RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA E SCIENZE AFFINI RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA E SCIENZE AFFINI PUBBLICATA PER CURA DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA E DIRETTA DA FRANCESCO ed ERCOLE GNECCHl ANNO XXVIII - 1915 - VOL. XXVIII MILANO Casa Editrice L. F. Cogli ati Corso P. Romana, N. 17 1915- PROPRIETÀ LETTERARIA va? SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA Presidente Onorario S. M. VITTORIO EMANUELE III Re d' Italia Presidente Conte Comm. NICOLÒ PAPADOPOLI Senatore del Regno. Vice -Presiden ti GNECCHI Comm. Krancksco — GNECCHI Cav. Uff. Ercole Consiglieri CAGIATI Cav. Memmo. CUNIETTI CUNIETTI Barone Cav. Alberto. JOHNSON Stefano. LAFFRANCHI Lodovico. MOTTA Ing. Emilio, Bibliotecario della Trivulziana. RICCI Dott. Serafino, Conservatore nel R. Gabinetto Nnniismatico di Brera in Milano. Angelo Maria Cornelio, Segretario. CONSIGLIO DI REDAZIONE DELLA RIVISTA PEL 1915. Gnecchi Francesco e Gnecchi Ercole, Direttori Laffranchi Lodovico — Motta Emilio — Papadopoli C. Nicolò Ricci Serafino. FASCICOLO I. CONTRIBUTO allo studio delle monete antiche dimezzate RIPOSTIGLIO DI TERNI. A quattro chilometri da Terni, in vocabolo Pie Fossato, fu qualche tempo fa rinvenuto il seguente tesoretto di monete repubblicane romane, acqui- stato per le collezioni numismatiche del Museo Na- zionale Romano. Intorno alle circostanze del rinvenimento ho po- tuto avere le seguenti informazioni dal solerte Ispet- tore Onorario del Mandamento di Terni, sig. avvo- cato Possenti (i) : « Su di una costa montuosa sorge un piccolo gruppo di case. Presso una scogliera, alla quale è addossato un casolare del 1600, a pochi passi da questo, si vede una fessura verticale del- l'altezza di circa un metro, larga in media cm. io e profonda cm. 50 ; al di sopra vi è un piccolo ri- piano di circa un metro quadrato. Questo ripiano e la fessura erano colmi di terriccio che venne tolto per riempirne dei vasi per piantarvi dei fiori od altro. La donna che adempì a tale bisogna nel ri- mescolare la piccola parte di terra già tolta, quasi superficialmente scoperse alcune delle monete che lavò e stropicciò con panni per togliervi la terra attaccata e quindi sparì anche la patina. Lusingata dal primo trovamento seguitò a torre la terra finche potè, essendo il pertugio stretto, e contò 22 monete. (i) Al quale mi è grato porgere vivi ringraziamenti. 12 LORENZINA CESANO 11 marito avvisato seguitò a cavar la terra dal cre- paccio con uno spiedo e potè giungere così a met- tere insieme 36 monete di argento e 3 e una mezza di bronzo. 11 crepaccio fu vuotato completamente ed il Proietti (il contadino) dichiara che per quante ri- cerche il padre suo facesse anche lì presso non potè rinvenire altro ». A mio parere non può quindi sorgere dubbio alcuno che non trattisi di un gruzzolo nascosto in quel crepaccio e che ivi rimase sino alla odierna fortuita scoperta. Il ripostiglio consta di 36 denari, di 3 assi e della metà di un quarto asse. È notevole quindi per l'accoppiamento di due specie di monete, di argento e di bronzo, ed inoltre per la presenza di quell'asse dimezzato, di cui si dirà in appresso. I pezzi, in ordine alfabetico, sono i seguenti : 1. — 2. — 3- — 4- — 5- — 6. - 7-9. - 10. — 11. — 12-13. 14. - 15- — 16-17. 18. — 19. — 20. — M. Acilius P. Aemilius Lepidus. . C. Allius Baia .... Q. Antonius Balbus . . Q. Caecilius Metellus Plus Scipio .... Q. Caecilius Metellus . - L. Calpurnius Piso Frugi T. Carisius C. Considius Paetus . — P. Clodius Turrinus M.' Cordius Rufus . . C. Julius Caesar . . — D. Junius Silanus . Q. Caepio Brutus . . C. Licinius L. f. Macer A. Licinius Nerva . . ìabelon , n. 8 (I) « IO w 4 w I w 49 V 21 n 11-12 » I » 5 n 15 » 4 » IO » 15 n 42 = Pedania i » 16 » 24 (i) Babelok, Description historique et cronologique des monnaits de la Republique romaine, 2 voi., 1886. CONTRIBUTO ALLO STUDIO DELLE MONETK ANTICHE DIMEZZATE I3 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 34 35 36 — M. Mettius Babelon, n. 4 = Julia 32 — Ti. Minucius C. f. Au- gurinus — L. Mussidius Longus . • . — Q. Nasidius — L. Pomponius — L. Procilius f. .... — L. Roscius Fabatus . . — P. Satrienus — L. Scribonius Libo , . . — Q. Titius — L. Titurius Sabinus . . 33. — L. Valerius Acisculus. — Ti. Veturius — C. Vibius C. f. C. n. Pansa — Denaro anonimo coi Dioscuri. lon, n. 4 = •; 9 V 6 » I n 7 ì) I ì) 3 é I » 8 » 2 » I » 17 H I n 19 Sui singoli esemplari sono da notare le seguenti particolarità : TV. Veturius: tondino irregolare. Q. Titius : tondino stretto, spesso, irregolare. M. Cordius Rufus'. come sopra. Titurius Sabinus : come sopra. C. Allius : ^ — mosca sotto i cervi. L. Fiso Frugi: i & — LUI dietro il capo - lunula profondamente incisa, davanti. 9—11 nel campo superiore; RA nell'inferiore. 2, ^ — Tridente dietro il capo; M davanti al collo. ipK — Tridente nel campo super.; K nell'inferiore. 3 /B' — X dietro il capo; P davanti al collo. 9^—11 nel Cam pò- superiore. Decimus Silanus : 1 ^ — G dietro il capo. ^ — VI nel campo super. 2 B' — ^ dietro il capo. ^ — XXX nel campo sup. Q. Antonius Balbus : -B" — R sotto il collo. P. Satrienus : ^ — I dietro il capo. L. Roscius Fabatus : & — Mosca dietro il capo. I^ — Ca- valletta nel campo a sinistra. Metellus Pius Scipio imp.: /B' — Tre incisioni. 14 LORENZINA CESANO I monetari, in ordine cronologico (^), si susse- guono come segue : Babelon Grueber Peso Oonservazione 3 4 5 6 7 8-IO II-I2 I3 14 15 i6 17 i8 19 20 23 24 25 26-27 28 29 30 31 32 33-34 35 36 Denaro anonimo coi Dio- scuri Ti. Veturius Q. Caecilius Metellus . . C. Minucius Augurinus . L. Pomponius C. AUius Baia Q. Titius ...... L. Calpurnius Piso Frugi D. Junius Silanus L. f. L. Titurius Sabinus C. Licinius Macer. . Q. Antonius Balbus L. Procilius . . . P. Satrienus . . . P. Aemilius Lepidus L. Scribonius Libo . L. Roscius Fabatus M. Acilius .... Caesar Q. Caecilius Merellus M. Cordius Riifus , A. Licinius Nerva . L. Valerius Acisculus C. Considius . . . T. Carisius. . . . C. Vibius Pansa . . M. Mettius .... Q. Caepio Brutus . P. Clodius Turrinus L. Mussidius Longus Q. Nasidius. . . . • III-II secolo av. Cr. — 3,50 129 93-92 3.70 124-103 124-103 3,70 » » w n 3,90 92 92 3.70 90 89 3,70 H 87 3,80 89 88 3,80-3,70, » » 3.70 88 87 3-70 82 85 3.70 » 82 3.90 79 78 3,80 77-74 77 3,80 54 71 3»9o M » 3.60 64 70 3,80 54 50 3,75 50-48 48 3»6o 47-46 47-46 3,80 49 46 3,80 48-45 48 3,70 46-45 45 360-3,70 45 w 3.70 48 n 3,50 44-43 49 3,70 44 44 3,50 4342 43-42 3,75„ ! 43 38 3.50-3,80! 43-'12 39 3,90 3836 38-36 3,70 j appena ri- conoscib. e. e. e. e. e. e. e. e. e. e. e. e. meno che m. e. ni. e. e. e. catt. con. ni. e. m. e. ni. e. quasi b. e. m. e. catt. co. b. e. , b. e. b. e. b. e. catt. con. fior di conio quasi f. di e. fior di conio b. e. b. e. fior di conio Il gruzzolo comprende quindi trenta monetari ed uno spazio di tempo di almeno 90 anni, facendo astrazione del denaro anonimo che risale al III se- colo a. C. e degli assi, consuntissimi ed appena iden- tificabili, che appartengono alla prima metà del II se- colo a. C. (i) Grueber, Cotns of the Roman Republic in the British Museum, 1910, 3 volumi; Babelok, Op. cit. CONTRIBUTO ALLO STUDIO DELLE MONETE ANTICHE DIMEZZATE 1$ Fra i dati cronologici segnati dal Babelon e quelli adottati dal Griieber nelle relative classifica- zioni emergono divergenze alquanto notevoli trattan- dosi di denari del I secolo, le quali sarà opportuno esaminare partitamente. Di Ti. Veturius ho già detto in uno studio pre- cedente cui rimando il lettore (0; Non può esistere dubbio che allo stesso anno e ad una stessa emissione appartengano i denari di L. Scribonius Libo e di P. Jlemilius Lepidus. Questi due monetari coniarono ciascuno un proprio denaro e inoltre accoppiarono i loro nomi su di un terzo esemplare ; solo i due primi pezzi sono rappresentati nel presente gruzzolo e nell'istesso grado di con- servazione. Quale sia stato l'anno della magistratura monetale di questi monetari è ancora incerto. Insieme col Cavedoni (2) e col Momnisen (3), il Babelon adotta il 54, il Grueber all'incontro il 71. Se di L. Scri- bonius non si hanno notizie sutficienti onde determi- nare specificatamente Tanno di questa sua carica, pur riconoscendosi in lui il genero di Sesto Pompeo, ed il console del 34, tali notizie che abbondano per il collega rendono poco accettabile la data del 71. Se invero Paullus Aemilius Lepidus è il consiil suf- fectus del 34 ed il censore del 22, iniziando la sua carriera col triumvirato monetale nel 71, tra i 25 e 27 anni (4), sarebbe stato censore più che settantenne. (i) L. Cesano, Ripostiglio di Alba di Massa, Rivista Italiana di Nu- mismatica, 1913, fase. I, pag. 43; pag. 21 dell'Estratto. (2) Ragguaglio intorno ai precipui ripostigli, ecc., pag. 213 e sgg. (3) Mommsen-Blacas, Histoire de la Mannaie ront., II, pag. 498. (4) Mommsen-Blacas, Histoire, ecc., II, pag. 51. " Primieramente " dopo la guerra sociale il triumvirato monetale diventò una magistra- " tura ordinaria alla quale si poteva aspirare regolarmente solo all'età " di 27 anni „. E continua l'A. in nota: " Secondo ogni apparenza non " può parlarsi di una età legale per esercitar la funzione di monetarius " così come per le altre magistrature tion curuli; ma tale età può esser l6 LORENZINA CESANO ciò che, seppur verosimile, è poco probabile. D'altra parte parmi troppo recente, per le stesse ragioni, la data del 54, alla quale il Babelon ed il Grueber a maggior ragione assegnano buon numero di altri monetari (^). Insieme con L. Scribonius Libo e P. Aemilius Lepidiis il Grueber aggiunge C. Hosidius Geta a co- stituire il triumvirato del 71. Questi ha però coniato un denaro diverso per stile, fabbrica e tecnica da quelli dei due suoi presunti colleghi ; usa infatti un tondino dentato e si denomina /// vir. Con tutta pro- babilità questo monetario deve tale assegnazione alla somiglianza di stile e di fabbrica del suo denarius con quello di M.' Aquillius M! f, M! n. dal Grueber assegnato all'anno precedente, 72. Ora, poi che la somiglianza di fabbrica e di stile deve necessaria- " determinata dalle circostanze accessorie e le regole generali. Così " noi sappiamo che era proibito di esercitare alcuna magistratura civile " prima di aver servito dieci anni nell'esercito (Becker. Handbuch, " II, 2, pag. 21; Borghesi citato da Cavedom, Ripostigli, pag. 21); poi " esistevano regole per l'ordine nel quale potevano esser conferite le " magistrature ; così non poteva ottenersi la questura se non dopo il vi- " gintivirato, dal momento in cui queste funzioni erano state formalmente " elevate al grado di magistratura (Tacito, Ann., 3, 29); può pur citarsi " il diritto di esercitare due magistrature consecutivamente senza inter- " vallo. I Gracchi han potuto esser questori all'età di 27 anni, al loro " tempo non essendo ancora determinato il vigintivirato cesi come lo fu " in appresso, ma dipoi fu ritardata di tre o quattro anni l'età in cui po- " teva rivestirsi tale carica. Nell'impero si poteva rivestir la questura a " 25 anni (Dio Cass. LIl, 3, Marquardt, Handb., II, 3, pag. 218) ed il " vigintivirato a 20 anni, ma non nell'età anteriore come lo ha dimo- " strato l'EcKHEL (Doctr. num. vet., V, pag. 63) secondo gli Annali di " Tacito (III, 29) „. Cfr. egualmente Lenormant, La monnaie dans l'An- tiquité, III, pag. 61 e nota. (i) Il Drumann-Grobe {Geschichte Roms, 2.» ediz., 1899, ^' P^S- ^) ^^^P' pone a proposito delle monete di questi due monetari, che accennino questi pezzi a Scribonia, madre di Cornelia, moglie del monetario stesso. È noto che le due famiglie erano strette da vincoli di parentela, ma tale accenno io non vedo, i nostri due monetari celebrando coi tipi prescelti dei loro pezzi i fasti dei rispettivi antenati come era di moda a quella età. CONTRIBUTO ALLO STUDIO DELLE MONETE ANTICHE DIMEZZATE I7 mente indicare contemporaneità o quasi di emissione, i denari dentati di C. Hosidius e di M. Aquillius sono bensì contemporanei, ma devono staccarsi da quelli di Libone e di Lepido ed apporsi ad un anno diverso del periodo 71-54. A quest'ultimo anno però C. Hosidius, vecchio e proscritto nel 43, non potè verosimilmente esercitar la funzione di monetarius (i). L'incertezza della data della funzione monetale dei tresviri precedenti come del seguente e di tanti altri di questa età dipende primieramente dal fatto che nessuno dei ripostigli noti e studiati sino ad oggi risale agli anni tra il 73 a. C. (ripostiglio di Ossero) ed il 52-51 (ripostiglio di S. Gregorio di Sassola (2)) e dalla ignoranza in cui siamo circa il cursus honorum di questi personaggi di difficile iden- tificazione. Il Grueber non adduce alcuna ragione per da- tare il denaro di L. Roscius Fahatus al 70, laddove il Babelon lo aveva assegnato a circa il 64 ; già il Mommsen (3) lo apponeva al periodo abbastanza vasto 74-50 ed il De Petra a sua volta (4) invece al 60 a. C. È costui il luogotenente di Cesare nelle Gallie del 54 a. C. (5\ il pretore del 49 a. C. ^^) che fu ucciso alla battaglia di Modena nel 43 (7). Per l' incertezza della data della sua funzione monetale vale la ra- gione su edotta per i due precedenti monetari. Ri- (i) Già il Cavedoni {Ripostigli, pag. 213) aveva ravvicinato i quat- tro monetari : L. Scribonius Libo, P. Aemilius Lepidus, M. Acilius e M.' Aquillius, apponendoli al periodo 54-50, e aveva costituito un altro triumvirato : Longinus, C. Hosidius, L. Roscius Fabatus, di data incerta, tra il 66 e il 59 (v. avanti). (2) Cfr. Grueber, op. cit., I, pag. CXVI. (3) Mommsen-Blacas, Histoire, II, pag. 518, n. 300. (4) Gli ultimi ripostigli di denari, in Museo Ital. di Antichità, I, p. 361. (5) Caesar, b. g., 5, 24, 53. (6) Caesar, ò.g., i, 3, 8, io; Cicero ad Attic. 8, 12, 2; Dio Cass. 41, 5. (7) Cicero, ad fam., io, 33, 4 cfr. ; Mommsen-Blacas, 1. e. l8. LORENZINA CESANO corderò ancora che il Cavedoni (^) pone fra gli anni 66-59 i^ triumvirato di Longinus, C. Hosidius Geta, L. Roscius Fabatus per la grande somiglianza dei denari segnatamente nella forma delle lettere, e che il Mommsen pone i primi due più specificatamente, al 54 (2) e lo stesso fa il Babelon (3). C. Vibius C. f. C. n. Pausa nel presente ripo- stiglio è rappresentato, come quasi tutti gli altri mo- netari, da un solo pezzo, quello colla figurazione di luppiter Anxur. I denari di questo monetario offrono un interesse speciale : si devono dividere in due gruppi, il primo che comprende i quattro denari colla leggenda C • VIBIVS C • F • C • N • PANSA e mostrano al diritto l'effigie di Pan, di Bacco, della Libertas ed al rovescio le quattro notevoH figurazioni di Cerere, luppiter Auxur e di Roma, verosimilmente ripro- ducenti statue di culto ed opere di arte. Il secondo gruppo comprende un solo esemplare (Bah. 22) che riunisce due tipi speciali e due nomi C • PANSA - AL- BINVS • BRVTl • F, i nomi cioè dei due colleghi della zecca ed i tipi propri di ciascuno di essi. Albinus ha poi a sua volta segnato da solo un altro gruppo di quattro pezzi. Il denarius che riunisce i due nomi prova che i due personaggi furono colleghi al mo- mento della sua coniazione e verosimilmente anche allorché ognuno di essi segnò la propria serie di pezzi, allo stesso modo di L. Scribònius Libo e Paullus Aemilius Lepidus già studiati. Resta ancora incerto l'anno della coniazione di questa doppia serie di pezzi di Vibio e di Albino, ed incerta la qualità dei due firmatari. Quanto alla data, il Babelon pone il 43 ed il Grueber il 49; inoltre ambedue, sulle (i) Ripostigli, pag. 213. (2) Mommsen-Blacas, Histoire, II, pag. 505, n. 285: Longin. pag. 511, n. 292 : C. Hosidius. (3) Descriphon, s. v. . CONTRIBUTO ALLO STUDIO DELLE MONETE ANTICHE DIMEZZATE I9 orme dei precedenti numismatici, considerano Albino e Pansa come rivestiti in via straordinaria del di- ritto di coniazione. Sarà bene riesaminare la com- plessa questione. I due personaggi sono stati identificati a quanto pare giustamente : Decimus lunius Albinus, figlio adottivo di Acilius Postumius Albinus, di cui assunse il cognome, servì nella Gallia sotto Cesare primieramente nel 56, non già come Legatus — è detto adukscens e considerato a parte di quelli — ed ebbe allora l'incarico di di- struggere la flotta dei Veneti, ciò che fece con grande onore (^> ; accompagnò quindi il proconsole in Bri- tannia e si distinse ivi nella campagna del 55 o 54, senza che pur allora gli venisse ancor affidata una legione H Lo ritroviamo infine nel 52 contro Ver- cingetorige e nel 49 al comando della flotta che as- sediava Marsilia. Ritornato nel 45 in Roma, da Ce- sare ebbe promesso il governo della Gallia Cisalpina pel 44 ed il consolato per il 42. Ciò non ostante prese parte alla congiura contro il dittatore. Dopo la morte di questo, assediato in Modena da M. An- tonio, fu liberato dai consoli Hirtius e Pansa che trovarono la morte sotto le mura della città. Come uno degh uccisori di Cesare colpito dalla lex Pedia, abbandonato dai soldati, tentò fuggire in Macedonia, ma raggiunto vicino ad Aquileia, vi fu ucciso nel 43 per ordine di Antonio. C. Vibius C.f. C. n. Pansa pur esso grande fau- tore di Cesare è il tribuno della plebe del 51, il go- vernatore della Bitinia e del Ponto del 47, della Ci- salpina nel 45, console con Hirtius nel 43, muore davanti a Modena, ove arrecava aiuto a Bruto ivi assediato da Antonio. (i) Caesar, b. g., 3, II, 5, ii-i6; Oros. 6, 8, 12. {2} Caesar, b. g., 5, 24; Cfr. Drumann, Gcschichte^ , IV, pag. 14 e note. 20 LORENZINA CESANO Seguendo una prima congettura e del Cavedoni e del Mommsen <^^\ il Babelon data al 43 i denari di Vibio e di Pansa considerandoli coniati durante l'as- sedio di Modena. Dallo studio del ripostiglio di Os- solaro il Mommsen era però indotto a datare quei pezzi al 48 e quindi a presupporre che Vibio e Pansa avessero in quell'anno rivestito la pretura e come tali avessero emesso moneta (2). A sua volta il conte de Salis, e con lui il Grueber, datano i pezzi al 49^ ammettendo che furon coniati per ordine di Ce- sare dai suoi due fautori subito dopo il suo arrivo a Roma. Ora non è chi non veda come sieno del tutto ipotetici i vari presupposti su cui i succitati autori hanno fondato le loro tesi. Come il maggior numero dei denari della re- pubbhca romana, le serie di Albino e di Vibio por- tano esclusivamente un nome pròprio; questo deve considerarsi a priori quello del tresvir momtalis in funzione presso la zecca di Roma. I funzionari rive- stiti a Roma in via straordinaria della funzione di monetari segnarono infatti costantemente o la sigla alludente al Senato consulto relativo, o il titolo della magistratura, edilità, questura, pretura^ durante la quale essi assunsero quella funzione; ciò avvenne sempre anche quando due colleghi accoppiarono i loro nomi su di uno stesso denaro; così fecero Piso e Caepio questori circa l'anno 100; M. Aemilius Scau- rus e P. Plautius Hypsaeus edili curuli di circa il 58 ; quelli del 54 A, Plautius e Cn. Plancius ; i questori urbani del 90-91 Ap. Claudius e Ti. Mallius, ecc. (i) Cavedoni, Ripostigli, 1854, pag. 227, cfr. Saggio, pag. 18, 75 e Bullettin arch., 1845, pag. 182, 183 ; MommsenBlacas, Histoire, II, p. 548. (2) Ztitschrift fiir Numism., 1884, pag. 155 e sgg. Tale opinione accettarono il De Petra, Museo ital. di Antichità, I, pag. 359 ed il Dru- MANN, Geschichte Roms, 2, IV, pag. 14, n. 6. ■ CONTRIBUTO ALLO STUDIO DELLE MONETE ANTICHE DIMEZZATE 21 All' incontro, come esempi di tresvin monetales che accoppiano i loro nomi su di uno stesso pezzo cite- remo: Q. Curtius e M. lunius Silanus, di circa il 114; A. Postumiiis Albinus, L. Metellus e C. Malleolus di circa rsp ; Q. Mar{cms), L. R{oscius) e C. F(abius) incertissimi di circa il 110; L. Marcius Censorinus, P. Crepusius e C. Mamilius Limetanus dell' 84 ; Gar- g{t/ius), Verg{ilius), Ogul(nius) pure di circa l'84; Ca- lenus^ Cordius del 72, ecc., ecc. Devesi ancora ricor- dare il denaro segnato contemporaneamente da Q. Licinius III vir e C. Coponius praetor dell' 49, e i de- nari firmati esclusivamente da uno solo dei mone- tari dei collegi succitati : Cn. Domitius, C. Malleolus, A. Postumius Albinus, L. Censorinus, P. Crepusius, C. Mamilius Limetanus, Quanto ai tipi scelti dai due monetari qui stu- diati, alludono esclusivamente ai fasti personali, fa- migliari dei firmatari ; personali di Albino devono considerarsi anche i tipi della Pietas, delle due mani giunte che sorreggono il caduceo (^), e la corona di grano, simbolo dei fratelli Arvali, secondo ha ben dimostrato il Borghesi (2), tipi che non riguardano minimamente Cesare, come non alludono a lui nes- suno dei monetari dell'epoca, non Hostilius Saserna, non Cassius Longinus, non M. Acilius, ne Plancus, ne Pahkanus, ne Papius, ne Restio, ne Rufus. Tipi e leggende dunque ci inducono a conside- (i) Sono tipi che si reintegrano nel significato, e che si ritrovano ripetuti su quinari di Antonio e di Ottavio (Grueber, o. c. Ili, tav. CXIII n. 17-18), di L. Aemilius Buca monetario di Cesare (Bab. Julia, 39), di L. Mussidius Longus (Bab. 5), infine ritornano sui piccoli bronzi dei monetari augustei Lamia, Silius, Annius, Pulcher, Taurus, Regulus e che di solito (cfr. Mommsen, Zeiischrift fùr Numism., 1884, pag. 157 e Babelon, Op. cit., loc. cit., Grueber, Op. cit., pei singoli luoghi) son considerati le armi del Senato, ciò che non è confermato da alcun dato speciale. (2) Oeuvres, I, pag. 376 e sgg. 22 URENZINA CESANO rare Albino e Pansa come due magistrati monetari ordinari, due tresviri monetales. E tale magistratura dovettero essi rivestire all'inizio della loro carriera, quindi prima del 49, ed anzi prima del 51, anno in cui Vibio fu tribunus plebis e doveva aver già rico- perte, oltre a questa carica del vigintivirato, anche la questura W. Se si tien conto che nel 56-54 Albino era adulescens in Gallia al servizio di Cesare, la data del suo triumvirato monetale deve porsi tra il 54 e il 52, anno in cui lo si ritrova rivestito di un co- mando speciale contro Vercingetorige. Al 53 invero il Grueber appone solo due denari rarissimi di L. Vi- nicius e Valerius Messalla e due soli anche il Ba- belon, di Faustus Cornehus Siila e di Valerius. Il Babelon appone ancora al 43 il quattuorvi- rato monetale di P. Clodius M. f., C. Vibius VaruSj L. Mussidius Longus e L. Livineius Regulus (2), mentre già il Borghesi (3) ebbe modo di dimostrare esau- rientemente, studiando gli aurei di P. Clodius M. f. col nome di Antonio, che le monete dei quattro suc- citati monetari debbono apporsi al 39-38, come hanno riconosciuto prima il Cavedoni ed anche il Mommsen stesso (4) ed ora il conte De Salis ed il Grueber. Più specificatamente il Grueber appone al 39 L. Mus- (i) Vedi sopra, pag. 15, nota 4. (2) Sulla scorta dell' Eckhel, Doclr. Nutn. ve/., V, pag. 235 ; del Mommsen, Zeitschrift fiìr Numistn., 2, pag. 67; 1884, pag. 73; Cfr. Von Sallet, Zeitsch. fùr Nuniism.^ 4, pag. 136; Comm. Mommsen, pag. 91 825 ; Von DuHN in Zeitsch. fùr Num., 5, pag. 238; Bahrfeldt, ib. io, pag. 18. (3) Oeuvres, li, p. 64-81 e in Diamilla, Memorie Numism., 1847, p. 95 (4) Cavedoni, Ripostigli, 1854, pag. 232 e sgg, ; Grueber, Op. cit. sub voce] Mommsen-Blacas, Histoire, II, pag. 554, III, pag. 5 e nota. An- cora il Drumann, Geschichte, pag. 334, appone al 43 questi quattuorviri e considera P. Clodius M. f. come quello ucciso per ordine di Ottaviano nel 40 a. C, come già avevano ammesso i numismatici meno recenti, e non già il P. Clodius Turinus riconosciuto dal Borghesi e di poi dagli altri che accettarono la data più recente. % CONTRIBUTO ALLO STUDIO DELLE MONETE ANTICHE DIMEZZATE 23 sidius Longus e L. Licinius Regulus, al 38 gli altri due. Tutti quattro questi monetari coniano oro ed argento, e due serie ben distinte di pezzi: la prima col ritratto, il nome ed i titoli dei tresviri reipublicae constihiendae, ed un secondo gruppo su cui appari- scono esclusivamente il loro proprio nome e tipi più o meno personali. Eccettuato C. Vibius Varus, gli altri tre pongono inoltre su di un loro denaro il ritratto di Caesar, che P. Clodius denomina CAESAR IMP. I tresviri reip. constituendae appariscono barbuti, quindi a lutto. Quest'ultima caratteristica dei tre ritratti ed il fatto che Cesare non è ancora detto divus furono le ragioni che fecero assegnare i pezzi dei quattro monetari, le cui serie costituendo un tutto omogeneo sono inscindibili, al 43, Tanno seguente la morte di Cesare. Ma lo studio più accurato dei tipi speciali adottati da Clodio per M. Antonio, tipi alludenti alla sottomissione ed al dominio pa- cifico dell'Oriente per opera di Antonio stesso, di una regione, cioè, che nel 43-42 obbediva invece a Bruto e Cassio, uccisori di Cesare e nemici dei tresviri reip. constit., indussero il Borghesi ad assegnare quei pezzi, e quindi tutti gli altri della quadruplice serie indivisibile, al momento in cui, dopo le vittorie di Ventidio sui Parti — l'ultima fu conseguita l'S giugno del 38 — l'Oriente potè consi- derarsi nuovamente sottomesso al dominio di Roma ed in mano di Antonio. I romani usarono barbam et capillos submittere in segno di lutto, così fece Cesare, a detta di Sve- tonio, dopo la sconfitta di Titurio fino a che non ne ebbe la rivincita, così Augusto per continuos menses dopo la sconfitta di Varo, così i tresviri reip. const. non solo subito dopo la morte di Cesare, ma anche di poi per i disastri navali durante la guerra con Sesto Pompeo nel 38-36. 24 LORENZINA CESANO Quanto al titolo di imp. dato a Cesare ed all'as- senza di quello di divus spettantegli dopo la sua consacrazione avvenuta nel 42 si possono citare alcuni dei denari di Q. Voconius Vitulus e di Ti. Sempronius Gracchus del 37, sul cui diritto è la stessa effigie anonima di Cesare. I tresviri reipublicae constituendae imposero dunque il loro nome, il loro titolo ed il loro ritratto sulle monete della zecca di Roma almeno cinque anni dopo che essi eransi rivestiti del massimo potere dello Stato, nel quale frattempo i funzionari della zecca continuarono a segnare la moneta esclusivamente col loro nome e colle proprie raffigurazioni commemorative, così come era stato fatto per l' innanzi. A questo proposito dobbiamo ricordare che il Senato, a detta di Dione Cassio (xLvin, 34), soltanto sotto il consolato di L. Mar- cius e di C. Sabinus (39 a. C.) ratificò gli atti dei tresviri stessi dal momento della loro assunzione in carica. Da quel giorno soltanto, col riconosci- mento pieno e completo dell'autorità somma dei tres- viri, si iniziava legalmente un nuovo ordine di cose, e di esso ne portarono i primi segni le monete emesse dalla zecca di Roma. Le quali, per la se- conda volta accoppiarono al nome del monetario quello dei supremi capi dello Stato di cui adottavano l'effigie, così come era già stato fatto primieramente per Cesare, negli ultimi mesi della sua vita. Sebbene composto di un piccolo numero di pezzi, il gruzzolo presente è importante per la qualità dei pezzi stessi, sei o sette dei quali sono notevolmente rari, per l'età cui scende, e per la splendida conser- vazione dei denari piti recenti, che sono pure i piti importanti. É all' incirca coevo coi ripostigli di San- t'Anna, Ossolaro, Peccioli, Garlasco e Carbonara. H CONTRIBUTO ALLO STUDIO DELLE MONETE ANTICHE DIMEZZATE 25 * •y- * I pezzi più antichi del gruzzolo sono, oltre al denaro anonimo, i quattro bronzi illeggibili, perchè consunti, appartenenti all'età della riduzione onciale (217-150 a. C.) e pesanti gr. 24,80; 22,80; 18,10; 11,40 (il frammento). Ritrovamenti di ogni genere, cioè sporadici e in gruzzoli, provano che il bronzo onciale, ed in maggior quantità, gli assi onciali, corsero lungamente in ItaHa non solo dopo la sospensione della loro co- niazione, databile a circa il 150 a. C, ma ancora nell'età della riduzione semionciale, e pur dopo che a Roma fu completamente sospesa la emissione delle monete di bronzo, circa il 79 a. C. Una nuova con- ferma di tale fatto viene dal presente gruzzolo. Ma a questo la maggiore importanza conferisce la presenza dell'asse dimezzato, che viene a gettare nuova luce sulla questione delle monete antiche di- mezzate. * * * Fra il numeroso materiale numismatico di ogni tempo riesumato a Roma dal fondo del Tevere al- l'epoca della costruzione dei muraghoni laterali del fiume nel circuito della città, vennero alla luce nu- merose monete dimezzate, le quali, perchè a tutta prima giudicate irriconoscibili e di nessuna impor- tanza e valore, furono relegate negH scarti, che di quel materiale compresero la maggior quantità di pezzi di pessima conservazione. L'acquisto del presente gruzzolo, inducendomi a riesaminare la questione di tali pezzi, mi fece ri- cercare quegli altri frammenti, ai quali ho potuto aggiungerne altri ancora di varia provenienza, più o 26 LORENZINA CESANO meno recente, egualmente conservati nel Medagliere del Museo Nazionale romano. Questi pezzi sono spe- cificatamente i seguenti : I. - ROMA, dal Tevere, a) Metà di assi repubblicani romani. 1-109 : di gr. 24,80 - 24,70 - 21 (P CA • • •) " 20 (davanti la prua, àncora) - 18,70 - 18 - 17,50 - 16,50 - 16 (2 es.) - 15,20 - 15 - 14,50 - 14,10 - 14 - 13,80 - 13,50 - 13,20 (2 es.) - 13,10 ([MÀIA]NI ?) - 13,10 (2 es.) - 13 - 12,90 - 12,50 (C • IVNI) - 12,50 - 12 20 (3 es.) - 12,10 - 12 (7 es.) - 11,50 (3 es.) - 11,30 (C • SAVF) - 11,30 - 11,20 - II (2 es.) - 10,80 (2 es.) - 10,60 - 10,50 (2 es.) - 10,40 (2 es.) - 10,20 (3 es.) - IO - 9,80 (2 es.) - 9,70 - 9,50 (5 es.) - 9,30 (3 es.) - 9 (4 es.) - 8,80 (5 es.) - 8,60 (2 es.) - 8,50 - 8,40 - 8,30 - 8,20 (2 es.) - 8 (6 es.) - 7,90 - 7,85 - 7,70 - 7,60 (2 es.) - 7,20 (2 es.) - 7,10 - 7 (3 es.) - 6,90 - 6,50 (2 es.) - 6,50 (soldato in piedi su prua) - 6,30 (2 es.) - 6 (SVRD) - 6 (2 es.) - 5,30 - 5,00. (Tav. I, n. 1-3, 5). b) Metà di assi di Sesto Pompeo. 110-117: di gr. 13,20 - 13 - II - 10,50 - 10,50 - 10,10-9,30 - 7.20. (Tav. I, n. 4, 6, 9). c) Metà dell'asse di Nemausus. 118: di gr. 7,00. (Tav. I, n. io). d) Metà dei bronzi cosidetti di coniazione gallica. DIVOS IVLIVS - CAESAR DIVI F. 1 19-122: di gr. 10,20 - 8,50 - 5,80 - 5.50. (Tav. I, n. 7). e) Bronzi dimezzati irriconoscibili. 123-130: di gr. 11,30 - 10,70 - 10,70 - 8,40 - 7,20 - 7,10 - 7,00 - 4,00. f) Metà di semissi romani. 131-132 : di gr. 10,40 - 8,50. g) Tre quarti di assi repubblicani romani. 133-136: di gr. 19,00 - 17,00 - 11,50 - 10,50. h) Un quarto di assi repubblicani romani. 137-143: di gr. 9,20 - 7,40 - 5,80 - 4,70 - 4,50 - 4,30- 3,40. (Tav. I, 11. 12, 13). 1 CONTRIBUTO ALLO STUDIO DELLE MONETE ANTICHE DIMEZZATE 27 i) Metà e quarti di denari e quinari d^argento. 144 - 7» di denaro di Q. Marcius Libo, di gr. 1,50. (Tav. I, n. 14). 145 " V4 » ^^ "" Caesar (II-III sec. d. C), gr. 0,70. (Tav. I, n. 15). 146 - „ „ „ imperatore del III s. d. C, gr. 1,40. (Tav. I, n. 16). 147 - Vi di un quinario di P • SABIN, di gr. 0,80. 148 - „ di monetina d'argento non identificata, di gr. 1,40. 1) Metà di bronzi imperiali romani. 149 - Vg di grande bronzo di Adriano . . . . gr. 14,50 ,150- „ „ „ „ „ Commodo. . ^ . „ 11,20 ^S^ ~ » n '> " 15^ ~ " " » " 153 ~ » » » " 154 " «; » n » ■•■55 " V » » » 15 " " » " » ^57 ~ » » » » 15" ~ » » " » ^^59 ~ n f) » » 160 - „ „ medio bronzo II. — ROMA, S. Bonaventura (i). m) Metà di assi di Sesto Pompeo. 161-163 : di gr. 12,00 - 8,00 - 5,20, n) Metà di un semisse di TVRD.... 164: di gr. 5,30. III. — NEMI (2). o) Metà di assi repubblicani romani. 165-168: di gr. 14,50 - 12,50 - 7,80 - 7,50. IV. — SEGNI (territorio falisco) (3). p) Metà di asse repubblicano romano. 169 : di gr. 10,70. (Tav. I n. 8). Massimino I . . . » 11,60 Alessandro Severo ì> 12,20 w n n 8,00 Mammea .... » 8,00 Filippo padre . . » 11,60 w w • • n 11,60 n » * • » 8,20 Gordiano Pio . . )ì 9,00 (Tav. I, n. II). Volusiano . . . » 10,00 Caracalla . . . . » 4'5o (i) Esumate fortuitamente fra antiche rovine insieme con altre monete antiche, (2) Rinvenuti fra il materiale antico riesumato negli ultimi scavi ivi condotti. (3) Rinvenuto sporadicamente fra antichi ruderi. a8 LOREPJZINA CESANO Secondo le mie conoscenze sui vari punti della penisola italica si fecero ancora i seguenti trova- menti di monete dimezzate : V. — Salernum (i). Una metà di un ^sse repubblicano romano. VI. — Saepinum (2). Quattro e più chilogrammi di monete dimezzate non iden- tificate. VII. — Arretium (3). Metà di vari assi onciali, ed il più recente fra di loro uno di Giulio Cesare. Vili. — Orvieto (4). Metà di un asse repubblicano romano. IX. — Muserà [Padova) (5). Metà di un denaro di C • CASSl(w5). X. — Gran S. Bernardo (6). ^2 di bronzi repubblicani romani ; V2 H" V4 di bronzi di Ne- mausus ; Va di bronzi di Vienna ; 72 di bronzi dei mo- (i) Sporadicamente nella necropoli antica insieme ad altre 31 mo- nete di bronzo da Augusto a Vespasiano, cfr. Notizie degli scavi, 1884, pag. 115, linea ^j>- (2) Cfr. Notieie degli scavi, i877> pag* 282 : * In uno scavo praticato in un fondo in un breve spazio di terra, insieme a molti lucerne e va- setti si rinvennero 192 monete di bronzo di vari moduli ed epoche di- verse, imperiali, etrusche e famigliari, ed inoltre quattro o più chilo- grammi di monete di bronzo dimezzate a viva forza „. (3) Si raccolsero sparsamente insieme con manufatti e monete etru- sche, repubblicane, romane, imperiali, sino a Teodosio ; cfr. Notizie degli scavi, 1880, pag. 219. (4) In una fonte, cfr. Strack, Halbierte Miinzen in Alterium, Bonner JahrbìIcher 108-109, pag. i e sgg., n. 9. (5) Faceva parte del ben noto ripostiglio di 121 1 denari e quinari repubblicani romani ivi rinvenuti, cfr. Notizie degli scavi, 1883, pag. 229, n. 157. • (6) Si rinvennero sporadicamente su tutto il campo di scavo at- torno al tempio di Giove {Pian de fupiter), insieme con più di 400 altre monete romane, repubblicane (pochi pezzi) e imperiali e 91 monete galliche; cfr. le quattro relazioni del prof. E. Ferrerò sulle campagne dì scavo in Notizie degli scavi, 1890, pag. 294 e sgg.; 1892, pag. 76 e sgg., 446 e sgg. ; 1894. pag. 41 e sgg. CONTRIBUTO ALLO STUDIO DELLE MONETE ANTICHE DIMEZZATE 29 netarì di Augusto; Va di pezzi da Tiberio coniati in onore di Augusto {divus Angusius pater) (i). ■■£• « * La complessa questione delle monete antiche dimezzate è stata trattata in questi ultimi tempi da due competenti numismatici stranieri, il Blanchet e lo Strack (2). I quali, riassumendo quanto si sapeva dei vari ritrovamenti e discutendo le varie opinioni dei meno recenti intorno a questi pezzi, formularono una teoria accettata di poi indiscutibilmente sino ad oggi. I due AA. avendo però trascurato di prender in considerazione o ignorando completamente i ri- trovamenti fatti sulla penisola italica, considerarono limitato esclusivamente alle regioni del Rodano e del Reno tale uso e ne dedussero quelle conseguenze che i ritrovamenti ivi localizzati poteron loro sug- gerire. Sarà quindi opportuno esaminare parlitamente se il nuovo materiale ritrovato sulla penisola italica e specialmente a Roma, confermi in tutto o solo in parte le loro deduzioni sia intorno alle regioni ove invalse tale uso, sia ancora circa Vepoca in cui si fece subire alle antiche monete quell'inconsueto dimezzamento, e circa le ragioni che tale uso mise in vigore in tanta parte del mondo romano. Dal catalogo precedente del materiale conser- vato nel Medagliere del Museo Nazionale Romano (i) In una nota lo Strack, Op. cit., ricorda che il prof. Von Duhn lo aveva avvertito di aver veduto monete dimezzate di Nemausus in Musei italiani (quali ?). Il Blanchet {Les monnaies coupées^ in Revue Nutnism., 1897, V^?,- 7) 'lo*^ ^^e la metà di un bronzo di Nemausus fu riportato da Roma dal P. Menestrier, che lo considerava come la reli- quia di due amici in viaggio (cfr. Chifflet, Anastasis Childerici, 1655, pag. 64, 65). (2) V. pag. 28, nota 4. 3© LORENZINA CESANO e dalle poche altre notizie di ritrovamenti simili fatti nelle varie regioni della penisola italica si deducono i seguenti dati : 1. — Con Roma e Terni sono oggi almeno dieci le località in Italia ove si fecero simili rinvenimenti. 2. — Le monete frammentate si trovarono sporadicamente, in tombe, in fonti, nei fiumi, fra antichi ruderi, in gruz- zoli insieme con altre monete antiche intatte. 3. - Le monete dimezzate sono specificatamente: a) assi repubblicani romani delle tre riduzioni sestantaria, on- ciale, semionciale e qualche semisse sestantario; ^) assi di Sesto Pompeo ; y) bronzi di coniazione gallica ; S) assi di Nemausus; e) denari e quinari repubblicani; "Q sesterzi, dupondi dell'impero; tq) denari imperiali romani. 4. — In maggior numero sono ovunque dimezzati assi re- pubblicani, gli altri pezzi essendo rappresentati da un numero esiguo di esemplari provenienti quasi esclusi- vamente dal Tevere, per quanto oggi si sa. 5. — Nello spezzare gli assi repubblicani e quelli coloniali col bifronte si ebbe speciale cura di non offendere l'effigie umana o divina, onde la linea di frattura seguì quella di congiungimento delle due effigi. Per pochi pezzi si nota però il contrario. La stessa precauzione si nota per i pezzi dell'impero. 6. — Si contano, ma in minimo numero, frammenti minori della metà, cioè terzi e quarti di monete. Primieramente, quanto alle regioni ove invalse quest'uso, insieme con le provincie galliche e renane dovran d'ora in poi esser citate l' Itaha e Roma sino ad oggi escluse, ed è questa la prima e più impor- tante modificazione alla teoria vigente. Circa ai modi di ritrovamento invece si deve ammettere che non v'ha differenza alcuna fra ]' Italia e quelle provincie. Lo Strack nel suo lavoro citato ha annotato tutte le notizie, che potè raccogliere, e per opera sua si sa che monete dimezzate si rinven- nero oltr'alpe : ^ CONTRIBUTO ALLO STUDIO DELLE MONETE ANTICHE DIMEZZATE 31 1. — In gruzzoli più o meno numerosi come quelli di Baden- Argan (0, dello Chatelet (Alta Marna) (2), di Haltern (3), di S. Léonard (Mayenne) (4), di Neuss (5), di Windisch (Argau) (6) e probabilmente di Bern-Engewald (7). ' 2. — In rovine di abitazioni antiche, come ad Alise, a Bern, a Bibracte, a Bourbonne les bains, negli accampamenti romani di Crefeld presso Neuss e di Grunlinghausen. 3. — In rovine di templi, come a Castagnet. 4. — In sepolture, come a Envermen (Senna inferiore), ed a Limes presso Dieppe, qui in sepoltura di un capo romano, là in sepolture di un cimitero merovingio, ed a Guiry (Senne-Oise) in sepolture franche. 5. — Nei fiumi, come a Parigi e a Coblenza al ponte della Mosella. 6. — Sporadicamente, ed è questa la provenienza del mag- gior numero di frammenti che sono conservati nei Musei di Francia o della Germania, come si può vedere dalla lista dei ritrovamenti e dei luoghi ove si con- servano, lista compilata dallo Strack. Risulta quindi evidente che allo stesso uso o ai diversi usi servirono in Italia e fuori le monete di- mezzate. Dalle varie incomplete relazioni dei ritrovamenti meno recenti non è possibile farsi sempre una idea della qualità delle monete dimezzate rinvenute oltre alpe in ogni singolo luogo, anche pel cattivo stato di conservazione che sovente impedisce la identifi- cazione, ma nel complesso si è potuto determinare che esse possono dividersi nei seguenti gruppi : (i) Ripostiglio di 224 monete, di cui alcune in argento, compren- dente 26 pezzi dimezzati. (2) Insieme con 3400 pezzi interi, dei quali 900 gallici, vi erano 165 monete dimezzate. (3) Erano 7 metà insieme con 31 monete intiere. (4) Ripostiglio di molti pezzi. (5) Erano 299 monete dimezzate insieme con 1707 monete romane intere e 527 galliche. (6) Ripostiglio di almeno 363 metà di 2000 monete intere di bronzo e 20 di argento romane. (7) Si rileva dalla relazione che ivi in rovine romane si rinvennero grande quantità di metà e di quarti, ed erano frammenti di monete re- pubblicane romane, gallo-romane, di assi della fine* della repubblica sino alle belle monete del li secolo d. C. 32 LORENZINA CESANO 1. — Monete galliche di potin, 2. — Bronzi coloniali di Nemausus, Copia, Vienna, Lug- dunum, 3*. — Bronzi repubblicani di Sesto Pompeo, 4. — Bronzi di Augusto (suoi monetari), 5. — Bronzi imperiali romani. Fra tutti i pezzi furono quasi ovunque riconosciuti in maggior numero i bronzi coloniali, primieramente di Nemausus, in minor numero delle altre colonie, poi i bronzi repubblicani, e nelle due categorie devono necessariamente rientrare i pezzi detti semplicemente bicefali dei ritrovamenti dello Chatelet (165 pezzi ro- mani specialmente bicefali, metà e quarti) e di S. Léo- nard. Meno frequenti e numerosi sono i frammenti di potin gallici rinvenuti a quanto si sa soltanto a La Tene, nella foresta di Compiègne e a Metz. Monete dimezzate posteriori all' età della dinastia Giulio- Claudia si rinvennero esclusivamente nelle acque della Mosella a Coblenza e nelle rovine romane di Berna (i). Se ne deduce chiaramente che soltanto dalle (i) Per comodo del lettore riassumo dal lavoro dello Strack i se- guenti dati circa i ritrovamenti noti : Bibracte (^/a non identificate), La Tene (27 frammenti, fra cui ^/^ Nemausus, V2 Lugd., V2 rep. rom., ^2 indeterminate e 172 galliche di potin) ; Autun (fra 17 pezzi, i due identificati erano di Nemausus), Castagnet (V2 di Nemausus), Florsheim C/j di Nemausus), Hòchet (Yj Lugdunum, Vg monet. di Aug,), Vidy (Nemausus, Vienna e pezzi indeterminati), Lyon (Vienna, Lugd.), Mainz (Nemausus), Manheim (Nem.), Marsiglia (*/j di Nemausus e '/z Vienna), Metz (12 pezzi : s/, + '/4 + Vs di Nem., V2 4 'm di Lugd., 1/2 Potin gallico), Ntuss (^«Va e ^/g di Lugdunum, Vienna, Nem. e monetari di Aug.), Nimes (Nem., Lugd., Emporiae), Parigi (22 pezzi : '®/, di Nem., */2 Vienna e V2 L"gd.), Reims (Nem., Lugd.), Trier (Nem., Lugd., Vienna, monetari di Aug., Tiberio [divus Augusius pater], in tutto 153 pezzi), Wiesbaden (Nem., Lugd., Tiberio [divus Aug. pater]), ^mà\sh (-^t-^^ìezzì almeno : ^^^/a Lugdunum, '^/^ Nemausus, '^^Vi rep. rom. e di Aug. Tibe- rio, Claudio I), Compiègne (Nemausus, Lugd., potin gallici, ^/j Cissa, Tarrac), Coblenza, ponte della Mosella (Nemausus, monetari d'Aug., Antonino, Aless. Severo, Valentiniano, Valente), Bern Engewald (grande quantità di metà e di 74 rep. rom., gallo-rom., assi della fine della rep. sino alle belle monete del II sec. d. C). CONTRIBUTO ALLO STUDIO DELLE MONETE ANTICHE DIMEZZATE 33 condizioni locali della circolazione monetaria dipese la differenza fra la qualità ed il numero delle mo- nete dimezzate rinvenute al di qua ed al di là delle Alpi : più numerosi nei paesi del Rodano e del Reno si rinvennero i potin gallici e i pezzi coloniali di circolazione locale, più numerosi in Italia ed a Roma gli assi repubblicani che costituivan qui tutta la mo- neta enea circolante prima di Augusto. Ma un altro fatto emerge e deve esser qui no- tato : la mancanza assoluta in Italia di monete di- mezzate di Augusto, dei suoi monetari e di quelle di consecrazione coniate al suo nome dai suoi im- mediati successori, le quali invece si rinvennero ab- bastanza soventi nelle Gallie. Questo fatto che costituisce un dato di differen- zazione tra l'Italia e gli altri paesi va studiato in connessione con la questione cronologica. Alla quale forse sino ad oggi non si è prestata la dovuta at- tenzione, ne fu risolta debitamente. Quando si iniziò e quando venne meno l'uso di dimezzare le monete antiche ? I dati sono off'erti dal materiale stesso ritrovato: Al 39-38 a. C. si fa risalire la coniazione dei bronzi cosidetti gallici con le ef- figi di Ottaviano e di Cesare ICAESÀR Divi F — DIVOS IVLIVS] (I); al periodo 40-27 a. C. i bronzi di Vienna e di Lugdunum (2) ; al 29-28 i bronzi di Nemausus (3); al periodo 12 a. C.-37 d. C. i bronzi di Lugdunum con l'ara ROM ET AVG (4). Considerando queste date , la presenza degli assi romani, la costituzione dei vari gruzzoli, e te- nuto conto del fatto che i pezzi meglio identificabili (i) WiLLERS, Geschichte der róm. Kupferpràgung, 1909, pag. 107 e sgg. ; Grueber, Op. cit., II, pag. 412 e sgg. (2) WiLLERS, Die MÙHzen der róm. Kolonie Lugdunum, Vienna^ ecc. Numisin. Zeitschrifi, 1902, pag. 128. (3) Id. ib. ; Grueber, Op. cit., II, pag. 439 e sgg. (4) WiLLERS, ib., pag. 100. 5 34 LORENZINA CESANO e quindi di miglior conservazione furono, ovunque, i pezzi coloniali, si può affermare che oltr'alpe l'uso di dimezzare le monete era in vigore già negli ul- timi tre o quattro decenni del 1 sec. a. C. e che avevan corso insieme pezzi intatti e pezzi dimezzati cogli stessi tipi. I pezzi di potin non possono fare arretrare di molto questa data, tali monete essendo state emesse prevalentemente, se non esclusivamente, nel 1 sec. a. C. (^). Si noti ancora che i principali gruzzoh scendono all'età augustea o poco dopo. Quanto all'Italia, il presente gruzzolo prova che circa il 38-36 a. C. questo uso era già in vigore, e tale data conferma il materiale del Tevere. Di tutti i frammenti di assi i meglio leggibili ed identificabih perchè quasi freschi di conio sono i pezzi di Sesto Pompeo, i quali dovettero esser spezzati poco dopo la loro emissione (45-44 a. C.) (2); è pur in buona conservazione il frammento di Nemausus. Inoltre la presenza di assi sestantarì spezzati fa risalire di qualche decennio tale data, si arriva così a circa il momento della sospensione completa della coniazione del bronzo a Roma. Inoltre i ritrovamenti dimostrano chiaramente che a Roma ed in Italia fu posto fine a tale sistema prima che nelle regioni di oltr'Alpi, cioè appena Augusto pose mano alla riorganizzazione della mo- neta di bronzo facendone riprendere dai suoi funzio- nari la emissione ^3). Fu allora messa in corso per più anni consecutivi una quantità straordinaria di moneta enea, buona parte della quale consistente (i) Blanchet, Manuel de Numismatique frauf., I, 1912, pag. 38, (2) WiLLERS, Geschichte, 1909, pag. 91 e sgg. ; Grueber, Op. cit., II, pag. 370 e sgg. (3) È molto discussa la data alla quale Augusto fece riprendere la coniazione del bronzo e l'ordine di successione dei monetari di questa età, cfr. Babelon, Description, ai singoli monetari ; Mommsen-Blacas, His/oire, III, pag. 8 e sgg. e gli AA. citati nella nota seguente. CONTRIBUTO ALLO STUDIO DELLE MONETE ANTICHE DIMEZZATE 35 di nominali inferiori all'asse (semissi? quadranti?): Sono i cosidetti piccoli bronzi segnati spesso con- temporaneamente da tre o anche quattro monetari {Puìcher, Taurus, Regtdus; Silius, Annius, Lamia; Gal MS, Messalla, Apronius, Sisenna; P. Betilienus; C. Naevius Capella; C. Rubellius Blandus ; L. Valerius Catnllus) che numerosissimi si rinvengono ovunque sul suolo della penisola italica <^^). All'estero invece tale uso perdurò per tutto il regno di Augusto e di poi sotto i primi imperatori: lo provano non solo le monete coniate da Tiberio in onore del Divus Augustus pater dimezzate in buon numero, ma ancora i frammenti contromarcati da contromarche dei primi imperatori dei due grandi ripostigli di Windisch e di Neuss (2). Dal modo vario di ritrovamento dei pezzi di- mezzati, dal loro numero si dedusse da tempo giu- stamente che tali frammenti dovettero compiere lo stesso ufficio delle monete intiere, ebbero cioè corso come quelle ed insieme con quelle come metà e quarti dei nominali interi. Tale opinione che . risale al De La Saussaye (s) e fu accettata di poi da quanti si occuparono in seguito di questa questione (4) ri- ceve oggi nuova conferma dai ritrovamenti fatti sulla penisola italica ed a Roma. Tutto porta a credere che fu ovunque la scarsezza di moneta spicciola, di conto, la ragione che indusse la popolazione in Italia (i) WiLLERS, Geschichte, pag. 145 e sgg. ; 153 e sgg. ; 171 e sgg. ; 181 e sgg. ; Grueber, Coins of the roman Republic in the British Museum, II, pag. 75 e sgg. (2) Il ripostiglio di Windish composto di 2000 bronzi e 20 argenti romani interi e almeno 363 monete dimezzate comprendeva 25 fram- menti contromarcati. Il gruzzolo di Neuss di 2234 monete intatte e circa 300 frammentate, comprendeva 13 frammenti contromarcati. (3) Numismatique de la Caule Narbonnaise, 1842, pag. 175. (4) LoNGPERiER, Revue Num., 1867, pag. 493 ; H. De La Tour, Reviie Num., 1894, pag. 18 e sgg.; Blanchet, Ib., 1897, pag. ^ ^ sgg.; Strack, Op. cit. 36 LORENZINA CESANO e fuori a ricorrere a quel mezzo pratico se non estetico per procurarsela. I ritrovamenti ci dicono che furono infatti quasi costantemente scarsi i nomi- nali inferiori dell'asse emessi da Roma nell'età re- pubblicana, ed i pezzi coloniali di piccolo modulo, nominali inferiori relativamente a quelli di modulo maggiore. Non deve quindi parer strano che a Roma ed in Italia, sospesa nel 79 definitivamente la conia- zione del bronzo semionciale, di cui si contano solo 15 scarse emissioni, si sentisse il bisogno di ricor- rere a tale mezzo che poco di poi, se non contem- poraneamente, dovevano adottare le nuove colonie di oltr'Alpi, le cui zecche sopperivano insufficiente- mente ai bisogni della circolazione. Non si hanno prove sufficienti per determinare se il Governo di Roma permettesse o tollerasse o com- battesse anzi tale sistema. Ma l'uso o l'abuso fu tanto esteso dal punto di vista geografico e perdurò così a lungo che non si può ammettere ciò potesse av- venire contro l'espresso volere di Roma. Tale uso del resto non fu inventato ne dai Ro- mani ne dai Galli, ma verosimilmente imitato dai Greci. Il Dressel (^) ha studiato tre ripostigli di mo- nete greche rinvenuti in varie località al Delta del Nilo, composti di monete greche dimezzate del V- IV sec. a. C, di ogni provenienza, in buon numero mescolate a monete intatte. Questi gruzzoli, ai quali si può aggiungere quello famoso di Tarentum di recente ritrovamento (^\ erano costituiti, secondo il (i) Altgriechische Munzfund aus Aegypten, Zeitscrift fnr Numism., 1900, XXII, pag. 231 e sgg. ; 2546 sgg.; Cfr. Dutilh, Journal inter. d'arch. Numism., 1899, pag. 287 e sgg.; Longperier in Revue Numism., 1861, pag. 414 e sgg.; Green well, The Numtsm. Chronicle, 1890, pag. i e sgg. (2) Babelon in Revue Numism., 1912. - Melatiges Numism., IV, pa- gine 304-343. Questo ripostiglio, composto di molte diverse monete ar- caiche della Magna Grecia, della Sicilia, di Calcide, Eritrea, Corinto, Atene, Megara, Mendes, Potidea, Acanto, Taso, Lete, Peparete, Nasso e poi di èptXot di argento e di frammenti di lingots di argento con im- CONTRIBUTO A ILO STUDIO DELLE MONETE ANTICHK DIMEZZATE 37 Dressel ed il Babelon, di denaro corrente in Egitto al tempo in cui ivi non si coniava ancora moneta, di denaro portatovi dai commercianti approdati e provenienti da periploi lungo le coste greche, per i cui scambi i frammenti di monete tenevan luogo dei nominali inferiori troppo scarsi ovunque per esser esportati. Ancora per le età medioevali il Blanchet ha raccolto buon numero di dati che provano come bene spesso le varie popolazioni di Europa ricorsero a questo mezzo per fornirsi di moneta spicciola in momento di miseria o di mancanza di numerario. Quanto è stato detto finora riguarda esclusiva- mente quel gruppo di monete dimezzate dell'età re- pubblicana e augustea che costituiscono come un tutto omogeneo per il nuniero dei pezzi ritrovati, e per la qualità ed il numero dei ritrovamenti, e che perciò accennano e rivelano un uso invalso a lungo e su vasta area di territorio. Per il piccolo numero di monete d'argento e di bronzo imperiali rinvenute spezzate, l'esigua quantità ed i modi di ritrovamento devono suggerire tutt'altra spiegazione. Si deve cioè ricorrere nuovamente alla opinione dei numismatici meno recenti ('), i quali sba- pressioni monetali, e che scende al principio del V secolo a. C, compren- deva pure una metà di uno statere arcaico di Corinto a rovescio incuso. (i) ToMASiNi, De Tesserla hospital, liber singularis, 1647, pag, 74, 8r, 202; Maillard de Chambur, Mem. de la Commission des Antiq. de la Còte d'or, III, 1841, pag. 202; M. De Lagoy, Revue Numism., 1842, pag. 66; A. Morel-Fatio, Bullelin de la Société Suisse de Numtsm., 1890, pag. 89 e sgg. ; cfr. 1885, pag. 125; cfr. ancora GAUVRRim, Notizie degli scavi, 1880, pag. 219 e Rivista itat. di Numism., 1891, pag. 321 e sgg., ove nota che si spezzarono gli assi onciali posti nelle tombe onde non tornassero sul mercato; e Milani, Ib. 1891, pag. 100, ove nota che la spezzettatura degli assi onciali avvenuta in massa dopo la riduzione semionciale è stata motivata dalla riduzione legale del piede monetario. 38 LORENZINA CESANO gliarono esclusivamente nel generalizzare troppo le loro affermazioni che valevano solo per singoli casi. Questi frammenti servirono secondo il modo di ritrovamento ora come offerta alla divinità delle fonti o dei fiumi, ora come l'obolo di Caronte che il defunto doveva portar seco, ora come pegno di amicizia, di ospitalità, segno o tessera di riconoscimento. In un passo molto oscuro in cui pare trattisi dello scambio di un pegno per la conclusione di un affare Polluce dice: aufxpoT^ov, rifxiTOfxov vofAiajxaTo? (2) j narra inoltre Gregorio di Tours : « Childerico prese la metà di un soldo « di oro, l'amico ne conservò Taltra metà e disse : u allorquando io ti ritornerò questa metà e le due « parti riunite formeranno il pezzo intiero allora tu « potrai senza timore ritornare in questi luoghi (s) w. In questa seconda categoria rientrano quindi il denaro dimezzato di C • CASSIVS del ripostiglio di Maserà, la metà dell'aureo di Cabellio conservato nel Museo di S/ Germain in Francia (4), il quarto di denaro rinvenuto nella sepoltura di Selzen presso Mayeure (5) così come i vari frammenti di denari e di bronzi imperiali riesumati dal Tevere e dalla Mosella a Coblenza, donati verosimilmente locorum diis. LoRENZiNA Cesano. (2) OnomasticoH, IX, 70-71 ed. Dindorf ; Cfr. Stephani, Thesaurus ling. graeciae, 2.^ ediz., s. v. Egger, Revue arch., 1861, pag. 167; Mem. d'histoires anc. et de philol., pag. 106. (3) Hist. fr. 2, 12 ; W. Iunghaus, Hist. crii, des règnes de Childerich et de Chiodovich, 1879, pag. 4. (4) H. De La Tour, Atlas des monnaies gauloises, tav. VI. (5) LiNDENSCHMiT, Dus germanische Todtenlager bei Selzen, tav. gen. 2, LEONARDO DONÀ^" DOGE DI VENEZIA (1606-1612) Appena eletto Leonardo Dona che, per la dot- trina, prudenza e bontà congiunte alla molta pratica dei pubblici affari, era da tutti ritenuto il più degno deiraltissimo ufficio in quei momenti così difficili per la Repubblica, si aprirono i brevi papali giunti a Venezia mentre Marino Grimani era morente e ri- masti suggellati durante la vacanza del ducato. Udite le pretese della Corte Romana e preso consiglio dagli uomini più autorevoli nelle leggi civili e ca- noniche, principalmente da fra Paolo Sarpi, nomi- nato allora Consultore e Teologo della Repubblica, si dehberò di rispondere in forma conciliante ma facendo valere i diritti dello Stato e quelli che de- rivavano dalle antiche consuetudini. 11 Pontefice però, senza attendere l'arrivo del- l'ambasciatore speciale mandato espressamente da Venezia, chiedeva la consegna immediata di due preti colpevoli di defitti turpi e comuni e, non aven- dola ottenuta, lanciava la scomunica poi Tinterdetto. La Repubblica non piegò, espose ancora una volta (i) Siamo grati al nostro egregio Presidente conte Papadopoli, che ci consente di pubblicare questo suo Lavoro, come una primizia del suo terzo volume sulle Monete di Venezia, che vedrà presto la luce. La DlREZlO.NE. 4© NICOLÒ PAPADOPOLI le sue ragioni in modo temperato ma fermo, impedi la pubblicazione delle Bolle papali, provvide alla ce- lebrazione delle cerimonie del culto nella città e in tutto lo Stato. La vertenza tra Venezia e Roma non era sol- tanto religiosa ma eminentemente politica, perchè la Spagna soffiava nel fuoco e spingeva il Papa contro la Repubblica : per questa ragione le altre Potenze erano assai preoccupate e temendo tanto la prepon- deranza spagnola che la ingerenza della Santa Sede nelle faccende civih e politiche, offrivano amicizia e mediazione. Finalmente per la intromissione di En- rico IV la vertenza ebbe onorevole soluzione e le relazioni fra i due poteri vennero riprese e in modo soddisfacente per la Repubbhca. La situazione monetaria di Venezia nei primi anni del secolo XVII ci viene descritta brevemente ma efficacemente da un contemporaneo che per la sua condizione era in grado di conoscere tutte le circostanze di fatto e tutti i provvedimenti studiati e discussi nei consigli della Repubblica. Così infatti scriveva sotto l'anno 1602 Nicolò Contarini che fu poi Doge (') : « Premeva il negocio delle monete ri- « dotte in tale angustia, onde non v'era chi sapesse « ne qual quantità d'oro, o d'argento spendesse, ne « ricevesse, perchè li denari buoni erano o portati « fuori dello Stato, o mutilati, e ad un tempo erano « introdotti gli adulterati, e bassi e fatti valere prezzi (i) Questo brano tratto dal Lib. X dell'Istoria Ms. del Doge Nicolò Contarini nell'anno 1602, trovasi riferito nella nota (i) a pag. io di: Nuovo Trattato del modo di Regolare lo Moneta. In Venezia appresso Lorenzo Baseggio, MDCCLU, in-4°. Di questo Trattato fu Autore Pier Andrea Cappello come afferma il Cicogna E. A., Saggio di Bibliografia Veneziana. Venezia, Merlo, MDCCCXLVII, in-S», png. 222. LEONARDO DONA DOGE DI VENEZIA 4I « esorbitanti e molto più di quelli della zecca da « cui appena era uscito argento o oro coniato con « l'impronto di S. Marco che era portato ad altre « zecche, da' quali alcuni Principi facevano mer- « canzia, tramutando il Veneto in altro stampo di « lega non buona, e con guadagno pregiudicialissimo « era poi speso nella Città e Stato etc. w. Quantunque questi ricordi si riferiscano a un momento in cui la quistione più urgente era quella della moneta piccola, pure lo scrittore non se ne occupa affatto e parla invece dell'oro e dell'ar- gento e principalmente delle monete fine la cui circolazione difettosa che non si riusciva a rego- lare, era di grave danno al commercio. Infatti le abbondanti e numerose emissioni di monete d'ar- gento inferiore cominciate nel 1570 avevano prodotto la conseguenza naturale di fare emigrare la moneta fina a peggio carati sessanta, che altre zecche tra- sformavano con vantaggio in pezzi di proprio conio, mentre gli zecchini veneziani erano spediti fuori dello Stato per acquistare frumenti e assoldare truppe. A queste difficoltà derivanti dalle condizioni speciali di Venezia se ne aggiungevano altre di ca- rattere generale che interessavano tutta l'Europa, e cioè l'aumentata produzione dell'oro e ancora più dell'argento che recava notevoli e frequenti pertur- bazioni nei rapporti di valore fra i due metalli e conseguentemente nelle monete. Prima della scoperta dell'America e prima che le miniere di questa venissero ampiamente sfruttate, ^ l'oro e l'argento dei paesi settentrionali diretti al- l'Oriente passavano per Venezia, che era diventata il mercato naturale di tale merce preziosa, e dove la zecca riduceva la maggior parte di essa in pre- giate monete e in verghe o pezze col segno di San Marco. Invece dopo che l'America divenne la 42 NICOLÒ PAPADOPOLI produttrice principale dei metalli preziosi, questi eb- bero il loro scalo nella Spagna donde arrivavano a Genova, e in questa piazza per conseguenza era co- stretta la zecca veneziana a provvedersi del metallo necessario al proprio lavoro. Sul finire del secolo XVI, per portare qualche rimedio alla circolazione danneggiata gravemente dai fallimenti dei banchi Pisani e Tiepolo e di molti altri banchieri privati (^\ il Governo pensò di prov- vedere con la istituzione di un banco Pubblico (1587), dotato di un ricco deposito o fondo capitale costi- tuito da varie Ditte creditrici, il quale godendo della garanzia dello Stato, doveva ispirare completa fiducia. Fu detto Banco-Giro, i suoi conti furono tenuti con segni speciali detti figure imperiali e in lire di Banco (2). La Lira di Banco, equivalente a dieci zecchini, altro non è se non la solita hra di grossi, divisa in venti soldi de' grossi, ossia in duecentoquaranta grossi ognuno de' quali era di trentadue piccoh, lira sempre usata dal commercio veneziano e che si diceva an- che lira degli Imprestidi perchè anche i conti del Debito Pubblico erano tenuti con essa (s). Ma anche il Banco-Giro non fu sufficiente ri- medio e non riuscì a impedire il crescere continuo dell'aggio della moneta fina. Il Senato, per essere (i) " Di cento e tre banchi, dei quali si ha memoria che siano stati " eretti in questa città, novantasei son precipitati a cattivo fine; e sette " solamente hanno avuto buona riuscita „, così diceva al Senato il 28 dicembre 1584 il N. H. Tomaso Contarini, cfr. Per l'Erezione di un Banco Pubblico in Venesta, arringa inedita di TOMMASO CONTARINI pubblicata per le Jauslissinie Nozze Busetto {PeiichyPisoni. Venezia, Gri- maldo, 1856, in-8° di pagg. 34, a pag. 16. (2) La Scuola in Pratica del Banco Giro nella Serenissima Repub- blica di Venezia^ Opera data in luce da Giovanni Cavala Pasini. Ve- nezia, appresso Modesto Fenzo, CI I CCXLI, in-4° di pag. CXX e 4 nn. (3) Per la lira dei Grossi cfr. Papadopou, Le Monete di Venezia, parte I, pag, 126-130. LEONARDO DONA DOGE DI VENEZIA 43 illuminato sulla via da seguire onde rimediare ai di- sordini delle valute, con decreto del 9 novembre 1607 i^) ordinò che si raccogliessero' a conferenza^ come allora si diceva, i Provveditori e Depositario in Zecca, i Revisori e Regolatori delle Entrate Pub- bliche, i Provveditori sopra Ori e Monete e i cinque Savi alla Mercanzia, per studiare insieme il grave argomento e avanzare adeguate proposte entro un termine non maggiore di otto o dieci giorni. I Magistrati incaricati presentarono i risultati dei -loro studi in tre scritture separate che furono lette in Collegio il 25 novembre, proponendo diverse misure e vari provvedimenti che vennero accolti e posti in esecuzione in diverse epoche (2). Con un primo decreto del i dicembre 1607 ^3) il Senato ordina di ripubblicare la legge 2 dicem- bre 1605 (4) in forza della quale tutti i pagamenti di mercanzie eccedenti i cento ducati dovevano esser fatti in partita di Banco come era stato già prescritto per le lettere di cambio fin dal 14 dicembre 1593(5). (i) R. Archivio di Stato in Venezia. Provveditori in secca, n. 3I {Parti di Senato) car. 212-212 1. — Senato Terra, Registro n. 77, car. 154 t-i55- (2) Ivi, Provveditori in secca n, 19, volume miscellaneo che porta il titolo : Diverse Deliberaiioni del Senato \ et \ Scritture de diversi Ma- gistrati in materia de Valute \ delti anni \ 1602 fin 1608 Settembre. Vi sono contenute le tre scritture e cioè : " Parere delli Cinque Savij alla " Mercantia sopra la Regolation delle Valute „ — '* Parere delli Si- " gnori Provveditori & Depositario in Ceca et delli Provveditori sopra " li Ori & Monete „ — " Parer del clarmo Piero Barbarigo Revisor & " Regolator dell' Intrada Publica „. Tutt'e tre le scritture portano l'iden- tica annotazione : Presentata et letta alti Eccmi Signori Savij dell'una & l'altra mano a 2S Novembre 1607, e: L, S. Die P° Xbris lócj. (3) Raccolta fattizia di stampe e manoscritti esistente nella Biblio- teca Papadopoli, messa insieme sulla fine del sec. XVII perchè l'ultima stampa datata è del 1679, e che ha sul dorso il titolo : Decreti Senato per Ori e Monete, di carte numerate 299 e 20 n. n., car. 46. (4) Ivi, car. 30. (5) Ivi, car. II. 44 NICOLÒ PAPADOPOLI Oltre a questa legge si richiamano in vigore con lo stesso decreto quelle che prescrivevano ai Cassieri e Camerlenghi di portare in Zecca tutti gli ori ai prezzi fissati nelle Tariffe e di eseguire i pagamenti con monete d'argento veneziane di giusto peso, non che quelle che vietavano i banchetti pubblici e se- creti per il cambio delle monete. Così si cercava di porre un freno all'aggio che facevano le monete fine senza però ottenere il risultato voluto, perchè la moneta di Banco che veniva cambiata in moneta fina, fu sempre pregiata più di ogni altra e sah in breve tempo del venti per cento : misura questa considerata poi come aggio normale e, talora, anche superata. Onde attivare l'afflusso dei metalli alla zecca, lo stesso decreto prescrive che, per lo spazio di un anno, tutti quelli che porteranno ori greggi o stam- pati vengano pagati in zecchini e quelli che porte- ranno argenti in monete della lega fina con la de- trazione delle sole spese di zecca. Il Collegio con l' intervento de' Provveditori in Zecca fissò il 20 di- cembre successivo la misura del pagamento dell'oro ridotto a fino in zecchini 66 per marca e determinò l'ammontare delle spese da detrarsi dall'argento al tre per cento ('). Perchè poi queste e tutte le altre leggi in ma- teria di monete fossero rigorosamente osservate, ai tre Provveditori sopra ori e monete esistenti ne ven- gono aggiunti con lo stesso decreto altri due, da durare in carica un anno, con l'incarico speciale di sorvegliare, investigare e punire rigorosamente tutte le infrazioni alle leggi relative alla circolazione delle monete con lo stesso rito del Magistrato alle Pompe. In seguito con decreto del 17 luglio 1608 (^) (1) Ivi, car. 54. (2) Ivi, car. 61. LEONARDO I>ONÀ DOGE DI VENEZIA 45 vennero proibite tutte le monete scarse e stronzate tanto forestiere che veneziane, e tutte le monete fo- restiere d'argento ad eccezione degli scudi di Milano, Firenze e Genova. Quanto alle monete d'oro, oltre a quelle veneziane, sono ammessi nella circolazione gli scudi d'oro del sole francesi, i crociati, le doble e mezze doble di Spagna, gli scudi d'oro di Genova, Firenze e Napoli, e gli ongari di Germania di buona lega. Tutte le altre monete debbono essere eliminate nello spazio di quindici giorni, durante i quali sia permesso ad ognuno il disfarsene nel modo che cre- derà più conveniente. Intanto la Zecca cambierà le monete proscritte dando oro per oro e argento per argento detraendo le spese di fabbricazione come era stabilito nel precedente decreto del i dicembre 1607. Per alleviare il disagio e il danno delle per- sone povere un decreto del 22 luglio (^) provvide con norme speciali al cambio nelle diverse contrade della città. Il 31 luglio (2) si proibì alle Casse PubbUche di accettare nei pagamenti gazzette^ grossetti e da otto, come fino ad allora si faceva in tutti i pagamenti per una decima parte di essi, allo scopo, spiega il decreto, di non togliere dalla circolazione queste co- mode monete ; con lo stesso fine si vieta per sei mesi l'esportazione in Levante e in altri luoghi fuori dello Stato delle monete d'argento veneziane senza espressa licenza dei Provveditori sopra Ori e Monete. Uno de' più gravi inconvenienti che si verifica- vano a quei tempi era il sopraprezzo o aggio delle monete buone e specialmente dello zecchino, e ad esso si opponevano rimedi più o meno efficaci, come abbiamo veduto ; ciò però non toglie che lo Stato (i) Ivi, car. 63 t. (2) Ivi, car. 64. 46 NICOLÒ PAPADOPOLI qualche volta non lo riconoscesse ufficialmente per trarne vantaggio. Troviamo infatti che il Senato alli II gennaio 1607 (^) ordinò al Provveditore Generale di Terraferma di valutare nei pagamenti lo zecchino a lire dieci e soldi dodici, correggendo poi nella deliberazione definitiva il prezzo fissato nel senso che gli zecchini si valutassero nei pagamenti fatti dalle Casse pubbhche allo stesso corso che avevano nelle varie piazze dove i pagamenti venivano effet- tuati. Più tardi però, sia che le oscillazioni del mer- cato fossero tornate per breve tempo favorevoli al metallo bianco, sia come appare dal decreto, che si volesse fare ogni sforzo per mantenere costante la proporzione fra i due metalli che vigeva fin dal 1593, il Senato il 5 settembre 1608 (2) ordinava che tanto nella città di Venezia quanto in tutto lo Stato di Terraferma rimanesse fissato il prezzo degli zec- chini a hre dieci Tuno, quello degli ongari permessi a lire nove soldi quattordici, delle doble di Spagna a lire sedici soldi sedici, degh scudi delle buone stampe a lire otto soldi otto, dei crociati a lire otto soldi sedici e delle monete d'argento ai prezzi se- gnati sopra di esse. Ciò, dice il decreto, per porre un freno all' ingordigia e alla rapacità di coloro che hanno fatto salire il prezzo degli zecchini e delle altre monete ad una misura maggiore del giusto. Il 5 ottobre veniva ripetuta per ordine del Se- nato (3) la pubblicazione del decreto proibitivo del 17 luglio 1608 e di quello del 5 settembre, relativo ai valori delle monete, con aggiunta di nuove san- zioni penaH che dalla perdita delle monete e dalle multe arrivavano al bando, galera, prigione ed altre (i) R. Archivio di Stato. Provveditori in Zecca n. 31, car. 184 t. {2) Raccolta cit., car. 66. (3) Ivi, car. 68. LEONARDO DONA DOGE DI VENEZIA 47 più gravi pene corporali secondo parerà alle Signorie Loro Illustrissime. Si trovano poi altri speciali decreti emanati per proibire l'introduzione dei Talleri tedeschi (i), degli scudi d'oro di Correggio (2), delle imitazioni degli scudi d'argento milanesi (3) e di alcune monete ge- novesi (4). Dalla circolazione in generale passando a nar- rare le vicende speciali della zecca e della coniazione delle monete durante il principato di Leonardo Dona, conviene fin da principio rendersi ragione della quasi assoluta mancanza di documenti relativi alle monete d'oro e d'argento fino, di fronte a quelli, molto ab- bondanti, che riguardano le monete di lega. Per con- statazioni fatte anche in precedenza è da credere che, stabiliti una volta per legge la lega, il peso e il tipo delle monete, queste venissero poi emesse, diremo così automaticamente, dagli uffici 'speciali cui era devoluta la direzione della zecca, sia con metallo di ragion pubbhca sia con quello dei privati, senza ulteriore intervento dei poteri pubblici che si assommavano nel Senato, riservato soltanto a casi eccezionah. Per le monete di lega invece il Senato si era sempre riservata la facoltà di regolare le sin- gole emissioni, senza mai demandarla tacitamente ai corpi esecutivi di sua più o meno diretta emanazione. La coniazione dell'oro in zecchini che erano sempre apprezzatissimi, specialmente nei mercati orientali, si mantenne abbondante e copiosa. Allo (1) R. Biblioteca Marciana, Codici Italiani Classe VII, n. MDCCCC: Proclami \ in Materia di Zecca Ori \ e Monete \ dall^Anno ijji sino al 17^2, n. 33 del 21 aprile 1607. (2) Raccolta cit., car. 44, 23 luglio 1607. (3) Ivi, car. 76, 23 novembre 1609. (4) Ivi, car. 84, 13 agosto 161 1. 48 NICOLÒ PAPADOPOLI zecchino venne ad aggiungersi un nuovo tipo aureo, il ducato d'oro, creato con decreto del Senato del 25 ottobre 1608 ^^) con lo scopo espresso di ricon- durre la moneta al valore antico del ducato di lire sei e soldi quattro, rimasto soltanto nominale, e di porre argine alle alterazioni di rapporto fra l'oro e l'argento. Esso doveva essere della stessa finezza e bontà dello zecchino, avere il tipo del ducato d'ar- gento ed essere tagliato in modo che cento pezzi equivalessero ed peso di sessantadue zecchini, cosi che, dato il corso di questi a lire dieci l'uno, ogni pezzo doveva avere il valore di lire sei e soldi quattro pari a quello del ducato nominale. La nuova moneta doveva essere ricevuta a questo prezzo nelle esa- zioni pubbliche e nelle contrattazioni fra privati. In- tanto si ordinava la emissione di una quantità ascen- dente a cinquantamila ducati in pezzi da uno e da mezzo ducato. Non sono infrequenti nelle Raccolte i pezzi da un ducato e da mezzo ducato col tipo del vecchio ducato d'argento di Girolamo Friuli e con le rispettive indicazioni : DVCATVS, MED • DVC ; più rari i doppi con la cifra: II. Queste monete però non hanno la nota del valore in soldi che si trova sui ducati d'argento vecchi e nuovi con Santa Giu- stina, e ciò per seguire un suggerimento dei Cinque Savi alla Mercanzia in una loro scrittura che avremo occasione di esaminare in appresso. Rarissimi invece sono alcuni esemplari che al diritto del ducato ac- coppiano un rovescio col Redentore o con Santa Giustina, e possiamo ritenerh semplici prove presen- tate alla Signoria che scelse e si attenne al tipo completo del ducato vecchio. Avvi ragione di credere che la nuova moneta non incontrasse pieno favore, perchè a poco più di (i) R. Archivio di Stato, Provveditori in Zecca, n. 31, car. 2521-253. LEONARDO DONA DOGE DI VENEZIA 49 un anno di distanza dalla deliberazione che la isti- tuiva, e cioè il i6 febbraio 1610, il Senato ordinava che gli ori scarsi, calanti non più di un grano, che si trovavano in mano di privati, fossero ricevuti in zecca e ristampati in cecchini (0. Abbiamo anche no- tizia che questo ristampo non avveniva con le do- vute cautele da parte degli ufficiali di zecca, perchè gh zecchini « ben spesso nuovi et appena cuneati « escono di essa cecca scarsi et di non giusto peso », al quale inconveniente cercarono di mettere riparo i Provveditori il 24 maggio 16 12 disponendo che il lavoro delle poste avvenire fosse diviso Ira due ou- rieri (2). La coniazione dell'argento fu più o meno ab- bondante a seconda delle condizioni del mercato del metallo bianco. Per conto dei privati esso veniva trasformato soltanto in monete della lega fina peggio carati sessanta per marca, che erano giustine, du- cati e scudi della croce e relative frazioni, ai quali tipi venne in questo tempo ad aggiungersi lo zec- chino d'argento con i suoi spezzati. Se per i tipi soliti degli scudi da otto e da sette lire e del ducato non c'era bisogno di alcuna deliberazione speciale del Senato, parrebbe che questa dovesse essere in- tervenuta per il tipo nuovo dello zecchino, ma, non ostante ricerche abbastanza accurate, non mi fu pos- sibile rinvenirla (3). Si può pertanto pensare che, rap- (i) R. Archivio di Stato. Senato Zecca, Filza n. ii. (2) Ivi, Provveditori in Zecca, n. 51 {Terminazioni), car. 67. (3) Nei Registri delle Parti di Senato esistenti nell'Archivio dei Provveditori in Zecca non è riportata, non solo ma si può accertare che non sì trovava in nessuno dei Libri di tale Archivio quando fu compilata la Rvbrica Generale che va dal 1475 al 1663 e porta il n. 9. La serie dei Registri di Senato Zecca ha una lacuna dal 1602 al 1615, il piccolo Registro col n. 30 che vi fu posto contiene soltanto alcune deliberazioni dal novembre 1608 al 1626 e appartenne a qualche altro Ufficio. Anche tra le Filze di questa Serie mancano quelle del 1607, ì 50. NICOLÒ PAPADOPOLl presentando la nuova moneta un multiplo della unità monetaria che regolava ancora tutta la circolazione, cioè la lira, senza alterarne per nulla il peso o l'in- trinseco e senza nemmeno variare la lega solita delle monete fine, e d'altronde non trattandosi nemmeno della introduzione di un nuovo tipo perchè si tra- sportava soltanto nella monetazione argentea quello notissimo dello zecchino d'oro, siasi credulo suffi- ciente l'ordine verbale o scritto di qualcuno dei Ma- gistrati di Zecca senza la sanzione solenne del Se- nato. E con quest'ordine si credette di interpretare esattamente il pensiero del Corpo Supremo dello Stato che appunto in quei giorni aveva accordato facilitazioni e concessioni in fatto di monete da bat- tersi per conto dei privati onde promoverne la più abbondante emissione. Come infatti abbiamo veduto coi decreti del i e del 20 dicembre 1607 era stata concessa ai mercanti che portavano i metalli in zecca la facoltà di avere monete d'oro e d'argento col solo pagamento delle spese di fabbricazione e ciò per un anno. Tale facoltà venne prorogata di un anno il 19 dicembre 1608 (^), e di un altro anno ancora il 31 dicembre 1609 (2). Prima però di quest' ultima proroga fin dal 22 agosto 1609, i Provveditori in Zecca Marchiò Dolfin e Lorenzo Zustinian, inter- pellati sulle cautele da adottarsi per la introduzione dei reah e dei talleri destinati al Levante, avevano proposto di accordare nuove facilitazioni per favo- rire la coniazione dell'argento a fine di « procurar « di levar l'esito delli taleri et reali in levante, et perchè la Filza portante il n. 9 è del 1606 e quella col n. io è del 1608. Non se ne trova ricordo in nessuno dei Capitolari esistenti nell'Ar- chivio di Stato e nemmeno in quelli dei Massari all'Oro e all'Argento appartenenti alla Biblioteca Papadopoli. (i) R. Archìvio di Stato. Senato Zecca, Reg. n. 30, car. il t. (2) Ibid. car. 41 t. LEONARDO DONA DOGE DI VENEZIA 5I « introdur del tutto quelle di questo cugno, come u altre volte hebbe pensiero la felice memoria del- " l'ecc.mo Signor Procurator Foscarini havendo fatto « stampar doi monete, una del peso del tolero, et « l'altra del real per loro contraposito, ancor che (( di miglior lega, che era dell'ordinaria pezo ca- « rati 60 etc. » (^). Forse da questo suggerimento ebbe origine il decreto del 12 febbraio 1610 (2) che concede facoltà a tutti quelli che porteranno argenti in zecca per fonderli, di farli stampare in quella sorte di monete che più a loro piacerà, purché siano della' lega peggio carati sessanta per marca e del peso e stampo so- lito della zecca, alla quale debbasi lasciare uno e mezzo fin tre quarti per cento per le spese di co- niazione. Parve a taluno che questo decreto fosse quello che autorizzò la coniazione dello zecchino d'argento, ma ciò non è, perchè esso è posteriore alla prima emissione di questo il quale, a quel tempo, doveva già annoverarsi tra gh stampi soliti della zecca. Si volle pure scorgere in esso la facoltà con- cessa ai privati di far battere i multiph dello zec- chino d'oro, mentre, a dir vero, non vi si parla che della moneta d'argento fino a peggio carati sessanta per marca. Però quegli che accennò a questo nesso fra il decreto in parola e i multiph dello zecchino d'oro fu lo Zon (3), studioso acuto della numismatica veneziana, vissuto in tempi ne' quali si manteneva ancora la tradizione orale degli ultimi periodi della Repubblica, quindi la sua opinione merita ogni con- siderazione, tanto più che viene ad aggiungerle va- (i) Ibid. Filza n. ii. (2) Ibid. Reg. n. 30, car. 44 t. — Raccolta cit., car. 75. (3) Cenni istorici intorno alla moneta veneziana di A{ngelo) Z(on). Estratti dall'opera: Venezia e le sue Lagune^ Venezia, 1847, in-8«, p. 58-59. 53 NICOLÒ PAPADOPOLI lore il fatto della esistenza del primo multiplo dello zecchino d'oro finora conosciuto battuto col conio dello zecchino d'argento e precisamente con quello che porta le sigle di Fantino Soranzo Massaro al- l'epoca in cui appare il decreto. Giova credere adun- que che se il tenore letterale di esso non consente di trovarvi la genesi della concessione di battere i multipli dello zecchino d'oro, questa può invece tro- varsi benissimo nella interpretazione che allora gli venne data nella pratica, mercè la quale si giunse ad usare indistintamente i tipi dell'oro e dell'argento in ambedue i metalli : interpretazione che rispondeva alla tendenza generale manifestatasi anche con la introduzione delle due nuove monete il ducato d'oro e lo zecchino d'argento, e alla necessità di agevo- lare e facilitare in tutti i modi ai privati il condurre metalli alla zecca. E così potremo riconoscere legit- tima la derivazione dei multipli dello zecchino d'oro da questo decreto in quanto in seguito ad esso venne battuto in oro lo zecchino d'argento con peso esat- tamente divisibile per quello dello zecchino unitario. Avremo poi occasione di constatare in appresso che solo quando scomparvero dalla monetazione gli zec- chini d'argento comparvero i coni speciah per i mul- tipli di quello d'oro. Non solo non si trova il decreto che istituisce la nuova moneta, ma sono ben pochi i ricordi che di essa si hanno nelle carte esaminate. La proposta di emetterla parti dal Magistrato dei Cinque Savi alla Mercanzia nella scrittura che indirizzarono al Principe in risposta all' incarico avuto dal Senato il 9 novembre 1607 (0. Tra i vari provvedimenti sug- geriti per rimediare al disordine delle monete èvvi il seguente : « Che sia stampata moneta d'argento (l) R. Archivio di Stato. Provveditori in Zecca n. 19, scrittura n. 25. LEONARDO DONA DOGE DI VENEZIA 53 u di valuta di lire diese Tuna con il stampo del ce- « chino senza alcun segno del suo valore perchè « dalla nobiltà di esso stampo sarà da tutti cono- « scinta a sufficienza, così che in essa moneta vi « sii ristessa qualità e quantità d'argento che si ri- « trova al presente in cinque da quaranta di giusto « peso, et similmente sia stampata moneta di valor u della mità et del quarto di essa a portione col « medesimo impronto del cechino per maggior co- « modo della città. Et questa nuova forma di moneta « raccordamo alla S. V. perchè vedendosi che il u cechino d'oro va sproportionatamente crescendo « speramo con questa moneta possi moderarsi ». I Provveditori e il Depositario in Zecca insieme con i Provveditori sopra gli Ori e Monete non furono in quella occasione dello stesso parere, anzi dopo l'enu- merazione di provvedimenti generici per migliorare la circolazione conformi a quelH suggeriti dall'altra Magistratura, concludono : « che è quanto giudica- u ressimo per adesso doversi fare senza devenir a « nuovo stampo di monete con diminutione di peso, « poiché è negotio d' infinita considerazione per l' im- « portantia sua, tanto maggiormente dovendo il tutto " dipender da calculi de ministri, che fin'hora non « habbiamo potuto bavere di compita nostra soddi- " sfatione per essere differenti: poiché non è dubbio « alcuno che veramente quella moneta tanto vale, « quanto in effetto è, et non di nome, come sarebbe « questa, da che si causeria l'augumento di tutte le ii cose, restringimento nelle mercantie, notabile di- « minutione nell'intrade publiche e nelli cavedah n anco de' particolari etc. » (^>, I calcoh dei Ministri però non si trovano allegati alla scrittura e nem- meno trascritti nel libro ove questa è contenuta o (i) Ivi, n. 26. 54 NICOLÒ PAPADOPOLI in altri. Possiamo bensì ritenere che a quest'epoca si riferisca una scrittura di Nicolò Saler e Zuanne Premuda che si trova fra i manoscritti lasciati dal- l' Avv. Malvezzi al Museo Civico (^) diretta ai Prov- veditori in Zecca. In essa, dopo molte considerazioni e raffronti sul valore dell'oro in rapporto a quello dell'argento nelle varie piazze, si propone di unifor- marsi a quello che si pratica nella zecca di Genova dove l'oro sta all'argento come i a 12 o 11 7* > mentre a Venezia soltanto sta come i a 13 che è misura corrotta e guasta come essi asseriscono. Con- sigliano anche di seguire l'esempio di Genova che ha lo scudo dello stesso valore nei due metalli, sug- gerendo quindi di stampare in argento lo zecchino con un peso proporzionato in modo che ambedue le monete abbiano lo stesso valore di dieci lire. Come si vede il dissenso fra le due proposte non è formale, perchè tutt'e due tendevano alla crea- zione della nuova moneta, ma sostanziale, in quanto quella dei Ministri di Zecca voleva stabiHre e con- solidare un nuovo rapporto fra i due metalli preziosi diverso da quello che con tanto studio e a furia di espedienti si era voluto mantenere fino ad allora. Traducendo in cifre la differenza, anche per renderci ragione della repugnanza dei Provveditori in acce- dere alla proposta e del loro accenno a diminuzione di peso della moneta, osserviamo che il nuovo zec- (i) Museo Civico e Correr. Codici Malvezzi^ n. 131, car. 48 e sgg. La scrittura comincia : Illmi et Eccmi SS. Proveditori di Cecca^ Dovendo noi Nicolò Saler et Zuanne Premuda Ministri della sua Cecca dire la no- stra opinion, etc, e termina : rimettendo però il tutto alla molta prudenza delle VV. SS. Ecc. È senza data, però siccome ad essa fa seguito una tabella della Mutatione del Cechin in portione delle monete che si stam- pavano nella Cecha di Venetia, dove l' ultima partita è del 1606, così possiamo ritenerla con sicurezza del tempo all' incirca cui si riferiscono le altre scritture. LEONARDO DONA DOGE DI VENEZIA 55 chino d'argento secondo le idee dei Cinque Savi alla Mercanzia avrebbe dovuto pesare esattamente come cinque quarti dello scudo d'argento da otto lire, o pezzi da quaranta soldi vale a dire grani veneti 878'^, mentre secondo una delle proporzioni sta- bilite dai Ministri di Zecca avrebbe pesato soltanto grani veneti 837 e secondo l'altra 854. In queste di- vergenze possiamo trovare la ragion vera per cui il Senato non credette opportuno deliberare in pro- posito onde non pregiudicare la grave quistione che investiva tutto l'ordinamento monetario, lasciando invece che, quasi in via di esperimento, si desse parziale esecuzione alla proposta dei Cinque Savi la quale non portava modificazione alcuna al si- stema vigente. Essa infatti fu tradotta in atto quasi subito perchè esistono le monete del tipo e del peso progettato con le iniziali Z. P. S. di Zuan Piero Sagredo Massaro all' argento che compì il suo ufficio nel dicembre del 1607 , ossia pochi giorni dopo la presentazione delle scritture esa- minate da noi che avvenne il 25 novembre in Collegio. Numerosi sono i decreti relativi alle monete di lega bassa, perchè come si ebbe occasione di notare pili sopra, l'emissione di queste non poteva farsi senza una speciale deliberazione del Senato che in- dicasse la qualità e quantità della moneta da emet- tersi. Lo Stato faceva un certo guadagno quando impiegava metallo nuovo, e quando utilizzava le monete scarse o deficienti pervenute alle Casse pubbliche per il cambio diminuiva le perdite de- rivate da questo. Usava poi ogni mezzo perchè rimanessero in circolazione sospendendo perfino tal- volta, come abbiamo veduto, la facoltà ai parti- colari di usarle nei pagamenti dei dazi e delle altre gravezze. 56 NICOLÒ PAPADOPOLl Il primo di tali decreti risale al 16 marzo t6o6^0 e ordina la coniazione di quindicimila ducati di gaz- zette e cinquemila di grossetti o monete di due gaz- zette. Il 16 dicembre dello stesso anno fu fatta pro- posta di coniare ventimila ducati di soldini e di bezzi con soli 360 carati di fino per marca, ma la parte non fu presa (2). Invece il 24 gennaio 1607 (3) e poi il 28 aprile 1607 (4) furono ordinate due emis- sioni di cinquantamila ducati l'una di grossetti, gaz- zette e soldini con la solita lega di 550 carati di fino per marca. Ma poi li 11 agosto successivo ^s) viene accolta la proposta di coniare cinquemila ducati di becci che tengano solo 360 carati di fino per marca, conformi nella lega e nel peso a quelli fatti ultima- mente che corrispondevano a lire 21 per marca. Altri decreti del 6 ottobre e 6 dicembre 1607 ^^K del 7 maggio e 21 luglio 1609 (7), e delli 8 marzo 161 1 (S) ordinano emissioni di grossetti, gazzette e soldini per rilevanti quantità. Il 3 luglio 1608 (9) si era affacciata una proposta di coniare cioè con la stessa lega dei grossetti e gazzette e con peso proporzionale, pezzi ad. set gaz- zette, i quali non possano essere ricevuti nei paga- menti pubblici o dal Banco perchè rimangano a be- neficio totale della circolazione privata nella città e nello Stato, come appunto rimasero i pezzi da dieci (1) R. Archivio di Stato. Provveditori in Zecca, n. 31 {Parti Settato) car. 167. (2) Ivi, car. 184. (3) Ivi, car. 187. (4) Ivi, car. 198. (5) Ivi, car. 204. (6) Ivi, car. 209, 217. (7) Ivi, n. 33, car. 67, 70. (8) Ivi, n. 51 (Registro Terminazioni), car. 21. (9) Ivi, Senato Zecca, Filza io. LEONARDO DONA DOGE DI VENEZIA 57 gazzette o da vintoni che ora, per l'aumentato prezzo dell'argento, non conviene ristampare. La proposta però non venne accolta, come non venne accolta quando fu ripresentata il 31 agosto successivo (^) in forma alquanto diversa e cioè di stampare monete da set e da dodici gazzette con la lega del da venti ossia 550 carati di fino per marca, in ragione di lire tren- tatre per marca col tipo già preparato dalla zecca e presentato al Senato. Alle gravi quistioni relative ai rapporti di va- lore fra l'oro e l'argento, alla scarsità del metallo bianco in zecca, alle altre difficoltà monetarie e com- merciali già accennate, che avevano prodotto un aggio variabile e assai dannoso, convien aggiungere la deficienza della moneta minuta in tutto lo Stato. Dopo il ritiro dei sesini e dei quattrini (2) si era cer- cato di rimediare al vuoto lasciato da essi con ab- bondanti emissioni di piccole monete d'argento della lega bassa (3) come grossetti, gazzette, soldini e bezzi, (i) Ivi, loc. cit, (2) Ebbe Juogo con decreto 15 dicembre 1603, cfr. Papadopoli, Le Monete di Venezia, Parte II, pag. 431. (3) Nel volume n. 19 deirArchivio dei Provveditori in Zecca, più volte citato, al n. 34 troviamo la seguente nota della Moneta minuta stampata doppo la prohibitione delti Quattrini. Soldini stampati a L. 31 la marca d." 60000 — Groseti et Gazete a L. 31 la marca „ looooo — Groseti, e Gazete a L. 33 la marca „ 185014 — Becci de K.'» 360 d'argento per marca compresi quelli che bora si lavorano „ 11500 — Summa d." 356514 — Nicolò Saler Scrivan all'argento Sebbene sia senza data possiamo crederla del 1608 sia per l'accenno ai becci di carati 360 decretati nell'agosto del 1607, sia per essere col- locata fra due altre carte che portano la data rispettiva del 21 e del 31 luglio 1608. 8 58 NICOLÒ PAPADOPOLI ma esse non erano sufficienti a sostituire la massa enorme delle monete di mistura, che d'altra parte riuscivano anche più adatte alle mani rozze delle per- sone al cui uso erano principalmente destinate. Si erano venute facendo varie prove per vedere di uti- lizzare il metallo conservato nei depositi della zecca convertendolo in sesini di nuovo conio o in bezzi del valore di sei bagattini o mezzo soldo. Il 24 no- vembre 1609 (i) i Provveditori in Zecca presentano al Senato dodici esemplari di prova di un nuovo sesino fatti fare secondo il progetto e il disegno del- l'orefice Mattia Formenton, eseguito con tutta dili- genza e sopra lamina sottile come egli raccomandava. Nelle varie raccolte esistono esemplari di monete di mistura con tipi e leggende variate che mostrano appunto di essere prove eseguite e presentate al Magistrato ma poi non adottate, giacche il solo pen- siero di mettere nuovamente in circolazione monete che si potevano facilmente imitare con poca spesa spaventava quelli che ricordavano i mah del non lontano passato e temevano ragionevolmente il ripe- tersi dei disordini e per conseguenza dei danni. Era d'altronde assai gravoso il tenere così inutilizzato un capitale ingente di quasi settecentocinquantamila ducati, somma ragguardevole in ogni tempo e pili allora che la Repubblica aveva bisogno di disporre di tutte le sue risorse per essere preparata alle even- tualità di guerra con nemici forti e potenti. Sepa- rare l'argento dal rame era cosa costosa e diffìcile assai, dati i mezzi di cui allora si poteva disporre, e per fare monete di puro rame conveniva acquistare il metallo che aumentava continuamente di prezzo. Nel 1604 si era fatto così per i bezzi e quattrini (i) R. Archivio di Stato. Provveditori in Zecca, n. 1358 {Registro di Scritture e Risposte), I car. 7 t. LEONARDO DONA DOGE DI VENEZIA 59 allora ordinati, mentre per i bagattini si erano ado- perati i vecchi sesini falsi senza fonderli. Così pure si era dovuto fare per le monete destinate al regno di Candia, dove si erano manifestati gravi disordini a cagione dei quattrini falsi e donde i Rettori Ve- neziani chiedevano con ogni urgenza provvedimenti efficaci. Nel capitolo speciale che tratterà delle monete anonime parlerò più diffusamente dei rapporti man- dati dal Duca e dal Provveditore Generale in Candia e delle scritture dei Provveditori in Zecca che pro- pongono la creazione di perperi d'argento della lega dei da vintoni e di soldini da quattro tornesi di rame, per ora ci basti sapere che nel gennaio 1610-11 (^) il Senato deliberò la coniazione di due monete di puro rame per Candia e cioè del soldino da quattro tornesi o bagattini, e del da due soldini e mezzo ossia da dieci tornesi, e che di tah monete furono fatte abbondanti emissioni durante il ducato di Leo- nardo Dona per spedirle a Creta insieme coi bagat- tini di Santa Maria Formosa (2). Prima che finisca il principato del Dona tro- viamo un'altra deliberazione del Senato del 31 marzo 1612 (3) con la quale per ovviare alla grave iattura cui si va incontro per il deperimento continuo della massa dei quattrini e dei sesini, si ordina ai Savi del Collegio di portare entro quindici giorni le loro opinioni, uniti o separati, sul modo migliore di uti- (i) 15 gennaio 1611, ivi, n. 33 {Parti Senato) car. 21. (2) Trovo così chiamati i bagattini di rame anonimi in una scrit- tura di Filippo Pasqualigo Provveditore in Zecca del i giugno 1610, Registro di Scritture e Risposte cit., car. 26-30; forse perchè l'immagine della Madonna dei bagattini era la stessa o somigliante a quella vene- rata nella Chiesa di S, Maria Formosa. (3) Senato Zecca^ Filza 13. 6o NICOLÒ PAPADOPOLI lizzarla, presentando anche la forma dello stampo da adottarsi e il valore delle monete. Finalmente va ricordato che da una terminazione dei Provveditori in Zecca del 23 marzo 161 1 (0 ap- prendiamo come la stampa dei bagattini piccoli di rame per le solite regalie la quale veniva fatta dai Gastaldi della Zecca per conto dei Massari all'oro, era passata ai Massari all'argento, come « carico « che incombe al suo ministerio ». Nicolò Papadopoli. (i) Provveditori in Zecca, n. 51 {Terminazioni), car. 28, ANCORA DELLE MONETE dei Principi di Barbiano di Belgiojoso Nella nostra memoria sulle Monete dei Principi di Barbiano di Belgiojoso (cfr. Rivista Ital. di Num., fase. I, 191 1) notavamo che dopo la coniazione dello zecchino e del tallero, compiutasi nella zecca di Vienna nel 1772, i relativi coni vi « dormivano » ancora nel febbraio del 1780. Possiamo ora aggiungere, grazie a nuovi car- teggi belgiojosiani, ch'essi erano in numero di cinque, dei quali quattro servirono per coniare i noti talleri e zecchini, ed il quinto avrebbe dovuto servire per coniare il diritto di nuovi talleri, se non fosse so- pravvenuta la morte del principe Antonio Belgiojoso prima che se ne facesse uso. E che quei coni ebbero sonno ben profondo fino al 1791, se non proprio nei locali della zecca viennese, in quelli almeno della cancelleria imperiale. L'agente di casa Belgiojoso in Vienna, Bene- detto Stefani, era morto a breve distanza, dal prin- cipe Antonio. Suo successore, anche per l'invio a Milano degli avvisi viennesi fu l'avvocato G. B. Hainz, aulico impiegato e noto giornalista o gazzettiere ^^). (i) Già ai 27 giugno 1780 casa Belgiojoso gli aveva dato incarico, a seguito della morte del principe Antonio, di curare la revisione dei dati genealogici della principesca famiglia negli almanacchi di Gotha, Berlino, Dresda, Amburgo e Lipsia {Trivulziana^ Fondo Belgiojoso, car- tella 131'). 62 EMILIO MOTTA Ai IO luglio 1780 egli scriveva all'abate Roggeri, segretario del principe Alberigo Belgiojoso : « Il sig/ Berti mi à lasciato prima di partire ^0 un promemoria acciò ricercassi conto de' dissegni, che servirono per incidere i stampigli delle monete del fu Sig.^ Principe Antonio. «•Se si tratta dei detti stampigli, ò l'onor di assicurar V. S. III.""^ che ne ò già trovata traccia, e ch'esistono presso questa Regia Zecca, dalla quale mi saranno domani consegnati. Quattro di detti stam- pigli sono già stati pagati dal defunto Sig.' Steffani, ma non però così il quinto, il quale è stato fatto ultimamente. Onde per esso ne dovrò compensare l'artefice, il quale è Regio incisore, e mi assicura nella sua onestà di non essere stato dal Defunto soddisfatto. « Se si tratta poi dei dissegni, il Sig.^ de Wer- nekin mi assicura, che fra mobih del defunto Sig.* Segretario non si trovano ». Seguivane pochi giorni dopo (13 lugho) altra del medesimo : « Da questa Regia Zecca mi sono stati, contro mia ricevuta, consegnati i quattro stampigli, che ser- virono per coniar de' Talleri e de* Zecchini coli' im- pronto di S. A. il fu Sig.^ Principe Antonio Tengo altresì il quinto stampiglio tutto bello e nuovo, e che avrebbe dovuto servir per coniare il diritto di nuovi Talleri : ma perchè la prellodata A. S. è morta prima, che se ne facesse uso, è restato perciò nelle mani del Regio Incisore Sig. Wiedmann, il quale è stato oggi da me dimandandomi la mercede del suo (i) L'avvocato Berti, legale dei Belgiojoso per l'ultimazione della nota lite coi Trivulzio pel fedecommesso del conte Giovanni Trivulzio. ANCORA DELLE MONETE DEI PRINCIPI BARBI ANO DI BELGIOJOSO 63 lavoro. Esso mi disse, che per i primi quattro conj abbia ricevuti 500 fiorini, così patuiti col defunto Sig. de Stefani : per quest'ultimo però esso mi à chiesta la somma di fiorini 100 rilasciandomi gli altri 25, che potrebbe di più pretendere in ragione di quanto à ricevuto per i primi. Onde ancor su di ciò attenderò i di Lei ordini per contentare que- st'uomo. Intanto credo, che non Le sarà discaro di ricevere qui l'impronto di detto stampiglio, il quale a mio credere, è riuscito meglio degli altri, ed è un peccato che non se n'abbia potuto far uso. « Rispetto ai dissegni mi à lo stesso incisore detto di essersi servito d'una statua di stucco per Teffìgie, la quale statua esiste ancora presso di lui. Mi assicura ancora, che siasi servito d'una testa d'avorio ; ma questa è stata poi dal Sig.^ Stefani ri- presa, ed ora non se ne trova più alcun conto, egual- mente che de' dissegni, che servirono per il rovescio di detti conj w. Continuano le lettere dello Hainz al Roggeri, per il pagamento del quinto conio. Ai 30 ottobre 1780 : « Il prezzo di fiorini 100 per lo quinto stam- pigho, che pretende questo Sig.^ Wiedman, è l'ul- timo, e non ne vuol demordere. Nell'atto però che gli farò il pagamento gli darò un nuovo impulso acciò faccia qualche ribasso, e tanto neli' uno che nell'altro caso spedirò per mia giustificazione l'ori- ginale quetanza del detto incisore ». Ai 7 dicembre 1780: « Ò subito pagato del proprio il Sig.^ Wied- mann, col quale mi sono aggiustato mediante la 64 EMILIO MOTTA somma di 84 fiorini, e 40 carantani, che formano 20 zecchini Ollandesi ». I coni rimasero ancora a Vienna fino al 1790, al principio del quale anno avvenne il brusco licen- ziamento dello Hainz da parte del principe di Bel- giojoso. Il motivo ?... lo si deduce dalla seguente sua lettera direttagli ai 6 febbraio : « È gran tempo, che le nuove che ella mi man- dava nell'ebdomadario foglietto, erano risultate non solo essere senza alcun fondamento ; ma ancora le- sive talvolta dell'altrui convenienza ; onde erami ve- nuto in mente di pregarla di finirne la continuazione. Ma il contenuto poi del Foglietto del 31 passato di- cembre (^) tanto calunnioso a riguardo d'uno de' miei migliori e più degni amici ha rivoltato l'animo mio. La falsità dell'articolo, che concerne il sig. Cavaliere de Brambilla (2) mi determina a farne interrompere la continuazione dovendo riguardare l'offesa fatta ad esso come fatta a me medesimo ». Non valsero scuse: gli venivano sborsati 137 fio- rini e 55 carantani per suo onorario scaduto del- l'anno 1789 e fino alla fine del febbraio corrente; cessasse l'invio d'ogni foglietto ne più oltre scrivesse (5 febbraio). Ai 5 marzo 1790 s'aggiungeva l'ordine w di consegnare al sig. de Lang, Segretario aulico air Imperiale e Real Consiglio di Guerra i noti conj o stampigli delle monete Belgiojose, che conser- (1) In Trivtilziana si conservano avvisi di Vienna degli anni 1780- 1793 (Fondo Belgiojoso, cartella 231-234). (2) Il noto chirurgo lombardo a Vienna. Per l'affare Hainz-Brambilla cfr. anche il carteggio di quest'ultimo in Trivttlziana (Fondo Belgiojoso, cartella 130»). ANCORA DELLE MONETE DEI PRINCIPI BARBIANO DI BELGIOJQSO 65 vansi w presso di lui « come qualunque altra cosa, siano carte, o altro, che potesse aver relazione alla casa di Belgiojoso ». Ma lo Hainz, ai 15 marzo replicava al Roggeri di averli, da anni, già restituiti : « Rispetto ai conj o stampigli di monete Bel- giojose, non sono da alcuni anni più presso di me avendoli questo Sig/ Segretario Don Luigi de Lam- bertenghi da me richiesti, e ricevuti per mandarli a Milano ; onde se non sono già in mani di S. Altezza, devono tuttor trovarsi presso il prellodato Sig. Se- gretario, il quale andava d'intelligenza con S. Al- tezza ». Egual conferma da parte del de Lang al prin- cipe di Belgiojoso, dei 21 marzo 1790: « En conlormité des ordres de Votre Altesse, je me suis adressé à Monsieur Hainz, pour retirer de ses mains... les coins des monnayes Belgiojoso... les coins des monnayes, il pretend les avoir doné à M.' le Secretaire Lambertenghi ». Ma così non era ; lo Hainz non aveva scritto la verità. Ai 29 gennaio del 1791 il Roggeri, dopo aver interpellato in Milano il consigliere Lambertenghi, replicava allo Hainz : « Siccome V. S. 111."" sin dalli 15 aprile 1790 mi scrisse che rispetto ai conj stampigli di monete Belgiojose non erano da alcuni anni pili presso di Lei, avendoli questo Sig. Segretario Don Luigi de* Lamber- tenghi « da lei » richiesti e ricevuti per mandarli a Milano e che se non erano già in mano di S. A., » dovevano 66 EMILIO MOTTA « tuttora trovarsi presso il prelodato Sig/ Segretario, il quale andava d'intelligenza con S. A.; essendo esso sig/ Segretario venuto a Milano già da molti mesi, ed avendo più volte parlato a S. Altezza, senza mai fargli cenno de' conj, io andai tre giorni sono dal detto sig. don Luigi, pregandolo in nome di S. A. a favorirmi detti conj. Questo Signore rimase sor- presissimo a tale richiesta ; e doppo avermi fatto replicare e spiegare la cosa, disse precisamente che questo era un sogno ; che non sapeva neppure che la casa di Belgiojoso avesse fatto stampare delle monete; che ciò era per lui cosa novissima, in somma replicò sempre che questo era un mero sogno, e che io dovessi pure ragguagliare V. S. 111.""^ di tal sua risposta. Riferito questo a S. A. ; e credendo la medesima che ciò possa essere stato un equivoco di V. S. 111.'"^ nello scrivere m'ordina di replicarle la presente » onde « possa ella risovenirsi a chi \\ abbia consegnati, o se esistano ancora presso di Lei, su di che si aspetta il più sollecito positivo riscontro ». E lo Hainz, alcune settimane dopo, confessava d'averli trovati, come dalla seguente : « IllJ^° Sig.'' Sig. Padron Colendissimo « Io ero nella viva persuasione di aver conse- gnati li consaputi conj al Sig. Segretario de Lam- bertenghi, sapendo che avanti alcuni anni li avevo portati in sua casa ; il che sarà accaduto solamente per farglieh vedere. Infatti dietro all'aviso da V. S. 111."" con suo foglio del 29 gennaio, avendo io fatte le perquisizioni in tutti li cassabanchi della nostra Cancelleria, li ò effettivamente trovati presso di me. Tali conj sono cinque, e li consegnerò a quella per- ANCORA DELLE MONETE DEI PRINCIPI BARBIANO DI BELGIOJOSO 67 sona che mi presenterà un'ordine di S. A. il Sig. Principe, cui rassegno i miei rispetti. Intanto ò par- ticolarmente il piacere di dichiararmi con tutto l'os- sequio « Di V. S. 111."'" * Vienna, 21 febraio 1791 « dev."^" obblJ"° servidor « Giambattista Hainz w. Successore dello Hainz nelle duplici funzioni di agente e di gazzettiere della casa Belgiojoso, fu Francesco Ascanio di Castelrotto che ai 28 niarzo, avutone ai 15 ordine dal principe Alberigo, avver- tiva il segretario Roggeri d'aver ritirato « da questo Sig/ Agente Aulico de Hainz i cinque conj delle monete de' Principi di Belgiojoso d*Este ehe terrò presso di me a disposizione di Sua Altezza ». E U ebbe a trattenere ancora fino al giugno del 1793, nel qual tempo (i.° giugno) il Roggeri gli scriveva : « Essendo venuta S. Altezza il Sig. Principe di Belgiojoso d'Este mio Padrone nel sentimento di forse fare coniare della propria moneta nella Zecca di Milano, prego V. S. 111."'^ di voler rimettere a Mi- lano i consaputi cinque conj, che ella si diede la pena di ritirare dal Sig. de Hainz fino dal 21 marzo 1791. « Siccome si dà la congiuntura che il sig. Paolo Muzio, ufficiale della Tesoreria generale di Milano ultimamente spedito dal Governo di Milano a Vienna con del denaro di questa Regia Tesoreria dovrà presto qui ritornare, è pregata a voler far capo dal medesimo, acciò esso se ne incarichi. Questi col presente ordinario ne sarà prevenuto, acciò si presti a favorire S. A. Prego dunque V. S. 111. in nome 68 EMILIO MOTTA di S. A. a tarli ben impacchettare, acciò giungano a Milano in buono stato, e consegnarli al medesimo ». Ai 17 giugno riscriveva il Castelrotto che « ob- bedendo ai comandi di S. Altezza » aveva « fatto impaccare i cinque conj » consegnandoli « all' indi- catomi Sig. Muzio Ufiziale di codesta tesoreria ge- nerale ». Il segretario Roggeri, a sua volta, ai 6 luglio da Milano, lo assicurava d'aver ricevuti « in buono stato i conj » W. Dove ulteriormente finirono?... A palazzo Belgiojoso non ci consta esistano. Emilio Motta. (i) I documenti riportati stanno in Trivulziana (Fondo Belgiojoso, cartella 131*). CONTRIBUZIONE ALLA MONETAZIONE SARDA DI Vittorio Emanuele I Vittorio Emanuele I, nato il 24 luglio 1759, figlio secondogenito di Vittorio Amedeo III re di Sardegna, salì al trono nel giugno 1802 per rinunzia del fra- tello primogenito Carlo Emanuele IV. Rimasto sul continente italiano sino al 1806, nel febbraio di quest'anno sbarcava a Cagliari, e nell'isola di Sardegna risiedette, finche, ricuperati gli Stati di Terraferma, tornò in Piemonte nel maggio 1814. Le prime monete coniate da questo sovrano ap- partengono alla Sardegna, essendo state battute in Cagliari, durante la sua dimora, e di esse Domenico Casimiro Promis ne diede l'impronta nel volume II dell'opera sua magistrale : Le monete dei Reali di Casa Savoia (Torino, 1844). A due soli tipi si residua la monetazione sarda di Vittorio Emanuele I; il Reale (op. cit., tav. LXXVII, n. i) ed il Tre cagliaresi (op. cit., stessa tav. n. 2). La prima di esse, secondo il lodato autore, venne lavorata nel 1812, e messa in circolazione il 27 feb- braio 1813, ed è intrinsicamente più scadente dei Reali emessi al nome di Carlo Emanuele IV (op. cit., tav. LXXVI, n. 9) ; ma come lavoro artistico non ha niente da invidiare ai barbari Reali suddetti. La seconda è di rame, senza nome di sovrano e data, anch'essa di fattura grossolana, e venne emessa 70 GIACINTO CERRATO il 14 agosto stesso anno, pel valore nominale di Tre Cagliaresi, e per l'ammontare di circa cinque- cento scudi sardi. Da settantanni a questa parte, nessun altro scrittore, che io mi sappia, diede nozioni o disegni di altre monete di Vittorio Emanuele I per la Sar- degna. Ho quindi il piacere di aggiungere alla più che scarsa serie monetaria di questo principe, una moneta sardagnola, sfuggita alle ricerche dei num- mofili ^i). (& — Stemma sardo, anepigrafo. I^ — •:• CAGLIARESE • VNO •:• in due righe. Rame. Buona conservazione, peso gr. 2,050. Benché non rappresenti un nuovo tipo, questa rara monetina, che io credo emessa contemporanea- mente al Tre cagliaresi, non è meno interessante, di- mostrando colla sua esistenza, lo zelo e la preoc- cupazione di chi sovraintendeva alle Finanze, mal- grado le strettezze in cui allora versava il Governo Sardo, e la volontà di seguire le orme dei Regni pre- cedenti, in prò del piccolo commercio insulare, il quale sempre ebbe a patire penuria in fatto di nu- merario spicciolo, fatto osservatosi- anche in tempi posteriori H. (i) Anche nella recente pubblicazione il Corpus Nummorum Itali- corum, voi. II {Piemonte, Sardegna), non trovasi registrata la moneta scopo di questa mia memoria. (2) A. F. Marchisio. Memoria X. Le monete di Carlo Alberto per la Sardegna, Rivista Italiana di Numismatica, fase. I, 1910. CONTRIBUZIONE ALLA MONETAZIONE SARDA 7I L'estrema rarità di questa monetina lascia adito a supporre che di questa specie, sui 500 scudi sardi, che io credo formasse il complesso della battitura sottomultipla del Reale, se ne sia emessa un limita- tissimo numero di esemplari, i quali col tempo, o per ritiro, o perchè corrosi, e mai sostituiti da suc- cessive emissioni, dovettero presto rendersi irrepe- ribili da non lasciare memoria di loro esistenza. Per quello che riguarda il lato artistico, benché il Toxiri (i), parlando delle monete sarde di Vittorio Emanuele I — cioè del Reale e del Tre Cagliarese — dica che V intaglio di esse sia dovuto ad Antonio Canu distinto scultore di Sassari, soggiungerò che costui potrà essersi segnalato nel far statue od altre cose di scoltura, ma per in quanto all'abilità dimo- strata come incisore di coni, non aggiungerà certp alla sua fama nessun lustro l'opera prestata per la monetazione sarda di Vittorio Emanuele I. Torino, Dicembre 1914. Giacinto Cerrato. (i) Toxiri avv. cav. Agostino. Miniere, Zecche e Monete della Sar- degna. Cenni cronologici con quadri e litografie. Ancona, 1884. Ripostiglio di Grandi Bronzi Imperiali dì Vìllaurbana (CagUari) Il villaggio che porta il nome, dalla viva risonanza clas- sica, di Villaurbana si trova all'orlo del Campidano di Ori- stano, poco lungi dalla valle del Tirso, oggi malarica in parte, ma in età romana fittamente abitata da mansiones e fattorie agricole, disposte attorno ai due centri di Othoca (Oristano) e di Forum-Trajani (Fordongianus), od allineati lungo le ar- terie stradali che i Romani costrussero da Othoca alla valle del Tirso, per addentrarsi così verso quel cuore dell'isola dove sempre covò il germe dell'anarchia e della rivolta contro ogni ordine stabilito ed imposto. Frequentissimi rinvenimenti, in parte soltanto segnalati e raccolti da studiosi, provano quanto intensa fosse stata la cultura e la popolazione di età romana in quella parte del Campidano oristanese che si insinua per un lungo tratto nella valle del Tirso ; tombe, avanzi di strade, di edifici, di acquedotti, di mansiones e di granai, senza dire di eventuali scoperte di oggetti e di monete, sono sicura testimonianza che il periodo romano, almeno dal I secolo a. C. sino alla fine del IV secolo, fu per la regione campidanese un periodo di largo benessere e di profonda pace ; i territori centrali, ancora oggi irrequieti per la loro povertà e per la bellicosa razza che li abita, erano volta a volta cagione di vive preoc- cupazioni dei funzionari imperiali e le repressioni tenevano dietro alle rivolte, per lo più di carattere e di cause econo- miche. Ma i piani carapidanesi di Cagliari e di Oristano, come le zone litoranee del Sulcis, delle valli del Temo e del Tirso, insomma le pianure dell'isola, fruirono dei vantaggi di una cultura intensiva del suolo, diviso in hiolte parti, anche fra i veterani delle legioni e delle flotte imperiali, fruirono so- 74 ANTONIO TARAMELLI pratutto della fecondità del suolo, della posizione dell'isola, alla quale tuttavia noceva la fama del clima " senza clementia, inclemens „ e la distanza, considerevole anche oggi, dalle spiaggie della grande regina delle genti. Del relativo benessere dell' isola durante i primi tre secoli dell'impero molte sono le testimonianze, per lo più archeolo- giche. Non saprei però se tra queste si debbano ascrivere anche i frequenti ripostigli monetali di cui si ebbe discreta copia in Sardegna ; qualunque sia la spiegazione che si vo- glia dare a tali ripostigli, toltane quella di uno scopo votivo o religioso, noi dobbiamo evitare il pericolo di ritenerli una prova di ricchezza o di miseria. Sono forse un indice di par- ticolari condizioni locali o famigliari, od un segno di una nativa ed innata diffidenza dell'antico abitatore dell'isola, non ancora spenta, e che lo spingeva al meschino concetto di tesorizzare e di nascondere, piuttosto che correre il pericolo di perdere il piccolo marsupio faticosamente accumulato. Riporto qui in nota uno studio riassuntivo dovuto al- l'amico e collega prof. Melchiorre Roberti, sulle scoperte di tesori in Sardegna, richiamandomi alle importanti notizie e conclusioni che egli ha scritto sul Tesoro in Sardegna (i). (i) Melchiorre Roberti, Intorno alla scoperta di tesori in Sardegna in Archivio Storico Sardo, VI (1910) pag. 321 e sgg. Riporto il diligente elenco che il chiaro professore ha redatto in base ai documenti dell'Ar- chivio ed alle memorie conservate nel Museo Archeologico e da me poste a disposizione dell'egregio e stimato amico. Diamo qui soltanto qualche notizia bibliografica riguardante ripo- stigli di monete trovati nella seconda metà del secolo scorso in Sar- degna, ricordando quanto scrisse lo Spano {Scop. arch., 1868): " se fosse " a riportare tutte le monete che si sono trovate in quest'anno nel suolo " sardo e che abbiamo avuto sottocchio ve ne sarebbe da formare un " catalogo „ ! Tesori dell'età punica : Cinquecento monete puniche di bronzo trovate a Tadasuni (Spano, Bull. arch. sardo, III, 1857, pag. 25); Quattrocento monete puniche di bronzo ad Aritzo (Spano, ibid. IV, pag- 31); Cinquecento monete puniche di bronzo a Scano (Spano, ibid. I, pag. 153 e IV, pag. 66) ; Oltre trecento m.onete puniche di bronzo a Decimoputzu (Notizie scavi, 1879 a pag. 164); RIPOSTIGLIO DI GRANDI BRONZI IMPERIALI 75 Le circostanze del presente rinvenimento, per quanto risultò al signor Filippo Nissardi che io inviai immediata- mente a Villaurbana, sono molto semplici. Sistemando un campo in regione Bidelle, tutta a cespugli di lentischio, per metterlo a cultura, il pastore Fais Antonio ebbe a sollevare un cumulo di grossi lastroni di panchina, che si trovava nel predio ; sotto ad uno di questi lastroni, unitamente a pochi resti di carboni ed a qualche frustolo di ceramica, trovò il gruzzolo di monete, 287 in tutto. La speranza di un gua- dagno favoloso lo spinse a confidarsi con un magistrato suo conoscente e per fortuna anche mio ; così per puro caso potei intervenire, come direttore del Museo, e salvare il gruz- zoletto dal destino che attende in genere simili scoperte, Circa trecento monete di bronzo puniche e romane imperiali a Gon- nesa, regione Antioco Orrù {Not. scavi, 1891 a pag. 363); altre in Olbia Spano, Scop. arch.^ A. 1865 a pag. 42); in Padria {ibid. i866, pag. 9); in Spinalba {ibidem A., 1868 a pag. 21) ; a Logostis di Ozieri {ibidem a pag. 22), ecc. Tesori dell'età romana : Monete consolari a Borutta (Spano, Bull. arch. sardo, IV, 58) ; Seimila monete consolari in Olbia di Terranova (Spano, Scop. arch. 1865 a pag. 35) ; trecento monete a Nulvi {ibid.) ; più di mille a Ter- ralba (ibid.); seicento pure in Olbia (Spano, Scop. arch. 1867, pag. 29; a Palmas {ibid. 1868 a pag. 21); Monete dell'alto impero a Teulada (Spano, Bull. arch. sardo, IV, 58); seicento nell'isola di S. Pietro {ibid. Vili à pag. 91); Monete dei Filippi Gordiani, Alessandro, in bronzo a Bonorva {ibid. Scop. del 1826) ; Tremila monete di bronzo del basso impero di Costantino, Mas- senzio, Massimiano a Mazzacara, nel Sulcis {ibid.) ; Monete d'oro di Foca, Eraclio, Tiberio Marciano a Settimo {ibid. 18^2); Monete imperatorie e consolari d'argento di Claudio, Nerone, fa- miglia Sergia, presso Oristano (Spano, Bull. arch. sardo, IV, 159); Numerose monete imperatorie d'argento di Ottone, Vespasiano, ecc. a Villasalto (Spano, Bull. arch. sardo, V, 48); Vaso con monete in bronzo imperatorie da Faustino a Gallieno trovate nel 1853 a Siria d'Oristano {ibid. VI, 107); Monete d'argento e bronzo di Carino, presso Loculi, Nuraghe Tuturu (Spano, Bull. arch. sardo, VII, 127) ; Cinque o seicento monete consolari d'argento trovate ad Ossi, elen- cate in coli. Sciavo (Spano, Bull. arch. sardo, VII, 175 ; Vili, 23) ; Novantasei monete familiari d'argento in Baressa (in 'Not. scavi, 1881 a pag. 303); 76 ANTONIO TARAMELO almeno in Sardegna. La diffidenza naturale verso il governo ed i suoi funzionari, la lentezza enorme con cui si muove il direttore di un istituto antiquario del regno, impastoiato dai vincoli ridicoli ed insufficienti di una burocrazia archeologica, fanno sì che noi arriviamo 99 su 100 con la famosa vettura Negri di lombarda memoria. Non dobbiamo perciò meravi- gliarci se collezionisti ed antiquari arrivino normalmente più presto di noi e facciano il loro mestiere, qualche volta con signorile larghezza, talora invece in odio ed in dispetto alla scienza ed al patrimonio nazionale. Mi sia consentito questo sfogo amaro, che acquista una certa significazione dopo ven- ticinque anni di esperienza amministrativa e sopratutto per l'autorità e per la serietà della Rivista a cui affido il mio Olla di terracotta con trecento novantuna monete di bronzo da Adriano a Traiano Decio a S. Nicolò Gerrei {Noi. scavi, 1886, pag. 140); Olla con seicentotrentuna monete di bronzo imperiali da Claudio I a Galerio Massimiano a Sant'Antonio Ruinas in Oristano {Not. scavi, 1888, pag. 608 e 1890 a pag, 93) ; Vaso di bronzo con monete di bronzo imperiali di Nerone, Marco Aurelio, Costantino e Massimiano ad Olbia in Terranova Pausania, vigna Negri {Mot. scavi, 1896, pag. 77) ; Ripostiglio di monete consolari d'argento in Corongiu Iglesias {Not. scavi, 1891, pag. 298); Quarantotto monete d'argento consolari e due anelli d'oro in Ca- lasetta {Not. scavi, 1890, pag. 396); Ottocentosettantuna monete famigliari d'argento elencate e descritte, trovate in regione Baicca Terranova Pausania (Taramelli, Not. scavi, 1904, pag. 158); milleduecento monete ad Osilo (Dessi, Arch stor. sardo, III, pag. 26); altre notizie in Scoperte arch. dello Spano, 1865, pag. 35; 1867, pag. 40; 1869, pag. 24; 1870, pag. 26; 1871, pag. 9; 1874, pag. 24; 1876, pag. 9. Tesori dell'età bizantina : Molte monete d'oro, da empire più litri, di Giustiniano II, Tiberio IV e altri imperatori bizantini a Cornus S. Caterina Pitinnuri (Cavedoni, Osserv. sopra alcune antiche monete bizantine, Modena, 1857 ; Spano, Bull. arch. sardo, IV, 59, 188 e V, 117); più di mille monete d'oro di Leone, Zenone, Marciano (Spano, Bull. arch. sardo, Vili, 150 e IX, 53); Monete d'oro bizantine di Tiberio II, presso Ortacesos (Spano, Bull VII,' 127); Conca ripiena di monete d'oro bizantine di Valentiniano I e III, Teodosio I, Onorio, Marciano, Leone I, Verina e Zenone elencate in Spano {Bull., VIII, pag. 151); ancora in Spano, Scop. arch , 1865, pag. 36; RIPOSTIGLIO DI GRANDI BRONZI IMPERIALI 77 voto : magg-iore celerità e maggiore fiducia verso i propri funzionari per parte dell'ainministrazione, maggiore onestà e patriottismo per parte di tutti i collezionisti esteri e nazio- nali, che, o per ambizione personale o per cupidigia lercia di guadagno, frustrano l'opera volonterosa di chi deve tute- lare, con altrettanto amore che buon senso ed onestà, il pa- trimonio nazionale di memorie e di documenti archeologici e numismatici. Ma torniamo ai bronzi imperiali di Villaurbana che ho potuto assicurare integralmente alle collezioni del Museo Nazionale di Cagliari. Il ripostiglio comprende grandi bronzi imperiali, se si eccettua un medio bronzo dell'imperatore Filippo Padre, ed è anzitutto notevole per la mirabile conservazione e per la 1871, pag. 12; notizia di scoperta di milleduecento monete d'oro bizan- tine a Sant'Antioco (Dessì in Arch. stor. sardo. III, pag. 28 (')). Tesori dell'età medioevale e della dominazione spagnola : Tremissi longobardi presso Ossi (Sassari) (Dessi, / fremissi lon- gobardi in Rivista Hai. di Numismatica, voi, XXI fase, 1-2); monete pure longobarde in Bull. arch. sardo, I, pag. 59 ; Milleseicentosettantasei monete di Pisa, di Asti, di Genova, di Ber- gamo, di Filippo IV il bello, di Luigi X, del vescovado di Viviers in Olomene di Pattada, prov. di Sassari (Dessi, Ripostiglio di monete me- dioevali in Arch. stor. sardo, III, pag. 3); Duecento denari di Lucca, di rame e argentati in Sassari nel 1878 [ibid., pag, 28 (4)) ; Ripostiglio di monete genovesi, dette corradine, in Ardara (Spano, Bull, arch., I, pag. 122; altre ad Oristano nel 1816, in Sanluri e a Ma- comer nel 1850 [ibid., pag. 123); a Castel petroso nel 1878, nell'antica villa di Bosone, presso Sassari verso il 1864 (Dessi, Zecca di Sassari, pag. 21); a Monte Tramentu presso Ozieri nel 1894 (Rlv. Hai. di Num., voi. VII, pag, 266) ; a Pattada nel 1906 (Dessi, Ripostiglio cit., pag. 38); deposito di soldi aragonesi di Giovanni e Pietro d'Aragnna e Padna (Spano, Bull. arch. Ili, 157); a Balotana scudi e mezzi scudi d'argento di Filippo II e III (cenno in Bull, d'arte, 1910); scudi di Filippo II, Carlo II, Filippo V, Carlo III, ecc., in Issi di Narra (Dessi, Un riposti- glio di monete moderne, Sassari, tip. Dessì, 1907), ecc., ecc. Pure in Sardegna vennero trovate monete rarissime e taluna unica. Cfr. Spano, Memoria su di una moneta finora unica di Nicolò Doria (Cagliari, 1868). Nota poi lo Spano come un luogo presso Codrongianus, dove ancor oggi sì trovano spesso antichità varie, porta da tempo immemorabile il nome di pezzu de su siddadu, cioè terra del tesoro. 78 ANTONIO TARAMELLI bellissiina palina delle monete, in special modo di quelle più recenti, in modo che questi esemplari hanno in gran parte servito per completare la serie iconografica degli imperatori romani, che per istruzione degli studenti e del pubblico ho disposto nel Medagliere del Museo. Il ripostiglio abbraccia il periodo da Adriano (98-117 d. C.) a Treboniano Gallo (251-254 d. C.) è quindi naturale che le prime monete siano più consunte di quelle più recenti e pre- sentino le traccie di logorazione che hanno in genere le mo- nete divisionali di tutti i tempi in Sardegna ; anche oggi nei borsellini sardi si trovano i campionari più bistrattati e mal- conci delle monete degli ultimi tre sovrani, quasi che sul- r innocente e fugace dischetto coniato si voglia sfogare tutto il malumore locale contro le manifestazioni tangibili del fisco e della miseria. Però le monete più moderne del ripostiglio, quelle cioè da Alessandro Severo in giù sono sempre più fresche e meglio conservate e si presentano come veri fior di conio. Il ripostiglio, come tanti altri che ho accennato in nota, ri- pete abbondantemente i tipi degli imperatori Alessandro Severo e di Giulia Severa, Gordiano Pio e dei Filippi; fre- quenza che fu già notata sia in ripostigli che in monete spo- radiche della Sardegna. E quella la prova del relativo be- nessere dell'isola in questo periodo e forse anche una prova dell'interessamento che gli imperatori di quell'epoca spiega- rono verso la Sardegna, confermato del resto dalle molte opere che sotto Filippo seniore e juniore furono compiute in Sardegna, massime per quanto riguarda la riparazione della rete stradale di stato che percorreva tutta l'isola e ne al- lacciava i centri principali ('). Altro insegnamento non possiamo forse ricavare da questo ripostiglio, che non presenta grandi rarità numisma- tiche, se ne togli forse qualche moneta non troppo comune, come quella di Elagabalo (VICTORIA ANTONINI AVO • S • C • Cohen, n. 297) quella di Otacilia Severa, SAECVLARES AVG-G- (i) Vedi per questi lavori Corpus Inscriptionum laiinarum, voi. X> pag. 830, n. 7996-97, 7999, 8001,8027; Taramelo, Guida del Museo Na- zionale di Cagliari, pag. 136. RIPOSTIGLIO DI GRANDI BRONZI IMPERIALI , 79 S • C • con la rappresentazione dell'ippopotamo (Cohen, n. 65) e quelle di Ostiliano e di Traiano Decio. Aggiungo qui, a chiarimento della notizia l'elenco det- tagliato delle monete classificate e distinte secondo i rovesci : TRAIANO (anno 98-117 d. C). N. 2 Grandi Bronzi col rovescio consunto. ADRIANO (a. 117-138 d. C). N. I GB. NEPTVNO REDVCI • S • C • (Coh., n. 980). N. 5 GB. con rovescio consunto. SABINA. N. I GB. VESTA S • C • (Coh., n. 82). ANTONINO PIO. N. I GB. FELICITAS AVG- S-C- (a. 140143, Coh., n. 363). N. I GB. TR • POT • XV • COS • IV • S • C • (a. 152, Coh., n. 969). N. I GB. INDVLGENTIA AVG-COSIIIISC- (a. 154, C, 454). N. I GB. LIBERTAS COS • llll S-C- (a. 154, Coh., n. 542). N. I GB. PIETATI AVG COS • illl • S • C • (a. 159, Coh., 620). N. I GB. SALVS AVG • S • C • (Cohen, n. 710). N. 6 GB con rovescio consunto. FAVSTINA. N. I GB. consunto. AETERNITAS (?) (Variante di Coh., n. io). N. 2 GB. IVNONI REGINAE • S • C • (Cohen, n. 216). MARCO AVRELIO. N. I GB. TR- POT VII -COS -Il -se- Pallade (a. 153, C, 654). N. I GB. TRPOTVIICOS-IIS-C- Pallade (a. 153, C. 796). N. I GB. VOTA SVSCEPTA DECENN • Il • COS • III • S • C • (a. 171, Coh., n. 1037). N. I GB. VOTA SOL DECENN- COS Mise- (a. 171, C. 1034). N. I GB. FELICITAS AVG IMP Vili • COS • III • S • C • (a. 178, Cohen, n. 184). 8o ANTONIO TARAMELLl N. 2 GB. IMP • Vili • COS • II! • P • P • S • e • Equità (a. 178, Cohen, n. 375). N. 3 GB. col rovescio consunto. FAVSTINA GiuNioRE. N. I GB. FECVNDITAS AVO • S • C • (Cohen, n. 96). N. I GB. HILARITAS S • C • (Coh., n. 112). N. I GB. S • C • Diana (Coh., n. 206). N. I GB. con il rovescio consunto. L V C I L L A. N. I GB. VENVS -se- (Coh., n. 81). C O M M O D O. N. I GB. LIBERTAS AVGVST • S • C • (a. 178 d. C Coh. 330). N. I GB. ANNONA AVGVSTA S • C • (a. 181, Coh., n. 4). N. I GB. VOTA SVSCEPTA DECENN • COS • llll • (a. 184 d. C. Coheii, n. 988). N. I GB. FEL • PVBLICA S • C • (a. 186, Coh., n. 122). N. I GB. PRINCIPI IVVENTVTIS SC- (Coh., n. 610). CRISTINA. N. I GB. CONCORDIA • S • C • (Coh., n. 6). SETTIMIO SEVERO. N. I GB. ADVENTVI AVG • FELICISSIMO S • C • (Coh., n. 8). N. 2 GB. VICTORIA AVG • S • C • (Coh., n. 683). GIVLIA DOMNA. N. I GB. CERES S • C • (Coh., n. 18). N. I GB. HILARITAS S • C • (Coh., n. 73). N. I GB. SAECVLI FELICITAS S-C- (Coh., n. 178). ELAGABALO. N. I GB. VICTORIA ANTONINI AVG- • S • C • (Coh., n. 297). RIPOSTIGLIO DI GRANDI BRONZI IMPERIALI 8l GIVLIA MAESA. N. I GB. PIETAS AVGSC- (Coh., n. 31). ALESSANDRO SEVERO. N. I GB. AEQVITAS AVO • S • C • (Coh., n. 20). N. I GB. ANNONA AVG • S • C • (Coh., n. 36). N. 3 GB. lOVI CONSERVATORI S • C • (Coh., n. 74). N. I GB. lOVI PROPVGNATORI S • C • (Coh., n. 79). N. I GB. lOVI VLTORI S • C • (Coh,, n. 98). N. 4 GB. MARS VLTOR S • C • (Coh., n. 168). N. 3 GB. PAX AV&VSTI • S • C • (Coh., n. 301). N. I GB. TR • POT • VI COS -VI P P • S • C • Marte (Coh., 308). N. 2 GB. PONTIFMAXTRPOTIII COS P-PSC- Marte (a. 224 d. C, Cohen., n. 475). N. 2 GB. PONTIF • MAX • T • R • POT • III • COS • P • P • S • C • Marte (a. 225, Coh., n. 477). N. I GB. PMTRPVIICOSIIPPS-C- (a.228,C.344). N. 2 GB. P • M • TR • P • Vili • COS • P • P S • C • (a. 228, Coh., 278). N. 2 GB. P • M • TR • P • VMM • COS III • P • P • S • C • (Va- riante Cohen, n. 344). N. I GB. P • M • TR • P • X • COS • III • P • P • S • C • (a. 327, Cohen, n. 313). N. I GB. P • M • TR • P • X • COS • MI • P • P • S • C • Vittoria (Cohen, n. 419). N. 2 GB. P • M • TR • P • XI • COS • III • P • P • S • C • Sole (a. 232, Cohen, n. 433). N. 2 GB. P • M • TR • P • XII • COS • III • P • P • S • C • (a. 233, Cohen, n. 441). N. 2 GB. P • M • TR • P • XIII • COS • MI • P • P • S • C • (a. 234, Cohen, n. 449). N. I GB. P . M ■ TR • P • XIV • COS • MI • P • P • S • C • (a. 235, Cohen, n. 453). N. 7 GB. PROVIDENTIA AVG • S • C • (Cohen, n. 509). N. 2 GB ROMAE AETERNAE S • C • (Cohen, 520). N. 5 GB. SPES • PVBLICA S-C- (a. 231, Coh., n. 547). N. I GB. VIRTVS AVG • S • C • (Coh., n. 592). 82 ANTONIO TARAMELLI GIVLIA MAMMEA. N. I GB. FECVNDITAS AVGVSTAE S • C • (Cohen, n. 8). N. 9 GB. FELICITAS PVBLICA S • C • Felicità stante (C, 21] N. 4 GB. Idem. Felicità assisa (Coh., n. 26). N. I GB. VENERI FELICI S • C • (Coh., n. 66). N. 2 GB. VESTA S • C • (Coh., n. 63). N. I GB. VENVS FELIX (Coh., n. 69). M A S S 1 M I N O. N. 6 GB. FIDES MILITVM S • C • (a. 235-238, Coh., n. io). N. 7 GB. PAX AVGVSTA S • C • (Coh., n. 38). N. 2 GB. PROVIDENTIA AVG S • C • (Coh., n. 76). N. 6 GB. SALVS AVGVSTA S • C • (Coh., n. 88). N. 3 GB. VICTORIA AVG- • S • C • (a. 236, Coh., n. loi). N. 2 GB. VICTORIA GERMANICA S-C- (a. 236, Coh., 109). MASSIMO. N. 6 GB. PIETAS AVO • S • C • (Cohen, n. 2). N. 7 GB. PRINCIPI IVVENTVTI S • C • (Coh., n. 12). BALBINO. N. I GB. PROVIDENTIA DEORVM S • C • (a. 238, Coh., 24). GORDIANO PIO. N. 2 GB. ABVNDANTIA S • C • (Coh., n. i). N. I GB. AEQVITAS S • C • (Coh., n. 19). N. 8 GB. AETERNITATI AVG • S • C • (Coh., n. 43). N. I GB. CONCORDIA AVG • S • C • (Coh., n. 51). N. I GB. CONCORDIA MILITVM S • C • (Coh., n. 64). N. I GB. FELICITAS AVG • S • C • (Coh., n. 76). N. I GB. FELICITAS TEMPOR ■ S • C • (Coh., 82). N. I GB. FIDES MILITVM S • C • (Coh., n. 88). N. I GB. lOVI CONSERVATORI • S • C • (Coh., n. 106). N. 7 GB. lOVI STATORI S • C • (Coh., n. iii). N. 6 GB. LAETITIA AVG P • S • C • (Coh., n. 122). RIPOSTIGLIO DI GRANDI BRONZI IMPERIALI 83 R 3 GB. LIBERALITAS AVG • P • Il • S • C • (Coh., n. 134). N. I GB. LIBERALITAS AVG • P • III • S • C • (a. 242 d. C. (?), Cohen, n. 143). N. I GB. LIBERTAS AVG • S • C • (Coh., n. 153). N. 5 GB. MARS PROPVGNAT • S • C • (Coh., n. 157). N. 3 GB. PAX AETERNA S • C • (Coh., n. 169). N. 2 GB. PAX AVGVSTI S • C • (Coh., n. 268). N. I GB. P • M • TR • P • Il • COS • P • P • S • C • (a. 239 d. C, Cohen, n. 211). N. 2 GB. P • M • TR . P • III . COS • P • P • S • C • (a. 240, Coh., 244). N. 6 GB. PMTRPIV-COSPPSC- (a. 241, Coh., 254). N. 5 GB. PIVITRPVC0SPPSC-(a.242,C., 251,267). N. 3 GB. PMTRPVICOSPPSC- (a. 243, Coh., 277). N. I GB. SALVS AVG SO- (Coh., n. 320). N. I GB. SECVRITAS AVG • S • C • (Coh., n. 323). N. I GB. SECVRITAS PERPETVA S • C • (Coh., n. 327). N. 3 GB. SECVRIT • PERPET • S • C • (Coh., n. 329). N. 4 GB. VICTORIA AETERNA S • C • (a. 242, Coh., n. 351). N. I GB. VICTORIA AVG • S • C • (a. 238, Coh., n. 363). N. 2 GB. VIRTVS AVG • S • C • Marte* (Coh., n. 384). N. 2 GB. VIRTVS AVG • S • C • Gordiano (Coh., n. 393). FILIPPO PADRE. N. 6 GB. AEQVITAS AVG • S • C • (Coh., n. io). N. I GB. AETERNITAS AVG • S • C • (Coh., n. 18). N. 2 GB. ANNONA AVG • S • C • (Coh., n. 26). N. I GB. FELICITAS TEMP • S • C • (Coh., n. 44). N. I GB. P • M • TR • P • III • COS • Il • P • P • S • C • (a. 247, Cohen, n. 138). N. I GB. P . M • TR • P • V • COS • III • P • P • S • C • (a. 248, Cohen, n. 148). N. 2 GB. FIDES MILITVM S • C • Fedeltà con insegna (C, 59). N. I GB. „ „ „ Fedeltà con asta ed insegna (Cohen, n. 62). N. 2 GB. LAETITIA FVNDATA S • C • (Coh., n. 73). N. 2 GB. LIBERALITAS AVG • Il • S • C • (a. 247, Coh., 88). N. 4 GB. PAX AETERNA S • C • (Coh., n. no). N. 2 GB. TR • P • Il • COS lise- (a. 245, Coh., n. 121). 84 ANTONIO TARAMELLI N. I GB. TR • P • IV • COS • Il • S • C • (a. 247, Coh., n. 136). N. 2 GB. SAECVLARES AV(y& • S • C • Cerva (a. 248, C 183). N. 2 GB. SALVS AV&& • S • C • (Coh., n. 206). N. 2 GB. TRANQVILLITAS AVG • S • C • (Coh., n. 224). N. 3 GB. VICTORIA AVG • S • C • (Coh., n. 228, 232). N. I MB. „ „ „ ( „ ,; 233). OTACILIA SEVERA. N. 2 GB. CONCORDIA AVGG • S • C • (Coh., n. 5). N. I GB. PIETAS AVGVSTAE S • C • (Coh., n. 31). N. I GB. PVDICITIA AVG • S • C • (Coh., n. 55). N. I GB. SAECVLARES AVGG • S • C • l'ippopotamo (C. 65). FILIPPO IVNIORE. N. 2 GB. PAX AETERNA S • C • (Coh., n. 25). N. 8 GB. PRINCIPI IVVENTVTIS S • C • (Coh. 49, 55). TRAIANO DECIO. N. 2 GB. GENIVS EXERC ILLIRICIANI S • C • (Coh., n. 65). N. I GB. PANNONIAE S • C • (Coh., n. 87). N. I GB. VICTORIA AVG • S • C • (Coh., n. 117). OSTILI ANO. N. I GB. PRINCIPI IVVENTVTIS S • C • (Coh., n. 41). TREBONIANO GALLO. N. I GB. SALVS AVG • S • C • (Cohen, n. 119). Cagliari. Antonio Taramelli. Lettere di Quldo Antonio Zanetti ad Annibale degli Abbati Olivieri Giordani di Pe(s«LX?o (Continuazione, v. fase. HI, 191 3, fase. IT, III-IV, 1914). 77. (LXXVII - 153). Dopo che i s\g. Efemeridisti hanno riferito l'estratto del secondo tomo dell'Opera delle Monete di Gubbio, e di averne fatto elogio all'Autore, terminano con le seguenti parole : " Ad onore del vero, e dell'onesto, che debbe sempre trion- fare fra le lettere, ci piace chiudere il presente estratto con uno squarcio di lettera scritta dall'autore ad un nostro Amico: Come può essere che altri s' arroghi ciò che non è suo? Feci pur torre e strappare dal Tomo 1 la pag. jgj, ov'altri senza mia saputa s'era fatto quel merito che per questo capo non aveva in alcuna maniera, ed egli se lo soffri in pace come pur dovea. Se non ne arrossì male per lui. Certo è che nel ripor- tare le monete di Gubbio e di altre Zecche di questo Stato, io diceva nel mio manoscritto essere queste presso di me, ed ella le ha vedute, e le ha vedute Mons. Borgia ; e le possono veder altri, perchè ancor le conservo. Ma chi assisteva la stampa, che si faceva in Bologna, per innalzare il suo Museo, per ogni dove ha seminato queste parole appresso il Zanetti, nella Raccolta del Zanetti; onde pare che io mi sia senza documenti e senza monete messo a stendere la storia di questa Zecca, o che l'abbia tessuta in Bologna stando a pie fermo nel Museo del Sig. Zanetti. Può darsi assurdo maggiore di questo? Lungi dai Letterati queste impulitezze „. Ciò è quanto si legge in dette Efemeridi contro di me, del quale, come ella vede, gli Autori di esse non ne hanno alcuna colpa, perchè sono restati ingannati dal gentilissimo Sig. Reposati, il quale dopo di aver veduto terminato il primo Tomo come ella sa, fece a viva forza levare la protesta stesa di suo or- dine, ed aprovata in tutto e per tutto come si vede dalle sue proprie lettere che conservo, e ch'egli adesso nega. Io allora arrosj ma non per parte mia, ma bensì per lui per 86 G. CASTELLANI l'azione che mi fece di negarmi quanto aveva promesso, e mancar così alla parola data, per la quale mi ero determi- nato di non volerne far altro, e lasciar ch'egli pubblicasse il secondo tomo, come l'aveva scritto ; ma consigliato poi dal R. P. Trombelli a proseguire la promessa datagli di as- sistergli sin dove si estendevano le mie forze proseguj e non me ne sono pentito. In ricompensa pertanto del fatticato per Io spazio continuo di quattro anni, sì per comporli tutto di pianta il trattato delle Monete e Medaglie, sì per farli tutti i disegni delle monete e medaglie che per farle tutte incidere, ed assistergli continuamente alla stampa, che non è poca indagine oltre la spesa di un continuo carteggio per cinque anni, questo si è il premio che mi ha accordato (oltre una copia di sua Opera) cioè di farmi comparire per usurpa- tore del altrui merito. Circa a quanto egli dice di essermi arbi- trato che dove diceva che le monete erano nella sua Rac- colta, di aver detto che da me si possedevano, ho riscontrato tutta l'opera col suo proprio originale, e non ho trovato che tre quattrini di Francesco M. II descritti nel Tom. II p. 137, che io abbia mutato perchè ne avevo cento ragioni, benché lo facessi certamente per sbaglio. Sinché la cosa stava fra noi vi ho passato sopra, ma ora che ha posto la faccenda sotto il baldacchino, io sono in debito di difendere il mio onore, il che farò con tutte le debite maniere. Ho perciò de- stinato di provare che tutto il trattato delle monete non è suo, e ciò con tanti paragrafi di sue lettere, perchè così i Sig. Efemeridisti decidano chi di noi due faccia impulitezze. Perchè poi tutto sia convalidato ho fatto legare in un grosso volume tutte le sue lettere, unitamente al suo originale del trattato delle Monete, e consegnar voglio in luogo Pubblico cioè all'Instituto, acciò ognuno possa farne il confronto. Ter- minato che avrò questa mia difesa ne farò parte (a) Mons. Borgia com'ella saggiamente mi consiglia, sì per degno ri- spetto che si deve a quel dottissimo Prelato, al quale ho molta servitù, si perchè attendo da lui la dissertazione delle Monete Beneventane, che è ormai un anno che gli mandai da rivedere, e spero, sentito che avrà le mie ragioni, di ac- cordarmi il tutto, o almeno di far disdire i Sig. Efemeridisti. 11 sig. Giacomo Biancani, unitamente al Rev. Padre Ab- LETTERE DI GUIDO ANTONIO ZANETTI 87 bate che tutti ho veduto questa mattina mi hanno imposto di riverirla distintamente come faccio anc(h)'io, che stia bene, acciò possa arichire il pubblico delle altre promesse opere. E qui desideroso de' suoi comandi, con tutto il dovuto ri- spetto me le protesto d'essere Bologna, jo Novembre 1774. 78. (LXXVIII - 155). La ringrazio infinitamente del saggio suggerimento da- tomi per la difesa poiché è ottimo ed è più polito di quello avevo fattoio. Avuta risposta da Mons. Borgia a cui ho scritto perchè mi permetta di potermi difendere vedrò se tutto posso combinare nella forma indicatami. Ho fatto i suoi complimenti al sig. Biancani, il quale mi ha detto che osserverà il Pellerin, e lo renderà inteso di tutto. Sicché altro non restami che pregarla della continua- zione della sua grazia e de' suoi comandi, rassegnandomi d'essere Bologna, 14 Dicembre 1774. 79. (LXXIX - 156). Ieri mi pervenne per terza mano la dissertazione sopra le monete di Fuligno del gentilissimo sig. Ab. Mengozzi, che ho gradito moltissimo, molto più che è tessuta con somma erudizione e maestria ed é fregiata col suo nome. Di un tanto singoiar favore che riconosco per effetto di sua singo- iar benevolenza, e gentilezza gliene rendo le più distinte grazie e le professerò mille obbligazioni. Siccome mi ha fatto premura d'averne alcune copie separate, e queste più presto che si può : domani la consegno allo stampatore per- (i) Che i suggerimenti dell'O. fossero veramente saggi e valessero a temperare l'impulsività dello Z. e a mantenerlo nei termini di una polemica dignitosa ed elevata appare leggendo la prefazione da Lui apposta al trattato delle Monete di Gubbio nel I tomo della sua Raccolta, pagg. vili- XVI, Qui Egli si scagiona vittoriosamente dall'accusa mossas li per suggerimento del R. dagli Effemeridisti di Roma, documentando all'evidenza con le lettere stesse dell'avversario la correttezza della propria condotta. Le lettere 76 e 77 illustrano ampiamente questa po- lemica della quale troviamo anche qualche altra eco in questo epistolario. 88 G. CASTELLANI che si cominci il secondo Tomo, giachè nel primo non si può pili comprendere, e cosi si tarderà la pubblicazione del primo per l'obbligo che ho di corrispondere a chi mi favo- risce. Sarebbe stato desiderabile che si fossero potuto pub- blicare la maggior parte, se non tutte, le monete battute in quella Zecca, ma chi volesse pretendere di pubblicar com- pita una dissertazione non si farebbe nulla per la trascura- tagine dei nostri antichi in conservarsi le monete che sono state battute; col tempo però spero di andar scoprendo ciò che sino ad ora non si è riuscito e ciò mediante gli aiuti di vari soggetti che mi favoriscono di stare in ricerca di ciò. Le mie continue ricerche non sono riuscite inutili per la scoperta delle monete di quella zecca, poiché ho rinvenuto una moneta d'oro battuta in quella Zecca sotto Leone X cioè il ducato d'oro con l'arme del Papa, e il busto del Santo Protettore della Città dall'altra. Una tal singolare mo- neta per esser ignota tanto allo Scilla, che al Fioravanti, non sarà che per agradire la notizia il Sig. Mengozzi per poterla così illustrare anche questa, del che gliene scrivo in questo ordinario (i). Mi son sempre dimenticato di dimandargli se ha rice- vuto le due copie dell'agiunta fatta alla sua eruditissima dissertazione perchè le consegnai tre mesi sono ad un Fa- nese, che promise di fargliele avere nel passare per costì. Del primo Tomo terminata la stampa del Trattato sopra la Moneta de Fiorentini del sig. Segretario Pagnini, che segue dopo il Trattato del sig. Dott. Targioni, seguiterà l'aggiunta alle monete degli Stati de* Duchi d'Urbino per la quale varie notizie son tenuto alla sua gentilezza. Se mai in questo fra- tempo gli fosse sopragiunta alcun'altra scoperta, la prego a comunicarmela, come pure se si fosse incontrato in qualche (i) La moneta fu riportata dal Mengozzi (cfr. Z. II, 36, Tav. I, 14) con dichiarazione di doverla allo Z. che la trasse da una Tariffa o Tesoro stampato in Anversa nel 1580, e cioè dal libro : Thresoor oft schat van alle de specien figuren en sorteti van gouden ende silueren munten, alien Munttneesters, Wisselaers, Rentmeesters, Coop lieden, ende alle Itef hebbers der antiquiieyten zeer bequaem ende nootdehjck. Gheprint Tantwerpen, op Die Lombaerde Westt, inden gulden Pellicaen, by Gttil- laem van Parijs, M. D. LXXX, in 8°, dove alla segnatura F car. 5t tro- vasi figurato il ducato d'oro di Leone X con S. Feliciano. LETTERE DI GUIDO ANTONIO ZANETTI 89 svista da me fatta per poterla correggere, che l'accetterò per una grazia. Nel leggere la vita del figlio dell' ultimo Duca d'Urbinp, del sig. Passeri, che si trova nella Raccolta d'Opuscoli scientifici incontratomi nel nome che fij dato a quel Principe di Federico Giuseppe Ubaldo mi è passato per mente che un tal nome fosse indicato nel quattrino riferito al N. 12 fra le monete dell'ultimo duca, e che perciò fosse battuto in occasione del solenne battesimo del medesimo ; Tre di dette lettere si adattano perfettamente cioè il P. F. e V, ma TS che è avanti l'U non combina ne può combi- nare il nome di Giuseppe, quando questa lettera non volesse indicare essere il secondo Federico, cioè Princeps Federicus Secundus Ubaldus, non saprei se ciò possa sussistere, Io lascio decidere alla profonda erudizione di V. S- Illma, sopra cui prego darmi liberamente il suo parere (0. Pochi giorni fa acquistai altra moneta d'argento di Co- stanzo Sforza simile a quella sotto il N. X, cioè col titolo Armorum Capitaneus la quale varia sì nella positura della Vergine perchè sostiene il S. Bambino colla sinistra, sì perchè a destra invece dello scudetto si vede il seguente segno t che apparteneva certamente a qualche Zecchiere ; se sopra la medesima avesse nulla da sugerirmi mi farà un favore a comunicarmela (2). Di questo Costanzo che di Camilla manca la mia Rac- colta il N. IX, X, XIII, XV, XVII, XVIII, XIX, XX e XXI, XXII, XXIII, XXV, XXVI e XXVII, del Duca Valentino N. 40 e quella di Leone X sotto il n. 46. Se mai alcuna di queste avesse duplicata, e che se ne volesse privare la pren- derei volontieri, e contracambierei con altre monete di suo genio perciò la prego a suo comodo a darci una scorsa. Se vaglio ad ubedirla mi comandi e mi troverà qual mi pro- testo d'essere con tutta la stima Bologna, 11 del 777/. (i) Il parere dell'O. fu condizionatamente favorevole, come vedremo dalla lettera N. 81, e così la spiegazione fu riportata a pag. 450 del Tomo I. Non fu dunque VO. a proporla, come si disse in nota alla let- tera n. 31, ma essa apparve allo Z. come unica interpretazione possi- bile delle quattro enigmatiche iniziali, non ostante la grave difficoltà da Lui preventivamente aifacciata. (2) Vedila disegnata al n. XII pag. 456 del Tomo I, e ricordata nGW Indice a pag. 462. 13 90 G. CASTELLANI 80. (LXXX - 159). Ho sentito con piacere, che si è rimesso dal incomodo soferto, e desidero che si rimetta perfettamente perchè lo merita. Alcune dificoltà ho incontrato nella dissertazione del sig. Mengozzi al quale gliele scrissi due ordinari sono, per- chè faccia quel che crederà più oportuno : fra queste vi è apunto quella, ch'ella saggiamente ha avertito, cioè che la moneta di Pio II possi essere Medaglia, e perciò per levare il dubbio è necessario che ne indica il peso per vedere se fosse stata coniata per due ducati come potrebbe essere se è moneta. Così che indica il peso delle piccole monete di Eugenio IV, Nicola V, Pio II perchè possa il lettore arguire che non sono Quattrini, ma Piccioli (i). Fra le monete che anno avuto corso in quella Città annovera le libbre d'oro, senza notare che era un peso e diverse altre cosarelle. Io non so se le prenderà in buon senso, ma io certamente non l'ò fatto che per avertirlo, acciò che altri non lo facciano, quando è stampata. Quando della dissertazione sopra le Monete di Macerata non si potesse aver altro, che la porzione che tiene presso di sé, anche quella porzione sarebbe il caso per il mio scopo, perchè non può essere che bella essendo parto di quel de- gnissimo Letterato ; ma per ora la prego a conservarla per sentire a suo tempo se il Cav. suo Nipote vorrà terminarla come sento che gli abbia dato speranza (2). Io intanto vado raccogliendo le monete di quella Zecca per averle pronte all'occorrenza. Io non gli ho certamente chieste monete Pesaresi perchè se ne privi, che certamente non le prenderei non essendo dovere ; ma solamente di quelle che potesse aver doppie, ed in cambio gliene cederò altre che non abbia; anzi semi favorirà la nota di quelle che gli mancano vedrò se ne avessi (i) Non ostante il desiderio dello Z., nella dissertazione del M. pa- recchie monete sono senza l'indicazione del peso. (2) Vedi lettera 75 e nota a quella n. 76. LETTERE DI GUIDO ANTONIO ZANETTI 9I alcuna, e starò in ricerca per acquistarla, e così avere il vantaggio di poterla servire in qualche cosa come desidero. Dice benissimo che la moneta di Costanzo indicatagli si potrebbe omettere di riferirne il disegno, ma siccome se non lo faccio, lo farebbe il sig. Bellini o qualchedun'altro per esser il conio diverso, così non sarà male se l'unisco alle altre monete de' duchi d'Urbino sul fine del Tomo. Lo meritarebbe bene la moneta che possiede il Sig. Giac.° Gra- denigo, ma sin ad ora non ho avuta risposta per esser in Dalmazia, se viene ne sarà prontamente avisata. In atenzione del suo parere circa il quattrino indicatogli con le quattro iniziali, e qualche suo comando, per dimostrarle quella stim a che le professo d'essere Bologna, 21 del iTJj. 81. (LXXXI — 160). Le rendo infinite grazie del suo dottissimo parere circa la spiegazione delle iniziali che si veggono nel quattrino del- l'ultimo Duca. Io ne farò uso appunto come mi suggerisce per non esservi alcun sodo fondamento, com'Ella saggia- mente avverte. Da Zara ho avuto risposta, ma senza il disegno della Moneta Pesarese che li feci parola altra volta per aver il Cavaliere messo sottosopra tutto il suo scrigno nel viaggio; nel venturo ordinario rinnovo le premure perchè avrei pre- mura di averlo per tempo. Desidero di sentire buone nuove della sua salute, unitamente a qualche suo comando per di- mostrarle quella stima che le professo d'essere Bologna, 4 Febbraio ijjj. 82. (LXXXII — 161). Dalla compitissima sua ii corr. rilevo le premure che si è preso per procurarmi l'esemplare della bellissima opera di Mons. Garanipi, del che gliene sono infinitamente tenuto non ostante che non abbia avuto T intento che desiderava per favorirmi. I motivi addotti da detto Monsignore sono troppo giusti, perciò non v'è che ripetervi. Io confesso il vero. 92 G. CASTELLANI vi avrei anch'io delle difficoltà, quando non sapessi a chi la consegnassi. Dal di lui paragrafo di lettera trascrittami mi rilevò però ch'egli suppone ch'io la potessi pubblicare, e così assoggettarla ad esser veduta, ma ciò non avrei mai fatto, se non in quei limiti che mi avesse prescritto. Io de- sideravo soltanto di averla per apprendere i moltissimi lumi che da essa si possono ricavare, perchè è un tesoro di eru- dizione, come ha assicurato nella sua dissertazione delle Mo- nete di PeSaro. Per il vasto impegno, che mi sono as- sunto senza pensarvi, mi era necessarissima, come ella più d'ogni altro conosce. Quello che maggiormente mi dispiace si è che tarderà molto a potergli dare l'ultima mano per publicarla. Tuttavolta quando non si può avere vi vorrà pa- zienza, e non ostante le son infinitamente tenuto. D'una grazia solo la prego ed è che me la vogli accordare ancora per alcune settimane perchè termini a trascorrerla, assicurandola che avrò tutta la premura di sbrigarla, per rimettergliela. Dovrei è vero a quest'ora averlo fatto, ma il poco tempo che mi resta dalle mie incombenze Tò dovuto impiegare per il proseguimento dell'intrapresa Opera, perchè la stampa possa progredire. Ora che la dissertazione del sig. Pagnini, che presentemente si stampa per terminare una volta il i° Tomo, porta poco fastidio. Stia pur certo che niuno saprà che io l'abbia, e non ne farò uso in maniera, che Mons. me- desimo non potrà rilevare che io l'abbia veduta, premendomi assai di mantenergli la parola datagli, e specialmente in questa circostanza W. In attenzione pertanto del riscontro di tal grazia unitamente ai distinti suoi comandi, con tutta la stima me le protesto d'essere Bologna, ij Marzo lyjs- (i) L'Olivieri aveva prestato allo Z. il proprio esemplare dell'opera del Garampi senza averne avuta autorizzazione dall' A. (cfr. nota alla lettera n. 73) e quindi unicamente sotto la sua responsabilità. Qui giova rilevare la delicatezza con cui si condusse a questo proposito lo Z., il quale non ricordò ,mai 1' opera del G, nei suoi cinque volumi, anche quando gli sarebbe caduto in acconcio il farlo, così che, senza queste lettere, nessuno avrebbe mai saputo che egli la vide e la lesse. LETTERE DI GUIDO ANTONIO ZANETTI 93 83. (LXXXIII — 165). Alla prima occasione che mi si presenta gli trasmetterò il Libro di Mons. Garampi perchè l'ho già terminato di dargli una scorsa. Egli è veramente peccato, che una tal'opera non sia terminata, per il gran vantaggio che apporterebbe allo studio monetario: ed io non diferirei un momento d'inserirla neir intrapresa raccolta subito che potrei, poiché servirebbe moltissimo al mio intento. Mi dispiace moltissimo di non averlo presente, ma vi vole pazienza, intanto le sono infini- tamente tenuto per avermelo favorito, e si assicuri che non ne farò uso veruno. Essendo stato presente allorché il Rmo Pre Ab. Trom- belli consegnò al sig. Card. Mengozzi il suo primo tomo della Cresima per Mons. Garampi mi son preso la libertà di unirvi un esemplare della dissertazione sopra le monete di Foligno, persuaso che l'agradirà. Una tale dissertazione avrà già a quest'ora V. S. Illma veduta, e però di questa ancora gliene protesto infinite obbligazioni. Non ho mancato certamente di procurargli tutti quei lumi che ho potuto per maggiormente illustrare le monete di quella Zecca, e lo farò anche in appresso se mi capiteranno monete che non avesse veduto per farvi un'apendice; e già a quest'ora ho ricevuto di Roma una nuova moneta di Leone X afatto inedita, per la quale vado cercando per illustrarla, come spero aver fatto anche per la moneta d'oro di Pio II (i). (i) Quando lo Z. scriveva questa lettera era già uscita alla luce la dissertazione del Mengozzi intitolata all'Olivieri per i tipi di Lelio della Volpe di Bologna in fol. di pagg. 40, con una tavola, corrispondente in tutto a quella contenuta nel secondo Tomo dello Z., pagg. 1-39 e alla tav. I dello stesso tomo dove sono riportati i disegni di sedici mo- nete. Per questo suo lavoro il M., con deliberazione della Prefettura dei Venti della città di Fuligno del 1° maggio, fu aggregato alla citta- dinanza Fulignate (cfr. Z. II, 40). A questa dissertazione fa seguito nello stesso volume, pagg. 41-46, una Appendice in forma di lettera in- dirizzata del pari all'O., nella quale il M. parla delle monete n. XVII XX, XXII, XXIII e XXV della tavola seconda, indicandole rispettiva- mente coi numeri da I a V. Ma forse non pienamente soddisfatto lo Z- del lavoro del M., che restava necessariamente slegato, e volendo d'altra parte pubblicare il materiale documentario e numismatico che nel frat- 94 G- CASTELLANI Dal Sig. Dottor Predieri vengo nuovamente pressato a rinnovare a V. S. lUma le premure a suo favore, e pregarla a fargli tutto quel vantaggio che può, giacché sente essere imminente la rinuncia. Egli spera moltissimo nella sua pro- tezione anche non intervenendo al Consiglio. Con tutto ciò io mi protesto di non obbligarla in cosa veruna, o di la- sciargli tutta quella libertà, che si richiede per fare quello crederà più opportuno dal suo saggio discernimento. Se vede di potergli fare vantaggio Tagradirò come a me stesso, quando mi facci quello crede di dover fare. E qui dispostissimo ad ubedirla con tutta la stima me le protesto d'essere Bologna, 22 Aprile 177S. 84. (LXXXIV ~ 166). Dal Sig. Gran Priore Boccadiferro ricevei giorni sono le sue grazie, delle quali la ringrazio infinitamente, e sì per aver memoria di un suo debole servitore. Ho già a quest'ora letto con mio piacere e vantaggio ed ho apreso cosa fosse Gradara di cui non avevo notizia. Una tale sua opera non può essere che dagli Eruditi gradita, e specialmente dagli Ariminesi per avergli scoperto un pregio ch'essi non sape- vano, come mi scrive il sig. Co: Federico Sartoni nell'ultimo Ordinario, e perciò me ne ralegro infinitamente (i). Tanto al Rmo P. Trombelli che al Sig. Biancani ho por- tato i suoi complimenti, il primo de' quali m'impone riverirla e ringraziarla distintamente del dono fattogli, e dirgli che tempo gli era venuto alle mani, credette opportuno rifondere, compen- diandoli, i due scritti in uno solo che col titolo di Compendio della Dis- sertazione sopra le Monete di Fuligno con nuove Osservazioni ed Aggiunte pose nello stesso volume da pag. 468 a 496, completando la seconda tavola con altre undici monete, oltre le cinque già descritte dal M., tra le quali interessante e unica quella da quattro ducati d'oro di Paolo II posseduta allora dal Sartoni di Rimini. (i) Ho già detto nella Prefazione che l'O. fu il primo a far nota la moneta coniata di Rimini di cui inserì un disegno a pag. 40 de le Memorie di Gradara, delle quali appunto lo ringrazia lo Z. in questa lettera e che uscirono dai tipi Gavelli in quest'anno 1775. LETTERE DI GUIDO ANTONIO ZANETTI 95 non gli scrive per non incomodarla. La prega però a dirgli quanti tomi ha ricevuti della sua opera liturgica sopra i Sacramenti per potergli mandare quelli che gli mancano. Come pure a ricevere un involto a V. S. Illma diretto per il sig. Reposati per consegnarlo poi a chi lo verrà a pren- dere da parte del detto sig. Reposati. Giacché oltre l'esem- plare che mi ha graziato, me ne oferisce altri la pregarò di un solo per la Biblioteca di questo nostro Instituto acciò unirlo alle altre Opere sue, che gli ha per lo passato do- nate. Io vorrei poter compensare a tante obbligazioni che le professo, ma invece di darmi occasioni di farlo le va di nuovo acrescendo in maniera che resto mortificatissimo. Desidero sentire che si sia rimesso in salute, il che glielo desidero di vero cuore sì che possa arricchire la Repubblica letteraria di altre sue eruditissime opere. E qui pregandola della con- tinuazione della sua grazia e de' suoi comandi con tutta stima me le protesto d'essere Bologna, 29 Aprile l'jJJ- 85. (LXXXV — 167). Godo infinitamente in sentire che molto gli abbia gio- vato l'aria della campagna al suo incomodo, ma vorrei sen- tire che afatto si fosse rimesso, perchè glielo desidero di vero cuore. Le sono infinitamente tenuto della memoria che tiene di un suo servitore, e delle cortesi esibizioni con cui mi onora, per le quali io arosisco per non poter corrispon- dere a tante gentilezze. La stampa del primo Tomo della mia Raccolta è ormai al termine non mancando più che l'apendice alle monete di Gubbio, ma questa debbo per ora sospendere perchè mi è stato fatto sperare da un mio amico di Gubbio di farmi avere varie notizie interessanti, che non ha vedute il Sig. Reposati. Nella mia Raccolta di monete conservo una moneta d'argento, della quale ne troverà qui aduso il disegno, che dalla maniera del conio io sospetto dei Duchi d'Urbino; niuno più di V. S. Illma può ciò giu- dicare, per esser versatissimo nella storia della sua patria, così la sottometto al suo saggio parere, perchè mi dica se può esser probabile la mia conghiettura. Dio voglia che 96 G. CASTELLANI Mons. Garampi torni presto in Italia per poter così dar com- pimento alia sua opera sopra le Monete Pontificie per poter poi aprofittare di un tale insigne lavoro. La premura che ho di rimettergli sicura la detta opera fa sì che l'ho consegnata solamente ieri sigillata al Pre Priore Calassi, che ritornerà fra alcuni giorni a passare per costì, molto più che ha mo- strato piacere di venire in persona per avere il vantaggio di conoscerla. E con tutta la stima me le protesto d'essere Bologna, i8 Maggio lyjj. 86. (LXXXVI — i68). Le rendo infinite grazie dei due esemplari della sua eru- ditissima Dissertazione che mi ha novamente favoriti. La let- tera inclusa con i medesimi la farò recapitare quanto prima al suo destino. Ora che ho sentito il suo saggio parere sopra l'indica- tagli moneta, che dalla forma del conio dubitavo che a duchi d'Urbino potesse appartenere, la lascio fra le incerte. Dio voglia che Mons. Garampi passi presto in Italia, perchè allora la Corte di Roma acquistare un gran soggetto, e la Repubblica Letteraria si aprofitterà delle sue insigni opere. Mi dispiace del sentire il sinistro accidente avenutogli nella sua causa ; ma chi sa quanto che più è rotta non si concia meglio. Per me glielo desidero. Essendo arrivato sul tramontar del sole l' Imperatore ('), ed essendo incombenzato per il trattamento che gli dà questo Pubblico alla Conver- sazione nobile, in fretta mi protesto con tutto l'ossequio d'essere Bologna, }i Maggio IJJS. PS. Se mai il Sig. Ab. Mengozzi gli scrivesse di voler ristampare la sua dissertazione come a me scrive la prego a sconsigliarlo, perchè non è il mio caso. (i) Giuseppe II, che era partito da Venezia, dopo una dimora di otto giorni, il 29 maggio, per la via di Padova. LETTERE DI GUIDO ANTONIO ZANETTI 97 87. (LXXXVII — 173). Essendo incerto per ora il ritorno del Padre Calassi a Perugia, ed essendomi presentata occasione favorevole di questo Sig. Senator Bovio che passa per costì nella sua gita a Cingoli, gli ho consegnato il libro di Mons. Carampi acciò glielo facci recapitare, pel quale gliene rinnovo i miei più vivi ringraziamenti. Mi dispiace al sommo di non aver sott'occhio una tale insigne Opera, perchè da essa si possono rilevare infiniti lumi e notizie; ma vi vole pazienza ed aspettare che ritorni in Italia per terminarla. Se vaglio ad ubedirla mi comandi con tutta libertà, perchè altro non desidero che occasione di dimostrarle le obbligazioni che le professo e professerò sem- pre protestandomi d'essere con tutto l'ossequio Bologna, j Giugno lyjs- 88. (LXXXVIII — 174). Anche a me il sig. Abb. Mengozzi replica che non è per fare se non ciò che io desidero, ma nello stesso tempo mi scrive che un foglio della sua dissertazione è già colà ristampato ; dal che palesemente si vede ch'egli ama di farne una nuova ristampa perciò ho creduto inutile di fargli com- prendere il pregiudizio, che aportava alla mia raccolta, gli esebii piuttosto le 500 copie fatte tirare per me, che vederla ristampata con aggiunta ed egli ha abbracciato subito il pro- getto, epperciò non ci resta se non che convenga nella spesa, che ne pretende lo stampatore che è di 23 scudi somma che non è eccedente perchè non rinvengono per ciascuna ad un grosso. Se in tal maniera si accomoda è meno pregiudiciale per me, che non era prima; anzi se l'aggiunte che vi farà me le comunicasse, come gli ha V. S. scritto, sarebbe per me più vantaggioso. Ma chi sa se lo vorrà accordare, tutta- volta glielo scrivo. Solo mi dispiace che si perde questo tempo che si poteva impiegare nella stampa di altre disser- tazioni ; giachè l'impresa è assai vasta, e perchè il tempo si va per me ristringendo. Non ostante gli rendo infinite grazie della premura che ha in favorirmi, e della notizia che mi dà 13 98 G. CASTELLANI della ricuperata salute di Mons. Garampi, e che possa venire Governatore in Roma. Se ciò si verifica la prego comuni- carmelo per mia consolazione. Il Pre Galassi credo che parta il prossimo lunedì. E con tutta la stima me le rassegno con tutto l'ossequio d'essere (Domani qui si atende di nuovo l'Imperatore) Bologna^ 24 Giugno ijjj. 89. (LXXXIX — 175). Rimesso in Città dopo molti giorni di campagna, ho ri- trovato un piccolo involto di scritture, che mi fu mandato per quanto mi è stato significato, dal Gran Priore Boccadi- ferro, senza dirmi cosa ne debbo fare. Gliene do pertanto aviso, perchè mi dica se gliele debbo trasmettere, o farne l'uso perchè desidero di servirla dove posso. Uno di questi giorni spero di potergli trasmettere alla perfine il primo Tomo della mia qualunque sia fatica, perchè è omai terminato, non mancandovi che la dedica, per la quale ho scritto questa sera al Sig. Card. Zelada, per sentire se aprova la mia idea di dedicarlo a Sua Santità, giacché così fece l'Argelati ; Se ciò viene aprovato ho pensato di colo- care in fronte della dedica la medaglia che gli anno battuto i Cesenati. Se sopra di ciò avesse qualche cosa da sugge- rirmi mi farebbe una grazia particolare. La risposta al sig. Re- posati è già stampata nella prefazione al trattato delle mo- nete di Gubbio, e in essa mi son contenuto nella maniera da V. S. lUma sugeritami, e spero che il pubbhco restarà persuaso, che non son capace di fare impolitezze, come mi hanno imputato i Sigg. Effemeridisti (i). Il manifesto di detta Opera è già pubblicato e gliene acludo una copia per pre- garla a comunicarlo a cotesti Signori Eruditi per vedere se alcuno si volesse associare. Il Sig. Biancani che tutto è oc- cupatissimo nella sua fabbrica, m'impone riverirla. E qui desideroso di sentire buone nuove di sua salute e di qualche comando, me le protesto con ogni stima d'essere Bologna, 7 Ottobre IJJS- (i) Conferma esplicita che nella polemica con il R. lo Z. si attenne ai consigli dell'O. ; vedi nota alla lettera n. 78. LETTERE DI GUIDO ANTONIO ZANETTI 99 90. (XC — 176). Ieri fui dal Gran Priore Boccadiferro, e mi diede alcune instruzioni sopra le carte, che tengo di sua ragione, siche quando ella mi scriverà l'oportuno, farò le ricerche neces- sarie. La ringrazio di quanto si è preso la premura di far in- serire nei fogli che costì si stampano il manifesto trasmes- sogli, e stampato che sia se me ne può trasmettere uno, mi sarà gratissimo. Per l'ornamento della dedica se il (S.) Padre l'accetta, ho apunto destinato d'ornarla con la Medaglia bat- tuta dai Cesenati, perchè è apunto adattata e anche di questo ne ho scritto al Sig. Card. Zelada. Sin qui la cosa andarà bene, ma per la dedica io sono imbrogliato per non sapere che cosa dire ; se mai gli sovenisse qualche suo fatto parti- colare, mi farebbe grazia l'indicarmelo iJ). E per non maggior- mente distorla dalle sue occupazioni me le protesto con tutta la stima d'essere Bologna, ij Ottobre /77J. 91. (XCII — 182). Non ho mancato di portarmi dal Sig. Gran Priore per comunicarle l'ultimo suo foglio e siamo restati, che mi avi- serà allorquando si sarà rimesso in Città il Sig. Lorenzini per fare quelle instanze che si crederanno opportune. Il Sig. Card. Zelada ha preso l'impegno di parlare a sua Santità acciò accetti la dedica del Libro, così vuo' spe- rare che la cosa anderà bene. Nel primo ordinario le tra- smetterò la dedica, e così in risposta uscirà il Tomo perchè non resta da stamparsi che la medesima. La detta dedica l'ò apunto concepita nei termini indicatimi, e perciò gliene rendo le più vive grazie. Desidero di sentire buone nuove di sua salute, che dal Sig.e gliele auguro. E con vera stima me le protesto qual sono Bologna, 11 Novembre 177S. (i) Dalla lettera seguente vediamo come in risposta a questa nuova domanda di consiglio, le linee generali della dedica al S. Padre ven- nero indicate dall'O., del quale apparisce sempre più manifesta la col- laborazione costante e cordiale nell'opera grandiosa intrapresa dallo Z. lOO G. CASTELLANI 92. (XCI — 181). Questa mattina mi sono aboccato col sig. Lorenzini Erede del Muratori, e gli ho esposto le premure avanzatemi a favore di cotesto Ospitale. Mi ha egli discorso che dopo la morte di detto Muratori non ha egli pagato più i Censi perchè non credeva esser in obbligo perchè il detto Mura- tori non poteva obbligare il suo per esser Fideicomisso, e perciò ne fece egli allora quegli atti oportuni per esimersi da tali frutti, lo che veduto da un forestiere che ne fece certi atti abandonò l'affare. Ciò non ostante l'ò indotto a porre in carta le sue ragioni, per partecipargliele acciò pos- sino esaminare l'affare con più chiarezza e subito che avrò tale notizia non mancherò di prontamente inviargliela. Sua Santità con somma clemenza e degnazione ha ac- cettata la dedica del primo Tomo delle mie meschine fatiche, ed ha mostrato anche molto gradimento, per quanto mi ha assicurato l'Emo Sig. Card. Zelada; subito che gli avrò tra- smesso le debite copie, non mancherò d'inviarne un esem- plare anche a V. S. lUma come è mio debito. Resta solo che sia accetata dagli Eruditi, del che non ne dubito per comprendere Trattati di valorosi Letterati, che hanno egreg- giamente trattata la materia. E qui desideroso di qualche suo comando me le pro- testo qual sono Bologna, 2 Decembre 177S. 93. (XCIII - 183). Ai 14 Giugno 1742 il Dottor Can.° Achille Muratori ri- nunciò formalmente per gli atti Ferri l'eredità di Pier Luigi; perciò il sig. Lorenzini pretende di non essere obbligato a nulla per non possedere robba di detto Pier Luigi. Per tal motivo dicesi che ancora il Secreti nel 1742 abandonò gli Atti incominciati. Se però a tal risposta avuta dal Sig. Lo- renzini si debba prestar fede lo lascio decidere a V. S. Illma per cui attenderò riscontro. Sabato sera trasmisi a Roma all'Emo Zelada le dovute copie acciò le presentasse a N. Signore; sicché sul fine del- LETTERE DI GUIDO ANTONIO ZANETTI lOI l'anno sentiremo come sia stato gradito. Per ora non mi è capitata occasione per Pesaro. Approssimandosi le SSme Feste del Santo Natale mi corre l'obbligo di usare con V. S. Illma un atto di stima e di ossequio con augurarle dal Signore tutte quelle prosperità che può desiderare, e nel tempo stesso pregarla a continuarmi la sua padronanza, mentre colla viva brama dell'onore de' suoi comandi con tutto l'ossequio mi protesto Bologna, 20 Dicembre ijjj. 94. (XCIV — 187). Il vedermi privo de' suoi caratteri mi fa dubitare di sua salute, Io che mi dispiace infinitamente. Ieri consegnai ad un Veturale franco un pachetto col primo Tomo della mia Racolta, che le devo, e perciò spero che lo avrà presto (i). Letto che lo avrà con suo comodo la prego dirmi il suo saggio parere sì per la materia che per il metodo, del che gliene sarò infinitamente tenuto. Se ha qualche notizia sopra la dissertazione delle Monete di Macerata la gradirò, e quando non vi fosse speranza di averla terminata l'agradirò nello stato in cui la conserva. Da Roma non ho per anche avuto notizia che sia stata presentata al S. Padre. Atendo risposta ad altra mia circa l'affare del sig. Lorenzini per sentire se si abbia da far atti giudiziali acciò il sudetto provi non aver eredità del Muratori. E con tutta la stima me le protesto d'essere Bologna, io del lyjó. 95. (XCV - 188). Gratissimo mi è stato il gentilissimo suo foglio dei 27 scorso, nel quale rilevo essersi restituito in salute, lo che mi è stato di somma consolazione ; ma la prego ad aversi ri- (i) Il Primo Tomo della Nuova Raccolta, etc, dello Z., che porta la data del 1775, si cominciò a stampare nel 1771 e uscì alla luce nei primi giorni del 1776: in queste lettere noi ne abbiamo seguito, si può dire a passo a passo, la compilazione e la stampa. I02 G. CASTELLANI guardo acciò si possi rimettere perfettamente. Ho piacere che gli sia piaciuto il Libro, ma più volentieri gradirò sen- tire come va la materia che è mia, perchè molto ne temo, non corrispondendo gli altri Trattati a cui è unita: tutta volta mi sarà grato avere il suo saggio parere allorché gli avrà dato una scorsa, per cosi poter correggere ciò che non cam- minasse a dovere, non avendo altra mira che di giovare altrui, perciò la supplico scrivermi liberamente. A chi sino ad ora l'ha veduto è stato compatito, ma quello che più im- porta si è che i Sig. Effemeridisti nel darne l'estratto si sono disdetti da quanto avevano scritto indebitamente contro di me, e mi anno fatto più onore che non meritavo, e special- mente per essermi nella difesa contenuto nella maniera da V. S. lilma indicatami (i). Da N. S. è stato ricevuto diversa- mente, e ciò arguisco che non ho avuto né meno un ti rin- grazio, non avendo avuto altra risposta dal Sig. Card. Zelada, che glielo presentò, unitamente agli altri Cardinali, che era stato da tutti gradito ; ma nulla in particolare dal Papa, dal che prendo motivo di temere, che non lo abbia gradito. Le altre simih dediche, quando sono andate malamente, anno ricevuto almeno un breve o lettera di risposta. Questo no- stro Secretarlo Scarselli ultimamente defonto, per avergli dedicato una canzone lo creò Cavaliere di Cappa e Spada. Almeno mi avesse fatto qualche raccomandazione presso questo nostro Pubblico, al cui servizio mi trovo, ma ne men questo : perciò non gh posso esprimere quanto sia il rama- rico che ciò mi aporta, non già per non avermi donato nulla ma per non avere un segno di gradimento ; e molto più per essere imbrogliato per i Tomi susseguenti, non sentendomi voglia di buttar via da venti zecchini per volta che tanto appunto costa la dedica. Mi sono imbrogliato a liberarmene. Mi sugerisca un poco cosa farebbe nel mio caso. Non ho risparmiato certamente né spesa né fattica perchè riesca di (i) Va rilevato il tono di grande deferenza con cui chiede all'O. il parere sul primo tomo e lo prega a indicargli le eventuali correzioni da portarvi. È notevole altresì come faccia risalire allo stesso O., per i consigli datigli nella polemica col R., ogni merito per il nuovo favo- revole giudizio portato dagli Effemeridisti di Roma sull'opera sua. LETTERE DI GUIDO ANTONIO ZANETTI TO3 gradimento, ma vedo che nulla anno giovato queste mie premure. In atenzione pertanto di suo favorevole riscontro unitamente ai suoi comandi passo a rassegnarmi qual mi protesto d'essere Bologna, 2 Marso 1776. 96. (XCVI - 189). Ponga pure da parte il mio libro, perchè gli darà poi un'occhiata allorché si sarà rimesso perfettamente, come de- sidero, premendo assai più la salute di qualunque altra cosa, epperciò si abbi tutto il riguardo possibile. La ringrazio di quanto mi scrive riguardo la dedica perchè ella saggiamente pensa rettamente, e pertanto mi son aquietato dalle ragioni adottemi (i). Non so se farò bene o male a dedicarli anche il secondo Tomo, ma mi pare che fosse ben fatto il farlo, ri- sparmiando poi il resto per questo Senato, molto più che nel 3°, o 4.° caderà la Storia di questa Zecca, che sarà assai voluminosa, se pure vi riescirò a dargli V ultima mano. In atenzione di qualche suo comando passo a rassegnarmi qual mi protesto d'essere Bologna, ij Marzo 1776. 97. (XCVII — 190). Un amico di Trento assai erudito di Medaglie mi fa premura perchè gli procuri un esemplare della sua erudita dissertazione sopra Gradara. Premendomi pertanto di poterlo servire, non solo perchè è soggetto riguardevole, ma eziandio per maggiormente obbligarlo a formare una dissertazione sopra le monete di quella Zecca, che mi ha fatto sperare, (i) L'O. era per lo Z. l'uomo dal saggio consiglio non solo, ma quello ancora che riusciva a persuaderlo della ragionevolezza delle cose che a Lui, impulsivo e pronto, parevano ingiuste. Dopo l'ira contro il R., Egli riesce a calmarne l'indignazione per l'accoglienza piuttosto fredda fatta dal Pontefice alla dedica che gli era costata la non piccola somma di venti zecchini. Peccato veramente che non si possano tro- vare le lettere dell'O., dalle quali apparirebbero le ragioni che convin- sero lo Z., e chi sa quanti particolari di non lieve interesse! I04 G. CASTELLANI ricorro perciò alla fonte perchè rimanga consolato. Io son già in possesso della sua gentilezza, così spero che mi gra- ziare di questo favore, che gliene restarò tenuto. Dopo qua- resima passerà per costì il Pre Maestro Zanetti Servita mio Cugino, che ora sta predicando in Jesi, e che ho pregato di venire in persona ad ossequiarla in mio nome; se pertanto mi potrà graziare, al medesimo la potrà consegnare. Sic- come dopo la morte di Mons. Compagnoni ebbe la bontà di esebirmi la porzione della dissertazione fatta dal medesimo sopra la Zecca di Macerata, se non ha speranza che qual- chedun'altro erudito soggetto la termini, la supplicarci a con- segnarla al medesimo, per così aprofittarmi delle notizie di quel degno soggetto. Se vaglio a servirla, non mi risparmi, desiderando di poterle attestare la mia stima che le professo, protestandomi d'essere Bologna, 2j Marzo iT]6. 98. (XCVIII - 195). In risposta al gentilissimo suo foglio dei 26 dello scorso Marzo la devo ringraziarla infinitamente della premura, che ha in favorirmi sì per la sua dissertazione che per procu- rarmi nuovi soggetti Letterati, che contribuiscono con le sue dotte fatiche all'intrapresa mia Opera. Di Camerino ho una serie non indifferente di Monete, così non manca che la spie- gazione. Ho scritto a mio Cugino acciò faccia ricerca del suo Ministro, se non la trova in Città. Farà ottimamente a portarsi in Campagna in sì opportuna stagione, ed io gli auguro che si possi rimettere perfettamente. Se posso ser- virla non mi risparmi i suoi comandi protestandomi d'essere con tutto l'ossequio Bologna, j Aprile 1776. {Continua) G. Castellani. NECROLOGIA SALVATORE FERRAR O. Il 30 settembre 1914 moriva quasi ottantenne Monsi- gnor Salvatore Ferrare Arciprete della Cattedrale di Gaeta. Veneranda figura di sacerdote pio e caritatevole, tempra eletta di studioso, lasciò largo rimpianto in quanti lo conob- bero e lo amarono, perchè, nell'austerità della vita, provava e ispirava vivissimo il sentimento dell'amicizia. Possedeva una cultura assai vasta e multiforme, ma più specialmente si era dedicato a ricercare con affetto di figlio e passione d'innamorato la storia del dolce luogo natale che a Lui, nelle lunghe vigilie, rivelò i più riposti misteri del passato. Questa fu l'opera assidua di tutta la sua vita e un primo saggio ne pose in luce nel 1903 in occasione del cen- tenario di S. Erasmo con un bel volume di Memorie Reli- giose della Città di Gaeta, di cui ristampò nel 1905 la parte contenente la descrizione della Colonna del Cereo Pasquale. In ambedue questi saggi parlò delle monete di Gaeta come di una manifestazione del culto verso S. Erasmo che vi si trova effigiato. Ristretta e fuggevole nella prima stampa, la trattazione si allarga di più nella seconda arricchita anche dei disegni delle monete. Frattanto questa parte numismatica, considerata da prima come incidentale, gli apparve, qual'è veramente, di grande lume e sussidio alla storia. Aumentata pertanto la propria particolare raccolta di monete e ottenute notizie e impronti da quelle degli altri, pensò di mettere in- sieme un lavoro che esaurisse il difficile argomento e di stamparlo separatamente dando le ragioni di questa pubbli- io6 NECROLOGIA cazione nelle parole premesse al Lettore: " Prima di pro- " cedere alla pubblicazione della storia di Gaeta nell'epoca " romana e medioevale, ho creduto bene descrivere le mo- " nete di Gaeta, nell'intento sia di portare un qualche con- " tributo alla numismatica dell'Italia Meridionale, sia di ri- " schiarare, mediante lo studio delle monete, qualche punto " molto oscuro della storia dei duchi di Gaeta ; cito ad " esempio la serie dei tre duchi di nome Riccardo „. La morte non gli consentì di vedere completata la stampa di questa sua operetta che volle dedicare al conte Nicolò Pa- padopoli Aldobrandini, Presidente della Società Numismatica Italiana. Essa però uscirà tra breve per cura degli Eredi, i quali, con spirito di devozione alla memoria del defunto, adempiranno al più vivo desiderio che Egli ebbe in vita, provvedendo dopo di questa anche alla pubblicazione della più ampia storia di Gaeta da Lui lasciata manoscritta, e sarà certamente accetta agli studiosi di numismatica italiana perchè ne illumina una provincia finora inesplorata ed enigmatica. G. C. BIBLIOGRAFIA LIBRI NUOVI E PUBBLICAZIONI Martìnori (Edoardo). La Moneta. Vocabolario generale, con 1500 fotoincisioni nel testo, 140 tavole e tre Indici, — Roma, presso l'Istituto Ital. di Numismatica, 1915. È un lavoro veramente improbo e poderoso quello a cui si è accinto il eh. Autore con quest'opera sulla Moneta. Si tratta di un repertorio generale delie monete e delle me- daglie di tutti i tempi, e di tutti i paesi, considerate sotto i più svariati rapporti, geografico, storico, metrologico, etimo- logico, economico, artistico, ecc. Sono come altrettante pic- cole monografie, alcune delle quali però molto diffuse e ricche di curiosi particolari, financo aneddotici, tanto che il volume si legge e si scorre con piacere ed interesse, come se si trattasse di un libro di amena lettura ; mentre l'opera è cer- tamente utilissima e adatta tanto a principianti^ che a pro- vetti numismatici. L'illustrazione, come dissi, tratta di monete e medaglie di tutto il mondo, ma, naturalmente, e, come ammette lo stesso A. nella sua prefazione, l'opera " si diffonde maggior- " mente ad illustrare le monete che concernono l'Italia ,;. Questa parte, a parer nostro, è trattata in modo molto com- pleto ed esauriente, e riteniamo che ben poco ci potrà es- sere da aggiungervi in una eventuale seconda edizione. Come indispensabile complemento del lavoro vi sono numerosi disegni nel testo, a cui seguono ben 140 tavole. Peccato solo che queste fotoincisioni, non essendo tratte di- rettamente dal vero, ma da altre riproduzioni, sono riuscite in gran parte un po' confuse e sbiadite. io8 BIBLIOGRAFIA Riassumendo, il eli. A. con questo suo importantissimo lavoro Ila arricchito la letteratura numismatica di un'opera, che assolutamente mancava, e ha reso un segnalato servigio a tutti i cultori grandi e piccoli di questo ramo della scienza archeologica. E. G. Maiuri (A.). Ripostigli di monete repubblicane scoperte nel- l'area dell'antica Calatia (dalle Notizie degli Scavi). — Roma, Accademia dei Lincei, 1914. Nello scavo di una trincea per la collocazione dei tubi di una nuova conduttura d'acqua tra Maddaloni e Capua, a circa 2 chilometri e mezzo dall'abitato di Maddaloni, fu rin- venuto, in proprietà Costantino Cristiano, nell'aprile 1913 il ripostiglio di monete repubblicane che il Maiuri pubblica nel 1914. Il luogo del rinvenimento sta nel perimetro del- l'antica Calatia, di cui non si aveva che un vestigio visibile finora, nei ruderi, detti torrioni, della grossa muraglia di tarda epoca imperiale che ancora vi si scorge, a cento passi circa dal margine sinistro della Via Appia. Il Maiuri descrive pazientemente i 363 pezzi che com- plessivamente costituiscono, se non la totalità, certo almeno due terzi dell'intero rinvenimento e che constano di 337 de- nari, tra i quali un conio falso, e 26 vittoriati, e poi, con- fronta il ripostiglio di Maddaloni con tre altri che risalgono ai medesimi anni 93-91 av. C, cioè i ripostigli di Maserà- S. Giovanni Incarico (93 av. C), Roncarolo (92 av. C.) e Taranto (91 av. C), facendo notare la perfetta identità del ripostiglio di Calatia con quello di Roncarolo. La data del ripostiglio, o meglio diremo del suo na- scondimento, è degli ultimi mesi dell'anno 92 av. C, quindi coincide con lo scoppio della guerra sociale. Secondo il Maiuri, ed è perfettamente verosimile, il sepellimento del ripo- stiglio si deve attribuire al sommovimento politico che allora sconvolse tutta la Campania, e che era spiegabile nella dif- ficile posizione politica e militare in cui veniva a trovarsi Calatia, posta in situazione strategica, e quasi alla confluenza di due grandi vie, e presso uno dei principali sbocchi del Sannio nella Campania. S. Ricci, BIBLIOGRAFIA IO9 Gatti (F,)-Pellati (F.). Annuario bibliografico di archeo- logia e di storia dell'arte per f Italia, con copioso indice per materia. — Roma, Loescher. Anno I (1911) pag. 195, Anno II (1912), pag. 296, pubblicati negli anni 1913-14. È un'opera di consultazione indispensabile a ogni stu- dioso d'archeologia e di storia dell'arte, perchè dà modo di orientarsi nell'immensa congerie di pubblicazioni grandi e piccole, speciali e periodiche, ed è necessario anche ai nu- mismatici e ai collezionisti che intendono seguire quanto produce la stampa nazionale ed estera intorno alle loro collezioni di monete e medaglie. La distribuzione del ma- teriale è per periodici, di cui si dà l' indice in ordine pro- gressivo e poi in ordine alfabetico ; e quindi per autori, per ciascuno dei quali, se non è sempre perfetta la bibliografia, è però sempre condotta con tutta la diligenza possibile nel registrare tutta quella serie di opere e di opuscoli che pas- sano sotto l'occhio vigile dei compilatori. E questi meritano davvero l' incoraggiamento e l'aiuto del pubblico, perchè hanno saputo con audacia e saggezza dare un primo notevole saggio di ciò che la bibliografia ita- liana seppe concludere in confronto con quelle copiose e particolareggiate delle nazioni estere. Ardizzone (G.^- Medaglie commemorative degli XI Con- gressi degli scienziati italiani, raccolte e riprodotte. — Firenze, 1914. Opera non solo medaglistica, ma patriottica fece il ca- valiere Giuseppe Ardizzone, già benemerito del R. Istituto di studi Superiori di Firenze, nell'ordinare in uno stipo presso quell'Istituto le medaglie dei Congressi degli Scienziati ita- liani, possedute dalR. Museo di Fisica in Firenze, e perchè la serie è rara, quantunque ormai ben nota agli studiosi e ai collezionisti italiani, e soprattutto perchè difficilmente tale serie si potrebbe ricostruire altrove. Il cav. Ardizzone ha voluto curarne anche la riproduzione, come dice A. Gar- basso nel presentarla al pubblico " in una forma degna della " scienza italiana, delle sue memorie e delle speranze „. Più che fermarmi a descrivere ciò che è già noto, darò IJO BIBLIOGRAFIA qui l'elenco delle undici medaglie che l'Ardizzone ricevè nello stipo e nella pubblicazione, in ordine cronologico : 1839. — Pisa, I Congresso dei naturalisti italiani. 1840. — Torino, I Congresso degli scienziati italiani. 1841. — Firenze, l'Accademia del Cimento. 1842. — Padova, IV Riunione. 1843. ~ Lucca, V Congresso. 1844. — Milano, VI Riunione. 1845. ~ Napoli, VII Congresso. 1846 Genova, VIII Congresso. 1847. — Venezia, IX Riunione. 1862. — Siena, X Riunione. 1878. — Roma, XI Congresso. Non fu certo a caso se tra il 1839 e il 1847 l'afferma- zione della coscienza nazionale, o meglio diremo nazionalista, si concretò nei congressi degli scienziati, auspici involontari, e più che involontari inconsapevoli, i principi italiani e Fer- dinando I Augusto. Così dice il Garbasso, ed io commen- terò con le due epigrafi del 1862 e del 1878. Su la medaglia di Siena del 1862 è inciso : Siena \ a' dotti italiani \ Pegno di verace unità \ tanno MDCCCLXII Su la medaglia di Roma del 1878 è inciso con fatidico verso: Libero \ il pensiero \ una la patria \ il Congresso \ degli scien- ziati italiani \ scioglie in Roma \ l'antico voto \ i8jg-i8y8. Il R. Istituto Superiore di Firenze inviò un esemplare del lavoro dell'Ardizzone, legato in pergamena, al Museo Numismatico di Brera in Milano, che ringrazia pubblica- mente del pensiero altamente scientifico e italiano. S. Ricci. Tudeer (Lauri O. Th.). Die Tetradrachmenpràgung von Syrakus in der Periode der signierenden Kunstler. — Berlino, W. Pormetter, 1913. Voi. di pag. 292, con 7 tavole illustrative. Importante perchè esauriente e coscienzioso è il lavoro del Tudeer, che coordina definitivamente i molti studi sulla monetazione siracusana antica, e completa quanto si sapeva intorno alla coniazione di quei bellissimi tetradrammi, che BIBLIOGRAFIA HI insieme coi decad ramini, o medaglioni greci, formano il mo- dello della monetazione greca. Dopo una introduzione spiegativa, il chiaro numismatico, che dedica l'ingente lavoro a suo padre e maestro O. E. Tu- deer con nobile e gentile pensiero, passa alla descrizione dei tetradrammi di Siracusa (cap. I), alla loro successiva cronologia e al loro studio stilistico (cap. II), per venire poi a parlare esclusivamente degli artisti, nel cap. Ili, i cui nomi furono incisi sulle monete siracusane. Gli altri tre capitoli, che chiudono il lavoro, contengono il confronto fra la mo- netazione siracusana e le altre affini (cap. IV), il significato della testa femminile sul diritto delle monete (cap. V) e in. fine la determinazione dei tetradrammi segnati (cap. VI). Seguono gli indici, che rendono più utile la consultazione del testo, quanto delle tavole. E un'opera seria e fatta con solida e completa preparazione, che merita ogni lode. Ruzicka (Leon). Die Mùnzen von Serdica. — Vienna, Numismatische Gesellschaft, 1915, pagg. 1-82. Dopo un elenco di tutti i medaglieri e i collezionisti che prestarono la loro opera alla miglior riuscita del lavoro, e un ricordo speciale ai benemeriti numismatici, che rammentiamo sempre anche noi con grande piacere, dott. Behrendt Pick e prof. Kurt Regling, l'A. entra nell'esame del luogo e del- l'importanza storica di Serdica, l'attuale capitale del giovane regno Bulgaro, Sofia, per passare poi a considerarne la mo- netazione antica nella sua storia dall'atto di istituzione della officina monetaria da parte dell'imperatore M. Aurelio (161- 169 d. C.) fino a Gallieno (253 d. C.). Interessante è l'esame dei tipi delle monete, pel quale l'A. trova che si ripetono le regole fondamentali già esposte dal Regling per le monete della Grecia Settentrionale e dal Pick per il suo lavoro su Marcianopolis e Nicopolis. Il ritratto dell'imperatore con lancia e scudo si osserva riprodotto solo in alcuni speciali casi, o in occasione della presa di possesso del governo imperiale, poiché troppe volte troviamo sulle monete di Caracalla e di Gallieno un volto giovane e non in correlazione con le date di coniazione. 112 BIBLIOGRAFIA Riguardo poi alle divinità, che sono rappresentate molto frequentemente sulle monete di Serdica, nota giustamente l'A. che non si deve credere ad altrettanti culti locali, quante sono le rappresentanze delle divinità che incontriamo sulle monete. Dopo una dissertazione sui tipi piìi salienti di Apollo latros e Kitaroidos, e sul significato che pel commercio lo- cale di Serdica può essere tratto dalle frequenze dei tipi di Hermes e di Dionisos, il Ruzicka passa al minuto e diligente elenco delle monete da Marc'Aurelio a Gallieno e a Salo- nina, sua moglie, dando così un sicuro e ricco contributo alla storia della monetazione antica, e in ispecie alla numi- smatica greca. Das Geld aller Vòlker. Serie seconda. — Lipsia, Adolfo Henzes, 1914. È questo una specie di Atlante contenente le riproduzioni colorate delle monete moderne in oro, argento e rame, e in carta monetata della Francia, della Grecia, dell'Inghilterra e dell'Italia. Si tratta di dare al lettore un'idea esatta e pratica di ciò che costituisce il numerario corrente dei vari Stati odierni, cosicché è pubblicazione che ogni stabilimento, ogni museo, ogni associazione, oltre le banche e le casse di risparmio, dovrebbe possedere e consultare. Macchioro (V.)-Correra (L.). Neapolis " Rivista di ar- cheologia, epigrafia e numismatica „. — Napoli, Fran- cesco Perella. Anno I, 1913 ; anno II, 1914. Quantunque non abbiamo ricevuto più dopo il primo fascicolo di saggio del 1913 gli altri fascicoli, come sarebbe doveroso inviare a titolo di recensione, segnaliamo al pub- blico degli studiosi e anche dei numismatici, questa Rivista dotta ed elegante che abbraccia tutti i campi delle antichità classiche e dell'archeologia, e tiene al corrente il lettore per mezzo di copiose notizie bibliografiche della produzione li- braria annuale anche per la numismatica. Nitida la edizione e ricca di riproduzioni zincografiche, BIBLIOGRAFIA II3 Neapolis si raccomanda da sé per la coltura archeologica e numismatica in genere, ma in specie poi per la relazione degli scavi di Pompei e in genere di tutta l'Italia Meridio- nale e delle Isole. Archiv fùr Medaillen-iind Plaketten-Kunde. — Halle a. d. Saale, Riechmann, 1914. Anno I, fase. I (1913-1914). È una simpatica affermazione di fede medaglistica questa pubblicazione periodica, che colma la lacuna notata nel campo della storia documentata e dell'arte della medaglia e della placchetta. Alla pubblicazione aderirono oltrecchè i componenti, collezionisti e studiosi privati che coltivano le nostre discipline, anche i rappresentanti dei Medaglieri di tutto il mondo civile. Fra gli italiani figurano soltanto come aderenti e collaboratori Serafino Ricci, del Medagliere Na- zionale di Brera in Milano e B. Supino, professore di storia dell'arte nella R. Università di Bologna. La Redazione è composta del dott. Gay Habich e del dott. Max Bernhart di Monaco; il primo fascicolo contiene lavori di G. J. Hill, Jean de Foville, Victor Tourneur, Georg Habich, Hans Stòcklein e promette molto bene. Auguri di feconda vita scientifica e artistica! S. Ricci. Ardizsone (G.), Medaglie coniniemorative dei XI Congressi degli scienziati italiani. Firenze, 1914. Canonica (dott. Giuseppe), La zecca di Cortemilia dei marchesi Del Carretto. Carmagnola, libr. J. Clava, 1914, in-8, pp. 99 con pro- spetto e 4 tavole. Carelli (nob. Guido), Tre medaglie di Casa Carafa, cenni storici genealogici. Napoli, Melfi, 1914, in-8. Carove (ing. Luigi), Il castello di Musso e le sue cave di marmo. Milano, Alfieri e Lacroix, 1914, in-8 ili. [A pag. 5 e 9, tavole illustrative delle monete coniate nella zecca di Musso dai Tnvulzio e dal Medeghino]. Diipré {A. G.), Riduzione delle lire italiane in sterline : prontuario. Mi/ano, tip. Capriolo e Massimino, 1914, in-8, pp. 407. falconi (Paolo), Le monete piacentine. Piacenza, Enrico Chiolini, libr. edit. tip., 1914, in-4 picc», pp. 107. Magnaguti (Alessandro), Studi intorno alia zecca di Mantova. Se- 114 BIBLIOGRAFIA conda parte : I duchi (linea primogenita) 1530- 1627, con dieci illustra- zioni nel testo. Milano, Cogliati, 1914, in-8 gr., pp. 77. Prota {Carlo), Maestri ed incisori della zecca napolitana ricavati da documenti del R. Archivio di Stato di Napoli [Pubblicazione offerta in dono dal Circolo numismatico napolitano ai suoi SociJ. Napoli, tip. Melfi e Joele, 1914. Relazione sui servizi della R- zecca per l'esercizio finanziario 1912- 1913 (Ministero del tesoro : direzione generale del tesoro). Roma, tip. Unione ed., 1914, in-8 fig., pp. 120 con 7 tavole. Vitalini {Ortensio), Supplemento alle monete dei papi descritte in tavole sinottiche dal dott. Angelo Cinagli, compilato per le monete bat- tute nel pontificato di Pio IX e nell'interregno della repubblica romana. 2.a ediz.*, arricchita di aggiunte e del valore attribuito a ciascuna mo- neta. Camerino, tip. Savini, 1914, in-4, pp. 21. Collections sigillographiques des MM. Gustave Schlumberger et Adrien Blanchet. Six-cent quatre-vingt-dix sceaux et bagues. Paris, Pi- card, 1914 [cfr. la recensione di G. Castellani in Rivista storica italiana, fase. I, 1915, pp. 7-11]. Decken {M.), Das Geldw^esen der deutschen Kolonien. 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La conquista della Libia nelle medaglie {icfii-igi4). A proposito del recente libro di Stefano Carlo Johnson. — Perini (cav. Quintilio). Contributo alla me- daglistica trentina. XIII. — Bibliografia : [Le monete del Reame di Na- poli, ecc., di Memmo Cagiati]. — Notizie varie. — Necrologie : [Maria Aprile Tribolati; comm. Luigi Maggiulli ; cav. dott. Giuseppe Sordini; e jmm. arch. Camillo Boito]. — Libri in vendita, ecc. N. 4, luglio-agosto. — Gradara (dott. C). Sulla data di emissione di una medaglia di Costanzo IL — Perini (Q.). Contributo alla fnedaglistica trentina [cont. e fine]. — Donati (Giovanni), Dizionario dei motti e leg- gende delle monete italiane [continuazione : lettera S]. — Gerola (Giu- seppe). Sigilli Veneto cretesi. — Gioppi (L.). Medaglia in onore del cardi- nale De Angelis, arcivescovo di Fermo. — Notizie varie: [Nuovi coni; Lavori della commissione tecnico-monetaria; Monete di nikelio in Fran- cia; Le monete dell'interregno papale]. — Libri in vendita, ecc. ii6 BIBLIOGRAFIA il Supplemento all'opera " Le Monete del Reame delle Due Sicilie „ da Carlo I d'Angiò a Vittorio Emanuele II, a cura dell'autore Memmo Caciai i. — Anno IV. Napoli, 1914. Anno IV, N. 1, aprile-giugno 1914. — Cagiati (Memmo). In memoriam ejus [Antonino Salinas]. — Lo stesso. Correzioni ed aggiunte al 2.'^-j.° fascicolo dell'opera Le monete del Reame delle Due Sicilie. — Tofano (Alberto). Le monete, coniate in Aquila, da Carlo li imperatore, nella prima metà del secolo XVI. — Cosentini (B.). Su alcuni " Dieci iornesi „ di Francesco II di Borbone. — Corso (Raffaele). Nummus Sponsalitius. — P0STERAR0 (Luigi). Un ripostiglio di monete recentemente rinvenuto in Capua. Pubbliche e grana coniate in Napoli al tempo della Repubblica Napolitana {1648). — Cosentini (B.). / disegni pel rovescio della medaglia commemorativa della " Strada di ferro per Caserta „. — Maktinori (Edoardo). Dall'opera " Vocabolario generale delle monete „ [contin,]. — Pesce (avv. Carlo). Lo stemma della città di Lagonegro [primo saggio dell'opera altamente encomiabile progettata da Memmo Cagiati Sugli stemmi civici e sulle antiche Imprese dei Comuni del Regno d'Italia']. — Libri, riviste, cataloghi. — Notizie : [Il Circolo numismatico napolitano, IO agosto 1913-10 agosti 1914]- Rassegna Numismatica. Roma. Anno XI. N. 4, luglio 1914. — Correrà (prof. L.). Ripostiglio di vii- toriati. — Palmieri (Palmiero). Lucca, Denaro di Corrado I imperatore (loió-iojp) — Rassegna bibliografica. — Varie la s : Istituto italiano di numismatica; Il labaro di Costantino; Circolo numismatico napoletano; La circolazione monetaria e la guerra. — Necrologie : [Barclay Vincent Head ; Isidoro Falchi ; Alfredo Federico Marchisio]. — Notizie. — Ven- dile: [monete papali]. — Pubblicazioni pervenute in dono, ecc. Revue belge de numismatique. Bruxelles. Troisième livraison, 1914. — Dattari (G.). Numismatique constanti- nienne. — Jonghe (V.'* B. de). Deux monnaies de Gronsveld. — Visart de Bocaumé (Alb,). Les jetons de la Chambre des courtiers et de la Chambre de commerce de Bruges. — Witte (Alph. de). Jean van Hattem, graveur bruxellois de monnaies et de Jetons. — Tourneur (V.). La colleciion Lae- vinus Torrentius. Un cabinet de médailles en Belgique au XVh siede. — Necrologie: J. Schulmann, le lieut. colonel Henri Joos. — Bibliographie. — Faits divers: La plaquette du 70^ anniversaire de la naissance de S. A. 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Di alcuni i ecenti donazioni fatte alla biblioteca Ambrosiana [Notevoli 200 volumi di numismatica che accompagnano un ricco medagliere di monete romane e di altre città d'Italia; ed una copiosa raccolta napo- leonica con una bella collezione di stampe : il tutto è dono del defunto cav. Enrico Osnago]. Rivista di storia di Alessandria, fase. LIV, pp. 225 e fase. LV, 1914: Chiaborelli (C). Una moneta rinvenuta in Acqui (di Ferdinando il Cat- tolico ed Elisabetta di Castiglia, 1504). — Una controversia per il eorso delle monete in Alessandria (1624). bibliografìa 123 BULLEI'IN DE LA SOCIE l'É DE GÉOGRAPHIE DE ROCHEFORT, n. 4, I913 : Aritaud (Frécieric). Découverte d'une cachette de médailles roinaines, commune de Landrais (Charente-Inférieure). BuLLEiiN DE LA sociÉTÉ d'études des hautes-alpes, I trimestre, 1914: Manteyer {Georges de). Les Ecus de Faucon. Carnet de la sabretache, maggio 1914: Bordeaux (P.). MéJailles de cantinière et de vivandière. 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L'artista vi raffigurò il busto sul quale la statua di Mi- nerva stende una palma ; l'epigrafista vi scrisse : QVOD BONVM FAVSTVM FELIX - SALVTAREQVE SIT IVLIO DE PETRA V G INTER SENATORES COOPTATO SODALES COLLEGI NUMIS- MATICI - NEAPOLITANI GRATVLANTVR T26 VARIETÀ Per deliberazione consigliare la targa venne eseguita in soli cinque esemplari, destinati : il primo al festeggiato prof. De Petra, il secondo alla Società Numismatica Italiana, il terzo all'Istituto italiano di Numismatica, il quarto al Cir- colo Numismatico Milanese ed il quinto al Circolo Numisma- tico Napolitano. Fu il 7 marzo corrente che tutti i componenti il Consi- glio direttivo del Circolo napolitano si recarono in casa del prof. De Petra e l'avv. Memmo Cagiati, nella qualità di Con- sigliere delegato, presentò la targa al venerando maestro con l'espressione di omaggio affettuoso di tutti i consoci. Profondamente commosso, il prof. De Petra ringraziò con quella squisitezza di sentire che è propria del suo animo virtuoso e buono. La Società Numismatica Italiana presenta pubblicamente i più sentiti ringraziamenti alla squisita gentilezza del Cir- colo Numismatico napolitano. La Direzione. Due medaglie dell'epoca Napoleonica forse uniche ed inedite. — Il periodo Napoleonico, già così ricco di og- getti e di documenti, offre tuttavia ogni giorno ancora nuovi punti di ricerche e di studio. Per gli studiosi di quell'epoca gloriosa e fastosa, per i numismatici in genere, le due me- daglie qui descritte e per la prima volta sottoposte al pub- blico, offrono senza dubbio un interesse storico non disprez- zabile. Né runa né l'altra medaglia, che io sappia, è mai stata descritta né riprodotta. La prima medaglia (v. fig. i), è una prova in piombo di medaglia di premio della Repub- blica Italiana (1802-04). Nel recto il verso corre: AETERNAM SERVATE DEAM, SERVABITIS VRBEM. Forse in questo caso si può intendere urbs nel senso generico come stato e non come città. La figura seduta è Unicron, fra i noti simboli : la civetta, la sfera, ecc.; è in atto di porgere un ramo di lauro. Nel verso le armi della Repubblica Italiana, la bilancia sopra spada e palma incrociate. Misura: 43 mill. di diametro. Metallo: piombo. VARIETÀ 127 È bene notare che il recto col verso latino e il verso colla dicitura italiana sono una sconcordanza insolita nelle medaglie ; perciò il recto, anche per lo stile della figura, Fig. N. X. oltre che per la citazione latina, si potrebbe ritenere di epoca anteriore cioè della fine del 1700, utilizzato per farne una medaglia di premio scolastico accademico, mentre il verso fu appositamente inciso. La medaglia forse non è per Milano ma per Bologna, e forse un premio di quella Università, Fig. N. 2. unico istituto veramente suptriore nel lerritcrio della Re- pubblica. A Bologna poi le medaglie gettate in piombo sono frequenti nel periodo anteriore ed anche posteriore al 1800. 128 VARIETÀ Non mi è stato possibile rintracciare nessun decreto che potesse suggerire qualche indicazione più precisa per stabi- lire a quale scopo questa medaglia fosse destinata e in quale anno venne coniata. La medaglia proviene dalla Raccolta Romussi e fu da me acquistata all'ultima vendita del feb- braio passato. La conservazione è discreta. La seconda medaglia (v. fig. 2), invece è prettamente Milanese. È un distintivo municipale di Commesso di Sanità in Milano, posteriore al gennaio del 1813, epoca nella quale da Napoleone fu concesso a Milano lo stemma che la medaglia riproduce sul recto. Certamente i dischi erano punzonati e caso per caso venivano incisi i titoli che il comune distri- buiva. V. Comandini : Italia nei Cento anni, voi. I, pag. 613. La medaglia è in piombo e misura 50 mill. di diametro. La dicitura è incisa a mano. Ottima la conservazione. Milano, Marzo 191S. Dott. Roberto Cramer. II Concorso Grazioli per la medaglia e gli incisori italiani. — Avendo la Direzione del Medagliere Nazionale di Brera, dopo la nota mozione del Consiglio della Società Numismatica Italiana, insistito presso la Presidenza dell'Ac- cademia di Belle Arti di Brera per una maggiore determi- nazione nella qualità del lavoro di incisione per mezzo del conio per l'ammissione al Concorso Grazioli, l'illustre com- mendatore Giovanni Beltrami, gentilmente aderendo, fece pubblicare la seguente nota, che è bene sia posta a cono- scenza del pubblico : " La Presidenza dell'Accademia di Brera in Milano — a proposito del Concorso Grazioli per l'incisione delle medaglie, testé bandito — ritiene debito suo di render noto che i coni d'acciaio da cui trarre le medaglie che verranno presentate al Concorso medesimo dovranno essere esclusi- vamente incisi a mano e non altrimenti. Ciò valga a chiarire fin d'ora che non verranno accettate, o comunque accettate, non verranno premiate, le medaglie ottenute da coni incisi con mezzi meccanici di riduzione. L'Accademia, nell'esporre questi suoi intendimenti non fa che seguire il pensiero del benefico fondatore „. VARIETÀ 129 Il Circolo Numismatico Napoletano e le conferenze di storia e di numismatica. — Questo Circolo, sorto per l'impulso e per l'energica azione del chiaro e benemerito nu- mismatico avv. cav. Memmo Cagiati, nostro Consigliere della Società Numismatica Italiana, ha la fortuna di raccogliere nella sua attività archeologi, storici, critici d'arte, professori universitari, oltreché numismatici e collezionisti dilettanti, fondendo insieme a Napoli quell'attività che qui a Milano è suddivisa fra la Società Storica, la Società Archeologica, la Società Numismatica, il Circolo Filologico Milanese e il Cir- colo Numismatico Milanese. Va dato quindi plauso incondizionato al Cagiati e al manipolo dei suoi volonterosi colleghi, per la diffusione della buona e sana coltura archeologica, numismatica, storica e artistica che si irradierà, speriamo, sempre maggiore a Na- poli, dall'ancor giovane sede di S. M. a Cappella Vecchia, a Piazza dei Martiri, 51. Intanto fin dal 27 gennaio il prof. comm. Luigi Correrà vi tiene una serie di letture intorno allo Studio della numi- smatica greca, e il 6 marzo il colonnello cav. Guglielmo Cerqua vi svolse la conferenza : La Campania ed i Campi Flegrei. Insegnamento numismatico alla R. Accad. Scien- tifica Letteraria di Milano. — Il prof Serafino Ricci, li- bero docente di antichità e di epigrafie classiche alla R. Ac- cademia Scientifica Letteraria di Milano diede principio al suo Corso libero nell'Aula Magna, martedì 23 marzo, alle ore 14, svolgendo nella prolusione il tema : Trofei e segni di vittoria nell'antica monetazione romana dinanzi a un pub- blico scelto e numeroso di studenti dell'Accademia, di pro- fessori e di studiosi. Il Ricci fu molto applaudito. La zecca di Fossombrone. — Mons. Augusto Verna- recci nel secondo volume di " Fossombrone dai tempi anti- chissimi ai nostri „ pubbHca in una tavola tre diversi esem- plari posseduti dal Museo Civico di Fossombrone della nota monetuccia di Guidubaldo I duca di Urbino che porta al ro- vescio la leggenda: DE FOROSEMPRONIO. Aggiunge poi che 17 130 VARIETÀ da un documento del 1496, esistente nell'Archivio Arcive- scovile di Spoleto, si ha notizia di un M.° Nicolò di Giuliano zecchiero a Fossombrone, il che può far credere, contraria- mente all'affermazione del Reposati (I, 392, e Zanetti, I, 41) che le monete in parola fossero effettivamente coniate a Fos sombrone e non altrove, e ciò in accordo con l'antica tra- dizione locale che afferma l'esistenza della zecca. Mons. Ver narecci, storico coscienzioso, si contenta per ora di segna lare la notizia agli studiosi, riserbandosi di pubblicare per intero il documento e di fare nuove ricerche negli archivi locali per vedere se ne vengano fuori altre notizie a con fermare l'esistenza, oggi assai probabile, di una zecca a Fos sombrone sotto il principato di Guidubaldo I di Montefeltro g. e. Il corso libero di Numismatica e dì Medaglistica, tenuto dal prof. Serafino Ricci alla R. Università di -Pavia, ebbe principio giovedì 25 marzo alle ore 16, nell'aula X. Il tema della prolusione fu : Pavia e Milano nella storia della monetazione italiana. Le lezioni saranno proseguite in con- formità dell'orario. Monete antiche rinvenute a Pavia. — Nel dicembre scorso, nella cripta che fu sotto la direzione della R. So- praintendenza ai Monumenti della Lombardia recentemente scoperta a Pavia in San Giovanni Domnarum, vennero allo scoperto circa quattrocento monete del primo Medio Evo, che appartengono in gran parte a Pavia, ma che contengono elementi stranieri. L'esame fatto dal Direttore del Medagliere Nazionale di Brera, per incarico della Sovraintendenza ai Musei e Scavi di Pavia, darebbe per risultato che oltre un buon numero di monete di tipo solito di Enrico II, che fu più volte a Pavia, vi si rilevi anche la presenza di grossi •denari sul tipo francese di Brioude, di fattura barbara, che paiono ancora fatti con conio a sbalzo come le incuse ar- caiche, mentre hanno l'impronta con la leggenda d'ambo le parti, che mal si comprende anche per la leggerezza del tondino il quale pare quello d'una bratteata. VARIKTÀ T3I La leggenda MONETA — SCE MARIAE (e non MANVE come credono vari numismatici) con la croce d^un lato e una specie di rosa a sei petali dall'altro, pare si riferisca al culto locale, e nulla più, poiché le monete, di cui esistono quattro varianti, appartengono ai vescovi di Puy, che ebbero fin dal 924 il diritto di battere moneta da parte del re Raoul. Non appena sarà inviata la Relazione scientifica al Mi- nistero, ne pubblicheremo il riassunto e le conclusioni. La necropoli di Rasa di Velate in Valcuvia e il materiale numismatico ivi raccolto. — Il cav. dott. Vi- taliano Tonta, proprietario di fondi a Rasa di Velate, accor- tosi che molte tombe in occasione di rimaneggiamento di terra erano andate manomesse e il materiale archeologico di- sperso, nella certezza di trovare una necropoli, si mise a fare scavi sistematici e a scavare con tutte le precauzioni dovute. Di recente, alla presenza delle Autorità, del Sotto- prefetto di Varese, dell'on. Pavia, del Sindaco di Velate e di altri invitati, si festeggiò il rinvenimento archeologico da parte del dott. Tonta, e si discusse dell'importanza della sco- perta dal lato archeologico e storico. Risultarono finora sco- perte una ventina di tombe a cremazione e una grande quantità a inumazione ; da ciò la continuità contemporanea- mente di entrambi gli usi. Del materiale archeologico, che è raccolto nella villa del dott. Tonta, si distinguono gli og- getti e le monete. Questi sono i soliti vasi ossuari e cinerari, aghi crinali, unguentari in vetro, patene per le offerte di rito, anfore, fibbie, pugnali, braccialetti in bronzo con teste di serpenti, fibule, cesoie, cuspidi di lancie, e perfino molti car- boni, quali resti della cremazione. Delle monete, quelle spe- cialmente decifrabili, misero in luce tanto bronzi di Adriano (117-118 d. C), quanto monete di Valente (364-378) e di Co- stantino Magno (306-337 d. C). Quando tutti questi elementi di studio saranno ordinati nel Museo locale, che il dott. Tonta intende di aprire al pub- blico, allora si potrà farsi un concetto più esatto dell* impor- tanza della scoperta, la quale ora farebbe risalire la necro poli di Velate ai secoli II, III e IV dell'impero romano. S. Ricci. 132 VARIETÀ Un libro intorno alla moneta italiana dalla Rivolu- zione francese ad oggi. — Si annuncia prossima la pub- blicazione di un libro destinato, piìi che a far rumore, ad es- sere utilissimo nella ricerca talora febbrile dei raccoglitori e dei commercianti. Ne è autore il dott. Giovanni Carbonesi, segretario della R. Commissione tecnico-artistica monetaria. Vi è una parte introduttiva, che a guisa di prefazione storica, riassume gli avvenimenti e dà i cenni relativi alla moneta- zione italiana del periodo. Segue l'illustrazione in tavole ampie e chiare delle monete coniate, tanto dall' Italia quanto per le colonie, dalla Rivoluzione francese fino ai nostri giorni. Il libro è indispensabile agli uomini d'affari ; da ciò la probabilità di un'immensa diff"usione. Ma non è opera meno interessante per gli studiosi, poiché contiene, oltre alla parte illustrativa, raccolto e ordinato un immenso materiale legi- slativo, statistico e bibliografico. Non appena potremo vedere il volume, ne daremo ampia recensione in questa Rivista. S. Ricci. Come punivano i falsi monetari dagli statuti di Arona, Intra e Pallanza, nel trecento. — Sarebbe inte- ressante di fare il confronto dei principali statuti italiani del Medio Evo onde vedere a quale pena andassero incontro i falsi monetari. Quasi generalmente trattavasi di pena di morte col fuoco, se le forti multe non venivano entro il fis- sato termine pagate. Di recente l'egr. dott. Emilio Anderloni ha pubblicato gli Statuti, fin qui inediti di Arona (i). Appunto i paragrafi 31 e 32 che qui sotto riportiamo riflettono i falsari e gli spenditori di monete false. 31. — De pena faiientium monetam falsam. Item statuerunt et ordinaverunt si aliqua persona burgi Arone vel aliunde fecerit vel fieri fecerit monetam falsam vel tonsaverit seu falsificaverit seu tonsari vel falsificari fe- (i) Statuii del Lago Maggiore e della l^al d'Ossola del secolo XIV . Roma, Loescher, 1914 (Del " Corpus Statutorum italicorum „ sotto la direzione di Pietro Sella, voi. 6°), pag. 80. VARIETÀ 133 cerit in ipso burgo vel in eius districtu, solvat comuni prò bano qualibet vice libras centum tertiolorum et cum dampnis et expensis. Et totidem solvat qui ad predicta et singula de- derit consilium vel auxilium. Et illa persona que, utsupra, comiserit, si non solverit, ut supra, infra dies xxx post con- dempnationem, puniatur corporaliter ultimo suplitio et in igne comburatur, ita ut moriatur. Et si in vi comunis non perve- nerit, baniatur et eius bona usque ad dictam quantitatem sint confiscata et publicata comuni. Et de predictis etiam sine acusatore debeat inquiri et procedi cum effectu. 32. — De pena utentium moneta falsa. Item statuerunt et ordinaverunt si aliqua persona usa fuerit scienter in aliqua parte iurisdictionis Arone moneta falsa a soldis V imperialium supra, solvat comuni de banno libras xxv tertiol. et plus ad voluntatem conscilii comunis qualibet vice et dampnum patienti restituat aut pedem amittat, si infra dies xv° post condempnationem non solverit, ut supra, et dampnum patienti non restituat. Et si in vi comunis non pervenerit, baniatur et ejus bona sint publicata comuni usque ad dictam quantitatem et ultra ad voluntatem conscilii. Et quilibet qui scriverit aliquem in ea jurisdictione spendere in ea quantitate de ea moneta teneatur denuntiare rectori et hoc sub pena ad voluntatem conscilii. Et de predictis omni- bus et singulis debeat inquiri et procedi cum effectu. Et si dieta moneta falsa usa fuerit a soldis v supra usque ad soldos decem imperialium, ut supra, quod solvat comuni prò banno qualibet vice libras x tertiolorum. Gli statuti d' Intra e Pallanza, del medesimo secolo {1393) e parimenti ripubblicati nel citato volume dall' Anderloni (v. pag. 371) condannavano i falsi monetari alla multa di L. 50; non pagandola entro un mese della condanna, anda- vano soggetti alla pena del fuoco. Egual pena era stabilita pei tosatori di monete. Per il Pisanello. — Un buon riassunto degli studi e dei risultati delle ricerche del Biadego intorno al Pisanello (1907-1911) ha fornito il prof. dott. Arnold Luschin di Eben- 134 VARIETÀ greuth, nell'ultimo volume della Numismatische Zeitschrift di Vienna (XLVII, 1914). Egli giustamente fa rimarcare che la seconda edizione dei bel libro dell' Hill sul Pisanello, colla data del 1911 (la prima è del 1905) è una semplice ristampa della prima e che non vi ha tenuto conto delle scoperte del Biadego, scoperte di capitale importanza per il casato e la patria dell'insigne medaglista. Un fratello del cardinale Gallio zecchiere. — Gli Appunti sulla zecca dei Cibo e sui mss. inediti di Giorgio Viani pubblicati nel fase. I del 1914 del sempre interessante Gior- nale storico della Liinigiana da U. Giam paoli recano un par- ticolare importante per la famiglia Gallio di Como e che non ci consta fosse finora nota. A pag. 7 in un documento del 1574 è ricordato lo zec- chiere " m.' Pietro Galli che è fratello del Cardinale di Cona (?) „. Ora il Cona va più esattamente letto per Como e rosi nello zecchiere Pietro abbiamo a riconoscere un fratello lei celebre Tolomeo Gallio, cardinale di Como. Questo Pietro lion figura nella genealogia del casato, pubblicata dal Litta. ATTI SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA Seduta del Consiglio 14 Febbraio 1915. (Estratto dai Verbali). Il Consiglio è convocato per le ore 14 in Via Filodram- matici IO. I. — Sul capo I dell'Ordine del giorno " Importante comunicazione del Consigliere cav. Memmo Cagiati „, questi ha preso la parola ed, a nome del Circolo numismatico na- politano, di cui è il Presidente, e dell'Istituto italiano di nu- mismatica, di cui è Consigliere, esprime un suo voto, di già approvato ad unanimità dal Circolo numismatico napolitano e dall'Istituto italiano di numismatica, così formulato: " presentare alla Direzione delle Antichità e Belle " Arti un Memorandum, in cui si chieda che ogni Socio " iscritto nell'Albo della Società numismatica italiana ed in " quello dell'Istituto italiano di numismatica, del Circolo nu- " mismatico milanese e del Circolo numismatico napolitano, " abbia diritto ad una Tessera di libero ingresso nei Gabi- " netti numismatici dei Musei del Regno, rilasciata dalla " Direzione delle antichità e Belle Arti, nonché la possibilità " di poter esaminare e studiare quelle monete che dai vari " Gabinetti numismatici sono possedute e . la possibilità di " ottenere, mediante domanda, i calchi di quelle monete oc- " correnti alla riproduzione tipografica nelle pubblicazioni " numismatiche, possibilità, s'intende, subordinate a quei " criteri informativi dei Signori Dirigenti ,;. 136 ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA Il cav. Cagiati illustra e spiega questo suo voto come una necessità per gli studiosi, a cui oggi, se non del tutto vietato, è per Io meno disagevole lo studio del prezioso ma- teriale che oscuramente languisce nei Musei del Regno, ed il Consiglio plaude e si associa al voto del Consigliere Ca- giati e così anche personalmente, il Consigliere prof. Sera- fino Ricci in nome del Circolo numismatico milanese. Il Consiglio, aggiungendo la sua adesione a quella delle altre Società numismatiche italiane consorelle, delibera: che il Memorandum, dai relativi Consigli Direttivi studiato ed approvato, venga poi personalmente presentato alla Direzione delle Antichità e Belle Arti in rappresentanza della Società dal suo Presidente signor conte senatore Papadopoli, come è stata deliberata la rappresentanza dell'Istituto nella per- sona del suo Presidente prof. comm. De Ruggiero e quella dei Circoli numismatici milanese e napolitano nella persona del cav. Memmo Cagiati, per delegazione del primo e quale Presidente dell'altro. II. — Sono eletti a far parte della Società, quale Socio Effettivo: il signor Carlo Ruchat di Firenze (presentato dal cav. M. Cagiati e dal signor Guglielmo Grillo); quale 6'o«'o Corrispondente : il signor Pietro Tribolati di Milano (presen- tato dai signori prof. Serafino Ricci e cav. uff. Ercole Gnecchi). III. — È approvato la composizione del I fascicolo della Rivista per il 1915. Alle ore 16 , esaurito l'Ordine del Giorno, la seduta è levata. Finito di stampare il 7 aprile 1915. RoMANENGHi ANGELO FRANCESCO, Gerente responsabile. FASCICOLO IL SULLA NUiMISMATICA DEI FLAVII I. Le emissioni imperatorie in Oriente durante la Guerra Giudaica. Volendo esporre il risultato di alcune indagini sulla importante monetazione flaviana incomincierò dalle emissioni orientali, entrando ex abnipto in ar- gomento, poiché la critica d'arte numismatica, ma- teriata di fatti, non esige per la sua indole soverchio verbalismo. Soltanto la critica d'arte applicata alle monete può dare alla Numismatica il carattere di scienza positiva, laddove l'epigrafia e la tipologia, che della numismatica propriamente detta sono il necessario completamento, da sole, cioè avulse dalla critica d'arte, anche se trattate con grande erudizione, con- ducono fatalmente all'empirismo. Precedentemente ho già avuto occasione di ac- cennare agli elementi su cui si basa il positivismo numismatico, e mi basterà ora riassumerli : T.° — Le caratteristiche fisionomiche dei ri- tratti, le quali possono anche differenziare da emis- sione ad emissione nella medesima zecca. ; 2.*^ — La il maniera » cioè il modo, col quale sono trattate le linee dei rilievi che costituiscono i tipi del diritto e del rovescio. [40 LODOVICO LAFFRANCHl 3." — La grafia delle leggende, le cui pecu- liarità materiali differiscono tra le varie zecche al- trettanto quanto le calligrafie di diversi individui tra di loro. Questi tre elementi riuniti Jbrmano ciò che nu- mismaticamente si chiama lo « stile w il quale si può definire come Tespressione visibile del gusto arti- stico e della tecnica degli zecchieri. Lo stile accomuna e dimostra essere opera dei medesimi artefici monete che, come le imperatorie d'oro e d'argento e le municipah di bronzo, epigra- ficamente e tipologicamente differiscono tra loro. Delle monete imperatorie di conio orientale emesse durante i primi anni del regno di Vespa- siano alcune rimasero inaccessibili alle mie osser- vazioni, tuttavia dalle indagini fatte sinora, che spero poter completare più tardi, ho potuto stabilire l'esi- stenza di almeno cinque gruppi distinti che rappre- sentano altrettante zecche nelle quali vennero ecce- zionalmente adibiti alla coniazione di monete impera- torie d'oro ed argento i medesimi artefici che ese- guirono i con! per le monete municipali, volgarmente dette imperiali greche o coloniali. Sotto questo aspetto il regno di Vespasiano si assomiglia un po' a quello di Augusto, caratteriz- zato dalla numerosa monetazione avvenuta fuori della capitale. I. — Zecca ignota deW Oriente. Numerosissime emissioni del periodo Galba- Ve- spasiano (822/69, 830/77) comprendenti anche le mo- nete « pseudo repubblicane », impropriamente dette SULLA NUMISMATICA DEI FLAVJI I4I autonome, mostrano di appartenere ad un'unica grande zecca provinciale, ma è ancor dubbia la sua localiz- zazione, se in Occidente (Spagna o Gallia), oppure in Grecia come sembra da confronti stilistici. Le monete che sto per descrivere sono impron- tate ad una grande affinità coi prodotti della zecca suddetta i quali sotto Vespasiano generalmente sono caratterizzati dalla forma epigrafica IMP CAESAR VE- SPASIANVS AVG- T R P ; ma comunque non sì possono accomunare con essi, ed io in attesa di ulteriori in- dagini le assegno ad una « zecca ignota dell'Oriente » per affermare chiaramente la loro separazione dalle monete di Efeso e di Antiochia. I pochi esemplari pervenutici di questa scarsa monetazione, nelle varie effigi più o meno banali di Vespasiano, rivelano diverse emissioni accomu- nate però dalla identità di maniera e di grafia. Anni 822-823/69-70. / Emissione. ^ — IMP CAESAR VESPASIANVS AVG- in leggenda esterna da destra a sinistra. Testa laureata a destra (Ef- figie banale coi tratti di Vitellio). (Tav. Il, n. I). I. :^ — PACIS EVENTVM II Buon Evento a sinistra tenendo colla destra la patera e colla sinistra un fascio di spighe e papaveri. j4rg. Parigi, Gnecchi * (i). Coh. (2), n. 295 colla dizione PACIS EVENT. (Tav. II, n. 2). // Emissione. ^ — Come il precedente ma la leggenda è interna. (Tav. II, n. 3, 5). (i) * Esemplare riprodotto. (2) lì Edizione. 142 LODOVICO LAFFRANCHI 2. I^ — IMPER all'esergo. Vespasiano al galoppo a sinistra levando la destra e tenendo colla sinistra le re- dini (Tipo àtW Adventus). Arg. Coh., n. 221 di Vespasiano e n, 105 di Tito, che è l'esem- plare di Parigi da me riprodotto il quale spetta indubbiamente a Vespasiano. (Tav. II, n. 4). 3. I^ - TITVS ET DOMITIAN CAES PRIN IVVENT Tito e Domiziano galoppanti a destra e tenendo ciascuno un'asta. Or., Ar. Coh., variante ai n. 538, 539. (Tav. II, n. 6). /// Emissione. f& — Come il precedente, effige più magra. (Tav. II, n. 7, ii). 4. ^ — CAESARES VESP AVG circolarmente, FILI scritto da destra" a sinistra all'esergo. Tito e Domiziano, di fronte riguardantesi, tenendo una patera ed un libro arrotolato. Oro, Cajlus, Vendita Hirsch *, Gnecchi *. Coh., n. 52. (Tav. II, n. 8, 9). 5. 91 — ROMA RESVRG-ENS Vespasiano togato a sinistra rialza Roma inginocchiata. Arg.f Museo di Transilvania e da un Catalogo di vendita *. Coh. n. 427. (Tav. II, n. 10). 6. I^ — ROMA PERPETVA Roma seduta a sinistra su di una corazza tenendo la vittoriola ed il parazonio ; dietro di essa uno scudo. Arff. Parigi *. — Coh., n. 425. (Tav. II, n. 12). 7. 9* — IMPER Roma seduta come il numero precedente. Arg. Citato da Vaillant, è probabilmente un caso di ibridismo epigrafico. ^' — Come il preced. ma la leggenda con AV legati. (Tav. II, n. 13). 8. IJi — GENIVM • PR Genio a sin. con patera e cornucopia. Arg. Londra *. — Coh., n. 200 (Tav. II, n. 14). SULLA NUMISMATICA DEI FLAVII I43 ^' — Come il preced., ma la leggenda termina in AV. (Tav. II, n. 15). 9. P — LIBERTÀS PVBLICA La Libertà a sinistra tenendo il beretto e lo scettro. Arg. Coh., n. 259. Museo di Venezia (i) (Tav. II, n. 16). IP^ Emissione. B' - IMP • CAESAR VESPASIANVS AVG • (Talvolta la punteggiatura manca). Testa laureata a destra con effige assai più accurata delle precedenti e rassomigliante a quella delle monete di Efeso. (Tav. II, n. 17, 19, 21). 10. R) — TR FOT all'esergo, COS in alto. Quadriga a destra in cui Vespasiano che tiene lo Scipio ed è accom- pagnato da due fanciulli (Domiziano e Tito). Oro (2), Gnecchi *. — Coli., — . (Tav. li, u. 18). Questa moneta allude al primo consolato di Vespasiano da lui assunto nel 53 assieme a Claudio quando Tito e Domiziano erano an- cora fanciulli. 11. ]^ — MARS CONSERV Marte andante a sinistra e guar- dante di fronte, tenendo l'asta ed il trofeo. Oro, Parigi *. — Coli., n, 264. (Tav. 11, n. 20). 12. ^ — Anepigrafe : fra due insegne militari, due mani giunte che tengono un'aquila. Arg. Parigi e Coli. Monti *. Coh., n. 646. (Tav. II, n. 24). 13. 1^ — VIRTVS AVGVST in due linee verticali da destra a sinistra. Roma a sinistra tenendo il parazonio ed appoggiando.si all'asta. Oro. Napoli *. - Coli., —. (Tav. Il, n. 22). 14. !^. — Identica al n. 3. Gnecchi * — Coh., n. 538, 539. (Tav. II, n. 23). (i) Impronta clic miitninente al n. 2 di Antiochia devo alla cortesia tli G. Castellani. (2) Vedi Rivista Italiana di Numismatica, anno 1888, fase. II. 144 LODOVICO LAFFRANCHl II. — Efeso. Le monete di questa città erano le uniche si- nora identificate geograficamente, pel fatto che esse recano il monogramma oppure, la sigla della zecca, precorrendo di oltre due secoli l'adozione di questo provvedimento in tutte le zecche dell'Impero; esse sono mirabili per fattura artistica e pel forte rilievo dei tipi. Trattandosi però di monete notissime la mia descrizione sarà sommaria. I Anno 822/69. / Emissione senza segno di zecca al ^'. // Emissione con 6 al I^. ^' — IMP CAES VESPAS AVG Testa laureata a destra. (Tav. II, II. 25). 1. I^ — AVG entro corona di quercia. Arg. Coh., n. 37. (Tav. II, 11. 35). 2. 1^ — CONCORDIA AVG a sinistra con spighe e cornu- copia. Arg. Coh., n. 65. (Tav. II, n. 36). 3. 1^ — LIBERI IMP (AVG) VESPAS Tito e Domiziano stanti. Arg. Coli., n. 248. (Tav. II, n. 32). 4. 9 — Medesima legg. Teste fronteggiantesi di Tito e Domiziano. Coh., n. IO di Vespasiano, Tito e Domiziano. (Tav. II, n. 33). 5. I^ — PACI AVGVSTAE Vittoria a destra oppure a sin. Coh., n. 280. (Tav. II, n. 37, 38). 6. ^ — PACI ORB TERR AVG Busto turrito delia Pace a destra od a sinistra. Coh., n. 291-92. (Tav. II, n. 39). SULLA NUMISMATICA t>EI FLAVI! I45 /// Emissione con al )^. ^ - IMP CAESAR VESPASIANVS AVO P (sic!) Testa laureata a destra. (Tav. II, n. 28). 7. P — Come n. 4. Arg. Imhoof-Bluiiier '. — Coli., — . (Tav. II, n. 34). Rimangono a trovarsi le altre varianti di rovescio. Anno 823/70. Emissione unica con 9 al U J) — IMP CAESAR VESPAS AV& COS il TR PPP Testa laureata a destra. (Tav. II, n. 26). 8. I^ — Come n. i. Oro, Arg., Coh., 38 var. 9. 5^ — Come n. 2. Oro, Arg. Coh., 66. 10. Kf — Come n. 3. Arg. Coli., n. 249. 11. ^ — Come n. 4. Arg. Coh., n. i di Vespasiano, Tito e Domiziano. 12. I^ — Come n. 5. Arg. Coh., n. 278. • 13. I^ — Come n. 6. Arg. Coli., n. 289. Anno 824/71. / Emissione con (il H. ^ JI Emissione con EPE al U. - IMP CAESAR VESPAS AVO COS III TR PPP Testa laureata a destra. (Tav. II, n. 27). 14. ^ — Come n. i. Or. Arg. Coli., n. 38, 40, «9 146 LODOVICO LAFFRANCHl 15. ^ — Come n. 2. Or. Arg. Coh , n. 67. 16. R) — Come n. 3. Or. Coh., 250. 17. Il) — Come n. 4. Arg. Coh., n. 2 di Vesp., Tito e Doni. 18. ^ — Come n. 5. Arg. Coh,, n. 276, 279. 19. B — Come n. 6. Arg. Coh , n. 293, 294. B' — IMPERATOR T CAESAR AVGVSTI F Testa nuda op- pure laureata a destra. (Tav. II, n, 29, 30). Solo la li Emissione. 20. ^ — Come n. i. Or. Arg. Coh,, n, 22, 23. 21. tji — Come n. 2. Or. Arg. Coh., 38, 39, 22. I^ — Come n. 5. Arg. Coh., n. 124, 126. 23. I^ — Come n. 6, Arg. Coh., n. 127. 3' - DOMITIANVS CAESAR • AVG F Busto a destra con paludamento e corazza talvolta ornata dell'egida, testa nuda. (Tav. II, n. 31). Solo la II Emissione. 24. ^ — Come n. i. Arg. Coh., n. 22. SULLA NUMISMATICA DEI FLAVIl I47 25. 1^ — Come n. 2. Arg. Coli. n. 38. 26. \^ — Come n. 5. Arg. Coh., n. 336. 27. ^ — Come n. 6. Arg. Coh., n. 337. Anno SnjlA. Di questa emissione, caratterizzata da un asterisco al rovescio, che non ha rapporti colla guerra giudaica, ma bensì coi " quinquennalia „ di Vespasiano, non farei cenno se non si trattasse di monete ai mede- simi tipi delle precedenti. ^ — IMP CAESAR VESPAS AVG COS V TR PPP Testa laureata a destra. (Tav. II, n. 39). 28. J^ — Come n. i. Arg. Coh., n. 39. (Tav. II, n. 41). 29. ^ — Come n. 5. Arg. Coh., n. 280 var. (Tav. II, n. 42). ^ — IMP T CAESAR COS III Testa laureata a destra, (Tav. II, n. 40). 30. R} — Come n. i. Arg. Coh., n. 21. 31. 9 — Come n. 5. Arg. Coh., n. 123. EXevono esistere anche le monete di Domiziano appartenenti a questa emissione, anch'esse caratterizzate dall'astro al rovescio, ma non mi sono note. Nel 830/77 la zecca di Efeso fece probabilmente una emissione, oltre che di monete imperatorie in argento, anche di monete senatorie in bronzo (Dupondi ed assi d'oricalco con SO) ma queste escono dal- l'oggetto della presente memoria, ed avrò occasione di parlarne un'al- tra volta. J48 LODOVICO LAKFRANCHI . > III. — Antiochia. Tacito e Giuseppe Ebreo accennano chiaramente alle iiionete d'oro e d'argento coniate ad Antiochia durante la guerra giudaica : b perciò strano che queste testimonianze storiche in più occasioni ricor- date dai numismatici non li abbiano spronati alle in- dagini per r identificazione delle monete stesse. Le prime monete emesse ad Antiochia subito dopo la proclamazione ivi avvenuta di Vespasiano, il primo luglio 822/69 ad opera delle legioni di Siria e per iniziativa di Mudano, proconsole di detta pro- vincia, assomigliano stilisticamente ai tetradrammi con leggenda greca e col tipo dell'aquila che sono loro contemporanei. La « maniera « colla quale sono trattati i de- nari ed aurei n. 5, 14 della tav. Ili, caratteristici nella banalità delle effigi, assai poco somiglianti e sopra- tutto la grafia delle leggende, li accomuna al tetra- dramma n. 2, 3, e ciò prova la mia tesi, quantunque non abbia potuto riprodurre degh esemplari recanti delle effigi perfettamente identiche i quali riescireb- bero ancora più convincenti. Ma la testimonianza della grafia, è veramente decisiva : infatti le caratteristiche delle lettere V ed A colle aste che si allargano alle estremità sono visi- bilissime tanto sui denari che sui tetradrammi, spe- cialmente su quello n. i. Anno 822/69. ^ — IMP CAESAR VESPASIANVS AVG Testa laureata a sinistra. (Tav. Ili, n. 5, 7). I. I^ — VICTORIA IMP VESPASIANI Vittoria a sinistra sopra un globo, lenendo la palina e la corona. Arg. Parigi, Gnecchi. — Coh., n. 630, 631. (Tav. Ili, n. 6). SULLA NUMISMATICA DKI KLAVII 14^^ 2. Ijf — LIBERTAS PVBLICA La- Libertà a sinistra ccn b-r- reilo e scettri). ^ Arg. Milani (1), Mu^cu Correr (Venezia)*. Coh., n. 260. (Tav. Ili, n. 8) P' — Come il prece Jcnte ma testa laureata a destrn. Cch., n. 259. (Tav. Ili, n. 9, io). 3. 51 — VIRTVS AVO-YSTI in leggenda da destra a sinistia Roma a destra con parazonio ed asta, alla quale è appoggiato uno scudo, calpesta una corazza. Arg. Parigi *, Gnecchi *. Coh., n. 640, 641. (Tav. HI, n. io, 12). Anno 823/70. Jà' — Come n. 3. Oro. Gnecchi*. — Coh., -. (Tav. Ili, n. 13). 4. 1$ — PONT MAX TRIB FOT Livia seduta a destra con ramo d'ulivo e scettro. (Tav. Ili, n. 14). Anno 824/7L Il Milani (2) ha — credo pel primo — fatto consta- tare l'inizio delle leggende che io chiamo « esterne » sulle monete flavie dall'anno 74. Ma questa data si deve riferire alle sole monete della zecca di Roma, non a quelle emesse nelle provincie, specialmente per la zecca di Antiochia la quale mostra le leggende esterne anche sui bronzi di Ottone con S C. La seguente emissione di aurei avvenne dopo (i) Vedi L. A Milani, Di alcuni riposligli di monde romane. Fi- renze, 1886. Ili questo suo lavoro, pregevole per T indagine tipologica ed epigrafica, l'A. non fece però distinzione tra le monete di conio romano e quelle che per l'evidente inferiorità artistica dimostrano di esser state emesse fuori Roma, come questo esemplare e gli altri da me descritti ai n. 9, 18 e 19. (2) Op. cit. 150 LODOVICO LAFFKANCHl che Vespasiano, ritornato a Roma, lasciò al figlio la direzione della guerra. Stilisticamente essa dimo- stra, con grande evidenza, di formare un tratto di unione tra la precedente emissione e quella del 72. Il tipo dell'aureo n. 7 riproduce quello dei bronzi (tav. Ili, n. 19, 20) a leggenda greca, senza nome di zecca i quali vengono comunemente assegnati alla Giudea : nulla osta invece che anch'essi debbano as- segnarsi ad Antiochia, e costituiscano una moneta- zione speciale commemorativa. ,B' — IMP • VESPA • CAESAR • AVGVS in leggenda esterna testa laureata a destra. (Tav. Ili, n. 15). 5. Ri — ROMA in leggenda esterna, Roma seduta a destra tenendo colla destra i) parazonio e colla sinistra l'asta trasversalmente, dietro uno scudo e la faretra. Oro. Londra *. — Coh., n. 402 (Tav. Ili, n. 16). /©" — IMP T CAESAR VESPASIANVS in leggenda esterna. Testa laureata a destra ornata nell'egida. (Tav. Ili, n. 17). 6. p — (VIRTVS) AVGVST in leggenda esterna, Roma a sinistra tenendo il parazonio si appoggia all'asta e calpesta un prigioniero seduto. Oro. Coli. Trivulzio *. — Coh , — . (Tav. Ili, n. 18). 7. Il) — IVDAEA DEVICTA in leggenda esterna. La Vittoria a destra col piede posato su una galea scrive IMP 11 T 11 CAES su uno scudo appeso ad una palma. Oro. Parigi *. — Coh., n. 119 (vedi il disegno in Cohen). Anno 825/72. Quest'anno vide una emissione di tetradrammi a leggenda greca caratterizzati dalla testa di Vespa- siano rivolta a sinistra (tav. Ili, n. 3, 4) recanti al K ^ SltLLA NUMISMATICA DEI FLAVI! ^ST l'aquil^i sull'altare oppure la testa di Tito. L'identità assoluta fra la testa di Vespasiano dei tetradrammi e quella degli aurei n. 2t, 22, 23 mi permette di affer- mare con certezza matematica che entrambi i coni sono opera del medesimo artista. B' - IMP • VESPA(S) • AVG • PM • TRI • P • P • P • COS IMI • In leggenda interna da destra a sinistra. (Tav. Ili, n. 21, 23, 23). 8. P — CAE • DVM (sic!) ET • TI • CÀES • IMP • VESPAS Teste nude fronteggiantesi di Domiziano e Tito. Oro. Napoli, Coli. larrj e Catalogo di vendita *. Coh., n. 8 di Vesp.. Tito e Domiziano. (Tav. UT, n. 25). 9. I\) — IMP CAES VESPAS AVG F TRI PII COS II in leg- genda da destra a sinistra. Testa nuda di Tito a destra. Oro. Napoli, Firenze (i), Vienna *. Coh., 11. 3, 4, idem. (Tav. IH, n. 24). 10. K' — PAX AVGVSTI Vespasiano seminudo a sinistra con asta, rialza l'Oriente inginocchiato, rappresentato da una donna a testa radiata (?). Oro. Londra *. — Coh., n. 322, (Tav. Ili, n. 26). Il Cohen da una errata descrizione del diiitto. ^ — IMP CAES VESP AVG- P M Testa laur. a destra. 11. I^ — Come n. 55. Parigi. — Coh., n. I. I seguenti denari di Vespasiano sono stilisticamente connessi agli aurei di cui sopra e perciò appartengono alla medesima zecca. Il diritto a Tav. III, n. 29, si stacca dagli altri per quanto riguarda il ritratto che è più somigliante e meno rilevato, ma la grafia delle leggende è la medesima. Alla stessa emissione appartengono i denari di Tito che recano gli identici tipi di rovescio, e sono come quelli di Vespasiano abbastanza comuni. (i) Esemplare con epigrafe incompleta descritto da Milani (vedi opera citata). 1-2 4^' — IMP CAES VESP AVG P M COS UH Testa laur. a d. (Tav. Ili, n. 27, 28, 29). 12. li — CONCORDIA AVGVSTI La Concordia seduta a si- nistra con patera e cornucopia. Arg. Coli., II. 74. (Tav. Ili, n. 33). 13. ^ — NEP RED Nettuno col piede sul globo tenendo il tridente e l'acrostolio. Arg. Coh., n. 274. (Tav. Ili, n. 32). 14. I() — Anepigrafe. Vespasiano in quadriga a sinistra te- nendo lo Scipio ed il ramo d'ulivo. Arg. Coh., n. 643. (Tav. Ili, n. 34). 15. p — Anepigrafe. Palmizio, a sinistra l'imperatore rivolto a destra calpestando una galea e tenendo l'asta ed il parazonio, a destra la Giudea in pianto se- seduta a terra. Arg. Coh., n. 645. (Tav. Ili, n. 31), B — T CAES IMP VESP PON TR POT Busto a destra col paludamento, testa laureata. (Tav. Ili, n. 30). 16. 9* — Come n. 13. Arg. Coh., n. 44. 17. ^ — Come n. 14. Arg. Coh., n. 122. 18. ij( — Come n. 15. Arg. Coh., n. 394. 19. J^ — Come n. 16. Arg. Coh., n. 392. I tipi del Nettuno, della quadriga e della Giudea sono copiati dagli aurei contemporanei della zecca di Roma. Il Milani (i) ha erroneamente attribuito la data del 824/71 ai denari di Tito n. 18, 19, forse perchè non fece attenzione alle monete identiche, e quindi contemporanee di Ve- spasiano che recano il COS IMI. (I) Op. cit. SULLA NUMISMATICA DEI FLAVll I53 IV. — Giudea ? Le seguenti monete sembrano emesse in Giudea, a giudicare della loro fattura. f^ — IMP CAES VESPASIANVS AVO Testa radiata a d. (Tav. Ili, n. 35). 1. I^ — VICI AVG La Vittoria a sin. con palma e corona. Oro. Parigi *. — Coh., n. 587. (Tav. Ili, n. 36). ^ — Anepigrafe. Testa radiata del Sole di fronte. 2. 9* — VESPASIANVS Vespasiano di fronte levando la de- stra e tenendo un'asta. Arg. Wigan. — Coh., n. 571. V. — Alessandria. Ho già esposto in un mio lavoro precedente (^) il metodo seguito nella identificazione di questa zecca, e ad esso rimando i lettori limitandomi a descrivere le monete in questione : quella della quale allora si trattava e un nuovo esemplare che mi era ignoto. Anni 822-23/69-70. Vespasiano essendo in Alessandria riceve la notizia della sua proclamazione. ^ — IMP CAESAR VESPASIANVS AVO Testa iaur. a d. (Tav. IH, n. 37). I. P — IMP • T • FLAVIVS • CAESAR • AV • F • Testa laureata a destra di Tito. Oro. Gnecchi *, Londra, Parigi. Coh., n. 3 di Vespasiano e Tito. (Tav. Ili, n. 38), (1) Vedi Gli aurei di conio alessandrino e le monete del tiranno Sa- turnino in Rivista Ital. di Num., anno 1907. 154 LODOVICO LAFFRANCHI Anni 824-25/71-72. 4^ — IMP • CAESAR • VESPASIA • AV& • in leggenda esterna. Testa laureata a sinistra. (Tav. Ili, n. 39). I. P - (IMP • T • FLAVI •) VESPASIANVS CAESAR • in leg- genda esterna. Testa laureata di Tito a destra. Oro. Hirsch già Amecourt *. Coh., — . (Tav, III, n. 40), Milano^ Dicembre 1914. Lodovico Laffranchi. MONETE DI LEONARDO DONA (Continuazione ved. fase. I, 1915). 1. Zecchino. Oro, titolo 1000 (24 carati di fino), peso grammi 3,494 (grani ve- neti 67 «/9.). /& — Sopra una linea orizzontale San Marco in piedi porge il vessillo con banderuola a destra al Doge genuflesso LEON : DONAI, lungo l'asta DVX, die- tro il Santo S • M • VENET in colonna. ^ — Il Redentore benedicente in una aureola elittica co- sparsa di dicianove stelle a cinque raggi, nove a sinistra, nove a destra ed una sotto i piedi • SII • T • XPE • DAT • Q TV • • REGIS • ISTE • DVCAT • 2. Varietà : ^ — SIT T • XPE • DAT • Q • TV REGIS • ISTE • DVCAT • 3. Varietà : P — Quattordici stelle, sei a sinistra, sette a destra, una sotto i piedi SIT • T • XPE • DATO • T REGIS • ISTE • DVC • 4. Varietà : ^ — LEON • DONAT I^ — Come il n. i. 5. Varietà : B' - LEON • DONA • • S • M • VENET 9* — Come il n. 3. 156 NICOLÒ PAPADOPOLI 6. Varietà : ;B' — LEON • DONA • S • M • VENET • 9/ — Diciasette stelle, otto a sinistra, otto a destra ed una sotto i piedi SIT • T • XPE • DAT • Q • TV RECrlS • ISTE • DVCA 7. Varietà : ^y — Come il n. 6. IJ( — Come il n. 3. 8. Varietà : ÌB' — Come il n. 6. ^ — Tredici stelle, sei a sinistra, sei a destra ed- una sotto i piedi SIT • T • XPE • DATO T REGIS • ISTE • DVC 9. Varietà : B' — LEON • DON • • S • M VENET ^' — Ventidue stelle, dieci a sinistra, dieci a destra e due sotto i piedi • SIT • T • XPE • DAT • Q • TV • • REGIS ISTE • DVa • 10. Varietà : /& — Come il n. 9. 1^ — Venti stelle, dieci a sinistra, nove a destra, una sotto i piedi, leggenda come il n. 9. 11. Varietà: ÌB' — Come, il n. 9. ^ — Venti stelle, nove a sinistra, dieci a destra, una sotto i piedi • SIT • T • XPE • DAT • Q • TV • RE&IS • ISTE • DVCA • 12. Varietà : i& - LEON • DON • S • NI • VENET ^ — Come il n. 11 • SIT • T • XPE • DAT • Q • TV • REOIS • ISTE • DVCA • LEONARDO DONA DOGE DI VENEZIA 157 13. Varietà : 3' — LEON • DON S • M • VENET p — Ventuna stelle, dieci a sinistra, dieci a destra ed una sotto i piedi SIT • T • XPE • DÀT • Q • TV • • REGIS ISTE • DVCAT • 14. Mezzo Zecchino. Oro, titolo loco (24 carati di fino), peso grammi 1,747 (grani ve- neti 33*"/9i)- ^ — Sopra una linea orizzontale San Marco in piedi porge il vessillo con banderuola a destra al Doge genuflesso, LEON • DON, lungo l'asta DVX, dietro il Santo • S • M • VENE • in colonna. P — Il Redentore benedicente in una aureola elittica cosparsa di tredici stelle, sei a sinistra, sei a de- stra e una sotto i piedi • EGO • SVM • • LVX • MVNDI • 15. Varietà : & — LEON • DON S • M • VENE • ^ — Sedici stelle, otto a sinistra, sette a destra ed una sotto i piedi, leggenda come il n. 14. 16. Varietà : ^ — Come il n. 15- 51 — Come il n. 14 • EGO • SVM • • LVX • MVNDI 158 NICOLÒ PAFADOPOLI 17. Varietà: ÌB' — LEON • DON • S • M • VENE P — Diciassette stelle, otto a sinistra, otto a destra, ed una sotto i piedi EGO • SVM • • LVX • MVNDI 18. Varietà: ^ — Come il n. 17. ^ — Quattordici stelle, sette a sinistra, sei a destra ed una sotto i piedi, leggenda come il n. 16. 19. Quarto di Zecchino. Oro, titolo 1000 (24 carati di fino), peso grammi 0,873 (grani ve- neti 16 «Vei) ^' — Sopra una linea orizzontale San Marco in piedi porge il vessillo con banderuola al Doge genu- flesso, a destra LEONAR, a sinistra • DONATO -, lungo Tasta DVX • in colonna. 1^ — Il Redentore benedicente in una aureola elittica co- sparsa di tredici stelle, sei a sinistra, sei a destra ed una sotto i piedi • EGO • SVM • • LVX • MVN • 20. Varietà :' ^ — Undici stelle, cinque a sinistra, cinque a destra ed una sotto i piedi • EGO • SVM • LVX • MVN • 21. Varietà : ^ — LEONAR • DONATO DVX -pi — Come il n. 19. 22. Varietà : ^' — LEONAR • DONATO DVX I^ — Come il n. 19. LEONARDO lìONA DOGE DI VENEZIA i59 23. Varietà : ^ — LEGNAR DONATO DVX I^ — Come il n. 20, leggenda come il n. 19. 24. Doppio ducato d'oro. Oro, titolo 1000 (24 carati di fino), peso grammi 4,332 (grani ve- neti 83 "/,o„). rC — San Marco seduto in ricca cattedra sopra un gra- dino si incurva porgendo colla destra il vessillo sormontato da una croce al Doge genuflesso che lo riceve colla mano sinistra, un cerchio di per- line chiude le figure • S • M • VEN • LEON • DO- NATO *, nell'es." * DVX * in lettere capovolte. ^ — Leone alato andante a sinistra colla testa di faccia, le zampe posteriori sul mare, le anteriori in terra, quella destra posata sul libro aperto dietro il quale si scorge un castello turrito, il tutto in un cerchio di perline che divide dalla leggenda DV- CATVS • REIPVBLIC/E, esergo * D • Il * R. Museo Archeologico di S. Marco, Venezia. Museo Civico e Correr. 25. Varietà : I^ — Come il n. 24, esergo * D II * Museo Civico, Trieste. Raccolta Papadopoli. 26. Ducato cCoro. Oro, titolo 1000 (24 carati di fino), peso grammi 2,116 (grani ve- neti 41 »7ioo). i6o NICOLÒ PAPADOPOLI ÌB' — San Marco seduto in cattedra porge il vessillo sor- montato da croce al Doge genuflesso che lo prende colla sinistra, un cerchietto chiude le fi- gure • S • M • YEN • LEON • DONAI • esergo ^ DVX ^ in lettere capovolte. P — Leone alato andante a sinistra colla testa di faccia, le zampe posteriori sul mare, le anteriori in terra, quella destra posata sul libro aperto dietro il quale si scorge una torre, un cerchio di perline divide dalla leggenda DVCATVS ^ REIPVB ^ esergo una stella grande fra due minori tutte a cinque raggi. 27. Ducato a'oro col Redentore. ^ — Come il n. 26 • S • M • VEN • LEGNAR • DONAI ^ — Il Redentore nimbato di fronte in piedi sopra una base ornata da una stella a cinque punte, bene- dice colla mano destra e tiene nella sinistra il globo crocifero, entro un cerchio di perline ta- gliato in alto e in basso DEVS • REG-AI REIP • DVCAI • R Museo Archeologico di S. Marco. Raccolta di S. M. Museo Britannico. Raccolta Papadopoli. 28. Ducato d'oro con Santa Giustina. ^D — A sinistra il leone alato andante a destra colla testa di faccia e la zampa sinistra anteriore sul libro aperto ; a destra il Doge genuflesso volto al leone LEONARDO DONÀ DOÓE DÌ VEÌiEtlÀ. l6l tiene il vessillo sormontato dalla croce, un cerchio di perline circonda le figure e le divide dalla leg- genda * S • M • YEN • LEON • DONAT , esergo + DVX ^ in lettere capovolte. I^ — Sopra una breve linea Santa Giustina in piedi col seno trafitto da un pugnale tiene colla destra la palma e con la sinistra un libro entro un cerchio di perline, attorno MEMOR ^ ERO ^ TVI ^ IVSTINA sotto la linea ¥- it ^ Museo Civico e Correr. 29. Mezzo ducato d'oro. Oro, titolo 1000 (24 carati di fino), peso grammi 1,083) (grani ve- neti 20 «''/loo)- (©* — San Marco seduto in cattedra porge il vessillo sor- montato da croce al Doge genuflesso, un cer- chietto chiude le figure, • S • M • YEN • LEON • DONAT esergo 4 DYX ^ in lettere capovolte. '^ — Leone alato andante a sinistra colla zampa anteriore destra sul libro aperto, dietro il libro una torre, entro un cerchio di perline, attorno MED • DYC • REIP • esergo ^ir ^ 30. Zecchino d'argento col diritto della Giustina maggiore. Zan Piero Sagredo, Massaro 1606-07. Argento, titolo 0,948 (peggio 60), peso grammi 45,47 (grani ve- neti 878 V2)- ^ — Sopra una linea orizzontale San Marco seduto in trono benedice colla destra e colla sinistra porge il vessillo al Doge genuflesso che lo riceve colla sinistra tenendo la destra al petto. Sulla bandiera svolazzante leone alato andante a sinistra, l'asta è sormontata dalla croce, il tutto in cerchio di per- line « S : M : YENET : LÉONARD : DONAT : DYX esergo « Z : P : S * l62 NICOLO PAPADOPOLl P — Il Redentore in piedi di fronte con nimbo crociato benedice colla destra e nella sinistra tiene il globo sormontato dalla croce in una aureola elittica co- sparsa di ventisei stelle a cinque raggi, undici a sinistra, dodici a destra, una sopra il capo e due sotto i piedi SIT • T • XPE • DAT • Q • TV • -RE- GIS • ISTE • DVCAT • Museo Civico e Correr. Gabinetto di S. M., Torino. 31. Varietà : ^' — * S : M : VENET : LEGNAR : DONAT : DVX : I^ — Come il n. 30, venticinque stelle, undici a sinistra, undici a destra, una sopra il capo e due sotto i piedi. Dalle schede di Carlo Kunz (1). 32. Zecchino d'argento col diritto dello zecchino d'oro. Zan Piero Sagredo. Argento, titolo e peso come sopra, ]& — Sopra una linea orizzontale San Marco nimbato in piedi tiene il vangelo nella mano sinistra e colla destra porge il vessillo con banderuola a destra al Doge genuflesso che lo prende colla sinistra avendo la destra sul petto ; LEGNAR • DGNATO, lungo l'asta DVX in lettere sottoposte l'una al- (i) Annota il Kunz di non ricordare dove prese l'impronto che gli servì per questo disegno. LEONARDO DONA DOGE DI VENEZIA 163 l'altra, dietro il Santo • S • M • VENETVS • in co- lonna, esergo Ji^ • Z • P • S ^ ■¥• I^ — Il Redentore benedicente come al n. 30 ; ventisei stelle a cinque raggi, dodici a sinistra, dodici a destra, una sul capo ed una sotto i piedi SIT • T • XPE • DAT • Q • TV • • REGIS • ISTE • DVCAT • R. Museo Archeologico di S. Marco. 33. Varietà : Costantino Pasqualigo, Massaro 1607-09. ^' — LEON • DONAT • • S • M • VENETVS • esergo ^ C * P ^ 9^ — Come il n. 30, ventisei stelle a sei raggi, dodici a sinistra, dodici a destra, una sul capo, una sotto i piedi Y SIT ^ T ^ XPE ^ DAT • Q • TV ^ * RE- GIS ^ ISTE ^ DVCAT * Museo Civico e Correr. 34. Varietà : ^ — LEON • DONAT • S • M • VENETVS • esergo ® C- P ® I^ — Come il n. 33 ^ SIT * T ^ XPE ¥ DAT * Q ^ TV ^ ^ REGIS * ISTE * DVCAT ^ Museo Bottacin. Raccolta Papadopoli. 35. Varietà : Costantino Zorzi, Massaro 1609-10. /& — Come il n. 34, esergo * C • Z * '^ — Come il n. 34. Museo Britannico. 164 NICOLÒ PAPADOPOLI 36. Varietà : Fantino Soranzo, Massaro ?-i6io. In oro del peso di grammi 52,15 (i). /B' — Come il n. 32. Il Santo è ritto in piedi sovra un gradino, il vessillo è senza banderuola LEON • DONAI • • S • M • VENETV • esergo * F • S * P — Come il n. 34. Raccolta Papadopoli. 37. Mezzo Zecchino dargento. Zan Pietro Sagredo. Argento, titolo 0,948 (peggio 60), peso grammi 22,735 (grani ve- neti 439 1/4). ^ — Sopra una linea orizzontale S. Marco nimbato in piedi tiene il vangelo nella sinistra e colla destra porge il vessillo al Doge genuflesso che lo prende colla sinistra avendo la destra sul petto • LEON • DONATO , lungo l'asta con banderuola a destra DVX in lettere sottoposte l'una all'altra, dietro il Santo • S • M • VENETVS in colonna, esergo ^ Z • P • S * ^ — Il Redentore in piedi con nimbo crociato benedice eolla mano destra e nella sinistra tiene il globo sormontato da croce, in una aureola elittica co- sparsa di stelle a cinque raggi, dieci a sinistra, dieci a destra, una sopra il capo ed una sotto i piedi SIT • T • XPE • DAT • Q • TV • REGIS • ISTE • DVCAT • R. Museo Archeologico di S. Marco. 38. Varietà : I^ — Come il n. 37 SIT • T • XPE • DAT • Q • TV • RE&IS • ISTE • DVCAT Museo Civico e Correr. (i) Lo Schweitzer cita un esemplare in argento colle iniziali F • S che nessun altro ha mai visto. LEONARDO DONA DOGE DI VENEZIA 165 39. Varietà : B' — Come il n. 37 LEON 19 — Come il n. 37. Museo Bottacin. Costantino Pasqualigo. DONAI -, esergo & C * P 40. Varietà : Costantino ZoRzr. ^ — Come il n. 37 LEON • DONAI • • S • M • VENETV doppia linea d'esergo ® C • Z * S) — Come il n. 37 SII • T • XPE • DAI • Q • IV REGIS • ISIE • DVCAI • Museo Civico e Correr. Raccolta Papadopoli. 41. Varietà : ^' — Come il n. 40 LEON DONAI T^ — Come il n. 40. Museo Bottacin. S M • VENETV 42. Varietà : Fantino Soranzo. B' — Come il n. 40. Il Santo è ritto in piedi sopra un gradino, il vessillo è senza banderuola, esergo ® F • S * ^ — Come il n. 37 • SII • I • XPE • DAI • Q • IV • REGIS • ISIE • MED • DVC • Museo Britannico. Gabinetto di S. M., Torino. i66 NICOLÒ PAPADOPOLI 43. Quarto di Zecchino d'argento. Zan Piero Sagredo. Argento, titolo 0,948 (peggio 60), peso grammi 11,367 (grani ve- neti 219 »/«). ^ — Sopra una linea orizzontale San Marco nimbato in piedi tiene il Vangelo nella sinistra e colla destra porge il vessillo con banderuola a destra al Doge genuflesso che lo prende con la mano sinistra LEON • DONATO lungo l'asta DVX in lettere sot- toposte l'una all'altra, dietro il Santo • S • M • VE- NETVS • in colonna, esergo • Z • P • S • ^ — Il Redentore in piedi con nimbo crociato benedice colla mano destra e nella sinistra tiene il libro, in una aureola elittica cosparsa di stelle a cinque raggi, undici a sinistra, dieci a destra, una sopra il capo ed una sotto i piedi SIT • T • XPE • DAT • Q • TV REGIS ISTE • DVCAT R. iVIuseo Archeologico di S. Marco. Museo Britannico. 44. Varietà : (& — LEON • DONAT esergo p — Come il n. 43. Raccolta Papadopoli. Costantino Zorzi, CZ 45. Varietà : (& — Come il n. 44. I^ — Come il n. 43. Dieci stelle a sinistra, dieci a de- sta, una sopra la testa ed una sotto i piedi SIT • T • XPE DAT • Q • T • • REGIS ISTE DVC • Museo Bottacin. Museo Britannico. LEONARDO DONA DOGE DI VENEZIA 167 46. Varietà : Fantino Soranzo. ^ — Come il n. 43. Il Santo sopra un gradino, l'asta senza banderuola LEON • DONATO esergo • F • S • ]p( — Come il n. 43. Venticinque stelle a cinque raggi, undici a sinistra, undici a destra, una sul capo e due sotto i piedi SIT • T • XPE • DAT • Q • TV • • REGISI • STE • QVA • DV • Museo Civico e Correr. 47. Ottavo di Zecchino d'argento. Fantino Soranzo. Argento, titolo 0,948 (peggio 60), peso grammi 5,683 (grani ve- neti 109 "/,g). ^ — Sopra un gradino posto su di una linea orizzon- tale San Marco nimbato in piedi porge il vessillo senza banderuola al Doge genuflesso che lo prende colla mano sinistra LEON • DONAT lungo l'asta DVX in lettere sottoposte l'una all'altra, dietro il Santo • S • M • VENETV • in colonna, esergo • F • S • 5^ — Il Redentore in piedi con nimbo crociato benedice colla mano destra e colla sinistra tiene il globo senza la croce, in una aureola elittica cosparsa di dicianove stelle a cinque raggi, otto a sinistra, nove a destra, una sul capo ed una sotto i piedi SIT • T • XPE • DAT Q • TV REGIS • ISTE • OTAV • DV • Museo Civico e Correr. Raccolta di S. M. Raccolta Papadopoli, 48. Varietà : ^ — Come il n. 47. Globo sormontato da piccola croce, diciotto stelle, otto a sinistra, otto a destra, una i68 NICOLÒ PAPADOPOLl sopra il capo ed una sotto i piedi • SIT • T • XPE • DAT • Q • TV • • REGIS • ISTE • OTAV • DV • Museo Civico, Trieste. 49. Varietà : ^' — Come il n. 47 • S • M • VENETVS • I^ — Come il n. 47. Libro invece del globo, diciotto stelle, otto a sinistra, nove a destra, una sotto i piedi SIT • T • XPE • DAT • Q • TV REGIS • ISTE • OTAV • D • Museo Britannico. 50. Mezzo Scudo da lire quattro con Santa Giustina. Sebastiano Contarini, Massaro 1605-06, Argento, titolo 0,948 (peggio 60), peso grammi 18,19 (grani ve- neti 351 V»)- ^ — Sopra una linea orizzontale San Marco in trono benedicente porge il vessillo svolazzante sormon- tato da croce al Doge genuflesso che tiene la destra sul petto, il tutto in un cerchio di perline « S • M • VENET • LEON • DONAT • DVX • « esergo ^ S • C ® 9 — S. Giustina in piedi col seno trafitto da pugnale, la palma nella mano destra ed un libro nella si- nistra, dietro a Lei il leone alato accosciato colla testa volta alla Santa, il tutto in un cerchio di perline MEMOR * ERO * TVI * IVSTINA * V * esergo ® 80 ® Raccolta Papadopoli. 1 LEONARDO DONA DOGE DI VENEZIA 169 51. Quarto di Scudo da lire due con Santa Giustina. Costantino Zorzi. Argento, titolo 0,948 (peggio 60), peso grammi 9,09 (granì ve- neti 175 "/J. ^ — San Marco in trono porge colla destra il vessillo al Doge genuflesso, il tutto in un cerchio di per- ' line * S • M • VENE • LEON • DONATO * esergo «. C * Z * I^ — Santa Giustina in piedi col seno trafitto da pugnale tiene la palma nella mano destra ed un libro nella sinistra in un cerchio di perline MEMOR • ERO • TVI • IVSTINA • VIR sotto ^ 40 ^^t Raccolta Papadopoli. 52. Ottavo di Scudo da una lira con Santa Giustina. Costantino Pasqualigo. Argento, titolo 0,948 (peggio 60), peso grammi 4,54 (grani ve- neti 87 Vs). ^ — San Marco in trono porge con la destra il vessillo al Doge genuflesso in un cerchio di perline & S • M • VENE • LEON • DONATO * esergo & C • P * ]^ — Santa Giustina trafitta il seno da pugnale tiene la palma nella mano destra e colla sinistra pone una corona sul capo del leone accovacciato ai suoi piedi, il tutto in cerchio di perline MEMOR • ERO • TVI • IVSTINA • V , esergo * 20 * 53. Varietà : Zuanne Marcello, Massaro 1609-10. « S • M • VENE • LEON • DONATO • esergo • Z • M • 170 NICOLO PAPADOPOLI 54. Varietà : * S • M • VENE • LEON • DONATO esergo come il n. 53. 55. Varietà : Sebastiano Contarini. ^ _ . S . M • VENE • LEON • DONATO ^ esergo S • C * 1^ — Come il n. 52, esergo ^ 20 ^ 56. Varietà : ^ _ . S . M • VENE • LEON • DONATO • esergo * S • C * P — Come il n. 55. 57. Varietà : ^' — • S • M • VENE • LEON • DONATO esergo come il n. 55. ^ — MEMOR • ERO • TVI • IVSTIN esergo « 20 * 58. Varietà : ^ — • S • M • VENET • LEON • DONAT • esergo come il n. 55. P — MEMOR • ERO • TVI • IVSTINA • V • esergo come il n- 57- 59. Varietà : ^ __ . s . M • VENET • LEONAR : DONAT esergo come il n. 55; P — Come il n. 55. 60. Sedicesimo di Scudo da soldi dieci con Santa Giustina. Sebastiano Contarini. Argento, titolo 0,948 (peggio 60), peso grammi 2,26 (grani ve- neti 43 'Vie)- -B* — San Marco in trono porge il vessillo al Doge ge- nuflesso il tutto in un cerchio di perline -f S • M • VENE • LEON • DONAT • esergo ^ S • C ^ LEONARDO DONA DOGE DI VENEZIA I?! R) — Santa Giustina col seno trafitto da pugnale tiene nella destra la palma e nella sinistra un libro, in un cerchio di perline da cui esce la testa della Santa MEMOR • ERO • TVI • IVSTINA • V • esergo ^ 10 ^ 6i. Varietà : P — MEMOR • ERO TVI • IVSTINA • V 62. Varietà : ^ _ . S . M • VENE • LEON DONAT • esergo * S * C * 1$ — Come il n. 60. 63. Varietà : B' — Come il n. 62. ^ — Come il n. 61. 64. Varietà : Zan Piero Sagredo. ^ _ ^ S • M • VENET • LEON • DONAT • esergo ^ Z • P • S • '^ — Come il n. 61. 65. Varietà : ^ _ jf s • M • VENET : LEON : DONAT esergo come il 63. I() — Come il n. 61. 66. Varietà : ^ _ ;f S : M : VENET : LEON : DONAT Ri — Come il n. 61. 67. Varietà : Costantino Pasqualigo. ^^ — ^ S • M : VEN : LEON : DONAT ^ esergo ^ C ^ P + J72 NICOLÒ PAPADOPOLI 9* — Come il n. 60, ma la Santa senza aureola MEMOR • ERO TVI • IVSTINA 68. Varietà : /B' — + S • M • VEN • LEON • DONAI esergo come il n. 67. I^ — Come il n. 61. 69. Varietà : ^ — Come il n. 68. ^ — Come il n. 67. 70. Varietà : ^ — • S • M • VEN • LEON • DONAI esergo come il n. 67. I^ — Come il n. 60 MEMOR • ERO • TVI • IVSTINA • V 71. Varietà : ^' — • S • M • VEN • LEON • DONATO • esergo • C * P • ^ — Come il n. 61. 72. Varietà : 1& — Come il n. 71. 9 — Come il n. 61 esergo ^ 01 ^ 73. Varietà : '^ — • S • M • VEN ■ LEON • DONATO esergo come il n. 71. P — Come il n. 61, ma la Santa senza aureola. 74. Trentaduesimo di Scudo da cinque soldi con S. Giustina. Costantino Pasqualigo. Argento, titolo 0,948 (peggio 60), peso grammi 1,13 (grani ve- neti 21 31/32). ^ — San Marco in piedi porge il vessillo al Doge ge- nuflesso, il tutto in un cerchio di perline • S • M • VEN • LEON • DONATO esergo • C • P • 9^ — Santa Giustina col seno trafitto da pugnale tiene nella mano destra la palma e nella sinistra un libro, un cerchio di perline chiude la figura della Santa che non ha aureola attorno al capo MEMOR • ERO • TVI • IVSTINA esergo ^ 5 ^ LEONARDO DONA DOGE DI VENEZIA 173 75. Varietà : ^ — Manca il cerchio di perline MEMOR ERO TVI IVSTINA 76. Varietà : jpi — Come il n. 75 MEMOR • ERO • TVI • IVSTIN 77. Varietà : ^ _ . S . M • VENE • LEON • DONAI • P — Come il n. 75. 78. Scudo della Croce da lire sette. Andrea Trevisan, Massaro 1605-6. Argento, titolo 0,948 (peggio 60), peso grammi 31,829 (grani ve- neti 615). ^ — Croce formata di foglie di cardo con una rosa nel centro accantonata da quattro foglie di vite in un cerchio di perline LEON * DONATO » DVX '^ VENE * sotto ® A * T * j^ — Leone in soldo sullo Scudo ornato di fogliame in un cerchio di perline * SANCTVS • MARCVS • VENETVS « esergo * 140 * 174 NICOLÒ PAPADOPOLI 79. Varietà : 9 — * SANCTVS • MARCVS • VENET * 80. Varietà : ^ — LEON * DONATO ' DVX * VENE R) — Come il n. 79. 81. Varietà: Sebastiano Contarini. ^' — Come il n. 78, esergo * S * C * p — Come il n. 78. 82. Varietà : S^ — Come il n. 81. I^ — * SANCTVS • MARCVS • VENETV * 83. Varietà : f^ — Come il n. 80, esergo come il n. 81. I^ — Come il nv 79. 84. Varietà : Zuanne Marcello. ^' — LEONAR * DONATO * DVX * VEN esergo ® Z * M ® ^ — Come il n. 78. 85. Varietà : ^ — Come il n. 84. 9 — Come il n. 82. 86. Varietà : Costantino Zorzi. & — LEONAR DONAT • DVX • VENET • esergo ^ C * Z ® R) — Come il n. 78. 87. Varietà : ^' — LEONAR A DONATO '• DVX ^ VEN ^ esergo come il n. 86. 9* — Come il n. 78. LEONARDO DONA DOGE DI VENEZIA 175 88. Varietà: ^ — LEGNAR ^ DONATO ^ DVX * VEN esergo come il n. 86. 9' — Come il n. 78. 89. Varietà : ^ — Come il n. 88. 5^ — Come il n. 79. 90. Varietà : ^ — Come il n. 88. 9^ — * SANCTVS • MARCVS • VENETVS • 91. Varietà : ^' - Come il n. 88. ^ — • SANCTVS • MARCVS • VENETV • 92. Varietà : Daniele Morosini, Massaro ?-i6o9. ^ - LEONAR • DONATO • DVX • VENE esergo * D • M ^ 9^ — Come il n. 78. 93. Mezzo Scudo della Croce da lire tre e mezzo. Sebastiano Contarini. Argento, titolo 0,948 (peggio 60), peso grammi 15,914 (grani ve- neti 307 72)- ^' — Croce formata di foglie di cardo con una rosa nel centro accantonata da quattro foglie di vite in un cerchio di perline LEON '• DONATO * DVX ^ VENE sotto * S • C * 176 NICOLO PAPADOPOLI Leone in soldo sullo scudo ornato di fogliame in un cerchio di perline SANCTVS • MARCVS • VENET • ® 70 ® 94. Varietà : Costantino Zorzi. i& — LEGNAR • DONATO • DVX • VEN sotto ^ C • Z ^ ^ — ^ SANCTVS • MARCVS • VENETVS + esergo * 70 « 95. Ducato con Santa Giustina. Argento, titolo 0,948 (peggio 60), peso grammi 28,103 (grani ve- neti 543). (B' — Il Doge tiene con ambo le mani lo stendardo sor- montato da croce dinanzi al leone alato andante a destra colla testa di faccia e la zampa sul libro aperto. Le figure poggiano sopra una linea che taglia la leggenda, il tutto in un cerchio di per- line * S : M : VENET : LEON : DONAT : * esergo * DVX * in lettere capovolte senza iniziali del massaro. I^ — Santa Giustina in piedi di fronte col seno trafitto da pugnale tiene la palma nella mano destra ed un libro nella sinistra. Il fondo rappresenta il mare con due galere ed i monti all'orizzonte, il tutto in un cerchio di perline MEMOR •" ERO ^ TVI ^ IVSTINA ^ VIRGO esergo * 124 ® 96. Varietà : ^^ — * S : M : VENET : LEON : DONAT LEONARDO DONA DOGE DI VENEZIA 177 P — MEMOR * ERO * TVI ^ IVSTINA * VIRO esergo ® 124 ® il 4 è posto a rovescio. 97. Varietà : ^ - * S • M : VENET : LEON : DONAT • * 9/ MEMOR * ERO ^ TVI ^ IVSTINA ^ VIRG- esergo ® 124 ® 98. Varietà : 3' — * S • M • VENET ^ LEON 5^ — Come j1 n. 96, esergo DONAT s 124 ® 99. Mezzo Ducato con Santa Giustina. Sebastiano Contarini. Argento, titolo 0,948 (peggio 60), peso grammi 14,051 (grani ve- neti 271 Vs) ^ — Il Doge genuflesso tiene colla sinistra lo stendardo sormontato da croce dinanzi al leone alato an- dante a destra col libro aperto. Le figure pog- giano sopra una linea orizzontale che taglia la leggenda, il tutto in un cerchio di perline « S • M • VENE • LEON : DONAT • DV • esergo * S * C * P — Santa Giustina in piedi di fronte col seno trafitto da pugnale tiene la palma nella destra ed un libro nella sinistra, il fondo rappresenta il mare con due galere ed i monti all'orizzonte, il tutto in un cerchio di perline MEMOR * ERO -^ TVI * IVSTINA ^ VIRG sotto * 62 • 100. Varietà : ^ — ¥ S • M • VENE • LEON : DONAT ' DV • loi. Varietà : ^' — ^ S • M : VENE • LEON : DONAT DV • 9( — MEMOR ^ ERO * TVI ^ IVSTI[NA] ^ VIR sotto * 62 33 178 NICOLO PAPADOPOLI 102. Varietà : Costantino Pasqualigo. 3^ — • S • M • VEN • LEON • DONATO • DVX esergo * C • P * ^ — MEMOR • ERO -TVI • IVSTINAVIRC sotto come n. loi. 103. Varietà : ^ — Come il n. 102. ^ — MEMOR • ERO TVI • IVSTINA • VIRG sotto ^ 62 % 104. Varietà : 3^ — • S • M • VEN • LEON • DONAT • DVX • esergo come il n. 102. P — MEMOR ^ ERO + TVI ^ IVSTINA * VIR sotto come il n. IDI. 105. Bezzo piccolo d'argento basso. Argento, titolo 0,360 (peggio 792), peso grammi 0,283 (grani ve- neti 5 ^«/loo). ^ — Croce pisana in un cerchio di perline * LEON : DO- NATO • DVX • I^ — Leone alato andante a sinistra sopra una linea che taglia la leggenda ^ SANCT MAR VENE 106. Varietà : * LEON • DONATO • DVX LEONARDO DONA DOGE DI VENEZIA 179 107. Varietà : * LEON • DONATO • DVX J08. Varietà : * LEON • DONATO DVX 109. Varietà : ;& — ^ LEON : DONAT : DVX Ri — 11 leone posa sopra una linea corta, la leggenda corre attorno * SANCT MAR VENE Ilo, Bezzo grande di mistura (prova con la Croce e il leone andante). Mistura, titolo 0,46 (peggio 1098). ^ — Croce ornata colle estremità a forma di giglio, ac- cantonata da quattro piccole foglie in un cerchio di perline * LEONARDO • DONATO • DVX III — Sopra una linea che taglia la moneta leone andante a sinistra in un cerchio di perline • S • MARCVS • VENETVS • esergo in tre hnee • SVBDITIS • CO- MODI TATI • Raccolta di S. M., peso grammi 1,27 (grani veneti 24 ^l^. „ PapadopoH, „ „ 1,42 ( „ „ 27 '/g)- III. Varietà: (prova col Doge genuflesso e leone andante). ^ — Il Doge col corno ducale in capo genuflesso di i8o NICOLÒ PAPADOPOLI fronte volge la faccia a destra e tiene aperte le braccia, in un cerchio di perline LEGNAR • DONATO • DVX • V , esergo * ^ ^ ^ — Sopra una linea che taglia tutta la moneta leone andante a sinistra in cerchio di perline S • MAR-" CVS • VENET * esergo in tre linee SVBDITO^f COMODI TATI * Museo Civico e Correr, peso grammi 1,02 (grani veneti 19 '/io)- 1 12. Varietà : (prova col Doge genuflesso e il leone ensifero). ^ — Doge come il n. no LEON • DONATO • DVX VE esergo -f * ^ 9* — Leone rampante senza ali né aureola tiene nella zampa destra anteriore la spada alzata in un cer- chio di perline SANCTVSMARCVS VE- esergo •« Museo Civico e Correr, peso grammi 1,20 (grani veneti 23^/10). Museo Britannico. Raccolta Papadopoli, peso grammi 1,15 (grani veneti 22 -/jg). 113. Varietà: (prova colla Fede ed il leone saliente col libro). !& — La Fede stante volta a destra con lungo manto poggia sopra una linea orizzontale colla croce nella destra ed il calice nella sinistra, il tutto in un cerchio di perline • LEONARDVS • DONAT • D esergo - « - 9^ — Leone alato rampante nimbato volto a sinistra e colla testa di faccia tiene il hbro aperto fra le LEONARDO DONÀ DOGE DI VENEZIA l8l zampe anteriori in un cerchio di perline SANCTVS • MARCVS • V • esergo * * * Museo Civico e Correr, peso grammi 1,29 (grani veneti 25). Museo Bottacin, peso grammi 1,20 (grani veneti 23 ^/jj. 114. Varietà : /B* — Come il n. 113, esergo • « • Raccolta di S. M., peso grammi 1,49 (grani veneti 28 */,o). Raccolta Papadopoli, peso grammi 1,22 (grani veneti 23 ^9)- 115. Doppio Bagattino. Mistura, peso dell'esemplare più pesante, grammi 0,71 (gr. v. 13^/4). ^ — Croce patente con quattro stelle a cinque raggi nei vani della croce in un cerchio di perline • LEGNAR • DONAI • DVX 9* — Testa di S. Marco nimbata di fronte in un cerchio di perline + S • MARCVS • VENETV 116. Varietà : * LEONAR • DONAI • DVX 117. Varietà: /B' — * LEONA • DONAIO • DV I^ — * S • MARCVS • VENEIVS • 118. Varietà : 3^ — ^ LEONA • DONAI DVX P — + S • MARCVS VENEIVS 119. Varietà : '^ — ^ LEON • DONAIO DVX • ^ — + S • MARCVS • VENEIVS 120. Varietà : ^ — ^ LEON DONAIO • DVX I^ — Come il n. 118. l82 NICOLO PAPADOPOLI 121. Varietà : ,& — Come il n. 120. 9f — Come il n. 115. 122. Varietà : ÌB' — Come il n. 120. I^ — Come il n. 1 17. 123. Varietà : /©' — Come il n. 120. ^ — Come il 119. 124. Varietà: ^ — Come il n. 120. I^ — ^ S • MARCVS • VENET NOTE ILLUSTRATIVE RIGUARDANTI SAVONA E LA SUA ZECCA IL FIORINO D'ORO di Savona. La Repubblica di Genova, arricchita per traffici marittimi e terrestri, conia nel 1149, la sua prima moneta d'oro, il genovino, splendido, degno della Superba. Essa sottrae in tal guisa l'erario suo dal- l'oro straniero. Nel 1252, Firenze, per la prima volta, impronta sul fiorino d^oro il giglio e S. Giovanni. Con una legge del Maggior Consiglio di Ve- nezia (31 ottobre 1284) Giovanni Dandolo, doge, autorizza l'emissione d'un nuovo pezzo d'oro, il du- cato, col doge inginocchiato in atto di ricevere il vessillo da S. Marco, con la figura del Cristo, entro ovale stellato. Quasi nel contempo Milano, retta a repubblica, batte V ambrosino d'oro coi SS. Protaso e Gervasio stanti e S. Ambrogio entro tempio. Nel 1350, il Senato di Roma, imita ancora il fiorino ed impronta S. Pietro che consegna il ves- sillo ad un senatore inginocchiato. L'esempio, qual vampa, si estende ed in breve quasi tutti gli Stati del territorio italiano battono moneta d'oro colla quale si rafforzano finanziaria- mente e si liberano dall'oro straniero. Non solo coniano fiorini i grandi Stati, ma al- tresì quei piccoli o piccolissimi e dove manca l' ispi- razione artistica è invece vivo il desiderio di specu- t84 ALESSANDRO CORTESE lare. E si specula davvero in ogni guisa; stati e sta- terelli si imitano a vicenda il tipo monetario, ora nella parvenza, ora nella disposizione delle lettere ed a poco a poco l'avidità del guadagno ricavato dalle coniazioni fa peggiorare anche il titolo di fab- bricazione. Finché, pur di rendere correnti le proprie monete, gli Stati si danno alle più fraudolenti imprese ed il fiorino d^oro viene contraffatto dappertutto. Ad esempio, nel 1312, l'imperatore Enrico VII, concede a Teodoro I di Monferrato, il diritto di bat- tere fiorini d'oro, ma non tarda ad apparire un fio- rino di bassa lega, il quale, dalla parte del giglio, invece di FLORENTIA, come portano i genuini di Fi- renze, ha invece la leggenda : FLORESCHA, interpre- tata dai numismatici : FLORENVS EX CHARETO. L'abbassamento del titolo metallico, la dicitura avvisano la contraffazione, che si attribuisce alla zecca dei Del Carretto di Cortemilia, divenuta di- sonesta nella produzione monetaria, sull'esempio delle zecche di Chivasso, Ivrea, Ponzone, già ban- dite dallo stesso Enrico VII, colla grida di Pavia. Da tale macchia andò invece monda la zecca di Savona, istituita per privilegio di Ludovico il Bavaro (15 luglio 1327) e non già di Federico II, largo di- spensiere di privilegi ai Comuni (nella fioritura delle zecche comunali e feudali, ottennero, ad esempio, diritto di battere moneta, da Federico II, i Comuni d' Ivrea, Acqui, Vercelli, Alessandria^ Tortona) atti- vata non prima dell'anno 1350, come viene provato dal contratto collo zecchiere Bartolomeo di Pietra Caprina, rogato dal notaio Buono Saliceto. In detto contratto, si accenna ai tipi monetari da emettersi. Fra questi, a Florenos anreos de auro fino et fon- dere Saone (^\ (i) Cfr. Promis Domenico, Monete della zecca di Savona, pag. 21. Torino, 1864. NOTE ILLUSTRATIVE RIGUARDANTI SAVONA E LA SUA ZECCA. 165 Aprendo Savona zecca propria, fu libera di sce- gliere quel sistema monetario più conveniente ai suoi commerci, ai suoi rapporti coi paesi circonvicini, ed io stimo che ragioni di convenienza l'avranno indotta ad imitare il fiorino d'oro di Firenze, invece di altro. Non mi consta in quale anno Savona abbia bat- tuto il fiorino d'oro, ma si dovette emettere ben presto, perchè un consulto legale del 1379, accenna a Floreni cjue consueverunt fahricari in Savona, in Asta, in lamia, in Florentia, in Mediolano, in Civitate Venetiarum, in Avinione, ecc. <^). Ad ogni modo la condizione de Auro fino et pondere Saone nel contratto citato, mi suggerisce di rilevare l'onestà del Comune di Savona, in periodi di tempo in cui le contraffazioni e le falsificazioni infe- stavano gli stati d* Italia e dell' Estero, inceppando in ogni guisa gli scambi monetari. Omaggio all'Impero, secondo le prime monete emesse dalla Zecca di Savona. Nel quadro non ampio, ma ben delineato, che la monetazione savonese presenta, sono raffigurate, a grandi tratti, le vicende del Comune ghibellino. Innanzi tutto, l'apparire delle sue prime monete segna l'indice sicuro, il documento inoppugnabile dello sviluppo di un organismo autonomo ed esse diventano le prime gemme, che rivelano la vitalità della pianta, nutrita in terreno rigoglioso, fecondo, risvegliantesi ai primi tepori della primavera italica. La serie numismatica savonese s' inizia con pezzi di basso argento o mistura, assai rozzi, dalle lettere massiccie ma chiare, dal tipo limitato a di- spositivi epigrafici, dettati dal solo nome di LVDOVICVS, (i) Op. cit., pag. 21. 84 l86 ALESSANDRO CORTESE (Ludovico il Bavaro) dal quale proviene il diritto di zecca od unitamente al titolo a lui spettante di REX, oppure dal nome SAONA o SÀONENSIS COMVNIS, col pieno sviluppo nelle espressioni delle libertà locali, per lo spiegare dell'emblema araldico (scudetto ci- vico col palo) per la posa altera dell'aquila spiccante il volo. Le monete, quando non dicono LVDOVICVS - LVDOVICVS REX - SAONA e SÀONENSIS COMVNIS, hanno SAONA IMPERIAI'. Ecco ridotta alla piìi semplice espressione, la fede comunale. Non è d'essa la nobile manifestazione che proruppe dal petto dei nostri padri, sempre forti e generosi, tanto più significativa, quanto è mi- nuscolo il disco metallico che la racchiude ? Questo rudero, che ha resistito all'edacità del tempo, muto testimone di lotte, di speranze, di virtù, d'ignominie, rammenta ora ai tardi nepoti, che Sa- vona fu ghibellina, ma per amore di libertà, di quella libertà che essa amò quanto il mare che infrange i suoi flutti sulle coste smaglianti della ligure riviera e ricorda che il nome di LVDOVICVS era allora la personificazione dell' ideale politico. I molteplici privilegi concessi al Comune di Sa- vona, dagli imperatori di Alemagna (nel T191 da Enrico VI, nel 1222, 1227, 1246 da Federico II), pro- vengono tutti dalla sua fedeltà all'impero. Quello di Ludovico il Bavaro ^^) {ij Inglio ij2j) rap- presenta un beneficio nuovo, più rilevante, perchè il Co- mune consegue una individualità propria, anche negli scambi monetari, mentre si libera dal metallo straniero. Nel raggiungimento di beneficio ambito, sorge spontaneo il pensiero della riconoscenza e dell'omag- (i) Primo registro della Catena (L'originale del diploma è in per- gamena. Si conserva in apposito stipo, nella sala di radunanza della Giunta Comunale di Savona). NOTE ILLUSTRATIVE RIGUARDANTI SAVONA E LA SUA ZECCA 187 gio a chi ne fu la ragione. E l'omaggio di Savona a Ludovico il Bavaro, ossia al benefattore, non po- teva mancare. Eccolo espresso sulle prime monete emesse dalla sua zecca. Ma si potrà obbiettare: la fedeltà, che i comuni del medio-evo solevano giurare agli imperatori, si riduceva ad una parvenza di sommessione che non mutava affatto gli ordinamenti delle repubbliche. Le leggende LVDOVICVS e LVDOVICVS REX. sulle monete di Savona, sono un omaggio platonico dettato dal- l'uso delle zecche italiane, posteriori al mille, in virtù del quale si esprimeva sulle monete il nome del sovrano concedente il privilegio di zecca. vSta bene. Ed allora si dovrà pur dedurre che la dicitura SAONA IMPERIAI' fu apposta per mera ostentazione. Il che non è. Per convincersene, fa d'uopo com- pulsare gli archivi, scorrere le storie locali e si tro- verà nelle aspirazioni e nelle opere dei savonesi esplicato sempre il pensiero di Dante, Petrarca, Cola di Rienzo ; che Savona, baluardo del partito ghibel- lino, perde bensì la sua autonomia (a. 1528), non già la ligure fierezza, la devozione alla causa politica sposata. Questa devozione, si è poi tramutata in nobile sentimento di riverenza verso Casa Savoia ; le aspre fatiche sui mari hanno temprata la fibra dei figli di Savona ai cimenti pel santo ideale patrio, per il com- pimento del Regno d' Italia. Savona e la sua Zecca durante il dominio di Carlo VI Re di Francia (1396-I4IO). Nel T396 gli Adorno cedevano Genova a Carlo VI, re di Francia, traendo nel nuovo dominio buona parte della Liguria, compresa Savona, cui non val- sero ne il diritto d'indipendenza confermatole dagli imperatori d'Alemagna, ne la Convenzione del 1394 l88 ALESSANDRO CORTESE con Ludovico d'Orléans, fratello di Carlo VI, in base alla quale Savona si rendeva libera coi suoi Castelli, colle sue dipendenze, e il duca si obbligava ad aiu- tare il Comune nel ricupero delle terre, delle giu- risdizioni perdute, a non cedere diritto alcuno in danno del comune stesso. Il dominio di Carlo VI, re di Francia, sopra Savona, va dal 1396 al 1410. Dal secondo Registro della Catena e dalle Pergamene del Comune risulta che detto sovrano chiamò Savona Civitas nostra, i savo- nesi dilecti subditi ; che questi volle trattati tamquam terras et subdiios nostros, liberi di navigare e com- merciare, salvaguardati dai soprusi. Quantunque il dominio di Carlo VI rappresenti per Savona un periodo di decadenza politica, poiché nell'immutato ordinamento repubblicano, ogni atto s' impronta alla volontà del Dominus (^), tuttavia esso segna breve, salutare tregua alle lotte intestine, alle pretese, alle devastazioni da parte di Genova. Nella quiete si attuano innovazioni in tema di legislazione civile, politica, commerciale, criminale, per l'accre- scersi continuo di usi scritti per i bisogni e lo svi- luppo della popolazione. Alludo agli Statuta civilia et politica del 1404, ai Criminalia del 140^, che oggi si conservano nell'Ar- chivio Civico di Savona assieme agli Statuta anti- quissima (divisi in sette libri : il primo tratta delle mansioni e degli obblighi del Podestà, gli altri sei trat- tano dei malefici, delle interdizioni, deirOfficio del giu- dice) ed agli altri esemplari della legislazione comu- nale savonese : Additiones Statuti Civili (sec. XV), Statuta Criminalia (dell'anno 1581), Volumen Statu- ii) Appare chiarissimo sulle monete emesse dalla zecca di Savona durante questo periodo e precisamente dalle patachitie e mezze pala- chine portanti le diciture: MONETA SAONE e KAROLVS REX FRANCORVM DOMINVS SAONE. NOTE ILLUSTRATIVE RIGUARDANTI SAVONA E LA SUA ZECCA 189 torum Civilium (sec. XVI), Statuta Cwilia Fidelisswim Civitatis Saone (anni 1 691- 1692), Statuti Criminali (sec. XVI-XVIl), Statuta et decreta politica (sec. XVI), Statuti politici (sec. XVII). Lo storiografo savonese Giovanni Vincenzo Verzellino, all'anno 1404 (^), dà un rapido cenno dello Stato di Savona, desumendolo in parte dalle regole fissate dagli statuti del 1404 e 1405. Riporto le sue parole : « Eleggevasi il numero dei cittadini, pel Go- verno della città, per metà dalla piazza del Brandale e per metà da quella della Maddalena (2). Il Consi- glio era di 56 persone, cioè 26 per parte, 6 nobili, IO mercanti (tra i quali s'includevano i notari del Collegio) e IO artisti. Gli Anziani si ridussero a 2 nobili, 3 mercanti, 2 artisti, i delle Ville Vicine, che poi si rimosse. Avevano 2 cancellieri ed i consul- tore. Per essere la città scemata dalla pestilenza ^3), solamente 50 notari potevano ascriversi nella matri- cola ed ancorché molti forestieri e mercanti concor- ressero dalle regioni d'oltre mare, di Provenza e delle Riviere, con i loro navigli e mercanzie e non meno di Piemonte, Savoia, Monferrato, Lombardia, Astesano , Milanese , rimaneva però dalle guerre e dalle contribuzioni debilitata ; onde fu oppor- tuno prendere in imprestito Lire centoventimila ed obbligar tanti Luoghi del Comune, che rendevano Lire 8000 l'anno e che, per alleggerirsi, s'imposero (i) Cfr. G. V. Verzellino, Delle memorie particolari e specialmente degli Uomini Illustri della città di Savona. Savona, tip. Domenico Ber- tolotto e C, 1885, voi. I, pag. 279. (2) Causa la separazione di classi, i popolani tenevano pubbliche adunanze in Piazza del Brandale ed i nobili alia loggia in Piazza della Maddalena. (3) Terribile quella del 1373. A questa seguì (a. 1374) la carestia, e Benedetto del Carretto, sindaco della comunità, costando il grano 16 fio- rini d'oro la mina, fu costretto a prendere in imprestito 800 fiorini d'oro (Cfr. G. V. Verzellino, op. cit., pag. 264. 190 ALESSANDRO CORTESE alcune gabelle (') dalle quali si cavavano Lire 18000 l'anno ; del sopra più, se ne spendevano nella Fab- brica del Molo, Lire 1200, le altre, " in salari delli Signori Governatore, Giudici ed altro. I navigli erano tenuti portar ])ietre per la fabbrica del Molo e delle mura. Il porto s'intendeva dall'acqua di Redeponti sino all'acqua del Corvo, verso la Foce. Nelle Ville si mandavano Consoli per amministrare giustizia. Abitavano assai cittadini in Pera ed in Romania, le donne non potevano vestir robbe di seta, per alcuni anni, ne portar oro di più prezzo di Fiorini 200. Non era permesso negli sposalizi convitare più di 12 persone (2). Si deputavano 2 cittadini per i mae- stri delle scuole pubbliche. L'Ufficio di Mercanzia deci- deva le controversie dei negozi. L'arte della lana pro- pagava il popolo (3). Il Consiglio assegnava il giorno delle vendemmie. V'era Ufficio per la Moneta » (4). (i) Le gabelle vigenti durante il periodo d'autonomia comunale, erano quelle del peso, della Copeta, dei pesci, dei Macelli, del formag- gio, della tara, del pedaggio, delle fornaci, della canna, della macina, dell'olio e grascia, del vino al minuto, della neve, del vino proibito, del quaranteno, dell'ancoraggio, dei fornari, del pane bollato, dei fideli o vermicelli, delle carni, delia compera, della frutta ed ortaglie. Subirono modificazioni ed aumenti a seconda delle necessità ordi- narie e straordinarie del comune (Cfr. A. Bruno, Le antiche gabelle e contribuzioni nel comune di Savona. Savona 1899, tip. Bertolotto. (2) Cfr. A. Bruno, L'Officio della Virtù. Savona 1889, tip. D. Ber- tolotto e C. (3) Di quest'arte ha dato brevi notizie il savonese G. B. Garassini valendosi dello statuto comunale dell'anno 1404) nel numero unico Fra Christophoro de Columbo edito in Savona nel 1892 onde commemorare il IV Centenario della scoperta dell'America. Dell'Arte della lana in Sa- vona, nei secoli XIV e XV è il titolo di una monografia più particola- reggiata, più esatta, edita in Giornale ligustico, nuova serie, 1896, fasci- coli 7 e 8, del dott. prof Filippi Giovanni, già docente di storia, nel R. Liceo G. Chiabrera in Savona. (4) Allude ai capitoli De Officio Monete i quali stabiliscono norme speciali per la coniazione delle monete savonesi. Non mi consta che detti capitoli sieno stati studiati e pubblicati ed ho ragione di credere che nella memoria manoscritta, relativa a Savona del Belloro [irrepe- NOTE ILLUSTRATIVE RIGUARDANTI SAVONA E LA SUA ZECCA I9I Dalla brevità del prospetto si desume l'impor- tanza dell'opera legislativa esplicata in Savona, du- rante il dominio di Carlo VI, re di Francia. Tale dominio è scomparso nel tempo ; rimangono invece gli Statuti negli archivi, semplici nella forma, retti nei principi, specchio fedele delle tradizioni, dell' in- dole onesta, operosa, severa, di una popolazione degna del regime repubblicano e di figurare nelle storie dei più gloriosi comuni italiani. Ed a provare che Savona, durante il dominio di Carlo VI, re di Francia, non fosse in prospere condizioni finan- ziarie perchè scemata dalla pestilenza, perchè debi- litata dalle guerre, dalle contribuzioni, valgono altresì le monete emesse da questa zecca comunale, durante tale periodo. Questi piccoli cimeli opportunamente interrogati, dice l'egregio dott, prof. Serafino Ricci, diventano eloquenti quanto qualsiasi altro documento e ciò che essi dicono, non può essere sconfessato dai fatti, poiché costituiscono per sé stessi, il fatto piìt storico, piti poli- tico del tempo al quale appartengono. Ludovico d'Orléans, nel 1396, cede Savona al fratello Carlo VI, re di Francia; perciò per la prima volta vediamo accollato lo stemma straniero all'aquila ghibellina, sulle monete della zecca di Savona. Tale innovazione in sostanza, non altera sensi- bilmente r impronta adottata durante il periodo auto- nomo (1350-1396). La moneta esprime dunque, che sotto parvenza di sommessione del Comune di Sa- vona a Carlo VI, re di Francia, rimangono immu- tati il primitivo assetto e le espressioni repubblicane. Sostanziale innavazione si verifica invece in riguardo allo intrinseco. Cessa la batfitura della moneta d'oro, ribile) non vi sia cenno alcuno agli stessi, poiché Domenico Promis, il quale moltissimo si è valso di detta memoria, per la sua monografia: Pelle Monete della zecca di Savona. Torino 1864, non li ricorda affatto. If)2 ALESSANDRO CORTESE ossia del Fiorino, ad imitazione fiorentina, si riduce la moneta d'argento, più non si battono grossi e ri- mane solo moneta minuta: patachine. Mezze patachine, denari piccoli (^). La qual cosa desumo : i.° Dalia Summa de Aritmetica, Geometria, Proportioni et Proportionalità di Luca Pacioli da San Sepolcro (dell'anno 1523). Questi nel presentare una serie di leghe monetarie, saggiate da Petrozzo di Massolo, in Peroscia, sui primi del '400, ha fra esse : patachine di Genoa e patachine di Savona. ^ pa- tachine di Genoa fanno i grosso e tengono per libbra once 6, patachine di Savona tengono per libbra once 6 (^\ 2.° Dal Corpus Nnmmorum Italicorum di S. M. Vittorio Emanuele III, re d' Italia (volume III, La Zecca di Savona. Monete di Carlo VI, re di Francia e Signore di Savona. Ma la moneta minuta vale per le minuscole ed indispensabili contrattazioni del popolo, l'uso suo ri- mane circoscritto nell'ambiente stesso che l'ha emessa. Quindi essa rappresenta la piìj modesta espressione d'esercizio del diritto di Sovranità Comunale. E dal momento che la zecca di Savona non ha più all'attivo moneta d'oro e buona moneta d'ar- gento, dall'avvilimento dei suoi prodotti, scaturisce la prova evidente, sicura, di una triste condizione di fatto, la quale ha riscontro solamente nelle stret- tezze comunali. Furono pertanto opportune e salu- tari le innovazioni statutarie del T404 : Savona operaia e marinara, non sentì solo la necessità di estendere il campo legislativo e di fis- sare norme particolareggiate nei vari rami ammini- strativi, ma sopratutto ben comprese che per prov- (i) Palachina e secondo i documenti, più raramente Palaco, corri- sponde a danari 6; 3 patachine di Savona, formano i grosso di j8 da» nari piccoli. (2) Foglio 224, retro. NOTE ILLUSTRATIVE RIGUARDANTI SAVONA E LA SUA ZECCA 193 vido assetto commerciale e marittimo, per retta or- ganizzazione delle sue Corporazioni d'arti, sarebbero rinate quelle energie, quel benessere finanziario che per molteplici ragioni essa aveva perdute. Savona e la sua Zecca negli ultimi tempi del- l'autonomia comunale. Neir Italia del secolo XV, lo studio dell'antichità classica, rende generale, vivissimo, Tamore ed il gusto delle arti. Gli artisti naturalmente vi trovano il premio da loro ambito, essere compresi ed ammi- rati. I principi, a mo' dei papi, caldi fautori delle arti, gareggiano nel promuoverne l'incremento ed ecco a dovizia pittori, scultori, architetti, buoni, ec- cellenti, sommi. Nella ferace attività della rinascenza anche la produzione monetaria italiana tende a con- quistare un posto rimarchevole. Dalla Toscana proviene il rinnovamento dell'in- cisione monetale, ispirantesi alla bellezza e vigoria romana. Francesco I Sforza, duca di Milano, nel 1463, in contrasto colle tradizioni del medio-evo, impronta il suo ritratto sul ducato d'oro per Milano. Con Ga- leazzo Maria Sforza (1466-1476) si effettua una ben più significante innovazione monetaria, l'emissione del primo pezzo pesante d'argento : il testone. Con questo, ha principio la monetazione moderna e l' Italia non tarderà a raggiungere il primato nella produ- zione artistica. Tale periodo segna la perfezione nel- r incidere i coni e segna pure lo sviluppo meravi- glioso dell'arte medaglistica. A Firenze, Ferrara, Parma, Venezia, Bologna, Roma, fra i nomi degli zecchieri, s'annoverano quelli di artisti valenti: Pier Maria di Pescia e Vittore Camello lavorano ai coni di Leone X, il Caradosso appresta le mirabili mo- nete di Galeazzo Maria Sforza, di Ludovico il Moro, 25 194 ALESSANDRO CORTESE SU disegno di Leonardo da Vinci, il Pastorino a Parma, Reggio, Ferrara, incide l'effigie di Ercole II, Leone Leoni lavora a Milano le monete di Carlo V e di Filippo II. Tanto incremento artistico, la bramosia delle innovazioni, favorita dal benessere finanziario, dal protezionismo dei principi, dall'emulazione, da ra- gioni locali, dovevano avere un eco altresì nella pic- cola ma altera ed intraprendente repubblica di Sa- vona, patria di forti ingegni, non ultima a produrre nei vari rami dell'umana attività. Difatti Savona è prima in Liguria ad accogliere T invenzione della stampa. Quivi, nel 1471, viene impresso il dottrinale di Villedieu e nell'anno 1474 il libro De Consolatione Philosophiae di Severino Boezio. Anselmo dei Fòr- nari da Tortona, nel 1509, per commissione di Giu- lio II, eseguisce in tarsia, il coro dell'antico Duomo, lavoro in legno di finissimo mosaico, che oggi si ammira nel Duomo Monumentale. Coi danari di Giulio della Rovere, allorquando era cardinale, su disegno dell'architetto fiorentino GiuHo da San Gallo, sorge il palazzo, attualmente detto di Prefettura, che vuoisi donato al Comune, dal munifico cittadino, perchè se ne facesse un Ateneo di scienze e lettere. È l'edificio più grandioso della vecchia Savona, uno dei più belli della Liguria, ornato successivamente dal pennello del Semino, dal savonese G. Brusco e da altri valenti, lavori oggi in parte perduti, causa continue trasformazioni dei locali. Nei riguardi della produzione monetaria, poiché essa pure ha parte viva nella storia del Comune e riannoda così bene gli eventi or lieti or tristi della non lunga esistenza di questo, le innovazioni furono tardive, non essendosi verificate che negli ultimi anni dell'Autonomia Comunale di .Savona. Prendendo come punto di partenza l'anno 1464, NOTE ILLUSTRATIVE RIGUARDANTI SAVONA E LA SUA ZECCA I95 data della cessione, da parte di Ludovico XI, re di Francia, di Savona, al duca di Milano, Francesco Sforza (la quale corrisponde ad un anno dopo l'in- novazione, sopra ricordata, sul ducato d'oro per Mi- lano, effettuata precisamente da questo duca) dirò, che insino al 1499, nulla di notevole ha prodotto la zecca di Savona. A debole modo mio di vedere, ciò dipende dal fatto dei continui tramutamenti politici. Dal 1464 al 1466, è signore della città, Fran- cesco Sforza, duca di Milano. Nel 1466 questi muore e gli succede il figlio Galeazzo Maria, sino al 1478. Nel 1478, Savona passa nel dominio di Genova, per rimanervi insino al 1487, nel quale anno ritorna in po- tere degli Sforza, che la signoreggiano insino al 1499. Dal 1466 al 1499, anno della cacciata degli Sforza, dalla Lombardia e dell'assoggettamento di Genova e delle due Riviere, da parte di Ludovico XII re di Francia, non si conosce il lavoro compiuto dalla zecca. Solo si sa, da documenti archivistici, di un contratto stipulato con tal Costantino Gaia per la coniazione di monete da emettersi durante otto anni e per l'importo di Lire 2725, da pagarsi ri- spettivamente al Comune, convenzione ridotta poscia ad un anno, ma non sono specificati i tipi monetari da emettersi. Nel 1499, ossia con Ludovico XII re di Francia, resosi signore di Savona, si effettua una sostanziale innovazione nei tipi monetari, s' inizia la battitura del pezzo da tre grossi, moneta assai comune in Pie- monte, chiamata volgarmente cavallotto, per un Santo guerriero a cavallo, impresso sul rovescio. Detta in- novazione si accompagna coll'altra della leggenda : CIVITATEM • SAVONAE - VIRGO MARIA PROTEGE Contemporaneamente al cavallotto, viene emesso il testone, ovvero pezzo da 8 grossi, dalla suddetta leg- genda e dall'effigie della Madonna, patrona della città. 196 ALESSANDRO CORTESE In tal guisa, Savona vuole espressa l'avita de- vozione a Maria, mentre ne implora la materna pro- tezione. Cavallotti e testoni sono caratteristici, prege- voli per la forma classica dello scudo araldico, che è poligonale, tipo così detto a testa di cavallo, mentre nella forma antiquiore è sempre a cuore od a punta. Se mal non m'appongo alla leggiadra maniera di rappresentare sulle monete lo stemma di Savona, dev'essersi ispirato l'artista che ha eseguito il ma- gnifico porta-corale in tarsia policroma del Duomo savonese. Dal 151 1, è zecchiere al servizio di Savona, il savonese Baldassare Lanza, in attività sino al 1528 ed ultimo maestro preposto alla zecca, perchè in tale anno Savona perde la sua autonomia e conse- guentemente, cogli antichi privilegi, il diritto di bat- tere moneta. I pezzi battuti da questo artefice sono svariati, appariscenti, di buona lega, oggi divenuti preziosi cimeli molto cari ai savonesi, perchè ricordano ful- gidi momenti del loro glorioso passato. Savona, 21 aprile i^iS- Dott. Alessandro Cortese. LA NUMISMATICA nella « DIVINA COMMEDIA I. Il culto degli studi danteschi, cresciuto grandemente in questi ultimi tempi in Italia e presso le altre nazioni civili, ha confermato sempre meglio la nota sentenza non esservi libro, che, più della Divina Commedia, rispecchi lo stato delle cognizioni, in ogni ramo dello scibile umano, sul prin- cipio del secolo XIV. ' In mezzo ai tanti personaggi e alle meravigliose avven- ture di quel mondo fantastico di cui Dante si fece cantore, sono di frequente ricordati e abbelliti di veste poetica i tro- vati delle varie scienze delle quali é fatto cenno, tanto nel campo della filosofia e della teologia, quanto in quello delle scienze naturali ; e, fra queste ultime, specialmente della medicina. E se nelle discipline morali il poeta si abbandona tal- volta a dispute intorno a questioni profonde e astruse, rese per noi anche più oscure dalle sottigliezze scolastiche pro- prie di quei tempi, per contro nelle scienze naturali, facendo tesoro di tutto quanto cade sotto la sua osservazione, sa vincere gli ostacoli che gli oppongono i dettami di una fisica basata su principii spesso incerti e ipotetici, quali erano ac- colti al tempo in cui visse. Pertanto non reca meraviglia, se in questa enciclopedia medioevale — che tale si può ben definire la trilogia dan- tesca — abbia trovato luogo anche la numismatica. Pochi, è vero, sono gli accenni relativi ad essa; e pochi, né sempre convincenti, i commenti di coloro che ivi rivolsero la loro igS FLAVIO VALERANI attenzione. Alcuni passi numismatici vogliono essere meglio chiariti: stimo perciò opportuno ricordarli, per cercare l'in- terpretazione migliore, a mio giudizio, fra le discrepanze dei chiosatori. II. Il Falso monetario Maestro Adamo. I pochi accenni numismatici della Divina Commedia si riferiscono tutti alle varie frodi, che più comunemente si so- gliono commettere sulle monete. II primo, e più importante, è quello notissimo di Maestro Adamo [Inferno, Canto XXX), condannato quale falsario, e relegato nella decima bolgia dell'ottavo cerchio; ove stanno rinchiusi quattro generi di falsari; cioè i.*» quelli di metalli; 2.° di persone ; 3.° di monete ; 4.° di parole. Benché riuniti nella stessa bolgia, hanno però punizioni diverse, secondo il diverso genere di frode, di cui si sono resi colpevoli. Maestro Adamo (i) fu per lungo tempo detto da Brescia; ma erroneamente : altri lo disse da Bologna, ed altri ancora del Casentino. " Ma è ormai sicuro che fu de Anglia; in- " glese, forse de Brestia (onde la confusione), secondo il " documento pubblicato primamente dal Tarlazzi fin dal 1869; " sebbene da Brescia si continui da molti a chiamare; tanto " può la tradizione anche negli errori ! „ (2). Frodatore di monete, egli è punito colla idropisia ; ed è mirabilmente raffigurato in questi noti versi : Io vidi uà fatto a guisa di liuto, Pur ch'egli avesse avuto l'anguinaia Tronca dal lato che l'uomo ha forcuto. La grave idropisia che sì dispaia Le membra con l'umor che mal converte Che il viso non risponde alla ventraia, Facea a lui tener le labbra aperte, Come l'etico fa, che per la sete L'un verso il mento e l'altro in su riverte. (i) Il titolo di Maestro era dato all'artista principale, capo o diret- tore di qualsiasi arte ; arte, che egli di solito insegnava a quelli che la intraprendevano sotto la sua guida. (2) Cfr. Orazio Bacci, // Canto joP dell' Inferno (Lectura Dantis). Firenze, Sansoni edit., 1901, pag. 17. LA NUMISMATICA NELLA <» DIVINA COMMEDIA » 199 La descrizione dell'idropisia, colla raccolta d'acqua nel ventre, non poteva essere fatta con maggiore evidenza. La sproporzione fra il viso scarno dell'idropico e l'addon e ri- gonfio; la disparità fra le membra superiori dimagrate, e le inferiori edematose; la sete ardente che consuma l'ammalato; le labbra aperte e divaricate; Io stesso comico paragone del corpo di quel falsario con un liuto, sono altrettanti colpi di pennello maestro, che ci rappresentano viva dinanzi agli occhi l'imagine di quel corpo sconciamente deformato (i). Ma quale fu la colpa di Maestro Adamo ? Ce lo dice egli stesso : La rigida giustizia che mi fruga Tragge cagioa del loco ove io peccai A metter più gli miei sospiri in fuga. Ivi è Romena, là dove io falsai La lega suggellata del Batista, Perch' io il corpo su arso lasciai (2). Egli adunque aveva fabbricato moneta falsa in un ca- stello del Casentino. Ivi i conti Guidi di Romena, cioè i tre fratelli Alessandro, Guido e Aginolfo, nelle loro rocche del Casentino avevano menato a soldo, insieme con gli armigeri, I venturieri falsatori di moneta : essi, i conti palatini del Sacro Romano Impero ! (3). Capo di questi monetari era Maestro Adamo ; e la moneta falsificata era il fiorino d'oro di Firenze, che porta l' impronta di S, Giovanni Battista, protettore della città. La frode consisteva nella qualità dell'oro adoperato, che era misto ad altro metallo di minor valore; mentre nel vero fiorino l'oro era puro. Questo falso fiorino, largamente speso per vero, aveva già invaso tutta la Toscana ; quando, nel 1281, fu scoperta la frode e in pari tempo lo zecchiere fro- datore. Maestro Adamo fu preso e condannato, e subì la pena solita ad applicarsi, a quel tempo, e in ogni paese, contro questi misfatti : fu arso vivo ; e il supplizio ebbe luogo sulla via che da Firenze conduce a Romena. (i) Cfr. Dante e le scienze mediche; saggio med.-lett. del dott. F. Va- LERANi. Torino, 1872 (Estr. dd\\' Osservatore, Gazz. Medica). (2) Inferno, C. XXX, v. 70 e sgg. (3) Cfr. Isidoro del Lungo, La figurazione storica del medio evo il. nel poema di Dante. Firenze, 1891, pag. 24. 2ÙO FLAVIO VALERANl Benché la causa della condanna appaia tanto evidente, e ci sia detta per bocca dello stesso maestro Adamo {falsai la lega suggellata del Batista, cioè falsai lo zecchino, che ha l'impronta di S. Giovanni) pure non mancò chi la pen- sasse diversamente; e ritenesse che la vera causa non fu l'aver coniato lo zecchino falso, ma piuttosto l'averlo speso largamente nel territorio della repubblica fiorentina (i). Che questo egli abbia fatto, non può esser dubbio; parte del suo guadagno consisteva appunto nello spendere la moneta fal- sificata per vera, secondo i patti soliti a stabilirsi tra zec- chiere e feudatario, signore della zecca. Ma che questa sia la precipua, anzi l'unica ragione della condanna, non si può, secondo il concetto dantesco, ragionevolmente ammettere. Basta leggere la terzina accennata (v. 73-75) per andarne persuaso. Del resto anche più sotto (v. 124) maestro Adamo è chiamato il monetiere, cioè // monetario, il fabbricante, non già lo spenditore di moneta falsa. Gli Statuti di Firenze, come quelli di tante altre città italiane, comminavano la stessa pena tanto a chi fabbricava moneta falsa quanto a chi la metteva in circolazione. Nullus audeat in civitate comitatu florenos auri monetari vel signari facere aut intaliare vel vendere sub poena concrema- tionis personae. Anche il feudatario o padrone della zecca, che aveva ordinata la battitura, era pareggiato nella colpa, e quindi an- che nella punizione, al maestro zecchiere che l'aveva ese- guita ; mandante e mandatario condannati al rogo. E se i tre fratelli, conti di Romena, vi poterono sfuggire, si è per- chè, accorti come erano, non si lasciarono vedere mai né a Firenze né nel territorio fiorentino {in civitate et comttatu), ove sarebbero stati certamente incarcerati, ed arsi. Questa impunità dei conti Guidi accendeva nell'animo di maestro Adamo la rabbia più furiosa, che veniva ad accrescere le sue sofferenze ; sapere che non furono tratti al rogo coloro che lo avevano indutto alla frode, gli faceva esclamare : Ma s'io vedessi qui l'anima trista Di Guido o d'Alessandro o di lor frate, Per Fonte Branda non darei la vista. (i) Cfr. Augusto Franco, Numismatica dantesca. Firenze, 1903, pag. 9. La Numismatica nella « divipJa commedia » 2ol Dentro c'è l'una già, se l'arrabbiate Ombre che vanno intorno dicon vero ; Ma che mi vai, che ho le membra legate? Io son per lor tra sì fatta famiglia ; Ei m'indussero a battere i fiorini Che avevan tre carati di mondiglia (i). Dopo tutto ciò parmi opera oziosa cercare altre ragioni alla condanna di maestro Adamo, e ritenere che la puni- zione non sia stata specialmente per la battitura del fiorino falso ; lo dice egli stesso : io son per lor (i conti di Romena) tra sì fatta famiglia. Se egli fu colto a spendere il fiorino nel territorio di Firenze, anche questo sarebbe bastato a quella tremenda punizione. Ma di ciò non havvi parola in tutto il canto ; epperò non devesi attribuire a Dante opinioni e giudizi che egli non espose ne' suoi versi ; disgrazia che, pur troppo, gli toccò quasi ad ogni parola del poema per opera di tanti commentatori. Sull'altra nota questione di Fontebranda, oggi fortuna- tamente non è più a discutere. Si credette da molti, e per lungo tempo, che essa fosse la Fontebranda di Siena: que- st'opinione è ai nostri giorni quasi da tutti abbandonata. Non si può ritenere che maestro Adamo, che con sì ardente brama esclamava : Li ruscelletti che de' verdi colli Del Casentin discendon giuso in Arno, Facendo i lor canali freddi e molli, Sempre mi stanno innanzi, (2) e che in vita vedeva ogni giorno la fonte, del nome stesso di Fontebranda, che scorreva non lungi dal Castello di Ro- mena (fonte ora inaridita), volesse in quel verso indicare la fonte sanese (3) ; volgendo così il pensiero ad altra fonte, di- versa da quella che gli era tanto famigliare. Ho fatto cenno di questo, benché nessuno oggi possa incorrere in siffatto (1) Inferno, C. XXX, v. 76-81, 88-90. (2) V. 64-67. (3) Cfr. Bart. Aquarone, Dante in Siena. Città di Castello, Lapi, 1880, pag. 63. 3() 202 FLAVIO VALERANI errore ; nel quale però incapparono chiosatori di incontestato valore, quali Paolo Costa (i), Eugenio Camerini (2) ed altri ancora. III. La falsificazione del fiorino. Nella terzina citata (v. 88-90) : Io son per lor tra sì fatta famiglia; Ei m' indussero a battere i fiorini Che avevan tre carati di mondiglia. Dante ci fa conoscere di qual natura fosse la frode nella battitura del fiorino ordinato dai conti di Romena ; cioè mentre il fiorino vero constava di oro purissimo, di 24 ca- rati, il falso conteneva tre carati di mondiglia, cioè di me- tallo meno prezioso, che per solito era di rame. Questa bella moneta era stata coniata la prima volta a Firenze nel 1252 ; e' traeva il suo nome dal fiore (il giglio fiorentino) di cui portava l' impronta al rovescio. Constava, come già fu detto, d'oro al titolo di 24 carati ; e aveva il peso di un ottavo di oncia fiorentina e il valore di una lira; la quale lira, come è noto, era composta di venti soldi, del valore di dodici danari cadauno (3). Il fiorino era accettato in tutto il mondo commerciale di quei tempi; e rispondeva ad un bisogno universalmente sentito; si può dire che fosse l'unico oro in circolazione. Dopo la riforma di Carlo Magno, l'Europa non aveva piìi altro oro che quello rimasto in circolazione dai tempi lon- gobardi e del basso impero. E vero che pochi anni prima, (nel 1231), l'imperatore Federico II aveva fatto coniare VAugustale, che pel metallo e pel conio ricorda i bei tempi dell'impero romano; ma questa moneta era in poca quan- tità, e insufficiente al bisogno dei numerosi traffici commer- (i) La Divina Commedia di D. Alighieri, con note di Paolo Costa. Milano, Borroni e Scotti, 1855, pag. 202. (2) La Divina Commedia di Dante Alighieri, illustrata da G. Dorè; per cura di Eugenio Camerini. Milano, Sonzogno, 1880, pag. 243. (3) V. Domenico Promis, Monete di zecche italiane inedite o corrette. Memoria 3.» Torino, 1871, pag. 44. LA NUMISMATICA NELLA " DIVINA COMMEDIA '» 303 ciali. Tant'è che anche i Veneziani, che avevano pure sì larga parte nel commercio mondiale, pochi anni dopo Firenze vollero creare una moneta d'oro fino, buona quanto e più del fiorino fiorentino (come sta scritto nel decreto). Cosi fu fatto ; perchè nel ducato, detto poi zecchino, si adoperò l'oro più puro che si potesse avere coi mezzi chimici di quei tempi. E per lungo corso di anni il ducato veneziano si conservò sempre uguale di peso e di bontà ; e divenne come il fiorino, una specie di moneta universale. Non fa meraviglia pertanto che una moneta così pre- giata, e bene accolta in tutto il mondo commerciale, abbia risvegliata la cupidigia dei falsari ; e che maestro Adamo, eccitato dai conti di Romena, l'abbia scelta per compiere la sua frode. Questa come già sappiamo, era di tre carati ; cioè la lega era di soli 21 carati d'oro invece di 24. Qualunque alterazione, fatta a scopo di lucro, coniando moneta di minor valore di quella genuina già in corso, era giustamente considerata come frode, e chiamata col nome generico di falsificazione. Però i numismamitici moderni su questo argomento distinguono : i.° l' imitazione ; 2.° la con- traffazione ; 3.'' la falsificazione ; e di esse è bene chiarire il significato : i." — U imitazione non si può certamente giudicare opera fraudolenta, perchè si limita a copiare il tipo mone- tario di qualche moneta buona di altra zecca, già in circo- lazione, e dovunque accettata. Qui non havvi scopo di lucro; e si può affermare che quasi tutte le zecche, anche le prin- cipali e le più stimate, imitarono qualche tipo monetario di altre zecche, senza che niuno pensasse mai a lanciare ac- cusa di falsificazione ; ben inteso che la nuova moneta do- veva portare chiaramente visibile il nome del feudatario o del comune, il suo stemma, o scudo, o emblema, o il santo protettore, ecc., per modo da rendere impossibile la confu- sione tra la moneta nuova e l'altra già in corso, che aveva servito di modello. 2." — Contraffazione. Qui la frode è ben manifesta ; non è copiato il solo tipo monetario del pezzo ; ma nella leggenda, nello stemma o nello scudo, nell'emblema, nel à04 FLAVIO VALERANI nome del santo protettore, in una parola in tutta l'impronta del diritto e del rovescio è resa possibile, anzi facile, la confusione tra la moneta contraffatta e la buona ('). A que- st'opera fraudolenta si prestavano gli zecchieri; i quali pas- savano dall'una all'altra officina, portando seco il loro mac- chinario, e assumendo appalti con loro profitto, maggiore o minore, secondo il grado di contraffazione a cui si adatta- vano, e secondo il vantaggio che ne ritraeva il feudatario che li aveva chiamati. E in queste contraffazioni i zecchieri palesavano un'accortezza meravigliosa; abbreviavano le let- tere della leggenda, ne sostituivano altre simili, e le traspor- tavano, adattavano gli stemmi, modificavano leggermente le figure e mettevano in pari tempo un piccol segno, appena visibile, che indicasse la zecca da cui usciva la nuova mo- neta; la quale per tal modo rassomigliava tanto alla moneta buona da essere accettata e scambiata per essa nell' uso commerciale e apprezzata allo stesso valore. Per queste contraffazioni andarono tristamente famose alcune piccole zecche di feudatari piemontesi, e parecchie altre fra le zecche minori dei Gonzaga in Lombardia. 3.° — Falsificazione. In questa il grado della frode è anche maggiore; perchè l'impudenza dello zecchiere giunge al punto da riprodurre completamente la leggenda, gli stemmi, le figure, tutto insomma, per modo da rendere inevitabile l'errore, scambiando la moneta falsificata con la bnona. L'unica differenza, naturalmente, consiste nel valore intrinseco del metallo adoperato. Tale appunto è l'opera cui erasi dedicato maestro Adamo; e tali sono le falsificazioni, che, pur troppo, con tanta frequenza si ripetono ancora ai nostri giorni. Ma un'altra falsificazione, pure de' nostri giorni, giova ricordare, quella cioè di coniare una moneta, quasi sempre assai preziosa, che non fu mai coniata, ma inventata com- pletamente, attribuendola a qualche regnante o feudatario dei secoli scorsi ; di cui si riproduce il ritratto, la leggenda, (1) Cfr. Orazio Roggero, Delle relazioni fra le antiche secche del Piemonte in rapporto alle falsificazioni numismatiche. Estr. dal Bollettino iitor.-Bibl. Subalpino dir. dal prof. F. Gabotto, anno XIII, 1908. LA NUMISMATICA NELLA '^ DIVINA COMMEDIA " 205 lo Stemma, tutto insomma, come se nel passato la moneta fosse stata veramente esistente e in circolazione. Ma per compiere questa falsificazione non bastano i soli zecchieri ; occorre un grado di coltura storico-numismatica a cui essi di solito non arrivano, e difificilmente se ne trovano esempi nei secoli medioevali. Invece era assai frequente a quel tempo una frode, su cui Dante non rivolse la sua attenzione ; quella cioè di ra- schiare il contorno delle monete d'oro e d'argento, sottraendo una piccola quantità del metallo prezioso, tanto da non ol- trepassare il limite di tolleranza nel peso di ogni moneta. Questi tosatori però non appartengono alla classe dei falsari, ma in quella dei ladri ; e Dante a ragione non li collocò nella decima bolgia. Avrebbero trovato più degno posto nella settima, in compagnia di Vanni Fucci ; dove però il poeta non li ha ricordati. IV. Le punizioni dei falsari. Prima di discorrere delle pene, a cui Dante condannò i falsificatori di monete nel suo mondo fantastico, giova ram- mentare brevemente quelle che erano loro riserbate in questo mondo reale. Come era enorme il danno che le falsificazioni arreca- vano di continuo nei traffici commerciali del medio evo, così non meno gravi erano le punizioni con cui si cercava di porre freno a siffatte frodi. In quasi tutte le città i falsi mo- netari venivano consegnati al carnefice ; per lo più erano arsi vivi, altre volte strozzati o decapitati, e i cadaveri esposti al pubblico per qualche tempo, quale salutare ammonimento. Gli statuti di parecchie città ne fanno testimonianza; e molti esempi di queste condanne si possono rintracciare nelle cro- nache medioevali, e nelle vecchie storie (i) ; né mette conto (i) In questa stessa Rivista, due casi ne sono riportati dal profes- sore G. Carbonelli : i." Lofficina di un falso monetario nel IV secolo, 1906, fase. II ; 2." Umberto Bonaccorsi zecchiere di Savoia, 1908, fase. MI. Entrambi questi falsari ebbero condanna capitale. 2o6 FLAVIO VALERANI riferire esempi per non allontanarci di troppo dal nostro ar- gomento. Né soltanto i maestri zecchieri incorrevano nella pena capitale comminata ai falsari, ma anche i feudatari, signori della zecca ove erasi compiuta la falsificazione. Uno dei casi più noti di questo genere è quello avvenuto ai conti Maz- zetti, signori di Frinco ; i quali, oltre parecchie altre falsifi- cazioni compiute nella loro zecca, avevano osato coniare al- cuni sesini, contraffatti con quelli di Venezia battuti dal doge Marino Grimani (1595-1606). Perdurando essi, nonostante le ammonizioni, in quest'opera fraudolenta, il Senato Veneto, con bando 18 dicembre 1603, condannò a morte i due cu- gini conti Ercole e Giulio Cesare Mazzetti, signori della zecca (0, e la stessa pena fu decretata ai due loro zecchieri maestri Gerolamo Spada e Giacomino, entrambi di Mon- calvo. Talvolta era decretata la chiusura della zecca e tolta la concessione di batter moneta; e non di rado i feudatari ribelli alle ammonizioni erano anche scomunicati ; come ac- cadde a Rodolfo Gonzaga, marchese di Castiglione delle Stiviere, il quale ebbe la scomunica dal pontefice per aver falsificato le monete pontificie (1586-1593). E poiché fu fatto cenno anche dei tosatori di monete, aggiungerò che essi erano pure gravemente puniti, cioè col taglio della mano. Questa condanna si legge negli Statuti di Verona (art. LXXX) e di parecchie altre città italiane. Ed ora, dalle pene comminate ai falsari in questo mondo reale, passiamo a quelle che Dante ha loro riserbate nelle sue bolgie ; limitandoci però ai soli falsari del danaro, il cui tipo ci é rappresentato in maestro Adamo. Perchè egli, come gli altri falsi monetari, sconta la sua pena colla grave idropisia, che così sconciamente ne deforma il corpo? Fu affermato e ripetuto per lungo tempo, che in tutto l'inferno dantesco regna la legge detta del taglione; (i) Cfr. Monete dei Radicati e dei Mazzetti di Domenico Promis. To- rino, 1860, pag. 32, e Contributo al Corpus numm. Hai. di Guglielmo Grillo in questa Rivista. Milano, 1914, fase. III-IV, ove è riprodotto per intiero il bando della repubblica veneta. LA NUMISMATICA NELLA « DIVINA COMMEDIA » 207 la quale esige che il reo sia punito nel modo stesso, o in modo simile a quello con cui egli ha peccato (O. Questa legge è da Dante chiamata il Contrappasso, come ci è palesato dal trovatore Bertram dal Bornio ; il quale per aver dato al figlio primogenito del re Enrico II d'Inghilterra il malvagio consiglio di ribellarsi al padre, è confinato tra i seminatori di discordie, nella nona bolgia del- l'ottavo cerchio. Dopo aver narrato la sua colpa, egli ag- giunge la spiegazione della pena cui è condannato; la quale è d'avere la testa recisa, e di portarla in mano, ed è la testa stessa che parla, narrando il suo martirio (2) : Perch' io partii così giunte persone, Partito porto il mio cerebro, lasso 1 Dal suo principio che è in questo troncone. Così si osserva in me lo contrapasso (3), Ma le pene dantesche, tanto nell' Inferno quanto nel Purga- torio, non seguono sempre il concetto identico del contrap- passo medioevale, che doveva comprendere il duplice scopo della vendetta e della espiazione. Tanto nell' assegnare il premio ai beati del Paradiso, quanto le pene distribuite nei due altri regni, Dante seguì un criterio inspirato, quasi sempre, alle opere aristoteliche, e a quelle teologiche di S. Tommaso d'Aquino. Neil' Inferno e nel Purgatorio la punizione è sempre du- plice : morale e corporale. La prima consiste nella privazione della beatitudine, cioè della vista di Dio; eterna per i dan- nati del regno infernale, temporanea per le anime elette del Purgatorio. La pena del corpo, sempre varia, ricorda però in ogni caso la colpa commessa, ed ha con la medesima un rapporto di opposizione e talora di somiglianza; anch'essa (i) Questa legge punitiva ci è ripetutamente rammentata nella Bibbia : anintam prò anima, oculum prò oculo, dentem prò dente, manunt prò marni, pedem prò pede. ExoDus. Cap. XXI, 23-24; Levit. Gap. XXIV, 20 ; Deuteron. Cap. XIX, 21, ecc. (2) Inferno, C. XXVIII, v. 139-142. (3) Contrappasso (dal lat. contro-pati) non significa sempre la vera legge del taglione neW Inferno medesimo. — V. su questo argomento le considerazioni del dantologo Lorenzo Filomusi-Guelfi, Studi su Dante. Città di Castello, S. Lapi, 1908, pag. 331 e 343. 2o8 FLAVIO VALER ANI è eterna in un regno, temporanea nell'altro fino ai termine dell'espiazione. Se nell'Inferno la pena somiglia al peccato, nel Purgatorio invece spesso rappresenta l'esercizio della virtù opposta al peccato medesimo. Ed è naturale che le pene più gravi del senso siano riserbate alle colpe più gravi, a quelle cioè che più spiacciono a Dio. Tornando ora ai falsi monetari e alla pena corporale dell'idropisia loro assegnata dal poeta, molti vollero spie- garla dicendo, che, a quel modo con cui i falsari introducono la mondiglia, ossia l' immondezza, nella pasta metallica con cui si coniano le monete false, così essi sono condannati ad avere l'immondezza nel loro corpo, cioè l'acqua immonda nel ventre. È una spiegazione un po' stiracchiata ed anche inesatta; perchè l'acqua racchiusa nell'addome dei falsari non è immonda; è bensì un prodotto morboso, ma è semplice siero, come tutti i medici sanno. Farmi assai più naturale spiegare questa pena, osservando che i frodatori di monete, i quali in vita mostrarono tanta cupidigia d'oro (la vera set» dell'orò) siano ragionevolmente, dopo morte, travagliati da un'altra sete, non meno cocente, anzi inestinguibile, quella dell'acqua fresca ; sete che è appunto uno dei tormenti più dolorosi dell'idropisia. Questa spiegazione, così semplice e naturale (e che pur non ho trovato nei varii commenti con- sultati), ritengo risponda meglio al concetto della pena del senso, o pena corporale, destinata ai reietti nell' Inferno, della quale ho fatto cenno superiormente. Prima di porre termine all'argomento della punizione inflitta a maestro Adamo, parmi opportuno rilevare un altro passo, al quale pure nessun commentatore, per quanto mi è noto, ha rivolto la sua attenzione. Nella stupenda scena di litigio e d'improperi, che divampa tra Sinon Greco da Troia e maestro Adamo, nella quale le percosse precedono le pa- role, e sono poi susseguite dal prorompere di altre contu- melie e provocazioni, il poeta ci narra : E Turi di lor che si recò a noia Forse d'esser nomato sì oscuro, Col pugno gli percosse l'epa croia; Quello sonò come fosse un tamburo (i). (i) Inferno, C. XXX, v. 100103. ^ LA NUMISMATICA NELLA « DIVINA COMMEDIA '> 209 È il falso Sinon Greco che dà un gran pugno sul ventre disteso di maestro Adamo. Or come va che su quell'addome, così rigonfio dalla grave idropisia, cioè ripieno d'acqua, una forte percossa abbia potuto produrre un suono così timpa- nico da rassomigliare a quello che darebbe un forte colpo sopra un tamburo ? Ben pochi dovettero accorgersi della apparente contrad- dizione; e per spiegare il suono timpanico, invece del suono muto e ottuso, qualcuno giunse ad affermare che quel ventre idropico era pieno di aria, ossia trattavasi di timpanite o me- teorismo (i), mutando così la pena assegnata dal poeta ai fal- sari ! Eppure la spiegazione è tutt'altro che difficile ; qua- lunque medico può presentarla senza tema di errare. Negli idropici l'acqua che fa tumido il ventre, si raccoglie nella parte piìi bassa dell'addome od è rinchiusa nel cavo del pe- ritoneo; e gli intestini, ripieni d'aria, sono respinti in alto verso la parete inferiore del torace ; per cui battendo in questo tratto il suono, naturalmente, è timpanico (2). Epperò se il pugno dato da Sinone parve quello che si ottiene da un tamburo, ciò significa che esso colpì quel tratto deWepa croia che sta fra l'ombellico e il ventricolo. Non havvi adun- que alcuna contraddizione ; maestro Adamo era affetto vera- mente da idropisia, non già da timpanite; ed è anzi da am- mirare l'esattezza dell'esposizione, la quale dimostra sempre più quanto fossero estese le cognizioni dell'Alighieri anche nelle mediche discipline. V. Le variazioni nelle Monete a Firenze. Nel Canto VI del Purgatorio, Dante, dopo l'incontro con Bordello e dopo la sublime apostofre all'Italia e l'invet- tiva contro le discordie italiane e contro l'imperatore, si ri- volge con finissima ironia a Firenze, cui rinfaccia i molti (i) Camerini, op. cit., pag. 244. (2) Questa spiegazione, così semplice, trovasi già esposta in quel mio lavoretto giovanile, citato superiormente, su Dante e le scienze me- diche. Torino, 1872 {néiV Osservatore, Gazzetta dette Ctiniche). 27 210 FLAVIO VALERANI vizi e sovratutto 1* incostanza e la volubilità nelle sue ordi- nazioni, e così la rimprovera : fai tanto sottili Provvedimenti, che a mezzo novembre Non giunge quel che tu d'ottobre fili : Quante volte del tempo che rimembra, Legge, moneta, officio e costume Hai tu mutato e rinnovato membre ! Adunque, in mezzo a sì frequenti e nocive mutazioni, cioè : delle leggi, sempre nuove da un giorno all'altro ; dei tanti uffici o cariche governative, con nomi e poteri diffe- renti ; dei costumi che cambiavano in peggio pel continuo contatto nel trafficare con genti straniere; col cambio dei cittadini, ora cacciati ed ora richiamati, secondo il prevalere delle diverse fazioni ; in mezzo a tutta questa perniciosa vo- lubilità, havvi pur quella della monetazione, fonte d'incalco- labile danno nei rapporti del commercio e dell'uso quotidiano. Ma a quale fra le varie monete fiorentine vuole alludere il poeta ? Certamente questo biasimo non tocca al fiorino d'oro, il cui valore non subì mai mutazioni di sorta e che era sempre accettato volontieri nel commercio di tutto il mondo. Neppure alla lira potè alludere Dante, non ostante le numerose variazioni di valore che subì questa moneta in processo di tempo e sempre in peggio; e il suo progressivo rinvilimento non è punto da attribuire a Firenze, a cui è ri- volto il rimprovero dantesco. Basta una superficiale nozione di numismatica per sapere che tutte le monete d'argento o di mistura, coniate nei primi tempi (sec. XIII e XIV) nelle varie zecche italiane e straniere, subirono notevoli perdite di valore di anno in anno ; questo toccò in modo partico- lare alla lira, moneta di conto, ossia nominale, non già reale; a cui erasi attribuito dapprima il valore dello zecchino me- desimo e che si componeva di 240 denari. Ogni città di no- tevole importanza aveva la sua lira speciale, e tutte subirono gravi perdite di valore. Così la lira d'Asti, per citarne una fra le più apprezzate in tutta Italia, nella prima metà del trecento — meno d'un secolo dalla sua creazione — era già LA NUMISMATICA NELLA u DIVINA COMMEDIA " ^ 311 grandemente scaduta di valore (0 e andava di anno in anno sempre peggiorando. Questo rinvilìo monetario, solito a manifestarsi presso tutte le zecche, maggiori o minori, non potevasi veramente imputare solo al Comune, ma ad un complesso di cause, delle quali alcune inerenti alle monete stesse e ai traffici e ma- neggi quotidiani, oltre alle vicende politiche e guerresche, alle fazioni e guerricciuole, che dilaniavano quasi tutte le città italiane di quel tempo. Ogni città aveva una moneta- zione propria, la quale spandevasi altresì alle città e agli stati vicini, e in mezzo a questa babelica confusione di mo- nete di diverso valore, e in quantità sovrabbondante, non riu- sciva semplice e facile al commerciante il raccapezzarsi. Ag- giungansi le contrafifazioni che non erano tanto rare; e per ultimo il deterioramento stesso del pezzo monetario, che per la sua bassa lega diventava coll'uso prontamente logoro e consumato. Non di meno giusto è il rimbrotto che il poeta rivolge alla sua città natale, e che vuoisi riferire alle tante piccole monetucce {denari, popolini, guelfi, bargellini, quattrini) co- niate quasi tutte sui primi anni del trecento o poco prima ; monete che inondavano tutto il campo commerciale, spesso rifiutate nell'uso quotidiano e cagione continua di fastidiosi litigi. E dico giusto il rimbrotto, perchè questo moltiplicarsi e succedersi di tante monete scadenti, è realmente da ad- debitarsi ai Signori che stavano al governo del Comune. Ogni nuovo Signore o governante della repubblica fioren- rentina credevasi in diritto di batter moneta ; e come era assai frequente il mutarsi dei reggitori (qualunque ne fosse il nome) così andava sempre più crescendo la quantità di queste minuscole monete, e di pari passo la inevitabile con- fusione e il disordine, con grave danno dei cittadini. Concludo pertanto avvisando che le variazioni monetarie non si riferiscono né al fiorino d'oro, né alla lira, bensì alle piccole monete di rame scadenti e in quantità eccessiva ; e che l'acre invettiva di Dante a Firenze colpisce direttamente (i) Cfr, Promis Domenico, Monete della zecca d'Asti. Torino, 1853, pag. 44. 212 FLAVIO VALERANI quei suoi concittadini che con tanta frequenza si succede- vano nel governo della repubblica fiorentina, e godevano nel batter monete non sempre necessarie. VI. Filippo il Bello, Re di Francia. In tutto il corso del poema occorrono frequenti le in- vettive di Dante contro parecchi personaggi d'ogni classe, per le varie colpe di cui sono accusati. Pontefici e impera- tori, re e principi, figure storiche e illustri d'ogni maniera non sono risparmiati. Ma fra questi personaggi ve ne hanno alcuni su cui cade più sovente il flagello del poeta; sono papa Bonifacio Vili, Federico II di Aragona re di Sicilia e Filippo il Bello, re di Francia ; tutti e tre suoi contemporanei. Se non che mentre i due primi sono apertamente e più volte nominati nelle tre cantiche, del re Filippo non si trova mai il nome, benché sempre chiaramente indicato. " L' ira " di Dante contro il Re francese, scrive Ugo Foscolo (0, " pare mista a terrore, né Io nomina mai ; contro al Papa " é voluttà di vendetta ; contro all'Aragonese è disprezzo... "Al re Filippo non perdona né pure nelle Opere minori, " dettate con animo più pacifico „. E mentre pare persino s'impietosisca alla misera morte del vecchio ottuagenario pontefice Bonifiacio (2) contro cui s'era tante volte scagliato, questo senso di pietà non appare mai verso il re Filippo. Il passo in cui è ricordata la colpa del re francese, é nel Canto XIX del Paradiso^ v. 1 18-120: Lì si vedrà il duol che sopra Senna Induce, falseggiando la moneta. Quei che morrà di colpo di cotenna. In questo Canto il poeta, per bocca delle anime beate, rac- colte nella sfera di Giove e formanti il segno dell'aquila, mena intorno il flagello sopra i principi suoi contemporanei (i) La Commedia di D. A. illustrata da Ugo Foscolo. Torino 1852. Voi. I, Discorso sul lesto, pag. 345. (2) Cfr. Purgatorio, C. XX, v. 86-94, ove è accennata la nota scena di Anagni, LA NUMISMATICA NELLA « DIVINA COMMEDIA » 21 3 che non operano nei loro regni con virtù e giustizia. Filippo il Bello certamente non poteva essere risparmiato ; gli si rinfaccia tra le altre, la colpa di falso monetario; e in pari tempo gli si predice la morte, che avverrà qualche anno dopo (1314), per opera di un cinghiale in una caccia; e anche qui non se ne fa il nome. L'accusa che in questi versi gli si muove d'aver frodato sulle monete, non era la sola che pesasse sul re Filippo, in- famandone il nome. Tutti gli storici e cronisti sono concordi nell'attribuirgli altre colpe più gravi ; fino al punto d'aver crudelmente fatto ardere vivi alcuni Templari per rapirne le ricchezze (i). Questo giustificherebbe le fiere e corrucciate parole con cui il suo antenato Ugo Capeto, rispondendo a Dante che lo aveva interrogato dell'esser suo, palesa tutto il suo sdegno contro il degenere nipote, ch'egli chiama la mala pianta, che la terra cristiana tutta aduggia (2). Ma lasciando da parte le altre sue colpe, per limitare il nostro compito alla sola monetazione, è poi bene accer- tata questa sua frode ? O, per contra, l'accusa di falsario non sarà effetto dell'odio partigiano di Dante contro di lui ? In questi ultimi tempi non furono rari i casi di tentata riabilitazione di personaggi infamati da secoli di storia in- contrastata, i quali trovarono difensori intenti ad attenuare, od anche giustificare, le azioni loro più orrende. Questo ten- tativo non mancò anche per il re Filippo ; si cercò di ren- derne, almeno in parte, meno turpe e spregevole la memoria, scolpandolo dall'accusa di falso monetario. Vediamo se le ragioni addotte valgono a raggiungere lo scopo. La vita di re Filippo il Bello trascorse quasi per intiero in guerra, con varia fortuna, dirette specialmente contro i Fiamminghi, da cui fu gravemente sconfitto a Coltrai (1302). In queste guerre continue e dispendiose, egli si trovò spesso stretto dal bisogno di danaro; e per procacciarsene, non ebbe alcun ritegno nei mezzi. Cominciò collo spogliare i ricchi signori del suo regno, obbligandoli a portare il loro vasel- lame d'argento alla zecca ; mise a gravissime contribuzioni (i) Cfr. G. A. ScARTAzziNi, Commenti alla Div. Comm. Hoepli, edit., Milano, 1893, pag. 474. (2) Purgatorio, C, XX, v. 43 e sgg. 214 FLAVIO VALERANI le varie città conquistate nella Fiandra; e spinse la crudeltà fino a mandare al rogo alcuni Templari per rapirne i tesori, come già fu detto. Per ultimo, incalzando sempre piìi 1' ur- genza di pagare la soldatesca, pensò di ricorrere (così fu scritto) alla moneta fiduciaria, ossia di necessità. E fu pre- cisamente allora che, invece di batter moneta fiduciaria, ne- cessitatis ergo, come si fa colie ossidionali nelle città asse- diate, non si vergognò di falsificare quelle d'oro e d'argento, di giusto valore, che già erano in circolazione e accettate in ogni paese. Quest'accusa che gli venne fatta da tutti i suoi contem- poranei e ripetuta nei versi del Paradiso riportati, è giusta- mente appoggiata alla seguenti ragioni. Le vere monete di necessità o fiduciarie devono sempre avere un conio speciale, nuovo, ben diverso da quello delle monete buone già in corso. A queste monete fiduciarie, fatte per lo più con metallo di bassa lega, si accorda un valore convenzionale, molto superiore al valore intrinseco del me- tallo onde sono composte. Invece il re Filippo non fece che riprodurre completamente, nel 3' e nel ^, due specie di ot- time monete di giusto valore già in circolazione: quelle d'oro simiH al fiorino, sostituendo però una lega inferiore di tre carati e mezzo a quella della moneta buona ; e quelle d'ar- gento, cioè il grosso tornese, già battuto dai re antecessori, peggiorandone pure grandemente la lega e il peso. Questo ci è narrato anche dallo storico contemporaneo, Giovanni Villani, il quale aggiunge che " il re facendo cor- " rere queste monete per più assai che non valevano, avan- " zava ogni dì libbre seimila di parigini e più, ma guastò e " disertò il paese „ (Vili, 58). È noto poi che queste monete, veramente fiduciarie, a cui si è accordato un valore convenzionale molto superiore al reale, devono sempre essere convertite in moneta buona, appena cessato il periodo di necessità che ne aveva consi- gliato la battitura ; come ad esempio, si fa nelle città asse- diate, appena finito l'assedio. Ha egli fatto questo il re fran- cese? No. A. Franco d) che cercò di scolparlo dal titolo di fal- (I) Op. cit., pag. 15. LA NUMISMATICA NELLA " DIVINA COMMEDIA » 2I5 sario, per togliere ogni carattere di frode alla sua mone- tazione provvisoria, pubblicò un documento, già conosciuto, nel quale il re promette a tutti coloro che si presenteranno poi con la moneta fiduciaria, di convertirla tosto in buona moneta genuina ; e per dare maggior valore alla promessa aggiunge che avrebbe a tale scopo ipotecato i suoi beni e quelli della regina. Ora, dare a questa promessa, che è in forma di grida o editto, il valore di un documento compro- vante l'avvenuta conversione del danaro fiduciario col buono, è tale argomento che non mette conto di combattere. Qual è colui che stretto dal bisogno e in cerca di danaro, non promette fermamente la restituzione a chi gliene dà in pre- stito? E la promessa, anche fatta per iscritto, è forse da ri- tenersi per una prova che la restituzione fu realmente fatta? Nel caso nostro nessun documento potè mai affermare la buona fede di questo re capetingio ; ogni cronista o storico narra bensì del modo con cui egli si procurò il danaro, ma nessuno fa alcun cenno della conversione di esso col buono. È vero che nel maggio 1304 si pubblicò un nuovo editto, perchè i tornesi scadenti venissero presentati in zecca, ma ciò non tolse che vecchi e nuovi tornesi, di valore tanto dif- ferente, seguitassero a correre promiscuamenle, con grande malcontento del popolo, il quale, qualche anno dopo, scese in piazza urlando che voleva restaurata la moneta antica ; segno non dubbio che il campo commerciale era tuttora inondato dai falsi tornesi; i quali del resto sono anche ai dì nostri tutt'altro che rari nei pubblici e privati medaglieri; il che prova maggiormente che essi non vennero convertiti in moneta buona. Adunque ben fece Dante a bollare col marchio di falso monetario il re Filippo, guidato in ciò, non già da odio par- tigiano, ma dal consenso universale di quei tempi. VII. Verso la fine del Canto XVIII del Paradiso, havvi un breve accenno a monete; epperò anche questo passo rientra nel campo delle nostre osservazioni numismatiche nel sacro poema. , 21 6 FLAVIO VALER ANI Dopo l'episodio del suo antenato Cacciaguida, Dante all'aspetto dell'Aquila celeste, in cui stanno conserte tante anime giuste, invoca la benefica influenza della Stella, nel cui ciclo si trova, acciocché rifiorisca in terra la Giustizia contro coloro che la offuscano, specialmente per il peccato dell'avarizia e della cupidigia dell'oro. Fra costoro, egli af- ferma, primeggiano i pontefici; e contro questi sacrileghi pro- fanatori del tempio invoca il santo sdegno di Cristo, accioc- ché i principi della terra non deviino dal retto sentiero, dietro il mal esempio dato dai pontefici medesimi. Inveisce quindi contro un pontefice, del quale non fa il nome, con questi versi finali : Ma tu che sol per cancellare scrivi, Pensa che Pietro e Paolo che morirò Per la Vigna che guasti, ancor son vivi. Ben puoi tu dire : Io ho fermo il desiro Sì a Colui che volle viver solo, E che per salti fu tratto al martiro, Ch' io non conosco il Pescator né Polo. Questi versi un po' oscuri si spiegano a questo modo (i): Ma tu, o Pontefice, che scrivi solo per cancellare, cioè per lanciare scomuniche e rivocarle allo scopo di far danaro, devi pure ricordarti che Pietro e Paolo, i quali morirono per la Chiesa del Signore, che tu profani con la tua simonia, sono ancora vivi per darti il meritato castigo. E vero (ag- giunge qui con terribile ironia il poeta) che tu mi rispon- derai, che se non sei devoto di San Pietro né di San Paolo (Polo) che non conosci, sei invece assai devoto di quell'altro santo, che volle viver solo nel deserto ; e che per le moine di Erodiade danzante fu tratto al martirio ; cioè di San Gio- vanni Battista, la cui figura campeggia sui fiorini di Firenze (2), dei quali tu sei sempre stato grandemente avido. (i) Chiedo venia ai dantofili, i quali per fermo non abbisognano di spiegazioni ; esse però mi parvero opportune per coloro cui non è molto famigliare la lettura del sacro poema. (2) È probabile che Giusti, così devoto cultore degli studi danteschi, abbia ricordato questi versi, quando cominciava la sua bella poesia a San Giovanni: In grazia della zecca fiorentina Che vi pianta a sedere in sul ruspone, O San Giovanni, ogni fedel minchione A Voi s'inchina. LA NUMISMATICA NELLA " blVINA COMMEDIA " 21 7 A chi è diretta questa violenta apostrofe? Fu fatta questione anzitutto se Dante qui intendesse al- ludere ai papi in generale, ovvero in particolare a qualcuno; né mancò chi tentò scolpare in genere tutti i pontefici scri- vendo che " Dante per quel suo talento di scagliare sulle " più alte cime i fulmini del suo sdegno, prestava facile " orecchio alle più sinistre voci „ (i). Qui però le accuse sono bene specificate, ed è evidente che si parla di un personaggio determinato. Il dubbio può vertere soltanto sopra due papi. Scartando Bonifacio Vili, già morto da parecchi anni (1303) quando il poeta scriveva il Paradiso, non rimangono che due altri viventi in quegli anni : Clemente V e Giovanni XXII. Non v'è dubbio che qui l'invettiva è contro un pontefice ancor vivo. Ma quale dei due? Entrambi si possono, senza esitazione, annoverare fra i peggiori che occuparono la cattedra di San Pietro ; entrambi macchiati delle colpe, rinfacciate dal poeta, cioè di fare d'ogni erba fascio pur di accumulare danaro, e di speculare sulle scomuniche , scagliandole e revocandole, secondo il tornaconto. Ma il Guascone, Clemente V, era già morto (20 aprile 13 14) in mezzo a sterminate ricchezze ed erasi attirate le roventi invettive di Dante, che già gli aveva preparato il posto neW Inferno fra i simoniaci. Egli avevasi comprato vergognosamente il seggio pontificale; aveva tra- sportato la sede papale da Roma ad Avignone, cagionando scismi e mali infiniti ; schiavo di Filippo il Bello, avea sop- presso l'ordine dei Templari e tradito Enrico VII, senza ri- guardo alcuno a legge divina od umana ; tanto che giusta- mente Dante lo disse il pastor senza legge (2). Giovanni XXII ebbe pure assai tempestoso il pontificato, trascorso in quegli anni in cui, perdurando Io scisma e la sede papale ad Avignone, papi e antipapi si assalivano con ogni matiiera di armi, spirituali e temporali, mettendo a soq- quadro tutta la cristianità. Eletto alla cattedra pontificia, nel 1316, vi rimase fino al 1334, anno di sua morte ; epperò fu (i) Cfr. Beatrice: Bellezze teologiche e letterarie della Div. Commedia per G. Gatti C. T. Casale, 1853, pag. 299. (2) Inferno, C. XIX, v. 83. 28 2l8 FLAVIO VALERANI papa in tutti gli ultimi anni in cui durò in vita Dante ; il quale era allora intento a dare l'ultima mano al suo poema usando largamente del vaticinium post eventum. E noto però che tanto nel dispensar lodi quanto nel lanciare biasimi, egli rivolgevasi di preferenza alle persone tuttora viventi. È na- turale pertanto che la violenta apostrofe di questo canto XVIII sia indirizzata al Caorsino Giovanni XXII ancor vivo, anziché a Clemente V, morto già da parecchi anni; e tale appunto è il giudizio accolto oggidì dalla maggioranza degli studiosi. Vili. Stefano Urosìo II, re di Rascia. L'ultimo accenno numismatico è quello ove si parla del re di Rascia, verso la fine del canto XIX del Paradiso : E quel di Portogallo e di Norvegia Lì si conosceranno e quel di Rascia, Che mal ha visto il conio di Vinegia (i). Questo re è Stefano Urosio II, che regnò dal 1275 al 1307, perciò contemporaneo di Dante; ed è flagellato insieme con parecchi altri principi di quel tempo, che non operarono con virtù e giustizia e si macchiarono di varie colpe (2). La Ra- scia, su cui egli regnava, è parte della Serbia, detta anche Schiavonia ed estendevasi verso le coste di Dalmazia. Il re Urosio, avendo osservato che il grosso di Venezia, chiamato volgarmente matapan, era moneta assai accreditata in tutto il Levante e specialmente nei possedimenti veneti, ne copiò il tipo, facendone battere una grande quantità a scopo di lucro. A questa frode accenna Dante nel verso : mal ha visto il conio di Vinegia; verso che porse occasione di tante dispute ai chiosatori, cioè se debbasi leggere ha visto il conio, ovvero aggiustò il conio. Numerosi dantofili di in- contestabile valore, stanno per la prima ed altri per la se- conda versione e la discussione è tutt'altro che finita. Tanto (1) V. 139-14 1. (2) Cfr. A. De Gubernatis, Il Paradiso di Dante. Firenze, 1888, pag- 243. LA NUMISMATICA NELLA « DIVINA COMMEDIA r 219 però con l'una che con l'altra lezione si spiega benissimo il concetto dantesco. Intanto siccome la disputa spetta piuttosto alla filologia (0, la lascieremo da parte, per toccare altre que- stioni che spettano maggiormente alla numismatica. Unica moneta veneta contraffatta dal re Urosio è il grosso, che nei primissimi tempi dicevasi anche ducato (nome che venne poi riserbato solo allo zecchino), epperò taluno credette che anche lo zecchino fosse contraffatto; ma ciò non è, la frode venne fatta solamente sul grosso o matapan. E qui si potrebbe chiedere : trattasi poi di vera falsificazione o di semplice imitazione? A prima vista parrebbe una sem- plice imitazione del tipo veneto. Le figure sono identiche, tanto nel ^' quanto nel I^ ; ma la leggenda non è contraf- fatta. Ravvi il nome di Urositis al posto di quello del doge, di Rex invece di Ditx e di S. Stefan invece di S. M. Veneti. Nel 9* sono in entrambi le iniziali ^E{sus) XC{istus). Questo grosso era stato fatto sul modello di quelli dei due dogi con- temporanei di Urosio, cioè di Giovanni Dandolo (1280-89) ^ Pietro Gradenigo (1289-1311). Nel peso e nelle dimensionile differenze non sono apprezzabili o dipendono dallo stato, più o meno logoro dall'uso, nei diversi esemplari dell'una e dell'altra zecca. La frode sta nella bontà della lega metal- lica, certo scadente nel grosso di Rascia, posta a confronto col buon argento del grosso di Venezia. A ragione perciò una deliberazione veneziana, fin dal 1282, provvedeva che i ricevitori del pubblico dei.aro ieneantnr diligenter inquirere denarios regis Raxiae, contrafactos nostris Venetis grossis, si ad eorum manus pervenerint ; et si pervenerint, teneantur eos incidere (2). E forse il re Urosio non sarebbe stato incol- pato, se si fosse limitato a farne battere in poca quantità, bastevole ai puri bisogni del suo piccolo regno; ma la grande quantità che ne disseminò per tutto il Levante, inondandone (i) Chi fosse vago di approfondire siffatta questione, che affaticò la mente di tanti studiosi, vegga Pietro Fanfani, Indagini dantesche^ n. 21 della Collezione di opuscoli danteschi, diretta da G. L. Passerini. Città di Castello, Lapi 1895, P^g- 44» ove sono esposte le ragioni in fa- vore dell'una e dell'altra lezione, in una cortese corrispondenza tra B. Veratti e P. Fanfani. (2) Cfr. E, Camerini, loc. cit., pag. 600. 320 FLAVIO VALERANI i possedimenti veneziani, tradisce l'intenzione del frodatore e giustifica la condanna. Al contrario altre zecche, che presero pure per tipo il matapan veneto, non furono molestate. Così Teodoro I Pa- leologo, marchese di Monferrato, appena giunto nel suo pic- colo stato, invitato da' nuovi sudditi, nella sua zecca di Chi- vasso fece coniare un grosso affatto simile a quello di Ve- nezia, che aveva visto tanto pregiato in Levante (i). Benché si trattasse di contraffazione, pure il Senato Veneto non lo ritenne colpevole, né mosse lamento, per la ragione che il marchese Teodoro erasi limitato a battere quella sola quan- tità di grossi che bastavano ai bisogni quotidiani del suo marchesato. Lo stesso avvenne al figlio suo e successore Giovanni Paleologo, il quale fece pur coniare un'altra lieve quantità di grossi, affatto identici, di cui era penuria nello stato. Non molti, né esuberanti oltre il bisogno, furono di certo questi matapan del Monferrato, anche sommando quelli dell'uno con quelli dell'altro marchese ; perchè ora son di- venuti assai rari nel commercio numismatico e tassati ad> alto prezzo. Invece quelli di Rascia sono tuttora abbondanti facili a trovarsi e a pochissimo prezzo; né havvi medagliere che ne sia sprovvisto. Innegabile pertanto é la frode di re Urosio ; epperciò il biasimo di falso monetario inflittogli nel sacro poema, è perfettamente giustificato. Flavio Valerani. (i) Cfr. D. Promis, Monete dei Paleologi march, di Monferrato. To- rino, 1858, pag. 12. Lettere di Guido Antonio Zanetti ad Annibale degli Abbati Olivieri Giordani di PeoiaiiTO (Continuazione, v. fase. Ili, 1913, fase. II, III-IV, 1914, fase. I, 1915). 99. (XCIX - 196). Sono in obbligo di rendergli le dovute grazie per le due dissertazioni sopra Gradara favoritemi, e della porzione della dissertazione sopra le Monete Maceratesi, che veramente è peccato che non sia terminata. Nel primo documento di quella Zecca vi ho trovato una notizia sopra la lega delle nostre Monete, che non mi è per anche riuscito poter scoprire in questi nostri Archivi, lo che molto giova per la dissertazione delle Monete Bolognesi già bozzata i^). Sarebbe desiderabile che qualchedun'altro potesse terminare detta dissertazione o almeno avere i documenti, che aveva raccolti per formarla, se non si trova il cibaldone. Quando però sarà rimesso in salute, lo che glielo desidero, la prego di farne ricerca, giac- ché sento essere andate le carte ai suoi eredi. Tengo ancora presso di me i noti Recapiti, per farne quell'uso che m'in- dicarà. E con tutta la stima me le protesto d'essere Bologna, 8 Maggio 1776. 100. (C — 197). Me ne rallegro infinitamente che siasi ormai rimesso in salute, e spero che si rimetterà perfettamente come glielo desidero. Aspetterò anche un poco a pubblicare la porzione della dissertazione sopra la Zecca di Macerata, per vedere se sia possibile convenire alcun altro che ne volesse stendere il Testo, o almeno comunicasse i documenti. Nell'Opera di (i) Z. IV, pag. 499 : . . . . Bolognini d'Argento de dece leghe per libra de pisit, conte è li bolognini di Bologna. Questa era la lega normale a Bologna non solo per la zecca ma anche per i lavori di argenteria ; cfr. Salvioni G. B., // l''alore della Lira Bolognese dalla sua origine alla fine del secolo XV. Bologna, Zanichelli, 1902, pag. 33. 222 G. CASTELLANI Mons. Garampi mi ricordo aver veduto qualche documento di quella Zecca. Debbo aver qualche risposta dal sig. Ange- lucci, per sentire se avesse più copia dei documenti comu- nicati a Mons. Compagnoni. Se questi si possono racapez- zare e che si potesse rinvenire qualche cos'altro, non sarebbe difficile dargli qualche compimento. Il Sig. Gran Priore giorni sono mi diede ordine che tro- vassi un legale, e che gli comunicassi i recapiti, lo che farò in breve. Jeri mi abboccai col sig. Lorenzini, e mi disse che avrebbe comunicato il tutto al suo legale, e così si vedrà in breve, come stia la faccenda. Del risultato sarà in ap- presso informato. Intanto passo secondo il solito a rasse- gnarmi qual mi protesto d'essere Bologna, 22 Maggio l'j'jó. IDI. {CI - 198). Gratissima mi è stata la sua del 19 corr. colla quale mi dà contezza d'essersi rimesso in Città, ed in qualche ma- niera rimesso dagli incomodi sofferti, del che me ne rallegro infinitamente, e gli desidero che si rimetta perfettamente. Anch' io ho dovuto stare un mese senza poter uscire di Ca- mera per una flussione agli occhi, che per molto tempo mi ha perseguitato, ma ora grazia Dio son rimesso. Per questo e per non aver mai potuto avere dal Legale che commisi d'osservare l'affare che si degnò comettermi per cotesto Ospitale, ho sempre tardato a scrivergli per non incomo- darla senza occasione. Io speravo in quest'istesso ordinario rimettergli l'informazione, ma non mi è riuscito poterla avere ; mi ha però assicurato che l'auro per l'ordinario ven- turo, lo che se potrò ottenere non mancherò di rimettergliela prontamente. Attenderò volentieri le sue grazie nell' involtino che ha destinato per me perchè son sicuro di vedere qualche sua nuova bella operazione. Una di esse passerò all' Instituto, e le altre due copie al Rmo Pre Trombelli e Sig. Biancani, come m'indica. In caso che non abbia ancora spedito il detto involtino la prego di una grazia che è di unirvi un esem- plare della sua dissertazione sopra il Porto di Pesaro per un amico di Trento che me ne fa premurosa instanza. In LETTERE DI GUIDO ANTONIO ZANETTI 223 contraccambio di essa gli rimetterò qualche copia della sua Eruditissima dissertazione delle Monete di Pesaro, che mi sono rimaste, se gli mancassero come mi è stato significato. Un mese fa fu qui il Sig. Co : Guernieri U), che mi as- sicurò che in Macerata vi è soggetto che abbia intrapreso a proseguire la dissertazione di Mons. Compagnoni sopra quella Zecca, per lo che se ciò si verificasse si pubblicherà il tutto insieme. Io vado continuando la mia Raccolta, ma per la solita tardanza dello Stampatore sono arrivato solo alla metà del secondo Tomo. Nei tomi susseguenti spero di pubblicare varie nuove dissertazioni di Amici, che si sono offerti di spedirmi che certamente non dispiaceranno ai di- lettanti di tal studio. Il Sig. Mengozzi me ne ha procurato uno per la Zecca di Spoleto, epperciò ad esso ho trasmesso tutte le notizie che avevo e i6 disegni delle Monete di quella Zecca. Ed inoltre mi speranzavo di due altre, cioè di Pe- rugia e di Fermo (2). Tutto ciò riconosco per mezzo suo, ep- perciò gliene sarò infinitamente tenuto. Se mi conosce abile in qualche cosa mi comandi liberamente che mi troverà qual mi protesto d'essere Bologna, 2j Ottobre 1776. 102. (CU — 203). Dopo che ebbe la bontà di ordinarmi che facessi esa- minare i documenti trasmessimi sopra l'affare di cotesto Ospitale, non mancai di farli subito osservare ad uno di questi nostri Curiali, e di andare col medesimo a vedere gli Atti dove fu incominciata la lite con Pier Luigi Muratori (i) II Conte Aurelio Guarnieri Ottoni di Osimo, egregio studioso di archeologia, n. 25 aprile 1737, m. a Venezia 31 maggio 1788, nipote ex matre di Mons. Compagnoni, Noi sappiamo già come il soggetto avesse rinunziato al progettato proseguimento, cfr. nota alla lettera n. 76. (2) Peccato non ci abbia indicati i nomi di questi collaboratori pro- curatigli dall'Abb. Mengozzi, dei quali nulla apparve nella Raccolta Za- nettiana. Di Spoleto infatti non c'è che la lettera dell'Odorici al Marini sopra una pretesa moneta di Ariulfo duca di Spoleti (IV, 477 e sgg.). Di Fermo c'è la dissertazione dell'Ab. M, Catalani (III, 269 e sgg.), ma, come vedremo nelle lettere n. 120 e 121, il Catalani cedette agli uffici fattigli dairo. Di Perugia non v'è nulla e forse potrebbe trattarsi di An- nibale Marietti che sappiamo dal Vermiglioli {Della Zecca e delle Monete Perugine, pagg. 6-7) aver raccolto scarse e ristrette notizie di quella zecca. 224 G- CASTELLANI sino nel 1730 circa, per recapezzare il principio e vederne il progresso ; ma non fu possibile rinvenire il tutto per es- sere un affare assai involuto. Si è ritrovato però qualche descrizione de' beni di esso Pier Luigi Muratori come dalla nota qui annessa. In oltre si passò dal sig. Lorenzini al pre- sente possessore de' Beni di detto Muratori per indagare quali fossero le ragioni per cui possedeva tai beni, ed egli esebì recapiti dai quali si è rilevato che Pier Luigi nulla aveva di libero, ma che anzi aveva alienati alcuni fondi, che sono stati dal medesimo Lorenzini riacquistati. Da tutto ciò il Curiale ha fatto un'informazione che qui le accludo, acciò la possi comunicare a chi s'aspetta per poter decidere se gli compete o no l'intraprendere di fare una gravosa spesa senza speranza di aver nulla. Starò in atenzione del risul- tato per il desiderio che ho di servirla. Non ho per anco ricevuto l'involto che mi acenna avermi trasmesso, ma verrà quanto prima ; intanto gli avanzo i miei più vivi ringraziamenti, tanto per la nuova dissertazione che per l'altra del Porto di Pesaro. Il nostro Instituto ha fatto la scorsa settimana l'acquisto di tutto il Museo del P. Savorgnano, che il medesimo gli ha lasciato in dono (i). Si dice che ascenda al valore di 12000 scudi ma domani avrò comodo di osservarlo per esser de- stinato per la consegna. Fra le altre cose pregevoli vi sarà da più di tremila monete, così avrò campo d'approfittarmi di esse per la mia Raccolta, giacché prima non vi era ma- niera averlo. Anche questo giovar può moltissimo alla mia intrapresa. Anch' io gli ho fatto il regallo di 500 Madaglie di uomini illustri, e 500 sigilli la maggior parte Bolognesi, per levarmi la tentazione di proseguire tali serie e per ciò attendere solo alle monete. E con tutta stima me le protesto Bologna, 4 Decembre 1776. (1) Uno dei nuclei della Raccolta Numismatica Universitaria di Bo- logna già dell'Istituto è appunto costituito dalla Raccolta Savorgnan. Dal contesto della lettera non si capisce bene se il dono dello Z. fu fatto all'Istituto o al P. Savorgnan, in ogni modo le medaglie e i sigilli fanno ora parte della grandiosa serie esposta nel Museo Civico di Bo- logna. La motivazione del dono è ingenua ma giusta. Bisogna che i col- lettori abbiano il coraggio di restringere le proprie voglie per riuscire efficacemente a qvialche cosa di buono e di utile senza disperdere troppo le forze individuali. LfettERÈ dì òuìdo a^ìtonìo zaNetìi ii5 103. (CHI — 208). Eccellenza. Ho interpellato il Curiale che ha fatto la trasmessagli informazione e mi ha dimandato quattro scudi, ma io credo che tre scudi sieno bastanti a soddisfarlo per gl'incomodi soferti. Oltre detti tre scudi dovetti pagare tre Paoli al Notare Colli per gl'incomodi a mostrare i Rogiti che ha presso di sé. Ho già ricevuto la sua bella dissertazione sopra S. Te- renzio (i), che sto leggendo con sommo piacere, come pure l'altra sopra il Porto di Pesaro e di tutto la ringrazio infi- nitamente. Al Sig. Biancani ho consegnato sei copie della disserta- zione sopra le Monete Pesaresi, che riceverà in involto diretto al Sig. Dottor Passeri con la spiegazione della statua Etrusca. Nuova mi riesce la denominazione di quattrini politi. Se un tal termine si leggesse negli instituti di qualche zec- chiere vorrebbe dire, che dovessero essere i quattrini nel- l'uscir di zecca belli e ben fatti, poiché nei documenti di questa Zecca trovo esser obbligati a darli fuori ben bianchiti, che tornerebbe lo stesso che politi, cioè che mi mostras- sero l'argento, quando in realtà non ne contenevano che due oncie al più per libbra. Una tale notizia, che le altre che ha rinvenute sopra il valore delle Monete in Pesaro negli anni 1459, 60 e 61 mi saranno gratissime per pubbli- carle ad occasione opportuna (2). Ho fatto acquisto di uno (1) Di San Terenzio Martire Protettor Principale della Città di Pe- saro, ricerche. Pesaro, Gavelli, 1776, in-4 con tav. (2) Queste notizie sul valore delle monete non si trovano nell'ap- pendice alla Zecca di Pesaro contenuta nel tomo III dello 2. : esistono bensì nel Codice Oliveriano n. 439 da car. 9 a 14 t. Come vedremo in appresso lo Z, ebbe comunicazione soltanto nel 1786 dei documenti rac- colti in questo Codice e non ebbe tempo di farne uso. Ecco gl'incisi dove si parla di quattrini puliti, cavati ex libro Consiliorum incepto anno 1459 : " Die ultima Augusti 1460 .... Conclusum fuit et obtentum quod debeat " redire ad cursum veterem monetarum videlicet quod debeant expendi " bononini novi prò quinque quatrinis veteribus pulitis, veteres vero " prò sex quatrenis de praedictis, et dictae monetae debent currere 29 226 (ì. ÓAStELLANl dei Grossi di Giovanni Sforza con altra differente Marca. Ma aspetterò pubblicarla se ne capitano di maggior differenza. II Museo del P. Urbano è passato tutto all' Instituto, e son stato inconibenzato a prenderne la consegna, così in tale occasione ho avuto campo di vederlo minutamente alla sfuggita. Io continuo a credere che sia un regallo di dieci in dodicimila scudi. In materia di monete vi è una superba raccolta di monete grosse, ma la maggior parte estere. Da che io ebbi il vantaggio d'inchinarla previdi di già che stava disponendo il suo Palazzo per ridurlo a pubblico vantaggio. Ora ne sento la conferma per lo che me ne ra- legro infinitamente perchè migliore non può essere la sua disposizione, altrimenti si potrebbe temere che dispersa an- dasse la sua bella Raccolta in ogni genere, come pur troppo si vede di molte altre. Oltre ciò darà campo ad altri a far il simile, e avrà il vantaggio di esser stato il primo ed il promotore, per lo che perpetua obbligazione gliene avrà la sua Patria (i). Mi prevalgo di quest'occasione per non mag- " secundum ritum antiquum et secunduni forniam statutorum Pisauri " (car. 46 1). — Die ultima Januarij 1461 .... quod bononini veteres " deinceps valeant quatrenos sex cuin dimidio politos, etc. (e. 60). — " Die 21 Februarij 1461 .... quod de intentione Illini D. N. erat quod " bononinus novus valeret sex quatrinis cum dimidio, inteliigendo semper " de quatrinis polilis bonis etc. (e. 66 1) „. L'aggettivo pulito riferito ai quattrini unitamente alla qualifica di vecchi, mi suggerisce una inter- pretazione derivante dal significato che tale parola ha nei nostri dia- letti di opposizione precisa a sporco o sudicio. La n^oneta vecchia il più delle volte è resa irriconoscibile ed illeggibile dalla sudiceria che gli anni e' le mani vi hanno accumulato sopra, mi pare dunque che il pulito possa equivalere a moneta ben conservata e leggibile o ricono- scibile. (1) Si vede che l'O. aveva comunicato allo Z. la sua intenzione di lasciare le proprie raccolte alla città di Pesaro, destinando anche una parte del Palazzo da lui abitato a custodirle. Così infatti dispose nel suo testamento del i marzo 1787 : " Per la conservazione poi di questa " Libreria e di questo Museo assegno l'appartamento terreno del mio " Palazzo verso S. Maria Maddalena . . . l'uso del quale appartamento " voglio che resti sempre destinato a questo oggetto „. Pur troppK) la volontà dei defunti non viene sempre interamente rispettata dai vivi, nel palazzo dell'O. c'è ora il Liceo Musicale Rossini e la Biblioteca e le Raccolte archeologiche e numismatiche si conservano invece nel vi- cino palazzo Alnierici. LETTERE DI GUIDO ANTONIO ZANETTI 227 giormente incomodarla ed esercitare con essa lei un atto del mio debito augurandogli dal Signore ogni prosperità in occasione delle prossime Sante Feste. Mi conservi la sua padronanza, e mi creda qual mi protesto d'essere Bologna, 14 Decembre 1776. 104. (CIV — 209). Acuso la ricevuta della Cambiale di se. 3.30 che mi ha trasmessa, che riscuoterò uno di questi giorni, intanto le acludo qui la ricevuta del Curiale per giustificazione del de- positario di cotesto Ospitale. Una di queste feste mi porterò dal Sig. Gran Priore per andar di concerto, e la renderò intesa del risultato. Io gli desidero che l'affare abbia buon esito, ma ne dubito. Per me non mancherò di adoprarmi dove potrò per il desiderio di servirla. Fra le Monete del P. Savorgnano passate all'Instituto, ho rinvenuto una Moneta di Pesaro di Francesco M. II che non avevo piìi veduta. Ella è di bassa lega, cioè di quelle che coniavansi per il Levante. Nel rovescio ha il presepio. Mi saprebbe dire perchè usarono i Pesaresi tanto in questa che in quelle di Francesco I e Leone X un simile tipo ? Un'altra diversa moneta di tal sorte ho pure aggiunto alla mia raccolta nella quale si vede M. V. annunziata dall'An- gelo (0. Chi sa quante altre ve ne sono. Tanto questa che qualunque altra si scoprirà le terrò a parte per pubblicarle allorché crederò opportuno unitamente ai documenti che mi favorirà. La prego a continuarmi la sua padronanza, e cre- dermi qual mi protesto d'essere Bologna, 21 Dicembre 1776. 105. (CV — 213). Una delle scorse feste passai già dal Sig. Gran Priore e gli consegnai la piccola relazione fatta dal Curiale Ferlini (i) Quest'ultima moneta è descritta in Z. Ili, pag. 459, non così quella col presepio della quale non ho trovato altra notizia all'infuori di questa. 228 G. CASTELLANI perchè l'avevo presso di me, ed in tal occasione consegnai pure gli altri recapiti che tenevo, acciò gli avesse pronti in caso di venire a qualche trattato col Sig. Lorenzini. Riflette però il medesimo Gran Priore che non sarà così facile, che il medesimo Sig. Lorenzini abbraccia alcun trattato se non si vede obbligato con qualche atto giudiziale, del che mi disse avergliene già scritto, e così attendeva risposta. Se potrò giovarle mi comandi liberamente perchè pronto sono alla sua disposizione. Mi continui la sua buona grazia, e mi creda qual mi protesto d'essere Bologna, 7 del iJTJ. 106. (CVI — 214). Unitamente al gentilissimo suo foglio mi è pervenuto r involtino con vari esemplari della nuova sua Opera ri- sguardante le Memorie di S. Maria di Monte Granare, che con mio sommo piacere ho letta per esser piena, secondo il solito, di molta erudizione (i). Me ne rallegro pertanto seco lei infinitamente, che sappia così felicemente illustrare la storia della sua Patria, per lo che è desiderabile che viva lungamente, come ogni uno desidera. Per i due esemplari che vi ho trovati per me le rendo le piiì vive grazie. Gli altri domani probabilmente anderanno al suo destino: e quanto prima trasmetterò a Modena il suo al sig. Ab. Ti- raboschi. Se vaglio ad ubedirla mi onori di qualche suo co- mando per dimostrarle la stima che le professo d'essere con tutto l'ossequio Bologna, 14 Marzo 7777. 107. (CVII — 215). Dopo che Carlo Magno introdusse di battere monete d'argento dodici delle quali formavano il soldo, negli antichi contratti allorché si trova menzione di soldi, senza alcuna (i) Memorie della Chiesa di S. Maria di Montegranaro fuor delle mura della Città di Pesaro. Pesaro, Gavelli, 1777, in-4. LETTERK DI GUIDO ANTONIO ZANETTI 229 agiunta si deve intendere, che si parli di soldi d'argento, perchè quando volevano intendersi d'oro ve li agiugnevano come può osservare presso il Muratori nel principio della Dissert. X. Così nella donazione fatta da cotesto Vescovo al Capitolo nel 1267 (i) dove si parla di soldi, si deve intendere di soldi d'argento, cioè dodici di quelle piccole monete di Ravenna, e d'Ancona, che dovevano essere quelle che al- lora correvano in Pesaro, giacché non aveva propria moneta ancora. Tenue gli sembra, come di fatto lo è, che un Ve- scovo doni ad un Capitolo i suoi proventi purché non sor- passino i quattro soldi ! e pure è così, poiché in que' tempi tenui erano li proventi che ricevevano gli Ecclesiastici. In quel secolo, e nel susseguente in Bologna ed altrove, per mille messe non si dava più che dodici lire e mezzo, cioè tre denari per ciascuna messa. Uno dei motivi, che non si può credere che quei soldi fossero d'oro si è che il nome di soldo d'oro andò quasi in disuso nel X secolo, allorché s' introdussero altre Monete dette Michelati, Costantinati, Ro- manati, detti anche Bisanzi, e quasi anch'essi rare volte si trovano nel XII secolo. Molto più poi dopo la metà del XIII allorché fu introdotto il Fiorino d'oro, giacché prima si sa che in Italia poche erano le monete d'oro che si battevano fuori degli Augustali. Così io tengo per certo che in quella donazione non si faccia menzione che di soldi d'argento. Di ciò si potrebbe accertare se si potesse rinvenire altre carte dove si faccia menzione delle rendite dovute al Vescovo. Questo è il mio debole sentimento, che sottometto al suo saggio discernimento. Vorrei unire alla spiegazione delle Monete di Faenza, che inserirò nel fine del secondo Tomo la spiegazione anche delle Monete Forlivesi. In tal Zecca si sa che Catterina Sforza Madre di Ottavio Riari fece battere varie monete (probabilmente ad imitazione di quelle battute dai Sforzi in Pesaro) nell'anno 1496, fra le quali una con S. Mercuriale (i) Il documento intorno al quale l'O. aveva interpellato lo Z. pro- vocando questa risposta, fu poi pubblicato in Memorie per la Storia della Chiesa Pesarese nel secolo XIII. Pesaro, Gavelli, 1779, in-4. Appen- dice n. XIII, pagg. 138-139. 230 G. CASTELLANI da una parte, ed un S e C intrecciati dall'altra (0; ed in altri la Fortezza di Forlì, come in quelle di Pesaro. V, S. che ha raccolto molte belle cose attinenti alla Famiglia Sforza, avrà probabilmente nel suo dovizioso studio alcuna di tali monete. Se però ciò sia la pregherei a farmele avere per ricavarne il disegno, che tosto gliele rimetterei. Ho già consegnati tutti gli Esemplari della sua disser- tazione ed il Rdo Trombelli m' impone di ringraziarla. E qui suplicandola della continuazione della sua grazia me le protesto d'essere Bologna, 22 Marzo 1777. 108. (CVIII - 216). In quest'oggi ho ricevuto il pacchetto indicatomi nel- l'ultima sua del 20 cadente, contenente sette esemplari del- l'ultima sua dissertazione stampata sopra l'antico Battistero della Chiesa Pesarese (2). Uno di essi subitamente è andato al suo destino e per gli altri quattro lo farò domani. Delli due esemplari poi che ho ritrovati per me le rendo quelle grazie, che ben giustamente convengonsi per il modo particolare ch'ella tiene di favorirmi ; non tanto ancora per la bontà ch'ella professa per me, quanto ancora per la stima grande che io professo alle opere sue ripiene di soda dottrina e vasta erudizione. Uno dei detti esemplari non mancherò di consegnarlo alla Biblioteca dell'Instituto, acciò sia a comun vantaggio del pubblico. Se mai gli pervenisse da Osimo un pacchetto libri a me diretto, o al Padre Rmo Trombelli, la prego di farlo con- segnare al Sig. Marcello Gretti, che costì si porterà quanto prima per osservare le belle Pitture che si trovano, essendo questo dilettante assai erudito nello studio della Pittura, sopra la quale ha molto faticato per formare un Opera su (i) L'unico esemplare finora conosciuto del quattrino di Caterina Sforza corrispondente alla descrizione data dal cronista contemporaneo Bernardi, che lo Z. non riuscì a trovare, si trova nella Raccolta del conte Nicolò Papadopoli e fu già illustrato dal cav. E. Gnecchi in Ri- vista Italiana di Numismatica, anno XVIII, 1905, pagg. 493-498. (2) Dell'Antico Battistero della S. Chiesa Pesarese. Pesaro, Gavelli, 1777, in-4 con tav. LETTERE Di GUIDO ANTONIO ZANETTI Ct'i't tal genere (i). Se non si trovasse in Città la prego di scrivere al Sig. Abb. Lazzarini (2), e raccomandarglielo perchè gli faccia vedere ciò che è più rimarcabile, giacché ha m.ostrato sommo desiderio d'incontrare amicizia con sì degno soggetto, E con tutta la stima me le protesto d'essere Bologna, }i Maggio 1777. 109. (CIX — 221). Essendo stato ne' scorsi giorni festivi in Modena, ed avendo fra le altre cose vedute una superba medaglia ap- partenente a Pesaro, non ho voluto mancare di dargliene notizia, credendo di farla cosa grata. Egli è questo un Me- daglione di Costanzo Sforza simile a quello da lei descritto al N.° III, ma nel rovescio si vede un Ponte vicino ad una torre, nella quale si legge : Co : Sf. Pisauri — sopra il me- desimo Ponte si veggono soldati a cavallo, e piedi, che se- guitano un esercito, che va girando sopra un Monte, all'in- torno si è il motto sydus Martium. Nell'esergo MCCCCLXXIIII Jo: Parmensis opus. La Medaglia è originale ed in ottima conservazione, talché non ne ho veduta una più bella di quei tempi. Ella saprà facilmente indicarmi cosa venga espresso in detto rovescio. Con tutto ciò che la Medaglia sia vendi- bile, non ne ho fatto acquisto, perchè il proprietario non si è vergognato di dimandarne, e volerne sei zecchini (3). Volli (i) Marcello Gretti di Bologna, n. 1714 m. 1787, fu raccoglitore in- stancabile di notizie e documenti intorno agli artisti e alle opere d'arte. Il frutto di tanto lavoro si trova nella Biblioteca Hercolani di Bologna riunito in oltre 50 volumi mss., di cui si possono vedere i titoli e la descrizione in Ragguaglio Bibliografico inforno a Marcello Oretii e suoi manoscritti autografi di Gaetano Giordani a pagg. 136-157 àélV Alma- nacco Statistico Bolognese per l'anno i8j6. Bologna, Salvardi, in-i6. (2) Giovanni Andrea Lazzarini, pittore e scrittore d'arte Pesarese, n. 19 novembre 1710 m. 7 settembre 1801, amicissimo dell'O. del quale architettò e dipinse il palazzo e lesse un Elogio nell'Accademia Pesarese. (3) I tempi sono cambiati assai e lo Z. cadrebbe dalle nuvole se sapesse che un'altra medaglia dello Sforza, quella con la Ròcca Costanza, piti nota e forse meno rata di questa, fu pagata cinquecento lire alla vendita della Raccolta di Bartolomeo Borghesi nel 1880, per toccare poi il prezzo quasi inverosimile di diecimiladuecento marchi (L. 12750) nella vendita della Collezione del barone Adalberto Lanna che ebbe luogo a Berlino nel maggio del 191 1. ^3^ G' CASTELLANI, comprarne il getto che aveva, ma né meno di questo lo acquistai, perchè voleva trenta paoli. Non fu poco che me ne lasciasse levare la descrizione. S'Ella mai per amore della Patria si determinasse di farne acquisto me lo avvisi che gliela procurerò ; ma io dubito ch'ella sarà del mio sen- timento di non essere voglioso di pagare sei o sette volte più una cosa di quello possa valere. Mi onori de' suoi co- mandi e mi creda qual mi protesto d'essere Bologna, 30 Luglio 1777. HO. (CX — 222). Tengo presso di me l'opera del Mazuchelli divisa in due tomi in foglio con duecento Tavole di Medaglie d'Uomini illustri da lui illustrate, e fra esse non vi ho ritrovato alcuna Medaglia appartenente ai Signori di Pesaro, e così non sa- pendo che vi sia altro libro che porti dette Medaglie, tengo per certo che l' indicatagli Medaglia di Costanzo sia inedita. Il nome del proprietario della medesima veramente non lo so, ma gli posso bensì dire, che egli è un orefice forestiere, che sta di bottega rimpetto alla guardiola de' birri vicino alla Piazza. Farà bene a farli parlare, ma lo anno fatto altri da parte del Dott. Barrufaldi di Ferrara per inserirla nel- l'Opera de' Scrittori Ferraresi che n'è stato pubblicato il primo tomo (però non so vedere il perchè) e non gli è riu- scito rimoverlo dal prezzo che ne dimanda. Qui in seguito ho sbozzato, per quanto mi ricordo, il rovescio della mede- sima Medaglia dal quale potrà però prendere idea. Vera- mente questa superba medaglia starebbe meglio in Pesaro, che in ogni altro studio, ma non vi vuole appunto altro che l'amore della Patria per acquistarla ad un prezzo sì rigoroso. E con piena stima me le protesto d'essere Bologna, 6 Agosto 1777. III. (CXI — 223). Per quanto mi scrive il Sig. Ab. Tiraboschi, al quale ricorsi per far acquisto della Medaglia di Costanzo, il pro- prietario ha ricevuto i sei zecchini per detta Medaglia uni- LETTEkE Dt GtilDO ANtONIO ZANEttl 233 tamente al getto della medesima. Io l'aveva pregato che procurasse d'averle per tal prezzo, acciò non restasse in mano del medesimo la copia, e che questa passasse in mano di qualche dilettante, che la pubblicasse prima di lei, ma siccome vedo, che non v'è maniera di averla solo che per sei zecchini, come le dissi, ho creduto mio debito di avi- sarla per sentire l'ultima sua determinazione. Se lei fosse in grado di pubblicarla presto in qualche sua dissertazione, e specialmente in quella che m'indica sia per consegnare allo stampatore, si potrebbe andare avanti col prendere solo l'ori- ginale perchè la copia è veramente cattiva, e se ne può far fare quante si vuole. Prego il Signore che gli dia sanità e lunga vita per così aver campo di continuare ad illustrare la storia della sua Patria. Il Sig. Gretti, del quale gli scrissi, è egli stato ancora |n Pesaro? giacché qui non è per anco ritornato per quanto 'o sappia. Mi onori de' suoi comandi, e mi creda qual mi protesto d'essere Bologna, jo Agosto 1777. 112. (CXII — 224). Ho già posto in libertà il possessore del Medaglione di Costanzo, perchè veramente lo merita per la sua indiscre- tezza, e son persuaso che se ne dovrà pentire, perchè credo quasi impossibile che trovi piia un altro che gli esibisca tanto quanto gli ho fatto io. Il Sig. Gretti è già qui ritornato, e forse non avrà con- segnato il pacchetto al Sig. Biancani, per essere in villa. Forse domani lo vedrò e sentirò come sia la cosa. Per altro il Sig. Biancani non suol essere tanto sollecito a scrivere lettere. Mi continui la sua grazia e mi creda qual mi protesto d'essere. Bologna^ 6 Settembre 1777. PS. Ho scoperto l'epoca delia zecca d'Urbino essere stata nel 1420, stante la facoltà che ne ottenne Guidantonio 30 a34 ^- CASTELLANI da Martino V, sicché la moneta ch'io supposi di Antonio come alla pag. 13 del mio tomo, sarà di Guidantonio. La prego dirmi il suo saggio parere sopra quel Monogramma (0. 113. (CXIll — 229). Per illustrare in qualche maniera le Monete, che anno avuto corso in Faenza nella dissertazione sopra quella Zecca, che ho dato luogo in ultimo luogo del secondo tomo, mi con- viene incomodarla con questa mia con pregarla a farmi fare il transunto di alcune notizie del trattato delle Monete Ponti- fizie del Ch. Mons. Garampi. Nell'Appendice, se non erro, riferisce una nota di antiche Monete del Cabrospino ed altra del Rossi, dove in esse si parla delle oncie e libbre d'oro e marche d'argento, dovendo io di questo trattare, amarei sentire cosa ne ha detto il medesimo Monsignore per mia regola, per errare meno che sia possibile. Come pure ciò che ha notato circa la Moneta Pavese, giacché delle Monete di questa Zecca alcuno ne ha parlato. Ella si assicuri che non ne farò altro uso se non per mia regola, e non mai in maniera da poter credere eh' io abbia veduto detto libro. Il parere di sì degno Prelato nella Materia Monetaria lo stimo più di qualunque altro, come quegli che intende la Materia, e che l'abbia trattata a fondo con l'aiuto dei Recapiti, che ha avuto campo di vedere, e perciò non vedo l'ora che quella sua Opera venga alla luce. Ma converrà aspettare anche del tempo. Nello stesso tempo non voglio mancare di comunicarle una notizia, ossia una scoperta fatta ne' giorni scorsi, molto più che ha bisogno della sua erudizione per ispiegarla. Ri- guarda essa alla storia Bolognese e Pesarese. Ella é una medaglia di Giulio II, della quale gliene do qui decontro un Abpzzo. Leggendosi nel Diritto il motto " Bononia a Tiranno liberata „, sembra battuta allorché scacciò di Bo- (i) Il breve di Martino V venne pubblicato dallo Z. tomo III, 440. Per la moneta già attribuita ad Antonio di Montefeitro e ora più esat- tamente a Guidantonio cfr. le lettere precedenti n. 2 e nota i, n. 3 e 4 con la nota. LETTERE DI GUIDO ANTONIO ZANETTI 235 legna Gio : II Bentivoglio nel 1506 perchè simile iscrizione leggesi nella moneta d'oro che fu sparsa al popolo nel suo ingresso. Ma come può combinare col rovescio che pare alluda al Duca Francesco Della Rovere per leggersi nel- l'esergo il Pisauri ? Si vede in essa il Papa sedente in Ca- tedra fra due Cardinali in atto pare di coronare, o di avere un libro sopra il capo del soggetto che le sta dinanzi ingi- nocchioni, il quale pare che riceva dal Cardinale a mano destra del Papa il setro o bastone di comando. In lontananza si veggono molte milizie ed attorno il motto virtuti augusti. Se la funzione fatta in S. Petronio nel 1508 fosse stata fatta dal Papa, si potrebbe credere che alludesse a quella, ma ciò fu eseguito dal Card. Alidosi, col crearlo generale di S. Chiesa. Alla sua vasta erudizione ricorro perchè sciolga un tal nodo. Avverta che fra la parola P • • • VRI vi è nella medaglia un buco, cosichè non così facilmente si può leggere (i). Ho dato una sfogliata alla storia del 1506, e nulla trovo che ciò possa combinare con questa medaglia, che sino ad ora è stata ignota ai Bolognesi. Se amasse averne una copia la servirò volentieri, ma sarà cattiva perchè essa pure è un getto. In attenzione di sua risposta passo a rassegnarle la mia servitù dichiarandomi Bologna, i Novembre I-JTJ. 114. (CXIV - 230). Passando il Padre Maestro M. Zanetti mio Cugino per costì non ho voluto mancare al mio dovere con fargli por- tare i miei distinti ossequi, e nello stesso tempo trasmettergli (i) Di questa medaglia parlò il Cicognara nella Storia della Scul- tura, tomo V, come di moneta e come tale giudicandola apocrifa. Da lui riportò la descrizione del rovescio il Giordani nell'articolo Moneta Bolognese di Giulio II {Almanacco Statistico Bolognese per l'anno 1841, pagg. 271-280). Fu descritta da G. Avignone, Medaglie dei Liguri e della Liguria. Genova, 1872, pagg. 32-33, n. 45, e poi dallo Armand, tomo III, pag. 198, che citò l'esemplare del Museo Civico di Bologna, quindi con tutta probabilità lo stesso che fu dello Z. Tutte le descrizioni del ro- vescio concordano con quella che ne ne viene data in questa lettera ma in nessuna si fa parola delle lettere dell'esergo che diedero tanto da fare allo Z. 236 G. CASTELLANI la copia della nota Medaglia, che gnirà-al suo studio, perchè credo che il rovescio appartenga a Pesaro come io leggo sotto all'esergo. Siccome non combinano i due fatti, che in essa vi sono, egli è facile che abbiano unito al rovescio di Pesaro, il diritto di altra Medaglia, come si vede in molte altre. Se ciò sussiste, com'è verisimile, non dovrebbe essere tanto difficile a farne la spiegazione, perchè apparterebbe al solo Duca d'Urbino o sia a Pesaro. Questo è ciò ch'io credo, che sottometto tutto al suo saggio sapere. Mentre con tutta la stima me le protesto d'essere Bologna, ij Novembre 1777. 115. (CXV - 231). Le rendo grazie della nota delle antiche Monete del Cabrospino, che si è degnata farne il transunto dall'Opera di Mons. Garampi, ma mi dispiace che abbia avuto un tal incomodo per essermi superflua, giacché è la stessa che pub- blicò il Muratori. Io desideravo le note che alla medesima vi ha fatto il sudetto Monsignore per vedere se avevo errato riguardo ai punti che le indicai, ma non voglio recargli ul- terior incomodo. Avrà già a quest'ora ricevuto da mio Cugino la nota Medaglia, sopra la quale non so che dire, se non se ch'ella è un composto di due Medaglie, ma però inedite. Desidero sentire che stia bene e glielo desidero di vero cuore, mentre me le protesto d'essere Bologna, 22 Novembre 1777. 116. (CXVI - 232). Ho ritornato ad esaminare la nota Medaglia, e non so persuadermi che l'inscrizione sotto all'esergo dica diversa- mente di Pisauri, tuttavolta per non esssere chiarissima può essere ch^o prenda sbaglio e che debbasi leggere il nome dell'Artefice, come saggiamente ella crede, e allora potrebbe alludere tutta ai Bentivogli. Il vedersi però in mano d'uno dei Cardinali lo setro ed il Papa che pare che corona il LETTERE DI GUIDO ANTONIO ZANETTI 237 soggetto che gli è inginocchiato davanti, non può alludere ad essi. Oltre il Privilegio concesso al Conte Guidantonio per l'erezione della Zecca d'Urbino, che le accennai, mi è stato favorito ancora un Breve di Giulio II diretto a Gio : Sforza signore di Pesaro nel 1504 (i) perchè dovesse battere la sua moneta uniforme a quella che nuovamente aveva fatto bat- tere in Roma il medesimo Pontefice. Tali scoperte, e molte altre riguardanti a diverse Zecche dello Stato Ecclesiastico, m'impegnano sempre più a proseguire l'intrapresa Raccolta, ma le mie occupazioni che sempre piii crescono, mi fanno dubitare che non potrò accudirvi con quel assiduità eh' io desiderarei, tuttavolta farò quel che potrò per giovare al Pubblico, come sarebbe il mio genio : Anche lo stampatore non contribuisce a tal fine, perchè ritarda la stampa, e ciò si è la causa che non ho terminato il 2.° Tomo come avevo promesso. E qui augurandole felicissime le Sante Feste con una lunga serie di anni, passo a dichiararmi Bologna, 19 Dicembre 1777. 117. (CXVII — 237). Mille grazie delle notizie favoritemi sopra il valore an- tico della Libbra d'argento, che ha estratto dall'Opera di Mons. Garampi per essermi pervenute in tempo. Ella stia certo, che tanto le notizie sopra Pesaro e molte altre che ho avuto riguardo alle zecche Pontifizie, farò uso nel proseguimento dell'intrapresa raccolta, se dalle mie oc- cupazioni mi sarà permesso di poter proseguire, perchè la cosa va tutto al rovescio da quello che ella si crede, giacché d'alcuni si vuole ch'io concorra ad essere Coadiutore del Ministro che occupa il primo posto nella pubblica Computi- steria ; incombenza bensì decorosa ed utile ; ma nello stesso tempo che porta tutta l'occupazione di un uomo, e per con- seguenza di non avere un'ora di quiete per attendere a ge- niali studi. Io non lo desidero, ma lo dovrò fare per non (l) Vedilo in Z., Ili, pag. 454. 238 G. CASTELLANI pregiudicarmi. Dio voglia che non vadi a fare una pessima figura per non avere quell'abilità necessaria che si richiede a una tale difficile incombenza. A questo Pubblico non man- cava sicuramente modo di dare un assegno per poter vivere ed attendere a questo studio, perchè potrebbe riuscire più di vantaggio al medesimo che di ogni altro, essendosi in quest'anno qui perduto per causa del sregolamento delle Monete più di 40/m scudi e non è pur troppo fornita. Se vi fossero stati i soprastanti alla Zecca ciò non sarebbe succe- duto, ma questo è una permessione divina per castigarci. L'affare dei quattrinelli pare si disponga per sollevare co- testi Stati, giacché ci compete più adattarci all'uso romano, che di lasciar correre i sesini esteri per quattrini per es- servi differenza di 50 o 60 per cento a nostro svantaggio. Qui non si pensa alle monete se non quando non vi è più rimedio così ci siamo ridotti in questo stato. Sono molti anni eh' io ciò prevedevo, ma non ha valso nulla perchè non comprendono, né vogliono studiare questa scienza, benché sia una delle più essenziali del governo. Il Sig. Cardinale Boncompagni che ha intrapreso questa Legazione, ha assunto con calore quest' impegno, ed io non manco di andargli di- cendo ciò che io so, giacché ha la bontà di ascoltarmi. Dio volesse che si formasse un provvedimento stabile per ripa- rarci almeno in avvenire da questo disordine. E con piena stima me le protesto d'essere Bologna j io del 1778. 118. (CXVIII — 238). Ieri l'altro ricevei l' involto trasmessomi, con due esem- plari delle sue Memorie di Novilara (i). Per i tre esemplari che si è voluto degnarmi favorirmi gliene rendo le più vive grazie, e mi riserbo a leggerle allorché avrò terminato il secondo Tomo, al quale tutto sono occupato in quelle po- chissime ore che mi restano dalle mie incombenze. Gli altri esemplari ieri ne feci già la dispensa, e l'altro che va a Mo- (I) Memorie di Novilara Castello del Contado di Pesaro. Pesaro, Ga- velli, 1777, in-4 fig. LttTERE bl GUIDO ANTO*»IO ZANÈtTi 6^0 dena l'unj a un pacchetto diretto al sig. Abb. Tiraboschi al quale lo spedirò domani. Prego il Signore che gli dia salute e lunga vita, perchè possa proseguire ad illustrare con altre Opere la Storia Pesarese, e nello stesso tempo arricchire la storia letteraria delle sue scoperte. Scrissi ordinari sono in Roma ad un mio Amico, che vedesse se era possibile avere dallo stampatore un esem- plare dell'Opera di Mons. Garampi sopra le Monete Ponti- ficie, stante la necessità che io ho di averla alle mani. Io non potevo avere meglio incontrato per avere il mio intento, giacché quegli medesimo tiene in deposito tutti gli esemplari di dett'Opera, ma ciò non ostante ho perduto la speranza di averlo, giacché non si è voluto arbitrare per la proibizione che ha di non lasciarle vedere ad alcuno, né io gli ho fatto alcuna replica. Se mai avesse occasione di scrivere a Vienna, e che credesse aver luogo di pregarlo mi farebbe un favore singolare. Io ho voluto trattare alcuni punti monetari nel trattato della Dissertazione delle Monete Faentine, che ha l'ultimo luogo nel 2° Tomo, ma non so se avrò colto nel punto per mancanza delle necessarie notizie. E qui col desi- derio di qualche suo comando passo a rassegnarle la mia servitù Bologna, 2j Febbraio 177S'. 119. (CXIX — 239). Egli è da gran tempo che son privo di pregiatissimi suoi fogli. Se non era la ristrettezza del tempo, che mi é stato concesso per sollievo venivo in persona a ritrovarla per essere arrivato sino a Rimino giovedì scorso. Avrà però ricevuto un pacchetto, che le rimisi d'ordine del Sig. Co. Fantuzzi. Questa mattina è partito per Roma il Sig. Ab. De Rossi pubblico Professore di Lingue orientali in Parma, che le sarà ben noto per le sue rare produzioni (1). Siccome ha detto di volerla venire a ritrovare così gli ho consegnato (i) Lo Z. era in relazione con tutti gli eruditi del suo tempo, qui si parla del celebre Gian Bernardo De Rossi, orientalista, professore e bibliotecario a Parma (1742-1831). 24ó fe. cASTÈLiA^^t una piccola cosarella sopra le Monete Forlivesi, che ho pub- blicato a parte per inserirvi le Medaglie della Casa Riaria, ma non merita d'esser letta. Gli avrei unito anche l'altra di Faenza, ma siccome non comprende cosa alcuna più di quello si è nel Tomo, così l'ho creduta superflua, perchè presto le manderò il Tomo sudetto non restandomi da stampare che una piccola appendice alle Monete di Fuligno, per le notizie e le Monete scoperte, l' Indice e la prefazione. E col desi- derio de' suoi comandi, me le protesto d'essere Bologna, i6 Settembre ijjS. 120. (CXX — 240). Rimesso in città dalla gita fatta a Parma rispondo al suo gentilissimo foglio dei 25 dello scorso Settembre con dirle, che di Fermo non ho alcuno in vista che scrivere possa la dissertazione di quella Zecca, né io ho documenti da poterlo fare, così mi farà sommo favore a sentire dal sig. Ab. Catalani se voglia prendere un tale impegno, e perchè la cosa possi avere qualche motivo le spedirò un esemplare dell'ultime dissertazioni perchè glielo mandi a mio nome. Di Macerata io vado radunando le Monete per poscia pubblicarle con la porzione della dissertazione favoritami, giacché non è sperabile trovare soggetto che prendi l' im- pegno di terminarla. Almeno potessi avere i documenti che aveva raccolti per tale effetto il defonto Mons. Compagnoni, perchè così sarebbe meno male. Se però sapesse chi li pos- siede potrebbe farmi la grazia di sentire se li volessero co- municare. Attendo la nuova Opera che mi accenna aver ormai terminata giacché molto mi sono care le sue produ- zioni, come lo sono a tutta la Repubblica Letteraria. Desi- dero sentire buone nuove di sua salute unitamente a suoi comandi, mentre me le protesto d'essere Bologna, j Ottobre 1778. 121. (CXXI — 245). Quanto mai mi è stato carissimo l'ultimo suo foglio dei diecisette corrente nel quale mi dà contezza, che il Sig. Abb. LETTERE DI GUIDO ANTONIO ZANETTI 24! Catalani abbia già preso l'impegno di tessere la storia delle Monete di Fermo ; ma nello stesso tempo mi mortifico, per- chè si accrescono sempre più in me le obbligazioni, che non potrò mai seco lei sodisfare ; intanto le rendo le più vive grazie che so e posso. Ben volontieri le comunicarei i do- cumenti risguardanti la medesima se ne avessi, perchè le potessero servire, ma ne sono talmente scarso, che non ho che le poche stampate. Le potrò bensì mandare i disegni di una ventina di Monete, che tengo nella mia Raccolta, acciò le abbia presenti per farvi le dovute osservazioni; ma questo non lo potrò fare se non dopo qualche settimana per essere ora affollatissimo dai miei interessi. Una trista nuova. Al Sig. Biancani fu nel principio della cadente settimana rubato una quarantina di Medaglie Greche d'argento, ed altro per la somma di quattrocento scudi. Egli era in campagna con tutta la famiglia, così di notte tempo anno avuto comodo di spogliarlo di tutto quello che pote- vano facilmente nascondere ; e se non se ne accorgevano per accidente, ascendeva la somma a maggior valore, per aver lasciato molta robba legata per tornarla a prendere la ventura notte. Tali sinistri accidenti a tutti dispiacciono, ma specialmente per quelli che fanno serie di monete, perchè anno sempre chi li fa guerra. E col desiderio dei pregiatis- simi suoi comandi me le protesto d'essere Bologna, 24 Ottobre 1778. 122. (CXXII — 246). Dall'ultima sua dei 24 del corrente sento, che non con- tento il Sig. Ab. Catalani di aver preso l'impegno di tes- sere la dissertazione sopra le monete Fermane abbia voluto ancora onorarmi di un esemplare delle Antichità Fermane da lui ultimamente pubblicate. Conoscendo pertanto di non aver alcun merito per cui voglia cotanto onorarmi, ne at- tribuisco tutto il motivo a Lei, e gliene avanzo i miei più distinti ringraziamenti. A tanto favore vorrei pure in parte compensare ; ho ■pensiero di mandarle un esemplare anche dell'altra disserta- zione sopra le monete Faentine assai più voluminosa delle 3' 242 G. CASTELLANI Forlivesi, se non prende l'opera intera. In tal caso le potrei poi mandare la storia dei Duchi d'Urbino del Sig. Reposati. Senta perciò cosa più le possa gradire, che a risposta le scriverò. Intanto me le protesto d'essere Bologna, 28 Ottobre 1778. 123. (CXXIII — 247). Avendo ricevuto l'altro giorno dal Pre Ab. Caprara l'involto trasmessomi, ho consegnato subito al Sig. Biancani la copia della sua ultima Opera (i), e le due copie, che ha vo- luto graziarmi le ho passate al Libraro per legarle, una per me e l'altra per Tlnstituto, acciò aver campo di leggerla ed approfittarmi della sua nuova fatica fatta, del che me ne rallegro infinitamente, e la Repubblica Letteraria gliene ren- derà quella giustizia ben dovuta. Ho pure ricevuto il Libro del Sig. Catalani al quale ho questa sera scritto per ringra- ziarlo sì del dono che dell' impegno preso per tessere la dissertazione su le Monete di quella Zecca. Intanto le rin- novo a lei i miei più distinti ringraziamenti per avermi pro- curato la corrispondenza di sì degno Letterato, mentre me le protesto con tutto l'ossequio d'essere Bologna, 7 Novembre 1778. 124. (CXXIV — 251). Egli è da gran tempo da che sono privo de' pregiatis- simi suoi caratteri e per conseguenza nuove di V. E. perciò gli avanzo questa mia per rassegnarle la mia antica servitù e pregarla di darmene qualche notizia. Non ho prima d'ora scrittogli perchè speravo di farlo a mese per mese in occa- sione di poterle umiliare il secondo Tomo della mia Rac- colta per essere da quattro mesi ch'egli è terminato, ma ho dovuto prima d'ora astenermene, sì per motivo della dedica fatta a questo Emo Legato, sì perchè non mi pregiudicasse (i) Memorie della Badia di S. Tomaso in Foglia nel Contado di Pe. sarò. Pesaro, Gavelli, 1778, in-4 fig. LETTERE DI GUIDO ANTONIO ZANETTI 243 al Posto di Pubblico Computista (O, che ho dovuto concorrere per convenienza, giacché lo studio delle Monete egli è per me un delitto di lesa Maestà presso molti, specialmente per aver avuto mano nel sistema Monetario fatto per tutto lo stato nell'anno scorso, così mi sono procurato l'odio quasi universale ; ciò non ostante venuto allo scrutinio della su- detta Carica nello scorso mese fui graziato a fronte di cinque altri soggetti di maggior merito per benignità dell' Eccelso Reggimento. Così sono restato confuso, specialmente per non aver abilità da coprire una tale carica. Io vedo già che un tale impegno interromperà il corso de' miei studi, tutta- volta passato qualche mese, spero di potervi applicare, giac- ché mi serve di divertimento. Mi é venuto alle mani un Medaglione di Faustina Sforza Marchesa di Caravaglio col suo busto nel diritto bizzara- mente vestita secondo l'uso di que' tempi ; e nel rovescio la veduta di una Fortezza, o Città sopra un Monte con l'arma Sforza, alle falde del quale si osserva un soldato a cavallo, che segue un Armellino, che si rifugia nella sua tana, e al- l' intorno il Motto Mori potius qiiam foedari (2). Io non so se questo Medaglione gli sia noto, perciò gliene ho voluto dar notizia. Se mai gli mancasse, sarà mia cura di fargliene fare una copia, giacché chi ha l'originale non se ne vuol privare. (i) È specialmente interessante la rivelazione del motivo per cui lo Z. ritardò la pubblicazione del II volume della sua Raccolta, perchè cioè non avesse a pregiudicarlo nel concorso a Coniputista del Comune di Bologna, mentre avrebbe dovuto essere uno dei migliori titoli di preferenza. Ma pur troppo è così : la numismatica è stata sempre giu- dicata un perditempo ! Nel caso speciale poi il libro poteva risvegliare le ire di quelli che erano stati danneggiati dal nuovo sistema monetario adottato per consiglio dello Z. In che cosa veramente consistesse questo sistema o meglio riforma, io non so e non ho trovato nei libri e nei documenti che sono a mia conoscenza. Dal preannunzio datone nella lettera 117 messo in relazione con quanto è detto nelle precedenti 27 e 59 e anche nel tomo III, pag 354 nota 330, si può arguire dovesse trattarsi della proibizione assoluta di tutte le piccole monete forestiere che avevano invasa la piazza e nella contemporanea emissione di quat- trini da spendersi a cinque al baiocco. Notisi che i primi quattrini di Pio VI coniati a Bologna portano appunto la data dei 1778. (2) Vedi Armano, I, 220. 244 G. CASTELLANI Sabato e Domenica abbiamo avuto qui il Cii. Mons. Ga- rampi, al quale non ho mancato di rassegnarle la mia ser- vitù nello stesso tempo mostrò piacere di vedere la mia rac- colta, e così mi onorò per più di due ore in mia casa, col che spero di aver contratto servitù col medesimo, e quindi poter avere in avvenire molto sussidio all'intrapresa Rac- colta. Si meravigliò egli al vedere la mia serie aumentata a più di diecimila Monete italiane, giacché mi assicura non es- sere tali Raccolte molto abbondanti (i). Il Sig. Ab. Catalani molto afatica sopra le Monete della sua Zecca, così spero che presto produrrà la sua disserta- zione ; al medesimo ho mandato una ventina di disegni di Monete e le Notizie che mi trovavo, pertanto gliene rendo vive grazie per avermi procurato la corrispondenza di sì degno letterato. E col desiderio de' suoi comandi passo a rassegnarle qual mi protesto d'essere Bologna, s Maggio 1779- PS. Il Sig. Co: Gio: Fantuzzi (2) m'impone farle i suoi più distinti ossequi e dimandarle se presentemente si trova in Città perchè dovendo venire da coteste parti desidere- rebbe venirla riverire, e ciò sarà dentro il corrente mese, perchè se mai fosse in villa non passerebbe Rimino. {Conitnua) G. Castellani. (1) L'importanza della Raccolta di monete italiane messa insieme dallo Z. appare manifesta da questa cifra di diecimila pezzi, e ci fa desiderare sempre piìi di conoscere come e dove sia andata a finire. A questo proposito piacerai segnalare qui la notizia contenuta in una lettera di Bartolomeo Borghesi del 9 luglio 1838 diretta al signor Giu- seppe Maffeo Schiassi di Bologna e cioè " che il Museo Zanetti non è " stato altrimenti squagliato a codesta Zecca, come ho sempi e inteso " dire a Bologna, ma si conserva intero nella Biblioteca Ambrosiana " di Milano, siccome ho ora imparato da un'ultima lettera del San Quin- " tino „ {Alcuni scritti di F'rancesco Rocchi. Imola, Galeati, 1910, in-i6 a pag. 105). Il conservarsi intero non andrebbe d'accordo con le notizie contenute nella Guida Numismatica Universale di F. ed E. Gnecchi. Milano Hoepli, IV edizione, dove si parla di piccola serie di monete italiane e nella Statistica delle Biblioteche nella quale il numero dei pezzi della serie italiana è indicato in 600 (2) Il conte Giovanni F'aniuzzi bolognese, 1718-1799, autore del- l'opera Scrittori Bolognesi^ grande protettore e poi biografo dello Z. BIBLIOGRAFIA LIBRI NUOVI E PUBBLICAZIONI Gnecchi (Francesco) -Ambrosoli (Solone). Manuale ele- mentare di Numismatica. Milano, Hoepli, 1915. Quinta edizione del Manuale di Numismatica di Solone Ambro- soli, completamente rifuso da Francesco Gnecchi. Vo- lume del formato dei Manuali di pag-. xv-232 e tav. 40 in eliotipia. Fu ottimo pensiero dell'editore Hoepli di incaricare il valente numismatico Francesco Gnecchi, autore della magi- strale opera sui medaglioni romani, di preparare la nuova edizione del Manuale Numismatico di Solone Ambrosoli, la cui quarta edizione del 1904 già da tempo era esaurita. Poi- ché il Gnecchi ci apporta, oltre la competenza che ognuno gli attribuisce indistintamente per la numismatica antica e specialmente romana, anche la visione dell'utilità pratica che un numismatico non solo da tavohno o da museo, ma col- lezionista, apporta nell'esercizio della sua dottrina a contatto con le monete e col pubblico. Il Gnecchi quindi domandò ed ottenne dall'editore una rifusione libera e completa della quarta edizione dell'Ambrosoli, nella quale, come scrive egli stesso sinceramente : " chi entrava secondo, pure ritenendo " quanto credeva opportuno del primo autore, vi aggiungesse " anche del proprio, assumendone la propria parte di re- " sponsabilità ben chiara e distinta „. Ed ecco sùbito il Manuale divenire più completo in al- cune parti, come ntW Introduzione e nozioni generali (parte prima) e nella Numismatica romana (parte terza), mentre è 346 BIBLIOGRAFIA più agile e snello, cioè pila scorrevole e di facile compren- sione, in altre parti, quali la Numismatica greca (parte se- conda, e la Numismatica italiana (parte quarta). Ma ciò che è più importante come metodo didattico — diremo — è la risoluzione ardita, ma necessaria per non fare il manuale in- gombrante e nel tempo stesso insufficiente, di escludere com- pletamente la parte estera " sia perchè in un paese, dove " abbiamo tanta abbondanza di roba nostra, nessuno o ben " pochi vi si interessano, sia perchè era impossibile darvi " sviluppo sufficiente „. Così la parte quinta [Le Medaglie) è quasi completa- mente tolta, e non forma che un appendice, come le meda- glie formano una appendice alle collezioni numismatiche. Ecco che su questi punti il sistema radicale e molto semplicista del Gnecchi non sarebbe assolutamente piaciuto all'Ambrosoli, il quale si era fissato nella mente di conte- nere nel solito numero di pagine, 150 circa, tutto quanto poteva occorrere di indispensabile per tutto il campo della numismatica, e quindi non avrebbe certo osato ridurre ancor più la già breve appendice delle medaglie ed escludere la monetazione estera. Ma questo suo principio cozza ormai contro la specializzazione scientifica, per la quale non si com- prende neanche come il pubblico possa chiedere ancora un Manuale su tutta la Numismatica, poiché è invece ormai ammesso e appena sufficiente un Manuale sulle Monete greche, nel quale si è dovuto rifondere già solo per questa provincia numismatica tutto il materiale dell'Ambrosoli, e un Manuale sulla Numismatica romana e uno sulle Monete papali. E sa- rebbe forse stato più esatto, secondo il progresso scienti- fico, un Manuale di Numismatica italiana, la quale, per forza di argomenti, e un po' anche per predilezione d'autore, po- trebbe sùbito apparire a un numismatico raedioevalista troppo angusta e sacrificata nella quinta edizione del Gnecchi in confronto della parte greca e romana. In ogni modo Fran- cesco Gnecchi, se per ragioni editoriali ha dovuto ripresen- tare ancora un Manuale collettivo, per così dire, per rispon- BIBLIOGRAFIA 247 dere alla richiesta del pubblico di un Manuale elementare di carattere generale, ha affrontato subito e con lealtà la que- stione della Numismatica estera e della Medaglistica : parti che, anche se il Manuale presente si fosse raddoppiato non avrebbero avuto il loro sviluppo adeguato e già nelle ante- cedenti edizioni del Marniate Ambrosoli mostravano un ten- tativo mal riuscito, che attende altri due Manuali a parte. Discussa quindi e chiarita la questione di massima e di metodo, il presente rifacimento del Gnecchi si può dire un vero miracolo del genere, secondo il mio parere, né davvero ad autore per quanto valente può lettore per quanto incon- tentabile richiedere di più. Ben fece il Gnecchi ad abbondare neW Introduzione e Nozioni generali, poiché il Manuale è fatto sopratutto pei principianti, talora ignari di studi classici, e pei collezionisti ancora inesperti e disorientati dinanzi alla infinita congerie di monete d'ogni età, d'ogni regione e di vario metallo. La parte Numismatica greca a prima vista pare troppo ristretta, ma non bisogna essere severi col Gnecchi senza ragione. Egli sa che la lunga serie del Prontuario greco, che è di discutibile utilità per chi non conosce la lingua greca, si trova già nel Manuale Monete greche in corso di stampa ; d'altra parte sa che difficilmente in poche pagine si può descrivere tutto l'ordinamento geografico, con rela- tiva riproduzione delle monete, in modo da servire sicura- mente all'identificazione delle leggende. E allora egli si li- mita a dare maggior copia di quelle brevi leggende, di nomi di città e di magistrati, che possano giovare alla identifica- zione, affidando invece alla meno certa ma più facile clas- sificazione per stili artistici la distinzione delle monete greche nei vari periodi, che egli poi illustra nelle prime dieci tavole eliotipiche poste in fine al Manuale. Considerare la parte greca di questo senza le tavole sarebbe errato, poiché una innovazione opportuna nel Manuale rifatto dal Gnecchi è precisamente questa, visto che : " le figure intercalate nel " testo, mentre presentano certamente il vantaggio della im- " mediata visione, hanno il grande inconveniente, quando vi " sono disseminate troppo abbondantemente, di disturbare la " lettura e di interrompere l'euritmia dei prospetti „. 248 BIBLIOGRAFIA Ora su quaranta tavole poste in fine del volume, dieci sono per la serie greca, ed essendo poste di sèguito, si ha il vantaggio di poter considerare la serie nel suo insieme. Pec- cato che non siano state poste siibito dopo il testo della parte greca, come sùbito dopo quello della parte romana e italiana le rispettive ventiquattro tavole romane e sei italiane! * * Spigolando qua e là dal Manuale nelle successive parti romana e italiana osserviamo quanto segue : Per la romana troviamo utilissimi gli elenchi delle ab- breviazioni dei prenomi, dei nomi gentilizi, e soprattutto la corrispondenza dei cognomi e soprannomi coi nomi gentilizi per agevolare la identificazione della serie consolare. Anche l'elenco delle Abbreviazioni diverse opportuna- mente completato è indispensabile. Per la serie imperiale è stato tolto l'elenco generale delle leggende latine, che ser- vivano alla identificazione dei pezzi, e forse fu necessario per ragioni di spazio, poiché, potendo, era meglio lasciarlo. Un'ottima innovazione ho riconosciuta invece nell'apporre alla serie consolare e imperiale il distintivo del metallo, nel quale le monete furono coniate, indispensabile al principiante, che può cercare invano ciò che non si trova ; un'altra utile aggiunta negli asterischi pel grado di rarità, sopprimendo ogni indicazione sui prezzi. Non so se tutti ne saranno con- tenti, ma faccio notare che i prezzi sono stampati in fascico- letto a parte aggiunto al Manuale della Numismatica romana dello stesso Francesco Gnecchi, e staccato a posta per age- volare la consultazione e la perizia al collezionista viaggiante senza libri fuori del centro dei suoi studi. Ben fece il Gnecchi piuttosto nella serie imperiale a mettere a profitto la sua speciale competenza sui tipi, sulle leggende, sui meda- glioni con osservazioni brevi, succose, interessantissime e con elenchi delle leggende (pag. 112- 122) e dei tribunati de- gli imperatori (pag. 137-140), che aiutano molto il collezionista. E ora alcune osservazioni sulla serie italiana medioevale e moderna. Si raccomanda al primo sguardo per una novità opportuna, la denominazione delle monete, alle quali forse BÌ6HOGRAFIA 249 contribuì anche il lavoro del Martinori su La Moneta, che è il vocabolario pili completo che finora si conosca. Ottima cosa aver fatto posto all'elenco, per necessità ristretto, dei Motti e delle Leggende e a quello utilissimo dei Santi no- minati o rappresentati sulle monete italiane, già inserito nelle prime edizioni della Numismatica dell'Ambrosoli e poi, non si sa perchè, tolto nell'ultima. Un po' di delusione farà in alcuni lettori la parte che riguarda la classificazione e l'or- dinamento in confronto con l'affannoso tentativo dell'Ambro- soli di tener calcolo d'ogni zecca italiana, regione per re- gione, citando le relative opere speciali alle singole zecche. Ma vi suppliscono in gran parte due elenchi preparati da Ercole Gnecchi e inseriti ai paragrafi 200 207 (pag. 198-218): la successione dei governi o delle dinastie nelle zecche prin- cipali, e la bibliografia accuratissima delle monete battute in Italia e dagli italiani all'estero, nonché la bibliografia delle zecche italiane in genere, sobria come le altre delle serie greca e romana, ma chiara e contenente le opere veramente più importanti e utili allo studioso e al collezionista. Con tutto ciò io credo che non bastino le sei tavole eliotipiche in fine del volume a dare un'idea anche appros- simativa delle varie zecche italiane e credo che l'aver sop- presso l'elenco delle zecche minori entro ciascuna regione italiana, le tavole degli stemmi che erano nel Manuale del- l'Ambrosoli, le carte geografiche e le tabelle dei segni ab- breviati, abbia tolto dei sussidi importantissimi agli studiosi della serie italiana. E non posso supporre che una cosa sola, che cioè l'editore Hoepli prepari il Manuale della Numismatica italiana con quella dovuta ampiezza che l'argomento richiede, come per le Monete greche e per la Numismatica romana, e che quindi questo Manuale generale non faccia che riman- dare al rispettivo volumetto speciale, come abbiamo osser- vato per la Numismatica estera, esclusa completamente, e per la Medaglistica, appena accennata. Spiegate così le lacune, rilevate le novità che aggiun- gono nuovi pregi all'ormai invecchiata opera dell'Ambrosoli, 31 250 BlBLtOGRAl'iA io credo che il lettore apprezzerà giustamente nel rinnovato volume di Francesco Gnecchi la chiarezza nella disposizione delle parti, la nitidezza nell'esposizione del tutto, la misura nella trattazione degli argomenti più difficili, l'aggiunta dei risultati scientifici più recenti, e la bella e ricca copia delle tavole illustrative, e, tenuto conto della difficoltà immensa di tali opere di divulgazione, loderà senza restrizione la com- petenza del nuovo Autore unita alla invidiabile dote, diffi- cile specialmente in chi è molto erudito, di presentare in modo facile e piano anche gli argomenti più complicati e difficili. Serafino Ricci. Carboneri (Giovanni). La circolazione monetaria nei di- versi stati. Voi. I. Monete e Biglietti in Italia dalla Ri- voluzione francese ai nostri giorni. La scienza numismatica è nata studiando l'antichità e, per lungo tempo, non si occupò che di monete antiche, tra- scurando le moderne. Ne avvenne che gli studi riescirono difficilissimi ; perchè, se ci rimangono i monumenti su cui studiare, ossia le monete, ci mancano affatto i documenti contemporanei, che ce ne darebbero la spiegazione sicura, mentre dobbiamo andarla cercando o piuttosto divinando nel buio incerto dell'antichità. Molte cognizioni ci rimangono monche, molte altre sono sempre allo stato di induzioni, e sono molti i problemi, che non ci sarà mai dato di sciogliere. Fu solo nei tempi modernissimi, che si intuì l'opportu- nità di studiare e di scrivere anche la storia contemporanea della numismatica, perchè, affidata ai soli registri delle zecche, col disperdersi di questi, non andasse perduta, come pur troppo avvenne, non solo di quasi tutte le piccole zecche d'Italia, ma anche di qualcuna delle grandi, e citerò quella di Milano. E quindi con grande soddisfazione che oggi accogliamo la bella pubblicazione fatta dal dott. Giovanni Carboneri, per ordine del Ministero del Tesoro. L'opera consterà di due volumi, il primo dei quali, ora apparso, si occupa dell'Italia, mentre il secondo si occuperà degli Stati esteri. BIBLIOGRAFIA 25 1 L'opera poderosa del Carboneri prende le mosse dalla fine del secolo XVIII, e, trattando la questione monetaria sotto l'aspetto storico, economico e numismatico, giunge fino ai nostri giorni, riuscendo così interessante a parecchie ca- tegorie di studiosi, che si occupano della moneta sotto di- versi punti di vista. Essa è divisa in cinque parti : Parte I. — Storia documentata della legislazione monetaria e cartacea in Italia dal 1789 fino ai nostri giorni. Parte II. — Condizioni di diritto e di fatto della attuale cir- colazione monetaria in Italia. Parte III. — Regime monetario delle Colonie Italiane: Eri- trea, Somalia, Libia. Parte IV. — Testo completo delle vigenti disposizioni sulle monete e sui biglietti, colle convenzioni dell' Unione latina e annessi allegati. Parte V. — Notizie sinottiche e prospetti sulla coniazione annuale nelle diverse zecche ed emissioni annuali di bi- glietti di Banca, notizie sulle riserve metalliche, impor- tazione od esportazione dei metalli preziosi, corso del cambio e del consolidato. Come ognuno può rilevare da questo breve riassunto, il lavoro del Carboneri può presentarsi utilissimo sia pei rac- coglitori di monete moderne — che sono assai cresciuti di numero in questi ultimi anni — sia per la gente di banca, pei cassieri e per gli economisti. L'autore, trovandosi al Ministero del Tesoro e lavorando per conto del Ministro, potè avere tutti i documenti neces- sari per completare il suo lavoro, e vi aggiunse tutta la sua intelligenza e il suo buon volere, onde l'opera sua riuscisse nel modo più perfetto. Noi ci compiacciamo vivamente col Ministro del Tesoro per la bella iniziativa e ci rallegriamo vivamente coll'Autore dott. Carboneri per la splendida riuscita del suo lavoro. Il volume di oltre 900 pagine è in vendita presso la Libreria Bocca al tenue prezzo di L. 20. F. Gnecchi. à52 BIBLIOGRAFIA Gioppi di Tiirkheim (L.)- La zecca di Montalto Marche. Contributo al Corpus Nummorum Italicornm. Note ed Appunti. Milano, Crespi, 1915. Voi. di pag. 51 e i tav., edizione di n. 250 esemplari tutti numerati e firmati dal- l'Autore. Questo lavoro coscienzioso e, per quanto si può, com- pleto che l'A. con molta modestia chiama Note ed appunti, vuol essere un contributo al Corpus Nummorum Italicorum in quel volume che traccerà delle Marche. Jl Gioppi, che è stato ed è ancora fedele collaboratore del Bollettino italiano di Numismatica e d' Arte della medaglia, periodico bimestrale illustrato del Circolo Numismatico Milanese, ove pubblicò già Le ere nelle monete greco-romane imperiali e coloniali nel 1912, le Note sulla Zecca di Ascoli Piceno sotto il dominio dei Carraresi nel 1914, in quest'anno pubblicò coi tipi del Melfi e Joele di Napoli / rovesci ed i diritti delle monete della Zecca di Napoli, e inserirà nel Bollettino questo lavoro su Montalto Marche, che anticipa in estratto. Fatta brevemente la descrizione del Comune, la storia delle sue vicende, riconosce che tre furono le zecche le quali hanno dato moneta propria in questa provincia : Ascoli Pi- ceno, Fermo e Montalto Marche; ma, mentre le prime due furono illustrate dal de Minicis, dal conte Tambroni Arma- roli, dal Castellani, la sola zecca di Montalto Marche era ri- masta fino ad ora trascurata, e gli parve utile cosa l'occu- parsene, togliendo gli elementi dalle pergamene dell'Archivio comunale, dagli studi del dott. Marini, e del canonico Pi- stoiesi, ma sovratutto dallo studio delle schede costituenti la importantissima e ricchissima collezione del nostro illustre Sovrano " Maestro e donno in materia — delle quali con " somma benignità e munificenza — gli concesse l'esame ,; e dalla ricca raccolta Vaticana, illustrata dal cav. Camillo Serafini nella sua opera monumentale Le monete e le bolle plumbee pontificie del Medagliere Vaticano (Hoepli, voi. II (1912) e voi. Ili (1913). Nella seconda parte del lavoro l'A. fa la descrizione di- ligente delle monete di Montalto Marche da Sisto V fino a Pio VI per la durata di più di due secoli. BIBLIOGRAFIA ^53 Nella terza parte, che è l'ultima e la più importante per la pubblicazione di documenti inediti o poco noti, l'A. registra prima le dichiarazioni contrarie alla esistenza della zecca a Montalto Marche, e poi quelle favorevoli alla zecca. PVa queste prove affermative si ha la lettera del cardinale Mon- talto al rev. signore e fratello, mons. Arrigoni, governatore del Presidato a Montalto in data 4 ottobre 1589 da Roma, nella quale si dice di ordinare " al zecchiero di codesta città " che apra la zecca et butta secondo il solito, ecc. „. Il Gioppi riesci a trovare anzi una prima fabbrica della zecca, poi una seconda fabbrica della zecca, poi la fine fra il marzo e l'aprile 1591. Il lavoro del Gioppi dev'essere preso in considerazione da quanti studiosi si occupino della numismatica italiana e specialmente marchigiana. S. Ricci. Cagiati (Memmo). Le Monete del Reame delle Due Sicilie da Carlo 1 d' Angiò a Vittorio Emanuele II. Fase. VII. Parte II. Le zecche minori del Reame di Napoli {conti- nuazione). Napoli, 1915, fig. 11 eh. Autore continua in questo fascicolo, corredato da bellissime incisioni, l'interessantissima illustrazione delle zec- che minori del Reame di Napoli. Il fascicolo contiene le zecche di Campobasso, Capua, Catanzaro, Chieti, Civitadii- cale, Cosenza, Fondi, Gaeta, Guardiagrele, Isernia, Lanciano, Lecce e Luco. Seguendo il sistema opportunamente iniziato nel fasci- colo precedente, vengono comprese nella serie non solo le zecche ammesse ed accettate dagli studi più recenti, ma an- che quelle ritenute probabili, e che sono le seguenti : Cosenza, zecca sulla quale già da oltre un cinquantennio scrissero G- M. Fusco e G. V. Fusco ; ma che non è pur anco accertata. Fondi, zecca proposta da Solone Ambrosoli in un suo la- voro del 1903. 254 BIBLIOGRAFIA Isernia. L'esistenza di questa zecca sarebbe provata da do- cumenti, citati da A. Sambon. Resterebbe solo a tro- vare le monete effettive ivi prodotte. Lanciano. Di questa pure esistono documenti pubblicati da Sambon e dal Pansa; e resta ora agli studiosi il com- pito di riconoscere le monete che vi si debbano attribuire. Luco. Zecca, probabile e citata sulla fede di De Petra. Di essa è dato il disegno di un tornese, che potrebbe ap- partenere a quella terra. Su queste ultime cinque zecche si volgeranno quindi di preferenza le ricerche dei numismatici, e la definitiva so- luzione di questi problemi sarà in gran parte dovuta alla iniziativa del nostro cH. Autore, che per il primo li ha riuniti e messi davanti al pubblico, col risultato degli ultimi studi fatti intorno ad essi. E. G. Select italian Medals of the Renaissance in the British Mu- seum. Londra, 1915. I conservatori del Museo Britannico pubblicano un album di 50 tavole, nelle quali riproducono le Medaglie scelte del Rinascimento Italiano, conservate in quel celebre Museo. Furono scelti gli esemplari più rari, più artistici e meglio conservati della splendida serie del Museo Britannico. Inco- minciano dalla famosa medaglia di Giovanni Vili Paleologo del Pisanello; dopo il quale sfilano tutti i nomi più celebri dei medaglisti italiani del Quattrocento e del Cinquecento ; del Pisanello stesso con parecchie medaglie, Matteo de' Pasti, Marescotti, Boldù, Petrecini, Enzola e Bellano, Pietro da Fano, Melioli, l'Antico, Gambello, Sperandio, Pomedello, Nicolò Fiorentino, Candido Lisippo, Caradosso, Giulio della Torre, Sangallo, Leone Leoni, Jacopo da Trezzo ed altri della glo- riosa schiera. L'album è un nuovo monumento eretto alla Medaglistica italiana. La Direzione. VARIETÀ U Ducato d'oro di Filiberto II di Savoia, con le iniziali G. T. — Togliamo dal Numismatic Circular di Lon- dra queste notizie intorno al ducato d'oro di Filiberto II di Savoia, dovute alla signorina G. Majer, figlia al nostro col- lezionista italiano. La descrizione del ducato è la seguente : ^ — Busto del duca con berretto, volto a destra, in giro: + PHILIBERTVS • DVX • SÀBAVDIE • Vili • ^ — Entro cornice quadrilobata sotto nodo d'amore, Io stemma fiancheggiato dalle lettere FÉ — RT; nel giro : + IN • TE • DOMINE • CONFIDO • G • T • OrOf diametro mill. 24, peso gr. 3,52. Le osservazioni fatte circa le iniziali G. T. sono così esposte : " Le iniziali poste in fine della leggenda del rovescio di questo ducato sono nuove sulle monete finora conosciute di Filiberto II; si trovano però sopra un altro ducato d'oro, di tipo e fattura somigliante a questo, del suo immediato suc- cessore Carlo II riportato dal Corpus Nummonim Italico- rum (i) e attribuito alla zecca di Vercelli. Evidentemente per poter giungere a questa attribuzione le iniziali G. T. ven- nero interpretate come quelle del nome e cognome di Gi- rolamo Torrato. Se però si riflette che il Torrato fu maestro nella zecca di Vercelli dal 12 dicembre 1545 al 9 ottobre 1548, epoca nella quale i ducati di questo tipo non si emet- tevano più, non solo, ma risulta chiaramente che egli lavorò scuii d'oro buoni o della crocetta e non ducati, l' interpreta- (1) Volume Primo. Casa Savoia, p. 136, n, 8, tav. IX, n. 12. 2$é VAktEtX zione adottata appare poco soddisfacente. Nel Corpus poi non sono riferite altre due monete, ossia due grossi di Carlo II, che hanno le stesse iniziali G. T., pubblicate già dal dott. Augusto Ladé i^\ il quale diede delle due iniziali una spiegazione che mi pare possa attagliarsi perfettamente anche a questo ducato. " Il Ladé, dopo aver constatato che l'impiego di segni o figure per distinguere le varie emissioni era cessato da parte degli zecchieri di Savoia fin dai tempi di Filiberto I, osserva che, sotto Carlo I, in un primo periodo le monete sono senza contrassegni di sorta, poi vi compare una nuova specie di contrassegno consistente da principio in una sola lettera che corrisponde alla iniziale del luogo della zecca, poi in due iniziali corrispondenti al luogo e al maestro. Quest'ultima forma, che costituiva evidentemente un progresso, non si mantenne però inalterata nei principati successivi, durante i quali si finì col ricadere in una specie di anarchia, perchè vi sono monete senza contrassegni, altre con una sola let- tera e altre con due. Egli, dopo molti tentativi e lunghe esi- tazioni, dovette convincersi che per arrivare a ima spiega- zione soddisfacente dei contrassegni composti di due lettere esistenti sulle monete emesse alla fine del secolo XV e nella prima decade del XVI, bisogna ammettere che i maestri di zecca usassero la iniziale del nome proprio e non quella del cognome. Anzi, per gli zecchieri del versante nord delle Alpi, questa sarebbe la regola confermata dalle due ecce- zioni del Gatti, che era italiano, a Cornavin, e del Serena a Monluello. Il Ladé infatti riesce a spiegare tutte le sigle degli zecchieri che lavorarono nella zecca di Ginevra a Cor- navin sotto Filiberto II e sotto Carlo II. Mentre nel 1886 egli aveva- interpretato le iniziali G. R. Genève Roget, intro- ducendo, cioè, tra quelli che contrassegnarono le monete emesse a Cornavin un maestro generale, ciò che non si po- trebbe accettare senza il concorso di altre prove, ora le spiega Genève Rodolphe, sottintendendo il cognome Algente, (i) Contribution à la Nuinismatique des Ducs de Savoie, Monnaies inédites, rarissimes ou mal attribuées. Deuxième partie. In " Revue Suisse de Numismatique „, tome XI, Genève 1901, pag. i 99, n. 193 e 194. VARIETÀ 257 e COSÌ le iniziali G. T. vengono lette Genève Thomas, sottin- teso il cognome Blondel. Questo maestro Tommaso Blondel lavorò nella zecca di Ginevra dal 1500 al 1506 interpolata- mente, ossia negli mtervalli di tempo nei quali non lavorava l'altro maestro Rodolfo Aigente. Questi intervalli sono men- zionati dal Promis (i) e vanno dal 1 al 24 Gennaio 1503, dal 28 Febbraio 1504 al 12 Aprile 1505, e dal 20 Ottobre al 31 Dicembre 1505. Così egli si trovò a lavorare appunto nel momento in cui Carlo II successe a Filiberto II, morto nel Settembre del 1504, e questo serve non solo a spiegare come si trovino monete contrassegnate da lui sotto ambedue i prin- cipi, ma anche la grande somiglianza che corre fra i due du- cati d' oro , questo cioè di Filiberto II e quello di Carlo II pubblicato dal Corpus. " Con la interpretazione del Ladé tornano alla zecca di Cornavin o di Ginevra i due ducati di Filiberto II con le iniziali G. R. che il Corpus assegna a Monluello (2; con in- terpretazione forzata, perchè il maestro di zecca Raffoulaz, trattandosi di luogo ove non si parlava l'italiano, avrebbe dovuto firmare Jean e non Giovanni, senza contare che, come afferma il Promis (3), nella zecca di Monluello non fu lavo- rata moneta d'oro. " Ma non intendo esaminare qui tutte le interpretazioni date dal Ladé, lasciando questo compito ad altri che si oc- cupi espressamente delle zecche di casa Savoia e possa avere a disposizione libri e documenti che mi mancano, contenta abbastanza di avere posta in evidenza una spiegazione sod- soddisfacente delle due lettere che appariscono per la prima volta sulle monete di Filiberto II, più contenta ancora se ciò potrà servire a spiegarne anche delle altre „. Il premio biennale Duchalais a S. M. il Re d'Italia per il " Corpus Nummorum Italicorum „. — L'autunno scorso V Acadcmie des inscriptions et belles lettres dell'Istituto (i) Monete dei Reali di Savoia, I, pag. 161. (2) Loc. cit., I, pa§. 161. (3) Op. cif.,l, pag. 161. 33 258 VARIETÀ di Francia conferì a S. M. il Re Vittorio Emanuele III il premio di mille franchi che ogni due anni si dà all'autore dell'opera più importante e che dal nome del donatore di- cesi premio Duchalais. Il nostro Sovrano gradì molto l'o- maggio e ringraziò. La motivazione del voto unanime del- l'Accademia era stata fatta fin dalla seduta del 27 marzo 1914 in questi termini, che il Corpus Nummorum Italicorum è " le plus beau monument scientifique qui ait jamais été élevé * à la numismatique du moyen àge et des temps modernes, " dans aucun pays „. I numismatici italiani che riconoscono le immense diffi- coltà che ancora presenta allo stato odierno della scienza la numismatica medioevale e moderna italiana, non potranno certo che assentire toto corde al voto dei numismatici fran- cesi e riconoscerne la acutezza scientifica e la serena e ca- valleresca sincerità dei loro giudizi. II premio Duchalais consisteva nella somma di 1000 fran- chi, che S. M. volle graziosamente offrire in dono alla So- cietà Numismatica Italiana, la quale ne rinnova qui pubbli- camente i più vivi ringraziamenti. La Direzione. Il Re d' Italia nominato corrispondente dell'Acca- demia delle iscrizioni di Parigi. — L'Accademia delle Iscrizioni e Belle Lettere di Parigi nominò unanimemente il Re d* Italia a membro corrispondente. La medaglia della Società Reale Numismatica di Londra pel 1915 conferita a G. F. Hill. — Nella assem- blea annuale della Società Reale Numismatica di Londra, il presidente sir Arthur Evans P. S. A., F. R. S. conferiva la medaglia della Società a G. F. Hill M. A. conservatore delle monete e delle medaglie al Museo Britannico. L'alta onorificenza era accordata al degno successore del prof. Stuart Poole, del dott. Head e del sig. Grueber in rico- noscimento dei suoi meriti nella numismatica classica e nella medaglistica del risorgimento. A lui sono dovuti infatti, oltre a stuiì separati apparsi nella Numismatic Chronicle, cinque VARIETÀ 359 cataloghi di monete greche del Museo Britannico, Licia, Pan- filia e Pisidia (1897), Licaonia, Isauria e Cilicia {1900), Cipro (1904), Fenicia (1910), Palestina (1914); a lui le opere di po- polarizzazione della numismatica greco-romana Handbook of Greek and Roman Coins e Historical coins, a lui On the Portrait Medals of Italian Artists of the Renaissance. La Società Numismatica Italiana porge a G. F. Hill le sue più vive e sincere congratulazioni. Insegnamenti numismatici a Milano. — Il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione ha preso in esame ed ha approvato il Corso libero di antichità ed epigrafie classiche applicato alla numismatica del prof. dott. Serafino Ricci, alla R. Accademia Scientifica-Letteraria di Milano, col seguente programma : I. Parte - Lezioni : Antichità e nmnismatica greca. — Co- me lo svolgimento della coniazione greca proceda a- nalogamente a quello della civiltà e dell' arte locale nella Grecia e nelle isole. — Esame dei quattro pe- riodi principali. Conferenze : Esercizi di epigrafia numismatica greca al Mu- seo Numismatico e Medagliere Nazionale di Brera. II. Parte - Lezioni : Antichità e numismatica romana, — Come i grandi fatti storici siano eternati nelle mo- nete consolari e imperiali romane. Il culto, i templi, i sacerdoti; la fondazione e consacra- zione dei templi e dei pubblici monumenti. Gli archi trionfali, i prigionieri, la colonizzazione dei vinti. Le spedizioni di guerra e le vittorie. Le varie arti della pace. L' imperatore nell'esercizio delle sue funzioni pubbliche. Conferenze : Ermeneutica numismatica romana. Il Corso libero di Numismatica e di Medaglistica all'Università di Pavia. — Il Consiglio Superiore deli' I- struzione nell'adunanza del 29 aprile u. s. diede parere fa- a6o VARIETÀ vorevole al Corso del prof. Serafino Ricci, libero docente in archeologia, in numismatica e in medaglistica all' Università di Pavia, per l'anno 1915-16. I temi scelti per la trattazione sono divisi per lezioni e conferenze, come segue : Lezioni : / capilavori d'arte classica sulle monete antiche. La loro significazione coi rapporti della cultura antica. Descrizione dei capilavori. Descrizione delle monete che li riproducono. Conferenze : La monetazione veneta dal periodo bizantino ai nostri giorni. Esercizi di ermeneutica delle monete veneziane. Medaglistica : Le medaglie napoleoniche. Confronti di tec- nica e di stile presso il Medagliere Nazionale di Brera. L'Istituto Italiano di Numismatica ha pubblicato il suo Annuario del 1915-16, che è al quarto anno della sua fondazione. Risulta dalle nomine che ora ne è presidente ef- fettivo, dopo la morte di Antonino Salinas, il prof. comm. Et- tore De Ruggiero, ordinario all'Università di Roma in epi- grafia e antichità romana, e vice presidente l'ing. cav. Edoardo Martinori. Risultano soci onorari fra gli italiani, oltre il prof. Giulio De Petra di Napoli, il nostro presidente socio conte Nicolò Papadopoli Aldobrandini. Nell'elenco dei soci italiani defunti risultano i seguenti dal 1912: Barone Antonio Casa- marte, prof. Federigo Eusebio, prof. cav. Luigi Giorgi, pro- fessor Dante Vaglieri, prof. Antonino Salinas, dott. Ema- nuele Salinas. II Bollettino italiano di Numismatica e di Arte della Medaglia, periodico bimensile del Circolo Numismatico Mi- lanese, che ha ritardato dal marzo ad oggi le sue pubblica- zioni per ragioni assolutamente indipendenti dalla sua Dire- zione è ora uscito, nonostante le difficoltà del momento, con due puntate illustrate, l'una pel bimestre marzo-aprile, l'altra pel bimestre maggio-giugno, con la fine del Dizionario dei Motti e delle Leggende del Donati, con un importante lavoro VARIRTÀ 261 di L. Gioppi di Tiirkeimer su La zecca di Montalto Marche, con una dissertazione del Cerruti sull'antica lira milanese, e la descrizione di alcune medaglie e targhe, fra le quali, quella in onore di Luigi de Petra, un esemplare della quale fu gentilmente donata dal Circolo Numismatico Napoletano a quello Milanese, e la targa del Corriere della Sera al suo direttore senatore Luigi Albertini. La zecca svizzera nel 1914, — Durante l'anno 1914 la zecca federale in Berna ha coniato per 16 milioni di fran- chi in spezzati d'oro, di cui 12 milioni di franchi per la Banca Nazionale ; per 7.200.000 fr. di monete divisionarie d'argento; per fr. 450.000 di spezzati di 5 e io cent, e per fr. 40.000 in monete di rame. Il totale delle monete coniate ammonta a fr. 17.160.000; questo dunque è il più forte conio che la zecca svizzera ab- bia mai tatto in un solo anno. Il totale delle monete coniate fino alla fine del 1914 è il seguente : 8.330.000 pezzi d'oro di 20 fr., valore fr, 166.600.000; 1. 100.000 pezzi d'oro di io fr., valore fr. 11 milioni ; 2.126.00Q scudi d'argento, valore fr. 1.630.000 ; 10,100.000 pezzi da 2 fr., valore fr, 20.200,000 ; 26,300.000 pezzi da i fr., valore fr. 26.300.000 ; 18.600.000 pezzi da 50 cent., valore fr. 9 mi- lioni e 300.000; 30.500.000 pezzi da 20 cent., valore fr. 6. 100.000; 41.000,000 di pezzi da io cent., valore fr. 4.100.000; 67 mi- lioni di pezzi da 5 cent., valore fr. 3.350.000 ; 30.500.000 pezzi da 2 cent., valore fr. 610.000 ; 63.500.000 pezzi da i cent., valore fr. 635.000 : — totale 299 milioni 56.000 per un valore di fr. 258.825.000. Chi era maestro della zecca a Milano nel 1508? — Da rogito in data 16 ottobre 1508 del notaio Ambrogio Gaf- furi {Arch. notarile Milanese), riflettente il rilascio di marchi 65 e oncie 2 di cavallotti a favore di Gaentius de Qualana e Gio. Matteo de Vuyno novaresi, risulta che il magnifico d. Battista de Crivelli fil. q. d. Pietro era in quell'anno " ma- " gister Ceche regie Mediolani „. 262" VARIETÀ La Politica nella Scienza. — I nostri giornali politici riportano dai giornali svizzeri, i quali, a loro volta asseri- scono di averla dal Neue Wiener Journal che, in una seduta che ebbe luogo ultimamente, della Società Viennese di Nu- mismatica, il presidente avrebbe proposto di cancellare il nome del Re d'Italia dalla lista dei Soci onorarii, e la pro- posta sarebbe stata votata all'unanimità. Non sapendo qual valore possa attribuirsi alla strabi- liante notizia e, nelle attuali circostanze, non essendo noi in grado di verificarne la verità, non osiamo per ora esprimere alcun giudizio, né farvi commento di sorta. Ci riserviamo di ritornare eventualmente sull'argomento a cosa verificata, a mente calma, a tempo opportuno. La Direzione. ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA Seduta del Consiglio 27 Giugno 1915. (Estratto dai Verbali). La Seduta è aperta alle ore 14 nella Sede Sociale al Convento delle Grazie. I. — È letto e approvato il Verbale della Seduta precedente. II. — Si approva la composizione del II fascicolo della Rivista, 191 5. III. — Il Segretario presenta il Bilancio Consuntivo 19 14, da sottoporre all'Assemblea Generale dei Soci, e che si chiude colle seguenti risultanze : Rimanenze attive ed entrate L. 11,875 Spese „ 6,460 Avanzo al 31 dicembre 1914 L. 5,415 Il Bilancio Consuntivo 1914 è approvato ad unanimità. IV. — Il Vice-Presidente Comm. Francesco Gnecchi dà notizie circa l'andamento della Società durante il 1914. V. — Il Segretario da ultimo presenta la nota dei se- guenti doni pervenuti alla Società : Cagiati Cav. Avv. Memmo. La sua pubblicazione : Le Monete del Reame delle Due Sicilie da Carlo I d'Angiò a Vit- torio Emanuele li. Fascicolo VII. Parte II. Le zecche minori del Reame di Napoli (continuazione). Napoli, 1915, fig. 264 ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA Cerrato aiacinto. La sua pubblicazione : Contribuzione alla monetazione sarda di Vittorio Emanuele I. Mi- lano, 1915 (Estratto). Qioppi di TOrkheim L. La sua pubblicazione : La zecca di Montalto Marche. Milano, 1915, fig. Qnecchl Comm. Francesco. La sua pubblicazione : Ambrosoli-Gnecchi. Manuale elementare di Numismatica Milano, Hoepli, 1915, con 40 tavole. arillo Qugllelmo. La sua pubblicazione : Contributo al Corpus Nummorum Italicorum. Monete inedite e va- rianti in aggiunta al voi. II. - Piemonte-Sardegna. Milano, 1914 (Estr.). Martinori Cav. Ing. Edoardo. La sua pubblicazione : La Moneta. Vocabolario generale, con 1500 fotoincisioni nel testo, 140 tavole e tre indici. Roma, 1915. Ministero del Tesoro. La pubblicazione di Giovanni Carboneri : La Circolazione monetaria nei diversi Stati. Voi. I. Monete e bi- glietti in Italia dalla Rivoluzione francese ai nostri giorni. Roma, 1915, fig. Museo Britannico. La sua pubblicazione : Select Italian Medals of the Renaissance in the British Museum. London, 191 5. Alle ore 1472» esaurito l'Ordine del Giorno, la seduta è levata. ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA 265 Assemblea Generale dei Soci 27 Giugno 191 5. {Estratto dai Verbali). I Soci sono convocati per le ore 14 Vs ^^ Sede Sociale al Convento delle Grazie. I Soci presenti, oltre ai due Vice-presidenti e a quattro membri del Consiglio, sono assai più numerosi di quanto sarebbe stato lecito attendere, nelle attuali circostanze. Pa- recchie assenze vengono giustificate con lettera, di cui si dà lettura, e fra queste la più notevole è quella del Collega Cav. Memmo Cagiati, che qui si riproduce integralmente. " Illustri Signori " componenti il Consiglio della Società numismatica italiana " Milano. " Il desiderio di essere sempre presente alle Adunanze " del Consiglio di codesta spettabile Società, se non di per- " sona — una grave lontananza ci divide — almeno col " pensiero, mi spinge ad inviare a Loro, illustri Colleghi il " mio saluto cordiale, le mie scuse per la involontaria as- " senza e la mia parola scritta, sia per approvare il Bilancio, " che io so così bene amministrate le attività sociali, sia per " fare plauso all' andamento morale dell' Associazione, che " tanto benemerita riesce agli studi numismatici. " Domando la parola per dire al nostro illustre Com- " mendator Gnecchi che per quanto le sue dichiarazioni, " ispirate da grande modestia, nella Prefazione del Manuale " di numismatica, testé venuto alla luce tra quelli della Casa " Hoepli, vogliano dimostrare titubanze per delicate preoc- " cupazioni, incertezze nel risultato di rifazione generale del " lavoro, noi tutti, plaudenti, lo ringraziamo, e ci feUcitiarao 34 266 ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA " con Lui per quest'altro titolo di benemerenza che Egli si " è acquistato e che si è aggiunto ai tanti che gli fanno " onore. Io desidererei che il Consiglio, per acclamazione, dia * questo plauso al nostro carissimo Vice Presidente, per la " nuova e bella edizione che ha procurato al Manuale di " numismatica dell'Ambrosoli, venuto fuori modernizzato in " tal modo pregevole, che lo spirito del compianto numi- " smatico comasco ha dovuto rallegrarsi di essere ritornato " a vivere in uno dei migliori contributi da lui dati alla sua " scienza prediletta. * E domando la parola per dire alle Signorie Loro che " quando la voce del cannone non permette che altre voci " siano udite, che quando il cuore di ogni Italiano è sul " fronte, dove i destini d'Italia si compiono, la voce di ogni " Istituzione scientifica deve tacere nell'attesa trepidante di " un altra nuova epoca gloriosa per la nostra Patria, che si " deve quindi per il momento soprassedere su di ogni pro- " getto a benefizio dei nostri Sodalizi, su ogni nuova infles- " sione desiderata ai nostri studii, mentre le sole pubblica- " zioni possono e debbono continuare a vedere la luce, perchè " siano prova che ognuno è al suo posto, perchè siano ma- " nifestazione della calma serena di coloro che, non potendo " dare alla Patria giovanili energie fisiche, continuano ad " attendere, mentre i loro cari sono sul campo, ai loro studii, " fiduciosi nell'avvenire e nel conseguimento felice degli " ideali della nostra nazione. " E domando ancora la parola perchè sia concesso a me, " meridionale, l'onore di commemorare oggi in Consiglio un " nostro Compagno di studii, il nobile Uomo Antonino " Grassi-Grassi di Arcireale, la cui vita ancor giovane ^i " spegneva in Roma il 19 maggio scorso, in seguito ad im- " provviso fulmineo malore. Questa perdita è stata sentita " con sincero rammarico da quanti conobbero il caro Estinto, " le doti di mente e di cuore di Lui. Il Grassi-Grassi ebbe " in tutta la sua vita intemerata un grande amore per gli " studii di storia, di araldica e di numismatica ; scrisse varie " monografie, che a Loro Signori non sono ignote ; ma il " merito maggiore del Grassi-Grassi fu quello di aver rac- " colta una ricca collezione di monete medievali italiane e ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA 267 di Ogni zecca, sì da formare un pregevole riscontro alla pre- ziosa raccolta di monete greco-sicule e romane della Fa- miglia Pennisi di Fioristella, della stessa Arcireale, di aver dedicato gran parte del suo ricchissimo patrimonio ed il lavoro di un trentennio a sempre più completare le serie dei varii Stati, perchè la sua città natale, la sua Sicilia, potessero avere in quella del Pennisi e nella sua un com- plessivo e pregevolissimo monumento cittadino. L'egregio Uomo coprì cariche importanti, fu Socio di varii Istituti scientifici e di Società numismatiche; fu persona eletta, semplice, buona, simpaticissima. Io ebbi la fortuna di averlo a casa mia, mentre di passaggio da Napoli si recava a Roma per passare qualche giorno dilettevole nella città eterna, insconscio del fatale destino che ivi lo attendeva, e ricorderò sempre in questa sua visita, come in altre di cui pel passato mi aveva onorato, con quale magistrale competenza, con quanta modesta disivoltura, Egli, esper- tissimo conoscitore specialmente di monete medievali siciliane, si compiacque di chiarire tanti miei dubbii, di comunicarmi tante notizie sulle zecche della sua storica Isola. " Voglia il Consiglio compiacersi di deliberare una pa- rola di compianto da mandarsi, a nome della Società, alla diletta sorella dell'Estinto: Signorina Maria Grassi-Grassi in Arcireale. " Ed ora, o illustri Colleghi, vogliano gradire i senti- menti della mia più alta stima e della mia più cordiale amicizia e chiudere la Seduta con l'invocazione che deve essere ripetuta in ogni occasione da noi, che siamo or- gogliosi di essere cittadini italiani : Viva la nostra Italia ! Viva il nostro Re! " Loro devotissimo " Memmo Cagiati „. L'assemblea unanime incarica la Presidenza di trasmet- tere i sentimenti dei Soci riuniti alla famiglia del rimpianto Antonino Grassi-Grassi. 268 ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA Il Vice-Presidente Comm. Francesco Gnecchi comme- mora con nobili ed elevate parole l'egregio nostro Socio e Collaboratore, il Comm. Luigi Adriano Milani resosi de- funto lo scorso ottobre; dopo di che si passa alla trattazione dell'ordine del giorno. Letto ed approvato il Verbale dell' Assemblea prece- dente, il Vice-Presidente legge la Relazione morale sull'an- damento della Società nel 1914. Malgrado le condizioni critiche ed eccezionali dell'an- nata, la Società procedette regolarmente, e il movimento statistico dei nostri Soci ed Abbonati alla Rivista si man- tenne press'a poco nella proporzione degli scorsi anni. La Biblioteca Sociale ebbe pure qualche incremento, dovuto, per la massima parte, ai nostri autori e collaboratori. La Rivista, che da qualche anno aveva considerevol- mente sconfinato dalla misura fin dal principio stabilita, fu, per ragioni economiche, ridotta alle primitive proporzioni. Si procurò tuttavia di suddividere la materia, fra la classica, la medioevale e la moderna, in modo da poter riuscire in- teressante al maggior numero possibile di studiosi e di rac- coglitori. Sulle nuove importanti opere numismatiche in corso di pubblicazione, il Relatore accenna al V volume del Corpus Nummorttm Italicorum, apparso nello scorso anno e che comprende la Zecca di Milano; alla continuazione della bel- l'opera del Cagiati sulle Monete del Reame delle Due Sicilie coi relativi Supplementi; al seguito del lavoro del Papadopoli sulle Monete di Venezia e del Magnaguti sulle Monete di Mantova, al primo volume dell'opera del Falconi sulle Mo- nete Piacentine, ecc. Cita da ultimo l'opera sulle Medaglie moderne del dott, Stefano Carlo Johnson, a cui già da tempo l'Autore sta dedicando le sue cure. Viene in seguito comunicato ai convenuti il Bilancio Consuntivo Sociale 1914, costituito dalle seguenti cifre : ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA 269 Bilancio. Rimanenze attiv^k del 1913. Fondo di cassa L. 7255 Entrate dell'anno 1914. Quote di Soci e di Abbonati alla Rivista L. 4340 — Interessi sul fondo di cassa in conto corr. » 280 — L. 4620 L. 11875 Spese del 1914. Stampa della Rivista e accessori . . . . L. 4616 — Fotoincisioni ed eliotipie " 830 — Spese per la collaborazione della Rivista » 450 — Spese di Segreteria " 100 — Spese postali " 54 — Spese per trasporto e riordino della nuova Sede al Convento delle Grazie. . . n 410 — L. 6460 Rimanenze attive al 1914. Fondo di Cassa in conto corrente " 5415 L. H875 Dimostrazione. Attività in principio di esercizio . . . . L. 7255 — Attività in fine di esercizio L. 5415 — Diminuzione di patrimonio L. 1840 Entrate dell'anno 19 14 L. 4620 Spese " 6460 Eccedenza di spese L. 1840 // Segretario Amministratore : Angelo Maria Cornelio. 270 ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA Questo Bilancio, come afiferma il Relatore, malgrado la sensibile economia ottenuta nella stampa della Rivista, pre- senta, come i precedenti, un considerevole disavanzo, aumen- tato anche dalle spese che si dovettero incontrare per il tra- sporto e il riordino della nuova Sede Sociale al Convento delle Grazie. Il piccolo Patrimonio sociale, che al principio del 1914 era di L. 7255, si trovò ridotto, alla fine di quel- l'anno, a L. 5415. Il Consiglio ha però il piacere di annunciare ai Soci che l'eccedenza di spesa di L. 1840, che si ebbe nel 1914, sarà abbondantemente reintegrata nell'anno corrente 1915, essendo nel febbraio scorso pervenuto alla Società il quarto acconto sul ricavo della vendita del Corpus, in L. 4000, ge- nerosamente messo a nostra disposizione dal nostro Augusto Presidente Onorario. * * * Il Relatore intrattiene da ultimo i Soci sul vecchio argo- mento del Riordino delle Collezioni pubbliche di Milano il quale, a quanto sembra, sta per entrare finalmente nella sua fase risolutiva. Nello scorso maggio lo Stato trasmetteva al Comune di Milano un progetto modificato, nel quale tutte le critiche e le osservazioni fatte in primo luogo dalla no- stra Società e ripetute dalla Commissione Archeologica dei Musei Municipali sono in tutto o in gran parte favorevolmente accolte. Si accorda infatti che la parte numismatica della Bi- blioteca Braidense segua le sorti delle monete, venendo questa trasportata al Castello; si accetta il locale unico, invece dei locali separati, accontentandosi della divisione delle rac- colte negli armadi; si eleva la cifra dell'assegno annuo, quan- tunque non completamente secondo la richiesta, e si fanno altre concessioni minori ; dimodoché ormai si può ritenere che la nuova convenzione sarà accettata dal Comune di Milano, e l'auspicata riunione delle due Collezioni passerà finalmente dallo stato di progetto alla realtà. Appena fir- mata la Convenzione da parte del Comune, se ne darà il ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA 27 1 testo definitivo nella Rivista, e frattanto la Società si augura che il nuovo istituto numismatico possa continuare degna- mente nell'avvenire le gloriose tradizioni del Gabinetto Nu- mismatico di Brera. La Relazione del Vice-Presidente e il Bilancio sono ap- provati. L'Assemblea procede da ultimo alla nomina di tre Mem- bri del Consiglio in sostituzione dei signori: barone cav. Al- berto Ctmietti-Cttnietti, cav. Camillo Serafini, Lodovico Laf- franchi scaduti per anzianità. Sono rieletti ad unanimità. Alle ore i6, esaurito l'Ordine del Giorno, l'Assemblea è levata. Finito di stampare il 22 settembre 1915. 4 »♦♦♦♦♦>♦♦♦♦<»♦♦♦♦< »♦♦*♦*»♦♦»♦< »*»♦»♦»♦♦»♦♦<♦♦♦♦*»♦♦♦♦«»♦♦♦♦*♦♦♦##♦»♦•»♦<»♦♦♦♦♦♦♦»♦♦♦»♦♦♦ M M »» M t»<»»ft RoMANENGHi Angelo FRANCESCO, Gerente responsabile. 4>«ft*»*H*«***4»«*«MM**Mf**t»« FASCICOLO IIHV. RIPOSTIGLIO DI ROCCHETTA a VOLTURNO Questo ripostiglio si conserva nel Medagliere del Museo Nazionale di Napoli ove entrò per acquisto parecchi anni addietro W. Si compone di 144 mo- nete di bronzo, tutte, meno una, della repubblica ro- mana, le seguenti : I bronzo tolemaico i 1 asse rep. romano con simbolo . . . . \ 4 assi „ „ „ lettere e nomi ..>... 7 2 ,, „ „ illegibili ) 63 semissi anonimi rep. romani \ 2Q ,, con simboli ,, f ) . . . 12'^ 29 „ con lettere „ ( ' ^ 4 „ illeggibili „......) I triente anonimo „ ) I „ con simbolo „ ? . . . 6 4 „ con lettere e nomi ) I quadrante con simbolo ) 1 • > . . . 4 3 „ con lettere e nomi ) I sestante con simbolo i (l) Nel 1897. Nel mio studio di questo gruzzolo a Napoli non ho potuto litrovare, né credo esistano, altri dati e documenti che illustrino le circostanze del ritrovamento. Che tutte le monete in esso enumerate costituiscano un gruzzolo, lo prova, fra l'altro, anche il colore uniforme della patina e lo stato di conservazione dei vari pezzi. 276 LORENZINA CESANO Più specificatamente i pezzi sono i seguenti : I. — Bronzo tolemaico. a) & — Testa di Giove Aramene laur. a destra. 9* — nTOAEMAlOY BAIIAEflZ Due aquile a sinistra su fulmine, nel campo a sinistra due cornucopie, gr. 22,80 (m. e). E un bronzo coniato da Tolomeo Solerò II e Cleopa- tra III e data dal periodo 117-111 a. C. (cfr. Catalogo del Museo Britannico, pag. 106, tav. XXVI, 8). II. — Monete repubblicane romane. 1. Pezzi anonimi od illegibili. a) 2 assi illegibili di gr. 33,00 (e. e.) - 33,00 (e. e). P) 63 semissi anonimi di gr. 30,30 (e. e.) - 24,70 (m. e.) - 22,60 (m. e.) - 21,60 (m. e.) - 21,30 (b. e.) - 21,00 (b. e.) - 21,00 (m. e.) - 20,30 (m. e.) - 19,90 (e. e.) - 19,80 (e. e.) - 19,70 (2) (b. e.) - 19,70 (2) (m. e.) - 19,50 (b. e.) - 19,50 (e. e.) - 19,30 (m. e.) - 18,80 (b. e.) - 18,70 (m. e) - 18,70 (2) (e. e.) - 18,60 (b.c.) - 18,50 (ce.) - 18,30 (m. e.) - 18,30 (ce.) - 18,10 (m. e) - 18,00 (m. e) - 18,00 (2) (e e.) - 17,70 (b. e.) - 17,50 (b. e.) - 17,50 (2) (m. e.) - 17,35 (con la 8 rov.) (m. e.) - 17,20 (e. e.) - 17,10 (m. e.) - 17,00 (2) (b. e.) - 17,00 (m. e.) - 16,80 (e. e.) - 16,70 (2) (e. e.) - 16,50 (e. e.) - 16,40 (e. e.) - 16,40 (spezzato) - 16,10 (b.c.) - 16,00 (m. e.) - 15,60 (b. e.) - 15,60 (m. e.) - 15,50 (S davanti la prora) - 15,30 (m. e.) - 15,20 (m. e.) - 14,90 (e. e.) - 14,50 (2) (e. e.) - 11,50 (m. e.) - 11,40 (b.c.) - 11,30 (m. e.) - 11,20 (m. e.) - 11,00 (m. e.) - 10,90 (e. e) - 10,30 (m. e.) - 10,10 (m. e.) - 10,00 (m. e.) - 8,70 (b. e). Y) 4 semissi illeggibili di gr. 25,20 ■ 19,80 - 17,50 - 16,00. S) I triente anonimo. 2. Bronzi con simboli, monogrammi e nomi. RIPOSTIGLIO DI ROCCHETTA A VOLTURNO 277 Simboli As Semis i Triens Quadrans Sextans Vittoria . . . 26,20 me. • 21,80 ce. — — — Cane . . . . — 24,20 be. - Vittoria e cu- spide . . . — 20,00 me. 22,00 me. • 17,60 me. 745 bc. (I) Mosca . . . . — 19,50 me. — — — Cinghiale . . . — 22,85 ee. ■ Fulmine davanti 22,25 ee. - 16,50 me. — — — la prora . . — 18,90 ce. — — — Asta pura . . — 17,00 me. — — — Meta . . . . — 19,30 me. - i7,2ome.- 16,10 me. — — — Apex-malleum . — — 11,65 — Crescente lu- nare . . . . 17,30 be. - 17,20 be. - i2,8ome.- Uccello con co- 12,15 "^c. rona. . . . 16,40 me. • 15,20 me. ■ 14,60 ce. Rostro di nave . — 15,20 ee. - 14,80 me. — — — Grifone . . . 30,40 me. — — — — Lupa coi gemelli 13,80 be. - i2,3omc. - 10,50 me. Ancora . . . — 12,35 be. — — — Astro . . . . — 11,40 ee. — 6,50 e e. — (i) Al diritto è peculiare l'effigie di Mercurio, con petaso alato e con aditceo sulle spalle. Al rovescio la leggenda è ROMA. 278 LORENZINA CESANO Lettere, monogrammi e nomi As Semis Triens Quadrans Sextans AV (in monogr.). 34,90 ee. 17,85 ce. „^^ _ BAL (in mon.) . — 18,20 ce. — 8,40 ce. — TAL (in mon.) . — 18,90 ce. — — — ROMA (in mon.) dav. la prora. — 18,60 me. — -- — H dav. la prora. — — 11,60 ce. — — MAE e seudo . — [6,70 ce. - MD (in monog.) 14,25 me. — — e toro . . . — 1^,70 me. — — — MAT (in mon.) . 16,10 me. ■ i5,4ome.- 13,60 me. - 13,05 be. ■ 12,10 be. — — — Q. MARI . — 15,20 me. ■ 14,95 m e. - 15,40 ce. — — — TAMP (in mon.). 29,80 me. — — — — A. CAE. . . . — 14,15 me. — — — V dav. la prora. — 15,45 me. 11,83 bc. - 8,47 be. — OPEIM (PEIM in monogr.) . . — — — 7,03 me. — C SCR. . . . 15,05 me. — — — TVRD . . . . — 15,20 me. • 10,38 me. — — — C. SAX (in mon.) 19,90 ce. — — — — NAT 20,85 — — — — Q. MARC. LIBO. — 13,25 bc. - 11,60 bc. — — — PVR (in mon.) . — 13,68 ee. — — — VAL (in mon.) . — 12,65 be. - 12,28 be. . — — — AT TA (in mo.). — 12,55 me. — — — P- SVLA . . . — 12,10 bc. — — — C. TER. LVC(TE in nesso) . . — 11,20 me. — — — C.ANTESTKANT in nesso) . . — [0,67 me. — — "" RIPOSTIGLIO DI ROCCHETTA A VOLTURNO 279 Il gruzzolo consta quindi di 70 pezzi anonimi, 33 con simboli, 40 con lettere, monogrammi e nomi. É notevole la peculiare composizione del ripo- stiglio, comprendente un bronzo non romano, ed inoltre un grande numero di nominali inferiori del- l'asse, cioè 136 di contro a 7 assi, ciò che ne aumenta l' importanza, giacche finora nessun altro gruzzolo simile è stato portato a conoscenza degli studiosi <^). Fra tali nominali prevalgono i semissi, in numero di 125, i quali si possono considerare costituissero la moneta corrente più comune al mo- mento del sotterramento del gruzzolo stesso. * Il dato più importante riguardante le monete di bronzo repubblicane romane coniate è, come ognuno sa, il dato ponderale, sul quale posa la questione della appartenenza dei singoli pezzi ad uno dei tre periodi che prendono il nome della relativa riduzione, cioè il periodo della riduzione sestantaria e quelli della riduzione onciale e poi semionciale, onde ho disposto i bronzi forniti di simboli, di monogrammi e di nomi, così come i pezzi anepigrafi, per ordine di peso. Ora, mentre questi ultimi pezzi, che costitui- scono più della metà del gruzzolo — parlo princi- palmente dei semissi anepigrafi, gli altri pezzi es- sendo in numero minimo e quindi trascurabile sotto (i) Cfr. Mommsen-Blacas, Histoire, II, pag. 69, nota, ove è ricordato il ripostiglio di Cervetri, composto di 1630 assi, molti semissi, quadranti ed altre frazioni di asse, del quale gruzzolo però non si ha alcuna de- scrizione particolareggiata. 28o LORENZINA CESANO tale rapporto — danno tutti i possibili pesi con una lenta gradazione decrescente dal più alto peso se- stantario, al piìi basso onciale, per ogni simbolo, monogramma o nome si hanno ora soltanto pezzi di peso sestantario, ora esclusivamente pezzi di peso onciale, ora all' incontro, per un solo simbolo però, pezzi gli uni da considerarsi di peso sestantario, gli altri di peso onciale. Si devono cioè considerare : 1. Di peso sestantario (i) ; a) i pezzi coi simboli della Vittoria, del Cane, Vittoria e cu- spide di lancia, la Mosca, il Fulmine davanti la prora, il Cinghiale, l'Asta pura, VApex ed il malleo, la Meta. p) i pezzi iscritti con AV, BAL, TAL, ROMA (tutti in mon.) e H davanti la prora. 2. Gli uni di peso onciale, gli altri di peso sestantario: a) i pezzi col crescente lunare. (i) Per non ripetermi rimando il lettore ad un mio precedente arti- colo Di due ripostigli di monete di bronzo repubblicane romane pubbli- cato in questa Rivista, fase. Ili, 1911, ove ho a lungo parlato della que- stione del peso delle monete di bronzo repubblicane romane in rela- zione ad una nuova teoria adottata dal Grueber nel suo poderoso Ca- talogo delle monete repubblicane romane del Museo Britannico. Si tratta cioè di apporre a due o più susseguenti emissioni i pezzi con uno stesso simbolo o monogramma o nome dai pesi più vari, e che rientrano effet- tivamente, ciascun pezzo preso a sé, nel quadro delle diverse riduzioni. Ho allora spiegate le ragioni che mi fecero adottare in parte quel nuovo sistema di attribuzione, e le difficoltà grandi che muovono da esso. Ho pur allora notato che non è possibile determinare con precisione la linea di divisione dei pesi da considerarsi all'una o all'altra di due susse- guenti emissioni, cioè dei pesi da considerarsi minimi sestantarii e quelli da considerarsi massimi onciali. Per addivenire ad una suddivi- sione — sempre suscettibile di modificazioni — ho allora considerato assi di peso sestantario quelli il cui peso si avvicina o supera i gr. 40, assi di peso onciale quelli dal peso inferiore ai gr. 30. Tali limiti di peso applico quindi al presente gruppo di pezzi onde suddividerli nelle varie categorie. UIPOSTIGLIO DI ROCCUKTlA A VOLTURNO 281 3. Di peso onciale : a) i pezzi col Grifone, l'Uccello e la Corona, il Rostro di nave, la Lupa coi gemelli, l'Ancora e l'Astro. ^) tutti gli altri pezzi iscritti. Secondo il peso dei singoli pezzi il quadro del ripostiglio risulta quindi il seguente : SIMBOLI. Serie sestantaria (e. 268-217 ^' e.). Vittoria Cane Vittoria e cuspide Mosca Cinghiale Fulmine davanti a prora Asta pura Meta Apex e m alleo Crescente lunare Serie onciale (e. 217-150 a. C). Crescente lunare Uccello con corona Rostro di nave Grifone Lupa coi gemelli Ancora Astro LETTERE, MONOGRAMMI, NOMJ. Serie sestantaria (e. 268-217 a. C). AV (in monogramma) BAL TAL ROMA H Serie onciale (e. 217-150 a. C). 282 LORENZINA CESANO Serie sestantaria (e. 268-217 a. C). Serie onciale (e. 217-150 a. C). MAE (in nion.) e scudo MD (in mon.) e toro MAT (in mon.) Q. MARI TAMP (in mon.) A. CAE V davanti la prora OPEIM (in mon.) C. SCR. TVRD C SAX (in mon.) NAT Q. MARC LIBO PVR (in mon.) VAL (in mon.) AT o TA (in mon.) P. SVLA C. TER (in mon.) LVC. C. ANTESTI (ANT in mon. Ne risulta quindi primieramente che per i sim- boli prevalgono i pezzi di peso sestantario, un solo terzo pesando pesi onciali. Per i semissi con sim- boli, infatti, si ha un peso medio di gr. 17, onde un asse di gr. 34. Lo stesso dicasi per i semissi ano- nimi, che danno un semisse del peso medio di gr. 17 onde egualmente un asse di gr. 34. Per i pezzi iscritti si verifica il fatto inverso, solo cinque nomi iscrivono pezzi di peso sestantario basso — dai quali risulta un asse di poco superiore ai gr. 30 — tutti gli altri nomi segnando pezzi da considerarsi di peso prettamente onciale. Dai semissi iscritti risulta infatti un semisse dal peso medio di gr. 14, onde un asse di gr. 28,00. Complessivamente da tutti i semissi presi insieme RirOSTIGLIO 1)1 ROCCHETTA A VOLTURNO 283 risulta un pezzo dal peso medio di gr. 15, onde un asse di gr. 30,00. Comparando questo gruzzolo con quelli di Ostia e di Avola (0, emerge ancora un fatto notevole, che cioè per il maggior numero di simboli, lettere, mo- nogrammi e nomi comuni ai tre ripostigli (2) i pezzi del presente gruzzolo sono singolarmente e comples- sivamente di peso inferiore a quello dei pezzi degli altri due, ciò che devesi verosimilmente spiegare colla piti tarda età cui scende il presente ripostiglio. Il problema che riguarda l'età del sotterramento di questo è reso più complesso dalla qualità delle monete che lo compongono e dalla presenza del bronzo non romano. Se invero, basandosi sull'età e dal Babelon e dal Grueber attribuita ad ogni nome ivi rappresentato, si scende sino alla metà del se- colo secondo a. C, cioè al momento della sospensione della coniazione dell'asse, gli ultimi due monetari classificati essendo Q. Marius e C. Antestius (3), e quindi si potrebbe considerare questo gruzzolo sot- terrato poco dopo quegli altri due, di Ostia e di Avola, ad altro risultato conduce necessariamente (i) V. nota precedente. (2) Questo ripostiglio comprende buon numero dei simboli e mono- grammi e nomi presenti nei due gruzzoli qui citati e inoltre alcune let- tere e monogrammi e nomi che non compariscono ancora in quelli, cioè : H, V, ROMA (in mon.), davanti alla prora, PVR e TAL (in mon), P. SVLA, C. ANTESTI (in mon.), fatto da notarsi costituendo un buon elemento per la datazione di questi pezzi, (3) Rimando il lettore al mio lavoro già citato sui due ripostigli di Ostia e di Avola, ove sono accuratamente notate le date ad ogni mone- tario attribuite rispettivamente dal Babelon e dal Grueber. 284 LORENZINA CESANO l'esame della costituzione del ripostiglio, che com- prende in grandissima maggioranza nominali infe- riori dell'asse, e la presenza del bronzo tolemaico da assegnarsi ad una data ben più recente di quella cui scende l'ultimo pezzo iscritto. Ma questi due fatti si spiegano esaurientemente l'uno coll'altro. CoìTie ho già ricordato, circa il 150 a. C. fu sospesa la coniazione dell'asse, e da quell'anno i mo- netari che coniarono il bronzo <*) emisero solo il se- missè e gli altri nominali inferiori od anco solo questi ultimi, sempre in piccolo numero però, onde i pezzi sono oggi tutti singolarmente rari e nessun riposti- glio si conosce che ne avesse contenuto (2). Ora è chiaro che questa innovazione adottata dal governo di Roma dovette automaticamente far mettere in va- lore gli spezzati di bronzo inferiori all'asse dell'età pt*ecedente, già trascurati» come dimostrano i ripo- stigli di bronzi di quell'età composti quasi esclusi- vamente di assi, spezzati che si raccolsero ora e scr- ii) Sono i seguenti che enumero secondo il Babelon, Descrìpiion des Monnùies de la Rep. rom., Paris, 1, 1885, pag. 68 e segg. Circa il Ì49 a. C. : Cn. Gellius, M. Fanniiis C. f. Circa il 144 a. C. ; C. Cttraiius f. Trigeminns. Circa il 139 a. C. : M. Papirius Carbo, L. Trebanius. Circa il 136 a. C. : M. Aufidius Riisticus. Circa il 135 : Q. Plaetorins. Circa il 134 : L. Oj>eimius, Man. Aciliiis Balbiis, C. Caeciliits Metelltus Capraritts, 7. Ouinctius. Circa il 129 : M. Aburius M. f. Gentinus, M. Acilius M. /., Q. Caecilius Metellus, M. Vargunteins^ C. Mitiuciits Auguriinis, Sex. Porn- peius Fostlus. Circa il 124 : {L. Antestitis Graguliis^ C. Servilius M. f. Aiigìir], M. Caecilius Melellus O. f., C. Fabiiis Maximiis Ebnrnus, C. Ser- veilius. Verso il 114: Ti. Minucius Atigurinus, C. NuiiiUoriits. Verso il 110: P. Licinius Nerva, P. Maeniiis Aniiaticus. Circa il 106: O. Calpur- nius Lattarius, L. Minucius Thernttis. (2) Lo dimostra anclie il piccolo ripostiglio di Panicale, che scende a cifca il 90 a. C. composto esclusivamente di jj assi oncia/i consunti, qualche denarius, ed alcuni quinari di C Egiiaiuhius e M. Caio; Cfr. Noiisit degli Scavi, 1695, pag. 417; e quello di località ignota composto di circa 20 assi semionciali di Man. Fnntciiis e di Gnr. Ver. Ogul., pel qtmle cfr. Nimi. Zeitschrift, 28, 1896, pag, 122. Baurfkldt, Xmlitnige, 1, f)iig. 118. Wlu.KRs, Kupftrpràgung, pag. 69, n. -4; pag. 54, n i. RIPOSTIGLIO DI ROCCHETTA A VOLTURNO 285 virono preferibilmente al commercio giornaliero (^). Questa è presumibilmente la ragione per cui il pro- prietario del presente gruzzolo, che deve esser stato nascosto alla fine del secondo secolo a. C. (2), tesau- rizzò preferibilmente tali nominali inferiori dell'asse, ed in special misura il semisse. Resta ora a spiegare il fatto della mancanza di tutti i semissi coniati proprio nella seconda metà del secondo secolo a. C. Può bastare il sapere che, come ho già detto, erano molto rari e che quindi difficil- mente si diffondevano lontano dalla zecca o dalle varie zecche che li emettevano (3). Nessun pezzo del gruzzolo può considerarsi in ottima conservazione, una prova che corsero molto tempo, e per le mani di molti, prima di venir raccolti e nascosti dal tesau- rizzatore. La presenza del bronzo tolemaico è facilmente spiegabile, non già coU'ammettere che tali monete avessero corso nello stato romano, si scambiassero cioè con moneta romana, secondo il loro valore di corso che esso aveva nello stato tolemaico, ciò che è inverosimile secondo lo stato attuale delle nostre conoscenze, ma col considerarlo sperduto nel terri- torio romano e casualmente venuto ad accrescere il presente gruzzolo, dopo esser passato di mano in mano e scambiato abusivamente. Il peso di questo (1) Un fatto analogo si verificò per i vittoriati, quando furono equi- parati in valore al quinarius, cfr. Cesano, Vicioriaii Nummi, in questa Rivista^ 19 12, fase. Ili, pag. 299 e segg. (2) Una diecina di semissi anonimi hanno un peso bassissimo onciale (gr. 11,59-8,70), onde si può presumere sieno stati coniati dopo il 150 a. C, la coniazione dei pezzi anonimi avendo seguito di pari passo quella dei pezzi inscritti. (3) In questo periodo, cioè dalla metà del secondo secolo a. C. in poi, prevale sempre più l'uso dell'argento, lo prova, come si è già detto la quasi totale mancanza di ripostigli di monete di bronzo che scendano oltre quella data, e la sospensione della coniazione dell'asse. 286 LORENZINA CESANO bronzo, che si avvicina a quello dei più pesanti se- missi, la figurazione della testa di Giove Ammone che in qualche modo ricorda quello del Giove dei semissi stessi, avranno certamente contribuito allo scambio del pezzo straniero sperduto e girovago. Avveniva allora come oggi di trovare sporadica- mente in circolazione delle monete straniere legal- mente escluse dal corso, che ognun cerca di dar via e che si finisce per metter da parte e conservare come cosa inutile o come ricordo. LoRENZiNA Cesano. LA ZKCCA DI BENEVENTO 1." Periodo (706-774) — Monetazione ducale Come di tutte le più antiche città nostre, le origini di Benevento sono travolte nella più densa caligine del tempo. Famosa città sannita fece parte del Sannio caudino ; fedele alleata di Roma fu da Augusto riunita al Sannio irpino e da Adriano con- giunta politicamente alla Campania. Dall'epoca in cui i romani vi stabilirono una colonia, Tunica fra le città irpine, Benevento diresse il commercio di Roma verso TApulia e verso l'Oriente e si acquistò grande importanza. Tra le vallate del Sabato e del Calore, la città, dominata dai venti, avea natural- mente il nome di Maleventtim, ma i superstiziosi ro- mani, a cui quel nome sembrò di cattivo presagio, la vollero chiamare Beneventum. Molestata dai Goti sulla fine del IV secolo, presa dai Greci tra il 536 e il 537, nel 545 Benevento cadde sotto la spada devastatrice di Totila che le distrusse le mura e la immerse nello squallore. Dalle devastazioni teuto- niche la città fu risollevata, quando i Longobardi la ebbero a capitale del loro regno nel mezzodì d'Italia, poi si eresse gloriosa e potente, fu di una importanza incontestabile, per se stessa e per la con- seguente vita storica ed indipendente che diede al Reame di Napoli ('). (i) Una pregevole monografia storico-artistica su Benevento è quella di Almerico Meomartini, XLIV" delia serie Italia artistica, pubblicata sotto la direzione del dott. Corrado Ricci. Bergamo, Ist. d'arti grafiche. 288 MEMMO CAGIATI Il ducato di Benevento comprendeva le antiche regioni del Sannio, poi si ampliò nell'Apulia, nella Lucania, in parte della Calabria ed in parte della Campania, ed era stretto da vincolo feudale, formando parte del regno longobardo, di cui Pavia era capi- tale, ma non così da venirgli impedito un movi- mento organico ed uno svolgimento politico tutto proprio. A differenza degli altri ducati longobardi, ove i Re mantennero la loro influenza riservandosi la nomina dei duchi, nel ducato beneventano la suc- cessione ducale fu ereditaria; erano di spettanza del duca tutti i diritti finanziari! e così, come in qualun- que altra monarchia assoluta, questi esercitava, tra gli altri, anche il diritto di coniare monete proprie W. Se è stato facile asserire che i longobardi, ap- pena padroni del ducato di Benevento, abbiano eser- citato il diritto di zecca <»), non è stato possibile rin- venirne i documenti che, per le ingiurie del tempo e degli uomini, sono andati dispersi. Non vi sono cronache che diano un racconto particolareggiato e connesso, il materiale delle fonti è frammentario ed insufficiente e questa assoluta mancanza di documenti e di notizie nei primi tempi della monetazione be- neventana, che una sola officina pare abbia allora avuto ed in Benevento, non ci permette di cono- scere in quale epoca sia stata aperta quella zecca. I primi duchi di Benevento, per rendere bene accetta la loro moneta, saggiamente, non coscien- ziosamente, pensarono d' imitare quella che aveva il (i) Sul Ducato di Benevento sino alla caduta del regno longobardo. F. HiRSCii pubblicò a Lipsia nel 1871 un contributo alla storia dell'Italia Meridionale, che tradotto dal nostro illustre storico Michelangelo Schifa, fu stampato nel 1890 per i tipi di L. Roux e C. di Torino. (2) P. Tonini, Appunti di numismatica ital. — Benevento — in: Butlet- Uno di numismatica italiana diretto da A. B. Caucich, Sez. I, anno 1, n. 6. Firenze, 1867. LA ZECCA DI BENEVENTO 289 corso più esteso, abbondantissima nell' Italia meri- dionale, sia per la magnificenza e stabilità dell' im- pero che la coniava, sia per la cognizione che ognuno aveva del valore di essa; ma la numismatica, dice il Biondelli, è scienza di fatti, non già di congetture, di cui abusarono i cultori di questa disciplina nei secoli scorsi, e la critica moderna ci insegna che il sistema delle ipotesi sia da ripudiarsi. Se è fatto che i duchi di Benevento avessero imitato, come i Goti ed i Franchi imitarono servilmente la monetazione imperiale bizantina, battendo dapprima soldi d^oro e tremissi anonimi, che vanno confusi tra le monete incerte del tipo di Costantinopoli, con leggende piti o meno illeggibili, vere contraffazioni del tempo, quali sono i caratteri per riconoscere queste con- traffazioni ? a quali norme attenersi per distinguere con certezza le monete dei primi duchi di Bene- vento ? Il soldo di Benevento ''> assomigliò nella forma ai soldi bizantini (2\ ma il titolo dei primi ed il peso fu- rono di molto inferiori, il soldo bizantino era di oro (i) E. Martinori, La moneta, Vocabolario generale. Roma, 1915, pag. 482 : " Soldo di Benevento {Solidus henebenhmus). Si divideva in " j Tremissi e 24 Silique. Nel secolo IX valeva 48 denari ed in Napoli " nelle transazioni si valutava a 4 tari d'oro o 12 miliaresi d'argento „. (2) E. Martinori, op, cit., pag. 484 : " Soldo d'oro costantiniano {So- " lidus aureus). Costantino circa l'anno 312 riformò la moneta d'oro e " fissò il taglio deWaureo a 72 pezzi per libra, cioè a gr. 4,55. La nuova " moneta prese il nome di sotidtts aureus e per abbreviazione solidus. " Si divide in semis ('/, soldo) ed in triens ('/g di soldo). Questa moneta " fu in vigore sino alla fine dell' impero bizantino, ma subì successive * riduzioni e cambiamenti di forma e fu imitata in molte parti d'Europa. * La divisione del solido era in 20 denari d'argento o miliaresi, in )oo " follari ed in 1200 assari ed anche in 24 silique (unità). Il peso corri- " spodeva a 4 scrupoli d'oro, ovvero i/g di oncia e l' intrinseco a ^'Viooo " circa. Il Promis dice che secondo la legge di Anastasio (476-518) * il soldo d'oro doveva essere a carati 20 e del solito peso di '/^a di « libra „. 37 290 MEMMO CAGIATI puro e di gr. 4,5479, era cioè la settantacìucsima parte della libra, mentre il beneventano è molto sca- dente di titolo (^) e non raggiunge i 4 grammi di peso, per cui troviamo in parecchie carte del tempo essere state preferite sempre le monete coniate dalle zecche imperiali e che anche in Benevento stesso si faceva distinzione tra i solidi bizantini ed i solidi be- neventani (2). Si vuole che il tipo della moneta, la sua tecnica, la differenza delle lettere, possano es- sere anche di una certa guida, ma, per quanto tutto ciò possa facilitare il compito, non può darci certa- mente una assoluta sicurezza di attribuzione. Solo man mano che si andrà rischiarando, con nuove in- dagini e fecondi studi, questa intricata monetazione beneventana, le monete troveranno i loro posti senza lasciare dubbio alcuno sulla loro identità, sul tempo e sul luogo di loro coniazione ; frattanto è neces- sario che si prepari il materiale di studio, che non abbonda, perchè i primi duchi di Benevento si do- vettero accontentare di coniare per quanto bastasse ad affermare il loro privilegio di zecca. In un secondo periodo possiamo ritenere come accertato, per lo meno concorde tra i più chiari nu- mismatici, essersi nella zecca di Benevento coniata moneta aurea dal tempo di Romualdo II, dal quale venne adottato l'uso, che si mantenne poi quasi costante , di porre sul rovescio delle monete la iniziale del proprio nome. Ma anche questa iniziale può lasciare dubbia l'attribuzione di alcuni nomi che l'hanno uguale, come ad esempio, la G può essere ascritta così ad un Gregorio, come ad un Gode- (i) Il Capobianchi nel suo lavoro sulle Origini della secca del Senato romano nel VII secolo (nota a pag, 83) ci dice essere questo titolo '"Vkiuo- (2) A. Engel, Recherches sur la numismatique et la sigillographie des Normands de Sicile et d'Italie. Paris, 1882, pag. 73. LA ZECCA DI BENEVENTO 29I scalco, come ad un Gisulfo ; la lettera A può attri- buirsi tanto ad Adelao che ad un Arichi. É molto vasta la bibliografia sulle monete di Benevento ; Vincenzo Promis nelle sue Tavole sinot- tiche (^), i benemeriti fratelli Gnecchi nel loro Saggio di bibliografìa numismatica italiana (2) ne hanno dato un pregevole insieme, ma un lavoro prettamente scientifico, magistrale, sarei per dire perfettissimo per ampiezza di dottrina, per acume di critica, per rigore di metodo, sulla monetazione beneventana, è quello di Arturo Sambon, pubblicato nella Rivista à'^Yit Le Musée^i) che era da lui diretta. Recentemente il Wroth <4), nell'importante Catalogo delle monete con- servate nel Gabinetto numismatico del Museo di Londra, ci dà conoscenza di molti esemplari di monete be- neventane possedute da quel Museo, ed il chiaris- simo numismatico Giulio Sambon, nel suo Repertorio generale di monete italiane (5), ce ne dà un pregevole sommario ordinato, con una disamina molto diligente ed accurata ; ma noi dando qui appresso un insieme di tutti quei tipi e di tutte quelle varianti, tra cui molte inedite che ci è stato dato di conoscere (6), ci (i) V. Promis, Tavole sinottiche delle monete battute in Italia o da Italiani all'Estero dal sec. I^II. Torino, 1869, pag. 26. (2) F. ed E. Gnecchi, Saggio di bibliografia numismatica delle zecche italiane medioevali e moderne. Milano, CogHati, 1889, pag. 29. (3) A. Sambon, Recueil des monnaies de l'Italie meridionale depuis le VII siede jusqu'ati XlX, Bénévent. Paris, 1908-1909. (4) Catalogne of the coins of the Vandals, Ostrogoths and Lombards and of the Entpires of Thessalonica, Nicaea and Trebizond in the British Museum by Warwick Wrotii. Assistant-Keeper of the coins and me- dals. London, 191 1, pag. 155 e sgg., pi. XXI. (5) Repertorio delle monete coniate in Italia e da Italiani all'Estero dal secolo V al XX nuovamente classificate e descritte da Giulio Sambon. Periodo dal 476 al 1266. Parigi 1912, pag. 64 e sgg. (6) Molti tipi e molte varianti inedite noi verremo illustrando e pub- blicando di alcune tavole di disegni originali eseguiti dal celebre An- drea Russo, per conto dei chiarissimi numismatici fratelli Fusco, arric- chite di postille ed annotazioni autografe, tavole preziosissime che for- tunatamente ci capitarono tra mano e sono ora da noi possedute. 292 MEMMO CAGIATI auguriamo che l'esposizione semplice del nostro in- teressante numerario possa essere per gli studiosi, e per i collezionisti specialmente che non hanno tra mano libri rari e costosi, di una certa pratica utilità. • * La serie dei duchi di Benevento incomicia da ZoTTONE (569-590) (^\ che, tra i prodi capitani del re Alboino, ebbe da questi il dominio che estese nella maggior parte dell'Italia meridionale (2). A Zottone successe Arechi (590-640) , eroico guerriero che spinse le sue conquiste sino ai due mari, tentando, ma invano, d' impadronirsi anche di Na- poli ^3). Nel corso di cinquant'anni di dominio Arechi diede al ducato beneventano la forma e l'ordina- mento interno ed esterno che gli rimasero. AiONE (640-641), figliuolo di Arechi, fu per di- ciassette mesi soltanto sul trono ducale ; giovanis- simo ancora rimase ucciso in una imboscata tesagli da una schiera di slavi, che di Dalmazia aveva ve- leggiato per l'Italia e si era stabilita presso Si- ponto (4). Radoaldo (641-646) e Grimoaldo (646-662), fi- gliuoli di Gisulfo duca del Friuli, erano stati adot- tati da Arechi e alla morte di Aione, prima l'uno poi l'altro successero. Di Radoaldo l'unica notizia, abbastanza incerta che si abbia, è che avesse ten- (i) Le date storiche di dominazione dei duchi di Benevento, che non sempre si trovano consone nelle diverse opere che abbiamo con- sultate, le riportiamo dalla Nuova Cronologia del padre Gaetano Fo- resio (Salerno, 1898) il quale dichiara di averle ricavate a sua volta dagli Annali del Regno di Napoli del De Meo (Napoli, 1803). (2) Paulus Diac, II. 32. (3) Gregor. M., Reg. Il, 45 (n. T298). {.\) Paulhs DtAC, IV, 44. LA ZECCA DI BENEVENTO i^J tato di assediare Sorrento (^\ Grimoaldo ardito, ac- corto, risoluto, resse il ducato dalla morte di suo fratello sino a quando con uno scelto esercito reca- tosi a Pavia si impadronì del potere (^), facendosi nominare re dei Longobardi. Egli aprì una nuova era alla corte del regno longobardo e del ducato beneventano, a mezzo suo congiunti l'uno all'altro dal più stretto legame (662-671). Romualdo (671-687) figlio di Grimoaldo, in as- senza del padre, che aveva tenuto dimora a Pavia, aveva esercitato il vicariato nel ducato di Benevento, divenuto duca guerreggiò contro i Greci (3), togliendo loro Bari, Taranto, Brindisi e Terra d'Otranto <4). Al- cuni storici vogliono che negli ultimi anni della sua vita abbracciasse il cattolicismo e ristabilisse il ve- scovado di Benevento, ma il Borgia (5) lo fa apparire, come la più parte dei longobardi beneventani, cri- stiano solo di nome e adoratore di una immagine di serpente d'oro. Grimoaldo II (687-689) succede a Romualdo suo padre, ma regnò due anni soltanto e senza lasciar traccia di cose notevoH. Dal suo matrimonio con Vigelinda, figliuola di Bertarido (6), pare non abbia avuto prole. GisuLFO (689-706) successe al fratello Grimoal- do II e minorenne ebbe per reggente, sino alla sua maggiore età, la madre Teodorata (7). Di Gisulfo sap- piamo solo come probabilmente nel 702 portasse (i) Ughelli, vi, 100. — Trova, Cod. dipi. II, pag. 470 e segg. (2) Paulus Diac, vi, 51. (3) Paulus Diac, VI, 46. — Di Meo, anno II, pag. 64. (4) Paulus Diac, VI, 2. (5) S. Borgia, Memorie isloriche della Pontificia città dt Benevento dal secolo Vili al XVllL Roma, 1763-69, II, 276. (6) Paulus Diac, VI, 2. (7) Trova, Cod. dipi. V, pag. 166. 294 MEMMO CAGIATI con successive conquiste il confine del ducato fino al Garigliano. Sin qui le monete che questi duchi coniarono, imitando i solidi ed i fremissi delle zecche bizantine non aventi alcun segno speciale che possano darci, come innanzi abbiamo accennato, un'approssima- tiva assegnazione, costituiscono quella serie ano- nima ed oscura della monetazione beneventana. Il San Quintino W riporta erroneamente a Romualdo I monete che si appartengono a Romualdo II, il Wroth ^2) tra le incerte classifica alcuni soldi d'oro a Grimoaldo I, a Romualdo I, a Grimoaldo li ed a Gi- sulfo I; a quest'ultimo anche Giulio Sambon (3) as- segna un soldo ed una fremisse; noi non vogliamo entrare in discussione per queste monete incerte, ed in ogni caso non possiamo crederle battute nella zecca di Benevento, che nulla ci assicura funzionasse in quel tempo. Romualdo II (706-731) successe al padre Gisulfo e, quantunque giovanissimo, tenne con ferrea mano l'esercizio del governo che durò ventisei anni. Do- cumenti certi del suo regno non si hanno che dal 715 e ce lo dimostrano zelantissimo per la Chiesa, a cui fu largo di donazioni. Restaurò il monastero di Mon- tecassino, che dalle conquiste di Zottone era rimasto (i) Corderò di S. Ouiniino, Nuticc sur les monnuics t/es Frinces de Salerne et sur celles de Grimoald due de Béncvent, in: Revue de Num. Fr. Paris, T841. (2) Wroih, op. cit. (3) G. Sambon, op. cit. LA ZECCA ni BENEVENTO 295 deserto, e conquistò di sorpresa la forte Cuma nel 718, che gli venne poi ritolta con gravi perdite dai napoletani. Le prime emissioni di monete di Romualdo II hanno il nome dell' imperatore Giustiniano (li), chia- ramente scritto nel diritto della moneta nello spazio lasciato dal busto di faccia diademato, figura ideale rappresentante quella del monarca, le altre emissioni, d'epoca posteriore, si distinguono dalla disfìgurazione del nome imperiale; con queste monete incomincia la monetazione di carattere specialmente locale. Nel retro tutte hanno la iniziale R {Roniualdns), a canto della croce potenziata longobarda, che dà alle mo- nete il carattere non ])iìi anonimo ma legale, e la so- lita leggenda con la classica parola CONOB C^', di cui hanno ragionato il Borgia (2), Pinder e FriedUlnder <3), (1) Questa parola ha suscitato sempre una tale varietà di giudizi e di spiegazioni, che un grosso volume occorrerebbe a voler riunire tutto insieme quanto è stato scritto intorno ad essa. I più antichi che trat- tarono la quistione presero quelle lettere come iniziali di altrettante parole, e così ne fecero un indovinello dalle mille soluzioni a piacere; ad esempio Civitales Omnes Nosirae Obediant Seneraiioni ; Civilates Omnes Naròonensis OBtu/ere. Altri poi, dividendo la parola in CON ed OB, diedero alla prima parte la spiegazione CONs/att/inopoliinnw/i ed alle ultime due lettere il significato numerale greco di 72, ad indi- cazione della settantaduesima parte della libra romana, in cui era ta- gliata la moneta, altri ancora seguirono l'opinione del Sanquintino, che volle in quelle parole leggere : Aurtwi CONstantinopoli OSsigna///m. Finalmente altri vi lessero : CONs/an/inopolifaiiutn OBriiitufi, quest'ul- tima dalla parola greca o^pv^ov, oro fino e puro (secondo la valuta di Costantinopoli) e pare che questa spiegazicne sia la più attendibile, dal momento che la moneta di Zenone, dal Brambilla pubblicata, ha quella parola più chiara e specificata in CON OBRY. La scoperta pare abbia avuto l'effetto di definire la interminabile quistione sulla parola che si trova nell'esergo delle monete d'oro bizantine e beneventane. (2) S. Borgia, op. cit, I, pag. 53. (3) M. Pinder e Friedlander, Die Mi'tnzen Jusiinians. Berlin 1843 e Spiegazione delle lettere CONOB nelle monete dei bassi tempi tratta dal- l'opera de' chh. Pinder e Friedlander in : Annali di numismatica pubbli- cati da G. Fiorelli. Roma, 1846, tomo I, pag. 78, 296 MEMMO CAGIATI J. ed L. Sabatier (0, il Pettigny (2), il Cohen (3), J. Sa- batier (4), il Brambilla (s) e tanti altri. Il titolo delle monete di Romualdo II è di 20 ca- rati ed il peso dei soldi varia da gr. 4,15 a gr. 3,36 e quello delle fremissi da gr. 1,35 a gr. 1,20. (Tipo A). Soldo d'oro (contraffazione del soldo di Giustiniano II). ^ — DNIYST - INIANVS PPEA {perpetuus augustus). Bu- sto del duca di prospetto, diademato, tenendo nella destra il globo crucigero. P - VICTORI — VICTORIA • AVG-V3T - CONOB • simile al prece- dente, a sinistra R. R. A' Catalogo della coli. Sambon (i), n. 20. 8. Idem. B' — NDI I TNIVM VPP- simile al precedente. 9i — VICTOR - VG-IV3 - CONOB • simile al precedente, nel campo R— O (probabilmente è: R - globetto). R. A Catalogo della coli. Sambon, n. 18. 9. Idem. B' — DNIVS TINIVN YPP Busto del duca di pro- spetto, diademato, tenendo nella destra un globo crucigero. ^ — VICTORI AVGVS - CONOB • Croce su di un globo e tre gradini, a sinistra R. R. X Wroth. British Miiseuni, pag. 156, n, 3. 10. Idem. ^ — DNIVS TINIVN YPP simile al precedente. ^ — VICTORK - ' — NIVS — TINI > NI PP simile al precedente. ^ — AVGVSV • VICTORIA - CONOB • simile al prece- dente, a sinistra R. R. ^¥ Catalogo della coli. Fusco (1), n. 97. 13. Idem. B' — DMIVS - TINIANV PP simile al precedente. H — VICOTORA - AVGSTV - CONOB • simile al prece- dente, a sinistra R. R. A^ Coli. Cagiati. 14. Idem. ,B' — D • N • IVS - TINIANVS • P • P • simile al precedente. ^ — VICTOR - lAVGV - CONOB • simile al precedente, a sinistra R. R. Al Catalogo della coli. Sambon, n. 19. 15. Idem. ^ — DNIL8 — UNnV P Busto del duca di prospetto, dia- demato, tenendo nella destra il globo crucigero. ^ — VICTORA ' — VICTOR VGIV8 — CONOB • Croce su un globo e tre gradini, a sinistra R, a destra un grande glo- bulo {vedi fig.). KR. ^ Sambon. Le Musée, voi. VI, pag. 3, tìg. n. 3. LA ZECCA DI BENEVENTO 301 (Tipo B). gLZ^ZI 1. Tremisse {terzo di soldo). Contraffazione del terzo di soldo di Giustiniano II. B' — DN • IVcnTINIVN Busto del duca di prospetto, diade- mato, tenendo nella destra il globo crucigero. tjt — VICTO lOVIT — CONOB • Croce sopra un gradino, a sinistra R {vedi fig^. RR. K A. Saiubon. Le Musée, voi. VI, pag. 3, n. 2. 2. Idem. Altro esemplare, simile al precedente, con DA • NC HI- NVS RR. R A. Sambon. Le Musée, voi. VI, n. 2, variante. 3. Idem. Altro esemplare, simile al precedente, con DN • INIT NVP RR. K A. Sambon. Le Musée, voi. VI, n. 2, altra variante. 4. Idem. Altro esemplare, simile al precedente, con DV • IV • PP • NN • RR. .¥ A. Sambon. Le Musée, voi. VI, n. 2, altra variante. r"^~i 5. Idem. B' — DNIYS " TINIVNYS simile al prec, testa piccola. ^ — VICTO ASVY - CONOB Croce di conio stretto nel campo, a sinistra R {vedi fig.). RR. K Wroth. British Museum, pag. 156, n. 7, tav. XXI, n. 9. 302 MEMMO CAGIATI 6. Idem. (iy — DNIV 8TINANVS simile al precedente. 1^ — VICTO AVGYS - CONOB simile al precedente, a si- nistra R RR. N Wroth. British Museum, pag. 157, n. 8. 7. Idem. /©' — AAIA8 (I ?) TIMVS simile al prec, testa grande. ^ — VICTOR - lAGVS - CONOB simile al precedente, ma la croce termina, nella parte inferiore, sopra un gradino, a sin. R {vedi fig.). RR. A^ Wroth. British Museum, pag. 157, n. 9, tav. XXI, n. io. 8. Idem. B' — Dm' VI CVI8V simile al precedente. B — VICTO A8VV — CONOB • simile al precedente, a si- nistra R (vedi fig.). R. A" Wroth. British Museum, pag. 157, n. io, tav. XXI, n. 11. 1 ^i^n 9. Idem. ^' — DNIYS TINIANYS simile al precedente di conio più fine e più stretto. ^ — VICTOR - lAVGVS CONOB simile al precedente, la croce termina nel braccio inf. con un globo sorretto su piccolo gradino, a sinistra R {vedi fig.). R. A^ Wroth. British Museum, pag. 157, n. 11, tav. XXI, n. 12. LA ZKCCA ni BENEVENTO 303 IO. Idem. i^y — DNIVS — TTINIVP simile al prec, conio rozzo. ^ — VITORIA - AVGS CONOB • simile al precedente, croce pii^i piccola, a sin. R {vedi fig.). R. K Wrotli. British Museum, pag. 157, n. 12, tav. XXF, n. 13. 11. Idem. (& — DNIV - STINIVN simile al precedente. ij( — VICTOR AVGV - CONOB • simile al precedente, di conio diverso, a sin. R {vedi fig.). R. A"^ Wroth. British Museum, pag. 157, n. 13, tav. XXI, n. 14. 12. Idem. ^ — DNIVS TTINIVG simile al precedente. ^ ~ VICTO - RIVV& - CONOB simile al precedente, a sinistra R. R. ìY Wroth. British Museum, pag. 157, n. 14. 13. Idem. B' — DNI - 8INIAN simile al prec, variante nel diadema. ^ — VICTOR - lAVGV CONOB • simile al precedente, con il gradino della croce più largo, a sinistra R {vedi fig.). R. A^ Wroth. British Museum, pag. 157, n. 15, tav. XXI, n. 15. 3^4 Memmo caci Ari 14. Idem. ^ — DNIV — «/)TINV' — VICT — 8 ^ CONOB simile al precedente, a sini- stra G {vedi ftg.). R. K Coli. Cagiati. 312 6. Idem. /D' — DN • NVSPP simile al precedente. 1^ — VICI Y 8 ^ CONOB simile al precedente, a sini- stra G-. R. A' Wroth. British Museum, pag. 159, n. i. (Denaro controverso). B' — Busto di prospetto, diademato, avente nella destra il globo crucigero, ai lati della testa due stelle a sei raggi. K) — Le lettere G - O - R - E alle estremità di una cro- cetta centrale {vedi fig.). R. ^ Coli. Cagiati. {Continua) Memmo Cagiati. CONTRIBUTO AL CORPVS NVMMORVM ITALICORVM MILANO — Volume quinto CARLO MAGNO Imperatore e Re d'Italia (774-814). 1. Denaro. ^' — + CARLVS REX FR Croce piccola di miil. 4 in cir- colo rigato. P — + MEDIOL Monogramma di CARLVS (la L senza il segno di abbreviazione). AR., diam. 20, peso gr. 1,57 — C^ (dopo il n. 30) Coli. Strada. LOTARIO I Imperatore e Re d'Italia (840-855). 2. Denaro. ^' - ^I^ [HL] ® THARIVS IWP Croce ciré. peri. ^ — [ME]DIO[LA] in circ. peri. AR., diam 22, peso gr. 1,70 — C- (dopo il n. io) Coli. Trib. 3. Denaro. ^' — LVTHARIV8 IMP Croce accantonala da 4 globetti in circ. peri. P — . * PISTIANA RELIGIO • Tempio Carolingio. ^ AR., diam. 21, peso gr. 1,49 — Ci (dopo il n. 21) Coli. Trib. 40 3T4 GUGLIELMO GRILLO LODOVICO II Imperatore e Re d'Italia (855-875). 4. Denaro. ^ — + H.VDOVVICVS IMP Croce grande sottile acc. da 4 g-lobetti piccoli, e. rig. P — XPISTIANA RELIGIO Tempio. AR., diani. 21, peso gr. 1,70 — C (d. il n. 13) Coli. Strada. 5. Denaro piano. fB' — + LVDOVICVS IMP Croce lunga sottile acc. da 4 glo- betti cir. peri, pìccole staccati. I^ — XPIANA R€LIGIO Tempio largo e alto. AR., diam. 18, peso gr. 1,10 — C (d. il n. 46) Coli. Strada. RODOLFO DI BORGOGNA (922-926). 6. Denaro scodellato. B' — "^ RODVLFO PIVS RE Monogramma di Cristo. I^ — )ì< ^ PIITIANAREIO Nel campo MDI |! OLA li AR., diain, 20, peso gr. 1,41 — C* (d. il n. i) Coli. Trib. ENRICO III, IV E V (T039-1125). 7. Denaro. ^ — + IMPERATOR Nel campo H il RIC 11 N cir. peri, con due cunei in banda. li) — MEDIOLANV Croce in cir. peri. Cuneo in alto fra A e N. AR., diam. 16, peso gr. 0,71 — Q} (d. il n. i) Coli. Strada. ENRICO VI DI SVEVIA (1190-1197). 8. Soldo (I). B' — ^IH INPERATOR Nel campo [HE] || RIC i! H cir. rig. Ftì — MEDIOLANV Croce cir. rig. AR., diam. 19, peso gr. 1,20 — C^ (d. il n. 7) Coli. Trib. (i) Questa moneta devesi senza alcun dubbio attribuire ad En rico VII di Lussemburgo. ■ CONTRIMUTO AL CORl'VS NVMMORVM ITALICORVM 3I5 FEDERICO li DI SVEVIA (1218-1250). 9. Denaro. /B' — 'I^ FREDERICS Nel campo in circ. rig. le lettere I • P • R • T • disposte a guisa di croce intorno ad una rosetta. 9f — Nel campo in ccr. rig. disposte in tre righe + ME DIOLÀ NVM sopra e sotto ® fra due trifogli. AR., diani. 15, peso gr. 0,78 — C- (d. il n. 20) Coli. Strada. ENRICO VII DI LUSSEMBVRGO Imperatore e Re d'Italia (1310-1313). IO Denaro. ^ — liEMRICVS REX • Nel campo croce in cer. rig. ^ — . ^ . Il + ME !1 DIOLA il MVM i • * • Il AR., diam. 15, peso gr. 0,60 — C^ (d. il n. 26) Coli. Strada. AZZONE VISCONTI Signore di Milano (1329-1339). 11. Grosso. a' — ^P - A30 t VICECOMES ^I^ + MEDIOLANVM e. prec. 1^ — ^ S + AMBR OSIVS t biscia + e. sopra. AR., peso gr. 2,79 — C (d. il n. 7) Coli. Grillo. LUCHINO e GIOVANNI VISCONTI Signori di Milano (1339-1349)- 12. Grosso. /B' — Tutto e, prec. ^ — lOhS VICECOS S AMBROSI' e. lin. AR., peso gr. 2,42 - C (d. il n. 3) Coli. Grillo. GALEAZZO II E BARNABÒ VISCONTI Signori di Milano (1354-1378), 13. Grosso o doppio soldo. ^' — + • BERNABOS • 3 • GALEAZ • VICECOMITES e. prec. 4 stellette a cinque punte, e. rig. IjJ* — • S • AMBROSI • MEDIOLANV e. sopra, senza e. AR., peso gr. 2,50 — C* (d. il n. io) Coli. Strada. 3i6 GUGLIELMO GRILLO 14. Grosso o doppio soldo. & - BERNABOS 3 GALEAZ VICECOMITES e prec, 4 ro- sette a cinque petali, e. rig. P — • S • AMBROSI MEDIOLANV e. sopra, senza e. AR., peso gr. 2,60 — C (d, il n. 13) Coli. Strada. 15. Regione. ,& - ^I< BERNABOS • 3 • GALEAZ • VICECOMITES • Nel campo incorniciato la biscia fra le iniziali B G- e rosette agii angoli. 1^ - • S • AMBROSI' MEDIOLANV • e. sopra. AR., peso gr. 2,60 — C (d. il n. 31) Coli. Grillo. 16. Pegione. ,& — ''^ BERNABOS -3 GALEAZVICECOMITES Nel campo incorniciato di 4 archi doppi la biscia fra le ini- ziali B G al disopra l'aquila imperiale; ai quattro angoli della cornice i tre anelli ; e. lin. ^ — S AMBROSI' MEDIOLANV o e. sopra. AR., peso gr. 2,68 — C^ (d. il n. 40) Coli. Grillo. 17. Sesino o mezzo soldo. /B — B G VICECOMITES e. prec. e. rig. ^ — + • MEDIOLANM Croce, e. rig. AR., peso gr. 1,08 — C* (d. il n. 44) Coli. Strada. 18. Sesino o mezzo soldo. ^ _ . B • G • G VICECOMITES Biscia, e. rig. ^ — • MEDIOLANVM Croce, e. rig. AR., peso gr. 1,03 — C* (d. il n. 47) Coli. Grillo. GALEAZZO II VISCONTI Signore di Milano (1354-1378). 19. Sesino. ^ — ■ + GALEAZ • • VICECOES • e. prec. G Z © o I^ — + DNS MEDIOLANI PAPIÉ 3 C e sopra, in alto a destra ® AR., peso gr. 1,15 — C- (d. il n. 19) Coli. Strada. CONTRIBUTO AL CORPVS NVMMORVM ITAUCORVM 317 20. Sesino. ^ ~- + GALEAZ • VICECOES e. prec. Q Z © • ^ — DNS • MEDIOLANI • PAPIÉ • 3 C e. sopra, in alto a destra ® AR., peso gr. 1,14 — C"^ (ci. il n. 20) Coli. Strada. BARNABÒ VISCONTI Signore di Milano (1354-1385). 21. Regione. & — >I< DOMIN' -frNABOS Cimiero sormontato dal drago, senza e. Nulla sotto il cimiero. 91 — >I< DOMIN' MEDIOL'^I Biscia, senza e. AR., peso gr. 2,33 — C* (d. il n. 17) Coli. Grillo. 22. Sesino. ^^ — + DOMINVS ® BERNABOS Nel campo biscia, e. rig. P — + VICECOMES ® [MLl ® ET ® C In cornice di due archi e due angoli ^ %■ agli angoli esterni 4 O. AR., peso gr. 1,02 — C* (d. il n. 31) Coli. Strada. 23. Denaro o imperiale. B' — + DOMIMVS © -B-klABOS Croce gigliata. ^ — o°o biscia o°o II + IMP || ERIA !1 LIS II o°o biscia o°o M., peso gr. 0,50 — C^ (dopo il n. 36) Coli. Strada. GIAN GALEAZZO VISCONTI Conte di Virtù Duca di Milano (1385-1402). 24. Grosso o Pegione. ^' — biscia • COMES • VIRTVTVM • D • MEDIOLAMI • 3 C • come prec. P - • S • ABROSIV • • MEDIOLAM • e. sopra. AR., peso gr. 2,54 — C^ (d. il n. 48J Coli. Strada. a8 GUGLIELMO GRILLO GIOVANNI MARIA VISCONTI II Duca di Milano (1402-1412). 25. Bissolo. ^ - <^ lOhANNES • MARIA e. prec. I^ - (fiore a 4 petali) DVX • MEDIOLANI • 3 C • e sopra. M., peso gr. 0,55 — C^ (d. il n. 83) Coli. Grillo. GIANCARLO ed ESTORE VISCONTI Signori di Milano {1412). 26. Bissolo. ^' — ® lOhVANES • KAROLVS e. prec. 91 — * liESTOR O VICECOMITS e. sopra. M., peso gr. 0,42 — C" (d. il n. 30) Coli. Grillo. FILIPPO MARIA VISCONTI III Duca di Milano (1412-T447). 27. Grosso di altro tipo. B' - ^P : FILIPVS- MARIA D -MEDIOLANI -se: Nel campo incorniciato di quattro archi doppi con fiore agli angoli esterni la biscia coronata fi'a F M e. rig. l^ — • S • ABROSlV • MEDIOLA' • Il Santo e. s., e. rig. AR., peso gr. 2,28 — C (d. il n. 148) Coli. Strada. SECONDA REPUBBLICA (1447-1450). 28. Denaro. ^' — ^B COMVNITAS • [ML]I Croce gigliata, e. rig. ^ _ ^I< . S • ABROSIVS • • MLI • Testa del Santo mitrato e nimbato, e. rig. M., peso gr. 0,44 — C^ (d. il n. 19) Coli. Strada. 29. Denaro. B' — ^P COMVNITAS • M e. prec. I^ — ^I^ S • AMBRO • [MEjDI e sopra. M., peso gr. 0,40 — C (d. il n. 22) Coli. Griilo. CONTRIBUTO Al. CORPVS NVMMdRVM ITALICORVM 3T9 FRANCESCO I SFORZA Duca IV di Milano (1450- 1466). 30. Soldo. B' — . FS • DVX • [MLH • • AC • IAE • D • 3 C • e prec. R — ^P . S • AMBROSIVS • MEDIOLANI • e. sopra. M., peso gr. 1,58 — C-' (d. il n. 60) Coli. Strada. 31. Soldo. ^^ _ . F . S • DVX • [MEll • • AC • IAE • D • 3 C • e. prec. senza e. p — ^ . S • AMBROSIVS • MEDIOLANI • e. sopra. M., peso gr. 1,50 — C^ (d. il n. 60) Coli, Strada. 32. Sesino. B' — ^1< FRANCIS^ • SFO • DVX • MLI • e. prec, e. rig. P — >ì< AC • lANVE • 3 • CREMONE • D • 3 C e sopra, e. rig. M., peso gr. 0,80 — C^ (d. il n. 92) Coli. Grillo. 33. Sesino. ^ — 'l< FRANCIS& • SFO • DVX • MLI • e prec, e. peri. ^ — ^I< AC • lANVE • 3 • CREMONE • D • 3 C Croce patente periata con quattro anelli alle estremità delle braccia, e peri. M.. peso gr. 0,82 — C^ (d. il n. 93) Coli. Strada. 34. Denaro. B" — >"^o DVX o MEDIOLAkll • • -0- Croce fogliata ed ornata in e rig. RI - ^r< S • AMBROSIVS • MLI ^ Busto del Santo mitrato e nimbato, e rig. M., peso gr. 0,48 — C» (d. il n. 226 di Filippo M. Visconti) (i) Coli. Trib. (1) Per l'attribuzione di questo denaro, vedasi Note di Numismatica milanese {Boll. Hai. di Num., 1910, pag. 85). 320 RUGLIFLMO GRILLO GALEAZZO MARIA SFORZA e Bianca Maria Visconti (1466- 1468). 35. Soldo. 3' - • BL • M • G 3 • MA • • DVCES • MLI • e. prec. I^ — • S • A[MB]ROSIVS • [MEÌDIOLANI e. sopra. M., peso gr. 1,43 — C- (d. il n. 7) Coli. Strada). GALEAZZO MARIA SFORZA Duca V di Milano (1466- 1476). 36, Ducato. B' - Testina G3 • MA • SF • VICECOMES • DVX • Mll • V come prec, e. rig". I^ - ^ PP . ANGLE • Q3 • CO • AC • lANVE • DNS • 3^^ e. sopra, e. rig. 0„ peso gr. 3,50 — C- (d. il n. 7) Coli. Trib. 37. Testone o lira da 20 soldi. ^ — Testina GALEAZ ) M ) SF ) VICECOS ) DVX ) MLIQIT come prec. 9 — ) PP ) ANGLE ) Q3 ) CO ) AC ) lANVE ) D e. sopra C3) )M AR., peso gr. 9,14 - C'-' (d. il n. 55) Coli. Grillo. 38. Testone o lira da 20 soldi. ;& — Testina GALEAZ < M < SF < VICECOS A DVX i NILI A GIT" e. prec. 1^ — PP ^ ANGLE -6. 03 ^ -6. CO ^ AC ^ lANVE ^ D ^ e. sopra G3 .^ a. M AR., peso gr. 9,25 — C^ (d. il n. 56) Coli. Grillo. 39. Testone o lira da 20 soldi. p' _ Testina GALEAZ < M < FS < VICECO < DVX A NILI A QIT" e. prec. I^ _ PP ^ ANGLE A d'i A CO A kC A lANVE A e. sopra, G3 < < NI ^ AR., peso gr. 9,40 — O (d. il n. 65) Coli. Trib. CONTRIBUTO AL CORPVS NVMMORVM ITALICORVM ^21 40. Testone o lira da 20 soldi. ^ — Testina GALEAZ ^ M ^ FS < VICECO A DVX A MLI A QIT" come prec. R) — ?? A ANGLE A Ql5 A A CO A kC A lANVE ADA come sopra, < G3 < < M ^ AR., peso gr. 9.43 — C^ (d. il n. 71) Coli. Grillo. 41. Testone o lira da 20 soldi. TV - Testina GALEAZ 4 M ^ SF ^ VICECOS A DVX A MLI A QT* e. prec. ^ — ?? A ANGLE Q3 < AC < lANVE < D 4 e. sopra, G3 ^ M AR.. peso gr. 9,49 — C- (d. il n. 71) Coli. Strada. 42. Testone o lira da 20 soldi. ÌB' - Testina GALEAZ ^ M -6. SF -^^ VICECOS -6. DVX ^ MLI -^ QI'T e. prec. 1^ — PP A ANGLE -^ Q3 -ft^ ^ CO ^ AC ^ lANVE -a. D ^ e. sopra, G3 ^ M AR., peso gr. 9.46 — C* (d. il n. 71) Coli. Grillo. 43. Testone o lira da 20 soldi. ^ - Testina GALEAZ < M < SF < VICECO A DVX A MLI A QIT* come prec. I^ ~ ?P A ANGLE < Q3 CO < AC ^ lANVE < D < e. sopra, < G3 4 Afli A AR . peso gr. 9,90 — C (d. il n. 71) Coli. Grillo. 44. Mezzo testone. B' - Testina GALEAZ ^ M 4 SF VICECOS A DVX A MLI A Ql^ A e. prec, e. lin. e rig. H — Testina PP A ANGLE ^ Q3 4 CO < AC 4 lANVE A DNS < 7'Cr e. sopra. AR., peso gr. 4,95 — C- (d. il n. 91) Coli. Trib. 45. Mezzo testone. ^' — Testina GALEAZ 4 M < SF -6. VICECO ^ DVX A MLI A QIT' e. prec, testa piccola, circ. lin. e rig. ^ — Testina PP A ANGLE AdiAQOAkCA lANVE A DNS A yC" come sopra. AR., peso gr. 5,10 — C^ (d. il n. 96) Coli. Trib. 41 322 GUGLIELMO GRILLO 46. Grosso da soldi j. B' — Biscia G-3 • MA • SH • VICECOMES ^ DVX • [MEjLI • V • come prec. P — S • A[MB]ROSI come sopra. AR.. peso gr. 2,65 — C- (d. il n. 106) Coli. Grillo. 47. Grosso da soldi j con colomba e fascia. 3' — Testina G3 ▼ M -^ SF v VICECOS ▼ DVX ^ MLI ▼ V "^ rome prec. ^ — Testina PP ▼ ALGLE ^ Q3 -^ CO -^ AC -^ INVE • D ▼ AR , peso gr. 2,67 — C* (d. il n. 123) Coli. Strada. 48. Soldino. B' — Testina G3 • M • SF • VICIECO • DVX • MLI • V e. prec. ì^ — Tutto come sopra. M , peso gr. 1,02 — C (d. il n. 125) Coli. Grillo. 49. Soldino. B — Testina G3 • M • SF • VICECO DVX • MLI • V • e. prec. ^ — Tutto come sopra. M., peso gr. 1,05 — C> (d. il n. 125) Coli. Grillo. 50. Trillina. ^ — ^I^ G-3 • MA • DVX • MLI • V • e. prec. ma G M P - AC lA NVE D 3 -C' e. sopra. M.. pc^o gr. 0.85 — C- (d. il n. 155) Coli. Grillo. GIOVANNI GALEAZZO MARIA SFORZA Duca VI di Milano (1481). 51. Trillina. ^' — ^I^ • ! • G3 • DVX • MEDLN • VI • Le iniziali I « G sormon- tate da corona, r. rig. 9* — • AC • CRE IMN • C • Cimiero sormontato dal drago crestato, senza cerchio. M., peso gr. 0,82 — C'-' (d. il n. 18) Coli. Grillo. CONTKIHUTO AL CORPVS NVNJMOKVM JTALICOKVM 323 GIOVANNI GALEAZZO MARIA E LODOVICO MARIA SFORZA detto il Moro (1481-1494). 52. Testone. ìy ~ Testina lOGZ M SF VICECO DVX MLI SX e. prec, cer. peri. 1^ — Testina ^ LVDOVICVS ^ PATRVVS ^ GV^NANS ^ come sopra, e. peri. AR.. peso gr. 9,62 — FDC (d. il n. 24) Coli. Strada. 53. Grosso da soldi /. ^ — ^ IO ^ G-Z ^ M ^ SF ^ VICECO ^ DVX ^ MLI ^ SX e. prec, e. peri. 1^ — ^I^ LVDOVICO ^ PATRVO ^ GVBERNANTE e sopra • S • • A • e. peri. AR., pes > gr. 2,77 — C (d. il n. 55) Coli. Sm-, da. 54. Grosso da s soldi. B" — lOGZ 4 M 4 SF 4 VI CO 4 DVX 4 NILI 4 SX 4 come prec, biscia non coronata. i^ — Testina * LVDOVICO * PATRVO ® GV-BNANTE ® come sopra. AR., peso gr. 2,20 — C* (d. il n. 61) Coli. Strada. LUDOVICO MARIA SFORZA detto il Moro Duca VII di Milano (1494-1500). 55. Trillina. ^ — ^I^ LV -6^ M -6. SF ^ ANGLVS ^ DVX ^ NILI Nel campo le lettere L V coronate, e. Y\g. T^ — PP -6. OS V CO V AC V lANVE -^ D -v e. sopra. M., peso gr. i — O (d. il n. 29) Coli. Grillo. LUDOVICO XII D'ORLEANS Re di Francia e Duca di Milano (1500-1512). 56. Testone. i& — ^l< LVDOVICVS - DG - FRANCORVM - REX - e. prec. ^ — M EDI OLA NI - DVX come sopra. AR.. peso gr. 9,36 — C» (d. il n. 58) Coli, Grillo. 324 GUGLIELMO GRILLO FRANCESCO I D'ANGOULÈME Re di Francia e Duca di Milano (1515-1522). 57. Trillina. ^ — ^P f9( '^ D& ▼ FRANCORV -^ REX Nel campo l'ini- ziale F coronata, fra due unghie, e. rig. P - 1^ MEDIOLANI ▼ DVX ▼ ET -^ -& come sopra. M., peso gr. 0,73 — C-^ (d. il n. 24) Coli. Grillo. FRANCESCO II SFORZA IX Duca di Milano (1522-1535). 58. Grosso da j soldi. ^ — Come prec, senza punto finale. ^ — Come sopra. M., peso gr. 2,52 — FDC (d. il n. 28) Coli. Strada. 59. Grosso da 3 soldi, spazzola e cimiero. & - Testina t FRANCISCVS e II e SF e VICECOMES e come prec, e, rig. ^ - s DVX £ MEDI OLANI £ 7 £ -e £ e. sopra, e. rig. M,, peso gr., 1,98 — C^ (d. il n. 31) Coli. Grillo. 60. Trillina con croce. /©' — Tutto come prec. ^ — DVX • MEDIOLANI come sopra F : Il M., peso gr. 0,90 — C* (d. il n. 36) Coli. Grillo. CARLO V D'ASBURGO Imperatore e Duca di Milano (1536- 1556). 61. Testone con la salute. ^' — • IMP • CAES • CAROLVS • V • AVG- come prec I^ — SALVS AVG VSTA e sopra. Esergo: PADVS • MDI • AR , peso gr. 8,28 — C^ (d. il n. 44) Coli. Grillo. 62. Testone con le colonne. 1& — Tutto come prec. CONTRIBUTO AL CORPVS NVMMORVM ITALICORVM 325 1^ — Le colonne col motto : P LV S VLTR A ® AR., peso gr. 8,13 — C* (d. il n. 56). Coli. Grillo. 63. Da soldi IO. i& - IMP • CAES • CAROLVS • V • AVG e prec, e. lin. ^ - CHRIST • RELIG PROPVGNATOR e. sopra, sul cippo le lettere : LS 11 LA || VR e. lin. AR., peso gr. 3.05 — C^ (d. il n. 71) Coli. Grillo. 64. Grosso da 8 e j denari. ^ — Tutto come prec, e. lin. 9^ — Come sopra, senza linea all'esergo, e lin. AR., peso gr. 2,89 — FDC (d. il n. 76) Coli. Strada. 65. Sesino. ^ - ' CAROLVS • DI • FA • CLE • come prec. 9/ - • ROMANO^ • IMPERATOR come sopra. M., peso gr. 1,50 — C^ (d. il n. 104) Coli. Grillo. 66. Trillina. B' — CAROLVS • IMPE Busto di S. Ambrogio mitrato e nimbato fra S À senza e. ^J — Anepigrafo. Aquila bicipite coronata fiancheggiata da due punti alle zampe e la coda fiancheggiata da K V M., peso gr. 1,23 — C^ (d, il n. 128J Coli. Strada. FILIPPO II Re di Spagna e Duca di Milano (1556-1598). 67. Doppia. 3^ — PHI • REX • HISPÀ E T C come prec,, esergo 1578. ^ — MEDIOL ANI • DVX come sopra. O., peso gr. 6,50 — C (d. il n. 23) Coli. Trib. 68. Ducatone. B' — PHILIPPV • REX • HISPANIARVM :v e prec, doppio cere. lin. I^ — DVX • MEDIO • LANI • ETC • come sopra e lin. AR., peso gr. 31,86 — ' C» (d. il n. 29B) Coli. Strada, 326 GUGLIELMO GRILLO 69. Mezzo ducatone. /ìy — Testina PHILIPPVS • REX • HISPANIARVM come prec. ai lati due stelle a sei raggi, e. peri. ^ — : MEDIOL ANI • DVX e. sopra, e. lin. -X- 55 {-': AR., peso gr. 16,02 — C (d. il n. 3) Coli. Strada. 70. Mezzo ducatone. ^ - PHILIPPVS • REX • HISPANIARVM come prec, ai lati due ®, e. peri. ^ - : MEDIOL ANI • DVX e sopra •» 55 .v. due e. lin. AR., peso gr. 15,95 — C^ (d. il n. 3) Coli. Grillo (i). 71. Progetto di quarto di ducatone? B' — >I^ yji ^P . PHILIPPVS • REX • HISPANIARVM • Busto co- razzato e radiato a destra. P — MEDIOL ANI E C Stemma coronato e inquartato con le armi di Milano, Leone e Castiglia. R., diani. 29, peso gr. 6,74 — C^ (d. il n. 351) Col'. Grillo. 72. Da soldi j. /B' — ® MEDIOLANI DVX ET-Cr come prec, e lin. P — SAN • AMB ROSIVS • come sopra, e lin. AR., peso gr. 2,02 — C- (d. il n. 388) Coli. Strada. 73. Grosso da soldi 2 e mezzo. ^ — DVX • ME DIOLANI come prec. P — S AMBRO SIVS • come sopra. M., peso gr. 1,51 — C- (d. il- n. 402) Coli. Grillo. (l) Questi mezzi ducatoni, segnati per l'anno 1555, dovrebbero per conseguenza essere le prime monete di Filippo li, battute come duca di Milano ; osservando però che il ritratto appare di persona assai ma- tura, mentre essendo nato nel 1527 dovrebbe rappresentare un giovane di 28 anni, è mia convinzione che queste monete sieno da classificare Ira quelle senza data e clic il numero 55, che si legge nell'escrgo, sia invece il valore della moneta e cioè di soldi 55. CONIRinilTO AI. CORPVS NVMMORVM ITAI.ICORVAI 027 74. Soldino. ^' - X PHILIPPVS • REX • ET C' come prec. 1^ - MEDIO LANI • D come sopra. M., peso gr. 0,82 ^ C- (d. ii n. 407) Coli. Strada. 75. Trillinn d'altro tipo. ^' — ® REX • HISPANIÀRVM Nel campo l'iniziale F con una sola rosetta a sin., al disopra corona coi due rami e sopra la corona un o;lobetto. H — ® MEDIOLANI • DVX come sopra. M.. peso gr. 0,92 — G'-' (d, il n. 430) C'>ll. Strada. FILIPPO IH Rf. di Spagna e Duca di Milano (1598-1621). 7Ó. Diirntnuf. B' - PHILPVS III REX HISPA come prec. 1608. R) — MEDIOLAN DVX ET • C • come sopra. AR., peso gr. 27,70 — C- (tosato) (d. d 11. 88) Coli, Strada. 77. Da 4 soldi. ^ — HISPAN • REX • [ET] • C • Nel campo • PHI • || • ili • al disopra corona senza rami, esergo 1608. ^ — • NILI • • DVX • come sopra, esergo • 4 • R., peso gr. 2,12 — C- (d. il n. 133) Coli. Strada. FILIPPO IV Re di Spagna e Duca di Milano (1621-1665). 78. Trillina d'altro tipo. /B' — IMI • REX HISPANIÀRVM- come prec. I^ — • MEDIO LANI • D come sopra. M.. peso gr. 1,35 — C- (d. il n. 179) Coli. Strada, 79. Quattrino. ^' — • PHILPP • illl • REX • HI come prec. 9( — MEDIOLANI • DVX • ET • C • come sopra. R., peso gr, 2,63 — C- (d. il n, 193) Coli, Strada. 328 GUGLIELMO GRILLO 80. Quattrino. ^ — • PHIP • llll • REX • H come prec. ^ — MEDIOLA DVX • ET • ETC come sopra. R., peso gr. 1.52 — (/' (d. il n. 193) Coli. Strada. 81. Quattrino d'altro tipo. ^ ~ PHILIPP • llll • REX • HIS • come prec. ^ — MEDIOLANI • DVX • ET • C • come sopra. R., peso gr. 2,95 — C'-* (d. il n, 210) Coli. Strada. CARLO II Re di Spagna e Duca di Milano. Primo Pkriodo : Reggenza della Madre Maria Anna d'Austria (1666-1676). 82. Filippo o Carlo. ^' — • CAROLVS • Il HISP • REX ET • MARIA • ANNA : TVT • ET • G Busti accollati come prec, sotto • 1666 • due e. lin. P — ^ MEDIOLANI ^ ^ DVX + ET ^ C t ^ come sopra. ■ AR., peso gr. 28,40 — C^ (d. il n. 6) Coli. Grillo. 83. Filippo o Carlo. (B' — . CAROLVS • Il • HISP • REX • ET • MARIA • ANNa • TVT • ETG come prec. ^ — * MEDIOLANI J ♦ ** DVX * ET ♦ C * e sopra. AR., peso gr. 27,70 — C (d. il n. 7) Coli. Grillo. CARLO II Re di Spagna e Duca di Milano (1676-1700). 84. Filippo o Carlo. ^ - - CAROLVS • Il • REX • HISPANIARVM :• e. prec, sotto il busto • 1676 . .-. 9^ — • MEDIOLANI • • DVX • ET • C • come sopra. AR., peso gr. 27,30 — C^ (d. il n. 57) Coli. Trib. 85. Filippo o Carlo. ^ — • CAROLVVS • Il • REX • HISPANIARVM come prec. 1694 .. CONTRIBUTO AL CORTVS NVMMORVM ITALICORVM 329 r^ — MEDIOLANI • • DVX • ET • C • come sopra. AR., peso tjr. 27,50 — C'-' (d. il n. 88) Coli. Strada. 86» Qìtnftrhio d'altro tipo. & — Come prec. F^ — MLNI come sopra. R.. peso gr. 1.88 — C- (d. il n. 136) GolK Grillo. 87. Quattrino d'altro tipo. ^' — CAROLVS • Il • REX • H come prec. ^ — ML ' NI come sopra. R.. peso ay. 1,39 — C'- (d. il n. 136) Coli. Grillo. 88. Qua Urino d'altro tipo. ^y — Come prec. P — ML • NI come sopia. R., peso gr. 1,38 — C* (d. il n. 138) Coli. Grillo. 89. Ouatlrino. tB' — ' CAROLVS • Il • REX • H come prec, e. lin. I^ — ML ^NI il DVX I! come sopra. R., peso gr, 1,98 — C* (d. il n. i}o) Coli. Strada. FILIPPO V DI BORBONE Re di Spagna e Duca di Milano (I700-I7I3). 90. Ottavo dì Filippo, anno 1701. B' — PHILPPVS • V • REX • HISP • come prec. ^ - MEDIOLANI • • DVX • ET • C come sopra. AR. Grillo idem id., pag. 143. Coli. Grillo. 91. Quattrino. ^ — PHILIPPVS • V • REX • H come prec. Sotto al busto un punto. ^ — Corona | ML • N I || DVX in ghirlanda. R., peso gr. 1,54 — C^ (d. il n. 25) Coli. Grillo. 92. Quattrino. rv — pHiuppvS • V • REX • H come prec. ^ - ML " NI II DVX come sopra. R., peso gr. 1,75 — C" (d. il n. 26) Coli. Strada. 42 330 GUGLIELMO GRILLO 93- Quattrino. ^' — PHILIPPVSS- V • REX • H come prec. ^ — Il ML • NI II DVX II come sopra. R., Grillo idem id., pag. 143. Coli. Grillo. 94. Quattrino. B' — PHILIPPVP • V • REX • H come prec. 9 — Il MLNI II DVX II come sopra. R., Grillo idem id., pag. 143. Coli. Grillo. CARLO III Ke di Spagna e Duca di Milano (1702- 1740). 95. Quattrino, 1701. B- ~ CAROLVS III REX HISP come prec, 1701. 9* — Tutto come sopra. R., peso gr. 2,02 — C* (d. il n. i) Coli. Grillo, 96. Quattrino, 1707, B' — Tutto come prec. 1^ — ML^NI II • DVX II come sopra. R., peso gr. 1,93 — C- (d. il n. 22) Coli. Grillo. 97. Quattrino, 1707. B' ~ CAROLVS • III • REXIHISP come prec. L' I tra REX e HISP ha un grosso punto nel mezzo. IJ»' — Tutto come sopra. R., peso gr. 1,40 — C* (d. il n. 22) (Ioli. Grillo. 98. Quattrino, 1707. B" — Tutto come prec. ^ — ML • NI II DVX II come sopra. R., peso gr. 1,21 — C'- (d. il n. 22) Coli. Grillo. 99. Quattrino, 1707. B' — Tutto come prec. I^ — MLNI come sopra. R , peso gr. 1,20 — C- (d. il n. 22) Coli. Grillo. CONTRIBUTO AL CORl'VS NVMMORVM ITALICORVM 33I loo- Quattrino, 1707. jy — Tutto come prec. li) — MLNI !! DfMVjX 11 come sopra. R., peso gr. 1,59 — C'' (d. il n. 22) Culi. Grillo. CARLO VI Imperatore d'Austria e Duca di Milano (1702-1740). loi. Quattrino, 1707. ^ — CAROLVS • VI • REX • HISP sotto • 1707 • come prec. 1^ — Tutto come sopra. R., peso gr. 1,78 — C" (d. il n. 23) Coli. Grillo. 102. IO soldi, 17 13. B' — . CAROLVS • VI • :^ • IMP • HISP • RE^ • come prec. I^ — • ML • NI • il DVX II 17 13 come sopra. AR., peso gr. 1,87 — C'^ (d. il n. 30) Coli. Grillo. 103. IO soldi, 1713- ^ — • CAROLVS • VI • :^ • IMP • HISP • REX • come prec. 9 — • ML • NI • Il DVX II 17 13 come sopra. AR,, peso gr. 1,88 — C (d. il n. 30) Coli. Grillo. 104. 20 soldi o lira, 1721. B' — CAROLVS • VI • IMP • ET • HIS • RE^ come prec. iji — MLNI II DVX II 1731 |i come sopra. AR., peso gr. 3,72 — C^ (d. il n. 40) Coli. Grillo. MARIA TERESA D'ABSBURGO Imperatrice e Duchessa di Milano (1740-1780). 105. Filippo, 1744. ;& — * MARIA • TERESIA • D • G- • HUNG- • BOH • ARCH • AUSI come prec. P — • MEDIOLANI • • DVX • ET • C • come sopra 17M. AR., peso gr. 27,69 — C (d. il n. 19) Coli. Strada. 106. IO soldi, 1762. ^ — Come prec. • 1702 • 5< — Come sopra. AR., peso gr. 1,82 - C^ (d. il n. 62) Coli. Grillo. 332 GUGLIELMO GRILLO 107. IO soldi, 1771. 3^ — M • THERES • D • G • R • IMP • H • & B • REG • A • A • come prec. 1771 • ^ — MEDIOL • DVX • come sopra. AR., peso gr. 2 — C (d. il n. 75) Coli. Strada. 108. IO soldi, 1774. ^ — M • THERES • DG • R • IMP • H • &. • B • REG • A • A • come prec. 1774 • I^ — Tutto come sopra. AR., peso gr. 1,98 — C^ (d. il n. 81) Coli. Grillo. FRANCESCO I D'ABSBURGO-LORENA Imperatore d'Austria e Re del Lombardo- Veneto (1815-1835). 109. Sovrano, 183 1. ^ Q ^ Come quello dell'anno precedente • 1831 • Il 31 fatto sul 20 prima esistente e che si discerne an- cora assai bene. O., peso gr. 11,28 — C (d. il n. 52) Coli. Grillo. FERDINANDO I D'ABSBURGO-LORENA Imperatore d'Austria e Re del Lombardo-Veneto (1835-1848). no. Centesimo. ^ — Tutto come prec. 9! - 1 11 CENTESIMO II 1843 • 1| R., peso gr. 1,69 — FDC III. Centesimo. ^ — Tutto come prec. 5( - 1 II CENTESIMO II 1846 R., peso gr. 1,83 — C^ (d. il n. 29) Coli. Grillo. (d. il n. 39) Coli. Grillo. Milano, Agosto i^ij. Guglielmo Grillo. UN DOCUMENTO INEDITO SULLA CONIAZIONE DLL PLZZO DA QUATTRO CARLINI DI FILIPPO III NELLA ZECCA DI NAPOLI Tra i vari preziosi documenti che si conservano nell'Archivio storico napoletano ho rinvenuta una interessantissima relazione (i), fatta dagli ufficiali della R. Zecca di Napoli, nell'anno 1620, che riguarda la coniazione di nuove monete di argento, emesse per ordine del re Filippo III di Spagna. Questa rela- zione, che mi sembra utile rendere di pubblica ra- gione, ha una speciale importanza, poiché oltre alle varie notizie sulle monete da un carlino e da dttz carlini in quell'anno coniate, sui pesi, sulle varie for- malità, su i diritti e sugli oneri che la zecca di Na- poli aveva in quel tempo, ci fa nota la coniazione; di ima moneta del valore di quattro carlini della quale non si è mai visto finora alcun esemplare. In un altro documento che pubbUcai (2) si fa anche menzione di un pezzo di argento da quattro carlini, coniato al tempo di Filippo III, ma con questo che presento ai lettori ogni dubbio viene dileguato, viene accertata la effettiva coniazione di questa mo- neta. Le parole : essendosi l'anni passati del lóiy et (i) R. Archivio di Stato di Napoli, dipendenze della Sommaria. (2) Carlo Prota, L'officina monetaria di Torre deW Annunziala . Napoli, 1914, due. I. 334 CARLO PROTA 1618 nella costntttione di monete di carlini quattro, sei e dodeci il pezzo e delle grana quindeci ci assicu- rano infatti che negli anni 1617-1618, non solo siano state emessi il ducato ed il mezzo ducato col motto: QVOD VIS") e la quindici grana con i coni di Nicola Galoti col motto : SVFFICIT OMNIB (2), ma una mo- neta da quattro carlini, di cui resta da vedere se di tipo diverso o, come molto probabile, dello stesso tipo del ducato e del mezzo ducato sopraccennati. Il documento, che con la maggior precisione di lettura qui appresso riporto, dice di più che qua- lunque illustrazione avessi potuto su di esso confe- zionare, i lettori ne prendano nota e si diano alla ricerca del pezzo, che se verrà alla luce completerà una serie importante, per quanto rara, della mone- tazione napoletana. Napoli, Novembre 191^. Carlo Prota. Relaziotìe e Revisione per la coniazione delle nuove monete da un carlino, due carlini e quattro carlini dell'anno 1620, del re Filippo III di Napoli. (Archivio di Stato di Napoli - Dipen.e Som.» Zecca antica, Fascio 15." Libro del Credenziero Maggiore, pag. 116). Regio M.ro di zecca delle monete di questa Città, in questa regia Camera et avante lo mag.'^" Pres.'^ erriquez è stato presentata l'infrascripta relatione, et revisione di essa quale sono del tenor seguente : Per la regia Giunta dela (1) M. Cagiati, Le monete del Reame delle Due Sicilie da Carlo l d'Angiò a Vittorio Emanuele li. Napoli, 191 1, voi. IV, pag. 177, 178. (2) Carlo Pkota, Maestri ed incisori della zecca napoletana. Pubbli- cazione del Circolo Numismatico napoletano. Napoli, 1914, pny. 18. - Ì\L Cagiati, Op. cit., pag. 185. UN DOCUMENTO INEDITO, ECC. 335 r." zecca delle monete ha ordinato si batteno nove monete d'un carlino, dui Carlini et quattro Carlini il pezzo et che da un pezzo d'otto reali di spagna si ne caveno Car,"' do- dici compreso le spese di zecca, et che alli banchi, et pa- troni di detti reali se li paghi il prezzo di essi otto reali à ragione di Car."' Undici, et con questo, et cosi parimente tutti li altri argenti e monete à ragnaglio, e queste nove monete si egualino di peso alle monete de' grano quindici, et supplire con lega à quello che mancasse per egualarle ald." peso Et Perciò dovendo fabricar queste nove monete per in- dennità è chiarezza pub.'"-'' e part." si è formato il presente Calculo, e relatione nella quale si vedrà quanto sennè deve pagare in questa r.^ zecca da una libra di essi reali et altri argenti a raguaglio, et quanto se ne deve pagare al patrone immettente, quanto ne resterà in zecca per la costructione delle p."*^ monete, per l'emolumenti delli officiali, operarij è spese, et quanto sarà l'avanzo inchiascuna libra d'esse mo- nete battute, è che restarà à dispositione della r." Giunta in conformità, et osser.* de suo ordine et cossi ancora si ve- derà di chi peso doveria essere la moneta p.'"^ à .... del pezzo del tallarone d'otto reali di Car."' dodici, et quanto verria à mancare dal peso delle grana quindici, et quanta lega converrà ponerci per egualarle al d.° peso delle sudette grana quindici, et deche lega è bontà deveno liberare esse, nove monete, et altri par." necessari] osservarsi nelle co- struttioni delle monete p."^ Il peso del reale d'otto, e qualità d'argento d'esso reale sono le due regole principali della quale si deve regolare questa construttione di monete valutate di essi reali, et altri argenti . Quanto al peso d' reali d'otto di giusto peso doveria pesare acina seicento è sedici, che sono onza una et acini sedici à ragione di libre 200, e tredici, onze dieci, tarpesi venti la cascetta solita venir di spagna et essendoci l'anni passati del lóij et 1618 nella costruttione di monete di Car- lini quattro, sei e dodici il pezzo e delle grane quindece cai- 336 l^^^^^^P CARLO PROTA culate esse cascette à rag-g-.' di libre, è tredeci l'una per l'altra essendose visto con l'esperienze delli introiti fatti che non sono riuscite più che libre Ducento, è tredeci sottosopra nel che restano interessati, Per questo con il calculo del- l'anni passati d'onza una et acina sedeci, con l'esperienze predette e con V istanza fattaci dalli Governatori di essi banchi, questa regia zecca arbitra, et calcula il pezzo delli reali d'otto a acina seicento et quattordeci, che sono onza una, et acina quattordeci, due acine meno per pezzo alla quale ragione verria à pesare la Cascetta de due milia, et cinquecento pezzi libre ducento e tredeci, onze due, et tar- pesi diece Rispetto poi alla bontà dell'argento di esso reale nela costruttione dele monete di grana quindeci questa legia zecca arbitro la bontà di essi reali di spagna sottosopra per peggioria di sterlini tre è mezzo peggio cioè tre per la peg- gioria di essi reali e mezzo della funditura conforme al so- lito che sono tre, et mezzo è cossi fu per la r.^ Cam.* con- firmato pel che per calculare la valuta di essa libra di reali a Carlini dodeci il pezzo d'otto per haver una libra d'essi convieni pigliare pezzi undeci, è dieci terzi de real d'otto che à una onza, et acina quattordeci pesano onze undeci, tarpesi vent'otto, è acine tre e 7» ha carlini dodeci vagliano ducati quattordeci onze 11,28,372 ^- 14 Et per arrivare al Comp.'" della Jntegra libra mancano acina trenta sei, è due terzi che alla predetta ragione va- gliano gr. sette cavallo uno e per onze 1,16 7, D. 0071 "^^^ Sommano onze deduci che sono una libra e doc.*' quat- tordici gra. sette cavallo uno e ^-- esimi è tanto viene a 301 costare una libra da reali d' otto pegg.* desterlini tre è mezzo peggio dell'argento de Carlini è tanto né deve cavare questa r." zecca da una libra di reali d'otto in monete nove di un Carlino due Carlini, et quattro Carlini il pezzo quanto si fabricasse moneta senza altra lega il peso di queste nuove UN DOCOMENTO INEDITO, VCC. 337 monete à ragguaglio del predetto tallarone d'otto di Carlini dodeci di peso d'acina sei cento, et quattordeci che sono onza una, et acina quattordeci doveria essere cioè Il Carlino acina cinquanta uno, et un sesto perchè do- deci Carlini fanno acina sei cento et quattordeci qua.° è il tallarone Il tari acina cento et due, et un terzo che sono tarpesi cinque acina due et un terzo perchè sei di questi tari fanno acina seicento e quattordeci qua.° è il tallarone Il quatt7'o Carlini acina ducento e quattordeci terzi che sono tarpesi dieci et acina quattro e dui terzi et perchè tre di questi quattro carlini fanno acina 614 quanto è il tallarone Et perchè si è ord.'" che questa nova moneta si eguali di peso alle gr. 15, lo quale che manca alpeso si supplisca con lega endochè il pezzo di gr. 15 pesano tarpesi quattro, acina quattro, quattro monete di esse gra. 15 che fanno sei carlini pesano tarpesi sedeci, et acina 16: et perchè sei Car- lini ossiano sei tari non pesano più che tarpesi 15 alla rag- gione del sudetto peso, Per questo veneria à mancare acina ventinove in essi Car."' sei la qual lega d'acina venticinque moltiplicarla in una libra ossia de reali peggio tre e mezzo su li quali sta fundato, ossia sopra d'altre monete, et per alligare e argenti et ridotti alla peggioria di detti sterlini tre e mezzo peggio viene a dare acina seicento ottanta cinque ^^ esimi d'acino che ridotta in sterlini ventidue, et cinque 69 sesti che uniti et incorporati con li sterlini tré e mezzo che tiene il reale sono in tutto sterlini ventisei et un terzo et perciò questa regia zecca deve liberare le monete predette à raggione di sterlini 26 e* mezzo dell'argento di Carlino non possono liberar a' vinti sei e' un terzo perche mai non si è tenuto conto di un sesto o quarto di sterlino Et Perche per raggion di questo calculo d'acina trenta per sterlino cossi come in effetto e la pegg.^ predetta do- veria essere in tutto de sterlini vintisei e un terzo, essendosi 43 338 CARLO TROTA fatto diverse ferse in questa r.^ zecca allegate con la sudetta lega essendone riuscite grasse si è preso espediente stante che le prove nel foco sogliono riuscire qualche volta fallace, fatto perciò diverse espedienze e alligare libre de reali, con quindeci grana con la sudetta lega e rimedio dell'al- legare e sono reuscite le prove sterlini vinticinque et mezzo peggio; Per questo, questa regia zecca libererà le monete predette peggio vintisei e mezzo con rimedio di sterlino uno, notando liberata per liberata, in modo che in fine dell'anno lo che avanzarà di scarso in esse liberate dedutto lo grasso da venticinque e mezzo in ventisei e mezzo ne darà tre otto à essa r. Corte Così il Carlino che doveva pesare acina cinquanta uno e con peso tarpesi due et acina undeci et un sesto di lega di reali peggio tre e mezzo conlarata della lega sudetta deve pesare acina cinquanta sei, che sono tarpesi due, et acina sedici Il tari che doveva pesare cento e due, et un terzo conia soprodetta lega deve pesare acina cento et dodeci che sono tarpesi cinque et acina dodeci ^ Il quattro Carlino che doveva pesare acina ducento et quattro con la lega sudetta deve pesare acina ducento venti quattro che sono tarpesi undeci et acina quattro . De la qual libra de reali o di altre monete et argenti ridotti a questa bontà, e delle acina seicento ottanta cinque ~ esimi di lega supplita et egualarle il peso sudetto sene faranno monete di un Carlino, dui Carlini e quattro Carlini, e' di qualsiasi di esse tre monete deveno reuscire in numero ducati quattordeci. grana sette, cavallo uno --^ esimi quanto importa il costo di essa libra descritta, et inpeso libra una. oc onza una. tarpesi quattro, et acina cinque ^ esimi d'acmo quanto sariajno appunto per raggion di peso essi carlini, tari, et quattro carlini e quanto appunto sariano detti quattordeci. grana sette, cavallo uno ^ - esimi di monete di grana qum- o UN DOCUMENTO INEDITO, ECC. 339 deci, perchè da una libra di esse grana 15 se ne formano pezzi ottantacinque, et cinque settimi à ragg.' di tarpesi quattro acina quattro il pezzo e in moneta corrente erano ducati dudece tari quattro ed grana cinque cavallo otto, e quattro settimi di cavallo quanto sarà appunto una libra di queste nuove monete sudette Li quali ducati quattordeci. grana sette. Cavallo uno * — esimi si deveno repartire nel seg/^ modo cioè Al patron dell'argento per conto della libra di essi reali peggio e mezzo o altri argenti e monete à raguaglio à rag- gione de Carlini Undeci, et un quarto, il reale d'otto, ducati tredeci. grana deced'otto cavalli è mezzo Alla regia zecca per deritti di libra una, una onza, tar- pesi quattro acina cmque e ^- esimi di c."° à ragg.* di grana trenta, cavalli nove, e' undeci dodicesimi di c."° per libra, pelli officiali e lavoranti e spese secondo l'ultime relationi dei Mag." Gio: Aniello russo o Michel cavo grana trent'otto e 103 • • 1- -PT esimi di cavallo Alla detta perla ragg.^ di cavalli nove à giunti de emo- lumento per ogni libra di moneta airoff.'" di agiustaro di pesi deii campioni oltre li soi soliti emolumenti in virtù d'or- dini dell'ecc* del s.*^ Duca d'Ossuna olim viceré di questo regno, et ordine del s/ D. Gio : Enriquez Commissario di I Q7 d.* regia zecca al quale le se habbia retro D. o.o.o.g -^ Pei la spesa d'onza una, tarpesi quattro acina cinque e ~ esimi di lega a grana venti due e mezzo la libra Alla regia Corte avanzano in essa libra una, onza una, tarpesi quattro acina cinque ^ esimi di car."° grana qua- quaranta sette, cavalli quattro e — esimi qual retta si nota così da — T^-- esimi, rotto troppo esorbitato d. 0274 — 478890 ^^ '^ 47 340 CARLO PROJ A Le quali partite unite fanno ducati quattordici, grana sette, cavallo uno e ^^ di cavallo d. 14.07. i ^— ^ 301 ^ 301 Et Perche questa regia zecca non può computare sì non a libra di queste nove monete dal qual si vederà l' istesso effetto di sopra, fatto nel repartimento di essa libra una, tar- pesi quattro, acina cinque e '^ esimi di Acino Una libra di queste nove monete in numero sarà D." dudeci. tari quattro, grana cinque cavalli otto e — quanto è una libra di moneta di grana quindeci D. 14.5.8 - Spettano al patron dell'argento peggio tre e mezzo, at- tento che à libra una si deveno allegare acina sei cento ot- tanta cmque e ^- esimi. Perciò si è calculato e repartita essa lega fra una libra è ne competeno acina cinquanta sette, et un sesto per onza Et perciò a onze dieci tarpesi vent'otto acina quindece di argento sé Come pesano onze una. tarpesi uno. acina cinque di lega che fanno una libra integra è da una è dal- l'altra vien formata la libra delle monete quale onze dieci, tarpesi venti otto, acini quindici à rag."* di do.'' trideci e gr. 18 Cavalli lo-f- la libra questo pezzo del valore del reale de otto, et a Car."' undeci è un quarto importano do- cati dodici g\\ quattro Cavalli undeci e -^ esimi D. 10.0.4.11 -^ _ t ^^ Alla regia zecca per la spesa dela construttione de una libra di monete come sopra D. 0.1.14.9 — Et Pergli Cavalli nove spettano allo off.° di agiustatore di pesi seu campione quali sono per la construttione oltre li soi solili emolum.*' D. 0.0.09 Et Perla lega d'onza una tarpiso uno. acina cinque rata de la sudetta onza una. tarpesi quattro, acina cinque D. 0.0.2.0 I o UN DOCUMENTO INEDITO, ECC. 34 1 Alla r." Corte dele grana quaranta sette, cav."' quattro e ic: . I , -^ esimi sopra la libra spettano solamente D. 0.2.3.2 „ Sommano d." dudeci et quattro, grana cinque, cavalli otto et quattro settimi di cavalli D. 12.4.3.8 - Et così questa r." zecca per ogni libra di moneta che si libererà deve dar credito ad essa regia corte de gr.^ qua- 2 2 ranta tre cavalli doi e 5- esimi di cavallo gr. 43.2. 5- 04 04 Et perchè li banchi et altri immettenti se potranno por- tare argenti fini, et altre monete nele quali sarà necessaria ponere mag.^ lega per questa essa regia zecca compensato il fino de più ed altre peggiorie superiore de li sterlini venti sei, et mezzo darà delia (sic) è credito à essi immettenti dela lega che devono ponere per allegare sino alii tre e mezzo che altrimente sud.*' potriano calculare la spesa. Per le rimedij dele bilancie de Cred." non essendosi costrutte monete di tanta lega che fa che essi argenti si agravano volentieri, si stabilisce alla bilancia del Cred.° della Sayola et altra bilancia del Cred.° magg.^ tarpesi quindeci per campione, del qual rimedio liberata per liberata si terrà Conto in questa regia zecca per indennità del pub.'^" et si compenserà con la grassezza à finche esca il dovere et à fine del'anno neli conti cred,*' che si presentano nela r.^ Cam." se né darà conto essendosi visto che neli rimedij concessi di grana qindeci nela fabrica d'un melione e sei cento milia ducati non ve è stato differenza per conto dello grasso, et scarso , Et perche questa r." zecca ha sempre battute monete di bontà di argento di Car."° dovendosi al presente liberar monete peggio sterlino venticinque et mezzo per evitar in- convenienti et differenza che sogliono nascere nel liberar di monete in conformità dell' osservanza de tutte le zecche d' Italia si stabilisce remedio alla bilancia del mastro di prova de sterlino uno, come sopra che possa liberar sino à peggio sterlino venti sei et mezzo, del qual remedio habbia da tener 342 I^^^^^^K CARLO PROTA conto esso M.ro di zecca, Credentiero et mastro di prove conforme sta dichiaroto di sopra Et perche nel progresso della fabrica di esse monete nove si è fatto esactissima diligentia dai M.^' Gio: Aniello russo è Michele cavo de ord."*= del s/ pres."= enriquez delo sfrido de le monete ubrate e bianchite le quali secondo il solito dedotte l'altre monete non si possano sfridare più che onza una per ogni cento libre essendose visto per l'espe- rienze fatte che sfraudano è mancano indanno dello mastro di zecca oltre onze quattro et mezzo per ogni cento libre mancamento esorbitante nelche viene gravato esso mastro di zecca d'onze tre e' mezzo per ogni cento libre essendosi calcolato lo passato per onze due e' mezzo per bianchimento de libre quattrocento, qual mancamento o' sia manchato per malitia di ubrieri o' sia che lo porti la moneta, esso Mastro di zecca perde in cento libre d.'' tre e' mezzo, per questo non possendosi delle spese tassate levate end.° anche la r.* Corte doveria far pagare parte a' essi ubrieri intanto finché non abbia l' imborso esso Mastro di zecca, di questo che im- portare esso remedio si rattenerà esso mancamento et del resto né darà Credito ad essa regia Corte Questo é il calculo et relatione che con ogni exatta di- ligentia si è saputo fare in questa r.^ zecca la quale si ap- probba per vera, et reale et soggetta agli errori da eman- dansi è si supplica per la revisione di essa perche non in- tendemo esser tenuti solamente che d'errore, et restano pronti ad obedire, ed essendo che quanto né sarà coman- dato dalla r.* zecca li 28 di ybre 1620 — Io Gio : Frane. '^^ citarella regio mastro di zecca approbo la sud.'* relatione, Io Gio : donato turbolo regio Cred." mag/^ approbo la sud.* relatione, Io Gio : Andrea scarano regio Cred.° approbo ut supra, Io franc.'^" pacifico loc.'^ et mastro di banca approbo ut s.% Io Michele d'empoli — el m." Juan Aniello russo-jo Michel cavo vene an està relacion de la nuova moneda y la hayan con sei paresci. Continuando en tanto et la Cor. 30 di 7bre 1620 D. Jouan erriquez fise, in sta trattari Jn Aula Carbonij att." UN DOCUMENTO INEDITO, ECC. 343 Al sigfior Pres}' erriquez Per obedire alli ordini di V. S. delli 30 del passato havimo con ogni esatti ss.*"" dilig." vista la relatione et cal- culo fatto dalli otìiciali della r.^ zecca delle monete sopra la costruttione delle nove monete di carlini, et quattro carliiii nel quale calculo retroviamo che le monete, che si hanno da liberare dal m.ro di prova si debbono liberare a bontà di peggio stcrlini venticinque è mezzo d'argento giusto à Car."" Per il che semo deparere cheseli possa dare il remedio de uno sterlino per libra purché sia in magrezza, et non in- grassezza del quale se ne babbi da tenere deligentissimo conto dalli Cred." et mastri di prove li quali siano obligati di notare ogni fosa, che si farà, peso et bontà, et singolar- mente come anche le liberate che si faranno delle monete per indennità della r." Corte acciò si possi vedere il benef.'' diciò ne pervenerà Et Perchè le monete liberate sino à questo sono stati tutte à ragg.* di sterlini venti sei et mezzo peggio dove che resta creditrice di un sterlino la regia Corte. Perciò semo di parere che V. S.* potria dare ordine alli officiali p."' che pigliano nota della quantità, è qualità delle fose liberate acciò si possi la r." Corte rimborsare l'intiero di detto sterlmo Et circa il remedio che si pone ind." relat/ del grasso e' magro delle monete p."^ siamo di parere, che nel peso se li possa dare il remedio al Cred/*» della sayola alle monete di un Carlino acine due al due Carlini acina quattro alli quattro Carlini acina otto, et alla bilancia del Cred."^" magg.*' tarpesi venticinque in uno Campione che sibene nella sudetta relatione sta referito per tarpesi quindeci per campione tutta volta havendono visto per esperienza che non basta semo di parere che se li possa dare d.° remedio di tarpesi venti- cinque et questo perche la moneta resta più bassa di lega viene stampata a sgranarsi piìi volentieri, et anco havendono Considerato alla grossa summa delle monete che cognate si tagliano Et per Ult.'"*' circa il mancamento che pretende il m.ro di zecca d'onze quattro et cinque per ogni cento libre haven- 344 ^^^^V CARLO PR TA doci V. S. comandate per un memoriale à parte, dovessimo reunire d." mancamento et essendoci duna fatta esperienza de pigliare le monete dalli ubrieri, et quelle fatte pesare et poi biancare seni trovo mancamento del che da noi ne fu fatta fede, quale si conserva nelli atti del att.** fran.''" Car- bone insieme con l' informatione soppraciò d'esso pigliato. Per questo siamo di parere che sino à tanto chela r." Ca- mera declararà à danno di chi deve andare d.° mancamento che il m.ro di zecca sele possa retenere, acciò possi sodi- sfare li banchi, et altri Cred.*' di essa r/ zecca non sia obli- gato conputare in cam.* pei* indennità della r.** Corte, che questo ne occorre referire à V. S. intorno a detto ne^otio remettendoci sempre al sano giud." di V. S. alla quale fa- remo humilmente reverentia, da Casa 3 d'ottobre 1620. De V. S. hum.'^' Creati Gio : Aniello russo, et Michel cavo Jntimet. regio fìsco dicit ex Jnformat.* et scrittoris fraudem Coiv.missam esse notariam, et prò inde acriter este proce- dendam per ut sit in stat. Et vista pel detto mag."'" Pres.** estato ordinato che quello per usi si esequa. In eseq.*^^ del quale ordine Ve de- cimo, et ordinamo che debbiate la detta presente revisione obedire eseq." et osser/* fare obedire eseg."^^ et osservare justa loro forma continentia et tenore inciò che habbiano il loro debito effetto, et cossi esequireti non fandosi lo Con- trario per quanto aviti cara la graiia di sua maestà et sotto pena onze 25. Datum neap. die 22 mensis ottobris 1620. Pompeius Cattaglinus p. m. e. Don Joan erriquez Vidit fìscus Scipio faczalo per m.ro att."^ Con : Bolinus secr : franciscus Carbonus actuarius. — Al regio mastro di zecca delle mo- nete di questa città esequa quanto per la presente relatione e revisione di essa si espone circa la costruttione delle nove monete de Carlino tari et quattro carlinii et mancamento di esse per cause contente ind." revisione Uts. fatta per r."* russo et Michel cavo uts." in actis. FIORINI D'ORO DEL SECOLO XIV TROVATI A CARIQNANO Dopo la rotta data nel settembre del 1252 ai Senesi a Montalcino, « i mercatanti di Firenze per « onore del comune, ordinaro col popolo e comune « che si battesse moneta d'oro in Firenze ; e eglino « promisono di fornire la moneta d'oro, che in prima « battea moneta d'ariento da danari dodici l'uno. E a allora si cominciò la buona moneta d'oro fine di « v^entiquattro carati, che si chiamano fiorini d'oro, « e contavasi Tuno soldi venti. E ciò fu al tempo « di messer Filippo degli Ugoni di Brescia, del mese « di Nov^embre gli anni di Cristo 1252. I quali fio- « rini, gli otto pesarono una oncia... » i^K Aveva il fiorino dall'un lato l' impronta del giglio con la pa- rola FLOR ENTIA, dall'altro la figura di S. Giovanni, stante in piedi, coperto di veste distesa fino alle gi- nocchia, sui fianchi legata e al petto annodata, con una pelliccia pendente dal collo, i capelli sparsi sulle spalle, nimbato, benedicente colla destra all'uso greco, colla sinistra tenente una verga terminata in croce, col nome intorno S • lOHANNES • B • Per la bellezza del conio, per la purezza del metallo, ma, sovratutto, per l'esteso commercio, che esercitavano i mercanti fiorentini, lu il fiorino imi- (i) Cronica di Giovanni Villani a miglior lesione ridotta coll'aiuto de' testi a penna, tomo II. Firenze, per il Magheri, 1823. 44 34^ GIACOMO RODOLFO tato o contraffatto in quasi tutte le zecche d'Europa. A due tipi ne possono le imitazioni venir riferite : r uno d' imitazione perfetta, dalla parte del giglio va- riante soltanto nel nome della città o del signore, che n'ordinò la coniazione, dalla parte del santo nei segni di zecca o di dinastia; l'altro d'imitazione par- ziale, uguale al fiorentino nella parte del santo, salvo le varietà de' segni, mentre nel retto, invece del giglio, ha lo stemma della dinastia, come il fiorino di Luigi d'Angiò, battuto per l'Ungheria, colle armi di casa d'Angiò e del reame d'Ungheria, quello del conte Arnoldo d' Egmont col suo stemma e le armi di Gheldria, quello coniato per la Sicilia dalla regina Giovanna di Napoli, colle armi d'Angiò e di Geru- salemme. Numerosissime furono, specialmente nel sec. XIV, le imitazioni del primo tipo fatte dai re di Francia; dal papa Giovanni XXII o Clemente VI; dai delfini del Viennese; dai duchi d'Aquitania ; da Guglielmo e Stefano de la Garde, arcivescovi d'Arles ; da Gio- vanni I, vescovo di S. Paolo Tre Castelli nel Del- finato; dal vescovo di Cambrai; da Giovanni, duca di Lorena ; da Gaucher-Adhémar, visconte di Gri- gnan, signore di Montélimart ; dai duchi di Borgo- gna ; da Raimondo IV, principe d'Oranges ; Lodo- vico II, conte di Fiandra ; Guglielmo di Gueldres, duca di Juhers ; Roberto, duca di Bar ; Gerlaco di Nassau, arcivescovo di Magonza; Boemondo, conte di Saarbruck, e Conone di Falkenstein, arcivescovi di Treviri; Roberto I, il Rosso, conte palatino; Bo- leslao II, duca di Schweidnitz e di Javer ; Elisa- betta II di Nassau, badessa di Essen ; Enrico II, conte di Gorizia ; Alberto II e Rodolfo, duchi d'Au- stria ; Carlo Roberto, re d'Ungheria e di Polonia; Giovanni di Lussenburgo, re di Boemia ; Vence- slao III, duca di Ploczko in Polonia ; dai re d'Ara- FIORINI d'oro del SECOLO XIV TROVATI A CARIGNANO 347 gona ; da Roberto, re di Napoli ; Amedeo, conte di Savoia ; Teodoro I, marchese di Monferrato ; dalle città di Lubecca e di Savona, ecc., attestando l'alto credito, a cui il fiorino di Firenze era salito, e che per gran tempo si mantenne. DESCRIZIONE DEI FIORINI D'ORO TROVATI A CARIGNANOW. Al 16 agosto del 191 5, in Carignano, nell'an- tica « mata de' Provana », intitolata ora al nome del benemerito fondatore dell'Ospizio di Carità Giu- seppe Sebastiano Frichieri, ove sorgeva una delle case, che possedeva la potente famigha de' Provana, collocato in un vano di muro, a un metro circa di profondità, veniva rinvenuto un tesoretto di monete d'oro medioevali, tutte in ottimo stato di conserva- zione, presentanti la più grande varietà del fiorino di Firenze e delle sue imitazioni. Essendo andate divise fra lavoratori, mercè la dihgenza dei Carabi- nieri, ne furono ricuperate sessantaquattro, mentre altre, in numero non precisato, vennero trafugate (2). (i) A pie di pagina vennero citate le opere, che delle monete de- scritte fanno menzione ; nonostante però le più accurate ricerche, al- cune non ho potuto rinvenire, né nelle biblioteche pubbliche, né in for- nitissime librerie private. (2) La scoperta delle monete fu fatta durante i lavori di sterro, che la ditta Bona faceva eseguire per la costruzione di nuovi magazzini per il grandioso suo lanificio. Se, come si spera, saranno ricuperate- quelle che, in numero non precisato, vennero trafugate, in un supple- mento ne sarà data la descrizione insieme con quella di altre preziose monete, che, trovate pure in Carignano, presso lo scrivente si con- servano. 348 GIACOMO RODOLFO FIRENZE (^'. Erano passati già sessantaquattro anni, dacché il fiorino correva per il mondo, quando nel 1316 lo storico Giovanni Villani, nominato officiale di zecca (l) Della Moneta Fiorentina in Discorsi di mons. D. Vincenzio Bor- GHiNi, con annotazioni. Parte li. Firenze, MDCCLV, appresso Pietro Gaet. Viviani. // fiorino d'oro antico illustrato. Discorso di un accademico etrusco. Firenze, MDCCXXXVIII, nella stamperia di S. A. R. Per i Tartini, e Franchi. De Moneta^ sive jure condendi nuimnos. Dissertatio vigesima sep- tima in Antiquitates italicae ntedii aevi. Auctore Ludovico Antonio Mura- torio, tomus secundus. Mediolani, MDCCXXXIX. Ex typographia so- cictatis paiatinae in regia curia. Clariss. V. Ludovici Antonii Muratorii, De Moneta, sive jure con- dendi mimntos dissertatio in De Monetis Italtae variorum illustrium vi- rorum Dissertationes, quarunt pars nunc priniùnt in lucem prodit. Phi- Lippus Argelatus Bononiensis coliegit, recensuit, auxit, necnon indicibus locupletissimis exornavit. Mediolani, MDCCL. Prostant in regia curia in aedibus palatinis. Praesfantissimi viri Joannis Villanii historiographi fiorentini cnden- dae monetae cum Gerardo Gentilis praepositi de aurei floreni fiorentini origine, praestantia, et valore per varias temporum vices, cum signis, et emblcmmatibus, qune in ipsis inspiciuntur, ex codice autographo nunc priniùm in lucem edito. Praefigitur tabula nummaria musaei Victorii, cum ejusdem praelusione in De Monetis Italiae di F. Argelati. Medio- lani, MDCCLII. De valore floreni aurei fiorentini Commentarius, auctore Claudio Bois- sinio montis communis Florentiae cancellano ex codice autographo prima vice in publicum profertur. in De Monetis, cit. Excerpta ex voto fiorentini aurei legati f. U. C. Francisci Fabrini supremi magislratus cancellarli, necnon ex annuae praestationis florenorum aureorum disceptntione juridica J. C. Antonii Graffionii in De Monetis, cit, Monnoies en or, qui composent une des différentes parties du Cabinet de S. M. rEmpereur, depuis les plus grandes pièces jusqu'aux plus petites. Vienne, Chez Jean Thomas Trattiier, MDCCLIX. Vincentii Bellini Ferrariensis de monetis Italiae medii aevi hactenus non evulgatis quae in suo musaeo servantur una cum earundem iconibus dissertatio in In Philippi Argelati Tractaius de Monetis Italiae appendix, seu de Monetis Italiae pars quinta. Mediolani, MDCCLIX. Prostant in regia curia in aedibus palatinis. FIORINI D ORO DEL SECOLO XIV TROVATI A CAUIGNANO 349 insieme con Gherardo Gentilis, avendo trovato che delle cose spettanti al suo importantissimo impiego memoria alcuna non si teneva, ninna ordinazione registravasi, ninna cura de* conii, dei segni prende- vasi, la cui ignoranza creava nella zecca una dan- nevole confusione, ordinò un libro in cartapecora, dove, di semestre in semestre, si dovessero scrivere Storia delle Monete della Repubblica fiorentina data in luce da Ignazio Orsini. In Firenze, MDCCLX. Nella stamperia di Pietro Gaetano Viviani. Das netierófnete Mi'mscabinet, darinnen merkwiirdige und viete bishero noch nirgends mitgetheilte Gold-itnd Sitberntiìnzen zu finden, die richtig in Kupfer abgebildet, beschrieben und erldutet werden von D. Johann Friedrich Joachim. Niirnberg, Auf Kosten George Bauers, 1761. Delta decima e di varie altre gravezze imposte dal comune di Fi- renze. Della moneta e della mercatura de' Fiorentini fino al secolo XVI. Lisbona e Lucca, MDCCLXV. Del fiorino di sigillo e delle riflessioni sulle cause dell'accrescimento di valuta del Fiorino d'oro della Repubblica fiorentina. Trattato del dot- tore Gio : Targioni Tozzetti in Nuova raccolta delle monete e zecche d'Italia di Guid'Antonio Zanetti, tomo I. In Bologna. Per Lelio della Volpe, MDCCLXXV. Della moneta de' Fiorentini., nel tomo I di G. A. Zanetti. Delle varie monete forestiere e nazionali poste in commercio in Italia fino al secolo XVII. Dissertazione terza, in Delle opere del signor com- mendatore don Gianrinaldo conte Carli, tomo III. Milano, MDCCLXXXIV. Nell'Imperiale Monistero di S. Ambrogio Maggiore. JuLES Francois, Paul Fauris Saint-Vincent, Monnoies des Comies de Provence. A Aix, de l' imprimerle d'Antoine Henricy, an IX. Delle imitazioni del Fiorino d'oro di Firenze, parte prima, in No- tizie peregrine di Numismatica e à! Archeologia pubblicate per cura di F. ScHWErrzER, decade quarta. Trieste, tipografia G. Stallecker, 1859. Carlo KunZ, Osservazioni circa la qualità e il valore dei fiorini d'oro in L'Archeografo triestino. Raccolta di memorie, notizie e documenti per servire alla storia di Trieste, del Friuli e dell' Italia. Nuova serie, voi. I. Trieste, tipografia di L. Herrmanstorter, 1869-1870. Monete di zecche italiane inedite o corrette, memoria terza di Dome- nico Promis in Miscellanea di Storia Italiana, tomo XII. Torino, Fra- telli Bocca, MDCCCLXXI. Torino, Inventario regio medagliere, voi. Il, dal 1992 al 4848. Mano- scritto nella biblioteca di S. M. il Re in Torino. Torino, Inventario regio medagliere S. M., voi. II, dal 2689 al 5519. Manoscritto nella biblioteca di S. M. il Re in Torino. 350 GIACOMO RODOLFO i nomi del podestà, dei capitani del popolo, dei mae- stri di zecca, le qualità delle monete, de' segni. Ma, benché dal 1252 passati fossero solamente sessanta- quattro anni, non riuscì al Villani di dare una con- tinuazione, se non a cominciare dal 1303, rimanendo settantadue segni nel suo libro senza note indicanti a chi spettassero. Ma un sì bel metodo neppure dai successori fu costantemente seguito, poiché molti sono i semestri tralasciati afìfatto e altri, in cui non si scrissero i nomi di alcuni officiali. I fiorini che Firenze fece coniare di semestre in semestre nell'avvicendarsi degli officiali della mo- neta, avuto riguardo all'esteso commercio che allora esercitava, furono battuti certamente in numero gran- dissimo ; però rari col tempo essi divennero, consi- derando che molte ordinazioni la repubblica fece di disfare le monete vecchie, per rifarne delle nuove, e che talora vennero fusi da mercanti per quel poco d'utile che ritrarre ne potevano. Coniati anteriormente al 1317, prima che s'incominciasse a tenere il libro di zecca : £> — Giglio + FLOR ENTIA I^ — S. Giovanni S • lOHA NNES • B (segno: rampolla col beccuccio). ;& — Giglio + FLOR ENTIA 91 — S. Giovanni • S • lOHA NNES • B • (segno: il trifoglio). i)' — Giglio + FLOR ENTIA Iji — S. Giovanni • S • lOHA NNES • B (segno : la croce). ^' — Giglio + FLOR ENTIA Ri - S. Giovanni • S • lOHA NNES • B (segno: il pastorale). FIORINI d'oro DEI- SECOLO XIV TROVATI A CARIGNANO 35I 4:>' ~ Giglio + FLOR ENTIA :^ — S. Giovanni • S • lOHA NNES • B (segno : un fiore a sei petali). 1305. Essendo officiali della moneta Simone Gherardi e Do- nato de Antella nel semestre principiante dal maggio del 1305. fì' — Giglio + FLOR ENTIA IJI — S. Giovanni • S • lOHA NNES • B (segno : la falce). 1313. Essendo officiali della moneta Totto Tedaldi e Fran- cesco Unganelli nel semestre principiante dalla metà di maggio del 1313. 3' — Giglio + FLOR ENTIA 5:^—5. Giovanni • S • lOHA NNES • B • (segno: la caldaia). 1319. Essendo officiali della moneta Nerio del Giudice e Ubertino de lo Strozza nel semestre principiante dal primo maggio del 1319- B' — Giglio + FLOR ENTIA 9 — S. Giovanni • S • lOHA NNES • B (segno: la colomba col ramo nel becco) (i\ 1326. Essendo officiali della moneta Gherardino lannis e Giotto de' Peruzzi nel semestre principiante dal primo maggio del 1326. B' — Giglio + FLOR ENTIA ^ — S. Giovanni • S • lOHA NNES • B (segno: il sonaglio). ;& — Giglio + FLOR ENTIA ^ — S. Giovanni S lOHA NNES • B • (segno: il sonaglio). 1329. Essendo officiali della moneta Stefano Cambii e Ne- rone Artenigii nel semestre principiante dal primo mag- gio del 1329. (i) L'opera Monnoies ett or, qui composent..., annovera questo fiorino fra le " Monnoies douteuses en or de la republique de Florence „. 35? GIACOMO RODOLFO ^ — Giglio + FLOR ENTIA ^ — S. Giovanni • S • lOHA NNES • B (segno: la botte col cocchiume). Simile al precedente. 1332. Essendo officiali della moneta Vannes Bandini e Bo- naventura Ricoveri nel semestre principiante dal primo maggio del 1332. ^' — Giglio + FLOR ENTIA ^ — S. Giovanni • S • lOHA NNES • B (segno: il coltello). 1333. Essendo officiali della moneta Lapo Niccoli e Loclei io Chiti nel semestre principiante dal primo novembre del 1333. B' — Giglio + FLOR ENTIA ]^' — S. Giovanni • S • lOHA NNES • B (segno : una ban- diera con una croce nel campo)i 1334. Essendo officiali della moneta Tano Chiarissimi e Fal- cone Gheri nel semestre principiante dal primo novem- bre del 1334. ^' — Giglio + FLOR ENTIA P — S. Giovanni • S • lOHA NNES • B (segno: la spada) (D. 1335. Essendo officiali della moneta Naddo Cennis Nardi e Ricchus di ser Gherardo nel semestre principiante dal primo novembre del 1335. ^ — Giglio + FLOR ENTIA ^ — S. Giovanni • S • lOHA NNES • B- (segno: la mannaia). 1339. Essendo officiali della moneta Giovanni de Covonibus e Schoiaj Cedernelli nel semestre principiante dal primo novembre del 1339. B' — Giglio + FLOR ENTIA li) — S. Giovanni • S lOHA NNES • B • (segno : la mez- zaluna). (i) Vedi la nota 5. FIORINI d'oro del SFXOLO XIV tROVATI A CARlGNANO 35^ ir ~ Giglio + FLOR ENTIA 9 — S. Giovanni • S lOHA NNES B • (segno : la mez- zaluna). 1340. Essendo officiali della moneta Lippo Marino Soldano e Dino del Canto nel semestre principiante dal primo novembre del 1340. ^' — Giglio + FLOR ENTIA 9' — S. Giovanni • S • lOHA NNES • B (segno: lo scorpione). 1341. Essendo officiali della moneta Neri Boccuccio e Bar- tolomeo Siminetti nel semestre principiante dal primo maggio del 1341. ^ — Giglio + FLOR ENTIA ^' — S. Giovanni • S • lOHA NNES • B • (segno: il cancrc). 1342. Essendo officiali della moneta Filippo Lippi de Angio- lerii e Aldobrandino Lapi Tanaglie nel semestre prin- cipiante dal primo novembre del 1342. B' — Giglio + FLOR ENTIA ^ — S. Giovanni • S • lOHA NNES • B (segno : un S). ^ — Giglio + FLOR ENTIA I^ — S. Giovanni • S • lOHA NNES • B • (segno: un S). ^' — Giglio + FLOR ENTIA I^ — S. Giovanni • S • lOHA NNES • B (segno: il sudario). Questo segno per i fiorini d'oro manca nel libro di zecca: col segno del sudario furono battuti nel 1350 dei grossi d'argento. VENEZIA i'\ Bartolomeo Gradenigo, doge (1339-1343)- Ducato. /©" — S. Marco, nimbato, in piedi, che porge il vessillo al doge, inginocchiato. Dietro il santo • S • M VE- (i) Le Monete di Venezia descritte ed illustrate da Nicolò Papado- poLi coi disegni di C. Kunz. Venezia, Ferdinando Ongania, 1893. 45 354 GIACOMO RODOLFO NETI dietro il doge BÀ G-RADONICO lungo l'asta del vessillo DVX R) — Il Redentoi*e, benedicente, in un'aureola ellittica, cosparsa di stelle, quattro a sinistra e cinque a destra : intorno • SIT • T • XPE • DAT' • Q • TV RE- GIS • ISTE • DVCAT' • Andrea Dandolo, doge (1343-1354)- Ducato. ^ — S. Marco, nimbato, in piedi, che porge il vessillo al doge, inginocchiato. Dietro il santo • S • M • VE- NETI • dietro il doge ANDR- DANDVLO lungo l'asta del vessillo DVX I^ — Il Redentore, benedicente, in un'aureola ellittica, co- sparsa di stelle, quattro a sinistra e cinque a de- stra : intorno • SIT T X • PE • DAT' • Q • TV REGIS • ISTE • DVCAT' • % RODI. Deodato de Gozono, granmaestro (1346-1353)- Ducato. ^ — S. Giovanni, nimbato, in piedi, che porge il ves- sillo al granmaestro, inginocchiato. Dietro il santo S lOHES B dietro il granmaestro F • DEODAT' lungo l'asta del vessillo MGR I^ — Angelo, alato, nimbato, seduto sopra il coperchio d'un sepolcro, alludendosi a quell'angelo, che nella risurrezione di Cristo discese dal cielo e, rivolta la pietra del Sepolcro, sopra sedeva, tenente nella destra una verga terminata in giglio. Intorno : -¥ HOSPITALIS QVENT' • RODI FIORINI n ORO DEL SECOLO XIV TROVATI A CARIGNANO 355 Giacomo Bosio (i), che primo fece conoscere questa moneta, scrive : " Trouomi hauere fra le cose mie più pregiate, e care; una Medaglia, " o sia zecchino d'oro, del Gran Maestro Fra Dcodalo di Gozone ; da " me con molta cura, e veneratione custodito ; e da gli osservatori dei- " l'antichità di questa Sacra Religione, & Illustrissima Militia, grande- " mente stimato „. Qual fine abbia avuto l'esemplare posseduto nel secolo XVII dal Bosio non si sa; dall'incisione, ch'egli ne diede, fu riprodotto da S. Pauli (2), e solamente dal Bosio e dal Paoli ricavando, ne parlarono T. Friedlànder (3), E. Grote (4), Julius Kriedliinder (5), P. Lambros (6), onde P. G. F. Furse (7) dice : " Questa è la moneta d'oro " più antica i he sia conosciuta ed è molto interessante. Finora peraltro " non si è potuto sapere se ve ne sia alcun esemplare in esistenza „. Ed Edoardo E. Furse (8) aggiunge: " Ce Sequin n'est connu jusqu'ici " que par la gravare qu'en ont donnée Bosio, Storia della Relig. di * .S". Gio. Gerosolimitano, t. II, pag. 85, et Pauli, Cod. Diplont., t. II, " pi IV „. (i) Dell'istoria della sacra religione, et ilU^a militia di S. Gio: Gie- rosolj^o di Iacomo Bosio, parte seconda. Di nuovo ristampata, e dal me- desimo autore ampliata, et illustrata. Appresso Guglielmo Facciotto, M.DC.XXX. (2) Codice diplomatico del sacro militare ordine gerosolimitano oggi di Malta, raccolto da vari documenti di quell'archivio, per servire alla storia dello stesso ordine in Rodi ed in Malta, e illustrato con una serie cronologica de' gran maestri, che lo governarono in quei tempi, con alcune notizie geografiche, ed altre osservazioni. In Lucca, MDCCXXXVII. Per Salvatore e Giandomenico Marescandoli. (3) Numismata medii aevi inedita. Commentariis ac tabulis illustravit Theophilus Friedlaender, particula prima. Berolini, ex-officina academiae regiae scentiarum, MDCCCXXXV. (4) Blàttern fiir Miinskunde. Band. Il, Seite io. (5) Die Miimen des Johanniter'Ordens auf Rhodus 1309 bis 1522 von Julius Friedlaender. Mit zwei Kupfertafeln. Berlin, 1843, Traut- wein & Comp. (6) Monete inedite dei gran maestri deU ordine di S. Giovanni di Ge- rusalemme in Rodi dichiarate da P. Lambros. Venezia, tipografia del Commercio edit., 1865. (7) // Medagliere Gerosolimitano ossia Raccolta delle Medaglie e Mo- nete coniate dai Gran Maestri dell'ordine Gerosolimitano in Rodi ed in Malta per P. G. F. Furse. Malta, MDCCCLXIV. (8) Mémoires Numismatiques de l'ordre Souverain de Saint Jean de Jérusalem illustrées avec les iiiédailles et monnaies frappées par les grands maitres de l'ordre par le baron Edouard Henri Furse, deuxieme edition. Rome, Forzani & C. M.DCCC.LXXXIX. 356 GIACOMO RODOLFO AVIGNONE ('). Papa Giovanni XXII (Giacomo d' Euse de Cahors) (1316-1334). Fiorino. ^ — Giglio. Le chiavi in decusse e • SANI' PETRH' R) — S. Giovanni • S • lOHÀ NNES • B • (segno : la tiara). F. Poey d'Avant scrive : " Ce florin a regu diverses attributions. " On est convenu assez généralement de le donner à Jean XXII, à " cause du différent de la tiare que l'on y volt. Il faut, au contraire, " refuser aux papes les florins sur lesquels on ne trouve qu'une " mitre „. Da altri questo fiorino fu attribuito al papa Clemente VI. (i) Muratori L. A., Monnoies en or, qui coniposent — Orsini J. — JoACHiM J. F. — Fauris Saint-Vincent J. F. P. E. Cartier, Nuiiiismatique de l'ancien Contiat Venaissin et de la prin- cipatité d'Orange, in Revue Numismatique, dirigée par E. Cartier et L. de la Saussaye. Année 1839. Blois, A la direction de la Revue. Le Monete de' Papi descritte in tavole sinottiche. Opera del dott. An- gelo CiNAGLi. Fermo, nella tipografia di Gaetano Paccasassi, 1848. SCHWEITZER F. Monnaies féodales de France par Faustin Poey D'Avant, deuxième volume. Paris, Au bureau de la Revue numismatique fran^aise, 1860. J. Laugier, Monnaies tnédites on peti connues de Papes et Légats d'Avignon appartenant au Cabinet des médailles de Marseille. Tours, inipr. Bousrez. Giancarlo Rossi, Ragionamenti sul l' aurea moneta di Papa Gio- vanni XXII. Roma, 1881, tip. edit. Romana. V. C, Le monete di Roma e dei papi da circa il 1280 al 1J94, in Ballettino di mini, e sfrag. per la storia d'Italia, compilato a cura di M. Santoni e O. Vitalini, voi. II. Camerino, tip. Mercuri, 1884. V. Capobianchi, Nuove osservazioni sopra alcune monete battute dai papi nel contado Venesino e d'Avignone, in Rivista Hai. di Num., diretta da F. ed E. Gnecchi, anno terzo. Milano, L. F. Cogliaii, 1^91. Umberto Rossi, // fiorino d'oro di Urbano V, in Riv. t. di Num., 1895. FIORINI DORO DEL SECOLO XIV TROVATI A CARIGNANO 357 VIENNESE. Umberto II, delfino del Viennese (') (I333-I349)- ^ — Giglio + HV • DPH VIENS ^ — S. Giovanni • S • lOHA NNES • B • (segno: la torre). ^ — Giglio + HV • DPH VIENS P — S. Giovanni • S • lOHA NNES • B • (segno: il delfino). Scrive il Morin che : " Ces deux florins... sont les seules pièces " d'Humbert qu'on rencontre un peu fréquemment dans les collections „. Carlo, delfino del Viennese (2) (1349-1364). ;& — Giglio + KROL' DPHS • V P — S. Giovanni • S • lOHA NNES • B • (segno : la torre). (i) // fiorino d'oro antico illustrato. — Monnoies en or, qui compo- sent... — Orsini Ignazio. — Joachim J. M. Traile des monnoies des barons, ou représentation et explication de toutes les monnoies d'or, d'argent, de billon & de cuivre, qu'ont fait frappar les possesseurs de grands fiefs, Pairs, Évéques, Abbés, Cha- pitres, Villes & autres Seigneurs de France; Pour servir de complé- ment aux Monuinens historiques de la France en general, & de chacun de ses Provinces en particulier. Par feu M. Pierre-Ancher Tobiésen Duby, tome premier, A Paris, de l'imprimerie Royale, M.DCCXC. Fauris Saint-Vikcens J. F. P. Numismatiqne féodale du Dauphiné, Archevcques de Vienne. — Évé- ques de Grenoble Dauphins de Viennois par H. Morin. Paris, Rollin. MDCCC.LIV. SCHWEITZER F. Monnaies féodales de France par P'austin Poey d'Avant, troisième volume. Paris, au bureau de la Revue num. frane. , 1862. (2) Tratte historique des monnoyes de France, avec leurs figures, depuis le commencement de la monarchie jusqu'à present. Augmenté d'une Dissertation historique sur quelques Monnoyes de Charlemagne, de Loiiis Le Debonnaire, de Lothaire, & de leurs successeurs, frapées dans Rome, par M. Le Blanc. A Amsterdam, chez Pierre Mortier, M.DC.XCll. Monnoies en or, qui composenl... — Orsini Ignazio. — Pierre-Ancher Tobiésen Duby. — Morin H. — Schweitzer F. — Poey d'Avant F. 35^ ^^^^^^MW RODOLFO Simile al precedente. ^ — Giglio + KROL DPHS • V Ili — S. Giovanni • S • lOHA NNES • B • (segno: la torre). B' — Giglio + • KROL DPHS • V ^ — S. Giovanni • S • lOHA NNES • B • (segno: la torre). ^' ^ Giglio + KAROL' DPHS • V II) — S. Giovanni • S • lOHA NNES • B • (segno: il delfino). A R L E S (I). Stefano de la Garde, arcivescovo (1351-1359)- ^ — Giglio ^ S • AREL ARCHP • I^ — S. Giovanni • S • lOHA NNES • B • (segno : P). B' — Giglio S ® AREL' ARCHP' ^ — S. Giovanni S • lOHA NNES • B • (segno : una croce fiorata). SAN PAOLO TRE CASTELLI NEL DELFINATO (2). Giovanni I Costi, vescovo (1349-1361). B' — Giglio + I . EP'S TRCAT' ^ — S. Giovanni • S • lOHA NNES • B • (segno : la torre). (x) Monnoies en or, qui cotiiposent... — Joachim J. F. — Pierre-An- CHEK ToBiÉSEN DuBY. — Fauris Saint-Vincknt J, F. P. — ScHWEnZER F. — POEY d'AvANT F. (2) Monnoies en or, qui composent... De variis Ilaliae iiwneiis medii aevi raiiocinaliones XLiy. clarissimi viri Dominici Mariae Manni fiorentini, academicl etrusci cortonensis, nunc primnm in lucem prodettnt, in In Puilippi Argelati Tractaius de Ma- itefis Italiae, appendix, seu de Monetis Ilaliae pars quinta. Orsini Ignazio. — Joachim J. V. — Pierre-Anchkr Tobiésen Duby. — Fauris Saint-Vinceni J. F. P, — ^ Schvveuzer F. — Poey d'Avani F. FfORINI DORO DEL SFCOLO XIV TROVATI A CARIGNANO 359 Simile al precedente. Scrive lo Joachim : " Diese Mtìnze ist cine reclit sehr rarer Gold- " golden... „ e F. Poey d'Avant dice che: " Toutes les monnaies des " évèques de Saint-Paul-Trois-Chàteaux sont très rares. A l'exception " de troi.s variétés, je ne connais qu'iin exemplaire de chacune d'elles. " Le florin de Jean est le moins rare de tonte la sèrie „. L'opera Mon- ttoies en or, ecc., D. M. Manni. l'Orsini, lo Joachim, lo Schweitzer attri- bniscono questo fiorino al vescovo Giacomo de la Tour du Pin, del quale il Poey d'Avant non riporta alcuna moneta, mentre il Duby è in- certo, se a Giovanni I debba assegnarlo, o a Giovanni II de Murol, o a Giovanni III, o a! IV. O R A N G E S (^). Raimondo IV, principe d'Oranges (1340-1393). ^ — Giglio. Il cornetto col cordone • R • DI • G- • P • AVRÀ H — S. Giovanni • S • lOHA NNES • B • (segno : piccolo quadrato attraversato da una diagonale e sormon- tato da una croce. ÌB' — Giglio. Il cornetto col cordone R • DI • G • P • AVRÀ ^ — S. Giovanni • S • lOHA NNES • B • (segno: un casco). ^ — Giglio. Il cornetto col cordone R • DI • G- • • P • AVRÀ I^ — S. Giovanni • S • lOHA NNES • B • (segno : ^). FIANDRA (2). Lodovico II, conte di Fiandra, morto alla battaglia di Crescy nel 1346. ^ — Giglio L • FLAD COMES ^ — S. Giovanni + S • iOHA NNES • B • (segno: una te- sta di leone). (i) Monttoies en or, qui composeni ... — Orsini Ignazio. — Joachim J. F. — Pierre-Ancher Tobiésen Duby. — Fauris Saint- Vincent J. F. P. — Cartier e. — Schweitzer F. — Poey d'Avant F. A. DU Chalais, Observations sur quelques monnaies frappées à Grange pendant le moyen-nge, in Revue num., publiée par E. Cartier et L. de la Saussaye, année 1844. Paris, au bureau de la Revue. (2) Monnoies, ecc. — Orsini Ignazio. — Schweitzer F. 36o GIACOMO RODOLFO ARAGONA (^\ Pietro IV, re d'Aragona (1336-1387). Giulio + ARAG- OREX • P S. Giovanni • S • lOHA NNES • B • (segno : la torre) B' - Giglio + . P • REX ARAGO ^ — S. Giovanni • S • lOHA NNES • B • (segno: la torre). Scrive r Heiss che questo fiorino " y fracciones de florines, son " las primeras nionedas de oro que conocenios de la sèrie aragonesa. " Los medios florines escasean mas que los enteros, pero Ics cuartos de " florines son scemamente raros... „. ^ ^ AUSTRIA <2). Alberto II, duca d'Austria, morto nel 1358. Giglio DVX • ALB ERTVS (A e L in nesso). S. Giovanni • S • lOHA NNES • B (segno : d'Austria). scudetto B' — Giglio DVX • ALB ERTVS (A e L in nesso). P — S. Giovanni S • lOHA NNES • B (segno : scudetto dAustria). Scrive lo Joachim : " Diesa Miinze.... ist ein sehr rarer òsterreichi- " scher Goldgiìlden ,. (i) Monnoies, ecc. — J/ fiorino d'oro aniico illustralo. — Orsini Ignazio. — Fauris Saint- Vincent J. F. P. — Schweitzer F, Descripcion general de las Monedas Hispano-Crisiiaiias desde la in- vasion de los Arabes, par Aloiss Heiss, tomo segundo. Madrid, R. N. Milagro. Paris, Rollin y Feuardent, 1867. (2) Momtoies, ecc. — Il fiorino d'oro an/ico illustralo. — Orsini Ignazio. — Joachim J, F. — Schweitzer F'. FIORINI d'oro del SECOLO XIV TROVATI A CARIGNANO 361 UNGHERIA. Carlo Roberto, re d'Ungheria (O (1310-T342). ^' - Giglio + KARO LV • REX K — S. Giovanni • S • lOHA NNES • B • (segno: una corona). Simile al precedente. Lodovico II, re d'Ungheria e di Polonia (2) (1342- 1382). ^ — Giglio + LODOV ICIREX I^ — S. Giovanni S lOHA NNES B (segno : una corona). Simile al precedente. Simile al precedente. ly — Giglio + LODOV ICIREX 9* — S. Giovanni S lOHA NNES B (segno : una corona). Appare evidentemente di battitura differente da quella dei tre precedenti. Questo fiorino fu attribuito a Lodovico VI o VII di Francia dal Le Blanc ; il de Villiers scrisse: " Florin, attribuè par Le Blanc à Louis " VI cu Louis VII, mais plus moderne „; a Loduvico d'Ungheria lo assegnano l'opera Monnoies, ecc., l'Orsini, il Duchalais, il Rupp e lo Schweitzer. (i) // fiorino d'oro, ecc. — Monnoies, ecc. — Orsini Ignazio. — JOACHIM J. F. Numi Hungariae hactenus cogniti, quos del'tneatos^ ac e monumentis historico-numanis illustratos exibet lacobus Rupp. Budae, typis regiae universitatis Hungaricae, 1846. Schweitzer F. (2) Le Blanc. — // fiorino, ecc. — Monnoies, ecc. — Orsini Ignazio. Noie sur des monnaies d'or et d'argent, du XI V^ siede, trouvées près de Chartres, par M. de Villiers, in Revue num. del 1844. A. Duchalais, Florins de Louis 1 de Hongrie, in Revue num. del 1844. Rupp. G. — Schweitzer F. 40 362 GIACOMO RODOLFO ^ ^ BOEMIA (I). Giovanni, re di Boemia, morto alla battaglia di Crescy nel 1346. Giglio. Corona lOHES S. Giovanni • S • IONA NNES • B • (segno : cimiero). Simile al precedente. Simile al precedente. Simile al precedente. Simile al precedente. Simile al precedente. Simile al precedente. Simile al precedente. Simile al precedente. Simile al precedente. Il lavoro di coniazione è cattivo ; alcune differenze, che si riscon- trano nella figura del santo, del giglio, del segno, mostrano che questi fiorini, che in un esame superficiale parrebbero tutti eguali, furono emessi almeno con quattro coniazioni difierenti. PLOCZKO IN POLONIA (2). VeNCESLAO III, DUCA DI PlOCZKO, morto nel 1330. • Giglio WENCES • L • DVX • P S. Giovanni S • IONA NNES • B (segno : l'aquila). (i) Monnoies, ecc. — Orsini Ignazio. — Schweitzer F. (2) Monnoies, ecc. — Joachim J. F. Ntimismatique dti moyen-age, considérée sous le rapport du tjpe; accompagnée d'un atlas, compose de tables chronologiques, de cartes géographiques et de figures de monnaies, gravées surcuivre: par Joa- chim Lelewel. Ouvrage publiée par Joseph Straszéwicz, troisième partie. Paris, imprimerle de Bourgogne et Martinet, 1835. Schweitzer F. FIORINI d'oro del SECOLO XIV TROVATI A CARIGNANO 363 L'opera Monuoies, ecc., G. F. Joachim e J. Lelewel attribuiscono questo liorino a Venceslao III, duca di Ploczi. Ciò che succede in seguito è troppo noto.... Nel Senato di Genova si tratta di svellere dalle fondamenta l'animosa e fiera ghibel- lina. Si oppone Agostino Pallavicino. I vincitori si contentano di rovinare, riempire di rottami il porto di Savona, distruggere il magnifico Duomo sul Pria- mar, la maggior parte delle torri e cancellare l'arme Savonese per sostituirvi quella di Genova.... Pur troppo, ancora oggidì, non hanno rinunciato a tali sistemi di vittoria, talune delle nazioni così dette civili.... (i) Deliberazione 14 dicembre 1528. 47 37° ALESSANDRO CORTESE Raffronto nwnetario. Rapporti tra il Marchesato di Sa- Itizzo e il Con lime di Savona. Con diploma del i6 febbraio 1472, V impera- tore Federico III, concede ad Agostino di Lignana, abbate di Casanova, presso Carmagnola, diritto di battere moneta (^). Ludovico II, marchese di Saluzzo (1475-1504). luogotenente generale e viceré del Reame di Napoli, per Ludovico XII, re di Francia, comandante in capo dell' infelice spedizione del 1503, con diploma del 21 febbraio 1480, ottenuta dall'imperatore Fe- derico III investitura del marchesato e conferma delle regalie imperiali, apre secca a suo nome, con- siderandone l'esercizio, quale uso di regalia. A sede di officina monetaria sceglie Carma- gnola, grossa terra della sua signoria. È significativo il fatto che la zecca sia stata istituita dove sorgeva precisamente l'Abbazia, la quale, prima di Ludovico IL aveva ottenuto il pri- vilegio di battere moneta (2). Comoda tornava Carmagnola per posizione, a chi dalle varie parti del Piemonte vi recava oro ed argento ; vantaggiosa sia perchè negli accensamenti della zecca era stato pattuito dagli appaltatori, che il portatore di un'oncia d'oro e di otto (un marco) d'argento, doveva fruire di salvacondotto d'andata e ritorno non obstante ogni represalia et altro debito, (i) L'originale del diploma si conserva nell'Archivio di Stato di Torino e la trascrizione del testo, fu fatta dall' illustre e benemerito Presidente della Società Storica Subalpina, comm. prof. F'erdinando Gabotto. (2) Cfr. Orazio Roggiero, Altre Monete dei Marchesi di Saluezo {Zecca di Carmagnola), in Bollettino italiano di Numismatica, nn. 5, 6 e 7 (1910). Milano tip. C. Crespi. NOTE ILLUSTRATIVE RIGUARDANTI SAVONA E LA SUA ZECCA 37 1 excepto sei fttsse rebelle del Stato, sia per la vicinanza a Chieri, allora fiorente nel commercio dei metalli e nell'industria dell'affinaggio^^). Tralascio l'enumerazione dei tipi monetari emessi dai marchesi di Saluzzo, nella zecca di Carmagnola e mi permetto invece un rilievo : A parer mio, il pezzo da tre grossi o cavallotto, battuto dal Comune di Savona, durante il dominio di Francesco I, re di Francia, imita, nel rovescio, quello di Carmagnola. E ben noto il rovescio del cavallotto di Carma- gnola. Nel campo : S. Costanzo, patrono della città, nimbato, a cavallo, rivolto a destra, impugnante un'asta vessillifera. Attorno : SANCTVS CONSTANTIVS. E risaputo altresì, che tale tipo fu in uso con Ludovico II, marchese di Saluzzo e conservato dal figlio primogenito Michele Antonio (1504-1528), sui testoni, cornuti, da Francesco (1529-1537), fratello e successore di Michele Antonio. E il cavallotto di Savona, presenta a sua volta, un Santo nimbato, a cavallo, rivolto a destra, im- pugnante una lunga freccia. Ciò non implica inten- dimento doloso, perchè attorno alla moneta sta la leggenda : VIRGO MARIA PROTEGE. Tale leggenda, in rapporto a quella del diritto: CIVITATEM SAVONAE, vuol riferirsi alla Celeste Patrona della città (2). (i) Ibidem. (2) I savonesi ebbero sempre verso l'Assunta, tenera e filiale de- vozione. Furono dei primi in Liguria, che dai primordi del Cristiane- simo, le dedicarono un tempio. Questo, sulla fede dei cronisti locali, fu edificato sulle rovine di un delubro pagano, sulla rocca di Priamar, dove erano allora le case dei più ricchi cittadini, in oggi la fortezza, costrutta nel 1542, dalla Repubblica di Genova. Basilica nel duodecimo secolo, divenne oggetto di grande venerazione in Liguria e fuori. Fu distrutta nel secolo XVI, dall'ira genovese. Ancora oggi attestano la vetusta divozione a Maria: 1.^ Un bassorilievo a sagoma ogivale, in pietra nera di Promott- 372 ALESSANDRO CORTESE È risaputo che sovente, anche dalle zecche più insospettabili venivano imitati i tipi monetari più accetti negli scambi e che Savona era libera di scegliere quel sistema monetario, più conveniente al suo commercio tra quelli in uso negli stati circon- vicini, coi quali era in continui rapporti (^). Al di là dell'Appennino stavano il Monferrato, Mondovì, i feudi Aleramici, verso il mare. Noli, Al- benga, Ventimiglia, Genova. Ma tra le città, Mon- dovì, Noli, Albenga, Ventimiglia, non battevano mo- neta, mentre invece, al cominciar del '300, avevano battuto moneta gli Aleramici d'Incisa, di Doghani, di Ceva ; non a lungo però, poiché sullo scorcio del '400 non rimangono in Piemonte, che la zecca di Savona e quella di Asti, passata nella Signoria de- gli Orléans. Sul finire del '400 e sui primi del '500, una rigogliosa rifioritura monetaria si effettua per opera dei Marchesi di Saluzzo, degli Abbati di San Be- nigno di Fruttuaria, dei Signori, poi Conti di Desana torio (la cui cava più conosciuta era in Genova, nella località della Chiappella), raffigurante l'Assunta. È ora incastrato nella parte interna del muro che sovrasta la porta laterale sinistra dell'attuale Duomo di Savona (opera del secolo Xlll). 2.° Un bellissimo busto in marmo bianco, con dorature. Rappre- senta la Madonna col Bambino in braccio, a sinistra. È ora murato nella scala del Museo Civico di Savona. Pare, provenga dal Duomo antico. Tale busto ricorda il tipo di Madonna che figura sul recto del doppio ducato largo, del ducato, del testone^ coniati in Savona, durante il dominio di Ludovico XII, re di Francia. 3.0 Serravolta a basso rilievo, in pietra di Promontorio. Rappre- senta la Madonna col Bambino in braccio, a destra. Proviene dal chio- stro della chiesa di Consolazione ed è ora murata nella scala del Museo Civico di Savona (opera del secolo XV). 4.° Serravolta a bassorilievo, come precedente, stessa provenienza, ma alquanto piij piccola (opera del secolo XV). (i) In forza del privilegio di Ludovico di Baviera (15 luglio 1327), della conferma del diritto di zecca da parte di Bernabò e Galeazzo Visconti (16 ottobre 1355) di Carlo IV, re di Francia (18 gennaio 1368). NOTE ILLUSTUATIVE RIGUARDANTI SAVONA E LA SUA ZECCA 373 e dei Signori, poi Conti, indi Principi di Messerano, i quali aprendo zecca rispettivamente a Carmagnola, Montanaro, Desana, Messerano e per qualche tempo a Crevacuore, coniarono un numero sì grande di monete, da inondare il Piemonte e lo Stato di Savoia. È questo, pur troppo, un periodo ben triste per le contraffazioni e falsificazioni monetarie ; ma da tale onta fu immune la zecca dei Marchesi di Sa- luzzo, mentre ne fu infetta, ad esempio, quella dei Marchesi di Monferrato, trasportata da Chivasso a Casale. E Savona, come fu onesta nell' imitare \\ fiorino (Toro di Firenze, nei primi tempi d'attività della zecca (i 350-1 396) (allorquando il fiorino (Toro veniva con- traffatto su larga base, persino dai Papi, nella sede di Avignone) e il grosso di Genova, il quale, non solo in Italia, ma anche in Francia, in Levante, aveva corso, stante la grande influenza che detta città andava acquistando, così sul crepuscolo della sua autonomia comunale, volle dare novella prova di onestà, imitando e non contraffacendo un tipo monetario, che godeva stima presso gli vStati e ben si prestava ad agevolare gli scambi pecuniari, a vantaggio dei suoi commerci. Savona era allora l'unico e naturale sbocco di Saluzzo sul mare ep- perciò il suo naturale mercato in Liguria. Di qui erano derivati i suoi Marchesi, qui fu sbarcata per essere trasportata a Saluzzo, la salma del Marchese Ludovico II, morto in Genova, il 27 gennaio 1504, in seguito alla disastrosa ritirata da Napoli. Delle quattro strade commerciali, dalla Riviera di Ponente all'oltregiogo, una andava da Finalborgo su per Caprazoppa, Gorra, Calizzano ; le altre tre di Savona, quella di Castagnarei, dal ponte di Con- solazione, per Porcaria, conduceva a Cadibona, quella di Cantagalletto, dal ponte di S. Martino, pel colle 374 ALESSANDRO CORTESE di Montemoro, a Cadiboiia, la terza detta di Priocco, salendo per le colline di Ranco, alla sommità delle alture di Montenotte, si dirigeva a Ferrania, presso Cairo. La facilità delle comunicazioni doveva rendere attivo il commercio tra Savona e il Piemonte, specie con Aqui, Asti, Alba, Mondovì, Possano, Cuneo, Cherasco, Carmagnola, Saluzzo. In Piemonte si spe- divano pesci freschi e salati, frutta, olio, generi co- loniali, panni nostrani e stranieri, un'infinità di merci provenienti d'oltremare, a mezzo di navi scaricate nel porto di Savona. Il Piemonte, a sua volta, si valeva del porto di Savona per trasportare i suoi prodotti in Riviera, in Francia ed altrove. Savona era allora sotto il dominio di Francia, la quale faceva ogni sforzo per attirarvi il commercio a danno di Genova. Saluzzo, i cui Marchesi segui- vano con ansia le parti e le sorti di Francia, era ben naturale, si trovasse in stretti rapporti con Sa- vona, non solo per ragioni commerciali ma altresì politiche e militari. Questo stato di cose ebbe a durare sino alla battaglia di Pavia, causa della sfortuna di Savona : Mentre Francesco I, era intento ad assediare Pavia, la flotta di Andrea Doria e il condottiero Renzo Orsini da Ceri, alla testa di ^ooo fantupini, occu- pano Savona, a nome dell' imperatore (6 die. 1524). A ricuperarla, fu inviato il Marchese di Saluzzo. Ricuperata la città, il Marchese Michele Antonio, sconfigge gì' imperiali, nel combattimento di Varazze, in cui cade prigioniero don Ugo di Moncada ; ma la battaglia di Pavia, combattuta mentre egli trova- vasi su Savona, per tenere in scacco i Genovesi, decide dei destini di Francia in Italia. NOTE ILLUSTRATIVE RIGUARDANTI SAVONA E LA SUA ZECCA 375 VARIANTI INEDITE DI SAVONA. Autonome di Savona (1350- 1396). Obolo o danaro piccolo. B' — * COMVNIS SAONE * Aquila coronata, a sinistra, entro cerchio liscio. P — * MONETA SAONE . . . Croce patente, entro cer- chio liscio. Mistura, modulo mill. 12, peso gr. 0,38. C* (mia collezione). Nel diritto la corona risulta molto staccata dal capo dell'aquila e costituita da tre globetti. Obolo o danaro piccolo. B' ~ ^ COMVNIS * SAONE Aquila non coronata, a si- nistra, entro cerchio liscio. H — .... MONETA * SAONE Scudetto civico, croce pa- tente, con braccia larghe, lievemente biforcate, entro cerchio liscio. Il braccio superiore della croce e quello di sin., si congiungono al cerchio. Mistura, modulo mill. 11, peso 0,32. C* (mia collezione). Carlo VI re di Francia, signore di Savona (1396- 14 io). Obolo o danaro piccolo. ^ — .... COMVNI {sic) * SAON Aquila non coronata, a sinistra, entro cerchio liscio. P — '^ MONETA * SAONE Croce patente, con braccia esili e biforcate. Il giglio si congiunge al cerchio. Mistura, modulo mill. 13, peso 0,36. C (mia collezione). Obolo o danaro piccolo. ^' — . . . COMVNI (sic) * SAONE Come sopra. F^ — 1^ MONETA * SAON Come sopra, ma anche le braccia della croce si congiungono al cerchio. Mistura, modulo mill. 13, peso 0,38. C^ (mia collezione). 376 ALESSANDRO CORTESE Filippo Maria Visconti, duca di Milano, signore di Savona (1421-1435). Obolo o danaro piccolo. /& — ... COMVNI w {sic) * SAONA Aquila a sinistra, non coronata, cerchio periato. Ili — * MONETA * SAON Croce patente, biscia nel primo angolo, che taglia cerchio periato. Mistura, modulo mill. 13, peso 0,34. C (mia collezione). Ludovico XII, re di Francia, signore di Savona (1499-1510). Pelachina. ^ — if> CIVITATIS à SAONE II resto corrisponde al n. io del Corpus. P - t COMVNIS t SAONE Idem. Questa varcante fa parte della collezione dell'egregio sig. cav. Luigi Cora di Torino, che mi ha gentilmente autorizzato d'inserire la descri- zione nel mio scritto. Savona, 21 novembre igiy. Doti. Alessandro Cortese. UNA MONETA INEDITA DI PIETRA GAVINA Il compianto dottor Solone Ambrosoli, al Con- gresso Internazionale di Scienze Storiche che si tenne in Roma nell'anno 1903, comunicava la sco- perta da lui fatta di alcune zecche italiane sino allora sconosciute, e fra tali zecche accennava a quella di Pietra Gavina. Malauguratamente per lui e per la scienza numismatica, morte lo colse prima che gli fosse stato possibile di condurre a termine gli studi e le pazienti ricerche iniziate con tanto successo intorno a quel gruppetto di zecche, cosic- ché a noi non ne rimase che la sommaria notizia pubblicata negli atti del precitato Congresso ('). Fortuna ora vuole che un esemplare ottima- mente conservato della moneta attribuita dall'Am- brosoli alla zecca di Pietra Gravina sia capitato nelle mie mani, offrendomi così, colla possibilità di farne T illystrazione, il piacere di colmare la lamen- tata lacuna. Pietra Gavina — ora modestissima frazione del Comune di Varzi annidata sul versante lombardo dell'Appennino — faceva parte, già nel secolo XIV, di un grosso feudo di cui era stato investito un (i) Atti del Congresso Internazionale di Scienze Storiche. Roma, 1904, volume VI, pagina 184. 48 378 MARIO SAN ROME ramo dei marchesi Malaspina detto di Varzi, che di poi, suddivisosi, aveva dato origine, fra gli altri, ad un ramo che prese appunto nome da quella terra (^K Tralasciando di accennare ai diversi personaggi che furono investiti del marchesato di Pietra Ga- vina, dirò soltanto di quello che ci interessa pel caso nostro. Nei Registri Ducali, che si conservano all'Ar- chivio di Stato in Milano, noi troviamo che il 6 ago- sto 1456 Bonifazio ed Opizzino Malaspina in loro nome, per conto proprio e di altri numerosi con- sorti — fra i quali Franceschino nipote di Barnabò dello stesso casato — furono investiti dal duca di Milano Francesco I Sforza dei diritti marchionali sulle terre e sui castelli di Varzi, Pietra Gavina, Santa Margherita, Monteforte, Menconico, ecc. Al marchese Franceschino Malaspina, summen- zionato, nell'assegnazione delle diverse terre, dove- vano evidentemente esser toccate quelle di Monte- forte e Pietra Gavina, poiché appunto del titolo di marchese di tali località egli si fregiò sulla sua mo- neta. Intorno a lui non mi è stato possibile trovare ulteriori notizie all' infuori di quella ch'egli era an- cora vivente nel 1470, perchè il 20 marzo di quel- l'anno figurava, con alcuni dei suoi consorti, fra i presenti al giuramento di fedeltà al nuovo duca di Milano Galeazzo Maria Sforza. Ma Franceschino Malaspina non era solo — oltre che coi consorti di sua famiglia — nel dominio di Pietra Gavina, poiché nei Registri Ducali, dianzi citati, noi troviamo ancora che Manfredo Laudi ebbe rinnovata dai duchi di Milano, negli anni 1454 e 1470, r investitura quale Conte pei feudi di Pietn^ (1) Pompeo Litta, Famiglie Celebri Italiane. Milano, 1819-1868, vedi Malaspina, tav. XVII. UNA MONETA INEDITA DI PIETRA GAVINA 379 Cervara, Pietra Piana e Pietra Gavina : ed il nome di lui leggiamo pure sul rovescio della moneta in discorso. Ciò premesso, eccomi alla descrizione della mia monetina, la quale è un denaro, quasi di puro rame, contraffatto a quelli coniati in Milano durante la repubblica Ambrosiana (1447-1450); moneta, que- st'ultima, che, per aver avuto largo credito, era stata già altrove imitata (^). ^ — * MCO FRA MFO PGA Nel campo, testina di santo mitrata e nimbata entro cerchio di perline. 1^ — * COM PG-A MAF C LA (la lettera L è sormontata dal segno di abbreviazione di ET). Nel campo, croce gigliata entro cerchio di perline. Rame, granimi 0,480. Come appare evidente, io completerei le due leggende del t& e del P come segue : Marchio FRkncisckinus Montis f Ortis ? etrae (ykvinae. COMunitas Petrae (^kvinae & fAknfredus Comes Lkndi. La parola comunitas vi è stata forse messa uni- camente per imitare la leggenda della moneta mila- nese prototipo, ovvero eravi destinata ad indicare una vera potestà apertamente in contrasto con quelle ivi espresse ? Ad altri più di me competenti e stu- diosi lascio l'ardua risposta (2) : a me per ora basta (i) Solone Ambrosoli, Di uua nuova zecca lombardo-piemontese, in Rivista Italiana di Numismatica. Milano, 1901, pagina 383. (2) Il signor Guglielmo Grillo, numismatico studiosissimo, dopo letta questa mia memoria (pubblicata nello scorso ottobre, coi tipi di E. Reg- giani di qui) mi suggerì che una diversa lettura della leggenda del ro- vescio avrebbe evitato la sconcordanza di potestà da me accennata. Egli vorrebbe dare la seguente interpretazione alle abbreviazioni del rovescio, mettendola in correlazione colla dicitura del diritto nella forma seguente : ^ Marchio Francischinus Montis Fortis Petrae Gavinae — Itì Et Mnnfredus Comes Landi Comitis Petrae Gavinae. 38o MARIO SAN ROME di constatare che la mia moneta reca in modo non dubbio r indicazione del luogo della sua origine, cosicché oso affermare che, dopo la pubblicazione di questa breve nota illustrativa, Pietra Gavina debba, senza esitazione, essere annoverata fra le zecche italiane. Milano, il 22 Ottobre 1913. Mario San Rome. Lettere di Guido Antonio Zanetti ad Annibale degli Abbati Olivieri Giordani di P &mekxr o (Continuazione, v. fase. Ili, 1913, fase. II, III-IV, 1914, fase. I, II, 191 5). 125. (CXXV — 252). Per un impedimento sopragiunto al Sig. Co : Fantuzzi non ha potuto prima d'ora effettuare la sua gita a Cesena, come aveva fissato, ma egli mi ha assicurato questa mattina, che sicuramente partirà mercoledì prossimo, e che spera di essere in Pesaro sabato sera per avere il vantaggio di co- noscerla in persona. Al medesimo Cavaliere ho consegnato un piccolo involtino per il Sig. Ab. Catalani, che prego in- viarglielo alla prima occasione. Il nostro gentilissimo Sig. Giacomo Biancani è stato fatto Professore di Antichità nel nostro Instituto, così in appresso avranno i studiosi di An- tichità il modo di approfittarsi di tali Lezioni, che non ave- vano per lo passato. E col pregarla a continuarmi la sua grazia passo a rassegnarmi qual sono Bologna, 22 Maggio iTJc). 126. (CXXVI — 254). Partì ieri alla volta di Rimino mio Cugino Segretario del Padre Provinciale de' Servi, al quale consegnai due pacchi Libri, uno per Lei che contiene il secondo Tomo della mia Raccolta, che alla fine ho terminato, ed un altro per il Sig. Marchese Eleonori al quale prego di farglielo recapitare, e di ritirarne l' importo di Paoli venti. L'altro Pacchetto la supplico di spedirlo a Macerata alla prima occasione che gh capitare. Agradisca quest'atto del mio ossequio, e mi creda qual mi protesto d'essere Bologna, 4 Settembre 1^79. 382 G. CASTELLANI 127. (CXXVII — 259). Mille grazie per la premura avuta di spedire al Sig. Laz- zarini l' involto a lui diretto. Per l'esemplare ch'era destinalo per il Sig. Marchese Leonori, giacché aveva preso il primo, vi vuol pazienza: solo mi dispiace che rimarrà perciò imper- fetto un corpo, ma ciò è quello che non può far di meno che non succeda. Se costì vi fosse una pubblica Libreria la pregherei a sentire se lo vogliono prendere unitamente al primo, che poi le manderei, quando nò la prego inviarlo al Sig. Ab. Mengozzi in Fuligno. Sento che a quest'ora sarà in Pesaro il Sig. Ab. Marini, e perciò la prego a riverirlo distintamente da parte mia. Ne' scorsi giorni sono stato a dare una scorsa per varie città della Toscana, e mi è riuscito rinvenire tre Monete Pe- saresi affatto inedite, due delle quali portano S. Paolo, se non erro, giacché non ho presente le notizie di esse, ma in altra occasione gliene scriverò. Certamente il Sig. Ab. Catalani avrà formata una dotta dissertazione sopra le Monete Firmane, per essere soggetto assai di merito. Di ciò ne son tenuto alla sua gentilezza e premura in favorirmi. Ad esso Sig. Catalani ho sommini- strati i disegni di tutte le Monete, e qualche notizia che avevo. E col desiderio di sentire buone nuove di sua salute me le protesto d'essere Bologna, 6 Ottobre 1779. 128. (CXXVIII — 253). Il Sig. Canonico Dionigi di Verona mi scrive questa mattina avermi spedito un pacchetto con alcune copie di lettere sopra le Monete Veronesi, fra le quali un esemplare per Lei, ed altro per il Sig. Passeri; e perciò quando le avrò avute gliele manderò. Le Monete Pesaresi che mi è riuscito vedere nei Musei di Firenze sono le seguenti : Moneta d'oro del valore di due ducati. Nel diritto uno scudo semplice nel quale superiormente si vede l'Aquila ed il Leone, ed inferiormente il giogo con le parole Patria LETTERE DI GUIDO ANTONIO 7ANKTTI 383 Recepfa; all' intorno le lettere S • F • DO • P • COM • se non sbagliai nel leggerla o farne il bozzo del disegno. Nel ro- vescio : un San Paolo e le parole Ei iiltor et citstos. Moneta d'argento del valore di due Paoli di Gio: Sforza col diritto simile, credo alla medaglia IX nella sua disserta- zione, e nel rovescio una fortezza o città, e sopra un S. Paolo con attorno il motto Et ultor et atstos. Altra simile, ma nel rovescio la figura sola di S. Paolo ed il motto Paulo Custodi. Grosso di Costanzo Sforza simile nel diritto a quello riferito nel Tom. I. pag. 457 N.° 12; ma nel rovescio la B. V. col figlio sedente dalla parte destra, ed a sinistra vi- cino ai piedi la marca dello zecchiere. La prima Moneta de' Malatesti disegnata nella Tavola al N.° 3 ma che la leggenda all'intorno dice "+" DE" MALA- TEST • P • cioè l'ultima lettera che nel disegno è un I unito alla parola, in quella che tengo è separato, ed è chiaramente un P che indica forse il nome della Città. Un grosso con S. Girolamo come quello nel Tomo I, pag. 83, n. 27, ma nel diritto vi è un Aquila. Le prime tre Monete veramente sono belle, ed affatto nuove, ma specialmente quella d'oro, perchè prova avere i Sforzi coniato in Pesaro anche i ducati, come viene indicalo nel Capitolo da lei riferito sotto le Monete di Costanzo II, cioè alla pag. 238 del mio Tomo I. Le lettere poi S • F • DOM • P • COM • le lascio a lei ad interpretarle se non mi sono sbagliato, come ho detto. Se capitasse qualche cos'altro si potrebbe fare un'ag- giunta perchè meritano. E con piena stima me le protesto d'essere Bologna, 26 Ottobre 7779. T29. (CXXIX — 260). Ieri sera fui ad inchinare Mons. Garampi, e questa mat- tina è partito per Vienna. Allorché lessi la dissertazione del Sig. Can.co Dionigi su la Zecca di Verona, mi venne so- spetto per la spiegazione delle quattro cifre CI EV • CI • IV e le mostrai al sig. Dott. Gaetano Monti, soggetto assai ver- satissimo nella storia dei mezzi tempi, e convenne con me 384 G. CASTELLANI che egli è assai difficile che volessero esprimere Civitas Euganea appunto perchè in quei tempi non pensavasi a questo. Nel nuovo Libretto che mi ha mandato perchè le medesime lettere sono a rovescio, rinnova la sua conghiet- tura che una simile moneta sia stata battuta sotto il governo di Ezelino, per indicare di aver rovesciato il governo. Su tale interpretazione le feci alcune difficoltà di non crederla tale, giacché mi sembra piutosto una bizzaria de' Zecchieri, che abbiano voluto esprimere un tal motto a capriccio, cioè di poterlo leggere senza movere la moneta così .... (i), ma egli sta fermo nel suo sentimento, come vedrà nel libro ehe le spedirò alla prima occasione. Godo però ch'ella sia del mio sentimento, perchè non vi è alcun fondamento per seguire la sua opinione, specialmente nella seconda, giacché se Ezzelino ebbe tanto potere di rovesciar tutto quel go- verno e se avesse fatto coniare Moneta in tal tempo, non avrebbe omesso di farla stampare col suo nome. Dette zifre sono veramente espresse nella suddetta forma, perché ne ho di tutte io medesimo rilevato il disegno, che a lui gli ho rimessi acciocché compia la storia di quella zecca. Le Monete Pesaresi indicatele si conservano nella Ga- lena del Granduca. Allorché le vidi pregai subito quel sig. Pelli Direttore acciocché me ne facesse cavare i gessi per rilevarne un esatto disegno, ed egli mi promise di favorirmi come faceva il suo antecessore. Di ciò lo pregai per poter farne un esatto disegno senza suo incomodo. Sino ad ora però non me li ha mandati, ma gliene rinoverò le premure quanto prima ed aùti che gli avrò sarà mia cura di farglieli avere perchè li possa illustrare. Dopo che ebbi scritta l'ul- tima mia mi aviddi dello sbaglio preso nel descrivergli l'epi- grafe che si legge all'intorno dell'arme, che deve essere così (i) Vi è tracciata una croce di S. Andrea con all'estremità le quattro coppie di lettere che si trovano nelle monete di Verona, disposte in maniera diversa da quella con cui sono in Z. IV, 319 nota 155. Di queste lettere enigmatiche fu proposta una interpretazione ingegnosa dal Sig. G, Ciani, Alcune Monete della Zecca di Verona in Rivista Ita- liana di Numismatica, anno Vili, 1895, pagg. 77-87, adottata anche da Q. Perini, Le Monete di Verona. Rovereto, 1902 in-8. Egli dimostra che questi segui possono considerarsi come parti delle lettere che formano la leggenda FR IR, Federicus Imperator. LETTERE Di GUIDO ANTONIO ZANETTI 385 COM • S • F • DO • P • come appunto si legge nella Medaglia inedita che le accennai tempo fa esistente in Modena di Co- stanzo Sforza, e perciò la credo essa pure battuta dal me- desimo. L'abozzo del disegno che ne feci in fretta è il se- guente (I). Attenderò l'involto che mi accenna aver destinato man- darmi con la nuova opera (2) che ha pubblicata per cui gliene avanzo i miei ringraziamenti, e allorché lo avrò avuto sarà mia cura di dispensarne le copie a chi saranno dirette. Mi rallegro con essa lei che ne abbia posto sotto il torchio un'altra, ma vorrei sentire che stasse bene. Se vaglio mi comandi mentre me le protesto d'essere Bologna, io Novembre 7779. 130. (CXXX — 261). Solo quest'oggi mi è riuscito di poter acquistare dal Corriere l' involto accennatomi con l'ultimo suo foglio, e su- bito ho mandato ad un mio amico i due Involti per Modena e Parma. Le altre copie domani le farò avere a chi sono dirette e per quelle che ha destinate per me le rendo infi- nite grazie ; molto piij che ha abbondato più del solito senza alcun motivo. Mi rallegro pertanto di questa nuova fatica, e gli desidero dal Signore sanità e vita acciò possa prose- guire ad arricchire la Repubblica Letteraria di sì belle sue produzioni, mentre con tutto il rispetto me le protesto d'essere Bologna, 4 Dicembre 1779. 131. (CXXXI — 265). Rispondo alla penultima sua del primo corrente per non maggiormente ritardare, con avvisarla, che dalle diligenze fatte sui nostri Storici per aver notizia di Tomasino Caccia- nemici quando sia stato costì Podestà, ma indarno perchè niuno ne fa parola. Solo ritrovo presso il Ghirardazzi Tom. I, pag. 167 e 178 che nel 1245 Tomaso Caccianemici era (1) Schizzo del dritto e del rovescio del doppio ducato d'oro di Co- stanzo II Sforza descritto in Z. Ili, 453 e inciso sulla tav. XXIII, n. 23. (2) Deve trattarsi dell'operetta Memorie della Badia di Santa Croce in Monte Fabali nel Pesarese, Pesaro, 1779, Gavelli, in-40, dedicata al cardinale Marcolini. 49 386 G. CASTELLANI pretore di Orvieto, e che Tomasino Caccianemici alii 19 di Dicembre 1249 si ritrovava in Bologna perchè fu h-a que* Bolognesi, che giurarono per la pace fatta con i Modenesi per motivo di Frignano. Ho di più comunicato il suo foglio al Sig. Senatore Savioli che sta appunto ora lavorando per la storia nostra di quel secolo, e mi ha assicurato di non averne di ciò alcuna notizia, e che sarà difficile di ritrovarne per non aver connessione al governo nostro. Mi ha però detto che domani vadi da lui per osservare i spogli che pos- siede di quel torno di tempo, e se ritroverò qualche cosa sarà prontamente avvisato nel venturo ordinario. Da Firenze ho avuto le impressioni delle tre note Mo- nete Pesaresi, e di esse ne ho già fatto ricavare i gessi per rilevarne gli esatti disegni, quali farò subito che avrò tempo. Intanto le accludo un disegno malfatto sì, ma particolare per il valore, ed inscrizione ossia legenda che ha all'intorno il ritratto (i). Ella è certamente una di quelle battute in Pesaro per il levante, ma che non se ne ha alcuna notizia dai do- cumenti da lei favoritimi. Sono indeciso se si debba spie- gare Moneta da vetitidne sedicine, o piuttosto due Monete di venti sedicine. Se avessi in mano la Moneta per osservare la qualità dell'argento, ed il suo peso, forse le potrei dare più lume, ma sino ad ora non mi è riuscito, per essere questa sino in Torino. La prego dunque a farmi sopra le sue saggie osservazioni e dirmene cosa ne pensa. Osservi ancora che nell'arme vi è un quarto con varie palle se non erro che pare l'arme Medici, ma chi sa che non sia mal disegnata. Se il disegno corrisponde alla Moneta potrebbe essere il (i) Con un passaggio sintatticamente molto ardito lo Z. viene a par- lare di un'altra moneta uscita dalla zecca di Pesaro di cui manda un abbozzo all'O. Vedila riprodotta in tav. XXIV, n. 30 del tomo III, dove, a pag. 458-459, è anche brevemente illustrata riportando una lettera di G. Vernazza all'Ab G. C. Amaduzzi già edita in Antologia di Roma e giovandosi della risposta dell'O. di cui sappiamo il contenuto da una breve nota che egli appose a questa lettera : " La moneta è battuta " nel 1603, è dunqfie di quelle comprese nei Capitoli fatti in quell'anno " col Baldassini, 11 dtiodeviginti dell'iscrizione vuol dir diciotto; l'arme " è la solita, non vi son palle, e chi la disegnò non la intese ne bene " ne male „. Pare che la preziosa moneta, forse prova di una piastra per il Levante, sia stata rubata al suo possessore conte Avogadro di Biella, e non so se oggi si trovi ancora in qualche raccolta. LETTERE DI GUIDO ANTONIO ZANETTI 387 valore di 24 Paoli, come sono varie altre monete che pos- seggo di Modena, Parma, Guastalla ed altri Principi d'Italia. Intanto me le protesto qual sono Bologna, ij del 1780. PS. A suo comodo la prego a ritornarmi detto disegno perchè non ho altro. 132. (CXXXII — 266). Domenica come le scrissi, mi portai dal Sig. Senatore Savioli, il quale mi consegnò i suoi Ms. della storia nostra, ai quali data una scorsa dal 1220 sino al 1240 non potei in- contrarmi mai nel Tomasino Caccianemici come desideravo per servirla. Domani procurerò di vedere il Sig. Dott. Monti per sentire da lui se mi sapesse dare alcuna notizia, giacché ninno è più pratico di lui, ed ha una memoria felicissima, così non sarebbe difficile aver qualche notizia. Il disegno delia Moneta promessami se è esatto nella grandezza, dovrebbe essere anche proporzionato nella gros- sezza, e allora la moneta sarebbe certamente maggiore di dieci sedicine. Se però il possessore non mi favorisse la moneta per osservare il peso, bontà e valore e per rilevarne l'esatto disegno, non conviene così pubblicarla. Delle tre Monete indicatele le accludo per ora il disegno di quella d'oro di Costanzo, che sarà, com'ella dice, il se- condo, benché non vi sia alcuna indicazione per assicurare che non sia il primo. Con i lumi però della storia ella saprà il tutto porre in chiaro. Comunque ciò sia il fatto si è, che fa molto onore alla Zecca Pesarese, stantechè coniava Mo- nete (0, come si faceva nelle altre d'Italia. In altro ordinario le rimetterò le altre due, mentre le protesto d'essere Bologna, 22 del 1780. 133. (CXXXIII — 267). Avendo fatto avere il suo foglio nel quale mi ricercava delle notizie di Tommasino Caccianemici al sig. Dottor Gae- (i) Sottintendi d'oro. 388 G. CASTELLANI tano Monti, con avervi notato di mia mano le due notizie che le mandai prese dal Ghirardacci, egli gentilmente mi ha favorito della risposta che qui le accludo, acciò prenda quel che le può abbisognare, assicurandola che non è possibile ritrovarne ulteriori. Altro non mi occorre che rassegnarle la mia servitù con protestarmi Bologna^ 2 Febbraro lySo. 134- (CXXXIV ~ 275). Qui aduso le rimetto alla fine i disegni delle due Mo- nete Pesaresi d'argento inedite acciocché unitamente all'altra d'oro, le illustri con la sua erudizione. Quando avrà ciò fatto, a suo comodo potrà rimettermeli allorché tornerà in acconcio. Ho già comunicata a qualcuno di questi Eruditi l' infausta notizia della perdita del gran Passeri, a quali é sommamente dispiaciuta per esser mancato all'Italia un sì illustre Lette- rato. Dimani ne farò inteso il Sig. Biancani perché trovasi in villa per tema del terremoto, al quale certamente le sarà sensibile per essere stato molto suo amico (i). Il terremoto di nuovo si fa molto temere per essersi fatto frequente e l'ultima scossa sentitasi Domenica mattina alle undici é stata delle più gagliarde. Ma grazia a Dio non ha fatto alcun danno, a riserva che sempre va indebolendo le fabbriche. Si rinnovano perciò le suppliche all'Altissimo acciò ci difenda da un tanto flagello. Mi continui la sua pa- dronanza, e mi creda quale con tutto l'ossequio me le pro- testo d'essere Bologna, 12 Febraro 177J. 135. (CXXXV - 276). In seguito di quanto mi accenna col suo pregiatissimo foglio del 21 corr. ricuperai ieri dalla Casa de Buoi l'involto con sette esemplari dell'Opera ultimamente pubblicata ri- sguardante le Memorie della Chiesa Pesarese, e ne ho fatto (i) Giambattista Passeri era morto il 4 di Febbraio. LLTTERE DI GUIDO ANTONIO ZANETTI 389 subito il riparto secondo che mi accenna al Padre Trombelli al Sig. Conte Fantuzzi al Sig. Gran Priore Boccadiferro, al Sig. Biancani, e delle altre ne farò avere una al Sig. Dot- tor Monti, ed altra alla Biblioteca dell' Instituto. Per la copia a me destinata gliene avanzo i miei piìi vivi ringraziamenti e me ne rallegro infinitamente. In tale occasione le darò una notizia, che forse non le dispiacerà, ed è che sono riuscito stante le premure fatte presso gli Eredi del defunto Mons. Compagnoni che sia dato compimento alla dissertazione delle Monete di Macerata. Hanno essi dato l'impegno al Sig. Ab. Tondini, e gli anno consegnato tutti i Materiah che avevano (V; essendo questo (i) AirO. era già pervenuta questa notizia con una lettera dello stesso Ab. Tondini del 19 Marzo : " Veda di grazia in che impegno mi " hanno messo a viva forza questi Sig.ri Maceratesi Hanno voluto che " io accetti l' impresa d'illustrare la loro zecca. Ella sa di che fondo di " erudizione era fornito Mons. Campagnoni, e quante difficoltà ciò non " ostante incontrasse in quei soli primi capitoli, che comunicò a V. S. " Illma. Pensi Ella, se io m'ho da trovare imbarazzato, quando non " abbia l'assistenza e di Lei, che è a portata di sì fatta materia, e del " Sig.r Zanetti, che sì ansiosamente aspettava quest'opera da Mons. " Compagnoni. Sono dunque a supplicare umilmente la di lei innata " gentilezza a volermi favorire di sua assistenza in ciò, che mi potrà " occorrere, e nello stesso tempo a volere raccomandare la mia causa " al Sig. Zanetti, quand' Ella abbia occasione di scriverle. Io veramente " ho messo mano al lavoro ; ma siccome spero di ripulire ancora un " poco più quanto ho disteso, così aspetterò d'avere ridotto a migliore " stato qualche capitolo per incomodarla più di rado, che sia possibile, " giacche non potrò dispensarmi di farlo in tutto. Ella intanto scuserà " il mio ardire ; e non mi negherà, come ne la supplico, l'altra grazia " di permettermi, che ad imitazione di Monsig. Compagnoni io indirizzi " a Lei quest'Opera, anzi la lasci a Lei indirizzata, com'ella è, giacche " non pretendo di far altro, die di tirare a fine ciò, che avea incomin- " ciato quel degnissimo Prelato, e con sommo danno della Repubblica " Letteraria lasciò imperfetto. Che se in qualche cosa io mi scosterò " dal di lui sistema, ciò non proverrà da altro, che dal non pensare " che fanno gli uomini tutti nella stessa maniera ; e questo tanto più " che nel rifrustare che io ho fatto certi fogli di questa Segreteria pu- " blica, stati finora confusi ed ignorati, ho trovato qualche notizia, che " non potè giungere a di lui cognizione „. L'Ab. G. B. Tondini da Bri- sighella, era allora a Macerata professore di eloquenza, ufficio che aveva tenuto prima a Jesi : passò a Senigallia nel 1788 poi a Faenza dove si trovava nel 1795. Fu anche a Fano ma non so se prima o dopo di an- 390 G. CASTELLANI soggetto per quanto mi vien scritto assai erudito e pratico dei documenti antichi di quel Pubblico, egli è più sperabile che possa ciò adempiere a dovere, ed io aver compita la dissertazione per inserirla nel terzo Tomo, che ho sotto il torchio, il quale spero che sarà gradito perchè contenerà le Monete di Guastalla, Sabioneta, Bozolo, Castiglione, Novel- lara e Pomponesco del P. Affò ; quelle di Fermo dell' Ab. Cattalani, di Benevento ed altre. E col riverirla distintamente me le protesto d'essere con tutto l'ossequio Bologna, 29 Marzo ijSo. 136. (CXXXVI - 277). Ella può star certa, che io non mancherò di prestare al Sig. Ab. Tondini tutta quella mano possibile acciò possa compiere la dissertazione delle Monete di Macerata, come ho fatto agli altri, e come ora faccio a quella del Pre Affò per le Monete di Guastalla, perchè per lo più mancano le Notizie degli Autori che anno trattato di Monete, e le Mo- nete stesse, così mi conviene di supplire a quanto non anno veduto, e specialmente per i calcoli ; con tuttociò lo faccio ben volentieri a nome loro per corrispondere al favore fat- tomi di formare le dissertazioni e così lo farò eziandio per il Sig. Ab. Tondini. Di ciò l'ho assicurato con scrivergli, e dare a Faenza. Fu erudito e polemista e in tutti i luoghi dove si trovò per ragione di ufficio mise mano a lavori di archeologia e di storia lo- cale, pochi dei quali però portò a compimento e mise a stampa. Tra questi va ricordata la Lettera parcneiica di un cittadino sinigagUese al sig. Ab. Giuseppe Coliicci della Penna di S. Giovanni autore di una Dis- sertazione intitolata de' vari popoli che hanno abitato il Piceno, edita a Senigallia nel 1790 e nel tomo VII delle " Antichità Picene „, perchè diede origine a lunghe polemiche e gli attirò le ire del canonico Pe- ruzzi di Ancona. Tra i miei libri, proveniente dalla Biblioteca Corvi- sieri, conservo un esemplare dell'opuscolo Della prima Fondazione d'An- cona, dissertazione del Canonico Peruzzi, Osimo, Oiiercetti, 1794, intei- fogliato con note e postille più o meno acri dell'Ab. Tondini il quale si vede meditava una risposta che non so se abbia poi data alla luce. Si occupò egli dei vescovi Senigalliesi come risulla da altre sue lettere dirette all'Olivieri, e dei vescovi di Fano: i suoi appunti intorno a questi ultimi si conservano nell'Archivio Comunale di Fano, Sezione Amìani. LETTERE DI GUIDO ANTONIO ZANETTI 39I col dirli eh' io posseggo da 80 monete di quella Zecca, per lo che poche gli possono mancare, e che non mancherò di procurarne altre dagli Amici. Ha fatto ottimamente a con- sigliarlo di non por le mani nella porzione tessuta da Mons. Compagnoni, perchè se ha scoperto qualche altra notizia la può aggiungere in nota, o con appendice. Quando non è sperabile che ritrovi ulteriori notizie ri- guardo le tre Monete dei Sforza che le trasmisi i disegni, riceverò ben volentieri la spiegazione in una lettera per in- serirla nel fine del Tomo, che ora ho sotto il torchio ; ed in tale occasione pubblicherò ancora il Privilegio ai Duchi di Urbino per batter moneta, ed altre poche notizie sopragiun- temi, perchè non è sperabile ch'io possi sperar di compiere l'opera e jiorre tutte le aggiunte in un Tomo, come avevo destinato, così conviene pubblicarle allorché mi sopragiun- gono per non defraudarne il pubblico e perchè altri non lo facciano a parte. Su tale proposito la prego di un favore, ed è di osser- vare nell'opera di Mons. Garampi una certa tariffa di Mo- nete stampata in Ferrara sotto i Duchi nel secolo XV, ed indicarmi l'autore della Cronaca, e l'anno preciso che fu pubblicata, perchè mi giova molto per sciogliere un dubbio e per cercarlo fra le Cronache Estensi statemi esibite. Il Sig. Dottor Monti, al quale consegnai lunedì le sue Memorie (i), mi ha imposto di riverirla distintamente e ringra- ziarla di tanto favore. Per sua notizia le dirò che da cia- scheduno degli Eruditi, a' quali ho passato le copie rimessemi molto la comendano per le interessanti notizie che contiene e per aver illustrato un punto sì interessante per la Storia Pesarese e delle altre Città ancora. Se rae ne trasmetterà due altri esemplari li presentarò a di lei nome all' Emo Sig. Card. Giovanetti, ed al Sig. Sen. Savioli, che son persuaso che li gradiranno moltissimo. Di ciò mi avanzo in sequela di quanto mi graciò di dirmi nella penultima sua mentre con tutta la stima me le protesto d'essere Bologna, j Aprile i^So. (i) Deiia Chiesa Pesarese. 392 G. CASTELLANI 137. (CXXXVII — 278). Mille grazie della notizia favoritami circa la Tariffa delle Monete pubblicata in Ferrara nel XV secolo. Il Padre Affò mi ha rimesso im involtino per V. S. Illma, che le spedirò alla prima occasione. Se vaglio mi comandi mentre me le protesto d'essere Bologna y 12 Aprile. lySo. 138. (CXXXVIII - 283). In questa mattina deve essere partito per Loreto il Sig. Carlo Mazzoni mio Amico con altri tre Compagni, al quale consegnai un pacchetto per lei contenente il Libro del Pre Affò ed altro del sig. Co : Fantuzzi con una sua lettera. Altro non mi occorre significarle che supplicarla a conti- nuarmi la sua grazia e credermi qual me le protesto d'essere Bologna^ 26 Aprile ijSo. 139. (CXXXIX — 284). Rispondo al gentilissimo suo foglio del 29 dello scorso Aprile con ringraziarla infinitamente della spiegazione tra- smessami delle tre Monete Pesaresi, della quale farò uso nel fine del terzo Tomo con l'altre notizie, e monete dei Duchi d'Urbino sopragiuntemi. Molto più devo ringraziarla per averla a me diretta; onore che unitamente alle prece- denti gliene professo e professerò mille obbligazioni. A suo comodo la prego rimettermi i disegni di dette Monete, per farle incidere per non aver altro disegno presso di me. Quando si sarà rimessa in Città la Signora Marchesa De-Buoi ricupererò l'esemplare della sua erudita disserta- zione, e la farò avere a di lei nome al Sig. Senatore Sa- violi, del che gliene rendo pure grazie. Se dal Sig. Mazzoni non ha ricevuto l'involto indicatogli, convien credere, che si sia dimenticato, e che perciò lo abbia seco portato a Loreto. Forse lo lascierà costì nel ripassare. E qui col pregarla a continuarmi il suo affetto, e comandarmi mentre con tutta stima me le protesto d'essere Bologna, j Maggio lySo. LETTERK HI f.lJlDO ANtONlO ZANETtl 393 140. (CXL - 285). Ricevei l'altro ieri dalla Sig. Marchesa De Buoi l'involto trasmessomi, quale ho subito passato a di lei nome al Sig. Sen. Savioli, il quale lo ha ricevuto con piacere, e mi ha incaricato di rendergliene le dovute grazie, riserbandosi di farlo poi anch'egli in persona quanto prima, in occasione di portarsi costì. Mi ha egli detto che le dia una notizia in caso non la sappia, ed è che lor Signori hanno corso rischio di divenire sudditi de' Sig. Cambiasi di Genova, per aver offerto al Papa sedici milioni, probabilmente di lire genovesi per divenire Duchi d'Urbino, ma l'affare è andato a terra (i). Qui non è per anche ritornato il Sig. Mazzoni, al quale consegnai l' involto, cosi vo' sperare, che nel ripassare abbia supplito alla dimenticanza di farle avere detto involto. Il Sig. Can.° Dionigi di Verona mi scrive, che ha già rimesso a lei la dicisione delle controversie su le sue Mo- nete, ed ha destinato di apprendersi al di lei saggio parere. Per quanto a me scrive, persiste nella sua opinione, che tali monete sieno state battute per ordine di Ezelino, lo che io non credo, perchè non avrebbe omesso di farvi imprimere qualche suo segno. Così pure su la spiegazione di quelle sigle eh' indicano Civitas Euganea Civitas Juris. Questo Sig. Dottor Monti al quale ho dato da leggere le sue let- tere egli pure crede che non debbonsi così spiegare, ma che piuttosto possino esprimere Civitas Veronae Civitas Vi- centine, cioè che tali Monete potessero essere state battute, allorché i Scaligeri furono dal Papa fatti Vicari di dette due città nel 1310, giacché in una di esse si vede una piccola scala loro stemma. Ciò sembra probabile, perché quelle mo- nete si devono credere piuttosto battute nel secolo XIV che nel principio del XIII. Il Sig. Verci nuli' ha parlato di esse (i) È assai curiosa e interessante e, credo, anche ignota ai nostri storici locali, la notizia della chiesta ricostituzione del Ducato'di Urbino da parte della famiglia Cambiasi di Genova mediante lo sborso di sedici milioni di lire genovesi all'erario pontificio. Però i tempi non erano più propizi alle risurrezioni feudali mentre fermentavano dovunque i lieviti delle nuove idee. 50 394 G' CASTELLANI nella sua storia degli Ezelini, che ha ultimamente pubbli- cato (0. La ringrazio dei disegni rimessimi, e con tutto l'ossequio me le protesto d'essere Bologna, i) Maggio lySo. 141. (CXLI - 286). Rimesso ieri in Città da una gita fatta a Correggio ri- trovai un Pacchetto con varie copie dell'Elogio, o sieno Me- morie del fu Sig. Uditore Passeri da lei ultimamente pub- blicate, trasmessomi dal Sig. Co : Vincenzo Macchirelli. Una di esse copie l'ho già passata subito questa mattina al- l' F2mo Sig. Card. Arcivescovo, il quale mi ha incaricato a rendergliene i dovuti ringraziamenti. Le altre copie le farò avere fra poco ai soggetti indicatimi. Per gli esemplari che ha voluto destinare per me, ne farò buon uso secondo il solito. Intanto le rendo le più vive grazie per la memoria che tiene di un suo debole servitore. Con mio sommo di- spiacere avevo sentito la fìerissima malattia sopragiuntagli; ma ora me ne consolo, che si sia in gran parte rimesso, come glielo desidero dal Sig. Iddio, che lo faccia perfetta- mente. Ansioso sono di sentire sue buone nuove, unitamente a qualche comando per dimostrarle quella stima, che le pro- fesso e le professerò d'essere con tutto l'ossequio Bologna, 29 Luglio ijSo. 142. (CXLII — 287). Secondo che mi accenna con l'ultima sua dei 22 corr. farò i di lei complimenti al Sig. Dottor Monti e Sig. Avv. Montefavi. lo pure debbo farle i più vivi ringraziamenti da (1) Si torna qui sulla quistione delle lettere enigmatiche poste sulle monete veronesi : parrebbe che il Dionisi volesse rimettere all'O. la de- cisione della controversia. Maniera curiosa per non confessare di aver torto, come se certe quistioni potessero risolversi mediante transazioni arbitrali! Cfr. la nota alla lettera n. 129 e gli scritti del Dionisi nel tomo IV dello Z., dove egli non recede dalla sua interpretazione la quale però viene validamente impugnata dallo Z. nelle note. LETTERE DI GUIDO ANTONIO ZANKTTl 395 parte del Sig. Sen. Savioli e Sig. Cte Fantuzzi, i quali mi anno ciò commesso per non incomodarla. Mi dispiace estre- mamente il sentire che non si sia totalmente rimesso del- l'ultima infermità avuta. Ciò evidentemente dimostra, che bi- sogna ch'ella si abbia riguardo particolare, e lasciare da parte i studi geniali. Fra pochi giorni avrà la vita di Luigi Gonzaga detto Rodomonte, che mi ha trasmesso il nostro gentilissimo P. Affò, che aspetto a momenti a Bologna. Mi scrive ancora di avermi spedito la Vita di Vespasiano Gon- zaga, ma sino ad ora non l'ho avuta, e quando l'avrò non mancherò di rimettergliela se ve ne sarà un esemplare anche per lei. Intanto le rinnovo i miei ringraziamenti ed il desi- derio che avrei di poterle dimostrare quale me le protesto d'essere Bologna, 26 Agosto ijSo. 143. (CXLIII - 293). Avendo ricevuto quest'oggi il pacchetto, che mi indica nel pregiatissimo suo foglio, gliene do prontamente riscontro com'è di dovere, e nello stesso tempo ringraziarla infinita- mente delle copie che ha voluto aggiungermi per me, delle quali ne farò buon uso. Le altre copie saranno prontamente distribuite a chi sono dirette, come pure spedirò a Modena e a Parma le altre alla prima occasione. Io mi rallegro seco lei di questa nuova illustrazione delle Figline Pesaresi, della quale n'è già venuto da Roma la notizia d'essere stata aplau- dita e lodata (i). Come pure mi è noto ch'ella lavora sopra altro argomento della storia sacra, per lo che me ne ralegro sommamente, ch'ella sappia così bene e presto, illustrare tanti punti di storia Pesarese. Ma io che faccio dirà ella che non proseguisco a pubblicare quanto ho promesso ? ciò av- viene per due motivi, uno per causa dello stampatore, che non conclude mai nulla, e l'altro per le troppe incombenze del mio uffizio, che mi tengono occupato quanto mai, e spe- (i) Delle Figline Pesaresi e di un Larario Puerile trovato in Pesaro, ivi, 1780, Gavelli, in-4 fig., in l'orma di lettera indirizzata a Mons. Gae- tano Marini. 396 G. CASTELLANI cialmente nelle critiche circostanze presenti, in cui mi ritrovo di dover servire due Padroni per un nuovo piano economico di questa Legazione. In tutto l'anno scorso non mi è riu- scito aver dallo stampatore che stampato il trattato delle Monete Guastallesi, ed ora progredisce la stampa di quella di Sabioneta, Bozzolo, ed altre zecche dei rami dei Gonza- ghi, tutta fatica del dottissimo P. Affò. Subito che saranno queste stampate, non mancherò di spedirgliene un esemplare per così in parte compensare i di lei favori. Per il fine su- detto delle mie incombenze ho io mancato ad un mio dovere, in occasione delle scorse Sante Feste, ma sono anche per- suaso ch'ella mi avrà per iscusato per essermi nota la sua benignità e bontà. Assicurandola che mi stanno sempre pre- senti le obbligazioni che professo e professerò per sempre, mentre me le protesto d'essere Bologna, j del ij8i. PS. Ho già passato al sig. Co: Fantuzzi e Sig. Bian- cani quanto m'indica. Dall'ultimo avrà presto riscontro con un fragmento di Storia Pesarese forse a lei inedito. 144. (CXLIV - 294). Gratissimo mi è stato il gentilissimo suo foglio dei IO corr. col quale mi dà notizia della scoperta fatta di un sigillo da patente della Zecca d'Orvieto, per essere un mo- numento assai singolare sì per essere di una Zecca ignota ai Monetografi, che per essere il primo che di tal genere siasi veduto, perciò gliene avanzo i miei piìi distinti ringra- ziamenti per la bontà che ha avuto in comunicarmene la no- tizia ; e molto più per l'offerta che me ne fa per renderlo pubblico. Se costì ha comodo di farne levare un getto lo gradirò moltissimo, quando no, me ne potrà graziare un'im- pressione in cera di spagna, od altra con la vernice da Stampatore, acciò poterne fare un esatto disegno. Ella dice benissimo che ninno de' scrittori fa menzione della zecca di Orvieto, né monete certe si sono fino ad ora vedute per quanto io sappia. Tengo però un quattrino di Giulio II con la sua arme, e nel rovescio S. Pietro Apostolo, che iTa da LETTERE DI GUIDO ANTONIO ZANETTI 397 lati di detta figura nel campo le lettere D • O • che io attri- buisco a quella Zecca, battuto a somiglianza di altro simile coniato in Urbino da me pubblicato D • V • Siccome ella mi avvisa che il suo sigillo ha le lettere gotiche, così sembra essere assai più antico di una tal epoca. Ho dato una scorsa alla Cronaca d'Orvieto pubblicata dal Muratori, ma non ho ritrovato nulla, forse per essere di un breve tempo. Cosa ne dicono le Storie stampate di detta Città non lo so, per- chè non ne ho alcuna. Ho veduto che Urbano IV allorché trasportò la Sede Pontificia in quella Città vi diede moki privilegi, così mi era caduto dubbio che fin da quel tempo potesse godere un tal privilegio, ma ciò non rilevasi d'al- cuna delle sue Bolle riportate nel Bollano. Se in que' tempi avessero battuta Moneta propria si sarebbe potuto credere che quel Papa facesse colà nel tempo della sua dimora co- niare le Monete Pontifizie, ma ciò non pare verisimile perchè le Monete si coniavano col nome del Senato. Comunque sia la faccenda, la verità si è che un tal Documento merita di tsser pubblicato per esser singolare, e perciò conviene ch'io la supplichi a darmene notizia in una lettera da inserire nella mia Raccolta. Prima di ciò sarebbe però necessario di scrivere a qualche Erudito di quella Città, per vedere se si scoprisse qualche documento, ma io non ho alcun amico colà, scriverò bensì in Roma, perchè facciano qualche difigenza e del risultato ne sarà avvisato. Ancorché non si potesse sco- prire altro, sarà sempre una prova incontrastabile dell'esistenza di quella Zecca, giacché non si sarebbe fatto il sigillo se non fosse stata operosa. Abbiamo veduto che nel secolo XV le Mo- nete Romane erano coniate in Fuligno. Chi sa che non fosse fatto lo stesso in Orvieto, e che le Monete colà coniate non avessero alcun segno di quella Zecca, epperciò che questo sia il motivo, per cui non si son vedute Monete con un tal nome (i). E qui nuovamente ringraziandola me le protesto d'essere. Bologna, 17 Aprile ij8i. (i) Qui lo Z. comincia a parlare del sigillo della zecca di Orvieto di cui si occuperà, come vedremo, in parecchie delle lettere successive. E veramente il monumento è, com'egli dice, assai singolare e interes- 398 G. CASTELLANI 145. (CXLV - 295). Avviso con questa mia la ricevuta dell'Impronto del Si- gillo Monetario che mi ha graziato con l'ultima sua dei 21 corr. per cui gliene rendo infinite grazie. E nello stesso tempo la ringrazio ancora per l'impegno che si è preso d'il- lustrarlo per essere un m.onumento assai pregevole in questo genere. Colla spiegazione la prego poi mandarmene una im- pressione fatta con la vernice da stampa, acciocché il dise- gno venga più esatto che sia possibile. Osservato attenta- mente detto sigillo vedo, che i due lavoranti fanno certa- mente le due ultime operazioni per compiere la Moneta. Il primo sembra che taglia la moneta con un martello da punta invece del pulzone e ciò in luogo del Tagliolo, come si fa presentemente per maggior facilità sopra un tasso o sia an- cudine senza punta. Il secondo conia la moneta a martello sante e costituisce anche oggi il migliore ornamento della raccolta sfra- gistica dell'O. conservata nell'Ateneo Pesarese. Meritava quindi davvero l'amore con cui si diede a studiarlo lo Z., il quale, non contento della lettera illustrativa direttagli dairO., pubblicata separatamente prima che uscisse il tomo 111, volle aggiungervi in questo varie note, e tornò ancora a parlarne per rettifiche e aggiunte nell'appendice allo stesso tomo, pagg. 484-487. Non ostante però le diligenze e le insistenze usate non gli riuscì di scoprire nessun esemplare del denaro orvietano che fu pubblicato per la prima volta da F. Schweitzer in Notizie peregrine di Numismatica e di Archeologia^ Decade V, pag. 58-60, tav. 11, n. 15, Trieste, 1860, e che trovasi oggi in tutte le raccolte principali. AH' in- fuori però della moneta che è venuta a confermare non solo la esistenza ma anche l'attività della zecca di Orvieto, ben poco sappiamo intorno ad essa anche oggi oltre a quello che aveva detto lo Z. Il comm. Lisini {Sulla vera epoca in cui Orvieto Ita battuto moneta, in " Rassegna Nu- mismatica „, I, 1904, pagg. 21-24) fondandosi su documenti degli Archivi Senesi ne fa salire l'attività alla seconda metà del sec. XIII. L' ing. Mak- TiNoui {Della Moneta Paparina, ecc., in " Rivista Italiana di Numisma- tica, XX il, 1909, pagg. 379-438 e XXIV, pagg. 37-72) esclude che possa mai avervi operato, come supponeva lo Z., la zecca pontificia del Pa- trimonio, la quale però sappiamo dai documenti che egli produce che fu condotta da un orvietano. Finalmente né Egli né il Serakini {Le Monete e le Bolle plumbee Pontificie del Medagliere Vaticano, 1, pagg. 167-168) riuscirono a risolvere soddisfacentemente la quistione posta dallo Z. dell'attribuzione ad Orvieto dei quattrini di Giulio II con le lettere D O e D V. LF.TTF.RE DI GUIDO ANTONIO ZANKTTI 399 premendo con la mazza i due pulzoni assieme, lo che si è praticato sino alla metà del secolo scorso da quasi tutte le zecche, e si pratica anche presentemente dalla Zecca di Ve- nezia (^). Se mi riesce avere qualche notizia non mancherò di rimettergliela unitamente al disegno del quattrino di Giulio II, che credo coniato in quella Zecca. In attenzione delle sue grazie unitamente a qualche suo comando, con tutto il ri- spetto me le protesto d'essere Bologna, 28 Aprile ijSi, . PS. Il Sig. Biancani essendo stato fatto professore di Antichità nell'Istituto ha stampato la sua prima Orazione dov'ella pure è «-iustamente nominata (2). Ella ne avrà da lui un esemplare, se mai avesse piacere d'averne altre me lo avvisi, che la servirò volentieri. 146. (CXLVl - 296). Ho ricevuto questa mattina l' involto inviatomi con le varie copie della sua Opera ultimamente pubblicata sopra alcune antichità Cristiane del suo pregevolissimo Museo, che ho letto con mio sommo piacere, e perciò gliene rendo infi- nite grazie (3). La pubblicazione di tali bei documenti dovrebbe servire d'incentivo ad altri di pubblicar quelli, che sono ine- (i) Quanto è detto qui circa le operazioni che stanno facendo i due lavoranti figurati sul sigillo viene ripetuto più estesamente nella nota (255) alla lettera dell'O., in Z. T. Ili, pagg. 265-267. (2) Jacobus Tatius Blancanius, De Antiquiiatis studio, Oralio habita in aedibus InstUnti, VI Idtis Januarias ijSi. Bononiae, ex Typographia Scientiarum. La menzione dell'O. si trova nella nota (45) a proposito dei doni onde si era arricchito il Museo con queste parole : " Hoc " loco minime est reticenda liberalitas nobilissimi et doctissimi Equi- " tis Hannibalis de Abbatibus Oliverii Jordanii, cui quamdiu viveret, " Maifeius legaverat usum insignis gemmae Etruscae, ac plurium num- " morum pariter Etruscorum, quos dein post Oliverii mortem Insti- " tute reliquerat. Tarn nobili usufructu sponte privari maluit Olive- " rius, ut ante praefinitum tempus pretiosa hac supellectile locupleta- " remur „. (3) Di alcune AniichHà Cristiane conservate in Pesaro nel Mitseo Oli' inerì. Pesaro, MDCCLXXXl, Gavelli, in-4 figurato. 400 G. CASTELLANI diti ed interessanti. Noi qui ne abbiamo alcuni nell'Instituto, e presso il P. Rmo Trombelli, ma non vedo per ora chi li possa illustrare. Domani farò la dispensa degli altri esem- plari. Questa mattina dovrebbe esser partito un Vetturale di Fano, al quale ho fatto consegnare un pacchetto per lei avuto dal Sig. Biancani, che contiene la sua Orazione ed altre notizie risguardanti la storia Pesarese. Riguardo alla Zecca d'Orvieto nulla ho avuto per anche. Se il quattrino di Giulio II indicatole non è di Orvieto, non saprei a qual Zecca potesse appartenere. Egli è in tutto si- mile a quelli da me indicati nel Tomo I pag. 54 colle ini- ziali D • V • eh' io allora giudicai battute in Viterbo. Se sus- sistesse che al tempo di detto Papa fosse stata in Orvieto la Zecca, non sarei lungi dal credere che fossero tutti usciti dalla medesima. Ma finché non si è avuto di colà le notizie non si può fare, che castelli in aria. E qui nuovamente rin- graziandola passo a rassegnarmi qual me le protesto d'essere Bologna, ig Maggio lySi. 147. (CXLVII — 30T). Solo in quest'Ordinario ho avuto risposta da Roma dal Sig. Ab. Gaetano Marini per essere stato fuori di Roma per tutto il 15 corr. Mi dice egli dunque che indarno ha cercato notizie della Zecca di Orvieto nei Libri del suo Archivio (i). Da certi spogli però ch'egli fece nell'anno scorso de Codici della Libreria Albani trovò l'annessa scheda, che le rimetto acciò se ne possa servire nella illustrazione del Sigillo della medesima Zecca, giacché sembrami, che sia di quel tempo. Non potendosi dunque sperare altro da Roma, bisognerà che si rivolti a qualche Letterato di quella Città perchè osservi nelle Carte del Pubblico se vi sia qualche altra menzione di tal Zecca e Monete in essa battute ; il Manenti però non (l) L'Archivio Vaticano del quale era custode mons. Gaetano Ma- rini di Santarcangelo di Romagna (1742-1815), che fu uno dei luminari di quella scuola romagnola che col Garampi e col Blandii e poi col Borghesi segnò i più grandi progressi della erudizione storica e archeo- logica sulla fine del Settecento e i primi dell'Ottocento. LF.TTERK DI GUIDO ANTONIO ZANETTI 4OI ne ha parlato per quel che ho in mente. Anche ne' Contratti di que' tempi si dovrebbe far menzione delle Monete di quella Zecca, e se ciò si ritrova sarà una prova incontra- stabile che ne siano state battute, benché in oggi non se ne trovino per quanto io sappia. Mi continui la sua grazia, e mi creda quale me le protesto con tutto l'ossequio d'essere Bologna, 26 Maggio ijSi. 148. (CXLVIII — 302). In seguito di quanto mi avvisa col pregiatissimo suo foglio dei 20 corrente ho ricevuto questa mattina dal Cor- riere Porrena l'involto con vari esemplari della sua erudi- tissima Lettera ultimamente stampata sopra il Medaglione inedito di Costanzo Sforza Signore di Pesaro, del quale le diedi notizia anni sono d'aver veduto in Modena (i). Le copie (1) Vedila ricordata nella prefazione. Mi pare opportuno pubblicare qui due lettere dell'illustre numismatico ferrarese ab. Vincenzo Bellini dalle quali apprendiamo come un esemplare del medaglione di Costanzo che lo Z. non riusci ad acquistare per l'O. (vedi lettere dal 109 al 112), fosse capitato in sue mani e da lui donato all'O. medesimo: " Illmo Sig. " Sig. Prone Colmo - Essendomi capitato un Medaglione di Costanzo " Sforza Sig. re di Pesaro da me, e forsi anche da V. S. Illma non veduto " giammai, non manco di tosto spedirglielo franco di porto, supplican- " dolo a volersi degnare di riceverlo in dono per compensare in qual- " che maniera alle tante obbligazioni, che le professo. Porta esso, come " osserverà, un bellissimo rovescio alludente ad una spedizione militare " intrapresa da questo celebre Capitano ; ed io sarei curioso di sapere " qual fu, come pure se più si trovi in essere quella Torre, in cui sta " scritto il di lui nome, e se questa esisti in Pesaro, oppure in qualche " Castello di quel Territorio. E qui colla brama di qualche suo rive- " rito comando con pienezza di vera stima e di rispetto mi soscrivo " qual sono Di V. S. Illma Devmo ed Obbmo Serv. Vincenzo Bellini. " Ferrara 11 Agosto 1781 „. Alle domande del Bellini rispose l'O. con la lettera a stampa indirizzata al celebre letterato D, Alfonso Varano, dell'invio della quale così lo ringraziò il Bellini : " Ulmo etc. Per mezzo " di Sua Eccza Sig. D. Alfonso Varano ho ricevuto il pregiatissimo " dono, che V. S. Illma gentilmente ha voluto farmi di sei esemplari " dell'Operetta recentemente da Lei tessuta intorno al Medaglione di " Costanzo Sforza. Veramente non attendeva un simile lavoro, ma ba- " stavami di essere informato con poche righe manoscritte a qual Paese " marchiasse il Sforza in quel tempo colle sue Truppe, e l'esito che ne " seguisse. Ella però non si è contentata di sì poco, ma si è compia- si 402 G. CASTELLANI da lei segnate saranno fra poco recapitate al loro destino. Per le quattro copie a me destinate le rendo le più vive grazie: due di esse le passerò all' Instituto per comodo della Libreria e della Camera di Antichità a di lei nome, come ho fatto delle altre di Lei Opere che si è degnato trasmet- termi. Mi rallegro moltissimo di sì bel acquisto fatto, stante essere assai interessante per la Storia Pesarese, e per averlo sì bene illustrato. Mi è piaciuto moltissimo la scoperta da lei fatta che quel Gio : Francesco da Parma, che gettò detto Medaglione, possi essere un Orefice Pesarese, costì chiamato d'Alessandro Sforza, com'è probabile, poiché abbiamo di Pesaro più Medaglioni col nome dello stesso artefice più che di altre Città. Chi sa che in seguito non gli riesca di ritro- vare altre notizie che maggiormente comprovino la sua con- ghiettura. Egli è facile che detto Artefice fosse anche co- niatore della zecca, e suoi sieno i coni delle belle Monete che di esso Principe si hanno. Se credesse che stasse bene una giunta alla spiegazione delle due Monete d'oro, che tempo fa mi favorì, la faccia, ch'io la inserirò a suo luogo in fine del tomo che ora ho sotto il torchio, e gliene sarò infinitamente tenuto. Mi raccomando per la spiegazione del Sigillo della Zecca di Orvieto per essere assai singolare. Desidero sentire che stia meglio di salute. Se vaglio mi co- mandi, mentre con ogni stima me le protesto essere Bologna, 24 Ottobre ij8i. 149. (CXLIX - 303). Avendo il Sig. Co : Gio : Fantuzzi pubblicato il primo Tomo della sua Opera degli Scrittori Bolognesi, me ne ha consegnato un esemplare per Lei acciò glielo faccia recapi- tare, per lo che starò in attenzione acciò lo abbia più solle- citamente che sarà possibile. Faccia pure con comodo la spiegazione del sigillo della " ciuta di porgermi un nuovo motivo di ammirare la di lei erudizione, " e il di Lei genio nell' illustrare le cose della sua Patria. Le ne pro- " fesso dunque le mie obbligazioni, ed umiliandole la mia servitù, con " pienezza di vera stima, e di rispetto, passo a dichiararmi qual sono etc. " Ferrara 24 Ottobre 1781 „. LETTERE DI GUIDO ANTONIO ZANETTI 403 Zecca, di Orvieto, perchè non la collocherò se non nel fine del Tomo, ch'è però assai avanzato. Quando me la potrà favorire, mi sarà carissima per essere un monumento assai singolare, e di una Zecca affatto inedita. L'Artefice del Medaglione da lei ultimamente pubblicato non può essere l'artefice delle Monete d'oro inedite, delle quali mi graziò tempo fa la spiegazione perchè appartengono a Gio : Sforza. Quando le scrissi l'ultima lettera non avevo sotto gli occhi i disegni di dette Monete, e perciò feci sba- glio credendole di Costanzo. Egli è ben facile che detto Ar- tefice servisse ancora Costanzo per i coni delle sue Monete, lo che vedrò io di aggiungere nella mia raccolta allorché mi verrà in acconcio riferendo le notizie da lei pubblicate. Detto Gio : Francesco da Parma fece ancora il Medaglione di Cecco OrdelafTì Signore di Forlì, come accennai nel mio Tomo II pag. 458, lo che sempre più si conferma quanto è stato da lei scoperto. La prego ad osservare ne' disegni dei Medaglioni III e IV da lei illustrati, se vi manca il nome dell'Artefice, perchè nella copia ch'io tengo certamente vie inciso tanto sotto il piano del Cavallo, quanto sotto la For- tezza (i). E col desiderio di sentire buone nuove della sua sa- lute, me le protesto con tutto l'ossequio d'essere Bologna, j Novembre ijSz. 150. (CL — 304). In seguito di quanto mi accennò col pregiatissimo suo foglio dei 27 dello scorso Novembre ho ricevuto mediante questo Emo Sig. Card. Arcivescovo la spiegazione del noto sigillo Orvietano, per cui le rendo duplicate grazie per averla (i) L'O. a pag. IX della Lettera sopra un Medaglione etc, aveva detto che anche i due medaglioni III e IV sono lavoro di Gian Fran- cesco perchè vi si legge il suo nome sebbene questo sia stato omesso nella stampa. Lo Z. fa osservare che il nome dell'autore trovasi inciso nella riproduzione del III e IV medaglione, e così è di fatto in tutti gli esemplari da me veduti. Probabilmente l'O. avrà voluto dire che tal nome fu omesso nella descrizione stampata, ma anche ciò non si veri- fica che per il IV, cfr. Della Zecca di Pesaro, etc, pag. xuii e Z. t. I, pag. 219. 404 G. CASTELLANI voluto a me dirigere, e così crescono sempre più le mie obbligazioni. L'ho subito letta con sommo mio piacere, per- chè corredata con quelle notizie, che si poteva. Bello è il documento riguardo la battitura delle Monete in quella Zecca nel 1323, giacché va a un dipresso a fissare l'epoca di quella Zecca, e del sigillo stesso. Altro appunto non vi voleva per assicurarsi che in quella Città vi era stata la Zecca, stantechè non abbiamo fino ad ora alcuna Moneta in essa Città bat- tuta. Di due cose mi occorre in seguito supplicarla, una si è del sigillo stesso acciò ne possi far levare un esatto di- segno, e la seconda dell'altro documento, che accenna es- sere simile a quello da lei trascritto, quando lo abbia presso di sé. Come pure il permesso di scrivere a quel Signore, che glielo ha comunicato per farle alcune altre domande, acciò vedere se si potesse scoprir altro. Dal detto documento sembrami che si possa dedurre che l'epoca di quella Zecca potesse essere prima del sudetto anno 1323 ; tuttavolta mi riserbo di far l'esame con maggior agio. Molte notizie re- chiederebbonsi per illustrare l'impronto di detto sigillo ri- guardo all'uso di batter le monete di que' tempi, ma non sarà così facile di rinvenirle ; tuttavolta starò in ricerca se posso scoprire qualche cosa. Ne ho trovate bensì del prin- cipio del secolo XVI ; ma sono troppo lontane. Se altro non si trova tuttavolta dobbiam contentarci, stante che con la sua spiegazione si ha di certo che colà vi fu la Zecca, lo che non era noto ad alcuno dei Monetografi, e perciò per tale scoperta gliene deve la Repubblica Letteraria esser grata. Se non credessi d'esserle troppo importuno la suppli- carei ancora di farmi fare un getto del Medaglione di Co- stanzo, ultimamente da lei illustrato, per collocarlo nella rac- colta di questo Instituto; quando non volesse favorirmi il Medaglione stesso unitamente al sigillo, acciò lo facessi far io, per ritornargli prontamente il tutto. Veramente conosco che questo é troppo, ma a ciò m'induce il desiderio che avrei che quest' Instituto avesse più compita che sia possi- bile la raccolta di tali Medaglioni. E qui nuovamente ringra- ziandola di tanti favori, passo con tutto l'ossequio a rasse- gnarmi quale mi protesto d'essere Bologna, j Decembre Ij8i. LKTTERE DI GUIDO ANTONIO ZANETTI 405 151. (GLI — 305). Dall' Emo Sig. Card. Arcivescovo ho ricevuto la scato- letta colla Medaglia e sigillo che V. K. si è degnata di ri- mettermi, e perciò gliene rendo le più vive grazie. Del si- gillo ne ho fatto levare l'incavo e l'impressione come vedrà da una stampa di esso, che qui le accludo. Da esso rilevo che la leggenda è come segue S • LABORENTI : E : MONETARI D • VRBIS VETERI, e perciò bisognerà accomodar la spie- gazione dove dice LABORENTIE MONETARI. Riguardo al Me- daglione di Costanzo non ne ho per anche potuto farne le- vare la copia, ma lo farò quanto prima e ne levarò un'altra anche per il Rino Trombelli, siccome mi significa. Mi di- spiace che il Sig. Bellini non gli abbia ceduto l'originale di esso, giacché è una copia mal fatta per essere ritoccata col bollino, a fronte dell'originale ch'io vidi in Modena, quale era di una bellezza straordinaria. Ma questo se lo avrà vo- luto tenere per lui (i). Subito che ne avrò levato il tutto, ella avrà addietro i suoi pezzi prontamente. Passando ora alla spiegazione del sigillo, quando V. E. voglia l'incomodo di tornare a scrivere ad Orvieto lo rice- verò per una grazia. Le notizie che desidererei sono le se- guenti : Se si sa chi dasse alla Città la facoltà di batter moneta, ed il Privilegio stesso se si potesse rinvenire. (i) Alla richiesta contenuta nella precedente corrispose subito l'U. inviando allo Z. il sigillo di Orvieto e la medaglia di Costanzo con le fortificazioni del ponte di Pesaro, e non inutilmente. Infatti lo Z. rileva che la iscrizione del primo dovrebbe esser letta in maniera alquanto diversa, proponendo di variare in conseguenza la spiegazione : ma ciò lu fatto soltanto nell'Appendice. Quanto alla medaglia, osserva che ap- pare ritoccata col bulino, non crede quindi si tratti del bellissimo ori- ginale da lui veduto a Modena ma solo di una copia. E che non si trat- tasse di quello di Modena apprenderemo dalla successiva lettera n. 183 del 16 gennaio 1784 in cui lo Z. dice di averlo potuto acquistare per tre zecchini dopo la morte del possessore. Non so se l'O. abbia allora cambiato il proprio col nuovo esemplare dello Z., ma è certo che quello tuttora conservato nell'Ateneo Pesarese, sebbene presenti qualche traccia di bulino, è bello assai : esso venne riprodotto in proporzioni minori del vero a pag. 66 della monografia Pesaro del comm. Giulio Vacca; (Bergamo, Istituto Italiano d'Arti Grafiche, 1909). 4o6 G. CASTELLANI Se in qualche Cronaca della Città, vi sia nota l'epoca della Zecca come si trova in molte altre Città. Se nelle Carte Orvietane vi sia mai nominata la moneta propria e specialmente negli anni prima del 1323. In caso che ciò si ritrovi che ne dieno un elenco con le precise pa- role dove si parli delle Monete e l'indicazione del tempo. Se in Orvieto si trovi alcuna Moneta battuta in essa Città, averne la descrizione ed il disegno, o la moneta stessa per levarne il tipo. Se vi sia alcuna notizia su pubblici libri, che sotto Giulio II vi sia stata in Orvieto la Zecca, giacché si trovano quattrini di detto Papa, nel cui rovescio si vede un S. Pietro, che ha da lati le lettere D • V • Se si ha alcuna notizia che in detta Città sia stata eser- citata la Zecca per conto della Camera Apostolica, siccome fu fatto in Fuligno ed altre Città, giacché le Monete che in tale occasione si battevano non avevano alcun segno dove fossero battute. Se esiste ne' pubblici Libri alcuna Tariffa o Grida, che fissi il valore delle Monete estere. Elenco delle Monete estere, che anno avuto corso in Orvieto dal 1200 al 1550 estratto da pubblici Contratti. — Copia del documento del 1325, per- chè pare che non possi essere simile a quello del 1323. Tali sono le notizie, che potrebbero abbisognare per impinguare sempre più la storia di quella Zecca, e che prego fargliene premura (i). Mi pare che le mandassi un documento estratto dalla Libreria Albani del 1323, sul quale si ordina di fare una nova libra in Civitate, et CouUtatu et in valle Cecca, che non so bene comprendere il suo significato. Tengo presso di me una Moneta d'argento del valore più d'un Paolo battuta a somiglianza dei Bianchi Bolognesi della metà del secolo XVI, nel quale si vede nel diritto il (i) Nou ho bisogno di richiamare l'attenzione del lettore sulla im- portanza del questionario che e addirittura uno schema di lavoro com- pleto sulla officina orvietana e da tenersi come modello per qualunque altra illustrazione. Peccato che le ricerche non abbiano dato i risultati sperati e desiderati. LETTERE DI GUIDO ANTONIO ZANETTI 407 busto di un Papa colle parole Martinus Papa 1111; e nel ro- vescio un L^one colla bandiera, ed il Motto Bona boni docente}). Possedendo gli Orvietani il corpo di detto Papa, ed avendo usato per arme un Leone potrebbesi sospettare, che fosse battuto in quella Zecca, ma come si potrà credere che in tal tempo più esistesse, da che la Corte Romana sotto Cle- mente VII, se non erro, aveva proibito le Zecche subalterne del suo stato? Ponga anche ciò all'esame dei Sig. Orvie- tani, acciocché vi facciano le loro riflessioni, stante che lutto può ridondare in maggior lustro della loro Città. E col rin- novargli i miei ringraziamenti, me le protesto con tutta la stima di essere Bologna, 12 Dicembre lySi. 152. (CUI — 311). Per non ritardar maggiormente a rimettergli il Sigillo e la Medaglia trasmessomi, stante che non mi si presenta occasione particolare, gli rimetto la scatoletta questa sera per la Posta, dalla quale la procurerà franco di porto, con ringraziarla infinitamente per simile favore- li P. Rmo Trombelli mi ha imposto riverirla, e ringra- ziarla per la copia della Medaglia che gli ho consegnato a di lei nome, come mi significò. Altro non mi occorre che pregarla a continuarmi la sua grazia e credermi quale me le protesto d'essere con tutto l'ossequio Bologna, ig del IJ82. 153. (CLIII - 312). Unita al pregiatissimo suo foglio dei 23 corr. ho rice- vuto la risposta data dall'Archivista di Orvieto alle dimande fattegli riguardo alle Monete e Zecca di quella Città (2). Da (i) Si tratta di una contraifazione dei Bianchi di Bologna che viene attribuita alla zecca di Messerano, cfr. Corpus Nummorum Italicorum, 11, Hemonte, pag. 297, n. 7, tav. XXVII, n. 11. (2) A questa e precisamente a car. 318 del codice, fa seguito la let- tera in data 2 gennaio 1782 con la quale il Co. Livio Polidori Carca- 408 G. CASTELLANI essa veramente si vede che in quell'Archivio quasi nulla esiste di notizie sopra la loro Zecca, e per conseguenza sempre più pregiabile si rende il sigillo che lei conserva. Giacché il Cavaliere gentilmente si esibisce di mandarle copia delle note da lui fatte delle molte tariffe che fissano il va- lore delle Monete dal 1361 al 1540 sarà bene prenderle, perchè da esse si può rilevare molte belle notizie, e cosi supplire alla mancanza delle notizie della sua Zecca. Per tanto la prego a suo comodo scrivergli che mandi pure l'elenco da lui fatto per farne copia e per poscia restituir- glielo quando mandasse il suo originale. Intanto le rendo infinite grazie per tale favore. Desidero che la sua Signora Nipote sia fuori pericolo, mentre con tutto il rispetto me le protesto d'essere Bologna, 26 del i']H2. PS. La prego ad osservare nell'Appendice dell'Opera di Mons. Garampi alla pag. 215, in qual libreria esiste la Cronica di Ferrara di Ugone Califfmo da lui citata, ed indi- carmelo. Scusi del disturbo, e novamente mi creda 154. (CLV - 317). In seguito di quanto mi ricerca col suo foglio dei 9 corr. per aderire al di lei desiderio, ed a quello del Sig. Ab. Sa- darghi di veder presto pubblicata la spiegazione del sigillo Orvietano che mi graziò tempo fa, gliela ritornerò alla prima occasione, acciocché la stampi sott'occhio, giacché non posso io porla sotto il torchio, che dopo stampata la dissertazione del Sig. Catalani sopra le Monete di Fermo, che tiene in rasi accompagnava all'O. le risposte al questionario formulato dallo Z. : " Se Mons. Spreti, egli dice, passato Governatore per puro spirito " di emulazione esercitata contro di me, non avesse confuso questo " Archivio segreto in maniera deplorabile, avrei potuta servirla in mi- " glior forma con mandare le copie per extensum delle tariffe, ed elen- " chi delle Monete che correvano dall'anno 1361 a tutto l'anno 1540 " con li lor respettivi valori, ma giacché il caso cosi ha portato spero " che il di lei amico sarà contento delle notizie succinte come trover.'i " notate nel margine di detto suo foglio etc. „. I.KTTERE DI GUIDO ANTONIO ZANETTI 409 mano lo stampatore. Ma siccome ciò lo posso fare anche dopo ch'è stampata, così non ho alcuna difficoltà di riman- dargliela. Ciò non potrò fare che dopo alcuni giorni per non essere per anche intagliato il sigillo, ma subito terminato sarà prontamente servita, perchè non ha che da comandarmi. Ella è pili che pratico delle circostanze della stampa per n( n potermi compromettere che sia stampata subito come avrei desiderato, giacché ciò era mio dovere. Il Sig. Biancani sta benissimo, ma è stato affollato da molti suoi affari per cui non avrà avuto tempo di rispondere, ma lo farà quanto prima per quanto mi ha assicurato. E con piena stima me le protesto d'essere Bniogna, 16 Febbraio i']82. PS. La ringrazio dell'incomodo avuto in ricercar nel- l'opera di Mons. Garampi dove esista la Cronica del Cali- fino, come mi pareva d'aver letto, per poter estrarre da quella le notizie che mancano al maggior schiarimento delle Monete Ferraresi, ma posto che non si trova vi vuole pazienza. 155. (CLVII - 323). Nel tempo stesso, che stavo aspettando qualche occa- sione opportuna per rimetterle la di lei spiegazione sopra il sigillo della Zecca di Orvieto, ch'ella si degnò di rimet- termi avendo lo stampatore terminato la dissertazione sopra la Zecca di Mantova, ho preso l'opportunità di farla inserire dopo la medesima nel Tomo, e così risparmiarle l'incomodo di farla costì stampare come vedrà dall'acclusa stampa che le rimetto ad oggetto che osservi se vi sia alcun errore, e se cammina a dovere, che poi mi potrà indicare le correzioni con un di lei foglio. Avevo destinato di aspettare ad inse- rirla nel fine del Tomo acciò inserirvi altre notizie se ne fossero capitate ; ma siccome dispero di rinvenirle, mi sono risoluto di stamparla per il fine sopra indicatole. Ciò non ostante non toglie che si possino aggiungere se capiteranno. Anzi io credo che la di lei spiegazione potrebbe far sli- molo a qualcuno ehe ne avesse a comunicarle. Se mai il sig. Co : Polidori gli mandasse l'elenco delle Monete che anno 5» 4 IO G. CASTELLANI avuto corso in Orvieto la prego a comunicarlo, acciò possi unirlo alle poche notizie che ho ritrovate. Mi era venuto in dubbio che in quella Zecca potessero essere state coniate le Monete del Patrimonio di S. Pietro, ma fino ad ora non ne sono sicuro; epperciò non ho voluto azzardar la mia con- ghiettura, con tutto che vi sia qualche probabile fondamento. Se ciò fosse vero, sarebbe prima stata colà instituita la Zecca per ordine de' Papi, e poscia proseguita per conto della Città. Ma il non ritrovarsi alcuna moneta colà battuta, né ritrovarsene menzione ne' loro contratti, come assicura il me- desimo sig. Co: Polidori mi fa gran specie. Subito che avrò avuto il di lei riscontro sarà stampata e gliene spedirò le copie, a riserva di quegli esemplari che m'indicherà trasmet- tere altrove. In attenzione pertanto dei di lei ordini e co- mandi passo a rassegnarmi quale me le protesto d'essere Bologna, 2j Marzo 1J&2. PS. Se non le piacesse il frontispizio lo può mutare a suo piacimento. 156. (CLVIII - 324). In seguito di quanto mi scrive col preg." suo foglio dei 6 corr. ho consegnato al Corriere Armandi il pacchetto con le cento copie della di lei erudita illustrazione del noto si- gillo della Zecca di Orvieto. Le altre copie da lei destinate, in parte le ho già presentate ai soggetti indicatimi in di lei nome e domani consegnerò le altre. Mandandone qualche copia al sig. Co : Polidori la prego farle premura, che al noto elenco delle Monete che anno avuto corso in quella Città, unisca la determinazione del 1332, ed altra del 1323 esistente nel libro delle Riforme di S. Collis de Capro o Ca- stro Plebis a pag. io nel quale esiste una Provisione quo d fiat nova libra in Civitate et in Comitatu et in Valle Cecca, per- chè questa penso che possa dar molto lume (i). Nel tempo che (i) L'equivoco preso dallo Z. a proposito di questo documento co- municatogli dall'ab. Marini (cfr. t. Ili, pag. 260, nota 252) venne spie- gato e rettificato nell'appendice allo stesso tomo, pag. 485. LETTERE DI GUIDO ANTONIO ZANETTI 4II ho dovuto aspettare che si stampi la di lei lettera ho ag- giunte alcune note che vedrà in seguito, ma solo nel tomo, per non perdere l'occasione di notare le poche cose, che mi sono venule alla mente, in caso, che non si scoprisse altro. Confesso che è stata una temerità la mia, ad aggiungere qualche cosa al di lei scritto, ma mi son fatto coraggio per r impulso appunto, ch'ella me ne ha dato. Se vaglio mi co- mandi mentre con ogni stima me le protesto d'essere Bologna, io Aprile 1^82. 157. (CLIX - 325). Ho piacere che abbia ricevuto l'involtino con le note stampe, per le quali Ella non deve pensarne altro, stante che tutto è di mio dovere. La sua Lettera non ha bisogno di alcuna correzione, così le note che vi ho fatte non ten- dono che aggiungere alcune notizie, cioè che in quella Zecca probabilmente siano state battute le Monete del Patrimonio; che prima del 1323 si usasse in quella Città di conteggiare a Marche di Sterlini ; qual fosse l'uso, ed il modo di coniare le monete a martello, e fin quando si praticasse, come si chiamasse l'officina Monetaria ne' secoli XIII e XIV ; e final- mente che nel cader del secolo XV, e principio del XVI vi potesse essere in esercizio la Zecca. Tutte queste mie con- ghietture però anno bisogno di conferma, lo che potrò effet- tuare se i Sig. Orvietani comunicheranno le notizie de' loro Archivi. La prego osservare se Mons. Garampi abbia par- lato del nome di Sicla, invece di Zecca, come mi pare, e farmi il piacere di mandarmi le sue parole per osservare se combiniamo, acciò io non dica qualche sproposito. Le copie che mi ordinò dispensare a di lei nome sono tutte andate al suo destino, e tutti la ringraziano, e special- mente l'Emo Sig. Card. Arcivescovo, il quale m'incaricò di riverirla e ringraziarla. Mi continui la sua grazia, e mi onori de' suoi comandi, mentre con la dovuta stima me le protesto d'essere Bo lagna y ij Aprile 1782. 412 G. CASTELLANI 158. (CLX - 331). Col pregiatissimo suo foglio dei 18 corr. ho ricevuto la nota del valore delle Monete venuta da Orvieto, della quale la ringrazio infinitamente (0. Da essa ho rilevato esistere in quell'Archivio vari documenti assai interessanti per le Mo- nete tanto per quella Città, che per altre, e perciò che sa- rebbe necessario di aver i documenti interi acciò pubblicarli, e per potervi fare sopra quelle riflessioni che si deve. Sono pertanto a pregarla di scrivere a quel Sig. Co: Polidori, che ne faccia fare di tutti una copia semplice a mie spese, per- chè con l'estratto da esso fatto non si può fare quello che si deve e nello stesso tempo aggiungervi quelle altre che potesse scoprire. Sarebbe desiderabile che se ne potesse scoprire qualcuna relativa alla Moneta di quella Zecca, e queste dovrebbero essere dopo il 1380 circa, perchè allora si potrebbe con più fondamento sostenere la spiegazione della leggenda del Sigillo. La difficoltà fatta da Mons. Borgia ha certamente, com'Ella dice, il suo peso (2) ; ma io non so persuadermi, che un Zecchiere nel proprio sigillo facesse rappresentarvi l'Officina Monetaria per sua impresa. Se an- cora quello fosse il sigillo del Zecchiere per nome Laborante, per me sono di sentimento che appartenga ad Orvieto, stante che io credo che colà esistesse la Zecca del Patrimonio. Ella vi pensi che farò Io stesso anch' io per fare poi qualche aggiunta nel fine del Tomo, giacché ora non si è più in tempo, stantechè si sta stampando il Trattato del Sig. Ca- talani. Dicesi che questa mattina, dopo che il S. P. avrà fatto concistoro, e creato Cardinale Mons. Garampi e Mattei, par- tirà da Ferrara per qui arrivare questa sera. Domani dopo (i) Vedila in appendice al t. Ili, pagg. 485-487. (2) Da qui sappiamo che l'osservazione fatta dalle Effemeridi di Roma (1782, pag. 346) intorno a una possibile diversa interpretazione della leggenda del sigillo Orvietano fu suggerita da Mons. Borgia. Lo Z. in questa lettera muove alla nuova interpretazione le difficoltà che troviamo poi esposte con parole poco diverse in appendice al tomo III, pagg. 484-485 : dobbiamo quindi ritenere che esse riportassero il bene- placito deirO. al quale erano state sottoposte. LETTERE DI GUIDO ANTONIO ZANETTI 413 aver sentita la S. Messa nella Cattedrale si porterà sul Monte della Guardia per visitare quella S. Immagine e poscia si porterà all'Istituto. Si vede che qui si trattenerà sino a sa- bato mattina, poiché è ordinata l'illuminazione di tutta la Città per li 22, 23 e 24. In tale occasione si è fatto coniare da questo Pubblico una Medaglia d'oro del valore di 30 Zec- chini col busto del Papa, e nel rovescio la Fede col motto VOT • SVSC • PRO SAL • ET RED • OPT • PRINC • sei delle quali con varie in argento, saranno presentate a N. S. Si è ordi- nato anche varie Monete con diverso rovescio, ma queste non sono terminate (i). Se vera sia la notizia avutasi questa mattina da Ferrara riguardo Mons. Garampi, non tornerà più a Vienna, e così potremmo sperare che darà l'ultima mano alla sua Opera delle Monete Pontificie. Non ho voluto mancare di darle questa notizia perchè son persuaso che l'aggradirà. E con la solita piena stima me le protesto d'essere Bologna, 22 Maggio 1782. PS. Mi viene con somma premura ricercato da un Amico di Correggio un esemplare della sua Opera su la Badia di S. Tomaso in Foglia, se mai lo avesse la prego di favorir- melo che gliene restarò tenuto. Alle ore 22 è arrivato in Città S. Santità, e si è por- tato al Convento dei PP. Domenicani, come fece l'altra volta. La notizia del Concistoro non si è verificata che per Mons. Mattei, cosi non faccia reso {sic) quello riguardo a Mons. Ga- rampi, il quale è qui venuto col Papa, e si trattiene qui al- cuni giorni dopo la partenza del S. P., come mi ha detto egli in persona in occasione di esser stato ad inchinarlo. (i) Da buon numismatico la Z. ci dà in questa e nella seguente let- tera notizia del numero delle medaglie d'oro battute per l'arrivo di Pio VI a Bologna e della loro distribuzione. Come pure ci fa sapere che le monete speciali ricordanti tale arrivo non furono coniate in tempo: sono esse lo zecchino d'oro, lo scudo, mezzo scudo e testone d'argento col busto del pontefice al diritto e un tempietto nel rovescio con la leg- genda : ADVENTVS OPTIMI PRINCIPIS " BONONIA • 1782, riportate dal Cinagli, n. 89, 135, 172 e 191 e dal Serafini, III, n. 1046, 1047, 1125-1127, H40, 1141, 1158, 1159, tav. CL, n. 4, 12, 16. 414 G. CASTELLANI 159. (CLXI - 326). Dopo ricevuta l'ultima sua non mancai di portarmi su- bito da Mons. Garampi per adempiere la commissione avuta, per lo che l'aggradì moltissimo e m' incaricò di ringraziarla e riverirla distintamente da sua parte, e lo stesso mi disse il Sig. Co : di lui fratello. Questa mattina è partito per Fer- rara per rimettersi a Vienna. Avrebbe volentieri proseguito il viaggio sino al suo Vescovado, ma N. S. non glielo per- mise, perchè le premeva che ritornasse alla sua Nunciatura, e tal era la premura, che al sig. Card. Bandi non bastò l'animo di poter ottener la grazia che arrivasse sino a Imola, come desiderava. A N. S. furono presentate l'indicategli sei Medaglie d'oro, e le agradì moltissimo. Ventidue altre quasi di simile valore, cioè di 25 Zecchini l'una, ne furono rega- late ai Cardinali, ed altri soggetti riguardevoli fra quali al sudetto Mons. Garampi. Una pure ne fu presentata al Duca di Parma. La ringrazio infinitamente delle Memorie della Badia di S. Tommaso in Foglia anche a nome dell'Amico che me l'ha ricercata, ch'è il Dott. Michele Antonioli di Correggio, che ora sta tessendo la storia di quella Zecca. Se vaglio mi comandi, mentre con ogni stima me le proteste d'essere. Bologna, 29 Maggio 1J82. 160. (CLXII - 332). Secondo che mi avvisò con l'ultima sua ricevei dal Cor- riere senza spesa la di Lei Opera sopra S. Tomaso in Fo- glia che le chiesi per un mio Amico per cui a suo nome le rendo le dovute grazie. Allorché mi sarà recapitato l'altro involto proveniente da Imola ne farò il riparto secondo che mi ha indicato, e spedirò le altre a Modena e Parma. Intanto per la mia parte le rendo i dovuti ringraziamenti. Desidero di sentire buone nuove di sua salute, e qualche comando per dimostrarle quale me le protesto d'essere Bologna, 19 Giugno iy82. LETTERE DI GUIDO ANTONIO ZANETTI 415 161. (CLXIII - 333). Serve la presente per avvisarla d'aver ricevuto il pac- chetto con le varie copie dell'eruditissime sue Memorie di Battista MalatestalO, e di averle dispensate a chi erano dirette, e di aver spedite a Modena quelle de' Bibliotecari e lunedì spedirò le altre a Parma. Per gli esemplari che ho ritrovati per me gliene rinnovo i miei più vivi ringraziamenti. Essendo capitato questa mattina in S. Salvatore, mi è stato consegnato un involtino di certe Poesie per lei, che ho consegnate questa sera al mio Perucchiere, che parte do- mattina per Sinigaglia, acciocché gliele faccia avere come mi ha promesso. E con piena slima in fretta me le protesto d'essere Bologna, 29 Giugno JJ82. 162. (CLXIV - 334). Essendomi state mandate ieri l'altro da Cingoli alcune Monete acciò gli sappia dire cosa sono, ho ritrovato fra esse quella da lei illustrata al N. 40 col S. Diuncenzio ottima- mente conservata. Essendo questa varia dalla sua, ed aven- dogli fatte sopra alcune riflessioni, conviene che gliele co- munichi per sentirne il suo saggio parere. La varietà, come vedrà dall'accluso disegno che prego ritornarmi consiste nella Croce gigliata, e nella testa del Santo ch'è in faccia con mitra in capo, ed ornata di nimbo con qualche variazione anche nelle lettere. Ciò dà a divedere essere questa stata battuta con altro conio, quando la sua per esser mal con- servata non fosse stata bene disegnata, come io dubito. Se ella non vuole l'incomodo di confrontarla, me la potrebbe mandare acciò lo facessi io per poscia rimandargliela. Pas- (i) Notizie di Battista di Monte feltro moglie di Galeazzo Malatesta Signor di Pesaro. Ivi, Gavelli, 1782, in-40. Operetta dedicata al conte Ca- millo Zampieri con lettera in data 4 giugno 1782 " giorno in cui la Città " di Pesaro à la gran consolazione di vedere il suo amatissimo e ve- " neratissimo Padre e Principe PIO VI, di ritorno dalla lunga ed in- " comoda bensì, ma al maggior segno gloriosa Peregrinazione etc. „. 4t6 g. castellani sando alle osservazioni ho riconosciuto essere essa vera- mente un Picciolo con qualche porzione d'argento com'ella ha stabilito. Dalla forma de' caratteri e dalla fabbrica della moneta convengo con lei, che non può essere stata battuta sotto i Malatesti per essere di età molto posteriore; ma per tal ragione credo che non possa appartenere nemmeno a Galeazzo e Costanzo. Secondo lo stile di quella delle altre Zecche io la credo battuta assai prima della fine del secolo XV vale a dire nel principio del governo di Giovanni e Ca- milla. E vero che il non vedersi il loro nome siccome si vede in tutte le altre, ne fa dubitare, ciò non ostante non so riti- rarmi dal mio supposto. Il fondamento che a ciò m'induce a credere si è il documento da lei pubblicato del 1498 alla pag. 234. In detto decreto Giovanni notifica ai suoi sudditi che in vista del bisogno della minuta spenderia aveva fatto battere i denari col piiblicae comoditati e poscia soggiugne come già altre volte S. 1. S. ordinò ha novamente facto fare e battere denari piccioli, de quali se ha spendere tredici de- nari al bolognino vecchio, e denari dot al quattrino secondo che altre volte altri piccioli furono battuti et spezie in la città di Pesaro et suo territorio. Chiaro adunque da ciò apparisce che per lo passato in Pesaro si erano battuti i Piccioli del va- lore della metà del quattrino e questi non possono essere se non quelli col S. Diuncenzio, giacché di altra sorte non se ne sono veduti. Probabilmente fu questa la prima moneta che uscì dalla Zecca sotto il governo di Camilla e Gio: che per essere assai piccola, non vi si pose il nome dei mede- simi come si fece nelle altre, e solamente Domini Pisauri, come si vede nel rovescio della 27. La ragione poi per cui non la tengo battuta al tempo di Galeazzo e Costanzo II oltre allo stile delle lettere, che mostrano assai piìi di anti- chità è per essere di lega ; giacché non é presumibile, che essendosi nel 1498 introdotto nella Zecca di Pesaro l'uso di battere i denari di puro rame, acciocché per la sua picco- iezza non fossero d' incomodo il continuarli a battere con qualche porzione d'argento, che dopo qualche anno se ne rinovasse l'uso, quando veggiamo anzi praticato il contrario sotto Costanzo II medesimo colla moneta N. 41 per essere un denaro di puro rame. Tali sono le ragioni che mi anno LETTERE Ol CtTIDO ANTONIO ZANETTI 417 fatto discostare dal di lei sentimento stante aver avuto la moneta nelle mani, ma che però le sottometto al suo saggio criterio prima che le esponghi al pubblico nell'appendice che io penso di fare nel fine del terzo Tomo con le altre mo- nete finora scoperte, acciocché non si smarriscano né che altri le pubblichi prima di me ; e finalmente perchè l'aspet- tare a fare l'appendice nel fine dell'Opera é troppo lontano, stant'essere l'impresa troppo vasta, e lo stampatore troppo comodo. Osservato ciò, la prego dirmi se possono sussistere tali mie riflessioni, ed unirvi qualche altra notizia sopra S. Diuncenzio se mai le fosse avvenuto di scoprire dopo la pubblicazione della sua dissertazione (O. Se vaglio mi co- mandi, mentre mi troverà quale mi protesto d'essere con tutto l'ossequio. Bologna, 6 Luglio i'/82. 163. (CLXV - 339). Accluso all'ultimo suo foglio ho ricevuto la sua Mone- luccia colla testa di S. Decenzio che ho riconosciuto essere di conio diverso, ma che giova ripubblicarla unitamente al- l'altra che ho acquistata, per darne l'esatto disegno. Posto che approva la mia idea di fare un'Appendice nel fine del terzo Tomo per aggiungere e correggere ciò che si é stam- pato negli antecedenti Tomi, vi applicherò con più premura. A ciò mi costringe ancora uno sbaglio che ho fatto riguardo la Zecca di Orvieto sulla fede di alcune notizie trasmessemi da un amico, e che ora mi rescrive che non sussistono (2). Per (i) È notevole il ragionamento fatto dallo Z. intorno all'attribuzione della moneta anonima pesarese con S. Decenzio e la deferenza verso rO. che aveva espresso ripetutamente opinione diversa. Giova credere che questi non facesse altre obbiezioni a quanto gli esponeva lo Z. perchè nel tomo III, pagg. 448-449 lo troviamo ripetuto quasi con le stesse parole. Anche il conte Nicolò Papadopoli, illustrando alcuni esem- plari di tale moneta esistenti nella sua collezione, accettò l'assegnazione dello Z. confortandola con l'aiuto di una nuova variante, cfr. Monete Italiane inedite della raccolta Papadopoli, III, in " Rivista Italiana di Nu- mismatica „ anno VI, 1893, pagg. 424-429. (2) Vedi in proposito la nota alla lettera n. 156. 5? 4l8 G. CASTELLANI supplire a ciò tornarebbe in acconcio il poter dare ulteriori notizie di quella Zecca, ma ciò dipende dal Sig. Co : Polli- dori. Intanto la ringrazio della suddetta Monetuccia, che sarà mia cura di rimettergliela dopo che l'avrò disegnata. E con tutta la stima me le protesto d'essere Bologna, 13 Luglio Ij82. 164. (CLXVI - 340). Siccome dopo la gita fatta sino a Savignano ho dovuto guardare per alcuni giorni il letto per il comune incomodo di un raffredore, così non rispondo che oggi al suo foglio dei 9 del corr. In primo luogo la ringrazio della copia della lettera scritta al Sig. Ab. Tondini riguardo la Moneta di Si- nigaglia, che va egregiamente ed ho piacere che il mede- simo sia rimasto persuaso nel leggere quanto io dissi nel primo Tomo, che le spedii ultimamente (i). (i) Parrebbe che la lettera dell'O. allo Z. intorno alle monete di Senigallia pubblicata nel tomo III, pagg. 462-463, fosse copia di altra indirizzata all'ab. G. B. Tondini già ricordato. Si occupò questi delle monete e della zecca di Senigallia in Memorie della Vita di Franceschitìo Marchetti degli Angelini etc, Faenza, Archi, 1795, in-8", pagg. 33-34. Ac- cennando alla opinione dell'O. che le monete col nome di Senigallia siano state battute nella zecca di Pesaro, invece di mostrarsene per- suaso, crede di poterla contraddire in base a due documenti che rife- risce nelle note. Il primo, pag. 61, nota (65), è una bolla di Leone X, data IV Nonas Novemhris ijig, nella quale tra i vari privilegi chiesti ed ottenuti dal Comune di Senigallia, èvvi quello di elidere oònlos ereos picciolos nuììcupaios ab raiionem qiiatiior prò quolibet quatreno non tamen prò rebus fiscalibus sed inier eos tantum etc. L'altro, pag. 62, nota (68), è una lettera del duca Guidubaldo II del 20 aprile 1562 con la quale dispone che il nolo della casa della zecca non venga più pa- gato dalla Comunità ma del suo. Antica e costante tradizione, aggiunge il T., afferma che l'officina monetaria era nelle vicinanze dell'ospe- dale degl'infermi i cui dintorni hanno sempre avuto nome della zecca. Ho creduto bene riferire queste notizie perchè il libretto del Tondini, che porta anche incise otto monete e quattro medaglie di Senigallia tra le quali quella con la pianta pentagona della città ricordata dallo Z. nella lettera n. 61, non è noto alla bibliografia numismatica ita- liana essendo sfuggito alle ricerche del Promis e dei Fratelli Gnecchi. Debbo tutta la mia gratitudine al gentile amico prof. Luigi Mancini di Senigallia che mise cortesemente a mia disposizione l'esemplare da lui posseduto della rara monografia. LETTERE DI GUIDO ANTONIO ZANETTI 4I9 Subito che potrò anderò in traccia del Libro che mi ricerca e le trascriverò tutto ciò che in esso ritroverò di Pesaro. In Savignano trovai un'altra monetuccia di Pesaro ine- dita ed è un di que' Piccoli di Costanzo, ma senza il nome. Esso lo vedrà pubblicato con l'altro nell'appendice del Tomo terzo che si va avvicinando al suo fine. Chi potesse fare un giro per l'Italia chi sa quante altre se ne potrebbe rinve- nire ? Mi continui la sua grazia e si conservi in salute, mentre con tutta la stima me le protesto d'essere Bologna, i-j Agosto ij82. 165. (CLXVII - 341). Le notizie dei scrittori di Correggio che ha ricevuto, l'ebbi in compenso delle Memorie di S. Tommaso in Foglia, che la pregai per un mio Amico di Correggio, il quale m'impose di rendergliene le dovute grazie. Non mi è riu- scito per anche di rinvenire il Libro che m' indicò non ostante che l'abbia ricercato in varie librerie. Non dispero però di rinvenirlo perchè ho pregato un mio Amico che ha spogliato tutte le Librerie di questa Città di tutti i Libri, stampati nel primo secolo della stampa per formarne un In- dice per comodo dei dilettanti, ma non ho per anche avuto alcun riscontro. Sono a pregarla di osservare nell'Opera di Mons. Ga- rampi se vi sia una Grida pubblicata in Roma per tutto lo Stato nel 1470 circa, e se ad essa ha fissato il tempo che fu pubblicata. Nella copia ch'io tengo senz'anno si fa men- zione di Grossi Ferentini, e dei Grossi di Lozesano; di grazia la prego dirmi se ha stabilito che monete sieno e in qual Zecca battute, per vedere se ho errato nell' illustrarla. Condoni del disturbo e mi creda quale mi protesto d'essere Bologna, 14 Settembre 1^82. 166. (CLXVIII - 342). È gran tempo che io non le ho scritto perchè non ne ho avuto preciso motivo, né ho voluto disturbarla dalle sue serie applicazioni. Ora però che tengo ordine da quel sig. Ab. Catalani di dirigerle due esemplari delle sue memorie 4iO G. CASTELLANI sopra la Zecca di Fermo, alle quali troverà unita una copia della storia delle Monete dei Gonzaghi, che hanno signoreg- giato fuori di Mantova del nostro dignissimo P. Affò ab- braccio volentieri quest'occasione per rassegnarle la mia ser- vitù e pregarla di un segnalato favore, il quale per quanto è in me, io voglio assolutamente che Ella si disponga a farmi. Ora mai è compiuto il terzo tomo della mia raccolta ed io penso immediatamente d'intraprendere la stampa del quarto, tanto più che mi vedo, dietro al di lei esempio, continua- mente favorito di nuove dissertazioni. I miei Amici e Lette- rati, che leggono quest'opera mi applaudiscono all'ardua im- presa alla quale mi sono accinto e ammirano la concorrenza di celebri uomini che contribuiscono al suo proseguimento. Sembra loro però che a perfezionarla manchi una generale dettagliata notizia delle antichissime Zecche della Provincia, la quale istoricamente additasse le città che batterono mo- neta, il loro sistema, peso e valore, e le monete sin'ora sco- perte mettesse al pubblico. Vedo che la inchiesta non è ir- ragionevole tanto più che quegli Autori particolari e segna- tamente il Co : Carli nella sua Opera comincia dalle primi- tive Zecche dei remotissimi tempi, e si fa strada dopo aver parlato a lungo della romana, a quella dei bassi tempi. Io amerei moltissimo di soddisfare a questa inslanza e di no- bilitare la mia raccolta con questa Opera ; ma a chi posso io ricorrere con più fiducia, e con più ragione se non a Lei, che sempre con tanta gentilezza mi ha favorito, e che più d'ogni altro è a portata, sol che il voglia di farlo degnamente, e mi permetta anche il dirlo, facilmente? E vaglia il vero, la lettera dopo la sua dissertazione sopra la fondazione di Pesai'o chiaramente per sé stessa dimostra la rara sua abi- lità, e profonda notizia delle materie delle quali dovrebbe far uso in questa dissertazione, le nuove scoperte che Ella naturalmente avrà fatte dopo, potranno forse anche invo- gliarla di accingersi all'opera. Il trattato del Sig. Passeri sopra la monetaria Etrusca (i) forse le agevolerà la strada. (i) Re De Nummaria Elruscorum dissertatio, da pag. 147 a 216 di: Jo. Baptistae Passeru, In Thomae Dempsteri lióros de Eirttria Regali Paralipomena, etc, Lvcae, MDCCLXVII, in fol., con 7 tavole di monete la maggior parte esistenti nel Museo dell'Olivieri al quale la intitolò " an- LETTERE DI GUIDO ANTONIO ZANETTI 42 1 Eccole esposta la mia preghiera, e perciò me le raccomando quanto so e posso acciò voglia esaudirla, protestandomi dal canto mio che non mancherò di mettere in opera quanto occorra rapporto massime alle tavole e figure che abbiso- gnassero, ed a tutt'altro in cui credesse Ella che l'opera mia le fosse di sollievo ed ajuto. Sembrerà a prima vista che la domanda sia troppo estesa ed illimitata, ma quando Ella ri- fletta, che io qui parlo delle antichissime monete, intenderà subito che io mi ristringo a quelle che si dicono comune- mente Etrusche, non curando né quelle della Sicilia, né quelle della Campagna, e Magna Grecia, poiché di queste già gli Eruditi anno modo di soddisfarsi negli ampi Trattati che le illustrano. Non é così delle Etrusche, delle quali poche e scarse notizie finora sono pubblicate, e da queste sembrami che i Romani abbiano poscia preso il loro primiero sistema monetario, al quale la notizia delle Zecche Etrusche farebbe in appresso strada a parlarne, secondo che io penso con fondamento e rischiararne l' intricatissimo nodo. Ricevuto ch'Ella abbia le dissertazioni del P. Affò e del Sig. Canco Catalani, gradirò moltissimo di sentirne il suo venerato parere ch'io apprezzo moltissimo, ed auguran- dole in queste sante feste ogni più desiderata felicità ed una prosperosa e lunga vita, passo a rassegnarmi con tutto l'ossequio Bologna, 24 Dicembre 1782. 167. (CLXIX - 347). Dei due sentimenti che ha cagionato in Lei la mia ul- tima scrittale, tenendo dietro al primo d'essersi, cioè gentil- mente compiaciuta della proposta fattale replico con fiducia all'obbligantissima sua risposta, pregandola vivamente di vo- " ceps equidem meam ne dicam, an Tuam. Te eniiii potissime lumen " praeeunte, et intra illa Tua Musarum penetralia, et ex Tuo penu suc- " crevit opulentissimo, atque ex hac parte magnorum Principum gazis " comparando. Seriem illam Thuscorum Nummorum Tibi a Majoribus " traditam .... potissime auxisti, dum Eugubii Tribunicia Potestate fun- " gereris Exinde ncque industriae, ncque sumptibus pepercisti ad " illam amplìfìcandam „. 422 G. CASTELLANI lermi compendiosamente accennare il metodo che le sem- brasse più acconcio e chiaro per la estensione della nota disser- tazione ('), Io non so abbandonare questo pensiero venutomi in mente d' inserire nella mia raccolta una ragionata illustra- zione delle zecche primigenie d' Italia, e quantunque conosca giustissime le ragioni da Lei adottemi del non potere intra- prendere questo carico, tuttavolta io spero eh' Ella non mi abbandonerà dei suoi lumi, eh' Ella vorrà parteciparmi i mo- numenti inediti del suo dovizioso Museo sopra la materia, e che mi darà adito di potere a lei ricorrere in qualunque bi- sogno, somministrandomi lumi e notizie. Io dunque la prego quanto so e posso a non volermi essere avaro delle sue dottrine in questo argomento, ed in attenzione di sue pre- giatissime grazie passo a rispondere a ciò che riguardi l' il- lustrazione della Zecca di Macerata stesa in parte dal fu Mons. Compagnoni. Questa non la inserisco nel 3" tomo, che già cresciuto a giusta mole non può comprenderla, e mi riserbo a pubblicarla allora quando dal Sig. Ab. Tondini avrò avuto ciò che sopra tal Zecca ha promesso di scrivere, Che non dovrebbe tardar molto, giacché egli mi avvisa d'aver già in pronto sin'ora la materia. Solo gli rincresce assaissimo di non aver potuto vedere le monete raccolte da quel degno Prelato, ricusando il suo erede di comunicargliele. Io 1' ho animato a far nuovi tentativi per poter vederle, il che quando non possa ottenere al pronto disbrigo della faccenda mi sono esibito di comunicarle le mie che non son poche, oltre quelle che troverò dai miei Amici. E colla continuazione delle sue grazie me le protesto con tutto il rispetto d'esserle Bologna, 4 del ijSj. (I) L'O. non accolse l'invito rivoltogli dallo Z. di accingersi a com- pilare una dissertazione sulle zecche e le monete dell'Italia antica, o più propriamente sulle monete che allora si chiamavano Eirusche nel senso precisato dallo Z. nella lettera precedente. Dovette però mostrare un certo compiacimento per la proposta che lusingava certamente il suo amor proprio di raccoglitore e di studioso, e di tale compiacenza profitta subito lo Z. per impegnarlo a dargli aiuto onde poter prose- guire per proprio conto nella impresa non sapendo risolversi ad abban- donare questo pensiero. LETTERE DI GUIDO ANTONIO ZANETTI 423 168. (CLXX - 348). La gentile condiscendenza in cui la ritrovo di favorirmi d'aiuto, di lumi e di monumenti, mi fa coraggio ad intra- prendere come meglio saprò l'estensione della nota disser- tazione nel lavoro della quale converrà ch'Ella mi sia fedele scorta, trattandosi di dover camminare fra le tenebre e la- birinti della più remota antichità Italica, ne' quali mi per- metta pure che io faccia la figura d'aiutante di studio, ed Ella di supremo regolatore ed arbitro, ad oggetto che il la- voro riesca felicemente, e che le notizie rechino lume alla materia per sé stessa oscurissima (i). Comprendo benissimo che convenga cominciare accen- nando brevemente che i primi contratti si facevano per via di permutazioni barattando robba con robba, e che passato del tempo si conoscesse, che alla permutazione fosse neces- sario sostituire un genere che adeguasse il prezzo comune di tutte le cose e che questo fosse il metallo, O' già a que- st'ora osservato il Sperlingio che incidentemente tratta questo punto, e vedo che egli nega costantemente l'invenzione del metallo monetato ai Fenici, ai Lidi, ed a tutti gli altri Po- poli Asiatici, appoggiandosi principalmente od al silenzio di tutti gli Autori antichissimi, od all'espressione incerta ed ambigua di taluno come il scrittore dei Libri Santi ed Ero- doto, i quali parlando di Nummi non s'esprimono mai in modo di doverh credere monetati, ma bensì di non cusi. La gloria e il vanto lo attribuisce soltanto ai Greci e primamente a Fidone Re d'Argo che nell'anno avanti Cristo 895 secondo i marmi d'Oxford (2) batteva il primo moneta d'argento nel- (i) Si vede chiaro che l'O. non seppe rifiutare i propri lumi allo Z. che con questa lettera apre la serie di quelle dedicate quasi esclusiva- mente a discutere le basi su cui fondare l' ideato lavoro. Non starò a. sciupare con inutili commenti il procedimento usato dallo Z. per av- viarsi nella difficile via, limitandomi a far rilevare la somma prudenza con cui Egli procede, volendo sentire saldo il terreno sotto il piede prima di muovere un passo. (2) I famosi Marmi di Paro depositati all'Università di Oxford. A proposito di Fidone Re d'Argo e del come possa spiegarsi la invenzione della moneta a lui generalmente attribuita cfr. : E. Babelon, Les Ori- gines de la Montiate considerées aii point de vtie Economiqiie et Historique. Paris, 1897, *in 16°, pag. 202 e segg. 424 G. CASTELLANI risola d'Egina. Parmi che il sentimento suo sia giusto, nel qual caso ecco fissata l'epoca della moneta segnata ed assicurato il preggio della di lei invenzione ai Greci. Per quello poi che riguarda all'Italia io non vedo improbabilità alcuna nel determinarsi a crederla popolata dagli antichissimi Greci che venuti per mare stabilissero in questi luoghi l'uso del me- tallo compensativo dei primi modi di permutare le cose, il qual poi in appresso per poterne più generalmente fare l'uso destinato, dovette contrassegnarsi in modo che ne indicasse il valore, ed in conseguenza ecco trovata la moneta. Quanto poi al sentimento da lei proposto nella sua lettera al Sig. Bar- thelemi circa alla diversa forma delle Monete, e circa al- l'esser stata prima fusa, e poi coniata io ne convengo pie- nissimamente. Mi fa soltanto sommo ribrezzo l'osservare che in una istessa Provincia si fabbricassero Monete rozzissime princi- palmente nell'Etruria in quello stesso tempo, che nella Lu- cania, nella Brucia, negli altri Paesi della Magna Grecia, e nella Sicilia si lavoravano di conio d'Artefici valentissimi e con arte così elaborata, che queste per la maggior parte superano nell'artificio, e nella bellezza quelle dei Greci; qui ho bisogno di lumi e d'ajuto grandissimo, né vedo come sbrigarmi questo intrico per me assai grande. Tocca a lei a rischiararmi ed illuminarmi in questo buio. Passando dall'antico al moderno, mi capitò alle mani giorni sono un Ms. nel quale comprendeva varie notizie Mo- netarie dei Duchi d' Urbino, e fra esse alcune estratte dai statuti di Fossombrone. Se mai avesse nella sua doviziosa Libreria questi Statuti, la supplico di osservarli e farmi tra- scrivere tutto ciò che riguarda alle Monete per poterle ag- giungere nell'appendice, e farvi sopra qualche osservazione (i). Il libro che mi ricercava stampato in Bologna nel 1533 è un Poemetto Elegiaco intitolato Sctpionis Balbi Ftnalierisis Pc- regrinatio Lauretana, E colla dovuta stima me le protesto al solito Bologna, ij del 8j. (i) Vedi le notizie tratte dagli Statuti di Fossombrone in Z., Ili, pag. 444. LETTERE DI GUIDO ANTONIO ZANETTI 425 169. (CLXXI - 351). Va bene che le prime monete fossero senza figura, ma non combina poi ciò ch'ella accenna intorno a un segno che ne dinotasse il valore, non combina dissi con ciò che ripete più volte lo Sperlingio nel suo Trattato, che queste primi- genie monete fossero affatto senza segno, lo che quando si volesse sostenere converrebbe più tosto credere, che fossero pezzi di metallo rozzo ridotto in verghe, e tagliati o torti in quella distanza, che portasse il peso del metallo appro- vato da autorità pubblica, che equivalerebbe al passo della Sacra Scrittura nella Genesi Cap. 23. 16 in cui narrasi che Abramo pagò ad Efrem 400 sicii d'argento probatae tnonetae pviblicae, o pure argenti transeuntis ad Mercatores nel qual caso io crederei, salvo sempre ecc., che fosse anteriore la figura rettangola delia moneta alla circolare o globulare come Ella accenna. Convengo che non debba fare veruna specie la diver- sità delle maniere nelle monete Etrusche, ed in quelle della Magna Grecia ; ma non posso ugualmente convenire nella diversità di fabbricarle nello stesso tempo in una stessa pro- vincia. Sembra inverisimile, che in una regione della mede- sima si coniassero, nell'altra si fondessero. Dirò di più, come sta che nella illustre sua Patria se n'abbian forse dello stesso tempo delle fuse, e delle coniale! Ho detto forse dell'istesso tempo, poiché le ritrovo tutte d'un istesso tipo, e con l'istessa leggenda greca. Qui ho bisogno d'essere positivamente illu- minato. Accordo che i Romani a misura, che sottomettevano i Popoli togliessero loro il gius della moneta, e che in con- seguenza gli Etruschi, gli Umbri, ed i Picenti non avessero più facoltà di coniarle, ma la medagliuccia di Todi compresa pure in questa Provincia, e che ha da una parte la testa di Sileno, e dall'altra l'Aquila con leggenda Etrusca è tale, che al sol vederla mostra una tale antichità, che non corrisponde all'età anteriore alla loro. E poi è egli veramente ed assi- curato con antiche autorità, che quando i Romani avevan sottomesso i Popoli togliessero loro a dirittura il gius della moneta? Quante belle cose dicono gli Eruditi intorno alla facoltà data dal Senato Romano a Giulio Cesare il primo 54 426 G. CASTELT.ANI ad improntare nelle Monete Romane il suo volto, ma quale autore antico ce ne assicura, e quanto dispulano i moderni critici intorno a ciò ? Convengo benissimo che la massima parte dei Vasi di terra cotta che si chiamano Etruschi ven- gano dal Regno di Napoli, e quanto a me io li credo tanto Etruschi, quanto io mi credo Ottentotto, giacché le elegan- tissime loro forme, l'ottima loro maniera in cui sono dipinti, e quel ch'è più le epigrafi di cui taluno è segnato sono tutte greche, né ciò deve recar meraviglia, poiché secondo il sentimento del Sig. Marlorelli tutti quei contorni in cui trovansi detti vasi erano occupati da colonie greche. Io non ho ora alla mano l'Opera sopra i vasi Etruschi del Sig. Pas- seri, ma so bene che egli amico com'era della Nazione Etrusca e attaccatissimo al Gori, ed al Guarnacci può avere facilmente nella sua dottissima Opera dissimulata questa no- tizia. Ed ecco ciò che appartiene alla veneratissima sua lettera. Io ho le sere scorse letta con attenzione la sua egregia dissertazione sopra la fondazione di Pesaro unitamente alla Lettera al Sig. Ab. Barthelem}-, ed io 1' ho ritrovata piena d'utilissime notizie per l' ideato mio lavoro. Mi ha però fatto gran specie l'opinione del Senator Buonarotti da lei riferita alla pag. 27; dice egli e con ragione, che le più antiche mo- nete Romane ed Etrusche erano di getto e non di conio e soggiunge che tali fossero anche molte monete della Sicilia e Cartaginesi, e nei più recenti tempi quelle d'Egitto e delle Città di Spagna. Questo suo sentimento m'imbroglia alquanto, lo veramente non ho veduta quantità grande di Monete an- tiche, ma tuttavia ne ho vedute, né mai mi sono imbattuto a vederne della Sicilia, delle Cartaginesi, Egiziane e Spa- gnuole che sien fuse. Tocca a lei a sciogliermi questo nodo, ed a cominciare a prepararmi monumenti inediti per la mia dissertazione, giacché con tanta bontà e cortesia si é esibita di favorirmi. Farò nuove diligenze pel Libro che desidera, e se mi riescirà di rinvenirlo le transunterò ciò che riguarda a Pe- saro. Ella mi continui la sua grazia e mi creda quale me le protesto con tutta la stima d'essere Bologna, 2j del 8j. LETTERE VI GUIDO ANTONIO ZANETTI 4-^7 170. (CLXXII 353). Mi compiaccio sommamente dell'approvazione ch'Ella si degna fare del mio sistema Monetario primigenio. Ma nello spianare con tanta dottrina li avanzamenti del medesimo, mi fa nascere nuovi dubbi. Ella dice che trovato il me- tallo, e stabilito questo per prezzo comune di tutte le cose non sarà forse stato pensato il primo dì a farvi alcun segno, che ne dinotasse il peso, ma dovea pensarvisi il secondo perchè troppo imbarazzo sarebbe stato a dovere ogni volta pesarlo» Se ciò riguarda la moneta Romana io ben volen- tieri l'accordo giacché troviamo le antichissime monete di questa Nazione d'ogni metallo segnate con tai note indicanti il loro valore. Ma se passiamo alle più antiche della Magna Grecia, della Sicilia, della Grecia di Levante, e dell'Asia, noi le ritroviamo tutte nella loro fabbrica spiranti antichità remotissima, ma affatto sfornite di tai note. Come potremo adunque attribuire con fiducia alla Grecia l'invenzione della Moneta, che indi passasse in Italia col mezzo delle Naviga- zioni, quando vediamo un metodo di segnarla opposto al- l'altro ? Dubitarebbe Ella mai appoggiata ad una costante os- servazione, siccome dubitarono il nostro Bianconi, il ' Win- chelman, il Sig. Dulens, e ultimamente il Sig. Denina nella sua Storia della Grecia, che anzi che in quella Nazione (parlo della Grecia Orientale) in Sicilia piuttosto, e nella Magna Grecia avesse avuto origine quest'Arte ? Ella mi opporrà il silenzio degli Scrittori intorno questo punto, ma non mi potrà opporre che la Sicilia non fosse in uno stato floridissimo, che ivi fossero oramai al sommo grado di perfezione le Arti, quando in Grecia erano ancor bambine. Abbia la bontà di pensar seriamente, e riflettere su questo mio dubbio e me ne risponda a suo comodo ; poiché allora si spiegarebbe forse con più ragione, come tro vinsi nelle Monete Sicule, non antichissime, nelle Etrusche e nelle Romane i segni del loro valore piuttosto che nelle Greche. Quanto alle Monete di Pesaro convengo benissimo che sien fuse giacché le restanti che serbiamo di Città non molto 423 G. CASTELLANI distanti sono tutte di simil fatta (0. Quando consti per autorità che Todi si assoggettasse spontaneamente ai Romani, allora veramente crederei che potesse aver ritenuto quel diritto che niun'altra Città avea, ed in conseguenza che la sua nota Monetuccia di conio fosse veramente de' secoli posteriori. Io sinora ho cercata indarno testimonianza antica che me ne assicuri, perciò la prego con suo comodo ad avanzarmi quelle notizie che sopra questo argomento avesse raccolto riguardo a ciò che Ella osserva intorno al sentimento del Buonarroti, io non nego, che non vi possono essere monete fuse di quelle Nazioni ch'ei nomina quantunque fosse già introdotta ed anco dilatata l'arte del conio, ma dico bene che comunemente non se ne osserva, ed io non ne ho ancora potuto veder una, Egli è vero che in quel tempo in cui i Romani conia- vano la moneta d'argento, nello stesso tempo fondevan quella di rame, ma in qual pregio era presso questa Nazione l'ar- gento, e qual quantità di rame si contraponeva all'equiva- lente valore del medesimo ? Io vedo che oramai comparisco davanti Lei un noioso seccante, ma il desiderio che ho di appurare certi fatti per me tuttavia oscuri e la sua bontà, che mi ha fatto sempre coraggio a ricorrere in qualunque mio dubbio, mi rendono ardito a ricorrere a Lei come ad Oracolo nell'impegno assai arduo e disadatto alle mie forze. Io sono quale me le sono sempre protestato d'essere Bologna, p Febbraio ijSj. [Continua) G. Castellani. (l) Ho accennalo brevemente nella prefazione alle presunte mo- nete greche e pesanti di Pesaro pubblicate dall' O. Egli riteneva che tosse l'usa la piccola moneta col cerbero da lui posseduta perchè pre- sentava la traccia visibile del canale di fusione, cosa che viene spie- gata dallo Z. nella successiva lettera n. 172. BIBLIOGRAFIA LIBRI NUOVI E PUBBLICAZIONI Istituto Italiano di Numismatica. Atti e Memorie. — Roma, presso la Sede dell' Istituto, Castel S. Angelo, 1915. Voi. II di pag. 334 con 40 illustrazioni, i tavola in zincotipia, i autografo di 4 pag. e 8 tavole in eliotipia. È uscito testé il secondo volume dell' Istituto Italiano di Numismatica, e si presenta bene. E citata la sua Sede editoriale ancora nello storico monumento di Castel S. An- gelo, ma, come nota il Comunicato a pag. 306, mentre il volume si stampava, l'Istituto si trasferiva al Palazzo del R. Istituto di Belle Arti, in Via Ripetta, 219, in Roma. Il volume si raccomanda e non solo per la mole sua e la varietà, se non profusione, delle illustrazioni, ma anche e soprattutto per la bontà e la varietà del suo contenuto. Il quale, per una buona combinazione, ha due caratteri fonda- mentali, di collaborazione internazionale, che ci fa per un momento dimenticare la guerra atroce che dilania i popoli d' Europa, e di estensione a molti rami delle discipline nu- mismatiche, àdXXaes grave alle medaglie del Rinascimento, al libro di un Cardinale della metà del Settecento. Questa parte delle Memorie è seguita dagli Atti dell'Istituto, che com- prendono undici adunanze e cinque assemblee, dal 1913 al 1915, e che interessano i Soci sul movimento interno dell'Isti- tuto e alle quah mandiamo il lettore tra le pagine 287-302. Segue questa seconda parte l'elenco dei doni pervenuti alla biblioteca dell'Istituto, e gli indici del I e del II volume, 430 BIBLIOGRAFIA che formano un notiziario utilissimo agli studiosi, essendo in ordine alfabetico e per nomi ed oggetti insieme. Chiude l'in- dice generale del volume l'accenno alla seduta straordinaria del 25 aprile 1914, che non è invece notata nell'elenco pro- gressivo delle altre adunanze, perchè trattasi della solenne commemorazione del presidente d'allora, prof. Antonino Sa- linas, la quale fu tenuta dal socio onorario prof. Giulio De Petra. Essa può leggersi in principio del volume, quasi la sua naturale introduzione, ed è certo un bel tributo di affetto e di ammirazione al direttore del Museo nazionale di Palermo, al fondatore dell' Istituto Numismatico, al Sovraintendente agli scavi e ai monumenti della Sicilia Occidentale. Limitandomi per ragioni d' importanza e di spazio agli elementi scientifici del II volume degli Atti e delle Memorie deW Istituto, per la parte classica notiamo i lavori di: J. Imhoof-Blumer. Di alcune monete italiche e sicule. L. Cesano. // Medagliere de 11^ ex- Museo Kircheriano (aes grave). E. Haeberlin. La presunta zecca di Lanuvium. R. Bartoccini. trilla Publica. F. Lenzi. Trovamenti di monete romane nelV Etruria Marit- tima. Per la parte medicevale e moderna leggiamo i lavori di M. Cagiati. Le Monete del Re Manfredi sul reame delle Due Sicilie. G. F. Hill. La Pace della Chiesa (il medaglista Cristoforo di Geremia). V. Allocatelli. // libro di un Cardinale std valore delle monete pontificie (sec. XVIII). Diciamo brevemente dei lavori in numismatica classica. L' Imhoof-Blumer ragionando di alcune monete italiche e sicule, raggruppa lo studio di alcuni esemplari della Magna Grecia e della Sicilia intorno al tipo del Dionysos dei Bretii, intorno a quelli di Acheloos ed Orethos, infine, per quello BIBLIOGRAFIA 43I che riguarda la cosidetta Pistrix sulle monete sicule, con- clude che la moneta aurea con la scrittura KA debba attri- buirsi non a Catana, ma a Camarina, contro le conclusioni del Casagrandi. La Cesano prese occasione dal trasferimento del Meda- gliere dell'ex-Museo Kircheriano al Medagliere del Museo Nazionale romano per studiarne con diligenza ed esattezza le origini, la formazione, gli incrementi, sotto il padre Marchi, fino alia divisione delle sue membra archeologiche fra i due nuovi Musei nazionali di antichità, quello di Villa Giulia e quello delle Terme Diocleziane, e l'erigendo Museo medio- evale di Castel S. Angelo. L'A. si intrattiene soprattutto negli studi dei padri Marchi e Tessieri sullVé's grave del Museo Kircheriano, del padre Raffaello Garrucci, Le monete de/P Italia Antica e il Corpus delle monete italiche fuse dello Haeberlin {Aes grave, Das Schwergeld Roms und Mittelitaliens /, con atlante di 103 ta- vole. Francoforte, 1910). Fa rilevare la denuncia dello Haeberlin al Governo ita- liano circa la presenza a Monaco di 41 pezzi provenienti certamente dal Kircheriano, citati nel catalogo XXXIV del 1914 della casa di vendita del numismatico D. Hirsch, che ne donò poi quattro che erano stati aggiudicati a lui. Si riduce poi, la Cesano, specialmente a considerare in sé il gruppo delle monete fuse del Kircheriano che vennero a far parte del Medagliere del Museo Nazionale Romano alle Terme Diocleziane. II gruppo di queste monete consta di una parte del fondo Zelada, di un buon gruppo di pezzi acquistati dai padri Marchi e Tessieri, del maggior numero di pezzi della stipe di Vicarello, che in parte ha sopperito alle ripetute sottrazioni. Anche cosi, come ci è giunto, si può annoverare fra le più notevoli collezioni di monete primitive italiche, specialmente per gli splendidi quadrilateri interi e frammen- tati che vi si trovano (di cui la Cesano dà riproduzione nelle tavole eliotipiche), per i rarissimi deciissis, tripondi e dupondi delle serie romane e latine, per la serie delle mo- nete Galene e lucerine, per il gruppo delle monete etrusche che è da considerarsi di primo ordine per la rarità dei suoi 432 BIBLIOGRAFIA pezzi, e infine per un buon numero di pezzi incerti, non ag- giudicati, che devono essere identificati ancora. Seguono le tabelle dei pezzi di aes grave deJl'ex-Meda- gliere Kircheriano, enumerati nelle opere di De Zelada, Gen- narelli, Raffaele Garrucci. L'A. vi ha fatto seguire l'elenco dei libri citati nel catalogo, o riguardanti in qualche modo il Medagliere Kircheriano, e poi pubblica tutto il catalogo delle monete fuse, illustrando particolarmente le tabelle pre- citate, daWaes rude e signatum fino alla II serie leggera della Ruota, e alla serie con gli oggetti del sacrifizio. Op- portunamente si chiude il lavoro con un index locorum e un index rerum, che può facilmente servire per trovar si^ibito la serie alla quale la moneta fusa appartiene, secondo l'oggetto su essa rappresentato. Dal lavoro della Cesano si rileva la grande importanza del lavoro fondamentale dello Haeberlin, sull'fl^^ grave e le relative ricerche di Soutzo e di Sambon, che dallo Haeberlin in molti particolari dissentirono. Inoltre si rileva il lavoro di sintesi sul sistema monetario più an- tico di Roma, che è stato da me tradotto e inserito nella Rivista Italiana di Numismatica del 1906 (voi. XIV) e che è citato anche nel lavoro che V Haeberlin inserì in questo II volume degli Atti e Memorie^ ecc., ne la presunta zecca di Lanuvium {Atti cit., pag. 35 e segg.). È questa una risposta al lavoro del sig. G. Pansa di Sulmona col titolo L'officina monetaria di Lanuvio e gli at- tributi di Giunone Sospita, inserito nella Rivista Ital. di Nuni. (voi. XXVI, pag. 323 350), e conclude che è da considerarsi come fallita la dimostrazione per l'appartenenza della serie illustrata dal Pansa a Lanuvium, fondata soltanto su ragioni tipologiche, mentre vi sono ragioni più forti per persuadere il lettore che quella serie non è lanuvina ma romana. E queste ragioni sono che Z«wwe^///w/^ secondo le sue condizioni giuridiche, era assolutamente priva, molto prima del 286 av. C, del diritto di monetazione, e quindi le monete studiate dal Pansa, che cadono in questo periodo, non possono essere lanuvine, altrimenti ne porterebbero segno con una parte almeno del suo nome, mentre hanno solo ROMÀNO. Rimangono ora della parte antica i lavori del Bartoccini sulla Villa Puhlica, e del Lenzi sui Trovamenti di fnonete ro- mane neW Etruria Marittima. BIBLIOGRAFIA 433 Il Bartoccini parte nel suo lavoro dal proposito di cor- reggere ed ampliare il Donaldson ne\V Architectura Numisma- tica, quell'opera così utile di illustrazione e di identificazione delle monete per mezzo degli edifici monumentali su esse riprodotti, e viceversa dei monumenti antichi poco noti per mezzo delle monete. E questa una parte di quel programma di illustrazione numismatica applicata all'arte classica di cui discussi pubblicamente nell'ultimo Congresso di Archeologia a Roma, mostrando gli elementi di un lavoro che sto facendo sui Capilavori dell'arte classica illustrati per mezzo delle mo- nete. Il Bartoccini presenta il risultato dei suoi studi circa la Villa Publica, probata nel 319 di R. =- 435 a. C, restaurata ed ampliata nel 560 di R. = 194 a. C, che sorgeva nel Campo Marzio, e appunto perchè fuori della città chiamata Villa^ e Pubblica in quanto serviva a Roma per tante ope razioni di censimento, di leva, di ospitalità degli ambascia- tori stranieri e simili. Determina la forma dell'edificio a due piani, e alcuni particolari della leggenda, che sul rovescio si dovrebbe inte- grare T(/V/) DIDI(/) m?{eratoris) VIL(/«) PyB{lica). Furio Lenzi, direttore della Rassegna Numismatica e segretario dell' Istituto, presenta la sua nota su i trovanienti di monete romane nell'Etruria Marittima sotto i nomi delle singole località : Feniglia e Ansedonia, Rio Marina, Cer- riolo. Segue una serie di ritrovamenti a Pisa, a Luni, a Cam- piglia Marittima, a Scarlino, a Rio Marina, a Volterra, nel Chiusino e nel Volterrano, a Castagneto (Volterra), a Lec- ceto (Volterra), a Peccioli (Volterra), a Vetulonia, a Talamone, aCerriolo (Orbetello), Feniglia, Ansedonia (Orbetello), Corneto Tarquinia, Vulci, Cervetri. Esaminati i dati che i vari autori diedero in occasione di ciascuno di questi ritrovamenti, oltre i trovamenti precitati avvenuti negli ultimi anni, giunge il Lenzi alla conclusione, di distribuire in tre classi le notizie sparse, o monete trovate in urne cinerarie, o tesori interrati da privati, che egli divide secondo l'epoca di nascondimento in anteriore al 267 a. C. quello di Cervetri, in posteriore al 55 434 BIBLIOGRAFIA , _ ^ 217 quello di Pisa di monete vittoriati, e posteriori al 159 quelli di Feniglia e di Cervetri di monete unciali. Essendo questa ricerca un primo contributo alla storia della circo- lazione monetaria nel!' Etruria Marittima nel periodo romano, il lavoro del Lenzi non può finora dall'analisi sorgere a una sintesi utile alla soluzione della tesi. * * * Passando ai lavori di numismatica medioevale e moderna e di medaglistica, il primo posto e più importante è dato dal lavoro di M. Cagiati su Le mortete del re Manfredi nel reame delle Due Sicilie. Partendo dal concetto che la monetazione di Manfredi non è stata ancora illustrata da ricerche positive ed esatte, perchè né tutte le monete, né tutte le carte del tempo sono state raccolte e studiate, il Cagiati raccoglie tutte le monete di cui potè avere notizia dal Vergara, dallo Spinelli, dal Bellini fino al Fiorelli, al Marks von Marksfeld, che nel 1858 pubblicò in Milano un lavoro speciale, al Sam- bon, che ne tratta nel Repertorio getter ale delle monete co- niate in Italia o da Italiani all'estero dal secolo V al XX, pubblicato nel 1912. 11 Cagiati trovò ben 30 tipi di Manfredi con sette va- rianti, e offre così un buon gruppo di elementi agli storici, che hanno già potuto riabilitare il valoroso soldato e il gen- tile poeta d'amore, e rida alla monetazione di Manfredi quella chiara luce che potrà mostrarla ai posteri in un perfetto ordinamento. Segue il lavoro dell' illustre direttore del Medagliere del Museo Britannico, G. F. Hill, socio onorario dell'Istituto, appassionato delle medaglie italiane, che studia col suo so- lito acume il più interessante dei medaglisti della scuola ro- mana, Cristoforo di Geremia, al quale si attribuisce tutta una serie di medaglie, e rileva soprattutto l'importanza di una medaglia, che a lui si attribuisce, e che allude alla Pace della Chiesa, inaugurata dal primo imperatore cristiano. Cristoforo si sarebbe ispirato, componendone il soggetto, alla medaglia niedioevale di Costantino Magno, dove la Chiesa, semplice donna velata, siede alla destra della Fontana della Vita sor- J BIBLIOGRAFIA 435 montata dalla croce, mentre dall'altra parte sta la Sinagoga. Secondo lo Hill, l'occasione per la medaglia veniva dalla visita dell' imperatore Federico III a Roma, nel Natale del 1468, quando, come dice il Gregorovius, Roma vedeva, per l'ultima volta, due capi del mondo cristiano andare insieme per le vie della città, cavalcando sotto il medesimo bal- dacchino. Da ultimo Vittorio Allocatelli tratta del libro del cardi- nale Giuseppe Garampi, dal titolo Saggi di osservazioni sul valore delle auliche monete pontificie, da lui composta quando ricopriva la carica di prefetto dell'Archivio Vaticano. I Saggi sono ripartiti in cinque capitoli, che trattano dei fiorini e ducati d'oro papali e di Camera ; degli scudi d'oro battuti nelle zecche pontificie ; della proporzione che hanno suc- cessivamente avuta l'oro e l'argento nella Curia; e infine dei grossi e dei carlini papali, detti poi giuli e paoli. Di tutti questi capitoli e paragrafi parla con molta diligenza l'A., il quale volle anche aggiungervi l'autografo di pag. 276, n. i e sgg , in quattro facciate consecutive. Serafino Ricci. R. Zecca Italiana. 11 Direttore Capo del Tesoro comm. Brof- ferio pubblica la Relazione della Regia Zecca per l'eser- cizio igi)-igi4. La produzione generale della Zecca si compendia nelle seguenti cifre : Monete divisionali d'argento. Da 2 lire, pezzi 5,949'367 — L. 11,898,734,— „ I lira, „ 6,948,018 — „ 6,948,018,— Nichelio. Da 20 cent. „ 18,803,000 — „ 3,760,600,— Bronzo. Da 5 cent. „ 114,002 — „ 5,700,10 » 2 „ „ 615,000 — „ 12,300,— „ I „ „ 9,200,000 — y, 92,000, — Totale Pezzi 41,629,387 — L. 22,717,352,10 436 BIBLIOGRAFIA con una differenza in più sull'esercizio 1912-13 di pezzi 918,807 e L. 2,591,764,90. Durante l'esercizio 1913-14 non si coniò né oro, né scudi d'argento. Venne però preparato il nuovo conio per la mo- netazione d'argento, col quale si incominciò la lavorazione nel 1914. Il modello di Calandra venne radicalmente modi- ficato e grandemente migliorato, specialmente nella quadriga del rovescio. Oltre alle monete sopra descritte, la R. Zecca coniò 255,462 medaglie in oro, argento, rame e ottone, per lo Stato e per privati, per un importo totale di L. 797,267,89 con un aumento sull'esercizio precedente di 148,251 pezzi e di L. 410,631,22. La nitida relazione della R. Zecca inizia con questo suo numero una illustrazione delle Collezioni che vanno unite alla R. Zecca e che vi si conservano; e l'inizia tributando un dovuto onore al grande incisore romano Benedetto Pistrucci. Se ne dà la biografia, accompagnandola con la illustrazione delle sue cere, che fortunatamente furono assicurate al Museo della Zecca, e fra le quali emergono sempre il San Giorgio della sterlina inglese e la grande medaglia della battaglia di Waterloo. La Direzione. Armani {Evaristó), Insegne cavalleresche e medaglie del regno d' Italia. Roma, tip. Armani «& Stein, 1915, in-8, pp. 198 con 28 tavole. Annuario dell' Istituto Italiano di Numismatica, 1915-1916 (IV della fondazione). Roma, lip. degli Artigianelli, 1915, in-i6, pp. 45. Le collezioni della R. zecca : le cere di Benedetto Pistrucci (Regia zecca : Museo numismatico). Roma, tip. Unione edit., 1915, in-8, fig., pp. 65. Corso {Raffaele), La moneta nuziale (Estr. Rivista di antropologia). Scansano, tip. degli Olmi, di C. 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