RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA E SCIENZE AFFINI RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA E SCIENZE AFFINI PUBBLICATA PER CURA DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA E DIRETTA DA FRANCESCO ed ERCOLE GNECCHI ANNO XXV - 191S - VOL. XXV MILANO Tip.-Editrice L. F. Cogll\ti Corso P. Romana, N. 17 1912. PROPRIETÀ LETTERARIA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA Presidente Onorario S. M. VITTORIO EMANUELE III Re d' Italia Presidente Conte Comm. NICOLÒ PAPADOPOLI Senatore del Regno. Vice -Presiden ti GNECCHI Comm. Francesco — GNECCHI Cav. Uff. Ercole Consiglieri GAVAZZI Cav. Giuseppe. LAFFRANCHI Lodovico. MOTTA Ing. Emilio, Bibliotecario della Trivulziana. RICCI Dott. Ser.^fino, Conservatore nel R. Gabinetto Numismatico di Brera in Milano {Vice-bibliotecario della Società). Angelo Maria Cornelio, Segretario. CONSIGLIO DI REDAZIONE DELLA RIVISTA Pf:L 1912. Gnecchi Francesco e Gnecchi Ercole, Direttori Gavazzi Giuseppe — Motta Emilio — Papadopoli C. Nicolò Ricci Serafino. FASCICOLO I. Nuovo tentativo per la ricostituzione metrologica delle monete di bronzo dei Lagidi e del rap- porto tra la dramma d'argento e la dramma di rame. Varie ed avverse tra di loro, sono le teorie (0 sul sistema monetario dei Lagidi; ciò non di Jiieno. tutte si trovano pienamente d'accordo sopra le se- guenti importantissime conclusioni. (i) S'io dovessi fare il nome di tutti gli autori e delle loro opere che trattano l'interessante argomento della monetazione dei Lagidi, la lista sarebbe tanto grande da richiedere uno spazio maggiore di quello che è lecito domandare all'ospitalità di una Rivista. Mi limito dunque a dire che le pili recenti teorie sul sistema monetario dei Tolomei sono quelle del valente dott. Hultsch {Die Ptolewdischen Mum-itnd Rech- nungswerihe XXII Bandes der Abhandlung der Philologischen historischen Klasse der K. S. G. der Wissensc ha/leu, n. Ili, 1903) di cui parleremo a lungo in questo studio, e quella dello Svoronos, il quale ne dà un cenno nel di lui studio intitolato: Les monnaies de Plolotnée li qui por- teni dates {Revue Belge de Numismatique, 190 1). In questo studio l'autore si riserva di ampliare la detta teoria nella sua pubblicazione del Corpus delle monete Tolemaiche ; viceversa poi nel IV volume di detta opera, appare ripubblicata in exlenso la citata teoria del dctt. Hultsch. Da ciò bisogna arguire che lo Svoronos dando la preferenza ad una teoria che non è la propria, rinunzia alla teoria di cui fece cenno nel citato studio, per cui non vedo l'utilità di commentarla. Un'altra teoria è quella del principe Soutzo (Essai de resiUuiion des systemes monélaires Macédonietts des rais Philippe et Alexmtdre et le système vionétaire de Ptolomée Sother). In questo studio l'autore ha cer- cato di restituire il sistema monetario di Sother (I) servendosi di mo- nete assai posteriori a quel Tolomeo, per cui la metrologia escogitata dal principe Soutzo non essendo sopportata dalle monete di Tolomeo I, è assai arrischiata e le monete da lui citate non la suffragano. G. DATTARI i.^ Il rapporto dell'argento con il bronzo o rame era : : i : 120. 2.^ Il peso della dramma di rame era il me- desimo di quella d'argento. Questa seconda conclusione essendo la conse- guenza della prima, con essa viene stabilito che una dramma d'argento equivaleva a 120 dramme di rame. Nella maniera la più assoluta, il rapporto di : : I : 120, è contraddetto dai numerosi papiri rinve- nuti in Egitto e sopratutto da quelli di TEBTVNIS ri- trovati, decifrati, tradotti e pubblicati dai professori Grenfell e Hunt (^). Questi documenti scritti sullo scorcio del III e fino alla metà del I secolo a. C. consistono in ordi- nanze governative, contratti, lettere e conti d'ogni sorta. Sovente, tra questi ultimi, le somme di dramme d'argento sono convertite in dramme di rame. Da quelle conversioni risulta, che il rapporto delle due dramme non è sempre il medesimo e non solo esso varia d'epoca in epoca o d'anno in anno; ma varia ancora in uno stesso conto di un'unica data. Quel rapporto oscilla tra : : i : 375 e : : i : 500 (2). Questi differenti rapporti da tempo conosciuti non bastarono a far cambiare d'avviso ai propaga- tori del rapporto di : : i : 120. Però, essendo esso (i) B. P. Grenfell e A. S. Hunt : The Tebtunis Papyri, part I, 1902. (2) Le oscillazioni principali sono : 1:500 Ordinanza governativa di Tolomeo XII, iii a. C. : 437 V^ Conto privato dell'epoca di Tolomeo XII, 114 a. C. = 375 .. » „ „ ,. „ 112 » „ = 495 .. » >. ., » „ o XIII, 97 o 64 a, C. = 4877. ., , „ „ ■ t3^ )• Il w 1; Il II II II II II „ = 400 .. Il .1 „ ,1 „ „ 94 " 61 „ „ = 475 .. „ XIII. = 4627. „ •458 ,1 „ „ „ „ „ 76 a. C. METROLOGIA DELLE MONETE DEI L AGI DI 13 troppo in conflitto con i documenti scritti, lo si do- vette consolidare. Alcuni lo sostennero con la te- stimonianza di certi documenti demotici, la cono- scenza dei quali essendo di competenza di pochi, quel rapporto ebbe una certa stabilità. Oggi però, nuovi studiosi t^^) di quella scienza, hanno provato l'inesatta interpretazione che venne data a quei do- cumenti, per cui da questo conto, il rapporto di : : I : 120 ha perduto quello che sembrava un solido appoggio. In mancanza di meglio, altri ricorsero alle ipo- tesi e in forza di queste cercarono di stabilire che a partire da Tolomeo X il prezzo del rame dovette avvilire, fino a tanto che regnando Cleopatra VII il numerario di bronzo era divenuto una moneta di credito, così che, le monete all'effigie di quella re- gina, del peso di circa 17 gr. e portanti la let- tera TT (80!?) nel campo del rovescio, dovevano cir- colare con il valore fittizio di 80 dramme di rame (2). Non è improbabile che ancora neirantichità, in occasioni speciali e passeggiere, sieno state emesse delle monete di circostanza o di necessità e, se si vuole, diciamo pure di credito ; ma che quel genere di monete abbia fatto parte regolare dei sistemi an- tichi, questo è quanto resta a stabilirsi con delle prove inattaccabili e non su delle semplici ipotesi (3). (i) Griffith, Spiegelberg, Grenfell e Hunt. Quest'ultimo in appen- dice all'opera: The Tebtunis Papyri, ha scritto molte pagine contro il rapporto : : i : 120. (2) Hultsch: Op. citata. (3) Se a tutti gli inciampi che s'incontrano per spiegare i tanti pro- blemi che presentano le monete antiche, ci permettiamo di risolverli con le ipotesi dei fallimenti, delle malversazioni, delle crisi finanziarie e con le monete di credito, non è più possibile discutere, poiché nessun ragionamento, per logico che sia, non arriverà mai a contraddire una teoria quando questa stabilisce che nel 100 a. C, una moneta pesante 17 gr. di rame era spesa con un valore 17 volte maggiore, cioè di gr. 291.50. 14 G. DATTARI Se già per queste prime epoche, così prossime all'origine della moneta, può essere ammessa resi- stenza delle monete di credito , tanto vale rinun- ziare al principio stabilito sulla sua origine, cioè che essa rappresentava una misura di valore definito dal peso del metallo di cui si componeva. Senza ombra di dubbio, ciò è giusto in base al principio sopra il quale era stabilito il sistema monetario dei Lagidi. I documenti scritti apparte- nenti a quelle epoche lo attestano, poiché essi di- mostrano che in allora i conti erano tenuti in talenti e dramme di rame. Il talento non essendo una mo- neta, ma l'appellativo di un valore che veniva sta- bilito dal peso di un dato numero di dramme, è dunque troppo logico che il peso della dramma do- veva essere il fattore principale per stabilire il va- lore del talento, poiché senza di quel peso, il talento non poteva essere costituito, È incontestabile il fatto che il valore della mo- neta avendo sempre dipeso dalla maggiore o minore quantità dei metalli monetati che penetrano nei mer- cati, la moneta ebbe sempre V inclinazione a dive- nire di credito. Abbiamo però abbastanza esempì dell'antichità i quali tendono a far supporre che, allorquando il prezzo dei metalli monetati non era più in rapporto con quello commerciale, furono fatte delle riforme, con le quali veniva ristabilito l'equi- Hbrio (^). Per sicuro, i Tolomei avrebbero fatto al- trettanto, qualora l'equilibrio suddetto fosse venuto a mancare. D'altra parte l'Egitto propriamente detto, non possedeva delle miniere di rame, da lasciar supporre che la produzióne di quel metallo fosse talmente (i) Dattari : Elude expèr imeni ale sur les monnaies de la riforme de Dioclélien (Congrès international de Numisinaiique, etc. Bruxelles, 1910). METROLOGIA DELLE MONETE DEI LAGIDI I5 esuberante da farlo avvilire più di quello che nella stessa epoca non lo fosse nei paesi del Mediterraneo con i quali l'Egitto era in continue relazioni com- merciali e tra questi ve ne erano i quali possede- vano delle ricche miniere di rame. Ancora i ritrovamenti delle monete stesse sem- brano opporsi all'ipotesi dell'avvilimento del prezzo del rame. Sta nel fatto che se quel metallo avesse perduto molto del suo valore, non si arriverebbe a spiegare il perchè vennero battute le immense quan- tità di monete di bronzo emesse da tutti i regni e che per tanti secoli quasi ogni giorno ritornano alla luce! V'è di più. È proprio dopo il regno di Tolo- meo X che furono emesse in maggiori quantità di prima, delle piccole monete le quali di poco oltre- passano il peso di un grammo. Se in allora la dramma d'argento equivaleva a 500 dramme di rame del peso voluto di gr. 3,64, in tale caso, le mone- tine di rame pesanti un grammo circa, venivano a valere ' , ,^ di dramma d'argento! Se il prezzo del rame era talmente avvilito, perchè furono emesse quelle monete di sì infimo valore ? Per ultimo, stante che i documenti scritti, di- mostrano che il rapporto delle due dramme non va- riava in maniera progressiva, ma bensì quel rapporto oscillava senza regola e, come si è già detto, varia nei conti di una stessa data (medesimo giorno); come è possibile ammettere che quelle oscillazioni siano dovute all'avvilimento oppure al rincaro giornaliero sul prezzo del rame, poiché è facile di rendersi conto delle conseguenze disastrose che un tale andamento avrebbe recato al commercio se il valore del rame avesse variato del 20 e 25 ^o in uno stesso giorno! Sono il primo ad ammettere che il nome di dramma, il quale venne dato ad una moneta greca, dà molto diritto a far supporre che il peso di quella l6 G. DATTARI moneta doveva essere quello della dramma; ma ab- biamo molti esempì si antichi che moderni, i quaH provano che talvolta una moneta ereditò il nome di un'altra senza possederne le medesime qualità. Così, il denarius comunis di Diocleziano, non pesava ne valeva un denarius argenteus e al giorno d'oggi gli inglesi chiamano english pound, la lira sterlina la quale è ben lungi da pesare una libbra inglese. Non vi è dunque nulla di straordinario se nell'epoca To- lemaica, allorquando i conti dovettero essere tenuti in talenti e dramme di rame, sia stato dato il nome di dramma ad una moneta, la quale non aveva quel peso, ma ereditò quel nome avendo essa preso il posto della dramma d'argento che fino allora era la moneta di conto. Dal momento che i papiri delle epoche ora in questione attestano nella maniera la pili positiva che il rapporto tra la dramma di argento e quella di rame, oscillava tra : : i : 375 e : : i : 500, io non vedo perchè non si debba una volta per sempre de- cidersi coraggiosamente ad abbandonare il carezzato rapporto di : : i : 120 e cessare dall'affermare che il peso della dramma di rame doveva essere di gr. 3,64. Comunque sia, bisogna convenire che nessuna teoria può aspirare al diritto di far parte delle dot- trine di una scienza, allorquando quella teoria è con- traddetta da documenti d'impeccabile autorità. Questo essendo proprio il caso delle teorie che stiamo esa- minando, esse vanno abbandonate, per escogitarne altre le quaH trovino la maniera di mettere in pieno accordo i documenti scritti con ciò che rivelano le monete stesse. Ciò è quanto mi propongo di tentare con questo studio, il quale in sostanza essendo solo Tembrione di una teoria, lo si troverà privo di quei minuti dettagli pur necessari per poter pretendere di dire l'ultima parola sopra questa complicata mo- netazione. METROLOGIA DELLE MONETE DEI LAGIDI § 2.° Strettamente parlando, la serie delle monete dei Lagidi fa punto di partenza dal momento in cui Tolomeo I cinse il diadema reale, per cui non ci occuperemo delle monete emesse da Tolomeo figlio di Lago allorché governava in nome di Filippo Ari- deo e quindi in nome di Alessandro IV. Tolomeo I re fece delle numerose emissioni di monete d'oro e d'argento, mentre sono rare le mo- nete di bronzo emesse durante questo lungo regno. Oltre essere rare, in generale sono di cattivissima conservazione, per cui manchiamo dei due elementi principali per lo studio della metrologia. Però, vi è molta ragione di credere che esse appartengono allo stesso sistema delle monete di bronzo introdotte in Egitto dall'occupazione macedone. I successori di Tolomeo I mantennero all'oro il peso e la purezza, mentre a partire da Tolomeo VI, le monete d'argento cominciano a contenere della lega la quale andò sempre più aumentando (J). In quanto alle monete di bronzo, riferendoci alla nuova classificazione adottata per la compilazione del Corpus delle monete tolemaiche ^^\ apparirebbe che Tolomeo II, da prima continuò ad emettere delle monete di bronzo simili a quelle emesse dal padre (i) Per quanto è a mia conoscenza, non si conoscono analisi delle monete tolemaiche d'argento. L'esperienza che ho acquistata nel libe- rare le monete dall'ossidazione di cui sono tutte più o meno ricoperte, mi ha suggerito che fino a tutto il regno di Tolomeo V le monete sono d'argento puro. A partire da Tolomeo VI la lega entra a> far parte della loro composizione, e cresce sotto Tolomeo Vili e XIII (monete che lo Svorono3 ha classificato a Tolomeo XIV). Le monete di Tolo- meo XIV contengono maggiore lega di tutte. (2) J. SvoRONOs : TA NOMISMATA TOV KPATOTS TQN nXOAE- MA12N, 1904. j8 G. D ATT ari di lui, ma a partire dal 270 a C. introdusse delle monete, nuove per il peso, l'estetica e la loro tecnica, anzi, è da questo momento che sulle faccie delle monete appaiono le cavità centrali (i). Stando sempre alla classificazione usata nel Corpus citato, si nota che durante il regno di Tolo- meo II furono emessi 9 differenti nominali di bronzo appartenenti al nuovo sistema. Tolomeo III ne emise 7 già emessi dal suo antecessore; di più ve ne ag- giunse 3 nuovi. Finalmente Tolomeo IV ne emise 7 emessi dai Tolomei anzidetti e pure lui ve ne ag- giunse 3 nuovi. Da ciò risulta che le monete emesse dai To- lomei II, 111 e IV, formano una serie di 17 nominali i quali ad intervalli furono poi riammessi dai loro successori. Dal prospetto qui contro, si può constatare che nei limiti del possibile (2) i risultati dei pesi medi delle monete di tutti i regni, descritte nel Corpus, si accordano a meraviglia con i pesi normali che ho creduto di poter assegnare ai 17 nominali, i quali, come ora esamineremo, sembrano appartenere a due diff'erenti piedi ponderali. Per maggiore chiarezza, nel detto prospetto i 17 nominah furono divisi in due gruppi, di maniera che i nominali posti nella colonna di sinistra, indi- (i) Dattari : Le cavità centrali sopra le faccie delle monete Tolomai- che di bromo {Rivista Italiana di Numismatica, 1908), (2) La classificazione dei differenti nominali descritti nel Corpus è stata ordinata a seconda del modulo. Si capirà facilmente quanto sia empirica una simile classificazione, polche in due monete appartenenti ad uno stesso nominale il modulo può variare a seconda della maggiore o minore forza che fu data al martello quando furono individualmente coniate. Benché convintissimo che molte monete descritte nel Corpus non appartengono alle frazioni alle quali sono state classificate, per cui avrei potuto eliminare quei pesi incomodi, ciò non di meno non l'ho fatto perchè se alcuno volesse controllare i pesi medii da me stabiliti possa vedere che essi non differiscono da quelli che altri possano ottenere. METROLOGIA DELLE MONETE DEI LAGIDI 19 scutibilmente appartengono al piede del deben (o iiten, libbra egizia). Quelli posti nella colonna di destra, tutto porta a credere che debbano appartenere al piede leggiero del talento babilonese (gr. 54109,375) ridotto del io"* „, cioè a dire, di gr. 341 1. Il nominale alla testa della colonna di destra (di gr. 68,22), rappresenta la 50"* parte del soprad- detto talento, o se si vuole, esso è la 500^ parte dello stesso talento completo (gr. 34109,375). Il no- minale alla testa della colonna di sinistra, è il deben stesso di gr. 90,96, ossia la 500^ parte del talento fenicio (gr. 45479,167) oppure la 50^ parte di detto talento ridotto del io Vo- cioè, gr. 4548. Si osserverà, che tutti i nominali dei due gruppi, benché appartenenti a tre differenti piedi ponderar! (babilonese, fenicio, egizio deben), una volta inter- polati per gradazione di peso, vengono a formare una scala matematicamente graduata, tanto per il numero di pezzi d'ogni nominale equivalente a un talento babilonese (6000, 3000, 2000, 1000, 750, 600, 500, ecc.). quanto per il numero di dramme di rame rappresentato da ciascun nominale (160, 120, 80, 60, 40. 30, ecc.) ; come pure si prestano con gradazione regolare, per le suddivisioni del deben e del kiten (oncia egizia di gr. 9,096). Stando al peso normale che ho stabilito per ciascun nominale (vedi prospetto), risulta che la fa- mosa dramma di rame di cui parlano i papiri doveva pesare, gr. 0,5685. Questo peso è \^^^^ del talento l)abilonesc (ridotto del io' t; ^,^ del talento fe- nicio; 7,60 ^^ deben e \^ dì kiten. Ciò stabilito, resta a verificare se il p^so che ho assegnato alla dramma di rame, viene o meno confermato dai documenti scritti. Come abbiamo detto altrove, i papiri ove tro- vansi le conversioni di dramme d'argento in dramme G. D ATT A RI di rame, sono dei conti privati ; in questi docu- menti il rapporto delle due dramme non è sempre il medesimo; per cui essi non possono servirci di base, non essendo possibile stabilire quale di quei rapporti fosse quello ufficiale. Per buona sorte, tra i papiri rinvenuti a Teb- tunis, avvene uno oltremodo prezioso. Questo do- cumento data del II sec. a. C. e consiste in un'ordi- nanza governativa (^^ la quale comanda che una mina (peso) di Mirra (2) doveva essere venduta al prezzo di 40 dramme d'argento, pagabili in moneta di rame al corso di 3 talenti e 2000 dramme di rame. Or dunque un talento essendo eguale a 6000 dramme di rame; 3 talenti sono pari a 18000 dramme + 2000 = a 20000 dramme di rame. Stabilito, come lo abbiamo più sopra, che la dramma di rame doveva pesare gr. 0,5685, troviamo che 20000 di quelle dramme totalizzano un peso di gr. II 370 di rame (125 deben). Divisa questa quan- tità per 40 (dramme d'argento) , risulta che una dramma d'argento equivaleva a gr. 284,25 di rame (7i2 di talento babilonese come pure Vi» di talento fenicio). Dividendo questa quantità (gr. 284,25) per il peso che abbiamo assegnato alla dramma di rame (gr. 0,5685), si ottiene che una dramma d'argento equivaleva a 500 dramme di rame. Questo risultato è esattamente identico a quello che duemila anni fa era stato calcolato dallo scrivano del papiro ufficiale cioè, che 40 dramme d'argento equivalevano a 20000 dramme di rame, per cui una dramma d'argento == a 500 di rame. L'esito che abbiamo ora ottenuto senza l'aiuto di dannose ipotesi, ma con semplicissimi calcoli, non (i) The Tebtimis Pupyri, ecc.; n. 130. f2) La vendita della Mirra era un monopolio del governo. METROLOGIA DELLE MONETE DEI LAGIDI 21 solo ci permette di stabilire che la dramma di rame doveva pesare e avere un valore di gr. 0,5685 di rame ; ma anche di sanzionare il peso normale dei nominali come li ho stabiliti in questo studio, poiché essi sono tutti dei multipli esatti della dramma di gr. 0.5685. Il peso della dramma, portato a gr. 0,5685, si armonizza con i prezzi delle derrate e delle j>aghe che di sovente sono menzionati nei papiri. Così, un documento (') portante una lunga lista di lavoranti, fissa a 600 dramme di rame l' individuale paga gior- naliera di essi. Un altro ^^), fissa a 25 di quelle dramme il costo di un pane. Se quelle dramme aves- sero pesato gr. 3,64 ciascuna, il pane avrebbe co- stato circa 80 centesimi della nostra moneta (3^, ed ogni operaio avrebbe guadagnato circa Litre 20 al giorno. Se invece quella dramma aveva un valore di gr. 0,5685, allora ogni operaio avrebbe guada- gnato circa Litre 3,40 al giorno e il pane veniva a costare 14 centesimi. Bisogna convenire che questi prezzi si adattano meglio tanto per le epoche tolo- maiche come per la nostra. La dramma di rame era una moneta eff'ettiva oppure nominale di conto ? Non esito a dire che essa era effettiva ; primo, perchè possiedo delle monetine (tav. I, nn. 17 a b), le quali pesano gr. 0,50; 0.60; 0.80 rispettivamente. Ne possiedo delle simili appartenenti alle prime epoche (n. e), come pure delle barbare (n. d e); se- condo, perchè abbiamo una quantità di monete il di cui peso di poco oltrepassa il grammo, le quali ri- spetto alla dramma sarebbero delle didramme (tav. I, (i) The Teblunis Papyri, ecc.; n. 121. (2) The Tebtunis Papyri, ecc.; n. 112. (3) Questo calcolo basa : Lit una zz: a 100 gr. di rame. 22 G. DATTARI 11. i6), per cui sarebbe difficile di spiegare perchè furono emesse delle didramme e non delle dramme ^^). Come si è detto più volte, nei conti privati il rapporto delle due dramme non è sempre il mede- simo ; di piti si osserva che nella maggioranza dei casi esso è inferiore a quello riferito nel papiro ufficiale. Quale può essere la ragione dei differenti rap- porti delle due dramme ? Per la spiegazione di questo problema, credo che ci possiamo valere dell'esperienza che offre la serie delle monete imperiali di Roma, la di cui du- rata può benissimo paragonarsi al lungo corso che ebbero le monete della dinastia dei Lagidi. 1 ritrovi di denari hanno" provato ad evidenza che quelli di Nerone e dei suoi immediati successori, erano ancora in corso all'epoca di Gallieno (2). È dunque logico presumere che per le medesime cause per cui quei denari stettero sì lungo tempo in cir- colazione, anche le monete emesse dai primi Tolo- mei e dei loro successori, fossero ancora in corso allorché regnavano i Tolomei XII e XIII. Ciò am- messo, stante che a partire da Tolomeo VI, la lega entrò a far parte delle monete d'argento, la quale andò aumentando, si può dire, di regno in regno, sembra naturalissimo che tutte quelle monete fossero spese e ricevute a un corso differente tra di loro (3), (i) Per non ripetermi rinvio il lettore alla nota n. ii e in base ad essa credo di poter asserire che molto probabilmente nel Corpus, tra le monete descritte all'ultima frazione, debbasi trovare la dramma di rame. (2) MoMMSEN : Histoire de la tnonnaie romaine, t. Ut, pag. m e seg. (3) A più di uno, questa conclusione sembrerà ardita, e ad altri forse sembrerà addirittura inverosimile. È perciò che tengo a far os- servare che oggigiorno, in molti luoghi dell'Oriente, e specialmente nei porti di mare, come Porto-Said, tutte le monete del mondo sono accet- tate nel commercio giornaliero. Naturalmente ogni moneta è spesa a un tasso stabilito. Nell'Asia minore e nelle adiacenti isole sotto il do- METROLOGIA DELLE MONETE DEI LAGIDI 23 Per conseguenza, tanto minore era la quantità del- l'argento contenuto nella dramma e suoi multipli, quanto maggiore era il suo rapporto con la dramma di rame e viceversa. Abbiamo detto che nei conti privati, in generale il rapporto delle due dramme è inferiore a quello stabilito nell'ordinanza ufficiale che stabilisce il prezzo della Mirra. Ciò si spiegherebbe col fatto che il corso im- posto dall'ordinanza ufficiale deve riferirsi alla qua- lità delle dramme che in quell'epoca venivano emesse dalla zecca. Essendo quelle dramme di metallo misto, era dovere del governo di stabilire il loro rapporto con la moneta di rame, che era quella dei conti, mentre le dramme d'argento, come risultano dai conti privati, dovevano appartenere a differenti emis- sioni aventi differente valore intrinseco e maggiore di quello della dramma emessa all'epoca in cui fu scritta l'ordinanza. Sembra dunque giusto che lo scrivano, cassiere o altro, onde trovare il bilancio di cassa, specificasse la maniera con cui aveva ef- minio della Turchia, la lira sterlina, quella turca, il pezzo da 20 franchi vengono cambiati contro della moneta spicciola d'argento, di mistura o di rame appartenenti a tutti i paesi della terra. Dirò di più ; tra le mo- nete in corso che mi fu dato di vedere, notai dei pezzi di rame del- l'isola di Candia dell'ultima epoca veneziana. Orbene, tutte quelle differenti monete hanno libero corso, ed ogni cittadino, non esclusi i fanciulli, in un baleno convertono in paras turchi il valore di ogni ri- spettiva moneta e ciò senza alcuno sforzo mentale ne difficoltà nelle transazioni commerciali giornaliere. D'altra parte le tariffe veneziane (pubblicate dal sen. conte Papadopoli) sono certamente l'eco lontana di ciò che doveva accadere nelle epoche greche e romane. Per quelle ta- riffe troviamo che in una sola volta il Consiglio dei Dieci riduceva a differenti tassi il valore di 45 differenti monete che con altre avevano corso negli stati di quella repubblica. Non è dunque inverosimile che lo stesso succedesse sotto i Tolomei, quando si pensa che in quelle epoche il numero di dramme di differente valore era assai, assai al di- sotto di 45. 24 G. DATTARI fettuato i pagamenti. Così che, in un pagamento ef- fettuato con delle dramme dell'epoca di Tolomeo XIII il rapporto risulterebbe : : i : 500 ; in un altro paga- mento effettuato lo stesso giorno, ma con delle dramme anteriori a quell'epoca e contenenti meno lega di rame, il rapporto era inferiore a quello del- l'altro pagamento. Da quanto veniamo esponendo risulta che, dal momento che il peso della dramma di rame non era eguale a quello della dramma d'argento, il rapporto dei due metalli non si può più ricercare servendoci del rapporto numerico delle due dramme. D'altra parte, se le dramme fossero tutte d'argento puro, ora che abbiamo stabilito il peso della dramma di rame, sarebbe facilissimo stabilire il rapporto dei due metalli ; ma stante che, a partire da Tolomeo VI, le monete d'argento contengono della lega, non è che dalle anahsi delle differenti dramme che quel rapporto potrà essere stabilito ('). (l) A proposito del rapporto tra l'argento ed il bronzo oggi sta- bilito per le monete dell'antichità delle diverse serie, non credo che esso possa essere abbastanza esatto, poiché non è stato tenuto conto delle analisi delle monete di bronzo le quali possono contenere della lega e questa può far aumentare o diminuire il loro valore intrinseco. Dò qui sotto le analisi di quattro monete tolomaiche di bronzo, graziosamente eseguite dal prof. A. Lucas direttore del Survey depari- meni (Ministero delle finanze d'Egitto) al quale porgo i miei ringra- ziamenti, unitamente all'amico ing. R. G. Peckett, A. U. T. C. E. per mezzo del quale ottenni le dette analisi : N. I N. 2 N. 3 N. 4 Argento Traccie Traccie Traccie Traccie Stagno . . 11,24 10,03 10,72 iO,7i Piombo . , 0,03 8,56 17,27 10,71 Ferro . . 0.18 0,42 0.32 0,19 Nickel . . 0,12 0,48 0,24 0,18 Rame . . 8843 ^'o 80,51 7o 71,457,. 78,21 7, Il fatto che altre sostanze come oro, bismuto, arsenico, zinco, co- METROLOGIA DELLE MONETE DEI LAGIDI Nonostante quanto dissi, debbo fare osservare che nella verifica fatta poco dianzi per accertarci se il peso della dramma che abbiamo stabilito a gr. 0,5685, era confermato dai documenti scritti, abbiamo trovato che la dramma di mistura di cui parla il papiro ufficiale, equivaleva a gr. 284,25 di rame (500 X gr. 0,5685). Ciò stabilisce il rapporto di quella dramma di mistura con il rame : : i-: 78. Dunque questa cifra 78 rappresenta gr. 284,25. Se come tutti ritengono, quando la dramma era d'ar- gento puro, il rapporto dei due metalli era : : i : 120 ciò che nella stessa epoca si vuole che fosse anche a Roma ^^) ; in tal caso, una dramma d'argento pe- balto, ecc., non appariscono in queste analisi, non esclude che le dette materie possano essere rappresentate in minima parte. A'^. — Queste quattro monete furono ritrovate assieme e facevano parte di un tesoro rinvenuto nelle vicinanze di Medinet-Abou (riva de- stra Tebe). Esse corrispondono ai numeri descritti nel Corpus come segue: N. I rr N. 974; N. 2 = N. 96-1; N. 3 = N. 1145; N. 4 = N. 1125. (i) II dott. Haeberlin nel suo recente colossale studio: Del più an- tico sistema monetario presso i romani, stabilisce che Roma, allorquando a passi giganteschi andava estendendo i suoi dominii, sentì la necessità di mettere in relazione il suo sistema monetario con quelli delle città con le quali sempre più veniva in contatto. Fu allora che emise delle monete di bronzo appartenenti a due diflerenti piedi ponderari, cioè, a quello della libbra leggiera di 240 scrupoli e a quella pesante di 288. Secondo l'autore di questa teoria, fu verso il 268 a. C. che dovette avvenire questa riforma, cioè verso la stessa epoca (270 a. C.) in cui Tolomeo II faceva emettere le monete di bronzo tagliate su due diffe- renti piedi ponderari. Dalle sopra dette date assegnate a quelle riforme sembrerebbe che Roma introducesse il nuovo sistema due anni prima dell'Egitto. È molto probabile il fatto contrario, cioè che Roma abbia seguito l'esempio dell'Egitto. Comunque siasi, il contatto delle due ri- forme che si venivano formando, prova sempre di più come la nuova teoria del dott. Haeberlin, trovi sempre dei punti d'appoggio che la consolidano. La ragione che il dott. Haeberlin ha addotto sul motivo per cui Roma adottò quella riforma, vale anche per l'Egitto, il quale forse più di Roma sentiva la necessità di unificare i sistemi monetarii vigenti nei differenti dominii dei Tolomei. Tra questi, la Fenicia, il cui sistema era adottato in molle parti dell'Oriente. Ma come non era possibile 26 G. DATTARI sante gr. 3,64 equivaleva a gr. 436,80 di rame o bronzo. Orbene, questa quantità di rame (gr. 436,80) la otteniamo pure facendo la proporzione tra il rap- porto che è risultato dalla dramma di mistura con il rame (: : i : 78) ed il voluto rapporto della dramma d'argento puro con il rame : : i : 120) cioè, 78 : 284,25 : : 120 :X = 436,8o. Questo significantissimo risultato, porterebbe a stabilire che ancora sotto Tolomeo XII il rapporto dell'argento puro e del rame era : : i : 120 ; perciò la dramma di cui parla il papiro ufficiale regolar- mente doveva contenere gr. 2,36 d'argento e gr 1,28 di lega (436,80 : 3,64 : : 284,25 = 2,36). Cioè a dire, quelle dramme, come i loro multi- pli, contenevano esattamente 65 7o d'argento e 35 7o di lega (0. § 3-° Se quanto abbiamo ora stabilito sulla metrologia di queste monete, lo si paragona con la teoria che da tempo venne stabilita e pubblicata dal dottor Hultsch <2), si troverà che le due teorie hanno la medesima orientazione. Anzi, i diversi punti di con- ci' imporre alla Fenicia un sistema monetario, interamente basato sul piede egiziano del deben, per la medesima ragione non era possibile imporre al secolare Egitto sede del governo, un sistema interamente dipendente dal piede F'enicio ; fu per questo che l'avveduto e saggio Filadelfo introdusse il nuovo sistema basato sopra due piedi ponderari. (1) Ciò prova quanto torto abbia chi afferma che le monete di mistura emesse nelle differenti epoche antiche sono delle monete di fiducia, oppure furono emesse per farle passare con lo stesso valore di quelle d'argento, mentre, come abbiamo precisato per l'epoca tolo- maica, le dramme ed i loro multipli erano spese ed accettate a seconda del loro valore intrinseco e niente di più ! (2) Hultsch : Op. cit. METROLOGIA DELLE MONETE DEI LAGIDI 27 tatto delle due teorie sono di buon augurio e la- sciano sperare che la metrologia delle monete di questa serie sia sul punto di avere una soluzione definitiva. Le due teorie si trovano d'accordo per ciò che riguarda il peso normale che dovevano avere un certo numero di monete (gr. 90,96; 45,48; 22,74; 11,37; 9,096; 4,55); ambedue concludono che i nominali dovevano appartenere a due piedi ponderari e sonò quasi d'accordo sul numero dei nominali di cui do- veva comporsi la serie delle monete di bronzo ^^\ Causa del disaccordo delle due teorie è il peso della dramma di rame, il quale per il dott. Hultsch doveva essere di gr. 3,64, per cui egli dovette adottare dei pesi normah imprestati da un talento dal quale ri- sultasse che gr. 3,64 era un divisore di quel talento. La mia teoria, non avendo bisogno di quel peso, ha ricavato i pesi normali da un altro talento. Quando il dott. Hultsch pubblicò la sua teoria, la cronologia delle monete tolemaiche lasciava an- cora a desiderare e il controllo dei pesi delle mo- nete, specialmente di bronzo, si riduceva all'esame di un numero assai ristretto di esemplari d'ogni sorta di conservazione i di cui pesi se in modo as- soluto non affermavano i pesi normali stabiliti dal dott. Hultsch, per sicuro non vi si opponevano. Questo fenomeno deriva dall'affinità dei diversi piedi ponderar! a cui appartengono i vari sistemi mo- netari dell'Oriente antico, combinata con l'oscillazione naturale e artificiale (per l'usura, oppure per l'ossido (i) Si osserverà che nel prospetto, la nomenclatura del dott. Huksch si ferma al nominale di gr. 3,64 (la dramma); ma certamente esistono moltissime monete di tutte le epoche dei Lagidi il di cui peso è molto al di sotto di gr. 3,64; per cui anche quelle monete devono occupare un posto. Stando alia metrologia adottata dal dott. Hultsch, quelle mo- nete dovrebbero occupare il posto dei pesi che ho messo tra paren- tesi [ ] ; tra questi si vedrà che vi fa parte la dramma di gr. 0,5685. 28 G. DATTARI che le ricopre ed anche per la ripulitura) delle mo- nete antiche; per tale fatto, i pesi medi che ne ri- sultano e specialmente quelli delle frazioni intermedie si prestano per accordarsi tanto a un piede ponde- rarlo quanto ad un altro. Così, mentre a certe fra- zioni, il dott. Hultsch assegna come pesi normali gr. 18,19; 14,55; 7,27 e 3,64; a quelle stesse fra- zioni io ho assegnato gr. 17,05; 13,64; 6,82 e 3,41. Dal canto loro i pesi medi delle monete risultano essere gr. 17,83; 14,99; 6,31 e 3,36; pesi, che si prestano benissimo a dare ragione tanto a una teoria, quanto all'altra. Nella pubblicazione del Corpus delle monete to- lomaiche riusci alquanto empirica la classificazione data ai nominali, poiché fu ricostituita a seconda del modulo e per ciò fare certi nominali inevitabil- mente furono classificati ad una frazione alla quale non appartengono. Ciò non di meno il gran numero di monete descritte in quella pubblicazione è d'aiuto considerevole allo studio della metrologia e, come si rileva dal nostro prospetto, i pesi medi risultati dalle monete descrittevi, confermano a meraviglia i pesi normali che le due teorie si accordano per as- segnare ai nominali dipendenti da quello maggiore di gr. 90,96 e, come ritorneremo a dire, confermano pure a meraviglia i pesi normali che ho stabilito alle frazioni dipendenti dell'altra moneta maggiore del peso di gr. 68,22 (divisori del talento babilonese). In appoggio dei pesi normali stabiliti dalla mia teoria, devo far rilevare, che alla testa dei nominali il dott. Hultsch pone una moneta di gr. 109,15 dalla qu*ale dipendono quelle di gr. 72,77 e gr. 36,38, ecc. E ben vero che questi due ultimi pesi sono quelli di certe singole monete dei tre maggiori moduli (tav. I, nn. i, 2, 3), ma quei pesi non risultano af- fatto dai pesi medi. METROLOGIA DELLE MONETE DEI LAGIDI 29 ì Se tutte le monete del maggior modulo (tav. I, n. i) del peso oscillante tra gr. 74 e gr. 105. de- vono essere classificate al nominale il di cui peso normale doveva essere di gr. 109,15, in questo caso mancano le importanti monete di cui il dott. Hultsch stesso ammette l'esistenza, assegnando loro il peso di gr. 90,96 (il deben), se non si vuole ammettere T im- possibile, cioè, che i nominali del peso normale di gr. 109,15; 90,96; 72,77 avessero tutti lo stessissimo modulo (tav. I, n. i)! Più sopra abbiamo detto che i pesi medi risul- tati dalle monete dipendenti dal nominale maggiore di gr. 90,96, nei hmiti del possibile, si accordano benissimo con i pesi normali che ambo le teorie hanno stabilito per quella serie di nominali. È dun- que giusto ammettere che i pesi medi delle monete dell'altro gruppo risultati in gr. 68,72; 34,63, ecc., trovino i loro pesi normali nei pesi assegnati dalla mia teoria in gr. 68.22; 341 1, ecc. (0. In tutti i casi, vi si prestano meglio dei pesi normali assegnati dal dott. Hultsch di gr. 72, 77, 36, 38, ecc. A quanto sembra, il dott. Hultsch fa derivare certi pesi normali dal talento di gr. 27288, mentre altri sembrano dipendere da quello di gr. 45480. Di maniera che, se tutti i nominah da lui stabiHti sono tanti divisori del talento di gr. 45480, una metà di essi non sono dei divisori del di lui talento di gr. 27288 2). Ciò non avviene coi pesi normali da me assegnati, i quali sono tanti divisori del talento (i) Non dubito che mi si concederà quanto affermo, poiché non credo giusto ammettere che sono esatti i pesi normali assegnati ^dalle due teorie a quella parte delle monete il di cui peso medio corrisponde al normale stabilito e negare il medesimo per il resto delle monete i cui pesi medi rispondono ai pesi normali stabiliti nella mia teoria. (2) Sei nominali, sono dei divisori di quel talento, mentre otto non lo sono. 30 G. DATTARI babilonese (gr. 341 1), fenicio (gr. 45480), tolomaico (gr. 21830) accanto a quello di gr. 27,288 menzio- nato dal dott. Hultsch. in quanto alle divisioni del deben in 8 kite, 5; 4; 2'/,; i 7j i 7, ; i; */, e '/^) come risultano dalla teoria del dott. Hultsch, senza pretendere di condannarle e dire che esse sono delle divisioni impossibili, dico solamente che mi sembrano meno adeguate di quelle che risultano dai pesi nor- mali da me stabiliti cioè, in '' \ dì deben 7.; Vs'f Vj V.e. ecc. METROLOGIA DELLE MONETE DEI LAGIDI 31 CONCLUSIONI. — La dramma di rame, di cui parlano i papiri doveva avere un valore e peso di gr. 0,5685. — Il rapporto delle due dramme (argento e bronzo) doveva dipendere dalla maggiore o mi- nore quantità contenuta nelle monete (dramme, didramme e tetradramme). — A partire dal 270 a. C. circa, regnando To- lomeo II e fino alla conquista romana, i nomi- nali di bronzo appartenevano, parte al piede ponderario del deben e parte a quello del ta- lento babilonese. — Se la mia teoria avrà la fortuna d'incontrare Tapprovazione dei numismatici, il merito toc- cherà alla pubblicazione del Corpus delle monete tolomaiche, il quale mi ha fornito l'abbondante materia' per lo studio della metrologia, facilità che non ebbero coloro che prima di me s'in- teressarono di queste monete. Se al contrario la mia teoria meriterà il cestino, mi consolerò nel detto : Errare humantim est. Cairo, ig ottobre, igii. G. Dattari. 32 G. DATTARl PROSPETTO DEI PESI MEDI DELLE MONETE DI BRONZO DEI LAGID PESI MEDI DELLE MONETE DI BRONZO DEI T L M E I (a) PESO ; NORMALE MODULO II III IV V VI VIII XIII CLEO- PATRA VII MEDIA DEI PESI MEDI -\ 100 1333 640 800 IO 8 2 4 36.38 ? 1250 2% »50 200O 960 1200 — j I'/. 2'/. 22,74 1200 2000 1 V. 200 2666 1280 1600 5 4 I 2 18,19 ? 2500 1% 250 3333 1600 2000 4 — — l'U 14,55 ? 3125 i'/. 300 4000 1920 2400 - 2V... — 'V. 11.37 1400 4000 > 375 5000 2400 3000 21/.. 2 — I 9,096 3000 5000 4 500 6666 3200 4000 2 - — 4 / 5 7,28 •? 6250 . s 600 8 00 3840 4800 - iV:, — 'U 6,06 ? 75CO 750 lOOOO 4800 6000 — I — 4>55 6000 lOOOO s 1000 13333 6400 8000 I — — 3,64 {b) ? 12500 /^4 1500 20000 9600 12000 — — — — [2,274] 12000 20000 '/.« 20C0 26666 12800 I60CO — — — — [1,82] 7 25000 3000 40000 19200 24000 — — — — [1.137] 24000 40000 !••. 6000 80000 38400 48000 — — — [0,56851 48000 80000 240 300 480 600 960 I200 1500 1920 2400 3000 3600 4800 6000 9600 12000 19200 38400 andi quantità si rinvengono in Egitto. Una parte dei pesi medi risultati dalle monete ^nispondono ai nominali accompagnati da * e di cui dò qui sotto il risultato. nte è di gr. 97,50; la più leggiera di gr. 82), Corpus, n. i, 2, 3, 4, tav. XVII. 19, tav. XXIX; n. 17, tav. XXXVL 12, tav. XXIX. ao, tav. XXIX; n. 18, tav. XXXVI. f IO, tav. XLVIII. 14. tav. XXXIX. 14, tav. XLVIL 28, tav. LVI. V. I di questo studio. i numero è assai ristretto anche nel Corpus. mderario del Deben. I numeri 2, 4, 6, 7, io, 13, 15 appartengono al gruppo delle monete uppi e si confà ad ambo. 34 G. DATTARI MONETE DI BRONZO CHE VENGONO TROVATE IN EGITTO Tav .11(1), i; III, w IV, u V, n VI, » vili. » X, » XI, II XII, 11 XIII, M XIV, W XVII, w XIX, » XX, » XXIII, JJ XXV, » XXIX, II XXX, )» XXXV, H XXXVI, II XXXVII, II XXXIX, II XL, II XLII, II XLVII, II XLVIII, II LI, II LVI, II LIX, jj LXI, » LXtl, Ij LXIII, H LXIV, "•' 8, 9, 31, 32, 33, 35, raramente (2) i n.' 25, 30. „ 12. » 13, 14, 15, 16, 17. I, 25, 26. „ 16, 17, 18. dal n. 2 al n. 18. dal n, I al n. 21. n-' 3» 9, 13. 16, 17, 20, 21, 22. „ 17, 18, 19, 21, 23, 24, 25. „ 18, 19, 20, 21, 22, 23, 24, 25, 26. „ 7, 9, IO, II, 12, 13, 14. dal n. I al n. 21. n.' 4, 5, 7, 12. raramente 20, 21. „ 19, 20, 24, 25. 23. n.' 12, 13, 14, 15, 16, 19 a 26. „ 12, 13, 14. „ 6, 7, 8, 9, IO. » 17. 18. „ 2, 4, 7, 8, IO, li, 12, 13. raramente 16, 19, 20, 21, 22, 23. „ 16, 17, 18, 19, 20, 21, 22, raramente dal 4 al 12. ., IO, II, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, raramente 24, 25. raramente 16, 17, 19, 20. n.' 9, IO, II, 12, 13, 14, 15, raramente 4, 5, 6, 7, 8. „ 8, 9, IO, II, 12, 13, 14, raramente 7. „ IO, II, 12, 13, 14, 15, 16. raramente 23, 26, 27, 28. n.' 29, 30. raramente 30, 31, 32, 33, 34, 35. n.' 28, 29, raramente 26. Il h 2, 3» 4. 5> 6, 7, 8. dal 6 al 21 e dal 23 al 28. (i) Si riferisce alle tavole del Corpus delle monete tolomaiche. (2) Per raramente intendo dire monete trovate alla spicciolata, mentre le a!tie monete vengono trovate in Egitto in Mirandi qtianiiià, specialment-- nell'Alto Egitto. DEUX TROPHEES ROMAINS (PlANCHES II ET III). L'intérèt special du sujet traité dans le présent mémoire exige que je rappelle tout d'abord en quel- ques mots, les phases principales de l'occupation de la Bretagne par les Romains jusqu'au temps de Néron. Le premier Romain qui envahit l'ile était, comme tout le monde le sait, Jules Cesar, qui y fit une expédition de reconnaissance, l'an 55 avant J. C. L'année suivante, il entreprit une expédition plus systématique et vainquit, après une résistance cou- rageuse, Cassivelaunus, roi des Bretons. Ayant exigé un tribut. il quitta l'ile, et, pendant les quatre-vingt dix-sept années suivantes, les habitants ne soufiVirent aucune molestation. Mais, l'an 43 de notre ère, Claude y envoya Aulus Plautius qui prit Camalodunum, la ville capitale du vieux roi Cunobelin, et vainquit ses fils Togidumnus et Caradoc. Il conquit les tribus des Trinobantes, Iceni, Coritani, Belgae et Brigantes. Seuls les Silures, dans les montagnes de l'ouest, ré- sistèrent avec succès. Les Romains fortifièrent et agrandirent les villes de Camalodunum (Colchester), Verulamium (S' Albans) et Londinium (Londres). Mais le mécontentement existait toujours parmi les Bretons, et pendant le règne de Néron, l'an 61, tandis que Suetonius Paulinus, gouverneur de la province, combattait contre les Silures, urfe insur- rection dangereuse celata. L' instigatrice en était 36 O. SKLTMAN L'Étendard du Qénéral. — Hauteur 41 centiniètres. DEUX TROPHEES ROMAINS 37 Boadicée, la reine des Iceni. Rendue furieuse par des outrages personnels, elle excita ses sujets à at- taquer Camalodunum. A3^ant brulé la ville et mas- sacré les habitants romains, les hordes barbares se précipitèrent sur la légion de Petillius Cerealis qui venait à leur secours. L'attaque étant imprévue, la légion fut détruite, à Texception de la cavalerie qui s'enfuit. Cependant, les Romains regagnèrent bientòt leur prestige perdu. Ils anéantirent les Bretons, daos une bataille sanglante, et Boadicée se suicida pour échap- per à la honte de la captivité. L'epoque de Néron fut paisible, à l'exception de quelques légères commotions sur les frontières d'extrème Orient. Nos antiquités proviennent de la mènie source ^", et à l'étendard est attaché un mé- daillon avec la tète de Néron. Il est donc raison- nable de supposer qu'elles furent perdues dans la seule défaite de ce règne, celle de l'armée de Pe- tillius Cerealis. L'Etendard du General. L'unique enseigne militaire se compose de quatre couronnes de laurier superposées. Au-dessus de la plus grande, se trouve un arrangement de barres, dont la forme suggère le pédiment d'un tempie. Ces couronnes sont proportionnées exactement, et, si on pouvait les détacher, la quatrième, qui est la plus pe- tite, remplirait parfaitement le centre de la troisième, la troisième celui de la seconde, et celle-ci celui de la plus grande. La circonférence intérieure de la dernière est munie d'un rebord étroit. Dans son (i) Elles viennent de la coUection de feu M. Forman, et>c'est très significatif que ce collectionneur, en 1827, ait fait des excavations dans e corate d'Essex, dont Colchester (Camalodunum) est la ville principale . 38 O. SELTMAN centre, fut fixé le médaillon (PI. II), que je viens de mentionner et dont j'ai déjà écrit quelques mots dans la Rivista II. di Num. ^^). C'est un sesterce de Néron dans un larga cadre avec quatre moulures concentri- ques sur un coté; Tautre còte, un peu concave, est sans moulures. Sur le revers, se trouve une tète lauree de Néron à gauche avec la legende NERO • CLAVDIVS • CAESARAV(yllVIPTR-POTP-P- On a effacé le type originai de Tautre coté pour y graver le type nou- veau d'un vainqueur dans un quadrige. Il tient dans la main droite une couronne, et une palme dans la gauche. La couronne, la palme, les rénes, les freins, comme aussi la téle et les mains du triomphateur, sont incrustés en or ; sa robe et les roues du char sont en argent. Sous les chevaux on voit cinq lignes gravées de différentes longueurs pour indiquer la terre. Quelques petits fragments de Tincrustation sont perdus, et les traits de la figure sont un peu endommagés. Autrement cette belle oeuvre est d'ex- celiente conservation. On note spécialement le fin dessin des chevaux. lls sont incrustés en argentum nigrum ou quelque autre matière noire, pour imiter la couleur naturelle. C'est d'un genre tout-à-fait nou- veau et unique. On avait suppose qu'il n'existait pas de mé- daillons entourés d'un large cadre à moulures d'a- vant le règne de Trajan. Mais, l'année dernière, M.*" Francesco Gnecchi a publié une pièce de ce genre appartenant au régne de Néron (2). (i) 191 1 Fase. Ili, pag. 407, etc. (2) Procès-Verbaux et Memoires du Congrès Internalional de Nttmis- malique de Bruxelles {La medaglia presso i romani, pag. 23, pi. II, 4). Dans le 1^' fascicule de la Rivista llal. di Numism., Mr. Gnecchi, en reproduisant l'étude que nous venons de citer : La medaglia presso i romani, ajoute une nouvelle pièce de Néron ornée d'un grand cercle (voir pi. I, n. 3) appartenant à sa coUection. Malheureusement la pièce DEUX TROPHÉES ROMAINS 39 Cette médaille remarquable se trouve au musée de Berlin, et M/ Regling a bien voulu donner à son sujet, les renseignements suivants: « Der Nero Kon- « gressakten 1910, Taf. II, 4 ist zweiseitig, Revers: « S • C • ROMA sitzende Roma links. Das Stueck ist « nicht eine in einen Rahmen gesetzte Grossbronze, « sondern es ist aus einem Stueck: die Stempel einer « Grossbronze sind auf einen sehr breiten, reich pro- « fìlierten Schroetling abgeschlagen ; beim Abschla- « gen haben aber die Stempel nicht genau die.Mitte « des Schroetlings getroffen, sondern der Avers- " stempel ist etvvas zu weit nach rechts unten, der " Reversstempel zu weit nach links unten gekommen. « Das untere Loch geht durch, im oberen sitzt noch u der antike Nagel w. L'existence de ce clou tend à supposer que le médaillon fut attaché au bàton d'une enseigne. Mais beaucoup de médaillons portent des traces de cette nature. Sans doute, ils s'employèrent souvent pour orner d'autres objets — rarement les étendards, à en juger par les monuments qui nous montrent les grandes enseignes munies de petits disques cu bou- cliers ronds, dont le centre est souvent occupé par un buste de face. Nous verrons pourtant que notre petite enseigne est d'un caractère special. Du reste, il serait dangereux de dogmatiser sur ce point, car les petits détails de tels monuments ne sont pas toujours soignés. Le diamètre du médaillon de Berlin est de 55 milk Celui du nòtre est de 80 milk Ainsi, il ex- cède les plus grands exemplaires connus (0. Évidem* n'a plus de revers car elle a été anciennement creusée, parait il pour reduire la médaille à l'état de boite, comme c'est le cas pour d'autres pièces du ménie empereur). (i) Voyez p. e. Cohen : Médailles ImpériaUs, t. II, pag. 265 et Roman Médaillons in The Btit. Mus., pi. XII. 40 O. SELTMAN ment on a choisi le plus grand qu'il y eùt ; mais ce fut toujours un peu trop petit pour le diamètre de la grande couronne de l'étendard. Voilà pourquoi on a employé un moyen special d'attaché cornine je vais l'expliquer. Il faut noter d'abord que le médaillon berlinois est une chose massive, dans laquelle médaille et cercle ne font qu'un. Ce qui est aussi probablement le cas pour le nòtre. On a tourné les moulures au tour et, après avoir chauffé le flan, on y a frappé les types d'un sesterce, comme on l'a fait pour celui du musée de Berlin. De plus le type du revers ne s'accordant pas probablement avec les choses mili- taires, on en a enlevé le centre, pour le remplacer par une médaille faite exprès. L'action du feu ayant gate un peu la surface du metal (comme elle a gate un peu celle du médaillon de Berlin), on a repassé le cercle par la machine, avant d'y insérer la médaille neuve. Quelques experts avaient suppose que notre médaillon appartenait à une tonte autre epoque, celle du bas-empire. Cette supposition est refutée par la pièce du musée de BerHn. Le diamètre de la mé- daille centrale de cette dernière est exactement le méme que celui de la nòtre, et c'est le diamètre du cercle perle des sesterces de Néron — ni plus, ni moins. Donc, la médaille, que l'on a enlevée, est du temps de Néron, et le grand cercle l'est aussi. Supposer autre chose serait échanger le probable — on oserait dire, le certain — pour le contraire. Cette observation est fortifiée j^ar une autre de nature technique. Les types des monnaies impériales, y com- pris les contorniates, sont placés droit, comme t t ou t 4^. Mais cette régularité de position n'est pas encore invariable sous les empereurs de la descendance d'Auguste. Les types de notre médaillon et du médaillon DEUX TROPHÉES ROMAINS 4I de Néron du musée de Berlin sont placés irrégu- lièrement t -». N'est-il pas probable qu'un gra- veur de la basse epoque eùt évité cette irrégularité à force d'une longue habitude ? Et que nos lecteurs étudient l'art de ce graveur. Serait-il possible que la plus basse epoque de l'art romain eùt pu créer ces charmants chevaux ? Je ne le pense pas. Le « vainqueur » en quadrige n'est pas le vainqueur des courses du temps de Constantin; mais le prince victorieux, type monétaire commun depuis Auguste. Quant aux incrustations des contorniates, je fie con- nais que quelques lettres et feuilles en argent blanc au champ de plusieurs exemplaires. Mais où trouver l'or et l'argent noir de notre médaillon? Méconnais- sant son caractère unique, on a cherché vainement des cas analogues. Nous reparlerons du reste du médaillon un peu plus tard; ici nous nous conten- terons d'ajouter que, gràce à cette manière d'in- sertion commode, la médaille pouvait étre, à l'occa- sion, remplacée facilement par celles d'autres empe- reurs, tandis que le cercle pouvait rester permanent. La méthode dont on se servait pour attacher le médaillon était ingénieuse. Dans cette mème col- lection, on a trouvé aussi un anneau de bronze dont le poids et le diamètre correspondent à ceux du médaillon. Trois petites bagues font partie de l'an- neau, et correspondent par leurs positions à trois petites marques sur le revers du médaillon. Evidem- ment l'anneau était soudé à celui-ci, et des cour- roies ou cordes passaient par les bagues pour ètre attachées à l'enseigne (tav. Ili, fig. i et 2). Le bàton en bois de l'enseigne n'existe plus. Mais on a trouvé, dans la mème collection, une pointe de fer forge à trois fils, qui n'est autre que la pointe inférieure qui servait à planter cette en- seigne en terre (tav. Ili, fig. 3). 42 O. SELTMAN On peut diviser les signa en deux classes, les étendards légionnaires, et ceux, d'ordre subordonnc, appartenant aux cohortes et manipules. Il n'en exi- stait qu'un genre de la première classe au temps de la république, c'était l'aigle ; pendant l'epoque imperiale, deux — l'aigle et Vimago. Sur les autres enseignes on placait quelquefois le nombre du corps militaire, p. e. COH • V • sur une plaque d'ar- gent trouvée dans un fort romain près du Rhin, La multiplicité du détail des étendards romains, tels que nous les voyons sur les reliefs, est étonnante. On serait tenté de conjecturer que, en l'absence d'uni- formes de régiment, cette diversité servait à distin- guer les différents corps militaires. Nous connais- sons un assez grand nombre de leurs appellations, mais les variations de ces reproductions sculptées sont plus nombreuses que les noms connus, et il n'est pas toujours facile de les identifier. On éprouve cette difficulté par rapport à notre enseigne. Au premier abord on est tenté de la con- sidérer comme un des deux étendards légionnaires, l'imago, à cause de la téte de Néron sur le médail- lon. Mais cette téte est reléguée au rang secondaire, au revers du médaillon. Il est à supposer, aussi, que Viniago ou étendard imperiai, n'était pas moins im- posante que ces enseignes que nous voyons sur les reliefs. Notre .enseigne est, au contraire, de dimen- sions modérées et de poids léger. Elle ne pese que 2 kgr. 007 grs. y-compris le poids du médaillon, de l'anneau de bronze et de la pointe en fer, qui était fixée au bout du léger bàton de bois. A quelle troupe attribuer une telle enseigne ? Je dirais, de préférence à la cavalerie. Un signifer à cheval étant obligé de guider son cheval de la main droite, il ne lui restait que l'autre main pour porter le vexillum, enseigne de la cavalerie. Cette DEUX TROPHÉES KOMAINS 43 supposition est contredite par le fait que la cavalerie de la légion de Petillius Cerealis se sauva par la fuite et sauva vraisemblablement ses vexilla en méme temps. Mais nous lisons dans les auteurs à propos du vexilhim du chef de l'armée, qu'il était place sur sa tente, pour appeler les soldats aux armes. Du reste* choisir, pour ce but, l'étendard des cavaliers était juste, les hauts officiers romains, comme les nótres, étant montés à cheval pour les marches. Pour la génèse et la classification d&s.- signa militaria nous renvoyons nos lecteurs à l'excellent article de M. A. I. Reinach, Dictionnaire des Anti- qiiités. Saglio, tome 4""% p. 1307, etc. lei nous nous nous bornerons à dire quelques mots au sujet de cet étendard personnel. L'existence du drapeau du commandant s'expli- que d'elle-mème. Il fallait une enseigne particulière pour appeler aux armes, car l'armée ne put se passer des siennes. Plus personnel encore était le vexillttm d'honneur offert à quelques chefs d'armée victo- rieux (i). Selon Xénophon (2), c'est Cyrus qui aurait in- venté l'enseigne personnelle des hauts officiers d'ar- mée. Elle flottait sur leurs tentes, de sorte que les adjudants du roi pouvaient les trouver t>.v tép3cp.o,-^ l'Aov^ p-jp^a^ expriment et la matière et les objets qu'on en fait. Donc, X'^w^ dans le sens d'une espèce de drapeau de toile semble s'accorder avec le genie de la langue grecque. Sans doute Temploi du mot dans ce sens était rare, et peut- ètre notre texte en est-il le seul témoin. La théorie est confirmée par la genèse du mot, qui paraìt ètre d'origine sémitique, car Joseph a dit : X^^òv tÒ Aivov 'h'J.€iq xaXouj7,£V (0. Cesar écrit, en nous racontant ses campagnes gauloises, qu'il appelait les soldats aux armes à l'aide du vexilhmi et de la tuba. Pour rendre plus visible le vexillum, on y attacha la bannière rouge dont parie Plutarque. C'était probablement en toile, de forme étroite et longue, pour la faire flotter vigou- reusement au vent, et appeler ainsi l'attention dans (i) Josephus, lib. HI, cap. VII, 2. — Le mot fran^ais drapeau, di- minutif de drap, présente un cas analogue, car il signifie drap, tout simplement, dans la vieille langue. De méme, en anglais " cloths „ sont des draps, et " clothes „ des vètements; " flannels „ exprime de la fla^ nelle, et aussi des vètements de flanelle. DEUX TROPHEES ROMAINS 45 Taire relativement petite qu'occupait le champ de la légion romaine. Il est naturel qu'on ne trouve pas de telles ban- nières sur les monuments : leur longueur n'étant commode ni pour les reliefs ni pour les monnaies. Aussi ces monuments étaient-ils réservés aux éten- dards de la légion portés dans les batailles et les triomphes. Notre enseigne légère n'est pas de cons- truction assez forte pour resister aux chocs de l'at- taque et de la défense. Mais le manque du poids ne contredit pas son emploi comme l'un des deirx insi- gnia de Vofficittm d'un chef d'armée, le vexilhim, qtiod erat insigne, quum ad arma conciirri apporterei <^'. Et cette bannière, ou banderole, comment s'at- tachait-elle ? Évidemment au moyen des trois cou- ronnes au-dessus des barres, qui servaient d'anneaux pour 3' passer des cordes se rattachant lortement à la banderole. Il est probable que la petite barre centrale servit aussi de point d'attaché. De cette sorte, la largeur de la bannière peut avoir été de dix-huit centimètres. Le petit drapeau carré, attaché à la barre trans- versale, qui se voit sur les monuments, aurait été peu visible mème à courte distance, et il n'expli- querait pas, comme je viens de dire, l'arrangement des trois objets annulaires au-dessus de la barre. Du reste, si Ton préfère ce drapeau au mien, je n'y insisterai pas. Pendant la marche, le transport des effets du chef et des officiers de l'armée dut s'effectuer par un convoi de véhicules ou de bètes de somme, et, sans doute, tout fut perdu dans la défaite désastreuse. Les barbares, incités par l'espoir du butin, commen- cèrent probablement par attaquer les bagages, dont (i) Caesar, Bell. Gali. Lib. II, 20. 46 0« SELTMAN les gardes, pendant la marche dans une contrée dif- ficile, ne purent offrir qu'une faible résistance. Un Breton, ébloui par les métaux précieux dont resplen- dissaient les insignes du general, les enleva et s'esquiva à quelques distance de la mèlée, pour les enfouir hàtivement dans l'intention de venir les re- prendre plus tard. Les enseignes de Tarmée furent capturées dans la bataille, et passèrent dans les mains de chefs bretons, qui, à la fin de la guerre, furent obligés de les rendre aux vainqueurs. Mais les insignes du general restèrent cachés, car le bar- bare — tue peut-ètre .dans la dernière bataille de la guerre — n'a pu venir les reprendre. Sans doute, est-ce là un compte-rendu imaginaire sous plusieurs rapports ; mais il paraìtra naturel et simple. Une dernière raison pour attribuer Tenseigne dont il s'agit personellement au chef de l'armée est le type méme du médaillon, représentant un vain- queur dans un quadrige. Il est vrai que les grands triomphes à la fin d'une guerre victorieuse de cette epoque furent surtout reservés aux empereurs; aussi le vainqueur représenté est-il probablement l'empe- reur. Mais, dans un sens general, il faut reconnaìtre qu'aucun type ne saurait mieux convenir comme omen faiistiim pour l'étendard d'un chef d'armée. Et si l'étendard appartenait à Petillius Cerealis, on comprend que le médaillon avec la tète de Néron soit un peu use. Le rebord intérieur de la grande couronne indique qu'il y a eu, avant le nòtre, au moins un autre médaillon, qui avait été soudé soli- dement a ce rebord. Conséquemment. l'étendard avait appartenu à un ancètre de Petillius et, en « trophée de famille », ornait, sans doute, sa maison depuis longtemps, la possession de tels insignes flattant Torgueil de famille. Supposons que la tcte du pre- DEUX TROPHEES ROMAINS 47 mier médaillon fut celle d'Auguste. Naturellement on ne la changea pas avant que Petillius fut envo\ e en Bretagne comme légat. Alors, en hàte, il donna l'ordre de la remplacer par une médaille de l'empe- reur actuel datée de la première année du règne (i. e. Tribunitia Potestate, ou TR • POT • avec le nombre I sous-entendu) comme la période la plus marquante. Mais leur fort relief et leur poids firent que l'usure de ces pièces fut rapide, et, qu'après une circulation de six ou sept ans (nous parlons de l'an 6i), il n'en existait que des exemplaires assez frottés.'Aussi l'incrustateur du médaillon dut-il choisir volontiers un exemplaire relativement use, car il était obligé d'en effacer complètement le type du revers, avant d'y mettre l'image d'or et d'argent, et l'usure facilitait son oeuvre. Notre vexilhim est la seule enseigne complète qui existe. Cependant quelques petits fragments de cet ornement militaire ont été retrouvés. Dans Schreiber's Atlas "* est representée une plaque d'argent portant les abréviations COH • V et un disque d'argent figurant un empereur ou general debout sur un monceau d'armes. On a trouvé ces restes dans une fortification à Niederbiber près de Neuwied aux bords du Rhin. Au musce de Londres, se volt — à còte d'une copie de notre étendard — une main de bronze fragmentée (", et on conjecture que ce fragment a pu faire partie d'une enseigne. Mais si, comme notre vexilhim, elle avait été portée sur un bàton d'ensei- gne, il aurait fallu deux choses qui lui manquent: un rebord en bas, et quelques traces des clous qui l'at- tachèrent au bàton. Ce fragment est d'une grossiè- (1) PI. XIII, 1-3 (2) Saglio, Dictionu. dts Anliquités, article signa militaria, p. 13 13. 48 O. SELTMAN rete de fabrique bizarre, et le metal étant tout mince, il ne possedè aucune force de résistance contre les chances d^une campagne. Ne serait-ce pas un objet votif? Près de cette main, se voit aussi une colonnette cannelée de bronze sur laquelle on a place un petit sanglier (2). Ce dernier est détaché. La hauteur de la petite colonne est de vingt-deux centimètres en- viron. À part sa grandeur réduite, elle ne rappelle pas la forme d'une enseigne. C'est probablement un pied de lampe. Je n'ai pas pu voir Toriginal du dessin figurant sur la mème page du dictionnaire de Saglio. Mais la théorie qui veut que ce soit un signum, ne paraìt pas assez bien fondée. La forme de la partie infé- rieure et la position horizontale de Tanneau d^atta- che indiquent que l'objet ne fut pas porte sur un baton, mais fìxé sur une chose piate. Peut-étre avait- il été attaché, comme enseigne, au mur d'une ta- verne ou boutique dite « ad capricornum » (2). En outre, on a vendu, il y a quelque temps, dans une vente de Londres, le bras d'une petite statuette (probablement une Victoire), tenant une plaque d'argent avec le numero d'ordre d*une cohorte, qui faisait, sans doute, partie d'une enseigne. Ce petit fragment a été adjugé à un prix élevé. Passons maintenant à l'autre insigne. (i) Ibidem, pag. 1312. (2) Pour les cas analogues v. Saglio, t. 4."'«, pp. 1333 et 1334. DEUX TROPHEES ROMAINS 49 La Chaìse du General. La Sella est en forme de chaise pliante. Les pieds ont, à leurs bases, des sabots d'animaux, et, aux autres extrémités, des petites tètes de Silène. Pour la rendre plus commode à transporter, on a imaginé un mécanisme fort ingénieux; trois des quatre barres transversales sont articulées à leurs centres par des gonds; la quatrième est divisée et ouverte au milieu. Par ce moyen, le siège portatif plié une fois d'après la manière usuelle, est replié verticale- ment au centra, en rapprochant les quatre pieds. La chaise ainsi pliée occupe peu de place. Deux des barres sont intactes; une partie des deux autres 50 O. SELTMAN manque. Deux des gonds sont toujours là, et les pieds sont complets. Etant donnée la nature corro- sive du metal — le fer — Tobjet se trouve dans un bon état de conservation d) (ved. tav. Ili, fig. 5). Toutes les parties visibles de la sella — e. a. d. les yieilles tétes et les deux barres inférieures (les barres supérieures étaient couvertes et cachces par le coussin pose au-dessus) sont ornées, excepté du coté intérieur des pieds qu'on ne voit pas, d'une décoration d'un caractère unique. L'artiste, qui a dù consacrer beaucoup de temps à cet ouvrage, a d'a- bord couvert le fer d'une conche d'argent que le temps a rendue noire. Ensuite, il a creusé le dessin (i) Le mécanisme de la chaise peut étre décrit avec plus de détail de la manière suivante : La sella ouverte ressemble à un pliant ordi- naire, et les deux parties latérales ont la forme de la lettre X jointes à l'intersection par un grand rivet. Les extrémités supérieures et infé- rieures des deux X sont jointes par quatre barres, comme un pliant moderne. Quand la chaise est pliée, chacun des deux X devient à-peu- près un I, vu de coté; et vue de devant, la chaise ressemble à la fì- — toujours comme un pliant moderne (chacune des deux gure barres horizontales de la figure est faite de deux barres, dont Fune cache l'autre). Pour rendre la chaise plus commode pour le transport, on a eu l'idée de la faire replier sur elle-méme en mettant des gonds (ou plutòt des rivets tournants) dans la partie centrale des barres horizontales inférieures et supérieures. Ainsi les deux X, pliés, s'ar- rangent l'un le long de l'autre, présentant à-peu-près la forme de deux II vue de còte; et vue de devant, la chaise présente à-peu près la forme de |z:. Le mécanicien qui a inventé cet arrangement y a fait ■preuve d'une grande habileté. Évidemment, il aurait pu faire replier la chaise en coupant en deux l'une des barres supérieures et l'une des inférieures, et en employant des gonds pour les deux autres. Mais de cette manière la chaise aurait perdu sa stabilite. Pour cette raison il a été obligé d'employer des gonds pour Tune et l'autre des deux barres inférieures, comme on voit dans la fig. 6 « de la planche III. De cette sorte la chaise se replie dans la direction indiquée, jusqu'à ce que les deux jambes gauches se placent le long des deux jambes droites comme la ligne perlée les montrent (fig. 6b). Une des deux barres supérieures seulement est munie d'un gond, et l'autre a été coupée en deux. C'était nécessaire, parce que en employant des gonds pour touies les deux, ou n'aurait pas eu un pian plat pour mettre le coussin. DEUX TROPHEES ROMAINS 5I dans Targent et l'a rempli d'un alliage d'or et de cuivre. Le dessin est varie et beau, et l'ornement du bouclier appelé TÀ\Tr, qui en fait partie lui donne un caractère militaire (tav. Ili, fìg. 4 et 8). À part son importance historique, le matériel de la sella en fait un objet d'un intérét tout special. Gomme antiquité en fer très artistique de cette gran- deur, elle est absolument unique. On a des armes de fer, des casques et quelques autres objets; mais rien d'aussi beau ni d'aussi grand ('>. C'est proba- blement à sa couverture d'argent, lequel est moins corrosif, que nous devons sa bonne conservation. Il est certain que des sièges pliants s'emplo- yaient dans les maisons des anciens, de mème que dans les nòtres. Pourtant il n'est pas difficile de montrer que notre chaise remplissait la haute fonction de la sella castrensis d'un chef d'armée. Avec ses belles incrustations d'or et d'argent la sella a dù ètre un objet vraiment splendide et digne de figurer comme le siège d'office d'un general. Pour faire de longues campagnes, elle devait ètre forte, et on a ainsi choisi pour sa construction le metal le plus solide — le fer. Mais le siège du general devait aussi ètre facilement porte et occuper peu de place. De mème, notre sella par son mécanisme remplissait cette condition. Le motif principal de la décoration, savoir le bouclier, parie également en faveur de son caractère militaire. Nous avons sur les anciens reliefs et sur les monnaies assez de reproductions des sellae castrenses. Citons, par exemple, les sestertii et aurei de Lucius Vérus avec la legende REX • ARMEN • DAT • oìi l'empe- (i) Farmi ces petits objets d'art en fer, je mentionnerai une clef de la maison de Diomede, à Pompei, décorée d'incriistations fines d'ar- gent, et un petit vase, trouvé près de Mayence, dont le plateau supé- rieur est enrichi de filets d'or incrustés. 52 O. SELTMAN reur est assis sur une chaise tout-àfait semblable à la nòtre (voir la pi. Ili, fig. 7). Je remarquerai aussi le bas-relief que Constantin le Grand a transporté de l'are de Trajan au sien. La sella de ce rélief est exactement comme la nòtre ; avec cette seule dif- férence qu'elle est ornée de tètes de bélier, au lieu de tètes de Silène (fig. 7 de la pi. III). Notre planche II, reproduit d'autres monnaies avec la sella castrensis, et on remarquera que sa forme ne varie pas. Le siège du general, comme son enseigne, est unique. Au musée de Naples se trouve la célèbre chaise de bronze, qui a été décrite comme sella ai- ndis dans le catalogne du musée. Mais ce titre n'est pas exact, car la sella curulis était richement ornée d'ivoire. Au Louvre se voit une petite chaise pliante, couverte d'argent battu. Elle est d'une epoque po- stérieure à celle de notre chaise, et vient, très pro- bablement, comme aussi le siège du musée de Naples, de la maison d'un riche Romain. Dans un cimetière, au nord de l'Italie, on a trouvé les charpentes de deux sièges de fer de fabrique lombarde. Elles sont maintenant au musée national de Rome. Voilà les seuls insignes mihtaires qui nous re- stent de l'empire romain. Berkhamsted, Angleierre. Ociobre ipii. Coventry O. Seltman. PS. — Je tiens à exprimer ici mes remercìments chaleureux à Monsieur Frédéric Alvin, Conservateur du Cabinet de médaiilcs de Bruxelles, pour l'aide qu'il a bien voulu me préler en revoyant la ré- daction fran^aise de mon article. UN'OFFICINA MONETARIA " PROVISIONALE „ IN ROMA L'officina monetaria pontificia prima che trovasse in Roma, per volere di Alessandro VII, asilo defini- tivo dietro la basilica vaticana, peregrinò da una sede all'altra. Nell'archivio di Stato di Roma ed in quello Vaticano si conservano dei contratti interve- nuti fra privati e la Reverenda Camera Apostolica, che attestano come diverse case siano state prese in affitto, in differenti periodi di tempo, per stabilirvi appunto la zecca pontificia. Delle varie sedi che questa ebbe nella città di Roma, ci stiamo ora occupando in un lavoro, il quale ha per base esclusiva documenti d'archivio; a titolo di saggio diamo intanto alla luce il frutto delle ricerche relative ad un'officina provvisoria, che nel 1735 venne aperta in via dei Coronari. * Il Vettori ed il Moroni (0 accennano a questa succursale della zecca pontificia, che funzionò mentre era aperta anche quella vaticana ; ma l'accenno è quanto mai vago. A tutta prima può sembrare strano che si stabilisse una succursale lontano dall'istituto principale, anche se a giustificazione s'invochi il fatto che sul momento la zecca al Vaticano, già so- vraccarica di lavoro e non troppo vasta, non potesse eseguire commissioni straordinarie; perchè, come pel passato, col crescere delle necessità dell'officina, si erano venuti ad occupare nuovi locali adiacenti alla (i) Vettori: Il fiorino d'oro illustrato, ecc., pag. 463. — Moroni:. Dizionario Ecclesiastico, sub voce Zecca. 54 AUGUSTO TELLUCCINI zecca stessa, questo si sarebbe potuto fare anche nel 1735. Sappiamo infatti che al fabbricato desti- nato per uso della zecca da Alessandro VII, altri minori ed a quello contigui n'erano stati aggregati in processo di tempo, e che ancora nel 1796 mon- signor miaggiordomo ebbe a chiedere al tesoriere generale dei nuovi locali « vicino alla zecca [vati- cana] per situare li torchi per la battitura della mo- neta di rame » (0. Unicamente esaminando documenti del tempo, noi troviamo la ragione che determinò l'apertura di una succursale della zecca ed il motivo per cui essa venne aperta in via dei Coronari. Siamo ai tempi del pontificato di Clemente XII, sotto il cui regno, durato circa dieci anni, furono battute ben trecentotrentanove diverse specie di mo- nete (2) e le zecche papali non ebbero quindi da stare in riposo. Il perchè poi la nuova officina fosse stata proprio impiantata in via dei Coronari, si spiega quando si pensi che colà risiedevano i fratelli Er- menegildo ed Ottone Hamerani, appartenenti ad una famiglia, cui la numismatica papale deve molto dal lato artistico. Di questa famiglia d'incisori si è occupato am- piamente il De Bildt (3). I fratelli Hamerani, discen- denti di Giovanni Andrea, che per primo era venuto a stabilirsi a Roma e che lavorò come incisore sotto Paolo V (16051621), erano figli di Giovanni, depu- tato da Innocenzo XI nel 1679 " ^1 Governo et Am- « ministrazione dell'Officio e Cariche d' incisore delle (i) Lettera di Mons. Maggiordomo al Tesoriere Generale, 9 giu- gno 1796. Arch. Stato Roma; Arch. Camerale, zecca, fase, i, i. (2) CiNAGLi : Le monete de' Papi descritte in tavole sinottiche, pa- gine 314-329. (3) Les médailtes romaines de Cristine de Suède. Rome, 1908. UN OFFICINA MONETARIA • PROVISIONALE » IN ROMA 55 a Stampe della Zecca » (^), ed avevano seguito le orme dei loro predecessori. Nella prima metà del secolo XVIII li troviamo infatti che rivestono l'uf- ficio di u Periti incisori della Zecca Pontificia » (^\ Costoro dimoravano in via dei Coronari, a destra andando verso la via di Panico, nel tratto ora com- preso fra il palazzo Lancellotti e la chiesa di S. Sal- vatore in Lauro. Dagli Stati delle anime dell'antica parrocchia dei SS. Simone e Giuda (3), risulta che gli Hamerani abitavano precisamente la quarta casa dirimpetto alla parrocchia stessa, casa di proprietà dei « Sigg." Architelli, o Angiutelli, o Archintelli » U). Attualmente al fabbricato in parola, che. secondo il De Bildt, è ora segnato coi numeri civici 187 e 189, si apre innanzi il vicolo della Vetrina. Ermenegildo ed Ottow^, che coabitavano con gli altri membri della famiglia (•=>), esercitarono fino al 1731 la loro arte nel secondo piano della casa (i) De Bildt : Opera c»t., pag. 151. (2) Arch. Stato Roma; Arch. Camerale, zecca, busta 24, fase. 43. (3) La chiesa parrocchiale dei SS. Simone e Giuda non esiste più ora; era situata nella via dei Coronari nella piazzetta prospiciente l'in- gresso laterale della chiesa di S. Salvatore in Lauro e vi si accedeva per un'alta gradinata. L'Armellini nella sua opera : Le chiese di Roma, parte II, pag. 362, la ricorda, sebbene non più officiata. AI presente la gradinata esiste ancora; ma la chiesa è stata trasformata in caffè- concerto d'infimo ordine " L'Alcazar ,. Gli atti parrocchiali sono stati trasportati nell'Archivio Generale della Diocesi di Roma, sito nel Pa- lazzo Apostolico del Laterano. (4) Negli Stati delle anime della parrocchia dei SS. Simone e Giuda i proprietari della casa abitata dagli Hamerani vengono alternativa- mente indicati coi tre nomi predetti ; noi abbiamo accettato il nome di Archintelli, come quello ch'è ripetuto con maggiore frequenza negli atti stessi. (5) Insieme con Ermenegildo ed Oito«^, oltre alla m.oglie ed ai figli di quest'ultimo, risulta che abitava pure un altro fratello sacerdote, Colombano o Colomano Hamerani, canonico di San Marco, non ricor- dato dal De Bildt nell'albero genealogico della famiglia Hamerani. Ved. Liber Status animariim dei SS. Simone e Giuda del 1730, fol.' 17 ; anni I73I' 32 e 33, fol. 12; anno 1734, fol. 13; anno J735, fol. 11. 56 AUGUSTO TELLUCCINI SU indicata (^). È per la prima volta nel 1732 che la bottega del fabbricato Archintelli risulta occupata dal « medagliaro del papa « (2), mentre il secondo piano della casa stessa continua ad essere destinato per uso di abitazione degli Hamerani, con i quali convivevano pure « Giovanni Pietro Petronelli, ro- « mano, Gaetano Micheli, milanese e lo svizzero « Leonardo Capual », indicati come « Giovani di « Bottega » (3). I fratelli Hamerani incisero un gran numero di monete e medaglie, e, sebbene il De Bildt osservi che queste riuscirono inferiori per bellezza a quelle del padre loro, tuttavia essi godettero intiera la sim- patia e benevolenza del pontefice. Vedremo che nel 1735 costoro iniziarono l'eser- cizio della zecca provvisoria ; ma a noi risulta che anche prima di detto anno gli Hamerani, oltre al- l'incisione ordinaria dei coni, avevano assunto un lavoro straordinario, che si sarebbe invece dovuto eseguire nella zecca al Vaticano. Con chirografo 29 maggio 1734 Clemente XII, affinchè « li malvagi più difficilmente si arrischias- « sero di tosare le monete et abbia la moneta a sé « stessa la marca della sua interietà » aveva ordi- nato che tutte le monete d'oro e d'argento, al pari di quanto si praticava per gli zecchini, recassero d'al- lora in poi un cerchio all'intorno « o sia giro o orlo « sulla costa o a festone ovvero a cordoncino » (4). Per l'esecuzione di questo nuovo lavoro mon- (i) Status Animartim della parrocchia cit., anno 1730, fol. 17 e anno 1731, fol. 12. II primo piano risulta abitato da certa Marta Stracchi, romana, vedova quondam Carlo Celli e da Cattarina Finocchi, vedova quondam Perna. (2) Status, cit., anno 1732, fol. 12. (3) Status, cit., dal 1732 al 1735. (4) Chirografo 29 marzo 1734 di Clemente XII a Mons. Sacripante, Tes. Gen. Arch. Stato Roma; Arch. Camerale, zecca, busta 24, fase. 43. un'officina monetaria u PROVISIONALE n IN ROMA 57 signor Casoni entrò da prima in trattative con Fer- dinando Rusteme3T, mastro della zecca pontificia; ma, essendo il prezzo richiesto da costui superiore a quello preventivato dall'amministrazione camerale, non fu possibile concludere il contratto. Il Casoni, presidente della zecca, si rivolse al- lora ai fratelli Hamerani, che « per l'onore che da « tempo avevano di servire il Papa e la Zecca », accettarono di eseguire il lavoro pel prezzo ricusato dal Rustemeyr. In conseguenza il i8 aprile 1734 essi stipularono analoga convenzione (^). In seguito a questo nuovo impegno assunto oc- corse eseguire lavori di adattamento nella « casa u delli Sigg. Ermenegildo et Otto Hamerani alli Co- « ronari » (2) ove « per stampare li Grossi e mezzi « Grossi papali per conto della Reverenda Camera u Apostolica » fu necessario un torchio ed una tra- fila <^3). Questo nuovo macchinario trovò facile collo- camento presso gli Hamerani perchè, come sappiamo, fin dalla prima metà del 1732 essi avevano trasfe- rito la loro officina dal secondo piano alla bottega della casa Archintelli (4). Sopraggiunse intanto la necessità di provvedere ad una straordinaria battitura di monete d'oro e di argento, in esecuzione di quanto aveva ordinato Cle- mente XII per supplire, com'egli stesso dichiarava in un suo scritto « alle presenti indigenze » ^5). (i) Arch. loco cit. (2) Conto 18 aprile 1734 di Mastro Felice Franco, ferraro e conto 7 maggio 1734 del capomastro muratore Giovanni Batta. Morelli. Arch. loco cit. (3) Conto 30 aprile 1734 di Mastro Venanzio Mangioli, chiavare. Ibidem. (4) Status animarum della parrocchia dei SS. Simone e Giuda. Anno 1732, fol. 12. (5) Chirografo di Clemente XII, 12 gennaio 1734. Arch. Stato Roma; Arch. Camerale, zecca, busta 24, fase. 43. 8 58 AUGUSTO TELLUCCINr La simpatia e la fama che godevano gli Hame- rani, nonché il fatto di aver già assunto un lavoro ricusato dal Rustemeyr fu per essi titolo ad ottenere r incarico di coniare quella parte di nuove monete che non si sarebbero potute battere nella zecca vaticana. Con contratto i.° aprile 1735 i frateUi Hamerani si obbligarono « in solidum a favore della Reverenda « Camera Apostolica di battere, far battere, impron- « tare e stampare a torchio Piastre, mezze Piastre, " Testoni, Giulj, Grossi e mezzi Grossi tutti della « bontà di undici e coU'impronto del Prencipe » ('). Assunto questo nuovo impegno, gli Hamerani intesero subito la necessità di trasferire la loro of- ficina in un locale più vasto. Se il lavoro loro affi- dato nel 1734 era stato possibile eseguirlo, dopo al- cune opere di adattamento e l'impianto di un torchio, nella bottega di casa Archintelli, quivi non si potè assolutamente far funzionare una vera e propria zecca, come essi si erano impegnati di fare col con- tratto I." aprile 1735. Tale necessità venne pure riconosciuta da mon- signor Casoni, il quale, con suo ordine del 9 suc- cessivo, confermò agli Hamerani la facoltà, già loro verbalmente concessa, di prendere a pigione una nuova casa per la battitura delle nuove monete (2). Di questo trasloco il De Bildt non parla affatto, anzi, dopo aver informato che gli Hamerani abita- vano ai Coronari « all'insegna della Lupa », sog- giunge che i medesimi nel 1735 ottennero da Cle- mente XII di stabilire una zecca nella loro stessa casa sita nella via predetta (3). (i) Apoca privata, i.» aprile 1735. Arch. loco cit. (2) Ordine di Mons. Casoni, presidente della zecca pontificia, 9 aprile 1735. Ibidem. (3) De Bildt : Op. cit., pag. 17 e 153. un'officina monetaria « PROVISIONALE i» IN ROMA 59 Risulta invece che la nuova officina monetaria pontificia, incominciata a gestire dagli Hamerani nella prima quindicina di aprile 1735, ebbe sede in un palazzo all'uopo preso in affitto. In conseguenza si rileva che dal 1736 in poi la bottega in casa Ar- chintelli, già occupata dai fratelli predetti, è affittata ad un u ottonaro », Filippo del Re, ed il secondo piano della casa stessa alla famiglia di certo Antonio Cherubini (*l La nuova sede venne ricercata nella via dei Coronari, ove di preferenza dimoravano i « meda- « gliari », ed ove non fu difficile trovare quanto si desiderava nel fabbricato che, sotto Sisto V, era stato sede del Monte di Pietà. Anche questo istituto andò soggetto a diverse peregrinazioni. Una monografia del dott. Tamilia (2), che si occupa fra l'altro anche delle varie sedi del Monte di Pietà di Roma, ci è servita per conoscere con precisione quale fosse la casa ai Coronari presa a pigione nel 1735 per uso della zecca provvisoria. Veniamo così a sapere che nel 1586 il Monte aveva trovato asilo in un fabbricato posto vicino al palazzo Del Drago « nella strada detta di San Sal- « vatore del Lauro " , fabbricato acquistato dal Monte stesso il 23 dicembre 1585, pel prezzo di set- temila scudi, generosamente pagato da papa Sisto V. Colà l'istituto restò fino a tutto il 1603, per traslo- carsi in una ijuova e definitiva sede, che presso a poco era quella ove tuttora si trova. La casa già occupata dal Monte era adunque posta per breve (i) Liber Status animar um della Parrocchia dei SS. Simone e Giuda, anno 1736, fol. 13. Nel libro dello Stato delle anime dell'anno 1735 la bottepa ed il secondo piano della casa di cui si tratta risultano ancora intestati agli Hamerani ; giova però notare che quel libro fu finito di compilare il 15 marzo 1735. (2) Il Sacro Monte di Pietà di Roma, pag. 103 e segg. 6o AUGUSTO TELLUCCINI tratto sulla via dei Coronari, mentre aveva il suo maggiore sviluppo sulla strada di San Salvatore del Lauro, che, dopo avvenuto il trasloco del pio isti- tuto, si chiamò e si chiama tuttora via Monte Vecchio. Gli Hamerani, ottenuto il consenso verbale di monsignor Casoni, che dichiarò essere la Camera Apostohca obbligata a pagare la quota di fìtto rela- tiva a quella porzione di casa, che sarebbe stata im- pegnata per uso della zecca, addivennero al contratto di locazione, stipulato il 6 aprile 1735 fra loro (i) e certo Giovanni Giorgini « exactor Sacri Montis Pie- « tatis Urbis ». Fu fissato- il canone annuo di scudi duecentoquattro e la durata del contratto per tre anni (2). Nell'archivio di Stato di Roma abbiamo rinve- nuti alcuni conti relativi al trasporto degli stigli ed ai lavori di adattamento occorsi in seguito al trasfe- (1) Nel contratto di locazione qui appresso riportato troviamo che olire ai fratelli Ermenegildo ed Otto intervenne pure alla stipulazione il canonico Colomano Hamerani. Costui, che ^ià abbiamo trovato negli Stali delle anime del 1730 come facente parte della famiglia, sarà in- tervenuto per offrire più valida garanzia al contratto slesso. (2) " In mei etcc. D. Joannes Giorgini et uti exactor Sacri Montis " Pietatis Urbis etcc. locavit et affictavit perillustri et admodum Rd. " Canonico Colomano, Ermenegildo et Otto Fratribus de Hameranis etcc. " palalium vulgum nuncupatum il Monte Vecchio di Pietà positum ad " Coronarios cum duobus apothecis et mansionibus supra, annexisque " et connexis etcc. per tres annos proxime futures incipien. die 15 cur- " rentis et ut sequitur continuan. et finien. praevia tamen disdicta, seu " interpellatione trium mer.sium ante lapsum dicti temporis facien. et in " actis mei etcc. legitime reproducen. ab illa parte in huiusmodi loca- " tione amplius continuare nolen. alius dieta disdicta omissa, sive quo " supra tempore etcc '. Hanc autem locationem dictus " D. Joannes Giorginus nomine quo supra fecit et facit facereque dixit " et declaravit etcc. prò annua pensione scutorum ducentorum quator " monetae Romanae de Julijs X etcc. „. Copia contratto locazione, 6 aprile 1735. Arch. Stato Roma; Arch. Camerale, zecca, busta 24, fase. 43. un'officina monetaria « PROVISIONALE » IN ROMA 6l rimento deirofficina monetaria dei fratelli Hamerani al palazzo del Monte (i'. Poiché dal contratto di locazione non risulta la destinazione del fabbricato preso in affitto dagli Hamerani, potrebbe sorgere il dubbio essersi costoro traslocati solo di abitazione nella vecchia sede del Monte, ed aver lasciato per uso della zecca — con- fermando così quanto dice il De Bildt — la casa che fino allora avevano abitato ai Coronari. Per provare la mancanza di fondamento di tale ipotesi basterebbe ricordare che dal 1736 in poi ne la bottega, ne il secondo piano della casa Archin- telli risultano più occupati dagli Hamerani ; ma una nuova prova ci è dato di addurre. Si legge in un documento che al mastro falegname Madoni vennero pagati dalla Reverenda Camera Apostolica " scudi 60 « e baiocchi 50 per lavori fatti in occasione del tra- « sporto della Zecca provisionale dalla Casa vecchia « delli Sigg. Amerani alla Casa detta il Monte Vec- u chio alli Coronari » (2). In questa casa '3) la zecca funzionò dalla prima quindicina di aprile 1735 a tutto dicembre 1738 (4*. L'ultimo contratto da noi rinvenuto e stipulato fra gli Hamerani e la Camera Apostolica è del gennaio 1736 e riguarda la battitura di monete d'oro (5). (i) Conti pagati a mastro Antonio Madoni, falegname, ed al vetraro Benedetto Lutij. Ardi, loco cit. (2) Conto del Madoni, cit. (3) Non ci è stato dato di rinvenire gli Stati delle anime della par- rocchia di S. Maria della Pace, sotto la cui giurisdizione trovavasi il palazzo del Monte. Essi sono andati purtroppo perduti. (4) Conto de' SS. Ermenegildo et Otto Amerani già incisori della zecca proviìionale alli Coronari da' medemi esercitata dal luglio 1734 a tutto Xbre 1738. Voi. ms. legato in pergamena. Arch. Stato Roma ; Arch. Camerale, zecca, busta 24, fase. 43. (5) Contratto fra la R. C. A. e li Sigg. Amerani sopra la battitura della moneta d'oro, gennaio 1736. Arch. loc. cit. 6a AUGUSTO TELLUCCINI Dopo il 1738 la zecca ai Coronari tacque, ed anzi si sa che fra il 1739 ed il 1742 gli stigli ed il macchinario in essa esistenti furono trasportati nella officina vaticana (0. Nel 174T, poi, un anno dopo la morte di Cle- mente XII, il pontefice protettore degli Hamerani, risulta che la Camera intentò loro un processo circa la gestione della zecca stessa, processo che si tra- scinò avanti ai tribunali per parecchi anni (2). Per concludere e stabilire con chiarezza l'ubi- cazione di questa zecca, che per quattro anni battè moneta papale, diremo che la casa ove ebbe sede era situata in via dei Coronari, all'angolo di quella di Monte Vecchio , già chiamata di San Salva- tore del Lauro, nella quale anzi sviluppava la sua maggiore facciata, sino a congiungersi col palazzo del Drago sito sulla piazza detta pure di Monte Vecchio. La casa in parola risultava composta di quattro piani, compreso il mezzanino, e di due botteghe. Il piano terreno comprendeva cinque vani che acco- gHevano la fonderia del rame, le trafile ed i torchi ; nel mezzanino si trovavano le due fonderie, quella per l'oro e quella per l'argento ; nove stanze del piano nobile erano destinate « per servizio della « Zecca e per uso del Banco » (3). Agli Hamerani (i) Contratti d'appalto della zecca di Roma a Michele Lopez Rosa, 26 gennaio 1739 e 29 settembre 1742. Arch. cit., busta 7. (2) Atti del processo intentato dalla R. C. A. nel 1741 alli fratelli Ermenegildo et Otto Emerano Hamerani. Ibidem. Arch. cit., busta 24, fase. 43. (3) Destinazione del Palazzo del Monte : I. Piano terreno : a) una stanza per fonderia monetelle ; b) una stanza grande a volta per torchio di metallo ; e) una stanza e. s. per trafila delle monetelle ; un'officina monetaria « PROVISIONALE " IN ROMA 63 infatti era stato affidato anche il servizio di ritirare, per conto della Camera Apostolica « a peso di " marco » le monete (testoni, paoli, piastre e mezze piastre) « battute pel passato nelle zecche papali » e che per ragione di peso o di bontà del metallo fossero migliori delle nuove messe in circolazione "\ Tutto il resto del palazzo era occupato dalla fami- glia Hamerani. La casa, che esiste tuttora, reca murata nella facciata, a sinistra, una lapide che attesta della sua antica destinazione a sede del Monte e della muni- ficenza di papa Sisto V (^), ed ha il portone segnato col numero civico 31. Se però conserva ancora le due botteghe ed i quattro piani, come risultava avesse nel 1735, non può dirsi che corrisponda all'antica, perchè un'altra lapide, murata a destra della sua fac- ciata ^3), ci dice che i « Curatores Sacri Montis » d) uno stanzone grande per trafila monete d'argento ; e) una stanza ove sono i torchi. 2. Mezzanino : a) stanza per fondere oro ; b) stanza per fondere argento ; e) stanza piccola per custodia degli stigli. 3. Piano nobile : 9 stanze per uso del Banco e per servizio nella zecca ; Tutto il resto del palazzo era lasciato in uso agli Hamerani. Convenzione 9 aprile 1735 fra gli Hamerani e la R. C. A.; Arch. loco cit. (i) Arch. loco cit. (2) SJSTVS V. PONT. MAX. AD SVBLEVANDAM PAVPERVM INOPIAM MONTIS PIETATIS INCERTA IN HANC DIEM SEDE PROPRIVM HCX: DOMICILIVM AERE SUO DICAVIT MDLXXXV. POiNT. ANNO I (3) AEDES lAM PVBLICO BONO DICATAS QVAS CLEMENS VII P. O. M. TRANSLATO MONTE PIETATIS PROPE JANICVLENSEM PONTEM PRIVATO CESSERAT LARI TEMPORIS INIVRA LABANTES CVRATORES SACRI MONTIS A FVXDAMENTIS REFICI CVRARVNT A. S. MDCCLII 64 AUGUSTO TELJ,UCCINI per ripararla da gravissime lesioni in essa verifica- tesi, la ricostruirono nel 1752 « a fundamentis ». Non sapremo indicare con precisione in quale casa si siano trasferiti gli Hamerani quando lascia- rono il palazzo del Monte. Sappiamo con certezza però ch'essi non si allontanarono da quei paraggi, anzi dalla stessa piazza di Monte Vecchio ; il libro dei defunti della parrocchia di S. Maria della Pace, sotto la cui giurisdizione erano le case di detta piazza, indica infatti che Ermenegildo Hamerani morì il 29 novembre 1756 (i) « in domo a se conducta sita in « platea Montis Veteris » i^\ Colà morirono pure gli altri due fratelli Colomano (27 maggio 1754) <^3) e Otto;^^ (21 marzo 1761) U). Roma, dicembre igir. Augusto Telluccini. (i) Il De Bildt indica come data di morte di Ermenegildo Hamerani il 3 dicembre 1756. Op. cit, pag. 152. (2) Liber Defunctorunt S. Mariae Pacis, 1704 usque 1789, fol. 176. Archivio Generale della Diocesi di Roma, Palazzo Apostolico Laterano. (3) Liber cit., fol. 171, (4) Ibidem fol. 183. II De Bildt indica l'anno 1768, op. cit., pag. 152 Medaglia commemorativa della occupazione fran- cese dì Casale Monferrato nel settembre deiranno 1681. Gli scrittori, che narrarono la storia della re- gione subalpina dell'anno 1681, sono concordi nel raccontare che in tale anno Ferdinando Carlo Gon- zaga duca di Mantova e di Monferrato vendeva Ca- sale al Re di Francia per ottenere dal medesimo una cospicua somma di danaro, col quale poter conti- nuare la sua vita disordinata fra gozzoviglie e dis- solutezze. Invece i nuovi studi storici, basati su do- cumenti diplomatici di recente pubblicazione, dimo- strano in modo positivo che tale asserzione non risponde alla verità, e che l'avidità del danaro non fu il vero movente che indusse l'inetto Gonzaga a cedere quella formidabile piazza al re Luigi XIV, della quale verità, spero di convincere il lettore, che avrà la pazienza di seguirmi in questo lavoro. Vediamo prima quali erano allora le condizioni della corte di Mantova. Nel giorno 14 di agosto dell'anno 1665 cessava di vivere Carlo II Gonzaga duca di Mantova e di Monferrato nell'ancor giovane età di 35 anni, se- condo uno storico mantovano, consumato dai disor- dini (i), lasciando lo stato a Ferdinando Carlo suo (i) Cfr. il Fioretto: Cronache di Mantova raccolte da Stefano ^Gionia è continuate da Antonio Mainardi fino a/iranno 1844. Mantova, coi tipi dei fratelli Negretti, 1844, pag. 182. 66 GIUSEPPE GIORCELLI unico figlio (^), di anni 13 (^\ sotto la tutela di sua madre Arciduchessa Isabella Clara di Austria In- spruch, la quale fu subito riconosciuta dalle autorità e dalle popolazioni anche per Reggente dello Stato. Pur troppo tanto la educazione quanto l'istru- zione del giovane duca furono molto trascurate. Suo padre si occupava piti dei divertimenti, delle feste, delle caccie e degli amori, e rimaneva vittima dèi suoi disordini, lasciando ai suoi ministri la cura degli af- fari di Stato. La madre faceva parlare di se per i suoi amori col conte Carlo Bulgarini suo segretario. Quindi ne l'uno ne l'altra si davano molto pensiero del figlio. D'altra parte Ferdinando Carlo erasi sem- pre dimostrato poco propenso agli studi e poco ri- verente verso i suoi precettori, amando assai di più i divertimenti ed i giuochi. Perciò riuscì con poca educazione e quasi digiuno di istruzione, e ben presto si dimostrò inclinato ai divertimenti di ogni genere, alle gozzoviglie e precocemente agii amori talvolta veramente indecorosi, come raccontano gli scrittori contemporanei (3). Nel mese di settembre dell'anno 1669 Ferdinando Carlo, avendo raggiunto l'età maggiore, venne ri- (i) Molti storici francesi chiamano Carlo II, il duca Carlo di Relhel, il quale premorendo al padre Carlo I, non regnò; poi danno il nome di Carlo II al nipote di Carlo I, che gli succedette, e poi chiamano Carlo IV l'ultimo dei Gonzaga, cioè a Ferdinando Carlo. Invece gli scrittori italiani annoverano Carlo I (1628-37), Carlo II (1637-65) e Fer- dinando Carlo (1665-1708), il quale ultimo non lasciò prole legiuinia e dopo la sua morte il Mantovano fu annesso alla Lombardia, ed il Mon- ferrato venne dato all'eroico Vittorio Amedeo II duca di Savoia. (2) Nacque nella villa ducale di Revere presso Mantova nel giorno 31 di agosto del 1652. (3) Vedi fra gli altri lavori il seguente : Éfat ancien et moderne des Duchés de Florence, Modène, Manioue et Parme. Utrecht chez Guil- laume van Poolsam 1711, pag. 229 e seguenti. In questo lavoro anonimo sono narrati molti curiosi dettagli della vita disordinata e scandalosa del duca Ferdinando Carlo. MEDAGLIA COMM. DI CASALE MONFERRATO, ECC. 67 conosciuto duca regnante, ed assunse il governo dei due ducati di Mantova e di Monferrato ; l'arcidu- chessa madre, cessando di essere reggente, si ritirò nel castello di Coito colla sua corte e col suo se- gretario conte Bulgarini. Però da quel suo ritiro essa esercitava ancora una notevole influenza sugli affari di stato, ed era sempre consultata quando trat- tavasi di cose importanti. Fu infatti a Coito che nel- l'anno 1670 venne trattato e poi conchiuso il matrimo- nio del giovane duca colla principessa Anna Isabella di Cuastalla, figlia primogenita del duca Ferrante III. matrimonio di grande importanza e di molto van- taggio per la corte di Mantova, perchè il duca di Cuastalla non aveva figli maschi, ma soltanto due figlie, e nel contratto nuziale si stabiliva che alla morte del duca di Guastalla il suo ducato passasse ad Anna Isabella, che era la primogenita, e perciò alla casa di Mantova. Le nozze vennero celebrate nel 7 aprile 167 1. Frattanto crescevano sempre più le dicerie sugli amori dell'arciduchessa col suo segretario, anzi par- lavasi che l'avesse sposato segretamente. Ciunte queste voci alla corte di Vienna, susci- tarono un vivo risentimento tanto nell'animo del- l'imperatore Leopoldo, quanto in quello dell'impe- ratrice Eleonora Conzaga, vedova di Ferdinando 111, e zia del duca Ferdinando Carlo. L'imperatore, quale capo della famiglia d'Austria, volle tutelare il decoro e l'onore della medesima, ed Eleonora, che era di co- stumi austeri e che aveva creato l'Ordine femminile delle schiave della virtù (^\ soffiava sul fuoco. Volendo far cessare lo scandalo di Coito, Leo- (i> CtV. l'adunanza nobile e pia della Crociera fondata dalla Sacra Cesarea Real Maestà dell'imperatrice Eleonora. Io Vienna appresso Gio Tomaso Trattner, stampatore di Corte, 1760;. 63 GIUSEPPE GIORCELLI poldo mandò il conte Amedeo di Windisgratz a Mantova, apparentemente coli' incarico di portare le felicitazioni della corte di Vienna ai giovani sposi, ma coll'ordine occulto di far arrestare il conte Bul- garini, ed in tale modo porre fine alla tresca scan- dalosa, e far cessare le mormorazioni disonoranti. Allorché l'inviato cesareo giunse a Mantova, malgrado che andasse subito alla corte a presentare le congratulazioni imperiali agli sposi con grande pompa, tuttavia Tarciduchessa non tardò ad intuire il vero scopo della missione del Windisgratz, e vo- lendo risparmiare all'uomo, che essa amava, le fu- neste conseguenze dello sdegno imperiale, prese la seguente risoluzione narrataci dal Gionta ('*. « Alli i6 dicembre (1671) l'arciduchessa madre, « partendosi da Coito, venne a Mantova colla sua « maggiordoma e con due damigelle, andando a di- « rittura a ritirarsi nel monastero di Sant'Orsola, « ove poscia vestì l'abito religioso ». Nello stesso mentre il conte Bulgarini andò a ritirarsi nel convento dei padri domenicani diven- tando frate Bulgarini <2). Di fronte a questa imprevedibile mutazione di cose il Windisgratz rimase sconcertato e perplesso sul da fare, perciò spedì subito un corriere espresso a Vienna colla relazione di quanto era avvenuto a Mantova, e chiedendo nuove istruzioni in proposito. L'imperatore rispose che, se i due colpevoli rima- nevano a vita nei loro asili, non si facesse altro. L'inviato cesareo rimase a Mantova per molti mesi ancora, onde sorvegliare e scoprire le segrete (i) Cfr. Fioretto citato, pag. 185. (2) Vedi il romanzo storico : Isabella Clara di Austria di G. B. Intra. Milano, Stab. tip. della Perseveranza, 1878, pag. 241 e seguenti. Secondo Intra il conte Bulgarini entrò nel convento dei domenicani e non in quello dei benedettini, come altri asseriscono. MEDAGLIA COMM. DI CASALE MONFERRATO, ECC. 69 intenzioni dell'arciduchessa e del Bulgarini, ed avendo visto che amendue erano tranquilli e che avevano indossato l'abito religioso, fece ritorno a Vienna. Questo atto di rigore feri profondamente il cuore, l'onore, e l'orgoglio dell'arciduchessa, la quale dopo quel fatto perdette l'entusiasmo, col quale aveva sempre favorito l'alleanza della corte di Man- tova con quella di Vienna, e diventò fredda, indif- ferente per la medesima. 11 matrimonio del duca Ferdinando Carlo con Anna Isabella di Guastalla non fu felice ne fecondo, perchè fin dai primi tempi della loro unione, avendo il duca riscontrato sul corpo della sua sposa non si sa quale difetto, concepì una ripulsione per la me- desima, e non hi considerò più come sua consorte, dimodoché, mentre ebbe parecchi figli naturali, non ne ebbe alcuno legittimo. Ferdinando Carlo, anche dopo il suo matrimonio colla bella e saggia Anna Isabella, continuò la sua vita spensierata fra le gozzoviglie e gli amori spesso vergognosi, spendendo delle ingenti somme. Avvenne che non bastando le sue entrate ordinarie, ricorse a prestiti, ed a poco a poco si trovò oberato da debiti. Molti gentiluomini tanto mantovani quanto mon- ferrini, vedendo tante cose indecorose nella corte, rinunciarono alle cariche da loro coperte nella me- desima, e si ritirarono alla vita privata, lasciando quei posti agli ambiziosi, i quali, pur di salire, adu- lavano il principe e prendevano parte ai suoi disor- dini. Fra questi distinguevasi e faceva fortuna il bo- lognese Ercole Antonio Mattioli, il quale in breve divenne il consigliere prediletto dal duca, e più mi- nistro dei suoi piaceri anziché degli affari di stato (^\ (i) Vedi l'importante lavoro di Giorgio Cattellani : La vemtà sulla Maschera di ferro, che vide la luce nel periodico Natura ed Arte, fasci- coli 22 e 23 del 1900. Da questo lavoro tolgo molte importanti notizie per il mio racconto. 70 GIUSEPPE GIORCELLI Ecco parecchie informazioni sul medesimo. Ercole Antonio Mattioli nacque in Bologna nel primo giorno di dicembre dell'anno 1640 da una fa- miglia borghese onorata. Studiò leggi nella patria università, ed a 18 anni ottenne la laurea in diritto civile e canonico, poco dopo conseguì il titolo di professore in quella università. Egli diede saggio del suo eletto ingegno e della sua non comune erudii zione pubblicando alcune opere di giurisprudenza, che furono assai stimate. Prese moglie in Bologna, dalla quale ebbe parecchi figli. Lasciò Bologna, e, non si sa per quale motivo, andò a stabilirsi a Mantova, dove si fece rimarcare assai presto e ben volere dalla cittadinanza per la sua dottrina, per la vivacità del suo ingegno e per il suo carattere gio- viale, e distinguere per il suo sapere e la sua fa- condia, e stimare da quel senato. Per questi suoi me- riti il duca Carlo II lo assunse al suo servizio in corte negli ultimi anni del suo dominio, ed il duca Ferdinando Carlo lo conservò in carica. Mattioli poi seppe così ben fare presso questo principe, serven- dolo non solo nelle cose oneste, ma altresì in quelle disoneste, che a breve andare divenne il suo confi- dente ed il suo primo ministro. Carlo Botta nella sua storia d'jtalia (anno 1681) qualificò Ercole Mat- tioli colle seguenti parole : " era molto amato dal « duca sì per essere persona molto disinvolta e spi- « ritosa, sì per essere ministro dei suoi più recon- « diti piaceri ». Non era certamente stoffa di mmi^ stro di stato. Nell'anno 1677 risiedeva a Venezia in qualità di ministro ordinario del re di Francia l'abate di Estrades ('), il quale nel tempo stesso rappresentava (1) L'abate Giovanni Francesco di Estrades era figlio del niarcr sciallo di tale nome. Andò ambasciatore di Francia a Venezia nel gen- MEDAGLIA COMM. DI 6A8ALÉ ÌTOHFERRATO, ECC. jl la Francia alla corte di Mantova, dove il re fran- cese non teneva inviato speciale. Era uno dei più abili diplomatici della Francia. Per i suoi rapporti colla corte mantovana il di Estrades ebbe agio di conoscere i personaggi che la componevano ed il valore di ognuno dei mede- simi. Egli nel 1677 concepì un disegno audacissimo, che però col suo ingegno, con minaccie, promesse bugiarde riuscì a condurre a compimento, superando difficoltà imprevedibili e grandi. Non gli fu difficile di riconoscere che Ferdinando Carlo duca di Mantova era un principe inetto, pusil*- lanime, spensierato, un epicureo, e sempre assetato di piaceri, che si occupava poco degli affari di stato lasciandone l'incarico ai suoi ministri, specialmente al cónte Mattioli, del quale era in baha t^'. L'astuto abate cercò con ogni mezzo di rendersi favorevoli quei ministri e sopratutto il Mattioli prodigando regali di ogni sorta, cortesie, adulazioni e facendo larghe promesse. Quando fu certo del loro favore l'abate annun- ciò al re di Francia con lettera delli 18 dicembre 1677 il suo disegno, cioè di staccare il duca Ferdi- nando Carlo dalla alleanza coli' imperatore, che lo trattava come fosse un suo governatore, e da quello colla Spagna, la quale da due anni gli mandava a stento la somma annua pattuita nel 1652, per i quali motivi il Gonzaga ne era male soddisfatto, e di in- durlo ad accettare la protezione e l'alleanza della naio del 1775, e vi risiedette per il triennio d'uso fino al settembre dell'anno 1678. Nel successivo I679 veniva inviato, come vedremo, am- basciatore alla Corte di Savoia a Torino. Moriva in Francia nel 1715. (i) Secondo l'Araldica della Corte di Mantova il funzionano che ar- rivava alla carica di ministro di StatOj acquistava il titolo di conte. Così Ercole Mattioli, allorché venne creato ministro nel 1676' assùnse il titolo di conte. 72 GIUSEPPE GIORCÈLLI Francia, la quale gli concederebbe una pensione annua per indennizzarlo di quanto avrebbe perduto dalla Spagna, e di più un generoso regalo in danaro, ed altri doni ai ministri mantovani. Il re, che da lungo tempo desiderava l'amicizia del duca di Mantova, con sua lettera delli 12 gen- naio 1678, rispondeva che non soltanto gradiva la sua proposta, ma lodava l'abate e lo autorizzava ad entrare in trattative colla corte mantovana, di più nella lettera gli suggeriva di fare delle minacele di guerra prossima per impaurire il pusillanime Gon- zaga, ed indurlo a voltarsi verso la Francia (^). Negli ultimi giorni di gennaio l'abate di Estrades in udienza privata comunicava segretamente al duca di Mantova, il quale trovavasi a Venezia, quanto segue : « che il suo re stava radunando nel Delfi- nato un grosso esercito, il quale nella vicina prima- vera doveva scendere in Piemonte per andare ad assalire gli spagnuoli in Lombardia e conquistarla, che, se nella sua venuta l'esercito francese trovava il signor duca Ferdinando Carlo alleato colla Spagna, avrebbe invaso il Monferrato e posto l'assedio a Casale, e, quando, come ogni ragione portava a cre- dere, il re di Francia avesse in suo potere questo bel ducato, l'avrebbe conservato suo, ed il duca l'avrebbe perduto per sempre: che se invece deci- devasi il duca a separarsi dalla Spagna e dall'Im- pero, ed allearsi colla Francia, il re obbligavasi sulla sua sacrosanta parola di prenderlo in protezione, e di difenderlo con tutte le sue forze contro tutte le possibili molestie del re di Spagna e dell'imperatore, che, riuscendo felici le operazioni della guerra in (l) Cfr. Recueil des Instruciions données aux Ambassadeurs et Mini- stres de France, public par le comte Horrie de Beaucaire. Paris, Ger- mer Bailiière et C.'% 1899, tome second, Mantoue, pag. 249. MEDAGLIA COMM. DI CASALE MONFERRATO, ECC. 73 Lombardia, il duca avrebbe una parte del territorio conquistato. Che, sia per avere una prova della sincerità dell'animo del duca, sia per poter sostenere effica- cemente la difesa di Casale, ed impedire una sor- presa degli spagnuoli della contigua Lombardia, il re di Francia desiderava di poter porre una guar- nigione francese in Casale, lasciando al duca ogni sovrano potere sulla città, come quando i francesi vi tenevano presidio durante il dominio dei duchi Carlo I e Carlo II. Qualora nei progressi della guerra i francesi venissero ad impadronirsi di Alessandria, o di Valenza, o di Tortona, o di Pavia, o di Cre- mona, essi uscirebbero da Casale. Che il re di Francia, per dimostrare la sua be- nevolenza e la sua gratitudine verso il suo alleato, gli avrebbe concesso una congrua pensione mensile e di più gli avrebbe donato una considerevole somma di danari quando Casale avesse ricevuto il presidio francese ^^\ L'annunzio della prossima calata dei francesi e del pencolo di perdere il Monferrato colpiva pro- fondamente l'animo del duca, però, trattandosi di cosa tanto grave e di così alta importanza, rispose che vi avrebbe pensato , e quindi avrebbe dato una risposta. Il Gonzaga non si dissimulava gli inconvenienti numerosi e seri, ai quali sarebbe andato incontro accettando la proposta della Francia, perciò non sa- peva decidersi; d'altra parte il di Estrades gli aveva raccomandato il massimo segreto; dimodoché il duca non poteva consultare i suoi consiglieri tranne il Mattioli, che era stato presente alla comunicazione francese e che era informato di tutto. (i) Recueil citato. 74 GIUSEPPE GIORCELLI Prima di prendere una risoluzione il duca volle consultare sua madre, sempre in assoluto segreto, e con sua sorpresa l'arciduchessa gli rispose: « re- golatevi come vi consigliano gli interessi del vostro stato ». Il duca fu ancora per alcune settimane per- plesso, ma finalmente, sia pel timore di perdere il Monferrato, sia per i consigli del cattivo ministro conte Mattioli, finì per cedere e mettersi, sempre segretamente, in trattativa coU'ambasciatore francese. Frattanto si avvicinava la primavera e Ferdi- nando Carlo, vedendo che i francesi non si dispo- nevano ad una guerra contro la Lombardia, come avevano annunciato, cominciò a raff'reddarsi. Tuttavia le pressioni dell'abate ed i consigli insistenti del conte Mattioli lo indussero a proseguire nelle trat- tative. Anzi l'ambasciatore chiese di avere un ab- boccamento col duca e Totteiine ; però sempre colle necessarie cautele per conservare il segreto. A tale scopo venne scelta una notte, nella quale avesse luogo in Venezia un ballo in maschera in teatro, venne fissato l'incontro in una piazza appartata della città, per la quale passava poca gente, e l'ora della mezzanotte. Di Estrades desiderava udire dalla bocca del duca l'approvazione dell'operato del mi- nistro Mattioli e l'accettazione dei capitoli del trat- tato. All'ora prestabilita comparve da un lato della piazza la comitiva mascherata mantovana, e d'altro la francese pure in maschera, e procedendo s'incon- trarono, dimodoché, se qualche passante le a\esse vedute, non poteva a meno di credere che l'in- contro fosse meramente fortuito. Quando furono vi- cine, le due comitive si fermarono, e dall'una si spiccò il duca con Mattioli, e dall'altra il solo abate, e por- tatisi in un punto, dove potevano parlare senza es- sere uditi dai compagni, l'abate espose il capitolato, MEDAGLIA COMM. DI CASALE MONFERRATO, ECC. 75 ed ebbe dal Gonzaga la sua approvazione. Ciò fatto ritornarono tutti al rispettivo gruppo e se ne anda- rono separatamente. Dopo questo abboccamento vennero scritti ui forma diplomatica due copie del trattato, l'una dalla mano del Mattioli per ordine del duca, il quale vo- leva che nessun personaggio della sua corte ne avesse sentore (^\ e l'altra di pugno dell'abate. Non vi man- cavano se non le firme, ed a questo proposito si convenne che Ferdinando Carlo avrebbe mandato il suo confidente Mattioli in Francia per riportare la firma del re Luigi XIV. Ciò malgrado il duca per un po' di tempo non si faceva più vivo. Più tardi chiedeva al re di Francia che, quando l'esercito francese scendesse contro la Lombardia, ne fosse dato a lui il supremo comando; il re acconsen- tiva promettendo un competente stipendio. Poco dopo domandava ancora al sovrano francese che, nel caso di detta guerra, il re gli facesse resti- tuire la città di Alba e le altre terre di Monfer- rato, che col trattato di Cherasco erano state date al duca di Savoia. Il re rispondeva che tale restitu- zione era impossibile, perchè quella cessione era stata sancita da trattati internazionali, i quali trattati non si potevano ne rompere, ne variare le loro di- sposizioni. Però prometteva al duca di fargli rimet- tere dal duca di Savoia la somma di 494,000 scudi d*oro assegnatagli dal detto trattato di Cherasco, e che non era mai stata pagata malgrado le ripetute sollecitazioni dei Gonzaghi. Scorreva intanto la primavera e si avvicinava l'estate, ed allora il duca di Mantova faceva inter- rogare l'ambasciatore sul ritardo della discesa del- l'armata francese, alla quale domanda l'abate^ che (i) Cfr. Recueil citato, pag. 254. 76 GIUSEPPE GIORCELLI aveva ordine di far sempre balenare agli occhi del duca lo spauracchio della guerra contro la Lom- bardia e del pericolo di perdere il Monferrato, ri- spondeva che la guerra era stata decisa dal re, e che poteva iniziarsi da un mese all'altro, certamente poi nella primavera del 1679. La Francia procedeva da inganno in inganno, ed il Mattioli sollecitava il duca a mandare un suo delegato alla corte di Fran- cia per la firma del trattato, mentre in pari tempo Mattioli si sforzava a persuadere il duca dei van- taggi della alleanza colla Francia e dei danni inevi- tabili, se si disgustava quel potente monarca. Coiranno 1678 finiva il triennio di prammatica del soggiorno dell'ambasciatore abate di Estrades a Venezia e doveva far ritorno in Francia, perciò in agosto egli raddoppiava i suoi uffizi presso il duca, ed aumentava i suoi regali al Mattioli per ottenere l'invio a Parigi di un plenipotenziario mantovano, standogli grandemente a cuore che quel trattato, che con grande abilità esso aveva imbastito a Venezia, venisse a conclusione a Parigi, e riuscì nell'intento. Infatti l'abate di Estrades prendeva congedo dalla bella regina dell'Adriatico nel mese di settembre, ed il Mattioli, munito dei pieni poteri, giungeva a Pa- rigi alli 28 di novembre. Per deviare l'attenzione della diplomazia il conte Mattioli partiva da Mantova nei primi giorni di detto mese di novembre dando voce che intraprendeva un viaggio di piacere; fece parecchi giri in Svizzera e poi prese la via di Parigi. Si può ben comprendere che al suo arrivo a Parigi, Mattioli venne accolto da quei ministri, che avevano bisogno del suo appoggio, colla più grande cortesia, con lodi ed incoraggiamenti a continuare nelle trattative. Queste furono brevi, ed il trattato venne conchiuso con soddisfazione di amendue le MEDAGLIA COMM. DI CASALE MONFERRATO, ECC. 77 parti. In quella circostanza Mattioli commise un atto di leggerezza imperdonabile, egli comunicò al mini- stro Pomponne non solo le sue credenziali ed i suoi pieni poteri, ma altresì le istruzioni dategli dal suo sovrano, cosa che piacque al ministro, che però lo scandalizzò (^K Il re di Francia, per dimostrare la sua benevo- lenza al delegato mantovano gli accordò un regalo di 10,000 scudi d'argento dopo l'entrata dei francesi in Casale (2), Avendo il conte Mattioli espresso il desiderio di essere ricevuto in udienza dal re Luigi XIV^ gli venne accordato questo favore nel seguente modo. Nel giorno fissato dal sovrano l'abate di Estrades prese nella sua carrozza il Mattioli e lo condusse a San Germano, dove si trovava allora la corte, e nella notte il signor Bontemps, primo valletto di S. M. Cristianissima, andò a prenderlo e lo condusse per un passaggio segreto in una galleria delTapparta- mento della marchesa di Montespan, nella quale tro- vavasi il re. che in compagnia del ministro Pom- ponne lo attendeva. Il monarca fu largo di lodi per il duca di Mantova e per il suo ministro, soggiun- gendo che col conchiudere il trattato il duca aveva provv^eduto alla sicurezza della sua persona e del suo stato, ed aveva operato da principe saggio ed avveduto. Encomiò pure il conte Mattioli per i buoni consigli dati al suo principe. Nell'accomiatarlo ordinò che gli venisse subito dato un regalo di 2,000 scudi d'argento ^3). Il vanitoso ministro mantovano usciva da quella galleria raggiante di gioia. Egli aveva ricevuto onori da tutta la corte e dal suo gran re, aveva già otte- (i) Cfr. Recueil citato, pag. 253. (2) Ibidem, pag. 254. (3) Ibidem, pag. 254. 78 GIUSEPPE GIOÌRCELLI liuto rilevanti doni di danari dall'abate di Estrades, ed ora ne aveva ancora un altro di 2,000 scudi di argento direttamente dal re. Alli IO di dicembre Mattioli partiva da Parigi per recarsi a Mantova a rendere conto della sua missione al duca. Il re, il quale aveva riconosciuto la leggerezza dell'animo di Mattioli, e desiderava che si conservasse l'assoluto segreto del trattato, fece consegnare al Mattioli alla sua partenza un me- moriale, dove insegnava al mantovano i modi op- portuni perchè il segreto non trapelasse i^\ Fra i ministri francesi ed il mantovano si era stabilito che Mattioli avrebbe portato il trattato al duca Ferdinando Carlo, e che, quando esso avesse veduto le lievi varianti introdottevi a Parigi, e le avesse accettate, e quindi vi avesse posta la sua firma, verrebbe trasmesso al signor di Pinchesne (2) nuovo ambasciatore francese a Venezia, succeduto all'abate di Estrades: — che la Francia avrebbe man- dato a Venezia un personaggio fidatissimo per riti- rarlo e portarlo a destinazione — che la Francia avrebbe mandato a Pinerolo un generale abile e molto prudente per condurre a suo tempo le truppe francesi a Casale ed introdurle in essa usando i ne- cessari riguardi. A Parigi fra i ministri e Mattioli si era pur con- venuto che il portatore del trattato, il generale fran- cese, ed il conte Mattioli, si sarebbero messi d'ac- cordo e si sarebbero trovati tutti e tre in un giorno tra essi fissato, al Santuario di Crea, posto sopra un alto monte di Monferrato, presso la strada che da Casale conduce ad Asti, dove solevano recarsi (1) Ibidem, pag. 255-256, io dicembre 1678. (2) Francesco Martino signor di Pinchesne, consigliere e segretario del Re. Era già stato a Venezia quale segretario dell'abate di Estrades. MEDAGLIA COMM. DI CASALE MONFERRATO, ECC. 79 molte persone devote a venerare la bruna immagine della Madonna, una statua in legno nero, che, se- condo la leggenda, venne lavorata da San Luca e fu portata dalTOriente e collocata su quel Sacro Monte da Sant'Eusebio, vescovo di Vercelli, mentre spesso anche i cultori delle belle arti salivano quel monte per ammirare i bellissimi affreschi di Gu- glielmo Caccia, che adornavano le pareti, e le non meno belle statue in terra cotta e colorate fatte dai celebri fiamminghi fratelli Tabacchetti. che popolavano le numerose cappelle sparse nei boschi del- pio luogo <^'. Se i tre personaggi fossero convenuti in qualche città, la loro presenza sarebbe stata rimar- cata, ed avrebbe potuto destare sospetti, e compro- mettere il necessario segreto; invece la loro gita a Crea doveva passare inosservata e non essere so- spettata. Appena partito Mattioli dalla capitale della Fran- cia, i ministri francesi mandarono a Pinerolo, città occupata dai francesi, il generale Catinat colle se- guenti istruzioni (^\ Per conservare V incognito il generale doveva viaggiare vestito da borghese, per entrare in Piemonte doveva seguire la via tra Pine- rolo ed il fortilizio di Santa Margherita; quivi avrebbe trovato un drappello di soldati francesi che lo avreb- bero arrestato e tradotto nella cittadella di Pinerolo, dove il suo arresto non desterebbe sorpresa perchè simili atti erano frequenti. Il signor di Saint Marc, governatore di Pinerolo, che aveva già avute le ne- cessarie istruzioni, fece assai bene la sua parte in questa commedia, e le cose succedettero come desi- deravasi a Parigi. (i) Cfr. r importante monografia del casalese cav. avv. Francesco Negri intitolata : // Santuario di Crea in Monferrato pubblicata nella Rivista di storia ed arte di Alessandria, 19C2. Tip. Piccone ed in estratto. (2) Cfr. Recueil citato, pag. 255. 8o GIUSEPPE GIORCELLI Al prigioniero fu assegnato un comodo quar- tierino, e venne trattato signorilmente. Il Saint Marc (') era l'intermediario della corri- spondenza di Catinat, le lettere per il prigioniero venivano dirette al governatore, ed esso le rimetteva al Catinat, il quale in quella solitudine aspettava nuovi ordini sul da fare. Intanto il ministro Pomponne mandava a Ve- nezia il barone di Asfeld (^■\ colonnello dei dragoni, al signor di Pinchesne per ricevere il trattato fir- mato dal duca di Mantova e portarlo al convegno di Crea. Il barone aveva ordine rigoroso di mantenere il segreto durante il suo viaggio, e, giunto a Ve- nezia, di non farsi conoscere se non dall'ambascia- tore Pinchesne, il quale doveva metterlo in relazione col conte Mattioli, ed a suo tempo recare il trattato firmato a Crea al generale Catinat. Il conte Mattioli alla sua partenza da Parigi, volendo dare al suo viaggio l'apparenza di una gita di svago, si fermò molti giorni a Torino, dove fir trattato con molta cortesia dalla nobiltà, e più volte ricevuto dalla reggente duchessa Giovanna Battista, madre del duca Vittorio Amedeo II, la quale desi- derava di ristabilire il buon accordo della sua corte con quella di Mantova. Durante il suo soggiorno in Torino il mantovano contrasse amicizia con gentiluo- mini della città, specialmente col presidente Trucchi. Avendo il duca Ferdinando Carlo veduto tra- scorrere l'anno 1678 senza movimenti di soldatesca francese in Piemonte, si accorse che la guerra della fi) Giorgio Cattellani dà al governatore di Pinerolo il nome di Saint Mars, a me pare più corretto chiamarlo Saint Marc, come legge si nelle Mémoires dii Maréchal de Catinai, lem. premier, pag. 218 ed altrove. (2) Alexis Bidal, barone di Asfeld, era colonnello dei dragoni, nel 1676, brigadiere nel i68j, maresciallo di campo nel 1684. MEDAGLIA COMM. DI CASALE MONFERRATO, ECC. 8l Francia contro la Lombardia, che era stata annun- ciata dall'abate di Estrades, era una menzogna, cioè uno spauracchio, che Tabate aveva fatto balenare ai suoi occhi per indurlo ad accettare le proposte francesi, perciò stava per rompere le trattative, ma era troppo tardi e non era più cosa possibile: si ridusse però a tirare le cose in lungo e non deci- devasi mai a porre la sua firma alla convenzione se non molto tardi. Frattanto Mattioli, il quale era stato così corte- semente trattato dalla nobihà e dalla corte di To- rino, vi ritornò volontieri, ed, essendo tempo di car- nevale, accettava di buon animo gli inviti ai lauti banchetti ed alle allegre feste da ballo, essendo egli, come ben si sa, assai avido dei piaceri della vita. Ora avvenne che un giorno dopo un lauto pranzo irrorato da deliziosi vini in casa del presidente Truc- chi, Mattioli diventò così espansivo e loquace che palesò al suo anfitrione l'esistenza del trattato tra la Francia e Mantova. Trucchi restò spaventato, e, come narra Domenico Carutti : a corse a notificare la cosa u alla Duchessa Reggente, la quale radunò il Con- « siglio di Stato per consultarlo sul da fare. Grande u fu l'ansietà, grande l'esitanza del Consiglio ducale u sul partito da eleggere. Decisero di darne avviso « all'imperatore, a Venezia, ed al Conte di Melgar, « governatore di Milano, esortando quest'ultimo a u nome della comune sicurezza ad impadronirsi per u soprassalto della città e spianarne le fortifica- « zioni n (0. La notizia del trattato venne tosto diffusa, e suscitò non solo nelle corti italiane, ma anche nelle estere, una grande indignazione e voci di biasimo (i) (_fr. Storia della Diplomazia della Corte di Savoia scritta da Do- menico Carutil Torino, Fratelli Bocca, 1879, voi. terzo, pag. 91. 82 GIUSEPPE GIORCELLI contro il duca di Mantova, il quale rimase atterrito ed a sua volta sconfessò Mattioli dicendo che il mi- nistro aveva mal interpretato le istruzioni dategli, e dichiarando falsa la sua firma alla convenzione. Nes- suno però prestò fede alle sue parole ed alle sue scuse. Il conte Mattioli scomparve da Torino temendo il risentimento del re di Francia e delle altre potenze. Invece non seguirono avvenimenti di importanza. Infatti l'Imperatore, il quale avrebbe ben voluto in- fliggere un severo castigo al duca di Mantova reo di fellonia, ed al suo malvagio ministro, trovavasi in quel tempo impegnato con tutte le sue forze nella guerra coi turchi, che minacciavano la sua capitale, e non potè far altro se non qualche dimostrazione di- plomatica vana. Parimenti la Spagna, potendo resi- stere a stento alle armate francesi in Fiandra, Ger- mania ed in Spagna, si limitò a fare aspri rimpro- veri al Gonzaga. Il re di Francia, sebbene sdegnatissimo, non fece alcun atto di risentimento e nessuna rimostranza, anzi, da ottimo politico, fece sapere al duca Ferdi- nando Carlo che non dava importanza alla impru- denza di Mattioli, che egli considerava la cosa quale un contrattempo e nulla più, e che intendeva che la pratica continuasse ed arrivasse a compimento ('\ Già prima della propalazione di Mattioli il duca di Mantova aveva firmato il trattato e l'aveva fatto trasmettere al signor Pinchesne, il quale, secondo la intelligenza tenuta, ebbe cura di darne avviso a Catinat a Pinerolo ed a Mattioli, fissando il giorno, nel quale Asfeld si sarebbe trovato al Santuario di Crea col detto trattato. Catinat, ricevuto tale avviso prese seco il Saint Marc, travestito come lui, ed (i) Recueil citato. MEDAGLIA COMM. DI CASALE MONFERRATO, ECC. 83 amendue vestendo l'abito borghese partirono un po' prima, volendo recarsi incognito a Casale (^j per ve- dere la città e la cittadella e poi trovarsi al con- vegno di Crea. Se non che l'Asfeld. partito da Venezia colle importanti carte, quando entrò nel territorio milanese venne arrestato dai soldati spagnuoli per ordine del governatore conte di Melgar, che era stato informato della rivelazione di Mattioli, gli furono sequestrate le carte, e fu tradotto prigioniero nel castello di Milano. L'arresto ebbe luogo nel principio del mese di marzo nella località chiamata Canonica. Il governatore comunicò subito la notizia del- l'arresto del colonnello Asfeld e del trattato firmato dal Gonzaga trovato fra le carte dell'arrestato. Catinat fu esatto, e nel giorno fissato andò da Casale al Sacro Monte di Crea col Saint Marc, ma rimase sorpreso di non \edervi arrivare ne l'Asfeld ne Mattioli. Alla sera egli scendeva da quel monte per far ritorno a Pinerolo, e ben presto seppe che l'Asfeld era prigioniero nel castello di Milano e che Mattioli era latitante. Se i ministri francesi avessero dato retta al loro vivissimo sdegno, avrebbero fatto arrestare subito ed in qualsiasi luogo il traditore Mattioli, e l'avreb bero sottoposto a processo colla inevitabile condanna a morte, perchè reo di aver mancato alla parola data al re Luigi XIV di mantenere il più assoluto segreto sul trattato, che interessava tanto il duca di Mantova quanto il sovrano francese, con grave danno di amendue; tuttavia per il momento non fecero al- cun atto di rimprovero contro il medesimo. Questi, dimenticando l'assioma che non si offendono mai im- (2) Recueil citato. 84 GIUSEPPE GIORCELLI punemente i potenti, vedendo che nessuno si occu- pava di lui, dopo un certo tempo ricomparve a Torino. Poco tempo prima era arrivato in quella città l'abate di Estrades novello ambasciatore di Francia alla corte di Savoia: esso aveva provato per la ri- velazione di Mattioli maggior dispetto di ogni altro, perchè vedeva per la medesima sfasciarsi l'opera, che esso aveva iniziata a Venezia con tanta fatica e poi con così grande attività portata quasi a com- pimento. Perciò alla comparsa di Mattioli a Torino concepì un disegno di vendetta, che poi mise in ese- cuzione senza averne l'autorizzazione dal suo sovrano, volendo sollecitare la cosa per tema che Mattioli partisse presto da Torino, e così gli sfuggisse dalle mani, e potesse recare altri danni alla Francia. Perciò, quando l'abate incontrò Mattioli in To- rino, gli fece una accoglienza cortese, anzi affettuosa, per dirimere dal pensiero del medesimo ogni so- spetto di ostilità, e lo stesso trattamento usò verso di lui nei successivi incontri. Allorché l'abate si con- vinse che Mattioli non nutriva sospetti, gli notificò che a Pinerolo era giunta una parte dei 10,000 scudi destinatigli dal re Luigi XIV, e gli propose di re- carsi con lui a quella città per riscuoterli, sugge- rendogli di portar seco le carte relative a quella convenzione. Mattioli, sempre avido di danaro e di nulla sospettando, accettò la proposta, e cadde nella pania concordata fra l'ambasciatore ed il generale Catinat. Nel giorno due di maggio Mattioli saliva sulla carrozza dell'abate ed i cavalli trottavano sulla strada di Pinerolo. Se non che giunti nei pressi di Cumiana la vettura venne fermata da una pattuglia di cavalleggieri francesi, i quali arrestarono il Mattioli, gli tolsero tutte le carte, e lo condussero prigioniero in Pinerolo. MEDAGLIA COMM. DI CASALE MONFERRATO, ECC. 85 Appena operato questo arresto l'abate di Estra- des scrisse al re informandolo del fatto e chieden- dogli istruzioni in proposito. 11 sovrano rispose ap- provando l'operato dell'ambasciatore, e voleva che fosse salva la vita del prigioniero, che esso fosse ben trattato e diligentemente custodito, e che nes- sun'anima viva lo av^esse a vedere e sapere notizie di lui. A tali ordini si soddisfece ponendo sul volto del prigioniero una maschera, che alcuni scrittori dicono di ferro, ed altri dicono di velluto nero il quale veniva scambiato per ferro, e glie la fecero portare per tutta la sua vita. In tale maniera il conte Ercole Mattioli, già on- nipotente alla corte di Mantova, diventò la famosa Maschera di ferro di Pinerolo, intorno alla quale fa- voleggiarono tanti scrittori. Il re di Francia volle che si salvasse la vita di Mattioli per non disgustare il duca di Mantova, che egli desiderava avere favorevole. La custodia di questo prigioniero venne data al governatore di Saint Marc, che si rivelò un proto- tipo di carceriere zelante e scrupoloso, e per queste sue qualità il re volle che lo tenesse sempre con se fino alla morte. Infatti esso lo condusse seco quando nel 1693 andò al comando dell'isola di Santa Mar- gherita, e poi lo portò alla Bastiglia di Parigi allor- ché nel 1698 venne eletto comandante di quella ter- ribile prigione. Quivi Mattioli decedeva nel giorno 19 novembre dell'anno 1703, e nella sera del giorno successivo il suo cadavere veniva trasportato da due uomini coll'assistenza di un guardiano nel cimitero della vicina chiesa di S. Carlo, ed ivi era silenzio- samente sepolto. Egli pagò amaramente il fio dei suoi cattivi consigli dati al suo principe e della sua leggerezza. Sua Maestà Cristianissima lasciò che si calmasse 86 GIUSEPPE GIORCELLI l'allarme suscitato dalla rivelazione del ministro man- tovano, quindi volle riprendere le trattative col duca di Mantova, e per meglio riuscire non si contentò di far rappresentare i suoi interessi a Mantova dal suo ambasciatore di Venezia, ma vi mandò un in- viato speciale che vi risiedesse in permanenza. In- fatti nel giorno 4 luglio dell'anno 1679 arrivava a Mantova il signor di Gaumont ^') in qualità di resi- dente presso quella corte. La sua missione era di scandagliare l'animo del duca e di cercare di indurlo a continuare le tratta- tive anche su altra base qualora il Gonzaga lo de- siderasse, ricordandogli che dette trattative erano state sospese soltanto momentaneamente per l'inci dente di Mattioli, ma non. rotte. Invece il duca, an Cora intimorito ed avvilito dal biasimo generale quando il Gaumont fece la suddetta domanda, cercò di schermirsi ed inveì contro il ministro Mattiol dicendo che esso non aveva ben compreso le istru zioni dategli, che aveva abusato dei pieni poteri af- fidatigli, e che perciò egli non intendeva di conti- nuare le pratiche del trattato. A queste parole del duca il residente francese, attenendosi alle minute istruzioni dategli dalla sua corte, rispondeva che il suo re non poteva ritenere buone quelle ragioni perchè la convenzione era frutto di lunghe trattative tenute a Venezia fra Sua Altezza Serenissima e l'abate di Estrades, e che essa do- vrebbe ricordarsi del suo abboccamento notturno col detto ambasciatore in una piazza di Venezia, nella quale occasione il signor duca aveva confer- mato a voce i capitoli del trattato, che perciò la convenzione fra il re di Francia ed il signor duca (i) Nicola di Gaumont, visconte di Porcien, aveva già sostenuto degli incarichi diplomatici a Torino nel 1672 ed a Genova nel 1673. MEDAGLIA COMM. DI CASALE MONFERRATO, ECC. 87 era regolare, viva, e non si poteva considerare rotta per la delazione del conte Mattioli ('l Non scorse molto tempo che il signor di Gau- mont cadde ammalato ed ottenne dal suo sovrano di essere richiamato in Francia, ed in sua vece venne inviato a Mantova Tabate Morel con decreto delli 24 aprile 1680 *2*. Questo abate era un personaggio opportunis- simo per i gusti della corte del duca Ferdinando Carlo , infatti in breve tempo conquistò la simpatia generale e la benevolenza del principe. Esso era di carattere gioviale, un bevitore, e, sebbene ecclesia- stico, aveva molta inclinazione ai piaceri della tavola e della vita galante. Il nuovo residente a breve andare ottenne l'ami- cizia dei ministri e dei cortigiani, e ben sovente era invitato dai medesimi a liete feste ed a lauti con- viti. Ma quando in una udienza col duca esso volle parlare delle cose di Casale, lo trovò renitente ad ogni nuova trattativa, e l'abate, da uomo scaltro e prudente, non andò oltre, riservandosi di ritornarvi in altra occasione più propizia. Quando poi nelle successive udienze trovò an- cora la stessa resistenza, l'abate mutò tenor di voce e ricorse ad un altro sistema, cioè a quello delle minaccie, ed in una nuova udienza esso disse al duca che il re Luigi XIV era molto indispettito per l'at- tuale contegno di Sua Altezza, perchè ogni principe aveva il diritto di conchiudere, o non, trattati con Sua Maestà Cristianissima, ma se alcuno di essi avesse contratto e firmato una convenzione colla (1) Cfr. Recueil citato, pag. 264 e seguenti. (2) Ibidem, pag. 273 e seguenti. L'abate Giovanni Morel era allievo in diplomazia del sig. di Lionne. Dopo la sua missione a Mantova fu mandalo Residente a Vienna. Morì in Francia alli 21 dicembre del 1719. Venne nominato Residente a Mantova nell'aprile del i68o. 88 GIUSEPPE GIORCELLI medesima e poi volesse venir meno alla sua parola, non potrebbe non incorrere nel di lui risentimento e provare le conseguenze del suo sdegno. Queste minacele fecero molta impressione sull'animo del Gonzaga e lo indussero a prestar orecchio alle pa- role dell'abate. Aggiungasi che in quel tempo era arrivata nel Delfinato una grossa massa di cavalleria francese sotto gli ordini del generale marchese di Boufflers, e vi si aspettava pure un corpo di fanteria, delle quali truppe esageravasi il numero ed il valore. Inoltre l'abate di Estrades aveva chiesto alla reggente duchessa di Savoia il passo per il Piemonte di un corpo d'armata francese, e la duchessa l'aveva conceduto, e già si erano anche concordate e fissate le tappe, come pure la quantità di viveri, che i fran- cesi avrebbero puntualmente pagati. L'abate Morel non mancò altresì di dire al duca, come aveva fatto l'abate di Estrades, cioè che se i francesi alla loro discesa in Piemonte non avessero trovato il duca alleato col loro re, avrebbero assa- lito il Monferrato ed, impadronitisi del medesimo, l'avrebbero conservato quale conquista di guerra, e così il duca l'avrebbe perduto per sempre. Questo complesso di circostanze impaurì il duca Ferdinando Carlo e lo fece decidere a riprendere le trattative per la cessione di Casale. D'altra parte l'abate Morel, così consigliato dal suo sovrano, per non allarmare il Gonzaga, gli chiese soltanto la cessione della Cittadella, nella quale i soldati francesi entrerebbero per la porta di soccorso, ed in tale modo la cittadinanza casalese non avrebbe avuto l'ingrato spettacolo di vedere la soldatesca francese attraversare la città per introdursi nella Cit- tadella. Però il governo francese, mentre inviava queste istruzioni all'abate Morel, aveva già escogitato MEDAGLIA COMM. DI CASALE MONFERRATO, ECC. 89 degli stratagemmi per farsi concedere anche la città ed il castello, come vedremo, usando cioè le niinac- cie e gli inganni. Quindi anche questa volta il duca cedette; però queste nuove trattative durarono a lungo, vale a dire per tutto Tanno 1680 e parte del 1681, osservando sempre il più grande segreto, ma finalmente venne conchiuso e firmato il trattato da amendue le parti (0 per la cessione della sola Cittadella, e di più furono stabilite le modalità per eseguire la introduzione in essa delle truppe francesi, fissandone l'epoca nel giorno 30 settembre di detto anno 1681. Ferdinando Carlo poco dopo consegnava un suo decreto al Morel col quale ordinava al governatore della Cittadella di Casale che, allorquando venisse a lui presentato tale suo decreto, dovesse ritirare le truppe ducali dalla piazza e vi lasciasse entrare le francesi. Mandava un altro decreto al governatore generale del Monferrato, nel quale gh comunicava la convenzione colla Francia. Di più alcuni giorni prima delli 30 settembre chiamò a Mantova il marchese Claudio Gonzaga, governatore generale del Monferrato W, ed il marchese Cavriani governatore della Cittadella, comunicò loro che il buon servizio dello stato richiedeva la mo- mentanea introduzione dei francesi in Cittadella, e rac- (i) Questo trattato venne firmato nel giorno 8 luglio 1681, ma fu tenuto segreto, e, per meglio ingannare gli spagnuoli ed i veneziani, l'abade Morel andava lagnandosi del duca, e diceva che con quel prin- cipe era impossibile conchiudere accordi. (i) Il marchese Claudio Gonzaga apparteneva al ramo cadetto chia- mato dei Nobili Gonzaga, che portavano il titolo di marchesi, e non possedevano alcun stato. Nato alli 3 dicembre del 1644 ^^^ marchese Giulio Cesare e da Polissena Rossi, venne allevato alla corte di Man- tova, dove poi coperse molte cariche. Sposò Lucrezia Canossa, fu creato cavaliere del Redentore nel 1674, e poco dopo mandato a Casale in qualità di governatore generale del Monferrato. Morì nell'anno 1708. LiTTA : Famiglia Gonzaga, Tavola XIX. 90 GIUSEPPE GIORCELLI comandava loro di sorvegliare perchè non sorgessero attriti e spiacevoli conseguenze, e di conservare il più rigoroso segreto in proposito. Al suo ritorno a Casale il marchese Cavriani ordinò ad una squadra di muratori di abbattere il muro, che fin dell'anno 1652 otturava la porta di soccorso della Cittadella, per renderla praticabile, ed in pari tempo comandò ad una squadra di fale- gnami di costrurre con forti tavoloni di quercia un ponte robusto da sovrapporre alla fossa onde ren- dere possibile l'accesso a detta porta di soccorso. Vedendo questi lavori i casalesi, che ricordavano la propalazione di Mattioli, presero sospetto, che quei lavori dovessero servire per l'entrata dei fran- cesi e corsero alla sede del Consiglio di Stato per avere spiegazioni, ma i signori del Consiglio rispo- sero che non avevano ricevuto ne avvisi ne ordini al riguardo. I due governatori, Claudio Gonzaga e Cavriani, interrogati, negarono recisamente trattarsi dell'entrata dei francesi. Ciò nulla di meno rimase in città un vivo fermento. Il governatore Cavriani, per dare un po' di colore alle sue parole, fece ral- lentare i lavori. Ne avvenne che, quando nel mat- tino del giorno 30 settembre arrivò la cavalleria francese, i lavori non erano ancora terminati ed essa non potè entrare in Cittadella <^'l Nel giorno 27 settembre partiva da Pinerolo il generale francese marchese di Boufflers con dodici reggimenti di cavalleria, sei di dragoni, e sei di ca- valleggieri, e seguendo le tappe concordate colla corte di Savoia, arrivava a Casale allo spuntare del giorno 30 dello stesso mese, e, non trovando sufficiente- mente aperta la porta di soccorso della Cittadella, (i) Cfr. De Conti : Notizie storiche della città di Casale e del Mon- ferrato, volume 8°, pag. 554. MEDAGLIA COMM. DI CASALE MONFERRATO, ECC. 9T disponeva la sua cavalleria in forma di semicerchio intorno alla Cittadella. La notizia dell'arrivo dei francesi si sparse come il lampo per tutta la città, e tosto molti cittadini corsero a vederli, alcuni sulle mura della città pro- spicienti verso la Cittadella, altri uscirono dalle porte per vedere da vicino quei soldati, che erano ancora a cavallo in attesa di ordini ^i). Il generale francese, quando vide che i lavori per l'accesso alla porta di soccorso erano incompleti, fece scendere i soldati da cavallo e disporre le tende. Boufflers si pose subito in comunicazione colle autorità ducali della città. Mandò per la porta del castello il signor di Breant, intendente generale del- l'armata, ad abboccarsi col marchese Claudio Gon- zaga e col marchese Cavriani, onde intendersi e sta- bilire la formalità dell'entrata delle truppe francesi in Cittadella e della consegna della medesima. Insorse allora una differenza, cioè secondo la convenzione doveva entrare nella Cittadella soltanto della fanteria e non della cavalleria. Questa difficoltà fu presto superata dal generale francese, il quale, allorché alla sera i lavori della porta di soccorso furono ultimati, fece porre in colonna i soldati ap- piedati di tre reggimenti di dragoni, collocò alla testa della colonna parecchi tamburini, che dovevano bat- tere i loro strumenti alla foggia della fanteria, e con questo trucco i francesi entrarono e presero possesso della Cittadella. Il marchese Cavriani colle lagrime agU occhi ritirava le truppe ducali e le collocava in città. Secondo i capitoli del trattato il re di Francia era obbligato ad acquistare tutte le munizioni tanto da bocca quanto da guerra, che si troverebbero nella (i) CtV. De Conti, op. cìt. 92 GIUSEPPE GIORCELLI Cittadella. Onde ottemperare a questa disposizione il generale Boufflers incaricò il signor di Breant di farne l'inventario, ed esso a sua volta rimise al si- gnor di Esquigny il compito di fare l'inventario delle munizioni da bocca, ed al signor di Saint Hilaire quello delle munizioni da guerra. La Cittadella era ottimamente costrutta e capace di settemila soldati di presidio, con ampii e com- modi locali, buone scuderie, magazzeni, ecc., come riferiva Boufflers nella relazione del suo operato al suo re, scritta la sera dello stesso giorno 30 set- tembre (0. Ciò malgrado, esso, secondo le istruzioni del re, nella stessa sera invece fece dire al marchese Claudio Gonzaga che i fabbricati della Cittadella erano in cattivo stato e che le truppe francesi, che dovevano presidiarla, non potevano essere tutte ben alloggiate benché non dovessero oltrepassare il nu- mero di 2400 uomini tra fanti e cavalli. Noi vedremo tra breve lo scopo di questa nuova menzogna. Il governatore Gonzaga rispose che avrebbe subito scritto al duca per avere istruzioni in propo- sito, e poi gli darebbe una risposta. Alli due di ottobre giunse a Casale il generale Catinat con 2000 soldati di fanteria, al quale il mar- chese di Boufflers rimise tosto il comando supremo delle truppe ed il governo della Cittadella. Catinat, appena entrato nella fortezza, mandò un ufficiale superiore a riverire, a nome suo, le auto- rità ducah, e ne mandò un altro a Milano a portare i suoi ossequi al governatore, conte di Melgar, ed annunciargli che aveva ordine del suo sovrano di vivere in buona armonia con lui. Nel medesimo giorno il generale francese emanò ordini rigorosi perchè dalle truppe francesi fosse os- (i) Cfr. le citate Mémoires de Catinat, toni. I. MEDAGLIA COMM. DI CASALE MONFERRATO, ECC. 93 servata scrupolosamente la disciplina, onde evitare ogni attrito cogli abitanti della città, volendo che si trattasse coi medesimi colla massima cortesia, e che nessun francese potesse entrare in città senza un suo permesso scritto, tranne i vivandieri, i macellai e gli altri fornitori del presidio, ai quali tutti dovevano pa- gare puntualmente i loro acquisti. Nei primi giorni Catinat fu assai parco nel con- cedere i lascia-passare per entrare in città, ma poi vedendo che i francesi erano ben trattati dalla- cit- tadinanza, li accordò più facilmente, e poco per volta i francesi poterono andare e venire a loro piacimento senza bisogno di speciale permesso, mescolarsi coi cittadini, assistere agli spettacoli, prendere parte a qualsiasi divertimento, come se fossero in una città francese. Essendo sorta in Casale la diceria che molti soldati francesi fossero eretici (Ugonotti), il generale Catinat in un giorno di novembre usciva dalla Cit- tadella alla testa dei suoi ufficiali disposti in colonna, e si recava al palazzo del vescovo monsignor Lelio Ardizzone per pregarlo di voler supplicare il ponte- fice Innocenzo XI per ottenere la dispensa del ma- gro in alcuni giorni dell'Avvento e di Quaresima ; la grazia venne chiesta e concessa. In pari tempo egli faceva punire severamente tanto i soldati quanto gli ufficiali, i quali avevano dato luogo a giuste lagnanze, e di queste punizioni si raccontano molti aneddoti, che io ometto per amore di brevità. Con queste prudenti e saggie disposizioni Ca- tinat ottenne che i casalesi si affiatassero coi fran- cesi senza che insorgessero litigi, ne risse, ne tumulti. Anch'esso in un rapporto al re Luigi XIV. rife- riva che la Cittadella di Casale era in buone condi- zioni, sufficiente per alloggiare un grosso presidio 94 GIUSEPPE GIORCELLI di fanteria, che le cantine, le quali un tempo erano scuderie, con qualche ristauro potevano essere ri- dotte a commode scuderie, ecc.; tuttavia, come aveva ordine dal ministro francese, fece subito, egli pure, presentare al governatore generale Claudio Gonzaga delle vive lagnanze sui locali della Cittadella, con- chiudendo che i fabbricati non potevano contenere tutte le sue truppe, e che perciò lo pregava di voler permettere che egli ponesse in città una parte dei suoi soldati. Siccome la guarnigione francese era di soli 2000 fanti e 400 cavalli, poteva essere benis- simo acquartierata nell'ampia e commoda fortezza, e l'ordine, che Catinat aveva di lagnarsi della insuf- ficienza dei locali, era un tranello teso alle autorità ducali per impossessarsi della città. Per meglio colorire il suo inganno il generale aggiungeva che i suoi soldati si sarebbero fermati in città soltanto durante l' inverno, e prometteva che frattanto si sarebbero fatti i dovuti lavori ai fabbri- cati, e nella primavera le sue truppe si sarebbero ritirate nella Cittadella. Dichiarava che ai francesi collocati in città si dovrebbe dare il solo coperto, cioè soltanto l'alloggio, ed egli avrebbe provveduto il vitto ed ogni altra cosa necessaria. Il marchese Claudio Gonzaga, il quale sentivasi già mortificato per la introduzione dei francesi nella Cittadella, e che ora subodorava l'insidia nascosta nelle parole del generale francese, rispose a lui come già aveva fatto al marchese di Boufflers, che non poteva accondiscendere a simile domanda se non quando avesse un ordine scritto del suo sovrano. Allora Catinat prese il partito di portarsi alla corte di Mantova, sperando di ottenere facilmente tale concessione. Recavasi infatti a quella capitale nel giorno sei di ottobre, e fu benissimo accolto ; se non che. MEDAGLIA COMM. DI CASALE MONFERRATO, ECC. 95 allorquando venne ricevuto in udienza , il duca ascoltò benignamente i complimenti fattigli in nome di Sua Maestà Cristianissima, ed i suoi particolari, ma quando Catinat venne a chiedere il permesso di introdurre alcune compagnie di fanti francesi in città, si alterò subitamente e disse che egli si era già at- tirato il biasimo generale cedendo la Cittadella di Casale alla Francia, e che, se ora accordava an- che la città, il mondo direbbe che aveva venduto la capitale del Monferrato, che perciò la cosa era im- possibile, soggiungendo che egli si raccomandava alla generosità del re, e che sperava che Sua Maestà Cristianissima non vorrà togliergli quell'avanzo, quel segno di sovranità, che aveva ancora su quella città, e che non vorrà opprimerlo completamente (A All'udire queste parole Catinat credette bene di non insistere, confidando di avere migliore fortuna trattando con i suoi ministri. Invece li trovò asso- lutamente avversi alla sua domanda, e quando offerse loro dei regali in nome del suo re, nessuno di essi volle accettarli (2). Esso partiva da Mantova nel giorno io lasciando all'abate Morel l'incarico di continuare quelle trat- tative col duca. L'abate, da uomo prudente, lasciò passare pa- recchi giorni, e, vedendo che colle buone parole si approdava a nulla, ricorse alle minaccie. Egli noti- ficò ai ministri mantovani che il generale Catinat non era uomo da lasciare morire i suoi soldati per il freddo nell'imminente inverno, che perciò vo- leva assolutamente che venissero collocati in luoghi appropriati durante la stagione invernale. Il duca, per evitare mali maggiori firmò l'ordine col quale (i) Cfr. Mémoires de Catinat, tom. I, pag. 222. (2) Cfr. Mémoires de Catinat, tom. I, pag. 223. 96 GIUSEPPE GIORCELLI comandava al governatore Claudio Gonzaga di per- mettere che i soldati francesi prendessero alloggio in città. Così coll'inganno e colle minacele i francesi ottennero il possesso della città di Casale. Ottenuta la città, Catinat diede ordine al mar- chese di Boufflers di mandare la sua cavalleria ad acquartierarsi nella località chiamata Madonna del TempiOj perchè vi è una chiesa con molte pezze di terra vicine, che in passato era posseduta dai tem- plari, posta a levante ed a poca distanza dalla città. Allora il duca pregò l'abate Morel di chiedere al suo governo che la cavalleria del generale Bouf- flers venisse richiamata in Francia, perchè cagionava troppe molestie e danni alla popolazione monferrina, e ledeva la sua riputazione, sembrando che i fran- cesi fossero padroni assoluti del Monferrato. Promise l'abate di scrivere tosto alla corte di Francia in pro- posito e di raccomandare calorosamente che il desi- derio del duca venisse soddisfatto. Sul finire di novembre i francesi presero stanza in città. Il generale Catinat, sempre prudentissimo, allor- ché Claudio Gonzaga permise ai francesi di alloggiarsi in città, ne introdusse solo 200 per non aumentare il malumore, che già regnava in Casale, poi, venendo rimproverato dalla sua corte, ne accrebbe il numero portandolo a 400 uomini, vegliando con molta at- tenzione perchè trattassero colla massima cortesia colla cittadinanza, e punendo severamente ogni loro mancamento verso gli abitanti (0. L'occupazione della Cittadella e della città non bastava ai francesi, i quali ben presto vollero anche il castello, e per ottenerlo ricorsero alle loro solite arti, vale a dire alle minacele ed alle menzogne. {]) Memoires de Catinat. MEDAGLIA COMM. DI CASALE MONFERRATO, ECC. 97 A tale fine l'abate Morel, per ordine del suo governo, cominciò a dire che i soldati francesi non potevano ritenersi sicuri nella città di Casale fino a tanto che il castello rimaneva in altre mani^ perchè poteva succedere che o per sorpresa, ovvero per tradimento di qualche funzionario infedele, gli spa- gnuoli penetrassero per la porta di soccorso del castello, ed invadessero la città, tagliassero a pezzi i francesi, e si impadronissero della città. Soggiun- geva poi che in tale caso il duca Ferdinando Carlo perderebbe per sempre Casale, ed incorrerebbe nella taccia di essere un traditore. Conchiudeva con dire che il suo re non avrebbe mai acconsentito a richia- mare la cavalleria del marchese Boufflers se non quando vedesse assicurata l'esistenza dei suoi sol- dati dimoranti in Casale mediante il possesso del castello. All'udire queste nuove domande dei francesi il duca diede in escandescenza, però, calmatosi al- quanto, rispose che, facendo tale concessione, egli, che si era già attirato il biasimo generale, ora ne avrebbe anche il disprezzo, che d'altra parte aveva già dato al re Cristianissimo più di quanto era stato contemplato nel loro accordo, e che ora egli non poteva far di più. Lo scaltro abate Morel, quando vide che le sue parole non riuscivano, ricorse alle minaccie dicendo che, se Sua Altezza non concedeva il castello, il suo re, volendo tutelare le sue truppe di Casale da ogni sorpresa, avrebbe ordinato ai generali Catinat e Boufflers di prenderlo colle armi (i). Infatti Catinat in un suo rapporto al suo sovrano dava il piano di questa eventualità, e dimostrava che con poche forze avrebbe recato il castello in suo potere. (i) Mémoires de Catinat. 98 GIUSEPPE GIQRCELLI Di fronte a tali minaccie il Gonzaga dovette ce- dere anche questa volta, e col cuore oppresso dal dolore firmò l'ordine, col quale comandava al go- vernatore Claudio Gonzaga di far uscire le truppe ducali dal castello e di lasciarvi entrare le francesi. Il governatore ubbidì, sebbene a grande malincuore, ed i francesi divennero padroni della città di Casale, della sua Cittadella e del suo castello, senza aver sparato un colpo di archibugio o di cannone, ma soltanto colle minaccie e cogli inganni. A questo punto il marchese di Boufflers colla sua cavalleria si muoveva, partiva dalla Madonna del Tempio, e faceva ritorno in Francia. I francesi entravano in castello negli ultimi giorni di dicembre del 1681. Il generale Catinat venne creato maresciallo delle armate francesi e rimase al comando della guarnigione francese di Casale fino all'anno 1687 (^\ nel quale veniva mandato al comando di Lussen- burgo, ed era sostituito dal marchese di Crenan nel comando di Casale. Da quanto ho esposto basandomi su documenti attendibilissimi, dei quali la maggior parte è di fonte francese, e che vennero pubblicati in questi ultimi anni, risulta chiaramente che il re Luigi XIV di Francia ottenne dal duca Ferdinando Carlo di Man- tova la concessione di porre una guarnigione fran- cese in Casale, minacciandolo che in caso di rifiuto, gli avrebbe mosso la guerra e gli avrebbe tolto il Monferrato. Risulta parimente che il generale fran- cese Catinat, dopo avere occupato la Cittadella di Casale, si fece pure consegnare la città e poi il ca- stello, mediante le minaccie di impadronirsene colla forza. (i) Mémoires de Catinat. MEDAGLIA COMM. DI CASALE MONFERRATO, ECC. 99 Perde quindi il suo valore l'asserzione fino ad ora invalsa che il Gonzaga abbia v^enduto Casale alla Francia per ottenere una ingente somma di da- naro, col quale poter continuare la sua vita di spen- sierato gaudente. E bensì vero che nel trattato conchiuso in quella occasione fra la Francia e Mantova il re prometteva di fare al duca, ad occupazione compiuta, una do- nazione di 500,000 franchi per indennizzarlo delle spese e dei danni, che per tale concessione avrebbe potuto soffrire, ma è pur vero che il duca per quel- l'atto perdeva la grossa pensione, che la Spagna gli sborsava ogni anno a partire del 1652. Perciò si può ben asserire, per usare un modo volgare di dire, che i 500,000 franchi della Francia non ingrassavano quel duca. Ed a questo proposito mi sia permesso di ag- giungere le seguenti considerazioni : i.° — Che, se il Gonzaga avesse realmente dato Casale per l'esca del danaro francese, certa- mente non si sarebbe accontentato di una somma così meschina, ma avrebbe preteso dei milioni, che la Francia, la quale così vivamente desiderava di possedere quella fortissima piazza, avrebbe accor- dato senza opporre difficoltà ; 2.'* — Che in tale caso le trattative sarebbero state facili e brevi e non si sarebbero trascinate per quattro anni ; 3." — Che il duca, avido sempre della vita allegra e continuamente oppresso dai debiti, avrebbe voluto avere in sua mano subito, od almeno ben presto, un cospicuo acconto di detta somma e non avrebbe aspettato quattro anni a riscuoterla. L'impressione, che si prova studiando, questo punto storico, è che il duca Ferdinando Carlo, per- GIUSEPPE GIORCELLI sonaggio rotto ai vizi, senza energia e senza coraggio, e mal consigliato da un pravo ministro venduto alla Francia, fu vittima della scaltrissima ed ingannatrice politica francese. Certamente le minaccie e le menzogne messe in pratica con rara abilità dalla Francia per ottenere Casale non sono mèzzi belli, ne sono lodati dalle persone oneste, tuttavia l'adulazione volle glorificare il fatto e ricordarlo colla seguente medaglia: Rame. Diam. mill. 72, peso gr. 66. -B' — Nel mezzo campeggia la testa nuda di Luigi XIV, volta a destra. In giro: LUDOVICUS MAGNUS REX CHRISTIANISSIMUS. R) — Nel campo vedesi a destra il duca di Mantova, in piedi, il quale colla mano destra tiene il suo sten- dardo verticalmente, e colla sinistra presenta la città di Casale in figura di donna, che tien pie- gato a terra il ginocchio destro e con amendue le mani offre la sua Cittadella al re di Francia, il quale sta seduto a sinistra e stende la mano de- stra per ricevere il dono della detta Cittadella. In giro: TUTELA ITALI/E. Nell'esergo: CASÀLIS ARCE IN FIDEM RECEPTA XXX. SEPTEMB. MDC-LXXXI. (Vedi Tavola IV). Casale Monferrato, gennaio 1912. Dott. Giuseppe Giorcelli. STUDI SDLLA NOMISMATICA DI CASA SAVOJA Memoria XIII. Statistica monetaria del Regno di Carlo Felice. Gli Archivi di Finanza di Torino, dopo i torbidi della Rivoluzione francese, e per i ripetuti traslochi e rimaneggia- menti, lasciavano, mezzo secolo fa, molto a desiderare, non tanto per mancanza di documenti, quanto per mancanza di ordine e di classificazione. Le carte riferentesi alla mone- tazione erano in parte in possesso della Zecca torinese, in parte presso l'Archivio Camerale, in parte nei locali della Sovraintendenza in Piazza Castello, in parte presso la R. Ac- cademia delie Scienze, e in piccola parte ancora stanno a Parigi. Non era facile, ai tempi in cui Domenico Promis scriveva le sue classiche monografie, dire una parola precisa in fatto di statistica monetaria, specialmente per ciò che si riferiva ai tempi a noi più vicini. Le disposizioni giudiziose date dal Governo, e scrupo- losamente eseguite nel tacito e nobile impiego dell'archivista, poterono permettere a chi scrive queste linee la rettifica di alcuni errori e la precisa autentica enumerazione qui sotto esposta, circa l'abbondante coniazione delle monete di Re Carlo Felice, e quella più abbondante ancora (che rimando a prossima Memoria) di Re Carlo Alberto, lasciata dal Pro- mis all'anno 1841, epoca della pubblicazione della sua opera sulle Monete dei Reali di Savoia. Il compianto Giulio Cesare Dossena fu, come già ^bbi a dire in precedente scritto, il grande e modesto ordinatore dell'Archivio di Finanza; e Torino deve a quel dotto e pa- A. F. MARCHISIO ziente milanese sincera gratitudine per avergli, con pressoché quarant'anni di lavoro inconcepibilmente assiduo, messo in assetto così importante ramo degli Archivi Piemontesi. In- sisto sull'argomento, perchè Io vidi io all'opera colossale per tanti anni, e perchè sappiano i colleghi di quel defunto, come spesso, fra la polvere delle carte ordinate a milioni, il solo pane era il suo pasto, affinchè non gli sfuggisse un tempo che la sua competenza faceva prezioso. Il nobile dott. Paolo De Rege di Donato, di lui successore, compiè l'opera ; e gli immensi locali affidati alla sua cura attiva e intelligente sono ora una pagina aperta agli studiosi. Delle coniazioni di Re Vittorio Emanuele I, ritornato dalla Sardegna nei propri Stati di terraferma nel maggio del 1814, dopo un esilio quasi trilustre, non si tenne conto dettagliato (a) [b). L'elenco delle date à\ fabbricazione, decreto ed emissione comincia solo con Carlo Felice, e all'anno 1824, Di questo Re, sebbene alcune monete portino le date dei conii anteriormente fatti, non cominciò la battitura prima del 1824 (i), e ne fanno fede i verbali specificati, che cominciano col n. I, e seguono ininterrotti fino alla chiusura delle zec- che, senza una sola lacuna (2). Avendo nell'esame e nello spoglio delle singole carte della Sezione II dell'Archivio Piemontese (dove mercè la grande cortesia dei signori con- servatori posso quasi considerarmi di casa), constatata la mancanza di alcuni verbali, questi furono cercati, trovati e impaginati ; e avendo anche riscontrato qualche errore ma- teriale di calcolo nella controprova dei sommarii che faceva per conto mio, se ne fece nota di correzione, allegandola agli originali ; cosicché, per quanto qui sotto darò somma- riamente (che il dettaglio sarebbe troppo arido, e troppo lungo per questa sede) e per quanto mi riservo a notare prossimamente, ho la soddisfazione di aver ottenuta la mag- gior possibile precisione. Ed ecco senz'altro i dati otte- nuti : [e) {d) {e) (/). (i) Omaggio del nuovo Re al fratello che gli aveva trasmessa la corona. (2) La Zecca di Genova fu chiusa nel 1861, e la Zecca di Torino nel 1870. STUDI SULLA NUMISMATICA DI CASA SAVOIA IO3 ZECCA DI GENOVA. ORO. Anno 1824. Emissioni, n. 32. Pezze da L. 80, n. 3,904, valore L. 312,320 n » 20, „ 2,394, , „ 47,880 Totale pezze „ 6,298, „ „ 360,200 Anno 1825. Emissioni, n. 25. Pezze da L. 80, n. 8,465, valore L. 677,200 » V 40» n 3.994. n n ^^9^1^ y, » 20, „ 313, „ „ 6,260 Totale pezze „ 12,772, „ „ 843,220 Anno 1826. Emissioni, n. 9. Pezze da L. 80, n. 2,305, valore L. 184,400 „ „ 40, „ 2,844, » „ 113.760 Totale pezze „ 5,149. » n 298,160 Anno 1827. Emissioni, n. 20. Pezze da L. 80, n. 14,733, valore L. 1,178,640 „ „ 20, „ 1,766, „ „ 35.320 Totale pezze „ 16,499, » » 1,213,960 Anno 1828. Emissioni, n. io. Pezze da L. 80, n. 8,961, valore L. 716,880. Anno 1829. Emissioni, n. 12. Pezze da L. 80, n. 7,436, valore L. 594,880. Anno 1830. Emissioni, n. 28. Pezze da L. 80, n. 25,942, valore L. 2,075,360 „ » 20, „ 3,270, „ „ 65,400 Totale pezze „ 29,212, „ n 2,140,760 Anno 1831. Emissioni, n. 35. Pezze da L. 80, n. 20,666, valore L. 1,653,280 „ „ 20, „ 16,189, „ „ 323.780 Totale pezze ,, 36,855, ^ „ 1,977,060 Riepilogo. Pezze da L. 80, n. 92,412, valore L. 7,392,960 n » 40. » 6,838, „ „ 273,52© „ „ „ 20, „ 23,932, „ „ 478,640 Totale pezze „ 123,182, „ „ 8,145,120 I04 A. F. MARCHISIO Date : Per la pezza da L. 80 : Anni 1824, 1825, 1827, 1828, 1829, 1830. „ Per la pezza da L. 40 : Anno 1825 (unica data). „ Per la pezza da L. 20 : Anni 1824, 1825, 1829. ARGENTO. Anno 1824. Emissioni, n. 9. Pezze da L. 5, n. 16,443, valore L. 82,215 » » « I. V 5'67o» » n 5^670 Totale pezze „ 22,113, '^ » ^7)885 Anno 1825. Emissioni, n. 5. Pezze da L. 5, n. 17,183, valore L. 85,915. Anno 1826. Emissioni, n. 47. Pezze da L. 5, n, 489,392, valore L. 2,446,960 V „ 2, „ 157)479^ V .; 3i4»958 V „ I, „ 153-538, ,; ., 153.538 V V 0,50, „ 78,870, „ „ 39.435 Totale pezze „ 879,279, „ „ 2,954,891 Anno 1827. Emissioni, n. 109. Pezze da L. 5, n. 2,137,249, valore L. 10,686,245 .; V 2, „ 365.534, „ „ 731,068 » V I, „ 251,432, „ „ 251,432 ;; » „ 0,50 „ 142,512, „ „ 71 '256 Totale pezze „ 2,896,727, „ „ 11,740,001 Anno 1828. Emissioni, n. 57. Pezze da L. 5, n. 1,149,352, valore L. 5,746,760 ,; ,; I, ., 387,823, „ „ 387,823 „ » 0,50 '' 194.05O' " » 97'025 Totale pezze „ 1,731,225, „ „ 6,231,608 Anno 1829. Emissioni, n. 31. Pezze da L. 5, n. 597,036, valore L. 2,985,180 » „ „ I, „ 159,292, „ ,; 159,292 „ ,; 0,50, „ 107,160, „ „ 53.580 V „ 0,25, „ 45» 188, „ „ 11,297 Totale pezze „ 908,676, „ „ 3,209,349 STUDI SULLA NUMISMATICA DI CASA SAVOIA I05 Anno 1830. Emissioni, n. 54. Pezze da L. 5, n. 1,121,712, valore L. 5,608,560 „ ,; „ 2, „ 114,700, „ „ 229,400 n » « I> ,; 59>9IO, „ „ 59.910 „ ,; 0,25 „ 135,020, „ „ 33-755 Totale pezze n. 1,431,342, „ „ 5,931,625 Anno 1831. Emissioni, n. 48. Pezze da L. 5, n. 450,952, valore L. 2,254.760 „ „ 2, „ 72,279. „ „ 144.558 » *;,;!. » 18,741, „ „ 18,741 Totale pezze „ 541,972. ,, » 2,418,059 Riepilogo. Pezze da L. 5, n. 5.979319. valore, L. 29,896,595 » }) n 2, » 709,992, n » 1,419.984 ì) » w I, » 1,036,406, » » 1,036,406 » » » 0.50, » 522,592, » n 261,296 » » » 0.25, n 180,208, » tt 45.052 Totale pezze n 8,428,517, » ti 32,659.333 Date : Per la pezza, da L. 5 : Anni 1824, 1825, 1826, 1827, 1828, 1829, 1830. „ Per la pezza da L. 2 : Anni 1825, 1826, 1827, 1830, 1831. „ Per la pezza da L. i : Anni 1825, 1826, 1827, 1828, 1829. „ Per la pezza da L. 0,50 : Anni 1826, 1827, 1828, 1829. „ Per la pezza da L. 0,25 : Anno 1829 (unica data). RAME. Anno 1827. Emissioni, n. 12. Pezze da C."' 3. n. 343942, valore L. 10,318,26 „ „ „ i, „ 1,062,183, » t, 10,621,83 Totale pezze „ 1,406,125, „ „ 20,940,09 Anno 1829. Emissioni, n, 29. Pezze da C."" 5, n. 8.500,000, valore L. 425.000. Io6 A. F. MARCHISIO Anno 1830. Emissioni, n. 26. Pezze da C."' 5, n. 1,950,000, valore L. 97,500 » » » 3' » 500,000, „ „ 15,000 Totale pezze „ 6,200,000, „ „ 150,000 Riepilogo. Pezze da C."' 5, n. 10,450,000, valore L. 522,500,00 « V 3. » 843,942, „ „ 25,318,26 » » ,; I, „ 4.812,183, „ „ 48,121,83 Totale pezze „ 16,106,125, „ „ 595,940,09 Date : Per la pezza da C."' 5 : Anno 1826 (unica data). n n t) » » o ' » »/ » » » » » » ^ ' » » n Riepilogo per la Zecca di Genova. Valore dell'oro L. 8,145,120,00 „ dell'argento „ 32,659,333,00 „ del rame „ 595,940,09 Totale ,; 41,400,393.09 ZECCA DI TORINO. ORO. Anno 1824. Emissioni, n. 5. Pezze da L. 80, n. 5,919, valore L. 473,520 n „ n 20, „ 2,381, „ „ 47,620 Totale pezze „ 8,300, „ „ 521,140 Anno 1825. Emissioni, n. 14. Pezze da L. 80, n. 13,728, valore L. 1,098,240 » » ,, 40, „ 15-770» >f » 630,800 „ „ „ 20, „ 28,110, „ „ 562,200 Totale pezze „ 57,608, „ „ 2,291,240 Anno 1826. Emissioni, n. 46. Pezze da L. 80, n. 75,957, valore L. 6,076,560 ,; ;; 40. ;; 23,118, „ „ 924,720 ,; » n 20, „ 143,976, ,; „ 2,879.520 Totale pezze „ 243,051, „ „ 9,880.800 STUDI SULLA NUMISMATICA DI CASA SAVOIA I07 Anno 1827. Emissioni, n. 20. Pezze da L. 80, n. 38,473, valore L. 3,077,840 „ „ 20, „ 150.360, „ „ 3,007,200 Totale pezze „ 188.833, . „ 6,085,040 Anno 1828. Emissioni, n. 13. Pezze da L. 80, n. 22.504, valore L. 1,800,320 r, „ 20, y, 94.915. n n 1,898.300 Totale pezze „ 117,419- » » 3,698,620 Anno 1829. Emissioni, n. 8. Pezze da L. 80, n. 8,181, valore L. 654,480 „ „ „ 20, „ 60,094, , „ 1,201,880 Totale pezze „ 68,275, „ „ 1,856,360 Anno 1830. Emissioni, n. 7. Pezze da L. 80, n. 5,972, valore L. 477,760 „ „ 20, „ 35.301, „ „ 706,020 Totale pezze „ 41,273, „ , 1,183.780 Anno 1831. Emissioni, n. 12. Pezze da L. 80, n. 740, valore L. 59,200 » » » 40, „ 7.711» „ „ 308,440 „ n 20, „ 42,233, , „ 844,660 Totale pezze „ 50,684, , , 1,212,300 Riepilogo. Pezze da L. 80, n. 171,474, valore L. 13,717,920 ,; « n 40, n 4^,599' » n 1,863,960 r, » V ^O, „ 557,370, » „ 11,147,400 Totale pezze „ 775443. » n 26,729 280 Date : Per la pezza da L. 80 : Anni 1823, 1824, 1825, 1826, 1827, 1828, 1830, 1831 (i). „ Per la pezza da L. 40 : Anni 1822, 1823, 1825, 1831 (2). „ Per la pezza da L. 20 : Anni 1821, 1822, 1823, 1825, 1826, 1827, 1828, 1829, 1831. (1) La data 1823 non si conosce che in piombo, per l'Archivio. (2) Anche di questa moneta la data 1823 è quella in piombo, per l'Archivio. Occorrendo pezze in oro, queste si possono ritenere come prove. JC8 A. F. MARCHISIO ARGENTO. Anno 1824. Emissioni, n. 14. Pezze da L, 5, n. 162,125, valore L. 810,625 » ,, » I» « 91*658, „ „ 91,658 Totale pezze „ 253,783, „ „ 902,283 Anno 1825. Emissioni, n. 36. Pezze da L. 5, n. 394.703, valore L. i,973'5i5'Oo ,; » » 2, „ 269,709, „ „ 539,418,00 ,, » » I. V I30'7i4. » n 130,714,00 » n 0.50 V 49i'6i5, „ „ 245,807,50 Totale pezze „ 1,286,741, „ „ 2,889,454,50 Anno 1826. Emissioni, n. 59. Pezze da L. 5, n. 907,245, valore L. 4,536,225,00 » w » 2, ,; 234,717, „ „ 469,434,00 w « ,; I. » 547.460, „ „ 547,460,00 „ ,, » 0,50 „ 639,879, „ „ 319,939,50 Totale pezze „ 2,329,301, valore „ 5*873,058,50 Anno 1827. Emissioni, n. 38. Pezze da L. 5, n. 723,991, valore L. 3,619,955,00 n n » 2, „ 170.347. w .; 340'694.00 .; n I. » 836,345, „ „ 836,345,00 n y, » 0'50 » 401.325» yj n 200,662,50 Totale pezze „ 2,132,008, „ „ 4,997,656,50 Anno 1828. Emissioni, n. 22. Pezze da L. 5, n. 252,626, valore L. 1,263,130,00 » » » 2, „ 101,785, „ „ 203,570,00 » » » I. .; 345.477. ;; .; 345-477.00 V » ,, o»5o. » 611,345, „ „ 305,672,50 Totale pezze „ 1,311,233, „ „ 2,117,849,50 Anno 1829. Emissioni, n. 20. Pezze da L. 5, n. 311,825, valore L. 1,559,125,00 » » V 2, „ 99,262, „ „ 198,524,00 .; „ » I. V 1 11.378, .; „ 111,378,00 n „ „ 0,50 „ 254,629, „ „ 127,314.50 „ „ „ 0,25 „ 110,472, „ „ 27,618,00 Totale pezze „ 887,566, „ „ 2,023,959,50 STUDI SULLA NUMISMATICA DI CASA SAVOIA IO9 Anno 1830. Emissioni, n. 37. ^ Pezze da L. 5, n. 313,096, valore L. 1,565,480,00 » « » 2, „ 49' 161, „ „ 98,322,00 n » « I, y, 312,638, „ „ 312,638,00 V V n 0,50 , 455-633' n r, 227,816.50 Totale pezze „ 1,130,528, , , 2,204,256,50 Anno 1831. Emissioni, n. 12. Pezze da L. 5, n. 49,474, valore L. 247,370,00 r, » » I. n 5.000, „ „ 5,000,00 » « « oóO' « i43'079> » 9 71039.50 - ry r, n 0,25, „ 234.27O, „ , 5S'567.50 Totale pezze „ 431-823, „ „ 382,477,00 Riepilogo. Pezze da L. 5, n. 3,115,085, valore L. 15,575,425,00 » ;; » 2, „ 924.981, „ n 1,849,962,00 » » » I. » 2,380,670, „ „ 2,380,670,00 n n n 0,50, „ 2,997,505, „ „ 1,498,752,50 n » » 0,25, „ 344-742- n n 86,185.50 Totale pezze „ 9,762,983, „ „ 21,390,995,00 Date : Per la pezza da L. 5 : Anni 182 1, 1822, 1823, 1824, 1825, 1826, 1827, 1828, 1829, 1830, 183 1. „ Per la pezza da L. 2 : Anni 1823, 1825, 1826, 1827, 1828, 1830(1). „ Per la pezza da L. i : Anni 1823, 1824, 1825, 1826, 1827, 1828, 1829, 1830 (2). , Per la pezza da L, 0,50 : Anni 1823, 1824, 1825, 1826, 1827, 1828, 1829, 1830, 1831 (3). „ Per la pezza da L. 0,25 : Anni 1829, 1830. (1) La data 1823. è quella in piombo, per l'Archivio. (2) Idem, idem. ^ (3) Le date 1823 e 1824, sono m piombo, per l'Archivio. Occorrendo pezze in argento con tali date, si possono considerare come prove. A. F. MARCHISIO RAME. Anno 1827. Emissioni, n. 38. Pezze da C.""' 5, n. 2,962,488, valore L. 148,124,40 « » » 3- w 2,988,010, „ „ 89,640,30 w » V I' « 3.937.816, „ „ 39.378,16 Totale pezze „ 9,888,314, „ „ 277,142,86 Anno 1828, Emissioni, n. 28. Pezze da C."' 5, n. 12,766,400, valore L. 638,320,00 V » » 3. » 2,456,833, „ „ 73,704,99 ;, „ » I, .; 2,297,501, „ „ 22,975,01 Totale pezze „ 17,520,734, „ „ 735,000,00 Anno 1829. Emissioni, n. 22. Pezze da C."' 5, n. 5,900,000, valore L. 295,000,00 » „ „ I, „ 1,500,000, „ „ 15,000,00 Totale pezze „ 7,400,000, „ „ 310,000,00 Anno 1830. Emissioni, n. 17. Pezze da C."' 5, n, 10,750,000, valore L. 537,500,00 V n V 3. n 333333' « » 9.999.99 ,; „ ,; I. ,, 3.750'OOI, „ „ 37.500,01 Totale pezze ,; i4.833.334. » .; 585.000,00 Riepilogo. Pezze da C."' 5, n. 32,378,888, valore L. 1,618,944,40 » „ 3. » 5.778,176, „ „ i73'345.28 „ „ I, „ 11,485,318, „ „ 114,853,18 Totale pezze „ 49,642,382, „ „ 1,907,142,86 Date : Per la pezza da C."" 5, 3, i : Anno 1826 (unica data). Riepilogo per la Zecca di Torino. Valore dell'oro L, 26,729,280,00 „ dell'argento ,; 21,390,995,00 „ del rame „ 1,907,142,86 Totale „ 50,027,417,86 Monetazione complessiva. Alla zecca di Genova, per L. 41,400,393,09 Alla zecca di Torino, „ „ 50,027,417,86 Totale „ 91,427,810,95 Torino, Gennaio 191 2. A. F. Marchisio. STUDI SULLA NUMISMATICA DI CASA SAVOLA III ANNOTAZIONI A. Vittorio Emanuele I, nato il 24 luglio 1759, figlio se- condogenito di Vittorio Amedeo III, salito al trono nel giugno 1802 per rinuncia del fratello primogenito Carlo Ema- nuele IV, sposò nel 1789 Maria Teresa d'Austria d' Este, morta a Genova il 29 marzo 1832. Ricuperati gli Stati Con- tinentali, tornò dalla Sardegna in Piemonte nel maggio del 1814. Nell'anno stesso aggiunse agli aviti dominii il ducato di Genova e i feudi imperiali Liguri, per decisione del Con- gresso di Vienna del 12 dicembre. Combattè Napoleone nel 1815. Nel 1821 rinunciò la Corona al fratello Carlo Fe- lice, e morì a Moncalieri il io gennaio 1824. Prescrisse il 6 agosto 1816 che indi innanzi si emettes- sero dalla zecca di Torino monete decimali, e in conse- guenza dal 1817 a tutto il 1820 si coniarono: Pezze da L. 20, n. 147,925, valore L. 2,958,500 n » n 5^ » 258,228, „ „ 1,291,140 Totale pezze „ 406,153, „ „ 4,249,640 Le date sono le seguenti : Per la pezza da L. 20 : Anni 1816, 1817, 1818, 1819, 1820. Per la pezza da L. 5 : Anni 1816, 181 7, 1818, 1819, 1820. Il 4 dicembre 1820 ordinò si coniassero alle zecche di Genova e Torino pezze in oro da L. 20, 40 e 80, e in ar- gento da L. 5, 2, I e 0,50, tutte colla croce di Savoia al rovescio. Ma avendo il 13 marzo 1821, abdicato, non si rior- dinò la zecca di Genova, che continuò col vecchio sistema A. F. MARCHISIO fino a tutto il 1823. La zecca, torinese invece, in virtù delle nuove disposizioni, potè coniare ancora : Pezze da L. 80, n. 965, valore L. 77,200 » » » 20, „ 17,584, „ „ 351 '680 V ,; 5' » 36,972, „ ,; 184,860 Totale pezze „ 55,521, „ „ 613,740 La data, 1821, è unica, sia per le pezze é'oro da L. 80 e 20 che per le pezze à'argento da L. 5. B. Pei disposti legislativi riferentisi alla monetazione di Vittorio Emanuele I, V. [Principali] : R. Patente 6 agosto, 181 6, notificata dalla Camera dei conti con manifesto 12 agosto successivo, n. 430. - R. Patente 4 dicembre 1820, notificata dalla Camera dei conti con manifesto 9 dicembre successivo, n. 1106. [Secondario] : Notificazione 18 settembre 1816, n. 453. C. Carlo Felice figlio terzogenito di Vittorio Amedeo III, nato il 6 aprile 1765. Sposò il 6 aprile 1807 Maria Cristina di Napoli, morta a Savona il 12 marzo 1849. Con Patente 16 marzo 1821 assunse la regale Autorità, per l'avvenuta abdicazione del 13 marzo del fratello Vittorio Emanuele I, riservandosi di assumere (da Modena), il titolo di Re fino a nuova conferma del fratello. La quale avendo constatata, con atto 13 ottobre 1821, datato da Covone, piglia le redini del regno. La reazione, con cui iniziò il regno, e il broncio tenuto al Reggente Principe di Carignano, che si era la- STUDI SULLA NUMISMATICA DI CASA SAVOIA II3 sciato trascinare alla promulgazione della demagogica costi- tuzione spagnuola, furono mitigati con parte delle riforme preparate da Prospero Balbo, ministro del suo predecessore. Bombardò Tripoli il 27 settembre 1825, e di quell'avveni- mento, che i giorni d'oggi rammentano, si lavorò una me- daglia che Vincenzo Promis ebbe a illustrare il 3 maggio 1885, all'Adunanza della R. Accademia delle Scienze. Rifece Altacomba, dove, essendo morto il 27 aprile 1831, riposa accanto alla consorte. D. Tanto per le monete decimali di Vittorio Emanuele I, come per quelle di Carlo Felice, i dati legali sono i seguenti : Per la pezza da L. 80 : Peso gr. 25,806 — Tit. 900 — Diam. mill. 33. Per la pezza da L. 40 : Peso gr. 12,903 — Tit. 900 — Diam. mill. 26. Per la pezza da L. 20 : Peso gr. 6,4515 — Tit. 900 — Diam. mill. 21. Per la pezza da L. 5 : Peso gr. 25 — Tit. 900 — Diam. mill. 37. Per la pezza da L. 2 : Peso gr. IO — Tit. 900 — Diam. mill. 27. Per la pezza da L. i : Peso gr. 5 — Tit. 900 — Diam. mill. 23. Per la pezza da L. 0,50 : Peso gr. 2,50 — Tit. 900 — Diam. mill. 18. Per la pezza da L. 0,25 : Peso gr. 1,25 — Tit. 900 — Diam. mill. 15. Per la pezza da Cent. 5 : Peso gr. IO — Diam. mill. 28. Per la pezza da Cent. 3 : Peso gr. 6 — Diam. mill. 23. Per la pezza da Cent, i : Peso gr. 2 — Diam. mill. 19. 15 114 ^- ^' MARCHISIO E. Per disposti legislativi riferentisi alla monetazione di Carlo Felice, V, {Principali) : R. Patente 3 dicembre 1821, notificata con manifesto 14 di- cembre, n. 1263. R. Patente 23 dicembre 1823, n. 1587. Manifesto 30 giugno 1824, n. 1683. Manifesto 16 gennaio 1826, n. 1886. R. Editto 26 ottobre 1826, n. 1979. R. Biglietto 8 febbraio 1827, e manifesto 9 febbraio, n. 2013. {Secondarii) : Manifesto 26 marzo 1829, n. 2233. Manifesto 31 ottobre 1829, n. 2281. Manifesto, stessa data, n. 2282. Manifesto 24 novembre 1829, n. 2286. Manifesto 5 dicembre 1829, n. 2289. Manifesto 2 aprile 1830, n. 2317. F. Per i disegni delle monete decimali di Vittorio Ema- nuele I, vedi Corpus Nummorum Italicorum, voi. I, tav. XXXI, n. 16; tav. XXXII. nn. i, 2, 3, 4, e per le descrizioni, vedi Ibid., pag. 440, n. 7, pag. 441, n. 8, pag, 442, nn, 17, 18, 20- Per i disegni delle monete di Carlo Felice, vedi Ibid., tav. XXXII, nn. 5, 6, 7, 8, 9, io, 11, 12, 13^ 14, 15, e per le descrizioni^ vedi Ibid.j pag. 443, nn. i, 2, 3, pag. 444; nn. 6, IO, II, 12; pag. 446, nn. 42, 45, 47; pag. 448, n. 82; ove nell'opera Regale è fatta dettagliata analisi del tipo, ri- servando ogni variante di conio all'interposta enumerazione. BIBLIOGRAFIA LIBRI NUOVI E PUBBLICAZIONI Gnecchi (Francesco). / Medaglioni Romani descritti e il- lustrati. — Milan, Ulric Hoepli éditeur, Typographie Sociale, 191 2. Trois volumes in-fol., LXxv-485 pages, 162 planches, achevé d'imprimer 12 décembre 191 1. L'année 191 1, cinquantenaire de la fondation du royaume d'Italie, resterà célèbre dans les fastes de la bibliographie numismatique par la publication simultanee de trois ouvra- ges d'une importance capitale pour la glorification de la science monétaire en Italie : ces ouvrages sont, dans l'ordre chronologique des matières traitées : / Medaglioni Romani descritti e illustrati da Francesco Gnecchi, puis Le Monete e le Bolle plumbee pontificie del Medagliere Vaticano descritte ed illustrate da Camillo Sera- fini, enfin le Corpus Nwumorum Italicorum fatto compilare da S. M. Vittorio Emanuele III, Re d'Italia, primo tentativo di un Catalogo generale delle monete medioevali e moderne coniate in Italia o da Italiani in altri paesi. Disons de suite que le texte impeccable de chacun de ces ouvrages est accompagné d'une foule imposante de ma- gnifiques planches photochalcographiées dont l'exécution fait le plus grand honneur à l'éditeur Ulric Hoepli. Il ne m'appartient de parler ici que du recueil general des médaillons romains du commandeur Francesco Gnecchi. L'auteur s'est fait connaìtre de longue date aux amis du Il6 BIBLIOGRAFIA coin romain par ses Appunti di numismatica romana, qui pendant près d'un quart de siede, ont fait la fortune de la Rivista Italiana; il n'en est presque pas un fascicule qui n'ait re9U un ou plusieurs articles du vaillant champion qui a choisi pour devise avec un rare bonheur la plus belle legende monétaire des Césars, ROMÀE ÀETERNAE. Aujour- d'hui il clòt cette sèrie désormais célèbre en y apposant le numero CU, mais c'est seulement pour commencer un nouveau cycle. Farmi ces dissertations se font remarquer celles qui ont pour objectif les médaillons impériaux, les seules que j'ai en vue dans les présentes lignes, parce que dès le début s'y révèle sa prédilection pour les chefs-d'oeuvre de la por- traiture et de la gravure antiques. Elles ont attiré l'attention au fur et à mesure de leur apparition, mais il est arrivé nécessairement que le souvenir des premières s'est graduel- lement affaibli derrière les plus récentes. Il paraìt donc juste et opportun de les faire défiler dans leur ensemble sous les yeux du lecteur ; la simple énonciation de leurs titres fera saisir Tespace parcouru et sera plus eloquente que tout com- mentaire. Je conserve à ces Appunti leurs numéros d'ordre dans la sèrie generale: III. — Medaglioni inediti nella collezione F. Gnecchi . . 1888 VII. — Contribuzioni al Corpus numorum (coli. F. Gnecchi), notamment n. 122, médaillon d'argent d'Erennia Etru- scilla; n. 141, médaillon de bronze de Gallien, à deux métaux 1889 XI. — Contribuzioni al Corpus numorum (coli. Municipale di Milano), notamment, vignette d'un médaillon d'argent de Gallien placée en téte 1890 XII. — Cinque bronzi inediti provenienti dagli scavi di Roma durante il 1889 (médaillons d'Hadrien, de Faustine mère, de M. Aurèle, de Gordien III . . . . 1890 XIV. — Medaglione? Osservazioni a proposito di un bronzo colla effigie di M. Aurelio et L. Vero appartenente al R. Gabinetto di Brera; ce médaillon a fourni la vi- gnette de frontispice ....... 1890 XV. — Un medaglione inedito dAdriano e alcune osserva- zioni sul Medaglione in genere ..... 1891 XVI. — Contribuzioni al Corpus numorum (Museo Bottacin di Padova), notamment un médaillon de bronze de Probus, n. 14 1891 BIBLIOGRAFIA 117 XVII. — Le monete degli scavi di Roma durante il 1890, notamment n. 4, médaillon de bronze de Marc Aurèle; n. 5, petit médaillon de bronze de M. Aurèle; n. 6, médaillon de bronze de M. Aurèle . . . .1891 XVIII. — Contribuzioni al Corpus numorum (Museo comu- nale di Trento), notamment n. 38, médaillon de bronze de Faustine jeune; n. 56, médaillon d'argent de Sa- lonine 1891 XXI. — Contribuzioni al Corpus numorum (collez. Ercole Gnecchi), n. 14 et 15, médaillons de bronze d'Hadrien ; n, 21, médaillon de bronze d'Antonin .... 1892 XXIV-XXV. — Classificazione del bronzo imperiale. Il me- daglione senatorio 1892 XXVI. — Serie del bronzo imperatorio all' infuori dei meda- glioni 1892 XXVII-XXVIII. — Scavi di Roma nel 1892. Medaglione ine- dito di Caracalla trovato a Colonia .... 1893 XXXIV. — Medaglione d'oro di Teoderico Re . . . 1895 XXXIX. — Numismata maximi moduli, ricerche intorno alle officine che coniarono i medaglioni e intorno all'uso originario di questi ......•• 1896 XL. — Scavi di Roma negli anni 1895-96, notamment n. i, médaillon sénatorial ou doublé sesterce encerclé de Do- niitien ; n. 2, médaillon de bronze ou doublé sesterce d'Hadrien; n. 3, sesterce impératorial d'Hadrien: n. 4, médaillon de bronze ou doublé sesterce de Faustine mère ; n. 5, médaillon d'argent de Julia Domna ; n. 6, médaillon de bronze ou triple sesterce de Philippe pére; n. 7, médaillon de bronze de Constance li . . . 1896 XLV. — Contribuzioni al Corpus numorum (coli. F. Gnecchi), n. 16, médaillon de bronze de Gallien; n. 17, petit mé- daillon de bronze de Tacite 1898 XLVII. — Scavi di Roma nel 1898, notamment les médail- lons ou doubles sesterces de Philippe fils et de Tré- bonien Galle 1898 Lll. — Ancora sulla teoria monetaria dei medaglioni di bronzo 1901 LVII. — Contribuzioni al Corpus numorum (coli. Jos. Luckger), notamment n. 9, médaillon à deux metaux de Phi- lippe fils 1903 LXI. — Prova in bronzo di un medaglione d'oro di Costan- tino II ... 1904 LXIV. — I medaglioni ex- Vaticani 1905 LXV. — Gab. Vaticano. Medaglioni romani inediti o varianti . 1905 LXXI. — Medaglioni unilaterali 1905 LXXII. — Un nuovo? medaglione d'Albino . . , . 1905 LXXIII. — Unico e nuovo ? medaglione di Pertinace . . 1905 LXXVII. — Intorno ai medaglioni (Dialogo) .... 1906 1 18 BIBLIOGRAFIA LXXX. — Usi ed abusi dei medaglioni e delle monete in genere 1907 LXXXVI. — I medaglioni dionisiaci . . . . . 1907 XCIV. — Medaglioni senatori e bronzi eccedenti . . . 1907 XCV, — L'opera deleteria dei restauratori sui medaglioni . 1910 XCVII. — Medaglione di bronzo di Caro e Magnia Urbica . 1910 XCIX. — La medaglia presso i Romani 1911 C. — Medaglione cerchiato di Trajano Decio ed Etruscilla . 19 11 CI. — Un medaglione di bronzo con cerchio e appicagnolo. Il s'agit d'un médaillon de Commode muni d'une chaine de suspension 191 1 J'ai laissé de coté les nombreux écrits de M. Fr. Gnecchi qui ne se rapportent pas directement à Tétude des médail- lons, car le moment est loin d'étre venu d'analyser son oeuvre numismatique complète pendant qu'il est dans la pé- riode de pleine et intensive production ; mais on n'oubliera pas qu'il n'est guère de questions, méme des plus épineuses, qui n'ait exercé sa sagacité. Dans l'article que j'ai cité en lete, Medaglioni inediti, on trouve la description du chiffre surprenant de dix-sept pièces; par ce début significatif, il se classa d'emblée parmi les travailleurs les plus résolus et l'on pressentit l'usage qu'il ferait de l'importante collection qu'il avait formée avec une sùreté de flair et de coup-d'oeil consommée ; ces dons précieux seraient toutefois restés stériles s'ils n'avaient été servis par une fortune indépendante et des circonstances heureuses. La collection formée par ses soins persévéranls consiste aujourd'hui en environ 20000 pièces, dont 8 médail- lons d'or, 72 d'argent et plus de 400 de bronze; elle a été entre ses mains un merveilleiix instrument de travail. Il a en outre pris connaissance des pièces qui lui manquaient dans 49 collections publiques et dans 37 privées. Il est bon qu'on sache par quels efforts se conquiert la maìtrise dans n'importe quelle spécialité. Les mémoires que M. Fr. Gnecchi a publiés nous ont fait assister pour ainsi dire à la genèse et au développement de sa pensée dominante symbolisée par le médaillon de M. Aurèle et de L. Vérus grave en frontispice de la Rivista et de ses extraits tirés à part. Après une telle préparation personne n'a été étonné d'apprendre qu'il songeait à faire la synthèse de' ses travaux de prelude dans une oeuvre BIBLIOGRAFIA II9 d'ensemble pouvant servir de base à un corps de doctrine. Le besoin s'en faisait réellement sentir; la confiance que ses confrères avaient en son talent et en son activité était si ferme qu'i! regut de tous les còtés les encouragements les plus pressants; les possesseurs de médaillons s'empressè- rent de répondre à Tappel qu'il leur adressa il y a six ans et lui signalèrent les spécimens qu'ils avaient recueillis ou qui étaient venus à leur connaissance. Leur espoir n'a pas été trompé. Aujourd'hui nous sommes en mesure d'annoncer que le recueil general des médaillons romains vient de pa- rai tre ; sic finis coronai opus. Donnons-en une idée en reproduisant le sommaire des matières place en téte de chaque volume en manière de Conspectus : Tome I. — Prefazione. Intorno al medaglione romano : i.° preliminari; 2.° la parola " Medaglione „ ; 3.° la medaglia presso i romani; 4.° il medaglione di bronzo; 5.° definizione del medaglione ; 6.° bronzo imperatorio nei moduli comuni ; 7.° medaglione senatorio; 8.** lo sviluppo dei medaglioni nei tre metalli; 9." l'arte e i tipi; io.° rarità; 11. ° prezzo venale ; 12.*» falsificazioni, deturpazioni, alterazioni ; 13.° fonti del Corpus „. Avvertenze generali. Descrizioni dei pezzi d'oro e d'argento. Tavole n. 1-37. Tome II. — Descrizione del bronzo di gran modulo. Tavole n. 38-140. Tome III. — Descrizione del bronzo dei moduli minori. Descrizione del bronzo del Senato. Leggende delle teste. Leggende dei rovesci. Prospetto delle date e dei titoli. Re- pertorio delle figurazioni. Prospetto numerico dei pezzi de- scritti. Alcune correzioni ed aggiunte. Tavole n. 141-162. Par ce simple aper^u, on saisit la marche que l'auteur a suivie et l'on se rend compte de la manière heureuse dont il s'est tire de la question delicate de la définition des mé- daillons et de leur classification. Dès maintenant on peut dire bien haut que ,M. Fr. Gnecchi a pose la première assise du Corpus numorum ro- manorum qui s'élèvera en regard du Corpus des monnaies I20 BIBLIOGRAFIA grecques déjà en voie de construction de divers còtés. De- main le recueil general des médaillons romains, trésor ine- stimable dans lequel historiens et savants, archéologues et numismates, artistes et mythologues, viendront puiser tour- à-tour, sera sur les rayons de toute grande bibliothèque et dans le cabinet de tout homme de goùt, de tout homme de travail. Honneur à qui a tant fait pour la glorification de Rome! à son tour soit-il glorifié par la gratitude des numismates ! Paris, jo janvier 1912. Robert Mowat. Sambon (Giulio). Repertorio Generale delle Monete coniate in Italia e da Italiani all'Estero, dal secolo V al XX, nuovamente classificate e descritte. Periodo dal 4']6 al ij66. — Parigi, presso l'Autore, 86, rue Saint-Lazare, 1912 (in-4, pag. XII-206, 16 tavole e ritratto dell'A.). Il nome dell'A. e la sua indiscussa competenza derivata da studio indefesso e dalla pratica di molti anni garantiscono di per sé la buona accoglienza a questo volume. Le descri- zioni precise delle monete accompagnate da osservazioni, raffronti e notizie bibliografiche e dalla indicazione delle rac- colte ove esse esistono, corredate di nitidissime tavole ri- producenti disegni esatti e precisi, lo rendono veramente utile come mezzo di studio, specialmente di tanta parte delle più antiche monetazioni italiane di cui nessuno finora trattò in maniera sintetica e complessiva. Ma quello che, a mio parere, lo rende sopra tutto pre- gevole è il metodo con cui esso fu compilato. Non siamo di fronte a uno dei soliti piìi o meno diligenti e copiosi ca- taloghi divisi per zecche, ma a un poderoso e riuscito ten- tativo di raggruppamento scientifico del materiale numisma- tico. Veramente scientifico perchè tiene conto degli elementi storici ed economici che parvero finora esclusi dalla comune degli scrittori di numismatica italiana, i quali quando vollero dare una classificazione scientifica, non si spinsero mai molto al di là dell'ordinamento geografico, subordinando così la BIBLIOGRAFIA . J2I Storia ai gruppi regionali, che non sempre sono stati i veri limiti entro cui si svolsero i fatti storici. Nessuno ha ardito finora abbracciare con un sistema saviamente ordinato tutta la monetazione, o meglio le varie monetazioni che dalla ca- duta dell'Impero Romano con assidua vicenda e con infinita molteplicità si succedettero nelle terre dell'Impero comprese fra le Alpi e il mare, nelle terre d'Italia che, ridotte dagli eventi a espressione geografica, tornarono per altra mera- vigliosa vicenda ad unificarsi ai nostri tempi, ricostruendo anche l'unità della moneta nella sede stessa donde partì l'ori- gine prima di essa, in Roma. Le monete di questi quindici secoli, scientificamente ordinate, debbono portare il loro ausilio allo studio dei fatti storici e sopra tutto dei fenomeni economici, causa alle volte e altre volte effetto di quelli. Questo il concetto che guidò il Sambon nel concepire il suo lavoro, che divise in dieci parti : I. — Re Eruli e Goti dal V al VI secolo. — Impera- tori Greci dal V al IX secolo. — Ducati dell'Italia meridio- nale sotto l'alto dominio dei Greci. II. — Re Longobardi dal VI all'VIII secolo, Italia set- tentrionale e centrale. — Duchi e Principi Longobardi del- l'Italia meridionale dal VII all'XI secolo. III. — Re e Imperatori Carolingi dall'VIII al IX se- colo e loro successori Imperatori o Re d'Italia dal IX al X secolo: Marchesi di Toscana, X secolo. — I primi Pon- tefici da Gregorio III a Pasquale li. IV. — Dominazione Araba in Sicilia dal IX all'XI se- colo. — Dominazione Normanna anteriore alla Monarchia, dal 1058 al 1130. — Monarchia Normanna delle Due Sicilie dal 1130 al 1194. V. — Imperatori di Germania e Re d'Italia: Case di Sassonia e di Franconia dal X al XII secolo : Casa Sveva o di Hohenstaufen, dal XII al XIII secolo. VI. — I Comuni e le Grandi Repubbliche, dal XIII se- colo in poi. VII. — Dominazioni Estere posteriori al XII secolo. 16 122 BIBLIOGRAFIA Vili. — Monete coniate in possedimenti Esteri. IX. — Monete coniate dal XIV al XIX secolo da Principi Italiani e da Famiglie feudatarie. — Epoca rivolu- zionaria e Risorgimento Italiano, XVIII al XIX secolo. X. — Regno unito d'Italia, dal XIX al XX secolo. Il volume ora uscito comprende, come già è indicato nel titolo, le prime cinque parti. Se con questa divisione il Sambon abbia o no risposto interamente al concetto che la ispirò, non è ancora il caso di affermare assolutamente: meglio si potrà fare quando sarà uscito il volume o volumi successivi, in cui il suo concetto avrà avuto intero sviluppo. Allora anche si potrà dire se il sistema adottato nel libro sia adatto anche all'ordinamento delle grandi collezioni nu- mismatiche italiane, se insomma possa avere quella pratica applicazione nell'ordinamento delle monete italiane che fu sempre mio antico e vivo desiderio più volte manifestato. Questo volume in ogni modo parmi debba essere con- siderato pili che un semplice tentativo, una solenne afferma- zione del principio scientifico indispensabile ai nostri studi, ai quali porta un notevole contributo di elementi economici, perchè il nuovo raggruppamento dà luogo a raffronti tra le varie monetazioni che difficilmente si potevano fare finora per la loro frammentaria distribuzione. Né meno considere- vole è il materiale nuovo o poco conosciuto delle epoche più tenebrose delle invasioni barbariche e oltremontane, ma- teriale raccolto e vagliato con quella competenza cui ho ac- cennato in principio e che, specie per le monete delle regioni meridionali e insulari d'Italia, è insuperata. N. P. Maurice (Jules). Numismatique Constantinienne. Di questo grande lavoro sulle monete Costantiniane venne pubblicato il primo volume nel 1909 (^). L'autore ne pubblica ora il secondo e annuncia il terzo che comple- terà l'opera. (i) Vedi Rivista Hai. di Numìsmalica, 1909, pag. 105 e segg. BIBLIOGRAFIA I23 Le prefazioni di questi volumi, in cui l'autore ci dà delle monografie storiche su diversi argomenti, sono sempre im- portanti e meritano d'essere attentamente studiate. Mentre quella del primo volume era specialmente dedicata all'ico- nografia degli imperatori, quella del volume ora apparso si occupa della storia religiosa e del funzionamento delle offi- cine monetarie, e l'autore già ci annuncia che nel terzo ci offrirà uno studio sulle riforme politiche ed economiche di Costantino. Ma, fermandosi al volume che abbiamo sott'occhio, nella prima parte della prefazione, l'autore ci dà la storia della successiva variazione dei culti, a brevi periodi sovrapponen- tisi di Giove, di Ercole, del Sole e la spiegazione delle ap- parenti contraddizioni dei simboli cristiani frammisti alle figu- razioni pagane. La storia dà la ragione delle monete, mentre queste documentano quella. Addentrandosi poi nell'esame del funzionamento delle officine monetarie, l'autore esprime una sua nuova teoria sulle lettere e sui segni che spesso vediamo nel campo delle monete di quest'epoca e di cui finora nessuno ha dato una esauriente spiegazione. L'autore mette innanzi una teoria molto e forse troppo semplicista. Esso vorrebbe che non si trattasse d'altro se non di un segno di riconoscimento delle diverse squadre d'operai addette al lavoro, eseguito sempli- cemente per ordine di un impiegato subalterno. Se debbo esprimere francamente la mia opinione, mi pare che la causa efficiente o la ragione d'essere di questo particolare della monetazione, si riduca per tal modo troppo piccina. Si può dare a un dipresso tale spiegazione a quei punti (uno, due, tre, quattro o cinque), a quei piccoli cunei od altri segni, inconcludenti come significato proprio, che troviamo su molte monete medioevali e che si dicono (lo saranno, o non lo saranno) segni segreti di zecca, i quali del resto potrebbero significare anche molte altre cose, oltre che essere per così dire la firma dell'artista incisore. Ma qui il caso è ben differente, tanto più che sarebbe stato abbandonato al capriccio di un impiegato subalterno di imprimere sulla moneta pubblica non solo una o più let- tere (generalmente sono due lettere accoppiate), o un sim- 124 BIBLIOGRAFtA bolo qualsiasi (una corona, una mezzaluna, una stella, ecc.) ; ma ciò che è assai più grave, un simbolo cristiano (la croce o il crisma), il quale avrebbe bastato a mutare completa- mente il significato politico della moneta, affermando una contraddizione colla rappresentazione di una divinità pagana. Non pare che Roma fosse tanto corriva a rinunciare anche in parte all'alta autorità che tanto gelosamente sempre con- servò sulla pubblica monetazione e sul funzionamento delle officine monetarie. E d'altronde, scendendo al pratico, come si spiegherebbe il numero così limitato dei monogrammi, o dirò più preci- samente delle combinazioni di due lettere accoppiate e, peggio ancora, dell'insistente ripetersi di alcune di queste in nume- rose officine. Le combinazioni arbitrarie di due lettere avreb- bero potuto variare moltissimo, perchè poco meno di sei- cento sono le combinazioni possibili colle lettere dell'alfabeto latino, a due a due. Ebbene fra tante non ne troviamo che i8 sulle monete, ossia: A-s, b-s, c-r, c-s, f-b, f-t, m-f, p-a, p-r, p-s, r-f, r-s, s-A, s-c, s-f, s-p, s-r, t-f, e parecchie sono ripetute due, tre, quattro e più volte. La più comune s-f la troviamo ripetuta in ben otto of- ficine sparse nei punti più lontani del vastissimo impero, Roma, Lione, Tessalonica, Treviri, Siscia, Arles, Aquileja e Cartagine. Ora, come si potrebbe spiegare tanta povertà ed eguaglianza di invenzione, senza ricorrere a una meravigliosa telepatia, nella supposizione che si trattasse di un semplice segno convenzionale di riconoscimento interno, il quale, come dice l'autore, poteva avere o non avere un significato ? Io credo, e non dubito di errare, che la ragione di quelle sigle debba trovarsi più in alto, debba cioè connettersi assai più intimamente e più officialmente coll'organismo della mo- netazione. Quelle lettere e quei segni debbono avere un significato ; ma mi affretto ad aggiungere che io non lo co- nosco, come non l'ha conosciuto nessuno finora. Può darsi che un giorno o l'altro anche di questo enigma si trovi la chiave; ma quante altre cose ben più importanti dobbiamo rassegnarci a considerare come impenetrabili ! Molto interessante è l'ultimo capitolo della introduzione BIBLIOGRAFIA I25 dedicata alle Astrazioni divinizzate e ai Tipi simbolici dei rovesci, in cui è descritto il succedersi delle diverse divinità pagane, corrispondenti alle successive fasi del neoplatonismo e dell'ellenismo, che a poco a poco cedono il campo all'idea cristiana. Vediamo così la spiegazione delle rappresentazioni di Giove, di Ercole, di Marte e del Sole, alle quali gradata- mente succedono le personificazioni delle virtù imperiali : Provvidentia, Pietas, Virtus, Quies, Sapientia, Concordia, Fe- licitas, Salus, Securitas, Spes, Pax, Tranquillitas, per finire poi col simbolo della Croce. All'introduzione seguono le descrizioni delle monete pro- venienti dalle officine di Londra, Lione, Arles, Tarragona, Siscia, Sirmio, Serdica, Tessalonica, Costantinopoli, Eraclea di Tracia. Troppo lungo e difficile mi riuscirebbe l'entrare in una minuta analisi di questo importante lavoro, il quale è il rias- sunto migliorato e aumentato delle pubblicazioni già fatte dall'Autore in parecchi periodici numismatici. E poi, per giudicare dell'opera definitiva dell'Autore, bisognerebbe es- sere specialisti, come lui, di questo periodo. Può darsi che altri vorrà a suo tempo addentrarsi in questo esame. Per parte mia mi limiterò a rilevare che l'autore si man- tiene sempre fedele alla teoria austriaca riguardo alla discussa officina di Tarragona o Ticino, e non s'è lasciato convincere dalla teoria italiana. Egli crede sempre all'officina di Tarra- gona; ma gli argomenti che adduce a sostegno non sono punto nuovi, né molto forti. Egli non attribuisce importanza al fatto, secondo noi importantissimo, che mentre numerosi e grossi ripostigli di monete portanti la sigla T furono tro- vati nell'Alta Italia e precisamente nelle vicinanze di Pavia, nessuno invece ne fornì la Spagna ; egli non dà alcuna ra- gione convincente per attribuire alla stessa officina di Tar- ragona invece che a Ticino le monete segnate TI, e infine lascia la questione al punto in cui si trovava alla pubblica- zione del suo primo volume. Essa rimane quindi sempre aperta, perchè nessuno dei lottatori ha ceduto le armi. Verrà il tempo di riparlarne. > F. G. 126 BIBLIOGRAFIA Weissbach (F. H.). Ziir Keilinschriftlichen Geivichtkunde {Contributo alla metrologia in caratteri cuneiformi). — Lipsia, Brockhaus, 1912 (Estr. del voi, LXV della Zeit- schrift der deutschen Morgenlàndischen Gesellschaft, 191 1). Diedero occasione al lavoro del Weissbach alcune cri- tiche del Lehmann-Haupt e del Regling alle sue teorie sulla metrologia cuneiforme, o meglio diremo per ora alla cono- scenza dei pesi quali risultano nelle iscrizioni cuneiformi. Questa occasione dà un carattere fortemente polemico allo scritto, che risulta più un contributo all'interpretazione più esatta di alcune nozioni di metrologia orientale, che non un'opera fondamentale sull'argomento. L'A. divide il suo esame intorno ai punti più discutibili : la scala metrologica ; i sistemi ponderar! ; i pesi ; le norme di peso, cioè i pesi reali delle unità ponderane espresse in pesi moderni ; le mine di valuta, mine d'oro e d'argento ; il rapporto di valore fra i metalli. Per ognuno dei sei capitoli il Weissbach esamina le induzioni del Lehmann-Haupt, del Regling, ponendole a con- fronto con le conclusioni relative di Brandis, Head, Babelon, Lenormant, Hultsch, Ridgeway, Soutzo, Oppert ed altri ; elenca poi in vari paragrafi le conclusioni che in argomento gli paiono più verosimili, scientificamente parlando. Sono molto interessanti anche per chi non si occupa della questione dei pesi cuneiformi alcune deduzioni del Weissbach, p. es., che le monete antiche sono un mezzo molto incerto alla de- terminazione delle norme precise di peso, che il peso di Dario impiegato per la determinazione della norma ponde- rarla dell'A. fu confermato dal secondo peso di Dario che si potè confrontare col primo. I Babilonesi, gli Assiri, i Persiani non ci diedero modo di conoscere i loro pesi speciali per oro e argento; il talento d'argento degli antichi Persiani di 300 darici è a noi noto solo dalle fonti greche. I re assiri consideravano pesi so- stanzialmente uguali a quelli di gr. 504 e più i pesi più leg- gieri di gr. 480,145, come si dedusse dallo studio delle fonti relative. Sul capitolo delle norme di peso l'A. pare venga a con- BIBLIOGRAFIA I27 clusioni negative, piuttosto che ad altrettante positive ancora incerte. Per lui manca una parola babilonese-assira per norma di peso {Gewichtsnorm). Probabilmentente il segno DI era come un ideogramma per tale parola mancante. La matta (mina) di Gargamis forse è l'unica espressione che si può attribuire al sistema più leggiero di peso. Le espressioni mana del re (in assiro e aramico) e mana del paese (in aramico), secondo il Weissbach, denotano metrologicamente le medesime cose. La espressione mana del re indicava certo tanto la mina più pesante, quanto quella più leggiera. L'espressione mina del paese, qualche volta, inci- dentalmente, si dimostra indicare soltanto la mina pedante. La teoria del Lehmann-Haupt di una norma comune e di una norma regale, come si è accennato più volte anche nello studio deira^5 grave dello Haeberlin da me tradotto in questa Rivista, non sarebbe ancora, secondo lo Weissbach, sufficientemente dimostrata. Il che gli dà occasione di ripe- tere l'osservazione che il grande Bockh faceva settantatre anni fa, che nessuna scienza pare debba essere più arida della metrologia, eppure in nessun'altra si è sognato e fan- tasticato tanto ! Serafino Ricci. Romussi (Carlo). Milano ne' suoi monumenti. Terza edi- zione rinnovata e completata, voi. L — Milano, Son- zogno, in-4 (con 52 tavole e 360 fotoincisioni). Il eh. Autore, già noto per egregie pubblicazioni sto- riche, artistiche ed archeologiche, ha ora licenziato alle stampe il primo volume di questa sua grandiosa opera, giunta alla terza edizione, facendovi importanti aggiunte, specie per i mo- numenti che gli scavi e i ritrovi di quest'ultimo decennio hanno messo alla luce. Questo primo volume, splendidamente illustrato, tratta della città di Milano dalle origini fino all'anno mille, ed è diviso in 6 periodi : la Milano preistorica, la Milano storica, la Milano romana, i primi monumenti cristiani, le invasioni barbariche, gli Arcivescovi. 128 BIBLIOGRAFIA L'A. ci fa passare sott'occhio tutte le successive trasfor- mazioni subite dalla città durante questo lungo periodo e illustra la sua descrizione colla scorta di monumenti e ci- meli d'ogni genere; edifici, affreschi, statue, sarcofaghi, are, lapidi, mosaici, bronzi, ceramiche, avori, giojelli, frammenti di tutte le specie. Una delle epoche più importanti è quella cristiana, ove troviamo minutamente descritte le nostre basiliche e le chiese più antiche della città, coi monumenti che ancora vi si con- servano, le loro parti principali, i loro tesori, ecc. Anche la numismatica ha la sua parte in questa mono- grafia. L'Autore, che è appassionato e intelligente raccogli- tore di monete milanesi, fra tutti i monumenti relativi a Mi lano, ha voluto comprendervi anche i prodotti della sua zecca ; ne tratta quindi, epoca per epoca, a cominciare da quella romana e venendo in seguito a quella longobarda, indi a quella dei carolingi e dei re d'Italia, e termina colla moneta di Ardoino colla quale arriviamo al mille, ossia alla fine dell'epoca illustrata in questo primo volume. A comple- mento di questa parte, furono opportunamente introdotte nel testo i disegni dei vari tipi di monete milanesi che abbracciano questo periodo. Tutti gli studiosi saranno grati all'egregio Autore per quest'opera che rievoca così bene le gloriose memorie della nostra città, e questa prima parte del suo lavoro farà loro desiderare di vederne presto il compimento. La Direzione. Larizza (dott. Pietro). Gli ultimi due secoli del reame delle Due Sicilie nella storia e nella numismatica (1665-1861). — Roma, 191 1, in-4° (con 44 tavole e numerose inci- sioni nel testo). La ricorrenza delle feste nazionali dello scorso anno per il Cinquantenario della nostra redenzione ha dato occa- sione a una grande fioritura di opere intente a celebrarne i fasti e le vicende. Parecchie di queste, insieme alla parte storica, si occupano anche della numismatica che illustra quel- BIBLIOGRAFIA I29 l'epoca memorabile, ed è giusto che la nostra Rivista ne dia conto ai suoi lettori. Ora abbiamo sott'occhio questo lavoro del dott. Pietro Larizza, pubblicato appunto per quell'occasione e che tratta della storia del reame delle Due Sicilie dal 1665, ossia dal principio del regno di Carlo II di Spagna, fino alla caduta dei Borboni nel 1861. L'opera è divisa in due capitoli. Il primo contiene un quadro politico-sociale di questi due se- coli di storia napoletana ; il secondo tratta delle monete della stessa epoca. Questa descrizione è per vero un poco sue cinta, limitandosi a descrivere i varii tipi delle monete, e mancando del solito corredo di indicazioni e notizie che for- mano il pregio e l' interesse delle illustrazioni veramente scientifiche. Più che per i numismatici questa descrizione può ser- vire per i profani ai quali basta avere un'idea generale della monetazione di quell'epoca. A complemento del suo lavoro l'autore vi ha aggiunto 44 tavole, delle quali 19 contengono i ritratti dei vari So- vrani e di alcuni generali, 23 le monete e le medaglie e 2 le descrizioni. E. G. >7 VARIETÀ L'attentato a S. M. il Re. — La mattina del 14 marzo, mentre S. M. si recava colla Regina al Pantheon ad onorare la memoria di Vittorio Emanuele II e di Umberto I, fu fatto segno a uno sciagurato attentato, il quale però fortunata- mente rimase senza funeste conseguenze. Ciò non toglie però che tutta Italia ne fosse profondamente commossa e che un grido di protesta e un fremito di sdegno sorgesse da tutte le parti in esecrazione del pazzo delinquente, e un plebiscito generale acclamasse al Re, e protestasse nel modo più solenne i sentimenti di devozione e di affezione, resi ancora più vivi nella eccezionale circostanza. La nostra Società, appena pervenuta la notizia, inviò il seguente telegramma : Profondamente deplorando nefando attentato, la Società Nu- mismatica Italiana esulta per lo scampato pericolo mentre rinnova amato Sovrano i sentimenti profonda inaltera- bile devozione. La Presidenza. Istituto Italiano di Numismatica. — In principio del corrente marzo venne in Roma fondato un Istituto Italiano di Numismatica, proponentesi uno scopo molto simile a quello della nostra Società, l'incremento degli studii numismatici in Italia. S. M, il Re, già Presidente Onorario della nostra Società, ha accettato d'esserlo anche della nuova istituzione. Ciò basta a dimostrare che i due sodalizi, anziché rivali, debbono considerarsi come alleati. Meglio di qualsiasi nostra informazione varrà a far co- noscere la nuova istituzione, la costituzione del Consiglio 132 VARIETÀ direttivo e lo statuto, di cui gentilmente ci vengono trasmesse le bozze^ PRESIDENTE ONORARIO S. M. VITTORIO EMANUELE III RE d' ITALIA PRESIDENTE Prof. Comni. ANTONINO SALINAS Direttore del Museo Nazionale di Palermo VICE-PRESIDENTE Ing. Cav. EDOARDO MARTINORI CONSIGLIERI Allocatelli comm. avv. Vittorio, segretario di sezione del Consiglio di Stato {Bibliotecario e Cassiere). Cagiati avv. Memmo. Cesano prof."" dott.^ Lorenzina, docente di Numismatica nella R. Uni- versità di Roma. Lenzi Furio, direttore della Rassegna Numismatica {Segretario). LoEWY prof, comm. Emanuele, della R. Università di Roma. Olivieri comm. avv. Carlo, direttore capo di divisione al Ministero dell'Interno. ScHiAPARELH prof, comm. Celestino, della R. Università di Roma. ToRLONiA S, E. Don Leopoldo, duca di Poli e Guadagnolo, senatore del Regno. Venturi prof, comm. Adolfo, della R, Università di Roma. S1 1* A or U TT o. Art. I. — L'Istituto Italiano di Numismatica, fondato in Roma, ha lo scopo di formare nella capitale un centro di studi numismatici e di promuovere con pubblicazioni, conferenze e altri mezzi opportuni, lo sviluppo di questa scienza in Italia. Art. 2. — I membri dell'Istituto si dividono in onorari, benemeriti, ordinari e corrispondenti. Art. 3. — Sono nominati onorari coloro che abbiano altamente meritato della scienza numismatica. Sono nominati benemeriti coloro che abbiano cooperato efficace- mente all'incremento dell'Istituto. Tanto i primi quanto ì secondi sono nominati dall'assemblea e sono esonerati dal pagare alcuna tassa. VARIETÀ 1 33 Art. 4. — I membri ordinari, fra i quali sono compresi i fondatori, non oltrepassano il numero di 80. In caso di vacanze l'assemblea ne nominerà altri, scegliendoli fra i corrispondenti. I membri ordinari sono i soli che abbiano diritto al voto e siano eleggibili alle cariche. Art. 5. — I membri corrispondenti sono nominati dal Consiglio direttivo, su loro domanda controfirmata da due soci ordinari. Art. 6. — I soci ordinari pagano una tassa di iscrizione di L. io e una quota annua di L. 20; i corrispondenti pagano soltanto la quota annua di L. 20. Così i primi come i secondi ricevono gratuitamente le pubblicazioni ordinarie dell'Istituto. Art. 7. — L'Istituto è retto da un Consiglio Direttivo, composto di un Presidente, di un Vice-Presidente e di nove Consiglieri. Fra essi il Consiglio stesso sceglie il Cassiere, il Bibliotecario e il Segretario. Il Consiglio dura in carica due anni e i suoi componenti sono rieleggibili. Art. 8. — L'assemblea si riunisce nel febbraio di ogni anno per l'approvazione del bilancio e del conto consuntivo, nonché per l'elezione, ogni biennio, delle cariche. Quando lo ritenga opportuno, o quando ri- ceva domanda firmata almeno da un terzo dei soci ordinari, il Consiglio convocherà delle assemblee straordinarie. Art. 9. — Non si aprirà la seduta finché non sia presente almeno un terzo dei soci ordinari. Non raggiungendosi tale numero, l'assemblea si riunirà in seconda convocazione mezz'ora dopo, e l'adunanza sarà valida qualunque sia il numero degli intervenuti. Ai soci non residenti é data facoltà di prender parte con lettera segreta alla votazione. Le deliberazioni saranno prese a maggioranza assoluta di voti. Art. io. — I dimissionari debbono notificare la loro decisione prima della fine di settembre per l'anno seguente, con lettera raccomandata. Art. [I. — I soci che verseranno in una sola volta la somma di L. 200 saranno esonerati del pagamento della quota annua e di iscri- zione e godranno per tutta la vita dei diritti attribuiti alla rispettiva categoria. Art. 12. — L'Istituto non può possedere collezioni di monete. L'as- semblea disporrà di quelle che fossero offerte in dono, destinandole a collezioni pubbliche o cedendole a privati a beneficio dell'Istituto. Art. 13. — Per lo studio di questioni speciali il Consiglio può no- minare delle Commissioni, chiamandone a far parte, occorrendo, anche soci corrispondenti oppure persone non appartenenti all'Istituto. Art. 14. — In caso di scioglimento dell'Istituto l'Assemblea deci- derà delle proprietà sociali. Per queste decisioni sarà necessaria la maggioranza di almeno due terzi dei soci. Art. 15. — Nessuna modificazione può esser fatta allo Statuto se non sarà approvata almeno dai due terzi dei soci. 134 VARIETÀ IH Congresso Archeologico Internazionale, Roma MCMXII. — In adempimento al mandato assunto nel se- condo Congresso Archeologico Internazionale, tenutosi al Cairo nella primavera del 1909, il terzo Congresso avrà luogo in Roma dal 9 al 16 ottobre 1912. Il Congresso si dividerà nelle seguenti sezioni la cui preparazione è stata affidata ad un Presidente e ad un Se- gretario. Sezione I. — Archeologia preistorica e protostorica. Presi- dente: prof. Gius. Angelo Colini; Segretari: dott. An- tonio Taramelli, prof, barone Alberto Blanc. „ IL — Archeologia orientale. Presidente : prof. Er- nesto Schiaparelli; Segretario: dott. Giorgio Levi Della Vida. „ III. — Archeologia preellenica. Presidente: dott. Luigi Pernier; Segretari: dott. Antonio Majuri, dott. Gof- fredo Bendinelli. „ IV. — Archeologia italica ed etnisca. Presidente : prof. Luigi Adriano Milani; Segretari: dott. Antonio Augusto Minto, dott. Ruggero Schifif. „ V. — Storia dell'arte classica. Presidente: prof. Ema- nuele Loewy; Segretario: dott. Giulio Q. Giglioli. „ VI. — Antichità greche e romane. Presidente: prof. Et- tore Pais; Segretari: dott. Guido Calza, dott. Pietro Paolo Trompeo. ,, VII. — Epigrafia e Papirologia. Presidente: com- mendatore Giuseppe Gatti; Segretario: dott. Giorgio Stara-Tedde. „ Vili. — Numismatica. Presidente: prof. Antonino Sa- linas; Segretario: prof. Ettore Gabriel. ,, IX. — Mitologia e Storia delle Religioni. Presidente: prof. Ignazio Guidi; Segretario: dott. Luigi Salva- I torelli. „ X. — Topografia antica. Presidente: comm. Già- VARIETÀ 135 corno Boni; Segretari: dott. Giuseppe Frola, dott. Al- fonso Bartoli. Sezione XI. — Archeologia cristiana. Presidente: prof. Adolfo Venturi; Segretario: dott. Giuseppe Cultrera. ,; XII. — Organizzazione del lavoro archeologico. Pre- sidente: prof. Emanuele Loewy; Segretario: Marino de Szombathély. Si terranno sedute plenarie, sedute di sezione (sia sin- gole che riunite). La quota d'iscrizione per i membri effettivi è stabilita in L. 20; quella per le signore della famiglia dei congres- sisti in L. IO. Tutte le iscrizioni daranno diritto alle riduzioni ferro- viarie e a fruire degli altri vantaggi e dei festeggiamenti che verranno offerti ai congressisti. I membri effettivi avranno inoltre diritto ad un esemplare degli atti del Congresso. Si ricevono fin da ora le adesioni e le iscrizioni al Con- gresso, gli annunci di comunicazioni e le eventuali proposte. Il Comitato ordinatore farà la scelta e la coordinazione dei temi di discussione, dandone avviso ai proponenti. Il Regolamento del Congresso e gli ulteriori particolari verranno diramati con circolari successive. In queste sarà data comunicazione delle gite, delle escur- sioni e degli scavi che si preparano in occasione del Congresso. Si prega di indirizzare tutta la corrispondenza e le do- mande di maggiori informazioni al Segretario Generale del Comitato Ordinatore prof. Lticio Mariani (Direzione Generale di Antichità e Belle Arti, Piazza Venezia, 11, Roma). Presidente effettivo: comm. Corrado Ricci. Vice-Presidenti', comm. Giacomo Boni, prof. Federico Halb- herr, prof. Emanuele Loewy. Segretario generale: prof. Lucio Mariani. Segretari: dott. Giulio Q. Giglioli, prof. Antonio Munoz, dott. Franz Pellati, dott. Attilio Rossi. 136 VARIETÀ La Commissione Tecnico-Artistico Monetaria tenne due riunioni a Roma nei giorni 14 e 15 scorso febbraio, per discutere su due argomenti : primo, le modificazioni da intro- durre nel conio delle monete d'argento; secondo, il disegno del nuovo biglietto di stato da io lire. Dovendosi procedere alla coniazione degli scudi d'ar- gento, la Commissione aveva incaricato lo scultore Calandra di introdurre alcune modificazioni nel conio da lui apprestato per le monete da una lira e da due lire. L'insigne artista dopo un lungo e coscenzioso lavoro presentò un nuovo modello, in cui i due versi sono rifatti e indubbiamente assai migliorati. Nel diritto la testa del Sovrano è più grande dell'antica^ essendo diminuito il busto e venne soppressa la doppia pun- teggiatura che circondava la leggenda, uniformando così la moneta d'argento a quella d'oro e di bronzo. Ma le pili grandi e importanti modificazioni furono intro- dotte nel rovescio. L'autore della prima quadriga trovò giusto le diverse osservazioni che gli erano state mosse, e, persuaso che tutto è sempre perfettibile, presentò ora un nuovo mo- dello più movimentato, più vivo, che non solo accolse i voti unanimi dei membri della Commissione, ma anzi strappò loro un voto di ammirazione e di plauso. Se la parte dell'incisore e la parte tecnica della zecca di Roma corrisponderanno a quella dell'artista nella concezione del modello, non è esa- gerato il dire che noi avremo una delle più belle monete moderne, un vero piccolo capolavoro. In secondo luogo la Commissione si occupò del modello Mattaloni pel biglietto da io lire. Il biglietto porta al diritto il ritratto di S. M. e al ro- vescio due figure allegoriche del lavoro e dell'agricoltura, ha una impronta decisamente italiana che si stacca da quella americana che siamo usi vedere attualmente nei biglietti di banca, ma pure, al pari di questi, sarà di assai difiìcile falsi- ficazione, essendo confezionato con tutti i mezzi che ora si possono avere a disposizione dalla tipografia, dalla litografia^ dalla calcografia e dalla filigrana. Naturalmente il biglietto sarà confezionato nell'officina governativa delle Carte-Valori di Torino, a proposito della VARIETÀ 137 quale il Commissario comm. Tesorone lesse un'ampia rela- zione, rilevando come ora essa si è fornita di tutte le mac- chine più perfezionate e del personale adatto per qualsiasi genere di lavoro. Auguriamoci dunque che presto la nostra Italia possa te- nere il posto che le spetta fra le nazioni, sia per le Monete, sia per le Carte-Valori. La Direzione. Il Medagliere Storico del Risorgimento Nazionale in Roma. — La Direzione del Medagliere Nazionale di Brera, impensierita che due voti solenni presi ad unanimità nei due Congressi storici pel Risorgimento Nazionale di Fi- renze e di Venezia non avevano portato a nulla di concreto, deplorò questo fatto nell'ultimo Congresso storico pel Risor- gimento italiano in Roma, tenutosi in Castel Sant'Angelo l'autunno scorso. Prese la parola quale rappresentante del Medagliere il prof. S. Ricci, e rilevò come nella Mostra splen- dida del Risorgimento italiano, che si era inaugurata solen- nemente in Roma, nelle Aule del Monumento al Gran Re, tutti i cimeli e gli autografi e gli incunabuli si erano rac- colti, ma non una medaglia si era esposta del noto meda- gliere Padoa, di più di cinquemila medaglie del Risorgimento nazionale, che dai figli eredi del comm. Padoa era stato ge- nerosamente ceduto allo Stato, appunto perchè fosse nucleo del futuro Medagliere storico del Risorgimento nazionale. Il Congresso applaudì e approvò il voto del Medagliere di Brera ad unanimità. È sperabile che il benemerito Comitato, che presiede in Roma all'ordinamento del Museo del Risor- gimento, mantenga una buona volta le promesse fatte oral- mente in molte occasioni. Si è recentemente riunito il Comitato nella sua sede presso il Ministero della Pubblica Istruzione ; esso è presie- duto dal sen. Gaspare Finali, il quale ha dato comunicazione di importanti doni per il Museo nazionale del Risorgimento, che avrà sede nel monumento a Vittorio Emanuele H, doni fatti da S. M. il Re, dal cav. Montersino, dal prof. Naccari e da altri. II Comitato ha poi preso in esame copiose offerte 18 138 VARIETÀ ' per acquisto ; ma, a quanto ci consta, perdura la trascuranza della medaglistica, che pure è tanta parte della rievoca- zione patriottica del nostro riscatto. E questo stato di cose dura, né accenna a mutare, nonostante le istanze della So- cietà Numismatica Italiana e le profferte della Direzione del Museo Numismatico di Brera, ideatrice di un gran Medagliere nazionale del Risorgimento in Roma. S. Ricci. Premio di Numismatica dell'Accademia delle Iscri- zioni e Belle Lettere di Parigi. — L'Accademia divise per l'anno 191 1, il Premio Duchalais (1000 fr.) in due parti eguali, ai signori cav. Giulio Sambon pel suo Repertorio ge- nerale delle monete d' Italia e M. Ant. Sabatier per la Syl- lographie historique des Administraiions fiscale s. Insegnamento universitario di numismatica. — Fin- ché S. E. l'on. Ministro della Istruzione e le varie Facoltà del Regno non concedono alcuni incarichi nelle nostre disci- pline di carattere universitario, 1' insegnamento superiore tanto della numismatica classica greca-romana, quanto della numismatica medioevaie e moderna e della medaglistica é affidato alla iniziativa e allo zelo dei liberi docenti dott. Riz- zoli a Padova, dott. Cesano a Roma, dott. Serafino Ricci a Pavia e a Milano. In quest'ultima sede il Ricci ha libera docenza in anti- chità ed epigrafie classiche, quindi l'insegnamento della nu- mismatica deve limitarsi a un Corso di antichità classiche applicato alla numismatica. Quest'anno egli tratta all'Acca- demia Scientifica Letteraria delle antichità greche pubbliche e private alla luce delle monete antiche. La prolusione al Corso ebbe per tema : // medaglione romano nel campo della storia e dell'arte. A Pavia, essendo il Ricci libero docente in numismatica e medaglistica, potè trattare, oltrecché questo tema nelle le- zioni, anche l'altro medioevale e moderno di studio sul Corpus Nummorum Italicorum, di S. M. il Re, con esercizii di api- VARIETÀ 139 grafia numismatica. Nella Prolusione al Corso della Università di Pavia svolse l'argomento: Cinqiianf anni di vita numisma- tica in Italia. Entrambi i Corsi sono frequentati da molto pubblico con interessamento ininterrotto, il che mostra che tanto gli studenti, quanto le persone colte riconoscono la ne- cessità di tale insegnamento. Bandiere, stendardi, vessilli di Casa Savoia, così utili a completare la conoscenza araldica delle monete e delle medaglie in tutto il loro meraviglioso sviluppo attraverso la storia, furono illustrate, dai conti di Moriana al Re d'Italia (1200-1861), in un pregevole studio del conte Carlo Alberto Gerbaix de Sounaz, senatore del Regno. Il libro è stato pub- blicato — auspice la Croce Rossa — a beneficio delle fami- glie dei soldati morti e feriti nella guerra libica, ed è dovuto anche alla collaborazione di tre competenti, quali il cav. En- rico Ghisi di Milano e i colonnelli Mandrioli e Gonella e riesce, anche dal lato storico-numismatico, utilissimo al pubblico. La monetazione milanese nel Padiglione Lombardo all'Esposizione Etnografica di Piazza d'Armi in Roma. — Il Padiglione Lombardo a Roma, oltre il presentare at- trattive non comuni per i cultori dell'arte lombarda nel ri- produrre le migliori parti e i piìi felici motivi stilistici dei monumenti nazionali della Lombardia, onore e decoro delle sue illustri e feconde città, conteneva nella sala terrena dei cimeli la collezione della zecca milanese. Essa era rappre- sentata da un notevole numero di riproduzioni in galvano- plastica dei pezzi più importanti della serie di Milano me- dioevale, e specialmente del Rinascimento. I ducati, i testoni dei principi più famosi dei Visconti e degli Sforza furono raccolti nelle riproduzioni e disposti cronologicamente per cura della Direzione dei Musei del Castello Sforzesco, che così accrebbe lustro agli ambienti e aggiunse loro color lo- cale e carattere stilistico del Rinascimento lombardo. Le mostre numismatiche a Castel Sant'Angelo in Roma. — Fu veramente lodevole iniziativa degli organiz- 140 VARIETÀ zatori della Mostra Topografica a Castel Sant'Angelo du- rante il 191 1 in Roma di aggiungere ai documenti della to- pografia romana anche quelli della zecca per mezzo di col- lezioni di medaglie papali e non papali, tutte interessanti la storia dei monumenti locali, poiché ne riproducono i piani, i disegni, i rilievi. Importanti inoltre le due collezioni che vi furono aggregate, quella Clerici di Milano per insegne e de- corazioni varie e quella Corvisieri pei sigilli, illustrata anche in un volume a parte. Il programma dell'Esposizione topografica andò, nelle idee del colonnello Borgatti e degli Amici di Castel Sant'An- gelo, oltre il periodo dell'Esposizione internazionale, poiché tutta la parte relativa rimarrà a documentare la Roma me- dioevale e moderna. E nella geniale idea del Presidente di quella giovane e già fiorente Associazione, cioè il col. Bor- gatti stesso, nel programma di quest'anno, la parte meda- glistica e sfragistica sarà illustrata convenientemente con conferenze. ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA Seduta del Consiglio io Marzo 1912. (Estratto dai Verbali). La seduta è aperta alle ore 15 nella Sala Sociale al Ca- stello Sforzesco : I. — Su proposta del conte sen. Papadopoli e del comm. Francesco Gnecchi, viene ammesso ad unanimità come Socio corrispondente il sig. Charles Le Hardelay di Rocquen- court ; II. — Il Segretario della Società sig. Angelo Maria Cornelio dà lettura del Bilancio consuntivo 191 1 da presen- tarsi all'Assemblea generale dei Soci, il quale si chiude colle seguenti risultanze : Rimanenze attive al 31 dicembre 1910, ed en- trate dell'anno 1911 . . . . L. 7797,60 Rimanenze passive al 31 dicembre 1910 e spese dell'anno „ 6794,60 Rimanenze attive al 31 dicembre 191 1 . . „ 1003,— Il Bilancio Consuntivo 191 1 è approvato ad unanimità ; 142 ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA ni. — La Presidenza comunica il seguente telegramma ricevuto il 2 corrente da Roma : Istituto Italiano di Numismatica (i) costituitosi oggi manda un saluto di fratellanza e di stima a codesta benemerita Società. Salinas, presidente. A cui la nostra Società rispose : Società Numismatica Italiana manda il benvenuto alla nuova istituzione consorella, bene augurando per gli siudii nu- mismatici in Italia. Difatti, da quanto finora ci consta, e dalle persone che sono alla direzione del nuovo Istituto, tutto fa prevedere che questo e la nostra Società, lungi dall'essere rivali, nella comunità degli intenti non potranno che essere di reciproco aiuto e vantaggio. Il Consiglio della Società Numismatica Italiana fa voti unanimi a quelli espressi dalla Presidenza e si rallegra del- l'attività numismatica in tutta la regione d'Italia; IV. — Si passa alia discussione sul riordinamento dei Musei ; ma, sia perchè la materia è molta vasta, sia perchè l'avvenimento del nuovo Istituto Numismatico sorto a Roma, che pare abbia a un dipresso le medesime nostre mire, potrà probabilmente dar luogo a qualche scambio di idee e forse a qualche azione comune, si decide di procrastinare la trattazione della importante questione, la quale potrà forse trovare sede adatta nel Congresso di Roma indetto pel pros- simo autunno ; V. — Il Vice-Presidente Francesco Gnecchi presenta al Consiglio per la Biblioteca Sociale i tre volumi recente- mente pubblicati sui Medaglioni Romani ; (i) Vedasi nelle Varietà a pag. 131, Nuovo Istituto italiano di Nu- mismatica. ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA I43 VI. — Il Segretario presenta la nota dei seguenti doni pervenuti alia Società nell'ultimo trimestre : Bahrfeldt M. La sua pubblicazione : Uber die Goldnilnzcn des Dakerkònigs K0SS2N. Berlino, 1911. Bordeaux Paul di Neuily-sur-Seine. Le sue pubblicasioni : La Médaille frappée en l'honneur de Pierre Lair à Anvers, en 1814, et les monnaies obsidionales anversoises émises à la mème epoque. Bruxelles, 1910 (Estratto). Les ateliers temporaires établis en 1642 et années suivantes à Feurs, Lay, Valence, Vienne, Rocquencourt, Corbeil, eie. Paris, 1910 (Estratto). Les boites à tabac pourvues de barèmes servant à calculer la ra- pidité des navires. Bruxelles, 1911 (Estratto). Cunletti-Cunietti Barone Col. Alberto. La sua pubblicazione : Una tessera di Carlo Emanuele L Torino, 1912 (Estratto). Oerola Qiuseppe. La sua pubblicazione : Nel Medagliere classense. Venezia, 191 1. Onecchi Cav. Uff. Ercole. 23 Opuscoli e Cataloghi numismatici. Alcune falsificazioni di monete italiane. Qnecchl Comm. Francesco. 25 Cataloghi e opuscoli di Numismatica. Kubitschek Wilhelm. La sua pubblicazione : Studien zu MQnzen der Ròmischen Republik. Vienna, 1911. Romussi On. Avv. Carlo. La sua pubblicazione : Milano nei suoi monumenti. Terza edizione rinnovata e completata con 52 tavole e 360 fotoincisioni, voi. I. Milano, 1912, in-8. 144 -^TTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA Sambon Cav. Olulio. La sua pubblicazione : Repertorio Generale delle Monete coniate in Italia e da Italiani al- l'Estero, dal secolo V al XX, nuovamente classificate e descritte. Pe- riodo dal 476 al 1366. Parigi, in-4 (con 16 tavole). Tourneur Victor. La sua pubblicazione : Catalogue des médailles du Royaume de Belgique. Tomo Primo. Bruxelles, 191 1. Wiessbach P. H. di Lipsia. La sua pubblicazione : Zur Keilinschriflichen Gewichtkunde. Leipzig, 1912 (Estratto). Alle ore 16 Va esaurito l'Ordine del Giorno la seduta è levata. Finito di stampare il 26 marzo 191 1. RoMANENGHi ANGELO FRANCESCO, Gerente responsabile. FASCICOLO IL LA MONETAZIONE DI AUGUSTO INTRODUZIONE. Il regno di Augusto, se non può vantare quella imponente magnificenza che ai regni successivi con- ferisce la superba serie del Gran Bronzo, né imitata ne superata da alcun popolo sulla terra, ci mostra in compenso la più bella ed interessante emissione in oro ed argento di tutta la monetazione Romana. Numismaticamente parlando, questo regno non presenta ancora le caratteristiche imperiali nel loro completo sviluppo e nella più chiara evidenza, ed è piuttosto un periodo di transizione ancora prevalen- temente repubblicano. Com'è noto, la monetazione repubbhcana, similmente a quella di Augusto, esi- bisce la sua grande varietà di tipi illustrativi degli avvenimenti e dei costumi dell'epoca, esclusivamente sull'oro e sull'argento, laddove sul bronzo non ha che tipi insignificanti. Le monete romane, è risaputo, rispecchiano fe- delmente la politica dell'epoca in cui furono emesse; nulla di strano perciò che all'inizio dell'Impero, quando sussistevano le vecchie tradizioni repubbli- cane, la monetazione seguisse ancora le antiche ten- denze, ed io sarò costretto ad insistere su questo fattore politico della monetazione augustea, perchè 148 LODOVICO LAFFRANCHI è anche dalla esatta valutazione di esso che la mia classificazione viene a differenziarsi dalle pre- cedenti. Gli studi sulla classificazione geografica e cro- nologica delle monete di Augusto non sono nuovi ; se ne occuparono diversi autori, anche recentissimi, i quali però non ne studiarono l' intera monetazione, ma solo qualche parte, e generalmente seguirono i vecchi metodi empirici, subordinando la Numismatica alla Storia anziché questa a quella. L'unico tentativo di classificazione completa nella quale siasi tenuto conto anche dello stile anziché dei soli criteri tipologici, utihssimi del resto quando concordano con quelli stilistici, è ancora quella fatta parecchi anni or sono dal Salis, che venne recente- mente adottata dal Grueber nella compilazione del suo catalogo scientifico per la serie repubblicana del British Museum (^\ Quantunque la spiegazione storica del Grueber associata allo studio stilistico del Salis abbia recato indubbiamente un potente contributo alla cultura numismatica, io credo che molto rimanga ancora a studiarsi, almeno per quanto riguarda la monetazione di Augusto. Pur approvando in massima i raggruppamenti stilistici fatti dal Salis, la mia classificazione si basa sulla identità di « maniera » fra le monete di bronzo locali, volgarmente dette coloniali, e le monete im- peratorie d'oro ed argento prodotte da una mede- sima zecca. Con questo non intendo però affermare che il metodo suesposto sia ovunque utilizzabile : in- fatti non sempre ad una emissione d'oro ed argento ne corrisponde una contemporanea di bronzo, op- (i) Vedi Grueber, Coins of the Roman Republic in the British Mu- seum^ London, 1910, voi. 3. LA MONETAZIONE DI AUGUSTO I49 pure se questo caso si verifica, il piccolo mo- dulo delle monete di bronzo, e ciò accade special- mente nelle zecche d'Oriente, ne rende difficile lo studio. Credo però che la mia affermazione circa V iden- tità di maniera tra le monete imperatorie e le colo- niali emesse nella medesima zecca non sarà impu- gnata da alcuno, perchè in caso contrario io citerei, a mo' d'esempio, le monete a leggenda greca di An- tiochia del periodo tra Gordiano III e Volusiano, le quali ci mostrano una stilistica ed una maniera «s- soliitamente identiche a quelle degli antoniniani a leg- genda latina del medesimo periodo, che il Salis medesimo ha, pel primo, attribuito ad Antiochia seguito poi dal Kolb e da tutti gli specialisti. I50 LODOVICO LAFFRANCHI Topografia delle zecche di Spagna da Augusto a Claudio. i." L^ffr^ n c/r i m V.' * (firn LA MONETAZIONE DI AUGUSTO I51 PARTE PRIMA. ZECCHE DELLA SPAGNA (i). Per ragioni geografiche, come d'uso, io devo iniziare "il mio studio dalla Spagna; prima però di incominciare la descrizione delle monete augustee di fabbrica spagnuola, debbo sbarazzare il terreno da quella evidente contraddizione ai miei concetti che scaturisce dalla classificazione Salis-Grueber, la quale invece assegna le monete in questione parte a Roma e parte alla Gallia. ^' Come ebbi già occasione di affermare (2) il Salis può a buon diritto considerarsi quale uno dei più audaci precursori di quel moderno positivismo numismatico che studia le zecche antiche e ricerca le date me- diante i confronti stilistici. Egli però non potè stac- carsi completamente dalla vecchia scuola numisma- tica, la quale," troppo mancipia degli studi affini, Storia, Epigrafia, Filologia, ecc., non riesci mai a liberarsi da quella gonfia rettorica classicista che, inceppando lo spirito di critica e d'analisi, impedisce l'assurgere della Numismatica al grado di scienza autonoma e la proclamazione della superiorità di essa sulle scienze affini, superiorità che le spetterebbe di diritto dato il maggior valore dei documenti numisma- tici in confronto di quelli storici ed archeologici ^3\ La serie monetaria che io assegno alla Spagna è quella — caratterizzata quasi sempre dal motto (i) Vedi la carta geografica qui contro. (2) Vedi nota in Un centenario numismatico nella antichità in Ri- vista Ital. di Num., 1911. (3) Si intende che questa affermazione vale per l'Evo Antico e più specialmente per l'epoca Romana. Pel Medio Evo è tutt'altra cosa. 152 LODOVICO LAFFRANCHI S P Q R — che il Grueber, non tenendo conto del l'abisso stilistico esistente tra di essa e la serie coi nomi dei monetari, ha, nella sua maggior parte, at- tribuita alla zecca di Roma sconvolgendo tutta la cronologia numismatica di questo periodo. Infatti, dopo gli studi del Borghesi, tutti gH autori sono sempre stati d'accordo nell'attribuire le monete firmate dai Triumviri o Commissari di zecca Aquillius, Durmius e Petronius, all'anno 19 a. C, pei loro tipi ricordanti la conquista dell'Armenia e la restituzione dei segni militari. Il Grueber invece, volendo comprendere nella monetazione di Roma anche la serie con SPQR la quale possiede un'aureo colla data del 18 a. C. (TR P VI), è stato costretto a protrarre sino al 16 a. C. l'inizio della emissione dei monetari. Ma, siccome questo cambiamento affatto arbi- trario si presenta subito inaccettabile oltre che pei motivi 'cronologici anche per queUi stiHstici e tipo- gici, le due serie risultano affatto contemporanee e quindi, logicamente, devono assegnarci a due zecche distinte. Evidentemente al Grueber sembrò soverchia te- merità l'ammettere, anche come semphce supposi- zione, che la zecca di Roma sotto Augusto sia ri- masta inattiva per una quindicina d'anni, cioè sino all'epoca in cui riappariscono i nomi dei triumviri monetari ; perciò fu indotto a colmare questa lacuna con monete che stilisticamente e logicamente rap- presentano una intrusione affatto arbitraria, non avendo esse alcuna parentela coi prodotti di questa zecca; e cioè oltre quelle con SPQR anche quelle con IMP CAESAR e CAESAR DIVI F che sin d'ora affermo coniate nell'Oriente Greco, riservandomi di spiegare più tardi con ragioni stilistiche e tipologiche il perchè di questa mia convinzione. Ma quando si tenga conto La monetazione di augusto I53 dei rapporti spiccatissimi tra politica e monetazione ai quali accennai più sopra, questa inattività non ha nulla di eccezionale e deve essere ammessa come una constatazione evidente anziché come una sem- plice supposizione. Infatti, se a quell'epoca circolavano ancora le monete repubblicane, che com'è noto ebbero corso sino al regno di Vespasiano, non v'era ragione perchè il Senato che ancora sopraintendeva alla co- niazione dell'oro e dell'argento, dimenticasse le sue tradizioni repubblicane per commettere un atto di cortigianeria così evidente qual'era quello della emis- sione, non necessaria, di monete colla sola effige e col nome di Augusto, senza le lettere SC e senza il nome dei triumviri che il Senato stesso delegava alla sorveglianza della zecca. Tra Repubblica ed Impero i motivi che occasionavano le emissioni monetarie differivano spiccatamente. Sotto la Re- pubblica la monetazione aveva un carattere esclu- sivamente economico : il Senato a Roma, ovvero il Generale in provincia, non emettevano nuove monete se non per le necessità del numerario. Invece durante 1' Impero , quanto più il potere imperiale si consolidava, tanto più la moneta as- sumeva un carattere politico, ed il primo atto di ogni nuovo Augusto era la coniazione immediata di nuove monete colla propria effige per annunciare l'assunzione al potere. A tale scopo, senza alcuna necessità venivano demonetizzate e fuse le monete precedenti anche se ancora ben conservate, e ciò avvenne specialmente nella prima metà del terzo se- colo, nel quale si verificò la demonetizzazione in grande quantità delle monete di bronzo degli impe- ratori da Pertinace ad Elagabalo, che servirono alle numerosissime emissioni di Alessandro Severo e dei suoi successori. l54 LObOVlCO LÀFFRANCHI È precisamente il contrario di ciò che avveniva quando l'Impero serbava ancora il carattere repub- blicano ; allora, anziché emettere monete inutih, la zecca veniva chiusa se la circolazione del numerario era sufficiente ai bisogni. E questo è dimostrato con grande evidenza dalla coniazione del bronzo a Roma che precisamente sotto Augusto e Tiberio, venne so- spesa dal IO circa av. C. al io dopo C, dal 12 al 14, dal 16 al 22 e dal 24 al 34, nonché più tardi anche sotto Claudio, Nerone, Ottone e Vespasiano. È quindi raggiunta la dimostrazione che la zecca di Roma può esser rimasta chiusa anche per l'oro e l'argento nel periodo tra l'emissione coi nomi dei triumviri Voconius Vitulus e Sempronius Graccus, e quella avvenuta più tardi coi nomi di Aqtiillius, Dur- mius e Petronius. Appare fin troppo evidente che, se la monetazione d'oro ed argento emessa a Roma per autorità del Senato era caratterizzata dai nomi dei magistrati monetari e precisamente per essi veniva a distinguersi da quella emessa in provincia per or- dine dell' Imperator, questo solo fatto basta a provare che le emissioni con Imp Caesar, Caesar divi F, ed SPQR appartengono non alla prima ma alla se- conda specie, contrariamente alla opinione del Grue- ber (i) il quale ha supposto che il Senato, onde ren- dere omaggio ad Ottaviano in occasione che gli vennero conferiti i titoh di Imperator Perpetuo e di Augustus avesse momentaneamente soppressi i nomi dei monetari sull'oro e sull'argento. Ed oltre ai suesposti, più che sufficienti, altri due motivi militano in favore della mia tesi. Anzi- tutto la grande rarità delle monete col nome dei monetari in oro, che ha riscontro colla eguale rarità dell'oro repubblicano emesso a Roma dal Senato, (i) Vedi op. cit,, voi. II, pag. 6. LA MONETAZIONE DI AUGUSTO 155 laddove invece nella serie con S P Q R. l'oro è assai più comune e ciò si verifica anche nelle emissioni avvenute nelle provincie per autorità éeìVIinperator. L'altro motivo è dato dalla ripetizione degli identici tipi sull'oro e sull'argento che si osserva nella serie con S P Q R come in tutte le emissioni imperatorie, mentre ciò non avviene mai in quella col nome dei Triumviri Monetari. Dopo questo mio chiarimento, necessario per rispondere alle eventuali obbiezioni, posso riprendere il filo al punto ove accennai alla possibile identifi- cazione geografica delle monete imperatorie mediante i confronti stilistici colle monete coloniali. La mia convinzione è scaturita dall'esame di buon numero di monete coloniali spagnuole (^) ma di- sgraziatamente, e ciò è noto a tutti i pratici in ma- teria, le monete coloniali sono sempre malissimo conservate: bisogna osservare diversi esemplari per ricostruire idealmente il tipo completo, perciò a ta- luno non potranno sembrare sufficienti per il con- fronto coi denari e gh aurei, le riproduzioni di mo- nete coloniali che io riporto sulle tavole (2), ma chi vorrà imitarmi ripetendo l'esame su molti esemplari, si dovrà convincere della evidenza dei miei argo- menti e rimarrà colpito specialmente dalla identità dello stile letteristico, che affratella le monete colo- niali alle imperatorie d'oro ed argento. Piuttosto devo uno schiarimento sui motivi che mi fanno attribuire a Colonia Patricia ed a Caesar- (i) Per queste monete vedi Delgado: Nuevo metodo de Classifica- cioH, ecc. (2) Colgo l'occasione per ringraziare, oltre a F. Gnecchi, anche i si- gnori G. F. Hill di Londra, Babelon e Dieudonné di Parigi e Linan y Heredia di Madrid che mi hanno inviato impronte per questo» studio, e nel contempo esprimo la mia gratitudine al prof. Kubitschek di Vienna che me ne ha inviato altre pei miei futuri studi sul regno di Vespasiano. 156 LODOVICO LAFFRANCHI augusta, invece che ad altre città, le monete che pel primo ho assegnato alla Spagna. Queste monete appaiono subito divisibili in due gruppi rappresentanti due zecche distinte. 11 gruppo più numeroso presenta le peculiarità stilistiche delle monete coloniali della Spagna Meridionale [Colonia Patricia, Ebora, Traducta, Italica) le quali sono tra di loro così somiglianti da sembrare emesse tutte nella medesima zecca. Tale gruppo ho attribuito a Colonia Patricia per runico motivo che essa era il centro più importante della regione; questa attribuzione non è quindi ma- tematicamente certa ma è però assai probabile. Le identiche ragioni mi hanno fatto attribuire a Caesaraugusta anziché alle altre città della Tarra- conensis [Celsa, Bilbilis, Calagurris, Turiaso) le monete del secondo gruppo. Dalla mia descrizione apparirà quindi la grande importanza della monetazione augustea in Ispagna, assai più che dai soli bronzi coloniali di facile clas- sificazione che, assieme alle poche monete d'argento coniate da P. Carisius, costituivano sino ad ora tutta la monetazione suddetta. E la più occidentale provincia dell'Impero Ro- mano, con questa reintegrazione verrà ricompensata esuberantemente dalla perdita di quella problematica zecca dei secoh IH e IV che con soverchia legge- rezza e con mancanza assoluta di prove alcuni spe- cialisti avevano assegnata alla città di Tarragona ^^\ (i) In Italia, e nella maggior parte dell' Estero, nessuno ha prestato fede alla esistenza di tale zecca che secondo gli stessi suoi sostenitori avrebbe lavorato esclusivamente per l'Alta Italia anziché per la Spagna!! LA MONETAZIONE DI AUGUSTO I57 EMERITA AUGUSTA (Merida). La città di Emerita venne fondata da P. Ca- risius, legato di Augusto durante la guerra contro alcuni popoli della Spagna. Essa fu certamente la prima città spagnuola a coniare le monete di Augu- sto, poiché la zecca vi funzionò dal 23 al 20 a. C. Le monete imperatorie sino ad ora assegnatele in argento e bronzo sono di stile differente da quelle delle altre zecche spagnuole che descriverò in se- guito, e rappresentano una monetazione straordinaria emessa pei bisogni dell'esercito operante in Ispagna, come è dimostrato anche dal nome del legato P. Ca- risius che figura sempre su di esse. ^' — IMP CAESAR AVGVST(VS) Testa nuda a destra od a sinistra. (Tav. V, n. 5, 6). 1. IJ( — P CARISIVS LEG PRO PR Porta della città. Sul frontone: EMERITA o IMIRITA Coh. (i) n. 317-18. Argento. (Tav. V, n. 8). 2. p — Idem. Mucchio d'armi con sopra trofeo. Coh. n. 312-13. Argento. (Tav. V, n. 7). 3- ^ — Idem. Trofeo, ài piedi prigioniero. Coh. n. 314. Argento. 4. 9 — Idem. Scudo, sotto spada curva, e sopra ferro di lancia. Coh. n. 310. Argento. (Tav. V, n. io). 5. 9 — Idem. Pugnale, elmo e bipenne. Coh. n. 315-16. Argento. (Tav. V, n. 9). (i) Prima edizione. 158 LODOVICO LAFFRANCHI ÌB' — ÀVGVST Testa nuda a destra od a sinistra. (Tav. V. n. 5). 6. 1^ — P CARISI LEG- Vittoria, che corona un trofeo al quale sono appoggiati un ferro di lancia ed una spada curva. Coh. n. 319-20. Argento Quinario. (Tav, V, n. 16). ^ — CAESÀR AVG(VST) TRIB(VNIC) POTEST Testa nuda a destra od a sinistra. (Tav. V, n. i, 2). 7. 9( — P CARISIVS LEG AVGVSTI Tipo del n. i. Cohen, supplemento, n. 56-57. M. B. (Tav. V, n. 4). 8. I^ — P CARISIVS LEG (AVGVSTI) In due o tre linee. Coh., suppl., n. 58-64. M. B. (Tav. V, n. 3). Le seguenti monete per la maniera con cui sono trattate le effigi, e più specialmente, pel modo con cui termina il collo, si devono an- ch'esse assegnare ad Emerita quantunque non rechino più il nome di P. Carisius, ed i loro rovesci siano identici a quelli di Colonia Patricia e Caesaraugusta. Anno 19 avanti Cristo. * ^ — Anepigrafe, testa nuda a destra od a sinistra. (Tav. V, n. 11, 12). 9. 9^ — AVGVSTVS Capricorno a destra tenendo il globo col timone fra le zampe, sul dosso il cornucopia. Coh. n. 51-55. Argento. Museo Brit. (i). (Tav. V, n. 13). Anno 16 avanti Cristo. (©' — Anepigrafe, testa a destra od a sinistra colla co- rona di quercia. (Tav. V, n. 14). (i) Il Grueber in op. cit., le assegna alla Gallia (v. Tav. CVI, n. 3-4). LA MONETAZIONE DI AUGUSTO Ì59 IO. Il) — Scudo su cui CLV, tra due rami di lauro; in alto CAESÀR SP al basso QR ÀVCrVSTVS C. n. 65-66. Argento. Collezione Monti. (Tav. VI, n. 32). Non è da escludersi che esistano altri tipi di rovescio ed anche esemplari in oro, quantunque attualmente mi siano ignoti. Le monete municipali emesse più tardi ad Eme- rita seno di uno stile differente che si avvicina a quello delle monete di Colonia Patricia. COLONIA PATRICIA (Cordova). La monetazione in oro ed argento emessa nel capoluogo della Betica non rappresenta che una tappa del lungo viaggio dovuto compiere dalla zecca imperatoria, istituita da Augusto ed affatto di- stinta da quella senatoria col nome dei monetari, trasmigrando dalFOriente alla Spagna e dalla Spagna alla Gallia, prima di stabilirsi definitivamente in Roma accanto alla zecca del bronzo, verso la fine del regno di Tiberio. La zecca di Cordova ad onta del suo carattere di provvisorietà ci ha donato la più importante mo- netazione non solo della Spagna, ma di tutto Y Im- pero durante il regno di Augusto, e di fronte ad essa per quantitativo di esemplari e forse anche per varietà ed interesse dei tipi la stessa zecca di Roma impallidisce. Il merito di questa sua grande, quan- tunque poco durevole importanza, spetta esclusiva- mente alle ricchezze minerarie del suo territorio. Infatti ad essa conv^ogliava il minerale di galena (piombo argentifero) che veniva estratto dalle ric- chissime miniere del Mons Marianus (Sierra Mo- rena), rinomate in tutto il mondo e tutt'ora in rendi- mento ad onta che sin dall'epoca romana il minerale l6o LODOVICO LAFFRANCHt venisse scavato mediante gallerie profonde sino 2IO metri e lunghe looo metri (^). Anche di rame, noto col nome di aes cordubense, era ricca la Betica e questo spiega la grande conia- zione del bronzo municipale in tutta la Spagna. Quantunque anche sotto la Repubblica, special- mente durante la guerra civile tra Cesare ed i Pom- peiani, Cordova sia stata probabilmente il luogo di emissione di monete d'argento e di bronzo ^^), una vera zecca imperatoria non vi funzionò che dal 19 al 15 a. C, come continuazione di quella prima esi- stente in Asia, e lavorò parallelamente a quella di Roma dipendente dal Senato. Un tratto di maniera comune tanto alle monete imperiali e coloniali di Colonia Patricia che a talune emesse nell'Asia, è la testa coi capelli disposti a grandi ricci, il che sembrerebbe dimostrare come parte della maestranza greca abbia poi lavorata nella zecca spagnuola. Invece sono peculiarità esclusiva di quest'ultima i tratti fisionomici collo sguardo rivolto in alto e la bocca sorridente (vedi Tav. VI). Tale caratteristica potrebbe dare lo spunto per qualche erudita dissertazione a coloro che si dilet- tano nello studiare l'espressione dei volti sulle monete romane, e trovano la causante dei vari atteggiamenti di essa negh avvenimenti lieti o tristi dell'epoca. Perciò, in omaggio a questi nuovi orizzonti della Numismatica, io dovrei indugiarmi a stabiUre se il volto sorridente di Augusto sia per avventura dovuto alla letizia causatagli dalle vittorie contro i Cantabri, gh Asturi e gli altri popoli spagnuoli che mal si (1) Vedi G. F. Hill ed H. W. Sandars : Coin front the Neighbou- rhood of a Roman Mine in Sontern Spain. (2) Vedi Grueber, op. cit., voi. II, pag. 351. LA MONETAZIONE DI AUGUSTO l6l adattavano al dominio di Roma; ma io non credo che simili elucubrazioni conferiscano serietà agli studi numismatici e per conseguenza rinuncio ad occuparmene. Anno 19 avanti Cristo. ^ — Anepigrafe. Testa nuda di Augusto a sinistra od a destra. (Tav. VI, n. 9, 10). 1. ^ — AVGVSTVS Capricorno a destra od a sinistra te- nendo tra le zampe il globo con timone, sul dosso porta il cornucopia. Coh. n. 51 a 55. Oro e Argento. (Tav. VI, n. 12). Il tipo del capricorno oltre che sulle monete imperatorie di conio orien- tale si trova riprodotto anche nelle monete coloniali di diversi paesi tra le quali sono rimarchevoli quelle di Italica nella Spagna presso Colonia Patricia. 2. I^ — AVGVSTVS In mezzo al campo, sopra il Sole nudo e radiato volante a destra con una grande ciarpa che tiene a due mani ; sotto, un capricorno che porta il timone. Coh. n. 57. Argento. Mus. Bri!., Parigi, Napoli. (Tav. VI, n. 12). & — AVG" VST diviso in due dalla testa nuda di Augusto a destra. (Tav. VI, n. 5). 3. ^I — Vittoria di fronte su globo tenendo la palma ed un trofeo. Coh. n. 254. Quinario d'oro. Mus. Brii. (Tav. VI, n. 8). 4. 9 — Come il precedente ma la Vittoria tiene uno sten- dardo e la corona. Coh. n. 255. Quinario d'oro. Mus. Brit. (Tav. VI, n. 6). 5. Bj). — Vittoria a destra sul globo tenendo la pakna ed un'aquila militare. Coh. n. 256. Quinario d'oro. Mus. Brit. (Tav. VI, n. 7), 102 LODOVICO LAFFRANCHJ Anno 18 avanti Cristo. ^^ — S • P • Q • R • IMP • CAESARI • AVO • COS • XI • TR • FOT • VI • Testa nuda a destra. (Tav. VI, n. 13). 6. ^ — CIVIB • ET • SION • MILIT • A • PARI • RECVP(ER) • Arco trionfale a tre arcate, sopra Augusto in qua- driga di prospetto, a sinistra, un Parto presenta un'insegna, a destra un altro Parto, che tiene l'arco, presenta un'aquila militare. Coh. n. 84-85. Oro, Brera. Argento, Gnecchi. (Tav. VI, n. 14). La restituzione dei segni militari conquistati dai Parti nella guerra contro Crasso, avvenne nel 19 a. Cr. perciò questo ritardo nel com- memorare l'avvenimento si deve certamente al tempo che la notizia ha dovuto impiegare per arrivare dall'Oriente in Ispagna. Anni 17-16 avanti Cristo. ^^ — SPQR- IMP- CAESARI • ) Testa nuda a „ — S • P • Q • R • CAESARI • AVGVSTO • ) des. od a sinis. (Tav. VI, n. 15, 16, 17). 7. ^ — QVOD • VIAE • MVN • SVNT • Grande arco con sopra una biga di elefanti in cui Augusto che tiene le redini è coronato dalla Vittoria, ai due lati un porticato con due arcate minori. Coh. n. 187. Oro. Collezione Cantoni. Tav. VI, n. 18), 8. I^ — Variante del prec. In questa la biga è sopportata da un arco visto d'angolo, del quale si scorgono due arcate, posato a sua volta sopra un lungo porticato di cui sono visibili otto arcate. C. n. 187. Oro. Collezione Gnecchi. (Tav. VI, n. 19). 9. 5^ — Simile al prec. tranne che l'arco ornato da due ro- stri, porta invece una quadriga a destra od a sinistra in cui Augusto è coronato dalla Vittoria. Coh. 188-190. Argento. (Tav, VI, n. 20). Queste monete ricordanti il restauro delle vie militari corrispon- dono a quelle emesse contemporaneamente a Roma dal Senato, recanti la firma del triumviro L. Vinicius. LA MONETAZIONE DI AUGUSTO 163 10. 9 - QVOD • VIAE • MVN • SVNT • In - quattro righe nel mezzo del campo, ai Iati due archi posti sopra un porticato di sei arcate e sopportanti due statue equestri che si fronteggiano e reggono ognuna un trofeo. Coh. n. 191. Argento. Mus. Brit. (Tav. VI, n. 21). 11. P - VOT • P • SVSC • PRO • SAL(VT) • ET • RED • I • O • M • SÀCR • In leggenda circolare o, più rara- mente, in quattro righe nel campo. Marte a sin. con stendardo e parazonio, talvolta rivolge la testa a destra. Coh. n. 242 a 248. Oro e Argento. (Tav. VI, n. 22, 23). A Roma le monete contemporanee coniate da L. Mescinius Rufus, recano come tipo la statua di Marte sopra una base. (B* — Anepigrafe, testa nuda a destra. 12. I^ - lOVI • VOT • SVSC • PRO • SAL • CAES • AVG • S . P • Q • R • In cinque linee entro corona di quercia. Coh. n. 162. Argento. Questa moneta si riferisce alla corona civica decretata dal Senato ad Augusto in occasione del compimento dei vota soluta decennalia {Su- scepta vicennalia). Altre monete di tipo simile pure colla invocazione a Giove furono emesse a Roma da L. Mescinius Rufus (Coh. n. 350). ^ — CAESARI AVGVSTO Testa laur. a des. od a sin. (Tav. VI, n. 24). 13. 9 — S • P • Q • R • Quadriga a des. od a sin. che porta un'aquila militare ed una piccola quadriga. Coh. n. 207-13. Oro e Argento. (Tav. VI, n. 27). 14. I^ — S • P • Q • R • Tempio rotondo a quattro colonne su cui carro trionfale senza cavalli che porta l'aquila militare e la piccola quadriga. C. n. 214-17. Oro e Argento. (Tav. VI, n. 26). 164 LODOVICO LAFFRANCHI 15. I^ — MAR VLT Tempio rotondo a sei colonne su cui l'aquila tra due insegne. Coh. n. 165-67. Oro e Argento. (Tav. VI, n. 25). Questa moneta come il tetradramma di conio asiatico (C. n. 37) si riferisce alla posa nel tempio di Marte Ultore delle insegne restituite dai Parti nel 19 a. C. ^ — S • P • Q • R • PAREN(TI) • CONS • SVO • Aquila, manto e corona. (Tav. VI, n. 28). 16. ^ — CAESARI AV&VSTO Quadriga a destra od a sini- stra , già descritta, ma mancante dell'aquila. Coh. n. 58. Argento. (Tav. VI, n. 29). Anni 16-15 avanti Cristo. ^ — Anepigrafe, testa a destra od a sinistra colla co- rona di quercia. (Tav. VI, n. 30). 17. I§ — FORT(VN) • RED(VC) • CAES(ARI) • AVG(VS) • S • P • Q • R • Scritto in tre righe su di un'ara (L'ara della Fortuna Reduce consacrata da Augusto). Coh. n. 96-101. Oro e Argento. (Tav. VI, n. 31). Hanno il medesimo significato le monete di Q. Rustius a Roma. 18. I^ — Scudo, SU cui CLV, tra due rami di lauro; in alto CAESAR S P al basso Q R AVGVSTVS C. n. 6566. Oro e Argento. (Tav. VI, n. 32). È lo scudo d'oro {Clipeum Virtuiis) che il Senato decretò ad Augusto. 19. 9 — CAESAR AVGVSTVS Due rami di lauro. C. n. 6264. Oro e Argento. (Tav. V, n. 22). B' — CAESAR AVGVSTVS Testa a des. od a sin. colla corona di quercia. (Tav. VI, n. 33). LA MONETAZIONE DI AUGUSTO 165 20. I^ — MAR VLT Tempio già descritto. Coh., var., n. 165. Argento. 21. I^ — DIVVS IVLIVS Cometa. Coh. n. 93-95. Argento. Sono contemporanee di questa le monete coniate a Roma da M. Sanquinius colla testa di G. Cesare. B' — CAESAR AVGVSTVS Testa nuda a des. od a sin. (Tav. VI, n. 34, 35). 22. ^ — MARITISI VLT(ORIS) Tempio rotondo a quattro, o più raramente, sei colonne in cui Marte con aquila ed insegna. Coh. n. 168-75. Argento. (Tav. VI, n. 40, 41). 23. I^ — lOV(IS) TON(ANT) Tempio a sei colonne in cui Giove con fulmine e scettro. Coh. n. 158-161. Oro e Argento. (Tav. V, n. 43). 24. 9—08 CIVIS SERVATOS In tre righe entro corona di quercia, Coh, n. 176-77. Argento. 25. 1^ — Idem, ma in due righe fuori della corona. Cohen n. 178. Argento. 26. I^ — IMP in alto : due sacerdoti, di cui quello a destra tiene un caduceo, sacrificano sopra un'ara sulla quale è scritto LVDI SAECVL in due righe. Il tutto entro corona di lauro. Coh. n. 163-64. Oro e Argento. (Tav. V, n. 46). E il rovescio più raro di tutta la monetazione di questa zecca, poiché^ a quanto mi consta, non esisterebbe che un esemplare in oro al Brit. Mus. ed uno in argento al Museo Danese. 1 ludi secolari sono ricordati anche dalle contemporanee monete di L. Sanquinius. 27. ^ — S P Q R Scudo, su cui CLV, appeso a colonna, a destra od a sinistra una Vittoria volante in atto l66 LODOVICO LAFFRANCHI di posarvi una corona. Talvolta il campo è liscio e sullo scudo si legge S-P-Q-R-CL-V- Coh. n. 220-224. Oro e Argento. (Tav. V, n. 44). 28. 9* — S P Q R Vittoria volante a destra tenendo uno scudo in cui CL • V • Talvolta lo scudo è liscio e nel campo si legge S-P-Q-R-CL-V- Coh. n. 219. Oro e Argento. (Tav. V, n. 45). 29. 9* — S P Q R Vittoria di fronte tenendo uno scudo sul petto, in cui CL • V • Talvolta il campo è liscio e lo scudo porta S P Q R CL V. Coh. n. 218. Oro e Argento. 30. 9( — OB CIVIS SERVÀTOS Scudo su cui S P Q R CL V circondato da corona di quercia. Coh. n. 180-81. Argento. (Tav. V, n. 43). 31.1^ — SPQR SIGNIS RECEPTIS Tra un'insegna ed un'aquila, scudo in cui CL V. Coh. n. 204-206. Argento. (Tav. VI, n. 38). Il medio bronzo unico del Museo di Napoli con questo rovescio ho già dimostrato (i) non essere che una falsificazione delle piti grottesche e riconoscibili, quantunque ritenuto autentico da quei numismatici della vecchia scuola, che trascurarono di osservare la stilistica moderna del rovescio. 32. I^ — SIG-NIS RECEPTIS Marte rivolto a sin. con aquila ed insegna. Coh. n. 200-203. (Tav. VI, n. 39). ^ — AVG-VSTVS scritto all'esergo : testa nuda a destra od a sinistra. (Tav. VI, n. 36, 37). 33. p —SPQR CLV Tipo del n. 27. Coh. n. 222. Oro, Gnecchi. (i) Vedi Gli assi ed i dupondi commemorativi di Augusto e di Agrippa, in Rivista Hai. di Num., anno 1910. La ItfONETAZIONE DÌ AUGUSTO 167 34. ^ — Idem, Tipo del n. 29. Coh. 218. Oro, Gntcchi. Le monete municipali di bronzo che, per i ne- cessari confronti stilistici, ho riprodotto sulla tav. VI, n. I, 2, 3, 4, sono caratterizzate dalla testa nuda a sinistra colle leggende perm(issV; CAESiARISi avg(VSTI) al diritto e COLONIA PATRICIA al rovescio. Esse, come ho già detto più sopra, presentano la medesima maniera artistica delle imperatorie d'oro ed argento, tuttavia la loro esecuzione è un po' meno accurata ed i tratti sono più rudi ; ma questo non infirma menomamente l'attribuzione ad una medesima zecca tanto delle monete imperatorie quanto delle municipali, perchè un caso simile si osserva anche nei prodotti della zecca di Roma, in cui i bronzi coniati dai monetari Cn. Piso, L. Surdinus e Plotins Riifiis^ presentano una fattura più grossolana di quella degh aurei e dei denari coniati contemporaneamente ad essi da Aqiiillius Fior US, M. Diirmius e Petroniiis Ttirpiltaniis. Come già durante la RepubbHca, anche all'inizio dell'Impero si osserva una maggior accuratezza nei coni deiroro e dell'argento in confronto di quelli del bronzo. Non è che sotto Tiberio, che l'arte rag- giunge il medesimo livello in tutti i metalli. CAESARAUGUSTA (Saragozza). La zecca imperatoria aperta dal 17 al 15 a. C. nella più grande città della Tarraconensis non può considerarsi che come una succursale di quella assai più importante di Colonia Patricia, avendo comune con essa i tipi del rovescio e lo stile -lette- ristico. Ciò che distingue i suoi prodotti da quelli di quest'ultima, è il minor rilievo della effigie, la l68 LODOVICO LAFFRANCHI quale inoltre è caratterizzata da una espressione meno sorridente e dallo sguardo orizzontale anziché air insù. Anche i capelli sono trattati differentemente, ma ciò che ancor megHo individuahzza le monete sia d'oro ed argento che coloniali (vedi tav. V, n. 17, 18, 19, 20) di questa zecca è il profondo intaglio esistente alla base del collo. Questa maniera affatto speciale di esprimere la terminazione del collo non si ritrova in alcun'altra zecca dell'Impero, se ne togliamo le città spagnuole dei dintorni di Caesaraugusta {Gelsa, Bilhilis, Calagurris) che come ho già detto presen- tano dei diritti prodotti da conii identici a quelli di essa (i). Il Grueber (2) ha invece attribuito il gruppo di monete che sto per descrivere alla Gallia, ma, per le ragioni che ho esposto, ed anche per le differenze stilistiche tra di esse e le vere monete della Gallia caratterizzate dalle acclamazioni imperatorie (IMP X XI XII xml) questa assegnazione è insostenibile. ^ — Anepigrafe. Testa a destra od a sinistra colla co- rona di quercia. (Tav. V, n. 21). 1. R) — CAESAR AVG-VSTVS Come il n. 18 di Colonia Patricia. 2. §1( — Idem. Come il n. 19 di Colonia Patricia. (Tav. V, n. 22). ^ — CAESAR AVGVSTVS Testa a des. od a sin. colla corona di quercia. (Tav. V, n. 25, 26). 3. 9< — DIVVS IVLIVS Cometa. Argento. (Tav. V, n. 33). (i) Per le monete di Caesaraugusta vedi anche ; Gli assi ed i du- pondi, ecc., già citato. (2) Vedi Grueber, voi. II, pag. 420-26 e voi. Ili, tav. CVI e CVII. LA MONETAZIONE DI AUGUSTO 169 ^ — CAESAR AVG-VSTVS Testa nuda a destra od a sin. Qualche volta, assai raramente, la testa porta la corona di quercia. (Tav. V, n. 23, 24). 4. Rj — SPQRCLV Come i! n. 27 di Colonia Patricia. Argento. (Tav. V, n. 27, 28). 5. ^ — Idem. Come il n. 28 di Colonia Patricia. Argento. (Tav. V, n. 29). 6. 5* — Idem. Come il n, 29 di Colonia Patricia. Argento. (Tav. V, n.'ao). 7. I^ — OB CIVIS SERVATOS Come il n. 24 di Col.* Patr.* Argento. (Tav. V, n. 38). 8. ^ — S P Q R Scudo in cui C L V ; talvolta anche le let- tere S P Q R sono sullo scudo. Coh. n. 224-25. Argento. (Tav. V, n. 31, 32). 9. I^ — SIG-NIS RECEPTIS Come il n. 32 di Colonia Patr.» Argento. (Tav. V, n. 34). B — CAESAR AVGVSiyS Tra due rami di lauro. (Tav. V, n. 22). 10. 9 — OB CIVIS SERVATOS In corona di quercia. È la riunione di due tipi di rovescio. Coh. n. 4. Oro, Gnecchi, Mtis, Brit., Parigi. (Tav. V, n. 38). ì^ — AVGVSTVS Testa nuda a destra od a sinistra. (Tav. V, n. 35, 36). 11. I^ — MARTIS VLTORIS Come il n. 22 di Colonia Patricia. Oro, Mus. Brit. (Tav. V, n. 37). 12. :^ — OB CIVIS SERVATOS Come il n. 24 di Col.'' Patr.* Oro. Parigi e Mus. Brit. (Tav. V, n. 38). 13. p! — SPQRCLV come il n. 33 di Colonia Patricia. Oro. Mus. Brit. (Tav. V, n. 27, 28). l-zO LODOVICO LAFFRANCHI « * « Prima di chiudere il presente studio debbo ac- cennare ai due comunissimi M B con al diritto la testa di Augusto (CAESAR) DIVI F ed al rovescio la testa di G. Cesare, ovvero la corona, con DIVOS IVLIOS. Queste monete che il Cohen ha assegnate alla Spagna, vennero invece dal Saulcy, dal Grueber e da altri attribuite alla Gallia. Io credo però che il Cohen sia stato nel vero, poiché il loro stile è prettamente spagnuolo ed as- somiglia piuttosto a quello delle monete coloniali della Tarraconese che non a quello delle monete di Vienna, Ltigdunum e Nemausus. Non credo neanche doversi attribuire ad esse la data del 39-36 a. C, perchè la loro fattura è troppo artistica per monete coniate in epoca in cui l'Occi- dente era ancora barbaro. Io preferisco attribuirle al 20 a. C, ne a questa data si oppone la mancanza del titolo di Augustus perchè abbiamo visto piti sopra che a Colonia Patricia sino al 16 d. C. vennero emesse monete di Augusto col solo titolo Imp. Caesari. Milano, marzo 1912. Lodovico Laffranchi. La Moneta di P. Ovidio Nasone ed una celebre impostura numismatica Frugando in mezzo ad un gruppo di monete greche presso il negozio di antichità dei signori C. & E. Canessa a Napoli, ebbi l'occasione d'imbat- termi in un curioso pezzo coloniale di bronzo, il quale eccitò a prima vista tutta la mia curiosità ed il più vivo interesse, come quello che da uno dei lati recava il nome e la figura del grande poeta e mio concittadino P. Ovidio Nasone. Eccone V illustrazione e la descrizione : r^ — OYHIAIOI NAZflN. Testa imberbe e nuda a destra ; dietro, emblema indefinibile, ^ — MENixvdpo;) (naop)AZIOY. Testa laureata e barbata di Giove a destra. 172 GIOVANNI PAN SA É da notarsi come sino ad oggi non si cono- scono monumenti iconografici d'alcuna specie, sieno monete che statue, busti, bassorilievi e pietre incise, i quali presentino l'immagine di Ovidio; e di tale man- canza è forse da ricercarsi la causa in quella triste fatalità storica che presiedette quasi sempre ai de- stini dello sventurato poeta. Una moneta con la pro- tome d'Ovidio avrebbe ora un pregio addirittura straordinario ed offrirebbe motivo ad importanti con- siderazioni, se disgraziatamente non si trattasse d'una abile ed ingegnosa falsificazione. Ma allora, mi si dirà, perchè occuparsene ? Per una ragione molto semplice, rispondo; per quella tale curiosità storica che può destare una impostura, la quale non è già prodotto dei tempi moderni, ma di circa quattro secoli addietro ; intorno a cui molti cerveUi si affaticarono e molto inchio- stro fu sparso dai dotti fino ad epoca relativamente recente. Non è privo d'interesse l'esame di certe fonti negative, dirò così, dello scibile, come sarebbero le falsificazioni in genere, le quali costituiscono nell'ordine scientifico altrettante testimonianze pre- ziose del cammino che hanno fatto, per lo studio dei monumenti, quei metodi e quelle nozioni che oggi vengono applicati alla ricerca della loro auten- ticità. Il noto numismatico napoletano Gennaro Riccio credette di pubblicare per la prima volta ed in veste d'assoluta novità questa moneta con la protome ovi- diana, ch'egli esaltò come uno dei monumenti più ragguardevoli della nummologia greca. E vi scrisse sopra una dissertazione col titolo seguente : Sopra inedita medaglia di Tralles nella Lidia piuttosto di Asia nella stessa provincia regione^ con testa e leggenda greca di Ovidio Nasone, per la LA MONETA DI P. OVIDIO NASONE I73 prima volta venuta in luce ed illustrata da Gennaro Riccio, Onorato di più medaglioni aurei pel merito lette- rario, ecc., ecc. (Napoli, Stamperia del Fibreno, ecc., 1856, in-8). In questa dissertazione egli annunzia la scoperta dell'importantissimo cimelio recante l'effigie del ce- lebre poeta sulmonese, e con un sontuoso appa- rato di erudizione imprende a confutare il Sestini, l'Eckhel, il Mionnet, il Borghesi ed altri circa ta- lune analogie che costoro avevano creduto di ri- levare fra il nummo in questione ed altri della serie di Tralles o di Caesarea di Bitinia, alla quale sarebbe appartenuto. Esclude poi in modo assoluto la presenza della testa d'Augusto in quella del capo sbarbato della parte del diritto, come pure il nome dei due magistrati Menandro e Par- rasio, e conclude doversi trattare d'un esemplare autonomo di Asia, nella Lidia, con la protome del grande Nasone. Non va taciuto che la scoperta del Riccio menò grande rumore nel campo numismatico e suscitò nell'Accademia Ercolanense una serie di discussioni da parte dei soci più direttamente interessati, come lo Spinelli, il Quaranta, l'abate Celestino Cavedoni, il quale nel Bollettino Archeologico Napoletano (Nuova serie, an. IV, pag. 158) si die premura di combat- tere quella strana interpretazione del Riccio, soste- nendo (e con quanto buon senso poi si vedrà) che il presunto nome di Ovidio Nasone del nummo tral- liaiio altro non doveva essere che quello di un Ovi- dius o meglio Veidius Pollio, di cui si fa anche il ricordo in un marmo beneventano; e che questi Veidii Polliones dovettero avere clientele e magistra- ture in alcune città dell'Asia Minore. La leggenda NAZflN, secondo il dotto abate mo- denese, sarebbe stata malamente letta, ovvero forzata 174 GIOVANNI PANSA nelle sue lettere, per cui n'era derivato lo scambio di noAAinN in NAinN. Queste ed altre ragioni tuttavia non arrivarono a persuadere il Riccio, il quale, più che mai osti- nato, tornò a ribatterle con una novella dissertazione così intitolata : Brevi risposte alle opposizioni di alcuni scrittori relative alla pubblicazione della moneta di un Comune dell'Asia col protome, nome e cognome di Ovidio Na- sone, facente seguito alla correlativa dissertazione di Gennaro Riccio (Napoli, Stamperia del Fibreno, ecc., 1857, in-8). Tra gli argomenti addotti a sostegno della sua tesi e non senza qualche acrimonia, trascrivo il se- guente : « Che la leggenda sia integra e come giace, « risulta dalla esattissima riportata impronta a tutti « mostrata, avendo l'originale medaglia. Che la stessa « sia genuina, di conio e patina antica ineluttabil- « mente, come ho di sopra mentovato, potrà anche « disaminarsi dal fac-simile trattone in rame col me- « todo della galvanoplastica, che offro a chi il voglia « siccome sarò onorato da chiunque vorrà disami- « nare il nummo originalmente. A chi poi, senza « alcun proprio ragionamento e mostrandosi in per- « manenza pedissequo d'altri, disse dimostrata del « tutto insussistente quella spiegazione, va risposto col « semplice silenzio. Per arrogarsi con tanta legge- « rezza (e valga per tutti i casi passati e futuri) la « suprema censura numismatica, bisogna giungere « alla opinione e sapere di un Conte Borghesi, o u consumar mezzo secolo nello studio di questo « ramo di scibile umano n. Altrove : « Che dica nettamente e chiaramente NAZflN e « non noAAiriN , risulta dal nummo veracemente LA MONETA DI P. OVIDIO NASONE 175 u antico, di patina smeraldina e non ritoccato o a forzato nelle sue lettere, al che mi dà diritto « di osservare quarant'anni circa di pratica numi- « smatica ! ». Parole queste che vorrebbero riferirsi alla con- statazione d'un fatto, senz'altra discussione, se pro- prio il fatto stesso non risultasse contrario alla buona fede dell'autore. Poiché la moneta oggi è in mio possesso e tutti possono osservarla, a chiunque, anche se dotato di mediocre pratica, non può riuscire dif- ficile il persuadersi che si tratti d'un'abile falsifica- zione ; dirò meglio, della sofisticazione di un pezzo veramente antico, in cui, come bene aveva osser- vato il Cavedoni, alla leggenda primitiva, indicante il magistrato, era stata sostituita dal bulino di esperto falsario quella di NAZflN. E si creò cosi la variante inedita di un bronzo imperiale di Tralles, oggi ab- bastanza conosciuto, in cui è raffigurata la persona del grande poeta degli Amori, quasi a testimonianza di gratitudine verso di lui che viaggiando in gio- ventù nella Lidia e nelle città dell'Asia, aveva solle- vato l'entusiasmo in quelle città, nell'istesso modo che a Roma aveva eccitata la più grande commise- razione per le sue immeritate sventure. La maestria dei falsari in questo genere di truffe, ai tempi del Riccio, non poteva mai rag- giungere quel grado di perfezione che ha rag- giunto oggi in cui certi sistemi di falsificazione in- gannano anche l'occhio più esperto ed avveduto. Non è quindi a maravigliare che il Riccio fosse caduto in buona fede e si ostinasse dietro fallaci apparenze. Ma checche sia di ciò, non può negarsi, come ho già detto, a questa curiosa moneta la sua .parte d'importanza nel patrimonio storico delle falsifica- zioni, quando si rifletta che non è prodotto moderno, 176 GIOVANNI PANSA ma risale alla fine del secolo XVI o principio del seguente, cioè ad un'epoca abbastanza remota in cui quei sistemi, come l'alterazione o sostituzione delle leggende, non erano abbastanza conosciuti, ovvero erano malamente applicati. Ai tempi del Riccio la polemica intorno al famoso nummo ovidiano poteva dirsi sopita da circa tre secoli ed al Riccio erano rimasti ignoti i precedenti di esso; per cui tornò a rimetterlo in onore. Egli infatti ignorava come il celebre Nicolò Heinsio, circa tre secoli innanzi, ne aveva fatto parola nella prima edizione de' suoi com- mentari alle opere d'Ovidio, ossia nel 1629, e più tardi lo Spanhemio se n'era occupato nelle sue disser- tazioni: De praestantia et usu numismatum antiquorum (Romae, 1664, tom. I, pag. 54). Costoro dichiarano di avere osservata la famosa moneta a Roma, nella celebre nummoteca di Felicia Rondanmi, patrizia romana. Circa un secolo dopo la moneta era passata al museo del cardinale Ottoboni, dove l'osservò Gio- vanni Masson e trasse motivo a discettarvi sopra nella sua P. Ovidii Nasonis vita ordine chronologico sic delineata^ etc. (Amstelodami , ap. Vid. Joann. Janssonii, MDCCVIII, in 12), non senza esternare i suoi sospetti intorno alla genuinità di essa. I quali sospetti presero più tardi consistenza e indussero il dotto commentatore di Ovidio a tornarvi sopra con un'erudita dissertazione che si legge a pag. 122-127 del t. IV delle opere di Ovidio curate dal Burmann (Amstelodami, Ap. Fr. Changuion, M. D. CC. XXII, in-4) col titolo : JoANNis Masson de antiquo Veiidii Pollionis nummo, quem Viri celeberrimi perperam Ovidio Nasoni adscripserant. « Nummum tractans (dice in « essa l'autore) statim facile perspexi... illum revera u nebulonis cuiusdam fraude adulteratum , prout « iam ante augurabar, fuisse, et tanta quidem impe- LA MONETA DI P. OVIDIO NASONE 177 " ritia {sic), ut plura cernerentur artificii vestigia, « nonnullique superessent antiquarum litterarum du- « ctus, quos bun'no, ut vocant, evadere non potuerat, « vel neglexerat, etc... r>. Tralascio tutte le altre discussioni e le polemiche che si agitarono in proposito fra i dotti e numisma- tici sopra ricordati per riportare la famosa moneta alla sua attribuzione originaria. Oggi è abbastanza chiaro come essa faccia parte del gruppo di Tralles (Lydia) e propriamente del seguente, col nome del magistrato Ovidio o Veidio : 1. J>' — OYHIAIOI • KAIZAPEnN. Testa nuda d'Augusto a d. K — MENANAPOI • nAPPAZIOY. Testa barbata e laureata di Giove a destra. « Sarebbe questo il pezzo sofisticato, in cui alla leggenda Kaisareon fu sostituita quella di Nason. 2. B- - nOAAiaN • OYHIAIOY KAIIAPEON. Testa nuda d'Augusto a destra. B — MENANAPOI • nAPPAIlOY • Tempio ottostile; a de- stra un caduceo. Invece di OYHIAIOY il Vaillant U) aveva Ietto KOYnEAlOY e attribuita la moneta a Caesarea di Pa- lestina. 3. ^' — nAPPAZIOI • MENANAPOY. Testa laureata d'Augusto a destra. K — KAIZAPEflN. Figura nuda in piedi, tenendo nelle mani una patera e un caduceo. Prevale oggidì la sentenza del Sestini, di ripor- tare queste monete a Tralles di Lidia contro il sen- timento di tutti i precedenti numismatici (meno il Pellerin), che le avevano attribuite a Caesarea di (i) Numismala graeca. Paris, 1695, pag. 4. 178 GIOVANNI PANSA Bithynia (i). La leggenda KAllAPEnN, senz'altro ixìotto esplicativo, conviene a Tralles, come indicano molte iscrizioni (2). Gli autori dei cataloghi del Briti$h Mu- seum convengono pure nell'attribuzione a Tralles, di questa serie di monete (3). in ordine al nome OYHIAIOI, non è ancora per- fetta ne chiara a tutti l'identificazione d'un tale ma- gistrato, che alcuni ritengono sia un Ovtdius, cioè appartenente alla famiglia del poeta, mentre già il Cavedoni, come si è visto, e precedentemente a lui il Masson avevano sospettato trattarsi piuttosto di un Vedius o Veidius. i Ed appunto di un P. Veidius Pollio e di un ^. Veidius P. L. Philocles si ha menzione in due la- pidi beneventane (4), Anche l'iscrizione di un marmo di Efeso ricorda un monumento eretto da un n. OYHAIOI ABAIKANTOZ, il cui nome sullo stesso marmo è tradotto nel la- tino P. VEDIVS ABASCANTVS (5). Da ciò è manifesto che OYHAIOI sta per Vedius, come OYHIAIOI dell'esem- plare tralliano sta per Veidius (cfr. OYHPOI = Verus ; IBOYHPOI = Severus, etc). Il nome di questi Vedii o Veidii non corrisponde dunque a quello degli Ovidii, ch'è locale ed originario della patria del poeta, ossia della regione peligna e di quelle contermini, come lo Schulten ha dimostrato (i) Cfr. Eckhel: Num. veier. anecdoti, pag. 176, tab. XI, fig. 7. — Mionnet: Descript, d. medaill. grecq., II, pag. 419, n. 57. — Thesaurus Morellianus (inter Misceli), tab. VI, fol. 14 ed ivi nella ser, d'Augusto, tab. XLI, n. 21, 22 e pag. 408. — Bestini: Leti, e dissert. numism., Ili, Livorno, 1779, pag. 63, n. 2, 3, 4. — Pellerin: Melanges, etc, II, pag. 6. Ivi, pag. 32. (2) Le Bas-Waddington : Inscr. d'As. Min., 600 a. — Head : Hisl. NumOK, 1887, pag. 555. . (3) Head in British Museunt Calai., 1902 (Lydia), n. 76 e segg. (4) C. I. L., n. [406. (5) Spon : liiner., toni-. Ili, pag. 133. Edit. Lugdun. LA MONETA DI P. OVIDIO NASONE I79 con le stesse iscrizioni dialettali peligne del periodo più arcaico (2). h'Oviedis d'una lapide dialettale di Corfinio non è che VOviciius latino <3). Così pure una gens Oviedia, riparata sotto l'Impero ad Avellino di Campania, vien ricordata in altro titolo (4). Questa gens Ovidia o Oviedia, dialettalmente , era quella stessa del grande poeta sulmonese. Più recente è il nome d'un L. Ovidius Ventrio di un titolo trovato in Introdacqua, nel territorio di Sulmona ; e deve certamente trattarsi d'un personaggio appartenente allo stesso casato del poeta, il quale rivestì pub- bliche cariche civili e militari e dal Senato di Sul- mona ebbe decretato l'onore di essere seppellito in luogo pubblico. Questi titoli ed onori di fonte tutta locale, sono gli unici che si conoscano tra i personaggi della fa- miglia del poeta sulmonese, la quale tuttavia appar- teneva a rango equestre. Non sembra che gli Ovidii avessero goduto in alcuna provincia dell'Impero pub- bliche magistrature. È da sospettare dunque che l'OYHlAlOZ della serie monetale di Tralles sia quello stesso Veidius Polito, che fu grande amico d'Augu- sto, al quale donò tutte le sue ricchezze, e che seb- bene dotato di grande rinomanza, meritò anche il biasimo per la sua crudeltà ed efferatezza (i>. Giovanni Pansa. (i) A. Schulten: Italische Namen und Stdnmt (in Beitràge zur alien Geschichte, t. II, 1902, pag. 167- 193). (2) R. von Planta: Graminatik der oskischumbrischen dialekle, t. II, Strassburg, 1897, P^g. 5|8, n. 269. — R. S. Conway : The italic diaUcis, tom. I, Cambridge, pag. 246, n. 225. (3) C. I. L., t. X, 1163. (4) DioN. Cass.: 51, 23. — StN. : Clem., I, 18. Cfr. Tacit.: Annal. I, io. MONETAZIONE NAPOLETANA DI ROBERTO D'ANGIO (1309-1343). I due grandi poeti italiani del XIV secolo, mossi da interessi opposti, hanno dato passionato e diver- sissimo giudizio su Roberto d'Angiò. Petrarca, che da quel re ricevette insigni onori, lo proclamò saggio ed eletto ingegno, mentre Dante il fiero ghibellino, lo libello « re da sermone ». La verità è fra i due giudizi. Roberto fu di scaltro e arguto ingegno, ma di carattere debole e pomposo, di smodata ambizione ma sinceramente de- sideroso di giustizia e patrocinatore delle Arti e delle Lettere; cercò d'infondere novella vita nelle deca- denti istituzioni, ma fra guerre incessanti gli mancò la tempra e il modo di compiere radicali riforme. Divenuto il capo del partito guelfo, fu invocato come il pacificatore d' Italia : Rex tamen ipse pius Robertus cuncta serenat (^), e, benché di non lontana origine straniera, sembrava destinato a regnare su tutta la Penisola. Il poeta trevigiano Nicolò de' Rossi supplica il pontefice di dargli la corona d' Italia ; Mandaci il tuo figlinolo re Roberto coronato del Ita- lico regno. (i) Fr. Rayneri in Muratóri, Scripiones Hai. XIII, pag. 296. l82 A. SAMBON Noi dobbiamo occuparci specialmente delle con- dizioni economiche, e queste, malgrado il maggior sviluppo delle industrie e del commercio, non furono floride, perchè quello sviluppo non fu basato su ele- menti stabiH, e fu . L Monete coniate dal 1309 al 1343. Durante il regno di Roberto furono in attività le zecche di Napoli e di Brindisi. Quest'ultima, adi- bita solo al conio dei denari di biglione, si diceva : parva sicla Bnindisii. (i) Villani, XII, 52. l86 A. SAMBON La zecca di Napoli, sino al 1325, fu esercitata nell'antica casa dei Fieschi, nella strada della Sellaria, appartenuta già al celebre Pier delle Vigne. Nell'ottobre del 1325,. avendo il procuratore del card. Luca Fieschi, Davide Vogerio, fatto istanza perchè fosse restituita al cardinale quella casa, la zecca e gli archivi furono trasportati in alcune case di Ettore Vulcano ad portam Petruczoli, presso la Chiesa di S. Maria la Nuova. Nel 1333, poi, avendo il governo comperato per 700 once la casa dei fratelli Adinolfo e Nicola Somma, presso la chiesa di S. Agostino, vi fece istituire la zecca e trasferire gli archivii {Olim ex Regest, anni 1332-1333; Camera, Annali, voi. 2, pag. 171). Quivi si tenne, d'allora innanzi, la zecca, sino agli ultimi tempi della monarchia delle Due Sicilie. Per la zecca di Brindisi, troviamo annotato in doc. del 1313, che, essendo stata regalata ai Frati minori la casa della zecca, si dovette trovare altro edilìzio per la lavorazione dei denari di biglione (Reg. 1313 A, fol. 86 t). Roberto d'Angiò non apportò alcuna innovazione al sistema monetario stabilito negli ultimi anni di Carlo II, e negli ordini per il conio delle monete si riferisce sempre alle norme con cui erano state co- niate de mandato recolende memorie divi avi nostri. L'esercizio delle zecche fu per lo piti in mano dei banchieri toscani, e spesso degli Acciaioli, dei Bardi e dei Bonaccorsi associati. Nel 1313 (appalto di Fi- lippo Baccoso, agosto 1313) troviamo nell'ufficio di incisore della zecca di Napoli, Ottavio figlio del m° Perotto, francese, che aveva inciso i coni di Carlo II; nel 1325 (appalto di Petruccio di Siena e di Domenico di Firenze, rappr. degli Acciainoli) sono menzionati : Gullielmus Trocullus et Nicolaus Ri- MONETAZIONE NAPOLETANA DI ROBERTO d'aNGIÒ 187 spoLus incisores ciineorum ; nel 1329 succede loro l'incisore napoletano Nicola di Morrone. Roberto nel 131 3. 1321 e 1326 rinnovò i pri- vilegi accordati agli zecchieri da Federico II e suc- cessivamente dai sovrani angioini. i. i denari di biglione coniati a brindisi e a Napoli. Abbiamo menzione del conio di denari paìvttliy detti volgarmente gìierardini. sin dal 1312. Addì 13 novembre (■) di quell'anno la zecca fu data in appalto a Gherardo Baccoso dei Baccosi di Lucca (2). Egli si obbligava di coniare nelle zecche di Napoli e di Brindisi sino a 40,000 libbre di de- nari (19.200,000 denari), dando alla R. Corte un utile di 6 grana per libbra, ossia 400 once per T intera monetazione. I denari dovevano essere identici a quelli co- niati negli ultimi anni del regno di Carlo II (3), quindi al taglio di 40 soldi, ovvero denari 480 per libbra, con rimedio di due denari, in pili o in meno. Pesa- vano quindi acini 14 a 16. (i) 1313 A, (200), fol. 44 t. e fol. 74. (2) I Baccosi furono cacciati da Lucca nel 1314 ed emigrarono nel- l'Italia meridionale dove si erano creati importanti interessi. Il ponte- fice Giovanni XXII scrisse a Roberto per raccomandare i fuggitivi (Reg. Vat. 64, n. 1448». (3) Le stesse norme sono ripetute nei contratti successivi ; vedasi ad es. 1343-1344 A, (n. 336) fol. 96, dove è stabilito: quelibet libra poti- deris ipse parve monete coniinehit sierlinos decem et septem de fino et re- itqua de here puro. li peso doveva essere tale in modo quod coniinehit libra quelibet a solidis quatraginta minus denariis duobus usque ad so- lidos quadragitita et denarios duos et quelibet denariorum ipsorum^pondc- rabit a grauis quatuordecim usque ad granos sexdecim. Spesso si ag- giungeva, per timore delle malversazioni, che la moneta doveva essere tale che non trovi difficoltà a spendersi a ragione di 6 a grano. l88 A. SAMBON Si spendevano a ragione di '/^ di grano, 60 per carlino o 120 per tareno. L'argento fino in quel torno costava da 41 a 42 tari per libbra; i denari parvuli venivano a costare di argento e rame circa 65 grana per libbra e di lavorazione circa 9 grana, mentre il valore legale dei 480 denari contenuti in una lib- bra era di 80 grana. Filippo Baccoso, successo nel 1313 al padre Ghe- rardo nella direzione delle zecche di Napoli e Brin- disi, continuò il conio dei denari. I Baccosi di Lucca erano fra i mercatanti to- scani che avevano prestato denaro a Carlo II e a Roberto, e in un documento del 131 3 è chiaramente detto che l'appalto della zecca è dato ai Baccosi a preferenza dei banchieri napoletani. Coniarono pure denari di biglione quasi tutti gli zecchieri successivi: Lapo di Giov. di Benincasa, rappresentante degli Ac- ciainoli (^), Rainaldo Gattola napoletano e Silvestro Manicella di Isernia (2)^ Donato degli Acciainoli (3), Petruccio di Siena e Domenico di Firenze rappre- sentanti degli Acciainoli (4), Rogerio Macedonio (5), Giacomo dei Mozzi e Andrea Villani (^X Nella convenzione con Donato degli Acciaiuoli, stipulata nel febbraio del 1324, fu stabilito che la Regia Corte dovesse ricevere solo 3 7o grana di utile per ogni libbra di denari. Nel 1325 (7) furono ema- nati ordini severissimi a fine che non si accettassero (i) Reg. 213, fol. 171. (2) Arch. Bombagine, voi. Vili, pag. 2 (18 agosto, 6 Ind. Napoli). (3) Arch., voi. XXX, n. 1823, pag. 385. (4) Dee. del 1325. Transumpt in Regest Ladislai, 1400 A, fol. 20, riportato da Camera Annali II, 484. (5) 364, fol. 311 t e 312; 1343 D, fol. 169. (6) 1332 1333, fol. 160. Anche lo storico Giovanni Villani era stato alla direzione della zecca fiorentina. (7) Reg. n. 202, fol. 50. MONETAZIONE NAPOLETANA DI ROBERTO d'aNGIÒ 189 nel regno monete straniere di biglione, ma solo i gherardini. I denari di Roberto avanzano in grandissima copia e le smodate emissioni, gittando sui mercati maggior copia di questa moneta di quanto fosse ne- cessario per il minuto commercio, procuravano man mano la disparizione di monete migliori. I tipi furono i seguenti : Denaro. B" — gj ■\' ROBERTVS • DEI • GRA Fra due circoli di globetti. a) Quattro gigli e lambello. I^ — gj + lERL' • ET • SICIL' Fra due circoli di globetti. aj Croce. Biglione. Diam. mill. 15, titolo '/ii d» fino (17 steri, per libbra). Peso acini 14 a 16. 2. — Il carlino d'oro. In doc. del i." luglio 131 7 si ha menzione del conio del carlino d'oro, in tutto simile a quelli di Carlo I e Carlo II. quod proba carolenorum aureorum sii auri fini de carati 2/f et non niinns in aliqno. Onod- qne quilibet caroknns aureus novns sii ponderis tare- nortim quinque niinus quinqm octavis nnius grani et.... quod carolensis ipsi auri... sint ejiisdem tenute et lige sicttt fnenint carolenses auri.... dudiim cusi de mandato recolende memorie divi avi nostri Jerusalem et Sicilie Regis Illnstns (Reg. 1317 C, foÌ. 68 t. Appalto di Lapo di Giov. di Benincasa). 190 A. SAMBON Non abbiamo però notizia sull'emissione di que- sta moneta e sinora non se n'è veduto alcun esem- plare. Non so davvero dove l'Yver ha creduto tro- vare che Roberto modificò nel 1342 il valore ed il titolo dei carlini d'oro (^). 3. — Il carlino (gigliato) d'argento. Abbiamo detto che Roberto non cangiò nulla alle norme prescritte da Carlo II, nel 1303, per il conio dei gigliati (2). Si legge infatti in documento del i." luglio 131 7..., (3) et liga prediciorum caroleno- rmn argenti sit de untiis undecim et sterlinos III ar- genti fini prò Ijualibet libra ponderis eorumdein et reliqtmm sii de here puro et quod qiiilihet carolenits argenteus sit insti et ordinati ponderis videlicet tareno- rmn quatuor et grana decem nec non quod carolenses ipsi.... argenti sint eiusdem tenute et lige sicut fuernnt carolenses.... argenti duduni cusi de mandato recolende memorie divi avi nostri Jerusalem et Sicilie regis illustris. Ma, sebbene i regi editti prescrivessero per i gigliati lega e peso eguali a quelli di Carlo. II, ac- cordando per ogni gigliato il rimedio di ' /\ d'acino soltanto ; gli zecchieri, poco curandosi di quelle in- giunzioni, emisero moneta di scarsa lega e di peso sempre più scadente, sicché da gr. 3,93 il gighato fu ridotto man mano a gr. 3,80 con circa gr. 3,53 di fino e ancor meno. (i) V. G. YvER, Le commerce dans l'Italie mérid., 1908, pag. 52. (2) Nel 1301 l'argento di carlini pagavasi tari 38 e grana 17 la libbra ; nel corso del XIV sec. il Pegolotti ci dà le cifre seguenti : " La " libbra d'argento fino 42 tari, la libbra d'argento sardesco tari 41 e " grana 2, l'argento di lega veneziana tari 40 e grana 12, l'argento a " lega di tornasi grossi tari 40 e grana i la libbra, l'argento a lega di " ragonesi di Sicilia tari 38 e gigliato i, l'argento a lega di migliaresi " tunisini tari 38 e gr. 17 „. (3) Reg. 1317 C, fol. 68 t. MONETAZIONE NAPOLETANA DI ROBERTO d'aNGIÒ I9I Le malversazioni nelle zecche del Regno erano già incominciate durante il governo di Carlo II, giac- ché le doviziose società di mercatanti e banchieri toscani che tennero l'appalto delle zecche, lo ebbero spesso in guarentigia di forti somme prestate al so- vrano (i) e profittarono delle difficoltà in cui trova- ronsi Carlo II e Roberto di restituire quelle somme, per prendere una perniciosa ingerenza nell'ammini- strazione delle principali entrate del fisco. 11 richiamo nel doc. del 131 7, perchè la moneta fosse veramente insti et ordinati ponderis è indizio assai significativo delle disoneste pratiche di quei zecchieri. Dal 1312 al 131 7 furono coniati i seguenti gi- gliati di elegantissimo disegno, i cui coni vennero incisi da Ottavio figlio del francese Perrotto ^^). Carlino detto volgarmente gigliato (3). B' — gJ + ROBERTVS DEI • ORA lERL' ET • SICIL' REX Fra due circoli di globetli. aj II re seduto di prospetto. 9 — + HONOR • REGIS • IVDICIV • DILI&IT Fra due cir- coli di globetti. aJ Croce fogliata e gigliata; gigli negli angoli. Argento. Diam. mill. 24 a 25, titolo once 11 e steri. 3 per libbra. Peso trappesi 4Vr Raro. La zecca era stata data in appalto a Lapo di Giovanni di Benincasa, mercante fiorentino, fattore (i) Carlo II aveva abbandonato completamente agli appaltatori della zecca i diritti di Signoria sulla moneta. (2) Octavius quondam magistri Pirroili Gallici (13 13). (3) Si veda per le varietà di leggenda: Fiorelìf, Cai. del Medagliere di Napoli, Monete medioevali, 1871. pag. 13 e M. Cagiati, Le monete del Reame delle Due Sicilie, 1911, pag. 38 a 46. 192 A. SAMBON della Società degli Acciaiuoli detti comunemente a Napoli Aczaroli o Aczarelli <0. Nel 131 7, si ordinò di porre nel campo della moneta un simbolo distintivo che permettesse di de- terminare le responsabilità degli zecchieri. E fra il 1317 e 1319, probabilmente per opera dell'appalta- tore Lapo di Giovanni, furono coniati i seguenti gigliati : Gigliato della ghianda. ^ — gj + ROBERTVS • DEI • GRA • lERL' • ET • SICIL' REX Fra due circoli di globetti. aj II re seduto di prospetto; alla sua destra, una ghianda. ^ — gj + HONOR • REGIS • IVDICIV • DILIGI! Fra due circoli di globetti. aJ Croce fogliata e gigliata ; gigli negli angoli. Argento. Diam. mill. 24 a 25. Raro. Ma Lapo di Benincasa, ancor meno dei suoi predecessori, dovette curarsi delle sovrane ingiun- zioni, poiché sul finire del mese di dicembre del 1319 (2), il popolo si mosse a tumulto a cagione delle malversazioni degli zecchieri e del triste stato in cui era ridotta la moneta d'argento (3). (i) Reg. 213, fol. 171. Questo Lapo di Giovanni fu ingegnoso ed accorto mercante e rese molti servigi a Roberto. Si veda Peuuzzi, S/orin dei Banchieri^ Append., pag. 13; G. Yver, Le Commerce dans l'Italie mérid., pag. 328 e 341. (2) Reg. Ang. 228, fol. 55. (3) Continuavano a correre i carlini vecchi di trappesi 3 e acini XIV ed erano in gran parte tosi o falsi e perciò aggiungevano alla confu- MONETAZIONE NAPOLETANA DI ROBERTO D ANGIÒ I93 11 governo si adoprò con buone promesse a cal- mare quel giusto risentimento, e furono dati ai giusti- zieri delle Provincie ordini severi per frenare la rasio sive demolitio uiomtae, assegnandosi il premio di 20 augustali a coloro che denunciassero i falsi- ficatori o tosatori dei carlini (Arch., voi. XXIV, n. 734, pag. 117). Addì 2 gennaio del 1320(1), il duca di Calabria, allora vicario generale del reame, ciiììi pieno Consilio niilitwìi, ìnedianornm mercatorum et pleheiorum civitatis Xeapolis gene rati ter congregatortwi decretò che in tutte le province del Regno fossero eletti quattro ufficiali {pond^ratores), incaricati di ve- rificare il peso dei carlini, prescrivendo che tutti quelli inferiori a trappesi 4 V, — ed erano i più — fossero ritirati dal commercio. Nel settembre del 1321 '^) fu fatto coniare un nuovo gigliato di miglior peso dell'antecedente, e, perchè si potesse agevolmente distinguere il nuovo conio, vi si fece incidere, nel campo del diritto un giglio invece della ghianda, impressa sull'emissione del 1317-1319 (3). In quell'occasione, furono fatti verificare i cam- pioni dei pesi del carlino, fissandosi il peso del- l'acino (4) col grano di frumento. sione del numerario. I carlini vecchi si calcolavano a ragione di 75 per oncia, siccome rilevasi da doc. del 1317, pubbl. dal Minieri Riccio [Studi sui fase. Atig., pag. 9). Pecunia soluta est ad diversas rationes videlicet de carolrms iiliatis ad rationun 60 per unciam, de carolenis ar- genteis veteribus ad rationem jj per unciam. (i) Edictum prò ponderanda pecunia que debet esse in pendere tarenis qualiior et dimidium. Minieri Riccio, Studi sui fase., p. 399. fol. 17, fase. 49. (2) Rag. 1320 C, fol. 55 (ai 2 genn.) e fase. 49, fol. 17; Reg. 1272 E, fol, 117 t (ai 15 sett.). Pro Curia super facto ponderum. V. G. M. Fusco, Dell'Argenteo Imbusto di S. Gennaro, pag. 169; Bianchini, Finanze di Napoli, Liv. HI, chap. V, § i ; Cap. Regni Sicilie, pag. 99; G. Yver, Le Commerce dans l'Italie meridionale, pag. 52. (3) V. Camera Annali II. pag. 271. (4) In doc. intitolato : Pro Curia super pondera carolensium. V. Reg. 1272 E, fol. 117 t »5 f94 A. SAMBON Ai rappresentanti degli Acciaiuoli erano succe- duti nella direzione della zecca di Napoli due ricchi mercatanti napoletani: Rainaldo Gattola e Silvestro Manicella di Isernia, ed a questi probabilmente è do- vuto il conio del nuovo carlino del 1321, con il tipo seguente : Ciglialo co il giglio. B' - g) ^ ROBERTVS • DEI • GRA • lERL' • ET ; SICIL' • REX • Fra due circoli di globetti. a) li re seduto di prospetto " in majestate „ ; alla sua destra, un giglio. ^ — g) ^ HONOR • REGIS • IVDICIV • DILIG-IT • f>a due circoli di globetti. a) Croce fogliata e gigliata. Argento. Diem. mill. 25. Raro. Poco dopo, tornarono gli Acciaiuoli al reggimento della zecca, e, addì 12 febbraio 1324, fu stipulato contratto con Donato degli Acciaiuoli, il quale doveva coniare 7 a 10,000 libbre di carlini (560,000 a 800,000 gigliati) della stessa lega e dello stesso peso di quelli coniati da Rainaldo Gattola e Silvestro Manicella. Do- veva dare TAcciaiuoli alla R. Corte 11 grana di utile per ogni libbra di carlini ('). Gli incisori di queste mo- nete erano Guglielmo TrocuUo e Nicolò Rispolo (2). Il conio dei carlini fu continuato, sempre con maggiore attività, e in un doc. del 1326 (3) leggiamo (i) 1324 A, fol. 39, 74. Ogni libbra forniva 80 gigliati, ed il costo della monetazione si ripartiva così: Argento a lega Tari 38 gr. 17 Lavorazione e appaltatori » 12 Utile della R. Corte „ li Tari 40 gr. 00 (2) Da doc. del 1325 trascritto in Reg. di Ladislao (1400 A, fol. 20). Appalto di Ranuccio Petruccio di Siena e Domenico di Firenze. (3) R^g- 359i ^ol- 343 t- E^ argenti copia quae in dieta sicla aiixit et auget assiduo incremento monete argenti. MONETAZIONE NAPOLETANA DI ROBERTO D ANGIO 195 che si era dovuto aumentare il numero degli operai, a cagione della gran copia di gigliati che si conia- vano nella zecca di Napoli. L'incremento della mo- netazione d'argento era dovuto al favore che gode- vano nell'Oriente latino i gigliati napoletani. Il conio dei robertini per l'Oriente divenne allora una vera speculazione. Nel 1327 troviamo alla direzione della zecca un napoletano. Rogerio Macedonio ('); indi i Bardi, gli Acciaiuoli e i Bonaccorsi sono associati nelPeser- cizio della zecca, e Filippo Rogerio rappresenta i Bardi, Pieruccio di Giov. gli Acciaiuoli, Matteo Vil- lani i Bonaccorsi ^^\ Verso il 1332 (3) le società bancarie dei Mozzi e dei Bonaccorsi sono rappre- sentate da Giacomo dei Mozzi e da Andrea Villani. Fra le ultime emissioni di Roberto registriamo la seguente, con un cerchietto nell'area del diritto, come distintivo. Ciglialo con cerchietto. ^' — gJ + ROBERT : DEI : G-RA : IHR : ET : SICIL' : REX aj II re seduto di prospetto ; alla sua destra O. (1) Camera Annali. (2) Reg. 339, fol. 51 t. (3) 1332-1323 "x^ fol. 160. Andrea Villani fu anche giustiziere» ius/i- tiariiis lerraritm ducis Duraiii (Reg. 1343, fol. 122) e console dei Fioren- tini (Reg. 1348 H, fo!. 22). Vedi snche Reg. 326, f< 1. 4 t, 26, 74 (reclami contro carlini d'argento) e Reg. 331, fol. 71. 196 A. SAMBpN I^ - ^; + HONOR : REG-IS : IVDICIV : DILI&IT : a) Croce fogliata e gigliata con fiordalisi negli angoli. Argento. Diam. mill. 27 a 30. Ant. Coli. P'usco. Raro. L'incisione di questa moneta era dovuta a Ni- cola di Morrone, napoletano, che era stato nominato incisore dei conii nel luglio del 1329, con assegno annuo di 18 once (4 luglio 1329, Arch., voi. XXXIV, n. 1625) e che teneva ancora quell'ufficio nel 1343 (Reg. 333, fol. 50). Le cose però non andavano guari meglio che nel 1318 e ne è indizio un documento del io giugno 1342 (Arch., voi. XLl, n. 2346), dal quale appren- diamo che, essendosi verificate nuove frodi, e tro- vandosi pesi scarsi appo i mercanti e cambisti, fu- rono fatti eseguire nuovi campioni ponderali e spe- diti a tutti i giustizieri. I nummografi napoletani hanno attribuito alla zecca di Napoli i gigliati con la leggenda : COMES PVINCIE ET FORCALQERII, ma quelle monete furono co- niate in Provenza. Il Vergara (0, d'altra parte, dà il disegno di un carlino di Roberto avente al rovescio la croce lorenese. Il Bonucci, il Promis, il Cagiati riportano senza diffidenza questo tipo ; ma credo non sia mai esistito o che il disegno sia stato tolto da un esemplare sconservato del gigliato coniato a Lecce da Giovanni d'Angiò, a nome di Renato. (i) Tav. XII, n. 3. MONETAZIONE NAPOLETANA DI ROBERTO D ANGIO I97 IL Gigliati del XIV e XV secolo su cui fu iscritto il nome di Roberto, dopo la morte di quel re. Per molto tempo furono attribuiti al regno di Roberto tutti i gigliati recanti il suo nome. Mercè alcuni interessanti documenti degli ar- chivi di Marsiglia ^^) e di Napoli (2)^ e colla scorta di recenti ripostigli, si sono potuti attribuire ad epoca più recente moltissimi gigliati aventi il nome di Ro- berto, la continuazione di quel tipo essendo dovuta alla richiesta che ne facevano i mercanti d'Oriente. Un fatto quasi analogo è avvenuto ai tempi no- stri per le piastre o talleri di Maria Teresa, coniati nella zecca di Roma, per fornirne gli Abissini adusati a quella moneta, ed un antichissimo esempio si ri- trova nelle monete postume di Filippo 11, re di Ma- cedonia. I robertini postumi possono dividersi in tre ca- tegorie (3) : a) — Quelli imitati in Oriente ; b) — Quelli fatti coniare nelle zecche di Na- poli o nelle officine di Saint-Remy e di Tarascon in (i) Blancard, Gillats ou carlins des rois Angevins de Naples, 1883. (2) A. Sambon, Le Gillat du couromienient de Jeanne d'Anjou et les émissions posthurnes de Robert d'Anjou. Gazette Numismatiqtie, 1897. (3) Mentre si diminuiva il peso dei carlini, se ne accresceva il dia- metro con appiattire maggiormente la piastrina metallica; i carlini po- stumi si riconoscono perciò agevolmente al modulo maggiore, alla forma larga e ondulata delle lettere, ai gigli sformati della croce che sembrano degli U gotici. 198 A. SAMBON Provenza, per ordine dei sovrani napoletani, succes- sori di Roberto ; e) — Quelli fatti lavorare da altri principi italiani. a) — Contraffazioni orientali. Sono moltissime e durarono sino al XV secolo. Talune hanno leggende abbastanza chiare, altre, let- tere sformate ed illegibili. Lo Schlumberger ne ha pubbhcato alcune nella sua pregevole opera Numi- smatique de rOrient latin, ed egli le attribuisce ai di- nasti dell'Asia Minore, che impressero anche pseudo- gigliati con leggende indicanti la zecca dove si lavora- vano; un ripostiglio rinvenuto ad Efeso nel 1871 e pub- blicato dal Grucher, fornì preziosissimi elementi su queste contraffazioni. Su 2,231 monete, si trovarono 1,462 di tipo napoletano per lo piìi contraffatto. A causa di questa crescente voga del ivber tino, tutte le monetazioni surte in quel torno nell'Oriente latino, presero per modello il robertino, così le mo- nete dei Genovesi di Scio, quelle dei Lusitani di Cipro, quelle dei maestri ospitalieri di Rodi e via dicendo. Cipro certo non fu estranea a questa speculazione di pseudo-robertini, ed il seguente tipo, coniato verso il 1420, offre molta analogia colle monete cipriote : ^ — g) X \ R0R6RT • D6I • OR €R €RI €T Sl€ ROl Fra due circoli di globelti. a) Il re seduto di prospetto " in majestate „. lj:( — * HONOR R^GS lOCDIClOC DLG • IITI Gì : Fra due circoli di globetti. Croce fogliata e gigliata. Argento. Diara. mill. 32. CoH, Colonna, MONETAZIONE NAPOLETANA Di ROBERTO d'aXGIÒ 1^9 Un'altra, copiata dal tipo provenzale, offre le leggende seguenti: B' — XX RORERT • D« /// R ////////// l? — ttOIIOS BIL • « /// «P«II>BII • Argento. Coli. Sambon. b) PSEUDO-ROBERTINI CONIATI IN PROVENZA. Un contratto stipulato addì 23 aprile 1372 (^\ ossia 30 anni dopo la morte di Roberto, tra il se- nescalco di Provenza e Ruffo di Gian Pillassi di Fi- renze, maestro di zecca dell'officina di Tarascon, ci fa sapere che si era convenuto di lavorare in quella zecca dei gigliati col nome di Roberto: Primo fa t alba moneta appellata liliatus et ciirret in Provincia prò s. I et d. X provincialium , cujiis monete forma hec erit, nam qne ab una parte erit yma^o bone memorie Domìni Regis Roberti sicut ìlli qui sunt Neapolis, et in circum- ferencia diete partis ernnt ista verba sculpta videlicet : Robertus Dei Gracia Jerusa^em et Sicilie rex, et ab alia parte erit magna crux f oliata et in circitmferencia ejus ernnt ista verba videlicet: Ilonor regis iudicium diligit. Il Blancard {Rev. Niim., 1883, pag. 435), pub- blica anche un documento del 31 ottobre 1389 (Gio- vanna 1) nel quale è detto « sarà coniata a Saint- « Remy una moneta d'argento detta gigliato di lega « e peso identici a quelli del carlino che si conia a « Napoli et sub illis nomine et fgura ». Trattavasi probabilmente anche qui di pseudo-robertini. Finalmente apprendiamo da un altro documento, pubbUcato egualmente dal Blancard, che nel 141 1 erano stati sicuramente coniati carlini postumi di (1) Arch. des Bouches-du-Rhòne, 178, fol. 94. L. Blancard, Revtte Nioìiisniatique, 1883, pag. 436. 20Ò A. SAMBON Roberto nella zecca di Tarascon, giacche in sullo scorcio di quell'anno 141 1, essendo morto Ruffo di Giovanni Pillassi, m.° zecchiere dell'officina di Ta- rascon, Ludovico II d'Angiò fece esaminare la cas- setta contenente gli ultimi campioni di assaggio, e vi si trovò: vm carlino d'argento sul qidale si vedeva rimagine di Roberto. e) — Emissioni di pseudo-robertini fatte a napoli. Un ripostiglio abbondatissimo di robertini rin- venuto a Napoli nel 1893 e che conteneva tre esem- plari del gigliato, sino allora sconosciuto, di Carlo III di Durazzo, mi permise di constatare che le emis- sioni dei pseudo-robertini sortivano anche dalla zecca di Napoli, poiché moltissimi di quei gighati recanti il nome di Roberto erano di stile assolutamente iden- tico a quello dei gigliati di Carlo III, ed i rovesci di alcuni erano stati lavorati con i coni dei gigliati re- canti il nome di Carlo III. Inoltre, nei contratti di appalto della zecca di Napoli, è fatta menzione, dal 1350 in poi, di nume- rose ed abbondantissime emissioni di carlini (nel 1350- 135T, libbre 26,000, ossia a ragione di 80 per libbra, gigliati 2,080,000), mentre coi nomi di Giovanna e di Carlo III, sinora si conoscono solo quattro esem- plari di conio napoletano. Di questi pseudo-robertini fatti coniare da Gio- vanna I e da Carlo III, il ripostiglio del 1893 ha dato i seguenti tipi : Monetazione Napoletana di Roberto d*axgiò aoi Regno di Giovanna (ultimi anni) ? ^ — g) -^ ROBERT • DEI : ORA • IHR • ET • SICIL' • REX • a) I! re seduto di prospetto; nel campo, rosetta e N. ^ — g) -^ HONOR : REGIS : IVDICIV • DILIGIT • a) Croce fogliata e gigliata ; fiordalisi negli angoli. Argento. Diam, mill. 30. Coli. G. Sambon. Rarissimo. Regno di Carlo III. ^ — g) -^ ROBERT • DEI • GRA • lERL' ET SICIL REX • a) Il re seduto di prospetto. ^ — g) -^r HONOR REGIS IVDICIV DILIOIT • a) Croce fogliata e gigliata ; fiordalisi negli angoli. Argento. Diani. mill. 30 a 31. Comunissimo. 63 202 A. SAMBON III. Contraffazioni di altri principi italiani. Si conoscono parecchie monete di zecche euro- pee, che ripetono fedelmente il tipo del gigliato; ma le leggende menzionano i personaggi che le fecero coniare, come ad esempio i gigliati del vescovo di Die (0 e quelli di Raimondo IV del Balzo, principe d'Orange N. Tutt'altra cosa è la contraffazione ita- liana del robertinOy sulla quale è iscritto con tutta precisione il nome di Roberto (3). Ne abbiamo fatto conoscere una identica di stile alle monete di Mar- tino V ed Eugenio IV; come quelle, reca in fin di leggenda il simbolo di una frusta, che era il distin- tivo scelto da Domenico Gherardini <4)^ appaltatore della zecca di Roma sotto quei due Pontefici. È quindi evidente che quel pseudo-robertino fu lavorato nella zecca di Roma, probabilmente sotto il pontificato di Martino V, dopo il 1421. La zecca di Roma durante la prima metà del XV secolo, aveva dunque preso parte a questa proficua speculazione di contraffazioni dei robertini. A. Sambon. (i) Promis, Rev. Num., 1836, pag. 270. (2) Revue Num., 1860, pag. 56 e tav. Ili, n. 17. (3) Ant, Coli. Colonna. (4) Si veda su questo zecchiere Garampi, Ms. Arch. Vaticano, Do- cum. XXIII, pag. 84, nota 8. NOTE DI NUiVIISMATICA MILANESE MEMORIA SECONDA Ancora del pìccolo Ambrosino d'oro (<) Dopo tutto quanto si è scritto in proposito del piccolo Ambrosino d*oro da eminenti Numismatici, e specialmente dal compianto cav. Solone Ambrosoli che ne fece risalire la esistenza dalla seconda Re- pubblica (1447-1450) alla prima (Comune, 1250-1310), sembrerà temerario che io, modesto cultore delle discipline numismatiche, mi permetta d'esprimere la mia opinione in merito ; molto più quando si sappia (1) Mentre, ossequienti al principio di accordare a tutti i nostri col- laboratori piena libertà d'opinione, accogliamo questa nota sul piccolo Ambrosino d'oro, teniamo a dichiarare che le ragioni esposte non ci persuadono della trasposizione d'epoca, che si vorrebbe introdurre. Sempre pronti ad accettare una opinione nuova quando ci persuada di valer meglio di quella già da noi esposta, abbiamo lealmente accolta quella dell' Ambrosoli di trasportare l'Ambrosino alia Prima Repubblica invece che assegnarlo, come avevamo fatto, alla seconda e l'abbiamo chiaramente detto nella recensione alla pubblicazione dell' Ambrosoli (v. Rivista It. di Nttm., 1908, pag. 146 e segg ). 1 tre fatti della leggenda MEDIOLANVM in luogo di COMV- NITAS MEDIOLANI, della paleografia e dei due tesoretti di monete non oltrepassanti l'epoca di Giovanni Visconti, contenenti l'Ambrosino, ci parvero persuasivi. Ma altrettanto non possiamo dire delle ragioni portate da P. Tribolati per la nuova trasposizione, e per parte nostra non ci sentiamo di togliere quella moneta dalla Prima Repubblica, F. e E. Gnecchi. 204 PIETRO TRIBOLATI che essa è contraria a tutto quanto scrissero gli il- lustri maestri che trattarono l'interessante questione. Premetto che non batterò la strada fin qui ge- neralmente seguita ; quella cioè di cercare la dimo- strazione dell'epoca cui appartiene l'Ambrosino pic- colo d'oro quasi esclusivamente con deduzioni sto- riche ed economiche, tralasciando lo studio della moneta per se stessa e le sue caratteristiche: cioè, lo stile, l'arte e la leggenda. Questo invece è ciò che io mi riprometto di fare, seguendo l'esempio dell'amico Laffranchi, il geniale studioso della mone- tazione romana. Perfettamente d'accordo coU'Ambrosoli quando asserisce che il piccolo Ambrosino d' oro non si possa attribuire alla seconda Repubblica Milanese (1447-1450), non posso convenire con lui quando l'attribuisce al Comune (prima Repubblica Milanese 1250-1310). Secondo il mio modesto giudizio, il piccolo Am- brosino d'oro è stato coniato in un'epoca assai più recente che non quella del Comune Milanese: il tipo, la composizione, le lettere della leggenda, sono di un'epoca in cui l'arte era più progredita. Questi tipi e queste caratteristiche non si riscontrano sugli Am- brosini d'argento, ma sorpassano anche quelli che si verificano sulle monete di Enrico VII (1310-1313), di Lodovico V (1314-1329) e di Azzone Visconti (i 329-1 339), e solamente possiamo paragonarle alle monete coniate nel periodo di governo di Luchino e Giovanni Visconti (1339-1349), o meglio a quelle di Giovanni Visconti solo (1349-1354). Quando si confronti l'M gotica del campo del- l'Ambrosino piccolo con quella del sesino di Gio- NOTE DI NUMISMATICA MILANESE 265 vanni Visconti (illustrato dai sigg. fratelli Gnecchi (i) alla tav. VI, n. 7) si vedrà una cosa perfettamente uguale (osservisi specialmente il finale delle gambe dell' M ornate a foggia di frasca). La cornice formata da semicerchi terminanti in trifogli è propria delle monete di quest'epoca, come lo sono le lettere gotiche della leggenda. La mezza figura di S. Ambrogio col nimbo ovale del nostro Ambrosino, risponde in modo perfetto a quella (in- tera) che si osserva sulle monete del suaccennato periodo, specialmente al fiorino sociale di Luchino e Giovanni (Gnecchi, tav. VI, n. i), al grosso col drago pure di Luchino e Giovanni (Gnecchi, tav. VI, n. 2), ed al grosso dei tre Santi di Giovanni Visconti (Gnecchi, tav. VI, n. 4). Ed ora non tralasciamo di osservare alcune cir- costanze storiche, le quali non solo non sono in contraddizione colla nostra opinione, ma servono ad avvalorarla. La supposizione che il piccolo Ambrosino d'oro sia stato coniato nella suaccennata epoca secondo la nostra opinione, non contradisce, anzi è in per- fetta relazione al fatto d'essersi trovato questo pezzo ben conservato nel ripostiglio di Cameri del 1881, ed in quello Bergamasco, che non sono più recenti ^^^ 1354» epoca della morte di Giovanni Visconti. Ora è possibile spiegare il fatto dell'esistenza di una moneta coniata in rilevante quantità senza il nome del principe che Tha fatta coniare, quando i (i) Gnecchi Francesco ed Ercole; Le monete di MihinOj ecc., 1884 e sapplemeuto. 2o6 PIETRO TRIBOLATI Signori di Milano mettevano i loro nomi sulle altre monete ? Oserei rispondere affermativamente: « L'Ambro- " soli stesso (dice il prof. Ricci) (2) fa acutamente « notare che si debba andar cauti nell'ammettere « l'esistenza dell'Ambrosino d'oro, quale moneta cor- « rente della prima repubblica, come è stata data « finora nella serie Milanese (3), poiché rimasto in « soli tre esemplari, di cui due di dubbia autenticità « e ad ogni modo da considerare, anche se auten- « tici, come prove di zecca di un fiorino d'oro, che « poi si rinunciò forse a coniare ». Così il rarissimo fiorino sociale di Luchino e Giovanni Visconti devesi considerare come una prova di zecca. Ne consegue che il nostro piccolo Ambrosino d'oro rimane la prima moneta d'oro della zecca Mi- lanese che effettivamente ebbe corso. Orbene, è forse troppo azzardato presupporre che qualche divieto imperiale avesse impedito, fino ad una certa epoca, ai Signori di Milano di coniare la moneta d'oro, ed in seguito sia stato tolto il divieto, ma a condizione che non si mettesse il nome del Signore ? Io non ritengo la cosa impossibile, mentre a tutti è noto quanto i governi antichi sieno sempre stati gelosi della prerogativa di battere la moneta d'oro, e quando è facile constatare come a Milano prima del 1354 tutte le monete, anche quelle d'ar- gento, portano solo il nome del Signore ma non il titolo (DOMINVS), la qual cosa si verifica solo dopo sulle monete di Bernabò e Galeazzo II (1354-1378). (i) L'opera numismatica di Solone Ambrosoli, in Riv. It. di Nitin., fase. I-II del 1908, pag. 21. (2) Francesco ed Ercole Gnecchi : Le monete di Milano. Milano, Duniolard, 1884, pag. 25 e segg., tav. IV, i; cfr. pag. 64 e segg., tav. XI. NOTE DI NUMISMATICA MILANESE 20^ Per tutto quanto sopra, la nostra bella monetina sarebbe a posto sotto il governo di Luchino e Gio- vanni Visconti, o meglio di Giovanni Visconti solo ; ed a confermare in questa conclusione, esistono altre speciali ragioni. Noi sappiamo quale magnifica figura di prelato sia stato il cardinale Giovanni Visconti; sappiamo r intenso amore che aveva per la religione anche dal solo fatto documentatoci dalle sue monete, quando vediamo sul grosso, al posto della solita biscia o croce, mettere i santi Gervasio e Protaso e formare col S. Ambrogio del ^ la bella moneta dei tre Santi (Gnecchi, tav. VI, n. 4); quando vediamo sul sesino la bella immagine della Madonna col bambino (Gnec- chi, tav. VI, n. 5) e sull'altro sesino l'M iniziale di Maria (Gnecchi, tav, VI. n. 7) <•). Un simile uomo, a mio modesto parere, si può anche ammettere che, per un magnifico gesto di ri- nuncia e di devozione alla Madonna, abbia preferito collocare al posto delle proprie insegne e nome l'M iniziale di Maria, lasciando all'altro lato della moneta il S. Ambrogio degno protettore della sua Milano. * * • Vorrei anche accennare al periodo che seguì la morte di Giovanni Visconti e cioè al periodo in cui il potere rimase nelle mani di Matteo II, Bernabò e Galeazzo li, fi4io alla morte di Matteo li (26 settem- (i) A proposito di questa M, qualora si volesse obbiettare che debba ritenersi la finale di MEDIOLANV(M), risponderei che come non è stata ritenuta necessaria di metterla sulla moneta della Madonna, così non deve es?cre stata ritenuta necessaria di metterla sull'altro sesino ; per cui persisterei a ritenere che la M nel campo sia la ini- ziale di Maria. 20$ I*IETRO TRI$QLATt bre 1355), e nel quale sembra stata battuta una mo- neta d'argento anonima ^^O; ma francamente confesso che la supposizione che una rilevante quantità di monete, e per di più le prime d'oro, possa essere stata battuta in un breve periodo di intergoverno non mi persuade affatto. Mi basta pertanto avere esposte le ragioni per le quali non solo è mia convinzione, ma ritengo debba ritenersi senz'altro, che il nostro piccolo Am- brosino d'oro, per l'arte, per lo stile, per la tecnica e per le altre circostanze suesposte, non possa es- sere stato coniato all'epoca del Comune Milanese, ma bensì verso la metà del secolo decimoquarto ; ad altri studiosi più di me valenti, il raccogliere l'idea e confortarla di migliori argomenti. Milano, Aprile i()i2. Pietro Tribolati. (i) Maiieo II, Bernabò e Galeazzo li. Soc. Niiin. hai., Omaggio al Congresso InlernazionaU di Roma, 1902, pag. 230. Pubblicato da Soione Ambrosoli. LE CACHET-SCEAU de la sous=préfecture de Caprera L'existence de la matrice en cuivre du sceau de la sous-préfecture de Caprara, département du Golo, datant de la première République, nous a amene à rechercher les motifs et l'epoque de sa création. Gomme les documents consultés sont peu connus, nous avons pensé faire oeuvre utile en pu- bliant un résumé de nos investigations. Gè sccau porte : SOVS-PREFECTVRE DE CAPRARA autour d'une femme vétue à l'antique personnifiant la République fran^aise. Gelle-ci tient de la main droite une piqué surmontée du bonnet phrygien et a la main gauche appuyée sur un faisceau de licteur. Gè type figure sur nombre de médailles ou de cachets frangais datant de 1793 à 1806. A l'exergue : D^?{artemenf) DV GOLO - R{épublique) F{ranfaise), en deux lignes. «7 2r0 PAUL BORDEAUX Caprara, dénommée le plus soiivent par les Ita- liens Capraja ^i>, est une petite ile du golfe de Gènes, située à 28 kilomètres à l'est de la Corse, à 50 kil. ouest de la còte de Toscane, à la hauteur du Cap Corse, entre ce promontoire et le golfe italien de Piombino, au nord de l'ile d'Elbe. N'ayant que 25 kil. de circonférence, elle contient 2,500 habitants occu- pant près de 2000 hectares. Sa capitale porte le mème noni de Capraja et renferme 800 personnes. On y remarque un chateau-fort remontant à Toccu- pation génoise. Cette ile eut les mèmes destinées que la Corse, à laquelle elle appartient, jusqu'en 1597. Depuis cette dernière date, elle fit partie de la Ré- publique de Gènes et elle suivit les destinées de l'ile d'Elbe, dans le périmètre de laquelle elle se trouve. La Corse voisine devint frangaise en 1 768, à la suite du traité de paix conclu par Louis XV et du vote approbatif des députés locaux en 1770. Cet évènement est rappelé aux numismates par la grande médaille du graveur Roettiers portanti DICAT, VOVET, CONSECRAT-CORS. CONSVLT- MDCCLXX, publiée dans le Trésor de numismatique de Lenormant <'2). Mais l'ile de Capraja continua à rester génoise, car le traité de 1768 stipula que la France rendrait Capraja à la République de Gènes (3). La Convention, se laissant dominer par l'idée de modifier le nom de cette province provenant d'un acquét de la Royauté, divisa, par une loi du 11 aoùt 1793. ^^ Corse en deux départements : i.° celui du Golo au Nord avec Bastìa, comme chef-lieu principal, et Calvi et Corte, comme chefs-lieux de districts ; (i) L'étymologie : Caprara, ile aux chèvres, provieni des chèvres sauvages que l'on y rencontre. (2) Médailles frangaises, 3» partie, p. 51, pi. 51, n. 2. (3) Dictionnaire de l' Univers, voi. 6, p. 122. V. Corse. LE CACHET-SCEAU DE LA SOUS-PREFECTURE DE CARRARA 211 2.° celui du Liamone au sud avec Ajaccio, comme chef-lieu principal, et Sartène et Vico comnie chefs- lieux de districts. Corte, Calvi, Sartène et Vico ne furent dénommées sous-préfectures qu'après la loi du i8 pluvióse de l'an Vili, qui créa cette nouvelle appellation. Ces noms des départements étaient ceux des fleuves de l'ile, qui les parcouraient. L'article 3 de la loi chargea les représentants du peuple, députés par la Convention nationale en Corse, de procéder à l'organisation des corps administratifs et judiciaires de ces deux nouvelles circonscriptions administra- tives (I). Capraja suivit à cette epoque le sort de Tìle d'Elbe, dont les Anglais s'étaient emparés. Elle fut de méme momentanément occupée par eux du 2 ven- démiaire an V (19 octobre 1796) au 13 bruniaire an V (3 novembre 1796 (2)). A la suite des campagnes d'Italie, une loi du 8 fructidor an X (26 aoùt 1802) réunit l'ile d'Elbe au territoire de la République Frangaise en dtcidant par son article 2 que cette ile aurait un député au Corps législatif, ce qui porterait les membres de cette assemblée au nombre de 301, au lieu du chifiVe de 300 prévu par la constitution de l'an Vili (3). L'or- ganisation administrative de l'ile d*Elbe et de celles adjacentes ses dépendances ne fut élaborée que peu- à-peu pendant le cours de l'an XI. Elle ne pùt ètre réalisée qu'après un certain nombre d'hésitations ou de modifications successives, dont les lois que nous allons citer, sont la manifestation evidente. Une première loi du 12 brumaire au XI (3 no- vembre 1802) fixa les justices de paix de l'ile d'Elbe (i) Bui/et in des lois, voi. 7, p. 268. (2) Réintpression de f ancien Moniteur, voi. 28, p. 459 et 468. (3) BulUtin des lois, 3» partie. B.in 210. n. 1912. PAUL BORDEAUX au nombre de quatre, en les établissant à Porto- Ferrajo, à Rio, à Porto-Longone et à Marciana (0. Puis une deuxième loi du 22 nivóse an XI (12 jan- vier 1803), signée de Bonaparte, Premier Consul, organisa avec beaucoup plus de détails toute l'admi- nistration de l'ile en contenant les dispositions sui- vantes : Artide i. — II sera nommé pour l'ile d'Elbe et pour celles voisines de Capraja, de la Panissia, Palmajola et Monte- Christo, qui en dépendent, un Commissaire General et un Conseil. 3. — Ce Commissaire sera chargé en chef, sous la direction des Ministres résidant à Paris, de l'administration generale de l'ile d'Elbe. 6. — Le Commissaire General exercera toutes les fonctions attribuées par les lois mix Préfets des départe- ments, indépendamment de celles qui lui seront spécialement attribuées. il aura un Secrétaire general, nommé par le Premier Consul, et dont les fonctions seront les mémes que celles des Secrétaires généraux des départements du continent. 14. — Il y aura dans l'ile d'Elbe et celles voisines sept municipalités, savoir: à Porto-Ferrajo, à Porto-Longone, à Capraja^ à Marciana, à Campo, à Rio et à Capo-Liveri. 18. — Il y aura dans l'ile quatre justices de paix : Porto-Longone, Porto-Ferrajo, Marciana, Capraja (2). Une justice de paix était ainsi instituée à Ca- praja, et on supprimait celle de Rio, ce qui avait pour résultat de concéder à l'ile de Capraja une im- portance plus notable. Le titre Vili de la méme loi organisa, par les articles 55 et suivants, des assemblées de canton, (i) BulUlin des lois, 3» partie. B.in 228, n. 21 12. (2) Bulletin des lois, 3^ partie. B.in 240, n. 2236. LE CACHET-SCEAU DE LA SOUS-PRÉFECTURE DE CAPRARA 213 en spécifiant, qu'indépendamment de la surveillance generale attribuée au Commissaire, assimilé à un Préfet francais ordinaire, elles seraient formées et constituées suivant ce qui était prescrit pour les défar- tements du continent par la hi du 28 pluvi ose de Fan Vili. Cette dernière disposition legislative ve- nait justement par ses articles 8 et 9, de créer les sous-préfets, et elle avait été complétée par la loi du 19 fructidor an X (6 septembre 1802), qui avait de- terminò le ròle des sous-préfets dans la convocation et la tenue des assemblées de canton en ces termes: Les soHS-préfets tiennent aux chefs-lieux de canton les assemblées de canton, ayant pour but i'organisation des col- lèges électoraux chargés de nommer à deux degrés les membres du Corps législatif et du Tribunal (0. Pendant que les diverses autorités de ces ìles s'appliquaient d'abord à comprendre de telles lois complètement nouvelles pour les habitants du pays, en second lieu à en expliquer le mécanisme compli- qué et jusqu'alors inusité à la population, et enfin à en réaliser la pratique journalière, un décret impe- riai, signé à Plaisance le 9 messidor an XIII (28 juin 1805) changea encore la situation politique et administrarive de l'ile de Capraja par la disposition suivante : Art. I. — L'ile de Capraja, aclueliement dépendant de l'ile d'Elbe, est réunie au département du Golo, arrondis- sement de Bastia (2). Il ne nous a pas été donne de discerner le mo- bile qui fit agir ainsi l'Empereur, quelques mois (1) BulUtin des lois, 3« partie. B.in 213, n. 1964. (2) Bttlletin des lois, 4* partie. B.in 53, n. 272. 214 PAUL BORDEAUX après son couronnement. Mais on est en droit de supposer que le peuple simpliste, voyant son Sou- verain dater de Plaisance, c'est à dire du Nord de l'Italie, un décret pour rattacher Capraja à la Corse et au département du Golo, dut croire que Napoléon voulait augmenter de plus en plus l'importance de l'ile. 11 exista cette année là des assemblées de can- ton, tant pour la réalisation du plébiscite accordant Thérédité de la couronne imperiale à la famille Eo- naparte que pour la nomination des électeurs à deux degrés et des députés de la nouvelle forme de gou- vernement. Ce fut une ère nouvelle pour la petite ville de Capraja, rattachée au département du Golo, siège d'une justice de paix, par conséquent chef-lieu de canton, et lieu de réunion du collège électoral. Tou- tes les lois successives citées et la régissant, assi- milaient de plus en plus sa situation à celle des mu- nicipalités importantes du continent. Un fonctionnaire de l'ordre administratif dut nécessairement s'y in- staller à ce point de vue pour tout organiser dans les termes prévus par les lois récentes du 28 plu- viòse an Vili et du 19 fructidor an X. Or cet agent gouvernemental, soit qu'il fùt une émanation du Préfet résidant à Bastia, soit qu'il fùt un Maire ou un officier municipal locai, avait, aux termes des mémes lois, rang de sous-préfet, au moins momenta- nément et tant qu'il présidait l'assemblée de canton. D'autre part, s'il réunissait les électeurs à l'occasion du plébiscite ratifiant l'Empire, c'était une fagon fa- cile d'entrainer un vote favorable que de laisser espérer la possibilité pour Caprara de devenir une sous-préfecture. Le cachet-sceau en question dut ètre créé dans telles ou telles de ces conditions par une personnalité de l'administration résidant à Ca- praja et y qualifiant de sous-préfecture la maison LE CACHET-SCEAU DE LA SÒUS-PREFECTURE 1>K CAPRARA 215 qu'elle habitait. Il doit en conséquence dater de la fin de l'an XIII, c'est à dire du second semestre de 1805. A cette epoque, la dénomination de l'ensemble du territoire frangais était reste: République frangaise. Cette appellation fut conservée sur les monnaies ainsi que pour les formules exécutoires des juge- ments jusqu'en 1808. Au dessous de la mention : DEP(arfemenf) DV GOLO, qui justifie que ce petit menu- ment sigillographique est postérieur à la loi du 9 messidor au XIII, réunissant Capraja à la Corse, il existe et il ne pouvait étre appose que les initiales: R- F. pour indiquer la République Frangaise, dont le territoire s'étendait aussi loin. D'autre part les armoiries impériales contenant l'aigle napoléonien ne furent imaginées qu'à la fin de 1805 ou plutót eri 1806. Jusqu'à cette dernière date, comme les Frangais étaient en République sous le gou- vernement d'un Empereur. le type centrai des cachets ou sceaux des différentes administrations continua d'ètre une femme debout, vétue à l'antique et teiiant une lance surmontée du bonnet phrygien. La figuration reproduite au début de cet article est conforme à celle, qui était usitée couramment en France à ce moment uième. Les habitants de Capraja, qui avaient une justice de paix, pouvaient et devaient espérer, au premier moment de leur rattachement au département du Colo, la constitution à leur profìt d'un arrondisse- ment comprenant les ìles adjacentes de la Corse, dont leur petit bourg serait le chef-lieu. Ils pouvaient d'autant plus le supposer, qu'une nouvelle loi du 2" jour complémentaire de l'an XIII (15 septembre 1805) les plaga dans une situation un peu differente de celle du surplus de la Corse en disposant a.insi: Palais de Saint Cloud, Sur le rapport de notre Ministre de finances. 21 6 PAUL BORDEAUX Art. I. — L'Ile de Capraja, réunie au département du Golo par notre décret imperiai du 9 messidor dernier, con- tinuerà d'étre traitée comme étrangère rélativement au ré girne des douanes. Art. 2. — Le Bureau, établi dans l'ile de Capraja pour la perception des droits de navigation est maintenu (0. Deux fonctionnaires nouveaux étaient établis ou maintenus par surcroit, un receveur des douanes, et un percepteur des droits de navigation. Rien d'éton- nant, à ce que Tagent administratif, délégué du Pré- fet de Bastia, agissant comme sous-préfet et chargc d'organiser tous ces rouages d'administration assez divers et phitòt compliqués, ne se soit estimé sous- préfet, et n'ait qualifié de sous-préfecture la maison oli il résidait. 11 est possible que ce soit méme la population locale qui ait employé couramment ces deux dénominations et occasionné la confection d'un cachet conforme. L'expression de sous-préfecture étant à ce moment complètement nouvelle, n'avait pas encore un sens bien défini, et pouvait parfois étre employée un peu inconsidérément en pays éloi- gné de la capitale et parlant une langue différant du frangais. Le style plantureux et légèrement trivial de la femme chargée de représenter la République dénote la main d'un graveur locai, ou au moins in- contestablement provincial. Mais le rève des Caprariens ne fut pas accueilli favorablement par le gouvernement centrai, qui de- vait voir le nombre de ses fonctionnaires s'accroitre avec une rapidité supérieure méme à celle des aug- mentations du territoire fran^ais. Capraja ne fut autorisée à étre qu'un chef-lieu de canton, dépen- dant du Préfet de Bastia, qui estima suffisant d'avoir sous ses ordres deux sous-préfets à Calvi et à Corte. (i) B.in des lois. Voi. 35, p. 629, n. 1055. LE CACHET-SCEAU DE LA SOUS-PRÉFECTURE DE CARRARA 217 L'administration préfectorale se contenta d'envoyer des délégués de Bastia à Capraja, chaque fois que leur présence fut nécessaire en ce chef-lieu de canton. Par suite, à partir de 1806, Capraja figure dans l'almanach imperiai comme chef-lieu de canton de l'arrondissement de Bastia seulement. Il en ressort que ce n'est que pendant le dernier semestre de 1805 que la question d'y installer une sous-préfecture a pu étre posée. Mais l'almanach imperiai apprend en mème temps qu'il n'y a pas de distinction à établir entre l'orthographe : Capraja et celle de Caprara. Car dans les années suivantes. il se sert tantót de l'une, tantót de l'autre de ces deux formes pour qualifier le méme chef-lieu de canton ('). L'ile d'Elbe fut proclamée par l'Empire, comme de plus en plus distincte de Capraja. Car une loi du 7 avnl 1809 prescrivit que: « l'ile d'Elbe fera do- rénavant partie du gouvernement general de la To- scane ». D'autre part la chute de l'Empire en 1814, eut pour résultat Tattribution aux états Sardes de Tlle de Capraja. On comprend qu'au milieu de toutes les péri- péties, par lesquelles cette ile est passée à la fin du XVIIl*' et au commencement du XIX^ siècle, les archives locales et italiennes n'aient pu conserver trace d'une situation momentanément espérée de sous-préfecture. Mais les monuments métalliques sont heureusement indestructibles et ils nous apprennent le détail de ce qui est survenu dans cette petite Ile appartenant maintenant au grand royaume d'Italie. Paul Bordeaux. (i) Almanach imperiai de i8ij. Contraffazione inedita della zecca di Desana. Lo studio delle contraffazioni italiane, di cui furono cosi feraci le piccole officine monetarie del secolo XVf. presenta certamente le maggiori diffi- coltà, nel campo della numismatica medioevale, ri- manendo molte volte perplesso ed indeciso anche il più provetto conoscitore, circa l'attribuzione di queste monetuccie che con ragione vennero definite « infu- sori della Numismatica » da un acuto numismatico milanese. Poco tempo fa ebbi il piacere di pubblicare un testone contraff'atto al tipo di Bellinzona <■), probabil- mente uscito dalla zecca di Messerano, avente il S. Teonesto in luogo del protettore S. Martino, e che a tutta prima sembrava una semplice falsifica- zione, data la qualità scadente del metallo. Ora mi venne fatto di trovare fra un gruppo di monete genuine di Bellinzona la seguente moneta che ritengo veramente inedita e di tipo finora sco- nosciuto. Eccone la descrizione: Nel campo del diritto entro cerchio di perline l'aquila bici- pite coronata sormontante i due stemmi allineati dei Can- toni di Uri e di Unterwalden attorno, entro corona di perline la leggenda : VRANI : VNDERALD. (i) Cfr. Bollettino Italiano di Numismatica, n. 5, 191 1. 220 EMILIO BOSCO Nel campo del rovescio entro corona di perline la figura mi- trata di Vescovo in piedi tagliante la leggenda, portante nella sinistra il pastorale e nella destra la spada. At- torno : SANCTx MARIN • entro corona di perline. Come il testone col S. Teonesto, anche questa moneta è quasi di rame puro e chiaramente si ar- guisce trattarsi di una contraffazione al soldo di Bel- linzona, battuto sotto la protezione dei due cantoni di Uri ed Unterwalden (1413-22) che porta nel di- ritto lo stemma bipartito sormontato dell'aquila bi- cipite con la leggenda : VRANIE • ET • VNDEVALD • e nel rovescio la croce fiorata ed in giro : MONETA • NOVA • BELLINZONE. Osservando attentamente la suddetta moneta, si riscontra che le teste dell'aquila bicipite sono molto sproporzionate e ricordano piuttosto la figura di due delfini addossati. Inoltre, il segno di abbreviazione della parola SANCTx ha la forma di due piccoli tizzi in croce, in modo che, unito all'ultima lettera, viene a simulare la lettera D. Tali indizi mi sembrano più che sufficienti per ritenere che la detta moneta sia una contraffazione uscita dalla zecca di Desana, e precisamente appar- tenga al conte Delfino Tizzone (1583-98). Ad avvalorare tale ipotesi sta il fatto che esiste la corrispondente contraffazione della zecca di Frinco, la quale porta il S • MARCEL in luogo di S. Martino. Del resto mi rimetto pienamente al giudizio degli studiosi, nella lusinga di aver fatto cosa gradita por- tando a loro conoscenza questa curiosa monetina che spero non mancherà di interessarli. Torino, gennaio 1^12. big. Emilio Bosco. STDDI SDLLA NDMISMATICA DI CASA SAYOJA Memoria XV. Statistica monetaria del Regno di Carlo Alberto. La statistica monetaria del regno di Carlo Alberto non è cosa nuova. Già un distinto studioso pavese, il dott. Gi- rolamo Dell'Acqua, bibliotecario della R. Università di Pavia, ne diede un elenco in un distinto volume pubblicato nell'oc- casione del cinquantenario dello Statuto e della morte del Re Magnanimo, e dedicato a S. A. R. Vittorio Emanuele di Savoia, Principe di Napoli, oggidì nostro Augusto Sovrano ('). La non ancora compiuta sistemazione dell'Archivio di Fi- nanza, la mancanza dei verbali, successivamente rinvenuti, riferentesi alla monetazione erosa per la Sardegna, la man- canza ancora della pubblicazione del Ministero del Tesoro, che S. E. Luigi Luzzatti mi annunziava avere riconosciuta utile e ordinata quando, esaminando gli Archivi di Genova e di Torino, gli aveva richiesto i dati per le altre zecche italiane, non permettevano allo studio del più diligente ri- Ci) Cav. dott. Girolamo Dell'Acqua, bibliotecario della R. Univer- sità di Pavia. — // Re Carlo Alberto e il suo ingresso in Pavia il 29 marzo 1848. Pavia, tip. F."* Fusi, 1898-99. — È un bel volume di 164 pa- gine, tirate su caria a mano in 200 esemplari, con tre tavole, che oltre a vari documenti storici sull'argomento, e l'elenco monetario, reca la descrizione quasi esauriente delle medaglie di Carlo Alberto, e una ben nutrita bibliografia, che con troppa modestia volle chiamare Saggio Bi- bliografico. 222 A. F. MARCHISIO cercatore che l'esito corrispondesse al buon volere. Il tempo e la pazienza dovettero venire a patti, e alfine, dopo quasi tre lustri, divenne possibile dire anche per le monete di Carlo Alberto quello che si è detto per il suo antecessore (') e per il suo successore (2). Oramai, corroborata da dati ufficiali e precisi, la stati- stica monetaria di Re Carlo Alberto può pigliar sede con quelle che l'hanno preceduta, né al grande ciclo monetario del secolo XIX della gloriosa Casa che regge i Patrii De- stini dall'aurora al meriggio, non mancheranno che le mo- nete di Re Umberto I. Devo ancora premettere alcune parole : La prima e più interessante moneta del ramo Carignano salito al trono, è oggetto di speciale resoconto nelle annotazioni che seguono l'elenco. Le date, poi, delle varie monete non corrispondono sempre agli anni di coniazione, per le ragioni (già altre volte riferite, e che qui ripeto) che si facevano i conii e punzoni, e poi si mettevano all'opera secondo le saltuarie disposizioni consigliate dai bisogni dei momento, e che gli esercizii an- nuali delle zecche correvano dal febbraio o marzo di un anno al febbraio o marzo dell'anno successivo. Anche la bu- rocrazia concorreva ad aiutare la discordanza. Inoltre i ver- bali non tenevano conto delle date; e questo è un male. Notavano le date di fabbricazione, decreto, emissione ; il nu- mero, la qualità, il peso delle pezze emesse, il loro titolo, il valore ; la qualità, numero, peso, valore, delle pezze di sag- gio, e delle pezze di rifiuto; e finalmente la somma com- plessiva rimasta a disposizione delle finanze per la circola- zione. Per le date di ogni pezzo occorre l'esame di quanto passa fra mani, o dei piombi degli Archivi, o dei disegni dei testi; per cui non sarà che con un lungo, paziente, diuturno controllo di ogni moneta che si potrà venir a capo di met- tere il punto definitivo all'elenco. La congerie veramente grande di monete viste ovunque mi fu possibile, e per più lustri, mi lascia sperare che poco vi sia ormai da potere aggiungere; ma è mio dovere pre- (i) Memoria XIII. (2) Memorie VI, VII, Vili, IX. STUDI SULLA NUMISMATICA DI CASA SAVOIA 2^ venire che non posso essere garante per l'ultima parola sulle date, come lo sono per la precisione di ciò che si ri- ferisce alla statistica ed alla legislazione. Ciò premesso, ecco l'elenco della monetazione : ZECCA DI GENOVA. ORO. Anno 1832. Emissioni, n. 60. Pezze da L. 80, n. 13,866, valore L. 1,109,280 . » 20, „ 73.033, . „ 1,460,660 Totale pezze „ 86,899, » » 2,569,940 Anno 1833. Emissioni, n. 54. Pezze da L. 100, n. 2,587, valore L. 258,700 V » » 50» » 92. m n 4.600 „ , „ 20, „ 80,212, , , [,604,240 „ » » IO. „ 1,550, , , 15-500 Totale pezze „ 84,441, , , 1,883,040 Anno 1834. Emissioni, n. 86. Pezze da L. 100, n. 11,625, valore L. 1,162,500 „ „ ^ 20, „ 133.195. . . 2,663,900 Totale pezze „ 144,820, , , 3,826,400 Anno 1835. Emissioni, n. 34. Pezze da L. 100, n. 8,513, valore L. 851,300 » » » 20, , 51,779, , . 1,035,580 Totale pezze „ 60,292, „ „ 1,886,880 Anno 1836. Emissioni, n. 31. Pezze da L. 100, n. 703, valore L. 70,300 n « « 20, „ 90,210, „ , 1,804,200 Totale pezze „ 90,913, „ „ 1,874,500 Anno 1837. Emissioni, n. 23. Pezze da L. 100, n. 250, valore L. 25,000 » ., » 20, „ 56,347, , „ 1,126,940 Totale pezze „ 56,597, , „ 1,151,940 224 ^' ^- MARCHISIO Anno 1838. Emissioni, n. 43. Pezze da L. 100, n. 849, valore L. 84,900 „ „ „ 20, „ 110,297, „ „ 2,205,940 Totale pezze „ 111,146, „ „ 2,290,840 Anno 1839. Emissioni, n. 30. Pezze da L. 100, n. 2,922, valore L. 292,200 „ „ „ 20, „ 74,069, „ „ 1,481,380 Totale pezze „ 76,991, „ „ i,773-58o Anno 1840. Emissioni, n. 73. Pezze da L. 100, n. 1,003, valore L. 100,300 ,; » 20, „ 175,647, „ „ 3,512,940 Totale pezze „ 176,650. „ „ 3,613,240 Anno 1841. Emissioni, n. 89. Pezze da L. 100, n. 8,889, valore L. 888,900 » n y, 50» » 562, „ „ 28,100 „ „ „ 20, „ 206,384, „ „ 4,127,680 „ „ 10, „ 2,809, n » 28,090 Totale pezze „ 218,644, » » 5 «072,770 Anno 1842. Emissioni, n. 39. Pezze da L. 100, n. 3,606, valore L. 360,600 „ „ „ 20, „ 66,184, „ „ 1,323,680 ,; ,; „ IO, ,, 24,494, ,; „ 244,940 Totale pezze „ 94,284, „ „ 1,929,220 Anno 1843. Emissioni, n. 19. Pezze da L. 100, n. 424, valore L. 42,400 » „ ,, 20, ,; 44,788, „ „ 895,760 „ „ „ IO, „ 4.566, „ „ 45.660 Totale pezze „ 49,778, „ „ 983,820 Anno 1844. Emissioni, n. 25. Pezze da L. 100, n. 2,213, valore L. 221,300 „ „ „ 20, „ 34,346, „ „ 686,920 „ „ „ IO, „ ii.iio, „ „ 111,100 Totale pezze „ 47,669, „ „ 1,019,320 STUDI SULLA NUMISMATICA DI CASA SAVOIA 225 Anno 1845. Emissioni, n. 19. Pezze da L. 100, n. 646, valore L. 64,600 „ „ 20, „ 43,417, „ „ 868,340 „ „ IO, „ 1,583, „ „ 15,830 Totale pezze „ 45,646. „ „ 948,770 Anno 1846. Emissioni, n. 11. Pezze da L. 20, n. 26,927, valore L. 538,540 » » » io, „ 3,373, „ „ 33,730 Totale pezze „ 30,300, „ „ 572,270 Anno 1847. Emissioni, n. 19. Pezze da L. 20, n. 51,950, valore L. 1,039,000 Anno 1848. Emissioni, n. 32. Pezze da L. 20, n. 64,600, valore L. 1,292,000 Anno 1849, Emissioni, n. 46. Pezze da L. 20, n. 111,380, valore L. 2,227,600. Riepilogo. izze da L. 100, n. 44.230, valore L. 4,423,000 » „ V 80, 13.866, yy 1,109,280 n » yy S^» yy 654, „ n 32,700 » y> n 20, „ 1,494.765. yy 29,895,300 n n „ ^0 n 49485. n yy 494,850 Totale pezze „ 1,603,000, „ n 35.955.130 Date : Per la pezza, da L. 100 : Anni 1832, 1834, 1835, 1836, 1840. „ Per la pezza da L. 80 : Anno 1831 (unica data). „ Per la pezza, da L. 50 : Anno 1833 (unica data). „ Per la pezza da L. 20 : Anni 1831, 1832, 1834. 1835, 1836, 1838, 1840, 1841, 1842. 1845, 1847, 1848, 1849. „ Per la pezza da L. io : Anni 1833, 1844. 29 220 A. P. MARCHISIO ARGENTO. Anno 1832. Emissioni, n, 85. Pezze da L. 5, n. 316,849, valore L. 1,584,245 „ „ 2, „ 35061, „ „ 70,122 » vi. „ 35-294. .; .» 35-294 Totale pezze „ 387,204, „ „ 1,689,661 Anno 1833. Emissioni, n. 65. Pezze da L. 5, n. 274,969, valore, L. 1,374,845 V w 2, „ 187, » » 374 » )) ^} » 7,620, » n 7,620 >, » O-5O' " 136, » » 68 it » 0.25. » 7.921. n n 1,980,25 Totale pezze „ 290,833, n u 1,384.887,25 Anno 1834. Emissioni, n. 26. Pezze da L. 5, n. 154,274, valore L. 771.370 „ w I. „ 39.849. » » 39.849 Totale pezze „ 194,123, „ „ 811,219 Anno 1835. Emissioni, n, 37. Pezze da L. 5, n. 336,157, valore L. 1,680,785 ,; „ ,, 2, „ 5,142, „ „ 10,284 „ ,; „ I' » 22,909, „ „ 22,909 Totale pezze „ 364,208, „ „ 1,713,978 Anno 1836. Emissioni, n. 70. Pezze da L. 5, n. 595,648, valore L. 2,978,240 » „ » 2, „ 30^331» » » 60,662 Totale pezze „ 625,979, „ „ 3,038,902 Anno 1837. Emissioni, 11. 45. Pezze da L, 5, n. 358,582, valore L. 1,792,910 » « I, » 17.636, „ „ i7'636 Totale pezze „ 376,218, „ „ 1,810,546 Anno 1838. Emissioni, n. 58. Pezze da L. 5, n. 295,974, valore L. 1,479,870 STUDI SULLA NUMISMATICA DI CASA SAVOIA 237 Anno 1839. Emissioni, n. 31. Pezze da L. 5, n. 152,398, valore L. 761,990. « Anno 1840. Emissioni, n. 37. Pezze da L. 5, n. 192,978, valore L. 964,890 Anno 1841. Emissioni, n. 50. Pezze da L. 5. n. 313. 117, valore L. 1065,585 ;; » n I' -; 11.397- v v ir'397 Totale pezze „ 324.514. » n 1.576.982 Anno 1842. Emissioni, n. 39. Pezze da L. 5, n. 235.956, valore L. 1,179,780 Anno 1843. Emissioni, n. 104. Pezze da L. 5, n. 787,538, valore L. 3.937,690 Anno 1844. Emissioni, n. 123. Pezze da L. 5, n. 1,043.163, valore L. 5,215,815 n », ., 2, „ 29,596, „ „ 59.192 » » l, f, 33.247' n n 33'247 „ „ „ 0,50 „ 22.786, „ „ 11,393 Totale pezze „ 1,128,792, „ „ 5.319.647 Anno 1845. Emissioni, n. 55. Pezze da L. 5, n. 302,584, valore L. 1,512,920 » V 2, „ 52,449, „ . 104,898 Totale pezze „ 355,033, „ „ 1,617,818 Anno 1846. Emissioni, n. 44. Pezze da L. 5, n. 263,761, valore L. 1,318,805 Anno 1847. Emissioni, n. 27. Pezze da L. 5, n. 141,839, valore L. 709,195 Anno 1848. Emissioni, n. 131. Pezze da L. 5, n. 777.939, valore L. 3,889,695 Anno 1849. Emissioni, n. 133. Pezze da L. 5, n. 738,753, valore L. 3,693,765 228 A. F. MARCHISIO Riepilogo Pezze da L. 5, n. 7,282,479, valore L. 36,412.395 » » }) 2, „ 152,766, ì) n 305632 » n » ^' „ 167,952, » V 167,952 V » V 0,50 „ 22,922, n » 11,461 » n » Oj25 7'92i, » » 1,980,25 Totale pezze „ 7,634,040, n n 36,899,320,25 Date : Per la pezza da L. 5 : Anni 1831, 1832, 1833. 1835, 1836, 1837, 1838, 1839, 1840, 1841, 1842, 1843, 1844, 1845, 1847, 1848, 1849. „ Per la pezza da L. 2 : Anni 1833, 1844. „ Per la pezza da L. i : Anni 1831, 1832, 1833, 1835, 1838. „ Per la pezza da L, 0,50 : Anno 1833 (unica data). „ Per la pezza da L. 0,25 : Anno 1833 (unica data). Riepilogo per la Zecca di Genova. Valore dell'oro L. 35,955,130 „ dell'argento „ 36,899,320,25 Totale „ 72,854,450,25. ZECCA DI TORINO. ORO. Anno 1832. Emissioni, n. 8. Pezze da L. 20, n. 53.386, valore L. 1,067,720. Anno 1833. Emissioni, n. 22. Pezze da L. 100, n. 6,769, valore L. 676,900 ,; V 50» V T^^ll^^ » » 88,650 „ ,; 20, „ 15,749. „ „ 314.980 „ „ „ IO, „ 5-004, „ „ 50,040 Totale pezze „ 29,295, „ „ 1,130,570 STUDI SULLA NUMISMATICA DI CASA SAVOIA 329 Anno 1834. Emissioni, n. 64. Pezze da L. 100, n. 37,232, valore L. 3,723,200 « « 50. « 657. , y, 32,850 » « » 20, „ 260,636, „ „ 5,212,720 Totale pezze „ 298,525, „ „ 8,968,770 Anno 1835. Emissioni, n. 21. Pezze da L. 100, n. 26,360, valore L. 2,636,000 • ,» » 5O' « 1-296. . . 64,800 n n rj ^o, „ 5,ii8, „ . 5r,i8o Totale pezze „ 32,774» » » 2,751,980 Anno 1836. Emissioni, n, io. Pezze da L. 100, n. 6,236, valore L. 623,600 « « 50. » 385. .» .; 19.250 „ „ „ -20, ^ i3'524. » » 270,480 Totale pezze „ 20,145, » » 9i3.33o Anno 1837. Emissioni, n. 9. Pezze da L. 100, n. 3.885, valore L. 388,500 r, » » 20, . 15,001, „ „ 300,020 Totale pezze „ 18,886, , „ 688,520 Anno 1838. Emissioni, n. 16, Pezze da L. zoo, n. 3,916, valore L. 391,600 y> » » 5O' .» 992. „ n 49.600 n „ „ 20, „ 32,373, „ , 647,460 , „ „ IO, „ 2,826, „ , 28,260 Totale pezze „ 40,107, , , 1,(16,920 Anno 1839. Emissioni, n. 28. Pezze da L. 50, n. 553, valore L. 27,650 „ « 20, „ 69,881, , „ 1,397,620 r, „ , IO. „ 2,237. „ „ 22,370 Totale pezze „ 72,671, „ , 1,447,640 Anno 1840. Emissioni, n. 17. Pezze da L. 100, n. 2,898, valore L. 289,800 n » » 5O' r> 1,402, „ „ 70,100 „ „ „ 20, „ 27,842, , „ 556.840 Totale pezze „ 32,142, „ , 916,740 230 A. F. MABCHISIO Anno 1841. Emissioni, n. 18. Pezze da L. 100, n. 1,207, valore L. 120,700 V „ 50- « 2,753, » » 137.650 ,} » ,, 20, „ 3'. 345' n » 626,900 „ „ IO, „ 1.535, „ „ 15.350 Totale pezze „ 36,840, „ „ 900.600 Anno 1842. Emissioni, n. 15. Pezze da L. 100, n. 864, valore L. 86,400 „ „ „ 20. „ 26,138, „ „ 522,760 „ ,, » IO. ., 759' » » 7'59o Totale pezze „ 27,761, „ „ 616,750 Anno 1843. Emissioni, n. 13. Pezze da L. 100, n. 827, valore L. 82,700 » » ,, 5O' » 586, „ „ 29,300 ,; » » 20, „ 24,097, „ „ 481,940 „ n » IO» .; 95O' » » 9.500 Totale pezze „ 26,460, „ „ 603,440 Anno 1844. Emissioni, n. 12. Pezze da L. 100, n. 91, valore L, 9,100 „ „ 20, „ 29,774, „ „ 595.480 Totale pezze „ 29,865, „ „ 604,580 Anno 1845. Emissioni, n. 18. Pezze da L. 20, n. 34,979, valore L. 699,580 „ » » IO, » 3.009, „ „ 30,090 Totale pezze „ 37.988, „ „ 729,670 Anno 1846. Emissioni, n. 14. Pezze da L. 20, n. 29,919, valore L. 598,380 » „ » IO, „ 970, „ „ 9,700 Totale pezze „ 30,889, „ „ 608,080 Anno 1847. Emissioni, n. ir. Pezze da L. 20, n. 32,702, valore L. 654,040 » » » IO, „ 405, „ „ 4,050 Totale pezze „ 33,107, „ „ 658,090 I STUDI SULLA NLTOSMATICA DI CASA SAVOIA 23I Anno 1848. Emissioni, n. 27. Pezze da L. 20, n. 58,896, valore L. 1,177,920 Anno 1849. Emissioni, n. 23. Pezze da L. 20, n. 58,203. valore L. 1,164,060 Riepilogo. Pezze da L. 100, n. 90,285, valore L. 9,028.500 „ „ 20, „ 814.445, » n 16.288,900 „ „ „ IO, „ 22813, m y> 228.130 Totale pezze „ 937,940, „ , 26,065,380 Date : Per la pezza da L. 100 : Anni 1832, 1833, 1834. 1835, 1836, 1837, 1840, 1842. „ Per la pezza da L. 50 : Anni 1832, 1833. 1836. „ Per la pezza da L. 20 : Anni 1831. 1832, 1833. 1834. 1838. 1839, 1840, 1842, 1844, 1845, 1846, 1847, 1849. „ Per la pezza da L, io: Anni 1832, 1833. 1838, 1839, 1844, 1847. ARGENTO. Anno 1832. Emissioni, n. 14. Pezze da L. 5. n. 95336, valore L. 476,680 n » » I. n 29,712, „ „ 29,712 * n n 0,25, „ 120,350. „ ^ 30,087.50 Totale pezze , 245.398, . „ 536,479óo Anno 1833. Emissioni, n. 13. Pezze da L. 5, n, 59,877, valore L. 299,385,00 287, , , 574'Oo 85, „ , 85.00 . 61,710. n „ 3085500 121,959, „ » 330,899,00 n » 2, n n n I *) fi fi Totale 0.50, pezze n 232 A. F. MARCHISIO Anno 1834. Emissioni, n. 7. Pezze da L. 5, n, 33,633, valore L. 168,165,00 » » n 0.5O' y) 61,200, „ „ 30,600,00 Totale pezze „ 94,833, „ » 198,765,00 Anno 1835. Emissioni, n. 8. Pezze da L. 5, n. 69,191, valore L. 345,955 » „ » 2, „ 23,710, „ „ 47,420 Totale pezze „ 92,901, „ „ 393,375 Anno 1836. Emissioni, n. 7. Pezze da L. 5, n. 51,105, valore L. 255,525,00 y, » » 0,50 „ 21,739, „ „ 10,869,50 Totale pezze „ 72,844, „ „ 266,394,50 Anno 1837. Emissioni, n. 12. Pezze da L. 5, n. 35,955, valore L. 179,775,00 „ „ „ I, „ 28,119, w « 28,119,00 » n 0»25 „ 23,318, „ „ 5,829,50 Totale pezze „ 87,392, „ „ 213,723,50 Anno 1838. Emissioni, n. 13. Pezze da L. 5, n. 41,757, valore L. 208,785 » >, » 2, „ 19,952, „ „ 39,904 » » I, » 11,478, » » 11,478 Totale pezze „ 73,187, „ „ 260,167 Anno 1839. Emissioni, n. 48. Pezze da L. 5, n. 205,075, valore L. 1,025,375 „ » » 2, „ 14,262, „ „ 28.524 „ ,; I, „ 8,558, „ „ 8,558 Totale pezze „ 227,895, „ „ 1,062,457 Anno 1840. Emissioni, n. 12. Pezze da L. 5, n. 49,896, valore L. 249,480 STUDI SULLA NUMISMATICA Dr CASA SAVOIA 233 Anno 1841. Emissioni, n. 8. Pezze da L. 5, n. 14,873, valore L. 74.365 y, » „ 2, „ 4'259' » n 8.5 18 n » w I. „ 20,568, „ y, 20,568 „ „ „ 0,50, „ 6,642, „ ^ 3,321 Totale pezze „ 46,342, „ „ 106,772 Anno 1842. Emissioni, n. 14. Pezze da L. 5, n. 42,446, valore L. 212,230 „ „ 2, „ 10.185, n „ 20,370 » » I. n 5>l84' » » 5'i84 „ y, 0.50, „ 10,448, » 5,224 Totale pezze „ 68.263. »> „ 243,008 Anno 1843. Emissioni, n. 12. Pezze da L. 5, n. 36,524, valore L. 182,620 » « » 2, „ 12,419, „ „ 24,838 f, n » ^, » I4'7IO' yr » I4.7IO „ „ „ 0,50, „ 13.820, „ , 6,910 Totale pezze „ 77,473. „ , 229,078 Anno 1844. Emissioni, n. 32. Pezze da L. 5, n. 170.915, valore L. 854,575 » n » 2. „ 12.409. „ „ 24,818 » .» I. » I5-348, „ n i5'348 „ w 0,50, „ 9,134, „ „ 4,567 Totale pezze „ 207,806. „ „ 899,308 Anno 1845, Emissioni, n. 14. Pezze da L, 5, n. 42,151, valore L. 210,755,00 „ , 2, „ 15.282. » „ 30,564.00 „ .,1, „ 10,362, y> „ 10,362,00 „ „ 0,50, „ 16.415. n 8.207.50 Totale pezze „ 84,210, n „ 259.888.50 Anno 1846. Emissioni, n. 15. Pezze da L. 5, n. 46.333. valore L. 231,665 .' yy 2. „ 15.360, „ „ 30,720 r> y, y, 'iy y, I9.460, „ , 19,460 „ „ 0.50 „ 22,868. „ „ 11,434 Totale pezze „ 104,021, „ „ 293,279 234 ^- ^- MARCHISIO Anno 1847. Emissioni, n. 12. Pezze da L. 5, n. 37,1751 valore L. 185,875 ,; ., 2, „ 14.585. „ „ 29,170 ,, « I. ,, 10,757. „ „ 10,757 „ „ 0,50 „ 11,280, „ „ 5,640 Totale pezze „ 73-797» « » 231,442 Anno 1848, Emissioni, n. 21. Pezze da L. 5, n. 78,873, valore L. 394.365 „ ,, 2, „ 12,875, V „ 25,750 ,, „ i, „ 8. no, „ „ 8,110 Totale pezze „ 99,858, „ „ 428,225 Anno 1849. Emissioni, n. 23, Pezze da L. 5, n. 102,667, valore L. 513.335 ,, V 2, „ 3,159, „ ,; 6,318 „ » I' „ 3-037. ', V 3-037 Totale pezze „ 108,863, » » 522,690 Riepilogo. Pezze da L. 5, n. 1,213,782, valore L. 6,068,910 » » 2, „ 158,744. » V 317.488 „ „ „ I, „ 185,488, „ „ 185,488 „ „ 0,50, „ 235.256, „ „ 117.628 » „ ., 0,25, „ 143,668, „ „ 35-917 Totale pezze „ 1,936,938, „ „ 6,725,431 Date : Per la pezza da L. 5 : Anni 1831, 1832, 1833, 1834, 1835, 1836, 1837, 1838, 1839, 1842, 1844, 1845, 1847, 1848, „ Per la pezza da L. 2 : Anni 1832, 1833, 1835. 1836, 1842, 1843, 1844, 1845, 1846. „ Per la pezza da L. i : Anni 1831, 1832, 1833, 1835, 1837, 1838, 1843, 1845, 1847. „ Per la pezza da L. 0,50 : Anni 1832, 1833, 1835, 1842, 1843, 1845, 1847. „ Per la pezza da L. 0,25 : Anni 1832, 1833. STUDI SULLA NUMISMATICA DI CASA SAVOIA 235 RAME {per l'isola di Sardegna). Esercizio 1843-1844. ossia dal 7 marzo 1843, al 20 marzo 1844. Emissioni, n. 37. Pezze da C."' 5. n. 1,845,096, valore L. 92.254,80 -, ., ,, 3. • 2,168,945, „ „ 65,068,35 „ „ I, , 1,932,673. „ „ 19.326.73 Totale pezze „ 5,946.714. „ „ 176,649,88 Riepilogo per la Zecca di Torino. Valore dell'oro L. 26,065.380,00 „ dell'argento „ 6,725,431,00 „ del rame „ 176,649,88 Totale „ 32.967,460,88 Monetazione complessiva. Alla zecca di Genova, per L. 72,854,450.25 Alla zecca di Torino, , „ 32.967,460,88 Totale „ 105.821,911.13 Torino, Marzo 1912. A. F. Marchisio. 236 A. F. MARCHISIO ANNOTAZIONI E DOCUMENTI A. Carlo Alberto (il Magnammo), principe di Carignano, nato a Torino il 2 ottobre 1798. Sposa il 30 settembre 1817 Maria Teresa di Toscana, d'Austria, figlia di Ferdinando, granduca di Toscana, nata il 21 marzo 1801. morta il 12 gen- naio 1855, Discendente da Tommaso principe di Carignano, figlio di Carlo Emanuele I (il Grande), era considerato erede al trono di Sardegna fin dalla restaurazione della monarchia di Savoja. Divenne re il 27 aprile 1831 per la morte, quel giorno avvenuta, di Carlo Felice, che non lasciò discendenti. Abdicò il 23 marzo 1849 a favore del figlio primogenito, Vittorio Emanuele II, e morì a Oporto, suo volontario esilio, il 28 luglio stesso anno. Mecenate delle scienze e delle arti, a lui devono l'esi- stenza la R. Deputazione di Storia Patria, il Consiglio di Stato, l'Ordine del Merito Civile, ecc. II suo nome è legato perennemente al Codice e allo Statuto. Con le dedizioni, nel 1848, di Parma, Piacenza, Modena e del Lombardo- Veneto, cominciò la grande epopea della unificazione della Patria, che, attraverso a burrasche d'avvenimenti e a sangue di prodi, il figlio portò a compimento. Tra le molte sue divise fu fatidica quella rinnovata da Amedeo VI (il Conte Verde). J'atans mon astre, che G. Ga- leazzi incise nel 1847 in una rara medaglia, allusiva alle re- condite sue aspirazioni, da lui secondate, e dai successori realizzate. STUDI SULLA NUMISMATICA DI CASA SAVOIA 237 B. Salito al trono, Carlo Alberto ordinò la coniazione di monete alla sua effigie, con R. Patente i6 agosto 1831, il cui manifesto della R. Camera 18 agosto 1831, n. 2418, qui ri- porto testualmente : La Regia Camera de' conti. Essendo precisa intenzione di S. M. che il sistema di monetazione nelle Regie Zecche, stabilito dagli Augusti suoi Predecessori il Re Vittorio Ema- nuele, ed il Re Carlo Felice, di sempre grata ricordanza, con Regie Patenti del 4 dicembre 1820, con altre del 3 di- cembre 182 1, e col Regio Editto del 26 ottobre 1826, non sia nelle emissioni da farsi con nuovi impronti in alcuna so- stanziai parte alterato, si è degnata di parteciparci al pro- posito le Sovrane sue determinazioni, espresse in Regie Pa- tenti datate da Racconigi il sedici del mese corrente, a Noi dirette, incaricandoci d'interinarle, e renderle note al Pubblico con nostro Manifesto. Noi pertanto, soddisfacendo ai ricevuti comandi, dopo d'avere, con arresto del giorno d'oggi, interinate le Regie Patenti suddette, notifichiamo col presente il tenore di esse, il quale è come segue : Art. I.** — Le Zecche di Torino e di Genova conti- nueranno a battere le monete in oro ed in argento, espresse nelle citate Regie Patenti, nei Manifesti Camerali ad esse relativi e nel suddetto Regio Editto. Art. 2." — Le specie di monete in oro, ed in ar- gento, il loro peso effettivo, le tolleranze sul peso, il loro diametro, il titolo ossia bontà e le tolleranze su di esso, sa- ranno gli stessi che trovansi descritti nelle surriferite Regie Patenti del 4 dicembre 1820, e 3 dicembre 1821, e nel Regio Editto 26 ottobre 1826. Art. 3.° — Tutte le monete ivi espresse porteranno l'effigie di S. M., se in oro volgente a sinistra, se in argento a destra, colle lettere iniziali F • E • R • T -, eccettuate quelle di centesimi cinquanta e venticinque, che avranno il contorno liscio. Art. 4.° — L'arma del rovescio sarà in tutto uniforme a quella delineata a pie del presente Manifesto, e conterrà 238 A. F. MARCHISIO sotto la forma prescritta da S. M., solamente la Croce di Savoja. Art. 5.° — Il tipo delle monete sovra accennate, sot- toscritto d'ordine di S. M., dal Primo Segretario delle Regie Finanze, vien posto in calce del presente. Art. 6.° — A misura, che il lavoro de' conii^ e tas- selli anderà progredendo, si spediranno a Noi, con speciale Regio Biglietto, le impronte in piombo di ciascuna moneta, per rimanere depositate negli Archivj nostri. (Seguono i disegni della pezza d'oro da L. 80 e della pezza d'argento da L. 5, e i tondini delle pezze d'oro da L. 40 e L. 20, e delle pezze d'argento da L. 2, L. i, C."" 50, e C."' 25, colle seguenti misure [data 1831] : Pezze^ da L. 80, diametro millimetri 33 » n >, 4O' » n 25 n »; ì) 20> n n ■^^ » n n 5' " » 37 » » » 2, ,; „ 2y M » » Ii » y> 23 V » C."" 50, „ „ 18 » ,, ,, 25, „ „ 16). DaL dalla Regia Segreteria di Finanze, addi 16 agosto 18 ji V. G. M. Caccia, d'ordine di S. M. Mandiamo il presente Manifesto pubblicarsi ne' modi e luoghi soliti, ed alle copie che verranno stampate nella Stam- peria Reale, prestarsi la stessa fede come all'originale. Dot. Torino il 18 agosto i8ji. Per l' Eccellentissima Regia Camera Cerruti Segr. C. Ma successivamente, volendo introdurre riforme alla or- dinata coniazione, promulgò con Sovrana Patente 29 mag- gio 1832, seguito da Manifesto Camerale 8 giugno 1832, n. 2544, quanto segue ; STUDI SULLA NUMISMATICA DI CASA SAVOIA 239 La Regia Camera de' Conti. Con Regie Patenti del 29 maggio ultimo scorso S. M. ha ordinato, che non siano piìi coniate nelle Regie Zecche pezze d'oro da lire 80 e da lire 40, ed ha prescritto, che la serie delle monete d'oro da coniarsi in avvenire rimanga stabilita in pezze da L. 100, lire 50, lire 20 e lire io. E nel dare a tale riguardo le disposizioni opportune ci ha incaricati di rendere note al Pubblico con nostro Mani- festo le succennate Regie Patenti. Noi pertanto, dopo di averle con arresto del giorno d'oggi interinate, e mandate a registrarsi, ed osservarsi, in eseguimento dei ricevuti comandi notifichiamo col presente le stesse Regie Patenti, le quali sono del tenor seguente : CARLO ALBERTO per grazia di Dio Re di Sardegna, di Cipro e di Gerusalemme Duca di Savoja, di Genova, ecc. Principe di Piemonte ecc., ecc., ecc. Con Patenti nostre del 16 agosto 1831 dichiarammo es- sere nostra intenzione di conservare in questi Regj Stati il sistema monetario decimale già introdotto con buon successo dagli Augusti nostri Predecessori, ed autorizzammo perciò le nostre zecche a continuare la battitura delle monete sì d'oro che d'argento ordinate colle Regie Patenti 4 dicembre 1820 e 3 dicembre 1821, e col Regio Edftto 26 ottobre 1826, salvo il cangiamento da Noi prescritto riguardo all'effigie, ed allo stemma, come nel tipo reso di pubbica ragione col Manifesto Camerale del 18 agosto 1831. Mentre si stavano per emettere le monete d'oro da L. 80 e da L. 40 alla nostra effigie, ulteriori riflessi avendoci fatto ravvisare più utile e più conveniente d'autorizzare la fabbri- cazione di monete d'oro del valore di lire 100, 50 e io, oltre quella da lire 20 già emessa, e di prescrivere ad un tempo una modificazione nel contorno delle nuove specie in .oro, onde renderle vieppiù perfette, abbiamo per le presenti, di nostra certa scienza e Regia autorità, avuto il parere del 240 A F. MARCHISIO nostro Consiglio, determinato di ordinare, siccome ordiniamo quanto segue : Art. i.° — Non saranno più coniate nelle nostre Zec- che monete d'oro da lire 80 e da lire 40. Continueranno però ad avere corso quelle per l'addietro emesse all'effigie degli Augusti nostri predecessori il Re Vittorio Emanuele ed il Re Carlo Felice. Art. 2.° — La serie delle monete d'oro da coniarsi in avvenire dalle nostre zecche negli stati di Terraferma rimane stabilito come infra, cioè : Pezza da L. 100. — Pezza da L. 50. » » n 20. „ ,f )f IO. Esse monete saranno al titolo di 900 millesimi colla tol- leranza di due millesimi in più, o in meno. Art. 3.° — La pezza da lire 100 sarà al taglio di 31 il kilogramma, ossia del peso individuale di grammi 32,2580, colla tolleranza di '/looo '" più od in meno, il che equivale a milligrammi 32. Il suo diametro sarà di millimetri 34. Art. 4° — La pezza da lire 50 sarà al taglio di 62 il kilogramma, ossia del peso individuale di grammi 16,1290, colla tolleranza di Vioa» •" più od in meno, il che equivale a milligrammi 16. Il suo diametro sarà di millimetri 27. Art. 5.° — La pezza da lire 20 continuerà ad essere al taglio di 155 il kilogramma, ossia del peso individuale di grammi 6,4516, colla tolleranza di ^/looo '" pi^ od in meno, il che equivale a milligrammi 12 '/z ^ del diametro di milli- metri 21. Art. 6.° — La pezza da lire io sarà al taglio di 310 il kilogramma, ossia del peso individuale di grammi 3,2258, colla tolleranza di Viooo '" P'^ ^^ '" meno, il che equivale a milligrammi 6 74- ^l suo diametro sarà di millimetri 18. Art. 7.° — Le suddette quattro pezze porteranno la nostra effigie rivolta a sinistra. Il loro contorno sarà quin- d' innanzi scanalato. Art. 8.° — Il tipo delle nuove monete d'oro sarà con- forme al disegno annesso alle presenti, e visto d'ordine no- stro dal Primo Segretario di Finanze. Art. 9.° — Nel progredire, che farà il lavoro dei conii delle monete da lire 100, 50 e io, si spediranno alla Camera STUDI SULLA NUMISMATICA DI CASA SAVOIA 24 1 nostra de' Conti, con ispeciale nostro Biglietto, le relative impronte in piombo per rimanere depositate ne' suoi Archivj, avendo prima d'ora mandato depositarvi quelle della pezza da lire 20. Art, io." — Nulla è innovato nella nostra monetazione in argento. Mandiamo alla nostra Camera de* Conti d'interinare le presenti, e di osservarle, e farle osservare, e di renderle note al Pubblico con un suo Manifesto da promulgarsi in Italiano ed in Francese; che tale è nostra mente. Dai. a Torino il ventinove del mese di maggio mille ottocento trentadue, e del Regno nostro il secondo. CARLO ALBERTO V. Barbaroux, G. Sigilli. V. De r Escarène. V. Pensa. G. M. Caccia. (Segue il disegno della pezza da L. 100, e i tondini delle pezze da L. 50, 20 e io, coi rispettivi diametri stabiliti di 34, 27, 21 e 18 millimetri, e la data, Torino, dalla R. Segre- teria di Finanze, il 2g maggio i8j2, e la firma, V. d'ordine di S. M., il Primo Segretario di Finanze G. M. Caccia). Mandiamo il presente pubblicarsi ne' luoghi e modi so- liti, ed alle copie, che verranno stampate nella Stamperia Reale, prestarsi la stessa fede come all'originale. Dal. in Torino gli otto Giugno, mille Ottocento trentadue. Per detta Eccellentissima Regia Camera Cerruti Segr. Quando avvenne codesta nuova disposizione, le zecche di Torino e di Genova avevano già lavorato in base alla precedente, come si può vedere dallo specchio sopra ripor- tato. Le monete di argento e quelle d'oro da L. 20, segui- rono il loro destino, entrando in circolazione. Di pezze da L. 80 e L. 40 la zecca di Torino non aveva ancora comin- ciata la coniazione. La zecca di Genova, invece, non aveva coniato monete da L. 40, ma un grande numero di pezze da L. 80. Avvenne che, giunta la nuova disposizione a pa- 3t 242 A. F. MAKCHlSlO ralizzarne l'emissione, furono fuse per le nuove coniazioni da farsi, e l'oro ne uscì tramutato nelle nuove monete. In tal modo la prima moneta battuta dal novello Sovrano non entrò in circolazione. È da augurarsi che almeno qualche esemplare sia stato salvato dal crogiuolo, e appaja un giorno a testimoniare quella importante effimera coniazione. Eccone il disegno e la descrizione : ^ ^ — CAR • ALBERTVS D • G • REX SARO • CYP • ET HIER • Testa a sinistra. All'esergo, 1831. Sul taglio del collo, FERRARIS. — DVX SAB • GENVAE ET MONTISF • PRINC • PED • & • Scudo di Savoja, coronato, con collare attorno, tra due rami di alloro. All'esergo P in ovale, ed àncora obliqua (o testa d'aquila, come nel disegno ufficiale, per la zecca di Torino , ove non fu battuta). L. 80. Sul taglio FERT tra nodi e rose a sei petali. Diametro millimetri 33. D. Alcune modificazioni vennero in seguito ordinate all'im- pronta delle monete d'argento (di cui al Manifesto Camerale 18 agosto 1831, sopra riportato), con R. Biglietto 14 aprile 1835, che qui trascrivo : In data del 21 aprile, pubblicato il IO maggio 1835. La Regia Camera dei Conti. È stato consegnato a S. M, un nuovo tipo per le mo- nete d'argento, il quale senza variare, né sostanzialmente STUDI SULLA NUMISMATICA DI CASA SAVOIA 243 alterare la forma del tipo originale, lo rende invece più per- fetto pel maggior rilievo nell'intaglio e per il miglior ordine dei due rami ond'è attorniato lo Stemma Reale, essendosi trasportato a destra il ramo di sinistra, ed a sinistra il ramo di destra, caratteri questi già impressi nelle pezze da lire due e da centesimi cinquanta e venticinque. Mossa la M. S. dalla considerazione eziandio, che col nuovo tipo si ottiene l'uniformità dell'impronto in tutta la serie delle sue monete d'argento, si è determinata di appro- varlo e di ordinare, che nelle emissioni da farsi nelle Regie Zecche di scuti da lire cinque, e di pezze da una lira co- niate con materiali acquistati dalle Regie Finanze, incomin- ciando dal primo gennajo dell'anno corrente, si sostituisca al tipo precedentemente stabilito e reso noto con Manifesto nostro del i8 agosto 1831, quello al presente annesso, visto d'ordine di S. M. dal signor Primo Segretario di Finanze, e di già praticato per le pezze da lire due e da centesimi cin- quanta e venticinque. Ed essendosi S. M. degnata con suo Regio Biglietto del quattordici di questo mese di parteciparci tale sua Sovrana determinazione, mandandoci di renderla nota al pubblico con un nostro manifesto, ove fosse inciso il detto nuovo tipo, in eseguimento degli ordini ricevuti, noi notifichiamo la surri- ferita determinazione Reale pel presente, a pie del quale tro- vasi inciso il nuovo tipo che dee servire per tutta la serie delle Regie monete d'argento. Mandiamo il presente pubblicarsi ne' luoghi e modi so- liti, dichiarando, che alle copie stampate nella Stamperia Reale dovrà prestarsi la stessa fede, che all'originale. Dato tu Torino li ventuno di aprile mille ottocento trentacinque. Per detta Eccellentissima Regia Camera SoLERi Segr. (Segue il disegno del pezzo da L. 5, colla data 1835, e i segni della Zecca di Torino). E. Le monete per la Sardegna, che trattai nella Memoria X, furono emesse in base al R. Editto 26 novembre 1842, n. 99, 244 ^' ^- MARCHISIO con alcuni provvedimenti accessorii, che qui riporto testual- mente : CARLO ALBERTO, Re di Sardegna, ecc., ecc., ecc. I gravi inconvenienti riconosciuti nell'attuale sistema mo- netario del Regno di Sardegna ci hanno determinati a prov- vedere, a che vi si introducesse il sistema decimale adottato nei Nostri Stati Continentali, ad autorizzare la battitura d'una serie di piccole monete di rame in armonia con questo si- stema, a mettere pure ivi in corso legale gli spezzati dello Scuto nuovo statine sin'ora esclusi, e a ridurre al loro giusto valore le monete comprese nelle antiche Tariffe di quel Regno. Epperciò col presente Editto di Nostra certa scienza e regia autorità, avuto il parere del nostro Consiglio Supremo, abbiamo ordinato, ed ordiniamo quanto segue : Art. i.° — Il sistema monetario per la Sardegna sarà dal primo gennaio 1843 il sistema decimale vigente nei No- stri Stati di Terraferma. Art. 2° — Le monete Sarde attualmente in corso saranno ragguagliate al valore decimale alle medesime as- segnato nella Tabella n. 1 della Tariffa annessa al presente e firmata dal Nostro Primo Segretario di Stato per gli af- fari di Sardegna. Art. 3.° — • Avranno anche corso legale in Sardegna le monete d'oro e d'argento battute nelle Nostre Zecche di Terraferma, quelle però solamente che trovansi comprese nella Tabella n. 2 della Tariffa suddetta, e pel valore alle medesime rispettivamente in essa assegnato. Art. 4.° — Continueranno parimenti ad aver corso legale nel Regno quelle monete di conio estero, che sono descritte nella Tabella n. 3 della stessa Tariffa e pel valore decimale ivi alle medesime fissato. Art. 5.° — Sarà coniata per la Sardegna una serie di monete di puro rame, che avranno il valore di Cinque Centesimi, di Tre Centesimi, e di Un Centesimo. Art. 6.° — Le pezze da Cinque Centesimi saranno al taglio di 200 al kilogramma colla tolleranza di Cinque pezze tanto in più che in meno. Quelle da Tre Centesimi STUDI SULLA NUMISMATICA DI CASA SAVOIA 345 saranno al taglio di 333 '/j al kilogramma, colla tolleranza di Dieci in più od in meno. E quelle da Un Centesimo saranno al taglio di 1000 al kilogramma colla tolleranza di Venti in più od in meno. Art. 7.° — Le monete accennate all'articolo prece- dente avranno da un lato le Armi del Regno e dall'altro la Cifra esprimente il valore, ed il contorno ne sarà liscio. Art. 8.'' — Il Tipo di dette monete sottoscritto d'or- dine Nostro dal Primo Segretario di Stato per gli affari di Sardegna verrà posto in calce del presente ; terminati i conii delle medesime ne saranno rilevate in piombo le relative impronte, e verranno con Nostro special biglietto spedite alla Regia Udienza per rimanere depositate e custodite nei suoi Archivii. Art. g.° — A principiare dal primo gennaio 1843 non saranno ricevute nelle pubbliche Casse, né potrà alcuno es- sere costretto a ricevere altre monete, fuorché quelle com- prese nella Tariffa annessa al presente, né queste per un valor diverso da quello alle medesime assegnato. Art. io.*' — Le monete estere comprese nella Ta- riffa, e calanti oltre alla tolleranza fissata dalla stessa Tariffa, come pure le monete tosate, bucate, sfigurate o liscie in modo che non sia più riconoscibile il loro impronto da uno o da ambi i lati sono escluse dal corso, e saranno rifiutate dalle Casse Regie e pubbliche e potranno pure esserlo dai particolari. Riguardo al ricevimento delle monete Sarde di antico conio nulla é innovato da quanto trovasi presentemente a tale riguardo stabilito ; quelle però tra le medesime che pre- senteranno qualcheduno dei sopra designati difetti verranno tolte dal corso di mano in mano, che si presenteranno nelle Tesorerie, e ritenute in Cassa, per essere rifuse. Art. II. ° — Le monete di rame non potranno essere accettate in pagamento, se non che per le frazioni inferiori ad una lira decimale. Art, i2.° — Nei pagamenti di somme stipulate per l'addietro, la lira sarda continuerà ad essere ragguagliata a lire I e centesimi 92 salvo bensì il rispettivo dritto delle parti, quando nei contratti si fossero espressamente stipulate delle specie determinate. 246 A. F. MARCHISIO Art. 13.° — Tutti i contratti e gli Atti Pubblici do- vranno d'or innanzi stipularsi, e farsi in lire decimali, ed in Centesimi di lira, salva bensì la facoltà di accennare le lire sarde antiche, purché siavi il ragguaglio colle lire decimali, e riservata sempre la facoltà di contrattare in ispecie deter- minate. In conseguenza è proibito alli Notaj, agli Attuari, ed alli Segretarii delle Autorità giudiziarie, ed economiche, ed a qualunque altro Pubblico UfTiziale di ricevere e di esten- dere atti, in cui siano pattuite ed espresse altre valute no- minali, fuorché quelle approvate col presente Editto. I contravventori a queste disposizioni saranno soggetti ad una multa di lire dieci per ogni Contravvenzione. Art. 14.° — Nulla è innovato circa il valore ed il corso legale dei Biglietti di credito verso le Regie Finanze, sino al totale loro abbrucciamento, il quale continuerà ad eseguirsi nei modi e per le somme, che verranno da noi determinate. Art. 15.° — Deroghiamo a qualunque legge contraria al presente Editto, che mandiamo al Magistrato della Reale Udienza di registrare, ed al Nostro Viceré, non che allo stesso Magistrato, ed a chiunque fia spediente di osservarlo e farlo eseguire, volendo che il medesimo sia inserto nella raccolta degli atti del Nostro Governo per il Regno di Sar- degna e che alle copie stampate, etc. si presti la stessa fede che all'originale. Dat. Torino addì ventisei del mese di novembre l'anno del Signore mille ottocento quarantadue e del Regno Nostro il duodecimo. CARLO ALBERTO Di Villamarina. V. Peyretti Pres. V. Musio Regg. V. Manno Regg. V. Gattinara Cons. V, Stara Cons. V. Massa Saluzzo Cons. V. Pes d'Ayala Cons. V. Detati Avv. F. G. Razan Segr. (Il suddetto Regio Editto colle annesse Tabelle, avver- tenze, e Tipo, è stato registrato dal Supremo Magistrato della Reale Udienza di Cagliari il 7 dicembre 1842). STUDI SULLA NUMISMATICA DI CASA SAVOIA 247 TARIFFA DELLE MONETE AVENTI CORSO LEGALE NEL REGNO DI SARDEGNA Tabella N. i. — Moneta per la Sardegna. PESO- ì Valore, antico Decim.'^ 2 m — ^^ 06^, i Carlino Oro l Mezzo Carlino ( Dopp ietta ( Scudo Argento < Mezzo Scudo [ Qiiarto_di, Scudo. Eroso misto ) ^"^^^ ^^^, ' I Soldo Rame / Mezzo soldo ( Cagliarese 50 25 -I IO — i! 2 8oi 20i a4 IO l!l 18 9 ao lol 4 i6;o5 8 321 389 026 B9 089 ; 587 89 793 89 23 II 5897I895 Monete nuove di rame decimali, messe in corso col presente Editto. Pezze da cinque centesimi « tre ,, ., un n 51! 3 21 17'! 5 — ;l ■ — 3;i 2 8 5 3 "~! i I — 18 18 I 248 A. F. MARCHISIO Tabella N. 2. — Monete dei Regii Stati di Terraferma. PESO Valore antico Decim.<^ H H a a Q 'S e ce E E Cd i NUOVE DECIMALI Oro { Pezza da 100 80 50 40 20 , » IO 100 80 50 40 20 IO — 25 20 12 IO 5 2 4 3 14 1 12 13 i6 7 20 22 IO 32 25 16 12 6 3 2580 8060 1290 9030 4516 2258 900 900 900 900 900 900 i ANTICHE 1 Doppia di Savoia .... Metà Quadruplo di Genova \ I suoi spezzati in proporzione 28 14 79 45 22 V2 7 3 19 2 13 16 20 IO 12 9 4 23 116 558 214 905 905 909V-. / NUOVE DECIMALI Scudo da Lire 5 . . . Pezzo da Lire 2 . . . Pezzo da Lire 1 . . . Argento < ^^^^° ^^ Centesimi 50 . 5 2 I 50 19 7 3 I 12 19 21 22 12 IO 17 21 25 IO 5 2 500 900 900 900 900 i ANTICHE Scudo vecchio di Piemonte \ I suoi spezzati in proporzione . 7 IO 27 IO 23 35 164 904 STUDI SULLA NUMISMATICA DI CASA SAVOIA 249 Tabella N. 3. — Monete Estere. PESO Valore antico Decim.^ S ^ ' s = = : E — r- O <- (- E I H Monarchia Austriaca / Doppio sovrano vecchio. La sua metà in proporzione Doppio sovrano nuovo del R Lombardo- Veneto La sua metà in proporzione Zecchino d'Austria . „ d'Ungheria „ di Venezia Già Regno » Pezze da L. 20 d'Italia ' „ » » 40 [ Luigi .... Francia } ì" ^°PPÌ° ^" proporzione 1 Pezzo da 20 franchi \ » » 40 „ Inghilterra | Pezza della Ghinea Olanda Zecchino \ Pezzo da L. 20 Parma 40 Portogallo ! P°PP'« * ( La sua metà in proporzione f Doppia di Pio VI . Roma ) , , " ,,. V X" ' 1 I loro moltiplici in proporzione ' Zecchino gno / NAPOLI. Regno 1 Oncia di 3 ducati, dopo il 1818 delle ( ^ ^"°* moltiplici in proporzione Due Sicilie , glCILIA Oncie dopo il 1748 . l Quadruplo dal 1772 al 1785 Spagna j „ dopo il 1785 f I loro spezzati in proporzione 34 81 15 15 II 78 91; 35 2 8j 20 ^; II 322 900 II 64 2] 16' II 66 2 i6i II 82 2 16 20 — 16 3*452 982 16 3 452 984 16 3452 997 22 6452 900 20 12903 900 7 '620 900 22 6452 900 ao, 12904 903 250 A. F. MARCHISIO Tabella N. 3. — Monete Estere. p E S r Valore antico Decim.*- . *u e E 14 e V U e u 6 6 2i Toscana Monarchia Austrìaca Ruspone Zecchino ARGENTO. Tallero d'Austria Crocione detto delle tre corone Scudo del Regno Lombardo-Ve- I neto \ La loro metà in proporzione Francia Parma Spagna Toscana / Scudo vecchio 1 Scudo da 5 franchi I Pezzo da 2 franchi / W II ■'■ » \ „ „ 50 centesimi r Scudo da 5 lire 1 Pezzo da 2 „ ) . „ I „ . . .. { „ „ 50 centesmii . Colonnaria della Penisola . La sua metà in proporzione ^ Francescone o Pisis . l La sua metà in proporzione 72 50 50 28 40 3 16 16 21 19 23 221 23 20 23 22j 12 19 12 7! 19 3 21 I 22 II IO 406] 996 3 452' 995 27 960! 831 29 448! 868 25986 28 860 906 251 — i; 900 IO 5 2500 25 — IO — 5 — 2500 26948 1900 900 900 900 900 900 900 896 26972 916 AVVERTENZE: La tolleranza del peso è stabilita come infra. I. Per le monete nuove decimali dei Regii Stati di Terraferma. (Tab. n. 2). ORO. Pezza da Lire 100 milligr. 0,32 80 „ 0,50 50 0,16 40 ' °'^5,, 20 0,127, TO , 0,06 V, ARGENTO. Scudo da Lire 5 milligr. 75 Pezzo „ „ 2 „ 50 „ „ Centesimi 50 milligr. 18. STUDI SULLA NUMISMATICA DI CASA SAVOIA 25 1 2. Per le monete di Sardegna (Tab. n. i) e per le an- tiche dei Regii Stati di Terraferma (Tab. n. 2). Se sono d'oro basterà che coll'aggiunta del grano stiano in bilancia. Se d'argento non occorrerà pesarle e saranno solo rifiutate se si trovano in uno dei casi preveduti dal- l'art. IO del presente Editto. 3. Quanto alle monete estere si osserverà la seguente regola : Le monete decimali di valore e forma eguale a quelle dei Regii Stati di Terraferma saranno accettate colla tolle- ranza indicata al n. i. Le altre se sono d'oro e di valore dalle lire 12 alle lire 36 dovranno essere traboccanti coll'ag- giunta del grano (53 milligrammi), e se hanno un valore di oltre a lire 36 basterà che coll'aggiunta del grano stieno in bilancia. Per quelle d'argento la tolleranza sarà di tre grani (159 milligrammi) quando hanno un valore al di sopra di lire 5 e di due grani (106 milligrammi) quando hanno il va- lore di lire 5 ed al di sotto. Torino, dalla Regia Segreteria di Siato per gli Affari di Sardegna, addi 26 novembre 1S42. Visto d'ordine di S. M. Il primo Segretario di Stato per gli Affari di Sardegna Di VlLLAMARlNA. F. Le disposizioni monetarie di secondo ordine sono le seguenti : Manifesto 12 ottobre 1844, n. 459 portante pubblicazione di Sovrane disposizioni relative al ragguaglio della Lira di Milano colla lira nuova di Piemonte. Manifesto 18 gennaio 1845, n. 475, e R. Brevetto 28 gen- naio successivo, con cui d'ordine di S. M. sono dichia- 252 A. F. MARCHISIO rati fuori corso i Luigi e doppi Luigi e le monete d'ar- gento di conio francese, cioè gli scudi vecchi, coi loro spezzati. Decreto R. 5 aprile 1848, n. 696, di S. A. R. Eugenio Prin- cipe di Savoja-Carignano, Luogotenente Generale di S. M. ne' Regii Stati in assenza della M. S., che deter- mina il valore delle vecchie monete d'oro di Piemonte e di Genova aventi corso abusivo nel Regno e da prov- vedimenti ad esse relativi. Per i disegni di ogni moneta, vedi Corpus Nummorum Italicorum, tav. XXXIII, nn. i a 12. E per le descrizioni, vedi ibid. pag. 450, nn. i, 3; pag. 451, nn. 6, 7; pag. 452, nn. 22, 25; pag. 453, nn. 29, 33, 36; pag. 458, nn. 116, 117, 118. Le varianti di tipo, data e zecca sono contemplate nella interposta enumerazione. UNA MONETA POCO NOTA DI SIRACUSA • • fB' — Testa di donna (Aretusa) volta a sinistra con orec- chini e collana. I capelli sono legati da una stretta benda incrociata; dalla cima della testa cade una ciocca di lunghi ricci. Cerchio periato. I^ — ZYPA |KOl lìCkfi • Pegaso volante rivolto a sinistra con le due ali visibili. Sotto al ventre una lettera? Argento, niiil. 13,5 gr. 1,765. Catalogo d'asta Egger, V'ienna, XXXIX, 1912, n. 102, ili. su tav. IV. Il campo della numismatica siciliana ha potuto rallegrarsi di cure sempre assidue, e particolarmente la serie dei tipi delle monete siracusane poteva quasi considerarsi come defi- nitivamente chiusa. Degli studi sopra le piccole monete del V secolo avanti Cristo, di Siracusa, che io penso di pubbli- care fra poco, porteranno una piccola aggiunta a detta serie ; ma anche la suddetta picciola moneta di epoca più tarda, di cui ora dobbiamo parlare, pare sia sfuggita finora all'at- tenzione. Per lo meno essa non ha ancora trovato alcuna accoglienza nella nomenclatura delle monete siracusane (Head, Holm, Hill). Una copia, forse per la prima volta, è stata pub- blicata da Imhoof Blumer, Nymphen imd Chariten. Journ. Iniern., XI, 1908, pag. 53, n. 139 (ili. tav. IV, n. 16) da una impronta di gesso della collezione Landolina, a causa della caratteristica acconciatura della testa di Aretusa. Proviene dal medesimo conio ed il peso è di gr. 1,70. In quale periodo di monetazione è da porsi questa moneta ? 254 FILIPPO LEDERER Nel catalogo Egger era indicata come pezzo da 2 litre, il che non può essere. Giacché un peso di gr. 1,765 non va nel sistema della litra, poiché dallo stato soltanto un poco logoro, nel resto buono, del pezzo, non si può già pensare a soprappeso; sarebbe quindi troppo per 2 litre, troppo poco per 2 litre e mezza. Già con questo argomento cade l'attri- buzione tentata nello stesso catalogo della moneta al tempo della democrazia dal 345 al 317 circa a. C; nel cui sistema di piccole monete chiaramente degradate per peso e tipi non sembra ci sia posto per detta moneta. Ma tale attribuzione é anche inammissibile per ragioni stilistiche ed epigrafiche. Lo stile della testa di Aretusa è pili fiacco, il suo ri- lievo più piatto di quello in uso in Sicilia nella seconda metà del IV secolo. Il fatto che la testa di Aretusa con si- mile acconciatura s'incentra su monete di bronzo di quel tempo (Head, Coinage of Syracuse, tav. VII, 3) non offre alcun appiglio per una più precisa indicazione di data. Tale moda é stata cara ai Greci dalla metà del IV fino al 111 secolo inol- trato, cfr. Imhoof-Blumer, op. cit., tav. I, 14. Taranto (dramma d'oro datato da Hist. num. di Head, circa 340-281 ; Vlasto, Journal Int., II, pag. 322, circa 315 fino a 302, ma di stile più fine della nostra moneta), tav. VI, 13, Corinto (vedi di- segno di questo esemplare, qui al n. 2), tav. VII, 6, Paros. Alla moneta é dunque da attribuirsi una data più re- cente. La particolarità stilistica che s'incontra nel terzo periodo di Agatocle (306-289) nella riproduzione del Pegaso, cioè, che sono rese visibili due ali invece che una st>ltanto come prima, potrebbe indurre a collegare la moneta coi suoi sta- teri al tipo Corinzio (pari a pezzi di 8 litre). Contro tale attribuzione oltre al peso inconciliabile col sistema della litra, stanno altre piccole particolarità stilistiche e il nome della città già da lungo tempo smesso nelle monete di Agatocle di quest'epoca. 11 seguente corto periodo democratico dal 289 al 288 non possiede affatto monete d'argento, e i tipi e i caratteri di scrittura dai suoi coni di bronzo non potrebbero mettersi in rapporto con la nostra moneta. Anche le monete di Pirro UNA MONETA POCO CONOSCIUTA DI SIRACUSA 255 e di Icheta sono di stile più raffinato e non lasciano in ogni caso riconoscere alcun rapporto riguardo al peso e ai tipi. Soltanto al principio del regno di Cerone II, 276-214, c'imbattiamo in monete di fattura simile: i suoi stateri di argento di Corinto. Cerone aveva nuovamente intrapreso già da lungo tempo la coniazione di stateri di Corinto, in corrispondenza col sistema di peso di Pirro, coniazione che egli deve però aver tosto sospeso (prova la scarsa abbon- danza dei suoi corinzii), per tornare al sistema di litre. La nostra moneta potrebbe forse mettersi in rapporto come terzo con questi pezzi interi, secondo la divisione preferita nel sistema monetario corinzio ; ma non si può parlare di una sicura concordanza. Il maggior diritto di collegamento con monete di Cerone mi pare sia offerto dal momento epigrafico. L'omega appare in questa forma particolare (le due aste orizzontali finali formano visibilmente una retta e finiscono in un cerchio l'arco dell'omega che di solito rimane aperto) soltanto da Cerone in qua. Se il piccolo rialzo sotto al Pe- gaso potesse leggersi con qualche sicurezza come una let- tera (di tarda epoca una certa luce appare come un r, in mezze dramme corinzie del resto il 9 è spesso analogamente alterato), sarebbe evidente un più chiaro rapporto collo sta- tere geronico. Head C. o. Syr., XI, 2, col r. Inoltre risul- tano analogie stilistiche dal rilievo della testa debole e dal trattamento delle ali. Vien corroborata la datazione anche delle monete in bronzo dei Locri di Brettio. Brit. Mus. Cat., Corinto, tav. XXIV, 8, 9, io analoghe nello stile del Pe- gaso e nell'uso dell'Omega e che lo Head, Ht'sf. num., p. 102 pone negli anni 300-268. K vero che le mezze dramme corinzie di ugual tipo come Brit. Mus. Cat. Corinto, tav. IX, io ; X, io ; XI, 14 (da conio simile l'esemplare del R. Cabinetto di Berlino, ili. n. 2) che evidentemente hanno dato il prototipo immediato alla nostra moneta, sono datate nel catalogo del Museo Bri- tannico (Head) nell'epoca circa 350-338. Ma questa asserzione può soltanto considerarsi come approssimativa. Il IX, io e X, IO, sono evidentemente di stile più fino e precedente al 256 FILIPPO LEDERER XI, 14, e quest'ultimo pezzo nella sua lavorazione un po' più accurata precederà ancora un poco la nostra moneta. Contro a questa combinazione ben conveniente sta il fatto che tutte le monete di Cerone portano il suo nome o quello dei suoi parenti; la sola classe di monete di bronzo con ZYPAKoIinN al diritto ha almeno al rovescio le iniziali del nome del re lE. Stantechè pertanto la connessione della nostra moneta con la prima coniazione di Cerone è an- cora la più verosimile, essa dovrebbe essere attribuita proprio al principio di tale coniazione. Tale epoca potrebbe essere l'intervallo fra la partenza di Pirro dalla Sicilia fino alla no- mina del giovane Cerone a condottiero dell'esercito Siracu- sano; tale nomina promossa dall'esercito era stata approvata all'unanimità dalla cittadinanza siracusana, circa fra il 275-274, oppure forse la primissima epoca del dominio di quest'ultimo, in cui tendenze democratiche di breve durata potrebbero aver condotto alla riassunzione sulla moneta della testa della dea protettrice e del nome della città. Al carattere mite e pur saggio di questo principe avrebbe ben corrisposto di introdurre la sua coniazione di monete in una forma così democratica. Rimane pur sempre curioso l'isolamento del pezzo, men- tre non manca quasi in nessun capitolo della storia mone- taria di Siracusa al nominale grande! Per maggior esattezza non vorrei tralasciar dire che la moneta possa essere pure considerata come mezza dramma del sistema fenicio. Certamente a tale moneta si aggiunge un particolare in- teresse, anche perchè offre l'unico caso di una esatta imita- zione del tipo di piccolo nominale corinzio in Siracusa, men- trechè vi è stato così spesso adottato il tipo dello staterò dal tempo di Timoleone fino a Cerone II. Doti. Filippo Lederer. {Dai Berliner Miinzblàtter. Trad. da U. D'Albertis). BIBLIOGRAFIA LIBRI NUOVI E PUBBLICAZIONI Serafini (Camillo). Le monete e le bolle plumbee pontificie del Medagliere Vaticano, voi. II, Gregorio XIII (1572- 1585) ; Innocenzo XII (1691-1700). — Milano , Ulrico Hoepli, 1912, pag. 392, con 62 tavole. E uscito il secondo volume di questa splendida opera, alla quale da tempo sta dedicando le sue cure l'egregio di- rettore del Medagliere Capitolino e del Gabinetto Numisma- tico Vaticano, il cav. Camillo Serafini. Su di essa abbiamo già intrattenuto i nostri lettori, quando annunciammo la com- parsa del primo volume (U. Crediamo pertanto superfluo ri- petere quanto allora abbiamo detto in lode di questo pode- roso lavoro che risponde ad un vero bisogno, mancando finora una illustrazione razionale, completa ed esatta delle monete pontificie. Il secondo volume ora apparso prende le mosse da Gre- gorio XIII (1572-85) e continua la serie pontificia fino ad In- nocenzo XII (1691-1700) compreso, seguendo il sistema già adottato, di tavole sinottiche, sul metodo del Cinagli, e ac- compagnando le descrizione d'ogni moneta dalla indicazione del metallo, del valore, del peso, del diametro e del grado di conservazione. Il volume è corredato da 62 bellissime ta- vole: due contengono gli stemmi delle città, dei papi e dei car- dinali legati ; 58 le monete e due i piombi. (i) Vedi Rivista Italiana di Numism., anno XXIII, 1910, fase. IV, pag- 537-541- 33 258 BIBLIOGRAFIA Noi ci auguriamo che l'accoglienza che gli studiosi e gli amatori faranno a quest'opera, sia tale da incoraggiare il eh. Autore, una volta terminata l'illustrazione della serie Vaticana, a pubblicare in un volume di supplemento, oltre le monete che si fossero ulteriormente aggiunte a quella col- lezione, quelle che si trovano sparse in altre raccolte pub- bliche o private, o che risultassero da pubblicazioni degne di fede. Avremmo in tal modo un repertorio completo ed esauriente di tutte le monete conosciute della più bella e co- piosa serie di monete italiane. E. G. Cagìati (Memmo). Le monete del reame delle Due Sicilie da Carlo I d'Angiò a Vittorio Emanuele II. — Napoli, 191 1 (quarto fascicolo). Riceviamo il quarto fascicolo di questo bel lavoro del- l'egregio numismatico napoletano, del quale abbiamo già fatto parola in questa Rivista (fase. IV, 191 1, pag. 528-530). Esso comprende le monete della zecca di Napoli da Fi- lippo III a Carlo VI, minutamente descritte, come nei pre- cedenti fascicoli, con citazione, ad ogni moneta, delle colle- zioni ove essa esiste, o dell'opera che la pubblica, e con di- segni, egregiamente eseguiti, illustranti tutti i diversi tipi che si incontrano in questa ricca monetazione. Non ci resta pertanto che ripetere all'esimio A. le nostre più vive felici- tazioni per un'opera che riuscirà di immenso vantaggio a tutti i cultori di questo importantissimo ramo della numisma- tica italiana. Durante l'anno corrente l'A. ha poi pubblicato quattro fascicoli del suo Supplemento all'opera Le monete del reame delle Due Sicilie^ ecc., di cui pure abbiamo fatto cenno nel citato fascicolo della Rivista, 191 1. In questo Supplemento l'A. continua a riunire le ag- giunte e le correzioni alla parte del suo lavoro già edito, e arricchisce ogni fascicolo con una serie di interessanti arti- coletti numismatici, con notizie relative a musei, a scrittori di numismatica, recensioni, bibliografie, ecc. Nel fascicolo del BIBLIOGRAFIA 259 febbraio 1912 di questo Supplemento, vediamo con piacere che il eh. Autore, accogliendo il voto da noi espresso, afferma essere sua intenzione di " riunire in un solo volu- " metto tutte le correzioni ed aggiunte apparse mano mano " in questo nostro Supplemento, e poi, se sarà possibile, " curare addirittura una seconda edizione della nostra opera, * nella quale tutto il materiale mancante nella prima, ora di- " sperso, sarà accuratamente riordinato ed intercalato, in modo " di colmare le lacune e rendere così, quanto più è possibile, * completo il repertorio delle monete meridionali „. E. G.' Tourneur (Victor). Catalogne des Médailles du Royaume de Belgiqiie. — Tomo I, 1830-1847. Il Conservatore aggiunto del Gabinetto reale di Bru- xelles ci offre il primo volume delle Medaglie formanti la collezione del Gabinetto stesso, relativamente al Regno del Belgio. Questo volume contiene il primo periodo della serie, dal 1830 al 1847, un secondo descriverà quella dal 1848 al 1890, il terzo quello dal 1890 ai giorni nostri. L'A. mette sotto la miglior luce la collezione di meda- glie che intende catalogare e ne accresce quanto è possibile l'importanza con una lunga prefazione, in cui traccia la storia dell'Arte medaglistica del Belgio. Malgrado tutto ciò, l'inte- resse riesce mediocre per noi italiani, che non solo sde- gniamo quasi di attribuire un pregio artistico alle nostre medaglie del secolo XIX, le quali formano una serie per arte e per concetti ben superiore a quella che ci offre il Belgio ; ma che guardiamo con molta indifferenza anche la serie dei secoli XVII e XVIII, perchè la nostra ammirazione si esaurisce con quelle dei due secoli precedenti. Sono le conseguenze e gli inconvenienti della soverchia ricchezza ! Il Belgio, che incomincia la sua storia medaglistica molto recentemente, ama chiamarsi il paese della medaglia e l'au- tore dice nella sua prefazione : * Il est peu probable qu'au- cun autre pays du monde produise proportionellement autant de médailles que la Belgique „. E noi siamo ben 26o BIBLIOGRAFIA lontani dal contestare tale asserzione. Non v'ha piij in quel paese, grande o piccola circostanza politica, sociale o com- merciale, non conta, che non venga ricordata con questo mezzo di commemorazione. Mancano gli artisti, mancano le idee; non importa, ogni avvenimento vuole la sua medaglia, come ormai in tutti i paesi del mondo ogni piccolo fatto vuole la sua cartolina postale. Fortunatamente queste vanno perdute ; le medaglie invece rimangono. Gli sfregi che l'arte può aver subito nel fragile cartoncino delle prime vanno ben presto dispersi e cancellati per sempre ; mentre quelli scolpiti nel bronzo delle medaglie resistono e resisteranno ostinatamente per molto tempo, testimonii troppo fedeli, troppo longevi dell'abuso che il Belgio fa della medaglia a scapito dell'arte e pel trionfo dell'industrialismo. Ed è veramente questo microbo che a poco a poco s'è infiltrato in quello che dovrebbe essere il dominio della storia e dell'arte, industrialismo di soggetti, industrialismo d'esecuzione. E a questo eccessivo bisogno di medaglie che si deve attribuire l'abbassamento del livello artistico, la ripetizione dei conii o dei punzoni. " Qu'importe à l'art „ esclama l'A. " que les mémes types se reproduisent vingt ou trente fois ? „ Ma, se r utilitarismo può, se vogliamo essere indul- genti, perdonarsi fino a un certo segno nelle medaglie in- dustriali, mi pare assolutamente fuori di luogo nelle circo- stanze di avvenimenti storici importanti. Ed è qui che la cosa è veramente deplorevole. Citerò un esempio. Non so quale incisore, né vale la pena di saperlo, ese- guì nel 1830 un conio rappresentante la pianta della Camera del Congresso Nazionale del Belgio, un vero modestissimo disegno a linea e compasso quale la traccerebbe un inge- gnere, coll'aggravante delle indicazioni : tribvnes pvbliqves ET RESERVÉES, TRIBVNES SUPERIEVRES, BANG DE 200 DEPV- TÉS, & &• Può darsi che tale lavoro fosse originariamente ispirato dal Porto d'Ostia di Nerone o da quello di Trajano, ma venne eseguito senza l'ombra della più modesta aspirazione artistica. Eppure ottenne tanto successo, da divenire il diritto di medaglie, al cui rovescio vennero successivamente iscritti BIBLIOGRAFIA 201 con una semplice leggenda diversi avvenimenti pubblici di prima importanza pel regno del Belgio, come la proclama- zione della decadenza della famiglia d'Orange-Nassau, la conferma del Governo Provvisorio, l'adozione della monar- chia costituzionale. E col medesimo concetto vi si potrà an- cora iscrivere qualunque avvenimento pubblico, che abbia avuta la sua sanzione con voto della camera ; La raccolta delle leggi, regolamenti e decreti, invece che in volumi, si potrebbe pubblicare con una indefinita serie di medaglie. Queste considerazioni sullo stato della medaglistica-mo- derna del Belgio ci hanno portati lontani dalla pubblicazione che teniamo sott'occhio e non è certo a questa che sono di- retti i nostri commenti. Essa non è che uno specchio fedele e non v'è ragione d'incolpare lo specchio se ciò che vi si riflette è in qualche modo censurabile. Il libro è assai ben fatto e accompagnato da trentaquattro nitidissime tavole che danno una completa idea di quanto nel Catalogo si descrive. F. G. Sumbolae litterariae in Honorem Julii De Petra. Napoli, 191 1. Gli amici, colleghi, discepoli e ammiratori del profes- sore De Petra nel quarantesimo anno di professorato nel- r Università di Napoli e nel settantesimo di sua vita, gli offersero un bel volume contenente ventinove memorie. Ven- totto di queste sono dedicate alla storia, all'arte, alla lette- ratura antica, all'archeologia, alla filologia, alla filosofia; una sola tratta argomento numismatico, ed è quella appunto per cui trova ragione questo cenno bibliografico nella nostra Rivista. La memoria porta il titolo : Un denaro di Augusto col toro campano e i Triumviri monetari deWanno ig a. C, e in essa il prof. Ettore Gabrici ristabilisce con nuovi argo- menti storici questa data, che già era stata ammessa da Borghesi, Cavedoni, Lenormant, Babelon e che invece Grue- ber aveva voluto variare nel suo Catalogo delle monete re pubblicane. F. G. 202 BIBLIOGRAFIA Catalogne of the International exhibition of Coniemporary Medals. — (2.^ edizione riveduta). Nuova York, 191 1. Nel marzo 1910, indetta dalla Società Numismatica Ame- ricana, ebbe luogo a Nuova York un'esposizione di meda- glie contemporanee. Il primitivo catalogo venne in seguito riveduto e completato e la seconda edizione forma uno splen- dido volume ricco di notizie e di illustrazioni. Il Catalogo è compilato da Miss Agnes Baldwin, e pre- ceduto da una buona introduzione storico tecnica della me- daglia. L'autrice vi discute con accortezza di vedute le teorie sulla essenza di questo prodotto che oscilla tra la numisma- tica e l'arte, partecipando dell'una e dell'altra, e traccia la storia generale della Medaglia dalle sue origini fino ai tempi nostri. La serie delle descrizioni è fatta per ordine alfabetico dei Medaglisti contemporanei. Di ciascuno si danno alcuni cenni biografici, poi si citano le diverse opere e molte belle e nitide illustrazioni accompagnano il testo. Così il volume pubblicato sotto il modesto titolo di Ca- talogo ci riesce la migliore monografia finora conosciuta del- l'arte medaglistica contemporanea. F. G. Cuniettì (A.), Una tessera di Carlo Emanuele I. Torino^ 1912, in-8 gr. (Dalla " Miscellanea di studi storici in onore di A. Manno „). Anfosso {Litigi), Per difenderci dalla falsa moneta-cartacea. Milano, tip. Sacchetti, 1911. Berardi (prof. Dom.), La moneta nei suoi rapporti quantitativi. To- rino, Bocca, 191 1, in-8, pp. 258 (" Biblioteca di scienze sociali „, voi. LXI). Inventario dei sigilli Corvisieri [Esposizione internazionale di Roma 191 1 : mostre retrospettive in Castel S. Angelo]. Roma, tip. Unione, 1911, in-i6, pp. vi-256 e IO tav. Per il Museo numismatico e medagliere nazionale di Brera e per la riforma numismatica in Italia : notizie, osservazioni e proposte [Cir- colo numismatico milanese]. Milano, tip. C. Crespi, 1912, in-8, pp. 25. Ricci {Serafino), Relazione intorno alle condizioni presenti e al mi- «lior ordinamento futuro della sala del dott. Francesco Molinari, ora BIBLIOGRAFIA 263 municipale, in Mirandola, specialmente per quanto riguarda monete e medaglie. Mirandola, tip. C. Grilli, 1911, in-4, pp. 11. Sumbolae litterariae in honorem Julii De Petra, in-4 ili. Napoli, Pierro, 1912 [Cabrici (E.), Un denaro di Augusto col toro campano e i triumviri monetali dell'anno 19 a. C.]. Benderly {].), Ce que racontent monnaies et médailles. In-8, Paris, Colin, 1912, Maurice (Jules), Numismatique constantinienne, t. II. Paris, E. Le- roux, 1911, in-8, pp. cix-608 et xvii planches. Roman {Joseph), Les jetcns du Dauphiné. Paris, Leroux, 1911, in-4, pp. IM50 et fig. Sabatier {A.), Sigillographie historique des administrations fiscales, communautés ouvrières et institutions diverses a3^ant employé des sceaux de plomb (XIV^-XVIII* siècles). Plombs historiés de la Saòne et de la Scine. Paris, Champion, 1912, in-8, pp. 535 et planches. Ada borussica, Mùnzwesen. Beschreibender Teil. 3 Heft : Das preus- sische Mùnzwesen ini 18 Jahrhundert von Fr. Freiherr von Schrótier. Beschreibender Teil. 3 (Schlussheft): Die MQnzen aus der Zeit der Konige Friedrich Wilhelm li imd Friedrich Wilhelm III bis zum Jahre 1806, in-4. Bahrfeldt (M.), Ueber die Goldmftnzen des Dakerkònigs KOilQN (725-29). Berlin, 191 1, in-8 gr. pp. 16 e ili. Bernhart (A/.), Antike MQnzbilder im humanistischen Unterrichte. Miinchen, Deschler & Sohn, 1912, in-8, pp. vMo6 con 27 tav. Biichenau (//.), Beitrage zur Erforschung der schwàbisch-alleman- nischen Pfennige des II bis 13. Jahrhunderts. Dresden, Thieme, 191 1, in-4, PP- 52 con 3 tav. e ili. Danneberg (//.), GrundzQge der Mdnzkunde, dritte, vermehrte unJ verbesserte Auflage, besorgt von F. Friedensburg. Leipzig, J. J. Weber. 1912, in-8, pp. 334 e II tavole. Die deutschen Reichsmunzen. Folge zu A. Kummers gleichnamigen Werk. Band. II, n. 13, Oktober 1911. Dresden, Verlag Rich. Diller. Ewald {IV.), Siegelmissbrauch und Siegelfàlschung im Mittelalter untersucht an den Urkunden der Erzbischòfe von Trier bis zum Jahre 12x2. Trier, Lintz, 1911, in-8, pp. 100 e 7 tavole eliotipiche. Helfritz {H.), Die Finanzen der Stadt Greifswald zu Beginn des 19. Jahrhunderts und in der Gegenwart. Leipzig, Duncker & Humblot, 1912, in-8, pp. xii-297. Kraiiss {Jos.), Die Gòtternamen in den babylonischen Siegelcylinder- legenden. Leipzig, Harrassowitz, 191 1, in-8, pp, xii-128. 264 BIBLTQGRAFFA Kirmis {M), Die Medaille in Schleswig-Holstein [Sep. Abdruck aus deni Schlesw.-Holstein. Kunstkalender]. Kiel, HandorfF, 191 1. in-4, pp. io e 33 ili. Lange (Chr.), Sammlung schleswig-holsteinischer Miinzen und Me- daillen. Bd. II. Berlin, 1912, in-4 ^^^ tav. Posse (O.), Die Siegel des Adels der Wettiner Lande bis zum Jahre 1500. 4 Bd. Dresden, 1911, in-4 ''J- Rossberg {H.), Die Zwei=rFun(r=und Dreimarkstiicke deutscher Reichswàhrung. Ein Taschenbuch fiir Sammler. 4.'* Auflage. Leipzig, F. Redder, 191 1, in-8, pp. 38. Riihe (Fr.), Das Geldwesen Spaniens seit dem Jahre 1772. Strass- burg, K. J. Trubner, 1912, in-8, pp. xii-304. Sieuer, Die Geschichte im Lichte der Miinzen [42 Jahresbericht der Friedrichsschule zu Luckenwalde, 1911]. In-4, pp. 18. Voigi {R.), Geschichte des Finanzwesens der Stadt Kòpenick im 19 Jahrh. Ein Beitrag zur Gemeindefinanzstatistik. Dissertation. Miin- sier, i. W., 191 1. Fellner (Fr.), Die Wàhrungsreform in Ungarn. Budapest, Athe- naeum, 1911, in-8, pp. 277. Veszerle (/.), Tavole numismatiche, z^ edizione aumentata, voi. I, Budapest, Pallas, 191 1, in-4 con 165 tav. ili. [in lingua ungherese]. Aguet {James), De la suppression de la frappe de l'or afin d'ar- rèter le renchérissement de la vie et des mesures à prendre pour éviter Ics crises monétaires. 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[1911-1912]. Bollettino Italiano di Numismatica. Milano. A. IX, a. II, novembre I9I1. — Laffranchi (Lodovico). Agrippa e Macriano {Polemica mtmismaiica). — La Redazione, L'opera numisma- tica di S. M. il Re, il Corpus nummorum italicorum ^iM» i 6. Idem. - d. (giglio coronato) lvdovicvs : dei : gr a : fran- corvm:rex (rotella di sperone) scudo col sole, r. (corona) xps : viN'CiT ecc , croce gigliata . , . , . » 2 7. Idem. — Uguale col segno •:• . . . . . » i 8 Idem. — Con piccola croce . . . . . . » i 9. Idem. — Con una losanga . . . . . » i 10. Francesco I '1515-47). Scudo del sole. — d. franciscvs: DEI : ora : FRANCORVM : REX scudo del sole, r. xps : vin- ciT ecc., croce gigliata con due gigli e due f coronate. -» 2 11. Idem. — d. franciscvs : dei : graci.x : francorvm : rex, r. croce con due gigli e 2 f senza corona . . . » i 12. Idem. — d. (sole) franciscvs • dei • gracia * francor t r r. (sole) XPS • vincit • xps ■ regnat * xps » imperat, croce come il n. Il . ■» i 13. Idem. — d. (ancora) franciscvs • dei • gracia * franc * rex r. croce gigliata accantonata di 4 gigli . . . . » i 14. Idem. — d. franciscvs : dei : gra : francorvm : rex, r. croce gigliata ........... i 15. Scudo di Brettagna. — d. franciscvs : d : g : francor : rex : BRiTONV : Dvx Stemma fra f e coda d'ermellino coronata, r DEvx : IN : adivtorivm : me vm : intende (coda d'ermellino) croce gigliata con due f e due code coronate .ni 16. Scudo del sole. — d. (trifoglio) franciscvs : dei : gracia : franco : REX, r. croce gigliata con due f e due gigli . » 3 17. Scudo del Delfinato. — d. (corona) i : franciscvs : dei : GRA : FR.\NCORVM : REX Stemma inquartato Francia-Delfi- nato, r. (corona) xps : vincit, ecc., croce gigliata . » i 18. Idem. — d. (sole) franciscvs : dei : gracia : franco : rex, r. uguale . . >» 2 19. Scudo della crocetta. — d. come il n. 16 col giglio in- vece del trifoglio; scudo di Francia alla punta k, r. croce greca entro contorni di archetti . . . . » 2 20. d. (mezzaluna) r • franciscvs • d ' gra • francorvm • rex •:• /", croce gigliata » i 21. Carlo IX (1560-74). Scudo del sole. — d. (sole) carolvs * villi d • G • FRANCO • RE • M • d • Lxiiii Stemma con corona chiusa, r. + cristvs • regnat ■ vincit * et • imperat • croce gigliata, nel campo 8 . . . . . . » i 22. Idem. — d. carolvs • vim • d • g • francorvm • rex, r. + christ • REGNAT ' VINCIT * iMP (coTona di spine) 1565 croce gigliata, nel campo b »! Totale N. 28 284 VARIETÀ Riporto N. 28 23. Idem. — d. carolvs • dei • g • fra • rex • 1568, r. uguale nel campo n . . . . . . . . . » i 24. Idem. — d. come il n. 22, r. nel campo 1 . . . » i Paesi Bassi. 1. Carlo V (1515-55). Ducato d'oro di Borgogna. — d. caro • D • G • RO • iMP • His • REX ' Dvx * BVR Stemma dei Paesi Bassi, r, da • mihi • virtvte • cotra • hostes • tvos croce accantonata di due aquile bicipiti e due torri. . » i 2. Filippo II (1555-98). Scudo d'oro di Fiandra. — d. (stella) PHS • D • G • Hisp • z ■ REX ' coMis ' FLAN ' croce accantonata di due leoni e due tosoni, r. dominv • adivtor stemma coronato tra p-p »» i Spagna. 1. Giovanna e Carlo II d' Austria (1516-19). Ducato d'oro. — d. IOANA • ET • KAROLVS Stemma accostato da ii-s, r. hispa- NiARVM • REGES croce potenziata entro quattro semicerchi » 2. Filippo II (1554-98). Doppio ducato d'oro. — d. i'Hilip- • pvs • II • DEI * GRATiA ' Stemma fra == ^. r. hispa- NiARVM • REX croce come sopra. . . . . » 3. Ducato d'oro. — d. idem, stemma fra s-ii, r. uguale ma con quattro anellini 4. Idem. — d. stemma fra f-n, r- uguale al n. i 5. Idem. — Stemma fra s-ii .... 6. Idem. — Stemma fra ii-s .... 7. Idem. — Stemma fra g-- .... 8. Idem. — Tipo uguale al n. 2 . 9. Idem. — Stemma fra ii-s .... » I . " I . . " 6 " I . . " I . . » I « " 3 Italia. 1. Savoia, Emanuele Filiberto (1553-80). Scudo d'oro per Torino. — 63 60 L. 6714 60 Rimanenze attive al 1911. Quote da riscuotere da Soci e Abbonati . L. 60 — Fondo di Cassa » 943 — L. 1003 — L. 7797 60 atti della società numismatica italiana 293 Dimostrazione. Attività in principio di esercizio .... L. 511 80 Passività » 80 — L. 431 80 Attività in fine di esercizio L. 1003 — Passività " 110 — L- 893 - Aumento di patrimonio L. 461 20 Entrate dell'anno 1910 L. 7175 80 Spese » 6714 60 Avanzo L. 461 20 // Segretario Amministratore: Angelo Maria Cornelio. Dopo tre anni (19089-10) in cui il nostro Bilancio So- ciale si chiudeva con un notevole disavanzo, questo del 191 1 presenta un avanzo di L. 461,20. Questo soddisfacente ri- sultato non è dovuto, ben inteso, a ciò che si chiama l'eser- cizio ordinario, il quale per sé slesso avrebbe presentata una sensibile passività anche per il maggior costo della Rivista, in confronto dell'anno antecedente. Ciò che ha sanato la po- sizione e impedito che il nostro Bilancio segnasse anche quest'anno una nuova perdita, fu il primo acconto degli utili sulla vendita dell'opera il Corpus Numntorum JtaUcoruin del nostro Augusto Presidente Onorario, in L. 2500. Questi provvidenziali aiuti si faranno più importanti mano mano che usciranno altri volumi di quest'opera colossale, che ha già incontrato tanto favore nei mondo degli studiosi e dei col- lezionisti, e metteranno la nostra Società in una posizione invidiabile, indipendente, tale da non costringerla più, come avvenne per il passato, a ricorrere a straordinarii sussidi dei suoi Soci per mantenersi in vita. Opere Numismatiche. Venendo ora al resoconto morale dell'annata, incomin- ceremo dalle pubblicazioni. Delle opere antecedentemente annunciate, uscì l'atteso secondo volume del Corpus Numntorum Italicorum, e, negli ultimi giorni del 191 1, quantunque colla data del 1912, videro la luce i Medaglioni Romani, mentre, affatto inaspettato, ap- 294 -^TTI DELLA SOCIKTÀ NUMISMATICA ITALIANA parve il primo volume dell'opera da tempo annunciata, ma da tutti creduta ancora lontana, di Giulio Sambon, il Reper- torio generale delle monete coniate in Italia e dagli Italiani al- l'estero dal secolo V al XX, opera di cui la Rivista ha già data una recensione e che va collocata fra i lavori di primo ordine. Segnaliamo inoltre la recente comparsa del secondo volume dell'importante opera del Serafini sulle Monete e le bolle pontificie del Medagliere Vaticano e quella del terzo e quarto fascicolo dell'egregio lavoro di Memmo Cagiati sulle Monete del reame delle Due Sicilie. I Periodici Numismatici- Della nostra Rivista poco abbiamo a dire. La Direzione continua cercando di fare il meglio per la pubblicazione di articoli che abbiano interesse pei vari generi di studi cui si dedicano i suoi abbonati. A questi il dire se più o meno ci sia riuscita. Intorno alla Rivista sorsero e vanno sorgendo altre pub- blicazioni periodiche, le quali sono il termometro visibile del- l' incremento avuto dagli studi numismatici in Italia in questi ultimi anni. Mentre la nostra Rivista entra nel 25.° anno, il Bollettino di Numismatica è entrato nel decimo, la Rassegata Numismatica nel nono. Quest'ultima ha creato nello scorso anno un supplemento quindicinale dal titolo : Giornale Nu- mismatico, il quale, quantunque in fondo sia un foglio com- merciale, per la frequenza della sua pubblicazione, riesce utile per le notizie che le nostre riviste trimestrali debbono forzatamente dare quasi sempre in ritardo. E non possiamo passare sotto silenzio un'altra pubblica- zione che entra nel suo secondo anno di vita, e che è un vero Periodico di Numismatica, quantunque nessuno potrebbe riconoscerlo tale dal titolo. Vogliamo alludere al Supplemento all'opera " Le Monete del Reame delle Due Sicilie „. L'autore, appena terminata la sua opera, ne incominciò le aggiunte e le correzioni e, al principio dell'anno scorso, sotto il titolo sopra indicato, pubblicava un fascicolo, già in forma di Perio- dico e che porta anzi il sotto-titolo di Periodico mensile. Difatti il fascicolo, che signorilmente l'autore offriva a chi lo desi- derasse e ne facesse richiesta, oltre alle aggiunte e corre- ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA 295 zioni, conteneva qualche articoletto, qualche resoconto d'opere numismatiche e qualche notizia affine. Nei numeri successivi il signor Cagiati trovò sempre roba da aggiungere e correzioni da fare al suo lavoro ; ma queste andranno necessariamente man mano scemando (e di- fatti nell'ultimo fascicolo marzo-aprile scorsi, non occupano che sei pagine su trentaquattro) e un giorno o l'altro fini- ranno. Sopravviverà però il periodico — almeno speriamo — perchè anzi va sempre assumendo maggiore importanza in articoli, recensioni, notizie. Il supplemento quindi ha creato un periodico e presto crediamo dovrà ritirarsi davanti a questo che probabilmente assumerà un titolo più appropriato. Per chiudere la rivista dei Periodici di Numismatica e semi-numismatici, dobbiamo ricordare anche le focose Bat- taglie d'Archeologia, che escono a liberi intervalli, in libero formato e con libero inchiostro, e tirano liberamente razzi, granate e bombe in tutte le direzioni, mirando a colpire spe- cialmente gli storiografi, i metrologi e gli stilisti, onde far trionfare come principio non solo fondamentale, ma tmico della numismatica la famosa tecnica. Così l'autore delle Bat- taglie segue la strada che si è tracciata e noi non giudi- chiamo, ma ci accontentiamo di notare. Cataloghi di Vendita. Alcuni dei Periodici sovraccennati contengono spesso anche liste di monete offerte in vendita, di libri numismatici, di desiderati. Ma di Cataloghi unicamente commerciali non avevamo in Italia che quello di Morchio e Mayer che da molti anni vede la luce e che ora, in seguito alla deplorata morte del socio, viene continuato dagli eredi. Col 1912 fece la sua apparizione il Catalogo mensile Ratto e noi ce ne rallegriamo, perchè questi cataloghi, che offrono regolarmente pezzi di studio, sono uno dei migliori incentivi per allettare i principianti, per facilitare gli acquisti e per formare nuovi raccoglitori. Il nuovo Istituto Italiano di Numismatica. Seguendo il movimento che abbiamo segnalato negli studi numismatici, a Roma si costituiva, sul principio del 1912, un 296 ATTI DELLA SOCIKTÀ NUMISMATICA ITALIANA nuovo Istituto di Numismatica e ne venne posta la prima pietra il giorno 2 marzo dell'anno corrente. La nostra Società accolse con simpatia la nuova istituzione, la Presidenza si incaricò tosto di darle il benvenuto, e individualmente molti membri della nostra Società si affrettarono a mandare la loro ade- sione. La nostra Società è ben lontana dal vedere nella con- sorella una concorrente. Il campo è vasto e, parecchi essendo i rami in cui l'attività numismatica può esplicarsi, le due istituzioni, di carattere schiettamente nazionale, potranno pro- cedere di conserva, mediante una razionale divisione di la- voro, quale è naturalmente indicata dalla ubicazione delle rispettive sedi. L'una, colla sua sede eccentrica a Milano, potrà, come fece finora, occuparsi specialmente delle pub- blicazioni, poiché la Rivista Italiana, accogliendo i lavori di tutti, può essere indifferentemente pubblicata in qualunque punto della penisola; mentre l'altro, colla sede centrale a Roma, potrà più opportunamente e più efficacemente adope- rarsi a tutto ciò che ha attinenza col Governo. In questo modo le due istituzioni Numismatiche colla- boreranno fraternamente al progresso degli studi, all'ordina- mento e al miglioramento delle collezioni ; in una parola, al raggiungimento dell'ideale comune. L'Assemblea approva la Relazione e il Bilancio Con- suntivo 191 1. Dovendosi poi procedere al completamento del Consiglio, il Presidente fa distribuire le schede, invitando i presenti a voler nominare due nuovi Consiglieri. Fatto lo spoglio, ri- sultano eletti a grandissima maggioranza i Sigg.: barone cav. Alberto Cunietti-Cunietti di Roma e il cav. prof. Camillo Serafini direttore del Museo Capitolino e del Gabinetto Numi- smatico Vaticano in Roma. Per acclamazione viene da ultimo riconfermato in carica il Consiglio di Redazione della Rivista per il 191 2. Alle ore 16, esaurito l'Ordine del Giorno, il Presidente scioglie l'Adunanza. Finito di stampare il 24 giugno 1912. RoMANENGHi ANGELO FRANCESCO, Gerente responsabile. FASCICOLO III. VICTORIATI NUMMI NUOVI RIPOSTIGLI DI VITTORIATI Nell'ottobre dell'anno 191 1 venne presentato al Museo Nazionale romano un gruzzolo di vittoriati costituenti diggià un ripostiglio rinvenuto nei pressi di Fano. Sebbene non fosse possibile avere ulteriori notizie più particolari circa tale rinvenimento, Tesame dei pezzi nel loro insieme e nelle singole particola- rità mi convinsero a prestar fede all'affermazione deirofferente ed a dare del gruzzolo una notizia par- ticolareggiata su questo periodico. I vittoriati sono in numero di 88 e fra di essi si contano 57 pezzi anonimi, 15 pezzi con simboli, 6 pezzi con lettere o monogrammi, i seguenti : I. — 1-3 — punta di lancia: 3,10 media conservazione; 2,90 m. e; 2,80 e. e. 4 — crescente lunare : 3,00 m. e. 5-6 — fulmine: 3,00 m. e; 2,15 e. e. 7-8 — cornucopia : 2,90 m. e. ; 2,60 e. e. 9 — elmo : 2,80 m. e. 10 — pentagono : 2,70 m. e. 11 — Scipio al 3' : 2,70 m. e. 12 — coltello : 2,70 e. e. 13 — mosca : 2,70 e. e. 14 — grano d'orzo : 2,60 e. e. 15 — mazza : 2,30 e. e. II. — 16 — M> : gr. 3,00 e. e. 17-18 — TAMP (in monogramma): gr. 2,80; 2,70 e. e. 300 LORENZINA CESANO 19-20 — V — T: gr. 2,80 e. e; 2,60 e. e. 21 — AÀ : gr. 2,60 e. e. III. — 22-88 — anonimi, pesanti rispettivamente gr. 3,30 ; 3,20; 3,10 (2 es.); 3,00 (8 es,); 2,90 (12 es.); 2,80 (12 es.); 2,70 (11 es.); 2,60 (3 es.) 2,50; (11 es.); 2,40; 2,30; 2,20 (2 es.); 2,00 (2 es.) ; dei quali pezzi tre o quattro sono in buona conservazione, una ventina in mediocre conser- vazione, il resto consunti. Gli esemplari con simboli danno una media di gr. 2,73 ; quelli con lettere di gr. 2,75 ; gli anonimi di gr. 2,73 ; la media complessiva di tutto il ripostiglio ri- sulta di gr. 2,73-2,74. Questo ripostiglio è il quarto oggi conosciuto composto esclusivamente di vittoriati, e va messo accanto a quelli di Tarentum, di Pisa, di Caltrano Vicentino, donde la sua importanza, che mi ha in- dotto prima a proporne l'acquisto per il Medagliere del Museo Nazionale di Roma e poi a darne questa diffusa notizia. Ma a studiare ampiamente, nel suo complesso, tutta la questione dei vittoriati mi ha tratta prin- cipalmente il secondo nuovo ripostiglio di cui devo dare qui notizia. Rinvenuto a Canosa di Puglia non molto lungi da Canne , ora fa parte delle collezioni numismatiche del Museo Nazionale di Na- poli. Della sua importanza, di molto maggiore di quella del ripostiglio precedente, giudicherà il lettore constatando che questo è il primo ripostiglio nel quale si rinvengono commiste monete greche, qua- drigati e vittoriati, comprendendo i seguenti pezzi : I — Tarentum, una didramma di gr. 7,00, di media conser- vazione, coi seguenti tipi : ^ Testa femminile a sin. con tenia e pendenti ; I^ TA Taras a cavallo a des. in atto di coronare il cavallo; nel campo superiore stella a otto raggi; sotto il quadrupede, delfino a ministra. VICTORIATl NUMMI 30I 2-5 — Nuceria Alfalerna, quattro didramme di gr. 7,25-7, 2o- 7,207,10 consunte, coi seguenti tipi : ^ Leggenda osca (Nukrinum Alfaternum), testa giovane maschile a sin. con corna di ariete; I^ Uno dei Dioscuri in piedi, con asta, presso il suo cavallo. Due esemplari mostrano dietro la testa del diritto traccie di un simbolo (mosca? scettro ?). 6-9 — Suessa Aurunca, quattro didramme consunte come le precedenti, di gr. 7,25-7,20-7,10-7,10: & Testa laur. di Apollo a des., dietro cornucopia, carnyx? triquetra; I^ SVESANO Uno dei Dioscuri a cavallo a sin. condu- cendo un secondo cavallo e portando sulle spalle una palma da cui pende una corona lemniscata. 10 — Quadrigato a leggenda incusa ROMA, di media con- servazione, pesante gr. 6,70. 11 — Quadrigato a leggenda in rilievo ROMA, di media con- servazione, pesante gr. 6,70. \2.-\'2Ò — n. 117 vittoriaii, fra i quali si contano 75 esem- plari anonimi, 4 con simboli, 38 con lettere e mono- grammi, i seguenti tutti in buono stato di conservazione, freschi di conio : 12-15 — punta di lancia: gr. 3,60-3,35-3,30-3,20. 16-21 — ► al ^: 3.50 -340 •340- 3'3o- 3.10 -a-oo- 2227 — k-T: 3.45 • 345 - 3.40 • 3'3o • 3^20 - 3,20. 28-32 — T : 3.50 - 3,35 - 3,35 - 3,30 - 3.30. 33-34 — k al .B- : 3,40 - 3,00. 35-36 - C-M: 335-3.15- 37-38 — W> : 3,60 - 3.20. 39-40 — Q : 3,00 - 2,85. 41-53 — ^•' 360 -3.50 -3.50 -3.45 -3,40 -3.40 -3,40- 3,40 -3,40 ■ 3'35 - 3.35 • 3.35 - 3'05- 54-128 — anonimi, pesanti rispettivamente: gr. 3,80 - 3,75 - 3,70 (2 es.) - 3,60 (6 es.) - 3,55 (3 es.) - 3,50 (13 es.) - 345 (3 es.) • 3,40 {16 es.) - 3,35 (7 es.) - 3,30 (7 es.) - 3,25 (4 es.) ■ 3,20 (4 es.) - 3,15 - 3,10 (6 es.) - 3,00. Come ho già detto, tutti questi vittoriati sono freschi di conio, quasi nuovi, eccetto un solo esem- plare segnato con y al diritto; la leggenda è ROMA, 302 LORENZINA CESANO sempre in rilievo, almeno su tutti quei pezzi sui quali essa risulti leggibile. Come sempre poi si distin- guono due specie di pezzi, quelli dal disegno più fine e di coniazione più accurata, dal tondino più rego- lare, comunemente di piccolo diametro, di alto e morbido rilievo e disegno, e quelli di coniazione in tutto più trascurata, dal disegno quasi rozzo (vedi tav. VII) (^). In quest'ultima categoria rientrano buon numero dei pezzi anonimi e poi un esemplare se- gnato da ^ al rovescio, quasi rozzo (3,30), due pezzi con fP, uno dei pezzi con k - T (3,30), circa la metà dei pezzi con Nfi. Fra gli anonimi inoltre se ne di- stingue un certo numero col tondino molto più largo del disegno ; i pezzi iscritti sono quasi tutti di dia- metro stretto e di tondino piuttosto spesso. La media dei quattro pezzi col simbolo è di gr. 3,36, dei 38 esemplari coi monogrammi è di gr. 3,32, dei 75 pezzi anonimi di gr. 3,38. Tutti i pezzi quindi appartengono al primo gruppo dei vit- toriati, a peso pieno ; un unico esemplare, infatti, segnato dalla lettera Q, pesa meno di gr. 3, quattro soli pezzi pesano gr. 3, tutti gli altri sorpassando questo peso. I pezzi più pesanti, cioè sorpassanti il peso legale di gr. 3,41, sono anonimi, in maggior numero. Prescindendo per un momento dai vittoriati, sarà opportuno considerare brevemente la composizione di questo ripostiglio. La didramma di Tarentum appar- tiene al gruppo delle monete cosidette campano- tarentine, coniate coi tipi delle due città, che mo- strano cioè associato al diritto della didramma di Tarentum quello della didramma di Neapolis, le quali monete per il peso rientrano nel sistema campano (i) Tutti i vittoriati riprodotti nella tavola appartengono ai ripo- stigli ed alle collezioni numismatiche del Museo Nazionale di Napoli. VICTORIATI NUMMI 303 (massimo per la didramma gr. 7,51), e furono co- niate per servire al commercio esterno colle regioni del Sannio, dell'Apulia ove dominava lo stesso si- stema (^). Non si sa bene quando si iniziò e quando fu sospesa la coniazione di questi pezzi, i quali di solito si appongono al periodo 302-281 (^\ perchè già circa il 281 od anco prima, a Tarentum la mo- neta d'argento subisce una seconda diminuzione di peso per eguagliarsi alle nuove monete romane di sei scrupuli invadenti i mercati (3). A loro voka le didramme di Nuceria Alfaterna, città osca sulle rive del Sarno, presa dai Romani nel 308 durante la se- conda guerra sannitica, e quelle di Suessa Aurunca fra il Liri ed il Volturno, colonia romana dal 313, ancor esse di sistema campano, si datano general- mente al periodo 280-268 a. C. ^+1 Al quale pure si appongono i due quadrigati l'uno a leggenda incusa, l'altro con leggenda a rilievo (5). A giudicare dallo stato di conservazione dei pezzi il quadro cronologico di questo ripostiglio sa- rebbe il seguente : Nuceria Alfaterna, Suessa, Ta- rentum, quadrigati, vittoriati, quale risulta anche dal peso delle didramme. Queste, infatti, pur riattaccan- dosi tutte al sistema campano, ne rimangono più o meno inferiori alla media ; più leggiero fra tutti è il pezzo di Tarentum, quindi da considerarsi più recente perchè maggiormente ravvicinantesi al peso del quadrigato romano (^\ (i) Head-, Hisloria Numnt.^ p. 6i e segg. (2) Cfr. all'incontro Evans, Horseman of Tarentum, p. 132, 170. (3) Head-, loc. cit., cfr. Haeberlin, Zeitschrift fùr Num., 26, 1907, p. 237 e segg. (4) Head^, op. cit., p. 42. (5) Haeberlin, Die Sistematik des ròm. Mùmwesens, nei Berliner Miinzblàfter, 1905, cfr. la traduzione in Rivista Italiana di Nunt,, 1906, p. 67 e segg. (6) Head, op. cit., p. 61 e segg 304 LORENZINA, CESANO La presenza dei quadrigati in questo ripostiglio rappresenta, secondo le mie conoscenze, un fatto iso- lato, il quale non mi permette ancora di accettare la teoria che sostiene la contemporaneità di emis- sione di essi e del vittoriato (^), ma di ciò sarà detto più avanti. « * « Mentre rivedevo queste bozze ho letto nel set- timo rapporto sugli scavi di Numanzia, diretti con tanta fortuna dal prof. A. Schulten (2), di un riposti- glio di 82 vittoriati rinvenuto nel terzo accampa- mento, nel 1910, e di altri vittoriati rinvenuti nello stesso accampamento in questi due ultimi anni. Mi mancano, e mi spiace, su questo importantissimo ri- trovamento, notizie più particolareggiate, le quali appena mi sarà possibile procurarmi, pubblicherò colla maggior sollecitudine su questa Rivista. Basti ora notare che i nuovi ritrovamenti confermano quanto già il Mommsen aveva saputo dedurre circa la circolazione del vittoriato sulla penisola iberica. » * « Ed ora, ritornando ai vittoriati, non sarà certo privo' di interesse di trattare un po' ampiamente le varie complesse questioni, ancora in parte sospese, che riguardano questa moneta, la quale occupa nel sistema monetario romano un posto a parte, che ha vita a se con proprio svolgimento accanto al dena- (i) Cfr. ZoBEL DE Zangroniz in Mommsen-Blacas, Histoire, II, p. 105 e segg. — Bahrfeldt in Rivista Ital. di Num.^ 1900, p. 70. — Haeber- UN in Rivista Ital. di Num., 1906, p. 633. — Cfr. anche Grueber, Bri- tish Mus. Catalogne of Coins of Roman Rep., II, p. 116 e segg. (2) Archaeol. Anzeiger, 1912, col. 96. VICTORIATI NUMMI 305 rius, che conta poche emissioni, che è di esistenza relativamente breve pure rinvenendosi in ItaHa e fuori fino ai più tardi tempi dell'età repubblicana; per questo studio io spero di apportare, sopratutto coU'esame comparativo dei ripostigli di soli vittoriati e di quelli misti, composti cioè di vittoriati e delle altre monete di argento romane e straniere, un qual- che contributo di nuove conoscenze e nuovi dati, che valgano a confortare l'una o l'altra delle varie soluzioni proposte ai diversi quesiti, e questi con- chiudere, tanto più che un esame complessivo del materiale oggi noto non è stato ancora fatto in modo esauriente. * * • Il vittoriato è quella moneta di argento che i romani coniarono insieme col denarius ma indipen- dentemente da questo, col tipo costante ben noto della testa laureata di Giove e della Vittoria che in- corona un trofeo per i tre nominali — doppio vit- toriato, vittoriato e semivittoriato, — costantemente iscritta col nome di Roma e senza indicazione del valore, eccetto il semivittoriato delle zecche di Lu- ceria-Teanum e di Vibo C^). Come per i denari primitivi così per i vittoriati si distinguono tre gruppi : i pezzi anonimi, i pezzi con simboli e quelli con monogrammi — nessun vittoriato porta il nome spiegato di un monetario — e due emis- sioni, l'una di peso pieno, cioè di 3 scrupuli o tre quarti del primo denarius, '/^^ della libbra romana di gr. 327 cioè gr. 3,41 (e. possiamo aggiungere Vio. della mina italica di gr. 341), e la seconda di peso (i) Grueber, op. cit, p. 186. "3Ò6 LORENZINA CESANO ridotto, cioè di 2 e Vv di scrupolo, Vi 12 di libbra, ed egualmente tre quarti del denarius di peso ridotto cioè gr. 2,92, ad uno stesso anno riferendosi la ri- duzione di ambedue le monete. La più antica menzione del vittoriato risale a M. Porcio Catone il Censore, console nel 195 av. Cr. (0; poi la ricordano: Livio, pel trionfo del 177, di C. Claudio Fulcro sui Liguri e sugli Istriani (2) ; una epigrafe del 117 a. C. riportante la celebre sen- tenza di Minucio sui confini fra i Genuati ed i Ve- turii (3), Cicerone nell'orazione Pro Fonteio (4) scritta nel 69 a. C, ed il suo quasi contemporaneo Var- rone (s). Per l'età imperiale la menzionano Plinio (^), Meciano (7), Quintiliano, Tertulliano (^), due iscrizioni una africana ed una di Cales (9) ed ancora i medici (1) Cato, De re rustica ij : " vie. n. X „; 14: " vict. II „. (2) Liv., 41, 13 : " C. Claudius tulit in triumpho denarium trecenta " septem milia et victoriatum octoginta quinque milia septingentos " duos „, cfr. 45, 48. (3) Corpus Inscript. latin., I, n. 199, 1. 25: " prò eo agro vectigal Lan- " genses Veiturìs in poplicum Genuam dent in anos singulos vic(toriatos) " n(ummos) CCCC „. (4) Pro Fonteio, 3: " Itaque Titurium Tolosae quaternos denarios in " sìngulas vini amphoras portoni nomine exegisse, Croduni Porcium et " Munium ternos, Volcalone Servaeum binos et victoriatum „. (5) Varrò, De Ling. lai., io, 41, Mììller : " nani quam rationem " duo ad unum habent, eandem habent viginti ad decem in numis, in " similibus. Sic ut ad unum victoriatum denarius, sic ad alterum victo- " riatum alter denarius „. (6) PuN, n. hist. 33, 3, 46 : " Is qui nunc victoriatus appellatur lege " Clodia percussus est, antea enim hic nummus, ex lUyrico advectus, " mercis loco habebatur: est autem sìgnatus Victoria et inde nomen „. (7) VoLus. Maecian, Distribuiio part. 45-47, ediz. Mommsen, Abhandl. d. k. S. Ges. des Wissenschaften, III, p. 292 : " Victoriatus enim nunc " tantumden valet quantum quinarius, clini ac peregrinus nummus loco " mercis ut nunc tetradrachmum et drachma habebatur. Nunc denarius " sedecim victoriatos et quinarius octo, sestertius quatt^uor asses valet „. (8) QuiNCTiL., 6, 3,80. — Tertull., De virgin. velandis, 13. (9) C. I, Lat., viti, 8938: Vicl{oriatt) terni. — X, 4643; Vict{oriaii) n{ummi). VICTORIATI NUMMI 307 Cornelio Celso, Scribonio Largo (0 e Marcello Em- pirico l'ex-magister officiorum di Teodosio (2). Per la storia di questa moneta, più importanti fra tutti sono i passi di Varrone, di Plinio e di Me- ciano, i quali dettarono la teoria erronea dell'origine illirica del vittoriato, prima al Borghesi e al Cave- doni e poi al Mommsen (3). Questi autori riconoscendo infatti nel vittoriato una imitazione diretta di quella dramma illirica dello stesso suo peso, e coi tipi della vacca, col suo vitello e del preteso giardino tìi Al- cinoo, che circolò in buon numero in Istria ed in Liguria, dal momento dell'intervento romano in II- liria, affermarono che esso vittoriato fosse stato co- niato la prima volta da Roma circa il 228 a. C. (4), all'epoca cioè della organizzazione dell' Illiria sotto il dominio romano, dopo la vittoria di Cneo Fulvio Centumalo sulla regina Tenta, per servire all'attivo commercio dell'Italia con quelle contrade e col tipo commemorante quella vittoria famosa. Più fatti concorsero a dimostrare erronea la tra- dizione varroniana : i) innanzi tutto l'apparire del doppio vittoriato e dei pezzi a leggenda incusa in Ispa- gna ; 2) l'identificazione del tipo del rovescio con (i) ScRiBO.N. Largus, De compos. medie. 14, 2j, 26. — Cornelius Celsus, De medicina, ed anche Plinio, 20, 100, i, lo considerano un peso. (2) Marcellus Empir.: " Denarius est argenteus drachnia I, quod " facit scrupulos III; victoriatus dimidia pars drachmae est ,,, sulla fine dell'epistola ai suoi figli in Medicae artis Principes excud. (3) Borghesi, Oeuvres compi., II, p. 283 e segg, z= Decade XVll. — Ca- VEDONi, Ripostigli, p. 156, 176. — Mommsen-Blacas, Histoire de la montiate rem., II, p. 85 e segg. — Cfr. Babelon, Monnaies de la Rep. rem., I, p. XXIV ; Traile des monn. grecq. et rom., I, p. 553 e segg. (4) Così il Borghesi, Oeuvres, II, p. 299 e segg. — Mommsen-Blacas, op. cit., Il, p. 95. — Cfr. Cavedoni, Ripostigli, p. 156, il quale preferisce porre l'inizio della coniazione al 223 pel trionfo gallico del console C. Flaminio che " de torquibus aureis eorum [Galloruni] aureum tro- " paeum lovi erexit „ (Florvs , Epit., 2, 4 ; Bulletino dell' Institiit., 1850, p. 144). 3o8 LORENZINA CESANO quello dei bronzi di Capua, di Atella, del Bruttium, le cui oncie hanno la medesima Vittoria particolar- mente adorata a Capua (^\ ed anco con quello dei bronzi di Tarentum, commemoranti forse la vittoria di Pirro (2); 3) il riconoscimento delle lettere e dei monogrammi, che appariscono sovente nel campo del rovescio, quah iniziali dei nomi delle città di Luceria, Croto, Vibo, Canusium, Mateola, Corcira, sedi delle zecche, succursali di quella di Roma, che coniarono i vittoriati stessi <^3); 4) infine i numerosi ritrovamenti di questi pezzi, o soh o mescolati coi denari romani e con altre monete d'argento straniere (v. sotto) in Italia e fuori. Si riconobbe anzitutto che la data della prima emissione doveva essere molto piti antica di quanto faceva ammettere la tradizione, che quindi questa moneta non era derivata dalla nuova dramma illirica ma che il tipo ed il sistema erano del tutto romani, e che, mentre era in stretto rapporto col denarius contemporaneamente coniato, si ricollegava a sua volta intimamente con la didramma romano- campana detta quadrigato, coniata sul piede di sei scrupuh prima del denarius stesso (4). Ne risultò quindi nettamente che i Romani non imitarono già una moneta straniera, ma crearono una moneta destinata esclusivamente al commercio esterno e perciò accolta a Roma mercis loco, la quale fosse in rapporto diretto col denarius ed inoltre di egual peso della moneta estera pili vastamente conosciuta (i) Cicero, De div., i, 43, 98. — Cfr. Cavedoni, Ripostigli, p. 156. (2) Head^ op. cit., p. 69. (3) Per il Borghesi ed il Cavedoni sono ancora sigle di monetari. (4) ZoBEL de Zangroniz in Mommsen-Blacas, II, p. 104-107. — MOMM- SEN in Sitzungsberichte dell'Accad. di Berlino, 1883, p. 1157 {Numism. Notizen, p. 10 e segg.). — Lenormant in Daremberg et Saglio, Dictiontt. s. V. Denarius. — Samwer-Bahrfeldt, Geschichte des róm. alt. Milnz- wesens, p. I70. — Hultscu, Griech. ttnd róm. Metrologie 2, 1882, p. 288 e segg. — Hill, Historical Roman Coin, p. 45. VICTORIATI NUMMI 309 nel commercio internazionale dei popoli mediter- ranei attornianti il mondo latino cioè la dramma focese, e che questa moneta fu a sua volta imi- tata nei vari paesi suddetti ove il commercio l'ap- portava. 11 Bahrfeldt, il Mommsen stesso ed infine l'Haeberlin 'I) protrassero quindi la prima emissione al momento circa deir istituzione della zecca di Roma per la coniazione del denarius, dunque di ben qua- rant'anni più presto di quanto per la tradizione var- roniana si era creduto di poter fissare, e come an- cora mostrano di ammettere alla loro volta il Ba- belon ed il Grueber '2). La tradizione antica fu all'incontro concorde ed esatta nell'affermare che il vittoriato da un de- terminato momento fu coniato col valore di mezzo denaro ossia si identificò col quinario (3). Questo mo- mento e questa variazione di corso furono, secondo (1) Già il MoMMSEiN nelle Numismatiche Noiizen citate, oltre accet- tare le nuove vedute dello Zobel de Zangroniz circa l'origine del vitto- riato, sostiene pure che : ■ se dal 228 in Illiria si introduce il vittoriato " non è detto che allora per la prima volta il vittoriato sia stato co- " niato ; le stesse fondamentali ragioni che han dato luogo alla conia- " zione del pezzo di quattro scrupuli, possono pure essere addotte per ■ il pezzo di tre scrupuli, e questo pezzo può esser sia contemporaneo " sia posteriore a quello. Che ora la emissione del primo vittoriato non * sia cominciata molto dopo la coniazione del denarius è provato dai " ripostigli e dal fatto che il maggior numero di vittoriati appartengono " al periodo del denaro di 4 scrupuli. anteriore cioè alla riduzione del " 217 ; ora tutti i vittoriati noti di questo peso non si possono disporre " nel periodo 228-217, invece bene si dispongono se si collocano già ■ poco dopo il 268 e se ne fa terminare la emissione poco dopo il 217 ,. Il numeroso materiale venuto alla luce dopo che il Mommsen scriveva queste righe conferma vieppiù il concetto dell'alta antichità del vitto- riato. Anche il Bahrfeldt enunciava questo concetto nella Zeitschrift fiir Num., 1878, p. 38 e segg. e poi in Rivista Ital. di Num., 1900, p. 70. Cfr. ancora Soutzo, Introduction à l'étude des monn. de l'Italie antique, II, 1889, p. 27. — HuLTSCH, op. cit, e per ultimo I'Haeberlin, op. cit (2) Cfr. Babelon, op. cit. — Grueber, op. cit. (3) Varrò, 1. e. — Volus. Maecian, 1. e. — Marceixus Emp., 1. e. — ScRiBON. Larg., 1. c. 310 LORENZINA CESANO gli A A. antichi, determinati dalla tex Clodia, che già il Borghesi (^ fissò giustamente, circa Tanno 650 di Roma (104 a. C), identificando il personaggio con M. Claudio Marcello padre delFEsernino, tribunus plebis intorno quell'epoca poi legato di Mario. Lo stesso A. poi identificò i primi nuovi vittoriati-quinari, emessi lege Clodia, coi pezzi di C. Egnatuleius, T. Clou- lius, Cn. Lentulus, C. Fundanius, P. Vettius Sabinus, coniati tra quell'anno ed il 74 (2), i quali pezzi sono vittoriati pel tipo ma quinari per il peso, e che ap- paiono così denominati espressamente dalla lettera Q delTesergo dei pezzi (3). Da questo momento dunque e per tutto T im- pero il mezzo denaro o quinario ed il vittoriato co- stituirono un'unica categoria di pezzi, o meglio la (i) Oeuvres, II, p. 301 e segg. — Cavedoni, Rip., p. 177 e sègg. — Mommsen-Blacas, op. cit., II, p. 151 nota. Ultimamente il Milnzer in Pauly-Wissowa, III, 2, col. 2760 nota che l'identificazione di M. Claudio Marcello è del tutto incerta. (2) A questi monetari l'A. non assegna età più certa, pone però all'ultimo posto, come più recente, Cn. Lentulo, cfr. Cavedoni, op. cit., p. 156, 177; anche il Mommsen-Blacas, 1, e, p. 435 e segg. pone l'emis- sione loro nel periodo 104-84 a. C, e cioè raggruppa al principio di questo periodo, in un solo collegio, C. Egnatuleius, P. Sabinus e T. Cloulius (v. n. 183-185 e Ann. dell' Istit. Arch., 1863, p. 46) e in fine pone C. Fundanius (n. 196), a Cn. Lentulus assegnando un anno del qua- driennio 86-83 ^- C- ("• 229), Il Grueber, op. cit., I, p. 165 e nota p. 309, segue il MoMMSEis, pur credendo di assegnare date più precise, e cioè a C. Egnatuleius l'anno 102, a T. Cloulius il idi, a P. Sabinus il 90, a C. Fundanius 1*89, a Cn. Lentulus l'86. Richiamo però l'attenzione sul- l'osservazione del Blacas, che cioè il solo Egnatuleius pone al diritto del suo quinario la testa di Apollo sostituendola a quella di Giove degli altri quinari, per cui parrebbe doversi avvicinare ai quinari anonimi dello stesso periodo. (3) Cosi l'EcKHEL, Docir. niim. vet., V, p. 92 e segg. — Borghesi, 1. e. — Mommsen-Blacas, li, p. 151 e segg. — Grueber, I, p. 164 e segg. Per il Lenormant, La Momt. dans Pantiq.y II, p. 293 e il Klììgmann, Wien. Numism. Zeitschrift, ir, 1879, p. 55, questo Q è iniziale di Quaestor, e così pure pel Willers, Geschichie der róm. Kupferpràgung, p. 46. — Cfr. ancora Kubitschek, Studien zu Miinzen der róm Rep., p. 38 e segg. VICTORIATI NUMMI 3II parola victoriatus si usò come sinonimo di qitinaritts ed in sua vece. * • * Null'altro ci dice intorno a questa moneta la tradizione antica. Rimase quindi affidata esclusiva- mente alla perspicacia degli studiosi la soluzione dei vari problemi riguardanti le diverse fasi della sua vita, e sopratutto la questione cronologica, che cerca determinare la durata dell'emissione del vittoriato vero e proprio, fissandone il momento della sospen- sione definitiva, poi l'età e l'ordine di successione dei vari pezzi e gruppi di pezzi differenziati dai sim- boli, dalle lettere e dai monogrammi, per l'identifi- cazione dell'una o dell'altra emissione, di peso pieno e ridotto, o di entrambe per le singole categorie. Per il primo, il Cavedoni (') giudicò abbastanza breve il periodo della coniazione del vittoriato per il piccolo numero delle emissioni individuate dai sim- boli e dai monogrammi, per i caratteri arcaici quasi costanti della leggenda ROMA, per l'assoluta mancanza di nomi spiegati di monetari sui pezzi, e, fissatone il termine a circa il 550 di Roma, cioè il 204 d. C, ammise la durata di 24 anni per l' intera emis- sione. A sua volta il Borghesi, con minor determi- natezza, datava la fine dell'emissione al principio del secolo settimo di Roma, cioè circa 50 anni dopo il Cavedoni, il Mommsen al 204-200 circa a. C, il Bahrfeldt alla fine della guerra annibalica; per ultimo, recentissimamente, il Grueber, poneva due date, il 196 circa per la sospensione a Roma ed il 173 circa per la sospensione nelle zecche locali (2). Unanime- (i) Cavedoni, Ripostigli, p. 156, 177. (2) Borghesi, Oeuvres, II, p. 301 e segg. 310. — Mommsen-Blacas, II, p. loi, 152. — Bahrfeldt, Zeitschrift fiir Num.f 5, p. 38. — Hultsch, 1. e. — Grueber, op. cit., I, p. xlvui e segg. li. 312 LORENZINA CESANO mente poi questi AA. ammettevano, per le ragioni suesposte, che la sospensione dell'emissione non coin- cidesse con quella del corso ma la precedesse e di molto, il vittoriato essendo ancora in corso al mo- mento in cui era emanata la nota lex Clodia del 104 a. C. che in fatto lo demonetizzava, il che è provato specialmente dall'epigrafe del 117, che ri- corda il vectigal da pagarsi in vittoriati dai Langen- ses ai Veituri (0. Quanto poi all'ordinamento dei gruppi fra i due termini incerti dell'inizio e della fine della coniazione, un primo tentativo dobbiamo al Mommsen (2), un se- condo al De Petra (3) ed un ultimo al Grueber nel suo recente catalogo (4). Ecco i quadri che ho potuto desumere dalle singole opere : DE PETRA : i.° Periodo. Vittoriati rannodantisi al denaro di quattro scrupidi : 228-226 a. C. j — pezzi anonimi. 2 — „ con cuspide di lancia. 3 - « ,; NP. 4 — n „ C-M. 5 — « „ c. 6 - „ „ clava. (0 7 — « „ asta nodosa al rov. o per il loro peso o per quello dell'asse corrispondente. (i) C. I. L., I, n. 199, liti. 25. (2) Mommsen-Blacas, II, p. 152; vedi anche l'Ordinamento cronolo- gico a p. 223 e segg. (3) De Petra, Ripostiglio di Maserà, p. 9-10 dell'estratto ; cfr. anche Gli ultimi ripostigli di denari, in Museo i/al. di Antichità, I, p. 345 e segg. (4) Cfr. op. cit., voi. HI : tavola dei ripostigli di monete d'argento della repubblica romana. VICTORIATI NUMMI 313 2." Periodo. Vittoriati riannodantisi al denaro ridotto: 22J-2I'] a. C. I — pezzi con V- IO — pezzi con crescente. 2 — » k-T. II — n n elmo gallico. 3 — » T. 12 — n n spada gallica. 4 — » KOP. 13 - » n cinghiale. 5 — w CROT. 14 — w » fulmine. 6 - w >^. 15 - V ti cane. 7 - » decempeda al ^ 16 - » n meta. 8 — n cornucopia. 17 — n 1) mosca. - 9 — » spiga. 18 — n n ME. 3.** Periodo. 2IJ-204 a. C. Pezzi anonimi. Pezzi con TAMP (in monogr.). n colla cuspide. t) m MT (in monogr.). » col pentagono. j» n a MOMMSEN-BLACAS, Histoire, II, p. 152, 223 e segg. : I.* Emissione, a peso pieno, 229-217 a. C. Pezzi anonimi. Pezzi con spada ricurva. » con crescente ! unare. n n ROMA (in monogr.). » „ mazza. n n \fi. 2.=" Emissione, , a peso ridotto, , 21 7-204 a. C. Pezzi anonimi. Pezzi con 1 cane. n con V (8). 1» » punta di lancia oriz- m . ^-T (8). zontale. n „ T (8). * m [4 candelabri (?)] (0. it V H (14). » n [beretto laur. (?)] (2). n . Q (18). » » pentagono. » „ KOR {9). » n moggio = (meta). » „ ^ (11). n V mosca. n „ CROT (io). n f) cinghiale. v „ spiga. n n spada gallica. (j) Borghesi, Decad. i, 7, p. 18. -Mommsen-Blacas, II, p. 222, 419 note. (2) Mommsen-Blacas, op. cit, II, p. 219. 314 LORENZINA CESANO Pezzi con [altare acceso a?)](^). P ezzi con Scipio. » M [ramo (?)]• » w TAMP (in mon.) (22). n W fulmine. » y> IVE (24). » » tridente. » » C-M (16). » }) mosca. V n MAT (in mon.) (31). » » cornucopia. n }) IVP (32). » » elmo. » n MT (in mon.) (23). GRUEBER : cfr. op. cit., Ili, Zecca de Roma. circa a. 229-217 a. C. Pezzi anonimi. „ con mazza. „ „ punta di lancia. 217-197 a. C. Pezzi anonimi. „ con cornucopia. „ „ crescente. „ „ decempeda. „ „ coltello -= spada gallica. „ „ cinghiale. „ „ cane. „ „ , meta. » » f^' e, a. 196 a. C. Pezzi con TAMP (in mon.). p. 2 e segg., 34 e segg. Zecche locali. circa a. 229-217 a. C. Pezzi anonimi e col coltello. 229-197 a. C. Pezzi anonimi e con : V. V-T. T. C. ROMA (in monogramma). Q. KOP (in monogramma). MT (in monogramma). N. CROT. IVP. C-M. 217-197 a. C. Torques ? Spiga. Anfora. Elmo. 197173 a. C. Mosca. MAT (in monogramma). (i) Riccio, Catal., p. 24. — Cfr. Mommsen-Blacas, II, p. 218. VICTORIATI NUMMI 3I5 L'ordinamento del Mommsen e quello del Grue- ber risentono dei principi ai quali è informata tutta la rispettiva cronologia della monetazione romana ; così, mentre il primo A. racchiude l'emissione del vittoriato fra il 228 e il 204. il secondo, non tenendo conto dei risultati degli ultimi studi sulla cronologia della più antica monetazione romana na/ische Notisien, p. io e segg.). Il ripostiglio appartiene alle collezioni numismatiche del Museo Nazionale di Napoli. {2) Raimondo Cocchi, Archivio delle R. Gallerie, tìlza I, n. 61, rela- zione autografa. — Gamurrini in Strozzi, Periodico di Num. e Sfrag., 1868, I, p. 33 e segg. — Bahrfeldt, Róm. Consulatmùnsen in ita/. Samm- Ittngen, p. 14 e segg. — Mom.msen, Numism. Notizien, 1. e. Il Gamur- RiM, che pel primo lo pubblicò, potè identificare tutti i pezzi tranne 4, rinvenendoli fra le collezioni numismatiche del Museo di Firenze. 3l8 LORENZINA CESANO di esemplari, il ripostiglio di Caltrano Vicentino (i), costituito da circa un migliaio di pezzi. Disgraziata- mente solo 365 poterono essere salvati e studiati dal prof. Orsi. Sono di essi anonimi 263 pezzi, portano lettere 28 e simboli 59. Di questi 87 pezzi la media è di gr. 2,93, degli anonimi 2,83; la media generale di tutto il ripostiglio risulta di gr. 2,86. Tre vitto- riati soltanto superano gr. 3,41 pesando gr. 3,75 ; 3,60 (anonimo) ; 3,50 (crescente lun.) ; buon numero di essi all'incontro si aggira pel peso intorno ai gr. 3, un maggior numero ancora pesa al di sotto di gr. 2,92, ed infine, alcuni pochi pezzi, anonimi, scen- dono a gr. 2,30; 2,20. Per il gran numero di esem- plari studiati e per l'ottima relazione del prof. Orsi, questo gruzzolo ha fornito la possibilità di rilevare fatti importantissimi e cioè : i) — Sono freschissimi, quasi fiori di conio, due pezzi di peso giusto ridotto, cioè di gr. 2,80 ed i seguenti pezzi ; con decempeda di gr. 2,50 - 3,00; fulmine, di gr. 2,50 - 2,75- 3,60 (?) ; méta, di gr. 2,60; spada gallica (detta altrimenti coltello) di gr. 3,00 - 3,00. 2) — Per quasi ogni simbolo, come per gli anonimi, si pos- sono distinguere chiaramente più gruppi secondo lo stato della conservazione, laddove i pezzi con le lettere ed i monogrammi si presentano di quasi uniforme grado di conservazione piuttosto scadente. 3) — Bene spesso i pezzi più consunti sono i più pesanti, 4) — I pezzi anonimi sono quelli che presentano la mag- giore varietà di pesi e di conservazione, a dinotare il maggior numero di emissioni, ciò che del resto dimo- strano tutti gli altri ripostigli dal numero di pezzi dei singoli gruppi. (i) Orsi in Notizie degli Scavi di Antichiià, 1894, p. 259-69. — Gni- RARDiNi, Scoperte archeologiche avvenute nel Veneto, dall'anno i8go al ipo2. Atti del Congresso intern. di Scienze Storiche, Roma, 1903, Archeologia, voi. V, p. 292. Il ripostiglio è conservato nel Museo d'Este. VICTORIATI NUMMI 319 Un quarto ripostiglio esclusivamente di vittoriati fu, a suo tempo, avvistato a Gambolò Lomellino, sul ciglio della grande costa del Ticino 0). Era composto di 170 pezzi, il maggior numero dei quali anonimi, altri coi simboli della clava, del cane, del cornuco- pia, della cuspide, del fulmine, della mosca, del cin- ghiale, del crescente lunare, ed anche colla leggenda CROI. Dice la breve insufficiente relazione che molti pezzi erano consumati dall'uso; nulfaltro si può da essa desumere. Si ha poi una breve incerta notizia di un quinto ripostiglio rinvenuto presso Battipaglia (Salerno) ^^\ lungo la via di Eboli, del quale non si conosce il contenuto andato disperso, ma di cui si salvarono solo 8 pezzi, 8 vittoriati, donde si ritenne fosse del tutto costituito di tale specie di monete. Degli 8 pezzi, 7 erano anonimi e pesanti gr. 4,00; 3,50; 3,25; 3,20; 3,20; 3,18; 3,00; 2,90; uno solo era segnato al diritto ed al rovescio dalle lettere ►-Te pesante gr. 3.50, onde una media generale di gr. 3,28; tutti erano poi un poco logori dall'uso. Da questi pochi dati si può dedurre che il gruzzolo fosse costituito di pezzi della prima emissione e quindi nascosto prima del 217 a. C. Ancora di un sesto ripostiglio, rinvenuto presso Foggia, di una quarantina di vittoriati, fa menzione il Bahrfeldt (3\ Ma l'A. ricorda soltanto che tre quarti dei pezzi erano anonimi, ed il resto, forse 11 esem- plari (4) portavano la lettera Q. Di questi due ultimi (i) Notizie degli Scavi, 1884, p. 167. (2) L. Foglia, Trovamenii archeologici in Rendiconto della R. Ac- cademia di Arch., Lett. e B. Arti, Napoli, n. s. xix, 1905 (estratto). (3) Ueber die àlteste Denare Roms, in Zeit. fùr Num., V, 1878, p. 51. (4) Id. id., p. 56, dove dà la media di 11 pezzi segnati dal Q di gr. 2,77 ; egualmente il D'Ailly dà la media di 12 esemplari simili in gr. 2,77, con un massimo di 3,39 e un minimo di 2,06 (p. 588). 320 LORENZINA CESANO ripostigli rilevo soltanto la ubicazione e non me ne occuperò più oltre. « * Dei ripostigli di monete romane di argento fra le quali si contino vittoriati mi sono noti i seguenti: a)lltalia : I — Roma (dintorni) del periodo 160-150 a. C. (i) di 121 de- nari, fra i quali 18 primitivi anonimi e 6 con simboli, 2 vittoriati (2). II — Maserà (Padova) di circa il 93 a. C, costituito di 1034 denari, fra i quali 141 pezzi anonimi e 180 vittoriati (3). Ili — La Riccia (Benevento) del 93 circa a. C, compren- dente 3005 denari e 1^0 vittoriati (4). IV — vS. Giovanni Incarico (Caserta) di circa il 93 a. C, comprendente all' incirca 800 pezzi ed alcuni vittoriati, dei quali esemplari furono esaminati solo 202 denari ed / vittoriato anonimo e consunto (5). V — Roncarolo (Vercelli) del 92 a. C, di circa 250 denari ed alcuni vittoriati (6). VI — Gerenzano (Pavia) del 92 circa a. C, composta di 52 denari, 6 vittoriati con simboli, 2 quinari e 54 monete galliche- massaliote (7). (i) Per la data dei singoli ripostigli mi sono attenuta alla crono- logia del Grueber ritenendola più fondata. (2) Rivista Hai. di Num., 1907, p. 211 e segg. (3) Garrucci, Civiltà Cattolica^ serie XI, voi. VII, 1881, p. 218 e segg. e voi. XII, 1882, p. 418 e segg. — De Petra in Notizie degli Scavi, 1883, p. 223 e segg. — Mommsen, Numism. Notisien, 1883, 1. e. — Bahr- FELDT, Zeitschrift f. Num., 11, r884, p. 202-211. — Grueber, Brit. Mus. Cat., I, p. 161. (4) Garrucci, Periodico di Num. e S/rag., V, p. 285. — Mommsen, Zeit. /tir Num., II, 1875, p. 32 e segg. — Grueber, op. cit., I, p. 161. (5)3De Petra, in Riv. Ital. di Num., 1893, p. 99 e segg. — Grueber, op. cit., I, p. 161. (6) Bruzza in Bullett., 1853, p. 132. — Mommsen-Blacas, II, p. 123, n. i. — Grueber, op. cit., I, p. 162. (7) Notizie degli Scavi, 1909, p. 266, 299. VICTORIATI NUMMI 32I VII — Crognaletto (Teramo) delI'SQ a. C, composto di 149 denari, fra i quali 15 primitivi con e senza simboli, 14 quinari, 4 vittoriati anonimi (i). Vili — Ostuni (Lecce) dell'SQ a. C, di 141 denari, fra i quali 19 primitivi con e senza simboli ed i vittoriato (2). IX — Siracusa deir87-86 a. C, composto all'incirca di 77 pezzi fra i quali due sesterzi ed / vittoriato anonimo (3). X — Carpena (Forlì), deir82-8i a. C, di 53 denari e / vit- toriati (4). XI — Carrara, di circa il 77 a. C, composto di oltre 3000 denari, 505 quinari, alcuni vittoriati e due dramme-delia lega achea (5'. XII — S. Miniato, di circa il 77-80 a. C, composto di 3479 pezzi, dei quali furono studiati soltanto 1180 esemplari, comprendenti 1095 denari (dei quali 33 anonimi primi- tivi), 70 quinari e ij vittoriati (6). XIII — [Roncofreddo (Savignano di Romagna), del 77-76 a. C. composto di circa 6000 monete di arg. romane e cioè : denari, quinari e vittoriati (?) (7)]. (i) Id., 1900, p. 43. (2) Riv. hai. di Num., 1908, p. 441 e segg. (3) Notizie degli Scavi, 1896, p. 495. Alle monete ivi enumerate si devono aggiungere questi altri 7 esemplari: S. A/ra (i es.), Q. Fabi (i es.), Cn. Lucr. (i es.), Sex Pompei Fostlus (2 es.), C. Servilius M. F. (i es.), L. Tilurius (i es.), i quali rinvengo nel Medagliere del Museo Na- zionale di Napoli (Invent. n. 124321) come facienti parte dello stesso ripostiglio. Di essi il pezzo di L. Titurius abbassa la data del seppel- limento all'87-86. (4) Notizie degli Scavi, 1899, p. 127. (5) Remedi, Relazione degli Scavi fatti in Luni neltantto iSjS-jg e di un ripostiglio lunense di medaglie consolari d'arg. trovate in Carrara nell'aprile del 1860. — Cavedoxi, Bullettino dell'Istituto Archeol., 1860, p. 139, 203; 1861, p. 121. — MoMMSEN, Annali dell'Istituto, 1863, p. 64 e segg. — Mommsen-Blacas, Histoire, li, p. 136 e segg. — Grueber, op. cit., I, p. 361. — Cavedoni, Ragguaglio archeol. di un antico ripostiglio di monete romane d'arg. scoperto presso Carrara in Opusc. relig. letterari, morali, tomo Vili. (6) Gamurrini in Strozzi, Periodico di Num. e S/rag., 1873, p. 240 e segg. — MoMMSEN in Zeit. fùr Num., II, p. 45 e segg. — Grueber, op. cit., I, p. 361. (7) Cavedoni, Ragguaglio dei Ripostigli, p. 25, 44. — Mommsen- 322 LORENZINA CESANO XIV — Alba di Massa (Tagliacozzo, Abruzzi), di circa il 77 a. C, composto di 99 pezzi fra i quali 83 denari, 15 quinari ed / vittoriato di gr. 3, consunto, col simbolo del decempeda al ^ (i). XV — Palestrina, di circa il 74 a. C, composto di 366 denari, 32 quinari ed i vittoriato (^). XVI. — Compito (Lucca), di circa il 51 a. C, composto di 955 denari, 23 quinari ed i vittoriato (3). XVII — Mignano (Campania), di circa il 49 a. C, composto di 35 denari ed / vittoriato (4). (3) Corsica : XVIII — Aleria, di circa il 38 a C, composto di circa no pezzi, di cui 106 denari, i quinario, 2 vittoriati ed i de- naro di Giuba di Mauretania (5). y) Hi spania : XIX — Cazlona (presso l'antica Castulo), di circa il 90 a. C, composto di pili che 683 pezzi, tanti essendone stati salvati dalla dispersione e studiati, contenenti insieme coi denari romani il doppio vittoriato, l'unico finora co- nosciuto, di gr. 6,37 ma bucato, ed 8 pezzi celtiberici (6). XX — El Centennio (La Carolina, Sierra Morena), del 90 a. C, di 75 pezzi dei quali 2 vittoriati anonimi (7). Blacas, Histoire, IF, p. 102, 140. — Il Borghesi esprime dei dubbi circa la presenza dell'antico vittoriato in questo ripostiglio, ove si rinvennero parecchi esemplari dei quinari dei monetari posteriori al 104, cfr. Oeuvres, li, p. 311. (i) Appartiene da poco alle collezioni numismatiche del Museo Na- zionale romano e sarà da me descritto fra breve su questa Rivista. (2) MoMMSEN in Boll, deiristit. di corrispondenza arch., 1874, agosto- settembre, p. 276 e in Zeil. fiìr Nnm., II, 1875, p. 59 e segg. — Grueber^ op. cit., I, p. 363. (3) MoMMSEN in Periodico di Nnm. e S/rag.^ VI, 1874, p. 109, 120 e in Zeit. fitr Num., 1875, II, p. 352 e segg. (4) Notizie degli Scavi, 1891, p. 290. (5) Milani, Di alcuni ripostigli di monete romane in Museo di anti- chità classica, II, i, 1886, estratto. (6) MoMMSEN, Annali dell'lstit. Arch., 1863, p. 11 e segg. — Mommsen- Blacas, Histoire, II, p. 124. — Willers, Wien. Numism. Zeitsch., 1902, p. 16 dell'estratto. — Grueber, op. cit., I, p. 190. (7) G. F. Hill in Numism. Chronicle, 1912, estratto. VICTORIATI NUMMI 323 XXI — Liria (Valenza del Cid), di circa il 45-43 a. C, com- posto di circa 1000 pezzi fra i quali 984 denari, i vitto- riato e 2 denari celtiberici (k. Per il ripostiglio di Numanzia v. p. 304. S) Dacia : XXII — Grosspold, del 38 a. C. (?), composto di 500 denari ed alcuni vittoriati (2). s) Moesia superior : XXIII — Ricordo ancora il ripostiglio di Uskùb (ant. Scupi), di 1403 pezzi, dei quali 7 denari rep. ed i vittoriato, tutti gli altri denari ed antoniniani dell'impero fino ai Filippi compresi (3). Per numero di pezzi più importanti fra i ripo- stigli succitati sono quelli di Maserà e di La Riccia, cui seguono quelli di San Miniato e Carrara. Soltanto per il primo si ha una esauriente descri zione del prof. De Petra, dalla quale rilevo, che la media dei 19 esemplari con simboli è di gr. 2,70; degl altri 19 pezzi con lettere e monogrammi è di 2,83 degli anonimi è di 2,72; donde risulta una media generale di gr. 2,80. Più pesanti fra tutti sono alcun vittoriati anonimi che raggiungono il peso di gr. 3,50; 3,49; 3,45, e di cui una ventina almeno supera il (i) MoMMSEN in Annali dell'Istit., 1863, p. 69 e segg. — Willers, Wien. Ntim. Zeii., 1902, p. 16 dell'estratto. — Mommsen-Blacas, II, p. 144. — Grueber, op. cit, I, p. 502. (2) Archiv. fiir Knnde ósierreichisch. Geschichts. quellen, XXIX, 1863, p. 311. — Mommsen-Blacas, II, p. 139. — Grueber, op. cit., I, p. 560. — È opportuno ricordare qui un altro ripostiglio dacico, rinvenuto a Hev- Szamos, di circa il 77-76 a. C, composto di 120 denari rep. rom. e 345 dramme di Dyrrachium, Kenner., Archiv., e. s,, XXIV, p. 377. — Mommsen- Blacas, II, p. 471 e segg. — MoMMSEN in Zeit. f. Num., II, p. 57 e segg, (3) Nttmism. Zeilschrift, 1908, p. 37 e segg. 324 LORENZINA CESANO peso di gr. 3,00; sono poi ancora notevoli per il peso, l'esemplare con NE di gr. 3,62, quello con fP di gr. 3,16 ed un terzo con L-T di gr. 3,06; poi uno con lo sa'pw di gr. 3,25, due colla punta di lancia di gr. 3,06; 3,01, due altri col crescente di gr. 3,07; 3,04. Ai pesi minimi di gr. 2,00; 1,97; 1,80 scendono soltanto alcuni pezzi anonimi, laddove per gli altri due gruppi Tultimo peso è quello di un pezzo col cinghiale di gr. 2,19. Per questo gruzzolo i vittoriati rappresentano Ve del tutto. Del ripostiglio di La Riccia si ha una relazione del tutto insufficiente ; si sa soltanto che 18 erano gli esemplari con simboli, 9 quelli con lettere, 121 gli anonimi, dei quali ultimi il peso variava tra gr. 3,61 e 2,75. 1 vittoriati di S. Miniato, in numero inferiore di molto di quello dei precedenti gruzzoli, sono ano- nimi (n. 5 dell'ordinamento Mommsen-Blacas); di essi però non ci è dato il peso e del tutto ignoti ci sono i pezzi di Carrara. Importantissimo è ancora il ripostiglio spagnuolo di Cazlona, per l'unico doppio vittoriato noto fino ad oggi, pesante gr. 6,37, ma bucato, il quale ri- sponde ad un vittoriato di gr. 3,12, dunque di peso pieno, dato lo stato di conservazione del pezzo ri- mastoci. Come si sa, dalla Spagna ci provengono ancora i pochi vittoriati noti con leggenda incusa, pesanti rispettivamente gr. 3,47; 3,11; 3,00; 2,99; 2,95 ^^^> i quah ci danno una media di gr. 3,14, cioè il peso del vittoriato di peso pieno ancor esso. Dei ventidue sucitati ripostigli, diciassette sono stati rinvenuti nella penisola italica, sparsi in quasi (i) MoMMSEN, Sopra alcuni ripostigli di denari romani scoperti nella Spagna in Ann. delVIstit. Arch., 1863, p. 5 e segg. — Bahrfelut, Ueber die (ilteste Denare Roms in Zeit. f. Nttm., V, 1878, p. 37 e segg. VICTORIATI NUMMI 325 tutte le regioni settentrionali, meridionali e del centro; tre nella penisola iberica, uno nella più tarda Dacia; inoltre quindici risalgono agli anni 93-74 a. C, buon numero dei quali ed i piìi importanti fra tutti Ma- serà, La Riccia, Cazlona ed El Centenillo al periodo 93-87 a. C. W, tali gruzzoli dunque furono nascosti pochi anni dopo la promulgazione della lex Clodia, la cui data 104 è però incerta, all'epoca dell'emis- sione dei nuovi vittoriati-quinari di C. Egnatuleius, T. Cloulius, P. Vettius Sabinus, C. Fundanìus e Cn. Lentulus ^^\ ed ancora dei quinari anonimi colla testa laureata di Apollo, già considerati quinari dal- l' Eckhel, semi-vittoriati dal Borghesi e dal Cavedoni e poi dal Mommsen (3), ma dubbiosamente, che li credette emessi circa il 124 a. C, e che ora, sulla scorta dei ripostigli, sono più equamente apposti ancor essi air89-9o a. C. (+). I vittoriati di tutti questi ripostigli misti del I sec. a. C. corsero dunque come quinari confusi coi quinari veri e propri che quelli contenevano e cioè: Gerenzano (2 es.), Crognaletto (14 es.), Car- rara (505 es.), S. Miniato (70 es.), Roncofreddo (?), Alba di Massa (15 es.), Palestrina (32 es.), Compito (23 es.), Aleria (i es.). Dopo la lex Clodia inoltre, e per molto tempo di poi (5), il tipo del quinario così anonimo come iscritto, della repubblica e poi dell'impero, si ispira a quello del vittoriato demonetizzato per rendere pri- (i) Si deve tener presente che non si hanno relazioni di ripostigli più antichi di questi, se si eccettui quello di Roma, qui pure notato. (2) Cfr. sopra a p. 310. (3) Eckhel D. n. v. V, p. 44. — Mommsen-Blacas, op. cit., II, p. 102, 418 e note. — Cfr. Borghesi, Oeuvres, II, p. 311; 295-7. — Cavedoni, Rip., p. 156 nota. — Babelon, Monnaies, I, p. 75 e segg. (4) Grueber, op. cit., II, p. 313, che li considera coniati in una zecca locale. (5) KuBiTSCHEK, Stttdien zu Mùmen der ròm. Republik^ p. 46 e segg. 326 LORENZINA CESANO mieramente più facile la equiparazione dei vecchi pezzi coi nuovi in ossequio alla legge e per giustifi- care inoltre il nuovo nome con cui viene designato comunemente d'ora in poi. * * * Un esame accurato dei ripostigli di soli vitto- riati mi detta le seguenti considerazioni : Due almeno di quei ripostigli, quelli di Fano e di Pisa, sono composti interamente di pezzi più o meno consunti, fra i quali cioè non si trovano ne pezzi freschi, né tanto meno fiori di conio. Da ciò si deduce chiaramente che tutti i pezzi hanno circolato un certo tempo prima di venire a costituire il ripo- stiglio. Per questi gruzzoli i pezzi mancanti non pos- sono determinare sicuramente la data ante quem del nascondimento, potendo la loro assenza esser del tutto casuale (0 ; inoltre la condizione di generale consunzione, sebbene di vario grado per i singoli pezzi, non aiuta di molto alla compilazione del quadro cronologico dei componenti. Secondariamente, ecce- zione latta dal gruzzolo di Caltrano Vicentino, tutti gli altri sono troppo esigui per poter egualmente affermare con sicurezza che i pezzi mancanti a cia- scuno di essi sieno stati emessi dopo il nascondi- mento (2). Il peso è quindi il solo dato certo, indiscu- tibile, su cui fondare una ricerca per giungere ad un risultato definitivo circa le varie questioni crono- logiste sospese e innanzi tutto per datare questi stessi ripostigli. Primo fra tutti appare il ripostiglio di Tarentum per l'alto peso medio dei pezzi, tutti esemplari di peso pieno, e per la composizione del gruzzolo, del (i) Cfr. MoMMSEN in Niimi^m. Noi., I. e. (2) Idem, ibidem. VICTORIATI NUMMI 327 quale è minimo il numero di pezzi con simboli e lettere in confronto con quello degli anonimi, rappre- sentando i primi \ j di tutto l'insieme. Il ripostiglio è quindi di molto anteriore all'età della riduzione (217 a. C). Segue immediatamente ad esso il ripostiglio di Canosa, tutto di vittoriati della prima emissione, le cui medie di peso per i singoli gruppi degli anonimi, dei simboli e dei monogrammi si avvicinano a quelle del precedente, sebbene la composizione del riposti- glio sia diversa, i pezzi iscritti rappresentando più di un terzo di tutto il gruzzolo. Deve quindi esser qui annoverato il ripostiglio di Battipaglia, se, come tutto induce a credere, esso era costituito solo di vittoriati. Quarto in ordine di tempo appare il ripostiglio di Pisa, il cui peso medio è inferiore a quello dei pre- cedenti gruzzoli, comprendendo già sicuramente pezzi dell'emissione ridotta, ed i cui esemplari con sim- boli e con lettere rappresentano '/\. del tutto. Esso è certamente posteriore, di alcuni anni, al 217. Di poco posteriore è il numeroso ripostiglio di Caltrano Vicentino, la cui media generale è ancora più bassa comprendendo un maggior numero di pezzi dell'emissione ridotta, e gli esemplari con lettere e simboli rappresentando solo un quarto del tutto. Ultimo viene il ripostiglio di Fano, costituito di pezzi il cui peso si aggira intorno a quello del vit- toriato ridotto, alcuni esemplari raggiungendo pesi minimi di gr. 2,30; 2,20; 2,15; 2,00. I pezzi con sim- boli e con lettere rappresentano, egualmente che per il precedente, un quarto del tutto, ciò che bene ri- sponde sia alla costituzione sia all'età del riposti- glio stesso. Il quale potrebbe esser stato nascosto dopo la sospensione definitiva dell'emissione e quindi circa la metà del II secolo a. C. 328 LORENZINA CESANO * * * L'esame dei ripostigli misti mi suggerisce altre e pure importanti considerazioni. Tutti i ripostigli misti, così i più importanti per numero di pezzi, Maserà, La Riccia, come quelli che un solo vittoriato contengono, così il più antico, di Roma, come il più recente, ci danno vittoriati più o meno consunti, fra i quali non si trova ne un esemplare fresco ne tanto meno un pezzo fior di conio. Questo fatto è documentato nelle rispettive relazioni, in quelle almeno che hanno studiato la composizione dei ripostigH con la dovuta cura. Più o meno consumati e logori sono i 179 vittoriati del ripostiglio di Maserà, i cui denari sono all' incontro in ottimo stato di conservazione e moltissimi fior di conio ; i denari più antichi che mostrano di aver cir- colato abbastanza e quindi sono usati, appaiono ancor essi in condizioni incomparabilmente migliori che non i vittoriati stessi coi quaH alcuni hanno comune il simbolo o il monogramma. Un esame accurato del ripostiglio mi ha posto in grado di controllare questa osservazione, già fatta a suo tempo dal Garrucci e dal De Petra, i quali pensarono che i denari di questo ripostiglio fossero stati scelti accuratamente per esser conservati per il commercio con Roma, laddove i vittoriati, rappresentando la moneta spicciola più in uso ed in corso nella regione, si raccolsero più con- sunti. Per il ripostiglio di La Riccia, il Mommsen nota che i vittoriati anonimi e quelli con simboli erano molto consunti, quelli con lettere consunti ; anzi dalla relazione si rileva che i pezzi segnati col monogramma IVE erano consunti, laddove il denaro rispondente, con l\^, era nuovo. Per il piccolo ripostiglio di Siracusa il De Petra VICTORIATI NUMMI 329 osserva che il vittoriato, un pezzo anonimo di gr. 3 di piccolo diametro e forte spessore, è usato, ciò che ho riconosciuto pur io ; esso è usato quanto i più antichi e quindi i più sconservati denari del gruz- zolo. Lo stesso dicasi per il ripostiglio di Carpena, pel quale si nota espressamente che i vittoriati erano molto consunti, laddove gli altri pezzi erano in mi- gliore stato di conservazione; pel ripostiglio di Pa- lestrina, il cui vittoriato era logoro come le più antiche monete del ripostiglio, mal coniato colle rap- presentanze eccentriche e quindi risultato anepigrafo; per quello di Aleria, i cui due pezzi di gr. 1,90 e 2,30 sono consumati così come i pochi denari più antichi anonimi e iscritti del gruzzolo; per quello di San Giovanni Incarico, il cui unico vittoriato ano- nimo, era consunto; per quello di Alba di Massa, da me studiato, il cui vittoriato è il pezzo più consunto, anche più dell'unico denaro a peso pieno (gr. 4,20) col simbolo dell'orecchio ; e infine anche per il ripostiglio, più antico, di Roma, di cui tutti i denari sia anonimi sia iscritti sono nuovi o nuovis- simi ed anche fior di conio, laddove dei due vitto- riati l'uno è usato e l'altro consumato ^^\ Questo fatto, il quale, come si è veduto, aggrava le difficoltà di datare i ripostigli di soli vittoriati, offre invece per questi altri gruzzoli il dato più si- curo a risolvere definitivamente il problema crono- logico intorno all'inizio ed alla sospensione definitiva della coniazione di questa moneta; per esso resta infatti confermato che l'emissione si è iniziata almeno (i) All'incontro nulla o quasi nulla è detto dello stato di conser- vazione dei pezzi più antichi del gruzzolo di Ostuni, pel quale si nota soltanto che " le monete sono tutte più o meno usate, molte anzi logore ma non mancano i pezzi freschi, specialmente fra i più recenti „. Lo stesso dicasi per quelli di Crognaletto, di Compito e di Gerenzano, pel quale non si ricordano i simboli né dei denari né dei sei vittoriati. 330 LORENZINA CESANO tanto presto quanto quella del denarius più antico, ed è cessata prima della metà del II secolo a. C. ^^). A maggiore conferma dell'alta antichità cui risale la prima emissione del vittoriato, noterò ancora che tutto concorre a provare che questa moneta se- gue le stesse leggi le quali regolano l'emissione del denarius primitivo, dovendo noi logicamente ammet- tere che i vittoriati a leggenda incusa sono tanto antichi quanto i denari a leggenda incusa e ben sa- pendo che essi sono poco più rari di questi e che i vittoriati anonimi sono stati emessi in maggior nu- mero che non quelli con simboli ed iscritti H così come avvenne per il denarius primitivo. Un'altra importante constatazione da me fatta, che cioè, eccetto il ripostiglio di Canosa, in nes- sun ripostiglio succitato si rinvennero quadrigati, mi detta ancor un'altra osservazione, la quale mo- difica quanto finora si è creduto di affermare, senza prove sicure (3), circa la contemporaneità di emis- sione dei quadrigati e dei vittoriati; io penso invece che la prima emissione del vittoriato segna la fine del quadrigato. A questa affermazione mi induce il constatare : i) che sono oggi in maggior numero co- nosciuti esemplari del quadrigato a leggenda incusa che non a leggenda in rilievo, e ciò contrariamente a quanto si verifica per il denarius e per il vitto- riato (4); 2) che un solo simbolo, la spiga, appare (i) Ciò che conferma la teoria più recente di cui I'Haererlin è l'ul- tirno esponente. (2) Laddove tutti gli AA. sostengono il contrario, senza fondate ragioni. (3) Cfr. p. 304, n. I. (4) Cfr. Bahrfeldt in Rivista Ital. di Num., 1899-900, p. 68 e segg. ove l'A. ha raccolto tutti i quadrigati noti e tutti i ripostigli di quadri- gati. Questi sono abbastanza rari ; so però di un gruzzolo di più di 400 quadrigati conservato nel Museo di Taranto ed ivi rinvenuto a Mon- tedoro, dei quali non mi è riuscito di sapere se la relativa leggenda VICTORIATI NUMMI 33 1 sul quadrigato a leggenda in rilievo, ed ancora su di un minimo numero di esemplari ^^) ; 3) che per i caratteri estrinseci il quadrigato si distingue netta- mente dal vittoriato ; questo è di conio romano per arte, rilievo, forma del tondino, per le dimensioni delle figurazioni rispetto al campo della moneta, infine per l'aspetto esteriore e la tecnica del pezzo in tutto il suo insieme, quello è all'incontro ancora greco, o meglio greco-romano, derivazione diretta dalle didramme precedenti di piede romano; 4) che il quadrigato ha il suo mezzo quadrigato così come il vittoriato ha il suo mezzo vittoriato, l'una e l'altra metà egual- mente rare e di tipo identico al rispettivo pezzo in- tero; 5) che se poi si pensi allo scopo che ebbe la coniazione transitoria del vittoriato, cioè quello di alimentare il commercio esterno di Roma soppian- tando la moneta d'argento greca e di segnare la via al denarius, che lo seguì immediatamente in ogni paese, non si può ammettere che Roma, contemporanea- mente al denarius, coniasse, per l'uso esterno, una moneta di peso superiore e tale da poter a sua volta sia incusa o in rilievo, malgrado mie richieste ; nel Museo Nazionale di Napoli sono conservati due gruppi di quadrigati : l'uno, di 42 pezzi, di cui tre soli a leggenda in rilievo, mostra a sicuri segni, per lo stato di conservazione e per la patina uniforme, di aver costituito o almeno fatto parte di un ripostiglio, per quanto sia entrato a far parte delle collezioni del Museo per acquisto, e nulla si sappia circa la sua prove- nienza; l'altro di 36 pezzi, tutti, meno i, a leggenda incusa, ed appar- tenenti certamente ad un gruzzoL', perchè egualmente, profondamente ossidati, ma pur essi di provenienza ignota; non sarebbe improbabile però provenissero da Pompei, essendo stati esumati dai Depositi del Medagliere stesso. Nel Museo Britannico sono conservati 31 quadrigati dei quali 8 pezzi con leggenda in rilievo, uno con leggenda in parte incusa, tutti gli altri 23 esemplari con leggenda incusa, cfr. Grueber, op. cit. II, p. 132-134. (i) Cfr. Bahrfeldt in Riv. Ital. di Num., 1899, p. 445-46. Sono 13 gli esemplari noti all' A. — Un altro esemplare è conser\'ato nel Museo Nazionale di Napoli, coli. Santangelo. 332 LORENZINA CESANO emergere di fronte al denarius stesso e riuscire allo scopo opposto cercato da Roma. E questa mi ap- pare anco una almeno delle ragioni della coniazione effimera del doppio vittoriato. * * « A costituire, il più approssimativamente possi- bile, la serie cronologica dei vittoriati, gioverà un esame particolareggiato di tutto il materiale raccolto nelle quattro tabelle qui annesse A, B, C, D, sulla scorta dei ripostigli stessi. II. peso variando per quasi ogni esemplare così come si verifica per tutte le monete antiche, ho cre- duto stabilire la seguente norma direttiva pel mio studio: ho considerato di peso pieno i pezzi che supe- rano i gr. 3, ed i gruppi di pezzi simili, la cui media supera egualmente i gr. 3, pur contenendo qualche esemplare, in via eccezionale, di peso inferiore a questa media, ma di poco ; e, di conseguenza, ho considerato di peso ridotto i pezzi che pesano meno di gr. 3, e quei gruppi di pezzi di cui qualche esem- plare sorpassa eccezionalmente, e di poco, questo peso, ma che ci danno una media egualmente infe- riore ai gr. 3, e, di solito, inferiore ancora al peso di gr. 2,90, solo dall'insieme di molti pezzi poten- dosi avere V impressione esatta, e quindi la certezza, che gli esemplari di un dato gruppo appartengano all'una o all'altra emissione o ad entrambe. È questa la stessa norma cui mi sono attenuta per lo studio delle monete di bronzo della repub- blica romana W ; per il vittoriato infatti si verifica quello che io per l'altra serie monetale repubbhcana ho notato, e cioè che il peso legale, sia pieno che (i) Cfr. Riv. hai, di Num., 191 1, fase. 3. VICTORIATI NUMMI 333 ridotto, rappresenta un massimo poche volte rag- giunto e pochissime volte superato dai pezzi, e che, specialmente dopo la riduzione, i pezzi pesano sem- pre molto meno di quel peso legale, ciò che non si può spiegare soltanto collo stato di maggiore o minore consunzione dei singoli pezzi prodotta dall'uso, ma, egualmente che per il bronzo, si deve anche considerare come il risultato dell'applicazione di un chiaro e pratico concetto del legislatore, il quale contava sui vecchi esemplari più pesanti ancora in corso per compensare la deficienza dei nuovi ; la media dei ripostigli di Caltrano Vicentino gr. 2,86, di Pisa gr. 2,74, che sono i più recenti gruzzoli di soli vittoriati, come pure la media dei vittoriati di Maserà gr. 2,80, si avvicinano infatti sensibilmente al peso legale fissato dalla riduzione. Il ripostigho di Tarentum contiene un solo sim- bolo, la punta di lancia, e due monogrammi ÌP e C— M, ciascuno dei quali tre gruppi dà una media che si avvicina di molto a gr. 3,41 ; simbolo e mono- grammi si rinvengono in tutti i rimanenti ripostigh di soli vittoriati, e fra questi enumero, ripeto, anche quello di Canosa, eccetto C— M assente da Fano, ed i pezzi relativi hanno un peso medio che, seppure in- feriore a quello di Tarentum, pure supera di molto i gr. 3, eccetto f& per Pisa. Il materiale noto di di- versa ed ignota provenienza ci dà però pezzi che denunziano anche l'emissione ridotta. Si può inoltre ammettere per certo che così il simbolo come i due monogrammi hanno segnato le prime emissioni di vittoriati, ciò che viene confer- mato dal nuovo ripostiglio di Canosa, e devono quindi esser posti a capo della serie nel quadro cro- nologico che ho cercato di tracciare. Il ripostiglio Canosino comprende a sua volta altri sei monogrammi: V al diritto o al rovescio dei 334 LORENZINA CESANO pezzi; Nfi; P; k -T; Q. Eccetto, forse, quest'ultimo, tutti gli altri vi segnano pezzi esclusivamente di peso pieno, laddove il restante materiale noto denunzia anche la seconda emissione. Per la lettera Q i pochi esemplari conosciuti, come anche i due pezzi di Canosa, m'indu- cono ad ammettere la sola emissione ridotta, ed al- l'incontro i due esemplari della collezione Fabretti a Torino ed i due pezzi di Canosa con ^ al diritto, la sola, emissione a peso pieno. Nel ripostiglio di Pisa sono rappresentati altri tre simboli: mazza, spiga e pentagono. Quest'ultimo deve certamente distanziarsi dagh altri perchè si rinviene soltanto a Fano, e così là come qui di peso ridotto. La mazza e la spiga segnano invece pezzi di peso pieno a Pisa ed a Caltrano, pezzi ridotti a Fano ed a Maserà, e le due serie per ciascuno di quelli sono egualmente rappresentate nei Medaglieri di Napoli, di Londra, ecc. Il ricco ripostiglio di Caltrano comprende an- cora altri quattro monogrammi TAMP, AA, ME, INA e quasi tutti gh altri simboli noti. I simboli mancanti, vena- bulum e torques, sono i più rari; del venabulum l'unico pezzo ci è dato dal Borghesi (i), e del torques, di dubbia identificazione, tre esemplari sono citati dal D'Ailly, ed un quarto è a Londra. Il peso dell'esem- plare noto col venabulum, fior di conio, ci indurrebbe a considerarlo della prima piuttosto che della se- conda emissione, i pezzi col torques si dovrebbero all' incontro enumerare, pel peso, alla seconda e non già alla prima, ma io sono d'avviso che il cosidetto torques sia il Q mal riuscito e i rispondenti esemplari debbano quindi confondersi con quelli del mono- gramma. Dei monogrammi mancanti a questo ricco ripo- (i) Oetivres compi., IF, p. 290, n. 41. VICTORIATI NUMMI 335 stiglio CROI e C segnano pezzi di Fano e delle col- lezioni citate, appartenenti alle due emissioni; N segna al diritto un pezzo unico di Londra, di peso pieno, ROMA un esemplare, anch'esso unico, di peso minimo, citato del D'Ailly e KOP pezzi del D'Ailly e della collezione di Londra e di Berlino (gr. 2,80), di peso ridotto. Dei simboli e dei monogrammi rappresentati nel ripostiglio di Caltrano si possono distinguere vari gruppi : i) i simboli che segnano pezzi di peso decisamente ed esclusivamente ridotto: cane, cornu- copia, elmo, per i quali ancora i pezzi di Fano, di Maserà e quelli di provenienza e di collezioni diverse confermano l'appartenenza alla seconda emissione; 2) i simboli che segnano pezzi riferibili alle due emis- sioni egualmente confermate dai pezzi corrispondenti di Fano, di Maserà e delle varie collezioni citate: spada gallica; crescente; fulmine; Scipio ^ cinghiale, mosca, meta ; 3) i simboli dello scorpione, del fal- cetto e del mazzuolo, che segnano pezzi unici o quasi — col falcetto si conoscono due esemplari — che non si possono con sicurezza apporre all'una piut- tosto che all'altra emissione. Lo stesso dicasi dei monogrammi, un certo nu- mero dei quali però è rappresentato da un solo esem- plare noto e sono: C— AA; A; NE; T; onde si è indotti a supporre che sieno risultati dalla lettura inesatta di C— M, TAMP o MAT e ^. e SÌ deve quindi per ora so- spendere un giudizio. Un secondo esemplare con T era nel ripostiglio di La Riccia, ma probabilmente sull'uno e sull'altro si doveva leggere L— T, la L sotto il collo di Giove al diritto potendo facilmente sfug- gire all'osservazione. Degli altri monogrammi contenuti nel ripostigho di Caltrano, i pezzi con TAMP e con NE appartengono forse alla sola emissione ridotta cosi come quelli con 336 LOR ENZIMA CESANO AÀ, MAT, ciò che viene confermato senza eccezione, da Fano, Maserà e dagli altri pezzi noti. Tenuto conto quindi del peso dei pezzi e della composizione dei ripostigli, allo stato presente della conoscenza credo di poter tracciare il seguente qua- dro cronologico dei vittoriati W : I. — SIMBOLI. Emissione con peso pieno. Emissione con peso ridotto. 268-217 a. C. 217-170 circa a. C. Punta di lancia. (?) Spiga. Spiga. Mazza. Mazza. Crescente. Crescente. Scipio al diritto. Scipio al diritto. Mosca. Mosca. Spada gallica. Spada gallica. Cinghiale. Cinghiale. Meta. Meta. Venabulum. — Fulmine (?). Fulmine. — Scipio al rovescio. — Pentagono. — Cane. — Scorpione. — Cornucopia. — Elmo. II. — LETTERE E MONOGRAMMI V al diritto. k? IVP. IVP. C-M. C-M. V al rovescio. V al rovescio. T. T. (i) S'intende che i vittoriati anonimi si suddividono ancor essi nei due gruppi di pezzi a peso pieno 268-217, ed a peso ridotto 217-170 circa. VICTORIATI NUMMI V-T. k-T. \fi. \B. CROT. CROT. C. c. TAMP? (in mon.). TAMP (in mon.). [UE? IVE. Q? Q. — AÀ (in mon.). — MAT (in mon.). — ROMA (in mon.). — KOP (in mon.). -- 337 Non sarà ora inopportuno un esame comparativo di tutto il restante materiale numismatico di argento e di bronzo segnato dai simboli e dai monogrammi che abbiamo rinvenuto e studiato sui vittoriati, per- chè, costituendo il quadro più completo possibile di questo antico periodo della monetazione romana, al quale la presenza del vittoriato dà un carattere più complesso ed interessante, potremo sorprendere le relazioni di tempo e di luogo denunziate per i vari gruppi dallo stesso simbolo o monogramma ('). Dal materiale edito ed a me noto, finora consta che appariscono : 1. — a) Dei simboli: 1. — Sul bronzo e sul denaro i seguenti : punta di lancia, mazza, crescente, Scipio, meta, cinghiale, cane, cornu- copia, elmo, coltello, spiga, mosca, fulmine. 2. — Sul denaro soltanto : scorpione, pentagono, tridente o venabnlum. 3. — Sul bronzo soltanto : mazzuolo. P) Dei monogrammi : 1. — Sul bronzo e sul denaro: TAMP (in monogr.); RE; C; MAT (in monogramma). (i) Ricerca che oggi si può fare agevolmente grazie al ricchissimo Catalogo del Museo Britannico, ove, nelle note, sono opportunamente ricordati i vari dati utili a sapersi. 43 338 LORENZINA CESANO 2. — Sul bronzo, sul denaro e suddivis. ; ROMA (in mon.). 3. — Sul bronzo, sul quinario e sul sesterzio: ^; Q. 4. — Sul bronzo soltanto: V — T. 5. — Sul denaro e sul quinario: MT (in mon.). 6. — Sul denaro soltanto : IVP. 7. — Sul quinario soltanto : KOP (in mon.). Y) Sono propri esclusivamente dei vittoriati: \B; CROT; C-M; N. II. — a) Che così per il bronzo come per l'argento se- gnato dai simboli e dai monogrammi precitati si riconoscono emissioni da considerarsi parallele a quelle dei vittoriati cor- rispondenti (0, essendo state sinora identificate : 1. — L'emissione sestantaria del bronzo segnato dalla mazza, dal cornucopia (2), dallo sapio (3). 2. — Le due emissioni, sestantaria ed onciale, pel bronzo se- gnato dalla punta di lancia, dalla spiga, il crescente, la mosca (4), la spada gallica (5), il fulmine (6), il cinghiale (7), la meta (8). (i) Per l'identificazione delle sing(jle emissioni del bronzo e del- l'argento mi sono valsa, oltre che del Catalogo del Grueber, ancora del D'AiLLY, del Mommsen, e della mia conoscenza del materiale edito ed inedito delle collezioni dei Musei Nazionali di Roma e di Napoli, uniformando le mie deduzioni al concetto che mi ha dettato il lavoro sul bronzo repubblicano romano, pubblicato su questa Rivista, 1911, fase. III. (2) Cfr. Cesano in Riv. Hai. di Niiih., 191 i, p. 42 e segg. (3) Il Grueber fa coniare a Roma e nell'età sestantaria 229-217 il denaro ed il vittoriato collo Scipio al rovescio insieme col quadrans e col sestans con lo scipio al diritto ; poi fa coniare a Roma, nel periodo on- ciale, il denaro ed il vittoriato con lo scipio al diritto; infine appone ad una zecca locale nel periodo 240-217 il pezzo d'oro da 60 sesterzi, il denaro ed il bronzo collo stesso simbolo al rovescio. (4) Il Grueber distingue due emissioni del bronzo e dell'argento ; la prima, urbana, con bronzo sestantario e denaro; la seconda, locale, con bronzo onciale, denaro e vittoriato. (5) Si può considerare l'asse del Museo Britannico sestantario e non onciale, pur pesando gr. 35. (6) Cfr. D'AiLLY, Recherches, tav. 83, n. 12-20 e tav. 84, n. 1-2. — Grueber, I, p. 56, nota. (7) Cfr. Cesano, Riv. Ital. di Nimi., 191 1, fase. Ili, appendice .(4, p- 14/ 38. (8) Cfr. Idem, ibidem e Grueber, I, p. 59 nota. VICTORIATI NUMMI 339 3. — Le doppie emissioni, a peso pieno ed a peso ridotto, del denaro con la mazza, la spiga, la cuspide, lo Scipio, la spada gallica, il pentagono, il cornucopia, il cre- scente (i). 4. — L'emissione onciale del bronzo segnato dal cane e dall'elmo, 5. — L'emissione ridotta del denarius col cane, coll'elmo, col fulmine, col cinghiale, con la meta, la mosca, il tri- dente, lo Scipio [decempeda) sul diritto. P) Quanto poi ai monogrammi : > fP pare segni solo denari molto rari (2), di cui quello dato dal Mommsen, di gr. 3,90, è certamente dell'emissione ridotta ; V, di Lucerà, segna bronzi di tre emissioni, trien- tale, sestantaria ed onciale, quinari e sesterzi di peso pieno; Q segna bronzo sestantario, quinari di peso pieno e ridotto; V — 1 segnano bronzo di tipo non comune ma di emissione sestantaria ; C segna assi sestantari, denari di peso pieno e semissi onciali; TAMP (in mon.) segna bronzi sestantari ed onciali (3) e denari di peso ridotto; VE bronzi delle due emis- sioni e denari ridotti ; MAT (in mon.) denari e bronzi pre- valentemente onciali; MT (in mon.) segna denari, che il Grue- ber attribuisce ad un Matienus, del periodo onciale 196-173, di coniazione locale e rozza, e quinari che lo stesso A. at- tribuisce a Mateola, città dell'Apulia, dove sarebbe stato co- niato il vittoriato sino dal 229, laddove i pesi dei vari qui- nari delle collezioni di Londra denunzierebbero piuttosto l'emissione ridotta; ROMA (in mon.) segna nominali inferiori dell'asse di peso sestantario, un denaro di peso pieno di gr. 4,27, un quinario di gr. 1,81, un sesterzio di gr. 1,01 (4). Questa corrispondenza quasi generale delle sin- gole emissioni del bronzo, del denarius e del vitto- (i) Grueber, ib., e cfr. anche Mommsen-Blacas, op. cit., II, p. 153. (2) Borghesi, Oeuvres compiei., II, p. 298. — Mommsen-Blacas, II, p. 216. (3) Cfr. Cesano, op. cit. (4) Grueber, op. cit., II, p. 190 e segg. 340 LORENZINA CESANO riato per i vari simboli e monogrammi è la prova più sicura e la conferma indiscutibile della simulta- neità di emissione per i tre nominali segnati da uno stesso segno e dell'identità delle zecche che emisero le tre specie, le cui relazioni reciproche quindi si restringono sempre più. * * • Roma pare sia stata la città sede della zecca che coniò tutti i vittoriati anonimi e quelli con sim- boH (i). A che cosa servirono questi è difficile dire oggi, dopo di aver riconosciuto che essi segnano le due successive emissioni a peso pieno ed a peso ridotto del vittoriato così come del bronzo e del denaro, e non si possono più in alcun modo riferire ai monetari. Presento una ipotesi senza però troppo insistervi, non avendo ancora modo di dimostrarne la attendibilità : i simboli poterono servire a distin- guere le varie emissioni nel loro ordine di succes- sione o per officina, poterono essere un mezzo ano- nimo di controllo per ogni singolo addetto alla zecca e quindi si ripeterono in serie per il primo come per il secondo periodo della primitiva monetazione. Ma ad ogni modo non è chiara la ragione della contem- poraneità di emissione dei due gruppi di pezzi ano- nimi e con simboh, anche ammettendo che provengano da zecche diverse. * Dal Mommsen fino ad oggi si è sostenuto, e con ragione, che le lettere ed i monogrammi iscritti sui vittoriati, indichino, in maggior numero, le città (i) Non vi sono dati certi per ammettere una zecca a Capua. VICTORIATI NUMMI 34I ove furono dai Romani aperte le zecche che li emi- sero, ma anche tale questione, che non è stata ap- profondita abbastanza, merita una particolareggiata disamina. Queste città infatti sono state identificate con sicurezza solo in minimo numero e sono: Vibo (^), Croto (CROI), Luceria (i'), Luceria e Teanum (l'-T-T), Corcira (KOP in mon.); sono del tutto incerte le iden- tificazioni di Cuma e Misenum (C-M) (i), Canusium (C) (2), Mateola (MAT, MT in mon., ÀA) (3), Nola (N) (4); hanno resistito a qualsiasi interpretazione fP te), Q (<^), ROMA (in mon.) ^7\ Due soli monogrammi si attribui- scono a monetari TAMP. e ^ A. IS 1^ IL, VITTORIATI CON LETTERE E MONOGR Taranto Canosa Pisa W> C— M .... V al rovescio . y al diritto . . Tk (in monogr.) k-T .... Q \fl TAMP (in mon.) CROI . . . C al diritto. . IVE N al diritto. . MAT (in monogr.). MT , ROMA „ KOP „ T 3.64 - 3'35 - 3»35 - 3,27 - 3,24 - 3,24 - 3'i5 - 3.09 - 2,86 - 2,80. 3»34 - 332 - 3.30 - 3.29- 3,60 - 3,20. 3.35 - 3-I5- 3,50 - 3,40 - 3,40 - 3,10 -3,10 - 3,00. 3,40 - 3,00. 3»5o - 3.35 - 3»35 - 3.30 - 3'3o- 3.45 - 3-45 " 3.40 - 3,30 - 3,20 - 3.20. 3,00 - 2,85. 3,60 - 3,50 - 3,50 - 345 - 340 - 3.40 - 3,40 - 3,40 - 3,40 - 3.35 - 3-35 - 3.35 - 3.05- 2.77. 3,00 - 2,97. 3,08 - 3,00 - 2,99. 3'07- 3,09 - 2,61. VICTORIATI NUMMI 351 AMMI RINVENUTI NEI RIPOSTIGLI DI Caltrano Vicentino Fano Maserà La Riccia 3.15 - 2,90. 3,00. 3»3o. 2 esemplari. 3,05 [C-AA? = 3,io] — 3,04 - 2,89 - 2,75 - 2,75- — 3,20 - 3,10 - 2,80. — 2,96. — I esemplare fT? = 3.00]. — — I esemplare. — 2,80 - 2,60. 3,06. — , 3.05 - 3,00 - 2,85 [\E ? = 3,00 . — 2,95 - 2,80 - 2.80. I esemplare. 25 - 3,05 - 3 - 3 - 3 - 2,90 - 2.85 - 2,85 - 2,80. 2,80 - 2,70. 2,65 - 2^9. — — — 2,93- — — — 2,52. — 3,10 - 2,90. ~ 3,70 - 2,93 - 2,61 - 2,36. 4 esemplari. 2,90 -2J5[À? 3,00]. 2,80. 2,60. — 2,80. — — — - I esemplare. 352 LORENZINA CESANO ^ A. T^ TS> I^ VITTORIATI CON SIMBOLI RI Taranto Canosa Pisa Punta di lancia Spiga. Mazza Crescente lunare. Scipio al diritto Mosca . . Spada gallica Cinghiale . Mefa . . . Venabultim . Fulmine . . « Scipio al rovescio Pentagono Cane . . Scorpione Cornucopia. Elmo . . Falcetto . Mazzuolo 3.50 - 3,40 - 3,33 - 3,24 - 3,24 - 3.04. 3>6o - 3,35 - 3.30 - 3.20. 3.13- 2,93- 3.28. 2,69 VICTORIATI NUMMI 353 I NVENUTI NEI RIPOSTIGLI DI Caltrano Vicentino Fano Maserà La Riccia 13,30 - 2,QO. 3» 15 - 3.15 - 2.95- 2,90. |3oO - j 3.25 ! 2.75 I 2.45 |3-3o - I 2,90 2,85. 3.05. 3,10 - 3,00 - - 2,95 - 2,95 - 3.30 - 3 25 - ■3.15-2,95- ■ 2,60 - 2,55 - - 2,45- 3 - 3 - 2.95 - 2,90 - 2.90 - 3,cx) - 2,90. 2,60. 2,30. 3,00. 2,70. 3.30 - 3.20 - 2,90. 2,70. 3.00 - 3,00. 2.75- 3,20 - 2,75- — 3' 20 - 2,60. 3.10 - 2.60 - ~ 3.60 - 2,75- 2.35- 2.95 • 2,50 - ■ 2,95 - ■ 2,35 - 3,00 - 2,70. 2,10 2.85- 2,50. — 2,75- — ^./D. 2,90 - 2,60. 2,90 - 2,85 - 2,65 - 2,80. 2,65. 3,30 - 2,70. 3'io- 3,06 - 3,01 - 2,99. 2,80. 3,07 - 3,04 - 2,94 2,55- 3,25 - 2,74 - 2,35. 2,61 - 2,36. 2-35- 2,61 - 2,26 - 2,19. 2 esemplari. 3 esemplari. 6 esemplari (?). 3 esemplari. 2 I I 2.79- 2,96. 45 354 LORENZINA CESANO o N W O U W w ^ i « s < t O u I— H O H H B 6 0^ • o (A E ^ e ^tj E J o 5ri o H .> =^ . "è M s^. co co cò^*^ •5. o 1 1 1 I ?«§- 4- VO H VO c^ t>« 4 o.fa o o M 00 N T*- Oi IO f^L, ca co co ci co cJ" co oT co 1 I co Tj- 1 VO s 1 1 M co o !>• '«t' Os H^ ci 00 Q\ of rò N CI ci • co 1 ci cf \ IO 1 1 \ I Th 1 0\ . 1 IO ■^ i> -^ VO l 00 t^ o- Pi Tt-vo o c^ ^ H co co l co IO ci o co oT ^ 1 IO o 1 1 oo vq 1 o ci oo ci ci 1 1 VO VO « M IO oT <: co ci M co 1 co 1 VP ci ci 1 co 1 b 1 c^ H 1 oo 1 oo ci 1 1 c^oo C^ co ci co ci co 01 oT -^ cT o ci ci c^^ co 1 00 o 01 co 1 b H M co co o oo o ci ci co l 1 1 oo oo o N ci ci IO ci co co 1 c^ co o oT 01 of co ^ co co co ci co ró co of I ó 1 1 in o* ' u > ' 6 M co ci §8 ^00' ^- fi o_ co v8 o 4-> 01 ^2- pT ci co 1 ci > of N . G8 La 1 IO 1 co 1 oo 1 I M ' ' 00 "O O VO lOt-' VO 00 1 -^ ;^ ve' s o ci o cf M ci 1 H vo- M 00^ M o co l co co Tt- co 1 CI co oT l I ThOÓ .co of ^ M r^ 00 c^ VO H o M M 01 co o ^ « M ci o ci 01 co 01 01 oT M <^M-~ <^:r~- co co co co co co co lo co ) o 1 o 1 o 6 o o t 1 eoo c^ 00 M o^ N co cò(^ ci of co 01 "o ea Z 1 o 1 1 2 co 1 1 O lo l 8 co 1 d o ' 1 vS co 1 of 6 1 1 sa CON 1 1 o o o t> o IO 6 o lOVD o *u o ^ u •6 e . 1 13 13 t • ^ 1 u ^ ^ 1 o 35 VICTORIATI NUMMI 355 « M « • 4J IO ►^ cf 15 o > « 1 pT cf « rt - T^ ' » • > ' in o • vo "^00 I-' O H Ò IO M 00 ci (N ' • CO CO lOVO ^. O- ci CI co co IO co 00 ci IO IO IO "«*• ci ci M co 00 00 ci cf I I ' 00 M IO 00^ ci CI I co^. 00 c« ef t I o ci cf » c^ > ' ^^ co ci • o • '^ ;? ^ ^« • co ci o M ci I IO M cf 00 co ef co co g ló e* cf IO C4 co o cf co co w IO co co cf IO IO pf co , c< ci 1 1 t^ co ^ CI C4 O ci o 00 cf ^ 8^ CI CI o o c^ OS CI N o IO cf o IO cf IMI CO Z O < oc 73 •a, < ^ o Q. O 356 LORENZINA CESANO Q O N W hJ A O U w J < 1 S Q a 1— H a H-1 o fi c75 n :z; < o u •f , ►— >( H H < h— 1 P^ o H H l-H > B 1 i» « CO E ^ 13 tn C E u 4-> |8 c o N 3 U ' O N w e "C Ci •5L o 3 u Sflr Q. ^ Tt- d lo co CO o On o PI IO 00 ra co OQ N co CM ci ci H co 1 1 H % 1 H Pi 1 1 O IO 1 l IO ON 4 1 1 vo Os ONCO w ON ci ON -^ On io OS rf 1 ci I t 1 ci ci 1 1 OJ l CI 1 co ci l-H I 1 1 VO tr^ c^ IH o co o M M CO '-' ONCO co c^vo ON IO t>. ^ M VO N CI ci ci CJ ci ci co ci « cf co cf 1 1 vd 1 1 1 l » 1 1 M 1 i ' d OS 0^ ci o 01 -^ s ci M IO r^ ^. 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Proseguendo nelle indagini per stabilire con certezza quante e quali sedi abbia successivamente occupate in Roma la zecca papale, prima di godere una lunga stabilità nel fabbricato dietro la basilica vaticana, abbiamo potuto rinvenire documenti, fino ad ora inediti, che provano avere anche Castel Sant'Angelo ospitato per qualche tempo l'officina monetaria. Non alludiamo con questo alla battitura di mo- nete cui accennano gli storici e che avrebbe avuto luogo nel Castello stesso durante l'assedio di Roma da parte delle truppe imperiali (1527). Tale questione, che ha una grande importanza per la numismatica papale. — ad essa si fa ricolle- gare fra l'altro la paternità di due monete d'oro, coniate per ordine di papa Clemente VII ed attri- buite al Cellini, — non ci sentiamo ancora in grado (i) Un'officina monetaria provisionaìe in Roma in Rivista Italiana di Numismatica, fase. I, anno 1912. 360 AUGUSTO TELLUCCINI di affrontare, non avendo ricavato dai documenti luce sufficiente per poterla trattare con sicurezza. Il presente lavoro si occupa invece del funzio- namento della zecca in Castel Sant'Angelo nel se- colo XVII, in due distinti periodi e cioè, dal 1642 al 1660 e poi, per un tempo più breve, dall'aprile 1683 ^^ marzo 1684. Il Borgatti (i) ed il Rodocanachi (2), che pure si sono con amore e competenza occupati delle vicende di Castello, non accennano a questa destinazione del monumento, al quale va associata tanta parte della storia della Roma papale, e che in processo di tempo ha subito così numerosi e radicah mutamenti. È nel novembre 1642 che per la prima volta dai « libri delle estrazioni » si ha notizia del funzio- namento della zecca pontificia in Castel Sant'Angelo. In detti libri sono raccolti i verbali che consacra- vano le operazioni di « saggio », cui le monete co- niate venivano sottoposte prima di essere messe in circolazione. Uno di questi verbaH, e propriamente quello del 12 novembre 1642, accenna con chiarezza al- l'esistenza della zecca in Castello, perchè vi si di- chiara che l'atto stesso è stato stipulato « in Zecca Urbis posita in Castro Sancti Angeli » (3). Una tale dichiarazione in calce ad un documento redatto da (i) Borgatti M.: Castel Sant'Angelo in Roma. Storia e descrizione. Roma, 1890. (2) Rodocanachi E, : Le chàteau S.t Ange. Paris, 1909. (3) Libri delle Estrazioni, anno 1642. Arch. Stato Roma, Ardi. Ca- merale, Zecca, 5, 18. I successivi verbali di " saggio „ vengono indicati come stipulati : " in Castro Sti. Angeli in loco solite Zecchae „ (saggio 3 dicembe 1648, " Romae in Castro Sti. Angeli in stantiis zecchae „ (saggio 2 agosto 1652), " Romae in Arce Sti. Angeli in dieta zecca „ (saggio 30 settem- bre 1655), " in dieta zeccha in Arce Castri Sti. Angeli „ (saggio 31 di- cembre 1659), Arch. loco cit. CASTEL sant'angelo E L'omCINA MONETARIA PONTIFICIA 361 un notaio della Reverenda Camera Apostolica, non può far sorgere dubbio alcuno sull'esistenza di un'of- ficina monetaria in Castel Sant'Angelo. Nasce però spontaneo il desiderio di conoscere se questa data segni V inizio del funzionamento di detta officina. Per soddisfare a tale desiderio bisogna per un momento ricorrere ad un'altra serie di do- cumenti, ai contratti, cioè, coi quali la Camera Apo- stolica cedeva in appalto, per un certo periodo di tempo, l'esercizio della zecca pontificia di Roma. Ora risulta che col contratto 13 gennaio 1634 l'appalto stesso venne affidato, per un periodo di nove anni, a cominciare dal i." gennaio 1634, a Ste- fano Pallavicini, genovese mercante in Roma (^). Nei capitoli stipulati poi per l'applicazione di questo con- tratto è detto che la Camera Apostolica concedeva in uso allo zecchiere, per l'impianto della sua offi- cina, una parte del « Palazzino posto dentro il Giar- dino di Belvedere », luogo scelto e richiesto a tal fine dallo stesso zecchiere <2). Sappiamo cos'i che nel gennaio 1634 la zecca pontificia aveva sede in Vaticano, nel giardino pre- detto, località, però, diversa da quella assegnatale più tardi da Alessandro VÌI dietro la basilica vati- cana, zecca questa che verrà indicata nei documenti come posta « dietro S. Pietro per andare al forno del Papa, attaccata al Giardino di Belv^edere » (3) (i) Contratti d'appalto della zecca di Roma. Arch. cit., fase. 7. (2) " Item promette detta Reverenda Camera Apostolica assegnare " a detto Signor Stefano (Pallavicini] zecchiere, stanza et luogo oppor- " tuno dove si possa fare detta fabrica [zecca] siccome al presente a " sua istanza et richiesta gl'assegna una parte del Palazzino, ch'è posto " dentro il Giardino di Belvedere, del quale possa servirsi per il tempo " solamente che si lavorerà et imprimerà moneta.... „. Arch. cit., Arch. dei Segretari di Camera, Protocollo n. 1526, anno 1634, fol. 112. (3) Conto di tutti i lavori fatti alla zecca nova, anno 1666, Arch. cit., Arch. Camerale, zecca, i, i. 362 AUGUSTO TELLUCCINI o più brevemente « contigua a Belvedere » (0. La palazzina, di cui una parte venne ceduta nel 1634 allo zecchiere Pallavicini, era invece situata entro lo stesso giardino ed in essa, per ordine di Urbano Vili (1623-1644), era stata impiantata una macchina mossa dall'acqua « per imprimere le mo- nete con la maggiore celebrità e meglio forma » <^2). Nei contratti stipulati invece nel secolo XVIII cogli zecchieri predecessori del Pallavicini, non si parla ne di zecca ad acqua, ne della palazzina di Belvedere. La Camera Apostolica con questi con- tratti non si era obbligata a provvedere all'appalta- tore il locale, ove avrebbe dovuto funzionare l'offi- cina monetaria, ma solo di corrispondergli, a tri- mestri anticipati, la somma di novecento scudi a ti- tolo di « provisione » e di pigione della casa dallo zecchiere occupata (3). Nel contratto intervenuto fra la Camera Apo- stolica ed il Pallavicini non si fa parola della zecca di Castello, ma si parla solo della cessione di una parte della palazzina di Belvedere. Se nonché es- sendosi il contratto medesimo iniziato nel gennaio 1634, e dovendo avere questo la durata di nove anni, è ovvio concludere che la zecca di Castel Sant'An- gelo abbia incominciato a funzionare mentre il Pal- lavicini era zecchiere pontificio, tanto piìi che nel 1642 troviamo sottoposte al « saggio » alcune mo- nete battute in detta zecca. (i) Conto di Antonio Mocci, ferraro in Panico, per lavori della nuova zecca che si fa contigua a Belvedere. Arch., loco cit. (2) Contratto d'appalto, 13 gennaio 1634, cit. (3) Omissis di pagare e far pagare novecento scudi di moneta ogni anno durante l'appalto, di tre mesi in tre mesi, la rata anticipatamente tanto per provisione [dello zecchiere] et piggione di casa, etc. — Istrumento d'appalto della zecca di Roma a Roberto Primi, pisano, I» maggio 1615. Istrumento i" maggio 1624 per appalto e. s. a Giuseppe Bonanni, Sebastiano Pagliari e Girolamo Martelli, mercanti romani. Arch. Stato, Roma, Arch. Camerale, zecca, fase. 7. CASTEL sant'angelo E l'oFFICINA MONETARLA PONTIFICIA 363 Del funzionamento di una zecca in Castello, ol- tre che dall'atto di estrazione 12 novembre 1642, abbiamo notizia dal contratto 18 marzo 1643 ('), col quale venne ceduto l'appalto della zecca di Roma a Prospero Pavia e ad Antonio Farsetti, successori del Pallavicini. In questo contratto si accenna tanto alla nuova officina in Castel Sant'Angelo, quanto a quella situata entro il giardino di Belvedere. È cosi fuori dubbio che nello stesso tempo erano aperte in Roma due zecche ; colla differenza che quest'ultima doveva servire solamente per quando « si lavorava od imprimeva moneta ad acqua w, mentre quella di Castello era adibita per la battitura della u moneta a mano » (^\ L'esistenza di queste due zecche, diverse dal punto di vista tecnico della produzione, era una con- seguenza dei miglioramenti che mano a mano veni- vano apportati al processo di coniazione delle monete. Fino ad allora il sistema prevalente era stato quello di batterle per mezzo di mazze o di congegni mossi a mano, ma siccome in tal modo si avevano monete male impresse ed informemente tagliate, ven- nero in uso i meccanismi mossi dall'acqua, che per- mettevano un'impressione più chiara e davano alle monete stesse un taglio rotondo e perfetto. (i) Arch, cit., fase. 7. (2) Cap. 6.° — Item promette detta Reverenda Camera di assegnare a detti Sig." Farsetti e Pavia zecchieri, stanza e luogo opportuno dove si debba imprimere la moneta tanto ad acqua quanto a mano, sicome al presente a sua istanza richiesta li assegna una parte del Palazzino che è posto dentro il giardino di Belvedere, del quale potrà servirsi per il tempo solamente che si lavorerà ed imprimerà moneta ad acqua, e per quella che si doverà battere a mano se gli assegna la stanza e luogo nuovamente accomodato a quest'effetto in Castello St. Angelo, a beneplacito però della Camera e parendo alla medema Camera pigliar- gli altra stanza dentro e fuori di detto Castello lo possa fare purché li dia una stanza idonea e capace. — Capitoli d'appalto, 18 marzo 1643, Arch. loco cit. 364 AUGUSTO TELLUCCINI L'applicazione di questo sistema venne effettuato in Roma da Urbano Vili (1625-1644), il quale a tal fine fece impiantare nel palazzino di Belvedere « una zecca ad acqua » i^l La nuova officina a forza idraulica deve avere incominciato a funzionare sul principio del 1634, se ci è dato citare un documento del 1° marzo di detto anno nel quale le monete sottoposte al « saggio » sono indicate come le prime prodotte dalla « zecca noviter condita ad usum aquae in Urbe » (2). Lo stesso documento ci fa sapere che queste monete erano « Piastre del valore di dieci giulj l'una », e dà di esse la seguente descrizione : ÌB" — Urbano 8, effigie, Urbanus 8.s Pont. Max. An. XI. ^ — S. Michelarcangelo con lettere intorno che dicono: Vivit Deus, con lettere in piedi : Roma (3). L'officina idraulica di Belvedere era stata la sola assegnata da principio in uso al Pallavicini. Avvi- cinandosi però lo scadere del contratto, lo zecchiere, allo scopo di poter soddisfare a tutti gli impegni as- sunti, deve avere inteso la necessità di aumentare la produzione delle monete, e, siccome l'officina in Vaticano, situata « in una parte del Palazzino di Bel- vedere », non doveva essere troppo vasta, si pensò d'impiantare una zecca in Castel Sant*Angelo, i cui (i) Contratto di appalto, 13 gennaio 1634. Ibidem. (2) Die prima Martij 1624 Primum assagium plastarum noviter con- ditarum in zecca ad usum aquae in Urbe. Omissis ...... assagium bonitatis, ponderis et valoris infractarum nionetarum in zecca noviter condita ad usum aquae in Urbe impres- sarum etcc. Arch. cit., Atti, estrazione 5, 18, fol. 14. (3) Atto di estrazione 1° marzo 1634 cit. — Il Cinagli : Le moftete de' Papi descritte in tavole sinottiche, così indica (pag. 303, n. 53) la piastra dell'anno undecimo: ^ — Ritratto VRBANVS Vili PON • MAX • A • XI ]^ — S. Michele Arcangelo VIVIT DEVS ROMA. CASTEL sant'angelo E l'oFFICINA MONETARIA PONTIFICIA 365 macchinari, sebbene non mossi dall'acqua, tuttavia avrebbero permesso di soddisfare alle esigenze della produzione. Non è indicato nei documenti il tempo in cui Tofficina di Castello abbia incominciato a funzionare ; ma, poiché nel « saggio » del 12 novembre 1642 si prendono in esame le monete prodotte da detta of- ficina, e nel contratto d'appalto del 18 marzo 1643 cogli zecchieri Farsetti e Pavia, è detto che costoro oltre che dell'officina di Belvedere, si dovevano e potevano servire anche di quella « nuovamente ac- comodata » in Castel Sant'Angelo, non è difiicile precisare con grande approssimazione l'inizio della sua attività : e questa noi fissiamo nel mese di ot- tobre 1642. Il funzionamento delle due zecche fu contempo- raneo a seconda delle esigenze. Quella di Castello, della quale noi precisamente ci occupiamo, da prin- cipio però ebbe lunghi intervalli di riposo ; fino al 1643 infatti le « estrazioni » di monete vi avvengono in modo saltuario. Dal maggio 1643 al luglio 1646 poi non ve ne fu fatta alcuna, il che è indizio della sua inoperosità : in seguito però i « saggi » si se- guono con grande continuità, ciò che induce a cre- dere che, mano a mano diminuisse l'attività della zecca di Belvedere. E così deve essere stato perchè si sa d'altra parte che sui primi del i66t per ordine di Alessan- dro VII (1655-1667) si iniziarono i lavori per l'adat- tamento ad officina monetaria del fabbricato « posto dietro San Pietro » (^) e che qualche anno prima erano stati trasportati a Castel Sant'Angelo delle (i) Conto di Baricourt [incisore] dal 4 maggio 1661 al 4 febbraio i666. — Conto di tutti i lavori della zecca nova dietro a San Pietro, ecc. incominciata il 12 febbraio 1661. Arch, Stato Roma, zecca, fase, i, i. 366 AUGUSTO TELLUCCINI macchine e degli stigli, già esistenti nella zecca di Belvedere. Risulta infatti che il 15 ottobre 1652 vennero pagati a Giovanni Baricourt, lorenese, allievo del- l' incisore Gaspare Mola, 35 scudi in rimborso delle spese da lui incontrate pel trasporto di ordigni dalla zecca di Belvedere a quella di Castello (0, e in un inventario del 31 marzo 1660 chiaramente si legge che, alcuni degli stigli esistenti in Castello, prove- nivano dall'officina di Belvedere (2). Poiché non si è avuta fino ad ora notizia del- l'esistenza della zecca in Castel Sant'Angelo, non si conosce naturalmente neppure con precisione la località ove questa era stata impiantata. Si sa però che Urbano Vili fece costruire in Castello una fon- deria (3), di cui era direttore Lorenzo Bernini (4), adi- bita specialmente alla fabbricazione dei cannoni. Ora è assai probabile che in questa officina, provvista di forni fusori ed altro, si sia installata la zecca. Attualmente però non esiste alcun ricordo neppure della fonderia. Il Borgatti ci ha dichiarato che questa era si- tuata in grandi tettoie che avvolgevano il Castello alla base quadrata e che sono state da lui demolite due anni or sono. Il Borgatti ha soggiunto che egli però, al momento della demolizione non vi trovò, ne avanzi di forni, ne d'altro che avevano dovuto ne- cessariamente servire per l'esercizio della fonderia in parola. Veduto con approssimazione in quale parte di Castello fosse stata impiantata la zecca, esaminiamo (1) B ERTO LOTTI : Artisti Francesi in Roma nei secoli XV, XVI e XVII, pag. 189. (2) Inventario 31 marzo 1660, vedi in Appendice, pag. 380. (3) RoDOCANACHi : op. cit., pag. 199. (4) Ibidem, pag. 198. CASTEL sant'angelo E l'oFFICINA MONETARIA PONTIFICIA 367 un po' più da vicino il documento nel quale se ne parla per la prima volta. È questo, come abbiamo avuto già occasione di rilevare, un verbale di u estrazione » di monete battute in quella officina. Alle operazioni richieste da tale pratica dovevano intervenire il presidente e i funzionari della zecca, nonché i rappresentanti della Università degli orefici e quelli dei mercanti di Roma. Alla prima « estrazione » effettuata in Castello (12 novembre 1642), presero parte, oltre a monsi- gnore Cristofaro Vidman, allora presidente, Corinto Colleoni, Girolamo Saraceni e Santi Posi, soprastanti della zecca. Le monete di nuova coniazione prese in esame vennero prima consegnate al « pesatore », altro uf- ficiale della zecca, che ne verificò il peso, e dopo agli a assaggiatori », Filippo Corti e Martino Guil- lardi, che ne esaminarono la bontà ed il titolo ; il tutto alla presenza del camerlengo e dei consoli del- l'università degli orefici e dei rappresentati dei mer- canti. La produzione della zecca di Castello di cui si parla nel primo « saggio " consisteva in « scudi d'oro » e in « testoni ». Gli « scudi » avevano tutti nel diritto Tarma del pontefice Urbano VITI; ma differivano per l'impronto del rovescio: alcuni in- fatti recavano la Concezione con la leggenda: SVB • TVVM . PRAESIDIVM • ROMA •. altri S. Michele Arcan- gelo e DEVS • VIVIT • I « testoni n ripetevano nel diritto l'arma di papa Barberini e nel rovescio la Concezione con la leggenda su riportata. Abbiamo potuto rinvenire la serie degli atti di " estrazione » delle monete battute in Castel Sant'An- gelo ; l'elenco lo pubblichiamo in appendice. Qui passeremo in rassegna per sommi capi la produzione 368 AUGUSTO TELLUCCINI di questa officina dal novembre 1642 ai primi di maggio del 1660. Risulta adunque che da Castello uscirono al- cune delle monete battute da tre papi, e cioè da Urbano Vili (1623-1644), da Innocenzo X (1644-1655) e da Alessando VII (1655-1667); quelle coniate in occasione dell'anno Santo (1650), caduto durante il pontificato di Innocenzo X, ed infine quelle battute durante la sede vacante (gennaio-maggio 1655) per la morte di papa Pamphili. Dal punto di vista della qualità troviamo che in Castello furono coniati « dobloni, doble, scudi d'oro, piastre, giuli, grossi, mezzi grossi e quattrini ». Nelle monete di Urbano Vili (« scudi d'oro, te- stoni, giuli e mezzi grossi ») predomina nel diritto l'arma del papa e nel rovescio la Vergine col SVB TVVM PRAESIDIVM. Un solo scudo d'oro s'allontana da questo tipo, e reca nel rovescio S. Michele Ar- cangelo. Nelle monete di Innocenzo X v'è più varietà: intanto come prima osservazione diremo che men- tre le monete di Urbano Vili, di cui abbiamo tenuto parola, recano unicamente al diritto lo stemma pon- tificio, in quelle di Innocenzo X vi figura ora lo stemma, ora il suo ritratto. Di papa Pamphih furono battuti in Castello « dobloni", doble, scudi d'oro, pia- stre, giuli, grossi, mezzi grossi e quattrini ». Secondo il loro valore troviamo prima sotto- posti al saggio dei « dobloni » col ritratto del papa al diritto, e con lo stemma, senza alcuna inscrizione, al rovescio. Il documento dice che la leggenda del diritto recava l' indicazione ANNO IV. Ora nel Cinagh non abbiamo trovato registrato alcun « doblone » di detto anno e riteniamo quindi trattarsi di quello dell'anno terzo, ricordato dal Cinagli stesso e per errore, cosa del resto non difficile in questi verbali, indicato invece come battuto nell'anno quarto. CASTEL sant'angelo E l'oFFICINA MONETARIA PONTinCL\ 369 Troviamo poi esaminate delle u doble » dell'anno nono con l'arma e la testa di San Pietro. La Con- cezione, con la leggenda : VNDE VENIT AVXILIVM MIMI, figura negli « scudi d'oro » del terzo ad ottavo anno; in quelli dell'anno nono essa è sostituita da S. Pietro in mezza figura. Le « piastre w dell'anno secondo, nono e decimo si rassomigliano per lo impronto del rovescio: San Pietro genuflesso che riceve da Gesù le chiavi, e per quello del diritto : il ritratto del pontefice. I « giuli " dell'anno nono recano l'arma e la fi- gura di San Paolo. I « testoni » di questo papa, che al diritto hanno tutti la sua arma, presentano delle varianti nel rovescio: ve ne sono di quelli dell'anno secondo con San Paolo e di quelli con la Conce- zione; degli anni nono e decimo con la figura della Giustizia, del nono con quella di San Pietro. II San Paolo e l'arma sono riprodotti nei « grossi » dell'anno secondo, ottavo e nono. Infine il « mezzo grosso » offre due varietà: nell'anno secondo reca l'arma e la Madonna col bambino, nel nono e de- cimo l'arma e la testa di San Paolo, che già ave- vano figurato in un « quattrino » dell'anno secondo. Il giubileo del 1650 •'* cadde nell'anno settimo del pontificato di papa Pamphili. ed ecco il ritratto del pontefice e la Porta Santa con la leggenda : ANNO JVBILEI 1650 impressi in un « doblone » e in una « piastra », mentre il ritratto è sostituito dal- l'arma in un u giulio », in un « grosso » e in un « mezzo grosso ». Tipo a se è dato da un « testone » dello stesso (i) Lo Scilla : Breve notista delle monete pontificie antiche e mo- derne, ecc., pag. 359, dice che Sisto IV fu il primo pontefice che ricordò l'anno santo nelle monete del 1475, ponendovi solo la leggenda AN * JVBILEI ; Clemente VII, poi, per il primo in occasione dell'anno santo (1525) fece scolpire nelle monete la Porta Santa. 47 370 AUGUSTO TELLUCCINI anno, che nel rovescio reca la Porta Santa e la leg- genda : JVSTI INTRABVNT PER EAM. Nell'anno succes- sivo la solennità è ancora ricordata nelle monete ; una « dobla w, uno « scudo d'oro w ed un « mezzo grosso w hanno nel rovescio la Porta Santa, chiusa però, con la leggenda : APERVIT ET CLAVSIT 1651. Si passa così all'esame delle monete battute nel periodo di sede vacante durato dal 7 gennaio al 7 aprile 1655, in seguito alla morte di Innocenzo X. In esse (« dobloni, doble, piastre, testoni, giuli, grossi ») le impronte del diritto e del rovescio sono comuni. Al diritto il padighone colle armi del car- dinale Antonio Barberini, camerlengo, e la leggenda: SEDE VACANTE 1655 (i) e al rovescio lo Spirito Santo col versetto del Veni Creator: INFVNDE AMOREM COR- DI BVS (2). Giungiamo così ad alcune monete di Alessan- dro VII che chiudono il ciclo della produzione della zecca di Castello in questo primo periodo di sua attività. In esse è riprodotto costantemente Tarma di papa Chigi nel diritto, e nel rovescio — eccezione fatta per i « giuli » i « grossi » e i « mezzi grossi » che recano la Concezione — si affermano motti e con- sigH morah e vi figurano alle volte incisioni, che richiamano l' impiego onesto e moderato del de- naro (3). (i) Lo stemma del cardinale Antonio Barberini figura nelle monete battute durante quattro sedi vacanti e cioè in quelle succedute per le morti di Urbano Vili (1644), Innocenzo X (1655), Alessandro VII (1667) e Clemente IX (1669). (2) Le prime monete battute durante la sede vacante con lo Spi- rito Santo e motto ad esso allusivo sono appunto quelle fatte coniare in seguito alla morte di Innocenzo X, dal cardinale Antonio Barberini. Scilla cit., pag. 317. (3) I primi motti morali e sacri relativi al denaro si leggono ap- punto nelle monete di Alessandro VII. Scilla cit., pag. 317-318. CASTEL sant'angelo E l'oFFICINA MONETARIA PONTlFICL\ 37 1 Così delle « doble » hanno in cartella il NON EX TRISTITIA AVT EX NECESSITATE, dei « grossi » 1' Hl- LAREM DATOREM DILIGIT DEVS, degli « SCudi d'oro » il DEVS DAT OMNIBVS AFFLVENTVR ET NON IMPROPERAT, dei « mezzi grossi » il TEMPERATO SPLENDEAT VSV. Con incisioni relative al denaro abbiamo un « giulio » con un tavolo e tappeto e con sopra delle monete, un « doblone » con un cassone ferrato aperto che fa vedere il suo interno ripieno di sacchetti di monete, un « testone » con una mano che esce da fra le nubi e che regge una bilancia. Tutte queste monete recano nel diritto lo stem- ma del papa, una « piastra » però, che ha nel ro- vescio la Carità, presenta nel diritto una composi- zione diversa. Vi figura, è vero, l'arma di Alessan- dro VII, ma a questa si appoggia l'apostolo S. Pietro. Prima di passare ad altro argomento ci sen- tiamo tenuti a parlare di un documento abbastanza importante, dal quale si rileva che il 22 dicembre 1651 vennero « lasciati » nella zecca di Castello al- cuni pesi monetari. Non può affermarsi che questi siano stati ese- guiti nell'officina predetta: dal documento risulta solo che furono fabbricati da certo Patrizio Mattei. Il fatto che ne venne redatta una nota contenente la loro descrizione fa pensare che tale nota tenga il posto di un verbale di consegna, dovendo i pesi stessi essere conservati in Castello « nella cassetta dei Soprastanti della zecca ». La nota da noi rinvenuta, e che abbiamo cre- duto riportarla fra i documenti in fine del lavoro (0, ricorda un « doblone di Spagna », una « dobla di Spagna », un « doblone d'Italia », uno « scudo d'oro d'Italia », un « doblone delle stampe » e un « un- garo e zecchino ». (i) Appendice, pag. 395. 372 AUGUSTO TELLUCCINI La permanenza della zecca in Castel Sant'An- gelo durò circa diciotto anni, l'ultimo documento nel quale se ne fa parola è il verbale di « estrazione » deirs maggio 1660, redatto « in Arce Sancti An- geli « (^). Dopo questa data non si trova per un lungo periodo alcun accenno alla zecca di Castello; giova anzi avvertire che la data dell'ultima « estrazione » (8 maggio 1660) non è quella che segni la cessa- zione della sua attività. Abbiamo rinvenuto due inventari uno del 30 e l'altro del 31 marzo di detto anno, in essi sono elen- cati gh stigli e gli ordigni esistenti « in zecca Al- mae Urbis intus Arcem Castri S.ti Angeli » (2). Detti inventari furono compilati per ordine del presidente della zecca, e mentre quanto era descritto nel primo, insieme con le chiavi del locale, venne dato in consegna a Giovanni Battista Zaccarisio, da Gaspare Morone, incisore della zecca, gli oggetti, enumerati nel secondo inventario, vennero affidati allo stesso Zaccarisio da Giovanni Baricourt, anche esso incisore della zecca. La necessità di compilare questi inventari rite- niamo sia stata intesa in vista dell'imminente chiu- sura e del trasloco ad altra locahtà dell'officina. I documenti non accennano alla ragione per cui vennero redatti ; ma 1' ipotesi avanzata sembra possa avere qualche consistenza quando, oltre alla mancanza di ogni segno di attività della zecca di Castello, possiamo citare un documento — uno dei soliti verbali di « estrazione » — del 24 dicembre 1691, nel quale è detto che l'atto fu stipulato « Ro- (i) Arch. cit., zecca, 5, 18. (2) Inventario 30 marzo 1660 e inventario 31 marzo detto anno ri- portati in appendice, pag. 379-380. CASTEL sant'angelo E l'oFFICLMA MONETARIA PONTIFICIA 373 mae in dieta Zecca in platea Bancorum et Palacio solite habitationis Ill.mi DD. Martelli et libertini Zeccheriorum » (^). Per poter accogliere nel palazzo dei « SS." Mar- telli e libertini », nuovi appaltatori della zecca, Tof- ficina monetaria, fu necessario eseguirvi dei lavori di adattamento e questi risultano compiuti il 3 settem- bre 166 1. Abbiamo trovato un conto generale dei lavori, pagato sotto tale data (2) a diversi artieri, ed un altro pagato il 15 dicembre 1661 al mastro fa- legname Valeriano Celestini ^3). Non ci è stato dato di scoprire il motivo che determinò questo trasferimento della zecca 'da Ca- stello in Banchi. Dal momento che già erano stati iniziati i lavori per la nuova sede, dietro la basilica di San Pietro, sembrerebbe ovvio che si fosse do- vuto e potuto attendere il loro completamento, senza far fare all'officina monetaria una sosta di quattro anni circa nel palazzo libertini e Martelli, per poi assoggettarla, alla fine del luglio 1665, ad un nuovo trasferimento quando passò nel fabbricato dietro San Pietro. I documenti attestano infatti che ancora una « estrazione » avvenne il 3 luglio 1665 « in dieta zeccha in Platea Bancorum », ma che il 7 agosto dello stesso anno il " saggio » ebbe luogo « in Zecca Almae Urbis prope Sanctum Petrum » (4). Certo un motivo deve esserci stato, né questo deve ritenersi di poco momento se per un periodo (i) Arch. cit., 5, j8. (2) Conto de' lavori di muro ad altri fatti nella zecca nova della Rev. Camera Apostolica posta nel Palazzo dell'Ili."" Sigg.'' Martelli e libertini posta in Banchi. — 3 settembre 1661. Arch. cit., i, i. (3) Lavori fatti in casa delli S." Martelli e libertini come appare per fede di detto conto fatta dalli detti signori zecchieri sotto al conto a dì 15 dicembre 1661. Arch. loco cit., i, i. (4) Arch. cit.. Libri, Estrazione, 5, i8. 374 AUGUSTO TELLUCCINI COSÌ breve si credette di obbligare un'officina tanto delicata, quale la zecca, a due successivi traslochi ; ma tale motivo ripetiamo non ci è stato dato di ap- purare. Forse non si è lontani dal vero ritenendo che, gli zecchieri Martelli e libertini, essendo mercanti di una certa importanza e gestendo già un banco per proprio conto, abbiano per comodità e sicu- rezza posto come condizione di contratto, che anche la zecca avesse dovuto risiedere nel loro palazzo, che del resto, essendo situato nella regione di Ban- chi, trovavasi nel maggiore centro finanziario e com- merciale della Roma papale del secolo XVII. Dopo la sosta nel palazzo in Banchi ogni pro- duzione monetaria proviene dalla zecca di Alessan- dro VII u dietro a San Pietro », che in documenti successivi è indicata come « attaccata al Giardino di Belvedere » (^) e meglio ancora « dietro a San Pietro per andare al forno del Papa, attaccata al Giardino di Belvedere » (2). In questa sede la zecca papale è rimasta fino al 1870 e la vecchia officina ha poi continuato a battere moneta per il regno d'Italia fino a tutto il 1911. Se dopo il 1665 troviamo in altra località di Roma una succursale dell'officina monetaria ponti- ficia, questa ha carattere provvisorio e il suo fun- zionamento è determinato da esigenze tecniche o da eccessiva ed eccezionale produzione di monete. Tali ragioni condussero nel 1735 all'apertura della zecca provvisoria dei fratelli Hamerani in via dei Coro- nari, e nel 1683 alla riattivazione dell'officina mone- taria in Castel Sant'Angelo. (i) Conto 12 agosto 1666 del mastro Gio. Francesco Leti. Arch. cit., Arch. Camerale, i, i. (2) Conto di tutti i lavori fatti alla zecca nova (1666). Ibid. CASTEL sant'angelo E l'oFFICINA MONETARIA PONTIFICIA 375 Dopo che i documenti dal 1665 al 1683 hanno costantemente indicato come zecca papale quella al Vaticano, e dopo non aver trovato per circa 23 anni alcun ricordo della zecca di Castello, ecco che questa ai tempi d'Innocenzo XI torna a dar segni di at- tività. Se pel passato, mentre sede dell'officina era stata una parte della palazzina di Belvedere, non appariva affatto strano che per necessità di produ- zione la zecca cercasse e trovasse altri locali per coniare moneta, ciò reca meraviglia ora che sap- piamo in funzione quella di via delle Fondamenta, i cui locali erano stati da Alessandro VII adattati in modo da corrispondere ad ogni esigenza, e nella quale Io stesso pontefice, oltre ad avere impiantato un macchinario che, per i tempi, rappresentava quanto di più perfetto si potesse desiderare, aveva fatto in modo che vi fosse la possibiHtà di stampare moneta tanto « ad acqua che a mano ». Dal contratto infatti conchiuso il io maggio 1681 collo zecchiere Antonio Paravicino, risulta che a co- stui era stato assegnato il locale « ultimamente fa- bricato contiguo al Giardino del Palazzo Vaticano per stampare ed imprimere le monete tanto ad acqua quanto a mano » (^\ Eppure il ripristinamento dell'officina monetaria di Castello non può mettersi in dubbio: i documenti parlano chiaro al riguardo. Nell'atto di « estrazione » 15 aprile 1683 è detto che vennero consegnati per il « saggio » agli uffi- ciali della zecca pontificia « più masse di testoni fatti imprimere dal signor Cavaliere Girolamo Lucenti (2) (i) Contratto d'appalto io maggio 1681. Arch. cit., fase. 7. (2) Il RoDACANACHi : op, cit,, pag. 213-214, accenna che sotto Ales- sandro VII vennero pagati 100 scudi a Girolamo Lucenti " fonditore , di Castello. 376 AUGUSTO TELLUCCINI nella zecca di Castel S. Angelo, quali erano in cin- que saccoccie sigillate col sigillo di detto Cav. Lu- centi w (0. Ma non basta altri documenti, oltre a fornirci elementi che confermano la ripresa attività di questa officina, permettono di stabilirne la sua riapertura ai primi di marzo del 1683. Abbiamo esaminato un atto del 21 marzo di detto anno col quale Guglielmo Rustemajer, incisore della zecca pontificia, accusa ricevuta della somma corrispostagli quale compenso per avere eseguito un « tagliolum et duo cugna prò servitio ut dicitur dell'ordegno imprimendi monetam in Castro Sancti Angeli » (^\ ed una dichiarazione rilasciata il 7 aprile 1683 da certo Pancrazio Boc- calari, dalla quale risulta avere egli provveduto « sex bilancinas parvas et unam trutinam ut dicitur di una libra prò servitio torculi zecchae in Castro Sancti Angeli » (3). L'attività di questa officina non durò, però, a lungo ; inoltre la sua produzione fu limitata ad un solo tipo di moneta. In questo secondo periodo di attività in Castello non furono battuti che « testoni » ; di questa sola qualità di monete si parla nei quat- tordici « saggi n eseguiti dal 15 aprile 1683 al 23 marzo 1684. Di questi « testoni » ecco la descrizione che danno i documenti (4) : ^ — Arma del pontefice INNOCENTIVS XI PONT. MAX. ^ — Festoni intorno MELIVS EST DARE QVAM ACCIPERE. (i) Atto di Estrazione 15 aprile 1683. Arch. cit., 5, i8. (2) Libri, Estrazioni, 1631-1690, fol. 201, ibid,— Vedi Append., p. 397. (3) Ibid. — Vedi Appendice, pag. 397. (4) CiNAGLi : op. cit., pag. 256, n. 74, così descrive il testone : ^ — Arme con due rami di palme ai lati, INNOC • XI • FON MA- VII. 9»' - MELIVS EST DARE QVAM ACCIPERE in cartella. CASTEL SANT ANGELO E L OFOCINA MONETARIA PONTIFICIA 377 Il breve periodo di attività e la limitata produ- zione fanno pensare che la zecca di Castello abbia avuto poca importanza, e questo è confermato dal fatto che in essa non si facevano neppure « i saggi »; le monete invece venivano trasportate per mezzo di sacchi sigillati nella zecca vaticana e, nei verbali che venivano redatti, se ne distingueva la prove- nienza con la seguente indicazione a margine : « Te- stoni di Castello ». Resta ora da vedere quali motivi determinarono la riapertura di questa zecca. Un documento dell'ot- tobre 1683 ci fa conoscere che in quel tempo furono fuse in Castello libre 6983,18 di argento" ricavate dagli oggetti dati « da diversi per contribuzione della guerra contro il Turco » (0. Altre libre 455,06,00 di argento mandò pel medesimo scopo il cardinale Lu- dovisi (2) : tutti questi argenti fusi diedero quindici pani del peso e della bontà voluta per la moneta- zione (3). Trattasi adunque di una battitura eccezionale richiesta per ragioni straordinarie. Le armi cristiane nella seconda metà del 1683 erano in lotta contro la Turchia, che, fattasi audace, si era spinta nel ter- ritorio austriaco. Il pontefice Innocenzo XI si era (i) Nota della bontà che sono riusciti gl'Argenti stati squagliati nella zecca di Castello alla presenza del signor Francesco Ciriaci sol- lecitatore della Camera, che furono dati da diversi per contribuzione della guerra contro il Turco. — Gli argenti raggiunsero il peso di libre 6963,18. — 25 ottobre 1683. Arch. cit, fase. 25. (2) Nota e peso degl'argenti portati da' Sig.'' Parravicini nella zecca di Castello che dissero esser stati mandati dall' Eminentissimo signor Cardinale Ludovisi sotto li io ottobre 1683 riscontrati e pesati libre 455,06,00. Ibid. (3) Dichiarazione degli assaggiatori della zecca: Tutti li dicontro argenti sono stati squagliati nella medesima zecca di Castello alla mia presenza sotto li io e 11 ottobre 1683 e ne furono cavati 15 pani del- l'infrascritto peso e bontà, secondo l'assaggio fattone dalli Sigg." Bar- tolomeo Frangi e Germano Cesari assaggiatori della zecca. Ibid. 48 378 AUGUSTO TELLUCCINI obbligato a contribuire alle spese per questa guerra con la somma di dieci mila scudi, ed il governo pa- pale dovè provvedere a mantenere l'impegno as- sunto dal suo capo, con una battitura eccezionale di monete. La guerra terminò, come ognuno sa, dopo che le armi cristiane, capitanate da Giovanni III re di Polonia e da Carlo duca di Lorena, riportarono il 12 settembre 1683 un memorando successo sugli in- fedeli, successo che condusse alla liberazione di Vienna, che i turchi avevano stretto d'assedio. A ricordo della vittoria Innocenzo XI fece co- niare due piastre, la cui leggenda, DEXTERA TVA DO- MINE PERCVSSIT INIMICVM, ricorda il glorioso fatto d'armi ; una di queste piastre reca il millesimo 1684 e l'anno ottavo del pontificato, l'altra, senza mille- simo, Tanno nono. È da escludersi che i testoni, usciti dalla riatti- vata zecca di Castel Sant'Angelo, abbiano servito a pagare il contributo di guerra. Resta però provato che la riapertura di questa zecca è collegata inti- mamente alla guerra contro il turco, guerra che si chiuse con la sua completa disfatta. Tale ricordo ognuno vede quale gradito sapore di attualità abbia per noi italiani nel momento presente. Roma, Giugno 1912. Augusto Telluccini. CASTEL SANT ANGELO E L OFFICINA MONETARLA PONTIFICIA 3/9 DOCUMENTI I. Arch. Stato Roma, Arch, Camerale Zecca, Libri delle Estrazioni, j, i8. Die jo Marti] 1660. Hoc est inventarium de omnibus rebus et massaritiis permanentibus et existentibus in Zecca Almae Urbis intus Arcem Castri Sti. Angeli, factum de ordine Illmi et Revermi D. Palutij Albertonis Camerae Apostolicae Clerici et Zecca- rum Praesidis. In primis un paro di bilancie con sette peze di pesi, la prima grossa di peso libre venticinque, seconda libre dieci, terza libre cinque, quarta di libre quattro, quinta di libre tre, sesta di libre due e settima di libra una con il suo banco da sedere et un armariuccio per le scritture, Item un peso di marco di libre sei con il suo banco, Item un mantice doppio alla francese con la sua tenaglia in metallo, Item caldare pezzi tra grande e piccole e rotte con un altro fondo di rame, Item tre crivelli, tutti di rame, Item una paletta da pigliare moneta, Item una forbice grande con suoi legni, Item doi forbice, in terra rotte, Item quattro murioni di ferro rotti, Item doi cruccioli di ferro, Item quattro cucchiare di ferro da menestrare l'argento, rotte et un palo di ferro, Item cinque pezze di pietra da gettare, Item una stadera grossa con il suo braccio di ferro che so- stiene, di portata di 800 libre circa, Item un banco con il biiancione grande e doi pesi di piombo di libre cinquanta l'uno, 380 AUGUSTO TELLUCCINI Una focina per fondere Toro con mantice e due para di te- naglie et un ferro da rincalzare cruccioli, Item una cassa banco longo da sedere, un tavolino, una cassa con tre chiavi delli Siggri. Soprastanti, e tre casse degli Offitiali di Zecca serrate e la più grande è aperta con una mano di tramezzi dentro, Item una bussola con i suoi vetri e le sue bilancie di saggio, Item novi torci con le sue tavole per serrare le staffe da gettare le verghe d'argento, Item una bussola di legname murata con un cassone dentro et una cassa piccola con sua chiave; Item quaranta para di staffe di legno da formare e due mat- tere con la terra ed il marmo dentro da formare, Item una pala da pigliare il carbone, Item un tasso con il suo ciocco, un martello, una tenaglia rotta et una molletta per fare i saggi, Item una lastra di ferro da mettere avanti il fornello quando si fonde, Quae omnia sic ut supra descripta, fuerunt consignata una cum clavibus eiusdem zecchae de ordini dicti lUmi. D. Praesidis D. Jo. Baptae. Zaccarisio a D. D. Gaspare Morono. Actum Romae in eadem Zeccha praesentibus DD. Fran- cisco Angelino fìlio quondam Baldi Sarsinatensi et Jo. An- tonio Bartoletto fìlio D. Caroli Mediolanensi testibus. II. Archivio loco citato. Die 31 Martij 1660. Hoc est inventarium factum de ordini Illmi. et Revmi. D. Palutij Palutij de Albertonibus, Camaerae Apostolicae Clerici et Zeccharum Praesidis, rerum honorum et massaritiarum existentium in Zeccha Almae Urbis intus Arce Castri Sti. Angeli. In primis otto banchi sopra a doi de quali in uno si stampa la moneta e nell'altro si tira, e gh altri servono per ta- gliare et aggiustare la moneta con tutti i suoi ferri et ordigni necessarij, Item taglioii quattro con i suoi banchi, CASTEL sant'angelo E l'oFFICINA MONETARLA PONTIFICIA 381 Item una tavola con diversi taglioli, numero decidotto da giulij, testoni, piastre, grossi, mezzi grossi, dobloni, doble e scudi d'oro, Item ventiquattro torchietti tra buoni e cattivi, Item un altro banco con diverse zeppe, matrevite et altri ferri per bisogno di detti taglioli, Item diversi ferri sotto la medesima tavola per servitio di Belvedere, Item una ruota di legno cerchiata di ferro che serviva in Belvedere, Item un'altra rota più piccola dell' istessa forma che serve per ristesso edefitio di Belvedere, Doi sgabelh di legno, Quattro Banchetti di legno, Uija caldarella a doi manichi e tre padelle di rame, una sola con il manico. Un crivello di rame et una caldara longa di rame, tutti i suddetti rami sono vecchi e rotti, Item un paro di molle. Quae omnia fuerunt consignata a D. Joanne Baricurt D. Jo. Baptae Zaccarisio de ordine superdicti Illmi Praesidis. Actum Romae in eadem Zeccha praesentibus D. Fran- cisco Angelino filio quondam Baldi Sarsinatensi et Antonio filio quondam Jo. Antonij Bartoletti de Laco Maiori testibus. III. Descrizione delle Monete battute in Castel Sant'Angelo dal 1642 al 1660. Secondo i Libri Estrazioni (Arcb. , Secondo l' opera del CIMAGLI : Stato Roma, Arch. Camerale, Zecca, Le monete de' Papi descritte in Ta- 5, 18). j vote Sinottiche, Feraio, 1848. Scudo d'oro. I — 12 novembre 1642. ^ Arma di Nostro Signore con lettere: VRBANVS Vili PP • M • ANNO XX. R) Effigie Beata Vergine con lettere: SVB TVVM PRAE- SIDIVM et ai piedi ROMA. Pag. 212, n. 34. fl^ Arma del Pontefice : VRBANVS Vili • PONT • MAX • I^ La Concezione : SVB TVVM PRAESIDIVM ROMA (rarissima). 382 AUGUSTO TELLUCCINI 2 — Stessa data. ^ Arma, come sopra. '^ S. Michele Arcangelo con lettere: DEVS VIVIT. Scudo d'oro. Pag. 212, n. 39. B' Arma : VRBANVS Vili PONT • MAX • A • XX 1642. ip S. Michele Arcangelo : DEVS VIVIT (rarissima). 3 — Stessa data. ^ Arma del Papa con let- tere: VRBANVS Vili P • M • AN- NO XX e sopra al Regno d'ab- baco (sic) 1642. I^ Effigie della B. V. con lettere: SVB TVVM PRAESI- DIVM et ai piedi ROMA. Testone. Pag. 215, n. 97. B' Arma: VRBANVS Vili PON • MAX • A • XX • 1642. ^ La Concez.: SVB TVVM PRAESIDIVM ROMA. 4 — ; 22 dicembre 1642. B' Arma con lett.: VRBA- NVS Vili PP • M • 9* Come il precedente. Giulio. Pag. 219, n. 185. jy Arma: VRBANVS Vili PON • MAX • A • XX. 9^ Come il precedente. 5 — Stessa data. B' Arma con lett. : VRBA- NVS Vili PP-M- ^ S. Paolo effig.': SANCTVS PAVLVS ALMA ROMA, sotto ROMA. Grosso. Pag. 221, n. 238. B' Arma: VRBANVS Vili P- MAX. \^ Figura: S- PAVLVS ALMA ROMA. VRBA- 6 — Stessa data. B' Arma con lett NVS 8 PP . M • iji Effigie B. V. con lett. Mezzo Grosso. Pag. 224, n. 312. B' Arma: VRBANVS Vili P- MAX. I^ La Concez.: SVB TVVM PRAESIDIVM. CASTEL SANT ANGELO E L OFFICINA MONETARIA PONTIFICIA 383 Piastra. 7 — 3 giugno 1646. ^ Effigie del Papa con lett.: INNOCENTIVS DECIMVS PON- TIFEX MAXIMVS ANNO 2° Ri Cristo che dà le chiavi a S. Pietro con lett.: IN VER- BO TVO ROMAE. Pag. 228, n. 24. B' Ritratto: INNOCENTIVS X PONT • MAX ANNO II I^ S. Pietro genuflesso ri- ceve le chiavi da Gesù : IN VERBO TVO ROMAE (armetta dello zecchiere). Quattrino. 8 — Stessa data. B' Arma con lett.: INNO- CENTIVS DECIMVS PONTIFEX MAX.us I^ S. Paolo con la spada all'ingiù e con lett.: S. PAVLVS APOSTOLVS. Pag. 234, n. 170. B' Arma: INNOCXPM- A • Il • I^ Figura: SANCTVS PAV- LVS APOST. Testone. 9 — II giugno 1647. B' Arma con lett.: INNO- CENTIVS DECIMVS PONT • M • ANNO SECVNDO. I^ S. Paolo con spada al- l'ingiù e con lett.: S. PAVLVS ALMA ROMA. Pag. 229, n. 46. & Arma: INNOC • X A II. PM P Figura: S. PAVLVS • AP ALMA • ROMA. Testone. IO — Stessa data. B' Arma con lett.: INNO- CENTIVS. P Madonna con lett.: VNDE VENIT AVXILIVM MIMI, sotto ROMA. Pag. 229, n. 55. B' Arma: INNOC- XP-M- A- M. P La Concezione: VNDE VENIT AVXILIVM MIMI ROMA (armetta dello zecchiere). 384 AUGUSTO TELLUCCINI II — 28 settembre 1646. B' Arma con lett. : INNO CENTIVS DECIMVS PAPA. I^ S. Paolo con lett.: SANC TVS PAVLVS ALMA ROMA Grosso. Pag. 231, n. 103. ;& Arma: INNOCENTIVS X- P-M-A-ll. l^ Mezza figura: S. PAVLVS ALMA ROMA. 12 — Stessa data. (B' Come il precedente ^f Madonna con lett, NOSTRA. Mezzo Grosso. Pag. 233, n. 139, ;& Arma: INNOC-X-P-M- A • II. SPES I^ Vergine mezza, figura con Bambino SPES NOSTRA. 13 — 15 dicembre 1646. B" Arma con lett.: INNO- CENTIVS DECIMVS PONTIFEX ANNO 3. P Effigie Madonna della Concezione con luna sotto i piedi e lett. : VNDE VENIT AV- XILIVM MIMI. Scudo d'oro. Nessuno scudo d'oro riporta il Ci- nagli con l'anno III, quelli de- scritti ai numeri 17, 18 e 19 sono tutti dell'anno II. 14 — 17 aprile 1647. ^ Arma del Papa con lett.: IN-XP-M- ANNO 3.° ^ Impronto di S. Paolo con lett. : VNDE VENIT AVXI- LIVM MIHI. DOBLONE 15 — 14 ottobre 1647. iSy Testa di Nostro Signore papa Innocenzo con lettere : I • D • P • M • ANNO QVARTO 1647. P Arma di Sua Santità. Grosso. Il Cinagli non riporta alcun grosso con l'anno III, e poi la leggenda Unde Venit, ecc., accompagna sempre la figura della Concezione e non di S. Paolo. Il Cinagli non pubblica alcun do- blone dell'anno IV, al n. i, p. 227 descrive quattro scudi d'oro del- l'anno III che senza dubbio è la stessa mon. sottoposta al saggio. ^ Ritratto : INNOCENTIVS X- PONT- MAX- A MI 1645. ^ Arma fra due rami di lauro senza lettere. CASTEL sant'angelo E l'oFFICINA MONETARIA PONTIFICIA 385 16 — 27 aprile 1649. ^ Arma con lettere: I • P • M • ANNO V. ^' S. Paolo con spada al- l' ingiù : S. PAVLVS ALMA ROMA. Grosso. Pag. 231, n. 104. ^ Arma: INNOC-XP-M- A • V. 9i Figura: S. PAVLVS ALMA ROMA. 17 — 25 dicembre 1649. /& Arma di Sua Santità con lett.: IX-P M ■ ANNO 6. ^ Porta Santa col volto di Gesù Cristo in mezzo a lett.: JVSTI INTRABVNT PER EAM e sotto ROMA e in mezzo 1650. Testone. Pag. 229, °- 41- ÌB' Arma: INNOCXP-M- A • VI. p Porta Santa col Volto Santo: IVSTI INTRABVNT PER EAM • ROMA MDCL (armetta dello zecchiere). i8 — 4 febbraio 1650. B' Arma del Papa con lett INNXPMANN-6. ^. Porta Santa con lett. ANNO JVB • 1650. Grosso. Pag. 231, n. 95. & Arma: INNOCX-PM- A VI. 9 Porta Santa: ANNO JV- BILEI 1650. Mezzo Grosso. 19 — Stessa data. j Pag. 232, n. 127. Come il Grosso precedente. DOBLONE. 20 — 16 dicembre 1650. ^ Figura e forma di Sua Santità con lett. : I • X • P • M • ANNO 1650. 9* Porta Santa aperta col Volto Santo in mezzo e lett. : ANNO JVBILEI 1650 ROMA. Il Cinagli non ricorda alcun doblone simile a quello indicato nel ver- bale di " saggio „ del 16 dicem- . bre 1650. 49 386 AUGUSTO TELLUCCINI Piastra.. 21 — Stessa data. ^ Impronto di Sua San- tità con il Regno in testa e lett.: I • X • P • M • ANNO 7°. Ri Porta Santa con lett. : ANNO JVB • 1650. Pag. 228, n. 29. ^ Ritratto con triregno; INNOCENTIVS X • PONT • MAX • ANNO VII • 1650. ^ Porta Santa col Volto Santo fra due rami lauro: ANNO JVBILEI MDCL • ROMA. Giulio. 22 — Stessa data. ^ Arma di Nostro Signore con la colomba e lett. : I • X • PMANNO 7. 5^ Porta Santa aperta e Volto Santo in mezzo e lett.: ANNO JVB -1650 e sotto ROMA. Pag. 230, n. 63. ^ Arma: INNOCEN • X • P • MA- VII. I^ Porta Santa come il pre- cedente : ANNO JVBILE • MDCL • ROMA. Mezzo Grosso. 23 — Stessa data. Come il Mezzo Grosso de- scritto al n. 19. Pag. 233, n. 130. ^ Arma: INNOC • X • P • M ■ A • VII. I^ Porta Santa: ANNO JV- BILE • 1650. 24 — 25 maggio 1651. ^ Arma del Papa con lett.: IXP-MANNO SEPTIMO. 5/ Porta Santa serrata con lett: APERVIT ET CLAVSIT 1651 in mezzo ROMA. 25 — Stessa data. '^ Arma del Papa: I • D- PMANNO VII. ^ Porta Santa con lettere: APERVIT ET CLAVSIT 1651 in mezzo ROMA. DOBLA. Pag. 227, n. 8. '^ Arma: INNOC -X-PM- A • VII. I^ Porta Santa chiusa: APE- RVIT ET CLAVSIT MDCLI (ra- rissima). Scudo d'oro. Pag. 228, n. 22. ^ Arma: INNOC- X-P-M- A- VII. I^ Porta S. chiusa: APERVIT ET CLAVSIT ROMA MDCLI ROMA (rarissima). CASTEL SANT ANGELO E L OFFICINA MONETARIA PONTIFICIA 387 26 — 8 novembre 1651. ^ Arma con lett.: INNO- CENTIVS X • P • M • ANNO SEP- TIMO. I^ Porta Santa con croce in mezzo e lett. : APERVIT ET CLAVSIT in basso ROMA. DOBLA. Pag. 227, n. 8. Come la Dobla descritta al n. 24. Piastra. 27 — 22 dicembre 1651. /B' Effigie di Nostro Signore con il Regno in testa: INNO- CENT et una S di là dal regno X • PONT • MAX • 1650. ^ Porta Santa aperta in cerchio fiori : ANNO JVBILEI MDCL. Pag. 228, n. 29. ^ Ritratto: INNOCENTIVS X • PONT • MAX • ANNO VII 1650. ]^ Porta Santa aperta tra due rami di lauro: ANNO JV- BILEI MDCL ROMA (rara). Testone. 28 — Stessa data. & Arma con lett.: INNOC • XP- M A- VI. I^ Porta Santa aperta con lett.: JVSTI INTRABVNT PER EAM, di qua e di là della Porta MDCL sotto ROMA con armetta. Pag. 229, n. 41. Come il testone descritto al n. 17. Mezzo Grosso. 29 — 25 maggio 1651. Pag. 233. n. 132. & Arma con lett.: INNO- ^ Arma: INNOCEN • X • P • CENTIVS DECIMVS PONT A • Vili. MAX • ANNO Vili. . R Porta Santa con lett.: 9 Porta S.: APERVIT ET APERVIT ET CLAVSIT. CLAVSIT 1651. 388 AUGUSTO TELLUCCINI Scudo d'oro. 30 — 2 agosto 1652. B" Arma con lett. : INNO- CENTIVS X • PONTIFEX MAXI- MVS ANNO OCTAVO 1652. p Madonna con lett.: VNDE VENIT AVXILIVM MIHI luna sotto i piedi e raggi attorno. Pag. 228, n. 20. ;& Arma: INNOCX«P-M- A • Vili. P La Concezione : VNDE VENIT AVX • MIHI 1652 (raris- sima). DOBLA. 31 — 6 dicembre 1652. ^' Arma con lett.: INNO- CENTIVS DECIMVS PONTIFEX MAXIMVS ANNO NONO. ^ Testa di S. Pietro con lettere: S. PETRVS APOSTO- LVS 1652. Pag. 227, n. IO. fB" Arma: INNOC X Villi. PM ^ Testa: S. PETRVS APOST. 1652 (rarissima). Testone. 32 — 22 dicembre 1652. ÌB' Arma con lett. : INNO- CENTIVS PONTIFEX ANNO NONO. ^ Figura a sedere con la spada in mano dritta e bilan- cia in altra in ghirlanda con lett., in piedi ROMA. Pag. 229, n. 44. B' Arma: INNOCENTIVS X- PONT-MAX- AIX. -^ Figura della Giustizia se- dente fra due rami di lauro : ROMA. Testone. 33 — Stessa data. ÌB' Arma con lett.: l'X • P- M • ANNO NONO. p Come il precedente ma ALMA ROMA. Pag. 229, n. 54. ^ Come il precedente. p Come il precedente ma ALMA ROMA. CASTEL sant'angelo E l'oFFICINA MONETARIA PONTIFICIA 389 Piastra. 34 — Stessa data. B' Testa con lett.: INNO- CENTIVS DECIMVS PONTIFEX MAXIMVS ANNO NONO. ^ Cristo dà le chiavi a S. Pietro con lett.: IN VERBO TVO ROMAE. Pag. 228, n. 26. ,^ Testa del Papa con tri- regno : INNOCENTI VS X • PONT • MAX ANNO IX. I^ Cristo consegna le chiavi a S. Pietro : IN VERBO TVO ROMAE (rara). Giulio. 35 — Stessa data. B' Arma con lett. : INNO- CENTIVS X- PONTIFEX MAXI- MVS ANNO NONO. iji Figura in piedi con spada in mano e lett.: S. PAVLVS ALMA ROMA. Pag. 230, n. 73. > B' Arma: INNOCX-P-M A • Villi. I^ Figura : S. PAVLVS • AL- MA ROMA. Grosso. 36 — 24 dicembre 1652. -©' Arma con lett.: INNO- CENTIVS XANNO NONO. Ri Mezza figura con spada in mano e lett.: S. PAVLVS ROMA. Pag. 231, n. 105. ^ Arma: INNOC XP-M- A • IX. 9 Figura : S. PAVLVS AL- MA ROMA. Mezzo Grosso. 37 — Stessa data. B Arma con lett. : INNO- CENTIVS X- PONTIFEX MAXI- MVS ANNO NONO. 1^ Testa di S. Paolo con lett.: S. PAVLVS ALMA ROMA. L'unico mezzo grosso riportato dal Cinagli, pag. 233. n. 135, col San Paolo è dell'anno X. 39Q AUGUSTO TELLUCCINI 38 — Stessa data. B" Arma con lett. : INNO- CENTIVS X • PONTIFEX MAXI- MVS ANNO NONO. ^ S. Pietro con lettere : S. PETRVS ALMA ROMA. Scudo d'oro. Pag. 227, n. 16. B' Arma: INNOCXPONT M- A-IX. 'i^ Mezza figura : TRVS ALMA ROMA SAN PE- sotto la figura ROMA (rarissimo). 39 — 24 dicembre 1653. B' Effigie del Papa con lett.: INNOCENTIVS X • PONTII=EX MAXIMVS ANNO DECIMO. r^ Cristo dà le chiavi, ecc. con lett. ROMA. Piastra. Pag. 228, n. 27. ^ Ritratto con triregno PONT MAX INNOCENTIVS X ANNO X. P^ S. Pietro riceve le chia- IN VERBO TVO sotto vi, ecc.: IN VERBO TVO RO- MAE (armetta dello zecchiere). 40 — Stessa data. Come precedente descritto al n. 32, ma con ANNO DECIMO. Testone. Pag. 229, n. 45. Come precedente descritto 41 — Stessa data. Come precedente descritto al n. 35, ma con ANNO DECIMO. al n. 32, ma con ANNO X. Giulio. Pag. 230, n. 73. Come precedente descritto al n. 35, ma con ANNO X. 42 — Stessa data. B' Arma : INNOCENTIVS DECIMVS PONTIF • MAXIMVS ANNO DECIMO. \^ Mezza figura di S. Paolo con lett.: S. PAVLVS ALMA ROMA. Grosso. Pag. 232, n. no. B' Arma : INNOC • X • PO M • A • X. ^ Mezza figura: S. PAVL ALMA ROMA. CASTEL sant'angelo E l'oFFICINA MONETARIA PONTIFICIA 39I Mezzo Grosso. 43 — Stessa data. B' Arma con lett.: INNO- CENTIVS DECIMVS PONTIF. MÀXIMVS ANNO DECIMO. F^ Testa di S. Paolo con lett. : S. PAVLVS ALMA ROMA. Pag. 233, n. 135. ^ Arma: INN A X. X • P • M ^ Testa: S. PAVLVS ALMA ROMA. Piastra. 44 — 12 gennaio 1655. ^ La Sede Vacante con il Padiglione e chiavi e sotto l'arma dell' Emmo. e Revmo. Cardinale Antonio Barberini Cammerlengo di S. Chiesa con lett. attorno : SEDE VA- CANTE 1655. ^ Spirito Santo con lettere intorno: INFVNDE AMOREM CORDIBVS et ai piedi ROMA- Pag. 235, n. 4. B' Arma del Cardinale An- tonio Barberini con padiglione e chiavi : SEDE VACANTE MDCLV. 1^ Spirito Santo con lingue di fuoco: INFVNDE AMOREM CORDIBVS (rarissima). Testone. 45 — 29 gennaio 1655. ! Pag- 236, n. 5. Tutto come Piastra descritta al n. 44. Giulio. 46 — 12 febbraio 1655. | Pag. 236, n. 7. Tutto come Piastra descritta al n. 44. DOBLA. 47 — Stessa data. Tutto come piastra descritta al n. 44 ma nel 9 è detto : 2 api sotto dette chiavi. Pag- 235, n. 3. Tutto come piastra descritta al n. 44 ma non si parla af- fatto delle 2 api (rarissima). 392 AUGUSTO TELLUCCINI DOBLONE. 48 — Stessa data. | Pag. 235, n. 2. Tutto come Piastra descritta al n. 44. Grossi. 49 — 20 febbraio 1655. | Pag. 236, n, io. Tutto come sopra. Mezzo Grosso. 50 — Stessa data. | Pag, 236, n. 13. Tutto come sopra. Giulio. 51 — 7 maggio 1655. jy Arma di Nostro Signore inquartata cioè sei monti con una stella sopra e due rovere e lett.: ALEXANDER SEPTIMVS PONTIFEX MAXIMVS ANNO PRIMO. P La Sma. Concezione sotto li piedi una mezza luna con lett., attorno: VIRGO CONCI- PIET e sotto la mezza luna ROMA. Pag. 239, n. 72. ^ Arma inquartata: ALE- XANVIIP-M- A'I. R) SS. Concezione: VIRGO CONCIPIET ROMA. 52 — Stessa data. Tutto come il scritto al n. 51. Grosso. Pag. 241, n. 113. Giulio de- ^' Arma e. s. : ALEXAN VII • P • M. P Come il precedente. Mezzo Grosso. 53 — Stessa data. | Pag. 242, n. 133. Tutto come il Grosso precedente. CASTEL sant'angelo E l'OFFICINA MONETARIA PONTIFICIA 393 Testone. 54 — 1° settembre 1655. ,B' Arma inquartata con 12 monti cioè sei per parte con una stella sopra detti monti e due querci con lett. : ALE- XANDER SEPTIMVS PONTIFEX MAXIMVS. I^ Una mano che esce dalle nuvole che sostiene una bi- lancia para con lett. : NEC CITRA NEC VLTRA. Pag. 238 o 239, n. 51 o 52. ^ Arma inquartata: ALEX • VII • PONT • MAX. ^ Una mano che sostiene una bilancia: NEC CITRA NEC VLTRA. (Il verbale di estrazione non indica se nel rovescio la moneta reca l'arma della zecca; in questo caso sarebbe il testone descritto dal Cinagli al n. 51 ; se invece del- l'armetta la moneta reca una stella, allora trattasi d^ testone descritto al n. 52). 55 — Stessa data. /©* Come il precedente. I^ Un tavolino con un tap- peto con un mucchio di mo- nete con lett. : CRESCENTEM SEQVITVR CVRA PECVNIAM. Giulio. Pag. 240, n. 73. ^ Arma inquartata: ALEX • VII • PONT • MAX. I^ Tavolino con sopra mo- nete : CRESCENTEM SEQVI- TVR CVRA PECVNIAM. 56 — 6 settembre 1655. 3* Arma inquartata con lett.: ALEXANDER SETTIMVS (sic) PONTIFEX MAXIMVS. P Cartella con foglie di querci et jianne: NON EX TRI- STITIA AVT EX NECESSITATE. DOBLA. I Pag. 237, n. 19. 1& Come il precedente. 9 NON EX TRISTITIA AVT EX NECESSITATE, in cartella ai cui lati due rami di quer- cia; una stelletta (rarissima). 57 — Stessa data. ^ Tutto come dobla. DOBLONE. Pag. 236, n. I. '& Arma inquartata: ALEX VII • PONT • MAX. 50 394 AUGUSTO TELLUCCINI ^ Cassone ferrato aperto con sacchi di monete e lett. : HAEC ÀVTEM QVAE PARASTI CVIVS ERVNT. ^ Cassone ferrato con en- tro sacchetti di monete: HAEC AVTEM QVAE PARASTI CVIVS ERVNT. 58 — 17 settembre 1655. fB' Arma come precedente. I^ Alcune lettere in mezzo che dicono: HILAREM DATO- REM DILIGIT DEVS. Grosso. Pag. 241, n. 106. ^ Come precedente. ^ HILAREM DATOREM Dl- LIGIT DEVS in una targa; una stelletta. 59 — Stessa data. ^ Come sopra. 1} Lettere : TEMPERATO SPLENDEAT VSV. Mezzo Grosso. Pag. 237, n. 13. B" Come sopra. I^ TEMPERATO SPLENDEAT VSV, scritto in una targa. 60 — 30 settembre 1655. & Arma inquartata con Scudo d'oro. Pag. 238, ri. 36. ,©' Come sopra. lett.: ALEXANDER SEPTIMVS PONTIFEX MAXIMVS. ^ Cartella con lettere in mezzo che dicono: DEVS DAT OMNIBVS AFFLVENTER ET NON IMPROPERAT. ^ DEVS DAT OMNIBVS AF- FLVENTER ET NON IMPROPE- RAT, in cartella (rarissima). 61 — 4 febbraio 1656. ^ S. Pietro appoggiato al- l'arme del Papa e lett.: ALE- XANDER SEPTIMVS PONTIFEX MAXIMVS et ai piedi ROMAE. ^ Figura che dà l'elemo- sina a un povero e lett.: Dl- SPERSIT DEDIT PAVPERIBVS IVSTITIA EJVS MANET IN SAE- CVLA SAECVLORVM. Piastra. Pag. 238, 1). 50. ÌB' Arma inquartata e sopra S. Pietro sedente in un man- to : ALEX • VII • PONT • MAX • ROMAE. I^ S. Tommaso da Villa- nova col povero, una stella in fondo DISPERSIT DEDIT PAVPERIBVS I • E • M • I • S • S. CASTEL SANT ANGELO E L OFFICINA MONETARIA PONTIFICIA 395 DOBLA. 62 — 9 dicembre 1656. ly Arma di Nostro Signore inquartata con li monti e i cerqui e lettere che dicono : ALEXANDER SEPTIMVS PON- TIFEX MAXIMVS. R) Lettere: NON EX TRISTI- TIA AVT EX NECESSITATE con il festone attorno. Pag. 237, n. 19. ^ Arma inquartata: ALEX VII • PONT • MAX. ^ Come la Dobla descritta al n. 56. Scudo d'oro. - 63 — 24 dicembre 1657. | — — — Tutto come Scudo d'oro descritto al n. 60. Testone. 64 — 8 maggio 1660. ^ Arma inquartata di No- stro Signore e lett. : ALEXAN- DER 7.5 PONTIFEX MAXIMVS. R) Bilancia para con lett. : NEC CITRA NEC VLTRA. Come Testone descritto al n. 54. Giulio. 65 — Stessa data. | — — Tutto come Giulio descritto al n. 55. IV. Libri delle Estrazioni, anni lóji-iógo, fot. J4* {Arch.j loco citalo). Die 22 Xmbris i6si. _J^otola de' pesi lasciati in zecca d'ordine di Mons. Illmo. et Revmo. Pio Chierico di Camera e Presidente della Zecca, 396 AUGUSTO TELLUCCINI fabricati da Patrizio Mattei, lasciati ogn'uno dentro una sche- dula nel modo seguente, cioè : DoBLONE DI Spagna da una parte contrassegnato con le let- tere seguenti cioè D . S • et di qua e di là una colombina con quattro punti angolari e dall'altra l'arme di Nostro Signore con lettere intorno INNOC • X • PONT • MAX. DoBLA DI Spagna contrassegnata parimenti con lettere D*S- et di qua e di là una colombina et un punto di qua e di là delle suddette lettere D • et S -, e dall'altra parte l'arme di Nostro Signore con lettere intorno INNOCEN- TIVS X PONTIFEX MÀXIMVS. DoBLONE d'Italia contrassegnato con lettere D- et !• di qua e di là una colombina con quattro punti che for- mano un quadrato e dall'altra parte l'arme di Nostro Signore con lettere intorno INNOC • X • PONT • MAX. Scudo d'oro d' Italia contrassegnato con lettere S • et I • di qua e di là una colombina e dall'altra parte l'arme di Nostro Signore con lettere che dicono INNOC • X • PONT • MAX. DoBLONE DELLE STAMPE contrasseguato con quattro S • et un D • in mezzo e che li detti S formano un quadrato con una colombina di qua e di là e dall'altra parte l'arme di Nostro Signore con lettere INNOC • X • PONT • MAX. Ungaro e Zecchino contrassegnato con quattro punti che formano un quadrato et un altro punto in mezzo con una colombina di qua et una di là e dall'altra parte l'arme di Nostro Signore con lettere INNOC • X • PONT • MAX. Quali pesi d'ordine del suddetto Illmo et Revmo. Pio furono lasciati e posti nella cassetta delli soprastanti dove si conservano altri pesi e monete travagliate, de' quali se ne è fatto saggio alla presenza dell' infrascritti testimonij essendo sopra ciascheduna schedula da me notato il peso della mo- neta che deve essere super quibus, etcc. Actum in Castro Sancti Angeli in loco solito Zeccarum presentibus DD. Jo. Bapta. Zaccarisio fìlio quondam Mar- taldi (?) Romano et Joseph© Mastrolio quondam Michaelis Angeli de Leonissa testibus. CASTEL sant'angelo E l'oFFICINA MONETARIA PONTIFICL\ 397 V. Arch. cit, Libri Estrazioni, anni lóji-iógo, fase, j, i8, fol. 201. Die 21 marti] 168 j. In meis etcc. in Aedibus Illmi. et Revmi. D. Jo. Bapti- stae Spinelli, Camerae Apostolicae Clerici et Zeccarum Prae- sidis, magister Guglielmus Rustemaier filius Joannis, Ger- raanus ferrarius, mihi cognitus medio juramento tactis decla- ravit construxisse et fecisse tagliolum et duo cugna prò ser- vitio ut dicitur dell'ordegno imprimendi monetam in Castro Sancti Angeli D. Equitis Lucentis et cum receputa eiusdem D. Equitis fuerit solutus pretium eiusdem taglioli dictor-umque duorum cugnorum et hoc vigore ordinis Illmi et Revmi D. Spinelli Camerae Apostolicae Clerici et Zeccharum prae- sidis subscripti die 13 currentis mensis eodem magistro Gu- glielmo directi, et sic tactis iuravit, etcc. VI. Arch. cit., Libri Estrazioni j anni i6ji-i6go, fasc.j, 18, fol. 202. Die 7 aprilis i68j. In meis, etcc. in Aedibus Illmi et Revmi. D. Jo. Bapti- stae Spinelli Camerae Apostolicae Clerici et Zeccarum Prae- sidis Pancratius Buccalarius filius quondam Salvatoris Ro- manus mihi cognitus et medio juramento tactis declaravit fecisse de ordine et mandato sibi inscriptis porrecto ab eodem Rev. Zeccharum Praeside sex bilancinas parvas et unam trutinam ut dicitur di una libra prò servitio torculi Zecchae in Castro Sancti Angeli et de dictis bilancinis et trutina fuisse et esse integraliter satisfactus a D. Petro Perso (?) (Perlo) prout ex receputa in calce dicti ordinis confecta, etcc. VARIANTI INEDITE DI MONETE DI ZECCHE ITALIANE appartenenti alle collezioni M. Strada e P. Tribolati DI MILANO (0. PARTBPRIMA MILANO. Carlo Magno (774-814). Denaro (S.). ^' — + CARLVS REX FR Nel campo croce. 9* — + • MEDIOL Nel campo monogramma. Gnecchi (2) pag. i. Dopo il n. i. Lodovico I il Pio (814-840). Denaro (S.). ^ — + tt.VDOVVICVS IMP Croce accantonata da quattro punti. ^ — XPISTIANA RELIGIO Tempio tetrastilo sormontato e colla croce nel mezzo. Gnecchi pag. 3. Dopo il n. 8. (i) Le monete segnate (S.) appartengono alla collezione M. Strada e quelle segnate (T.) appartengono alla collezione Tribolati. (2) Francesco ed Ercole Gnecchi : Le Monete di Milano, ecc., 1884 e Supplemento. 400 M. STRADA-P. TRIBOLATI Denaro (T.)- '!>' — + HLVDOVICCVS IIVP Croce accantonata da quattro punti. ^ — XPISTIÀNÀ RELIGIO Tempio tetrastilo come sopra. Gnecchi pag. 3. Dopo il n. 8. Denaro (T.). ^ — + LVDOVICIS IMI Croce come sopra. I^ — XPIANA RELIGIO Tempio e. s. Gnecchi pag. 4. Dopo il n. 9. Lotario I (840-855). Denaro (S»). 3^ — + LVTHARIVS IMP Croce e. s. P — • PISTIANA RELGO • Tempio e. s. Gnecchi pag. 6. Dopo il n. 9. Berengario I (888-924). Denaro (S.). 3" — + BERENCARIVS IMP Monogramma di Cristo. 9 — + XPISTIANA PIIGIO nel campo MDI E OLA in tre righe. Gnecchi pag. io. Suppl. Dopo il n. 3. Denaro (S.). ^ — + BERENCARIVS RE Croce accantonata da quattro punti. P XPIIANA RIO Tempio carolingio. Gnecchi pag. 8. Dopo il n. io. Federico II di Svevia (1218-1250). Denaro (S. e T.). ^^ — + • FREDERICVS nel campo le lettere l-P-R-T- fra quattro punti, nel centro una rosetta. ^ — + ME DIOLA NVM in tre righe, al disopra e disotto una rosetta fra due trifogli. Gnecchi pag. 24. Dopo i nn. 2-3. VARIANTI INEDITE DI MONETE ITALIANE 4OI Prima Repubblica (1250-1310). Ambrosino (S. e T.). ^' — MEDIOL A NV Croce. 9 — • SCS • • AMBR : S. Ambrogio seduto col pasto- rale, ecc. Gnecchi pag. 26. Dopo il n. 2. AzzoxE Visconti (1329-1339). Grosso (S.). /©' — +• AZO : VICECOMES + • MEDIOLANVM Croce gi- gliata e contornata. 9 — • S • AMBR OSIVS (biscia) S. Ambrogio seduto e. s. Gnecchi pag. 31, Dopo il n. i. Grosso (S.). ^' — + • AZO : VICECOMES + • MEDIOLANVM Croce e. s. 9 — ^ S • AAMBR OSIVS : (biscia) • S. Ambrogio e. s. Gnecchi pag. 31. Dopo il n. i. Grosso (S.). -©'—.+ AZO : VICECOMES + MEDIOLANVM Croce e. s. 9< - : S • AMBR OSIVS : (biscia) • S. Ambrogio e. s. Gnecchi pag. 31. Dopo il n. i. Galeazzo II e Bernabò Visconti (1354-1378). Sesino (S.). B' — + • B • G • VICECOMITES Biscia. 9 — + MEDIOLANVM Croce. Gnecchi pag. 38. Dopo il n. 5. Galeazzo II Visconti (1354-1378). Pegione (T.), ^' - + GALEAZ • VICECOMES • D • MEDIOLANI • PP • & e Cimiero sormontato dal drago cristato, ai lati i tizzoni coi secchi. I^ — • S • AMBRVS • • MEDIOLM il Santo seduto. Gnecchi pag. 39-40. Dopo il n. 3. 402 M. STRADA-P. TRIBOLATI Se sino (S.)- ^^ — © + GALEAZ © © VICECOES © Cimiero col drago fra G-Z, al disotto scudo colla biscia. 9^ — + DNS • MEDIOLANI • PAPIÉ • & C Tizzone coi secchi. Gnecchi pag. 40. Dopo il n. 7. Sesino (S. e T.). 3^ — • + G-ALEAZ • VICECOES • Cimiero e. s., sotto le iniziali G-Z due borchie. I^ — + DNS • MEDIOLANI • PAPIÉ • &. C Tizzone e. s., al disopra una borchia. Gnecchi pag. 40. Dopo il n. 7. Bernabò Visconti (1354-1385). Sesino (S. e T.). B' - + DOMINVS © BERNABOS Biscia. P — + VICECOMES © MLI © ET © -€• nel campo D • -B- incorniciati, agli angoli quattro cerchietti. Gnecchi pag. 43. Dopo il n. 14. Sesino (S. e T.). ^' - + DOMINVS © BERNABOS Biscia. I^ - + VICE COMES © MLI © ET © -e nel campo D • % e. s., agli angoli in luogo del cerchietto, tre anelli. Gnecchi pag. 43. Dopo il n. 15. Gian Galeazzo Visconti (1378-1402). Pegione (S.). /B' - + • GALEAZ • VICECOMES • D • MEDIOLANI • & C • Bi- scia fra G-3, al disopra un globetto. 91 — S • AMBROSIV • • MEDIOLAN il Santo seduto. Gnecchi pag. 30. Suppl. Dopo il n. 4. Soldo (S. e T.). ^ — (biscia) COMES • VIRTVTVM • D • MEDLI • & C • Croce gigliata accantonata da quattro punti. 91 — • S • AMBROSIV • MEDIOLAN • mezza figura del Santo. Gnecchi pag. 46. Dopo il n. io. VARIANTI INEDITE DI MONETE ITALIANE 403 Sesino (S. e T.). ^ - + G-ALEAZ • COMES • VIRTVTVM • Croce ornata da quattro raggi terminanti in giglio, al disotto della croce un punto. :p( _ + . DOMINVS • MEDIOLANI Sl Q - Biscia fiancheggiata da G-Z. Gnecchi pag. 47. Dopo il n. 13. Sesino (S.). Simile al precedente con un punto sopra ed uno sotto alla croce. Gnecchi pag. 47. Dopo il n. 13. Sesino (S.). /B' — COMES o VIRTVTVM o Cimiero sormontato del drago alato, al disotto un cerchietto fra due punti. P — + : D • MEDIOLANI • & C o Croce ornata. Gnecchi pag. 47. Dopo il n. 19. Giovanni Maria Visconti (1402-1412). Grosso (S.). B' — <& lOHAlMES • MARIA • DVX • MEDIOLANI &. C ■ Biscia entro cornice fiancheggiata dalle iniziali I-M. Sopra la biscia un punto. ^ — SABROSIV MEDIOLAM II Santo col paludamento pontificale seduto col pastorale e staffile. Gnecchi pag. 32. SuppL Dopo il n. i. Grosso (S.). ^ — + I lOHANES • MARIA • DVX • MEDIOLANI | e. s. senza il punto sopra la biscia. 9 — S • AMBROSIV • MEDIOLAN • Il Santo colla pianeta e. s. Gnecchi pag. 33. Suppl. Dopo i nn. 4-5. Grosso (S.). f& — <& lOHANES • MARIA • DVX • MEDIOLANI • & C • e. s. col punto sopra la biscia. ^ — -SABRIV MEDIOLAN II Santo col paludamento e. s. Gnecchi pag. 33. Suppl. Dopo il n. 3. 404 M. STRADA-P. TRIBOLATI Grosso (S.). ^' — ^ lOHAMIS • MARIA • DVX • MEDIOLANI & C : e s. ^ — -SABROSIV MEDIOLAN e. s. Gnecchi pag. 33. Suppl. Dopo il n. 8. Grosso (S.). B' — ^ lOMES • MARIA • DVX • MEDIOLANI • & C : e. s. ^ — SABROSIV MEDIOLAN e. s. Gnecchi pag. 33. Suppl. Dopo il n. 8. Grosso (S.). ^ — ^ HAMES • MARIA • DVX • MEDIOLANI • & C e. s. ^ — SABROSIV MEDIOLAN e. s. Grosso (S.). .D' — + ® lOHANES • MARIA • DVX • MEDIOLANI | e. s. senza il punto. P ~ S • AMBROS • • MEDIOLANI II Santo colla pianeta e, s. Gnecchi pag. 33. Suppl. Dopo il n. 6. Grosso (S.). ^ — -¥% lOHANES • MARIA • DVX • MEDIOLANI «Ics. ^ — S- AMBROS MEDIOLAI e. s. Gnocchi pag. 33. Suppl. Dopo il n. 6. Grosso (S.). ^ - + I IOANES • MARIA • DVX • MEDIOLANI : e. s. I^ — SAMBROSIV MEDIOLANI- e. s. Gnecchi pag. 33. Suppl. Dopo il n. 6. Grosso (S.). B' — <^ lOHANES • MARIA • DVX • MEDIOLANI AC: e. s. col punto sopra la biscia. I^ — S • AMBOSIV MEDIOLAN II Santo col paludamento p. e. s. Gnecchi pag. 33. Suppl. Dopo il n. 8. VARIANTI INEDITE DI MONETE ITALIANE 405 Grosso (T.). ^ - +® lOHANES MARIA • D • MEDIOLANI • & G § e. s. senza punto sopra la biscia. 9 — -S- ABROSIVMEDIOLAN- Il Santo colla pianeta. Gnecchi pag. 33. Suppl. Dopo il n. 5. Grosso (T.). B' — + ® lOHANES MARIA DVX • MEDIOLANI | e. s. 9 - -SABROSIV- MEDIOLAN- e. s. Gnecchi pag. 33. Suppl. Dopo il n. 4. Grosso (T.). 3' — + I lOHANES • MARIA • DVX • MEDIOLANI % e. s. 9»' — S • AMBROSIV • • MEDIOLAN : e. s. Gnecchi pag. 33. Suppl. Dopo il n. 4. Grosso (T.). 3* — ® lOHAMS • MARIA DVX MEDIOLANI • & C : e. s. con una borchia sopra la biscia. I^ — SABBROSIV MEDIOLAN II Santo col paludamento p. Gnecchi pag. 33. Suppl. Dopo il n. 8. Grosso (T.). B' — ® lOHAMES • MARIA • DVX • MEDIOLANI in C e. s. con un cerchietto sopra la biscia. I^ — • S • ABROSIV MEDIOLAM e. s. Gnecchi pag. 33. Suppl. Dopo il n 8. Grosso (T.). i^ — * lOHAMES MARIA DVX MEDIOLANI- & C : e. s. un punto sopra la biscia. Ri - SABROSIV MEDIOLAN- e. s. Gnecchi pag. 33. Suppl. Dopo il n. 8. Soldo (T.). ^ — + : lOHANES • MARIA • DVX MLI : Scudo inquartato. 9 — +: SABROSIVSMEDIOLAN: mezzo busto del Santo. Gnecchi pag. 50. Dopo il n. 3. 4.o6 M. STRADA-P. TRIBOLATI Soldo (S.). ^' — + I lOHAMES • MARIA • DVX MI § e. s. ^ — + S • ABROSIV • MEDIOLANI | e. s. Gnecchi pag. 50. Dopo il n. 3. Tr il lina (T.). ;B' — + : jOHANES • MARIA : nel campo D X '^ — + : DVX • MEDIOLANI • & C : nel campo croce gigliata. Gnecchi pag. 50. Dopo il n. 7. Bissalo (T.). B' — ® lOHANNES • MARIA • nel campo biscia coronata. I^ — ^ DVX • MEDIOLANI • & C : nel campo croce gigliata. Gnecchi pag. 50. Dopo il n. 9. Gian Carlo Visconti (1412). Grosso (S.). B' — + lOHANES • KAROLVS • VICECOMES • MLI Biscia coronata fra l-K. 9 — S • AMBROSIV MEDIOLANI II Santo seduto. Gnecchi pag. 54. Dopo il n. i. Filippo Maria Visconti (1412-1447). Fiorino (S.). ÌB' — + FILIPV MARIA • A N GLV 0000 II duca a cavallo. P — + 0DVX0 oMED lOLA NJO&C Cimiero entro cornice e fiancheggiato dalle iniziali FI -MA, agli angoli della cornice otto anellini. Gnecchi pag. 57. Dopo il n. i. Fiorino (T.). B - + FILIPV MA RIA o AN GLV § g § e. s. I^ — + DVX o o MED lOLANI o & C o e. s. Gnecchi pag. 57. Dopo il n. i. VARIANTI INEDITE DI MONETE ITALIANE 407 Berlinga (S.). ^ — FILIPV MAR lADVXM E DIOLAN II duca a cavallo e. s. 9 — S • ABROSIV NEDIOLANI II Santo seduto col pasto- rale, ecc. Gnecchi pag. 58. Dopo il n. 2. Berlinga (S.). B' - FILIPVMA RIA • DVX • M E DIOLA I e. s. I^ - S • ABROSIV REDIOLAN e. s. Gnecchi pag. 46. Suppl. Dopo il n. 8. Grosso da soldi tre (S.). B' — + FILIPV MARIA o DVX o MEDI o & C o Stemma inquartato e tre soli. I^ — S ABROSIV MEDIOLAI : Il Santo seduto. Gnecchi pag. 46. Suppl. Dopo il n. 11. Grosso da soldi due (S.). B' — + FILIPVS • MARIA • DVX • MEDIOLANI • & C • Stemma inquartato. ^ - SABROSIVS MEDIOLAIN e. s. Gnecchi pag. 47. Suppl. Dopo il n. 12. Grosso da soldi due (S.). -B* — + FILIPVS § MARIA g DVX g MEDIOLANI g«t C e. s. ^ — SABROSIVS MEDIOLAI e. s. Grosso da soldi due (S.). ^' - FILIPVS o MAI X o MEDIOLANI go • • • e. s. ^ - S ABROSIV MEDIOLAN e. s. Gnecchi pag. 47. Suppl. Dopo il n. 17. Grosso da soldi due (S. e T.). B' — + FILIPVS o MARIA o DVX o MEDIOLANI o & e e. s. con una borchia sopra lo scudo. 9( — S ABROSIV MEDIOLAI e. s. Gnecchi pag. 47. Suppl. Dopo il n. 15. 4o8 M. STRADA-P. TRIBOLATI Grosso da soldi due (S. e T.). ^^ + FILIPVS o MARIA R DVX o MEDIOLANI o & c e. s. senza borchia. R) — S ABROSIVS MEDIOLANI e. s. Gnecchi pag. 60. Dopo il n. 17. Grosso da soldi due (S.). ?^ - -FILIPV MARIA -ANOLV- D-M- Stemma e. s., al di- sopra due rami. 9( - S • AMBROSIV M6DI0LANI II Santo e. s. col sole sul petto. Gnecchi pag. 49. Suppl. Dopo il n. 31. Grosso da soldi due (S.). & — FILIPV MARIA ANG-LV • D • M • e. s. I^ — S-ABROSI M6DI0LAN e. s. Gnecchi pag. 49. Suppl. Dopo il n. 27. Grosso da soldi due (S. e T.). ^ - FILIPV • MARIA • ANGLVS • DM- e. s. ^ — ABROSIVS MeOIOLAI- e. s. Gnecchi pag, 50. Suppl. Dopo il n. 36. Grosso da soldi due (S.). iO' — FILIPV MARIA ANGLVS D M e. s. Stemma piccolo. 51 — ABROSIV M6DI0LA e s. Gnecchi pag. 50. Suppl. Dopo il n. 36. Grosso da soldi due (T.). ^ — FLIPVS MARIA • ANG-LV • D • M • e. s. Stemma comune. I^ - S- ABROSIV MEDIOLANI- e. s, Gnecchi pag. 60. Dopo il n. 23. Sesino (S.)- ^ - + • FILIPVS MARIA • Croce ornata. VARIANTI INEDITE DI MONETE ITALIANE 409 9( - + • DVX MEDIOLANI • & C • Biscia coronata. Tipo di diritto inedito. Gnecchi pag. 62. Dopo il n. 38. Sesino (S.). B* — + o FILIPVS ^ MARIA o Biscia coronata. I^ + « DVX ^ MEDIOLANI ^ & C « Croce gigliata. Gnecchi pag. 62. Dopo il n. 36. Sesino (S.). ^ — (biscia) FILIPV MARIA • DVX • MLI • & C Croce ornata. ^ — 'S AIBROSIV • RCDIOLANI • Busto del Santo. Gnecchi pag. 62. Dopo il n. 34. Sesino (S.). ^ — •¥ FILIPVS ^ MARIA o« o Biscia coronata. 9 — + DVX ^ MEDIOLANI o & C Croce gigliata. Gnecchi pag. 6a. Dopo il n. 33. Sesino (S.). B' — -^ FILIPVS '^ MARIA e. s. I^ •— + DVX ^ MEDIOLANI • & C e. s. Gnecchi pag. 63. Dopo il n. 37. Sesino (T.). f^ — + FILIP • MA • DVX • MEDIOLI • Biscia fiancheggiata da F-M. 9 — + * COMES » PAPIÉ * «L C * Croce ornata da quattro fiori. Gnecchi pag. 62-63. Dopo il n. 39. Denaro (S.). /©' — +• FILIPVS • MARIA • Fascia annodata ad una stella coronata. I^ — + • DVX • MEDIOLANI • Croce gigliata accantonata da quattro punti. Gnecchi pag. 63. Dopo il n. 44. 5» 4IO M. STRADA-P. TRIBOLATI Denaro (S. e T.). ^ - + FILIPVS • MARIA e. s. ^ ~ + DVX • MEDIOLANI -AC- Croce gigliata con un punto nell'angolo superiore destro. Gnecchi pag. 63. Dopo il n. 44. Denaro (T.). ^ — + FILIPVS MARIA e. s. ^ — + DVX • MEDIOLANI -«tC Croce gigliata accantonata da quattro fiamme. Gnecchi pag. 63. Dopo il n. 44. Denaro (T.). ^ — (biscia) • FILIPVS • MARIA • • Croce gigliata accanto- nata da quattro punti. ^ — (biscia) • DVX • MEDIOLANI • & C • Fascia annodata. Gnecchi pag. 52. Suppl. Dopo il n. 48. Seconda Repubblica (1447-1450). Sesino (T.). ^' — + • COMVNITAS • MEDIOLANI • Nel campo stemma. P — S • AMBROSIV -*• MEDIOLANI • Nel campo mezza fi- gura del Santo. Gnecchi pag. 65. Dopo il n. 6. Denaro (T.). B' — •¥ • COMVNITAS MEDIO • Nel campo croce gigliata. ^ — + • S • AMBROSIV • MLI • • • Testa del Santo mitrata e nimbata. Gnecchi pag. 65. Dopo il n. 7. Francesco I Sforza (i 450-1466). Ducato d'oro (S.). ^ - (biscia) FRANCISCHVS • SFORTIA VIC • Busto coraz- zato del duca a destra. ]^ — + DVX • ME DIOLA NI • & C • Il duca a cavallo ga- loppante a destra. Gnecchi pag. 66. Dopo il n. i. VARIANTI INEDITE DI MONETE ITAUANE 4II Ducato d'oro (S.). & — Come sopra. i> — + DVX • WEDI OLAI • P PIE Q3 • C e s. Gnecchi pag. 67. Dopo il n. 5. Lira (S.). ^ - (biscia) FRAN • SFTIA • DVX • MLI • AC • lANVE • D • Bu- sto e. s. fra F-S. 9/ - • S • ARCROSI ^DIOLANI • Il Santo seduto, ecc. Gnecchi pag. 69. Dopo il n. 20. Grosso (S.). ^ — ■¥' DVX • MLI PPIEANGLERIEQ- COMES- Stemma inquartato, ai lati F-S, al disopra tre anelli. 1$ — S • AMBROSIV • MEDIOLAN II Santo e. s. Gnecchi pag. 70. Dopo il n. 26. Grosso (T.). ^ — DVX • MLI • PPIE • ANGLERIE • Q • COMES • • Stemma come sopra. P — S A^ROSIV Il Santo e. s. Gnecchi pag. 70. Dopo il n. 25. Soldo (S. e T.). B' — . F • S • DVX • M_l • AC • lAE • D • «t C • Biscia coronata. 9 — + • S • ARfiROSIVS • RCDIOLANI • Busto mitrato dei Santo. Gnecchi pag. 71. Dop>o il n. 28. Soldo (S. e T.). B' — + . FR • SF • DVX • MLAI -AC- Biscia coronata, al di- sopra spazzola. 9( — + • S • ANBROSIVS • RCDfOLANI • Mezza figura del Santo. Gnecchi pag. 71. Dopo il n. 29. Soldo (S.). B' - + • FR • SF • D VX • MLI • & e • e. s. 412 M. STRADA-P. TRIBOLATI I^ — + • S • AIVBROSIVS • IVEDIOLANI • e. s. Gnecchi pag. 55. Suppl. Dopo il n. io. Sesino (S. e T.). ;& — + • F • S • DVX • IVLI • PPIE • ANGLERIE Stemma in- quartato. 9/ — + Q3 • COMES • AC • CREMO^E • D • & C • Croce gi- gliata. Gnecchi pag. 55. Suppl. Dopo il n. 12. Sesino (S.). ^' — + • FRANCISC • SFORTIA • VICECO • Stemma e. s., so- pra un punto. ]^ _ + . DVX • ^GDIOLAI • PPIE • Q3 • CO • & C • e. s. Gnecchi pag. 71. Dopo il n. 32. Sesino (S.). ^ _ + . F . S • DVX • IVLI • PPIE • ANGLERIE Stemma in- quartato. ^ — + 03 • CO^ES • AC • CREMO^E • D • & C • e. s. Gnecchi pag. 53. Suppl. Dopo il n. 12. Tr illina (T.) inedito. ^ — C : F : D : MEDIOLANI • & C Tre anelli. P — + AC • PAP • • • • COMES • • • Croce gigliata. Gnecchi pag. 56. Suppl. Dopo il n. 19. Tr illina (T.). ^' — + • FR • SF • DVX • MLl • & C • Cimiero coronato col drago cristato. P — + PPIE • ANGLE • Q3 • CO • nel campo F ♦ S coronate. Gnecchi pag. 72. Dopo il n. 40, Trillina (T.). ^ — Come sopra. I^ — + • PPIE • ANCLE • 03 • CO • nel campo F ♦ S coronate. Gnecchi pag. 72. Dopo il n. 40. VARIANTI INEDITE DI MONETE ITALIANE 413 Galeazzo Maria Sforza e Bianca Maria Visconti (1466-1468). Soldo (T.). ^ — • BL • M • G3 • MA • DVCES • MLI • Biscia coronata entro cornice. Ri — + • S • AMBROSIVS • MEDIOLANI • Busto del Santo. Gnecchi pag. 74. Dopo il n. 3. Trillina (S.). ^' — DVX • MLI • AC • lANVE • D • & C • nel campo G ♦ M co- ronate. 9 — DVCISA • MI • AC • CR • D • & C • nel campo B> M co- ronate. Gnecchi pag. 59. Suppl. Dopo il n. 3. Galeazzo Maria Sforza (1466-1476). Ducato (S.). ^ - (testina) G3M-SF- VICECOMESDVXMLIV- Mezzo busto a destra, corazzato. 9 - + PP - ANGLE ^ Q3 - CO - AC- lANVE - D - Cimiero coronato sormontato dal drago alato, sotto scudo colla biscia, ai lati tizzoni colle secchie, sopra le quali G3 - - M- Gnecchi pag. 76. Dopo il n. 7. Ducato (S.) tipo del diritto inedito. lANVE ^aD ;-] e. s. colle iniziali G3-M. Gnecchi pag. 76. Dopo i nn. 6-7. 414 M. STRADA-P. TRIBOLATI Testone (T.). ^ — (testina) GALEAZ - M - SFVICECOS - DVXMLI - QIT Busto corazzato del duca a destra con un globetto a sinistra. I^ - - PP - ANGLE - Q3 - - CO - AC - lANVE - D- Cimiero coronato, sormontato dal drago cristato, sotto scudo visconteo, ai lati i tizzoni coi secchielli con al disopra G3-M. Gnecchi pag. 78. Dopo il n. 16. Testone (T.). 1^ — (testina) GALEAZ - M - SF - VICECOS - DVX - MLI - QIT Come sopra. 9( — PP - ANGLE - Q3 - - CO - AC - lANVE - D e. s. con G3 -M - Gnecchi pag. 78. Dopo il n. 16. Testone (T.). ^ — Come sopra. P — PP ^ ANGLE ^ 03 - CO ^ AC - lANVE - D Come sopra con > G3 ^-^ M. Gnecchi pag. 78. Dopo il n. 16. Testone (T.). ;& — (testina) GALEAZ - M - SF - VICECOS - DVX - MLI - QIT Come sopra. P — PP - ANGLE - Q3 CO - AC - lANVE - D - Come sopra con G3 ^ ^ M ^ e. s., la biscia dello scudo viscon- teo è coronata. Gnecchi pag. 78. Dopo il n. 16. Mezzo testone (T.) ^ - (testina) GALEAZ - M - SF - VICECOS - DVX - MLI - QIT Busto corazzato a destra, l^ - (testina) PP - ANGLE - Q3 - CO - AC - lANVE - D - &, C Scudo inquartato e coronato, fiancheggiato da G-M coronate. Gnecchi pag. 79. Dopo il n. 22. VARIANTI INEDITE DI MONETE ITALIANE 415 Mezzo testone (T.). ^ - (testina) GALEAZ - M - SF > VICECOS - DVX - MLI - QIT Come sopra. ^ — (testina) PP - ANGLE - Q3 - CO - AC - lANVE- DNS - &. C Come sopra. Gnecchi pag. 79. Dopo. n. 23. Grosso da soldi otto (T.). ^' — (biscia) GALEAZ • MA • SF • VICECOS • DVX • MELI • V • & • C • e. s. 9» — S AM BROSI • MELI • Il Santo a cavallo galoppante a destra in atto di inseguire e calpestare dei " guerrieri. Gnecchi pag. 80. Dopo il n. 26. Grosso da soldi cinque (S.). ^ — (biscia) G3 • MA • SF • VICECOMES • DVX • MELI • V • Bu- sto fiancheggiato da G3-M. '^ — • S • AMBROSI • • Il Santo in piedi in atto di per- cuotere collo staffile un guerriero. Gnecchi pag. 80. Dopo il n. 27. Grosso da soldi cinque (S. e T.). ^' — (testina) G3 - M - SF - VICECOS - DVX > MLI - V- nel campo i tre tizzoni colle secchie. I^ — (testina) PP - ANGLE - Q3 - CO - AC - lANVE - D - Biscia coronata ed ai lati G-M coronate. Gnecchi pag. 80. Dopo il n. 98. Grosso da soldi cinque (S. e T.). :& - (testina) G3 - M - SF - VICECO - DVX - MLI - V - e. s. 9 — (testina) e. s. Gnecchi pag. 80, Dopo il n. 29. Soldino (S.). B' - (testina) G3 • M • SF • VICECO • DVX • MLI • V • Scudo inquartato. 9 — (testina) PP 03 CO AC lANVE D Scudo bipartito. Gnecchi pag. 8i. Dopo il n. 32. 41 6 M. STRADA-P. TRIBOLATI Soldino (T.). B" — (testina) &3 • M • SF VICECO • DVX • MLI • V • e. s. P — (testina) PP • Q3 • CO • AC • lANVE • D • e. s. Gnecchi pag. 8i. Dopo il n, 32. Soldino (S. e T.). B' - (testina) G3 • MA • SF • VICECO • DVX • MLI • V • e. s. ^ - (testina) PP • ANGLE • Q3 • CO • AC • lANVE • D • e. s. Soldino (S.). ^ — (testina) G3 • M • SF • VICECOS • DVX • MLI • V • e. s. ]^ — (testina) PPIE • Q3 • CO • AC • lANVE • D • e s. Gnecchi pag. 65. Suppl. Dopo il n. 18, Soldino (S.). ^ — (testina) G3 • MA • SF • VICECO • DVX • MLI • V • e s. 91 — (testina) PP • ANGLE • 03 • CO • AC • lANVE • D • Gnecchi pag. 65. Suppl. Dopo il n. 19. Soldino (S.). ;& — (testina) G3 • MA • SF • VICECO • DVX • MELI • V • e. s. I^ — (testina) PP • ANGLE • 03 • CO • AC • lANVE • D • e. s. Gnecchi pag. Si. Dopo il n. 35. Soldino (S.). ^ — (testina) G3 • M • SF • VICECOS • DVX • MLI • V • 1> — (testina) PP • Q3 • CO • AC • lANVE • D • Gnecchi pag. 81. Dopo il n. 32. Tr illina (S.)* ^ - + G3 • M • DVX • MELI • V • nel campo G ♦ M coronate. R^ — ^ ^Q. lA NVE • D • & C • Cimiero sormontato dal drago cristato. Gnecchi pag. 81. Dopo il n. 37. Trillina (S.). ^ — + . G3 • M • DVX • MLI • V • nel campo G M coronate. ^ — • AC • lA NVE • D • & C • e. s. Gnecchi pag. 82. Dopo il n. 38. VARIANTI INEDITE DI MONETE ITALIANE 417 Trtlli'na (S.). /©' — + G3 • MA • DVX • MLI • V • nel campo G ♦ M coronate. ^ — - AC - lA NVE • D • & • C e. s. Gnecchi pag. 65. Suppl. Dopo il n. 20. Trillina (S.). 3' — + G3 • MA • DVX • MELI • V • nel campo G ♦ M coronate. I^ — • AC • lA NVE • D • & C • e. s. Gnecchi pag. 66. Suppl. Dopo il n. 21. Trillina (S.). B' — ■¥ G3 • MA • DVX • MELI • V • e. s. I^ - • AC • lA NVE • D & C • e. s. Gnecchi pag. 66. Suppl. Dopo il n. 21. Trillina (S.). 3' X G3 • M • DVX • MLI • V . nel campo G« M coronate. ^ — • AC • lA NVE • D • & C e. s. Gnecchi pag. 82. Dopo il n, 38. Giovanni Galeazzo Maria Sforza e Lodovico Maria Sforza (1481-1494). Testone (T.). ^ — (testina) - lOGZ - M - SF - VICECO - DVX - MLI - SX - Busto corazzato del duca G. Galeazzo a destra. ^ — (testina) - LVDOVICVS - PATRVVS - GV-frNANS Busto corazzato di Lodovico a destra. Gnecchi pag. 88. Dopo il n. 5. Testone (S.). B' — (testina) lOGZ - M > SF - VICECO - DVX- MLI - SX - Come sopra. 9 — (testina) - LVDOVICVS - PATRVVS - GV-ftNANS e. s. Gnecchi pag. 88. Dopo il n, 5. 53 4l8 M. STRADA-P. TRIBOLATI Testone (S. e T.). ^ — (testina) - lOGZ - M - SF - VICECOMES - DVX- MLI - SX ^ Come sopra. p — (testina fra due punti) - LV- PATRVO- - CV-frNANTE - Stemma inquartato sormontato da due cimieri. Grosso da soldi cinque (S.)- B' — lOGZ • M • SF • VICECO • DVX • NILI • SX Cimiero col drago alato. I^ ._ + » LVDOVICO « PATRVO * GV-B-NANTE ^ Mezzo busto di S. Ambrogio fra • S • • A • Gnecchi pag. 89. Dopo il n. 12. Grosso da soldi cinque (T.). ^ — - lOGZ - M - SF - VICECO - DVX - MLI - SX e. s. tjf — + * LVDOVICO * PATRVO ^ GV-B-NANTE ® e. s. Gnecchi pag. 89. Dopo il n. 12. Grosso da soldi cinque (S.). ^ - • IO • GZ • M • SF • VICECO • DVX • MLI • SX e. s. 9i — + - LVDOVICO- PATRVO- GVBERNANTE - e. s. Gnecchi pag. 69. Suppl. Dopo il n. 5. Grosso da soldi cinqtie (S.). ^ — ^ lOGZM - SF VICECO - DVX - MLI - SX e. s. I^ — + LVDOVICO- PATRVO- GVBERNANTE- e. s. Gnecchi pag. 89. Dopo il n. 13. Grosso da soldi cinque (S. e T.). ^ - - lOGZ - M - SF - VICECO - DVX - MLI - SX e. s. P — + - LVDOVICO- PATRVO- GVBERNANTE - e. s. Gnecchi pag. 89. Dopo il n. 13. Grosso da soldi. cinque (S.). ;& — (testina) - lOGZ - - M - SF - VICECO - DVX - MLI - - SEST - e. s. VARIANTI INEDITE DI MONETE ITALIANE 419 9 — (testina) - LVDOVICO - PATRVO - OV^NATORE - e. s. Gnecchi pag. 89. DopK) il n. 14. Grosso da soidi tre (T,). ^ — lOGZ - M - SF - VICO - DVX - MI -SX- Cimiero sor- montato dal drago sforzesco, al disotto scudo colla biscia coronata. 9 — (testina) ? LVDOVICO * PATRVO - G-V-frNANT • Morso con nastro. Gnecchi pag. 69. Suppl. Dopo il n. 6. Grosso da soldo tre (T.). /B' — lOGZ - M - SF - VI CO - DVX - MLI - SX e s. scudo senza biscia. 9 — Come sopra. Gnecchi pag. 69. Suppl. Dopo il n. 6. Grosso da soldi tre (T.). B - lOG-Z - M - SF - VI CO - DVX - MI - SX e. s. 9 - (testina) * LVDOVICO '- PATRVO » GV*NANTE e. s. Gnecchi pag. 90. Dopo il n. 17. Trillina (S. e T.). ^' — + • lOG-Z • M • SF • VI • DVX • MLI • SX Fascia annodata ad una corona. 9 — +• LV • PATRVO • GV*NANTE • Croce gigliata. Gnecchi pag. 90. Dopo il n. 18. TrUlina (S.). B' — + lOGZ M SF • VI • DVX MLI • SX • e. s. I^ — Come sopra. Gnecchi pag. 90. Dopo il n. 18. Trillina (S. e T.). B' — + lOGZ M SF VI DVX - M • SX • e. s. ^ — + LV • PATRVO SVENANTE Gnecchi pag. 90. Dopo il n. 18. 420 M. STRADA-P. TRIBOLATI Denaro (T.). ^ _ + IO . GZ • M • SF • VICO • DX • MLI Biscia coronata. 91 — + • LV • PATRVO • GV-B-NANTE • nel campo I • G- sor- montate da corona. Gnecchi pag. 90. Dopo il n. 20. Lodovico Maria Sforza (1494-1500). Testone (T.). B' — (testina) LVDOVICVS - M - SF - ANGLVS - DVX - MLI Busto del duca a destra. 9< — (testina) PP - ANGLE - Q3 - CO - AC - lANVE - D - & C Stemma inquartato, fiancheggiato dai tizzoni colle secchie e sormontato dalla corona. Gnecchi pag. 92-93. Dopo il n. 7. Testone (T.). B' — (testina) LVDOVICVS M SF ANGLVS DVX MLI e. s. ^ ^ (testina) PP- ANGLE- Q3 -CO- AC- lANVE- D - & C Come sopra. Gnecchi pag. 92-93. Dopo il n. 7. Lodovico XII d'Orleans (1500-1512). Doppio ducato d'oro (S.). a' — + - LVDOVICVS - DG - FRA NCOR - REX Busto del re a destra col berretto gigliato. I^ — ME DIOLA NI - - DV X • • Sant'Ambrogio a cavallo galoppante a destra, sotto scudo di Francia. Gnecchi pag. 92. Dopo il n. 3. Testone (S.). B — -^ LVDOVICVS - D - G - FRANCOR - REX - Busto e. s. P — ME DIO LAN I - D VX Sant'Ambrogio e. s. Gnecchi pag. 97. Dopo il n. io. VARIANTI INEDITE DI MONETE ITALIANE 421 Ducatone? (S.). B' — LVDOVIC > D - G- - FRANCOR - REX Scudo di Francia coronato fra due gigli, sopra corona e due + +. 9 — - MEDIOLA NI - DVX (giglio) Sant'Ambrogio seduto. Gnecchi pag. 98. Dopo il n. 15. Grassone regale da soldi sei (S. e T.). /B' - ^ LVDOVICVS - D - G - FRANCOR - REX - Scudo di Francia coronato fra due gigli. I^ — MEDIOLANI - DVX - ET > -e - Sant'Ambrogio seduto come sopra. Gnecchi pag. 99. Dopo il n. 20. Grosso regale da soldi sei (T.). ^' — + LVDOVICVS - D - G - FRANCOR - REX - e. s. 9 — MEDIOLANI - DVX - ET - C - e. s. Gnecchi pag. 99. Dopo il n. 19. Bissona o grosso da soldi tre (T.). ^ — + - LVDOVICVS - D - G - FRANCOR - REX Scudo di Francia coronato e fiancheggiato da due bisce coronate. 9 — (testina fra due gigli) MEDIOLANI - DVX - ET - CET Fascia annodata, al disopra corona da cui sortono due rami. Gnecchi pag. zoo. Dopo il n. 25. Bissona (S.). ^ — ■¥ LVDOVICVS - D - G - FRANCOR > REX - e. s. 9 — (testina fra due gigli) MEDIOLANI - DVX - ET- C > e. s. Gnecchi pag. 100. Dopo il n. 26. Bissona (S.). ^' — + LVDOVIVS - D - G - FRANCOR - REX - e. s. 9 — (testina fra due gigli) MEDIOLANI - DVX- ET -CET e. s. Gnecchi pag. 100. Dopo il n. 25-26. 422 M. STRADA-P. TRIBOLATI Bissona (S.)- & — ^ LVDOVI-e- D - G-- FRANCOR- REX Biscia coronata fra due gigli, pi — (testina fra due gigli) MEDIOLANI - DVX > ET - CET e. s. Gnecchi pag. loo. Dopo il n. 28. Bissona (T.)- ^ — LVDOVI-e- - D - G- - FRANCOR - REX - e. s. ^ — (testina fra due gigli) MEDIOLANI - DVX - ET - CET e. s. Gnecchi pag. 100. Dopo il n. 28. Soldino (S. e T). & — + LVDOVI-e- - DG- - FRANCOR - REX - Scudo di Fran- cia coronato. 9/ — (testina) - MEDIOLANI - DVX > ET - C- Croce gigliata. Gnecchi pag. 100. Dopo il n. 29. Soldino (T.). B' — + LVDOVI^ - DG - FRANCOR - REX e. s. Ili — Come sopra. Gnecchi pag. 100. Dopo il n. 29. Trillina (T.). i^ — (giglio) LV - DG ^ FRANCOR - REX - nel campo L in mezzo ad una corona. ^ — (giglio)- MEDIOLANI- DVX- & C- Busto di Sant'Am- brogio fra • S • • A • Gnecchi pag. 102. Dopo il n. 35. Trillina (T.). ^ — + LV - DG - FRANCOR - REX - nel campo tre gigli. ^ — (giglio) MEDIOLANI - DVX - & C - Croce gigliata. Gnecchi pag. 102. Dopo il n. 36. Trillina (S.). 3" — + LV - DG - FRANCOR - REX e. s. ^ — (giglio) MEDIOLANI - DVX - & - C e s. Gnecchi pag. 102. Dopo il n. 36. varianti inedite di monete italiane 423 Massimiliano Maria Sforza (1512-1515). Grosso (T.). B' — (testina) MAX A MA A SFOR A VICECO A Biscia coro- nata che esce da un tronco d'albero. ^ — (testina) DVX A MEDIOLANI A ET A C Colomba sopra un nastro. Gnecchi pag. 103-104. Dopo il n. 3. Sesino (S. e T.). ^' - (testina) A MAXIMILIANVS A Scudo inquartato. I^ - + DVX A MEDIOLANI A ET A C Croce gigliata. Gnecchi pag. 104. Dopo il n. 4. > Trillina (T.). ^' - + MAX - M > SF - DVX - MELI - nel campo MA in monogramma. I^ - + PP - ANGLE - Q3 - COMES - & C Croce gigliata. Denaro (S.). B' — + MAX - M > SF - DVX - MLI - Fascia annodata con sopra corona. P — + PP - ANGLEQ - CO - C - Croce gigliata. Gnecchi pag. 104. Dopo il n. 9. Francesco I d'Angouléme (1515-1522). Scudo d'oro del Sole (S.). & — (testina) FRANCISCVS : D : G- : FRANCOR : REX : DVX : M : Stemma di Francia coronato, sopra il Soie. I^ — (biscia) XPS : VINCIT : XPS : REGNAT : XPS : IMERAT- Croce colle braccia terminate da quattro gigli. Gnecchi pag. 106. Dopo il n. 3. Testone \S.). ^ — ^FR^D^G^FR ANCOR ^R^ Sant'Ambrogio seduto. P — ^ MEDIOLANI ^ DVX ^ ET ^ C ^ Stemma coronato e in- quartato. Gnecchi pag. io6. Dopo il n. 5. 424 M. STRADA-P. TRIBOLATI Trillina (T.). ,B^ — + FR - DG - FRANCOR - REX - nel campo - F - co- ronata. IJ( — (giglio) MEDIOLANI - DVX ^ ET - C ^ Gnecchi pag. 107. Dopo il n. 9, Francesco II Sforza (1535-1536). Grosso da soldi tre (S.). ^ — - FRÀNCISCVS - Il - SF- VICECOMES > Spazzola con nastro. P — ^ DVX ^ MEDIO LANI - & ^ C - Cimiero col drago alato. Gnecchi pag. 112. Dopo il n. 15. (Continua). M. Strada-P. Tribolati. DUE MEDAGLIE COMMEMORATIVE della resa di Casale Monferrato nell'anno 1695 Perchè i lettori possano comprendere -meglio queste due belle medaglie, fa mestieri ricordare al- cuni fatti della storia subalpina. Nel giorno 30 aprile dell'anno 1533 chiudeva per sempre gli occhi Gian Giorgio Paleologo mar- chese di Monferrato nel castello di Casale, abituale residenza della famiglia marchionale (^*, senza lasciare prole legittima. L'imperatore Carlo V faceva subito occupare dalle sue truppe quel marchesato ed invi- tava i pretendenti a quella successione a presentare le loro ragioni ad una commissione da lui nominata, la quale risiedeva a Milano. Tre furono i principi, che pretendevano quella successione, cioè Federico II Gonzaga, duca di Man- tova, il quale aveva sposato Margherita Paleologa, figlia del fratello del defunto Gian Giorgio <*), unica su- perstite dei Paleologi di Monferrato, adducendo in suo favore che il Monferrato era feudo anche femminile; Carlo III, duca di Savoia, quale discendente ed erede (i) Vedi l'importante lavoro del eh. dolt. Flavio Valerani: La morte di Gian Giorgio Paleologo, marchese di Monferrato^ nella Rivista di Storia, Arte ed Archeologia per la provincia di Alessandria. Tip. Po- ligrafica, 1910, fase. I, ed in estratto, (2) Era figlia del marchese di Monferrato, Guglielmo IX, fratello di Gian Giorgio. 426 GIUSEPPE GIORCELLI di Violante e di Bianca, principesse monferrine, le quali erano entrate nella Casa di Savoia portando nei capitoli nuziali il diritto di ereditare il Monfer- rato nel caso che la famiglia Paleologa venisse ad estinguersi, come ora avvenne, dimodoché il suo di- ritto alla successione era anteriore a quello di Mar- gherita ; Francesco, marchese di Saluzzo, invocava la successione perchè era discendente da Aleramo ca- postipite comune dei marchesi di Monferrato e di quelli di Saluzzo, cosicché i suoi diritti erano ante- riori a quelli degli altri competitori. Carlo V fece aspettare per tre anni la decisione e finalmente nel giorno 3 di novembre del 1536, mentre trovavasi in Genova, emanava la sua sen- tenza, colla quale dichiarava che il Monferrato, feudo anche femminino, spettava a Margherita Paleoioga consorte al duca Federico II di Mantova, perchè era la parente più prossima di Gian Giorgio, ultimo Pa- leologo regnante; ed i due coniugi assunsero il ti- tolo di duchi di Mantova e marchesi di Monferrato. Al duca di Savoia l'imperatore concedette il petitorio, vale a dire il diritto di far valere le sue ragioni sul Monferrato innanzi alla Camera imperiale, ed in pari tempo, quasi per lenire il dolore causato dalla ripulsa, Carlo V donò ai duchi di Savoia la contea di Asti, il marchesato di Ceva e la signoria di Cherasco. Dichiarò che al marchese di Saluzzo nulla spet- tava. In base a questa sentenza l'imperatore per mezzo di un suo commissario poneva negli ultimi giorni dello stesso novembre il Gonzaga nel possesso del marchesato monferrino. I nuovi padroni lo fecero amministrare da un governatore generale di loro confidenza. Federico Gonzaga decedeva nel 1540, e succe- DUE MEDAGLIE COMMEMORATIVE 427 devagli Francesco III suo primogenito, il quale, es- sendo morto nel 1550, aveva per successore Gu- glielmo suo fratello secondogenito. I Gonzaga fino alTanno 1559 furono marchesi di Monferrato soltanto di nome e non di fatto, perchè il marchesato fu sempre occupato dagli spagnuoli o dai francesi, che erano sempre in guerra fra di loro. Neiranno 1555 i francesi, comandati da Salvasson, sorpresero Ca- sale, se ne impadronirono e lo tennero fino alla pace conchiusa nel 1559 a Castel-Cambresis. La facoltà del petitorio concessa ai duchi di Sa- voia perturbò sempre il sonno dei Gonzaga, destando in essi grave gelosia e grande diffidenza pel timore che i Savoia potessero col favore dei monferrini impossessarsi di quel pingue stato. Ebbero parimente diffidenza contro i monferrini, i quali, per ragione di commercio o di parentela avevano molta dome- stichezza coi vicini sudditi di Casa Savoia. Arrogi che durante l'occupazione francese molti casalesi di- mostrarono viva simpatia per i francesi, simpatia che il duca Guglielmo ritenne per avversione contro il suo governo, ed accrebbe la sua diffidenza contro i casalesi. Ora è bene che il lettore sappia che la città di Casale da parecchi secoli si reggeva da se alla foggia dei comuni italiani del medio evo. Un Consiglio ge- nerale dei capi di casa eleggeva i magistrati e tutti gli impiegati del Comune, ed il Consiglio dei Savi, formato da venti membri scelti fra i più autorevoli cittadini, dirigeva le amministrazioni. I marchesi di Monferrato ricevevano l'omaggio e parecchi tributi come gli antichi capitani del po- polo, abitavano in castello, erano riveriti ed osse- quiati, ma non si immischiavano nelle amministra- zioni cittadine. Tanta libertà del comune di Casale spiaceva 428 GIUSEPPE GIORCELLI troppo al diffidente duca Guglielmo, il quale perciò si propose di sopprimerla, e riuscì, come vedremo. Egli voleva mettere nelle cariche monferrine delle persone a se devote ed incapaci di favorire le aspi- razioni dei vicini duchi di Savoia. Per il trattato di pace di Castel-Cambresis alli 2 di agosto dell'anno 1559 le autorità militari fran- cesi rimettevano Casale nelle mani di don Alessan- dro Gonzaga, mandato dal duca Guglielmo a Casale a tale scopo, ed i francesi se ne partivano dalla città. Nel mese di ottobre giungeva a Casale la du- chessa Margherita, madre del duca, e vera padrona del Monferrato. Allorché i casalesi ebbero avviso della sua venuta molti cittadini, riuniti in nobile co- mitiva, andarono ad incontrarla a Pavia, e poi l'ac- compagnarono fino a Casale. Essa si dimostrò grata a tale dimostrazione di affetto e ringraziò i compo- nenti la medesima comitiva. Due giorni dopo arrivava a Casale anche la vecchia marchesa Anna di Alengon, nonna del duca, con Isabella marchesa di Pescara, sorella del duca Guglielmo (^). Queste tre principesse si erano ritirate a Man- tova per sottrarsi agli inconvenienti della guerra, che si combatteva in Piemonte. Nel giorno 26 lugHo dell'anno 1560 arrivava a Casale l'avviso che il duca era in viaggio per re- carsi a Casale, e tosto si organizzò un elegante corteo composto di gentiluomini della città con altri delle corti delle principesse per andare a Frassineto sul Po ad incontrarlo ed ossequiarlo, e poi fargli com- (i) Isabella Gonzaga, principessa di Mantova, aveva sposato Fran- cesco Ferdinando di Avalos, marchese di Vasto e di Pescara. Essa fu poi governatrice del Monferrato. Suo marito era generale nell'esercito spagnuolo. DUE MEDAGLIE COMMEMORATIVE 429 pagnia fino a Casale. Ma quando quei signori furono prossimi al detto villaggio, con loro grande stupore e vivissimo dolore, incontrarono un personaggio del seguito del duca recante l'ordine del principe di non procedere oltre e di far ritorno alla città. Questo contegno del duca fece palese il suo mal talento verso i casalesi, i quali rimasero molto mortificati. Il duca entrava in Casale nella stessa sera col suo piccolo seguito e prendeva alloggio nel palazzo Cam- berà, ora Meltana (''. Sebbene la vera padrona del Monferrato fosse la marchesa Margherita, ciò non ostante Guglielmo chiamò i feudatari del marchesato a prestare a lui il giuramento di fedeltà. Ai casalesi egli fece dire nel 1562, che, siccome l'imperatore Carlo V aveva dato ai Gonzaga il Monferrato senza alcuna restri- zione, così egli voleva avere anche sopra Casale il dominio assoluto, come godeva su tutto il marche- sato e senza limiti di autorità '2). Non si può facilmente descrivere la costerna- zione dei cittadini a simile intimazione. Venne radu- nato il Consiglio generale, dove i casalesi protesta- rono che i privilegi, fin allora goduti erano legit- timi, perchè concessi da imperatori, da pontefici, e da competenti autorità, che furono sempre ricono- (i) 11 duca Guglielmo era sempre informato di quanto avveniva in Piemonte e seppe che il duca di Savoia, Emanuel Filiberto, suc- ceduto nel 1558 a Carlo III suo padre, aveva mandato a Vienna il suo maggiordomo Haller de Hallerstein a lamentarsi con l'imperatore delia sentenza di Carlo V, il quale aveva aggiudicato contro ogni ra- gione il marchesato di Monferrato al duca Federico II Gonzaga di Man- tova, e palesava il suo fermo proponimento di appigliarsi al partito delle armi nel caso che gli fosse negato un amichevole componimento. Vedi NicoMEDE Bianchi: Le materie politiche degli Archivi di Stato Pie- montesi. Torino, fratelli Boera, librai-editori, 1876, pag. 244. (2) Vedi Vincenzo De Conti: Notizie storiche della città di Casale e del Monferrato. Casale, 1841, tip. Corrado e Coni., voi. 5, pag. 346 e seg. 430 GIUSEPPE GIORCELLI sciuti e rispettati dai principi Paleologi, come pure dall'imperatore Carlo V durante l'occupazione spa- gnuola di Casale, e poi anche dai principi Gonzaga Federico II, padre del duca, e da Francesco III suo fratello maggiore, che perciò non si poteva legal- mente privare i casalesi di così importanti prero- gative. Quindi il Consiglio rispose negativamente al duca, il quale rinnovò la sua domanda con aspre parole e minacciose. Allora i casalesi chiesero ed ottennero dal Gon- zaga che si tenessero dei congressi fra i delegati delle due parti, onde discutere le rispettive ragioni e venire ad una conclusione. Se ne tennero parec- chi, ed in alcuni i casalesi chiamarono dei valenti giureconsulti di Milano, di Pavia e di Alessandria, ma sempre senza conchiudere. Allora i casalesi pensarono di appellarsi all'im- peratore, ed elessero per tale missione Oliviero Ca- pello, capo della opposizione, con due altri cittadini, li munirono di numerosi documenti, fornirono loro una discreta somma di danaro raccolto fra i patriotti, e li mandarono a Vienna. 11 Capello non si dissi- mulava i pericoli della sua missione, cioè il veleno ed il coltello di sicari mantovani, perciò prima di partire, cioè in principio del 1564, faceva testamento ed istituiva un legato presso i frati conventuali della chiesa di San Francesco di Casale perchè gli fossero celebrate certe messe dopo il suo decesso. Al suo arrivo a Vienna il Capello presentò le ragioni della sua città esposte in un elaborato me- moriale , corredato da opportuni documenti. Però presto si convinse che i ministri cesarei erano favo- revoli al duca Guglielmo e che perciò si poteva sperare assai poco dagli stessi. Vedendo poi che la Camera imperiale lasciava dormire la questione di Casale, finì per lasciare i suoi due compagni a DUE MEDAGLIE COMMEMORATIVE 43I Vienna e ritornò in Italia, non però ne a Casale, ne in Monferrato, perchè sapeva che il duca l'avrebbe trattato molto male. Scelse per sua dimora la citta- dina di Chieri in Piemonte. Frattanto il duca Emanuel Filiberto nel 1564, presentava una supplica all' imperatore Massimi- liano II, succeduto a Ferdinando, colla quale chie^ deva la revisione della sentenza di Carlo V nella causa del marchesato di Monferrato con i documenti ed i titoli comprovanti le sue ragioni '^\ La Camera imperiale non pronunciò mai la sentenza, come so- leva fare quando non voleva concedere. Il duca Guglielmo irritato per la resistenza dei casalesi, ed impressionato della nuova mossa del duca di Savoia, impose loro delle gravezze insop- portabili, cioè, alloggi militari, confisca dei redditi della città, mandando a confine i cittadini che eransi dimostrati più caldi difensori della loro libertà, e primo fra tutti Oliviero Capello. Deceduta alla fine di dicembre del 1566 in Ca- sale la principessa Margherita, il duca Guglielmo ricorse a mezzi più violenti per ridurre ai suoi vo- leri gli ostinati casalesi. Fece correre la voce che i casalesi avevano or- dito una congiura per trucidare la famiglia Gonzaga, e dare la città al duca di Savoia ^^\ Si procedette a numerosi arresti, a processi, ad esami colla tor- tura, ed a molte condanne a morte, della quali cin- (i) NicoMEDE BiANXHi : op. cit., pag. 243. (2) Che la congiura fosse una commedia, una invenzione del duca, ce lo provano irrefutabili documenti. Nella biblioteca del Seminario Ve- scovile di Casale trovasi una cronaca manoscritta italiana e coeva ai fatti, nella quale sono narrati minutamente i fasti di quel periodo sto- rico, ed un'altra cronachetta in latino, pure coeva, pubblicata dal mio amico prof, Umberto Fisso; così pure trovansi i verbali degli esami con o senza tortura ; ebbene in nessuna di queste fonti storiche trovasi qualche accenno a vera congiura. 432 GIUSEPPE GIORCELLI que furono eseguite ed altre fatte in effigie perchè i condannati erano fuggiti, molte condanne alla ga- lera scontata sulle navi spagnuole perchè il duca non possedeva flotta, moltissimi puniti col bando, colla confisca dei beni dei condannati, ecc. Non avendo il duca potuto avere in suo potere Oliviero Capello perchè si era ritirato in Chieri (0, lo fece trucidare nel 1568 da due sicari, che egli ricevette poi a Mantova e li colmò di doni in ricompensa. Nell'anno 1569 i casalesi, spossati e sfiduciati, si arresero ed accettarono il governo dispotico di Guglielmo, il quale, soppresse il Consiglio comunale, e fece trasportare a Mantova tutte le carte degli archivi governativi e comunali. Fece governare il Monferrato da un governatore generale. Lo strazio di Casale per queste vicende fu tale che la sua popolazione da 15,000 abitanti scese a 11,500. I casalesi atterriti non fecero alcuna novità fin che visse il duca. Guglielmo scendeva nella tomba nel 1587, lodato a Mantova, esecrato a Casale. Vincenzo I suo figliuolo, che gli succedette, al- larmato dal malcontento dei casalesi, e dal carattere audace e dalla facilità di ricorrere alle armi di Carlo Emanuele 1 duca di Savoia, succeduto nel 1580 a suo padre Emanuel Filiberto, pensò di far erigere a Casale una forte cittadella, la quale servisse ad un tempo di freno ai casalesi male intenzionati e di di- fesa contro le possibili velleità beUigere di Carlo Emanuele. La fortezza fu costrutta sul disegno del valente (l) Oliviero Capello fu assassinato alli 21 di ottobre dal nobile Mar- cantonio Cotto di Castagnole Monferrato, aiutato dal proprio servi- tore Giovantonio di Calliano, già staffiere della duchessa Margherita. Cosi narra la citata cronaca italiana manoscritta ed anonima del Semi- nario di Casale. DUE MEDAGLIE COMMEMORATIVE 433 ingegnere militare Germanico Savorgnano del Friuli. Venne incominciata nel 1590 e nel 1595 era co- strutta. Gli assedii, che sostenne poi nel secolo suc- cessivo, dimostrarono la sua bontà, anzi la sua per- fezione, e perciò fu desiderata e posseduta dalle grandi potenze. Questa cittadella, che risultò poi la chiave stra- tegica del Piemonte nelle successive guerre, aumentò l'importanza di Casale, ma costituì un'ostacolo alle aspirazioni della Casa di Savoia sul Monferrato. Infatti insorta nel 1628 in Monferrato la guerra per la successione di Mantova e Monferrato, gH spagnuoli corsero subito a Casale per impadronirsi della cittadella; non riuscirono perchè, dopo la vit- toria di Susa riportata nel 1629 dal re di Francia Luigi XIII, sugli spagnuoli e piemontesi, venne tolto l'assedio, e la Francia fu lesta a mandarvi un corpo francese comandato dal maresciallo di Toiras. I fran- cesi presidiarono Casale fino all'anno 1652, nel quale dovettero uscirne e la città fu restituita al duca Carlo II Gonzaga. I francesi trovarono il modo di rientrarvi nel 1681 e vi rimasero fino all'anno 1695, nel quale Vittorio Amedeo II duca di Savoia riuscì a scacciarli nel modo che descriveremo. Le continue vittorie riportate dalle armi francesi negli anni 1687-88-89 e le loro grosse conquiste, avevano impressionato le potenze europee, e nell'anno 1690 le indussero a stringersi in lega, onde potere colle loro forze riunite opporre un valido argine alle pericolose irruenze dei soldati francesi. Venne in- fatti conchiusa in questo anno la Grande Alleanza fra l'Impero, la Spagna, l'Inghilterra. l'Olanda e molti stati minori, con lo scopo di frenare il corso delle vittorie francesi, e di ritoghere alla Francia le conquiste fatte. Allora vennero fatte delle vive sol- S5 434 GIUSEPPE GIORCELLI lecitazioni con larghe promesse anche al duca di Savoia Vittorio Amedeo II perchè volesse entrare nella lega. In allora il duca era assai mal soddi- sfatto del re di Francia, perchè, essendo esso pa- drone di Pinerolo e tenendo presidio in Casale, vo- leva imperare troppo nella Corte di Torino, mentre il duca Vittorio Amedeo, benché ancora assai gio- vane, non era principe da tollerare questo incom- modo protettorato. Il duca si fece pregare alquanto, ma poi finì per aderire con patti utili ed onorevoli, e fra essi ottenne quello di avere il supremo co- mando dell'esercito alleato combattente in Piemonte, formato da 6,000 austriaci comandati dal principe Eugenio di Savoia, da 6,000 spagnuoli sotto gli or- dini del conte di Fuensalida, governatore di Milano (^ e da 6,000 piemontesi. I francesi erano comandati dal valoroso ed abilissimo maresciallo di Catinat. Il piano di guerra degli alleati era di combat- tere attivamente per espellere i francesi dal Pie- monte, di restituire Pinerolo e gli altri luoghi, ora tenuti dai francesi, al duca di Savoia, obbligando la Francia a mantenere un forte esercito in Italia, di- versione molto utile agli alleati combattenti contro la Francia in altre regioni. Gli alleati nel giorno 18 agosto dell'anno 1691 venivano a battaglia coi francesi alla Abbazia di Staffarda, ed erano rotti; si azzuffavano coi mede- simi una seconda volta alli 4 ottobre del 1693 a Marsaglia, ed anche questa volta la fortuna fu loro avversa. L'abilissimo Catinat, benché inferiore di forze, sapeva vincere. (i) Don Antonio Lopez de Ayala Velasco e Gardena), conte di Fuensalida, di Coltnanar, fu governatore di Milano dal 1686 al 1691 ed in principio di aprile di detto anno 1691 lasciò la carica al marchese di Leganes, che vi rimase fino al 1698. DUE MEDAGLIE COMMEMORATIVE 435 La Francia, assalita poderosamente da tante parti, si sentiva presto spossata, e pensò di tentar di staccare il duca di Savoia dalla Grande Alleanza. A tale scopo già fin dall'anno 1692 il re Luigi XIV aveva per mezzo del generale Catinat fatto perve- nire al duca delle proposte con larghe promesse ; il duca, il quale, come ben dice il Muratori nei suoi Annali, benché giovane, in vivacità di mente e av- vedutezza non aveva forse chi andasse al pari con lui, faceva delle contro proposte che non piacevano al re, il quale ne faceva delle nuove ; a sua volta il duca ne proponeva delle altre senza venire a con- clusione. 11 sovrano francese attribuendo questi insuccessi delle trattative alla poca pratica di Catinat nei ma- neggi politici, ovvero al fatto che il generale, avendo il suo tempo assorbito dalle cure dell'esercito, non poteva dedicarsi molto alle trattative politiche, pensò di mandare a Pinerolo in qualità di governatore il conte di Tessè, il quale, oltre di essere un prode capitano, aveva saputo condurre felicemente in porto alcune commissioni diffìcili, che gli erano state affi- date, acquistando la riputazione di essere un abile diplomatico ('). Nel 1693 il Tessè si pose in rela- (i) Renato di Froulay, conte di Tessè, aiutante di campo del ma- resciallo di Crequi nel 1669, mastro di campo di un reggimento di dra- goni che portava il suo nome nel 1674, brigadiere dei dragoni nel 1678, luogotenente generale nel governo del Maine nel 1680, comandante nel Delfinato nel 1681, mastro di campo generale dei dragoni nel 1684, ma- resciallo di campo e cavaliere degli ordini nel 1688, comandante della frontiera del Piemonte, Savoia e Pinerolo nel 1691, luogotenente gene- rale nel 1692, plenipotenziario per trattare col duca di Savoia nel 1693, primo scudiere della duchessa di Borgogna nel 1697, plenipotenziario del re per trattare col duca di Mantova e comandante delle forze fran- cesi in questa città nel 1702, maresciallo di Francia uel 1703, ambascia- tore a Roma e presso i principi d'ItaUa nel 1 708, generale delle galere nel 1712, ambasciatore in Spagna nel 1723. Moriva nel 1725 in età di 74 anni. 436 GIUSEPPE GIORCELLl zione col duca di Savoia con nuove proposte, ed il duca gli rispose con altre contro proposte. Per Sa- voia r intermediario era il sig. Gian Battista Grop- pello, il quale, come scrisse il Tesse, aveva una faccia così contadinesca, che, allorquando vestiva i grossi panni, sembrava un contadino autentico, e nessuno poteva sospettare che quei vestiti nascon- dessero un diplomatico; perciò egli ha potuto per circa due anni andare e venire da Torino a Pinerolo senza incontrare ostacoli. Durante tutto Tanno 1694 Tesse ed il duca si scambiarono molte proposte senza mai venire a con- clusione, del che il Tesse rimaneva assai malcon- tento, perchè erasi lusingato di riuscire coi suoi abili maneggi di trarre il duca ad una alleanza colla Francia, e finì per convincersi che Vittorio Amedeo era un finissimo diplomatico, e che sapeva tenere in scacco l'abilità dei francesi. Sul finire delTanno 1694 la corte di Vienna aveva deciso che gli alleati combattenti in Piemonte dovessero mutare la loro tattica, e che, invece di tentare un terzo cimento delle armi contro Catinat, dovessero porre l'assedio a Casale, e rendersene pa- droni. Questa decisione piacque al duca di Savoia perchè coUimava coi suoi segreti disegni. Egli, nel- r inverno, fece disporre un largo blocco intorno a detta città in attesa della primavera, ed allora con- vertire il blocco in assedio. Il duca diede tosto avviso al Tesse degli ordini venuti da Vienna, ed il francese li comunicò tosto al suo sovrano. Questa notizia riusciva assai sgra- dita al re Luigi XIV, il quale comprendeva che gli alleati si sarebbero impadroniti certamente di Casale e che Tavrebbero data agli spagnuoh, i quaH poi avrebbero dato alla Francia molto filo da torcere. Siccome il Catinat non aveva piti sufficienti forze DUE MEDAGLIE COMMEMORATIVE 437 per obbligare gli alleati a desistere dall'assedio, così il re cessò di pretendere troppo dal duca e cominciò a fare delle proposte piij grasse al medesimo purché si dichiarasse neutrale. L'avveduto duca si convinse maggiormente delle strettezze francesi, ed appena giunse il mese di aprile del 1695, radunò le truppe alleate intorno a Casale, e vennero iniziati i lavori del- l'assedio. Alli due di aprile arrivarono i piemontesi, poco dopo giungevano gli austriaci, furono ultimi gli spagnuoli. Il duca distribuiva le truppe assedianti nel seguente modo : agli spagnuoli affidava il lato orientale verso Frassineto, dalla riva destra del Po alle cascine del Vallaro; agli austriaci il lato meri- dionale della città verso Occimiano, dalle cascine del Vallaro alla chiesetta del Pozzo di Sant'Evasio, e riteneva per i suoi piemontesi il lato occidentale for- mato dalle colline di Sant'Anna, dal Pozzo di Santo Evasio al Po. Nel lato settentrionale la città è lam- bita dalle acque del Po, il quale ivi era diviso in tre rami formanti due isolette e perciò le trincee erano impossibili da quella parte. Già si era tracciata la circonvallazione, e si po- neva mano agli scavi, quando nella notte delli 7 alli 8 di detto mese cominciò a cadere una fitta neve, continuando con brevi sospensioni nei giorni 8, 9 e IO, coprendo il terreno con un alto strato. Nella notte del io alli 11 il cielo si rasserenò, ma succe- dette un freddo tale da far gelare la neve e mole- stare terribilmente la soldatesca. Il duca, per il ti- more che i soldati male riparati avessero a soffrirne e cadere ammalati, e perchè la neve congelata si sarebbe squagliata molto lentamente ed avrebbe mantenuto il terreno troppo molle e mal proprio agli scavi, ed anche per i suoi fini reconditi, ordinò che le truppe si ritirassero alle loro sedi mantenendo solo il blocco, e rimandò l'assedio a tempo più op- portuno. 438 GIUSEPPE GIORCELLl Giunte le cose a questo punto il duca Vittorio Amedeo credette essere arrivato il momento propizio per svelare i suoi disegni di far abbattere la citta- della di Casale, perciò nel giorno 21 mandò per mezzo del fido Groppello le seguenti proposte al conte di Tesse (0. « Signor di Tesse, u Avendo fatto le debite considerazioni sui col- u loquii, che avete avuto colla persona a voi nota (2) « circa la risoluzione presa dai miei alleati di asse- « diare Casale, prometto di buona fede di osservare « ciò che segue : « i.° — Aperta la trincea innanzi a Casale, « e battuta la fortezza per qualche giorno, farò in- « timare al comandante la resa. Questi mi rispon- « derà da prima negando, ma poi dopo qualche ora, « pretestando pili maturi riflessi, proporrà egli stesso « di rendere la piazza a patto che le fortificazioni « della città, della cittadella e del castello, sieno de- « molite, ed intieramente distrutte, con divieto a « tutte le potenze, colle quali sono oggi confederato, « di riedificarle durante la guerra, obbligandomi, « fede di principe, di oppormivi e di far osservare « dai miei alleati gli articoli della capitolazione, che « ne sono stati trasmessi e sottoscritti da voi in « nome del re ; u 2.° — In considerazione della consegna e « demolizione di Casale, prometto che ne le mie « truppe, ne quelle dei miei alleati, non potranno, « durante la presente campagna, il cui termine è « fissato al primo di novembre prossimo, intrapren- (i) Dalla Storia di Vittorio Amedeo 11 scritta da Domenico Carutti, terza ediz. Torino, Clausen, 1897, pag. 191 e segg. (2) Gian Battista Groppello. DUE MEDAGLIE COMMEMORATIVE 439 « dere cosa alcuna contro le fortezze ed i paesi del « Re verso le Alpi, così dell'antico regno, come dei u paesi conquistati in Italia, e ne le mie truppe ne « le confederate porranno il campo sui confini di a Pinerolo o di Susa, ne in genere nei territorii del " Re, tuttavia i valdesi, o barbetti, non saranno in- « elusi nel presente articolo ; u 3.° — Prometto che i miei alleati non riti- « reranno truppe regolari o milizie d'Italia per man- u darle in Catalogna, Alemagna, o altrove, in ser- u vizio di altri alleati; e voi dal canto vostro mi « promettete, in nome del Re. che sua Maestà, du- « rante questa campagna, non intraprenderà cosa « alcuna contro le mie fortezze, ne contro quelle u dei miei alleati in Italia ; « 4° - ; « 5.** — Prometto inoltre, fede di Principe» u nel caso che i miei alleati non consentissero alla « capitolazione e demolizione di Casale, prometto, u dico, e mi obbligo, fede di Principe, di rinunziare « a tutte le alleanze e trattati fatti con ciascuno di u essi e con tutta la lega, promettendo al Re di « unire in buona fede le mie colle sue truppe se- « condo gli accordi da stabilirsi, etc... ». Da questa lettera risulta evidentemente che il duca voleva ad ogni costo l'atterramento della cit- tadella di Casale, dichiarando persino di essere di- sposto ad uscire dalla lega e rivolgere le sue armi contro i suoi alleati qualora essi si fossero opposti al suo disegno. Il conte di Tessè comunicò la lettera del duca a Catinat e quindi per corriere espresso la mandò al suo sovrano. La proposta del duca di demolire le fortifica- zioni di Casale e della neutralità in Italia parve un 440 GIUSEPPE GIORCELLI po' singolare al re Luigi XIV, ma non gli dispiacque, perchè a conti fatti egli preferiva che Casale spo- gliata dalle sue fortificazioni, e perciò priva di im- portanza strategica, fosse data all'inetto Ferdinando Carlo, duca di Mantova, anziché cadesse in mano della potente Spagna, sua eterna nemica; e di più la neutralità d'Italia tornava troppo utile alla poli- tica della Francia. Perciò scrisse al conte di Tesse che aderiva alle proposte del duca Vittorio Amedeo. Tesse, avuta la risposta sovrana, ne diede vi- sione a Catinat e quindi la notificò al duca di Sa- voia, il quale durante questo tempo teneva le truppe alleate inoperose e solo occupate a tener bloccata la città di Casale; vi furono quindi scambi di lettere fra il Tesse e Vittorio Amedeo per intendersi sulle modalità sia delle operazioni come sui dettagh della capitolazione, e, siccome queste trattative dovevano svolgersi sotto la massima ed indispensabile segre- tezza, così assorbirono molto tempo, cioè tutto il mese di maggio e metà di giugno; quindi venne ri- preso l'assedio di Casale. Alli 15 di giugno le truppe piemontesi si pre- sentarono alla sinistra del Po, a monte di Casale, in faccia a Torcello; nel giorno successivo passa- rono il fiume, ed andarono ad accamparsi, come avevano fatto in aprile, nella parte bassa della col- lina di Sant'Anna: anche gli austriaci e gli spa- gnuoli ripresero la posizione loro già assegnata. Si eseguì rapidamente la circonvallazione coi dovuti fortini e ridotte, con fosse larghe e profonde. Alli 25 di giugno le artiglierie degli alleati co- minciarono a sparare contro Casale, la quale rispose con grande vigoria, specialmente con i numerosi e potenti cannoni della cittadella e del castello; era un fuoco infernale. Il marchese di Crenan, comandante del presidio francese di Casale, il quale era stato DUE MEDAGLIE COMMEMORATIVE 44I informato di tutto dal Tessè, ed aveva ordine di non solo conservare il silenzio, ma altresì di spiegarvi una gagliarda difesa per meglio ingannare gli alleati, dimostrò una grande vigoria in quella difesa. Nella notte delli 26 venne aperta la trincea (') e fu poi continuata con grande attività. I francesi fecero parecchie vigorose sortite, che furono respinte dagli assedianti con grande morta- lità da amendue le parti. Quando le trincee giunsero a tiro dei moschetti, i francesi mandarono dalle fe- ritoie delle palizzate una pioggia continua di proiet- tili dei loro moschetti. A tanto fragore delle armi da fuoco, e tante morti degli assediati e degli assedianti, chi poteva sospettare un tacito accordo prestabilito fra il duca di Savoia ed il re di Francia? Le trincee dei piemontesi essendo giunte, alli 9 di luglio, alle palizzate della città, il duca intimò al comandante francese la resa della piazza, ma il marchese di Crenan rispose negativamente, e già si stava per ripigliare il bombardamento, quando si vide sollevarsi una bandiera bianca dai francesi, ed il Crenan fece per bocca del sig. di Codré, suo in- viato, annunciare che, avendo riflettuto meglio, era disposto ad arrendersi purché si accettasse la con- dizione di demolire completamente la cittadella e le fortificazioni del castello e della città, lasciando a questa la sola muraglia di cinta. II Duca chiamò i generali a consiglio e comu- nicò loro la proposta del generale Crenan, chiedendo il loro avviso. Il marchese di Leganes, il quale conservava in (1) Cfr. la Relation du siege de Casal (lópj) par M. le cotnte Solar de la Marguerite, pubblicata dal barone Antonio Manno negli Atti della R. Accademia delle scienze di Torino, voi. XVI ed in estratto, pag. 18-19. 56 444 GIUSEPPE GIORCELLI petto l'amaro ricordo delle disfatte di Staffarda e di Marsaglia, fu lieto di ottenere ora un successo, e si dichiarò favorevole alla proposta del generale francese. Invece il principe Eugenio vi si mostrò con- trario, dicendo che la proposta di Crenan era un in- dizio della sua debolezza, era un segno che non si sentiva capace di sostenere più oltre l'assedio, e che perciò dovevasi respingere quella proposta e con- tinuare l'assedio per ottenere quanto prima la resa di Casale munita di tutte le sue fortificazioni, che le davano tanta importanza, mentre accettando la loro demolizione, si diventava padroni di ruderi, vale a dire del cadavere di Casale. Cercò il duca di combattere le ragioni del prin- cipe con fargli osservare che non spettava loro in- dagare quali erano le cause, che inducevano il Crenan a proporre la resa di Casale, che era buona regola di guerra l'accettare la resa df un nemico ancora forte, che anzi nel caso attuale era una necessità, perchè, continuando l'assedio, poteva succedere che la Francia mandasse nuove truppe in Piemonte a Catinat e che con questi rinforzi esso avesse a far levare l'assedio con grande scorno e gravi danni delle armi alleate, come avvenne negh assedii degli anni 1628-29, 1630 ^ 1640, nel quale caso essi non avrebbero Casale ne viva e forte, ne morta. Ma il principe non si arrese a queste osservazioni e fu saldo nell'avviso di respingere le proposte del go- vernatore di Casale. Allora il duca Vittorio Amedeo, il quale aveva in cima dei suoi pensieri la demolizione delle forti- ficazioni casalesi, troncò la discussione dicendo che egli era convinto che era conveniente agli interessi della lega l'accettazione della resa di Casale, e che, quale comandante supremo delle truppe alleate, coni- DUE MEDAGLIE COMMEMORATIVE 443 piacendosi dell'adesione del marchese di Leganes, accettava la resa colla demolizione delle fortificazioni, e così chiudeva la seduta del consiglio di guerra. Il principe Eugenio usciva dal consiglio assai malcontento e si ritirava nel suo accampamento, e, quando venne invitato a sottoscrivere la capitolazione, non volle apporvi la sua firma. Infatti in calce a quel trattato si leggono soltanto i nomi di Vittorio Amedeo, di Creitan, e del marchese Leganes^ e manca quello di Eugenio di Savoia ('). Noi prendiamo atto di questo rifiuto del principe di sottoscrivere la ca- pitolazione, perchè ci servirà per dar ragione di al- cune particolarità della medaglia austriaca. Accettata dagli alleati la proposta di Crenan, il sig. di Codré fece ritorno a Casale per informare il governatore. Nel giorno successivo il sig. di Codré ritornò con due ufficiali superiori francesi al quar- tiere del duca di Savoia per discutere e formulare gli articoli della capitolazione ; nella sera del giorno II il lavoro era compiuto e veniva firmato il trattato. Nel giorno 12 vennero scambiati gli ostaggi, i quali dalla parte dei francesi furono il marchese di Canillac, il marchese di Champigny ed un colon- nello; dalla parte degli alleati furono il marchese Annibale Visconti per gli austriaci, il comandante del Terzo del duca di San Pietro per gli spagnuoli, ed il conte della Rocca per i piemontesi-. Gli ostaggi degli alleati vennero condotti a Pinerolo e conse- gnati al conte di Tessè. Ecco alcuni articoli della capitolazione, che ci interessano maggiormente : (i) Vedi la mia pubblicazione : Documenti inedili o poco noti della cittadella di Casale con la pianta della medesima. Alessandria, tip. Pic- cone, 1907. In essa nel cap. IX è riportata la capitolazione della resa di Casale con molti dentagli dc'la de-ro''zione della cittadella, divisione del bottino fra gli alleati, ecc. 444 GIUSEPPE GIORCELLI i.° — Le fortificazioni della cittadella, città e castello di Casale, saranno intieramente distrutte, lasciando solo alla città la muraglia di cinta che la circonda, tale quale è, che servirà per la chiusura. 2.° — Resta espressamente convenuto che niuno possi riedificare ciò che sarà demolito circa le dette fortificazioni, ne in tutto ne in parte, ne fare alcun altro lavoro di fortificazione durante la pre- sente guerra. 3.*^ — Per più espediente effettuazione della detta demolizione Sua Altezza Reale vuole che le fortifi- cazioni di fuori della detta piazza, ed il rinversa- mento delle strade coperte, mezzelune e controscarpe delle fosse, siano interamente a spese delle potenze alleate. 4.° — S. A. R., avendo desiderato che il si- gnor marchese di Crenan facesse minare, a spese del suo Re, il suo appartamento CO, tutte le costru- zioni di detta piazza, rovinare e rinversare li ma- gazzeni delle polveri, dei foraggi ed altri fabbricati della cittadella, il signor marchese di Crenan vi ha acconsentito, e gli promette che, subito che gli ostaggi saranno dati, che farà travagliare a demolire le cor- tine ed i bastioni doppii di dentro, mediante che si possi impiegare per detto effetto, ed, ove ne fia d'uopo, la quantità delle polveri da pigliarsi nei ma- gazzeni della cittadella senza abuso e di concerto con tre commissarii deputati da S. A. R., e che non sia tenuto di far mettere fuoco nei fornelli prima che le fortificazioni esteriori sovra menzionate non siano distrutte e giudicate tali da persone intelligenti, che eleggerà per visitare, alle quali sarà fatto dare da S. A. R. ogni sorta di sicurezza. (i) L'appartamento, dove alloggiava il governatore della cittadella, era basso ed ampio, perciò i casalesi lo chiamavano la Balena. DUE MEDAGLIE COMMEMORATIVE 445 6.° — Il signor marchese di Crenan essendo tenuto di fare le demolizioni sopradette delli corpi della piazza, e S. A. R. volendo di buona voglia farle eseguire puntualmente ad uguaglianza delle for- tificazioni esteriori suddette, resterà la guarnigione di Casale nella detta piazza sino all'intiera demoli- zione tanto di dentro quanto di fuori come sopra, ed indi sortirà immediatamente. 7.° — S. A. Serenissima il signor duca di Mantova resterà nei suoi diritti che ha sulla città di Casale demolita ed evacuata, cioè che questa ca- pitolazione non possi pregiudicare ne anco <}uello che possiede nel mantovano, e, fuori della demoli- zione ed evacuazione di Casale, S. A. S. il signor duca di Mantova potrà mandare e commettere ai suoi ufficiali, ministri e commissari, di invigilare ai suoi interessi sino a che la guarnigione sortirà. 24.° — Che la guarnigione di Casale sortirà con tutte le marche d'onore che si possono attri- buire in simili casi, tamburro battente, insegne spie- gate, miccie accese ai due capi, e condurre seco otto pezzi di cannone, cioè due da 24 libbre di palla, uno da 16, tre da 8, due da 4 e due mortari, e tutte le armi di S. M. Cristianissima. Cadun pezzo di cannone e di mortaro avrà il suo treno, e di più uno di riserva, e tutto ciò che sarà necessario per la loro condotta in tirarli, e di più trenta cariche per cadun pezzo di cannone o mortaro, tanto di pol- vere quanto di palle e bombe. Firmata la capitolazione e dati gli ostaggi si pose tosto mano tanto dall'una quanto dall'altra parte ai lavori di demolizione, se non che essi procedet- tero molto lentamente, perchè l'ottima calce del Mon- 446 GIUSEPPE GIORCELLI ferrato aveva cementato i mattoni così solidamente che il piccone non serviva a distaccare detti mattoni, e si dovette sempre ricorrere a forti mine per otte- nere la distruzione di quei muri. Finalmente alla metà di settembre la cittadella era rasa al suolo, e nel giorno 18 di detto mese, in domenica, alle ore 15 (^), il presidio francese forte di 2,500 soldati, 160 ufficiali e di alcune milizie, usciva da Casale per la porta di Po, passava il fiume, e si avviava verso Pinerolo. Poco dopo entra- vano in città alcune compagnie di milizia monfer- rina per occuparla in nome del duca Ferdinando Carlo. Così scomparve la fortissima cittadella di Casale dopo 105 anni di vita (2), durante i quali sostenne cinque assedii (3\ per i quali il senatore barone An- tonio Manno chiamò Casale la città degli assedii, Ce- sare Cantìi le diede il nome di Elena italiana, di- sputata da potenti nazioni, che per essa versarono dei torrenti di sangue; e lo storico mantovano An- tonio Mainardi la paragonò al pomo d'oro da tutti desiderato. Con questo capolavoro di avvedutezza politica il giovane duca Vittorio Amedeo II riusciva a to- gliere l'ostacolo, che fino a quel tempo aveva impe- dito alla sua Casa di acquistare il Monferrato. In- fatti dopo questo successo egli ha potuto riavere nel 1696 la città e cittadella di Pinerolo con alcune terre vicine, e nel 1708 ebbe il possesso di tutto il Monferrato e di alcune altre provincie. Tanto gli spagnuoli quanto gli austriaci vollero ricordare la resa di Casale con una medaglia com- (i) Ore nove attuali. (2) 1590-1695. (3) Il primo negli anni 1628-29; il secondo nel 1630; il terzo nel 1640; il quarto nel 1652; il quinto nel 1695. DUE MEDAGLIE COMMEMORATIVE 447 memorativa, che io sono lieto di presentare ora al lettore servendomi di esemplari che fanno parte della mia modesta collezione. A me non consta che la medaglia spagnuola sia già stata pubblicata; l'austriaca invece fu già ottimamente illustrata dal barone An- tonio Manno in un suo lavoro, che vide la luce nel- l'anno 1881, ma siccome questo lavoro fu inserito negli Atti della R. Accademia delle Scienze di To- rino ('), e questi Atti trovansi soltanto nelle mag- giori biblioteche, e quindi la medaglia è poco cono- sciuta, così io la riproduco ora sia perchè desidero di rendere più nota una medaglia che riflette la-storia della mia patria, come pure perchè mi porge l'oc- casione di aggiungervi alcune osservazioni, le quali faranno comprendere meglio alcune particolarità di questa bella medaglia. MEDAGLIA SPAGNUOLA. /B' — Nel campo si vede il busto corazzato rivolto a destra del marchese di Leganes, governatore del ducato di Milano e comandante delle truppe spagnuole (2). Leggesi in giro: DIDAC['/5] PHl[//>y^//s] DE GVZM[^n/] DVX • ^kR[chio\ ■ DE • LE&ANES • (yMB{ernaiot\ • ME- D{iolani]. ^ — Nel mezzo si scorge a sinistra un guerriero spagnuolo in piedi, vestito ed armato alla romana, volto a de- stra, in posa elegante. Egli ha combattuto, però non ha rimesso la spada nel fodero in riposo, perchè la pace non è fatta, e tiene ancora nella destra la spada rivolta in basso verso terra, pronto a nuovi cimenti (i) Il lavoro porta il titolo di Medaglia e relazione inedite delf asse- dio di Casale del i6gj. Nota di Antonio Manno, voi. XVI degli Atti della R. Accademia delle scienze. Adunanza delli 12 giugno 1881. (2) Don Diego Phelippez deGuzman, duca di Lucar la maggiora, mar- chese di Leganes e di Movata, commendatore maggior di Leamc, ecc. Durò in tale carica dall'anno 1691 al 1698. 448 GIUSEPPE GIORCELLI quando fossero del caso. Stende la mano sinistra per stringere il braccio destro della Lombardia, la quale è figurata da una donna mesta, che trovasi a destra del campo, seduta e volta a sinistra; tiene il braccio destro teso e stretto dalla mano dello spa- gnuolo, che vuole sollevarla in piedi, ed ha il brac- cio sinistro in basso, dal cui polso pende un fram- mento di catena spezzata. In alto al di sopra della testa della donna vedesi la fama alata, diretta verso il guerriero, la quale tiene nella mano sinistra una palma, nella destra una corona di alloro, e va a dare all'eroico combattente il premio del suo valore. Leg- gesi in giro : EVERSA • CASALIS • ARCE • INSVBRIA • SVBLEVATA • Nell'esergo trovasi la data in numeri arabici: 1695. Rame. Diametro mill. 90. (vedi tav. Vili). MEDAGLIA AUSTRIACA. !&' — Vedesi nel campo a sinistra l'Italia figurata da una donna seduta e volta a destra, col capo cinto da una corona turrita, mesta in volto, e colla testa bassa. Essa tiene il braccio destro in basso colla mano so- pra una cornucopia, col braccio sinistro disteso sulla sua coscia sinistra. Al suo lato sinistro trovasi il genio alato della vittoria, che le presenta, o per DUE MEDAGLIE COMMEMORATIVE 449 meglio dire, le restituisce Casale. Nella parte destra del campo scorgesi il sole che tramonta, ed è par- zialmente velato da alcune nuvolette ; con ciò si vuole alludere alla diminuzione della potenza del Re Sole, come chiamavano il Re Luigi XIV. Nel contorno leggesi : CARPIMVS ■ OCCIDVO • SPERA- TAM • SOLE • QVIETEM • Neil' esergo : SECVRITAS • ITALI/E • RESTITVTA. 5^ — Nel campo ed a sinistra avvi il Po subalpino rap- presentato da un uomo colla testa taurina, che sta seduto a terra, ed è volto a destra, il quale colla destra versa acqua da un vaso e colla sinistra mo- stra i ceppi spezzati. Il centro e la parte destra del campo sono occupati da una grande tela tenuta di- stesa da tre genietti, uno in alto e due ai lati, sulla quale è disegnata la cittadella di Casale. In giro : GALLORVM • ERIDANVS • VINCVLA • RVMPIT • OVANS • Nell'esergo: CASALIS • ARMIS • FOEDERATORVM • RE- CEPTA • + 1695. Nel taglio leggesi : ItaLIìe ' CVra " gaLLVs " prohIbertVr " aVarVs ' CLarIVs " ET ' nVnG ■ EST * FORTE" CaSaLe " MInVs' Rame. Diametro mill. 46. Confrontando l'una coll'altra queste due meda- glie si rimarcano alcune differenze fra di loro. Infatti nella prima noi troviamo il busto del marchese di Leganes, comandante delle truppe spagnuole, e nella dicitura indicata la demolizione della cittadella di Casale ; inv^ece nella seconda non troviamo ne la ef- fìgie del principe P-ugenio di Savoia, comandante degli imperiali, ne alcuna allusione all'atterramento della cittadella di Casale. Il lettore si darà facilmente ragione di questa differenza se si ricorderà che il principe si oppose vivamente alla resa di Casale colla condizione della demolizione delle fortificazioni, che esso negò la sua firma alla capitolazione, e che 57 450 GIUSEPPE GIORCELLI rabbaltimento delle fortificazioni si effettuò suo mal- grado. Era quindi cosa naturale che nella medaglia austriaca commemorativa della presa di Casale non figurasse il principe e neppure vi fosse un accenno alla distruzione della cittadella monferrina. Casale Monferrato, 1912. Dott. Giuseppe Giorcelli. NECROLOGIE LUIGI GIORGI. Nella notte dal 19 al 20 agosto u. s. alle ore 3 V«» pJ^" cidamente e serenamente, come tutta ideale e serena fu la sua produzione artistica, moriva il prof. cav. Raffaele Eva- risto Luigi Giorgi, incisore capo della R. Zecca di Roma. Scrivere dell'opera artistica compiuta dal prof. Giorgi nei suoi 64 anni di vita è compito quanto mai difficile. Di Lui, come in una felice sintetica frase, disse innanzi alla salma l'ing. Battistoni, vice-direttore della R. Zecca, può ben scriversi: * fu uomo che consumò l'esistenza nel co- stante lavoro e visse tutta la sua vita nell'amore dell'Arte ed in essa, con lungo ed assiduo studio, divenne vero maestro „. Nacque a Lucca nel 1848 e rimasto orfano fu collocato nella Pia Casa di Beneficenza. Da giovinetto lavorò in varie botteghe di orefici, non trascurando, per perfezionarsi, di frequentare l'Istituto di Belle Arti. Dall'esempio del Farnesi, per puro diletto, cominciò ad incidere meravigliando coloro che vedevano i suoi lavori. Ebbe incoraggiamenti dal suo professore Sebastiano One- stini, romano, direttore dell'Istituto di Belle Arti di Lucca, pel quale portò sempre un vivo sentimento di riconoscenza. Nella maturità si recò a dimorare a Firenze, dedican- dosi specialmente all'arte della medaglia nella quale, supe- rando gravi difficoltà, divenne artista pregevolissimo. Noi non ci occupiamo della molteplice sua produzione artistica come orafo e cesellatore, ma solo di quella come incisore-medasflista. 452 NECROLOGIE Forse non fu grande compositore e modellatore nel senso del nostro insigne Pistrucci e più modernamente del Chaplain, non ebbe la sua produzione la grandiosità del con- cetto e la forte veridicità della forma del Roty, ma al con- trario fu un ritrattista ed un bulinista eccelso. Alcuni suoi ritratti, alcuni suoi lavori, fanno ricorrere la mente alla produzione gloriosa della nostra rinascenza, e perciò bene fu scritto di Lui che " era uno di quegli artisti di cui bisogna ricercare la fisionomia caratteristica nell'età d'oro della Rinascenza italiana „ e che " la sua vita avrebbe meritato in altri tempi di figurare tra quelle che Giorgio Va- sari ha tramandato a noi „. Come incisore di monete, oltre alio speciale e difficilis- simo lavoro di ridurre e trasportare su acciaio i modelli delle nuove monete nazionali coniate dal 1908 in poi, lavoro che gli procurò l'affetto e la stima degli illustri scultori Ca- landra, Bistolfi, Canonica e Boninsegna, che eseguirono i modelli, per il coscienzioso, fedelissimo e paziente lavoro di riproduzione; ci ha lasciato completamente sue, nei modelli e nell'incisione, le nuove lodate monete di argento e bronzo per la Somalia Italiana " Rupie e Bese „. Molti anni fa, cioè quando ancora lavorava nel suo studio in Firenze, attese anche alla modellazione di una nuova mo- neta di argento da L. 5 che portò anche a compimento, ma che non venne poi attuata. Come medaglista, la sua produzione fu quanto mai ricca e pregevole. Meritano speciale rilievo: La medaglia pel centenario dell' Università di Bologna, ed il grande sigillo inciso per la stessa ricorrenza, finissimo lavoro di stile gotico, rievocante i 5 antichi sigilli di Bologna, la Dotta ; La medaglia per l'inaugurazione del monumento a Dante in Trento ; La medaglia pel centenario di Torquato Tasso, modellata ed incisa per conto del Ministero della Pubblica Istru- zione ; La medaglia pel centenario di Benvenuto Cellini, quella pel centenario di Giacomo Leopardi, quella per Quintino NECROLOGIE 453 Sella, quella per Giuseppe Verdi, quelle per Vittorio Emanuele, Garibaldi e quella per la morte di Umberto I. Di moderne : quella commemorativa della Battaglia di S. Fermo. Ma oltre a ciò il Giorgi fu nella sua arte d'incisore- medaglista, un grande tecnico, una vera ed assoluta com- petenza. Nella Zecca Romana nella quale diedero la loro eccelsa opera artisti di fama mondiale come i Cellini, i Molo, i Cor- manno, gli Hamerani, i Mercandetti, i Cerbara, gli Spe- ranza, ecc., il Giorgi fu un degno continuatore della grande tradizione e contribuì a mantenere alta la rinomanza del grande Istituto nel quale, come in tutti coloro che lo co- nobbero, è vivo il rimpianto. Onore a Lui! G. C. Solenni riuscirono i funerali, a cui erano rappresentati la Direzione Generale del Tesoro, il Comune di Roma, il Comune di Lucca, la Zecca, la Scuola dell'Arte della Me- daglia, l'Istituto Italiano di Numismatica e molte Associa- zioni artistiche. Il comm. Allocatelli, per l'Istituto di Numismatica pro- nunciò brevi ed efficaci parole di rimpianto, ricordando i meriti dell'uomo e dell'artista, che ha rinnovato nella zecca romana i fasti dei nostri sommi del Rinascimento. (Dal Giornale Numismatico). THEODOR ROHDE. Il giorno 24 giugno 1912 moriva a Vienna Theodor Rohde. Era nato il 19 maggio 1836, e dei suoi 77 anni, più di cinquanta li aveva dedicati allo studio della numismatica. Dopo aver fatto, una dopo l'altra, collezioni del genere più svariato, si applicò di preferenza alla numismatica, abbrac- ciando anche in questa vari rami e mostrando, come afferma 454 NECROLOGIE il dott. Josef Scholz (i), che " ogni genere di collezione di- " venta interessante, quando un raccoglitore intelligente e " attivo la prende a cuore e sa procurarsi tutte le cogni- " zioni indispensabili „. Fra le sue varie collezioni numismatiche, il Rohde si era specializzato in quella delle Monete di Aureliano e Se- verina, riuscendo a metter insieme la più importante e co- piosa serie di quei due Augusti. Su di esse pubblicava poi una interessantissima monografia, classificando le monete con metodo scientifico, secondo le officine monetarie. Nel 187 1 il Rohde fu uno dei fondatori della Società Numismatica di Vienna, e da quell'epoca vi prestò sempre il suo valido concorso. Fu uno dei più assidui frequentatori delle riunioni mensili e le letture che vi faceva erano sempre del più grande interesse. Prese pure parte attiva all'ammi- nistrazione della Società, la quale si era trovata qualche volta in critiche condizioni finanziarie. Collaborò alla Rivista sociale, interessandosi in tutti i modi alle sue pubblicazioni, e, per confessione dei suoi colleghi, se quel Periodico uscì sempre regolarmente per una lunga serie d'anni, lo si deve in gran parte a lui. Certo colla morte del Rohde la Società Numismatica di Vienna perde uno de' suoi membri più attivi e zelanti. E. G. (i) Vedi il Monatsblatt der Numism. Gesellschafl in Wien, n. 348, Juli 1912. VARIETÀ Ripostiglio di Monete Romane. — Nel 1907, durante la demolizione di un muro nei pressi di Arona (Lago Mag- giore) si rinvennero in un recipiente di bronzo circa 3000 mo- nete romane del basso Impero, cioè antoniniani e piccoli bronzi, la maggior parte di ottima conservazione, e che a parer mio dovevano servire alle paghe dei legionari ai con- fini d'Italia. Avendo avuto, da poco tempo, l'agio di poter esaminare nella sua integrità il piccolo ripostiglio, sperando far cosa gradita ai lettori della Rivista, ne offro loro un breve ragguaglio. Tale ripostiglio abbraccia il periodo di tempo dall'anno 253 al 271 di G. C. e comprende i seguenti imperatori : I. Valeriano padre Pezzi n. 6 - rovesci diversi n. 5 2. Gallieno ... „ a 284 - » » » 72 3. Salonina ... „ n 39 - » « yy 15 4. Salonino ... „ n I — n » n I 5. Postumo ... „ n 2 — » » n 2 6. Claudio II . . „ » 2105 - n » n 71 7. Quintillo ... „ n 281 - n r> f) 19 8. Aureliano . . „ » 95 - n y> t» IO Totale pezzi n. 2813 — rovesci diversi n. 195 Confrontando le monete con l'opera del Cohen (2.* Ed.), esse risultano così distribuite : Valeriano padre, Cohen n.' 17 - 113 - 140 - 142 - 224. Gallieno, Cohen n.' 5 - 24 - 35 - 66 - 72 - 73 - 76 - 89 - 98 - 104 - 116 - 153 - 154 - 158 - 162 - 165 - 173 - 229 45^ VARIETÀ - 246 - 261 - 269 - 281 - 322 - 341 - 344 - 361 - 388 - 423 - 465 - 586 - 591 - 596 - 617 - 668 - 686 - 690 - 699 - 720 - 727 - 730 - 773 - 786 - 819 - 852 - 859 - 930 - 979 - 990 - 1047 - 1071 - 1149 - 1225 - 1236 più le varianti ai n.' 322 - 708 - 765 - 824 - 934 - 949 - 961 - 979 - 1009. Salonina, Cohen n.' 17 - 39 - 50 - 55 - 67 - 69 - 70 - 84 - 92 - 94 - 127 - 143 - 147 più la variante al n. 17. Salonino, Cohen n. 63. Postumo, Cohen n.' 57 - 443. Claudio II, Cohen n.' 3 - 6 - io - 11 - 16 - 21 - 41 - 53 - 69 - 77 - 79 - 80 - 86 - 88 - 92 - 104 - 106 - 109 - 110 - 114 - 115 - 124 - 129 - 131 - 138 - 140 - 144 - 151 - 159 - 160 - 185 - 200 - 202 - 204 - 214 - 216 - 219 - 227 - 230 - 233 - 268 - 277 - 281 - 282 - 284 - 286 - 294 - 301 - 302 - 303 - 313 - 314 - 315 - 318 inoltre le varianti ai n.' io - 21 - 22 - 25 - 35 - 77 - 114 - 115 - 169 - 204 - 219 - 301. QuiNTiLLO, Cohen n.' 2 - 8 - 19 - 25 - 39 - 47 - 49 - 52 - 55 ~ 63 - 67 più le varianti ai n.' 32 - 33 - 39 - 69 - 169. Aureliano, Cohen n.' 52 - 82 più le varianti ai n.' 19 - 44 - 73 " 103 - 128 - 166. Ecco in breve la descrizione delle varianti : GALLIENO. Variante n. 322, — r. indvlg • avg • con la lettera p nel campo a sinistra anziché all'esergo. Variante n. 708. — d. gallienvs • avg • ger invece di imp • gallie- NVS • P • F • AVG • GERM " ; r. ORIENS * AVG invece di ORIENS • avgg inoltre vi è la lettera s nel campo a destra. Variante n. 765. — r. pax • avgg senza alcuna lettera. Variante n. 824. — r. p • m • tr • p ' vii • cos senza lettera all'esergo. Variante n. 934. — r. salvs • avg • nel campo a destra la lettera p invece di s i. Variante n. 949. — r. secvr * tenpo invece di secvr ' tempo. Variante n. 961. — r. secvrit * perpet • nel campo a d. la lettera h. Variante n. 979. — r. soli • cons • avg • con la lettera ^^ all'esergo. SALONINA. Variante n. 17. — r. avg ' in • pace senza lettera all'esergo. VARIETÀ 457 CLAUDIO II. Variante n. io — r. aeqvitas • avg • nel campo a d. la lettera i. Variante n. 21. — r. annona * avg • con la lettera A nel campo a d. Variante n. 22. — r. senza lettera nel campo. Variante n. 25. — r. apolli cons ■ con la lettera n nel campo a d. Variante n. 35. — - concord • exer • con la lettera t all'esergo. Variante n. 77. — r. felic * tempo senza lettera all'esergo. Variante n 114. — r. genivs "exerci con la lettera z nel campo a d. Variante n. 115. — r. senza lettera nel campo. Variante n. 169. — r. imp • e • clavdivs • avg Invece di imp ' clav- DIVS • AVG • r. MARTI • PACIFERO scnza lettera nel campo. Variante n. 204. — r. pax • avgvsti • con la lettera a all'esergo anziché nel campo. Variante n. 219. — r. provid • avo con la lettera t all'esergo. Variante n. 301. — r. Victoria * avg * con la lettera a nel campo a sinistra. QUINTILLO. Variante n. 32. — r. fortvnae ' reo invece di fortuna • reduz inoltre la lettera s all'esergo. Variante n. 33. — r. fortvnae • red * la Fortuna in piedi a sini- stra con timone e cornucopia Variante n. 39. — r. laetitia • avg • nel campo il numero xi. Variante n. 69. — r. vberitas * avg • senza lettera nel campo. Variante n. 169. — d. imp 'qvintillvs • avg • invece di imp ■ qvin- TiLLvs • AVG . r. PAX * AVG * invccc di PAX * AVGVSTI * inoltre con la lettera p all'esergo. AURELIANO. Variante n. 19. — r. conco • exer • con la lettera t all'esergo. Variante n. 44. — r. concordia • mili • con la lettera t all'esergo. Variante n. 73. — r. dacia • felix • con la lettera s all'esergo. Variante n. 103. — r. genivs • illy con la lettera p all'esergo. Variante n. 128. — r. marti • paci • con la lettera p all'esergo. Variante n. 166. — r. pannoniae con la lettera p all'esergo. Torino, Novtmbre i^ii. Ing. Emilio Bosco. 58 458 VARIETÀ Rinvenimento di medaglie rubate al Museo di Ferrara. — Ci scrivono da Ferrara in data 21 luglio : L'altro giorno sull'imbrunire un soldato del 14.° arti- glieria, certo Spinelli, siciliano, trovandosi all'estremità di Piazza d'Armi, vide fra la terra smossa dal furioso acquaz- zone di quel giorno, biancheggiare qualche cosa. Chinatosi per raccoglierla s'accorse che era la punta di un fazzoletto sepolto in terra e che egli potè colle mani mettere allo sco- perto in breve tempo. Il fazzoletto era pieno di grandi me- daglie che luccicavano come oro ! Il bravo soldato le raccolse tutte e con lodevole solle- citudine le consegnò ai suoi superiori. Esaminate le meda- glie, si riscontrò che erano tutte di compendio del furto del Museo Schifanoia. Com'è noto, in quel rilevante furto oltre le quattrocento e pili monete fu rubato un gruppo di grandi medaglie di bronzo che per avere la cosidetta antica doratura a fuoco lucevano come oro e che trassero perciò in inganno i ladri. La delusione da loro provata deve essere stata grandissima, perchè tutte le medaglie portano i segni di limatura e di in- taccatura e il medaglione di Clemente XI, pregevole lavoro dell'incisore Dubut, è stato contorto dalle tenaglie perchè i ladri non potevano capacitarsi come una medaglia così bella non dovesse essere d'oro. Ma anche da questo particolare si conferma che non potevano essere che ladri volgari, per- chè il bel medaglione del Dubut per la rara conservazione del nostro esemplare, poteva sempre valere 100 lire. Tutte le 24 medaglie e la decorazione e la bolla che i ladri strapparono dal diploma di riforma dell'Università di Ferrara sono state consegnate all'autorità giudiziaria. I lettori ricorderanno che il furto fu ingentissimo, e che il rinvenimento odierno è purtroppo insignificante. Furono ru- bate circa 500 monete, di cui 200 d'oro delle varie zecche italiane, tutta la collezione delle monete d'argento dei Re d'Italia, una grandissima medaglia di Pietro Macchiavelli, il medaglione detto di Alfonso II d'Este del XVI secolo, ra- rissimo, che, porta sul diritto, in smalto, le figure di Alfonso e di Margherita Gonzaga, sua terza moglie, e sul retto un focolare circondato da una banderuola col motto ardet ceter- VARIETÀ 459 Hum. Furono inoltre rubate: le decorazioni in brillanti che il Sultano mandava nel 1850 al vescovo di Tunisi, monsi- gnor Sutter, dodici anelli d'oro di antiche famiglie ferraresi, medaglie dell'epoca napoleonica. Fortunatamente i ladri la- sciarono intatta la splendida raccolta del 400 e del 500 dello Sperandio, del Marescotti e di altri. Non furono toc- cati la raccolta delle medaglie ferraresi, il grande ostensorio in argento cesellato che Alfonso II regalava ai gesuiti di Cotignola e 20,000 medaglie d'argento contenute negli ar- madi. (Dal Giornale Numismatico). Un pregiudizio nocevole alla scienza numismatica. — Nella ricerca delle cose antiche i concetti non sono sta- bili. Una volta, quando ero giovinotto, era cura dei neofiti alla scienza numismatica di acquistare il maggior numero possibile di esemplari perchè da essi si potesse ritrarre il maggior profitto intellettuale desiderabile. Oggi la moda pare sia cambiata, perchè non il numero svariato di esemplari si cerca, ma i fior di conio, che si pagano a prezzi favolosi. Difatti, se avete una visita di cercatori di monete antiche, la prima cosa che vi sentite dire è questa: Avete fior di conio? No ! e allora aveste anche delle monete rarissime, ve le re- spingono inesorabilmente! Quanto ciò giovi alla scienza numismatica io non saprei. Anzi ho una salda convinzione che ciò le nuoccia, perchè con i fior di conio si può andare facilmente incontro ad in- convenienti seri. Difatti a chi scrive è stato dato di consta- tare che ai cercatori dei fior di conio si son dati parecchi fior di conio di monete false e soltanto perchè tali si sono pagati prezzi favolosi, punto pensando che con la perfezione dell'arte e dei mezzi meccanici oggi a disposizione, non è diffìcile ad artisti riprodurre mirabilmente la moneta Taran- tina, come fece lo Stabilimento Johnson, in ricorrenza della Rivista Navale del 1906. Nello stesso modo, con altri scopi non è impossibile riprodurre qualsiasi moneta antica che viene poi acquistata per autentica perfino da provetti specu- latori che sono a Taranto ed altrove. Figuriamoci poi come 460 VARIETÀ tali riproduzioni non debbano passare per autentiche a coloro che, avidi di avere quel tale tipo, mai ebbero occasione di vederne gli originali, quali furono creati dai primi artisti magno-greci o romani. Per questa ragione chi scrive pensa che i cultori seri della scienza, più che ai fior di conio, deb- bono pensare all'autenticità ed ai caratteri speciali che può aver alcuna moneta, abbia o non abbia un lato logorato, un naso corroso, un elmo levigato e via dicendo. E tanto do- vrebbero soprassiedere alla qualità di fior di conio quanto più pensino che in date epoche le monete d'argento auten- tiche erano pochissime e i governi delle città e degli imperi antichi erano obbligati a ricorrere al rame od al ferro con- tentandosi di foderarle. Col criterio del fior di conio io ho visto apprezzare tanto una Eraclea falsa ed ho visto spre- gl'iarmi da un colto antiquario milanese una Eraclea foderata pregevole che io posseggo e così ho visto anche quasi re- spingere con sorriso delle Cotrone, Terine, Rodium, ecc., delle quali scommetto, non ne saranno venute 200 esemplari per ciascuna alla novella luce dopo la loro sparizione! Ci pensino dunque coloro che amano lo studio dei nummi antichi su tale aberrazione della speculazione e si badi alla realtà più che all'artifizio. Li7^:i^ano {Lecce), biglia 1^12. Giov. Ancona Martucci. Finito di stampare il 24 settembre 1912. RoMANENGHi Angelo FRANCESCO, Gerente responsabile »♦♦♦><»♦♦♦♦< FASCICOLO IV. LA NUMISMATICA al HI GoDgresso Archeologico loternazioDale di Roma (9-16 ottobre 1912) Importante fu il posto concesso dalUon. Comitato promotore del III Congresso Archeologico internazionale di Roma nel ipi2 alle discipline numismatiche, poiché ne fu formata una sezione speciale, la Vili, e furono destinate tre sedute speciali di sezione, l'una il mercoledì p ottobre nel pomeriggio, le altre due il giovedì prima e dopo mezzogiorno nella sala n. 12 del Palazzo Car- pegna, annesso al Palazzo della Sapienza. Come Delegato a rappresentare al Congresso, oltre il Museo Numismatico e Medagliere Nazionale di Brera, anche la Società Numismatica italiana e il Circolo Nu- mismatico milanese, riassumo brevemente i lavori della sezione romana. Nella prima seduta, costituita la sezione con pre- sidente il prof. Salina s e segretario il prof. Cabri ci, fu poi data la presidenza della seduta al numismatico Ramsden, il quale la aperse, invitando i relatori a leg- gere e a discutere le loro Relazioni. MarKando i Relatori Francesca) Gnecchi, Nicolò Papadopoli, Ercole Gnecchi. Giuseppe Castellani e lo scrivente, die aveva annunziato la sua venuta per gio- 464 LA NUMISMATICA vedi mattina, presa conoscenza creila Relazione di P. Gardner suir interessante tema Thirty years' expe- rience in lecturing on greek Coins, e, dopo alcune discussioni d'indole generale, si portò la riunione al giorno susseguente. Giovedì IO ottobre, assente Simonetti, relatore del tema Numismatica lucana, e presa conoscenza della Relazione di G. Scure Sur Ics monnaies thraces de Kokovan , type de Brutus , fu data la parola a G. L. Richmond, che trattò con copia di illustrazioni il tema archeologico e insieme numismatico The tem- ples of Apollo Palatinus and Divus Augustus copper Roman coins. Dopo l'applaudita sua Relazione, fu udita quella di Romiszowski Sur les médailles de i'impe- reur Magnence e quella di H. A. Ramsden std tema Cowries and their substitutes, used as a currency medium in ancient China. In tutti questi lavori, importantissimi dal lato sto- rico, archeologico e numismatico, si lamentò il ritorno al sistema solito dei Congressi, di dar posto a Rela- zioni troppo strettamente scientifiche, le quali, interes- sando un numero ristretto di « adepti » a ima speciale classe di monumenti numismatici, meglio dovrebbero essere date per lette, distribuendone la stampa alla se- duta per tutti i presenti. Per questa ragione si com- prende l'interesse e la curiosità che destarono le altre Relazioni del Sambon e del Ricci nella seduta pome- ridiana di giovedì, riguardanti invece i problemi piii di- scussi e urgenti che agitano ora, specialmente in Italia, il campo numismatico. Le Relazioni del pomeriggio di giovedì si possono distìnguere in due parti, quella sul Medagliere nazio- nale modello del prof. Ricci, che, insieme con tutte le AL III CONGRESSO ARCHEOLOGICO INTERNAZ. DI ROMA 465 altre dei due fratelli Gnecchi, del sen. Papadopoli, del prof. Castellani formavano il nucleo dei lavori presen tati dalla Società Numismatica italiana al Congresso, e quella dello stesso prof. Ricci su . La illustrazione scientifica delle zecche italiane, ch'egli presentava a nome del Medagliere Nazionale di Brera e del Circolo Nimiismatico milanese, nonché le due Relazioni di Ar- turo Sambon sidla Monetazione medioevale dell* Italia Meridionale e sidlo Scopo precipuo, delimitazioni e metodi della scienza numismatica. // prof. Ricci domandò ed ottenne che, essendo as- senti i Relatori dei lavori presentati a nome della So- cietà Nimiismatica, egli li riassumesse brevemente quale Delegato a rappresentare la Società stessa al Congresso. Diede lettura della prefazione introduttiva della Presidenza della Società Numismatica, che dà occasione alla presentazione dei lavori, come segue : u La S. N. I. neir occasione del presente Congresso, invece di invitare i suoi Sodi a produrre studii spe- ciali o generali di ordine scientifico, nel l* intento di meglio ottemperare al criterio informativo del Congresso, ha creduto piti opportuno di attenersi esclusivamente al campo pratico. In un periodo in cui sono sul tap- peio molte questioni importantissime circa la sistema- zione degli studii nimiismatici in Italia, lordinamento delle Cattedre e delle Direzioni, la catalogazione delle pubbliche collezioni, la S. N. I. ritenne suo compito spe- ciale e suo preciso dovere di intervenire in tali im- portanti questioni, esprimendo, a mezzo di parecchi de^ suoi membri, il proprio avviso intorno ai diversi argo- menti. I pochi e brevi articoli che presentiamo qui riu- niti possono quindi considerarsi come altrettante lettere aperte a S. E. il Ministro della P. L, il quale, ci lu- 466 LA NUMISMATICA singhiamo , vorrà prenderli in benevola considerazione, onde adottare sollecitamente quanto in esse potrà trovare di utile e di pratico ». A questa prefazione seguì il resoconto riassuntivo di ogni lavoro nell'ordine seguente : T." Sen Nicolò Papadopoli : Le raccolte nu- mismatiche italiane, considerazioni e proposte; 2." Comm. Francesco Gnecchi : // catalogo unico, con prospetto illustrativo ; 3.° Cav. Uff. Ercole Gnecchi : Sul modo di conservare le collezioni numismatiche; 4." Prof. Giuseppe Castellani : Insegnamento ufficiale della numismatica; 5.° Prof. Dott. Serafino Ricci : // medagliere nazionale modello. Ma qui, invece di riassumere tali lavori piti o meno incompletamente, li faccio seguire per intero nel loro testo originario. AL III CONGRtSSO ARCHEOLOGICO INTERNAZ. DI ROMA 467 I. LE RACCOLTE NUMISMATICHE ITALIANE Considerazioni e Proposte Fin da quando era allo studio la legge restrit- tiva della libertà di commercio degli oggetti d'arte e di antichità, io insorsi contro la inclusione delle monete nel divieto, dimostrandone la inutilità e il danno che essa avrebbe recato non solo ai commer- cianti ma agli studiosi veri. Ora che la legge è ap- provata e promulgata e anche, più o meno felice- mente, applicata, sarebbe inutile tornare su di essa e sul principio che^ la informa. Meglio assai occu- parsi di attenuarne le conseguenze almeno nei ri- guardi delle collezioni pubbliche. Io allora feci os- servare che la legge proibitiva doveva almeno essere preceduta da un ordinamento razionale delle nostre raccolte che servisse a togliere i gravi inconvenienti per i quali esse sono inaccessibiH alla maggior parte degli studiosi e si possono considerare quasi una nuova sepoltura delle monete poco dissimile da quella della terra donde erano uscite. Dopo l'approvazione e l'applicazione della legge che cosa si fece per eliminare o diminuire gl'incon- venienti lamentati? Si credette di aver pì-ovveduto a tutto mettendo a disposizione di qualcuna delle principali raccolte una certa somma per nuovi acqui- sti. Ma questo provvedimento anzi che diminuire i danni servì piuttosto ad aumentarli. Il sapere in- 468 LA NUMISMATICA fatti che lo Stato avrebbe concorso all'acquisto di alcuni pezzi produsse un aumento nelle pretese dei possessori, aumento che mentre sarebbe naturale in regime di libera concorrenza, può apparire prodotto da manovre poco lecite date le restrizioni della legge. Si ha un bel legiferare ma in fatto di merce, sia pure artistica e archeologica, le regole supreme della domanda e deirofferta non si possono eludere o for- zare. Senza fermarci però a discussioni di principio, inutili e dannose perchè si possono prolungare al- l' infinito lasciando ognuno nella propria opinione, passiamo a ciò che dev'essere lo scopo di questo mio scritto. Le Raccolte di monete antiche appartenenti allo Stato sono, se non sbaglio, ventidue; quattro volte tanto sono quelle appartenenti a Provincie, Comuni e altri Enti Morali e destinate a uso pubblico. Quante di queste Raccolte sono convenientemente ordinate? Quante del proprio materiale hanno un Catalogo scientifico o almeno un modesto inventario, questo libro rudimentale che non manca alla piti piccola delle Aziende ? Quante hanno un personale tecnico sufficiente ? Quante insomma vivono e rispondono allo scopo ? La risposta a tutte queste domande è troppo umiliante per noi : basti dire che qualcuna delle principali e più rinomate ha gli scrigni e le vetrine scrupolosamente chiuse a chiave (e fin qui nulla di strano), ma le chiavi sono custodite da per- sone che risiedono in luogo diverso da quello dove esiste la raccolta. E' chiaro come lo studioso il quale ha magari fatto un viaggio per esaminarla possa ap- pagare subito e senza fastidi il suo desiderio ! Tutte queste deficienze hanno, a ben conside- rarle, una causa sola, la mancanza di personale. Si badi bene che con questa affermazione così assoluta io non intendo fare nessun appunto al personale AL III CONGRESSO ARCHEOLOGICO INTERNAZ. DI ROMA 469 esistente, e ho detto a bella posta mancanza e non deficienza. Tutti sappiamo con quanta diligenza, con quanta dottrina e, diciamolo pure, con quanta abne- gazione i Direttori ed Ispettori dei nostri Musei at- tendano al loro ufficio. E' un fatto però che di tutte le raccolte contenute in essi, quelle numismatiche sono le meno curate, o perchè i preposti ai Musei, specializzati in altri rami, non vollero occuparsene, o perchè quelli che se ne sarebbero occupati volen- tieri hanno dovuto constatare che le fatiche spese in riordinare e studiare le monete non avrebbero pro- dotto un frutto equivalente quando si fosse trattato di conseguire un avanzamento, essendo a questo fine più proficuo l'occuparsi di altre raccolte più vistose o più di moda a seconda del vento spirante nelle sfere elevate della burocrazia. Ora le ragioni per le quali anche quelli incli- nati allo studio della numismatica debbono necessa- riamente abbandonarli o posporli ad altri potrebbero venire eliminate quando nella distribuzione o ruolo degl'impiegati addetti ai Musei alcuni posti, uno al- meno per ognuna delle raccolte principah, fossero esclusivamente riserbati agli specialisti di numisma- tica. Ne ciò deve parere eccessivo quando si consi- deri il numero e la importanza di tali raccolte, for- mino esse parte di Musei contenenti anche altri og- getti, o stiano a se come, esempio ancora unico in Italia, il R. Gabinetto numismatico di Brera a Milano. D'altronde nella necessaria individualizzazione e spe- cializzazione che l'allargarsi del campo scientifico ha prodotto, non è presumibile che si possa o voglia preporre alle raccolte speciali di monete e medaglie chi fino a ieri non si è occupato che di preistoria, di archeologia o di arte medioevale. Dunque primo rimedio : assegnazione di un dato numero di posti nel personale dei Musei ai numismatici. Secondo ri- 60 470 LA NUMISMATICA medio, più difficile certamente ad ottenersi ma essen- ziale : assegnazione a questi funzionari di stipendi convenienti alla dignità dell' ufficio e alla grave re- sponsabilità di chi deve avere in consegna e custo- dire dei tesori. Però, dato e non concesso che i poteri pubblici convenissero nell'adottare questi due rimedi, si tro- verebbe il personale sufficiente a coprire tutti i posti che venissero assegnati ai numismatici ? Non è fa- cile certamente rispondere a questa domanda. Io credo che qualcuno dei nostri studiosi non esiterebbe a mettere al servizio dello vStato la propria dottrina, più che per il corrispettivo dello stipendio, per quello della maggiore considerazione che deriva dall'essere funzionario dello Stato, ma andrei errato se dicessi che tutti i posti potranno essere convenientemente occupati. Ciò per una semplicissima ragione che tutti quelli un po' addentro nei nostri studi possono valutare giustamente. Le cognizioni speciali di nu- mismatica si acquistano soltanto con una prepara- zione lunga e costosa, quindi quelli che ne sanno un po' non sono certamente più giovani e l'hanno fatto per trasporto e per passione e debbono necessaria- mente avere mezzi propri o altre occupazioni per vivere. Le cose stanno così perchè manca uno spe- ciale insegnamento della numismatica che faciliti ai giovani volonterosi di apprenderla l'acquisizione delle cognizioni necessarie e risparmi loro il tempo e i mezzi della preparazione. Quindi un terzo rimedio s'impone per rimediare alla mancanza del personale: istituire l' insegnamento ufficiale della numismatica. Questo terzo rimedio, si dirà, rimanda tutto alle calende greche : bisogna aspettare che l'insegnamento produca i suoi frutti e che questi maturino conve- nientemente, ciò che non potrà certamente avvenire in pochi anni, e intanto le Raccolte numismatiche. AL III CONGRESSO ARCHEOLOGICO INTERNA7. DI ROMA 47 1 lasciate neirincuria lamentata, rimarranno come sono attualmente presso che inutili. Io invece credo che qualche cosa, anzi parecchie cose ed essenziali pos- sano farsi nel frattempo, alcune delle quali daranno un frutto immediato, altre prepareranno il terreno a facilitare il compito dei futuri Direttori. Le nostre raccolte pubbliche ripetono in gene- rale la loro origine da raccolte private, o pervenute per disposizione testamentaria di chi volle che l'opera assidua e costante della propria vita gli sopravivesse, o acquistate direttamente da Sovrani e da pubbliche amministrazioni. Ora non tutte le raccolte private, le più antiche specialmente, vennero fatte con criteri scientifici : entrate nei Musei pubblici, a quelle di un dato genere se ne aggiunsero altre di genere affatto diverso, e a tutte poi si sovrapposero gli aumenti e acquisti successivi operati il più delle volte senza una prestabilita linea razionale di condotta, ma a seconda delle occasioni. Quindi, risentendo quasi tutte di questa origine, hanno un carattere generale e comprendono molte serie monche e deficienti, mentre alle volte possiedono ripetute le stesse serie e gli stessi pezzi. Non è possibile che lo Stato, an- che se volesse profondere tesori, possa provvedere air incremento e completamento di tante raccolte, anzi sarebbe poco men che ridicolo il fare acquisto per esempio di tre, quattro o più esemplari della stessa moneta perchè essa manca a più raccolte che hanno la stessa serie incompleta. E' necessario per- tanto neir interesse della scienza e della economia che vengano esattamente determinati i Hmiti e le funzioni delle singole raccolte, gli uffici speciali che ognuna di essa deve compiere in vantaggio della scienza, cosi sarà nettamente circoscritto il campo degl'incrementi e degli acquisti di ciascuna, ed evi- tato il pericolo che si ripeta l'inconveniente, che mi 472 lA NUMISMATICA si afferma sia già avvenuto, di due raccolte gover- native che si fanno concorrenza in una pubblica asta per l'acquisto dello stesso pezzo. Il Ministro della Pubblica Istruzione dovrebbe affidare subito questo studio a una speciale Commis- sione nella quale, insieme coi Direttori dei princi- pali Musei, ossia con le persone rivestite di carattere ufficiale, dovrebbero entrare alcuni dei nostri studiosi e competenti di numismatica, dei quali il numero non è così esiguo da non permettere una buona scelta. Questa Commissione, entro un termine congruo ma non troppo lungo, dovrebbe mettere insieme tutti gli elementi necessari per classificare le Rac- colte numismatiche di proprietà dello Stato e degli altri Enti pubbHci, raccogliendo le notizie intorno alla qualità e quantità delle monete e delle medaglie, allo stato dei cataloghi e degli inventari, alle condi- zioni dei locali e del materiale di custodia e di espo- sizione, al personale addetto, alle dotazioni e al loro impiego, alle biblioteche e laboratori speciali annessi, e in genere intorno a tutto ciò che possa portare maggior lume su di esse non escluso un cenno della loro origine e della successiva storia. Con questi dati e in base ai rapporti degli attuali dirigenti, non dovrebbe essere difficile procedere a una determina- zione degli uffici e dei limiti delle raccolte singole e alla designazione delle speciali collezioni di ognuna di esse che dovrebbero essere con ogni studio e diligenza aumentate e completate. La stessa Commissione potrebbe anche studiare e proporre una ripartizione del personale tecnico esistente per adibirlo a quelle che ne avessero mag- gior bisogno per il riordinamento e per iniziare e condurre avanti la compilazione dei cataloghi, per i quali pure dovrebbero essere fissate norme uni- formi. AL III CONOIESSO ARCHEOLOGICO INTERNAZ. DI ROMA 473 Compiuto questo lavoro, che dovrebbe segnare l'inizio di una nuova vita regolare e feconda per le nostre Raccolte, la stessa Commissione o altra pili ristretta potrebbe assumere un ufficio direttivo e consultivo permanente, pur lasciando una certa li- bertà di azione alle singole direzioni dei Musei. Essa dovrebbe ripartire le dotazioni per i nuovi acquisti, dare il proprio voto per quelli di una certa impor- tanza, e studiare se fosse possibile, almeno in parte, Tattuazione del progetto fatto da Guido Ciabatti fin dal 1869, per lo scambio e la vendita dei duplicati. Non mancano precedenti che confortino a ciò, perchè qualche cosa di simile fu fatto per le Biblio- teche e per gli Archivi. In ogni modo la quistione è di somma importanza ed esige una soluzione solle- cita che io invoco caldamente. Nicolò Papadopoli. Presidente della S. N, I. 474 LA NUMISMATICA IT. IL CATALOGO UNICO Vi fu chi classificò le collezioni numismatiche un cimitero. E tale definizione potrebbe benissimo adattarsi a parecchie collezioni italiane, ove le mo- nete giacciono appunto come cadaveri sconosciuti, i quali non si rivelano se non a chi vuol prendersi la briga d'andarveli a disseppelire. Perchè le col- lezioni numismatiche, corrispondano al loro scopo, è necessario che le monete in esse contenute siano note anche a chi non le può avvicinare. La loro co- noscenza deve essere facile a tutti, anche da lon- tano e questo non si può ottenere che mediante un esatto e pubblico catalogo. Questo è il primo punto di partenza, in seguito al quale, a chi vi ha inte- resse non riescirà difficile procurarsi ulteriori infor- mazioni. Se v' ha un paese, in cui un Catalogo completo è necessario, è appunto l'Italia. É noto come il so- verchio numero dei musei Italiani tolga alla maggior parte la possibilità di una propria direzione numi- smatica, paragonabile a quella dei grandi musei del- l'Estero, ove tutte le collezioni, o almeno il nucleo principale è riunito in un solo centro. Tale riunione sarebbe certamente desiderabile anche in Italia; ma troppe difficoltà vi si oppongono e non intendiamo punto per ora di sollevare tale questione. Ciò non toglie che anche in Italia una direzione centrale nu- mismatica s'imponga, la quale, come suo primo com- pito, proceda all'ordinamento e alla catalogazione AL HI CONGRESSO ARCHEOLOGICO INTERNAZ. DI ROMA 475 dell'immenso materiale sparso in tanti musei e in buona parte sconosciuto. Esclusa, come si disse, la possibilità di direzioni numerose quanti sono i musei, pare che il mezzo mi- gliore per ottenere lo scopo accennato sarebbe quello di incaricati viaggianti, i quali dovrebbero recarsi di museo in museo, come si fa ora di quando in quando, eccezionalmente, a ordinare le collezioni e redigerne i cataloghi, togliendo così una macchia, di cui dobbiamo ben sovente arrossire. In un periodo relativamente breve tre o quattro incaricati potrebbero allestire i Cataloghi di tutte le collezioni italiane, coU'aiuto dei quali anche un di- rettore non numismatico verrebbe messo in posi- zione di rispondere esaurientemente a molte domande, alle quaU attualmente o risponde in modo insufficiente o non risponde affatto.... Perchè però il Catalogo, raggiunga la praticità e possa servire allo scopo, non basta che esista in co- pia unica presso ciascun museo, ma deve essere noto a tutti quelli cui può interessare ; deve cioè essere pubblicato. Ed è questo il punto su cui in- tendo convergere l'attenzione di chi dovrebbe ordi- narne la compilazione e la pubblicazione. Pel che mi siano concesse alcune osservazioni d' ordine ge- nerale. I Cataloghi numismatici presentano, se moltipli- cati, un inconveniente che non si incontra nella mag- gior parte degli altri cataloghi. In moltissimi gli oggetti sono si può dire tutti unici, mentre nelle col- lezioni numismatiche, quanto più queste sono suddi- vise, tanto più si moltiplicano le ripetizioni e i du- plicati, e si avrebbero Cataloghi di piccole collezioni che presenterebbero nulla o quasi nulla già non descritto in quelli delle maggiori. Chi intendesse seguire il sistema adottato dai 476 LA NUMISMATICA pochi nostri Musei che già possiedono un Catalogo stampato (Napoli, Torino), dotando ogni collezione di un Catalogo proprio, si troverebbe nel caso di formare una vera biblioteca, calcolando parecchi vo- lumi per ciascuna delle grandi collezioni (Roma, Fi- renze, Bologna, Milano, Venezia, Napoli, Palermo) e uno o due volumi per le rimanenti collezioni minori. La spesa della stampa riuscirebbe enorme e, quello che è peggio, punto compensata dalla vendita, perchè nessun raccoglitore vorrebbe ingombrare di tanti Hbri semi-inutiH la propria Biblioteca. Quindi anche l'utilità pratica ne sarebbe minima. V'ha un rimedio a tale inconveniente? Il rimedio e' è e molto semplice. Quello di un Catalogo cumulativo, un Catalogo unico a cui si ri- feriscano tutte le pubbliche collezioni. La cosa riu- scirebbe nella pratica assai più semplice di quanto a prima vista può apparire. Delle Collezioni Numismatiche facciamo tre grandi divisioni, due per la serie antica, la greca e la romana, e una terza per la serie italiana medioe- vale e moderna, lasciando da parte le serie speciali ed estere che non formano se non eccezioni nei nostri Musei, e perciò esigono ciascuna un cata- logo a sé. I Cataloghi dovrebbero dunque essere tre, il primo per la serie Greca, il secondo per la Romana, il terzo per l'Italiana. Tre persone, munite natural- mente di qualche aiuto, ciascuna speciahsta in una delle tre serie indicate, dovrebbero percorrere l'ItaHa, visitarne tutti i Musei e redigerne i relativi cataloghi. II lavoro sarebbe certamente grave per la serie greca, il cui Corpus è in via di formazione ; ma il si- stema del Catalogo unico non aggiungerebbe punto difficoltà a quelle inerenti al lavoro stesso, in qua- lunque modo lo si volesse fare. AL III CONGRESSO ARCHEOLOGICO INTERNAZ. DI ROMA 477 La catalogazione della serie romana invece sa- rebbe assai facilitata dal riferimento alle opere già esistenti e come principali citerò quelle di Babelon e di Cohen a tutti note e nelle mani di tutti i rac- coglitori. Non resterebbe che fare a quelle opere una aggiunta dei pezzi che non vi si trovano de- scritti ; o, meglio ancora, ci si offrirebbe l'occasione di fare una nuova descrizione delle monete romane, riunendo ai pezzi già noti i molti venuti in luce in questi ultimi anni (principalmente per la parte im- periale) e quelli che uscirebbero dalla classificazione di tutte le collezioni italiane finora inesplorate. Questa nuova descrizione non solo sarebbe la base del catalogo complessivo italiano, ma costituirebbe il vero Corpus di quanto è noto finora di questa va- stissima serie. La compilazione di tale lavoro non implicherebbe grandi studii, ne grandi spese, e queste sarebbero abbondantemente rimunerate, perchè il bisogno ne è, anche prescindendo dal nostro scopo speciale, gene ralmente sentito. La Società Numismatica Italiani potrebbe forse, mediante debiti accordi colla Dire zione Numismatica generale, assumersene l'incarico Venendo poi alla serie Italiana medioevale, il Ca talogo delle Collezioni potrebbe trovare la sua vera base di riferimento nel Corpus Numorum italicorum, di cui. è vero, una parte sola è pubblicata, ma che fra qualche anno sarà portata a compimento; oppure in quella più semplice del Sambon, pure in via di pubblicazione. Quando i commissari governativi avessero re- datto i singoli Cataloghi manoscritti a schede, questi si dovrebbero tutti riunire e fondere in un Catalogo unico con riferimento alle opere citate di descrizione generale, cosicché un solo volume offrirebbe il Ca- talogo complessivo di tutte le collezioni italiane. 478 LA NUMISMATICA Per meglio chiarire la mia idea offro qui come allegato un esempio pratico, ossia un brano di quello che, secondo il mio progetto, dovrebbe es- sere il Catalogo unico delle monete romane (prendo le romane come quelle che mi sono le più fami- liari). Sia che ci si voglia riferire a Babelon e Cohen, sia che si preferisca — e sarebbe dav- vero preferibile — redigere un nuovo Corpus as- sai più completo, nel quale naturalmente si trove- rebbero compresi anche i pezzi mancanti alle colle- zioni Italiane, indicherei nel volume del Catalogo riassuntivo, anche di questi la collezione che li pos- siede, per comodo di consultazione. Non occorre dire che questo esempio tratto dalle monete romane può servire anche per le greche e le medioevah. Si otterrebbe con questo sistema, mediante il minimo possibile di lavoro e di spesa, il Catalogo generale piti semplice, più economico, più completo e più pratico. Le aggiunte per le nuove monete en- trate nei pubblici Musei si dovrebbero pubblicare a periodi da stabilirsi e anche la ristampa del vo- lume riassuntivo, supponiamo ogni decennio, non por- terebbe che una spesa molto lieve e sempife compen- sata. Nulla impedirebbe poi che un secondo volume oltre quello delle collezioni di Stato, fosse pubbli- cato sul medesimo sistema dai Comuni, dalle Pro- vincie, dagli Enti Morali che possiedono collezioni numismatiche, fra cui ve ne sono di molto impor- tanti — basterà citare Bologna, Milano, Brescia, Roma, Venezia, Mantova, Padova, Verona — ciò che tornerebbe pure graditissimo e interessantissimo agli studiosi. Francesco Gnecchi. Vicc-Presidenie della S. N. 1. AL III CONGRESSO ARCHEOLOGICO INTERNAZ. DI ROMA 479 e « E (A e s z *S o *5 o e O 08 «> E *3 a> C/3 < o z o N U] O u 4» 01 L. 0» •3 a _o 75 « o Londra. Parigi. Vienna Coli. Gnecchi. Berlino. < : o N ! : 2 1 O N W J o FjzauaA • • onijoj. • • • 0|D«JCX • • SSB3KJIS IJB88BS • • . ■ • saio)i • • • • • 3aU9AS)l • onijaiSfl • • • «Aopsd nod*N • • • Boapoiv • • •o»l!W • • • • • MDajjj • • 9I»P!AO MB!|8b3 • «ii3«|0fl _ • • • • ' SDOSUV • • i 0IHII3W 1 aQ< 480 LA NUMISMATICA III. SUL MODO DI CONSERVARE LE COLLEZIONI NUMISMATICHE Già più volte, in occasione di furti di monete avvenuti nei nostri Musei pubblici, la Rivista Ita- liana di Numismatica ha alzato la voce contro il deplorevole uso di tenere le collezioni di monete esposte al pubblico in vetrine, invece di conservarle chiuse in robusti medaglieri; ma quella fu vox da- mantis in deserio; nessuno l'ascoltò, e le funeste con- seguenze di quest'uso purtroppo si sono ripetute. Fra i furti di monete avvenuti recentemente, mi limiterò a citare quello al Castello Sforzesco di Mi- lano, quello al Museo Schifanoia di Ferrara e quello al Museo Civico di Feltre. In questi tre Musei le collezioni stavano esposte in vetrine, e aggiungerò che nel furto al Museo di Ferrara, la parte che si salvò dalla rapacità dei ladri fu quella chiusa in un medagliere. Si suol dire da taluno che le collezioni devono essere sempre esposte e visibili al pubblico per l'istruzione e l'educazione delle masse. Chi è pra- tico di Musei e ha avuto spesso, come noi, occa- sione di trovarvisi, quando questi sono affollati, avrà potuto facilmente constatare che il grosso pubblico non si interessa affatto alle monete. È molto se. in mezzo alla folla, qualcuno si attarda un istante din- nanzi a quelle vetrine, dandovi un'occhiata distratta, per distaccarsene poi subito e affrettarsi ad altri riparti del Museo in cerca di qualche oggetto che attiri AL III CONGRESSO ARCHEOLOGICO INTERNAZ. DI ROMA 481 meglio la sua attenzione. D'altra parte l'esposizione delle monete in vetrine non può bastare ai cono- scitori e agli studiosi, i quali hanno bisogno di avere il pezzo nelle mani per leggervi a loro agio il di- ritto e il rovescio e per esaminarlo in tutti i suoi particolari. Ne viene di conseguenza che il tenere le monete esposte in vetrine non serve ad altro che a far nascere in qualche visitatore poco onesto il desiderio di impossessarsene, e a facilitargliene poi il compito, quando esso s'accinge a tradurre in atto il suo proposito. Il Museo Britannico, che possiede una delle più ricche collezioni numismatiche del mondo, ha ben compreso questa verità, e non espone al pubblico che due o tre vetrine con molti fac-simili di monete in galvanoplastica; questi, perfettamente identici agli originali, sono più che sufficienti per la curiosità e l'istruzione delle masse. Volendo tenere le monete in vetrine, occorre- rebbe avere delle camere di sicurezza, come i tesori delle banche, ma questo è assai difficile ottenere nella maggior parte dei casi, perchè qualche lato debole esiste sempre. Citerò, ad esempio, il tenta- tivo di furto avvenuto anni sono al R. Gabinetto numism. di Brera. Il locale che le contiene è ben sicuro tutto all'intorno, essendo circondato da quelli della Biblioteca; ma i ladri trovarono il lato debole nel soffitto. Praticato un buco nella vòlta — di cui rimane ancora visibile la cicatrice — vi penetrarono durante la notte. Se le monete vi fossero state esposte in vetrine, il furto sarebbe stato consumato; ma invece le monete sono conservate in robusti me- daglieri, incassati nel muro, che resistettero all'as- salto dei malandrini; e questi dovettero andarsene per la via per cui erano entrati, delusi nella loro spedizione. 482 LA NUMISMATICA Rimane dunque il fatto che le monete conser- vate in vetrine, una volta o l'altra cadono preda dell'ingordigia ladresca e quindi pare che l'argo- mento sia abbastanza serio, perchè chi presiede alla conservazione dei Musei debba provvedere a che le monete — e parlo specialmente di quelle d'oro e d'argento — siano assolutamente custodite in ar- madi di sicurezza, se non si vuole che il nostro patrimonio numismatico a poco a poco vada di- sperso. Ercole Gnecchi Vice-Presidente della S. N. 1. AL III CONGRESSO ARCHEOLOGJCO INTERN^^Z. DI ROMA 483 IV. INSEGNAMENTO UFFICIALE DELLA NUMISMATICA Io non sono molto tenero per la cosidetta scienza ufficiale, non ho alcuno dei requisiti che ci vogliono per fare, o meglio per esser fatto, professore di Uni- versità, non rivesto alcuna carica pubblica, credo pertanto di poter benissimo parlare della necessità di un insegnamento ufficiale della numismatica, con poca speranza forse di veder accolte le mie idee, ma con la sicurezza almeno di non incontrare la più pericolosa delle opposizioni, il sorriso e la frase sussurrata a mezza voce : Cicero pi o domo sua. Op- posizione che non avrebbe torto di manifestarsi quando pare invalso l'uso di creare le cattedre per le persone, e non già di istituire le cattedre per gli insegnamenti che si ritengono utili e necessari, aspet- tando poi che vengano le persone degne di occuparle. Veramente nel caso della numismatica non si potrebbe aff"ermare che, una volta istituita, la cat- tedra rimarrebbe vacante, giacche per nostra fortuna vi sono dei valorosi docenti che, non ostante qual- che ostilità, impartiscono privatamente con molta abnegazione tale insegnamento in alcune delle no- stre Università. Perchè non abbiamo in Italia un insegnamento ufficiale della numismatica ? Pare veramente impos- sibile che questa cenerentola delle scienze non sia stata ritenuta degna di assurgere al grado di una 484 LA NUMISMATICA delle tante discipline complementari di quella vasta facoltà di lettere e filosofia che con la sua quadru- plice divisione pare diventata l'asilo delle discipline più disparate e sconosciute. Infatti il Consiglio Su- periore della Pubblica Istruzione chiamato su pro- posta di alcune facoltà a pronunziarsi sulla istituzione di tale insegnamento si è manifestato recisamente contrario. L'indagine sulle ragioni di tale decisione contraria potrebbe forse accertare più che una affer- mazione di principio una quistione di opportunità, meglio quindi non occuparsi del caso specifico e cercare invece di rispondere alla domanda generica. Comunemente la numismatica non viene consi- derata come una scienza ma piuttosto come una speciale attitudine e istruzione diretta sopra tutto a conoscere il valore commerciale presente delle mo- nete antiche, per conseguenza i numismatici non si apprezzano già come studiosi di una delle più vaste e complesse discipline ma soltanto come amatori o conoscitori. Una sola infatti è la domanda che viene loro costantemente rivolta quando si parla di monete : che cosa vale? E così il poveretto il quale, nella sua ingenuità, crede che le monete antiche servano a risolvere ben altre questioni, si trova improvvisa- mente al livello di un perito rigattiere, e il più delle volte difficilmente può rispondere, e quel ch'è peggio, la sua risposta è anche più difficilmente creduta, come quella che non sempre corrisponde agli appetiti e ai desideri del possessore. La vera causa di questo falso concetto che si ha in generale della numismatica e dei numismatici, sta appunto nella mancanza di un insegnamento di essa. I pochi studiosi veri ebbero tutti per punto di partenza un periodo in cui per passione o per dilet- tantismo si dedicarono a raccogliere monete nel- l'identificazione delle quali trovarono argomento di AL III CONGRESSO ARCHEOLOGICO INTERNAZ. DI ROMA 485 studio che con l'andare del tempo li condusse ad approfondirsi nella scienza. Ma l'erronea concezione del volgo non dovrebbe essere ragione sufficiente per escludere la numismatica dal novero delle scienze, giacche le menti elevate e gli studiosi in generale dovrebbero pensare diversamente e fare esatta di- stinzione tra i negozianti o i semplici raccoglitori di monete senza scopo scientifico e i veri cultori della scienza, e per conseguenza trovare che questa me- rita di essere considerata e curata come tale. Ma purtroppo qui ci troviamo di fronte a un altro pre- giudizio e più difficile forse a combattere appunto perchè radicato in chi occupa un grado eminente nella gerarchia intellettuale. Si ritiene da alcuni che la numismatica non sia che una appendice o una parte dell'archeologia, e quindi quando c'è l'insegna- mento di questa pare che si sia provveduto anche a quella. Non voglio far qui il panegirico della nu- mismatica per ripetere cose sapute da tutti quelli che vogliano anche soltanto sfiorare l' argomento. Non ripeterò quindi in quali e quanti casi le monete hanno dato lume all' archeologia, alla cronologia e alla storia in generale, come esse, studiate nella loro vera essenza, sono destinate a portare la maggior luce su tutti i fenomeni storici che sono effetto o causa di fenomeni economici, ben più di un semplice monumento scritto e figurato il quale nulla può dire oltre ciò che rappresenta, mentre le monete nel loro complesso ininterrotto rispecchiano tutta la storia economica e il grado di coltura, di prosperità e di arte di tutti i popoli in tutti i tempi. Non occorre dire tutto questo o altro ancora, quando il fatto smentisce ampiamente il presupposto e ci dimostra che r insegnamento dell' archeologia è ben lontano dal produrre dei numismatici, e a contare queUi usciti da tah scuole credo avanzino le dita di una sola mano. g. 486 LA NUMISMATICA Voglio credere per altro che questa falsa opi- nione non sia condivisa da tutti quelli che si oc- cupano di studi e di scuole in Italia, e allora con- siderando come l'acquisto delle cognizioni di numi- smatica sia oggi subordinato non alla volontà ma alla possibilità di raccogliere monete per studiarle, come lo studiarle importi la necessità di avere libri e fare confronti, apparisce chiaro che la numismatica è una scienza di lusso accessibile soltanto a quelli che hanno larghi mezzi per apprenderla, e rimane chiusa affatto a chi pur avendo per essa inclinazione e trasporto non ha modo di affrontarne il costoso tirocinio. Questa sola considerazione dovrebbe bastare per indurre chi presiede alle cose della pubblica istruzione a istituire tale insegnamento, perchè nes- suna scienza deve restare inaccessibile a chi la vuol conoscere, e il ricco e costoso materiale numismatico posseduto dallo Stato non può certamente essere impiegato più utilmente che ai fini della istruzione. Ma c'è anche un'altra ragione più evidente e, a mio credere, più impellente che deve troncare ogni mora. Quanti sono oggi i funzionari dello Stato, o meglio, quanti sono i semplici cittadini che abbiano le nozioni e le attitudini necessarie per poter diri- gere le non poche raccolte numismatiche dei pubblici Musei? E' noto a tutti lo stato di quasi totale ab- bandono in cui si trovano tali raccolte per mancanza di personale tecnico e come per questo esse riman- gono sorde e mute alle più modeste esigenze degli studiosi. Eppure in Italia esiste una Scuola Superiore destinata specialmente a formare il personale scien- tifico dei Musei, come è detto espressamente nel Decreto Reale del 23 luglio 1896 con cui venne istituita. Ebbene in questa Scuola, pare incredibile, manca l'insegnamento della numismatica, quasi non fosse questa una delle discipline più adatte al per- AL III CONGRESSO ARCHEOLOGICO INTERNAZ. DI ROMA 487 sonale dei Musei e in cui sia necessario avere fun- zionari esperti e specializzati ! Non mi pare troppo chiedere che in questa Scuola di Archeologia venga istituita la invocata Cattedra di Numismatica che avrebbe così sede na- turale e degna in Roma. Mi si dice che per farlo occorra una Legge dello Stato : ebbene io credo che dovrebbe essere legittimo vanto di un Ministro della Pubblica Istruzione proporre siffatta Legge alla quale non potrebbe mancare fervido e unanime consenso dagli studiosi, come quella che collocando nel posto naturale di disciplina speciale necessaria ai funzio- nari dei Musei la Numismatica, ne affermerebbe so- lennemente la nazionalità scientifica finora miscono- sciuta. E tutto ciò senza la menoma preoccupazione personale, perchè contemporaneamente alla istituzione dovrebbe essere aperto il concorso per coprirla de- gnamente. Quando l'insegnamento fosse così ufficialmente riconosciuto e attuato, non è fuori di luogo supporre che molte Facoltà di Lettere e Filosofia vorrebbero alla loro volta esserne provviste. Al Consiglio Su- periore della Pubblica Istruzione mancherebbe allora per opporsi il più forte argomento, la mancanza cioè del riconoscimento ufficiale della qualità di scienza autonoma nella numismatica, rimarrebbe però sempre il criterio della opportunità da applicarsi saviamente perchè cattedre e insegnanti non si moltiplicassero troppo a detrimento di quella eccellenza m che tutti vorremmo avesse sempre a mantenersi V insegna- mento della nostra scienza prediletta. G. Castellani. Consigliere della S. N. I. 488 LA NUMISMATICA V. IL MEDAGLIERE NAZIONALE MODELLO Quando il Comitato promotore del III Congresso Archeologico Internazionale in Roma discusse il tema che pareva migliore per le discipline numismatiche {Sezione Numismatica), scelse il seguente : « Quale deve essere l'indirizzo della numisma- « tica, perchè essa risponda alle condizioni presenti « degli studi di archeologia e di storia «. Allora la Società Numismatica italiana, come dice nel suo appello a questo Congresso, credette più opportuno di ottemperare meglio al criterio in- formativo del III Congresso Archeologico, attenen- dosi esclusivamente al campo pratico, in un periodo nel quale si agitano molte questioni importantissime circa la sistemazione degli studi numismatici in Italia, tralasciando quelle solite comunicazioni erudite che meglio trovano il loro luogo nelle riviste scienti- fiche e negli atti accademici. 11 sen. conte Papadopoli, presidente della Società Numismatica, vi tratta il tema: Le raccolte mimismatiche italiane; considerazioni e proposte. I vice-presidenti comm. Francesco Gnecchi e cav. uff. Ercole Gnecchi discutono il primo sul Catalogo unico; il secondo sul tema: Modo di conservare le collezioni numisma- tiche e il dott. G. Castellani, membro della Società Numismatica, sviluppa il tema étW Insegnamento uf- ficiale della numismatica. Tosto il Circolo Numismatico Milanese si ac- cordò con la direzione del R. Museo Numismatico AL III CONGRESSO ARCHEOLOGICO INTERNAZ. DI ROMA 489 di Brera in Milano, secondo gli intenti pratici della Società Numismatica, e incaricò me, quale rappre- sentante di entrambi gli enti, di trattare il tema del Medagliere Nazionale modello, il quale riassume in certo» qual modo le discussioni e i risultati degli altri numismatici e ne segna il vero valore pratico, poi- ché tanto le raccolte numismatiche in se, e il cata- logo unico, quanto V insegnamento ufficiale della Numismatica devono fare capo in ogni caso a un me- dagliere nazionale modello, senza il quale ne le rac- colte sarebbero sistemate scientificamente, ne il do- cente di numismatica potrebbe trovare elementi si- curi e sufficienti al suo insegnamento universitario. Medagliere nazionale modello può chiamarsi sol- tanto quel Medagliere che ogni nazione presenta come perfetto, o come il meno imperfetto possibile, e, in ogni caso, sempre rispondente allo scopo per il quale fu istituito e si spese il tesoro dello Stato. Si po- trebbero citare come tali i Medaglieri, che in questo caso, archeologico e storico, così si chiamano per brevità, ma comprendono anche i monetieri, cioè i musei di monete, oltre le serie delle medaglie e delle placchette. E ve ne sono certamente di tali a Parigi per la Francia, a Berlino per la Germania, a Vienna per l'Austria, a Londra per l'Inghilterra, ad Atene per la Grecia e via dicendo. Non si vuol dire con questo che i Medaglieri citati siano proprio in tutto medaglieri modello; ma però vi si avvicinano sempre più, e sono degni di ogni lode, perchè davvero rispecchiano e includono in se l'attività numismatica di gran parte della na- zione alla quale appartengono. Le altre nazioni, in confronto dell'Italia, affron- 490 LA NUMISMATICA tarono molto tempo fa la importante e grave que- stione della sistemazione ufficiale del tesoro dello Stato in monete e medaglie antiche medioevali e moderne, fino alle odierne monete in corso, e perciò, in confronto dell'Italia, rappresentano già, se ix)n la perfezione, però la via verso quella perfezione che è nelle umane cose raggiungibile. L'Italia ufficiale non ha ancora voluto, o diremo meglio, potuto affrontare tale questione. Stretta fra le morse urgenti della riforma archeologica da un lato e di quella artistica dall'altro nei rapporti del- l'ordinamento dei musei e delle gallerie, dell'inse- gnamento dell'archeologia e della storia dell'arte, degli scavi sistematici e delle relative sovrainten- denze, oltre alla tutela dei monumenti nazionali, non si curò, o credette meno urgente di curare la riforma numismatica nazionale. Ma il ritardo forzato non ha fatto altro che rendere più visibile e deplorevole la lacuna, più ur- gente il porvi rimedio ad ogni costo. Lo stesso tema proposto per la discussione dalla Sezione numisma- tica, i temi pratici svolti dai miei Colleghi lo mo- strano; ma nessuna riforma si potrà fare, se questo Congresso archeologico internazionale non fisserà nettamente la fine dell'equivoco di credere la numi- smatica una parte qualsiasi dell'archeologia, quindi meno pregevole e meno atta a far raggiungere nella carriera quello sviluppo che è pur concesso alle altre. Nessuna riforma sarà possibile, finche Ministro e Di- rettore Generale non siano essi pei primi compresi che già troppo tempo si è aspettato in confronto alle altre nazioni ad aff'rontare questo grave pro- blema, e il ritardo nel risolverlo non porta che bia- simo e discredito all'estero, non meno che trascu- rando la soluzione ufficiale d'ogni altro problema di archeologia e d'arte. AL III CONGRESSO ARCHEOLOGICO INTERNAZ. DI ROMA 49I Ne posso far testimonianza io, che ho parteci- pato ai lavori del Congresso Numismatico interna- zionale di Bruxelles nel 1910! Pur troppo fino ad oggi Ministro e Direttore Generale hanno dichiarato che non è urgente il pro- blema e che la questione è prematura; questa voce, che rispecchia il principio ufficiale, è ripetuta dalle Commissioni chiamate a decidere sull'ordinamento dei medaglieri, è riaffermata nel Consiglio Superiore circa la deliberazione relativa a qualche direzione numismatica in Italia, e si va naturalmente ripetendo con impressionante insistenza dalle facoltà di lettere, ogni volta che si presenta qualche modesta domanda, non già di cattedra ordinaria o straordinaria, ma di semplice incarico per l'insegnamento della numisma- tica e della medaglistica negli Atenei. Se sia giusto e onorevole per l'Italia che in così basso loco abbia confinata la scienza numismatica, già gloria nostra nei secoli scorsi, lo giudichino le altre nazioni, che hanno qui presenti i loro rappre- sentanti, e un loro voto internazionale, che rinsaldi quelli del Congresso Internazionale di Bruxelles, riesca finalmente a mutare la direttiva nei criteri ufficiali, e raggiunga lo scopo da tempo tanto desi- derato di iniziare seriamente in Italia la riforma nu- mismatica nell'ordinamento dei medaglieri, nella pub- blicazione dei cataloghi , nella sistemazione della carriera numismatica, nell'insegnamento della numi- smatica e della storia dell'arte della medaglia, dove è indispensabile si insegni. Ciò che ha ritardato in parte tale riforma, che i competenti anche d'oltrAlpe ritengono davvero ur- gente, era la fiducia nell'iniziativa degli enti locali, 492 LA NUMISMATICA dei Comuni, i quali diedero ottimo esempio, come p. es., a Bologna, a Ferrara, a Livorno, a Venezia, di provvedere degnamente alla sistemazione delle loro raccolte di monete e medaglie. Questo fece supporre che fosse superflua l'iniziativa del Governo, e che fosse preferibile l'aggregazione, e fino a un certo punto la fusione delle collezioni municipali con quelle governative, riversando sui Comuni la spesa e la responsabilità d-ei nuovi ordinamenti. Questa illusione governativa portò al tentativo di fondere, p. es., le collezioni nazionah di Brera con quelle municipali del Castello Sforzesco. Ma il tentativo faUì per buona ventura dell'avvenire delle collezioni numi- smatiche milanesi. 1 Comuni hanno per sé stessi un carattere di autonomia e di precarietà nello sviluppo dei loro pro- grammi, che è incompatibile con la saldezza e la pro- gressività degli ordinamenti statali. Dipendere dal Comune per un medagliere sarebbe come stare se- condo i criteri variabili e talora antitetici delle varie Giunte municipali, che si succedono al potere, e sa- rebbe davvero una rara ventura di poter formare un medagliere modello in quelle condizioni. E poi il medagliere modello dev'essere nazionale, dello Stato; ne Francia, né Germania, né Inghilterra si sono mai sognate di rinunciare al possesso e alla direzione del loro tesoro di Stato lasciato da secoli dalle collezioni pubbliche e private e dalle zecche nazionali. La storia d'Italia é diversa, é vero, e vi pos- sono esistere collezioni di monete e di medaglie di carattere e di interesse locale di primo ordine, anzi di valore unico e insostituibile; ma questo non può sostituire ciò che deve essere e rimanere il Meda- gliere della Nazione. AL m CONGRESSO ARCHEOLOGICO INTERNAZ. DI ROMA 493 Questo Medagliere, per rispondere alle esigenze della scienza numismatica, degli studi affini di storia e d'arte, e delle necessità sempre progredienti della cultura, deve possedere i requisiti seguenti : 1° — Essere di carattere generale, quindi contenere tutte, o almeno le principali serie antiche, medioevali e moderne di monete e medaglie, di si- gilli, di pesi, di tessere, di coni e di punzoni di zecca, cosicché lo studioso vi trovi modo di poter abbrac- ciare nelle sue ricerche tutto il campo storico della monetazione e dell'arte della medaglia. 2.° — Possedere una bibhoteca numismatica già copiosa sia per opere fondamentali, sia per opu- scoh speciali, sia per pubblicazioni periodiche già finite e ancora in corso. 3.° — Avere una gipsoteca numismatica che vada sempre più estendendo la riproduzione dei pezzi unici e insostituibili, o rarissimi per la necessità degli studi e l'esposizione al pubblico di intere serie fisse o a turno. 4.'' — Possedere un catalogo scientifico che non sia solo manoscritto e sotto forma di inventario, ma riesca una vera e propria illustrazione scienti- fica e stampata delle varie collezioni, o fusa con la pubblicazione nazionale universale del Catalogo unico proposto da Francesco Gnecchi a questo Congresso, oppure distinta come i Cataloghi numismatici di To- rino e di Napoli. Solo in tal caso ogni studioso, an- che lontano, potrà usufruire delle collezioni del Me- dagliere nazionale modello, pur senza visitarle. S."" — Avere sale di direzione e di amministra- zione divise da quelle di esposizione, in modo che la visita del pubbHco alle collezioni non interrompa 63 494 LA NUMISMATICA il lavoro della direzione, come p. es., accade a Brera nell'antica sede del R. Gabinetto Numismatico, con danno del lavoro del Museo e della visita del pubblico. 6.° — Avere le sale di esposizione capaci e ben illuminate, in modo che le serie piìi importanti, antiche, medioevali e moderne siano esposte al pub- bhco, e vi siano inoltre alcune vetrine di esposizioni periodiche speciaH per le produzioni moderne, che possono essere mutate a turno per tener desta la curiosità del pubblico. 7.° — A tutto questo lavoro provvedere con personale adeguato per competenza e per numero all'alto ufficio, veramente degno di tutto il riguardo, sia per la lunga e profonda preparazione scientifica che deve possedere, sia per la grave responsabilità di chi tiene le chiavi delle pubbhche collezioni. Neir ipotesi più semplice occorrono due specia- listi, Tuno numismatico per la parte antica, l'altro numismatico per la parte medioevale e moderna ; due ispettori, di cui il più anziano o quegli che già da tempo abbia fatto le veci del direttore effettivo, possa essere nominato direttore, e per mantenere la distinzione gerarchica necessaria alla rappresentanza ufficiale di un istituto, e per aprire la carriera agli altri ispettori, che sappiano di poter un giorno o l'altro passare direttori senza abbandonare, come ora, quelli studi numismatici, nei quali il Governo stesso li ha indotti a perfezionarsi per rispondere coscienzio- samente al loro ufficio. Sarebbe raccomandabile, anzi oserei dire indi- spensabile, che nel medagliere nazionale modello vi fosse anche un secondo ispettore, terzo funzionario, il quale si occupasse e si volesse approfondire, an- che se non è già approfondito, nello studio della medaglistica, specialmente quella del Rinascimento italiano, che tanta parte prende della storia partico- AL III CONGRESSO ARCHEOLOGICO INTERNAZ. DI ROMA 495 lare del nostro Medio Evo, durante il Quattrocento e il Cinquecento, e che forma una delle parti piìj gloriose della tradizione artistica italiana. L'amministrazione poi, possibilmente, dovrebbe essere affidata a persona che non sia obbligata, come ora, a interrompere due, tre, quattro volte le sue ri- cerche scientifiche per mandare i rendiconti ordinari e straordinari di spese al Ministero; o per lo meno, trattandosi di gestione delicata e di responsabilità di- versa da quella delle solite amministrazioni, potrebbe essere l'amministrazione mantenuta al direttore me- diante congruo compenso. Ora, dato che il direttore non fosse solo, ma aiutato da uno o due ispettori, che possano farne le veci, quando è occupato altrove, la cosa sarebbe fattibile e sopportabile anche senza l'aggiunta di un economo cassiere, dovendo ogni diret- tore effettivo aver sempre le attitudini per ammini- strare — qualora occorra — l'istituto che da lui dipende. In fondo la spesa che dovrebbe incontrare il Governo si ridurrebbe per ora a un posto di di- rettore effettivo numismatico per medagliere, essen- dovi già il posto degli ispettori: ci sarebbe poi qual- che custode in più da aggiungere ai presenti, in causa dell'ampliamento della parte delle collezioni esposte al pubblico, e quindi della responsabilità maggiore sulla vigilanza del materiale esposto. 8.° — In modo corrispondente all'ampliamento dei locali, all'aumento del personale deve il Me- dagliere nazionale modello avere accresciuti i fondi disponibili. Poiché, se ognuno dei funzionari numi- smatici deve curare l'incremento delle serie affidate alle sue cure, e nelle quali si va speciaHzzando, deve avere a sua disposizione il fondo necessario per questo incremento. Già nei voti di Bruxelles, al Con- gresso numismatico internazionale del 1910, un voto in questo senso si è fatto, ma nulla si è mutato in 496 LA NUMISMATICA Italia. Fondi straordinari per acquisti sono concessi, ma invece di lasciare responsabili i funzionari degli acquisti che fanno, salvo cambiare i pezzi ricono- sciuti non autentici, o impari al prezzo pagato, si pre- ferisce agire burocraticam.ente da Roma. Allora è ine- vitabile che il ritardo frapposto nel consentire, o non, alle domande dei funzionari faccia perdere pezzi raris- simi e talora poi irreperibili, turbi il funzionamento normale dei medaglieri con provvedimenti straordi- nari talora reputati intempestivi e dannosi per chi ha la responsabilità dell'esito delle pratiche nell'in- teresse della scienza, e ha il fine di impedire l'espor- tazione all'estero di pezzi, che per la loro storia, per la loro provenienza, o per l'importanza artistica che rappresentano non devono emigrare dall'Italia. 9.° — Ogni medagliere modello, provveduto di sale di esposizione e di calchi o riproduzioni in gesso, oppure in altra materia, necessarie all'inse- gnamento, dovrebbe aver aggregato un corso di con- ferenze sulla numismatica e sulla medaglistica, sia poi come corso dell'Università vicina, di cui il Me- dagliere è come un gabinetto scientifico, sia come corso autonomo di grado universitario, indetto dalla Direzione del Medagliere con speciale regolamento. Solo in tal modo si può riuscire a interessare delle nostre discipline il pubblico colto, e a formare dei gio- vani numismatici atti poi a redigere cataloghi, ordi- nare collezioni, insegnare nella scuola, e a preparare pubblicazioni scientifiche di valore. Ora che abbiamo esaminato i caratteri indispen- sabili a un medagliere modello, riconosciamo sijbito che le nazioni estere per molta parte sono ormai riuscite nell'intento. Dal Congresso di Bruxelles è AL III CONGRESSO ARCHEOLOGICO INTERNAZ. DI ROMA 497 risultato che una certa qual difficoltà si ha anche presso gli altri Governi nel dare fondi sufficienti e pronti per gli acquisti necessari, e che non è ancor ben regolato e rimunerato T insegnamento superiore delle nostre discipline. Siamo però ben lontani dal negare V insegna- mento della numismatica, come in Italia, perfino alla Scuola italiana superiore di archeologia, che deve formare i funzionari numismatici governativi, e l'in- segnamento della storia dell'arte alla Scuola d'arte della medaglia, qui in Roma, che deve formare gli zecchieri e i medaglisti. Questo stato di fatto con- tinua, non ostante le ripetute e vive istanze del Pre- sidente della Società Numismatica italiana al Mini- stro dell'Istruzione pel primo insegnamento e della Direzione del Medaghere nazionale di Brera al Mi- nistro del Tesoro per il secondo. Per quello poi che riguarda i locali sufficienti e la sede degna, il numero degli impiegati, l'esposizione al pubblico, di quanto non ci hanno superato le altre nazioni! E questo avvenne, perchè queste nazioni cu- rarono solo un Medagliere nazionale modello a Pa- rigi per la Francia, a Berlino per la Germania e via dicendo; ma quando pensarono a fondarlo, lo istitui- rono in modo degno della nazione che lo rappre- sentava. Da noi il Governo non se ne è mai curato, ed oggi ancora ripete che non ve n'è bisogno, non ostante la mirabile e ininterrotta tradizione italiana dai numismatici del Trecento e del Cinquecento a quelli del principio del secolo XIX e XX, fino al nostro Sovrano Vittorio Emanuele III, che è rico- nosciuto anche all'Estero come uno dei più esperti e dotti numismatici del mondo I Il Cabinet c/es Medailles di Parigi è un vero e proprio museo, ricco anche di cimeli archeologici di prim'ordine. Quantunque annesso alla Bibliothèqiie 498 LA NUMISMATICA Nationale^ ha alla sua dipendenza tre o quattro nu- mismatici specialisti, cito per es., de la Tour, Jean de Foville, e questi insieme con l'illustre Babelon hanno percorso la loro carriera scientifica come numismatici, senza aver bisogno di esser ricono- sciuti ufficialmente come archeologi, o come sto- rici dell'arte. Da noi non si vuol riconoscere i nu- mismatici ufficialmente, e tutti devono essere ispet- tori archeologici o artistici; e questa è la prima deficienza che nel congegno governativo della Mi- nerva ci riconoscono gli stessi stranieri! Il K. K. Munzkabinet di Berlino ha una dire- zione che pare un piccolo ministero; nelle sale ter- rene ampie vetrine mostrano al pubblico, come a Vienna, serie antiche e moderne, di monete e di me- daglie in modo da interessare non solo gh studiosi tedeschi e austriaci, ma anche i visitatori esteri dei corrispondenti musei. Menadier aiutato dal Reghng e da altri valenti a Berlino, Kubitschek aiutato dal Domanig e da altri speciahsti a Vienna dirigono egregiamente, in modo adeguato alla loro fama di illustri numismatici, i propri medaglieri non solo, ma giungono pure in tempo — come sarebbe doveroso anche in Italia — insieme con una coorte di altri illustri numismatici e sotto la protezione e l'inizia- tiva munifica delle grandi Accademie scientifiche na- zionah, a curare la pubblicazione dei Corpora univer- sali delle monete antiche. In Italia il fatto d'esser partita l'iniziativa del Corpus Nummorum Italicorum dal nostro Re, non è forse la prova più chiara che il Governo e gli isti- tuti scientifici se ne sono disinteressati completa- mente ? E continuando il Sovrano il lavoro sotto la sua personale responsabilità, aiutato solo da poche persone esperte e fidate, non ci convince della im- possibilità di affidare alla scienza numismatica uffi- AL III CONGRESSO ARCHEOLOGICO INTERNAZ. DI ROMA 499 ciale un'opera così importante e così vasta, che veramente pare debba superare le forze di un uomo solo? Ma avrebbe potuto, p. es., l'Accademia dei Lincei, che pure ha premiato Topera del Re, nomi- nandolo suo Presidente Onorario, provvedere al- l'alto ufficio, quella Accademia che credette conve- niente , non ostante le rimostranze , di escludere la scienza numismatica dal novero delle discipline che avevano diritto di celebrare con una rassegna scientifica il loro cinquantennio di vita, mentre am- mise r archeologia , la quale si occupa di pochi periodi di storia, in pochi centri, e non abbraccia ne tutti i tempi, né tutti i popoli, ne tutti i luoghi come la numismatica ? Ma per tornare ai musei numismatici e ai me- daglieri esteri, non dimentichiamo di citare la se- zione numismatica del British Museimi, dove tutto è chiuso come in un forziere in uno spazio relativa- mente piccolo, ma dove la profonda dottrina dello Head e del Grueber e la genialità dottissima dello Hill hanno permesso di mostrare al pubblico una bellissima serie di riproduzioni della monetazione classica specialmente greca, che molti visitatori cre- deranno autentica, tanto è ben fatta, e dove una sala intera è destinata alla esposizione di tutta la nostra medaglistica del Rinascimento italiano. Siccome a Brera il mio compianto maestro So- lone Ambrosoli non si era mai potuto curare del riordinamento delle medaglie, che è ancora da fare, io ho studiato meglio le medaglie della Rinascenza a Londra al British Museum e al Sotti h Kensington Mtiseum, che non in Italia! 500 LA NUMISMATICA * * Stando così le cose bisogna che il nostro Go- verno si decida ad agire, e che veda di curare la formazione di questo Medagliere nazionale modello, che ci metta almeno in lista sùbito dopo le nazioni più colte e progredite, p. es., a paro col Belgio e con la Grecia, che a Bruxelles e ad Atene hanno fatto ormai tanto con l'opera infaticata di De Witte, di De Jonghe, di Tourneur, di Svoronos, per l'ordina- mento e per l'illustrazione delle loro collezioni nu- mismatiche. In Italia tre sono i centri che meglio si prestano a questo compito, Milano per l'Alta ItaHa, Roma per la Centrale, Napoli per l'Italia Meridionale, città tutte e tre ricche di collezioni poderose e ormai note an- che all'estero. Ma a Napoli si sta facendo l'inven- tario di tutto il materiale, a Roma occorrerebbe rac- cogHere in un grande, unico Medagliere quanto è sparso al Museo Nazionale Romano, alla Zecca, a Castel S. Angelo, e questo richiederebbe molti anni di trattative e di lavori, e forse la costruzione di un edificio apposito, poiché a Roma, o si fa il Medagliere nazionale modello degno di Roma non solo come grande città, ma come capitale d'Italia, o non si deve fare. Rimane Milano, che è per tradizione la città più numismatica d'Italia, perchè, oltre possedere colle- zioni pubbliche e private di primo ordine, accoglie la sede della Società Numismatica italiana e del Cir- colo Numismatico milanese. Milano, del resto, an- che se non riunisse titoH speciaH di benemerenza e di precedenza, avrebbe una circostanza favorevolissima, l'urgenza di mutare la sede al suo Museo Numisma- tico e Medagliere Nazionale di Brera, che sta a di- AL III CONGRESSO ARCHEOLOGICO INTERNAZ. DI ROMA 50I sagio da tempo nell'antico Palazzo lombardo di scienze e lettere, e deve lasciare il posto alla Biblioteca brai- dense, bisognosa di continuo ampliamento nel me- desimo palazzo. Già una Commissione competente, nominata dal Ministro, scelse pel Medagliere Nazionale la sede at- tigua alla Chiesa delle Grazie e al Cenacolo Vin- ciano; il luogo non potrebbe essere pili suggestivo, vicino alle glorie dell'arte della Rinascita lombarda al soffio del genio bramantesco e leonardesco. Ma alle Grazie c'è tutto da fare, affinchè la sede sia degna. Ora, comprenderà il Governo, che occor- rono denari e per l'adattamento dei locali e per l'in- dennità al personale, affinchè a tutto si provveda con quella rigorosità di metodo scientifico, la quale as- sorbe l'attività degli individui che ne accettano la responsabilità; con quel decoro, anche esteriore, che deve essere adeguato al Medagliere nazionale modello di una grande Nazione. Una preclara virtù a questo mondo è quella di saper aspettare e di non aver mai sfiducia nei pub- blici poteri; ma, se la longanimità e la fiducia fossero anche questa volta deluse, dovrebbe e po- trebbe il Governo lagnarsi, se tutti i numismatici ita- liani e stranieri, con quella forza che viene suggerita dalla convinzione del bene e dalla coscienza del pro- prio dovere scientifico, insorgessero come un sol uomo a protestare energicamente contro questa vo- luta macchia della odierna scienza ufficiale ? Milano, Settembre 1912. Serafino Ricci. Consigliere della S. N. I. 502 LA NUMISMATICA Riassumendo brevemente i lavori qui sopra pubbli- cati, prima di venire ai voti. Io scrivente svolse anche raltro suo tema: La illustrazione scientifica delle zecche italiane, risollevando la questione già da tempo agitata presso i numismatici, quale sia il miglior metodo scientifico per illustrare le zecche d'Italia. Abbiamo ora dinanzi due opere, runa colossale già bene avviata, il Corpus Nummorum italicorum di S. M. il Re, l'altra schematica, il Repertorio generale di Giulio Sambon; esse hanno le basi salde e indiscusse, la prima nella collezione piti completa di monete medioevali e moderne documentate nel modo più perfetto possibile dal Cata- logo generale di S. M. il Re ; la seconda nell'ordina- mento più, scientifico del raggruppamento della moneta- zione italiana col metodo storico, economico, cronologico, usato dal Sambon. Uun lavoro completa V altro, e da questo ptmto di vista, cioè da quello delF illustrazione scientifica delle zecche italiane, sarà sempre da augurarsi che, dopo la descrizione così perfetta del Corpus Nummorum, ci sia la documentazione politica, economica, artistica, biblio- grafica con opportune dissertazioni e con indici completi. Qui, finito il mio tema, presentai i voti della So- cietà Numismatica e miei alF assemblea, e, siccome questi voti coincidevano in parte con quelli del Congresso sto- rico Subalpino di Torino e con quelli del Convegno numismatico di Milano, credetti opportuno di presentarli tutti, affinchè dall' approvazione della Sezione Numisma- tica del III Congresso Archeologico internazionale aves- sero conferma. Tanto il Congresso di Torino, quanto quello di Milano coincidevano nella necessità di costituire e ordi- nare in Italia almeno un medagliere nazionale modello; AL III CONGRESSO ARCHEOLOGICO INTERNAZ. DI ROMA 503 di insegnare le discipline numismatiche per formare dei giovani numismatici ufficiali dello Stato, e di pubblicare i cataloghi delle collezioni. Le Relazioni della Società Numismatica aggiungevano il voto del Catalogo unico {Francesco Gnecchi), e quello di assegnare alcuni posti nel ruolo delle Antichità e Belle Arti agli specialisti di numismatica, almeno uno per ognuna delle raccolte prin- cipali e di nominare ima Commissione numismatica su- periore fsen. PapadopoliJ. La mia Relazione poi sulla illustrazione scientifica delle zecche italiane, presentata al III Congresso Ar- cheologico, contemplava un augurio per una illustrazione complementare al Corpus Nummorum Italicorum che lo rendesse più, direttamente utile anche agli storici, agli economisti, agli artisti. Ed ecco formidati i voti conglobati dei tre convegni di Torino, di Milano, di Roma : i.° Sia costituito in Italia almeno un museo numismatico e medagliere nazionale modello, tanto più considerando che tali medaglieri esistono già presso altre nazioni ; 2.° Siano insegnate la numismatica e la me- daglistica, a titolo ufficiale, almeno in qualche Uni- versità del Regno ; 3.° Siano pubblicati al più presto i Cataloghi delle collezioni pubbhche italiane di monete e di me- daglie, almeno di quelle più importanti ; 4.° Si cerchi di adottare tre grandi Cataloghi unici, o Corpora, uno per la serie greca, un altro per la romana, il terzo per l'italiana, contenenti le citazioni e i riferimenti ai pezzi di tutte le collezioni nazionah e delle principali straniere nelle rispet- tive serie ; 504 LA NUMISMATICA 5.° Si assegni un dato numero di posti nel personale dei Musei ai numismatici con carriera aperta loro propria ; 6° Lasciando intatto il carattere direttivo dei magistrali volumi descrittivi del Corpus Nummonim Italicorum di S. M. il Re, si fa voti che ad ogni volume segua poi un Supplemento, il quale, ispiran- dosi alla storia politica, economica, artistica delle varie regioni d'Italia, ne completi la storia della monetazione, aggiungendo documenti, indici e biblio- grafie speciali, affinchè il Corpus Nummorum Itali- corum torni più generalmente utile alla storia, al- l'economia, all'arte della nazione. Cessati gli applausi vivissimi che accolsero la let- tura di questi voti^ e che mostrarono chiaramente quanto essi rispondessero alle necessità urgenti odierne degli studi numismatici in Italia, fu aperta la discussione sui medesimi. Prese pel primo la parola il prof. comm. Antonino Salinas, dicendosi apertamente contrario a formidare voti di qualsiasi genere, e perchè il Congresso era in- ternazionale, e non poteva trattare interessi nazionali, e perchè non si poteva entrare in discussioni di carattere interno amministrativo, e perchè, infine, mancando alcuni relatori, non potevasi presentare i loro voti, non essendo essi presenti alla discussione. Non credeva nemmeno che i voti delle altre Società dovessero essere considerati, perchè provenienti da concetti e propositi eventualmente differenti da quelli del Congresso di Roma. Infine non riteneva opportuno di entrare in discussione intorno al Corpus Nummorum Italicorum, potendo questa esser considerata come un biasimo e un' ingerenza poco ri- guardosa per Sua Maestà. AL m CONGRESSO ARCHEOLOGICO INTERNAZ. DI ROMA 505 Anche il prof. Cabrici, segretario, si associa alle osservazioni del Salinas. Prendo allora io la parola per distinguere le os- servazioni del prof. Salinas in due parti, l'una riferi- bile alla assenza dei Relatori, che trovo giusta, l'altra riferibile alla necessità più o meno di voti, anche indi- pendenti da quelli delle altre Società, e che io credevo potessero ricevere maggior luce e autorità dalla sanzione di un Congresso Internazionale. Anche il voto riguardo al Corpus Nummoruni Italicorum non implica osserva- zioni al metodo che S. M. il Re credette di adottare, poiché non ci può essere lode sufficiente per la genialità, r audacia, la dottrina e V energia dimostrate dal Sovrano nell'iniziare e nel continuare in modo così scientificamente lodevole l* opera numismatica sua, ma il voto riguarda solo r augurio per quel complemento finale dell'opera che lo stesso Sovrano, se crede, potrà aggiungere, a più profonda e più vasta illustrazione delle zecche italiane e a giovamento scientifico anche dei non numismatici. Ciò su cui insiste il Relatcrre è Furgenza che qualclie voto si faccia, poiché era perfettamente inutile riimirci, per riaffermare e continuare quel sistema di passivo as- sentimento allo stato presente delle cose da parte del Governo e degli Enti interessati, il quale ribadisce, in faccia soprattutto agli stranieri, il nostro stato di infe- riorità nell'ordinamento dei medaglieri, neinilustraziom dei cataloghi, nel l* insegnamento pubblico della numi- smatica. Secondo il Relatore non sarebbe decoroso per la scienza italiana che, quasi tacitamente approvafido ciò che al Congresso di Bruxelles i numismatici stranieri giustamente ci rinfacciarono, noi sciogliessimo la seduta senza rilevare pei primi il nostro errore e il fermo prò- 506 LA NUMISMATICA posilo di porvi il piti preslo rimedio. Dopo queste ener- giche osservazioni, enlrata l' Assemblea nel concetto di fare voti di carattere generale, su proposta del doti. Arturo Sambon, si mise in votazione il seguente ordine del giorno, che fu approvato da tutti, meno naturalmente dai professori Salinas e Cabrici: Tenuto conto della Relazione presentata a nome della Società Numismatica italiana dal prof. Serafino Ricci, di Milano, il III Congresso Archeologico In- ternazionale di Roma, nella Sezione numismatica, fa voti che in Italia si migliorino le condizioni di rior- dinamento e di catalogazione dei nostri musei nu- mismatici. Riconoscendo poi la necessità di un insegna- mento superiore della numismatica, il 111 Congresso Archeologico fa voti che questo insegnamento venga in qualche modo introdotto negli atenei italiani. Seguirono le due Relazioni del dott. Arturo Sambon, sulla Monetazione medioevale dell'Italia Meridionale e intorno allo Scopo precipuo, delimitazioni e me- todi della scienza numismatica. Alla fine delle sue dotte dissertazioni, avendo preso la parola per fare un plauso air acume del Relatore, rilevai che una parte del secondo suo lavoro coincideva negli scopi col mio intorno alla illustrazione delle zecche italiane. Perciò pregavo il dott. Sambon a concludere con un voto che indicasse quasi la pratica attuazione dei principi esposti. Ma an- che qui la mia buona volontà si infranse contro la disposizione poco favorevole dei professori Salinas e Cabrici, che non trovavano necessario alcun voto. Avendo però il Sambon spiegato più, chiaramente l'urgenza di AL III CONGRESSO ARCHEOLOGICO TNTERNAZ. DI ROMA 507 modificare il modo di illustrazione delle zecche medioe- vali, affinchè la scienza non ne riceva il grave danno che ne risente oggi, tutti finirono per essere concordi e per approvare ad unanimità il seguente mio ordine del giorno, formulato insieme col dott. Satnbon e col segre- tario dott. Cabrici: Il III Congresso Archeologico Internazionale di Roma, Sezione numismatica, plaudendo all'opera ma- gistrale di Arturo Sambon, fa voti, che nella illu- strazione delle zecche medioevali, conformemente ai criteri di indirizzo e classificazione esposti dal dot- tor Arturo Sambon nella sua comunicazione « Scopo precipuo, delimitazioni e metodi della scienza numi- smatica », si faccia larga parte a criteri storici ed eco- nomici nel vagliare il materiale numismatico. Con questo voto la Sezione Vili di Numismatica dichiarò chiusi i suoi lavori e il presidente Cohl rin- graziò vivamente i Relatori della loro cooperazione scien- tifica, che accrebbe importanza al Congresso. Alcuni giorni dopo, finito anche il Congresso di Storia dell'Arte, presentai io stesso a S. E. l'on. Cre- daro i voti del III Congresso Archeologico Internazio- nale e ne parlai anche col Direttore Generale per le Antichità e Belle Arti, comm. Corrado Ricci. Ma, pur troppo, promesse esplicite di riforme io non potei da loro ottenere, quantunque facessi rilevare che trattavasi di que- stione ormai di decoro nazionale. Io parlavo a nome non solo della Società Numismatica, ma anche quale rappre- sentante del Medagliere Nazionale di Brera e del Circolo Numismatico Milanese. Mi sono quindi convinto che la nostra agitazione deve continuare nel sereno campo della 5o8 LA NUMISMATICA discussione scientifica, augurandoci che persone più in- fluenti di noi riescano a convincere il Governo a passare una huoncTjJolta dalle parole ai fatti, facendo esulare il dannoso preconcetto, che non in nome di un ideale scientifico e di un vantaggio nazionale si parli, ma esclusivamente per un vantaggio personale, che, anche se avesse luogo, sarebbe ben tardo e inadeguato compenso alla continua lotta d'abnegazione e di sacrifici, alla quale il Governo espone da decine d'anni, senza mo- strare di accorgersene menomamente, una categoria di impiegati non certo meno operosi, meno utili o meno devoti e fidati di tutte le altre categorie, che quello stesso Governo mostra di riconoscere, di sostenere e, a tempo debito e secondo giustizia, di promuovere nella carriera. Serafino Ricci. AL III CONGRESSO ARCHEOLCGICO 1N7EKNAZ. DI ROMA 5O9 OSSERVAZIONI ED AGGIUNTE. Il prof. Serafino Ricci portò alla Sezione Nu- mismatica il saluto e l'augurio tanto della Società Numismatica italiana, quanto del Museo Numismatico e Medagliere Nazionale di Brera e del Circolo Nu- mismatico Milanese. I lavori della Società Numisma- tica, che furono presentati in bozze al Congresso Archeologico, furono poi pubblicati e distribuiti al X Congresso Internazionale della Storia dell'Arte, alla Sezione IV, che ebbe luogo l'ottobre scorso a Roma. A questa Sezione il prof. Ricci svolse la Rela- zione, di cui era stato incaricato da Adolfo Venturi sui Medaglieri europei. All'applaudita dissertazione seguì la presentazione di questo voto del prof. Ricci, che fu approvato ad unanimità : « Il X Congresso Internazionale per la Storia dell'Arte (Sezione IV), udita la Relazione del prof. Se- rafino Ricci, di Milano, sui Medaglieri europei e il loro ordinamento per i fini della coltura, fa voti che : i." Si mighorino, ove occorra, le condizioni di riordinamento, di catalogazione e di esposizione al pubblico dei medaglieri, abbinandovi il criterio artistico della scelta per la coltura con quello archi- vistico delle serie più complete possibili per la ricerca; 2.° Considerando la necessità di avere per il riordinamento dei medaglieri maggior personale com- petente, il Congresso fa voti che si istituisca l'inse- 65 5IO LA NUMISMATICA gnamento della medaglistica con quello della numi- smatica in qualche Ateneo, o presso qualche pub- blico medagliere ». L'Istituto italiano di Numismatica, che ha sede in Roma, non aveva presentato omaggi scientifici al Congresso ;' esso indisse invece una conferenza pub- blica alla sua sede in Castel S. Angelo, dottamente tenuta da Arturo Sambon e applauditissima, sulle collezioni numismatiche napoletane, per la quale la Rassegna Numismatica prepara un ampio resoconto. La Zecca di Sesto Pompeo Questa volta non si tratta di stabilire l'esistenza di una zecca mediante osservazioni stilistiche, ma — cosa assai più facile — di raggiungere il mede- simo risultato colla esatta interpretazione di una epigrafe numismatica. L' epigrafe in questione riguarda le monete emesse da Sesto Pompeo in Ispagna durante la guerra civile. Gli eventi di questa guerra combattutasi fra Cesariani e Pompeiani dopo la morte del grande Pompeo sono talmente noti che mi basterà accen- narli soltanto a titolo di presentazione per le mo- nete di cui essi furono la causante necessaria. Sesto Pompeo sconfitto da Cesare a Tapso in Africa, abbandonò questa provincia e venne a rag- giungere il fratello Gneo in Ispagna che ivi si era adoperato a riorganizzare il partito Pompeiano assai forte nella regione iberica per la fama acquistatasi dal vecchio Pompeo durante la guerra contro Ser- torio. 512 LODOVICO LAFFRANCHI I due fratelli conquistata Corduba, capoluogo della Turdetania — detta poi Raetica — ne fecero il loro quartiere generale e probabilmente (0 vi co- niarono i denari colla effigie del Magno Pompeo ed il nome del figlio Gneo nella sua qualità d'/w- perator. Ma anche questa guerra doveva fatalmente ter- minare colla vittoria di Cesare, poiché il genio strategico del Dittatore trionfava completamente il 17 marzo del 45 av. Cr., nella battaglia campale di Munda. Dopo la sconfitta e la dispersione del loro eser- cito i figli di Pompeo dovettero cercare uno scampo; Gneo rifugiatosi a Carteia venne raggiunto ed uc- ciso ; Sesto invece, più fortunato, prese la direzione del nord e guadagnò il paese dei laccetani alle falde dei Pirenei. Quivi, non domo, lavorò ad organizzare gli in- digeni della valle dell' Ebro appartenenti alle tribù celtiberiche degh Edetani, laccetani, Vàscones, Pe- lendones, ecc., e con essi iniziò una ostinata e fa- stidiosa guerriglia, non appena Cesare fu ritornato a Roma. La tragica morte del Dittatore avvenuta poco dopo (44 a. C.) avvantaggiò ancor più grandemente Sesto il quale sconfisse successivamente due gene- rali, C. Carrinas e Asinius Pollio, inviati da Roma a combatterlo, ed invase anche la Spagna meridio- nale sino all'estrema Carteia, talché il Senato dispe- rando di venirne a capo acconsentì ad un trattato di pace pel quale Sesto evacuando la Spagna rice- veva in cambio il governo della Sicilia ed il titolo di prefetto della flotta. Le rarissime monete d'argento coniate da Sesto (i) Vedi Grueber : Roman Republic, voi. II, pag. 351. LA ZECCA DI SESTO POMPEO IN ISPAGNA 513 Pompeo durante questa seconda fase della guerra civile differiscono spiccatamente da quelle coniate precedentemente da Gneo nella Betica e sono carat- terizzate da una fattura grossolana, simile a quella delle monete celtiberiche. Le monete in questione sono già note per la trattazione fattane da diversi autori : Mommsen ('), Lenormant (2), Babelon (3), Bahrfeldt (4), Grueber (5) ed altri, perciò io intendo occuparmene nuova- mente, soltanto per quanto riguarda V interpreta- zione epigrafica. Anzitutto la mia descrizione sarà necessaria- mente redatta in modo differente dalle precedenti. Il tipo del rovescio eguale per le cinque va- rianti conosciute è la Pietà stante a sinistra con ramo d'ulivo e scettro trasversale; a destra in leg- genda interna PIETAS (fig. 4). Fig. 4. I tipi del diritto sono due, a loro volta suddi- visi da diverse varietà di leggende. (i) Vedi Monti. Rom., t. II, pag. 538539. (2) La mannaie dans fantiquité, t. II, pag. 312. (3) Rep. Romaine, t. II, pag. 349-50. (4) Nachtrage und Berictigtmgen, ecc., ecc. (5) Roman Republic, t. II, pag. 340. 514 LODOVICO LAFFRANCHI TIPO A. Testa giovanile imberbe a sinistra coi capelli ricci, (i) somigliante alla effige anonima delle monete spagnuole che il Delgado chiama uniformemente caheza iberica; sotto il collo, un po' air indietro S/L (2). Variante i. In leggenda esterna: SEX MAGNVS IMP (fig. i). 2. Come sopra ma: SEX MAG-N PIVS IMP • (Morell). TIPO B. Testa di Pompeo Magno a destra coi capelli lisci: sotto il collo un po' all' indietro SA. ovvero SAL. Variante i. In leggenda esterna: SEX MAGN IMP- (fig. 2). 2. Come sopra ma: SEX MAG-NVS IMP- 3. .< .. V SEX MAO PIVS IMP (fig. 3). * * * La mia descrizione differisce dalle precedenti pel fatto che l'abbreviazione SAL viene staccata dalla rimanente leggenda del diritto, in modo che la let- tura viene ristabilita nella sua giusta lezione, abo- lendosi quella erroneamente data sinora per la quale si leggeva : Sex Magn Imp Sai ovvero Sex Magn Sai Plus Imp interpretando la parola SAL per abbre- viazione di Salutatus. Questa interpretazione non avrebbe neanche il sussidio di qualche altro esempio nella monetazione (i) E non testa di Pompeo Magno come è stato detto sinora. \2) Babelon e Bahrfeldt descrivono un'esemplare senza queste lettere, ma io credo si tratti di una cattiva conservazione. LA ZECCA DI SESTO POMPEO IN ISPAGNA 515 romana, poiché in essa il titolo di Imperator sottin- tende sempre là salutazione e del resto sarebbe ab- bastanza stravagante una salutazione in qualità di Pius Imperator ! Non credo perciò temerario raffermare che la parola SAL deve leggersi a parte ed appartiene alla medesima categoria delle sigle, numeri e simboli che sono comunissimi sulle monete repubblicane ed hanno un significato speciale affatto distinto da quello delle epigrafi propriamente dette. Concludendo, secondo il mio parere si tratta di una sigla di zecca, e SAL non è che l'abbreviazione del nome di Salduha, città della Tarraconese sul- l'Ebro, nel paese degli Edetani, la medesima che rifabbricata sotto Augusto prese il nome di Caesar- augusta (Saragozza) e divenne sede di una zecca importante, oltre che per la coniazione del bronzo, anche per quella dell'oro e dell'argento W. Infatti la disposizione della sigla è uguale a quella del nome OSCA sulle monete d'argento coniate pochi anni dopo da Comizio Calvino (^j in questa città situata poco lungi da Salduha. Tali monete figurano nell'opera di Delgado come appartenenti alla serie locale spagnuola e perciò il Babelon, quantunque portanti il nome di un Im- perator della repubblica, le escluse dalla serie re- pubblicana alla quale vennero invece assegnate dal Grueber. Anche queste monete di Salduba, dopo la loro esatta interpretazione verranno a trovarsi nella con- (i) Vedere nel II fascicolo della Rivista di quest'anno la prima parte della mia monografia sulla Monetazione di Angusto. (2) Vedi Grueber : Roman Republic, t. II, pag. 373 e Delgado : Nuovo metodo, ecc., t. III, pag. 322. 5l6 LODOVICO LAFFRANCHI dizione di dover figurare in due corpus distinti : il Romano ed il Greco. Evidentemente entrambe le zecche adoperarono per la coniazione dei loro denari l'argento delle mi- niere locali che dalla città di Osca prendeva il nome di argentum oscense ed era rinomato quanto quello del Mons Marianus nella Betica. Milano, Novembre ig[2. Lodovico Laffranchi. TESORETTO MONETALE RINVENUTO A STELLATA (FERRARA) Nel 1904 a Stellata, frazione del Comune di Bondeno (provincia di Ferrara), durante la livella- zione di un terreno posto in località detta Campo, di proprietà del cav. Torri, alla profondità di soli venti o venticinque cm., si rinvenne dai contadini addetti al lavoro un vaso di terracotta contenente un grande numero di monete. Il vaso giaceva seppellito accanto alle fondamenta di un edificio indubbiamente romano. Sparsasi la notizia del prezioso ritrovamento, l'Autorità competente tosto intervenuta potè seque- strare circa 1800 monete, ma le altre che, secondo voci attendibili potevano essere in numero di circa 700, andarono malauguratamente disperse. Dichiaratosi quindi dall'Autorità giudiziaria il non luogo a procedere, metà delle monete fu trat- tenuta dallo Stato e metà fu consegnata al proprie- tario del fondo, il quale credo la conservi tuttora. In seguito poterono essere raccolte, se non tutte, certo molte delle monete che al momento della sco- perta erano andate disperse, e queste soltanto potei diligentemente studiare, grazie alla cortesia del si- gnor avv. Ugo Fiocco di Badia Polesine (Rovigo), divenutone più tardi legittimamente il possessore. Ammontano a 622 e sono tutte denari di argento e antoniiiiani che vanno da Vespasiano (69-79 d. C.) a Gordiano III il Pio (238-244 d. C). Sebbene dunque queste monete non rappresen- tino che una sola parte del materiale numismatico, che il vaso conteneva, essendo pur sempre in quan- 66 5l8 LUIGI RIZZOLI JUN. tità considerevole e tale da poter dare un'idea ap- prossimativamente esatta della qualità, dell'epoca e dell' importanza del ripostiglio , così mi parve utile di presentarne l'elenco, descrivendo però sol- tanto i rovesci delle monete e rimandando lo stu- dioso per tutte le altre particolarità che comple- tano di esse il carattere e il tipo alla prima edizione della notissima opera del Cohen (0. Premesse le notizie sulle circostanze del ritro- vamento, aggiungerò ora che nel Comune di Bon- deno o meglio nella frazione di Stellata, la quale tro- vasi al di là del Po ed a sud-est delle Valli Grandi Veronesi vennero in luce frequentissimamente in se- guito a scavi casuali monete, oggetti fittili ed altri avanzi dell'età romana, che offrono sicuro indizio di stanziamenti in quella località. Si fecero pure altri ritrovamenti importanti di monete e di oggetti di epoca romana al di qua del Po, nelle Valli Grandi Vero- nesi, nella località denominata Bastione di San Mi- chele presso Sustinenza in Comune di Casaleone (Ve- rona) (2), nella località detta Venera posta sulla strada che da Cerea conduce a Sanguinetto (Verona) (3), e finalmente nella località nomata Mena in Comune di Castagnaro (Verona) (4). (i) Cohen Henry: Description historique des monnaies frappées sous l'Empire romain communèmcnf appelées Médailles impériales. Tomi 7 (compreso il Supplément). Paris, 1859-1868. (2) Ghirardini G.: Scoperte archeologiche avvenute nel Veneto dal- l'anno i8go al igo2 in " Atti del Congresso internazionale di Scienze Storiche,, (Roma, 1903), voi. V: Archeologia, pag. 292. — Rizzoli Luigi jun. : Casaleone. Tesoretto monetale scoperto nei fondi dei signori Romanin-Jacur in Notizie degli Scavi, fase. Ili del 1908. (3) Milani L. A. : Il Ripostiglio della Venera in Memorie della Regia Accad. dei Lincei, serie III, classe scienze morali, voi. IV, 1878. (4) L'illustrazione di questo ripostiglio fu da me inviata fin dal 1908 al Ministero della P. I. per le Notizie degli Scavi, ma non fu ancora pubblicata; ha per titolo: Castagnaro (Verona). Tesoretto monetale rin-' venuto in predio del sig. Luigi Fiocco a Mena ed è preceduta da una dotta prefazione del prof. Gherardo Ghirardini. TESORETTO MONETALE RINVENUTO A STELLATA 519 La constatazione di queste e così numerose tracce di stanziamenti ingenerò nell'illustre archeo- logo prof. Gherardo Ghirardini l'opinione che nelle anzidette Valli sorgessero ai tempi romani dei vil- laggi che fossero in relazione, mediante strade ac- cessorie e vicinali, colla grande Via Emilia ^'). Il ritrovamento di Stellata non solo avvalora questa opinione, ma, a mio avviso, potrebbe giungere a stabilire che anche tutto all' intorno delle Valli Ve- ronesi, tanto al di qua come al di là dei fiumi Tar- taro e Po, sia nell'epoca repubbhcana che nella im- periale, esistevano dei villaggi romani. Dalla qui unita piccola carta topografica, nella quale sono indicate con una crocetta le precise lo- (i) Ghirardini G. : Scoperte cit, pag. 293. 520 LUIGI RIZZOLI JUN. calità che diedero avanzi romani, si possono rica- vare in relazione alle suaccennate scoperte nuovi e sicuri dati per la conoscenza della topografia della Venezia nella Età romana. Ecco ora l'elenco delle monete, che mi fu pos- sibile esaminare : VESPASIANO (69-79 d. C). 1. Illeggibile Esemplari (O n. i D 2. TRI - POT (nel campo). Vesta seduta a sinistra (Cohen, I, p. 292, n. 192) w i D TRAIANO (98-117 d. C). I. SP-QROPTIMO PRINC. La Pace, con cornucopia e caduceo, in piedi a sin. (Coh., II, P- 9. n- 39) , I D 2. S-PQ- R OPTIMO PRINC. La Giustizia, con cornucopia e bilancia, in piedi a sinistra (Coh., II, p. IO, n. 43?) ,; I D 3. TRAIANO AVG • GER • DAC • P • M ■ • • Testa dell' Imperatore laureata a destra. OPTIMO PRINC. Cerere (?) in piedi a sin., con lunga veste che si piega sul braccio sin., tiene un'asta (?) col braccio sin., e tende il braccio destro verso un'ara accesa, che è ai suoi piedi (dopo Coh., II, p. 7, n. 24) . . „ i D ADRIANO (117-138 d. C). 1. CLEMENTIA AVG- • P • P • La Clemenza in piedi; sotto: COS III (Coh., II, p. 112, n. loi) . . „ i D 2. HADRIANVS AVGVSTVS Testa laur. di Adriano a destra. COS III Marte con testa barbuta e galeata, ignudo fino all'ombelico, seduto a sin. sopra due scudi, (i) Con la lettera D sono indicati i denari^ con la lettera A gli antoniniaiii. TESORETTO MONETALE RINVENUTO A STELLATA 52 1 tiene colla destra una piccola Vittoria e colla sinistra un cornucopia (arg., diam. mill. i8, peso gr. 3,10) . . . . Esemplari n. i D 3. COS Ili La Libertà in piedi a sin. (Coh., II, p. 119, n. 153) , I D 4. FIDES PVBLICA La Fede (Coh., II, p. 128, n. 233) , i D 5 MONETA AVG La Moneta in piedi a sin. (Coh., Il, p. 138, n. 324) „ I D 6. P • M • TR • P • COS • III Roma galeata, seduta a si- nistra, tiene una piccola Vittoria ed un'asta ; sotto : un elmetto '^Coh., II, p. 147, n. 389) . „ i D 7. P • M • TR • P COS • III L'Oceano sdraiato a sin. (Coh., II, p. 147, n. 393) « I D 8. VENERIS FELICIS Venere seduta a sin. tiene una Vittoria ed un'asta. All'esergo, un globetto (Coh., II, p. 161, n. 505) ,, I L) SABINA (-f 136). I. VESTA Vesta seduta a sin. (Coh., II, p. 259, n. 28) „ i D ANTONINO PIO (138-161 d. C). 1. IMP • T • AEL • CAES • MADRI • ANTONINVS Testa nuda dell' Imp. a destra. AVG • PIVS P • IVI TR • P • COS • DES • Il Diana in piedi a destra, tiene un arco ed una freccia (d. Coh., Supf>l., p. 138, n. 2) . . . ,, I D 2. CONCORDIA AVG- La Concordia in piedi a destra (Coh., II, p. 284, n. 38) , I D 3. CONSECRATIO Piramide (rogo) a quattro piani (Coh., il, p. 286, n. 45) „ I D 4. COS llll La Fortuna in piedi a sinistra (Coh., II, p. 291, n. 95) « I D 522 LUIGI RIZZOLI JUN. 5. COS • IMI Vesta in piedi a sinistra (Coh., II, p. 287, n. 59) Esemplari n. i D 6. TR POT- XIX COS • IMI Cerere seduta a sinistra (Coh., II, p. 318, n. 314) „ 1 D 7. TR • POT • XX • COS • IMI L'Abbondanza in piedi a destra (Coh., II, p. 320, n. 330) . . . „ i D 8. VOTA SVSCEPTA DEC • Ili • COS IMI Antonino ve- lato sacrificante presso un tripode (Coh., II, p. 324, n. 360) V I D FAUSTINA MADRE (-f- 141 d. C). 1. AVGVSTA Cerere in piedi a sinistra (Coh., Il, p. 425, n. 28) „ I D 2. AVGVSTA Cerere in piedi a sinistra, con una mano appoggiata alla coscia (Coh., II, p. 425, n. 31) „ 1 D 3. AVGVSTA Vesta seduta a destra (Coh., II, p. 426, n- 42) V I D 4. DIVA FAVSTINA La Pietà o Vesta in piedi a sin. (Coh., [[, p. 430, n. 68) „ I D 5. IVNONI REGINAE Giunone in piedi a sin. e pavone (Coh., II, p. 431, n. 89) „ I D MARCO AURELIO (140-180 d. C). 1. COS • III Marte gradiente a des. (Coh., II, p. 461, n. 47) ,; I D 2. IMP • VI • COS • MI Germano seduto a des. ai piedi d'un trofeo (Coh., II, p. 468, n. 105) . . „ i D 3. P • M • TR • P • XIX • IMP • Il • COS • III La Pace (Coh., II, p. 475, n. 164) . . . . . . „ I D 4. PROV • DEOR • TR P • XVI • COS • Ili La Provvi- denza (Coh., II, p. 478, n. 185) . . . ,, I D 5. M • ANTONINVS AVG • TR • P • XXIM Testa laur. del- l' Imperatore a destra. TR • P • XXill • IMP • V • COS • MI La Giustizia seduta a sinistra tiene una bilancia ed un cornucopia (arg., peso gr. 2,93 ; d. Coh. II, p. 493, n. 301) „ i D 6. TR • P • XXXI • IMP • Vili • COS • III • P • P La Salute in piedi a sin. (Coh., Il, p. 496, n. 325) . . „ i D TESORETTO MONETALE RINVENUTO A STELLATA 523 7. TR • P • XXXI • IMP • Vili • COS • III • P • P L'Alle- grezza in piedi a sinistra (Coli-, II, p. 497, n. 327) Esemplari n. i D 8. TR • P • XXXI • IMP • Vili • COS • III • PP Vittoria mar- ciante a sin. (Coh., II, p. 497, n. 329) ^ . „ 1 D FAUSTINA FIGLIA (-f- 175 d. C). 1. LAETITIAE PVBLICAE La Gioia in piedi a sinistra (Coh., li. p. 584. n. 58) , I D 2. FAVSTINA AVGVSTA AVGPIIF Busto a destra. PVDICITIA II Pudore velato, in piedi a sin., sa- crifica ad un'ara accesa (arg., peso gr. 3 (ben conservata) e gr. 2,65 (un pò* mancante); (dopo Coh., II, p. 584. n. 66) , 2 D LUCIO VERO (161-169 d. C). 1. PAX (all'esergo) TR • P • VI • IMP- IMI COS • Il (all'in- torno). La Pace in piedi a sinistra (Coh.. III, P- 5. n- 25) , I D 2. TR P • VII • IMP • llll • COS • III La Giustizia in piedi a sinistra con bilancia e cornucopia (Coh., III, p. 12, n. 76) , I D COMMODO (175-192 d. C). 1. Illeggibile. Figura muliebre seduta a sinistra con cornucopia, accanto ad un'ara i D 2. ANN • (all'esergo) P • M • TR • P X • IMP • VII • COS • llll • PP (all' intorno). L'Abbondanza in piedi a sin., tiene il ntodius ; a sin., una barca con due remiganti (Coh., III, p. 54, n. 6) . • „ i D 3. COS • PP La Salute seduta a sinistra (Coh., Ili, p. 56. n. 25) „ I D 4. FIDEI COHPMTRPXVICOSVI La Fede in piedi a sin. (Coh.. Ili, p. 59, n. 46) . . „ 2 D 5. GEN • AVO • FELIC • COS • VI II Genio in piedi a sin. ed ara (Coh., Ili, p. 61, n. 61) . . „ i D 6. lOVI DEFENS • SALVTIS AVG Giove marciante a sin. e 7 stelle nel campo (Coh., Ili, p. 64, n. 78) „ i D 524 LUIGI RIZZOLI JUN. 7. M • COMM • ANT • P • FEL • AVO BRIT Testa di Com- modo laur. a destra. lOV • EXSVP • P • M • TR • P • XII • IMP Vili • COS • V • PP Giove seduto a sin. tiene un ramoscello ed uno scettro (d. Coh., Ili, p. 64, n. 80) Es. n. i D 8. LIB • AVO • P • M • TR • P • XVII • COS • VII • PP La Li- bertà in piedi a sin.; nel campo, a sinistra, una stella (Coh., Ili, p. 66, n. 100) . . . . „ 2 D 9. P • M • TR • P • XI • IMP • VII • COS • V • PP Giove se- duto a sin. (Ccih., Ili, p. 75, n. 163) . . „ 2 D 10. P • M • TR • P • XI • IMP • VII • COS • V • PP Vittoria gradiente a sin. (Coh., Ili, p. 76, n. 166) . „ i D 11. P • M • TR • P • XIII • IMP • Vili • COS • V PP Genio ignudo in piedi a sin. (Coli., Ili, p. 78, n. 181) „ i D 12. P • M • TR • P • XVII • IMP • Vili • COS • VII • PP Donna in piedi a sin. tiene un'msegna ed un cornu- copia (Coh., Ili, p. 82, n. 204) . , . . „ I D 13. TR • P • VI • IMP • UH • COS • III • PP Roma sed. a sm. (Coh., Ili, p. 92, n. 274) . . . . . „ I p 14. TR • P • VI • IMP • • • COS • III • PP La Provvidenza in piedi a sin. e globetto (Coh., Ili, p. 93, n. 278) „ i D 15. TR • P • Vili ♦ IMP • VI • COS • III PP Marte gradiente a destra (Coh., Ili, p. 97, n. 310) . . . „ i D 16. TR P Villi • IMP- VI • COS • Ili! • PP La Pace in piedi a sin. (Coh., Ili, p. 99, n. 325) . . „ i D ALBINO (193-197 d. C). I. PROVID • AVG- • COS La Provvidenza in piedi a sin. e globo (Coh., III, p, 226, n, 30) . . . „ i D SETTIMIO SEVERO (193-221 d. C). 1. ADVENT • AVGG- Settimio Severo a cavallo a sin. preceduto da un soldato a piedi (Coh., III, p. 233. n. 6) 1 D 2. AEQVITATI AVGG La Giustizia in piedi a sinistra Coh., III., p. 235, n. 20) w I E) 3. AFRICA L'Africa in piedi a destra e leone (Coh., III, p. 235, n. 21) „ I D TESORETTO MONETALE RINVENUTO A STELLATA 525 4. CONSECRATIO Aquila sul globo (Cohen, III, p. 240, n. 55) .... Esemplari n. i D 5. COS • Il • P • P Vittoria raarciante a sin. (Coh., Ili, p. 240, n. 62) „ I D 6. FELICITAS ÀVGG- La Felicità in piedi a sinistra (Coh. Ili, p. 242, n. 78) « 3 D 7. FORTVNAE AVG-G- La Fortuna in piedi a destra (Coh., Ili, p. 246, n. 112) w I D 8. FVNDATOR PACIS Settimio Severo velato in piedi a sin. (Coh., Ili, p. 247, n. 119) . . . „ i D 9. FVNDATOR PACIS Settimio Severo velato in piedi a sin. (Coh. Ili, p. 248, n. 121) . . .,50 10. GENIVS P • R II Genio in piedi a sinistra (Coh., Ili, p. 248, n. 123) » I L) 11. INDVLGENTIA AVGG- (all'intorno) IN CARTH (al- l'esergo). Cibele sul leone a destra (Coh., Ili, p. 249, n. 131) «4L) 12. L • SEPT • SEV • PERT • AVG- • IMP • Vili Testa del rimp. laur. a destra. INVICI • IMP Trofeo, ai piedi del quale si trovano a destra due scudi e due giavelotti; a sinistra, un elmo ed un giavelotto (dopo Cohen, III, p. 250, n. 137) „ I D 13. lOVI CONSERVATORI Giove seduto a sinistra (Coh., Ili, p. 250, n. 142) „ i D 14. IVSTITIA La Giustizia seduta a sinistra (Coh., Ili, p. 252, n. 152) „ i D 15. LIBERALITAS AVG • VI La Liberalità in piedi a sin. (Coh.. Ili, p. 254, n. 189) 3 D 16. MARS PATER Marte nudo a destra (Coh., Ili, p. 256, n. 202) ,, I D 17. MONETA AVGG- La Moneta seduta a sin. (Coh., ili, p. 259, n. 222) „ 2 D 18. PART • MAX • P • M • TR • P • Villi Trofeo, ai piedi •T del quale: due schiavi (Coh., Ili, p. 261, n. 237)1,, 5 D 19 PART • MAX • P • M • TR • P • X • COS • III • PP Trofeo, come sopra (Coh., Ili, p. 261, n. 239) . . „ i D 20 P • M • TR • P • Il • COS • Il • P • P Giove seduto a sin. (Coh., Ili, p, 262, n. 246) , I D 67 526 LUIGI RIZZOLI JUN. 21. P • M • TR • P • [un] COS • Il • P • P La Pace seduta a sin. (Coh., Ili, p. 264, n. 268?) .Esemplari n. i D 22. P • M • TR • P • V • COS • Il • P • P Genio in piedi a sinistra (Coh., Ili, p. 265, n. 272) . . . „ i D 23. P • M • TR • P • Vili • COS • H • P • P La Vittoria gra- diente a sin. (Coh., Ili, p. 266, n. 280) . . „ 5 D 24. P • M • TR • P • XIII • COS • III • P • P Giove nudo, in piedi a sin. e aquila (Coh., Ili, p. 268, n. 292) „ 2 D 25. P • M • TR • P • XIII • COS • III • P • P Marte galeato in piedi a sin. tiene una Vittoria ed un'asta ca- povolta (Coh., Ili, p. 268, n. 294) . . - „ I D 26. P • M • TR • P • xml • COS • III • P • P Genio nudo in piedi a sin. (Coh., Ili, p. 268, n. 296) . . „ 2 D 27. P • M • TR • P • xml • COS • III • P • P L' Abbondanza in piedi a sin. (Coh., Ili, p. 268, n- 297). . „ i D 28. P • M • TR • P • XV • COS • III • P • P Vittoria in piedi a destra (Coh., Ili, p. 269, n. 304) . . . „ 3 D 29. P • M • TR • P • XV • COS • III • P • P L'Africa in piedi a destra (Coh., Ili, p. 270, n. 308) . . . „ 2 D 30. P • M • TR • P • XVI • COS • III • P • P Giove nudo gra- diente a sin. (Coh., Ili, p. 270, n. 311) . . „ i D 31. P • M • TR • P • XVI • COS • MI • P • P La Salute seduta a sinistra tiene una patera ed uno scettro (Coh., Ili, p. 271, n. 320) ,; I D 32. SEVERVS PIVS AVG- Testa laur. dell' Imp. a des. P • M • TR • P • XVI • COS • III • P • P La Salute seduta a sin. dà da mangiare ad un serpe, che tiene nel suo braccio (d. Coli., Ili, p. 271, n. 320) . „ i D 33. P • M • TR • P • XVII • COS • III • P • P Giove in piedi a sin. fra Caracalla e Geta (Coh., Ili, p. 272, ". 323) „ 2 D 34. P • M • TR • P • XVII • COS • IN • P • P La Salute se- duta a sin. dà da mangiare ad un serpe, che tiene nel suo braccio (Coh., Ili, p. 272, n. 326) „ i D 35. P • M • TR • P • XVIII • COS • III • P • P Giove in piedi a sin. fra Caracalla e Geta (Coh., Ili, p. 273, n- 329) • ■ « I D 36. P • M • TR • P • XVIII • COS • III • P • P Nettuno in piedi a sin. (Coh., Ili, p. 273, n. 330) . . . „ 2 D TESORETTO MONETALE RINVENUTO A STELLATA 527 37. P • M • TR • P • XVIII • COS • III • P • P Nettuno, come sopra (Coh., Ili, p. 273, n. 331) . Esemplari n. 2 D 38. P • M • TR • P • XVIII • COS • III • P • P La Salute se- duta a sin., dà da mangiare ad un serpe che tiene nel braccio (Coh., Ili, p. 273, n. 333) . „ 2 D 39 PM TRP-XIX- cosili PP Giove in piedi a sin. fra Caracalla e Geta (Coh., III. p. 273, n- 336) I D 40. PROVID • AVG-G La Provvidenza in piedi a sin. e globo (Coh., Ili, p, 275, n. 349) . . • , 4 D 41. PROVIDENTIA La Provvidenza, come sopra (Coh., III. p. 276, n. 354) , I D 42. RESTITVTOR VRBIS Settimio Severo in piedi a sin. e tripode (Coh., Ili, p. 277, n. 361) . . ., 5 D 43. RESTITVTOR VRBIS Roma seduta a sin. (Coh., Ili, p. 277, n. 365) ^ 5 D 44. SALVTI AVGG- La Salute seduta a sin. (Coh., Ili, p. 278, n. 374) , 2 D 45. VICTORIAE AVGG FEL Vittoria a sin. e scudo sopra un cippo (Coh., Ili, p. 283, n. 416) . „ 2 D 46. VICTORIAE BRIT Vittoria gradiente a des. (Coh., Ili, p. 284. n. 418) I D 47. VICT • PART • MAX Vittoria a sinistra (Coh., Ili, p. 285, n. 428) ., I D 48. VIRT • AVO- Roma galeata, in abito militare, in piedi a sinistra, tiene una Vittoria (Coh., Ili, p. 286. n. 438) , I D 49- VOTA SVSC • DEC • P • M • TR • P • X • COS • III • P • P Settimio Severo velato, in piedi a sin., sacrifi- cante (Coh., Ili, p. 288, n. 453) . . . , I D 50. VOTA SVSCEPTA XX Severo velato in piedi a sinistra (Coh., Ili, p. 288, n. 454) . , . „ 3 D GIULIA DOMNA (+ 217 d. C). 1. Illeggibile • I E) 2. CERERI FRVGIF Cerere seduta a sinistra (Coh., Ili, p. 334, n. Il) , I D 3. CONCORDIA La Concordia seùuia a sin. (Coh., Ili, p. 334, n. 13) „ 2 D 5'28 LUIGI RIZZOLI JUN. 4. DIANA LVCIFERA Diana in piedi a sin. (Coh., Ili, p. 335, n. 19) . . . . Esemplari n. 2 D 5. FELICITAS La Felicità in piedi a sin. (Coh., Ili, P- 335- n- 24) V 4 D 6. FORTVNAE FELICI La Fortuna in piedi a sinistra (Coh., Ili, p. 336, n. 29) „ I D 7. FORTVNAE FELICI La Fortuna seduta a sin. e fanciullo (Coh., Ili, p. 336, n. 31) . . . „ 3 D 8. FORTVNAE FELICI La Fortuna seduta a sin., ma senza fanciullo (Coh., HI, p. 336, n. 32) . . „ 2 D 9. HILARITAS L'Allegrezza in piedi a sinistra (Coh., Ili, p. 337, n. 38) „ 2 D 10. HILARITAS L'Allegrezza e. s. fra due fanciulli (Coh., Ili, p. 337, n. 39) „ 4 D 11. IVNO Giunone velata in piedi a sin. e pavone (Coh., Ili, p. 337, n. 44) . . . . . „ 4 D 12. IVNO REGINA Giunone in piedi a sin. e pavone (Coh., Ili p. 337. n- 50) „ I D 13. MAT • AVGG • MAT • SEN • M • PATR Giulia? in piedi a sin. (Coh., III, p. 338, n. 59) . . . „ i D 14. MATER DEVM Cibele turrita seduta a sin. e leone (Coh , 111, p. 339, n. 64) „ 4 D 15. MATRI DEVM Cibele in piedi di faccia (Coh., Ili, P- 339» n- 71) • -.,20 16. PIETAS AVGG- La Pietà in piedi a sin. (Coh., Ili, p. 340, n. 78) », 3 D 17. PIETAS PVBLICA La Pietà, come sopra (Coh., Ili, p. 340, n. 83) „ 5 D 18. PVDICITIA II Pudore velato seduto a sinistra (Coh., Ili, p. 341, n. 89) ; I E) 19. SAECVLI FELICITAS Iside in piedi a destra (Coh., Ili, p. 342, n. 93) , I D 20. VENVS GENETRIX Venere seduta a sinistra (Coh., Ili, p. 343, n. 112) ., 2 D 21. VESTA Vesta seduta a sinistra (Coh., Ili, p n. 119) 22. VESTA Vesta in piedi a sin. (Coh., Ili, p n. 120) 344. . „ 2 D 344. . .. I D TESORETTO MONETALE RINVENUTO A STELLATA 529 23. VESTA MATER Vesta seduta a sinistra (Coh., Ili, p. 345, n. 124) . . . Esemplari n. i D 24. VESTAE SANCTAE Vesta in piedi a sinistra (Coh., Ili, p. 345. n. 125) , I D CARACALLA (196-217 d. C). T. CONCORDIA FELIX Plautilla e Caracalla, in piedi, si stringono la d. (Coh., Ili, p. 363, n. 16) . , i D 2. FELICITAS AVGG La Felicità in piedi a sin., tiene un caduceo ed un cornucopia (Cohen, III, p. 366, n. 39) » I D 3. FIDES MILITVM La Fede in piedi (Cohen, III, p. 368, n. 53) , I D 4. FIDES MILITVM Aquila legionaria fra due insegne militari (Coh., III. p. 368, n. 54) . . . „ 3 D 5. Illl-LIBERALITAS AVGG- La Liberalità in piedi a sin. (Coh., Ili, p. 369, n. 61) . . . . „ i D 6. ANTONINVS PIVS AVO Busto giovanile laureato a destra con paludamento. INDVI.GENTIA AVGG (all'intorno) IN CARTH (al- l'esergo). Cartagine sul leone a destra (d. Coh., Ili, p. 370, n. 65) „ 2 D 7. INDVLG • FECVNDAE Giulia velata e turrita seduta a sin. (Coh., HI, p. 370, n. 68). . . „ 2 D 8. LIBERALITAS AVG VI La Libertà in piedi a sin. (Coh., Ili, p. 373, n. 90) „ 2 D 9. LIBERTAS AVG La Libertà in piedi a sinistra (Coh., III. p. 374. n. 95) » I D 10. MARTI PACATORI Marte semignudo, galeato, in piedi a sin. (Coh., 111. p. 375, n. 100) . . „ 5 D 11. MARTI PROPVGNATORI Marte galeato gradiente a sin. (Coh., Ili, p. 375, n. loi) . . . „ 4 D 12. MINER • VICTRIX Minerva in piedi a sin., con la Vittoria e un trofeo (Coh., Ili, p. 375, n. 105) ., i D 13. MONETA AVG La Moneta in piedi a sin. (Coh., Ili, p. 376, n. 108) ., 3 D 14. MONETA AVG La Moneta, e. 3. (Coh., Ili, p. 376, n. log) „ I D 530 LUIGI RIZZOLI JUN. 15. PARI • MAX • PONT • TR • P • UH Trofeo fra due schiavi (Coh., Ili, p. 377, n. 116) Esemplari n. 7 D 16. PART • MAX • PONT • TR • P • V Come sopra (Coh., Ili, p. 377, n. 119) V I D 17. PART • MAX • PONT • TR • P • V • COS Trofeo, e. s. (Coh., Ili, p. 377, n. 120) . . . , . „ I D 18. P • M • TR • P • XV • COS • III • P • P L'Abbondanza se- duta a sin. e moggio (Coh., Ili, p. 380, n. 138) „ 2 D 19. P • M • TR • P • XVI • COS • IMI • P • P Serapide in piedi a sin. (Coh., Ili, p. 380, n. 141) . . . „ i D 20. P • M • TR • P • XVI • COS • IMI • P • P Ercole nudo in piedi a sin. (Coh., Ili, p. 381, n. 145) . . „ 2 D 21. Come sopra (Coh., Ili, p. 381, n. 146). . . „ 2 D 22. P • M • TR • P • XVII • COS • llll • P • P Serapide in piedi a sin. (Coh., HI, p. 382, n. 156) . . „ 3 D 23. P • M • TR • P • XVII • COS • llll • P • P Apollo seduto a sin. (Coh., Ili, p. 382, n. 157) . . . ,; i D 24. P • M • TR • P • XVII • COS • llll • P • P Ercole nudo in piedi a sin. (Coh., Ili, p. 383, n, 160) . . „ i D 25. P « M • TR • P • XVII • COS • llll • P • P Caracalla in piedi a sin. (Coh., Ili, p. 383, n. 163) . . „ 4 D 26. P • M • TR • P • XVIII • COS • llll • P • P Giove nudo (Coh., Ili, p. 385, n. 171) „ 2 A 27. PMTRP- XVIII COS • llll • P • P Giove nudo (Coh., Ili, p. 385, n. 173) V I D 28. P • M • TR • P • XVIII • COS • llll • P • P Apollo nudo (Coh., Ili, p. 385, n. 174) „ 5 D 29. P • M • TR • P • XVIII • COS • llll • P • P Apollo (?) laur. in piedi a sin. (Coh., Ili, p. 385, n. 176) . . „ 2 D 30. P • M • TR • P • XVIII • COS • llll • P • P Esculapio nudo in piedi a sin. (Coh., IH, p. 387, n. 186). . „ 2 D 31. P • M • TR • P • XVIII • COS • llll • P • P Esculapio in piedi di faccia, Telesforo ? e globo (Coh., Ili, p. 387, n. 188) „ I D 32. P • M • TR • P • XVIII • COS • llll • P • P La Fede mili- tare in piedi a sin. (Coh., Ili, p. 388, n. 193). „ 2 D 33. P • M • TR • P • XVIII • COS • llll • P • P La Fede mili- tare, come sopra, tiene due insegne (Coh., Ili, p. 388, n. 194) „ I D TESORETTO MONETALE RINVENUTO A STELLATA 53I 34. P • M . TR • P • XVIIII • COS • un • P • P Giove nudo (Coh., Ili, p. 389, n. 200) . . Esemplari n. i D 35. P • M • TR • P • XVIIII • COS • IMI • P • P Serapide in piedi a sin. (Coh., Ili, p. 389, n. 206) . . ,, i D 36. PONTIF • TR • P • III Caracalla nudo in piedi a sin. (Coh., in, p. 393, n. 243) » 5 D 37. PONTIF • TR • P • VII! • COS • li • Marte nudo in piedi a sin. (Coh., Ili, p. 394, n. 249) . . . „ 2 D 38. PONTIF • TR • P • Villi • COS • Il Marte galeato in piedi a sin. (Coh., Ili, p. 395, n. 252) . . „ 6 D 39. PONTIF • TR • P • X • COS • Il Marte, e. s. (Coh., SitppL. p. 224, n. 16) „ I D 40. PONTIF • TR • P • X • COS • Il La Sicurezza seduta a destra (Coh., Ili, p. 394. n. 257) . . . „ 2 D 41. PONTIFTR- PXCOSII Caracalla in piedi a destra (Coh., Ili, p. 396, n. 259) . . . „ 2 D 42. PONTIF • TR • P • XII • COS • III Marte in piedi a d. (Coh., Ili, p. 397, n, 271) . . . . - . ^ I D 43. PONTIF • TR • P • XII • COS • III II Valore galeato in piedi a destra (Coh., Ili, p. 398, n. 272). , „ i D 44. PONTIF • TR • P • XII • COS • Ili La Concordia seduta a sin. (Coh., Ili, p. 398, n. 273) . . . „ i D 45. PROFECTIO AVO- Caracalla vestito militarmente, in piedi a destra (Coh., Ili, p. 400, n. 293) . „ i D 46. PROVID • DEORVM La Provvidenza in piedi ap- poggiata ad una colonna (Coh., Ili, p. 401, n. 298) » 2 D 47. RECTOR ORBIS Caracalla nudo in piedi a sinistra (Coh., Ili, p. 402, n. 304) „ 2 D 48. Come sopra (Coh., Ili, p. 402, n. 305) . . „ i D 49- SALVS ANTONINI AVG La Salute in piedi a sin. (Coh., III. p. 403. n. 312) „ 2 D 50. SECVRITAS PERPETVA Pallade galeata in piedi a sin. (Coh., III, p. 403, n. 316) . . „ 2 D 51. SECVRIT -ORBIS La Sicurezza seduta a destra (Coh., III. p. 404, n. 320) ^ I D 52 VENVS VICTRIX Venere in piedi a sin. (Coh., Ili, p. 406, n. 337) , I D 53- VICTORIAE BRIT Vittoria marciante a des. (Coh., Ili, p. 408, n. 349) » I D 532 LUIGI RIZZOLI JUN. 54. VICI • PARI • MAX Vittoria corrente a sin. (Coh., Ili, p. 406, n. 360) , . . Esemplari n. 6 D 55. VIRT • AVG-G II Valore galeato in piedi a sinistra (Coh, III, p 410, n. 365) „ I D 56. VIRTVS AVG-G- Il Valore, e. s. (Coh., Ili, p. 4T0, n. 366) V I D 57. VIRTVS AVG-VSTOR II Valore galeato seduto a sinistra (Coh., Ili, p. 411, n. 369) . . . „ i D 58. VOTA SVSCEPTA X Caracalla in piedi a sin. (Coh., Ili, p. 412, n. 377) „ 4 D PLAUTILLA (I- 211 d. C.) 1. CONCORDIA AVGG La Concordia in piedi a sin. (Coh., Ili, p. 453, n. a) ,; I D 2. CONCORDIAE AETERNAE Piautilla e Caracalla si stringono la destra (Coh., Ili, p. 454, n. 8) . „ 3 D 3. PIETAS AVGG- La Pietà in piedi a destra (Coh., Ili, p. 454, n. 13) „ I D 4. PROPAGO IMPERI Piautilla e Caracalla si strin- gono la destra (Coh., Ili, p. 454, n. 14) . . „ i D 5. VENVS VICTRIX Venere semignuda in piedi a sin. e Cupido (Coh., Ili, p. 455, n. 18) . . . „ 3 D GETA (198-211 d. C). 1. FELICITAS AVG-G La Felicità in piedi a sinistra (Coh., Ili, p. 459, n. 14) „ 1 D 2. FELICITAS PVBLICA La Felicità, e. s. (Coh., Ili, p. 460, n. 17) „ 4 I^ 3. FELICITAS TEMPOR La Felicità, e. s. (Coh., III, p. 460, n. 19) V I D 4. FID • EXERC • TR • P • III • COS • li La Fede mili- tare in piedi a sin. (Coh., Ili, p. 460, n. 23) . „ i D 5. LIBERALITAS AVG • V La Liberalità in piedi a sin. (Coh., Ili, p. 461, n. 34) . . . . . „ 3 ^ 6. MARTI VICTORI Marte galeato, nudo, gradiente a destra (Coh., Ili, p. 452, n. 36) . . . „ i D 7. NOBILITAS Donna in piedi a destra con scettro e palladio (Coh., Ili, p. 463, n. 48) . . .,,30 TESORETTO MONETALE RINVENUTO A STELLATA 533 8. PONTIF • COS Pallade galeata in piedi a sinistra (Coh., Ili, p. 464, n. 53) . . Esemplari n. 7 D 9- PONTIF • COS • Il Genio nudo in piedi a sinistra (Coh., Ili, p. 464, n. 56) ..... 10. PONTIF • COS • Il Geta in piedi a sin. (Coh., Ili, p. 464, n. 58) 11. PONTIF • COS • Il Geta velato in piedi a sin. sa- crificante (Coh., Ili, p. 465, n. 59) . 12. PRINC • IVVENTVTIS Geta in piedi a sin. e trofeo (Coh., Ili, p. 467, n. 77) 13. PRINC • IVVENT Geta in piedi a sin. tiene un ra- moscello ed un'asta (Coh., Ili, p. 467, n. 78) . 14. PROVID • DEORVM La Provvidenza in piedi a sin. (Coh., IH, p. 467, n. 81) 15. SECVRIT • IMPERII La Sicurezza seduta a sinistra (Coh.. IH, p. 468, n. 85) 16. SPES PVBLICA La Speranza in piedi a sinistra (Coh., IH, p. 469, n. 95) ..... 17. TR • P • III • COS • Il • P • P La Pace e la Felicità in piedi a sin. (Coh., Ili, p. 469, n. 98) . 18. TR • P • III • COS • Il • P • P La Provvidenza in piedi, di faccia (Coh., Ili, p. 470, n. 99) . 19. VICT • AETERN Vittoria volante a sin. e scudo (Coh., HI, p. 470, n. 103) 20. VOTA PVBLICA Geta in piedi a sin. sacrificante (Coh., IH, p. 471, n. 109) 2[. Come sopra (Coh., Ili, p. 471, n. iii). MACRINO (217-218 d. C). 1. FIDES MILITVM La Fede militare in piedi (Coh., IH, p. 489, n. 12) . . . . . . „ I D 2. P • M • TR • P • Il • COS • P • P L'Abbondanza in piedi a sin. e moggio (Coh., IH, p. 491, n. 24) . „ i D 3. IMP • C • M • OPEL • SEV • MACRINVS AVG Busio dell' Imp. con testa laureata e con corazza a destra. P • M • TR • P • Il • COS • P • P Giove nudo in piedi a sin. tiene un fulmine ed uno scettro (dopo Coh., HI, p. 491, n. 25) „ i D 68 I D 3 D I D 5 D 2 D 7 D 6 D D D D D D 2 D 534 LUIGI RIZZOLI JÙN. DIADUMENIANO (217-218 d. C). I. SPES PVBLICA La Speranza gradiente a sinistra (Coh., Ili, p. 508, n. 12) . . Esemplari n. i D ELAGABALO (218-222 d. C). 1. ABVNDANTIA AVG L'Abbondanza in piedi a sin. (Coh., Ili, p. 514, n. i) „ 2 D 2. CONSVL • Il • P • P La Giustizia in piedi a sinistra (Coh., Ili, p. 515, n. 12) „ I D 3. FIDES EXERCITVS La Fede militare seduta a sin. (Coh., Ili, p. 516, n. 20) « I A 4. FIDES MILITVM La Fede militare in piedi di faccia (Coh., Ili, p. 517, n. 23) . . . „ 2 D 5. FORTVNAE REDVCI La Fortuna in piedi a sinistra (Coh., Ili, p. 518, n. 33) „ 2 D 6. LAETITIA PVBL La Letizia in piedi a sinistra tiene una corona ed un timone posato su di un globo (Coh. Ili, p. 520, n. 43) V 3 D 7. IMP • CAES • M • AVR • ANTONINVS AVG Busto ra- diato dell' Imp. a destra con paludamento. LAETITIA PVBL La Letizia in piedi a sin. tiene colla destra una corona ed un timone colla sin. (non c'è il globo) (dopo Coh., Ili, p. 520, n. 44) „ i A 8. LIBERALITAS AVG • Il La Liberalità in piedi a sin. (Coh., IH, p. 521, n. 50) „ 2 D 9. LIBERALITAS • AVG • III La Liberalità, e. s. (Coh., IH, p. 521, n. 52) , I D IO. LIBERTAS AVG La Libertà in piedi a sinistra; nel campo, una stella (Coh., Supplì p. 232, n. 3) . „ i D TESORETTO MONETALE RINVENUTO A STELLATA 535 11. IMP ANTONINVS AVG Busto dell'Imp. con testa imberbe laureata e con paludamento, a destra. LIBERTAS AVGVSTI La Libertà seduta a sinistra tiene il berretto e lo scettro (argento, peso gr. 3.35 ; dopo Coh., Ili, p. 522, n. 58) . Es. n. i D 12. P • M • TR • P • COS • P • P Roma galeata seduta a sin, (Coh., III. p. 523. n, 67) ... ,, i D 13. P • M • TR • P • Il • COS • Il P • P II Sole radiato in piedi a sin. (Coh., Ili, p. 523, n. 68) . . „ i D 14. P • M • TR • P • Il • COS • Il • P • P Roma galeata seduta a sin. (Coh., IH, p. 523, n. 69) . . , 2 D 15. P • M • TR • P • Il • COS • Il • P • P La Fortuna se- duta a sin. (Coh., IH, p. 524, n. 78) . . „ 3 D 16. P • M • TR • P • III • COS • III • P • P II Sole gra- diente a sin. ; nel campo, stella (Coh., Ili, p. 525. n. 81) „ I D 17. P • M • TR • P • llll • COS • III • P • P La Provvidenza in piedi a sin. (Coh., Ili, p. 526, n. 92) . . „ i D 18. P • M • TR • P • llll • COS • III • P • P Elagabalo in piedi a sinistra presso un' ara (Cohen, III, p. 527, n. 97) „ 2 D 19. PONTIF • MAX ■ TR • P Roma galeata seduta a sin. (Coh., Ili, p. 528, n. 108) « I D 20 SACERD • DEI • SOLIS • ELAGAB Elagabalo in piedi a destra sacrificante ; nel campo, una stella (Coh., HI, p. 529, n. 116) „ I E) 21. SVMMVS SACERDOS AVG Elagabalo in piedi a sin, sacrificante ; nel campo, una stella (Coh., III. p. 531, n. 134) ^ 2 D 22. TEMPORVM FELICITAS La Felicità in piedi a sin. (Coh., IH, p. 532, n. 137) „ I D 23. VICTOR • ANTONINI AVG La Vittoria corrente a destra (Coh., IH, p. 533, n. 148) . • „ i D GIULIA PAOLA (219-220 d. C). I. CONCORDIA La C':^ncord:a seduta a sinistra tiene una patera (Coh., Ili, p. 548, n, 2) . . . ,, 2 D 536 LUIGI RIZZOLI JUN. GIULIA MESA (+ 223 d. C). 1. FECVNDITAS AVG La Fecondità in piedi a sinistra tende la mano ad un fanciullo e tiene un cor- nucopia (Coh., Ili, p. 558, n. 4) Esemplari n. i D 2. IVNO Giunone velata in piedi a sin. (Coh., Suppl., 1>. 236, n. 2) „ I D 3. PIETAS AVG- La Pietà in piedi accanto ad un'ara (argento, peso gr. 2,03 - 2,40 - 2,54 - 2,97 ; Coh., Ili, p. 559, n. 12) M 4 D 4. PIETÀ AVG- La Pietà, e. s. (mistura, peso gr. 4,73; Coh., Ili, p. 559, n. 13) „ I A 5. PVDICITIA La Pudicizia seduta a sin. (Coh., Ili, P- 559» n- 14) „ 2 D 6. SAECVLI FELICITAS La Felicità in piedi a sinistra, ai suoi piedi un'ara accesa; nel campo, a des., una stella (Coh., Ili, p. 560, n. 17) . . . „ i D SEVERO ALESSANDRO (222-235 d. C). 1. IMP- ALEXANDER PIVS AVG Testa dell'Impera tore a destra. Illeggibile e irriconoscibile ..... 2. ABVNDANTIA AVG L'Abbondanza in piedi a des (Coh., IV, p. 2, n. 2) 3. AEQVITAS AVG- La Giustizia in piedi a sinistra (Coh., IV, p. 3, n. 6) 4. ANNONA AVG- L'Abbondanza in piedi a sinistra (Coh., IV, p. 4, n. 13) . 5. Come sopra (Coh., IV, p. 4, n. 15) 6. Come sopra (Coh., IV, p. 4, n. 17) 7. FIDES MILITVM La Fede militare con due insegne seduta a sin. (Coh., IV, p. 5, n. 26) 8. lOVI CONSERVATORI Giove nudo in piedi a sin (Coh., IV, p. 6, n. 35) . 9. lOVI PROPVGNATORI Giove nudo gradiente a si- nistra (Coh., IV, p. 7, n.'42) . iD? 2 D I D I D 1 D 2 D I D 1 D 2 D TESORETTO MONKTALE RINVENUTO A STELLATA 537 10. lOVI VLTORI Giove nudo in piedi di faccia (Coh., IV, p. 8, n. 44) .... Esemplari n. i D 11. lOVI VLTORI Giove .semignudo seduto a sinistra (Coh., IV. p. 8. n. 45) I D 12. Come sopra (Coh., IV, p. 8, n. 46) . . ., i D 13. LIBERÀLITAS AVG- IMI La Libertà in piedi a sin. (Cofi., IV, p. 9. n. 57) . . . . . , I D 14. LIBERÀLITAS AVO V La Liberalità, e. s. (Coh., IV, p. 9, n. 57) , I D 15. LIBERTAS AVO- La Libertà in piedi a sin. (Coh., IV, p. [o, n. 63) f, I D 16. MARS VLTOR Marte galeato gradiente a destra (Coh., IV, p. IO, n, 66) „ 1 D 17. PAX AETERNA AV& La Pace in piedi a sinistra (Coh, IV, p. II, n. 75) « I D 18. PERPETVITATI AVG La Sicurezza in piedi a sin. (Coh-, IV^ p. 12. n. 79) .,2 19. P • M • TR • P • COS • P • P Marte galeato in piedi a sin. (Coh , SuppL. p. 236, n. 90) . . . ., 2 D 20. P • M • TR • P • COS • P • P La Libertà in piedi a sin. (Coh., IV, p. 14, n. 92) . . . . „ i D 21. P • M • TR • P • Il • COS • P • P Giove nudo in piedi a sin. (Coh., IV, p. 15, n. 100) . . . „ i D 22. P • M • TR • P • Il • COS • P • P Marte galeato in piedi a sin. (Coh., IV, p. 15, n. 102) . . ., i D 23. P • M • TR • P • Il • COS • P • P La Pace o la Feli- cità in piedi a sin. (Coh., IV, p. 15, n. 106) . , i D 24. P • M • TR • P • Il • COS • P • P La Salute seduta a sin. (Coh., IV, p. 15, n. 109) , . . ,, i D 25. P • M • TR • P • III • COS • P • P Severo Alessandro vest to militarmente in piedi a sin. (Coh., IV, p. 17, n. 119) „ I D 26. P • M • TR • P • VI • COS • Il • P • P Marte gradiente a destra (Coh., IV, p. 19. n. 135) . . „ i D 27. P • M • TR • P • VI • COS • Il • P • P Severo Ales- sandro in piedi a sinistra (Coh., IV, p. 19, n. 143) I D 28. P • M • TR • P • VII • COS • Il • P • P Come sopra (Coh., IV, p. 21, n. 157) „ I D 538 LUIGI RIZZOLI JUN. 29. P • M • TR • P • Vili • COS • III • P ■ P La Libertà in piedi a sin. (Coh., IV, p. 22, n. 164) . Es. n. i D 30. P • M • TR • P • VINI • COS • III • P • P Severo Ales- sandro in piedi a des. (Coh., IV, p. 23, n. 172) „ i D 31. P • M • TR • P • XI • COS • III • P • P II Sole in piedi a sin. (Coh., IV, p. 24, n. 177) . . . „ 2 D 32. P • M • TR • P • XII • COS • III • P • P II Sole in piedi a sin. (Coh., IV, p. 24, n. 181) . . . „ 2 D 33. PROVIDENTIA AVG La Provvidenza, in piedi a sin. e moggio (Coh., IV, p. 26, n. 192) . . „ 3 D 34. PROVIDENTIA AVG La Provvidenza, e. s. (Coh., IV, p. 2.6, n. 190) „ i D 35. SALVS PVBLICA La Salute seduta a sin. (Coh., IV, p. 27, n. 197) V 3 D 36. SPES PVBLICA La Speranza gradiente a sinistra (Coh., IV, p. 27, n. 199) « 4 D 37. VICTORIA AVG La Vittoria marciante a sinistra (Coh., IV, p. 28, n. 211) . . . . . „ I D 38. VIRTVS AVG II Valore galeato in piedi a destra (Coh., IV, p. 29, n. 215) ,, 2 D GIULIA MAMMEA (+ 235 d. C). 1. FELICITAS PVBLICA La Felicità in piedi a sinistra (Coh., IV, p. 78, n. 5) „ 6 D 2. FELICITAS PVBLICA La Felicità seduta a sinistra (Coh., IV, p. 78, n. 8) ,; 2 D 3. IVNO AVGVSTAE Giunone seduta a sin. (Coh., IV, p. 78, n. io) . . . . . . . „ 2 D 4. IVNO CONSERVATRIX Giunone diademata e velata in piedi a sin. e pavone (Coh., IV, p. 78, n. 11) „ 6 D 5. VESTA Vesta in piedi a sin. (Coh., IV, p. 80, n. 29) „ i D MASSIMINO I (235-238 d. C). I. FIDES MILITVM La Fede in piedi a sinistra, tiene due insegne militari (Coh., IV, p. 89, n. 6) . „ 9 D TESORETTO MONETALE RINVENUTO A STELLATA 539 • n 2 D • n iD 1. 5D 8 D •> 6 D I D 2. FIDES MILITVM La Fede, come sopra (Coh., IV, p. 90, n. 8) . . . Esemplari n. 6 D 3. PAX AVG-VSTI La Pace in piedi a sin. (Coh., IV, p. 90, n. 14) , 12D 4. PAX AVGVSTI La Pace, come sopra (Coh., IV, p. 90 n. 16) .,40 5- P • M • TR • P • P • P Massimino vestito militar- mente, in piedi a sinistra (Coh., IV, p. 91, n. 18) „ 4 D 6. P • M • TR • P • Il • COS • P • P Massimino, come sopra (Coh., IV, p. 91, n. 21) . 7. P • M • TR • P • Il • COS • P • P Massimino, come sopra (Coh., IV, p. 91, n. 22) . 8. PROVIDENTIA AVG La Provvidenza in piedi a sin. (Coh., IV, p. 91, n. 28) .... 9. Come sopra (Coh., IV, p. 92, n. 29) . 10. SALVS AVGVSTI La Salute seduta a sin. (Coh. IV, p. 92, n. 32) ..... 11. Come sopra (Coh., IV, p. 92, n. 35) . 12. VICTORIA AVG- La Vittoria corrente a destra (Coh.. IV, p. 92, n. 37) , 8 D PAOLINA. I. CONSECRATIO Paolina tiene uno scettro, seduta a sinistra sopra un pavone che la porta al cielo (Coh., IV, p. 103, n. 2) . . . . „ i D MASSIMO (235-238 d. C). I. PIETAS AVG- Bastone di augure, coltello, vaso da sacrifìcio ed aspersorio (Coh., IV, p. 104, n. i) ^ I D GORDIANO AFRICANO Jun. (238 d. C). I. VIRTVS AVGG- 11 Valore galeato in piedi a sin. (Coh., IV, p. Ili, n. 6) „ 2 D 540 LUIGI RIZZOLI jaN. BALBINO (238 d. C). 1. PIETAS MVTVA AVGG- Due mani giunte (Coh., IV, p. 114, n. 9) . . . . Esemplari n, i A 2. VICTORIA AVGG- La Vittoria in piedi a sin. tiene una corona ed una palma (Coh., IV, p. 115, n. 13) « I D PUPIENO (238 d. C). I. P • M • TR • P • COS • Il • P • P La Pace o la Felicità in piedi a sin, (Coh., IV, p. 120, n. 16) . . n. i D GORDIANO III {238-244 d. C). 2. 3- 5- 6. I. AEQVITAS AVG La Giustizia in piedi a sinistra (Coh., IV, p. 126, n. 7) n. 3 A Come sopra (Coh., IV, p. 126, n. 9) . . . „ 3 D CONCORDIA AVG La Concordia seduta a sinistra (Coh., IV, p. 127, n. 18) » 3 A DIANA LVCIFERA Diana in piedi a destra con fiaccola accesa (Coh., IV, p. 128, n. 28) . . „ i D FIDES MILITVM La Fede in piedi a sin. (Coh., IV, p. 129. n. 34) „ 2 A lOVI CONSERVATORI Giove in piedi a sinistra con fulmine e scettro; accanto a lui: Gordiano in piedi (Coh., IV, p. 130, n. 44) . . . „ 4 A 7. lOVI STATORI Giove in piedi di faccia (Coh., IV, p. 130, n. 49) ,; I A 8. LAETITIA AVG N La Gioia in piedi a sin. (Coh., IV, p. 131, n. 53) „ I A 9. LIBERALITAS AVG II La Liberalità in piedi a sin. (Coh, IV, p. 131, n. 57) „ 3 A 10. LIBERALITAS AVG III La Liberalità in piedi a sin. (Coh., IV, p. 132, n. 62) . . . . . „ I A 11. PAX AVGVSTI La Pace in piedi a sin. (Coh., IV, p. 132, n. 70) » 2 A TESORETTO MONETALE RINVENUTO A STELLATA 541 12. P • M • TR • P • Il • COS • P • P Giove nudo in piedi a sin. con fulmine e scettro, accanto a lui : Gordiano (Coh., IV, p. 134, n. 77) Esemplari n. 1 A 13. P • M • TR • P • Il • COS • P • P La Vittoria gra- diente a sin. (Coh., IV, p. 134, n. 85) . . „ 2 A 14. P • M • TR • P • Il • COS • P • P La Pace in piedi a sin. (Coh., IV, p. 135, n. 87) . . . . „ 2 A 15. P • M • TR ■ P • IMI • COS • Il • P • P Apollo semi- gnudo seduto a sin. (Coh., IV, p. 137, n. 107) „ i A 16. P • M • TR • P • V • COS • Il • P ■ P Apollo semignudo seduto a sin. (Coh., IV, p. 138, n. 114) . . , i A 17. PROVIDENTIA AVG La Provvidenza in piedi a sin. (Coh., IV, p. 139, n. 128) , 2 A 18. ROMAE AETERNAE Roma seduta a sin. (Coh., IV, p. 140, n. 136) , I A 19. Come sopra (Coh., IV, p. 140, n. 138) . . , 2 A 20. SECVRITAS PVBLICA La Sicurezza seduta a sin. (Coh., IV, p. 141, n. 148) , I E) 21. VICTORIA AVG" La Vittoria gradiente a sinistra (Coh., IV, p. 142, n. 155) „ 2 A 22. VIRTVS AVG II Valore galeato in piedi a sinistra (Coh., IV, p. 143, n. 160) w I A 23. VIRTVS AVG Marte galeato in piedi a sinistra (Coh., IV, p. 143, n. 163) , 4 A Da questo elenco di monete abbraccianti un pe- riodo di quasi due secoli, risulta subito palese e se vogliamo anche stupefacente la grande varietà dei pezzi, di cui era ricco il ripostiglio ; difatti fra 622 monete se ne trovano nientemeno che 333 di tipo diverso. Caratteristica estrinseca del tesoretto è la tinta nerastra che, quale patina, pervade tutte quante le monete, così da non lasciarne trasparire il colore del metallo. Ciò non toglie che si possa parimenti con certezza affermare, data la discreta conserva- zione dei pezzi, che ben 576 sono veri e propri denari d'argento e soltanto 45 antoniniani di bassa 69 542- • -■ , ' ■'■ LUIGI RIZZOLI, JUN. lega. Potrebbe restare dubbio per una sola moneta di Severo Alessandro (n. i dell'elenco), la quale, pur risultando indiscutibilmente un pezzo oberato o fo- derato con l'anima di puro rame, in causa della pro- fonda corrosiohe dell'ossido non permette di giudi- care se la testa dell^ imperatore fosse nuda o por- tasse invece la corona laureata o radiata. Ma siccome fino ad ora non consta che Severo Alessandro abbia fatto battere antoniniani, così è probabile di non andar errati qualora si consideri anche questa mo- neta uno dei tanti denari emessi dal detto imperatore. Il maggior numero dei pezzi sopra elencati spetta a Caracalla, che ne ha ben in 8, di cui 58 varietà; seguono quindi Settimio Severo che ne ha 94 con 50 varietà, Massimino I che ne ha 66 con sole 12 varietà, Geta e Severo Alessandro, che ne hanno ciascuno 53, con 21 varietà il primo e 38 il secondo. Gordiano III il Pio che ne ha 44 con 33 varietà ; il numero minore dei pezzi spetta a Sabina, Albino, Diadumeniano, Paolina, Massimo e Pupieno, i quali ne hanno un solo esemplare per ciascuno. Dei pochi antoniniani che figurano nell'elenco, 2 spettano a Caracalla, 2 a Elagabalo, i a Giulia Mesa, I a Balbino e 39 a Gordiano III. Tutti e due gli antoniniani di Caracalla presentano lo stesso tipo di rovescio, cioè Giove nudo circondato dalla leg- genda : P • M • TR • P • XVIII • COS • un • P • P -, che ricorda l'anno 215 d. C, nel quale anno precisamente Ca- racalla introdusse la nuova moneta che dalla fami- glia imperiale prese il nome di antoniniano. Mi parve inutile indicare nell'elenco il peso dei singoli pezzi, aggirandosi questo nella quasi totalità dei casi, come potei constatare, intorno alla media normale. Rilevai invece soltanto, oltre a pochi altri pesi di monete d'Adriano (n. 2 dell'elenco), di Marco Aurelio (n. 5 dell'elenco), di Faustina figlia (n. 2 del- TESORETTO MONETALE RINVENUTO A STELLATA 543 l'elenco) e di Elagabalo (n. ii dell'elenco), i pesi di quattro denari e di un antoniniano di Giulia -Mesa (n. 3 e 4 dell'elenco), pesi che nonostante la loro grande disparità non possono destare meraviglia, sapendosi che mentre i denari sono d'argento, Van- toniniano è di semplice mistura. -■ --'i'. In realtà questo ripostiglio, tanto ricco per va- rietà di tipi, si presenta, per quanta lo si possa desumere dalle monete che mi fu dato esaminare, povero di pezzi che interessino veramente. lo studioso della numismatica. Anzitutto, nessun tipo nuovo^ poche le varianti da aggiungersi alla già citata opera del Cohen. Queste appartengono : una al- l'imperatore Traiano, una ad Adriano, una ad An- tonino Pio, una a Marc'Aurelio, una a Faustina figlia (2 esemplari dello stesso tipo), una a Commodo, due a Settimio Severo, una a Caracalla (2 esemplari dello stesso tipo), una a Macrino e due ad Elaga- balo e figurano nel nostro elenco descritte intera- mente nel diritto e nel rovescio. Due sole monete : un denaro di Adriano (n. 2 dell'elenco) e un antoni- niano di Elagabalo (n. 7 dell'elenco) ebbero anche l'onore della riproduzione zincotipica in causa del maggiore interesse che, a mio -giudizio, potrebbero destare agli studiosi per le loro leggende o per le loro rappresentanze figurate. Così pure le monete che nei riguardi del valore commerciale si possono considerare di qualche pre- gio sono davvero assai poche. Tra queste ricorderò il denaro di Diadumeniano col rovescio della Spe- ranza, il denaro di consacrazione di Paolina, il de- naro di Massimo, che ha nel rovescio la leggenda PIETAS AVG, il bastone d'augure, il coltello da sa- crificio, ecc., i due denari di Gordiano Africano figlio aventi al rovescio lo stesso tipo del Valore galeato. Se si volesse ora rintracciare negli avvenimenti 544 LUIGI RIZZOLI JUN. del passato la vera causa determinante il seppelli- mento del tesoretto, mi parrebbe oltrecchè difficile, in questo caso anche poco opportuno, dal momento che fu ammesso esservi stato nella località dove il tesoretto fu disotterrato un villaggio romano. Si potrà dire però soltanto ch'esso può esservi stato nascosto ed abbandonato non prima e forse poco dopo Tanno 242 d, C, essendosi rinvenuto fra le monete un pezzo di Gordiano III (n. 15 dell'elenco), il quale ricorda la quinta potestà tribunizia di detto imperatore. Padova, ) setUinbre 1^12. Luigi Rizzoli jun. VARIANTI INEDITE DI MONETE DI ZECCHE ITALIANE appartenenti alle collezioni M. Strada e P. Tribolati DI MILANO ('). (Cootinnazione, vedi fascicolo UT, 1912) PARTE PRIMA MILANO. Carlo V (i535-i556)- Burigozzo (S.). /©' — • CAROLVS • V • IMPERATOR • Busto corazzato e lau- reato a destra. 9 — SANCTVS • AMBROSIVS • Il Santo in piedi col pasto- rale e staffile. Al disotto • MLM • Gnecchi (2) pag. 115. Dopo il n. 9. Testone (T.). B' — (testina di S. A.) - KROLVS - ROMR ^ IMPERATOR - Stemma coll'aquila bicipite sormontato da Corona e fiancheggiato da due K 9 — • ^ SA - AMB ROSIVS - * Il Santo seduto col pa- storale e staffile, Gnecchi pag. 117. Dopo il n. 18. Testone (S.). Sf — IMP CAES- CAROLVS AVG- Busto laureato e co- razzato a destra, a destra del busto una K 9> — Le Colonne d'Ercole annodate da una fascia colla leggenda PLVS VLTRA Gnecchi pag. 117. Dopo il n. 20. (i) Le monete segnate (S.) appartengono alla collezione M. Strada e quelle segnate (T.) appartengono alla collezione Tribolati. (2) Francesco ed Ercole Gxecchi : Le Monete di Milano, ecc., 1884 e Supplemento. 546 M. STRADA-P. TRIBOLATI Mezzo bianco (S.). B' — . CAR OLVS • V • ROMAN IMP • Stemma d'Austria sormontato da Corona imperiale. ^ - • S • AMBR OSIVS • Il Santo sulle nubi collo staffile in atto di percuotere un guerriero caduto da cavallo. Gnecchi pag. ii8. Dopo il n. 26. Sesino (S. e T.). ^ — ' KAROLVS • DI • FA • CLE • Aquila bicipite coronata. P — -ROMANOR-IMPERATOR Croce gigliata. Gnecchi pag, 119. Dopo il n. 31. Sesino (S.). ^ — ■ KAROLVS • • DI • FA • CLE • Come sopra. B — • ROMANOR • IMPERATOR Come sopra. Gnecchi pag. 119. Dopo il n. 31. Sesino (T.). ^ — ' KAROLVS • DI • FA • CLE • Come sopra. 1^—0 ROMANOR • IMPERATOR Come' sopra. Gnecchi pag. 119. Dopo il n. 31. Trillina (S.). ^ — CAROLVS-IMPE Busto di Sant'Ambrogio fra S-A (nessun punto sulle iniziali). ^ — Senza leggenda. Aquila bicipite coronata. Gnecchi pag. 120. Dopo il n. 34. Trillina (S.). ^ — CAROLVS • IMPE Busto di Sant'Ambrogio come so- pra fra S-A 9^ — Senza leggenda. Aquila bicipite coronata fiancheg- giata da due punti alle teste, di altri due punti ai piedi e con un punto sotto la coda fra le ini- ziali K-V Gnecchi pag. 120. Dopo il n. 35. Trillina (T.). & — CAROLVS • IMPE Busto di Sant'Ambrogio come • • sopra fra SA PI) — Senza leggenda, aquila e. s. fra K-V Gnecchi pag. 120. Dopo il n. 35. VARIANTI INEDITE DJ MONETE ITALIANE 547 Trillina (S.). ^ - * KAROLVS • ROMANOR Croce gigliata. 9 — * IMPERATOR « Nel campo • K • • Gnecchi pag. 77. Suppl. Dopo il n. 16. Trillina (T.). ^ — « KROLVS - ROMANOR ^ Croce gigliata con un punto alle estremità dei bracci. 9 — * IMPERATOR « Nel campo K Gnecchi pag. 120, Dopo il n. 38. Filippo II (1556- 1598). Doppia (S.). ^' — • PHI • REX • HISPANI • ET • C Mezzo busto radiato a destra. AU'esergo • 1582 • pf — MEDIO • LANI • D Stemma inquartato. Gnecchi pag. 79. Suppl. Dopo il n. 5. Doppia (S. e T.). B' — . PHI • REX • HISPA • ET • C • Mezzo busto radiato a destra. AU'esergo 1593 ^ — MEDIOL ANI • DVX Stemma inquartato. Gnecchi pag. 124. Dopo il n. 20. Scudo d'oro del Sole (S.). & — PHILIPPVS REX • ETC Testa radiata a sinistra. Al di- sopra il Sole, li — MEDIO LANI • D Stemma ovale inquartato. Al disopra Corona coi due rami. Gnecchi pag. 125. Dopo il n. 26. Ducatone (T.). B' - PHILIPPVS • REX HISPANIARVM Busto corazzato a destra. Testa nuda. 9 — • DVX • MEDIO • • LANI • ET • C • Stemma inquartato. Al disopra Corona coi due rami. Gnecchi pag. 126. Dopo il n. 32. Ducatone (S.). ^ — PHILIPPVS- REX HISPANIARV Busto come sopra. 9 — DVX • MEDIO • LANI ■ ET-e • Stemma come sopra. Gnecchi pag. 126. Dopo il n. 33. 54.8 M. STRADA-P. TRIBOLATI Ducatone (S.)- ^ — PHILIPPVS • REX • HISPANIARVM Busto come sopra fra 15-82 P — • DVX • MEDIO • LANI • ET-e • Stemma come sopra. Gnecchi pag. 127, Dopo il n. 38. Ducatone (S.). 3' — • PHILIPPVS • REX • HISPANIARVM Busto come sopra fra 15-85 9! — • DVX • MEDIO • • LANI - ET • C Stemma come sopra. Gnecchi pag. 127. Dopo il n. 40. Ducatone (S. e T). ^ — PHILIPPVS- REX • HISPANIARVM Busto come sopra fra 15-88 ^ — DVX • MEDIO • LANI • ET • C • Stemma come sopra. Gnecchi pag. 127. Dopo il n. 41. Ducatone (S.). ^ — PHILIPPVS ^ REX ^ HISPANIÀR Busto e. s. a destra, sotto ^ 1591 ^ p — DVX ^ MEDIO ^ LANI * ET * C • Stemma e. s. Gnecchi pag. 128. Dopo il n. 42. Ducatone (S.). B' — ® PHILIPPVS ® REX * HISPANIA * Busto come so- pra, sotto 1599 1> — ® DVX ® MEDIO • LANI * ET * C -S» Stemma e. s. Gnecchi pag. 129. Dopo il n. 49. Mezzo Ducatone (S. e T.). ;& — (testina di S. A ) PHILIPPVS • REX • HISPANIARVM Busto corazzato e coronato a destra. ^ — • DVX • MED • lOLANI • Stemma coronato colle armi reali di Spagna e Milano. Gnecchi pag. 129. Dopo il n. 52. VARIANTI INEDITE DI MONETE ITALIANE 549 Mezzo Ducatone (T.). B' — (testina di S. A.) PHILIPPVS REX • HISPANIARV Busto come sopra. ^ — DVX • MED lOLANI Stemma come sopra. Gnecchi pag. 129. Dopo il n. 52. Mezzo Ducatone (T.). Tipo di ^ inedito. B' — (testina di S. A.) PHILIPPVS • REX • HISPANIARVM Busto corazzato e coronato a destra. ^ — • • DVX • MED lOLANI • • Stemma coronato colle armi reali di Spagna e nel centro quelle di Milano, contornato da drappeggi ed ornati (conio artistico accuratissimo). Gnecchi pag. 129. Dopo il n. 52. Mezzo Ducatone (S.)- B^ — (testina di S. A.) PHILIPPVS • REX • HISPANIARVM Busto corazzato e coronato a destra, ai lati delia testa due fiamme a sei raggi. 9 — • MEDIOL ANI • DVX Stemma coronato colle armi di Milano, Leone e Castiglia. All'esergo « 55 • Gnecchi pag. 129-130. Dopo il n. 53. Mezzo Ducatone (S.). ^' - * PHILIPPVS • REX • HISPANIARVM Busto corazzato a destra. Testa nuda. ^ — • MEDIOLANI • DVX • ET • C Stemma coronato e m- quartato coU'aquila e la biscia. Gnecchi pag. 130. Dopo il n. 55. 70 550 M. STRADA-P. TRIBOLATI Mezzo Bucatone (S.). ^ — (testina di S. A.) PHILIPPVS • REX • HISPANIARVM Busto come sopra fra 15-79 I^ ~ DVX • MEDI OLANI • ETC Stemma come sopra, al- l'esergo • 1579 • Gnecchi pag. 130-131. Uopo il n. 61. Mezzo Ducutone (S.). ^ - (testina di S. A.) PHILIPPVS • REX • HISPANIARVIVI Busto e. s. fra 15-82 (cifre piccole). I^ — • DVX • MEDIOLANI • ET • C • Stemma come sopra. Gnecchi pag. 131. Dopo il n. 63. Mezzo Bucatone (S.). ^ — ^ PHILIPPVS • REX • HISPANIARVM Busto come sopra fra 15-88 ^ - • DVX • MEDIOLANI • ET • C • Stemma come sopra. Gnecchi pag. 131. Dopo il n. 66. Mezzo Bucatone (S.). ^ — PHILIPPVS REX ET-e MLI DVX Busto corazzato a si- nistra. Testa nuda. I^ — • SAN • AMB • Il Santo in piedi su di una nube in atto di percuotere gli eretici. Gnecchi pag. 131. Dopo il n. 67. Quarto di Bucatone (S.). ^ — * • PHI • REX • HISPANIARVM • • Busto corazzato e ra- diato a destra. 'i^ — MEDIO ANI • DVX Stemma coronato colle armi di Milano, Leone e Castiglia. Gnecchi pag. 132. Dopo il n. 71. Quarto di Bucatone (T). ;B' — (testina di S. A.) PHILIPPVS • REX • HISPANIAR Busto corazzato a destra. Testa nuda. VARIANTI INEDITE DI MONETE ITALIANE 55I ^ — DVX MED lOLANI Stemma coronato colle armi reali di Spagna e nel centro quelle di Milano. Gnecchi pag. 132. Dopo il n. 70. Grosso da soldi due e mezzo (S.). 1^ — DVX • ME DIOLANI Stemma inquartato. Al disopra Corona da cui sortono due rami. 9 — S • AMBRO SIVS • Il Santo seduto col pastorale e slaftìle. Gnecchi pag. 135. Dopo il n. 92. Se sino (S. e T.). & — PHILIPPVS • REX • ET-€r Busto corazzato a sinistra. Testa nuda. ^ — ® MEDIOLANI • DVX Croce ornata. Gnecchi pag. 136. Dopo il n. 100. Parpagliola (T.). ^ - PHI • REX • HISP • MED • DVX Busto corazzato a de- stra. Testa nuda. 5/ — • DONVM • DEI • 1594 • all'esergo • MED • Nel campò fascio di spighe. Gnecchi pag. 136. Dopo il n. 98. Trillina (S.). /B' — PHI ■ REX • MED • DVX Le armi di Milano, inquartate. Ri) — DON VM • DEI • 1593 L'abbondanza seduta a sinistra con una cornucopia, all'esergo • B • Gnecchi pag. 88. Suppl. Dopo il n. 51. Trillina (S.). -B' — ® REX • HISPANIARVM Nel campo F con una rosetta a sinistra. AI disopra Corona coi due rami. I^ — ^ MEDIOLANI • DVX Le armi di Milano inquartate. Gnecchi pag. 137. Dopo il n. 105. 552 M. STRADA-P. TRIBOLATI Filippo III (1598-1621). Ducaione (S.). Tipo inedito. ^ — PHILIPPVS * Ili ^ REX * HISPAN * Busto corazzato e radiato a destra. Sotto 4f 1608 ^ P — MEDIOLANI DVX ET • C • Stemma coronato e in- quartato colle armi di Milano. L'Aquila ha le ali alzate in atto di volare. Questo ducatene, secondo il nostro modesto parere, devtsi con- siderare più che un tipo diverso, un primo progetto di ducatone che poi si rinunciò a coniare. Infatti il busto di Filippo III, corazzato e pa- ludato, è il medesimo che si osserva sui Filippi da 100 soldi coniati nel 1604 e 1605, salvo la corona radiata propria dei ducatoni. È evidente che questo progetto del 1608 venne abbandonato e sostituito col tipo comune (Gnecchi, tav. XXIX, n. 3) che pure ha la data del 1608. Bucatone (S.). & — PHILIPPVS III REX HISPANI Busto corazzato e ra- diato a destra. Sotto 1608 I^ — MEDIOLANI DVX ETC Stemma coronato e inquartato coH'Aquila e la Biscia. Gnecchi pag. 140. Dopo il n. 17. Ducanone (S. e T.). B' - PHILIPPVS III REX HISPAN Busto, ecc., e. s. ^ — MEDIOLANI DVX ET C- Stemma e. s. Gnecchi pag. 141. Dopo il n 20. VARIANTI INEDITE DI MONETE ITALIANE 553 Mezzo Ducatone (S.). B' — PHILIPPVS III REX HISPANIA Busto come sopra a destra, sotto -1611 • P — MEDIOLAN • DVX- T • C • Stemma come sopra. Gnecchi pag. 142. Dopo W n. 27. Filippo (S.). ^' — PHILIPPVS • HI • REX • HISP • Busto corazzato a destra Testa nuda, sotto • 1604 • I^ — MEDIOLANI • DVX • ET • C Stemma coronato colle armi di Spagna e nel centro quelle di Milano, all'esergo • 100 • Gnecchi pag. 143 Dopo il n. 33. Filippo (S. e T.). ^ — ■ PHILIPPVS • Ili • REX • HISPA • Busto come sopra, sotto • 1605 • :^ — MEDIOLAN • • DVX • ET • C Stemma come sopra, al l'esergo"- 100 • Gnecchi pag. 143. Dojk) il n. 34. Da soldi dieci (T.). B' — ■ PHILIPP • III • REX • HISP • Busto e. s., sotto 1604 R) — MEDIOLA DVX • ET • C • Stemma e. s., all'esergo • 10- Gnecchi, pag. 144-145., Dopo il n. 44. Da soldi dieci (T.). B' PHILIPPVS III REX HISPAN Busto e. s., sotto 1614 ^ — DE CAELO FORTITVDO Sant'Ambrogio a cavallo galoppante a destra, in atto di percuotere due guerrieri stramazzati sotto il cavallo (la mancanza del 10 all'esergo probabilmente è dovuta al dia- metro ridotto della moneta). Gnecchi pag. 145. Dopo il n. 48. Parpagliola (S.). -B* — MEDIO LANI • D • Stemma inquartato coU'Aquila e la Biscia. Al di sopra Corona coi rami, l'Aquila ha le ali alzate in atto di volare. 554 M. STRADA-P. TRIBOLATI ^ — PROVIDENTIA La Provvidenza in piedi appoggiata ad una colonna, volta a sinistra colla bacchetta tocca il globo a terra. All'esergo 1608 Gnecchi pag. 146. Dopo il n. 51. Parpagliola (S.). Tipo di p inedito. ^ ? • MEDIO LANI • D • Stemma inquartato come sopra, l'Aquila ha le ali abbassate. — PROVIDENTIA La Provvidenza in piedi volta a si- nistra colia bacchetta tocca il globo a terra, il braccio sinistro della Provvidenza in luogo di ap- poggiarsi come solitamente alla colonna, che manca completamente, tiene sollevati i drappeggi del manto. Gnecchi pag. 146. Dopo il n. 52. Parpagliola (T.). /B^ — MEDIO LAMI • D • Stemma inquartato come sopra ; l'Aquila ha le ali aperte in atto di volare. ^ — PROVI DENTIA • all'esergo • ® • La Provvidenza in piedi, appoggiata ad una colonna, col petto e le braccia nude, volta a sinistra colla bacchetta tocca il globo. Gnecchi pag. 146. Dopo il n. 53. Parpagliola (S. e T.). ^ — MEDIO LANI • D • Stemma come sopra. I^ — PROVIDENTIA La Provvidenza come sopra, all'esergo. Gnecchi pag. 146 Dopo il n. 53. nulla VARIANTI INEDITE DI MONETE ITALIANE 555 Sesino (S.) ^ — PHILIPP • III • REX • HISP Busto corazzato a destra, testa nuda. 9 — MEDIOLANI Croce gigliata. Gnecchi pa^. J46. Dopo il n. 55. Sesino (T.). • ^ — PHILIP • III • REX • HI ■ Busto come sopra. I^ — « MEDIOLANI • DVX ••£•€• Croce gigliata. Gnecchi pag. 92. SuppK Dojk» il n. 19. Trillina (S. e T.). -B' — Nel campo in due righe PHI- • III • Al disopra un punto e Corona coi due rami. 1^ — Senza leggenda. Mezza figura di Sant'Ambrogio col pastorale e staffile. Ai lati della testa S-A Gnecchi pag. 146-147. Dopo il n. 58. Trillina (T.). & — Come sopra, ai lati della Corona due punti. 9 — Come sopra, ai lati di Sant'Ambrogio S-A Gnecchi pag. 146- 147. Dopo il n. 58. Denaro (S.). /©' — HISPA MAR • R Nel campo monogramma di PHI- LIPPVS coronato e sotto III. ^ — SAMBROSIVS Busto del Santo. Gnecchi pag. 147. Dopo il n. 60. Denaro (T.). ^ — HISPA NIARR- Come sopra. ^ — SAMBROSIVS- Come sopra. Gnecchi pag. I47. Dopo il n. 60. Quattrino (S). /B' — PHILIPP • III • REX • HIS • Busto corazzato a destra. Testa nuda, 9 — MEDIOLANI DVX- "E- CLearmi di Milano inquartate. Gnecchi pag. 93. Suppl. Dopo il n. 24. 556 M. STRADA-P. TRIBOLATI Quattrino (T.). ^ — PHILPP- III • REXHIS Come sopra, t^ — ^ MEDIOLANI • DVX • "E • C Come sopra. Gaecchi pag. 93. Suppl. Dopo il n. 24. Quattrino (S.). ^ — PHILIPP • III • REX • HI Busto e. s., sotto 1606 ^ — • MEDIOLANI • DV Come sopra. Gnecchi pag. 93. Dopo il n. 26. Filippo IV (1621-1665). Filippo (S.). ,& — * PHILIPPVS ¥: IMI * REX ^ HISPANIARVM • Busto co- razzato a des. Testa nuda, sotto il busto • 1657 • 1^ — ^ MEDIOLANI ^ - -Jt DVX * ET * C ^ Stemma reale di Spagna colle armi di Milano nel centro, sopra Corona, al basso *^* *^* Gnecchi pag. 95. Suppl. Dopo il n. 8, Filippo (S.). ^ — ¥: PHILIPPVS ^ mi ^ RE * HIPANIARVM * Busto come sopra, sotto ^ 1657 ^ l^ — Come sopra. Gnecchi pag. 95. Suppl. Dopo il n. 8. Filippo (T.). ^' — * PHILIPPVS ^ llll ^ REX * HISPANIARV Busto e. s., sotto • 1657 • ti! — Come sopra, ma con le stelle a cinque raggi. Gnecchi pag. 153. Dopo il n. 43. Filippo (S.). i£f ~ ^ PHILIPPVS * llll ¥: REX * HISPANIAR ^ Busto e s., sotto ^ 1657 ^ 1^ — -Jf MEDIOLANI * - -Jf DVX * ET ^ C * Stemma e. s. Gnecchi pag. 155. Dopo il n. 45. Quadrino (S.). ,Ì3' — -PHILIPP • llll • REX • H • Busto corazzato a destra. Testa nuda. I^ — MEDIOLANI • DVX • ET • C • Biscia coronata. Gnecchi pag. 159. D.po il n. 71. VARIANTI INEDITE DI MONETE ITALIANE 557 Quattrino (T). B' — PHILIPP • ini REX • H • Busto come sopra. 9 — MEDIOLANI • DVX • "E • C • Biscia coronata. Gnecchi pag. 159. Dopo il n. 71. Quattrino (S.). B' — PHILIPPVS • IMI • REX Busto come sopra. ^ — MEDIOLANI • DVX • "EC Biscia coronata. Gnecchi pag. 159. Dopo il n. 72. Quattrino (S.). ^ - PHILIPP ini REX HIS Busto come sopra. 9* — ® MEDIOLANI DVX ET C • Le armi di Milano in- quartate. Gnecchi pag. 97-98. Suppl. Dopo il n. 21. Quattrino (T.). & — PHILIPP • IMI • REX Busto come sopra. 1> — ® MEDIOLANI • DVX • ET • C Stemma come sopra. Gnecchi pag. 97. Suppl. I)opo il n. ao. Carlo II e Maria Anna (1665-1676). Filippo (S.). ;& — * CAROLVS * Il » HISP * ET MARIA * ANNA * TVT * ET * G Busti accollati del Re e della Madre a destra. Sotto i busti * 1666 * "^ — * MEDIOLANI » » DVX * ET * C » Stemma reale di Spagna coronato colle armi di Milano nel centro. Gnecchi pag. 160-161. Dopo il n. 3. Mezzo Filippo (S.). ^' — * CAROLVS II • HISP • REX • ET • MARIA • ANNA TVT • G • Busti accollati e. .*!., sotto • 1666 • ^ — MEDIOLA NI • DVX • "E • C • Stemma come sopra. Gnecchi pag. 161. Dopo il n. 4. Ottavo di Filippo (S.). 3 — • CAROLVS • Il • H • REX • ET • MARIA ANNA • T • ET • G • Busti accollati e. s., sotto • 1666 • ^ - • MEDIOLANI • • DVX • ET • C • Stemma e. s. Gnecchi pag. i6i. Dopo il n. 9. 7« 558 M. STRADA-P. TRIBOLATI Carlo II (1676- 1700). Filippo (S. e T.). ,B' — . CAROLVS • il • REX • HISPANIARVM • Busto coraz- zato a d. Testa nuda, sotto il busto • 1676 • .*. 9 — • MEDIOLANI • • DVX • ET • C • Stemma reale di Spa- gna coronato colle armi di Milano nel centro. Gnecchi pag. 163. Dopo il n. 5. Filippo (S.). ^' - CAROLVS • Il • REX • HISPANIARVM Busto come sopra . 1676 . .-. r^ — MEDIOLANI • • DVX • ET • C • Stemma e. s. Gnecchi pag. 163. Dopo il n. 5. Filippo (T.). B — • CAROLVS • Il • REX • HISPANIARVM • Busto come sopra • 1694 • .'. l^ — MEDIOLANI • • DVX • ET • C • Stemma come sopra. Gnecchi pag. 163. Dopo il n. 7. Mezzo Filippo (S. e T.). B' - . CAROLVS • Il • REX • HISPANIARVM Busto come sopra • 1676 .•. r^ — MEDIOLANI • • DVX • ET • C • Stemma e. s. Gnecchi pag. 164. Dopo il n. 12. Mezz.o Filippo (S. e T.). B' — CAROLVS- Il • REX- HISPANIARVM Busto come so- pra • 1694 • .*. \)> — MEDIOLANI • • DVX • ET • C - Stemma e. s. Gnecchi pag. 164. Dopo il n. 13. Mezzo Filippo (S.). B — • CAROLVS • Il • REX - HISPANIARV Busto come so- pra 1694 .-. l^ — Come sopra. Gnecchi pag. 164. Dopo il n. 13. Quarto di Filippo (T.). ^ — • CAROLVS • Il - REX - HISPANAAR • Busto come so- pra • 1676 • \^ — MEDIOLANI - - DVX • ET • C - Stemma e. s. Gnecchi pag. 165. Dopo il n. 15. VARIANTI INEDITE DI MONETE ITALIANE 559 Ottavo di Filippo (S. e T.). ^ — ' CAROLVS • Il • REX • HISPANIA • Busto come sopra • 1676 . R) — • MEDIOLANI • • DVX • ET • C • Stemma e. s. Gnecchi pag. 165. Dopo il n. 19. Soldino (S.). ^ - CAROLVS • li • REX • HIS Busto come sopra 1676 ^ - • MEDIOLANI • DVX • ET • C Croce gigliata. Gnecchi pag. 166. Dopo il n. 2^. Quattrino (S.). B' - ' CAROLVS • Il • REX • H • Busto come sopra. ^ — • MEDIOLANI • DVX • ET • C • Biscia coronata. Gnecchi pag. 166. Dopo il n. 27. Quattrino (S. e T.). ^ — • CAROLVS • Il • REX • H • Busto come sopra. P — In una ghirlanda d'alloro in due righe MLNI DVX Al disopra corona. Gnecchi pag. 166. Dopo il n. 29. Quattrino (S.). B' - CAROLVS II REX H Busto come sopra. 1^ ~ Come sopra. Gnecchi pag. 166. Dopo il n. 29. Filippo V (1700-1713). Filippo (S.). iy — • PHILIPPVS • V • REX • HISPANIAR Busto corazzato a destra. Testa nuda, sotto il busto • 1702 • 1^ — MEDIOLANI • • DVX • ET • C • Stemma reale di Spagna coronato colle armi di Borbone e MiUno, Gnecchi pag. 167. Siippl. Dopo il n. i. Filippo (T.). ^ — ' PHILIPPVS • V • REX • HISPANIAR • Busto come so- pra • 1702 ■ ^ — MEDIOLAM • • DVX ET • C Stemma come sopra. Gnecchi pag. 167. Dopo il n. i. 56q> m. strada-p. tribolati Carlo III e VI (1702-1740) Filippo (S.). B' — • CAROLVS • III • REX • HISPANIAR Busto corazzato a destra. Testa nuda, sotto il busto • 1707 • ^ — MEDIOLANI • • DVX • ET • C • Stemma reale di Spa- gna, coronato, nel. centro le armi di Milano. Gnecchi pag. 170. Dopo il n. 6. Filippo (S. e T.). ^ — • CAROLVS • III • REX • HISPANIAR • Busto come so- pra • 1707 • ^ • MEDIOLANI • • DVX • ET • C • Stemma e. s. Gnecchi pag. 170. Dopo il n. 6. Filippo (S.). ^ — ' CAROLVS • III • REX • HISPANIAR • Busto come so- pra, sotto • 1707 • 1$ — MEDIOLANI • DVX • ET • C • Stemma e. s. Gnecchi pag. 170. Dopo il n. 6. Dieci soldi T.). ,1> — • CAROLVS • VI • R • IMP • HISP • REX • Mezzo busto corazzato e laureato a destra. I^ — In cornice in tre righe • MLNI • - DVX - 1713 Al disopra Corona Imperiale. All'esergo X Gnecchi pag. 174. Dopo il n. 32. Dieci soldi (T.). ^ — CAROLVS • VI • IMP • ET • HIS • REX Come sopra. Al- l'esergo • 1727 • I^ — • MEDIO • • DVX • ET • C • All'esergo X Gnecchi pag. 174. Dopo il n. 36. Cinque soldi (T.). ^' - CAROLVS • VI • D • G • IMP • ET • C • 1722 • Aquila bicipite coronata colle armi di Milano in petto. ^ — *• S • AMBROSIVS ■»f • MEDIOLANI • Il Santo (mezza figura) col pastorale e staffile. ' Gnecchi pag. 174. Dopo il n. 27. Cinque soldi (T.). Come il precedente, coU'anno 1737 Gnecchi pag. 175. Dopo il n. 39. VARIANTI INEDITE, DI MONETE ITALIANE 561 Maria Teresa (1740-1780). Filippo (S.). B — :f MARIA • THERESIA • D • G REG- • HUN • BOH • ARC • AUSI Busto diademato a destra. I^ — • MEDIOLANI • • DUX • ET • C • Stemma Imperiale coronato, colle armi di Milano nel centro. Al di sotto 1749 Gnecchi pag. 180. Dopo il n. 8. Venti soldi (T.). /B' — • MA • THERE • D • G • IMP R • H • B • ET • C Busto come sopra, sótto • 1762 • ^ — • MEDIOL • • DUX • ET • C Stemma coronato, inquar- tato, colle armi di Milano, sotto XX Gnecchi pag. 179. Dopo il n. 18. Dieci soldi (S.). ©' — MA • THER D G • IMP R H • B • ETC Busto come sopra, sotto • 1762 • ^ — • MEDIOL • DUX • ET • C Stemma e. s., sotto X Gnecchi pag. 180. Dopo il n. 23. Dieci soldi IT.I. 'B' — MA • THER • D • G IMP R • H • B • ET • C Busto come sopra, sotto • 1762 • 9 — • MEDIOL • • DUX • ET • C • Stemma e. s., sotto X Gnecchi pag. 180. Dopo il n. 23. Giuseppe II (1780-1790). Zecchino per l'Austria (S.). Inedito. ^ - lOS II • D • G • R • I • S A • GÈ • HV • BO REX • Testa laureata a destra. AlTesergo M 9 — ARCH AD- BVRG • LOTH • M • D • H • 1786 • Aquila bicipite coronata, con in petto Stemma di Lorena coronato. Gnecchi pag. 195. Dopo il n. 45. Zecchino per l'Austria (S.). Inedito. Come il precedente, anno 1787. 562 M. STRADA-P. TRIBOLATI Francesco II (1792-1797). Trenta soldi (T.). J ' - FRANC • Il • D • G • IMP • S • ÀUG • & • H • ET ■ B • REX • A • A • Testa laureata a destra. ^ — MEDILANI [sic] DUX • 1794 • Nel campo Stemma co- ronato e inquartato colle armi di Milano. Nel centro scudino d'Austria. AU'esergo SOLDI • 30 Gnecchi pag. '.99. Dopo il n, 5. Giovanni Galeazzo Maria Sforza (1481). Doppio Testone d'oro [gr. 6,95] (S.). ^ - (testina di S. A.) IO - G3 - M - SF - VICECOS - DVX - MLI ^ SX > Busto corazzato del duca a destra col berretto. P — * ^ PP ^ ANG-LE ^ >• Q3 ^ COS ^1-^^ Stemma inquar- tato coll'Aquila e la Biscia, sormontato da due cimieri, quello di sinistra, coronato, terminato dal drago Visconteo alato, quello di destra da un mostro cristato con testa umana che tiene negli artigli un anello. Gnecchi pag. 86. Dopo il n. 3. M. Strada -P. Tribolati. STUDI SULLA NUMISMATICA DI CASA SAYOJA Memoria XIV. Alcuni cenni e dati statistici sulla cartamoneta dei Re di Sardegna (i>. Portando il mio modesto contributo al plebiscito indetto pel giubileo storico-scientifico dell'Uomo illustre e beneme- rito che si vuole onorare, ho pensato dare un cenno super- ficiale e sommario del lavoro che spero potere tra non molto rendere di pubblica ragione. E come una primizia di quanto mi riservo dettagliata- mente esporre, e che mi costò lunghi anni di assidue ri- cerche , coronate alfine da un successo che non osavo sperare. Coltivando fin dai tempi della mia gioventù gli studi sulla numismatica, e avendo posto mano a una speciale rac- colta delle monete della R. Casa di Savoia, mi parve a un tratto che questa non potesse considerarsi omogenea, se alla serie metallica non faceva andare di conserva la carta- moneta. Non parlo della carta-moneta moderna, che è estra- (i) Memoria inserita nel volume: Miscellanea di studi sforici, oreria. al barone Antonio Manno, senatore del Regno, per omaggio del suo Giubileo scientifico. N. d. D. 564 A. F. MARCHISIO nea alla scienza come all'arte, e che fu emessa da Banche commerciali, da privati, ecc.; parlo di quella storica e inte- ressante, per la novità e per l'arte, che vide il Piemonte nel secolo XVIII, sotto tre dei suoi sovrani, Carlo Ema- nuele III, Vittorio Amedeo III e Carlo Emanuele IV. Sono assai noti e comuni gli esemplari della carta- moneta della fine del secolo XVIII, e più particolarmente quelli del periodo rivoluzionario, perchè i torbidi e le defi- cienze dell'erario portarono il rinvilio della fiducia ad un punto da rendere alla carta il valore della carta; per cui ogni famiglia signorile conserva, pagati alla pari, e prescritti nei forzieri, biglietti da L. 200, L. 100 e L. 50, colla data 1° settembre 1799, e che rammentano solo dolorose vicende pubbliche e private. Meno conosciuti, alcuni rarissimi e pressoché introvabili, sono i biglietti di credito anteriori alla rivoluzione, e spe- cialmente quelli creati da Carlo Emanuele III, nei primi anni del suo regno. Di questi biglietti alcuni sono ridotti a un esemplare solo, e si conservano al R. Politecnico di Torino, assieme a prove in piombo di monete, in seguito alla con- segna che ne fece a quell'Istituto l'Archivio Camerale, che è la IIP sezione del nostro Archivio Piemontese, ed anche in parte la R. Accademia delle Scienze. Il R. Politecnico conserva altresì molti rami che servi- rono alle incisioni delle varie specie di biglietti; ma questi rami sono ormai logori e guasti, sia per l'ingiuria del tempo, sia per l'uso fattone in occasione di copiose emissioni ; tan- toché non sarebbe ora possibile trarne nuovi disegni che ricordino gli antichi. I fogli, coi disegni proposti, in forme svariate, quelli approvati per la carta-moneta, ma ancor ver- gini, i registri a madre figlia dei biglietti datati, quelli con le firme dei Mastri Auditori , quelli staccati dai contro- biglietti, quelli non emessi, o ritornati all'erario, furono og- getto di scempio nella prima metà del secolo XIX, e ser- virono a legare mazzi di carte d'Archivio; alcuni superstiti esemplari sono ora gelosamente conservati nel R. Politecnico, il quale possiede la più importante serie della carta-moneta dei Re di Sardegna, avendo 45 su 52 dei vari tipi di bi- glietti, compreso quello per la Sardegna da L. 50, colla data STUDI SULLA NUMISMATICA DI CASA SAVOIA 565 1° agosto 1780, di cui si fece un solo esemplare. Quando la mia raccolta, che ha 43 tipi, fu giunta a tale grado di com- plemento> mi parve venuto il tempo di preparare una pub- blicazione che tutta la serie di così interessante ramo della numismatica salvasse dall'oblio. Per tale pubblicazione, af- finchè rispondesse a ogni esigenza, occorrevano tre elementi: i" Legislazione. 2" Descrizione. 3*» Figura. Quanto alla parte legislativa non ho avuto che a fare il mestiere facile e tedioso del copista, trascrivendo dal Du- boin (i) quanto alle varie emissioni di carta-moneta si riferiva. Per la descrizione occorreva aver sott'occhio gli origi- nali, e questa fu fatta coll'esame di tutte le raccolte che potei conoscere, e che a vicenda si completavano. Per quanto però non mi appagassi delle relazioni di gentili e intelligenti corrispondenti, ma volessi controllare de visu ogni tipo non posseduto, fino a opera compiuta, trat- tandosi di incisioni svariate, di cui molte di pregio artistico, e tutte di buon gusto, ritenni che non solo il lavoro sarebbe stato monco se limitato a una arida descrizione scritta, ma che una serie completa di tavole si imponeva. Mi rivolsi pertanto al mio amico cav. avv. Secondo Pia (a cui si deve la miracolosa, è giusto il termine, fotografia della SS. Sin- done, a cui tanto si è il barone senatore Manno dedicato) e lo pregai che con quell'amore e valentia con cui aveva fo- tografato i migliori cimelii archeologici e artistici del Pie- monte e dell'Italia volesse pure ritrarrai, in grandezza na- turale, tutti i tipi di carta-moneta, ovunque si trovassero. L'opera riuscì degna dell'artista scienziato, e fu in tal modo che potei avere la serie completa dei tipi, sia a madre e figlia, che ritagliati e firmati, e che fui in g^ado di posse- dere un materiale che sarà la miglior parte del libro, di in- dole precipuamente iconografica ; quando un accordo sod- (1) Felice Amato Duboin : Raccolta per ordine di ntalerie delle Leggi, EdiUi, Patenti, Manifesti, ecc. Torino, tip. Luigi Arnaldi, 1852. V. t. XIX, voi. 21, lib. X, parte 11, pagina 1147 e segg. 7» 566 A. F. MARCHISIO disfacente sarà intervenuto fra l'autore disinteressato e un editore di buon volere, potranno gli studiosi trovar colmata una lacuna alla numismatica piemontese. Rimettendo pertanto o quel giorno, che mi auguro non lontano, la realizzazione di quanto sarebbe anche un giusto complemento all'opera grandiosa del nostro Augusto So- vrano, per la parte che riguarda le monete della Sua Casa, mi limito a dare qui l'elenco delle date di ogni biglietto fiduciario, coi rispettivi Editti e dati statistici, nel periodo di poco più di mezzo secolo, inaugurati in tempo di benessere economico, politico e morale, e strozzati fra le lacrime e il sangue della patria, e l'esilio del virtuoso monarca. R. Editto 26 settembre 1745 (i). Manifesto Camerale 23 ottobre 1745. Data del biglietto, i" gennaio 1746. per L. 600,000 „ 600,000 „ 1,000,000 „ 1,200,000 „ 600,000 per L. 4,000,000 Da L. 3,000 N. 200 » 1,000 „ 600 » 500 „ 2,000 » 200 „ 6,000 » 100 „ 6,000 Totale N, 14,800 R. Editto 17 maggio 1746. Data, 1° gennaio 1746. Da L. 200 N. 3,000 „ 100 „ 14,000 Totale N. 17,000 R. Editto 22 agosto 1746. Data, 1° gennaio 1746. Da L. 200 N. 3.500 „ 100 ;, 5,000 Totale N. 8,500 per L. 600,000 „ 1,400,000 per L. 2,000,000 per L per L. 1,200,000 700,000 500,000 (i) I biglietti, S( ttoposti all'approvazione, portano data alle volte anteriore, alle volte posteriore, alla data dell'Editto che ne ordina l'emissione; essi venivano preparati, datati, e si emettevano poi in base alle esigenze. STUDI SULLA NUMISMATICA DI CASA SAVOIA 567 R. Editto 15 settembre 1749- Manifesto Camerale, 16 gennaio 1750. Data, i** gennaio 1750. Da L. 200 N. 7,500 per L. 1,500,000 „ 100 „ 25,000 „ 2.500,000 Totale N. 32,500 per L. 4,000,000 R. Editto 15 luglio 1756. Manifesto Camerale, 22 luglio 1756. Data, 1° agosto 1756. Da L. 100 N. 10,000 per L. 1,000,000 „ 50 „ 20,000 „ 1,000,000 Totale N. 30,000 per L. 2,000,000 R. Editto 9 febbraio 1760. Manifesto Camerale 12 febbraio 1760. Data, 1° aprile 1760. Da L. 100 N. 10,000 per L. 1,000,000 „ 50 „ 20,000 „ 1,000,000 Totale N. 30,000 per L. 2,000,000 (i) R. Editto 12 marzo 1765, in seguito a R. Biglietto (per- duto) II dicembre 1764. Manifesto Camerale, 26 marzo 1765. Data, 1° gennaio 1765. Da L. 100 N. 30,000 per L. 3,000,000 „ 50 „ 20,000 „ 1,000,000 Totale N. 50,000 per L. 4,000,000 (i) Di questi biglietti avvennero le falsificazioni, di cui parlo più avanti. Il Re Carlo Emanuele III, dopo aver provvisto alla giusta puni- zione dei falsarli, ordinò che anche i contraflfatti fossero ritirati nelle casse dello Stato, e pagati come buoni, affinchè i suoi amati sudditi non soffrissero danno por la col^a di impiegati al Ministero, che tra- divano a un tempo la fiducia del Re e la buona fede del popolo. 568 A. F. MARCHISIO R. Editto 25 febbraio 1774. Manifesti Camerali, 27 maggio e 20 giugno 1774. Data, 1° aprile 1774. Da L. 100 50 N. 27,925 » 18,650 Totale N. 46,575 per L. 2,792,500 per L. 3,725,000 R. Editto 24 settembre 1776. Manifesto Camerale, 28 settembre 1776. Data, 1° ottobre 1776. Da L. 100 N. 15,000 per L. 1,500,000 R. Editto 19 marzo 1782. Manifesto Camerale, 8 maggio 1782. Data, 1° giugno 1781, Da L. loo N. 57.925 per L. 5,792,500 « 50 » 28,650 n 1,432,500 Totale N. 86,575 per L. 7,225,000 R. Editto 8 aprile 1788. Data, 1° luglio 1786. Da L. 200 N. 10,000 per L. 2,000,000 „ 100 „ 95.850 » 9,585,000 50 57.300 » 2,865,000 Totale N. 163,150 per L. 14,450,000 R. Editto 15 settembre 1792. Data, 1° ottobre 1792. a L. 200 N. 5,000 per L. 1,000,000 w 100 n 20,000 „ 2,000,000 »> 50 V 20,000 „ 1,000,000 Totale N. 45,000 per L. 4,000,000 STUDI SULLA NUMISMATICA DI CASA SAVOIA 569 R. Editto 8 marzo 1793. Data, 1° ottobre 1792. Da L. 50 n 25 N. 30,000 - 100,000 Totale N. 130,000 per L. 1,500,000 „ 2,500,000 per L. 4,000,000 R. Editto IO maggio 1793. Data, 1° aprile 1793. L. 600 N. 9,000 per L. 5,400,000 n 300 n 15.333 n 4.599,900 m 50 » 92,700 » 4,635,000 n 25 n 100,000 m 2,500,000 n 15 n 200,000 » 3,000,000 n IO n 200.010 n 2.000.100 Totale N. 617,043 per L. 22,135,000 R. Editto 19 novembre 1793. Data, !• aprile 1793. Da L. 15 IO N. 280,000 - 180,000 Totale N. 460,000 per L. 4,200,000 „ 1,800,000 per L. 6,000,000 R. Editto 8 dicembre 1793. Data, 1° luglio 1785 (O. Da L. 200 100 N. 17,500 r, 37.250 Totale N. 54,750 per L. 3,500,000 „ 3'725ooo per L. 7,225,000 R. Editto 22 aprile 1794. Data, 1° maggio 1794 e seguenti : da L. 1000 e da L. 500, a numero indefinito del Banco e del Monte di S. Se- (i) Tenuti in serbo più di otto anni e recanti l' interesse del 2 7^ 570 A. F. MARCHISIO condo, e separazione dell'amministrazione del Banco dal- l'amministrazione del Monte, con varie altre rilevanti- disposizioni. R. Editto 31 maggio 1794. Data, 1° giugno 1794. a L. 50 N. 160,000 per L. 8,000,000 ', 25 y) 120,000 » 3,000,000 » 15 » 140,000 V 2,100,000 „ IO N. 190,000 610,000 n L. 1,900,000 Totale 15,000,000 R. Editto 23 novembre 1794. Data, 1° ottobre 1794. Da L. 50 N. 100,000 P' er L. 5,000,000 V 25 » 100,000 » 2,500,000 >; 15 » 200,000 » 3,000,000 » IO » 150,000 }} 1,500,000 Totale N. 550,000 per L. 12,000,000 R. Editto 19 giugno 1795- Data, 15 maggio 1794. Da L. 100 N. 120,000 per L. 12,000,000 R. Editto IO settembre 1796. Data 1° aprile 1796. Da L. 50 . 25 N. 200,000 » 276,444 per L. 10,000,000 „ 6,911,100 Totale N. 476,444 per L. 16,911,100 Editto del luogotenente generale in Piemonte, 19 sett. 1799. Manifesto Camerale 19 settembre 1799. Data, 1° settembre 1799. STUDI SULLA NUMISMATICA DI CASA SAVOIA 57 1 Da L. 200 N. 30,cx)o per L. 6,000,000 .,100 ,, 70,000 ,, 7,000,000 „ 50 ,, 140,000 ., 7,000,000 Totale N. 240,000 per L. 20,000,000 Per la Sardegna : Editto del Viceré di Sardegna, 23 aprile 1793. Data 1° luglio 1780. Da L. 50 N. 30,000 per L. 1,500,000 (Di questi biglietti, con precedente Editto 19 settembre 1780, se ne erano posti in corso N. 6,000, per L. 300,000). Da scuti 5 = L. 12,50, sarde. Data 1° luglio 1781. N. 24,000 per L. 300,000. (Di questi biglietti, con precedente Editto 11 settembre 1781 se ne posero in corso N. 8,000, per L. 100,000. Indi vennero posti in corso parte dei restanti biglietti da L. 50, cioè N. 2,000, per L. 100,000 e tutti i rimanenti da L. 12.50 cioè N. 16,000 per L. 200,000. Totale L. 300,000 sarde (i). Esorbiterebbe dall'indole del presente scritto il fare qui discussione dei vari incisori e cooperatori, di concetto e di ordine, Lorenzo, Amedeo e Carlo Lavy, Stagnone, ecc. Mi siano concesse solo poche linee per gli artisti criminosi. Come le monete, anche la carta moneta trovò i suoi falsifi- catori. È noto fra gli studiosi il processo intentato nel 1764 al conte Stortiglioni, ed a Vincenzo Renato Lavini, da Ver- celli, istigatore il primo, esecutore il secondo, del false. (i) Una fra le più importanti raccolte italiane privale di cartamo- neta è quella del signor Isaia Volente, di Milano. Questi pubblicò nel 1907 [Bollellino Haliano di Numismatica, n. io) un programma di Ca- talogo, con sensate osservazioni. Nel 1908 {Boli. Hai. di Num., n. 9) l'elenco di molti biglietti Piemontesi a sua conoscenza, coi relativi Editti, e nella Rivista Ilaliana di Numismatica dello stesso anno una breve memoria sulla cartamoneta italiana, nel fascicolo d'omaggio alla memoria di Solone Ambrosoli. 572 A. F. MARCHISIO Augusto Dufour e Francesco Rabut, in una monografia sulla prigione di Stato di Miolans, parlano dettagliatamente del Lavini, che adoperò così male il suo ingegno spiccato, sal- vandosi dal capestro per grazia Sovrana, relegato nel Ca- stello che accolse molti nomi famosi fra le sue mura. Riser- vandomi dare maggiori dettagli del lavoro accennato, rimando chi può interessarsi all'argomento alle pagine 296 e seguenti del Tomo XVIII delle Mémoires et documents publiés par la Société Savoisienne cChistoire et d'archeologie^ ove la biogra- fia di quell'infelice figura fra 186 biografie dei suoi piìi fa- mosi compagni di sventura. A. F. Marchisio. NECROLOGIA ROBERTO MOWAT. II 14 novembre scorso nella grave età di 90 anni, moriva a Parigi il Comandante Roberto Knight-Mowat. «3B^^8fc Avevo avuto l'occasione di conoscerlo alla Biblioteca na- zionale circa trent'anni sono e da allora non cessò più la nostra buona relazione. Più l, o meno attiva la nostra cor- rispondenza, durò continua- mente da allora fino a pochi mesi sono. Al principio ero affatto nuovo all'arringo nu- mismatico ; a lui chiedevo pareri sui miei primi lavori, che spesso gli sottoponevo prima di pubblicarli, ed egli mi fu sempre eccellente consi- gliere e maestro; in seguito si discusse e talvolta anche le nostre opinioni non combaciarono, come ne fanno fede taluni nostri scritti ; ma l'amicizia non cessò mai. Io non passai una sola volta da Parigi senza rendergli una visita là nel suo romito e modesto domicilio di Rue des Feuillantines, più si- mile a un chiostro che a una dimora di grande città, ed ora scrivo queste poche righe di memoria coH'affetto di vec- chio amico e con la devozione di discepolo. 73 574 NECROLOGIA Roberto Mowat era per eccellenza storico e critico e appunto come tale trattò la Numismatica. Non si accinse a nessun'opera di lena, ma prescelse le brevi memorie, stu- diando molti problemi e sciogliendone parecchi con molta finezza di giudizio e acutezza d'ingegno. E così arricchì dei numerosissimi suoi articoli molte riviste francesi, fra le quali tiene il primo posto la Revue Numtsmatique e pa- recchie forastiere, fra cui primeggia la nostra Rivista. La sua bibliografia è tanto lunga che non mi è possibile darla qui per intero, come avrei desiderato. Quasi un centinaio di articoli numismatici furono già elencati dal Mazerolle nella Gazette Numismatique del 1905, nella memoria relativa al Comra. Mowat e un'altra ventina almeno vi sarebbero da aggiungere dal 1905 ad oggi. Essi occupano un periodo di 35 anni, trattando numismatica greca, romana, francese ed altre, ma sempre con predilezione per la serie romana. In- cominciarono nel 1877 con una memoria sull'imperatore Ot- tone e il Senato romano, pubblicata nei Mélanges de Numi- smatique di Saulcy, Barthélémy e Hucher e chiusero que- st'anno stesso, 1912, con due articoli di argomento romano nella Revue, con altro greco romano nella Rivista Numisma- tica di Buda Pest e con la recensione che volle fare de' miei " Medaglioni „ nella nostra Rivista, recensione tanto gentile e tanto benevola, che chiaramente lascia trasparire come assai più l'amicizia che la critica gli abbia guidato la penna. Francesco Gnecchi. BIBLIOGRAFIA LIBRI NUOVI E PUBBLICAZIONI Corpus Nummorunt Italicoriim. Primo tentativo di un Cata- logo Generale delle Monete medievali e moderne co- niate in Italia o da Italiani in altri paesi. — Volume III, Liguria, Isola di Corsica. — Roma, Tipografia della R. Accademia dei Lincei proprietà del cav. V. Salviucci, 1912, in-4°, pag. 620 e XXIX tavole. Di questo terzo volume dell'opera felicemente iniziata e alacremente proseguita sotto l'alta direzione del nostro Augusto Sovrano parrebbe di aver detto tutto affermando che è fatto con lo stesso sistema e la stessa diligenza degli altri due che avemmo occasione di esaminare. Esso comprende le zecche della Liguria, all' infuori di quelle che, per l'adottata distribuzione geografica conforme alla odierna divisione amministrativa, furono incluse nel se- condo volume perchè ora appartengono a circondari del Pie- monte, e quelle della Corsica. Le monete descritte minuzio- samente ascendono a 5241, di cui 563 sono riprodotte in ventinove tavole. Contiene quindi un materiale più copioso assai dei due precedenti quanto alle descrizioni ma più scarso quanto alle riproduzioni. Questo fatto è dovuto principal- mente alla serie genovese, che, come avviene in generale per le zecche mercantili italiane, con la costante uniformità dei tipi porge minore occasione di riprodurre monete quasi sempre identiche meno le differenze di sigle o di anni. E in vero mentre le monete genovesi descritte sono 4587, ossia rappresentano l'ottantasette e mezzo per cento della totalità 576 BIBLIOGRAFIA del volume, quelle riprodotte sono soltanto 390 ossia poco più del sessantanove per cento. Da queste cifre però si de- duce che il volume è consacrato principalmente alla zecca di Genova. Siccome un'opera preesistente ben nota agli stu- diosi, cioè le " Tavole Descrittive delle Monete della Zecca di Genova „ edite per cura della Società Ligure di Storia Patria, conteneva la descrizione di 2283 monete, risulta evi- dente quale considerevole contributo venga ora portato alla conoscenza dei prodotti di questa officina il cui numero è più che raddoppiato. Né poteva essere altrimenti tenendo conto che a questo volume diede tutte le sue cure il com- pianto Generale Ruggero che delle monete liguri e special- mente delle genovesi aveva fatto oggetto costante dei suoi studi per tutta la vita. A questa sua cooperazione è senza dubbio dovuta la non poca quantità di descrizioni desunte da semplici impronte o da pubblicazioni anteriori, non poca, quando si metta in relazione con quelle contenute nei due vo- lumi precedenti. Sarebbe certamente desiderabile che questo minuto studio analitico dei pezzi già pubblicati fosse fatto per tutte le zecche, ma di fronte alla grave difficoltà, per non dire impossibilità, di averlo esatto e completo per tutte, mentre è appena raggiungibile da chi si occupi esclusiva- mente di una sola officina, si affaccia spontaneo il dubbio se non sia forse meglio abbandonare del tutto le descrizioni delle varianti di poca importanza dedotte da pubblicazioni, riserbando le citazioni dai libri ai soli pezzi di conio sostan- zialmente diverso e dei quali non si possa avere notizia in altra maniera. Così si eviterebbero i non pochi inconvenienti delle descrizioni di terza mano. Senza contare i disegni che, nei vecchi libri specialmente, sono alle volte addirittura fan- tastici, l'interpretazione delle leggende viene fatta con cri- teri molto diversi, e le piccole differenze di punti e di let- tere dipendono il più delle volte, quando non si hanno sotto mano gli esemplari per il confronto, dalla conservazione dei pezzi. Si è dato, e non infrequente, il caso di descrizioni variate della stessa moneta di cui non esiste che un solo esemplare. Non minore, fatte le debite proporzioni, è il nuovo ma- teriale raccolto in questo volume a vantaggio degli studiosi BIBLIOGRAFIA 577 per le altre zecche, nelle quali il numero delle riproduzioni è più abbondante in rapporto a quello delle descrizioni. Due nuove zecche vengono con questo volume anno- verate ufficialmente tra quelle italiane, o per meglio dire, vengono accertati due luoghi nei quali avvenne la coniazione di monete che si ritenevano improntate altrove. Per gli studi del Giorcelli risulta che i Marchesi di Ponzone ebbero la loro officina monetaria a Dego, mentre dalle ricerche fatte dal Le Glay appare che l'effimero Re Teodoro di Corsica fece battere in Orezza le sue monete che finora si credeva fossero state battute a Sartena o a Corte. Il volume ha l'aspetto signorile degli altri, le tavole presentano notevoli miglioramenti nella tecnica, così che noi possiamo constatare con somma compiacenza che l'opera grandiosa prosegue verso il suo nobilissimo scopo con ric- chezza e precisione crescenti non disgiunte da una ammire- vole rapidità. Fritze (Hans von)-Gaebler (Hugo). Nomisma; Unter- sìiclìungen auf dem Gehiete der antiken Mùnzkunde. — VI e VII fascicolo (Berlino, Mayer e Moller, 191 1), il- lustrati con varie tavole. — Fascicolo VI : F. Imhoof- Blumer. — Beitràge zur Erklàrung griechischer Mùnz- iypen; H. von Fritze. — Aiifgaben der griechischen Mùnzwissenschaft, con tre tavole illustrative. — Fasci- colo VII : H. von Fritze. — Die Elektronpràgufig von Kyzikos, con sei tavole illustrative. Sono già sette i fascicoli usciti del Nomisma, nome com- plessivo che abbraccia sotto di sé varie e interessanti ri- cerche scientifiche nel campo della numismatica antica, e si può dire che quasi ogni fascicolo, di cui s'è occupata anche la Rivista volta per volta, contiene lavori di notevole impor- tanza. Basterà citare dal lato prettamente numismatico quello intorno a Sestos del von Fritze, quello intorno a Terina del Gaebler, l'altro contenente le Notes on the Alexandrine Coi- nage of Phoenicia dello Hill. Dal lato archeologico sono davvero importanti per l'ermeneutica stessa delle monete greche, i lavori dell' Imhoof-Blumer sulle Amazzoni, sulle 578 BIBLIOGRAFIA monete greche e i contributi sulla illustrazione dei tipi mo- ' netarì greci relativi agli eroi marini, agli atleti e agonotheti con le corone di premio. Così pure, interessante il lavoro del von Fritze sulle statue di Asklepios, o Esculapio in Pergamo. Il fascicolo VI, che è uscito l'anno scorso per le stampe, è diviso in due parti. La prima contiene i contributi che Imhoof-Blumer dà per la spiegazione dei tipi di monete greche; la seconda le questioni che intorno alla numismatica greca tratta H. von Fritze. La prima parte tratta dei tipi di divinità fluviali con fan- ciulli, della rappresentazione del giuoco degli ossicini o astra- gali dinanzi a imagini di culto, di una leggenda di Parion, della saga di fondazione di Prusa, deWaedtcula come orna- mento del capo alla Artemis Ephesia. Aggiunge poi alcune dottissime considerazioni sul satiro e la ninfa e sulle rappre- sentanze di divinità fantastiche. La seconda parte, del von Fritze, relativa a questioni speciali alla numismatica greca, è una dottissima dissertazione prima bibliografica, poi metodologica intorno ai mezzi mi- gliori per trarre il maggior frutto dagli studi numismatici nel campo greco. E, messa in disparte per essi la metro- logia, uno di questi mezzi migliori è la ricerca cronologica più profonda ed esatta possibile. Il fascicolo VII, uscito quest'anno, abbraccia tutto uno studio accurato e completo sulla monetazione di Cizico, so- pratutto dal lato cronologico, nel quale il von Fritze è va- lente. La coniazione in elettro di Cizico è osservata e seguita nei suoi minuti particolari dalle origini fino alla fine, distinta e riunita in quattro gruppi a seconda dello sviluppo della figura incisa del rovescio, e per ogni gruppo dà la descrizione esatta e completa dei tipi, in modo da formare il Corpus delle monete in elettro di Cizico. Dopo questa prima considerazione generale per entro ai quattro gruppi, il von Fritze considera la monetazione ci- zicena sotto vari altri punti di vista, e soprattutto da quello dei tipi, il cui stile più o meno arcaico, più o meno ben fatto, è per l'autore la ragione principale della successione dei tipi, che nelle sei tavole illustrative sono poi nitidamente riprodotti, come nell'indice, in fin del libro, sono indicati uno BIBUOGRAFIA 579 per uno secondo il loro luogo di provenienza e le collezioni alle quali appartengono. La pubblicazione periodica Nomisma, diretta dal v. Fritze e dallo Gaebler, merita per la sua serietà di propositi nella scelta e nello svolgimento dei temi e per la esattezza della ricerca scientifica il plauso d'incoraggiamento di tutti i nu- mismatici specialmente studiosi della numismatica greca. S. Ricci. Blanchet (A.)-Dieudonné (A.). Manuel de Ntitnismaiique frangaise. Voi. I (Parigi, 191 2). I due autori associati si sono assunti il compito di darci un trattato sulla numismatica francese. Incomincia il lavoro il signor Blanchet col primo volume, seguirà il secondo com- pilato dal signor Dieudonné; del terzo e del quarto non sap- piamo ancora nulla ufficialmente. Questo primo volume di oltre 400 pagine ha per sog- getto " Le monete battute in Gallia dalle origini fino a Ugo Capeto „. Il periodo primitivo della monetazione gallica è molto oscuro e finora venne poco studiato ; più chiaro riesce il periodo romano; poi altre gravi difficoltà di classificazione sorgono nel periodo merovingio e carolingio. Non è certo nostro compito il pronunciare un giudizio del lavoro di Blan- chet su questi punti difficili della storia numismatica francese, e neppure entrare nel merito dell'argomento. Se possiamo ammirare il suo studio, non sarebbe serio da parte nostra un giudizio su cose che conosciamo troppo superficialmente. Ci basti dire che il manuale riassume le cognizioni che finora si sono potute mettere insieme sul difficile argomento e for- merà d'ora innanzi il punto di partenza a studii ulteriori. Saranno dunque i benvenuti i seguenti volumi dell'impor- tante lavoro. F. G. Hill (G. F.). Portraits of Italian Artisis of the Renaissance (Londra, 1912). L'Autore, già conservatore aggiunto, ed ora, in seguito al ritiro del signor H. A. Grueber, conservatore capo del 580 BIBLIOGRAFIA Gabinetto Numismatico al Museo Britannico, ci dà in questo suo nuovissimo libro uno studio sulle Medaglie italiane del Rinascimento sotto l'aspetto iconografico degli artisti di quel- l'epoca. Le Medaglie descritte (parecchie lo sono qui per la prima volta) non sono scelte con criterii artistici, ma unica- mente colla vista di dare quelle che portano ritratti d'artisti. E così egli ha radunato, cercandole in altre quaranta colle- zioni pubbliche e private, una serie di circa sessanta ritratti d'artisti, corredata da note biografiche egregiamente illustrata colla riproduzione dal vero in 29 nitide tavole. Il testo è stampato su splendida carta a mano. F. G. Anson (L.). Numismaia Graeca {Greek Coin-Types classified for immediate identificatioìì). Colla data del 1911 l'Autore pubblicò il testo della II parte Guerra, ossia: Armi, armature, vessilli, trofei; con quella del 1912 il testo della 111 parte Agricoltura, ossia la descri- zione delle monete su cui figurano: Piante, frutti, fiori, foglie. Il volume è pubblicato da Regan Paul, Trench, Triibner & C. Londra. A complemento dell'opera rimangono quindi a pubbli- care i testi delle altre tre parti, IV, V e VI. Cagiati (Memmo). Le monete spettanti alla zecca di Lecce. Mastino Franco. — 191 2 (fig.). È una piccola, interessante monografia di Lecce colla descrizione e 1' illustrazione di alcune monete di Renato d'Angiò, di Ferdinando I, Ferdinando II, Federico III di Ara- gona attribuite alla zecca di quella città. Questo studio, pub- blicato dal periodico Apulia, è una primizia della seconda parte dell'opera importante : Le monete del reame delle due Sicilie da Carlo 1 d'Angiò a Vittorio Emanuele II, che il eh. Autore va pubblicando, con plauso e soddisfazione di tutti gli studiosi, e della quale sono già apparsi 4 fascicoli. BIBLIOGRAFIA 581 Relazione sui servizi della Regia Zecca per l'Esercizio finan- ziario igio-1911. Il Ministero del Tesoro pubblica sotto questo titolo la relazione del Direttore della Zecca ing. Mario Lanfranco. Tale relazione non si restringe propriamente al periodo an- nunciato ; ma, essendo la prima di tal genere, è opportuna- mente preceduta da una succinta storia della zecca di Roma dalla costituzione del Regno d'Italia in poi e della sua or- ganizzazione. Seguono poi i dati statistici della Monetazione del Regno e delle Colonie, delle Medaglie e degli altri lavori d'incisione e meccanica, cui fanno complemento alcune ac- curate tavole grafiche e alcune illustrazioni dei pezzi più artistici e più importanti. Franco (Augusto). Le carte inedite di Giorgio Viani, illu- strate. — Firenze, tip. Galletti e Cassuto, 191 1, in-8 pagg. XVII {Nozze Franco-Belforte). La Bibl. Naz. Centr. di Firenze acquistò nel 1896 le carte inedite del ben noto numismatico G. Viani che formano un grosso volume miscellaneo segnato IMI, 526. 11 Franco riproduce l'indice del manoscritto di 52 numeri, ad alcuni dei quali aggiunge qualche nota spiegativa (i). (i) Per il Viani cfr. anche l'articolo di Achille Neri, Per la bio- bliografia di Giorgio Viani in " Giornale storico della Lunigiana , a. Ili, 1911, fase. 3°. 74 582 BIBLIOGRAFIA Carboneri (dott. Giov.), Il tallero di Maria Teresa e la questione monetaria della colonia Eritrea: memoria (Ministero degli Affari Esteri: direzione generale degli affari coloniali). Roma, tip. Nazionale di G. Ber- tero, 1912, in-8, p. 30. Dota (£".), Tariffa di monete medioevali e moderne italiane secondo l'ordine seguito dal Corpus Nummorum Italicorum. Voi. I (Casa Savoia). Milano^ U. Hoepli, 1912, in-4, p. 49. Fregni {Giuseppe), Sulle origini della voce Rodi e di nuovo sul si- gnificato della voce FERT sulle antiche monete di Casa Savoia, ed ora divisa del Collare dell'Annunziata : studi critici, storici e filologici. Mo- dena., tip. Ferraguti, 1912, in-8, p. 17. Premoli {Orazio barnabita), La posa della prima pietra della Chiesa di S. Carlo a' Catinari, in-8. Roma, tip. eredi Befani, 1912 [a pag. 8-9, ripr. delle medaglie commemorative di S. Carlo a' Catinari e di S. Carlo alla Mortella]. Lorini (prof. Eteocle\ Scienza delle finanze. Sunto delle lezioni te- nute nella R. Università di Pavia. Pavia, Mattei, 1912, in-8, pp. xi-536. Marini {R. A.), Medaglisti sabaudi del rinascimento. Torino, Opes, 1912, in-8, pp. 8, Larizza {P.), Gli ultimi due secoli del reame delle Due Sicilie nella storia e nella numismatica, 1665-1861. Roma, tip. del Senato, 191 1, in-4 fig., pp. 124, tav. 44. Savini {F.), Ripostiglio di cinquantuna monete di bronzo fuso e co- niate. Teramo, De Carolis, 1912, in-8, pp. 7. Relazione sui servizi della regia zecca per l'esercizio finanziario 1910- 1911 (Ministero del tesoro: direzione generale del tesoro). Roma, tip. Nazionale di G. Bertero, 1912, in 8, p. 98. Ricci {Serafino), Il salone internazionale della medaglia e della plac- chetta moderna all'esposizione internazionale di Roma : memoria. 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VARIETÀ La Mostra medaglistica della irrigazione e della agricoltura presso la Mostra d'Arte della Campagna irrigua a Vercelli. — Con ottimo intendimento il Comitato esecutivo delle Esposizioni e dei Congressi odierni di Ver- celli pensò di aggiungere alla mostra d'arte della campagna irrigua anche una Esposizione medaglistica, la quale rievo- casse ai visitatori dell'Esposizione internazionale di risicol- tura e di irrigazione i fatti più salienti dell'attività degli Ita- liani nei secoli scorsi per la soluzione di molti problemi che ancor oggi preoccupano la mente degli studiosi e dei go- vernanti, E la interessantissima mostra, che completa sotto il ri- spetto retrospettivo il fine pel quale sono state preparate le altre mostre, molto attrasse in una delle grandi sale di pittura (sala B) l'attenzione del visitatore, perchè mostrò eternati nel bronzo e nell'argento uomini e cose attinenti ai progressi dell'agricoltura in genere e della risicoltura in ispecie, non- ché al progresso di questa pel miglioramento dei mezzi di lavoro e di resistenza. Tre ampie vetrine, riunite in un mobile solo, raccolgono tutta la mostra medaglistica: due specchiature sono riservate agli acquisti del Comitato dell'Esposizione, una al deposito del Museo Leone. Furono divise l'una e l'altra parte in tre grandi categorie : I.* Medaglie relative alla risicoltura, alla irrigazione, alla agricoltura in genere e alle rispettive Società ; 2.* Medaglie relative a Società affini, le quali ebbero di mira aspetti più particolari dell'agricoltura che hanno at- tinenza relativa, ma non diretta, con il nostro argomento. Per esempio : l'orticoltura, il giardinaggio, la viticoltura, la piscicoltura, la coltivazione dei gelsi o del cotone, e via di- cendo. Queste medaglie, anche se non possono rischiarare direttamente il problema risicolo o irrigatorio, affermano lu- 76 598 VARIETÀ minosamente T incremento incessante della nostra agricoltura nazionale dal secolo XVIII al secolo XX ; 3.^ Medaglie di benemerenza e di premio, soprattutto a cittadini benemeriti per studi scientifici, o per largizioni a lavori di pubblica utilità, o per premi di incoraggiamento all'attività agricola, sotto varie forme. La mostra, che il 5 novembre fu onorata di una visita di S. E. Fon Falcioni, il quale si congratulò col Comitato esecutivo e col prof. Ricci della geniale iniziativa, meritava uno sguardo dei visitatori. Per ora ci basti delibare il vastissimo argomento dal lato storico e artistico, dicendo che una bella serie, ed è la più artistica, era formata dalle medaglie, eseguite talora da artisti come i Cerbara, gli Hamerano, i Moro per ordini di principi e di pontefici in occasione di inalveamento di fiumi o di inaugurazione di canali irrigatori a favore della agricoltura. È strano, e dal punto di vista medaglistico doloroso, che nessun Congresso risicolo internazionale abbia coniato la sua medaglia commemorativa, come la Dante Alighieri, il Touring e il Club Alpino ed altre società usano fare, ed è davvero interessante il riconoscere che l'unica medaglia finora nota di carattere prettamente risicolo è stata coniata come premio ai promotori... dell'abolizione delle risaie nel- l'Agro Casalese 1 Ma quando si pensi che Casalmonferrato non credeva allora di aver bisogno di risaie per prosperare, e che si vo- leva proprio che queste risaie fossero alle porte della città, non si potrà poi condannare, dal punto di vista dei Casalesi un atto, che per il trionfo della nostra mostra avremmo certo egoisticamente desiderato affermativo, anziché negativo ! Della mostra medaglistica venne pubblicato un'appendice al catalogo della mostra d'arte della campagna irrigua. Ci consta poi che della Mostra e del Congresso risicolo si stia preparando una interessante medaglia commemorativa. L'inaugurazione del Corso di diplomatica e archi- vistica all'Archivio di Stato, ebbe luogo il 20 novembre con la prolusione al Corso tenuta dal eh. prof. Vittani, il quale parlò con competenza e con vivacità di stile dei go- VARIETÀ 599 verni dal 1796 alla proclamazione del Regno d'Italia nei rapporti dell'insegnamento della diplomatica in Lombardia. Importantissimo fu il punto nel quale toccò della neces- sità che le scienze ausiliari della storia, indispensabili alla ricostruzione dei fatti e dei periodi storici, possano assurgere a tutto il loro splendore come studi necessari e validissimi, degni veramente di far parte dell'Istituto di alta coltura, che mirabilmente servirebbero ad integrare e a convalidare. Il Vittani dovette far rilevare la parte notevolissima che la cattedra di archeologia, numismatica e diplomatica te- nuta dal Biondelli, ebbe in un certo periodo a Milano, quando il nostro Museo Numismatico e Medagliere Nazionale di Brera era considerato un gabinetto scientifico dell'Accademia Scientifica Letteraria. Fu veramente deplorevole che, dopo la morte del Biondelli non si sia voluto più riconoscere neces- sario quell'insegnamento, che prima era considerato inte- grativo dalla cattedra di Storia e indispensabile per ottenere una buona laurea di lettere, e soprattutto in discipline sto- riche. Ma ciò che è ancora più grave è il fatto che di recente, presentatasi alla Presidenza dell'Associazione per l'Alta Col- tura in Milano una formale domanda per la reintegrazione di una parte di quell'insegnamento, quello numismatico (doven- dosi scindere ora, nell'interesse della scienza, in tre insegna- menti quello che un tempo era inadeguatamente unito in una sola persona), la Presidenza non solo non tenne nel dovuto conto la domanda, ma non credette nemmeno di prenderla in discussione. È ammissibile — a dir vero — che il Governo non giunga a comprendere ancora la necessità dell'insegna- mento della numismatica per le discipline storiche, ma che pur troppo non ne riconosca la necessità una Associazione per l'Alta Coltura, che dice di prefiggersi l'arduo e nobile compito d'integrare gli insegnamenti lacunosi, affinchè rag- giungano il loro scopo scientifico finale, è poco compren- sibile. Speriamo che tale Associazione nelle susseguenti de- liberazioni voglia mostrare meno unilateralità di concetti nell'interesse impersonale e supremo della scienza. Insegnamenti universitari di numismatica e mieda- glistica in Lombardia. — Furono approvati dall'on. Mini- 600 VARIETÀ stro dell'Istruzione i Corsi liberi seguenti, che il prof. Sera- fino Ricci terrà nell'anno accademico 1913 : A Milano. /?. Accademia Scientifica letteraria, come li- bero docente di antichità ed epigrafie classiche. Lezioni: L'imperatore e il senato nella vita pubblica di Roma impe- riale {neWAula Magna dell' Accademia). Conferenze : Le an- tichità pubbliche e private dei Romani nella monetazione consolare. — Esercizi di epigrafia numismatica romana (a Palazzo Brera, nella Sede del Medagliere Naz. di Brera). A Pavia. — R. Università, come libero docente di nu- mismatica e medaglistica. Lezioni: La medaglia nel Rina- scimento italiano. Conferenze : Le zecche lombarde nella storia civile ed economica del Medio Evo d'Italia. — Eser- cizi di epigrafia e numismatica medioevale. Le feste commemorative del Primo decennio di vita del Circolo Numismatico Milanese. — Il Bollettino italiano di Numismatica e di Arte della Medaglia nell'ultimo fascicolo dell'anno 1912 contiene un riassunto abbastanza co- pioso delle feste, svoltesi in Milano dal 5 al 7 ottobre scorso, per commemorare solennemente il primo decennio di vita del Circolo Numismatico Milanese, fondato per iniziativa di Serafino Ricci, che ne è ancora Presidente, aiutato da Mario San Rome, Marco Strada, Pompeo Monti, Edoardo Mattoi ed altri pochi nell'ottobre 1902. Ecco la serie dei principali telegrammi inviati nell'oc- casione ; A S. M. il Re il Presidente del Circolo telegrafò : " C. N. M. inaugurando convegno celebrante primo de- cennio sua vita, porgendo saluto augurale Maestà Re Socio e patrono, il più augusto dei numismatici viventi, chiede vi- vamente unanimi voti Sua Maestà la iniziativa augusta di quella riforma numismatica in Italia nei medaglieri e nel- l'insegnamento, che sola può ottenere anche nei nostri studi quella grandezza della terza Italia, che Esercito e Marina nelle libiche regioni riaffermano romanamente „. S. M. il Re rispose a mezzo di S. E. l'on. Ministro conte Mattioli-Pasqualini : " E giunto particolarmente gradito a S. M. il Re il sa- luto rivoltogli dal Circolo Numismatico Milanese nel decimo VARIETÀ 6oi anniversario della sua fondazione. La Maestà Sua risponde alla cortese manifestazione con cordiali ringraziamenti „. Al sen. conte Papadopoli fu telegrafato quale Presidente della Società Numismatica Italiana : " Circolo Numismatico Milanese celebrando primo de- cennio sua vita, conferma solennemente scientifica solidarietà con benemerita Società Numismatica Italiana nella lotta co- mune pel trionfo desiderata riforma numismatica in Italia, e augurando saluta „. E il sen, Papadopoli gentilissimamente rispose: " Riconoscente gentile pensiero desiderando successo completo nella lotta comune pel trionfo desiderata riforma numismatica, augura prospera vita benemerito Circolo, valente attivo Presidente, " Nicolò Papadopoli „. All'Istituto Numismatico di Roma fu telegrafato: " Al giovane Collega che nell'eterna Roma intende rin- novare trionfi monetazione imperiale, studi numismatici Ri- nascenza latina nell'avito Castel Sant'Angelo, Circolo Numi- smatico Milanese celebrando primo decennio sua vita scien- tifica, augurando, salute ! „. E il Presidente Antonino Salinas rispose : * Istituto Numismatico congratulandosi e bene augurando ringrazia gentile saluto „. Più vivace fu il telegramma che il Circolo, rivolse a S. E. l'on. Luigi Credaro, Ministro dell'Istruzione: * In quest'ora solenne gloriosa tradizione classica ita- liana, celebrando primo decennio sua vita, Circolo Numisma- tico Milanese, vedendo inesauditi suoi voti per riforma real- mente urgente in Italia medaglieri, insegnamento numisma- tico, fiducioso nelle risposte a lettere aperte V. E. da Società Circoli Numismatici presentati prossima Sezione Numisma- tica Congresso Archeologico Roma, vigile attende, osse- quiente saluta „. Ma finora il Circolo Numismatico non ha ricevuto al^ cuna risposta dal Ministro. 602 VARIETÀ Inaugurazione della Sala Numismatica al Museo Leone di Vercelli. — Per cura della Presidenza dell'Isti- tuto di Belle Arti, sotto la cui giyrisdizione trovasi il Museo Leone in Vercelli, costituito dalle collezioni di antichità ed arte lasciate in eredità dal compianto cav. uff. Camillo Leone, venne inaugurato l'autunno scorso il Museo Leone nelle sue parti sostanziali: la galleria di pittura con stampe e disegni annessi; la collezione di bronzi, ceramiche, vetri e la sala numismatica. Queste sezioni sono aperte al pubblico gratui- tamente con dato orario. La sala numismatica comprende anche la libreria nu- mismatica e contiene quattro stipi chiusi con le varie serie di monete e medaglie, oltre cinque vetrine semplici e quattro doppie con l'esposizione al pubblico di un saggio copioso per ogni serie. Tutto il riordinamento della parte numismatica fu eseguito dietro il consiglio e l'aiuto del Direttore del Meda- gliere di Brera, che appose alle varie serie esposte adeguate illustrazioni. Cambio delle monete di bronzo. — La R. Intendenza di Finanza comunica : Il Ministero del Tesoro ha più volte rilevato un incon- veniente sul quale Enti e persone autorevoli hanno spesso richiamata l'attenzione dell'Autorità Governativa per l'ado- zione di provvedimenti atti a tutelare il decoro della moneta Nazionale e gli interessi della circolazione e della pubblica buona fede. L'argomento riguarda Io stato in cui si trovano molte delle nostre monete di bronzo che rimangono in circolazione benché sfigurate, schiacciate e deformate da sfregi nelle ca- ratteristiche più importanti, sfregi molte volte imputabili, più che al naturale deperimento ed al logorarsi delle monete stesse, alla volontà dei portatori. Il Ministero pertanto, richiamando in proposito disposi- zioni precedentemente impartite e che hanno raggiunto il loro fine, è venuto nella determinazione di stabilire nuove e più efficaci norme per l'attuazione di provvedimenti atti a meglio assicurare il raggiungimento dello scopo. Per cjuesto dispose che presso la Sezione di R. TesO'- VARIETÀ 603 reria (Banca d'Italia) sia eseguito il cambio ad ogni richiesta delle monete di bronzo sfregiate o comunque deturpate o logore, le quali monete non dovranno più essere rimesse in circolazione, ma inviate a suo tempo alla R. Zecca per la riconiazione. 11 cambio ed il ritiro delle monete suddette sarà ese- guito a tutto il 31 dicembre 1912, dopo il quale termine le monete di bronzo sfregiate che rimanessero ancora in circo- lazione non dovranno più essere accettate dalle pubbliche casse dello Stato. Le monete di bronzo estere {Francia, Grecia, Stato Pon- tificio, Repubblica Argentina), pur non essendo né sfregiate, né deteriorate, non sono accettabili nelle casse dello Stato. Sono però accettabili nelle casse dello Stato le monete di bronzo da cent. 5 e io della Repubblica di S. Marino, coniate a Milano nel 1864, 1869 e 1875 ed a Roma negli anni 1893 e 1894. 11 .Medagliere del Risorgimento italiano nel Monu- mento al Gran Re in Roma. — Siamo lieti che le ultime notizie da Roma ci diano come sicuro il riordinamento del Medagliere Padoa nel Museo del Risorgimento italiano, che trova posto negli ambulacri del Monumento al Gran Re in Roma. Se questa notizia risponde a verità, e se il riordinamento e il collocamento si stanno eseguendo, siamo soddisfatti d'aver tenuta vigile l'attenzione di coloro cui spettava l'incarico con i tre voti che successivamente furono presentati dalla Direzione del Medagliere Nazionale di Brera ai tre Congressi storici del Risorgimento in Firenze, in Venezia e in Roma. Per la Biblioteca dell' Istituto italiano di Numi- smatica in Roma. — È giunta alla Presidenza della So- cietà Numismatica italiana la seguente Circolare del Presi- dente dell'Istituto italiano di Numismatica di Roma, prof. An- tonino Salinas, che ben volontieri pubblichiamo : Roma, Castel S. Angelo, 7 dicembre I^i2. " III.'"'' Sig. Presidente, " Mi pregio portare a conoscenza della S. V. 111.™* e di codesta On. Società che nell'anno corrente fu fondato qui in 604 VARIETÀ Roma l'Istituto italiano di Numismatica, che ha per Presidente Onorario S. M. il Re, e al quale il Governo, sollecito anch'esso di questi studi, ha assegnato la sede in Castel S. Angelo. " Nel mandare un cordiale e fraterno saluto alla Società dalla S. V. presieduta, questo Istituto confida nella benevola accoglienza e nella cooperazione di quanti, sodalizi o privati, hanno comunanza di studi e di intenti. " Iniziando la propria Biblioteca, l'Istituto sarebbe lieto di poter ottenere da cotesta Società le pubblicazioni da essa edite, nei limiti del possibile, e l'invio regolare dei lavori periodici, in cambio dei quali l'Istituto manderà i propri. " Con anticipati ringraziamenti e con ossequi. "Il Presidente " Antonino Salinas „. Si pregano i Soci dei due Sodalizi a inviare anche di- rettamente a Roma, in Castel S. Angelo, tutte quelle pub- blicazioni che credessero opportune allo scopo. È uscito in questi giorni il Supplemento all'opera Le Monete del Reame delle Due Sicilie da Carlo I d'Angiò a Vittorio Emanuele II, a cura dell'autore Memmo Cagiati, il dotto e solerte numismatico che prese questa occasione per formarvi in appendice un Bollettino di numismatica del- l'Italia Meridionale. Oltre le solite correzioni ed aggiunte, del Cagiati stesso, sono interessanti gli studi su " Le imprese della numismatica aragonese di Napoli „ di Luigi Volpicella, uno stralcio di saggio dell'opera importantissima del ca- valiere Martinori (che uscirà entro il 1913 sotto gli auspici dell'Istituto italiano di Numismatica, intitolata Vocabolario generale delle monete) e un saggio di una bibliografia anali- tica della zecca medioevale degli Abruzzi di Giovanni Pausa. A complemento poi dello svolgimento del III Congresso Archeologico Internazionale, intorno al quale si intrattiene la Rivista in questo stesso fascicolo, il Cagiati aggiunge in- teressanti notizie sulla visita dei Congressisti al Museo Na- zionale di Napoli, sulle gite a Cuma, a Pompei e a Pesto. Per la storia delle zecche di Vercelli e di Creva- cuore. — In un prezioso studio documentato di Alberto Tea VARIETÀ 605 sul Primo maestro di Bernardino Lanino, il quale fu un pittore Codiga, di Abbiategrasso, finora artista cameade, pubblicato ntXV Archivio della Società Vercellese di Storia ed Arte (a. Ili, 1911, n. 3) è contenuto un atto affatto inedito del 6 giugno 1525, che riguarda un Giovanni Domenico degli Avogadri di Villarboito del fu Boniforte, il quale si accor- dava con Gerolamo de Arborio, affinchè insegnasse per quattro anni, a cominciare da quel giorno, l'arte monetaria al nobile Boniforte suo figlio. L'imbreviatura del notaio Gio. Michele de Pantoninis, riprodotta per extenso (v, p. 399 e 414), è un buon documento per la storia delle zecche di Vercelli e dintorni. Essa dimostra che alcune di quelle zecche lavo- ravano anche in quell'anno così come seguitarono negli anni successivi. Infatti pel 1539, il Tea, trovò un altro atto sotto la data del 15 marzo, pure inedito, in cui Pier Luca II Fie- schi, Signore di Crevaruore, riconosce i buoni e leali ser- vizi prestatigli da Gio. Pietro de Frotti di Milano nell'eser- cizio dell'incidere e battere monete in Crevacuore (notaio Gio. Batta di Ghislarengo). La zecca di Crevacuore, come è noto, era una succursale di quella che i Fiaschi avevano in Masserano, e delle monete che vi si batterono, rimangono preziosi esemplari (cfr. Corpus Nummorum Italicotum, II, 218 e 296). Il de Frotti è menzionato in altro atto dei 20 feb- braio dello stesso anno e notaio, ed è detto * nobilis Johannes " Petrus Frotta filius d de Mediolano, magistro moneta- * rum Crepacorii „. Nella storia numismatica il casato milanese de' Frotti è noto fin dal 1351, nel qual'anno Maffiolo de' Frotti era maestro di zecca a Bologna, dove batteva òolognini grossi d'argeMo per l'arcivescovo Giovanni Visconti, signore di quella città (i). E. M. Falsi monetari nella Guyenne. — Notevole la me- moria di Grellet-Dumazeau su Les faux monnayeurs de (t) Cfr. Frati in Arch. Stor. Lombardo, XVI, 1889, p. 539; Motta. ■Documenti Visconleo- Sforzeschi per la storta delia zecca di Milano, in questa Rivista, 1896 al n. 526. Il Salvioni. La Lira bolognese in Atti e Memorie della R. Depttt. di Storia patria della Romagna, 1902, p. 34 ri- corda i Frotti, come di famiglia di zecchieri. 77 6o6 VARIETÀ Guyenne, 1639-1645, comparso nella Revue de Paris (1° ago- sto 19 12). Trattasi di un processo interessante, soprattutto a cagione della qualità degli incolpati falsi monetari, il princi- pale de' quali era nientemeno che Sarrau de Lalanne, pre- sidente del parlamento di Bordeaux. Condannato da questo parlamento, Sarrau se ne fuggì ; rientrato in Francia dopo la morte di Richelieu, riuscì ad ottenere la revisione del suo processo davanti il parlamento di Parigi ed a guadagnarlo. Malgrado tutto, la Commissione incaricata di perseguitare i falsari, aveva dimostrato abbastanza fermezza per liberare la provincia da quella piaga. Alcune monete d'oro del Rinascimento. — Nei la- vori di sterro e di demolizione per la passeggiata archeolo- gica di Roma vennero trovate alcune monete d'oro del se- colo XV, le quali andarono disperse fra gli operai. L'auto- rità è riuscita a rintracciarne 18, di cui ecco l'elenco : Cinque fiorini, epoca Repubblica Fiorentina (coniazioni diverse) ; tre Genovini d'oro, coniati sotto la dominazione degli Sforza; un Ducato d'oro, Sisto IV (Della Rovere 1471-1484); un Ducato d'oro, Nicola V (Parentuccelli 1447- 1455); ^" Ducato d'oro, Innocenzo Vili (Cybo 14841492); un Ducato d'oro, Pio II (Piccolomini 1458-1464) ; un Zec- chino francese, Giovanni di Borbone ; un Zecchino, Ladi- slao Re d' Ungheria ; due Fiorini d'oro coniati sotto Lo- dovico XII; un Ducato d'oro (?); uno Zecchino, Ladislao Re d'Ungheria. Ora le diciotto monete sono state depositate presso il Museo Nazionale alle Terme Diocleziane, per disposizione del Ministero della Pubblica Istruzione. li dott. Arnoldo Luschin di Ebengreuth, professore ordinario di storia all'Università di Graz è passato a riposo. Noi, associandoci ai molti suoi amici ed ammiratori, nutriamo fiducia che il profondo indagatore della storia monetaria austriaca ed estera duri per molti anni ancora attivo sul campo della scienza numismatica, ad essa consacrando ora, con maggiore agio, tutta la sua attività. COLLABORATORI DELLA RIVISTA NELL'ANNO 1912 Memorie e Dissertazioni. Bordeaux Paul Bosco Emilio Castellani Giuseppe Cesano Lorenzina Dattari Giannino GioRCELLi Giuseppe Gnecchi Ercole Gnecchi Francesco Laffranchi Lodovico Lederer Filippo Marchisio A. F. Pansa Giovanni Papadopoli Nicolò Ricci Serafino Rizzoli Luigi Sambon Arturo Seltman O. Strada Marco Telluccini Augusto Tribolati Pietro Cronaca. Ancona Martucci Gio. Bosco Emilio Gnecchi Ercole Gnecchi Francesco Laffranchi Lodovico Motta Emilio Papadopoli Nicolò Ricci Serafino ELENCO DEI MEMBRI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA E DEGLI ASSOCIATI ALLA RIVISTA PER l'anno I912 SOCI EFFETTIVI (•). 1. 'S. M. IL Re. 2. S. M. la Regina. 3. 'Arcari Dott. Cav. Francesco — Cremona. 4- *Castellani Prof. Giuseppe — Venezia. 5. Celati Aw. Luigi Agenore — Livorno. 6. 'Ciani Dott. Cav. Giorgio — Trento. 7. Circolo Numismatico Milanese — Milano. 8. Coen Comm. Maurizio — Pielungo. 9. Cornaggia Gian Luigi (dei Marchesi) — Milano. IO. Dattari Giovanni — Cairo (Egitto). II. f Dessi Cav. Vincenzo — Sassari. 12. Fasciotti Barone, Consigliere alla R. Ambasciata — Vienna. 13. 'Fasella Comm. Carlo — Milano. 14. 'Fiorasi Colonnello Cav. Gaetano — Pavia. 15. 'Gavazzi Cav. Giuseppe — Milano. 16. Gavazzi Dott. Carlo di Pio — Milano, l'j. Giaj-Levra Avv. Antonio — Torino. 18. 'Gnecchi Cav. Uflf. Ercole — Milano. (') I nomi segnati con asterisco sono quelli dei Soci Fondatori, 6lO ELENCO DEI MEMBRI DELLA SOCIETÀ, ECC. 19. *Gnecchi Comm. Francesco — Milano. 20. Grillo Guglielmo — Milano. 21. Kirsch Dott. Jacopo — Monaco di Baviera. 22. Jesurum Cav. Aldo — Venezia. 23. *Johnson Comm. Federico — Milano. 24. Lazara (De) Conte Antonio — Padova. 25. *Marazzani Visconti Terzi Conte Lodovico — Piacenza. 26. *Mariotti Sen. Dott. Comm. Giovanni — Parma. 27. Mattoi Edoardo — Milano. 28. Menchetti Nob. Andrea — Ostra. 29. *Milani Prof. Cav. Luigi Adriano — Firenze. 30. *Motta Ing. Emilio — Milano. 31. Naville Luciano — Ginevra. 32. •\ Nervegna Cav. Giuseppe — Brindisi. 33. *Papadopoli Conte Sen. Comm. Nicolò — Venezia. 34. Puschi Prof. Cav. Alberto — Trieste. 35. *Ratti Dott. Luigi — Milano. 36. Ricci Prof. Serafino — Milano. 37. Rizzoli Cav. Dott. Luigi — Padova. 38. Rocca Conte Mario Leone — Venezia. 39. *t Ruggero Comm. Magg. Gen. Giuseppe — Roma. 40. *Salinas Comm. Prof. Antonino — Palermo. 41. San Rome Mario — Milano. 42. Sa vini Cav. Paolo — Milano. 43. Seletti Avv. Cav. Emilio — Milano. 44. *f Sessa Cav. Rodolfo — Milano. 45. *Sormani Andreani Conte Lorenzo — Milano. 46. Strada Marco — Milano. 47. *Tatti Ing. Paolo — Milano. 48. Traversa Francesco — Bra. 49. Trivulzio Principe Alberico Luigi — Milano. 50. *'j* Visconti Ermes March. Cav. Carlo — Milano. ELENCO DEI MEMBRI DELLA SOCIETÀ, ECC. 6ll SOCI CORRISPONDENTI. 1. Ancona Martucci Giovanni — Lizzano (Lecce). 2. Balli Emilio — Locamo. 3. Bartolo (Di) Prof. Francesco — Catania. 4. Belimbau Piero — Firenze. 5. Boeri Osvaldo — Terracina. 6. Bordeaux Paul — Neuilly. 7. Bosco Ing. Emilio — Torino. 8. Bourgey Etienne — Parigi. 9. Bruscolini Emilio — Castelnuovo Val di Cecina. 10. Cahn E. Adolfo — Francoforte sul Meno. 11. Canessa Cesare — Napoli. 12. Castellani Cav. Ten. Colonnello Raffaele — Fano. 13. Castoldi G. A. — Roma. 14. Cerrato Giacinto — Torino. 15. Clerici Ing. Carlo — Milano. 16. Conconi Cap. Giulio — Busto Arsizio. 17. Cora Luigi — Torino. 18. Cuenca di Niceto — Alicante. 19. Cunietti-Cunietti Ten. Col. Barone Cav. Alberto — Roma. 20. D'Alessandro Luigi — Vacri. 21. De' Ciccio Mario — Palermo. 22. Dell'Acqua Dott. Cav. Girolamo — Pavia. 23. Egger Arminio L. — Vienna. 24. Fantaguzzi Ing. Cav. Giuseppe — Asti. 25. Forrer L. — Bromley. 26. Fowler Prof. N. Harold — Cleveland. 27. Galeotti Dott. Arrigo — Livorno. 28. Gamba Castelli Conte Gian Nicola — Firenze. 29. Garzia Aw. Raffaello — Maglie. 30. Gazzoletti Dott. Cav. Antonio — Nago. 31. Geigy Dott. Alfredo — Basilea. 32. Giorcelli Dott, Cav. Giuseppe — Casalmon ferrato. 33. Haeberlin Dott. E. J. — Francoforte s. M. 34. Hess Adolf Nachfolger — Francoforte s. M. 35. Koeniger Dott. Carlo — Cardane (Riviera). 36. Laffranchi Lodovico — Milano. 37. fLambros Giovanni Paolo — Atene. 38. Le Hardelay Charles — Rocquencourt par le Chesnay. 6l2 ELENCO DEI MEMBRI DELLA SOCIETÀ, ECC. 39. Lenzi Furio — Roma. 40. fLeone Dott. Comm. Camillo — Vercelli. 41. fMajer Nicolò — Venezia. 42. Marchisio Nob. Avv. Alfredo Federigo — Torino. 43. Mariani Prof. Cav. Mariano — Pavia. 44. Marini di Villafranca Nob. Prof. Riccardo Adalgisio — Susa. 45. Martinori Cav. Ing. Edoardo — Narni. 46. Monti Pompeo — Milano. 47. Nahmann M. — Cairo (Egitto). 48. Nuvolari Francesco — Castel d'Ario. 49. Olcott Dott. Giorgio — Nuova York. 50. Paulucci Panciatichi Marchesa M.* — Firenze. 51. Pansa Avv. Giovanni — Sulmona. 52. Perini Cav. Quintilio — Rovereto. 53. Pinoli Avv. Galileo — Ivrea. 54. Pinto Avv. Gerardo — Venosa. 55. Podetti Francesco — Trento. 56. Porta Carlo — Costantinopoli. 57. Pozzi Mentore — Torino. 58. *Romussi Dott. Carlo — Milano. 59. Salvaro Vittorio — Verona. 60. Santini Ing. Zemiro — Perugia. 61. Savo Doimo — Spalato. 62. Scaglione Francesco — Sciacca. 63. Schiavuzzi Dott. Bernardo — Pola. 64. Sìmonetti barone Alberto — S. Chirico Raparo. 65. Società Svizzera di Numismatica — Ginevra. 66. Spink Samuele — Londra. 67. Stettiner Comm. Pietro — Roma. 68. Valerani Dott. Cav. Flavio — Casale Monferrato. 69. Vitalini Comm. Ortensio — Roma. 70. Witte (De) Cav, Alfonso — Bruxelles. 71. Zane Cav. Riccardo — Milano. 72. Zitelli Pietro — Adrianopoli. ELENCO DEI MEMBRI DELLA SOCIETÀ, ECC. 613 BENEMERITI DELLA SOCIETÀ. S. M. IL Re. f Ambrosoli Dott. Cav. Solone. Cuttica de Cassine Marchesa Maura. Cuzzi Ing. Arturo, Dattari Giovanni. Gnecchi Antonio. Gnecchi Cav. Uff. Ercole. Gnecchi Comm. Francesco. f Gnecchi Comm. Ing. Giuseppe. Hoepli Comir. Ulrico. Johnson Comm. Federico, f Luppi Prof. Cav. Costantino. Noseda S.* Erminia ved. Bonacossa. Osnago Enrico, f Padoa Cav. Vittorio. Papadopoli Conte San. Comm. Nicolò. ASSOCIATI ALLA RIVISTA. Agostini Ing. Agostino — Castiglione delle Stiviere. Allocatelli Avv. Vittorio — Roma. American Journal of Archaeology — Nuova York. American Journal of Numismatics — Boston. Ancona Martucci Giovanni — Lizzano. Annales de la Société d'Archeologie — Bruxelles. Archeologo Portoghese — Lisbona. Archivio della Società Romana di Storia patria — Roma. Archivio Storico Italiano — Firenze. Archivio Storico Lombardo — Milano. Archivio Storico Napoletano — Napoli. Bagatti Valsecchi Nob. Cav. Fausto — Milano. Baglio Vassallo Cataldo — San Cataldo. Bahrfeldt Colonnello Max — Rastenburg, Bari — Museo Provinciale. Bassano — Museo Civico. 78 6l4 ELENCO DEI MEMBRI DELLA SOCIETÀ, ECC. Behrentz Ermanno — Bonn. Bergadani Rag. Ferdinando — Torino. Bocca Fratelli — Roma. Bocca Fratelli — Torino. Boghandel Tillges — Copenaghen. Bollettino di Archeologia e Storia — Spalato. Bologna — Biblioteca Municipale. Bourgey E. — Parigi. Bret Edoardo — Nimes. Bretschneider — Roma. Brockhaus F. A. — Lipsia. Bui lettino deWImp. Istituto Archeologico Germanico — Roma. Cagiati Avv. Memmo — Napoli. Cagliari — Regio Museo di Antichità. Capobianchi Cav. Prof. Vincenzo — Roma. Carpinoni Michele — Brescia. Ceppaglia Tenente Colonnello Cav. Federico — Padova. Cini Avv. Tito — Montevarchi. Como — Biblioteca Comunale. » — Museo Civico. Comparetti T. L. — Philadelphia. Cuzzi Ing. Arturo — Trieste. D'Alessandro Luigi — Lanciano. Del Hierro Dott. José — Madrid. Domodossola — Collegio Rosmini. Dressel Dott. Enrico — Berlino. Engel Dott. Arturo — Parigi. Firenze — Biblioteca Marucelliana. Fioristella (Barone di) — Arcireale. Fermenti Giuseppe — Milano. Galleria Canessa — Napoli. Genova — Biblioteca Civica. Gentiloni Silverj Conte Aristide — Tolentino. Grassi-Grassi Barone Antonino — Acireale. Grimaldi Dott. Clemente — Modica. Guiducci Dott. Antonio — Arezzo. Hiersemann Carlo — Lipsia. Hoepli Dott. Comm. Ulrico — Milano. Izambard Maurice — San Remo. Jolms Hopkins — Baltimora. Journal international d'Archeologie numismatique — Atene, Lamertin H, — Bruxelles. ELENCO DEI MEMBRI DELLA SOCIETÀ, ECC. éi5 Lione — Biblioteca dell'Università. Lopez- Villasante Antonio — Madrid. Lussemburgo — Istituto Granducale. Maggiora- Vergano Cav. T. — Alessandria. Magnaguti Rondinini Conte Alessandro — Mantova. Magyar Numizmatikai Tàrsiilat — Budapest. Mantova — Biblioteca Comunale. Miani Mario — Milano. Milano — R. Gabinetto Numismatico di Brera. n — Biblioteca Braidense. » — Biblioteca Ambrosiana. Modena — R. Galleria Estense. Molgatini Giacomo — Vamone. Mondini Magg. Raflfaello — Palermo. Napoli — R. Museo di Antichità. Numismatic Chronicle — Londra. Numismatische Zeitschrift — Vienna. Nuovo Archivio Veneto — Venezia. Nutt David — Londra. ObermOller G. — Genova. Oberosler G. — Verona. Osnago Enrico — Milano. Palmieri Maria — Bologna. t Pancera di Zoppola Conte Nicolò — Brescia. Parisi Rosalia — Roma. Parma — R. Museo di Antichità. Paulon Luigi — Craiova di Rumania. Pavia — Museo Civico di Storia patria. Pesaro — Biblioteca Oliveriana. Piacenza — Biblioteca Passerini-Landi. Polybiblion — Parigi. Rapilly G. — Parigi. Ratto Rodolfo — Milano. Renner Prof. (V. von) — Vienna. Revue fran^aise de Numismatique — Parigi. Riggauer Dott. Prof. Hans — Monaco di Baviera. Rivani Cav. Giuseppe — Ferrara. Rivista di Storia Antica — Padova. Rizzini Dott. Cav. Prospero — Brescia. Roma — R. Accademia dei Lincei. » — Direzione generale delle Antichità e delle Belle Arti. » — Direzione della R. Zecca. 6l6 ELENCO DEI MEMBRI DELLA SOCIETÀ, ECC. Roma — Bibliotèca della Camera dei Deputati. » — Biblioteca del Senato. » — Gabinetto Numismatico Vaticano. » — Museo Nazionale Romano. Rosenberg e Sellier — Torino. San Marco (Conte di) — Palermo. Santamaria P. e P. — Roma. Scacchi Prof. Eugenio — Napoli. Scarpa Dott. Ettore — Treviso. Scheyer Joachim — Milano. Schultz Albert — Parigi. Seltman E. J. — Berkhamsted. Sforza Guido — Civita Lavinia, Smithsonian Institution — Washington. Società Neerlandese di Numismatica — Amsterdam. Société d'Archeologie — Bruxelles. Société R. de Numismatique — Bruxelles. Strolin Teopisto — Schio. Tonizza P. Giacinto — Beirut. Torino — R. Biblioteca Nazionale. n — R. Museo di Antichità. Trento — Biblioteca Comunale. Tribolati Pietro — Milano. Vaccari Emanuele — Ferrara. Varese — Museo Archeologico. Venezia — Ateneo Veneto. » — R. Biblioteca Marciana. » — Museo Civico. Verona — Biblioteca Comunale. Vienna — Gabinetto Num. di Antichità della Casa Imperiale. Volterra — Museo e Biblioteca Guarnacci. Zeitschrift filr Numismatik — Berlino. Zurigo — Biblioteca Civica. INDICE METODICO DEL l' ANNO I912 NUMISMÀTICA ANTICA. (Memorie e Dissertazioni). Nuovo tentativo per la ricostituzione metrologica delle mo- nete di bronzo dei Lagidi (i tav.). G. Datiari . . Pag. 11 Deux troph es romains (2 tav. e fig.). O. Seltmait . . • » 35 La monetazione d'Augusto (2 tav.). L. Laffranchi . . . „ 147 La moneta di P. Ovidio Nasone ed una celebre impostura numismatica (fig.). G. Pansa „ 171 Una moneta poco nota di Siracusa (fig.). F. Lederer . . „ 253 Victoriati numm'. Nuovi ripostigli di vittoriati (i tavola). L. Cesano , 299 Tesoretto monetale rinvenuto a Stellata (Ferrara) (fig.). Luigi Rizzoli „ 517 (Varietà). Tombe con monete romane in Bi-ianza (Z,. L.) . . . Pag. 287 Un GB di Augusto falso ed inventato (Z,. L.) . . . . „ 288 Ripostiglio di monete romane {E. Bosco) „ 455 NUMISMATICA MEDIOEVALE E MODERNA. (Memorie e Dissertazioni). Un'officina monetaria " provisionale „ in Roma. A. Telluccini. Pag. 53 Studi sulla numismatica di Casa Savoia. A. F. Marchisio: Xin. Statistica monetaria del Regno di Carlo Felice . . „ iot XV. Statistica monetaria del Regno di Carlo Alberto (fig.) . „ 221 XIV. Alcuni cenni e dati statistici sulla carta-moneta dei Re di Sardegna „ 563 6i8 INDICE METODICO DELL'aNNO I9I2 Monetazione napoletana di Roberto d'Angiò (fig.)- '^' Sambon Pag. 181 Note di numismaiica milanese. P. Tribolati: II. Ancora del piccolo Ambrosino d'oro , 203 Contraffazione inedita della zecca di Desana (fig.). E. Bosco. „ 219 Castel Sant'Angelo e l'officina monetaria pontificia. A. Tel- luccini w 359 Varianti inedite di monete di zecche italiane appartenenti alle collezioni di M. Strada e P, Tribolati di Milano (fig.)- M, Strada-P. Tribolati ,399 Idem idem » 545 (Varietà). La monetazione milanese nel Padiglione Lombardo all'Espo sizione Etnografica di Piazza d'Armi in Roma. Un grave furto di monete al Museo di Ferrara Un ripostiglio di monete d'oro a Gravere. E. Bosco L'incremento continuo del Medagliere Nazionale di Brera Acquisti recenti importantissimi del Ministero dell' Istruz Per la storia delle zecche di Vercelli e Crevacuore. E. M. Alcune monete d'oro del Rinascimento .... Pag. 139 w 279 „ 282 » 285 „ 604 606 MEDÀGLIE E SIG-ILLI. (Memorie e Dissertazioni). Medaglia commemorativa della occupazione francese di Ca- sale Monferrato nel settembre dell'anno 1681 (i tav.). G. Giorcelli Pag. 65 Le cachet-sceau de la sous-préfecture de Caprara (fig.). P. Bordeaux „ 209 Due Medaglie commemorative delia resa di Casale Monferrato nell'anno 1695 (fig. e i tav.). G. Giorcelli . . . . „ 425 (Varietà). Il Medagliere Storico del Risorgimento Nazionale in Roma. S. Ricci Pag. i^'j Rinvenimento di medaglie rubate al Museo di Ferrara . . „ 458 La mostra medaglistica della irrigazione e della agricoltura presso la Mostra d'Arte della Campagna irrigua a Vercelli „ 597 11 Medagliere del Risorgimento italiano nel Monumento al Gran Re in Roma „ 603 INDICE METODICO DELL'aNNO I912 619 NECROLOGIE. Luigi Giorgi {G. C.) Pag. 451 Theodor Rohde {E. G.) » 453 Roberto Mowat (F. Gnecchi) , 573 BIBLIOGRAFIA. Gnecchi {Francesco). I medaglioni romani descritti e illustrati. R. Mowat. . . . , Pag. 115 Sambon {Giulio'). Repertorio Generale delle monete coniate in Italia e da Italiani all'Estero, dal secolo V al XX nuo- mente classificate e descritte. Periodo dal 476 al 1366. A^. P. „ 120 Maurice {/ules). Nuinismatique Constantinienne. F. G. . . , 122 Weissbach {F. H.). Ziir Keilinschriftlichen Gewichlkunde. Se- rafino Ricci , 126 RoiHussi {Carlo). Milano nei suoi monumenti. La Direzione . „ 127 Larizza (dott. Pietro). Gli ultimi due secoli del reame delle Due Sicilie nella storia e nella numismatica. E. G. . . „ 128 Serafini {Camillo). Le monete e le bolle plumbee pontificie del Medagliere Vaticano, voi. II. Gregorio XllI (1572-1585); Innocenzo XII (1691- 1700). E. G „ 257 Cagiati {Memmo). Le monete del reame delle Due Sicilie da •Carlo I d'Angiò a Vittorio Emanuele II. E. G. . . „ 258 Tourneur {Victor). Catalogne des Médailles du Royaume de Belgique. F. G ,259 Sumbolae litterariae in Honorem Julii de Petra. F. G. . , 261 Catalogne of the International exhibìtion 0/ Contemporary Me- dals. F. G , 262 Corpus Nummortim Jfalicorum. Primo tentativo di un Catalogo Generale delle monete medievali e moderne coniate in Italia o da Italiani in altri paesi, voi. III, Liguria, Isola di Corsica. N. P. 575 Fritze {Hans \,)-Gaebler {Hugo) Nomisma. Untersuchungen auf dem Gebiete der antiken Mflnzkunde. VI e VII fa- scicolo. S. %Jcci „ 577 Blanchet {A.yDieudonne' {A.). Manuel de numismatique fran- (jaise. F. G „ 579 Hill{G. F.). Portraits of Italian Artists of the Renaissance. F. G. „ ivi Anson (Z..). Numismata Graeca (Greek Coin-Types classified for immediate identification) „ 580 Cagiati {Memmo). Le monete spettanti alla zecca di Lecce. Mastino Franco. E, G , ivi 620 INDICE METODICO DELL'aNNO I912 Relazione sui servisi della %^egia Zecca per l'Esercizio finan- ziario i^ro-igii Pi^g- 581 Franco {Augusto). Le carte inedite di Giorgio Viani . . „ ivi Pubblicazioni diverse ........ Pag. 262, 582 (Periodici di Numismatica). Bollettino di Numismatica e di Arte della Medaglia . Pag. 265, 584 Il supplemento all'opera u Le monete del Reame delle Due Sicilie „ „ 266, 585 Revue Numismatique frangaise „ ivi, 586 Revue belge de Numismatique „ 267, ivi Revue suisse de Numismatique „ 268, 587 Zeitschrift fiir Numismatik . . . . . . . „ ivi, 588 Frankfurter Munzzeitung „ ivi, ivi Numismatisches Literatur-Blatt „ 269, ivi Mitteilungen der Oesterr. Gesellschaft filr Miinz-und Me- daillenkunde „ ivi, 589 Monatsblatt der numismatischen Gesellschaft in Wien . „ 271, ivi Numizmatikai Kòzlòny . . _ „ ivi, Tijdschrift van het Koninklijk NederlandschGenootschap voor Munt-en Penningkunde „ 272, 592 Spink & Son's Monthly Numismatic Circular . . . „ 273, 591 The Numismatic Chronicle „ 274, 590 American Journal of Numismatics „ 275, 592 Numismatische Zeitschrift . „ 589, Journal International d'Archeologie numismatique „ 593, Articoli di Numismatica in Periodici diversi. . . . „ 275, 594 MISCELLANEA. (Memorie e Dissertazioni). Le raccolte numismatiche italiane. N. Papadopoli . . . Pag. 467 Il Catalogo unico. F. Gnecchi „ 474 Sul modo di conservare le collezioni numismatiche. E. Gnecchi. „ 480 Insegnamento ufficiale della numismatica. G. Castel/ani. . „ 483 Il Medagliere nazionale modello. S. Ricci „ 488 (Varietà). L'attentato a S. M. il Re. {La Presidenza) P^fg- 131 Istituto Italiano di Numismatica (La Direzione) . . . „ ivi IH Congresso Archeologico Internazionale a Roma . , „ 134 INDICE METODICO DELL'aNNO I9I2 62I La Commissione Tecnico-Artistica Monetaria . . . . , 136 Premio di Numismatica dell'Accademia delle Iscrizioni e Belle Lettere di Pan'gi „ 138 Insegnamento universitario di numismatica . . . . „ ivi Bandiere, stendardi, vessilli di Casa Savoia . . . . „ 139 Le mostre numismatiche a Castel Sant'Angelo in Roma . , ivi Insegnamenti universitari in Lombardia di numismatica e medaglistica „ a86 Furto al Museo Ci\ico di Ftltij „ 289 Contro le monete deturpate in circolazione . . . . , ivi Un pregiudizio nocevole alla scienza numismatica. G. An- cona Martucci » 459 L'inaugurazione del Corso di diplomatica e archivistica al- l'Archivio di Stato , 598 Insegnamenti universitari di numismatica e medaglistica in Lombardia „ 599 Le feste commemorative del Primo decennio di vita del Cir- colo Numismatico Milanese • • » 600 Inaugurazione della Sala Numismatica al Museo Leone di Vercelli „ 602 Cambio delle monete di bronzo „ ivi Per la Biblioteca dell* Istituto italiano di Numismatica in Roma . „ 603 E uscito in questi giorni il Supplemento all'opera : Le monete del Reame delle Due Sicilie, ecc , 604 Falsi monetari nella Guj'enne „ 605 Il dott. Arnoldo Luschin di Ebengreuih „ 606 Collaboratori della Rivista per l'anno 1912 . . . . ^ 607 Elenco dei Membri della Società Numismatica Italiana e degli Associati alla Rivista per l'anno 1912 . . . . „ 609 Atti e Memorie della Società Numismatica Italiana. Seduta del Consiglio io marzo 1912 Pog- 141 Assemblea generale dei Soci 9 giugno 1912 . . . . „ 291 Finito di stampare il 20 gennaio 1912. RoMANENGHi Angelo FRANCESCO, Gerente responsabile. 79 TAVOLE. RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA. 1912 - Fase. 1. Tav. I. 13 14 16 ^ y^ 12 • 15 17 ^é G. DATTARI. — Metrologia delle monete dei Lagidi. RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA. 1912 - Fase. I. Le Grand Médaillon attaché à l'Étendard La SELLA CASTRENSIS sur les Monnaies 1 Caligula. - 2 - 7 Trajan. - 8 - 10 L. Vérus. Tav li 10 O. SELTMAN - Deux trophies romains (uOT Sk^CilR a>^E«|i RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA. 1912 - Fase. I Tav. i:i. FlG I. FlG. Fin 1^ ^ ' P FiG. 6 a FlG. 6b. FlG. Fio. 5. Fio. 7. FlG 8. O. SELTMAN. - Deux troph ees romains. RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA. 1912 - Fase. I. Tav. IV. G. GIORCELLI. — Medaglia commemorativa della occupazione francese. RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA. 1912 - Fase. II. Tav. V. EMERITA AUGUSTA CAESARAUGUSTA L. LAFFRANCHI. — La Monetazione d'Augusto. Parte I. Zecche della Spagna. .lOT CAt.2IlL«R>»PEI«R«RI0-nt.iUia RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA. 1912 - Fase. II. Tav. VI. COLONIA PATRICIA L. LAFFRANCHI. — La Monetazione d'Augusto. Parte I. Zecche della Spagna. ^Ot.CAt.ZCLA.>«>&*-lRRM)IO-MiLAN# RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA. 1912 - Fase. III. Tav. VII. -2 2H 24 ^. 2.*-- :-i4 "J^ 46 58 L. CESANO. — Victoriati Nummi. RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA. 1912 - Fase. III. Xav. Vili. GIUSEPPE GIORCELLI. - Due Medaglie Commemorati u ^> CJ Rivista italiana di mimi sma- 9 tica e scienze affini R6 V.25 PLEASE DO NOT REMOVE CARDS OR SLIPS FROM THIS POCKET UNIVERSITY OF TORONTO LIBRARY