RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA E SCIENZE AFFINI RIVISTA ITALIANA Di NUMISMATICA E SCIENZE AFFINI PUBBLICATA PER CURA DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA E DIRETTA DA FRANCESCO ed ERCOLE GNECCHI ANNO XXVII - 1914 - VOL. XXVII MILANO Casa Editrice L. F. Cogliati Corto P. Romana, N. 17 1914. PROPRIETÀ LETTERARIA SUCIKTÀ NUMISMATICA ITALIANA Presidente Onorario S. M. VITTORIO EMANUELE III Re d' Italia Presidente Conte Comm. NICOLÒ PAPADOPOLI Senatore del Regno. Vice 'Presidenti GNECCHl Comm. Francesco — GNECCHI Cav. Uff. Ercole Consiglieri CAGIATI Cav. Memmo. CUNIETTI CUNIETTI Barone Cav. Alberto. JOHNSON Stefano. LAFFRANCHI Lodovico. MO ITA Ing. Emuo, Bibliotecario della Trivulziana. RICCI Dott. Serafino, Conservatore nel R. Gabinetto Numismatico di Brera in Milano. Angelo Maria Corneuo, Segretario. CONSIGLIO DI REDAZIONE DELLA RIVISTA PEL 1914. Gnecchi Francesco e Gnecchi Ercole, Direttori Laffranchi Lodovico — Motta Emiuo — Papadopoli C. Nicolò Rica Serafino. FASCICOLO I. . INCISORI SIRACUSANI del V secolo a. C. e del primordi del IV I Geomori. La sicura attribuzione di un decadrammo sira- cusano all'anno 480 a. C, ha permesso di determi- nare l'epoca approssimativa delle monete primitive di Siracusa. La prima serie, che comincia in sullo scorcio del VI secolo, e cessa bruscamente nel 486, ofiVe i tipi seguenti : Influenza traco- macedonica. 1. /B' — Quadriga al passo verso destra, al disopra $VRA- 90l5IO^. I^ — Area incusa quadripartita come sulle monete di Macedonia e di Tracia. (Tav. I. n. i). Tetr. euboico-attico. Berlino (Babelon, Traile, n. 2247). Unico. 2. ^ — SVRA Quadriga al passo verso destra, di arte più ruvida (i). (l) La quadriga dei n. a ha grandissima analogia con quella delle monete di Olinto (Head. Hist. Num., pag. 185, fig. 127; Babelon. Traiti, Ti. 1651), che il catalogo di Berlino (1889) mette verso il 500 a. C. ; ma che Head e Babelon hanno assegnato ad un'epoca più recente. Tanto il tipo siracusano che quello macedone derivano da uno stesso modello, trasmesso probabilmente da prodotti industriali corinzi, ma il vasto in- treccio del commercio calcidico portò di buon ora in Sicilia l'influsso dell'arte robusta dei paesi al nord della Grecia. Sarebbe assurdo dire che l'arte siracusana abbia influenzato jili artis!i macedoni, quando l'in- tera regione traco-macedonica ci mostra un'arte poderosa e di rapido sviluppo. 12 ARTURO SAMBON I^ — Quadrato incuso e quadripartito ; al centro, in una depressione circolare testa di Arethusa (i) a sin. Ar. Tetr. (Bab., 2248, Hill, Sicily, tav. I, 6). Relativamente comune. 3. D" — ^VRA: la figura dell'auriga è corta e forzuta, i cavalli sono piccoli e atticciati (4); il ri- (i) Si veda sul tipo della testa, Salinas: Sul tipo delle teste muliebri nelle monete di Siracusa. Palermo, 1873, e Babelon. Traile, pag. 1513 a 1515; Imhoof-Blumer. Nymphen und Chariten in Journ. Int. d'Arch. di Svoronos, 1908. (2) Il tipo emblematico di Siracusa faceva probabilmente allusione ad un'aristocrazia di cavalieri, come nell' Eubea: a Calcide e ad Eretria (Arist. Polit., IV, 3, 2). L'aYÙiV litituó? era il privilegio della ricchezza. Sui tetr. si vede la quadriga; sul didramma il cavaliere con due ca- valli; sulla dramma, il cavaliere; sull'obolo, la ruota. A Gela e a Leon- tini, sin dal 485, troviamo tipi equestri analoghi, ma a Gela il cavaliere lancia un giavellotto. (3) Il De Foville. Les Débuts de Pari monétaire en Sicile in Rev. N. Fr.^ 1906, fa osservare che il prototipo di questa moneta manca di ton- deggiamento nei piani ed è inciso a tagli dritti come le sculture pri- mitive di legno e come le metope di Selinunte. (4) I cavalli siciliani erano rinomati (Appiano. I, 276-290); il sira- cusano era specialmente noto per la sua forza, l'iitito? itoXefitofJjc per eccellenza (Isid. Orig., XIV, 6, 33). INCISORI 9IUAC0SANI '3 lievo c composto di piani aspri, a sagome dritte. Nel n. 3, l'incisore modella discretamente gli accenti dei piani e ritrova in parte lo slancio del n. i. Ana- loga anteriorità di tipi più perfetti si riscontra nella monetazione primitiva di Taranto, e, forse, a causa dell'abbondanza di quest'emissione siracusana, ab- biamo, con intervento d'incisori secondari, il riflesso di un carattere locale spiccatamente dorico in oppo- sizione ad influenze straniere. Si deve necessaria- mente fare il confronto colle quadrighe delle frisi ovest e sud del Tesoro di Cnido a Delfi, terminate probabilmente verso il 520-510 (•\ ma gl'incisori si- racusani le avranno conosciute soltanto mercè le ri- produzioni dell'arte industriale (vasi fittili, opere metalliche a graffiti o a sbalzo), e pochi fra loro avranno potuto interpetrarle con l'acume artistico che si scorge nel prezioso cimelio del museo di Berlino. Gelone (485-478). Cerone I (478-467) Trasibulo (467). 11 partito democratico si sollevò nel 486 e cacciò i Geomori ; ma Gelone, tiranno di Gela, col pre- testo di sorreggere gli espulsi, si rese padrone di Siracusa e vi trasportò la sede del suo governo (»). A Gelone, probabilmente, ed agli anni 485-482, si deve attribuire la modifica importante del tipo che vediamo nelle seguenti monete : Influenza attico-gionica. a) B' — Testa di Arethusa a destra, con 1 capelli ondulati fluenti sulle spalle e disposti a riccioli sulla (1) HomoUe. FouUUs de Delphes in Bull. Corr. HelL, 1896 e 1898; Perrot. Hist de l'Art, VIU, pag. 367 e 369. (2) Erod'to, VII, 155; Dionigi d'Alicarnasso, VI, 62; Holm. Gesch. Stciliens, III, 567. 14 ARTURO SAMBON fronte. Intorno, quattro delfini che si rincorrono, e, davanti, l'iscrizione retrograda, IVQIJOQAflVJ. ^ — Quadriga al passo a sinistra, con l'auriga coronato dalla Vittoria (0. Nell'esergo, WRA. Tetr. (Babelon, 2251, pi. LXXIV, 5). (Tav. I, n. 3). b) — Tipi identici, con leggenda : iVRAPO^IOI^. Ar. Tetr. (Babelon, 2252, pi. LXXIV, 6). Il , ci fa pensare alla figura dell'auriga retrospiciente nel frontone dell'Acropoli primitiva di Atene. Diamo la riproduzione di un piccolo sarcofago in terra cotta (fig. i) che ci pare un buon esempio delle repliche industriali del motivo che ha servito di modello agli incisori di Gela <2). Fig. I. Terracotta sicula del principio del V sec. a. C A partire del 482, il progresso degl'incisori si- racusani è assai rapido, e mostra come le colonie elleniche di Sicilia fossero strettamente collegate ai (1) Holm. Gesch. Sic, III, pi. I, 12. (2) Kekulé. Die Tfrracotten von Sicilien, pi. LIV ; Alon. dei Liticete XIX, pag. 133 e 8ao. l6 ARTURO SAMBON principali centri artistici della Grecia Propria. Si ri- scontrano due serie di tipi : Circa 482-475 (Tav. I, n. 5, Cfr. Du Chastel, i^ ed., t. I, 4). a) fì — Testa di Arethusa (i) a destra, contornata alle volte da un leggierissimo cerchio. La capigliatura, fina- mente arricciata al ferro (strie di perline), cade sulle spalle e si riversa sulla fronte in riccioli sim- metrici ; il mento è sporgente, i tratti salienti del viso sono vigorosamente incisi, la palpebra è dritta e profondamente marcata. Intorno corre la iscrizione ?VRA90?I0IV, ed il motivo dei quattro delfini festosi. Il campo della piastrina è legger- mente concavo. ^ — Quadriga vittoriosa a destra. L'auriga, visto di tre quarti, di spalle, la testa di profilo, il xsvTpov nella destra, è intento a svoltare sulla sinistra ; la Vit- toria è librata in aria, il corpo dritto, in atto di poggiare la punta del piede sinistro sull'omphalos del giogo (si veda la Nike delle monete primitive di Elide). Ar. Tetr. (Prototipo). Babelon, 2253; Hill. Cows of Atte. Stc.,t. I, 7. b) — Numerose varietà con leggenda ?VRAK0?I0IV. Testa di Arethusa più piccola e di stile più avanzato ; al rovescio, l'auriga di tre quarti prospiciente ov- vero di profilo, la Nike al volo verso destra, tal- volta colle ali distese in senso contrario da ciascun lato del corpo. Ar. Tetr. Babelon. Tratte, pi. LXXVI, 3-4. (i) Fra le statue che offrono un tipo analogo a quello delle monete siracusane va citata una copia romana di un'Artemide di arte attico- ionica della fine del VI o del principio del V secolo, trovata a Pompei nella casa di Olconio, Lo Studnicska ha cercato di dimostrare che essa ci conserva l'effigie dell'idolo criselefantino dell'Artenii^ie Laphria del tempio di Calidone, opera di Menaichmos e Soidas, che, dopo la distru- zione di Calidone fu donato da Augusto alla città di Patrasso (Paus., VII, 18, 9), ma Gardner (Copies of statues on coins) in Corolla Numi- smatica, ini honor of V. B. Head, 1906, combatte qucst' attribuzione. INCISORI SIRACUSANI l^ Circa 478-466 ( Tav. I, n. 4, Cfr. Du Chastel, I, io a 22). e) ^ — Testa di Arethusa (') a destra, la capigliatura ar- ricciata (perline o strie), cade sulla nuca con la estremità rivolta in su e passata nella filza di perle che cinge il cnpo (chignon a borsa). L'orec- chio è a forma di crescente con pendaglio a goc- ciola. Intorno, JVRA90xoi)^ o legati con un nastro a parecchi giri. Di mezzo a questi due tipi, si trova la monetazione eccezionale del damareteo, la cui quadriga agonistica, di forma slanciata ed elegante, è quella dei più bei vasi attici a figure nere. L'auriga, visto di profilo, si curva innanzi, nervosamente intento alle redini : l'artista ha voluto indicare l'ansiosa aspettativa del segnale di partenza, ed è chiaro il simbolismo : la vigilanza, fattore principale di vit- toria (tav. I, n. 6). La predilezione per un'azione (i) Si vedano le brocche di stoviglia di tipo attico con teste gemi- nate di Alfeo e di Arethusa. (2) Per le monete di piccolissimo taglio si veda: P. Lederer. Syra- kusisches Kltingtld im j Jahrh. vor Chr.^ Berlitter MunzbL, 1913. l8 ARTURO SAMBON calma è nelle tendenze dell'epoca je ci fa pensare al famoso dettame greco a proposito dell'arte oratoria: « un solecismo della mano ». Siracusa possiede ormai una incomparabile scuola d' incisori, ed è naturale che in città così ricca e fe- stosa quest'arte si sia sviluppata rapidamente ; ma gli incisori siracusani accettavano volentieri i mo- delli che venivano loro da Corinto, da Atene, da Cnido, e non deve recarci sorpresa di trovare su monete di Corinto e di Cnido, teste simili a quelle dell'Arethusa siracusana, o di rilevare più di un punto di contatto colle famose fancmlk dell'Acro- poli di Atene. D'altra parte Siracusa porge i modelli a Cuma, a Velia e ad altre città italiote. Le monete del secondo tipo sono molto abbon- danti ed offrono grandissima varietà nello stile. L' Evans (^) nell'esaminare il ripostiglio di Villabate, ha giudiziosamente fatto osservare che nel 480, dopo la vittoria d'Imera, e, di nuovo, nel 474, dopo la sconfitta a Cuma degli Etruschi, la coniazione sira- cusana, a causa della sua straordinaria abbondanza, dovette essere allestita frettolosamente, con poca cura del valore artistico. Accanto ad incisori di cul- tura attico-ionica, lavoravano artisti indigeni, e, senza tener conto di esemplari goffi e sommari, ritroviamo forse in alcuni tipi l'aspro rilievo e le poderose qua- lità della scultura dorica. D'altra parte, nelle teste si vede una grandissima varietà di fisionomie, come in quelle delle statue dell'Acropoli di Atene, credute ad un tempo ritratti fedeli di sacerdotesse, nelle quali però la varietà d'espressione dipende forse dall' individualismo di un'arte che non ancora ha creato tipi fondamentali di un idealismo concreto. L'arte dell'incisione a Siracusa, nella prima metà (i) Num. Chron., 1894. Si veda pure Seltman, Riv. ItaL, 1898, p. 339. INCISORI SIRACUSANI I9 del V secolo, è lo specchio dell'arte attico-ionica, con riflessi dell'antica cultura dorica. Dobbiamo soffermarci all'esame di un tipo spe- ciale della prima serie : B' — Testa di Arethusa a sinistra, i capelli fluenti sulle spalle e fermati in punta da un legacciolo; intorno IVRAKOJION e quattro delfini che si rincorrono. I^ — Quadriga vittoriosa al passo verso destra; Vittoria che vola a dr. e corona i cavalli. È dessa grande quasi quanto l'auriga ed ha le ali raccolte insieme ; il chitone è trasparente e dalle spalle pendono i due lembi di una stola, simile a quella che si vede sulle statue 687 e 688 dell'Acropoli di Atene (Lechat. Au niusée de l'Acropole, fig. 12 et 13). Ar. Tetr. Du Chastel, pi. I, 8 (Cfr. per variante Babelon, LXXV, 7)' Questa moneta ha grande importanza, perchè il suo rovescio si ritrova assolutamente identico, e pro- babilmente per opera di uno stesso incisore, su mo- neta di Gela (Montagu, Cat. 1896, tav. II, n. 98 e Babelon, pi. LXXVII, 10). Queste monete siracusane e gelensi non possono essere anteriori all'anno 480 ne posteriori al 475. Erodoto (VII, 156), ci dice che Gelone, dopo essersi reso padrone di Siracusa, fece trasmigrare in questa città buona parte degli abi- tanti di Gela (i). Alcuni storici ne argomentano che Gela abbia declinato rapidamente nel ventennio che seguì quell'avvenimento, e che la caduta del tiranno siracusano Trasibulo, sia stata l'occasione del suo rifiorire (=*>. Le monete danno tutt'altra impressione. (i) In occasione di questa fusione, o, come ha indicato il Lederer, dopo il 474, furono coniate le seguenti monetine d'argento : dir. Pro tome del toro a volto umano (fiume Gela), rov. ^YPA fra i raggi d'una ruota (Rip. d'Agrigento, 1862). (2) Head. Hisi. Num., pag, 121; Babelon. Traile, 11, 1, pag. 1539; Holni. Gesch. Sicil., t. Ili, 20 ARTURO SAMBON e, nel buio pesto della storia sicula di quel periodo, sono la nostra miglior guida. La monetazione di Gela, che ha principio appunto verso la fine del governo di Gelone, è, dal 485 al 470, abbondantis- sima e di conio elegante, e sembra indicare che la città, sebbene avesse perduto in importanza politica col trasferimento a Siracusa della capitale degli stati di Gelone, fosse però rimasta floridissima tutto il tempo che durò la potenza dei successori di quel tiranno. Invece, dopo il 466, quando fu sopraffatto il partito ligio a Trasibulo, Gela, abbandonata alle sue proprie forze, si trovò alle prese con gravi dif- ficoltà. Probabilmente da Siracusa, aveva fatto ri- torno a Gela maggior numero di plebei che di ricchi cittadini, e la città dovette rifare penosamente il suo prestigio, traendo partito dalla meravigliosa fertilità del suo suolo e riorganizzando la sua cavalleria. Lo fece rapidamente e già nel 461 era in grado di ri- popolare la distrutta Camarina, ma il suo sviluppo artistico fu senza dubbio intralciato per qualche tempo. Abbiamo una serie di monete di conio rozzo che sembra appartenere a quel periodo di rifazione. Su di un tetradrammo del Gabinetto di Parigi, opera di un mixobarbaro, vediamo dinanzi ad una goffa protome del fiume Gela, la pianta da cui gli ani- mosi cittadini si ripromettevano novella prosperità W. (i) Né mancano su quelle goffe monete simboli di scaramucce (vit- toria che incorona il fiume Gela, etc.) che ci mostrano che i Gelensi avevano in quel tempo miglior successo nelle armi che nelle arti. II te- soretto di Vilabate {Num. Chron., 1894), nascosto verso il 450, conte- neva diversi esemplari di questo goffo disegno, di ottima conservazione. D'altra parte, vi si trovò in brillante condizione un tetradrammo di bello stile (Evans. Num. Chron., 1894, tav. VII) che mostra che nel 450, coU'in- tervento di qualche abilissimo incisore le condizioni artistiche della mo- neta gelense erano state subitamente modificate. INCISORI SIRACUSANI 31 Governo democratico — I Periodo 466-450. Col governo democratico non scemò, anzi au- mentò la prosperità dell'ardimentosa Siracusa. Le monete, di pregevole disegno, dinotano un'arte già si- cura di se: le mode divengono più spigliate e na- turali: la Siracusana ha piacere di mostrar lo slancio del collo, e, invece della filza di perle e dei capelli legati dietro la nuca in forma di borsa, ella racco- glie le ciocche più abbondanti, a guisa di corona, intorno ad un nastro. L'orecchino ha la forma di na- vicella con pendaglio a grappolo di tre acini ; il monile è composto di una filza di perline, talvolta con ciondolo in forma di ghianda. Queste mode du- rarono dal 466 sin verso il 450, e, più che un sem- plice capriccio, esse rappresentano il rigetto delle usanze gioniche del periodo dei tiranni ed il trionfo della libera foggia della pettinatura delle donne si- cule. La quadriga offre due tipi principali: a) — La partenza: i cavalli di destra, il collo teso, la testa abbassata, smuovono il carro ; quelli di sinistra scuotono e rigettano indietro la testa ; b) — La quadriga in movimento : i cavalli al passo o all'ambiadura. Verso il 455-450 a. C, l'arte dell'incisore era giunta al più alto grado di perfezione a Siracusa ; ma gli artisti erano rimasti affezionati ad antichi modelli, di cui avevano delicatamente affinato ogni minimo dettaglio. Citerò i seguenti esempi : ^ — Testa di Arethusa a destra, i capelli a riccioli sim- metrici, sorretti da una sphendone rigida ; orec- chino a navicella con g^occiolo ; monile a nastrino periato. Davanti, ^ {sic); sotto il collo, t (delfino) YON3MV3. \j>i — Quadriga al passo a destra. Lederer. Num. Zeii., 1910 e L. Tudeer. Ibid., 1913, tav. VI, 74; Ilirsch. Cat., 19, n. 252. Si paragoni colle monete dei Panormitani. Eumeno. Circa 426-420 a. C. 2. D' — (Fig. 8. Probabilmente creazione di Sosion). Testa della ninfa di tratti energici, viso ovale, naso lungo con forti narici, mento assai tondeggiante, la fronte ornata di ciocche trasversali ondulate, come nella monetazione di stile attico (si veda Tav. I, 12); suWampyx, la firma EVMH - NOV (^). R) — Quadriga veloce. Forrer, pag. 144; L. Tiidecr. A^. Z., 1913, tav. I, 4, 5 e 6. (i) Il dott. Rcgling (Coli. Warren p. 61) vorrebbe attribuire a due artisti diversi, Eòfiévvj? e Kojxyjvoc, anche le monete colle firme EVME- NOV ed EVMHNOV, ma ciò mi sembra impossibile. L. Tudeer pro- pone di dare ad un nuovo artista alcune monete con EV, che somi- gliano al tetradrammo primitivo di Euclide. In tutte queste monete io vedo la medesima fattura, secca e precisa, influenzata spesso da opere altrui, ma ricondotta sempre alle stesse formole antiquate; non dobbiamo fermarci alle simiglianze di forma, ma solo a quelle di stile. (2) La forma EVMENOV è posteriore o almeno intercalata a quella con EVMHNOV, il che ha fatto pensare all'Evans, che il nome fosse Eòfiiv-rjc e non E5{«.-»]vos; mail genitivo di EYMENHl e EYMENOVj. Eumeno non mi sembra un artista prettamente greco e vedo nella forma EVMENOV un'affettazione d'arcaismo. Il nome sarebbe dunque ES(i-r)vo<: e di origine sicula. L'anno 426 fu per Siracusa un periodo di gravj sconvolgimenti ed i coni delle monete furono affidati ad artisti indigeni_ Tali sono tanto Eumene (EYMENOVJ) che Eumeno (EVMENOV). 30 ARTURO SAMBON 3- ^ — Lo Stesso tipo con viso più tondeggiante e mento più acuto ; l'occhio scioccamente globolare. Iscri- zione, ^YPÀKO^IO^, talvolta retrograda e firma, EVMHNOV. 1^ — Quadriga veloce a sin. ; qualche volta, sotto i ca- valli, una grue. Forrer, pag. 146; L. Tudeer. N. Z, 1913, tav. I, 12. 4. ^' — (Fig. 9) Testa simile alla precedente, ma con capi- gliatura a riccioli svolazzanti, forse la pettinatura che gli antichi dicevano " a giardinetto „ (/.vi Tiro;). Iscrizione, ^VPAKO^IOIV. IJi — Quadriga veloce; all'esergo una conchiglia, ovvero sotto i cavalli, una grue e nell'esergo, delfino che insegue un tonno. Forrer, pag. 155: L. Tudeer. N. Z, 1913, tav. I, 7 a 11. Circa 420-413 a. C. 5. I^' — Testa della ninfa di fattura secca, ma di tratti più gentili; fronte dritta, capelli ondulati e allacciati à?i\>Qx^à2i2i sphendone. Etnico, ^VPAKO^IOh/; firma EVMHNOV, in linea obliqua dietro la testa. 1J( — Quadriga veloce a sinistra ; nell'esergo la firma EVMHNOV. Forrer, pag. 147; L. Tudeer. N. Z, 1913, tav. II, 15. 6. ^ — Testa come al n. 2, ma di tratti più fini; sotto il collo, la firma EVMENOV (questa testa si trova associata ad un rovescio di Eveneto). H' — Quadriga veloce a sinistra. Nell'esergo due delfini affrontati. Forrer, pag. 150; L. Tudeer. N. Z, 1913, tav. II, 25. 7. -B' — (Fig. io) Testa di Kora. Etnico, ?VPAKOiiniv (questa testa si trova associata ad un rovescio di Eutimo ed è copiata da un disegno di Frigillo); sotto al collo la firma EVM. Forrer, pag. 152; L. Tudeer. A^. Z, 1913, tav. II, 28. (Tav. II, n. 6). INCISORI SIRACUSANI 3I 8. ly — Testa di tratti gentili, con opisthosphetidone stellato e riccioli svolazzanti ; sotto al collo EVMENOV (questa testa si trova associata ad un rovescio di Eutimo ed è copiata da un tetradramnio di Eveneto). Forrer, pag. 151 ; L. Tudeer. N. Z., 1913, tav. II, 26. ' ^ EvKNETO (circa 417-412 a. C). Fig. II. Fifi II. I.» conio $iracu o con un simbolo che esprimeva il suo nome : il frin- guello (9p<>r'^°?). Diversi nummografi esitano ad attribuire ad uno stesso artista le monete di Turio colla firma OPY, i didrammi di Terina con e le monete siracusane con PY ; ma le differenze stilistiche si spiegano, credo, in questo modo : la moneta di Turio con PY sembra uno dei primi lavori di Frigillo ed offre (i) Mesiterwerke, pag. 144-145. Sulla pretesa origine asiatica si veda L. Tudeer {N, Z., 1913, p. 224) che rimette le cose a posto. (2) Evans. Ettgravers of Terina in Num. Chron., 1912, mette i lavori di * a Turio e Ttrina fra 430420; si veda JOrpensen. Corolla Num. Io -i>n d'avviso che Frigillo lavoiO a Tuno prima di venire a Siracusa, ma che le monete di Terina sono posteriori all'anno 410. 36 ARTURO SAMBON le caratteristiche dei suoi coni siracusani del 413, prima che Frigillo risentisse l' influenza di Eve- neto e di Eutimo. La glittica esitava allora fra due opposte tendenze, l' una nudrita esclusivamente di esempi scultori, l'altra di modelli pittorici. Come, nelle medaghe del XV secolo, vediamo le delicate composizioni del pittore veronese Pisanello in aperto contrasto colle aspre immagini dello scultore manto- vano Sperandio, così Frigillo, nei primi suoi lavori, eminentemente scultori, si discosta dalle fini pitto- riche composizioni di Eveneto e di Eutimo. Ma Fri- gillo, quando venne in Sicilia, doveva essere assai giovine ed alcune monetine siracusane chiaramente ci dicono che s'invaghì dei rilievi delicatamente sfu- mati, e che, ritornato verso il 410 in Magna Grecia, maggiormente fu spinto in quella via dallo strepitoso successo delle pitture di Zeuxis (i). Con Frigillo si trova associato Evarchida (2) che firma un rovescio con quadriga lanciata al galoppo e guidata da Persefone che una Vittoria con aplu- stre incorona. Siamo già lungi dal movimento ritmico dei cavalli di Eveneto; l'azione è violenta: i cavaUi imbizzarriti vanno di gran galoppo, scuotendo le teste, le gambe raggricchiate. (i) È forse Io stesso artista che firmò una gemma incisa conser- vata nel Museo Britannico. Furtwaengler. Antike gemme», voi. Ili, p. 124. Si veda in proposito L. Tudeer. N. Z., 1913, p. 227. (2) Salinas {Notizie degli scavi, 1887, p. 307 e seg.) per il primo ha letto correttamente, questo nome. Nella coli. De Luynes ve n'ha un esemplare chiarissimo INCISORI SIRACUSANI 37 Euclide (circa 417-390) CiMONE (dopo il 412-400) e Par MEMO (412-400). Fig. 13. Euclide. Euclide f^^ è uno dei più industriosi incisori si- racusani. Venuto giovanissimo a contatto con Eu- meno, Frigillo, Eveneto ed Evarchida, egli, con giu- diziosa osservazione, ha saputo far sue alcune qua- lità di questi artisti, pur dando libero sfogo alla sua naturale inclinazione. 11 primo suo lavoro (417 a. C?) è forse la testa di ninfa, simile a quella di Eumeno, avente sotto il mento un dittico aperto con la firma : ^^^ (tav. II, n. 3), Forrer, pag, 137. Più tardi (dopo il 415, fig. 12) esegue una copia della testa di Arethusa del primo tetradrammo di Eveneto, con la sola varietà di un cigno sulla benda frontale étWopisthosphendone, invece del delfino ; ma in questa copia, che Euclide firma a minutissimi ca- ratteri in un ripiego della spftendone, già vediamo alcune caratteristiche da cui non si dipartirà mai : il viso più ovale di quello di Eveneto, il naso più dritto, l'occhio più stretto e fortemente ombrato. Il contatto con Frigillo, sviluppò completamente lo stile di Euclide. Nelle tavole del Du Chastel (ta- vola VII, n. 76), si vede un tetradrammo interessan- (1) Il nome di Euclide è frequente a Siracusa. Ateneo (VI, 37, 250 E) cita un Euclide, soprannominato ItùtXo^ para«sira di Cerone IT ; nelle Inscr. Vet. Sicil. del Torremuzza, troviamo: (EV^KAKIAAi: TEISANAPOT. 38 ARTURO SAMBON tissimo che partecipa dell'influenza d' Eveneto e di quella di Frigillo. Il tipo è quello di Eveneto (conio del 416): fronte piccola e fuggente, naso un po' rial- zato alla punta, orecchino a spirale; ma la fattura è quella di Frigillo: testa grande, pupilla piena, forte tondeggianicnto. La quadriga di Euclide (^) deriva anche da un disegno di Eveneto. Questo geniale innovatore dei coni siculi ci mostra nella seconda versione della quadriga veloce, sulle monete siracusane, l'ultimo cavallo di sinistra, che, con una forte scossa della testa, strappa la briglia di mano all'auriga nel for- tunoso momento in cui il carro, girando a tutto slancio, rasenta la meta. In un terzo conio (Evans, Syr. Med., tav. VII, 9 ^), eseguito per Catania, Eve- neto accenta maggiormente il disordine con cui la quadriga arriva alla meta. Euclide rappresenta lo stesso impressionante motivo, ma mentre nel conio di Eveneto l'auriga in- cita col pungolo e colle redini gì' imbizzarriti cavalli, nel suo, l'auriga nervosamente regola con ambedue le mani la tensione delle redini, mentre il terzo ca- vallo, rompendo la briglia, volge indietro la testa. Inoltre, Euclide, per indicare in modo più realistico la rapidità della corsa, rende un po' confuse le linee delle gambe dei cavalli. Il sommo pregio artistico delle monete del V se- colo, ci fa accogliere volontieri l'idea che gli inci- sori, dando libero sfogo alla loro immaginazione, creassero di sana pianta nobilissimi motivi. Eppure non è così. La glittica greca era strettamente subordinata alle arti maggiori, con una disciplina che certo di- (i) Esiste un sol disegno della quadriga firmato e si trova associato ad una testa di Frigillo (Medagliere di Berlino e di Monaco. Vedi Stne- ber. Abh. d. K. Bayer Akad. I CI. X Bd. 1 Abp., pag. 15). INCISORI SIRACUSANI 39 spiacerebbe di molto a taluni artisti indipendenti del nostro secolo, e, l'incisore, più che mai costret- tovi dal carattere sfragistico del tipo, non aveva al- cuna repulsione a copiare fedelmente un tipo accre- ditato, mettendo tutto il suo amor proprio nella de- licatezza dell'esecuzione e nella perfetta adattazione del soggetto alle contingenze dello spazio e della materia. Il motivo scelto da Eveneto e da Euclide, lo troviamo sui vasi attici, sulle frisi dtWheroon di Trysa ('\ scolpite verso il 430, e in altre rappre- sentanze del ratto delle figlie di Leucippo. Dò qui gli schizzi della quadriga veloce del monumento di Trysa (fig. 15) e della quadriga di uh vaso firmato da Midias ^^\ ricavata probabilmente da qualche pit- tura celebre (fig. 15). I 114 • A I ir F'g M- Fig. 15. Pittura vascolare di Midias. Bassorìlievo dell' heroon di Trysa. L'evoluzione del tipo della testa di Arethusa suggerito dal primo tetradrammo siracusano di Eve- neto, si prosegue sotto l'influenza di Frigillo, nel seguente tetradrammo : B' — JYPAKO^IOI (sottinteso AHMO^) Testa di Arethusa a sinistra, i capelli a riccioli svolazzanti, involti da fascinola ad opisthosphendone, il nodo sulla fronte a estremità molto rilevate; sfarzoso orecchino a na- vicella e a tre pendenti. Quattro delfini guizzano (1) Benndorf e Niemann. Das Herson von GjOlbaschi-Trvsa, 1889; S. Reinach. Gazeile des Beatix Aris, 1892. (2) Museo Britannico. Ntlia Classicat Review si suggerisce una pit- tura di Polignoto. Si vedano le acute osservazioni dell' Evans sull' in- fluenza della pittura di Zeuxis sulle monete italiote del IV secolo, in Engravers of Ttrina, Num. Chron., 1912. 40 ARTURO SAMBON intorno, Tun d'essi a metà nascosto sotto il collo della ninfa, ed un altro presso il mento avente sul dorso la firma dell'incisore, EYKAEI. ^ — Persefone con fiaccola in quadriga veloce a sinistra; i due cavalli di centro imbizzarriti. Una Vittoria al volo incorona la dea. Nell'esergo una spiga di grano. Il Du Chastel ha già pubblicato un esemplare di questo tipo appartenente alla coli. De Luynes, sul quale non è visibile la firma dell'artista. II ro- vescio di questa bella moneta è quasi identico a quello che accompagna l'ultimo lavoro di Frigillo per la zecca di Siracusa, e la testa, sebbene con- servi le hnee essenziali del tetradrammo di Eveneto, offre anch'essa una modellatura affine a quella delle opere di Frigillo. Questa moneta ci conduce ad uno dei tipi as- solutamente originali di Euclide, e ch'egli ha ripe- tuto di preferenza, in emissioni abbondantissime, negli ultimi anni della sua carriera (0. ^ — Testa di Ninfa-Nike, la capigliatura rigettata in su da fasciuola e desinente in riccioli svolazzanti; orecchino a spirale. Intorno, quattro delfini; tal- volta sotto il collo della ninfa si vede una tavo- letta con la firma : EYKAEI. I^ — Quadriga veloce a sinistra con i cavalli di centro imbizzarriti; il terzo ha strappato la redine di mano all'auriga. La Vittpria, al volo verso destra, inco- rona l'auriga; nell'esergo, un delfino a sinistra. Ar. Tctr. (fig. 13). (i) L. Tudeer in N. Z, 1913, attribuisce queste monete agli anni 399-387. Sono convinto che una numerosa serie di monete siracusane^ ritenute dall' Evans anteriori al 406, sieno del regno di Dionigio il vec- chio, ma per prolungare sino al 387 le emissioni del tipo euclideo, biso- gnerebbe distruggere uno dei cardini dell'attuale attribuzione cronolo. gica, ossia la creazione nel 412 del nuovo decadrammo agonistico. D'altra parte, sembra assurdo voler contenere nel breve spazio di cinque o sei anni l'abbondantissima serie di tipi euclidei posteriori all'Athena prospiciente. INCISORI SIRACUSANI 4' In queste monete il motivo dei delfini è variato con grazioso intreccio ; il piti comune è quello di tre delfini dinanzi al viso della ninfa, due dei quali si accostano alle labbra. Euclide per il primo ha im- maginato il grazioso disegno di un delfino inseguito dagli altri che si è appiattato sotto il collo della ninfa, dettaglio che ritroveremo sulle monete di Par- menio. Dò qui, da monete di Euclide o di stile eu- clideo, coniate durante il governo di Dionigio il vecchio, uno schizzo dei diversi atteggiamenti di questi delfini scherzosi, che, guizzando fuori acqua, si rivoltano e si rincorrono; essi offrono una pagina deliziosa di arte decorativa. Fig. i6. Movenze decorative dei delfini ni monete eticlide. Evidentemente Euclide ebbe la direzione dei coni, per il tetradrammo siracusano, dal 412 sin verso il primo decennio del IV secolo ; gli altri artisti : Fri- gillo, Evarchida, Eutimo, non sono che collabora- tori di ventura, Eumeno nel 412 o è morto o ha lasciato Siracusa, Kimone è quasi esclusivamente occupato con i coni dei decadrammi. In questi anni Euclide creò numerosi tipi, alcuni dei quali affatto nuovi: la testa prospiciente di Athena (Du Chastel, 8, 90), di Ninfa-Nike con i capelli svo- lazzanti (Du Chastel, 8, 93 e 94), con capelli raccolti in ciuffo sull'occipite (Du Chastel, 8, 91 e 92), e forse, sotto l'influenza di Cimone quella di ninfa, con sphen- dom, volta a sinistra (Du Chastel, 7, 77), evocazione ringiovanita dell'opera di Frigillo. Il suo capolavoro è la testa prospiciente di Athena. Evans, con minuti confronti, ha cercato di 42 ARTURO SAMBON dimostrare che questo tipo non può essere posteriore al 409 a. C. e che probabilmente è dell'anno 410 (^). È ispirato certamente dall'Athena Parthenos di Fidia, eretta nel Partenone nell'anno 438, e sembra calcato su qualche lavoro a sbalzo, simile a quello che vediamo su di un medaglione d'oro proveniente da Olbia (2). Su quel medaglione la testa è di tre quarti a destra, mentre sulla moneta si vede di tre quarti a sinistra, inversione commoda per T incisione. Probabilmente una testa analoga si trovava in qual- che ornamento a cesello sulle armi ateniesi prese all'Assinaro. In un secondo lavoro (coli. Jameson), Euclide ha ridotto il modulo della testa, e questo conio ci conduce alla testa gentile della dramma (Forrer, p. 140). Ma per quanto bella, questa nobile immagine deve cedere il primato alla testa prospiciente di Arethusa, incisa da Cimone. La testa della ninfa è rappresentata di tre quarti a sinistra, leggermente chinata, lo sguardo pensieroso ; i capelli, cerchiati da ampyx, si sviluppano in riccioli svolazzanti e fra le ciocche fluenti sul collo, scherzano dei delfini. V ha una grandissima differenza di sentimento fra questa testa e quella dell'Athena di Euchde, la quale si volta tutta d'un pezzo, rigida, severa, col mento sporgente. L'Arethusa di Cimone, invece, abbassa il capo verso la spalla destra, mentre il busto è volto a sinistra, e leva lo sguardo in alto. Con questa graziosa movenza, colla delicata sfumatura del mento retrocesso e colle forti ombre della fronte sporgente, l'artista deliziosamente accenna ad un virginale pu- dore, mentre colla magìa dei contrasti, mette negli {!) Syr. Med., p, 145. (2) La stessa testa sì vede anche su rilievi in terracotta, dove, tal- volta da ciascun lato dell'elmo prendono il volo due Vittorie. Si veda Athen. Mitth., 1883, pi. XV, i, 2; Jahrb. d. K. Int., pi. X; Reinach, ^niiq. de Russie, fig. 207 e Anfiq. du Bosph., pag. 63. i INCISORI SIRACUSANI 43 occhi levati, colla gran pupilla fissa, una straordi- naria intensità di réverie, sicché tutto il fremito del- l'opera si condensa in quegli occhi che vi compene- trano e vi commuovono. E' dessa una delle più pa- tetiche immagini della numismatica greca; ma questa delicata interpctrazione era stata suggerita a Cimone da un antico modello. L' Evans ha fatto osservare, che, secondo la naturale pendenza degli orecchini, una delle teste muliebri siracusane, coi capelli^ rac- colti, in ciuffo sull'occipite, è rappresentata col viso abbassato, ed egli pensò che fosse indizio della Nike al volo. Questa osservazione si applica a un gran numero di teste muliebri delle monete siracusane, e mi fa pensare che gl'incisori copiassero un modello — se di scoltura o di pittura, non saprei dire — rap- presentante la ninfa colla testa abbassata. Il grazioso movimento delle teste nella decorazione del Partenone, scolpita prima del 437, rappresentante la processione delle vergini (•>, e il pensieroso aspetto delle teste nei rilievi del tempietto della Nike Apteros sull'Acro- poli di Atene (circa 435), assieme a tanti altri lavori scultori e pitturali, ci mostrano la predilezione degli artisti della seconda metà del V secolo "]ier quella mossa vezzosa e carezzevole, che rimpiazzava il sor- riso bonario della scultura arcaica. Sulle monete si- racusane, abbiamo forse, accanto all'influenza fidiaca, lo sviluppo di un concetto eminentemente pittorico: la ninfa coi bei capelli agitati dalla brezza marina e coi grandi occhi pieni di amorosi sogni, tutrice be- nevola della città. I coni della testa offrono due varietà, di cui una è probabilmente dovuta ad un collaboratore di Cimone : (1) Louvre. Si veda Reinarh. Rep. de P^i^'f", pag. 40; Michaelis. Parihenon. Si confronti la testa di Arethusa di Cimone con la deliziosa testa di Bologna, che si crede essere quella dell'Athena Lemnia di Fidia. 44 ARTURO SAMBON a) Testa di Arethusa di tre quarti a sinistra, con orecchino a gocciolo e doppio monile, il viso leggermente abbassato, i capelli a ciocche ricciolute svolazzanti, in parte strette da benda rigida colla firma dell'artista KINinN. Al di sopra della testa, àpeoo^A ; intorno al collo, tre delfini scherzosi, uno a sinistra, guizzando di dietro la testa, gli altri due a destra, con inseguimento amoroso, fra le ciocche di cappeUi fluenti sul collo. La testa è racchiusa da leggierissimo cer- chio, appena percettibile. Conio originale di Kimone. b) Testa di Arethusa (APEOO^A), come nel conio precedente, di movenza stentata e di burino più secco, con piani un pò* sciocchi. Da ciascun lato, una coppia di delfini, di cui uno col corpo na- scosto dietro il colla della ninfa. Il delfino di sinistra, che mostra solo la testa, è disegnato fra due cioc- che di capelli che avviluppano le lettere tei (il t sulla punta di un ricciolo e l'fl al di sopra del delfino). La testa della ninfa è rinchiusa in un cerchio di pesanti globetti ; il delfino di destra è di disegno assai goffo. Le lettere td che si vedono su tutti gli esemplari ben conservati (^), confermano un'antica mia osserva- zione che questo secondo conio del tipo di Cimone, malgrado che il nome di Kimone si legga suìì'ampyx, sia l'opera di un copista. Parigi, Gennaio 1914. (Continua) Arturo Sambon. (i) Il J è posto sulla punta di un l'icciolo e quindi con T usura si confonde con esso ricciolo. A prima vista si potrebbe pensare a capric- ciose fioriture aventi forma di lettere; ma in alcuni esemplari si vede nettamente il taglio inferiore delle lettere che le separa dai riccioli. Inoltre esistono diversi coni di questo tipo con varianti di dettaglio, ma i due riccioli finiscono sempre con un { e un f^. Vedo che il Tudeer (p. 187) ha creduto che vi fosse {|flN P^*" ^YPAKO^IflN > "^^ ""^^ vedo traccia dell' | e del |^ ; il disegnatore del Catalogo del British Museum, ha letto ^/^. ^ APPUNTI 1)1 NUMISMATICA ROMANA cix. ANTONINIANO UNICO DI BONOSO APPARSO E SCOMPARSO. 11 titolo di questo appunto sembrerà alquanto enigmatico. Difatti io mi trovo in una curiosissima posizione, proponendomi di descrivere una moneta sconosciuta, che ebbi fra le mani e potei osservare a tutto mio agio, e che ora è scomparsa ; una mo- neta che, dopo una sepoltura di forse i6 secoli, uscì per pochi giorni alla luce del sole per ricadere nuo- vamente nell'ombra e forse per sempre. Ecco di che si tratta. Nello scorso luglio, tro- vandomi in Toscana, combinai un ritrovo a Lucca col mio amico e collega G. Mazzini di Livorno, ap- passionato raccoglitore e fortunato scavatore di mo- nete romane nella Maremma. Ci eravamo dati ap- puntamento all'Albergo dell' Universo e a mezzo- giorno sedevamo a tavola per la colazione. In attesa di questa, il signor Mazzini si levò da un taschino e posò sulla tovaglia, davanti a me una piccola mo- neta, accompagnando l'atto con un gesto che annun- 46 FRANCESCO GNECCHI ciava qualche cosa di prelibato. A primo aspetto, osservando la moneta senza toccarla, la giudicai un antoniniano di Postumo ; ma, essendo caduta in modo da presentare alla vista il rovescio e, parendomi questo molto comune, MONETA AVG-, capii facilmente che la sua preziosità era a ricercarsi nel diritto. Presa la moneta in mano e girata dall'altro lato, mi si presentò una testa, per me affatto nuova e vi lessi intorno PM BONOSVS AVG. Non mi era mai capitato di leggere quel nome quasi favoloso su di una moneta e si può facilmente immaginare con quanta curiosità e con quanto inte- resse girassi e rigirassi la preziosa moneta fra le mie mani onde scrutarla in tutte le sue particolarità. L'argentatura era ancora conservata in parte, mentre nel resto traspariva l'anima del tiranno, in metallo meno nobile. La conservazione ne era mediocre, sufficiente però per leggere distintamente tutte le parole. Aspetto generale comune, in nulla differente da quello dei numerosissimi antoniniani di Postumo, il solito stile nel rovescio, i soliti caratteri, il solito rilievo ; il che forma il primo requisito per giudi- care l'autenticità di una moneta. L'unica differenza stava nel nome e nella fisionomia del personaggio rappresentato, una fisionomia a me sconosciuta e che, distaccandosi da quello di Postumo, mi richia- mava piuttosto i tratti di Aletto. Il giudizio esteriore della moneta era poi qui confortato anche dalle as- sicurate condizioni del ritrovamento, caso che si ve- rifica assai di raro. Il signor Mazzini, come già lo presentai, non è solamente raccoghtore, ma scavatore e scopritore fortunato di monete. La sua numerosa collezione è forse per tre quarti composta di monete da lui tro- vate negli scavi praticati nelle Maremme. Il terreno ivi è cosparso di necropoli e in ogni tomba qualche ANTONINIANO UNICO DI BONOSO 47 moneta si trova sempre nella bocca del sepolto. Fu appunto come viatico per il pedaggio di Caronte che la monetina di cui discorriamo era stata deposta nella bocca del morto, unitamente a diic altre simili estremamente consunte, ma che pure si poterono riconoscere appartenenti Tuna a Tacito, l'altra ad Aureliano. Sapendo benissimo che sarebbe stato inutile tentare di farmi cedere la moneta, perchè da vero raccoglitore quel signore non cede mai a nessun prezzo un pezzo della sua collezione, lo pregai che me la volesse affidare per qualche giorno onde mostrarla agli amici e levarne un'impronta. Consentì di buon grado alla mia dimanda in mas- sima ; ma, non volendo così subito staccarsene, si riservò di conservarla ancora qualche giorno, e mi promise che fra una settimana me l'avrebbe spedita a Milano. E ci separammo in tale intelligenza. Passò la settimana, ne passarono due e il Bo- noso non compariva. Mi permisi allora di sollecitarne l'invio. Ma, dopo pochi giorni, invece della moneta ricevetti una semplice lettera, in cui l'amico desolato mi scriveva : « Il mio Bonoso non è più con me ! » e mi raccontava la dolorosa avventura toccatagli nel viaggio di ritorno da Lucca a Livorno. La giornata era calda, il treno semivuoto invitava al riposo. Mentre, sdraiato nella carrozza, si abbandonava a un sonno ristoratore, forse Bonoso gli sgusciava dal ta- schino, dove imprudentemente l'aveva riposto o forse gli uscì più tardi ; fatto sta che, quando fu a casa, si accorse che Bonoso aveva preso il volo e, mal- grado tutte le ricerche, non gli fu più possibile di rintracciarlo. Il dolore fu grande, al punto che per un pezzo non volle più toccare una moneta, e gli venne perfino l'idea di vendere tutta la sua colle- zione e non occuparsi più di numismatica ; ma ciò non mutò il destino della disgraziata monetina. 48 FRANCESCO GNECCHI Così avvenne quindi che una moneta importan- tissima, gelosamente custodita per parecchi secoli nella bocca di un cadavere, fece una brevissima ap- parizione e scomparve di nuovo e forse irrimedia- bilmente. Malgrado ciò, a conservarne almeno la memoria eccone la descrizione : ^' — P M BONOSVS AVG Testa radiata e barbuta a destra. 5^ — MONETA AVG- La Moneta a sinistra con lo scettro trasversale e le bilancie. Avrei potuto pubblicare prima d'oggi questa memoria, il fatto essendo avvenuto sei mesi sono ; ma credetti interessante per me di vedere prima i due esemplari di questo Tiranno conservati al Ga- binetto di Parigi e che Cohen dà come i soli due esemplari autentici conosciuti. V'andai difatti alla fine dello scorso anno e crebbe il mio dispiacere per la perdita dell'esemplare Mazzini, quando acquistai la persuasione che non sarebbe stato il terzo, bensì 1' unico esemplare ge- nuino oggi conosciuto di Bonoso. I due esemplari di Parigi non contano perchè sono ambedue rifatti. Posso fare tale recisa affermazione, perchè essi sono ormai anche ufficialmente riconosciuti tali al Gabi- netto stesso e ne portano l'annotazione (i). Si tratta (i) Dei due esemplari di Parigi uno non porta alcuna iniziale di prenomi avanti il nome BONOSVS, l'altro invece porta le due iniziali MC; ma naturalmente, essendo i due pezzi rifatti, non formano auto- rità. Mediobarba, senza descrivere alcuna moneta, mette la lettera Q davanti al nome di Bonoso, né so dove l'abbia presa. Wiczay legge CA su di una moneta barbara che attribuisce a Bonoso, ma che probabil- mente è un Piccolo bronzo di un Costante rifatto. Il nostro esemplare dava invece le due lettere P M, come mi risulta dall'annotazione che feci appena seppi di non poter più avere la moneta, e queste dovreb- bero essere le iniziali dei veri prenomi del tiranno, che non credo si conoscano per altri documenti. ^ ANTONINIANO UNICO DI BONOSO 49 di due esemplari di quelle monete barbare di que- st'epoca, nelle quali una testa radiata e barbuta di carattere vago, che ora pare voler assomigliare a Postumo, ora a Vittorino, è circondata da una leg- genda indecifrabile composta di lettere romane fram- miste a segni indecisi e indecifrabili. Queste leggende, nello stato vergine, si prestano alle più svariate in- interpretazioni, a seconda della fantasia di chi tenta di trovarvi un nome che non c'è, e con un piccolo aiuto di bulino, sono facilmente adattabili a dare il nome di Bonoso, come d'Aureolo, di Saturnino, di Proculo o di qualunque altro dei parecchi tiranni che infestarono quest'epoca (^). É estremamente doloroso per me l'aver dovuto dare la descrizione di una moneta tanto importante e decisiva per la questione se esistano o no monete di Bonoso, sulla semplice asserzione mia e dell'amico Mazzini, senza poterne offrire l'impronta al giudizio del lettore e senza poter indicare l'ubicazione attuale dell'originale. Ma io mi trovavo nel bivio o di la- (i) Parecchi anni sono ebbi dalla Francia un ripostiglio di circa 800 Antoniniani di Postumo e frammiste vi trovai alcune monete bar- bare che sempre conservai nella speranza di potervi leggere qualche nome straordinario. Confesso anzi che talvolta mi parve d'averlo tro- vato.... Ma, dopo piij calmo e maturo esame, dovetti persuadermi che non si può trovare quello che non esiste. Quelle monete le chiamiamo barbare e sono tali in realtà, eseguite cioè da artefici barbari, i quali, come imitavano grossolanamente le effìgi imperiali senza penetrarne lo spirito, imitavano pure a un dipresso le leggende, senza comprenderne il significato ; ma altro sono le monete barbare, altre le monete dei tiranni. Si può e si deve ammettere che queste ultime possano essere un poco pili rozze, un po' meno accuratamente eseguite, che risentano cioè la fretta e la provvisorietà ; ma bisogna pure ammettere che le autentiche devono presentare i caratteri delle monete imperiali che imitavano, e accurato doveva essere principalmente il nome del prin- cipe rappresentato. Tali sono le monete di Regaliano, di Giotapiano, di Giuliano, d'Alessandro, di Valente e d'altri tiranni e tale era il Bonoso ! 50 FRANCESCO GNECCHI sciare che il fatto fosse per sempre ignorato o di conservarne almeno la memoria e ho preferito atte- nermi a quest'ultimo partito. Non posso certamente pretendere che tutti abbiano a prestar fede, non dirò al mio racconto, ma al mio giudizio e a quello del signor Mazzini. E ci vorrà pazienza. Tra le cose non dirò probabili, ma almeno possibili, c'è anche una nuova risurrezione della moneta in questione. Essa non fu certamente distrutta e nulla osta a che ella possa un giorno o l'altro venire ancora in luce a confermare la mia asserzione d'oggi. Milano, gennaio 1914. F. Gnecchi. APPUNTI DI NUMISMATICA PIEMONTESE TRICERRO. . . , . lo dolce piano che da Vercelli a Marcabò dichina (i) plaga più che ogni altra d'Italia chiara per ricchezza e feracità ebbe altresì (massime nei due primi secoli dell'Evo Moderno) la men lusinghiera fama di dar ricetto alla pili gran parte delle officine di falsari e contraffattori della Penisola. Innumerevoli, come è noto, sono le varietà di monete più o meno abilmente contraffatte che usci- rono dalle zecche minori delTAlta Italia le quali, movendo dalle estreme pendici delle Alpi Pennine e dai colli del Monferrato, discendevano verso l'Adria- tico allineandosi lungo le due rive del Po. Se ad ognuna di tali monete, che di continuo vanno ritor- nando alla luce, si avesse la presunzione di dedicare un'apposita memoria, ci sarebbe di che mettere a ben dura prova la pazienza dei lettori della Rivista. (i) Dante. Inferno, XXVI lì, 74-75. 52 LUIGI CORA Né, invero, la moneta, dì cui intenderei trattare brevemente, meriterebbe pel suo tipo di venir pub- blicata, qualora su di essa non si leggesse il titolo di un feudo che fin qui non apparve su alcuna mo- neta. Ad essa per di più non si addirebbe il nome di contraffazione, avendo, all'opposto delle solite mo- nete dalle leggende monche od alterate e dal disegno ad arte confuso ed indeciso, un'esecuzione insolita- mente accurata ed una leggenda chiara e completa, cosicché, se non fosse del suo modestissimo modulo e del più modesto titolo, si potrebbe quasi dire mo- neta di ostentazione. Infatti su di essa per la prima volta (ed anche, credo, per l'ultima) si vede figurare accanto al nome di Carlo Giuseppe Tizzone, conte di Desana, il ti- tolo di marchese di Tricerro. Finora, sulle monete dei Tizzoni, oltre ai soliti titoli di conte di Desana e vicario imperiale, non si erano visti figurare che quelli di marchese di Roddi e conte di Crescentino (^) che si riscontrano su al- cune rare monete dello stesso Carlo Giuseppe. Quanto al nome di Biandrate, che Anton Maria Tizzone e il di lui figho Carlo Giuseppe credettero di far seguire al loro su numerose monete, esso non é già titolo di feudo ma semplicemente casato della madre di Anton Maria, Camilla dei Conti Biandrà o Biandrate di Trino, Signori di Balzola. Essendo ve- nuto ad estinguersi con Camilla questo ramo dei Biandrate, il figlio ne aggiunse il cognome al suo proprio (2). (i) Vedi a proposito di quest'ultimo titolo il volume II del Corpus, pag. 272 (2) Anche Anton Maria Tizzone sposò una Biandrate del ramo di San Giorgio, APPUNTI DI NUMISMATICA PIKMONTESE 53 Ecco ora disegno e descrizione della moneta ^ — CAROL •• • TIT • COM • D Busto a destra con lunga capii^lialiira e gorgiera; sotto 1670. R^ — MARCHIO TRISC • ET C • Croce fiorita. Basso biglione, diani. mill. 13, peso gr. 1,88. C, mia collezione. Come si vede questa moneta è un'imitazione del comunissimo soldino di Carlo II di Spagna, per Milano : ciò che in essa merita particolare attenzione è soltanto la leggenda del rovescio che porta: MAR- CHIO TRISC. Questa abbreviazione si può facilmente comple- tare in Triscerri o Tricerri, l'attuale Tricerro, bor- gata che si trova a circa cinque chilometri da De- sana e ad altrettanti da Trino. Già anticamente Tricerro era appartenuta ai Tizzoni, essendo stata infeudata da Giovanni di Mon- ferrato a Giacomo Tizzone nel 1299; ma più tardi il feudo passò in altre famiglie e soltanto nel t66i, per la cessione fattane da Francesco Della Spina appunto al nostro Carlo Giuseppe, fece nuovamente ritorno ai suoi antichi Signori <^'. (i) La questione, per quanto riguarda il nome del cedente, non appare molto chiara. Mi sono attenuto alia versione del recente Dizio- nario Feudale degli antichi Stati Sardi e della Lombardia del Guasco (Pinerolo, tip. già Chiantore e Mascarelli 191 1), che riferisce come nel 1661, il 16 di settembre, Francesco Della Spina avesse rinunciato al feudo di Tricerro in favore di Carlo Francesco Delfino Tizzone, che è poi tutt'uno con Carlo Giuseppe che aveva i nomi di Carlo Giuseppe Francesco Maria Delfino. Per contro, nel Dizionario Feudale degli antichi stati continentali della monarchia di Savoia (Firenze, Civelli, 1895), Antonio Manno, pur sempre sotto la stessa data 16 settembre 1661, annota : ■ Investito Fer. 54 LUIGI CORA Carlo Giuseppe, ultimo dei Tizzoni di cui ci rimangano monete, contrariamente all'uso, o meglio abuso, invalso nella sua famiglia, protestò ripetuta- mente di non intendere di battere specie contraffatte ed in qualunque modo alterate e allorché i fatti par- vero venire a smentire le sue dichiarazioni, asserì e si sforzò di dimostrare come le falsificazioni, che eran9 pur sempre uscite da Desana, fossero state operate dai suoi zecchieri clandestinamente e a sua insaputa (^). Per quanto riguarda la monetina di cui si tratta, l'asserzione di Carlo Giuseppe gli si potrebbe menar per buona, non lasciando la lettura di essa adito ad equivoco di sorta e potendo benissimo essere stata battuta unicamente per ricordare il ritorno del vec- chio feudo di Tricerro ai suoi antichi signori (2). Tanto più che nel Promis troviamo un passo che è opportuno riportare, poiché da esso parmi venga confermata questa ipotesi : « Intanto lo zecchiere (3) per essere protestante « avendo avuto dal vicario generale di Vercelli or- « dine di partire immantinenti da quella diocesi sotto « le solite comminatorie, presto erasi assentato colla dinando Carlo Gonzaga di Luigi. Morì improle. Transazione e rinuncia di Gianfrancesco Gonzaga, agnato prossimiore a favore di Carlo Fran- cesco Delfino Maria Tizzoni Biandraté „. Qualunque sia stato il cedente, quello che rimane acquisito (ed è la sola cosa che importi nel caso nostro) si è che Carlo Giuseppe Fran- cesco Maria Delfino (per dargli tutti e cinque i suoi nomi) rientrò in possesso del feudo di Tricerro e che lasciò ricordo di questo acquisto in una sua moneta. (i) Vedi Domenico Promis. Monete della zecca di Desana, pag. 61-68 passim. (2) II tatto che la moneta di Desana sia imitazione di un'altra, non implica intenzione dolosa : spessissimo ed anche dalle zecche più inso- spettabili, furono imitati i tipi monetari che più incontravano favore presso il pubblico. (3) Antonio Mottet da Nimes. APPUNTI I>I NUMISMATICA PIEMONTKSE 55 " sua famiglia e varii lavoranti, però tosto deve es- " servi ritornato, constando da informazioni fiscali '« delli 19 aprile 1674 che esso col figlio e tali Ri- « gaut, BcUevaclie e Moglia di notte in una casa di .' Desana distante dalla zecca battevano soldini falsi « al tipo di Milano con una testa di giovane con " gorgiera e MEDIOLANI DVX da una parte e con croce " fiorita dall'altra (falsificazione di quelli di Filippo III " re di Spagna), e per contro da deposizione dello « stesso giorno di Gio. Battista Giordanino sovrin- « tendente della zecca medesima, risultò che vi la- « vorò soldini colla testa e nome del Conte nel di- « ritto e croce fiorita con MARCHIO ET COMES nel ro- « vescio (Marchio perchè Marchese di Roddi) e tal- « Ieri coll'aquila Constando però al fisco che « di giorno si battevano le monete buone e nella « notte le false, essendo tutti fuggiti, il Conte s'in- " dirizzò al Duca di Savoia per ottenerne l'arresto... w. Apparve adunque dalle inchieste come a Desana fossero state battute non soltanto monete contraffatte e clandestine, ma anche monete buone ed alla luce del sole. Alle prime appartenevano pertanto le imitazioni e falsificazioni, come quelle con MEDIOLANI DVX più sopracitate, di cui già venne pubblicato un esem- plare dal sen. PapadopoH in questa stessa Rivista e che il Promis, non avendo avuto occasione di vedere effettive, ritenne contraffazioni di Filippo III anziché di Carlo II (0. Ai soldini buoni dovevano invece ascriversi quelli recanti la testa e il nome del conte nel diritto e la croce fiorita con MARCHIO ET COMES nel rovescio, soldini che si vollero ben distinguere dai prece- denti. A proposito di essi il Promis annotò: « Mar- (i) Riportato nel Corpus, voi. II, pag. 373, n. 13. 56 LUIGI CORA « chio perchè Marchese di Roddi », ne l'ipotesi può dirsi mal fondata, visto che già in altre monete Carlo Giuseppe aveva ostentato tale titolo C^). Comunque sia, il pezzo che ora ho descritto presenta una no- tevole singolarità : quella di avere aggiunto al titolo di marchese il nome di un feudo fin qui numisma- ticamente sconosciuto e mi parve che per questo meritasse di esser tratto dall'oblio. Torino, 26 dicembre igij. Luigi Cora. (i) Troviamo nel Corpus, voi. II, pag. 273, n. 12, un soldino, ripro- dotto sulla tav. XXV al n. 11, assai inai ridotto che porta al rovescio la parola MARCHIO. Sarà da completarsi in iVlARCHIO ET COMES, o in MARCHIO TRISC .ET C . ? La data è stata letta 1676; nel mio pezzo invece il 1670 appare chiarissimo. VARIANTI INEDITE Di MuNETE DI ZECCHE ITALIANE appartenenti alla colkzloue M. Strada dì Milano S. M. Vittorio Emanuele III, Presidente Onorario della Società Numismatica Italiana, valendosi della poderosa propria collezione, e delle profonde sue cognizioni nella scienza numismatica, volle riunire in un sol corpo la storia delle monete d'Italia : sogno irragiungibile per ogni altro cultore di questi studi. L'opera colossale, frutto di moltissimi anni di lavoro diligentissimo, assiduo, elevato, sarà certo una guida sicura per la soluzione dei più importanti problemi storici che da questa scienza dipendono: ed essa ha già dimostrato nei volumi pubblicati, come abbia saputo colmare deficienze enormi che ad ogni tratto ovunque si riscontravano, con una competenza ve- ramente superiore, e mediante la collaborazione di autorevoli studiosi. Ma la mole immensa della materia dimostra di per se stessa che non basta la vita di un uomo per superare tutte le difficoltà : e ben lo comprese l'Augusto Autore, che si compiacque, con soverchia modestia, intitolare l'opera poderosa: Primo tentativo di Catalogo Generale; dimostrando con ciò di rico- noscere, che lacune continue saranno per presentarsi nel suo sviluppo. Onde spetta agli studiosi tutti concorrere col- Topera propria, colle proprie cognizioni, a rendere il lavoro, per quanto possibile, completo. E pertanto a questo solo intento che noi ci per- mettiamo di rendere di pubblica ragione alcune va- 58 M. STRADA-P. TRIBOLATI rianti inedite di monete di zecche italiane, che pos- sono in certo qual modo formare supplemento al 2.° volume dell'opera dell'Augusto Nostro Sovrano. Non si voglia pertanto accusarci di presunzione, o di irriverenza verso il colossale Suo lavoro, o verso la Sua competenza, ma devesi ravvisare in questa nostra pubblicazioue unicamente il desiderio di concorrere a completare quelle lacune che sono inevitabili in simile lavoro : e devesi ravvisare il de- siderio che ci anima, perchè l'esempio nostro venga anzi imitato da altri, per tentare di rendere più com- pleto che sia possibile, il Catalogo con idea magi- strale ed eminentemente patriottica, ideata dal No- stro Sovrano. Zecche Minori del Piemonte. ASTI. Ludovico XII Re di Francia (secondo periodo 1498-1515). 1. ParpagUola, dopo C. N. I., n, 18, pag-. 34. ^ — ■¥ LVDOV-er • D : G • REX • FRÀN • SICIL • IHLM • Scudo inquartato tutto di Francia con sopra coroncina, cerchio periato. P — + MLI • DVX • ASTENSIS • QVE • DOMINVS In cornice doppia quadrilobata croce accantonata da quattro gigli, cerchio periato. M., diam, mill. 24, peso gr. 1,86. C*. Emanuele Filiberto Principe di Piemonte e Conte d'Asti (1542-1553). 2. Grosso, dopo C. N. I., n. 13, pag. 47. ^ — ^ EM : PHILIBERTVS : DE : SABAVDI : Leone acco- sciato tenendo lo scudo accartocciato di Piemonte, due cerchi lineari. I^ — :^ ^ PRINCEP : PEDEMON : CO : AST : * Croce Mauriziana, due cerchi lineari. M., diam. mill. 19, peso gr. 1,41. C^ VARIANTI INEDITK Dt MONETI: ITAI.IANK 59 CARMAGNOLA. Lodovico II Marchese di Saluzzo (1475-1504). 3. Cavallotto, senza sigle, dopo C. N. L, n. 69, pag. 62. & — •{-. LVDOVICVS • M • SA LVTIARVM • Busto corazzato a sinistra con berretto, cerchio rigato. R: - SA HC^ : C ONS TANTIVS Santo a cavallo a destra con vessillo, cerchio rigato. AR., diam. tnill. 37, peso gr. 3,68. C*. 4. Cavallotto, dopo C. N. L, n. 72, pag. 62. ^ - + • LVDOVICVS • M • SA LVTIARVM • Busto corazzato a sinistra con berretto, cerchio lineare e cerchio rigato. I^ - • S ANCI^ : CONSTAN TI VS ' : . Santo a cavallo a destra con vessillo, cerchio rigato. AR., diam. mill. 27, peso gr. 3,81. O 5. Soldino, dopo C. N. L, n. 114, pag. 67. B' — . LVDOVICVS • • M • SALVTIAR • Scudo con cimiero coronato, cerchio rigato. ^ — (testina) SANCTVS CONSTANTIVS • croce fiorata, cerchio rigato. M., diam. mill. 20, peso gr. 1,485. C. Michele Antonio Marchese (1504-1528). 6. Cornuto, dopo C. N. L, n. 59, pag. 77. B' — : MICHAEL : ANT" • • M : SALVTIARV : Targa inclinata con elmo coronato, cimiero e svolazzi, cerchio li- neare e cerchio rigato. \} — S ANCTVS : CONSTANTI VS : : Santo a cavallo a destra, davanti al cavallo un punto, sotto cerchietto cerchio lineare. AR., diam. mill. 29, peso gr. 5,10. C*. 7. Cornuto, dopo C. N. L, n. 65, pag. 78. 1' — : MICHAEL : ANT^ : M : SALTIARVM : come sopra. 6o M. STRADA-P. TRIBOLATI P — : S ANCTVS : CONSTANTI VS : - : : come sopra, senza punto davanti al cavallo. AR., diam. mill. 29, peso gr. 5,65. C^ CASALE. Guglielmo Gonzaga Duca (1566-1587). Anno 1577. 8. Bianco, dopo n. 37, pag. 149. \y — GVL • D : G • DVX • MANT Hit- MON • FER • P Stemma coronato, cerchio lineare. Ijf — + CRVX • CHRISTI • SALVS • NOSTRA • 1577 Croce ornata, con ornati agli angoli. M , diam. mill. 25, peso gr. 4,575. C^ Anno 1582. 9. Quarto, dopo C. N. I., n. 78, pag. 154. ^ — GVL • D • G • DVX • MAN • E • M • Busto a destra, cerchio lineare. P - + S • EVASIVS • EPISCOP • 1582 Busto del Santo di fronte, senza cerchio. M., diam. mill. 16, peso gr. 0,975. C*. Vincenzo I Duca (1587-1612). Anno 1592. 10. Bucatone, dopo C. N. I., n. 25, pag. 161. iO' — VINC ^ D ;; G ^ DVX V MANT ^ INI ^ ^^ ^ MO ^ FER v || Busto a destra, cerchio rigato. 9 — t PROTECTOR • NOSTERA • ASPICE • 1592 ^ Santo a cavallo a d. ferisce il drago. Esergo ^ CASAL ^. AR., diam. mill. 40, peso gr. 31,32. O. Senza data. 11. Quattrino, dopo C. N. I., n. 116, pag. 173. 4^ — ^ VIN : D : G : DVX MANT : llll • nel mezzo SIC entro mezza luna, cerchio lineare. ^ — t ET : MONTIS : FERRATI : Il due C addossati con punto interno, fra due ^ in palo, cerchio lineare. M., diam. mill. 16, peso gr. 0,69. C*. VARIANTI INEDITE DI ZECCHE ITALIANE 6l DESANA. Giovanni Bartolomeo Tizzoni (15-25- 1533). 12. Testone, dopo C. N. I., n. 19, pag:. 234. ,1^ — Corona • IO BARI TICIO CO • DECI VIC • IMP Aquila spieg^ata, due cerchi lineari. H) — ♦!♦ • SANCTVS • ALXANDER • • Santo con vessillo, spada a terra, senza traverse, cerchio lineare. AR., diam. niill. 30, peso gr. 8,76. C«. Delfino Tizzone Conte (1583- 1598). 13. Quattrino, tipo Sabbioneta a i testa, C. N. I., n. 97, p. 254. B^ — DELFTICCD- V- IMPPERI • Testa a sinistra, cerchio lineare. 9 — SANCT VS NICOLAVS II Santo colle tre palline a destra e mitra a terra, cerchio lineare. M., diam. mill. 16, peso gr. 0,82. C*. FRINCO. Anonime Consortili (1581-1601). 14. Soldo, dopo C. N. L, n. 34, pag. 280. B' — CONSORT * DD * FRINGI * Scudo coronato inquar- tato, Aquila e Mazzette 2 e i cerchio lineare. ^ — + ALTERA * PARS * SOLIDI * F * Croce con globi crocigeri alle estremità in cornice quadrilobata, cerchio lineare. M., diam. mill. 20, peso gr. 2,575. C*. 15. Parpa^liola di Piacenza, dopo C. N. I., n. 34, pag. 280. & — OCT • ET ANTONI IMP • « • '♦f • Busti accollati a si- nistra, cerchio lineare. F^ — MON • N ORD • A • DD • F • Minerva seduta con gigli nella destra e la sinistra sullo scudo di Piacenza, dietro fascio d'armi, cerchio lin. Esergo o jft % o. M., diam. mill. 23, peso gr. 2,49. C. Ercole solo (1587-1601). 16. Contraffazione Milanese, dopo C. N. I., n. 6, pag. 291. i& — -{• MONETA • FRING-I Nel campo F coronata con due rami fra due rose a 6 petali, senza cerchio. 02 M STRADA-P. TRIBOLATI 1^ — * HERCVLES • MACETVS Nel campo inquartato maz- zetta e aquila, senza cerchio. M., diam. mill. 14, peso gr. 0,69. C*. 17. Contraff. Milanese, dopo C. N. I., n. 6, pag. 291. ^ — ETÀ • FRIN&I Nel campo F coronata con due rami con solo a sinistra ^, senza cerchio. I^ - ® HERCVLES • MACETVS Nel campo inquartato maz- zetta e aquila, cerchio lineare. M., diam. mill. 13, peso gr. 0,75. C^. MESSERANO. Anonime dei Fieschi (1493-1521). 18. Terlina, dopo C. N. I., n. 16, pag. 298. ^' - ® CHRISTVS • IMP & Gran K tra due perline e co- rona imperiale, cerchio lineare. ^ — * SANTA • ET • B • AV • CRVX Croce fogliata, cerchio lineare. M., diam. mill. 15, peso gr. 0,62. C*. 19. Contraffazione del sesino di Milano, dopo C. N. I., n. 30, pag. 299. ly — + MONETA • ARGNTEA Nel campo F L I coronato, cerchio lineare. ^ - ® SANCTA • ET • B • AV CRVX Croce foghata, cerchio lineare. M., diam. mill. 16, peso gr. 0,76. C^. 20. Come sopra, n. 30, pag. 299. i3 — + MONETA • ARGENTEA Nel campo F L I coronato, senza cerchio. ]^ — + SANCTA • ET • B • AV • CRVX Croce fogliata, cer- chio lineare. M., diam. mill. 14, peso gr. 0,85. C^ 21. Come sopra, n. 30, pag. 299. B' — + MONETA ARGENTEA Nel campo F L I coronato, cerchio lineare. VARIANTI INEDITE DI 7.ECCHK ITALIANE 63 ^ — * SANCTA • ET • B A CRVX Croce fogliata, cer- chio lineare. M., dìam. mill. 14, peso gr. 0,64. C Besso Ferrerò Fieschi (1559-1584). Anno 1571. 22. Soldo, dopo C. N. I., n. 22, pae:. 326. i)' — BESSVS • FER • FL • MAR • MESSER Arme coronata, inquartata con scudetto fra due rose e due cerchi hneari. 1^' - ® BENEA(jENDONETIMEAS7I Croce armata cer. lin- M , diam. mill. 20, peso gr. 1,79. C. Anno 1573. 23. Soldo, dopo C. N. I., n. 38, pag. 327. B' — BESSVS • FER • FLIS • MAR • MESSER Arma coronata inquartata con scudetto tra due rose, cerchio li- neare doppio. l^ — ::: BENE • AGENDO • NE • TIMEAS • 1573 Croce or- nata, cerchio lineare doppio. M., diam. mill. 20, peso gr. 1,75. O. Anno 1579. 24. Quarto, dopo C. N. I., n. 72, pag. 331. B' — + MAR • MES • "E • CREPACORI Gran B F coronati fra tre $, sotto ® cerchio lineare. 9 ~ + DEO GLORIA • 1579 • S Croce ornata coi bracci di tre linee, cerchio lineare. M., diam. mill. 15, peso gr. 1,10. C*. Paolo Besso Ferrerò (1629-1667). 25. Trillina, ConlrafT. di Milano per Filippo IV, ined. (D. J^' + P • MESS Nel campo P B F coronate senza cer. (i) Queste due interessanti monetine sono contraflcizioni della tril- lina e del quattrino di Milano, coniati sotto il governo di Filippo IV di 64 M. STRADA-P. TRIBOLATI I^ — CREP • ET • C Scudo coronato ovale a punta inquartato col leone e l'aquila. M., diam. mill. 13, peso gr. 1,30. O. 26. Quattrino, contraffazione di Milano, inedita (i). ^ — F • FLI • I Busto a d. 1^ — CREP--" Campo inquartato coll'aquila e la biscia. R., diam. mill. 14. peso gr. 2,18. C^. MONTANARO. Ferdinando Ferrerò Abate (1547-1580). 27. Quarto, dopo C. N. I., n. 8, pag. 368. ^ — + FER - FER • EPS- IPP Leone a sin. in cere. lin. Ri — + ABAS • S • BENI - ■ • - Nel campo F - F, senza cere. M., diam. mill. 15, peso gr. 0,62. C^ NOVARA. Pier Luigi Farnese (1538- 1547). 28. Sesino, dopo C. N. L, n. 21, pag. 374. & — p • LOY - F • DVX - P • 7 • P • Scudo coronato, cere. lin. ^ — ^ NOVARIE • MARCHIO • I • Croce ornata con quattro crocette alle estremità senza cerchio. M., diam. mill. 18, peso gr. 1,495. C^ PASSERANO. Giacomo Radicati. 29. Contraffazione della Parpagliola, di Milano, dopo C. N. L, n- 3. pag- 385- B' — RAD • PASSERAN • C - C Busto di Filippo II, cer- chio lineare. Spagna. La prima, conosciuta per Desana (Carlo Giuseppe Francesco Tizzone 1641-1676, C. N, I. T. 25, n. 12) è affatto nuova per Messerano. La seconda conosciuta per Desana ed anche per Messerano ci mostra un rovescio inedito, avendo in luogo del solito campo inquartato dal- l'Aquila e Leone, il campo inquartato dall'Aquila e dalla Biscia, man- tiene cioè il tipo del quattrino Milanese. VARIANTI INEDITE DI ZECCHE ITALIANE 65 ^ — DONVM DAT • PASS • 1594 Fascio di spighe, esergo M • P • D. cerchio lineare. M., diam. mill. 20, peso gr. a,a6. C*. 30. Contrafif. del soldo di Milano, dopo C. N. I., n. 7, pag. 385. B* — ® • lACOBVS • RAD PASERANO Croce ornata, cer- chio lineare, 1^ MONETA • PASIRAN Scudo coronato ed inquartato, cerchio lineare, M., diam. mill., 17, peso gr. 1,09. C,, 31. Contraff. del sesino, dopo C. N. I,, n. 11, pag. 386. ^ — • IAGO • RAD • PASER Grande F coronata con due stelle a cinque raggi, cerchio lineare, 9 — • MONETA • PASERA • • • Campo inquartato, aquila, radice, cerchio lineare. M., diam. mill. 15, peso gr. 0,515 C*. 32. Come sopra, n. 11, pag. 386. B' — ® • IAGO • RAD • P • • • • NI • Grande F coronata con due rami, con un globetto sopra la corona e i due soliti rosoni, sopra il rosone a destra un G, cerchio lineare. 1^ — Come sopra. M., diam. mill. 14, peso gr. 0,71. C*, 33. Come sopra, n. 11, pag. 386. ^ — • IAGO • RADI • PASE • • • Grande F coronala con due rami senza globetlo, ed .i soliti rosoni, cer. lin, I^ — + MONETA • PASERA Campo inquartato, aquila a radice, cerchio lineare. M., diam. mill 14, peso gr. 0,58. C*. TASSAROLO. Agostino Spinola Conte (1604-1616). Senza data. 34. Vi di Scudo, dopo C. N. I., n. 53, pag, 402. i^' — • AVGVSTINVS • SPIN • GOM • TASS • Busto coraz- zato a destra, cerchio lineare. 9 66 M. STRADA-P. TRIBOLATI ^ — VIRTVTE CAESAREA DVCE Aquila bicipite coronata, con scudo austriaco in petto, cerchio lineare. AR., diam. mill. 29, peso gr. 6,16. C^ 35. Vs di Scudo, dopo C. N. I., n. 55, pag. 402. B' — AVGVSTINVS • SPIN • COM • TASS Busto corazzato a destra, senza cerchio. L>' — VIRTVTE CAESAREA DVCE Aquila bicipite coronata, con scudo austriaco in petto, cerchio lineare. AR., diam. mill. 24, peso gr. 3,185. D. Filippo Spinola Conte (1616-1638). Anno 1640. 36. Scudo, dopo C. N. I., n. 25, pag. 406. B' — PHILIPPVS ® SPIN ® COMES ® TASS- Busto a d., sotto due rose, cerchio periato. U — ® SPES ® NON ® CONFVNDIT ® Santo a cavallo che trafigge il nemico a terra, esergo ® 1640 ®, cerchio periato. AR , diam. mill. 42, peso gr. 31,24. C. TORTONA. Comune (Federico 11) (1248-1322). 37. Grosso, dopo C. N. I., n. 2, pag. 421. ^ — + • IMPATOR • Nel mezzo PR, sotto due stelle a sei punte, cerchio periato. P — + • TERDONA • Croce patente con due stelle a sei punte nei quarti alti, cerchio periato. AR., diam. miti. 20, peso gr. 1,80. C^ Milano, Novembre 191J. M. Strada e P. Tribolati. MOTTI ED IMl'RESE UKLl.A HEAL CASA DI SAVOIA BIBLIOGRAFIA O. A Guide tho the txhibition of lialian Medals. — Monthly Numismatic Circu/ar, juin 1904, London. Angelucci (Angelo). L'Armeria Reale di Torino. — Torino, Cande- letti, 1890. Amante (prof. Bruto). Di Amedeo di Savoia figlio naturale di Emanuele Filiberto. Ricerche bibliografiche, 1877 (^ il marchese di S.'Rambert). Ardoino (P.) Gesuita. 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" L'impresa richiede il motio ch'è l'anima del corpo, e vuole essere comunemente d'una lingua diversa dall'idioma di colui che fa l'impresa, per- chè il sentimento sia alquanto più aperto. Vuole anche esser breve, ma non tanto che si faccia dubbioso ; di sorte che di due o tre parole quadra benissimo, eccetto se fosse in forma di verso, o integro o spezzato „. (Paolo Giovio, Delle Imprese). TOMMASO II Conte di Moriana, di Fiandra e d' Hainaut (1199-1259). MULCET ET VINDICAT IRAS (Caduceo legato insieme con una spada). Per indicare che egli era altrettanto pronto a dimenticare quanto a vendicare le offese, specialmente riguardo a coloro che gli avevano ribellati i Torinesi e procurate tante sventure. BONIFACIO (1244-1263). Ni POTIOR, MORIOR 1 (Leone che insegue una lepre fuggente). Bonifacio, successo al padre Amedeo IV, quand'era an- cora in fascie, ebbe un reggente dello stato nello zio suo Tommaso II. Questi, agitato dalle fazioni dei guelfi e dei ghibellini, forti in quei tempi anche nel Piemonte, dovette accettare battaglia dal marchese di Monferrato e dalla Re- pubblica d'Asti, collegati insieme nel 1255, a Montebruno, dove rimase vinto e prigioniero. In seguito a tale sconfitta perdette la città di Torino, unitasi ai suoi nemici. Bonifacio, appena dichiarato maggiorenne, assediò Torino coll'intendi- mento di ricuperarla. Ma il marchese di Monferrato e gli Astigiani, nuovamente accorsi in aiuto della città, diedero battaglia sulle rive del Po allo sventurato Bonifacio che ri- mase similmente prigioniero ed internato in oscuro carcere. H MOTTI FO IMPRESI DELLA REAL CASA DI SAVOIA 73 Morì di languore e di dolore, in Savoia nel 1263, dopo aver assunto negli ultimi giorni il motto sopradetto per uno Stendardo. Aveva diciott'anni. PIETRO II, IL PICCOLO Carlomagno (1203-1268). SACRO PIGNORE FELIX (Anello di S. Maurizio). Dei figli di Tommaso I il più chiaro per gesta politiche e guerresche fu Pietro soprannominato per il suo valore il piccolo Carlomagno, Accrebbe con parecchi ingrandimenti territoriali lo stato suo in Savoia e Piemonte; e fu il primo che invece dell'aquila adoperata dai suoi maggiori, inalberò la croce bianca in campo rosso, e diede alla Religione di S. Maurizio un nuovo ordinamento. FILIPPO 1 (1207-1285). STRENUITAS INNATA MANET (Leone rinchiuso in una barriera di ferro). Allude alle gesta valorosamente compiute insieme coi fratelli suoi. Arcivescovo di Valenza e di Lione dapprima, divenne conte di Savoia per la morte del fratello Pietro. Si commendava il suo alto accorgimento e la sua sagacia. Per- venne alla corona nel 1268 quando già era dagli anni e da una lenta idropisia reso caduco. Combattè contro Rodolfo d'Absburgo ; ma non gli arrise fortuna. Dovette venire con lui a patti onorevoli, ma rilasciargli alcune terre. AMEDEO V il grande (1249- 1323). » PARTA YIRTUTE TUEMUR (Trofeo d'armi rivestito di pelle di leone). Con quest'impresa voleva il conte significare ch'egli sapeva ben conservare quanto col suo valore aveva acqui- stato. Rammenta diffatti una cronaca sincrona che Amedeo V si trovò presente a trentacinque assedi. Il suo regno fu una battaglia continua col Delfino, col conte di Ginevra, col sire di Anthon, col sire di Villars, coi signori del Fraucigny. Ebbe grande ingegno e fu munifico protettore delle arti e delle industrie, promovendo in Piemonte la ricerca delle ric- chezze minerali. Accrebbe ed ampliò notevolmente i terri- tori dello Stato. 74 RICCARDO ADALGISIO MARINI 2. MOY ET MON CIMIERI Grido di Guerra usato da Amedeo V nelle molteplici sue battaglie. A tal riguardo, sono sintomatici i gridi di guerra ispirati dall'elmo e dai pennoni ; la storia ne ricorda parecchi, quelli ad es. di Alberico da Barbiano, di Fran- cesco I, di Enrico IV, di Emanuele Filiberto^ ecc., che sa- pevano nel furor della mischia eccitare i propri eserciti alla resistenza e così alla vittoria. 3- F. E. R. T. (Nodi d'amore). 11 Cibrario nella sua Storia della Monarchia di Savoia avvisa prudentemente " essere favola attribuire ad Amedeo V la difesa di Rodi, contro i Turchi, come invece alcuni sto- rici vorrebbero, interpretando il motto con Fortitudo ejus Rodhum tenuit; doversi invece interpretare naturalmente come derivazione dal verbo latino ferre, e cioè — dacché il motto Feri venne poi inserto nel Collare dell'Ordine dell'Annun- ziata fondato nel 1364 da Amedeo VI il Conte Verde — quale devozione di chi porta e sopporta tutti i mali e tutte le fatiche per amore della Vergine Maria. Che se anche tale interpretazione non piaccia, di portar i nodi della ser- vitù di Maria, il Feri potrà essere una abbreviazione dia- lettica di Fortitudo, vale a dire di valore „. Per amor di verità dobbiamo aggiungere che su questo celebre motto c'è ormai tutta una letteratura vaga e sofistica ; ma che fino ad oggi niuno ha ancora storicamente e rigidamente trovata la giusta ed inoppugnabile spiegazione. EDOARDO IL Liberale (1284- 1329). PRO MUNERE VULNUS (Scimmia sopra un castagno, intenta a sbuc- ciare i frutti dai ricci, che le pungono le mani). Le sue liberalità unitamente alle continue guerre che fece contro i Delfini di Vienna e i Conti di Ginevra, avevano molto impoverito i suoi stati : usava perciò dire, coerente- mente al motto ed all'impresa scelta, ch'egli non aveva mai ricevute ingiure che sotto il pretesto di beneficare. AIMONE IL Pacifico (1291-1343). FIRMAI VICTORIA PACEM (Cervo che ne sorpassa un altro nella corsa). D' indole mite e pacifica aveva seguito la carriera eccle- siastica con molto favore del papa. Trovavasi diffatti in Avi- gnone presso Giovanni XXII, quando gli stati Generali rac- colti in Chambery lo chiamarono a succedere al fratello Edoardo. Quantunque amante della pace, la malvolenza ere- ditaria di Guido Delfino di Vienna, lo costrinse fin da prin- cipio alia guerra nella quale il Delfino rimase ucciso; poscia Filippo IV re di Francia riuscì a persuadere Umberto suc- cessore di Guido a rappatumarsi col Conte di Savoia che fu moderatissimo nelle sue richieste. In seguito Aimone, colla sua destrezza politica, soccorse e salvò lo stato al cu- gino Giacomo d'Acaja, signore del Piemonte; conciliò le Famiglie dei Marchesi di Saluzzo coi Visconti di Milano ; prestò fortissimo aiuto a Filippo IV di Francia assalito da Odoardo III d'Inghilterra, e dopo essersi personalmente tro- vato all'assedio di Tournai riuscì a ristabilire pace onorevo- lissima fra i due monarchi rivali. AMEDEO VI IL Conte Verde (1334-1383). 1- VIRESQUE ACQUIRIT EUNDO ("« ruscello che s'ingrossa hceven- doiie altri nel suo corso) Principe saggio e valoroso, ch'era lo splendore della cavalleria per i suoi tempi, nemico d'ogni viltà, pieno di sentimenti d'onore, durante il lungo regno ingrandì notevol- mente i suoi stati. Ammirate del suo valore contro il mar- chese di Monferrato, Chieri e Mondovì gli si davano spon- taneamente nel 1347. Nel 1355 otteneva, in seguito alla vit- toria di Arbrette, la signoria di Gex e la provincia del Fossigny ; più tardi, Ivrea, travagliata da interne discordie, sollecitava la sua signoria, e la regina Giovanna di Napoli gli cedeva il contado di Ventimiglia. Ma splendido campo di gloria e nobile causa di potenza fu per il Conte Verde la spedizione in Oriente nel 1366-67, la presa di Gallipoli e la liberazione dell'imperatore Giovanni Paleologo, prigioniero dei Bulgari. La fama di magnanimo e valoroso, ch'erasi 76 RICCARDO ADALGISIO MARINI Amedeo VI sì nobilmente acquistata fece sì che Biella si desse a lui nel 1379 e due anni dopo — nel 1381 — le re- pubbliche di Genova e di Venezia accettassero con plauso universale l'equo giudizio di lui. Prima di morire, vide an- cora aumentati i suoi stati dalla cessione fattagli da Ludo- vico d'Angiò di tutti i domini Angioini del Piemonte, Cuneo compresa. Il motto è tolto daW Eneide di Virgilio : Fama mobilitate viget, viresque acquirit eundo, 2 l'ATANS MO : ANSTRE (leeone col capo chiuso nell'elmo ; cimiero del leone alato, scudo di Savoia sul dorso, con aquila fra le branche). Amedeo VI nel 1373, mese di aprile, sigillava con questo motto una lettera diretta al conte di Ginevra, con la quale gli concedeva un termine per prestare il dovuto omaggio dei feudi tenuti dal conte di Savoia. II motto, ripetuto poi da Carlo Alberto nel 1848, allude alle speranze che il no- stro principe concepiva per il prestigio e l'ingrandimento dello Stato, dopo l'impresa d'Oriente del 1366 che gli do- veva procurare tanta fama di valore, di disinteresse e di pietà. Nel 1372 Amedeo VI era difatti dichiarato capitano generale della Lega stretta fra lui, il Papa, Firenze, Venezia, Napoli ed altri stati contro i Signori di Milano ; più tardi veniva dai Genovesi e Veneziani eletto arbitro nella contesa che da un secolo li consumava, concludendo in Torino la pace del 1381. In tal modo accrebbe e rinforzò territorial- mente e politicamente il dominio sabaudo come più sopra dicemmo. 3- ALAHAC (motto turco : Dio è giusto). Croce di Savoia caricata di cinque mez^elune. Trovasi nella cappella sua d'Altacomba in Savoia, dove egli fu sepolto. In alcune tessere ha pure : Ave, Maria j gratia piena, AMEDEO VII IL Conte Rosso (1360- 1391). I- EN PREUV! (Scudo di Savoia con elmo e pennoni). Alla Prova ! Ecco il generoso e fortunato grido di Amedeo VII. Carlo VI di Francia, liberata per aiuto efficace MOTTI ED IMPRESE DELLA RKAL CASA DI SAVOIA 77 del conte di Savoia la città di Ipres assediata dai Fiamminghi e dagli Inglesi, corre ad assediare Borburga. Secondo i co- stumi di quell'epoca, si diedero sotto questa fortezza vari combattimenti di sfida fra i migliori cavalieri delle due ar- male. Il Conte Rosso animosamente si profferisce campione; scende in campo e vince alla lancia il conte d'Hedinghton, alla spada il conte d'Aiundel, all'asta il conte di Pembrock, vale a dire i tre migliori campioni d'Inghilterra. Alla Prova adunque, sorrisero fortuna e gloria alle rosse insegne del Conte di Savoia. 2- BENEDICTUM SIT NOMEN DOMINI NOSTRI DEI JESU CHRISTI- Leggenda coniata sopra grossi tornesi d'argento del 1391, all'imitazione dei Re di Francia, sulle cui monete è posta fin dal 1226. L'usarono pure, molti successori del Conte Rosso fino a Carlo Emanuele I. II. DUCHI DI SAVOIA. AMEDEO Vili, i.° DUCA di Savoia (1391-1451). I PLURIBUS HAEC CARIOR UNA (Tre corone, una di Conte, la se- conda di Duca, la terza una tiara, sormontate tutte da una aureola di Beato). Già da cinque anni Amedeo Vili s'era volontariamente ritirato nel convento di Ripaglia, quando improvvisamente veniva eletto pontefice col nome di Felice V dal Concilio di Basilea. Ma la suprema dignità ecclesiastica a lui conferita dai prelati che avevano provocato uno scisma contro il le- gittimo pontefice Eugenio IV, ripugnava all'animo onesto del duca, il quale volle per il primo porre termine allo scisma, umiliandosi e riconciliandosi onorevolmente col papa Ni colò V, successo ad Eugenio. Fu perciò fatto cardinale col titolo di S. Sabina, legato e vicario perpetuo della S. Sede in molti paesi e vescovo di Ginevra. Più che tutte le corone ed onorificenze terrene egli mirava adunque alla Beatitu- dine celeste. 78 RICCARDO ADALGISIO MARINI 2. DUCTORE DEO (Cordone da Pellegrino e Cappello da Cardinale). Assunto questo motto dopo la sua rinunzia al pontificato, nel 1449, per dimostrare che tutto quanto aveva fatto era opera di Dio, Amedeo Vili ritiravasi novellamente in Ripa- glia, dove gli veniva eretto, dopo morte, un nobile mausoleo. Fu poi trasportato a Torino sotto Emanuele Filiberto. LUDOVICO, 2.° DUCA (1440-1465). I- DEUS IN ADIUTORIUM NOSTRUM INTENDE (Croce di Savoia). Sopra ducati d'oro dei primi anni del suo regno. Dopo una serie di antenati insigni per valore e per senno, questo principe fu ben poco atto al governo e fu il primo della Casa che non fosse soldato. Travagliato l'animo dalle di- scordie civili e famigliari, egli nutriva sola fiducia nell'inter- vento della Bontà Divina. Il motto è tolto dal salmo 69 di Davide. 2. INNATA VIRTUTE (Scoglio a rupe da cui escono freccie). Per significare che nell' intraprendere qualsiasi impresa, egli non aveva che buone inclinazioni ed innato valore. Ma questo, purtroppo, non fu la sua virtù precipua. 3- SANTA. SINDON. D. N. JESU. XPI. OSANNA! (Angelo che tien di- steso colle mani, sopra la testa, la Sacra Sindone). Nel 1453 Ludovico di Savoia e la consorte Anna di Lu- signano ottengono da Margherita di Charny la Sindone di Cristo, oggidì custodita nella Regia cappella di Torino. Per cui " tantum ob donum gratias immortales Duces de Sa- " baudia egerunt, supplicationes superis indixerunt, arcis " marmoreo Sacello perpetuo conservaturi reposuerunt. Quod " Sacellum (la Sainte Chapelle di Chambery) Paulus II Pon- " tifex Maximus in Ecclesiam Collegiatam erexit; ipse etiam " Ludovicus ex auro, aere, argento numismata cudi jussit, " quibus una ex parte Ducis efììgies, ex altera angelus, ' qualis fere in Christi tumulo apparuit, Sindonem passis " ulmis ostentans repraesentatur „ (Pingon. Sindon Evan- gelica, Torino, 1581). MOTTI ED IMPRESE DELLA RBAL CASA DI SAVOIA 79 LUDOVICO RE DI Cipro (morto nell'agosto 1482). FRACTA WAGIS FERIUNT (Trofeo d'archi e di freccie rotte). Allusivo alle sue disgrazie. Secondogenito del duca Lu- dovico di Savoia, egli sposava nel 1452 Carlotta di Lusi- gnano erede del Regno di Cipro, per cui lo sposo otteneva il trono dell'Isola; ma ben presto un bastardo pretendente ne Io cacciava col soccorso delle armi musulmane e Cipro rimaneva quindi devoluta alla Repubblica di Venezia. L'ex- regina Carlotta trasmise più tardi le sue ragioni nella Casa di Savoia, la quale mai non n'ebbe in effetto che il vano titolo di re di Cipro e di Gerusalemme. Secondo Typotius (vedi Guìchenon, II, 120) il motto potrebbe anche leggersi Tracia ìtiagis feritint per significare che le Treccie avrebbero maggior forza, se invece di cadere — 1* impresa rappresen- tava anche un albero da cui cadevano le freccie — fossero state tirate o gettate con più destrezza. BONA DI SAVOIA 13 " FIGLIA DEL DUCA LUDOVICO e AnNA DI ClPRO MOGLIE DI Gian Galeazzo Sforza. •• NEC FORTE, NEC FATO! (Lauro ferito dalla folgore). -' SPOLIAT MORS MUNERE NOSTROS (Mano che scaglia una folgore). 3- SOLA FACTA, SOLUM DEUM SEQUOR (Fenice che mira il Sole). Le tre imprese alludono aila vedovanza di Bona di Sa- voia, che fu principessa ardita ed accorta, magnifica tra le figure femminili della Corte Sforzesca nel Quattrocento. AMEDEO IX IL BEATO (1435-1472). I. FACITE JUDICIUM ET JUSTITIAM ET DILIGITE PAUPERES ET 00- WINUS DABIT PACEM IN FINIBUS VESTRIS (San Maurizio con scudo sul quale è incisa la biblica leggenda). Parole del profeta Isaia, che il principe soleva ripetere nelle tristi vicende della sua vita. 2- A DOMINO FACTUM EST ISTUD (Croce di Savoia). Sopra ducati d'oro ad imitazione delle oselle veneziane. 8o RICCARDO ADALGISIO MARINI 3 ANIMAM HIC, CORPUSQUE DEVOVI (Sepolcro sul quale son posti i tre Chiodi Santi e la corona di spine). Dopo una vita piuttosto agitata, tra le fazioni di Luigi XI re Francia suo cognato, dal quale ricevette spesso ama- rezze ed ingratitudine, e le pretese dei fratelli conti di Ro- mont e di Eresse, Amedeo IX, principe debole come il padre suo, radunava nel 1469 gli stati generali in Cham- bery, rinunciando al governo ed instituendo reggente del Regno sua moglie Iolanda. L'anno dopo egli ritiravasi in Vercelli dove moriva nel 1472. Ad una vita edificante egli aveva sempre aggiunto la carità in modo eminente, cosicché interrogato una volta dal duca di Milano dove fossero i suoi cani da caccia, gli aveva risposto ch'erano i suoi poveri da beneficare. In abito di pellegrino aveva visitato Roma e ve- nerato il Santissimo Sudario in Chambery; dotato lo spedale di Conflans, instituito quello di Ginevra, fatte molte pie do- nazioni. La sua memoria fu in sì grande venerazione, che venne alla fine annoverato fra i beati, per merito precipuo di S. Francesco di Sales. 4- UT EGO VOBIS UMBRAM, SIC VOS PAUPERIBUS MERCEDEM. Motto da Amedeo IX posto sopra una meridiana ora scomparsa del Castello di Susa, dalla quale la voce ammo- nitrice del sole consigliava ai mortali di beneficare costante- mente i poverelli (Vedi Ancienne Cronique de Savoje in Promis e Manno, Bibliografia, ecc.). FILIBERTO I IL CACCIATORE (1472-1482). 1. A DOMINO FACTUM EST ISTUD (Croce di Savoia sopra ducati d'oro da lui coniati). 2. SANCTUS MAURITIUS DUX TEBOEOR (San Maurizio). L'Argelati (op. cit. I, pag. 83) così si esprime : " Ar- " genteus Filiberti I Sabaudiae Ducis effigie ornatus conspi- " citur cum epigraphe Philibertus Dux Sabaudie IV. In po- " stica parte imago S. Martjris Mauritii cum litteris circum- " positis Sanctus Mauritius Dux Teboeor „. MOTTI ED IMPRESE DRLLA REAL CASA DI SAVOIA 8l CARLO I IL GUERRIERO (1482-I490). '. SIT NOMEN DOMINI BENEDICTUM (Scudo di Savoia). Sopra testoni d'oro battuti a Ginevra nel 1484 dello zec- chiere Nicola Gatti. L'Argelati (op. cit., I, 83) : ** Aureus Ca- " roli I eamdem praefert efììgiem, bisce litteris in limbo or- " natam: Karolus Dux Sabaudiae, Etc. Posticam implet in- " signe Sabaudiensium Ducum atque additur lemma Sit no- " nien Domini Benedictum „. 2 NON TAMEN INDE MINUS (Sole levantesi su d'una tempesta). Alludente alle lotte ed alle fazioni che travagliarono il suo regno, di continuo agitato dalle ingordigie di Luigi XI di Francia e dai marchesi di Saluzzo da lui vinti. 3- DOMINUS ILLUNIINATIO ET SALUS MEA (Scudo di Savoia). Il motto tolto dal salmo 26 di Davide fu adottato dopo ch'egli assunse — e trasmise poi ai successori — il titolo di re di Cipro e di Gerusalemme per cessione a lui fatta da Carlotta di Lusignano sua zia nel 1487. 4. XPS VINCIT, XPS REGNAI XPS IMPERAI. 5. XPS REX VENII IN PACE DEUS. 11 maestro zecchiere Nicola Gatti lavorò nella zecca di Cornavin, presso Ginevra, medaglie e monete reputatissime del duca Carlo I, su cui era effigiata la figura del sovrano con le due leggende suddette. II Promis (op. cit., voi. I, pag. 151), così scrive : " 11 Duca Carlo 1 introdusse una grande novità nella sua moneta adottando l'uso che co- " minciava a riceversi dai principi italiani, di mettere sulle " monete d'oro e d'argento il proprio ritratto ; ma questa non fu la sola, poiché volle, per il primo, che attorno il campo sul rovescio delle principali sue monete, dove era " precedentemente o il nome di San Maurizio od una parte * dei suoi titoli, si mettessero leggende ordinariamente estratte dai libri santi, o, come nelle monete di Francia, Cristus " vincit, Cristus regnata Cristus imperai, oppure Cristus rex " venit in pace Deux, ed alle volte Sit nomen Domini Be- 82 RICCARDO ADALGISIO MARINI " nedidum, il qual uso continuossi dai suoi successori e spe- " cialmente fu in vigore sotto Carlo Emanuele I che si di- " stinse neii'applicare tali leggende alle cose sue „. Alla tesi del Promis, essere cioè stato Carlo I l'iniziatore delle figure del sovrano nella monetazione sabauda, debbo apporre che tale uso fu invece iniziato da Ludovico nel 1453. 6- SANCTA SYNDON CHRISTI OSANNA ! (Angelo che sostiene la Sin- done). " Quid Carolum ejus nominis primum commemorem? " cuius Caroli numisma quoque avito exemplo ad Sindonis " memoriam cusum est ; angelo Sindonem, quasi tropheum, " extoUente „ (Pingon, Sindon Evangel.). Tale fu il fervore della divozione onde i popoli subalpini e savoiardi prosegui- rono la Santa Sindone che in breve volgere d'anni ed in parecchie città, a Pinerolo nel 1478, a Chambery nel 1487 e a Vercelli nel 1494, i duchi di Savoia fecero esporre per parecchi giorni al culto dei fedeli il sacro lenzuolo. Durante il regno di Carlo I, l'ostensione avvenne una sola volta a Chambery nel 1487 per celebrare collo splendore del culto le gesta precipue del giovane e bellissimo duca. Nel 1487 infatti egli diede una terribile lezione al marchese Ludovico di Saluzzo che aveva creduto di poter approffittare della de- bolezza sabauda per sottrarsi da ogni obbligo di vassallaggio. Carlo riuscì ad occupare molte terre del marchesato, poi strinse d'assedio la stessa Saluzzo che dopo aver resistito valorosamente per parecchi mesi, dovette alfine capitolare il 3 aprile 1487. Nello stesso anno, ereditava dalla zia Car- lotta di Lusignano, morta in Roma il 16 luglio, il vano titolo di re di Cipro, che ai principi sabaudi portò più danni e noie che non utili vantaggi ; e nel 1487 infine egli si libera ener- gicamente da ogni segno di protezione che su di lui aveva sempre ostentato il re di Francia. A commemorare questi fatti del suo regno, volle il duca che nel settembre di quel- l'anno la Santa Sindone restasse esposta, quasi per rendi- mento di grazie alla Divina Provvidenza, tre giorni e tre notti alla venerazione dei fedeli accorrenti da ogni parte, " Christifideliurn undique accurrentium „ (Pingon, op. cit.). MOTTI Kl) IMPRESK DF.LLA REAL CASA DI SAVOIA 83 CARLO GIOVANNI AMKDEO (1490-1495). HAERENT SUB CORDE SA6ITTAE (faretra infissa a terra). Per significare che le ingiurie a lui fatte non sasebbero state sì facilmente dimenticate. Visse appena sette anni, di cui cinque come duca di Savoia, sotto la reggenza dell'accorta madre Bianca di Monferrato. FILIPPO II SENZATERRA (1495-I497). PARATIOR 1 (Serpente che ha smesso la sua spoglia pellicolare). Essendo stalo obbligato a mutare spesso di partito a seconda degli interessi e delle opportunità dello Stato, egli assunse il motto che gli permetteva d'incutere presso i suoi nemici di Francia maggior timore di sé e del suo esercito. Rinchiuso, quand'era ancor principe, da re Luigi XI di Fran- cia nella prigione di Loches a tradimento, non potè mai dimenticare l'atroce ingiuria e nutriva la brama di vendicarsi. Il che gli fu assai facile, quando entrato il re Luigi con sal- vacondotto in Peronne per un congresso di pace, ad istanza di Filippo fu ritenuto prigioniero e non potè liberarsi che a ben dure condizioni. Pervenuto al trono, Filippo dette tali prove di saggezza e di tatto politico da lasciare in tutti gli stati suoi vivo rimpianto per la sua morte. La sua seconda moglie Claudia di Bretagna per assicu- rare che avrebbe evitato facilmente, con la dolcezza e la bontà, le insidie dei nemici di Savoia, adottò questo motto: ENCORE EST VIVE LA SOURIS! E la figlia Luisa, moglie di Carlo d'Angoulème e madre di Francesco I di Francia, assunse la Salamandra circondata dalle parole : NUTRISCO ET ESTINGUO per manifestare che avrebbe giovato alla gente per bene e perseguitato fino alla rovina i cattivi. Sopra una sua tessera c'è pure una grande L alata e sormontata dalla corona du cale col motto: PENNAS DEPISTI, VOLABO ET REQUIESCAM, allu- dente alla fortuna sua d'essere madre di un re. FILIBERTO II IL BELLO (1497-1504). • IN TE DOMINE CONFIDO (Scudo di Savoia, lacci d'amore). Nella sua monetazione. Detto motto, tolto dal Salmo io di Davide, venne anche usato da sette suoi successori fino a Carlo Em. III. 84 RICCARDO ADALGISIO MARINI 2. GLORIA IN ALTISSIiVIIS DEO ET IN TERRA PAX HOMINIBUS. Medaglia nuziale d'oro di Filiberto II e di Margherita d'Austria, sua seconda moglie. È opera di Giovanni Marende. Dopo il matrimonio con il duca, Margherita passando per Bourg il 2 agosto 1502, si vide offrire tale gioiello d'arte dai sindaci della città. Il Rondot (op. cit., 1883, pag. 207) scoprì negli archivi municipali di Bourg i documenti relativi a Giovanni Marende, orefice della Bressa, che ne fu l'autore. Costui impiegò 140 ducati d'oro di Savoia per un peso com- plessivo di 490 grammi ; il gioiello è ora scomparso, ma ne vennero fuse contemporaneamente molte riproduzioni in ar- gento e bronzo ch'hanno così il valore dell'autenticità. Dap- prima l'artista, coadiuvato da un valente servitore, ne fece un abbozzo in piombo, con altre divise e con altri tipi non graditi al Municipio di Bourg; ma poi smise questo primo abbozzo, ed esaudì il desiderio del Consiglio Comunale. Gio- vanni Marende fu orefice reputatissimo, di scuola lionese, figlio di Enrico zecchiere alla moneta del Brabante nel 1467- 1469; e padre di Antonio, zecchiere a Bourg nel 1516-1520. 3- PIOS JUVAT FORTUNA GONATUS (Leone che tenta disfarsi da un intigro di corde). Da Filiberto II ha principio la politica di Stato nei rap- porti coi principi di quei tempi. Due grandi monarchie si erano ormai formate : Francia ed Austria che disputavansi il primato in Europa. Il duca di Savoia trasse partito dalle circostanze primieramente per rendersi indipendente, poi per ingrandirsi col concedere a caro prezzo l'amicizia ora agli imperatori ora ai re di Francia, che supplichevoli ad ogni tratta imploravano le forze di una famiglia ch'era pa- drona delle alpi ed il cui valore militare era ben noto. 4- PRAESTANTIOR ANIMUS (Aquila che rimira il Sole). Allude alla forza della sua politica ed alla fama in che il duca era pervenuto per l'abilità dimostrata nel destreg- giarsi fra Impero e Francia. MOTTI ED IMPRESE DELLA REAL CASA DI SAVOIA 85 MARGHKKITA D'AUSTRIA 2." moglie di Filiberto II. ' VICTRIX FORTUNAE FORTISSIMA VIRTUS C^onna sdraiata che so- stiene alcune corone ducali). La donna arrovesciata è la cattiva fortuna della princi- pessa; le corone ch'ella tiene sono quelle di Francia e di Spagna. Margherita diffatti fu fidanzata al Delfino, poi re di Francia, Carlo Vili ; ma quando questi sposò Anna di Bre- tagna, essa fu rimandata a suo padre l'imperatore Massi- miliano ; sposò poi nel 1487 Giovanni principe di Castiglia, figlio di Ferdinando il Cattolico e di Isabella, ma ne rimase vedova nel 1498. La terza corona è quella che le offre nel 1501 Filiberto II duca di Savoia. -' SPOLIAT MORS NIUNERA NOSTRA (Albero colpito da folgore). 3 FORTUNE, ENFORTUNE, FORT UNE! (Idem., idem). 4 IVIANUS DOMINI PROTEGAT ME (Mano su un braciere). Nel mio lavoro su Medaglie e Medaglisti Sabaudi del Rinascimento, al n. XVII, commento : " Ottavio Strada, te- " desco, cittadino romano, antiquario dell'imperatore Ro- " dolfo II attribuisce a Margherita il motto (che Antonio Ma- " rende scrisse nella medaglia) : Spoliat mors munera nostra. " con un albero carico di frutta, che la folgore colpisce e spacca in due ; quasi a significare che come la folgore ab- brucia spesso gli alberi prima ch'essi possano dare frutti» così la morte che non risparmia alcuno, rapisce spesso gli ■ uomini operosi prima che possano produrre le belle azion* " da essi si attese ; la qual cosa la sventurata Margherita " d'Austria esperimentò per la perdita dei suoi due mariti, " il principe di Castiglia (1498) e il duca di Savoia (1504) " (vedi più sopra). L'impresa ha qualche rapporto con quella * da lei posta nel monastero di Brou : Fortune, Infortune, " Fort, Une — Nella fortuna e nella sfortuna, sempre forte " eduna/ „ (Guichenon, op. cit., II, pag. 190). Si conosce anche un'altra medaglia d'argento di Marghe- rita, coniata non mi riuscì saper dove e da chi, nel 1520, col /B* Manus Domini Proteget Me. ij2o (mano su un braciere; 86 RICCARDO ADALGISIO MARINI fiore d'eliotropio prediletto dalla duchessa) e col ^ Marga- rita Augusta Archidux (Arme bipartita di Savoia e d'Austria cimata da corona arciducale). 5- PERFLANT ALTISSIMA VENTI (Montagna esposta ai venti). Le persone elevate sono piii soggette alla sventura che non le altre. E la vita dell'infelice Margherita prova la triste verità contenuta nel motto. CARLO II IL BUONO (1504-1553). J- DOMINUS ILLUMINATIO ET SALUS IVIEA (Scudo di Savoia). 2. A DOMINO FACTUM EST ISTUD (San Maurizio a cavallo). 3- NIL DEEST TIMENTIBUS DEUM (Scudo di Savoia sormontato da casco). Motti prediletti da Carlo II nelle tristi vicende del suo Regno. Egli che fu principe piissimo, paziente nelle avver- sità, pacifico, più sollecito di dare che di avere, pietoso, li- berale coi sudditi ; era troppo franco e non sapeva dissimu- lare ; perplesso nel decidersi, fiacco nell'eseguire, grande di cuore ma piccolo di ardimenti, fu principe infelicissimo d'es- sere vissuto in un secolo di ferro dove le virtù erano sti- mate nei soli monasteri. Fu spogliato di quasi tutti i suoi stati e quando la fortuna gli fu così matrigna, egli allora, dopo il 1536, assunse una nuova impresa colle parole : 4- SPOLIATIS ARMA SUPERSUNT! (Braccio armato di spada) ch'ebbero più etìicace valore con Emanuele Filiberto. 5- SALUTI PATRIAE ET AD PERPETUAM REI MEMORIAM (uno specchio). Medaglia coniata per la nascita di Ern. Filiberto nel 1528. 6 FIDE ET CONSILIO ('o Zodiaco sostenuto da due mani). 7 ADIEUTORIO ET PROTECTIONE DEI ODIENTIS OPERANTES INIQUI- TATEM (Scudo di Savoia, casco, cimiero, ai). Su una medaglia del 1536. Carlo II restò attaccato alla Francia fino al 1516 quando ottenne da papa Leone X l'ere- zione dei due vescovati a Chambery e a Bourg ; ma Fran- MOTTI KD IMPRESE DELLA RRAL CASA DI SAVOIA 87 Cesco I di Francia si opptose alle bolle di erezione ed indusse il pontefice a revocarle con grave scissura fra i due sovrani. Nel 1534 poi gli abitanti di Ginevra, avendo scacciato il loro vescovo per abbracciare la Riforma, vennero appoggiati da Francesco I ; Carlo non potè più ridurre Ginevra alla sua obbedienza, e nel 1536 perdeva pure Torino che si arren- deva al re di Francia. Il duca allora ritiratosi in Vercelli colla Corte e col Senato, chiamava in suo aiuto Carlo V di Spagna sperando da tale aiuto grandi cose e coniando per l'occasione questa medaglia ch'è indubbiamente una delle mi- gliori uscite dall'officina vercellese del Ferraris. BEATRICE DI PoRTCGARLO, MOGLIE DI CaRLO II. CON EFLAS 1 (Leone fugato da una fiaccola accesa). Il 26 marzo 1521 Carlo II di Savoia sposavasi a Bea- trice, figlia di Emanuele il Grande, re di Portogallo, e di Maria di Castiglia. Le nozze ebbero luogo a Lisbona per procura e furono celebrate con grande sfarzo e giubilo di popolo. La nuova duchessa, diciassettenne appena, dotata di centocinquantamila ducati d'oro, giunse per mare a Nizza, dove il duca e la città le fecero degno ricevimento. L'uma- nista Pietro Leone da Vercelli, canonico di S. Maria della Scala in Milano, preparò per l'occorrenza un discorso latino con versi epitalamici. Fu principessa ac(K>rta e saggia, ma altiera ; morì a Nizza nel 1538 per parto. Essa aveva per impresa un leone fugato da una fiaccola accesa col motto castigliano Con Enflas, per dire che picciola cosa impaurisce spesso uomini grandi e potenti. EMANUELE FILIBERTO (1553-1580): I- INFESTUS INFESTIS (Elefante in mezzo ad un branco di pecore). Nel 1553 mentre il duca trovavasi alla battaglia di Hesdin il colonnello conte di Valdeck, aspramente da lui rimprove- rato per essere uscito a predare contro i suoi ordini, arro- gantemente rispondendogli accennò di metter mano alla spada. Pronto il duca trasse dall'arcione una pistola, e con una palla in fronte stese morto chi osava minacciarlo, alla presenza tifi reggimento che stette compreso di silenzio e di stupore. 88 RICCARDO ADALGISIO MARINI 2. SPOLIATIS ARMA SUPERSUNT (Trofeo d'armi). 3- PUGNANDO RESTITUII REM (Combattimento di guerrieri antichi). L'impresa e il motto già portati da Carlo II, furono pure quelli di Em. Filiberto negli ultimi anni di vita del padre. Dopo la battaglia di S. Quintino (io agosto 1557), vinta da Emanuele Filiberto, avemmo come conseguenza il famoso trattato di Castel Cambresi : per questo fu convenuto il ma- trimonio di Margherita sorella di Enrico II di Francia con il duca di Savoia e la restituzione delle provincie occupate dalla Francia, con tal condizione però che sinché fossero verificati i diritti di Luisa di Savoia, madre di re Francesco I essa riterrebbe Torino, Pinerolo, Chieri, Villanova d'Asti, ecc. Le quali città, a poco a poco, e con grande tatto, Emanuele Filiberto seppe riacquistare al suo ducato. Le medaglie e le monete allusive alle vittorie del duca, ci permettono di con- statare che egli non fu soltanto il secondo restauratore po- litico della Monarchia Sabauda, ma pure un mecenate libé- ralissimo delle arti belle. 4- QUOD NON PATER, PATRIAE PHILIBERTUS CONCTANDO RESTITUIL " Emanuele Filiberto ospitando in Torino re Enrico III di Francia suo nipote, riuscì con 1' accortezza di uomo di Stato a farsi restituire le fortezze che erano ancora in mano di Francia. Questo atto costrinse la Spagna a resti- tuire essa pure le fortezze che occupava in Piemonte. Fi- lippo II però non volle fare questa cessione tanto facil- mente e poneva in campo sempre nuovi pretesti per ritar- darne l'esecuzione ; ma Filiberto, sia ùol sovvenire i pre- sidi perchè se ne andassero, sia col comperare i venali ministri di Spagna affinchè non sviassero la buona vo- lontà del re, e non impedissero l'azione dei negoziatori piemontesi, tanto fece che nel settembre 1575 potè avere tutto il Piemonte libero dalle armi straniere dopo che quelle per trentanove anni avevano messo tutto il paese a ferro e fuoco. Per tal fatto egh ordinò si gettassero monete e medaglie commemorative, col motto : Quod non pater, pa- triae Philibertus conciando restituii, vale a dire, Filiberto restituì, abilmente destreggiandosi, alla Patria sua quanto non aveva potuto il Padre, Carlo II „ (vedi Ricotti, op. cit., anno 1575 e 1576, e Callegari, op. cit., pag. 372). MOTTI ED IMPRSSE DELLA RE AL CASA DI SAVOIA 89 5- INSTAR OMNIUM (Bilancia o ramo d'alloro). 6. PERFICIOR (un tulipano). Per dimostrare ch'ej^li voleva essere trattato alla pari con tutti, senza distinzione di leggi o di privilegi; e che sol- tanto nell'esercizio della più rigida virtù poteva perfezionarsi il principe di uno Stato. 7. SCUTA COMBURET IGNI (La Pace che da fuoco alle armi). Dopo il 1575 il Piemonte potè dirsi veramente libero e perciò non più così minato da guerre imminenti che ne fa- cessero pericolare la pace generale. 8 IN DISCORDIA CONCORDES (Donna raffigurante la Patria). Per significare che se i suoi sudditi potevano essere di- scordi nella fede religiosa, dovevan essere uniti e concordi nello scopo supremo della salute patria. MARGHERITA di Francia, moglie di Emanuel Filiberto. I CONCORDIA (Pavone e caduceo). 2. TU SOLA CLAUSISTI, SIC OMNIA SERVANTUR ! (Tempio di Giano). 3- HERCULEO VINCTA NODO (Serpe che avvince un mazzo di freccie). 4- NIHIL HIC EXPECTES. 5- DOMINUS SOLUS DUX EJUS FUIT. Margherita di Francia, duchessa di Berry, sorella di Enrico II di Francia sposavasi al duca Emanuele Filiberto nel luglio del 1559. Grandi e solenni furono in Parigi le feste ed i tornei, in cui Enrico II, come è noto, tragicamente perì. In memoria di questa unione che cementava coi vincoli dell'amore la pace sì auspicata e sì necessaria per gli esausti popoli subalpini, i duchi di Savoia coniarono numerosi pezzi d'oro, d'argento e di bronzo, con motti alludenti al loro ma- trimonio. Il motto Concordia col pavone e col caduceo; quello Tu sola clausisti sic omnia servantur, ed un terzo Herculeo vincta nodo, pare siano stati espressamente scelti dalla pia duchessa per manifestare l'animo ed il cuor suo ai popoli oppressi. 90 RICCARDO ADALGISIO MARINI Per il motto Tu sola clausisti, ecc., è noto agli studiosi che il tempio di Giano, in Roma antica, rimaneva aperto durante la guerra e chiudevasi soltanto in tempo di pace. Lo spirito perciò del motto si è la pace confermata e portata da Margherita sposando Emanuele Filiberto ; e l'impresa del tempio di Giano, non ha bisogno, per la sua facile inter- pretazione, di superflui commenti. Col motto poi Nihil hic expectes, ella ha voluto significare che la ricompensa alle nobili azioni non doveva né potevasi aspettare su questa terra, ma soltanto da Dio che invocò costantemente per guida (Guichenon, op. cit., voi. II, pag. 270). Riguardo al triplo Filiberto d'oro il Promis scrive : " Molto ragguardevoli sono queste monete anche dal lato " dell'impronta, come il doppio Filiberto che ha nel diritto " l'effigie del Duca e della Duchessa e nel rovescio cinque '* freccie con un serpe fra esse intrecciato e col motto Herculeo '* vincta nodo; il Filiberto colla celebre impresa d'un elefante " in mezzo a molte pecore Infestus Infestis; lo scudo col- " l'arme e col motto In domino confido, contraffatto in Ger- " mania dal sire Batenborch; la lira con Instar omnium; la " mezza, lira e il quarto col rovescio del Filiberto, ecc., ecc. „. 6- NATA lOVIS VERTICE (Pallade corazz. e armata di lancia e scudo). Annibal Caro, così scriveva allo zecchiere Alessandro Cesati in Moncalieri il 16 ottobre 1562, da Roma: " Subbito " v'ebbi scritta l'ultima che fu già venti giorni sono, il Car- " dinaie (Alessandro Farnese) mi mandò chiamare in fretta " a Caprarola ; e non sono tornato se non oggi. Per questo " m'avrete per iscusato se non vi ho mandato il motto che " mi chiedete per lo riverso della Minerva che dicevate di " fare per la moneta ; e se bene dopo che sono tornato non " ho avuto tempo pensarvi a mio modo, avendomi voi fatto " fretta, vi dirò così d'improvviso: che mi pare che vi stesse " comodamente Vertice nata Jovis, che vuol dire Nata dal " capo di Giove; che così si dice che nacque Minerva, allu- " dendo a la sapienza che nasce dal capo e tirando a Sua " Altezza (la Duchessa di Savoia) quadra a la sapienza sua, " mostrando che venga da quella di Dio. E per ora non ci " veggo meglio. Se sarà a tempo, l'avrò caro ; se non, scu- '' satemi ....,; (Baudi di Vesme, op. cit., pag. 15). MOTTI ED IMPRESE DELLA REAL CASA DI SAVOIA 9I 7. ME OIU INSTRUAS! VIYAS ET IMPERES ! (Alloro e palme). Su due medaglie che furono impiegate per ornare un libro d'ore di Margherita di Francia, e che non sarei alieno dal credere opere entrambe del Cesati. Il motto scelto da Margherita: Me Din Instruas ; che tu m'abbia (o libricii»io) per lungo tempo ad illuminare, dinota ancora una volta l'animo pio e benefico della duchessa ; quello invece di Ema- nuele Filiberto, s'addice propriamente alla tempra del vinci- tore di S. Quintino. 8. RERUM PRUOENTIA CUSTOS (Medusa attorniata da serpenti). 9. DISCESSU LANGUET AMATA (Albero che secca lungi dall'acqua;. 10. RELIQUAS TEMNO, NAM SUMMA RECESSIT (Albero coi fiori chiusi). "NEC GELSA HEIC, NEC CLARA MAGIS SPLENDESCIT IMAGO (La Luna in cielo stellato). Verso tolto diàVEneide di Virgilio. Motti ed imprese ornanti cappelle da lei costrutte e la sua tomba in Altacomba. 12. HIS SUMMAM MERUIT COELO (quattro corone sulle quali se ne eleva un'altra illuminata dal Sole). 13- DIU POST FATA NITESCET (corone di alloro). Margherita di Francia, moglie di Em. Filiberto, morì il 14 settembre 1574. Nell'Abbazia d'Altacomba, nella cappella dei principi c'è il suo ritratto al naturale sopra una tavola di bronzo, con queste parole che le servono da epigrafe : Margareta a Francia Eman. Phil. Allob. Ducis. Coniug., e al disotto, sopra una tavola cubica rappresentante una tomba, .stanno quattre corone, l'una d'olivo (la pace), l'altra di quercia (forza e potenza d'animo), la terza di lauro (la gloria delle opere buone), la quarta di palme (vittoria), col motto: His sunimam meruit coelo, vale a dire con queste quattro corone, rappresentanti le sue virtù maggiori, Ella si meritò nel cielo la corona somma, ossia la beatitudine. Il motto principale: Diu post fata nitescet, cioè Dopo morte a lungo risplenderà, ci fa ricordare in proposito che Margherita fu principessa veramente benemerita del ducato, pia e caritatevolissima coi 92 RICCARDO ADALGISIO MARINI poveri, accorta e previdente nella politica a fianco del marito, tanto da meritarsi gli elogi imparziali degli storici dell'epoca, che la chiamarono la decima delle muse, la quarta delle grazie, la sorella della carità, il fiore delle Margherite, la perla dei Francesi, ecc., ecc. Il Seicento s'avvicinava! L'iscrizione sepolcrale, frammista di latino e di francese, dice pure che se la virtù fosse cosa mortale, ben potrebbe dirsi sulla tomba di Margherita ici gtt la vertu. Durante la sua vedovanza, Emanuele Filiberto, che per la diletta Margherita aveva di- mostrata un'immensa ammirazione, usava portare al collo un medaglione in cui era una croce di margherite sormon- tata da corona ducale, col motto : 14- QUIS DICERE LAUDES ? (Chi potrà mai dire tutte le lodi della mia buona Margherita ?). CARLO EMANUELE I (1580-1630). I- POPULORUIVI VOTO (Tempietto ricoprente un battistero). 2. LAVI ET VIDI (Battistero con colonna soprastante). 3. MAS HABET ET SUPERAT (Le tre grazie). Nel 1567, in occasione del battesimo di Carlo Em. I, si gettarono al popolo medaglie commemorative d'oro e d'ar- gento coll'effigie del principe. I motti Populormn voto allu- dente alla felicità del popolo per essersi avverato l'ardente voto con la nascita d'un erede alla stirpe sabauda ; Lavi et vidi, io mi lavai e vidi (sottinteso coU'acqua battesimale pu- rificai l'anima dal peccato originale e perciò vidi la grazia di Dio) : Has habet et superai, riferito alla grazia di cui era fornito il bimbo ; ci stanno a provare le feste e l'esultanza della città di Torino e dello Stato intero per la solenne ce- rimonia. L'effigie di Carlo Em. I su queste medaglie viene adunque ad essere la prima e più antica che ci sia perve- nuta di tanto principe (vedi Buonanno, op. cit., e Roberti, op. cit., in Nuova Antologia, 1903). 4- DEUS TUTELARIS FAMILIAE JULIORUM (Corona d'alloro). Pier Paolo Romano nei primi tempi del Regno di Carlo Em. I, compì quella medaglia in omaggio al figlio di colui MOTTI ED IMPRESE DELLA REAL CASA DI SAVOIA 93 che aveva meravigliata l'Italia col suo valore e col senno politico. Il motto scelto è l'espressione sincera d'un popolo rigenerato a vita per la virtù del principe : // Dio che tutela una famiglia di eroi guiderà pure a gloriose gesta il regno di Carlo Emanuele I. 5- SPES NUTRII PACIENTIAM (Bimbo che pesca). Per l'impresa ginevrina del 1582. Più che una divisa è un augurio : la speranza che Carlo Emanuele I cresca sag- giamente e compia un giorno opere grandi alimenta la pa- zienza nell'educarlo degnamente, sì come il bimbo che pesca non bada a tempo e pericoli pur di trarre giovamento dalla sua lunga attesa. Altri intendono che la speranza di riuscire nell'intento avrebbe alimentata la pazienza dell'aspettare le condizioni favorevoli a questa impresa. Ricordiamo diffatti che il bellicoso e giovane duca nel 1582 tentò arditamente, ma invano la riconquista del Ginevrino, per cui da lungo tempo già volgeva nell'animo accorti disegni. 6. PRAEMIO ET POENA (Corona d'alloro). Il duca esprimeva la sua volontà di premiare sempre le buone azioni e di castigare le cattive, e che la giustizia rigidamente osservata avrebbe fatto rifiorire il paese. 7- NEC DEGENERO (Aquila rimirante il sole). Divisa assunta nel 1584, quando il duca recossi a Sara- gozza per il suo matrimonio con Catterina d'Austria figlia di Filippo II re di Spagna. 8. PROELIA, DOMINI PRAEMIA ! Per ricordare la battaglia di Colonges, vinta dal duca nel giorno di S- Maurizio contro gli Svizzeri, che nel 1589, malconci e ridotti a cattivo partito, rinnovarono l'antica al- leanza col duca, lasciando Ginevra abbandonata a sé stessa. 9« PARVA LICET (Vascello arrestato in alto mare dalla remora). Assunto quando il duca era dubbioso di parteggiare per Francia o per Spagna. Raccontasi in proposito uno spiritoso aneddoto. Giocando egli con Enrico IV e ponendo al gioco 94 RICCARDO ADALGISIO MARINI varie monete di Francia e Spagna, il re gli domandò quali di quelle gli sembrasse di maggior peso. " Quelle, rispose, " dove io metto il mio grano ,;. 3 0- FERTQUE REFERTQUE (Armi di Savoia e di Spagna). Motti caratteristici di Savoia e di Spagna. Alla scelta di essi, incisi su una medaglia, dovrebbero porgere occasione esclusivamente le imprese tentate dal duca e dalla duchessa nel 1590 contro Ginevra, il Delfinato te la Provenza, infestate dagli Ugonotti capitanati dal maresciallo De Lesdiguieres. II- OMNIA DAT QUI JUSTA NEGAI (Braccio impugnante una spada). Nel 1630 vistosi costretto a voltarsi dalla parte di Spagna, ece battere monete d'argento con tali motto ed impresa, per- suadendosi che la Francia restìa a concedergli quanto egli aveva chiesto, e specialmente Pinerolo con le valli di Oulx e Fenestrelle, sarebbe stata obbligata a cedere. Disgrazia- tamente la morte del duca, avvenuta in quell'anno a Savi- gliano, troncò tutte le nobili sue speranze. 12. OPPORTUNE (Centauro sagittario galoppante a destra). Circa questo motto occorre rievocare qualche precedente storico. Carlo Km. I aveva ricevuto avviso fin dal 31 marzo 1587 dal suo fido Renato di Lucinge, signore di Alimes, che gli scompigli sorti in Francia per i rancori e gli odi dis- seminati da Enrico III, avrebbero potuto fornirgli occasione d'ingrandimento. Diffatti egli non si lasciò sfuggire il momento propizio e tentò di togliere alla Francia il marchesato di Saluzzo che Enrico II senza alcun riguardo ai diritti di casa Savoia aveva occupato all'epoca dell'estinzione della discen- denza diretta degli antichi signori della famiglia del Vasto. Veramente Carlo Emanuele prima di invadere con le armi il marchesato, aveva, nel 1584, chiesto ripetutamente alla Francia, che glielo concedesse in custodia per poterlo difen- dere dagli assalti degli Ugonotti. Né questo era soltanto un pretesto, perchè i documenti affermano che realmente il Le- sdiguieres a capo di molti riformati sarebbe entrato nel mar- chesato, dove volentieri l'avrebbero accolto gli abitanti. Avu- tone un rifiuto dalla Francia, il duca di Savoia, dopo essersi accordato col re di Spagna e con Sisto V assalì improvvi- MOTTI ED IMPRESE DELLA REAL CASA DI SAVOIA 95 samente il Saluzzese con forti truppe, dando immediatamente avviso alla Corte di Francia, ch'egli lo aveva occupato per impedire un colpo di mano degli Ugonotti, ma che nulla in- tanto s'era cambiato in quel territorio, perchè si riscuotevano le imposte e si amministrava la giustizia in nome di Francia. Il fatto generò grande scalpore in tutta l'Europa: si disse il duca un usurpatore, mentre in realtà, non aveva fatto altro che rivendicare i propri diritti sovrani su quel territorio ; giacché è fuor d'ogni d'ubbio, per tutti gli storici più intran- sigenti, che l'occupazione di Saluzzo per parte di Francia nel 1548 fu un atto arbitrario e violento. Così il duca non badando a proteste e a recriminazioni di sorta, s'impadronì senza fatica in poco tempo di Carmagnola, di Saluzzo, di Centallo, di Casteldelfino, ed ebbro per dette vittorie fece incidere medaglie con un centauro calpestante una corona regale e col motto Opportune, Il qual motto egli conservò poi in moltissime altre medaglie allusive al trattato di Lione, al trattato di Bruzolo, alla guerra di Monferrato, ecc., ecc., per significare che ogni impresa da lui assunta per l'inte- gramento o l'ingrandimento degli stati suoi era opportuna sempre, e non mai fondata sull'arbitrio o sulla violenza (vedi Callegari, Preponderanze straniere, pagg. 386-387). 13- FUGE, NON EFFUGIES. Di Masserano nel Biellese era principe nel 1616 don fVan- cesco Filiberto Ferrerò, generale della cavalleria, capo della nobiltà piemontese, cav. dell'Annunziata. Don Pietro di To- ledo, governatore spagnuolo di Milano, trattò col Ferrerò che per patto sottoscritto, si mise in protezione di Spagna, aprendo i castelli alle truppe del governatore e preparando così un infame tradimento al duca di Savoia. Questi nel 1617, caduto ammalato per le fatiche ed i disagi, affidava al figlio Vittorio Amedeo l'incarico di vendicare l'atroce offesa, cor- rendo con l'esercito contro il principe di Masserano che fu costretto a capitolare e pagare caramente il fio della sua colpa. 14- ILLAESA SUPERSUNT (Scettro, spada e lancia allacciate da una corona ducale). Per significare che non ostante tutte le traversie sop- portate, il suo prestigio di principe mantenevasi alto ed il- 96 RICCARDO ADALGISIO MARINI leso e ch'egli sarebbe sempre stato in grado di difendersi energicamente se attaccato. 15- NUNC PUGNANDUM EST ^Spade ed elmi). Divisa assunta dopo il trattato di Bruzolo del i6io, col quale il duca sperava ottenere il milanese ed il titolo di re. i6. PROBASTI ME DOMINE. 1605 (Colonna tra le fiamme). Nel giorno 9 febbraio 1605 moriva in Madrid il prin- cipe di Piemonte, Filippo Emanuele di Savoia, primogenito di C. E. I, non senza gravi sospetti di avvelenamento che più non si svelsero dal cuore del duca. Il motto, tolto dal salmo 138 di Davide e l'impresa della colonna torreggiarne in mezzo alle fiamme testificano della fortezza d'animo di Carlo Emanuele nelle sventure sì pubbliche che private. 17- DISCERNÉ CAUSAM MEAM (S. Carlo Borromeo). Allude alla guerra del duca coi Gonzaga per il Mon- ferrato. Ci è noto che fino dal 1611 era mancato il duca di Mantova e Monferrato Francesco Gonzaga. Il nostro duca accampò le antiche, pretese sopra il Monferrato, e nello stesso tempo chiese che gli fossero mandate la vedova duchessa sua figliuola e la principessa Maria unica figiuola del defunto duca Francesco ; ma il nuovo duca Ferdinando, punto ascol- tando le sue ragioni gli rimandò la sola figlia Margherita. Di ciò irritato, Carlo Em. invase il Monferrato, ed in breve si impadronì di molte terre. Ostacolato poi dall'esercito spa- gnuolo chiamato in suo aiuto da Ferdinando, conchiuse ono- revole pace nel 1613, dimostrando, egli solo, come avesse saputo valorosamente fra i principi d'Italia tener fronte al- l'allora temuta corona di Spagna. La divozione ch'egli aveva per S. Carlo — da lui conosciuto in Torino nel 1578 alle feste celebrate per l'ostensione della Sindone — fece sì che non soltanto sulle monete e sulle medaglie, ma pure su ves- silli ed altre incisioni, il duca l'invocasse fervorosamente col motto Discente causam meam! 18. GIOVAR A MOLTI ED A NESSUNO FAR DANNO (Re delle api senza pungiglione). Motto adoperato dal duca sopra alcune medaglie com- memorative di istituzioni benefiche erette in Torino dal 1614 MOTTI ED IMPRESE DELLA REAL CASA DI SAVOIA 97 al 1629, e specialmente per l'erezione dell'ospizio di mendi- cità nel 1628. 19- SENSIM PRUDENTIA SISTIT (Torrente, le cui acque sapiente- mente sviate non distruggono i luoghi per i quali scorrono). Nel 1629 Luigi XIII e il cardinale Richelieu con l'eser- cito francese valicavano le Alpi e scendevano in Italia contro il duca di Savoia per l'eterna guerra di successione di Mon- ferrato. Carlo Emanuele ebbe l'audacia di voler affrontare le forze nemiche sproporzionatamente superiori alle .sue ed ar: restarle alle barricate di Susa senza aver ricevuto rinforzi dall'improvvida Spagna con cui s'era allora alleato. Il duca, vistosi a mal partito, fu costretto a firmar la pace in Susa con Luigi XIII permettendo ai francesi di traversare i suoi stati per poter soccorrere Casale (presidiata dai francesi ed assediata da spagnuoli ed imperiali); riuscendo così ad attu- tire ed a rallentare la furia devastatrice delle armate nemiche sulle terre dei suoi non troppo agiati valligiani. 20. AiVIPLIOR DUM PREMOR (Compasso che si allarga quanto più è compresso). Significato : quanto più gli avversari e i nemici tente- teranno di opprimere e di restringere gli stati miei, tanto più io colla mia energia ed assennatezza saprò elevarmi sopra di loro ed allargare i miei domini. 21. ASTA SERVATA (615 (Pianta della città d'Asti). " Nel penultimo anno di regno di Carlo Eman. (1629) " trovo memoria di un intagliatore di coni che lavorava sotto " i portici di piazza Castello, per nome Stefano Mongino, " del luogo di Soriso, vicino al lago d'Orta, presso il quale " essendosi veduto punzoni e coni atti a stampar monete e " tra gli altri uno col compasso e colla leggenda Ampliar " dum premor, fugli ordinato di subito portarli in Camera " perchè essendosi scoperti ducatoni falsi, sopra esso erane '' caduto il sospetto ; ma dopo lungo esame fu rilasciato, " anzi in seguito ad un biglietto ducale 28 Marzo 1629 fu- " rongli anche restituite tutte le stampe atte a far medaglie " di Sua Altezza con li ferri atti a tal opera, meno però le " sopraddette. Di questo artefice poi credo siano parecchie «3 98 RICCARDO ADALGISIO MARINI " medaglie di C. Emanuele I a bassissimo rilievo, quale col " centauro, quale colla pianta della città d'Asti durante l'as- " sedio del 1615 ed altre con S. Carlo che appunto per la '' loro grandezza somigliano ai ducatoni „ (Promis, op. cit., I, pag. 234). 22. HIS ! (Mazza ferrata, caduceo, pelle di leone). Il duca di Savoia per far conoscere ch'egli non era men forte in pace che in guerra e che i suoi popoli sarebbero stati prosperi soltanto se liberi da ogni dominazione straniera, ordinò medaglie d'oro, d'argento e di bronzo, col motto ///5 {■= con questi!) accompagnato da una mazza ferrata, da un caduceo e da una pelle di leone. Nel 1617 dovette sostenere l'impresa di Vercelli asse- diata dagli spagnuoli capitanati da Don Fedro di Toledo, governatore di Milano ; invase felicemente il Milanese in danno di Spagna ; poi fu costretto ad acconsentire alla pace di Madrid ed alla convenzione di Pavia, che se gli diminui- rono i frutti delle sue vittorie, gli resero per altro l'ambita città di Vercelli. 23. NEC CONDUNTUR NEC RECONDUNTUR (Trofeo d'armi). Già Emanuele Filiberto aveva assunto la stessa divisa col motto Reconduntur non retonduntur per significare che le armi non spezzate avrebbero garantito il suo dominio e che troverebbesi sempre pronto a guerreggiare ad ogni improvviso attacco. Carlo Emanuele I modificò il motto pa- terno Nec conduntur nec retunduntur per avvisare ch'egli pjù ancora che il padre suo sarebbe stato guardingo, accorto e pronto alla piìi piccola minaccia straniera contro i suoi Stati. 24. Di Carlo Em. I conosconsi altri motti: Nil sine Consilio, allusivo all'impresa di Ginevra del 1582 disgraziatamente fallita ; Nec degenero assunto nel 1585 all'epoca del suo matrimonio; Benedices coronae anni in onore della Vergine Consolata di Torino, presso il cui Santuario recavasi ogni anno nel giorno della sua nascita in gennaio; Dirige gressus meos nei primi tempi del suo regno; Nec numina desunt nei MOTTI ED IMPRESE DtLLA REAL CASA DI SAVOIA 99 giorni di ansie e di trepidazione ; Natura niajora facit (con un vulcano in mezzo al mare) per significare che tutto puossi aspettare da una natura forte ed integra ; Pax in virtute tua per la Vergine di Mondovì ; e poi ancora altri motti biblici quali Expecta Dominum et viriler age ! dal salmo 26 di Da- vide, su ducatoni del 1629 con lo scudo di Savoia ; De ventre niatris Deus protector meus su scudi del 1595, 1601, 1607 e 1621 ; In hoc ego speralo con la croce mauriziana su monete del lóro e 1624 che ci ricordano il costantiniano In hoc signo vinces; Fac judicium et justitiam; Tibi soli adherere; Mihi absit gloriavi; e finalmente Benedic herediiati tuae su beati Amadei 1619. FILIPPO EMANUELE PRIMOGENITO DI CaRLO EMANUELE I (1586-1605). I- PUBLICAE SECURITATI (Ancore allacciate da nodo d'amore). Filippo Emanuele, principe di Piemonte, primogenito di Carlo Em. I, nacque in Torino il 3 aprile 1586. Fu solenne- mente battezzato il giorno 12 maggio 1587. In tal giorno vennero gettate al popolo medaglie d'argento col motto Publicae Securitati e coll'impresa di due àncore allacciate da nodo d'amore, per significare che la nascita tanto attesa di un erede al trono sabaudo sarebbe stata la salvezza della dinastia e del popolo. 2. SUB TE ORTUS, PRO TE OCCASUS (Altare col Sacramento illumi- nato da ceri). Filippo Emanuele, come più sopra dicemmo, morì in Madrid nel 1605 e fu sepolto nell' Escuriale. Per tramandarne fin da bambino la memoria, il duca di Savoia fece battere pezzi d'argento con la leggenda Philippus Emanuel Caroli Emanuelis et Catharinae Infantis Hispaniarum Filius Prin- ceps Pedemontium; e con l'impresa nel rovescio d'un altare sul quale è il Sacramento illuminato da sei ceri e in basso lo scudo di Savoia, col motto Sub Te Ortus, prò Te occa- sins — Die Sacrae Insiitutionis ij86. Voleva con ciò dire che come il principe suo figlio era nato di Giovedì Santo, giorno in cui venne istituito il Santissimo Sacramento del- l'altare, così sarebbe stato orgoglioso che fosse morto per difenderne l'onore, forse in una crociata. lOO RICCARDO ADALGISIO MARINI VITTORIO AMEDEO I (1587-1637). t- CONCORDIA VICTRIX. FIRMISSIIVIO FOEDERE TUTU Nel 1620 Vittorio Amedeo, divenuto principe di Piemonte, sposava Cristina di Francia, figlia di Enrico IV e perciò so- rella di Luigi XIII. Pochi mesi dopo entrando trionfalmente in Torino, gettarono al popolo medaglie e monete con le due leggende suddette. 2. COELESTIS AEMULA MOTUS (Uccello del Paradiso). Allude all'infaticabile operosità del principe. 3- FOEDERE ET RELIGIONE TENEMUR (Croce e scudo di Savoia). Per la lega di Rivoli del 1635. Rinnovatasi la guerra tra le corti di Spagna e di Francia, Vittorio Amedeo I avrebbe voluto rimanere neutrale; ma il superbo cardinale di Riche- lieu : " O lega o guerra, disse un giorno all'ambasciatore " sabaudo ; scelga il vostro duca ciò che meglio gli piace „. Ed il duca costretto ad entrare in gioco contro l'una delle due potenze per non fare del suo stato lo scacchiere dell'una o dell'altra, con somma prudenza ed accortezza entrò nella lega contro Spagna e vinse gli spagnuoli a Tornavento ed a Montbaldone. 4- MINI ABSIT 6L0RIARI (Croce Mauriziana). Motto biblico già usato anche da Carlo Emanuele I su medaglie e pietre preziose. 5- NEC NUMINA DESUNT (Tre stendardi: l'uno col SS. Sudario, l'altro colla Croce Bianca di Savoia, il terzo con l'Annunziata, allacciati da una corona reale). Nell'edizione del Guichenon, 1660, che trovasi presso la Biblioteca di S. M. il Re in Torino, a pag. 911, voi. I, havvi la seguente nota marginale scritta di pugno proprio del The- sauro : " L'occasione di questa divisa fu che volendo S. A. " stampare una nuova moneta d'argento per le lire, domandò " il parere a me ed ad altri a Cherasco in una piccola con- " ferenza ; ognuno disse la sua ; vi era il conte Filippo " d'Agliè, il conte di Frossasco, il padre Monodo ed alcuni MOTTI ED IMPRESE DELLA REAL CASA DI SAVOIA lOI altri. Io dissi che siccome il duca Carlo Emanuel suo padre aveva stampato un braccio con la spada in pugno et il motto Omnia dat qui justa negata preso dalle parole di Cesare appresso Lucano, volendo alludere che egli havrebbe preso tutto il Monferrato, perchè gli spagnuoli non vole- vano condescendere a Trino et Alba. La quale impresa parve troppo ardita e fu cagione di risposte piccanti : così mi pareva che trovandosi in quella conferenza di Cherasco tra gli Plenipotentiari di soddisfare a S. A. circa la me- dema pretensione del Monferrato, S. A. potesse inferire la medema pretensione con termini più moderati e levar l'invidia al motto della divisa del Padre, attribuendo la speranza sua al patrocinio delli SS.'' suoi protettori Vittore e B.*° Amedeo più tosto che alla forza della spada, e con- tinuare per motto ii verso di Lucano che dice così: Omnia dat qui justa negai, nec numina desimi. Questo mio pen- siero conferiva con altre monete che si chiamavano Amedei dove era impresso il Beato Amedeo, e così non si faceva molta varietà e da S. A. fu eletto per imprimerlo rifiutando tutte le altre divise. Ma nella esecutione il Presidente Ca- merale Cauda che aveva dato il consiglio di — cancellare la memoria del duca Carlo Emanuele, cancellandone tutte le moneti del medemo — vedendo di nuovo quel Beato Amedeo che quel Duca haveva impresso nelle sue mo- nete, trovò quella chimera delle tre bandiere, lasciando il motto ch'io aveva proposto Nec numina desunt, e togliendo quel santo, cosa che fu biasimata „. MARIA CRISTINA di Francia MOGLIE DI Vittorio Amedeo I. I. HINC YIRTUS MEA (Fiori di gigli e ròcca). Su un medaglione del 1638, vale a dire del primo anno della sua reggenza e vedovanza. Il senso del motto è questo* " Dimostrerò come una discendente di Enrico IV (nello stemma " dei -Borboni sono i gigli) sappia degnamente ritrarre dalla " sua stirpe la grazia e la forza per governare lo stato sa- " baudo ed accrescerlo di prestigio in prò dei miei figli „. I02 RICCARDO ADALGISIO MARINI 2 DEDUCE! NOS MIRABIUTER DEXTERA TUA (Vergine ci Bambino dentro corona d'alloro). Sopra monete del 1638 nel cui diritto la duchessa reg- gente è rappresentata col figlio Francesco Giacinto morto dello stesso anno, in età di anni sette, lasciando a succedergli il fratello Carlo Emanuele IL 3- PLUS DE FÉRMETÈ QUE D'ÉCLAT ! (Punzone di diamante). Fatta segno, durante la sua Reggenza, ai partiti esterni ed interni che generarono in Piemonte la guerra civile, ebbe a lottare contemporaneamente e contro la Spagna, nemica aperta, e contro la Francia, nemica ancor più terribile perchè mascherata e contro i cognati. Di fronte a tanta sventura, ella seppe provvedere con ardimento di uomo e con scal- trezza di donna, a tutte le più difficili emergenze, e conser- vare al figlio Carlo Emanuele il retaggio paterno e l'indi- pendenza dello stato, resistere alle imposizioni dei cognati principe Tommaso e cardinale Maurizio, e rintuzzare l'arro- ganza minacciosa del Richelieu, tuttoché fosse già nelle sue mani a Grenoble ; ed infine mettere in salvo il pupillo per collocarlo, a suo tempo, sul trono. E noto infatti come Carlo Emanuele II per esclusiva virtù della madre, sia sfuggito ai lacci segretamente tesigli dallo zio Tommaso aspirante al principato, e sia riuscito attraverso una peregrinazione nei castelli di Rivoli, Front, Agliè, ed entrare in Ivrea, rocca- forte del principe Tommaso, ed ivi nel giorno ch'egli com- piva i quattordici anni, farsi proclamare dalla guarnigione, maggiorenne e duca di Savoia. CARLO EMANUELE II (1637-1675). I. JUSTUM DEDUXIT PER VIAS RECTAS (Vergine col Bambino). Angosciosi furono gli anni infantili di questo duca, nato nel 1634, perchè cresciuto fra le lacrime della madre e co- stretto quindi a staccarsi da lei per fuggire le insidie del cardinale Richelieu. Nel medaglione è ritratto con la madre Madama Reale, reggente dello Stato, mentre trovavansi entrambi di residenza a Fossano, essendo la capitale Torino ancor nelle mani dei francesi. MOTTI ED IMPRESE DELLA REAL CASA DI SAVOIA IO3 2. IN DEO FACIEMUS YIRTUTEM (Santissimo Sudario). " Temendosi un nuovo attacco di Torino il 23 aprile " 1639, Maria Cristina inviò alla Camera un suo biglietto nel " quale così esprimevasi : La determinazione che abbiamo " fatto d'assistere con la propria persona alla difesa di questa " città in servizio del Signor Duca mio figliolo amatissimo " et in beneficio de li sui popoli ci ha parimente mossa a " valerci parte de li nostri argenti et farli ^somministrare " alla zecca per soccorrere a quei bisogni che saranno ne- " cessari in quest'attacco del nemico, mentre non possiamo " essere soccorsa dai soliti tributi dello stato...; ordinò perciò " una emissione di lire, con da un canto l'impresa del San- " tissimo Sudario et col motto In Deo faciemus virtutem, et " dall'altro l'arme nostra col nome di S. A. R. il mio figliolo " et di noi regente... „ (Promis, Monete, I, 268). 3. ITERUM BONA NUMINA JUNGUNT (Nodi di Savoia e gigli di Francia). Medaglione coniato nel 1665, quando il duca, vedovo in prime nozze di Francesca d'Orleans, s'era riammogliato con Maria Giovanna Battista di Nemours, ricevendone in dote la duchea del Genevese, e le baronie di Faussigny e di Belforte. 4- ARCET ET AUGET (Fortezza e faro di Genova). Allude al tentativo d'occupare Genova, favorendo nel 1572 la congiura di Raffaele della Torre, finita poi tragica- mente nel sangue. 5- MULTIS MELIOR PAX UNA TRIUMPHIS (La Pace). Medaglia coniata nel 1673, dopo la pace con Genova, per significare che soltanto con la pace e con la tranquillità degli animi, sarebbero rifiorite le arti e le industrie nello Stato. Sotto il governo infatti di Carlo Emanuele II Torino si ornò di splendidi palazzi e di magnifiche ville, dove convenivano gli artisti e i letterati più famosi del tempo. La storia non riconosce certo in Carlo Eman. II un gran guerriero: l'animo suo più incline al lusso, ai piaceri, alle caccie, trovava nei periodi di pace maggior sollievo nell'abbellire la capitale dello stato, che non aspirazioni di gloria per mezzo di fa- zioni guerresche, quasi sempre male avventurate. I04 RICCARDO ADALGISIO MARINI MARIA GIOVANNA BATTISTA di Nemours VEDOVA DI Carlo Em. IL !• IN STIPITE RE6NAT (Pianta rigogliosa con gigli in mezzo a florida campagna). Motto usato, sopra un medaglione, dalla duchessa du- rante il periodo della sua Reggenza. Maria Giovanna Bat- tista di Nemours che fu donna ambiziosissima ed intrigante, ha pur tuttavia i suoi meriti verso la città di Torino, avendo compiuti gli abbellimenti che il duca già aveva iniziati; isti- tuiva l'Accademia Reale e un Consiglio Cavalleresco che doveva dare sentenze in questioni d'onore, e nei Consigli politici s'adoperava in modo che la Casa di Savoia venisse a rivendicare dalla corona di Francia la sua completa indi- pendenza. 2. THETIS SIC ARMA PARABAT ACHILLI (da Virgilio). Su artiglierie di Maria Gio. Battista del 1677. Il motto allude alla preparazione d' un esercito forte e ben organiz- zato cui la Reggente intendeva a prò del figlio. Ili. RE DI SARDEGNA. VITTORIO AMEDEO II (1666-1732). 1. PRIMO NON SOLO. 1669 (Pianticella di fiori). Tessera battuta quando il duca in età di tre anni fu gra- vemente ammalato sì da rendere tutta la Corte trepidante per la sua salute, mentre la duchessa madre trovavasi incinta, per la seconda volta. 2. PUPILLUM ET VIDUAM SUSCIPIET (La Giustizia). In occasione della sua esaltazione al trono ducale nel 1675 per la morte avvenuta in quell'anno di suo padre Carlo Emanuele IL 3 FIDEM SERVANDO, PATRIAM TUENDO (La Giustizia). Nel 1694, dopo le disastrose battaglie di Staffarda e di Orbassano, Vittorio Amedeo II riceveva da Luigi XIV di MOTTI F.n IMPRESE DELLA RE AL CASA DI SAVOIA I05 F'rancia onorevoli proposte di pace, con la restituzione di Pinerolo e delle valli di Perga e di Pragelato ; Casale sa- rebbe stata resa al duca di Mantova. Vittorio Amedeo mal- contento della tardità dei suoi alleati, accetta quelle condi- zioni e si maneggia per farle accettare dalla Lega senza se- parare ancora la sua causa dalla loro e senza che perciò lo si possa accagionare di infedeltà o di leggerezza ; ma com- batte mollemente ; regola la capitolazione di Casale di cui fa abbattere le fortificazioni ; va a Loreto e conferisce coi ministri di Venezia e del papa sul modo d'assicurare la pace all'Italia, che per merito suo potrà finalmente quietare per qualche tempo. 4- PROPUGNATA ET PAGATA 1 (La Pace con Leone ai piedi e ramo d'ulivo). Il duca segna nel 1696, addì 29 agosto i preliminari di pace con la Francia negoziati tra i suoi ministri ed il conte di Tessè ; promette farli approvare ai collegati e di abban- donare la lega in caso di rifiuto. Gli alleati negano, gli of- frono il regno di Lombardia col Monferrato, oro, parentadi se continua nella loro fede. Ma Vittorio vuole col papa e coi veneziani la pace d' Italia. Onde si unisce al Catinat e va contro Valenza (l' aggettivo Pagata allude appunto a quest'impresa). Allora Austria e Spagna accettano la pace e riconoscono la neutralità dell'Italia. 5. SCEPTRI COLUMEN ET DECUS (La Giustizia, il Valore e la Pietà). Dopo il trattato di pace generale di Riswick del set- tembre 1697, in seguito di che la Francia conferisce e rico- nosce al duca di Savoia il trattamento regio. 6. PUBLICA FELICITAS (Aquila con corona reale). 7. PUBLICA CGMODITAS (Idem, idem). 8. VICTORIA CRUCIS (Idem, idem). 9. MULTIPLICATAE SUNT AQUAE ET ELEVAVERUNT ARCAM IN SU- BLIME (L'arca che naviga in alto mare). Dopo la proclamazione a re di Sicilia del duca di Sa- voia avvenuta in seguito al trattato di Utrech del 1713 e di Rastadt del 17 14. •4 Io6 RICCARDO ADALGISIO MARINI IO* VICIT ET VICTOR (i^cudo con brocchiere acuto). Drappo appartenente ad una compagnia del reggimento delle Guardia del Corpo di Sua Maestà, fondato nel 155 1 da Carlo II di Savoia e denominato dapprincipio dei Gentiluo- mini Arcieri. II ULTiOR ET FORTIOR (Scudo barocco con brocchiere acuto). Altro drappo del reggimento ut supra. 12. VENUSTUS ET AUDAX (Cavallo bianco inalberato su terreno giallastro). Drappo carmino del reggimento Piemonte Reale Caval- leria fondato il 23 luglio 1692, ed esposto per la prima volta al battesimo del fuoco nella giornata del 4 ottobre 1693 presso Orbassano, dove il duca lo fregiò del motto glorioso meritato così sul campo di battaglia. 13 SECTA ET LICATA REFLORET (Albero d'oro con due rami inne- stati e con la scritta su banderuola bianca). Drappo del reggimento Savoia Cavalleria creato da Vittorio Amedeo II il 22 luglio 1692 col nome di reggimento Montbrison; fu sciolto il 22 novembre 1699 ed incorporato frazionatamente in altri reggimenti. Il 7 maggio 1701 all'ini- ziarsi della guerra fu formato nuovamente col nome di Sa- voia Cavalleria. Prese parte alle campagne del 170 1- 17 12, I733"i735 ^ 1742-1748. Il motto gli fu assegnato dal duca nel 1701. 14- VIRIDESQUE MANEBUNT (Albero verde, colpito da due fulmini scaricantisi da una nube). Drappo del reggimento Dragoni del Re creato nel 1683 col nome di Dragoni azzurri; fece tutte le campagne dal 1693 al 1748. J5' IN PECTORE VIRES (Bomba ansata di ferro, vomitante fiamme e sormontata dalla scritta). Drappo del reggimento Dragoni dt Sardegna, fondato col home di Dragoni Verdi anteriormente al 1660, ma ordi- nato con nuove lettere patenti nel 1692. Assunse la deno- minazione di Sardegna soltanto dopo il 1 718 quando Vittorio MOTTI ED IMPRESE DELLA RKAL CASA DI SAVOIA IO7 Amedeo II fu proclamato re di Sardegna in cambio della Sicilia. Fece numerosissime campagne distinguendosi bril- lantemente. 16. ETNEO NOVA FULMINA REGI. Su artiglierie di Vittorio Amedeo II (dal 17 13 in poi) conservate nella Cittadella di Torino. CARLO EMANUELE III (1701-1773). I- DUCIT ET EXCITAT AGIVIEN (Stuolo di api capitanato dalla loro regina). Motto inciso su una tessera del 1734, allusivo alle vit- torie di Parma (29 giugno) e di Guastalla (19 settembre). Di quest'ultima giornata anzi, varie furono le vicende e vari i giudizi degli storici ; ma il risultato si fu che gli imperiali tedeschi comandati dal conte di Konigseck si ritirarono dopo aver perduti cinque cannoni, molte bandiere e ottomila uomini, sicché i confederati gallo-sardi comandati dal re in persona s'attribuirono la difficile vittoria. Durante il combattimento, alcuni battaglioni francesi piegavano; sopraggiunge re Carlo Emanuele e " Che fate miei bravi compagni? — egli grida — " voi v'ingannate, il nemico è dall'altra parte! „. E rianimati i fuggitivi; per merito suo esclusivo si ristorano le sorti della battaglia. 2. MINERVA DUX, VICTORIA COMES (La Dea Minerva e la Vittoria che camminano insieme). Dopo il trattato di Vienna del 1738 col quale Carlo Ema- nuele III veniva ad acquistare il Novarese, il Tortonese e molti feudi imperiali nelle Langhe, il giovane re volgeva la sua mente alla restaurazione degli studi ed all'ornamento dell'Università di Torino. 3- PROVIDENTIA PRINCIPIS. EXPEDITIO ASTENSIS (" Re che saluta i guerrieri partenti). lo8 RICCARDO ADALGISIO MARINI 4 ATTAMEN NON SUFFICIT. ARX ALEX LIBERATA. SUB. MAR. CARA- LIO. M. JO. WIARTY. 1746 (Bilancia avente sul piattello di si- nistra più pesante, una pianta di fortezza e nel destro un giglio e sottostante un nastro con soprascritto Genua). Dopo la battaglia di Bassignana del 27 settembre 1745, vinta dal maresciallo di Maillebois, gli spagnuoli assediano Alessandria, ed insieme coi francesi si impadroniscono di Valenza, Milano e Asti, Mortara e Vigevano. Ma Carlo Ema- nuele III non si smarrisce perciò. Che alcuni mesi dopo, nel 1746, i piemontesi comandati dal Leutron, comparendo improv- visi, atterriscono più che non vincano i francesi, riprendono Asti, facendone prigioniera la guarnigione di 5000 uomini, e liberano così Alessandria dall'assedio riconquistando tutte le piazze perdute. L'assedio di Alessandria fu vinto per opera particolare del marchese di Caralio, e tal vittoria prelude all'invasione di Genova e della Riviera Occidentale avvenuta nel giugno dello stesso anno. 5- BELLO ET PACE (Marte corazzato ; la Pace con ramo d'olivo). Nel 1748 è conchiuso il trattato di Aquisgrana, in se- guito di che Carlo Emanuele III ottiene Vigevano, l'alto No- varese, Bobbio, rOltre Po Pavese e la riversibilità di Piacenza. 6. AEVO NON SISTITUR ULLO (Angelo che vola, osannando le glorie di Casa Savoia). Allude al trattato del 4 ottobre 1751 coli* imperatrice Maria Teresa relativo ai confini ed a varie questioni riguar- danti i sudditi dei due stati. 7- VIRTUTI ET HONORI PRINCIPIS. 1758 (Trofeo d'armi sormontato da corona reale). Dopo avere eretti in Torino nel 1758 il ritiro della Prov- videnza ed un istituto per i giovani corrigendi, il re per- metteva la costruzione della piazza attuale del Palazzo di Città, su disegno del conte Benedetto Alfieri. 8. QUANTIS SE ATTOLLET SARDINIA REBUS! 1776. Sotto il ministero del conte Bogino le condizioni del- l' isola di Sardegna fiorirono egregiamente. Vi si introdusse MOTTI ED IMPRESE DELLA REAL CASA DI SAVOIA I09 la lingua italiana e sorsero le Università di Cagliari e di Sassari, fornite di ottimi professori. Tra questi, particolar- mente famosi il Piazza di Villafranca Piemonte, medico illu- stre, ed il padre Angelo Berlendis, vicentino, che ispirò con pubbliche esercitazioni il gusto della lingua e della lettera- tura italiana. Grandi opere di costruzione e di benessere materiale venivano poi a mano a mano compiute. Per la fondazione delle Università dell'isola veniva anzi battuta una medaglia con il ritratto del re da una parte e il motto Mi- nerva Redux dall'altra. 9. IN HOC SIGNO YINCES (La Croce). Bandiera del reggimento Rehhinder. Carlo Emanuele le assegnò il motto soltanto dopo la campagna del 1733-35, durante la quale il reggimento, che portava nel centro dello stendardo la croce bianca di Savoia, ebbe a dare prove non dubbie di valore e di abnegazione. 10. SOIT A PIED, SOIT A CHEVAL IVION HONNEUR EST SANS ÉGAL (Scudo sabaudo tra leoni, bandiere e cannoni). Motto scritto sopra un volume di Ottavio Giuseppe con- servato nella Biblioteca di S. M. il Re in Torino, dal titolo Livre des Etendards des Gardes du Corps Cavallerie et Ora- gons de S. M. le Roi de Sardaigne, 1J4S' Il libro scritto per incarico, forse, dello stesso re è tut- tora manoscritto ; ed il motto cavalleresco quanto mai, ben s'addice alla storia tutta delle glorie e della politica di Casa Savoia, ritenuta giustamente la più antica d'Europa. II- PARANT HAEC FULMINA PACEM. 12. COELO TONANTEIVI CREDIDIMUS JOVEM. Su artiglierie di Carlo Emanuele III del 1732 e del 1755 conservate nella Cittadella di Torino. Carlo Emanuele III usò ancora i due motti Victoria Crucis e Sahis mundi, dopo le battaglie nelle quali la croce di Savoia aveva riportata vittoria. no RICCARDO ADALGISIO MARINI VITTORIO AMEDEO III (1773-1796). 1- JUSTITIA ET LIBERALITAS SUSCEPTI REGNI DECUS (La Giustizia). 1773. Virtù d'ottima promessa per un novello regno ; ma pur- troppo smentite subito dall'assolutismo e dalla leggerezza con che Vittorio Amedeo III, sul quale mentre era principe ereditario s'eran riunite tante speranze, imprese a governare disilludendo popolo e nobiltà. 2- INVITAT PRETIIS ANIMOS ET PRAEMIA PONIT (Corona d'alloro). 1778. Medaglia coniata per ricordare il re di Sardegna arbitro in una questione fra Toscana e Genova. 3- TUTA HOC NUMINE STUDIA. 1783 (La Scienza). Vittorio Amedeo IH erige in Accademia Reale delle scienze la Società privata fondata nel 1757 da Saluzzo, La- grange e Cigna e già salita in altissima fama. Crea pure nello stesso anno 1783 l'Accademia Reale di Agricoltura e ristabilisce l'Accademia di Pittura e Scultura. 4- OPES ET VIS IMPERII (Donna simboleggiante l'Agricoltura in mezzo a fertile campagna pascolata da greggi e da mandre). Per significare che egli avrebbe attribuito la fortuna e forza del suo regno all'agricultura. 5. INIMICOS EJUS INDUAM CONFUSIONE. 1793. Con questo motto biblico pure usato da Carlo Ema- nuele IV allude alle diverse gesta militari di quell'anno. Nel gennaio il Truguet tenta l'impresa dell'isola di Sardegna; manda un parlamentario a Cagliari che è ucciso ; bombarda la città ma con poco danno ; sbarca un corpo di truppe che sono respinte; torna a bombardare, ma una furiosa tempesta ne sperpera e disperde le navi, sì che la flotta francese è completamente sbaragliata. Nei mesi di giugno, di luglio e di agosto avemmo poi le fazioni guerresche ai colli di Raus, di Authion, di Mille- forche e del Piccolo S. Bernardo, nelle quali i piemontesi I MOTTI ED IMPRESE DELLA RE AL CASA DI SAVOIA III respinsero parecchie volte i francesi; ma la fortuna per colpa precipua dell'Austria che tardava ad inviare i promessi aiuti, non arrideva purtroppo agli scopi finali del re di Sardegna e del valoroso esercito subalpino. In uno di questi scontri, il fratello del re, e cioè il duca di Monferrato che aveva ten- tato di liberar la Savoia dall'invasione rivoluzionaria, respinto dal Kellermann e fatto bersaglio ai tiri repubblicani, pregato di celare le insegne della sua dignità : Voglio essere ciò che sono — esclamò — e cioè un Principe di Savoja nel dì della Battaglia! 6. ULTIMA RATIO REGUM. Su artiglierie di Vittorio Amedeo III del 1776 conser- vate nella Cittadella di Torino. CARLO ALBERTO (1798-1849). I. JE ATANS MON ASTRE (Aquila stretta fra le zampe di un leone seduto, con ìa testa chiusa nell'elmo di battaglia). Divisa già di Amedeo VI, riassunta da Carlo Alberto appena salito al trono a significare che egli aspettava la sua stella ed avrebbe a tempo osato. 2 PATIENCE ! (Croce del Calvario). Nella lunga attesa, trionfò la pazienza e l'astro invocato brillò finalmente sulla corona di lui che negli insanguinati campi lombardi venne salutato col titolo di re d'Italia. 3- POUR DIEU ET POUR EUX (Croce contornata di rose e di spine, eretta fra tre monticelli del Golgota, sovra uno dei quali, a destra, sta deposta la corona reale). Carlo Alberto assunse questa divisa negli ultimi tre mesi di sua vita, durante il volontario esilio di Oporto, a significare l'abdicazione volontaria da lui fatta alla corona del Regno per l'amore di Dio e del suo Popolo. È un sug- gello privato ed originale che si conserva nella raccolta di sigiin antichi e moderni del Museo Adriani di Cherasco. 112 RICCARDO ADALGISIO MARINI RAMI COLLATERALI O NON REGNANTI Amedeo, terzo principe d'Acaja, sovrano del Piemonte per circa trentacinque anni, dal 1367 al 1402, usò il motto : XPVS rex venit in pace Deus, su scudi d'oro emessi nel 1390 dallo zecchiere Giovanni de Rezeto da Moncalieri, ar- tefice illustre al pari di Matteo di Bonaccorso Borgo col quale rivaleggiava nelle zecche di Torino e di Chambery. Ludovico, Bastardo d'Acaja, figlio naturale di Ludovico (m. 1418) e cespite della linea dei conti di Racconigi portava lo scudo d'Acaja con bastone azzurro e la divisa Toiit net! per dimostrare che il suo sovrano, il duca di Savoia Ludo- vico, gli aveva permesso di portare le armi pure dei prin- cipi d'Acaja e della Morea, e cioè che nulla avrebbesi mai dovuto ridire sull'origine naturale del ramo di Savoia-Rac- conigi, se i suoi discendenti si fossero degnamente compor- tati sui campi dell'onore e delle armi. Onorato di Savoia, marchese di Villar e conte di Tenda, figlio di Renato, il Gran Bastardo, aveva per divisa la For- tuna portante una bandiera colle armi sabaude e il motto : Dieu pour guide, a dimostrare che nella instabilità delle cose mondane nulla v'è di più sicuro che la Provvidenza Divina. I Duchi di Savoia Nemour, vissuti in Francia per 150 anni circa, procedono da Filippo di Savoia, duca di Nemour e marchese di S. Sorlin, figlio del duca Filippo II di Savoia. Ebbero per comune divisa Suivant sa voyei con la croce di Savoia. Giacomo (1521-1585) primogenito del primo duca di Ne- mour, fu il principale ornamento di questo ramo. Sua divisa: un braccio impugnante un coltello pronto a tagliare più nodi, colla scritta : Nodos virtute resolvo e cioè con la virtù e col coraggio si sarebbe disfatto di ogni difììcoltà od ostacolo frapposti alle sue mire. Quando nel 1555 divenne duca del Genevese per l'erezione del contado di Ginevra in ducato, allora assunse l' impresa di due lacci d'amore in palo col motto ormai noto : Fortitudo ejus Rhodum ienuit. ijjj. MOTTI KD IMPRESE DELLA REAL CASA DI SAVOIA II3 Un altro Giacomo, naturale dello stesso primo duca, protonotario apostolico e priore di Taloire, abbate di Pine- rolo e di Entremont, aveva invece per divisa sua propria, accompagnata da altri emblemi delle sue molteplici dignità ecclesiastiche, il motto ammonitore: Sans fourvoyer Savoie ! Il Cardinale Maurizio di Savoia (m. 1657) fratello del duca Vittorio Amedeo I fondò in Torino e nella propria villa, chiamata ora Villa della Regina, la Società letteraria dei Solinghi. Aveva questa la sua impresa (di cui ci parla a lungo il conte Emanuele Tesauro nel suo Canocchiale Ari- stotelico) rappresentata da uno specchio conico, nel quale in- formi macchie sparse sulla superficie piana unitamente ri- flettendo in alto, formano perfetti caratteri componenti il motto virgiliano Omnis in unum. Con questo volle l'inge- gnoso cardinale accennare che quantunque ciascun accade- mico per se solo fosse quasi un essere imperfetto, nondi- meno accumunando essi il loro ingegno in questa dotta So- cietà, da questa ricevevano perfetta forma. Il motto è tolto àsAVEneide, X, 410 : Non aliter socium virtus coit omnis in unum. Lo specchio conico fu inventato a Parigi nel 1627. Anna di Borbone, moglie di Tommaso di Savoia, prin- cipe di Carignano (figlio di Carlo Em. I) ha sopra una tes- sera una nube che impedisce ai raggi del sole d'illuminare una sottostante campagna col motto : Inf estani lucem, non funestant alludendo alle traversie che in quegli anni dovette la principessa soffrire, dopo che nel 1642 venne per alcun tempo chiusa nel Castello di Odon. Eugenio Maurizio di Savoia, terzogenito del principe Tommaso e di Anna Maria di Borbone, marito di Olimpia Mancini, stipite dei conti di Soissons, colonnello generale degli Svizzeri e Grigioni al servizio di Francia, morto nel 1673, padre del Gran Capitano, aveva l'impresa di un'aquila che spicca il volo dalla terra verso il sole colle parole Natus ad sublimia, e nell'esergo d'una tessera la data 1656, anno nel quale, per la morte del fratello, divenne egli conte di Soissons. Maria Adelaide di Savoia, figlia di Vittorio Amedeo II e sposa del duca di Borgogna, Delfino di Francia, ha su »5 114 RICCABDO ADALGISIO MARINI una tessera del 1697 (anno del suo matrimonio) le parole : Fausto foedere juncti gridate da un genio alato con fiaccola a destra e stringente con la sinistra un Amorino che scocca dardi. Nel 1701 in seguito al successo di alcune delicate missioni a lei attribuite per la lega di Francia, con Spagna e Savoia, usò Reddit et auget con uno specchio che riflette raggi di sole. Il principe Eugenio di Savoia-Soissons, il Gran Capi- tano (1663-1736), che dimostrò qual valore e qual maestrìa il braccio sabaudo possedesse, sia nell'assedio di Torino (1706), sia nell'assedio di Belgrado (1717), ebbe diversi motti, tutti esaltanti chiaramente le sue gesta guerresche. 1. NON EST HEIC ALIUD NISI GLADIUS GEDEONIS (Judices VII) e poi: TURCIS FUSIS, CASTRIS OCCUPATIS, BELGRADO RECEPTO (Il Principe con la spada sguainata che entra in Belgrado). 2. NIL DESPERANDUM TEUCRO DUCE ET AUSPICE TEUCRO {da Virgilio) (11 Principe che guida eserciti). 3- CHE BEL GRADO DA BELGRADO 1 (La Vittoria che porge al Prin- cipe la corona d'alloro e il bastone di Maresciallo dell'Eser- cito austriaco). 4- QUACUMQUE VIAM SECAT, AGMINA CEDUNT, CONVERSAEQUE RUUNT ACIES (<^a Virgilio) (Gruppo di nemici fuggenti). 5- OLINI DUO FULMINA BELLA. NUNC INSTRUMENTA QUIETIS (Angelo che scrive la parola Pace presso due spade dimesse). Su una medaglia del 1714, ove sono i busti di Vittorio Amedeo II e del principe Eugenio. Ed infine Maria Teresa Luisa di Savoia Carignano principessa di Lamballe nell'ultimo giorno della sua trava- gliata esistenza pronunziava un motto che può superbamente addirsi a tutta quanta la stirpe sabauda : LE DANGER DOUBLÉ MON COURAGE ! MOTTI ED IMPRESE DELLA REAL CASA DI SAVOIA 115 ELENCO DEI MOTTI ^^^ Adieutorio et protectione Dei odientis operantes iniquitatem . A Domino factum est istud Aevo non sistitur ulto. Alahac Ampliar dum praemor Animam hic, corpusque devovi Arcet et auget Asta servata lóij Attamen non sufficit . Ave, Maria, gratta piena . Bello et pace Benedic haereditati tuae Benedices coronae anni Benedictum sit nomen Dom. Christi .... Nost. Che bel grado da Belgrado! Coelestis aemula motus Coelo tonantem credidimus Jovem. Concordia Concordia victrix. Con enfiasi Deducet nos mirabiliter dextera tua Deus in adieutorium uostrum intende Deus tutelaris Familiae luliorum De ventre matris Deus proiector meus Dei Carlo II. , Amedeo IX e successori* Carlo Emanuele III. Amedeo VI. Carlo Emanuele I. Amedeo IX. Carlo Emanuele li. Carlo Emanuele l. Carlo Emanuele III. Amedeo VI. , Carlo Emanuele III. Carlo Emanuele I. lesu Amedeo VII e successori. Eugenio di Savoia-Carig.o Vittorio Amedeo I. Carlo Emanuele III. Margherita di Valois. Vittorio Amedeo I. Beatrice di Portogallo. Maria Cristina di Francia. Ludovico I. Carlo Emanuele I. (i) I motti sono disposti per ordine alfabetico come se formassero una parola sola. ii6 RICCARDO ADALGISIO MARINI Dieu pour guide .... Discerne causam meani Discessu languet amata Din post fata nitescet . Dominus illuntinatio et salus mea Dominus solus dttx ejus fttit Ducit et excitat agmen Ductore Deo Onorato di Savoia-Tenda. Carlo Emanuele I. Margherita di Valois. Carlo I e successori Margherita di Valois. Carlo Emanuele III. Amedeo Vili. Claudia di Bretagna. Amedeo VII. Vittorio Amedeo II. Carlo Emanuele I. Carlo Emanuele I. Amedeo IX. Duchessa di Borgogna. Amedeo V e successori. Carlo Emanuele I. Carlo II il Buono. Vittorio Amedeo II. Aimone il Pacifico. Vittorio Amedeo I. n n Giacomo di Savoia Nem. Margherita d'Austria. Ludovico Re di Cipro. Carlo Emanuele I. Giovar a molti ed a nessun far danno . . Carlo Emanuele I. Gloria in altissimis Deo et in terra pax hominibus Filiberto II il Bello. Encore est vive la souris En prev Etneo nova fulmina regi Expecta Dominum viriliter age . Fac judicium et justitiam . Facite judicium et justitiam et diligile pauperes et Dominus dabit pacem in finibus vestris . Fausto foedere juncti . Feri Fertque Refertque Fide et Consilio .... Fidem servando, patriam tuendo Firmai Victoria pacem. Firmissimo foedere tuli Foedere et religione tenemur Fortitudo ejus Rodhum tenuit . Fortune, infortune, fori une Fracta magis feriunt . Fuge non effugies Has habet et superai . Haerent sub corde sagittae Herculeo vincta nodo . Herculi conservatori . Hinc virtus mea . His .... His summam meruit coelo l'alans mon astre In Deo faciemus virtutem Carlo Emanuele I. Carlo Giovanni Amedeo. Margherita di Valois. Carlo Emanuele I. Maria Cristina di Francia. Carlo Emanuele I. Margherita di Valois. Amedeo VI. Carlo Emanuele II. MOTTI ED IMPRESE DELLA REAL CASA DI SAVOIA 117 Infestant lucem non funestant . Infestus infestis .... In hoc ego sperato In hoc signo vinces Inimicos ejus indttam confusione Illaesa supersunt .... In discordia concordes Innata virtute .... In pectore vires .... Instar omnium .... In stipite regnat .... In Te, Domine, confido In virtute tua .... Invitai pretiis animos et praemia ponti lieruni bona numina jungunt . lustHia et liberalitas suscepti regni decus Instum deduxit per vias rectas . Lavi et vidi .... Le danger doublé mon courage . Anna di Borbone. . Emanuele Filiberto. . Carlo Emanuele I. . Carlo Emanuele III. . Vittorio Amedeo III. . Carlo Emanuele I. . Emanuele Filiberto. . Ludovico I. . Vittorio Amedeo II. . Emanuele Filiberto. . Maria Giov. Battista. . Filiberto II il Bello . Carlo Emanuele I. . Vittorio Amedeo III, . Carlo Emanuele II. . Vittorio Amedeo III. . Carlo Emanuele li. . Carlo Emanuele I. . Principessa Lamballe. Manus Domini protegat me .... Margherita d'Austria. Me diu instruas Margherita di Valois. Mihi absit gloriari Carlo Em. I e successori Minerva Dux, Victoria Comes .... Carlo Emanuele III. Minerva Redux Vittorio Amedeo III. Moy et mon cimier ... ... Amedeo V. Mulcet et vindicat iras Tommaso II. Multiplicalae sunt aquae et elevaverunt arcam in sublime Vittorio Amedeo II. Multis ntelior pax una triumphis . . Carlo Emanuele II. Nata lovis vertice Margherita di Valois. Natura majora facit Carlo Emanuele I. Natus ad sitblimia Eugenio Maur. di Savoia. Nec celsa heic nec darà niagis splendescit imago Margherita di Valois. Nec conduntur nec retonduntur . Nec degenero . . . . Nec forte nec fato Nec numina desuut Nihit deest timentibus Deuni Carlo Emanuele I. Bona di Savoia. Vittorio Amedeo I. Carlo II il Buono. ii8 RICCARDO ADALGISIO MARINI Nihil hic expectes Margherita di Valois. Nil desperandum Teucro duce et auspice Teucro Eugenio di Savoia Carig.» Nil sine Consilio Carlo Emanuele I. Ni potior, morior Bonifacio, Nodos virtute resolvo Giacomo di Savoia Nem. Non est heic aliud nisi gladius Gedeonis . . Eugenio di Savoia Carig.» Non tamen inde minus ..... Carlo I il Guerriero. Nunc pugnandum est Carlo Emanuele I. Nutrisco et estinguo Luisa di Savoia-Francia. Olim duo fulmina belli, nunc instrumenta quietis Omnia dat qui jnsta negai Omnis in unum . Opes et vis imperii Opportune . . . . Pace et coniugio felicitas paria Paratior .... Parant haec fulmina pacetn Parta virtute tuemur . Patience .... Parva licei .... Patria liberiate servata Pax in virtute tua Pennas dedisti, volabo et requiescam Perficior .... Perflant altissima venti Pios juvat fortuna conatus Pluribus haec carior una . Plus de férmetè que d'éclat Populorum voto . Pour Dienx et pour eux Praemio et poena Praestantior animus . Primo non solo . Probasti me, Dornine . Proelia Domini praemia Pro munere vulnus Propugnata et pagata . Providentia principis , Publica comoditas Publica Felicitas . Publicae Securitati Vittorio Amedeo II e Prin- cipe Eugenio. Carlo Emanuele I. Cardinale Maurizio. Vittorio Amedeo III. Carlo Emanuele I. Vittorio Amedeo III. Filippo II senza terra. Carlo Emanuele III. Amedeo V. Carlo Alberto. Carlo Emanuele I. Luigia di Savoia-Francia. Emanuele Filiberto, Margherita d'Austria. Filiberto II il Bello. Amedeo Vili. Maria Cristina di Francia. Carlo Emanuele I. Carlo Alberto. Carlo Emanuele I. Filiberto II il Bello. Vittorio Amedeo II. Carlo Emanuele I. » n Edoardo il liberale. Vittorio Amedeo li. Carlo Emanuele III. Vittorio Amedeo II. n » Filippo Emanuele. MOTTI ED IMPRESE DELLA REAL CASA DI SAVOIA 119 Pugnando reslUuit rem Pupilluin et viduam suscipiet . . . . Quacumque viain secai, agmina cedimi conver- saeque ruuni acies Quantis se aiiollet Sardinia rebus ! . Quis dicere laudes? Emanuele Filiberto. Vittorio Amedeo li. . Eugenio di Savoia Carig." , Carlo Emanuele III. . Emanuele Filiberto, Quod mon pater, patriae Philiberius conciando restituii Reddit et auget . . . . . Reliquas temno, nam sumtna recessit Rerum prudentta custos .... Sacro pignore felix Salus mundi Saluti patriae et ad perpetuam rei memoriam Sancta Syndon Dni. Nost. Jesu Christi . Sanctus Mauritius Dux Thoebeor Sans fourvoyer, Savoie! Scepiri columen et decus Scuta comburet igni . Seda et ligata refloret Sensim prudentia sistit Sii Nonten Domini Benecdilum . Soit a pied, soit a cheval, Mon honneur est sans «gal . . Sola facta soluni Deum sequor . Spes nutrii patienliam Spoliatis arma supersunt . Spoliat mors munera nostra Spoliat mors munere nosiros Strenuitas innata manet . Sub Te ortus prò Te occasus . Suivant sa voye ! Supersunt spoliatis arma . Theiis sic arma parabat Achilli Tibi soli adherere Tout net ..... Tracia magis feriunt . Emanuele Filiberto. Duchessa di Borgogna. Margherita di Valois. Pietro II. Carlo Emanuele 111. Carlo 11 il Buono. Ludovico I e successori. Filiberto I il Cacciatore. Giacomo di Savoia Nem. Vittorio Amedeo li. Emanuele Filiberto. Vittorio Amedo II. Carlo Emanuele I. Carlo I il Guerriero. Carlo Emanuele III. Bona di Savoia. Carlo Emanuele I. Carlo II il Buono. Margherita d'Austria. Bona di Savoia. Filippo I. Filippo Emanuele. Duchi di Savoia Nem. Emanuele Filiberto. Maria Giov. Battista. Carlo Emanuele I. Ludovico d'Acaja. Ludovico Re di Cipro. Turcis fusis, castris occupaiis, Belgrado recepio Eugenio di Savoia Carig.» Tu sola clausisti, sic omnia servaniur . . Margherita di Valois. Tuta hoc numine studia Vittorio Amedeo III, I20 RICCARDO ADALGISIO MARINI Ultima ratio regum .... Ultior et fortior Ut ego vobis umbram sic vos pauperibus cedem ...... Venustus et audax .... Vicit et vietar Victoria crucis ..... Victrix fortunae fortissima virtus Viresque acqttirit eundo Viridespue manebunt .... Virtuii et honori principia . Vivas et imperes! .... XPS. rex veiiit in pace Deus XSP vincit, XPS regnat, XPS imperai Vittorio Amedeo III, Vittorio Amedeo IL Amedeo IX. Vittorio Amedeo II. Carlo Emanuele III. Margherita d'Austria. Amedeo VI. Vittorio Amedo II. Carlo Emanuele III. Emanuele Filiberto. Carlo I il Guerriero. Torino, Dicembre igij- Riccardo Adalgisio Marinl Dna singolare prova di Zecca di Napoleone I Un noto antiquario di Torino avendo acquistato alcune scorie della cessata nostra zecca, chiusa come è noto nel 1870, le sottopose al mio esame. Per la parte, dirò così, numismatica, vi erano alcuni splendidi esemplari delle monete di Carlo Alberto per la Sardegna, dischetti di rame pronti per ricevere le impronte di dette monete, ecc. Ma fra ritagli, dischetti e prove, credo di principale interesse la enigmatica /'ro'z/a d'argento di Na- poleone I, che può dar luogo a varie congetture, e di cui qui ne porto la dettagliata descrizione: B' — NAPOLEON EMPEREUR ♦ In fondo in corsivo, Tiolier. Campo liscio. ^ - REPUBLIQUE FRANCAISE In fondo, 1808 ♦ tra un galletto a sinistra, e la lettera A a destra. Campo liscio. Sia al B' che al I^ le leggende e i segni di zecca sono leg- gerissimamente incusi. Sul taglio, normalmente incuso, DIEU PROTESE LA FRANGE • AR. Diam. mill. 31, peso gr. 9,42^ C*. Molti punti d'interrogazione si possono far seguire a codesto pezzo (indubbiamente autentico di Zecca, e uscito dalla Zecca di Parigi) ai quali potranno rispondere persone versate nella numismatica francese. 16 122 A. F. MARCHIEIO Io mi limito, dopo segnalato il pezzo che m'era prima affatto ignoto, a fare qualche domanda e osservazione: Per quale ragione venne a trovarsi alla Zecca di Torino codesta prova che porta i contrassegni della Zecca di Parigi? Nell'anno appunto 1808 furono a Parigi e in altre Zec- che di Francia coniate monete d'oro e d'argento portanti al ^ la testa laureata dell'Imperatore, con la leggenda: NAPOLEON EMPEREUR ♦, al 1^ il valore tra rami d'alloro, con la leggenda: REPUBLIQUE FRÀNCAISE ♦, e sul taglio la solita leggenda. Anche alla Zecca di Torino si coniarono quell'anno, allo stesso tipo, pezze d'oro da L. 40 e 20, e pezze d'argento da L. 5, 2, i, Vs» con la sola variante del segno di Zecca {cuore a destra, U a sinistra (^). Il diametro però, tanto per la Francia come per il Piemonte, è, per i pezzi da L. 2, di mill. 27. E invece ci troviamo sott'occhio un pezzo da L. 2, con il diametro di mill. 31. Non si può supporre che si venti- lasse in quei giorni una coniazione di pezzi da L. 2 Ve (come fece più tardi a Roma Pio IX) perchè il peso, di gr. 9,42, d'accordo con la poco buona conservazione, lo assegna alle monete da Due Lire; per cui, l'unica induzione che, in attesa di documenti, si possa fare, è la seguente: Che alla Zecca di Parigi, e nelle altre Zecche di Francia, dopo essere state coniate, sotto la data 1808, le monete recanti la testa del sovrano, laureata, e la leggenda della repubbhca, si sia pen- sato a una nuova coniazione di pezze da L. 2, per la fine dell'anno 1808 e per gli anni successivi, con modulo assai più largo, e assotigliato in modo da rispondere al peso le- gale di gr. IO. Che fatta qualche prova in tale senso alla Zecca di Pa- rigi, se ne sia mandato un esemplare a Torino, perchè la Zecca, al primo ordine, procedesse alla nuova coniazione, apponendo a fianco della data i propri contrassegni. Ma poi, come il 4 agosto 1807, al ritorno di Napoleone dalla Campagna di Prussia, si era coronata d'alloro la sua (i) V. Corpus Nummorum Italicorum Voi. II, pag. 418, nn. 26, 27 28, 29, 30, 31 e lav. XL, nn. 17, 18, 19. UNA SINGOLARE PROVA DI ZECCA DI NAPOLEONE I I23 testa anche sopra le monete, stabilitosi il i". gennaio 1809 di sostituire in ogni moneta alla antica leggenda REPUBLIQUE FRANCAISE quella nuova di EMPIRE FRÀNCAIS, non se ne fece più nulla del progetto, si annullarono i campioni pre- parati, e forse quello che ho descritto rimane unico a testi- moniare l'idea di una modificazione tosto abortita, e di cui gli Archivi di Francia conserveranno probabilmente memoria. Comunque sia la cosa, non mi parve inutile questo breve cenno, mentre lascio a chi vi abbia interesse la cura di trovare migliori schiarimenti. Torino, Febbraio, 1914. A. F. Marchisio. n NBCROLOGIE ANTONINO SALINAS. Il grande Altare, che Tumanità ha elevato al culto della sapienza, ha perduto uno dei suoi più chiari Sacerdoti, rim- pianto e benedetto dalla Patria: Antonino Salinas! e sulla tomba di questo sommo andrebbe ripetuta la sentenza di quel filosofo greco, il quale disse : allora soltanto poter il genere umano poggiare alla felicità, quando il piti grande elogio di un estinto non fosse la potenza e la fortuna, ma la sapienza e la onesta. Il nome del Salinas, tenuto in gran- 126 NECROLOGIE dissima considerazione fra i dotti italiani e stranieri, e la vita di lui che fu tutta dedicata a studi profondi, a luminose sco- perte scientifiche, alla religione di ogni più bella virtù, avreb- bero dovuto far salire l'uomo onorato e glorioso a più grande stato ; ma la potenza e la fortuna che vengono con l'audacia e con l'ostentazione, non vennero al Salinas, che modesto e schivo di ogni fasto e di ogni grandezza, si compiacque soltanto della pace che gli albergava nel cuore e delle sod- disfazioni che- gli venivano dal sentimento del dovere com- piuto. In tarda età, ma pieno di vita, Antonino Salinas a gravi ed a grandi fatiche si assoggettava ancora, per portare da sapiente, dove occorreva, la sua opera assidua ed efficace di scienziato e di cittadino ; più che settantenne, egli espli- cava ancora con giovanile attività ed interessamento le cure che lo Stato gli affidava, che molteplici uffici gli conferivano, ed è giusto che la figura di questo uomo, dotto ed inteme- rato, vada registrata nella storia, come esempio che valga a scuotere, ad animare la morta gente dal letargo in cui ignominiosamente si giace, che serva come di monito per coloro che sotto nomi pomposi, dietro un vile egoismo, si fanno giuoco di loro stessi e degli altri. Antonino Salinas nacque il 19 novembre 1841 da Ema- nuele Salinas, che occupava un'alta carica nell'Amministra- zione delle Dogane in Palermo e da Teresa Gargotta, ap- partenente a nobile famiglia di Termini Imerese, dama col- tissima che conosceva le lingue classiche ed era appassionata alla numismatica; e fu appunto da lei che egli ebbe la prima educazione in questa disciplma, che poi amò di amore intenso, in cui si venne presto addottorando, in modo che a 17 anni pubblicava i suoi primi lavori sulla numismatica punico- sicula (I). (i) Appendice alla memoria sulle monete punico-sicuie dell'abate Gregorio Ugdulena ed esame della stessa. La Scienza e la Letteratura. Palermo, Lo Bianco, 1858 (con tavole). Su di alcune monete puniche di Mazia, lettera al barone Pasquale Pennisi. Palermo, Lao, 1858 (con tavole). Sopra di una moneta di Imera, illustrata dal prof. C. Gemellare, lettera allo stesso. La Favilla. Palermo, Lao, 1858 (con vignette). NECROLOGIE I27 Fin dalla primissima età Egli aveva dato prova di un ingegno svegliatissimo e di un grande amore per gli studi e, sotto l'affettuosa guida di tre uomini i cui 'nomi sono lu- stro della Sicilia : Padre Romano, Gregorio Ugdulena e Mi- chele Amari, che lo educarono al metodo più severo delle indagini scientifiche, sotto la valida protezione del Marchese e della Marchesa di Torrearsa, che lo amarono come figliuolo dilettissimo, egli potè compiere studi e scavi interessantis- simi, che formarono argomento di pubblicazioni che gli die- dero ben presto una meritata rinomanza di archeologo e di numismatico chiarissimo. Scoppiata la rivoluzione del 1860 il giovane Salinas si arruolò nell'esercito del grande Capitano ed ebbe il grado di Sottotenente, alunno d'artiglieria ; prese parte con la sua batteria alle operazioni militari sul Volturno e nell'anno stesso fu promosso al grado. Dal 1862 al 1865 egli viaggiò per ragioni di studio fuori d'Italia; si iscrisse all'Università di Berlino e fu di- scepolo del Gerhard e del Benssdorf; a Parigi fece parte del cenacolo che si raccoglieva attorno allo Haase ed il nome di questi suoi tre maestri ricorreva spesso nei suoi discorsi. Viaggiò parimenti in Spagna, in Inghilterra e fece un soggiorno abbastanza lungo in Grecia, ad Atene, ove as- sistette agli scavi eseguiti nel Ceranico e presso la Chiesa di Ragia Triada, addottorandosi sempre più nelle lingue an- tiche usate dalle civiltà che avevano avuto sede nella sua Sicilia. Con questa preparazione profonda negli studi archeo- logici, nel 1865 fu nominato professore straordinario d' ar- cheologia nell'Università di Palermo e nel 1867 ordinario di quella Cattedra. In questo tempo, tra le dotte sue pubblica- zioni archeologiche, non trascurò quelle in onore della nu- mismatica (2) e così in seguito, ad onore della sua diletta (2) Sulla pubblicazione intitolata : Sopra alcune monete scoverte in Sicilia che ricordano la spedizione di Agatocle in Affrica. Mem. del p. G. Romano. Lettera a Fr. S. Scano. La Favilla. Palermo, Lao, 1863, Lettre a Mr. le prof. Gr. Ugdulena sur deux pièces d'argent por- ISS NECROLOGIE isola ed a vantaggio grandissimo degli studi, il Salìnas continuò a dare i suoi lavori a stampa (densi di ottima dot- trina e di erudizione, scelte con senso di convenienza tra ciò che importa far sapere e ciò che l'erudito deve tenere per sé, come repertorio personale) e, di pubblicazioni numi- smatiche pregevolissime, molte altre vennero ad arricchire la di lui bibliografia (3). tant le noni phénicien d'Himéra et Ics tipes de Zanele et d'Agrigente. Revue numismatique nouvelfe. Paris, Thunot, 1864 (con vignette). Notice sur une monnaie de Camarina avec le noni d'Exakéstidas. Revue numismatique nouvelle. Paris, Thunot, 1864 (con vignette). Descrizione di una raccolta di piombi antichi sicihani detti mercan- tili. Annali dell' Istituto di Corrispondenza Archeologica. Roma, 1864 (con 4 tavole in rame). Examen de quelques contrefa^on antiques des tétradrachmes de Syracuse et du prétendu nom de graveur Eumélus. Revue uumismatique nouvelle. Paris, Thunot, 1864 (con una tavola in rame). Illustrazione di alcune monete d'argento imeresi riconiate a Seli- monte. Nuove memorie dell'Istituto, etc. Lipsia, Brockhans, 1865 (con ta- vola in rame) riprod. nella Rivista Naz. di Palermo^ 1866. Description d'une dépòt de très petites monnaies d'argent frappées en Sicile. Revue numismatique nouvelle. Paris, Thunot, 1867. (3) Di due monete della regina Filistide, al comm. Gaetano Daita, lettera. La Sicilia^ a. Ili, n. 20, 1868. Di due monete della regina Filistide donate al R. Museo di Palermo. Periodico di numismatica e di sfragistica. Firenze, a. I, 1869. Di due monete dell'antica città di Paropo in Sicilia. Periodico di numismatica e di sfragistica. Firenze a. Ili, 1870 (con 2 vignette). Sul tipo dei tetradrammi di Segesta e su di alcune rappresentazioni numismatiche di Pane Agreo. Periodico di numis. e di sfrag. Firenze, 1870 (con 2 tavole). La collezione numismatica posseduta dal sig. Pasquale Pennisi. Parte I (Sicilia). Palermo, Lao, 1870. Le monete delle antiche città di Sicilia descritte ed illustrate. Pa- lermo, Lao, 1870, fase. I-VII (con 19 tavole in rame) sino a Catana. Piombi antichi siciliani, I articolo. Annali dell' Istituto di Corrispon- denza Archeologica. Roma, voi. XXXVllI, 1871. Suggelli siciliani del medioevo. Serie I. Suggelli bizantini, Palermo, Lao, 1871 (con 34 fac-simili). Suggelli siciliani del medioevo. Serie II. Tabularlo di Monreale. Palermo, Lao, 1871 (con 35 fac-simili). Sigilli diplomatici italo-greci. Periodico di num. e di sfrag. Firenze, 1872 (con una tavola in rame). Suggello del Comune di Palermo. Periodico di num. e di sfrag. Fi- renze, 1872 (con una tavola). 1 NECROLOGIE 129 "Nel 1873 fu chiamato alla Direzione del Museo Nazio- nale di Palermo e poi a quella degli scavi, e per una deli- catezza che a lui sembrò dovere fece dono a quel Museo di circa 6000 monete che aveva raccolte e di altri oggetti an- tichi, alcuni dei quali di considerevole valore. Il resto della sua carriera è generalmente noto; fu due volte Preside della Facoltà di Lettere (1880-82; 1893-96) e poi Rettore (1903), appartenne per quattro anni al Consiglio Superiore della P. I. e fu nel Consiglio Superiore d'Anti- chità e Belle Arti, da quando venne istituito. L'Istituto Ita- liano di Numismatica ebbe in lui il suo fondatore ed il suo Presidente amatissimo e, anche in questo periodo della sua vita laboriosa e feconda, il Salinas diede alla numismatica opere pregevolissime, di cui molte furono pubblicate (4), mol- tissime rimasero inedite. Delle tante pubblicazioni archeologiche, che in ordine cronologico sono elencate nella Miscellanea Salinas (5), delle (4) Sul tipo delle teste muliebri nelle monete di Siracusa anteriori al IV secolo a. C. Bulleitino della Commissione di Aniichiià e Belle Arti. Palermo, 1875. . Sigilli diplomatici italo-greci. Periodico di num. e di sfrag. Firenze, 1874 (con 2 tavole). La ninfa Aretusa in una moneta siracusana della collezione Pan- nisi di Acireale. Palermo 1881. Ripostiglio siciliano di monete antiche d'argento. Notizie degli scavi. Roma, 1888 (con 3 tavole). Sigillo greco di un Mausane Patrizio e doge d'Amalfi. Archivio sto- rico Siciliano. Palermo, 1894, ^- '^^ (con vignette). Ripostiglio di monete campane. Notizie degli scavi. Roma, 1894. Piombi antichi rinvenuti in Reggio Calabria. Notizie degli scavi. Roma, 1895 (con vignette). Palazzolo Acreide. Scoperta di un tesoretto di monete antiche di argento. Notizie degli scavi. Roma, 1897. Su un errore di attribuzione a Federico II di Sicilia. Atti del Con- gresso Internaz. di Scienze Storiche tenuto in Roma il 190J. Roma, 1904. Di alcuni pierreali della regina Maria d'Aragona e dei marito Mar- tino il giovane. Atti del Cottgr. Int. di Scienze Storiche tenuto in Roma il 190J. Roma, 1904. (5) Miscellanea d'Archeologia, Storia e Filologia dedicata al pro- fessore Antonino Salinas nel XL anniversario del suo insegnamento accademico. Palermo, 1907. J7 130 NECROLOGIE tante ricerche e scoperte storiche, delle vistose raccolte di cimeli di ogni sorta, che il Salinas ha ritrovati spiegati, or- dinati e disposti da Solo nel Museo di Palermo, del Meda- gliere magnifico, dei vasi, degli oggetti di scavo, dei fram- menti e di tutto quanto egli ha potuto ammassare di ricordi della sua terra in quel Museo, io non posso parlare degna- mente. Quanto vi sarebbe da dire di quel Sommo e di tutte le ore preziose della sua vita, ma, sebbene grande il desi- derio che avrei di onorare la memoria di chi fu esempio e maestro di quanti lo hanno avvicinato, non risponde in me l'arte dello scrivere, né l'altezza scientifica. Spinto dalla ve- nerazione che io ebbi e che serbo nell'anima mia di quel grande scomparso, in non posso qui che continuare ad esporre brevemente, come mi è avvenuto di raccogliere, i fatti della vita di lui. Antonino Salinas fece parte della Consulta araldica ed era Delegato presso l'Istituto Storico Italiano, fu socio dell'Ac- cademia di Scienze di Palermo, della Società Reale di Na- poli, dell'Accademia di S. Luca, dei Lincei, dell'Istituto di Francia, fondatore della R. Scuola per l'arte della medaglia, membro della Commissione artistico-monetaria ed il suo tempo fu diviso tra le molteplici occupazioni, disimpegnate sempre con attività meravigliosa e preziosissima. In Palermo fu Con- sigliere Comunale ed Assessore per l'istruzione, Presidente della Scuola d'arte applicata all'industria e Componente delle Maramma del Duomo di Palermo e della Commissione dei restauri del Duomo di Monreale. Lo scienziato nulla tolse al cittadino e con tutti e nello stesso modo fu cortese e gentile, con lo stesso animo pieno di bontà e di modestia diede a questa ed a quello indicazioni, chiarimenti, parere e consiglio di ogni sorta. La signorilità dei suoi tratti, la nobiltà del suo animo, i suoi grandi meriti, la sua specchiata reputazione, lo resero molto caro ai nostri Sovrani, a non pochi Sovrani di altre Nazioni, carissimo a tutti coloro che, se ebbero la fortuna di godere della sua benevolenza, ebbero occasione di stupirsi della varietà e della vastità delle sue cognizioni. Tra i suoi ultimi lavori di numismatica il Salinas con- NECROLOGIE ' 131 tava di correggere e completare la sua opera più importante, quella sulle antiche monete di Sicilia, che in ogni modo ri- mane fondamentale per la numismatica sicula e la sua vita di scrittore si è chiusa con un " discorso inaugurale per la fondazione dell' Istituto Italiano di Numismatica „ (6), con una " nota di numismatica agrigentina „ (7), con una conferenza all'Istituto Italiano di Numismatica su " la numismatica e le collezioni pubbliche italiane „ (8). Tra le ultime benemerenze dell' illustre uomo si deve ricordare il salvataggio del patrimonio artistico, sottratto alle macerie di Messina ed al trafugamento, lottando contro enormi difficoltà rese assai più ardue dal terrore di quei mo- menti spaventosi. Egli accorre il giorno dopo del disastro di quella sventurata città e le sue cure principalmente furono rivolte da quel giorno al ricupero di insigni opere d'arte e, con un lavoro assiduo ed illuminato, alla conservazione di quegli edifici e di quei monumenti che si potevano in tutto o in parte conservare alla città. Il primo fascicolo, contenente alcune relazioni dei la- vori compiuti, giova sperare non abbia a subire ritardo di pubblicazione, ed il nome del Salinas, è certo, non solo in tutte le sale del Museo di Palermo, ma in quelle del futuro Museo di Messina, anche agli occhi dei profani sarà sempre presente e ricordato dai posteri con gratitudine. Ora anch'egli è morto ! ed i vecchi intenditori di anti- chità non sono pur troppo surrogati dai nuovi ! La scom- parsa di lui lascia un gran vuoto, un vuoto profondo ed un profondo dolore non solo nella sua FamigHa e nei suoi am miratori, ma persino in tutti i suoi dipendenti, che a Lui erano legati da stima e da affetto grandissimo. Napoli, 24 Marzo 1914. Memmo Cagiati. (6) Atti e memorie dell'Istituto Italiano di Numismatica. Roma, 1913. (7) Idem, idem. (8) Idem, idem. 132 NECROLOGIE DANTE VAGLI ERI. Il 12 dicembre u. s. cessava di vivere in Ostia il pro- fessor Dante Vaglieri. Nato a Trieste il 31 maggio 1865, fece a Vienna i primi studi con Hirschfeld e li proseguì poi a Roma con De Ruggero. Fu successivamente direttore degli scavi del Palatino, del Museo delle Terme (Museo Nazio- nale), degli scavi per Roma e la provincia, infine, dal 1907, degli scavi d'Ostia. Da parecchi anni insegnava epigrafia la- tina all'Università di Roma, e di epigrafia si occupa la più gran parte dei suoi scritti, sparsi in numerose riviste. L'opera sua numismatica principale fu il riordino della collezione del Museo Nazionale e l'inizio della annessa Bi- l)lioteca. E il suo nome resterà specialmente unito agli scavi d'Ostia cui s'era dedicato con tutto il fervore d'un apostolo. E vivamente a deplorarsi che la morte abbia reciso così presto una tanto nobile esistenza, prima che la grande opera fosse compiuta. La Direzione. \ VARIETÀ II Circolo numismatico napoletano, fondato per inj^ ziativa dell'avv. Memmo Cagiati, e di cui abbiamo già tenuto parola in questa Rivista, ha, il giorno 7 febbraio scorso, inaugurata ufllcialmente la sua sede elegante e signorile a Napoli, in via Cappello Vecchio 5, a piazza dei Martiri. Vi sono intervenuti tutti i soci residenti in Napoli e, fra questi, gli illustri professori De Petra, Rosana, Scacchi, del- l'Erba, Schipa, Correrà dell'Università di Napoli, il direttore dell'Archivio di Stato, comm. Casanova, il cav. Niccolini, il conte Diego Filangieri Candida, il cav. Pasquale Calderoni Martini, il duca Catemario di Quadri, Tavv. Cosentini, il conte Riccardo Filangieri Candida, il prof. Prota, Memmo Cagiati, il dott. de Rinaldis, il cav. Eduardo Ricciardi, il conte Antonio Filangieri Candida, il marchese Giuseppe de Montemayor, l'avv. Scognamiglio, il dott. Fosseraro, l'avvo- cato Beneduce, il signor Cirillo, il dott. Giliberti, il cav. Knight, il cav. Novelli, il sig. Cesare Canessa, il sig. Torre, il sig. Alberto Tofano, il cav. Saya, il sig. Giacchetti e parecchi altri di cui ci sfuggono i nomi. Il consigliere delegato del Circolo, Memmo Cagiati — ossia colui al quale si deve così bella istituzione — ha pro- nunziato un breve, ma elegante discorso di occasione molto applaudito. Quindi, dal Consiglio Direttivo è stato offerto un ver- mouth d'onore ai soci prof. Barone, prof. Scacchi e dott. Nic- colini, nominati recentemente, il primo cavaliere dei SS. Mau- rizio e Lazzaro e gli altri due della Corona d'Italia. A questa prima riunione, riuscitissima, faranno seguito quelle periodiche del mercoledì e sabato di ciascuna setti- mana, prescritte dal regolamento del Circolo. Auguri alla nuova e già fiorente istituzione. j^OA VARIETÀ Istituto Italiano di Numismatica. — Fino dal suo sorgere l'Istituto Italiano di Numismatica si occupò, con ri- sultati pratici, delle vicende numismatiche in Tripolitania e Cirenaica e nelle Isole dell'Egeo, e continua ad interessarsi di quanto può servire alla illustrazione della circolazione monetaria in quelle provincie. Abbiamo il piacere di far co- noscere ai lettori che a R. Sopraintendente dei monumenti e scavi in Tripolitania è stato nominato l'egregio prof. Lucio Mariani della R. Università di Pisa, il cui sapere e la cui attività ci danno serio affidamento. Egli si trova presente- mente in Libia da qualche settimana, e si è già inoltrato nell'interno per constatare de visu le reali condizioni delle antichità in Tripolitania e quindi proporre i provvedimenti opportuni. L'Istituto si dette pensiero di raccomandare la parte numismatica al prof. Mariani, ed egli si è compiaciuto, con una lettera da Tripoli, di fare delle assicurazioni in pro- posito. Le ricerche archeologiche in Tripolitania progrediscono, ma il materiale numismatico purtroppo sfugge in gran parte all'attenzione delle Autorità, perchè facile a trafugarsi e ri- cercatissimo. Onde è necessario che tutti gli studiosi e col- lezionisti, ai quali pervengono monete dalla Libia, si diano cura di raccogliere gli elementi, i dati di fatto dei ripostigli e anche dei trovamenti di monete isolate, e abbiano la com- piacenza di trasmettere queste notizie alla segreteria del- l' Istituto. Così, mercè le comunicazioni ufficiali e quelle pri- vate, si potrà raccogliere un buon materiale di cui l'impor- tanza non può sfuggire allo storico. Le monete finora raccolte nel Museo di Tripoli sono le solite che si rinvengono nell'Africa ; monete di Cartagine e imperiali, sopratutto medii e piccoli bronzi degli ultimi tempi dell'Impero. (dalla Rassegna Num.). Riordinamento del Museo Numismatico della R. Ac- cademia dei Fisiocritici di Siena. — Le piccole città pas- sano avanti alle grandi e, mentre in queste esistono tuttora collezioni non classificate e non catalogate in modo da riu- scire di poco a nessun utile agli studiosi, è giusto rallegrarci VARIETÀ 135 colla piccola città di Siena che, per cura del Direttore dot- tor G. B. Bellissima, vanta ora una collezione numismatica perfettamente ordinata. Il Direttore intende ora fornire il Museo di una biblioteca numismatica e, scarsi essendo i mezzi di cui la Società può disporre, si rivolge alle Asso- ciazioni numismatiche e ai cultori privati perchè vi vogliano generosamente contribuire. Sappiamo che qualcheduno ha già risposto all'appello. La Direzione. Falsificazioni moderne. — Due altre falsificazioni di monete italiane ci sono capitate sott'occhio, e ci affrettiamo a darne avviso ai nostri lettori. Uno di questi è il grosso di Leone X per Ravenna. (/©' Stemma. ^ Busto del Santo). L'altro, più raro, è il giiilio di Pio II per Foligno ; (^ Stemma. P ^1 pontefice nella nave, colla leggenda : DIRIGE • DNE • GRESSVS • NRO • S-). Queste due falsificazioni sono abbastanza bene eseguite, e, vedute di fretta, possono ingannare anche un provetto rac- coglitore. Hanno però quella speciale tinta nerastra, che caratterizza tutte queste imitazioni recentemente apparse sul mercato. La Medaglia dell' Istituzione Carnegie. — La si- gnora Marcella Lancelot-Croce ha modellato la medaglia dell'Istituzione Carnegie, per la premiazione di atti d'eroismo. Nel diritto vi è incisa la testa di Carnegie attorniata da gruppi allegorici rappresentanti i casi tipici di eroismo. Il rovescio porta il gruppo simbolico della Beneficenza che colla sinistra stende l'alloro sull'eroe rimasto vittima per salvare la vita altrui, e colla destra protegge la vedova. Pubblicazioni numismatiche del barone Vernazza. — L'egr. cav. Vincenzo Armando, fra i più competenti cul- tori di bibliografia piemontese, ha pubblicato, in elegantis- sima edizione, illustrata, la Bibliografia dei lavori a stampa del barone Giuseppe Vernazza (Alba, tip. Sansoldi, 1913). Nell'accuratissimo catalogo delle pubblicazioni dell' illustre 136 VARIETÀ erudito piemontese del settecento, parecchie quelle numi- smatiche. Notiamo : Osservazioni sopra un sigillo de bassi tempi da lui posseduto. Torino, 1778 (dedicato all'abate don Carlo Trivulzio); Istruttiva narrazione di alcune memorie della vita di 6". Agahio secondo vescovo di Novara (recensione dell'opera dell'abate Locati sulla moneta di quel vescovo) Torino, 1790 ; Medaglia di Cagliari (in Biblioteca oltremon tana 1792, III, 264-272, Torino); Moneta di Edoardo in ar genio trovata in Aosta presentata al Re in ottobre 1^92; Antichità (Sigillo di Alberto Berri Incisa) in Biblioteca oltre montana 1793, III, 98-99; Della moneta secusina. Torino, 1793; Recensio nummorum qui Secusii anno MDCCCXII mense septembre sunt reperti. Torino, 1813; Vita di Giambatista di Savoja principe del sangue, e notizia delle sue monete. To- rino, 1813; Extrait du Journal " Courrier de Tur in „ du 8 février 1814 n. ig Académie des sciences, littér. et beaux arts. Torino, 1814 [E un sunto del suo rapporto sulle me- daglie romane offerte dal Gifflenga all'Accademia di Torino]; Relazione sopra il catalogo di monete romane del sig. Fran- cesco Ravina presentato all'Accademia delle scienze il 4 giu- gno 1820. Torino, 1820. Numismatica costantiniana. — Nel Journal des Sa- vants (luglio e agosto 1913) E. Babelon tratta della Numi- smatica costantiniana, valendosi dell'opera di J. Maurice che è di capitale importanza. Egli dimostra come la numismatica, studiata col metodo seguito dal Maurice, diviene una fonte importante per la storia. Ciò che permette in particolar modo di riabilitare l'opera di Lattanzio. Parecchie le numerose pubblicazioni uscite in occasione del Centenario dell' Editto di Milano , dove contengonsi lavori, più o meno ampi, sulla monetazione di Costantino Ricorderemo qui, fra le più indicate, quelle del dott. Sera fino Ricci: Periodo costantiniano nella storia e nell'arte della sua monetazione neWArte Cristiana di Milano (editori Al fieri e Lacroix, 1913) e di mons. Domenico Giarolo : La con versione di Costantino nella numismatica (Vicenza, soc. tipo- grafica fra Cattolici Vicentini, 1913, in-8, pag. 23). VARIETÀ 137 Importante la Bibliografia Costantiniana offerta nel nu- mero speciale di maggio-giugno della Scuola Cattolica di Milano, Il § 22, a pag. 291-292 vi è consacrato alla numi- smatica appunto costantiniana. A proposito della zecca di Milano. — Il Secolo del 20 marzo scorso ha pubblicato un interessante capocronaca nel quale si narravano sommariamente le vicissitudini della zecca Milanese. E però necessario rettificare un errore nel quale è caduto l'autore dell'articolo stesso asserendo che le prime monete appartenenti con certezza alla zecca di Milano sono quelle di Cuniberto (a. 700). Infatti appartengono con probabilità ma non con cer- tezza alla zecca di Milano numerosi antoniniani ed aurei di Valeriano, Gallieno, Salonina, Claudio li, Quintillo ed Aure- liano, e vi appartengono con certezza assoluta le monete d'oro e d'argento colla sigia MD emesse nel periodo fra Valentiniano II (a. 380, epoca di S. Ambrogio) e Maurizio Tiberio (a. 600). L. L. R. Cotnmìssìone Artistico-Monetaria. — A colmare i vuoti formatisi in questa Commissione, dopo la sua costi- tuzione, vennero con decreto reale nominati : il sig. Felice Bernabei deputato al parlamento, il sig. comm. Lanfranco e il sig. cav. Motti. Napolis. — Segnaliamo la comparsa della nuova rivista Napolis, rivista di archeologia, epigrafia e numismatica, di- retta da M. Machioro e L. Correrà, che si stampa in Napoli dall'editore P. Perrella. Nei due primi fascicoli è da consul- tarsi il " Saggio sulla numismatica tarantina „ del Correrà. Per la zecca di Fermo. — Nel fascicolo dell'aprile 1913 della Rivista abruzzese di scienze e lettere, G. Palma riporta una lettera inedita di G. de Minicis, il noto archeologo, di- retta a N. Palma, a riguardo della zecca di Fermo. 18 138 VARIETÀ Economisti italiani. — Nella grande raccolta degli Scrittori d'Italia, diretta da Benedetto Croce ed edita dal Laterza di Bari, è comparso il voi. 47.° consacrato agli Eco- nomisti del Cinque e Seicento, a cura di Augusto Oraziani. V'è compresa la Zecca in Consulta di Stato del dott. Gemi- NiANO Montanari. A proposito delle oselle. — A. Pilot, noto studioso delle cose veneziane, ha pubblicato nel Fanfulla della dome- nica (n. 29, 1913) una poesia intorno alle oselle, le note me- daglie commemorative dogali, di cui nel 1912 scrisse la Cronistoria Aldo Jesurum. Falsi monetari in Milano. — È noto, per diverse pub- blicazioni, il Registro dei giustiziati d\ Milano, dal 1471 avanti, del quale sono copie in Ambrosiana ed in altre biblioteche, e dove frequente ricorrono nomi di falsi monetari dannati all'ultimo supplizio. Meno noto il Registro delle condanne di Milano, conser- vato nell'Archivio notarile di Milano, e fattoci conoscere dal- l'egr. dott. Bonomini, addetto a quell'importante deposito. Riservandocene un approfondito spoglio, notiamo la con- danna sotto la data 1^28 di un Vincentio Minuiiano solito ha- bitare in Ciovassino per monete false condennato al focho et in la confischatione de soy beni. Un parente forse del celebre letterato ed editore Alessandro Minuziano? Cittadinanza milanese ad un tedesco. — Ai 22 di- cembre 1466 si concedeva la cittadinanza di Milano a Pietro da Colonia « alamanus, magister batendi aurum » (i). (i) Archivio civico Milano. Lettere ducali 1462-1472, fol. 110. ATTI SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA Seduta del Consiglio ii Gennaio 1914. (Estratto dai Verbali). La Seduta è tenuta in via Filodrammatici, io, alle ore 14. Il vice-Presidente Francesco Gnecchi presenta ai colleghi Tavv. Memmo Cagiati, venuto appositamente da Napoli per assistere alla prima seduta cui era stato invitato. Il nuovo consigliere è accolto molto festosamente sia per la sua per- sonalità, sia come rappresentante del Circolo Numismatico Napoletano, a cui ci lega già tanta simpatia e col quale, mediante il suo tramite, non dubitiamo cresceranno sempre più i legami di fratellanza, che contribuiranno senza dubbio a imprimere alla nostra Società e alla nostra Rivista quel carattere di italianità che è sempre stato in cima ai nostri desideri, e che darà nell'unione sincera di tutte le forze vive della nazione, nuovo impulso ai nostri prediletti studi. Il sig. Cagiati, portando a Milano il saluto dei confra- telli del mezzogiorno, si associa alle nostre dimostrazioni di simpatia e per meglio dimostrarla esprime il desiderio che il Circolo Numismatico Napoletano sia accolto a far parte collettivamente delle S. N. I. Il Consiglio accoglie immedia- tamente con entusiasmo tale proposta e per acclamazione dichiara il Circolo N. Napoletano Socio della nostra Società. I. — Presentati dai Soci F. ed F. Gnecchi, vengono ammessi Soci corrispondenti : il nob. Paolo Derege di Donato e il sig. René Delaune di Parigi, e presentato dal sig. M. Ca- J40 ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA giati e F. Gnecchi, il sig. dott. Benevento Cosentini di Napoli quale Socio effettivo. II. — Il vice-Pres. F. Gnecchi riferisce che, in seguito all'abbandono dei locali del Castello, sta facendo pratiche per una nuova Sede al Convento delle Grazie. Queste sareb- bero assai bene avviate e si potrà avere una Sede assai conveniente, se non permanente, almeno provvisoria, in at- tesa che le circostanze abbiano fra qualche anno a permet- tere il ritorno al Castello Sforzesco, ove si avrebbe la Sede ideale, presso il nuovo Museo Numismatico. III. — Si approva la composizione del i°. fascicolo della Rivista 1914. IV. — Si passa all'esame e discussione del " Progetto della R. Accademia di Belle Arti di Milano di modificare il Concorso Grazioli per le medaglie „ (i). Prende la parola il signor Stefano Carlo Johnson. Egli non riputa utile ne opportuno il ventilato cambiamento, in primo luogo perchè, pur ammesso che l'esecuzione della medaglia possa (i) Ecco il testo del Concorso Grazioli : Oggetto del Concorso. Medaglie ottenute da coni d'acciaio. Saranno ammessi al Concorso gli artisti italiani, anche se dimo- ranti all'estero, con medaglie ottenute da coni d'acciaio, firmati dall'au- tore, e da lui incisi nel biennio anteriore al Concorso. Il soggetto delle medaglie è libero. Si richiede però che vi cam- peggi una figura od un ritratto artisticamente eseguiti. Si terrà conto, nel giudizio, anche del rovescio della medaglia. Ogni artista non potrà concorrere che con una sola opera. Le medaglie presentate al Concorso dovranno essere opere origi- nali, ideate ed eseguite dal concorrente anche nei disegni e nei modelli. Non devono essere state esposte precedentemente in pubbliche Mostre. A parità di merito sarà preferita la medaglia che abbia riprodotto un soggetto storico-patrio. Ogni concorrente dovrà presentare due esemplari di medaglia, esemplari che verranno restituiti dopo il giudizio ; però l'autore della medaglia premiata dovrà lasciare i due esemplari all'Accademia e con- segnarne un terzo al R. Gabinetto Numismatico, Il premiato non sarà ammesso ad un nuovo Concorso, se non dopo trascorsi due altri concorsi d'incisione dall'ottenuto premio. La Commissione giudicatrice sarà composta di uno scultore, di un pittore, di uno studioso di storia dell'arte, del conservatore del Gabi- netto Numismatico e di un incisore di medaglie. ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA I4I aver oggi uno svolgimento diverso dal passato — formando cioè i coni con riduzioni meccaniche — l'opera del bulino non deve per questo considerarsi trascurabile e destinata a diventar un mito. Il suo impiego è svarialo; torna poi più che mai provvida per le stesse riproduzioni meccaniche, poiché difficilmente esse riescono perfette, anzi abbisognano quasi sempre di non lieve ripassatura, lavoro che non può venir fatto se non da mano provetta. L'incisore è dunque sempre neeessario, come pure è indispensabile ch'esso abbia la competenza completa nell'arte della medaglia, competenza che esso raggiunge solo collo studio e col lavoro diretto sull'acciaio. Questo giudizio trova appoggio nei criteri usati dalla R. Zecca di Roma nell'ultimo concorso per il posto di capo-incisore ivi vacante: per tema d'esame venne data infatti r incisione di un punzone senza mezzi di riduzione. L'estendere dunque il Premio Grazioli anche ai nuovi mezzi sopravvenuti per la creazione della medaglia sarebbe dan- neggiare non poco l'incremento dell'arte del bulino, la quale ha invece tanto bisogno di rievocare il luminoso suo passato. Secondariamente poi la modifica sviserebbe lo spirito ed il criterio tassativo col quale venne dettato e fatto il lascito, criterio che sfugge certo all' interpretazione d' incentivo a riproduzioni qualsiansi, ma intende conservare ed incorag- giare un ramo vero e proprio d'arte, come i premi, ad esem- pio. Gavazzi, Canonica, Mylius, ecc. sono istituiti per la pittura, scultura, ecc. Le considerazioni svolte d^l sig. Stefano Carlo Johnson sono apprezzate ed approvate all'unanimità dal Consiglio, il quale formula il seguente ordine del giorno da rassegnare al Consiglio della R. Accademia di Belle Arti. " Il Consiglio Direttivo della Società Numismatica Ita- liana, venuto a cognizione del progetto della R. Accademia di Belle Arti di Milano di modificare il Concorso GrazioH per l'incisione delle medaglie e ritenuto che ogni cambia- mento delle modalità esistenti per tale concorso non po- trebbe che nuocere all'incremento dell'arte vera e propria del bulino, la quale vanta da noi sì glorioso passato e non può certo venir confusa con altri mezzi di lavorazione, fa voti perchè l'onorevole Consiglio della R. Accademia di 142 ATTI'T>ELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA Belle Arti mantenga al Concorso d'incisione Grazioli i criteri dettati dal suo fondatore, quali rispondenti al preciso scopo e da interpretare anzi con ogni ristrettezza „. V. — Il Segretario dà lettura dei seguenti doni per- venuti alla Società : Sua Maestà il Re d' Italia. Corpus Nummorum Italicorum, Primo tentativo di un Catalogo Ge- nerale delle Monete medioevali e moderne coniate in Italia o da Ita- liani in altri paesi. Volume IV : Lombardia {Zecche Minori). Roma, 1913 (con 48 tavole). Caglati Cav. Avv. Memmo. La sua pubblicazione : Monete assegnate ad alcune città della Calabria dal XV al XVIII secolo. Napoli, 1913 (Estratto). Cora Luigi. La sua pubblicazione : Un testone inedito di Carlo II di Savoia. Milano, 1913 (Estratto). Deibrueck R. La sua pubblicazione : Portraits byzantinischer Kaiserinnen. Rom, 1913, fig. (Estratto). Demoie E. La Condannation du Contrat Social et de l'Émile et la Médaille des Vingtquatre Commissaires de la Bourgeoisie de Genève, 1914. Qrueber H. A. La sua pubblicazione : The Quarter-Angel of James f. London, 1912 (Estratto). istituto italiano di Numismatica. La sua pubblicazione : Atti e Memorie (voi. I). Roma, 1913 Johnson Stefano. Un esemplare della medaglia a Giuseppe Grandi. Jongiie (le V.'» B. de). Le sue pubblicazioni . ■ Demi-Patagon frappé à Bruges par Philipp V, Rei d'Espagne, comte de Fiandre. Bruxelles, 1913 (Estratto). Les doubles souverains d'or frappés ùTournai par Philippe IV, Roi d'Espagne. Bruxelles, 1913 (Estratto). ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA I43 Lederer Philipp. La sua pubblicazione : Syrakusisches Kleingeld im 5. Jahrhundert vor Chr, Berlin, 1913, fig. (Estratto). Magnaguti Conte Alessandro. La sua pubblicazione : Letture numismatiche. Mantova, 1907. Marchisio A. P. La sua pubblicazione : Vestigie di antichità trovate nella Villa " La Torre „ presso Alba. Ivi, 1913. Menadier Karl. La sua pubblicazione : Die Miinzen und das Miinzwesen bei den Scriptores Historiae Augu- stae. Berlin, 1913 (Estratto). Pansa Avv. Qiovannì. Le sue pubblicazioni: Saggio di una bibliografia analitica della zecca medioevale degli Abruzzi. Napoli, 1912, fig. Documenti inediti relativi alle zecche abruzzesi nei secoli XV e XVI, Napoli, 191 3. Papadopoli Conte Sen. Nicolò. La sua pubblicazione : Monete italiane inedite della Raccolta Papadopoli. Milano, 1913, fig. (Estratto). Ricci Prof Dott. Serafino. Le sue pubblicazioni : Corpus Nummorum Italicorum di S. M. il Re Vittorio Emanuele III in Nuova Antologia, 1911. Le discipline numismatiche italiane nell'ultimo Cinquantennio, ov- vero " Cinquant'anni di vita numismatica in Italia „. Prolusione al corso libero di Num. e Medagl. alla R. Univ. di Pavia in Bollettino Ass. Arch. romana e Boll. Num. ital., 1912-13. Le basi scientifiche del Corpus Nummorum Italicorum. Relazione quale Presidente del Convegno Numismatico Milanese in occasione del decennio del Circolo Num. Mil. (1902- 1912) in Miscellanea in onore del barone sen. Manno. Torino, tip. editrice Subalpina, 1912. La moneta e la medaglia presso i Romani. Prolusione al Corso li- 144 ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA bero di antichità ed epigrafie classiche presso la R. Accad. Scient. Lett. in Rivista Ital. di Nttm., 1912. Il Medagliere nazionale modello. Relazione presentata al III Con- gresso Arch. Intern. di Roma in Riv. Ital. di Nunt., 1913- Relazione scientifica sulla Sezione Numismatica del III Congresso Numismatico in Rivista Hai. di Num., 1913. Il Salone internazionale della medaglia e della placchetta contem- poranea. Relazione al X Congresso Inter. Artistico. Roma, tip. del Se- nato, 1912. I medaglieri europei e il loro ordinamento per i fini della cultura. Relazione scientifica al X Congresso storico internazionale dell'arte, in Rivista Ital. di Num., 1913. II tesoretto monetale gallico di Verdello in Rtv. Ital. di Num., 1913. Il periodo costantiniano nella storia e nell'arte della sua moneta- zione. Saggio di numismatica costantiniana, con 114 illustrazioni. Estratto dall'Arte Cristiana, Rivista della Società " Amici dell'Arte Cristiana „. Milano, 1913 (Editori Alfieri e Lacroix). Rizzoli Cav. Luigi (junior). Le sue pubblicazioni : Monete Romano-repubblicane rinvenute a Padova. Padova, 1913. I sigilli del Museo Bottacin di Padova (Nuova serie). Padova, 1913. Tolstoi Conte Giovanni. La sua pubblicazione : Monete byzantine. Fase. V. Pietroburgo (con tav.). Wavre W. e Demole Eug. La loro pubblicazione : De la succession des Brandebourg aux Longueville, 1707-1722. Ge- nève, 1913 (Estratto). Alle ore 16 , esaurito l'Ordine del Giorno, la seduta è levata. Finito di stampare il 31 marzo 1914. RoMANENGHi Angelo Francesco, Gerente responsabili FASCICOLO IL INCISORI SIRACUSANI del V secolo a. C. e dei primordi del IV «Continuazione, vedi tasc. f, pag. ii, 1914). 11 tipo della testa prospiciente era stato intro- dotto a diverse riprese su monete greche dei se- coli VI e V (^), ma senza successo o almeno* senzct continuità, sicché, quando, verso la fine del V secolo, quel tipo audace apparve su monete sicule, dovette sembrar quasi una trovata nuova. I modelli però non mancavano: occorrono di frequente nell'arte indu- striale siceliota mascherette prospicienti che ornano l'estremità di un manico d'orciuolo, l'orlo o il centro di una patera, il disco di uno specchio, e, benché la maggior parte di questi oggetti sieno dei secoli IV e 111, alcuni rimontano certamente al V (2). Gli orefici sicelioti ed italioti volentieri lavoravano a sbalzo ma- scherette prospicienti di Menadi, di Sileni, di divinità fluviali e di ninfe, da sospendersi ad esili catenine a treccia ad uso di monili o ad anelli d'orecchini. La difficoltà di adattazione alla piastrina monetale era tutta nella movenza, che doveva permettere di ac- (i) Queste monete si dividono in gruppi sincroni, ma sono quasi tutte del periodo arcaico. li Gorgoneion degli scudi o dei vasi metallici calcidesi è un modello preferito. In arte una creazione felice suscita iiimiediatamente una folla d'imitazioni ed ha il suo preciso periodo di voga ; a questa legge obbediscono gli incisori della fine del V secolo. Colla testa prospiciente di Athena dell'incisore Euclide sono da con- nettere la testa prospiciente di Dionisio delle monete tebane, quella di Athena di Eraclea lucana, quella di Ercole a Selinunte, mentre col- l'Arethusa di Cimone sono apparentate le teste prospicienti di Anfipoli, di Larissa, di Clazomene. E difficile stabilire quale dei due tipi, quello di Cimone o quello di Euclide, deblja avere la precedenza. (2) Citerò le mascherette in bronzo (coli. De Luynes) e in terra- cotta che ornavano le tombe campane del V secolo. 148 ARTURO SAMBON cennare con leggiero rilievo i piani fuggenti, e questa difficoltà fu maestrevolmente risolta da Cimone. Do il disegno di una moneta di Gela, probabil- mente anteriore al 413, con testa di prospetto; è dessa di disegno un po' goffo , nel quale sembra quasi far capolino lo stile inceppato degli artisti mixobarbari dell'ultimo ventennio del V secolo ('). Il tipo è il seguente : !>' — Testa del dio fluviale Gela volta di tre quarti a destra, i capelli molli fluenti sulle spalle e cinti da benda frontale; è dessa inquadrata da tre pesci che guizzando si rivoltano. I^ — Quadriga al passo verso destra, condotta da Nike. Al disopra, una corona d'olivo. Leggenda scom- parsa. Tetradrammo. Cat. Kirsch, 1911, n. 348. Peso gr. 16,25. m Fig. 17. — Tetradrammo dì Gela. Questa moneta è contemporanea del raro tetra- drammo gelense del museo britannico (Head, His. Num., p. 123), che offre la testa del dio fluviale a sinistra, e, nell'esergo del rovescio, la leggenda : TEAniON. L'uso dell'n ci avverte che la moneta non può essere di molto anteriore al 415, mentre il con- fronto della quadriga con quella delle monete sira- cusane ci riporta verso il 425. Nella città di Gela si radunò, nel 424, il congresso che fermò la pace fra Siracusa e le principali città sicule; d'altra parte (i) Si ha l'impressione di un calco depresso, avendo voluto l'inci- sore evitare i foi ti rilievi che sarebbero stati presto disfigurati dal- l'usura Si paragoni colla testa prospiciente di ninfa su monete sege- tsane anteriori al 409. INCISORI SIRACUSANI I49 Gela nel 415, in occasione della guerra contro gli Ateniesi, fu pronta ad offrire le sue milizie a Sira- cusa (Thuc. VII, 33, 58 ; Diod. XIII, 4, 12). Queste monete gelensi colla corona d'olivo, vanno poste fra gli anni 424 e 413, ed alle ultime emissioni si con- nette probabilmente il raro didrammo, il cui tipo sembra rappresentare un cavaliere gelense che pre- cipita nell'Assinaro un oplita ateniese ^0. Quasi con- temporaneamente al tetradrammo di Cimone con testa prospiciente di Arethusa, venne fuori il di- drammo di Eveneto, per Camarina, con testa di pro- spetto del fiume Ipparis (2); ma se anteriore o poste- Fig. 18. — Conio di Eveneto per Camarina. riore al capolavoro di Cimone, non saprei dire. Dirò solo che la testa incisa da Eveneto ha la stessa mo- venza di quella dell'Arethusa di Cimone, ma non lo stesso commovente idealismo, poiché i capelli molli, le guance pienotte, gli occhi globulari, gli danno un aspetto un pò* rustico, e, sebbene il tipo con- citato del dio fluviale non possa suscitare la stessa emozione di quello della pensierosa ninfa, sembra quasi impossibile che un artista del valore di Eve- neto avesse potuto disegnare questo tipo dopo aver visto la deliziosa creazione di Cimone. Cimone ha inciso due tipi (3) per il rovescio della sua testa prospiciente di Arethusa, personali e più euritmiche interpretazioni della briosa quadriga di Evarchida. Son dessi di rilievo stiacciato e così (i) Iinhoof-Blumer. Moii. Gr., tav. B. 2. (2) Bri/. Mus. Cat. Sicily, p. 3^, n. 16; Saiinas, op. e, tav. XVI1I,5. (3) Tiidecr, op. e. 150 ARTURO iJAMIiON delicatamente condotto, che col pennello non po- trebbe essere più finamente chiaroscurato. a) Quadriga a sinistra svoltando in pieno ga- loppo. L'auriga frena le redini sinistre e allenta quelle di destra : egli ha le estremità delle redini involte intorno al busto e volge la testa per misurare il corto svolto dell'ultima meta. I due primi cavalli, subita- mente frenati, hanno ancora le gambe raggricchiate e discoste dal suolo: il terzo, nello stesso atteggia- mento, è quasi di fronte e volge la testa indietro ; il quarto coi piedi poggiati al suolo, la testa alta, le gambe anteriori fortemente piegate, prende un vi- goroso slancio. Dinanzi ai cavalli, giace a terra il fusto di una colonna infranta, sul quale forse un giorno si leggerà il nome di Kimon. Una Vittoria, librata in aria, il corpo dritto, le punte dei piedi che sfiorano le teste dei cavalli, porge un serto all'auriga. Nell'esergo, si vede una spiga, simbolo di abbon- danza, che orna quasi tutte le monete degli ultimi anni del V secolo o dei primi del IV. b) Quadriga vittoriosa; i cavalli come nel conio precedente, ma più briosi e di disegno più slanciato; l'auriga, curvo innanzi, frena le redini e modera col kentron i cavalli imbizzarriti, per metterli ad un passo ritmico, mentre una Vittoria vola verso di lui e gli porge la corona della corsa. La quadriga poggia su base a linee parallele, fra le quali si legge il nome KIMnN. Nell'esergo, l'iscrizione ?YPAKO?inN ed una spiga. Se paragoniamo fra loro le quadrighe delle con- temporanee monete di Euclide e di Cimone, vedremo una grande difi'erenza di stile. Tanto Euclide che Cimone hanno avuto in mente le spigliate quadrighe di E veneto (416-412) e quelle impetuose che Evar- clìida (413-412) incise come rovescio ai coni di Fri- INCISORI SIltACUSANI I5I ì;ì11o. Le c|uaclrigc euclidee sono di due sorhi: una, associata alla testa con capelli svolazzanti, posteriore forse al 400 a. C. è di disegno magro, colle gambe dei cavalli lunghe e di mossa disordinata che vor- rebbe imitare quella dei cavalli di Cimone; l'altra, più antica, è di rilievo forzato e un po' sciocco, colle gambe dei cavalli simmetricamente piegate ad an- golo dritto. Le quadrighe di Cimone sono invece di un meraviglioso equilibrio : nel motivo a), egli evita lo spiacevole parallelismo delle otto gambe raggric- chiate, con far poggiare a terra le gambe posteriori di uno dei cavalli e con distribuire le altre a gruppi serrati, con vuoti intercalati, che alleggeriscono di molto l'immagine. Egli ottiene questo con separare alquanto le due coppie, mettendo di scorcio uno dei cavalli ed indicando così anche il rapido svolto della quadriga; inoltre, con rimpicciolire l'immagine, con isbiadire il rilievo, con modulare il ritmo dell'azione, ci dà maestrevolmente e quasi con intuizione pitto- rica, l'impressione dello spazio, che manca totalmente nei rovesci di Euclide. La monetazione greca offre la preziosa documentazione di un soggetto ripreso piti volte con metodi e tendenze nuove, con senti- mento e temperamento diversi, ma sempre con con- tinuo sforzo di perfezionamento e con, di tanto in tanto, il rapido progresso dovuto a qualche geniale intervenzione, come quella di Cimone. E qui cade in acconcio esaminare il pregevole tetradrammo del Museo britannico colle lettere IM dietro la testa della ninfa (^) ed il simbolo di un leone che azzanna un toro nell'esergo del rovescio. Il di- ritto è assai simile a quello del primo decadrammo di Cimone, mentre la quadriga è calcata su quella (i) Tav. Ili, n. 3; Bn'i. Mas. Cat. Sicily, n. 214; L'Imhoof-Blumer vede nelle lettere IM le iniziali d' 'IjJiaXtc, riferibile alla Demeter Sira- cusana {Islyinphen, p. 55), 1=52 ARTURO SAMBON del tetradrammo con testa prospiciente di Arethusa, ma il simbolo, che occupa cjuasi un terzo del campo, ne intralcia l'effetto: l'auriga è troppo piccolo, la ruota del carro sproporzionatamente grande, il ri- lievo del quarto cavallo scioccamente esagerato. Da questi confronti chiaramente emerge il valore di Ci- mone « che sovra gli altri come aquila vola ». Evans ha tentato di rintracciare i primitivi lavori di questo geniale artista : Cimone avrebbe creato a Neapolis, verso il 415, il tipo della testa di ninfa prospiciente (0 e lavorato in seguito alcuni conii per Metaponto (^\ per Terina (3), per Messina (4); nel 412, avrebbe inciso per la prima volta a Siracusa il decadrammo agonistico, e nel 409, avrebbe prodotto il suo capolavoro : la testa prospiciente di Arethusa. La maggior parte di queste ingegnose identificazioni sono però oggi revocate in dubbio dall'Evans stesso (5): la moneta metapontina della collezione Garrucci col preteso nome KIMON, ha la leggenda monca INON, ed è opera di un mixobarbaro ; un secondo e più com- pleto esemplare off're la leggenda spuria TAEPINON (6) ; d'altra parte le monete di Terina e di Messina certa- mente non sono lavori originali del Cimone di Sira- cusa. La sola moneta della Magna Grecia che si po- trebbe attribuire a questo Cimone è il didrammo na- poletano riportato dall'Evans al n. 2 della tav. Ili di « Syracusan medaillons », ma questa moneta non sembra anteriore agli anni 405-400 a. C. L' Evans, dopo av^er luminosamente dimostrato che Cimone fu il primo a creare il tipo dei deca- (t) Evans. Syr. Med., p, 76 e 179. (2) Evans. Syr. Mai., p. 78. (3) Evans. Coin engravers of Terina. (4) Evans. Syr. Med., p. 77 e 186. (5) Tudeer, op. e, p. 233, (6) Tudeer, op. e, p. 233, su di un esemplare si legge TEPINON INCISORI blKACUbANI I53 drammi agonistici, propone di connettere la creazione di queste eccezionali monete colla prima celebrazione delle feste Assinarie nell'anno 412, anziché colle fe- stose manifestazioni, che, dopo la conclusione della pace coi Cartaginesi, servirono a mascherare i vin- coli della tirannia dello scaltro Dionigio. Questa ipotesi riscosse il plauso generale e fornì il cardine dell'attuale sistemazione cronologica delle monete siracusane anteriori al regno di Agatocle; essa fu corroborata coU'attribuzione all'anno 409 del conio di Cimone con testa di prospetto di Arethusa, mercè l'indizio di una monetina imerese, probabil- mente calcata sul tipo siracusano, indizio un tantino fragile se si consideri che il tipo di una testa pro- spiciente aveva fatto la sua apparizione in Sicilia prima del conio di Cimone. Nel primo conio del decadrammo, Cimone si attiene a quella maniera che abbiamo qualificata di pittorica e che consiste in larghi piani delicatamente sfumati. Il profilo della ninfa, di tratti fini, è di aspetto leggiadro, la bocca leggermente sorridente, gli occhi fissi verso l'alto con sguardo benigno, la fronte fug- gente, i capelli ben ordinati dentro e intorno l'ele- gante opisthosphendone a reticella ; il forte rilievo che tronca il collo, accenna nettamente V inflessione della spalla e aggiunge leggerezza al delicato profilo. Un delfino, appiattato sotto il collo, completa l'impres- sione illusoria del busto ^'^\ Nel secondo conio <2\ Cimone cangia completa- mente il suo stile. Il sentimento dello scultore ri- prende il disopra; il medaglista audacemente rinnega i leziosi dettami della glittica siracusana e chiota, e, rievocando le gloriose forme fidiache e policletee. (i) Tav. II, n. 12; Du Chastel, i.» edizione, tav. 12, 141. (2) Tav. II, n. 13 ; Dn Chastel, tav. 12, 143. ±54 ARtùko saMboN concentra nel ristretto spazio della medaglia e l'amore del forte distacco delle forme e la ricerca dei gran- diosi fremiti dell'anima. La testa è di forte rilievo, con vigoroso sviluppo di masse d'ombre; i tratti sono poderosi , la bocca sdegnosa, le nari dilatate, lo sguardo chino e pensieroso, i capelli desinenti in ric- cioli svolazzanti. L'effetto è meraviglioso e dà l'im- pressione di un'opera monumentale vista da lontano: in questa testa poderosa, di grandissima verità for- male, è così forte impronta di sentimento, che la vi- sione intellettuale domina completamente la visione sensuale, e persino con questa espressione di sde- gnosa tristezza, Cimone assurge a quel perfetto idea- lismo che magnifica le impressioni attraverso i forti battiti del cuore. Un terzo conio (^) del decadrammo ci mostra invece una testa di aspetto più umano, di espressione meno intensa. L'artista, nel riprendere il primo mae- stoso getto, ha voluto correggere, raffinare maggior- mente, ma con la correzione di difetti plastici ha quasi dispersa o almeno sbiadita la nobile espres- sione di calma e pensierosa tristezza, che era il maggior pregio dell'opera primitiva. La conforma- zione della testa è bensì migliore e scompaiono al- cuni difetti di piani, ma l'occhio più aperto, la pu- pilla marcata, l'inutile accenno dei cigli, la bocca piccola, il maggior dettaglio dei capelli, non aggiun- gono grazia e annebbiano l'espressione. Il rovescio, quasi identico per le tre emissioni, ci offre una delle più perfette immagini di una qua- driga veloce che sia mai apparsa su piastrina me- tallica. L'artista ha scelto il momento in cui l'auriga cerca di moderare l'azione dei cavalli per ricondurli ad un passo ritmico ed è riuscito a darci la duplice (i) Du Chastel, tav. 12, 142. INCISORI SIRACUSANI I55 impressione della corsa sbrigliata e del subitaneo freno: due cavalli (il primo e il terzo) vanno di gran galoppo, la testa alta e riottosa, mentre gli altri due rallentano la corsa e poggiano a terra le gambe po- steriori (Tav. II, n. 13). È inutile dire che i rilievi del Partenone sono sempre dinanzi agli occhi del grande incisore. I primi tipi della moneta d'oro, da cento litre (^), creati da Cimone verso il 405 (nel 410 secondo TEvans), hanno lo stesso carattere eminentemente scul- torio. Queste monete erano messe in circolazione al momento preciso in cui la città di Lampsaco abbando- nava il conio dell'elettro per emettere le sue stupende monete d'oro puro. I rapporti commerciali ed indu- striali fra Siracusa e Lampsaco erano intensi e ne offre la prova, un tesoretto rinvenuto in Sicilia circa quindici anni fa, composto di stateri lampsaceni e di monete siracusane. La Nike che sagrifica un becco sulla moneta lampsacena^ corrisponde all' Ercole che strozza il leone della moneta siracusana; quest'ul- timo tipo è preso probabilmente da una scultura della scuola di Mirone e sembra il soggetto di una metope. La glittica sicula ed italiota si era rapidamente im- padronita di questi quadretti scultorii e ne aveva va- riato all' infinito i dettagli, accentuandone gli effetti pittorici. Cimone ha riprodotto la testa del suo secondo decadrammo su di un tetradrammo, ma la rarità di questa moneta è sufficiente indizio per ritenere che il tentativo non fu giudicato utile ; infatti il rilievo della testa era troppo forte per il tetradrammo. Il ro- vescio di questa moneta è di lavoro frettoloso e non sembra opera di Cimone; ad ogni modo è più uno schizzo che un lavoro^sagacemente condotto a termine. (i) Evans. Syr. Med., pi. II, n. 3; Hill, op. cit., pi. VII, n. 4. 156 ARTURO SAMBON Parmenio e gli anonimi seguaci di Cimone ed Euclide (circa 406-circa 390). Alla scarsa produzione di tetradrammi per opera di Cimone, supplisce una numerosa serie di tetra- drammi con teste di ninfa di tipo assai vario, che un rovescio quasi uniforme, derivato dal tipo di Evar- chida, permette facilmente di raggruppare. In mezzo a questa serie prendono posto i bellissimi tetra- drammi di Parmenio. Questo artista si è ispirato egualmente del conio primitivo di Eveneto e dei la- vori di Cimone, ma la sua testa di ninfa non ha il puro profilo greco di quei modelli ed offre invece qualcosa di capriccioso, con spiccante modernismo: la fronte è dritta, il naso lungo e depresso in sul nascere, il sopracciglio fortemente arcato, la bocca sensuale, il mento corto. Egli varia la movenza dei delfini scherzosi intorno alla testa della ninfa e ag- giunge talvolta sotto il collo un simbolo, una spiri- tosa mascheretta di Satiro, che dà al suo soggetto un aspetto pittorico (^X LMnfluenza e la mano di Parmenio si manife- stano nella serie anonima detta « delle grandi teste ». Questa influenza è assai evidente nel n. 46 del Tu- deer {Zeitsc/irift fiìr Nnmismatik, XX JK, tav. IV), (i) Gli esemplari firmati hanno i tipi seguenti : a) Testa di ninfa a sinistra, i capelli avvolti da opisihosphendone a borsa (velo stellato o reticella); al di sopra, lYPAKO?lflN J '"" torno tre delfini scherzosi; sotto il collo, un delfino a metà nascosto e la firma PAPIVIE • ^ Quadriga veloce a sinistra; l'ultimo cavallo ha strappato le redini. Tetr. Peso 17,25. Du Chastel, Vili, 85; Head, Coins of Syracuse, V, I; Holm, o. e, V, 15; Evans, Syr. Med., IX, 6; Hill, o. e, VII, 2. b) Testa identica, la firma p/^p sul davanti del collo. A. Evans, Num. Chron., 1890, tav. XVIII, 5. INCISORI SIRACUSANI I57 che offre una linea faciale identica a quella delle teste firmate da Parmenio. Ma in alcune di queste « grandi teste w, che derivano dal tipo largo e scul- torio di Frigillo, mi sembra di ravvisare anche la mano di Euclide, divenuto più esperto dopo aver la- vorato con Frigillo, con Evarchida e specialmente con Cimone, e, quella dell'incisore IM; mentre su tutte domina l'influenza, prima di Cimone e poi di Eveneto. Questa monetazione anonima, che attri- buisco agli anni 406-390, rappresenta il punto cul- minante dell'evoluzione dei tipi creati da Eveneto, Frigillo, Evarchida ed Euclide, ma è dessa come un eco del grandioso lirismo artistico nato e sviluppa- tosi a Siracusa durante la lotta per l'egemonia del- l' isola, che, pian pianino si va sbiadendo e dileguando. Il rovescio delle monete di Parmenio e dei te- tradrammi senza firme di artisti, è spesso simile a quello del tetradrammo di Euclide con testa prospi- ciente d'Athena. Abbiamo visto che il motivo della quadriga veloce con i cavalli di centro imbizzarriti, disegnato da Evarchida nel 413, era in quell'anno già vecchio ferro di bottega fra gli scultori ed i pit- tori. Le quadrighe della serie anonima sono affini a quella di Evarchida, ma offrono le varietà seguenti: a) I cavalli al galoppo; il i.° ed il 4.° la testa dritta, tesa; il 2° riottoso, col muso in alto ; il s-** la testa rivolta verso lo spettatore (tipo di Evarchida, ma meno con- citato). Tudeer, quadriga, 34. b) Lo stesso tipo di fattura più larga. Tudeer, 20 e 21. c) 1 cavalli al galoppo, ma sul punto di essere ricondotti ad un passo ritmico. Solo il terzo cavallo scuote la testa, presentandola di fronte allo spettatore. Il secondo gruppo di cavalli è alquanto discosto dal primo come sul se- 158 ARTURO SAMBON condo decadrammo di Cimone e sulle ultime emissioni di Eveneto, ma le gambe sono tutte scioccamente alli- neate con piega uniforme (rilievo secco). Tudeer, 22 e 23. d) Lo stesso tipo di miglior rilievo. I cavalli calpestano una ruota infranta (La testa della ninfa su alcune monete sembra opera di Parmenio). Tudeer, 25. Eveneto (dopo il 400-circa 370). Siamo arrivati, nella storia della glittica siracu- sana, al delizioso periodo estivale in cui l'albero si covre di una massa di fiori odorosi e di smaglianti colori. Poco dopo il 400, Eveneto, il più delicato degli incisori greci, succede a Cimone. Egli è forse lo stesso artista di quell'Eveneto, che, già nel 416-412, aveva lavorato per Siracusa e che per un tempo esercitò la sua arte nelle città di Catana e di Ca- marina, giacche le opere del IV secolo che hanno la firma EYAINE sembrano il razionale sviluppo di quei primi raffinati saggi firmati EYAl e EYAINETO; ma dacché T Evans ha letto su di una moneta di Te- rina di circa 370-360 a. C. una firma di artista, che sembra essere composta delle lettere EYA, s'è affac- ciato il dubbio che uno stesso incisore, già provetto nel 416, potesse difficilmente nel 370-360, lavorare con tanta sicurezza di mano opera così minuta. Cimone è il Fidia dell'incisione sicula, mentre Eveneto può dirsi il Prassitele di quell'arte, e le teste dei decadrammi di Eveneto, che hanno già tutta l'essenza dell'arte di Cefisodoto e di Prassitele, sono forse la più antica espressione pervenuta a noi del nuovo indirizzo artistico cui Prassitele die la forma la più perfetta, sicché, mentre in generale l'arte modesta dell' incisore è di più di dieci anni in INCISORI SIRACUSANI I59 ritardo sulla pittura e la scultura, Eveneto, nei primi anni del IV secolo, con delicata visione, si schierava fra i precursori di un'arte nuova o almeno s'ispirava dei primi tentativi dell'arte gentile che Prassitele portò al suo apogeo. Credo perciò che l' Evans ri- porti tropp'oltre, nel V scc, i decadrammi di E veneto. Il primo è calcato su quello di Cimone e conserva qualcosa della severa impronta monumentale del modello, ma sin da questo primo saggio la mano delicata e le leggiadre concezioni del raffinato Eve- neto si manifestano nella morbidezza dei piani, nel- l'eleganza dei dettagli, nella fioritura delle curve (Tav. Ili 4 a 6). Nel IV secolo le emissioni del decadrammo fu- rono assai abbondanti e quindi i coni lavorati da Eveneto numerosissimi. Cercheremo di dare con se- quela cronologica i principali tipi : i). 11 primo tipo (Tav. Ili, n. 4) ha un simbolo dietro la testa della dea, una conchiglia {pecten). I) Du Chastel ne da uno stupendo esemplare al n. 144 della 13* tavola, ma se ne conoscono altre due varietà (i) nelle quali la fronte della dea diventa gradatamente più dritta e più piccola, la massa dei capelli più compatta ; varia l'at- teggiamento dei delfini. 2). Assai vicini al tipo con pecten sono quelli rarissimi del British Museum e del Medagliere di Parigi, che offrono, dietro il collo, una stella a quattro o ad otto raggi (2). 3). Segue il tipo che presenta un globetto presso il mento e talvolta la stella a quattro raggi (Tav. Ili, n. 5). Du- rante questo periodo fu emesso il tetradrammo con tipo eguale a quello del decadrammo. (i) Non ho mai visto il tipo con conchiglia avente la firma E...N. citato dal Forrer. (2) Non ho mai visto il tipo con firma citato dal Forrer. l6o ARTURO SAMBON 4). La Stessa impronta composta di grazia temperata da ri- flesso severo, si osserva nei coni rarissimi che hanno sotto il mento o dietro il collo una testa di grifo. B. M. Cat. Sicily, n. 185 e 187. Forrer, p. 109. 5), La morbidezza dei piani e la leggiadria dei contorni si accentuano nel tipo che porta finalmente la firma del- l'artista, EYAINE (Tav. Ili, n. 6), e, in uno degli ultimi tipi, EYAINETOY (0. La fronte è più fuggente, l'occhio arrotondito, lo sguardo diretto in alto, la capigliatura più sviluppala, ma più leggiera sul collo. La bocca sembra quasi formare una parola carezzevole. 6). In un nuovo conio, con il collo più lungo, la palpebra più leggiera, la linea del naso leggermente incurvata. Ève. neto da l'ultimo tocco a questa incomparabile visione di grazia femminile. Du Chastel, n. 147. Holm, tav. V, n. 9. Forrer, p. 116. 7). Gli ultimi coni di questo tipo portano presso il mento un A, indizio del decadrammo. Evans, Syr. Med., tav. V, n. 11. Forrer, 115. 8). Negli ultimi anni. Eveneto, incise un nuovo conio con testa più piccola e con tratti più gentili, capricciosi come quelli della testa femminile incisa da Parmenio ; l'occhio tirato un po' in giù, la fronte fuggente e lo sviluppo dei riccioli sulla fronte, danno l'apparenza di una leggiera inflessione della testa sulla spalla sinistra. Forrer. op. cit, p. 119; Evans, Syr. Med., tav. V, n. 13. (i) Si è discusso lungamente sul carattere di queste firme. A molti sembra impossibile che nelle principali manifestazioni civiche gli inci- sori della zecca potessero mettere ostensibilmente il loro nome. È egli possibile che per entusiasmo artistico si sia fatta eccezione di Cimone ed Eveneto? Non pare probabile, e, la migliore soluzione sarebbe quella suggerita già dall' Evans per Taranto, che cioè gli artisti abbiano fir- mato talvolta in qualità di magistrati monetali, se non vi facesse osta- colo il carattere saltuario di queste firme. INCISORI SIRACUSANI l6l I coni del rovescio offrono le seguenti varietà : n) Cavalli forzuti con gambe muscolose, di tipo prettamente siracusano. Vanno di galoppo ed il terzo, il collo teso, poggia a terra le gambe posteriori. Questa quadriga, benché in apparenza quasi eguale a quella di Cimone, è in realtà assai diversa: Cimone indica la rapida corsa, Eveneto, invece, il rapido freno. I cavalli di Eveneto sono più rappresi, e, sotto la ten- sione delle redini ed il leggiero tocco del keiitron, dal galoppo sfrenato, passano docilmente ad una mossa ca- denzata che regolano forse i suoni di un inno di vittoria. Mirabile virtù dell'artista che di una medesima imma- gine sa variare all'infinito gli effetti, con solo qualche sfumatura o qualche nuovo accordo di linee rette e curve, con qualche sprazzo di luce, diversamente scuo- tendo o carezzando la nostra sensibilità. Questo rovescio si trova abitualmente colle teste del n i (sim- bolo, conchiglia). b) Leggiera variante del precedente: il disegno dei cavalli è più greve. Un conio arrugginito è stato associato alla testa n. 7 (con A). (Tav. Ili, n. 5). e) Altra variante con i cavalli che balzano lungi dalla linea terrena. (Tav. Ili, n. 4). d) Cavalli più piccoli, a galoppo sfrenato, le gambe smilze, piegate ad angolo acuto e radenti la linea terrena. Questo rovescio è abitualmente associato alla testa n. 3 (globetto sotto il mento) e) Cavalli di forma ancor più snella, di disegno più nervoso. Tre cavalli (i.°, 2.° e 4.°) al galoppo, s'impennano sotto la subitanea tensione delle redini, mentre le gambe con- servano ancora il movimento di slancio. Con sollevare le gambe anteriori e con ribassare la testa del 3.° ca- vallo. Eveneto da maggiore eleganza all'immagine e 102 Ariùko SAMBON rende più briosa l'azione. L'Evans crede che il di segno del 3.° cavallo che poggia al suolo le gambe poste- riori sia erroneo e di lunghezza smisurata. Do un di- segno schematico dei cavalli di Cimone e di Éveneto per mostrare che non vi è nessuna scorrettezza di di- segno. Si osserverà che nella quadriga di Cimone due cavalli poggiano le gambe al suolo e che Cimone per rimediare al confuso intreccio delle gambe ne ha sop- pressa una. (Tav. Ili, n. 6). /) In un nuovo conio, Eveneto perfeziona il tipo e, con ren- dere pili compatto il gruppo dei cavalli. ''^^ii'r-i^j^-^'^^ A] Fig. 19. — Sviluppo dei cavalli di Eveneto, di Cimone e del Nuovo Artista. A ■ Eveneto. — B • Cimone. — C - Il Nuovo Artista. Più oltre non si poteva andare ed il tipo del cavallo a furioso slancio di galoppo subitamente fre- nato, che Eveneto aveva creato, si cristallizzò sui pegasi del nuovo governo democratico. INCISORI SIRACUSANI 163 Il « Nuovo Artista », Ci rimane ad esaminare lo stupendo decadrammo della collezione Jameson, proveniente dal ripostiglio di Santa Maria di Licodia (Tav. Ili, n. 7 (i), L'Evans, seguito da Hill, attribuisce questo conio ad un nuovo artista; il Forrer crede invece sia opera di Eveneto. Il Jameson, avendo leggermente pulito il rovescio ha dimostrato che un certo rilievo che al- l' Evans sembrò un gruppo di lettere, ^K o NH (?), non era che una grossezza di metallo ossidato. Nondi- meno, credo che T Evans abbia perfettamente ragione nell'attribuire questa moneta ad un nuovo artista. Non solo vi è una grande differenza di tipo colle monete di Eveneto, ma vi è una differenza notevole di sentimento artistico. La testa è di rilievo piatto, di modellatura più schematica di quella di Eveneto. Varia la linea fa- ciale: il naso più lungo con narici meno sviluppate, le labbra sottili, il mento più corto, la capigliatura più abbondante e contornata da un fiorente svi- luppo di riccioli. L' effetto è più decorativo, ma meno intenso. Il senso decorativo si manifesta anche nell'inquadratura formata dalle lettere dell'etnico poste a gruppi fra i delfini scherzosi. Il rovescio a prima vista sembra simile a quello primitivo di Eveneto, ma la concezione è diversa e di un'armonia soavemente bilanciata che risponde (i) Evans, Syr. Meci., tav. IV ; R. Jameson, Descr. de sa coi/., p. i8i n. 835. 164 ARTURO SAMBON ad un*armonia musicale. L'auriga modera col ken- tron il passo dei cavalli ad una cadenza musicale e così l'artista, rifuggendo dalla sciocca simmetria di Euclide e dall'ingegnoso scompiglio di Cimone e di Eveneto, ci da una delle più gustose simme- trie che l'arte possa esprimere, perchè la sua vi- sione evoca immediatamente gli accenti musicali che la regolano. Questo conio ci offre uno dei più preziosi saggi d'incisione pittorica e decorativa ed io sarei proclive a riconoscervi la mano di quel tei..., collaboratore di Cimone, che ha firmato un conio del tipo della testa prospiciente di Arethusa (Tav. Ili, n. 2). Riassumendo le caratteristiche dell'arte monetale siracusana, vediamo che verso il 500 a. C. gH inci- sori siracusani avevano sott'occhio opere metalliche di poderosa impronta provenienti dalle industriose colonie euboiche disseminate lungo le coste della penisola Calcidica. Questa influenza si spiega cogH ultimi riflessi del commercio calcidico che per lungo tempo aveva regolato gli scambi fra le coste del- l'Egeo, la Sicilia e l'estremo lembo della penisola italica. Quel che vi era di troppo selvaggio in que- st'arte, che alle libere forme delle vetuste creazioni miceniche aveva sostituito i forti accenti e le ingenui audacie di popolazioni giovani ed intraprendenti, fu attenuato da nuove correnti artistiche di più soave modulazione, che, dopo la completa disfatta dei Per- siani (480 a. C), si propagarono rapidamente un po' da per tutto, fra la crescente opulenza, con la nuova espansione di Atene e delle città della co- stiera ionica. INCISORI SIRACUSANI 165 Siracusa, divenuta, sotto lo scettro di Gelone, la capitale di uno stato vastissimo, riceveva forte sprone a più alte espressioni d'idealismo artistico, con la strepitosa vittoria riportata nel 480 da Gelone sui Cartaginesi. Atene, dopo la battaglia di Maratona, aveva fatto coniare una medaglia d'insigne bellezza e d'insolita grandezza (i); Siracusa, nel 480, seguì quell'esempio con la creazione del decadrammo, detto damm^efeo perchè coniato, al dire di Diodoro Siculo, con il metallo offerto dai Cartaginesi alla regina Da- maretea (2). Questa moneta, di delicatissima modella- tura, in cui splende tutta la soave raffinatezza del- l'arte gionica, era forse opera di artista straniero, giacche molte monete siracusane dello stesso pe- riodo sono di fattura più cruda, ed alcune, emesse in momento di eccessiva produzione, mostrano per- sino l'ingerenza di artisti mixobarbari. L'arte siracusana nel suo primitivo sviluppo è sotto il fascino di modelli gionici, e, malgrado alcuni slanci di cultura dorica, a diverse riprese afferma una tendenza alla minuta finitezza e ad un'eleganza un po' preziosa. Dopo la cacciata dei Dinomenidi e lo stabilimento di un governo democratico, il burino dell'incisore siracusano diviene più libero, con la foggia più naturale della capigliatura delle teste fem- minili, colle linee capricciose del profilo, ma si va accentuando Tamore di dettagli arguti e preziosi, pro- gredendo più le amabili che le forti manifestazioni. A quest'eleganza un po' leziosa, fece opposizione una nuova influenza straniera che poco prima del 450 a. C. fortemente prevalse nella città. Veniva questa (1) Babelon. Traile. T. I. 2.<""e partie, p 767 774. (2) Diod. Sic, XI, 26, 3. A giusto titolo queste monete di Atene e di Siracusa sono considerate come le più belle del primo ventennio del V sec. Quella di Atene è la più energica, quella di Siracusa la pù amabile. l66 ARTURO SAMBON felice reazione collo stupore suscitato dalle nobili creazioni di Alcamene e di Fidia, sia direttamente da Atene, sia ancor più dall' Elide colla quale i Si- racusani avevano continui e attivissimi rapporti. Nei primi esempi, animati da quella impronta di maestosa serenità che i Greci dicevano il — PONTIF MAX TR POI XXXIIX SC Globo attraver- sato da un timone. A destra in basso un piccolo globo. CLAUDIO. 4. Aureo, var. Coh., 15. ^ — J\ CLAVD CAESAR AVG P M TR P Villi IMP XVI Testa laureata a destra. 1^ — DE BRITANN su di un arco di trionfo sormontato da una statua equestre a sinistra fra due trofei. (Tav. IV, n. 3). NERONE. 5. Aureo, var. Coh., 55. B' — NERO CLAVD CAES DRVSVS GERM PRINC IVVENT Busto giovanile a destra. Capo scoperto. CONTRIBUZIONI Al. CORPUS NUMOHUM I73 Iji — SACERD COOPT IN OMN CONL SVPRA NVM EX S C Istromenti da sacrificio. Tripode, simpulo, patera e bastone augurale. 6. Tra MB. e PB., var. Coh., 109. ^ — NERO CLAVD CAESAR AVG GERMA Testa laureata a destra. Sotto un giobcv 1^ — CERT QVINQ ROM CON S C Tavola lusoria sulla quale un vaso e una corona, e sotto un disco. GALBA. 7. Denaro. Completamento e correzione del n. io di Coh. !">' — SER SVLPICIVS GALBA Testa laureata a destra. Sotto un globo. ^ — AVG IMP La Spagna (?) a sinistra, il braccio sinistro 3PP<^§g'^to allo scudo. Con la destra tiene un ca- duceo e un ramo. (Tav. IV, n. 4). . 8. Gra7t bronzo, var. Cohen, 'I07. ,B' — IMP SER GALBA CAE AVG TR P Testa laureata a sinistra. 9* — AVGVSTA S C Livia seduta a sinistra con la patera e l'asta. q. Gran bronzo, var. Coh., 131. 4^' — SER SVLPI GALBA IMP CAESAR AVG P M TR P Testa laureata a destra fregiata dell'egida. l> - HONOS ET VIRTVS SC L'Onore a destra con l'asta e il cornucopia di fronte al Valore con il para- zonio e Tasta, il piede destro appoggiato su di un elmo. 10. Gran bronzo, var. Coh., 148. ^ - SER GALBA IMP CAESAR AVG TR P Testa laureata a destra. l^ — LIBERTAS PVBLICA S C La Libertà a sinistra col berretto e lo scettro. 174 FRANCESCO GNECCHI 11. Gran bronzo, var. Coh , 187, ^' - SER GALBA IMP CAES AVG Testa laureata a sinistra. ^ — ROMA Roma seduta su di una corona a sinistra, con lo scettro nella destra e il gomito sinistro appoggiato allo scudo, sotto il quale un elmo. 12. Gran bronzo, var. Coli., 197. ^' — IMP SER GALBA CAES AVG PON MAX Testa lau- reata a destra. F$ — ROMA S C Roma a sinistra con la Vittoria e Tasta. 13. Gran bronzo, var. Coh., 206. ^' — IMP SER GALBA AVG TR P Testa a sinistra coro- nata di quercia. R) — se Vittoria che cammina a destra con una Vittoria e una palma. 14. Gran bronzo, var. Coh., 206 bis. yB' — Medesima leggenda. Testa laureata a sinistra. I^ — Come il precedente. 15. Gran bronzo, var. Coh., 208. B' - IMP SER SVLPI GALBA CAES AVG TR P Busto lau- reato a destra col paludamento, li) — Come i precedenti. 16. Mediò bronzo, inedito, d. Coh., 179. !>' — SER GALBA IMP AVG Testa laureata a destra. Sotto un globo. I<) - QVADRAGE REMISSAE S C Arco di trionfo sul quale si vedono le due statue equestri di Galba e di T. Vinio suo legato in Ispagna, a sinistra. Verso l'arco sono avviati tre prigionieri colle mani le- gate dietro il dorso. Il primo è già sotto l'arco, gli altri lo seguono. Dietro questi un milite serve loro di scorta e colla destra indica loro il cam- mino. (Tav. IV, n. io). La testa dell'imperatore a destra piuttosto che a sinistra e la pic- cola diiferenza nella leggenda del rovescio non hanno che un interesse limitato; ma ciò che merita di fermare l'attenzione su questo bronzee I CONTRIBUZIONI AL CORPUS NUMORUM I75 ratteggiainento del primo personaggio a sinistra, l'ultimo del corteo, atteggiamento che gii cambia completamente il carattere. Quest'ultimo personaggio, causa la generale sconservazione delle monete, venne sempre equiparato agli altri che lo precedono e interpretato quindi per un quarto prigioniero. L'esemplare che io oggi presento non è certo in brillanti condi- zioni; ma sull'originale, se non sulla riproduzione meno felice ancora, resta abbastanza da assicurare che l'ultimo personaggio del corteo, non ha come gli altri le mani legate dietro al dorso ; ma invece tiene la destra alzata in atto di comando, quasi ad indicare la via ai tre pri- gionieri che lo precedono. Io credo poi che questa novità d'interpretazione non sia speciale al mio esemplare ; ma debba estendersi a tutti gli altri di questo raris- simo tipo, i quali sfortunatamente sono sempre sconservatissimi e, male interpretati da principio, continuarono ad esserlo, mentre, avendone ora osservati parecchi, trovo che la nuova interpretazione è accettabile per tutti, per poco che resti sulla moneta di quel primo personaggio il quale, collocato vicino all'orlo della moneta stessa, è generalmente il più esposto ad essere consunto. In uno dei migliori esemplari conosciuti, che osservai presso il sig. Ratto, il milite non tiene la destra protesa, ma è ricono- scibile come tale perchè porta la spada. È superfluo aggiungere che la scena resta così piii naturale e me- glio spiegabile. In un articolo del compianto Mowat {Les dégr'evements d'impots et d'amendes inscrits sur les monnaies imperiales romaines, nella Revue Nu- mismatique del 1909) l'autore descrive il corteo dei quattro personaggi come la delegazione dei cittadini che si reca al palazzo dell'imperatore per ringraziarlo del condono dell'imposta. Tale interpretazione potrebbe correre benissimo se l'atteggiamento delle prime tre figure colle mani legate non le indicasse indiscutibilmente quali prigionieri. E del resto la medesima leggenda è ripetuta su altri bronzi in cui si vede il sem- plice arco talora colle statue di Galba e Vinio, talora con Galba in quadriga. (monete autonome). 17. Denaro, d. Coh., 393 o completamento dello stesso. ^ — ROMA (all'ergo) Roma in abito militare seduta a si- nistra su delle armi col globo niceforo nella destra. I§ — PAX P R Due mani giunte stringenti un caduceo due spighe e due papaveri. (Tav. IV, n. 5). Potrebbe darsi, anzi ritengo che si tratti del medesimo denaro de- scritto al n. 398 e riportato da Morell, il quale avendo forse alle mani un esemplare male conservato, non vide il PAX ; ma solo le lettere 176 FRANCESCO GNECCHI P. R. Difatti la leggenda PAX POPVLI ROMANI è perfettamente consona all'emblema di pace rappresentato; mentre con tale emblema non si intenderebbe il significato della semplice leggenda POPVLVS ROMANVS. VESPASIANO. 18. Denaro. Rettifica del n. 8 di Coh., 8. (B — IMP CAES VESPAS AVO Testa laureata a destra. 9 — AVG in una corona d'alloro (fabbrica d'Efeso). NB. 11 denaro era precisamente così descritto nel Cohen al n. 8; ma poi corretto nel supplemento coll'aggiunta di COS III. Esistono quindi ambedue queste varianti. 19. Gran bronzo, var. Coh., 32^. B' - IMP CAES VESPASIAN AVG P M TR P P P COS MI Testa laureata a sinistra, i^ — MARS VICTOR S C Marte ignudo e galeato di fronte volto a destra coll'asta e un trofeo. Ai suoi piedi un'ara. (Tav. IV, n. ii). 20. Medio bronzo, var. Coh., 448. ,D' — IMP CAES VESPASIAN AVG- COS VII! PP Testa lau- reata a destra. Sotto un globo. 9 — se Aquila colle ali spiegate rivolta a destra, pog- giante su di un globo. 21. Piccolo bronzo, ined. d. Coh.j 301. ^' — IMP VESPASIAN AVG- Trofeo formato da un elmo, una corazza e due scudi. I^ — IM TR P II COS III S C Insegna militare. TITO. 22. Aureo, var. Coh., i. ,D' — T CAESAR IMP VESPASIANVS Testa laureata a sin. ^ — AETERNITAS L'Eternità a sinistra con le teste del Sole e delia Luna. Davanti a lei un'ara accesa. (Tav. IV, n. 6). CONTRIBUZIONI AL CORPUS NUMORUM I77 23. Aureo, var. Coh., 60. ^ — J CAESÀR IMP VESPASIAN Testa laureata a destra. ^ — PONTIF TR POT La Fortuna su di un cippo inghir- landato col cornucopia e il timone. (Tav. IV, n. 7). 24. Aureo, var. Coh., 77. ^ — rMP TITVS CAES VESPASIAN AVG P M Testa lau- reata a destra. I^ - TR P Villi IMP xml COS VII P P Quadriga a sini- stra con un fiore. 25. Denaro d'argento, ined. d. Coh., 52. ^ — 1 CAESAR VESPAS AVG COS III TR P P P Testa a destra. P — PACI ORB TERR AVG Testa diademata e turrita della Pace a destra. Sotto 0. (Tav. IV, n. 8). NB. I denari di Vespasiano e di Tito coniati a Efeso sono i mi- gliori sotto il rapporto dell'arte, per finitezza e modellatura. L'arte greca li distingue da tutti quelli di coniazione romana. Sono rari quelli di Vespasiano, ma assai più rari quelli di Tito, di cui finora col tipo della Pace era conosciuto un unico esemplare riportato da Wiczay, di cui questo è una variante. 26. Gran bronzo, var. Coh., 150. ^' — T CAES VESPASIAN IMP PON TR POT COS II Testa Idureata a destra. ^ — ANNONA AVGVSTI S C L'Annona di fronte, volta a sinistra colla statuetta dell'Equità e il cornucopia. Davanti a lei il modio ripieno di spighe. Al se- condo piano si vede una nave. (Tav. IV, n. 13). 27. Gran bronzo, Coh., 238. ^ — 1 CAESAR VESPASIAN IMP llll PON TR POT II COS II Testa laureata a destra. 9* — se Tito in abito militare e colla corona radiata a smistra, il piede appoggiato su di una prora. Si 23 178 FRANCESCO GNECCHl appoggia colla sinistra all'asta e nella destra tiene una Vittoria che gli offre la corona. Davanti a lui due ebrei, una donna in piedi e un uomo in- ginocchiato che stendono le braccia in atto sup- plichevole. Dietro a questi un palmizio. (Tav. IV, n. 15). Si tratta di un esemplare identico a quello del Museo Britannico, che Cohen (n. 238) descrive incompletamente. Trattandosi di un bel- l'esemplare di un bronzo rarissimo, forse il più raro di Tito, ho cre- duto bene di darne una descrizione più completa e la riproduzione nella tavola. DOMIZIANO. 28. Aureo, var. Coh., 190. ^ - IMP CAES DOMITIANVS AVG GERMANICVS Testa laureata a destra, ijf - P M TR FOT III IMP V CCS X PP Pallade a sinistra con l'asta nella destra e la sinistra appoggiata al fianco. (Tav. IV, n. g). 29. Aureo, var. Coh., 203. ^ — CAES AVG T DOMITI COS III Testa laur. a destra. R) - PRINCIPS IVVENTVT La Speranza che cammina a destra, col fiore e sollevandosi la veste. (Tav. IV, n. 12). Le due leggende di quest'aureo presentano due anomalie. Nel di- ritto è scritto DOMITI, mentre l'abbreviazione su tutte le altre mo- nete ove il nome non è scritto per intero, è DOMIT. In via generale le abbreviazioni sono troncate su una consonante ; ma abbiamo però altri esempi di terminazione per vocale, come CAE per CAESAR, TI per TITVS, comunissimo, HADRI per HADRIANVS, ecc. Non può quindi sorprendere, per quanto rara e forse unica, l'abbreviazione DOMITI. Più interessante è l'anomalia del rovescio ove leggiamo PRIN- CIPS in luogo di PRINCEPS. Abbiamo l'esempio di EQVIS invece di EQVES in un medaglione di Costantino Magno. Ma, oltre che i tempi non sono i medesimi, per quanto già decadente fosse la latinità all'epoca di Domiziano, abbiamo anche un'altra buona ragione per non ritenere simile il caso, perchè è capud che diede luogo ad anceps, prae- CONTRIBUZIONI AL CORPUS NUMORUM I79 ceps, princeps, xwB. mai Va si è cambiata in ». Pare quindi che l'anomalia non possa attribursi se non ad errore dell'incisore; caso però estre- mamente raro nelle monete, specialmente d'oro, di Domiziano. 30. Gran bronzo, var. Coh., 431. B' — CAES DIVI AVG VESP F DOMITIAN COS VII Testa laureata a sinistra. ^ — se Pallade a destra con lo scudo, in alto di lan- ciare un giavellotto. NERVA. 31. Gran bronzo, var. Coh., 74. B' — IMP NERVA CAES AVG P M TR P COS II P P Testa laureata a destra. '^ — CONCORDIA EXERCITVVM Due mani giunte che ten- gono un'aquila legionaria ornata d' una corona e poggiata su di una prora di nave. TRAJANO. 32. Aureo, var. Coh., 25. B — IMP TRAIANO AVG GERM DAC P M TR P Busto lau- reato a sinistra col paludamento, visto da tergo. I^ — COS V P P S P Q R OPTIMO PRINCIPI Cerere a sinistra con due spighe e una torcia. (Tav. IV, n. 14). 33. Aureo, d. Coh., 209. B — IMP TRAIANO AVG GER DAC P M TR P COS VI P P Busto laureato a destra col paludamento e la co- razza. I^ — REX PARTHVS Traiano in sedia curule su di un palco a sinistra e dietro a lui il prefetto del pre- torio. Davanti a lui il Re Partamisiride colle gi- nocchia piegate e cinque soldati, tre dei quali por- tano insegne. (Tav. IV, n. 16). Cohen nella prima edizione, citando quest'aureo da Callo (n. 209)' diede originariamente la leggenda del diritto: IMP CAES NER TRAIANO OPTIMO AVG GER DAC; poi la corresse nel sup- l8o FRANCESCO GNECCHI plemento IMP TRAIANO OPTIMO AVG GER DAC P M TR P (è questa la leggenda realmente esistente nell'unico esemplare del Ga- binetto di Parigi). Nella seconda edizione, citando ancora Caylo e il ripostiglio del Liceo Carlomagno (n. 329) si dà invece la leggenda: IMP NER TRAIANO OPTIMO AVG GER DAC P M TR P. E questa pare quindi dover essere la leggenda dell'esemplare del Liceo Carle- magno, sulla quale Cohen intese correggere la leggenda data da Callo. Anche questa però esiste certamente, perchè la conosco su di un bel- lissimo esemplare appartenente ad una collezione spagnuola, il cui ro- vescio offre la differenza cogli altri a mia cognizione che la leggenda REX PARTHVS nel rovescio non è all'esergo, ma in alto. ADRIANO. 34. Medaglione d'argento coniato in Asia, d. C, 32. ,B' — HADRIANVS AVGVSTVS P P Testa a destra. I^ — COS Ili Nemesi a sinistra col sistro nella sinistra e una ruota ai suoi piedi. 35. Aureo, var. Coh., 192. 1^ — HADRIANVS AVG-VSTVS Testa laureata a destra. ^ — COS III Colonna sormontata da un elmo, alla quale sono attaccati un parazonio e un'asta. A terra, intorno alla colonna, uno scudo, una corazza e un paio di gambali. (Tav. IV, n. 17). La descrizione di Cohen è presa da Callo, il quale interpretò l'og- getto a terra della colonna per un elmo. Dal mio esemplare si può as- sicurare che un elmo non è certamente e piuttosto lo dirti un gambale o un paio di gambali, il che sarebbe anche più naturale, l'elmo essendo già collocato in posto più confacente, in cima alla colonna. Un esemplare simile al mio e forse migliore di conservazione è de- scritto nella Nuntismatic Chronicle del 1912, parte terza, fra gli aurei del ripostiglio di Corbridge, e all'oggetto in discussione vien data la mia stessa interpretazione. 36. Aureo, var. Coh., 513. ^ — HADRIANVS AVG- COS III P P Testa a destra. I^ — VICTORIA AVG Vittoria seminuda a sinistra. Tiene nella mano destra un'aquila con una corona nel rostro e regge una palma colla sinistra. (Tav. IV, n. 18). CONTRIBUZIONI AL CORPUS NUMORUM l8l 37. Aureo, ined,, d. Coh., suppl., 65. B' — IMP CAESAR TRAIÀN HADRIANVS AVO- Busto lau- reato a destra, ^ — V • S • PRO RED (all'esergo) P M TR P COS MI L'im- peratore togato a destra collo scettro. Di fronte a lui il Genio del popolo romano col cornucopia, in atto di offrirgli un globo (?). Fra i due un'ara accesa. (Tav. IV, n. 19). La leggenda V. S. PRO RED (VOTA SOLVTA PRO RE- DITV) esiste su di un unico aureo del Museo Britannico nel quale è rappresentato il solo imperatore sacrificante. La scena sull'aureo de- scritto del ritorno d'Adriano e del suo incontro col Genio del popolo romano è completamente nuova. 38. Denaro d'argento, var. Coh., 52. B' — IMP CAES TRAIAN HADRIANO OPT AVG GER DAC Busto laureato a destra in corazza. R) — ADOPTIO (all'esergo) PARTHIC DIVI TRAIAN AVG F P M TR P COS P P (in giro). Adriano che offre la destra a Traiano. Ambedue gli imperatori sono togati e ciascuno tiene nella sinistra un rotolo. 39. Denaro d'argento, var. Coh., 501. ^' — HADRIANVS AVGVSTVS Testa nuda a destra. 9* — TRANQVILLITAS AVG COS III P P La Tranquillità a sinistra con lo scettro e appoggiata a una colonna. 40. Gran bronzo, var. Coh., 634. .& — HADRIANVS AVG COS III P P Busto laureato a de- stra col paludamento. ^ — ADVENTVS AVGVSTI S C Roma a destra che stringe la mano ad Adriano in abito militare e con l'asta. (Tav. V, n. 5). 41. Gran bronzo, var. Coh., 717. ÌB' — HADRIANVS AVGVSTVS Testa a destra. ^ — COS III S C Roma armata e galeata seduta a sini- stra su di una corazza con una vittoriola e un cornucopia. Accanto a lei uno scudo e in basso un elmo (i suoi piedi appoggiano a terra). l82 FRANCESCO GNKCCHl 42. Gran bronzo, var., Coh., 725. ^' — HADRIANVS AVGVSTVS Testa laureata a destra. ^ — COS MI S e L'Equità a sinistra colle biiancie e lo scettro. 43. Gran bronzo, var. Coh., 904. ^ - IMP CAESAR TRAIANVS HADRIANVS AVG Busto nudo e coll'egida a destra. Capo laureato. 9( - FORT RED (all'esergo) PONT MAX TR FOT COS il (air ingiro) S C (nel campo). La Fortuna seduta a sinistra col timone e il cornucopia. 44. Grati bronzo, var. Coh., 995. ^' - HADRIANVS AVG- COS III P P Busto laureato e pa- ludato a destra. I^ — PAX AVG S C La Pace a sinistra col ramo d' ulivo e il cornucopia. 45. Piccolo bronzo, var. Coli., 758. ^ — HADRIANVS AVG-VSTVS Busto laureato a destra col paludamento. P* — COS IH P P S C Aquila di fronte, rivolta a destra, poggiata su di un fulmine. SABINA. 46. Denaro d'argento, var. Coh., 18. ^ — SABINA AVGVSTA HADRIANI AV& P P Busto diade- mato a sinistra colla pettinatura a coda. ^ — IVNONI REGINAE Giunone velata a sinistra con la patera e lo scettro. (Tav. V, n. i). ANTONINO PIO. 47. Aureo, var. Coh,, 167. ^ — ANTONINVS AVG- PIVS P P TR P MI Testa laureata a sinistra. Bi) — lOVI STATORI Giove nudo di fronte con lo scettro e il fulmine. (Tav. V, n. 2). CONTRIBUZIONI AL CORPUS NUMORUM 183 48. Aureo, var. Coh., 323. & — ANTONINVS AVO- PIVS P P IMP II Testa scoperta a destra. IJ( — TR POT XIX COS IMI Antonino togato a sinistra col globo. (Tav. V, n. 3). 49. Aureo, ined., d. Coh., 335, B' — ANTONINVS AVO PIVS P P IMP II Testa laur. a des. R} — TR POT XX COS IMI Vittoria che cammina a sini- stra con la corona e la palma. (Tav. V, n. 4). 50. Aureo, var. Coh., 369. ,& — ANTONINVS AVG PIVS P P TR P COS llll Testa laureata a destra. ^ — Anepigrafo. Pallade a sinistra. Regge colla destra una piccola Vittoria che tiene una ghirlanda con le due mani e colla sinistra tiene lo scettro e si appoggia allo scudo (dopo a. T45). (Tav. V, n. 6). 51. Denaro d'argento, var. Coh., 75. & — ANTONINVS AVG- PIVS P P Busto laureato a sinistra con paludamento e corazza. P — COS llll L'Equità a sin. colla bilancia e lo scettro. 52. Gran bronzo, ined., d. Coh., 859. ^ - ANTONINVS AVG- PIVS P P Testa laureata a destra. R) - TR P COS llll IMP III S C La Lupa coi gemelli a destra. (Tav. V, n. 11). 53. Medio bronzo, ined., d. Coh., 878. B' - ANTONINVS AVG PIVS P P Testa laureata a destra. 9^ — TR POT COS III se Marte a destra, nudo e ga- leato, armato di lancia e di scudo, che librato nell'aria appare a Rea Silvia seminuda e addor- 184 FRANCESCO GNECCHI meritata. Tra Marte e Rea, Cupido volante e ri- volto a quest'ultima. (Tav. V, n. io). NB. Il rovescio rappresentante il sogno di Rea non è raro fra i medii bronzi d'Antonino ; ma l'aggiunta di Cupido alla scena, appare qui per la prima volta. 54. Piccolo bronzo, ined., d. Coh., 824. /B' — Anepigrafo. Busto di Giove laureato a destra. I^ — se Aquila poggiata su di un fulmine colleali spie- gate, a destra, volta a sinistra. (Tav. V, n. 8). Ho attribuito ad Antonino Pio questo piccolo bronzo per la stretta somiglianza della fabbrica con quella dei pochi piccoli bronzi di questo imperatore. L' arte non è abbastanza fine per poterla attribuire a Trajano, il tipo è quello di Antonino e d'altrorfde questo modulo cessa con Commodo. FAUSTINA SENIORE. 55. Aureo, ined., d. Coh,, 117. B' — DIVA AVGVSTA FAVSTINA Busto a destra. Ili — Anepigrafo. Giunone (?) a sinistra con una face nella destra e lo scettro nella sinistra. (Tav. V, n. 9). 56. Denaro d'argento, var. Coh., 71. 1& — DIVA AVGVSTA FAVSTINA Busto a destra. ^ — CONSECRATIO Pavone che cammina a destra. 57. Gran bronzo, var. Coh., 203. B — DIVA FAVSTINA Busto a destra. I^ — AVGVSTA S C La Pietà a sinistra, che sporge la destra sopra un'ara accesa, mentre colla sinistra tiene la cassetta dei profumi. M. AURELIO. 58. Aureo, var. Coh., 215. ^' - AVRELIVS CAESAR AVG- PII F Busto giovanile a de- stra col paludamento. Capo scoperto. CONTRIBUZIONI AL CORPUS NUMORUM 185 H - TR POT Ili COS II La Fede diademata a destra con due spighe e un paniere di frutta (a. 149). (Tav. V, n. 12). 59. Aureo, var. Coh., 295. & - M ANTONINVS AVG ARM PARTH MAX Testa lau- reata a destra. P — TR P XXII IMP llll COS III Vittoria che cammina a sinistra con la corona e la palma. (Tav. V, n. 13). 60. Aureo, var. Coh., 297. /©' — M ANTONINVS AVG- ARM PARTH MAX Testa lau- reata a destra. I^ — TR P XXII IMP V COS III L'Equità assisa a sinistra colle bilancie e il cornucopia. (Tav. V, n. 14). 6r. Denaro d'argento, var. Coh., 146. ^' - lA ANTONINVS ARMENIACVS Busto laureato in co- razza a destra. tJf - PAX AVG- TR P XX COS III La Pace a sinistra col ramo d'ulivo e il cornucopia. 62. Gran bronzo, var. Coh., 413. L)' - M AVRELIVS CAESAR AVG- PII F Testa a destra. I^ — CLEM (all'esergo) TR POT MI COS II (in giro) S C La Clemenza a sinistra. Tiene colla destra una patera e il peplo colla sinistra. 63. Gran bronzo, ined., d. Coh., 414. /©' — IMP CAES M AVREL ANTONINVS AVG Testa laureata a destra. I^ — CONCORD AVG TR P XV SC (all'ingiro) COS III (all'esergo). La Concordia seduta a sinistra con una patera, il gomito sinistro appoggiato sulla statuetta della Speranza. 43 l86 FRANCESCO GNECCHl 64. Gran bronzo, var. Coh., 424. ìy - IMP CAES M AVREL ANTONINVS AVG P M Testa nuda a destra fregiata dall'egida. I^ — CONCORD AVGVSTOR TR P XVI (in giro) COS III (all'esergo) S C M. Aurelio e L. Vero togati che si danno la mano. Uno tiene un rotolo. 65. Gran bronzo, var. Coh., 430. .©' — M AVREL ANTONINVS AVG- ARM PARTH MAX Testa laureata a destra. 9» — CONG AVG llll TR P XXI IMP IMI COS III S C M. Aurelio e Vero seduti su di un palco a sini- stra. Davanti ad essi la Liberalità colla tessera e il cornucopia. In basso un uomo che sale i gra- dini tendendo la veste per ricevere i doni (a. 167). 66. Gran bronzo, ined., d. Coh., 666. & — AVRELIVS CAESAR AVG PII FIL Busto a destra col paludamento. I^ — TR POT VII COS II S C Roma assisa a destra con lo scettro. 67. Gran bronzo, var. Coh., 689. ^ — AVRELIVS CAES ANTON AVG PII F Busto a sinistra con paludamento. Testa scoperta. 91 — TR POT XI COS II se La Fortuna a sinistra. Tiene il timone colla destra, mentre colla sinistra si sol- leva la tunica. 68. Medio bronzo, var. Coh., 652. iy — AVRELIVS CAESAR AVG PII F Testa giovanile a d. ^ — TR POT COS II Pallade a destra con l'asta, appog- giata al proprio scudo. (Tav. V, n. 7). FAVSTINA IVNIORE. 69. Grati bronzo, var. Coh., 123. ;& — FAVSTINA AVGVSTA Busto a destra. CONTRIBUZIONI AL CORPUS NUMORUM 187 i^ — AVG-VSTI PII FIL S C Venere a sinistra con una vittoriola e la mano sinistra appoggiata a uno scudo coperto da un drappo. COMMODO. 70. Aureo barbaro, ined., d. Coh., 66. ^ — L AEL AVREI COMM AVG P FEL Testa a destra ornata dalla pelle di leone. ^ — Clava colla leggenda HERCVL ROMAN AVO, in una corona d'alloro. (Tav. V, n. i6). 71. Medio bronzo, ined., d. Coh., 641. ^ - M COMMODVS ANTONINVS AVG PIVS Testa radiata a destra. P — P M TR P Villi IMP VI COS ini PP se Pallade a destra armata di scudo, in atto di lanciare un giavellotto. PESCENNIO. 72. Denaro d'argento, var. Coh., 19. ^ — IMP CAES C PESC NIGER AVG Testa laureata a d. ^ — FORTVNAE REDVCI La Fortuna a sinistra, col modio in testa, il timone nella destra e il cornucopia nella sinistra. (Tav. V, n. 17). CARACALLA. 73. Gran bronzo, var. Coh., 416. /^ — M AVREL ANTONINVS PIVS AVG BRIT Testa lau- reata a destra. ^ — LIBERALITAS AVG Vili S C La Liberalità a sinistra con la tessera e il cornucopia. GETA. 74. Gran bronzo, ined., d. Coh., 126. /©' — IMP CAES SEPT GETA PIVS AVG Testa laur. a d. 91 — CONCORDIA AVGVSTORVM SC Caracalla e Geta, l88 FRANCESCO GNECCHI uno di fronte all'altro sacrificanti su di un tripode; l'uno tiene un libro, l'altro una spada. Fra loro» dietro il tripode, un suonatore di tibia. (Tav. V, n. 15). 75. Gran bronzo, var. Coh., 172. B' — p SEPTIMIVS GETA CAES Busto giovanile a destra con paludamento e corazza visto da tergo. Testa scoperta. 1^ — PRINCIPI IVVENT (in giro) COS (all'esergo) SC Ca- racalla e Geta galoppanti a destra preceduti da Settimio Severo, pure al galoppo. (Tav. V, n. 18). GORDIANO PIO. 76. Aureo, ined., d. Coh., 149. ^ — IMP GORDIANVS PIVS PEL AVO Busto laur. a d. 1^ — VENVS VICTRIX Venere a sinistra con un elmo e uno scettro trasversale, appoggiata al proprio scudo. (Tav. VI, n. i). OSTILIANO. 77. Quinario d'argento, ined., d. Coh., 22. ^ ~ C VALENS HOSTIL MES QVINTVS N C Busto a de- stra. Capo scoperto. I^ — PRINCIPI IVVENTVTIS Ostiliano di fronte con lo scettro trasversale e la bacchetta. (Tav. VI, n. 2). Questo è l'unico quinario conosciuto di Ostiliano. VALERIANO PADRE. 78. Aureo, var. Coh., 39. ^ — IMP C P LIO VALERIANVS AVO Busto laureato a de- stra con paludamento e corazza. ^ — FELICITAS AVGG- La Felicità a sinistra col caduceo e il cornucopia. (Tav. VI, n. 3). CONTRIBUZIONI AL CORPUS NUMORUM (89 GALLIENO. 79. Aureo, ined., d. Coh., 54. B^ — G-ALLIENVS AVG Busto laureato e corazzato a d. ^ — ANNONA AVG L'Annona a destra, co) piede appog- giato su di una prora. Tiene con la destra un ti- mone appoggiato al globo e alcune spighe nella sinistra. (Tav. VI, n. 4). L'Annona appare qui per la prima volta sulle monete d'oro di Gallieno. 80. Quinario d'oro, ined., d. Coh., 587. & — IMP G-ALLIENVS AVG- Busto laureato e corazzato a sinistra, armato di lancia e scudo. R) — VICTORIA AVG Vittoria con corona e palma, che cammina a sinistra. (Tav. VI, n. 5). 81. AntoninianOj var. Coh., 57. ^ — GALLIENVS AVG Testa radiata a destra. ^ — APOLLI CONSER Apollo nudo di fronte. Nella destra un ramo (o la lira appoggiata a una rupe) e sul braccio sinistro il mantello. 82. Antoniniano, var, Coh., 459. & - GALLIENVS AVG Testa radiata a destra. ^ - P M TR P XVI COS VII Gallieno in abito militare a sinistra col globo e l'asta. SALONINO. 83. Quinario d'argento, ined., d. Coh., 59. '^B' — p e L VALERIANVS CAES Busto a destra col palu- damento. "^ — VICTORIA AVG Vittoria corrente a destra con co- rona e palma. {Tav. VJ, n. 6). 190 FRANCESCO GNECClll POSTUMO. 84. Piccolo bronzo, ined., d. Coh., 189. B' — IMP POSTVMVS AVG Busto radiato a destra. ^ — VIRTVS AVG- Marte armato gradiente a destra, ar- mato di lancia e scudo. 85. Piccolo bronzo, ined., d. Coh., 190, B' — IMP C POSTVMVS PF AVCr Busto radiato a destra. ^ — VIRTVS AVG Ercole nudo a destra colla clava, ap- poggiata a una rupe, l'arco e la pelle del leone, la sinistra appoggiata al fianco. CLAUDIO GOTICO. 86. Piccolo bronzo, var. Coh., 130. ^ — IMP C CLAVDIVS AVG- Busto corazzato e radiato a destra. ^ — MARTI PACIFERO Marte armato a sinistra con un ramo e l'asta. QUINTILLO. 87. Piccolo bronzo, ined., d. Coh., 31. B' — IMP C M AVR QVINTILLVS AVG Busto radiato a d. i l>' -r- LIBERITAS {sic) AVG La Libertà a sinistra col ber- retto e il cornucopia. (Tav. VI, n. 7). Cohen nella prima edizione accennò a questa moneta, riportandola assai incompletamente da Baiidurì; ma l'omise nella seconda, evidente- mente non prestandovi fede. Il mio esemplare chiarissimo proviene da un recente piccolo ripostiglio trovato in Lombardia. La stessa moneta (colla leggenda LIBERITAS) si conosce di Claudio Gotico. 88. Piccolo bronzo, ined., d. Coh., 39. 3^ — IMP QVINTILLVS AVG Busto radiato a destra. R. — PAX AVG La Pace a sinistra col ramo e lo scettro. AU'esergo P. 89. Piccolo bronzo, var. Coh., 43. /B' — IMP C M AVR QVINTILLVS AVG Busto radiato a d. y> — PROVID AVG La Provvidenza a sinistra colla bac- chetta e lo scettro. Ai suoi piedi un globo. CONTRIBUZIONI AL CORPUS NUMORUM I9I TETRICO PADRE. 90. Aureo, var. Coh., i8. & — IMP TETRICVS PIVS AVO Busto laureato a destra con paludamento e corazza. ^ — P M TR P III COS P P La Fedeltà militare a sinistra con un'insegna e lo scettro trasversale. (Tav. VI, n. 8). DIOCLEZIANO. 91. Aureo, var. Coli., 79. ^' — IMP C C VAL DIOCLETIANVS P F AVO Busto laureato a destra col paludamento e corazza. F^ — VICTORIA AVG- Vittoria gradiente a destra con co- rona e palma. All'esergo SMA. Nel campo O. (Tav. VI, n. 9). CARAUSIO. 92. Piccolo bronzo, ined., d. Coh., 58. ^ — IMP CARAVSIVS • • • • • Busto radiato a destra con paludamento e corazza. \^ — APOLLINI CO AVG Apollo seminudo assiso a sini- stra con un ramo nella destra, il gomito sinistro appoggiato alla lira. Esergo. C. (Tav. VI, n. io) Il tipo è nuovo sulle monete di Carausio. 93. Piccolo bronzo, var. Coh., 72. & — IMP CARAVSIVS P AV Busto radiato a destra e s. R) — CONCOR MIL Carausio a destra che dà la mano alla Concordia. (Tav. VI, n. 11). 94. Piccolo bronzo, var. Coh., 128. ^' — IMP C CARAVSIVS P F AVG Busto radiato a d., e. s. 192 FRANCESCO GNECCHI 1^ — LEG- Il PARTH Centauro a ministra con un globo, un trofeo e due palme (?). (Tav. VI, II. 12). Il globo è chiaro; ma gli altri oggetti sono indistinti e forse io vedo un trofeo in quello che a Cohen sembrò una lira. Anche le due palme bisogna indovinarle. Ad ogni modo giudichi il lettore dalla ri- produzione. 95. Piccolo bronzo, ined., d. Coh., 156. & — IMP CARAVSIVS P F AVGV Busto radiato a d. e. s. ^ — MONITA (sic) AVGVS Figura femminile galeata (Mi- nerva?) che cammina a sinistra. Tiene colla sini- stra l'asta, sporgendo la destra. All'esergo M L. (Tav. VI, n. 13) 96. Piccolo bronzo, ined , d. Coh., 159. B' — IMP CARAVSIVS P F AVG- Busto radiato e. s. 1^ — ORIENS AVG II Sole volto a sinistra col globo nella, sinistra e la destra alzata, fra due prigionieri se- duti a terra. Esergo C. (Tav. VI, n. 14). 97. Piccolo bronzo, ined., d. Coh., 261. B' — IMP C CARAVSIVS P AVG Busto radiato e. s. P — VICTORIA AVGGG Vittoria che cammina a destra con una corona e una palma. Nel campo S P- All'esergo C. (Tav. VI, n. 15). È questo l'unico esemplare in cui la Vittoria sia riferita ai tre im- peratori, Carausio, Diocleziano e Massimiano Erculeo. GALERIO MASSIMIANO. 98. Medio bronzo, var. Coh., 61. B' — GAL VAL MAXIMIANVS NOB CAES. 91 — CONCORD IMPERII La Concordia di fronte con la stola e il modio in testa. Nella destra tiene l'asta e colla sinistra si tiene la veste. Nel campo B S P. Esergo ALE. CONTRIBUZIONI AL CORPUS NUMORUM I93 MASSIMINO DAZA. 99. Aureo, ined., d. Coh., 2. ^ — MÀXIMINVS NOB CAES Testa laureata a destra. 91 — FELICITAS CAESS NOSTR La Felicità seduta a si- nistra con un caduceo e un cornucopia. Es. A Q. COSTANTINO II. 100. Denaro d'argento, ined., d, Coh., 28. i& — CONSTANTINVS P P AVG Busto diademato a destra con paludamento e corazza. P — GAVDIVM ROMANORVM Corona d'alloro nella quale si legge SIC XX SIC XXX. Esergo S I S. COSTANZO II. IDI. Aureo, var. Coh., 82. ^ — FL IVL CONSTANTIVS PERP AVG Busto galeato di fronte, armato di lancia e di scudo. ^ — GLORIA REIPVBLICAE Roma seduta di fronte e Co- stantinopoli seduta a sinistra reggenti insieme uno scudo colla scritta VOT XXX MVLT XXXX. Al- l'esergo KONSTAN (TAN in monogramma). (Tav. VI, n. 16). 102. Aureo, var. Coh., 117. ^ — FL IVL CONSTANTIVS PERP AVG- Busto laurodiade- mato a destra con paludamento e corazza. 9* — VICTORIA AVGVSTORVM Vittoria che cammina a si- nistra con una corona nella quale si legge XXV, un trofeo e una palma. Ai suoi piedi un prigio- niero caduto e supplicante. All'esergo SMNB. (Tav. VI, n. 17). 103. Denaro d'argento, var. Coh., 65. ^ — Anepigrafo. Testa diademata a destra. P — FELICITAS REIPVBLICAE intorno a una corona di alloro nella quale si legge : VOT XX MVLT XXX. All'esergo S M N. 25 194 FRANCESCO GNECCHl 104. Denaro d'argento, var. Coli., 81. ^ — FL IVL CONSTANTIVS PERP AVGV Busto di fronte con elmo e corazza armato di lancia. ^ — GLORIA REIPVBLICAE Roma e Costantinopoli sedute e reggenti insieme uno scudo colla leggenda : VOT XXX MVLT XXXX. Esergo TR. (Tav. VI, n. i8). VALENTINIANO I. 105. Aureo, var. Coh., 33. ^^ — D N VALENTINIANVS P F AVG Busto diademato a d. I^ — VICTORIA AVGG Valentiniano e suo figlio assisi di fronte e reggenti insieme un globo. Tra loro al secondo piano una Vittoria colle ali spiegate. Nel campo TR. All'esergo CON. (Tav. VI, n. 19). VALENTE. 106. Aureo, var. Coh., 23. /B" — D N VALENS P F AVG Busto diademato a destra. I^ — GLORIA REIPVBLICAE Roma e Costantinopoli a si- nistra di fronte e reggenti insieme uno scudo colla leggenda VOT V MVLT X. AU'es. SMNH. (Tav. VI, n. 20). 107. Aureo, var. Coh., 48. B' — ^ W VALENS PER F AVG Busto diademato a destra. P — VICTORIA AVGVSTORVM Vittoria seminuda assisa a destra su di una corazza in atto di scrivere VOT X MVLT XX su di uno scudo, che si tiene sulle ginocchia. Nel campo il crisma. All'esergo PANOBZ. (Tav. VI, n. 21). 108. Quinario d'oro, var. Coh., 49. O' — D N VALENS P F AVG Busto diademato a destra. I^ — VICTORIA AVGVSTORVM Vittoria seminuda seduta CONTRIBUZIONI AL CORPUS NUMORUM I95 a destra su di una corazza, in atto di scrivere VOT X MVLT XX su di uno scudo presentatole da un genietto nudo e alato. Esergo TROBT. TEODOSIO li. 109. Soldo d'oro, var. Sabatier, 14. /B' — D N THEODOSIVS P F AVCr Busto in elmo e corazza di fronte. 1^ — VOT XXX MVLT XXXX H Roma seduta a sinistra. MARCIANO. 110. Soldo d'oro, var. Sab., 4. B — D N MARCIANVS P F AVG Busto in elmo e corazza di fronte. I^ — VICTORIA AVGG- A Vittoria colla croce a sinistra. Nel campo una stella. Esergo CONOB. 111. Soldo d'oro, var. Sab,, 4. Lo stesso con VICTORIA AVGG- F. 112. Soldo d'oro, var. Sab., 4. Lo stesso con H. 113. Soldo d'oro, var. Sab., 4. Lo stesso senza lettera. 114. Soldo d'oro, var. Sab., 6. ^ — Medesima leggenda. Busto diademato a destra col paludamento. Il) — VICTORIA AVGG E L'imperatore di fronte, il piede destro su di una testa di drago, con la croce e il globo niceforo. Nel campo R V. All'esergo CONOB. 115. Mezzo soldo d'oro, Rettifica del n. 7. ^ — Come il precedente. 9 — VICTORIA AVGG Vittoria seduta a destra in atto di scrivere voti su di uno scudo che tiene sulle gi- nocchia. Accanto a lei una corazza e uno scudo 196 FRANCESCO GNECCHI (Sabatier vi vede una piccola figura). Nel campo, a sinistra una stella, a destra il monogramma di Cristo. Esergo CONOB. LEONE II e ZENONE. 116. Soldo d'oro, var. Sab., i. 'B' — D N LEO ET ZENO P P AVG Busto galeato di fronte di Leone II in abito militare armato di lancia e scudo. I^ — SALVS REIPVBLICAE Z Leone e Zenone seduti e nimbati di fronte. Fra le loro teste una croce e al disopra una stella. AH'esergo COMOB. BASILISCO. 117. Soldo d'oro, var. Sab., i. ^^ — D N BASILISCVS P P AVG Busto di fronte in elmo e corazza. I^ — VICTORIA AVGG- S Vittoria a sinistra con la croce. Nel campo una stella. Esergo CONOB. BASILISCO e MARCO. 118. Soldo d'oro, var. Sab., i. ' ^' — D N BASILISCI ET MARC P AVG- Busto di Basilisco di fronte in elmo e corazza. 9* — VICTORIA AVGG I Vittoria con la croce a sinistra. Nel campo una stella. Esergo CONOB. ANASTASIO. 119. Soldo d'oro, var. Sab., 2. -B" — D N ANASTASIVS P F AVG Busto di fronte in elmo e corazza. ^ — VICTORIA AVGG A Vittoria come sopra. 120. Soldo d'oro, var. Sab., 2. Lo stesso con AVGG- K. CONTRIBUZIONI AL CORPUS NUMORUM I97 GIUSTINO I. 121. Soldo d'oro, var. Sab., i. ^ - D N IVSTINVS P F AVG Busto di fronte in elmo e corazza. ^ — VICTORIA AVGG B Vittoria a sinistra con la croce. Nel campo una stella. Esergo CONOB. 122. Soldo d'oro, var. Sab., i. Come il precedente con AVGG T. 123. Follaro, var. Sab., 18-24. /B' — D N IVSTINVS P P AVG- Busto diademato e paludato a destra. 9* — Indice M sormontato da una croce. Esergo CON. 124. Follaro, var. Sab., 18-24. /©' — D N IVSTINVS P P AVG Busto diademato a destra con paludamento. I^ — Indice M fra una stella e una croce. Al disopra una croce. Differente A. Esergo CON. 125. Follaro, var. Sab., 18-24. ^' — Come il precedente. I^ — Indice M fra due stelle. Al disopra una croce. Dif- ferente r. Esergo CON. 126. Follaro, var. Sab., 18-24. ^' — Come i precedenti. I> — Indice M fra due stelle. Al disopra una croce. Senza differente. Esergo THESS • • •. 127. Follaro, var. Sab., 18-24. ^ — Come i precedenti. ^ — Come il precedente. Esergo ROMA. GIUSTINIANO I. 128. Soldo d'oro, ined., d. Sab., i. ^^ — D N IVSTINIANVS P P AVO Busto di fronte in elmo e corazza. 198 FRANCESCO GNECCHI P — VICTORIA AVGG- A Vittoria colla croce a sinistra. Nel campo una stella. Esergo CONOB. 129. Soldo d'oro, var. Sab., 2. iQ^ — Come il precedente. 9* — VICTORIA AVGG- A Vittoria di fronte colla croce e il globo crucigero. Nel campo una stella. Esergo CONOB. 130. Soldo d'oro, var. Sab., 2. Lo stesso con AVGG- B. 131. Soldo d'oro, var. Sab., 2. Lo stesso con T. 132. — Lo stesso con E. 133. — Lo stesso con S. 134. — Lo stesso con 9. 135. Follar o, var. Sab., 41. ^ — D N IVSTINIANVS P P AV(y Busto di fronte in elmo e corazza con lo scudo e il globo cucigero. ^ — Indice M sormontata dalla croce. ANNO XIII. Esergo CAR. 136. Follar Of var. Sab., 42, )& — Come il precedente. t^ — Come il prec. ANNO XV. Differente A. Esergo KVZ. 137. Follar o. Come il prec. ANNO XIII. Differente B. 138. F oliar o. Come il prec. ANNO XV. 139. Follaro, Come il prec. ANNO XVIIII. CONTRIBUZIONI AL CORPUS NUMORUM 1^ 140. Follato. ^ — Come i precedenti, ^ — Indice M sormontata dalla croce. ANNO Xllll. Diffe- rente A. Esergo NIK. 141. Follar 0. Come il prec. ANNO XVII. Esergo NIKO. 142. Follaro. Come il prec. ANNO XVIII. 143. Follaro. Come il prec. Differente B. ANNO XX. 144. Follaro, var. Sab., 39-47. 3' — D N IVSTINIANVS P P AVG Busto di fronte in elmo e corazza con lo scudo e il globo crucigero. 5^ — Indice M sormontato da una croce. ANNO I. Diffe- rente A. Esergo CON. 145. — Come il precedente. Differente T- 146. — Come il precedente. ANNO XV. Differente T. 147. Mezzo follaro, var. Sab., 73-83. ^ — Come i precedenti. ^ — Indice K, sormontato da una croce ; sotto ANNO XII. Differente €. 148. — Come il precedente. ANNO XXVI. Differente NI. 149. Mezzo follaro, var. Sab,, 81. ^ — Come i precedenti. I^ — Come i precedenti. ANNO XXII. Differente O TT. 150. Mezzo follaro, var. Sab., 81. -jy — Come i precedenti. P — ANNO XV. Esergo CON. Senza differente. aOO FRANCESCO GNECCHI 151. Decanummo, var. Sab., 100. ^ — D N IVSTINIANVS P P AVG Busto diademato a d. ^ — Indice I. ANNO XXIV. Esergo P. 152. Decanummo. Come il precedente. ANNO XXV. 153. Decanummo, d. Sab., 102. ^ — IVSTINIANVS P AV (AV in monogramma). Busto dia- demato a destra. 1$ — Indice I sormontato da una croce, fra le lettere A P. Il tutto in una corona. 154. Decanummo, var. Sab., no. ^ — IVSTINIANVS P P AVG- Busto di fronte in elmo e corazza col globo crucigero. A destra una croce. I^ — Indice I sormontato da una croce. ANNO XXXIIII. Esergo THYP. 155. Decanummo, var. Sab., no. ^ — Come il precedente. ^ — Indice I. ANNO I. Esergo CAT- GIUSTINO II. 156. Soldo d'oro, var. Sab., i, ^^ — D N IVSTINVS P P AVG- Busto di fronte in elmo e corazza con lo scudo e il globo crucigero. I^ — VICTORIA AVGGG- A Vittoria seduta a destra con l'asta e il globo crucigero. 157. Follavo. Rettifica del n. 4 di Sab. ^^ — D N IVSTIN P P AVG Busto di fronte in elmo e co- razza, armato di scudo, con il globo niceforo nella destra. Nel campo a destra una croce. R) — Indice M sormontato da una croce. ANNO II (sopra e sotto una stella). Differente I. Esergo THYP. Sabatier descrive come unico esemplare del follaro di Giustino li quello della collezione Jonquière, ma forse per la cattiva conservazione non interpretò bene il diritto, che invece è chiarissimo nell* esem- plare mio. CONTRIBUZIONI AL CORPUS NUMORUM 20I GIUSTINO II e SOFIA. 158. Follavo, var. Sab., 18, ^' — VNOTO I due augusti nimbati, seduti di fronte con lo scettro. In mezzo a loro una croce appog- giata su di un globo. I^ — Indice M sormontato da una croce. ANNO X (sotto lo X una stella). Differente T. Esergo THEYP. 159. Follaroy var. Sab., 19-21. ^' — D N IVSTINVS P P AVG I due augusti nimbati seduti di fronte. Giustino tiene il globo crucigero, Sofia una croce ('). 1> — Indice M sormontato da una croce. ANNO Vili. Dif- ferente A. Esergo CON. 160. Follavo, var. Sab., 19-21. ^ — Come il precedente. 1^ — Come il precedente. Differente A. 161. Follavo, e. s. ^ — Come i precedenti. I^ — Indice M e. s. ANNO X. Differente A. Esergo CON. 162. Follavo. Lo stesso con esergo K^Z. 163. Follavo. Lo stesso con indice M e. s. ANNO XIII. Differente B. Esergo NIKO- 164. Follavo. Come il precedente con ANNO IMI. Differente A. 165. Follavo. Lo stesso con ANNO Vili. (i) Così vanno rettificati i dritti dèi nn. 19 a 21 dì Sabatier. 26 202 FRANCESCO GNECCHI i66. Follavo. Lo stesso con ANNO V. Differente B. .167. Follar o. Lo stesso con ANNO X. Differente A. 168. Mezzo f oliar o, var. Sab., 22-27. ^ — Come i precedenti. ^ — Indice K sormontato da una croce. ANNO Vili. Dif- ferente B. 169. Mezzo f oliar o^ e. s. ^ — Come i precedenti. tjf — Indice K sormont. da una croce. ANNO XI. Es. TES. 170. Mezzo f oliar o^ e. s. ^ — Come i precedenti. ^ — Indice K sormontato da una croce. ANNO llll- Dif- ferente r. 171. Mezzo f oliar 0, e. s. ^ — Come i precedenti. tj( — Indice K e. s. ANNO VII. Esergo KYZ- 172. Mezzo follaro, e. s. Come il precedente, ANNO X. TIBERIO II COSTANTINO. 173. Soldo d'oro, var. Sab., i. /B' — D N TIB CONSTANT P P AVG Busto di fronte con diadema ornato della croce, armato di scudo e portante nella destra il globo crucigero. P — VICTORIA AV&G H Croce su quattro gradini. Al- l'esergo CONOB. 174. Soldo d'oro, var. Sab., i. ^ — Come il prec. ; ma al principio della leggenda D M. ^ — Come il prec. con AVGGS. CONTRIBUZIONI AL CORPUS NUMORUM 203 175. FoUaro, var. Sab., 1215. ^ — • • • CON • • • TINV Busto di fronte col diadema ornato della croce e col globo crucigero. A d. una croce. 9* — Indice M (Maiuscola come nei follari precedenti di Giustiniano e di Giustino) sormontato della croce. ANNO V (?). Esergo CON- 176. Follar o, var. Sab., 12-15. -B" — D M TIB CONSTANT P P AVG- Busto diademato e. s. col volume e lo scettro. ^ — Indice M (corsiva) sormontata della croce. ANNO VI. Esergo CON A. MAURIZIO TIBERIO. 177. Soldo d'oro, var. Sab., i. 3' — D N MAVRC TIB P P AVG Busto di fronte con l'elmo e il globo crucigero nella destra. ^ — VICTORIA AVGG- P Vittoria di fronte con un'asta terminata dal monogramma di Cristo e il globo crucigero. All'esergo B e una croce fra una co- rona e una stella. 178. Follaro, var. Sab., 10-15. /©" — D N TIBER AV P P Busto di fronte col diadema or- nato della croce, il globo crucigero e lo scudo. ^ — Indice M sormontato della croce. ANNO l. Diffe- rente A. Esergo CON. 179. Follaroy var. Sab., 10-15. ^ - D N MUVRIC TIBER P P AVG Busto e. s. I^ — Come il precedente. ANNO II. 180. FollarOj var. Sab., 10-15. ^ — Come il precedente. ^ — Come il prec. con differente A e ANNO Xllll. 204 FRANCESCO GNECCHI i8i. Follaro, var. Sab., 10-15. ^^ — D N MAVRC P P AVG Busto e. s. 9* — Come il prec. con differente V e ANNO II. 182. Follaro, var. Sab,, 10-15. /& — Come il precedente. P — Come il prec. ANNO XV. Esergo THEVP. 183. Mezzo follaro, var. Sab., 17-24. /B" - D N MAVR TIB P P AV Busto di fronte e. s. I^ — Indice K sormontato dalla croce. ANNO XI. Diffe- rente A. 184. Mezzo follaro, e. s. Lo stesso con ANNO VII. FOCA. 185. Soldo d'oroj var. Sab., i. 3^ — D N FOCAS PERP AVG Busto di fronte col diadema ornato della croce e il globo crucigero. ^ — VICTORIA AVG& € Vittoria di fronte coll'asta ter- minata dal crisma e col globo crucigero. Esergo CONOB. 186. Soldo d'oro. Come il precedente con VICTORIA AVGYI. FOCA e LEONZIA. 187. Follaro, var. Sab., 1-2. ^' — D N FOCAS PE P AVG Foca e Leonzia nimbati di fronte, il primo col globo crucigero, la seconda con una lunga croce trasversale. In alto un'altra croce. P — Indice M sormontata dalla croce. ANNO II. Es. CON B 188. Follaro. Lo stesso con ANNO I. NIKO B. CONTRIBUZIONI AL CORPUS NUMORUM 205 189. Follavo. ^ — Come i precedenti. 9 — Indice M (maiuscola). ANNO V. Differente T. Es. CON. ERACLIO I. 190. Soldo d'oro, var. Sab., 2. 3* — DN HERACLI PERP AVG Busto di fronte come i precedenti. I^ — VICTORIA AVG(y A Croce su cinque gradini. Al- l'esergo CONOB. ERACLIO e ERACLIO COSTANTINO. 191. Follavo, var. Sab., 61*63. ^ — D N HERACL I due augusti di fronte, ciascuno col globo crucigero. Fra loro una piccola croce. P — Indice M sormontata dalla croce ANNO II. Es. TES. 192. Follavo, e. s. ^ — Come il precedente. P - Indice M e. s. ANNO XX. Differente T. Es. CON. FILEPICO BARDANE. 193. Mezzo soldo d'ovo, var. Sab., 5, 3^ - D N FILEPIC P P AVO Busto a destra. ^ - VICTORIA AVSY e una stella. Croce greca appog- giata su di un piano. LEONE III e COSTANTINO V. 194. Mezzo soldo d'ovo pallido, var. Sab., 21-22. /©" — D N LEON P A AVG Busto di fronte col globo cru- cigero. ^ - D N CONSTANTIN Busto di fronte e. s. 195. Mezzo soldo e. s., var. Sab., 21-22. ì^ — Come il precedente. I^ — D N CONSTANTI Busto e. s. Nel campo a sinistra una stella, a destra R. 206 FRANCESCO GNECCHI 196. Mezzo soldo e. s., var. Sab., 21-22. Come il prec, ma nel campo a sin. una stella, a des. I. ANDRONICO IV PALEOLOGO. 197. Argento, ined., d. Sab., i. ^' - ANPONIKOC AMHTPOC L'Imperatore diademato e alla sua sinistra San Demetrio nimbato che tiene un fiore colla sinistra al petto. Fra le due teste perpendicolarmente fOA. ^' — Cristo assiso in trono di fronte. Ai lati nel campo le lettere IC - XC e da ciascuna parte del trono un B. Questo tipo non è conosciuto che in oro (Sabatier, n. i, tav. LXII, 19) Milano, aprile 1914. F. Gnecchi. SPIGOLATURE NUHiSHATIGHE ITALIANE Dopo la vasta messe di studi, fatta dalla nume- rosa schiera dei dotti numismatici, nel fertile campo delle Zecche Italiane poco rimane da aggiungere at- tualmente a quanto scrissero i nostri maestri; dob- biamo quindi accontentarci di spigolare modesta- mente in solchi già battuti, pur di non lasciare sfuggire nulla di inesplorato, che possa interessare il Corpus Nummorum Italicorum, contribuendo cosi all'incremento di questa opera insigne. Presento quindi ai lettori della Rmsia, il risul- tato delle mie ultime ricerche, nella speranza di po- terle continuare con esito sempre più felice. CASALE MONFERRATO. Bonifacio II Paleologo, Marchese di Monferrato (1518-1530). N. I. ^ — Rosa BO ET Scudo inquartato. 9 — Rosa PRNC • V Croce patente in cornice qua- drilobata. Mistura. Sesino, peso gr. 1,10. — Conservazione mediocre. Variante al n. 51 del C. A^, per avere nella leggenda del rovescio PRNC in luogo di PRINC. 208 EMILIO BOSCO DESANA. Carlo Giuseppe Tizzone, Conte (164 1 1676). N. 2. ^ — EX • A E • Nel campo le lettere PTI coro- nate (la prima lettera rassomiglia piuttosto ad una I con l'apostrofo). P — ME'-NIDX Busto di Santo Vescovo nimbato di fronte fra le lettere S-A. È una contraffazione inedita del sesino di Filippo II per Milano. Rame, peso gr. 1,00. — Cons. mediocre. CASTIGLIONE DELLE STIVIERE. Rodolfo Gonzaga, Marchese li (1586-1593). N. 3 ^ — VAN • MA • C • Chiavi decussate e padiglione. ^ — (IT)ER • PA- RA • TVTVM L'Immacolata Concezione. Contraffazione alle baiocchelle della Sede Vacante del 1590 È una variante a quella pubblicata al n. 330 del Corpus. Mistura, peso gr. 0,95. — Cons. mediocre. Ferdinando I Gonzaga, Principe (1616-1678). N. 4. & — • MAR • M • CAR . Il . D • • • • Stemma inquartato di quattro aquile con scudetto in cuore che porta SPIGOLATURK NUMISMATICHE ITALIANE 209 una croce formata da due tratti paralleli verticali e due orizzontali. 9/ - CHRIST-TA • SANG esergo CAS Nel campo la pisside. Contraffazione al soldo di Carlo II Gonzaga e Maria Gonzaga, madre reggente, duchi di Mantova (1637-1647). Variante al n. 13 del Corpus ed erroneamente attribuita a Francesco Gonzaga (i). Mistura, peso gr. 2,00. — Cons. mediocre. MIRANDOLA. Alessandro II Pico, Duca (1637-169 1). N. 5- ^ — MEDIQVS II Ritratto con lunga capigliatura rivolto a destra. 1^ — • • • • OLANI e in un risalto oltre il contorno esterno di perline le lettere • • • • EX II • • • • Croce fiorata. E una sfacciata contraffazione al soldino di Carlo II re di Spagna duca di Milano. Rame, peso gr. 2,15. — Cons. mediocre. N. 6. B' — ••••X-ll- Stemma inquartato 1-4 partito di aquile e quattro fascie, 2-3, leone rampante, scudetto colla croce patente nel cuore. (i) Conf. Agostini, tav. Ili, n. 51. 27 ^10 EMILIO BOSCO ^ — Anepigrafo. Croce fogliata, accantonata da testine di cherubini sopra la mezzaluna, di disegno molto rozzo. Contraffazione del soldo di Vitt. Amedeo I duca di Savoia (1630-37). Rame, peso gr. 2,00. Cons. buona. FIRENZE. Repubblica, Secolo XIII. N. 7. ^ — ■¥ FLOR-ENTIA Giglio di Firenze. ^ — • S • lOHA-NNES • B II Precursore in piedi con la croce sulla spalla sinistra. Questo fiorino d'oro, di tipo antico, è inedito all'Orsini, pel segno dello zecchiere, che rassomiglia alquanto ad una tartaruga. Oro, peso gr. 3,50. — Cons. F. D. C. Torino, Gennaio 1914. Ing. Emilio Bosco. L'ULTIMA MONETA battuta in Casale Monferrato ^ — DIV/E VIRG mezza figura della Madonna di Crea sotto 170; cerchio di olive con altro tangente, entro: NO il AN il A || 6 lato destro di- cartella ornata. I^ — Frammento del monogramma FCG, cerchio di olive, e campo seminato di stelle. In una dotta memoria (0 il dott. Giuseppe Gior- celli, rese nota ed illustrò, anni or sono, questa mo- neta che sarebbe l'ultima battuta in Casale di Mon- ferrato dal duca Ferdinando Carlo Gonzaga Nevers; dopo che essendo egli rimasto vedovo il i6 novem- bre 1703 di Anna Isabella di Guastalla, ebbe sposata nel 1704, in seconde nozze, Susanna Enrichetta d'El- beuf, ed anzi sarebbe stato per desiderio di questa principessa, che la zecca di Casale ricominciò a la- vorare (2). L'esemplare di questa moneta, da me ritrovato, fa sorgere un dubbio nello stabilire se in Casale od (i) Dott. Giuseppe Giorcelli. L' ultima moneta coniata nella zecca di Casale Monferrato (in Bollettino Italiano di Numismatica, anno 1903, pag. 123). (2) Op. cit., pag. 126. 212 PALMIERO PALMIERI in Mantova sia stata battuta; giacche ricostruendo la leggenda del diritto appare chiara così: DIV>E VIRG-(m/5 Crei) 170(^) {Sesi)WO \[di M)kW \\ {iov)k \ (170)6 Donde risulta evidente non esser che la fusione della Madonnina di Casale Monferrato (') e del Sesino battuto in Mantova dallo stesso duca nell'anno 1706 (2). Può darsi benissimo, come più avanti dice il Giorcelli, che dopo la vittoria riportata dagli Austro- Savoiardi sui Francesi a Torino, ed occupate quindi Ivrea, Verona, Crescentino e Trino, molti Mantovani, prima che anche le truppe alleate entrassero in Ca- sale, siano saliti sulle navi e scendendo il Po siano tornati alle loro case ; « non è fuor del ragionevole, « aggiunge il GiorcelH (3), il supporre che i zecchieri, « i quali avevan lavorato in Casale, e che erano « Mantovani nell'andarsene abbian portato seco a rt Mantova gli utensili della loro officina e quindi « anche i rovesci dei conii ». A giudicare infine, da questo esemplare, io ne trarrei la conseguenza che queste due monete: il Sesino e la Madonnina debbano, nell'anno 1706, es- sere state battute simultaneamente in una delle due zecche, o di Casale Monferrato o di Mantova. Palmiero Palmieri. (i) Corpus Numtnorum Itaticorum, volume II, pag. 198, n. 4, ta- vola XVII, 3. (2) Corpus Nummorum Ualicorum, volume IV, pag. 400, n. 63, ta- vola XXXIV, 2. (3) Giorcelli. Op, cit., pag. 127. KimSTIGLIO DI MONETE MEDIOEVALl scoperto nel giugno 1913 sul colle San Giorgio di Fola NelTeseguire dei lavori agricoli sul colle San Giorgio di Fola venne rinvenuta una pentola di terracotta ordinaria contenente un sacchetto di tela di lino, pieno di monete d'oro e d'argento. Superate non poche difficoltà il segretario cura- toriale del Museo Civico e bibliotecario, signor Giorgio Edmondo Pons, riesci ad acquistare tutte le monete, le quali ora formano a tutto suo merito, parte del Medagliere del Museo. Invitato dal sig. Pons, io accettai ben volentieri l'inca- rico d'estendere la seguente relazione intorno alle stesse. Per lo studio delle monete venete mi attenni all'opera recente del conte Nicolò Papadopoli : Le Monete di Venezia, per le Aquilesi a quella del prof. Puscui : L atelier monetaire des Patriarches d' Aquilée. Macon i88j. VENEZIA. Andrea Contarini (a. 1368-82). Soldini, quattro pezzi. ^ — + ANDR' ^TAR' DVX • ^ — + • S • MARCVS • VENETI • Un pezzo ha l'iniziale del massaro dinanzi al doge. L'iniziale è B (massaro ignoto). Due pezzi hanno l'iniziale che è un F (massaro Filippo Barbarigo) dietro il doge. Un pezzo non ha iniziale. Il peso varia da gr. 0,400 a gr. 0,520. Michele Morosini (a. 1382). Soldino, un pezzo. ^ — + MICliL' MAVROC DVX Ij* ~ S • MARCVS > VENETI o< Iniziale del massaro F (Filippo Barbarigo). Peso gr. 0,411. 214 BERNARDO SCHIAVUZZI Antonino Veniero (i 382-1400). Ducato, tre pezzi. ^ — ANTO • VENERIO • DVX P — SIT • T • XPE • DAT • Q' • TV REGIS • ISTE • DVCAT- • Peso gr. 3,535, 3.515 e 3.500. Molto bene conservati. Grossi, 13 pezzi, i quali appartengono tutti al terzo tipo. B' — . ANTO • VENERIO • DVX-S • M • VENETI • ^ — ■ + TIBI • LAVS • 7 • GLORIA • Peso medio gr. 1.754 ^^^ massimi di gr. 1,863, i»835, 1,806 (2 esemplari), 1,795 ^ ^>1^5' Tre pezzi vennero quindi coniati in base alla legge 4 giugno 1394, gli altri s'avvici- nano alle disposizioni di quella del 7 ottobre 1399. Soldini, quarantotto pezzi. B - + ANTO • VENERIO DVX • ^ — + S • MARCVS • VENETI • Nove pezzi hanno la stella dinanzi alla figura del doge; trentanove invece 1* hanno dietro il doge. Peso medio gr. 0,393, massimo 0,457. La loro coniatura si può quindi attribuire agli effetti della legge 7 ottobre 1399. Mj issari : I Varietà. Iniziale Nome del IVIassaro Pezzi Eletto nell'anno Peso medio 01 F R Marco Baffo Filippo Barbarigo •> 5 2 2 1385 1372 ? ^ gì- ".397 Il Varietà. c ? 23 ? gr. 0,457 media gr. 0,400 F Filippo Barbarigo 12 1372 gr 0,400 D Daniel Dandolo I 1385 — I lusto Foscarini 3 1307 — i o»393 RIPOSTIGLIO DI MONETE MEDIOEVALI 215 Michele Steno (a. 1400-13). Ducato, un pezzo. & — NIICIjAEL • STEN' DVX - S • M • VENETI ^ - • SIT • T • XPE DAT^ Q • TV • RE&IS • ISTE • DVCAT • Peso gr. 3,505. Grosso, tredici pezzi. ^ — • MIClìAEL : STEN : DVX :-S • M • VENETI • T^ — ' + ■ TIBI • LAVS • 7 • GLORIA • Peso medio gr. 1,661, massimo gr. 1,763. Il peso ni)n arriva quindi a quello prescritto dalla legge io maggio 1407 (gr. 1,820 e gr. 1,753). Soldini, quattrocentotrentacinque pezzi. ^ — + MICT)AEL • STEN' DVX ^ - + • S • MARCVS • VENETI • Peso medio gr. 0,364, con pezzi a grammi oltre 400 e due con gr. 0,437 quasi pari al massimo richiesto dalla legge IO maggio 1407 (gr. 0,438). Tutti i pezzi portano l'iniziale del Massaro, distribuita come segue : Nome del Massaro Pezzi Eletto nell'anno Pesi massimi n.» D Daniele Dandolo 198 1385 0,400 2 F Fantino Morosini 130 era nel 1416 0,400 3 Z ? 43 ■? 0,400-0,437 5-1 P Pietro Viaro? 35 1385 — — Oì Marco Baffo 21 1385 0,400 I M ? 2 — — — C ? 3 — 0,400-0,437 i-i S ? I 1 — — i6 BERNARDO SCHIAVUZZI Con iniziale illegibile un pezzo. Col segno + un pezzo. Tomaso Mocenigo (1414-23). Ducato, tre pezzi. ,D' — • TOM • MOCENIG-O • DVX - S • M • VENETI • I^ — • SIT • T • XPE DAT • Q • TV • REGIS • ISTE • DVCAT • Peso medio gr. 3,523, massimo 3,529. Grosso, un pezzo. B' — • TOM • MOCENIGO • DVX I^ '— • S • M • VENETI • Peso gr. 1,360. Legge 6 febbraio 1420-21. Iniziale del Massaro a sin. T, a des. S (Tomaso Mocenigo eletto 1423). Soldini, undici pezzi. B' — ■ TOM • MOCENIGO DVX '^ - + • S • MARCVS • VENETI • Esistono le due varietà (Papadopoli, n. 4 e 5), cioè otto pezzi colla iniziale del Massaro sormontata da una stella e tre pezzi colle iniziali del massaro una sotto l'altra. Peso medio gr. 0,357 a 0.360. I Varietà. Iniziale Nome del Massaro Pezzi Eletto nell'anno Peso medio D Daniel Canal 2 1416 1 F Fantino Morosini 3 1416 \ gr. 0,360 P Paolo Michiel I 1423 A Andrea Nani 2 1420 il Varietà. T S S B Tomaso Mocenigo Zuanne Boldìi 1423 era ancora nel 1429^ g>- 0.357 RIPOSTIGLIO DI MONETE MEDIOEVALI 21 7 Francesco Foscari (a. 1423-57). Ducato, ventidue pezzi. B' — • FRAC • FOSCARI DVX S • M VENETI ^ — • SIT • T • XPE • DAT • Q • TV REGIS • ISTE • DVCA^P • Peso medio gr. 3,521; massimo 3562, 3,560; minimo gr. 3,489. Come si vede i pesi singoli sono di poco inferiori alla norma che è di gr. 3,559; alcuni anzi la superano. La conservazione è perfetta. Grassone da otto soldi, centolre pezzi, solamente la prima varietà (Papadopoli, n. 37), B- — FRANCISCVS FOSCARI DVX 9* ~ + • SANCTVS • MARCVS • VENETI • Le monete sono molto tosate (stronzate) e la tosatura è sì forte, che parecchi esemplari sono quasi del tutto privati della leggenda. Gli stessi s'avvicinano in due soli pezzi al peso normale di gr, 3,076 i quali pesano gr. 3,018, rispetti- vamente gr. 2.988. La media di tutti i centotre pezzi arriva appena a gr. 2,494. Grosso o grassetto, trecentoquattro pezzi. Di questi trecento- due appartengono alla varietà segnata nell'opera Papa- dopoli col n. 5. B' — FRA • FOSCARI • DVX S • M • VENETI 9/ — TIBI LAVS 7 • G-LORIA • Un pezzo appartiene ai n. 6 (FRAC • FOSCARI) ed ha l'iniziale del massaro colle lettere NB (Nicolò Balastro, a. 1477). Si trovò un pezzo quale varietà non descritta dal conte Papadopoli che è il seguente : <©' — FRAN • FOSCARI -DVX ^ — • S • M • VENETI • Iniziale del massaro fl8L (forse Michele Lion che fu mas- saro dell'oro fino al 22 luglio 1441). La moneta pesa gr. 1,239. È molto tosata specialmente al lato destro. 28 2l8 BERNARDO SCHIAVUZZI Degli altri trecentodue pezzi, trecento portano le iniziali dei massari. La tabella che segue contiene i dati che agli stessi si riferiscono. Iniziale Nome del Massaro \ Pezzi Peso medio massimo Anno dell'elezione del Massaro BS NC FL MB NB ZZ NF AP MP OlM MM DZ NN DZ MIC PP KQ Benedetto Soranzo Natale Carner Francesco Landò Marco Barbarigo Nicolò Balastro Zuanne Zorzi Nicolò Foscarini Aless. Pasqualigo Marco Paruta Marin Morosini Dario Zusto major Dario Zusto major Michele Contar ini? Pietro Pizzamano? Carlo Querini 58 1-333 48 1-251 39 1,224 24 1,286 31 1,225 24 1,272 20 1,243 12 1.251 IO 1,130 19 1,261 5 1,248 2 0,807 4 1,158 I 1-235 I 1,165 2 1,240 1395 1452 1,402 1452 1-375 ' 1445 1,401 , 1450 1.390 1447 1.391 1445 1-398 1450 1-370 1443 1,305 144 1 1-397 1 M49 1,248 I 1447 0,807 1,158 i'235 1,165 I1452 (all' "'"t)) j 1,240 ! 1443 1447 ? Fra le iniziali ce ne sono alcune non comprese nell'elenco offertoci dall'opera del conte Papadopoli e precisamente le iniziali MIC (forse Michele Contarini), NN (ignoto) e KQ (Mi- chele Querini). RIPOSTIGLIO DI MONETE MEDIOEVALl 2l9 Un'esemplare invece delle iniziali del massaro ha due stelle a cinque punte nel campo, ove di regola stanno le ini- ziali. È di lavoro greggio, pesa solamente gr. 0,938. La leg- genda al lato del doge non lascia alcun dubbio sebbene sia incompleta. Un altro esemplare è privo di iniziali, pesa gr. 1,295 ^ ia leggenda è chiara. La data in cui entrarono in funzioni i singoli massari essendo quasi generalmente posteriore alla legge 22 gen- naio 1443-44, colla quale si stabiliva che il grosso dovesse avere il peso di gr. 1,402, pari a grani veneti 27 'Vioo» "^ viene che, ad eccezione di un esemplare colla leggenda di Natale Corner ed uno con quella di Marco Barbarigo, gli altri tutti scarseggiano nel peso e subirono la tosatura, in moltissimi evidente. Mezzo grosso. B' — FRA • FOSCARI • DVX 91 — S • MARC' VENETI Di questa moneta alquanto rara abbiamo quattro soli pezzi, del peso medio di gr. 0,562, molto tosati, corrispon- denti alla descrizione al n. 7 dell'opera Papadopoli. Soldino, sessantadue pezzi. ^^ — FRA • FOSCARI • DVX I^ — + • S • MARCVS • VENETI In sessanta la leggenda al 9* è divisa da un leggiero cerchietto, in due manca il cerchietto. Tutti gli esemplari portano l'iniziale del massaro, distri- buita fra gli stessi come segue ; 220 BKRNAKDO SCHIAVUZZI Iniziale Nome del Massaro Pezzi 1 Eletto nell'anno MB Marco Barbarigo 9 1450 OlOl , MM ' Marin Morosini 8 1449 m Nicolò Venier 5 1429 (JiW Marco Valier? 2 1439 BS Benedetto Saranzo 4 1452 DI Dario Zusto major 2 1447 ZB Zuan Boldù 5 1429 AP Aless. Pasqualigo I 1443 ZZ Zuanne Zorzi 4 1445 FL Francesco Landò 2 1445 DZ Dario Zusto major 1 1447 EP Ettor Pasqualigo I 1434 NB Nicolò Balastro 2 1447 RB Raffael Barisan I 1434 NF Nicolò Foscarini I T45?' KQ Carlo Querini 2 1443 NC Natale Corner 1 1452 FOÌ Frane." Morosini 2 1416 ZL ? 3 ? MP 1 Marco Paruta 6 1441 Il peso medio è di gr. 0,400, per conseguenza in corri- spondenza alla legge del 9 luglio 1429, Gli esemplari dif- fatti non presentano traccie di tosatura, la quale del resto UIPOSTIGLIO DI MONETE MEDIOEVALI 221 non sarebbe stata possibile in monete di dimensioni sì ri- strette. Risulta dall'esposizione fatta che, ad eccezione di poche monete, la coniatura della massima parte delle stesse avvenne dall'anno 144 1 al 1452, precisamente in conseguenza dei prov- vedimenti presi dal Senato, onde opporsi alle falsificazioni ed alle imitazioni, costituenti una delie piaghe principali, dalle quali allora era tormentato lo Stato. Pasquale Malipiero (a. 1457-1462). Grosso, due pezzi. B' — PA • MARIPETRO DVX R) - • TIBI • LAVS • ET • GLORIA • Uno col peso di gr. 1,398. Le iniziali dei massari sono ZF e ST (ignote). Falsificazioni. Oltre alle sopradescritte vennero rinvenute nel ripostiglio tre monetine {soldini), la di cui lettura era irta di difficoltà. Sebbene io ritenessi i tre pezzi per falsi o per imitazioni, credei opportuno di consultare in proposito il conte Nicolò Papadopoli e spedii allo stesso i calchi in gesso delle tre monetine. Il conte con lettera 9 settembre mi partecipò cortese- mente quanto segue : " Le leggende che si trovano sulle monete di cui Ella mi ha mandato fedelissimi calchi non corrispondono a quelle che si leggono sui soldini veneziani. La monetina segnata colla lettera a somiglia per il disegno e per alcune lettere ai soldini di Andrea Contarini secondo tipo col leone in mol- leca e la iniziale del massaro senza la stella, anzi comincia la leggenda con AND, ma le altre lettere sono assai diverse da quelle che compongono il nome di quel principe. La mo- netina segnata b ricorda i soldini di Antonio Venier II tipo e quelli di Michele Steno che hanno la stella di sei punte sulla iniziale dietro la figura del Doge, ma qui anche non si riesce a poter comporre il nome di un Doge. La terza mo- netina segnata e è ancora più rozza e con leggende affatto incomplete. 222 BERNARDO SCE^1AVUZZI " Ritengo quindi tutti e tre questi pezzi falsificazioni contemporanee dei soldini veneziani e naturalmente le leg- gende non son fatte per illuminare lo studioso sulla prove- nienza della moneta „. Oltre a ciò due grossi e cinque soldini illeggibili. AQUILEJA. Nicolò di Lussemburgo (a. 1 350-1 358). Cinque pezzi. B' — '& MONETA ® NICOLAI (stemma). iji — PATftE '& AQVILEGE • Croce fiorita. Quattro esemplari hanno la lettera K nel campo del leone, un esemplare ne è privo. Peso medio gr. 0,760. Lodovico deixa Torre (a. 1359-1365). Quattro pezzi. B' — •LVDOV-ICI + PAT + L'imagine del vescovo in abito pontificale. yl — + AQVI + LEG-IA + Croce e bastoni incrociati, colle lettere L V. Appartengono quindi al terzo tipo. Marquardo di Randeck (a. 1365-1381). Diciannove pezzi. Di questi cinque appartengono al i.° tipo. D' — + MONETA • MARQV/RDI • PATÉ • AQ • (stemma). ^ — • S • HERMAGORAS • 11 santo sopra uno scudo bor- dato. Colle iniziali MA. Peso medio gr. 0,655. Molto consumate. Quattordici pezzi appartengono al 2° tipo e non offrono varietà. B' — + MARQV/RDVS + PATÉ ® • In mezzo M e sopra della lettera un cuscino reticolato ed un globo semireticolato. 1^ — u"o AQ VILE-G-EN SIS - Grande croce incrociata nell'interno da una minore. Peso medio gr. 0,724. Molto consumate. RIPOSTIGLIO DI MONETE MEDIOEVAl-I 223 Giovanni di Moravia (a. 1387-1394). Due pezzi. .D' — -^ IOANES + P ATRIltA • Scudo con acquila, sopra casco con cimiero. ?( — • + SANTVS ® ItERMAEltORAS- Il santo in mezzo. Appartengono al 2.° tipo. Peso medio gr. 0,655. Molto tosate. Antonio Gaetani (a. 1394-1402). Undici pezzi. Cinque appartengono al i." tipo senza variazioni. f& — 'ANTONIVS P — ATRTiA • Scudo con casco e cimiero; ai lati AN. 9 — ® AQ * ILE * GEN * SIS • Nel campo l'aquila. Peso medio gr. 0,717. Sei appartengono al 2.° tipo. B' — ANTONIVS + PATRIARCHA- Stemma. P — AQV-ILE — GEN-SIS • Grande croce attraversante lulta la moneta. Peso medio gr. 0,755. Antonio li Panciera (a. 1402-14 12). Centosessantasei pezzi. ^ — + ANTONIVS ® PATRIARCA • Aquila. 1^ — ^ AQV ® ILE * CEN ® SIS • In tre variami. Al P fra le lettere 4 rosette in quattor- dici pezzi, I rosetta e 3 stelle in settantatre pezzi, 4 stelle in settantanove pezzi. Peso medio 0,646. La maggior parte molto ben conservata. Lodovico II de Teck (a. 1412-1437). Ottantadue pezzi. B' — + LVDOVICVS o DVX o TECli • Stemma. 9>' — PATliA — AQVILE • La Vergine col bambino. Peso medio gr. 0,597, Nella massima parte ben conservate. MANTOVA. Lodovico III Gonzaga (a. 1444-1478). Grosso, tre esemplari. B' — Entro due cerchi periati + LODOVICVS • MARCHIO • 224 BERNARDO SCHIAVUZZI MANTVE • E re • Croce patente. Fra le braccia quat- tro aquile ad una sola testa. IJi — Entro 2 cerchi periati + • X • TVI • TVTA • HOSPICIO • SIT • SANGVIS • HSP • Un esemplare ha la seguente variante : Al ^ ET • CE + • Al P + • X . TVI • TVTA • HOSPITIO • SIT • SANGVI- NISHOSPES- Argento C (alquanto tosate), peso gr. i,68o in media. Min. 21. SIENA. Repubblica (secolo XIV). Grosso, un pezzo. ^ — Nel mezzo in croce SENA. Entro due cerchi periati ^ g * T ^ VETVS o \^ — Nel mezzo o^o Entro due cerchi periati 4* o C o VIRGINIS o Argento, C peso gr. 0,950, mill. 18. MACERATA. Repubblica (a. 1404-14). Grosso, un pezzo. ^ — Nel campo entro un cerchio periato ed uno liscio >-3X^ Entro l'altro cerchio periato * o DE o MA o CE o RAT o I^ — Nel campo entro un cerchio periato ed uno liscio ANVS in croce. Entro l'altro cerchio ♦ o 8AN o IV o LI o. Argento, C peso gr. 0,800, mill. 18. PADOVA. Fkancesco I DA Carrara (a. 1355-58). Carrarino, un pezzo. ^' — Entro un cerchio periato ed uno liscio FRANCISCI • DE • CARARIA • In mezzo lo stemma, cioè carro a quattro ruote col timone che s'avanza fra la leg- genda. A sinistra R, a destra |. I^ — Entro un cerchio periato ed uno liscio S " PROS- RIPOSTIGLIO DI MONETE MKDIOEVALI 225 DOCIMVS In mezzo il Santo, che colla testa ed i piedi s'avanza fra la leggenda. A sinistra Z. Argento, C peso gr. 0,920, mill. 28. GUBBIO. P^EDERICO DA MoNTEFELTRO (a. I444-I482). Bolognino. Tf — Fra due cerchi periati : FEDER • T • COMES • Nel campo in croce ICVS P — à • DE • EV • GV • BIO • fra 'due cerchi periati. Nel campo o5Jo , Argento, C* peso gr. 0,920, mill. 28. Un esemplare. UNGHERIA. Lodovico d'Anjou (a. 1342-1382). Soldino, due pezzi. & — Entro due cerchi periati LODOVICVS • R • VNGÀRIE • In uno dei pezzi lo stemma con un giglio ad ambo i lati, nell'altro senza gigli. ^ — Entro un cerchio periato S • LADISLAVS • REX • Il Santo in piedi nimbato. Il nimbo supera la leg- genda. In uno dei pezzi al lato destro b nell'altro B. Argento, C^ peso medio gr, 0,315, mill. 15. Sigismondo I (a. 1395-1437). Ungheroy due pezzi. ^' — Entro due cerchi periati + SIGISMVNDI • D • G : R . UNGARIE • Stemma. P — Entro un cerchio periato esterno ed uno liscio in- terno • S • LADISL-AVS • REX • II Santo in piedi nimbato, superante col nimbo e coi piedi la leg- genda. In un esemplare a destra R, a sinistra K. Nell'altro a destra O. Oro, C* peso gr. 3.775, mill. 20. Ladislao postumo (a. 1452-1458. Unghero, un pezzo. B" — Entro due cerchi periati + LADISLAVS • D • G • R • VNGARIE • Stemma. 29 220 BERNARDO SCHIAVUZZl ^ — Entro un cerchio periato ed uno liscio S • LADI- SLAVS • REX • Il Santo in piedi nimbato, col nimbo e coi piedi superanti la leggenda. Oro, C* peso gr. 3,575, mill. 20. Oggetti rinvenuti nei ripostiglio. Anelli: Quattro sono d'argento, ma portano traccia di doratura. Tre sono anelli sigillo, di cui due sono d'uomo, uno di donna e portano dei monogrammi incisi sulla plac- chetta. L'anello segnato col n. i ha un monogramma che sembra rappresentare un P in nesso con un J (i), quello se- gnato col n. 2 un g (6) in nesso forse con un V ed il terzo segnato col n. 3, che è di donna ha un M in nesso con un T. N. I. N. 2. N. 3. N. 4. Il quarto anello, segnato col n. 4 ha la rappresentazione ri- petuta delle mani congiunte. Il quinto invece è di bronzo, con traccie di pietre bianche incastonate. Sono anelli caratteristici dell'epoca, nella quale (sec. XV) fu di moda l'adornare gli anelli con motti d'ogni genere, con scherzi di lettere alfabetiche, rebus, rappresentazioni araldiche e dei sensi e specialmente con monogrammi e nel caso no- stro si riferiscono a persone che in date occasioni li porta- vano quale segno di carica speciale. Bottoni: Ne vennero rinvenuti due d'argento, uno al- quanto appiattito, l'altro a pero, ambidue di piccole dimensioni. (l) Codesto monogrammo ci richiama alla mente un Giovanni (Johan- nes) Prussia polese, il quale lascia nel suo testamento del 1447 una parte della sua sostanza pel riattamento del Convento di S. Francesco. Archeogr. triestino, XXXI, 237. RIPOSTIGLIO DI MONETE MEDIOEVALI 227 CONCLUSIONE L'epoca dell'emissione delle monete va dal 1342 al 1482. Quella del loro nascondiglio non può essere anteriore al 1457 (monete di Pasquale Malipiero a, 1457-62) e non poste- riore al 1482 (monete di Gubbio, Federico da Montefeltro, a. 1444-82) e può collocarsi nel decennio decorrente dal 1470 al 1480, quando la comparsa degli Ottomani nei paesi di confine di Istria e persino nel settentrione della provincia avea posto lo spavento fra la popolazione della stessa, la quale memore ancora di quanto ebbe a soffrire durante la guerra fra re Sigismondo di Ungheria e la Signoria di Ve- nezia, temeva il ripetersi degli orrori, di cui fu vittima nel 1430 e fors'anco di stragi ben maggiori. Esaminando con attenzione il ripostiglio costituito da 1341 monete delle quali 32 d'oro, si osserva che 1*89 % delle mo- nete che lo compongono appartengono agli anni 1400 fino al 1482, che le monete del doge Foscari sono ad eccezione dei ducati e dei mezzi grossi, straordinariamente tosate (stron- zate come si usava dire), che la maggior parte dei soldini del doge Steno portano traccie sicure dell' azione del fuoco, mentre quelle che vanno dal 1457 al 1482 epoca del ripo- stiglio, relativamente poche, sono di ottima conservazione. È lecito quindi di supporre, che la quantità grande di mo- nete tosate non abbia rappresentato nel tesoretto, che del- l'argento metallico, cui si ricorreva in caso di bisogno, ma non del metallo monetato. Era in certo modo un deposito metallico, forse un fondo di garanzia, che si conservava unito, assieme ad oggetti che rappresentavano un valore fors'anco semplicemente d'affetto. In questo riguardo spicca la circostanza, che mentre le monete argentee venete sono in generale più o meno dete- riorate dalla tosatura, le 289 della zecca patriarcale d'Aqui- leja, anteriori al 1457 sono in buona parte benissimo con- servate, alcune anzi a fior di conio. Sembra quindi che verso le stesse s'avesse un rispetto particolare. 228 BERNARDO SCHIAVUZZI La questione riflettente le persone che nascosero le mo- nete è difficile a sciogliersi. Alcune circostanze però lasciano campo a delle supposizioni. Nel sacchetto a pentola che conteneva le monete ven- nero, come si disse, rinvenuti cinque anelli. Tre degli stessi sono anelli sigilli con monogrammi, uno ha la rappresenta- zione delle mani unite. Quattro sono d'argento, mentre il quinto è di bronzo e porta traccie di pietre bianche incasto- nate. Oltre a ciò il sacchetto conteneva due bottoni d'argento. La rappresentazione delle mani unite sopra uno degli anelh parla per sé stessa di fratellanza, depone per la pre- senza d'associazioni unite fra di loro con ideali religiosi di aiuto reciproco e fors'anco generalmente umanitario. Le mani unite figurano realmente nell'insegna dei frati minori-con- ventuali di San Francesco e noi troviamo che nell'anno 1429 esisteva a Pola una Fraternitas sancii Francisci esistente an- cora nel secolo XIV, affigliata di certo all'antico cenobio del- l'ordine francescano (i). Gli anelli-sigillo, i quali portano delle iniziali e di cui uno è di donna e gli altri due d'uomo, ap- partennero probabilmente a capi della fraternità ed aggiun- gono maggior probabilità alla supposizione che il tesoretto abbia appartenuto ad una confraternita, forse a quella di S., Francesco e che lo stesso sia stato nascosto nel momento del pericolo e rimasto ignorato chi sa per quali circostanze sopravvenute. Pota, ij settembre 191J. Doti. Bernardo Schiavuzzi. (i) Gnirs a, Quellen ztir Sozial-und Wirthschaflsgeschichte der Po- lesana im spàten Mittelaller, etc. Programma dell' J. R. Scuola reale di Pola, 1908 e Atti e Memorie della Società Istriana d'Archeologia e Storia patria, XX-102. Lettere di Guido Antonio Zanetti ad Annibale degli Abbati Olivieri Giordani di I* &mek Éc G (Continuazione, v. fase. Ili, 1913, pag. 395). 11. (XI - 19). L'intenzione mia è di ristampare non solo le monete inedite, ma ancora quelle che da altri sono state pubblicate per unirle tutte assieme : è vero che si potrebbe far a meno di riportare quelle inserite negli antecedenti Tomi (i), e a quelle riferirsi, ma essendo queste state sogette alla critica del Co : Carli per esser male intagliate, per tal motivo penso di pubblicarle ; perciò la supplico a graziarmi dei disegni di quelle che mi mancano per farne fare i disegni. Amirarò con sommo piacere le notizie sopra il valore delle monete, e dei generi. Son persuasissimo che questo sia un punto troppo difficile da por in chiaro, ma trattato colla profonda sua erudizione non riuscirà, che sciolto, e di gradimento agli eruditi. E qui desideroso di qualche suo co- mando con tutto il rispetto mi protesto d'essere Bologna, Febbraro ijj2 (2). 12. (XII - 23). Dalla gentilissima sua 15 corrente sento che abbia rice- vuto i disegni trasmessogli, e che fra di essi ve ne sia dei superflui per la poca variazione d'uno all'altro: io convengo con essa lei che il portar le piccole variazioni sarebbe una spesa tratta al vento, e la mia intenzione era tale, ma io feci i disegni per porli sotto alla vista di V. S. lllma per osservare se mai ve ne fosse delle necessarie. Scielte però quelle che crede necessarie, di queste sole io ne farò fare i rami delle quali la prego a suo comodo d'indicarmelo qualj siano. È verissimo che i Fiorentini attendono a queste mi- (i) Ossia della Raccolta dell'Argelati d[ella quale lo Z. intendeva fare la continuazione con l'opera sua. (2) Questa lettera manca del giorno e ho conservato la collocazione che ha nel codice non essendovi ragione alcuna per cambiarla. 230 G. CASTELLANI nude, perchè nell'anno scorso spedii a Firenze l'esemplare delle monete del Sig. Reposati, perchè si riscontrasse nella Galleria del Granduca se vi erano monete varie, e in esso fu notato una gran quantità di variazioni, che poco interes- sano e così se non alle necessarie, e sostanziali ho atteso (i). Son persuasissimo che molte monete e notizie ella abbia di codesta Zecca, che a me mancano e perciò mi ralegro con essa lei, e nello stesso tempo con me medesimo per aver il vantaggio di esser onorato delle sue grazie che non po- tevo sperare altrove. E qui desideroso di qualche suo co- mando con tutta la stima mi protesto Bologna, 14 Feb. 1772. 13. (XIIII - 24). Giorni sono dal sig. Comend. Boccaferri mi è stato fa- vorito le due ultime opere di V. S. Illma delle quali gliene rendo infinite grazie, e così si vanno aumentando le obbli- gazioni verso di lei, ch'io non so al certo come ricompensare. Ieri l'altro feci acquisto della prima moneta de' Malatesti di codesta Zecca pubblicata dal Bellini nella prima disserta- zione, e non mi costò che un quattrino ; se però non l'à latta disegnare lo farò io. Due altre monete sino ad ora a me ignote feci acquisto. Una d'oro di Francesco M. II Duca d'Urbino col ritratto ed arme, ma diverso dallo scudo d'oro che si era fatto incidere, essendo questo quasi grande come un Paolo (2). La seconda di mistura come un quattrino. Da una parte si vede la Ro- vere colla corona sopra, ed attorno le lettere EX CONIUG ÀMBEVO. Nel rovescio la solita Aquila (3). Cosa indica una (i) Anche questa opinione ebbe in seguito a modificare lo Z., come si può vedere scorrendo le aggiunte fatte alle zecche di Pesaro e dei Duchi di Urbino in fine del t, I e più ancora in fine del t. III. Anche le minucie, com'egli le chiama, hanno la loro importanza specialmente per stabilire la diversità delle emissioni e la conseguente cronologia delle monete; purché non si cada nell'eccesso opposto di considerare cioè come varianti i difetti dovuti alla battitura o all'uso. (2) È lo scudo a'oro riprodotto in Z. I, 120, 28 e in R. II, 305, 28, che è diverso ossia più grande di quello riportato a pag. 136 del primo e 329 del secondo col n. 45. (3) Z. I, 106, 21 e 22: R. II, 285, 21 e 23, LETTERE DI GUIDO ANTONIO ZANIlTTI 23 1 tall'iscrizione io noi so certo, probabilmente indica qualche sposalizio : se sopra a questa moneta avesse qualche notizia la supplico a comunicarmela per poterla inserire nell'opera del Sig. Reposati. E qui tutto disposto a suoi cenni col dovuto ossequio mi protesto d'essere Bologna, 18 Marzo ijj2. 14. (XV - 25). In risposta dell'ultima sua gentilissima 21 cad. la rin- grazio della descrizione favoritami delle due monete da V. S. Ulma possedute perchè con esse chiaramente si spiega la mia che è quasi simile ad una delle sue, per aver le se- guenti parole EX CONIUG- ALT • BE • VO • cioè Ex coniugio altero benevolentia, che chiaramente si adattano al secondo sposalizio di Livia della Rovere con Francesco Maria II, come saggiamente ha pensato. Mancandomi i disegni di tali due monete sarei a supplicarla di farmene fare i disegni per poterle far incidere, e porle nell'opera del sig. Reposati. La moneta d'oro di Guidubaldo da lei posseduta con le lettere nel Rovescio non era certamente uno scudo d'oro, ma un ducato, e perciò diverso sì nel peso, bontà e valore dai scudi d'oro, che per diferenzia furono fatti più larghi. Circa poi a quanto mi ricerca riguardo all'opera, che sta tessendo sopra le monete Pesaresi per favorirmi, since- ramente gli dico che se verrà voluminosa in maniera che non oltrepassi i dodici, o quindici fogli non mi dà alcun tra- vaglio benché la maggior parte fosse storia fuori delle mo- nete : ma se poi fosse assai più voluminosa, e la maggior parte storia mi rincrescerebbe, non perchè mi disestasse il Tomo, che assai più ne comprenderebbe, ma per aver levato dall'opera del sig. Reposati tutta la storia, a riserva di un Ristretto della vita di ciascun Principe per poter spiegare le monete coniate sotto essi, e ciò per continuare il metodo degli antecedenti Tomi di cui [sic) mi sono prefisso di pro- seguire. Se però credesse che fosse per riuscire assai più voluminosa, allora si potrà ripiegare perchè tutti abbiano le sue convenienze, ed è di stampare prima a parte la di lei opera, e poscia levare la storia superficiale per la spiega- 23i5 G. CASTELLANI zione delle monete come presentemente facio coll'opera del sig. Reposati e così si contentarebbe chiunque ancora desi- derasse a parte la storia di codesta Città, senza prendere tutta l'opera, le quali notizie non saranno che per essere agradite dagli Eruditi per esser parto della di lei erudizione. Sicché se accorda questo ripiego come spero, gli soggiungo, che allora potrà compierla come desiderava, cioè d'inserirvi anche le medaglie coniate ad onore dei Principi stati Pa- droni di Pesaro e nello stesso tempo potrebbe far parola dell'antica Zecca come Io ha fatto il sig. Reposati di quella di Gubbio. Se conviene in ciò a me spetterà netta la spesa per i rami, e per la stampa. Ciò è quanto posso sopra ciò dirle. V. S. mi dica il suo sentimento, per poter la cosa combinare perchè altro non desidero, che aver l'onore ube- dirla in tutto quello ch'io potrò. Il Rmo P. Abb. Trombelli ha fatto acquisto di un Codice manoscritto originale (i) continente intiera la difesa di Fran- cesco Maria dalle calunnie del Quiciardini {sic). Questo è scritto in buon stile, e meritarebbe di esser stampato, ma non vi è chi sia l'autore. In atenzione di qualche riscontro, e de' gentilissimi suoi comandi, con tutto il rispetto me le protesto d'essere Bologna, 28 Marzo iJ72. 15. {XVI - 29). Le rendo mile grazie dei disegni delle due monete fa- voritomi mediante l'ultima sua gentilissima 4 corr., e questi colle notizie graziatemi nella penultima sua serviranno per maggiormente illustrare l'opera del sig. Reposati. Ho sentito con piacere che V. S. lUma abbia terminata la sua dissertazione sopra le monete Pesaresi, e me ne ra- legro ; non vedo l'ora di leggerla per aver il campo di ami- rare questa sua fattura, che per esser suo parto non può essere che eruditissima, e perciò avrò motivo d'imparare, unitamente agli Eruditi allorché sarà pubblicata nel Settimo (i) Tale ms. viene citato dal R. II, 101-102 in nota come apparte- nente alla Biblioteca di S. Salvatore di Bologna. LKITKKK DI GUIDO ANTONIO ZANETTI 233 Tomo dell'Argelati, in cui sarà inserita dopo quella del sig-. Reposati. E qui nuovamente ringraziandola, con tutta la stima me le protesto d'essere Bologtut, 8 Aprile 1^72. 16. (XVII - 30). In seguito dell'ultima sua compitissima delli 26 scorso, ricuperai ieri l'altro l'involto, nel ricever il quale son rimasto talmente contento che non potrei esprimerlo. Mi sollecitai pertanto per godere dell'eccellente Dissertazione, quando in fronte il mio nome ritrovo. Esamino vedo e m'accorgo non esser questi per altra causa ingiunto che per un tratto di sua magnanimità, bontà e gentilezza, onde eccomi pieno di confusione e mortificazione, e coll'obbligo di protestarle eterne le mie obbligazioni. Quali ringraziamenti usare io non so, dirò che restami il desiderio, e l'obbligo di compensare a tanto, almeno coH'opera e premura mia, perchè questa resti esattamente stampata e perchè resti servita delle cento copie a parte che desidera ; ma questa tarderà qualche tempo perchè intanto che non è terminato il secondo tomo del- deirOpera del sig. Reposati (che si cominciarà quanto prima stante che del primo si stampano i documenti) non posso farla stampare : ma solecitarò quanto posso lo stampatore perchè succeda più presto che si può. Intanto farò fare tutti i rami indicati per averli in ordine. Io sto leggendo con mio sommo piacere questa sua dotta fatica, e la trovo eruditis- sima, e tutta secondo il mio genio. Anche fosse piij volumi- nosa non mi disestarebbe perchè è tutta quasi risguardante le monete, e quella storia che vi ha inserita è necessaria. Sono in sentimento di non privar le cento copie, che desi- dera dei rami delle medaglie perchè fuori del mio assunto troppo vi stanno bene, anzi vi sono necessarie e così feci in quella del sig. Reposati, benché lui amasse non inserirle. Spero che ciò non gli dispiacerà, perchè in altra sua mi espose il desiderio che aveva di ciò fare. Attendo pertanto sopra ciò prima la sua aprovazione. 30 234 G. CASTKLLANI Ho sentito con piacere che Mons. Garampi (i) stampi un'opera sopra le Monete Pontifizie perchè son persuaso che vi sarà tutta quella erudizione, che ciascuno può desi- derare ; e spero che per quelle di Bologna, che mi premono più delle altre (stante l'assunto intrapreso di scrivere sopra le medesime) di ritrovarvi molta materia pel mio proposito, perchè ha molto pescato in questi nostri Archivi anni sono, con intenzione di stampare sopra di esse cosi che ora se ne prevalere. Della confidenza avuta circa S. Santità (2) io non use- ronne mai e l'accerto, come posso accertare che non le potrà essere che di perfetto aggradimento come agli altri di per- (i) Non occorrono commenti a questa lettera che è nel tempo stesso un giudizio autorevole sul lavoro dell'O. e una prova della moderazione dello Z. nel convenire con le idee altrui anche quando fossero in parte contrarie alle sue, come vediamo qui a proposito delle medaglie che, giova rendergli questa giustizia, l'O. non confonde affatto con le monete, come allora si usava di fare comunemente. Troviamo qui un primo accenno all'opera del Garampi, pregevolis- sima ma rimasta incompleta : Saggio di Osservazioni sul valore delle Monete Pontificie, opera che troveremo ricordata altre volte in seguito sopra tutto per il desiderio vivissimo dello Z. di consultarla. Di essa aveva dato notizia il Garampi stesso all'O. con la lettera seguente : " Rimini i8 Maggio 1772. Sono andato a varie riprese osservando la " vostra Dissertazione sulle Monete di Pesaro; ma ho avuto tali e tanti " interrompimenti, che né ho potuto notarvi come volevo per mio pro- " fitto varie notizie e riflessioni, che vi ho trovate, né ho potuto rifletter " più posatamente a qualche dubbio che mi è insorto. Ho notato ciò " non ostante nell'accluso foglio alcune poche cose e lascio a voi il " pensiero di meglio ponderarle. Rispetto però al Ducato di Carlini, ai " prezzi dei Fiorini e Ducati, vi suggerisco di aspettare l'arrivo del mio " libro sulle monete pontificie. Farmi che vi troverete parecchie cose " a vostro uso e disponetene pienamente, tanto per i documenti, che " per le riflessioni come di cose vostre. Scrivo raptint prima di partire. " Conservatemi la vostra cordiale amicizia. Riverite la Sig. Teresa, il " sig. Co. Sassatelli, Passeri, Lazerini, etc. Addio „. Dove si apprende la sincera buona volontà di que' nostri vecchi studiosi che non si pe- ritavano di comunicarsi i loro lavori per migliorarli giovandosi dei re- ciproci consigli. (2) Quale questa confidenza intorno a S. S. che era allora Cle- mente XIV ? Ecco uno dei casi in cui è veramente da rimpiangere lo smarrimento del carteggio Zanettiano. LETTERE DI GUIDO ANTONIO ZANETTI 235 fetta instruzione. Se altro non succede, sulla fine della pros- sima settimana, o nel principio dell'altra spero di portarmi a Loreto, perciò desiderarei aver il conlento di poterla ri- verire ed ossequiarli la mia servitù. Intanto pieno d'ogni ri- spetto ed ossequio umilmente mi protesto Bologna, 6 Giugno 1^72. 17. (XVIII - 31). Rimesso in Patria, è mio dovere rassegnarli la mia ser- vitù, e ringraziarla dei favori compartitemi (i). Ad Imola diedi già esecuzione alle sue comissioni, come avrà già avuto riscontro, ma non successe già così a quelle datemi dal Sig. Dottor Grassi, perchè avendomi significato che aveva due piccoli involtini, mi esibii di portarli al suo destino, ma quando arivai all'aloggio trovai due gran involti i quali non stavano dentro la cassetta della carezza, così che fui costretto la mattina seguente rimandarglieli a casa, con mio dispia- cere. Ad uno di questi nostri mercanti che passa per costì, gli ho consegnato il libro, che gì' indicai del Sig. Priore Bian- coni sopra l'antico nostro Batisterio, diretto a V. S. Illma. Attendo dal Sig. Reposati l'indice del primo Tomo, che già è terminato ; se perciò glielo dirigesse in un involtino la suplico di farmelo tosto avere posto che gli capitasse oca- sione. E qui rasegnandoli la mia servitù, me le protesto di essere Bologna, 4 Luglio 1TJ2. 18. (XIX - 32). Ieri l'altro ricevei l'involtino del Sig. Reposati speditomi da V. S. Illma del qual favore la ringrazio infinitamente es- sendo appunto venuto in tempo per potersi stampare. Non si metta premura per i disegni delle Medaglie Pe- (i) Il viaggio a Loreto di cui si parlava nella lettera precedente aveva avuto luogo e lo Z. aveva conosciuto personalmente TO., accolto senza dubbio con la ospitalità fastosa ma cordiale che era caratteristica delle famiglie nobili e agiate della nostra regione. 236 G. CASTELLANI saresi perchè vi è tempo. Gradirò sentire qualche risposta circa all'opera di Mons. Garampi, che desiderarci poter leg- gere per mia instruzione. E qui in atenzione di qualche suo comando con ogni stima mi protesto di essere Bologna, li 22 Luglio IT]2. 19. (XX - 33). Ieri dì questo stampatore Lelio dalla Volpe mediante il spedizioniere Fattorini spedì a V. S. Illma una palla di libri segnata A O che la prego riscuoterla da questa condotta, e spedirla al Sig. Reposati, come avrà avuto ordine del me- desimo. Questa contiene il primo Tomo dell'Opera del Sig. Reposati dal quale ho riscontro, che ha a V. S. spedito la prima copia per osservarla, perciò trascorsa che l'abbia la supplico per ciò che risguarda le medaglie e monete, che è cosa mia a dirmi liberamente se camina a dovere, e se possa proseguire così per Tavenire. Gli dico che è cosa mia con- fidentemente perchè nell'opera nulla comparisce, il che non era così perchè nell'ultima pagina prima dei documenti mi aveva dato ordine di farvi una protesta a mio favore come feci, ed approvata che l'ebbe si stampò, ma poscia volle che si ristampasse in altra maniera che poco era a mio favore, ed io la levai del tutto, e vi posi un ripiego, come potrà osservare se gli manda una copia che non sia legata dove si trova detta pagina tagliata, il che mi aveva fatto risolvere di non proseguire più oltre, ma fui poi consigliato a non farlo e trattare bene per male, e per non pregiudicare l'opera stessa, perchè non si forniva più assolutamente in Bologna (0. Si è già cominciato il secondo Tomo e lo Stampatore mi ha promesso che si stamparà con sollecitudine sicché terminato che sia si proseguisse il giorno dopo la di lei dottissima Dissertazione. Mi è capitata una moneta di co- desta Zecca che non trovo pubblicata da niuno, né fra quelle che mi ha favorito il disegno, e la credo battuta se non fra (i) Qui lo Z, riassume la storia della sua vertenza con il R. che è esposta per esteso con i relativi documenti nel Tomo 1 della Raccolta, pagg. viii-xvi. i LETTERE VI GUIDO ANTONIO ZANETTI 237 le prime uscite dalla Zecca di Pesaro, almeno dal tempo di Pandolfo. Eccogli malamente in fretta il bozzo (i). Essa è di rame con qualche argento e la credo un quatrino per essere simile a quelle dei Malatesta di Rimino e a quella dei tre fra- telli Malatesta di Pesaro. Fattovi le sue osservazioni mi gra- zierà poi di unirla alle altre notizie da favorirmi per inse- rirle a suo luogo. È tutta simile alli quatrini di Perugia come potrà riscontrare. Spero che tal scoperta gli sarà grata, come eziandio spero che mi onorerà dei suoi comandi per dimostrarli quella stima che gli professo protestandomi di essere ecc. Bologna, 12 Settembre i'j'j2. 20. (XXI - 39). Mi dispiace infinitamente in sentire dalla gentilissima sua 15 corrente i disturbi sopravenutogli per certi fideico- messi contrastatogli, ai quali ha tutta la ragione di lasciare i studi geniali per attendervi, acciò sostenerli, perchè così potrà sperare di riportarne vittoria, come gli auguro; che al contrario ne potrebbe dubitare, come l'esperienza mi fa toccar con mano per la perdita di una riguardevole lite avuta da certi miei principali i quali per esser molti da tutti è stata trascurata, e per conseguenza perduta pochi mesi sono, benché ne avessero data tutta la speranza di ripor- tarne vitoria, ed il motivo è stato accertato esser quello ap- punto, che indica V. S. lUma di non indirizzar bene, e tener dietro ai legali di Roma. Restandogli però qualche momento di quiete sarei a suplicarla ad impiegarlo nel fare osserva- zione, a sollievo alle fastidiose applicazioni, a cui è costretto attendere, e farmi nello stesso tempo la grazia di stendere a suo commodo quelle riflessioni, che crederà opportune, unitamente alla spiegazione della Medaglia di Costanzo, che gli feci vedere costì, e ch'ella notò l'iscrizione e unirle alle altre scoperte fatte che mi onorò mostrarmi quando fui in Pesaro, che aveva notato in un foglio a parte, che pose fra (i) Evvi il disegno del quattrino che poi comparve al n. II della tav. I unita alla dissertazione dell'O. 238 G. CASTELLANI l'originale della sua Dissertazione, perchè non ho ne avrò mai l'ardire di por le mani né di far annotazione veruna alla sua eruditissima Dissertazione, e perciò la prego di di- spensarmi (i). In atenzione de pregiatissimi suoi comandi, con tutto il rispetto me le protesto di essere Bologna, 79 Settembre 1772. 21. (XXII — 40). Col'ultima sua compitissima ho ricevuto il diligente di- segno della Medaglia di Costanzo, che ho unito alle monete per quanto prima farle disegnare. Allorché mi grazierà del- l'altra con la pianta della città di Pesaro, riceverò volon- tieri anche le altre due stampate benché siano al rovescio perchè serviranno per scorta all'Incisore per inciderle. Le giunte trascrittemi saranno poste a suo luogo come desidera, nella stessa forma che mi ha indicato. Non fu rimedio a persuadere il Sig. Reposati che la sua opera era troppo voluminosa per ciò che risguarda la storia perchè a digerirla non erano bastanti due anni, come lui vi ha impiegati, richiedendo il suo argomento soltanto un ri- stretto dei rispettivi Conti e Duchi per indicare il tempo che furono battute le sue monete. Quello poi che era neces- sario non lo volle fare, ch'era di portarvi i rami delle Me- daglie e spiegarle, ma io a suo dispetto le feci intagliare, e l'obbligai a lasciarmele inserire, perchè credevo che gli potessero fare onore. Così fu dei documenti delle monete che non ne voleva inserire che due o tre, ma avendogli richiesti glieli ho posti per prova di ciò che si dimostra. Se sopra l'argomento delle monete vi fosse qualche svista, lo riceverò per una finezza ad indicarmelo per poterlo correggere sinché si è in tempo. Il Revmo Padre Abbate Trombelli mi ha im- posto di riverirla distintamente. (i) Conferma chiara della grandissima deferenza e quasi venera- zione che aveva lo Z. per l'O. Egli non ebbe mai scrupolo di aggiun- gere o levare agli scritti che gli venivano inviati per la sua Raccolta, o quanto meno di annotarli anche in senso contrario a quello dell'autore, Ciò non fece, anzi non volle fare, come apprendiamo da questa lettera per la dissertazione dell'O. I.KTTEUK DI GUIDO ANTONIO ZANKTTI 239 K qui ansioso di sentire buone nuove di sua salute, uni- tamente a suoi comandi, con tutta la stima me le protesto di essere Bologna, io Ottobre 1772. 22. (XXIII - 41). Essendo terminata la stampa della vita di Francesco Maria I mi resta a descrivere le sue Monete, fra le quali ci sono quelle di Pesaro, di cui mi mancano le dovute notizie. Se mai n'avesse qualcuna la prego a graziarmele. Una ve n'è d'oro che mi figuro sia uno scudo, che ha nel rovescio la pianta della città, per qualche motivo avrà certamente il Duca fatta ivi imprimere, e forse per aver ristorata o ingran- dita la medesima ; se ciò susiste la prego ad indicarmi il tempo ed altre particolarità se ve ne sono (i). Io son di pa- rere che il Duca Lorenzo non tenesse aperta zecca in Ur- bino non ostante che monete si trovano col nome di essa Città, per ciò affermare desiderarei prima avere la di lei aprovazione (2). Esendovi variazione nella data della Bolla di Giulio II a Francesco Maria I allorché lo investì di Pesaro la suplico ad indicarmi se susista ciò che è notato nella Dissertazione delle Monete o pure nell'altra delle ragioni del titolo etc, per poterle coreggere se il copista avesse sbagliato (3). E qui suplicandola di perdonarmi della libertà che mi son preso d'incomodarla, ed attribuirla soltanto a buon fine, sperando che non sarà per negarmi questo favore unitamente a suoi distintissimi comandi, quali vivamente bramo per dimostrarli quella stima che le professo di essere Bologna, 28 Novembre 1772. (i) La risposta dell'O. in data i dicembre 1772 trovasi in 2. I, 59: manca in R. II, 153. (2) Z. I, 53-54; pare che l'O. fosse dello stesso parere. (3) La data della Bolla di Giulio II con la quale investe Francesco Maria I della signoria di Pesaro è 16 febbraio 1513 : cfr. R. II, 44, 240 G. CASTKI-I.ANI 23. (XXIV — 42). Io resto niortificatissimo in vedermi senz'alcun mio me- rito a vista onorato di cortesissima sua risposta in data primo corr. sopra quanto la suplicai coll'ultima mia del perchè Francesco Maria I pose nella moneta d'oro, che presso V. S. si trova, la pianta di cotesta città. Ciò è appunto quanto può desiderarsi sopra tal argomento, per tanto a vista ne faccio quell'uso che gì' indicai ponendola tal quale sotto la spiega- zione di tal moneta, e son persuaso che farà onore non meno a V. S. che al Sig. Reposati. Se nel leggere il primo Tomo del detto Sig. Reposati si fosse incontrato in qualche errore sopra il trattato delle monete lo riceverò per un favore particolare l'indicarmelo per poterne fare la correzione sinché sono in tempo. E qui per non più distraerla novamente la ringrazio, e pregandola ad onorarmi di qualche suo comando per dimostrarli quella stima, e servitù che le protesto di essere Bologna, 4 Decembre 1772. 24. (XXV - 43). Col ultima sua gentilissima 8 corrente ricevei l'esatto disegno del Medaglione di Costanzo Sforza, e la stampa del- l'altro inciso al rovescio per i quali gli rendo infinite grazie. Avendo questi due disegni posti a suo luogo, e riordinati gli altri favoritimi secondo l'ordinazione della sua dotta Disser- tazione, ho osservato che mi mancano i disegni delle due medaglie pubblicate dal Muratori e l'altra di Giovanni Sforza con la leggenda Jonnnes Sfortia Pisauren P. perciò mi fo coraggio a chiedergliene anche di queste il disegno per poterne poi di tutte farne fare le stampe in due tavole, se lei crede opportuno. Se gli sia facile l'indicarmi la data del Bando delle Monete pubblicato da Lorenzo de' Medici alorchè era padrone di codesti Stati, mi farebbe sommo piacere (i). Le prove sempre sincere di sua cordialità in ogni tempo (i) Il bando sulle monete emanato da Lorenzo de' Medici è senza data: esso manca al R., si trova invece in Z. I, 61. Circa l'importanza di questo bando cfr. la lettera successiva e quanto ne dice lo Z., 1. e. LKTTERE DI GUIDO ANTONIO ZANETTI 24I verso di me dimostrate richiedono in me ancora novi motivi di riconoscenza e stima e perciò presentandosi favorevole occasione colle prossime feste del S. Natale così mancar non voglio di non esercitare quegli atti del mio ossequio nel me- desimo tempo ad augurarle dal cielo ogni più felice successo, e prosperità. Gradisca pertanto quest'atto di mio rispetto, e creda che solamente l'onore de' suoi stimatissimi comandi può rendermi contento, coH'attenzione addunque di questi con tutta la stima mi protesto d'essere Bologna, 16 Decentbre 1JJ2. 25. (XXVI - 77). Ella ha ben ragione di lagnarsi meco per non essersi efettuata la stampa della sua eruditissima dissertazione nel tempo che gli avevo indicato, ma gli assicuro che non ne ho la menoma colpa, ma tutta lo stampadore, che non ha mantenuta la parola di dar compiuta la stampa dell'opera del Sig. Reposati nel tempo promesso; così avendo io nello stesso tempo cominciato il mio proseguimento dell'Argelati con ristessa Opera del Reposati, così sino a tanto che non è terminato il secondo Tomo, che già sono alla metà, non posso stampare la sua dissertazione, quando voglia prose- guire con metodo. La suplico pertanto ad avere anche un poco di soferenza sino a tanto che sia terminata la materia di detto secondo Tomo, che poscia a vista sarà stampata e così uscirà prima, o nel tempo stesso la sua dissertazione che escirà quello del Sig. Reposati, e questo spero che fra due mesi circa si cominciarà la stampa. I disegni che mi mancano sono quelli delle sole due Medaglie riportate dal Muratori fra le monete di Pesaro, cioè quella di Costanzo col rovescio della Fortezza ed il moto Saluti et memoriae condidit segnata n. VI, e l'altra di Camilla segnata IX che ha nel rovescio il moto sic itur ad astra. Se mi sapesse dare qualche notizia della morte della duchessa Elisabetta, e del perchè gli fosse battuta la meda- glia col moto Hoc fulgenti fortunae dicatis le gradirei per correggere un passo nell'Opera del Sig. Reposati sinché si è in tempo, perchè il sig. Reposati mi scrive che non ne ha 242 G. CASTELLANI notizia, e me ne fa premura per parte di Mons. Gradenico Vescovo di Ceneda (^). La ringrazio delia notizia favoritami, da me chiestagli ai solo fine di porre in chiaro più che si può le monete del duca Lorenzo de' Medici^ Gli assicuro che non ho mai ve- duto un Bando di monete fatto con miglior giudizio di quello pubblicato dal detto Lorenzo, che può servire di s(c)orta a qualunque Principe per il Regolamento delle monete nel proprio Stato. E qui dispostissimo ad ubedirla, con tutto il rispetto mi protesto di essere. Bologna, 6 del 177J. 26. (XXVII — 78). Accluso al gentilissimo suo foglio 9 corrente ho ricevuto i due disegni esattamente fatti delle due medaglie chiestegli, per le quali gliene professo infinite obbligazioni, come altresì delle notizie tanto riguardo la morte della duchessa Elisa- betta, che della sua Medaglia, colle quali notizie correggerò l'errore corso nella vita del Sig. Reposati (2). Ma non si ri- (i) La medaglia è riprodotta in R. II, 96; la leggenda del rovescio è: HOC FVGIENTI FORTVNAE DICATIS e non fulgenti, come per errore ha scritto lo Z. Cfr. anche : Trésor de Nnmismatique et de Glyptique — Médailles coulées et ciselées en Italie 11^^ Partie, Paris, 1836, in-fol., p. 22, tav. XXIV, e Armano. Les Médailleurs Italiens, II, 118 e III, 202, dove la medaglia viene attribuita a Gian Cristoforo Romano. L'O. per quanto riguarda il luogo e la data della morte della duchessa Elisabetta, rispose dimostrando che doveva essere avvenuta in Urbino nei primi giorni di febbraio del 1526. Il paragrafo relativo della sua lettera in data 9 gennaio 1773 è riportato in R. Il, 492, nell'indice alla voce Gonzaga Elisabetta. Egli ben si era apposto perchè effettivamente dagli studi più recenti risulta che la duchessa morì negli ultimi giorni di gennaio del 1526 in Urbino. Cfr. A. Luzio e R. Renier, Mantova e Ur- bino, Torino, 1893, in-8, p. 272-273. Il duca Francesco Maria I non ar- rivò in tempo a raccoglierne l'ultimo respiro, perchè il 31 gennaio scrisse da Legnago al marchese di Mantova che gli era giunta colà la notizia della morte della sua bene amata madre di adozione, ma partì subito per Urbino di dove è datata la lettera menzionata dall'O, (2) Parrebbe che l'O., oltre alle deduzioni circa la data della morte della duchessa Elisabetta rispondesse anche intorno alla medaglia. Ma quale fu la sua risposta ? LETTERE DI GUIDO ANTONIO ZANETTI 243 Stringeranno qui, poiché comprendo che assai ne abbia fatti per mancanza di notizie, stante non aver fatto quelle dili- genze necessarie, che richiedevansi ad una simil opera, e per aver avuto troppa prescia di pubblicarla senza comuni- carla a chi si richiedeva: ma vi dovrà pensar lui a difen- dersi da chi gli potrebbe chiedergliene conto. Se da coteste Gazzette ne sia escito l'estratto ne desiderarei vederne cosa ne dicono, perciò allorquando sarà stampato mi farà sommo piacere di farmi avere una copia del foglio che di ciò parla. Per maggiormente solecitare la pubblicazione della sua distintissima dissertazione spero di aver indotto lo stampa- tore ad aggiugnere un altro compositore, il che se mi man- tiene la parola spero che presto ne vedremo il fine, ed ella sarà servita di tutto quanto richiede. E qui pregandola a continuarmi la sua stimata grazia e de' suoi comandi, con tutto il riguardo Bologna, ij del ITJ3. 27. (XXVIII - 79). Io son persuaso persuasissimo che costì si provi un grave pregiudizio per causa dei quattrini, perchè vi sono tutti quelli delle tre Legazioni, e noi ne siamo si talmente privi che per il bisogno corrono non solo i sesini e i quat- trini forestieri di pessima qualità, ma fino i pezzi di rame tagliati a mano, e sino le capelle dei chiodi. Io non so com- prendere come costì e per tutta la Marca abbiano lasciati correre quattrini, che battuti sono per la sesta parte del baiocco, per la quinta parte del medesimo, perchè come V. S. mi scrive vi è una differenza di un venti per cento, se un tal disordine non vi si pone riparo i quattrini che qui si ad- mettono per il bisogno di aver i spezzati, passeranno anche questi nella Marca ed acresceranno il pregiudizio. Il ripiego fatto di far sì che anche le tre Legazioni prendino i quattrini a cinque il Baiocco per impedire l'introduzione nella Marca senz'altro provvedimento non mi par eseguibile, ne è stato abracciato per moltissime ragioni, e per esse e per la novità di dover mutare tutti i conteggi in dette tre legazioni, non fu osservato il Bando di tal riduzione, e qui in Bologna per • 244 G. CASTELLANI volerlo fare osservare, cominciavano le persone a tumultuare, e lo stesso successe a Ferrara, come mi acennò allora il sig. Bellini. Altro provvedimento non vi trovo che quello di levare il superfluo di loro e passarlo a noi per la necessità che ne abbiamo, e poscia di far osservare il Bando che i nostri non corrino che a sei, ma l'ostacolo della perdita farà che noi rimarem privi, e loro la superfluità reccarà maggior- mente pregiudizio, se il governo di Roma non vi pone ri- paro, il che sarebbe desiderabile. Oltre questo pregiudizio noi abbiamo tutti i baiocchi e mezzi baiocchi per così dire di tutto lo Stato Pontificio per la sproporzione che vi è nel valore delle monete, e ciò con grave scapito del commercio, ma tutto ciò sia detto fra noi (i). Se vaglio a poterla obe- dire con tutta libertà mi comandi e mi troverà qual mi pro- testo d'essere Bologna, 2j del IJ7J. 28. (XIII — 44) (2). Si è ormai alla fine nella stampa della vita di Francesco Maria II perchè non vi resta che le monete del medesimo e quelle di Gubbio coniate sotto la Chiesa, che si sbrigarà presto per esser un mero indice. Mi resta a dimostrare cosa fossero i quattrini della Cerqua i quali furono ridotti nel 1600 in mezzi sesini, e se vi era differenza dei mezzi sesini e quattrini. Così se gli adusi quattrini con le lettere F • M • DVX, che ho posti sotto a Francesco Maria II per esser simili a quelli del medesimo veramente ad esso duca appartengono o al primo, come mi è venuto scrupolo, perchè il fulmine (i) Queste riflessioni di un contemporaneo competente come lo Z, saranno preziose per chi farà la storia della circolazione monetaria nello Stato Pontificio durante il sec. XVllI. (2) Questa lettera, portando la data 26 febbraio 1772, è collocata nel Codice al n. XIII : io ho creduto trasportarla qui perchè dalla let- tura appare che il 1772 fu scritto per errore invece di 1773. Basta os- servare la lettera n. 22 del 28 novembre 1772 dove è detto che era terminata la stampa della vita di Francesco Maria I, per capire che sei mesi prima non poteva essere terminata quella della vita di Fran- cesco Maria II. LETTERE DI GUIDO ANTONIO ZANETTI 245 che si vede in uno di essi pare che non si possi adattare al II, ma più tosto al primo. Ed in ultimo cosa indicar vo- gliono quelle quattro lettere P-F-S-V- in uno di essi quat- trini in vece del nome del duca, tutte dificoltà che solo l'erudizione di V. S. Ulma può decidere, perciò questo è il motivo per cui li reco incomodo per suplicarla a porre in chiaro tai dubi (0. In atenzione pertanto delle sue grazie unitamente ai suoi comandi con vera stima me le professo di essere Bologna, 26 Ftbbraro 1772 (sic). 29. (XXVIIII - 45). Fra le monete di Guid'Ubaldo secondo mi è sfugito di riportare la sudetta Moneta (2) pubblicata dal sig. Bellini nella prima edizione della sua prima dissertazione al N. Ili poiché dalla forma de' caratteri la credo battuta nello stesso tempo che uscì quella descritta dal P. Zacconi in occasione dello sposalizio di Francesco Maria II, ma gliene chiedo però prima il suo saggio parere. E siccome non avrà quest'ope- retta del sig. Bellini perchè allorquando fu stampata per in- (i) L'O. rispose a tutte queste domande e delle varie risposte ab- biamo notizia dalle lettere successive dove lo Z. le discute. (2) Si riferisce all'unito disegno di una moneta simile a quella pub- blicata in Z. I, 86, 41, con la differenza che l'aquila del diritto non è né coronata né posta entro una ghirlanda, e il Santo del rovescio ha l'abito lungo fino ai piedi richiamando in certo modo la figura di S. Te- renzio come è disegnata nella moneta dei tre fratelli Malatesta: V.Oli- vieri, tav. I, n. 3. Questa moneta non si trova più nella Dissertazione del Bellini quale fu pubblicata a Ferrara nel 1755 e nel volume V del- l'Argelati, mentre esisteva nella prima edizione poco nota fatta dall'Ar- gelati stesso. Cfr. in Arg., V. Observatio praevia, dove è spiegato ciò cui accenna Io Z. La soppressione di tale moneta da parte del Bellini, pili che ad una inesattezza del disegno può far credere a un grave dubbio sulla autenticità di essa, perchè il disegno si poteva correggere, senza toglierlo del tutto. Io non ho potuto confrontare questa prima edizione del Bellini per accertarmi se si debba a lui l'assegnazione di tale moneta ai Malatesta, come parrebbe dal numero d'ordine che por- tava : erronea assegnazione cui alludono il R. II, 205 (Z. I, 85) e l'O. nella sua dissertazione pag. XV (Z. I, 191). Però dato che la moneta corrispondesse al disegno, l'attribuzione poteva giustificarsi se non per la forma delle lettere almeno per la figura del Santo. 246 G. CASTELLANI serirla nel V Tomo dell'Argelati, il sig. Bellini la ristampò in Ferrara con levar alcune monete fra le quali la sudetta, Q gliene inserì altre molte, avendone per accidente una copia dalla quale ho levato il detto disegno non ho voluto mancare di trasmettergliene il tipo perchè mi .dica il suo sentimento. Ho fatto acquisto di una moneta inedita d'argento di Costanzo simile alle due del valore di due terzi di grossi, ma di conio diverso, cioè da una parte nella sommità del margine l'armetta della città, e all'intorno del solito stemma inquartato si legge CON • SF • DE • ÀR • CO • COTI • PISA • D, dall'altra si vede M. V. sedente in trono simile a quella pub- blicata dal Muratori al N. VII senza l'armetta che si vede in quella del Bellini o del Muratori. Se crede di doverne far parola nella dottissima dissertazione, la prego d'indicarmi dove si deve colocare. Ho pure acquistato il quattrino col fulmine, ed avendolo posto cogli altri non vi trovo alcuna difficoltà per crederlo battuto dall'ultimo duca perchè come ha ella saggiamente riflettuto evidentemente la fabbrica dimostra esser di tal tempo. Nella prefazione della sua eruditissima dissertazione as- serisce di aver fatto acquisto di un'antica moneta Pesarese dopo che fu stampata l'altra dissertazione, se però credesse ben fatto di questa porne il rame nel frontispizio delle cento copie, che si stamparanno a parte per lei, lo farò ben volen- tieri allorquando me ne grazierà il disegno, molto più che la dissertazione viene nella stessa forma dell'altra. E qui in atenzione delle sue grazie, unitamente a suoi stimatissimi comandi con tutto il rispetto mi protesto d'essere Bologna, io Marzo ijjj. 30. (XXX - 53). Le nuove diligenze fatte sopra le Monetuccie di Fran- cesco Maria II pongono sempre più in chiaro la sua asser- zione e mi rendono persuaso, e perciò convengo con lei, come già gli scrissi. Amiro la sua interpretazione data alle quattro iniziali che si veggono in altro quattrino, perchè cam- minano a dovere. Se si potesse credere che dopo esser stati banditi i quattrini della quercia nel 1600, se ne fossero bat- LETTERE DI GUIDO AN IONIO ZANETTI 247 tiiti col egual conio non potrebbe esser più adattata, ma il trovarsene con diverso conio fa dubitare che dopo tal tempo non se ne coniasse più con la rovere, e perciò non possa appartenere al Principe Federico, ma più tosto al nome de' Zecchieri. Le rendo grazie del disegno dell'altra monetina di Gui- d' Ubaldo che non avevo notizia, che si porrà poi in aggiunta, perchè non si è più in tempo di porla a suo luogo. Questa maggiormente pone in chiaro il dubbio che si aveva che l'altro quattrino col fulmine non potesse appartenere al ul- timo duca per esser il detto fulmine emblema dei duchi come mi assicura (0. La sua eruditissima dissertazione e non miscea è in mano de' Revisori, per porla quanto prima sotto il torchio il che succederà come spero sul fine di quaresima perchè proseguiscono i stampatori ad attendervi indefessamente, ed io non manco di attendervi con molla premura perchè mi preme assai: ma per non fare due segnature, ella abbi pa- zienza anche per questo poco, giachè l'à avuta sino ad oia e l'assicuro, come già gli scrissi, che io non ne ho colpa, anzi molte volte mi sono fatto intendere con lo stampatore, per non avermi mantenuta la parola data, per la quale io deggio mancare a, lei. In altra mia la pregare a favorirmi dei disegni di quelle Monete Pesaresi che mi mancano per farle incidere tutte in tante tavole per aver la dissertazione compita e perchè non abbi il lettore a ricorrere ai libri del Muratori e del Bellini per osservare i disegni, che poi non sono esatti, persuaso io sono che non mi negarà questa grazia perchè riesce di maggior suo lustro, e non si disesta per nulla la sua opera, mettendovi solo a suo luogo il nu- mero che chiamerà la moneta nella Tavola, giacche così si è fatto per le Medaglie. E qui tutto disposto ad ubedirla mi protesto di essere Bologna, ij Marzo 177J. (i) Si tratta della moneta portata dallo Z. I, 86, 43 che manca al R, Si vede che giunse in tempo per essere collocata a posto. 248 G. CASTELLANI 31. (XXXI - 54). Acuso il gentilissimo suo foglio dei 2 corrente e la ringrazio delTe notizie favoritemi. Il quattrino con le sigle P • F • S • V • essendo ben conservato presso di me, ed altro simile ne mandai al sig. Reposati, non v'à luogo a dubitarne della realtà di esse, ma soltanto potrebbesi credere ivi poste per sbaglio dell'incisore in vece delle iniziali del nome di F • M • DVX, sbaglio che non pare credibile, perciò bisogna suporle ivi poste per qualche altro motivo. Il sig. Reposati le supone iniziali delle città di Pesaro, Fossombrone, Sini- gaglia e Urbino per indicare che tal moneta non doveva aver corso che in dette città, ma tal interpretazione a dir il vero non è credibile, né può susistere per più motivi. An- davo fra me stesso pensando che in ocasione del primo spo- salizio di detto Francesco Maria si coniarono i quattrini di S. Terenzio, e nel secondo sposalizio gli altri con la Rovere ed il moto ex coniugio altero benevolentia, se si poteva at- tribuire alla nascita del Principe Federico; ma ritrovo molti ostacoli, e specialmente quello che nel 1600 erano stati ban- diti tutti i quattrini colla quercia detti perciò dal volgo della Cerqua, così non è credibile che ne fossero dopo coniati di conio simile, ma bensì gli altri che chiamarono mezzi sesini, che dai Capitoli della Zecca com'Ella ha suposto, ho rile- vato che sette si spendevano per otto della Cerqua : se gli riuscisse d'interpretarle, la prego darmene notizia (i). Gli altri quattrini per le giuste osservazioni da lei sag- giamente fatte bisogna confessare che ad esso Duca appar- tengono; quel solo del fulnjine per aver la fascia e la ro- vere come nelle monete di Francesco Maria I potrebbesene dubitare, ma lei che lo possiede avrà già rilevato dal con- fronto cogli altri, che non è così antico. Niuna moneta del Duca Francesco Maria li nelle diligenze fatte per scoprirle tutte acciò farle incidere, ho io potuto vedere : se però nel (i) È da credere che l'O. riuscisse a persuadere lo Z. della giu- stezza della interpretazione data alle iniziali P. F. S. V., non ostante la difficoltà veramente grave opposta da questo, perchè, mentre nel testo (I, 93, 12) le lettere sono lasciate senza interpretazione, questa viene data in appendice, I, pag. 450. LETTERE DI GUIDO ANTONIO ZANETTI 249 SUO Studio ne avesse alcuna, come mi accenna d'aver veduta, è duopo che io la preghi a comunicarmene il disegno. Se Francesco Maria II non fece rappresentare il fulmine in detta Moneta per indicare che egli era un fulmine di guerra ben- ché fosse in sua gioventù tutto portato alla milizia, lo po- trebbe aver fatto per rappresentare la sua sovranità e po- tenza, velocità ed ampiezza di gloria, la quale dagli Egizi n'era col folgore simboleggiata. Il Padre Revmo Trombelli mi ha imposto fare i suoi complimenti e riverirlo distinta- mente da parte sua. E qui novamente ringraziandola col pregarla d'onorarmi de' suoi comandi con la dovuta stima mi protesto d'essere Bologna, i6 Marzo ijjj. 32. (XXXII - 55). II disegno della moneta d'argento di Costanzo Sforza da me acquistata lo trovarà qui accluso (') unitamente alla nota delle monete che mi manca l'esatto disegno. Se però alcune di esse l'avesse duplicata, e che non avesse difficoltà di pri- varsene, mi farebbe sommo piacere di comunicarmele, che sarà in tutto sodisfatto di quanto mi richiederà, e allora di quelle che mi favorirà non occorre che ne facci il disegno. L'aduso disegno quando non gli giova mi farà il favore di rimandarlo per servirmene per il rame. Dalla posta ho ritirato la Medaglia di codesta Accade- mia (2), e gliene rendo ben infinite grazie, perchè è vera- mente bella, e merita di esser intagliata ; e perciò ne farò fare il rame per porlo nel frontispizio com'ella ha saggia- mente pensato, perchè convien più a questa, e he all'antica per il motivo indicatomi. E qui ansioso di qualche suo co- mando con tutta la stima me le protesto d'essere Bologna, 20 Marzo 177J. (i) O. Tav. I, n. XI. (2) La medaglia figura sul frontispizio della Dissertazione O.ive- riana stampata a parte, Bologna dalla Volpe 1773, essa è opera filmata di Agostino Franchi, da aggiungersi quindi alle due medaglie di Fla- minio Cornaro e di Angelo Maria Querini ricordate dal Forrer, Bio- graphical Dictionary of Medallist, London, 1904, in-8, voi. 11, p. 136-137. 32 ^50 G. CAStELLANl Moneta de' Malatesti con le lettere P-G- pubblicata dal Bel- lini N. 2. Moneta di Alessandro Sforza pubblicata dal Muratori al N. i; Bellini al N. i, 2.* dissertazione. Moneta del sudetto d'argento simile a quella del Muratori che ha nella sommità del margine l'armetta di Pesaro. Moneta di Costanzo pubblicata dal Muratori al N. V ; Bel- lini al N. VI, 2.^ dissertazione; N. IV, 2.'' dissertazione; N. V, 2.^ dissertazione. Moneta del sudetto già da lei descritta al N. I (sic) e pubblicata dal Muratori al N. IV, ma quello che è di peso grani 26 che suppone il quattrino perchè l'altra di grani 13 la tengo. Essendo di valore differente doveva esserlo anche nel conio almeno nella grandezza (per) distinguerla dal- l'altra. Moneta del sudetto pubblicata dal Bellini al N. Ili, prima dissertazione ; N. II, 2.* dissertazione ; N. Ili, 2.* disser- tazione. Moneta di Camilla pubblicata dal Muratori al N. X; Bellini al N. X, 2.'* dissertazione ; Manni nel Tom. V dell'Ar- gelati pag. 77; Bellini al N. VII; N. Vili; N. IX. Moneta di Giovanni pubblicata dal Bellini al N. XIIl con l'armetta; N. XI. Moneta di Leone X pubblicata dal Bellini al N. XVII, quattrino. Il P. Ab. Trombelli possiede una monetina di mistura simile a quella pubblicata dal Belhni nella 2.^ dissertazione al N. I di Alessandro Sforza, ma il leone non ha cotogno; se ciò merita osservazione potrà indicarlo (0. {Continua) G. Castellani. (i) Ecco i numeri corrispondenti alle monete qui elencate nelle ta- vole unite alla Dissertazione dell'O.: tavola I, n. IV, V, VII, VI, IX, X, XIII, XV, XVI; tavola II, n. XVII, XVIII, XIX, XXII, XXIII (due volte), XXIV, XXV, XXVI; tavola HI, n. XXX, XXXV, XXXXV ; tavola I, n. Vili. Una moneta inedita della zecca di Milano Ebbi in questi giorni la fortunata combinazione di acqui- stare la moneta di 40 lire di Napoleone I coniata nella zecca di Milano nel 1807. Quantunque esista il decreto in data 12 gen- naio 1807 ordinante la coniazione di tutta la serie delle mo- nete d'oro, d'argento e di rame colla data sopradetta, non erano però conosciuti che i pezzi da j" lire, 2 lire, i soldo, j centesimi, i centesimo. La mia moneta d'oro, di ottima conservazione, ma evi- dentemente usata, contribuisce quindi ad aumentare la serie finora conosciuta con tale data di emissione. — Eccone la descrizione : ^' — NAPOLEONE IMPERATORE E RE (fra le marche di zecca, la melograna e la coppa capovolta). Testa nuda a sinistra. All'esergo 1807 sotto M. I^ — REGNO D'ITALIA Stemma del Regno Italico. Al- l'esergo 40 LIRE. Sul contorno esterno, a rilievo DIO PROTEGGE L' ITALIA. Oro, titolo 900, peso gr. 12,900. Stefano Carlo Johnson. NECROLOGIE ALFREDO FEDERICO MARCHISIO. Con Alfredo Federico Marchisio la Numismatica Sabauda perde il suo più valente cultore e se la Sua dipartita costituisce un lutto per l'intera Famiglia Numismatica Italiana, nel campo particolare degli Studi Sabaudi la scom- parsa dell' Uomo Insigne lascia un vuoto che non sarà facilmente colmato. La pubblicazione di un'opera importante e com- prensiva come quella di Domenico Promis, lavoro pei suoi tempi singolare per acume critico e soda documentazione, non lasciò di buon'ora ai cultori della Nu- mismatica Sabauda che la risorsa di andar spigolando per quel campo in cui il Maestro aveva in breve raccolte sì ab- bondanti messi, dimodoché i nomi di coloro che continuarono per la via così magistralmente aperta, non poterono andar legati che a studi e ricerche complementari, a dilucidazioni 254 NECROLOGIE di particolari, ad illustrazioni di carte e monete al Promis rimaste ignote. Fecero pertanto seguito a quell'opera capitale, per ta- cere delle molte minori, le monografie più o meno numerose e diffuse del Rabut, del figlio stesso del Promis, del Perrin, del Ladé ed ultime per ordine cronologico, ma non certo per merito, quelle del Marchisio. Ma Vincenzo Promis e Francesco Rabut non diedero ch« parte della loro attività alle discipline numismatiche ; il Perrin con scarsa critica e non molta esattezza non seppe trarre adeguato profitto dai documenti e dalle monete che potè avere sott'occhio ; il Ladé, per quanto diligente e di- plomaticamente scrupoloso, alle volte si lasciò dal suo tem- peramento bizzarro e dalla mancanza di soda coltura, tra- scinare a conclusioni fantastiche ed inaccettabili. Fra questi studiosi tutti, quello a cui meglio converrebbe il titolo di continuatore di Domenico Promis sarebbe invero il Marchisio. E di fatto continuatore ne fu, poiché attraverso alle varie Memorie pubblicate nell'ultimo decennio, egli con- dusse la cronaca e la descrizione della monetazione della Casa di Savoia, dal punto in cui le aveva lasciate il Promis, fino alla morte del Re Galantuomo. Benché di esigua mole, questi brevi fascicoli valgono meglio di grossi volumi ; soltanto le persone che poterono seguirne l'elaborazione e che videro il Marchisio al lavoro, conoscono quale ingente copia di materiale, quale scrupo- losa documentazione, quale rigorosità di metodo e di con- trollo adoperasse il compianto nummografo. Da migliaia di fìtte pagine di trascrizioni d'archivio e di note assiduamente e pazientemente radunate per lungo volger di anni, dal co- pioso materiale della sua privata collezione, egli esprimeva la quintessenza in quelle monografie che, nella loro forma piana e volutamente modesta, resteranno modelli del genere e il più valido sussidio a tutte le persone che vorranno d'or in poi occuparsi della Monetazione Sabauda del XIX secolo. Tutto al contrario degli amplificatori che stemperano le più insignificanti divulgazioni numismatiche in un mare ma- gnum di digressioni, di ripetizioni di cose già note, di cenni storici di seconda mano, il Marchisio faceva severa e vigo- NECROLOGIE 255 rosa opera di sintesi e nell'elaborazione dei suoi lavori eli- minava senza pietà quanto potesse apparire mero sfoggio di erudizione e vanagloria di raccoglitore. Poiché nel Marchisio il raccoglitore andava di pari passo collo studioso e dalla sua collezione egli trasse argo- menti per la maggior parte delle sue pubblicazioni, finché dalle prime brevi illustrazioni particolari non assurse a quegli studi magistrali di cui si é ora parlato e che costituiscono l'opera sua più notevole. Nulla vi ha di perfetto a questo mondo : il ritorno alla luce di nuove monete, la scoperta di documenti sepolti od ignorati potranno per avventura permettere di completare taluni studi del Marchisio, ma non sarà temerario l'affer- mare che assai difficilmente potrà trovarsi nell'opera sua alcunché da emendare o da confutare. Il cav. Alfredo Federico Marchisio nacque in Alba nel 1858, di patrizia famiglia di Caraglio. Conseguita la laurea in leggi, ben tosto alle discipline giuridiche antepose le sto- riche e da queste gradatamente si andò indirizzando alle numismatiche, che a poco a poco dovevano assorbire tutta la sua attività. Raccoglitore appassionato ed avveduto, egli riuscì a ra- dunare una delle più importanti collezioni di Monete Sabaude conosciute, ricca di pezzi rari e spesso unici e di singolari conservazioni; la sua raccolta poi di prove di zecca non tro- vava fra le private alcuna che la eguagliasse. Oltreché agli studi di Chi la possedette, il ricordo di quella splendida collezione resterà legato all'insigne monu- mento del Corpus, nel cui primo volume in special modo, ad ogni passo s'incontrano descritti esemplari, per lo in- nanzi inediti, della Raccolta Marchisio. Né sarà a tal proposito indiscrezione rammentare che il nostro erudito Sovrano tenne il Marchisio in grandissimo conto e gli volle dare ripetute prove della Sua stima e della Sua benevolenza. Dopo avere per lungo tempo dedicato le sue assidue cure alla moneta metallica, più recentemente il Marchisio aveva rivolta l'attenzione a quella cartacea, finora così ne- gletta, e da vari anni andava radunando esemplari e docu- 256 NECROLOGIE menti per dare una degna illustrazione anche alla carta mo- neta emessa dai Re di Sardegna. Di queste ricerche egli aveva, non è molto, offerto un saggio interessante in questa stessa Rivista (voi. XXV) ; giova ora sperare che l'opera a cui egli aveva dedicato l'ul- timo periodo della sua troppo breve esistenza venga solle- citamente pubblicata per intero. Per tutti coloro che ebbero agio di avvicinarlo, per quanti ebbero la ventura di averlo maestro e consigliere, il ricordo di Alfredo Federico Marchisio non morrà. Di tratto cortese e delicato, di modestia e semplicità esemplari, pronto a render servigio a chiunque avesse ricorso a lui, egli met- teva con rara liberalità a disposizione degli studiosi la sua dottrina, la sua esperienza, le sue collezioni, la sua biblioteca. Credente convinto, ma senza intolleranza, indulgente e pietoso verso altrui, severo soltanto con sé stesso, il Mar- chisio, colla distinta, melanconica, magra persona, ricordava in modo impressionante taluna di quelle figure di gentiluo- mini, dal volto pensieroso ed ascetico, che con tanta pene- trazione psicologica fissò sulle sue tele il pennello suggestivo del Greco. Di una sensibilità acutissima, squisita, pel padre per la famiglia egli nutrì un vero culto; già duramente provato dalla immatura perdita dell'amatissimo fratello Guglielmo, soffrì dalla susseguente morte del padre sì fiero colpo, che mai più si riebbe. Da quel punto egli cominciò ad abbandonarsi ad una insanabile melanconia e, pur continuando, finché le forze lo sorressero, ad attendere ai consueti prediletti studi, si andò e con lo spirito e col corpo vieppiù staccando dalle cose terrene. Disdegnoso delle cure continue e pazienti, degli infiniti riguardi che il suo stato precario di salute avrebbe richiesto, egli si andò lentamente spegnendo e mancò ai vivi il 2 maggio di quest'anno. La Direzione della Rivista, che per lunghi anni anno- verò l'Estinto fra i suoi più valenti ed assidui collaboratori, ^ ^ NECROLOGIE 257 lo scrivente che si reca ad onore di averlo avuto prezioso amico e consigliere, con animo commosso porgono al fra- tello, avv. Edoardo Marchisio ed ai Congiunti tutti, le più vive, sincere condoglianze. L. C. Opere Numismatiche di A, F. MARCHISIO L'opera numismatica di A. F. Marchisio va distinta in due parti. La più inipor tinte è costituita dai 15 " Studi sulla Numismatica Sabauda „ che egli stesso volle come separare dai rimanenti suoi la- vori, numerandoli progressivamente, e che contengono fra altri i suoi importanti lavori sulla Monetazione dei Re Carlo Felice, Carlo Alberto e Vittorio Emanuele II, nonché il ricco ed utilissimo " Elenco Biblio- grafico per la Numismatica Sabauda „. La seconda e minor parte è costituita da lavori che trattano di monete estranee all'è zecche Sabaude. Nell'elenco bibliografico che segue, si sono del pari classificate in due serie queste diverse pubblicazioni, pur conservando in ognur^a di esse l'ordine cronologico. a) STUDI SULLA NUMISMATICA DI CASA SAVOIA : Memoria I. — Una moneta inedita dtl duca Carlo Emanuele I rinve nuta a Drenerò {Rivista Italiana di Numismatica, 1901). Memoria lì. — Sopra una Lira finora sconosciuta di Vittorio Amedeo 1 (/?. /. di N., 1902). Memoria lil. — Alcune monete inedite di Vittorio Amedeo II (/?. /. di N., 1902) Memoria IV, — Altre monete inedile del duca Carlo Emanuele I {Atti del Congresso Internazionale di Scienze Storiche, voi. VI, Serie Nu- mismatica. Roma, 1903). Memoria V. — Un Obolo di Carlo Giovanni Amedeo, VI duca di Sa- voia {R. l. di N., 1904). Memoria VI. — Le prove di zecca per Vittorio Emanuele li (/?. /. di N., 1904). Memoria VII. — Supplemento alla Memoria VI sulle prove di zecca per Vittorio Emanuele II (/?. 1. di N., 1905). 33 258 NtCRoLOGlE Memoria Vili. — Le monete del i.» Re d'Italia (/?. 1. di N., 1907). Memoria IX. — Supplemento alla Memoria Vili sulle monete del i." Re d'Italia {R. I. d. N., 1907). Memoria X. — Le monete di Carlo Alberto per la Sardegna (/?. /, di N., 19x0). Memoria XI. — Elenco Bibliografico per la Numismatica Sabauda (^A/ii della Soc. Piemontese di Arch. e Belle Arti, voi. Vili, Torino, 1910). Memoria XII. — Le monete di Amedeo I di Savoia, duca d'Aosta, Re di Spagna {R. 1. di N., 1911). Memoria XIII. — Statistica monetaria di Carlo Felice (/?./. Italienische Nachahmung eines niederlàndischen Lowentalers (Mirandola). — Blàtter fùr Mùnzfreunde, n. 12, a. XLVUI, dicembre 1913 {Dresda). Delbrùck (/?.), Portraets Byzantinischer Kaiserinnen (Sonderdruck aus den Ròmischen Mitteilungen de.s Kais. 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Karl Franz Josef; Die thrakischen Kònige der augusteischen Zeit; Jean Varin ; Ròmische Miinzen in Indien; Fund kufischer Munzen in Norwegen; Kleinasiati- scher Munzfund ; Versteigerungen]. N. 363, ottobre. — Gustav Richter f- — Voetter (O.). Munzfund aus Ephesus. — Verschiedenes [A. O. van Lennep f; Jahrhundertausstel- lung in Graz]. N. 364, novembre. — Vorstandsitzung und Monatsversammlung. — Besprechungen. — Neue Miinzen und Medaillen. — Verschiedenes [Rund- frage, betreffend eine angeblich von Josef v. Eckhel herruhrende Hand- schrift; Eisengussmedaillen auf Kaiser Franz Joseph I; Seltsame Aen- derung eines Miinz-Averses ; Fund eines interessanten Miinzchens in Wels, Oberòsterreich]. N. 365, dicembre. — Vorstandsitzung. — Besprechungen. — Neue Miinzen und Medaillen. — Verschiedenes [Reg.-Rath D."" Karl Domanig t; Von Maria Theresien Thaler; Ein unedierter Souverain d'or Josephs II. — Numismaiische Literatur. N. 366-67, gennaio-febbraio, 1914. — Nagl (d.-" Alfred). 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IlEpiYpa^pt'ii? xaxóXoYO? xùiv itpooxtvjfiàxcuv àwò I SBJcxsfjiPpioo 1909 |Ji.é)(pt 31 Aòf oóoTOt) 1910 ; Sóvo^'i? tdiv èv xw 'E8v. No[i. Moooetw aitò xyj? ISpóaecuc aòxoò sloaj^Sévxoov vcip.iofxàx(MV — Regling (Kurt). Zu den Eisenmiinzen und den Drachiiien mit Kopfe von vorn. — Selt- man (E. J.). Unpttblished gold staters issued by an Attalid King. — VoiGT (W. V.). Die antiken Miinsen Africas in der Kaiserlichen Eremi- tage zu St.-Petersburg. Agypten ; Die Plolemàer. — Reinach (A. J.). La base aux trophées de Délos et les monnaies de Philippe Andriskos. — SBOPQNOT (I. N.). EòepYéxYjc S.'^'JMfìxoz ^aatXeù^ xcùv Aeppcuviuv xyji; llaiovìa?; IIpooxxTjfiaxa xoò 'E8v. Nofx. Moooeioo ano 1 SeitxefxPpioo 1910 |J.é)(pi 31 Aò- Yoóxxoo 1911. Ke«pàXaiov AA' " Acupeà Kcuvaxavxivoo Kaponótvou. SoXXoX*?! ^Xorexcóv Xt8u)v „. — SBOPiiiNOr (I. N.). AeXxiov 'E8v. Nojjiiafiaxixoò Moooetoo KaxdXoYO(; repooxx-rjiiiaxtov xoò àxa87]|j.aixoò ?xoo? 1912 I9J3. Apulia, a. 3.° fase, m-iv (Martina Franca, 1913): Colavecchia (Ni- cola). Frazione di follaro di Ruggiero II coi titolo di Duca. Archivio storico della Calabria, I, nn. 465, 1913 : Cagiati {M.). Le monete del Gran Conte Ruggero spettanti alla zecca di Mileto. — Monete assegnate ad alcune città della Calabria dal XV al XVIII sec. Arte e storia, marzo 1913 : Cagiati {Memmo). Atri e Ville [monete medievali d'Atri, tratte dal suo libro Le monete di Sicilia]. Atti r. istituto veneto di scienze e lettere, t. LXXII, parte 2.* : Biadego ( 47 — L. 7086 Rimanenze attive al 1913. Fondo di Cassa " 7255 — L- 7255 L. 14341 Dimostrazione. Attività in principio di esercizio . , . . L. 3828 — Attività in fine di esercizio L. 7255 — Aumento di patrimonio L. 3427 Entrate dell'anno' 1913 L. 10513 Spese " 7086 Avanzo L. 3427 // Segretario Amministratore: Angelo Maria Cornelio. Questo Bilancio, afiferma il Relatore, presenta, come i due precedenti, un disavanzo non indifferente per le gravi spese di stampa della Rivista. Fortunatamente il terzo acconto sul ricavo della vendita del Corpus, in L. 6012, generosa- mente messo a disposizione della Società dal nostro Augusto Presidente Onorario, viene, non solo a colmare la lacuna, ma aumenta il piccolo Patrimonio Sociale di ben L. 3427. Da ultimo il Relatore tratta della nuova Sede Sociale e delle pratiche intercorse fra il Governo e il Comune di Mi- lano a proposito del riordino dei due Gabinetti Numisiratic cittadini ; riferiamo per intero le sue parole : ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA 30I La nuova Sede Sociale. Esiliata dal Castello, la nostra Società rimase per qualche tempo raminga ; ma fortunatamente la nuova sede venne ritrovata nel Convento delle Grazie, che ora si sta restau- rando, e dove possiamo quest'anno tenere la nostra assem- blea. Essa ci viene gentilmente concessa dal Governo, al quale mandiamo i nostri ringraziamenti. Era questa la sede o parte della sede sulla quale s'erano posati gli sguardi per la riunione delle pubbliche collezioni ; ma poi si ritornò per queste al Castello ed ora è a ritenersi che là esse trove- ranno la loro sede definitiva, quando saranno appianate le ultime difficoltà. Riordinamento delle Collezioni pubbliche a Milano. Da parecchi anni la nostra Società non perde di vista r importante argomento sulla riunione delle collezioni pub- bliche, la governativa e la municipale, di Milano, e in diverse riprese vi abbiamo successivamente informati delle diverse fasi per cui passavano le trattattive fra Stato e Comune. Ritorniamo ancora una volta sull' oramai vecchio argo- mento ; ma dobbiamo confessare che ci torniamo con assai poca soddisfazione. La convenzione definitiva o quasi definitiva è pronta; ma non risponde ai nostri desiderati, non soddisfa punto le nostre giuste aspirazioni. Il nostro ideale — e pareva, fosse pure l'ideale anche del Governo e del Municipio di Milano — era quello che la riunione dei due Gabinetti non fosse un solo ampliamento di materiale ; ma significasse la fondazione di una istituzione numismatica vivente, con una propria direzione e con mezzi adeguati per il naturale incremento delle collezioni. Noi in- tendevamo, cioè, che il Gabinetto di Brera, l'unico museo nu- mismatico d'Italia, sempre conservando la sua autonomia e naturalmente il godimento dell'assegno governativo, si venisse consolidando coll'unione della collezione del Comune e con un assegno supplementare che questo gli avesse a stabilire. Queste erano le basi sulle quali furono iniziate le prime trattative fra il Governo e il Comune, e sulle quali esse fu- 302 ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA rono continuate fino al principio del 1913, come lo posso personalmente testificare per diversi ritrovi che ebbi presso il Municipio e più ancora per un colloquio, cui ebbi l'onore d'essere invitato l'anno scorso, col Direttore Generale delle Antichità e Belle Arti e col sen. Beltrami. Ma le trattative furono troppo lunghe e le cose lunghe diventano serpi. Nell'ultimo anno, forse per i cambiamenti avvenuti nell'amministrazione comunale, forse per altre ra- gioni, le basi furono spostate, poi totalmente cambiate, e la proposta di convenzione che ne uscì non ha più nulla a che fare col punto di partenza. Parturient montes^ nascetur ridi- culus mus. Le parti rispettive del Governo e del Municipio furono scambiate. Ora non è più il Governo che accoglie sotto le sue ali le collezioni municipali ; ma è il Municipio che deve accordare l'ospitalità — nulla altro che la semplice ospitalità ■^— alla collezione governativa. Il Governo la deposita al Castello, unicamente allo scopo di mettere in libertà i locali che ora occupa nel palazzo di Brera, locali che urgono alla Biblioteca. E la deposita senza la menoma prescrizione che v'abbia ad essere una direzione scientifica, né che la colle- zione abbia ad avere un incremento ; dimodoché il Muni- cipio potrebbe rinchiuderla in un forziere e limitare tutto il suo obbligo a difenderla dal fuoco e dai furti.... Il Governo si disinteressa completamente della sua collezione, dell' isti- tuto numismatico di Milano, sgravandosi così di ogni respon- sabiHtà materiale e morale. E ciò non è tutto; perché esso incoraggia fortemente il Municipio di Milano su questa via del disinteressamento della numismatica col sopprimere oltre la metà dell'assegno. Come è noto, il Governo spendeva annualmente circa 11 mila lire per il Gabinetto di Brera — e la dotazione non era certamente splendida, perché delle II mila lire poco più di mille rimanevano disponibili per acquisti. Ora esso riduce tale assegno a 5000 lire. Se il Municipio vorrà mantenere al nuovo medagliere, almeno la vita meschina di cui godeva il Gabinetto di Brera, dovrà aggiungere quello che il Governo non dà più ; ed è lecito chiedere se ne avrà il coraggio ; mentre è noto che nelle prime trattative si mostrava molto titubante ed anzi ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA TfALIANA 3O3 restìo ad accordare un paio di mille lire di supplemento al- l'assegno governativo. Chi osservasse che diamo troppa importanza alla parte materiale, risponderei che il mens sana in carpare sano si può benissimo applicare al nostro caso, e una istituzione non può fiorire scientificamente quando non ha i mezzi di vivere. Il Governo, dopo tante promesse e tante belle parole, ha fatto grettamente un affare, risparmiando oltre la metà della sua dotazione e facendo ciò, invece di migliorare la posizione scientifica del Medagliere milanese, I' ha molto peggiorata, anzi r ha soppressa. Il Municipio poi, accettando tale patto, fu di una accon- discendenza fenomenale, e di una generosità inesplicabile. Chi poi caldamente si interessava alla cosa, in vista di un lustro cittadino e nazionale, rimane mortificato e addo- lorato, vedendo come la famosa convenzione, sia riuscita a ben altro di quanto da essa si attendeva. Invece di creare un istituto florido e potente, atto a continuare le gloriose tradizioni del Gabinetto di Brera, sorto e cresciuto per ge- nerosa iniziativa di Governo e di privati, e che potesse competere almeno modestamente colle similiari istituzioni dell'estero, Milano non avrà che il miserabile e sterile con- nubio di due istituzioni anemiche e prive di ogni elemento di vitalità, Milano in questo periodo di risveglio dell'alta coltura, quando appunto sta iniziando la sua città universitaria, nella quale molte nobili istituzioni scientifiche troveranno il loro completo sviluppo, per ciò che riguarda la parte numisma- tica, stabilisce una apposita convenzione col governo per dare un colpo che probabilmente riuscirà fatale a quell'unica istituzione italiana autonoma che non chiedeva se non un piccolo aiuto per riuscire di lustro e di decoro al nostro paese. Chi fa oggi queste deplorazioni non ha mancato di farle anche in seno alla Commissione dei Musei Municipali, quando venne, or fa un mese, comunicata la convenzione; probabil- mente sarà la voce di chi predica nel deserto ; ma è però bene che la Società Numismatica Italiana, specialmente in- teressata nella questione, nell'occasione della sua adunanza annuale, faccia sapere come non può affatto rallegrarsi di quanto Stato e Comune hanno combinato. 304 ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA Fortunatamente però la nuova convenzione, a quanto ci consta, non è ancora definitivamente firmata e si può ancora sperare, che si ritorni a migliori consigli. Tutti i presenti si associano con plauso alle parole del Vice-Presidente, invocando una revisione della convenzione e un ritorno alle idee che l'avevano dapprima ispirata, e chiedono che una copia della Relazione sia inviata alla nuova rappresentanza comunale. Il che sarà fatto. Il prof. Serafino Ricci, quale rappresentante della dire- zione governativa di Brera, pure deplorando che sia stato abbandonato in balìa del Comune ciò che era prezioso diritto di direzione e di tutela da parte dello Stato, si astiene dalla votazione. Il Bilancio è pure approvato ad unanimità. L'Assemblea procede infine alla nomina di tre Membri del Consiglio, in sostituzione dei sigg. : comm. Francesco Gnecchi, ing. Emilio Motta e dott. Serafino Ricci, scadenti per anzianità. Fatto lo spoglio delle Schede, i tre Consiglieri uscenti risultano rieletti. Alle ore 16, esaurito V Ordine del Giorno, l'Adunanza è sciolta. Finito di stampare il 6 luglio 1914. RoMANENGHi ANGELO FRANCESCO, Gerente responsabile. FASCICOLO IIHV. LA MONETAZIONE DI AUGUSTO PARTE TERZA. ZECCA DI ROMA. Trattando di questa zecca molte cose avrei do- vuto dire che già ebbi occasione di far conoscere nella prima e nella seconda parte; perciò il mio com- pito risulta abbreviato e la zecca di Roma, liberata dalla intrusione di monete d'oro e d'argento che appartengono invece alla monetazione imperatoria emessa fuori Roma, riprende il suo vero carattere di zecca senatoria riservata alle monete col nome dei magistrati o tresviri monetali. Su queste monete, eruditi di gran valore tra i quali rifulgono i nomi di Borghesi, Cavedoni, Ba- belon, espletarono le risorse della loro multiforme cultura, studiandone specialmente il lato tipologico ed epigrafico ma, per quanto riguarda la classifica- zione cronologica dei diversi Collegi Tresvirali o Commissioni di Zecca e delle monete emesse per loro autorità, fra gli autori più recenti, le conclusioni sono talmente disparate, che fra di esse osserviamo diff"erenze enormi, come dimostra il seguente prospetto comparativo della monetazione d'oro e d'argento. 3o8 LODOVICO LAP'FK ANGUI a C. Babelon (i) Willers (2) Grueber (3) Gabriel (4) 20 19 18 17 16 15 14 Aquilliiis, Dur inius, Petro- nius, Cdniniu-5 Kustius, Cossus Lentulus^ Pla- torinus, Aliti- stius Reginu;;. Licinius Slolo , Sanquinius, MariuSjCorne- lius Lentulus. Antistius Vetus, Méàcinius, Vi- nicius. Aquillius, Dur- iiiius, Petto- nius. C ani nius, Ru- stius, Platori- nus. Aiitistius Regi- nus, Cossus, Marius. Antistius Vetus, Mescinius, Vi- nicius. Stolo, Sanqui' nius , Corne- lius Lentulus Antistius Vetus, Mescinius, Vi- nicius. Aquillius, Dur inius, Petro- nius. Rustius, Sanqui nius, Licinius Stolo. Marius, Platori nus, Aniistius Reginus. Cossus Leniu lus, L. Lentu- lus, Caninius. Aquillius, Dur- mius, Petro- nius. Caninius, L. Len- tulus, Cossus, Lentulus. Marius, Platori- nus, Antistius Reginus. Antistius Vetus, Mescinius, Vi- nicius. Rustius, Sanqui- nius, Licinius Stolo. (1) Babelon. Monnaies de la Républiqite Romaine, voi. I e II. (2) Willers. Geschichle dcr Ròmische Knpferpragtmg, Lipsia, 1912. L'A. tratta delle monete d'oro e d'argento solo per incidente. (3) Grueber. Op. cit., voi. II e tavole in voi. III. (4) Gabrici. Un denaro d'Augusto col toro Campano in " Suinbulae Litterariae in honorem Julii De Petra „. Napoli, 191 1. LA MONETAZIONE DI AUGUSTO 309 Questo prospetto mostra chiaramente come i diversi autori nelle loro classificazioni delle monete non datate, che sono la maggioranza, si inspirassero nel più dei casi a semplici supposizioni non suffra- gate da un esame accurato delle pecuharità di ma- niera e di stile che caratterizzano queste monete. Soltanto la classificazione SaUs-Grueber, per quanto riguarda l'oro e l'argento, tenne conto dello stile, ma essa errò nella datazione dei Collegi Tresvirali. Oltre all'esame stilistico, un altro elemento che forzatamente veniva a mancare agli autori precedenti, è la comparazione tipologica e cronologica colla serie gemella delle monete imperatorie emesse in Ispagna ; le due serie, completandosi a vicenda, riescono a chiarire ciò che, coi dati di una serie sola, rimarrebbe controverso. Di tutte le emissioni col nome dei tresviri, es- sendo fuori discussione le date di quelle di Aquillius, Durmius e Petronius, poiché i loro tipi ricordano gli avvenimenti d'Oriente, nonché le date delle monete di Vinicius, Mescinius ed Antistius, perchè ricordano le tribunizie potestà VII ed Vili di Augusto, la mia classificazione delle rimanenti monete, coerentemente ai criteri già usati, si ispirerà all'esame stilistico. Perciò dovrà curare l'assegnamento al periodo tra il 18 ed il 16 a. C. delle monete non datate che pel loro stile debbono collocarsi fra quelle di Petronius e quelle di Vinicius, e stabilire quali monete dimo- strano una maniera artistica successiva a quelle delle monete di Antistius e debbono assegnarsi al periodo 16-14 a. C. Di conseguenza la mia classificazione si fonderà sul concetto che lo svolgimento cronologico della monetazione è necessariamente connesso all' evol- versi della maniera artistica, colla quale sono trattate le effigi di Augusto, come dimostrano i diritti da me riprodotti a Tav. VII. 310 LODOVICO LAFFRANCHI Gli autori che precedentemente s'indugiarono sul- l'argomento in questione ebbero — a mio avviso — il torto di mostrarsi soverchiamente ligi al preconcetto che anche per Toro e l'argento i magistrati monetari, pel fatto di essere chiamati tresviri^ funzionassero sempre a collegio completo; ma se ciò si può affer- mare per i primi tre magistrati, durante i quali i me- desimi diritti, oppure i medesimi rovesci, si ripetono per tutti e tre, altrettanto non può dirsi con sicu- rezza per gli altri. É molto probabile che qualche magistrato coniasse moneta da solo, oppure con un unico collega, come fecero gli ultimi magistrati mo- netari della Repubblica : Voconius Vitulus e Sempro- nius Gmccus, che portarono il titolo di UH viri, quan- tunque fossero due. A mio parere il concetto del Tresvirato monetale va associato a quello del numero di officine com- ponenti la zecca romana ; officine che erano sei du- rante il regno di Filippo, come vediamo dalle cifre inscritte sulle sue monete, e che con probabihtà fu- rono quattro sotto Tiberio, Caligola e Claudio, quattro oppure otto sotto Nerone, sei da Domiziano ad Adriano. Assai verosimilmente ad ogni officina presiedeva un Magistrato; per conseguenza, quando il quantita- tivo di monetazione non doveva essere troppo nu- meroso, funzionava una sola officina o due e figurava sulle monete il nome di un solo Magistrato o di due. * * * Della monetazione augustea, la più importante storicamente, come già affermai, è quella d'oro e di argento; essa si inizia nella zecca di Roma con esemplari senza effige di imperatore e reca dei tipi riferentisi alla sottomissione dell'Armenia. LA MONETAZIONE DI AUGUSTO 3II Questa prima emissione avvenne durante la per- manenza di Ottaviano in Oriente nel 20 a. C. e non gli conferisce il titolo di « Augustus » attribuitogli dal Senato nel 27 a. C. Altrettanto verificandosi su alcune monete im- peratorie emesse contemporaneamente in Asia, si deve concludere che, salvo una moneta coniata eccezio- nalmente in quell'anno, la maggior parte degli esem- plari col titolo « Augustus » venne emessa dopo la riconferma del titolo medesimo, avvenuta nel 20 a. C, probabilmente in occasione del decennio di Azio. Denari d'argento. 1. /B' — L ÀQVILLIVS FLORVS III VIR Busto galeato del Valore. (Tav. VII, n. 2). 2. „ — P PETRON TVRPILIAN li! VIR Testa di Bacco. 3. „ — TVRPILIANVS III VIR Idem. (Tav. VII, n. 5). 4. „ — TVRPILIANVS III VIR Testa di Feronia, sotto FERO o FERON. (Tav. VII, n. 6). 1. '^ — CAESAR DIVI F ARME CAPTA L'Armenia implorante. Cohen (i), n. 360, 487, 488 (Tav. VII, n. 8). 2. I^ — CAESAR 11 DIVI F || ARMINIA || CAPTA Armeno stante come sulle monete di conio asiatico. Coli., n. 361. Museo di Torino e Mus. Brit. — (Tav. VII, n. 7). Non conosciamo denari col nome dell'altro triumviro M. Durmio, e rimane il dubbio se esso non era in funzione o se le sue monete per la loro rarità non ci sono ancora pervenute. (i) Seconda edizione. 312 LODOVICO LAFFRANCHI Anni 20-19 a. C. L'emissione ricorda la restituzione delle insegne militari, il trionfo d'Augusto e la corona civica de- cretatagli dal Senato. In questa occasione appare finalmente sulle monete di Roma il titolo di « Au- gustus » come sulle monete contemporanee d'Asia, e in quelle di Spagna che abbiamo già descritte. Denari d'argento. 1. rB' — L AQVILLIVS FLORVS III VIR Busto del Valore e. s. (Tav. VII, n. 2). 2. ,; — Idem. Testa radiata del Sole. (Tav. VII, n. i). 3. „ — M DVRMIVS III VIR Testa dell'Onore a des., dietro HONORI. (Tav. VII, n. 4). 4. „ — Idem. Busto d'Ercole a des. con clava sull'omero. (Tav. VII, n. 3Ì. 5. V — P PETRON TVRPILIAN III VIR Testa di Bacco. 6. „ — Idem. Testa di Feronia, sotto FERO o FERON. 7. „ — TVRPILIANVS III VIR Testa di Bacco. (Tav. VII, n. 5). 8. „ — Idem. Testa di Feronia e. s. (Tav. VII, n. 6). 1. P — CAESAR AVGVSTVS SIGN RECE Parto in ginocchio che presenta un'insegna. Cohen, n. 457, 359, 228. (Tav. VII, n. 9). 2. „ — CAESAR AVGVSTVS Quadriga a destra sormontata da encarpo da cui spunta il fulmine di Giove (i), sotto S C. Coh., n. 357, 429. (Tav. VII, n. io) (i) Secondo l'interpretazione di Milani in Di alcuni ripostigli di ino- tiete romane ntl « Museo di Antichità classica », anno 1886. LA MONETAZIONE DI AUGUSTO 3l3 3. ,; — Idem. Biga di Elefanti a sin. su cui Augusto tenendo un ramo d'olivo. Coh., n. 354, 427. (Tav. VII, n, 11), Aurei. 1. /B' — L AQVILLIVS FLORVS III VIR Trinacria. (Tav. Vili, n. i). 2. „ — Idem. Busto del Valore. (Tav. Vili, n. 3). 3. „ — M DVRMIVS MI VIR Testa dell'Onore, talvolta fra due astri, dietro HONORI- (Tav. Vili, n. 4). 4. „ — TVRPILIANVS III VIR Testa di Bacco. 5. „ — Idem. Testa di Feronia, dietro FERO. 1. ^ ~ AVGVSTO OB • C • S • in due linee entro corona di quercia. Coh., 427. (Tav. Vili, n. 6). 2. „ — O • C • S • entro corona di quercia: all'esterno in alto CÀESÀR, sotto AVGVSTVS, ai due lati un ramo di lauro. Coh., n. 356. (Tav. Vili, n. 5). Anni 19-18 a. C. In questa emissione, avvenuta dopo il ritorno di Augusto a Roma, compare la sua effige, a testa nuda sull'argento, e colla corona di quercia sull'oro; però scompare ogni accenno agli avvenimenti di Oriente. La testa, ornata di corona civica, come abbiamo già veduto in entrambi i metalli sulle monete con- temporanee di Colonia Patricia e Caesaraugusta (0. (i) Alla cronologia delle monete spagnuole che ho dato nella prima parte, in seguito ad ulteriore esame, ho creduto di dover recare alcune modificazioni che figureranno più avanti nel prospetto cronologico. 40 314 LODOVICO LAFFRANCHI Denari d'argento. /&' — CAESAR AVG-VSTVS Testa nuda a destra. Tipo A Effige banale. (Tav. VII, n. 12). Tipo B Effige assai migliore, copiata dalle monete asiatiche, alle quali assomiglia nella terminazione del collo. Lo stile è però assai grossolano. (Tav. VII, n. 13). Tipo C Derivazione del precedente, si avvicina a quello della emissione successiva. (Tav. VII, n. 14, 17). I. P — L AQVILLIVS FLORVS HI VIR Fiore sbocciato. Coh., n. 364. (Tav. VII, n. 26). z. „ — Idem. Il Console Manlio rialza la Sicilia, all'esergo SICIL- Coh., n. 366. (Tav. VII, n. 25). 3. „ — M DVRMIVS Ili VIR Cinghiale trafitto. Coh., n. 430. (Tav. VII, n. 27). 4. „ — Idem. Leone divorante un cervo. Coh., n. 431. (Tav. VII, n. 28). 5. „ — Idem. Toro androcefalo (0. Coh., n. 432. 6. „ — Idem. Vittoria a destra. Mus. Brit. — Manca in Cohen. 7. ,; - P PETRON TVRPILIAN III VIR Sirene. Coh,, n. 490. ' 8. „ — Idem. Pegaso (2). Coh,, n. 491. (Tav. VII, n. 30). (i) Il Cabrici (op. cit.) spiega i tipi n. 3, 4, 5, mettendoli in rap- porto col viaggio di Augusto attraverso la Magna Grecia durante il ritorno dall'Asia. (2) Tipo restituito da Vespasiano vedi Un centenario nuntistnatico neir Antichità in Rivista Ital. di Num., anno 191 1. LA MONETAZIONE DI AUGUSTO 315 9. I^ — Idem. Pane seduto (tipo rarissimo). Coh., n. 492. 10. „ -- Idem. Pane stante (tipo rarissimo). Coh., n. 493. 11. „ — TVRPILIANVS III VIR Tarpeia. Coh., n. 494. (Tav. VII, n. 39). 12. „ — Idem. Astro e crescente. Coh., n. 495. Aurei. -B' — CAESAR AVGVSTVS Testa d'Augusto a destra ornata della corona di quercia (i). (Tav. Vili, n. 7). 1. 9* - L • AQVILLIVS • FLORVS • III • VIR • Fiore. Coh., n. 363. 2. „ — M • DVRMIVS • III • VIR • Granchio e Farfalla. Coh., n. 433. (Tav. Vili, n. 8). 3. „ - TVRPILIANVS • III • VIR • Lira. Coh., n. 436. (Tav. Vili, n. io). 4. „ — P PETRON • TVRPILIAN • III • VIR • Lira. Parigi, Gnecchi. (Tav. Vili, n. 9). Anno 18 a. C. Le monete di Q. Rustius recano il tipo della Vittoria volante con scudo , copiato dalle monete spagnuole, e l'altare della Fortuna Reduce che pure figura su quest'ultime. (i) Il Babelon ha scritto, corona di lauro ; Gnecchi invece {Rivista Italiana di Numismatica, anno 1889) ha creduto che la corona fosse di quercia su alcuni esemplari e di lauro su altri. Il Grueber estende la dizione " quercia „ anche alle corone di lauro che descriverò più tardi. 3l6 LODOVICO LAFFRANCHI ^' — Q RVSTIVS FORTVNAE ANTIAT Busti accollati delle due Fortune. 19 — CAESARI AV(yVSTO Ara su cui è scritto FOR RE : all'esergo EX S C Coh., n. 513. (Tav. VII, n. 32). Aurei. ^' — Q RVSTIVS FORTVNAE Teste fronteggiantesi delle due Fortune. (Tav. Vili, n. 12). I^ — CAESARI AVGVSTO Vittoria volante, poggiando uno scudo su di un cippo ; sullo scudo S C. Coh., n. 522. (Tav. Vili, n. n). Anni 18-17 a. C. Le monete di Stolo e Sanquinio ricordano, con- temporaneamente alle imperatorie di Spagna, i Ludi Secolari e commemorano Giulio Cesare probabil- mente per la ricorrenza di trent'anni dalla vittoria di Farsalus. Siccome la data 17 a. C. deve assegnarsi alle monete di Spagna con DIVVS IVLIVS, perchè hanno la testa di Augusto colla corona di quercia, tanto queste che quelle di Roma di cui trattiamo, devono essere state emesse dopo il ritorno di Augusto dal- l'Oriente, ma prima della celebrazione dei Vota Su- scepta, avvenuta nel 16 a. C. Anche lo stile, e specialmente la maniera con cui sono trattate le effigi di Augusto sulle monete emesse da Sanquinio, levano ogni dubbio- circa l'assegna- mento al 18-17 a. C. anziché al 12 a. C. come vo- levano Grueber e Gabrici, i quah, dalle monete ibride, e perciò inattendibili, di bronzo con Pont Max, tras- sero l'erronea conclusione che anche quelle d'oro e d'argento dovevano appartenere al 12 a. C. la monetazione di augusto 317 Denari d'argento. ^' — AVGVSTVS TR POT Testa nuda a destra. (Tav. Vili, n. 15, 16). 19 — P STOLO Ili VIR Beretto (Apex) fra due scudi salii. Coh., n. 438. (Tav. Vili, n. 31). ^ — AVGVSTVS TR POT Augusto a cavallo a destra. R) — Come il prec. Coh., n. 439. ^ — DIVI F AVGVSTVS Testa nuda a destra. (Tav. Vili, n. 18, 19). Kìl — M SANQVINIVS III VIR Testa laureata del Divo Ce- sare sormontata da cometa. Coh,, G. Cesare ed Ottavio, n. i. (Tav. Vili, n. 33). ^ — AVGVST DIVI F LVDOS SAE(C) Sacerdote salio a d. P — Come il precedente. Coh., G. Cesare, n. 6. Aurei. /D" e ^ — Come il precedente. Coh., G. Cesare, n. 5. Anno 17 a. C. Il tipo del denaro di L. Vinicius, riproducente con lievi varianti quello che ho già descritto come emesso a Colonia Patricia datato dalla TR P VI (i8- 17 a. C), lo fanno assegnare a quest'anno. ^ — Anepigrafo. Testa nuda di Augusto a destra. P — L VINICIVS (scritto all'esergo). Arco trionfale sor- montato da quadriga; sull'attico si legge S P QR IMP CAES ; ad ognuno dei lati un propileo sor- montato da un Parto ; quello a destra tiene l'arco e l'insegna, quello a sinistra l'arco ed, a quanto sembra, un'aquila militare. Coh., n. 544. (Tav. VII, n. 34, 35). La grande rassomiglianza fra questo arco e quello rappresentato sulla moneta di Colonia Patricia, appartenente al medesimo anno, mi inducono ad accettare l'opinione, dell' Eckhel, trattarsi cioè di un iden- 3l8 LODOVICO LAFFRANCHI tico edificio, anziché quella di Borghesi (i) che negava tale identità, ba- sandosi sul fatto, che l'arco delle monete spagnuole è fiancheggiato da due archi minori anziché da propilei, differenza che si spiega facilmente ammettendo una inesatta interpretazione architettonica da parte degli zecchieri. Il Borghesi stesso e Rossini (2) sostennero con argomenti che non sembrano troppo sicuri, trattarsi del famoso arco di Rimini.' Anni 17-16 a. C. I tipi di questa emissione ricordano il restauro delle vie militari, inspirandosi ancora ai motivi delle monete di Spagna. 1. ^ — AVGVSTVS TR POT VII Testa nuda a destra. 2. ,; — AVGVSTVS TR POT VII! Idem. 3. „ — S P Q R IMP CAES scritto sul piedestallo di una statua equestre posta davanti a mura urbane, li — L VINICIVS • L • F • III • VIR cippo sul quale si legge: S P Q R • IMP • CAE • QVOD • V • M • S • EX • EA • P • QISAD • A • D E • Coh., n. 541, 542, 543. (Tav. VII, n. 36). Anno 16 a. C. I tipi si riferiscono ai vota suscepta vicennalia di Augusto, ed in questa occasione compare la corona di lauro sulla testa dell' imperatore in sostituzione di quella di quercia. Denari. ^ — Anepigrafo. Testa laureata di Augusto a destra. P — L MESCINIVS RVFVS Marte sopra un cippo tenendo l'asta ed il parazonio. Sul cippo si legge: S • P • Q • R VP- RED • CAES. Coh., n. 463. (i) Borghesi. Oeuvres: Numismatiques. (2) Rossini. Gli antichi archi romani. LA MONETAZIONE DI AUGUSTO 319 1. 'B' - CAESAR AVGVSTVS TR POT Testa laur. a destra. . 2. „ — se • OB • RP • CVM • SALVI • IMP • CAESAR • AVG • CONS Testa nuda di fronte, su di uno scudo rotondo circondato da corona di lauro. I^ - L MESCINIVS RVFVS III VIR Come il precedente, ma sul cippo si legge : S • P • Q • R • V • PRO • S • ET • RED • AVG. Coh., n. 464, 465. (Tav. Vili, n. 37). Le monete emesse contemporaneamente a Cordova, nelle quali però Marte tiene uno stendardo anziché l'asta, recano l'epigrafe : Fo/ susc prò Saint et red. 1. O. M. Sncr. ^ — lOMS-PQRVSIMP- CAE • QVOD • PER • EV • RP • IN • AMP • ATQ • TRAN SE- in sette linee entro corona che appare di quercia su al- cuni esemplari e di lauro su altri. (Tav. Vili, n. 38). Le contemporanee monete di Colonia Patricia descritte al n. 12 colla Leggenda: lovi Vot Susc Pro Sai Caes Aiig SPQR recano la corona di quercia. 9* — L MESCINIVS RVFVS III VIR Cippo sul quale si legge in cinque linee: IMP • CAES • AVG-V • COMM • CONS ; nel campo S C. Coh., n. 462. ^ — CAESAR AVGVSTVS TR POT Testa laur. a destra. ?( — L MESCINIVS RVFVS III VIR Cippo sul quale si legge in cmque linee: IMP • CAES • AVG- • LVD -SAEC, nel campo a sinistra XV a destra SF. Coh., n. 461. Aurei. ^' — IMP CAESAR TR POT Vili Testa laureata di Augu- sto a destra. (Tav. Vili, n. 15). I^ — L MESCINIVS Augusto seduto, su di un palco, fa un donativo a due uomini in toga che gli stanno di fronte; a terra si vede un cesto; sul palco è scritto LVD • S • all'esergo AVG • SVF • P • Coh., n. 466. (Tav. Vili, n. 16). 320 LODOVICO LAFFRANCHI Denari. ^ — IMP CAESAR AVGVS TR POT Vili o IIX Testa nuda a destra. (Tav. VII, n. 21). 1. P — C ANTISTI VETVS III VIR APOLLINI ACTIO Apollo sacrificante su di un palco ornato di rostri e di ancore. Coh., n. 343. (Tav. VII, n. 39). 2. „ — C ANTIST VETVS FOE(DVS) PR CVM GABINIS Due Pontefici sacrificanti. Coh., n. 344, 345. ^ — C ANTISTIVS VETVS III VIR Busto diademato di Ve- nere (o di Feronia ?) a destra. P — IMP CAESAR AVGVS COS XI Strumenti pontificali, simpulo, lituo, trepiede e patera. Coh., n. 348. Aurei. ^—C ANTISTIVS VETVS III VIR Busto alato a destra della Vittoria. ^ — PRO VALETVDINE CAESARIS Ara accesa; a destra Augusto sacrificante, a sinistra il vittimano che trattiene il toro. All'esergo S P Q R. Coh., n. 349. Anno 15 a. C. Il Cabrici non ammette la coniazione di monete in quest'anno per l'assenza di Augusto da Roma, poiché, secondo le sue vedute, la monetazione è sem- pre connessa alla presenza dell'Imperatore. Ma noi abbiamo osservato che già in Ispagna, quantunque l'imperatore non fosse presente, vennero emesse numerosissime monete d'oro e d'argento. LA MONETAZIONE DI AUGUSTO 32I ^ — CAESAR AVGVSTVS Testa nuda a destra. (Tav. Vili, n. 22). 1. 9< - C SVLPICIVS PLATORIN Augusto ed Agrippa seduti in trono. Coh., n. 529. 2. „ — M AGRIPPA PLATORINVS III VIR Testa nuda di Agrippa a destra. Coh., A grippa ed Augusto, n. 3. 3. „ — C ANTISTIVS REGINVS III VIR Simpulo, lituo, tre- piede e |atera, Coh., n. 547. (Tav. Vili, n. 40). Aurei. ^' — CAESAR AVGVSTVS Testa laureata (O a destra. (Tav. Vili, n. 13). 1. R) — M AGRIPPA PLATORINVS III VIR Testa di Agrippa a destra coperta di corona, rostro murale a des. Coh., Agrippa ed Augusto, n. 2. 2. „ — C ANTIST REGIN FOEDVS PR CVM GABINIS Due Pontefici sacrificanti un porco su di un'ara. Coh., n. 346. Mus. Brit. (Tav. Vili, n. 14). Denari. 1. 3^ — AVGVSTVS DIVI F Testa nuda a destra, il tutto entro corona votiva di lauro (2). (Tav. VII, n. 23). 2. B' — AVGVSTVS Testa nuda a sinistra dietro il bastone d'augure. (Tav. VII, n. 24). (i) E non coperta da corona di quercia, come dice il Grueber (op, cit., voi. II, pag. 96. (2) Secondo la descrizione del Cohen e come sembra anche a me, Grueber invece dice : corona di quercia. Babelon, in un caso, quercia ed, in un altro, lauro. 41 322 LODOVICO LAFFRANCHI 1. I^ — C MARIVS CF TRO III VIR Augusto in Pontefice (i) tenendo il simpulo. Coh., n. 455. 2. ,; — Idem. Augusto ed Agrippa presso due are. Coh., n. 457. 3. „ — Idem. Testa di Caio, Lucio e Giulia sopra una co- rona votiva. Coh., n. 9. (Tav. VII, n. 44). 4. „ — Idem. Testa di Diana coi tratti di Giulia. Coh., Giulia ed Augusto, n. i. (Tav. VII, n. 43). 5. „ — Idem. Quadriga da cui spunta una palma. Coh., n. 456. (Tav, VII, n. 45). Cohen e Babelon citano da Mionnet, un aureo di Mario Tromeh- tina al tipo del colono conducente i buoi, ina, a me sembra debba trat- tarsi piuttosto di un denaro che di un aureo. Denari. ^ — AVGVSTVS COS XI Testa laureata a destra. I^ — M AGRIPPA COS TER COSSVS LENTVLVS Testa di Agrippa ornata di corona rustrale e murale. Coh., Agrippa ed Augusto, n, i. (Tav. VII, n. 46). ^ — AVGVSTVS Testa nuda a destra. 1. P — COSSVS -CNF LENTVLVS Statua equestre galeata portante un trofeo, sopra un piedestallo ornato di prue navali. Coh., n. 418. 2. „ — L LENTVLVS FLAMEN MARTIALIS Augusto in abito sacerdotale tenendo uno scudo in cui C V posa una stella sulla statua di G. Cesare. Coh., n. 419. (Tav. VII, n. 48). 3. „ — L CANINIVS GALLVS III VIR Seggio con a lato uno scettro, sopra nel campo AV3VST TR POT- Coh., n. 582. (i) II Grueber. Op cit., voi. II, pag. 94, ha creduto di vedervi la raffigurazione del Pontefice Massimo, e perciò attribuì queste monete al 8 a. C, non tenendo conto della giusta osservazione del Babelon (op. cit., voi. II, pag. 82). LA MONETAZIONE DI AUGUSTO 323 4. ^ — Idem. Barbaro della Germania (i) in ginocchio che presenta un'insegna. Coh., n. 583. (Tav. VII, n. 47). 5. „ — Idem. Cippo su cui è scritto in quattro linee C C AVGVSTI. Coh., n. 584. Aurei. 'B' — AVGVSTVS DIVI F Testa nuda di Augusto a destra. (Tav. Vili, n. 17). ^ — L CANINIVS GALLVS Ara sormontata da corona e fiancheggiata da rami d'alloro ; in alto OB C S. Coh., n. 385. (Tav. Vili, n. 18). Colle monete emesse da Caninius, le quali ci recano il più artistico ritratto di Augusto che figura sulla serie dei tresviri, e che per la loro fattura maggiormente scostandosi da quella arcaica di Aquillius, Pe- tronius e Durmius, dimostrano di essere le ultime, cessa la monetazione d'oro e d'argento senatorio emessa in Roma e si inizia, come vedemmo precedentemente la coniazione imperatoria di Lugdunum. * * He Premevami arrivare alla monetazione di bronzo per chiudere finalmente -il capitolo sulla zecca di Roma. Infatti poco mi rimane a dire sulle monete di questo metallo dopo il diligente studio del Willers (2). Questo studio è ragguardevole sopratutto per la de- scrizione veramente accurata degli esemplari, descri- zione fatta ab novo mediante l'osservazione diretta dei monumenti, non copiando dagli autori precedenti, dei quali anzi egli rettifica le inesattezze. Di queste inesattezze rettificate dal Willers citerò le principali : i.^ L'erronea qualifica di « grandi bronzi » assegnata agli assi di modulo eccedente, quando è (i) Con ragione il Grueber nega che questa figura rappresenti un Parto e che si tratti di monete emesse nel 19 a. C. (2) Willers, op. cit. 324 LODOVICO L AFFRANCHI noto che questa qualifica non può attribuirsi che ai sesterzi i quali, sino al regno di Caligola, non recano effige di imperatori ; 2.'' L'altro errore gravissimo pel quale venivano considerate quali monete ufficiali le monete ibride e le falsificazioni dell'epoca, la cui mal basata interpreta- zione epigrafica creava una confusione cronologica ; S."" La superficiale osservazione tipologica dei dupondi e dei sesterzi, sui quah non si sapeva ve- dere che corone di quercia laddove esistono corone di quercia e corone di lauro. Il Willers tiene anche nel dovuto conto quel- r importante argomento epigrafico che è il titolo di Pontefice Massimo, il quale segna la demarcazione tra le monete emesse prima e quelle emesse dopo il 12 av. Cr. Questo argomento di evidenza indi- scutibile riceve una sicura conferma dal fatto che le monete senza il Pontificato Massimo recano delle effigi di stile assai grossolano, appunto perchè furono le prime emesse e rappresentano il lavoro arcaico di una zecca la quale da moltissimi anni non coniava più il bronzo, laddove quelle colla suddetta qualifica sono di stile assai più accurato, e recano effigi più artistiche. Il Grueber (i), invece, nel suo lavoro, per altri mo- tivi pregevohssimo, errò mescolando le monete con o senza il Pontificato Massimo, perchè fu ingannato dalle monete ibride prodotte dalla confusione dei diritti del primo periodo coi rovesci del secondo e viceversa. Egli mostrò di non avvertire le differenze stili- stiche tra diritto e rovescio, rivelatrici dell'ibridismo, ed ebbe per collega nell'errore il Cabrici (2), il quale (i) Op. cit., voi. II, pag. 30 e sgg. (2) Vedi op. cit. Il Cabrici non tiene in alcun conto lo studio del Willers, quantunque pubblicato qualche mese prima del Catalogo del Grueber. LA MONETAZIONE DI AUGUSTO 325 anzi andò più in là, asserendo che tutta la moneta- zione di bronzo non può esser stata emessa avanti il 12 a. C, e questo concetto credette di poter ap- poggiare con un'osservazione del Mommsen, secondo la quale il Senato non permetteva la coniazione del bronzo con l'effige dell'imperatore se non dopo la costui assunzione al Pontificato Massimo. Questa asserzione già smentita, come vedemmo, dalle stesse monete di Augusto, è facilmente oppu- gnabile anche pel fatto, da me constatato, che molti imperatori del I e del II secolo non furono Pontefici Massimi, se non dopo un certo perìodo dalla morte del predecessore, periodo che per uno di essi durò nientemeno che quattro anni, durante i quali, avvenne una abbondante coniazione di bronzo. Tolta ogni discussione circa la sommaria clas- sificazione del bronzo in due grandi categorie, la prima senza il Pontificato Massimo di Augusto, e la seconda che reca questa carica, io sono d'accordo col Willers nel ritenere che il primo collegio tre- svirale della prima categoria sia quello costituito dai tresviri Plotius Riifiis, Gn Piso e Naevius Surdinus, ma sono tuttavia convinto che egli esagerò attri- buendogli la data del 23 a. C. Infatti una prova esauriente che le sue monete sono più recenti, è data dalle effigi banali di Au- gusto (tav. Vili, n. 24) che si osservano sugli assi di Gn Piso, le quah, salvo i tratti più rudi, sono di maniera identica a quella di taluni denari emessi nel 19-18 a. C. (tav. VII n. 12); il che dimostra che en- trambi appartengono al medesimo anno e si devono alla maniera di un medesimo artista. Perciò va modificata anche la cronologia degli altri collegi tresvirah che, secondo la classificazione del Willers, è la seguente : 22-21 a. C. : Asinius Gallus, Cassius Celer, Gallius Liipercus n 326 LODOVICO LAFFRANCHI 21-20 a. C. : Aeltus Lamia, Marcius Censorinus j Crispus Sulpicianus. 15 a. C : Licinius Stolo j M. Sanquinius , Sempronius Graccus. * * L'ordinamento cronologico che io intendo pro- porre si basa sulla interpretazione dei motivi che causarono i due differenti tipi di corona. A questa interpretazione sono indotto dall'aver constatato come, contrariamente all'asserzione del Willers, il quale a tutti i tresviri monetari attribuisce contemporanea- mente i due tipi di corona, esistono invece collegi tresvirali, sulle cui monete la corona è quasi sempre di quercia, e collegi caratterizzati dalla corona di lauro nella grandissima maggioranza dei casi. Le eccezioni a questa regola si devono all'ibridismo prodotto dalla confusione dei coni. Stabilita perciò l'esistenza di due periodi, il primo caratterizzato dalla corona di quercia ed il secondo da quella di lauro, similmente a quanto già osser- vammo per l'oro e l'argento, è logico concludere che tutta la monetazione in ogni metallo su cui la corona di quercia figura come tipo al rovescio o come ornamento alla testa di Augusto al diritto, venne emessa durante le onoranze ad Augusto, per i successi d'Oriente, e quella colla corona di lauro fu emessa durante la celebrazione dei Vota suscepta e nell'anno precedente ad essa. Perciò, se alla corona di quercia rimane esatta l'interpretazione di « corona civica », a quella di lauro deve attribuirsi la qualifica di « corona vo- tiva » ad onta della leggenda: Ob Cives servatos che la accompagna. ^È su questa base tipologica, unita a considera- zioni stilistiche, che si fonda la seguente classifica- LA MONETAZIONE DI AUGUSTO 327 zione cronologica dei collegi tresvirali per la mone- tazione del bronzo emesso avanti il Pontificato Mas- simo d'Augusto. Prima Parte. I sesterzi ed i dupondi hanno normalmente la corona di quercia. (Tav. Vili, n. 19, 21, 22, 24, 26). 19 a. C. : GN Piso C. F., L. Naevius Surdmus, C. Plotius Ruftis. Sesterzio, Dupondio ed Asse. 18 a. C. : Ti Sempronius Graccus, Ti Quinctius Crispinus SulpicianuSy Q. Aelio Lamia. Sesterzio e Du- pondio. Seconda Parte. I sesterzi ed i dupondi hanno normalmente la corona di lauro. (Tav. Vili, n. 20, 23, 25, 27). 18-17 a. C: M, Sanquinius, Licinius Stolo, C. Marci L. F. Censorimts. Sesterzio e Dupondio. 17-16 a. C. : C. Asinius C. F. Gallus, C Cassius C. F. Celer, C. GalLius C. F. Lupercus. Sesterzio, Du- pondio ed Asse. * * * Per le monete emesse dopo l'assunzione di Au- gusto al Pontificato Massimo, (tav. Vili, n. 28) le quali com'è noto non comprendono che assi, il Willers stabi- lisce la data 10-7 a. C. ed assegna al 10-9 il collegio tresvirale di Licinius Nerva, Sex Nonius Quintilianus e Volusus Valerius Messalla ed al 8-7 l'altro collegio formato dai nomi di Lurius Agrtppa, Salvius Otho e Maecilius Tullus. Inoltre egli dà una spiegazione assai verosimile circa gli assi speciali — che egli chiama assi trionfali — emessi da quest'ultimo col- legio, caratterizzati dalla corona di alloro e dalla victoriola (tav. Vili, n. 29), poiché li ritiene emessi per ricordare il trionfo d'Augusto nel gennaio 8 a. C. 328 LODOVICO LAFFRANCHI L' inizio di questa monetazione senatoria di bronzo a Roma nel io a. C. corrisponderebbe cro- nologicamente air inizio avvenuto nel medesimo anno della monetazione imperatoria di Lione al tipo dell'altare di Augusto, perciò questa data stabilita dal Willers ci sembra inoppugnabile. La zecca di Roma, rimasta chiusa per ben di- ciotto anni, non si riaprì che eccezionalmente nel II d. C. in occasione della elevazione di Tiberio a Cesare e co-reggente dell'impero, ed anche questa volta coniò solo l'asse, contemporaneamente alla zecca di Lugdunum, ove però si emetteva il bronzo nei tre moduli GB, MB e PB. Quest'ultima monetazione augustea della zecca romana segna un grande miglioramento artistico sulle monete precedenti e prelude alla grande ri- forma attuata più tardi da Tiberio ; essa non reca più i nomi dei tresviri, che però, come vedemmo, riapparirono molti anni più tardi sui PB (i), ma es- sendo composta di tre varianti di tipo — una per Augusto e due per Tiberio — ci induce a credere che anche nell'ii fossero in carica i tresviri, q fun- zionassero tre officine monetarie. 1. ^ — IMP CAESAR DIVI F AVGVSTVS IMP XX Testa nuda a sinistra. P - PONTIF MAXIM TRIBVN POT XXX llll in leggenda circolare attorno alle grandi lettere S C 2. ^^ — TI CAESAR AVCtVST F IMPERATOR V Testa nuda a destra. ^ — PONTIFEX TRIBVN POTESTATE XII in leggenda cir- colare attorno alle grandi lettere S C. 3. Come il prec, variante con IMPERAT V al ^. Milano, Aprile 191 4. Lodovico Laffranchi. (i) Vedi la mia memoria : Le ultime monete col nome dei triumviri monetali in Rivista Hai. di Num., anno 1911. L'INFLUSSO DELLA COLONIZZAZIONE SICULO -ILLIRICA nella monetazione pesante dell' Umbria e del Piceno 1 tipi delle monete e particolarmente quelli delle più antiche serie monetali, rivestono un carattere storico e religioso e costituiscono la testimonianza più fedele della condizione dei popoli nel periodo più remoto della loro organizzazione sociale. Per tale motivo la Numismatica occupa un posto assai impor- tante nella soluzione dei problemi che oggi si agitano intorno airorigine, alle vicende e alle trasmigrazioni dei popoli antichi (^). La colonizzazione greca dell'Italia meridionale, incominciata nel sec. IX a. C, raggiunse il suo mag- giore sviluppo nel V ; però fino a questo periodo essa non si era estesa alle coste dell' Adriatico, mentre si era diffusa ed allargata soltanto in quelle del Ionio e del Tirreno. Dall'estremo lembo meri- dionale della Frentania in sopra, anteriormente al- l'espansione siracusana del sec, V, signoreggiarono altri popoli, divisi in tanti piccoli centri, la cui na- (i) Cfr. Gabrici e. Sul valore dei tipi monetali nei problemi storici, etnografici e religiosi (Atti del Congresso Internaz. di Scienze Storiche. Roma, 1903. voi. VI, pag. 55 e sgg.). 42 33^ GIOVANNI PANSA zionalità rimane tuttora incerta e confusa. Testimo- niano di essi, oltre al rinvenimento delle suppellet- tili contenute nelle tombe, le molte iscrizioni in un dialetto che finora non si è potuto dichiarare ne osco ne sabellico, ma che battezzato col nome di paleo- sabellico, costituisce tuttavia un mistero per i filo- logi. Il Pauli vi ha scorto un contenuto non ita- lico, ma illirico (i) ; ed assai probabilmente negli Illirici si debbono riconoscere quegh antichissimi abitatori i quali formarono la prima popolazione sto- rica che prese sviluppo e si estese lungo le coste dell'Adriatico. La tesi illirica è oggi confortata da segni non dubbi derivanti dalla toponomastica, dal linguaggio e da curiose analogie nel rito e negli usi, le quali si rendono sempre più evidenti dall'abbondante ma- teriale archeologico esplorato (2), Però se tra i Sa- belli. Piceni ed Umbri, e gli lUirici è oggi ricono- sciuta una manifesta comunanza nella lingua, nei co- stumi e negli utensili del commercio, ciò non può costituire una prova diretta di cognazione o di affi- nità etnica fra quei popoli per altre molteplici e dif- ferenziali caratteristiche, riguardanti specialmente il rito sacro e nazionale (3). (i) Pauli C. Altitalische Studien, V : das Weigedicht von Corfinium und die Sprache der Pàligner (Hannover, 1887). — Cfr. le iscrizioni di Crecchio nei Marruccini, di Bellante (prov. di Teramo) ed altre dei ter- ritori di Ascoli, Offida, Cupra Marittima (in Zvetaief. Inscrìpi. Hai. infer. dial., pag. 31 e sgg., nn. 81, 86, ecc. — Id. Syllog. Inscript. Ose. — Io. in Bull. dell'Itisi, d. Corr. Archeol,, 1887. — Notiz. degli scavi, 1876, pag. 91, ecc.). (2) Fligier. Zur praeh. Ethn. Italiens, Wien, 1877, P^g- '8 e sgg. — Helbig in " Hermes „ XI, pag. 284. — Hesselmeyer, Pelasgerfrage, Tu- bingen, 1890, pag. no e sgg. — Mariani L. Aufidena in " Monum. ant. pubbl. dall'Accad. dei Lincei „ X, 1901, pag. 392 e sgg. — Pais E. Sior. delle Sicil. e Magna Grecia, pag. 57 e sgg,, 355 e sgg. (3) Mariani. Ivi. L INFLUSSO DELLA COLONIZZAZIONE SICULO-ILLIRICA 33I Agli effetti dello studio presente la risoluzione del problema non interessa, poiché giova considerare quei rapporti con l'Illiria soltanto come tramite di comunanze e di scambi fra i popoli delle nostre coste e quelli dell'Oriente asiatico, dalle cui fonti religiose a noi provennero i miti più importanti, ai quali si ispirò in seguito la monetazione pesante del Piceno e dell'Umbria; e di essi vogliamo qui occuparci. Il commercio adriatico degl' Illirici o Liburni, che si fa risalire alla metà circa dell' Vili secolo, forni occasione alla tesi di antichissime immigrazioni sicule nelle regioni adriatiche. Quei Siculi che abi- tarono il Lazio e le regioni della Sabina in epoche remotissime, secondo alcuni, non sarebbero stati che gli stessi e più antichi colonizzatori del Piceno e dell'Umbria. Tuttavia quest'affermazione degli antichi storici sicehoti, a giudizio dei critici più recenti, non avrebbe che uno scarso valore, poiché sembra sorta per effetto della posteriore colonizzazione siracusana iniziata da Dionisio e che raggiunse il suo massimo sviluppo nel sec. V-IV. Le medesime cause, infatti, avevano lasciato supporre che gl'Illirici venissero reputati propaggine di divinità siciliane (i). Alla colonizzazione siracusana di Dionisio si deve l'egemonia politica e commerciale dell' Italia centrale, della quale si hanno traccie non dubbie nelle tradizioni locali, nei monumenti e nelle monete sulle quali furono espressi i simboli della supremazia di Siracusa, cioè la triquetra e il Pegaso, come si dirà in seguito. Non meno importante della colonizzazione dei Sicuh sulle coste dell'Adriatico, è da reputarsi quella dei Tessali-Pelasgi, di cui la testimonianza più antica (i) Pais. Ivi, pag. 483 e sgg. 332 GIOVANNI PANSA che si abbia è quella che nel sec. V venne pur fatta da Ferecide (^). L'estensione dei Pelasgi, sotto il nome di Peucezì ed Enotrii, dalle coste meridionali delle Puglie a quelle del Piceno e dell'Umbria, costituisce uno dei fatti più importanti della storia. I Peucezì- Pelasgi originati, secondo la favola, da Licaone, figlio a sua volta di Pelasgo, occuparono più distintamente le coste del Piceno sino agli Umbri, e pare che il nome stesso di Piceni o Picenti sia derivato da quello di Peucezì o Peucianti. Molti elementi ricavati spe- cialmente dalla epigrafia e dalla toponomastica, con- corrono ad accertare questo fatto (2); ai quali si pos- sono aggiungere anche quelli derivanti dal mito principale di Giasone e degli Argonauti che rileve- remo dalle monete. Veniamo adesso a studiare i concetti mitologici e religiosi ai quali, mercè l'influsso di quei popoli, è informata la monetazione umbro-picena. Il mito di u Hadrantis ». In due miei precedenti studi trattai diffusamente la quistione relativa ad Hadranus, il nume indigete dei Siculi, la cui protome senile mi era parso rav- visare suU'averso dell'asse di Hatria (3). La tesi da me sostenuta e precedentemente affacciata da qual- che studioso locale ^4) come probabile congettura, non ebbe il suffragio pieno e incondizionato di tutti i dotti (i) Pais. Ivi, pag. 453. (2) Pais. Ivi, pag. 378 e 454 e sgg. (3) Pansa G. La protome senrle dell'asse di " Hatria „ (in Riv. Hai. di Numistn., anno XX, 1907, fase. IV). — Id. Nuove considerazioni in- torno all'asse di " Ha/ria » (in Riv. Abruzz. di Scienze, lettere ed arti, anno XXIII, fase. VI-VII, Teramo, 1908). (4) SoRRiccHio L. Hatria-Atri. Roma, 1911, pag. 41 e sgg. l'influsso della colonizzazione siculo-illirica 333 e studiosi in materia, quantunque riconosciuta da parecchi come probabile e ingegnosa. Però se non si hanno motivi di assoluta certezza per sostenerla, il che peraltro è ovvio in tutti i problemi di storia antica, non mancano elementi di probabilismo fondati sopra concetti artistici e religiosi. Le osservazioni relative alla rappresentanza di Adrano sull'asse di Atri muovono, infatti, da un complesso di dati che non si possono ritenere come prodotto di casualità, considerati i rapporti fra quella sede antichissima e i primi colonizzatori siculi i quali vi portarono il fardello di tutte le loro leggende e tradizioni. Adrano era la divinità che rivestiva un carattere epicorico in tutta la Sicilia e sopratutto nelle città situate alle falde occidentali dell'Etna. Si volle da principio mettere in rapporto col semitico Adar ; ma sembra invece che debba riconnettersi con la reli- gione ed il culto degli indigeni sicelioti (0. Dal nome di « Hadranus w o « Hatranus » parrebbe derivato quello di « Hatria », la sede principale occupata dai Siculi nel Piceno, dove Dionisio aveva fondata la sua colonia. A questo sentimento, già precedentemente ma- nifestato, accede anche Rudolf von Scala, il quale riconosce il carattere illirico di Adrano e i suoi rap- porti con TAdria picena (2). Non è qui il caso di ripetere le ragioni per cui nella figura di prospetto dell'asse atriano debbano riconoscersi le sembianze di Adrano. Esse mi sem- brano abbastanza sviluppate nel primo studio da me pubbhcato e successivamente nel secondo, per la (i) Pais. Ivi, pag. 603. — CiACERi E. Culti e miti nella storia dell'an- tica Sicilia. Catania, 1911, pag. 8 e sgg. (2) Rudolf von Scala. Unirisse der àltesten Geschichten Eitropas Innspruch, 1908, pag. 14. 334 GIOVANNI PANSA parte che concerne le note tipologiche e i legami con la mitologia e la storia dell'arte. Poiché, tuttavia, questo secondo studio non è abbastanza conosciuto nel ceto dei numismatici per l'indole strettamente regionale del periodico in cui venne pubblicato, ri- tengo opportuno oggi riprodurre alcuni degh argo- menti in esso addotti, tanto più che non mi paiono abbastanza compresi o forse furono mal digeriti da chi in seguito e senza il sussidio di prove esaurienti e definitive, non tralasciò di dichiararsi di contrario avviso. Il Dressel, infatti, continuò a ravvisare nel tipo calvo della figura lo stampo del Sileno (i) e l'Hae- berlin lo seguì (2), nonostante alcuni suoi dubbi da me precedentemente chiariti. Quest'ultimo in ante- cedenza così si esprimeva (lettera del 17 febbraio 1908) : « La question de la téte c'est une chose très « difficile et en ce moment moi méme je ne suis « pas tout sur, mais c'est très possible que vous « avez raison. Un point de vue de quel on peut « former de doutes c'est le fait que sur la monnaie « des Mamertini, oìi la tète par l' inscription AAPANOY « est garentie comme celle d'Adranus, cette tète « est converte d'une casque corinthienne ; c'est une « grande différence de la tète senile sur les as « d' " Hatria „ et de croire que ces deux leprésenta- « tions tellement inégales signifient le mème héros, « c'est une chose quelle me donne à penser. Et « pourquoi sur les as d' " Hatria „ le héros Adranus « est representé comme un vieillard, pourquoi pas « fort jeune et arme ? Que jugez vous de cette de- u mande ? ». (i) Berliner Cai., Ili, S. 14. (2) Haeberlin e. J. Acs grave das Schwergeld Roms und Mittelit- liens, etc. Frankfurt a M., 1910, pag. 203. l'influsso della colonizzazione siculo-illirica 335 A queste domande dell'illustre tedesco io avevo già implicitamente risposto alla nota 4, pag. 523 del mio primo studio, spiegando come Ares e Hadranus Hatranus, personalità affini nella mitologia, sono rappresentati in alcune monete con faccia barbuta e semplicemente coronate d'alloro, in altre con galea a somiglianza di Marte. Di tutti i numi ed eroi che l'antichità figurata ci ha tramandati, si può in ge- nere affermare che le diverse attitudini provengono anche da età differenti, secondo il vario sentire dei popoli. E valga il confronto con Ares o Zeus-Hephai- stos, di cui Adrano non è che una seconda perso- nificazione partecipando, come dio della guerra e del fuoco, della stessa natura. Secondo i mitografi, Adrano è il Zeus-Hephaistos indigeno, padre dei Palichi e rappresenta, come Ares, gli effetti del fuoco (0. I simboH e gli attributi d'ambo le divinità sono identici. Il simbolo costante della potenza guer- riera di Ares è la lancia ; e così pure di Adrano. 1 cani erano sacri ad entrambi (2). Infinite sono le interpretazioni allegoriche, sia nell'ordine fisico che morale, di Ares ^3). Quanto alle rappresentazioni fi- gurate, quel nume passa facilmente dal tipo giova- nile, armato di lancia e coperto di galea, a quello di vecchio barbuto e in atteggiamento grave. La famosa statua di Ares del museo del Louvre, comunemente appellata il « Marte Borghese », raf- figura quel dio ignudo, giovane ed imberbe, con (i) Hesych. s. v.» IlaXixot, Cfr. Freemann. Hist. of Sicily, I, 184. — Lévy Isid. Dieux Siciltens (in Rev. Archeol., 1899, I, 275-79). (2) Cfr. Dilthey. Jahrb. d. AUertumsfr. d. Rheinl., 1873, pag. 36. (3) Pauly-Wissowa. EncicL, s. v, " Ares „ 658 extr. — Roscher. Lexikon, art. " Ares „. — Preller. Griech. Myth., 3^ edit., I, pag. 266. — ScHWENCK. Myth. d. Griech., pag. 244. — Lauer. Sysl. d. Griech. Myth.y pag. j?52, ecc. 336 GIOVANNI PANSA Telmo decorato di cani e grifi (^\ paragonabile al- l'elmo pure figurato di Adrano, che si osserva sul- l'ametista pubblicata dal Visconti e da me richia- mata a pag. 524. Altri tipi giovanili sono forniti dalla statuaria, come VAres colossale del palazzo borghese, VAres Ludovisi ed altri celebri eh' è su- perfluo enumerare. A partire della seconda metà del sec. V, il tipo di quella divinità subisce, nei prodotti dell'arte figu- rata, una trasformazione sensibile. Per citarne un esempio, basta osservare in una bella coppa a figure rosse del British Museum la figura di Ares seduto al banchetto degli dei, in atteggiamento grave, bar- buto e di età senile, coperto di leggiera clamide, e col capo circondato da una tenia che gli allaccia le tempia a somiglianza quasi perfetta della benda sacerdole di Adrano, come si osserva nell' asse di Atri (2). Anche sopra alcune monete arcaiche di Chal- cedon appare la testa di Ares senza galea (3) ; ma non è il caso d'insistere su questi aspetti vari e dif- ferenti delle due divinità, tanto per riflesso all'età che all'abbigliamento. Ares e Hadranus sono divinità terrificanti e in- fernali. Richiamai a questo proposito una curiosa os- servazione che tende a riconoscere nei tipi visti di prospetto, come quelli dell'asse di Atri, appunto le divinità circondate da leggenda di terrore (4). Anche il giudizio del Lenormant invocai a riguardo della « gravità » che si osserva nella figura di quell'asse, (i) Dilthey. Op. cit., LUI, pag. 86. — Reinach S. Recueil de tétes antiques, etc. Paris, 1903, pag. 67, 81 et pi. 81, 82, 102. (2) Brit. Mtts. Cai., Ili, E, 82. — Reinach. Reperì, des vases peint., \, pag. 143. (3) Gardner P. Types of greek coins, pi. IV, 36. (4) Eddé. Les Jigures de face sur les tnonnaies, etc. (in Riv. Ital. di Numism., anno XXI, 1908, fase. I-II, pag. 213 e sgg.). l'influsso della colonizzazione SlC^LO-ILLIftlCA 337 L . . . • gravità che richiama all'osservanza d'un criterio re- ligioso prestabihto ('). A tutte queste considerazioni di natura artistica e religiosa riportate nel secondo mio scritto e che hanno servito di base nella controversa identificazione, ne aggiungerò un'altra non meno attendibile dal lato mitologico, da cui si desume e si concretizza megho il carattere religioso di quel nume nei suoi rapporti con leggenda dei Palici o Palikoi alla quale diede occasione. Questa leggenda propagatasi fra i Pe- ligni del territorio contermine, per lo stesso tramite siculo-illirico, ha un nesso evidente con quella di Adrano, ch'era il padre dei Palikoi. Costoro partecipavano della stessa natura del fuoco vulcanico e venivano assimilati ai crateri i quali, mercè loro, assumevano importanza di culto. Pare che la leggenda dei figli di Adrano abbia anche un legame di parentela con quella dei Peligni o Pa- lacini, di origine illirica, il cui eroe Palicus sarebbe stato, secondo la tradizione, progenie dei Palici ^2). Questo legame etnico fra i PaHci ed i Peligni si spiega anche con la circostanza che nella moneta di questi ultimi popoli si osserva appunto una divinità avente gli attributi di Hephaistos, cioè Vulcano (3). A questo proposito giova anche notare come ap- punto per questo nesso di relazioni fra Adrano, i Pa- lici ed i Peligni, alcuni hanno creduto, sebbene erro- neamente, di poter ascrivere fra le monete di « Ha- tria » anche quella dei Peligni con la testa di Vul- cano {Hephaistos) nel diritto e la protome medusea (i) Lenormant-Dh Witte. Élite des monum. céramogr., tomo I, pag. XXXVII e sgg. (2) Pais. Op. cit., pag. 113. — CiACERi. Op. cit, pag. 28. (3) Pansa G. Le monete dei Peligni (in Riv. Ital. di Nunt. a. XIX, 1906, fase. II). Per i Palikoi, detti figli di Hephaistos, cfr. Serv., ad Aen. IX, 581. 41 338 GIOVANNI PANSA nel rovescio. In quest'ultima, anzi, hanno ravvisata la stessa figura di prospetto dell'asse atriano, e nella leggenda PALACINV, un'allusione ai Palici, progenitori dei Peligni (i). Il culto dei Palici, nato dalla vista dei crateri, i lacus ebullientes di Macrobio, a cui venivano assi- milati, trovò nel sentimento religioso dei popoli una forte occasione di adattamento, ed in ispecie di quei popoli che ebbero stanza sui territori di natura vul- canica, come furono i Peligni, il cui suolo appunto è ritenuto di quella natura a causa di numerose traccie di sorgenti sulfuree, di lave, mofete, ecc., le quali attestano l'esistenza primitiva d' un vulcano nella regione sulmonese (2). Altrettanto forse potrebbe dirsi del territorio adiacente ad « Hatria w, secondo grindizì tuttora appariscenti (3). Si pensi ancora alla natura del cognome d' un (i) Preller-Jordan. Griech. Mythol., I, 391. Cfr. Hild J. A., s. v. " Pales „ in Dictionn d. Antiq. grecq. et rom. di Saglio Daremberg, fase. XXXVir, pag. 283, n. 8. (2) Cfr. Durini G. Memoria sopra un antichissimo vulcano nella re- gione Sulmonese in Aòntszo, ecc. (in Analisi ragion, di libri nuovi, Na- poli, 1793, pagg. 69-80). — Torcia M. Saggio itiner. nazion. pel paese dei Peligni. Napoli, 1793, pag. 44 e sgg. — Besnier M. De regione Pae- Hgnorum, Lutet-Paris., 1902, pag. 22 e sgg. — Sulla natura vulcanica dell'agro peligno, ved. Stìss. Ueber den Bauder Ilalienischen Halbinsel (in Sitz. ber. d. Wien. Akad. Math-Nat. Wiss. Classe, t. LXV, i, 1872, pag. 217). — Partsch. Die Hauptkette des Zenlral-Apennins (in Verhandl, d. Ges. /. Erdk. su Berlin, t. XVI, 1889, P^g- 427). — Fischer Th. Das Halbinselland Italien, pag. 393. (3) A tre miglia da Atri, e propriamente sotto Mutignano, s'incontra un vulcano di natura fangosa. Altri quattro vulcanelli incontransi pure nel territorio di Cellino, in contrada Salselle ; cinque se ne contano nello stesso Comune in contrada Pian palazzo; co^i pure uno stagno bollente si nota nell'antico agro pretuziano. Questi stagni o bollitoi sono distanti circa dieci miglia per dritta linea dal mare Adriatico (ved. Amary A. Storia nat. inorganica della Provincia Teramana. Aquila, 1854, pag. 74 e seguenti). L INFLUSSO DELLA COLONIZZAZIONE SICULO-ILLIRICA 339 LoUius Palikanus, ch'era del Piceno secondo alcuni ('), o piuttosto peligno a giudicare dal cognome stesso (2). Questi rapporti etnico-religiosi fra i Piceni di « Hatria » e i Peligni rivelano larghe correnti d' im- migrazioni siceliote, comunanza d'origini e di culti antichissimi. Della presenza del canis ostiarius nel rovescio dell'asse atriano dissi abbastanza nel mio primo stu- dio, facendo osservare come l'atteggiamento di quel- l'animale accovacciato, quasi nell'atto d'impedire il varco d'una soglia, possa alludere ai famosi cani sacri ad Adrano, i '^epo'^ j^'j^s? di Eliano (3), posti a guardia del suo tempio, come ci dimostra anche il nummo mamertino con l'immagine di quella divinità e il cane al rovescio (4). Il cane, comunissimo in quasi tutti i tipi della Sicilia, ha un carattere indigeno nei culti e miti di quell'isola e se ne rinviene il significato nella cre- denza rehgiosa e nella stessa vita degli antichi Si- culi (5). Per coloro che continuano a ravvisare l'im- magine di Bacco o Dionisio nella protome atriana, noto qui, col Ciaceri, che la virtù attribuita ai cani della leggenda di Adrano, di morsicare cioè i ladri e d'accompagnare benevolmente a casa gli ubbriachi, non ha nulla che vedere col culto di Dionisio, ma esprime sempHcemente il concetto di guardia e di- (i) Sallust. Hist., IV, 43, (2) Cfr. Pais e. Storia di Roma, voi. I, par. II (Torino, Clausen, 1899), pag. 418. I cognomi delle gentes presso gli antichi erano deri- vati dalle città e terre vicine, come Mugillanus della gente Papiria da " Muglila „ del Lazio; Medullinus àé[\a.¥\xr\a. à^ " MeduUa „ del Lazio; Fidenas della Sergia da " Fidenae „ pure del Lazio, ecc. (ved. Bloch. Les origines du Sénat romain, pag. 236 e sgg.). (3) Nat. anim., XI, 20. (4) Brit. Mus. Cai., " Sicily „, 1-2. — Holm. Stor. della Sicil.,!^ 210. (5) Ciaceri. Culti e miti, ecc., pag. 122 e sgg. — Pais, Ricerche stor. e geograf. suU'Ital. antica, pag. 166. 340 GIOVANNI PANSA fesa del tempio, e fors'anche corrisponde alla con- cezione del nume Adrano amico dei buoni e nemico dei tristi (i); concetto quest'ultimo penetrato nella mitologia ellenica, perchè ha riscontro anche nei cani del tempio d'Athena Iliade della Daunia, e spiega come i cani d'Adrano assumano carattere guerresco, confacevole cioè alla natura ed essenza del nume (2). La numismatica atriana, come già dissi, e quella delle altre regioni del Piceno, dell'Umbria e anche dell' Etruria offrono molti esempì di parentela sicula. Così abbiamo una rassomiglianza perfetta del cane accovacciato dell'asse atriano con quello del semis librale di Todi ^3), il quale presenta anche da uno dei lati la lira, segnacolo del culto apoUineo ch'era diffuso in tutta la Sicilia, come indicano le monete di molte città, fra le quali quelle di Adranum (4). Lo stesso cane accruppito, come osservai, si nota pure sopra un'unica moneta etrusca, eh' è un didramma euboico del IV secolo, la cui attribuzione peraltro è incerta, come dubbia n'è resistenza (s). (i) CiACERi. Ivi, pag. 127. (2) CiACERi. Ivi, pag. 128. (3) Haeberlin. Aes grave, Tab. LXXX, 5-8. (4) C1ACERI. Ivi, pag. 164. (5) Il didr. è così descritto : ^ Cane accovacciato come sulla moneta fusa di Todi ; P Liscio (Garrucci. Mon. deW Ital. antica, part. II. pag. 49 e tav. LXXI, 20). Questa moneta, unica, apparteneva al museo dì Volterra e fu pubblicata per la prima volta dal Micali {Hai. av. il domitt. dei rom., tav. LIX, 7) ; poscia dal Carelli (Num. li. vet,, tab. CCII e tab. XVI, io, pag. 6), il quale l'ascrisse a Todi per la nota rassomiglianza del cane, quantunque incerto da principio se a Todi o a Populonia. Il Bompois {Rev. Archeol., 1879, pi. XVIII, 11 ; cfr. anche l'art, del Cat. Hunter) la ripubblicò attribuendola a " Theutha-Pisae „ come fece anche il Garrucci (1. e). Trattandosi di moneta etrusca, po- trebbe riconoscersi nella presenza del canis ostiarius non dissimile dagli altri pezzi di " Hatria „ e " Tuder „ un influsso dovuto pure alle rela- zioni etrusche con Siracusa nel V e IV secolo. Ma la scomparsa di questa misteriosa moneta dal museo di Volterra apre l'adito alla sup- posizione che possa trattarsi d'una falsità scartata, come tale, dai po- steriori ordinatori di quel museo (ved. Sambon A. Les tnontt. aniiq. de l'Italie, I, 21, § VII). L INFLUSSO DELLA COLONIZZAZIONE SICULO-ILLIRICA 34 1 Il cratere vegetante, la triskelìs, il Pegaso e la Gorgone. Un altro dei simboli che consente di affermare l'efficacia della monetazione d'« Hatria » picena su quella della umbra « Tuder », è il kantharos, ovvero il cratere a due manichi che si vede parimenti riprodotto in due oncie tudertine (i). Senonchè il triente di « Hatria » ci offre quel vaso sormontato nel centro da una pianta germogliante che meglio deter- mina il simbolo dell'abbondanza o feracità del suolo, probabilmente d'origine illirica, come indicano anche le monete di Corcyra che accoppiano l'anfora alla vite e al grappolo d'uva. Locri ne ha una con l'an- fora dalla cui bocca escono tralci di vite. Questa specie di vaso simbolico il Milani ha bene definito cratere dionisiaco vegetante (2), Se, come afferma il Garrucci ^3), debba attri- buirsi ad Ancona r« aes grave w con la triskelis e il tridente, trovato nelle campagne fra Perugia e Todi (4), non è abbastanza sicuro. Non può negarsi, però, che debba spettare ad una città della costa adriatica per l'emblema nautico del tridente. Com'è noto, fra il 385 e 384 a. C. Dionisio gettò le basi d'un vasto impero coloniale nell'adria- tico, il quale si estese per quasi tutta l'itaha meri- dionale, alle coste della Corsica, del Lazio da un lato, del Piceno, dell'Umbria e dell' lUirico dall'altro; (1) Haeberlin. Aes grave, tab. LXXXI, 5-8, 27-28. (2) Milani L A. Slud. e materiali di Archeolog. e Nttmism., voi. II, pag. 182. (3) Mon. dell'Hai, ani. cit., part. I, tav. LIV, pag. 29. (4) Haeberlin. Ivi, tab. IX, io. 342 GIOVANNI PANSA fondò importanti colonie siracusane sulle coste del Piceno e della Venezia, ad Ancona ed Hatria. L'efficacia di tale colonizzazione va messa in rap- porto con le tradizioni antichissime che ci parlano anche oggi di località con l'attributo costante di si- cule in quelle regioni (i), ma più specialmente con le monete che ci offrono l'emblema parlante di al- cune di quelle città costiere. È naturale che tale egemonia pohtica lasciasse non dubbie traccie tanto nella tradizione che nei monumenti. Le stesse ra- gioni per cui la figura della triquetra o tnskelis e del pegaso, simboli della supremazia siracusana, si notano sulle monete di Locri, Terina, Reggio, Velia, Messana (2), sono da ritenersi per le città dell'Italia centrale, in cui veggonsi ripetuti quei simboli ed emblemi. Il Lazio, a preferenza, ci offre attraverso una scala più larga quei simboli, come può scorgersi dai rarissimi quadrilateri con l'aquila ed il pegaso ^3), dalla serie col pegaso in ambo i lati (4), dal quadrante at- tribuito a Tibur con la triquetra e la ranocchia (5). Siffatti tipi con le insegne dell'antico dominio sira- cusano, riflettono l'antichissima colonizzazione dei Siculi, anteriore al sec. V, ovvero sono un richiamo alla tradizione posteriore dovuta all'espansione com- merciale di Dionisio ? Un passo di Plinio è molto oscuro al riguardo (6). Forse, come abbiamo detto più sopra, è lecito credere a due tradizioni distinte, ma (i) Pais. Ricerch. stor. e geograf. cit., pag. 376. (2) Cfr. Imhoof-Blumer. Die mùnzen Akarnaniens (in Num. Zeitsch,, X [1878]). (3) Haeberlin. Ivi, tab. XXXVI, 1-3. (4) Haeberlin. Ivi, tab. XXXV, 7-10. (5) Haeberlin. Ivi, tab. LXVII, 79. — Cfr. Pais. Stor. della Sicil. e Magn. Grecia, cit., pag 485. (6) Hist. nat., Ili, 56. L INFLUSSO DELLA COLONIZZAZIONE SICULO-ILLIRICA 343 confuse. Certo che la posteriore colonizzazione do- vuta ai Romani nel 289 a. C. non valse del tutto a sradicare le traccie dei precedenti ordinamenti po- litici dovuti al vasto dominio dei sicelioti (^). L'unica moneta della specie fusa che richiami il mito siculo-illirico della Gorgone e del Pegaso, è appunto il quincunce di « Hatria » H Va notato che il tipo gorgonico di questa moneta non è il solito che rappresenta quel demone della mitologia di pro- spetto, quasi maschera o larva terrificante, come si osserva nei tipi più arcaici delle monete, con la bocca spalancata, la lingua sporgente, le zanne aguzze e prominenti, ma il tipo ellenistico, patetico e ingen- tilito della Gorgone, che s'inizia nel V secolo con Mirone e che, riprodotto abbondantemente nella nu- mismatica del IV secolo (s), meglio si perfeziona in quest'ultimo periodo col capolavoro della Medusa Rondanini, che il Furtwangler attribuisce a Cresy- las (4). Nel quale tipo ellenistico non sono del tutto trascurati e dismessi gli attributi tradizionali dei ser- penti sparsi e attorciliati sul capo. Però io ritengo che nella figura di profilo della Gorgone atriana si osservino non già le due corna diritte sul davanti, secondo altri ha intraveduto (s), ma le stesse ali ve- dute di fianco, come nel tipo greco summenzionato, ovvero due colibrì che si ergono, a somiglianza della Gorgone dello scudo di Strangford (6). E questo tipo ingentilito del quincunce atriano offre nuovo argo- (i) Cfr. Pais, Star, della Sicil. e della Magna Grecia, pag. 482 e sgg. (2) Haeberlin. Ivi, tab. LXXV, 7-10. (3) Specialmente nelle monete di Seriphos, d'Astypalaea, in quelle del Ponto, sotto il regno di Mitridate, d'Iconium, di Ace in Fenicia e d'altri paesi. (4) FuRTWANGLER. Metsterwerke, 386-88, 325-32. (5) SoRRiccHio. Hatria-Alri, pag. 42. (6) CoLLiGNON M. Myth. fig. de la Gr., pag. 72, fig. 26. 344 GIOVANNI PANSA mento per sostenere che la monetazione di « Hatria » sia relativamente recente ; appartenga cioè ad una epoca non anteriore a quella in cui l'importante città del Piceno era stata dedotta a colonia romana. Il mito nautico di Giasone. Oltre ai simboli nautici della Gorgone, del del- fino, del pesce raia e dell'ancora, comuni in parte alle altre monetazioni dell'Umbria e dell'Etruria, era vivo presso i Piceni, segnatamente presso gli Atriani ed i Vestini, il mito degli Argonauti e di Giasone, riconosciuto il più antico dei navigatori e onorato come patrono della navigazione. Siffatto mito è do- vuto alle immigrazioni dei Tessali-Pelasgi sulla costa del Piceno, come sopra si è dichiarato. Le più importanti tradizioni ricavate dalla storia e dai monumenti, fanno derivare dalla Tessaglia, la culla principale degH Eoh-Pelasgi, l'organizzazione della spedizione degli Argonauti. Costoro navigando verso l'Italia, pervennero, al dire di alcuni storici, sino ad « Hatria » dove ne rimasero le memorie ed i monumenti : « De Jasone de quo Circe et Medea... « eorumque cognationes confirmavit qui in Ponti re- « cessu, quique in Italia diversi abitaverunt... et Ja- « sonis ad Italiam usque errorem. Quaedam enim, « et circa Cereaunios montes, et circa Hadriam signa « ostenduntur, et in Posidoniate situ. Itemque circa « Etruscorum insulas errantium Argonautarum mon- « strantur vestigia » (^). Ed il simbolo più evidente del mito argonautico nella monetazione picena è co- stituito appunto dalla figura del calzare di Giasone, (i) Strab. 1, i6. , l'influsso della colonizzazione siculo-illirica 345 che si osserva sul biunce atriano e nella semioncia dei Vestini (0. La presenza del calzare di Giasone è fondata sulla leggenda a tutti nota del capo degli Argonauti. Perciò anche sulle monete di Larissa, la più antica sede di Tessali-Pelasgi, fondata dalla madre o dalla fìgha di Pelasgo, si vede riprodotto il calzare di Giasone a somiglianza perfetta di quello di « Hatria » e dei Vestini i^) : Quanto all'elemento fondamentale del mito di Giasone e al suo significato sulla monetazione del Piceno, si nota una perfetta corrispondenza con l'altro segnalato delle Gorgoni. I sistemi naturahstici che oggi prevalgono nell'interpretazione dei miti primi- tivi, nei rapporti specialmente della conquista del vello d'oro, riconoscono in Giasone un mito solare, pari alla tempesta, alla pioggia <^3), il quale appunto per l'episodio di Medea, viene ad assimilarsi ali altro mito naturalistico delle Gorgoni, che sono i demoni del mare (S-aXàoctai ^aif^ove?) e simboleggiano le nubi tempestose (4). (i) Haeberlin. Ivi, tab. LXXI, 6-12; tab. LXXIII, 25-26. (2) Percy-Gardner. Thessaly io Aeiolia, pag. 24, n. 2, 3 et pi. IV, 5-6. — Babelon. Traité des mottn. gr. et rom., Il» part., t. I, pag. loio e pi. XLIII, fìg. 1, 2, 3, 5, 6. — Head. Hist. ttum., pag. 253. Cfr. l'art. " Larissa „ in Roscher. Lexikon. (3) Preller. Gr. Mythol., 3» edit., II, 318. (4) Serv. ad Aen.. V, 823 ; ad Georg., IV, 403. — Schol. Hes. Theog., 271. — EusTATH. ad IL, 116, 25; 976, 54 (ap. Roscher, Lexikon, s v." " Gorgones „). ■ 346 GIOVANNI PANSA 11 Bucranio e l' ascia doppia. A proposito della denominazione di neuxsTtsì:? di un passo del Pseudo-Scilace, con la quale si è vo- luto alludere alle popolazioni del Sannio, non è giudi- cata molto felice la congettura del Moramsen, il quale crede che quella voce sia una traduzione greca del- l' indigeno Saptm=Sa.h\m {Sapmus=nz{j/.'n). Sembra invece più naturale che essa abbia una corrispondenza con l'altra di nsuitsvT^vot^ intesa a no- minare gli abitatori del Piceno (0. Per cui i neu>tsTtoi non sarebbero stati che gli antichi Picenti o Piceni ; e « Pinna », la capitale dei Vestini, deriverebbe dallo stesso nome collettivo di popolo (Cfr. nsux-r. e t^sw.-wvzz: nsujt-éTtot. Lat. Pic-nu-s e Pmus, Pix, Piceus. Così Pic-na = Pinna) (2). Io penso inoltre che il tipo parlante della mo- netazione vestina potrebbe essere costituito appunto dalla bipenne, cioè l'ascia doppia o scure a doppia ala (pinna) che si osserva nell'oncia (3) ; la quale del resto era ovvia nella monetazione dei Piceni ed ha riscontro pure nel biunce o sestante di Fermo (4) e in altre monete. Ed a proposito dell'ala o pinna, mi conforta, nei riguardi prettamente analogici, la con- gettura ingegnosa dell' Evans, che dal nome cario dell'ascia o bipenne a doppio labbro (>^à^puv) abbia (i) Pais. Stor. della Sicil. e della Magna Grecia^ pag. 480. (2) Cfr. Curtius G. Grunds. der Griech. Etym., Leipzig, 1852, I, 133. n. 99. (3) Haeberlin. Ivi, tab. LXX, 21-24. (4) Haeberlin. Ivi, tab LXXVI, 22-26. La derivazione proposta da alcuni di " Pinna „ da Illwa (Concharum generis et pinna est. Plin. IX, 42), cioè dalla conchiglia tolta come emblema parlante sulle monete, è speciosa, ma non regge al confronto dell'abbondante monetazione del Lazio e della Campania, che ha pure come emblema la conchiglia (pecten), ora concava ora convessa. l'influsso della colonizzazione siculo-illirica 347 potuto derivare, a sua volta, il nome di « labirinto » per quel nesso di rapporti che esistevano fra la Creta minoica e la Caria W. Nel Piceno il culto della bipenne, come insegna sacra e sacerdotale, era molto diffuso e forse costi- tuiva l'attributo di qualche divinità chtonia che gli Etruschi avevano assimilata a Dispater. Nelle regioni umbro-sabelliche, ma segnatamente nel Piceno, la bipenne è assai comune tanto in quaUtà di utensile, che di obietto simbolico. Come l'abbiamo osser- vata sulle monete di « Firmum » e dei Vestini, se- guitiamo ad incontrarla in tutti i più importanti ri- trovamenti del territorio appartenente ai Piceni (2), tra i quali va segnalato specialmente quello di una statuetta arcaica di un personaggio con quel sacro utensile nella mano (s). Molte divinità alla bipenne erano disseminate nel territorio degriUirii (4), la cui influenza potè ar- rivare sino a noi attraverso le tante immigrazioni degl'Illirico-Pelasgi sulle coste del Piceno e della Frentania se regge, come pare, l'ipotesi d*una larga colonizzazione illirica sulla costa orientale d' ItaHa, alla quale si è più innanzi accennato. A me sembra pertanto che la divinità principale presso i Piceni, il cui attributo è richiamato con la presenza dell'ascia doppia, debba essere quello stesso Giove cretese, il cui simbolo era impersonato nella (i) Evans. Journ. of hell. s/uol.j XXI, 1901, pag. lOg e sgg. — Con- WAY ap. BuRRows. Discoveries in Crete, append. B, pag. 113. — Reinach A. J. in Diclionn. d. Antiq. grecq. et row. di Saglio e Daretnberg, s. v." " Securis „. (2) Sulle scoperte di ascie nella Valle della Vibrata (Teramo), ved. Bullett. di Paletnologia Hai., XIX, pag. 227; pel territorio dei Vestini (sette ascie), ved. Notiz. degli Scavi, 1908, pag. 115. Sulle accette di bronzo con alette alla base, trovate a Gasoli, ved. Notiz. cit., 1896, p. 75. (3) Babelon e. Bronzes de la Biblioth. natiott., pag. 401. (4) Reinach, in Dictionn. sop. cit., pag. 1169. 348 GIOVANNI PANSA bipenne. É facile ravvisare una stretta parentela fra le due monetazioni, fermana e vestina, poiché oltre al simbolo dell'ascia, esse hanno di comune anche la protome taurina, come scorgesi nell'averso del terunce o quadrante di Fermo e, analogamente, su quello del biunce vestino (^\ La protome taurina, alludente al culto del toro, evidentemente è richiamata nelle due monetazioni, poiché nella pratica religiosa doveva andare asso- ciata al simbolo della bipenne. Le corna di conse- crazione, emblema costante e rituale della Creta mi- noica, presentano la più verisimigliante analogia con la forma dell'ascia doppia a cui vanno comunemente associate (2). E tale associazione, che il Paribeni ha definito « vera conquista per la storia delle religioni u primitive »> (3), richiama appunto il gran dio della Creta minoica. Giove cretese, il quale sull'esempio di Giove Labradense della Caria e di Giove Doli- chene della Commagene, era raffigurato sul toro e brandendo la bipenne (4). Giovanni Pansa. (i) Haeberlin. Ivi, tab. LXXVI, 20-21 ; LXCIII, 5 ; LXXIII, 17-20. (2) Evans. Mycenaean Tree and Pillar cult., pag. 8 e sgg. — Bur- Rows. Op. cit., pag. 113. — DussAUD R. Les civilisations prthelléniques dans le bassin de la mer Egèe. Paris, 1910, pag. 204 e sgg. (3) Rendiconti dei Lincei, XII, pag. 338. (4) Cfr. Perrot-Chipiez. Hist. d. l'ari dans l'Antiq., VI, 823. — ScHLiEMANN. Mycènes, pag. 320. — Lagrange. La Créte ancienne, pag. 83* — Furtwangler. Ant. gemmen. pi. II, 42. CASTAGNARO (VERONA) TESORETTO MONETALE rinvenuto in predio del Sig. Luigi Fiocco a Mena A Mena, frazione del comune di Castagnaro in provincia di Verona, in un fondo del signor Luigi Fiocco, scavandosi il 4 febbraio del 1903 un fosso, venne alla luce un salvadanaio fittile con orna- menti a rilievo (anforetta, pampini, grappoli d'uva), contenente denari ed aurei imperiali romani ('). Seb- bene questo tesoretto non presenti V importanza dell'altro ricchissimo scoperto verso la fine del di- cembre 1876 alla Venera, località posta nella stessa provincia di Verona, pure merita di essere reso noto per la qualità di alcuni suoi pezzi ed in special modo degli aurei. A breve distanza di tempo, nella provincia di Verona, si rinvennero ben cinque ripostigli di mo- nete romane, due del tempo repubblicano e tre del tempo imperiale. Tutti e due i ripostigli di monete consolari furono diseppelliti a Casaleone in tenuta Borghesana, nella località detta Bastione di S. Mi- (i) Ghirardini G. Scopette archeologiche avvenute nel Veneto dal- l'anno 1890 al J902 in Atti del Congresso internai, di scienze storiche (Roma, 1903), voi. V: Archeologia^ pag. 292. 350 LUIGI RIZZOLI JUN. chele in frazione Sustinenza, e precisamente in un rialzo di terreno detto Argine del Cavriol, uno nel 1889, costituito di oltre 1200 denari e quinari e di una sola moneta di bronzo (i\ l'altro nel 1901, a pochi metri di distanza dal primo, costituito di 1032 pezzi, tutti denari e quinari, all' infuori di un solo asse unciale colla testa di Giano bifronte e con la prora di nave (2). I tre ripostigli di monete romane imperiali si rinvennero : il primo nel 1876, ed è quello più sopra ricordato della Venera, che sta fra Cerea e Sangui- netto, costituito di 50591 antoniniani, semiantoniniani e quinari della seconda metà del III secolo (3); il se- condo in città di Verona, nel cortile del palazzo Chiodo in parrocchia di S. Zeno (febbraio 1887), costituito di oltre 2880 denari d'argento da Nerone a Lucio Vero, compresi due aurei di Faustina seniore e di Antonino Pio<^4); ed il terzo, che è quello che qui faccio conoscere, nel 1903 a Castagnaro, costi- tuito di 1227 monete d'oro e d'argento, che vanno da Nerone ad Adriano. Ad eccezione del tesoretto scopertosi nel cortile del palazzo Chiodo a Verona, gli altri quattro teso- retti giacevano sepolti nei luoghi detti Valli grandi veronesi, le quali fino a poco tempo fa erano impa- ludate e deserte. Devesi precisamente al loro recente prosciugamento la scoperta non solo dei tesoretti monetali, dei quali feci accenno, ma anche delle mol- (i) Notizie degli scavi, giugno 1901; Ghirardint. Sco/»cr/« cit., p. 292. (2) Rizzoli Luigi jun. Casaleone. Tesoretto monetale scoperto nei fondi dei signori Romanin-Jacur in Notizie degli Scavi, fase. Ili del 1908 e in Rivista hai. di Numismatica, fase. I, 1909. (3) Milani Luigi Adriano. // ripostiglio della Venera in Memorie della Reale Accad. dei Lincei. Serie III, elasse scienze morali, voi. IV, 1878. (4) Stefani Stefano. Scoperte archeologiche veronesi pel 188S in No- tizie deglt Scavi, 1889 a pag. 51 ; Ghirardini. Scoperte cit. CASTAGNARO (VERONa) TESORETTO MONETALE 351 teplici tracce di stanziamenti che dimostrano come quei luoghi ne' tempi romani fossero in gran parte abitati. « Trattasi di villaggi che, secondo opina Til- « lustre archeologo prof. Gherardo Ghirardini, do- « vevano essere in relazione, mediante strade ac- « cessone e vicinah, colla grande via Emilia » (0. Le monete rinvenute a Mena sono al presente conservate a Badia Polesine (Rovigo) presso la fa- (i) Ghirardini. Scoperte cit., pag. 293 ; Rizzoli Luigi jun. Tesoretto monetale rinvenuto a Stellata {Ferrara) in Riv. It. di Nunt.^ anno XXV (1912), fase. IV. Milano, Cogliati, 1912, in-8» a pag. 6 e sgg. 352 LUIGI RIZZOLI JUN. miglia del signor Luigi Fiocco che le custodisce ge- losamente. Air infuori di 98 denari d'argento che, secondo l'affermazione dell'avvocato Ugo Fiocco, sarebbero debitamente stati classificati poco dopo il rinveni- mento del tesoretto e non avrebbero rappresentati nomi d' imperatori o d' auguste diversi da quelli ricordati dalle altre monete, io potei diligentemente esaminare e classificare per gentile intervento del prof. Ghirardini ben 1129 monete delle 1227 rin- venute. Il tesoretto dunque, quale fu da me studiato, consta di 20 denari aurei e di 1109 denari d'argento. Presu- mibilmente esso dovrebbe essere stato sepolto o di- menticato nella sopraindicata località ai tempi del- l'imperatore Adriano (i 17-138 d. C.) ed anzi non prima dell'anno 126 d. C, come potrebbe attestarlo un denaro di Sabina moglie dì Adriano, nel quale leggesi il titolo di Augusta ottenuto da Sabina sol- tanto nell'anno anzidetto. La conservazione degli aurei è di una freschezza meravigliosa, non così dei denari d'argento, che la- sciano tutti a desiderare in causa dell'ossido che ne ha in parte offuscata la primitiva bellezza. Sarebbe stata mia intenzione descrivere qui l'in- tero contenuto di questo tesoretto, ma ragioni di spazio mi consigliano a citare soltanto, con riferi- mento alla ben nota opera del Cohen (^), le monete più comuni, riservando invece la descrizione sia del (i) Cohen Henry. Descriplion historique des tnonnaies frappées sous l'empire romain. Paris, 1859- 1862; Id. Descriplion cit., T. VII. Supplément. Paris, 1868. Alcune notizie sommarie su questo ripostiglio, precedute da brevi note del prof. Gherardo Ghirardini sulle cii costanze dell'av- venuta scoperta, verranno quanto prima pubblicate dalle Notizie deglt scavi di anlichità, alle quali furono inviate fin dall'agosto del 1909. CASTAGNARO (VERONA) TESORETTO MONETALE 353 diritto che del rovescio alle sole monete che per essere varianti o per avere il pregio della rarità possono maggiormente interessare gli studiosi. * * » NERONE. Aureo (esemplari n. i. Cohen, voi. I, p. 179, n. 12). Denaro (es. n. 2. Coh., I, p. 179, n. 13; p. 180, n. 15). „ (es. n. I. Coh., I, p. 182, n. 53). „ (es. n. 2. Coh., I, p. 183, n. 60 e n. 62). „ (es. n. I. Coh., i, p. 183 n. 63). ,; (es. n. I. Coh,, I, p. 184, n. 67). GALEA. Denaro (es. n. i. Coh., I, p. 221, n. 23). ,; (es. n. 2. Coh., I, p. 226, n. 81). OTTONE. Denaro (es. n. i. Coh., I, p. 252, n. 2). ,; (es. n. I. Coh., I, p. 252, n. 8). ,; (es. n. 3. Coh., I, p. 253, n. 12 e 14). VITELLIO. Denaro (es. n. i. Coh., I, p. 257, n. 23). „ (es. n. I. Coh., I, p. 258, n. 29). ,; (es. n. 2. Coh., I, p. 260, n. 46 e 49). VESPASIANO. Denaro (es. n. 2. Coh., I, p. 271, n. 4). „ (es. n. 9. Coh., I, p. 272, n. 12 e 14). „ (es. n. 2. Coh., I, p. 273, n. i6). » (es. n. 3. Coh., I, p. 273, n. 24). „ (es. n. 2. Coh., I, p. 274, n. 28). 45 354 LUIGI RIZZOLI JUN. Denaro (es. n » (es. n » (es. n. V (es. n » (es. n » (es. n » (es. n n (es. n » (es. n n (es. n » (es. n Aureo (es. n Denaro (es. n V (es. n » (es. n }) (es. n » (es. n n (es. n. » (es. n n (es. n B' — ? Denaro (es. „ (es. n (es. 3. Coh., I, p. 274, n. 31). 3. Coh., I, p. 274, n. 34). 10. Coh., I, p. 275, n. 36). 1. Coh., I, p. 275, n. 38). 3. Coh., I, p. 275, n, 43). 3. Coh., I, p. 277, n. 66 e p. 278, n. 69). 2. Coh., I, p. 278, n. 72). I. Coh., I, p. 279, n. 78). 4. Coh., I, p. 281, n. loi). 11. Coh., I, p. 282, n. 105 e 106). 5. Coh., I, p. 282, n. 108). 1. Coh., I, p. 284, n. 131). 2. Coh., I, p. 287, n. 151). 4. Coh., I, p. 287, n. 152). 14. Coh., I, p. 288, n. 154). I. Coh., I, p. 288, n. 158). 12. Coh., I, p. 289, n. 164). I. Coh., I, p. 289, n. 166). 1. Coh., I, p. 289, n. 167). 3. Coh., I, p. 292, n. 192). IMP CAES • VESP • AVG • P • M • COS • llll • Testa dell'imperatore laureata a destra. TRI • — POT • (nel campo). Vesta seduta a sinistra (esemplari n. i. Dopo Cohen, I, p. 292, n. 193). 2. Coh., I, p. 292, n. 196). 3. Coh., I, p. 294, n. 216). 3. Coh., I, p. 296, n. 229). TITO. Denaro (es. n. Coh., ] , p. 342, n. II). (es. n. Coh., . > P. 345. n- 30)- (es. n. Coh., :, p. 346, n. 44)- ,; ^(es. n. Coh., '. , p. 348, n. 57)- (es. n. Coh., '. ^, P- 351. n- 87). » (es. n. Coh., ; . P- 351. n- 88). „ (es. n. 2. Coh., '. [, p. 352, n. 94). » (es. n. 3- Coh., [, p. 352, n. 97). CASTAGNARO (VERONa) TESORETTO MONETALE 355 Denaro (es. n, i. Coh., I, p. 352, n. 98). „ (es. n. I. Coh., I, p. 353, n. 103). „' (es. n. 3. Coh., I, p. 353, n. 108 e 109). „ 3^ _ iMP . T • CAESAR VESPÀSIANVS AVG • Testa dell'imperatore laureata a destra. ^ — TR • POT -Vili COS- VII- Giudeo genuflesso a destra, sostiene un trofeo (es. n. i, dopo Coh., I, p. 354, n. 114). Denaro (es. n. 3 Aureo (es. n. i Denaro (es. n. 2 „ (es. n. I „ (es. n. I Aureo (es. n. i Denaro. ÌB' DOMIZIANO. Coh., I, p. 390, n. 17). Coh,, I, p. 390, n, 22). Coh., I, p. 390, n. 23). Coh., I, p. 391, n. 27). . Coh., I, p. 392, n. 41). . Coh., I, p. 393, n. 50). IMP • CAES • DOMIT • AVG GERM • P • M • TR • P • llll • Busto dell' imper. laur. a destra. IMP • Villi • COS • XI • CENSORIA POTESTÀ! • P • P • (leggenda da des. a sinistra). Schiavo genuflesso, piangente, seduto a destra (esem- plari n. I, dopo Coh., I, p. 397, n. 72). Argento, diam. mill. 20, peso gr. 3,50. (es. n. I. Coh., '. ., p. 398, n. 81). (es. n. 2. Coh., I , p. 399, n. 89). (es. n. I. Coh., ] , p. 399, n. 90). (es. n. 4. Coh., ] , p. 399, n. 91). (es. n. 6. Coh., 1 , p. 399, n. 93 e 94). (es. n. 6. Coh., 1 f P. 399» n- 96). (es. n. 6. Coh., ] :, p. 399, n. 97 e p. 400, n. 99). (es. n. 7. Coh., [, p. 400, n. 100 e idi). (es. n. 2. Coh., ': , p. 401, n. no). (es. n. I. Coh., ] , p. 401, n. 112). (es. n. I. Coh., : [, p. 401, n. 114). (es. n. 7. Coh., I, p. 401, n. 115 e 116 e p. 402, n. 117). (es. n. 6. Coh., ] , p. 402, n. 118). (es. n. 5. Coh., ] , p. 402, n. 119 e 120). 356 LUIGI RIZZOLI JUN. Denaro B' — |MP • CAES • DOMIT • AVG- • G-ERM • P • M • TR • P • XVI • Testa dell' imper. laur. a destra. 1^ — IMP • XXII • COS • XVII • GENS • P • P • P • La Pace andante a sinistra (esempi, n. i, dopo Coh., SuppL, p. 85, n. 33). „ (es. n. 4. Coh., I, p. 402, n. 121 e 122). „ (es. n. I. Coh., I, p. 402, n. 126). „ (es. n. I. Coh., I, p. 403, n. 129), „ (es. n. 7. Coh., I, p. 403, n. 135 e 136). „ (es. n. I. Coh., I, p. 403, n. 137). ,; (es. n. 8. Coh., I, p. 404, n. 138 e 139). „ (es. n. 4. Coh., I, p. 404, n. 141 e 142). „ (es. n. 2. Coh., I, p. 405, n. 145). „ (es. n. I. Coh., I, p. 405, n. 148). „ (es. n. 2. Coh., I, p. 405, n. 153). „ (es. n. I. Coh., I, p. 406, n. 156). „ (es. n. 4. Coh., I, p. 406, n. 158). ,; (es. n. 8. Coh., I, p. 406, n. 161, 162 e 163). „ (es. n. 5. Coh., I, p. 406, n. 164). „ (es. n. 9. Coh., I, p. 406, n. 165 e 166). ,; (es. n. 5. Coh., I, p. 407, n. 168 e 169). „ ^ — CAESAR AVG • F • DOMITIANVS COS • VI • Testa dell'imp. laureata a destra. 9* — PRINC[EP]S (in monogramma) IVVENTVTIS- Ve- sta seduta a sinistra (es. n. i, d. Coh., I, p. 411, n. 206). ,; ^' — CAESAR AVG • F • DOMITIANVS COS • VII • Testa dell' imper. laur. a destra. I^ — PRINCEPS IVVENTVTIS • Vesta, come sopra (es. n. I, d. Coh., I, p. 411, n. 207). „ (es. n. 2. Coh., I, p. 412, n. 213). „ (es. n. 4. Coh., I, p. 412, n. 214). „ (es. n. 2. Coh., I, p. 412, n. 217). „ B' — m?- CAESAR DOMITIANVS AVG • P • M • Testa dell' imper. laur. a destra, p — TR • POT • — COS • VII • Trono sormontato da un fulmine (es. n. i, d. C, I, p. 413, n. 227). „ (es. n. I. Coh., I, p. 414, n. 238). „ (es. n. I. Coh., I, p. 414, n. 239). CASTAGNARO (VERONA) TESORETTO MONETALE 357 Denaro ;& - |MP • CAES • DOMITIANVS AVG • P • M • (leg- genda da destra a sinistra). Testa dell* im- peratore laur. a destra. Iji — IR- FOT • - COS • Vili • P • P • Pallade galeata in piedi a sinistra, tiene colla mano destra una Vittoria e colla sinistra un*asta (esem- plari n. 2). „ (es. n. 2. Coh., I, p. 416, n. 256). „ (es. n. 3. Coh., I, p. 418, n. 274). N E R V A. Denaro (es. n. 9. Coh., I, p. 467, n. 5, 7 e 8). „ (es. n. 4. Coh., I, p. 468, n. 12). „ (es. n. 2. Coh., I, p. 468, n. 16). „ (es. n. 3. Coh., I, p. 468, n. 21). „ (es. n. IO. Coh., I, p. 469, n. 28 e 29). „ (es. n. 3. Coh., I, p. 469, n. 31 e p. 470, n. 33). ^' — IMP • NERVA CAES • AVG • GERM • P • M • TR • P-il- Testa laur. dell' imper. a destra. P - IMP • Il • COS • III • - DESIGN • IMI • P • P • La Fortuna in piedi a sinistra, con cornucopia e timone (esemplari n. i). „ (es. n. I. Coh., I, p. 470, n. 39). „ (es. n. I. Coh., I, p. 471, n. 46). (es. n. 2. Coh., I, p. 472, n. 53). (es. n. I. Coh., I, p. 473, n. 60). TRAIANO. Denaro (es. n. 2. Coh., II, p. 4, n. 9). Aureo (es. n. 2. Coh., II, p. 5, n. 13). Denaro (es. n. 7. Coh., II, p. 5, n. 14). „ (es. n. 6. Coh., II, p. 5, n. 15). Aureo (es. n. i. Coh., II, p. 7, n. 24). Denaro (es. n. 9. Coh., II, p. 7, n. 27). „ (es. n. 9. Coh., II, p. 7, n. 28). „ (es. n. 31. Coh., II, p. 8, n. 32 e 34). 358 LUIG; RIZZOLI JUi\. Denaro (es. n. 17. w (es. n. 15. » (es. n. 21. n (es. n. 8. }) (es. n. 5. n (es. n. 14. » (es. n. 8. n (es. n. 2. n (es. n. I. n (es. n. 8. » (es. n. I. n (es. n. I. » (es. n. 7. » (es. n. II. n (es. n. 2. Aureo (es. n. I. » (es. n. I. Denaro (es. n. 2. n (es. n. 3. » (es. n. 7. » (es. n. 2. tt (es. n. 3. » (es. n. I. » (es. n. 3. » (es. n. I. » (es. n. I. » (es. n. 6. » (es. n, 3. Aureo (es. n. I. Denaro (es. n. i. » (es. n. 2. » (es. n. 3. » (es. n. 2. » (es. n. 3. » (es. n. 4. » (es. n. I. » (es. n. 4. » (es. n. 5. H (es. n. I. Coh., II, p. 9, n. 39 e 41). Coh., II, p. 9, n. 42). Coh., II, p. IO, n. 43). Coh., II, p. IO, n. 44). Coh., II, p. IO, n. 45). Coh., II, p, IO, n. 47). Coh., II, p. II, n. 51). Coh., II, p. 12, n. 60). Coh., II, p. 13, n. 67). Coh., II, p. 14, n. 75 e 76 e p. 15, n. 77). Coh., II, p. 16, n. 87). Coh., II, p. 17, n. 90). Coh., II, p. 17, n. 91). . Coh., II, p. 17, n. 93). Coh., II, p. 17, n. 94). Coh., II, p. 17, n. 95). Coh., II, p. 18, n. 99). Coh., II, p. 19, n. 102). Coh., II, p. 19, n. 103). Coh., II, p. 19, n. 104). Coh., II, p. 20, n. 106). Coh., II, p. 20, n. 109). Coh., II, p. 20, n. no). Coh., II, p. 21, n. 113). Coh., II, p. 21, n. 118). Coh., II, p. 22, n. 121). Coh., II, p. 22, n. 122). Coh., II, p. 22, n. 123). Coh., II, p. 22, n. 124). Coh., II, p. 22, n. 125). Coh., II, p. 23, n. 127). Coh., II, p. 23, n. 129). » Coh., II, p. 23, n. 130 e 132). Coh., II, p. 23, n. 134). Coh., II, p. 24, n. 135). Coh., II, p. 24, n. 137). Coh., II, p. 24, n. 139). Coh., SuppL, p. 102, n. II). Coh., II, p. 25, n. 143). , CASTAGNARO (vERONA) TESORETTO MONETALE 359 Denaro (es. n. 8. Coh., II, p. 25, n. 144 e 145). (es. n. 8. Coh., II, p. 25, n. 146). (es. n. I. Coh , II, p. 26, n. 150). (es. n. I. Coh., II, p. 27, n. 156). (es. n. I. Coh., II, p. 27, n. 157). (es. n. I. Coh., II, p. 27, n. 160). (es. n. I. Coh., II, p. 27, n. i6r). (es. n. I. Coh., SuppL, p. 103, n. 12). (es. n. 12. Coh., II, p. 28, n. 168 e 169). (es. n. 15. Coh., II, p. 28, n. 170 e p. 29, n. 171). (es. n. 13. Coh., II, p. 29, n. 173 e 174). (es. n. II. Coh., II, p. 29, n. 175 e 176). (es. n. 2. Coh., II, p. 30, n. 182). (es. n. 4. Coh., II, p. 31, n. 186). (es. n. 3. Coh., II, p. 31, n. 188). (es. n. 3. Coh., II, p. 32, n. 194). (es. n. 4. Coh., II, p. 32, n. 195). (es. n. 9. Coh., II, p. 33, n. 201). (es. n. 7. Coh., II, p. 33, n. 203). (es. n. 4. Coh., II, p. 37, n. 225). (es. n. IO. Coh., Il, p. 36, n. 216, 219 e 220). (es. n. 3. Coh., II, p. 37, n. 227). (es. n. I. Coh., II, p. 38, n. 232). (es. n. IO. Coh., II, p. 38, n. 233, 234 e 235). (es. n. I. Coh., II, p. 40, n. 249). (es. n. I. Coh., II, p. 40, n. 250). (es. n. 4. Coh., II, p. 41, n. 252). (es. n. 2. Coh., II, p. 41, n. 255). (es. n. I. Coh., II, p. 41, n. 256). (es. n. 4. Coh., II, p. 43, n. 269). (es. n. I. Coh., Suppl., p. 103, n. 16). (es. n. 2. Coh., II, p. 43, n. 270). (es. n. I. Coh., SuppL, p. 104, n. 20). ^ — m?- TRAIANO AVG • GER DAC • P • M • TR • P • COS'VI-P-P- Busto dell'imperatore lau- reato a destra, con e senza paludamento. I^ — S-P-QROPTIMO PRINCIPI- La Pace in piedi a sinistra tiene un ramoscello d'olivo (es. n. 3, d. Coh., Suppl., p. 104, n. 22). 360 LUIGI RIZZOLI JUN. Denaro (es. n. 4. Coh., II, p. 44, n. 274). „ (es. n. 2. Coh., II, p. 44, n. 277). „ (es. n. I. Coh., II, p. 45, n. 282). „ (es. n. 2. Coh,, II, p. 46, n. 286). „ (es. n. I. Coh., II, p. 46, n. 288). „ (es. n. 4. Coh., II, p. 46, n. 290). Aureo (es. n. i. Coh., II, p. 47, n. 294). PLOT IN A. Aureo (es. n. i. Coh., II, p. 90, n. i). Denaro (es. n. i. Coh., II, p. 90, n. 2). PLOTINA E ADRIANO. Aureo (es. n. i. Coh., II, p. 93, n. i). M A T I D I A. Denaro (es. n. i. Coh., II, p. 96, n. 6). ADRIANO. Denaro (es. n. 3. Coh., II, p. no, n. 83). „ (es. n. I. Coh., II, p. 113, n. 106). „ (es. n. 4. Coh., II, p. 113, n. 107 e 108). „ (es. n. I. Coh., II, p. 114, n, 112). „ (es. n. 4. Coh., II, p. 114, n. 114). „ (es. n. 7. Coh., II, p. 114, n. 116). „ (es. n. 3. Coh., II, p. 115, n. 119). „ (es. n. 6. Coh., II, p. 115, n. 124, 125 e 126). „ (es. n. I. Coh., II, p. 116, n. 130). „ (es. n. 14. Coh., II, p. 116, n. 131). „ (es. n. 3. Coh., II, p. 116, n. 133). , „ (es. n. 6. Coh., II, p. 117, n. 137). „ (es. n. 17. Coh., II, p. 117, n. 138, 139, 140 e 141). „ (es. n. 13. Coh., II, p. 117, n. 143). „ (es. n. 7. Coh., II, p. 118, n. 144). ,; (es. n. 14. Coh., II, p. 118, n. 147 e 150. Supple- menti p. 116, n. 17). CASTAGNARO (VERONA) TESORETTO MONETALE 36 1 Denaro (es. n. 8. Coh., II, p. 119, n. 153). „ (es. n. 14. Coh., II, p. 119, n. 156, 157 e 158). „ (es. n. 8. Coh., II, p. 120, n. 162). „ (es. n. IO. Coh., II, p. 120, n. 164 e 167). „ (es. n. 8. Coh., II, p. 120, n. 170). „ (es. n. 2. Coh., II, p. 122, n. 184). Aureo (es. n. 2. Coh., II, p. 123, n. 189). Denaro ^ - HADRIANVS AVGVSTVS- Testa dell'imperatore laureata a destra. 13» — COS • III • Aspersorio, vaso da sacrificio, simpulo e bastone di augure (disposti in quest'ordine) (esempi, n. i, dopo Coh., II, p. 123, n. 189). „ (es. n. 6. Coh., II, p. 124, n. 197 e 198). „ (es. n. II. Coh., II, p. 124, n. 201). ,; (es. n. I. Coh., II, p. 126, n. 213). „ (es. n. I. Coh., II, p. 126, n. 214). ,; (es. n. 3. Coh., II, p. 126, n. 216). „ (es. n. 4. Coh., II, p. 127, n. 225). Aureo (es. n. i. Coh., II, p. 129, n. 250). Denaro (es. n. i. Coh., II, p. 130, n. 253), „ (es. n. 4. Coh., II, p. 130, n. 255). „ (es. n. i. Coh., II, p. 132, n. 268). „ (es. n. I. Coh.. II, p. 133, n. 280). (es. n. 4. Coh., II, p. 135, n. 295). „ (es. n. I. Coh., II, p. 135, n. 296). „ (es. n. 3. Coh., II, p. 135, n. 298). „ (es. n. I. Coh., II, p. 135, n. 299). „ (es. n. I. Coh., II, p. 137, n. 309). „ (es. n. 4. Coh., li, p. 137, n. 317 e 318). „ (es. n. I. Coh., Il, p. 139, n. 334). „ (es. n. 4. Coh., II, p. 140, n. 337). „ (es. n. 6. Coh., II, p. 140, n. 340). „ (es. n. 3. Coh., II, p. 141, n. 347). „ (es. n. 4. Coh., II, p. 141, n. 349). Aureo (e?, n. i. Coh., II, p. 143, n. 358). Denaro (es. n. 2. Coh., II, p. 143, n. 363 e 365). „ (es. n. IO. Coh., II, p. 144, n. 368 e 369). 362 LUIGI RIZZOLI JUN. Aureo (es. n. i. Coh., II, p. 144, n. 370). Denaro (es. n. i. Coh., II, p. 146, n. 382). Aureo (es. n. i. Coh., II, p. 147, n. 385). Denaro (es. n. 23. Coh., II, p. 147, n. 386, 387, 388 e 389). „ (es. n. 6. Coh., II, p. 147, n. 391 e 392). „ ;B' — IMP • CAES • TRAIAN • HADRIANVS • AVG • Busto dell'imperatore laureato a destra. ^ — P • M • TR • P • COS • III • L'Oceano sdraiato a sinistra col braccio sinistro appoggiato su di un delfino (non c'è l'ancora) (es. n. i. dopo Coh,, II, p. 147, n. 393). (es. n. 2. Coh., II, p. 148, n. 396). (es. n. 3. Coh., II, p. 148, n. 397). (es. n. 19. Coh., II, p. 149, n. 400, 401 e 402). (es. n. 6. Coh., II, p. 149, n. 403). (es. n. IO. Coh., II, p. 149, n. 410 e p. 150, n. 411). (es. n. 3. Coh., II, p. 150, n. 418). (es. n. 5. Coh., II, p. 151, n. 421). (es. n. 3. Coh., II, p. 151, n. 423). (es. n. 2. Coh., II, p. 151, n. 426). (es. n. 3. Coh., Il, p. 152, n. 427). (es. n. 7. Coh., II, p. 152, n. 428). (es. n. 3. Coh., II, p. 152, n. 430). (es. n. 4. Coh., II, p. 152, n. 435). (es. n. I. Coh., II, p. 153, n. 439). (es. n. 17. Coh., II, p. 157, n. 474 e 475). (es. n. 3. Coh., II, p. 158, n. 482). (es. n. 4. Coh., II, p. 159, n. 486). (es. n. 4. Coh., II, p. 160, n. 501). „ (es. n. 3. Coh., II, p. 163, n. 523). ADRIANO e TRAIANO. Aureo ^^ — IMP • CAES • TRAIAN • HADRIAN • OPT • AVG • GER • D • PARI • Busto d'Adriano, laureato a destra con paludamento e corazza. P - DIVO TRAIANO PATRI AVG Busto di Traiano laur. a destra, con paludamento e corazza (es. n. I, dopo Coh., II, p. 254, n. i). CASTAGNARO (vERONA) TESORETTO MONETALE 363 SABINA. Denaro (esempi, n. i. Cohen, II, p. 259, n. 33). * * • Riassumendo quanto dall'elenco può risultare, le 1129 monete vanno così ripartite: 8 di Nerone, 3 di Galba, 5 di Ottone, 4 di Vitellio, 112 di Ve- spasiano, 17 di Tito, 149 di Domiziano, 37 di Nerva, 417 di Traiano, 2 di Plotina, i di Plotina e Adriano, I di Matidia, 371 di Adriano, i di Adriano e Traiano, I di Sabina. Sono tutti denari d'argento eccettuati i 20 aurei che appartengono : i a Nerone, i a Ve- spasiano, 2 a Domiziano, 7 a Traiano, i a Plotina, I a Plotina e Adriano, i ad Adriano e Traiano, 6 ad Adriano. Nessuna moneta di bronzo trovavasi nel tesoretto. Le monete più antiche sono dunque quelle di Nerone, le più recenti quelle di Adriano e di Sabina. Per maggior numero di monete occupa il primo posto Traiano, al quale seguono Adriano, Domiziano e Vespasiano. Meritano speciale menzione come più preziose le seguenti monete : il denaro di Plotina (Cohen, II, p. 90, n. 2), il denaro di Matidia (Cohen, II, p. 96, n. 6), due aurei di Traiano (Cohen, II, p. 17, n. 95 e p. 47, n. 294), Vaureo di Plotina (Cohen, II, p. 90, n. i), Vaureo di Plotina e Adriano (Cohen, II, p. 93, n. i) e Vaureo di Adriano e Traiano, variante da quello indicato dal Cohen (II, p. 254, n. i). Sono pure degne di ricordarsi quali monete po- stume: il denaro di Vespasiano decretatogli dal Se- nato dopo la deificazione, denaro che ha nel diritto la leggenda : DIVVS AVGVSTVS VESPASIANVS intorno alla testa laureata dell'imperatore a destra, nel re- 364 LUIGI RIZZOLI JUN. vescio: EX-S-C- accanto alla Vittoria (Coh., I, p, 273, n. 78) e V aureo di Traiano, che ha nel diritto: DIVO TRAIANO PARTH • AVG- • PATRI • e il busto laureato del- r imperatore a destra con paludamento e corazza, nel rovescio la fenice sopra un ramoscello di lauro (Cohen, II, p. 47, n. 294). Vere consacrazioni o restituzioni propriamente dette, non ve ne sono. Sebbene il numero delle monete varianti, poco note o affatto sconosciute, non sia molto notevole, pur tuttavia il ripostigho non è privo di qualche importanza e può essere convenientemente apprez- zato sia per il piccolo ma nuovo contributo ch'esso porta alla numismatica romano-imperiale, sia perchè aggiunge nuovi e sicuri dati sulla topografia della Venezia nell'età romana. Luigi Rizzoli jun. CONTRIBUTO AL CORPVS NVMMORVM ITALICORVM PIEMONTE - SARDEGNA Nell'intento di portare il mio piccolo contributo e concorrere con la modesta mia opera a tutto quello che interessa il Corpus Nummorum Italicorum, in- signe e poderosa opera del Nostro Sovrano, pub- blico tutto quanto di nuovo ho potuto racimolare nella mia collezione in questi ultimi tempi e tengo a gran fortuna, oltre a un centinaio di varianti ine- dite, descrivere non poche monete tipo di qualche interesse storico e numismatico. I due denari imperiali piccoli di Incisa ad esem- pio, ci danno veramente la ragione della energica grida di Enrico VII di Lussemburgo che aboliva la zecca di questi marchesi, perchè contraffacevano con molta astuta evidenza e con vile metallo i suoi de- nari d'argento battuti a Milano. Nel secondo (n. 78) si accenna al nome di Conradus, è questo il nome del marchese che la moneta ha emesso, oppure, dato come sempre si è asserito che i marchesi d'In- cisa coniassero a nome di tutto il consortile, è questo forse il nome di un Conradus imperatore (il 11° ?), che eventualmente abbia loro concesso il diritto di battere moneta ? Per la zecca di Montanaro, una contraffazione sconosciuta di una moneta milanese, che porta il 366 GUGLIELMO GRILLO nome di un santo nuovo all'agiografia numismatica delle zecche italiane, non segnato affatto nel diario di quelli ricorrenti nel calendario e perciò inventato di sana pianta, diremo meglio anzi, che è il risul- tato della fusione di due : quello di S. Tiburtius preso a protettore su parecchie sue monete dall'abate Bonifacio di S. Benigno e quello di S. Ambrogio rappresentato sulla moneta di Milano, che ebbe in animo di contraffare e ne è sortito in questo modo il curioso SANCTVS TAMBVRCIVS. Il motto HOC • SOLO • SIGNO • VINCIT è personal- mente caratteristico all'abate Bonifacio Ferrerò e perciò niun dubbio che la moneta sia uscita dalla zecca di Montanaro. Di Messerano due graziosi quattrinelli, che rin- venni nei pressi di Crevacuore, uno dei quali porta il motto SALVS NOSTRA nuovo ai Ferrerò Fieschi. È oramai assioma, che se uno dei piccoli feu- datari piemontesi emetteva una contraffazione, gli altri ne seguivano fedelmente l'esempio. Si cono- sceva già quella della moragha modenese col S. Ger- manus, della zecca di Desana, Frinco e Passerano e do ora, per completare il numero, il disegno di quella per Messerano con entro lo scudo l'impresa dei pali e la dicitura MOneta NOVa Comes Messerani Crepacori. Così dicasi della parpagliola milanese con la PROVIDENTIA, comune ai Signori di Frinco, Passe- rano e Messerano e che ora figurerà anche per Desana coi tizzi accesi, in luogo dell'aquila nelFin- quartatura dello stemma. Pure per Desana alcuni Liards di Francia e un sesino contraffatto a Milano col MONETA CAESARl ine- diti e di ottime conservazioni. Per Frinco una contraffazione di un Liard fran- cese con dicitura diversa dai conosciuti e con la data che manca a tutti quelli già pubblicati. CONTRIBUTO AL CORPVS NVMMORVM ITALICORVM 367 Ho creduto di far cosa gradita pubblicando sulla Rivista Italiana di Numismatica V interessante processo, la taglia e la condanna a morte che la repubblica veneta emise il i8 dicembre 1603 a ca- rico dei Signori di Frinco, Ercole e Giulio Cesare, per la stampa dei sesini falsi. Questo bando stam- pato su foglietti volanti, divenuti ora estremamente rari, la Serenissima inviava ai governatori e ai con- soli, perchè "ne curassero la diffusione. Per la zecca di Passerano, una contraff'azione di una parpagliola di Savoia diversa a quelle cono- sciute e con un motto pure nuovo sulle monete dei Radicati. A Casale un quarto di Guglielmo Gonzaga col delfino volto a sinistra, in forma di G- voltato con la data 1580; un altro diverso, del 1581, col del- fino pure a sinistra e un altro ancora, che ha nel rovescio una croce con gigli di Francia alle estre- mità, esemplari facenti parte di un copiosissimo ri- postiglio di contraff"azioni tutte italiane, di conserva- zione ideale, rinvenuto nel Delfinato e che ebbi la fortuna di acquistare nell'ultimo mio viaggio a Parigi. Per i disegni delle monete, ricorsi questa volta e ben volontieri all'opera di Alberto Tufano di Na- poli, del quale tutti hanno ammirato le belle il- lustrazioni all'importantissima opera Le monete del Reame delle Due Sicilie di Memmo Cagiati. Il Tufano si è fatto, per quanto giovanissimo, un vero specialista in quest'arte non facile di ri- produzione e sa, ed è l'essenziale, riportare la fiso- nomia, diremo, della moneta : che nessun disegna- tore, per quanto abile, non potrà ottenere, se non è pure appassionato numismatico. Milano, jo Gennaio 1914. Guglielmo Grillo. 368 GUGLIELMO GRILLO Contributo al '' Corpus Nutntnorum Italìcoruni „ PIEMONTE — Volume II ASTI. Carlo duca D'Orleans. 1. Obolo. ^ — "^ KAROLVS • DVX -2.0 Croce fiorata accompa- gnata da quattro punti ; cerchio rigato. ^ — ^ AVRELIAN • 2 • MEDI • D • Tra due rette HSS. M., peso grammi 0,52 — C^ (dopo il n. 24). Lodovico xii Re di Francia. 2. Parpagliola. ^ — ^ LVDOVI-er • DG • REX • FRAN : SIGI • IHL Scudo inquartato tutto di Francia, con coroncina sopra. ^ — * MLI • DVX • ASTENSIS • QVE • DOMINVS In cornice doppia quadrilobata, croce acc. da quattro gigli ; cerchio periato. M., peso gr. 2,10 — C^ (dopo il n. 15). 3. Terlina. /^ — * LV • DG • FRANCOIS • REX Due gigli con corona in cerchio rigato. -^ * MLI • DVX • ASTENSISQ • D Croce in cer. di peri. M., peso gr. 0,73 — C* (dopo il n. 22). CARMAGNOLA. Lodovico 11 marchese di Saluzzo. 4. Soldino o quarto di grosso. ^ — • LVDOVICS • M • SALVTIAipi • : Come precedente, cerchio rigato. CONTRIBUTO AL CORPVS NVMMORVM ITALICORVM 369 9» — (Testina) • SANCTVS • CONSTANTIVS • Come sopra ma punti negli angoli, cerchio rigato. M., peso gr. 1,15 — C* (dopo il n. ii8). Michele Antonio marchese. 5. Cornuto. \y — : MICHAEL : AN T : M : SALVTIARV : Targa incli- nata con elmo coronato, cimiero e svolazzi; cer- chio lineato e rigato. 91 — : SA NCTVS : CONSTAN TI VS : • Santo a cavallo a destra, sotto o cerchio lineato. AR., peso gr. 5,30 — C^ (dopo il n. 99). 6. Cornuto. ^ — : MICHAEL • hfi^ • • M • SALVTIARV : Come prec. ^^ - : : S ANCTVS : CONSTAN TI VS : Come sopra. AR., peso gr. 5,55 — C^ (dopo il n. 100). 7. Soldino. ^' — : MICHAEL : AT- : M : SALVTIARV : Scudo con ci- miero cor., cerchio rigato. 91 — (Testina) : SANCTVS : CONSTANTIVS : Croce fiorata, cerchio rigato. M., peso gr. 0,81 — C* (dopo il n. 139). Gabriele, marchese. 8. Forte. • ^' — ^I< GABRIEL • SALVCIA^I * M * Gran Q ornato e coronato ; sopra un globetto e a d. due globetti. P — (Testina) * DATVM * OP * DESVRSVM • E • Croce piana e globetto in alto a destra. M., peso gr. 0,88 — C^ (dopo il n. 16). CASALE. Guglielmo ii paleologo, marchese. 9. Testone. i& — GVLIELMVS » MAR » MONT » FER » Z-€r Busto bar- buto con berretto e lunga capigliatura a sinistra, cerchio rigato e lineato. 47 370 GUGLIELMO GRILLO P — ^I< SAC RI » RO » IMP » » PRINC » VICQ » PP Scudo inquartato in cerchio rigato e lineato. AR-, peso gr. 8,64 — C* (dopo il n. 30). 10. Testone (prova). ^ — GVLIELMVS s MAR £ MONT £ FÉ £ Z £ -Gr Busto barbuto con berretto e lunga capigliatura a sini- stra, cerchio rigato e lineato. ^ - ^ Sh. CRI £ RO £ IMP £ £ PRINC £ VICA £ PP Scudo inquartato in cerchio periato. R., peso gr. 6,95 — C^ (dopo il n. 33). 11. Mezzo testone (prova). B' — GVLIELMVS £ MAR £ MONT £ FER £ Z £ C Bli-.io barbuto con berretto e lunga capigliatura a sini- stra, cerchio rigato e lineato. I^ — * SA CRI £ RO £ IMP 3 £ PRIN £ VICA £ • PP Scudo inquartato ; cerchio rigato e lineato. R., peso gr. 3,42 — C* (dopo il n. 41). 12. Cornuto. B' — ^ GVLI : MA : : MO : FÉ : Come precedente. I^ — : S : TEODORVS : CVTOS : • Come sopra. AR., peso gr. 5,42 — C^ (dopo il n. 44). 13. Cornuto. " ^ — ^ jYAM 4 ADORAMVS Croce fogliata in cerchio periato e lineato. M., peso gr. 0,80 — C^ (dopo il n. 132). ^ CONTRIBUTO AL CORPVS NVMMORVM ITALICORVM 37 1 15. Bianchetto. B' — GV "^ MAR «^ MONTFE Scudo a punte, corona e cimiero in cerchio periato e lineato. ^ — '*' ^ SVB «^ TVVM •^ PRESIDIVM •- In doppio cir- colo rigato. Croce fiorata. M., peso gr. 1,15 — C^ (dopo il n. 162). Bonifacio ii paleologo, marchese 16. Testone. ,& — (croce fiorata) BONIFACIVS • MAR • MONTIS • FERRA Come prec. \p — (fiore a cinque foglie) PRINC • VICARIVS • PP • SACRI • RO • IMP e. s. AR., peso gr. 9,60 — C^ (dopo il n. 15). 17. Cornuto. B' — • BONI : MA • : MO : FÉ : Come prec. ^ - : S: TEODORVS : CVSTOS : • e. s. AR., peso gr. 5,46 — C- (dopo il n. 32), 18. Sezzino. ^ — (fiore a quattro foglie) BONIFACIVS • M • MONTIS • FERR Scudo inquartato, cerchio periato. r^ — * PRINC - VIGA PP -SACR • RO • IM Croce patente unita ai quattro archi della cornice, cer. peri. M., peso gr. 1,00 — C* (dopo il n. 55). Anonime dei paleologi (sec. XVI). 19. Sezzino. ^ — (fiore a quattro foglie) BONVM • EST CON • IN • DO Scudo inquartato: i.° e 4.° Monferrato, 2.° Sas- sonia, 3.° Bar; e. p. ^ — (fiore a quattro foglie) PRIN • VIGA • SAC • RO • IM Croce patente unita ai quattro archi della cor- nice ; cerchio periato. M,, peso gr. 0,96 — C* (dopo il n. 4). 372 GUGLIELMO GRILLO Guglielmo Gonzaga duca (dopo la morte della madre). Anno 1568. 20. Bianco. B' - ^ GVLLIEL • DVX • MANT • MAR • MONI • F Scudo coronato in cerchio periato e due e. Un. ^ — >ì< CRVX • CHRISTI • SALVS • NOSTRA • 1568 Croce ornata e con ornati agli angoli; cerchio periato e lineato e due e. lin. M., peso gr. 4,86 — O (dopo il n. 7). Anno 157 1. 21. Bianco. ,& — ^ GVLLIEL • DVX • MANT • MAR • MONT • FÉ Scudo coronato in cir. 1. e due cir. 1. P - * CRVX • CHRISTI • SALVS • MOSTRA • 1571 Croce ornata e con ornati agU angoli; e. peri, e 1. e due cir. 1. M., peso gr. 4,75 — C (dopo il n. i8). Anno 1580. 22. Quarto. B' — "^ GVL • D • G • DVX • MAN • Ili • E • M • F • I Delfino co- ronato volto a sinistra in forma di G voltato, e. lin., nel mezzo punto segreto. ^ — * IN DEOS * SPESMEO * 1580 Croce gigliata; e. hn. M., peso gr. 0,89 — C (dopo il n. 61). 23. Quarto. ^ _ D 3 DVX MAN III • "E • M • FÉ • I Delfino coronato, piegato a G, e. lin. In mezzo punto segreto. 51 — >:& IN-DEOSPE-MEA- 1580 Croce gigliata; e. lin. M., peso gr. 0,80 — C^ (dopo il n. 63). CONTRIBUTO AL CORPVS NVMMORVM ITALICORVM 373 Anno 1581. 24. Quarto. ^ — ^ GVL • D • G • DVX • MAN • III • E • M • F • I Delfino co- ronato volto a sinistra, e. lin. Tre punti segreti. 91 — ^B MEO ^ SPES * MEO 1581 Croce gigliata accan- tonata da quattro punti. M., peso gr. 0,98 — C* (dopo il n. 66). 25. Quarto. ^' — D G • DVX • MAN III • E • M • F • I Delfino coronato, pie- gato a G, e. lin. In mezzo punto segreto. 19 — »5< IM • DEO • S P 1581 Croce gigliata ; e. lin. M., peso gr. 1,00 — C* (dopo il n. 67). Anno 1582. 26. Quarto. B' — GVL • D • G • DVX • MAN • III • E • M • F • I Busto a de- stra, e. lin. I^ — >ì< S • EVASIV EPISCOP • 1582 • Busto di fronte, e. I. M., peso gr. 0,85 — C^ (dopo il n. 78). Anno 1583. 27. Quarto. B' — ^P GVL * D G • DVX • MAN • III • E • M • F • P Delfino coronato volto a sin.; e. lin. Tre punti segreti. 1> — "^ IN DO * SPES * MEA * 1583 Croce gigliata ac- cantonata da quattro punti ; e. lin. M., peso gr. 0,80 — O (dopo il n. 86). 28. Quarto. B- - ^ GVL • D • G • DVX • MAN • III • E • M • F • i Delfino co- ronato volto a sin.; e. 1. Tre punti segreti. 374 GUGLIELMO GRILLO I^ —*.... O * SPESS * MEO • 1583 Croce gigliata acc. da quattro punti; e. lin. M., peso gr. 0,73 - C^ (dopo il n. 87). Anno incerto. 29. Quarto. ,i>' — GVL • D • (t • DVX • MAN • III • E • M • FI Delfino coro- nato volto a sinistra, piegato a G voltato, in mezzo punto segreto ; e. lin. 1> — IN DEO * SPES ^ MEO * 158 .. . Piccola croce a braccia eguali con sopra quattro gigli di Francia; e. lin. M., peso gr. 0,92 — O (dopo il n. 102). Vincenzo I Gonzaga, duca. 30. Soldo ? i)^ _ ^ VIN • D • G • DVX • MAN • INI • E • MO FÉ • Il L' Olimpo FIDES e corona in scudo e cartocci, cer. lin. 9< — 1588 Croce fiorita e ornata, e. lin. M., peso gr. 0,92 — O (dopo il n. io). 31. Parpagliola. B' — ^ VIN • D : G • DVX • MAN • llll • "E • MO • FER • Il Aquila, e. lin. I^ — SANCTV FRANCISC Santo che riceve le stimmate. Es. ^ 1591 ^ e. lin. M., peso gr. 2,24 — C^ (dopo il n. 21). 32. Parpagliola. i^> — ^ VIN • D : G • DVX • MAN • llll • t • MO • F II Aquila ; e. lin. CONTRIBUTO AL CORPVS NVMMORVM ITALICORVM 375 ^ — 4f SANCT FRANCISCV * Santo che riceve le stim- mate. Es. 1594, e. lin. M., peso gr. 2,40 — C* (dopo il n. 43). 33. Parpagliola. B' _ ^p Vm • D : G- • DVX • MAN • I • E MO • FÉ • Il Aquila, cer. lin. ^ — SANCT FRANCVS Santo che riceve le stimmate. Es. ¥: 1595 * e. lin. M., peso gr. 2,42 — C* (dopo il n. 50). 34. Grosso. B' — ^E< VINC • D • G • DVX • M • IMI • E • MON • FÉ • Il L'Olimpo FIDES e corona in scudo e cartocci ; e. lin. ^ — Croce ornata acc. da 1611 ; e. lin. M,, peso gr. 0,80 — C* (dopo il n. 90). 35. Quattrino. ^^ — A^ VIN : D : G : DVX • MANT • IMI In mezzo SIC entro una mezzaluna ; e. lin. ^ — ET MONTIS FERRATI • Il • * Due C addossati con globetti interni tra due ® in palo ; senza e. M., peso gr. 0,92 — C^ (dopo il n. 114). Ferdinando Gonzaga, duca. 36. Grosso. ^ - • FER • (punto suir E) Il • DVX • il • MAN • Il • TEm • F • || In ghirlanda d'alloro, e. lin. 9' — Croce di Gerusalemme in laurea ; e. lin. M., peso gr. 1,49 — C^ (dopo il n. 75). Carlo 1 Gonzaga Nevers. 37. Grosso. — Il CAR II • DVX • Il • MAN • i • "EMF • ìl in e. lin. e ghiri. ]^ — Croce di Gerusalemme in e. lin. e ghirlanda. M., peso gr. 1,26 — C* (dopo il n. 18). 376 GUGLIELMO GRILLO Carlo II Gonzaga Nevers. 38. Par p agitola. B' - CAR • Il • B : DVX • MAN • E • M • FER • T • -^ Aquila spiegata coronata ; due e. lin. P - SANCT • EVASIVS • PRO Mezza figura. Es. : • 1661 • M., peso gr. 1,58 — C^ (dopo il n. 8). 39. Parpagliola. B' — ' CAR • Il • D G • DVX • MANT • Busto a sin.; senza e. 91 — ET MONTIS FERRATI ETC 1661 ^ Sole s. e. M., peso gr, 1,73 — C* (dopo il n. 11). Ferdinando Carlo Gonzaga Nevers. 40. Grosso? ;S^ — ^ FERD • CAR • D : G • DVX • MAN • X L'Olimpo FIDES e corona ; e. lin. 51 — Corona ET • MONTIS • FERRATI • Vili Croce di Ge- rusalemme ; e. lin. M,, peso gr. 3,16 — C^ (dopo il n. 8). D E S A N A. LvDovico II Tizzone. 41. Cornuto. B' - : LVD • TICIO DECI • C • V • IM • Come prec, e. 1. Iji - • S ANCTVS P- ALEXANDER ^ Come sopra. M., peso gr. 5,42 — C^ (dopo il n. 25). Giovanni Bartolomeo Tizzone. 42. Testone. Aquila e S. Alessandro. ^ — Corona • IO • BkR^ • TICIO • DECI • CO • VI • IM • Aquila spiegata ; e. rig. tra due lin. ^ — "^ • SANCTVS • ALLEXANDER • • Santo con vessillo e spada a terra con tre traverse del centurone, e. rig. fra due lin. AR., peso gr, 5,55 — C* (dopo il n, 16), G. Grillo: Bollettino di Numismatica, anno VI, fase. II, 1908. CONTRIBUTO AL CORPVS NVMMORVM ITALICORVM 377 43. Testone. Idem. ^ — Tutto come precedente, P - ^ • SÀNCTVS • ALEXANDER -■ Come sopra. AR., peso gr. 9,38 — C (dopo il n. 20). Agostino Tizzone. 44. Quattrino. ^ — ■¥ AVGV • TICIO • CO • DECIA In fascia DMM coro- nate e sotto ^ e. lin. 9( — + Vie • IMP • PERP • 1581 • R • G • Croce piena gi- gliata ; e. lin. M., peso gr. 0,87 — C* (dopo il n. 8). 45. Liard di Francia. <©' — + AVGV TICIO • CO • DECIA Grande H coronato ; punto sulla traversa ; e. lin. H — + Vie • IMP • PERP • 1581 • R • G Croce filettata e gigliata ; e. lin. M., peso gr. 0,65 — C^ (dopo il n. 33). Delfino Tizzone. 46. Liard di Francia. ^' - : DELFI • TI • CO • DE • VIC • PER • IMP H con co- rona chiusa fra tre gigli ; punto sotto L; senza e. ^ - ^I^ SIT • NO • D • BENEDIC • 1583 Croce di S. Spinto, senza e. M., peso gr. 0,84 — C* (dopo il n. 32). 47. Contraffazione Ginevrina. & — GENVINA • CIVILITAS 1591 Scudo ginevrino con aquila sopra ; e. lin. ^ — POST • TENEBRAS • LVX • Croce speciale; due e. 1. M., peso gr. 1,46 — C* (dopo il n. 21). 48. Contraffazione Ginevrina. ÌB' - GENVINA • CIVILITAS • 1591 Scudo ginevrino con aquila sopra ; e. lin. ^ - POST • TENEBRAS • LVX • Croce speciale ; due e. 1. M., peso gr. 1,26 — O (dopo il n. ai). 48 378 GUGLIELMO GRILLO 49. Liard di Francia. ^ — : DELFI • TI • CO • DE • VIC • PER • IMP H con corona chiusa tra tre gigli, punto sotto L ; senza e. 9 — >ì^ SIT • NO • D • BENEDICI • 1685 Croce di S. Spi- rito; senza e. M., peso gr. 0,85 — C* (dopo il n. 36). 50. Liard di Francia. Anonimi. /©' — • MON • NOV • IM • COM • DEC • 1584 H con corona chiusa tra tre gigli, punto sotto l'ultimo M, s. e. P — "h SIT • NOMEN • D • BENED : ^ : Croce di S. Spirito, punto sotto il B; senza e. M., peso gr. 0,91 — C* (dopo il n. 44). 51. Idem, idem. ^ - • MON • NOV • IM • COM • DEC • 1684 H con punto sulla traversa, con corona chiusa tra tre gigli, punto sotto l'ultima M ; senza e. I^ — ^P SIT • NOMEN • D • BENED : '^ : Croce di S. Spi- rito, punto sotto il B ; senza e. M., peso gr. 0,76 — C^ (dopo il n. 44). 52. Idem, idem. ^ - MON • NOV • IM • COM • DEC • 1684 H con corona chiusa tra tre gigli, punto sotto l'ultimo O ; s. e. ^ - ^ S\l • NOMEN • D • BENED : ^ : Croce di S. Spi- rito, punto sotto il B; senza e. M., peso gr. 1,20 — C^ (dopo il n. 44). 53. Idem, idem. ^ — • MONETA • DECI ... H con corona chiusa tra tre gigli; e. lin. P — IN • HOC • SIGNO • VINCES • Croce di S. Spirito, e. 1. M., peso gr. 0,92 — C- (dopo il n. 47). CONTRIBUTO AL CORPVS NVMMORVM ITALICORVM 379 54. Liard senza i gigli ma col nome. ^ - : DELFIN • TIC • CO : DECIA : G Grande H con co- rona chiusa, punto sopra la traversa e sul fiorone destro ; senza e. ^ - ^I^ Vie • IMP • PERP • 1683 : + : Croce gigliata; punto sotto il P ultimo ; senza e. M., peso gr. 0,89 — O (dopo il n. 51). 55. Liard senza i gigli, anonimi. ^ — MON • NOV • IM • COM • DE • C 1584 • Grande H con corona chiusa, punto sotto l'ultimo M, senza e. 1^ — ^ SIT • MOMEM • D • BEMED : -J* : Croce gigliata ; punto sotto il primo D ; senza e. M., peso gr. 0,91 — O (dopo il 11. 59). 56. Idem, idem. ^ - MON • NOV • IM • COM • DEC • 1684 • Grande H con corona chiusa, punto sopra la traversa. Punto sotto l'ultimo M, senza e. ^ - ^ SIT • NOMEN • D • BENED : ^ : Croce gigliata ; punto sotto tra D e B, senza e. M., peso gr. 0,87 — C* (dopo il n. 59). 57. Idem, idem. B' — MOM • NOV • IM • COM • DEC • 1584 • Grande fi con corona chiusa, punto sopra la traversa ; punto sotto l'ultimo M, senza e. 91 - ^ SIT • MOMEM • D • BEMED : •^ : Croce gigliata; punto sotto tra D e B, senza e. M., peso gr. 0,78 — C^ (dopo il n. 59). 58. Liard del Delfinato. ^' - + • DELFIN • TI • CO • DECIA • Delfino coronato, s. e. ^ - + Vie ^ IMP ^ PERP ' 1583 ' R » G ' Croce gigliata; senza e. M., peso gr. 0,54 — C^ (dopo il n. 70), 59. Idem, idem. B — + . DELFIN • TI • CO • DECIA • Delfino coronato, e. 1. 380 GUGLIELMO GRILLO P — + Vie * IMP * PERP * 1683 * R ^ Q * Croce gigliata ; senza e. M., peso gr. 0,73 — C* (dopo il n. 71). 60. Idem, idem. a^ - ^ D • DE • GRA • COMITIS • MONETA Delfino a sini- stra senza corona. Punto segreto al centro, e. 1. 1$ — ^ : SPES : MEA : CR Croce piana e breve, sotto D. Punto segreto al centro ; e. Un. M., peso gr. 0,91 — C^ (dopo il n. 79). 61. Liard di Navarra. Anonimo. /& — + MONE • NOV • IMP • COM • DE • C Monogramma di M H coronato, sotto vacca a sin. ; senza e. I^ — + SIT • NOMEN • D • BENED • «f Croce ritorta con punto al centro e quattro agli angoli ; senza e, M., peso gr. 0,75 — C (dopo il n. 86). 62. Idem, idem. /B' — + MONE • NOV • IMP • COM • DE • C Monogramma di M H coronato ; sotto vacca a sin. ; senza e. P — + SIT • NOMEN • D • BENED ^ Croce ritorta con punto al centro e quattro agli angoli ; senza e. M., peso gr. 0,82 — C (dopo il n. 86). 63. Liard di Dombes. ^ ~ ■¥ DELF • TICIO • CO • DECIA Grande L coronato ; circolo lin. R) — + Vie • IMP • PERP • 1583 • R • G Croce gigliata ; circolo lin. M., peso gr. 0,89 — C^ (dopo il n, 88). 64. Quattrino di Sabbioneta, una testa. ^' - DELF • TI • CO • D • V • IMP • PER • 1 • Testa a sini- stra; e. lin. CONTRIBUTO AL CORPVS NVMMORVM ITALICORVM 381 ^ - SANCTVS NICOLAVS S. Nicolò con le tre palle nella destra e mitra a terra ; e. Un. M., peso gr. 0,57 — C^ (dopo il n. 94) 65. Idem, idem. iiy - . DELF • TI • CO • D • Vie • IMP • PER • I • Come la prec. ^ - SANCT VS NICOLAVS Come sopra. M., peso gr. 0,69 — C^ (dopo il n. 99). Antonio Maria Tizzone, conte. 66. Contr a ff azione j ParpagUola di Milano. ^ — MEDD LAMI • D Stemma coronato e inq. ; tizzo ac- ceso imitante aquila e biscia con nulla in bocca. I^ — PROVIDENTIA Donna con verga appoggiata ad una colonna ; e. lin. M., peso gr. 1,36 — C* 67. Quattrino. ^ _ . . TU . BLA • COM • DECI • • Monogramma M A con due palme e corona ; senza e. P — * IN • HOC • SIGNO • CONFIDO Croce ornata ; e. 1. M., peso gv. 0,44 — C^ (dopo il n. 82). 68. Contraffazione^ Sesino di Milano. B^ - >b MONETA • CAESARI Nel mezzo T- Il coronato, e. 1. Ijf - >i< CRVX • SANCTA • ET • BEN Croce fogliata; e. peri. M., peso gr. 0,92 — C (dopo il n. 35). 382 GUGLIELMO GRILLO Carlo Givseppe Francesco 1 izzone, conte. 69. Soldino, tipo Milano. — . .. GIO TI COM DE Busto a destra ; senza e. P — VS • VI Croce ornata ; cir. lin. M., peso gr. 1,04 — C* (dopo il n. 12). 70. Trillina, tipo Milano. ^ — CAR • lOS • TI • CO • DE Scudo coronato ovale a punta, inquartato, aquila e biscione; senza e. ^ — E SAC . . . • IMPERO . . . lAN In mezzo PHI con corona chiusa ; senza e. M., peso gr. 1,28 — C (dopo il n. 14). FRINCO. ANONIME CONSORTILI. 71. Contraffazioni, Liard Delfinato. ^ — MONETV • DD • FRING Delfino coronato ; e. lin. P — IN • HOC • SIG • VINCES • Croce gigliata ; e. lin. M., peso gr. 1,1 1 — C^ (dopo il n. 60). 72. Contraffazioni, Liard di Navarra, /& - ^ MONETA • DD • FRINGI Grande H coronata, sulla corona due punti, uno a destra e uno sotto; e. 1. ^ - -ik : IN -HOC -SIG -VINCES : Croce gigliata, un punto in basso a sin.; e. lin. M., peso gr. 0,52 — C^ (dopo il n. 67). 73. Idem, idem. ÌD' — 1k: MONETA • DD • FRINGI : Grande H coronata, sulla corona due punti, uno a destra e uno sotto, e. 1. I^ — VINCES Croce gigliata, un punto in alto a destra e uno nel centro, e. lin. M., peso gr. 0,82 — C (dopo il n. 68). CONTRIBUTO AL CORPVS NVMMORVM ITALICORVM 383 Ercole e Claudio Mazzetti, signori. 74. Contraffazione, Liard di Francia. ^ — HER • ET • CLA • III • DONI : F • I • C • H fra tre gigli, punto sotto l'È di HER, e. 1. P — + SIT • NOM • DNI • BENE Croce di S. Spirito, e. 1. punto nel primo cantone. M., peso gr. 1,30 — C (dopo il n. 7). 75. Idem, idem. /©' — a • HENR • III • D • G : F : ETP : R • 1683 : H coronato fra tre gigli, un punto a des. della corona ; s. e. P — + SIT • NOM • DNI • BENE • A • M : -^ : Croce di S. Spirito, un punto sotto l'ultimo N ; senza e. M., peso gr. 1,10 e 0,69 — C Ercole solo. 76. Contraffazione Milanese. Bf — <^ MONETA • FRINGI Come prec. 9^ — Come sopra. M., peso gr. 0,67 — C^ (dopo il n. 5). INCISA. anonime dei marchesi. 77. Imperiale piccolo^ contraffazione Milanese dei denari di Enrico l 7/. ^ _ * ^ A II ^ HE II KISIA li MVM 11 * ^ * Il e. peri. ^ — MAR«HIO • HA'CISE Croce patente in e. peri. M., peso gr. 0,75 — C^ (dopo il n. 11). 384 GUGLIELMO GRILLO 78. Idem, idem. ' ^ — * ♦ * Il HE' Il KISIA II MVM II * ^ * Il In tre righe imitando la parola MEDIOLANVM. ^ ~ ^ CVRA' DVW 0% Croce patente in e. lin. M., peso gr. 0,45 — C* MESSERANO. ANONIME DEI FlESCHI. 79. Contraffazione, Moraglia modenese. ^ — MO • NOV • C • M • C Scudo con quattro pali in croce con elmo e svolazzi ; e. lin. ^ — S • GER MANV S Santo seduto a sin.; e. lin. M., peso gr 0,67 — C* 80. Contraffazione, Sesino di Milano. ^ — ^P MONETA • ARGENTEA Nel mezzo FLI coronate, e. 9! — + SANCTA • ET • B • AV • CRVX Croce gigliata; e. M., peso gr. 0,78 — C* (dopo il n. 28). Pier Lvca Fieschi da solo, signore e poi conte. 8r. Testone. B' — Corona PETRVS • LVCA • S • FLISCVS • LA • M • C Come prec. P — ® • SANTVS • TEONESTVS • MA • • Come sopra. AR., peso gr. 8,66 — C* (dopo il n. 34). CONTRIBUTO AL CORPVS NVMMORVM ITALICORVM 38 82. Testone coW aquila. ^ — Corona PETRV • LVCAS • FLISCVS • LA • M • C • Aquila spiegata ; due circoli lin. ]^ - ® SANTVS TEONESTVS • MA • Santo col vessillo neUa destra e la sin. sulla spada appoggiata a terra senza cinturone ; e. lin. AR., peso gr, 9,04 — C (dopo il n. 40). Filiberto Ferrerò Fieschi. 83. Contraffazione, Milano. ^ - '^ FER £ FLI £ COMES £ MESE Grande F tra e s, e. 1. 9* - ^ IN 6 HOC £ SIG-NO £ VINC Croce fogliata, e. lin. M., peso gr. 0,65 — C (dopa il n. 26). 84. Idem, idem. ^' — ^ FER £ FL £ COMES £ MESER Grande F coronato, cir. lin. 9f — ® IN OC £ SIGNO £ VINC Croce fogliata, e. Un. M., peso gr. 0,55 — C* (dopo, il n. 27).- 85. Quarto anonimo. <©" — ® MONETA • ARGENTEA Grande F coronata, ma e F cir. lin. ^ — ® SANCTA • ET • B • AV • CRVX Croce fogliata, e. lin. M., peso gr. 0,68 — C* (flopo il n. 35). Besso Ferrerò Fieschi. Anno 1568, 86. Quarto. B' — ^1^ BESSVS £ FERRERIVS £ FL Arma inquart., e. 1. 9/ — ^I^ MAR £ MESSERANI e 68 Croce ornata, e. lin. M., peso gr, 0,81 — C" (dopo il n. 8). Anno 1570. 87. Idem. B' — ►!< BESSVS FÉ RRIVS Arma inq., e. lin. ^ — '!< MAR e MESSERANI £ 70 Croce ornata, e. lin. M., peso gr, 0,56 — C* (dopo il n. 17). 49 386 GUGLIELMO GRILLO Anno 1571. 88. Idem. ;& — ^ BESSVS • FER • FLISCVS • Arma inq., e. 1. I^ — ^ IVIARMESSERANI-71 Croce ornata, e. lin. M., peso gr. 0,82 — C* (dopo il n. 28), Anno 1577. 89. Soldo. ^ — BESFFL- CREPACORII Arma coronata in- quartata con scudetto fra due rose, e, lin. P — ^I< BENE • AGENDO • NE • TIMEAS • 1577 • Croce or- nata, e. lin. M., peso gr. 1,84 — C^ (dopo il n. 60). Anno 1578. 90. Idem. ^' — BESSVS • F • FL MAR • MES • E • CREPAC Arma coro- nata inquartata con scudetto, due e. lin. 91 — ® BENE • AGENDO • NE • TIMEAS • 1578 • S • Croce or- nata, e. lin. M., peso gr. 1,25 — _C' (dopo il n. 66). 91. Quattrino papale. ^' — ECCLESIE ^ * SVB • AVSPI Arma in cartella coro- nata con chiavi e tiara, e. lin. P — • S • THEON • PROT • MESSERANI Santo seduto, e. 1. M., peso gr. 0,58 — C* (dopo il n. 109). 92. Contraffazione di Lucerna. ^' — ^ E TENEBRIS • LVCET Scudetto partito bande e liscio, con aquila sopra e L V in cornice quadri- lobata, e. peri. 9 — S TEON EST PRO Santo con pastorale e trivella, cir. peri. M., peso gr. 1,05 — C* ' (dopo il n. 108). n CONTRIBUTO AL CORPVS NVMMORVM ITALICQRVM 387 Francesco Filiberto Ferrerò Fieschi MARCHESE poÌ PRINCIPE 93. Contraffazione Veneta. ^' — . NON NOBIS D Croce e sedici perline, senza e. 9 - . . . . OMIN TVO DA G- Leone e libro con bande, cir. peri. R., peso gr. 1,25 — C* (dopo il n. 90), 94. Quattrino. ]& — FRANCISCVS Busto a destra, e. lin. I^ — ^I^ NON • NO • DO • SED • NO • TVO • D • GL Croce fiorata, alle estremità un globetto, e, lin. M,, peso gr. 0,51 — C^ 95. Quattrino. ^' — • FRANCISCVS • Busto a destra, e. lin. P — ^ SALVS • NOSTRA Croce fiorata, e. lin. M., peso gr. 0,41 — C* Paolo Besso Ferrerò Fieschi, principe. 96. Quattrino. Contraffazione di Milano. ^ — P (croce rotonda, vuota) MESSE .... Busto a de- stra, e. lin. R) — MARCH • CR Campo inq. ; leone e aquila im- periale, senza e. R., peso gr. 1,89 — C* (dopo il n. 46). 388 GUGLIELMO GRILLO Anonime degli ultimi Ferrerò Fieschi. 97. Quatirino. ^' — ^ FACTVS • MAIOR • VEHITVR Leone di S. Marco a sinistra, e. lin. ^ — DILIGITE • IVSTITIAM La Giustizia seduta tra leoni sotto ^ senza e. R., peso gr. 0,86 - 1,04 - 1,16 — C (completa il n. 2). MONTANARO. Anonime dell'abate Bonifacio. 98. Contraffazione di Milano. ♦ B' — ^ HOC • SOLO • SIG-NO • VliNCIT Croce fiorata, e. peri. ^ — >!< SANCTVS • TAMBVRCIVS • Busto del Santo con aureola, ai 1jU:ì le lettere S T, e. lin. M,, peso gr. 0,58 — C^ PASSERANO. Anonime. 99. Contraffazione. Parpagliola Milanese. ^ — (schiacciata ai bordi) Stemma coronato e inquartato, biscia con una palla fuori della bocca e radice imitante aquila, il corpo e le ali il tronco, la coda e le zampe le radici. R) -^ PROVI DENTIA Donna con verga che tocca un globo, appoggiata ad una colonna. M., peso gr. 1,92 — C* (dopo il n. 15). CONTRIBUTO AL CORPVS NVMMORVM ITALICORVM 389 100. Idem, variata. ^ — • MONETA • & • RASE • CC • Stemma coronato e in- quartato, aquile e radice, e. lin. I^ — S • PRODENCIANV Donna con verga che tocca un globo, appoggiata ad una colonna, e. lin. M., peso gr. 1,95 — C^ (dopo il n. 16). IDI. Contr. Parpagliola Savoiarda. ^' — ^I^ • CRVX • CARA • EMANAI Scudo di Savoia sem- plice, in cornice trilobata, globetti agli angoli alti B in quello inferiore. I^ — • SALV REDEMISTI Croci di S. Maurizio e Lazzaro. M., peso gr. 1,35 — C« 102. Liard. ' ^ - MONETA • EX • COM • RAD • C • 1581 • Grande H co ronato, punto a destra e sotto la corona, e. lin. I^ — ^P IN • NOMINE • DOMINI • AM Croce gigliata, e. lin. M., peso gr. 0,81 — O (dopo il n. 66). 103. Idem. O' — MONETA • EX • COM • RAD • C • 1683 • Grande H sotto corona chiusa, punto a destra, senza e. \jl — ^I^ IN • NOMINI • DOMINI • AM Croce gigliata, punto sotto il terzo N, e. lin. M., peso gr. 0,81 — C^ (dopo il n. 69). 104. Idem. ^ - + COM • RADICATE • COCO Grande L e corona aperta, senza e. P - + IN DEO VIRTVTEM 81 Croce fiorata, senza e. M., peso gr. 0,81 — C* (dopo il n. 78). 39° GUGLIELMO GRILLO Ercole Radicati. 105. Contr. Grosso dozzeno. ^ — . . HE • IMI • D • G- • PR • ET • RADICATI Scudo coro- nato di Francia accostato da H H e sotto D, e. 1. P - ^ SIT • NOMENI • DOMINI • BENED Croce accantonata da due gigli e due corone, senza e. M., peso gr. 2,40 — C^ (dopo il n. 7). 106. Idem. ^' — ® HE • III! • D • G • PR • ET • COCONA • RE Scudo coronato inquartato gigli e radici H H, e. lin. P — ® SIT • NOMEN • DOMINI • BENEDIT • Croce accan- tonata da due radici e due corone, e. lin. M., peso gr. 1,96 — C* (dopo il n. 17). S U S A. Amedeo III conte di Savoia VII. 107. Denaro. ^' — AMEDEVw o Croce mm. 7 con due bisanti nei quarti superiori, cerchio a tagli radi. ^ — toECVwiA • Tre bisanti in fascia, cer. a tagli radi. AR., peso gr. 0,76 — C^ (dopo il n. 8). 108. Idem. ^ — AMEDEVw o Croce mm. 7 con due bisanti nei quarti superiori, puntina davanti all'A, e. peri. 9( — wECVcolA o Tre bisanti in fascia, puntine d'ambo le parti dell'A, e. peri. AR., peso gr. 0,76 — C^ (dopo il n. 9). CONTRIBUTO AL COHPVS NVMMORVM ITALICORVM 39I PROCLAME, & BANDI DelFEcccll.""' Senato Centra HercoIe,8c Giulio Ccfarc Signori di Frinch, EtdiGieronfmo Spada, 5c Giacomino ambida Montccaluo. Stampata in Calle dalle Raile. 392 GUGLIELMO GRILLO i6oj. a i8. Decembre. In Pregadi. i^HE Hercvle, ó* Giulio Cesare fratelli Signori di Frinch absenti, ma legitimamente Citati iuxta la deliberation di questo Conseglio per ìiatier ignominiosamente, &> con perpetua loro infamia, con iniqua conscienza, (S» inaudita temerità fatti stampare oltre altre valute adulterate innumerabile Sesini falsi con impronta simile a quello della Cecca nostra, ó» rei- terata anco dopo le nuoue nostre prohibitioni la falsificatione con nuoue forme, con hauer disseminati questi, e quelli con diuersi fraudolenti mezzi per lo stato nostro a graue danno de nostri sudditi. Commettendo delitto di lesa Maestà con of- fesa della Republica nostra ; con aucr nel predetto empio mi- nisterio adoperato particolarmente l'opera di Hieronimo Spada ó» Giacomino ambi dui da Montecaluo Maestri principali fra molti altri nella loro Cecca. Siano, &> s'intendano essi Hercole, &> Giulio Cesare ban- diti da questa Città di Venetia, &> suo distretto, ó» da tutte le Città, Terre, ó^ luoghi del Dominio nostro Terrestri, muora, &> il loro corpo sia abbruggiato, si che- resti conuer- tito in Ceneri, con taglia à chi prenderà cadauno di loro tanto in Terre aliene, quanto nello stato nostro, ppi denari della lira pesarese in puro rame. LKTTERF DI GUIDO ANTONIO ZANETTI 425 sempre meglio dai rispettivi Cittadini che da un estero. Ul- timamente ho trovato il disegno di una moneta d'oro di tal Zecca e nel corrente ordinario mi scrivono da Cortona d'esser stato trovato colà una borsa di monete antiche fra le quali tre di Foligno diferenti. Sicché fra una cosa e l'altra si po- trebbe benissimo por mano alla dissertazione. A compiere il Tomo che ho incominciato mancano più fogli e perciò ho destinato d'inserirvi dopo la sua disserta- zione le Monete di Benevento estratte dall'Opera di Mons. Borgia, quelle di Faenza che feci tempo fa, quelle di Fa- briano, Foligno ed altre Città della Marca; come pure di altre Zecche d'Italia se ve ne abisogneranno. Ma non ho per anco pensato a chi dedicarlo, se avesse però qualcuno da sugerirmi lo gradirei molto. E qui in atenzione dei sti- mati suoi comandi con tutto il rispetto me le protesto d'essere Bologna, 18 Agosto 177J. 42. (XLII — 83). Se non avessi creduto che la sua dissertazione meritasse di essere accompagnata dai rami delle Monete e Medaglie in essa illustrate non gli avrei fatto certamente e special- mente quelli delle Medaglie, che non servono che per le copie volanti; e ne sono contento per aver in parte sodisfatto il mio debito. Rispetto alle cento copie trasmessogli, la su- plico degnarsi di acettarle in contrasegno della stima, e delle obbligazioni che le professo e le professerò sempre, ed altro non desidero, che incontrare la sua aprovazione e la conti- nuazione della sua grazia. Se non trovasse alcuno che vo- lesse stendere le notizie della Zecca di Macerata come mi accenna, mi farebbe un favore grande a comunicarmele per unirle alle mie. Mons. Borgia è mio buon padrone, perchè allorquando ultimamente venne a Bologna fu ad onorarmi per osservare la mia racolta di Monete ; ma siccome il sig. Reposati n' è stato assai scontento così son perplesso di farlo ('). Sentirò (i) L'O. doveva aver suggerito allo Z. di dedicare il primo volume a mons. Stefano Borgia, che poi divenne cardinale, al quale fu di fatti intitolato il primo volume del Reposati. 54 426 G. CASTELLANI però prima il motivo del sig. Reposati ed intanto ne rendo grazie a V. S. Illma. E con la dovuta stima me le protesto d'essere Bologna, 2/ Agosto 177J. 43. (XLIII - 84). V. S. Illma dice benissimo che non sa comprendere come possa aver fatto il sig. Ab. Mengozzi la dissertazione sopra le Monete di Foligno senza notizie e monete alla mano; sarei corioso di vedere sopra cosa ha formato dunque il suo argomento. Io ho come gli dissi diversi documenti estratti da quell'Archivio, ma non conviene ora comunicargheli, per- chè non omettesse la ricerca, e cosi non iscoprire ciò che si potrebbe rinvenire cercando. Farà benissimo a farli co- raggio, e assicurarlo, che se non si potrà inserire nel mio primo Tomo lo farò nel secondo, che subito intraprenderò perchè ho la materia all'ordine. Per le monete di Macerata vado radonando anche di questa le monete, che serviranno per inserirle nella disser- tazione che mi dà speranza che si compilare, o per illustrarle con le notizie che mi assicura avrò. Intanto la ringrazio di simili premure, e sarà mio debito di renderne di ciò palese il pubblico. E qui con piena stima mi protesto d'essere Bologna, 4 Settembre ITJJ. 44. (XLIV - 85). Domani trasmetto al sig. Borghesi di Savignano un in- volto diretto a V. S. Illma, che comprende la porzione del primo Tomo del proseguimento dell'Argelati che si è stam- pata sin'ora, per pregarla ad osservare se prima di pubbli- carlo vi è bisogno di qualche correzione o aggiunta, perchè in tutto per le monete di Gubbio, e di Pesaro battute dai Duchi di Urbino non son contento, ma non ho potuto dirne di più perchè mi è mancato le notizie, e ninno più di lei può sopra ciò darne giudizio. La prego perciò a suo comodo osservarlo, e darmene con tutta libertà il suo giudizio per farne le dovute correzioni com'è di dovere sul fine del Tomo medesimo e non farò certamente come ha fatto il Sig. Re- LETTERE DI GUIDO ANTONIO ZANETTI 427 posati che non ha voluto fare per il primo tomo alcuna delle correzioni, che si richiedevano da lei acennate, perchè in quest'ultimo tomo, che si aspetta la dedica al Card. Zelada<0 non vi è se non due correzioni da me fatte, una delle quali è l'indicazione della morte della duchessa Elisabetta accen- natami con suo gentilissimo foglio, come troverà nell'Indice. Mi scrive il Sig. Reposati che gli trasmetterà l'ultimo tomo da osservare, ma già torno a replicare non si afatichi a farvi le correzioni perchè probabilmente non le publicarà tuttavia il mio lo facci pure con tutto il suo comodo che non vi ho premura, e trascorso che l'abbia me lo rimandarà perchè è la copia che tengo per il riscontro. Oltre le notizie che gli potessero mancare desiderarei pure che osservasse se mi fosse sfugita alcuna moneta per unirla ad altre che ho tro- vate dopo incisi i rami. Nell'involto troverà un pachettino con le due monete che mi favorì unitamente alla copia della medagliuzza di Pesaro, che tengo presso di me. Se ha qualche nuova circa alle Monete di Macerata e di Foligno mi farà una grazia di comunicarmelo unitamente a qualche suo comando per dimostrarle quella stima che le protesto d'essere Bologna, i Decembre ijjj. 45. (XLV - 86). In risposta della gentilissima sua 4 corrente la ringrazio della memoria che tiene d'un suo servitore con volermi par- tecipare delle sue grazie, che acetterò volentieri, ma non deve far complimenti. Se li consegnerà ad una nave carica di grano, che costì si provvede mediante il sig. Co. Giu- seppe Caradori di Macerata per questa Città, e che siano di- retti al sig. Luigi Giordani Camp."^* dell' Ecc." Ab.^'* d'Ab- bondanza di Bologna veranno più presto e sicure. Nell'acquisto di 3000 Monete che feci ieri l'altro rinvenj una moneta di Urbino inedita, ed un'altra di Pesaro pubbli- (]) Il secondo volume del Reposati non porta alcuna dedica, e da questa lettera impariamo che corsero trattative per dedicarlo al cardi- nale Zelada. 4X8 G. CASTELLANI cata al N.° XXXV che presi il disegno dal Bellini, ma questa è assai più piccola cioè come quella al N.° XXXX e pesa grani io così io credo che la mia sia il soldino, e quella del Bellini sia altra moneta, o che abbia l'intagliatore ingrandito la circonferenza, perciò se crede cosa di rimarco si potrà riportarne il disegno ; ma in altro ordinario gli trasmetterò il disegno per meglio osservarla. Intanto con la dovuta stima me le protesto qual sono Bologna, ii Dicembre 177J. 46. (XLVI — 87). Le acludo qui, oltre il disegno del soldino indicatogli, anche il tipo delle altre monete, che ho rinvenute dopo ter- minato la stampa, che mi favorirà di osservarli, se ve ne manca alcun altro. Se ne rinvenisse qualcuno mi farà il fa- vore di comunicarmene il disegno per poterlo unire ai me- desimi nell'appendice che farò in fine del tomo incomin- ciato, con le notizie e correzioni che riceverò dalla sua vasta erudizione ; perchè temo certamente di aver preso qual- che equivoco, e di non aver abastaiiza illustrato il tutto, specialmente sotto l'ultimo duca circa il ducato ducale, o sia scudo, e quando sia stato ridotto a valere un terzo meno del ducato Romano e perchè essendo certamente tre monete da X Grossi maggiore d'intrinseco dello scudo Romano. Così pure che diferenza sia dal conteggiare a moneta d'Ur- bino da quella di Gubbio, perchè nella pag. 157 del mio tomo mandatogli al Gap. XIX si dice che 50 quattrini di Gubbio ne fanno 55 di moneta d'Urbino. Aveva formato una tavola del peso, bontà, valore di ciascuna moneta tanto di Gubbio, che delle altre Zecche da colocare infine delle monete di Gubbio, ma la mancanza dei documenti sotto Francesco Maria Primo mi ha astenuto di colocarvela per non esser compita benché fosse stata di gran utile al lettore. Avrebbe probabilmente V. S. suplito alle notizie che non mi ha man- dato il Sig. Reposati, benché più volte ricercatole, ma per non tediarla maggiormente me ne sono astenuto. Troverà nel leggere il mio libro che moltissime aggiunte e correzioni ho fatto da ciò che si legge nell'Opera del Reposati, ma ciò ho LETTERE DI GUIDO ANTONIO ZANETTF 429 fatto perchè vedevo che tornasse a proposito il farlo, per inaggiormente illustrare le monete di coteste Zecche per impinguar maggiormente l'opera, ma forse non le avrò fatte a proposito, perciò tutto sottometto al suo saggio parere ma a tutto suo comodo non avendovi premura. Mi preme bensì di sentire d'essersi affatto rimesso in salute che glielo auguro dal Signore ' unitamente con tutte quelle prosperità e contenteza che può desiderare in occa- sione delle imminenti SSme Feste. E qui pregandola della conservazione della sua grazia con la solita stima mi pro- testo d'essere Bologna, 22 Decembre 1773. NB. Non {sic) spero di poterli dare riscontro d'essersi rin- venuto qui le Notizie, ossieno documenti per illustrare la storia della loro città circa i Malatesti, di cui ella mi ricercò, ma per ora non posso dirli altro, essendomi stato proibito il farlo, sinché non si è il tutto rinvenuto, ma non ho po- tuto astenermi di farlo per il piacere che ho di servirla at- teso le obbligazioni che gli professo. 47. (XLVII - 93). Aduso alla sua compitissima del 28 dello scorso, ho ri- trovato la correzione o più tosto aggiunta fatta alla sua eru- ditissima dissertazione che non mancherò d'inserire nell'ap- pendice del Tomo con le altre notizie che ritroverò ; perchè con essa si viene in cognizione di un punto troppo neces- sario da sapersi qual è quello delle Misure antiche a fronte delle moderne per poterne fare un giusto raporto, e così agli eruditi gli sarà di gradimento (i). Rispetto agli errori che m'indica aver ritrovati nel 2° Tomo dell'Opera del sig. Reposati, il primo l'ò veramente fatt' io, perchè come mi pare d'averli altra volta significato, per ciò che apartiene alle Medaglie (come rileverà dall'ac- clusa pagina) le inserj nell'opera ad onta del medesimo che (i) L'aggiunta è quella concernente le antiche misure di capacità che si trova in Z. I, p. 244 e sgg. con lettera dell'O. del 26 aprile 1774. 43© G. CASTELLANI non le aveva portate, né voleva che le riportassi, ma perchè le credevo troppo necessarie per maggiormente illustrare le gesta dei duchi, e per inserirvi, com'ella dice, qualche cosa di nuovo, non attesi alle sue negative, e le feci incidere cre- dendo di fargli vantaggio. Non avendo perciò altra notizia della detta Medaglia di Francesco Maria I. colla fama, che quella indicataci dal Luchio notai esser stata battuta nel 1517. Mi sarà grata però la notizia per cui la crede battuta dopo la morte del duca. Gli altri errori sono veramente masizi e meritarebbero tutti d'esser corretti, ma probabilmente non si prevalarà della di lei grazia (i). Osservi pure con tutto suo comodo i miei fogli perchè non ho premura ; qualunque notizia, correzione od aggiunta può farvi la facci pure con ogni libertà che mi farà il mag- gior de' favori che desidero e me ne prevalerò a pubblico vantaggio, a cui son dirette le mie mire. Se gli viene di ri- velare il moto posto all'intorno della moneta con la figura di N. S. risorto, che avrà osservato fra li disegni trasmes- sogli nell'ultima mia si potrà correggere l'errore fatto nella spiegazione di tal Moneta sotto Guid' Ubaldo I. Vorrei sentire d'essersi rimesso de' suoi incomodi, che vivamente desidero, e gU auguro ogni felicità nello stesso tempo che mi protesto d'essere Bologna, p° del i'ì']4- 48. (XLVllI - 94). A due compitissime sue son debitore di risposta, alle quaH ora adempip per non averlo potuto far prima. Alla (i) Come abbiamo veduto nella lettera n. 44 del i dicembre 1773, lo Z. aveva trasmesso all'O. una copia dei fogli fin allora stampati del tomo I per le opportune correzioni ed aggiunte. Contemporaneamente il Reposati aveva fatto altrettanto per il tomo II della sua opera. Nei codice Oliveriano n. 439 e. i e sgg. si conservano di pugno dell'O. le osservazioni da lui fatte al t. l dello Z. e al li del R. Quelle speciali al trattato del Reposati, ossia che non riguardano le monete comprese poi nel volume I dello Z., vennero inserite quasi con le stesse parole in un foglio di Errata-corrige posto in fine del voi. il. Delle altre do- vremo occuparci in seguito e servirono allo Z. per ^appendice posta in fine del voi. I. LETTERE DI GUIDO ANTONIO ZANETTI 43 1 prima del 31 Dicembre scorso che conteneva i disegni delle monete scoperte dopo la stampa dell'Opera, le dico che con- vengo che lo scudo del Duca Francesco Maria II con Tanno 1621 appartenga alla Zecca di Pesaro, e non d'Urbino come avevo notato sotto detto disegno per sbaglio, perchè nel proseguire a leggere i fogli lo troverà notato sotto detto anno 162 1, e solo ne ho ricercato il disegno per riportarlo per non averlo potuto far allora. La moneta di Gubbio di Francesco Maria I coll'aqui- letta sopra la Croce ha certamente le tre Unità come le anno le altre sue monete riportate alla pag. 50 N.° 4, 5, 6 e 7 in parte da me possedute, il che prova che solo nelle Monete di Gubbio si usò di notarvi il Numero dei Duchi. Il disegno della sua moneta (i) che ha aggiunto ai miei mi è novo affatto e dice benissimo che con essa si corresse in parte ciò che ho detto alla pag. 135 circa la moneta 51. Poiché osservato il suo disegno si deve concludere che la suddetta al N.° 51 è prova di moneta d'argento, e che la sua sia moneta d'oro, poiché le sigle sono diferenti per ciò che riguarda la lega. Le due ultime della L.X. si devono riferire all'argento essere di leghe x e quella della seconda XXII C che Toro doveva essere di bontà di Carati 22. Circa alla teoria sopra i suoi scudi andarà benissimo né ho cosa da poterne dubitare, ma non so vedere ragione per cui presentemente si valuta il Fiorino il terzo dello scudo Romano come mi rispose il sig. Reposati a una mia domanda sopra ciò fatta. I baj : 44 e 2/3 che ella dice che presente- mente si calcola il detto Fiorino si acostano più al vero, e qualche piccola differenza ne viene, perché un tal calcolo sarà stato fatto da gran tempo, e no prezentemente che non si ha più effettiva detta moneta. Ella mi facci il favore di esaminare ciò che su tal proposito ho scritto alla pag. 26 per poter correggere ciò che è di dovere. Molte cose dove- vasi illustrare per venire in chiaro di tutto, ma a me è im- possibile che me le potesse indovinare quando un pratico dello Stato d'Urbino non ne ricercava almeno il motivo, il che certamente il sig. Reposati non lo ha fatto, benché mol- (i) Questa nuova moneta è quella riprodotta in Z, I, 456, n. X. 432 G. CASTELLANI tissime volte lo abbia ricercato. Se non era Lei certamente la sua Storia delle monete non passava i due fogli. Ora dunque che tanto ha cooperato la suplico per quanto so e posso ad indicarmi ciò che merita correzione e comunicarmi tutt'altro che gli potesse venire alle mani su tal proposito acciò riescisca più compito che si può. Torno a ripetere mi fa una grazia ad illuminarmi dove potessi aver errato, e dove ho mancato. Coi documenti somministratimi molto si viene in chiaro e me ne prevalere per fare l'apendice perchè som- ministrano gran lume (i). Circa a correggere ciò che è stato detto di Guid' Ubal- do II (2) ella abbi la bontà d'indicarmi ciò che desidera che io dica, che l'ubedirò certamente molto più che ho occasione di parlarne per illustrare la moneta con S. Giovanni E. di cui ha veduto il disegno. Per maggiormente illustrare detta moneta desiderarci che mi indicasse per qual motivo fu im- presso in detta moneta S. Giovanni, quando nell'altra simil moneta vi si unisce S. Giacomo. Agradirei pure sapere se il vaso o altro che sia che si vede nelle monete del detto duca al N.° 27, 28 e 29 sia una sua impresa come avisa trovarsi dipinta in più luoghi in Pesaro, o sia la Pietra fo- caia come in quella al N.° 32 e 33 (3). E qui ringraziandola (i) Lo Z. I, p. 452-454 riporta quanto gli aveva comunicato l'O. intorno al valore del fiorino. (2) Da qui apprendiamo che oltre alle correzioni di cui abbiamo copia nel codice oliveriano 439, si deve all'O anche ciò che Io Z. dice di Guido Ubaldo II, nell' indice del t. I, p. 464, quasi a rettifica dei giu- dizi del Reposati su questo principe. E ciò era naturale perchè l'O. come pesarese era devoto alla memoria di Guidubaldo II che aveva recato grandi vantaggi alla città di Pesaro: questa sua devozione però gli fa velo agli occhi specialmente quando accenna alla perfidia degli urbinati. Questi non fecero che sostenere i vecchi privilegi del Comune di fronte alle esigenze del principe, del quale ben altro giudizio porta- rono gli storici locali Filippo Ugolini e Camillo Marcolini, e, piii recen- temente l'avv. Luigi Celli che nel suo libro Tasse e Rivoluzione^ Torino, 1892, in-8, narrò la sollevazione di Urbino in base ai Documenti Vati- cani, Con tutto lo studio usato per conservarsi imparziale nei giudizi discordi dei contemporanei, il Celli non esita a dire che Guidubaldo fu puntiglioso in quell'occasione, e per questo puntiglio fece decapitare nove eletti gentiluomini urbinati, ne esigilo tredici e confiscò i beni di trentatre famiglie. (3) Z. I, 468, indice alla voce quattrino. LKTTERE DI GUIDO ANTONIO ZANETTI 433 '" T— — ■ ■ — novamente di quanto mi ha graziato e pregandola a conti- nuarmi la sua grazia con la dovuta stima me le protesto d'essere Bologna, 8 del ijJ4. PS. Il soggetto che va in traccia delle Notizie del Di- plovatazio mi ricercò la di lui vita per osservare le opere che a Lei sono note, ma non avendola non l'ò potuto di ciò illuminare, se però ne avesse una copia superflua mi farà una grazia trasmettermela, per poterla unire alle sue opere che mi favorì, che pregio infinitamente, e nello stesso tempo per comunicarla al soggetto sudetto. 49- (IL - 97). Colla sua compitissima 8 del 1774 ricevo le annotazioni fatte al libro consegnato al Boari (i). Solo una piccola scorsa ho potuto dare alle medesime ; così mi riserbo ad osservarle con più comodo, e già mi figuro che vadino benissimo, in- tanto glie ne professo e professerò mille obbligazioni. Il libro che dice il Zaccheria è il p.** Tomo dell'opera del Co : Carli con la data àoWAja ijji e perciò falsa. Uscito che fu il P. Magistri ed altri vi scrissero contro, ed egli ri- stampò il detto primo Tomo con aggiunta di una Disserta- zione con la data di Mantova 1754. Il secondo Tomo è stam- pato in Pisa nel 1757. Il terzo e rappendice a Lucca nel 1760. Così tutta l'opera è di quattro tomi oltre la prima edizione del primo Tomo, che è assai raro. Se però coman- dasse che ne facessi ricerca, basta che me ne dia un cenno che procurerò di servirla. Se in altro vaglio mi comandi con tutta libertà, che mi pregio d'essere qual mi protesto Bologna, 12 del 1774. 50. (L - 98). Dal Buari che sento sia già venuto a Bologna, non ho per anche avuto il Libro, che mi ha trasmesso, non ostante (i) L'O. aveva consegnato al Boari la copia dei fogli del I t. fino allora stampati perchè li riportasse allo Z. e intanto aveva comunicato a questi con lettera delli 8 gennaro le osservazioni fattevi. 55 434 G- CASTELLANI le diligenze fatte, ma lo avrò quant© prima perchè è per- sona sicura. Intanto la ringrazio novamente dell'incomodo avuto nell'osservare detto libro, e delle osservazioni sopra il medesimo fatte, di cui mi prevalere per le correzioni che sono necessarie a farsi. Gli errori da me fatti sono prodotti per non avere le necessarie notizie, che abbisognano per scrivere sopra una tal materia, il che non può avere che i nazionali, e perciò bisogna lasciare il luogo ad essi. Così la detta opera si aspettava per ogni titolo alla sua profonda erudizione per esser trattata a dovere, ma non vi è piìi ri- medio. Siccome però non uscirà per ora il detto tomo perchè lo stampatore ha diverse altre opere che non può far a meno di terminare, così se mai gli capitasse alle mani qualche altra notizia, o scoprisse qualche altro errore la prego a co- municarcelo per farne la debita correzione, e son persuaso che lo farà perchè sono in posesso delle sue grazie, benché non lo meriti. Quanto prima gli trasmetterò la palla dei libri per ii sig. Reposati, ed una piccola per lei, se però si accomode- ranno le differenze che sono insorte con lo stampatore, perchè pretende il sig. Reposati che ne abbia mandate contro le convenzioni fra loro molte copie nello stato d'Urbino, e specialmente in Pesaro dove scrive che molti di cotesti Ca- vaglieri si sono proveduti, il che mi assicura lo stampatore non esser vero, e perciò non vuol lasciare la Palla sintan- toché non l'à soddisfatto, come son convenuti per sfugire le differenze che potessero novamente insorgere. Io credo cer- tamente che il Sig. Reposati in tutto e per tutto abbia torto, così potrebbe anche lei assicurarlo, quando ciò sia vero, che in Pesaro non si è venduto né si vende la sua Opera per conto del stampatore per terminare questa differenza. In attenzione de' suoi stimatissimi comandi con la dovuta stima me le rassegno qual sono Bologna, 14 del 1TJ4. 51. (LI - 99). Dopo consegnata alla posta la risposta alla sua lettera, ho avuto riscontro da chi aveva incombenza di ritirare dal Boari il Hbro mand(at)omi che nel passare a Ferrara lo aveva LETTERE DI GUIDO ANTONIO ZANETTI 435 preso con sé per leggerlo, e ritornato a Bologna ha asse- rito che se lo è discordato colà; mi dispiace molto che il sig. Boari si sia preso la libertà di aprire l'involto, e di non portarlo al suo destino per gl'inconvenienti che con ciò po- trebbero sucedere. Ciò ho voluto significarli per sua regola. E novamente mi protesto d'essere Bologna, ij del 1^/4. 52. (LII — 100). Il libro rimandatomi non l'ò per anche avuto, mi di- spiace perciò assai perchè non so che uso se ne possa fare in Ferrara e perchè non si è avuto il permesso del S. Uf- fizio, così potrei essere riconvenuto (O. Procurerò di avere l'opera del Co: Carli, e gliela manderò. Le sono molto tenuto delle due notizie favoritemi, una in data delli 14 Aprile 1445; e l'altra delli 11 Novembre 1550 (2). Essendo la moneta un punto assai delicato per uno stato, avrà il Principe prima di far novità voluto avere l'a- provazione del Consiglio per non incontrare dificoltà. Quest'oggi è partita cotesta condotta alla quale ho con- segnato le Palle di Libri diretti a V. S.. Le due grandi sono per il sig. Reposati al quale la prego non trasmettergliele sino a nuovo ordine, perchè il stampatore non vuole che le abbia fino che non ha saldato il suo debito, ed ho avuto per grazia di poterle avere per spedirle costì acciò anteci- pare il tempo, così ne sono io il debitore. Potrà prevalersi delle sei copie che troverà in piccolo involto fuori delle due Palle, che riceverà tutte franche di porto da codesto Spe- dicioniere Domenico Melchiorre La prego pure a non farne parola col sig. Reposati perchè non nascono incrociature. Se non ho trovato occasione per farmi avere li suoi (i) In queste lettere è narrata l'odissea dell'esemplare rimandato per mezzo del Boari e si trova giustificata la preoccupazione dello Z. per il ritardo giacché il libro non era ancora licenziato dal S. Uffizio col quale non si scherzava. (a) Z. I, p. 443: le notizie sono del 1545 e 1550. Ved. la lettera se- guente dove l'errore viene chiarito. Notevole la delicatezza dello Z. nel tarlo rilevare. 436 G. CASTELLANI favori basta che consegni il Barille a cotesta condotta, o pure ai Pescatori che qui vengono ogni settimana mi per- viene subito. Bisogna però che abbi la bontà di indicarmi che peso sia così lordo per poterne fare qui il riscontro perchè i Vetturali lo potrebbero semare ; e quanto sia a un dipresso il netto per mia regola per averlo dalla Gabella, e dalla privativa dell'Olio, che qui abbiamo da pochi anni per la quale lo paghiamo assai caro, e quel che è peggio per lo più cattivo. E con la solita dovuta stima me le protesto d'essere Bologna, 22 del 1774. PS. Le Palle sono segnate A O. N i. 2. e 3. 53. (LUI - loi). Alla perfine il sig. Boari ha rimandato da Ferrara il Libro. Colla penultima compitissima sua ricevei nuovi docu- menti circa il scudo d'oro, che serviranno per dimostrare il valore del medesimo in que' tempi, di cui avevo scarsezza. Se i Capitoli novamente scoperti sono diversi dai riportati gli agradirò volentieri. Perchè appunto sospettai che fosse corso sbaglio nella data dei due documenti favoritimi del secolo XVI indicai nella mia gli anni 1445 e 1550 di cui erano segnati acciò avere l'aprovazione così ora ho accomodato il primo in 1545 come m'indica nell'ultima sua. Circa alla Palla de' libri del sig. Reposati non può fare il medesimo alcuna doglianza con lei, ma solo con lo stam- patore col quale se la deve distrigare; anzi avendogli pro- curato di antecipare il porto sino costì, nello stesso tempo che deve venire la sua risposta, credo se gli sia fatto ser- vizio perchè le avrà più presto non ostante ha fatto benis- simo a rilasciare le palle in mano del spedizioniere sino a nuovo aviso, come avrà ordine dal suo corrispondente. I suoi favori mi sono già pervenuti nello stesso tempo del'aviso, ma oltrepassano questi i limiti per esser troppo abbondanti, così sono restato estremamente mortificato, come voglia usare tanta gentilezza, e generosità verso di un suo LETTERE DI GUIDO ANTONIO ZANETTI 437 servitore senza alcun motivo. Basta io non so che dire, se non ch'ella mi voi confondere con la sua gentileza e cor- tesia. Mi è stato estremamente grato questo suo dono, ed è venuto oportunamente, perchè come gli dissi, qui si scar- seggia moltissimo d'oglio, e molto più d'oglio buono per causa della Privativa introdottasi per gli abusi che vi erano per lo presso (sic) nella vendita di questo genere, perciò la ringrazio infinitamente e le professo e professerò mille ob- bligazione. Se mi conosce abile a ubedirla mi comandi che mi troverà qual che mi protesto (tessere Bologna, jo dei 1774. 54. (LIV — 107). Siccome scrissi ordinari sono, al Sig. Reposati che la Balla era in ordine, così in seguito, prima di avere il poste- rior aviso che il stampatore non voleva lasciare la balla se prima non era sodisfatto, ha mandato il veturale a Pesaro per prendere la balla. Il ripiego da lei ritrovato nel caso che mi scrive è stato ottimo, e a me vantaggioso, così la ringrazio infinitamente perchè se gli riusciva d'avere i libri non si metteva forse premura di sodisfare lo stampatore di quello lo farà così, ed io restarò il debitore con lo stampa- tore di cui per servirlo mi son fatto mallevadore. Siccome lo stampatore non vi ha colocate le copie legate, come si era obbligato, così quanto prima manderà altro pachetto al spedizioniere ; di ciò rendo inteso questa sera il sig. Repo- sati, e gli significarò, com'ella ha fatto, che ha dato ordine che le palle non si partono da Pesaro sin tanto che non è sodisfatto. Mi dispiace che sucedono queste diferenze per l'incomodo che lei sofre. Per me veramente mei son meri- tato, perchè potevo lasciarsela distrigare con lo stampatore, ma siccome sino da principio gli promisi tutta l'asistenza e premura perchè si solecitasse la publicazione ; così voleva mantenerli la parola sino alla fine con procurare che avesse le copie più solecitamente che si può; ma non si fa servizio, dice il proverbio, senza incomodo. Mi continui la sua grazia e la sua padronanza, e mi creda qual mi protesto d'essere Bologna, 2 Febbraio 1774. 438 G. CASTELLANI 55. (LV - 108). Qui acclusa troverà la nota delle Opere del Diplova- tazio, che mi ha dato il regolatore della Biblioteca di questo real Collegio di Spagna, dopo avergli comunicato le memorie del detto Autore da Lei favoritomi, delle quali la ringrazio infinitamente. Subito che avrà acesso ai Manoscritti, che quanto prima deve disporre, mi assicura che farà il possi- bile di comunicarmi l'aitila notizia circa i Malatesti di cui desidera. Il Sig. Avocato Montefani Bibliotecario dell' Instituto mi ha imposto a suplicarla delle di lei opere, che a questa Bi- blioteca mancano per averne la serie compita, e a tal effetto mi ha comunicata la nota di quelle opere che ivi esistono, acciò gliela facci avere, che è la seguente : 1° Dissertazione sopra due antiche Tavolette di avorio (o sia un Dittico) del Card. Angelo Maria Quirini. V. Ca- logeriana ecc. Voi. 32 pag. 59. 2.° Lettera al Card. Angelo Maria Querini sopra il Dittico sudetto. V. Calogeriana ecc. Voi. 36 pag. 445. 3.° Del medesimo Elogio dell'Abb. Lucantonio Gentili, detto li 13 Aprile 1755 nell'Accademia Pesarese. V. Caloge- riana Voi. 19 pag. 117. 4.° Spiegazione di una delle due antiche Basi di marmo sco- perta li 22 di Novembre 1770 dal Cav. Domenico Bo- namini. Letta nell'Accademia Pesarese la sera del 7 De- cembre del med.° Anno. — Pesaro, in Casa Gavelli 1771 — 4.° 5.° Esame del Iscrizione di L. Antidio Feroce. Letto nel- l'Adunanza della Società Letteraria Ravennate 15 Feb.° 1764. — V. Calogeriana, N. R. Voi. 19 pag. 469. ó.*' Della fondazione di Pesaro. Dissertazione. Pesaro 1757, fol. 7.° Marmora Pisaurensia notis illustrata — Pisauri 1737, fol. 8° Dissertazione sopra due Medaglie Sannitiche. — Caloge- riana e separata ancora. q." Esame della Controversia letteraria, che passa tra il Mar- chese Scipione Maffei, e il Dott. Ant. Franco Gori in proposito del Museo Etrusco. LETTELE DI GUIDO ANTONIO ZANETTI 439 10. Discorso circa il metodo d'illustrare la Storia Pesarese. Calogeriana. 11. Memoria della Badia di S. Tomaso in Foglia nel Con- tado di Pesaro. Calogeriana. 12. Lettera sopra alcuni Vescovi ignoti all'Ughelli. — Ca- logeriana. 13. Dissertazione sopra un antica Iscrizione ritrovata fra gli Archi del Pesarese detta nell'Accademia Pesarese, la sera delli i6 Febbraio 1756. Calogeriana. 14. Elogio dell'Arcidiacono Gio : Giacomo Rubini Pesarese detto li 29 Marzo 1753 nell'Accademia Pesarese. Calo- geriana. 15. Della Zecca di Pesaro e delle Monete Pesaresi dei se- coli Bassi. In Bologna 1773. Se però si trova duplicato alcuno esemplare delle altre sue opere, è pregato di graziare tal soggetto acciò possa colocarle in detta Biblioteca a publico vantaggio, ed io se- colui gliene resteremo .con mille obbligazioni. Ha fatto benissimo a lasciare le Palle dirette al sig. Re- posati dopo aver pagato li se. 51 che potrà fare il favore di dirigere o a me o al sig. Petronio della Volpe a cui gli spettano. Il sig. Reposati se l'avrà avuto a male perchè non risponde più ad alcuno, ma "lui solo ne ha la colpa. E qui rinovandoli la mia servitù me le protesto qual sono Bologna, 9 Febbraio JJ74. 56. (LVI - 109). Dal Sig. Gran Priore Boccadiferro ho ricevuto i scudi 51 trasmessomi, che ho pagati al stampatore per conto del sig. Proposto Reposati, al quale scrivo questa sera, e lo stesso ha fatto lo stampatore con acusarli detta somma per saldo del dovutogli. Alla prima occasione, che sarà venerdì prossimo, lo stampatore trasmette altra balla libri costì diretta a V. S. Illma per consegnarla all'ordine del sig. Reposati. Per il porto delle quali saprò informarla nel venturo ordinario al- 440 G. CASTELLANI lorchè avrò convenuto il tutto per pagarlo a codesto spe- dizioniere per conto del sig. Reposati. Nella medesima occasione spero avrà ancora l'opera del Conte Carli, che ho procurato da Venezia, e che scri- vono esser l'unica copia che era in vendita presso lo stam- patore. Mi continui la sua grazia, e mi comandi che mi troverà qual mi protesto d'essere Bologna, ip Febbraio 1774. 57. (LVII - no). Ieri partì per costì la palla de' libri per il sig. Reposati, con la quale troverà un piccolo fagottino con i quattro tomi dell'opera del Co : Carli, che importano Paoli 36. Il porto delle Balle da Bologna a Pesaro compresavi la toletta è di se. 5,80 che ho accordato con questo spedizioniere, la qual somma la supplico pagarla costì, che il sig. Reposati la rim- borserà al quale scrivo questa sera. Alorchè avrò ricevuto l'involtino non mancherò di portarlo subito al Sig. Avocato Montefani, che lo agradirà sommamente. E qui pregandola a continuarmi l'onore della sua ami- cizia, e padronanza, mi protesto con tutto l'osequio d'essere Bologna, 27 Febbraio 1774. PS. La Palla è segnata N. O N.° 4, ed il Pachetto N." 5 e lo riceverà dal sig. Domenico Melchiori. 58. (LVIII — III). Le rendo grazie dei Scudi 5:80 pagati costì per il sig. Re- posati, e dei Paoli 36 per rimborso dell'opera del Co: Carli trasmessagli che mi sono stati qui pagati dal sig. Fattorini. Il scopo principale dell'Autore è stato certamente quello di disinganar i Principi che il vantaggio che ricavano sopra la moneta risulta in danno di loro medesimi e dei sudditi, e nel fine del secondo Tomo troverà che bel elogio che giu- stamente fa alla Zecca di Roma, perchè in grazia di essa e degli altri disordini ed abusi che vi sono nello stato, alcune LK.TTKRK DI GIUDO ANTONIO ZANETTI 44T Provincie sofrono un danno imenso. Troppa moneta usuale noi abbiamo in commercio, e in vece di ripararvi si lascia correre le monete stronzate e bandite nei Stati circonvicini e si lascia mandare fuori di Stato i Zecchini in cambio della pessima moneta Mantovana che non ha la metà d'intrinseco, e questo non è un bel cambio cambiar l'oro in rame ? dal che ne viene oltre lo scapito che ne vera un giorno, un continuo discapito per bottegari ed altri che sono costretti a dover pagare un due e tre per cento le buone valute, danno che a capo d'anno risulta certamente a più di 50/m scudi Romani. Del rame poi non ne parlo. Non abbiamo che bajocchi, e mezzi Bajocchi e non abbiamo più un quattrino, perchè l'abuso di lasciarli correre a cinque per Baiocco nella Marca, quando qui corrono per sei come sono stati battuti, ci ha costretti la necessità dei spezzati a lasciar introdurre tutti i sesini delle Zecche di Parma, Modena, Mantova ed altri, e di spendere insino qualunque pezzo di rame anche non coniato : il che produrà ed aumenterà certamente il pre- giudizio a cotesti stati, per l'introduzione che si farà di essi ancora perchè l'utile che ne ricavano di un venti per cento è assai vistoso. Con tutto questo a Roma si continua a bat- tere monete di mistura e di rame, perchè il male si accresca maggiormente, e non per rimediarvi certamente. In Ferrara si lascia correre il Zecchino a Paoli 21 Va il che produce che colà non vi è né rame né moneta, perchè la passano a noi per ritirare i Zecchini, e intanto noi pel Commercio quando abbiamo bisogno di moneta reale dobbiamo pagarla con gravoso aggio. Ma queste son tutte malinconie da pen- sarvi, perchè è tempo perduto, prevalendo l'interesse parti- colare al ben pubblico. Circa alle notizie che desidera de' nostri intagliatori gli dirò che qui ne abbiamo diversi e sono sufìcentemente di- screti. Un solo ne abbiamo che lavora perfettamente, ma è più caro degli altri. Se gli gradisse il taglio delle monete fatte per l'opera del sig. Reposati e di quelli dell'opera sua, la potrei far servire per l'indicatomi rame che desidera. Circa il prezzo per sua regola il rame della Pianta della Città di Gubbio lo ebbi per sei Zecchini, ed il disegno era pessimamente fatto. Il sogetto che lo intagliò presentemente 56 442 G. CASTF.LLANI non è in Bologna, ma si apetta fra poche settimane : se gli agradisce il suo fare, come secondo me il migliore fra gl'In- tagliatori di cui mi son servito, mi avisi che gli scriverò. Per sua e mia regola potrebbe sentire il prezzo ristretto che desidera cotesto suo miglior Intagliatore, e poi mandarmi il disegno, e allora meglio gli saprò dare riscontro, e così osservare da chi torna meglio il conto. Potrà dunque tra- smettermi il disegno e la notizia ch'io non mancherò di procurargli tutti i vantaggi possibili per dimostrarli quella stima che le protesto d'essere (I) 59. (LIX - 117). Rendo nuove grazie dist. a V. S, lUma dei nuovi do- cumenti trasmessomi, pe' quali gliene professerò infinite ob- bligazioni. Come pure dell'Involto pel Sig. Avocato Monte- fani, che oggi ho ricevuto, e che quanto prima glielo recarò in proprie mani. Fra dette sue opere ricevute ho rinvenuto che quella risguardante lo stato e le ragioni dei Possidenti mi manca, se però non fosse troppo ardire la pregarei d'una copia purché non sia d'incomodo per poterla unire alle altre graziatemi. Circa a quanto desidera per la Medaglia di Pesaro lo Stampatore dice che si può benissimo stampare, ma che vi vuole una diligenza, ed incomodo particolare, e che perciò la spesa sarà di Paoli 3 per cento. Se però non gli rincresce questa spesa mi potrà mandare la misura della carta dove deve esser stampata, che gliele farò tirare, o pure gli tra- (i) Data e firma sono cancellate in questa lettera, però la data sotto il frego d'inchiostro traspare: 5 o 25 marzo 1774. Questa cancel- latura deve considerarsi come una misura di precauzione adottata dal- i'O., dato il carattere che la lettera ha di requisitoria contro il Governo Pontificio per il disordine della circolazione monetaria. Non si può ne- gare la massima efficacia al quadro dei mali della circolazione qui trac- ciato, sia pure con forma assai scorretta, dallo Z. che completa il cenno che ne aveva dato nella lettera n. 27. La pianta della città di Gubbio che si trova nel R. II, porta la firma di Pio Panfilj Accademico dementino: così sappiamo il nome dell'in- tagliatore che lo 2. giudicava il migliore fra i bolognesi di allora. LETTERE DI GUIDO ANTONIO ZANETTI 443 smetterò il rame per farle tirare costì, perchè non ho altra premura che di servirla per le obbligazioni che li professo, e professerò sempre. Anzi siccome il detto rame sta meglio in sue mani, che nelle mie perchè ne possa far uso in altra occasione perciò gliene faccio un regallo, e se desiderasse che lo facessi tagliare la servirò come desidera. Intanto la suplico continuarmi la sua grazia, e padronanza, e credermi qual mi protesto d'essere Bologna, 16 Marzo 1774. 60. (LX — 118). Il rame delle Medaglie Pesaresi è alla sua disposizione, perciò qualunque volta mi favorirà la carta farò stampare quella che desidera perchè è mio debito d'ubidirla. Gli of- ferj il rame, perchè può essere più a portata di qualunque altro l'adoprarlo, e perciò rinovo esser questi alla sua dispo- sizione. Gli rendo poi le più vive grazie per le altre sue opere, che cortesemente mi accorda, che attenderò a suo comodo. Mi continui la sua stimata grazia, e mi creda qual mi pro- testo d'essere con tutto il rispetto Bologna, 23 Marzo 1TJ4. 61. (LXI — 119). Ho sentito sommo piacere della notizia avanzatami che abbia in mano la dissertazione sopra le Monete di Foligno, perchè se non vi abisogna che il rame delle Monete, potrò a vista consegnarla al stampatore, che ora sta ocioso per causa di Mons. Borgia, che tarda a rimandarmi la disserta- zione sopra le monete di Benevento, che gli trasmisi da os- servare. Osservata che l' abbia agradirò unitamente alla medesima dissertazione il suo saggio parere. Non è per anche stato consegnato al P. Rmo Trombelli l'involto che contiene la carta, e le due dissertazioni che mi favorisce delle quali la ringrazio infinitamente. Subito che avrò rice- vuto la carta non mancherò di farne tirare i rami che de* sidera. 444 GIUSEPPE CASTELLANI Ho acquistato una Medaglia di Guid' Ubaldo diversa da quelle riportate nel 2" Tomo p, 169 del sig. Reposati, che ha la pianta della città diversamente, e se non erro come presentemente si trova, il che prova che quelle furono co- niate forse prima, che seguisse quella fabbrica e che questa fosse battuta sul fine. Il disegno è come segue... (i). All'in- torno si legge S • R • E • CAPITANEVS GENERALIS Mi continui la sua grazia e padronanza e mi onori de' stimatissimi suoi comandi, che mi troverà qual mi protesto d'essere Bologna, ij Aprile 1774, 62. (LXIl — 120). Ho ricevuto il pacchetto trasmessomi, che contiene due delle sue opere delle quali la ringrazio novamente, e la carta per stampare trecento Medaglie con la pianta della città di Pesaro come desidera. Qui adusa troverà la prova della medesima medaglia che ho fatto tirare nella maniera in- dicatami, acciò veda se anderà bene (2); subito che avrò avuto il riscontro saranno i rami tirati a vista e così trasmessi con altri libri, che devo mandare al sig. Reposati. Altro non mi occorre il dirli, che pregarlo della continuazione della sua grazia, e di onorarmi de' stimatissimi suoi comandi per di- mostrarli quella stima che le professo d'essere Bologna, 20 Aprile 1774. (i) Vi è tracciato a pènna il rovescio con la pianta di Senigallia assai diversa da quella figurata sulle tre medaglie riportate dal Repo- SATi, II, pag. 169, dove è di forma quadrilatera méntre questa invece del lato inferiore ha un'appendice triangolare che la rende pentagona. Anche quella d'oro illustrata dal Caucich, Bullettino di Numismatica, Firenze, li serie, 1868, pag, 35, è simile in tutto a quelle del Reposati. Sarebbe interessante per la iconografia senigalliese sapere se esista ancora e dove si trovi la medaglia di cui parla lo Z. (2) La stampa della medaglia con la pianta della città di Pesaro si trova come tavola fuori testo in Memorie del Porto di Pesaro dell'OLi- -viERi, che uscirono in questo stesso anno 1774 ; sappiamo così che la tiratura di questa tavola non fu eseguita dalla tipografia Gavelli ma a Bologna nella officina di Lelio Dalla Volpe, LETTERE DI GUIDO ANTONIO ZANETTI 445 63. (LXIII - 125). Il foglio che desidera lo stampatore me l'à promesso di darmelo, così subito che lo potrò avere sarà servito. Io aro- sisco da parte del sig. Reposati come abbia avuto coraggio di passarle in dono la copia più difettosa che avesse, in compenso delli tanti favori compartitogli, che certamente in mancanza dei documenti soministratogli la sua Opera sarebbe stata imperfettissima. Ma non se ne meravigli perchè ve n'è delle peggiori. Giacché ho dovuto affaticar tanto, e che ho dovuto insino far intagliare le monete a mie spese per fargli fare buona figura, credetti ben fatto di comprare la porzione dello stampatore, perciò avendone fatto stampare alcune copie in carta grande, una gliene trasmetterò a lei perchè ne abbia di quest'opera un corpo pulito, e ciò in compenso delle sue opere, che mi ha favorito di trasmettermi. Ho fatto acquisto d'una moneta d' argento come un grosso nella quale da una parte si vede S. Martino a ca- vallo in atto di porgere la carità a un povero, con attorno le parole CARITAS, dall'altra nel mezzo... (i) come nelle mo- nete di Guid' Ubaldo II, e all'intorno ERRORVM FINIS PRORE mi è caduto in mente che possi essere uno stemma di quel duca, il che spetta a lei il decidere. E qui pregandola della continuazione delle sue grazie me le protesto qual sono Bologna, 2j Aprile 1774. 64. (LXIV - 126). Riceverà in questo ordinario franco di porto da cotesto solito spedicioniere una cassettina con N° 12 fiaschetti di Rosoglio e N° 12 Salami, perchè possi gustare anc(h)'Ella i (i) Evvi appena abbozzato il disegno di una spazzola o ventarola che ha qualche somiglianza con ii vaso in fiamme dei quattrini di Guido Ubaldo li. A circa un secolo di distanza, un altro numismatico illustre, Carlo Kunz, ebbe la stessa idea dello Z., e pubblicò questo pezzo come di possibile pertinenza dei duchi di Urbino in Monete inedite o rare di Zecche Italiane, I, Monete dei Conti e Duchi di Urbino, n. 9; in Archeo- grafo Triestino, 1880 446 GIUSEPPE CASTELLANI prodotti del nostro paese, e ciò in compenso di quel molto, che ho ricevuto dalla sua generosità; perdoni della libertà, e gradisca il buon desiderio che ho di poter corrispondere ai moltissimi favori ricevuti senza alcun merito, de* quali non mi scordare mai. Già saprà, che per mantenere i salami bisogna conser- varli in luogo fresco, e bagnarli almeno una volta il mese con olio, acciò si mantengono pastosi. Nel venturo Ordinario avrà parimenti la copia delle Monete di Gubbio in carta grande, che gli accennai in altra mia, delle quali non se n'è stampato che otto copie, sette delle quali sono già andate al suo destino, e l'ottava più che ad ogni altro si perviene a lei, perchè così richiede il mio debito. Riceverà pure le due pagini, e le stampe della Medaglia. E qui pregandola della continuazione della sua grazia me le protesto qual sono Bologna, 30 Aprile i'j'J4. 65. (LXV — 127). Mi dimenticai nell'ultima mia d'avisarla d'aver ricevuto la risposta fatta all'estratto della di lei dissertazione sopra le monete di Pesaro, e che unitamente all'antecedente ag- giunta ho consegnato allo stampatore perchè proseguisca la stampa del Tomo, che sino ad ora ha dovuto dormire. Sic- ché è venuta in tempo per colocarla in seguito della sua stessa dissertazione premesso però il medesimo estratto fatto dal Novellista Fiorentino (i). Questo Mons. Malvezzi desidera d'acquistare la sua dis- sertazione sopra la fondazione di Pesaro, perciò se ne ha una copia, la prego trasmetterla indicandomi il suo importo per potermi far pagare. E verissimo che io ho aquistato la porzione dello stampatore del Libro delle monete di Gubbio, ma è altresì vero, che moltissimo io l'ho infastidito col pre- garla di varie notizie, da lei gentilmente favoritemi, perciò (i) L'una e l'altro sono riportati nel tomo I dello Z., pagg. 241-246. LETTERE DI GUIDO ANTONIO ZANETTI 447 è ben dovere, che in compenso abbi almeno una copia della medesima opera polita, giacché non gliel'à passata l'Autore, e così compensare in parte alle moltissime obbligazioni che le professo. Ho fatta la sua ambasciata al Pre Abb. Trom- belli, il quale mi ha imposto di fare i suoi complimenti. E qui pregandola della continuazione della sua grazia con il dovuto rispetto me le protesto d'essere Bologna, 7 Maggio 1774. P.S. Desiderarei sapere se ha notizia dell'Opera di Monsig. Garampi circa il Fiorino d'Oro già stampata come si ha nella vita del Card. Adriano del Ferri (i); la qual opera non può essere quella veduta in sue mani, perchè questa è assai più voluminosa, citando la pag. 235. 66. (LXVI — 128). Ho sentito con piacere che gli sia pervenuta in parte la Dissertazione delle Monete di Macerata, e che sia monita di buoni documenti perchè com'Ella saggiamente dice pos- sono contribuire moltissimo ad illustrare le altre monete an- cora. Desiderarei che si ponesse in chiaro se nella zecca di Macerata sia stata anche la zecca della Marca perchè è an- cora incerto dov'ella si fosse. In quest'ordinario mediante il solito spedizioniere rice- verà una baletta libri pel Sig. Reposati per la quale favorirà pagare se. 1:56 per porto ed imbalaggio della medesima che dal medesimo sarà rimborsato. Con la medesima separatamente sarà unito un involto franco per lei, che comprende la copia dell'Opera del sig. Re- posati, che gl'indicai, unitamente alla pagina che desiderava, oltre quella che fece levare il sig. Reposati, che probabil- mente non gliela avrà mandata, e ciò perchè abbi l'opera compita. Se la medesima pagina la desidera ancora nella copia, che le trasmetto potrà avertire il Libraro a non le- varla benché sia un poco rotta, perchè è a suo luogo. I (i) Girolamo Ferri, Lettere Alambertiane cui è premessa la Vita del Cardinale Adriano, Faenza, Archi, 1771, in-4. 448 X^vamì^V. CASTELLANI rami della Medaglia Pesarese sono pur uniti in detto involto per la stampa de' quali ho pagato baj : 90, Il Pacchetto che troverà in detto involto la prego di trasmetterlo per qualche occasione ad Osimo, perchè sarà più a portata che noi, e se gli fosse consegnato, proveniente da Osimo pure, un libro per me la supplico a prenderlo e trasmettermelo capi- tandogli occasione, del qual incomodo la prego a perdonare. Farò domani la sua ambasciata al Rmo Pre Trombelli, e ritirarò la dissertazione che mi favorisce, che poscia pas- serò a Mons.re Malvezzi in suo nome, giacché non voi es- sere rimborsato. In atenzione della notizia che la pregai neir ultima mia circa l'Opera di Mons. Garampi, e de* sti- matissimi suoi comandi, con la dovuta stima me le protesto d'essere Bologna, 14 Maggio 1774. 67. (LXVII - 133). Per essere occupatissimo in una pubblica incombenza per affari di monete che grave pregiudizio apportava a questa Legazione, non potei rispondere all'ultima sua genti- lissima. A fatto benissimo a suggerire a Monsignore, che facci disegnare tutte le Monete di Macerata e quelle della Marca, che battute si trovano in quella zecca, perchè così richiede il mio impegno, stante che quelle che sono state pubblicate non sono per lo più esatte, e poi stan meglio unite alla spiegazione, di quello si faccia andarla cercando negli altri libri. Il numero non può essere tanto grande, che ciò non si possa fare, perchè non mi spaventa quelle di Bo- logna che saranno da 800 (i). Quelle però di Roma si che fanno paura, a chi volesse farne la serie sino ai giorni no- stri, ma per ora a quelle non bisogna pensare almeno per le moderne, perchè richiederebbe essere in Roma dove vi è comodo d'osservare quei ricchi Musei. Sicché se ha occa- (i) Da questo inciso dello Z. possiamo farci una idea della grande diligenza posta da lui nel raccogliere i monumenti della zecca di Bo- logna. Il Malaguzzi-Valeri che illustrò tale zecca tanto tempo dopo di lui ed ebbe a propria disposizione musei e raccolte che allora nemmeno esistevano, descrive poco più di 900 pezzi dalle origini fino a questo anno 1774. I.FTTERE ni GITIDO ANTONIO ZANETTI 449 sione di scriverli la prego de' miei ossequi, e di pregarlo a far disegnar tutte quelle che può avere per poterne poi fare i rami, da inserire nel seguente tomo dove verrà stam- pata la sua dissertazione. Che poi le Monete tutte della Marca siano state battute in Macerata, vi ho qualche dubbio, perchè col Bellini io credo che alcune sieno state battute in Ancona trovandosi alcune monete di Ancona unite colla Marca di Ancona, ed anche con Macerata ed Ancona, il che potrebbe credersi che avessero sopra ciò fatto qualche ac- cordo, e che la zecca non fosse sempre in un luogo. Di ciò in- terrogai anche Mons. Borgia, e mi rispose che non era così fa- cile il dimostrare chiaramente. Ma Mons. con la sua vasta erudi- zione e coi documenti alla mano saprà tutto mettere in chiaro (O. I nove paoli non gli ho per anche ricevuti, ma non si metta premura sopra questo perchè veranno. Manderò volentieri le copie della nuova sua opera, per farne quel uso che mi indicarà e per leggerla. Mi continui la sua distinta grazia e mi creda qual mi protesto d'essere Bologna^ 4 Giugno r'jj4. 68. (LXVIII ~ 134). Oggi mi sono stati pagati i nove paoli de quali la ringrazio. Fra pochi giorni passerà per costì di ritorno di Loreto il Sig. Pelegrino Zanetti mio Amico, che ho pregato venirla a riverire a mio nome ; Se avesse in pronto ciò che mi acennò nell'ultima sua favorirmi, lo potrà consegnare al me- desimo che mi perverà tostamente. La prego di quanto gli scrissi in altra mia circa l'opera di Mons. Garampi, che ho trovata acennata nella vita del Card. Adriani, Se vaglio ad ubedirla non mi risparmi il vantaggio de* suoi comandi, protestandomi d'essere con tutto l'ossequio Bologna, ij Giugno i'J74. (i) Non è senza interesse seguire lo studio posto dallo Z. nel cer- care quale fosse veramente il luogo dove operava la zecca pontificia della Marca, tanto più che anche oggi non ostante gli studi e le ri- cerche fatte da Santoni e Raffaelli e da me, la cosa non è totalmente chiarita in specie per alcune epoche. Cfr. anche la lettera precedente. 57 450 GIUSEPPE CASTELLANI 69. (LXIX - 135). Essendo ritornato da Loreto l'amico senza portarsi da lei per mancanza di tempo, se non ha ritrovata occasione, potrà consegnare l'involtino al solito spedizioniere, colla mansione all'Illmo Sig. Gaspare Fattorini per me, che alla prima occasione mi ha promesso favorirmi gratis, ed io non mancherò di subitamente farne la dispensa secondo mi ha indicato, e intanto per me gliene avanzo i miei piìi vivi rin- graziamenti. L'Opera di Mons. Garampi sopra il Fiorino d'Oro acen- nata dal Ferri asserisce esser questa stampata ma non pub- blicata. Sarebbe certamente una bufonata il citare un'Opera ed indicarne a minuto le pagini ed il contenuto quando poi realmente non esistesse. Dall'altra parte non sa(p)rei veder ragione per cui Monsignore dopo aver stampato una simil Opera la tenesse poi sospesa dalla pubblicazione. Le altre Opere di Mons. Garampi indicatemi le ho vedute, e in tutte vi ho trovate molte erudizieni sopra le monete, e maggior- mente ve ne sarà nell'Opera imperfetta del medesimo esi- stente nelle di lei mani che vedrei volentieri, perchè è sopra argomenti troppo necessari da sapersi, e di cui apunto avrei necessità di osservare per illustrare le monete di Faenza, che mi son prefisso di rifare, e ristamparle per inserirle nel primo tomo, che per causa di questo benedetto Stampa- tore non si conclude di terminarne la stampa. Vedrei volen- tieri anche la dissertazione fatta da detto Monsignore sopra i denari detti di S. Pietro che lui assicura in una delle sue opere d'aver composta, e letta in un'Accademia di Roma ; ma sintanto che non ritorna in Italia non vi è speranza di veder nulla. Io non so a qual proposito Mons. BtDrgia voglia pubbli- care prima lui una moneta di Foligno perchè nella disser- tazione delle Monete Beneventane che li mandai da rivedere non vi ha che fare (i). Sento che a causa delle nuove scoperte (i) Nella Dissertazione del Mengozzi, Suila Zecca e sulle Monete di Fuligno indirizzata all'Olivieri e pubblicata nel II voi. dello Z., .si pai la del doppio ducato d'oro di Fio li, commemorativo della crociata indetta LETTERE DI GUIDO ANTONIO ZANETTI 45I fatte vogli rifare di pianta detta dissertazione ma sino ad ora sono passati da otto mesi, e nen ho per anche veduto nulla. In atenzione de' stimatissimi suoi comandi con la dovuta stima me le protesto d'essere Bologna, 22 Giugno 1774. 70. (LXX — 136). Ho tardato in rispondere all' ultima sua per dargli ri- scontro d'aver ricevuto le sue grazie, il che mi riuscì di ri- cuperare l'involto solo ieri l'altro, in mano del veturale, che volle esserne pagato dicendo che lo aveva dovuto riportare da Firenze a Bologna, perchè Mons. Martin se l'era scordato di lasciarlo a Bologna nel passare che fece per questa città; ciò dico solo perchè gli sia nota la libertà, che si è preso questo vetturale. Per il mio canto gliene rendo infinite grazie, e molto più per aver abondato : di esse copie una l'ò pas- sata airinstituto a suo nome, ed un'altra al sogetto che pone in asetto l'Archivio del Colaggio di Spagna, per ottenere a dal pontefice contro i turchi (§§ XXXV e XXXVI, pagg. 23-24), che viene anche descritto (§ XLIV, pagg. 32-34) e riprodotto sulla tav. 1, n. IX. la ambedue i luoghi si ricorda che la scoperta della preziosa moneta è dovuta a mons. Stefano Borgia dal quale era stata riprodotta e spiegata in : Pii II. Poni. Max. Ora/io de bello Turcis inferendo^ eruta ex schedis aulographis et anecdotis niunumentis illustrala a Stephano Borgia, Romae, apud Bendictum Francisiiim 1774, in-8 di pagg. 66. La spiegazione della moneta con la relativa traduzione in italiano insieme con l'estratto dell'opuscolo del Borgia dato dallt Novelle Letterarie di Firenze, venne pubblicata dallo Z. in appendice alia dissertazione del Mengozzi nel voi. Il, pagg. 47-56. Così rimane chiarito ciò di cui lo Z. non sapeva allora rendersi ragione, mentre, come vedremo dalla suc- cessiva n. 76 del 16 novembre, egli stesso, dopo aver veduto l'opuscolo del Bolgia, trovava opportuno d'inserirlo nella sua raccolta a comple- mento delia dissertazione del Mengozzi. Dalla lettera n. 61, da questa e da quella n. 77 apprendiamo anche l'intenzione dello Z. di ristampare la dissertazione del Borgia intorno alle monete di Benevento. Ma forse questi, salito nel frattempo a ca- riche più cospicue e laboriose, non ebbe tempo di recarvi le necessarie correzioni o di rifarla, come pare ne avesse l' intenzione. Non per questo però si affievolirono gli amichevoli rapporti con lo Z. che dedicò al Borgia, divenuto cardinale, il suo quinto volume. 452 GIUSEPPE CASTELLANI SUO tempo il documento che desidera. Già a quest'ora ho trascorsa tutta la detta sua opera, che moltissimo incontrerà il genio degli eruditi. Io amiro la sua vasta erudizione e franchezza in comporre in così breve tempo Opere, che ad altri richiederebbonsi molti anni e me ne ralegro infini- tamente. Tanto al Gran Priore, che al Rmo Trombelli, e Co : Gio : Fantuzzi ho portato in persona le copie a loro asse- gnate. Il P. Rmo Trombelli mi ha imposto farli i suoi com- plimenti e ringraziarla infinitamente e a dirgli che non gli scrive per non incomodarla. Il Sig. Giacomo Biancani m'impone anc(h)'egli avanzargli i suoi complimenti, e che gli scriverà quanto prima. Non si meravigli se ora non è pronto a rispondere, perchè avendo aquistato una nuova casa è tutto occupatissimo in rifabri- carla, e così non attende che agli Operarj, ed incombenze pubbliche. L'altra copia che va a Modena gliela trasmetterò quanto prima perchè l'includerò con altri libri che devo mandare al Sig. Ab. Tiraboschi, così anderà sicura. Anch' io mi era passato per mente, che l'opera acen- nata dal Ferri potesse essere il Fiorino d'oro illustrato dal Vettori, benché fosse da molto tempo ch'è pubblicato ; ma nulla ritrovai di quanto indicava nella pagina acennata, così sospettai, che certamente fosse l'opera ch'ella mi fece l'onore di mostrarmi di Mons. Garampi e molto più che ora mi as- sicura che l'appendice ariva sino alla pag. 336. Le rendo grazie della notizia avanzatami, e molto più se mi può fa- vorire di procurare il permesso da detto Monsignore di po- tergli dare una scorsa a solo fine di illuminarmi di ciò che avrà egregiamente trattato per incorrere in meno sbagli che sia possibile, assicurandolo, che ne farò quell'uso che mi permetterà. Il Libro del Fiorino d'Oro illustrato è Opera bella ed interessante specialmente per le monete della Republica Fio- rentina, e di Roma, ma non avrà paragone a fronte di quella di Monsignore. AU'Argelati non dovette venir alle mani un tal libro, e con esso moltissimi altri che mancano alla sua Raccolta, e per ciò mi sono indotto a farne una nuova rac- LETTERE DI GUIDO ANTONIO ZANETTI 453 colla, che può servire di proseguimento alla medesima: che e l'unica opera, a mio credere, che si può intraprendere sopra le Zecche d'Italia (0, per la quale ho pronto materia per 6 o otto Tomi, oltre le molte scoperte che vado facendo; ma se lo Stampatore proseguisce la stampa come ha comin- ciato non ne siamo a capo ne meno fra vent'anni, per il che mi converrà prendere altre misure, con mio dispiacere, per- chè fuori di esso qui non abbiamo alcun'altro stampatore, E qui novamente ringraziandola de' suoi favori compartitomi con la dovuta stima me le protesto d'essere Bologna, 6 Luglio 1774. 71. (LXXI — T41). Grata mi è stata l'ultima sua per la notizia favoritami, che la dissertazione di Macerata (2) cresca, e sia bella e carica di bei documenti, del che gliene sarò sempre a lei debitore per avermela procurata. Lo stesso pure sarà di quella di Foligno, che tempo fa mi disse, che era terminata, e che non resta, che da farne la copia, così mi figuro che presto la manderà ; ed io intanto vado raccogliendo le monete per farne i disegni, e poscia il rame. Gradirò moltissimo anche la porzione dell'Opera di Mons. Garampi che tiene in sue mani per dargli una scorsa e così aprofittarmi dell'operato di sì degno soggetto. Può star sicuro ch'io non ne farò quell'uso, se non che mi per- metterà e prima di levare alcuna notizia sarà avisata. Non ad altro fine l'avisai che il veturale aveva voluto (i) Mi piace di richiamare l'attenzione su questa frase che com- pendia l'idea informatrice dell'opera dello Z., e afferma una verità in- discutibile anche oggi, perchè ancora è tutt'altro che compiuta la rac- colta del materiale che dovrà servire di base alla storia sintetica delle monetazioni italiane. (2) La dissertazione sulla zecca e le monete di Macerata, di cui aveva parlato anche nelle lettere n. 66-67, ^ra opera di mons. Pompeo Compagnoni, vescovo di Osimo che l'aveva intrapresa a richiesta dei l'Olivieri suo amico fin dalla giovinezza. Vide la luce così incompleta nel tomo IV dello Z. I compilatori della Biblioteca Picena non ne fecero menzione all'art-ci lo Compagnoni, tomo III, 1793. 454 GIUSEP.PE CASTELLANI esser pagato del porto del pacchetto se non perchè fosse sicuro della libertà presasi del medesimo,, benché sia una minucia di sedici baiocchi, de' quali non occorre e la prego a non pensarvi, e ciò gli ho indicato perchè me lo ha co- mandato. La pregare bensì d'un favore, che è se mai costì fosse possibile, se non esitare a contanti, almeno in cambio di altri libri, alcune copie dell'opera del Sig. Reposati ; ca- pitando perciò da qualche libraro che volesse accudire a ciò la pregare farsi dare una nota di que' libri che darebbe in cambio con i suoi prezzi. Così pure la pregare) di poter avere il foglio A cioè la pag. I. II. VII e Vili del libro in- titolato la Georgica di Virgilio Marone del Co: Alessandro Bianchi stampato in Pesaro nella Stamperia Amatina, che mi manca a compierlo. Alla prima occasione gli trasmetterò due copie dell'ag- giunta fatta alla sua Dissertazione giachè non ne ho fatto stampare che sei copie di più, e ciò perchè possa compiere il suo esemplare, e quello della libreria Pubblica. Mi dispiace dell'incomodo sofferto e desidero che si rimetta in perfetta salute e continuare lunga serie di anni per così arichire la Repubblica Letteraria di altre sue Opere che i Letterati desiderano. E qui con la dovuta stima me le protesto d'essere ^ Bologna, 2j Luglio iyj4. 72. (LXXII - 142). Domani procurerò dal Sig. Gio. Batta Sampieri l' in- volto favoritomi perchè arivato in Bologna se n'andò in cam- pagna, e non viene che questa sera. La ringrazio infinita- mente del Libro di Mons. Garampi perchè è veramente un favor singolare ch'ella mi ha compartito senza alcun mio merito. Mi dispiace bensì che si sia voluto incomodare di farmi avere i 16 baiocchi perchè se credevo così non gliene fa- cevo parola ma è fatto. La ringrazio della premura del foglio che l'indicai, e dell'altra notizia datami, della quale son restato in sentire che costì non abbia esito l'Opera del Sig. Reposati. LETTERF. DI GUIDO ANTONIO ZANETTI 455 Ricevuto che avrò le dissertazioni le manderò subito al suo destino. Quest'oggi il Sig. Bellini mi ha mandato a re- galare una nuova dissertazione sopra le monete Italiane inta- liate in rame, ma rami che cridano vendetta (»). E qui con la dovuta stima me le protesto d'essere Bologna, jo Luglio ITJ4. 73. (LXXIII - 143). Molto dispiacevole mi è stata la nuova avanzatami circa a Mons. Vescovo (2). Qui in Bologna non si sa che il male si era avanzato : Dio voglia che non susista l'aserzione della sua morte, perchè la Repubblica Letteraria perderebbe un gran uomo, e molto più sarebbe sensibile ai suoi amici, e perciò lo compatisco moltissimo se è agitato per tal nuova. Posto che Dio lo abbia chiamato e che l'Opera sua restasse per ciò imperfetta, non so come si dovesse ripiegare giacché sento, che non vi sia chi la possa proseguire. Se avesse fatto il cibaldone forse sarebbe facile, ma chi sa che non abbia ciò praticato per la facilità di stendere. Mi con- solo però che in gran parte sia in sue mani, perchè con i documenti che già doveva aver passati potrebbe V. S. Illma dargli compimento. Ho ricevuto il libro di Mons. Garampi, che ho comin- ciato a leggere con mio sommo godimento, perchè lo trovo com'ella saggiamente dice un tesoro di erudizione, e molto più che vi trovo apunto ciò che desideravo per il mio in- tento, perciò novamente la ringrazio (3). L'involtino che era di- (i) Si tratta della terza dissertazione del Bellini, Dt Monetis Italiae hactenus non observatis, postrema dissertano, Ferrariae, 1774, in-4. Effi- cacissima la frase : gridano vendetta, perchè le incisioni sono veramente molto brutte e piene di pretesa. (2) Quando lo Z. scriveva, mons. Compagnoni era morto da otto giorni; n. li 11 marzo 1693, m. il 25 luglio 1774. (3) Finalmente lo Z. può consultare e leggere il tesoro di erudizione che con tanta insistenza e premura ha cercato di ottenere dall'Olivieri; cfr. lettere nn. 65, 66, 68, 69, 70, 71. Buon per lui che l'O., commosso forse dalle sue insistenze, non attese la risposta del Garampi, che come 456 GitìSEPPE CASTELLANI retto per Firenze partì ieri col procaccio sicché oggi vi sarà arrivato ; non vi resta che quel di Parma, che spero aver occasione quanto prima. E qui riverendola distintamente anche a nome del P. R. Trombelli e del Sig. Biancani con la dovuta stima me le protesto d'essere Bologna, j Agosto 1774. vedremo fu negativa, per mandargli l'esemplare da lui posseduto. L'opera del Garampi, incompleta, consiste in un grosso volume di 504 pagine in-4; le prime 168 contengono il testo e le tabelle di ragguaglio col titolo : Saggi di Osservazioni sul Valore delle Antiche Monete Pontifìcie; le altre 336, con numarazione a parte, contengono una Appendice di Documenti, che sono in numero di XCV dal 1430 al 1766, anno nel quale pare si cominciasse la stampa dell'opera. " 11 De Romanis nel Ca- " talogo della Biblioteca Garampi dà ragione dell'essere questa imper- " fetta. Ciò fu perchè essendo corsi errori di calcolo nelle tavole " dei ragguagli sul valore del Fiorino, egli determinò di rinnovarle " tutte da sé prima che venissero pubblicate. A che fare impedito da " piià forti cure, poi dalla morte, l'opera rimase così imperfetta, la quale, " come ha cresciuto di pregio presso que' fortunati, che ne poterono " ottenere alcuna copia, così facilita molti plagi, al dire del Cancellieri, " commessi da alcuni nella fiducia di non essere scoperti „. Così Carlo Tonini, La Coltura Letteraria e Scientifica in Rimini, etc, voi. II, pa- gine 480-481. E che questa fosse la ragione viene completamente con- fermato da una lettera del G. all'O. delli 11 febbraio 1775 da Varsavin: " Non ardisco di far escire la mia opera imperfetta sulle Monete, giac- " che in vari luoghi ha bisogno di emendazioni di calcoli, che ho già " segnate nel mio originale: ond'è, che quando metterò mano a com- " pirla dovrò anche far ritirare parecchie carte. Sicché ben vedete, che " senza mio discapito non é possibile di farne avere la comunicazione " al sig. Zanetti etc. „ {Codici Oliveriani, n. 329, Lettere Garampi, tomo V, car., 104). Questa lettera ci dà anche notizia di un originale annotato dal Ga- rampi che dovrebbe trovarsi ora nella Vaticana dove c'è la maggior parte degli innumerevoli manoscritti lasciati da lui, poiché a Rimini esiste bensì una copia della stampa incompleta ma senza alcuna nota ms. e nelle molte buste di schede si trovano soltanto gli appunti riferibili alla storia di Rimini e della Romagna. L'opera si cominciò a stampare nel 1766, fu citata dal Ferri nel 1771, deve quindi correggersi la citazione del Martinori, Della Moneta Paparina, etc, in Rivista Italiana di Numismatica, anno XXII, 1909, pag. 412 in nota, che la ritiene stampata verso il 1790. I LETTERE DI GUIDO ANTONIO ZANETTI 457 74. (LXXIV — 144). Con sommo dispiacere ho sentito la conferma della morte di Mons. Vescovo d'Osimo, sì per la perdita di sì gran Uomo, che per l'afflizione sopravenuta a V. S. Illma per essergli mancato il più antico ed il più affezionato de' suoi amici. Io amiro le disposizioni fatte da detto Mons. ma molto più l'atto generoso fatto da V. S. Illma di non voler alcuna cosa di quanto gli ha lasciato col qual atto sempre più si conferma in lei la generosità degna veramente di Cavaliere par suo. Circa alla dissertazione mi consolo come dissi, che sia in sue mani la porzione già composta perchè più di alcun altro può essere a portata di compierla, facendo nota sin dove abbia desistito. Intanto è necessario procurare se è possibile il cibaldone che dovrebbe aver fatto, e quei documenti che doveva aver procurati per compierla. Per i disegni delle mo- nete spero di averne una buona quantità, ma non tutte, tut- tavia tutti insieme se ne avrà un buon numero. Desiderarei saper qualche notizia del sig. Mengozzi di Fuligno perchè mi scrisse tempo fa riguardo la dissertazione di quella Zecca, ed io gli risposi, ma non ho poi più avuto risposta. E qui con la dovuta stima me le protesto d'essere Bologna^ 6 Ajoosfo 1774. 75. (LXXV - 145). Le son molto tenuto per le premure fatte, che il Cav. Pietro Paolo Compagnoni assuma l'impegno di terminare la dissertazione incominciata da Monsignore. Ho scritto questa sera al Sig. Abb. Mengozzi e l'ò pregato a favorirmi la dis- sertazione sopra quella Zecca per incominciar così a pensare il secondo Tomo del mio proseguimento, giachè il primo si va inoltrando al suo fine. La bontà grande e continua gentilezza che V. S. Illma ha sempre dimostrato verso di me, ora mi rende coraggioso a supplicarla di una grazia. Per l'avanzamento del Sig. Dott. Gian-Antoni divenuto protomedico d'Urbino, resta vacante cotesta condotta. Il Sig. Dottor Gio : Domenico Predieri no- 58 458 GIUSEPPE CASTELLANI stro Bolognese questa desiderarebbe, anzi domanda, onde se vagliono le raccomandazioni mie e tutte le mie premure per un soggetto, che ha tutta quanta l'abilità nella profes- sione, diligenza ed assiduità in difesa degli amalati, buona maniera, sodi costumi, ottimi natali, un carattere insomma di un uomo onesto non manchi di procurare tutto per lui. Di tutto questo gliene fo una sicura fede, onde io non du- bito punto che V. S. Illma come giusto non mancherà di tutto impegnarsi esclusivamente per lui. Io lo desiderarci quanto la cosa più cara, come desiderarci ancora non re- stassi senza il piacere di poter poscia controcambiare a tante e SI continue grazie, coH'attenzione intanto de' pregiatissimi suoi comandi con ogni ossequio mi protesto Bnhona, 27 Agosto ITJ4. 76. (LXXVI — 151). Io son debitore di rispo.sta d'un gentilissimo suo foglio sino in data dei 9 Settembre scorso dal qual tempo son privo de' suoi comandi, e grazie; pel quale la ringrazio in" finitamente delle sue cortesi esibizioni per l'intento di quanto la pregai. Sino ad ora ho tardato a rispondere per non te- diarla nella vilegiatura, ma ora che spero si sarà rimessa in città, gli rinovo la mia servitù, ed intraprendo il carteggio, con darci notizia, che ho rinvenuto fra l'indice della serie delle monete possedute dal fu Mons. Gradenigo Vescovo di Ceneda, che il Sig. Giacomo Gradenigo suo fratello mi ha gradato per inserirlo nella mia raccolta, d'una moneta inedita di Costanzo Sforza battuta in Pesaro. Ma siccome è nato sbaglio che invece del disegno di essa che lo pregai mi ha mandato altra moneta già pubblicata, così ne aspetto ora il disegno, e allora glielo rimetterò perchè ne facci da suo pari quella spiegazione che merita. Un'altra novità le reco che forse a quest'ora l'avrà sa- puta mediante le Effemeridi Letterarie di Roma. Questa si è un elogio che mi fanno i dotti Efemeridisti ad instigazione del sig. Reposati in compensazione delle fattiche, premure, studio, e spese fatte ed usate, perchè faccia meno trista figura di quello avrebbe fatto, se avesse pubblicata la sua opera LETTERE DI GUIDO ANTONIO ZANETTI 459 nella maniera da lui composta. Niuno più che lei può sa- pere se ciò sia vero perchè moltissime volte l'ho incomo- dato perchè mi soministri cognizioni e notizie per illustrare le monete di Gubbio, e le altre fatte coniare dai duchi d'Ur- bino, per coreggerà e suplire a quanto egli aveva mancato. Ma di tutto questo egli si è dimenticato, come pure di pa- garmi ciò che mi deve per le spese fatte per di lui conto, non ostante le varie volte che gliene ho fatto instanza, e mi paga con questa moneta facendomi comparire fra Lette- rati quello certamente che credo non essere, usando impoli- tezza di arogarmi quello che non è mio. Una tal compensa- zione mi sta bene perchè allorquando feci levare la protesta che aveva fatta a mio favore sul fine del primo tomo, do- vevo troncare la sua amicizia, ma considerando poi che se ciò facevo era impossibile che terminasse la sua opera, e così m'obbligava a far ciò palese il pubblico per dover pro- seguire il mio Tomo, già incominciato, così per non farci fare cattiva figura fui consigliato a proseguire per compiere la promessa fattagli di assistergli sino al fine, del che non me ne pento, e pentirò mai. Manco male che ho tutte le sue lettere perchè mi potranno servire per giustificarmi da questa impostura. Ho pensato s'ella crede bene, di giustifi- carmi con alquanti paragrafi di sue lettere per provare che tutto ciò che ha detto è falso, e che l'elogio fattomi si ri- volge tutto a suo svantaggio, ciò farò nel primo Tomo della mia Raccolta giachè sono in tempo e viene apunto a pro- posito per dimostrare che tutto è mio a riserva dei docu- menti somministratimi, il che non avrei fatto se non me lo obbligava. La riputazione e buon nome preme a chi si pro- testa esser galant'uomo, così credo d'esser in obbligo di difendermi, ma prima di farlo ricorro al suo saggio parere. Io non devo farla cogli Efemeredisti, perchè sono stati in- gannati, ma credo bene che sia necessario di avertirli di ciò, che non s'avranno a male, giachè si protestano amanti della verità e dell'onesto, ma solo col Sig. Reposati per farli com- prendere la sua impolitezza che si attribuisce alla mia persona. Io non so se prima di far ciò sia in obbligo di chiederne prima il permesso a Mons. Borgia, a cui è stata dedicata l'opera. Di tutto ciò ne chiego prima il suo saggio parere. 460 GIUSEPPE CASTELLANI Dal Sig. Abb. Mengozzi atendo quanto prima la sua dissertazione, perchè me la fa sperare a momenti, giachè voleva prima vedere illustrare la moneta d'oro battuta sotto Pio II in Foligno da Mons. Borgia. Io ho veduto detto opu- scolo e credo sia ben fatto inserirlo tutto intero dopo la dis- sertazione del sig. Mengozzi perchè risguarda ed illustra tutto il rovescio di detta moneta, del che attendo l'aprova- zione del medesimo sig. Abate. Quella di Macerata credo che per ora non dovrà spe- rarsi perchè bisogna lasciar tempo a chi si è preso, mediante le di lei premure, l'impegno di proseguirla (i). Tuttavia se ha qualche notizia l'agradirò moltissimo. E qui supplicandola della continuazione della sua grazia e de' suoi comandi, per dimostrarle quella stima che le professo d'essere con tutto l'ossequio Bologna, 16 Novembre 1774. [Continua) G. Castellani. (i) Dalla precedente lettera n. 75 apprendemmo che il cav. Pietro Paolo Compagnoni, dietro preghiera dell'O., si era assunto l'impegno di terminare la dissertazione dello zio mons. Pompeo Compagnoni ve- scovo di Osimo intorno alla zecca e alle monete di Macerata. Nel car- teggio dell'O. si trovano due lettere del suddetto cav. Compagnoni- Floriani di Macerata che ci danno la ragione per cui questo proposito non fu attuato Con la prima del 23 settembre 1774 il C. avverte l'O. che " tutte le carte spettanti al lodato Monsignore si stanno suggellate " entro dieci casse co' suggelli del Vicario Capitolare di Osimo, il quale " n'ebbe l'ordine di Roma dalla Congregazione de' Vescovi etc. „, e quindi non potersi per ora parlare della dissertazione. Nella seconda, del 5 aprile 1776, dopo aver ricordato la promessa fatta " massime " ch'io pensava che poco o nulla avrei avuto da aggiungervi, onde " farla parer altrui bella e perfezionata dal diligentissimo Autore „ soggiunge : " ma ora mi bisogna con {schiettezza affermarle, che dopo " aver osservato non pur il foglio da Lei indirizzatomi, ma sì gli altri " che furonmi già mandati da Osimo, ho conosciuto non esser da me " il metterci mano, avvengachè non sia la mentovata dissertazione ri- " dotta a quel termine, che io imaginava, anzi che mancanvi quelle in- " dicazioni, o vogliam dir materiali, che possan giovare a continovarla " senz'alterare l'idea dell'Autore, e senza sfigurarla insomma intera- " mente „. ■ NECROLOGIE L. A. MILANI. Dopo pochi mesi dalla scomparsa del compianto pro- fessor Salinas, il decano dei numismatici italiani, il primo dei numismatici dell'Italia Meridionale, dobbiamo con dolore registrare un'altra perdita grave per la scienza italiana, quella del prof. L. A. Milani, deceduto in Firenze il 9 ottobre scorso. L. A. Milani nacque in Verona il 27 gennaio del 1854, e, compiuti i suoi studi nell'istituto Superiore di Firenze, si laureava nel 1877; alunno della Scuola archeologica nel 1878, già l'anno seguente era chiamato dal prof. L. Pigorini, al- lora R. Commissario in Firenze, a riordinare nella nuova sede del palazzo delle Crocette le collezioni etrusche di Fi- renze, ed a fondare così, insieme collo Schiaparelli, rior- dinatore della sezione egizia, il R. Museo archeologico di Firenze. Libero docente nel 1883, dal 1901 in poi insegnava ar- cheologia nell'Istituto di Studi Superiori in Firenze, e nel 1907 era nominato Sovraintendente degli Scavi di Etruria. Membro del Consiglio Superiore e della Commissione cen- trale per le Antichità e Belle Arti, fu Socio delle principali Accademie ed Istituti scientifici di Europa, dell'Accademia dei Lincei, dell'Istituto archeologico germanico e dell'Austria, della Società archeologica di Atene. Colla morte del prof. Milani è scomparso uno fra i 462 NECROLOGIE primi numismatici che contava l'Italia dell'ultimo cinquan- tennio non solo, ma uno scienziato, un dotto dell'antico stampo che alla vastità e profondità straordinaria della dot- trina accoppiava pari genialità della mente eletta, nobilissima. Sarebbe impari fatica alle mie forze e d'altra parte meno adatto all'indole di questa Rivista, dire adeguatamente e particolarmente di questo archeologo, che fu un acuto e pro- fondo indagatore in ogni branca della scienza archeologica, illustratore e ricostruttore sapiente dei monumenti più vari, geniale ideatore ed organizzatore del Museo topografico del- l'Etruria, della sezione preetrusca e preellenica del Museo ; altri dirà della sua opera feconda di maestro dalla cattedra e fuori nella vita, di ricercatore fortunato delle più antiche memorie cogli scavi di Vetulonia e della dodecapoli lucumo- nica e ovunque altrove sul suolo dell'antica Etruria, infine della sua opera di fecondo scrittore, e dei suoi numerosi lavori di topografia, di storia dell'arte, di etruscologia, nei quali si deve egualmente ammirare la larghezza e profon- dità di vedute e la originalità e genialità delle intuizioni — ricorderò qui soltanto la sua Guida-Manuale del Museo archeologico di Firenze, le numerosissime relazioni di scavi e trovamenti pubblicati e nel Bollettino dell* Istituto archeo- logico germanico e nelle Notizie degli Scavi, i suoi lavori di interpretazione di monumenti della plastica, della ceramica, della toreutica greca e romana sparsi in Riviste ed in Atti Accademici, ed mfine il suo periodico Studi e Materiali di Archeologia e Numismatica, fondato da lui nel 1899, ^^ ^^^ sono usciti tre volumi, ove lanciò le sue nuove arditissime ipotesi su l'Arte e la Religione preellenica alla luce dei bronzi dell'antro ideo cretese e dei monumenti hetei. Io devo limitare il mio compito a ricordare e conside- rare la sua opera di Numismatico. Come tale, ripeto, egli deve essere annoverato fra i primi che contasse l'Italia nel- l'ultimo cinquantennio. Anche in questo campo l'opera sua si svolse vastamente in quasi ogni ramo della Numismatica antica, e portò impressa l'impronta della sua mente dottis- sima e geniale. In due gruppi possono dividersi i suoi scritti numismatici da apporsi come a due periodi distinti della sua attività scientifica. NF.CROLOGIE 463 Primieramente, sull'esempio dei maggiori suoi predeces- sori, il Borghesi ed il Cavedoni, fece oggetto delle sue ri- cerche i ripostigli delle antiche monete romane e seppe trarne con uno studio metodico e scientifico, il mijg^lior par- tito per risolvere alcuni dei tanti problemi discussi che alla dichiarazione dei tipi, alla determinazione cronologica delle varie serie ed emissioni monetali si riconnettono. Sono a questo riguardo magistrali per severità di metodo, per acume di critica, per profondità di intuizione i suoi studi : // Ripo- stiglio di Aes rude, signaium e grave rinvenuto alla Bruna presso Spoleto [Rivista Ital. di Nuni., 1891, pag. 28 e sgg.)^ // Ripostiglio della Venera, costituito di più di trentamila biglioni del III secolo d. C. [Memorie dell' Accad. dei Lincei, 1880), Alcuni ripostigli di monete romane repubblicane ed imperiali [Studi di Cronologia e di Storia in 'Museo di An- tichità classica, diretto da D. Comparetti, II, i, 1886), Due depositi dell'etti del bronzo di Campiglia d'Orda e della fun- zione monetale dell'aes rude nei sepolcri d'Etruria [Riv. Ital. di Num., XX, 1908). Sono poi pregevolissimi come studi di iconografia i due suoi articoli : Le monete onorarie di Druso {Mittheil. d. deutsch. archàol. Instituts. Roma, VI, 1891, 4, pagg. 319-322) ; Monetina aurea col nome di Sesto Pompeo {Riv. Ital. di Num., VIII, 1895, pag. 379). Ma di poi, come in tutto il resto della sua ricchissima produzione scientifica, la sua ricerca si attardò pure sulla moneta allo studio del tipo monetale, per sceverarne il si- gnificato riposto simbolico e religioso. A questa sua seconda maniera si riconnettono gli altri suoi lavori numismatici : Medaglione Commodiano dell' Asiarca L. Aurelio e la reli- gione di Stato al tempo di Commodo [Studi e Materiali di Archeol. e Numism., I, 1899, pag. 53-56) e specialmente l'ul- timo scritto Le monete dattiliche clipeate ed a rovescio incuso (Idem, II, 1905, pag. 181-206). Ma quel che importa sopratutto ricordare è che tutta la sua produzione scientifica prova che il prof. Milani con- siderò sempre la moneta antica come una delle fonti più im- portanti e degne di studio per la ricostruzione della storia delle età passate. In quasi ogni suo scritto questi piccoli monumenti sono 464 NECROLOGIE da lui amorosamente interrogati e chiamati ad apportare il loro contributo, così nell'articolo bellissimo swW Anello sigillo di Augusto col tipo della Sfinge e in quello sul Dionysos di Prassitele, come nella Ideografia heteo mediterranea, nella Nota esegetica sulla stele di Amirit o Sui bronzi delV antro ideocretese. Egli è quindi da considerarsi uno fra i primi ar- cheologi italiani moderni, che della moneta ha riconosciuto la vera importanza come documento storico ed archeologico, e lo studio di tale documento ha perseguito colla vastità e genialità di concezione che della sua mente è stata la carat- teristica speciale. La scomparsa di tale scienziato è quindi una gravissima perdita per tutti, ma tanto più grave per noi pel momento in cui è avvenuta, mentre la numismatica non ha ancora potuto occupare quel posto che fra le varie branche della scienza archeologica le compete, e persegue faticosamente nel suo lento cammino verso la meta, per la quale il Milani le dava il maggior impulso. L. Cesano. BARCLAY HEAD. Era entrato al Gabinetto Numismatico del Museo Bri- tannico nel 1864 e circa il 1870 veniva incaricato dal Diret- tore R. S. Poole di collaborare alla compilazione dei Cata- loghi della serie greca, il cui primo volume appariva nel 1873 e il 27.° nel 1914. Era la mente precisamente adatta a questo difficile lavoro, come fornito di grande pazienza, di profondi studi storici, di senso nello stile nell'arte. Le sue pubblicazioni numismatiche erano state iniziate nel 1867, specialmente su argomenti greci ; ma fu quella sulla Storia della monetazione di Siracusa, pubblicata nel 1874, che lo fece conoscere e apprezzare nel mondo numi- smatico europeo. Essa fu il prodromo della sua opera capi- tale, Historia numorum, pubblicata nel 1887, che ebbe l'onore nkcrológir 465 d'essere tradotta in greco e di cui apparve la seconda edi- zione nel 191 1. Sorpassando ai numerosi suoi articoli pubblicati nella Numismafic Chronicle e in altri periodici, Barclay Head fissò il suo nome in numerosi Cataloghi del Museo Britan- nico. Ne diamo l'ordine cronologico: Nel 1873 Italia (con R. S. Poole et P. Gartner). „ 1876 Sicilia. „ 1877 Tracia. „ 1879 Macedonia. „ 1884 Grecia Centrale. „ 1888 Attica, Megaris, Aegina. ^ 1889 Corinto e le sue Colonie. ,; 1892 Jonia. „ 1897 Caria. „ 1902 Lydia. „ 1906 Frigia. Quanto fosse la stima in cui era tenuto il nome di Bar- clay Head in tutta Europa, fu dimostrato quando, al suo ritiro dal Museo Britannico, venne pubblicato in suo onore un volume, la Corolla Numismatica^ nella quale offersero articoli d'omaggio tutti i principali studiosi di Numismatica Greca. Barclay Head tenne la Direzione del Gabinetto Numi- smatico al Museo Britannico dal 189.3 ^ 1906. Fu condiret- tore della Numismaiic Chronicle dal 1869 al 1910 ed era ascritto come socio onorario alle principali Accademie o As- sociazioni numismatiche e come dottore a parecchie Uni- versità. F. G. ISI DORO FALCH I. Nel maggio u. s. Isidoro Falchi> archeologo e numi- smatico, moriva a Montopoli Valdarno, dove era nato, nel* l'età di 76^ anni. S9 466 NECROLOGIE Il SUO nome è indissolubilmente legato alla città di Ve- tulonia. Fu lui che la scoperse, che ne diresse gli scavi e che li illustrò scientificamente in diverse pubblicazioni. I suoi primi lavori numismatici apparvero nel 1884. Nell'Annuaire de la Société frangaise de numismatique, pubblicò una me- moria : Vetulonia et ses monnaies confrontées avec les mon- naies de Populonia et de Rome, e all' Istituto Germanico fece una comunicazione Sulle Monete di Vetulonia. Nel 1892 ap- parve la sua opera : Vetulonia e la sua Necropoli antichis- sima, nella quale un capitolo è dedicato alla numismatica di quella città. Nel 1903, riprendendo l'argomento già trattato in una conferenza tenuta a Firenze nel 1888, scriveva nella nostra Rivista una importante memoria Sulla Riduzione in peso dell'asse romano^ e pure nello stesso anno e nella stessa nostra Rivista, pubblicava una breve memoria, in forma di lettera al direttore : Le monete tra le ceneri di Vettdonia. E nel 1904, pubblicava due altre piccole memorie nella Ras- segna Numismatica sull'argomento della Riduzione in peso delibasse romano e l'usura in Roma nel IV e V secolo. La Direzione. MARIANO MARIANI. Il giorno 5 del passato giugno moriva in Pavia il com- mendatore avv. prof. Mariano Mariani, ordinario di proce- dura civile presso la Regia Università. Era nato nel 1838 a Motta Visconti, che allora faceva parte della Provincia di Pavia. Il comm. Mariani altamente apprezzato nell'Ateneo ove insegnava sino dal 1869, si de- dicò pure agli studi storici e numismatici portando anche in questo campo il contributo di quella attività che era sua ca- ratteristica e che profuse nel disimpegno delle importanti cariche che gli vennero conferite. Membro per un trentennio della Commissione del Civico Museo insieme col nob. Ca- millo Brambilla e col dott. Dell'Acqua, vi ordinò la collezione NECROLOGIE 467 numismatica lasciata dal dott. Bonetta e la famosa raccolta di stampe legata allo stesso Museo dal marchese Malaspina. Il comm. Mariani appartenne pure come socio corri- spondente alla Società Numismatica Italiana e collaborò nella nostra Rivista. Tra le pubblicazioni d'indole numismatica notiamo: 1. — Sulle zecche di Desana e Mirandola. Milano, 1893. 2. — Un imperiale inedito della zecca di Pavia. Pavia, 1893. 3. — Di alcuni minuti di Genova. Pavia, 1894. 4. — Cenni intorno al Medagliere dell* Istituto Civico Bonetta in Pavia. Pavia, 1894. Di lui si hanno parecchie pubbhcazioni d'indole giuri- dica e storica. Tra queste ultime assai interessante è quella dal titolo: Vita universitaria pavese nel secolo XV, pubbli- cata nel 1899. Alla memoria del benemerito socio, al valente profes- sore tanto stimato dai suoi colleghi e dai suoi concittadini, la Rivista invia il suo reverente saluto. G. Dell'Acqua. BIBLIOGRAFIA LIBRI NUOVI E PUBBLICAZIONI Corpus Niimmormn Italicorum. Primo tentativo di un Cata- logo Generale delle Monete medievali e moderne co- niate in Italia o da Italiani in altri paesi. — Volume V; Lombardia [Milano). Roma, tip. della R. Accademia dei Lincei, 1914, in-4, pag-g. 474 e XXXIII Tavole. Trent'anni sono, quando abbiamo pubblicato il nostro volume sulle Monete di Milano^ non avremmo certo im- maginato che oggi ci saremmo trovati nella circostanza di annunciare la pubblicazione di una seconda edizione riveduta, corretta ed ampliata del nostro lavoro. E, meno ancora, po- tevamo immaginare che l'iniziativa e Talta direzione di tale lavoro dovesse esser presa da Chi, allora giovinetto, inco- minciava ad occuparsi, fra i molteplici suoi studi, anche di numismatica... come semplice sussidio alle discipline storiche, e che per di più si trovava in tale eccezionalissima posi- zione sociale, che a nessuno era dato intravvedere che po- tesse in seguito trovare il tempo di farsi anche scienziato profondo ! Eppure tale è il fatto. Nello scorso settembre vide la luce il quinto volume del Corpus Nummorum Italicorum, che si occupa precisa- mente e unicamente delle Monete di Milano. Il nostro egregio amico e Presidente, conte N. Papado- poli, si assunse finora l'incarico di dare sulla nostra Rivista i resoconti della grande pubblicazione ; ma, giunta questa al volume delle Monete milanesi, volle cortesemente cedere a noi tale onore. Noi l'accettiamo con piacere ed esporremo il nostro pensiero con tutto rispetto e con tutta sincerità. GH studi e le pubblicazioni sulle Monete di Milano che seguirono la nostra, in questi sei lustri, avevano già sensibil- mente aumentato il numero delle monete da noi descritte. 47© BIBLIOGRAFIA Qualche nuovo tipo e molte varianti erano già state fatte conoscere da noi stessi nel Supplemento pubblicato nel 1894 (n. 444 monete), e da parecchi successivi studiosi e racco- glitori, fra cui vanno ricordati i nomi del Grillo, dello Strada e del Tribolati ; altre sono aggiunte nella nuova pubblica- zione, per ricerche fatte in collezioni prima inesplorate. Un forte e importante contingente portò la pubblicazione di Jecklin sul famoso ripostiglio di Ilanz, scoperto nel 1904, la quale mise in luce la ricca serie dei tremissi di Carlomagno, prima d'allora affatto sconosciuti, e diede il sigillo dell'auten- ticità a quelli di Desiderio, di cui anteriormente si dubitava, non conoscendosene che un esemplare, che si teneva come sospetto. La serie così incomincia non più coll'argento di Carlomagno, bensì con l'oro di Desiderio. I nuovi studi e le nuove ricerche fatte intorno alle Mo- nete milanesi, specialmente da Ambrosoli e da Gavazzi, portarono a qualche spostamento di attribuzione. Tali spo- stamenti furono accettati nella nuova pubblicazione e si ri- feriscono in modo speciale a buona parte delle monete finora attribuite a Galeazzo II Visconti, e che passarono a Gian Galeazzo Visconti. Tale dubbio di attribuzione era venuto a noi pure (vedi Preliminari alle Monete di Mi- lano); ma non avevamo saputo deciderci a urtare contro la comune attribuzione. S. M. l'ha osato e crediamo perfet- tamente, a ragione. Peccato che al Catalogo non sia unita una prefazione che dia spiegazione di tali mutamenti. Fra le monete del X secolo, nella nuova pubblicazione si è creduto opportuno di aggiungere ai nomi da noi dati, quelli di Carlo il Calvo, Carlomanno, Carlo il Grosso, Guido da Spoleto e Lamberto. Come è noto, tutte queste monete non portano mai l'indicazione di Milano, ma la semplice leg- genda XRISTIÀNÀ RELIGIO. Esse possono benissimo essere battute nella zecca milanese ; ma la questione è tuttora in- soluta, e non è sicuro che, pure in avvenire, i numismatici riesciranno a risolverla, a meno che qualche nuovo riposti- glio abbia a portare nuova luce. Tutti questi confluenti, undique collatis aquis, e la mag- giore minuziosità di descrizione hanno contribuito all'amplia- mento e al completamento della serie milanese, la quale ora I BIBLIOGRAFIA 47 1 ci si presenta estremamente ricca e occupa tutto il quinto volume del Corpus Nummorum Italicorum. Così, in trent'anni, il numero delle monete milanesi figura pressoché triplicato. Noi avevamo dato primitivamente la descrizione di 1352 mo- nete. Raggiungono, nella presente, la cifra di 3894. Tutta la numerosa serie è descritta col metodo diligente e minuzioso, già adottato per gli altri volumi del Corpus. coH'aggiunta del peso, del diametro e del grado di conser- vazione, della collezione ove la moneta si trova e dell'autore che primo l'ha pubblicata. Spesso, in luogo di un solo peso, ne sono dati vari, quando sono discordanti e l'importanza del pezzo lo richiede. Ed ora, se ci è lecito fare qualche piccolo appunto, de- sideriamo osservare quanto segue. Anzitutto noi avremmo creduto più opportuno omettere nella serie delle monete, i due sesini attribuiti a Matteo, Bernabò e Galeazzo II Visconti. Il primo di questi, a detta dell'Ambrosoli, può appartenere a quell'epoca, ma non ha nulla per cui si possa attribuirlo ai tre fratelli Viscontei, e può anche essere una moneta ibrida. Il secondo, colle ini- ziali M. B. G"., fu pubblicato dal Bellati; ma noi tutti sappiamo che i nostri vecchi numismatici, quali il Muratori, l'Argelati, il Bellati, ecc., mentre meritano tutta la nostra fiducia per quanto riguarda il lato storico ed economico, sono spesso poco attendibili per quanto si riferisce ai disegni e alle leg- gende delle monete, di cui possedevano pochi esemplari, sovente anche mal conservati, e che, nel decifrarli, caddero, non di rado, in grossolani errori di interpretazione. Nel fatto, finora non si conosce alcun esemplare effettivo di questa moneta. Sarebbe forse stato sufficiente limitarsi ad un semplice accenno in nota. Riguardo alle monete di Estore Visconti, noi avremmo preferito vederle riunite nella serie delle monete di Milano, unitamente a quelle di Giancarlo ed Estore e di Giancarlo solo, anziché collocarle sotto la zecca di Monza. Dovremmo qui ripetere ciò che abbiamo detto nella no- stra Nota alle monete di Estore e crediamo più semplice ri- portare la nota stessa : " Alcuni collocano le monete dì Estore Visconti ^sotto 47* BIBLIOGRAFIA " la zecca di Monza, portando esse la leggenda DOMI- * NVS MODOETIE. A noi pare invece più ovvio e naturale " che queste monete, come quelle di Giancarlo e di Estore " e Giancarlo insieme, siano state battute a Milano, tanto " più che da nessun documento risulta esservi stata mai " zecca in Monza. Inoltre queste monete non portano altra " effigie che quella di S. Ambrogio colla leggenda S. AM- " BROSIVS, S. AMBROSIVS NOSTER o S. AMBROSIVS NO- " STER PATRONVS, ed hanno un tipo perfettamente identico " a quelle del duca precedente Gio Maria Visconti, battute " a Milano. In ogni modo, ammesso pure che accidental- " mente tali monete fossero state battute in Monza (che in " quei tempi l'impianto d'una zecca era cosa molto semplice), " siccome questi due usurpatori del ducato riuscirono ad " ottenere il titolo di Signori di Milano, e ne tennero per * qualche tempo il dominio, le loro monete devono entrare " a far parte della serie delle monete milanesi. Notiamo in- " fine che le monete di Giancarlo solo portano unicamente " il nome di Milano, e quelle di Estore e Giancarlo insieme '* portano talvolta il nome di Monza e tal' altra quello delle "due città „. A pagina 324 del volume troviamo un Mezzo Filippo o Medaglia di Filippo III e Margherita d'Austria, e, a pag. 328, una Moneta o Medaglia in oro di Filippo IV, portante ai rovescio la veduta della città di Milano colpita della peste. Questi due pezzi, come si può vedere nella tavola di sup- plemento, dove sono riprodotte rispettivamente ai numeri 9 e IO, e per il loro tipo, e specialmente per il loro rilievo, sono evidentemente delle Medaglie, e neppure il peso con- corda con monete d'argento o d'oro. Per questo motivo noi le avevamo omesse nella nostra descrizione. Il volume è accompagnato dall'illustrazione di 597 tipi di monete in 33 tavole in fotoincisione, le quali decisamente segnano^ in nitidezza, un miglioramento su quelle dei volumi precedenti. Su queste tavole però, non possiamo esimerci da qualche piccola osservazione. Di tanto in tanto, fra le riproduzioni dal vero, vediamo un certo numero di monete riprodotte da disegno a mano. Ciò è sempre tollerato e giu- stificato, quando si tratta di monete descritte da autori, ma BIBLIOGRAFIA 473 di cui non si conoscono esemplari. Qui invece si tratta di monete notoriamente esistenti nelle nostre Collezioni milanesi, e, se se ne fossero richiesti i calchi, i proprietari si sareb- bero subito fatta premura d'inviarli. Le tavole sarebbero in tal modo riuscite più belle ed uniformi. E dobbiamo ancora aggfiungere che, con nostra sorpresa, non vediamo figurare nelle tavole, né riprodotte dal vero, né fatte a mano, tre monete fra le più cospicue della serie. Due di queste sono sforzesche, l'altra francese. Non vi tro- viamo il multiplo di testone di Gal. M. Sforza (Gnecchi, tav. XIII, io), del quale esistono vari esemplari di peso di- verso nelle Collezioni di Torino, di Milano, Verri e Gnecchi; il bellissimo multiplo di testone di Lud. XII (Gnecchi, ta- vola XVIII, 5) già appartenente alla Biblioteca Ambrosiana, ora passato al Museo Municipale e l'altro multiplo di testone di Massimil. M. Sforza, col busto nel diritto e il Sant'Am- brogio nel rovescio (Gnecchi, tav, XX, 2) della Collezione Verri. Queste ultime due monete fino ad oggi sono consi- derate uniche, e noi non ci rassegniamo alla loro mancanza in una illustrazione così importante, e che per oggi dovrebbe considerarsi come completa e definitiva. Manca pure nelle tavole la serie d'argento del progetto della nuova monetazione di Maria Teresa del 1777, esistente nella Collezione Verri. F. e E. Gnecchi. Cagiati (Memmo). Supplemento all'opera: Le Monete del Reame delle Due Sicilie da Carlo I d'Angiò a Vittorio Emanuele II. Anno 4°, numero 2, aprile-giugno. Questa pubblicazione periodica del valoroso nostro Amico e Collega, che nel primo anno della sua fondazione (191 1) usciva in modesti bollettini di 15 a 20 pagine, con qualche breve articoletto, con cenni biografici e necrologici, biblio- grafie e minute notizie di numismatica, si é andato mano mano ingrandendo fino a raggiungere le 70-80 pagine, ed oggi» per la copia ed importanza della materia in esso con- tenute, é diventato un vero e proprio Periodico di Numi- smatica, che presto potrà rivaleggiare colle prime e più ac- creditate Riviste del genere. 60 474 BIBLIOGRAFIA Una prova di quanto asserisco ce la dà il fascicolo n. 2 (aprile-giugno) di questo Supplemento teste pubblicato. È un bel fascicolo di 72 pagine, ricco di interessanti lavori, e adorno di finissime incisioni. Dopo una bella e completa necrologia del rimpianto Salinas, e dopo le solite Correzioni ed aggiunte all'opera sulle Monete del Reame delle Due Si- cilie, il fascicolo contiene cinque importanti studi di numi- smatica napoletana, uno di Alberto Tufano, un altro di Raf- faele Corso, un terzo di Luigi Posteraro, e due di B. Cosen- tini, oltre a tre altri lavori di minore importanza e ad una copiosa bibliografia. Il fascicolo si chiude con un cenno som- mario sull'opera esplicata dal Circolo numismatico napoletano nel suo primo anno di vita ; opera invero molto attiva ed efficace, tale da far invidia a molti altri circoli congeneri, che al paragone di quello, si potrebbero chiamare dormienti. Riassumendo, noi ci congratuliamo sinceramente col eh. Autore per il suo bello, utile lavoro, e ci auguriamo che, anche quando egli non avesse più correzioni od ag- giunte alla sua opera, da inserire in questo Supplemento, e sembrasse quindi a lui cessato lo scopo originario di questa pubblicazione, egli non vorrà abbandonare questa sua crea- tura ormai divenuta prospera e fiorente, e la continuerà con- vertendola, come essa è già di fatto, in una Rivista Numi- smatica delle Provincie Napoletane. E. G. Falconi (Paolo). Le monete piacentine. Piacenza, 1914, con tre tavole. Il eh. Autore, riunendo e completando molti appunti e studi sull'argomento, lasciati manoscritti dal numismatico conte Bernardo Pallastrelli, pubblica in questo volume la prima parte della Zecca piacentina. Essa comprende le mo- nete del Comune di Piacenza dall'origine (1138) fino all'epoca in cui la città cadde sotto il dominio di Galeazzo Visconti (1335). L'illustrazione, divisa in quattordici capitoli, tratta dif- fusamente di quel periodo storico, dei privilegi di zecca, dei vari tipi di quella monetazione. Ma la parte preponderante in questo bel lavoro è certamente quella economica ; perciò il libro è specialmente destinato agli studiosi. L'opera è adorna di tre finissime tavole, e di un appendice con quattro documenti. BIBLIOGRAFIA 475 Quantunque il eh. A,, nelle poche parole di prefazione non dica nulla riguardo al seguito di questa pubblicazione, tuttavia dal titolo di Parte I premessa alla illustrazione rileviamo con piacere ch'egli intende continuare il lavoro così bene iniziato, e speriamo vorrà portarlo a compimento, colmando così un'altra lacuna nella illustrazione delle zecche italiane. E. G. Vitalini (Ortensio). Supplemento alle Monete dei Papi de- scritte in tavole sinottiche dal dott. Angelo Cinagii. — Camerino, 1914 (2.* edizione con i tav.). Ora che le monete di Pio IX sono molto ricercate anche all'Estero, riesce assai opportuna questa Monografia, di cui il eh. Autore pubblica la seconda edizione arricchita di tutte quelle monete e varietà che gli fu possibile aggiungere. Si sa che il Cinagii, pubblicando la sua opera nel 1848, non aveva potuto illustrare che 19 monete di Pio IX. II comm. Vi- talini in questa sua seconda edizione del Supplemento, ne descrive ben 347 a cui aggiunge le 11 monete della Repub- blica Romana del 1849. Ora è presumibile che ben poco si potrà trovare in avvenire da aggiungere a questa serie. Oggi poi che una parte di queste monete, benché recenti, sono diventate rare, ha fatto bene l'A. ad aggiungere ad ogni moneta, per norma dei negozianti e degli amatori, il suo prezzo attuale di commercio. E. G. Regia Zecca. Il comm. Brofferio pubblica la Relazione sui Servizii della Regia Zecca per V Esercizio finanziario igiz-igij. È questa la terza relazione pubblicata dalla R. Zecca, da cui desumiamo i seguenti dati, circa la coniazione 1912-13. In oro si coniò per L. 2,323,460 in n. 4946 pezzi da 100 lire; 11,230 da 50; 59,970 da 20; 6,796 da io. In argento L. 14,513,574 in altrettanti pezzi da una lira. In nichelio L. 3,805,200 in pezzi n. 19,026,000 da 20 cent. In bronzo L. 183,353,20 di cui L. 129,653,20 in pezzi da 5 cent. ; L. 16,800 in pezzi da 2 cent. ; L. 36,900 in pezzi da I centesimo. 476 BIBLIOGRAFIA Col millesimo 1902 la zecca di Roma coniò pure 600,000 rupie e 50,000 Vg rupie in argento pel governo della Somalia. La zecca coniò inoltre n. 107,391 medaglie per un va- lore di L. 386,636,47 per Ministeri, Istituzioni e privati. La Direzione. DICHIARAZIONE Nella Rivista Italiana di Numismatica, a. XXVI, f. II, pag. 269 leggo una Rettifica dell'Hill in riguardo al mio la- voro La Ptstrice sui primi tetradrammi di Catana e sull'aureo della Collezione Pennisi, ecc., nel quale, discutendo io su di alcune vedute sue e di altri numismatici inglesi, gli muovo rimprovero di non aver conosciuto de visu il tetradramma Pennisi, e di averne fatto trarre un disegno poco fedele. L'Hill rettifica quel mio giudizio, dimostrando che tanto lui quanto l'Head hanno invece avuto sott'occhio l'aureo suddetto in altro esemplare posseduto dal British Museum fino dall'anno 1876, esemplare che alla mia volta dimostro di non conoscere. Devo dichiarare che è proprio vero che io non ho avuto conoscenza di questo esemplare. Però, se mi è disgraziata- mente sfuggito, la colpa è del Catalogo Poole, che non lo segna né sotto Catana, né sotto Camarina, Catalogo edito nell'anno 1876, quando proprio quell'esemplare vi entrava. Quell'assenza mi ha posto, come si direbbe, il cuore in pace, e se ho cercato altrove altri esemplari di quel raris- simo tipo, non ho pensato più al B. M. E me ne duole, per- chè mi sarei ben guardato di accusare l'Hill e l'Head di aver giudicato di un documento tanto importante fidandosi di una copia. E tanto più me ne duole sapendo bene che è massima per l'Hill e per non pochi altri numofili inglesi di grande cartello (purtroppo ora abbiamo perduto il massimo, l'Head) se oggi la scuola numismatica siceliota ed italiota ha raggiunto uno splendore ed una efficacia inestimabili. Devo ringraziare 1' Hill che, malgrado tutto, stima, come già rimhoof-Blumer e il Reinach, che la mia risoluzione possa essere giusta: ciò che dimostra la ^^«///v propria della sua razza. Catania, Settembre 1914. V. Casagrandi. VARIETÀ La Numismatica al XVI Congresso Storico Subal- pino di Novara (14-17 settembre 1913). — Solo tardi si è potuto avere la Relazione di questo Congresso, che doveva essere esposta al XVII, sospeso quest'anno per ragioni della guerra. Il tomo Vili, quantunque paresse alieno da voti numi- smatici propriamente detti, pure, per l'ampia discussione fat- tane tra il rappresentante del Medagliere Nazionale di Brera, il prof. Serafino Ricci e i sigg. prof. Gabotto e l'avv. Orazio Roggiero per la Società Storica Subalpina, diede luogo a tre voti fondamentali a favore in genere delle discipline numi- smatiche, voti che per la loro importanza e per la serietà del Sodalizio che li ha emessi, meritano di essere qui ricordati. Il tema Vili era così formulato ed espresso : Della ne- cessità di aggiungere e di coordinare gli studi di araldica e di sfragistica a quelli di numismatica, tanto presso i meda- glieri, quanto presso le cattedre universitarie, affinchè si for- mino per tutte e tre queste discipline alcune sedi scientifiche, riconosciute dallo Stato, e qualche centro di studi adeguato all'importanza del patrimonio storico della Nazione. Relatore fu il prof. Ricci, il quale rilevò quanto sia im- perdonabile la lacuna di questi studi nell'ambiente universi- tario, che darebbe i veri numismatici, non solo i collezionisti dilettanti, e avrebbe di mira il progresso scientifico. Spiegò con copia d'argomenti l'antichità e l'importanza non solo della numismatica e della medaglistica, ma anche della sfra- gistica o sigillografia. Sintomi e prodromi di preparazione isolata stanno a di- mostrare la perfetta ragionevolezza della richiesta da parte 478 VARIETÀ degli eruditi. A Bruxelles, nell'ultimo Congresso Storico In- ternazionale, si reclamarono i diritti della sfragistica accanto alla numismatica. A Milano il dott. Vittani, invocando, in una sua Prolusione all'Archivio di Stato, provvedimenti per la diplomatica e l'archivistica, deplorava che queste discipline un tempo unite alla numismatica nel Medagliere Nazionale di Brera, fossero state staccate dalla numismatica, mentre dovrebbero darsi reciproca luce. La Società Numismatica Italiana e poi il Circolo Numi- smatico Milanese più volte nei vari Congressi Storici Subal- pini dichiararono indispensabili per gli studi storici almeno qualche insegnamento di Numismatica e Medaglistica. E non si creda che siano preamboli per la istituzione di tante cattedre quante sono le discipline complementari, il che sarebbe as- surdo, data la potenzialità finanziaria ristretta del Paese. Ma si tratterebbe di un insegnamento a turno, in modo che entro i quattro anni di Facoltà i giovani laureandi avessero quattro Corsi, e dato che la diplomatica e l'archivistica fossero già rappresentate all'Archivio di Stato, i quattro Corsi avrebbero appunto da svolgere i principi, il metodo e la pratica espe- rienza per la numismatica, la medaglistica, la araldica e la sfragistica. Se il Governo non crederà opportuno di farlo, se le Facoltà continueranno a far le viste di non curarsene, bisognerà che l'iniziativa venga da privati, o da Enti storici o di col- tura. Fatte queste considerazioni, dopo una nutrita e dotta discussione, alla quale presero parte, fra altri, il prof. Gabotto, presidente della Società Storica Subalpina e l'avv. Roggiero, numismatico, consigliere della medesima Società, si venne alle seguenti conclusioni: Sull'argomento della cattedra di numismatica e meda- glistica, che dovrebbe esserci almeno nelle Facoltà più im- portanti, ne è riconosciuta l'importanza, conforme ai voti espressi a Torino e a Chieri. Però non si vorrebbe solo lo studio delle monete, ma che questo venisse completato dal rapporto con la vita, e insegnato con la ricerca dei documenti, che danno il valore relativo, e perfino talora i nomi delle monete. Questo si deve considerare per la funzione sociale che VARIETÀ 479 la moneta ha, e comprende quindi l'economia politica e fi- nanziaria. La discussione porta a rilevare quante discipline secondarie si raggruppino intorno alla sola scienza numi- smatica : lo studio dei metalli e delle leghe, la epigrafia nu- mismatica, l'arte e gli stili delle monete, la tecnica e la cir- colazione monetaria, la medaglistica, le scienze sociali e la economia politica, la numismatica finanziaria, in quanto sono in relazione con la numismatica, la sfragistica e l'araldica, e infine lo studio dei documenti numismatici, il che sottin- tende la paleografia e la diplomatica. L'accenno ai documenti numismatici porta l'avv. Rog- giero, d'accordo con gli altri oratori, a proporre un supple- mento numismatico agh Atti della Società Storica Subalpina, nel quale possano le discipline propugnate dal prof. Ricci trovare necessario sviluppo. E si viene a tre voti a proposito della Relazione Ricci, i quali sono approvati ad unanimità : i.° — Il XVI Congresso Storico Subalpino a Novara riconosce la necessità di rinvigorire lo studio superiore della storia con tutte le discipline ausiliarie, e nei centri dove si trovino il personale insegnante e il materiale didattico si isti- tuiscano corsi di epigrafia, paleografia, numismatica, meda- glistica, sfragistica ed araldica. E si augura che iniziative private, individuali e collettive, completino l'opera del Governo. 2.'* — Il XVI Congresso Storico Subalpino riconosce utile per gli studi superiori di elevare la numismatica al grado di scienza autonoma pubblicamente insegnata (0. 3.° — Si fa voti affinchè venga pubblicato, come sup- plemento al Bollettino della Società Storica Subalpina, il Corpus dei documenti numismatici. Doni al Medagliere Nazionale di Brera. — Il nostro massimo istituto numismatico continua ad essere l'oggetto delle cure di studiosi e collezionisti italiani e stranieri. (i) Nel frattempo fu esaudito il voto della Facoltà di Roma, inca- ricando la dott. Lorenzina Cesano dell'insegnamento della numismatica antica alla Sapienza. 480 VARIETÀ La signora Moraschi ved. Carmagnola, di Milano, donò un pregevole lavoro d'arte, il ritratto ad olio, attribuito al Palagi, del dott. Carlo Zardetti, assistente di Gaetano Cat- taneo, e, dopo la morte di questo, direttore del Museo Nu- mismatico Braidense. La donatrice aggiunse documenti e lettere dello Zardetti, che integrano l'archivio del Medagliere durante quel periodo. Diedero doni inoltre il sig. Carlo Gius- sani, di un gruppo di monete orientali antiche; l'avv. Fabio Luzzatto, di monete antiche; il comm. Federico Johnson, di medaglie eseguite negli ultimi anni dalla Casa ; il Comitato per le onoranze al duce dei pompieri milanesi, Goldoni, un esemplare della medaglia coniatagli in onore ; Max Rosen- heim e G. F. Hill di Londra, monete antiche medioevali e opuscoli di medaglistica del Rinascimento. Officina Governativa Carte-Valori. — Il Direttore Generale del Tesoro, comm. Brofferio, pubblica quest'anno una prima relazione dell'Officina Governativa Carte-Valori, nell'imminenza del suo trasloco nella nuova sede. Nei primi anni del Regno, ossia dal 1860 al 1865, l'Italia dovette dipendere dall'Inghilterra per la fornitura di marche da bollo e francobolli ; ma il bisogno di emanciparsi dal- l'estero si faceva sempre più sentito e, nel 1865, l' allora Ministro delle Finanze Quintino Sella presentava un progetto di legge per l' impianto di un' officina nazionale. Questa nasceva molto modestamente con un capitale iniziale di L. 200,000 ; ma si andò allargando a poco a poco, finché si sentì l'assoluto bisogno di una officina nuova e più impor- tante. Nel 1912 il Governo stipulò una convenzione colla città di Torino, la quale contemplava un fabbricato dell'im- porto di quattro milioni su di un'area di 40,000 metri. I la- vori si stanno iniziando. L'Officina carte-valori è destinata a produrre pel Mini- stero delle Poste i francobolli e gli altri Valori Postali, pel Ministero del Tesoro tutti i valori occorrenti, dai Biglietti di Stato alle Cartelle del Debito pubblico, alle cambiali e a tutti i bolli e moduli occorrenti per l'amministrazione delle finanze. Il lavoro è enorme, e va continuamente aumentando. Basti dire che mentre i fogli stampati erano circa mezzo VARIETÀ 481 milione nel 1865, ascesero a 57 milioni nel T913, e le carte- valori, da 70 milioni a 2200. Se in alcune categorie, per esempio nelle Cartelle della Rendita, l'esecuzione si può dire perfetta, in altre è ancora deficiente, e speriamo sarà miglio- rata colle macchine più recenti e più perfezionate che si stanno attualmente introducendo. Diciamo questo specialmente per quanto riguarda il servizio postale. I francobolli italiani, che dal principio del regno furono afflitti, per così dire, da una jettatura, non sono ancora quali si potrebbero giusta- mente richiedere per una grande nazione come l' Italia, la quale anzi dovrebbe aspirare al primato artistico. Già da qualche anno è apparso il francobollo da 15 cent, su disegno di Michetti, il quale, non solo è il migliore che l'officina abbia finora prodotto, ma si può dire soddisfa- cente in modo assoluto. Finora però rimane sempre iso- lato. Facciamo voti perchè nel più breve termine tutti gli altri valori vengano eseguiti sul medesimo disegno e col medesimo sistema calcografico; come si è riusciti a miglio- rare e completare la serie delle monete, si deve riuscire a poter presentare al pubblico anche una bella e completa serie di francobolli. È scritto su certe monete americane : Circumit orbem pecunia totum. Ma assai più delle monete, circolano per tutto il mondo e tutti i giorni i francobolli. Essi devono essere l'indice della cultura artistica della nazione che rappresentano. E noi a questo abbiamo finora pensato troppo poco. La Direziona. Incremento nelle Collezioni del Museo e Gabinetto Numismatico presso la R. Zecca. — Risulta dalla Ref- lazione della Regia Zecca, compilata dal Direttore ing. Laf- franco, che durante l'esercizio 1912-13 la collezione dei coni, punzoni, monete e medaglie del Gabinetto Numismatico della R. Zecca si è arricchita del seguente materiale : Coni per medaglie 27, punzoni 17. Monete nazionali oro 37, argento 19, nichelio 8, bronzo 18. Monete coloniaH 4. 6i 482 VARIETÀ Prove di monete nazionali 41. Monete estere 319. Modelli in cera e gesso 8. Calchi in zolfo. Matrici di carnei, pietre incise e lavori in pietra 23,279. Matrici di monete, medaglie e lavori in me- tallo 6,775. Matrici di sfragistica (sigilli medioevali e mo- derni) con appendice di calchi in ceralacca 4,820. Matrici di monete antiche 6,571. Inoltre la collezione medaglistica della R. Zecca si è arricchita nell'esercizio 1912-13 di n. 58 nuove medaglie, esemplari n. 116. Fu fatto poi dono al Museo Numismatico e alla Bi- blioteca della R. Zecca delle Relazioni annuali delle Ammi- nistrazioni delle Zecche di Parigi, Londra, Bruxelles, Wa- shington, Stoccolma, Utrecht, Tokio. La Direzione generale del Tesoro mandò diverse pubblicazioni ; quella della Stati- stica e del Lavoro, l'Annuario statistico 1912; la ditta Green- wood e Batley di Leeds (Inghilterra), n. 12 monete inglesi con l'effigie di Giorgio V. Il riordinamento del Medagliere del Museo Civico di Pisa. — L'avv. Nello della Nave, in un elegante opuscolo estratto dal Messaggero toscano, considera le condizioni del Medagliere del Civico Museo di Pisa dopo la morte del non mai abbastanza compianto avv. Bellini-Pietri, direttore infa- ticabile, anima candida, appassionato di Pisa e della sua arte e dei suoi cimeli storici, che, se non fosse stato minato in- nanzi tempo da un male inesorabile, avrebbe certo condotto a fine la sua utile e geniale opera di riordinamento del Museo al quale dava sé stesso, la sua attività, la vita. Studia l'avv. della Nave appunto lo stato presente del Medagliere e i buoni progetti che caddero con la immatura morte del Bellini-Pietri il 3 marzo 1913, e propone come provvedimenti più necessari i seguenti : 1. — Una migliore disposizione del materiale, in quanto che le vetrine oggi adibite sono poco adatte ; 2. — Aggiunte di cartellini indicatori per la cultura del pubblico; VARIETÀ 483 3. — Ripulitura con cautela di alcuni pezzi apparte- nenti alla Raccolta Fninceschi; 4. — Ordinamento della raccolta donata al Museo alla morte deli'avv. Simoneschi e degli acquisti fatti dall'av- vocato Bellini-Pietri ; 5. — Tentativo di completare per quanto sia possibile le collezioni d'interesse locale, e cioè quelle toscane. Nell'interesse delle discipline numismatiche e della di- vulgazione della cultura storica-artistica è urgente che a Pisa, nella città tradizionale dell'arte, qualche cosa si faccia, poiché dal giorno della morte del compianto avv. Bellini-Pietri, cioè da oltre un anno e mezzo, il Medagliere di Pisa trovasi chiuso al pubblico e sotto suggello. L'appello dunque del eh. avv. della Nave non è fuori di luogo, e ci auguriamo che non sia vano. S. Ricci. Corsi di numismatica all'Università dì Pavia e di antichità classiche alla Accademia Scìentifico-Letteraria di Milano. — Il Ministero della Pubblica Istruzione ha dato parere favorevole al prof. dott. Serafino Ricci, libero docente in numismatica e medaglistica^ nonché in archeologia e in antichità classiche, per tenere i rispettivi corsi durante l'anno 1914-15. II programma per l'Università di Pavia è diviso per lezioni e conferenze : Lezioni : La medaglia nel Rinascimento italiano. Conferenze : Le zecche lombarde nella storia civile ed eco- nomica del Medio Evo d'Italia. Esercizi di epigrafia numism. medioevale italiana. Il programma per l'Accademia Scientifica Letteraria di Milano è il seguente, pure diviso in : Lezioni : L' imperatore e il Senato nella vita pubblica di Roma imperiale. Conferenze : Le antichità pubbliche e private dei Romani nella monetazione consolare. Esercizi di epigrafia numismatica romana. 484 VARIETÀ La Medaglia della Società Reale di Numismatica di Londra venne pel 1914 conferita al signor Svoronos. Tutti conoscono l'esimio direttore del Museo d'Atene ; ma è bene richiamare qui i titoli che l'hanno fatto prescegliere per l'alta onorificenza. Svoronos incominciò la sua carriera al Museo d'Atene, quale collaboratore dell'antico direttore Postolacca, alla morte del quale assunse la direzione del Museo. Suo primo lavoro fu quello di riunire al Museo Nazio- nale quello più importante dell'Università, e riuscì in seguito a far votare dal Governo una legge per la quale tutte le monete trovate in Grecia venissero passate al Museo. Questo ebbe per tale legge un enorme incremento che lo portò in breve ad essere il primo del mondo in questa serie, come è naturale, e ad avere anzi tanta esuberanza che consiglierebbe un giro di scambi fra i pubblici musei, per meglio equili- brarli, e togliere inutili ingombri. Il suo primo lavoro fu una monografia delle monete di Creta. Scrisse poi un'opera in quattro volumi sulle Monete dèi Tolomeiy che eclissò quanto era stato prima scritto nel- l'argomento ; ed ora sta lavorando a un volume del Corpo delle Monete Greche pubblicato dall'Accademia di Berlino. Nel 1898 fondò il Giornale Internazionale d' Archeologia Nu- mismatica e vi collaborò attivamente. Nella nostra Rivista pubblicò nel 1908 una monografia su Monete inedite di Atene e di Mitilene. La nostra Società gli inviale più sincere congratulazioni. La Direzione. Medaglie eseguite dalla R. Zecca. — Fra le nume- rose medaglie che la R. Zecca di Roma allestì nell'esercizio passato, e di cui si fa l'elenco nella Relazione annuale del- l'ing. Laffranco, alcune fra le più belle sono illustrate con clichés e hanno per soggetto i seguenti temi : 1. — Composizione allegorica della Festa degli alberi (pel Ministero dell'Istruzione), del Cambellotti. 2. — Raffigurazione simbolica di Roma (pel III Congresso Archeologico Internazionale in Roma 1912), dell'ApoUoni. VARIETÀ 485 3. — Idem col rovescio del trionfatore su biga romana ti- rata da leoni (pel Cinquantenario della proclamazione del Regno d'Italia), dell'Orsolini. 4. — Effigie della baronessa Maria Leuval, del Czosnowski. 5. — Effigie della sig.* Francesca Petermann, della Lancelot Croce. 6. — Pel conte Adeodato Bonasi, del Motti. 7. — Composizione simbolica della malaria (per i benefat- tori dei bambini malarici), del Cambellotti. 8. — Pel sen. Tommaso Tittoni (offerta di Civitavecchia), della Lancelot Croce. 9. — Per Fryderyk Chopin (Circolo Chopin), del Madeyski. 10. — Ritratto di signora su placchetta, del Rutelli. 11. — Effigie del pontefice Pio X (pel Seminario di Reggio Calabria, fondato dal papa), di F. Bianchi. 12. — Per l'on. Pietro Lanza di Scalea (città di Bompensiero), del Rutelli. 13. — Vista del nuovo faro, eretto sul Giani colo (per la com- memorazione del faro eretto dagli Italiani residenti in Argentina e donato a Roma pel Cinquantenario), del Tonnini. 14. — Veduta panoramica di Roma del 1328 su una bolla di Lodovico IV per il X Congresso Internazionale di Storia dell'Arte in Roma, 1912. 15. — Effigie di Jean Carrère, del Rutelli. 16. — Gruppo allegorico della Previdenza per i benefattori della Cassa Naz.'' di Previdenza in Roma, del Tailetti. 17. — Raffigurazione simboHca della coltura e civiltà romana, per l'Istituto Coloniale italiano, degli artisti Poliedri, Tailetti e Viti. 18. — Pel prof. sen. Luciani (dono degli ammiratori), del Tonnini. 19. — Pel prof. Rocco Santoliquido, direttore generale della Sanità pubblica, della Lancelot Croce (omaggio della Amministrazione Sanitaria). La medaglia del Cinquantenario del R. Istituto Tecnico Superiore. — In occasione delle feste solenni com- 486 VARIEtÀ memoranti il Cinquantenario del Politecnico e quello del Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano fu coniata dallo Stabilimento Johnson con la solita cura ed eleganza una bella medaglia, che fra le moderne assume un carattere commemorativo di grande importanza, poiché afferma il pri- mato, con la Scuola Superiore per gli Ingegneri di Torino, sorta pure nel 1863, della Lombardia negli studi fecondi della scienza applicata all'ingegneria e all'architettura. La medaglia fu eseguita su disegno dell'architetto Am- brogio Annoni. Su un lato, entro una cornice che fa da orlo rialzato alla medaglia, appaiono le due teste verso destra del fonda- tore dell'Istituto, Francesco Brioschi e dell'attuale Direttore, Preside del Politecnico, senatore Giuseppe Colombo. Lungo l'orlo corre la leggenda FRANCESCO BRIOSCHI - GIVSEPPE COLOMBO — 1863-1913. Fra i nomi corrono ramoscelli di alloro. Sul rovescio campeggia l'atrio a colonnato del Politecnico di Piazza Cavour, con la statua al Brioschi nello sfondo. Lungo l'orlo rialzato gira la leggenda CINQVANTENARIO • DEL • R ISTITVTO • TECNICO SVPERIORE • DI • MILANO • 1914. Neil'esergo una targa fra gli stemmi della città porta la leg- genda GLI EX-ALLIEVI I RICORDANO. S. Ricci. Il nuovo Direttore del Museo archeologico nazio- nale di Palermo, succeduto al compianto prof. Antonino Salinas, è il prof. dott. Ettore Cabrici, già dirigente il Ga- binetto Numismatico di Napoli e ispettore poi agli scavi presso il Museo di Villa Giulia in Roma. Al valente numi- smatico le congratulazioni della Rivista, di cui fu collaboratore. Buoni di guerra distribuiti ai soldati tedeschi. — Una emissione di carta monetata per uso interno è quella dei buoni di guerra che lo Stato Maggiore germanico emette e consegna ai soldati per la spesa giornaliera, e che ritira poi esso stesso per controllare le spese. Sono quattro tipi VARIETÀ 487 di buoni per 5, io, 50 pfennig e buoni per i marco. Ognuno ha la dicitura stampata Gtit fiXr con una delle cifre citate e sotto: Kreis-Hanptkasse Hohensalza, o altro nome, secondo il centro del Circolo di cassa. La stessa leggenda è ripetuta dal timbro di cassa, nel quale campeggia l'aquila germanica. Il tesoro di Berna. — Come tutti sanno, il 5 marzo 1798, ebbero luogo i combattimenti di Neuenegg, ove il generale Brune fu battuto, e di Fraubrunnen ove, invece Schauenburg sconfisse i Bernesi, vinti non tanto per il nu- mero, quanto per loro colpa. Quest'ultimo fatto d'armi aprì all'armata francese le porte della città di Zahringen, nella quale fino allora non aveva mai risuonato il passo del nemico vittorioso. Una delle prime preoccupazioni dell'invasore, che già da tempo meditava il colpo, fu quello di impossessarsi del tesoro posseduto da Berna ; i forzieri della Repubblica con- tenevano, a quanto pare, 25 milioni, di cui sette in nume- rario. 11 tutto fu trasportato a Tolone per provvedere ai bisogni della spedizione d'Egitto, comandata da Bonaparte. Di che cosa si componeva questa somma considerevole, specialmente per l'epoca? La Revue numismatique riproduce un passo d' un'opera di M. E.-T. Hamy, relativo alle Lettres écrites d'Egypte di E. Geoffroy Saint-Hilaire, che ne dà una pallida idea. Quest'ultimo scrive da Tolone, in data 24 floreale a. VI (13 maggio 1798), al suo amico Giorgio Cuvier, uno dei grandi nomi della Francia scientifica nel secolo XIX, quanto segue : " Un collezionista di monete avrebbe fatto qui gran " fortuna. " Fu portato qui il tesoro di Berna, il quale, da quanto " si sapeva, non fu toccato da molti secoli. Si cominciò a " togliervi tutti gli scudi di Francia per darli al loro valore " attuale ; non vi erano che scudi di Luigi XIV o scudi dei " primi anni di Luigi XV, perchè questi pezzi guadagnavano " a Genova 5 soldi; il resto dell'argento di Berna fu dato * al peso. Io ho veduto, presso un direttore d'ospedale, 488 VARIETÀ " 20,000 franchi tutti composti di pezzi stranieri ; un gran " numero di monete collo stemma della Svizzera, aventi da " un lato un orso ; ve n'erano di Carlo II, del duca d'Alba, " di tutti i cantoni della Germania e della Svizzera, di Da- " nimarca, di Russia, di Svezia, ecc. Questi pezzi erano ri- " marchevoli per la loro antichità. Tutto questo argento fu " dato a 40 franchi il marco, e qui non se ne trova che a 47. " Sarà dato agli orefici che lo fonderanno senz'altro „. Lo scrittore della Revue fa seguire la citazione da que- st'epilogo: " Nessun numismatico, nessun amante dei passato, e, " ci permettiamo di aggiungere, nessun cuore svizzero, leg- " gerà senza emozione queste righe dell'illustre scienziato. " Quanti tesori, quanti preziosi scudi, oggi introvabili, di- " sparvero così nel crogiolo degli orefici I Mi è parso che '* la triste sorte di questo magnifico tesoro jneritasse un " ricordo „. (Dalla Revue Suissé). ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA Seduta del Consiglio 29 Novembre 1914. (Estratto dai Verbali). La Seduta è aperta alle ore 15 nella nuova Sede So- ciale al Convento delle Grazie. I. — È letto e approvato il Verbale della Seduta precedente. II. — Presentato dai Soci, sigg. Guglielmo Grillo ed Ercole Gnecchi, è ammesso in qualità di Socio Corrispon- dente il signor Mario Raserò di Asti. III. — Vengono approvate le spese sostenute pel ria- dattamento della nuova Sede della Società, la quale era bensì stata accordata gratuitamente dal Governo, ma richie- deva un riordino generale. IV. — Si approva la composizione dei fascicoli III e IV della Rivista 1914, i quali, causa la attuale crisi e la so- spensione del lavoro alla stamperia, si dovettero pubblicare riuniti alla fine d'anno. V. — Per ragioni di economia e anche di spazio nella Biblioteca sociale, il Consiglio decide di non accettare a datare del prossimo anno 1915 il cambio con periodici, che non siano esclusivamente dedicati alla numismatica, e 63 490 ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA con dispiacere tale misura deve essere estesa anche a cambi già in corso, dei quali si dà la nota al Segretario, perchè ne dirami l'opportuno avviso. VI. — Il Segretario dà lettura dei seguenti doni per- venuti alla Società : Sua Maestà il Re d' Italia. Corpus Nuntmorum Italicorum. Primo tentativo di un Catalogo Ge- nerale delle Monete medioevali e moderne coniate in Italia o da Ita- liani in altri paesi. Volume V : Lombardia {Milano). Roma, 1914, in-4, pagg. 474 e XXXIII tavole). Bellissima Dott. O. B. La sua pubblicazione : Riordinamento del Museo Numismatico della R. Accademia dei Fisiocritici in Siena. Siena, 1914. BItimner Hugo. Der ikonische Wert des ròmischen Munz-portràts, von Ernst Alfred Stiichelberg. Zilrich, 1915, con i tav. (Estratto). Caglati Cav. Avv. Memmo. Le sue pubblicazioni : Le Monete del Reame delle Due Sicilie da Carlo I d'Angiò a Vit- torio Emanuele II. Napoli, 1913. Fascicolo VI. Supplemento all'opera : Le Monete del Reame delle Due Sicilie, ecc. Napoli, 1914. Anno IV, n. 2. Carove Ing. Luigi. La sua pubblicazione : Il Castello di Musso e le sue cave di marmo. Milano, 1914, fig. Casagrandi V. La sua pubblicazione : La Pistrice sui primi tetradrammi di Catana e sull'Aureo della col- lezione Pennisi, con osservazioni sull'antica monetazione di Catana- Aetna. Catania, 1914 (con i tav.), Cora Luigi. Le sue pubblicazioni : Appunti di Numismatica Piemontese. Tricerro, Milano, 1914, fig. (Estratto). Alfredo Federico Marchisio. Necrologio. Milano, 1914, fig. (Estratto). ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA 49I Falconi Paolo. La sua pubblicazione : Le Monete Piacentine. Parte prima. Piacenza, 1914, con 3 tav, Qloppi L. Le sue pubblicazioni : Nota sulla Zecca di Ascoli Piceno sotto il dominio dei Carraresi. Milano, 1914, fig. (Estratto). Medaglia in onore del Card, de Angelis, Arcivescovo di Fermo, Milano, 1914, fig. (Estratto). Qnecchl Cav. Vtìi. Creole. Agostini Agostino. Castiglione delie Stiviere dalle sue origini geo- logiche fino ai giorni nostri. Brescia, 1895, con 16 tavole. Avignone Gaetano. Medaglie dei Liguri e della Liguria, Genova, 1872, con tavole. Un manoscritto del prof Costantino Luppi, nel quale sono trascritte parecchie operette di numismatica, medaglistica e araldica, divenute rarissime e introvabili. Qnecchl Comm. Francesco. Annales de la Société royale d'archeologie de Bruxelles. Annate 1913-1914. 24 opuscoli. IO Cataloghi di vendita. Johnson Carlo Stefano. La Medaglia del Cinquantenario dell'Istituto Tecnico Superiore di Milano. Jonghe (le V." B. de). Le sue pubblicazioni: Imitations seigneuriales limbourgeoises du XV siede des petits Parisis royaux fran^ais. Bruxelles, 1914, con i tav. (Estratto). Quelques monnaies de Juste-Maximilien de Bronckhorst Conte de Gronsveld (1617-1662). Bruxelles, 1914, con i tav. (Estratto). Deux monnaies de Gronsveld. Bruxelles, 1914, fig. (Estratto). Luschìn vun Ebengreuth (Arnold)^ La sua pubblicazione : Pisanus pictor. 1914, fig. (Estratto). 492 ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA Magnaguti Conte Alessandro. La sua pubblicazione : Studi intorno alla zecca di Mantova. Seconda parte (I duchi). Milano, 1914, fig- Majer Q. La sua pubblicazione : Doppio ducato d'oro di Giulio II per Bologna. Londra, 1914. fig. (Estratto). Ministero del Tesoro. Le sue pubblicazioni : Relazione della Regia Zecca. Anno HI. Esercizio 1912-1913. Roma, 1914 (con 6 tav.). Relazione dell'officina governativa Carte- Valori. Anno XLVIII. Eser- cizio 1912-1913. Roma, 1914. Prota Carlo. La sua pubblicazione : Maestri ed incisori della Zecca Napolitana. Napoli, 1914. Alle ore 17 , esaurito l'Ordine del Giorno, la seduta è levata. COLLABORATORI DELLA RIVISTA NELL'ANNO 1914 Memorie e Dissertazioni* Bosco Emilio Cagiati Memmo Castellani Giuseppe Cora Luigi Checchi Francesco Grillo Guglielmo Johnson Stefano Carlo Laffranchi Lodovico LisiNi Alessandro Marchisio A. F. Marini Rice. Adalgisio Palmieri Palmiero Pansa Giovanni PuscHi Alberto Rizzoli Luigi jun. Sambon Arturo Schiavuzzi Bernardo Strada Marco Tribolati Pietro Cronaca. Cagiati Memmo Casagrandi V. Cesano Lorenzina Clerici Cesare Cora Luigi Correrà L. Dell'Acqua Girolamo Gnecchi Ercole Gnecchi Francesco Hill G. F. Laffranchi Lodovico Motta Emilio Ricci Serafino. ELENCO DEI MEMBRI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA E DEGLI ASSOCIATI ALLA RIVISTA PER l'anno I914 SOCI EFFETTIVI (*). 1. *S. M. IL Re. 2. S. M. LA Regina. 3. *Arcari Dott. Cav. Francesco — Cremona. 4. Cagiati Avv. Cav. Memmo — Napoli. 5 *Castellani Prof. Giuseppe — Venezia. 6. Celati Avv. Luigi Agenore — Roma. 7. *Ciani Dott. Cav. Giorgio — Trento. 8. Circolo Numismatico Milanese — Milano. 9. Cora Luigi — Torino. 10. Cornaggia Gian Luigi (dei Marchesi) — Milano. 11. Cosentini Avv. Cav. Benvenuto — Napoli' 12. Dattari Giovanni — Cairo (Egitto). 13. Fasciotti Barone, Consigliere alla R. Ambasciata — Bt4carest. 14. *Fasella Comm. Carlo — Milano. 15. 'Fiorasi Colonnello Cav. Gaetano — Vicenza. 16. Gavazzi Dott. Carlo di Pio — Milano. 17. Giaj-Levra Avv. Antonio — Torino. (*) I nomi segnati con asterisco sono quelli dei Soci Fondatori, 496 ELENCO DEI MEMBRI DELLA SOCIETÀ, ECC. 18. *Gnecchi Cav. Uff. Ercole — Milano. 19. *Gnecchi Comm. Francesco — Milano. 20. Grillo Guglielmo — Milano. 21. Hirsch Dott. Jacopo — Monaco di Baviera. 22. Jesurum Cav. Aldo — Venezia. 23. * Johnson Comm. Federico — Milano. 24. Johnson Stefano Carlo — Milano. 25. Lazara (De) Conte Antonio — Padova. 26. *Marazzani Visconti Terzi Conte Lodovico Piacenza. 27. *Mariotti Sen. Dott. Comm. Giovanni — Parma. 28. Mattoi Edoardo — Milano. 29. Menchetti Nob. Andrea — Ostro. 30. t*Milani Prof. Cav. Luigi Adriano — Firenze. 31. *Motta Ing. Emilio — Milano. 32. *Papadopoli Conte Sen. Comm. Nicolò — Venezia. 33. Puschi Prof. Cav. Alberto — Museo Civico di Antichità, Trieste. 34. *Ratti Dott. Cav. Luigi — Milano. 35. Ricci Prof. Serafino — Milano. 36. Rizzoli Dott. Cav. Luigi — Padova. 37. t*Salinas Prof. Comm. Antonino — Palermo. 38. San Rome Mario — Milano. 39. Savini Cav. Paolo — Milano. 40. t Seletti Avv. Cav. Emilio — Milano. 41. t*Sormani Andreani Conte Lorenzo — Milano. 42. Strada Marco — Milano. 43. Trivulzio Principe Alberico Luigi — Milano. ELENCO DEI MEMBRI DELLA SOCIETÀ, ECC. 497 SOCI CORRISPONDENTI. 1. Ancona Martucci Giovanni — Lizzano (Lecce). 2. Balli Emilio — Locamo. 3. Belimbau Piero — Firenze. 4. Bordeaux Cav. Paul — Nenilly. 5. Bosco Ing. Emilio — Torino. 6. Bourgey Etienne — Parigi. 7. Bruscolini Emilio — Castelnuovo Val di Cecina. 8. Cahn E. Adolfo — Francoforte s. M. 9. Castellani Comm. Raffaele Magg. Gen. nella Riserva — Fano. 10. Castoldi G. A. — Roma. 11. Cerrato Giacinto - Torino. 12. Circolo Numismatico Napolitano — I^apoli. 13. Clerici Ing. Carlo — Milano. 14. Conconi Cap. Giulio — Busto Arsizio. 15. Cunietti-Cunietti Ten. Col. Barone Cav. Alberto — Roma. 16. D'Alessandro Luigi — Vacri. 17. De' Ciccio Mario — Palermo. i8. Delaune René — Parigi. 19. Dell'Acqua Dott. Cav. Girolamo — Pavia. 20. Derege di Donato Nob. Dott. Paolo — Torino. 21. Egger Arminio L. — Vienna. 22. Fantaguzzi Ing. Cav. Giuseppe — Asti. 23. Forrer L. — Bromley. 24. Fowler Prof. N. Harold — Cleveland. 25. Galeotti Dott. Arrigo — Livorno. 26. Garzia Avv. Raffaello — Maglie. 27. Gazzoletti Dott. Cav. Antonio — Nago. 28. Geigy Dott. Alfredo — Basilea. 29. Giorcelli Dott. Cav. Giuseppe — Casa Imon/er rato. 30. Haeberlin Dott. E. J. — Francoforte s. M. 31. Hess Adolf Nachfolger — Francoforte s. M. 32. Laffranchi Lodovico — Milano. 33. Le Hardelay Charles — RocquencoUrt par le Chesnay. 34. fMarchisio Nob. Avv. Alfredo Federigo — Torino. 35. Martinori Ing. Cav. Edoardo — Roma. 36. Massia Rag. Giovanni — Cuneo. 63 498 ELENCO DEI MEMBRI DELLA SOCIETÀ, ECC. 37. Monti Pompeo — Milano. 38. Nuvolari Francesco — Castel d'Ario. 39. Paulucci Panciatichi Marchesa M." — Firenze. 40. Pan sa Avv. Cav. Giovanni — Sulmona. 41. Perini Cav. Quintilio — Rovereto. 42. Pinto Avv. Gerardo — Venosa. 43. Pozzi Mentore — Torino. 44. Raserò Mario — Asti. 45. Santini Ing. Zemiro — Perugia. 46. Savo Doimo — Spalato. 47. Schiavuzzi Dott. Cav. Bernardo — Fola. 48. Simonetti barone Alberto — 5. Chirico Rapavo. 49. Società Svizzera di Numismatica — Ginevra. 50. Spink Samuele — Londra. 51. Stettiner Comm. Pietro — Roma. 52. Valerani Dott. Cav. Flavio — Torino. 53. Vitalini Comm. Ortensio — Roma. 54. Witte (De) Cav. Alfonso — Bruxelles. EI.FNCO DEF MEMBRI DELLA SOCIETÀ, ECC. 499 BENEMERITI DELLA SOCIETÀ. S. M. IL Re. •}• Ambrosoli Dott. Cav. Solone. Cuttica de Cassine Marchesa Maura. Cuzzi Ing. Arturo. Dattari Giovanni. Gnecchi Antonio. Gnecchi Cav. Uff. Ercole. Gnecchi Comm. Francesco. f Gnecchi Comm. Ing. Giuseppe. Hoepli Comm. Ulrico. Johnson Comm. Federico. t Luppi Prof. Cav. Costantino. Noseda S.* Erminia vcd. Bonacossa. t Osnago Enrico. •}- Padoa Cav. Vittorio. Papadopoli Conte Sen. Comm. Nicolò. ASSOCIATI ALLA RIVISTA. Allocatelli Avv. Vittorio — Roma. American Journal of Archaeology — Nuova York. American Journal of Numismatics — Boston. American Numismatic Association (The Numismatist) — Brooklyn (Nuova York) Ancona Martucci Giovanni — Lizzano. Annales de la Société d'Archeologie — Bruxelles. Arcari Dott. Cav. Francesco — Cremona. Archeologo Portoghese — Lisbona. Archivio della Società Romana di Storia patria — Roma. Archivio Storico Italiano — Firenze. Archivio Storico Lombardo — Milano. Archivio Storico Napoletano — Napoli. Baglio Vassallo Cataldo — San Cataldo. 500 ELENCO DEI MEMBRI DELLA SOCIETÀ, ECC. Bahrfeldt Luogotenente Generale Max — Rastenburg. Bari — Museo Provinciale. . Barsanti Gino — Cecina. Bassano — Museo Civico. Behrentz Ermanno — Bonn. Bergadani Rag. Ferdinando — Torino. Bocca Fratelli — Roma. Bocca Fratelli — Torino. Bollettino di Archeologia e Storia — Spalato. Bologna — Biblioteca Municipale. Bosco Ing. Emilio — Torino. Bourgey E. — Parigi. Bret Edoardo — Ninies. Bretschneider — Roma. Brockhaus F. A. — Lipsia. Bullettino dell' Imp. Istituto Archeologico Germanico — Roma Cagliari — Regio Museo di Antichità. Cambridge — Fitz William Museum. Capobianchi Prof. Cav. Vincenzo — Roma. Carpinoni Michele — Brescia. Ceppaglia Tenente Colonnello Cav. Federico — Padova. Cini Avv. Tito — Montevarchi . Como — Biblioteca Comunale^ w — Museo Civico. Guzzi Ing. Arturo — Trieste. D'Alessandro Luigi — Lanciano. Deigton Bell e C. — Cambridge. Domodossola — Collegio Rosmini. Dressel Dott. Enrico — Berlino. Engel Dott. Arturo — Parigi. Firenze — Biblioteca Marucelliana. Fioristella (Barone di) — Arcireale. Formenti Giuseppe — Milano. Galleria Canessa — Napoli. Genova — Biblioteca Civica. Gentiloni Silverj Conte Aristide — Tolentino. Grassi-Grassi Barone Antonino — Acireale. Guiducci Dott. Antonio — Arezzo. Hiersemann Carlo — Lipsia. Hoepli Dott. Comm. Ulrico — Milano. Jolms Hopkins — Baltimora. Journal international d'Archeologie numismatique — Atene. ELENCO DEI MEMBRI DELLA SOCIETÀ, ECC. 5P.,I Laniertin H. Bruxelles. Lione — Biblioteca dell'Università. Lopez-Villasante Antonio — Madrid. Lussemburgo — Istituto Granducale. Maggiora- Vergano Cav. T. — Torino. Magnaguti Rondinini Conte Alessandro — Mantova. Magyar Numizmatikai Tàrsulat — Budapest. Mantova — Biblioteca Comunale. Miani Mario — Milano. Milano — R, Gabinetto Numismatico di Brera. » — Biblioteca Braidense. w — Biblioteca Ambrosiana. Modena — R. Galleria Estense. Molgatini Giacomo — Vamone. Mondini Magg. Cav. Raffaello — Palermo. Napoli — R. Museo di Antichità. Numismatic Chronicle — Londra. Numismatische Zeitschrift — Vienna. Nuovo Archivio Veneto — Venezia. Obermiiller G. — Genova. Palmieri Gap. Palmiere Nati — Sovicille (Siena). Paoletti Silvio — Sarzana. Parisi Rosalia — Roma. Parma — R. Museo di Antichità. Paulon Luigi — Craiova di Rumania. Pesaro — Biblioteca Oliveriana. Piacenza — Biblioteca Passerini-Landi. Pisa — Museo Civico. Polybiblion — Parigi. Quaritch Bernard — London, Rapilly G. — Parigi. Ratto Rodolfo — Milano. Renner Prof. (V. von) — Vienna. Revue fran^aise de Numismatique — Parigi. Riggauer Dott. Prof. Hans — Monaco di Baviera. Rivista di Storia Antica — Padova. Rizzini Dott. Cav. Prospero — Brescia. Roma — R. Accademia dei Lincei. » — Direzione generale delle Antichità e Belle Arti. n — Direzione della R. Zecca.. n — Biblioteca della Camera dei Deputati. » — Gabinetto Numismatico Vaticano. 5b2 ELENCO DTEI MEMBRI DELLA SOCrETÀ, ECC. Roma — Museo Nazionale Romano. Rosenberg e Sellier — Torino. San Marco (Conte di) — Palermo. Santamaria P. e P. — Roma. Scacchi Prof. Eugenio — Napoli. Scarpa Dott. Ettore — Treviso. Scheyer Joachim — Milano. Seltman E. J. — Berkhamsted. Sforza Guido — Civita Lavinia. Smithsonian Institution — Washington. Société d'Archeologie — Bruxelles. Société R. de Numismatique — Bruxelles. Sperling e Kupfer — Milano. Strolin Teopisto — Schio. Tonizza P. Giacinto — Beirut. Torino — R. BibHoteca Nazionale. »» — R. Museo di Antichità. Trento — Biblioteca Comunale. Tribolati Pietro — Milano. Vaccari Emanuele — Ferrara. Varese — Museo Archeologico. Venezia — Ateneo Veneto. » — R. Biblioteca Marciana. n — Museo Civico. Verona — Biblioteca Comunale. Vienna — Gabinetto Num. di Antichità della Casa Imperiale. Volterra — Museo e Biblioteca Guarnacci. Zeitschrift fiir Numismatik — Berlino. Zurigo — Biblioteca Civica. INDICE METODICO D E I. l' A N N O 19X4 NUMISMÀTICA ANTICA. (Memorie k Dissertazioni). Incisori Siracusani del V secolo e dei primordi del IV (ta- vole MI e fig.). A. Sambon Pag. Idem, idem (tav. Ili e fig.)« ^' Sambon „ Appunti di Numismatica Romana. F. Gnecchi: CIX. Antoniniano unico di Bonoso „ ex. Contribuzioni al Corpus Numoruni. Q • Collezione Francesco Gnecchi (tav. IV-V-VI) . . . . „ La monetazione di Augusto (tav. VII-VIII). L. Laffranchi . „ L'influsso della colonizzazione Siculo-Illirica nella moneta- zione pesante dell'Umbria e del Piceno (fig.). G. Pansa. „ Castagnaro (Verona) Tesoretto monetale rinvenuto in predio del sig. Luigi Fiocco a Mena. L. Rizzoli . . . . „ (Varietà). Numismatica costantiniana Pag. A proposito della Zecca di Milano „ Una rettifica {G. F. Hill) Dichiarazione. F. Casagrandi „ li 147 45 169 307 329 349 136 137 269 476 NUMISMATICA MEDIOEVALE E MODERNA. (Memorie e Dissertazioni). Appunti di Numismatica Piemontese. Tricerro (fig.). L. Cora. Pag. 51 Varianti inedite di monete di zecche italiane, appartenenti alla Collezione M. Strada di Milano (fig.). M. Strada e P. Tribolati Motti ed Imprese della Real Casa di Savoia. R. A, Marini Una singolare prova di zecca di Napoleone I. A. F. Marchisio. Spigolature numismatiche italiane (fig.). E. Bosco . L'ultima moneta battuta in Casale Monferrato (fig.). P. Pal- mieri Ripostiglio di monete medioevali scoperte nel giugno 1913 sul colle S. Giorgio di Pola (fig.). B. Schiavuzzi Lettere di Guido Antonio Zanetti ad Annibale degli Abbati Olivieri Giordani di Pesaro (Contin.). G. Castellani . . „ 229 Idem, idem. G. Castellani „ 419 57 67 121 207 213 504 INDICE METODICO DELL'aNNO I914 Una moneta inedita della zecca di Milano (fig.). 5. C. Johnson Contributo al Corpus Nummorum Italicorum Piemonte-Sar degna (fig.). G. Grillo Di un denaro unico del patriarca Popone di Aquileia (fig.) A. Puschi. . , La Zecca dei Conti Ippoliti in Gazzoldo. A. Lisini. Il cavallo per Capua (fig.)' M. Cagiati (Varietà). Falsificazioni moderne Pubblicazioni numismatiche del barone Vernazza Per la zecca di Fermo A proposito delle Oselle . . . Falsi monetari in Milano Cittadinanza milanese ad un tedesco . Importante vendita di monete dei Papi a Parigi La vendita della collezione Patrizi Un tesoretto medioevale Un dono del Re al Gabinetto Numismatico di Brera Pag. 251 n 365 n 395 n 403 n 411 Pag. 135 „ ivi » 137 ,, 138 „ ivi „ ivi ,, 293 ,, 294 ,, 296 „ ivi MEDAC^LIE E SIGILLI. (Varietà). La Medaglia dell'Istituzione Carnegie In memoria del sen. Pippo Vigoni La Medaglia della Società Reale di Numismatica di Londra. La Direzione . . . ^ Medaglie eseguite dalla Regia Zecca. . . La medaglia del Cinquantenario del R. Istituto Tecnico Su- periore. S. Ricci Pag. 135 295 484 ivi 4^5 NECROLOGIE. Antonino Salinas (fig.) {M- Cagiati) . Dante Vaglieri {La Direzione) Alfredo Federico Marchisio (fig.) {L. Cora) Girolamo Rossi Teodoro di Liebenau L. A. Milani (Z,. Cesano) .... Barclay Head (F. G.) Isidoro Falchi {La Direzione) Mariano Mariani (G. Dell^ Acqua) ^g ■ 125 n 132 » 253 u 259 » tvi n 461 n 464 „ 465 n 466 BIBLIOGRAFIA. Babelon (Ernest). La politique monétaire d'Athènes du V siècle avant notre ère {L. Correrà) Cagiati (Memmo). Le monete del Reame delle Due Sicilie da Pag. 261 INniCK METODICO DELL ANNO I914 505 Carlo I d'Angiò a Vitt. Emanuele II. Parte II. Le zecche minori del Reame di Napoli {E. Gnecchi) .... Johnson {Sief. Carlo). La conquista della Libia nelle Meda- glie, 1911-1914 (E. Gnecchi) Anson (L.). Numismata Graeca (Greek Coin-Types classified for immediate identification) Tolstoi (conte Giovanni). Monete Bizantine .... Corpus Numtnorum Halicorum. Primo tentativo di un Catalogo Generale delle monete medievali e moderne coniate in Italia o da Italiani in altri paesi, voi. V, Lombardia {Milano) {F. e E. Gnecchi) Cagiati {Memmo). Supplemento all'opera: Le Monete del Idearne delle Due Sicilie da Carlo I d'Angiò a Vitt. Emanuele li. Anno IV, n. z {E. G.) Falconi {Paolo). Le monete piacentine, i" parte [E. G.) . Vitalini {Ortensio). Supplemento alle Monete dei Papi, descritte in tavole sinottiche dal dott. Angelo Cinagli {E. G.) Regia Zecca. Relazione sui servizi della R. Zecca per l'Eser- cizio finanziario 1912-13 {La Direzione) .... Pubblicazioni diverse Pag. ^16 ,, 267 „ 268 .. ivi 469 473 474 475 ivi 270 (Periodici di Numismatica). Bollettino di Numismatica e di Arte della Medaglia . Pag. 274, — Il supplemento all'opera u Le monete del Reame delle Due Sicilie „ . . . „ 275, — Rassegna Numismatica „ 276, — Atti e Memorie dell'Istituto Italiano di Numismatica . „ ivi, — Revue Numismatique fran9aise „ ivi, — Revue belge de Numismatique „ 278, — Revue suisse de Numismatique „ 279, — Zeitschrift fur Numismatik „ ivij — Frankfurter Miinzzeitung „ 280, — Nomisma „ 281, — Archiv fùr Medaillen-und Plakettenkunde . . . . „ ivi — Numisinatisches Literatur-Blatt . . . . • » ivi, — Mitteilungen der Oesterr. Gesellschaft fttr MQnz-und Me- daillenkunde , ivi, — Monalsblatt der numismatischen Gesellschaft in Wien . „ 283, — Numizmatikai KòzlOny „ 284, The Numismatic Chronicle „ ivi, — Spink & Son's Monthly Numismatic Circular . . . „ 285, — Tijdschrift van het Koninklijk NederlandschGenoolsciiap voor Munt-en Penningkunde „ 286, — Journal International d'Archeologie numismatique „ 287, — Articoli di Numismatica in Periodici diversi ivi, — 506 INDICE METODICO DELL'aNNO T9I4 MISCELLANEA. (Varietà). Il Circolo Numismatico Napoletano Pag- 133 Istituto Italiano di Numismatica „ 134 Idem, idem , 294 Riordinamento del Museo Numismatico della R. Accademia dei Fisiocritici di Siena , . . » 134 R. Commissione Artistico-Monetaria „ 137 Napolis » tvi Economisti italiani „ 138 Raccolte numismatiche „ 295 La Numismatica al XVI Congresso Stor. Subalpino di Novara „ 477 Doni al Medagliere Nazionale di Brera „ 479 Officina Governativa Carte-Valori {La Direzione) . . . „ 480 Incremento nelle Collezioni del Museo e Gabinetto Numisma- tico presso la R. Zecca „ 481 Il riordinamento del Medagliere del Museo Civico di Pisa . „ 482 Corsi di Numismatica all'Università di Pavia e di antichità classiche alla Accademia Scientifico-Letteraria di Milano. „ 483 Il nuovo direttore del Museo Archeol. nazionale di Palermo. „ 486 Buoni di guerra distribuiti a soldati tedeschi . . . . „ ivi Il tesoro di Berna {Revue Suisse) „ 487 Collaboratori della Rivista per l'anno 1914 . . . . „ 493 Elenco dei Membri della Società Numismatica Italiana e degli Associati alla Rivista per l'anno 1914 . . . . „ 495 Atti e Memorie della Società Numismatica Italiana. Seduta del Consiglio 11 gennaio 1914 Pag. 139 Seduta del Consiglio 21 giugno 1914 „ 297 Assemblea generale dei Soci 21 giugno 1914 . . . . „ 298 Seduta del Ccnisiglio 29 novembre 1914 „ 489 Finito di stampare il 30 dicembre 1914. RoMANENGHi ANGELO FRANCESCO, Gerente responsabile. •»«♦««•»««•«* TAVOLE. Anno 1914 RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA. Tav. I Ì^J V ' A siracusani del V° Secolo a C. e dei primordii del IV.o RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA. Anno 1914 Tav. II 12 NvK A. SAMBON - Incisori siracusani del V" Secolo a C. e dei primordii del IV." RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA. Anno 1914 Tav. Ili A. SAMBON Incisori siracusani del V° Secolo a C. e dei primordii del IV° Secolo ■LISI CALZOLARI »PBr«lfAniO-l«t.AMO RIVISTA ITALIANA DI NVMISMATICA. Anno 1914 Tav. IV. ^^^w^. -«^^^ FRANCESCO GNECCHI Contribvzioni AL CORPVS NVMORVM. 1941 RIVISTA ITALIANA DI NVMISMATICA. Tav. V. FRANCESCO GNECCHI Contribvzioni AL CORPVS NVMORVM. RIVISTA ITALIANA DI NVMISMATICA. inno 1914 Tav. VI. FRANCESCO GNECCHI Contribvzioni AL CORPVS NVMORVM. ■LIOt CALZOLARI «FERKAHlO-MlLANO RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA. Anno 191 4. Tav. VII ^-^-\ é^^^ ^sj^ - p-'X syW'^' fw^^ Pvc-I P^J S^^ ir^V %éI^- '^-^ 1 III ^-.^.'^ I 2 •'Vt>' lirfe'''.^ /^l^'''^"r fciiV-^ /^^\->^fil ikWì\^S ^ \^>^ Si:^ ^cv# \-^i^ HjLy 44 -" 46 L. LAFFRANCHI - La monetazione di Augusto. 47 48 RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA. 1914 Tav. VIII. 19 20 L. LAFFRANCHI - La monetazione di Augusto. lo q^^ CJ Rivista italiana di numisma- 9 tica e scienze affini R6 V.27 PLEASE DO NOT REMOVE CARDS OR SLIPS FROM THIS POCKET UNIVERSITY OF TORONTO LIBRARY