCITVS con due insegne. ^ - CONSTANTINVS MAX AVG (BMDd) SMTSA ^' M., 9 em. Ili, i. 337. ;D' - CONSTANTINVS IVN NOB C (BCLd) SMTSA ''' SMTSB ' SMTSf'' M., 9 em. Ili, 2. 338. ^' - FL IVL CONSTANTIVS NOB C (BCLd) SMTSB ^^' Sivjfsr °' M., 9 em. III. 3. CONSTANTINOPOLIS 324?-326. 339. 1$ — PROVIDENTIAE AVGG ^ ~ CONSTANTINVS AVG (TLd) Al „. Bi_ CONS CONS M., I em. 1, i. 340. J^ — SECVRITAS REIPVBLICE 3' — FL HELENA AVGVSTA (BMDd) B I CONS^^ ■ M.,' 1 em. III. 172 CONSTANTINOPOLIS 326-330. 341. i^ — PROVIDENTIÀE CAESS i& — CONSTÀNTINVS IVN NOB C (BMLd) j\I., 2 em. II, I. CONS CONS CONS 342. (& — (come sopra) (BCLd) ri CONS ^ " ^52 eni. II, i. 343. ^ — FL IVL CONSTANTIVS NOB C (BMLd) Sj __. CONS"" M., 2 eni. II, 2. SI 344. i&' — (come sopra) (BCLs) Al CONS (2 : r I CONS (2) CONS* M., rovescio, 2 em. II. 345. 9 — GLORIA EXERCITVS l'imp. in piedi. ,iy — CONSTÀNTINVS MAX AVG (TDd) CONS CONS 4: M., 2 eni, IV. 346. ,B' — (come sopra) (TLd) 4: CONS ' ' M., t. II, pi. XV, n. 5. 347. Ij^ — GLORIA ROMANORVM siede a sin. ,i^' — (come sopra) (TDd) CONS 3; Zi CONS 348. ,& — (come sopra) (TLd) CONS 349- t^ - LIBERTAS PVBLICA ,iy — (come sopra) B 3; CONS 350. I>' — (come sopra) (TDd) Bl CONS ' M., 2 em. V, I. M., rovescio, 2 em. V. M.. 2 em. VI, I CONS 4: CONS 9: M., 2 em. VI, 2. 173 351. 9 — CONSTANTINIANA DAFNE fÓ" — (come sopra) (BMDdj Al B ! ^ Al 6 I ZI 3:;s^I7^4: ^^r.^ ^o^ ;.-:;^T^ 9 : CONS^ CONS CONS CONS^ CONS ' M.. 2 em. Vili. I. CONS* ■ CONS* -^-^—(2): ^-^(i) CONS* CONS- ^ 352. ^ — (come sopra) (TDcì) CONS CONS CONS M., cf. 2 em. Vili, 2. 353. ^' — (come sopra) (TDa Al ,,AL^,,n^,,AL.^Al^,,sA^, CONS CONS CONS CONS" CONS CONS" CONS I\I., 2 em. Vili, 2. CONSTANTINOPOLIS 330-333. 354- ^ "" Vittoria. ^ — CONSTANTINOPOLI (M ; ELs ; Se) CONSZ M., 3 em. I. 355- -^ — ^^ Lupa coi Gemelli. 3' - VRBS ROMA (M ; ECs) I C0NS6 " iM, 3 em. II CONSIA M. (4 em.!l 356. I^ — GLORIA EXERCITVS con due insegne. ^' - CONSTANTINVS MAX AVG (BMDd) I ... I , I . ^4; ^^^.^» 5: CONSA ^'CONSB ' CONSA ^ M., 3 em. IH, i. I _. I . D CONSH 357"^' — CONSTANTINVS IVN NOB C (BCLd) _J CONSr^' M.. 3 em. Ili, 2. CONSe^ CONSI^^ 174 358. ^^ - FL IVL CONSTANTIVS NOB C (BMLd) CONSA ^^^' CONSS ^^ ' M., 3 em. Ili, 3. coNse coNsr' HERACLEA 315-317. 359' ^ — PROVIDENTIAE AVGG con tre torri. ^ — IMP LICINIVS AVG (BMLs ; G ; Se ; F) I 4; uTi^S: Tr-ri:^'^ HTB"' HTr" HTA"' HT€" M.. 6 em. II. i. HERACLEA 317-320. 360. 9 — PROVIDENTIAE AVGG con tre torri. (^ — IIVIP LICINIVS AVG- (BMLs; G ; Se ; F) 1 „. '1 > ^ 1 . MHTA " MHTB' MHTr^ MHT£ i ,. M., 7 CÈii. 1, I SMHA " ' fil- 1 . •SMHB^" SMHA*' 1 • 1 • ^. SMHA ' I. i£y — (come sopra) (BMLd ; G ; Se; F) SMHA ^^' SMHB "■ M., 7 em. I, 2 362. .B' — IMP CONSTANTINVS AVG (BMLs; G ; Se ; F) MHTB ^' M., 7 em. I, 3. •SMHB I • 8; SMHB 175 363. 9 — PROVIDENTIAE CAESS con tre torri. /^ — D N VAL LICIN LICINIVS NOB C (BMLs; G; Se; F). I MHTA ^^' M., 7 em. II, I. MHTA* '' 1 .. •MHTA "' SMHA ^' .SMHr^^^^ sJhc'''^ 364. (B' — (come sopra) (BMLd ; G ; Se ; P^) _LA(iq). SMHr M., rovescio, 7 em. II. 365. ^B" — D N FL IVL CRISPVS NOB CAES (BMLs ; G; Se; F). ' 14: MHTr ^' M.. 7 em. II. 2. I I ; SMHr I 2 : •SMHr SMHT^ (2) SMHr 366. ^^ — DNFLCLCONSTANTINVSNOBC(BMLs;G;Sc;F) i io; MHT€ M., 7 em. II, 3. (I) •SMHA I • 6- SMH€ ' HERACLEA 324. 367. 5/ — DOMINOR • NOSTROR • CAESS ; VOT V ^ — CONSTANTINVS IVN NOB C iBMLd) SMHr M.. 9 em. I. 2. SMHr ' smha''' 176 368. 1^1 — D N CONSTANTINI MAX ÀVG ; VOT XX ;& — CONSTANTINVS AVG- (TLd) SMHA 49 SMHB 53 (17);^ - (16) (I); SMHA SMHA< 32: (4); *I.. 9em. II, (I); SMHe Vo. C. j. T. 5. >SMHB< 369. r^ — (come sopra) (TLDa) SMHA (I): (I): SMHÀ M., rovescio, 9 enr II. 370. 9' — DOMINOR • NOSTROR • CAESS ; VOT X ré' — CRISPVS NOB CAES (BMLd) 371. ^' SM H B " ■ SMHB^' SMHP (come sopra) (BCLd) y.., 9 em. Ili, I. 1^ SMHB M., 9 em. HI, I. 372. ]> — PROVIDENTIAE CAESS con tre torri. - X6--J- 12- ' s- SMHA* SMHB*"^' SMHr- ' SMHA- SMH€'^' • I • I ^ • I • I • I — 1 : — 8 : ^ — 20; ^ — 22; ■ 12: SMHA SMHB SMHT ' SMHA ' SMH€ ' SMHB ' SMHT^^' SMHA ' SMHC"^' 377. i> — SECVRITAS REIPVBLICE ^^ - FL HELENA AVGVSTA (BMDd) I ... I .. SMHB ' SMHA ' SMH€ M., 9 em. VI. I 8; I. 6; SMHB- ' SMH6- -J— 14; •SMH6 ^' 378. 9 — SPES REIPVBLICAE ^ — FLAV MAX FAVSTA AVO (BM ; Td) (7); 7::z^3', SMH6 ' SMHA" ' SMHA''' M, 9em.VII. L_ -. SMHA'^' 379. I^ — D N CONSTANTINI MAX AVO; VOT XXX fB" - CONSTANTINVS AV& (TDd) SMHA^' SMHB^' SMHT^' SMHA^*' M., cf. 9 t ni. Vili, I. T^' -sMnA^^'-SMns^^' -SMHr^' «smha '°' 380. 3' — (come sopra) (TDa) SMHA^' M..9em.VlII. I. I .. I p. _J ,. I ^. 7 j .^„L.a s ; .rs>^...- 5 : rxTTrrr 7 ; •SMHA' -SMHB ' •SMHT' •SMHA 381.,©' — (come sopra) (TLd) SMHA^' SMHB^' SMHr^' SMHA "' M., 9eni. VIir.2. SMHA^^°' SMHB- ^^' SMHr-"^' SMHT- ^ * _. I ^ I _ I •SMHA- '«SMHB^ -SMHT- ' «SMHA* ' (cf.M.4serieI). 12 178 382. ^^ — CONSTANTINVS MAX AVG (BMDd) SMHA (I); ? ^' «SMNA^' «SMHB 1 .. I 3: •SMHr ' «SMHA II : 4; M.. 9 eni. Vili. 3. 8; I 8 2; *SMHA""*SMHB *SMHr^'*SMHA ' *SMH€ ' HERACLEA 330-333- 383. ^ — La Lupa coi Gemelli. ^ — VRBS ROMA (M ; ECs) 3: SMH€ M., IO em. I. (9); •.SMH€» 384. l^ — Vittoria. ^' — CONSTANTINOPOLI (M ; ELs ; Se) SMHA ' I 3; •SMHA •SMHA» 7; SMHA M., loeiii. II. 385. 9 — GLORIA EXERCITVS con due insegne. ^' - CONSTANTINVS MAX AVG (BMDd) SMHA I 8; SMHB I D 1 •SMHA ' «SMHB ' •SMHA« (2); >SMHB< (6); SMHr 1 (4); SMHA •SMHB* ' «SMHr^ ' ' * * 3; SMHB M., IO eni. Ili, I. 179 386. ^' — CONSTAINTINVS IVN NOB C (BCLd) I .- ' SMHr ' SMHA^' M., ioem.!II.2. •SMHA ' I . . I__^ •SMHA'^' -SMHr- ^'' • • • 387. ,B^ — FL IVL CONSTANTIVS NOB C (BMLd) SMHA^' M., ioem.111,3. •SMHA ' >_J ' I -SMHA* ' -SMHr*'' • • • SMHr CYZICVS 317-319. 388. ^ — lOVI CONSERVATORI AVGG ^ — IMP LICINIVS AVG- (BMLs ; G; Se ; F) ii'6.2J_A,^.9lB QjLr^^.QiA 2J^€^.9ls^^.2J^^. SMK ^ SMK ''SMK 'SMK 'SMK 'SMK 'SMK ' SMK ' M., 7 eni. I, i. 389.,^' — IMP CONSTANTINVS AVG (BMLs; G ; Se ; F) Q_|A QJLBg. ?±r,o.^-^Q. 91 € QIS 9IZ SMK^' SMK ' SMK 'SMK^' SM K ^ ' SM K "^ SM K ' SM K ' M.. 7 em. I, 2. 390. ^ — lOVI CONSERVATORI CAESS ^^ — D N VAL LICIN LICINIVS NOB C (BMLs; G; Se; F) ±1. 2_LB^. ^Lr^. ^1^.. 2±ix.2is QAJ,. ? ' SMK"^' SMK ' SMK'^' SMK SMK"^' SMK ' SMK' M., 7 em. II. i. 391. ,^' — D N FL IVL CRISPVS NOB CAES (BMLs; G; Se; F) SMK ' SMK^' SMK"^ SMK'^'SMK'^' QJ_H,. * SMH ' M., 7 em II 2. i8o 392. B' — D N FL CL CONSTANTIVS NOB C BMLs; G; Se; F) 91A §_^. g €_9 s SMK ' SIIK"^' SMK SMK ' M.. 7 cm. IL 3. 393. B' — IMP LICINIVS AVO (BMLs ; G : Se : Fi 9-^rii- ^^ I • SMK SMK * M^ rov. 7 erri. II : dir. I. I. CVZ.^ . ^ 31^324- 394. lì — lOVI CONSERVATORI B — D N FL IVL CRISPVS NOB CAES ; 6: SMKA ^ ' SMKB^ SMKf SMKa SMK€ SMIcS^' M, 9eiii.I, i8i 398. !& — (come sopra) (TLd) SMKr^' SMKA^' 1 -z SMKS ' M., 9 ein. I, 3. 399. I^ — PROVIDENTIAE CAESS rB" — FL IVL CRISPVS NOB CAES (BMLs) SMKA ' SMKB ' SM Kf ' M , 9 em. II, 1-2. SMKA* ' SMKB* -I I •SMKr-'"' -SMKA» ' 400. ^^ — CONSTANTINVS IVN NOB C (BMLs) I 8- ' 6- —Li- — L "• — L^. SMKA ' SMKB ' SM Kf ^' SMKA^' SMK€^' SMKS ' M., 9 em. 11,3-4. SMKA* SMKB- SMKf* ^' SMKA* " SMK€* SMKS* '' ! I (5); SMKA ^ ' SMKr ^^^ ' 401.^ — (come sopra) (BCLs) SMKB^' SMKr^' SMKe^' SMKS ' iM., rov. 9 em. II, 402. ^^ — FL IVL CONSTANTIVS NOB C (BMLs) SMKA ' SMKB ' SMKf^' SMKA^' M., 9 em. II. 5-6. ' ^5; ^Lttt ^8; —-L- 14; L^ 16; ' - SMKA* ""SMKB* 'SMKf* ^' SMKA* ' SMK€* ' SMKS*^'' I 8; ....^7T-7; •SMKr* ' *SMKA SMKB ' SMKA l82 403. ^ — (come sopra) (BCLs) SMKA ^^■^^ M., rov. 9 em. II. 404. 5.' — SECVRITAS REIPVBLICE &' — FL HELENA AVG-VSTA (BMDd) SMKA ' SMKB ' SMKf ' SMKA ' M., 9 cui. III. 8; — 7-— i; ^,,;, , 3; ^„..^ i; SMKA-^'SMKB* 'SMKf* ' SMKA* ' SMKe* SMKS< •SMKr*^' •SMKA-"" 405. I^ - SPES REIPVBLICAE 3' — FLAV MAX FAVSTA AVG (BM ; Td) !.. . ; SMKB ' SMKr ' SMKA ' M., 9 cin. IV SMKA- ' SMKB-^ \ .. — 1— 7- •SMKr»-^' -SMKA*^' CYZICVS 330-333- 406. 9 ~ La Lupa coi Gemelli. ^ — VRBS ROMA (M ; ECs) SMKr^' SM'ka^' M., io cm. I. •SMKA'' 407. 9 — Vittoria. ^' - CONSTANTINOPOLI (M ; 1 ,. 1 ,. KLs; Se) ? 'SMKA? ' SMK€^' M., IO em. II, 1-2. •SMKB ' -SMKr ' 408. ^ — (come sopra) (M ; ECs ; Se) SMKA M., rov. io em. II. i83 409. I^ — GLORIA EXERCITVS con due insegne. ^' - CONSTANTINVS MAX AVG (BMLd) SMKr ' M., IO em. Ili, 3. 410. ,B' — CONSTANTINVS IVN NOB C (BCLd) I ; •SMKA ' «SMKr^' M.. IO em. Ili, 5. 410 a ÌQ' — (come sopra) (BMLd) ' 3= SMKA" SMKA I SMKS M., IO em. Ili, 6-7. 1 ,. •SMKS ' 41 1.^' — FL IVL CONSTANTIVS NOB C (BCLd) (0; ^ '... (I); •SMKr ' •SMKC M., IO em. Ili, 8. 412.3" — (come sopra) (BMLd) ^-i. ^i- -i-I. -Li- SMKA ' SMKB ' SMKA ' SM K€ ' 9 ^' .CMU-A'^^' SMKS ' M.. IO em. Ili, 9. I •SMKA NICOMEDIA. 413. Iji — lOVI CONSERVATORI AVGG- ^ — IMP LICINIVS AVO (MLs; G ; Se ; F) \lA,.MB..Mr^.^lA :\L€ . ^isMz^. SMNSMN'SMN 'SMN"^'SMN''SMN^'SMN ' M., 7 em. I, i. 414. i&' — (come sopra) (MLs ; G ; F) Mr ^ . \]j j . ^_Lz . SMN ' SMN ' SMN'^' M., et'. 7 em. I, I. 415. 3^ — IMP CONSTANTINVS AVG (MLs; G; Se; F) ? 'SMN 'SMN"^' SMN ' SMN 'SMN iM., 7 CHI. I. li. i84 416. T(i — PROVIDENTIAE CAESS Tuppiter. ^^ — D N VAL LICIN LICINIVS NOB C (BMLd) MA,. ìli.. iLiì,. M V,. ^;€ ^ s ^^;z SMN 'SMN^'SMN 'SMN''SMN 'SMN 'SMN^^' M., 7 em. Ili, I. 417.^ — (come sopra) (BMLs ; G; Se; F) SMN ' M., 7 eni. Ili, 2. 418. 3^ — DN FL IVL CRISPVS NOB CAES (BMLd) MAj. SMN ' SMN ' MS SMN ' M., 7 em. Ili, 3. 419. .B' — D N FL CL CONSTANTINVS NOB C (BxMLs; G; Se; F) SM N M., 7 em. III. 5. 420. ÌB' — (come sopra) (BMLd) SMN^' M., 7 cm. III. 6. NICOMEDIA 324. 421. ^ - PROVIDENTIAE AVGCr porta della fortezza. i& — CONSTANTINVS AVG (TDd) ? ^'SMNA "' SMNB ^^' SMNT ^^' SMN A ^^' SMN€ '^' SMNS^' M., 9 em. I, I. 422.^ — (come sopra) (TLd) 16;— rb^7; ;^7^^3: 4; 9; 2; SMNA 'SMNB" SMNr^ SMNA^' SMN€^' SMNS ' M., et'. 9 em. l, I 15; MNA "' MNB 1 8- NÀ^' MNA ' MN€ NA ■ ' N€ ' / ? 423 ^' — (come sopra) (TDd) (I); SMN€ M., cf. 9 em. I, I. i85 424. .& — CONSTANTINVS MAX AVG (BMDd) SMNB ' SMNr ' SMNA 'SMN€^' M, 96111.1,3. 425.^ — FL IVL CONSTANTIVS NOB C (BMLs) NA ' AL, rov. 9 ein. I; dir. II, 4. 426. y» — PROVIDENTIAE CÀESS porta della fortezza. B' — FL IVL CRISPVS NOB C (BMLs) SMNB ' M., 9 tm. II, i. I IO : MNB ' 427. ^' — FL IVL CRISPVS NOB CAES (BMLs) SMNB ' M., 9 em. II, 2. 428. i& — CONSTANTINVS IVN NOB C (BMLs) I 0. SMNr ' M., 9 em. II. 3. 429. ,B^ — FL IVL CONSTANTIVS NOB C (BMLs) • 4; SMNA^' M., 9 em. II, 4. ^4= -^5; ^--■. MNB^ MNA^' MNS 430. ^ — PROVIDENTIAE CAES • i& — CONSTANTINVS IVN NOB C (BMLd) MNT^^^' MNS^'^' M., 9 em. Ili, 3. ±5 Nr^ 431. ^^ — (come sopra) (BMDd) I ,. I .. I 3; T^r.T^A SMNA ' SMNB ' SMNC"^' SMNS M., cf. 9 em. Ili, 3. 432. rB' — FL IVL CONSTANTIVS NOB C (BMLs) SMNA"' SMN€ ' SMNS"' ìM , 9 em. Ili, 4. 7; k-kTV^; .-m.^3; I/m\^9 MNB " MNr ' MNA ^' MNS^' Wb^'^' ìL^'^' rrs<3" i86 433. gi — PROVIDENTIAE CAES (senza punto!) ^^ — FL IVL CONSTANTIVS NOB C (BMLs) SMNA 3; SMNS M., cf. 9 eiii. III. I .. 434- 9 — SALVS REIPVBLICAE ^ — FLAV MAX FAVSTA AVG (BM ; Td) SMNA I . (I); MNS ' M,, 9 eni. IV MNA ' 435. 9( — SPES REIPVBLICAE ^' — (come sopra) MN€ (I) MNf 436. R) - SECVRITAS REIPVBLICE rB^ — FL HELENA AVGVSTA (BMD) (I); I ; MN€ ' M., 9 em. V. SMNf 7; MNr MNA NA M., 9 em. VI. MNS^ NICOMEDIA 330-333. 437. 9 — GLORIA EXERCITVS con due insegne. ^' — CONSTANTINVS MAX AVG (BMDd) SMNr^' SMNA ■"' M., IO em. I, I. 438.3' — CONSTANTINVS IVN NOB C (BCLd) SMNr i; 2; SMNS M.. IO em. I. 2. 439- ^ — Vittoria. i& — CONSTANTINOPOLI (M ; ELs ; Se). SMNA ' SMNB 2; M., IO em. II. i87 440. 1$ — La Lupa coi Gemelli. f^' — VRBS ROMA (M ; ECs) -• (o) ■ • I • SMNB^'^^' SMN€ ' M., io eni. III. ANTIOCHIA 317-319. 441. 9' — lOVI CONSERVATORI AVGG 3' - IMP CONSTANTINVS AVO (MLs ; G ; Se ; F) I S SMANT^^^' M., 7 em. I, i. 442.3' — IMP LICINIVS AVO- (MLs; G ; Se ; F) I A . : B ! r I A le 4; ^^MA^,-r 3; ^n^TTTT^^; ^,^^^.^ 1; ^.,,,.^ 2; SMANT SMANT" SMANT ' SMANT ' SMANT SMANT "^" SMANT'" M, 7 em. 1, 2. 443. y - lOVI CONSERVATORI CAESS 3' — D N FL IVL CRISPVS NOB CAES (MLs; G; Se; F) SMANT SMANT M., 7 eiiK li, I. 444. 3^ — D N VAL LICIN LICINIVS NOB C (MLs; G; Se; F) I A_ I r^. 1 A 3 ; 7i^)rz,^ 3 ; e>.>i.*...-r 2 ; SMANT^' SMANT" SMANT I S ,. I Z^. I H SMANT^' SMANT ' SMANT^^' M., 7 em. II, 3. ANTIOCHIA 324—? 445. I^ — PROVIDENTIAE AVGG eon due torri. f& — CONSTANTINVS AVO (1 Ld) SMANTA 'SMANTB'^'SMANTr^'SMANTA'^'SMANTe ' M., 9 em. I, I. • • • • 3 ; ^^M^K.-r-r. 3 ; SMANTA"'SMANTB"'SMANTr ' SMANT6 A • € 4 ; ^--i-..^ I ; SMANTS SMANTZ"' SMANT 446. (D' (comu sopra) (TDd) f* ^' SMANTr^' SMAflTc"*' SMANTZ ' M., 9 em. I, i. i88 447. 9 — PROVIDENTIAE CAESS con due torri. ^^ - FL IVL CRISPVS NOB CAES (BMLs) SMANTZ 3; SMANT€" M., 9 em. II, I. SMANTA 448. ^^ — CONSTÀNTINVS IVN NOB C (BMLs] \ (,). SMANTr^ ^' SMANTS M., 9 eni. II, 2. SMANTB 5 ; (0; SMANTA 3; 7; SMANTS"' SMANTH"' SMANTI 449.^ ~ FL IVL CONSTANTIVS NOB C (BMLs) SMANTH ' 450. V^ — SALVS REIPVBLICAE i& — FLAV MAX FAVSTA AVG (BM ; Td) SMANTI ' M., 9 eni. II, 3. SMANTI i; SMANT6 ^^' M., cf. 9 ei7i. III, I. 451. ^ - SPES REIPVBLICAE ,^ — (come sopra) 452. l^ - SECVRITAS REIPVBLICE ,^ - FL HELENA AVGVSTA (BMDd) I SMANT€^'^' M., cf. 9 em. IV, i. SMANTS M., 9 em. V. •SMANTB i; I A€ SMANT SMANTI ANTIOCHIA 330-333. 453- ^ - GLORIA EXERCITVS con due insegne. ,^ - CONSTÀNTINVS MAX AVG (BMDd) i; SMANA SMANB SMANA ' M.ioem. I, I i89 454. ^' - CONSTANTIINVS IVN NOB C (BCLd) SMANS ^ ' 455. Ri — Vittoria. fy - CONSTANTINOPOLIS (M ; ELs ; Se) SMANI^' M., IO em. III. ALEXANDRIA 313-314. 456. li - lOVI CONSERVATORI AVGG- ^' - IMP C VAL LICIN LICINIVS P F AVG (TLd) ALE M, 5 em. II, i. ALEXANDRIA 317-319. 457. y> — (come sopra) ,B^ - IMP LICINIVS AVG (MLs ; G ; Se ; F) ^^_^A^. ^J B^. SMAL ' SMAL ' M., 7 em. I, i. 458. ^^ - IMP CONSTANTINVS AVG- (MLs; G; Se; F) SMAL ' M., 7 em. I, 2. 459. I^ - lOVI CONSERVATORI CAESS r^ - D N VAL LICIN LICINIVS NOB C (MLs ; G ; Se ; F) v^ I B ^. SMAL ' M., 7 em. IL i. 460. ^' - D N FL IVL CRISPVS NOB CAES (MLs; G; Se; F) v-M_A_j. SMAL ' M., 7 em. II, 2. ALEXANDRIA 324. 461. li; - PROVIDENTIAE AVGG- rD' - CONSTANTINVS AVG (TLd) 3; SMALA '^ SMALB " M., 9 em. I, i. 462. i> - PROVIDENTIAE CAESS fiy - FL IVL CRISPVS NOB CAES (BMLs) SMALA ' SMALB ' M., 9 em. II, i. 463. 3" - CONSTÀNTINVS IVN NOB C iBMLs) SMALB ' M., 9 em. II, 2, 9 1 1,. SMAL ' 464. 9 - SALVS REIPVBLICÀE FLAV MAX FAVSTA AVGVSTA (BM ' 2- ; a destra) ■ SMALB ' M., 9 eni. Ili, I. 465. 9 - SPES REIPVBLICÀE ^ - (come so[)ra) SMALB ^' M., 9 em. IV. 466. R) — SECVRITAS REIPVBLICE FL HELENA AVGVSTA (BiMDd) :a^' SMAL M, 9 em. V, FALSIFICAZIONI SINCRONE BARBARICHE. 1 TIPI CONTRAFATTI: 467. I^ — D N CONSTAIMTINI MAX AVG ; VOT XX 5 pezzi. 468. ^ — CAESARVM NOSTRORVM ; VOT V (X) 5 pezzi. 469. 9 — PROVIDENTIAE AVGG (CAESS) 4 pezzi. piij I pezzo fuso. 470. 9 — VICTORIAE LAETAE PRINC PERP; VOT PR 3 pezzi. 471. ^ — VIRTVS EXERCIT; VOT XX i pezzo. 472. ^ — BEATA TRANQVILLITAS ; VOT XX 2 pezzi. Pezzo ibrido sopr ab attuto. a l^ — Non è visibile. ,^ - LICIN (ECs) ^^^' ] b 1^ ~ CAESARVM NOSTRORVM ; VOT X :& - CONSTÀNTINVS AVG (TLd) ^- Budapest, Dicembre 1920. Andrea Alfoldl LA MONETAZIONE NELL'ITALIA BARBARICA {CoHiinuazione: vedi voi. Ili, 3» e 4° trimestre 1920). Parte II. — La legislazione monetaria II. I TIPI E LE EMISSIONI MONETARIE DEI LANGOBARDI E DI CARLO MAGNO. La questione che ora debbo trattare, il variare cioè dei tipi e delle emissioni monetane, è fra le pila oscure ed in- tricate, anche perchè presuppone in un certo qual modo la conoscenza di tutta la politica monetaria del tempo, cono- scenza che trova le sue basi d'altra parte in questa prima analisi e differenziazione delle emissioni. Questo studio non può essere quindi se non sommario e provvisorio, prima raccolta di materiali preparati per una successiva elaborazione. Quando i Langobardi invasero l' Italia si trovarono da- vanti al circolante bizantino: impadronitisi delle zecche, vi coniarono delle rozze imitazioni dell'aureo imperiale, pren- dendo a modello i tipi di Maurizio Tiberio e dei suoi suc- cessori. Parlare di emissioni in questo primo stadio è certo fuori di luogo: si coniava a casaccio, per opera di rozzi ed inesperti artefici, sì che ogni esemplare dei prodotti usciti dalle barbare officine si differenzia sempre, almeno per qual- che dettaglio, da tutti gli altri; tal che non è possibile stabi- lire una qualsivoglia classifica scientifica. Solo in epoca re- lativamente avanzata cominciano a comparire delle lettere nel campo, davanti al busto del sovrano: procedimento che meglio ricorda la contemporanea monetazione di Eraclio che non l'antica segnatura delle zecche imperiali romane. 192 La monetazione ufficiale dei Langobardi comincia con Rothari (636-652). Una moneta aurea di largo modulo, già nella collezione dell' Erba (D, reca: ^^ — DM ROTE PPV busto a destra. 9^ — Vie ROTAVTORII vittoria; esergo lONOI. Se la moneta è autentica ed è stata ben letta, essa segna rntrapasso fra la coniazione di pura imitazione bizantina e quella propria del regno, introducente il nome del sovrano langobardo al posto di quello dell'imperatore d'Oriente. In- fatti è evidente il confronto con le monete contemporanee di Foca coniate a Ravenna, che hanno : ^ — DN FOCAS PER AVG- busto. I^ — VICTORIA AVGG- vittoria ; esergo CONOB. E notevole il fatto che il langobardo prenda quale pro- totipo della sua monetazione l'aureo di Foca (602-610) e non quello del contemporaneo Eraclio (610-61 1) o quello di Co- stanzo Il (641-663), i quali portano non l' immagine della vit- toria, ma la croce su tre scalini. Un nuovo passo verso l'indipendenza del conio (e questa volta definitivo) fa in seguito Rothari con la coniazione di un aureo che porta (2) : ^' — DM AOTMAIV IVTOR III vittoria di faccia con croce a lunga asta ; esergo lONOI. I<) — MARINVS MON retrogradata, attorno al monogramma di Marinus. 11 diritto evidentemente presenta una barbarica grafia per DN ROTHARI VICTORIA ; deriva dunque dalle monete bi- zantine sostituendo la figura della vittoria, che su queste sta al rovescio, al busto del sovrano che non appare sull'aureo langobardo. Il rovescio poi è significativo: l'apparire del (i) Collection de AI. le chevalicr dell' Erba. Parigi, 1900, 11. 558; non vidi la moneta. (2) Cai. Morbio. Milano, 1857; Brambilla, Tremissi di Rotati, iSS'j, ecc. CNI, IV, pag. 455, n. i. Esemplare al Museo di Brescia. 193 nome del monetario attorno al suo monogramma mostra, ricordando le forme della monetazione merovingica, che il diritto regio della moneta non era ancora stato sancito : il nostro aureo può forse ritenersi coniato avanti la promul- gazione dell'editto. Oppure che il monetario fosse funzionario regio e il suo nome garantisse la bontà della moneta. Ai regni successivi di Rodwald (652), Aripèrt I (653-661), Perctarit e Godepert (661-662), Grimwald (662671) si attri- buiscono generalmente le imitazioni degli aurei di Costanzo II (641-668). Vi sarebbe dunque un passo indietro nel processo evolutivo della regalità monetaria. Però sotto Aripert ab- biamo due monete che portano il nome regio ; quella già studiata del duca IfFo e una, già nella raccolta Gnecchi (i), •che reca : /B" — DM ARIP€RT RGX busto del re a destra ; sul palu- damento M. 9( — VIVITklORVI VMTORIAAI vittoria di faccia col globo crucifero ; esergo COMOR ; nel campo +. La lettera M che appare al diritto non è una marca di emissione, ma un segno di zecca, cioè o il nome Mediolanum o r iniziale del monetario come meglio vedremo in seguito. A Grimwald si attribuisce (2) una moneta d'oro di un tipo che esce assolutamente da quelli usati nella serie lan- gobarda : esso porta sia da un lato quanto dall'altro un mo- nogramma formato con gli elementi del nome 9R"^0ALDVS REX. Qui manca assolutamente ogni segno di zecca o marca d'emissione. Al suo successore Perctarit (secondo regno 672-688) si attribuiscono delle monetine d'argento che hanno al diritto le lettere PE in legatura seguite da RX pure in legatura, e col rovescio o recante un busto, oppure vuoto. Il tipo è noto in infinite varianti, ma l'attribuzione è per me incertissima. Sino al ritrovamento in un ripostiglio sicuro non le credo (i) Catalogo Gnecchi, n. 3956. (2) Ipotesi emessa da Boyne, Annuaire Soc. frane, de Numism., X, 1886, pag. 461. La lettura RECIMPER///S emessa da Sambon, Rev. Numismatiquey 1898, pag. 303 è inainissibile. 194 langobarde. È con Cunincpert (688-700) che finalmente en- triamo in un campo più sicuro: di questo re si conoscono molte monete che possono essere divise in due tipi : a) quello con la vittoria al rovescio, di derivazione bizantina ; b) quello con l'arcangelo al rovescio, tipo che diverrà canonico nella serie langobarda. Il primo tipo così può essere descritto : ^ — + DN CVNINCPERT oppure + DN CVNINCPERT REX attorno a un busto a destra ; sul busto RX o le stesse lettere in legatura ft ; nel campo davanti al viso la lettera M oppure T. 9 — + DN CVNINCPERT REX seguito da f o FI o da I o II, il tutto attorno alla figura della vittoria. Le lettere che appaiono alla fine della leggenda del ro- vescio potrebbero essere dei segni di officina e, prendendo la r nel suo valore numerale, dare l = i; Il = 2; r = 3; n = 3 n I = 4. È questa un' ipotesi soltanto, basata come si vede su un indice assai poco sicuro, ma che può trarre appoggio dal confronto con la monetazione bizantina. Il secondo tipo delle monete di Cunincpert presenta in confronto col precedente la variazione del rovescio ove alla vittoria bizantina è sostituita la rappresentazione del santo protettore dei langobardi, l'arcangelo Miciiele. ^^ — DN CVNINCPER oppure CVNINCPEft attorno al busto a destra. 1? — SCS MIHAHIL attorno alla figura dell'arcangelo. Molte volte sia nel campo avanti al volto del Sovrano quanto sul suo paludamento sono delle lettere. Lo stesso tipo si riproduce sotto Liutpert (700), sotto Aripert II (701- 712) e sotto Liutprand (712-744). Non si conoscono monete per i regni di Raginpert, Ansprand e Hildeprand. Tutte le lettere isolate o i gruppi di lettere che appaiono su queste monete, al di fuori delle leggende, non possono essere dei segni di emissione: esse sono troppo numerose, compren- dendo non solo tutti i segni dell'alfabeto ma anche dei nessi 195 che non si possono ricondurre a numerali (Rr, PL, L '•* , ecc.)» Debbono quindi indicare qualcosa d'altro, delle zecche o dei monetari. Con Ratchis (744-749) siamo davanti ad una nuova tra- sformazione del tipo. Una prima moneta di questo sovrano ('> può essere così descritta : -B^ — DM RATCHIS {M e R in legatura) attorno al busto del sovrano di faccia ; nel campo a s. A e a d. Tt sul manto a s. A^T e a d. HI, sul petto Br. ^ — SCS IIIIIL (alterazione di SCS MIHAIL) attorno alla figura dell'arcangelo ; in basso a d. nel campo una stella a cinque punte. A questo tipo ne succede un altro, rivelatoci dal ripo- stiglio di Mezzomerico. La moneta reca : B" — + DN RATCHIS PRIN attorno al monogramma (^9r sotto la seconda lettera del quale sta +D. 9 — SCS llllll ^v attorno alla figura dell'arcangelo (fig. 6). Fij La moneta apre un problema assai importante : perchè Ratchis vi si intitola principe e non re? Si sa che Ratchis, duca del Friuli, fu acclamato re dei Langobardi alla morte di Hildeprand nel 744, ma già nel 749 doveva abdicare in favore del fratello Ahistulf, ben viso al partito nazionale. Dal chiostro dove si era ritirato, tentò ritornare al potere ai tempi di Desiderius e dal dicembre 756 al marzo 757 tiene (i) Ruggero, in là'v. It. di Ntnii., 1908, pag. 137. 196 la Tuscia e il palatium di Pavia. E a questo secondo periodo che attribuisco la moneta in quanto essa riproduce un tipo diffuso sotto Ahistulf e Desiderius: se fosse stata coniala nel primo periodo di Ratchis questi vi si sarebbe intitolato francamente Rex. Ora l'unica carta a noi giunta del secondo periodo, la pisana del febbraio 757 (i) reca la sola dicitura " Guvernante domno Ratchis „ : probabilmente egVi non era stato riconosciuto per re dopo la fuga dal chiostro e il titolo non osò mettere sulla moneta accontentandosi di uno ben minore. È questa la sola spiegazione che so dare e sulla quale ad ogni modo credo sarà bene richiamare l'attenzione degli storici, sperando ne trovino una migliore. Il titolo di " principe „ dato ad un duca langobardo ap- pare nella Vtfa Cor bimani episc. Baiuwariortim ove al § 16 è ricordato come nel castrum di Trento governasse " Hu- " singus Longobardorum rege ibi constitutus princeps „, mentre al § 22 lo dice " comis tribunus „, probabilmente da leggersi " comes Tridenti „. La vita contratta che pur sempre chiama Husingus col titolo di comes una volta pure lo dice princeps (§ xvi). Siamo davanti ad un testo della seconda metà del secolo Vili (l'autore, il vescovo Arbeone, morì nel 783) sul quale però bisogna osservare che Tautore chiama princeps, princeps totius gentis, princeps summus anche il re Langobardo, come lo stesso titolo usa per il duca di Ba- viera o per il maggiordomo di Francia. È vero che m una carta della fine del periodo langobardo il dux di Cremona è chiamato princeps : ma essa appartiene al più che sospetto gruppo delle dragoniane. Solo nel IX secolo il titolo è usato per il duca del Friuli da Andrea Bergomate (ma prima ri- corre di regola nella Lex romana raetica curiensis che tanti stretti rapporti ha col Friuli) e per il duca Boso da papa Giovanni Vili nel suo epistolario. Ma qui siamo troppo lon- tani dall'epoca che ci interessa. Gli stessi duchi di Benevento pur così potenti e prati- camente indipendenti, non si fregiarono del titolo di principe se non dopo lo sfasciamento del regno langobardo : il che (i) Trova, Cod. Dipi., n, 707. 197 affermano parecchi testi, dicendo che solo Arichi II osò pren- dere quel titolo (i). La nostra moneta non può quindi esser spiegata se non in due modi : o la batte Ratchis quando era duca del Friuli prima dell'elevazione al regno e allora rappresenta l'unico esempio del titolo di principe dato a un duca ; oppure la battè durante il suo secondo breve ritorno al potere e allora resta sempre a spiegarsi perchè usò il titolo di principe e non quello di re. Malgrado il problema che si deve ancora risolvere credo la seconda ipotesi preferibile alla prima. Ritorniamo dunque un passo indietro ad Ahistulf (749- 756). Con lui si inaugura il tipo che vediamo poi adottato da Ratchis, cioè : ^ — + DN AISTVLF REX intorno al monogramma 9* ^ 9Br in legatura. Alcune volte sotto il monogramma vi è + o una stella, oppure M oppure T oppure ÀV. Una volta il monogramma sembra formato da 9Br alla quale seconda lettera è collegata una C 9 — SCS IlillL (o varianti grafiche dell'iscrizione) attorno alla figura dell'arcangelo; nel campo sotto l'ala,. o un punto o una stella o •*• o una croce, oppure anche la lettera M. Un secondo tipo di Ahistulf è quello che i documenti chiamano " stellato „ : ^ — DN AISTVLF RCX attorno a croce potenziata. 1$ — + FLAVIA LVCA oppure + FLAVIA PIhA C attorno alla stella. Ma il re langobardo conia un'altra serie di monete tutto affatto indipendente dalle precedenti e derivata dai prototipi bizantini (fig. 7) forse a Ravenna : -f^' — DN AISTVLF Rr (o con varianti grafiche) attorno al busto del sovrano, di faccia, che alza con la de- stra il globo crucifero. (i) Cfr. la Chronica Sancii Benedicti Casincnsi e la Croii aca di S. Sofia di Benevento, oltre che le sue monete che portano appunto nel secondo periodo (dopo il 774) il titolo di principe. 198 ^ — i.^ variante. VICTORIA SA attorno ad una croce po- tenziata con A legata nell'asta verticale; nel campo 2. 2.* variante. VICTORIA SA^ attorno a croce poten- ziata, nel campo H e all'esergo CONOB. Desiderius (757-774) continua i due primi tipi di Ahistulf. Ha cioè una moneta rivelataci dal ripostiglio di Mezzome- rico con : ^ .— + D • N DEC/5IDERIVS RX attorno al monogramma 9R' sotto al quale è una croce. 1^ — SCS UHI ^^ attorno alle figure dell'arcangelo. Ha poi la seconda serie delle monete coi nomi delle zecche, gli stellati, abbondanti sia per nome di zecche quanto per varianti, differenziando i tipi con variazioni grafiche o con r inserzione di segni, cioè punti, gruppi di punti, stelle, segni lunati. È il tipo che si ripeterà sulla monetazione di Carlo Magno. * * Esposta così per sommi capi la tipologia delle monete regie langobarde, cerchiamo le ragioni fondamentali delle loro variazioni. Se con Rothari comincia una monetazione regia (e la prova l'abbiamo non nella sua sola moneta ma ancora nel testo dell'editto), fino a Cunincpert regna una incertezza nella 199 •monetazione: fino a lui ed ancora ai primi tempi del suo regno è il tipo bizantino della vittoria che si ripete. Ad un certo punto si sostituisce il tipo dell'arcangelo: metto ciò in rapporto con la sollevazione di Alahis, duca di Trento, e con la repressione del moto. E noto come la sollevazione coinvolgesse non solo i Langobardi del ducato trentino, ma ancora quelli di Brescia, di Vicenza, di Treviso ed in un certo qual modo anche quelli di Cividale che furono al campo di Coronate pur senza combattere contro il re. Un moto così vasto deve aver avuto delle ripercussioni anche dopo la sua fine e generata la necessità di una revisione in tutto Tordinamento del regno, aver cioè anche avuto il suo aspetto monetario come ebbe quello commerciale, se può essere ri- tenuta fondata l'ipotesi del Troya che attribuisce ai tempi di Cunincpert l'ordmamento per il commercio di Comacchio, confermato in seguito da Liutprando CO. E probabile anche una trasformazione nell'organizzazione delle zecche, come vedremo in seguito. Le monete del secondo tipo di Cunincpert, quelle di Ari- pert (II) e di Liutprand, portano molte lettere sia nel campo quanto fra gli ornamenti del paludamento: ma esse, ad una analisi, si palesano distintivi di zecca e non di emissione, giacché manca una serie progressiva di numerali o anche solo gli elementi che la lascino intravvedere. Altrettanto può dirsi per la monetazione di Ratchis, mentre invece il primo tipo di Ahistulf coi suoi segni -, .*.,+,* mostra embrio- nalmente qualcosa di ciò che, per una più tarda monetazione, i francesi chiamano " un dififérent „. Questi ancora si pale- sano nel secondo tipo di Ahistulf: prendiamo gli stellati di Lucca e vi vedremo oltre un variare della grafia, un variare del numero dei punti o segni e della loro posizione. Ripro- duco per esemplificazione le diciture del diritto : DN AISTVLF R€X DN Al • STVLF R6X + D • N Al • STVLX R€ + D • N AISTVLXP R€ A • N • AITTVLFV + VN AISTVLXF R€ (i) Trova, Della condizione de' Romani, pag. Ii8. 200 Quando avvenne il passaggio dal I al II tipo non sap- piamo dirlo : forse può essere messo in rapporto con la di- sfatta del 754 e, visto che il tipo è limitato alle sole zecche della Tuscia, ad un movimento autonomistico di questo ducato. Il III tipo, prettamente bizantino, può quasi certamente esser messo in rapporto con la conquista di Ravenna, e ri- tenersi che la serie sia stata coniata dai monetari di quella città. Nella monetazione degli stellati di Desiderio oltreché ripetersi le medesime varietà di punti o altri segni diversa- mente distribuiti nelle leggende del diritto, abbiamo ancora dei gruppi di lettere che seguono il nome della zecca al» rovescio : FLA/^IA TICINO C FLAVIA TICINO € oppure FL- An • A S • €BRIO I FL-A- S6PRIOU5 FLAVIA S6BRI0 S FLUA/IA S€BRIO T FL- AVIA S6BRIO 9 FL-A S6BRI0 PA/ FL • A • DAC6NTI AG FLV>0/INC€NCIA F9 FLA/IA TARCISIO C FL- AVIA TAR/ISIO CI FL- AVIA RITA CI FLvA PL-VMBIA H, un tratto orizzontale THI in legatura. FL-A PLVMBIA TE FL-A FL- VMBIA TI oppure TI legati da< in modo da formare Se si può ritenere sicura la spiegazione già data del nesso A6 (Augusta) per le monete di Piacenza, e proba- bile quella di C o CI (civitas) per Ticinum, Treviso e Pisa, oscuro ci rimane il significato delle lettere che seguono il nome delle altre città. Pensare a numerali di officina o di serie è assurdo: il problema dovremo riprenderlo trattando in seguito l'ordinamento delle zecche. 20I Osservo che nelle monete di FLAVIA NOVATE il nome non è invece seguito da nessuna lettera e lo stesso avviene per quelle di FLA(via) MEDIOLANO. Osservo ancora che le varianti d'emissioni nella serie di Desiderius sono marcate con punti o segni speciali nelle leggende; gli aurei di Milano hanno ad esempio: + FL • A'^MCDIOLANO (AM AN in nesso) + FL • AM : DIOL • ANO + FL'^AM : DIOL • AN3 + FL • AMDIOL • ANO + FL • AM : DIOL : ANO • + F • L • AM : DIOI • AN : O Ma SI appalesa anche un altro procedimento : il nome del sovrano è scritto al diritto attorno ad una croce poten- ziata : generalmente gli angoli fra le braccia della croce sono vuoti, ma alcune volte (come si osserva nelle monete di Pavia, Sebrio e Treviso del ripostiglio di Ilanz, n. 9, 11, 17, 18, 26, e in una di Milano del ripostiglio di Mezzomerico), vi sono dei tratti diversamente disposti, o dei punti sopra le braccia della croce (fig. 8). E un procedimento che qui appare allo stato embrionale ma che avrà non poca diffu- sione nel medio evo. Fig. 8. Nella monetazione aurea di Carlo Magno in Italia ve- diamo ripetersi gli stessi procedimenti che qui sopra abbiamo elencato: nulla quindi è il caso di dire. Una sola osserva- zione dobbiamo fare: le monete d'oro coniate in Pavia re- cano la dicitura abituale FLAVIA TICINO, mentre tutte le mo- nete d'argento che il re e iniperetore [)oi conierà nella stessa zecca portano il nome PARIA. Osserviamo che il termine Papia già sostituisce nella datazione e nel testo quello di Ticino anche nei primi di- plomi che Carlo rilascia dopo la conquista: ricordo quello del 19 febbraio 774 e i successivi del 5 giugno e 16 luglio 202 dello stesso anno, nonché quello dell'S giugno 781 (i). Così una lettera di Cathaulfus del 775 chiama la città Papia (2) e lo stesso nome sta suirepitaffio di Adelaide figlia di Carlo Magno morta nel 774 e scritto certamente poco dopo il de- cesso. Anche i testi del Codice Carolino mostrano chiara- mente il trapasso: l'epistola XX (forse del 760) e la XXVI (aa. 764-766) hanno ancora Ticinum, mentre la XLIX e la LV, rispettivamente del 774 e 775, hanno Papia. Non mi baso sui testi, prima perchè non sono documenti ufficiali, poi perchè sugli scrittori l'influsso classico ha fatto conti- nuare l'uso di Ticinum al posto del nome, che possiamo ri- tenere divenuto ufficiale della città con la conquista, di Papia. Ora abbiamo osservato come le monete d'oro continuassero a portare Ticino, come d'altra parte tale nome si riscontra nelle carte private relativamente lontane dal cauìbiamenlo del nome ufficiale: ricordo ad esempio il documento del 792(3). L'osservazione mi sembra abbia una certa importanza per questo fatto: non troveremo fra tutte le monete d'ar- gento dei primi tempi del dominio di Carlo in Italia (almeno fino all'anno 787 come poi dirò) alcuna che possa attribuirsi sicuramente alla zecca di Papia : quindi se è accettata l'af- fermazione del cambiamento di nome ufficiale, dovremo at- tribuire ad altra città che non sia Ticinum le monete che portano la semplice lettera T e dovendo scegliere la lettura fra i pochi nomi di zecca che sappiamo funzionanti in quegli anni, accetteremo l'interpretazione di Treviso. Ma della monetazione argentea di Carlo Magno in Italia ora dovremo parlare distesamente. * * La coniazione dell'argento di Carlo Magno in Italia presenta dei problemi non ancora risoluti e di una certa (1) M. G. IL, Dipi. Karoliìi., un. 79, 80, 81, 133. (2) M. G. H., Epist. Karol., II, ep. 7, pag. 502. (3) Porro, Cod. Dipi. Lang., n. 66. Il nome di Papia appare perla prima volta all'inizio del VI secolo nel Cosmografo ravennate: qui in- tendo solo stabilire quando divenne definitivamente ufficiale. 203 importanza. Due tipi fondamentali dei suoi denari si hanno da noi, come in Francia, lasciando da parte alcuni tipi par- ticolari di cui dovrò dire in seguito. Il primo di cui debbo occuparmi offre da un lato la leggenda CAROLVS scritta su due linee ed ha dei rovesci diversi. Il più semplice di questi rovesci reca la leggenda ftp cht^ non può essere letta se non rex francorum ; molte volte è sola, altre con lettere e monogrammi che sono : P-R i) la dicitura A che ci indica chi?.ramente la zecca M di Parma ; 2) la lettera E avanti (i) ; 3) la lettera V nel mezzo ; 4) la lettera T dopo la F; 5) le lettere ME in nesso fra loro e con la R (2); 6) le lettere C e E poste una avanti e l'altra in se- guito della ft ; 7) le lettere RR in legatura, che seguono la F(3); 8) le lettere ME in legatura, fra loro e con la ft (4) ; la moneta ha una grandezza ed uno stile di- verso di quella a sigle analoghe al n. 5. 9) le lettere MED in legatura fra loro e con la Rr LS) ; io) le lettere LR in legatura fra loro e avanti alla Rr (6). Cerchiamo la spiegazione di queste lettere. Il tipo fon- damentale ci ha dato la lettura " Rex francorum „ ; credo (i) Ixevue Num. frane. ^ 1856, tav. V, io e 1868, tav. XIV, 14. (2) In un denaro di questo tipo della collezione Gonaux, disegnato nella Revue Numismaiiqiie^ 1856, tav. V, io e 1868, tav. XIV, 14, si po- trebbe leggere solo E : ma ritengo tale denaro eguale al n. 103 del ri- postiglio di llanz, che mi serve di base per la descrizione. Cfr. anche Ilanz, n. 102. (3) Sarzana, Cai. Remedi, n. 2998; /\ev. Ntifìi., 1915, n. 895 a. Dia- metro maggiore dei tipi precedenti. (4) Ilanz, nn. 96-101, 104-105; Sarzana, Cut. Remedi, nn. 3000-3005; Prou, Monn. Car., n. 895, tutte di diametro maggiore dei tipi 1-5. (5) Ilanz, nn. 92-93; Sarzana, (ai. Reineiii, n. 2999. Sempre di dia- metro grande. (6) Ilanz, un. 94-95. Sempre di diametro grande. 204 che il n. io vada letto " Rex francorum (et) langobardorum „. e il n. 7 '^ Rex francorum (et) romanorum „. Il n. I va evidentemente letto Parma; i nn. 2, 3, 4, penso indichino le zecche di Eporegia, Vincencia e Tarvisio per la loro esistenza già in epoca langobarda; i nn. 5, 8 e 9 mi indicherebbero la lettura Mediolanum. Il n. 6 mi lascia molto dubbio: le lettere CE furono lette Cenomani e si pensò alla zecca di Brescia, il che è assurdo visto che il nome del popolo primitivo non aveva più alcun valore legale nel secolo Vili. Meglio pensare al nome di qualche città ducale langobarda, perchè evidente- mente le zecche di Carlo furono in un primo tempo le stesse che esistevano nel regno langobardo: probabilmente Ceneda. Ad un secondo periodo appartengono dei denari sui quali, al rovescio, appare il nome della zecca, scritta in modi diversi. Il primo che voglio ricordare è quello trovato a Grono in Val Mesocco (i) che reca il nome della zecca di Seprio, già zecca langobarda, scritto in monogramma cruciforme, forma piuttosto rara, ma già nota sia alla monetazione visi- gota quanto alla merovingica (fig. 9). Fig. 9. Ma più importanti sono i tipi di cui dobbiamo parlare. Alcuni denari di Carlo Magno coniati a Lucca presen- tano uno stile così diverso da tutte le altre monete italiane (i) Non Grosso come scrive Hahn in Revue Nuinism. Suisse^ 1912, pag. 89. Il denaro è al Landes Musenni di Zurigo e non è ricordato nel CNl. 205 contemporanee, da insospettire ^li studiosi. Così il Kunz(i) pubblicando uno di questi pezzi lasciava ben intendere che egli vi sospettava la falsificazione. La moneta sta nella rac- colta di Brescia: al diritto essa porta la leggenda CARO LVS in due linee, separate da un arabesco formato da una serie di punti terminati ad ogni estremità da una decorazione che fa sembrare il tutto T immagine di una doppia ancora. In alto è una piccola croce fiancheggiata da quattro punti e sotto è il segno ~D che, come vedremo ha una notevole im- portanza. Al rovescio è un quadrato a linee curve terminate ad ogni angolo da una specie di giglio di Firenze: corri- spondono ai quattro lati le quattro lettere del nome della zecca LVCA. Tanto al diritto quanto al rovescio molti punti sono sparsi per tutto il campo della moneta (fig. io). Fio. IO. Il prototipo di tale moneta bisogna cercarlo fuori d'Italia, •non nella moneta carolingica d'oltre alpe come ci si atten- derebbe che essa non conosce un tipo analogo, bensì nella monetazione anglo-sassone e piìi specialmente in quella di 'Offa re di Mercia, contemporaneo a Carlo Magno. La mo- neta del Gabinetto di Brescia è assolutamente identica a tre denari che per il re di Mercia ha coniato il monetario Alhmund (2). Non si può pensare aU'emJgrazione del mone- tario anglo-sassone in Italia, prima perchè conosciamo il (i) KuNZ C, Opere Niimismaticlie. Milano, 1906, pag. 136 e tav. XII, 1. (2) Cfr. R. C. LocKETT, The Coinage of Offa^ in The Numismatic Chronicle, 1920, tav. Vili, 4, 5, 6. Il primo e l'ultimo esemplare sono conservati al British Museum, il secondo sta nella collezione deirautore. Presentano qualche leggera dififerenza di conio. Essi sarebbero stati -coniati vivente l'arcivescovo laenberht, cioè innanzi l'anno 790-91. 2o6 nome dei vari monetari lucchesi dell'epoca di Carlo Magno (Perisindo nel 767, Grasolfo nel 768, Alperto nel 773, Agi- frido nel 780, Teudipert nel 782, Succulo nel 796, Raprando nel 798, Asperto nel 813), e il nome del nostro non si trova, poi perchè un dettaglio della moneta lucchese dà la prova vidente della copia. Trascrivo qui a fianco le leggene del diritto lucchese e del rovescio anglo-sassone : + + CARO TCLH LVS MUN 11 segno che si vede sotto il nome Carolus non è pro- prio spiegabile se non pensando che l'incisore italiano avente innanzi a se l'esemplare anglo-sassone non ha compreso il (1 corsivo e rovesciato che termina il nome Alhmund e l'ha copiato come un ornamento. Così al diritto le tre monete anglo-sassoni portano le leggende O F ft M, oppure O F Rr CO, oppure O F A Rr ; cioè quattro lettere, alle quali è stato facile sostituire le quattro di LVCA. Il motivo decorativo che sta al rovescio del denaro luc- chese si riscontra anche su altre monete anglo-sassoni, oltre le tre citate: così su una quarta dello stesso monetario Alhmund ma che ha un rovescio diverso, su una del monetario Babba, su due di Eadhun, su una di Ealmund, su otto di Ibba, su una di Oethelred, su una di Wihtred, su quattro di Winoth e su altre monete (i), con la variante di sostituire qualche volta la croce allo pseudo giglio di Firenze. Il motivo deriva dal quadrato a linee curve che si trova su alcune monete di Offa (2), e che non è se non l'alterazione stilistica della croce celtica assai frequente (3). (i) LocKETT, Op. cit., tavv. Vili. 7; VI, 3; VII, 11, 12; Vili, 3; X. 5-12; XI, 4 (cfr. mia figura 2 d.) ; XII, 3; XII, 7-10; VII, io e XII, 2. (2) LocKETT, Op. cir., tav. VIII, 2; Vili, 11. (3) LocKETT, Op. cit., tavv. V, 4; VI, i; VII, 5; Vili, 12, 13; IX. 8: X, i|; XI, 9-11, 16. Tale croce si trova anche su molte sceatta. 207 La stessa origine ha il motivo decorativo che sta al diritto del denaro lucchese, che ho definito una doppia an- cora; esso si trova non solo sui denari di Offa del mone- tario Alhmund (i) che già ci ha dato il prototipo della de- corazione del rovescio, ma anche su quello del monetario Dud, che lo presenta tanto al diritto quanto al rovescio (2) e su molte altre (3) (fig. 11). V\ Moneta Augusti (Cohen n 556). I ■ L „ Temporum F elici tas (C, n. 8.3). I ■ * rovesci consunti 18 4- FAVSTINA. 9 limoni Reginae (C, n. 2: rovesci incerti .... (6) 1 2 5- MARCO AVRELIO. rovesci incerti . . 6 6. FAVSTINA IVNIORE. I^ limo (C, I2i) . rovesci incerti ■ • ■ 2 6 7- COMMODO. 5 8. CARACALLA. . I 9- GIVLIA MAESA. r IO. ALESSANDRO SEVERO. \jt Aequitas Aug. (Cohen, n. 20) I ,; Annona Aug. ( ■» 36) 3 „ lovi Conservatori ( » 74) I „ Mars Ulior ( }) 763) 6 „ P.M Tr. Fot. VI ( » 326) I VII ( >f 342) I viin tt 390) I idem ( f) 393) I XI ( )) 429) 3 XII ( » 412) 2 XIII { » 454) 2 „ „ data incerta • 5 „ Frovidentia Aug. ( ff 493) • 3 idem ( V 504) • 3 „ idem ( V 513) 2 „ Spes Fublica ( n 547) 5 „ Securitas Ferpeiua ( )) 538) I rovesci incerti • • . . 22 a riportare 112 221 riporto 112 11. GIVLIA MAMMEA. ^ Fecunditas Aug, (Cohen, n. 8) „ Felicitas Pnhlica ( „ 7) „ Venus Felix ( „ 69) ,; Venus Vidrix ( „ 78) „ Veneri Felici ( „ 66) . Vesta ( „ 83) rovesci incerti .... 12. MASSIMI NO. f$ Fides Militum (Cohen, n. io) „ Pax Aug. ( „ 34) „ Providentia Aug. ( „ 76) ,; Salus Aug. ( „ 88) >, idem ( „ 92) „ Victoria Aug. ( „ 100) „ Victoria Germ. (C, variante n. 109) rovesci incerti .... P Pietas Aug. (Cohen, n. 5) ,; Principi luvent. ( „ 12) rovesci incerti .... 9 Concordia Aug. (Cohen, n. 4) R) Pax Publica (Cohen, n. 23) 13. MASSIMO. 14. BALBINO 15. PVPIENO. 16. GORDIANO PIO. 9 Aequitas Aug. „ Aeternitati Aug. „ Concordia Aug, „ Felicitati Temporiim yy Felicit. Tempor, yy Fides Militum „ Fortuna Reduci „ Jovi Statori yy Laetitia Aug. „ Libertas Aug. yy Mars Propugnai, yy Pax Aeternae „ P. M. Tr. P. II III (Cohen, n. 26) • 3 ( ,; 44) . 14 ( . 56) 2 ( . 82) I ( V 73) • 5 ( . 88) I ( . 99) 4 ( V III) • 19 ( V 132) . IO ( ,; 153) • 5 ( . 156) • 3 ( . 169) • 3 ( V 209) I ( V 231) • 3 a riportare 251 222 riporto 251 17- (segue G-ORDIÀNO PIO). ^ P. M. Tr. P. Ili (Gordiano) ( Cohen, n. 241) . I ly ( ff 251) . 3 „ ,; IV (Gordiano) ( V 254) • 4 „ „ V ( V 262) . 6 „ „ V (Gordiano) ( » 266) . 3 VI ( }f 273) • 2 VII ( V 280) . I data incerta . 2 „ Providentia Aiig. ( V 300) . I V ìì y V 304) • I „ Salus Aug. ( V 320) . I „ idem ( n 324) I „ Securitas Perpet. f 329) 4 „ Securitas Aug, » 332) . 2 „ Victoria A eterna \ V 354) 4 „ Virtits Aug. ■f 384) 2 I ovesci incerti 6 FILIPPO PADRE. yi Adventus Augg. (Cohen, n. 6) 2 „ Aequitas Aug. i V 13) 1 1 „ Aeterniias Aug. ' M 18) • 4 ,y Annona Aug. \ f> 20) . 11 „ Felicitas Temp. \ '> 44) • 3 „ Felicit. Temp. ( ^ 45) • 7 „ Fides Exercitus \ >f 51) 2 j, Fides Militum \ ìì 59) • 4 „ Fortuna Redux \ n 67) 2 „ Laetitia Fundata \ n 73) • 3 „ Liheralitas Aug. \ » 88) • 3 „ Pax Ai' terna \ }} 105) • 4 „ idem \ V no) . 3 „ P. M. Ir. P. II \ » 121) • 3 III \ » 125) 2 mi \ >f 138) 5 V \ f) 148) I „ „ data incerta . . . 2 ì) '/ a riportare 767 ;23 (segue FILIPPO PADRE). 9 Saeadares Aug. (lupa) „ Saectilum Novum „ Salits Atig. „ Seciiritas Orbis „ Victoria Aug. rovesci incerti i8. OTACILIA. I^ Concordia Aug. „ idem „ Pietas Aug. „ Pudicitia „ Saeculares 19. FILIPPO FIGLIO. 1>: Liheralitas Aug. „ Liberalitas Aug. Ili „ Pax A eterna „ Principi luvent. „ Saeculares Aug. „ Virtus Aug. 20. TRAIANO DECIO. ^ Dacia scettro a testa d'asino „ idem (insegna) ,; Genius Illyrici „ Genius Eserc. Illyrician. „ Pannoniae. „ Pax Aug. „ Securitas Aug. „ Victoria Aug. riporto 367 Cohen, n. 172; 179) « 201) 206) 216) 232) [Cohen, n. 'Cohen, n. 5.) IO) 40) 65) 65) 15) 18) 25) 55) 73) 89) Cohen, n. 14) 28) 47) 59) 87) 93) (variante n. 103) ( ,; Ilo' rovesci consunti 21. ETRVSCILLA. H' Fecunditas Aug. (Cohen, n. 9) „ Pudicitia Aug. ( „ 122) rovesci consunti 22. ERENNIO. r^ Pietas Aug „ Principi Juvnitiitis (Cohen, n. 3) 23. OSTILIANO I^ Principi luventutis. Apollo (Cohen, n. 31) „ idem Ostiliano ( „ 35) rovesci consunti a riportare •24 riporto 511 24. TREBONIÀNO. 9' ^4pollo Saliitaris (Cohen, n. 21) . I „ Felicitas Publica ( „ 40) . I „ lunoni Martiali ( 52). 4 „ Liberalitas Aug. I „ Ltbertas Aiig. 7 „ P«a; ^w^. { „ 78). 5 ■ ^^H „ P/>/<75 Aìlgg. ( ., 86) 6 ■ ^^H „ Roma, e Aeternae ( „ 106) 2 ■ ^^H „ SecnrUas Aìig. ( „ 123) . 2 1 ^^H „ Saliis Aìig. ( „ 115) I -m ^^" „ Virttis Aiig. ( 134) • 3 rovesci cons VOLVSIANO. 9 Aeqiiitas Aitgg. unti , 6 25- (Cohen, n. 9) I „ Concordia Augg. ( „ 26) 2 „ Felicitas Publica ( 36) 4 „ lunoni Martiali ( „ 4O 5 „ Liberalitas Augg. ( „ 49) I „ Ltbertas Augg. ( „ 56) . 4 „ p. M, Tr. p. un ( 96) r „ Pax Augg. ( 74) . 8 „ Salus Augg. ( „ 120) 1 rovesci consunti . . 6 26. EMILIANO. ^ Votis Decennalibus (Cohen, n. 65) I 27. VALERIANO. 9' Concordia Exercitus (Cohen n. 40) 2 „ Victoria Augg. ( „ 2j8) 2 „ yirtus Augg. ( „ 269) 3 28. MARINIANA. ,!>' Diva Mariniana 5^ Consecratio, pavone di fronte (Coli., 7, ) I 29. GALLIENO 9 Concordia Augg. (Cohen, n. 118) I „ Securitas Augg. f 969) I „ Victoria Augg. ( . 1140) I „ Votis Decennalibus ( „ 1342) . 3 rovesci consunti . 3 I 30. SALONINA. 9 luno Regina (Cohen, n. 62) . Monete consunte ed indecifrabih • 74 . Totale 676 Cagliari. Antonio Taramelli. NOTIZIE VARIE Il ricupero delle Medaglie e Placchette rubate al Museo di Schifanoia in Ferrara. II Corriere della Sera del 15 dicembre 1921 dava la se- guente notizia : " Come fu ricuperata a Berlino una colle- zione di medaglioni italiani rubata „. Berlino, 14 dicembre, notte. (A. M.). " Una collezione italiana di medaglioni rubata a Ferrara tempo fa è stata scoperta a Berlino col concorso di un famoso ex-commissario americano di polizia, Dougherty. Dougherty, arricchitosi in America, è venuto a passare T in- verno in Europa, e si trova da qualche tempo a Berlino ove ha fatto visita ai suoi ex-colleghi della polizia tedesca. Uno di essi, il commissario criminale Trettin, invitò il milionario americano a prestargli il piccolo servigio di fingersi amatore di collezioni antiche, avendo egli ragione di ritenere che i medaglioni di Ferrara si trovassero a Berlino. Dougherty aderì e allora il commissario tedesco fece spargere m certi circoli sospetti la voce che un milionario, abitante all'albergo tale, era un appassionato collezionista e comprava senza ba- dare troppo all'origine delle cose propostegli. Nello stesso tempo fece pubblicare annunzi sui giornali. " Si presentarono poco dopo all'americano due signori a descrivergli una collezione di medaglioni di cui dispone- vano: chiedevano 750.000 marchi. L'americano si disse di- sposto a giungere sino a mezzo milione. Volle però, come è naturale, vedere la collezione. Partirono dunque insieme in 15 220 automobile. Ad una certa distanza seguiva quella della po- lizia in cui si trovavano il commissario e qualche agente. Dougherty salito all'appartamento dei due collezionisti diede ad un certo momento il segnale convenuto accendendosi una sigaretta alla tìnestra. Gli agenti penetrarono nell'abitazione, arrestarono i due ladri e sequestrarono la collezione che era intatta nei suoi 3000 pezzi e più „. Ci siamo rivolti immediatamente all' egregio senatore Pietro Niccolini, direttore del Museo, per avere notizie più precise ma lo stesso per quanto si sia rivolto ed al Sotto- segretario alle B. A. e al nostro Ambasciatore a Berlino non ha ancora ricevuto alcuna conferma del ricupero. La notizia come è data dal Corriere ci farrebbe supporre si tratti del ricupero non delle sole medaglie e placchette rubate a Schifanoia ma anche delle altre collezioni di monete forse rimaste sino ad oggi miracolosamente unite. ATTI DELLA SOCIETÀ NVMISMATICA ITALIANA (Estratto dai verbali). Assemblea ordinaria del 3 aprile 1921. Convocata dal Consiglio della Società, 1*8 marzo 1921 per le ore 15 del 3 aprile nei locali sociali col seguente ORDINE DEL GIORNO '. I. — Lettura del verbale dell'Assemblea del 25 gennaio 1920; II. — Presentazione del conto consuntivo al 31 dicembre 1920 e pre- ventivo 1921 ; III. — Nomina di tre Consiglieri in sostituzione dei signori Marco Strada e Guglielmo Grillo scaduti per anzianità e rieleggibili; Lodovico Laffranchi dimissionario ; IV. — Relazione in merito ai crediti della Società ed eventuali azioni per il loro ricupero; V. — Eventuali. Alle ore 16 il Presidente dichiara aperta TAssemblea. Sono presenti i Soci Strada con procura Ricci, Johnson con procura Corradini, Gavazzi con procura Vicenzi, Tribolati con procura Cramer, Cag7ioni, Grillo, Bosco, Del Corno e Sola Cablati. I. — L'Assemblea delibera all'unanimità di approvare il verbale del- l'ultima Assemblea del 25 gennaio 1920 omettendone la lettura essendo già stato pubblicato per intero sulla Rivista dei MI fa- scicolo 1920 ; 228 li. — Il Tesoriere presenta il conto consuntivo al 31 dicembre 1920 ed il preventivo 1921 come segue: Situazione patrimoniale della Società al 31 Dicembre 1920. Atiività : Cassa esistenza L. 7. 574.85 Mobiglie ^ 1.220. — Biblioteca 7.838 60 Raccolta Monete ^ i.ooo. — Pubblicazioni sociali „ i.ooo.— Scorta carta e clichés , 2.64780 Quote sociali arretrate , 560. — Crediti vend. pubbl. e abbon. arretrali ..." 2411.55 L. 24 252.80 Passività: Contributi anticipati Soci L. 120. — „ ^ speciale 200. — Abbonamenti alla Rivista ,, 89. — Riserva per svalutazione e quote inesigibili . „ 842.55 I- i-25io5 Patrimonio sodate netto L. 23001.25 L. 24.252.80 Rendiconto dell'esercizio 1920. Entrata: Contributi Soci annuali L. 1.270.— „ anticipati 120. — „ arretrati „ 310 — Contributo speciale del sig. StefaiiO Carlo Johnson ^ 2.450. — ^ „ anticipato ., 200 — !.. 4-350>- Abbonamenti Rivista „ 2.525. — „ anticipati 89. — , arretrati „ I-354-— L. 3968.— Vendita libri L. 25. — ^ pubblicazioni sociali ^ 1.018.30 „ monete ^ 5.840.30 Realizzo mobili 130. — L. 7.01360 Interessi su depositi L. 345.25 Sopravvenienze attive ., 5.10 Totale generale L. 15.681.95 li Uscita Rivista ed estratti . Stampati sociali Affitto ed illuminazione Sede Spese postali .... Sconti a Librai .... Spese generali .... Acquisto mobili » libri e rilegature . Spese anticipate Rivista. Regolamenti Fornitori 1919 . 229 1 . 9.112.20 330-30 267.95 421.85 211.80 872.95 220. — 838.60 „ 2.647.80 .; I-330-— L. 16.25345 Eccedenza uscita L. 571.50 L. 15.681.95 Bilancio preventivo 1921. Entrata: Contributo Soci L. 2.000.— „ arretrati _ 200. — Abbonamenti Rivista > 2.000. — „ arretrati 300. — Vendita pubblicazioni i.ooc.— „ monete „ 500. — Interessi su depositi 300. — Tota/e entra/a L. 6.300. — Uscita : Rivista ed estratti L. 5.000. — Affitto „ 300.— Spese postali „ 3oo. — „ generali „ 500.— Totale uscita L. 6.300. — Tanto il consuntivo 1920 come il preventivo 1921 vengono appro- vati all'unanimità; III. — Vengono acclamati Consiglieri i sigg. Strada e Grillo scaduti per anzianità, e Vicenzi in sostituzione del dimissionario La/- f ranchi-, IV. — Il Presidente prega Gavazzi di riferire sulle pratiche dallo stesso esperite per il ricupero dei crediti. Gat/a^f^ri riferisce lungament< Cagnoni presenta il seguente ordine del giorno : " L'Assemblea della Società Numismatica impressionata dal ritardo che subisce il ricupero dei crediti della Società rinnova il ^jitt ampio mandato al Presidente per sollecitarne la soluzione valendosi di tutti quei mezzi che crederà pili opportuni ^. L'ordine del giorno Cagnoni viene approvato airiinaniiiiità ; 230 V. — Cagnoni propone un sincero voto di plauso alla Presidenza per la sua opera costantemente indirizzata al miglioramento della Società e raccomanda ai Soci di trovare proseliti per rafforzare la compagine sociale. L'Assemblea unanime si unisce al Cagnoni nel plauso. Alle ore 17.15 la seduta è tolta. Il Presidente 11 Segretario Marco Strada G. Cornaggia. NUOVI SOCI. 15 dicembre 1920 — Negriolli Guido. „ „ ,; — Lentati Giuseppe. „ „ „ — De Vitt Francesco. ,, „ „ — Stassano Luigi. „ „ — Vita Michele. „ ,, „ — Rosasco Giuseppe fu Ag."° 8 marzo 1921 — Vicenzi dott. Carlo. „ „ „ — Santamaria P. e P. „ „ „ — Fiorani Gallotta dott. Pier Luigi. „ „ „ — Boschi avv. Antonio. „ „ „ — Pogliani gr. uff. Angelo. 29 ottobre „ — Catemario di Quadri duca Enrico. — Mucci avv. Giovanni. DONI RICEVUTI AL 30 NOVEMBRE 1921 PUBBLICAZIONI. Vittorio Giuseppe Salvaro. — La moneta veneziana in Vrrona dal 1421 al 149S' Estratto dagli Atti dell'Accad. d'Agricoltura, Scienze e Let- tere di Verona. Serie IV, voi. XXII, anno 1920, pagg. 22. Verona, 1920. — Dono dtXVautore. Istruzione antiquaria numismatica o sia Introduzione allo studio delle antiche medaglie in due libri proposta dall'Autore deW Istituzione An- tiquaria-Lapidaria. Roma, 1772, illustrato. — Dono del socio Sola Cahiati. 231 LuciEN Naville. — Fragments de Metrologie Antique, Estratto RSN. tomo XXII, pagg. 20. Genève, 1920. — Dono dé[Vautore. Carlo Arno. — Antichità Mandtirine. Catalogo descrittivo e illustrativo della mia collezione di oggetti di scavo a cui fa seguito quello delle monete antiche greche e romane. 130 pagg. con XVI tavole. Lecce, 1920. — // IV Centenario della morte di Raffaello Sanzio. 16 pagg. Lecce, 1920. — Doni déiVaulore. G. Majer. — Le medaglie battute dai Veneziani per le alleanze coi Cri- gioni. Estratto. Misceli. Numismatica, anno II, pagg. 4. Napoli, 1920. Nuovo contributo alla medaglistica del periodo napoleonico. Londra, Spink & Son LTD, 1920, pagg. 6. — Le Monete di Venezia descritte ed illustrate da Nicolò Papadopoli- Aldobr andini. Parte III, da Leo- nardo Dona a Lodovico Manin (i6o6-iypy). Estratto dal N. C. 1921. Londra, 1921. — Doni àeWautrice socia. Luca Beltrami. — Leonardo, Cecilia e la " Destra Mano „ a proposito di una Nota Vtnciana del prof. Antonio Favaro. Milano, 1920. — Dono doWauiore. G. Castellani. — Zecchieri di Fano e loro sigle dal carteggio di Maffeo Barberini Governatore di Fano (i;g2-iJ9^). Estratto. Misceli. Num., anno II, Napoli, 1921, pao^g. 4. — Dono deWautore socio. Mons. Giuseppe De Ciccio. — Di un tetradramma Siracusano di Eucleida. Estratto. Boll. Circ. Num. Nap., anno 1921. Napoli, pagg. 8 con ta- vola zinc. — Dono óeWautore. Lorenzo Ravajoli. — Di un nuovo quattrino di Astorgio Manfredi di Faenza. Estratto dal III voi. degli Atti e Memorie dell' Istit. Ital. di Numismatica, pagg. 8 con ili. Roma, 1919. — Dono àtWautore socio. Conte Alessandro Magnaguti. — Le Medaglie Mantovane descritte e com- mentate per opera del conte Alessandro Magnaguti, pagg. 192. Man- tova, 1921. — Dono d^Wautore socio. L. Laffranchi. La translation de la monnaie d' Ostie a Arles dans la Typologie Nitmisntatiquc Constantinienne. Estratto dalla RBN., 1921, pagg. 16. — Gli ampliamenti del Pomerio di Roma nelle testimo- nianze numismatiche. Estratto dal Bull, della Comm. Arch. Com. 1919, pagg. 32 con tavola zinc, Roma, 1921. Doni deW autore socio. Bassano Martani, — Catalogo del Museo Storico Artistico di Lodi com- pilato con prefazione e schiarimenti epigrafici dal segretario della De- putazione Bassano Martani. Lodi, 1883, P^'^gg- 84. — Dono del socio dott. P. L. Fiorani Gallotta. MONETE. 16 falsificazioni di bronzi romani, i falsificazione di moneta d'argento romana ed i di piombo. — Doni del socio Lodovico Laffranchi. 232 6o falsificazioni di bronzi romani (i gb. di Brittannicoj, 7 falsificazioni di monete d'argento romane e i falsificazione di moneta d'argento medioevale. — Dono del socio dott. Pompeo Bonazzi. I falsificazione di moneta coloniale romana in argento, — Dono del signor Ottavio Cornaggia. 17 falsificazioni di monete greche e romane (4 in bronzo e 13 in ar- gento). — Dono del socio Gianluigi Cornaggia. I medaglia satirica austriaca in metallo bianco. — Dono del signor Giorgio Provenzali. J INDICE METODICO D E L l' A N N O I 9 2 T NVMISMATICA ANTICA- Iconografia numismatica ciei tiranni sicelioti (con 24 illustra- zioni). Salvatore Mìrotte ^<'g' 5 Una moneta d'oro inedita di Leontini (con 2 illiistraziciii). Silvio Sboto „ 65 Ritrovamento di monete consolari a Orzivecchi (Brescia). P. B. „ 67 Ritrovamenti: Lucerà „ 68 Il tesoro di Nagj'-tétèny (con tavola eliotipica), ^«tìfr^rt Aljùldi „ 113 Nuovo ripostiglio di bronzi imperiali rinvenuto in Sardegna. Antonio Taramelli ......... 219 NVMISIVIATICA MEDIOEVALE. Monete Saluzzesi della collezione di S. E. il marchese Marco di Saluzzo (con 37 illustrazioni). Barone A. Cunieiii- Gonnet Pag. 31 Le prime monete e i primi " aspri „ dell' impero ottomano (con 22 illustr.). Colonnello Aly » 11 Una nuova moneta della zecca di Solferino (con 4 illustr.). Guglielmo Grillo ,,107 La monetazione nell'Italia Barbarica: Parte li. La legisla- zione monetaria. II. I tipi e le emissioni monetarie dei Langobardi e di Carlo Magno (con 9 illustr.). Ugo Moit- neret de Villard 191 TESSERE. Le tessere veneziane dell'olio (con 16 illustr.). G. Majer . Pug. 94 234 MEDAGLISTICA. Le rivendicazioni Italiane del Trentino e della Venezia Giulia nelle medaglie. Parte III. L'Italia in guerra (1915-1918) (seguito) (con 115 illustrazioni). S. C. Johnson. Appendice da pag. 209 a pag. 266 Idem, Parte IV. L'armistizio (novembre 1918-dicembre 1920) (con 98 illustr.). S. C Jolinson. Appendice da pag. 267 a pag. 304 Bibliosr: BIBLIOGRAFIA. ibliografia Pag. 69 Bibliografia Numismatica delle Zecche Italiane. Casale (se- guito), Casanova, Cascia, Casole, Castel di Monte, Castel Durante, Castel Genovese o Castelsardo, Castelleone, Castello della Fava, Castel Seprio, Castel Vetrajo, Ca- stiglione de' Gatti, Castiglione del Lago, Castiglione delle Stiviere, Castro, Catabiasco, Catania, Catanzaro, Cattaro, Cefalonia, Cellamare, Ceva, Chambery, Charleville o Car- lopoli, Chiarenza (segue). Appendice da pag. 81 a pag. 96 MISCELLANEA. Vendite: Roma, Monaco Pag Notizie Varie: Roma, Milano, Bruxelles, Parigi . . . „ „ ; Il furto al Museo di Schifanoia in F'errara . „ „ ; Il ricupero delle medaglie e placchette rubate al Museo di Schifanoia in Ferrara „ 225 Atti della Società Nvmismatica Italiana .... Pag. 227 RoMANENGHi Angelo Francbsco, Gerente responsabile. Industrie Grafiche AMEDEO NICOLA & C* - Milano- Varese. 1>^ t 1 CJ Rivista italiana di nuinisma« 9 tica e scienze affini R6 PLEASE DO NOT REMOVE CARDS OR SLIPS FROM THIS POCKET UNIVERSITY OF TORONTO LIBRARY