li mm iwn Mm 4'llP ir '7)I#ÌV I RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA E SCIENZE AFFINI RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA E SCIENZE AFFINI PUBBLICATA PER CURA DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA E DIRETTA DA FRANCESCO ed ERCOLE GNECCHI ANNO XVIII - 1905 - VOL. XVIII MILANO Tip.-Editrice L. F. Cogliati Corso P. Romana, N. 17 I905. PROPRIETÀ LETTERARIA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA Presidente Onorario S. M. VITTORIO EMANUELE III Re d' Italia Presidente Conte Comm. NICOLÒ PAPADOPOLI Senatore del Regno. Vice - Presidenti GNECCHI Comm. Francesco — GNECCH1 Cav. Uff. Ercole. Consiglieri AMBROSOLI Dott. Cav. Solone, Conservatore del R. Gabinetto Numisma- tico di Brera e Libero docente di Numism. presso la R. Accad. Scient.-Lett. in Milano (Bibliotecario della Società). GAVAZZI Cav. Giuseppe. MOTTA Ing. Emilio, Bibliotecario della Trivulziana. RICCI Dott. Serafino, Conservatore-aggiunto nel R. Gabinetto Numisma- tico di Brera in Milano (Vice-bibliotecario della Società). RUGGERO Comm. Magg. Gen. Giuseppe. VISCONTI March. Carlo Ermes. Angelo Maria Cornelio, Segretario. CONSIGLIO DI REDAZIONE DELLA RIVISTA PEL 1905. Gnhcchi Francesco e Gnecchi Ercolk, Direttori — Ambrosoli Solone Gavazzi Giuseppe — Motta Emilio — Papadopoli C. Nicolò Ricci Serafino — Visconti M. Carlo Ermes. FASCICOLO L APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA LXIV. I MEDAGLIONI EX-VATICANI. Il compianto capitano Prayer, morto nel 1892 (0, col quale fui lungamente in ottimi rapporti come collettore e come amico, possedeva diverse collezioni artistiche e scientifiche di monete, autografi, disegni, miniature ; e, amante del bello in tutte le sue mani- festazioni, s'era pure procurato parecchie serie di riproduzioni di pietre incise, di cammei e di monete antiche appartenenti a celebri musei. Fra le altre, ne possedeva una di riproduzioni in zolfo di me- daglioni romani, la quale portava per titolo : Meda- glioni Vaticani, una superba serie di circa trecento pezzi, fra cui una buona dozzina muniti di cerchio ornamentale. Siccome questa era la partita che maggiormente mi interessava, chiesi all'amico Prayer e facilmente ottenni, d'averla a casa mia per alcuni giorni, onde poterla esaminare e studiare a mio agio. Così m'av- vidi, confrontando quei pezzi col Cohen, che ve se ne -trovavano parecchi inediti. Mi meravigliai sulle (1) Vedi Necrologia in Rivista Hai. di Num., 1892, pag. 397. 12 FRANCESCO GNECCHI prime come il Cohen non conoscesse questi meda- glioni, trattandosi di una collezione pubblica, e come nell'opera sua non fosse mai citata la Collezione Va- ticana ; ma poi facilmente mi spiegai la cosa, riflet- tendo come il Cohen, pubblicando il suo catalogo, poco o punto si sia curato di quanto esisteva in Italia ; al che forse aveva una scusa nel fatto che molte delle nostre collezioni pubbliche sono o per lo meno sono state per lungo tempo nel passato in- visibili, o assai difficilmente accessibili; ciò che pur troppo debbo affermare anche per esperienza mia propria. Mi rallegrai invece della copiosa messe di buona roba inedita, che il caso mi offriva; feci una nota accurata di tutti i pezzi, segnando i numeri del Cohen per quelli che vi trovai corrispondenti, e prendendo invece la descrizione di quelli che erano nuovi o che presentavano qualche variante, — una quarantina all' incirca — coli' intenzione di verificare poi il tutto sul vero e d'aggiungervi i pesi e le ripro- duzioni dei pezzi più interessanti, e offrire poi ai let- tori della Rivista, oltre alla descrizione completa di una serie altrettanto famosa quanto poco nota, una nuova e importante contribuzione al Corpus Numorum. Fui a Roma diverse volte dopo quell'epoca ; ma, talvolta per colpa mia, tal'altra per colpa altrui, arrivai fino all'anno 1903 senza poter penetrare nel Gabinetto Vaticano, e la minuta del mio articolo, in attesa d'essere completata, rimase così quasi tre lustri dimenticata fra le mie carte, oltrepassando così il prudenziale consiglio d'Orazio : . . . nonumque prematur in annum Membranis intus positis Il che dopo tutto non fu male, perchè il tempo m'ha fornito molte notizie che allora non erano a mia conoscenza. I MEDAGLIONI EX- VATICANI 13 Fu solo nell'aprile 1903, all'epoca del Congresso Storico che, grazie alla gentilezza dell'attuale diret- tore cav. Serafini, potei avere un appuntamento al Vaticano e mi fu dato di varcare finalmente la soglia di quella porta che dalla biblioteca mette al gabi- netto numismatico. Ammirai dapprima la stupenda serie consolare, certo una delle più belle esistenti, sia pel numero (circa 8000 pezzi), sia per le rarità che vi si ammi- rano, sia per le conservazioni che, meno pochissime eccezioni, sono si può dire tutte a fior di conio. Vidi in seguito la serie imperiale, nella quale alcuni pezzf belli e vari e alcune bellissime conservazioni brillano in mezzo a molta roba che non esce dalla mediocrità. Notai subito come non vi figurassero i superbi medaglioni che io conoscevo per le impronte e che mi tardava di contemplare sul vero. Ma, os- servando pazientemente il resto, vivevo nella dolce illusione che tale serie fosse collocata a parte, e che mi fosse riserbata per ultima come il boccone più ghiotto. Allorché però mi parve che tutto si andasse esaurendo e che noi fossimo giunti allY/£, missa est, non potei trattenermi dal chiedere specificatamente al direttore di vedere ciò che maggiormente mi stava a cuore e formava anzi l'oggetto specialissimo della mia visita. Ed egli, come chi risponde alla domanda più ingenua: « I medaglioni; » mi disse « ma questi da oltre un secolo non esistono più al Gabinetto Vati- cano. In seguito al trattato di Tolentino i nostri medaglioni con tutte le altre nostre monete varca- rono le Alpi in compagnia dei cento famosi capi d'arte ». — Ma i capi d'arte non furono poi restituiti nel 1815? 14 FRANCESCO GNECCHI — I grossi capi d'arte sì, ma le cose spicciole esportate arbitrariamente, senza catalogo, non si vi- dero più ritornare. O per meglio dire, come restitu- zione delle monete preziose tolte al Gabinetto Vati- cano, non tornò che un egual numero di monete qualsiansi e in cambio dei medaglioni un sacco di bronzo.... tutte monetaccie di scarto ; ma del buono non tornò più nulla. Com' io rimasi all'udire queste parole Noi domandar lettor, eh' io non lo scrivo. La dichiarazione del direttore era tanto enorme, che al primo momento mi parve impossibile... ma pur troppo dovetti persuadermi che essa non era che la pura verità. Difatti di tutta la mia nota non un pezzo solo si trova ora nel medagliere vaticano. Siccome poi quello che avvenne dei medaglioni av- venne pure di tutte le altre serie, ne consegue che quanto ora si vede non è che una ricostituzione che data dall'ultimo secolo, il che spiega le deficienze che m'avevano colpito nelle monete imperiali romane. Le sole due serie che oggi siano veramente ricosti- tuite sono la consolare romana e la papale, mentre delle altre si può dire non esista che uno scheletro ( x ). (i) Del resto pur troppo il fatto del medagliere vaticano non è l'unico e neppure il più grave in questa nostra Italia, dove tutti a tutte le epoche saccheggiarono. Sono moltissime le città nostre che ebbero a soffrire, oltre alle esportazioni che dirò legali, perchè almeno larvate da una parvenza contrattuale, quelle altre che non possono avere altro nome che di latrocinio, se la rapina pubblica per un travolgimento di senso morale non fosse stata finora considerata sotto un aspetto diverso della privata. E valgano alcuni esempii. Qui nella nostra Milano la Biblioteca Ambrosiana non ebbe che restituzione parziale di quanto le fu sottratto nel 1797, e i minori codici Vinciani restano sempre a Parigi, come vi restò il Tiziano di S. Maria delle Grazie. Il tesoro di Monza, fra i molti pezzi che furono preda della cleptomania napoleonica, perdette la corona d'oro d'Agilulfo, la quale il Museo di Parigi non seppe neppure conservare per sé, giacché, ru- I MEDAGLIONI EX-VATICANI 15 Ma, fermandoci ai nostri medaglioni, dove anda- rono essi a finire ? Dovrebbero essere tutti al Ga- binetto di Parigi ; invece non vi si trovano che in parte, in grandissima parte, nella massima parte, se si vuole ; ma pure alcuni mancano. Infatti, se vi fossero tutti, tutti sarebbero stati descritti nell'opera di Cohen, perchè, quantunque l'opera di Cohen non sia il catalogo del Gabinetto di Parigi, ciò non to- glie che il Gabinetto di Parigi ne sia stata la base principale; e non si potrebbe comprendere come vi bata al Gabinetto delle monete dove era stata depositata, nella famosa notte dal 16 al 17 febbraio del 1804, veniva immediatamente fusa dai ladri insieme ad altri oggetti d'oro. In epoca più recente la città di Mantova vedeva gli splendidi arazzi disegnati da Giulio Romano passare tacitamente e senza protocollo dal palazzo dei Gonzaga a quello degli Absburgo, e restarvi ; e più recen- temente ancora quando l'aquila grifagna che per più divorar due becchi porta veniva una buona volta costretta a ritirarsi dalla veneta laguna, colta da un improvviso furore artistico, e dall'ambizioso desiderio di formare nel nuovo Museo di Vienna la più splendida galleria dell'arte pittorica veneziana, strappava coi propri artigli tutti i capolavori che adorna- vano le sale del palazzo ducale.... uno solo escluso, l'immensa scena del Tintoretto, perchè, nella fretta del trasloco, non trovò il tempo di imballare tanti metri quadrati di tela ; e fortunatamente non le sovvenne in quel momento l'esempio di un'altra grandissima tela ve- neziana che era stata dalle non meno rapaci aquile francesi traspor- tata a Parigi.... da dove non è più ritornata precisamente perchè troppo grande e quindi troppo incomoda da trasportare !.... L'andata le era riuscita agevole ; ma il ritorno riusciva impossibile, e così le Nozze di Cana del Veronese sono sempre là a decorare una parete nel Salon carré al Louvre ! E qui faccio punto, non perchè manchi la materia ; ma perchè la lugubre lista minaccia di diventare troppo lunga, e quanto esposi mi pare che possa bastare. Chi ne volesse sapere di più, potrebbe fra altro consultare un opu- scoletto pubblicato a Venezia nel 1799 e ristampato poi a Milano (dalla tipografia di Giuseppe Borsani sul Corso di Porta Orientale al N. 636, senza data), dal titolo : Catalogo dei capi d'opera di Pittura, Scultura, Antichità, Libri, Storia naturale ed altre curiosità trasportati dall'Italia in Francia e confrontare i ritornati coi rimasti. La lista, però, per quanto occupi 32 pagine, è lontana dall'essere completa. l6 FRANCESCO GNECCHI si siano omessi pezzi di simile importanza. Vediamo dunque come andarono le cose, giacche ora sono in grado di chiarire e documentare il breve dialogo avuto due anni sono col direttore del Gabinetto Vaticano e lo posso, grazie allo stesso cav. Serafini, il quale, dietro mio invito, ebbe lo scorso autunno la cortesia di fornirmi molte preziose notizie relative alle collezioni Vaticane e alla loro emigrazione in Francia, notizie che poi mi furono pienamente con- fermate anche da Parigi, come vedremo in seguito. Mi pare che tali particolari poco noti di un inci- dente che tocca la storia, l'arte, la scienza e il diritto debbano avere interesse per tutti i lettori della nostra Rivista e credo perciò bene di esporli, incominciando dal riportare testualmente e quasi completamente la lettera direttami dal cav. Serafini il 17 settembre 1904: Innanzi tutto, se le impronte del Prayer riproducono davvero C 1 ) medaglioni un tempo esistenti nel medagliere vaticano, esse sicuramente furono prese innanzi alla fine del secolo XVIII e più precisamente anteriormente alla spo- gliazione di quel gabinetto per opera dei francesi nel 1798 in forza del trattato di Tolentino (17 febbraio 1797), perchè tutti i medaglioni posseduti a quell'epoca furono trasportati al medagliere di Francia e confusi con esso, né più fecero ritorno. Questa asserzione esattissima è comprovata da parecchi documenti che brevemente le accennerò. Lo splendore della serie vaticana di medaglioni sul de- clinare del secolo XVIII è celebrata dall' Eckhel (2), che l'ap- pella una tra le più illustri esistenti. Essa era formata dai medaglioni Albani, illustrati dal Venuti (3) in numero di 328 (1) Se li riproducono davvero vedremo in seguito. - (2) Hujus classis splendorem, cum Romae agerem, non aequavere aliae. Doctrina Numorum veterum, Prol. gen. Cap. XXIII, pag. CLXXIV. (3) Antiqua Numismata maximi moduli ex museo Alexandri S. R. E. Card. Albani in Vaticanam Bibliothecam a Clemente XII Pont. Opt. Max. translata et a Rudulphino Venuto cortonensi notis illustrata. Romae MDCCXXXIX. I MEDAGLIONI EX-VATICANI 17 circa, dai medaglioni Carpegna, illustrati dal Buonarroti 0), in numero di 177 circa, e dalla collezione Odescalchi (an- ch'essa pubblicata non ricordo da chi ( 2 )), ricca di oltre 1383 monete antiche tra le quali parecchi medaglioni, oltre ad acquisti minuti dei prefetti della Biblioteca Vaticana, dei quali peraltro non si conserva precisa memoria. Tutto ciò si desume dalla copia dell'atto di consegna esistente nella nostra Biblioteca fatta da Mons. Rezzi al cittadino Vicar incaricato dal Direttorio il 24 floreale del- l'anno VI, nella quale consegna si trovano enumerate 9854 monete e medaglie destinate ad arricchire il medagliere di Francia. Uscirono pertanto queste monete dal Vaticano e furono consegnate al rappresentante della Repubblica francese; ma sappiamo pure che giunsero in buono stato a Parigi, poiché l'aggiunto di quell'epoca a quel medagliere A. L. Cointreau in un suo volumetto sullo stato degli acquisti ed aumenti del Gabinetto dall'anno 1754 alla fine del secolo (anno Vili) ci fa sapere che l'8 termidoro dell'anno VI giunsero da Roma 26 casse, delle quali 21 destinate al medagliere e 5 alla Biblioteca; e che, aperte le dette 21 casse, visi rinven- nero 56 medaglieri di varie forme, che descrive, con un totale di oltre 9000 monete e medaglie. Tra queste nota special- mente 320 medaglioni Albani, 170 Carpegna, 3250 tra meda- glioni e monete antiche d'ogni serie, che egli attribuisce alla Regina Cristina, mentre in verità dovevano far parte, almeno per un certo numero di pezzi, della collezione Odescalchi, poiché la raccolta della Regina Cristina non era in Vaticano, ma di proprietà del Duca Braschi nipote di Pio VI. fi) Buonarroti Filippo. Raccolta di Medaglioni del Museo dell' Emi- nentissimo e Reverendissimo Sig. Cardinale Gasparo di Carpegna. Roma 1698. Esiste anche un'altra pubblicazione di Giuseppe Montorchi, dal ti- tolo : Scelta de' Medaglioni più rari nella Biblioteca dell' Em. e Rev. Prin- cipe il Sig. Cardinale Gasparo Carpegna, Vicario di nostro Signore, Roma M DC LXXIX. (2) Questo catalogo non m'ò riuscito di trovarlo né a Brera ne altrove. Deve essere però poco importante nel ramo che ci riguarda, perchè i medaglioni sono quasi tutti descritti nei due cataloghi precedenti. F. G. l8 FRANCESCO GNECCHI Oltre a questa importante testimonianza, possediamo anche la copia del verbale in data 16 ottobre 1815 redatto allorché il Marini ed il Canova delegati del Papa, ed il Barone d'Ottenfels commissario dell'imperatore d'Austria procedettero alla riconsegna delle monete esportate dal Vaticano. In esso dicesi tra le altre cose che i delegati tro- varono che una gran parte delle monete tolte al medagliere pontificio erano state immesse in quello (allora) regio senza veruna annotazione e descrizione, e le altre erano state lasciate intatte (?) nelle cassette di trasporto. Essi, che non possedevano un catalogo descrittivo, ma soltanto un elenco numerativo delle monete da ricuperare, e che per giunta poco o punto conoscevano il valore delle serie esportate, non sapendo a qual partito appigliarsi, né volendo per troppo grande delicatezza (!), aver rischio di impossessarsi di monete non loro, stabilirono di prendere in consegna tutti i pezzi che trovarono nelle cassette di trasporto in numero di 3315 e per le restanti 6500 circa ricevettero in cambio altret- tante monete della specie e del metallo designato; ma di quale rarità e conservazione è facile immaginare. Di fatto furono eccettuati da questa restituzione per via di cambii i medaglioni, i quali non sono affatto nominati in quell'atto e pei quali probabilmente i buoni negoziatori ricevettero qualche centinaio di monete di bronzo di prima grandezza. Ecco perchè quando le monete venute di Francia furono riconsegnate al Prefetto della Biblioteca vaticana, questi che ben conosceva il pregio della raccolta già nel medagliere esistente, scrisse che in cambio delle collezioni dei meda- glioni e di gran numero di monete rubate si erano riman- dati alcuni cartocci di scarti. Questo è il riassunto della spogliazione francese e della parziale reintegrazione del medagliere vaticano. Soltanto riportandosi allo stato tumultuoso ed ai gravissimi interessi in giuoco a quell'epoca, si può intendere come si lasciasse in Francia senza protesta quella parte così cospicua del medagliere, che ne formava senza dubbio il principale pregio, mentre, esibendo i cataloghi pubblicati e ben noti dei tre medaglieri acquistati dai Papi, si sarebbe potuto esigere la completa restituzione. I MEDAGLIONI EX-VATlCANI lg Queste comunicazioni del cav. Serafini hanno la loro completa conferma in quelle che ebbi diret- tamente dal Gabinetto di Francia, per le quali rendo pubbliche grazie a quei signori conservatori. Non poteva essere diversamente trattandosi di fatti consegnati nei verbali e in parte anche già resi di pubblica ragione; ma è bene dare qui anche una parte della relazione avuta da Parigi, onde si veda come le due relazioni s' accordino e si completino a vicenda. En 1797, lors de la signature du traité de Tolentino entre Bonaparte et le Souverain Pontife Pie VI, le gouver- nement de la république consentit à ce qu'une partie de la contribution de guerre, payable en argent, fùt remplacée par une cession d'oeuvres d'art. En conséquence le cabinet de France entra en possession de diverses médailliers du Vatican le 8 thermidor an VI. Ils représentaient 21 colis contenant 51 coffrets " en bois satiné et d'acajou „. Les médailles y étaient fixées dans des cercles de cuivre dorè et mobiles en sorte qu'on pùt retourner toute une rangée de pièces rattachées à une tige commune C 1 ). La restitution du médailler du Vatican a été faite le 6 oct. 1815 par l'administrateur general de la Bibliothèque et les fonctionnaires du cabinet: Gosselin, Millin, Mionnet et du Mersant, entre les mains des commissaires de S. S. l'abbé Marini et l'abbé Canova, assistés du Baron d'Ottenfels com- missaire de l'empereur d'Autriche et accompagnés par la force armée. On leur rendit les médaillers avec les pièces qui s'y trouvaient encore. Pour celles insérées dans notre suite et qu'un examen attentif ne permit pas de reconnaitre on procèda par compensation en puisant dans les doubles (1) Tutti questi particolari si trovano nel volume Histoire abrégée du Cabinet des médailles et des antiques de la Bibliothèque Nationale ou état succint des acquisitions et augmen/alions, qui ont eu lieu à dater de l'année 1754 jusqu'à la fin du siede (an Vili de la République franfaise), pubblicato da Cointreau, il quale aveva avuto, come primo impiegato del Gabinetto, l' incarico di ricevere e installare le collezioni vaticane. 20 FRANCESCO GNECCHI du cabinet fort nombreux depuis l'achat par le roi en 1776 de la collection Pellerin, qui contenait plus de 32000 pièces, du médaillier de l'abbaye parisienne de S. te Geneviève et de ceux de l'abbé de Tersan achetés en 1791 et du comte de Valentinois. La restitution porta sur 9836 pièces de toutes natures, dont 3995 primitives, les autres substituées. Elle fut faite au Baron d'Ottenfels, qui en donna regu et les remit aux deux commissaires pontificaux, qui en don- nérent à leur tour regu à lui et à la Bibliothèque. Il Du Mersant, che pure partecipò a tali opera- zioni, racconta le medesime cose più crudamente e direi più cinicamente, rallegrandosi delle difficoltà che si opponevano alla genuina e completa restituzione: « Le Musée du Louvre vit emballer, sous les bayonettes « autrichiennes, l'Apollon du Belvedere, la Vénus de Médicis, " le Laocoon, les tableaux de Raphael; et le cabinet des " médailles rendit, non sans les disputer vivement, les monu- " ments qu'il avait pu croire sa propriété. Cependant il y " eu pour lui une chance favorable dans la multitude des " objets redemandés et dans la presqu'impossibilité où l'on " était de reconnaìtre dix milles médailles dont la plus part " étaient, depuis longtemps, insérés dans les diverses suites " du Cabinet de France. Il fallut en venir à une transaction * qui fut habilement dirigée par les conservateurs du " cabinet... „ (1). Dai verbali poi, che lo stesso autore riassume, (pag. 181, 182) riporto i passaggi seguenti: M. M. les Commissaires ayant jugé par eux mèmes de l'impossibilité de retrouver les suites des médailles telles qu'elles avaient été emportées de Rome, ignorant d'ailleurs si elles ont été remises intactes au cabinet de la Bibliothèque du Roi, ont vu la nécessité d'établir une espèce de change ou de compensation pour les objets qui n'ont pu ètre (1) Du Mersant. Histoire du Cabinet des Médailles. Paris, 1838, pag. 182. I MEDAGLIONI EX-VATICANI 21 retrouvés et ne point s'exposer à enlever de la collection du Roi des pièces qui n'appartiendraient pas à celle de Sa Sainteté. En conséquence les boìtes ou médailliers du Vatican, au nombre de cinquante et un, ont été remis à M. M. les Commissaires de S. S. Les nombres indiqués dans l'état presente par M. M. les Commissaires ont été complétés . . . Il a été dressé un état des médailles d'or, d'argent et de bronze grecques et romaines en compensation des mé- daillons, qui n'ont pu ètre reconnus dans la suite du Roi de France ( J ). M. M. les Commissaires reconnaissent que la restitution se trouve pleine et entière (!) et qu'il ne prétendent plus avoir aucun droit à des réclamations ultérieures. Fati à Paris le ij Octobre i8rj. Baron d'Ottenfels Chambellan et Commissaire de S. M. I. et R. autrichienne. Marini et Canova Commissaires de S. S. Così la poco scrupolosa astuzia dei commissarii francesi fu meravigliosamente coadiuvata dall'inef- fabile dabbenaggine e dalla assoluta incompetenza dei due abati pontifici, i quali meritano d'essere se- gnalati all'ammirazione e alla riconoscenza dei posteri! Ed ora vengo finalmente a rispondere al dubbio che mi esprimeva nel chiudere la sua lettera il cav. Serafini, dubbio pure condiviso dagli attuali conservatori del Gabinetto di Parigi, ove si era ve- nuti nella supposizione, ed a ragione finche non si avevano altre prove, che le impronte Prayer appar- tenessero alla grande serie del Mionnet e che quindi non ve se ne trovassero che per caso alcune ripro- (i) E che invece erano forse i soli che mediante i tre cataloghi si sarebbero potuti perfettamente identificare. 22 FRANCESCO GNF.CCHI ducenti medaglioni del Gabinetto Vaticano. Il cav. Se- rafini mi scriveva dunque alla fine della sua lettera: Dopo ciò, egregio signore, sorge naturale la dimanda come mai il Cohen non abbia riportato che parte dei meda- glioni ex Vaticani che debbono esser tutti a Parigi, e se perciò gli zolfi del Prayer non riproducano piuttosto esemplari di qualche altra collezione. A lei sarà agevole sincerarsi di ciò consultando il Venuti, il Bonarroti e l'illustratore del Museo Odescalchi. E difatti la verifica non mi fu difficile, consul- tando appunto i due Cataloghi delle collezioni Al- bani e Carpegna, nei quali è facilitata la ricerca dal- l'essere tutti i pezzi incisi in grandi e belle tavole. Nel loro complesso le impronte rappresentano pre- cisamente i pezzi di queste due ricche collezioni. Ve ne sono alcune in più, ossia di pezzi che non trovo descritti nei cataloghi e devono certamente rappre- sentare i pezzi provenienti dalla collezione Odescalchi oppure gli acquisti fatti dal Vaticano alla spiccio- lata. Ne mancano alcune, una diecina o giù di lì, di pezzi descritti nei cataloghi (*), e questo ha la sua na- turale spiegazione nella fragilità della materia. Le im- pronte di zolfo non erano assicurate in apposite cu- stodie; ma arrotolate alla bell'e meglio in vecchie carte e questa deve essere stata la causa naturale della rot- tura e conseguente dispersione di parecchie. Alcune difatti le trovai spezzate e qualcheduna aveva sof- ferto al punto d'essere frantumata in piccoli pezzetti e in polvere, in modo da riuscire irriconoscibile. In un lungo secolo di vita è troppo spiegabile che un certo numero di esse sia andato disperso. (i) Non bisogna badare alla cifra totale di medaglioni prima esposta che risulterebbe di circa 500, perchè in questo numero sono compresi anche i greci. I MEDAGLIONI EX-VATICANI 23 Resta quindi indubitabile che la leggenda Meda- glioni Vaticani che stava scritta su ciascuno dei 20 o 30 pacchi, era veritiera. E, se se ne vuole una prova di più, fra le impronte Prayer si trovavano oltre quelle dei medaglioni greci, altre di molti pezzi di semplice gran bronzo (di cui io ho trascurato di tener nota), incominciando da Augusto, Agrippa, Nerone, Trajano, Elio e venendo fino ad Annia Faustina, Magnenzio e ad altri nomi, precisamente come nel catalogo Albani sono descritti o perchè scambiati per medaglioni, o perchè ornati di cerchio, o perchè estremamente belli o rari o infine per com- pletare la serie dei nomi. A noi servono a comple- tare la certezza del nostro asserto. In questi ultimi anni avevo fatto moltissime ricerche per sapere ove potessero essere andate a finire quelle impronte in seguito alla dispersione avvenuta per la vendita delle collezioni Prayer; ma avevo poi abbandonata ogni speranza di rintrac- ciarle, quando nel novembre scorso, per un caso inaspettato, venni a sapere che esse, dopo d'essere emigrate a Genova, ove dimorarono per parecchi anni miseramente in una soffitta, erano state rega- late al museo municipale di Lodi ove si conser- vano. Fui felicissimo della scoperta e con grande piacere rividi quelle antiche conoscenze, che mi offri- vano la possibilità di collazionare e ricorreggere le mie antiche annotazioni e di offrire la riproduzione di qualche pezzo, e per di più di potere anche constatare che quelle impronte furono veramente prese sui pezzi originali provenienti dal Gabinetto Vaticano ed ora esistenti nella massima parte al Gabinetto di Parigi. Avendo mandato a confrontare coi pezzi del medagliere parigino un certo numero di impronte, potei convincermi che a Parigi è rimasta la massima 24 FRANCESCO GNECCHI parte dei pezzi, ma non tutti, alcuni essendo andati a finire a Vienna, a Milano, a Londra, altri scom- parsi, e pel momento, di domicilio ignoto. Come tale dispersione sia avvenuta, davvero non so ; ma, vista la poca regolarità e il poco scrupolo con cui in quei tempi si trattavano le cose pubbliche, non può essere giudicato temerario il dubbio che qualche malversa- zione possa essere avvenuta o prima o durante la consegna o dopo e che quindi alcuni pezzi — e non certo i meno belli e i meno importanti — siano sfug- giti dai cartoni papali o reali per passare nel com- mercio o in private raccolte prima e finire poi even- tualmente in qualche museo pubblico, come si può accertare di parecchi. E ciò dà una spiegazione più che sufficiente del non trovarsi al completo la col- lezione vaticana al Gabinetto di Parigi. Concludendo la parte narrativa di questa me- moria e sintetizzando quanto fu esposto, ne risulta: Che i medaglieri contenenti le collezioni numi- smatiche vaticane furono portati a Parigi nel 1798 e tornarono a Roma nel 1815; ma Vi tornarono or- ribilmente manomessi. Che di quanto in essi era contenuto non vi fu lasciato che la parte meno im- portante, mentre il buono e il buonissimo levato venne sostituito con altrettanti pezzi di scarto. In altre parole che furono restituiti i medaglieri, ma non le medaglie ; l'astuccio, ma non il contenuto. Che se oramai, dopo un secolo, e senza nuovi documenti (di cui però non è esclusa l'esistenza), riuscirebbe impossibile una cernita di tutte le mo- nete (circa 9000) rimaste illegalmente e indebitamente a Parigi, si può fare una eccezione pei medaglioni romani (io ho parlato e parlo unicamente dei latini; ma vi si potrebbero aggiungere anche i greci, che pure nei cataloghi sono descritti e riprodotti nelle impronte) la cui serie mediante i cataloghi delle I MEDAGLIONI EX-VATICANI 25 collezioni Albani e Carpegna e coll'aiuto delle im- pronte al museo di Lodi, potrebbe assai facilmente e indiscutibilmente ricostituirsi. Questo è il risultato semplicissimo che scatu- risce dai fatti quali sono emersi da quella specie d' inchiesta a cui naturalmente e quasi senza volerlo mi condusse la serie d'impronte casualmente venutami fra le mani, risultato che qui non faccio che registrare, ben lontano dall' idea che ciò debba o possa avere una portata al di là di una semplice constatazione. Che se mai per la progredita civilizzazione, un giorno idee più larghe o più giuste avessero a farsi strada nel cervello degli uomini, cosicché le azioni dei governi dovessero essere giudicate alla medesima stregua che si usa per gli individui; se mai un giorno il nuovo mondo potesse essere di scuola all'antico e il no- bile esempio di Morgan che rende generosamente ad Ascoli Piceno il piviale di Nicolò IV, perchè di malo acquisto, potesse essere apprezzato a fatti e non solo a parole, chi allora vivrà mi sarà grato di aver segnalato i mezzi di renderne possibile V imi- tazione ! Detto ciò, veniamo a quello che fu lo scopo primitivo ed unico di questa memoria, alla descri- zione dei pezzi varianti o inediti i quali si po- tranno registrare con tutta tranquillità nel Corpus dei Medaglioni romani, anche se gli originali ri- mangono di ignoto domicilio, perchè le impronte li rappresentano con tanta sincerità da fornire dati sufficienti per giudicare anche dell' autenticità. E difatti non manca nella serie qualche falsificazione, come non manca mai in nessuna raccolta... e la si riconosce. Colla descrizione delle inedite o varianti non credo fuori di luogo il dare anche la lista (col semplice riferimento ai numeri di Cohen) di tutti 26 FRANCESCO GNECCHI gli altri pezzi componenti la serie delle impronte vaticane completa, o almeno quale oggi si trova al Museo di Lodi, parendomi bene conservarne la memoria. E, sempre allo scopo di ricordare, noto a cia- scun pezzo l'antica provenienza, segnando colla let- tera A quelli della collezione Albani e colla lettera C quelli della collezione Carpegna. I pezzi non portanti alcuna speciale indicazione sono di provenienza sco- nosciuta. Giacche poi mi si presenta l'occasione, credo giusta una parola di riabilitazione a quei vecchi cata- loghi. Generalmente godono poca fama, al punto che non se ne tiene conto, come non ne ha tenuto il Cohen. Ebbene, avendo ora fatto il lavoro di confrontare quelle incisioni e quelle descrizioni colle impronte, debbo confermare che li ho trovati esattissimi e il Cohen avrebbe potuto citarli con tutta tranquillità, mentre non sono altrettanto attendibili le troppo fre- quenti citazioni da Vaillant. Tutti i pezzi del seguente elenco che non hanno indicazione di metallo s'intendono di bronzo. I MEDAGLIONI EX- VATICANI 27 ELENCO DEI MEDAGLIONI COLLA DESCRIZIONE dei Pezzi inediti o varianti, corretti o completati ADRIANO. Coh. n. 539 (cerchiato), 540 C 575 A (cerchiato). Varietà del n. 537 C. & — HADRIANVS ÀVGVSTVS Testa laureata a destra. I# — COS III Cibele seduta in un carro tirato da quattro leoni, a destra. Diam. mill. 34. Var. Coh. 563 C. & — HADRIANVS AVG- COS III PP Busto laureato a si- nistra col paludamento. 1$ — Anepigrafo. Pane ignudo che cammina a destra col mantello sulle spalle, trascinando un ariete e tenendo un'ascia. A destra si vede l'entrata di un tempio, da- vanti al quale sta un'ara accesa. A sinistra un albero. Diam. mill. 34. NB. Un esemplare simile o forse anche identico appartenente alla mia collezione, venne da me descritto e illustrato nel 1892. Vedi Rivista It. di Num., pag. 17. La straordinaria conservazione mi permise di leg- gere cos in pp. scritto in caratteri minutissimi al rovescio, che Cohen non lesse sull'esemplare del Gabinetto di Parigi, e ben a ragione perchè, se si tratta, come non dubito, dell'esemplare ex-Vaticano, è di pessima conservazione. Riterrei però assai probabile che la leggenda esista su tutti indistintamente. Dopo Coh. 551 A. & - IMP CAESAR TRAIANVS HADRIANVS AVG. Busto laureato a sinistra col paludamento e la corazza, visto per di dietro. 28 FRANCESCO GNECCHI R) - PONT MAX TR POT COS III La Felicità diademata a sinistra con un caduceo e un cornucopia. Diam. mill. 33. (Tav. I, N. 1). NB. Cohen avrebbe collocato questo pezzo nella serie g b. senza s e, che fa seguire a quella dei medaglioni. Difatti si tratta precisamente di un g b. o semplice sesterzio imperatorio. Il rovescio è in tutto simile come arte e rilievo a un gb. comune, mentre nel diritto il rilievo è molto risentito. Ad ogni modo è un pezzo nuovo e inedito. Dopo 565 A. B' — HÀDRIANVS AVGVSTVS Testa laureata a sinistra. 1$ — Anepigrafo. Bacco ignudo e Apollo seminudo se- duti su di un carro tirato da una pantera e da una capra diretti a destra. Bacco, appoggiandosi sul gomito destro, tiene il tirso ; Apollo seduto alla sua sinistra suona la lira volgendosi a lui. Sulla capra cavalca Cu- pido suonando un doppio flauto. Diam. mill. 34. NB. Posseggo nella mia collezione una variante di questo meda- glione (colla testa dell'imperatore a destra) che descrissi nella Rivista It. di Num. nel 1888. Vedi pag. 281. Il tipo era sconosciuto a Cohen. ANTINOO. Esistono le impronte di tutti i pezzi illustrati negli antichi cataloghi ; ma, appartenendo alla serie greca, ne ometto la descrizione. SABINA. Coh. 38. ELIO. Coh. 52. NB. Questo non è un medaglione, bensì un gran bronzo munito di un cerchio ornamentale. Anche il Cohen, descrivendo questo pezzo di cui dà anche la riproduzione, fa la medesima osservazione e ragione- volmente lo pone fra i gran bronzi. Mionnet, osservando sempre questo medesimo esemplare, lo classificò medaglione, probabilmente pel cerchio di cui è ornato, e tale venne tenuto e illustrato nel catalogo della Col- lezione Albani, e viene pure riportato dal Vaillant (cum circulo aereo in museo Albani nunc Vaticano). Se io l'ho messo qui nella serie è unica- mente come esempio di quei pezzi, cui ho più sopra accennato, che furono fatti servire a colmare le lacune dei nomi, e che a noi servono mira- bilmente a identificare la provenienza e il passaggio di proprietà della completa serie. I MEDAGLIONI EX-VATICANI 29 ANTONINO PIO. Coh. n. 379 A, 380 A, 382 (cerchiato) A, 383 (cerchiato), 387 (cerchiato) C, 403 (cerchiato) A, 404 (cerchiato) A, 407 A, 416 C, 417 A, 418 A e 418 (cerchiato) C, 425 A, 428, 430 A, 433 A, 534 (cerchiato) A, 437, 442 A, 451 A. NB. Siamo perfettamente dell' opinione di Cohen, il quale dubita dell'autenticità dei due medaglioni N. 425 e 430. Per me sono più che so- spetti, e anche sulle semplici impronte, li giudicherei falsi. L'arte nei rovesci sembra piuttosto cinquecentesca che romana. Nel dritto ci si presenta una testa di tale grandezza quale non vidi mai su altro medaglione, e poi il medesimo conio ha servito per ambedue i diritti, ciò che costituisce ancora una seria aggravante. Rettifica Coh. 376. & — ANTONINVS AVO PIVS PP TR P COS III IMP II Testa laureata a destra. Jfy — ÀESCVLAPIVS Nave che passa a destra sotto un ponte. Alla poppa sta il pilota. Alla prora un serpente in atto di slanciarsi. Davanti il Tevere sdraiato a sinistra nell'acqua, con una canna. Nel secondo piano una roccia su cui tre edifici e un albero. NB. Nelle mie vecchie annotazioni avevo fatto seguire la descrizione di questo medaglione dalla seguente nota: " Questo medaglione non " ha col N. 374 del Cohen che la semplice differenza imp ii nella finale ■ del diritto. Potrebbe forse trattarsi di una omissione nella descrizione * di Cohen. „ Ora, avendo avuto, grazie alla gentilezza del sig. de Villenoisy, l'op- portunità di verificare la cosa al Gabinetto di Parigi, risulta che la mia supposizione era vera. Non si tratta quindi di una variante, ma di una semplice rettifica, poiché l'esemplare già Vaticano ora parigino porta appunto la leggenda quale io la davo, ossia col completamento imp u, l'omissione della quale non era che una inesattezza di Cohen. Dopo Coh. 389 C. & — IMP CAES T AEL HADR ANTONINVS AVO PIVS PP Testa laureata a destra coll'egida. 9 — COS IMI Roma in abito militare coll'asta, volta a destra porge la mano all'imperatore (o al Cesare M. Au- relio?). Dietro Roma un personaggio che tiene un'an- fora (?) sul capo. Dietro l'imperatore due altre figure. Mill. 40 e 63 col cerchio. (Tav. I, N. 2). 3<5 FRANCESCO GNECCHI Dopo 407. & - ANTONINVS AVO PIVS PP TR P COS III Busto nudo a destra col paludamento e la corazza. ty — VICTORIA AVGVSTI S C Vittoria a sinistra con una ghirlanda. Diam. mill. 36. NB. Cohen descrivendo questo medaglione senatorio (vrai médaillon, malgré les lettres s e) lascia in dubbio se la Vittoria tenga un diadema o una ghirlanda, poi nel supplemento corregge dicendo che la Vittoria tiene decisamente un diadema. Sub" esemplare vaticano invece, tiene decisamente una ghirlanda. FAUSTINA (MADRE) Coh. 128 A, 130 (cerchiato) A, 133, 136 A. MARC' AURELIO. Coh. 362 A, 362 (con piccolo cerchio) C, 367, 383, 388, 390 A, 392 A, 393 A, 395 C, 401 (cerchiato), 406 A. MARC' AURELIO e LUCIO VERO. Coh. 1 C. LUCIO VERO. Coh. 91 A, 92, 97 A, 101 A, 103 C. LUCILLA. Coh. 39. COMMODO e ANNIO VERO. Coh. 1. COMMODO. Coh. 347, 348 A e 348 (con fortissimo cerchio ornato), 35 2 C, 354, 355 A, 356 A, 359 A e C, 361 A, 364, 366 A, 368 (falso?), 373, 374, 389 C, 391, 392 A, 396 A, 400 A, 403 A, 412 A, 415 A, 425 C, 430, 433 A, 435 C (due esemplari), 438 A, 441 A (tre esemplari), 444 A. Dopo Coh. n. 368 A. & — L AVREL COMMODVS GERM SARM TR P IMI Busto laureato giovanile a destra col paludamento. fy — IMP MI (in giro) COS II PP (all'esergo) Vittoria in quadriga lenta a sinistra. Diam. mill. 35. I MEDAGLIONI EX-VATICANI 31 Varietà Coh. 378 A. & — IMP COMMODVS AVG- PIVS FELIX Busto laureato a destra col paludamento e la corazza. R) — PIO IMP OMNIA FELICIA P M TR P XV IMP Vili (in giro) COS VI P P (all'esergo) Nettuno ignudo a destra col tridente e un delfino, il piede destro appoggiato su di una prora. In faccia a lui Commodo velato con una patera e un libro. Fra i due un'ara accesa (anno 190 d. C). Diam. mill. 37. Completamento n. 388 di Cohen. ,B* — M AVREL COMMODVS ANTONINVS AVG- PIVS Busto laureato a destra col paludamento e la corazza. R) — P M TR P Villi IMP VI (in giro) COS IMI P P (al- l'esergo) Marte galeato colla corazza e il manto a destra sostiene l'asta colla destra alzata, mentre colla sinistra si appoggia allo scudo. Ai suoi piedi una sfinge. In faccia a lui Venere pure colPasta e il gomito sinistro appoggiato a una colonna. Davanti a lei una colomba (anno 184 d. C). Diam. mill. 37. NB. Cohen non dà che il rovescio di questo medaglione, riportan- dolo da Vaillant. Completamento n. 434 di Cohen. & — M AVREL COMMODVS ANTONINVS AVO Busto lau- reato e corazzato a destra. $ TR P Vili IMP V COS IMI P P Commodo in abito militare coll'asta nella sinistra, in atto di posare la destra su di un trofeo ai piedi del quale due prigionieri pian- genti (anno 183 d. C). Mill. 38. (Tav. I, n. 3). NB. Cohen cita da Vaillant questo medaglione senza darne il diritto e dando incompleta la leggenda del rovescio. Fra i medaglioni di Commodo figura pure quello col rovescio salvs. da Cohen citato in nota come falso. Anche a me l'impronta dà la me- desima impressione. COMMODO e CRISPINA. Coh. 1 A e C, 2. 32 FRANCESCO GNECCHI COMMODO e MARCIA. Coh. i A, 4 A (2 esemplari). ALBINO. Esemplare col rovescio di Minerva pacifera, evidentemente falso. NB. Dopo d'avere indegnamente appartenuto al Gabinetto Vaticano, questa contraffazione cinquecentesca venne a finire nelle mie mani e constato che è veramente l'esemplare vaticano. Da molti anni giace dimenticato nella serie delle monete false, né ora posso ricordare come e da chi mi sia venuto. Non conoscendosi alcun pezzo originale da cui potesse esser copiato, l'ho sempre ritenuto una delle molte mistificazioni, ossia un'invenzione d'artista; ora invece ho scoperto che è la riproduzione o almeno imi- tazione di un medaglione reale, ciò che mi procurerà l'occasione di ri- tornare sull'argomento in un prossimo appunto. SETTIMIO SEVERO. Coh. 464 A, 468 A, 469, 474 C. Rettifica Coh. 463 A. & - L SEPTIMIVS SEVERVS PERTINAX ÀVG- IMP UH Busto laureato a destra col paludamento e la corazza. ty — DIIS AVSPICIBVS P M TR P III (in giro) COS II P P (all' esergo) Bacco ed Ercole nudi a sinistra. Ercole appoggiato alla clava tiene la pelle del leone, Bacco tiene un vaso (o un simpulo?) e un tirso. Fra i due una pantera (anno 195 d. C). NB. Devo ripetere qui l'osservazione fatta al Med. d'Antonino Pio Cohen 376. Non si tratta di una variante ; bensì di una semplice rettifica. La leggenda cos 11 p p dell'esergo fu omessa dal Cohen; ma esisteva sul pezzo da lui descritto, pezzo già appartenente al Vaticano ed attual- mente a Parigi, ove potè essere verificato. GIULIA DOMNA. Coh. 130 C. Dopo 131. & — IVLIA AVG-VSTA Busto a destra. P — VESTA MATER S C Sei Vestali sacrificanti su di un'ara accesa, davanti a un tempio. Diam. mill. 42. I MEDAGLIONI EX-VATICANI 33 NB. Questo bellissimo medaglione senatorio si trova attualmente al Gabinetto di Brera, perciò ebbi già l'occasione di darne la descrizione quando nel 1884 pubblicai nel Bull. Numism. e Sfragistico di Camerino " Monete e Medaglioni inediti nel R. Gabinetto Numismatico di Brera „. GIULIA SOEMIADE. Coh. 1 (argento) A. ALESSANDRO SEVERO. Coh. 230 A, 231, 232 A, 336 C. Dopo Coh. 240. & — IMP SEV ALEXANDER AVG- Busto laureato a mezza figura a destra, collo scettro. IJf — PONTIFEX MAX TR P IMI (in giro) COS II P P (al- l'esergo) Quadriga trionfale di fronte condotta da due Vittorie. Nel carro sta Alessandro collo scettro e una Vittoria che lo incorona. Diam. mill. 33. ALESSANDRO e GIULIA MAMMEA. Coh. 13 A. MASSIMINO. Coh. 44 (citato da Vaillant) C, 45 A. MASSIMINO e MASSIMO. Coh. 3 A. GORDIANO I (Rifatto su un Trajano Decio). GORDIANO III. 171 A, 178 A, 183 C, 185 A, 186, 189 (due esempi.) A e C, 190 A, 191, 192 A, 193, 197 C, 202 C. Var. Coh. 178 A. SY — IMP GORDIANVS PIVS FELIX AVG- Busto laureato a destra colla corazza e l'egida. R) - AEQVITAS AVGVSTI Le tre Monete colle bilancie e il cornucopia. Ai loro piedi i tre mucchi di metallo. Diam. mil. 35. 5 34 FRANCESCO GNECCHI Var. 184. & - IMP G-ORDIÀNVS PIVS FELIX AVO Busto laureato a destra a mezza figura colla corazza e lo scettro. R) — LIBERALITAS AVG-VSTI II Gordiano seduto a sinistra su di un palco. Dietro a lui il prefetto del pretorio e un milite che si appoggia all'asta. Davanti la Liberalità colla tessera e il cornucopia. Un popolano sale i gradini del palco, al basso del quale si vedono sei militi armati di lancia (anno 239 d. C.) Diam. mill. 35. (Tav. I, n. 4). Var. 185 di Cohen. & — IMP GORDIANVS PIVS FELIX AVO Busto laureato a destra con paludamento e corazza. R) — MVNIFICENTIA GORDIANI AVG- L'anfiteatro, all' in- terno del quale si vede una lotta fra un toro e un ele- fante. Esternamente a sinistra la statua della fortuna, a destra la Meta sudans. FILIPPO PADRE. Coh. 1 (argento) A, 115 A, 117 A. Var. Coh. 2 (argento). & - IMP CAES M IVL PHILIPPVS AVO Busto laureato a destra col paludamento e la corazza. ~$1 — AEQVITAS AVGG- Le tre Monete, tipo solito. FILIPPO PADRE e FILIPPO FIGLIO. Coh. 4 (citato da Vaillant) C. FILIPPO PADRE, FILIPPO FIGLIO e OTAC1LLA Coh. 6 A, 8 C, io A, 12. Var. Coh. 4 A. & — CONCORDIA ÀVGVSTORVM Busti accollati di Filippo padre laureato col paludamento e la corazza e d'Otacilla diademata a destra, affrontati al busto laureato di Filippo figlio a sin. col paludamento. R) EX ORACVLO APOLLINIS Tempio rotondo a quattro colonne su otto gradini, in cima al quale un'aquila. Neil' interno una statua seduta (Apollo ?) (a. 244 d. C). ] MEDAGLIONI EX-VATICANI 35 Var. Coh. 5 A. — Come il precedente, ossia a differenza dei meda- glioni descritti da Cohen, il capo di Filippo giovane è laureato. ^ — GER MAX CARPICI MAX (in giro) III ET II COS (al- l'esergo). La Vittoria in quadriga trionfale al passo a sinistra in atto d' invitare a salire i due Filippi. Dietro Filippo si vede Marte. Davanti a una ruota del carro due prigionieri legati (a. 248 d. C). (Tav. I, n. 5). OTAC1LLA SEVERA. Coh. 34 A (due esemplari), 35 C. OTAC1LLA con i FILIPPI al rovescio. Coh. 1, 2 (due esemplari) A. FILIPPO FIGLIO. 1 (argento citato da Vaillant) A, 53 A, 54 A. TRAJANO DECIO. Coh. 57 (tre esemplari) A, 61 (2 esemplari) A. ETRUSCILLA. Coh. 18 (tre esemplari) A. TREBONIANO GALLO. Coh. 2 (argento) C, 2 (argento, modulo più grande) A, 79, 80 A. TREBONIANO GALLO e VOLUSIANO. Coh. 1 C, 4 A. VALERIANO Coh. 3 (argento) A. Var. Coh. 2 C. & — IMP C VALERIANVS P F AVG- Busto laureato e in corazza a destra. P — AEQVITAS AVGG- Le tre Monete, tipo solito. 36 FRANCESCO GNECCHI VALERIANO e GALLIENO. Coh. 3 C, 4 A. Dopo Coh. 4 (argento) A. & — PIETAS AVGVSTORVM Busti affrontati di Valeriano e di Gallieno, ambedue col paludamento e laureati. ty — MONETA AVGG Le tre Monete, tipo solito. GALLIENO. Coh. 8 (arg.) A, 11 (arg.) A, 22 (oro) A, 712 A, 713 A, 719 A, 722 C, 726 A e C, 732, 735. Dopo Coh. 725 A. 1& — IMP GALLIENVS P F AVG Busto laureato a destra a mezza figura, colla clamide. ^ — MONETA AVG Le tre Monete, tipo solito. Diam. mill. 38. (Tav. I, n. 6). Dopo 729 A. 7& — IMP GALLIENVS P F AVG GERM Testa laureata a destra. P — MONETA AVGG Le tre Monete, tipo solito. Diam. mill. 30. Dopo Coh. 729 bis C. W - IMP CAES LIC GALLIENVS AVG Busto laureato a destra col paludamento. I? — Come il precedente. Diam. mill. 32. Dopo Coh. 729 ter. A. -& — GALLIENVS PIVS FEL AVG Busto a destra, il capo ornato della pelle del leone. ^ — Come i precedenti. Diam. mill. 35. Dopo Coh. 735 A. & - IMP GALLIENVS PIVS FEL AVG Testa a destra or- nata della pelle di leone. P* - VOTIS DECENNALIBVS S C in una corona d'alloro. Diam. mill. 35. (Tav> L n -^ I MEDAGLIONI EX-VATICANI 37 NB. Questo è uno dei rarissimi esempi di medaglioni senatoriali di Gallieno. Il Cohen descrivendo il suo N. 735, che ha questo rovescio con un altro diritto, dice : " Vrai médaillon malgré les lettres s c....„ GALLIENO e SALON1NA. Coh. 7 A. SALON1NA. Coh. 2 (argento, tre esemplari diversi) A e C, 5 (argento), 6 (arg.) C, 8 (arg.) A, 98 A. Dopo Coh. 112. & — CORNELIA SALONINA AVG Busto diademato a destra. R/ — PIETAS AVGG La Pietà seduta a sinistra in atto di tendere la mano a due fanciulli. Un terzo fanciullo vi- cino alla sedia. (Tav. I, n. 8). NB. Al N. 112 di Cohen è descritto questo medesimo g b con s e. Il pezzo vaticano sarebbe dunque un g b o sesterzio imperatorio. SALONINO Coh. 63 C. CLAUDIO GOTICO. Coh. 20, 21 (citato da Tanini). Var. Coh. 26 A. P — IMP C CLAVDIVS P F AVG Busto laureato a destra con paludamento e corazza. 9 1 — MONETA AVG- Le tre Monete, tipo solito. TACITO. Coh. 25 (due esemplari) A. FLORIANO. Coh. io (due esemplari) A. Prima di Coh. 9 A. & — IMP C M ANN FLORIANVS AVG Busto laureato a destra col paludamento e la corazza. $ - AEQVITAS AVGVSTI Le tre Monete, tipo solito. 38 FRANCESCO GNECCHI PROBO. Coh. 62 A, 63 A, 67 (citato da Wiczay) C, 70 (due esem- plari) A, 71 C, 72 A, 73 (tre esemplari) A e C, 76 A, 77 (due esemplari), 78 A, 80 A, 83 A, 90 A, 91 A, 93 A, 95 A, 96 A. CARO. Coh. 20 (tre esemplari diversi) A e C. NUMERIANO. Coh. 14 C, 16 (due esemplari) A, 18 C, 33. Var. Coh. 14 A. & — IMP C NVMERIANVS P F AVG COS Busto laureato a destra a mezza figura col paludamento e la corazza. Tiene lo scettro sormontato dall'aquila, e un globo stel- lato sormontato da una Vittoria. $ - MONETA AVGG Le tre Monete, tipo solito. CARINO. Coh. 33 A. 34 C, 36 A, 38 A. MAONA URBICA. Coh. 5 A. DIOCLEZIANO. Coh. 109 (quattro esemplari) A e C, 11 1 (due esemplari) A, 112, 113 A, 114 C, 115 C, 116 A, 119 (due esempi.) A. Var. Coh. ni A. & - IMP C C VAL DIOCLETIANVS P F AVG Busto lau- reato a destra col paludamento e la corazza. $ - MONETA AVGG- Le tre Monete, tipo solito. Var. Coh. 115. & - IMP C C VAL DIOCLETIANVS P F AVG Busto lau- reato a destra col paludamento e la corazza. ^ - MONETA IOVI ET HERCVL ÀVGCy La Moneta di fronte rivolta a sinistra colla bilancia e il cornucopia tra Giove ignudo, il mantello sulla spalla e volto a destra, I MEDAGLIONI EX-VATICANI 39 collo scettro e il fulmine ed Ercole pure ignudo che si volge a sinistra, tenendo la pelle del leone sul braccio sinistro, appoggiato alla clava, con un pomo. Ai piedi della Moneta un mucchio di metallo. Var. 115 bis. & - IMP C C VAL DIOCLETIANVS P F AVG Busto lau- reato e corazzato a sinistra. IJK — Come il precedente. Var. Coh. 122 A. & - IMP C DIOCLETIANVS P F AVG Busto laureato e corazzato a sinistra armato di lancia e scudo. $ - MONETA AVGG Le tre Monete, tipo solito. MASSIMIANO ERCULEO e DIOCLEZIANO. Coh. 4 A. MASSIMIANO ERCULEO. Coh. 121 A, 122 A e C, 125 (tre esemplari) A, 126 C, 127 A, 129 (due esemplari) A e C, 132 C. Dopo Coh. 126 C. & — IMP C M AVR VAL MAXIMIANVS AVG Busto laureato a destra con paludamento e corazza. $ — MONETA IOVI ET HERCVLI AVGG La Moneta di fronte volta a sinistra colla bilancia e il cornucopia, fra Giove ignudo collo scettro e il fulmine e Ercole ignudo colla clava e la pelle del leone. Ai piedi della Moneta un mucchio di metallo. Var. Coh. 129 C. & - IMP C M AVR VAL MAXIMIANVS AVG Busto laureato a destra col paludamento e la corazza. fy - MONETA AVGG Le tre Monete, tipo solito. Var. Coh. 130. & - IMP C M AVR VAL MAXIMIANVS P F AVG Busto lau- reato a sinistra col manto imperiale e lo scettro sor- montato da un'aquila. F$ — Come il precedente. 40 FRANCESCO GNECCHI COSTANZO CLORO Coh. 6 (oro) A, 74 (due esemplari) A, 75 A (1). GALERIO MASSIMIANO. Coh. 44 (tre esemplari) 47 A, 49 C. MASSENZIO. Coh. 27. COSTANTINO I. Coh. 164 (due esemplari) A e C, 176 A, 177 (due esem- plari) A e C. COSTANTINOPOLI. Coh. 4 C, 5 C. ROMA Coh. 3. Dopo Coh. 3. i& - VRBS ROMA Busto galeato di Roma a sinistra col manto imperiale. 1$ — VIRTVS ÀVGG- N N Costantino a destra con uno scettro trasversale e un globo. COSTANTINO II. Coh. 60 (due esemplari) C, 61 (due esemplari) A. COSTANTE. Coh. 16 (argento) A, 19 (argento) A, 94 A, 96 A, 100 A, 106 A, in (due< esemplari) A. Dopo Coh. 95 A. B' — CONSTANS P F ÀVG- Testa diademata a sinistra. I# — VICTORIA AVG-G- Costante a cavallo a sinistra, pre- ceduto dalla Vittoria con una corona e una palma. Diam. mill. 32. (1) I medaglioni di Costanzo Cloro nel Catalogo Albani sono attribuiti a Costanzo II. I MEDAGLIONI EX-VATICANI 41 COSTANZO II. Coh. 27 (oro), 22 (argento) A, 171 A, 172 A, 197 A, 201 (due esemplari) A. Completamento del n. 163 A. ^ - D N FL CONSTANTIVS NOB CAES Busto con palu- damento e corazza a destra, testa nuda. 9 — GLORIA ROMANORVM Vittoria a destra in atto di scrivere VOT V MVLT X su di uno scudo che tiene, ap- poggiandolo al ginocchio. MAONENZIO. Dopo Coh. 27. & - IMP CAE MAGNENTIVS AVG- Busto a destra col pa- ludamento e la corazza. Testa nuda. P - VIRTVS AVGVSTORVM Magnenzio in abito militare di fronte volto a destra con un'asta e il parazonio. Diam. mill. 38. DECENZIO. Coh. 14 C. Var. Coh. 11. i& - MAO DECENTIVS CAES Busto corazzato a destra. Testa nuda. IJ( — VICTORIA AVGG Vittoria con corona e palma cor- rente a sinistra in atto di dare un calcio a un prigioniero. Diam. mill. 29. GIULIANO II. Coh. 51 (citato da Wiczay) (*). GIOVIANO. Dopo Coh. 18. & - D N IOVIANVS P F AVG- Busto diademato a destra col paludamento. (1) Cohen, citando questo medaglione da Wiczay, osserva che, se è ben descritto, è l'unico di Giuliano che porti il monogramma di Cristo. La descrizione di Wiczay è questa volta esatta. 6 42 FRANCESCO GNECCHI P - VICTORIA ÀVG-VSTORVM Gioviano a destra col la- baro e un globo niceforo. AU'esergo TESA. VALENT1NIANO I. Coh. 4 (argento). VALENTE Coh. i (oro) A, 16 (argento), 68 A. TEODOSIO I. Coh. 3 (argento). ONORIO. Coh. 5 (argento, due esemplari) A. ATTALO. Coh. i (argento) A. Francesco Gnecchi. L'ATELIER MONÉTAIRE D'ARLES PENDANT LA PÉRIODE CONSTANTINIENNE de 313 à 337 L'atelier d'Arelas ( J ) ou Arelate ( 2 ) ne fut ouvert par Constantin qu'après la mort de Maximin Daza, car le nom de cet empereur ne fut pas inscrit sur ses monnaies. Le colonel Voetter a déjà montré que ce fut après la fermeture de l'atelier d'Ostia que fut ouvert celui d'Arles (3) ; c'est-à dire en Juillet 313. Cet atelier ne suspendit ses frappes monétaires ni pendant le règne de Constantin, ni pendant celui de ses fìls; mais de 326 à 340 il inscrivit aux exergues de ses pièces l'inscription CONST. ; abréviation de CONSTÀNTINÀ. La ville d'Arelas recut ce nom en l'honneur de Constantin li ainsi qu'on le verrà plus loin, après la mort de Crispus en 326 ; elle le porta jusqu'à la mort de Constantin II tue en 340 au cours de la guerre qu'il fit à son frère Constant I (4), Les exer- gues des monnaies de son atelier indiquèrent ce changement de nom, ainsi qu'il vient d'ètre dit ; (1) Arelas dans Ausone, Epist. XXIII, v. 81 et XXIV, v. 83; dans Prudence, Hymn. Peristaphenon, IV. (2) Arelate dans Caesar, Cin, 1, 36. (3) Otto Voetter, Erste Christliche Zeichen auf rómischen Munzen, Numismatische Zeitschrift, 1892, p. 55. (4) Lenain de Tillemont, Histoire des Empereurs, Paris, 1723, IV, p. 328. 44 JULES MAURICE toutefois de 326 à 330, les inscriptions, P CONST. à Q CONST. alternent avec PARL à QARL et ARLP à ARLQ; tandis que l'ori ne trouve plus ensuite aux exergues des pièces que l'indication de la ville de CONST (antina) jusqu'en 340 ( J ). L'atelier d'Arles témoigne comme ceux de Trèves et de Lyon par les légendes palennes et l'absence de signes chrétiens sur ses monnaies de la persis- tance du paganisme dans les Gaules ; tandis que dans les diocèses d'Espagne et de Pannonie, les ateliers de Tarragone, de Siscia et de Thessalonica inscrivaient déjà des signes chrétiens dans le champ de leurs monnaies. En Orient ce fut après la chute de Licinius en 324 que les signes chrétiens parurent sur les monnaies. Dans les Gaules, et bien que ces provinces fussent gouvernées par un empereur chré- tien, l'atelier d'Arles ne fit graver, comme premier symbole chrétien, le monogramme Constantinien qu'en 335 et ceux de Trèves et de Lyon qu'en 337 après la mort de Constantin. J'ai tàché en effet de montrer dans des recher- ches précédentes que les officiers monétaires gar- daient une assez grande liberté dans le choix des diffé- rents qui caractérisaient les séries monétaires et les émissions. Aussi n'inscrivirent - ils de signes chré- tiens sur les monnaies que lorsqu'ils se crurent sùrs de l'approbation de l'empereur et que d'autre part ils pensèrent répondre dans une certame mesure aux voeux des populations ( 2 >. (1) Je décris des Augustes fils les émissions frappées jusqu'à la proclamation de Constantin en Septembre 337 ; pour celles qui paru- rent en 338, 339 jusqu'en 340 voir Hettner, Rómische Mùnzschatzfunde in den Rheinlanden dans Wedts-deùtsch. Zchft.f. gesch-und kanst VII, II, p. 138-139. (2) J. Maurice, Signes chrétiens sur les monnaies de l'epoque de Constantin, Bulletin de la Sociélé Nazionale des Antiquaires de France, 1901, p. 197 à 201, séance du 29 Mai. L ATELIER MONETAIRE D ARLES 45 C'est ce que semole confirmer ce fait que les ateliers des Gaules et de Bretagne ne présentèrent pas sous Constantin de signes chrétiens sur leurs mon- naies contrairement à celui de Tarragone en Espagne, province convertie au Christianisme dans la pre- mière moitié du règne de Constantin de 309 à 314 (*). L'on trouve mentionné dans la Notitia Dignt- tatum {in partibus occidentis) le Procurator Monetae Arelatensis. Ce n'est pas que la présence de ce ma- gistrat fut une exception. Jl y a tout lieu d'admettre avec Mommsen que sous Dioclétien chaque diocèse fut pourvu d'un atelier monétaire place sous la di- rection d'un' Procurator Monetae ( 2 ). Toutefois il manquait un atelier dans le diocesis Viennensis; celui d'Arles ne fut ouvert qu'en 313, tandis que jusqu'à cette epoque celui de Lyon, bien que faisant partie du diocèse des Gaules, comme celui de Trèves, avait été créé pour des raisons que (1) J'ai montré dans une étude (sur les iconographies des Empereurs Romains de la fin du III me et du IV me siede) parue dans la Revue Nu- mismatique de 1904, pp. 36, 37, 38, que l'Espagne avait appartenu suc- cessivement à Hercule, Sevère et Maxence de 285 à 309. En 309 cette province passa dans les mains de Constantin, cf. J. Maurice, L'Atelier monétaire de Tarragone, Revue Numismatique, 1900, p. 279, et en 214 la croix parut sur les monnaies, mème revue p. 226. D'autre part Ruynart place encore une persécution des Chrétiens en Espagne sous Hercule. Cf. P. Ruynart, Atta Martyrutn, 1849, p. 43). Enfin plusieurs auteurs rapportent la conversion de l'Espagne (Ibérie) et de son roi par une captive Chrétienne sous Constantin, conversion au Christia- nisme qui amena l'Espagne à se soumettre à Constantin. Cf. Irénée, lib. I, cap. 3; Rafin d'Aquilée, Hist. Eccles. lib. I, cap. X; Socrate, Hist. Eccles. libr. I, cap. 19; Sozomène, lib. II, cap. 7. En fait la sou- mission de l'Espagne à Constantin en 309, indiquée par les émissions monétaires, se fit sans guerre, ou n'en a aucune autre indication dans les auteurs, et les premiers de tous les signes chrétiens apparurent sur les monnaies de Tarragone en 314. Il est donc probable que le récit de la conversion de l'Espagne est authentique quant au fond tout au moins. (2) Mommsen. Die fiinfzthn Miinzstàtten der funfzehn Diocletianischen Diocesen, Zeitschrift fttr Numismatik, XV, année 1887, p. 242 et s. e. 46 JULES MAURICE j'ai cherché à mettre en lumière dans mon étude sur cet atelier ( J ). Lyon était en effet le siège du Conciliiim Pro- vinciae. Elle était au point de convergence des routes des trois provinces des Gaules. Constantin le Grand fut consul pour la quatrième fois en 315 et plusieurs monnaies frappées en cette année lui attribuent ce consulat ainsi que le titre de Maximus qui ne parut pas plus tòt sur les monnaies courantes de bronze, mais lui fut attribué dès l'an- née 313 sur un médaillon de Tarragone ainsi qu'on le verrà plus loin. Constantin séjourna à Arles en 316. Première émission. Frappée depuis la période qui suivit la mort de Maximin Daza survenue en Juin 313 (2) jusqu'à la prise du con- sulat en commun par Constantin et Licinius le i er Jan- vier 31 j (3). Les pièces frappées au début de cette émission présentent à leur revers des légendes inscrites sur les monnaies à l'occasion de la prise de Rome par Constantin (4). Ce sont les légendes: RECVPERATOR • VRBIS • SVAE ou encore S. P. Q. R. OPTIMO PRINCIPI. Celles frappées pendant la guerre présentent la le- gende Soli Invicto Corniti. Les petits folles ou monnaies de bronze de cette (i) j. Maurice, Classification Chronologique des Emissions Monétaires de l'Atelier de Lyon pendant la période Constantinienne. Mémoires de la Société Nalionale des Antiquaires de France. 1902, pp. 23 à 26. (2) Julf.s Maurice, L'Atelier Monétaire d'Alexandrie. Numismatic Chronicle, 1902, p. 117; Eusèbe, Hist. Eccles. X, 5; Lactance, De Mort. Pers. e. XLVII, XLVIII, XLIX, (3) Consularia Constantinopolitana: Constantino UH et Licinio IIII, anno 315. Monum: Gemi: Histor: Chron : Minora, pag. 231. (4) J. Maurice, L'Atelier Monétaire de Rome, 1899, P- 4^3- L ATELIER MONÉTAIRE D ARLES 47 émission ont des poids oscillant entre 3 grammes, 50 centigr. et 4 gr., 50 e; leur poids moyen est donc supérieur à celui du ftummus Centenionalis qui est de 3 gr. 50 e. ; ces petits folles mesurent de 0,023 à 0,024 millimètres de diamètre. Le Num- mus Centenionalis fut créé par Constantin après la guerre de 314 ( J ). Les pièces d'or frappées au cours de cette émis- sion dans les états de Constantin sont pour la plus- part de Tespèce du Solidus ou 72™ à la livre d'or créée en 309 par cet empereur ( 2 ). L'on émit pour- tant encore quelques pièces de l'espèce du 6o me à la livre qui avait cours sous Dioclétien. Exergues de l'émission. PÀRL SARL TARL QARL Première partie de l'émission — Pièces de bronze. 1. On trouve au revers : en legende: S- P. Q. R. OPTIMO PRINCIPI et comme type trois enseignes militaires sur- montées celle du milieu de l'aigle légionnaire, les deux autres qui sont des enseignes manipulaires l'une d'une main, l'autre d'une couronne. Au droit: i.° IMP. C. CONSTÀNTINVS P. F. AVG-. Son buste laure et drapé ou laure drapé et cuirassé à droite. Cohen, 559. br. mus. ; Voetter, off p-t poids moyen de ces pièces est de 5 grammes et le diamètre moyen de 0,024 millimètres. 2. IMP. LICINIVS P. F. AVG. Buste analogue. Cohen, 165. br. mvs. off t. (1) J. Maurick, L'Atelier Monétaire de Trèves. Mémoires de la Sociale Nationale des Antiquaires de France, tome LXI, 1902, p. 174. (2) J. Maurice, [J Atelier Monétaire de Trèves. Mémoires des Anti- quaires de France, 1902, p. 164 a 168; et L'Atelier Monétaire de Torni- none. Revue Numismatique, 1900, p. 282 à 285. 48 JULES MAURICE L'on trouve cette méme legende du revers in- serite sur les pièces sorties de l'atelier de Rome, après la prise de cette ville par Constantin sur Ma- xence, ce qui indique qu'elle exprime l'accueil en- thousiaste et la reception triomphale que Constantin trouva à Rome (0, conformément au dire de Lactance, après la chute de cet usurpateur dont la tyrannie avait accablé tout à la fois le Sénat et le peuple Romain ( 2 ). IL Au revers: RECVPERÀTOR. VRBIS SVAE. Constantin est assis à gauche sur une cuirasse, tandis qu'un soldat lui présente le globe de la puissance souveraine surmonté d'une Victoire ; derrière lui un bouclier. Au droit: IMP. CONSTÀNTINVS P. F. AVG. Son buste laure à droite, portant le manteau imperiai, tenant une fleur? et un globe surmonté d'une Victoire. Cohen, 464. fr. 14849 bis ; musée de Berlin ; Voetter, off p-s. Cette legende exprime par elle méme que Cons- tantin a repris la ville de Rome sur Maxence con- sidéré comme usurpateur. Le poi.ds de ces pièces est en general inférieur à la moyenne indiquée plus haut. L'on remontre sur les pièces de la i ère partie de cette émission les légendes SOLI INVICTO COMITI et MARTI CONSERVATORI dont la première a seule con- tinue à étré frappée pendant la guerre de 314. (1) Lactance, De Mortibus Persecutorum, cap. XLIV: cum magna Senatus populique Romani laetitia susceptus Imperator Constantinus. (2) La loi ière du titre Vili. De Bonis Vacantibus. Cod. Theodo- sianus, lib. X doit se rapporter aux biens restitués à ceux qui avaient été déponillés par Maxence. La loi 3™ du titre XIV, De Infirmandis his qui sub tyrannis. Cod. Theod. lib. XV, réforme les dispositi ons injustes prises par décrets par Maxence. Toutefois Constantin laisse subsister les obligations nouvelles, l'hérédité pour les Naviculaires. Cod. Theod. XV, XIV, etc. La licence des Prétoriens de Maxence avait devastò Rome. L ATELIER MONETAI RE D ARLES 49 C'est par analogie avec ce qui se passa dans les ateliers de Tarragone, de Rome, de Londres où l'on émit pendant cette guerre des pièces dans les lé- gendes desquelles il n'était plus question que d'un seul Auguste SOLI INVICTO COMITI AVG N que l'on peut avancer ces faits, car les ateliers des Gaules, Trèves, Lyon et Arles n'émirent pas de séries dis- tinctes avant et pendant la guerre de 314. III. Au revers : SOLI • INVICTO COMITI Le soleil radié à demi nu debout de face, regardant à gauche, levant la droite et tenant un globe. Au droit: i.° IMP. C. CONSTANTINVS. P. F. AVG. Son buste laure, drapé et cuirassé à gauche. Cohen, 540. br. mvs. ; Voetter, 0,023 mm - OFF - p-s-q. 2. IMP. LICINIVS. P. F. AVG. Son buste laure, drapé et cuirassé à droite. Cohen, 163. br. mvs.; Voetter, musée d' Arles off. p-t.' 3. IMP. CONSTANTINVS P. F. AVG. Son buste laure, drapé et cuirassé à droite. Cohen, 536. br. mvs. Voetter, fr. 14955 J 4 g r - 80 ; 0,022 millim. OFF. P-S-T-Q. Les deux pièces précédentes de Licinius et de Constantin ont été émises en mème temps, c'est à dire avant la guerre de 314; pendant la guerre l'on dut continuer à frapper celle au noni de Constantin, et après la guerre l'on n'émit plus de monnaies de bronze d'un poids aussi élevé, ainsi qu'on le verrà dans le tableau de l'émission qui suit celle-ci. IV. Au revers: MARTI • CONSERVATORI. Mars casqué et en habit militaire debout à gauche, posant le pied sur un captif et tenant une haste et un bouclier. Au droit: IMP. CONSTANTINVS P. F. AVG. Son buste laure à gauche avec le manteau imperiai tenant un sceptre surmonté d'un aigle et un globe. Cohen, 350. FR. 14765, 0,020 mm. off. p. 7 5© JULES MAURICE V. Meme legende du revers, mais Mars en habit militaire debout à droite, tenant une haste renversée et appuyé ' sur un bouclier. Au droit : IMP. LICINIVS • P. F. AVO. Son buste laure et cuirassé à droite. Cohen, 139, musée d'Arles. Voetter, off. s. VI. Meme legende du revers, mais Mars en habit militaire, marchant à droite, tenant une haste transversale et un trophée sur l'épaule. Au droit: IMP. CONSTÀNTINVS P. F. ÀVG-. Son buste casqué et cuirassé à gauche, tenant une haste et un bouclier, pièce inèdite. Voetter, off. p. .11 existe de toutes ces pièces des exemplaires de poids supérieur à ceux des pièces émises après la guerre de 314. L'on doit donc les ranger dans l'émission présente, mais certaines d'entre elles ont continue à ètre frappées au cours de l'émission suivante. VII. Au revers: VTILITAS PVBLICA. L'Utilité debout dans une galère tenant une balance et une come d'abondance» derrière elle Mars casqué en habit militaire tenant un globe surmonté d'une Victoire. Au droit : IMP. CONSTÀNTINVS P. F. AVO. Son buste laure et drapé a droite, tenant un sceptre surmonté d'un aigle (*). Ce petit bronze (0,021 mm. de diamètre) doit probablement se classer dans cette émission après la prise de Rome par Constantin. L'Utilitas Publica est une personnifìcation d'une divinité de la vie pu- blique comme l'Annona, la Felicitas Publica, l'U- bertas Saeculi, l'Aequitas Publica qui furent en grand (1) PI. II, n. 1. J'ai décrit cette pièce dans le Bulletin de la So- ciété N. des Antiquaires de France, 1898, p. 383. off. p. br. mvs. l'atelier monétaire d'arles 51 honneur sous Dioclétien et continuèrent à paraìtre sous Constantin en prenant un sens de plus en plus abstrait, tandis que les autres cessèrent de paraìtre sous ce règne. L'Utilitas est ici personnifiée comme l'Aequitas et l'Annona réunies tenant une balance et une come d'abondance. L'Utilitas est en effet une divinité dont les attributions peuvent réunir celles de plusieurs autres déesses également utiles à l'empire (*). Pièces d'or. I. Au revers : FELICITAS PERPETVA SAECVLI. Constantin en habit militaire et le manteau tombant; et un personnage radié, le manteau rejeté en arrière, le soleil ou Licinius soutenant ensemble un globe surmonté d'une Victoire ; entre eux un captif à genoux tendant les mains. Au droit: CONSTÀNTINVS P. F. ÀVG-. Sa tète lauree à droite. Cohen, 147, br. mvs. ; 4 gr. 62; 0,018 mn.; musée d'Arles; off. t. Les pièces d'or émises d'Arles présentent géné- ralement des lettres d'officines. Mais il n'y parut plus de monnaies d'or à partir de 315. La pièce qui vient d'ètre décrite exprime comme beaucoup d'autres la préference de Constantin pour le eulte du soleil, parmi les autres cultes pa'iens, pendant la période où il ne faisait encore représenter que des symboles paTens sur les monnaies et qui dura jusqu'en 314. D'autre part les monnaies suivantes expriment la descendance Heracléenne de Constantin par son beau pere Maximien Hercule. (1) Voici un tableau synoptique de ces divinités dans Gnecchi: Le Personificazioni Allegoriche sulle monete Imperiali Romane. Atti del Congr. I. d. Scienze Storiche, Roma, 1904, p. 38 à 47. 52 JULES MAURICE II. Au revers: VIRTVS AVGVSTI. Lion marchant à gauche: au travers du champ, au dessus du lion, la massue d' Hercule. Au droit: CONSTÀNTINVS P. F AVG. Sa tète lauree à droite. Cohen, 679 fr. 1550 4 gr. 60 cj 0,017 mm ' 0FF - T -> O n trouve éga- lement l'exergue — — sans lettres d'officines (PI. II, n. 2). arl ' ' III. Meme revers avec VIRTVS AVG. C'est le type du revers des pièces de Constantin applique à Licinius. Au droit : LICINIVS P, F. AVG. Téte analogue. Cohen, 180. off. p. IV. Au revers. VIRTVS SAECVLI- Lion marchant à gauche • au travers du champ, au dessus du lion, la massue d'Hercule. Au droit: CONSTÀNTINVS P. F- AVG. Sa téte lauree à droite. Pièce inèdite, h. mvs. v. 0,016 mm. Solidus. Au revers en legende; PRINCIPIS PROVIDENTISSIMI • en legende; dans le milieu du champ une colonne sur la face antérieure de laquelle est écrit le mot SAPIENTIA en quatre lignes. En haut de la colonne une chouette ; au pied à gauche un casque, à droite un bouclier et une lance. Au droit: CONSTÀNTINVS P. F. AVG. Sa tète lauree à droite. Cohen, 453. pr. 1533, 4 gr. 91. 0,017 mm - BR - mvs., 0,016 millim. (PI. II, n. 3). Le poids moyen de la pièce d'or du 6o me à la livre d'or est de 5 grammes, 45 cent. ; le poids moyen du Solidus ou 72 me à la livre, est de 4 gr. 50 cent. La plupart des pièces qui viennent d'ètre décrites ont des poids voisins du celui du Solidus et doivent se classer dans cette espèce qui fut créée par Cons- tantin en 309, et frappée depuis lors dans ses ate- liers, mais non pas exclusivement, car l'on trouve des pièces de l'espèce du 6o me émises dans les ate- liers de Constantin pendant les années qui suivirent. L ATELIER MONETAIRE D ARLES 53 Deuxième émission. Frappèe depuis la prise en commuti du consulat par Cons- tantin et Licinius le i er Janvier 315 ; jusqu'à Célévation des Césars Crispus, Constantin li et Licinius II en Oc- cident le i er Mars jij (0. Les pièces de bronze de cette émission sont de l'espèce du Nummus Centenionalis et ont en general des poids inférieurs à celui de 3 grammes 50 centigr. qui est le poids moyen de cette espèce qui n'a été emise dans tous les ateliers de Constantin qu'après la guerre de 314. Tout un ensemble de sigles caractérise cette émission dont plusieurs pièces sont datées de l'année 315 par le IV me consulat de Constantin. Elle ne comprend que les monnaies des deux Augustes, Constantin et Licinius. Tableau des exergues, lettres, dans le champ et difìférent monétaire de l'émission ( 2 ): 1 Première sèrie. 1 1 1 PARL SARL TARL Deuxième sèrie. QVRL S|F S | F S 1 F S | F PARL SARL TARL QARL (1) L'epoque de l'élevation des Césars en Occident ne fut pas la mème qu'en Orient dans les états de Licinius ; cf. J. Maurice, L'Atelier Monétaire d'Alexandrie. Numismatic Chronicle, 1902, pp. 127 à 131. (2) J'ai cru pouvoir reconnaìtre dans la lettre f l'initiale du gentilice Flavius ou d'un adjectif tire de ce noni, les lettres s, t, m, étant des initiales de mots quelconques. 54 JULES MAURICE Troisième sèrie. T IF PARL TIF TIF SARL TARL T|F QARL Quatrième sèrie. PARL SARL TARL Cinquième sèrie. QARL M | F M I F M | F M | F PARL SARL TARL QARL avec une lettre d'officine grecque : M | F ARLA I. On trouve au revers : SOLI • INVICTO • COMITI. Le soldi radié à demi nu debout de face regardant à gauche levant la main droite et tenant un globe. Au droit: i.° IMP. CONSTÀNTINVS P. F. AVG-. Son buste laure et drapé ou laure, drapé et cuirassé à droite. Cohen, 536, ière serie, fr. 14986, 14993, b. mvs.; 2me sèrie, fr. 14942, 14954, H989» 14997, 3 gr. 60 e. br. mvs.; ^ me sèrie. Voetter, br. mvs.; 4 me sèrie fr. 14929, 14990, 14996, 14955 (PI. II, 11. 4), 3 gr. 53 e; 3 gr. 13 e. br. mvs.; sme sèrie 14940, 14953, J49 88 ) 3 g r - 55 e; 2 gr. 83 e. br. mvs. Toutes ces séries sont émises dans les quatre officines p-s-t-q. L'on trouve exceptionnellement une lettre d'officine grecque a.; fr. 14929; 3 gr. 30 e. sme sèrie. Au droit: 2. IMP. LICINIVS P. F. AVG. Son buste laure et drapé à droite. Cohen, 163. iére sèrie, fr. 14297, br. mvs.; 2"ie sèrie fr. J4274, 14277, 3 gr. 40, 0,020 mm.; 4"ie sèrie fr. J4272, 14299 off. p-s-t-q (PI. II, n. 5). Au droit: 3. CONSTÀNTINVS MAX. AVO. COS. IMI. Son buste laure tenant un globe surmonté d'un aigle. Cohen 543, h. mvs. v. n. 25889 i ère sèrie off. t. II. Au revers: TRB. P. COS. III!. P. P. PROCONSVL. Cons tantin assis à gauche tenant un globe et un sceptre. L ATELIER MONETAIRE D ARI.ES 55 Au droit : IMP. CONSTANTINVS P. F. AVG. Son buste laure et drapé à droite. Cohen, 561. h. mvs. v. n. 25887; musée de Berlin, ière sèrie off. t. Ces dernières pièces sont datées de l'année 315 par le consulat UH de Constantin. Ce sont les pre- mières pièces de bronze qui donnent à cet empereur le titre de Maximus. Pourtant Constantin prit ce titre en 312 après la prise de Rome ainsi que le rap- porte Lactance ( l ) et que le démontre un beau mé- daillon de bronze frappé a Tarragone en Février 313 a Toccasion de Tarrivée de Constantin et de Licinius FELIX ADVENTVS • AVG. N. N. à Milan où se tint entre ces empereurs la conférence qui aboutit à l'édit qui donna la paix réligieuse au monde romain. Ce mé- daillon présente au droit la legende: INVICTVS CONS- TANTINVS MAX. AVG. M. Babelon l'a décrit dans les Mélanges Boissier ( 2 ) et dans une communication à l'Académie des Inscriptions et Belles Lettres. Mais l'on peut dire que si le titre de Maximus fut donne à Constantin à partir de la prise de Rome sur des médaillons frappés en des occasions exceptionnelles comme celui dont il vient d'ètre question, il n'en fut pas de mème sur les pièces de bronze. J'ai tàché de montrer dans plusieurs études sur les ateliers monétaires que Fon ne renouvelait pas chaque année les coins qui servaient à la frappe des monnaies de bronze et qu'en conséquence des nouvelles légendes n'apparaissaient souvent sur les monnaies de bronze qu'assez long temps après avoir été inscrites sur les médaillons. Aussi ne rencontre-t-on ce titre de Maximus (1) Lactance, De Mortibus Persecutorum, XLIV. Senatus Constan- tino, virtutis gratia, primi nominis titulum decrevit quem sibi Maximinus vindicabat. (2) Mélanges Boissier, Paris, 1903. 56 JULES MAURICE sur les monnaies de bronze qu'à partir de l'année 315. Le titre de Proconsul se retrouve sur quelques monnaies de Constantin (0 qui sont de diverses époques de son règne ( 2 >. Cet empereur séjourna à Arles en aoùt 316 et il eut un palais dans cette ville pour laquelle il semble avoir eu une prédilection particulière puis- qu'il lui donna plus tard le nom de son fils Cons- tantin II. Il y avait fait construire un palais. Les monnaies frappées à Arles sous Constantin sont pourtant presque exclusivement paì'ennes, fait qui doit indiquer la persistance du paganisme dans les gaules. Ce ne fut qu'à partir de 335 qu'apparurent les signes chrétiens sur les monnaies d'Arles. Les Gaules se trouvaient alors sous le gouvernement provisoire de Constantin IL III. Au revers; GENIO • POP. ROM. Genie coiffé du Modius tenant une patere et une come d'abondance. Au droit: i.° IMP. CONSTÀNTINVS P. F. AVG-. Son buste laure et drapé ou cuirassé à droite. Cohen, 205 ou 206. 2 me sèrie off. s. Voetter, 4 me sèrie off. t. Musée de Bonn. Senkler catalogue. 2. IMP. LICINIVS P. F. AVG. Son buste laure et drapé à droite. Cohen, 49. 2me sèrie off. s. Voetter. Ces deux pièces ont du étre frappées également avant la guerre de 314. (1) Notamment dans les n. 1 16, 398, 400, 403 de Constantin dans Cohen, voi. VII. (2) Années 313, 315, 320. Sur le n. 403 de Cohen frappé à Trèves de 309 à 313 pendant une période où Constantin fit frapper en grand nombre les monnaies du soleil, cet empereur porte le titre de Pontifex Maximus. J. Maurice, L'Atelier de Trèves. Mémoire de la S. N. d. Antiquaires de Foranee, 1902, p. 165. D'autres pièces de Londres et de Trèves émises en 312, 315, 320 indiquent le mèi ne titre, mais toutes les pièces connues sont antérieures à l'unification de l'empire en 324. L ATELIER MONETAIRE D ARLES 57 IV. Au revers: MARTI CONSERVATORI. Mars en habit mili- taire debout à gauche posant le pied sur un vaincu et tenant un bouclier et une haste. Au droit: IMP. CONSTANTINVS P. F. AVO Son buste laure à gauche avec le manteau imperiai tenant un sceptre surmonté d'un aigle et un globe. Cohen, 350. i ère serie fr. 14765 off. p. V. Meme legende du revers. Mars en habit militaire mar- chant à droite, tenant une haste transversale et un trophée. Au droit: i.° IMP. CONSTANTINVS P. F. AVG-. Son buste casqué ou laure à gauche tenant une haste et un bouclier. Pièces inéditts i ère sèrie off p. Voetter, musée de Berlin off. q. 2. Meme legende. Son buste laure, drapé et cuirassé à droite. Cohen, 355. Musée d'Arles i ère sèrie off. p. VI. Au revers : VIRTVS EXERCITVS GALL. Mars nu, le man- teau flottant, marchant à droite, portant une haste et un trophée entre deux captifs assis à terre. Au droit: CONSTANTINVS P. F. AVO. Sa tète lauree à droite. Cohen, 702. Musée d'Arles ière sèrie off. p. Une pièce analogue frappée à Siscia est datée de l'année 315 par ce fait qu'elle est de l'espèce du iSolidus qui ne fut emise dans cet atelier qu'après la guerre de 314 qui fit tomber Siscia dans les mains de Constantin ( ] ). Aussi cette pièce doit-elle célébrer la valeur des légions des gaules dans la guerre de 314 entre Constantin et Licinius. Des monnaies pareilles furent émises à cette epoque dans plusieurs ateliers de Constantin ( 2 ). (1) J. Maurice, L'Atelier Monéiaire de Siscia. Numismatic Chroiiicle, 1900, p. 321. (2) Ct. J. Maurice, L Atelier de Tr'eves. Mémoires des Anliquaires de France, tome XLI, 1902, p. 179. 8 58 JULES MAURICE La legende Providentiae Augg. a du ètre inserite sur les pièces d'Arles au cours de cette émission à l'epoque où des légendes semblables ou analogues, mais accompagnées d'autres types étaient inscrites sur les monnaies des ateliers de Licinius, Héraclée de Thrace et Nicomédie. Mais pas plus en Orient qu'en Occident, ces types monétaires ne furent sem- blables à celui que la chancellerie de Constantin en- voya dans tout l'empire avec la mème legende pour ètre grave sur les coins monétaires après la con- quète de l'Orient par Constantin sur Licinius en 324. Il est bien remarquable que l'on ait conserve, tout en modifiant le type à graver, cette legende Provi- dentiae Augg au pluriel après la chute de Licinius, alors qu'il n'y avait plus qu'un Auguste. VII. Au revers : PROVIDENTIAE AVG-G-. Figure fémmine tou- relée, tenant un étendard de la main gauche et donnant la droite à une femme debout dans une galère qui porte une come d'abondance. Au droit: IMP. CONSTÀNTINVS P. F- ÀVGG. Son buste laure à gauche avec le manteau imperiai, tenant un sceptre surmonté d'un aigle. Cohen, 461. Musée de Berlin, br. mvs. 3 gr. 30 e. 0,021 mm. ière serie off. p. (PI. II, n. 6). Je suis porte à voir dans la figure tourelée la ville de Rome souvent ainsi représentée et dans la femme debout dans la galère, portant une come d'abondance, le symbole ou la personnifìcation de l'Annone qui pourvoyait Rome par mer et serait placée sous la protection de la Providence des Au- gustes. L'on aurait ainsi une serie d'allégories et de symboles tels qu'il s'en présente fréquemment à cette epoque. Quant à la Providence, elle peut ètre celle de la serie des Augustes qui se succèdent chrono- logiquement. l'atelier monétaire d'arles 59 Troisième émission. Frappée depuis la reconnaissance des trois Césars Crispus, Licinius II et Constantin II en Occident par Constantin le grand jusquà la première célébration par anticipation des fétes des quinquennalia des Césars le i er Mars 320 qui flit suivie de l'inscription de leurs Vota V sur les monnaies. La reconnaissance des Césars en Occident eut lieu trois ans plus tard qu'en Orient ainsi que j'ai essayé de le prouver dans mes études sur les ate- liers d'Alexandrie W et de Nicomédie ( 2 ). Licinius attribua en Orient le titre de Césars à son fils et à Crispus aussitòt après la guerre de 314 (3), puis à Constantin II. C'est ce que prouve les émissions monétaires sorties en 315 et 316 des ateliers d'Orient, émissions qui comprennent les pièces des Césars et correspon- dent chronologiquement à celle d'Arles qui vient d'ètre décrite laquelle ne se compose que des pièces de Constantin le Grand et de Licinius Augustes. La reconnaissance des Césars en Occident au i er Mars 317 est affirmée par un panégyrique pro- noncé à Rome en 321 (4) et par les Chroniqueurs qui ont puisé aux sources occidentales (5). Un fait d'épigraphie numismatique signale cette (1) J. Maurice. L'Atelier Monétaire d'A/exandrte. Numismatic Chro nicle, 1902, pp. 127 à 131. (2) J. M. L'Atelier Monétaire de Nicomédie. Numism. Chron., 1903, pp. 238 à 242. (3) Licinius II avait méme porte le titre de Cesar sur les monnaies pendant la guerre de 314. (4) Nazarii Panegirgens, Eumenii X, cap. 2. (5) Les Fastes d'Idace ou Consularia Consiantinopolitana et le Chro- nicon Pasca/ile. Monumenta Germaniae hislorica Chronica Minora Saecc, IV, V, VI, VII, voi. I, pag. 232. 6o JULES MAURICE reconnaissance des Césars dans tout l'empire. Les légendes monétaires qui indiquent les noms et les titres des Césars à partir du i er Mars 317 copient des modèles uniformes adoptés par les chancelleries d'Orient et d'Occident; tandis que les monnaies frap- pées en 315 et 316 aux noms des Césars, en Orient, presenterà des irrégularités, des fautes d'orthogra- phe, des lettres sans signification et ont été sans doute composées par des ouvriers qui ignoraient le latin. Elles prètent au jeune Licinius II le prénom de Constantinus qu'il ne porterà plus ensuite. Les premiers voeux souhaités aux Césars, ceux de leurs quinquennalia, Vota V, ne paraissent pas encore au cours de l'émission présente qui est ca- ractérisée par un ensemble de sigles différents de celui de la précédente. Les pièces de bronze sont de l'espèce du Nummus Centenionalis. Les légendes du revers des monnaies sont en- core exclusivement paiennes, ou s'appliquent à des types paiens. Ce sont les légendes Iovi Conservatori ou Conservatori Aug., Soli Invicto Corniti et Clarìtas Reipublicae appliquée au soleil. L'on verrà dans la suite de cette étude la per- sistance plus tardive de quelques types paiens sur les monnaies d'Arles sous forme de divinités allégo- riques et l'on y constaterà Fabsence complète de sym- boles ou signes chrétiens jusqu'à l'année 335, par- ticularité qui dut avoir pour cause la persistance plus grande du paganisme dans les Gaules que dans les provinces d'Orient 011 des Balkans ou dans celle d'Espagne (0 convertie particulièrement au christia- nisme avant l'année 314. (1) Voir pour ces provinces mes études sur les ateliers de Siscia {Numismatic C/tromc/e, 1900, pp. 297 à 362), de Thessalonica (Numisma- tische Zeitschrift, 1901, pp. 112 à 146), de Tarragone {Revue Numisma- iique, 1900, pp. 260 à 315). l'atelier monétaire d'arles 61 Tableau des exergues et sigles de l'émission ( r ): Première sèrie. PARL SARL TARL Deuxième sèrie. QARL C 1 S PARL c 1 s c | s SARL TARA Troisième sèrie. C | S QARL R ! S PARL R | S R | S SARL TARL Quatrième sèrie. R | S QARL R | S ARLA 1 R ! S R 1 S ARLB ARLr Cinquième sèrie. 1 1 R | S ARLA 1 PO A SUA TOA Variété de cette sèrie. QOA P 1 1 P 1 1 PO A TOA I. Au revers: SOLI • INVICTO • COMITI. Le soleil radié à demi nu debout de face, regardant à gauche, levant la mairi droite et tenant un globe. Au droit: i.° IMP. CONSTAMTINVS P. F. AVG-. Son buste laure, drapé ou laure, drapé et cuirassé. Cohen, 536. iére sèrie fr. 14638, J4951, br. mvs. off p-s-t-q; 2me sèrie mèmes offici nes fr. 14939, 2 gr. 80, 0,020 mm. br mvs.; 3 me sèrie fr. (1) La quatrième sèrie présente des lettres d'officines grecques A-B-T-A au lieu des lettres latines P-S-T-Q. Les lettre C-R dans le champ ne se rencontrent qu'à partir de l'avènement des Césars et pourraient ètre empruntées au génitif Caesarum. Le sens secret de toutes ces lettres n'est pas toujours possible à déterminer. Les lettres C-R se rencontrent fréquemment sur une méme pièce parmi celles de Lyon. 62 JULES MAURICE 14928, 3 gr. 53 c. 0,019 mm. 14941, br. mvs., mimes off.; 4.™ sèrie br. mvs. Voetter, officines A-B-r-A; 5™ sèrie fr. 14936, 3 gr. 86 e, 14937, 3 gr. 50 e, 14952. Voetter, off. p-s-t-q. 2. IMP. LICINIVS P. F. ÀVG-. Son buste laure et drapé à droite. Cohen, 163. i ère sèrie off. p-s-r f., 14273, 3 gr. 20 e, 0,020 mm. Voetter; 2™ e sèrie fr. 14298, 14273, 3 gr. 40 e, br mvs. off. p-s-t-q.; 3tne sèrie off. t. Voetter. II. Au revers: PRINCIPIA • IVVENTVTIS. Crispus casqué en habit militaire debout à gauche appuyée sur un bouclier et tenant une haste renversée. Cette legende du revers ne se rencontre que sur les pièces émises au nom de Crispus. Au droit : CRISPVS NOB. CAES. Son buste laure, drapé et cuirassé à droite. Cohen, 100. 2m e sèrie fr. 15459- Voetter, off.q.; 2 me sèrie fr. 15466. Voetter, off. fr. ; 4 me sèrie. Voetter off. A ; 5me sèrie. Voetter off. q. 15400, et avec la lettre p dans le champ fr. 15461. Voetter, off. q. III. Meme legende du revers et mème type, mais Crispus est tourné à droite, mème legende du droit. Son buste laure et drapé à droite. L'on trouve toutes les mèmes séries que celles qui viennent d'ètre indiquées. Cohen, 105. br. mvs. Voetter, fr. 15466. IV. Meme legende du revers, mais Mars nu, le manteau flottant, marchant à droite en posture de combattant, tenant une haste transversale et un bouclier. Au droit : Meme legende et méme buste. Cohen, 99. 3me sèrie br. 35472. Voetter, ofe. q.; 4.™ sèrie. Voetter, Il y a lieu de remarquer que tandis que les pièces de Constantin le Grand et de Licinius I, ont été émises dans les quatre officines ouvertes dans l'atelier d'Arles, celles de Crispus ne Font été que l'atklier monétaire d'arles 63 dans la 4 me désignée par les lettres Q et A ; celles de Constantin II ont presque toutes été émises dans la 2 me officine désignce par les lettres S ou B; et celles de Licinius II dans la troisième T. Il y eut donc des of- ficines spéciales auxquelles furent attribuées les frappes des pièces des Césars. Une particularité plus curieuse est à noter encore. Les pièces des empereurs d'Orient, Licinius I et II, sont les seules qui ne présentent pas de lettres d'officines grecques à leurs exergues. Il en serait sans doute autrement si les pièces de l'atelier d'Arles avaient été spécialement destinées à circuler en Orient, mais il est possible que les lettres grecques que l'on trouve sur les monnaies d'Arles indiquent soit la persistance de l'emploi de la numération grecque à Arles mème, soit la desti- nation principale des monnaies aux pays voisins de langue grecque comme l'Afrique. Enfin 011 peut encore ajouter que de mème que les lettres d'officines diffèrent sur les pièces des Césars, il en est de mème des légendes de revers. On lit la legende PRINCIPIA IVVENTVTIS au revers des pièces de Crispus ; CLARITAS • REIPVB. au revers de celles de Constantin II y accompagnant le mème type du Soleil que Fon trouve sur les monnaies de son pére Constantin le Grand avec la legende SOLI INVICTO COMITI; et enfin IOVI CONSERVATORI au revers des pièces de Licinius II comme de celles de Li- cinius I son pere, empereurs d'Orient, tous deux de la dynastie Jovienne. V. Au revers: CLARITAS • REIPVB. Le soleil radié, à demi nu, debout de face, regardant à gauche, levant la main droite et tenant un globe. Au droit: i.° CONSTANTINVS IVN NOB. C Son buste laure et drapé à droite. Cohen, 44. Collection Mowat, 2 n i e sèrie, okk. s. 64 JULES MAURICK 2. CONSTANTINVS • IVN NOB. CAES. Son buste, laure, drapé et cuirassé à droite. Cohen, 46. 2me sèrie fr. 15635, 3 gr. 0,920 rara, Arles, Voetter, off. s; 3 me sèrie fr. 15636, 3 gr. 50 e. Arles, Voetter, off. s. exceptionnelle- ment p.; 4"ie sèrie. Voetter off. b.; 5>ne sèrie, fr. 14634. Voetter off. p-s. parfois la lettre p. dans le champ (PI. II, n. 8). VI. Meme legende du revers ; mais le soleil radié à demi nu, marchant à gauche, levant la droite et tenant un globe. Au droit : Meme legende et mème buste. Cohen, 47. Voetter, 3^ séiie off. s. VII. Au revers : IOVI • CONSERVATORI • AVO- Un aigle dans le champ volant à droite emportant l'empereur sous les traits de Jupiter qui tient le foudre et le sceptre. Au droit : IMP. LICINIVS AVG. Son buste laure et cuirassé à droite. Cohen, 96. ìére sèrie, fr. 14186, 14187, 3 grammes, 0,018 mm. Arles» Voetter, off. p-s-t. (PI. II, n. 9). Cette pièce est en billon ; il y en eut d'analogues frappées dans l'atelier de Trèves ; elles ont du étre argentées. Vili. Au revers: IOVI • CONSERVATORI. Jupiter à demi nu, debout à gauche, le manteau rejeté sur l'épaule, tenant le foudre et s'appuyant sur un sceptre. Au droit: i.° VAL LICINIVS NOB. CAES. Son buste laure et drapé à droite. Cohen, 22. 2me sèrie, musée d'Arles, Voetter, fr. 14364, off. t. ; gme sèrie, Arles, Voetter ; 5™ e sèrie fr. 14364, 4 gr. 20, 0,020 min. Voetter; également avec la lettre p dans le champ. Voetter, musée Brera, toujours, opf. t. 2. FLA. LICINIVS NOB. CAES. Mème buste; pièce voisine de Cohen 23 dont elle diffère par l'abbréviation du pré- nom Flavius en FL. ou FLA. Voetter, 3"ie sèrie, off. t. IX. Au revers : IOVI CONSERVATORI. Jupiter nu courant à droite, le manteau flottant et lancant le foudre. l'atelier monétaire d'arles 65 Au droit: VAL LICINIVS NOB. CAES. Son buste laure et drapé a droite. Cohen, 27. 2 me sèrie, Voetter; 3«ie sèrie fr. 14365. Voetter, Arles, OFF. T. Quatrième émission. Frappée depuis l'inscription, par anticipation d'un an, des Vota V des trois premiers Césars a partir du 1" Mars J20 et des Vota XV et XX de Constantin appliqués en Occident aux deux Augustes dans la méme année jusqu'à Vélévation de Constantin II au rang de Cesar le 8 No- vembre 324. Cette émission commenea en effet à paraìtre en 320. C'est ce que prouvent les pièces d'or de certains ateliers portant des exergues caractéristiques des émissions synchroniques de celle-ci, ainsi que l'inscription en legende du VI me consulat de Cons- tantin qui est de l'année 320 (*). Les Vota X des Césars furent inscrits d'une facon encore plus an- ticipée sur les monnaies à la fin de l'année 324 ( 2 ). Quant aux Vota XV et XX de Constantin dans les premiers étaient accomplis en 321, ils lui furent tous deux souhaités (vota suscepta) en cette année, ainsi que nous l'apprend le Panégyrique d'Eumène pro- noncé à l'occasion des quinquennalia des Césars en 321 (quintum decimum maximus princeps salutaris imperii annum degit, sed auguramur jam vicen- nalia) (3). (1) J. Maurice, L'atelier monétaire d'Aquilèe " Rivista Italiana di Numismatica „ 1901, p. 310. (2) C'est ce que prouve notamment une émission de l'atelier de Siscia, cfr. J. Maurice, L'atelier de Siscia " Numismatic Chronicle », 1900, PP- 340-341- (3) Eumène panégyrique (Nazarii), chap. II. Les Vota X de Cons- tantin furent inscrits sur les monnaies à partir de l'année 315, J. Maurice L'atelier monétaire de Lyon. Mèmoires des antiquaires de France, 1403-71. 66 JULES MAURICE Ils furent dès lors inscrits tous deux sur les monnaies et mème probablement un an plus tòt en 320 par suite de cette anticipation d'un an dans la célébration des anniversaires impériaux qui est la règie la plus generale de cette epoque où l'on ré- pétait deux fois les fètes des anniversaires, l'année méme de l'anniversaire et celle qui la précédait (0, Les picces qui présentent au revers la legende VICTORIAE LAETÀE PRINC PERP. ont été émises dès le début de cette émission comme semble Tindiquer le fait qu'elles présentent un exergue déjà paru anté- rieurement. Cette legende était déjà panie dans des émissions antérieures. Elle fut toutefois principale- ment inserite sur les monnaies au cours de celle-ci. C'est ce que prouve pour les ateliers des Gaules la suspension des frappes de celui de Lyon qui récuvrit en 320 en émettant les monnaies qui por- tent cette legende. Les pièces de bronze de cette émission sont de l'espèce du Nammus Centenionalis ( 2 ). Tableau des exergues de l' émission. — Première sèrie. PARL SARL TARL QARL Deuxième sèrie. PA SA TA QA Troisième sèrie. PUA SUA TUA QUA (1) La Chronique de S.t Jerome nous apprend que les Vicennalia de Constantin furent célébrés une première fois à Nicomédie en 325 par anticipation, une second fois à Rome en 326. Cfr. Hieronymì Chro- nicon, anno 2342. Vicennalia Constantini Nicomediae acta et sequenti anno Romae edita. (2) J. Maurice, L'atelier monétaire de Lyon. Mèmoires des Antiquaires de France, 1903, pp. 80-81. l'atelier monétaire d'arles 67 Quatrième sèrie. P*À S*A T*A Q*A Cinquième sèrie. PÒÀR SOAR TÒAR QÙAR La première sèrie présente une variante où la lettre d'officine T est rejetée à la fin de l'inscription de l'exergue ; l'on a ARLT. I. Au revers : VICTORIAE • LAETAE • PRINC PERP. Deux Victoires debout posant un bouclier sur un autel ; l'une d'elles écrit sur le bouclier VOT- PR. Au droit: I.° IMP. CONSTANTINVS AVG. Son buste cui- rassé à droite avec le casque laure. Cohen, 636. i è i" e sèrie fr. 15053; br. mvs. ; Voetter, off. p-s-t. ; ^me sèrie br. mvs. Voetter, off. p-t-q. 2. Son buste cuirassé à gauche avec un casque à cimier et des étoiles sur le casque, tenant une haste sur l'épaule. Cohen, 638. pr. 15061; 3 gr. io; 0,018 mm. musée d'Arles. L'on remarquera que c'est sur les monnaies analogues et contemporaines de Siscia qu'apparais- sent les monogrammes chrétiens. L'on ne trouve au contraire aucun signe chrétien sur les pièces des ateliers des Gaules frappées antérieurement à la mort de Constantin. 3. IMP. CONSTANTINVS MAX. AVG. Son buste cuirassé à droite avec le casque laure. Cohen, 640. i* rc sèrie fr. 15070, 15077, 15079; br. mus., Voetter; off. p-s-t. (PI. II, n. io). Je décris en téte de cette émission les pièces portant en légendes : Victoriae Laetae Princ. Perp. et Virtus Exerat, par ce que ce sont les seules sur 68 JULES MAURICE les quelles l'ori trouve les exergues de la première sèrie qui faisaient déjà partie de l'émission pré- cédente. IL Au revers: VIRTVS EXERCIT. Etendard au pied du quel sont assis deux captifs, la téte laissée., dans l'attitude eie l'accablement. Sur l'étendard VOT- XX. Au droit: i.° CONSTANTINVS AVG-. Son buste casqué et cuirassé a droite. Cohen, 690. fr. 15108, 3 gr. 13, 0,018 mm. ; ière sèrie off. p. 2. IMP. CONSTANTINVS AVO. Meme buste. Pièce inèdite, br. mvs. i ere sèrie off. s. 3. CONSTANTINVS IVN. NOB. C Son buste laure et cui- rassé à droite. Cohen, 258. fr. 15849, 3 gr. 30 e, 0,018 mm. ; ière sèrie off. s. 4. LICINIVS NOB. CAES. Son buste radié, drapé et cui- rassé à droite. Cohen, 73. fr. 14448; i ere sèrie off. s. 5. LICINIVS IVN. N. C. Meme buste. Cohen, 72. fr. 14446, 7, Voetter; ière sèrie (PI. II, n. 11). Les Vota XX sont toujours ceux des Augustes mème quand les pièces sont frappées aux noms des Césars. III. On trouve au revers: CAESARVM NOSTRORVM dans une couronne de laurier dans laquelle on lit VOT- V. Au droit : CRISPVS NOB. CAES. Sa téte lauree à droite. Cohen, 30. 2 me br. mvs., Voetter; 3"ie sèrie fr. 15383; br. mvs., Voetter; ^me sèrie fr. mvs., Voetter, off. t. 2. CONSTANTINVS IVN. NOB. C Téte analogue. Cohen, 31. 2e sèrie br. mvs., Voetter ; 3"»^ serie fr. 14354, 14356, Voetter off. t-q; 4me sèrie fr. 14357, br, l'atelier monétaire d'arles 69 IV. Au revers: CAESARVM NOSTRORVM autour de VOTIS V- dans le champ. Au droit: i.° CRISPVS NOB. CÀES. Sa téte lauree à droite. Pièce mal décrite dans Cohen. 2«ie sèrie; h. br. mvs. v. off. t. 2. CONSTANTINVS IVN. NOB. CAES. Tète analogue. Cohen, 35. 2. me sèrie, Voetter, br. mvs. off. q. 3. LICINIVS NOB. CAES. Tète analogue. Cohen, io. 2me sèrie fr. 14361, 2; Voetter, br. mvs., off. o. V. Au revers: D. N. CONSTANTINI MAX. AVG- Autour d'une couronne de laurier dans laquelle on lit VOT. XX. Au droit: i.° CONSTANTINVS AVG-. Sa tète lauree à droite. Cohen, 123. 2™«, 3"i e et 4'ne sèrie, Voetter, fr. 14557, 8, off. f. t^me sèrie pr. 14540, Voetter off. p. (PI. II, n. 12). L'on remarquera que la 5 me serie d'exergues n'a pas été inserite sur les pièees qui portent les Vota V des Césars. Elle se rencontre au contraire sur celles sur lesquelles Ton relève les Vota XX de Constantin I et sur celles où sont inscrits les Vota X des Césars. Ces deux séries de Vota ont donc été inscrites sur les monnaies dans des frappes contemporaines à la fin de cette émission alors que l'on ne frappait plus de pièees de Licinius. 2. a CONSTANTINVS IVN. NOB. CAES. Sa téte lauree à droite. jme sèrie off. p. pièce hybride du British Museum. VI. Au revers: D. N. LICINI AVG-VSTI Autour d'une couronne de lauriers dans laquelle on lit VOTi XX. Ces Vota XX sont ceux de Constantin attribués à Licinius. Au droit: IMP. LICINIVS AVG-. Sa tète lauree à droite. Cohen, 14. 2i>e, 3iie e t 4.me sèrie br. mvs. Voetter, off. s. exception- nellement p. 70 JULES MAURICE VII. Au revers: CONSTANTINI AVO. En legende autour de VOTIS XX en trois lignes dans le champ. Au droit: IMP. LICINIVS PF AVG. Sa téte lauree à droite. Cohen, 82. 2"i e sèrie off. p. et variété avec des points entre les lettres -p-^- Vili. Au revers: LICINI AVG. En legende autour de VOTIS XX en trois lignes dans le champ. Au droit : IMP. LICINIVS PF ÀVG-. Sa téte lauree à droite. Cohen, 134. br. mvs. 2 me sèrie, off. p. et variété avec des points. IX. Au revers : SARMATIA DEVICTA Victoire marchant à pas précipités à droite, tenant un trophée et une palme, et mettant le pied sur un captif assis qui retourne la tète. Au droit: CONSTANTINVS AVG- Sa tète lauree à droite. Cohen, 487. fr. 14863; 3 gr. 12 e.; 0,019 mm. 14870 ; br. mvs. 5«ne sèrie off. p. s. J'ai montré dans mon étude sur l'atelier de Sir- mium (') que la Victoire deConstantin sur les Sarmates a laquelle se rapportent la monnaie qui vient d'ètre décrite'fut remportée par cet empereur au 25 No- vembre ou au i er Décembre 322 ; les dates étant données par le calendrier de Philocalus ( 2 ) et l'année fixée par les evènements. Mais les monnaies com- memorati ves de la victoire ont du ètre frappées pendant toute la fin de cette émission. C'est ce que semble indiquer l'exergue de la 5™ serie qui se re- trouve sur les pièces portant l'inscription des Vota X des Césars, pièces parues en 324. C'est d'ailleurs un fait conforme au fonctionnement des ateliers de cette epoque, que cette répétition pendant quelque temps, jusqu'à la fin de l'émission, d'un modèle de pièces de bronze. (1) J. Maurice, L'atelier monétaire de Sirmium. Atti d. Congresso Inter, di Scienze Storiche. Voi. VI, Roma 1904, p. 236-237, et Rivista Ita/, d. Numism., 1904, p. 69. (2) C I. L., tome I, p. 326 et 356. Commentarti diurni de Mommsen. L ATELIER MONÉTAIRE D ARLES 71 J'ai montré dans une serie d'études qu'à Siscia les Vota X des Césars ne parurent sur les monnaies que pendant la guerre de 324 ( T ); qu'à Nicomédie ils ne furent inscrits sur les monnaies qu'après la prise de l'atelier par Constantin à la fin de cette guerre ( 2 ); qu'à Heraclée de Thrace, atelier qui tomba le premier au cours de cette guerre dans les mains de Constantin, ils ne furent inscrits sur les mon- naies qu'après la prise de l'atelier par Constantin, mais un peu plus tòt qu'à Nicomédie en mème temps que les Vota V. L'on peut voir dans la présence des exergues de la 5 me serie sur les pièces d'Arles une indication conforme à toutes les autres de la frappe des monnaies qui portent les Vota X des Césars pendant la guerre de 324. X. On trouve au revers : CAESARVM NOSTRORVM. Autour d'une couronne de laurier dans laquelle on lit VOT. X. Au droit: i.° CRISPVS NOB. CAES. Sa tète lauree à droite. Cohen, 41. fr. 15401, 15404 exergue exceptionnel — ■ 5^ sèrie BR. MVS. OFF. S-T. 2. Meme legende. Son buste laure, drapé et cuirassé à droite. Cohen, 42. 4me sèrie h. mvs. v. off. t. 3. IVL. CRISPVS NOB. Q. Sa tète lauree à droite. Cohen, 44. 5<; &vu> £JXé^iv òoxecv àvaxtTa|A6voi; «pò; (teiv. 8o JULES MAURICE I. On trouve au revers: PROVIDENTIAE AVG-G- avec la porte de camp ouverte au milieu surmontée de deux tours ; au dessus une étoile. Au droit: i.° CONSTANTINVS AVG-. Sa téte lauree à droite. Cohen, 454. i ère sèrie br. mvs. off. p-s ; 2"'e sèrie fr. 14784, 5; 3 gr. 32 e. 0,020 mm. br. mvs. ; Voetter off. p-s. 2. Meme legende avec son buste diadémé et drapé à droite. Cohen, 455. 3 me fr. 14799; 14812; ^me sèrie fr. 14800, 14842, 3; 3 gr. 19, 0,019 mm. br. mvs. osf. p-s. IL Au revers: PROVIDENTIAE CAESS avec le mème type du revers. Au droit: i.° CONSTANTINVS IVN. NOB. C Son buste laure, drapé et cuirassé à gauche. Cohen, 165. 2 me sèrie br. t. mvs. Voetter, musée d'Arles; off. t. et parfois T ; ^mt sèrie br. 15805, Voetter; off. t. 2. FL. IVL. CONSTANTINVS NOB. C Son buste laure, drapé et cuirassé à gauche. Cohen, 167. 2"i e sèrie, Musée d'Arles et Voetter off. q. et exception- nellement A ; 4me sèrie fr. 16236, 16253 OFF - P "Q (PI- H» n - x 6). 3. Son buste laure, drapé et cuirassé à droite. Cohen, 168. 2 me sèrie br. mvs. off. t. III. Au revers: VIRTVS AVG-G- Porte de camp avec deux battants, surmontée de quatre tour; au dessus une étoile. Au droit: CONSTANTINVS AVG-. Sa téte diadémée à droite. Cohen, 665. 2»ne sène fr. 15089. Voetter, 3 gr. 25 e.; 0,020 mm. 15090 off. ps; 5«ne sèrie fr. 15089, 15097, 8, Voetter off. p-s-q. IV. Au revers: VIRTVS CAESS. Avec le mème revers. Au droit: i.° CONSTANTINVS IVN. NOB. C Son buste laure, drapé et cuirassé à gauche. Cohen, 239. 2«ie sèrie pr. 15829, 30, 2 gr. 90 e. ; 0,020 mm., Musée d'Arles, Voetter, off. t. ; 4^ PR . 15831; 15833, 4, 5, 3 gr. 30 e. : 0,018 mm. Voetter off. p-t-q. 2. FL. IVL. CONSTANTINVS NOB. C Son buste laure, drapé et cuirassé à gauche. Cohen, 314, ière sèrie off. q. Voetter; 2me sèrie, Musée d'Arles. Voetter off. q. ; 4"ie sèrie, Voetter fr. off. q. et exceptionnelleme Ant, l'atelier monétaire d'arles 8i V. Au revers: SECVRITAS REIPVBLICE. L'Impératrice voilée, debout à gauche, tenant un rameau baissé et soutenant sa robe. Au droit: FL HELENA ÀVGVSTÀ. Son buste à gauche, drapé, avec un diadème orné de perles dans les cheveux et un collier de perles au cou. Cohen, 12. 2me sèrie fr. 13862, 3. gr. 20 e. 0,020 mm. br. t. mvs. ; Voetter off. s-t; 2 me série FR - I 39 I 3J Voetter off. p-s-t (PI. II, n. 17). L'Impératrice S. te Hélène mourut au cours de cette émission probablement au début de l'an- née 329 (*). Septième émission. Frappée depuis l'epoque de l'inauguration officielle et relì- giense de Constantinople le 11 Mai 330 ( 2 ) jusqu'à l'élé- vation de Constant i er au rang de Cesar au 23 Di- cembre 333. En effet cette émission débute par la frappe des monnaies à l'effigie des deux capitales: Rome et Constantinople ; elle comprend des monnaies de Constantin le Grand, de Constantin II et de Cons- tance II ; mais elle n'en comprend pas de Cons- tant I qui n'était pas encore promu Cesar. Tableau des différents monétaires et des exergues de V émission. Les différents : la palme, Tetoile ou le croissant sont placés entre deux étendards. (1) J. Maurice. L'atelier monétaire de Constantinople. Revue Numisma- tique, 1901, p. 187. (2) Pour les réferences cfr. J. Maurice: L'atelier monétaire de Trèves dans les Mémoires de la Société Nationale des Antiquaires de France, 1903, p. 85. Ce sont les Fastes d'Idace; S.* Jerome Chron. a. 2. 346, Cas- siodore, etc, le Code Théodosien ; à partir de l'epoque de l'inaugu- ration l'on à des lois datées de Constantinopolis, cfr. J. Maurice : Les origines de Constantinople. Volume du Centenaire de la Société des Anti- quaires de Ftance, 1904, p. 281 et 39. 82 JULES MAURICE Première sèrie. Palme Palme PCONST SCONST Deuxième sèrie. Etoile Etoile PCONST SCONST Troisième sèrie. Croissant Croissant PCONST SCONST L'atelier cTArles Constantina a réduit en 330, ainsi qu'on le voit par ce tableau, le nombre de ses officines de quatre à deux. Le nom d'Arelas, Are- latum, disparut complètement des exergues. Il fallut donc en 340 un nouveau décret pour lui rendre ce nom. Les pièces de cette émission sont de l'espèce du Nummus Centenionalis, mais ré- duite au poids moyen de 2 grammes 50 centigrammes. I. Au revers : GLORIA EXERCITVS. Deux soldats, casqués, tenant chacun une haste et appuyés sur un bouclier ; entre eux deux enseignes militaires surmontées de dra- peaux ornés de couronnes. Au droit: i.° CONSTANTINVS MAX. AVG-. Son buste dia- démé et drapé à droite. Cohen, 256. i ère sèrie fr. 14675-0; brit. mvs. Voetter; 3 me sèrie fr. off. p-s, pour toutes les séries. 2. CONSTANTINVS IVN. N. C. Son buste laure et cuirassé à droite. Cohen, 126. 2 me serie fr. 15740; 3 me sèrie fr. 15741, 2 gr. 30 e. OFF. p-s. 3. CONSTANTINVS IVN. NOB. C Un buste laure et cui- rassé à droite. Cohen, 127. x ère sèrie off. p-s. brit. mvs. Voetter ; 2 me sèrie, off. p-s. fr. 15740, Voetter ; gne sèrie off. p-s. fr. 15741, 2 gr. 30 e. ; Voetter. (PI. II, n. 18). L* ATELIER MONÉTAIRE d'aRLES 83 4. FL IVL. CONSTANTIVS NOB. C Son buste laure et cuirassé à droite. Cohen, 105, ière sèrie off. s. fr. 16217, Voetter ; 2™e sèrie off. s. brit. mvs. Voetter; 3"^ sèrie fr. 16225 OFF - s - II. Au revers : Sans legende. Victoire debout à gauche po- sant le pied sur une proue de vaisseau, tenant un sceptre transversai et appuyée sur un bouclier. Au droit: CONSTÀNTINOPOLIS. Buste de Constantinople à gauche portant un casque laure, le manteau imperiai et un sceptre. Cohen, 21. ière sèrie, mais il y à un groupe de palmes, fr. 15181-2-3, 2 gr. 80 e. 0,017 mrn - OFF - p " s - % me sèrie Voetter fr. ; 3^ sèrie, Voet- ter, off. p-s. III. Au revers : La Louve à gauche, allaitant Romulus et Remus et les regardant. Au dessus deux étoiles ( J ). Au droit: VRBS. ROMA. Son buste à gauche avec une aigrette sur le casque et le manteau imperiai. Cohen, 17. ière sèrie fr. 15256, avé'c un groupe de palmes. brit. mvs. Voetter, off. s. ; 2"ie sèrie, Voetter, off. s. ; 3«ne sèrie fr. 15254, Voetter, off. s. (PI. II, n. 19). Huitième émission. Frappée depuis l'élévation de Constant i er au rang de Cesar le 23 Décembre 333 jusqu'à la ménte élévation de Del- matius le 18 Septembre 33$. En effet cette émission comprend les monnaies frappées aux noms des trois Césars Constantin II, Constance II et Constant I et ne comprend pas en- core celles de Delmace. Les pièces de bronze sont encore de l'espèce du Nitmmus Centenionalis. (1) Ces étoiles ne sont pas des différents monétaires, mais sont celles des Dioscures qui se trouvent généralement au dessus de la Louve. 84 JULES MAURICE Première sèrie. Palme Palme PCONST SCONST Variétés de cette sèrie avec plusieurs palmes sur les pièces de Rome et de Constantinople. Deux palmes Deux palmes croisées id. Troii ' palmes S-CONST id. Deuxième sèrie. Couronne Couronne PCONST SCONST Troisième sèrie. Couronne avec point Couronne avec point PCONST SCONST Quatrième sèrie. Fer de lance Per de lance PCONST SCONST Les différents monétaires tels que la couronne et le fer de lance qui se rencontrent sur les pièces de Constant sont caractéristiques de cette émission ou tout au moins la distinguent de la précédente. I. Au revers: GLORIA EXERCITVS. Avec le type déjà décrit; et deux enseignes militaires entre les soldats. Au droit: i.° CONSTANTINVS MAX. AVG-. Cohen, 256. déjà décrit lère sèrie fr. 14674 à 76, Voetter; 2me e t 2> mt sèrie, Voetter; 4">e sèrie fr. 14679, Voetter, off. p-s. toutes les séries. 2. CONSTANTINVS IVN. N. C. Son buste laure et cuirassé à droite. Cohen, 126. ière sèrie fr. 15740, Voetter; 2 me sèrie fr. 15730; 2 gr. 80 e; 0,017 mm., Voetter; 3™ sèrie fr. 1571, 15732-3, Voetter; 4me sèrie fr. 15724, Voetter, off. p-s. toutes les séries de pièces. l'atelier monétaire d'arles 85 3. FL IVL. CONSTANTIVS NOB. C- Cohen, 105. Déjà dèci it. i ère sèrie, fr. 16216-7, 2 gr. 30 e; 0,010 mm., Voetter, off. s. ; 2 me sèrie, fr, 16220, Voetter, off. p-s.; 3 me sèrie fr. 16223, 16224, Voetter, off. s. ; 4«i e sèrie, fr. 16225-6, Voetter, off. s. (PI. II, n. 20). 4. FL. IVL. CONSTANS NOB. C Son buste laure et cui- rassé à droite. Cohen, 75. i ère sèrie indiquée dans Cohen ; 2 me sèrie fr. 15920, off. s. ; 4me sèrie, Voetter, off. s. II. Sans legende avec la Victoire et le type du revers décrit. Au droit : CONSTÀNTINOPOLIS. Cohen, 21. i ère sèrie, Voetter, off. p-s.; 2me sèrie, Voetter, fr. 15 180, 15195 : 3 me sèrie Voetter,OFF. p-s. ; 4^e sèrie Voetter, off. p-s. III. Sans légendes avec le type de la Louve et des Jumeaux déjà décrit. Au droit: VRBS ROMA- Cohen, 17. Déjà décrit. ière sèrie fr. 15256, Voetter, Gnecchi, off. p-s.; 2 me sèrie, collections Voetter et Gnecchi, off. ps. ; 3"ie sèrie, fr. 15255, Voetter, off. s. Neuvième émission. Frappée depuis l'élévation de Dalmatius au rang de Cesar le 18 Septembre 335 jusqu*à la reconnaissance des Au- gustes Constantin II, Constance II et Constant I dans tout l'empire le 9 Septembre 337 C 1 ). Cette émission est coupce en deux parties par la mort de Constantin le Grand au 22 Mai 337, mais les monnaies des trois Césars ses fils continuè- rent à paraitre jusqu'au 9 Septembre ; ce ne fùt également qu'à partir de cette date qu'on dut frapper les monnaies du Divus Constantinus désigné comme (1) Consularia Constantinopolilana. Monumenta Germaniae Hist. Chro- nica Mon. I, p. 235, anno 337 : Nuncupati sunt tres Augusti Constanti- nus, Constantius et Constans V. Idus Septem. 86 JULES MAURICE Pater Augustorum. Delmace fùt massacré peu de temps après la mort de Constantin et ses monnaies durent cesser de paraltre avant la fin de cette émission. Le noni de Constantina continue à ètre indiqué aux exergues des pièces de cette émission. Les signes chrétiens, le monogramme Constan- tinien et la Croix apparurent sur les pièces de cet atelier de Constantina au cours de cette émission. L'on y trouve des pièces de bronze de deux sortes, les unes sont de l'espèce du Nummus Cen- tenionalis réduite de poids, les autres sont des demi Centenionales. Séries monétaires. — Première sèrie. Couronne Couronne PCONST SCONST Deuxième sèrie. PCONST SCONST Troisième sèrie. ± ± PCONST SCONST + . + PCONST SCONST I. Au revers : GLORIA EXERCITVS. Avec le type déjà déerit et deux étendards. i.° CONSTANTINVS MAX AVG- Cohen, 256. Déjà déerit. ière sèrie fr. 14979, Voetter; 2i>e sèrie musée de Bonn, Senckler ; 3 me sèrie, Voetter. 2. CONSTANTINVS IVN. N. C Cohen, 126. Déjà déerit. ière sèrie, fr. 1571, Voetter; 3 me sèrie Voetter. l'atelier monétaire d'arles 87 3. FL. IVL. CONSTANTIVS NOB. C Cohen, 105. Déjà décrit. i ère sèrie, fr. 16225-6; 2.me sèrie, musée de Bonn, Senckler ; 3 me sèrie collection Lichtenstein. 4. PL. IVL. CONSTANS NOB. C Cohen, 75. Déjà décrit. i è re sèrie, Voetter ; 2 me sèrie musée de Bonn, Senckler. 5. FL. DELMATIVS NOB. CAES- Son buste laure et drapé à droite. Cohen, li. ìère sèrie fr. 15568, Voetter, off. p. ; 3™* sèrie, avec le monogramme br;t. mvs. Voetter. 6.° FL. DELMATIVS NOB. CAES. Son buste laure et cuirassé à droite. Cohen, 12. fr. 1577 1 off. p. Le monogramme Constantinien qui constitue le différent monétaire de la troisième sèrie parut sur les pièces de tous les empereurs au cors de cette émission de l'atelier d'Arles, tandis qu'on ne le trouve par sur celles de Lyon ou de Trèves. II. Au revers : GLORIA EXERCITVS. Deux soldats, debout, casqués, tenant chacun une haste et appuyés sur un bouclier, entre eux une enseigne militaire surmontée d'un drapeau. Au droit: i.° CONSTANTINVS MAX. AVG-. Son buste diadémé et drapé à droite. Cohen, 251. 3me sèrie, fr. 14618, 1 gr. 62 e. ; 0,016 mm., Voetter, off. p-s. 2. CONSTANTINVS IVN. N. C Son buste laure et cuirassé à droite. Cohen, 119. ^e sèrie, fr. 15678, 1 gr. 35 e; 0,016 mm. 15679, Voet- ter, off. p-s. 3. FL. IVL CONSTANTIVS NOB. C- Son buste laure drapé et cuirassé à droite. Cohen, 92. 2"ie sèrie, Voetter ; 3"ie sèrie fr. 16150, 1 gr. 50 e. ; 0,016 mm. Voetter, off. p-s. 88 JULES MAURICE 4. FL IVL CONSTANS NOB. C. Son buste laure et cui- rassé à droite. Cohen, 64. fr. 15929, 15930, 1 gr. 50 e; 0,016 mm.; 3™ sèrie, off. s. (PI. II, n. 21). 5. FL. DELMATIVS NOB. C Son buste laure et drapé à droite. Cohen, 9. fr. 15564, 15565, 1 gr. 60 e; 0,016 ìnm. Voetter; 3™ sè- rie, ogf. p-s. (PI. II, n. 22). III. Au revers: Sans legende. Victoire debout à gauche, posant le pied sur une proue de vaisseau, tenant un sceptre transversai et appuyée sur un bouclier. Au droit: CONSTANTINOPOLIS Buste de Constantinople casque et laure à gauche, portant le manteau imperiai et tenant un sceptre. Cohen, 21. fr. 15181-2, brit. mvs. Voetter; 2. E Bonifacio se ne valse per riconquistare Vi- terbo che gli era stato tolto da Giovanni Sciarra ed era occupato da soldatesche francesi assoldate dal- l'antipapa Clemente VII. Ma in seguito non avendo i romani ottenuto, come erasi precedentemente pat- tuito, che si alienassero alcuni beni della Basilica di S. Pietro per ristorare le esauste finanze del Senato e risarcirlo delle spese sostenute per la guerra, il popolo insorse ed una rivoluzione scoppiò in Roma che persuase il Papa a rifugiarsi in Perugia. Ciò avvenne nell'ottobre del 1392. Ma l'anno seguente i romani già pentiti man- darono messi al Pontefice pregandolo di ritornare. Bonifacio accondiscese, ma impose condizioni che, per quanto gravi, furono dai volubili romani accet- tate per tema che il papato si trasferisse nell'Umbria, come il Papa accortamente minacciava. Ma poco durò l'accordo fra le due autorità; che ritornato sulla fine del 1393 in Roma, Bonifacio corse nuovamente pericolo di morte in seguito ad una più seria sollevazione del popolo che a niun conto vo- leva riconoscere i patti conchiusi dal Senato col Pontefice come troppo dannosi ai propri diritti. Bonifacio ebbe salva la vita per l'intervento di Ladislao re di Napoli, il quale con molte soldatesche fece ingresso in Roma nell'autunno del 1394 e potè ristabilire l'ordine liberando il Pontefice dal suo stato pericoloso. Né qui cessano le cospirazioni e le ribellioni dei romani. A porre un rimedio a questo stato di cose il Papa decise a tutti i costi di distruggere la (1) Gregorovius (F.). Storia della Città di Roma nel Medioevo. Voi. Ili, pag. 562. 94 e. martinorì potenza dei banderesi o meglio il potere popolare rovesciando il reggimento repubblicano di Roma. La lotta potè durare ancora qualche anno, ma la vittoria finale fu di Bonifacio, che riuscì nel suo intento profittando dell'aiuto nuovamente offertogli da Ladislao e profittando dell'avvicinarsi dell'anno 1400 nel quale avrebbe dovuto indire nuovamente la solennità dell'anno santo. La prospettiva del prossimo guadagno, gì' in- terni dissidi e la presenza in Roma delle soldatesche napoletane indussero i romani a cedere conferendo al Pontefice il pieno dominio della Città, accondi- scendendo che si abolisse la dignità dei banderesi e lasciando al Papa il diritto di nomina del se- natore ( x )« Una nuova congiura popolare contro la Signoria pontificia fu soffocata nel sangue e le teste dei con- giurati caddero sui gradini del Campidoglio ove s' insediò Bonifacio assoluto signore e padrone di Roma O). Ecco cessata V indipendenza repubblicana dei romani e Roma riverisce il pieno dominio del Papa. Lorenzo Valla, scrivano apostolico sotto Nicolò V, chiama Bonifacio IX il primo tiranno di Roma, mentre Giorgio Stella nei suoi annali generali si contenta di nomarlo Dominus Urbis Romae. Ed ora che abbiamo lumeggiata la storia di questo importante periodo del Senato Romano, ci sarà facile assegnare al nostro provisino l'epoca pre- cisa della sua coniazione. Questa non può essere avvenuta che dopo il 1398, anno dell'insediamento di Bonifacio IX in Campidoglio. L'approssimarsi del- (1) Ciò avvenne sullo scorcio del 1397. Gregorovius, op. cit. (2) Agosto 1398. Gasparini, Cronic. di Perugia, pag. 272. " Del mese di agosto fu fatto el papa signore di Roma, et esso mise el senatore „. PROVISINO INEDITO DI BONIFACIO IX PAPA 95 l'anno santo che conduceva in Roma un numero stragrande di pellegrini era motivo per emettere moneta minuta, e Bonifacio impadronitosi della zecca non si lasciò sfuggire certo l'occasione per porre sulla moneta una impronta della sua nuova signoria conservandole, per ragioni ovvie, il tipo, e sostituendo il proprio nome alla epopeica e tradizionale formola ROMA CAPVT MVNDI. Come e perchè, fino ad oggi, non si siano rin- venuti altri esemplari di questa importante moneta, non è facile indagare ; può ben darsi che in seguito ad una convenzione conchiusa in Vaticano ai 27 ot- tobre 1404 fra il popolo romano e Papa Innocenzo VII con l' intervento di Ladislao re di Napoli, avendo potuto i romani riacquistare il Campidoglio e ridurlo nuovamente a forma di palazzo comunale, distrug- gendo le fortificazioni fatte da Bonifacio IX, siano entrati anche in possesso della zecca ( J ) ed abbiano distrutto il conio e ritirata la moneta che rappre- sentava per essi un'onta ed un documento vivente della loro soggezione incondizionata al papato. Il Fioravanti è anche egli di parere che al tempo di Innocenzo VII al Senato Romano venisse resti- tuita la zecca o meglio la facoltà di battere moneta propria, in seguito all'atto di concordia stipulato colla mediazione di Ladislao. La zecca aveva i suoi locali alle dipendenze del Campidoglio e precisamente vicino all'arco di Settimio Severo, come deducesi dal Signorili che sul principio del XV secolo era scrivano del popolo romano e ci lasciò una relazione della città e delle chiese di Roma ( 2 K Roma, gennaio 1905. E. Martinori. (1) Fioravanti (B.) antiqui romanorum Pontificum Dettarti, ecc. p. 92. (2) Man. Vat. 3536. MONETE INEDITE DELLA RACCOLTA DE LAZARA DI PADOVA Considerate le difficoltà che ordinariamente si frappongono alla divulgazione per le stampe di mo- nete esistenti in collezioni private, non riuscirà certo discara agli studiosi la presente memoria, che illu- stra alcune monete inedite conservate nella ricca collezione del conte cav. Antonio de Lazara di Pa- dova. Egli, dopo avermi fornito, con la gentilezza che lo distingue, utili spiegazioni sulle monete da pubblicarsi, metteva queste a completa mia dispo- sizione, permettendomi di farle conoscere col mio nome da questa importante Rivista. Vivissime grazie dunque gliene rendo anche per i cultori della nu- mismatica. E qui incomincierò subito dalle monete di casa Savoia. SAVOIA. Carlo Emanuele 1 (1580-1630). 1. Quarto di ducato. CAROLVS • EM. D: G. DVX • SABÀVDI/E Busto del Principe a destra con corazza e collare alla spagnuola. Sotto: T-1621. 13 98 I. RIZZOLI JUN. * DE VENTRE • MÀTRIS • DEVS • PRCTECTOR • MEVS Scudo ornato e coronato colle armi di Savoia, accostato dal motto FE-RT- (Argento, ottima conservazione. — Peso gr. 7,900). (Tav. Ili, n. 1). Questa moneta fu battuta nel 1621, quando la zecca di Torino era appaltata a Giovanni Matteo Torazza, il quale aveva assunto l'obbligo di battere annualmente marchi 10,000 tra ducatoni, mezzi e quarti, e marchi 6,000 di quarti col rimedio di pezzi 4 per marco da cedersi a beneficio di S. A. Carlo Emanuele I di Savoia (*X Il tipo di essa non è nuovo, poiché ci risulta essere stato usato fin dal 1598, allorquando teneva la zecca Rolando Gastaldo; si ripetè quindi nel 1601, nel 1607 e nel 1610 con identico stemma, col motto FERT e colla stessa leggenda nel rovescio. L'importanza della presente moneta sta in ciò, che mentre nel 1621 erano stati decretati : duca- toni, mezzi ducatoni e quarti, non si conoscevano invece fino ad oggi che i ducatoni ed i mezzi f*X Il nostro spezzato colma la lacuna e giustifica l'ob- bligo imposto dalla Camera Ducale allo Zecchiere. 2. Da sei soldi. • 8 • CAR • El GRATI • 1629: D • PEDE.... Scudo colla croce di Savoia coronato ed accostato da due nodi d'amore ; sotto : V • I. . DV a | N a * H oc • EGO A SPER E • C Nel campo il motto FE-RT, accostato superiormente ed inferiormente da due nodi d'amore. All'esergo : • VI • S • (Mistura, buona conservazione. — Peso gr. 5,500). (Tav. Ili, n. 2). (1) Promis Domenico. Monete dei Reali di Savoia. Torino, 1841, Chirio e Mina, in-8°, voi. I a pag. 228. (2) Ibidem, tav. XXXVII, n. 56. MONETE INEDITE DELLA RACCOLTA DE LAZARA DI PADOVA 99 Se a stretto rigore la presente moneta non è al tutto inedita, pure è una varietà così importante del n. 19 del Promis e del n. 18 delle monete di Casa Savoia pubblicate dal Rossi ( r ) da meritare qui una speciale menzione. Di fatto la leggenda circolare del rovescio non corrisponde a quella dei due pezzi ora indicati, riportando essa il motto : in hoc ego spe- rabo, che riscontrasi sul rovescio di alcune monete d'oro, d'argento e di mistura battutesi sotto lo stesso principe dopo il 1610. È da tenersi conto però nel nostro caso, forse perchè la moneta fu ribattuta, che le iscrizioni del diritto e del rovescio devono aver subito tali alterazioni per lo spostamento di sillabe o di parole da presentarcene segni manifestissimi. Vittorio Amedeo I (1630- 1637). 3. Soldo. • DVX • SAB • C • RE Scudo con la croce di Savoia. FI • 1631 Croce trilobata, accantonata da un nodo d'amore. (Mistura, mediocre conservazione. — Peso gr. 1,030). (Tav. Ili, n. 3). Nel rovescio di questa moneta non si legge che FI e il millesimo 1631, che è chiarissimo e che ci ri- porta al ducato di Vittorio Amedeo I, il quale, am- miratore della riforma monetaria introdotta da Ema- nuele Filiberto, volle che la lira divenisse definiti- vamente l'unità monetale e risultasse composta di soldi 20. Il giorno 18 novembre del 1631 venne a tale proposito appaltata la zecca di Torino e di Ver- celli a Giovanni Pietro Rotta di Venezia e Cesare Cavalleris di Torino. Costoro si obbligarono di pre- sentare entro 15 mesi marchi 52,000 di lire ducali, (1) Promis, op. cit., voi. II, tav. XXX, n. 19 e Rossi Umberto, Mo- nete inedite del Piemonte in " Gazzetta Numismatica „ a. Ili (1883) n. 11-12. ÌOO L. RIZZOLI JUN. marchi 113,000 di soldi ducali e marchi 53,700 di mezzi soldi (*). In data 12 giugno del 1632 si sospese però la coniazione troppo copiosa, cui dobbiamo as- segnare il nostro soldo con l'anno 1631. Se si esaminano i tipi delle monete sabaude precedenti, nessuna si mostra simile a questa, che è da ritenersi per ciò un tipo nuovo, donde derivò la moneta di mistura coniatasi nel 1641, ma che ha lo scudo con la croce di Savoia coronato. Non v'ha dubbio che sul rovescio della nostra moneta dovevasi leggere: in te Domine confi\do\, motto usatosi in molte altre monete di Vittorio Amedeo I. Lo provano sufficientemente le lettere Fi, con le quali doveva terminare il motto suddetto. GENOVA. Lodovico XII Re di Francia (1499-1512). 4. Grosso da cinque soldi. + . LV . XII . REX . FRAN . IANVE . D Scudo di Francia co- ronato e accostato da due istrici reggentisi sulle gambe posteriori. * • COMVNITÀS • IANVE • A o C Grande croce patente, con una stella di 5 raggi nell'angolo inferiore destro ; sotto la croce -il castello. (Argento, buona conservazione. — Peso gr. 2,830). (Tav. Ili, n. 4). Assai interessante è il grosso da j soldi qui de- scritto, che per il tipo si appalesa uno spezzato dello scudo da 60 soldi, battutosi dopo la rivoluzione del 1507 da Luigi XII Re di Francia ( 2 ). Anche il suo peso ne è ottima prova, imperocché si sa che in (1) Promis, op. cit., pag. 252 del voi. I. (2) Tavole descrittive delle monete della zecca di Genova dal irjp al 1814. Genova, 1890, pag. 98 e tav. Ili, n. 38. MONETE INEDITE DELLA RACCOLTA DE I.AZARA DI PADOVA IOI quel tempo lo scudo d'argento pesava grammi 37,779 essendo pari in valore al ducato d'oro ( J ). In tal modo viene confermata maggiormente l'ipo- tesi del valoroso numismatico comm. Giuseppe Rug- gero, il quale, fin dal 1893, pubblicando un testone da 20 soldi di tipo identico al ducato d'argento sopra indicato, aveva ammesso l'esistenza di un' intera serie di monete con a capo quel superbo multiplo ( 2 ). Anche le sigle dell'ufficiale di zecca, che si tro- vano nel ducato, nel testone e nel grosso da 5 soldi, sono le stesse e corrispondono al nome di Ambrogio de Camilla o a quello di Agostino Calvo, i quali coprirono la carica nel 1508 e nel 1509 (3). CASTIGLIONE DELLE STIVIERE. Ferdinando I Gonzaga (1616-1678). 5. Soldo. - ® • FERDIN • M • CA • Testa del Marchese a sinistra. S.-PETRVS • — • i>' • CAS • Figura di S. Pietro, ritto a si- nistra, benedicente. (Rame, cattiva conservazione. — Peso gr. 0,700). È questa la seconda moneta di Ferdinando I Gonzaga, che reca nella iscrizione il titolo di Mar- chese di Castiglione. Le altre monete che gli spet- tano lo dicono Principe di Castiglione e Marchese (1) lb., pag. 41-42. (2) Ruggero Giuseppe, Annotazioni numismatiche genovesi, XX III: Nuove monete di Lodovico XII in " Riv. hai. di Numism. „ a. VI (1893), pag. 178 e sgg. (3) Tavole cit., pag. 286. Ì02 L. RIZZOLI JUN. di Medole. Una moneta simile è quella pubblicata dall'Agostini al n. 171 della sua Zecca di Castiglione delle Stiviere. Ma se la nostra reca da un lato la testa del Principe, quella ha invece in luogo della testa lo stemma dei Gonzaga ( J ). BOZZOLO. Scipione Gonzaga (1609-1671). 6. Sesino. • SCIP. GON. DVX. SABL • Fiamme. • BOZ • PRIN • MAR • HOSTI Nel campo: L. (Mistura, discreta conservazione. — Peso gr. 0,600). (Tav. Ili, n. 5). A Scipione Gonzaga, figlio di Ferrante signore di Rivarolo, che ottenne l' investitura del ducato di Sabbioneta dopo il 1636 e fu. Principe di Bozzolo e Marchese di Ostiano, appartiene il presente sesino. Almeno per il rovescio questa moneta si rivela una servile imitazione dei quattrini di Lucca col Volto Santo e con la lettera L, spettanti alla fine del se- colo XVI. Questi, quantunque a base di rame e quindi di poco valore, per aver avuto la fortuna di essere accettati in ogni luogo senza difficoltà, ven- nero frequentemente falsificati nelle piccole zecche della Lombardia e del Piemonte ( 2 ). Le contraffazioni però, se bene si esaminano, distinguonsi dalle monete genuine o per le leggende, che sono o in tutto od in parte differenti, o per la mancanza, non assoluta però, dei numeri posti ac- ci) Agostini Agostino, Castiglione delle Stiviere. La zecca, Brescia, a. 1895, pag. 59 e tav. VI, n. 79. (2) Massagh Domenico, Introduzione alla storia della zecca e delle monete lucchesi, Lucca, a. 1870, pag. 110. MONETE INEDITE DELLA RACCOLTA DE LAZARA DI PADOVA IO3 canto alla lettera L ad indicare il tempo della conia- zione, secondo l'uso della zecca di Lucca nel se- colo XVI. Qui non ommetterò di ricordare che il Massagli, fra le imitazioni delle monete lucchesi, notò come esistenti nella sua privata collezione un quattrino con il S. Volto ed L, appartenente alla zecca di No- vellara, ed un altro con la leggenda: FERD: G-: CAST: PRINC, appartenente alla zecca di Castiglione delle Stiviere U). Questa seconda monetina è quindi contempo- ranea alla nostra, poiché Ferdinando 1 Gonzaga fu principe di Castiglione dal 1616 al 1678. SOLFERINO. Carlo Gonzaga (1637-1680). 7. Sesino. CAR • D • G- • PRIN : C : S : D Testa del Principe a destra. MVNI... - SESIN (in due linee) entro cartella. (Mistura, mediocre conservazione. — Peso gr. 0,450). (Tav. Ili, n. 6). Imitazione o meglio contraffazione dei sesini di Modena, battutisi sotto Francesco I e Alfonso IV ( 2 ), è il sesino qui sopra descritto. Le lettere M ed l, poste accanto a VN nel ro- vescio della moneta, formano una sola parola, com- binata evidentemente per trarre in errore chi non l'avesse letta con diligenza, potendosi facilmente scambiare con MVTIN-SESIN. La nostra contraffazione appartiene a Carlo Gonzaga che fu signore di Solferino e Principe di (1) lo., pag. 112, cfr. anche: Agostini, op. cit. tav. VII, n. iol (2) Crespellani Arsenio, La Zecca di Modena, Modena, 1884, tav. XII, n. no e tav. XIII, n. 117. 104 L. RIZZOLI JUN. Castiglione; il che precisamente si rileva anche dalla iscrizione della piccola moneta. Con essa dunque viene alcun poco aumentata la scarsa serie delle monete di Solferino ( J ). MODENA. Ercole II (1534- 1559). 8. Quattrino o Sesino (?). COMVNITATIS • MV...NE • Stemma comunale in scudo ornato. S. GEMINIANVS • MVT. S. Geminiano seduto a destra, con mitria ed insegne pastorali. (Mistura, mediocre conservazione. — Peso gr. 0,440). Non deve far meraviglia se nell'opera sulla zecca di Modena del Crespellani non trovasi descritta questa monetina che, a considerarla dal peso, dal diametro, dalla qualità del metallo e dal tipo dovrebbesi rite- nere un quattrino o un sesino. Parecchie altre mo- nete modenesi esistenti nella collezione del Museo Bottacin di Padova non ebbero allora la fortuna di es- sere menzionate in quella pubblicazione, che quanto più diligentemente viene esaminata, tanto meno per- fetta ed esauriente fa duopo riconoscere ( 2 ). (1) Veggasi : Affò Ireneo, Le monete dei Gonsaghi principi di Ca- stiglione delle Stiviere e signori di Solferino in Zanetti, " Nuova Rac- colta delle Monete e Zecche d'Italia „, t. Ili, Bologna, a. 1783, pag. 209-211. (2) Rizzoli Luigi jun., Alcune monete della zecca di Modena nel Museo Bottacin di Padova, in " Bollett. del Museo Civ. di Padova „ a. I, (il pag. 104 sgg. MONETE INEDITE DELLA RACCOLTA DE LAZARA DI PADOVA 105 Quantunque non ci sia sulla nostra moneta il nome del Principe, sotto il quale fu' battuta, pure la leggenda: COMVNITAS MVTINE ce la fa attribuire al Duca Ercole II, sulle cui monete soltanto questa leg- genda appunto si riscontra (0. Per il tipo la mone- tina corrisponderebbe a quei denari usciti dalla zecca di Modena nel 26 febbraio del 1539 dei quali, se- condo il Crespellani, avrebbe ricordata Y impronta il cronista Tomasino Lancilotti narrando che avevano da una parte il busto di S. Geminiano e dall'altra una croce colle lettere Comunitatis Mutinae < 2 ). Cesare I (1597- 1628). 9. Quarto di Unghero. CAESAR : DVX : MVT : REO — % • II Duca in arma- tura, stante a destra, impugna con la mano sinistra la spada e con la destra lo scettro. Stemma Estense coronato ed accostato da due rosette. (Oro, buona conservazione. — Peso gr. 0,830). (Tav. Ili, n. 7). Anche questa interessante moneta manca al- l'opera del Crespellani. È una frazione deìYungkero e corrisponde molto approssimativamente ad un quarto del peso di questo. 11 suo rovescio s'identifica con quello dell'unghero descritto dal Crespellani al n. 52, pur essendo la nostra moneta alquanto differente e per la mancanza del toson d'oro intorno allo scudo e per le due rosette che sostituiscono le due iniziali L-S poste accanto allo stemma (3). (1) Crespellani, op. cit., tav. V, n. 40. (2) lb., pag. 41. (3) Io., tav. VII, n. 52. H IOÓ L. RIZZOLI JUN. È strano che non vi siano documenti, che ri- cordino gli spezzati del ducato d'oro, coi quali si com- pleta, per così dire, la ricca serie delle monete d'oro di Cesare I pervenute alla nostra conoscenza. Francesco I (1629-1658). io. Giorgino. FRA • I • MV • REG • ZD • Vili * Busto del Duca volto a destra e sotto : • I • T • SANCT - GEMINIA S. Geminiano genuflesso a destra ed orante. A' suoi piedi il simulacro della città. (Mistura, ottima conservazione. — Peso gr. 1,900). (Tav. Ili, n. 8). Ai molti giorgini fino ad ora noti, battutisi sotto Francesco I, devesi aggiungere il presente pezzo, il quale reca nel rovescio la leggenda SANCT-G-EMINIA, anziché la comunissima PROTEC. NOSTER. Il conio di questo giorgino, come si rileva dalle sigle poste sotto il busto del Duca, devesi attribuire a Ioseffo Teseo, israelita che più volte ebbe l'eser- cizio della zecca di Modena dal 1630 al 1646 ( J ). REGGIO. Ercole II (1534-1559)- 11. Bag aitino. HER • Il • DVX ■ REG-II Testa del Duca a sinistra; sotto: .... • SANGVINIS • XPI • IHESV Reliquiario. (Rame, mediocre conservazione. — Peso gr. 1,050). (Tav. Ili, n. 9). Ad incominciare dal 1538 numerosissime furono in Reggio le emissioni di bagattini, ordinati dal Duca (1) Crespellani, op. cit., pag. 93 e sgg., tav. XII, n. 100, MONETE INEDITE DELLA RACCOLTA DE LAZARA DI PADOVA IO7 Ercole IL Le varietà descritte dal Malaguzzi- Valeri attestano precisamente la grande copia dei bagattini coniati. Fra quelle però non figura la nostra moneta, che dal rovescio s'appalesa una contraffazione di moneta mantovana. Può per ciò ragionevolmente ve- nire aggruppata ai due bagattini, descritti dal Ma- laguzzi ai n. 88 e 89, che sono pure contraffazioni mantovane CO, recanti tutte e due nel rovescio il re- liquiario del Sangue di Cristo, ma una l'iscrizione CORP. IS • XPI, e l'altra SANG-VINIS • XPI • 12. Bag aitino. * • REG-IVM • LEPIDI Scudo ornato, di forma moderna, con l'arma di Reggio. — RE — GIVM — • LE — PIDI (in quattro linee). (Rame, mediocre conservazione. — Peso gr. 1,200). Non ostante questa moneta manchi del nome del Principe, dal quale fu emessa, pure può farsene con probabile certezza egualmente l'assegnazione. Mentre il diritto di essa presenta l'identico tipo del rovescio della moneta descritta dal Malaguzzi al n. 76 e che appartiene ad Ercole II, il rovescio in- vece è identico a quello della moneta descritta dallo stesso autore al n. 69, pur questa spettante ad Er- cole II ( 2 ). Si direbbe che il nostro bagattino è un'ibrida composizione di due monete varie ma dello stesso valore. (1) Malaguzzi- Valeri Francesco, La zecca di Reggio nell'Emilia, Milano, a. 1894, pag. 108. (2) Malaguzzi, op. cit, pag. 105 e seg., tav. XII, n. 8 e 7. ìoè L. RIZZOLI JUN. MIRANDOLA. Alessandro I Pico (1602-1637). 13. Mezzo denaro. ALEX • PIC • DVX • MIR.... Stemma Pico a scacchi. MEZO • DENARO Sfera armillare. (Rame, cattiva conservazione. — Peso gr. 0,600). (Tav. Ili, n. io). 14. Mezzo denaro. S. C S. Caterina in piedi, di faccia. MEZO • DENARO Sfera armillare. (Rame, cattiva conservazione. — Peso gr. 0,630). (Tav. Ili, n. 11). Il primo di questi due mezzi denari è una va- rietà della monetina descritta dal Litta fra le incerte mirandolesi (0, Ho creduto però di pubblicarlo qui egualmente, in quanto che per avere esso 1* iscrizione abbastanza chiara e leggibile, non solo possiamo rettificare l'erronea lettura che ne era stata fatta dal Litta sul proprio esemplare, ma anche ne ricaviamo il nome del Principe al quale la moneta appartiene. Il Litta difatti, leggendo per errore IO nell'iscri- zione del diritto, credette di poter attribuire il mezzo denaro a Gianfrancesco Pico, mentre invece colla scorta della nostra moneta, che ci lascia vedere ALEX • pie, viene dissipato ogni dubbio sulla attribu- zione di ambedue le monete. 10 inclinerei poi ad assegnarle, tenuto conto del loro tipo e carattere stilistico, al primo Alessandro. 11 secondo mezzo denaro, qui sopra descritto, è una moneta, per quanto mi consta, fino ad ora sco- nosciuta. La figura di S. Caterina non trovasi che (t) Litta Pompeo, Famiglie celebri italiane, Pico. MONETE INEDITE DELLA RACCOLTA DE LAZARA DI PADOVA IÒ9 sulle monete mirandolesi di Alessandro I, al quale perciò, fino a prova contraria, assegno pure questo raro cimelio. ROMA. Paolo V (1605-1621). 15. Doppia da due. PAVLVS • V • PON • MAX • A • fili Busto del Papa in piviale, a sinistra. S. PAVLVS • AL — MA • ROMA S. Paolo stante a sinistra ; a' suoi piedi una piccola arma gentilizia. (Oro, ottima conservazione. — Peso gr. 13,130). (Tav. Ili, n. 12). Fra le monete d'oro di Paolo V non era stata posta fino ad ora questa importante doppia da due, la quale corrisponde perfettamente, in quanto al tipo, ad un testone dal Cinagli ricordato al n. 37 della pag. 134 nella sua pregevolissima opera sulle mo- nete papali ( J ). VENEZIA. Nicolò Contarini (1630-1631). 16. Da due zecchini. NIC. CONT - • S • M • VENET II Doge genuflesso riceve il vessillo astato da S. Marco stante. Lungo l'asta del ves- sillo: DVX. IST • (sic) T • XPE • DAT • Q • T - REGIS • ISTE • DVC II Re- dentore stante di faccia e benedicente, entro un' ellissi di perline. Nel campo, entro l'ellissi, 17 stellette. (Oro, ottima conservazione. — Peso gr. 7). (Tav. Ili, n. 13). (1) Cinagli Angelo, Le monete dei Papi, Fermo, 1848. HO L. RIZZOLI JUN. Da quanto mi consta, moneta unica e di certis- sima autenticità è questo pezzo da due zecchini del doge Nicolò Contarmi. Non è simile per tipo alla moneta da due zecchini, proposta dai provveditori alla zecca fin dal 1575, doge Alvise I Mocenigo, ma non approvata ( r ). Questa è di diametro maggiore (mm. 29) ed ha neLTesergo del diritto il numero ro- mano II ed un giro di perline che divide le iscri- zioni circolari dal campo. La nostra invece assomi- glia al solito zecchino, non ha le iniziali degli ufficiali di zecca all'esergo, che riscontransi nello zecchino d'argento e suoi sottomultipli, ed in diametro mi- sura mm. 20. È dunque un pezzo assai prezioso che viene ad aggiungersi alla breve serie delle monete di un doge, che per poco tempo soltanto tenne il governo della Repubblica. Dott. L. Rizzoli, jun. (1) Rizzoli L. jun. Monete veneziane del Museo Bottacin di Padova, estr. da " Atti del Congresso Int. di Se. St., voi. XI, Sezione numis. „ Roma, a. 1904, pag. 6-7. UN DENARO della Contessa RICHILDA (?) Nel fascicolo 5-6 della Rassegna Numismatica di Orbetello dell'anno scorso è comparsa una mono- grafia del Signor Comm. Alessandro Lisini di Siena, che attribuiva un denaro col nome dell'imperatore Enrico ad una Contessa Richilda moglie del Mar- chese Bonifacio Duca di Toscana- e padre della ce- lebre Contessa Matilde. Passata la prima sorpresa derivata dal trovare monete con nome di vassalli in un tempo in cui gli imperatori erano sommamente gelosi dell' autorità sovrana specialmente in tale materia, e quella più grande ancora di vedere l'effigie di una Contessa sovra un pezzo di argento nell'epoca in cui gl'im- peratori stessi non vi ponevano che il nome attorno alla croce, mi avvidi che la moneta di cui si univa il disegno era già stata da me giudicata veneziana e pubblicata nel primo volume de « Le Monete di Venezia » al n. 12 della tavola IV. È dunque ben naturale che io difenda il mio asserto e che, esponendo le ragioni del mio giudizio, cerchi dimostrarne l'esattezza e la verità. La moneta, come ogni altro monumento della storia e dell'arte, è intimamente legata agli altri del suo tempo e, come trova le sue origini nel passato, così assai spesso lascia una traccia che ne ricorda il passaggio nei prodotti che seguono. Ora i denari veneziani assegnati da me, come da altri numisma- tici, agl'imperatori Enrico IV e V, ricordano nel 112 NICOLÒ PAPADOPOLI diritto quelli dei loro predecessori, ma si distinguono da quelli coniati dagli stessi sovrani in altri luoghi d' Italia per la protome di S. Marco che si trova nel loro rovescio. Tale fatto non è interamente nuovo, perchè si era già vista sulle monete di Salerno la effigie di San Matteo e quella di San Pietro sui de- nari romani dei Papi. Più che a quest'ultima, la fi- gura rappresentata sulla monetina veneziana somiglia a quella di San Matteo di Salerno con la quale ha comune l'origine, perchè tutt'e due provengono dal busto del Redentore che si trova in molte monete bizantine, disegnato di fronte come i ritratti degli imperatori, delle imperatrici e dei principi della casa imperiale di Costantinopoli. Questo tipo si conservò lungo tempo sui denari veneziani, e si può ritenere che il nome Enrico continuò ad essere segnato, non solo per tutta la durata del regno dei due sovrani di questo nome, ma anche dopo, sino a che i vene- ziani non lo sostituirono con quello del doge, con- servando però il tipo col busto del santo che troviamo mantenuto per secoli su di una moneta di piccolis- simo valore. Naturalmente, durante un periodo di oltre set- tantanni, le stesse monete subirono delle modifica- zioni tanto nell'aspetto esterno quanto nell'intrinseco valore. Infatti i più antichi denari di Enrico con la testa di San Marco pesano circa 16 grani veneti, mentre i più recenti variano fra gli 8 e i 9 grani, e forse sono anche inferiori ai primi nella bontà dell'argento. Quanto alle modificazioni nell'aspetto della moneta, esse non sono importanti, ma pure, studiandole attentamente, si riconosce che il tipo e la leggenda subirono lievi ma continue alterazioni. Nei primi denari la testa del Santo è rozzamente disegnata e senza aureola, il vestito è decorato di un ornamento che circonda il collo e discende sul UN DENARO DELLA CONTESSA RICHILDA (?)- 113 petto come il pallio dei vescovi: mentre nelle più recenti la testa è circondata da una serie di punti in forma di aureola, e gli ornamenti del vestito sono formati da linee incrociate e da punti come le toghe degl'imperatori bizantini. Nelle più antiche si legge chiaramente la leg- genda S • MÀRCVS • VENECIA in caratteri del secolo XI, che da principio sono di forma abbastanza corretta, poi s' imbarbariscono progressivamente sino a ridursi ad una scritta incomprensibile. La S diventa un'asta con due appendici che talora anche scompariscono, la M diventa H, l'A forma nesso con la R e le due E di Venecia si uniscono alla V e alla N. Più tardi i nessi si guastano e l'A unita alla R diventa l-R. Conviene ricordarsi che allora la conoscenza della scrittura non era cosa comune e gli operai che incidevano i coni riproducevano materialmente le forme che erano loro indicate senza comprenderne il significato. Per questo nel primo volume delle Monete di Ve- nezia ho riportato ben diciassette varietà con tredici disegni di questi denari, in cui appariscono chiara- mente le successive modificazioni e il progressivo degenerare del tipo e della leggenda: anzi il n. 12 della tav. IV è assai poco dissimile da quello ripor- tato dal sig. Comm. A. Lisini. Abbiamo già nel secolo XVIII un esempio di erronea lettura di uno di questi denaretti con la testa di San Marco, nel quale il nome dell'impera- tore Enrico sembrò a G. G. Lìruti W KNDNVS IMPER, che fu da lui interpretato Krtstus poster domìnvs IMPERA/, seguito in tale lettura da Gerolamo Zanetti ( 2 ) (1) Liruti di Villafredda, Della Moneta propria e Forestiera ch'ebbe corso nel Ducato del Friuli. Venezia, 1749, pag. 149, tav. X, n. 105. (2) Dell'Origine e della Antichità della Moneta Viniziana, Ragiona- mento. Venezia, 1750, pag. 32-33, n. Ili della tavola. «5 114 NICOLÒ PAPADOPOI.I e da altri, mentre Odoardo Corsini (*) osservava che la erronea lettura di KNDNVS invece di ENRICVS doveva attribuirsi alla cattiva conservazione dell'esemplare che aveva avuto in mano il Liruti. Ciò non impedì al celebre professore Gioacchino LeleweK 2 ^ di riprodurre il disegno con la leggenda KNDNVS, togliendolo dalle opere del Liruti o dello Zanetti, per farvi alcune osser- vazioni ed attribuirlo all'imperatore Carlo il Grosso. È questa una prova evidente del modo con cui si diffondono e si ripetono gli errori, anche se com- battuti con buone ragioni, quando la confutazione non è pubblicata in modo da essere facilmente co- nosciuta da tutti gli studiosi. Ho creduto perciò mio dovere di levarmi a contrastare una interpretazione che mi sembra del tutto errata e di dare al mio scritto la massima pubblicità sul più antico ed au- torevole periodico di Numismatica del nostro paese. Spero che le mie parole varranno a sradicare il male sino dal principio, e che la Contessa Richilda andrà a tenere compagnia ad altre favole che hanno infestato lo studio della numismatica veneziana , come il KNDNVS IMPERAT, il POLANVS IMPERATOR, la redonda, l'aureolo e il grosso d'oro. Nicolò Papadopoli. (i) Corsini Odoardo, Relazione dello scuoprimento e ricognizione fatta in Ancona dei sacri Corpi di S. Ciriaco Marcellino e Liberio, ecc. Roma, 1756, pag. 7. (2) Lelewel Joachim, Numismatique du Moyen-Age, Paris, 1835, Première Partie, pag. 122, tav. XIV, n. 37. Intorno ad un nuovo esemplare della moneta Cavallina di Candia Lettera al Signor Conte Nicolò Papadopoli Senatore del Regno, Presidente della Società Numism. Italiana. Illustrissimo Signor Conte, Volge ormai più d'un mezzo secolo, dacché lo Zon ( J ) e il Lazari ( 2 ) ci facevano conoscere V inte- ressantissima moneta veneta del 1571 con l'epigrafe /ES ARGENTI X, attribuendola a Cipro. Era riserbato al di Lei acume il correggere fe- licemente l'attribuzione ormai invalsa da gran tempo, ravvisando invece in quell'enigmatico pezzo la mo- neta Cavallina dei documenti (così chiamata dal nome del Provveditore generale Cavalli), e assegnandola per conseguenza a Candia (3). (1) Zon (A.). Zecca e monete di Venezia. la Venezia e le sue lagune, voi. I, par. II, Venezia (Antonelli), 1847 — (a pag. 69). (2) Lazari (Vincenzo). Le monete dei possedimenti veneziani di oltre- mare e di terraferma, descritte e illustrate. Venezia (Santini), 1851 — (a pag. 127-28 e 163, e alla tav. XIV, n. 68). (3) Papadopoli (N.). Di alcune monete veneziane per Candia. Ve- nezia (Visentini), 1871 (Estr. dall'Archivio Veneto, tomo II, parte II) — (a pag. 7-9). Ristamp. in Periodico di Numismatica e Sfragistica per la Storia d'Italia, voi. V, Firenze, 1873 — (a pag. 30-31). Ìl6 SOLONE AMBROSOLI Un decennio più tardi, il compianto Co. Miari dava notizia di un altro esemplare della stessa moneta, consunto, ma vario per l'anno, 1572 op- pure 1573 ( r ). Ora sono lieto di poterLe dire che alla mia volta ho rinvenuto un esemplare, logoro e sformato da contromarche ma tuttavia indiscutibilmente rico- noscibile, di codesta rarissima moneta ( 2 ), e che tale esemplare, per la sua provenienza, conferma appieno la di Lei attribuzione, poiché mi fu mandato, in- sieme ad altre monete da esaminare, precisamente da Candia. Questo esemplare è poi (se non m'inganno) di straordinaria importanza perchè reca appunto due contromarche : la prima racchiude 1' iscrizione INTE- RIN ; la seconda, un piccolo leone di S. Marco, as- solutamente identico per forma e dimensioni a quello che vediamo nell'area, sopra l'epigrafe, delle due ossidionali di Candia del 1650 (3), — circostanza questa che mi sembra ribadire sempre più vittorio- samente l'attribuzione da Lei proposta, poiché nulla vi sarebbe di più naturale che i Veneziani, allora o (1) Miari (Fulcio Luigi). Z/aes argenti — -f/72. In Gazzetta Numi- smatica, anno I, n. 2, Como, 1881 — (a pag. 5) — " La differenza che si riscontra nell'anno „ — osserva il Co. Miari — "è presto spiegata, quando si consideri che tale moneta fu fatta battere in Candia dal Ca- valli durante i 22 mesi del suo governo in queir Isola, cioè dal 17 mag- gio 1571 al 1573 inclusivo „. Padovan (Vincenzo). Le monete dei Veneziani. Sommario. Terza edizione. Venezia (Visentini), 1881 (Estr. da\Y Archivio Veneto) — (a pag. 95 e 35^-57)- Miari (F. L.). Di alcune rarissime monete e medaglie esistenti nella Raccolta Miari. In Archivio Veneto, nuova serie, anno XVII, tomo XXXIV, Venezia, 1887 — (a pag. 393). Catalogo della Collezione del Conte Fulcio Miari di Venezia. Milano (Pirola), 1889 — (a pag. 29, n. 681). (2) Il Padovan (op. cit-, — a pag. 357) ne annovera soltanto cinque esemplari. (3) Lazari, op. cit. — (alla tav. XIII, nn. 61-62). INTORNO AD UN NUOVO ESEMPLARE DELLA MONETA CAVALLINA 117 più tardi, per penuria di monete avessero ricorso all'espediente di contromarcare le Cavalline tuttora circolanti in Candia. Mi sia lecito infine di notare una minuta parti- colarità di queste contromarche, la quale forse può giovare al mio assunto in modo analogo alla « pic- cola stella » che a Lei giovò per identificare la moneta Cavallina 0>. Entrambe le contromarche cioè sono accompagnate da piccoli gigli (uno sopra e uno sotto T iscrizione INTERIN, un altro sotto il leone) ; ora i gigli sono « parte integrante » dello stemma della famiglia Riva di Venezia ( 2 ), la medesima cui suppongo appartenesse il Generale Giacomo Riva, quegli che due anni dopo, nel 1652, per ordine del Senato, proibiva in Candia le monete ivi coniate dal Capitano generale Grimani (3). A chi ha ben altra competenza di me nelle cose venete il rimbeccarmi se non avessi còlto nel segno. Intanto, con sincero ossequio, mi onoro sotto- scrivermi : Milano, tj marzo ipoj. di Lei, ill. mo Signor Conte, devotissimo Solone Ambrosoli. (1) PAPADOPOLr, op. cit. — (a pag. 8) — " quando potesse ri- manere alcun dubbio, servirebbe a farlo svanire una piccola stella im- pressa sul libro del Leone, essendo la stella parte integrante dello stemma Cavalli „. — " La famiglia Cavalli porta, in campo vermiglio, un cavallo rizzato d'argento, attraversato da una fascia azzurra carica di tre stelle d'oro „. (2) La famiglia Riva porta, in campo d'oro, una banda azzurra ca- rica di tre gigli d'oro. (3) Valiero (Andrea). Historia della Guerra di Candia. In Venetia, presso Paolo Baglioni, 1679 — (a pag. 289). NECROLOGIE ALFONSO GAROVAGLIO. Il 28 se. febbraio, si spegneva in Milano, nella tarda età di 85 anni, il Dott. Cav. Alfonso Garovaglio, nativo di Cantù (Prov. di Como). Cultore appassionato dell'archeologia, fu uno dei fondatori e dei principali collaboratori della Rivista archeologica della Provincia di Como. R. Ispettore circon- dariale degli scavi e monumenti, promosse la formazione e cooperò all'ordinamento del Museo Civico di Como ; al quale generosamente legò poi morendo le collezioni archeologiche da lui radunate nella sua villa di Loveno sopra Menaggio. S' interessava pure vivamente per la numismatica, e fu tra i primi che s' iscrissero come associati alla nostra Rivista, cui rimase poi sempre fedele. S. A. Da Carloforte (Sardegna) ci giunge la notizia della immatura perdita del Dott. Pietro Remaggi, medico chirurgo ivi residente, il quale da alcuni anni si era dedicato con intelligente amore a formarsi una raccolta di monete romane e di monete italiane e straniere. BIBLIOGRAFIA LIBRI NUOVI E PUBBLICAZIONI. Montini (Domenico). Una preziosa medaglia del Museo Comu- nale di Trento. (In Tridentum, Rivista di studi scientifici, Fa- scicolo IV, 1904). Fra i medaglisti, che nell' Italia settentrionale, special- mente a Verona, si distinsero dopo il Pisanello e Matteo de Pasti, si può mettere in prima linea Giovanni Maria Pome- delli di Villafranca Veronese. Fu artista eccellente, ed a un tempo, pittore, orafo, me- daglista ed incisore di stampe. Fino ad ora ben poco si sa- peva della vita di questo rinomato artista veronese, ma ora, un suo conterraneo, Domenico Montini, illustrando nella Tridentum, una medaglia del Pomedelli, conservata nel ci- vico Museo di Trento, ci dà alcuni interessanti dettagli, pro- mettendo, fra non molto, di pubblicare una interessante bio- grafia di questo sconosciuto artista veronese. Il Montini per ora si limita ad illustrare una medaglia quasi inedita. Dico, inedita, perchè all' infuori di Diego Za- nandreis, che ne fece un semplice accenno nella breve vita del Pomedelli, per aver vista la detta medaglia riprodotta in una buona incisione in rame, nel libro edito dal Raman- zini Degli uomini illustri di Grecia, di Cornelio Nepote Ve- ronese, e dall'editore dedicato ad un rampollo della nobile famiglia Brenzona. Per la descrizione della medaglia non faccio altro che riportare quanto dice il mio carissimo amico Montini. ■ È una medaglia di rame, di gran formato, la più grande " anzi, delle opere del succitato artefice (92 mm. di diametro). 120 BIBLIOGRAFIA " Essa rappresenta al diritto, il busto volto a sinistra d'una " donna attempata, avente i capelli aggruppati e tenuti con " ispilloni (*)) una fila di perle al collo e l'orecchio senza " gioiello, attorno alla figura evvi la scritta : " ANGELA • BRENZONA • VERONENSIS • VX(or) " LVC/E • BVS(nati) • VEN(eti). " Il rovescio rappresenta un cane coi piedi dinanzi po- * sati sur un osso ed il capo sollevato da un lato con un " bel movimento verso il cielo, in atto di guardare un ge- " nietto che spiccasi verso di lui con un libro nella sinistra "di cui segna colla destra il dettato. L'iscrizione dice: " IOANES MARIA • POMEDELVS • VILAFRANCOR(um) • VON • F. " Sotto sta un monogramma che è quello inciso in altre " medaglie dello stesso autore, consistente in un rozzo pomo " attraversato da una zeta schiacciata nella quale sono com- * prese le quattro lettere formanti il nome di lui in dialetto " veneto: ZVAN. Ai lati della sigla, la data: 27 settembre 1524 „. Quello che è degno di nota in questa medaglia è il ro- vescio, il quale sarebbe ripetuto su di un'altra medaglia de- dicata a Lodovico Canossa, vescovo di Bayeux, ed attribuita al Pomedelli dall'Armand. Quest'ultima medaglia che ha al diritto, il busto d'un giovane senza alcuna inscrizione, ed il rovescio identico a quella sopra descritta, trovasi nel Gabi- netto Imperiale di Vienna. Conviene conchiudere col Montini che, avendo l'autore ripetuta l'allegoria in suoi due diversi lavori, ne sanzionò così il valore artistico. La medaglia del Museo di Trento quindi, avendo avuto l'onore della riproduzione in un altro pezzo dello stesso artefice, ha accresciuto il suo pregio, perchè tale fatto in arte non si verifica che raramente, e solo pei capolavori. Per ora, non posso che rallegrarmi col Montini, della geniale illustrazione, ed attendo l'occasione di presto parlare del suo nuovo lavoro che pubblicherà sul Pomedelli. Ala, Trentino, 1905. Vittorio Salvaro. (1) Propendo a credere che non sieno i capelli trattenuti da spil- loni, ma bensì chiusi entro una reticella ornata con grosse perle, come usavano a portare ancora le donne pochi anni or sono. BIBLIOGRAFIA 121 Shermau Benson (Frank). Ancient Greek Coins. — (Boston, 1903-1904) (Estratto dall' American Journal of Numismatics). Della geniale pubblicazione di uno dei più intelligenti e fini raccoglitori di monete greche d'oltremare, incominciata nel 1900, viene ora pubblicato in volume quanto apparve nel giornale americano di Numismatica durante gli anni 1903 e 1904, e che forma così il III volume della serie compren- dendo i capitoli XI a XIV, tutti dedicati a quei veri gioielli artistici che sono le monete della Sicilia e di cui si offrono in nitide tavole i bellissimi esemplari appartenenti alla col- lezione dell'autore. Nel primo volume sono descritte e illustrate le monete della Magna Grecia, Taranto, Metaponto, Crotone, Posidonia, Caulonia, Sibari, Elea, Reggio, Napoli, Eraclea, Arpi, Teano, Terina. Nel secondo le numerose monete di Siracusa; nel terzo ora apparso quelle di altre città della Sicilia, Agrigento, Erice, Catania, Camarina, Gela, Imera, Leontini. Fabriczy (Cornelius von). Italian Medals. Translated by Mrs. Gu- stavus W. Hamilton. Della nota opera di Fabriczy sui medaglisti italiani della Rinascenza è uscita a Londra una versione inglese, in isplen- dida veste tipografica, coll'aggiunta di nuove e bellissime illustrazioni. KM" Abbiamo ricevuto pubblicazioni dai Sigg.: Bali ri Vidi, Cerrato, De Jonglie, Hill, Maurice, nonché dalle Case editrici Leroux di Parigi e Reimer di Berlino. Se ne parlerà nel prossimo fascicolo della Rivista. 16 122 BIBLIOGRAFIA PERIODICI. [1904]. Revue Numismatique, dirigée par A. de Barthélemy, G. Schlum- berger, E. Babelon {Secrétaire de la Rédaction: A. Dieudonné). Paris, chez Rollin et Feuardent; 4, me de Louvois. Quatrième sèrie. — Tome huitième. — Quatrième trimestre 1904 Maurice (J.). Uiconographie par les médailles des empereurs romains de la fin du III e et du IV e siècles [Continuazione. — Con 3 tav. in fototipia : a) Iconografia di Galerio, b) Icon. di Severo, e) Icon. di Mas- simino Daza]. — Bordeaux (P.). Les atelier s monétaires de Toulouse et de Panuers pendant la Ligue [Continuaz. — Con disegno nel testo]. — Castellane (C. te de). Le gros tournois de Charles d'Anjou et le gros tournois du roi de France au chàtel fleurdelisé [Con disegni nel testo. — Art. che indirettamente interessa anche la numismatica ital.J. — Chronique [La Soc. Num. Ital. e la quistione dell'esportaz. delle monete. — Il corso di Num. del Prof. Babelon al " Collège de France „. Verte quest'anno sulle mon. del Peloponneso]. — Bulletin bibliographique [Homo (L.). Essai sur le règne de l'empereur Aurélien. L'A. tien conto accuratamente anche dei dati numism. — Borrelli de Serres. La po- litique monètaire de Philippe le Bel. — Elenco delle pubblicaz. edite avanti il i.° luglio 1904 : libri e art. di Num.]. — Périodiques. — Procès-verbaux de la Société francaise de numismatique [Con disegno nel testo]. Gazette numismatique francaise, dirigée par F. Mazerolle et éditée par M. E. Bertrand, Chalon-s-Saóne, et par Mme Vve R. Serrure, 19, rue des Petits-Champs, Paris. Année 1904. — 2 e livraison. Babelon. Marcel de Marchéville {1840-1904). Biographie et bibliogra- phie numismatique [Con ritratto]. — Mazerolle. Inventaire des poincons et des cotns de la Monnaie des Médailles (1697-98) [Continuazione]. — Notiamo i seguenti NN. : 403. Presa di Nizza. — 405. Id. — 427. Pun- zone col ritratto di Ludovico XII, " duca di Milano „. — 554. Il card. An- tonio Barberini, grand'elemosiniere di Francia. — 587. Il card. Mazza- rino. — 607. Punzone col ritratto di Carlo Emanuele, duca di Savoia. — 812. S. Francesco d'Assisi (punzone per med. di devoz.). — 948. Busto di Faustina madre (con disegno). — 949. Rov. corrispondente, AETERNITAS (con dis.). — 950. Busto di Lucio Vero (con dis.). — 951. Rov. corrisp., PROV DEOR TR P II COS lì (Con dis.). — 952. Imita- zione d'una mon. d'Emerita (con dis.). — 953. Id. d'una mon. di Germanico BIBLIOGRAFIA 123 o d'Antonino (con dis.). — 954. Id. delle moti, di Neapolis (con dis.)]. — Lo stesso. S.-E. Vernier. Catalogne de son oeuvre. Deuxième supplément [Con 2 tav. in fototipia]. — Mélanges {La médaille du Prix de Sauvetage des noyés fondée par la ville de Paris en 1779). — tomptes rendus [Cenno del Sig. Denise sulla 4* relaz. annuale dell'Amministraz. monetaria del Belgio]. — Les périodiques. — Nouvelles diverses. ulletin de numismatique. Rédaction et Expédition: Vv« Raymond Serrure, 19, Rue des Petits-Champs, Paris. n e volume. — 4 C livraison. — Juillet-aoùt 1904. Correspondance numismatique. — B. (C). La montiate de Fa/iang, dite " Chapeau-monnaie „ [Con disegni di codeste curiosissime monete dello stato di Pahang nell' Indo-Cina. Hanno la forma di un cappello quadrato, a larghe falde, sulle quali recano le leggende in malese]. — Bibliographie (Meili. O meio circulante no Brazil). — Revue des Revues. — Lectures [Le nuove monete francesi in nichelio, da 25 centes. Il con- torno, invece d'essere rotondo e liscio, è sfaccettato a 22 tratti di circa 2 millim. ciascuno, perchè la moneta, soprattutto al tatto, possa distin- guersi dal pezzo da 1 franco], — Médailles nouvelles [La med. della casa Mayer e Wilhelm, di Stoccarda, per l'elezione di Pio X. Di gran modulo, reca nel dr. il ritratto del Pontefice, e intorno i busti dei car- dinali che parteciparono all'elezione; nel rov., il triregno e le chiavi, con un'epigrafe in latino. — La medaglia dei Bersaglieri, incisa dalla Sig. a Lancelot-Croce, ed offerta a S. M. il Re dal 3. battagl. dei Ber- saglieri]. — Trouvailles. — Sociétés [La nuova Soc. Num. Rumena]. — Necrologie (A. de Barthélemy). 5 e et 6 e livraisons. — Septembre-octobre 1904. Correspondance numismatique [Incomincia con la seguente domanda: ■ L'ancienne interprétation du fameux chiffre XXI, qu'on retrouve sur les " Antoniniens depuis Aurélien (XX Antoniniens =z I denier), ayant été " fortement ébranlée et mise en doute par un article de M. F. Gnecchi " paru dans la dernière livraison de la Rivista Italiana di Numismatica " {" Tarraco 011 Ticinum et Mediolanum ? „), on demande si quelque " numismate en trouve une autre à proposer „]. — Béranger (J.). Les bons des communes émis dans l'arrondissement de Bernay pendant la Revolution. Deux jetons de la ville de Bernay. — Bibliographie (Svoronos. Corpus des monnaies de l'Empire des Ptolémées. — Pubblicaz. di Aliotte de la Fuye, Blanchet, Soutzo, Perini e Zay). — Revue des Revues. — Lectures [Il Congresso Internaz. di Liegi per la riproduz. dei mss., delle monete e dei sigilli. — Le nuove mon. tedesche da 50 pfennig. — Le mon. commemor. dell' incoronaz. di Pietro I di Serbia, coniate a Vienna]. — Médailles nouvelles [Placchetta d'oro, offerta al venerando elemosi- niere di Saint-Cyr, Monsign. Lanusse, per il suo " giubileo di diamante „. 124 BIBLIOGRAFIA Reca la sua effigie, col nome delle battaglie in cui prodigò i suoi atti di devozione e di coraggio. — La placchetta di Sainte-Beuve. Ripro- duce il medaglione di Vernier, inaugurato a Boulogne-sur-Mer sulla casa dove nacque il celebre critico]. — Trouvailles. — Sociétés. — Ne- crologie (M. de Marchéville [Cenno della Sig. a Serrure. L'A. fa voti perchè il figlio del compianto Sig. de Marchéville abbia a pubblicare un catalogo ragionato e illustrato della collezione paterna]). — Cata- logne de livres et brochures de numismatique [in vendita, a prezzi segnati]. The Numismatic Chronicle and " Journal of the Numismatic So- ciety „, edited by J. Evans, B. V. Head, H. A. Grueber, and E. J. Rapson. London, Bernard Quaritch; 15, Piccadilly. Fourth Series. — 1904. — Part. IV. Wroth (W.). Greek Coins acquired by the British Musenm in iqoj [Con 2 tav. in autotipia. — Le mon. greche entrate nel Museo durante l'anno furono 551. Il pezzo più notevole è un tetradramma di Ales- sandro I Baia, re di Siria, con la moglie Cleopatra Thea, ch'è il se- condo esemplare di una rarissima moneta di cui si conosceva sinora soltanto quello conservato nel nostro Gabinetto Numismatico di Brera]. — Rapson (E. J.). Ancient Silver Coins front Baluchistan [Con tav.]. — Walters (F. A.). The Coinage of Richard II [Con 2 tav.]. — Evans (Sir J.). An advertising Medal of the Elizabethan Period [Con disegni]. — Notice of recent Numismatic Publication [Cenno del Sig. Grueber sul volume postumo di N. Rondot : Les médailleurs et les graveurs de monnaies, jetons et médailles en France, pubblicato per cura del Sig. de la Tour]. AteOvY]c 'E 'E6vixoù) NojjLiofxaxtxà) Moooetu) AOyjvwv [Continuaz.]. — Dutilh (E. D. J.). Vestiges defaux monnayages antiques à Alexandrie. — Svoronos. Tò 'EOvixòv Nojxto|j.aTixòv Moooeìov xatà tò àxa8f]fj.aixòv sto? 1903-4 [Durante l'anno dal i.° sett. 1903 al 31 ago. 1904, il cospicuo Gab. Num. ateniese si è arricchito di oltre 7000 mon., delle quali una sessantina in oro e più di millesettecento in arg. Fra gì' incrementi più importanti si distinguono quelli provenienti dai doni della collez. A. Soutzo e della collez. dei fratelli Zarife. Della prima di esse, il Sig. Svoronos ci dà l'elenco (la race, comprende soprattutto mon. gr. e rom.) nonché una scelta della parte greca, accompagnata da BIBLIOGRAFIA 125 io tav. in fototipia]. — Lo stesso. y ExOeotc irepl cdiv Iv tu NofuajjL. Moooeia) spYocatdiv xaxà xà axa§. Stv) 1901-2 nal T902-3 [Relaz. al Rettore dell'Uni- versità di Atene sull'operato della Direz. del Gabinetto. Vi si accenna anche alle ricerche ed agli studi quivi compiuti da alcuni stranieri, so- vrattutto dal eh. Dott. Hans von Fritze, che per incarico dell'Accad. delle Scienze di Berlino descrisse diligentemente molte mon. apparte- nenti alle serie dell'Asia minore, allo scopo di pubblicarle nel Corpus delle mon. gr.]. — Lo stesso. MéOava •?] 'Apoivórj x^c ITeXoitovvfjaoo. — 01 àp^aìot vo|xta|JLattxol xóirot xal xà véa ypa|A(JiaxóoYj}xa xyjc Vfjooo Kp*fjX-r]<; [Con tavola in fototipia e con fotoincis. nel testo. — Art. sui franco- bolli di Candia, alcuni dei quali sono ispirati ai tipi dell' antica numi- smatica di Creta, e altri riproducono addirittura mon. di Cnosso, Gor- tina, ecc.]. American Journal of Numismatics and " Bulletin of American Numismatic and Archoeological Societies „. W. T. R. Marvin and L. H. Low, Editors. Boston (73, Federai Street). Voi. XXXIX. — N. 187. — 1904 (December). Benson (F. S.). Ancient Greek Coins : Sicily (Kaiane) [Con tavola in fototipia]. — The oldest known Coin ? — Recent Washington Medals. — The copper Currency of Canadian Banks. — A Coin of Tarsus. — Si- gnatures of Engravers on Greek Coins. — Storer (H. R.). The Medals, fetons and Tokens illustrative of the Science of Medicine [Continuaz.]. — Trowbridge (C. O.) & Howland Wood. Sutlers' Checks. — Nichols (C. P.). Medals [Contin.]. — The Iteti. Medallists and their Works [Cenno sulla traduz. ingl. dell'opera del Sig. von Fabriczy]. — A Medal for Com- tnander Peary. — Marvin (W. T. R.). Masonic Medals [Contin.]. — Wealth in tiny Particles of Gold. — The American Numismatic and Ar- chaeological Society. — Centennial Medal of the New York Historical So- ciety. — Panama Cjinage [Mon. battute a Filadelfia per la nuova Re- pubblica di Panama. Recano nel dr. il busto dell'esploratore spagnuolo Vasco Nunez de Balboa, che scoperse l'Oceano Pacifico]. — Notes and Queries. — Coin Sales. — Edìtorial [La preziosa collezione di medaglie attinenti alla Medicina, radunata dal Dott. Storer e da lui donata alla Biblioteca Medica di Boston. Progressi e diffusione delle raccolte nu- mismatiche nelle Università degli Stati Uniti]. S. A. VARIETÀ £a Legge sull'Esportazione degli oggetti d'Arte e d'Antichità. — In seguito alla deliberazione presa dal Consiglio della Società Num. Italiana nella sua Seduta del 20 dicembre 1904, la Presidenza di detta Società ha compilato un Memoriale al Ministro della P. I., nel quale gli si fanno noti i gravi inconvenienti derivanti dalla Legge e specialmente dal nuovo Regolamento sull' Esportazione degli oggetti d'arte e di antichità, per quanto riguarda la moneta, inconvenienti, i quali, nonché favorire, paralizzano totalmente V incremento delle collezioni e degli studi di nu- mismatica in Italia. Quel Memoriale sarà fra poco presentato dal Presidente della Società, il Conte Comm. Nicolò Papadopoli, al Mini- stro della P. I. Nell'interesse dei nostri raccoglitori, facciamo voti che questo passo valga ad ottenere qualche efficace provvedimento. Ne diamo qui in seguito il testo, e vi facciamo seguire le firme di coloro che ci mandarono la loro adesione. A questi, che sono per la maggior parte raccoglitori, vollero unirsi alcuni Direttori di Musei, scrittori e studiosi di nu- mismatica, ed altri che, in un modo o nell'altro, si interes- sano a questa scienza e ai suoi progressi. Dalla lista abbiamo però ommesso : a) i nomi di tutti quelli che, a quanto ci consta, sono puramente negozianti di monete, i quali pure ci mandarono la loro adesione; non volendo che la nostra protesta assuma in alcun modo un carattere di interesse commerciale o per- sonale ; b) i nomi di tutti gli amatori stranieri, dei quali, quan- tunque noi non abbiamo fatto alcuna richiesta diretta, ci giunsero numerose ed importanti adesioni. 128 VARIETÀ Accenneremo da ultimo che molti, mandandoci la loro adesione, vollero accompagnarla con parole di simpatia e di incoraggiamento alla Società, perchè voglia persistere neir intrapresa propaganda e continuarla efficacemente finché si sia raggiunto il desiderato intento. Se ci giungeranno altre adesioni, le pubblicheremo nel prossimo fascicolo. A S. Ecc. za il Ministro della Pubblica Istruzione. " La Società Numismatica Italiana, venuta a conoscenza del Regolamento in applicazione della Legge sulla Conser- vazione dei Monumenti e degli oggetti di antichità e d'arte, per quanto riguarda le Monete agli Art. 253, 254, 297, 299, e, riflettendo che tale applicazione peggiora la condizione dei Raccoglitori numismatici italiani, già resa critica e diffi- cile per effetto della semplice Legge 0), ha creduto oppor- tuno rivolgersi all' Ecc. Vostra, onde farle noto i loro giusti lagni e il grave danno che ne deriva nell' indirizzo delle loro collezioni. * La suddetta Legge ha voluto premunirsi contro le possibili frodi istituendo l'unica difesa nella Dogana : e qui sorsero disposizioni che, per quanto saggie, sono altrettanto fiscali o, per meglio dire, praticamente proibitive. " Ricorrendo al freno doganale, abbiamo di conseguenza la più esplicita circoscrizione d'azione entro i confini italiani, limite troppo ristretto allo spirito di qualunque raccolta, poiché, dovendo sottostare ai regolamenti tutelari a tale pro- posito stabiliti, questi gravitano talmente di spese di disturbi per ogni operazione doganale infinitamente complicata, come è stabilito agli Art. 301, 302, 303, 304, 305, 306, 307, 308 nel caso di temporanea esportazione od importazione, da (1) La Legge, all'Art. 32, parlando delle monete di proprietà privata, tendeva a proteggere soltanto gli oggetti di notorio gran pregio che abbiano valore esclusivamente istorico od artistico, mentre nel Regolamento, agli Art. 253, 254, accennando alle monete ag- giunge: qualunque sia il loro pregio intrinseco e la loro impor- tanza storica. VARIETÀ 129 costringere il raccoglitore a rinunciare a qualunque suo de- siderio di comunicare coll'estero, causando indiscutibilmente l'annientamento di energia, di studio, di progresso nelle raccolte. * Anzitutto bisogna ammettere che la Collezione numi- smatica si divide in due grandi serie : * a) Vantica (monete greche e romane) che interessa l'Italia e il mondo intero; " b) la medioevale e moderna che interessa nella mas- sima parte l' Italia, per la sua indole propriamente politica. " Ogni nazione ama e preferisce le proprie monete, e l'Italia che in questo naturalmente segue il gusto universale, ha sempre avuto agio di ben fornirsi di eccellente materiale da diversi paesi dell' Estero, acquistando a vantaggiose con- dizioni le migliori monete italiane, altrove tenute in minor conto ; ma oggi si trova costretta a rinunciare a tali favo- revoli acquisti, non potendo più avere il materiale in esame, per farne la scelta opportuna e ritornare poi quanto non ag- grada o non fa comodo di acquistare. " Simili acquisti oggi si possono considerare pressoché impossibili, giacché per effettuarli è ancora preferibile incon- trare la spesa del dazio d'entrata, salvo poi trovarsi in peg- gior imbarazzo per far uscire ciò che si deve ritornare al- l'estero, già gravato da questo dazio, anziché valersi della concessa temporanea importazione ed esportazione, essendo in pratica impossibile affrontare le fiscali modalità stabilite nei suddetti Art. 301 a 308 — quali a lor volta vengono ap- plicate a seconda dei propri regolamenti doganali (0. " Lasciando anche il campo prettamente commerciale e considerando la cosa dal lato scientifico, il raccoglitore e lo studioso si trovano assolutamente costretti a comunicare col- l'estero, mandando colà le monete in esame o ricevendone (1) Fra le molte formalità obbligatorie in questa sorta d'ope- razioni Doganali, vi è quella del bollo in ceralacca ad ogni sin- golo oggetto; ora semplicemente si domanda come si possa appli- care tale bollo sopra una moneta, che può avere una minima dimensione, oltreché s' incontrerebbe la più sicura rovina sciupan- dosi la sua superficie al contatto della ceralacca infiammata. I30 VARIETÀ da esaminare per sentirne la impressione circa l'autenticità, per i confronti, per cambi di esemplari con altri migliori, e, ciò che più monta, per trattare cambi di monete straniere, per noi poco interessanti, e ottenerne monete italiane. " Tutto questo è pressoché impedito grazie alle nuove disposizioni in materia ; poiché pur decidendosi a rinunciare alle suddette concessioni, e ricorrendo alla risorsa più spiccia del pagare per riuscirvi, occorrono la licenza delle Sovrain- tendenze competenti CO ed il pagamento di dazi ingiustificati, cioè quello d'entrata per quanto dovrà ritornare al paese straniero e quello d'uscita per quanto ritornerà presso il rac- coglitore, e da tale inconveniente ne deriva : I. La svoglia- tezza e paralizzazione nei raccoglitori a tutto favore del furbo falsario, il quale non desidera di meglio che trovare la vit- tima abbandonata a sé stessa, senza guida, senza consiglio. II. Il vantaggio allo speculatore straniero, il quale, libero nella sua azione, sa approffittare della situazione imbarazzante dei raccoglitori italiani, lucrando a suo piacimento su tutte le operazioni che un italiano saprebbe far da sé, e meglio che col mezzo di un intruso intermediario. Tutto questo è noto alla Società Numismatica Italiana, ed essa si trova in dovere di informarne l'Ecc. Vostra, chie- dendo, quale unico rimedio, P esclusione delle monete, nel modo più assoluto, dalla applicazione della Legge protezio- nista sugli oggetti d'arte antica in genere. Crediamo inoltre opportuno far osservare all' Ecc. Vo- stra, che le monete, per il loro esiguo volume e peso, si possono considerare incompatibili col regime doganale; anzi, imponendo un fiscalismo per l'uscita, si adescherà maggior- mente l'abilità del contrabbandiere, e l'Ecc. Vostra di leg- gieri comprenderà come, volendo impedire l'esodo delle mo- nete, tanto più facilmente esse usciranno, quanto più grave ne sarà il dazio e tale Legge, nella sua applicazione, avrà (1) Simili licenze sono soltanto rilasciate in io città d'Italia, cosichè in molti che non hanno la fortuna di risiedere in quei dati centri, incombe l'onere di recarvisi in persona non bastando il man- dare le monete, poiché occorre concertarsi coli' ispettore a ciò in- caricato per stabilirne il valore. VARIETÀ 131 solo per effetto l'imprigionare la roba scadente, che occorre spacciare all'estero, perchè superflua ed imbarazzante, non potendo essa incontrare gravi spese in causa del suo poco o nessun valore. " L'Ecc. Vostra, dopo queste considerazioni vorrà, lo speriamo, rendersi convinta che la Legge e il Regolamento suaccennato, per quanto si riferisce alle monete, raggiungono praticamente uno scopo contrario a quello desiderato, e cioè : * a) favoriscono l'uscita clandestina delle monete pre- gevoli ; * b) inceppano e quasi impediscono l'entrata delle esterne ; * e) paralizzano la passione e il culto della Numismatica Nazionale. * Pertanto la Società Numismatica Italiana presenta al- l' Ecc. Vostra questa Memoria, a cui aderiscono tutti i Rac- coglitori e i Numismatici italiani qui firmati, nella fiducia che la suesposta domanda di esclusione delle monete dal complesso degli oggetti d'arte e d'antichità, sia presa in seria considerazione ed esaudita. * Coi sensi della più profonda stima si professa del- l' Ecc. Vostra " dev. m0 " Conte NICOLÒ PAPADOPOLI * Senatore del Regno " Presidente Effettivo della Società Numismatica Italiana ,,. Agostini Ing. Agostino — Castiglione Stiviere. Ambrosoli Dott. Cav. Solone, Conservatore del R. Gabinetto Num. di Brera — Milano. Anelli Prof. Luigi, Dirett. del Gabinetto Archeologico di Vasto. Anzani Rag. Arturo — Milano. Arcari Dott. Francesco, Dirett. del Museo Civico di Cremona. Argnani Prof. Federigo, Dirett. della Pinacoteca Comunale e del Museo di Faenza. Armenise Avv. Michele — Bari. Baguzzi Guglielmo — Bozzolo. 132 VARIETÀ Balletti Avv. Andrea — Reggio Emilia. Baretti Dott. Egidio — Mondovì. Baretti Prof. Riccardo — Alba. Barone Vincenzo — Napoli. Barozzi Comtn, Nicolò, Dirett. del Museo Archeologico di Venezia. Bartoli-Avveduti Avv. Giulio — Roma. Battigalli Ciro — Viterbo. Bazetta Cav. Giulio, Conserv. del Museo Galletti di Domodossola. Bazzero-Mattei Nob. Dott. Cav. Carlo — Milano. Belimbau Piero — Firenze. Bellezza Cav. Uff. Paolo — Buggiano. Beretta Conte Cav. Fabio , già conserv. del Civico Museo e Biblio- teca di Udine. Bernardi Gio. Batt. Dirett. del Civico Museo Opitergino - Oderzo. Bernasconi Sac. Cav. Baldassare — Tremezzo. Berry Edoardo E., Vice-Console Britannico — Bordighera. Bertolini Gian Carlo, Conserv. del Museo Nazionale Concordiese di Portogruaro. Beserianni Rag. Costantino — Napoli. Bettinelli Giovanni — Bergamo. Bianchi Francesco — Roma. Bignami Arturo — Roma. Bignami Cav. Giulio — Roma. Bonomi Enrico — Legnago. Borghesi Conte Bartolomeo — San Marino. Bosco Emilio — Mombaruzzo. Bratti Dott. Ricciotti — Venezia. Bruscolini Emilio — Castelnuovo. Capobianchi Cav. Prof. Vincenzo — Roma. Caporaletti Giuseppe — Jesi. Carotti Cav. Prof. Dott. Giulio — Milano. Carpaneto Cav. Gabriele — Genova. Carpinoni Michele — Brescia. Casagrandi Prof. Vincenzo — Catania. Casamarte Antonio — Loreto Aprutino. Casella F. fu G. — Napoli. Castellani Prof. Giuseppe — Venezia. Castellani Cav. Col. Raffaele — Spoleto. Castiglioni Arturo — Milano. Cattaneo Ettore — Milano. Cavalieri Cav. Giuseppe — Ferrara. Cavazza Luigi Ermanno — Bologna. Celati Avv. Luigi Agenore — Livorno. VARIETÀ 133 Cerrato Giacinto — Torino. Ceruti Sac. Dott. Cav. Antonio — Cernobbio. Ciani Dott. Ing Giorgio — Trento. Cini Cav Avv. Tito — Montevarchi. Colloredo Marchese Paolo (di) — Udine. Colonna Conte Ferdinando dei Principi di Stigliano — Napoli. Comelli Avv. Giuseppe — Udine. Conconi Giulio — Milano. Correrà Dott. Luigi — Napoli. Crespi Comm. Benigno — Milano. Crivelli J. — Milano. Cunietti-Cunietti Alberto — Novara. Damiani Avv. Leone — Portoferrajo. De Bergamini S. — Carrara. De Champdoré Georges — Palermo. De Ciccio Mario — Palermo. De Puppi Conte Luigi — Udine. De Toma Dott. Giacomo — Rosciate. Dell'Acqua Dott. Cav. Girolamo — Pavia. Dell'Erba Cav. Luigi — Napoli. Del Proposto Angelo — Castellamare Adriatico. Del Vecchio Alberto — Firenze. Dessi Cav. Vincenzo — Sassari. Di Bartolo Prof. Francesco, Dirett. del Museo Civico di Catania. Di Diego Antonio — Scerni. Di Lenna Col. Gio. Batta. — Mantova. Di Prampero Conte Antonino, Senatore del Regno — Udine. Di Trento Antonio — Udine. Donati Cav. Uff. Giovanni — Firenze. Egidi Prof. Ascanio — Ancona. Emiliani Cap. Dott. Antonio — Monte Giorgio. Falcioni Vincenzo — Viterbo. Fattori Carlo — Scurano (Parma). Ferraironi Sac. Giolindo — San Ginesio (Marche). Finamore dott. Gennaro — Lanciano. Finazzi Avv. Gio. Batta. — Novara. Franceschini G. Silvio — Reggio Emilia. Franzoni Cav. Luigi — Bologna. Galeotti Avv. Arrigo — Livorno. Gallavresi Dott. Giuseppe — Milano. Galletti Ettore — Castel d'Ario. Galli Romeo, Conserv. della Biblioteca Comunale di Imola. Gardini Prof. Cav. Galdino — Ferrara. 134 VARIETÀ Garzia Avv. Raffaello - Maglie. Gavazzi Dott. Carlo - Milano. Gavazzi Cav. Giuseppe — Milano. Gigli Giuseppe - Cesena. Gioppi Dott. Luigi — Borgotaro. Giorcelli Cav, Dott. Giuseppe — Casale Monferrato. Gnecchi Cav. Uff. Ercole — Milano. Gnecchi Corani. Francesco — Milano. Grassi-Grassi Cav. Antonino — Acireale. Grillo Guglielmo — Milano. Guastalla Marco — Mantova. Guglielmina Pietro — Voghera. Guiducci Comm. Dott. Antonio - Arezzo. Hoffmann Carlo — Milano. Hillsen Prof. Dott. Ch., Segretario dell' Imp. Istituto Archeologico Germanico — Roma. Jacobellis Cav. Avv. Giovanni — Acquaviva delle Fonti. Jesurum Aldo — Venezia. Johnson Comm. Federico — Milano. K night Carlo — Napoli. Koeniger Dott. C. — Gardone {Lago di Garda). Laffranchi Lodovico — Milano. Lanzara Raffaele — Salerno. Lanzoni Giuseppe — Mantova. La Rizza Dott. Pietro — Reggio Calabria. Lazara-Pisani Conte Antonio (de) — Padova. Leone Cav. Camillo — Vercelli. Levi Priamo — Bologna. Levi-Civita Cesare — Padova. Lisini Comm Alessandro — Siena. Luciani Dott. Michele - Acquaviva delle Fonti. Lupis-Crisafi Avv. Cav. Fortunato — Sider no- Marina (Calabria). Maggiulli Comm. Luigi — Muro Leccese. Magnolfi Cav. Sisto — Livorno. Maiocchi Rodolfo, Conserv. del Civico Museo Malaspina — Pavia. Malagola Prof. Comm. Carlo, Dir. dell'Ardi, di Stato — Venezia. Malavolti E. — Modena. Manin Conte Lodovico Leonardo — Passariano. Mannelli Lorenzo — Campiglia Marittima. Maraini Ing. Comm. Clemente Roma. Marazzani-Visconti-Terzi Conte Lodovico — Piacenza. Marcello Conte Gerolamo — Venezia. Marchisio Avv. Alfredo Federigo — Torino. VARIETÀ 135 Marchisio Avv. Giacinto — Torino. Marcovich Luigi — Venezia. Mariani Cav. Avv. Prof. Mariano — Pavia. Marietti Dott. Antonio — Milano. Martinori Cav. Ing. Edoardo — Roma. Mattoi Edoardo — Milano. Mazzi Dott. Angelo, Dirett. della Biblioteca Civica di Bergamo. Mazzini Gioachino — Livorno. Mazzoccolo Avv. Enrico — Roma. Meiners Dott. Faust — Pordenone. Mera Rag. Angelo — Como. Mirenghi Avv. Venturo — Bari. Misani Prof. Massimo — Udine. Mondini Magg. Raffaello — Palermo. Mongini Luigi — Legnano Montebugnoli Rag. Antonio — Castel S. Pietro (Emilia). Monti Pompeo — Milano. Morelli Cav. Prof. Benedetto - Bari. Morelli Ing. Roberto — Santamaria Capua Vetere. Moschetti Dott. Andrea, Dirett. del Museo Civico di Padova. Mossuto Giuseppe — Girgenti. Motta Ing. Emilio, Bibliotecario della Trivulziana — Milano. Nani-Mocenigo Conte Filippo — Venezia. Nattero Ignazio — Alassio. Nervegna Cav. Giuseppe — Brindisi. Nicoletti Ab. Cav. Giuseppe, Vice-Dirett. del Museo Civico e Correr di Venezia. Novati Cav. Prof. Francesco, Presidente della Società Storica Lom- barda — Milano. Nuvolari Dott. Angelo — Castel d' Ario. Nuvolari Francesco — Castel d'Ario. Obermuller Guglielmo — Genova. Oberziner Dott. L. — Dir. della Bibl. e del Museo Com. di Trento. Oliva Cesare — Genova. Olivieri Dott. Carlo — Roma. Osnago Enrico — Milano. Pagano A. — Genova. Panciatichi Marchesa Marianna ved. Paulucci — Firenze. Panciera di Zoppola Conte Dott. Francesco — Brescia. Panciera di Zoppola Conte Nicolò — Brescia. Pansa Avv. Prof. Giovanni — Sulmona. Pappalardo Dario — Catania. Pascoli Giuseppe — Tolmezzo. I36 VARIETÀ Pasetti Luigi — Ferrara. Patuzzi Massimino — Milano. Pedani Raffaele — Fermo. Pellegrino Concetto — Catania. Perini Cav. Quintilio — Rovereto. Perissini Michele — Udine. Piamonte Avv. Emilio — Conegliano Veneto. Piancastelli Dott. Carlo — Fusignano (Ravenna). Piccirilli Luigi M. — Napoli. Piccolomini Prof. A., Bibliotecario della Malatestiana — Cesena. Picozzi Capitano Giuseppe — Spezia. Pigorini Comm. Prof. Luigi, Dir. del Museo Kircheriano — Roma. Pini Dott. Tomaso — Milano. Pinoli Avv. Galileo — Ivrea. Piuma Marchese Nicolino — Perti. Poccardi Cesare — Torino. Puschi Prof. Cav. Alberto, Dir. del Mus. Civ. di Antichità di Trieste. Puzio Ing. Vincenzo — Napoli. Quaranta Angelo — Roseto Valfortore (Foggia). Quaranta Bernardino — Chatillon (Torino). Raffo Emanuele — Chiavari. Ratti Dott. Luigi — Milano. Ravenna Gio. Batta — Firenze. Rebuschini Avv. Pietro — Como. Reina Cav. Ferdinando — Milano. Ricci Prof. Antonio — Milano. Ricci Milziade — Città di Castello. Ricci Prof. Dott. Serafino, Conserv. Aggiunto del R. Gabinetto Num. di Brera — Milano. Ricciardi Edoardo — Napoli. Rivani Giuseppe, Dirett. del Museo Civico di Ferrara. Rizzoli Dott. Luigi fu Gius., già Cons. del Museo Bottacin di Padova. Rizzoli Dott. Luigi juniore, Conserv. del Museo Bottacin di Padova. Rocca Conte Mario Leone — Venezia. Roghi Agenore — Sanguinetto (Verona). Romano Prof. Francesco — Avola. Romussi On. Dott. Carlo, Deputato al Parlamento — Milano. Rosa Francesco — Milano. Rossi Magg. Cav. Quintino — Suna. Rossi-Domilli Luigi — Viterbo. Ruggero Comm. Gen. Giuseppe — Roma. Russo Sac. Salvatore Petronio — Adernò (Catania). Salvaro Vittorio — Ala (Trentino). VARIETÀ 137 Sandri Dott. Benedetto — Peseta. San Rome Mario — Milano. Savini Cav. Rag. Paolo — Milano. Saya Cav. Pasquale — Messina. Scacchi Prof. Eugenio — Napoli. Scarpa Ettore — Treviso. Scheyer Joachim — Milano. Scrinzi Dott. Prof. Angelo, Dir. del Museo Civ. e Correr di Venezia. Seletti Cav. Avv. Emilio, Consigl. della Soc. Stor. Lomb. — Milano. Sellenati Dott. Antonio — Genova. Serafini Cav. Camillo, Dirett. del Gab. Num. Vaticano — Roma. Sessa Rodolfo — Milano. Sgulmero Cav. Pietro, iJirett. del Museo Civico di Verona. Simonetti Barone Alberto — S. Chirico- Raparo. Soldi Tullio — Cremona. Sormani-Andreani Conte Lorenzo — Milano. Sozzani Ing. Vincenzo — Vigevano. Spigardi Arturo — Firenze. Squicciarini Avv. Michele — Bari. Stiavelli Carlo, Bibliotecario, Dirett. del Museo Civico di Pescia. Strada Marco — Milano. Superchi Dott. Giulio — Castel d'Ario. Tatti Ing. Paolo — Milano Tonetti Claudio - Varallo. Trenta Giorgio — Pisa. Trivulzio Princ. Luigi Alberico Milano. Tropea Prof. Giacomo — Padova. Vaccari Emanuele — Ferrara. Valdes Giovanni — Palermo. Valerani Cav. Dott. Flavio - Casale Monferrato. Varisco Sac. Prof. Achille — Monza. Vercelloni Rag. Carlo, Dirett. del Museo Civico di Lecco. Vercesi Galileo — Padova. Vergani Cav. Dott. Giovanni — Milano. Verzì Venerando - Biancavilla (Catania). Vicentini Cav. Col. Giovanni Ettore - Firenze. Vigano Gaetano — Desio. Villoresi Arturo - Firenze. Virzì Ignazio — Palermo. Visconti March. Cav. Carlo Ermes — Milano. Wood Charles M. — Roma. Zane Cav. Riccardo — Milano. 18 138 VARIETÀ Commissione monetaria. — La Commissione mone- taria istituita nell'aprile dello se. anno 1904 con decreto del Ministro del Tesoro, on. Luzzatti, per esaminare (come già annunciammo) le qualità artistiche e tecniche dei nuovi mo- delli per monete metalliche nazionali, si radunò la prima volta in Roma nei giorni 20 e 21 gennaio u. se. Essa fu poi ampliata, e trasformata in Commissione Reale e permanente, col Regio Decreto che segue : VITTORIO EMANUELE III, RE D' ITALIA. Riconosciuta la opportunità e la convenienza di instituire presso l'Amministrazione del Tesoro un Ufficio permanente, allo scopo di as- sisterla di consiglio, con continuità di criteri, in tutto quanto attiensi all'esame dei conii delle monete e ad ogni altra questione relativa alla monetazione, Sulla proposta del Nostro Ministro Segretario di Stato per il Tesoro Abbiamo decretato e decretiamo Articolo 1. È istituita presso il Ministero del Tesoro una Commissione perma- nente con l'incarico di esaminare i tipi delle nuove monete metalliche nazionali ed i relativi conii, e di pronunziarsi sovra ogni altro argo- mento affine od attinente alla monetazione, nei riguardi tecnici, e per mantenere intatte le tradizioni artistico-monetarie Italiane. La Commissione potrà delegare un Comitato esecutivo, composto di tre membri scelti fra i componenti della Commissione, per lo studio delle questioni deferite al suo esame e per rappresentarla in permanenza. Articolo 2. La Commissione è composta come appresso : Presidente S. E. il Ministro del Tesoro. Vice-Presiden ti Il Direttore Generale del Tesoro. Ambrosoli Cav. Prof. Solone, Direttore del Gabinetto Numism. di Brera. Membri Di Lorenzo Comm. Prof. Tommaso, Direttore della R. Calcografìa — Roma. Gnecchi Cav. Uff. Ercole — Milano. * Gnecchi Comm. Francesco — Milano. Johnson Comm. Federico, Industriale — Milano. VARIETÀ I39 Lancelot-Croce Marcella, Scultrice — Ruma. Levi Comm. Primo, Pubblicista — Roma. Monteverde Grand'Ufficiale Prof. Giulio, Senatore del Regno, Scultore — Roma. Salinas Comm. Prof. Antonino, Direttore del Museo Archeologico di Palermo. Tesorone Prof. Giovanni — Napoli. Trentacoste Domenico, Scultore — Firenze. Venturi Comm. Prof. Adolfo, Insegnante nella R. Università di Roma. Il Direttore Capo di Divisione preposto ai servizi di zecca e di mo- netazione. Un segretario amministrativo del Ministero del Tesoro disimpegnerà le funzioni di Segretario della Commissione. Articolo 3. Le spese per la Commissione, come quelle per il conferimento di premi agli artisti in relazione a concorsi od a lavori deliberati ed altre eventuali, saranno imputate al capitolo 89 del bilancio del Ministero del Tesoro per l'esercizio in corso, o a quello corrispondente degli esercizi successivi. Ordiniamo, ecc. Dato a Roma il 29 gennaio 1905. VITTORIO EMANUELE Visto — // Guardasigilli Ronchetti. L. Luzzatti. Monete celtiche. — Nel fase. IV della scorsa annata della Rivista, abbiamo dato un breve cenno intorno ad un opuscolo del Sig. Aldor ( z ). In tale opuscolo, ch'è la tradu- zione francese di un articolo comparso in magiaro nel pe- riodico Numizmatikai Kòzlòny di Budapest, l'a. descrive un copioso ripostiglio di monete celtiche, rinvenuto nell'isola di Tótfalu, a poca distanza dalla capitale ungherese; l'im- portanza della sua pubblicazione merita che ritorniamo sul- l'argomento. (1) Aldor (Jules). La trouvaille de monnaies celtiques de Tótfalu. Budapest, 1904. I40 VARIETÀ Il suolo dell'Ungheria è fertile in ripostigli di monete barbariche (*). Quello scoperto a Tótfalu (nell'autunno del 1903) consisteva in piccole monete d'argento, del peso com- plessivo di due chilogr. e mezzo ; ed è uno dei più copiosi rinvenuti nel territorio ungherese e nelle regioni circonvicine. Una parte dei pezzi componenti il ripostiglio reca al dr., invece d' una testa, una ghirlanda d'alloro fra linee e cordoni di perline, simile a quella che si osserva sulle pic- cole monete d'argento scoperte a Simmering, presso Vienna, nel 1880 ( 2 ). Il rov. di quasi tutti rappresenta un cavallo ga- loppante, a sin. ; e tutti, senza eccezione, codesti pezzi tro- vati a Tótfalu sono anepigrafi ; mentre due di quelli del ri- postiglio di Simmering recano sotto il cavallo l'iscrizione NONN, abbreviatura del nome di un capo o principe dei Celti, Nonnos, che su diversi tetradrammi di quel ripostiglio si legge in tutte lettere, assieme ai nomi di Jantumarus, Devil, Coisa, e specialmente di Biatec. In un'altra parte delle monete di Tótfalu, la grande co- rona d'alloro è accompagnata da un profilo di testa imberbe; od anche da una piccola testa dietro la corona. In altri esem- plari, infine, il tipo del dr. consiste in una specie di ramo a forma di Y o di T, circondato da cerchietti e fregi, nei quali il Sig. Aldor giustamente ravvisa un principio di rappresen- tazione d' una testa umana. Gli esemplari più interessanti sono riprodotti nelle due tavole in fototipia che corredano l'accuratissimo inventario del ripostiglio. Quanto all'epoca di emissione delle monete di Tótfalu, l'a., aderendo alle conclusioni formulate dal Prof. Gohl a proposito di un altro ripostiglio scoperto in Ungheria, quello di Nàdasd, è d'avviso che risalga agli anni fra il 60 e il 45 av. Cristo. (1) " Il Gabinetto di Budapest raccoglie particolarmente i monu- menti numismatici trovati in paese, e suo vanto principale è la serie preziosissima delle monete barbare trovate appunto in Ungheria; sono circa tre migliaia di pezzi importantissimi, in parte imitazioni di tipi greci e delle consolari romane „ (Ambrosoli, Note numismatiche di un viaggio ad Atene e Costantinopoli. In Rivista, anno V, 1892). (2) Blanchet (Adrien). Traiti des monnaies gauloises. Paris, 1905 — a pag. 451: " Il est évident que ce type a été produit par une dé- iormation de la tète, dont la couronne de laurier reste seule nettement apparente „. VARIETÀ I4 1 Ite monete e la ceramica antica. — In un recente suo opuscolo, il Sig. Blanchet (*) rileva V importanza delle monete nel determinare la data delle varie forme di vasi usate nelle Gallie, avanti la conquista romana. Egli pone per fondamento lo studio di quei pochi vasi che contenevano monete galliche delle quali si è potuto re- digere l' inventario. Purtroppo, com'è noto, i recipienti che racchiudono ripostigli monetali vengono quasi sempre infranti, e i loro frammenti finiscono coll'andar dispersi. Ciononostante, l'A. ne enumera una certa quantità, incominciando da un vaso scoperto nel 1841 ; e correda il suo scritto con una tavola in cui sono delineate le forme più caratteristiche dei vasi che fornirono argomento a codesta sua indagine par- ticolare. In memoria. — L'u del corr. mese di marzo compieva un decennio dalla morte di Cesare Cantù. Prendiamo occa- sione da questa data per rendere omaggio alla memoria dello storico illustre, che non trascurò mai la Numismatica e se ne valse anzi con predilezione per corroborare le pro- prie ricerche e documentarne i risultati. Prescindendo dai numerosissimi accenni numismatici dis- seminati nelle sue opere, rileveremo poi il fatto che la sua Storia universale, nel volume sull'Archeologia e le Belle Arti, contiene un capitolo espressamente dedicato alla nostra di- sciplina ; è una specie di trattato succinto su tale materia, ed è mirabile addirittura se si consideri ch'è scritto da chi non si era occupato ex professo di questi studi così speciali. Il Congresso internazionale d'Archeologia, che s' inaugurerà ad Atene il 7 aprile, avrà una sezione (la IV a ) dedicata ali 'Epigrafia e Numismatica. Fra le numerose comunicazioni che vediamo annun- ciate nel Bollettino del Congresso, alcune si riferiscono ap- punto alla Numismatica antica. (1) Blanchet (Adrien). Vases de la Gaule indépendante. Caen, 1905. — (Estr. dal Compte-rendu du LXX Congrès archéologique de France). Ì42 VARIETÀ Miscellanea medaglistica. — Dalla cortesia di un nostro associato, Don Achille Varisco, riceviamo le seguenti note: f t All'illustre Prof. Trombetti fu decretata e presentata dal Consiglio Comunale di Cuneo una medaglia d'oro a ricordo del grande premio dei Lincei conferitogli pei suoi studi di glottologia. é *„ Per il 50. anno di cattedra del eh. Prof. Giuseppe Allievo, nestore dei pedagogisti, i suoi discepoli e amici gli offersero una grande med. d'oro, con la sua effigie ritratta maestrevolmente dal- l'artista Celestino Fumagalli. t \ A Monsignor Gerolamo Comi, pel suo giubileo sacerdotale, venne presentata un' artistica med. d' oro, che reca nel dr. il suo ritratto e nel rov. l'altare di S. Ambrogio. * t Una med. d'oro fu solennemente consegnata al Sindaco di Modena, Avv. Luigi Albinelli. per le sue benemerenze verso quel- l'amministrazione municipale. t \ Al Questore Comm. Ceola, trasferito a Roma a coprire la carica di ispettore generale della P. S., i funzionari della P. S. di Milano offersero una med. d'oro. w \ 11 25. anno di ufficialato del bravo comandante dei pom- pieri di Milano, Cav. Alberto Goldoni, diede occasione a questo benemerito corpo di presentargli una bella medaglia d'oro. ft Gli ufficiali del 29. Regg. Fanteria offersero una med. d'oro al loro Colonn. Co. Bernardo Dorelli, che recentemente andò in pensione. Una rarissima medaglia milanese a Fanny Elssler. — Questa celebre ballerina viennese comparve per la prima volta in Italia al teatro alla Scala di Milano nella stagione di carnevale-quaresima nel 1844. Le cronache milanesi di quell'anno narrano del grande entusiasmo suscitato e degli onori di ogni sorta a lei tribu- tati, con numerose corone, serenate sotto alla sua abitazione, con un' infinità di poesie, fra cui una anche del Prati, e onore massimo, con questa bella medaglia C 1 ) qui fregiante il mio modesto articolo. (1) Vedi Alfredo Comandini, L'Italia nei cento anni del secolo XIX. Disp. 42, anni 1843-44 marzo, pag. 1098. VARIETÀ 143 In seguito le stesse cronache accennano anche a dimo- strazione ostili avvenute in teatro e da lei provocate, che, pel carattere politico assunto, la costrinsero a sciogliere il contratto coli' impresario Merelli e ritornarsene a Vienna. Troppo accesi gli animi degli italiani in quel tempo, non è quindi a meravigliarsi se ogni benché minimo atto da parte dell'aborrito straniero, desse luogo a subitanea reazione. Tutto questo però non tolse di vedere l'anno ap- presso ritornare sulla temuta medesima scena la graziosa silfide, l' impareggiabile danzatrice-mima amata un dì ar- dentemente dal figlio di Napoleone I, l' infelice Duca di Reichstadt, deliziare ancora i milanesi. Nuovi allori conti- nuava a mietere nel 1847, e così pure la rivediamo (ma questa volta fu l'ultima) danzare nel 1848, dai primi di gen- naio sino alla vigilia di quel 18 marzo, primo dì della rivo- luzione delle Cinque Giornate " in cui si videro i giovani che più fervidamente a quell'epoca acclamavano la Elssler, la Cerrito e la Taglioni essere i primi a slanciarsi sulle bar- ricate „. Premesso tutto ciò, io non conosco di questa bella me- daglia che due soli esemplari in bronzo, quello nel ricco medagliere dell'amico carissimo comm. Federico Johnson e il mio, da lui donatomi per la speciale mia collezione in 144 VARIETÀ medaglie risguardanti il teatro C 1 ). Essa fu modellata e in- cisa dal milanese Vittorio Nesti autore di buone opere scul- torie e di ben altre trentacinque medaglie note ai nummofili italiani ed apprezzate. Eccone la descrizione : Diam. mill. 60. & — FANNY ELSSLER Testa a sin.; Sotto: Vittorio Nesti f. ^f — In sette righe : IMPAREGGIABILE - NELL'ARTE DI TERSICORE - AMMIRATA - NELL'UNO E NELL'ALTRO EMISFERO - BEAVA DI SE - QUESTA INSUBRE ME- TROPOLI - L'ANNO MDCCCXXXXIV. In suo onore altra ne esiste nella mia collezione, coniata a Vienna nel 1842, incisa da F. Gaul. Milano, Dicembre 1904. Edoardo Mattoi. Una pubblicazione, d'argomento in gran parte meda- glistico, ci si annuncia dal Belgio, quella di un volume del- l' Ing. Augusto Moyaux : Les Chemins de Fer autrefois et aujourd'hui et leur Médailles commèmoratives. Il voi. è edito dal Dupriez, ed è corredato di numerose illustrazioni nel testo e di 11 tav. in fototipia. L,e Medaglie di Garibaldi. — L'on. Dott. Carlo Ro- mussi, Deputato al Parlamento, ha pubblicato un interessan- tissimo volumetto dal titolo : Garibaldi nelle medaglie del Museo del Risorgimento in Milano. È una vivace rassegna, la quale ha per base quasi esclu- siva il Medagliere garibaldino che il Municipio di Milano acquistò dal Sig. Ing. Carlo Clerici, come fu qui accennato a suo tempo ( 2 ). (1) Teatro in Nummis, Catalogo della collezione E. Mattoi, con il- lustrazioni, in corso di stampa. (2) Rivista, 1904, a pag. 286-87. FASCICOLO IL APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA LXV. GABINETTO VATICANO MEDAGLIONI ROMANI INEDITI O VARIANTI. (tavole iv, v e vi). È completamente alla cortesia del Cav. Serafini, direttore del Gabinetto Numismatico Vaticano, al quale non ebbi che esprimere un desiderio per ve- derlo soddisfatto, che io debbo l'onore e, aggiungerò pure, il piacere di offrire oggi ai lettori della Rivista come primizia una serie di pezzi inediti scelti nella parte più eletta — ossia medaglioni o pezzi spe- ciali — della serie romana imperiale del Vaticano. All'egregio direttore e carissimo amico debbo la cura di averli studiati, a lui la cura delle impronte fornitemi, che mi permisero di darne unitamente al testo la riproduzione, a lui infine, che dovrebbe fir- mare questo articolo invece di me, debbo la soddi- sfazione di pubblicare con questa memoria un pic- colo compenso all'ultima (Appunto n. LXIV) in cui s'è parlato dei Medaglioni ex-Vaticani, e glie ne faccio quindi pubblicamente i più cordiali e sentiti ringraziamenti. In quell'appunto poco allegro si trattò di molti pezzi che c'erano e che ora non ci sono più ; in questo invece si tratterà di pochi, che vi sono 150 FRANCESCO GNECCHI entrati dappoi, i quali, se non compensano i primi, accennano però all' inizio del risorgimento della col- lezione Vaticana C 1 ). E noi vorremmo augurare che tale risorgimento fosse rapido e glorioso ; ma pur troppo, anche colla migliore volontà, che certo non fa difetto, di chi vi dedica le sue cure, la reintegrazione del Museo ri- chiederebbe dei secoli se l'annuo assegno che la Santa Sede vi destina dovesse sempre mantenersi nel limite attuale il quale è tanto estremamente esiguo che non oso neppure accennarlo. Eppure siamo a Roma, dove ancora si trova roba ogni giorno, che va a disperdersi in tutte le parti del mondo ; siamo a Roma e in Vaticano, dove la dignità stessa del luogo, V impegno di una antica e gloriosa tradizione consiglierebbero, imporrebbero anzi il completamento di una serie che fu già cele- brata fra le più insigni, e che ora dopo più di un secolo dalla dispersione non è che all' inizio della sua seconda esistenza. La serie numismatica, come la più devastata, all' infausta epoca napoleonica, rimane ora veramente sproporzionata a tutte le altre collezioni dei Musei Vaticani, le quali o non furono tocche, o lo furono con una certa discrezione o per lo meno furono reintegrate. E sarebbe quella che potrebbe essere ristabilita con sacrificio relativamente lieve... Ma a che servono tanti sterili lamenti ? Posso io forse pretendere che la mia voce arrivi fino al soglio pontificio e commuova l'animo di chi tiene (1) I pezzi che si descrivono provengono tutti, o quasi, dalla rac- colta Vitali, acquistata da S. S. Pio VII nei primi anni del secolo scorso, circa il 1817, e illustrata con fenomenale ottimismo sia per le rarità come per le conservazioni dal dott. Alessandro Visconti nella Indica- zione delle Medaglie antiche del signor Pietro Vitali, voi. 2. Roma, Tip. Fulgoni, 1805. GABINETTO VATICANO 151 le sante chiavi? Dio mi guardi da tanta presunzione! Ma però, riflettendoci, fra le cose possibili c'è anche questa; che S. S. in una delle sue passeggiate nella lunghissima galleria della Biblioteca Apostolica, ar- rivasse qualche volta fino all'estremità del braccio, dove è collocato il Gabinetto numismatico e, arrivato fin là, vi entrasse a dire buon giorno al direttore. Il direttore, trattandosi di cosa che certo non gli re- cherebbe dispiacere, avrebbe cura di lasciare sulla sua scrivania il fascicolo della Rivista, aperto pre- cisamente a questa pagina. E, se S. S. si degnasse di gettarvi uno sguardo, potrebbe darsi il caso che l'animo suo tutt'altro che avverso alle cose d'arte e di scienza, come lo provano alcuni cataloghi, anche numismatici, che si stanno compilando sotto la sua ispirazione, fosse spinto a un atto di eccezionale generosità, leggendovi come moltissimi, che stimano gloria patria lo splendore del Vaticano, in unione all'umile scrivente, si rallegrerebbero e sarebbero fieri di vedere incisa sull' ingresso del Gabinetto questa laconica non meno romana che numismatica iscrizione : PIVS X PONT MAX RESTITVIT. Ed ora veniamo alla descrizione dei pezzi inediti. ADRIANO. 1. Dopo 551. i& — IMP CAESAR TRAIANVS HADRIANVS AVO. Busto lau- reato a sinistra col paludamento e la corazza, visto per di dietro. 9 — PONT MAX TR POT COS III. La Pace diademata a sinistra con una cornucopia e un ramoscello. Medaglione di bronzo (mill. 45, gr. 64.720). (Tav. IV, n. 1). NB. Per una curiosissima combinazione questo bellissimo pezzo, che si registra come il primo nella nuova serie dei pezzi vaticani, cor- I52 FRANCESCO GNECCHI risponde precisamente ad altro esemplare d'Adriano che figura al n. 1 della tavola unita all'ultimo appunto relativo ai medaglioni ex- Vaticani. Solo che quello aveva le dimensioni di un gran bronzo, questo è bat- tuto su di un disco di medaglione, pure conservando le medesime di- mensioni di conio, ossia del cerchio di perline. I due conii però, sia del dritto che del rovescio, sono differenti (1). 2. Var. Coh. 558. & — HADRIANVS AVGVSTVS PP. Testa laureata a destra. 1$ — Anepigrafo. Nettuno a destra, col tridente, il piede sinistro appoggiato su di una prora. In faccia a lui Minerva. Tra i due un albero. Medaglione di bronzo (mi 11. 38, gr. 42.62). ANTONINO PIO. 3. Var. Coh. 420. B' — ANTONINVS AVO PIVS PP TR P COS III. Busto lau- reato d'Antonino a destra con paludamento e corazza, visto per di dietro. y> — Anepigrafo. Minerva a sin. discorre con Vulcano seduto, col martello nella destra ; accanto a lui l'incu- dine su cui è un elmo. Dietro Minerva, a terra, uno scudo. Medaglione di bronzo (mill. 46, gr. 73.25). (Tav. IV, n. 3). 4. Inedito. Dopo 869. & — IMP T AEL CAES HÀDR ANTONINVS AVG PIVS. Testa laureata a sinistra. R) — TR POT COS II S C Vittoria a sinistra con una statuetta e una palma. Medaglione senatorio o doppio sesterzio (mill. 40, gr. 52.25). (Tav. IV, n. 2). ANTONINO PIO e M. AURELIO. 5. Variante Coh. 16. & — ANTONINVS AVO PIVS PP TR P COS III. Testa nuda d'Antonino Pio a destra. P - AVRELIVS CAESAR ÀVG- PII F COS. Testa nuda gio vanile di M. Aurelio a destra. Medaglione di bronzo (mill. 45, gr. 63.750). (Tav. IV, n. 4). (1) Vedi tav. I, n. 1, Riv. IL di Num., fase. I, 1905. GABINETTO VATICANO 153 FAUSTINA MADRE. 6. Variante n. 170. & — DIVA AVGVSTÀ FAVSTINA. Busto a destra. 1$ — EX S C (all'esergo). Faustina su di un carro tirato da quattro elefanti a sinistra. Medaglione senatorio o doppio sesterzio (mill. 38, gr. 44.25). M. AURELIO. 7. Inedito. Dopo Coh. 374. & — M AVREL ANTONINVS AVG. Busto laureato a destra con paludamento e corazza. $ — PROF AVG (all'esergo). M. Aurelio cavalcante al passo a destra colla lancia, accompagnato da altro ca- valiere e preceduto da un milite armato di lancia e scudo. Medaglione di bronzo (mill. 39, gr. 35.000). NB. Questo medaglione è eccessivamente e male ritoccato. FAUSTINA GIOVANE. 8. Variante Coh. 100. ft — FAVSTINA AVGVSTÀ. Busto a sinistra. ty — FECVNDITATI AVGVSTÀE. La Fecondità seduta a destra con un bambino sulle ginocchia. Dietro e da- vanti due altri bambini che le stendono la mano. Piccolo medaglione di bronzo (mill. 32, gr. 24.600). (Tav. V, n. 2). NB. È lo stesso medaglione descritto al n. 100, ma di piccolo modulo. COMMODO. 9. Var. Coh. 377. & — M COMMODVS ANTONINVS PIVS FELIX AVG BRIT. Busto laureato a mezza figura a destra colla corazza e l'egida, e un lembo di paludamento sulla spalla sinistra. IjJ — PACI AETER P NI TR P XIIII IMP Vili (in giro) COS V PP (all'esergo). La Pace seduta a sinistra con un ramo e un lungo scettro. Medaglione di bronzo (mill. 41, gr. 50.80). (Tav. IV, ». 5). 154 FRANCESCO GNECCHI io. Var. Coh. 389. & — M AVREL COMMODVS ANTONINVS ÀVG PIVS. Busto laureato e corazzato a destra visto per di dietro. P — P M TR P VINI IMP VI COS INI P P. Roma seduta a sinistra con una Vittoria e lo scettro; vicino a lei uno scudo. Medaglione di bronzo a due metalli (mill. 42, gr. 62.30). 11. Inedito. Dopo Coh. 434. B 1 — M AVREL COMMODVS ANTONINVS ÀVG. Busto lau- reato a destra con paludamento e corazza.. ty — TR P VINI IMP V COS IMI P P. Giove seduto a de- stra collo scettro, presenta un globo a Commodo che lo riceve, in piedi. Medaglione di bronzo (mill. 40, gr. 53.300). 12. Var. Coh. 400. P — M COMMODVS ANTONINVS PIVS FELIX AVG BRIT. Busto laureato a destra, il petto ignudo e l'egida tratte- nuta da una fascia trasversale. ty — P M TR P XI IMP VII (in giro) COS V P P (all'esergo) Commodo con uno scettro sormontato dall'aquila e sten- dendo la destra in quadriga lenta a destra. La biga è ornata da Vittorie. Medaglione di bronzo a due metalli (mill. 43, gr. 65.40). (Tav. IV, n. 6). PERTINACE. 13. Coh. 48. GB. pesante. & — IMP CAES P HELV PERTINAX ÀVG. Testa laureata a destra. R) — VOT DECEN TR P COS II S C L'imperatore velato sacrificante su di un tripode. Medaglione senatorio o doppio sesterzio (mill. 39, gr. 63,80). (Tav. V, n. 1). NB. Questo splendido bronzo è l'unico conosciuto di Pertinace (il quale non ha medaglioni propriamente detti) che, coll'ertezza di milli- metri 7 V 2 , passi il peso normale, raggiungendo abbondantemente quello del doppio sesterzio. GABINETTO VATICANO I55 GIULIA DONNA. 14. Inedito. Dopo Coh. 131. & - IVLIA ÀVGVSTÀ. Busto diademato a destra. R) - FELICITATI PE...(RPETVAE ?). Giulia seduta a sinistra con una patera, e intorno a lei tre donne, di cui quella che le sta davanti le offre un globo. All'esergo si ve- dono le traccie di altra leggenda, che forse era: VOTA SVSC Medaglione di bronzo (mill. 33, gr. 41.20). (Tav. V, n. 3). NB. 11 rovescio è affatto nuovo fra i medaglioni di Giulia Donna, i quali del resto non sono che due. Assomiglia molto a quello che tro- viamo con Giulia Mamea o con questa e Alessandro, colle leggende FELICITAS PERPETVA o FELICITAS TEMPORVM. Assai probabil- mente il medaglione aveva un cerchio. CARACALLA. 15. Coh. 501. GB. pesante. i& - - M AVREL ANTONINVS PIVS AVG. Busto imberbe e laureato a destra, ornato dell'egida. $ — PONTIF TR P X COS II S C Caracalla in abito mi- litare e con un'asta galoppante a destra. Medaglione senatorio cerchiato o doppio sesterzio (mill. 38, gr. 32). (Tav. V, n. 4). NB. 11 cerchio non è rimesso, ma il tutto forma un solo pezzo. ALESSANDRO SEVERO e GIULIA MAMMEA. 16. Inedito. Dopo 17. i& — IMP SEV ALEXAND AVG- IVLIA MAMAEA AVG (in giro) MATER AVG- (all'esergo). Busti affrontati di Alessandro laureato col paludamento e la corazza e di Giulia dia- demata. ty — LIBERALITAS AVGVSTI III S C. La Liberalità colla tessera e il cornucopia. Medio bronzo o meglio piccolo medaglione (mill. 29, e dovrebbero essere alcuni di più, se non fosse ribattuto intorno, gr. 16.50). (Tav. V, n. 5). 156 FRANCESCO GNECCHI GORDIANO PIO. 17. Inedito. Dopo 323. & — IMP GORDIANVS PIVS FELIX AVG. Busto laureato a sinistra con paludamento e corazza. $ — TRAIECTVS ÀVG- Ponte sul quale si vedono passare cinque soldati diretti a sinistra. Mezzo bronzo imperatorio o medaglioncino (mill. 28, gr. 18.300). (Tav. V, n. 6). 18. Coh. 150. GB. pesante. - IMP M IVL PHILIPPVS ÀVG. Busto laureato a destra col paludamento. 9 - LAET FVNDATA S C L'Allegrezza a sinistra con una corona e un timone di nave. Medaglione senatorio o quadruplo sesterzio (mill. 39, gr. 87.520). QALLIENO. 19. Var. Coh. 850. — IMP GALLIENVS P F ÀVG GERM. Busto laureato e corazzato a sinistra, armato di lancia e scudo. ? - VICTORIA GERMANICA. Gallieno in abito militare a destra coronato da una Vittoria. Ai suoi piedi due pri- gionieri seduti, uno da ciascun lato. Medio bronzo imperatorio o medaglioncino (m. 27, gr. 14.800). (Tav. V, n. 7). AURELIANO. 20. Inedito. 1& - IMP AVRELIANVS P F AVG Busto laureato e coraz- zato a destra. ty — ÀDVENTVS AVG. Aureliano cavalcante a destra, pre- ceduto e seguito da due soldati. Medaglione di bronzo (mill. 35, gr. 17.40). (Tav. V, n. 8). NB. Questo pezzo è riconiato su altro che ora è troppo difficile determinare. Si vede però chiaramente che i conii furono invertiti, sul- l'antico diritto venne coniato il rovescio e viceversa. Questo è il terzo medaglione conosciuto di Aureliano. PROBO. 21. Var. Coh. 69. V - IMP PROBVS IIWICTVS AVG. Busto laureato di Probo, GABINETTO VATICANO I57 corazzato e armato di lancia e scudo, accollato al busto • del Sole radiato. fy — IMP PROBVS CONS II. Probo in una quadriga di fronte con un ramo e coronato dalla Vittoria. Due sol- dati stanno ai lati dei cavalli. Medaglione di bronzo (mill. 28, gr. 12.40). Tav. V, n. io). NUMER1ANO. 22. Var. Coh. 16. & — IMP C MAVR NVMERIÀNVS AVG. Busto laureato a destra col paludamento e la corazza. $ — MONETA AVG-G. Le tre Monete, tipo solito; ma quella di mezzo è rivolta di faccia. Medaglione di bronzo (mill. 33, gr. 18.400). (Tav. V, n. 9). DIOCLEZIANO. 23. Var. Coli. 115. — VOTA PVBLICA. Nettuno ignudo col tridente, il piede sinistro appoggiato su di una prora in atto di offrire un delfino a una donna (l'Africa ?) che gli sta davanti te nendo un sistro. Medio bronzo o medaglioncino? (mill. 27, gr. 9.200). (Tav. V, n. 12). NB. Il medesimo rovescio esiste in un bronzo di Massimiano Er- culeo (1) e in altro di Diocleziano; ma difficile riesce il determinare a quale categoria ascriverli. (1) Rivista lini, di Nutn., 1897, fase. I. Appunti di Numis, Romana, n. XLII. 158 FRANCESCO GNECCHI DIOCLEZIANO e MASSIMIANO ERCULEO. 25. Var. Coh. 6. <& - DIOCLETIANVS ET MAXIMIANVS AVGG-. Busti lau- reati e corazzati di Diocleziano e Massimiano affrontati. P - MONETA AVG-G-. Le tre Monete, tipo solito. Medaglione di bronzo (mill. 33, gr. 20.300). (Tav. VI, n. 1). MASSIMIANO ERCULEO. 26. Var. Coh. 122. & - IMP C M AVR VAL MAXIMIANVS ÀVG-. Busto laureato a sinistra col manto imperiale. Tiene nella destra un globo niceforo, e colla sinistra lo scettro. $ — MONETA AVGG-. Le tre Monete, tipo solito. Medaglione di bronzo (mill. 36, gr. 29.400). COSTANTINO IL GRANDE. 27. Coh. 174. & — CONSTANTINVS P F AVO. Busto laureato e coraz- zato a destra. 1$ — VICTORIA BEATISSIMORVM CAESS. Vittoria seduta a sinistra su di una corazza con uno scudo sulle ginoc- chia, sul quale VOT XX MVLT XXX. Medaglione di bronzo (mill. 34, gr. 22.40). (Tav. VI, n. 2). NB. Cohen cita questo medaglione da Havercamp e in un modulo maggiore. COSTANTINOPOLI. 28. Var. Coh. 7. & — CONSTANTINOPOLIS. Busto a sinistra coll'elmo e la corazza. Ri - VICTORIA AVGVSTI. Vittoria seduta a sinistra con un ramo e il cornucopia. Medaglione di bronzo (mill. 33, gr. 24.40). (Tav. VI, n. 3). ROMA. 29. Var. Coh. 7. 1& — VRBS ROMA. Busto galeato di Roma a destra. P — Anepigrafo. La Lupa in una grotta, che allatta Ro- molo e Remo. Ai lati due pastori. Medaglione di bronzo (mill. 41, gr. 37.600). (Tav. VI, n. 4). NB. Quantunque martellato all'ingiro, questo medaglione è ancora il più grande di tutti quelli conosciuti colla testa di Roma. GABINETTO VATICANO 159 COSTANTE I. 30. Var. Coh. 98. & - D N FL CONSTANS AVO. Busto diademato a destra col paludamento e corazza. ^ — VICTORIA AVG. Vittoria seduta su di una corazza a destra, in atto di scrivere VOT XX su di uno scudo, che tiene sulle ginocchia. Medaglione di bronzo (mill. 30. gr. 18.250). COSTANZO II. 31. Var. 166. & — CONSTANT IVS P F AVG. Busto diademato a destra con paludamento e corazza. R) — ROMA BEATA. Roma seduta a sinistra su di uno scudo con una Vittoriola e un'asta. Medaglione di bronzo (mill. 32, gr. 25.100). NB. Il pezzo è molto ritoccato. 32. Completamento del n. 173 di Cohen (citazione da d'Ennery). & - D N CONSTANTIVS P F AVG. Busto diademato a destra con paludamento e corazza. ^ — VICTORIA AVG- NOSTRI. La Vittoria con una corona e una palma corrente a sinistra. Medaglione di bronzo (mill. 35, gr. 20.600). (Tav. VI, n. 5). VALENTINIANO I. 33. Var. 51. F-DN VALENTINIANVS P F AVG. Busto diademato a destra con paludamento e corazza. R) — MONETA AVGG- Le tre Monete, tipo solito. Gran bronzo (o medagl.?) (mill. 30, gr. 12.65). (Tav. VI, n. 6). 34. Var. Coh. 52. ^-DN VALENTINIANVS P F AVG. Busto diademato e corazzato a destra. P — RESTITVTOR REIP. Valentiniano di fronte, volto a sinistra con un globo niceforo e un'asta. All'esergo R. Gr - IMP C NVMERIANVS AVG. Son buste radié et du- rasse à droite, tenant une haste sur l'épaule. R) — FELIC-ITAS AVGG-. La Félicité debout, de face, regardant à gauche, les jambes croisées, tenant un caducée et appuyée à une colonne. Variété de buste de C. 14. Variété de buste de C. 14. 14. & - IMP C NVMERIANVS AVG. Son buste de face, avec le manteau imperiai, tenant de la main droite un sceptre surmonté d'un aigle. Sa tète est radiée à droite. R) — PAX AVGG. La Paix debout à gauche, tenant un rameau et une haste transversale. Dans le champ à gauche : B. (PI. Vili, n. 12). ROMA. Florien. Antoniniens. 15. & — IMP C M ANN FLORIANVS AVG. Son buste radié, drapé et cuirassé à droite, l'épaule en avant. ^ — SALVS AVG- La Sante debout à gauche, nourrissant avec une patere, un serpent qui s'élance d'un autel, et tenant un sceptre court. Ex. XXIA. La legende de l'avers diffère de celle de C. 83. 16. ì& — Meme legende. Son buste radié, drapé et cuirassé à droite. R) — IOVI STATORI. Jupiter nu, debout, de face, regar- dant à droite, tenant un long sceptre et un foudre. Ex. XXIZ. La legende de l'avers diffère de celle de C. 35. Probus. Semis. 17. & — IMP PRO-BVS AVG. Son buste laure, drapé et cui- rassé à droite, l'épaule en avant. ty - PM TR P-V-C-O-S IMI PP. L'Empereur en habit mi- MONNAIES INÉDITES DE L'EMPIRE ROMAIN 189 litaire debout à gauche, entre deux enseignes, levant la main droite et tenant un sceptre. (PI. Vili, n. 31). On trouve un semis analogue au n. 439, mais les dates en sont différentes. Cette pièce, les trois suivantes et celle de Dio- clétien n. 20 sont des semis-antoniniens, dont le type fut créé par Aurélien, et dont la frappe fut continuée par tous ses successeurs jusqu'à la réforme de Dioclétien. Cohen ne semble pas avoir reconnu le véritable caractère de ces petites pièces, qu'il décrit tantót comme P. B., tantòt comme P. B. petit module, tantòt comme quinaires. Cette dernière confusion est mème fort étrange car le quinaire est une pièce notable- ment plus petite que le semis. Comparer à la pian- elle Vili les numéros 35 et 36. 18. &* — PROBV-S PF AVG. Son buste laure et cuirassé à droite. I# — MAR-S V-L-TOR. Mars marchant à grands pas à droite, tenant une haste transversale et un bouclier. Variété de legende et de module de C. 349. (PI. Vili, n. 32). Numérien. Semis. 19. & — |MP NVMERIANVS AVG. Son buste laure et drapé à droite, l'épaule en avant. R} — PA-X ÀVGG- La Paix marchant à gauche à grands pas, tenant une branche d'olivier et une sceptre trans- versal. (PI. Vili, n. 33). Variété de module de C. 349. Il existe aussi un quinaire de ce type Carin. Semis. 20. & — IMP C NI AVR CARINVS AVG. Son buste laure, drapé et cuirassé à droite. 9< — PAX AVGG. Comme au n. précédent. (PI. VIII, n. 34). I9O LUCIEN NAVILLE Cette monnaie est analogue au n. 64 de C. sauf que les lettres P F ne figurent pas ici. Cohen (64) décrit l'exemplaire du Cabinet de France comme étant un petit bronze, alors qu'il en donne un dessin, montrant qu'il s'agit là certainement d'un moyen bronze, semblable, par consé- quent, à l'exemplaire du Cabinet de Vienne décrit au n. suivant. SISCIA. Florien. Antoninien. 21. & - IMP C M AN FLORIANVS P AVG-. Son buste radié et cuirassé à droite. ty — VICTORIÀE AVGVST-I. Deux Victoires debout, en face I'une de l'autre, soutenant un bouclier sur lequel on lit: V ^ T . Exergue XXIT. La legende de l'avers diffère de celle de C. 94. Probus. Antoninien. 22. & - IMP C M AVR PROBVS AVG-. Son buste radié et cuirassé à droite. P - PM TR I P COS-II PP. Lion radié, allant à droite, tenant un foudre dans sa gueule. Ex. XXIS. Variété de C. 452. (PI. Vili, n. 8-9). 23. & - IMP C M AVR PROBVS P AVG. Son buste radié, cuirassé, a mi-corps à gauche tenant une haste sur Tépaule droite. Une attaché est nouée sur l'épaule gauche. R) — SOLI IN-VICTO. Le Soleil radié, debout dans un quadrige au galop, de face, levant la main droite et tenant un globe. Dans le fond, un fouet ; sous le qua- drige, des nuages ou des flots. Ex. XXIP (en are de cercle). Variété de C. 671. (PI. Vili, ri. 7). KYZIKOS. Aurelien. Antoninien. 24. & — IMP AVRELIANVS ÀVG-. Son buste radié et cui- rassé à droite. MONNAIES INEDITES DE L EMPIRE ROMAIN I9I R) — RESTITVTOR ORCHI (sic). Victoire debout à droite, tenant une couronne et une palme ; en face d'elle, Aurélien, en habit militaire, debout à gauche, présen- tant la main droite et tenant une haste — -. (PI. Vili, n. 3). Nous sommes ici en présence d'un de cts mélanges de deux lé- gendes différentes, assez fréquents dans la numismatique romaine. Nous trouvons à Cyzique les deux revers suivants (1) : RESTITVTOR EXERCITI RESTITVTOR ORBIS. Il est aisé de voir que, de ces deux légendes, le graveur avait l'in- tention d'inserire la seconde, mais qu'il a été distrait dans son travail. Sur les pièces qui ont EXERCITI, le dieu Mars se trouve représenté en lieu et place de la Victoire. VI. Monnaies en bronze la Tetrarchie Dioclétienne et de Carausius. Je n'ai pas joint ces monnaies à celles qui sont décrites au paragraphe précédent, bien qu'elles en forment cependant la suite normale. En voici la raison. En décrivant mes monnaies inédites, j'ai cherché à les comparer, pour chaque empereur, à ce qui a été publié de plus complet sur le sujet, (en tenant compte, cela va sans dire, des articles parus depuis lors dans les différents périodiques). Or, pour la période qui va de Victorin à Carin, jusqu'ici Aurélien et Sévérine ont seuls leur Corpus ( 2 ) (voir n. 24) pour les autres empereurs, c'est encore à Cohen qu'il faut s'en rapporter. (1) Voir Tu. Rhode. Die Miinzen des Kaisers Aurelianus, etc. Mis- kolz, 1881, 3. partie, page 392, n. 332 et 337. (is) M. O. Voetter publiera prochainement celui de l'empereur Probus. 192 LUCIEN NAVILLE J'estime cependant que lorsqu'on peut abandon- ner cet auteur et prendre un meilleur guide, il faut s'empresser de le faire. C'est le cas ici. Le très re- marquable travail de M. le lieut. col. O. Voetter 0) a jeté sur cette période une clarté qui contraste sin- gulièrement avec la confusion qui rogne à cette partie de l'ouvrage de Cohen. M. Voetter a principalement décrit les pièces de sa propre collection avec lesquelles il a forme des tabelles qui donnent le canevas des émissions, et dont, comme il le dit lui-mème, beaucoup de cases peuvent encore ètre remplies. Les pièces qui suivent ne fìgurent pas dans ces tabelles, mais la plupart y ont leur place toute prete. LUGDUNUM. Antoniniens. 25. & - IMP C MAXIMIANVS P ÀVG-. Son buste radié et cuirassé à gauche, vu de dos, avec le bouclier sur l'épaule gauche et la lance dirigée en avant. ^ — PAX kWGG- La Paix debout à gauche, tenant un globe surmonté d'une Victoire et un sceptre trans- versal. Ex. S. A classer : Voetter page 245. Pièce frappée en 289. Le buste avec la lance dirigée en avant apparaìt très rarement sur les pièces de la tetrarchie frappées avant la réforme monétaire. 26. B 1 — IMP DIOCLETIANVS ÀVG-. Son buste radié à gau- che, avec le manteau imperiai, tenant un sceptre sur- monté d'un aigle. R) — SECVRIT PERP. La Sécurité debout, de face, re- fi) O. Voetter. Die Kupferpràgung der Diocletianischen Tetrarchie, " Numismatische Zeitschrift „, 1899, t. XXXI, p. 1 à 34 et 223 à 310 avec pi. I-X, XTV-XX1II. MONNAIES INÉDITES DE L EMPIRE ROMAIN I93 gardant à droite, posant la main sur sa tète, et appuyée sur une colonne. Ex. P. À classer V. p. 246, colonne 6, ligne 9, année 290. 27. Jy - IMP MAXIMIANVS ÀVG. Son buste radié à gauche, avec le manteau imperiai, tenant un sceptre surmonté d'un aigle. P — ADVENTV-S ÀVG-G. Les deux empereurs en habit rnilitaire, à cheval, galopant à droite, et levant la main droite. Ex. II. (PI. Vili, 11. 13). Ce revers est fort rare. Cohen (n. 5) décrit une pièce semblable à la mienne, sans en indiquer l'exer- gue. M. Voetter page 247 col. 1, ligne 8 a suppose que la lettre s devait figurer ici, puisque l'on trouve la lettre P sur une pièce parallèle de Dioclétien, frappé en 290. Chose étrange, sur mon exemplaire on lit distinctement la marque II. Comme ces sigles l, II, III. ne se retrouvent que plus tard, en fan 294 (V. pages 256-7) cela semblerait indiquer que le re- vers Adventus augg. a été frappé une première fois, avec les lettres P et S en 290 et une seconde fois avec les marques I et II en 294, à l'occasion d'un second évènement. Dans ce cas, il faudrait piacer la monnaie ci-dessus V. p. 256, ligne 6. 28. & - IMP DIOCLETIANVS P AVG. Son buste radié et cuirassé à droite. ^ — IOVI CONSERVATORI AVGG- Jupiter nu, debout à gauche, tenant un globe et un long sceptre ; en face de lui une Victoire, debout à droite lui présente une couronne. Ex. A. (PI. Vili, n. 14-15). Ce revers est rare; il figure ici pour la première fois avec cette legende d'avers. A classer V. p. 248, col. 2, ligne 5. 194 LUCIEN NAVILLE 29. & — IMP MAXIMIANVS AVG-. Son buste radié et cuirassé à droite. ty — AEQVITAS AVG-G-. L'Equité debout à gauche, te- nant une balance et une come d'abondance. À ajouter V. p. 253, col. i, ligne 4. 30. & — IMP MAXIMIANVS P AVG. Son buste radié et cui- rassé à droité. 9 — PM TR P Vili COS fili PP. Lion radié, allant à gauche, tenant un foudre dans sa gueule. Ex. A et une étoile. La présence de la lettre A sur ce revers de Maximien Hercule provient sans doute d'une confusion avec un coin destine à Dioclétien. A classer V. p. 253, col. 9, ligne 3. M. Voetter, à la planche X, a dessiné une seule espèce de monnaies ayant au revers VOTIS X et deux empereurs sacrifiant. Un examen attentif m'a cependant démontré qu'il existait quatre variétés distinctes de ce revers. Ce sont: Type I. VOTIS X. Deux empereurs en toge, debout en face l'un de l'autre tenant chacun une patere avec laquelle ils sacrifìent sur un trépied allume. Celui qui est dans la partie droite du champ tient un sceptre court. (Voir pi. Vili, n. 17). Type II. Comme le précédent, mais le personnage place du coté gauche tient également un sceptre court. (Voetter, pi. X, n. 5). Type III. Comme le précédent mais un aigle surmonte ce dernier sceptre. Type IV. Comme le précédent mais VOTIS • X % (Voir pi. Vili, n. 19). Les monnaies que je possedè rentrent dans les types I, II et IV. Le type III m'a été fourni par M. Francesco Gnecchi, lequel, avec son obligeance habituelle, a bien voulu m'envoyer plusieurs plàtres de monnaies ayant au revers Votis X. MONNAIE3 INÉDITES DE L EMPIRE ROMAIN 195 31. & - IMP MAXIMIANVS ÀVG- Son buste radié à gauche avec le manteau imperiai. $ — VOTIS X. Type n. I. (PI. Vili, n. 16-17). Le buste du droit est nouveau avec ce revers. 32. fi? — Meme legende. Son buste radié à gauche avec le manteau imperiai, et un globe dans la main droite. R) — Type n. I. 33. (B* — Meme legende. Son buste radié à gauche avec le manteau imperiai, tenant un sceptre surmonté d'un aigle. P — Type n. I. 34. i& — Meme legende et mème buste. $ — Type n. II. 35. & — IMP MAXIMIANVS P ÀVG. Mème buste. P — Type n. II. 36. & — IMP MAXIMIANVS AVG-. Mème buste qu'au n. 32. P - Type n. III. Cette pièce appartient à M. F. Gnecchi qui l'a publiée dans son Appunto n. XXXVIII au n. 259. 37. & — IMP DIOCLETIANVS AVG. Son buste radié à gauche avec le manteau imperiai, tenant un sceptre surmonté d'un aigle. R) — VOTIS • X •. Type n. IV. (PI. Vili, n. 18-19). Ces revers VOTIS X sont beaucoup plus rares sur les monnaies de Dioclétien (Cohen 30 frcs.) que sur celles de Maximien Hercule (Cohen 6 frcs.). 38. i& — IMP MAXIMIANVS AVO. Meme buste qu'au n. 33. 19 — Type n. IV. Pièce appartenant à M. F. Gnecchi. 26 I96 LUCIEN NAVILLE TREVERI. Antoniniens. 39. & — IMP DIOCLETIANVS ÀVG-. Son buste radié, drapé et cuirassé à droite, l'épaule en avant. $ — PIETAS AVG-G-. L'empereur, en habit militaire, de- bout à droite, tenant un sceptre long- et relevant de la main droite, une femme tourelée, agenouillée en face de lui, et qui tient une come d'abondance. Ex. PTR. (PI. IV, n. 21-22). Ce revers, cité déjà sur des monnaies d' Hercule, Constance et Ga- lère, est nouveau chez Dioclétien. À classer V. p. 262-3, c °l- 4> ligne X. 40. & — DIOCLETIANVS AVG-. Meme buste qu'au n. précédent. $' — TEMP-OR FEL. La Félicité debout à gauche tenant I C un long caducée et une come d'abondance. -=-. & PTR A ajouter V. p. 262-3 c °l- 5» ligne 5- 41. & — MAXIMIANVS P F ÀVG. Son buste radié et cuirassé à droite. 9* — TEMPOR — FELICIT. La Félicité tourelée assise à gauche, tenant une patere et une come d'abondance ci PTR* Comparer: F. Gnecchi. Appunti XXXVIII, n. 250. Sur mon exem- plaire la lettre C est dans la partie gauche du champ. A ajouter V. p. 262-3, col. 6, ligne 9. 42. B' - MAXIMIANVS AVG-. Meme buste qu'au n. précédent. R) — VIRTV-S AVGG-. Maximien laure, en habit militaire debout de face, regardant à droite, tenant une haste et un parazonium, posant le pied gauche sur le dos C I d'un captif nu, agenouillé devant lui -- 1 - . (PI. Vili, n. 20). A classer V. p. 262-3, col. 7, ligne 11. MONNAIES INÉDITES DE L'EMPIRE ROMAIN I97 43. & — MAXIMIÀNVS PF AVO. Meme buste. 9* — VOTIS — AVG-G. Deux empereurs voilés, en cos- tume de sacrificateurs, debout, en face l'un de l'autre, tenant chacun une patere avec laquelle ils sacrifient sur un autel allume. Celui qui est dans la partie gauche du champ tient dans la main gauche une mappa, l'autre c ! tient un sceptre court — . PTR Cette pièce est à piacer V. p. 262-3, col. 9, ligne 9. Elle n'est pas décrite dans Cohen, et ne se rencontre pour le moment que chez M. Hercule. M. Voetter en a donne un dessin à la pi. XV, n. 27. L'exem- plaire que je décris ici, diffère de ce dessin en ce sens que les deux empereurs sont eu toge, et laurés, sur la pièce de M. Voetter, tandis qu'ils sont nettement voilés sur la mienne. Etant donne la rareté de ce type, je signale cette petite variante. CAMULODUNUM. Antoniniens. 44. & - IMP C M CARAVSIVS P AVG. Son buste radié et drapé à droite. R) — PAX AVG-. La Paix debout à gauche tenant un ra- meau et un sceptre long. (Pi. Vili, n. 24). 45. & — |MP C MA CARAVSIVS ÀVG. Son buste radié et drapé à droite. 9 — PIETA-S AVG. La Piété debout à gauche sacrifiant sur un autel. Il est fort difficile de déterminer dans quel atelier ont été frappées ces deux pièces qui ne se ressemblent en rien comme fabrique. 46. & — IMP C M AVR M CARAVSIVS P AVO. Son buste radié et drapé à droite. ty — VIRTV-S ÀVGG. La Valeur casquée debout à gauche S I P tenant une haste et appuyée sur un bouclier . (PI. Vili, n. 25). 198 LUCIEN NAVILLE Ce qu'il y a d'intéressant dans ces trois der- nières pièces, c'est la présence des lettres M, MA et MAVRM. Les monnaies qui portent les prénoms de Carausius sont très rares. À telles enseignes que le British Museum, qui certes est riche en monnaies de cet empereur, n'en possedè pas une seule. Les noms Marcus AVRelius sont suivis de la lettre M qui a fait l'objet de plusieurs disserta- tions ( r X Bornons nous à rappeler que M. R. Mowat re- connaìt, dans cette lettre, l'initiale du nom celtique Mausaius. 47. & - IMP C DIOCLETIANVS P AVG. Son buste radié, drapé et cuirassé à droite. S I P ^ — VIRTV-S AVGGG- — — . Comme au n. précédent. 48. & — IMP C DIOCLETIANVS AVG- Son buste radié, drapé et cuirassé à droite. ty — PROVI-D AVGGG. La Providence debout à gauche, S I P tenant un globe et un sceptre transversai ' . (PI. IV, n. 26-27). 49. & - IMP C M A VAL MAXIMIANVS AVG. Son buste radié et cuirassé à droite. R) — PAX-À-VGGG- La Paix debout à gauche, tenant un S I P rameau et un sceptre ' . (PI. Vili, n. 28). (1) Voir R. Mowat : Les noms de l'Empereur Carausius. " Revue Numismatique „, t. XIII, 1895, p. 129-133; Monnaies inédites ou peu con- nues de Carausius. Meme revue t. XIV, 1896, p. 145-153 et Sir John Evans : Rare or unpublished coins of Carausius " Numismatic Chronicle „ 1905, part. I, p. 18-35. MONNAIES INEDITES DE L EMPIRE ROMAIN I99 Ces quatre dernières pièces ont été frappées par Carausius lors de son alliance avec Dioclétien et Maximien Hercule. ROME. Semis. 50. i& - IMP DIOCLETIANVS AVG. Son buste laure drapé et cuirassé à droite, l'épaule en avant. ty - IOVI CO-NSER-VÀT AVG- Jupiter nu, de face, regar- dant à gauche, le manteau déployé derrière lui, tenant un foudre et un long sceptre. (PI. IV, n. 35). Ce semis a été frappé par Dioclétien alors qu'il était seul au pouvoir avant son association avec Maximien H. (Voir Voetter, p. 34). Antoniniens. 51. i& — IMP MAXIMI-ÀNVS PF AVG. Son buste radié, drapé et cuirassé à droite. ty - PRIMIS X MVLTIS XX. Hercule nu de face, regar- dant à droite, appuyé sur sa massue et tenant un are. La peau de lion est suspendue à son bras droit. Ex. XXIA. A classer V. p. 273 col. 1, ligne 2. 52. & — IMP MAXIMIANVS PF AVG. Son buste radié à gau- che, avec le manteau imperiai tenant un sceptre sur- monte d'un aigle. R) — PRIMIS X MVLTIS XX. Victoire debout à droite, le pied gauche pose sur un globe écrivant _ y sur un bouclier suspendu contre un palmier. Ex. XXI€. À piacer V. p. 273, col. 5, ligne 7. Quinaire. 53. &. — imp DIOCLETIANVS AVG. Son buste laure et cui- rassé à droite. P — IOVI CO-NSER-VAT AVGG- Jupiter nu, debout, de face regardant à gauche, le manteau déployé derrière lui, tenant un foudre et un long sceptre. A piacer V, p. 276, col. 3. (PI. Vili, n. 36). 200 LUCIEN NAVILLE SISCIA. Antoninien. 54. & - IMP G MA VAL MAXIMIANVS PF AVG. Son buste radié et cuirassé à droite. I? — VIRTVS ÀV-GG. Un empereur en toge, debout à droite tendant la mairi droite pour recevoir une Victoire à gauche, qui tient une couronne et une palme, pré- sentée par un autre empereur place en face du premier en habit militaire, tenant une haste transversale. Entre les deux : un captif accroupi à gauche. Au centre un point. Exergue : • XX • I" •. (PI. Vili, n. 29-30). Voici une pièce qui a un revers entièrement nouveau. Si l'on veut bien examiner les tabelles des émissions de Siscia (Voetter, p. 282-295) on verrà que ce revers n'y figure pas. Les deux empereurs sont repré- sentés sur mon exemplaire, d'une facon identique à ceux qui figurent au revers VICTORIA AVGG ~ (V. pi. XX, n. 15;. Cette émission a dù suivre immédiatement celle de Victoria augg et date de l'an 293. Lucien Naville. Spigolature numismatiche abruzzesi i. La zecca di Aquila nella prima metà del sec. XVI. Con Lodovico XII, che succeduto a Carlo Vili nel governo di Francia e nelle pretensioni sul reame di Napoli, mantenne la signoria sulla Terra di La- voro e sull'Abruzzo fino all'anno 1504, ritiene il La- zari cessata la zecca aquilana C 1 ). Riuniti, dopo più anni di contese, i regni di Napoli e di Sicilia sotto Carlo V, questi ne accordò il riaprimento, con di- ploma del 30 aprile 1520, nei termini seguenti : « Habeatque dieta civitas facultatem cudendi mo- « netas cum insigniis et imaginibus nostris, aereas, « argenteas et aureas, prout eidem placuerit, meli- « usque et commodius visum fuerit » ( 2 K Però, dice Lazari, di questo diritto Aquila non si valse, e perciò quell'officina, ch'ebbe più lunga durata d'ogni altra abruzzese, deve ritenersi cessata col duodecimo Lo- dovico di Francia. Questo sentimento del dotto numismatico e be- nemerito illustratore delle zecche abruzzesi è oggi contradetto dai documenti del tempo, che ci mettono in grado di provare come la zecca aquilana, fra le più prospere ed operose del regno, conservò ancora il suo diritto a coniare per lungo periodo di tempo e certamente sino all'anno 1552. (1) Zecche e monete degli Abruzzi, pag. 57. (a) Regia Munificentia, pag. 290. 202 GIOVANNI PANSA Imprendendo a trattare di tale periodo finora sconosciuto, muoverò appunto dall'epoca di Lodo- vico XII, al quale il Lazari assegna un solo stampo di monete, quello del sestino di rame, di cui offre un disegno al n. 27 della tav. III. Non di quel solo tipo di monete diede saggio l'officina monetaria di Aquila, ma di altre ancora in oro e argento coniate al nome dello stesso re francese e sin qui ignorate. È noto come nel 1501 e nel seguente anno l'ufficio di zecchiere di Aquila fu affidato a Giovanni Aczio- pacia, figlio del barone Troiano Acziopacia, che fu partigiano di Carlo Vili ( J ). A lui, nel 1502, Lodo- vico XII diede incarico di mettere in ordine l'officina di Aquila e di riprendere dalle mani di Messer Che- rubino gli utensili monetari affine di poter comin- ciare lo stampo delle nuove monete ( 2 ). Che molte di queste, in argento, recanti l'insegna dell'aquiletta debbano spettare alla città di Aquila, è fuori dub- bio (3); ed oltre a quella derivante dai tipi che se ne conoscono, ne abbiamo una prova da un documento dell'epoca. Infatti, nella seduta della Camera Aquilana del io maggio 1503, fu proposto e risoluto affermativa- mente da tutti i singoli componenti che per far fronte all'urgente bisogno di denaro, « in la ceccha se po- « tesse baptere argento » U). Il tipo di siffatte monete d'argento sarebbe quello del doppio tornese avente nel diritto tre gigli dentro un trilobo con l'aquiletta soprastante e nel rovescio la croce quadrilobata. (1) Sambon A. I " cavalli „ di Ferdinando I d'Aragona (In Rivista ltal. di Numism., an. IV, fase. III. 1891). (2) Archivio di Stato. Camera della Sommaria, voi. 32, fol. 62. (3) Cfr. Proces-verbaux des séances de la Sociéié frane, de Numism., 1898, pag. ix. — De Castellane C. te Le ducat napolitain de Louis JC/I et ses imitations (in Rev. Numism. frane., 1901, pag. 58). (4) Archiv. Comun. di Aquila. Lio. Reformationum, an. 1503, e. 73. SPIGOLATURE NUMISMATICHE ABRUZZESI 203 Veniamo adesso alla moneta d'oro, tipo assai importante e da poco restituito alla zecca di Aquila. Che i re di Francia, pervenuti alla signoria del- l'Abruzzo, avessero accordato ad Aquila lo stampo delle monete d'oro, è finora riconosciuto per il solo Lodovico XII. Tuttavia io dubito che anche il pre- decessore Carlo Vili avesse fregiata quella città del privilegio di battere moneta d'oro; e n'è prova la bozza di alcuni capitoli di grazie domandate dagli aquilani nel 1495, nei quali è fatta espressa domanda di poter coniare moneta in bronzo, argento ed oro f?). Ma finora non si conosce alcun tipo di quella specie. Il ducato d' oro di Lodovico XII col motto PERDAM BABILLONIS NOMEN, attribuito precedentemente a Napoli ( 2 ), è stato oggi, con criteri che a me pa- iono sicuri, restituito alla città di Aquila dal signor di Castellane nell'articolo sopra menzionato in nota. L'elemento di attribuzione che ha servito di base a quella restituzione, è la rosetta che si vede al co- minciamento della leggenda del rovescio, mentre il tipo analogo, attribuito a Napoli, ha la crocetta sem- plicemente. Non mi fermerò sugli argomenti e le prove in forza dei quali il Castellane è giunto alla conclusione, di dover cioè attribuire ad Aquila il famoso ducato, ne starò a ripetere come a norma di siffatta attribuzione, anche i ducati d'oro di Al- fonso Il e Ferdinando II d'Aragona, parimenti con la rosetta, acquistino una nuova conferma per essere restituiti ad Aquila, come già lo furono dal Fusco e recentemente dal Sambon te). Egli è certo che fin (1) Bragagnolo G. Carlo Vili e l'Abruzzo (in Bollett. d. Soc. d. Stor. Patr. Abruzz., 1890, Punt. IV, pag. 162). (2) Cartier. No tic e sur l'écu d'or de Louis Xll avec le titre de roi de Naples (in Revue Numism. frane., 1842, pag. 350). (3) Fusco G. V. Dichiaraz. di alcune monete battute nel reame di Napoli (in Annali di Numism. del Fiorelli, 1, 177). — Sambon A. I " ca- valli „ cit. 37 204 GIOVANNI PANSA dall'epoca di Ferdinando I d'Aragona l'officina mo- netaria di Aquila coniò pezzi in oro; e se fino ad oggi tali pezzi sono stati confusi con quelli napole- tani, egli è perchè poco o affatto se ne discostavano dal tipo, a tenore di quell'ordinanza secondo la quale « il n'était pas permis de mettre les armes de la « ville sur la monnaie d'or » (*). La rosetta infatti (eh' è distintivo della zecca e non semplice orna- mento o contrassegno di zecchiere) è la caratteri- stica assoluta che distingue, in mancanza d'altro, le monete d'oro provenienti dall'officina di Aquila. È noto come venuto il regno di Napoli in po- tere di Lodovico XII, Gian Carlo Tramontano, che avea la direzione della zecca di Napoli e di Aquila, perde quest'ultima che fu affidata, come si è visto, all'Acziopacia. Cambiate le sorti in favore dell'Ara- gonese, il Tramontano nel 1503 tornò a dirigere la zecca di Napoli e nel 1504, quella di Aquila ( 2 ). Questo ritorno è la prova evidente che Aquila, dopo partiti i francesi, non intermise la zecca, come volle il Lazari, ma la continuò ; e se ne ha un' ulteriore conferma negli stessi capitoli del 1507, ne* quali pure della zecca si fa menzione (3). Non si conoscono tipi di monete relativi a que- st'epoca ed è incerto come andassero le cose, in ordine all'officina monetaria, fino al 1520. Al 30 aprile di quest'anno Carlo V, in nome proprio e della madre Giovanna, concesse agli aquilani, come da principio si è detto, la riapertura della zecca. Sortì effetto la concessione? Pare di no, perchè nei capitoli di grazie rilasciati alla città il 5 novem- bre 1523 da Carlo de Lanoy, a nome di S. M. Ce- (1) Sambon A. Monnaies d'or de Charles Vili frappées en Italie (in Annuaire de la Soc. franf. de Nutnism., 1896, pag. 49), (2) Sambon A. Op. e loc. cit. (3) Ivi. SPIGOLATURE NUMISMATICHE ABRUZZESI 205 sarea, si tornò a domandare « che iuxta seriem pri- « vilegiorum suorum epsa Cita possa far battere mo- « neta et tenere sycla in ditta Cita, per che ultra « la commodita che epsa cita ne perceperia, coni- li pleria questo grandemente alla celere et expedita « satisfatene de le functionj Regie et subventioni u de li occurrenti de la Regia Corte ». E il viceré Lanoy fece rispondere : « Sua I Dominatio vult primo « attendere ad renovationem monetarum regni et « post modum prouidere de sicla in ditta Ciuita da- « quile » (1). Nel 1527 la concessione ancora si fa- ceva aspettare. Un rescritto di Carlo V, del 14 lu- glio di quell'anno, diretto al viceré Lanoy, così dice: « Hauendone supplicato la Università et nomini de « quessa Cita de laquila che volessemo fareli bac- « tere la cecca in dieta cita et fare moneta ; perchè « messer Marcello se oppone, volemo essere infor- « mati da voi corno è stato solito farese quando si « è bactuto argento in decta Cita et factone mo- « neta. Per tanto incontinente ne manderite dieta « informatione, acioche possiamo poi oportunamente « prouedere ». Appresso alla data del rescritto si trova la seguente annotazione del Lanoy diretta al Capitano della città : « Ne aduiseriti si in quessa Cita u se trouano persune sufficiente et fide digne per « fare lo officio de mastro de proua et de mastro « de cugnio et de affilatura rallargaturj de la mo- « neta, et spanditurj del argento, et si teneno in- « structione et capituli de lordine che hanno da ob- « seruare, tanto in la liga et tenuta, come in tucto « lo altro circa lo fare de dieta moneta, de la quale « ne manderitj copia ad tale che, inteso tucto, si « potrà ben prouedere » ( 2 ). Forse la buona volontà (1) Archiv. Comun. di Aquila, Sez. I, scaff. i°, cass. XXV, fase. 52 e 53, n. 24. (2) Ivi, num. 68. 20Ó GIOVANNI PANSA del Sovrano e le rispondenti attitudini da parte del- l' Università non sarebbero mancate per attuare il riaprimento della zecca, se' le dolorose vicende del 1528 non fossero venute a turbare la buona armonia Ira il governo spagnuolo e la città di Aquila. Nella spedizione delle armi francesi comandate dal Lau- trech contro Carlo V, Aquila sopraffatta dai vecchi fautori del partito francese, tornò a sollevare le in- segne della ribellione. Ma nel 1529, dopo la cacciata dei francesi, Filiberto d'Orange venuto di persona a nome dell' Imperatore a trarre vendetta dei ribelli, saccheggiò la città, la privò d'ogni privilegio e le im- pose un taglione di centomila scudi, che furono pa- gati spogliando le case e le chiese di quanto avevano di prezioso in oro e argento. In quella circostanza Aquila perdette tutte le sue antiche franchigie, i pri- vilegi, le prerogative e fu trattata alla stregua di città di conquista ( T >. La tirannide spagnuola d'allora in poi si aggravò terribilmente sul popolo aquilano ed altri feroci capitani, dopo la partenza dell'Orange, continuarono a tiranneggiarla e spogliarla fino al 1535. Nel 1537 non solo non si parlava più dell'uf- ficio della zecca, ma le condizioni dell'erario erano cadute così in basso, che non correvano più monete di lega, ma « quatrini noui et de mala manera che, « ancho che seano de zecha, non sonno de bona « lega et de altra sorte che appena possono viuere « perche fora de epsa Cita non se ne trouano ad « spendere ». Laonde i cittadini domandavano a Don Pietro di Toledo che venisse autorizzato il corso alle monete vecchie, ancorché liscie e consumate; ed il viceré li faceva contenti ( 2 ). Migliorate le proprie sorti (1) Cirillo B. Annali dell'Aquila, pag. 128 e sgg. (2) Archiv. Comun. di Aquila. Sez. I, scaff. i°, cass. XXV : " Ma- " gràfico Viro Cap.° Civitatis Aquile Regio fideli dilecto. Carolus quintus SPIGOLATURE NUMISMATICHE ABRUZZESI 207 ed i rapporti col governo spagnuolo, mercè le lunghe pratiche a tutti note per la restaurazione degli an- tichi privilegi e diritti, tornò la città nel 1544 a ^ in- sistere di nuovo per la riapertura della zecca. Allora il sindaco Alessandro Oliva fu chiamato a Napoli, al Parlamento Generale, per trattare sui provvedi- menti necessari alla difesa del regno dalle scorrerie dell'armata ottomana guidata dal Barbarossa. Fu con- fermato in quella circostanza il donativo di 150,000 ducati domandato dal Governo alle Università e ne fu aggiunto altro di 50,000 per l'abbassamento e la mancanza delle monete ( x ). Non tardò in effetto a ve- ■ Romanorum Imperator semper augustus rex Germanie, Ioanna mater " et Idem Carolus filius reges Castelle, Aragonum utriusque Sicilie, " hierusalem, ungarie, dalmatie Croatieque. Magni" Vir dilecte. Ad noi " e stato presentato memorial del tenor seguente: IU.mo S.°«": La Uni- " versita et homini de laquila fanno intendere ad V.a Ex.a corno antiqua- ■ mente in la p.ta cita se sonno dispesi quatrini fiorentini et senesi de " zecha et de bona lega et per ogni carlino de Regno diece grane, de ■ modo che per tutta la provincia de apruzo se dispendeno et dispen- " deno et valeno. Al presente nce sonno super abundati tanti quatrini " noui et de mala manera che, ancho che seano de zecha, non sonno ■ de bona lega et de altra sorte che appéna possono viuere perche ■ fora de epsa Cita non se trouano ad spendere. Per tanto supplicano a " V. Ex. a se degne prouidere alla loro indempnita con mandare ordine " al mag.co cap.° de ditta Cita che ditti quatrini non vagliano nullo " modo, ecepto quelli che ualeuano antiquamente che erano boni de " lega et sonno lissi o, saltem, si hanno ad valere, che ne vadano tanti ■ più ad carlino quanti parerà alla Ex.a vostra, quantunche che alloro " sia gratia singulare che non valessero nullo modo, azio possano " platticare epsi supplicanti per tucto con quelli quatrini che per tutto " con quelli quatrini (sic) che per tutta la prouintia se spendono et an- " tiquamente sono valuti diece grane ad Carlino boni de zecca et de " lega et se receuera da Vostra Excellentia ad merce segnialata. Ut ■ deus, etc. Noi, intesa tal exposicione, Ve dicemo et ordinamo che in " nullo modo faziate dispendere li quatrinj nouj et de mal lega, che " questa è nostra volunta, non fando lo contrario, per quanto havite " cara la gratia de Sua M.ta et la pena de ducatj mille desiderate eui- ■ tare. La presente reste al presentante. Datum in civitate Puteolorum " die XXI mensis martij 1537 — Don Petro de Toledo „. (1) Antinori, Annali manoscritti della Bibliot. Provine, di Aquila. Voi. XIX, pag. 217. 2o8 GIOVANNI PANSA nire ordine ad Aquila perchè si sbandissero le mo- nete di rame minute, dette quattrini, sulle quali, come si è visto, nel 1537 la città avea domandato espe- diente. Alla riapertura della zecca, domandata pure con altro memoriale dell'Oliva, faceva allora ostacolo il maestro dell'officina monetaria di Napoli, insistendo presso il viceré perchè fosse data a lui facoltà di mandare all'Aquila operai adatti al lavoro. Si vede che questi facevano difetto, tanto più che la città su tale pretensione fu costretta a cedere ( T ). Ma non ci consta da verun documento come allora in Aquila si cominciasse a coniare. Che ciò, tuttavia, avvenisse subito o qualche anno dopo, risulta da un rescritto della Camera Esecutoriale del 1552, con cui si con- cede a Giovan Battista Ravaschiero di Napoli l'uf- ficio di mastro della zecca di quella città e di Aquila insieme, il quale ufficio era stato tolto al Conte di S. Agata per la di lui pessima amministrazione ( 2) . Da quanto si è visto, l'ufficio della zecca con- tinuò, dopo la partenza dei francesi dal regno ; e sospeso in seguito per un lungo periodo, che si può fissare fra il 1523 e il 1544, tornò verso quest'epoca a rifiorire. Ma quale, fra i tanti tipi di monete di Carlo V, si può assegnare ad Aquila? « Non essendovene al- cuno (dice il Sambon) che rechi il solito contras- segno della zecca aquilana, si deve supporre che il conio servì solo per maggiore comodità di quella provincia e non per ostentare particolare predile- zione da parte del Sovrano » e che, quindi, dal 1504 in poi non si mettesse sulle monete aquilane alcun simbolo o distintivo di zecca (3\ L' ipotesi è ragio- nevole. Tuttavia mette conto osservare che fra le (1) Ivi. (2) Archiv. di Stato. Reperì., fol. 290 — Sambon. / " cavalli „ cit. (3) / " cavalli „ cit. SPIGOLATURE NUMISMATICHE ABRUZZESI 209 numerose varietà di monete di Carlo V attribuite alla zecca di Napoli ed a quella di Messina, non man- cano elementi di attribuzione che andrebbero studiati. Se la figura dell'aquila monocipite, ad ali spiegate, fu sempre il contrassegno della zecca di Aquila, com' è anche insegna della città, perchè si deve cre- dere che tale contrassegno spetti esclusivamente alla zecca di Messina che pure ebbe per insegna l'aquila? E se le due zecche si fregiarono della rappresenta- zione di quell'uccello, quale distintivo separa l'una dall'altra? Non le sigle degli zecchieri, perchè sono varie e numerose, sebbene io propenda a credere che le due iniziali che si trovano costantemente ora ai fianchi dell'aquila, ora sotto, non sieno sempre note di zecchieri. Il tipo seguente da quattro tari reca l'aquila ad ali spiegate e le sigle I ed AM o MA. Sigle consimili, come I • M, offrono molti esemplari riportati dall' Heiss ( J ); ma occorre tener presenti due circostanze: i.° Che lo stemma di Aquila è appunto l'aquila ad ali spiegate, avente ai lati le due sigle I • M, che spiegano Immota manet, oppure I • PHS • M, con l'ag- giunta del PHS di dubbia interpretazione ( 2 >. La spie- gazione del primo motto è tolta da Virgilio: .... non hiemes illam, non flabra, neque imbres Convellunt: immota manet (3). (1) Monedas hisp. crisi. Madrid, 1865, Tav. 122, n. io, ecc. (2) Leosini A. L'arma dell'Aquila. Ivi, Vecchioni, 1876. (3) Virg., Georg., II, 293. 2IO GIOVANNI PANSA 2. Che del tipo sopra riprodotto, ma con le iniziali I • M, senza nesso alla seconda lettera, ho trovato gran copia d'esemplari in Aquila, presso persone che mi assicurano essere di provenienza locale. Comunque sia, io non voglio insistere sul dubbio senso delle sigle surriferite, che altri potrà continuare benissimo ad attribuire allo zecchiere. Su quale altro segnale caratteristico potrebbe basarsi il riconosci- mento degli esemplari aquilani? Si è veduto più sopra come l' indice manifesto, che contrassegnò le monete di Aquila, anche senza l' insegna della città, fu quello della rosetta. Si os- servi ora, in mezzo alle congerie numerose delle mo- nete di Carlo V, tanto d'argento che d'oro, come ta- lune portano la detta rosetta ed altre no ( r ). Può af- fermarsi che ciò dipende dal caso, ovvero è appli- cabile anche qui il criterio adottato per le mo- nete in oro, di cui sopra si è parlato? Non voglio erigermi a giudice, ne farmi arbitro di rivendica- zioni tra Aquila e Messina. Se queste due città eb- bero da Federico II il privilegio dell' insegna im- periale nell'arma cittadina, consistente appunto nel- l'aquila, ebbero anche quello di fregiarsene nella zecca. Ad altri ora, più che a me, spetta di stabilire in quale misura se ne valsero entrambe e quali sono i caratteri differenziali delle monete coniate al nome delle due illustri città consorelle. (i) Heiss. Op. cit. Tav. 125, io; 122, io; 128, 41, ecc. SPIGOLATURE NUMISMATICHE ABRUZZESI 211 II. Mezzo bolognino autonomo di Atri finora inedito. • • i& — s. NICOLAVS. Busto mitrato del Santo entro circolo. 9? — * ADRIANA VRBI. La seconda parola disposta in croce nel mezzo. Argento. Di singolare importanza per la storia di Atri è questo mezzo bolognino sin qui inedito, che con- servasi nella mia collezione. Finora non si conosceva di Atri che la zecca feudale-dinastica, rappresentata dalle monete di Giosia Acquaviva e di Matteo di Capua ( J ), coniate le prime tra il 1459 e 62 e le altre, dal 1462 al 64, secondo il Lazari. A queste due monete che ebbero corso nell'epoca della prima con- giura dei baroni contro Ferdinando I, per opera di feudatarii ribelli e non per concessione di principe o di pontefice, fa singolare contrasto il mezzo bolo- gnino autonomo di cui si dà notizia. Precedette esso o susseguì al periodo della zecca dinastica ? È diffìcile il precisarlo. Si può solo os- servare come esso rechi scolpito il busto e non la mezza figura del Santo ; il che lo farebbe ritenere del tipo imitante i bolognini pontificii, come quello Guardiagrele coniato da Napoleone Orsini ; e ciò anche per lo stile e la disposizione delle lettere se- (1) Lazari. Zecche e monete degli Abruzzi, pag. 59-64 e tav. Ili, n. 28 e 29. a8 212 GIOVANNI PANSA gnate in croce. Il non discostarsi dal tipo solito dei bolognini pontificii smesso più tardi, secondo lo stesso criterio adottato dal Lazari per quelli aquilani di Giovanna II ( l ), farebbe risalire la nostra moneta alla fine del sec. XIV o primi anni del XV. Una con- ferma di ciò si ha anche nella costituzione pontificia di Pio II del 1463, concernente V illegale esercizio della zecca nelle terre contigue agli Abruzzi, sui quali pure, come su provincie di regno vassallo alla Chiesa, il Papa vantava l'alto dominio ( 2 ). Devesi, dunque, con molta probabilità attribuire la nostra monetina ad un periodo anteriore all'anno 1393, ossia all'epoca in cui la città di Atri perdendo il titolo di città demaniale, fu venduta ad Antonio Acquaviva, Conte di Giulianova. Come nel doppio bolognino di Matteo di Capua, così in questo mezzo autonomo è effigiata l' imma- gine di S. Nicola. Se ciò non deve far meraviglia pel primo, potendosi addurre una particolare devo- zione di quel feudatario pel Santo di Bari, molto meno deve farlo pel secondo ; poiché S. Nicola di Bari ebbe in Atri un culto antichissimo e una chiesa anteriore alla stessa cattedrale che risale al 1285 ®« Vero è che nel 1320 fu scelta a principale protet- trice della città S. Reparata, martire di Cesarea ; ma si può credere che la particolare devozione per S. Nicola, nell'epoca in cui fu coniato il mezzo bo- lognino, continuasse ancora, come continuò in seguito fino ai tempi dell' Acquaviva. (1) Ivi, pag. 29 e 80. (2) Ivi, pag. 63 e seg. (3) Cherubini G. Monografia di Atri (in Regno delle due Sic. descr. ed ìllustr. Napoli, 1853, pag. 15). — Storace B. Istoria della fam. Acqua- viva, ecc. Roma, 1738, pag. 34. SPIGOLATURE NUMISMATICHE ABRUZZESI 21 3 III. Tornese di Carlo III di Durazzo per Sulmona. v, •'• — .'., •— • (le due ultime divise ai due lati del Santo). Della stessa epoca come il 3 tipo. /. tipo. (Fel$ come nel 3 e 4 tipo, ma nel X¥ sotto il braccio de- stro del Santo una coroncina. Lo distinguo dal 4 tipo, perchè ci consta che, quando ne fu decretata la conia- zione nel 1438, il Senato ordinò che si aggiungesse la coroncina, la quale in questo modo (come anche la let- tera R del seguente tipo) forma parte della figura senza avere il carattere di una sigla. 6. tipo. ^eR) come prima, ma sul i& sotto il braccio destro del Santo la lettera R, senza dubbio l'iniziale di Ra. gusium. Di questo tipo, che si coniò dalla metà circa del secolo XV fino verso l'anno 1580, abbiamo due gruppi principali di varianti : a) con caratteri del tutto o almeno in parte gotici (più a lungo di tutti si mantiene la (5 in forma gotica) e col monogramma IG- — Xff (sul 90, b) con caratteri pretti latini (anche C per (3, conservan- dosi però A per A) e col monogramma IC — IX (in molte e varie combinazioni, ma mai con una fl). 1 grossi del primo gruppo si coniarono fino all'anno 1558, quando fu decretata la coniazione di grossi " nuovi „ cioè di grossi del secondo gruppo con caratteri pretti latini (anche colla C per (3). 224 DOTT. MILAN RESETAR 7. tipo. Vi appartengono i grossi del 6 tipo, gruppo b), sui quali nel 1581 fu impressa nel mezzo una contromarca, cioè sul J& una porta di città fra due punti, e sul 1$ una testa mitrata pure fra due punti. 8. tipo. Nel 1594 fu decretata la coniazione di grossi, i quali dovevano avere già nel conio la contromarca che si appli- cava su quelli del 7 tipo. J& — Il Santo con una porta di città sul petto, sotto il braccio destro una R, leggenda S • BLASIV-S • RÀG-VSII •• $ — Il Redentore assiso con una testa mitrata sul petto e col vecchio monogramma Ifi — Xff. q. tipo. /B' — Il Santo in abito di foggia greca, ma con una grande croce sul petto, la destra in atto di benedire e nella si- nistra il pastorale, sotto il braccio destro una R, leg- genda S • BLASIV-S R • ÀGVSII. R) — Il Redentore in piedi nella solita elisse col mono- gramma IE— XE- Coniato circa verso la fine del secolo XVI. io. tipo. i& — Il Santo in ornato di foggia latina con una gran croce in petto, tenendo colla sinistra il pastorale e una città, sotto il braccio destro una R, leggenda S • BLASIVS- RÀCVSII (anche con A per A e G- per C). 91 — Il Redentore nella solita elisse, tenendo colla sini- stra il globo terrestre (in tutti i tipi precedenti tiene in- vece l'evangelo), monogramma Ifl— XP. Coniato al principio del secolo XVII. 11. tipo. (Grossetto). I primi grossetti furono coniati nel 1626 e se ne continuò la coniazione, con vari intervalli più o meno LE MONETE DELLA REPUBBLICA DI RAGUSA 225 grandi, fino all'anno 1761. Anche per i grossetti vale quanto fu detto per i soldi, cioè che si può assai facilmente errare nello stabilire l'anno ; io credo che non ne esistano di altri anni che i seguenti: 1626-1631, 1632 (?), 1633 (?), 1642-1669, 1672 (?), 1674 (?), 1676-1692, 1695-1716, 1718, 1720-1727, 1728 (?), 1748, 1751, 1754, 1756, 1757, 1761. Tutti sono dello stesso tipo : $¥ — Il Santo in veste di foggia latina con croce in petto, pastorale e città nella sinistra, leggenda S • BLASIVS- RÀG-VSII (su quelli degli anni 1754-1761 RAG-VSIN • e in parte anche S • BLASII), l'anno diviso nel campo ai due lati del Santo. IJf — Il Redentore in un'elisse di stelle, leggenda TVTÀ- SALVS. IL Mezzanino (d'argento), cioè mezzo grosso ; si coniò dal 1370 fino al principio del secolo XVII. Il diametro ne è di 15-17 mm. e il peso di 0,33-0,835 gr., perdendo nel peso e peggiorando nella lega in proporzione dei grossi. Presenta due tipi principali : 7. tipo. /& — Testa di Santo mitrata, leggenda in caratteri che, come dai grossi del 6 tipo, poco a poco passano dal gotico al latino : S • BLASIVS • RÀG-VSII •• ty — Testa del Redentore, leggenda IGSVS • (JRISTVS. Con tutta probabilità anche qui s' incominciarono a co- niare appena nel 1558 i pezzi con caratteri pretti latini. 2. tipo. ^e^ come nel 1 tipo, leggenda a caratteri pretti latini, ma sul £? si vede anche il petto o almeno le spalle del Santo. Coniati al principio del secolo XVII. III. Artilucco. Nel 1627 s'incominciarono a coniare mo- nete più grosse d'argento ; in primo luogo un pezzo da 3 grossi il quale, avendo in Turchia il corso di 6 para, fu 226 DOTT. MILAN RESETAR colà denominato altiliik, cioè, pezzo da sei, nome che fu adot- tato generalmente anche dai Ragusei, corrompendolo in al- tilucco, artilucco, invece del nome * Grossus triplex „ che figura (in abbreviatura) sul p della moneta stessa. Ve ne sono di questi anni: 1627-1633, 1635, 1642-1647, 1649, 1683- 1686, 1692, 1701, 1715 (?). Il diametro ne è di 21-22 mm., il peso di 1,38 a 2,22 gr., la lega di circa 812-937 millesimi d'argento puro. Ne abbiamo di due tipi, poco differenti. 1. tipo. £? — Busto di Santo in abito pontificale a dritta, leggenda S • BLASIVS • RÀGVSII. 1$ — Città fra due stemmi, leggenda (sopra la città in due linee) III e l'anno diviso in due (sotto la città in tre linee) GROS • ÀRGE I TRIP • CIVI I • RÀGV • A questo tipo appartengono tutti gli artilucchi ad eccezione di quello del 1715 (?). 2. tipo. Differisce dal primo in ciò che sul <& il busto del Santo è più piccolo ed ha sulla testa invece dell'alta mitra un basso berretto ; in generale il disegno d'ambe le parti è del tutto diverso da quello del 1 tipo restando la com- posizione e la leggenda invariate. IV. Iperpero o Perpero. Mentre fino alla fine del se- colo XVII l' iperpero era una semplice unità di computo, cioè 12 grossi o grossetti, in quest'epoca s'incominciarono a co- niare pezzi d'argento di questo nome e del valore di 12 gros- setti. Io ne conosco degli anni 1683, 1692, 1702, 1705-1709, 1723, 1725, 1728-1730, 1732-1734, 1744, 1750, 1801-1803. Anche qui devono statuirsi due tipi che differiscono specialmente per peso e lega. 1. tipo (iperpero vecchio). fi? — Figura di Santo in piedi, leggenda PROT • R/E\P - RHÀCVSIN/E, ai due lati del Santo S-B; l'anno fino al 1706 si trova nel campo obliquamente sopra la lettera S che LE MONETE DELLA REPUBBLICA DI RAGUSA 227 è a sinistra del Santo; invece in rari esemplari dell'anno 1706 e in tutti i seguenti sta nel campo diviso ai due lati del Santo, sotto le lettere S-B. ^ — Il Redentore in piedi circondato da un'elisse di stelle, leggenda TVTA-SALVS. Il diametro dei pezzi di questo tipo è di 27-30 mm., il peso di 5,08- 6,585 gr., la lega di circa 562-750 millesimi. Di questo tipo sono gli iperperi fino all'anno 1750. 2. tipo (iperpero nuovo). & — Il Santo in piedi, leggenda PROT • REIP.-RHACVSIN • coll'anno in fine della leggenda. ty — 11 Redentore senza elisse di stelle, leggenda TVTA- SALVS, sul ty e in parte anche sul /B' all'esergo il nome del fabbricatore del conio a. obAd (cioè A. Obad). A questo tipo appartengono gli iperperi degli anni 1801- 1803, che sono (insieme al mezzo iperpero) le ultime monete coniate nella zecca di Ragusa. Diametro 24-25 mm., peso 3,61-4,255 gr., lega circa 375 millesimi. V. Mezzo iperpero, del valore di 6 grossetti ; fu coniato soltanto nel 1801 colla lega dell' " iperpero nuovo „, Diametro 20 mm., peso 1,90-2,105 gr. & - Il Santo in piedi, leggenda PROT- REIP. RHACVSIN • 1801. ~$l — Nel mezzo di una fronda di quercia in tre linee : GROS I SETTI ! VI. VI. Scudo, valeva 3 iperperi ossia 36 grossetti, e fu coniato negli anni 1708, 1709, 1739, 1747, 1748 e 1750. Diametro 37-38 mm., peso 15,73-17,96 gr., lega circa 625 millesimi. ^ — Il Santo in piedi; nel campo ai due lati del Santo S-B e l'anno diviso, leggenda: PROTECTOR • REIPVBLIC^ • RHAGVSIN/E. yi — Il Redentore in piedi circondato da stelle, leggenda TVTA • SALVS • SPES • ET • PR>ESIDIVM. 30 228 DOTT. MILAN RESETAR VII. Mezzo scudo, quindi i 1 j 9 iperpero ossia 18 gros- setti ; differisce dallo scudo soltanto per il diametro e il peso. Diametro 31-32 mm., peso 8,16-9,355 gr. Ve ne sono degli anni 1708, 1709, 1748 e 1750. Vili. Ducato. Il ducato era già nel secolo XVII una unità di computo da 40 grossetti; fu dippoi coniato e ciò nel 1722, 1723 e 1797, e di regola calcolato sempre pari a 40 grossetti. Ve ne sono due tipi diversi, che differiscono poco nel disegno, invece sensibilmente nel diametro, peso e nella lega. /. tipo (ducato vecchio, degli anni 1722 e 1723). P? - 11 Santo in piedi, leggenda TVIS • A • DEO -AVSPI- CIIS •, nel campo ai due lati del Santo S-B ; l'anno nel ducato dell'anno 1722 è in fine della leggenda, su quello dell'anno 1723, invece, nel campo diviso ai due lati del Santo sotto le lettere S-B. R) — Stemma di Ragusa, leggenda DVCAT • REIP — RHA- CVSIIM/E. Diametro 40-41 mm., peso 19,425-19,55 gr., lega circa 687 millesimi. 2. tipo (ducato nuovo, del 1797) del tutto simile al ducato vecchio, ma col diametro di 37-38 mm., col peso di 12,32- 13-63 gr. e colla lega di circa 562 millesimi. Alcuni ducati nuovi sul & non hanno nel campo le lettere S-B, dove hanno tutti l'anno diviso ; invece tutti hanno sul fi? all'esergo la sigla G-A e in parte anche sul 1$ la sigla À-O. V. Tallero. Aveva di regola il valore di 1 1 j t ducato ossia 60 grossetti. È la più comune moneta grossa di Ragusa e se ne coniarono grandi quantità, sicché della maggior parte degli anni si possono trovare diverse varianti. Si coniò dal 1725 al 1779. Hanno tutti la lega di circa 562 millesimi, soltanto alcuni del 1725 sono di lega migliore, cioè di circa 625 millesimi. Questi ne sono i tipi : /. tipo (tallero di S. Biagio). & - Busto del Santo a dritta, leggenda DIVINA- PER •-• TE- OPE -, nel campo ai due lati della testa del Santo le lettere S-B. LE MONETE DELLA REPUBBLICA DI RAGUSA 229 9/ - Stemma di Ragusa, leggenda DVCAT • ET • SEM - REIP • RHAC • ; in fine della leggenda di regola l'anno, mentre soltanto la maggior parte degli esemplari dell'anno 1725 hanno l'anno nel campo, diviso ai due lati dello stemma. Ve ne sono degli anni 1725, 1730, 1731, 1733-1736, 1738, 1743. Diametro 42-45 mm., peso 28,22-29,12 gr. 2. tipo (tallero rettorale vecchio) : & — Busto di magistrato in parrucca a sinistra, leggenda (da sinistra!) • RECTOR • REIP - RHACVSIN •• 1$ — Come nel 1 tipo. Anni in cui fu coniato: 1743 -1748. Diametro 43-45 mm., peso 28,225-28,67 gr. j. tipo. £¥ — Il Santo inginocchiato a sinistra, in fondo la città, leggenda (all'esergo) • S • B • P • R • RH -, (intorno da si- nistra) ET • PR/ESIDIVM - ET • DECVS • 1751. 1$ — La Vergine assisa su nubi, leggenda COELI • REGINA •- RP • RHAC • PATRONA. 4. tipo (tallero rettorale nuovo). FeR) simile al 2 tipo, ma sul i& la leggenda incomincia da dritta; dal 1751 al 1765 sigle sul R) sotto lo stemma (G-B); dal 1766 in poi anche sul & sopra le spalle del busto (G-B, G-A, e D-M, nelle varie combinazioni possi- bili). Coniato negli anni 1 751-1753 e 1755-1779. Diametro 41-43 mm., peso 27,29-28,77 gr. VI. Mezzo tallero. Vi sono mezzi talleri di S. Biagio e mezzi talleri rettorali (vecchi), coniati i primi del 1731 e 1735, i secondi del 1747 e 1748. Il disegno d'ambo le parti e la leggenda del i& corrispondono perfettamente ai talleri di 5. Biagio, rispettivamente ai talleri rettorali vecchi; soltanto sul IJf i mezzi talleri di S. Biagio hanno la leggenda MED • DVC • ET • SEM — REIP • RHAC • e l'anno, e i mezzi talleri rettorali • MEDIVS • DVCAT - ET • SEMIS • e l'anno. Diametro 35-37 mm., peso 13,59-14,03 gr., lega come i talleri. VII. Libertina: è un'imitazione del tallero di Maria Te- resa che era tanto ricercato in Oriente ; ebbe questo nome dalla parola Libertas che figura nello scudo del 2 tipo. Il valore officiale era di due ducati ossia 80 grossetti. Diametro 42 mm., peso 28,45-29,35 gr., lega circa 625 millesimi. Si coniò negli anni 1791-3795. 23O DOTT. MILAN RESETAR /. tipo. & — Busto di donna a dritta, leggenda RESPVBL • — RHACVS -, sotto il busto la sigla G • A. ^1 — Stemma di Ragusa, leggenda DVCE • DEO-FIDE • ET • IVST -, sotto lo stemma l'anno fra le lettere G-A ; così le libertine del 1791. 2. tipo. £¥ come nel 1 tipo, anche il I? simile a quello, ma in- vece dello stemma uno scudo coli' iscrizione in tre linee: LI I BER | TAS ; così le libertine del 1792-1795. C. — Monete d'oro. La repubblica di Ragusa non coniò monete d'oro ; esi- stono però due pezzi in oro del tipo degli iperperi vecchi e un terzo del tipo del ducato vecchio; ma evidentemente sono pezzi singoli, non destinati alla circolazione, quindi d'anno- verarsi fra le medaglie. Giunto alla fine di questa breve descrizione delle varie monete della repubblica di Ragusa, credo di dover accentuare ancora una volta che lo scopo di questo articolo non era altro che quello di fare co- noscere in Italia un po' meglio la vera denominazione e il vero valore di queste monete. Nello stesso tempo mi permetto di pregare tutti quelli, che fossero al- l'occasione di poterlo fare, di volermi rendere av- vertito nel caso sapessero di qualche tipo o anno di moneta ragusea da me qui non contemplato ; così pure mi dichiaro pronto ad acquistare monete di Ragusa, nel caso qualche collega volesse sbaraz- zarsene. Doti. Milan Resetar. Professore all' Universi fa di Vienna (Austria) Vili, Kochgasse ij. STUDI SULLA NUMISMATICA DI CASA SAYOJA Memoria VII. Supplemento alla Memoria VI sulle prove di zecca per Re Vittorio Emanuele II. La Memoria che ho pubblicato l'anno scorso in questa Rivista ( J ) intorno alle prove di zecca per Re Vittorio Ema- nuele II mi ha fruttato gentili schiarimenti, gradite osserva- zioni, ed anche alcuni acquisti nuovi ; per cui, alla distanza di un anno appena, posso fare un supplemento. Dico subito che per il molto che ancora ho frugato dopo quella prima pubblicazione ho ragione di credere questa nota quasi com- plementare, e che ben poco si possa avere lusinga di ag- giungere circa una materia facile con un po' di buona vo- lontà ad essere esaurita, per la sua qualità di contemporanea. Ed ecco quanto ho ancora raccolto ( 2 ): La prova di zecca, per Firenze, riferita a pag. 210, e con il relativo disegno al n. 14 della tav. IX, fu fatta non solo in mistura, ma anche in piombo. Possedendo entrambe dette prove, ne ho riscontrato il rispettivo peso, e trovai che il peso di grammi 3,800 si deve attribuire all'esemplare in piombo; quello di mistura invece pesa solo grammi 3. (1) Anno 1904, fase. II, pag. 205 e segg., con 3 tav. (2) È da notare anzitutto che il disegno che fu fatto al n. io della tav. X è identico al n. 8, e non corrisponde perciò alla descrizione cui si riferisce (pag. 213) ove è detto Cu. 96 Ni. 4 e non Cu. 95 Ni. j. Ognuno può essersi accorto che per errore materiale si ripetè nel di- segno n. io, al rovescio, il rovescio della prova n. 8 invece del rovescio di quella che si doveva rappresentare ; la piccola correzione, segnalato l'errore, ognuno può farsela per conto proprio. 232 A. F. MARCHISIO Il fiorino cC argento battuto pel Governo Provvisorio di Toscana (tav. X, n. i) ebbe pure la sua prova in piombo; e l'esemplare che io tengo pesa grammi 4,900 ; la moneta corrispondente ha invece il peso di grammi 6,877, che è il legale. Quanto al Ruspone (tav. X, n. 2) ne fu fatta una prova in bronzo; e l'esemplare della mia raccolta pesa grammi 5,925. A proposito del Ruspone devo soggiungere che la lettera G*, posta in basso nel diritto della moneta, non è l'iniziale di Gori; il Gori stesso, a quanto mi si comunica, ebbe ad affer- mare trovarsi tale lettera sul punzone antico da cui eseguì il Ruspone in parola. Alla destra del Giglio poi, in corrispondenza colla G-* di sinistra, il piccolo segno (di sei monti araldici attraver- sati da una banda) è l'arme del marchese Luigi Ridotti, di- rettore della zecca fiorentina, e figlio all'illustre Cosimo. Fu in Toscana usanza generalmente seguita che i diret- tori di zecca apponessero sulle monete la propria arme di famiglia, quale segno e ricordo della direzione avuta sul- l'eseguita monetazione. Nel fiorino abbiamo, sotto il leone, tre cornette in campo azzurro, stemma del Guicciardini, che fu pure nel 1859, e prima del Ridotti, direttore della zecca di Firenze. Il Ridolfi seguitò poi ad apporre la propria arme sotto il busto di Vittorio Emanuele nel pezzo da cinque lire e in tutti gli spezzati d'argento detti del Re eletto. Dacché sono in tema di monete d'argento coniate a Fi- renze per il nuovo sovrano negli anni 1859, 1860 e 1861, dirò che per i pezzi da lire 2, 1, e centesimi 50 furono fatte le prove in piombo (come per il fiorino e per il Saggio d'un popolano, e come si fece in bronzo per il Ruspone) e la data usata fu il 1860. La prova in piombo del pezzo da lire 2 porta, come la moneta, all'esergo del diritto l'arme dei Ri- dolfi, e all'esergo del rovescio un piccolo serpe che si morde la coda, e pesa grammi 7,100. La prova ripiombo del pezzo da lire 1, avendo come la moneta lo stemma Ridolfi al- l'esergo del diritto reca all'esergo del rovescio una piccola mano che impugna lo scettro, e pesa grammi 3,840. La prova STUDI SULLA NUMISMATICA DI CASA SAVOJA 233 in piombo del pezzo da centesimi 50, avendo l'arme solita all'esergo del diritto, porta nell'esergo del rovescio la punta di uno strale, e pesa grammi 1,620. Mi vien fatto sapere che i tre segni sopra riferiti fanno l'ufficio di punti segreti, e sono stati apposti collo scopo di scoprire le monete false; a me però sembra che troppo chiari e visibili siano codesti segni per attribuirli a uno scopo tanto segreto e geloso, e che se pure così avvenne, la scelta non fu pratica, anzi è addirittura ingenua. Sempre in tema di monete della zecca fiorentina per Vittorio Emanuele II aggiungo ancora che posseggo una in- teressante prova o tessera di argento, stesso modulo del pezzo da una lira, la quale non portando nel diritto variante apparente dalla moneta ben nota, reca nel rovescio la croce di Savoja, in campo rosso, che occupa tutto lo spazio, senza altro segno o leggenda. Il contorno è liscio, ed il peso è di grammi 4,300. Sebbene la moneta sia d'argento, l'aspetto è alquanto rossigno, e la fattura è squisitamente accurata. Un giro di perline sta al bordo estremo del diritto, e manca af- fatto nel rovescio che fu occupato esclusivamente, come dico, dallo Scudo Sabaudo. Quanto alle monete di rame pel Governo Provvisorio della Toscana, da. centesimi 5, 2, 1, soli tipi battuti e ben noti, e colla sola data 1859, non portano l'arme di alcun direttore di zecca, e la ragione è che non escono dalla of- ficina di Firenze ; esse infatti furono tutte coniate alla zecca di Birmingham ( x ). Ho detto nella Memoria, di cui la presente è supple- mento {Rivista Italiana, pag. 221), che la pezza da io cen- tesimi è l'unica moneta di Vittorio Emanuele II che non sia stata coniata esclusivamente in Italia, e ho nominate le quattro zecche estere che concorsero colle nostre alla loro coniazione. È mestieri ora, a rettifica del sopradetto, aggiun- gere la serie di rame del Governo Provvisorio di Toscana, che reca il nome del Re e la Croce di Savoja. (1) V. Spink & Son's, Morti hly Nuwistnalic Circular, a pag. 7076, (septcmber 1903) il magistrale lavoro di L. Forrer: Biographical Diciio- nary of Medallists % etc. 334 A - F - MARCHISIO Il Forrer, a pag. 7075 della Numismatic Circular, sotto la rubrica Italy, attribuisce alla zecca di Birmingham anche la coniazione di pezzi da 1, 2, 5 e io centesimi, dal 1861 al 1862, colla effigie del nuovo Re d' Italia. Codesta affermazione, in opera di tanto valore quale è quella del Forrer, contraddice apparentemente alla pubbli- cazione fatta a Roma nel 1902 per cura del Ministero del Tesoro, riguardo la monetazione italiana del secolo XIX; in questa pubblicazione infatti, alla quale non è del tutto estraneo chi scrive queste linee, le pezze da centesimi 1, 2 e 5 sono ascritte esclusivamente a zecche italiane (ed è la verità) ; d'altra parte le monete stesse, colle marche che portano (B, M, N, per i pezzi da 5 centesimi, M, N, T, per i pezzi da 2 e da 1 centesimo) affermano che le zecche in cui furono coniate sono quelle di Bologna, Milano, Napoli e Torino. Ma, come dissi, la contraddizione è apparente e giustificabile, poiché, come si può leggere a pag. 154 dell'opera del Re- possi : Milano e la sua zecca, con Decreto 15 dicembre 1860 venne approvata la fabbricazione per appalto delle nuove monete di rame ; fabbricazione che assunta dalla Ditta Hea- ton & Fils di Birmingham, venne poi eseguita alla zecca milanese negli anni 1860 e 1861, per l'ammontare di 12 mi- lioni di lire ( J ). (1) Il pezzo da 5 centesimi, anno 1861, senza marca di zecca, fu coniato a Bologna, così come quello molto più raro che reca la marca B. Già nel 1860 alla zecca di Bologna, per bisogno di moneta corrente, si era fatta una riconiazione dei rozzi pezzi di Carlo Felice del 1826, da centesimi 5, 3, 1, lasciando intatta perfino la data ; ma per distin- guere le monete così coniate dalle sincrone, e numerosissime, delle zecche di Genova e Torino, si lasciò da parte ogni segno di zecca e lettera iniziale del direttore di fabbricazione. Quanto poi ai pezzi da io centesimi coniati all'estero, dirò per chi l' ignora che quelli senza marca non sono italiani; che la marca OM in nesso (con, o senza punti che l'accostano), è per la Casa Oesgher Mesdach, di Strasburgo ; e che la marca H è per la Casa Heaton, Balph & Sons, di Birmingham, che mutò più volte ragion sociale (come ad es. si può vedere per le monete di Umberto 1 che portano BI, iniziale di Birmingham, in nesso). L'esame analitico e statistico di ogni moneta, data, zecca, ecc., per Re Vittorio Emanuele II, sarà tema di successiva Memoria. STUDI SULLA NUMISMATICA DI CASA SAVOJA 235 Per la zecca di Milano segnalo una bella curiosità che ebbi recentemente ad aggiungere al medagliere. Essa è un pezzo (autentico di zecca) portante al diritto e al rovescio le impronte e le leggende del noto pezzo da 2 centesimi, non dissimile nel modulo, ma di tanto spessore da sembrare un pie fori della moneta che rappresenta; pesa infatti gr. 3,350, invece di 2 che è il peso legale. La ragione di tale aumento di peso e spessore non è mistero ; si vede infatti molto chiaramente sotto la nuova coniatura al diritto il rovescio, e al rovescio il diritto del Carantano, che come è noto fu fatto battere alla zecca mi- lanese negli anni 1858 e 1859 da Francesco Giuseppe per l'Impero Austriaco. In codesto mio esemplare si vede benissimo la data obliterata 1859, ultimo anno in cui la zecca di Milano ebbe a coniare per l'Austria. Qualche fervido italiano della nobile e gloriosa zecca si vede che volle far asservire l'ultima mo- neta di bronzo coniata colla marca M per altre terre, alla prima di eguale metallo e simile modulo coniata per la pa- tria risorta (*). Per la zecca di Torino aggiungo : i.° Una pezza da lire 20, data 1850, coniata in po- chissimi esemplari, con una speciale lega d'argento, che dà alla moneta-prova un tale aspetto bianchiccio da assomigliarla alle monete di elettro, e a quelle di platino coniate in Russia; il peso è sensibilmente superiore a quello dei soliti pezzi da lire 20 ; l'esecuzione è meravigliosa, come per lo scudo già segnalato nella memoria precedente, con certe leghe di espe rimento ( 2 ). (1) Codesto scherzo patriottico della zecca di Milano non manca di precedenti ; basti citare la lira del 1810 per Napoleone I Imperatore e Re, alla cui coniazione si dice non essere stato estraneo Pietro Verri. (V. Gnecchi, Le Monete di Milano, pag. 216, n. 56 e nota, e tav. XLIX numero 3). (2) Rivista Italiana, 1904, pag. 216. 3> 236 A. F. MARCHISIO 2. Una prova di mistura, di cui ecco la descrizione: ]& — Nel campo, testa di Vittorio Emanuele di profilo, a sin.; attorno, ® Zecca di Torino &, e all'esergo, 1861. R) — Nel campo in quattro linee C jo — Saggio — di — eroso misto. In fondo, stelletta a cinque raggi. Contorno liscio, peso grammi 4, diametro mm. 21. Finalmente, per la zecca di Venezia, a pag. 220-21 di questa Rivista, anno 1904, ho data la descrizione di una specie di prova o tessera, posseduta in argento e in rame, ed alla tav. XI, n. 14 il relativo disegno. Un raccoglitore mi comunicò gentilmente che possedeva altra tessera in rame, di egual tipo del soldo, come la mia, e che perciò trova adatta sede in queste note. Come il n. 14 ha il diametro di mm. 25, il peso di grammi 5,900, e il contorno liscio ; il diritto non varia menomamente dal di- ritto della tessera di cui ho dato il disegno, e dal pezzo in corso da 5 centesimi inciso dal Ferraris; nel rovescio invece porta scritto attorno : Venezia restituita all' Italia. Nel campo, lo stesso leone ; ma sul piedestallo, invece di 19 — otto- bre — 1866, si legge 3 — ottobre — 1866. Questo pezzo, assai raro e interessante, manca al grande catalogo del Camozzi-Vertova, e fino ad ora fu da me completamente ignorato. Credo con quanto sovra di avere pressoché esaurito l'argomento delle prove di zecca per Vittorio Emanuele II ; se amici ed amatori mi vorranno ancora essere cortesi dei loro lumi per eventuali aggiunte, possono essere certi della mia sincera gratitudine. Torino, Maggio ipoj. A. F. Marchisio. CRONACA DELLE FALSIFICAZIONI Nell'anno 1902 ho pubblicato su questa Rivista (*) 23 mo- nete italiane d'oro false. Ora faccio una aggiunta a quel- l'articoletto dando la descrizione di 12 altre monete false, che potei avere nelle mani, e che, come quelle, provengono tutte dalla famigerata officina di Roma. Di queste contraf- fazioni purtroppo rimasero vittime parecchi nostri raccogli- tori, e, fra questi, alcuni molto provetti. ANCONA. 1. Giulio II (1503-1513), Zecchino ( 2 ). & - IVLIVS • Il • PONT. MAX. Stemma. $ - SANCTVS • PETRVS • MARCHIA. San Pietro nella na- vicella che tira le reti. Oro. BRINDISI. 2. Federico II Imp. (1 198-1250) Mezza augustale. & - * FRI DE RICVS. Busto laur. a destra. ty - CESAR AVO- • IMP ROM. Aquila di prospetto colle ali aperte. Oro. (1) Falsificazioni di monete italiane. Rivista Italiana di Nutn., 1902, fase. Ili, pag. 333-342, tav. XII, XIII. (2) Fino dall'epoca della suaccennata pubblicazione conoscevo l'esi- stenza di questa falsificazione e l'avevo accennata in nota a quell'arti- coletto, senza poter darne la descrizione, perchè non mi era ancora pervenuta nelle mani. Lo stesso si dica dei N. 2, 5 e n. 238 ERCOLE GNECCHI CAMERINO. 3. Giulia Varano (1527-1538). Zecchino. & - *IVL + VAR + DERVRE + CAMERT+ DVX +. Stemma. $ - + NON • TIMEBO • MALA • QVONIA • TV • MECV : ES. Croce gigliata e ornata. Oro. CIVITADUCALE. 4. Autonoma (1460). Doppio bolognino. & - (Torre) DE CIVITA @ DVCALI. Croce. BJ — * S. MAR INVS. Mezza figura del Santo di faccia, col pastorale nella sin. e la destra alzata in atto di be- nedire. Argento. FERRARA. 5. Ercole I d'Este (1471-1505). Mezzo zecchino. & - HERCVLES • DVX • FERRARIAE & C. Cavaliere a destra. 9/ - S. MAVRELIVS . EPISCOP. Il Santo seduto col pa- storale nella sin. e la destra alzata in atto di benedire. Oro. NB. — Questa falsificazione fu eseguita sul grossetto d'argento. MANTOVA. 6. Lodovico III (1444- 1478). Zecchino. & - LODOVICVS • MARCHIO • MANTVE & C Lodovico in piedi piegato a d. Nella d. tiene la spada e colla sinistra sostiene lo stemma. $ - SANCTVS GEORG-IVS. Il Santo a cavallo a sin. che ferisce il drago. Oro. 7. Vincenzo I (1587-1612). Doppia da due. & - ® VINCENTIVS @ D ® G ® DVX ft MANT @ UH é. Busto corazzato del duca a sinistra; testa nuda. Al- Tesergo ® 1590 ®. CRONACA DELLE FALSIFICAZIONI 239 ^l - ¥ ET * MONTIS * FERRATI * Il #. Stemma sor- montato da corona. Fra lo stemma e la corona il M. Olimpo e FIDES. Oro. MESOCCO. 8. Gian Giacomo Trivulzio (1487-1518) Scudo d'oro del Sole. & — * IO • IA • TRI • MAR • VIOLE • ET • MARES • FRAN •. Scudo coi tre nicchi disposti a triangolo, due in alto e uno abbasso, sormontato dalla corona di marchese. 9! — (Nicchio coronato) XPS • VINCIT • XPS • REG-NAT • XPS • IMPERAT : Croce gigliata. Oro. ROMA. 9. Paolo IV (1555- 1559. Scudo d'oro. & - PAVLVS INI • • PONT MAX. Stemma colle chiavi e il triregno. R) - S. PAVLVS ALMA ROMA. Il Santo in piedi colla spada nella d. e il libro nella sin. Oro. NB. — È il tipo identico del giulio. io. Gregorio XIII (1572- 1588). Scudo d'oro. & - GREG- • XIII • PON • M • A • VI. Stemma colle chiavi e il triregno. P - BEARE • SOLEO • AMICOS • MEOS. Busto del Reden- tore a sin. Oro. 11. Leone XI (1605). Testone. & - LEO • XI • PONT • MAX. Stemma Medici colle chiavi e il triregno. 5/ - S. PETRVS ALMA ROMA. Il Santo in piedi a sinistra colla destra alzata. Argento. NB. — Mentre tutte le altre monete qui descritte sono imitazioni di monete genuine, questa è una pretta invenzione. 34-0 ERCOLE GNECCHI 12. Urbano Vili (1623-1644). Doppio scudo d'oro. & - VRBANVS • Vili • PONT • MAX • A • I. Stemma colle chiavi e il triregno. 9/ - CANDOR LV CIS >ETERN/E. La SS. Concezione. Oro. Nella mia pubblicazione citata alla nota n. 2, avevo accennato a un nuovo genere di contraffazioni dell'officina romana, quella cioè di zecchini papali, sui quali il nome di zecca ROMA fu abilmente sostituito dal nome di qualche zecca rara, come Ancona, Parma, Perugia, Macerata, ecc. Ora che le monete moderne rare sono molto ricercate, pare che l'attività dei nostri contraffatori tenda a rivolgersi anche a queste. Così mi vennero alle mani due pezzi di 40 lire di Napoleone I, coniati a Milano, sui quali i millesimi comuni furono cambiati in quello molto raro del 1806. Credo bene quindi mettere in guardia i nostri raccoglitori pel caso fos- sero loro presentate monete moderne rare, avvertendoli che queste sostituzioni di anni sono eseguite con rara abilità e che non si possono discernere che dopo un diligente esame fatto colla lente. E. Gnecchi. OPERE NUMISMATICHE DI CARLO KUNZ (Continuazione: Vedi Fase. IV, 1903) DUE SIGILLI VESCOVILI DI NONA DEL MUSEO CIVICO DI ANTICHITÀ DI TRIESTE («) Dopo quanto esposero intorno ai sigilli molti valentis- simi scrittori, e basti nominare Mabillon, Heinecio, Papen- broeck, Gorleo, Struvio, l'abate Goffredo Gotvicense, Ciac- conio, Ughelli, Muratori, Domenico Maria Manni, che in trenta volumi ne illustrò grandissimo numero, tornerebbe superfluo rilevare l' importanza che hanno pella storia, pel diritto pub- blico, pella genealogia i vecchi sigilli, e ripetere cose notis- sime sulla loro origine, qualità, materia, tipi e leggende ( 2 ). Basti qui accennare come scopo di tali piccoli monumenti fosse quello di dare ai documenti maggior valore di auten- ticità e credibilità che non la semplice sottoscrizione, come essi siano testimoni fedeli ed imparziali dei fatti passati e perciò tornino di grande sussidio alla storia, come lo studio della sfragistica abbia ormai acquistato posto distinto fra le archeologiche discipline e venga ognor maggiormente colti- vato, e come i vecchi sigilli, care memorie di tempi passati, (i) Dall' Archeografo Triestino, 1880, fase. I-II, pag. 137-142. (2) Vedansi, fra gli autori moderni : Gloria. Compendio delle le- zioni teorico pratiche di paleografia e diplomatica. Padova, 1870. — Luri. Manuale di paleografia delle carte. Firenze, 1875. 244 CARLO KUNZ si tengano in grande estimazione e se ne facciano collezioni da musei e da privati con zelo pari a quello impiegato nel formare serie di medaglie e di monete. Ed a ragione, impe- rocché numismatica e sfragistica sieno due dottrine intima- mente collegate, che di sovente si completano a vicenda, e tendono ad un medesimo scopo, quasi due rami d'una stessa famiglia. Conviene poi respingere l'accusa che da molti vien fatta a cotali monumenti, di non offerire squisitezza di lavoro ar- tistico pari a quello delle monete e delle medaglie. Le va- ghissime composizioni di grande numero di sigilli ecclesia- stici dei secoli XIV e XV, specialmente italiani, dai quali traluce un riflesso delle grandi arti della scultura e della pittura di quei tempi; quelli, ancor più vaghi, del secolo XVI, in ispecialità di cardinali e vescovi, e moltissimi di città e principi d'ogni paese, sono là a dimostrare che l'arte vi eser- citò intorno ogni suo più diligente magistero, che valentis- simi, sebbene per la maggior parte ignoti, erano gli artefici che li eseguirono, e ch'essi reggono bene al confronto delle più segnalate medaglie. Fra i molti che potrebbero anno- verarsi basti ricordare quelli, che più da vicino ci riguar- dano, dei vescovi di Trieste Marino di Cernotis (1424-1441) e Nicolò Aldegardis (1441-1447), già riportati in questo Ar- cheografo ( J ). Il sigillo originale dell'Aldegardis è ora bello ornamento del nostro Museo civico di antichità, al quale pervenne con le collezioni Cumano. Quel disegno, fatto an- teriormente dietro logora impronta in cera, non rende che imperfettamente l' immagine di tale per noi insigne cimelio. Oltre la preziosa serie di sigilli radunata dal Cumano ( 2 ), il Museo raccolse ormai buon numero d'altri, con alcuni di merito speciale. Tali sono due vescovili di Nona, l'antica Enonia, città della Dalmazia, nel distretto di Zara, la isti- tuzione della cui sede vescovile risale all'anno 879, se non prima, annoverante una serie accertata di cinquantasei ve- scovi, fino all'anno 1827, in cui fu soppressa con bolla del (1) Nuova serie, voi. IV, pag. 27, e voi. V, p. 184. (2Ì Vedasi Archeografo. N. s., voi. VI, pag. 50. DUE SIGILLI VESCOVILI DI NONA 245 pontefice Leone XII ed aggregata all'arcivescovo di Zara. Nona è ora parrocchia decanale con titolo di arcipretale. Non dispiacerà siano qui riportati i disegni di entrambi, potendo interessare quelli che si compiacciono di siffatte cose. Il primo sigillo spetta a Jacopo Bragadino, della no- bile famiglia veneziana di tal nome, che fu il ventesimot- tavo vescovo di Nona (1463-1474). Di ottimo lavoro, ve- rosimilmente di artefice veneziano, viene a conferma del suesposto giudizio sul merito di molti sigilli ed è della forma ovale, a sesto acuto, usata più comunemente dagli arcive- scovi, vescovi, abati, abadesse, e dai monasteri e capitoli. Mostra Maria Vergine coronata, col bambino, in mezzo a due Santi vescovi, entro una specie di tabernacolo architet- tonico sorretto da due pilastri corinti, ornato nel fregio da encarpi portati da cinque maschere e, nel timpano del fron- tispizio arcuato, da una testa di cherubino. Inferiormente vedesi l'arme, sormontata dalla mitra vescovile, dei Braga- dini, ch'era spaccata di azzurro e d'argento con una croce rossa sopra il tutto. Altra più antica arma dello stesso ca- sato, prima che fosse diviso in due rami, ostendeva un'aquila nera in campo d'oro. Corre sul margine del sigillo l'iscri- zione: f S • IACOBI • BRAGADINO • EPISCOPI • NONENSIS • ET • C • Jacopo Bragadino fu dapprima ventesimosesto vescovo di Scardona (1460- 1463). Dopo la prima età coltivò lo studio della filosofia e del gius civile ed ecclesiastico. Recatosi a Roma diede saggio di singolare dottrina, per cui dal ponte- fice Pio II, fautore dei buoni studi, fu insignito del titolo e delle insegne di suo cameriere. Dopo la vacanza della sede di Scardona, pella morte del vescovo Felice (1460), lo stesso pontefice destinavalo a quella chiesa. Jacopo, dopo la con- sacrazione episcopale, trovò la sede illegalmente occupata da Alessandro, dell'ordine dei frati minori di S. Francesco, il quale gliene vietò l'accesso. Lorenzo, metropolita di Spa- lato, incaricato con lettera dal pontefice di espellere l'intruso, essendo assente, trasmise l'ordine a Maffeo arcivescovo di Zara. Alessandro sgomentato dalla minaccia delle pene ca- noniche, cedette e si dimise. Il Bragadino occupò allora la sede che tenne tre anni, essendo stato trasferito dallo stesso 246 CARLO KUNZ pontefice al governo di quella di Nona nell'anno 1463. A lui subentrò in quella di Scardona il nominato Alessandro, tor- nato in grazia del pontefice. Quantunque Mattia, re d'Ungheria, vedesse malvolen- tieri la nomina del Bragadino al vescovato di Nona, che pretendeva fosse di suo diritto, nonostante che quella città fosse soggetta ai Veneziani, non giudicò prudente di opporsi al volere del pontefice, ma, cedendo al riflesso dell'aiuto che poteva avere da lui contro i Turchi invadenti, ai meriti del Bragadino, ed alle raccomandazioni di Giovanni Emo, ora- tore della Repubblica presso di sé, approvò la elezione, come consta da lettera di quel re, in data di Varasdino 12 settembre 1463, riportata dal Farlati. Il Bragadino sostenne lunghe contese coi patrizi zaratini per possessi tenuti da essi e per altri diritti accampati, con- tese che furono appianate mercè l'intervento del Doge e del Senato. Dopo avere governato quella sede undici anni, morì nel 1474, e fu sepolto nella cattedrale davanti all'altare mag- giore. La lapide, che ne porta scolpita l'effìgie con gli or- namenti vescovili, reca l'iscrizione: HIC • IACET • IACOBVS • BRAGADENO • PATRICIVS • VENETVS • EPISCOPVS • NONENSIS. Il secondo sigillo spetta al ventesimottavo vescovo di Nona, Jacopo, della antichissima e nobilissima famiglia Difnica (Divinic) di Sebenico, distinta per amplissimi privilegi di re ed imperatori, annoverante molti uomini illustri nelle armi e nelle lettere, insigniti di cariche militari civili ed ecclesia- stiche. E piccoletto tondo, e mostra nel mezzo la sua arme, ch'è uno scudo quadrato, con una banda accompagnata da due rose di cinque foglie, cimata dalla mitra vescovile colla infula pendente. Gli smalti di tale arme sarebbero, di rosso pello scudo e d'oro per la banda e le rose, secondo infor- mazione datami gentilmente dal chiaris. Sig. Dr. Francesco Danilo di Zara, dal quale apprendo inoltre che altra arme della stessa famiglia portava un leone d'oro con tre rose pure d'oro. Intorno all'arme corre la leggenda: f IACOBVS • DIPHINICVS • EPISCOPVS • NONENSIS- La lezione del nome è dunque differente da quella data dagli autori e del monu- mento del vescovo Giorgio suo zio, dove leggesi Diphnicus. DUE SIGILLI VESCOVILI DI NONA 247 Jacopo Difnico fu designato successore di Giorgio suo zio, che fu ventesimosettimo vescovo di Nona, ed occupò quella sede per ben 55 anni (1475-1530). Vivente lo zio, del quale seguì i virtuosi esempì, fu suo coadiutore, ammini- strando sapientemente i proventi della sede in tempi cala- mitosi in cui 1' Ungheria era osteggiata dai Turchi. Assunta la dignità vescovile mantenne vicario M. Antonio Raimondi, ch'era stato già tale sotto lo zio, e che lasciò una descri- zione del territorio nonense. Custode geloso dei diritti e delle immunità della sua chiesa, amministrò giustizia equa- mente, appianò liti, dettò una regola sul modo di percezione e ripartizione delle decime, e diede buon esempio al Capi- tolo di conformazione alle norme della onestà e della reli- gione. Vigilò la conservazione degli argenti e delle altre suppellettili preziose della cattedrale, ordinando se ne facesse l'elenco, onde evitare che per incuria o per frode ne fosse fatta dispersione ; provvidissima misura, che, dove per av- ventura non sia di già adottata, sarebbe più che mai neces- saria nel nostro tempo in cui tanta è la smaniosa avidità degli oggetti rari. Durante il suo episcopato, nell'anno 1537, Nedino (Ne- dinum), castello nella diocesi di Nona, cadde in potere dei Turchi, che già nel 1500 erano giunti con 2000 cavalli sotto Zara terrorizzando la circostante campagna. Nedino era al- lora magazzino e granaio dei Veneziani, dove avevano ra- dunate abbondanti provvigioni per continuare la guerra contro i Turchi e che, ritirandosi,, diedero alle fiamme, dopo averne asportato ogni cosa. Nel sito di quel castello, quindici miglia a levante di Zara, sta ora il villaggio denominato Nedin, con 400 abitanti. Lo stesso chiarissimo Signor Dr. Fran- cesco Danilo, al quale sono lieto di esprimere la mia più sentita riconoscenza , mi fa sapere come poco lontano , sopra un colle, s'innalzino le rovine di un castellacelo medioevale, presso il quale evvi un gruppo di casolari che portano il nome di Staro selo (Villa vecchia), dove non è infrequente il rinvenimento di ruderi e di monete romane che attestano come il sito fosse abitato da tempi remoti. 248 CARLO KUNZ Il vescovo Jacopo Difnico morì nell'anno 1556 e la sua salma fu deposta nello stesso sepolcro della cattedrale che lo zio Giorgio faceva innalzare per sé e che porta la se- guente iscrizione : HIC IACET AENONIVS PRAESVL SED DIPHNICA PROLES SIT SVA SORS INTER REGIA CELSA PRECOR OBIIT Vili. AVG-VSTI ANNO MDXXX. MONETE INEDITE O RARE DI ZECCHE ITALIANE W Lavorando anni parecchi nelle poche ore che mi resta- vano libere dalle cure della vita, mettendo in pratica quasi alla lettera il precetto nulla dies sine linea, sono arrivato, disegnando ed annotando, a formare un copioso schedario di monete di zecche italiane, sia spogliando libri nei quali trovansi riportate, sia aggiungendo quante passavanmi pelle mani od erami dato di osservare in qualche pubblica o pri- vata collezione. Con tale faticoso ma utile lavoro, che altri fecero certamente prima e faranno dopo di me, non ebbi altro scopo che quello di appianarmi all'uopo le difficili ri- cerche quando fossemi necessario di ricordare quanto avevo veduto e quanto fu fatto in opere numerosissime e spesso di difficile possesso per chi non è dotato di beni di fortuna. Sono contento del tempo impiegato per soddisfare ad una di quelle attraenti ed oneste manìe, le quali in chi vi è do- minato, aiutano a vincere le noie e le avversità della esi- stenza, senza lasciare rughe di pentimento. Allorché mi avviene di scartabellare tali mie schede vi trovo qua e là memoria di alcune monete sfuggite alle di- ligenti ricerche di quelli che faticarono nello studio della numismatica italiana e di altre che, quantunque già pubbli- cate, mi lasciarono qualche dubbio sulla esatta loro riprodu- zione od interpretazione. Alieno dalla manìa di atteggiarmi a scopritore di cose nuove, e più ancora di erigermi a cor- rettore di scusabili errori, avrei lasciati sempre obliati tali (i) DM'Archeografo Triestino, voi. VII, fase. III-IV, 1880. 25O CARLO KUNZ miei disegni ed annotazioni, senza le cortesi istanze di egregi e chiarissimi amici, ai quali parve che non sarebbe forse opera del tutto infruttuosa la pubblicazione neir ' Archeografo di una parte di tali cose, potendo esse servire a colmare qualche lacuna nella serie delle monete italiane. Farò adunque ciò che mi si chiede, spigolando nel mio schedario quanto mi sembrerà meritevole di menzione. Saranno alcuni articoli, nei quali procederò a capriccio ed a sbalzi, senza altro or- dine, nemmeno richiesto per lavoro di tal fatta, che quello necessario alle singole parti, ad imitazione di quanto fecero prima di me alcuni valentissimi nummografi C 1 ). Tralascerò possibilmente la ripetizione di cose notissime, limitando le annotazioni al mero necessario, onde non allungare di troppo gli articoli, ed usurpare troppe pagine del periodico a lavori ben più meritevoli. MONETE DEI CONTI E DUCHI DI URBINO Le monete dei signori e duchi di Urbino, dei casati di Montefeltro e della Rovere, uscite dalle zecche di Gubbio, Pesaro ed Urbino, nella quale ultima città furono battute anche quelle del duca Francesco Maria I della Rovere per Sinigaglia, che trovansi in parte riportate nei trattati del Muratori e del Bellini, nei due volumi delle monete d'oro e d'argento del museo imperiale ed in qualche altra opera, ebbero in fine la buona ventura di essere dottamente ed ampiamente illustrate da Rinaldo Reposati e da Guid'Antonio Zanetti. L'opera del primo : Della zecca di Gubbio e delle gesta dei Conti e Duchi di Urbino (Bologna, 1772-1773), ela- borata coll'aiuto del Zanetti, fu poi da questo rifatta e com- (1) Così : R. Chalon. Curiosités numismatiques ; Monnaies rares ou inédites (Revue de la Numism. belge), 1860 e seguenti. — C. Brambilla. Alcune annotazioni numismatiche. Pavia, 1867 ; Altre annotazioni numi- smatiche. Pavia, 1870. — D. Promis. Monete del Piemonte inedite o rare. Torino, 1852 ; Monete di zecche italiane inedite o corrette. Torino, 1867 ; Monete di zecche italiane inedite. Torino, 1868 ; Monete di zecche italiane inedite corrette. Torino, 1871. MONETE INEDITE O RARE DI ZECCHE ITALIANE 25 1 pendiata, con esclusione della storia di Gubbio e dei conti e duchi di Urbino, e con aggiunta di nuove notizie e mo- nete, e da lui inserita nel primo tomo della sua Nuova Rac- colta delle monete e zecche d'Italia (Bologna, 1875), col titolo : Delle monete di Gubbio de' secoli bassi e delle altre coniate nelle zecche dei duchi di Urbino. In fine di quel primo volume lo stesso Zanetti inseriva una Appendice contenente alcune correzioni ed aggiunte al precedente trattato, e finalmente nel terzo tomo della sua Raccolta aggiungeva altre notizie ed altre diciasette monete di Gubbio, Pesaro ed Urbino di quei dinasti. Dopo sì diligenti ed esaurienti lavori, i quali lasciavano poca speranza che altri potesse aggiungervi qualche cosa, riusciva a me di pubblicare un nuovo quattrino di Gubbio, di Guidobaldo II, del Museo di Trieste (0, e prima ancora, un testone di Francesco Maria II, del Museo di Padova ( 2 ), sfuggiti alle indagini di quei valenti. Accennando alle monete di Urbino del Museo di Padova promettevo di occuparmi quando che fosse di qualche altra moneta inedita di quella zecca, venuta a mia cognizione. Eccomi ora a sciogliere la promessa, aggiungendo qualche altro pezzo a quelli che allora avevo in mira. Non sono molte, né tutte d' importanza, ma serviranno allo scopo, già propostosi da Reposati e da Zanetti, di contribuire alla com- pleta illustrazione de' monumenti usciti dalle zecche degli Urbinati e dimostrare maggiormente quanto fossero attive per opera loro. Ma prima di passare alla descrizione di esse siami concesso di esprimere il desiderio che da altri siano divulgate tutte quelle monete delle tre menzionate zecche che giacciono ancora inedite nelle pubbliche o private col- lezioni. Reposati e Zanetti menzionarono parecchie che non ebbero la sorte di vedere, ma delle quali raccolsero atten- dibili notizie. Sarebbe inedita la moneta da una sedicina, col ritratto di Francesco Maria II, accennata dal Morbio {Opere (1) Archeografo Triestino. Nuova serie, voi. VI, pag. 57, n. 8 della Tavola. (2) Periodico di Numismatica e Sfragistica. Firenze, voi. Ili, 1871, pag. 61, Tav. VII, ri. 7. 252 CARLO KUNZ storico-numismatiche. Bologna, 1870, pag. 123). Nel Primo Catalogo del Museo Bartolomeo Borghesi (Roma, 1879) sono elencate le seguenti. Un quattrino di Guidobaldo I colle ini- ziali G. D. sotto a corona (n. 2078); un testone con URBINI sotto il rovere (n. 1204) ed un mezzo quattrino coll'arme (n. 2103), di Francesco Maria II. Non sono inedite, come fu notato in quel catalogo, le monete n. 2104 e 2106, perchè pubblicate dal Zanetti nella Appendice ai trattati dei primi tre tomi, come non era inedito il piccolo di Federico II col monogramma, che ora ripubblico sotto il n. 2. Fu grave danno la cessazione del Periodico di Firenze che offeriva facile mezzo di pubblicazione anche a brevi memorie e no- tizie le quali difficilmente trovano modo di essere divulgate in altra guisa. GUID'ANTONIO DI MONTEFELTRO VI CONTE DI URBINO E II SIGNORE DI GUBBIO (1404 f 1442) (*). 1. G • A • G • MOTISFE In alto, armetta di casa Montefeltro, ch'era pari a quella del Comune di Urbino, bandata d'azzurro e d'oro. Nel campo le lettere : T • R • I • ; ed una rosetta. DE • EV • GV • Bl • Al sommo, monte di cinque cocuzzoli, arme di Gubbio, fra due rosette. Nel campo A, fra quattro punti. Bolognino di buon argento, peso decigrammi 8,40. Trovasi descritto nel catalogo Reichel (2). Reposati e Zanetti non conobbero di questo signore, per Gubbio, altre monete che quattrini di due specie, con alcune varietà ; gli (1) Di questo Duca, valentissimo nell'arte militare, nominato dai Fiorentini e dai Veneziani Capitano supremo, ammirasi nel cortile del Palazzo ducale di Venezia, sotto l'orologio, una statua, lodata opera del fiorentino Giovanni Bandini, donata alla Repubblica dal duca Francesco Maria II della Rovere. (2) Die Reichelsche Munzsammhing in St. Petersburg, tomo IX, 1843, pag. 79, n. 539. MONETE INEDITE O RARE DI ZECCHE ITALIANE 253 uni con l'arme di Casa Feltria da un lato e l'arme di Gubbio dall'altro; gli altri, con pari dritto, ma al rovescio il busto di San Ubaldo, principale protettore della città. Consimili bolognini, battuti da prima in Bologna nell'anno 1236, ed imitati soccessivamente in Ancona, Ascoli, Fermo, Macerata, Rimini, Recanati, Camerino, Modena, Ferrara, Crema, Cre- mona, Chieti, Pesaro, conoscevansi per Gubbio soltanto di Federico II, duca d'Urbino, figlio naturale di Guid'Antonio, che Reposati disse essere stato il primo che dotava il suo stato di moneta d'argento. Il presente è dunque di partico- lare interesse. FEDERICO DI MONTEFELTRO li DUCA D'URBINO (1444 f I482). 2. f FEDERICVS • CO • Nel mezzo, monogramma composto delle lettere t fc> 5. VR * VI * NI f ( st V- Al sommo, aquiletta fra due stelle. Nel campo, arme di casa Montefeltro. Quadrino di bassa lega. Peso decigr. 5,90. Il chiarissimo P. Tonini pubblicò già tale quattrino nel Periodico di Firenze ( J ) credendolo giustamente meritevole di particolare illustrazione. Se lo ripubblico ora gli è perchè quel dotto nummografo non interpretò giustamente il mono- gramma che porta impresso, il quale secondo lui sarebbe composto delle sole lettere f ed 3, ma a chi fece il suo di- segno sfuggì un tratto superiore, pure alquanto visibile, che forma l'asta obliqua di una terza lettera, cioè di una t), la quale aggiunta alle altre due, compone il monogramma dei tre elementi f 5 t) che fanno parte del nome feoericuB. Trat- tandosi di moneta assai pregevole stimai opportuna tale ret- tificazione, la quale spero sia anche confermata dall'esem- plare della collezione Borghesi, / Catalogo, n. 2075, nel quale, come già dissi, tale quattrino fu detto erroneamente inedito. (1) Tomo II, pag. 34. 254 CARLO KUNZ GUIDO UBALDO I III DUCA D' URBINO (1482 f I508). 3. OVIDVS • VB • * • DVX • VRBINI Al sommo, stella fra due doppi punti. Nel campo, busto giovanile del Duca. FIDES * SPES * CARITAS Superiormente, stella fra due doppi punti. Scudo a teschio di cavallo, coll'arme in- quartata : 1 e 4, l'aquila di Urbino ; 2 e 3 le bande dei Montefeltro ; la inquartatura partita da un palo colla insegna pontificia. Quattrino di rame. Reposati riportò tre simili quattrini (pag. 41, n. Ili, IV, V), ma colla testa del Duca rivolta alla sinistra, e con inverso collocamento dei tre quarti dell'arme. Parvemi meritevole di pubblicazione il presente, perchè tanto differente e per il bel disegno della testa quasi infantile del Duca, il quale a soli dieci anni succedette al padre Federico, ondechè tale moneta dovrebbe ritenersi essere una delle prime da lui battute. FRANCESCO MARIA I DELLA ROVERE IV DUCA D' URBINO (1508, 1516 e 1521 f I53 8 )- 4. f FRANC t MARIA •:• VRBI • DVX Arme coronata inquar- tata : 1, aquila coronata, per Urbino ; 2, il rovere dei della Rovere; 3, le bande di Montefeltro; 4, d'Aragona, arme concessa a Giovanni della Rovere, padre di Fran- cesco Maria, da Ferdinando I re di Napoli ; la inquar- tatura partita dal palo colla insegna pontificia. '•:•• S • CRISCENTINE • OR • PRO • N • San Crescentino a cavallo, armato di lancia, con la quale ferisce il drago. Argento, grammi 3,157. Il barile feretrano, annoverato in bando senza data di Lorenzo de' Medici, investito da Leone X, suo zio, del du- MONETE INEDITE O RARE DI ZECCHE ITALIANE 255 cato di Urbino, dopo che n'ebbe spogliato nell'anno 1516 il duca Francesco Maria I, avente corso per quattrini trenta- sette e mezzo doveva essere, secondo l'opinione dei men- zionati due autori, moneta d'Urbino, per l'etimologia del- l'aggettivo, derivato dalla casa di Montefeltro, detta Fere- trana. Doveva inoltre, sì nel peso, che nella grandezza, es- sere simile al barile fiorentino, perchè di nome uguale. Il barile fiorentino o gabellotto fu battuto la prima volta nel- l'anno 1505, ad imitazione del carlino, battuto un anno avanti, e valse soldi 12 e danari 6. Quel nome gli fu dato perchè serviva al pagamento della gabella di un barile di vino, ov- vero di due barili di olio. Fu coniato appositamente per tale uso, onde facilitare il pagamento di quelle gabelle che per lo innanzi facevasi con grave incomodo con monete piccole. Si può vedere la figura di esso nell'opera dell'Orsini: Storia delle monete della Repubblica fiorentina, pag. 283. Il barile feretrano, che pel suo valore di quattrini 37 ! / 2 doveva essere maggiore delle monete d'argento di Urbino anteriori al bando di Lorenzo de' Medici, fu moneta invano desiderata e cercata da Reposati e da Zanetti. Forse non erro ammettendo la sudescritta moneta essere appunto il barile feretrano. Il suo modulo, maggiore di quello di qua- lunque altra moneta argentea urbinate anteriore a quel bando, ed uguale a quello del barile fiorentino; il suo peso di poco inferiore allo stesso, che in esemplari di ottima conservazione trovai di grammi 3,415 a 3,519 e l'epoca del dominio del duca Francesco Maria I, di poco posteriore alla prima bat- titura del barile di Firenze, appoggiano bastantemente la mia opinione. Non escludo tuttavia la possibilità che la moneta che qui riporto possa invece essere uno dei doppi grossi di San Crescentino, valutati nel predetto bando quattrini tren- tatre, e che il vero barile feretrano resti ancora a scoprirsi e fosse di un tipo più simile al fiorentino, per esempio con l'arme da un lato e due Santi dall'altro, press'a poco come le monete da due sedicine e da trenta quattrini del duca Francesco Maria II (Reposati, pag. 120, n. 25, 32, 33). Ma sia come si voglia, la presente bella moneta deve ritenersi assai pregevole, perchè finora ignorata e perchè maggiore di tutte le finora conosciute del quarto duca d'Urbino. È 256 CARLO KUNZ verosimile che il solo Francesco Maria I abbia battuto tanto il barile che il doppio grosso menzionato, ed anzi ch'egli non abbia ciò fatto che nel primo periodo del suo dominio, dal 1508 al 1516. 5. FRANC •:• MA •;• VRBI •;• DVX • In alto, scudetto bandato fra due rosette. Nel mezzo, arme coronata inquartata : I e 4, d'Aragona ; 2, di della Rovere ; 3, controinquar- tato, aquila d'Urbino e, sembra, le bande. S • CRIS • ORA • PRON • Il Santo Crescentino a cavallo che uccide il drago. Grosso, grammi 1,447, ma alquanto stronzate È una varietà del grosso recato dal Reposati (pag. 51, n. IV), per l'assenza del gonfalone ed il diverso collocamento degli altri elementi dell'arme. Nessuna altra moneta d' Urbino offre l'arme così composta. La mancanza del gonfalone, che notasi in altro grosso di questo duca (Reposati, pag. 51, n. Ili) dimostra che anche questo fu battuto dopo l'anno 1516, in cui fu spogliato del ducato e del titolo di Capitano generale della Chiesa. GUIDOBALDO II DELLA ROVERE V DUCA D' URBINO (1538 t 1574)- 6. Corona formata di due rami d'alloro, che dove si uniscono hanno una rosetta. Nel campo le lettere G. V. (Guidus Ubaldus), sotto a corona. Il • • VRB • DVX • IMI • Aquila coronata ad ali aperte, rivolta a destra. Soldo, d'argento, decigr. 4,65. II tipo di questo soldo si accosta alquanto a quello delle due varietà a pag. 83, n. 30 e 31 di Reposati, ma n'è diffe- rente per l'assenza della iscrizione sul primo lato e per l'aquila, che in quelli è senza corona e veduta di faccia. Reposati assegna i suoi alla zecca di Pesaro, ma l'aquila giustificherebbe piuttosto l'attribuzione sì di quelli che di questo ad Urbino. MONETE INEDITE O RARE DI ZECCHE ITALIANE 257 FRANCESCO MARIA II DELLA ROVERE VI ED ULTIMO DUCA D' URBINO (1574, 1624 f 1631). 7. FRÀNC • M • il • VRB • DVX • VI • ET • C • Arme coronata in- quarta : 1, aquila coronata; 2, il rovere; 3, le bande; 4, d'Aragona ; la inquartatura partita dal palo col gon- falone della Chiesa. AVXILIVM DE • SANCTO • San Francesco genuflesso, di faccia, in atto di ricevere le stimate. Sotto: PISÀVR. Paolo, peso grammi 3,209. È alquanto differente dal paolo recato da Reposati, pag. 93, n. 5, nel quale il Santo è rappresentato di profilo, ed il motto che lo accompagna incomincia in alto alla destra, come in paolo simile battuto in Urbino. Tali monete, che da prima si denominavano giuli più tardi furono detti paoli, quando fu fatta la moneta da due grossi (cioè quella col valore : 2 GROSSI, inscritto nel rovescio, entro corona di quercia), di valore alquanto inferiore, alla quale restò il nome di giulio. 8. F ■ M • Il • VRB • DVX • VI . ET C • Arme coronata, come nel precedente paolo. Corona di quercia, entro la quale : PI — SÀV — B) in tre righe. Sesino di bassa lega. Tale moneta, ignorata dai menzionati autori, giudico es- sere sesino anziché quattrino, perchè simile ad uno, uscito del pari dalla zecca di Pesaro, il quale, in luogo del nome della città, porta inscritto quel valore sul secondo lato (Re- posati, pag. 106, n. 16). Ometto alcune altre varietà di minor conto, di monete degli Urbinati, che non gioverebbero gran fatto al presente argomento. 258 CARLO KUNZ 9. ERRORVM • FINIS • PROPE • Vaso di fiamme (?). In alto, stella forata fra due punti. CÀRITAS • San Martino a cavallo che taglia un lembo del suo manto per vestire un poverello ignudo. Argento, decigr ? Questa bella monetina, non infrequente nelle collezioni, anche di coni variati, non ha elementi tali che possano soc- correre e determinarla a prima vista. Ne propongo la spie- gazione ai valenti cultori della numismatica italiana, molti dei quali l'avranno già fatta scopo delle loro indagini. L'ho messa qui in aggiunta alle precedenti dei duchi d'Urbino, trovando in essa qualche cosa che potrebbe farla credere uscita da alcuna delle loro zecche. L'oggetto raffigurato sul primo suo lato, che vedesi di più forme sopra alcune mo- nete da quattro e da due bolognini e soldi e quattrini, di Guidobaldo II, della zecca di Pesaro, che Reposati disse vaso di fiamme ed anche pietra focaia figurata come un vaso, e che si riconosce talvolta per un acciarino simile a quelli che formano parte della collana del tosone d'oro, potrebbe alludere a tale decorazione, della quale il nominato Duca fu insignito dall'imperatore Carlo V nell'anno 1558. Il suo peso è uguale ai doppi bolognini dello stesso duca che nel primo lato mostrano un consimile oggetto e nell'altro la figura di S. Terenzio (Reposati, pag. 83, n. 28 e 29). Potendo talvolta alcuni piccoli dettagli sulle monete incerte aiutare la loro spiegazione, aggiungerò ancora come i punti triangolari ri- corrono in monete di Pesaro di Giovanni Sforza, e le stelle forate in monete pure di Pesaro di Leone X (Olivieri: Della zecca di Pesaro, ecc., in Zanetti, t. I, pag. 240. tav. Ili, n. XXXXII e XXXXIII). Lascio il rimanente a chi ne sa più, così di vedere se il motto: Prossimo alla fine dell'errore, possa riferirsi a qualche fatto della vita di Guidobaldo II, ed il perchè del San Martino su tale moneta. MONETE INEDITE O RARE DI ZECCHE ITALIANE 259 MIRANDOLA W L'origine di Mirandola è incerta. Che Astolfo, re de' Longobardi, abbia donato il castello della Mirandola con la corte di Quarantola a S. Anselmo, fondatore della Badia di Nonantola ; che Rodolfo, successore di Anselmo, l'abbia dato a Bonifacio, padre di Matilde ; che Matilde v'abbia fatto co- struire una rocca e donato poi il tutto ad Ugo, figlio di Manfredo e fido di Matilde, padre di un Bernardo da cui derivano i Pio da Carpi, di un Guido, ed in fine di un Al- berto il cui figlio Pizo diede vita e cognome, poi cambiato in quella di Pico, ai signori della Mirandola, e così avanti, non importa gran fatto, bastando per il mio scopo di ricor- dare come il vero principio della signoria dei Pico rimonti all'anno 131 1, nel quale un Francesco Pico ottenne dall'im- peratore Enrico VII Quarantola e Mirandola a titolo di feudo per sé ed i suoi discendenti, e di toccare brevemente di quelli della famiglia Pico sotto il dominio dei quali lavorò la zecca di Mirandola. Se Francesco non avesse mirato al dominio e nel 1311 non avesse ottenuta quella investitura, la Mirandola sarebbe sempre restata un luogo di poca importanza. Ai Pico adunque essa andò debitrice del suo ingrandimento e splendore. La Concordia, seconda città dello stato dei Pico, che Tiraboschi trovò ricordata in carta dell'anno 1360, innalzata a contea dall' imperatore Sigismondo nel 1432 ed a marchesato quando Mirandola, nel 1597, divenne principato, prese forse il nome da una pace conchiusa fra vari membri della famiglia Pico nell'anno 1396. La famiglia Pico fu feconda d'uomini illustri d'ogni ge- nere, e nelle belle lettere principalmente essa sorpassò ogni altra famiglia sovrana. Uno speciale amore per le lettere e per i letterati fu eredità perpetua lasciata ad essi da Gio- (1) DaWArcheografo Triestino, voi. Vili, fase. MI, 1881. 34 2Ó0 CARLO KUNZ vanni Pico, che il suo secolo denominò fenice degli ingegni e monstrum sine vilio, il quale, per vivere libero e tutto de- dito agli studi, vendette la sua parte di principato al nipote Gian Francesco per 30000 ducati. Nell'anno 1824 i Miran- dolesi sciolsero un voto di postuma gratitudine, erigendogli un monumento nella chiesa di S. Francesco. Gian Fran- cesco II, nipote di Giovanni, che primo dotò la Mirandola di una tipografia e della zecca, ebbe il titolo di letteratissimo per il suo vasto sapere ( x ). Anche gli altri signori della Mi- randola, non escluso il violento Galeotto II, non escluse pa- recchie donne del loro casato, coltivarono le lettere o pro- tessero letterati, scienziati ed artisti. Nell'ultimo (XVIII) secolo i dinasti della Mirandola s'in- titolavano : duchi della Mirandola, marchesi della Concordia e signori di San Martino in Spino. Erano reputati sovrani, ed in documenti del duca di Savoia, del granduca di To- scana, e persino dei re di Francia e d'Inghilterra sono detti cugini. Avevano tutti i diritti di regalia, compreso quello di battere moneta, concesso nell'anno 1515 a Gian Francesco II dall'imperatore Massimiliano I. Gareggiavano colle più il- lustri famiglie d'Italia ed erano imparentati colle principali di esse. L'arma loro, fino al tempo in cui Alessandro I fu creato duca, fu varia, come può vedersi sulle monete di Gian Fran- cesco, di Galeotto II, di Lodovico II e di Galeotto III, e sui monumenti sepolcrali riportati nelle tavole del Litta. Da al- lora in poi l'arme loro era inquartata, nel primo e quarto punto, d'oro, insegna della Mirandola ( 2 ). Il secondo e terzo (1) Le opere di Giovanni Pico furono stampate in Bologna nell'anno 1496, in Venezia nel 1498, in Argentina nel 1504, in Reggio (?) nel 1506, in Parigi nel 1817, di nuovo in Venezia nel 1519 e nel 1556, e final- mente, assieme a quelle di Gian Francesco, in Basilea nel 1557, 1573 e 1601 (Tiraboschi, Biblioteca Modenese, tomo IV, pag. 105). Le opere di Gian Francesco sono ricordate dal Tiraboschi, tomo IV, pag. 113 e 122, Un elenco più completo trovasi nella Cronaca della Mirandola di Ingrano Bratti. Mirandola, 1872. (2) L'antico stemma della Mirandola era un capriolo, chevron, d'oro, in campo azzurro, e le fu restituito nel 1742 dagli Estensi. MONETE INEDITE O RARE DI ZECCHE ITALIANE 2ÓI campo, fasciato d'argento e d'azzurro, caricato da un leone rosso, armato, lingusto e coronato d'oro, per Concordia. Sopra il tutto uno scudetto scaccato d'argento e di azzurro, ch'era l'arme Pico. Nel capo dello scudo l'aquila dell'Impero, adottata dai Pico nel 1311, quando la provincia di Miran- dola fu innalzata alla dignità di vicariato imperiale. Gian Francesco, figlio di Galeotto I e zio di Giovanni la fenice, fu adunque il primo a dotare la Mirandola di una zecca. Nel 1499 ottenne dall'imperatore Massimiliano I una investitura in conferma delle precedenti, la quale ordinava che i secondogeniti, Lodovico e Federico, lo riconoscessero come sovrano. Ma i fratelli, che pure avevano riconosciuta la cessione, non vollero poi saperne, e nel 1502 assalirono la Mirandola e la presero. Gian Francesco, fatto prigione, dovette prendere la via dell'esilio, dove, insidiato dai fratelli nella vita, fu loro generoso di perdono. Ottenne nuovi de- creti dall' imperatore, il quale poi contraddicendosi, dette il governo della Mirandola a Francesca Trivulzio, vedova di Lodovico, morto nel frattempo. Giulio II, intento a scacciare i Francesi dall'Italia, prese Mirandola nell'anno 1511 e la restituì a Gian Francesco ; ma nello stesso anno il mare- sciallo Trivulzio ne lo espulse di nuovo. Ad appianare le discordie l' imperatore ordinò che lo stato, già piccolo, fosse diviso in due, e Gian Francesco scelse per sé la Mirandola, lasciando la Concordia aila cognata, tutrice di Galeotto ancor bambino. Mancato in seguito a questa l'appoggio del Tri- vulzio, Gian Francesco ottenne nel 1515 dall' imperatore nuova investitura di tutto lo stato, col diritto di zecca, e cre- dendosi ormai sicuro, poiché anche l'altro fratello Federico era morto, diedesi a governare con amore il suo stato, de- dicandosi in pari tempo tutto agli studi. Ma un nuovo e più fiero nemico gli sorse contro nella persona di Galeotto, figlio di Lodovico, il quale impaziente di dominio ed allevato nel- l'odio contro lo zio, nella notte del 15 ottobre 1533 mandò una mano di sicari che, scalando le mura della Mirandola, sorpresero Gian Francesco mentre stava orando a' piedi di 2Ó2 CARLO KUNZ un crocifisso, e lo uccisero. In tale modo perdette misera- mente vita e dominio l'infelice Gian Francesco, nell'età di sessantatre anni C 1 ), e la sua morte fu deplorata da tutta Italia. Egli fu condottiero d'armi di parecchi signori, e bene me- ritò il titolo di letteratissimo datogli dai suoi contemporanei ( 2 ). * Afflitto da continui disastri, più volte profugo dalla patria, distratto da ripetuti viaggi, avvolto nelle cure di governo e talvolta in quelle di belliche spedizioni, reca stupore come gli rimanesse ozio e volontà da comporre tante opere quante ne pubblicò ,, (3). Belle sono le monete ch'egli fece battere, particolarmente quelle d'oro, nelle quali si vede il suo busto con la testa nuda ed armato di corazza, ovvero col capo coperto di largo cappello. L'espressione della sua testa barbata vi è nobile e grave. Sulle doppie vedesi G. Cristo che ascende al cielo, colla Vergine e quattro o più Apostoli genuflessi, ovvero S. Francesco che riceve le stimate ; sopra i ducati (foro, G. Cristo nell'orto, ovvero la sua arme. Gian Francesco fu accusato di aver fatto morire chi gli batteva monete false, ma per il suo carattere mite e generoso potrebbe dubitarsi di ciò, e nessuna sua moneta falsa mi fu dato di vedere o di trovare segnalata dagli autori. Il grave delitto indusse l' imperatore Carlo V, nel 1534, a dichiarare ribelle Galeotto II e ad ordinare ad Antonio de Leyva, suo generale e governatore di Milano, di farlo processare e spogliare del dominio. Egli schernì le minaccie ed il suo stato non fu toccato, perchè seppe corrompere l'avaro de Leyva, che doveva eseguire la sentenza. Devoto alla Francia, nel 1536 si pose sotto la protezione di Fran- cesco I che lo aiutò a resistere all'imperatore e nella guerra fra l' Imperatore ed il Re accorse in Piemonte a militare contro gì' imperiali, e la Mirandola divenne intanto asilo di (1) Non sessantaquattro, perchè nacque nel 1470. Vedasi la nota a pag. 200 della Cronaca della famiglia Pico, di autore anonimo. Mi- randola, 1874. (2) Le sue opere sono latine e versano sopra ogni ramo dello scibile. (3) Veronesi. Quadro storico della Mirandola, 1847. MONETE INEDITE O RARE DI ZECCHE ITALIANE 263 facinorosi e ribelli e centro di macchinazioni. Avendo inco- minciato la sua carriera con un assassinio procedette ardito e senza riguardi. Quando andò a vuoto la congiura di Fieschi e' fece pure tentativi per fare uccidere il Doria, e prese parte ad altra cospirazione di Giulio Cybo col medesimo intento ; poi fece scontare colla vita di molti una congiura diretta contro lui stesso. Nell'anno 1593, essendo estinta tutta la discendenza mascolina di Gian Francesco, Galeotto, ormai fuori di paura, tornò alla dipendenza dell'imperatore, il quale gli perdonò la lunga aberrazione. Questo celebre assassino, scrive il Litta, era stato accarezzato con predilezione dalla corte di Francia, e Francesco I, nell'anno 1540, l'aveva in- signito della collana di S. Michele. Morì a Parigi, di soli quarantadue anni, il giorno 20 novembre 1550. Le monete di Galeotto II pubblicate sono poche e tutte senza il suo ritratto ( J ). Uno scudo d'oro, descritto nel cata- logo Reichel ed in quello più recente della collezione Rossi, porta impressa l'arme di Mirandola-Concordia, colParmetta Pico nel centro, ed al rovescio una croce ornata, come usa- vasi in tale specie di moneta ; un grosso mostra l'arme sor- montata da un elmo che ha per cimiero un'aquila nascente, ed al rovescio un gallo posato sopra una tuba, ornata di serpi ed ali a modo di caduceo, entro una ghirlanda. Lodovico II, primogenito di Galeotto II, fu riconosciuto signore. La protezione della Francia gli costò subito dieci mesi di assedio per opera di Giulio III, collegatosi cogli im- periali, quando, dopo la morte di Pier Luigi Farnese, occu- parono Piacenza. L'assedio rimase senza effetto e nel 1552 fu composta una tregua. Nell'anno 1554 Lodovico andò alla difesa di Siena, protetta dalla Francia contro Cosimo I, as- sistito da Carlo V. Ritornato alla Mirandola, cercò di affezio- narsi i sudditi, occupandosi della amministrazione, abbellendo la città, erigendo la torre dell'orologio e facendo lavorare (1) Farebbe eccezione una piccola moneta di lega colla sua testa da un lato ed un gallo dall'altro, se presto fede ad una mia nota, fatta in un tempo nel quale non mettevo la necessaria diligenza in tale studio. Se ciò fosse vero quella monetina sarebbe importante, avvegnaché manchino intieramente i suoi ritratti di qualunque maniera. Esiste forse in qualche collezione? 264 CARLO KUiNZ valenti artisti, fra cui il pittore veneziano Sante Peranda. Morì di quarant'un anno nel 1568, con sospetto di veleno, propinatogli da coloro che, avendo cospirato poco prima contro di lui, furono, assenti, condannati nella vita e nelle sostanze. Fra le sue monete, due d'argento ne mostrano il ritratto, che più distinto vedesi sopra le medaglie riportate dal Litta. Fulvia da Correggio, vedova di Lodovico II, fino dal- l'anno 1561 aveva assunto la tutela dei figli Galeotto e Ales- sandro, e, capace di governo, finché visse, comandò sola. Il figlio maggiore, Galeotto III, scemo ed epilettico, fu nul- lameno da re Carlo IX creato cavaliere, capitano e suo gen- tiluomo, acciocché, pervenendo al governo, si mantenesse fedele alla Francia ; ma egli riconosciutosi inetto si associò il fratello Federico, al quale ben presto abbandonò il governo. Morì nel 1592. Di Galeotto III non conoscevasi alcuna moneta, e le diligenti Tavole sinottiche delle monete d'Italia dell' illustre cav. V. Promis ne omettono persino il nome. Godo perciò di potere aggiungere in questi appunti il disegno di un suo scudo d'oro, simile a quello, soltanto descritto, di Galeotto II, ed a quelli di Lodovico II pubblicati dal Litta e da altri. Non posso fare altrettanto per Federico, il quale forse non fece lavorare la zecca. Federico non avendo lasciato figli, gli succedette il fra- tello terzogenito Alessandro I, il quale, avendo intrapresa la carriera ecclesiastica, mirava alla porpora, rifiutatagli da Clemente VIII. Seguitò l'esempio del fratello nella devozione verso le corti di Vienna e di Madrid. La prima gli conferì la investitura, lo insignì nel 1606 del tosone d'oro, e l' im- peratore Mattia, nel 1617, gli accordò per la Mirandola il titolo di ducato. Insorta nell'anno 1629 la guerra degl'Impe- riali e degli Spagnuoli per la successione del Monferrato contro i Gonzaga protetti dalla Francia, avendo il fiero conte di Collalto investito il Mantovano con gli Imperiali, senza risparmiare lo stato amico del duca. Alessandro, questi, se- guendo gli impulsi del suo cuore, ricoverò nella Mirandola i contadini esposti al furore delle soldatesche, le quali agli altri mali aggiunsero la pestilenza. Alessandro, per satollare MONETE INEDITE O RARE DI ZECCHE ITALIANE 265 l'avidità degli invasori, impegnò le sue gioie ed i suoi ar- genti e quanto aveva di prezioso, pagando ad essi 70,000 talleri. Alessandro fu buon principe e lodato da un contem- poraneo imparziale quale padre de' virtuosi, paragone de' Ut- terati, mecenate de' suoi tempi, oracolo de' principi, amore de' suoi sudditi. Amò la splendidezza, ebbe addobbi ricchi e superbi, credenze ben fornite di argenteria, gioie famose. Fondò l'archivio, incominciò la costruzione di un palazzo alla Concordia, fece la villa della Motta, curò le opere edi- lizie, fondò un seminario e con saggia amministrazione ac- crebbe l'erario. Compianto universalmente morì il 2 settem- bre 1637 ( x ), superati di poco i 70 anni. Le monete di Alessandro I sono numerose ; particolar- mente belli il ducatone ed i molti talleri. Sembra che non facesse lavorare coni speciali per monete d'oro, perchè un suo pezzo d'oro, segnalato dal Promis, esistente nel R. Ga- binetto di Torino, ed altro pezzo grande d'oro, furono fatti con coni dell'argento. Buon numero de' suoi pezzi, quan- tunque portanti il suo nome, sono imitazioni di monete d'altre zecche. Ciò dispiace, trattandosi di un principe onesto ; ma la confusione e la mala concorrenza in fatto di monete era in quel tempo un male troppo comune, né soltanto delle pic- cole zecche, né soltanto in Italia. Alessandro I ebbe un solo figlio naturale, di nome Ga- leotto, che fu da lui legittimato col consenso dell'imperatore Mattia nel 1617, ed abilitato alla successione, ma che morì tre mesi prima del padre. Il figlio di Galeotto, Alessandro II, seguì l'avo nel dominio sotto la reggenza della madre Maria Cybo di Massa, della quale ei scosse in breve il giogo. Nel- l'anno 1641 ottenne dall'imperatore Ferdinando III la con- ferma delle precedenti investiture. Nel 1669 andò in qualità di mastro di campo delle genti Pontificie alla guerra di Candia, ch'ebbe esito infelice per le armi cristiane. Ritornato (1) Così il Papotti. Annali o memorie storiche della Mirandola, ed il Veronesi. Quadro storico della Mirandola. Il Litta scrive che morì il 2 dicembre. 2Ó6 CARLO KUNZ nel suo stato, lo governò con saggezza, acquistando riputa- zione fra i principi d' Italia. Dedicossi allo studio, imitò la magnificenza dell'avo, protesse le arti, tutelò la giustizia, fondò uno studio di teologia, edificò chiese, eresse la villa della Fossa, e raccolse una galleria ed una biblioteca. Morì il 2 febbraio 1691, di sessantanni. Fra le sue monete emergono una bella doppia pubbli- cata dal Promis (0 ed un ducutone recato dal Litta. Verosi- milmente spettano a lui tutte le monete mirandolesi anonime. Francesco, primogenito di Alessandro II, lo precedette nel sepolcro il 19 aprile 1689, dopo essersi impalmato alla principessa Anna Camilla Borghese di Roma. Giovane di grandi speranze, lodato come dotto e buon poeta, avendo dato alle fiamme i suoi scritti, non lasciò che alcuni frammenti poetici. Restava un pupillo, ancora infante, Francesco Maria, nato da Francesco, con prescrizione testamentaria di Ales- sandro II destinato a suo erede, senza riguardo ai propri figli Galeotto, Giovanni e Lodovico, del quale Brigida, sua prozia, sorella di Alessandro II assunse la tutela. I nominati tre fra- telli, accusati di attentato alla vita del pupillo, furono pro- cessati e dichiarati ribelli dall'imperatore, ma dopo una causa che durò sei anni furono assolti dall'accusa calunniosa e fu concesso loro il ritorno alla Mirandola, dove non poterono rientrare che nel 1702, quando il pupillo, sempre sotto la tutela di Brigida, si riconciliò con essi. Seguì la guerra per la successione di Spagna, durante la quale la Mirandola e la Concordia furono messe a fuoco, le campagne devastate, gli abitanti obbligati alla fuga, la Mirandola assediata dai Gal- lispani. Il duchino, di soli sedici anni, erasi dato alla prote- zione della Francia e della Spagna ; ma per la battaglia di Torino, 7 settembre 1706, vinta dal principe Eugenio, anche Mirandola dovette essere ceduta agli Imperiali, e l' impera- tore, confiscando i beni allodiali della famiglia Pico, comandò ai Mirandolesi di non riconoscere più Francesco Maria. Ai 15 luglio 1710 la Mirandola fu venduta al duca di (1) Monete di secche italiane inedite. Memoria seconda. MONETE INEDITE O RARE DI ZECCHE ITALIANE 267 Modena per 175,000 doppie delle cinque stampe ( x ). Così la famiglia Pico perdette il dominio della Mirandola da essa tenuto per ben quattrocento anni. Il disgraziato Francesco Maria morì a Madrid il 26 novembre 1747, d'anni 60. BIBLIOGRAFIA DELLE MONETE MIRANDOLESI Registro quanto mi è noto, lasciando ad altri di com- pletare il presente elenco. Vi saranno anche altre opere, spe- cialmente tedesche, non venute a mia cognizione. 1. Molte tariffe di Anversa, Gand, Aia (Graven-Haghe), del secolo XVI e del principio del secolo XVII, nelle quali sono raffigurate monete di Gian Francesco, Lodovico II e Alessandro I. 2. Tariffa veneta, in foglio grande, colla data 20 novem- bre 1554. Contiene una moneta d'argento di Galeotto II, una d'oro e tre d'argento di Lodovico II. 3. New- Muntz- Buech. Monaco, per Adamo Berg. 1597. Due doppie di Gian Francesco con ommissione delle leggende. 4. Borelli. Editti antichi e nuovi dei sovrani e principi della reale casa di Savoia. Torino, 1681. Opera citata da V. Promis, ma che non vidi. 5. L. W. Hoffmann. Alter und neuer Munzschlùssel. Niirnbt rg, 1683. Altre edizioni, 1692 e 1715. 6. Thalercollection. Erste Abtheilung. Hamburg, 17 io. Ri- stampata nel 1739 col titolo: Auserlesene Sammlung v. Speciesthalern. Hamburg, 17 io. 7. Damoreau : Traité des négociations de Banque et des mon- naies étrangères. Paris, 1827. 8. Argelati. Additiones ad nummos variarum Italiae urbium. Nel voi. Ili della sua Raccolta. Milano, 1750. (1) Erano quelle di Spagna, Roma, Venezia, Genova e Firenze. 35 2Ó8 CARLO KUNZ 9. Bellini. De monetis ltaliae medii aevi hactenus non evul- gaiis. Quattro dissertazioni. Ferrara, 1755-1779. io. Monnaies en argent du Cabinet de S. M. Vienna, 1756. Altra edizione, 1769. Supplemento, 1770. 11. Monnaies en or du Cabinet de S. M. Vienna, 1759. Sup- plemento, 1769. Di queste due opere fu fatta una nuova edizione coi supplementi riuniti e con aggiunte, col ti- tolo : Catalogne des monnaies en argent (e rispettiva- mente en or), qui composent une de différentes parties du Cabinet Imperiai. Vienna, 1769. 12. Litta. Famiglie celebri italiane. Famiglia Pico. Contiene in due tavole il maggior numero delle monete pubbli- cate, colla loro descrizione a lato. 13. Trèsor de numismatique et de glyptique. Paris, 1846. 14. V. Promis. Monete di zecche italiane inedite. Memoria seconda. Torino, 1868. Un doppione da quattro scudi di Alessandro II. 15. Kunz. // Museo Bottacin. Periodico di Numismatica e Sfragistica. Voi. II. Firenze, 1869. Quattro monete. MONETE SOLTANTO DESCRITTE 16. Indice delle monete d'Italia raccolte da Mons. Gianago- stino Gradenigo. Nel tomo II della Nuova raccolta delle Monete e zecche d'Italia, di G. A. Zanetti, Bologna 1679, pag. 119. Descrive otto monete. Il Zanetti, che in più luoghi della sua raccolta accenna a monete della Mirandola, aveva promesso (t. IV, pag. 459) d' illustrare i prodotti di quella zecca, ma anche tale suo onesto proponimento fu reso vano dalla morte che troppo presto lo colse. 17. P. Pozzetti. Lettere mirandolesi. ìùeNApe Italiana di Firenze e nuovamente in Reggio, 1835. Lettera XIX. MONETE INEDITE O RARE DI ZECCHE ITALIANE 269 Descrive in 47 numeri, con poca esattezza, altrettante monete, comprendendo come tali anche alcune medaglie, ed accennando ad altre cose. 18. Il Comm. Visconti, nel Giornale di Roma, 1854, inserì una nota sopra una monetina mirandolese, riprodotta nel Messaggero di Modena, 1854, n. 901, ed alla quale C. Cavedoni, ivi pag. 903, fece una correzione. Ignoro nota e rettificazione, ma da una nota degli Annali o Memorie storiche della Mirandola, del P. Francesco Pa- potti, tomo I, Mirandola, 1876, rilevo che trattavasi di una moneta, non so quale, di Galeotto II, già riportata dal Litta. Numerosi Cataloghi moderni di Collezioni numismatiche contengono descrizioni di monete Mirandolesi, ma sarebbe lavoro ingrato e superfluo il volerli menzionare. L' illustre Comm. Luigi Pigorini, il quale prego volermi perdonare l'indiscrezione, mentre era ancora preposto alla direzione del R. Museo di Parma, aveva fatto suo il con- cetto del Zanetti d'illustrare la zecca e le monete della Mi- randola ; ma chiamato al governo del Museo preistorico ed etnologico di Roma, e datosi perciò ad altro ordine di studi, con quella genialità e perseveranza che tanto lo distinguono, interruppe l' intrapreso lavoro. Deve ciò sommamente deplo- rarsi, perchè quanto egli fece per alcune parti della numi- smatica italiana era di merito tale da assicurargli seggio eminente fra i più distinti cultori di tale dottrina C 1 ). Augu- riamo ch'egli trovi ancora agio di condurre a buon fine V in- (1) Le opere di numismatica italiana del Comm. Pigorini sono : Me- morie storico-numismatiche di Borgotaro Bardi e Compiano. Parma, 1863; Monete e medaglie de' Landi di Val di Taro (Rivista della numismatica antica e moderna). Asti, voi. I, 1864, pag. 58; Monete, medaglie e sigilli dei Marchesi e Principi di Soragna. Parma, 1867; Catalogo generale del Regio Museo d'Antichità di Parma. Appendice I. Parma, i863; Anno- tazione per la zecca di Gazzoldo {Periodico di numismatica e sfragistica). Firenze, voi. Ili, 1871, pag. 116; Baiocchelle papali e loro contraffazioni {Periodico, ecc.), voi. V, 1873, pag. 148; Ongaro di Piacenza del duca Ranuccio 1 Farnese {Periodico, ecc.), voi. VI, 1874, pag. 209. 27O CARLO KUNZ trapreso lavoro, che sarebbe accolto con plauso e ricono- scenza da quanti tengono in pregio il nobile studio delle monete. Io non posso fare altro che portare alcuni pochi ele- menti, desunti quasi unicamente dalle mie schede, in aggiunta a quanto fecero altri per le monete mirandolesi. GIAN FRANCESCO PICO, Signore 1. I. F. PICVS. MIRAND. D. C. C. (Mirandulae Dominus Con- cordiaeque Comes). Testa di Gian Francesco a sini- stra, con cappello a soffietto. Al sommo, piccola aquila bicipite. MIRACVLVM. AMORIS. San Francesco genuflesso a destra, in atto di ricevere le stimate. Doppio zecchino, peso grammi 6,8. Differente da quello del Litta, n. 3, che ha il Santo ri- volto alla sinistra, né può dirsi inedito, perchè trovasi in più d'una tariffa fiamminga, ma per essere tali tariffe alla portata di pochi, ho stimato utile darne il disegno, che trassi dalla moneta stessa. GALEOTTO II PICO, Signore Uno scudo d'oro, non riportato dal Litta, descritto nel Catalogo Reichel 0), e nel recente catalogo Rossi, n. 2689, forse lo stesso che vedesi figurato nel Supplemento, che non vidi, del Gabinetto imperiale, è simile a quello di Ga- leotto III che riporto più avanti. Di una sua monetina, che sarebbe rara e inedita, feci già cenno. (1) Die Reichel'sche Miinzammlung in St. Petersbourg, tomo IX, Italia, 1843. MONETE INEDITE O RARE DI ZECCHE ITALIANE 27 1 LODOVICO II PICO, Signore I 55°-i5 68 - 2. LVDOVICVS P. II. MIR. CON. Q. DNS. (Concordiaeque Do- minus). Arme di Mirandola-Concordia, coll'armetta Pico nel centro. Sopra lo scudo, stella e mezzaluna. *f IN. TE. DOMINE. CONFIDO. Croce di fiorellini con gigli sulle estremità e gigli etti negli angoli. Mezzo scudo d'oro. Questa bella e rarissima moneta conservasi nel R. Ga- binetto di Torino, e porgo le più sentite grazie al Direttore di esso, l'illustr. cav. Vincenzo Promis, che mi concesse di pubblicarla. 3. LVD. PICVS. II. MIR. CON. Q. DNS. Busto del Signore, a sinistra, vestito d'armatura. DEVS. DOMINVS. FORTITVDO. MEA. Donna galeata assisa a sinistra, con mezzaluna nella destra ed asta nella si- nistra. Dietro essa, corazza; sotto: MIRAN. Argento. Copiai il disegno di questa bella moneta dalla rara ta- riffa veneziana del 1554, che sarà in mano di pochi. Il suo peso, ivi notato, sarebbe di carati veneti 24 (gr. 5,0), il va- lore, di soldi 15 e 6 piccoli. Sarà dunque la moneta miran- dolese da 15 soldi, menzionata dall'Affò, in Zanetti, tomo V, pag. 201. La figura galeata assisa sarà la personificazione della Mirandola. La mezza luna che tiene e che vedesi anche al sommo dell'arme del precedente mezzo scudo d'oro, e d'altre sue monete, non so spiegare ; forse era impresa pri- vata di Lodovico II, o forse attributo della città? 4. L. P. (Ludovicus Picus), sormontate da un giglio, entro corona d'alloro. ti IN. TE- DOMINE. CONFIDO. Croce di gigli con quattro giglietti negli angoli. Argento basso. Peso ? Verosimilmente un soldo. Della moneta riportata dal Litta al n. io, esiste una va- rietà con: SI. DEVS.-CVM. NO— BIS. QVIS— CONTRÀ- NOS. 272 CARLO K.UNZ GALEOTTO III PICO, Signore 1568-1592. 5. O G-ALEOTVS. PICVS. III. MIR. CONC DNS. Scudo ornato di cartocci, coll'arme inquartata di Mirandola e Con- cordia ; sopra il tutto lo scudetto dei Pico. ù IN. TE. DOMINE. CONFIDO. Croce ornata, con gigli sulle estremità e fiorellini negli angoli. Scudo d'oro. Peso grammi 3,4. È fino ad ora la sola moneta, per quanto mi è noto, di questo signore. ALESSANDRO I PICO, Principe poi Duca 1602-1637. 6. * ALEX. DVX. MIR. CONCOR. III. Arme coronata inquar- tata, 1 e 4 Mirandola-Concordia, 2 e 3, una specie di saracinesca, ovvero quattro pali sormontati da una fascia. Lo scudo attraversato da una croce obliqua, simile a quella di Borgogna, ch'era formata da due tronchi di alloro. * TVTISSIMA * QVIES *• Aquila bicipite, coronata. Argento. Peso grammi 5,1. Imitazione di monete di Campen, che avevano corso in tutta l'Olanda per uno Schelling, ovvero sei sols, in vecchie tariffe d'Olanda detti anche patars, o semplicemente solz. Promis 0) dice che tali monete si chiamavano in Italia fiorini. L'arme di Campen che qui si volle contraffare è composta di tre torri. Numerose sono le contraffazioni italiane di tali monete, avendosene di Dezana, Messerano, Guastalla, Boz- zolo e Correggio. Una simile, di questo Duca, coll'arme re- golare di Mirandola-Concordia, ed il motto : OMNIA. HINC. ET- HVIC, pubblicai nel Periodico di Numismatica e Sfragi- stica ed altra, ma senza la croce sotto l'arme, vedesi raffi- gurata, col nome di solz de Mirandule, nella Ordonnance d'Anversa del 1633. (1) Monete di Messerano e Crevacuore, pag. 64. MONETE INEDITE O RARE DI ZECCHE ITALIANE 273 7. MONETA • NOVA • MIRÀN. Arme coronata, come nella pre- cedente. * TVTISSIMÀ * QVIES *. Aquila bicipite coronata, come nella precedente. Argento. Peso grammi 5,2. 8. ALEXAN • PICVS • MIRAN. • DVX • I. Busto del Duca a sini- stra. Sotto, 1617. S. POSSIDONIVS * * MIR. EPI *. Il Santo mitrato, assiso, che benedice colla mano destra e regge il Pastorale colla sinistra. Sotto, A. R. Argento. Peso grammi 2,4. Litta pubblicò già questa moneta, ma secondo un im- perfetto esemplare sul quale non apparivano intiere le leg- gende, né si vedevano le due sigle. Accenna però ad altri esemplari con gli anni 1616, 1617 e 1618, ed anche alle sud- dette sigle. Tale moneta era forse il giorgino di elenco di monete assaggiate nella zecca di Parma, addì 3 febbraio 1623 (0, così denominato verosimilmente per analogia coi giorgini di Ferrara di Alfonso II, che colà valevano quattro soldi mar- chesani. Le sigle A. R. potrebbero per avventura dinotare il zecchiere Agostino Rivarolo, che lavorò anche nella zecca di Parma per Ranuccio I Farnese ed Odoardo ? Vuole essere notato che erroneamente su questa moneta il Santo Posidonio è detto vescovo di Mirandola, la quale non ebbe mai vescovato, non essendo riuscito nemmeno al Duca Alessandro II di ottenere tale dignità alla sua città. Il corpo di quel Santo, trasportato dalla Puglia, si venera nella villa di pari nome. 9. ALEX. PI. DVX. MIR. Scudo coronato, ornato di cartocci, coli' arme di Mirandola -Concordia , avente nel capo un'aquila semplice. S. CATERINA • AD. (advocata). La Santa ritta, colla destra sulla ruota e palma nella sinistra. Parpagliola ?, di basso argento, pesa grammi 1,9. (1) Zanetti. Tomo IV, pag. 242. 274 CARLO KUNZ Nelle tavole del Litta evvi una simile, ma con lo scudo d'altra forma e senza l'aquila nel capo. Denominò tale mo- neta parpagliola, perchè di basso argento e simile alle par- pagliole da soldi 2 e mezzo di Milano colla Provvidenza, imitate anche nelle zecche di Messerano, Passerano, Man- tova e Novellara. Se fosse di buon argento potrebbe cre- dersi da dieci soldi e imitazione di moneta di Mantova di Carlo I. ALESSANDRO II PICO, Duca 1637-1691. io. S. CATE. ADVOC ... La Santa ritta, con palma nella destra e la sinistra sulla ruota. MEZO • DENARO. Sfera armillare. Quattrino, di rame. Lo assegno ad Alessandro II, al quale si attribuisce un altro quattrino, coll'arme Pico da un lato e con pari rovescio. Per finire piacemi accennare ad alcune altre monete mirandolesi delle quali, per quanto sembrami, non fu dato ancora il disegno. GIAN FRANCESCO. Doppio zecchino, col libro e l'ascensione di G. Cristo, simile al testone d'argento del Litta, n. 9. Esiste nel R. Museo di Parma. Moneta d'argento (testone ?), simile ad uno dei doppi zecchini colla testa del signore coperta col cappello, ed il S. Francesco. — Descritta nel Catalogo Welzl (1), tomo II, n. 3787. GALEOTTO II. Scudo d'oro, e quattrino colla testa ed il gallo. Già menzionati. LODOVICO II. Pozzetti descrisse erroneamente ai nn. XXI e XXIII, quali monete d'argento (?) due sue medaglie di bronzo che vedonsi nelle tavole del Litta, nn. 2 e 3 delle medaglie. (1) Ver^eichniss der Munì- u "d Medaillen-Srmmlung, von Leopold Wel\lvon Wellenheitn. Wien, 1844. MONETE INEDITE O RARE DI ZECCHE ITALIANE 275 ALESSANDRO I. Da dieci doppie, fatta coi coni dell'argento, avendo servito pel primo lato quello di un ducatone (Litta, n. 2), e pel rovescio quello di un tallero (Litta, n. io), ma coll'anno 1618. Nel R. Gabinetto di Torino. — Promis. Monete di zecche italiane inedite. Memoria seconda, pag. 35- Altra moneta d'oro, dell'anno 1617, descrisse il co. Gian Francesco Fer- rari-Moreni nel Messaggere di Modena, 23 settembre 1857. Sembra forse fatta coi coni di un tallero. Nota agli Annali del Papotti, tomo I, pag. 136. Tallero, simile al n. io del Litta, e colle stesse iniziali di zecchiere. A. R. sotto il busto, ma di più, a' lati del busto, 16-18, e sotto, dopo un rabesco, il n. 56. — Madai (1), tomo I, n. 2003. Tallero, simile, ma colle iniziali G. A. R., sotto il busto, ai lati del quale la stessa data 16-18, e sotto, fra due rosette, 56. — Catalogo Welzl, n. 3796. Tengo il disegno di entrambi, che ometto per economia di tavole e perchè non sono che varietà di quello del Litta. Tallero: ALEXANDER . PICVS . DVX . MIR. Sotto il busto (a destra?) 1633, ed inoltre, 10— B e 48. Il rovescio come nei precedenti. — Catalogo Welzl, n. 3797. Tallero : ALEXANDER . PICVS . DVX . MIR. Busto a destra, sotto, 1638 e 84. Rovescio come nei precedenti , con CORCORDIAE . MARCHIO . Ili, ma l'arme senza la collana del tosone. — Catalogo Reichel (2), tomo IX, 1843, n. 1759. Potrebbe credersi l'anno fallato e dovesse dire 1633, e che il numero 84 fosse inversione di 48, Bo- lognini ? Tallero: ALEX * DEI * GRA * AC * SACRI * ROM * IMP * DVX * M * I *X Busto a destra, con armatura, paludamento, collare a latuca e tosone. Rov. CONCOR * MAR * III * * SAN * MART * BARO. Arme coronata colla collana del tosone : 1 e 4 di Mirandola- Concordia ; 2 e 3 spaccate, a destra fascia, a sinistra leone. Sopra il tutto scudetto con aquila coronata. — Catalogo Schulthess-Rech- berg (3), tomo II, n. 5941. Sopra un testone (?), Litta, n. 14, Ales- sandro 1 s' intitola Signore di S. Martino in Spino, ch'era un feudo del Pico, dipendente dal Vescovato di Reggio. (1) VollstSndiges Thaler-Cabinet. Kftnigsberg, 1765. (a) Die Reichel'sche Munxsammlung in St. Petersburg. (3) Die Riiter voti Schulthess-Rechberg'sche Miin^- u. Medaillen-Sammlung. Zweite Abtheilung. Dresden, 1869. 276 CARLO KUNZ Tallero : ALEX . DVX . MIR . I . CON . MAR . Ili . S . MART . IN ..SPI . DOM. Busto armato a destra con collare a latuca e tosone. — ANTIQVISSIMAE . FAMI . PICAE . INSIGNIA. Arme coronata con la collana (forse come nel tallero seguente). — Madai, voi. II, n. 4511. — Reichel, n. 1735. Tallero : ALEX * DVX * MIR * I . CON . MAR . Ili * S . MART . IN . SPI . DOM. Busto come nel precedente, sotto 1622. — * IN- SIGNIA ANTIQVISSIMAE . ET MATERNA. Arme coronata, or- nata della collana, inquartata; 1, partito con fascia e aquila; 2, leone rampante; 3, di Mirandola-Concordia, coll'armetta Pico nel centro; 4, inquartato, fascia, leone, uccello e fasciato. Sopra il tutto, scu- detto con aquila coronata. — Raffigurato nell'opera del Museo im- periale, e descritto da Reichel, ecc- — Nel Catalogo Rossi, n. 2703, coiranno 161 1; forse errore? Da nove Bolognini: ALEX . PICVS . DVX . MIRANDV. Busto a destra ai lati i-6. — MONETA . DA . BOLOG . NOV. Arme di Danzica, due croci poste una sopra l'altra, sostenuta da due leoni. Sopra lo scudo, 36. I due numeri riuniti danno l' anno 1636 ? — Welzl, n. 3795- Fiorino ?: ALEXANDER . DVX . ecc. Busto.' — TVTISSIMA . QVIES. Aquila bicipite coronata. Il rovescio dunque come nei fiorini, che pubblicò Welzl, n. 3792. Moneta di rame, descritta insufficientemente da Pozzetti, n. XLI, col busto del Duca e l'arme con la iscrizione : OM : HI : ET : HV. (Omnia hinc et huic). — È forse di Alessandro II, come Litta n. 6? Ometto uno scudo, con S. Antonino, che sarà stato equivoco del Bassi (1), come sospettava già Zanetti, voi. Ili, pag. 205, nota 196. ALESSANDRO li. Mezzo ducatone, simile all'intiero colla fenice. Accennato dal Litta. Moneta d'argento (lira). Simile a quella del Litta, n. 1, colla S. te Agata, ma colla figura di S. w Caterina. — Pozzetti n. XLIII, se non è errore ? Moneta di biglione, colla effigie ed il nome del Duca, ed al rovescio una figura vestita alla militare colla faccia rivolta al sole, e leggenda sciupata illeggibile. — Pozzetti, n. XLIV. (Continua) Carlo Kunz. (1) De historia Ss. Imaginum. Un documento del secolo XII sulla zecca pavese Poco ci è noto sul funzionamento delle zecche delle città lombarde nel secolo XII. Si considerava universalmente la moneta come una regalia dell'impero; ma in fatto le zecche venivano esercitate dai comuni, i quali avevano cominciato a possederle in virtù di graziose concessioni del principe, più spesso perchè fino dagli esordi della vita comunale le città si erano impadronite di questa come delle altre regalie, approfittando della debolezza degli ufficiali e dei messi regi e della lontananza del sovrano, o spogliandone i conti e i vescovi che ripetevano i propri diritti da più antiche con- cessioni. Fra le zecche lombarde che nel secolo XII ebbero mag- giore importanza, va annoverata quella di Pavia, l'antica capitale del regno. Il Brambilla, studiando la storia delle monete pavesi (*), ebbe ad osservare che * a Pavia l'ammi- " nistrazione della cosa pubblica passò dagli ufficiali regi od r ' imperiali nei rappresentanti del comune, per gradi, ma * senza l'intervento del conte o del vescovo; e così anche * la zecca, già esercita da quegli ufficiali e sempre aperta " ed operosa, pervenne a mani del comune, quasi in via di u fatto verso il 1100, divenendo municipale, ossia di proprietà " della città, lavorata per suo conto „. Le premesse di questa induzione non ci sembrano del tutto esatte. Si può bensì affermare che il vescovo di Pavia non abbia mai avuto il distretto e le giurisdizioni temporali nella città e nella dio- cesi. Quanto al conte, parecchie carte pavesi, fino oltre il 1150, ci fanno trovare ancora, accanto al comune, il conte pala- tino investito di diritti e di giurisdizioni comitali non solo (1) Monete di Pavia, 1883, p. 233. 278 GEROLAMO BISCARO nei due comitati di Pavia e di'Lomello, ma nella stessa città C 1 ). Il prezzo dell'aiuto promesso dal comune a Fede- rico Barbarossa nella prima sua spedizione in Lombardia, pare sia stato l'acquiescenza del sovrano alla cacciata del conte dalla città e dal territorio, alla distruzione della rocca di Lomello e all'avocazione, per parte del comune, delle giurisdizioni e dei diritti comitali ( 2 ). Fra i diritti del conte palatino che il comune confiscò, vi era anche la moneta? Non abbiamo dati positivi per rispondere alla domanda. Avuto però riguardo alla potenza politica ed economica cui era salita la città di Pavia sino dalla metà del secolo XI, si può ammettere che, se la moneta era altra delle regalie che il conte palatino teneva per concessione imperiale, prima ancora della sua espulsione dalla città e dal territorio il co- mune glie ne avesse tolto l'esercizio, coartandolo a darne l'investitura ai cittadini nella solita forma dei livelli a per- petuità che si praticava per eludere i divieti delle alienazioni dei feudi. Un procedimento presso a poco eguale è proba- bile si fosse seguito intorno alla stessa epoca dal comune di Milano per fare propria la moneta, che la nota bolla di Alessandro III all'arcivescovo Oberto, del 1162, continuava a registrare fra i diritti dell'arcivescovo; sebbene da lungo tempo fosse passata nelle mani del comune. Non crediamo che la solenne definizione delle regalie provocata dall'imperatore alla dieta di Roncaglia del no- vembre 1158, abbia influito in danno dei Pavesi, facendo loro perdere l'esercizio della propria zecca. Consta in realtà che negli anni successivi Federico, per mezzo dei suoi messi di nazionalità teutonica preposti al governo di parecchie città, tentò di ricuperare le regalie abusivamente possedute dai comuni e da privati (3). Ma è certo che a Pavia e a Cremona non fece novità; né vi destinò ufficiali tedeschi ad ammini- (1) Ci riserviamo di illustrare altrove i documenti che sono inediti. (2) Ottonis Fris. Gesta Fr. itnp., in Pertz, Mon. Ger. Hist. XX p. 402. (3) Nel diploma rilasciato ai Trivigiani, intorno al 1164, nella spe- ranza che non facessero causa comune colle città ribelli della lega ve- ronese, l' imperatore restituì loro molendina et cetera regalia nostra a nuntiis nostris intromissa (Ficker, Forsch. IV, p. 139). UN DOCUMENTO DEL SECOLO XII SULLA ZECCA PAVESE 279 strare la giustizia in suo nome. In contemplazione dei grandi sacrifici sostenuti per la rivendicazione dei diritti dell'impero e delle vittorie ottenute contro i comuni nemici, le due città ottennero dall'imperatore la conferma dei privilegi e delle giurisdizioni fino allora possedute. Nel diploma ai Cremonesi, del 13 giugno 1162, specificandosi le regalie concesse o con- fermate, si fa menzione anche della moneta ( J ); in quello ai Pavesi, dell'otto agosto 1164, si concedono in genere omnia regalia quecwnque sunt in civitate vel extra (2), compren- dendo necessariamente la moneta, considerata la regalia per eccellenza. * * * Il documento che pubblichiamo più innanzi, trovasi fra le pergamene dell'archivio di stato di Milano, provenienti dal soppresso monastero pavese di S. Cristoforo. È datato da Pavia, addì i.° novembre 1174, e contiene le seguenti sti- pulazioni : I. Ottone Braga (3) e Nicolò, padre e figlio, si obbli- gano verso i fratelli Girardo e Sigifredo de la Volta (4), An- rico de Bivolta, i figli del fu Rolando Rofifa, ed i fratelli Gu- glielmo, Alberto e Giovanni Roffa, di cessare dall'esercizio dell'arte del monetario; II. I sunnominati Girardo, Anrico e Guglielmo, anche a nome dei compagni assenti, concedono al solo Nicolò di continuare l'esercizio dell'arte, ma limitatamente al tempo che durerà la moneta che si lavora al presente. (1) Weiland, Moti. Ger. Hist. Legum, IV. Const. et acta imp. I, n. 212. Conventio cum Cremonensibus. (2) Bòhmer, Ada imp. sei. Doc. n. 121. (3) Nel catalogo delle antiche famiglie pavesi trasmesso nel 1399 a Gian Galeazzo Visconti e che pare risalga alla metà del secolo XIII, figura : in Societate populi — parentela de Brachiis gibellina (Robolini, Notizie sulla storia di Pavia, IV, II, p. 172). (4) Nel predetto catalogo: in Societate populi — parentela de la Volta guelfa. — Si ha anche notizia di un Beltramo de la Volta, console di Pavia nel 1169 (Robolini, ibid. Ili, p. 152 e 414). 280 GEROLAMO BISCARO Crediamo che colle parole u ministerium litterandi de- narios ,> si sia voluto designare l'esercizio della zecca citta- dina ed insieme il possesso dell'officina e dei relativi attrezzi. Non par dubbio che la locuzione " litierare denarios „ signi- fichi coniare moneta. I denari che allora si battevano a Pavia e nelle altre zecche lombarde, hanno per impronta poche lettere in rozzi caratteri, indicanti il nome del sovrano e quello della città sede della zecca. La duplice stipulazione, di rinuncia per parte di Ottone e di Nicolò, e di limitata concessione a favore del solo Ni- colò, non offre dati sufficienti per poter affermare con cer- tezza se si sia in presenza nella prima parte dell'atto, di una retrocessione del diritto di conduzione della zecca pavese, fatta dai due monetari alle persone dalle quali erano stati in precedenza investiti di questo diritto, e nella seconda parte, della rinnovazione dell' investitura al solo Nicolò, limitata quanto al termine; ovvero se i due monetari abbiano rinun- ciato all'esercizio di fatto della zecca ed al possesso dei re- lativi attrezzi già di proprietà del comune, per conto del quale avevano fino a quel giorno coniato la moneta in qua- lità di locatori d'opera. Questa seconda ipotesi ci sembra più verosimile della prima; perchè la frase * ministerium litterandi denarios „ accenna più all'esercizio di un'arte o mestiere che ad un rap- porto giuridico, e perchè se Ottone e Nicolò avessero avuto il diritto alla conduzione della zecca per un tempo maggiore di quello portato dalla successiva concessione ottenuta dal solo Nicolò, molto probabilmente avrebbero preteso un in- dennizzo per la retrocessione o rinuncia del loro diritto. Le condizioni politiche di Pavia nell'ottobre 1174, alla vigilia della spedizione cui la città era chiamata a parteci- pare al seguito dell' imperatore contro le città della lega, fanno pensare che il comune, esaurite le risorse ordinarie, non riuscendo a trovare denaro senza offrire ai sovventori idonee garanzie sopra i cespiti straordinari, abbia data la zecca in pegno, sotto forma di cessione, ad alcuni cittadini, tabulami o campsores, costituitisi in compagnia. I nuovi ti- tolari della zecca, appena immessi nel possesso della officina, vollero regolare la propria posizione di fronte ai monetari ; UN DOCUMENTO DEL SECOLO XII SULLA ZECCA PAVESE 28 1 accettata la rinunzia di uno di essi, acconsentirono a tenere l'altro in via provvisoria, fino al prossimo cambiamento della moneta, che forse si prevedeva sarebbesi verificato a sca- denza non lontana. Così si spiega il mancato intervento nel- l'atto, relativo all'esercizio di una così importante regalia, dei consoli o di altri officiali del comune (*). Gerolamo Biscaro. DOCUMENTO. Originale in pergamena in buono stato (22 X I 6), dell'archivio di stato di Milano, archivio diplomatico, fondo del monastero pavese di S. Cristoforo. Scrittura corsiva di una sola mano, nitida ma sbiadita, in 16 linee. - Anno dominice incarnationis millesimo, centesimo sep- tuagesimo quarto, primo die mensis novembris. indictione septima. In civitate papia. Per lignum quod suis manibus tenebant otto braga et nicolaus filius eius per consensum patris sui fecerunt finem et refutacionem adversus girar- dum de lavolta et sigefredum fratrem suum per girardum suum fratrem et missum. et adversus Anricum de bi- volta et filios quondam rolandi roffe et guilielmum roffam et albertum et iohannem fratrem per ipsum guilielmum fratrem et cosinum et missum eorum nominative de mini- sterio litterandi denarios. omnia cum omnibus in integrum. Eo modo fecerunt infrascripti pater et filius infrascriptam finem et reffutacionem quod ipsi pater et filius de hinc in antea per se et per suos heredes semper habent stare ta- citi et contenpti de infrascripto ministerio litterandi dena- rios adversus infrascriptos homines illorunque heredes. in pena viginta libras denariorum honorum papieasiun. In- (1) Intorno al funzionamento della zecca pavese dalla fine del se- colo XIV alla metà del XV veggansi i capitoli di appalto dell'anno 1400, riportati dall'ARGELLATi {De Monetis Italiae, III, pag. 59 e seg.), e i do- cumenti pubblicati da M. Mariani {Bollettino della Società Pavese di storia patria, II, pag. 46). 282 GEROLAMO BISCARO super eciam infrascripti anricus et guilielmus et girardus concedunt infrascripto nicolao habere locum (?) litterandi denarios. donec hec moneta que modo fit ad presens du- rabit et non plus. Juravit infrascriptus nicolaus manu sua propria ad sancta dei evangelia adversus infrascriptos homines quod ipse per se nec per submissam personam non habet agere nec causare nec placitare nec aliquo modo in brigare infrascriptos homines nec illorum heredes. de infrascripto ministerio litterandi denarios et quod tacitus et contenptus secundum quod dictum est supra permanere habet adversus infrascriptos homines illorumque heredes. Et ita adtendere habent infrascripti versus nicolaum. se sciente bona fide sine fraude si deus illum adiuvet et illa sancta dei evangelia. " Signa manuum infrascriptorum patris et filii qui hoc breve fieri rogaverunt ut supra legitur et pater filio con- sensi ut supra legitur. Interfuerunt Andreanus. Iohannes scagonus. et dianesius testes " Ego Oliverius sacri palacii notarius internai hoc breve scripsi et tradidi „. NECROLOGIE Abbiamo a deplorare la morte del eh. nostro socio P. Giambattista Adriani, dotto e venerando ecclesiastico piemontese ; archeologo, storico, erudito, e uno dei decani della Numismatica Italiana, essendo nato nel 1823, a Cherasco. Non è qui il luogo di ricordare le numerose cariche a lui affidate, le onorificenze e le alte distinzioni accademiche da lui conseguite nella sua lunga e laboriosa esistenza, ri- corderemo soltanto che coltivò pure con buon successo gli studi numismatici e si formò anche una bella collezione, particolarmente di monete e medaglie del Piemonte e di Casa Savoia. Aveva esordito con una memoria su: Lettere e monete inedite del secolo XVI, appartenenti ai Ferrerò- Fieschi, antichi conti di Lavagna e marchesi di Messerano (Torino, 1851). Augusto Carlo Teixeira de Aragào, Conservatore del Gabinetto Numismatico di S. M. il Re del Portogallo a Li- sbona, e autore, fra l'altro, della grande opera : Descripcào geral e historica das moedas de Portugal (Lisb., 1874-80). Enrico Morin-Pons, banchiere di Lione, cultore della Numismatica feudale francese. Gli si deve anche una breve memoria intorno ad : Une monnaie de Guillaume I er Palèo- logue, marquis de Monferrat (nella Revue belge, 1899). Francesco Trau, uno de' fondatori della Società Numi- smatica Viennese, e distinto raccoglitore di monete romane. Già sofferente di salute in questi ultimi anni, fu colpito poi anche da cecità — " la sciagura più grave per un collezio- nista „, come osserva il Dott. Scholz nell'affettuoso necro- logio che gli dedica nella Numismatische Zeitschrift. 37 284 NECROLOGIE Edoardo Foest, capo di una casa di fonderia in metalli, socio della Soc. Num. Viennese. Prediligeva le medaglie re- lative al regno di Francesco Giuseppe, e se ne era formato una copiosa raccolta, di cui lascia interrotto il catalogo de- scrittivo, ch'egli destinava alla stampa. Eugenio Schott, pure appartenente alla Soc. Num. Vien- nese ; raccoglitore di monete romane. Gerardo Edoardo Van Even, di Lovanio, archivista della sua città natale, membro di più accademie, decano dei cor- rispondenti regnicoli della Società Numismatica Belga. Pos- sedeva una serie notevole di medaglie e gettoni del Sec. XVIII, e diede anche alle stampe qualche scritto d'argomento nu- mismatico. Giacomo A. Van der Chijs, di Leida, vissuto per lunghi anni alle Indie Olandesi, Conservatore della collezione nu- mismatica della Società di Scienze ed Arti di Batavia nel- P isola di Giava, e autore dell'eccellente catalogo di quella raccolta. Giovanni G. Stephanik, Conservatore della collezione numismatica delia R. Società Archeologica di Amsterdam, Segretario della R. Società Numismatica Neerlandese, morto nella verde età di 45 anni. Alla vedova, e alle Società consorelle, giungano le sin- cere condoglianze della Società Numismatica Italiana. S. A. BIBLIOGRAFIA LIBRI NUOVI E PUBBLICAZIONI. Blaiieliet (Adrien). Tratte des monnaies gauloises. — Paris (Ernest Leroux), 1905. — (Un grosso voi. in due parti, di com- plessive pag. 650 in-8°, con 3 tav. in fototipia, una carta to- pogr e più di 500 fìg nel testo). L' opera dell' ottimo amico nostro Blanchet è dedicata, con pio pensiero di riconoscenza, alla memoria di Anatolio de Barthélemy, " qui étudia les monnaies gauloises pendant * soixante-cinq années et qui fut le guide bienveillant et * excellent de plusieurs générations d'érudits. „ Essa è destinata, nell'intenzione dell'autore, a dimostrare che la Francia, a malgrado di una parvenza d'intiepidimento, continua ancora ad interessarsi a codesta serie numismatica, eminentemente nazionale per essa ; oggi che in Austria, in Ungheria, in Germania, in Inghilterra, le monete celtiche at- traggono sempre più l'attenzione degli studiosi. Ben a ragione, del resto, il Blanchet asserisce che se le monete galliche sono poco notevoli dal punto di vista dell'arte, sono importanti invece come documenti delle rela- zioni fra i popoli del mondo antico, e per ricostituire la storia e la geografìa di paesi pei quali non abbiamo che scarsissime fonti d'informazione. Fedele allo scopo ch'egli si è prefisso, l'a. ha studiato soprattutto le monete della Gallia propriamente detta. Ecco la ripartizione dell'opera : Cap. I. — Introduzione. Cap. II. — La moneta primitiva nella Gallia. Cap. III. - I metalli. Cap. IV. — Fabbricazione delle monete. Cap. V. — Leggende monetali. Cap. VI. — Tipi delle monete celtiche. 286 BIBLIOGRAFIA Cap. VII. — Prototipi greci e romani delle monete celtiche. Cap. Vili. — Imitazioni dello statere macedonico. Cap. IX. — Massalia e imitazioni delle monete massaliote. Cap. X. — Monete della valle del Rodano. Cap. XI. — Monete del sud-ovest della Gallia. Cap. XII. — Monete dell'ovest della Gallia. Cap. XIII. — Monete dei popoli armoricani. Cap. XIV. — Monete del nord-ovest; popoli fra la Loira e la Senna. Cap. XV. — Monete dei popoli del nord della Gallia. Cap. XVI. — Monete dei popoli del nord-est della Gallia. Cap. XVII. — Monete dell'est e del centro della Gallia. Cap. XVIII. — Monete delle colonie romane, ecc. Cap. XIX. — Monete celtiche dell' Europa centrale. Cap. XX. — Monete dell'isola di Bretagna. Cap. XXI. — Circolazione delle monete celtiche. Appendice I. — Inventario dei ripostigli delle monete galliche. Appendice II. — ■ Musei che posseggono collezioni di monete galliche. Appendice III. — Prezzo attuale delle monete galliche. Nel grosso volume dell'amico Blanchet non mancano i passi che interessano la nostra numismatica : basti l'accen- nare alle imitazioni della dramma di Massilia, cioè a quelle curiose monetucce con un leone sformato che frequentemente si scoprono nella valle del Po. Nell'appendice : inventario dei ripostigli, si dà notizia di monete scoperte nel Canton Ticino, e a Como, e nella plaga fra Novara e Vercelli, giusta informazioni fornite all'a. dal Dott. Magni e dal Prof. Castel- franco ; altrove si parla di alcune monete d'oro concave, rin- venute in diverse località del Piemonte, ecc. Gaebler (Hugo). Zur Munzkunde Makedoniens. V. — (Un opusc. di pag. 38 in-8°, con 3 tav. in fotot.). — Estr. dalla Zeitschrift filr Numismatik, Berlino, 1905). Seconda parte dello studio sulle monete della Macedonia durante V Impero, con interessanti ed acute osservazioni ti- pologiche. Dressel (Heinrich). Das Tempelbild der Athena Polias auf den Mììnzen von Priene. — (Un fase, di pag. io in-4 , con tavola in fototipia). — (Estr. dai Sitzungsberichte der Kónigl. Preuss. Akademie der Wissenschaften, Berlino, 1905). Priene nella Ionia era celebre per il suo tempio di Pal- lade. In esso si venerava un simulacro della dea, intorno alla forma del quale si hanno poche ed incerte notizie ; il BIBLIOGRAFIA 28'/ eh. Dott. Dressel osserva tuttavia che a questa lacuna si può rimediare esaminando meglio la serie monetale di quella città, serie di cui Pallade è appunto il tipo principale. Egli conclude che il simulacro nel tempio di Priene, pur essendo ispirato sostanzialmente al classico prototipo di Fidia nel Partenone, non ne era una copia (come fu asserito) ma bensì una libera modificazione, di carattere proprio. Hill (George Francis). Catalogne of the Greek Coins of Cyprus. — London, 1904. — (Un voi. di pag. cxxxiv-iiq in-8°, con una tav. di caratteri ciprioti, una carta topogr. dell'isola, e 26 tav. in fototipia). E il più recente fra gli splendidi cataloghi delle monete greche del Museo Britannico. A dir vero, per un profano alla Numismatica, non ini- ziato quindi alla terminologia convenzionale della nostra scienza, il titolo di questo volume sarebbe fonte di meravi- glia, poiché sfogliando il testo lo vedrebbe irto di caratteri esotici (come sfogliando le tavole gli passerebbero sott'occhio molti ritratti d'imperatori romani). La serie numismatica descritta dallo Hill (esclusa benin- teso la parte che si riferisce alla dominazione romana in Cipro), è fra le più ardue e le più oscure; la relativa colle- zione del Museo Britannico è probabilmente la più ricca di esemplari che si conosca, ma il coscienzioso scrittore ha vo- luto inoltre completare i suoi studi ricorrendo ad impronte procuratesi da vari altri medaglieri d'Europa. I caratteri ciprioti inseriti nel testo, furono fusi apposi- tamente per questo bel volume ; in cui, come osserva il Prof. Kubitschek in un' estesa recensione pubblicata nella Numismatische Zeitschrift di Vienna, il benemerito Hill ha pure introdotto (rispetto ai precedenti volumi del Catalogo del Museo Britannico) una novità scientificamente importante, cioè l'indicazione del peso anche per le monete di bronzo. H Irseli (Jacob). Die nachgelassene Sammlung griechischer Milnzen eines bekannten Archàologen. — Munchen, 1905. — (Un ele- gante voi. di circa 300 pag. in-4 , con 58 tav. in fototipia). È un catalogo di vendita ; ma, per la cura grandissima con cui fu compilato dal Dott. Hirsch, e per la copia straor- dinaria e lo splendore delle tavole, acquista piuttosto il ca- rattere e l'efficacia di un trattato di Numismatica greca. 288 BIBLIOGRAFIA La raccolta descritta venne formata con oltre sessantanni di indefesse ricerche ; e con lo scopo di giungere a renderla possibilmente completa per tutte le regioni, talché ben poche sono le città che non vi siano rappresentate. Atene e Creta hanno nel volume una parte preponderante, ma anche l'Italia e la Sicilia vi figurano magnificamente. Kalirfeldt (M.). Die rómisch-sicilischen Munzen aus der Zeit der Republik. — (Un opusc. di pag. 120 in-8°, con 5 tav. in foto- tipia e con illustrazioni nel testo). - (Estr. dalla Revue suisse de numismatique, Ginevra, 1904). In questa, che sarà la prima sezione di una monografia tripartita dedicata alle monete repubblicane emesse fuor di Roma da magistrati romani, ma con carattere più o meno locale, l'egr. Colonn. Bahrfeldt ha riunito e studiato con la ben nota sua accuratezza un certo numero di pezzi (tutti in bronzo) che sinora furono descritti soltanto in via incidentale e isolatamente, cioè le monete romano-sicule. Dopo di aver accennato alla relativa letteratura, disse- minata nelle opere di Panata, Torremuzza, Landolina-Paternò, Salinas, nonché di Mommsen, Fr. Lenormant, Head, Imhoof- Blumer, Hill, Fa. ricorda due lavori speciali: quello di Klein, Die Verwaltungsbeamten von Sicilien und Sardinien (Bonna, 1878), e la Geschichte des sicilischen Munzwesens bis zur Zeit des Augustus, del compianto Adolfo Holm (X). Ricorda pure la Sylloge inscriptionum latinarum (Torino, 1875), m cui Garrucci dà un elenco dei Nummi in Sicilia cusi a leg- genda latina. Procede quindi alla descrizione sistematica delle monete, dividendole in quattro gruppi. Il primo ha quasi sempre nel I}1 il nome del magistrato oppure un simbolo, entro corona. Il secondo gruppo ha nel & la testa di Giove; nel 9' un guerriero con asta e patera, accostato dal nome (o mo- nogramma) del magistrato, e talvolta dal monogramma di Panormus. Il terzo gruppo è costituito da monete a leggenda latina, che appartengono senza dubbio alla Sicilia, ma non si pos- sono collocare nei due gruppi precedenti. Nel quarto gruppo, infine, Fa. ha raccolto una serie di (1) Nel voi. Ili della sua Geschichte Siciliens itn Alterthum (Lipsia, 1898). BIBLIOGRAFIA 289 monete, prive per lo più di qualsiasi leggenda, della mag- gior parte delle quali si può affermare con sicurezza che appartengano esse pure alla Sicilia, ma non che siano state emesse per autorità di magistrati romani. Talune di queste monete sono inedite. Maurice (Jules). Classification chronologique des émissions moné- taires de l'atelier de Lyon pendant la période constantinienne (3 5-337) • ~ (Un opusc. di pag. 90 in-8°, con 2 tavole in foto • incisione). — (Estr. d. Mémoires de la Société nationale des Antiquaires de France, Parigi, 1904). L'autore è noto pei suoi diligenti studi sulle emissioni monetarie delle diverse zecche dell'Impero durante il periodo costantiniano. Nella presente memoria egli tratta della zecca di Lione. Essa non era la principale delle Gallie, essendo molto meno importante di quella di Treviri ; non vi si coniarono che mo- nete di bronzo, per le quali il Sig. Maurice riconosce nove distinte emissioni. U ' iconographie par les me'dailles des empereurs romains de la fin du III e et du IV e siècles. — (Un opusc. di pag. 34 in 8°, con 3 tav. in fototipia). — (Estr. dalla Revue Numismatique, Parigi, 1904). Forma la seconda parte del lavoro pubblicato nell'auto- revole rivista francese, e comprende l'iconografia di Galeno, Severo e Massimino Daza. Pisani Dosai (Alberto). Verdesiacum. — (Un opusc. di pag. 26 in-8°, con 2 tav. e con illustrazioni nel testo). — (Estr. dal Bollettino della Società Pavese di Storia patria, 1905). In questa breve ma interessante memoria, il eh. Comm. Nob. Pisani Dossi rende conto degli scavi da lui intrapresi sul luogo dell'antico Verdesiaco (non lungi da Abbiategrasso). Vi si scoperse una necropoli, esaminata e descritta con tutta cura nella presente monografia ; gli oggetti colà rinvenuti si trovano oggi riuniti a Corbetta in casa Pisani Dossi. Nel- l'elenco, si accennano e talora si descrivono anche, diverse monete romane ; che furono classificate, per quanto il loro stato di conservazione lo permetteva, dal Comm. Francesco Gnecchi. 290 BIBLIOGRAFIA Cerrato (Giacinto). Note di Numismatica Sabauda: Un mezzo testone di Carlo li per Nizza. — (Un opusc. di pag. 4 in 8°, con disegno). — Estr. dal Bollettino di Numismatica, Milano, 1905). Con questo mezzo testone (inedito ed unico sinora, e in- discutibilmente di Nizza per le iniziali che reca della zecca e del maestro generale Guillod), l'a. corregge un'attribuzione di Domenico Promis, il quale, nelle Monete dei Reali di Sa- voia (voi. II, tav. XIX, n. 54) assegna a Nizza un mezzo testone che dev'esser uscito invece dall'officina di Borgo in Bressa. Une médaille savoyarde inèdite. — (Un opusc. di pag. 6 in-8°, con dis.). — (Estr. dalla Gazette numismatique, Bruxelles, 1905). Medaglia in bronzo (della collezione dell'a.), coi busti del duca Emanuele Filiberto e del giovane principe Carlo Emanuele. Reca la firma del medaglista piemontese Gian Maria Augustello, conosciuto sinora soltanto per una medaglia del Museo Britannico. Oiorcelli (Giuseppe). Una Zecca piemontese medioevale sconosciuta. — (Un opusc. di pag. 6 in-8°). — (Estr. dal Bollettino di Nu- mismatica, Milano, 1905). La nuova zecca è quella di Dego, " grossa terra posta " sulla riva sinistra della Bormida orientale, detta di Spigno, u lungo la strada che da Acqui conduce a Savona. Dego, " nel medioevo, faceva parte del Marchesato di Ponzone „. La importante comunicazione del Dott. Giorcelli tende a di- mostrare che Dego, e non Ponzone, fu la zecca di quei Marchesi. Papadopoli (Nicolò). Sebastiano Venier e le sue monete (1577- 1578). — Venezia (Tipografia Emiliana), 1905. — (Un opusc. di pag. 23 in 4 , con disegni). — (Per nozze Persico-Venier). È trascorso ormai più d'un decennio, dacché il nostro benemerito Presidente Conte Sen. Papadopoli pubblicava il primo volume dell'apprezzatissima sua opera: Le monete di Venezia descritte ed illustrate. Codesto primo volume com- prendeva il periodo " Dalle origini a Cristoforo Moro „ ; il BIBLIOGRAFIA 2(JI secondo, ch'è atteso con vivo desiderio dagli studiosi, e che trovasi fortunatamente già avanzato nella stampa, compren- derà il periodo * Da Nicolò Tron al principio del Sec. XVII „. Nell'occasione in cui la Contessa Sofia Persico, cugina del eh. autore, andava sposa al Conte Sebastiano Venier, omonimo e discendente del celebre Doge, il Sen. Papado- poli volle stralciare con gentile pensiero dal proprio lavoro in preparazione le pagine che si riferiscono al di lui princi- pato, formando con questa primizia un elegante opuscolo che commemorerà degnamente le cospicue nozze. " La mente elevata, il carattere intemerato, le virtù ■ civili e militari „ — così incomincia il Co. Papadopoli — - portarono Sebastiano Venier all'onore del principato, che * fu degno coronamento di una vita tutta spesa in servizio " della pafria. " Venezia, riavutasi appena dal flagello della peste in " cui erano perite numerose ed illustri vittime, aveva cele- * brato solennemente la liberazione dal morbo, decretando * l'erezione di un tempio al Redentore su progetto del Pal- * ladio, quando un furioso incendio del Palazzo Ducale di- " struggeva memorie preziose e tesori di storia e di arte. * Amareggiato da quest'ultima sventura, il vecchio Doge " moriva innanzi di aver compiuto il primo anno del suo " regno „. Poche e non comuni sono le monete di questo Prin- cipe „, prosegue l'a.; ma in realtà alle sue diligenti indagini riuscì di radunare la descrizione di 68 conii (7 per lo zecchino, 1 per il mezzo zecchino, 1 per il quarto di zecchino, 15 per il due lire, 8 per la lira, ben 29 per il sesino, 1 per il quat- trino, 3 per il mezzo quattrino, e 3 infine per l'unica osella che si abbia di quel Doge). Dessi (Vincenzo). Ricerche sull'origine dello stemma di Sassari e sugli stemmi dei Giudicati Sardi. — Sassari (Tipografia Ditta Giuseppe Dessi), 1905. — (Un opusc. di pag. 34 in-4 gr., con 2 tav.). Qualche anno fa, l'autore pubblicò una prima memoria sulla zecca di Sassari C 1 ); ora egli riprende a trattar l'argo- mento con maggior copia di materiali. Descrive anzitutto quattro varietà di minuti di Carlo V, tre delle quali sono rappresentate nella insigne Collezione di S. M. il Re, un'altra nella collezione Vidal Quadras y Ramon (1) V. la recensione in Rivista, 1899 (a pag. 271-72). 38 2CJG BIBLIOGRAFIA di Barcellona e in quella dell'a. Tutte recano lo scudo d'Aragona, la torre (arme di Sassari), e il nome dell' impe- ratore, ma differiscono nel resto delle leggende. La prima varietà le ha retrograde e confuse, nella seconda si legge chiaramente : CIVITÀS TVRITÀNÀ , nella terza : GAVINVS PROTVS, nella quarta : G-ÀVINV • . PR G-EN (codeste ultime leggende sono allusive ai SS. Gavino, Proto e Gianuario, martiri turritani). Il Cav. Dessi ribadisce poi le osservazioni documentate già da lui esposte nella citata sua memoria per dimostrare che l'arme antica di Sassari era veramente la sola torre ; egli riporta anche tre sigilli rinvenuti in quel territorio, i quali hanno appunto la torre come stemma. Né certo, osserva l'egr. nostro consocio, si ha bisogno, per sostenere tal tesi, di ricorrere all'argomento messo innanzi da uno scrittore del sec. XVII, il quale voleva ravvisare l'arme di Sassari nella torre o porta di campo che si vedeva su molti piccoli bronzi costantiniani trovati durante il restauro del porto di Torres ! Caspar (Erich). Roger II. (i 101-1154) und die Grilndung der normannisch-sicilischen Monarchie. — Innsbruck (Wagner), J904. — (Un voi. di pag. 652 in-8°). Quest'opera contiene anche un accenno alle intricate condizioni monetarie del regno Normanno, e ai tentativi di Ruggero II per dirimere la confusione di esse (pag. 26667). Capobiancht (Vincenzo). Le origini del peso gallico. — (Un opusc. di pag. 49, con fotoincisione). — (Estr. dall'Archivio della R. Società Romana di Storia patria, 1904). Il nome del Cav. Capobianchi è noto agli studiosi della numismatica medioevale, soprattutto per la diligente mono- grafia inserita nell'Archivio della Società Romana di Storia patria sotto il titolo modesto di: Appunti per servire all' or- dinamento delle monete coniate dal Senato di Roma dal 1184 al 14J9. Di lui la nostra Rivista ebbe già ad accogliere, anni sono, un'importante memoria metrologica (*), alla quale forma sèguito un altro lavoro ch'egli pubblicò nei Mélanges d'archeologie et d'histoire della Scuola Francese di Roma ( 2 ). (1) Pesi proporzionali desunti dai documenti della libra romana, me- rovingia e di Carlo Magno, Milano, 1892. (2) Les CAROLI PONDVS conservés en Italie, Paris-Rome, 1900. BIBLIOGRAFIA 293 L'opuscolo che abbiamo sott'occhio costituisce alla sua volta il complemento dei due studi metrologici testé accennati. Nel primo di essi l'a. dimostrava come nelle Gallie, sotto i Merovingi, si usassero contemporaneamente due lib- bre diverse: la u libra romana „ ed un'altra alquanto più pesante, ch'egli denominò " libra merovingia „. Codeste due libbre avrebbero cessato quando Carlo Magno ne creò una nuova, corrispondente a 16 oncie di libbra romana. Nel secondo, con la scorta dei campioni che recano la leggenda CAROLI PONDVS, l'a. concludeva che Carlo Magno non aveva creato un nuovo peso, come si credeva, ma bensì generalizzato il peso romano già in uso nelle Gallie. Nel terzo studio infine, eh' è contenuto nella presente memoria: Le origini del peso gallico, l'a., illustrando un campione ponderale in pietra rinvenuto nell'Aquitania, di- mostra che quella libbra in uso sotto i Merovingi la quale, soppressa da Carlo Magno per la generalizzazione della libbra romana, fu detta libra antiqua, è di remota origine gallica. Bordeaux (Paul). Les ateliers monétaires de Toulouse et de Pa- miers pendant la Ligue. — (Un opusc. di pag. 125 in-8°, con dis. nel testo). — (Estr. dalla Revue Numismatique, Parigi, 1905). Nel periodo agitato di tempo cui si riferisce l'autore, le monete recavano il nome di tre re di Francia, secondochè esse provenivano dall'una o dall'altra zecca. Le più nume- rose hanno per leggenda, dal 1589 in poi: Enrico IV, re di Francia e Navarra; — altre portano: Carlo X, re di Francia, titolo che sopravvisse fino al 1597 al cardinale di Borbone medesimo, morto nel 1590; — alcune infine, e sono le più rare, continuano sino al 1594 ad offrirci la effigie e la leg- genda di Enrico III, re di Francia e Polonia, benché questo sovrano fosse morto nel 1589. " Le regioni ribellatesi „ — osserva l'a. — * coniano * monete col nome di re defunti, perchè esse vogliono costi- ■ tuirsi a provincie indipendenti dal potere centrale, e perchè ■ esse considerano l'autorità d'un re come puramente no- " minale „. Alcuni fra i documenti pubblicati dal Sig. Bordeaux tendono appunto a dimostrare la verità di quest'asserzione, per la zecca di Tolosa. Altri curiosi documenti si riferiscono all'impianto del- l'officina di Pamiers, che Enrico IV aveva ordinato di aprire in sostituzione e in odio a quella di Tolosa, ma che proba- bilmente non ebbe mai a funzionare. 294 BIBLIOGRAFIA De Joiiglie (V e Witte (Alphonse). Deux monnaies liégeoises inédites de la col- lection de S. A. S. le due d' Arenberg. — (Un opusc. di pag. 8 in-8°, con disegni nel testo). — (Estr. dalla Revue belge de Numismatique, Bruxelles, 1905). La collezione del Duca d'Aremberg, a Brusselles, com- prende circa 2000 monete, medaglie e gettoni che si riferi- scono alla storia della sua famiglia. Nella memoria che ab- biamo dinanzi, il solerte Segretario della Società Reale del Belgio ne illustra due monete, l'una coniata da Guglielmo de la Marck (1482-84), figlio di Giovanni signore d'Aremberg e di Sedan, l'altra da Everardo de la Marck (148889), fra- tello di Everardo signore d'Aremberg ; le quali, pur appar- tenendo, come si vede, a quella serie, interessano la numi- smatica del Vescovato di Liegi. Hazerolle (F.). Les médailleurs francais du XV e siede au mi- lieu du XVII e . Tome troisième : Album. — Paris (Ernest Le- roux), 1904. — (Un voi. in 4 , di tav. 42 in fototipia). Nell'annata 1903 della presente Rivista (a pag. 492 -93) salutavamo la comparsa dei due volumi di testo della grande opera intrapresa dall'infaticabile Archivista della Zecca di Parigi, opera che forma parte della " Collection de docu- ments inédits sur l'histoire de France publiés par les soins BIBLIOGRAFIA 295 du Ministère de l'Instruction publique „. Richiamavamo allora l'attenzione sulla ingente copia di materiali e documenti, raccolta e disposta in ordine cronologico dal benemerito Mazerolle, e da lui corredata di preziose notizie storiche e d'una ricca bibliografia. Ora riceviamo V Album con cui si completa l'opera, e che in 42 tavole a fototipia riproduce una scelta di quasi 200 fra medaglie e gettoni, ordinati, per quanto era possi- bile, artista per artista. Ci sfila così dinanzi agli occhi, in rapida rassegna, la medaglistica francese, da' suoi rigidi primordi che richiamano la sfragistica medioevale, sino ai medaglioni monumentali di Guglielmo Dupré. Anche V Album è munito d'un indice accurato, per la rispondenza coi numeri del catalogo descrittivo delle medaglie e dei gettoni che costituisce il volume secondo dell'opera; e d'un indice per nomi di personaggi e medaglisti, per sog- getti, ecc. I>'All»on (Eugen Baron). Die Affaire Marschall. — Wien (Georg Szelinski), 1905. — (Un opusc. di pag. 60 in-4 , con illustrazioni). Quest'opuscolo tratteggia la rapida e brillante carriera artistica del giovane ma ormai già celebre scultore viennese Rodolfo Marschall, successore di Tautenhayn nella carica di medaglista della corte imperiale; e le amarezze che lo con- tristarono dopo la recente sua nomina a professore di Me- daglistica presso l'Accademia di Belle Arti. Le tavole di riproduzioni che accompagnano l'opuscolo sono dirette a sfatare l'accusa mossa a Marschall di essersi valso dell'opera altrui per il rovescio della sua medaglia " omaggio dell'infanzia „ pel giubileo dell'imperatore. Moyaux (Auguste). Les chemins de fer autrefois et aujourd'hui et leurs médailles commémoratives. Notice historique suivie d'un catalogue descriptif des médailles de tous les pays. — Bru xelles (Charles Dupriez), 1905. — (Un bel voi. di pag 262 picc. in folio, con 11 tav. in fototipia rappresentati medaglie e placchette). Ecco un volume interessantissimo per sé stesso, ma inoltre, come suol dirsi, di vera " attualità „ ; poiché non poteva uscire più opportunamente che ora, mentre si sta preparando in Milano la Esposizione internazionale dedicata appunto ai mezzi di trasporto. Come l'autore spiega nella briosa prefazione al suo libro, 296 BIBLIOGRAFIA il fondamento di questo è dato dal catalogo delle medaglie, che forma la seconda parte del volume; la prima (cioè la " No- tice historique sur les chemins de fer „) si è andata costi- tuendo con le note accumulate durante la formazione della raccolta di medaglie, note che furono poi coordinate, com- pletate, e arricchite d' illustrazioni, talvolta soltanto curiose, ma non di rado molto importanti dal punto di vista storico e tecnico. Sarebbe qui fuor di luogo l' intrattenerci sulla " Notice historique „, che dai primissimi tentativi ferroviari giunge sino al progetto della linea Parigi-Nuova York per lo Stretto di Behring ; diremo soltanto che anche in essa è fatta la dovuta parte all' Italia, sia nel testo che nelle illustrazioni. La parte sostanziale del libro è formata, come abbiamo detto, dal catalogo delle medaglie commemorative di strade ferrate. Esso occupa 150 pagine circa, del formato in-folio picc, e comprende un mezzo migliaio di numeri, cioè due terzi di più del catalogo pubblicato dal Cav. Augusto von Loehr nelle Mitteilungen des Clubs der Mùnz- und Medail- lenfreunde (Vienna, 1892-97). A questo proposito, l'a. osserva che, per quanto è a sua contezza, esistono soltanto tre pubblicazioni speciali de- dicate alla medaglistica ferroviaria, cioè quella generale del Cav. von Loehr (di gran lunga la più importante), quella di G. W. J. Potter: Railway Medals and Tokens (Brighton, 1901), concernente l'Inghilterra, e quella del nostro socio Ing. Carlo Clerici : Ponti, strade, ecc. in Italia, secondo le medaglie (Milano, 1901). Giova notare tuttavia che il presente catalogo dell' Ing. Moyaux non si limita a descrivere le sole medaglie che commemorino propriamente le ferrovie. Esso abbraccia tutti i monumenti numismatici (gettoni, monete, medaglie, plac- chette) che ricordino un avvenimento qualsiasi che abbia attinenza con la storia delle strade ferrate (concessioni, opere d'arte, inauguraziohi, giubilei) ; abbraccia inoltre quei ricordi medaglistici che furono emessi in onore di personaggi ap- partenenti al " mondo ferroviario „, purché tali ricordi non si riferiscano ad anniversari intimi o di famiglia, ma bensì a qualche particolarità della loro carriera. Il catalogo è così ripartito : Inghilterra e Colonie. Belgio. Stato Indipendente del Congo. Francia e Colonie. Svizzera. Italia. BIBLIOGRAFIA 297 Penisola Iberica : Spagna e Portogallo. Austria-Ungheria. Germania. Olanda e Colonie. Lussemburgo. Stati scandinavici : Svezia, Norvegia e Danimarca. Russia. Stati balcanici : Turchia, Rumenia e Bulgaria. America: Canada, Stati Uniti, Cuba, Messico, Guatemala, Equa- tore, Bolivia, Brasile, Perù, Chili, Repubblica Argentina. Le medaglie di ciascun riparto sono disposte in ordine cronologico, accuratamente e minutamente descritte, e spesso accompagnate da note esplicative e complementari utilissime. Ogni sezione geografica si apre con un riassunto della relativa storia ferroviaria : quello che si riferisce all' Italia incomincia da quando era smembrata e divisa, per giungere sino all'esercizio di stato che s' inaugura col i.° luglio del corr. anno 1905. E per restringerci appunto al nostro paese, diremo che le medaglie italiane descritte dall' Ing. Moyaux sono circa cinquanta, cominciando da quella per la ferrovia da Napoli a Nocera e Castellamare (1840) concessa da Ferdinando II ai fratelli Bayard de la Vingtrie. Questa prima medaglia, piccola e ottagonale, è anche riprodotta in fototipia in una delle tavole annesse al volume, insieme alla medaglia del 1843 per la ferrovia da Milano a Venezia, a quella di gran modulo per la linea da Napoli a Caserta (1846), e a quella, pure di gran modulo, per le feste inaugurali del traforo del Cenisio (1871). Comandili! (Alfredo). L'Italia nei Cento Anni del Secolo XIX, giorno per giorno illustrata. — Milano, Antonio Vallardi editore. Quell'inesauribile repertorio di date, di ricordi e di cu- riosità storiche ed aneddotiche, di documenti artistici e pa- triottici ch'è la pubblicazione del valente Dott. Comandini, prosegue con l'usato corredo d'illustrazioni numismatiche e, in ispecie, medaglistiche. Spigoliamo dalle due dispense più recenti : Dispensa 4S a (Dal i° genn. al i° ottobre 184J). — Medaglia data da Pio IX ai vigili di Roma. — Prima med. annuale di Pio IX, allusiva al collocamento delle statue dei SS. Pietro e Paolo appiè della gradi- nata esterna della Basii. Vaticana. — Med. coniata a Torino in onore di Vinc. Gioberti. — Med. conferita da Ferdin. II per la difesa contro gì' insorti di Messina. — Med. coniata in Milano per l' ingresso del- 298 BIBLIOGRAFIA l'Arciv. Romilli. — Med. coniata in Venezia per la visita dei dotti del IX Congresso a quell'arsenale (col busto di Dante). — Med. per la IX Riunione degli Scienziati Italiani (col busto di Marco Polo). Dispensa 4Ó a {Dall'ottobre 1847 al j marzo 1848). — Med. coniata nella zecca di Torino per sanzionare le riforme di Carlo Alberto (ot- tobre 1847). — ld. fatta coniare dalia Città di Novara. — Med. di To- rino a memoria della Lega Doganale. — Medaglie popolari coniate in Torino per la Lega Dog. fra Pio IX, Carlo Alberto e Leopoldo II. — Bozzetto di medaglione col busto dtll'Avv. G. B. Nazari di Treviglio (medagliere del venerando patriotta Sen. Camozzi-Vertova di Bergamo). — Rara medaglia coll'tffigie di Pio IX e di S. Galdino, portata in Mi- lano dai liberali (collez. dell' Ing. Carlo Clerici). — Med. commemorativa della rivoluz. di Sicilia. — Med. commemorante la largizione dtllo Sta- tuto agli Stati Sardi. Come si vede, il materiale numismatico disseminato nell'opera del eh. Dott. Comandini, frammezzo ai ritratti, alle vedute, alle riproduzioni di stampe, di autografi, di carte, di stemmi, d'insegne, di cimeli d'ogni fatta, è sì copioso ed interessante da assicurarle un posto affatto singolare fra le pubblicazioni odierne e un durevole valore di consultazione anche per le nostre ricerche speciali. Halkc (H.). Einleitung in das Studium der Numismatik. Dritte, vermehrte und verbesserte Auflage. — Berlin (Georg Reimer), 1905. — (Un voi. di pag. xm-219 in-8°, con 8 tav. in fotot. e con dis. nel testo). — (Prezzo 6 marchi). La * Introduzione allo studio della Numismatica „, di Halke, gode di un meritato favore in Germania. È un suc- cinto trattato che abbraccia tutte le diverse serie numisma- tiche, quantunque (com'è naturale) conceda uno spazio più largo alle monete tedesche. La II a edizione, uscita nel 1889, segnava già un note- vole miglioramento sulla I a (del 1882) ; ora poi, per cura della rinomata casa editrice Reimer di Berlino che ne as- sunse nel frattempo la pubblicazione, il libro di Halke ci si presenta per la III a volta, ancora accresciuto e migliorato ; vi troviamo aggiunto, fra l'altro, un capitolo sui metalli e sui sistemi monetari. Solone Ambrosoli. BIBLIOGRAFIA 299 Balletti (prof. Andrea), La B. Vergine della Ghiara nelle medaglie e nelle monete. Reggio-Emilia, tip. G. Bertoni, 1904, in-i6, p. 12. Studi e materiali di archeologia e numismatica, pubblicati per cura di Luigi Adriano Milani. Voi. III. Firenze, presso B. Seeber 1905, in-4 fig. Milani L. A. L'arte e la religione preellenica alla luce dei bronzi dell'antro Ideo cretese e dei monumenti hetei (seguito della parte 1); Karo G. Le oreficerie di Narce; Tosi T. Nuove rappresentanze del- l' Iliupersis ; Gabrici E. La numismatica di Augusto : studi di tipo- logia, cronologia e storia, II (La zecca imperiale di Lugdunum) ; Terzaghi N. Monumenti di Prometeo: studio esegetico; Patroni G. Basi alla Micenea in colonne italo-doriche ; Pernier L. Le armi di Vetulonia; Milani L. A. I Dattili d'Ilio, indigitamenta troiana: quadro generale ermeneutico di tutti i monumenti trovati a Troia ; Pel- legrini G. Siena, Museo Chigi : marmi, oreficerie, piombi, avori, ambre, vetri e smalti vitrei, gemme, monete; Milani L. A. Nota sul torques e i dischetti d'oro delle Casaccie nel Museo Chigi. Ricci {Serafino), La circolazione monetaria nella storia e nella pra- tica : conferenza inaugurale dell'anno scolastico 1904-1905 pronunciata la sera del 31 ottobre 1904 alla scuola di ragioneria e commercio Cavalli- Conti in Milano. Milano, tip. lit. Economica ditta A. Montorfano e G. Valcarenghi, 1904, in-8, pag. 50. De Marchi (Attilio), Passi scelti ad illustrare le Istituzioni religiose, politiche e militari di Roma antica, con commenti, introduzioni, appen- dici, carte ed illustrazioni. Milano, Vallardi, 1904, in-8. Neil 1 Appendice stanno 9 capitoli a sé : VII, Alcune notizie sulla moneta romana; IX; Le denominazioni (con 1 rispettivi ragguagli al valore odierno) delle misure e dei pesi romani. Ambrosoli (Solone), Medaglie del Petrarca nel R. Gabinetto Numi- smatico di Brera in Milano (Nella miscellanea nuziale Scherillo-Negri. Milano, U. Hoepli, 1904). L'ambrosino d'oro. Ricerche storico-numismatiche, con illu- strazioni e note (Seconda edizione). Milano, Cogliati, 1905. Babelon (Ern.) & Reinach (Th.), Recueil general des monnaies grecques d'Asie Mineure, commencé par feu W. H. Waddington I, 1. (Pont et Paphlagonie). Paris, Leroux, 1904, in-4, PP« 215 et 28 pi. Simonis (I.J, L'art du médailleur en Belgique. Nouvelles contribu- tions à l'étude de son histoire (seconde moitié du XVl e siècle). 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Num. d'Amburgo. — " La circolaz. mo- netaria nella storia e nella pratica „, conferenza del Prof. S. Ricci. — Lo commissione tecnico-artistica monetaria]. N. 2. — Febbraio 1905. Carrara (F.). Issa [Contin. — Con zincogr.]. — Giorcelli (G.) Una zecca piemontese medioevale sconosciuta. — Ricci (S.) La nuova zecca di Dego (Ponzone) [A proposito dell'art, preced. del Dott. Giorcelli]. — Del Corno (T.) Medaglia della Banca Popolare [Con fotoinc] — La Di- rezione. Medaglia annuale Verdiana [Con fotoinc.]. — Ricci (S.). Il grave problema della circolaz. internaz. delle mon. antiche. N. 3. — Marzo 1905. L. (L.). Contributi al Corpus delle falsificazioni : I. Le semi-falsifica- zioni [Con fotoinc.]. II. Gran bronzo " inedito „ di Macrino. — Pe- rini (Q.). Il ripostiglio di Cai ribollo (presso Mar ostica") [Matapani di Ve- nezia e di Serbia ; grosso di Brescia coi tre santi, grossi aquilini e tirolini di Merano e Mantova [Con zincografia]. — Ricci (S.) e Grassi Grassi (A.). Intorno alle presunte monete dei Chiaramonte. — Sgul- mero (P.). Due bronzi di Pio VI {varietà inedite). — Notizie varie [Corso di Num. greca alla R. Univ. di Pavia, inaugur. dal Prof. S. Ricci. — 11 Corpus delle mon. tolemaiche, di Svoronos. — Il Congr. internaz. di Archeol. in Atene]. BIBLIOGRAFIA 303 N. 4. — Aprile 1905. Carrara (F.). Issa [Contin. e fine]. — Perini. Il rip. di Carribollo [Contin. e fine. — Con zincografia]. — Cerrato (G.). Nota di Numi- smatica Sabauda: Un mezzo testone di Carlo II per Nizza [Con zinco- grafia]. N. 5. - Maggio 1905. Simonetti. Numismatica della Magna Grecia [Contin.]. — Monti e Laffranchi. La data di coniazione delle monete di Elena nella zecca di Antiochia [Con fotoincisioni]. — L. (L.). Correzione all'art. " Sulle fal- sifìcaz. imp. rom. „. — Ricci (S.). Medaglistica : La medaglia-ricordo del Traforo del Sempione [Con fotoinc] ; La med. del Circolo artist. di Trieste al Prof. Lorenzoni ; La med. d'oro dell' Esposiz. di Venezia, ecc. — Atti del Circ. Num. Milanese. — Notizie varie [Ritrovamenti di monete. — Il catal. di una notev. collez. di mon. greche, compilato dal Dottor Hirsch, ecc.]. N. 6. — Giugno 1905. Ricci (S.). L'argentatura delle monete antiche. — Grillo (G.). Mo- nete inedite e corrette di Castiglione delle Stiviere [Con tavola]. — L. (L.). Bibliografia numismatica romana [Recens. delle pubblicaz. di Leon Homo e Jules Maurice]. — Ricci. Bibliografia numismatica e medaglistica varia. — Mattoi (E.). Uua rarissima medaglia a Gaetano Donizelti [Eseguita a Parigi nel 1852. — Con fotoincisione]. — Notizie varie [Doni al Museo Archeol. di Siracusa. — La collez. di mon. rom. del Municipio di Mi- lano, ecc.]. — Necrologio. — Doni al Circolo. Rassegna Numismatica, diretta da Furio Lenzi. Orbetello. Anno II. Num. 1. — Gennaio 1905. Lenzi. Ricominciando. — Falchi (I.). Su la riduzione in peso dell'asse romano e l'usura in Roma nel IV e V Sec. av. G. C. [Continuaz.]. — L. (F.). Correzioni all'ultima ediz. della Guida Gnecchi. — Rassegna dei periodici. — Rass. medaglistica. — Recensioni. — Varietà. — Nella scienza e nella vita. Num. 2. — Marzo 1905. La Rass. Num. A quelli di lassù. — Falchi. Su la riduz. in peso dell'asse rom. ecc. [Contin. e fine]. — Piccione (M.). Un aureo di Pompeo. II. — L. (F.). Note di Numismatica pontificia. Ili : Clemente VII e I J aolo IV. — Spigardi (A.). Spigolature d'archivio — Fiaschi (D.). No- tizie istoriche della R. Zecca di Firenze. — Recensioni [Cenno intorno all'opera di R. Del Rosso : Pesche e peschiere antiche e moderne del- l'Etruria marittima (Firenze, 1905), accompagnato da una tav. di mo- 304 BIBLIOGRAFIA nete dell' Etruria con emblemi marini]. — Rassegna medaglistica [Con disegno]. — Varietà [Gli scavi intorno alla Torre spagnuola presso Or- betello; vi si rinvennero anche molte mon. imperiali]. — Sommari. — Monete in vendita [Elenco di mon. ital. per i principianti, coi prezzi segnati]. Num. 3. — Maggio 1905. Eddé. Ce que contenait le trésor d'Aboukir. — Dattari (G.). Le mo- nete cosidette " imbiancate „ oppure " stagnate „. — Fiaschi. Notizie isto- riente della R. Zecca di Firenze [Continuaz.]. — Barabesi (R.). Biblio- grafia numism. della prov. di Grosseto. — Stettiner (P.). Una medaglia in onore di Guglielmo Marconi [Offertagli dalla Città di Bologna. Di questa med. furono eseguiti : un esempi, in oro, quattro in arg. dor. e dugento in br. Il fi? reca il busto del celebre inventore; il £# un genio assiso, con la legg. : FULGURA PRAEVERTENS VACUAMI VOX PERMEAT ÀETHRAM* — Con fotoincisione]. — L. (F.). Recensioni [Pubblicaz. di Ambrosoli, Perini, ecc.], — Varietà. — Sommari. Revue Numismatique, dirigée par G. Schlumberger, E. Babelon, A. Blanchet {Secrétaire de la Rédaction: A. Dieudonné). Paris, chez Rollin et Feuardent; 4, rue de Louvois. Quatrième sèrie. — Tome neuvième. — Premier trimestre 19x35. Jameson (R.). Quelques pieces de la sèrie des Séleucides. — Foville (J. de). Un scarabée archaìque et les monnaies archai'ques de Thasos [Con di- segni nel testo]. — Barthélemy (A. de). Numismatique Clunisienne [Ar- ticolo postumo del compianto Nestore de' numismatici francesi. " M. de Barthélemy „ — annotano i redattori del periodico — " n'a pas revu les épreuves de cet article, le dernier sorti de sa piume. „]. — Bor- deaux (P.). Les ateliers monétaires de Toulouse et de Pamiers pendant la ligue [Continuazione e fine]. — Dieudonné. Choix de monnaies et mé- dailles du Cabinet de France [Continuaz. — Monete della Magna Grecia. — Con tavola in fototipia : Mon. di Nola, Nuceria Alfaterna, Suessa, Teano, Arpi, Teate, Taranto]. — Mélanges et documents (Mowat: D'un recueil general des monnaies antiques. — Raimbault : La charte du Par- lement general des monnayeurs du sermenl de l'Empire tenu à Avi- gnon en 1349). — Chronique [Notizie riassuntive del Sig. Blanchet sulle recenti scoperte di ripostigli. Il rip. di Carbonara presso Bari; il rip. di Castelletto-Stura, descritto dal Prof. Seraf. Ricci. Interessante Tesoretto scoperto a Lalbenque (Lot), composto di 200 e più mon. d'oro del principio del sec. XVI, fra le quali alcuni fiorini di Firenze e zec- chini di Venezia, uno di Rodi, ecc. Formavano parte del tesoretto anche due mon. d'arg., un testone milan. di Gal. M. Sforza e uno di Giangal. M. per Genova. — Notizie, redatte dal Sig. Dieudonné, intorno alle ven- dite recenti più notevoli. La collez. Pogge, venduta all'asta a Franco- forte dalla Casa Hamburger. Lo scudo di Giambatt. Spinola per Ver- BIBLIOGRAFIA 305 gagni, che apparteneva a quella collez., raggiunse i 2000 marchi. Un esempi, della magnif. med. di Hans Reinhart, con la Trinità nel /& e una cartella sostenuta da due angeli nel R), toccò il prezzo di 3,780 marchi. La collez. Trau, venduta a Vienna dai Sigg. Egger. Una med. di Leonello d'Este, del Pisanello, raggiunse quasi le 2000 lire; una d' Isotta, di Matteo de' Pasti, e una del Pastorino, il mezzo migliaio di lire, ecc. — Urna dei giuochi o tiara? Art. del Sig. Dieudonnè, a pro- posito di un' ipotesi formulata da Dressel e Zahn, e implicitam. accet- tata da Wroth. — Monete di Pacaziano ; nota del Sig. Blanchet. — Le pubblicazioni della " Société des Antiquaires de France „. — Gli acquisti del Gab. Num. di Berlino. — Le nuove med. frane. — Il Congresso di Liegi per la riproduz. dei manoscr., delle mon. e dei sigilli. — Il Congr. internaz. d'Archeol. di Atene. — Il monum. a Bartol. Borghesi, a S. Marino. — Il nuovo gr. sigillo di Francia, ordinato al capo incisore Vernon. La terza Repubblica si è servita sinora del gr. sigillo della Rep. del 1848]. — Bulle fin bibliographique [Schreiber, Sludien ùber das Bildniss Alex, des Grossen. Recens. di Babelon. — Strack, Der Mùnz- fund auf den Sels'schen Ziegeleien bei Ntuss. Mon. romane, galliche, gallo-romane, ecc., descritte e commentate. — Codrington, A Manual of Musalman numismatics. — Mazerolle, Les médailleurs francais. Re- cens. del Sig. Jean de Foville. — Bibliographie métodique : Périodiques et publications diverses. Spoglio per del cura Sig. Blanchet]. — Procès- verbaux de la Société francaise de numismatique [Con disegni nel testo]. Bulletin international de Numismatique, publié sous les auspkes de la Société Francaise de Numismatique et dirige par Adrien Blanchet. — Paris, Ernest Leroux, Editeur, 28, rue Bonaparte (VP). Tome troisième (1904). — N. 4. Notices (Dieudonnè : Une monnaie de Perga au tyPe du croissant [Con disegno]. — A propos de la loi italienne sur l'exportation des objets d'art [Il Sig. Blanchet conclude : "Il y a évidemment dans les deux " canips, — libre-échangistes et protectionnistes des objets d'art, — des " partisans convaincus et qui s'intéressent à la grandeur de leurs pays, " bien que se placant à un point de vue différent. Quelle que soit ■ l'opinion préférée, il faut bien admettre que la loi italienne ne pourra " jamais empècher l'exportation des monnaies antiques „]). — Trouvailles [Ripost, di S. Adriano, presso Roma : monete dei tempi d'Augusto. — Rip. di Stromberg, tra Coblenza e Magonza : 500 picc. br. dell'epoca costantiniana. — Picc. rip. di mon. rora., scoperto a Parigi, in piazza del Pantheon. Una apparteneva a Quintillo. — Rip. d' un migliaio circa di denari carolingi, rinvenuto nell'Allier. — 11 tesoretto di San- dersleben (Sassonia) : mon. d'arg. medioev. ted., più d'un migliaio. — Rip. di Edelsthal, presso Presburgo : 2000 pezzi circa, austriaci, bava- resi, ecc. Il tesoretto dev'essere stato nascosto verso il 1470. — Rip. di mon. medioev., di Virzburgo, Bamberga, della Turingia, ecc., scoperto 306 bibliografia a Schleusingen. Trovasi ora per la maggior parte al Gab. ducale di Gotha. — Gr. ripostiglio, trovato a Iena, di 5000 pezzi ; per la mass, parte, grossi di Misnia, che risalgono al principio del sec. XV. — 11 rip. di Razuns, nei Grigioni (descritto da Fritz von Jecklin ed Ercole Gnecchi in questa stessa Rivista)]. — Sociétés [Sedute della Soc. Frane, di Num., della R. Soc. Belga, della R. Soc. di Londra e della Soc. Num. Britanna, della Soc. di Berlino, del Circolo di Norimberga, della Soc. Svizz. e della Soc. Neerlandese. Notevole particolarmente la lettura di Sir John Evans, alla R. Soc. londinese, intorno a 36 mon. di Carausio appartenenti alla sua collezione]. — Musées [Dono di 25,000 marchi al Gab. num. di Monaco di Baviera, per acquisti di monete e medaglie. — Il Museo germanico di Norimberga ha ricevuto dall' imperat. d'Au- stria 2000 corone per acquisti di medaglie che si riferiscano alla casa di Austria-Lorena. — Vendita della collez. de Somzée : med. dei se- coli XV-XVIII]. — Nouvelles diverses [Il corso di Num. del Prof. Babe- lon al " Coliège de France „. — Il nuovo Circolo Num. d'Amburgo. — Il distintivo del Congr. internaz. d' igiene dei lavoratori : consisteva in una riduz. della placch. di Lefebvre che rappresenta nel (& l'Igiene e l'Architettura in atto di concertarsi per tracciare dei progetti di abi- tazioni salubri, nel ^ il ritorno del lavoratore alla sua casetta risanata e resa lieta da piantagioni. — Placch., di Greg. Calvet, offerta a Del- cassé; reca il busto del ministro, e la figura della Repubbl. che pre- senta due spade le quali si trasformano in un ramo d'ulivo. — Placch. di Carlo Seffher pel centenario di Schiller. — Placch. in onore del filo- sofo nonagenario Edoardo Zeller]. — Bibliographie. Bulletin de numismatique. Rédaction et Expédition: Vve Raymond Serrure, 19, Rue des Petits-Champs, Paris. IX* volume. — 7*-8 e bvraison. — Novembre-décembre 1904. Correspondance numismatique. — Blanchet (A.). Documents numis- matiques concernant Versailles [Con disegni nel testo]. — Bibliographie (Perini, Di alcuni ripostigli di monete medioevali. — Castellane (C te de), Le gros tournois de Charles d'Anjou. — Joùbert, Victor- Emmanuel III numismate. — Piccione, Un aureo vetrificato. — Lo stesso, Le monete sub-erate. Le monete di Uranio. Un aureo di Pompeo). — Revue des Revues. — Lectures [Una medaglia di Alfonso XI il, in commtmoraz. del suo giuramento alla Costituzione. — Le med. della Rinascenza nella collez. Dutuit. — La produz. della Zecca di Parigi nel 1904; richiese complessivamente, 649,300 chilogr. di metallo. — La collez. del D. r Storer di Newport (St. Uniti). Com'è noto, è una raccolta speciale di medaglie, tessere, gettoni, ecc. che si riferiscono alla Medicina e alla Chirurgia. Il proprietario ne fece dono, qualche anno fa, alla Biblioteca medica di Boston, in memoria del proprio padre che iniziò la raccolta più di cinquant'anni or sono. — La quistione dell'esportazione degli oggetti d'arte e la Soc. Num. Italiana]. — Médailles nouvelles [La med. in onore BIBLIOGRAFIA 307 di Bened. Tissier, m. in Egitto, vittima della scienza; la med. per la Società di Oceanografìa. — Il nuovo gr. sigillo di Francia, di Vernon. Rappresenta, contrariamente all'uso, la testa della Repubblica di pro- spetto, non di profilo. — La placchetta della ■ Société des Gens de Lettres „. Nel & ha una composizione allegorica : La pensée anime l'univers. Nel R) una cartella per il nome, sormontata da una fiaccola, con altri attributi. — La med. per la Banca commerc. ital.]. — Trou- vailles. — Sociétés [Comunicaz. di Babelon all'Accademia delle Iscrizioni, intorno alle origini della moneta ateniese. — Il nuovo Circolo Num. Amburghese]. — Catalogne de livres et brochures de numismatique [in vendita, a prezzi segnati]. Revue belge de numismatique, publiée sous les auspices de la So- ciété Royale de numismatique. Directeurs: V te B. de Jonghe, C te Th. de Limburg-Stirum et A. de Witte. — Bruxelles, J. Goemaere, Imp. du Roi, Edit. 1905. — Soixante et unième année. — Première livraison. Forrer (L.). Les signatures des graveurs sur les médailles grecques [Continuaz. — Con disegni e fotoincisioni nel testo]. — Jonghe (De). Un denier noir frappé à Ypres, par Gui de Dampierre, comte de Fiandre (1280- I J°S) [Con dis.]. — Bernays (Ed.) Un demi-gros de Jean de Bavière, due de Luxembourg, 1418-142J (Trouvaille de Heiligkreus) [Con disegni]. — Vanden Broeck (Ed.). Numismatique bruxelloise: Les jetons des seigneurs- irésoriers de Bruxelles au XVll e siede (1620-1698) [Con tavola]. — Bor- deaux (P.) Jelon franco allemand de la première république et méreaux mayencais contremarqués de 1792 à 181 4 [Con dis.]. — Peny (E.). Jetons et méreaux de charbonnages: Hainaut (IP partie) [Con tavola, e con disegni nel testo]. — Hamal-Mouton. Médaillon et décorations liégeois, 1789 et 1794 [Con tavola]. — Mélanges [Aggiunte d\Y Essai sur les jetons et méd. de mines francaises del Sig. Florange. — Cenno del Visconte de Jonghe suW'Allg. Mùnskunde des Mittelalters del Prof. Luschin von Ebengreuth. — Il Corpus delle mon. tolemaiche, di Svoronos. — Som- marii dei periodici di Numismatica]. — Société royale de Numismatique [Elenco delle pubblicaz. ricevute nel 4 trimestre 1904, ecc.]. — (Con numerazione separata: medaglie attinenti al regno di Leopoldo II, con 3 tav. in fototipia. Notiamo la med. in onore di Vanden Broeck, la plac- chetta Bruxelles pori de mer, la pi. commemor. dell' inauguraz. del pa- lazzo di città di Saint-Gilles, la med. del Congresso archeolog. di Mons, 1904, quella per la rappres. dell' " Anello del Nibelungo „ al Teatro della Monnaie di Brusselles, la med. pel Congr. dei Fisiologi, 1904, rap- presentante Andrea Vesalio, ecc.). Deuxième livraison. Forrer. Les signatures de graveurs sur les monnaies grecques. [Contin. — Con tavola, e con fotoincisioni e disegni nel testo]. — Du- 308 BIBLIOGRAFIA xiLH (E.-D.-J.). Une trouvaille de 191 monnaies d'or byzantines et d'une pièce dargent [Con disegni]. — Bernays. Un timbez de Guillaume li, comte de Nantur {1301-1418) [Con dis.]. — De Witte. Deux monn. lie- geoises ined. de la coli, de S. A. S. le due d' Arenberg [Con disegni]. — Vanden Broeck. Numismatique bruxelloise : Les jetons des seigneurs- trésoriers de Bruxelles (deuxième art.) [Con tavola]. — Bordeaux (P.). Jeton franco-allemand, etc. [Contin. e fine. — Con disegni]. — Peny. Jetons et méreaux de charbonnages (HI 4 partie) [Con 3 tav., e con foto- incisione nel testo]. — Alvin (F.). Contributions à la sigillographie na- lionate (premier article) [Sigilli conservati nel Gab. Num. di Bruxelles. — Con tavola, e con disegno nel testo], — Necrologie (Teixeira de Aragào. — Morin-Pons. — Van Even). — Mélanges [Operazioni eseguite alla Zecca di Bruxelles nel 1904: cambii e rifondite, coniazioni, riproduz. di conii, ecc. — Decreto reale del 14 giugno 1904, che stabilisce il tipo delle nuove mon. belghe da 2 fr. e da 1 fr. (con fotoincis.). — Le prime mon. del nuovo regno di Serbia, coniate in Ungheria, nella zecca di Kremnitz : sono pezzi da 5 franchi con le effigi accollate di Karagiorgio e Pietro I. — Modificaz. del pezzo frane, da 25 centes. — Il sistema monet. della Rep. di Panama. L'unità monet. sarà il balboa, moneta d'oro equival. al dollaro degli S. U. — La Colombia adotta per unità il peso d'oro, equivalente anch'esso al dollaro americano. — Il gover. giapponese sopprime la monetaz. a base argentea che vigeva tuttora nell'isola di Formosa, sostituendovi col i° luglio 1904 quella a base aurea. — Recens. del Sig. De Witte sulla parte 2 a dell'opera di Simonis: L'art du médailleur en Belgique. — Cenni sulla 3 a ediz. del man. di Halke e sull'atlante di medaglie frane, a corredo dell'opera di Mazerolle. — Le medaglie dell' Esposiz. di Liegi. — La sezione belga della " Soc. Batavo-Belga degli amici della med. d'arte „. — Recens. del Visc. de Jonghe sul Traile des monnaies gauloises di Ad. Blanchet. — Il Corpus delle mon. tolem., di Svoronos. — La Medaglietta del Petrarca, per le feste di Padova. — La med. per auguri di capodanno, di Paolo Fisch, incisore a Brusselles. — La med. pel 75 anniv. dell'indipendenza belga. Fu posta a concorso fra una ventina di medaglisti. — Vendita di mon. med., gettoni e tessere, provenienti dalle collez. del Cav. van Eersel e del Sig. Reychler, a Brusselles ; un quarto di statere d'oro di Tolomeo Sotere raggiunse i 105 fr.; uno stat. d'oro di Alessandro i no fr.; un tetradr. di Lisimaco, di bello stile, i 75 ; un aureo di Nerone (IVPITER CVSTOS), 105 fr. — Sommarii dei periodici]. — Société royale de Nu- mismatique [Elenco delle pubblicaz. rie. dalla Soc. durante il i° trime- stre 1905, ecc.]. Tijdschrift van het Koninklijken Nederlandsch Genootschap voor Munt- en Penningkunde. — Amsterdam, Johannes Muller. i3 e Jaargang. — 1905. — [Dispense i a e a B ]. Wigersma (S.). Iets over Wigle van Aytta van Zwichum, zijne munt- eli penningverzameling en de gedenkpenningen met zijne beeltenis [Con BIBLIOGRAFIA 309 ritratto e vedute, e con 2 tav. in fototipia riproducenti medaglie del sec. XVI]. — Zwierzina (W. K. F.). Nederlandsche penningen 1864-1898. Deel II : 1879-1890 [Continuaz. — Con tavola in fotot.]. — Sillem (J. A.). De Cameraarsrekeningen vari Deventer (ijjj-ijjó). — Sassen (A.). Mijn goed recht tegenover Mr. Sillem gehandhaafd. — Faddegon (J. M.). No- tice sur les Cauris [Interessanti ricerche sulle conchiglie-moneta]. — In memoriam (J. A. van der Chijs). — Ter Gow (J. E.). De munì in de volkstaal. IV. — Gemengde berichten [Prove di zecca della Rep. Batava, del 1799. — Vendita della collez. Stephanik di Amsterdam. — Pic- chetta in onore della regina-madre Emma. — Curiosità numismatiche e bibliografiche, ecc. — Sommarii dei periodici]. Zeitschrift fur Numismatik, herausgegeben von H. Dannenberg, H. Dressel, J. Menadier. Berlin, Weidmannsche Buchhandlung, 1905. XXV. Band. — Heft 1 und 2. Gaebler (H.). Zur Mùnzkunde Makedoniens. V [Con 3 tav. in foto- tipia]. — Regling (K.J. Zur griechischen Miìnzkunde. IV [Thera. — Bithynium (-Claudiopolis). — Lycia]. — Weil (R.). Das Mùnzmonopol Athens im ersten attischen Seebund [Con 2 fotoincis. nel testo]. — Dan- nenberg. Der Denarfund von Polna. — Lo stesso. Noch drei estimisene Denarfunde [Con disegni]. — Kirsch (Th.). Der Miinzfund zu Schalke. Beitrag zur mittelalter lichen Miìnzkunde der Grafschaft Mark [Con ta- vola in fototipia], — Maurice (J.). L'atelier monétaire de Cyzique pendant la période Constantinienne [Con 2 tav. in fotot.]. — Literatur [Luschin von Ebengreuth, Allg. Miìnzkunde und Geldgesch. d. Mittelalt. u. d. neueren Zeit. — Halke, Einleitung in das Studium der Numismatik, 3* ediz.]. — Sitzungsberichte der Numismatischen Gesellschaft zu Ber- lin. 1904. Mitteilungen der Bayerischen Numismatischen Gesellschaft. Herausgegeben von deren Redactions-Comité (J. V. Kull, H. Riederer, Prof. Dr. H. Riggauer). Munchen, Selbstverlag der B. N. G. XXIV. Jahrgang. — 1905. Pachinger (A. M.). Medaillen von Peter und Paul Seel und diesen verwandten Meistern [Con 4 tav. in fototipia, rappresentanti medaglie di devozione]. — Lo stesso. Unedierte Medaillen auf bayerische Wall- fahrtsorte, Kirchen und Klòsier [Con tavola in fotot.]. — Kull. Die Denkmùnzen der Grafen von Wolfstein [Con disegno nel testo]. — Och (F.). Ueber eine bisher unbekannte silberne Portràt-Medaille des Bisium Speyer [Con fotoincisione]. — Friesenegger (Msgr. J. M.). Ueber Ulrichs- kreuze [Con disegno, e con tavola in fototipia]. — Literatur [Pubblica- zioni di Luschin von Ebengreuth, Halke e Schulte]. >IO BIBLIOGRAFIA Numismatische ZeitSChrift, herausgegeben von der Numismatischen Gesellschaft in Wien, durch deren Redactions-Comité. XXXVI. Band. — 1904. Willers (H.). Italische Bronze-barren aus der letzten Zeit des Roh- kupfergeldes [Con disegni e fotoincisioni nel testo]. — Markl (A.). Die Reichsmùnzstàtte in Serdica. — Zambaur (E. von). Contributions à la Numismatique orientale : Monnaies inédites ou rares des Dynasties mu- sulmanes de la collection de l'auteur [Con tavola in fototipia]. — Dan- nenberg (H.). Die àltesten Mùnzen Ostsachsens [Con 2 tav.]. — Fiala (F.). Die àltesten Rait-pfennige Joachimstals [Continuazione. — Con tavola in fotot.]. — Domanig (K.). Josef Tautenhayn senior, k. und k. Kammerme- dailleur [Con io tav. in fotot., con fotoincisioni nel testo, e col ritratto del medaglista]. — Franz Tran [Necrologio, dovuto alla penna del Dott. Scholz. — Con ritratto]. — Numismatische Literatur [Hill, A Ca- talogne 0/ the Greek coins of Cyprus. Estesa e particolareggiata recen- sione del Prof. Kubitschek. — Petrowicz, Sammlung Petrowicz : Arsa- cidenmùnzen. — Luschin von Ebengreuth, Allg. Mùnzkunde u. Geldgesch. d. Mittelalt. u. d. neuer. Zeit. Recens. del Cav. von Ernst. — Schròtter, Das preuss. Mùnzwesen im 18. Jahrhundert. Diffusa recens. di Ernst. — Fiala, Mùnzen u. Medaillen der Welfischen Lande. Id. — Bahrfeld (E.), Die Mùnzen- u. Medaillensammlung in der Marienburg, (IL Band). Id. — Forrer, Biograph. Dictionary of Medallists (Voi. II). Cenno del Dottor Scholz. — Meili, O mejo circolante no Brazil (Parte III). Cenno di Ernst]. — Bramsen, Médailler Napolèon le Grand ou description des médailles, clichés, repoussés et médailles-décorations relatives aux affair es de la France pendant le Consulat et l'Empire (Première partie). Recens. dello stesso Cav. von Ernst. — Katal. d. Mùnzen- u. Medaillen-Stempel-Sammlung d. k. k. Hauptmùnzamtes in Wien (III. Band). Id. — Rohde, Kollection Ernst Prinz zu Windisch-Gràtz : Mùnzen d. byzant. Kaiserreiches. — Fiala, Koll. Ernst Pr. zu W.-Gràtz : Mùnzen u. Medaillen von Deutschl. u. d. Schweiz. — " Orientalische Numismatik „. Sotto questo titolo sono rag- gruppate molte recens. dovute al Cap. Edoardo von Zambaur, specia- lista per tali studi]. — Jahresbericht der Num. Gesellschaft ùber das Jahr 1904. Monatsblatt der numismatischen Gesellschaft in "Wien (Verant- wortlicher Schriftleiter: Prof. Adolf Friedrich). Universitatsplatz, 2. Nr. 258. — Janner 1905. Markl (A.) Weder Mediolanum, noch Ticinum, sondern Tarraco [Con- tinuaz. e fine]. — Mùnzfunde [Il ripostiglio di Spital (mon. rom.). [Un raro testone di Siro d'Austria, principe di Correggio, rinvenuto a Sierring, nell'Austria Super.; esso, — come osserva il Sig. Schmidel, cui si deve questa notizia, — è identico all'esempi, riportato al n. 1095 della tav. VII del Catal. Gnecchi]. — Besprechungen. — Verschiedenes [Necrol. di E. Foest. BIBLIOGRAFIA 3II — Le placch. di capodanno d'Arturo Krupp e di Bachofen von Echt. — Le nuove mon. belghe da 2 e da i fr. — Le med. per l' Esposiz. di Liegi (1905). — Placch. ordinata dal Gov. belga per ricordare i nomi dei donatori di una statua di Settimio Severo, acquistata da alcuni me- cenati alla vendita Somzée di Brusselles e da essi destinata al Museo Reale. La placch. è opera del valente medaglista Devreese, di cui ab- biamo parlato piuttosto diffusamente lo scorso anno. — Coniazioni di meda- glie nella zecca di Londra. Nello scorso anno essa produsse ben 210,462 med., per la maggior parte di commissione privata. Le med. ufficiali comprendevano quella commemor. della defunta regina Vittoria, quelle •consuete di premio per Società scientifiche, per il " Board of Trade „, pei cadetti di Sandhurst, Woolwich e del R. Coli. Brit. di Marina. Fu inoltre coniata una nuova med. pel servizio di trasporto marittimo; essa reca nel J& il busto del re in uniforme di marina, e nel I# un grande piroscafo, tra i cinque continenti distribuiti nel campo. La legg. è: OB PATRIAM MILITIBVS PER MARE TRÀNSVECTIS ADIVTÀM]. Nr. 259. — Februar 1905. Generalversammlung der Wiener num. Gesellschaft ani 25. Jdnner ipoj [L'assemblea, fra l'altro, nominò soci corrispondenti i Sigg. Blanchet, De la Tour, Dieudonné, Maurice, Mowat, Grueber, Wroth, Hill, Weber (d'Amburgo), Jòrgensen (di Copenaghen)]. — Besprechungen [Von Hófken. Numismatische Denkmale auf den Protestantismus in Oesterreich (Im- portante anche per le notizie storiche ond'è accompagnata quasi ogni singola descrizione delle medaglie pubblicate). — Fiala, Miinzen und Medaillen der Welfischen Lande. — Halke, Etnleitung in das Studium der Numismaiik (3* ediz.) — Bramsen, Médailler Napoléon le Grand. Première partie : 1799-1809]. — Verschiedenes [Necrol. di A. de Barthé- lemy, F. Trau ed E. Schott. — Placch. di Hujer pel 50 anno di servizio del Consigl. Cav. von Kamler, direttore delle Poste e dei Telegrafi in Vienna, i — Med. di premio pel Consorzio dei Fabbricanti di macchine e dei Meccanici di Vienna. È lavoro anch'essa del giovane ma valente medaglista Hujer, e reca al <£?, nel campo incavato, una mezza figura d'Archimede]. Nr. 260. — Màrz 1905. Zambaur (E. von). Unedierte orientalische Miinzen. — Vorstandssitzung vom 8. Màrz ipoj [11 Prof. Kubitschek richiama l'attenzione del Consi- glio sulle recenti disposizioni del Gov. Italiano circa le collez. numi- smatiche, in quanto riguarda specialmente le prescrizioni doganali]. — Miinzf unde [Mon. romane trovate nell'Austria Super.; notizie comuni- cate dal Sig. Schmidel]. — Verschiedenes [Med. di Schopenhauer, del Prof. Rod. Mayer, al quale si devono altre med. di Goethe, Schiller, Liszt, Beethoven, Wagner, ecc. — Med. per l'inauguraz. del monum. a Pietro Tunner, fondatore dell'Accademia mineraria. — La quistione della esportaz. delle mon. antiche e la Soc. Num. Italiana]. 312 BIBLIOGRAFIA Nr. 261-262. — April-Mai 1905. Zambaur. Uned. orientai. Mùnzen [Continuaz.] — Ordenti. Versamml. d. W. nunt. Gesallschaft am 22. Mdrz igoj [Il Prof. Kubitschek comu- nica all'assemblea le recenti disposiz. governative italiane, rilevando che esse inceppano lo studio delle collez. e per conseguenza creano ostacoli alle indagini numismatiche; propone che la Soc. Num. Viennese formuli in proposito un voto da trasmettere per via ministeriale al Governo Italiano. Altri fra gli intervenuti si associano alla proposta Kubitschek, che viene poi approvata all'unanimità], — Besprechungen [De Dompierre de Chaufepié, Les médailles et plaqueites modernes], — Numismatische Literatur. — Verschiedenes [Storia della med. per Amerigo Vespucci. — Med. per il 50 anno dacché l'imper. Frane. Giuseppe è proprietario del Regg. 8° d'Artiglieria. — Pubblicazioni del Klubder Miinz- und Medail- lenfreunde in Wien. — La vendita Hirsch e il suo catalogo, che forma (per servirci dell'espressione usata dal Monaisblatt) un pregevolissimo compendio della Numismatica greca). Numizmatikai K5zl8ny. Organo della Società Numismatica Unghe- rese, diretto dal Prof. Edmondo Gohl. Budapest. — [In magiaro]. Anno IV. — 1905. — Fase. I. Brunsmid (J.). Le più antiche monete croate [Con disegni nel testo], — Gohl. Elenco particolareggiato delle falsificazioni numismatiche viste ed esaminate personalmente dall'a. in quest'ultimo decennio. — Ko- vÀcz (E.). Il ripostiglio di Sólyomkò, in Transilvania [Monete dei sec. XIII-XIV, ungheresi, serbe, ecc. — Con disegni]. — Gohl. Rarità [Con fotoincisioni e dis.]. — Nuove medaglie ungheresi [Con fotoincis. della med. di Szirmai coi ritratti accollati di Francesco Giuseppe e di Oscar II e la data della visita di Abbazia, 5 febbr. 1904]. — Opere del medaglista Carlo Gerì [Con fotoincisione di una med. dedicata all'Un- gheria]. — Bibliografia [Pubblicaz. di Blanchet, Luschin von Ebengreuth, Mazerolle, Bahrfeldt, ecc.]. — Notizie della Società Num. Ungherese. — Elenco dei Soci. — (Supplemento: Gohl, Medaglie recenti di Budapest). The Numismatic Chronicle and " Journal of the Numismatic So- ciety „, edited by J. Evans, B. V. Head, H. A. Grueber, and E. J. Rapson. London, Bernard Quaritch; 15, Piccadilly. Fourth Series. — 1905. — Part I. Farle Fox (H. B.). Some Athenian Problems [Con tavola]. — Mac- donald (G.). A recent find of Roman coins in Scoiland. — Evans (Sir J.). Rare or unpublished coins of Carausius [con 2 tav.]. — Hill (G. F.). Roman coins front Croydon. — Macdonald. A hoard of Edward pennies found at Lochmaben [Con tavola]. — L aurence (L. A.). The Coinage of Henri IV [Con tavola]. — Kenyon (R. LI.). A find of coins at Oswestry. — Miscellanea. BIBLIOGRAFIA 313 Numismatic Circular {Spink & son J s monthly). London, 17 & 18 Piccadilly (West); 1 & 2, Gracechurch Street (City). Voi. XIII. — N.N. 146-151. — January-June 1905. Hands (A. W.). Common Greek Coins [Continuaz. — Con fotoincisioni di monete d'Alessandro Magno e di mon. della Lega Achea]. — Forrer (L.). Biographical Notices of Medallists &> ancien t and modernes, with References io their Works. B. C. joo - A. D. iqoo {Keller- Kruse) [Con copiosissimo corredo d'illustrazioni: notevoli soprattutto, per la Num. antica, l'art, su Cimone, e per quella moderna, gli articoli sui medaglisti contemporanei]. — Perini. Nelle zecche d'Italia: Modena [Con disegni nel testo]. — Trem- blay (P. O.). Décorations pontificales. — Higgins (F. C.) Sketches of European Continental History and Heraldry for the use of Numismatists [Continuaz. — Con fotoincisioni di mon. del Brunsvick e Luneburgo], — Forrer. A Portrait-Medaillon of the late G. F. Watts, R. A., by Theodore Spicer- Simson [Con fotoincis. del gr. medaglione-ritratto, che riproduce le ener- giche fattezze del celebre artista quali apparivano ancora pochi mesi prima della sua morte]. — Three interesting naval Medals [Con fotoin. di una med. in oro di Pio VI|. — Inediled Coins [Con illustrazioni, fra l'altro di una curiosa medaglia satirica di Carlo XII di Svezia, coniata su di una piastra turca di Achmed II (1691)]. — Nadrowski (R.). Gemein- schaftsmùnzen [Con disegno di moneta medioevale]. — Fletcher (L. L.). Some Notes on Irish Seventeenth Century Tokens [Con fotoincisioni]. — Sydenham (S.). Bath Tokens of the Nineteenth Century and their Issuers [Con illustrazioni]. — Waters (A. W.). Silver Tokens of the Nineteenth Century. — List of Deputy Masters of the Australian Mints [Le zecche australiane in attività sono Melbourne, Sydney e Perth, quest'ultima istituita soltanto nel 1897]. — Zerbe (Farran). American Numismatic Association Convention. — Louisiana Gold " Quarters „ and " Halves „ [Con disegni di codeste minuscole monetucce, coniate come ricordo dell'Esposizione di Saint Louis, dello scorso anno]. — Finds. — Reviews [Recensione del Sig. Forrer sul Catalogne of the Greek Coins of Cyprus, di Hill. — Cenno sugli Atti del Congresso di Roma (1903), voi. Numi- smatica], — Numismatic Societies, Museums, 17 — L. 5420 — Rimanenze attive al 31 dicembre 1904. In Cassa L. 23 io Quote da riscuotere » 40 — L. 63 io L. 5673 io 342 atti della società numismatica italiana Dimostrazione. Attività in principio di esercizio . . . . L. 253 io Passività » 190 — L. 63 io Attività in fine di esercizio L. 63 io Passività ■ 180 — L. 116 90 Diminuzione di Patrimonio L. 180 — Rendite dell'anno L. 5240 — Spese » 5420 — Disavanzo L. 180 — // Segretario Tesoriere: Angelo Maria Cornelio. Come si ricava da questa breve esposizione, il pareggio che si era faticosamente raggiunto nel Bilancio dell'anno precedente, fu, in quello del 1904, nuovamente turbato da un aumento di spesa, e si ebbe un deficit di L. 180. Questo è unicamente dovuto al costo della Rivista la quale, per impegni assunti cogli Autori, ha dato a suoi soci ed abbonati un'an- nata di 624 pagine con 15 tavole, raggiungendo la spesa di L. 4953, superiore di L. 550 a quella dell'annata precedente. Il piccolo aumento di abbonati non ha compensato che in minima parte il sensibile aumento di spesa. A colmare il disavanzo straordinario e quello ordinario che finora trovò chi lo coperse, ma che potrebbe da un mo- mento all'altro rimanere scoperto, occorrerebbe o un cen- tinaio d'abbonati di più, o qualche risorsa affatto straordinaria come piovve dal cielo a una Rivista consorella.... ma dei due rimedii pur troppo non vediamo molto vicina la probabilità. La Relazione morale e finanziaria 1904 è approvata. Il Socio, Cav. Avv. Emilio Seletti, anche a nome di altri Soci, propone all'Assemblea una modificazione allo Statuto, nel senso che, dato il caso di scioglimento della Società, si stabilisca una destinazione fissa da dare alle ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA 343 Collezioni e a tutti gli enti che formano il patrimonio Sociale. La proposta è accolta favorevolmente, ma non essendo al- l'ordine del giorno, si delibera di farne oggetto della prima Assemblea. Si passa da ultimo alla nomina di tre Membri del Con- siglio, in sostituzione dei signori: Comm. Francesco Gnecchi, Ing. Emilio Motta, Marchese Carlo Ermes Visconti, scadenti per anzianità. Fatta la votazione, i tre Consiglieri uscenti riescono rieletti a grande maggioranza. Vengono pure riconfermate per acclamazione le cariche sociali in corso pel 1906. Alle ore 16 V„ esaurito l'Ordine del Giorno, i Vice-Pre- sidenti dichiarano sciolta l'adunanza. ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA 345 SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA Presidente Onorario : S. M. Vittorio Emanuele III, Re d'Italia. Presidente Effettivo: Conte Comm. Nicolò Papadopoli, Senatore del Regno. Vice- Presidenti : Comm. Francesco Gnecchi. Cav. Uff. Ercole Gnecchi. Consiglieri : Ambrosoli Dott. Cav. Solone {Bibliotecario). Gavazzi Cav. Giuseppe. Motta Ing. Emilio. Ricci Prof. Dott. Serafino {Vice- Bibliotecario). Ruggero Magg. Gen. Comm. Giuseppe. Visconti March. Cav. Carlo Ermes. Angelo Maria Cornelio, Segretario. Finito di stampare il 30 Giugno 1905. Achille Martelli, Gerente responsabile. FASCICOLO III. APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA LXX. LE PERSONIFICAZIONI ALLEGORICHE SULLE MONETE IMPERIALI M. (Vedi Tavole XII a a XVII a ). Fra le caratteristiche della monetazione romana, per le quali essa si distingue da qualunque altra, una delle più notevoli è la personificazione di quelle Deità, come la Pace, l'Abbondanza, la Salute, alle quali, benché non avessero la propria sede nell'Olimpo, i romani dedicavano un culto, e avevano eretto templi ed altari in Roma e nelle altre città dell' impero. Gli Dei e gli Eroi furono dapprima rappresen- tati sulle monete greche, e da queste passarono alle romane ; ma la Personificazione delle Deità astratte è una innovazione tutta romana, che ebbe poi qualche rara imitazione in alcuna delle serie monetarie me- dioevali. Ognuna di queste Deità è rappresentata in uno o più modi ; ed è naturale supporre che le raffigu- razioni offerteci dalle monete non siano che la ripro- duzione delle statue loro erette. Fatto sta che i tipi una volta stabiliti, continuano costanti e inalterati, salve le variazioni dovute al variare dell'arte nel corso dei secoli ; e gli attributi proprii di ciascuna, (i) Di questa Memoria venne letto un sunto al Congresso interna- zionale di scienze storiche tenutosi in Roma nell'aprile 1903. 350 FRANCESCO GNECCHI quantunque alle volte molto numerosi, sono scrupo- losamente conservati. Iniziate nei primissimi anni dell' impero, e talune anche all'epoca repubblicana, durano fino al tempo di Costantino, dopo il quale, i costumi e gli usi mutati, la nuova religione uffi- cialmente introdotta nel mondo romano, il decadi- mento dell'arte ed altre cause minori fecero sì che a poco a poco si andarono modificando e infine si perdettero totalmente, come si perdettero sulle mo- nete i numerosi altri tipi antichi, per dar posto agli scarsi e scialbi tipi bizantini, segnanti la decadenza artistica, morale e politica dell' impero. Le Personificazioni sulle monete sono quasi sempre accompagnate dalla relativa leggenda ; tal- volta però questa manca, oppure ve n'è sostituita un'altra che non è se non l'indicazione d'una data, in continuazione alla leggenda del dritto, o, in altro modo, vi è affatto estranea. Così per es. su moltis- sime monete di Trajano troviamo le diverse Perso- nificazioni, la Pace, la Vittoria, la Sicurezza, la Sa- lute, ecc., invariabilmente accompagnate dalla leg- genda così comune nelle monete di quell'imperatore: SPQR OPTIMO PRINCIPI, e su monete d'oro, d'argento o di bronzo di molti imperatori, le medesime non portano che leggende come : COS III, oppure P M TR P COS II o MI o IV, oppure TR P IMP V, VI o VII, COS V P P o simili. Le Personificazioni però, mal- grado la mancanza della relativa leggenda, sono sempre facilmente riconoscibili dal loro tipo, dall'at- teggiamento, dall'abbigliamento e dai simboli. V'ha un solo caso in cui chi non ha grande pratica può essere indotto in errore ed è quello in cui — è opportuno notarlo qui una volta per tutte — la leggenda accenna bensì a una Personificazione, LE PERSONIFICAZIONI ALLEGORICHE SULLE MONETE IMPERIALI 35I ma non corrispondente a quella che vi è rappre- sentata. Ciò non avviene mai ai bei tempi dell' im- pero, è sempre eccezionale anche in epoca più inol- trata ; ma avviene con abbastanza frequenza nei tempi barbari e nelle zecche più eccentriche. Spe- cialmente sotto i tiranni non è raro di trovare ad esempio la leggenda FORTVNA col tipo della Salute, SALVS col tipo della Vittoria, della Pace o altre si- mili sconcordanze. Gli è perciò che le monete dei Tiranni e specialmente quelle di Carausio e dei Te- trici non possono far testo in argomento. Vanno considerate semplicemente come errori barbarici ed io non ne tengo nessun conto nella presente me- moria, bastandomi avere accennato il fatto. Non è raro il caso in cui la Personificazione venga sostituita da un semplice simbolo. Così un antoniniano di Caro colla leggenda ABVNDANTIA rap- presenta una galera e l'allusione è abbastanza evi- dente ; in altro antoniniano di Tetrico, colla medesima leggenda ABVNDANTIA, sono rappresentati gli istro- menti da sacrificio, a significare probabilmente un sa- crificio per rendimento di grazie alla divinità per l'accordata abbondanza. PIETAS è pure rappresentata talora da un tempio o dagli istromenti da sacrificio, VICTORIA da un trofeo e così via. Tali esempi sono frequenti in tutti i tempi, ne sono difficili da interpretarsi. Dal principio dell'impero fino a Costantino sono 120 i nomi di imperatori, cesari, augusti o auguste che adottarono sulle loro monete Personificazioni alle- goriche, e queste salgono al numero di quaranta; ma, mentre v'hanno principi che ne adottarono una sola, 352 FRANCESCO GNECCHI v' ha chi ne adottò fino a trenta, e così, mentre v'hanno personificazioni che figurano sotto un solo principe, altre si ripetono fin sotto a ottanta principi diversi. L'ordine dei principi che adottarono Personifi- cazioni sulle loro monete è il seguente : Concordia ebbe 80 principi che l'adottarono, Victoria 77, Feli- citas 66, Pax 64, Pietas 61, Providentia 58, Aequitas e Salus 55, Virtus 54, Fides e Securitas 53, Fortuna 51, Spes 40, Moneta 38, Aeternitas 36, Laetitia e Li- beralitas 31, Annona e Libertas 28, Genius 24, Abun- dantia 23, Uberitas e Pudici tia 20, Hilaritas 17, Clementia e Indulgentia 15, Fecunditas 13, Iustitia ti, Bonus Eventus io, Nobilitas e Perpetuitas 7, Claritas 6, Honos, Juventus e £)z«£s 5, Munificentia e 7raw- quillitas 4, Caritas e 0/>s 2, Patientia 1. L'ordine delle Personificazioni adottate da cia- scun principe è il seguente: Antonino Pio ne adottò 30, Gallieno e Adriano 27, Settimio Severo 25, Com- modo e Caracalla 24, Claudio Gotico 23, Marc'Aurelio, Alessandro Severo, Diocleziano 22, Elagabalo 21, Tetrico padre 20, Carino e Massimiano Erculeo 19, Trajano, Gordiano Pio, Treboniano Gallo, Valeriano, Postumo, Probo, Carausio 18, Vespasiano, Volusiano, Vittorino, Quintillo, Tacito, e Galerio Massimiano 17, Giulia Domna, Geta, Filippo padre, Salonina, Floriano, Caro e Costanzo Cloro 16, Galba, Trajano, Decio e Costantino M. 15, Tito, Domiziano e Tetrico figlio 14, Pescennio, Albino, Aureliano e Alletto 13, Vitellio, Faustina juniore e Numeriano 12, Giulia Mammea 11, Nerva, Lucio Vero, Macrino, Massimino, Filippo fi- glio e Ostiliano io, Faustina seniore, Erennio Etrusco e Massimino Daza 9, Lucilla, Giulia Mesa, Otacilla, Etruscilla, Emiliano e Salonino 8, Nerone, Elio, Per- tinace, Balbino, Massenzio e Licinio figlio 7, Cri- spina, Pacaziano, Macriano, Mario, Severo II e Li- cinio padre 6, Gordiano I, Gordiano II, Pupieno, LE PERSONIFICAZIONI ALLEGORICHE SULLE MONETE IMPERIALI 353 Quieto ed Elena 5, Sabina, Giulia Soemiade, Giulia Paola, Valeriano figlio, Leliano, Vaballato e Magna Urbica 4, Augusto, Livia, Claudio, Ottone, Domitilla, Plautilla, Aquillia Severa, Tranquillina, Regaliano, Severina e Giuliano II 3, M. Antonio, Giulia di Tito, Didio Giuliano, Didia Clara, Plotina, Diadumeniano, Orbiana, Dom. Domiziano e Teodora 2, Pompeo, Bruto, Tiberio, Caligola , Nerone , Druso , Domizia, Matidia, Manlia Scantilla, Annia Faustina, Massimo, Jotapiano, Cornelia Supera, Mariniana e Saturnino 1. Tutto ciò risulterà più chiaramente dal prospetto sinottico che precede 1' Elenco delle Personifica- zioni (0, come l'illustrazione dei tipi avrà il suo com- plemento nelle tavole, le quali riproducono un nu- mero più che sufficiente di monete per dare una adeguata idea di questa specialità, una delle più ca- ratteristiche, certo la più vasta della monetazione romana. Tutti questi dati statistici e illustrativi ho pa- zientemente raccolto, e sottopongo ai colleghi, per- chè mi pare che lo studio di essi, il ricercare l'origine e il significato contemporaneo di ogni Per- sonificazione, l'osservare come e con quali simboli ciascun tipo sia raffigurato, quale imperatore pel primo l'abbia adottato, quali e quanti altri principi ne abbiano continuata la riproduzione, mentre altri la esclusero, siano tutti argomenti che possono pre- sentare dell' interesse, offrendo una serie di problemi da sciogliere e un campo aperto per ulteriori inda- gini, sia analitiche, sia generali. (1) Superfluo l'osservare che tale prospetto, compilato sulle monete attualmente conosciute, potrà essere in seguito ampliato, di mano in mano che nuove monete verranno in luce. Difatti parecchie aggiunte già dovetti farvi, dopo la prima edizione di due anni sono. 354 - Prospetto sinottici .2 a a TJ 3 3 < in « "3 cr W 3 O m CO ■M "E cO U m CO 'C .2 3 re 4; e re fi u CL, .2 ■5 3 CL, e/5 cu a cr et m V '5 Ti a re C/3 (fi re 3 °u 0) ■G P re 'C > a u > • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • 1 T 2 3 3 T • • • • • I I 3 7 15 3 T2 *7 3 2 H 1 IO 18 2 1 27 4 7 30 9 22 12 IO . . . • • • • • • • • • • • • • • • • • • 8 24 6 7 2 2 1 13 13 25 356 FRANCESCO GNECCHt .2 e ca -o 3 3 < •li ca '3 < co co '2 u ti < ca 3 O 3 3 < w 3 3 W 3 O CO CS "u ca U co ca 'ù ce ca 3 V E 3 « ed rt fi re s- u J3 fi o «fi 'fi 3 o fi OJ > o Ih 3 '3 > ...• • . . • • • •....• • . • I* • • • •..•..•....• •....• • •....• • • ...» • •....• • • I ••....• • • • .... • • • • . . . • • • . . • #..•....• •....• • •....«. ... • • .... • .. • • • ... • • .... • • • • • • • .... • • •;.... • • • .... • • • • • • .... • • .... • • • • • • • • • • • • • • . • • • . ...» • • • •....• •....• • • • • . . . • • • • • • •..• • • .. • .. • • • • • .... • • • • . , • . • • • • .... • • ....•• .... • • • • • .... • .... • • • • .... • • • • • • • • • • • • • • • •....• • • . . • •....• • • • • • •....• •....• •....• • • • • • .... • • • • • .... • • • • • • • ■ ...• • • • •....• • • . . • ••..• • • ... • .... • • .... • • • • • .... • .... • • • .... • • .... • 16 24 3 16 io 2 21 8 4 4 3 1 22 2 11 io 1 5 5 7 5 18 3 16 8 io 6 1 15 8 9 io 18 17 8 1 18 1 27 16 8 35» FRANCESCO GNECCHI .2 C CTS C 3 X> < in '3 cr < in CTS 'E E « < CTS 3 O 3 3 < in 3 3 > w 3 O « C/) CTS 'E « CTS 'C CTS .2 3 £ in u CTS '■B u u 3 O in CTS ■3 e 3 u « Uh in CTS Uh V) Uh OS 3 3 "E O Uh in 3 'H « in CTS 'C s 3 O X .2 3 3 -0 3 • • • • • • • • • • • • • • • • • • • 55 • • • • • • • • • • • • • • • • 36 • • • 28 IO 2 • • • • • • 6 • • • • • • • • 15 • • • • • • • • • • • • 80 • 13 66 • 53 • • • • • • • • 51 • • • • • • • • • • • • 24 • • • • • • • Tetrico Padre . . . • • Diocleziano .... Massimiano Erculeo . Alletto • • • • • • • D. Domiziano . . . Galerio Massimiano . 23 *7 5 •• 15 LE PERSONIFICAZIONI ALLEGORICHE SULLE MONETE IMPERIALI 359 co (A co co °3 co CO ni CO 3 CO 3 3 > 3 .2 co CO "co in « co c o -4-» 5 o '5 3 co CO o co a, CO 2 3 _CJ CO co '3 "5 a. s- CU co CO 3 ■3 '> O 2 ■3 3 cr u a) '3 co C3 co co •e 3 o CD CO U a. 3 cr 3 CO u CO CO 'E tu .2 o CJ co 3 -J J J èz ^ 'é, Oh CU Cu Qk CU a. a w CO C/3 H p > > JI 3' 3i ^8 3» 64 61 58 uo SS 53 40 1 4 77 54 4 6 5 3 18 4 17 6 20 14 23 J 7 13 3 4 17 16 18 1 16 12 19 4 3 22 19 18 l 3 2 16 5 2 6 9 7 6 7 15 360 FRANCESCO GNECCHI ELENCO delle Personificazioni allegoriche coi relativi tipi e simboli. ABVNDANTIA. * ABVNDANTIA AVG, AVG N, AVGG, AVGG ET CAESS N N — TEMPORVM — È sotto lo splendore del regno di Trajano che l'idea della larga ricchezza, della copia, della pienezza di quanto può occorrere alla vita fa la sua prima apparizione sulle monete romane. Manca ancora la leggenda ABVNDANTIA, sostituita dall'altra ALIM. ITAL ; ma la figura femminile che tiene il cornucopia e le spighe e distribuisce i suoi doni ai figli del popolo è precisamente quella dell'Abbondanza, come la troviamo abbastanza frequentemente colla propria leg- genda a partire dal regno d'Eliogabalo fino all'epoca dei tetrarchi. Essa è generalmente rappresentata da una matrona che tiene un cornucopia detto appunto corno d'abbondanza e delle spighe. Ordinariamente la figura dell'Abbondanza è rappresentata sola, qualche volta però, e principalmente su alcuni medaglioni (vedi p. es. Giulia Mammea e Salonina), essa forma parte di un quadro più complesso, trovandosi fra l'imperatore e Minerva o con altre raffigurazioni. Talvolta l'Abbondanza tiene semplicemente il cornucopia, tal'altra ne versa il contenuto in un modio o a persone che lo rac- colgono. " Aurea fruges Italiani pieno diffundit copia cornu „. Hor. Ep. 12, Lib. 1. tibi copia Manabit ad plenum benigno Ruviis honorum opulenta cornu. . Hor. Lib. I, Od. 17. Se poi tale contenuto debba ritenersi monete o frutti, difficile è stabilire ; ma propenderei per la seconda ipotesi, LE PERSONIFICAZIONI ALLEGORICHE SULLE MONETE IMPERIALI 361 quantunque, tanto le monete quanto i frutti della terra, pos- sano egualmente prestarsi a simboleggiare l'Abbondanza. All'Abbondanza viene in certo modo a riannodarsi la rappresentazione del Seculo frugifero, leggenda cui corri- sponde sotto Pertinace e Postumo un caduceo alato con delle spighe, sotto Albino e Severo il Genio dell'Abbon- danza, oppure sotto lo stesso Albino una divinità non ancora ben definita, ma che ha tutto il tipo d'una Cerere Africana e pare debba pure intendersi come significato d'Abbondanza. AEQVITAS. AEQVITAS (O AEQVTAS) (AEQVITATI.) — AVG, AVGVST, AVGVSTI, AVGG, AVG NOSTRI — PVBLICA. \J Aequitas non è da confondersi colla Iustitia, che pure troviamo sulle monete romane. Se questa va intesa nel senso morale, come giudizio delle azioni umane, l'Equità va invece intesa nel senso economico commerciale, quella cioè che sta- bilisce la rettitudine delle transazioni e che risponde pubbli- camente della bontà delle monete, tanto che colla Moneta viene quasi confusa. Su molti medaglioni, ove sono rappre- sentate le tre Monete, vediamo alternarsi indifferentemente le leggende AEQVITAS oppure MONETA. Introdotta da Vespasiano, la Personificazione dell'Equità prosegue con pochissime interruzioni fino a Costantino. Tipo unico dell'Equità una matrona stante colla bilancia nella destra e il cornucopia nella sinistra. In qualche raris- simo caso il cornucopia è sostituito da una palma. Quando, a personificare l'Equità sono rappresentate le tre Monete, ognuna di queste tiene la bilancia e il cornu- copia e ognuna ha ai proprii piedi un mucchio di metallo, rappresentante l'oro, l'argento e il bronzo. AETERN1TAS. AETERNITAS (AETERNITATI.) — AVG, AVGVSTA, AVGVSTI, AVGG. — IM- perii — p(opuli) R(omani) — aeternitatibvs. È Vespasiano che pel primo adottò l'AETERNITAS ed essa dura per circa tre secoli, fino a Massimiano Erculeo. 362 FRANCESCO GNECCHI I tipi, adibiti a rappresentarla, sono straordinariamente varii e numerosi. I più comuni, e che possono considerarsi quali vere personificazioni, sono rappresentati da una figura femminile, sovente velata, che porta la testa del Sole e della Luna, una per ciascuna mano ; e questo è già, per così dire, un simbolo derivato perchè ab antico simboleggiavano l'eter- nità dell'universo le statue del Sole e della Luna portanti ciascuna un globo, simbolo della potenza sovrana. L'Eter- nità è poi anche rappresentata da una figura femminile collo scettro che siede sul globo, oppure che tiene un globo sor- montato dalla fenice, oppure ancora da una figura femminile stante collo scettro e il cornucopia, appoggiata a una co- lonna o il piede destro poggiante sopra un globo. Ma moltissimi altri sono i tipi o, per dir meglio, i sim- boli, cui va unita la leggenda ÀETERNITAS, e principalmente sotto il regno degli Antonini, il motto ÀETERNITAS comu- nissimo sulle monete delle auguste è combinato colle più svariate rappresentazioni. La troviamo non raramente ac- compagnata dalla figura di Cerere, di Diana, di Giunone, della Pietà, della Fortuna, dell' Italia, dell'augusta stessa, tirata in biga di leoni o in quadriga d'elefanti, oppure da un tempio o perfino dalla scena della battaglia dei Romani contro i Sabini in un medaglione di Faustina seniore. Nei bassi tempi poi, sotto Massenzio e Probo, alla leg- genda ÀETERNITAS corrispondono i Dioscuri o la Lupa ro- mana. Se a queste rappresentazioni aggiungiamo il signifi- cato delle diverse leggende, come ÀETERNITAS AVG- la più co- mune, ÀETERNITAS P(opuli) R(omani) che si trova su di un rarissimo bronzo di Vespasiano, ÀETERNITAS IMPERII, abba- stanza comune sulle monete dei Severi, si vedrà facilmente come il concetto fondamentale dell' Eternità, o diremo forse più precisamente delle stabilità — giacché ÀETERNITAS non va intesa nel senso odierno o cristiano — sia sempre a ri- ferirsi a Roma, all'impero romano o alla famiglia imperiale. ROMA AETERNÀ è sempre il significato ultimo in qualunque modo V Eternità ci venga presentata. .... polus dum sidera pascet Semper honos nomenque tuum, laudesque manebunt Virg. En. L. I. LE PERSONIFICAZIONI ALLEGORICHE SULLE MONETE IMPERIALI 363 ANNONA. ANNONA (ANNONAE) — AVG, AVGVSTA, AVGVSTI, AVGVSTORVM. — AN- NONA AVGVSTI CERES — AVGVSTI FELIX. Quantunque l'Annona abbia'una certa anzi molta ana- logia coli' Abbondanza — e difatti sono press'a poco i me- desimi simboli che rappresentano l'una e l'altra — conviene però tenerla distinta e spiegarne bene il significato romano, il quale è tutto speciale^ e ben più importante di quanto po- trebbe supporre chi giudicasse nell'ambiente delle abitudini moderne. Per comprenderne l' importanza bisogna che ci riportiamo a quei tempi e ricordare come Roma repubbli- cana, non potendo già bastare alla propria alimentazione, avesse i suoi granai nella Sicilia e nella Sardegna. Quando queste isole non furono più sufficienti a nutrire il colosso sempre crescente, fu necessario ricorrere all' Egitto e al- l'Africa ; e Tacito osserva che i cittadini romani erano attri- stati da tale necessità, pensando che la loro sussistenza era in balia dei venti e delle tempeste. L'enorme quantità di grano occorrente per l'alimentazione di Roma imperiale, for- nita per un terzo dall' Italia e per due terzi dall'Africa, era riunita sotto la sorveglianza dei procuratori imperiali nei porti, e di là doveva poi essere spedita alla capitale, dove enormi granai erano stati all'uopo costruiti. Una flotta spe- ciale era stata organizzata pel trasporto, che si eseguiva ad epoca fissa, e che portava una animazione straordinaria nei porti d'Ostia e di Pozzuoli, ove il popolo accorreva in massa a vedere l'arrivo delle grosse triremi, che portavano il vet- tovagliamento di Roma. Si comprende da ciò facilmente come V Annona (ossia la sussistenza di un anno) (0 avesse pei Romani una straor- dinaria importanza e meritasse d'essere deificata. L'Annona Sancta godeva di un culto speciale nei porti di partenza e d'arrivo, i quali ad essa dovevano buona parte (i) Per questo motivo mi sembra assai naturale che Annona tragga il suo nome da Annus, mentre mi ha semplicemente l'aria d'un giuo- chetto di parole l'etimologia che si vorrebbe derivare da AD NONAM, vale a dire all'ora nona, ora che si sa era dai romani dedicata al pranzo. •17 364 FRANCESCO GNECCHI del loro movimento, e dove molta gente, marinai, misuratori, portatori e operai d'ogni genere guadagnavano per essa la vita. È quindi naturale che in Roma si erigessero templi ed altari alla Dea Annona, per implorare messi abbondanti e mare favorevole, da tali due circostanze dipendendo l'alimen- tazione dell'immensa metropoli. È perciò che l'Annona è rappresentata da una donna, i cui costanti emblemi sono il cornucopia, il modio ripieno di spighe o di frutti campestri, e la tessera, e non manca mai al primo o al secondo piano la prora della trireme. L'Annona sulle monete compare per la prima volta sotto Nerone, ove è rappresentata in compagnia di Cerere, che ne completa il significato (ANNONA AVGVSTI CERES). Non è però fra le raffigurazioni più frequenti e saltuariamente va fino a Diocleziano. BONVS EVENTVS. BONVS EVENTVS, BONO EVENTVI. Tipo che occorre raramente e che, come significato, quasi può formare un duplicato con FORTVNA. È rappresen- tato da una persona maschile ignuda la quale tiene costan- temente colla destra una patera che sta versando su di un'ara accesa, e colla sinistra un ramo, due spighe, oppure un cornucopia. Introdotto da Galba, questo tipo è usato da pochi im- peratori e termina con Gallieno. CARITAS. CARITAS AVGG — MVTVA. L'Affezione è rappresentata da un unico tipo e su di un'unica moneta di Tetrico padre ; una figura femminile stante colla destra alzata e distesa. Ai suoi piedi un'ara. La leggenda CARITAS MVTVA si trova su alcune monete di Balbino e di Pupieno, ma alla leggenda corrisponde sem- plicemente il simbolo di due mani giunte, il quale altre volte, sotto i due medesimi imperatori è accompagnato dalle leg- gende : AMOR MVTVVS, FIDES MVTVA, PIETAS MVTVA. LE PERSONIFICAZIONI ALLEGORICHE SULLE MONETE IMPERIALI 365 CLARITAS. CLARITAS AVG O AVGG — RLTP O REIPVBLICAE. Onde assomigliare l'imperatore al Sole, onde egua- gliarne, per così dire, lo splendore, s'è trovata al tempo di Postumo la parola CLARITAS e la relativa personificazione, la quale non è che un sostituto al Sole stesso. E difatti il tipo che alla leggenda CLARITAS corrisponde è precisamente quella del Sole, una figura maschile ignuda e radiata. Venne adottata dai tetrarchi e poi dalla famiglia di Costantino e filologicamente il vocabolo perdurò nella nostra lingua, se non nel sostantivo, quale aggettivo fino a noi, quantunque ora accenni a cadere in disuso. Difatti ancora si chiama chiara o chiarissima una personalità, che sia o che almeno si voglia considerare illustre. CLEMENTIA. CLEMENTIA — (CLEMENTIAE) — AVG — CAESARIS — IMP GERMANICI — TEMP. Moderazione .nella vittoria e clemenza verso il vinto, sono le due doti più saggie del vincitore. Ed è appunto in questo senso che la CLEMENTIA va intesa. Un primo accenno alla Moderazione e alla Clemenza è fatto in due bronzi di Tiberio, ma per ben poche volte è rappresentata prima del- l'epoca di Tacito e Probo. Il tipo della Clemenza non è ben definito. Talora è rap- presentato da una matrona stante con un ramo e uno scettro. Tal altro da una figura femminile munita dello scettro e ap- poggiata a un tronco di colonna. Da Probo in poi la rap- presentazione più comune è quella di due figure virili (Giove e T imperatore) insieme sostenenti un globo, rappresentanti l'unione della Clemenza divina e della Clemenza imperiale dominanti sul mondo. CONCORDIA. CONCORDIA (CONCORDIAE) — AETERNA — AVG, AVGVSTA, AVGVSTI, AVGG, AVGGG, AVGVSTORVM — AVGG ET CAESS N N (o NNNn)- 366 FRANCESCO GNECCHI COMMODI — EQVITVM (O AEQVITVM) — EXERCITVS — EXERCITVVM — FELIX — IMPERII — LEGIONVM — MILITVM — PERPETVA — p(opuli) R(omani) — praetorianorvm — provinciarvm — senatvs. La Concordia è una delle Personificazioni più comuni, anzi la più comune di tutte, quella cioè che fu adottata dal maggior numero di principi. Incominciando da Nerone, la troviamo rappresentata sulle monete di quasi tutti gli impe- ratori, salvo pochissime eccezioni, fino all'epoca costantiniana. Spesso si riferisce agli augusti ; ma più sovente alle corpo- razioni militari, all'esercito in genere, alle legioni, ai preto- riani e così via, fra i quali stava molto a cuore all' impera- tore e al senato che la Concordia fosse costantemente con- servata. I tipi sotto i quali essa viene raffigurata sono moltissimi e moltissimi gli emblemi che le vengono attribuiti a seconda delle circostanze. Direi anzi che è forse la personificazione per la quale tipi ed emblemi sono meno specificati di qua- lunque altro, e sono presi a prestito da quelli della Pace, con cui viene quasi confusa, oppure della Vittoria o dell'Ab- bondanza, come a significare che Pace, Vittoria e Abbon- danza sono elementi indispensabili alla Concordia o ne sono i frutti. E vi si aggiungono poi gli emblemi religiosi o militari quando la Concordia si deve riferire al culto o all'esercito. La matrona stante o seduta che raffigura la Concordia ha dunque per simbolo, secondo le occasioni, il cornucopia, la patera, il ramo d'ulivo, lo scettro, l'ara accesa, le spighe, la statuetta della Speranza, il fiore, la ruota, la colomba, la prora di nave, oppure una, due, tre o fino a sei insegne militari. La Concordia imperiale è talvolta rappresentata dal- l' imperatore e dall'augusta che si danno la mano ; così in qualche bronzo d'Antonino; oppure dai due imperatori come M. Aurelio col padre Antonino o il fratello adottivo Lucio Vero. Non è raro poi il caso in cui manchi la figura e a rap- presentare la Concordia resti solo un simbolo, la colomba, il pavone, due mani giunte, un'ara, le insegne o le aquile legionarie. LE PERSONIFICAZIONI ALLEGORICHE SULLE MONETE IMPERIALI 367 FECUNDITAS. FECVNDITAS — (FECVNDITATl) — AVG, AVGG — AVGVSTA, AVGVSTAF. — TEMPORVM. Raffigurazione eminente appropriata alle auguste, viene introdotta da Faustina moglie d'Antonino Pio e viene in se- guito riprodotta da quasi tutte le imperatrici fino a Salonina, il che non toglie che sia stata ^dottata eccezionalmente anche da qualche imperatore, come Gallieno e Claudio Gotico. La Fecondità è generalmente rappresentata da una donna, con uno o più fanciulli, più raramente dalla Terra circondata dai quattro fanciulli raffiguranti le quattro stagioni. FELICITAS. FELICITAS (FELICITATI, FELICITATEm) — AETERNA — AVG, AVGVSTA, AVGVSTI, AVGVSTORVM — CAESARVM — DEORVM — IM PERII — IMPP, IMPERATORVM — ITALICA — PERPETVA — P R, POPVLI ROMANI — POSTVMI — PVBLICA — REIPVBLICAE — ROMANORVM — SAECVLI — TEMPORVM (0 FELICIA TEMPORA). La Felicità è rappresentata sulle monete di quasi tutti gli imperatori e di tutte le auguste, incominciando da Galba e venendo fino a Costantino. Il che è facilmente spiegabile quando si pensi che la Felicità era il supremo scopo a cui lo stato romano mirava, che alla Dea Felicità tutte le altre erano subordinate. E difatti a che l'Abbondanza, V Equità, la Concordia, la Pace, la Vittoria se non per raggiungere il supremo scopo della Felicità dell'imperatore e del popolo romano ? Emblemi della Felicità sono il caduceo, la pàtera, il ramo, lo scettro, il cornucopia, quelli appunto che sono gli emblemi delle deità suaccennate e similiari. Gli epiteti che accompagnano la leggenda FELICITAS, aeterna, augusta, publica, perpetua, ecc., non abbisognano di spiegazione ; ma ve n'ha uno ben singolare ed è il FELI- CITAS DEORVM che troviamo su di un raro antoniniano di Ma- riniana, tanto singolare che la spiegazione ne riesce difficile. Può darsi che, trattandosi di una moneta postuma, si sia voluto intendere la Felicità dell'Olimpo per avervi ricevuta 368 FRANCESCO GNECCHI l'anima di Mariniana ; a meno che, i tempi correndo allora ben tristi in questo basso mondo, si volesse indicare che la Felicità non poteva trovarsi che fra gli Dei. E forse sarebbe a trovarsi in questa moneta di Mariniana quella punta sati- rica, che si vorrebbe riconoscere in alcune monete di Gallieno. FIDES. FIDES, (FIDEt, FIDEM) AVG, AVGG, AVGG ET CAESS N N — COHORTIVM — EQV1TVM (O AEQVJT) — EXERCITVS, EXERCITVVM — FORTVNA — LEG — MAXIMA — MILITVM — MVTVA — PRAETORIANORVM — PVBLICA. A tutti gli stati sociali si riferisce la Fedeltà; all'impe- ratore, all'esercito, al pubblico. Tipo comune delle Fedeltà in senso generale è quella di una figura femminile, spesso velata; Et Fides albo velata panno C 1 ), che tiene due spighe in una mano e un canestro di frutti nell'altra. Talvolta però essa tiene semplicemente un cornucopia e una patera, op- pure una colomba e costantemente delle insegne quando si riferisce all'esercito. Talvolta il soggetto militare è amplifi- cato colla figura dell'imperatore e quelle di alcuni militi, tal- volta semplificato con due o più insegne. La Fedeltà è tal- volta simboleggiata da due destre che si stringono — accipe da que fidem — e fra le quali sovente, a significarne i buoni frutti, sta un caduceo, o fiori, o palme, o due spighe e un papavero ; e quando la Fedeltà si riferisce a cose militari, le destre stringono un' insegna o un'aquila legionaria talora appoggiata a una prora di nave o a un fulmine. La rappresentazione della Fedeltà si estende da Galba a Massenzio. FORTVNA. FORTVNA, (FORTVNAE) — AVG, AVGG, AVGG N N, AVGG ET CAESS N N — DVX, FELIX — MANENS — MVLIEBRIS — OBSEQVENS — REDVX — BONA FORTVNA — FORS FORTVNA. I Romani, dediti piuttosto alla superstizione, tenevano assai alla Fortuna, in quel vago senso nel quale va quasi (i) Hor. LE PERSONIFICAZIONI ALLEGORICHE SULLE MONETE IMPERIALI 369 confusa col Caso, col Buon Evento e colla Provvidenza, la- sciando supporre che ponessero una discreta fede in quel detto ciceroniano : Vitatn regit fortuna non sapientia. Pa- recchi erano i templi eretti in Roma e nelle provincie alla Fortuna sotto i suoi diversi epiteti, e la sua raffigurazione è molto comune sulle monete da Galba fino a Galeno Mas- simiano. La Fortuna è generalmente rappresentata da una figura muliebre stante o seduta, e i suoi emblemi sono invariabil- mente il cornucopia, a cui si aggiunge spesso il timone di nave, talvolta appoggiato a una prora o a un globo, la pa- tera oppure un ramo d'ulivo. Talvolta la Fortuna è collo- cata su di un cippo ornato di ghirlande, talvolta essa tiene un cavallo pel freno ; spesso poi una ruota è ai suoi piedi o sotto il suo sedile. GENIVS. GENIVS (GENIO) — AVO, AVGVST, AVGVSTI — AVGVSTI D N — AVGVST1 P1I — AVG FEL, FELIC — AVGG ET CAESS N N — BRITANN — C C — caesaris — crvrr(atis) MCOM(ediae) — exercitvs — exer- CITVS ILLIRICIANI — FEL(Ìx) — ILLYRICI IMPERATOR1S — L, LVG(duniensis) — popvli — p, r — popvli romani — senatvs. Ogni individuo, come ogni popolo, ogni corporazione, ogni città e ogni località aveva nel mondo romano il proprio Genio. Così troviamo il Genio dell' imperatore o del cesare, il Genio del popolo romano, il Genio dell'esercito o del se- nato e quello di diverse città. Emblema eminentemente religioso, il Genio è general- mente rappresentato da una figura maschile ignuda o mu- nita di un semplice mantello gettato sulle spalle, e il modio in testa, e un cornucopia al braccio in atto di versare una pa- tera talvolta su di un'ara. Raramente il Genio tiene lo scettro; più spesso ha un'aquila ai suoi piedi. Troviamo questi due emblemi associati al Genio del popolo romano, l'aquila su innumerevoli bronzi della tetrarchia, lo scettro accompagna la testa del Genio su alcuni denari dell'interregno di Galba, il che dimostra come la democrazia fosse altrimenti intesa dai romani che dai nostri contemporanei ! 37° FRANCESCO GNECCHI Talvolta il Genio, quando rappresenta l'esercito, ha una o più insegne accanto (p. es. Trajano Decio) ed è avvolto nella toga quando rappresenta il Senato, come in parecchie monete d'Antonino Pio. La Personificazione del Genio appare per la prima volta su alcuni bronzi di Nerone. H1LARITAS. HILARITAS AVG, AVGG — AVGGG — p(opulì( R(omani) — TEMPOR. Nel significato d'Allegrezza, di Giubilo, l' HILARITAS può essere presa quasi un sinonimo di LAETITIA ; ma al- quanto diversi ne sono i simboli. La donna che la raffigura porta quasi sempre una lunga palma in una mano e nell'altra un cornucopia, un ramo d'alloro o una corona e spesso è accompagnata da uno o due fanciulli. Incomincia con Adriano, appare raramente fino ad Elagabalo e poi solo eccezional- mente per Tetrici, Carausio ed Alletto. HONOS. HONOS, (HONORl) — HONOS — HONOS ET VIRTVS. L'onore è rappresentato in due modi distinti. Al suo primo apparire sulle monete imperiali è sempre accompa- gnato dal Valore (HONOS ET VIRTVS). Tale lo troviamo sui bronzi di Galba, Vitellio e Vespasiano, dove è raffigurato seminudo con un lungo scettro e il cornucopia, di fronte al Valore rappresentato in abito militare, armato di lancia e di parazonio, e col piede destro poggiato su di un elmo. Pare che l'associazione dell'Onore col Valore venisse dalla leg- genda (storica o semplice tradizione?) che M. Marcello, vo- lendo erigere un tempio all'Onore e al Valore, e non es- sendogli ciò stato consentito dagli auguri, ne fece due, di- sposti in modo che, per entrare nel tempio dell'Onore, fosse necessario passare per quello del Valore, come a designare che non si poteva giungere a quello senza di questo. Le figure dell'Onore e del Valore e anche la loro associa- zione viene dai tempi repubblicani e noi troviamo quella rappresentazione sui denari dell'Aquillia, della Durmia, della LE PERSONIFICAZIONI ALLEGORICHE SULLE MONETE IMPERIALI 371 Fufia. Più tardi l'Onore è rappresentato da un personaggio maschile, togato, probabilmente F imperatore stesso, e tale lo troviamo sotto Antonino e Marc'Aurelio, dopo i quali cessa completamente. Sia accompagnato dal Valore, sia solo, l'Onore presso i Romani ha sempre il significato di gloria militare ed è a notarsi che HONOS non è mai accompagnato da alcun ag- gettivo, neppure dal solito AVG- INDVLGENTIA. INDVLGENTIA, (iNDVLGENTIAE) — AVG, AVGG IN CARTH — AVGG IN ITALIAM — FECVNDA — PIA — POSTVMI AVG. La parola Indulgenza deve intendersi come condono di pena o di imposta, e dalle monete parrebbe doversi ritenere che quest'ultimo significato sia quello cui si mira più comu- nemente. Quantunque tale condono fiscale sia ricordato già sulle monete di Galba e di Nerva, come un atto degno della li- beralità e munificenza imperiale, non è che sotto Adriano che l' INDVLGENTIA viene personificata e la si rappresenta con una matrona seduta munita dello scettro e Colla destra distesa. In seguito, oltre allo scettro, essa tiene anche una patera. È principalmente sotto i Severi che troviamo largamente adottata la rappresentazione dell' Indulgenza ; solo che a quest'epoca si abbandona quasi completamente il vecchio tipo per sostituirvene due nuovi. Riferendosi specificamente l' indulgenza imperiale a condoni accordati in Italia o in Africa, nel primo caso essa è rappresentata dalla figura del- l' Italia seduta sul globo, nel secondo — volendosi precisa- mente significare il condono dell' imposta che dall'epoca di Adriano gravava sui cartaginesi per rimborsare le spese del grande acquedotto dal monte Zaghouan a Cartagine — dalla Dea Cibele seduta sul dorso di un leone galoppante. E per di più, a migliore indicazione del fatto, si vedono da un lato alcune roccie da cui sgorga una fonte. INDVLGENTIA però non è fra le leggende che figurano abbondantemente sulle monete imperiali. Propenderei, come dissi sopra, a intenderla in generale come condono di imposte 48 372 FRANCESCO GNECCHI e forse nel significato eccezionale di condono di pena (quan- tunque anche il significato fiscale possa benissimo correre), può essere interpretata sulle monete di Faustina figlia e di Salonina; non dico di Giulia Domna, essendo questa tale donna da occuparsi seriamente d'ogni sorta d'affari di stato; e difatti le sue monete colla leggenda INDVLGENTIA portano l'identica rappresentazione di Cibele sul leone, come quelle del marito Settimio Severo. IVST1TIA. 1VSTITIA AVG, AVGVSTI — VENERABILIS. Parlando dell'Equità, abbiamo stabilita la differenza che corre fra questa e la Giustizia. La prima va intesa nel senso economico, la seconda nel senso morale, e nelle monete ro- mane la prima ha un'estensione molto maggiore della seconda. La Giustizia, il cui nome appare per la prima volta sotto il ritratto di Livia, figlia d'Augusto, viene poi introdotta da Nerva nella sua personificazione; ma non è ripetuta che in pochissime monete di pochi imperatori, Adriano, Antonino, M. Aurelio, Settimio Severo e cessa con Severo Alessandro per riapparire ancora su alcune monete postume di Costan- tino, nelle quali è aggiunto il titolo di VENERABILIS. Tipo, matrona seduta con un ramo e uno scettro, oppure con una patera e uno scettro. Raramente in piedi colle bilancie, e in questo caso richiama assai il tipo solito dell'Equità. IVVENTAS. IVVENTAS, IWENTVS (o IVBENTVS) AVG — IVVENTA IMPERII. È Marc' Aurelio che introduce la Gioventù sulle sue monete coniate mentre era Cesare, rappresentandola con una figura femminile, munita di una patera, in atto di deporre un grano d'incenso su di un tripode acceso. Possiamo anzi dire unica sulle monete di Marc'Aurelio tale raffigurazione, perchè, quantunque altri tre imperatori, Caracalla, Claudio Gotico e Vaballato riportino la leggenda su alcune loro monete, non hanno però la personificazione. Il denaro di Caracalla (IVVENTA IMPERI!) rappresenta l'im- peratore, i piccoli bronzi di Claudio e di Vaballato rappre- sentano Ercole. LE PERSONIFICAZIONI ALLEGORICHE SULLE MONETE IMPERIALI 373 LAETITIA. LAETITIA (LAI TITIAE) — AVG, AVGVSTI, AVGG. AVGGG — AVG N. — KVNDATA — PVBLICA — TEMrORVM. L'Allegrezza, generalmente personificata in una donna che tiene l'asta e le spighe oppure una corona colla destra, mentre colla sinistra si appoggia a un'ancora o a un timone di nave, talvolta è rappresentata semplicemente da una tri- reme. — Appare per la prima volta sotto Antonino Pio e dura fino a Galeno Massimiano. LIBERALITAS. LIBERALITAS AVG, AVGVSTI, AVGG AVGVSTORVM — AVG O AVGG I, II, III, IV, V, VI, VII, Vili, Villi. La Liberalità era uno dei più potenti elementi del potere imperiale. Pattern et Circenses offriva l'imperatore al popolo per tenerselo amico e soggetto, e se i giuochi erano oppor- tuni, il pane era necessario. Era quindi ben naturale che la Liberalità fosse una delle figure più simpatiche al popolo e apparisse ben sovente sulle monete a commemorare le lar- gizioni imperiali. Le più antiche monete colla leggenda LIBERALITAS sono d'Adriano, ma la raffigurazione della Liberalità la troviamo su monete ben più antiche. Tralasciando quelle della Repub- blica, per non attenerci che alle imperiali, le prime che por- tino la figura della Liberalità sono i sesterzii di Nerone, rappresentanti il congiario, ossia tutta la scena della distri- buzione di denaro o di viveri al popolo, e così continuano anche sulle simili monete dei seguenti imperatori, nelle quali la figura simbolica della Liberalità sta fra le figure reali del- l'imperatore, del prefetto del pretorio, di qualche soldato e del popolano che ascende al palco imperiale a ricevere il dono. La scena del congiario è rappresentata variamente, con più o meno personaggi; ma la figura della Liberalità non vi manca mai. Preest congìariis omnibus. E solo sotto Adriano che scompajono le figure reali (per ricomparire poi più tardi), e la figura della Liberalità cam- peggia da sola, riassumendo in sé stessa quello che antica- 374 FRANCESCO GNECCHI mente si chiamava Congiarium e più tardi prese il nome di Largitio. La figura della Liberalità dura fino ai tempi di Costantino. Parecchi imperatori tennero più di una liberalità, e al- lora queste sono numerate: Liberalitas II, III, ecc., fino alla VI per Severo e Geta, fino alla VII per Marc' Aurelio, alla VIII per Adriano, alla Villi per Antonino Pio, Commodo e Caracalla. Tipo comune della Liberalità è una matrona stante che porta la tessera o tabella nella destra e il cornucopia, tal- volta doppio, nella sinistra. Come tipo secondario si può aggiungere una figura fem- minile in atto di versare un cornucopia (Antonino Pio), tipo più proprio dell'Abbondanza. — Talvolta poi è l'imperatore stesso togato che porta la tessera, e rappresenta così la Li- beralità, come si vede su di un denaro dello stesso Antonino. LIBERTAS. LIBERTAS (O LEIBERTAS) — AVG, AVGG, AVGVSTA, AVGVSTI — P R. — PVBL1CA — RESTITVTA — SAECVLI — R XL (o XL r). La personificazione della Libertà, che bene si adattava alle monete repubblicane, pare poco appropriata almeno in molti casi sulle imperiali. Tuttavia non la troviamo meno frequen- temente in queste che in quelle, volendosi forse che l'idea della cosa supplisse alla mancanza della realtà. Nelle repubblicane (come era allora negli usi) è rappre- sentata la sola testa della Libertà, nuda o velata, mentre nelle monete imperiali la Libertà è personificata in una figura femminile di solito col berretto e lo scettro, raramente col berretto e il cornucopia. La troviamo per la prima volta, per adulazione quasi ironica del senato, sulle monete di bronzo di Claudio C 1 ) e di Nerone, giustamente poi su quelle di Galba, di Vespa- siano, di Trajano, di Adriano e degli Antonini; poi ricom- pare interpolatamente, ma abbastanza frequentemente, sulle monete di molti imperatori fino a Carausio. (i) Non tengo conto di un bronzo ibrido di Caligola. LE PERSONIFICAZIONI ALLEGORICHE SULLE MONETE IMPERIALI 375 MONETA. MONETA AVG, AVGG, AVGGG (i) — AVGVSTI, AVGVSTORVM — CAESARVM — RESTITVTA — SACRA AVGG ET CAESS NOSTR — VRBIS VESTRAE. Originariamente le monete a Roma erano fabbricate nel tempio di Giunone-Moneta. Da qui il nome di Moneta venne a significare la zecca, e tale appunto è il significato di MONETA personificata in una matrona che tiene il cornucopia e le bilancie, e talvolta versa dalla cornucopia le monete nel modio che le sta appiedi. — Sovente la Moneta è rappre- sentata da tre figure femminili, sempre colle bilancie e il cornucopia, e appiedi di ciascuna sta un mucchio di metallo per rappresentare l'oro, l'argento e il bronzo. Introdotta da Domiziano la personificazione della Mo- neta, è ripetuta da molti imperatori e anche da parecchie auguste, incominciando da Giulia Domna e dalla tetrarchia in poi prende l'epiteto di SACRA. Alessandro Severo è l'unico che abbia la leggenda MONETA RESTITVTA; ma tale leggenda, che bene avrebbe potuto appropriarsi a parecchi imperatori, Nerone, per es., Aureliano, Diocleziano, davvero non sappiamo perchè l'abbia adottata Alessandro Severo, il quale nulla fece — almeno nel fatto — per una riorganizzazione della zecca. MVNIFICENTIA. MVNIFICENTIA AVG — GORDIANI AVG. Fu sotto Antonino Pio che venne introdotto il raro tipo della Munificenza, il quale assai probabilmente ebbe origine dai giuochi circensi celebrati con una straordinaria grandiosità. Il tipo, diremo classico, della Munificenza è rappresentato da una matrona colle insegne regali, lo scettro e la corona e con un leone ai suoi piedi. Ma in diversi bronzi d'Anto- nino è il solo leone o un elefante che la rappresentano, e l'elefante si ripete anche in monete di Sett. Severo e d'Elio- gabalo. Gordiano Pio invece la rappresenta con una com- pleta scena di belve combattenti nell'Anfiteatro. (1) Wiczay pubblica anche MONETA II AVG (Sett. Severo) e MONETAE AVG II (Giulia Domna); ma io non l'ho mai vista, e inclino a credere a una mala interpretazione. 376 FRANCESCO GNECCHI NOBILITAS. NOBIL1TAS AVO O AVGG. La Nobiltà, sia ereditata per antichità e distinzione di famiglie, sia acquisita per pubbliche alte cariche occupate, era tenuta in grandissimo pregio presso i Romani; è però poco usata sulle monete. Fino a Commodo non appare, e tosto ne abusa Geta il quale non si sa a quale specie di nobiltà potesse riferirsi. Da Elagabalo non figura più fino ai Tetrici e con questi finisce; notando che, invece della Personificazione, viene rievocato il titolo di nobilis o nobi- lissimus, per la prima volta introdotto da Filippo figlio quale Cesare e da Diocleziano in poi è comune la leggenda di NOBILIS o NOBILISSIMVS CÀESÀR, (N • C o NOB • C) NOBILIS- SIMA FOEMINA (N F) come troviamo nelle monete di Elena e di Fausta. La Nobiltà è generalmente personificata da una donna munita di un lungo scettro e del palladio. OPS. OPI AVG DIV1NAE. Una matrona seduta con due spighe nella destra, op- pure collo scettro e la destra alzata al disopra del capo, deve supporsi rappresentare la Dea moglie di Saturno, op- pure la Personificazione della Ricchezza? Propenderei per la seconda ipotesi; ma non avrei una seria ragione per escludere la prima. Ad ogni modo tale rappresentazione è assai rara e potrebbe anzi dirsi eccezionale, non comparendo che sotto Antonino Pio (col titolo di AVO) e sotto Pertinace (col titolo di DIVINA). PATIENTIA. PATIENTJA AVGVSTI. La Pazienza Romana, come bene osserva il Vaillant, non va intesa nel senso cristiano, ossia nel sopportare con forza e rassegnazione le avversità della sorte o le miserie della vita, bensì piuttosto nel senso di perseveranza nel compiere opere difficili o penose. Questo significato che ri- LE PERSONIFICAZIONI ALLEGORICHE SULLE MONETE IMPERIALI 377 sulta anche dalla rappresentazione stessa di una donna che tiene uno scettro e indica la forza del proposito colla destra distesa, ben s'addice al grande Adriano, su di un unico e raro denaro del quale troviamo tale personificazione (0. PAX. PAX (O PAXS, PACI) — AETERNA — AVG — AVGVSTA, AVGVSTI, AVGG, AVGVSTORVM — EQVITVM — EXERCH VS — FVNDATA — ORBIS TERRARVM — PERPETVA — P ROMANI — PVBLICA. Per quanto l'impero romano fosse fondato sulle guerre e vivesse delle guerre, pure la pace era tenuta nel più alto pregio e considerata appunto quale premio della guerra e dono degli dei, e numerosissime sono quindi le monete sulle quali la Pace è celebrata. Tipo comune della Pace, che incomincia con Augusto e dura fino a Costantino, è una figura femminile seduta, stante o corrente col lungo scettro generalmente portato di traverso, il ramo d'ulivo, il cornucopia, il caduceo, l'insegna militare, le spighe, la palma o la corona. Troviamo talvolta la Pace con una torcia in atto di dar fuoco a un mucchio d'armi; ma più spesso alla leggenda PAX corrisponde una rappresentazione che assai direttamente si collega colla guerra, di cui non poteva essere, nel pen- siero romano, che la necessaria conseguenza. In un antoniniano di Gallieno colla leggenda PAX FVN- DATA ci si presenta un trofeo con due prigionieri. In un aureo di Costantino colla leggenda PAX AETERNA AVG- N sono raffigurate due donne turrite, una delle quali presenta all'imperatore una corona, l'altra una vittoria; e in un pic- colo bronzo dello stesso Costantino alla leggenda PACIS FVND(ator) corrisponde la rappresentazione di Marte guer- riero che porta un trofeo e trascina un prigioniero. Tale è (i) È vero che Spartiano racconta dell'imperatore Adriano ■ frigora " et tempestates ita patienter tulit ut nunquam caput tegeret „ ma, mal- grado questa asserzione e, prestandovi pure intera fede, non crederei dover attribuire alla pazienza di Adriano il senso che siamo abituati attribuire a quella di Giobbe; e, se è vero che Adriano andava sempre a capo scoperto, dobbiamo conchiudere che il coprirlo gli dava noia. 378 FRANCESCO GNECCHI la pace intesa dai romani. E si noti, che, mentre la Vittoria è sovente accompagnata, come vedremo a suo tempo, da un epiteto ricordante il popolo vinto, la Pace invece è sempre accennata in senso generico. Roma non trattava la pace coll'uno o colFaltro popolo, ma l'accordava, dopo la vittoria, a tutto il mondo. Pax orbi terrarum! Alle monete ricordanti la Pace si riannodano quelle colla leggenda ARA PACIS (o semplicemente PACIS) e raffi- guranti un'ara, nelle quali la Pace assume un carattere decisamente religioso. Al quale proposito una osservazione di qualche interesse viene suggerita da alcune monete di Salonina colla leggenda AVG(usta) IN PACE accompagnata dalla rappresentazione della Pace seduta. È un tipo che diede luogo a lunghe di- scussioni; e vi furono attribuiti diversi significati, fra cui quello noto del De Witte, il quale ve ne volle trovare uno religioso-cristiano, e, riferendolo alla pace eterna, ne dedusse che Salonina fosse convertita alla nuova fede. Tale interpretazione mi pare per lo meno stiracchiata e assai più ovvia mi sembra quella di Angusta sotto le spoglie della Pace. Questa darebbe anche la chiave per l'interpretazione di altre monete, fra cui per es. alcune delle due Faustine, ove alla semplice leggenda AVG-VSTA corrisponde la rappre- sentazione dell'Eternità. Non sarebbe naturale riconoscere che anche in queste s'è inteso rappresentare l'Augusta sotto le spoglie dell'Eternità? PERPETVITAS. PERPETVITAS (PERPETVITATI, PERPETVITATE) AVG, AVGG — IMP AVG. È una personificazione che quasi va a confondersi con AETERNITA.S. Il tipo difatti in principio, allorché viene intro- dotto da Alessandro Severo, è costituito da una donna collo scettro e il globo, appoggiata col gomito a una colonna mentre nei bassi tempi viene sostituito dalla figura di Roma nicefora, tipo comune a rappresentare appunto l'Eternità, e precisamente l'eternità e perpetuità di Roma. E poi a notare come in quest'ultimo caso, quando cioè vi è rappresentata Roma, come in un bronzo di Severo II LE PERSONIFICAZIONI ALLEGORICHE SULLE MONETE IMPERIALI 379 ed in altro simile di Costantino, la leggenda PERPETVITAS sia al caso nominativo, mentre sulle monete portanti la per- sonificazione allegorica della Perpetuità la leggenda che vi si riferisce è talvolta al dativo; ma più sovente all'ablativo. Un altro caso di nominativo si verifica in un denaro posteriore all'epoca che ci siamo imposta, appartenente a Valentiniàno II. In questo denaro (riportato nel Cohen dalla Numismatic Chronicle) alla leggenda PERPETVETAS (sic) cor- risponde la rappresentazione della Fenice sul globo ; ciò che dimostra ancora come la Perpetuità si confondesse in certo modo coll'Eternità. La Perpetuità del resto non è uno dei tipi comuni nella monetazione romana. PIETAS. PIETAS (PIETATl) — AVG, AVGG — AVGVSTA, AVGVSTAE, AVGVSTI, AVGVSTORVM — AVGG ET CAESS NN — DDD NNN — FALERI — MILITVM — MVTVA — PVBLICA — ROMANA — SAECVLI — SENATVS. La Pietà, indicante l'ossequio alla divinità, la devozione all'imperatore, l'affezione fra gli augusti, o fra l'augusto e il popolo, o, in altre parole, la Religione, formava grandis- sima parte della politica romana e quei savii reggitori di popoli tenevano immensamente alla conservazione di tale indispensabile elemento di governo. È perciò che la raffigurazione della Pietà è una delle prime che l'impero eredita dalla repubblica e, come l'impe- ratore conserva, da Antonino in poi, il titolo di PIVS, così sulle monete è conservata gelosamente e abbondantemente la rappresentazione della Pietà, quasi senza interruzione fino alla fine; riferendosi ora all'imperatore, all'imperatrice o alla famiglia imperiale, ora al senato, all'esercito, a Roma e in generale al pubblico. Tipi della Pietà sono: una matrona raramente seduta, ma quasi sempre stante e sovente velata, con una patera e uno scettro; rarissimamente colle insegne militari quando è riferita all'esercito. Spesso sta vicina ad un'ara sulla quale talvolta versa la patera o pone dell'incenso. Talvolta alza una mano o ambe le mani al cielo, talvolta infine la sua 49 380 FRANCESCO GNECCHI personificazione rassomiglia assai a quella della Fecondità, avendo tre o quattro bambini in collo o vicino a lei. Talvolta è un tempio che simboleggia la Pietà o sem- plicemente gli istrumenti da sacrificio, il che è di facile spie- gazione ; ma occorre anche il caso in cui la leggenda Pietas corrisponda alla rappresentazione di Mercurio — e non certo per errore perchè si ripete troppe volte — combinazione di cui non riesco ad afferrare nettamente il significato. Sotto Balbino e Pupieno le due destre unite che hanno le leggende CARITAS MVTVA, FIDES MVTVÀ e AMOR MVTVVS, hanno pure PIETAS MVTVA. PROV1DENTIA. PROVIDENTIA (PROVIDENTIAE) — AVG, AVG N, AVGVSTI, AVGG — CAESS — DEORVM — PROBI AVG NOSTRI — SENATVS. La Provvidenza divina si unisce e si confonde quasi presso i Romani colla imperiale, o, per meglio dire, inco- minciata coll'aureola della divinità, diventa a poco a poco imperiale. La leggenda PROVIDENTIA è introdotta per la prima volta sulle monete senatoriali d'Augusto, accompagnata dalla rappresentazione di un'ara accesa, e tale la troviamo ripetuta sulle monete di Vitellio, di Vespasiano e de' suoi figli. Sotto Tito però la rappresentazione muta e subisce nel suo significato una prima evoluzione. Qui sono i due impe- ratori, Tito e Vespasiano di fronte, di cui l'uno presenta al- l'altro un globo. Con Trajano la personificazione della Provvi- denza prende il suo vero carattere, ed è rappresentata da una figura femminile collo scettro, spesso appoggiata a una co- lonna, e con un globo ai suoi piedi, che sovente essa indica con una bacchetta. Questo è il tipo che più comunemente troviamo sulle monete di moltissimi imperatori fino a Costan- tino; il che però non toglie che altri tipi vi si innestino a sostituirlo o per lo meno a modificarlo. Sotto Adriano la Provvidenza pare sia ancora quasi completamente riferibile agli dei, tanto che in qualche moneta prende il titolo di PROVIDENTIA DEORVM, colla rappresentazione dell'imperatore togato che riceve uno scettro portatogli da un'aquila, e quindi evidentemente ab Jove. — La medesima leggenda sotto Antonino accompagna la rappresentazione di un fui- LE PERSONIFICAZIONI ALLEGORICHE SULLE MONETE IMPERIALI 381 mine, altro simbolo di Giove. Ma col regno di Commodo la Provvidenza scende dall'olimpo e, facendosi terrena, si ri- ferisce ai grani che l'imperatore fa venire dall'Africa, si confonde quasi colPAnnona ed è rappresentata ora da una trireme, ora dall'Africa stessa che si incontra con Ercole, e non si saprebbe dire se più relazione abbia ormai colla di- vinità oppure coll'imperatore. I simboli e gli emblemi vanno grado grado modificandosi. Lo scettro e' il globo che da principio formavano il tipo vero della Provvidenza, sono a poco a poco sostituiti da un cornucopia, da una patera, da un aratro, da un timone di nave, da due spighe o anche da un' insegna militare. Settimio Severo e Caracalla rappre- sentano la Provvidenza colla testa di Medusa, Gallieno con Mercurio, Aureliano finalmente con Venere. E la Provi- dentia Deorum si trasforma finalmente in Providentia Senatns e Providentia Probi aug nostri. PVDICITIA. PVDJC1TIA (PVD1CITIAE) — AVG, AVGG, AVGVSTVE. La virtuosa Plotina è la prima sulle cui monete è rap- presentato il Pudore, in un bel denaro d'oro e d'argento che porta la scritta ARA PVDIC Ma subito dopo adottano tale emblema Adriano e Sa- bina ; malgrado che quest'ultima, poco felice nel suo matri- monio e probabilmente anche poco corretta, avesse i sonni turbati dallo spettro di Antinoo.... E poi l'adottano non solo le poche auguste che pote- vano onorarsene ; ma altresì le molte per le quali non po- teva suonare che ironia. Secondo le nostre idee, il Pudore si direbbe virtù piut- tosto femminile che maschile e a noi parrebbe — non so se a ragione o a torto — che tale emblema dovesse essere stato adottato solamente per le auguste, e ci riesce quindi strano il vederlo raffigurato anche sulle monete di parecchi imperatori. Se si trattasse solo di Trajano Decio, Erennio Etrusco, Ostiliano, Treboniano Gallo e Gallieno (') saremmo (1) Tralascio due denari, barbaro l'uno e suberato l'altro, di Settimio Severo e Gordiano che non possono formar base di giudizio. 382 FRANCESCO GNECCHI quasi tentati di supporre che le loro monete portanti tale impronta fossero ibride, fatte cioè coi conii d' Etruscilla pei primi e di Salonina per Gallieno ; ciò che non desterebbe molta meraviglia dati i tempi non troppo regolari per la mo- netazione. Ma abbiamo i denari d'Adriano (proprio d'Adriano!); i quali non possono lasciare alcun dubbio. Sono parecchi i suoi denari su cui figura il Pudore, e fra gli altri ve n'ha uno il quale con tale rappresentazione e la leggenda PVDIC nel campo, porta la leggenda circolare PM TR P COS III, la quale non può non riferirsi ad Adriano, non essendo questa l'epoca delle leggende scorrette. Dobbiamo quindi ritenere regolari anche tutte le monete dei sopra citati imperatori, quantunque non ci riesca che fino a un certo punto, di afferrarne il significato. Il Pudore è rappresentato da una donna stante o seduta ravvolta nella propria veste, sovente in atto di coprirsi con un velo il viso o il seno, oppure colla mano alla bocca o al seno, e generalmente porta lo scettro. Qualche volta ha seco qualche bambino, talvolta è in atto di sacrificare su di un'ara. La sua figura è sempre sola sulle monete; ma su qualche raro medaglione, il Pudore si trova in compagnia della Fe- licità, della Sicurezza o dell'Abbondanza. Su di un gran bronzo della mia collezione, trovato lo scorso anno a Roma i 1 ) e che credo unico, di Faustina gio- vane colla leggenda PVDICITIÀ, la figura seduta e velata tiene due spighe. Probabilmente si intese di rappresentare il Pudore sotto le apparenze della Casta Cerere. QVIES - REQVIES. QVIES AVG, AVGG, AVGVSTORVM — REQVIES OPTIMORVM MERITORVM. Una donna stante con un ramo abbassato e uno scettro raffigura il Riposo (QVIES) il quale è pure rappresentato dall' imperatore seduto in sedia curule colla destra alzata e collo scettro (REQVIES). Questi tipi non sono adottati che da Claudio Gotico, Diocleziano, Massimiano, Ercole e Costanzo Cloro. (1) Vedi Appunti di Num. Romana, n. LXVI. LE PERSONIFICAZIONI ALLEGORICHE SULLE MONETE IMPERIALI 383 SALVS. SALVS (SALVTi) — AVG, AVGG, AVGG — AVGG ET CAESS NN — AVG NOSTRI — AVGVSTA, AVGVSTI — DD NN AVGG ET CAESS — DD NN — EXERCITVS — GEN (O GENERIS) HVMANI — ITAL — MILITVM — POSTVMI AVG — PROVINCIARVM — PVBLICA — REIPVBLICAE. Anche la Salute è una delle rappresentazioni molto an- tiche e l'impero non fa che continuarne l'uso già introdotto dalla repubblica. Per l'ultima volta con Livia della Salute non è rappresentata che la testa ; poi subito sotto i primi imperatori viene adottata la vera Personificazione consistente in una figura femminile stante, seduta o appoggiata a una colonna, che il più delle volte è in atto di nutrire un ser- pente, il quale talora sta fra le sue braccia, talora si svolge da un'ara, e da un albero. Altre volte la raffigurazione è meno precisa e gli emblemi sono quelli appartenenti ad altre Personificazioni e in ispecie alla Pietà, forse a significare che la salute è un dono degli Dei. Tale p. es. la patera versata su di un'ara accesa, lo scettro, il timone di nave, le spighe, ecc. Talvolta anche la Salute è rappresentata da un altare. Talvolta invece è Esculapio che la rappresenta. Ma la Salute che il più delle volte è presa nel senso materiale di Salute fisica, alla quale i Romani ben giusta- mente davano una enorme importanza, come lo provano al- cune monete coniate in memoria della ricuperata salute del- l' imperatore, è talvolta, o almeno può essere, intesa anche in senso traslato. Tale è la SALVS GENERIS HVMANI rappre- sentata generalmente da una Vittoria, la SALVS EXERCITVS o MILITVM, la SALVS PROVINCIARVM di Postumo a cui cor- risponde la figura del Reno, nei quali casi non si saprebbe dire precisamente se è il senso concreto o il senso traslato che debba essere inteso. La parola SALVS è poi destinata a esprimere un signi- ficato assolutamente astratto quando ai bassi tempi in qualche aureo d'Olibrio SALVS MVNDI è scritto intorno al simbolo della croce. SALVS è fra le personificazioni più comuni sulle monete imperiali. 384 FRANCESCO GNECCHI SECVRITAS. SECVRITAS (SECVRITATl) AVO, AVGG, AVGVSTI IMPERI! — IMP GERMAN (Vitellio) — ORBIS — PERPETVA — POPVLI ROMANI — PVBLICA — REIPVBLICAE — ROMAE — SAECVLI — TEMPORVM. La Sicurezza, altra fra le più usitate personificazioni, incomincia diremo egoisticamente con Nerone, sulle cui mo- nete è sempre scritto chiaramente in tutte lettere SECVRITAS AVGVSTI mentre subito in quelle di Galba è riferita al pò- polo, SECVRITAS P ROMANI. In seguito è adottata da gran numero di imperatori riferendosi ora all'imperatore, ora al popolo romano, ora all'orbe intero. Diversi sono i tipi che la rappresentano, ma il più co- mune è quello di una matrona stante o seduta, nell'atto di riposo di chi ha nulla a temere. Provvista di uno scettro o di una patera o un cornucopia, una corona, una palma o un globo, la matrona o è in piedi appoggiata a una colonna colle gambe incrociate, la destra alzata al disopra della testa, o seduta col gomito appoggiato alla spalliera della sedia in atto di sostenersi il capo. Spesso presso di lei un'ara, a cui sovente è appoggiata una torcia. La Sicurezza pareggiata quasi alla Pace, è talvolta rap- presentata da Pallade (Caracalla), altre volte la leggenda SECVRITAS accompagna la rappresentazione dell'imperatore in quadriga con un ramo d'alloro (Licinio padre). Ai tempi di Costantino la Sicurezza viene ancora a con- fondersi colla Pace e troviamo rappresentato l'imperatore in atto di erigere o di coronare un trofeo. E andando più in là dei tempi costantiniani, troviamo nei medii bronzi di Giuliano l'Apostata colla leggenda SECVRITAS REIPVBLICAE la rappresentazione di un toro, il quale forse richiamava il Bue Api, o con maggiore probabilità una vittima da sacrificio. E in un piccolo bronzo d'Anniballiano colla leg- genda SECVRITAS PVBLICA la raffigurazione dell'Eufrate. SPES. SPES (SPEI) - AVG, AVGG, AVGGG — AVGVSTA, AVGVSTI, AVGVSTOR — FELICITATA ORBIS — P R — PROBI AVG — PVBLICA — R P, REI- PVBLICAE — BONA SPES, BONAE SPEI — SPES FIRMA. Chi si accinge a grandi opere non lo può fare senza essere animato dalla speranza del successo. Era dunque in- LE PERSONIFICAZIONI ALLEGORICHE SULLE MONETE IMPERIALI 385 dispensabile la Speranza ai romani, e perciò fu collocata fra le divinità. Claudio l'introduce sulle monete e vi resta fino all'epoca costantiniana, conservando con grande rego- larità il suo tipo; una giovane donna in abito discinto, che porta un fiore (simbolo della speranza perchè dal fiore il frutto C 1 )) in atto di camminare sollevandosi la veste. Talvolta la Speranza è al cospetto di tre militi (Vespa- siano, Aless. Severo). In qualche rarissimo caso la giovane donna è sostituita da una figura maschile nel medesimo atteggiamento (Aless. Severo). Rarissimo anche il caso in cui alla leggenda SPES PV- BLICA corrisponde un tempio (Erennio) che dobbiamo sup- porre eretto alla Speranza. Al tempo di Costantino, mutati i tempi, mutate le cre- denze, mutata la religione, vediamo a questa medesima leg- genda servire di simbolo il labaro col monogramma di Cristo. TRANQVILLITAS. TRANQVILLITAS AVG, AVGG. Quattro soli imperatori adottano questa personificazione la quale molto si avvicina nel significato e negli attributi alla SECVRITÀS, e si può dire non abbia un tipo veramente proprio. Presso Adriano e Antonino Pio il tipo è quello della Sicurezza, donna stante, talvolta turrita, collo scettro, oppure con un timone e due spighe, appoggiata a una colonna. Presso Filippo Padre e Tacito è rappresentata come la Felicità con un drago e lo scettro. VBERITAS. VBERTAS (O VBERITAS) — AVG, AVGG — SAECVLI. La Personificazione della Fertilità della terra non inco- mincia ad apparire sulle monete che al tempo di Trajano Decio, e dura saltuariamente fino a Costantino. È simbo- (1) Invece di un fiore potrebbe essere anche una specie di trifoglio, le prime foglie cioè sbucciate da tra seme; il che in qualche modo cor- risponderebbe al nostro " verde della speranza „. 386 FRANCESCO GNECCHI leggiata da una donna che tiene un cornucopia nella sinistra e nella destra un oggetto indistinto, nel quale molti videro una borsa, ma che parrebbe più razionale interpretare per un grappolo d'uva o forse anche per una poppa di vacca, come vorrebbe Cavedoni. Difatti a tale leggenda in alcune monete di Carausio corrisponde appunto una vacca munta da una donna, ed è questa forse la volta che anche il bar- baro Carausio il quale, come abbiamo osservato in principio, non fa legge C 1 ), ne ha azzeccata una. VICTORIA. VICTORIA (VICTORIAE) — AVG, AVG NOSTRI, AVGG, AVGG NN (o NO- STRORVM), AVGG ET CAESS NN — DD NN AVGG. AVG I, II, III, VI, VII, Vili, Villi — AVGVSTORVM CAESS, CAESS NN, BEATISSIMORVM CAESS — AETERNA — COMES AVG — EXERCITVS — FELIX — IM- PERII ROMANI — IVST. AVG — LAETA — LEG(Ìonum) — LIBERA — MAXIMA — NAVALIS — PERPETVA — PNINCIPVM — BRITANNICA — carpica — gallica — germanica — G(ermanica) M(axima) — GOTHICA — PARTHICA — PARTHICA MAXIMA — PERSICA PON- THICA — SARMATICA — ALEXANDRI AVG N — ANTONINI AVG — CONSTANT AVG (Costanzo Cloro) CONSTANTINI AVG — CONSTANTINI CAES — CRISPI CAES — GALLIENI AVG — GORDIANI AVG — IMP GERMANICI (Vitellio) — IMP VESPASIANI — MAXIMINI AVG — OTHONIS — PROBI AVG — SEVERI AVG. È troppo naturale che la Vittoria dovesse fornire uno dei contingenti più copiosi, più varii, più continui alla mone- tazione romana, e tale è il fatto. Essa vi figura assai abbon- dantemente ; appare al principio deir impero, assume nume- rosissime denominazioni, e la serie è continuata anche assai oltre l'epoca costantiniana, anche quando il nome di Vittoria era diventato un non senso. La Vittoria è generalmente rappresentata con una figura femminile seminuda e alata, in diversi atteggiamenti; stante, seduta su di una corazza o degli scudi, in atto di cammi- (1) Difatti questa medesima leggenda VBERITAS la ritroviamo sulle monete dello stesso Carausio con altri tipi, per esempio con quello di una donna che dà la mano a un soldato, la quale scena, a quanto pare, ben poco ha a che fare colla Fertilità. LE PERSONIFICAZIONI ALLEGORICHE SULLE MONETE IMPERIALI 387 nare, di correre o di volare, oppure in biga o in quadriga veloce, e i suoi attributi sono la palma, la corona o la ghir- landa, lo scettro, il ramo d'alloro, lo scudo, lo stendardo o il trofeo. Talora essa sta coronando un trofeo o scrivendo su di uno scudo parole indicanti vittorie o voti. Sovente si vedono uno o due prigionieri ai suoi piedi, oppure ne tra- scina uno essa stessa pei capelli. Talora la Vittoria offre una corona all' imperatore o !' incorona o precede la sua caval- catura o ne conduce la quadriga trionfale, o l'accompagna, incoronandolo, sul medesimo carro. Non è raro il caso in cui siano rappresentate due Vit- torie erigenti un trofeo o in atto di sostenere insieme uno scudo o di appenderlo a un palmizio. Su qualche moneta sono rappresentate anche tre Vittorie. La Vittoria poi, come naturale, viene frequentemente associata al nome di un imperatore, VICTORIA OTHONIS, VICTORIA CONSTANTINI, o prende il nome dal popolo vinto VICTORIA GERMANICA, VICTORIA PARTICA, ecc., ecc., e così sono numerosissimi gli epiteti che le vengono attribuiti, più numerosi che a qualunque altra Personificazione. VIRTVS. VIRTVS (VIRTVTI, VIRTVTE) — AEQV1TVM (o EQVITVM) — AETERNA — AVG, AVGG, AVG N, AVGGG, AVGG ET CAESS — AVGVSTORVM , AVGVSTORVM NN — CAESARIS, CAESARVM — CARI AVG, CARI INVICTI AVG — CLAVDI AVG — CONSTANTINI CAES — DN CONSTANTINI AVG — FALERI (VALERI ?) — GALL1ENI AVG — HERCVLI CAESARIS (Costanzo Cloro) — hercvlis (Massimiano) — postvmi avg — PROBI AVG — EXERCITVS, EXERCITI, EXERCITVVM — EXERCITVS GALL — EXERCITVS ROMANI, ROMANORVM — ILLIRICI — INVICTI AVG — MILITVM — MILITVM DD NN — PERPETVA. Su alcune monete d'oro e d'argento (Galba, Gallieno, ecc.) è rappresentata la testa del Valore coll'elmo, oppure di Marte giovane. Ma questo è un ritorno all'antica usanza repub- blicana. Un milite coll'asta e lo scudo oppure colla spada, ge- neralmente col piede destro appoggiato su di un elmo, è la più comune e tipica rappresentazione del Valore, il quale ha una grandissima parte nelle raffigurazioni che illustrano 50 388 FRANCESCO GNECCHI tutta la serie monetaria imperiale. Il milite però molte volte è sostituito da Marte o da Roma in abito militare e questa ora è ritta in piedi ora è seduta su di una corazza o delle armi, sempre col piede appoggiato sopra un elmo che le serve di sgabello. La personificazione del Valore è introdotta da Galba e dura, accentuandosi anzi sempre più col progredire dei tempi, fino a Costantino ed oltre. Sul principio il Valore è talvolta accompagnato dall'Onore (v. HONOS) e su di un aureo di Trajano lo troviamo in compagnia della Felicità ; ma il più delle volte è rappresentato solo, e nei tipi semplici sopra descritti e in molti altri modi più complessi. Marte in tutte le guise, con trofei e prigionieri, l' imperatore a piedi o a cavallo in atteggiamento di trionfo, di vittoria o di bat- taglia, ora in atto di atterrare uno o più nemici, ora di ab- battere belve feroci, Romolo che cammina con un'asta e un trofeo, Ercole nelle diverse sue imprese, Vulcano e Minerva, una Vittoria che corona Y imperatore, un trofeo, un leone, sono altrettante rappresentazioni che corrispondono alla leg- genda VIRTVS. Da ultimo poi, ossia a partire dal regno di Postumo, viene adottata una nuova espressione del Valore, senza una speciale raffigurazione. Su moltissime monete del terzo se- colo, qualunque sia la rappresentazione del rovescio, tro- viamo al dritto le leggende VIRTVS POSTVMI, VIRTVS FLO- RIANI, VIRTVS PROBI. L'idea del valore resta così identificata col nome dell' imperatore. La sua personificazione avviene neir imperatore stesso. Francesco Gnecchi. COSTANTINO II AVGVSTO A torto la maggior parte dei collezionisti di monete imperiali ne considera solo il lato artistico trascurandone quello storico. Tale deplorevole si- stema, ebbe per risultato la indifferenza verso le monete di poco pregio artistico come quelle del IV se- colo, e conseguentemente ne derivò la incertezza che sui testi fondamentali di numismatica regna ancora circa l'attribuzione di monete ad imperatori omonimi. Il Cohen ci dà un esempio di questa trascuratezza: diffatti se egli ritenne necessario diffondersi nei mi- nimi particolari per insegnare a distinguere le mo- nete di Caracalla da quelle di Eliogabalo, per quelle dei due Massimiani si limitò ad una dissertazione inconcludente lasciando sussistere la confusione pri- mitiva, e pei due Costantini I e II credè degne di studio soltanto le monete d'oro e d'argento ed i me- daglioni, trascurando le monete di bronzo che for- mano la parte più numerosa. È quindi necessario stabilire una distinzione tra i due Costantini Augusti specialmente per ciò che riguarda le monete di bronzo, e allo scopo di col- mare meno imperfettamente che sia possibile questa lacuna abbiamo creduto utile pubblicare il risultato delle osservazioni da noi fatte basandoci esclusiva- mente sulle monete. Avvertiamo però che non si tratta di cosa interamente nuova poiché altri tratta- rono già in parte questo argomento (*). (i) Il Voetter nel suo articolo : I Simboli Cristiani sulle monete ro- mane, stabilisce la differenza fra le monete dei due Costantini Augusti coniate nelle zecche di Aquileia e di Arelate. Vedi Numismatische seil- schrift, anno 1892. 9 390 L. LAFFRANCHI E P. MONTI L'opera del Cohen, come già dicemmo, se per le monete di Costantino II col titolo di Augusto è abbastanza completa nell'oro e nell'argento, nel bronzo si limita ai n. 133 e 182 che hanno la leggenda del diritto VIC CONSTANTINVS AVG ed al n. 121 che ha CONSTANTINVS IVN AVG, perchè le qualifiche di Victor e di Iunior rendono evidente l'attribuzione al secondo Costantino. Ma per le altre monete portanti il sem- plice nome di Costantino, senza nessuna qualifica o prenome, egli non si curò di stabilire alcuna distin- zione e le attribuì in blocco a Costantino I. Le nostre osservazioni ci hanno invece dimostrato che delle mo- nete col I# GLORIA EXERCITVS al tipo di una sola insegna tra due soldati, la maggior parte appartengono a Costantino II, e non solo gli appartengono tutte quelle col semplice nome di Costantino senza alcuna qualifica, ma gli appartengono in buona parte anche quelle col titolo di Massimo, il che sembrerà incre- dibile a coloro che sono profani alla numismatica costantiniana. Cosicché di tutte le varietà descritte dal Cohen ai numeri 245, 246, 247, 248, 249, 250, 251, 252 i primi cinque e l'ultimo appartengono in- teramente a Costantino II, mentre i numeri 250, 251 comprendono monete di ambedue i Costantini. Prima però di passare alla descrizione delle monete, spiegheremo quali sono gli elementi che servono alla distinzione fra i due Costantini. i.° La Storia. — Alla morte di Costantino Magno avvenuta nel maggio 337 si procedette ad una divisione dell'impero per effetto della quale oltre che ai figli una parte toccò anche ai nipoti Delmazio ed Anniballiano. Però i figli Costantino II, Costante e Costanzo II non presero il titolo di Augusti che nel settembre ; in questo frattempo essi provocarono una sollevazione militare per cui Delmazio ed Anni- balliano furono spogliati della loro parte ed uccisi, COSTANTINO II AVGVSTO 39I Procedutosi ad una nuova divisione dell' impero, a Costantino II toccarono la Gallia, la Spagna e la Britannia colle zecche di Treviri, Lugdunum ed Arelate, a Costante toccò l'Italia, l'Illirico e l'Africa colle zecche di Roma, Aquileia, Siscia e Tessalonica, Co- stanzo II ebbe l'Oriente e l'Egitto colle zecche di Heraclea, Costantinopoli, Cizico, Nicomedia, Antiochia, Alessandria. Costantino II, il maggiore dei fratelli, che aveva fama di valoroso per essersi già distinto nelle guerre coi Franchi, gli Alemanni ed i Goti, sì da riceverne il titolo di Victor che compare sulle monete, non si tenne pago della parte avuta e divisò di pigliarsi le provincie appartenenti a Costante, il minore dei fratelli. Perciò fingendo di recarsi in Oriente ad aiutare Costanzo II che combatteva contro i Goti, invase l'Italia Superiore. Presso Aquileia av- venne la battaglia che fu sfavorevole a Costantino, il quale rimase sconfitto ed ucciso, in età di 24 anni. Questo avveniva nell'aprile del 340. Alla sua morte i suoi stati passarono in potere di Costante. La Storia quindi, se non ci insegna a distinguere le monete dei due Costantini può servire però d'in- stradamento mostrandoci che Costantino II portò il titolo di Augusto per ben tre anni (337-340) durante i quali le sue monete di bronzo dovettero essere co- niate in gran quantità, e necessariamente non pos- sono limitarsi ai n. 121, 133 e 182 del Cohen, ma devono esistere tante varietà di conio, quante ne esistono per Costanzo II e Costante che regnarono contemporaneamente a Costantino IL 2. L y Iconografia. — La fisionomia di Costan- tino Magno è così caratteristica che a tutti coloro i quali ebbero qualche dimestichezza colle sue monete è rimasta impressa nella mente e tutti ebbero agio di osservare che, quantunque si tratti di un'epoca di decadenza artistica, le monete di tutte le zecche si 392 L. LAFFRANCIII E P. MONTI accordano nel rappresentare un'effìgie costantemente caratterizzata dal naso aquilino. Ciò deriva dal fatto che la lunga durata del suo regno permise agli zec- chieri di perfezionarsi continuamente sino a raggiun- gere l'effigie vera. Invece la fisionomia di Costantino figlio quale si vede sulle monete coniate avanti il 337 e portanti la leggenda Constantinus Jun. Nob. C. non presenta alcuna somiglianza col padre, ed oltre al non avere il naso aquilino, i suoi tratti sono piuttosto quelli della madre Fausta e dell'avo Massimiano. Ne consegue quindi che le monete intestate a Costantino Augusto appartengono al primo quando portano una fisionomia spiccata, col naso aquilino, ed al secondo quando ne hanno una simile a quella delle monete col titolo di Cesare, oppure un'altra senza carattere spiccato. E qui giova tener conto del noto fenomeno delle sostituzioni d'effigie che si osserva anche nelle monete di Costantino II: e cioè le sue monete coniate nelle zecche dipendenti da Costante e da Costanzo II por- tano le effigi di costoro anziché la sua propria. Qual- che eccezione però vien fatta dalle zecche di Aquileia, di Siscia e di Heraclea, che hanno invece delle buone effigi di Costantino II. Così pure la Zecca di Roma conia monete di Costantino II colla sua vera effigie (Tav. XVIII, fig. n. 2, 3) e monete con quelle di Co- stante (fig. n. 1). 3. Le Leggende del diritto. — Anche le leg- gende del diritto sono di qualche utilità per stabilire la differenza tra i due Costantini. Se noi osserviamo le monete del periodo pre- cedente (330-336) caratterizzato dal R) GLORIA EXER- CiTVS a due insegne militari noi vediamo che le mo- nete del Costantino Padre hanno sempre la leggenda Constantinus Max. Aug.; portano cioè quel titolo di Costantino ii avgvstó 393 Massimo che, conferitogli ufficialmente dal Senato, comparisce la prima volta sui rovesci delle monete di bronzo verso il 320 e sui diritti nel 324 dopo la sconfitta di Licinio. È dunque inammissibile che negli anni 336-337 possano essersi coniate monete senza questo titolo, e perciò tutte le monete di Costantino Augusto in cui esso manca si devono attribuire al figlio. E questo è provato anche dalla comparazione delle monete in questione con quelle dei fratelli Co- stanzo e Costante: alle monete colla leggenda Con- stantinus Aug sono contemporanee quelle con Con- stantius Aug e Constans Aug; a quelle con D N Con- stantinus P F Aug, sono contemporanee quelle con D N Constantius P F Aug, D N Constans P F Aug. ; e così per le altre leggende come vedremo in seguito. Inoltre la comparazione delle monete ci mostra un fatto importantissimo non riportato dalla storia: il titolo di Massimo conferito anche al figlio. E su ciò non è possibile il dubbio. Se la zecca di Alessandria conia per Costante e Costanzo le monete a testa laureata colle leggende: Constans Max Aug e Con- stantius Max Aug, le monete colla testa egualmente laureata, colle medesime lettere nel campo e colla leggenda Constantinus Max Aug, devono necessaria- mente essere loro contemporanee e quindi appar- tengono a Costantino II anziché al padre. Altre monete vennero coniate a Costantino II col titolo di Massimo nelle zecche di Aquileia, di Siscia e di Lugdunum, senza che esistano quelle dei fratelli col medesimo titolo, e ciò è comprovato dalle effigi e dai simboli del rovescio, come diremo più avanti. Venendo quindi ad una conclusione riguardo le leggende dei diritti, quali si trovano sulle monete in bronzo di Costantino II Augusto, ne daremo l'elenco indicando i numeri del Cohen ai quali si riferiscono e le zecche in cui vennero coniate, avvertendo che 394 L - LAFFRANCHI E P. MONTI i numeri delle prime due sono dal Cohen attribuiti al Costantino figlio e gli altri a Costantino Magno. VIC CONSTANTINVS AVG Roma Coh. N. 133, 182 CONSTANTINVS IVN AVG Lugdunum 121 CONSTANTINVS AVG Treviri, Heraclea, An- tiochia 245 CONSTANTINVS P F AVG Aquileia, Tessalonica, Cizico 246, 247 DN CONSTANTINVS PF AVG Costantinopoli , Nico- media, Cizico 249 IMP CONSTANTINVS AVG Constantina (Arelate) 248 ret- tificata CONSTANTINVS MAX AVG Alessandria, Siscia, Aquileia, Lugdunum 250-251- 252 e varietà a testa laureata. 4. L'acconciatura delle teste. — Altro mezzo per distinguere i due Costantini è l'acconciatura delle teste. Generalmente coloro che ebbero a trattare di queste monete si limitano a dire : testa laureata o testa diademata, senza spiegare chiaramente la distin- zione tra queste due qualifiche. Noi a maggior intelli- genza dei lettori spiegheremo i termini che dovremo adoperare più avanti nella descrizione delle monete. A) Testa laureata. Quella ornata da una semplice corona d'alloro, della quale, le foglie si distinguono facilmente dalle gemme del diadema, perchè esse sono di forma ovale, mentre le gemme sono di forma rotonda. Vedi tav. XVIII, fig. n. 49. B) Testa laurodiademata. Quella ornata da corona di alloro, sulla quale si alternano due o più foglie ed una grossa gemma. Le gemme sono talvolta rotonde, e talvolta quadrate, però sulla sommità della testa, vi è sempre una grossa gemma rotonda. Vedi fig. n. 50. C) Testa diademata. Quella ornata del diadema, cioè da un nastro con due o tre file di perline o piccole gemme. Sulla sommità della testa vi è una grossa gemma tal- volta contornata da un anello di perline. Vedi fig. n. 51. COSTANTINO II AVGVSTO 395 Le monete di Costantino Magno hanno soltanto la testa laurodiademata mentre quelle di Costantino II l'hanno anche laureata o diademata. 5. / Simboli. — È nota la parte importante che i simboli hanno sulle monete romane della de- cadenza. Le monete di cui trattiamo portano anch'esse dei simboli, ognuno dei quali caratterizza un'emis- sione, ed una emissione a sua volta rappresenta un'epoca. L'utilità dei simboli per stabilire la diffe- renza tra i due Costantini Augusti è grandissima, poiché, avendo questi ultimi regnato in due epoche diverse, i simboli che esistono sulle monete di uno non esistono su quelle dell'altro, e così riesce facile la distinzione. Ad esempio: Le monete delle zecche di Siscia e di Lione colla leggenda Constantinus Max. Aug. esistono con due varietà di simboli, i.° il globo che si vede, anche nelle monete dei cesari Costantino Jun. e , Costanzo, Costante e Delmazio; 2. il crismon ($j che esiste sulle monete identiche di Costanzo II e Costante Augusti. È quindi evidente che le prime furono coniate avanti il maggio 337 ed appartengono a Costantino Magno; le seconde furono coniate dopo ed appar- tengono al figlio. Ciò è avvalorato anche dalle effigi che figurano sulle monete, quella delle prime è l'ef- figie di Costantino Magno; quella delle seconde è l'effigie di Costantino II. I Simboli che appariscono sulle monete di quest'epoca, e generalmente sono collocati sullo stendardo oppure all' esergo o nel campo sono: . La croce, il crismon, la corona, la palma, le due palme, il globo, l* astro, ti crescente, il punto, il trifoglio e varie lettere (x, Y, I, M, SR). Se il significato di taluni simboli è abbastanza chiaro, per taluni altri vi sono dispareri, o sono ad- dirittura inesplicabili. Così la croce ed il crismon 5" 396 L. LAFFRANCHI E P. MONTI sono gli emblemi del Cristianesimo, mentre il cre- scente è il simbolo pagano della luna e l'astro quello del sole. La corona e la palma sono gli emblemi della vittoria, e le lettere SR delle monete di Ales- sandria a nostra supposizione potrebbero esplicarsi per iniziali dei motti: Securitas Reipublicae, Salus Reipublicae oppure Spes Romanorum i quali, uniti alla leggenda Gloria Exercitus, significherebbero che la sicurezza e la speranza dei romani erano affidate ai tre giovani imperatori. In quanto agli altri simboli o lettere non vediamo quale significato si possa loro attribuire. Ora che abbiamo spiegato con quali mezzi si possono distinguere i due Costantini, passeremo alla descrizione delle monete di cui rimane stabilita l'at- tribuzione a Costantino II Augusto. Monete d'oro e d'argento e Medaglioni. Non è nostro compito diffonderci su questo ar- gomento, perchè la loro estrema rarità rende diffi- cilissimo uno studio che dovrebbe basarsi sul con- fronto di molti esemplari. Del resto anche uno sguardo sommario all'opera del Cohen ci persuade che, se egli trascurò comple- tamente i piccoli bronzi, usò maggior attenzione alle monete d'oro e d'argento ed ai medaglioni, cosicché riguardo ad esse vi saranno assai meno errori d'at- tribuzione che non tra quelle di bronzo. Per un buon numero di monete d'oro ogni equi- voco circa l'attribuzione a Costantino II viene elimi- nato dalla leggenda: FL CL CONSTÀTINVS (PF) AVG- essendo noto che il prenome di Flavio Claudio appar- tiene a Costantino II mentre al padre spetta quello di Flavio Valerio. Perciò nessun dubbio può elevarsi circa COSTANTINO II AVGVSTO 397 i seguenti numeri del Cohen: 180, 181, 195, 205, 212, 264. Tra le monete d'oro col semplice nome di Co- stantino Augusto, certamente ve ne saranno di quelle che attribuite al padre spettano invece al figlio, tale è il caso del n. 579: &. CONSTÀNTINVS AVG-. — R). VIC- TORIA AVO. la cui attribuzione a Costantino II è av- valorata dall'essere questa moneta in tutto identica a quelle di Costanzo e di Costante, mentre differisce dalle monete di Costantino Magno della precedente emissione di Antiochia. Ecco uno specchietto dimo- strativo: Zecca di Antiochia (1). Sigla ± LXXII SMAN 336-37 R) VICTORIA CAESAR N N (2) J L Jul Constan- tius Nob C Coh. : inedito , Coli. Trau. Constantius Nob Caes. Cohen: inedito, venditaSabatier J L Jul Constans Nob C. Cohen: n. 143. VICTORIA CON- STANTINI AUG Constantinus Max Aug. Cohen: n. 605. 337-40 Sigle: CONSTANTINUS AUG Cohen : 579 di Costantino Magno. LXXII SMAN' 1 | LXXII sman€ 5* VICTORIA AUG Constantius Aug Cohen n. 200. Constans Aug Cohen: inedito, Mus. Brit. (1) Per queste monete e per il significato della cifra LXXII, vedi R. Movat, Combinaisons sécrètes de lettres, eie. etc, nella Revue Numi- smatique, 1897. L/A. però descrive la moneta in questione, seguendo il Cohen nell'attribuzione a Costantino Magno. (2) Non si sono ancora rinvenute le monete di Costantino II colla leggenda Constantinus Jun Nob C. 398 L. LAFFRANCHI E P. MONTI Viceversa il n. 222 di Costantino II coniato a Cizico ed avente la leggenda del T$. VICTORIB AVGG- ET CAES NN appartiene a Costantino Magno, quantunque non porti la sua effige caratteristica perchè coniato quando la zecca era appena venuta in potere di Co- stantino nel 324. Riguardo ai medaglioni di bronzo colla leggenda VICT CONSTANTINVS AVG il Cohen ed i numismatici precedenti ebbero ragione di attribuirli a Costan- tino IL Difatti l'effige è veramente la sua propria e lo stile ed i rovesci sono simili a quelli dei meda- glioni di Costante e Costanzo. Essi furono indubbia- mente coniati a Roma poiché le leggende dei diritti: Vict Constantinus Aug, D N F L Constans Aug, D N F L. Constantius Aug, le effigi e l'acconciatura dei busti sono identici a quelli dei P B ivi coniati come dimostreremo più avanti nella tavola della zecca di Roma. La emissione dei medaglioni avvenuta in questa zecca nel periodo 337-340 comprende per Costantino II i n. di Coh. 89, 90, 196, 198, 199, per Costante i n. 7, 43, 118, 122 e per Costanzo II i n. 201, 203, 204, 224. Però tra i medaglioni d'argento dal Cohen at- tribuiti a Costantino II, uno ve n'è che noi crediamo debba levarglisi; è il n. 30 che per l'effige noi cre- diamo spettare a Costanzo II, coniato verso il 352 contemporaneamente al n. 60 di Costanzo Gallo. Monete di bronzo. Per le monete di bronzo, anziché limitarci alla descrizione dei P B di Costantino II, abbiamo creduto utile estenderci a quella di tutte le monete emesse nel periodo 336-340 in tutte le tredici zecche del- COSTANTINO II AVGVSTO 399 T Impero, prima e dopo la morte di Costantino Ma- gno C 1 ). E per maggior chiarezza noi le abbiamo disposte in tavole sinottiche in modo che nella prima colonna figurano quelle di Costantino II, vengono poi quelle di Costanzo e Costante, ed in ultimo quelle di Co- stantino Magno. Le monete di Costantino li Augusto si distinguono per le leggende del diritto scritte in carattere maiuscolo. Infine dobbiamo scusarci se queste tavole man- cheranno di qualche varietà di conio, poiché per compilarle abbiamo dovuto servirci quasi esclusiva- mente della nostra collezione non trovandosi queste monete, quantunque comunissime, nei musei e nelle grandi collezioni. (i) Abbiamo però escluse le monete di Delmazio ed Anniballiano e quelle colle teste di Roma, di Costantinopoli, e del Popolo Romano, le quali sono contemporanee a quelle descritte, ma non interessano il nostro studio. 4oo L. LAFFRANCHI E P. MONTI < o te re o ■u • e re paludame -odiademat co J, .2 + So 2 c 5 bO re ***' so™ ai a a» li] SQQ o E o * ti 0- -Ci T3 ;§ 3 re Co O-c CJ s -a ii 2§/§ 11] èli U « > s e fi (j gre o" « fi 3 £c£ 0. a = i rr ■S o re o re UJ U OC UJ ^ " fi 60 <2 TÈ H LU OC u UJ co 01 > V Ul co bp re ^ 2 e ì 2 % "e 0) 1 1 1 "3" e o E o U » 1 Constan on pali aureata OC 1 # ^r fi j ^ re ' 3 j a o a. k, -d re 4-* H OC C5 1 re 4-» ,- o a fi US co tn t OC ►©■a <; re 1) bfl > (!) > O r e < re.5 *S N J) < S-- S 31 2 re » g Ni c75 N S S-. i- E H N TI z re ; H o T K O OC s o 2 O.S a 3 « 1 8 ^" sr z VO t-v < 8 ) ) COSTANTINO II AVGVSTO 4OI le (/) CO 4-* . 3 re ludame ademat 3 CU V- Dd Q T3 > re u UJ V) ^OC re 1 *is 3^. tius lud ade W s «33 Cons con laur k 2 -2 ^ CO « > 3 2 Q -a" 30 1 > (!) > < V) (fi > K u OÉ w > s- e e 4) *-• s M 1 gif 2 C N re 2 e re e ° < o «^ H y T3 ._ Z o l" 3 5 ° ".3. UrQ 3*6 2 re cu W F ai C? fc B vu C3 EU £E ce B tu 0- ai oc •x- 3 fi h- 3 cu a CU 1- « oc S « Cw n «" 06 « s (f) ai C. a a 0) oc OC § « tu 5 » si M 6 Q. « _ a. C8 — S Q. « nr cu _ CC E a CU "So c/5 CU IO à bJD t/> > U OC LU X UJ < oc O _i O I o ^oc re S (U *J ili 3 «'-3 <^ 3 fa si o e* Q ^_ re « 2 "^ 3 re af B ITI re E K a -a a 13 re 5) 03 CU ho 3 CJ 1* 3 re fe, re 01 ^ 3 c > C re o T3 e E re 3 '55 « 3 IO >- J5 cu ^D CU 3 re o o S cu re ja £3 3 fi cr 3 o U g re E ^ »- te (U 9 o re 2 cu » I - 3 3 - 1 S 2 u CJ •- re re ce a ^ i h "E CU m l_ Cu tj cu - 3 CU 2 cu _, ^ cu ? re .tr > > T3 re ■i rt 1 3 e o 3 o o t) W H -fi tì - cj 73 re 1 B 3 .« 3 =3 3 cu b0 -D O CU CU .2 S i.s v a 'W re '-3 re v re cj 33 o r CU cj Zi 3 S c QH N CU aj p rt fa ' C.H cu re •- h T3 3 CJ u CO O « « S c -3 cu o re tuo e 5 S o ^ 3 o -E > i_j m 3 402 L. LAFFRANCHI E P. MONTI < l-H w l-H D a ju .2 tuo c75 Cu o o U » o c ,- 5 «Ss JM s o « •S «5 s F CQ tuo lo no s o U » «5 ^i, >re c n, re v^ tfl n re £ 2 « £ o «J H O ^ H ai rt Vi 3 B 5W ?! < < ~ < « b cu re N '/! N > re H (fl '£■ 3 COSTANTINO II AVGVSTO 403 M 00 H H /«-\ IH 3 s 3 bb cC bb rt rt bb ce ce ce • 4-f 4-* . tC T3 2 « c e 3 co 2 2 ^ 3^ ^■3.2 k ^ n tì ti 1ìo2 CJ ce CO ""* s- ce e .2 2 s evi ce co ce T3 a co co e ce s 2 "v.2 ce k ^ì> a. S 3 co 3 O s .2 H co ce S 2 8^3.2 k, a ° 3 u S « •2 « S co 3 fi SrO •3 « ■m co _o co e/) 0* < ^-2.2 k T3 ce ce CO k) T3 ce ce -ce < 'iS co ■*-» • C ce CJ 3 ce e ce "E ce > % 3 ce ^s 1 ri-i 'E ce > 1 4> bb J5 * 5 2 k .2 « ce 13 'E ce > 1 < ^^2 r 3 ~ ft,*1 ce ft.S.1 ce' a,S-1 1 V k,^ •2 u j2 a. co ||| co co 5 3 ■2 8 * co u Oh bb c75 3 "- 1 III x « (Ò3S CJ s so* ■2 to « co 3 iJ CO E s 5 ^ « co To 3 « co iU s « 5 ìr> co 1 3ÌJ -a 1 k> -O ce Tic ce s CJ SCQ k> x) ce ce ce ** » C/5 -4-> I -*-> vi 4) co co co ^-k co 00 CO CO CU 1 co (U •«-* 4J W » 1-6 r » Or < ce < « < ce *■« ce bb < ce < b 2 fa oS * fa * 00 5 Ss fa te ce a S rt a, ce ce N 4-> «>" Si + s 2S2 : >- 3 'f n ce « n ce co n ce co n ce 1- ce e z u e g co Z « rt Due zus S. ce e fe u S CX 4 T cj T3 «5 « ce 5 *-• T3 e « z • rt < ■" T3 a co Sol < ;! <" g S £ H co 52 3 t. H co fS 52 2 = u 52 3 u 52 3 u i .2 §«2 .2 o 03 2 8 .2 8 m S o w 2 u .2 Tj" 00 O > ^ •£ > > o w stans palu osso. 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MONTI < u z o co co W h C8 O E CO ?V0« m Afa* ^4« paludam adiademi co CO + .2 tinus con . lauri M bc co CO H S co t3 Constan Busto d., testa CO CO bb o o **-*' a C co <1 co H o JO '3o CJ E 5: ^X> S co c 3 A Ca pali -eata F A pali rodia O X C »s e 3 ^ si ^ o CO CJ ,--. co co co co H X C usto :esta usto testa 3 co co o CO SCQ L> 13 SCQ <0 X u* CO O 3 O (O H s co CO > u oc LLI X UJ onstantius No iti paludamen ureata. s P F Aug >n paludamen urodiademata <3 U S « .? oiS co < ^ .££ a a: sto sta CO O 3 <" 55 3 « SCQ O fc, X <0 X cj i CS CO "3) c/5 ^ . CO Co u G ., test i. 28). *S >X « < co bb * 2 fe xS <* co ^ N *i« s.9 s >- Z Cj C .S O i O « •s CJ . H CJ XI S _ co Z - CO nsta usto reat 3NSTA Buste urodi Offl 3 Co _5 CJ _ 2 VO i> co co < 00 CO < w u « CO O Olì ^ E E ^ CO «3 X CO 3 a §5.2 "Sj cO xi CO 2cS bfl .« 85 'a. 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N "0 ro M *C 3 S 35 co ) > < a bd (0 a • 7) Ci) M cu a >-• S co i cu co < ^» \< cn P. •* •<] co ■• M ■+ a cu W 'E bri cu Ù5 * © bfi — m M M B a S CO CO 1 © 1 PQ M S co S co i < a co < s S co cu C cu C/) bO '03 I 1 u T3 4.) CU ^ co 3 Dh ^k ri CS Od •S « tuo S s CO ex z -2 4> CU > CO > 3 S - -55 1 Bf k CU (£S q ^2 S 4-> *r co N CU k^ CO «-■ s§1 II a co «-« SiS co co CU "So (75 W m Ci «5 "S cu K « 42 3 w CO 8 <— i 53 CO ^ cu H Q a ni > U < 4-< 5) Ut X) cu rt o (f) ♦ > CO K co 3 h CU < Ih 3 W) H to CO £ E O CO in CU R H S3 4i* L. LAFFRANCHI E P. 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Non manca fra i contorniati qualche tipo privo di rovescio; ma, a parte la natura di quelle pseudomonete che io, sino a prova contraria, considero con lo Gnecchi come tessere lusorie, è da osservare che i due nostri me- daglioni non sono, come i contorniati, fattura del III (i) Gnecchi F., Medaglione senat. cit. (2) Un medaglione di Gordiano III a rovescio levigato ho potuto osservare nella collezione Prowe di Mosca recentemente venduta all'asta (Wien, 1904. Vertag von Brùder Egger. Tav. XIV, n. 2646). Si tratta, però, d'un medaglione semplice e non cerchiato. Qualche analogia coi nostri medaglioni potrebbero avere due esemplari cerchiati di Filippo Seniore e di Valeriano, conservati nel museo Vaticano. Essi hanno il diritto coperto, nella parte centrale, da una sottile lamina d'argento, la quale è interamente asportata nel rovescio. Servirono a fregiare insegne militari o brillarono sulla bardatura del cavallo di qualche capitano? (Rtv. Hai. d. Num., 1905, fase. II, p. 160). DUE MEDAGLIONI CERCHIATI E A TIPO UNILATERALE 419 o IV secolo, ossia posteriori assai alla persona che ricordano. Essi hanno tutte le qualità per appartenere al tempo di Traiano ed Antonino. Lo fa chiaro, an- zitutto, l'arte spiccatamente della buona epoca, come nel tipo dell'Antonino in tutto conforme a quello degli altri bronzi di quell'imperatore. Anche il tipo del Traiano appartiene all'epoca sua e non ha che ve- dere col Traiano immaginario dei contorniati. Un'altra conferma è data dallo spessore, che supera molto quello dei contorniati, e dalla leggenda che ha pre- cisamente lo stile delle buone monete di Traiano, mentre nei contorniati la leggenda a volte sbagliata, solitamente abbreviata, va con lo stesso rapporto immaginario della figura. Uno sguardo, in ultimo, alla parte meccanica del lavoro ne fa persuasi che non trattasi di medaglioni postumi, come i contorniati o tipi affini, mentre in questi prevale la fusione che sembra affatto da escludersi nei nostri due pezzi. Mancando, dunque, ad essi ogni carattere di moneta usuale e corrente e messo parimenti da banda la qualità di medaglione commemorativo che, come si è visto, si adatta unicamente ai pezzi cerchiati col diritto e rovescio, quale spiegazione si può dare a questa nuova categoria di medaglioni? Secondo me, quella di semplici fregi ed ornamenti, applicazioni a trofei, bardature di cavalli o altro. E qui sarei di- sposto a credere che fossero più propriamente de- stinati ai così detti signa muta o insegne militari dell'esercito imperiale. Presso i romani, sotto l'Im- pero, mentre le legioni avevano per insegna propria la figura d'un animale (come la Leg. XX Valeria Victrix, quella del cinghiale), i manipoli conservavano i loro signa particolari, che consistevano in una mano o corona posta in alto; e al disotto, le immagini di qualche dio o, più spesso, quella dell'imperatore. Qualche volta vi si appose quella d'un ministro, come 54 420 GIOVANNI PANSÀ fu di Seiano, sotto Tiberio (*). Ma questa teorica del- l'uso dei medaglioni applicati alle insegne militari, non è nuova. Il Cohen ( 2 ) l'accettò parzialmente, quantunque ritenesse che l'obbietto principale dei monetieri fosse stato quello di coniare i medaglioni per far mostra della propria capacità. Egli, in altri termini, immagina come una specie di concorso che sarebbesi tenuto presso gli antichi, in cui il meda- glione sarebbe stato la prova di conio, ossia il titolo più atto a mostrare le buone qualità del concorrente. Quest'ultima supposizione, da quanto si è visto, è oggi abbandonata, mentre non v'ha ragione di escludere la prima che riconosce nei medaglioni l'uso di fregio alle insegne militari. Ma questa nuova cate- goria dovrebbe essere ristretta ai soli tipi privi di rovescio, come il nostro, restando così immutato il carattere delle altre due serie, la monetale e la com- memorativa, che oggi appaiono sufficientemente di- stinte e provate. Sulmona, agosto del 190J. Giovanni Pansa. (1) Sueton, Tib., 48. — Tacit., Annoi., IV, 2. Cfr. Lubker F., Lessic. rag. dell' Antich. class., ad voc. ■ Signa „. (2) Description des Médaill. Imper., Voi. I, p. XXII. APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA LXXI. I MEDAGLIONI UNILATERALI. L'egregio Avv. Pansa ha dettate le prime parole su di una specialità dei medaglioni, che finora passò inavvertita, forse per essere tanto ristretta. La sua memoria mi fece ricordare d'avere io pure nella mia collezione due di quei pezzi ai quali, per vero dire, non attribuii mai una eccessiva importanza e appro- fitto volontieri dell'occasione per farli conoscere onde la serie non si inizii troppo meschinamente con due soli esemplari. I miei due appartengono ad Antonino Pio ed a Faustina seniore. Il primo porta il busto di Antonino a destra colla leggenda: ANTONINVS AVO PIVS PP TR P COS III IMP.... (diam. mill. 38, peso gr. 37). Il secondo il busto velato di Faustina madre a destra colla leggenda : DIVA AVG FAVSTINA (diam. mill. 40, gr. 46). I due rovesci sono senza impronta, lisci ; ma legger- mente convessi. Si direbbe che il disco sul quale veniva a stamparsi il conio della testa fosse appog- giato su di un supporto concavo, come fosse il fondo di una scodella. 422 FRANCESCO GNECCHI Due altri esemplari di Medaglioni unilaterali esistono al Museo imperiale di Berlino, uno di Fau- stina madre colla leggenda: DIVA AVGVSTA FAVSTINA Busto a destra (d. m. 40, gr. 36.010), il secondo di Lucilla colla leggenda; LVCILLA AVG- ANTONINI ÀVG- F (d. m. 35, gr. 32,720). Quello di Faustina ha il rovescio convesso come i miei, mentre quello di Lucilla ha il rovescio piano. E se ne può ancora aggiungere un'altro di Tra- jano, proveniente dal ripostiglio di Lusigny, colla leggenda : IMP CAES NERVA TRAIAN AVG G-ER P M (*) Fatte però queste aggiunte alla lista iniziata dall'avv. Panza, è doveroso togliervi il pezzo di Gor- diano che l'autore cita dalla Collezione Prowe di Mosca. Ebbi occasione d'averlo fra le mani e lo giu- dico senza esitazione un lavoro moderno. Ed ora, venendo a qualche osservazione sull'es- sere di questi pezzi, mi vedo nella spiacevole circo- stanza di non trovarmi d'accordo coll'egregio autore della prima memoria, e tanto più me ne spiace perchè mi vedo citato tante volte e sempre in senso di be- nevola approvazione ; ma non sarà certo per una vana cortigianeria che sacrificherò la libera discus- sione sempre ammessa in questa nostra Rivista e, pure professando tutto il rispetto per l'opinione del- l'egregio autore, io esporrò francamente la mia. Perfettamente d* accordo coli' autore che i due medaglioni unilaterali da lui descritti, come gli altri che io aggiunsi, non abbiano nulla a che vedere coi contorniati, presentando tutti gli elementi per dirli coniati precisamente all'epoca che ciascuno rap- (1) V. Annuaire de Numismatique 1873-74, pag. 346. I MEDAGLIONI UNILATERALI 423 presenta, non posso accordarmi con lui in nessuna delle due destinazioni accennate come possibili. Non credo assolutamente che potessero aver servito come ornamenti di bardature, perchè troppo alta era presso i romani la venerazione e direi quasi il culto dell'effigie imperiale, la quale — giova ricor- darlo — era venuta col principio dell' impero a so- stituire sulle monete quella della divinità, che formava il suggello della moneta repubblicana. Non si sarebbe certamente tollerato che la sacra effigie imperiale fosse adibita ad uso così modesto, pel quale avrebbe egualmente servito una testa per esempio di leone. E ancora, dato e non concesso che l'ostacolo fosse rimosso, l'effigie non sarebbe stata circondata dalla leggenda ufficiale, quale si trova sui veri medaglioni. Ne credo egualmente che potessero essere adi- biti quali immagini per le insegne militari. Troppe sono le ragioni che si' addussero per negare que- st'uso ai medaglioni, contro le quali mi pare non valga l'essere questi unilaterali. Il peso e le troppo esigue dimensioni stanno contro questo uso, e difatti i bas- sorilievi che ci rimangono ci mostrano chiaramente come le imagines imperiali delle insegne fossero molto più grandi. Per di più esse offrono sempre l'effigie dell' imperatore di fronte e circondata invece che dalla leggenda da una corona d' alloro. È poi sup- ponibile che fossero fatte a sbalzo su di una lastra o d'argento o di rame dorato e forse quella d'argento dorato lavorata a sbalzo trovata a Niederbieber, del diametro di 19 centimetri, è la vera imago militare romana, la quale è ben diversa d' un medaglione. Cos'erano dunque questi medaglioni unilaterali ? Io li crederei semplicemente prove di conio. Alcuni non sarebbero che semplici prove, i due descritti dall' Avv. Pansa due prove destinate forse ad essere presentate per l'approvazione e per conseguenza ese- 424 FRANCESCO GNECCHI guite con un poco di cornice, che meglio facesse risal- tare il lavoro. Il peso quindi, quantunque l'abbia dato anch'io degli aggiunti per completarne la descrizione, per parte mia lo credo affatto inconcludente. Sup- pongo che tali prove saranno state coniate, precisa- mente come si fa oggidì, su di un tondino di metallo qualsiasi, scelto col solo intento che meglio si pre- stasse a far valere il lavoro dell'incisore; ma senza alcuna preoccupazione del peso.... preoccupazione che molto probabilmente affligge noi assai più degli an- tichi romani, i quali senza dubbio avevano le viste molto più larghe di quella che volle a suo tempo attribuir loro un celebre scienziato colla famosa, ma non meno assurda teoria della monetazione leggera e pesante. La rarità estrema dei pezzi unilaterali in con- fronto a quella dei medaglioni completi non è punto ostacolo alla teoria da me espressa. Anche le prove moderne sono eccessivamente rare in confronto ai pezzi finiti, e la somiglianza di quanto avviene anche oggidì, allorché un incisore fa la prova di un conio, serve ad avvalorarla. Aggiungerò poi a conferma il fatto che io pos- siedo un medio bronzo d'Antonino Pio, unilaterale, esibente cioè da un lato la testa, e con rovescio perfettamente liscio e piano. Io 1' ho sempre consi- derato come prova di conio — ne saprei davvero come considerarlo altrimenti. — Mi pare che questo bronzo si trovi nelle identiche condizioni dei me- daglioni in discorso. Una conferma positiva sarebbe quella di trovare un medaglione unilaterale col solo rovescio. Se qual- cheduno lo possedesse è pregato di farlo conoscere. S. Bernardino, / Agosto 190J. Francesco Gnecchi. UN DOCUMENTO SU LE MONETE OSSIDIONALI DI CASALE (1630) Fra i numerosi assedi che ebbe a sostenere la città di Casale Monferrato, uno dei più memorandi fu quello che durò dal maggio all'ottobre 1630. Sono a tutti note le circostanze storiche che vi diedero luogo. — Morto nel dicembre 1627 Vin- cenzo II, ultimo della famiglia dei Gonzaga, duchi di Mantova e di Monferrato, era stato chiamato a succedergli un discendente del ramo dei Gonzaga trapiantato in Francia, cioè Carlo Gonzaga, duca di Nevers e di Rethel, malgrado le pretese e i diritti che altri potentati accampavano; fra cui primeggiava l'irrequieto duca di Savoia Carlo Emanuele I. — E benché la nomina fosse già stata fatta dall'Imperatore Ferdinando, il quale, avocata a se la causa, avea risolta la questione, aggiudicando il dominio dei due ducati al predetto Carlo di Nevers, tuttavia non si potè evitare una lunga guerra, detta appunto di suc- cessione del Monferrato; della quale furono due epi- sodii i due assedii cui fu soggetta Casale, l'uno cioè del 1628-29, l'altro del 1630. In quest'ultimo assediavano la città gli spagnuoli, guidati dal governatore stesso di Milano, il marchese Ambrogio Spinola, genovese, che erasi acquistato grande fama nelle guerre di Fiandra. Era alla difesa della città assediata il maresciallo Francesco di Toy- 426 FLAVIO VALERANI ras, alla testa delle truppe francesi, che occupavano la città, il castello e la famosa cittadella, di cui era allora munita la capitale del Monferrato. L'assedio durò fino al 26 ottobre; nel qual giorno essendo ar- rivato il soccorso delle armi francesi, venne tolto; e la città, liberata dai francesi e dagli spagnuoli ad un tempo, ritornò tosto sotto il dominio del nuovo signore. Fin dalle prime settimane dell'assedio si sentì in Casale la mancanza del denaro, necessario non solo per la paga delle milizie, ma anche per le provviste di vettovaglie, e pei lavori di fortificazione. A queste strettezze avea tentato di metter riparo il cardinale di Richelieu, il quale ordinò a banchieri di Lione di mandare 30.000 scudi al maresciallo ; ma questi non avevano potuto far pervenire il danaro nella città as- sediata. Non si perdette d'animo il Toyras ; e dopo aver trovata insufficiente la fusione dell'argenteria per ri- durla in moneta, dovette col rame dei cannoni far battere alcuni pezzi, cui si diede un valore conven- zionale, come accade nelle città assediate. E intorno a queste monete ossidionali sono parecchi gli autori che scrissero, fra cui citerò Baudier W, Promis < 2 ), Maillet (3), P. Bordeaux (4), E. Bertana (5), e più re- centemente Q. Perini ( 6 ). Quattro furono le monete coniate; e tutte diven- nero rare oggidì e ricercate per la loro importanza (1) Histoire du Maréchal de Toyras, par Baudier ; Paris, 1644. (2) Monete ossidionali del Piemonte, Torino, 1834. (3) Maillet, Catalogne des Monnaies obsidionales, Bruxelles, 1873. (4) Paul Bordeaux, de Neuilly, Annuaire de la Société francaise de numismatique, Paris, 1891. (5) E. Bertana, Del valore delle monete anticamente correnti nel Mon- ferrato. Appendice terza. Casale, 1895. (6) Q. Perini, Le monete ossidionali di Casale del i6jo. Rovereto, 1902. UN DOCUMENTO SU LE MONETE OSSIDIONALI DI CASALE 427 storica, e per la bellezza delle loro iscrizioni. - Delle tre prime, cioè delle maggiori, non farò cenno, perchè sul loro valore non fu mai contestazione alcuna; né può nascere dubbio, essendo chiaramente indicato sul diritto della moneta stessa. Difatti la più grande emessa pel valore di venti fiorini, porta sul W± a lato allo stemma dei gigli di Francia, F— XX, cioè fiorini venti; la seconda valutata dieci fiorini, porta, sempre a fianco dei tre gigli, F— X; la terza, che ebbe il valore nominale di cinque fiorini, ha F-5. Il disaccordo sorse intorno al valore da attri- buire alla quarta moneta, che è anche la più piccola. Eccone la descrizione: ]& — Stemma di Francia, coi tre gigli, coronato, colla leggenda: HIS • FAVENTIBVS, 1630. IJf — Due palme addossate e coronate in uno scudetto accartocciato; e tra le due palme, in basso, C (Casale): OPPRESSA BIS EXALTOR Havvi però una variante, di notevole importanza, la quale nel P ai lati dello scudetto ha G-3. Il valore di questa moneta fu dai numismatici variamente apprezzato. Domenico Promis, il quale non potè conoscere la variante accennata, attribuì ad essa il valore di un fiorino; e dopo di lui il Maillet fu di uguale avviso. Questa fu l'opinione che prevalse fino a questi ultimi anni; tanto che nei pochi cata- loghi monetari, in cui è fatta menzione di questo pezzo, esso è sempre registrato col valore di un fio- rino: basti citare, fra i più importanti, il catalogo della collezione Rossi W e quello della collezione Gnecchi ( 2 ). (1) Catalogo della Collezione Rossi, di Roma, 1880, N. 873. (2) ltalienische Mùnsen, Collezione Gnecchi. Frankfurt a. M., 1901, N. 906. 55 428 FLAVIO VALERANI Baudier invece avea fissato a questa moneta il valore di cinque soldi tornesi di Francia, cioè la terza parte del pezzo da cinque fiorini. Così le veniva accordato un valore superiore al fiorino. Questa pure fu l'opinione di P. Bordeaux, accettata da E. Bertana nella preziosa e diligente sua memoria W; e per ul- timo anche da Q. Perini. Questa divergenza di giudizio è spiegata dal fatto che, a determinare il valore di questa moneta non ci soccorre il solito criterio del peso e dell' intrinseca bontà del metallo; poiché si tratta di moneta fidu- ciaria, ossidionale, non avente perciò alcun rapporto con quelle coniate prima dalla zecca medesima. Ad accrescere la difficoltà veniva la mancanza di un'in- dicazione qualsiasi sulle due faccie della moneta, giacche i primi e più comuni esemplari che caddero sott'occhio, non portavano la marca G-3 che trovasi negli esemplari della variante. Per ultimo, nessun documento del 1630 o di quel- l'epoca, relativo a questa monetazione, potè finora recare un po' di luce in questo argomento. Il documento, che ora mi venne fatto di trovare ( 2 ) e che presento al lettore, definisce in modo preciso la questione; e mentre dimostra erronee le supposi- zioni fatte finora, stabilisce definitivamente il valore di questo pezzo ossidionale. È una grida o editto del Duca Carlo ai Casalesi, in cui annunzia l'emissione di queste quattro monete ossidionali, e stabilisce le pene per coloro che non volessero accettarle, o cercassero di falsificarle. (1) Bertana, Mem. cit., pag. 63. (2) Debbo questo documento alla gentilezza dell'amico ing. conte Guglielmo Langosco di Langosco; e sono lieto di rendergliene qui vivi ringraziamenti. UN DOCUMENTO SU LE MONETE OSSIDIONALI DI CASALE 429 CARLO PRIMO Per la Gratia di Dio Duca di Mantova, Monferrato Nevers, Umena, Retel, etc. Levando il presente assedio la sicurezza e commodità alla Maestà Christianissima di far inviare denari per servitio di questa sua soldatesca destinata alla difesa di questa Piazza, siamo stati necessitati condescendere et permettere, che il sig. Marescial Toyras possa far stampare nella nostra Cecca monete di puro rame con gli impronti stabiliti col nostro Maestrato, da spendersi per fiorini vinti, dieci, cinque, et grossi tre stando massime che il Rossi nostro Granaruolo in conformità dell'ordine delli 15 Maggio passato havuto dalli sig. Lumaga e Mascaranico di Lione, s' è obligato * in buona forma avanti il medemo nostro Maestrato di ritirarle fra due mesi dopo finito in qual si voglia modo il predetto Assedio, et pagarne il giusto valore a chi gli consegnarà dette pezze di moneta di puro rame come sopra, in buona valuta , valutando sin' adesso per all' hora a fiorini cin- quant* otto la doppia di spagna. Et affinchè non siano ricu- sati detti danari da negotianti et altri, habbiamo stimato bene notificarlo a tutti con la presente nostra grida, In virtù della quale ordiniamo, et espressamente commandiamo, che non sia alcuno di che grado, stato e conditione si sia, che ardisca ricusare in pagamento per qual si voglia mercantia o debito, ma si debbano accettare et spendere liberamente come leale, attesa la promessa sodetta del Rossi, et ordine delli sodetti signori Lumaga e Mascaranico, così ricercando il buon servitio nostro tanto congiunto con quello di sua Maestà, sotto pena del quadruplo per ogni contrafaciente, et tutte le volte che contrafarà, nella qual pena incorreranno quelli che ne faranno mercantia; Dichiarando però eccet- tuarsi da questo obbligo quelli che introduranno robbe man- giative forastiere, à quali si dovrà pagarne il prezzo in buone valute secondo il solito. Et perchè si trovono persone così 430 FLAVIO VALERANI poco timorate della giustitia, che per ingordigia del guadagno havranno ardire di fabbricare simili monete. Per tanto proi- biamo a qualunque persona come sopra che ardisca far stam- pare cioè Pille, Torchielli, ne meno burinarle, ne spender si fatta moneta contrafatta, ne dar aiuto a commetter si fatte transgressioni sotto pena della vita, et confiscatone de beni d'esser applicata per due terzi alla Camera nostra, e il re- stante all'accusatore. — E finalmente incharichiamo alli Pro- veditori ad invigilare, che questa battitura non siano alterati i prezzi delle robbe e mercantie, Volendo che ciascuno bot- tigaro si contenga nei ragionevoli prezzi stabiliti, sotto pena di due doppie, et tre tratti di corda d'esser irremissibilmente essequita contro chi si sia, perchè così ricerca la ragion di buon governo et il servitio publico. — Di Casale li 18 Giu- gno 1630. Ferdinando figlio V. Guiscardus. Locus Sigilli Samerus prò secret. In CASALE per Cesare Gossij Stampator Ducale. M. DCXXX. Questa grida prova anzitutto che la mancanza di danaro fu notata fin dal principio dell' assedio, tanto che già dal 15 maggio erasi pensato a prov- vedervi. Essa dimostra inoltre — e questa è l' importanza numismatica del documento — che il valore della più piccola moneta ossidionale, fra le quattro state co- niate, era di tre grossi, come del resto era chiaramente indicato dal segno G-3 che si osserva in alcuni esemplari. L'essere altri esemplari privi di tale in- dicazione, non infirma punto il nostro asserto: ciò prova tutto al più che vi furono due emissioni suc- cessive di questa moneta; e che in una di queste emissioni l'incisore non credette necessario porre il segno, che indica il valore del pezzo ossidionale. Del resto anche per altri pezzi fu necessario ripetere UN DOCUMENTO SU LE MONETE OSS1DIONALI DI CASALE 43I remissione, come è comprovato da qualche variante, anche lieve, che si osserva nei diversi esemplari. Ad esempio nel pezzo da cinque fiorini, più comune è la leggenda: D*. NEC VI NEC FRAVDE — R). VOS CANDIDI ME PVRAM; ma v'hanno esemplari (come in quello della mia collezione) sul cui rovescio sta scritto : VOS CANDIDI ME PVRA. Il valore di tre grossi corrispondeva, a quel- l'epoca, alla terza parte di un fiorino di Monferrato; il qual fiorino era poi la stessa cosa del reale, nome d'importazione spagnuola. Questa moneta ai tempi di Vincenzo I, cioè sul finire del cinquecento, e sui primi del seicento, valeva dodici grossi; ma nel 1630 era scaduta di valore, e non era più contata che per nove grossi; il grosso poi si poteva ragguagliare presso a poco a cinque centesimi della moneta pre- sente. Dal pezzo di cinque fiorini si discendeva così rapidamente, senz'altra moneta intermedia, sino a questo pezzo di tre grossi o terzo di fiorino; e questa transizione, che può parere troppo grande in tempi normali, non doveva essere così sentita, ne così piena d'inconvenienti in tempi d'assedio. D'altronde, per l'uso quotidiano, è appunto il bisogno d'una moneta spicciola quello che maggiormente si fa sentire. Qualunque obbiezione, del resto cade, e diviene superflua, come superflua ogni discussione, davanti all'evidenza della grida riportata, che fissa il valore del pezzo ossidionale in modo indiscutibile. Ricorderò per ultimo che, levato l'assedio, queste monete ossidionali vennero presentate al banchiere {granaruolo, nella grida) Giorgio Rossi, di Casale, per il cambio in oro e argento di buona valuta. Ma non tutta la somma fu presentata al cambio. Il maresciallo di Toyras ne aveva fatto coniare pel valore di 30 mila scudi d'oro, e per 20 mila lire di Francia, cioè 43 2 FLAVIO VALERANI per un totale di 733.320 fiorini di Monferrato, equi- valente a circa 400.000 lire de' nostri giorni. Or bene di questa somma, dieci mila lire (di Francia) non furono presentate al cambio. I pezzi ossidionali, pel valore di queste diecimila lire, furono ritenuti dai soldati delle varie nazioni, e dai cittadini casalesi, per conservare una memoria dell'assedio; il che permise che alcune di queste monete, sfuggite così alla di- struzione, potessero pervenire fino a noi. Casale Monferrato, Luglio iooj. Flavio Valerani. UN ONGARO INEDITO DI JACOPO III MANDELLI, CONTE DI MACCAGNO Tra le zecche italiane di durata più effimera sta certo quella di Maccagno, feudo principale della mi- lanese famiglia Mandelli. Si ritenne infatti che un solo membro di quella famiglia, Jacopo III, vi avesse battuto moneta. È risaputo che questo conte, nato nel 1582 da Tazio, e Lucrezia Beolca, ebbe molte distinzioni e privilegi dall'imperatore germanico Ferdinando II; e principalissimo, quello di batter moneta nella sua terra, con Diploma 16 luglio 1622; il che non pro- fittava soltanto all'ambizione. Morto lui, nel 1645, l'opinione che la sua zecca si chiudesse colla sua tomba fu quasi universalmente accettata, fino al giorno in cui uno fra i più simpa- tici e pazienti studiosi di numismatica, Costantino Luppi, ebbe la fortuna di scoprire e la premura di pubblicare con ottima critica una monetina di rame, battuta da Gio. Francesco Maria, figliuolo di Jacopo III (0. Dubito assai che altri, all' infuori di codesti due signori, abbia nella famiglia Mandelli approfittato della imperiale concessione di zecca. Di Gio. Francesco Maria la moneta segnalata e illustrata dal Luppi, seb- bene non unica, rimane fino ad oggi la sola cono- sciuta. Di Jacopo III invece, per cui fu una cosa sola avere il privilegio e servirsene (come lo pro- (1) Luppi Costantino : Di una moneta recentemente scoperta, appar- tenente al Conte Giovanni Francesco Maria Mandelli, battuta in Maccagno (" Bollettino d'arte, antichità, numismatica, ecc. „. Roma, 1881, voi. I). V. anche ■ Gazzetta Numismatica „, anno VI, pag. 83. 434 A. F. MARCHISIO vano le date di alcune sue monete — 1622 — prima ancora che si concedesse il lusso di uno zecchiere nella persona di Pellegrino Vanni a cui affidò re- golarmente l'esercizio delle battiture il 1 febbraio 1624) vengono fuori a quando a quando nuovi tipi di monete ; tra cui ho il piacere di qui dare il di- segno e la descrizione di un ongaro finora inedito, per quanto sappia, e che acquistai con altre monete dell'epoca da un antiquario della Valle d'Aosta, dove con tutta probabilità deve essere stato trovato. L'esemplare è quasi un fior di conio, e pesa grammi 3,400. Eccolo : & — MON AVR • IÀC • T • — M • FI • M • R • C • CO d). Nel campo, figura ritta, di prospetto, del conte, in com- pleta armatura, tenente nella destra una alabarda, e pog- giante la sinistra sull'impugnatura della spada. $ - SACRIQ • ROMA • — IMPERI VIC • PER ( 2 ). In alto, rosetta a cinque foglie, e in basso piccola armetta (3). Nel campo, scudo ovale ornato di cartocci, tripartito retto e perpendicolare, di nove punti, suddivisi il 4 e 6, con due aquile rispettivamente sovrapposte, 1, 3, 7, 9, piccola ala, 2, 8, tre bisanti, 5, leone saliente. Tutto quanto si era prima pubblicato, e tutto quanto si conosceva di manoscritto circa la piccola zecca di Maccagno ebbe un illustratore valente e (1) Che si legge: Moneta aurea Jacobi, Tatti Mandelli filii, Machanei Regalis Curiae comi ti s. (2) Che si legge : Sacrique Romani Imperli Vicarii perpetui. (3) Che può essere marca di zecchiere. UN ONGARO INEDITO DI JACOPO III MANDELLI 435 coscienzioso in Carlo Kunz, triestino, che nel 1865 (con data 16 giugno 1864) pubblicò una pregevole monografìa nella Rivista Numismatica del Maggiora- Vergano ( x ); monografìa che fu da quella antica piemontese Rivista, ormai di difficile reperimento, trasportata integralmente nella attuale italiana ( 2 ), e che il Muoni aveva già prima riprodotta, per la parte descrittiva e pei disegni delle monete, in aggiunta alle tavole genealogiche della famiglia Mandelli (3). Dopo l'opera del Kunz poche altre monete fu- rono pubblicate della zecca di Maccagno, oltre la già citata memoria del Luppi. Il Muoni nulla ag- giunse nelle sue tavole ; ed ecco in seguito tutto il materiale scientifico che è a mia conoscenza : i.° Due contraffazioni, segnalate da Morel-Fatio, in due sue memorie, in una delle quali riporta una moneta erosa imitante i tipi di Lucerna (4), e nell'altra una seconda moneta erosa, che contraffa i così detti dictzen, pure di Lucerna (5). (Di queste contraffazioni il Kunz non ha fatto cenno). 2. Nota di due Ducatoni, riportati dal Demole nella sua memoria sui saggi della zecca di Zurigo ( 6 ). (1) " Rivista della Numismatica antica e moderna „. Asti 1865, voi. I, pag. 147 e seg., e tav. IV, n. 1-5 (Sono descritte 18 monete, cioè una doppia da due, una doppia, 5 ongari, 4 ducati d'oro, 2 ducatoni, un mezzo ducatone, un quarto di ducutone, un soldo, un quattrino eroso e un quattrino di rame). (2) " Rivista Italiana di Numismatica „ anno 1896, voi. IX, pag. 473 e seg., e Tav. Vili. (3) Muoni Damiano : Famiglie notabili milanesi, 1875, voi. I, Milano, Vallardi. (4) A. Morel-Fatio : Imitations ou contrefacons de la monnaie Suisse fabriquées à l'étr anger aux i6 me et I7 me siècles. Zurich, 1862, tav. II, num. 15. (5) Id.: Imitations des diverses monnaies Suisses. Zurich, 1864, tav. Ili, n. 1. (6) Demole Eugène : Monnaies inédiles d'Italie figurées dans le livre d'essai de la monnaie de Zurich. Bruxelles, 1888, pag. 9-11 e tav. IX, n. 2, tav. XII, n. 12. 56 436 A. F. MARCHISIO 3. Uno zecchino o ducato d'oro, apparso nella vendita della collezione Giancarlo Rossi, di Roma (*). 4. Una doppia d'oro, diversa da quella riportata dal Kunz al n. 2, (il Kunz però non vide la moneta, ma ne ebbe contezza dall'abate Sebastiano Ciampi, e dai manoscritti di Giorgio Viani) ce la segnala e descrive, dandone pure il disegno, Vincenzo Promis in una sua memoria pubblicata nel 1882 ( fl ). È una moneta di alto interesse, e non conosco altra rac- colta all' infuori della reale, che ne possegga un se- condo esemplare. 5. Ercole Gnecchi, nella Rivista, presenta (3) un tallero, prima sconosciuto, contraffatto al tipo olan- dese (il solito detto del Brabanté). E successivamente dà (4) il disegno e la descrizione di due ducati d'oro l'uno di Maccagno, per Jacopo III, e l'altro anonimo, ma quasi certamente di identica origine. Ne va taciuto dello stesso autore il ducato d'oro di Maccagno che ebbe a incontrare e riconoscere fattura di un falsario, e che riprodusse con altra simile lordura nella ben utile monografia sulle falsi- ficazioni (5). 6.° Finalmente nel catalogo di vendita della col- lezione Gnecchi ( 6 ) figurano sufficientemente descritti 5 ongari, 5 ducati d'oro, 1 ducatone, e 3 quattrini. La tavola che vi si riferisce dà il disegno di 4 ongari, dei 5 ducati d'oro, e del ducatone. Una sola moneta vi si riscontra nuova per tipo, cioè il ducato d'oro che figura descritto e disegnato al n. 1894 ; tipo abbastanza artistico e molto inte- (1) Roma, 1880, pag. 130, n. 1774, e tav. IV. (2) Promis Vincenzo : Monete di zecche italiane inedite corrette. Memoria quarta. Torino, MDCCCLXXXII, pag. 39-40, e tav. V, n. 49. (3) " Rivista Italiana di Numismatica „ anno 1891, tomo IV, pag. 371. (4) Ibid. pag. 377 e seg. (5) " Riv. It. di Num. „ anno 1902, tomo XV, p. 339, e Tav. XII, n. li. (6) Asta Hamburger: Frankfurt a/m. 1902, pag. 99-100, e tav. XII. UN ONGARO INEDITO DI JACOPO III MANDELLI 437 ressante, che reca la data 1622, cioè quella di con- cessione al conte, come notai, del diritto di zecca. Tutte le altre monete già erano prima note e descritte in varie pubblicazioni, ma di talune man- cava ancora il disegno ; e fu ottimo consiglio rag- gruppare sì ricca messe della effimera zecca in una tavola illustrativa. Chi del resto vuole avere piena cognizione di quanto si andò via via pubblicando sulla zecca e sulle monete di Maccagno non ha che da consultare le ben note guide Bibliografiche Numismatiche del Promis (0 e dei fratelli Gnecchi ( 2 ) per sapere ove far capo ; e chi vuol sapere dove attingere per no- tizie storiche sulla famiglia Mandelli troverà nel Kunz e nel Muoni non solo dottissime pagine, ma le fonti da cui derivano, e i nomi dei loro autori. Resta ancora ad aggiungere una parola riguardo alla noneta di cui diedi il disegno. Il tipo, superfi- cialmente considerato, rammenta quello dell' ongaro che il Kunz descrive al n. 3, e che si trova dise- gnato nel catalogo del Museo di Vienna (3). Quella moneta del Gabinetto Imperiale di Vienna, che non so se da altri medaglieri sia posseduta, è, come si può constatare, del tutto diversa da questa, nella leggenda e nel campo, sia al diritto che al rovescio; ma neir insieme le due monete dimostrano una certa affinità, e se ne può desumere che provengono dalla mano di uno stesso incisore, molto probabilmente Pellegrino Vanni, come lo dice anche lo stile, oltre l'eleganza artistica e armonica delle due facciate. (1) Promis Vincenzo : Tavole sinottiche, ecc., pagine 95, 96. To- rino, MDCCCLXIX. (2) Francesco ed Ercole Gnecchi : Saggio di Bibliografia Numi- smatica, ecc., pag. 172, 173, 466. Milano, 1889. (3) Duval et Froelich: Monnaies en or du cabinet de Vienne. Vienne, 1759, pag. 259, n. 1. 438 A. F. MARCHISIO Lo stemma del rovescio, dove tutto si trova, salvo lo scudo dei Mandelli ( J ), è fatto per eccitare la curiosità degli studiosi. Il Kunz, dopo descritta la moneta, soggiunge : « / differenti punti di tale arma alludono forse ai feudi posseduti dai Mandelli, od a pa- rentele? » La risposta io non so darla, e se pure m'az- zardassi a fare dei tentativi andrei fuori dal campo e dall' indole di questa breve nota; mi limito quindi a fare una sola constatazione : Tra le piccole diffe- renze nei punti dello stemma per Yongaro di Vienna e per quello teste descritto ve ne ha una importante: In questo, cioè, quattro piccole alette sostituiscono i quattro piccoli gigli nei quattro punti 1, 3, 7, 9. Non saranno queste alette per ricordare la così detta ala negra, in campo d'argento, strappata dall'aquila ce- sarea, e legata da Ottone I a Tazio e Robaconte Mandelli, in un col feudo di Maccagno, quale rimu- nerazione agli aiuti che gli prestarono a cacciare Berengario, e bloccare la rócca dell'isola di S. Giulio? Del resto Jacopo III usò relativamente di rado l'arme propria nelle monete ; col diritto di zecca ebbe con- cessione di incidere nei conii anche l'arme della con- sorte; chi sa fin dove e come abusò di stemmi, come abusò di basso titolo e di contraffazioni, nelle proprie monete! Ma se questi abusi si risolsero in un danno altrui, a vantaggio del proprio scrigno, quell'altro può molta luce apportare, se diligentemente studiato, alla storia della illustre famiglia milanese. Torino, giugno 190J. A. F. Marchisio. (1) Lo stemma Mandelli è uno scudo di rosso con tre leopardi d'oro nel cuore dell'aquila dell'impero, cimato dalla corona comitale e da un listello caricato del motto : LoyauU passe tout. Scudo d'oro inedito di Paolo III PER CAMERINO È vera compiacenza il recare un contributo, sia pure modesto, alla storia e alle arti belle della no- stra regione. E tal piacere si raddoppia quando la scoperta riflette particolarmente la propria patria. Ecco la mia volta, gicchè ho la fortunata occa- sione di segnalare una rarissima, anzi fin qui unica moneta, spettante alla zecca di Camerino. Paolo III, addivenuto diretto signore del Ducato di Camerino, per la rinuncia di Guidobaldo della Ro- vere e della consorte Giulia Varano, nel 1539, volle che in quella zecca si proseguisse a battere moneta di ogni specie. Il Santoni ne' suoi Studii sulla zecca di Came- rino, riportò il privilegio papale, accennato già dal Garampi nelle Osservazioni e Documenti. Eccone riassunto il tenore : * Anno 1539. — Capitoli della zecca di Camerino per * anni 5. Battinsi scudi d'oro da 22 carati, taglio 100 per * libra. & S • PAVLVS • CAMERINI. ^ Arme. — Mezzi grossi ■ papali di fino on. 11.1 di peso danari 1.13 l j t al taglio 186 " per libra. & S • VENANTIVS • CAMERINI mezza figura. * 9 Arme, etc. „. Seguono le altre monete, le quali sono già note e conosciute. Il chiarissimo Ercole Gnecchi, tanto benemerito della scienza numismatica, ebbe in mano per primo 44° O. VITAI.INI il mezzo grosso (Riv. Numis., V, p. 64), e lo illustrò brevemente, notando lo scudetto dello zecchiere, ma leggendovi solo le lettere M. B. Ed ora ecco lo scudo d'oro che comparisce pa- rimente la prima volta, essendone prive tutte le col- lezioni, anche di primo ordine, da me visitate, ed es- sendo stato fin qui male descritto dallo Scilla (p. 134, n. 12), dal Cinagli (p. 104, n. 16) e dal Kòhler (I, 410, n. 1274), i quali probabilmente non fecero altro che copiarsi successivamente l' un l'altro, senza avere avuto sott'occhio l'esemplare. Questo da me posseduto, e che faceva parte di un ricco ripostiglio del secolo XVI, come vedesi nel disegno, ha : <& — Lo stemma Farnese, con triregno e chiavi; intorno PÀVLVSIII- • PONT ■ MAX- P — S. Paolo in piedi, con la destra alza la spada, con la sinistra regge un libro, e le parole S • PAVLVS • • CAMERINI. Merita però speciale attenzione la marca dello zecchiere, sfuggita a tutti i citati autori, e che sta evidentissima vicina al piede sinistro dell'Apostolo, in uno scudetto sormontato da una stella e diviso in tre comparti con le lettere M. B. p. Questa stessa marca è ripetuta nel mezzo grosso dal Gnecchi, colla va- riante della croce sopra lo scudo in cambio della SCUDO DORO INEDITO DI PAOLO IH PER CAMERINO 44I stella, ed egli vi notò che probabilmente era quella dell' incisore, il cui nome gli restava ignoto. Lo scultore dei conii delle monete pontificie, re- gnante Paolo III, fu Benvenuto Cellini, che pavo- neggiandosi riferisce « che il Papa disse che altri « non gli parlassi più di monete, perchè voleva che « io fussi quello che le facessi e non altri ». Ma il Cellini nel 1538 era prigione a Castello, e Tanno seguente si rifugiò sotto le ali del cardinale Ippolito d'Este ; nò di questa moneta fa cenno, nella sua vita, sebbene si vanti di avere incisa l'altra col VÀS • ELECTIONIS, che la dovè precedere. Nella lontananza di costui il Papa si servì del- l'opera di Alessandro Cesati, detto il Grechetto. Nella provincia della Marca e a Macerata dove risiedeva il Legato e il Tesoriere, dopo la morte di Antonio del Migliori e di Paolo Sinibaldi, si erano succeduti gli zecchieri Francesco Cavigliano, Annibale de Car- nechis, Andrea Rieti, Mazzeo di Mazzeo, fino al 1568. A Camerino la zecca era stata affidata, nel 1535, dalla duchessa Catarina, a Girolamo di Agostino Gen- tili. Ma di nessuno di costoro concordano le iniziali dei nomi. L'ozio campestre in cui ora mi trovo, mi ha suggerito di riscontrare l'opera del Garampi, e la curiosità è stata ben soddisfatta. Nel citato docu- mento LXX, con i Capitoli va unita la concessione della zecca a Messer Bartolomeo alias Maruce Pu- ntella, a Michele de Angelotti, a Baldassare Piccelli, tutti di Camerino. Abbiamo dunque, tra costoro, il desiderato mae- stro, nel Bartolomeo Puntella o nel Baldassare Pic- celli. La valentìa dell'arte si rivela nella figura del S. Paolo, che moltissimo assomiglia a quella dise- gnata dal Cellini, da far sospettare che provenga dallo stesso ponzone. 442 o. VITALINÌ E questa scoperta viene in tempo a sfatare una falsificazione a cui si erano dati i soliti industriali, cancellando cioè dallo scudo abbastanza comune del Vas electionis queste due parole, e col metodo già noto, e da me stigmatizzato in altro scritto, sosti- tuendo la parola CAMERINI. Ma la cifra dello zec- chiere è stata la sfinge di costoro, che non poterono riprodurla per essere loro ignota, e lasciarono l'altra de' due bastoni decussati, o due branche, segno assai controverso del Cellini. Rocca d'Ajello, agosto iooj. O. VlTALINI. LA CIFRA XXI SOPRA I COSÌ DETTI ANTONINIANI E SOPRA I FOLLIS DELLA TETRARCHIA * Troppo male si regge l' interpretazione di 20 eguale a 1 che viene data alla cifra XXI „. Questa è la conclusione che ha dato Francesco Gnecchi nel suo recente articolo, * Tarraco o Ticinum e Mediola- num? „ (*) conclusione che, a quanto sembra, ha prodotto l'effetto de^derato dall'autore, giacché nell'ultimo numero del Bulletin de Numismalique ( 2 ), un anonimo domanda se qual- cheduno poteva trovare un'altra soluzione da quella talmente scossa e messa in dubbio dal Sig. Gnecchi. Per conto mio, dico francamente che quella conclusione mi ha tanto convinto che non esito un momento a provare di soddisfare alla domanda dell'anonimo. A tale uopo s' impone la necessità che io faccia osser- vare che il Sig. Gnecchi, a guisa di ultimo puntello di so- stegno di quanto aveva felicemente dimostrato, dice : Se si aggiunge poi che la medesima cifra XXI si trova anche sui medii bronzi o follis della Tetrarchia i quali naturalmente dovevano avere un valore ben diverso dagli antoniniani, ecc. ecc. Questa idea, che del resto credo predominante tra i nu- mismatici, io mi permetto di combattere, provando che le due monete dovevano avere uno stesso valore. Non v'ha alcun dubbio che uno degli ostacoli che sempre si oppose alla vera soluzione della cifra XXI, sta nell' in- veterata idea che prevale di volere ritenere per antoniniani (1) Rivista Italiana di Numismatica, anno XVII, fase. III. (2) II e volume 5 e -6 e livraisons, septembre-octobre. 57 444 G ' LATTARI tutte le monete sulle quali la testa dell'Augusto è radiata. Quelle monete non sono certo degli antoniniani per il loro valore intrinseco, né per il peso e la grandezza, né per l'estetica in generale, ed è impossibile di non ammettere che a partire da Gallieno quelle monete differiscano di molto dai veri antoniniani emessi in epoche anteriori. Non ostante quelle disparità, si vuole che esse sieno degli antoniniani avviliti per opera fraudolenta dei governanti, i quali con un poco di stagno che fecero dare loro sopra la superficie le facevano passare per monete d'argento. Non so se in parte questa vecchia teoria sia stata scossa dal mio recente articolo sull' imbiancatura delle monete C 1 ) con il quale cercai di provare che quell'imbiancatura non era il risultato della frode, ma bensì era dovuta alla tecnica la quale sola poteva garantire le monete genuine dalle false. Se quanto dissi allora non bastasse, ricorriamo alla logica. Le monete di Aureliano sono le prime che portano la cifra XXI e quell'innovazione venne fatta in .forza di certe leggi che avevano per scopo di porre un freno agli abusi commessi dai monetarii, dei quali ben 7000 perirono per essersi opposti alla irrevocabile decisione e risolutezza di Aureliano. Come si può dunque ammettere che quello Au- gusto il quale non peritò di spargere tanto sangue pur di riabilitare il valore della moneta, proprio in quell'occasione egli facesse battere delle monete dando loro un valore che non avevano? Quale possa essere stato il nome che venne dato a quella jnuova moneta, per il momento è impossibile di stabi- lirlo: ma senza alcun dubbio, tanto quelle monete come quelle a loro simili, a partire da Gallieno, dovevano rappresentare delle frazioni dell' antoniniano e per tali dovevano essere spese e nulla di più ! Scartata l' idea di voler considerare come antoniniani le monete con la cifra XXI, la loro assimilazione con i follis ne diviene una probabilità ed i pesi come le analisi con i calcoli che sottopongo lo confermano. (1) Rassegna Numismatica, anno III, n. 3, maggio 1905. LA CIFRA XXI SOPRA I COSÌ DETTI ANTONINIANI, ECC. 445 Ho pesato 200 monete (che per comodo di tutti conti nuerò a chiamare antoniniani) della Tetrarchia con al ro vescio la cifra XXI, ed è risultato un peso medio di g. 3,89 Cento di quelle monete erano più o meno a fiore di conio le altre tra la bella ed assai bella conservazione; le prime pesavano un totale di g. 392, le seconde, di g. 380. Dal l'analisi risulta che contengono circa g. 0,055 ^ di argento e perciò g. 3,865 di bronzo ed altra lega. Ho quindi pesato una assai rispettabile quantità di follis battuti in Alessandria, tanto con la cifra XXI come con S | P o altre lettere e sim- boli e così pure una quantità delle stesse monete battute in altre zecche, tutti pezzi di primissima conservazione ed ho ottenuto una media quasi esatta di g. io ( 2 ). Le analisi di queste monete hanno dato circa g. 0,045 di argento (3) e perciò g. 9,955 di bronzo ed altra lega. Secondo il Blanchet (4), la riforma di Diocleziano con- sistette nella riduzione del peso dell'aureo, nella restituzione del denaro di Nerone, nell'emissione del denarius comunis e dei follis, questi ultimi sulla base di 36 la libbra e gli altri su quella di 72. Sempre secondo lo stesso autore, il denarius comunis valeva la quarantaduesima parte del denaro di argento ; tanto vale a dire che con quella riforma il rap- porto tra il valore del bronzo e quello dell'argento non cambiò poiché il denarius comunis in tal caso pesava g. 4,55 (327: 72); questo peso moltiplicato per 42 ci dà g. 191,10, ossia praticamente g. 192, cioè il valore di 16 assi eguali a un denaro dell'epoca di Nerone. Se dunque non cambiò la proporzione del bronzo rispetto all'argento, valiamoci dei (1) Th. Mommsen : " Histoire de la monnaie Romaine „ tradotta da Le Due de Blacas, voi. 3, pag. 94. (2) 700 monete hanno dato una media di g. io; 300 di g. 10; 150 di g. io; 104 di g. 9,96; io di g. io; 16 di g. io; 2 di g. io; 5 di g. io; io di g. io e 2 di g. io. (3) Secondo Sabatier, citato da Mommsen, pag. 98, voi. Ili, dice che un follis ha dato 1 g. 50 argento, 88 g. 93 di bronzo, 8 g. 28 di zinco e g. t,2o di stagno. Diverse monete che feci esaminare hanno dato 45, 40, 30 e 25 °/ 00 di argento. Queste monete analizzate si trovano ora presso la Società Numismatica di Milano. (4) " Les Monnaies Romaines „, pag. 15. 446 G. DATTARI dati ben conosciuti della monetazione di Nerone ed appli- chiamoli alle monete in questione. Gli antoniniani contenendo g. 0,055 di argento, questo valore corrispondeva a g. 30,967 di bronzo (g. 3,41 argento: g. 192 bronzo : : g. 0,055 : x) ; se a questo peso aggiungiamo g. 3,865 di bronzo contenuti nelFantoniniano stesso abbiamo un totale di g. 34,732 in valore di bronzo. Facendo la stessa operazione per i follis i quali abbiamo detto che con- tengono g. 0,045 di argento equivalente a g. 25,334 di bronzo; questa quantità aggiunta a g. 9,955 che contiene la moneta stessa, ci dà un totale di g. 35,289 in valore di bronzo; dunque: i follis ridotti in valore di bronzo erano eguali a g. 35,289 gli antoniniani eguali „ „ 34. 73 2 Differenza in più nel valore dei follis g. 0,557 Questo risultato abbastanza eloquente e con pochis- simo rischio di essere contradetto, permette di stabilire che gli antoniniani con la cifra XXI ed i follis del peso medio di g. io avevano il medesimo valore intrinseco ed una mo- neta non fece che rimpiazzare l'altra. Logicamente il risul- tato non potrebbe essere differente. Sopra a certi antoniniani la cifra (?) I venne omessa. Sembra impossibile che quell'omissione sia dovuta alla man canza di spazio ; ma se ciò fosse, resta a sapere sotto quale regola i romani potevano leggere 21 (XXl) allorché vi era scritto 20 (XX). Sopra i follis la stessa I non venne mai omessa, ma sovente venne distaccata dalle altre due cifre, cioè XX è scritto alla sinistra del tipo e I alla destra. La combinazione dell' I, omessa sopra gli antoniniani e dislocata sopra i follis si presenta quale chiave di tutta la questione ; inquantochè sembra spiegare che 1' I poteva essere rimossa totalmente oppure allontanata dalle due XX senza che il significato di queste venisse alterato e ciò non sarebbe stato possibile se la cifra XXl avesse dovuto sempre rappresentare 21; poiché, oltre le ragioni già citate, tenendo conto che quella cifra trovasi sopra le monete emesse nell'occasione del riordina- mento delle zecche come pure sopra a quelle di una riforma, è chiaro che l' inserzione del valore fu giudicata necessaria LA CIFRA XXI SOPRA I COSÌ DETTI ANTONINIANI, ECC. 447 onde le masse s'impratichissero a conoscere il valore di quella moneta e nel caso degli antoniniani l'avervi scritto 20 anziché 21 non rispondeva allo scopo. Tutto considerato, io sono del parere di A. Missong, O. Seeck, e Kubitschek (1) i quali pensano che Y I deve essere letta separatamente; però essi vogliono che l'I rap- presenti 1' unità (20=1), mentre io proporrei che XX (20), esprima la quantità, oppure il valore e I la qualità, oppure l'unità monetaria e perciò segno il quale non deve essere altro che il secolare segno dell'asse e per conseguenza io vi leggerei : XX I 20 assi (2) Non pretendo né mi illudo che questa soluzione sia esente da mclte obbiezioni, alcune delle quali prevedo e spero di appianare facilmente ; per le altre che non pre- vedo attenderò che mi sieno significate e vedrò se vi sarà maniera di appianarle. Da prima mi si dirà che il segno dell'asse (l) sì a Roma che altrove venne sempre posto sulla moneta che rappre- sentava quella frazione e non sopra i suoi multipli per i quali vi erano dei segni distinti, e questo è vero; ma, ai tempi di Aureliano come in quelli della riforma quei mul- tipli erano scomparsi, le monete con la cifra XXI rappresen- tavano una nuova frazione, ma che doveva sempre avere per base la divisione dell'asse; perciò avranno creduto più pra- tico d'inserirvi il numero di assi che valeva la moneta, come era già stato praticato sopra i denari ai tempi della repub- blica; di più gli venne aggiunto il segno dell'asse ( 2 ). La rassomiglianza del segno dell'asse con il numero uno dei romani poteva portare una confusione nell'interpreta- (1) A. Missong. Zeit fiir Num., t. VII, 1880, p. 260, nota; O. Seeck. Zeit fur Num. t. XVII, 1890, p. 117; Kubitschek. Monatsblatt della soc. num. di Vienna, giugno 1892, p. 139. (2) E. Babelon. Tratte des Monnaies Grecques et Romaines, parte I, pag. 610 dice. La marque XX . I ou KA serait donc une sorte d'equa- tion signifiant 20 sesterces — une unite. 448 G. DATTARI zione del valore. Questa osservazione è giusta se giudicata da criteri ispirati alle idee moderne. Quante e quante in- terpretazioni curiose non sono state date e si danno tut- t'oggi a certe lettere che si trovano all' esergo oppure nel campo delle monete? quanta carta e quanto inchiostro non venne versato a causa di quelle lettere che non arriviamo a ricostituire? e tutto ciò per la buona ragione che lo stato sociale di allora differiva da quello attuale, tanto che tro- viamo difficile per non dire impossibile di pensare come pensavano 2000 anni fa. Dunque la confusione tra il numero uno ed il segno dell'asse non deve impressionarci. Se questa spiegazione la si trovasse troppo autocratica dirò allora che sopra gli antoniniani, osservando bene la cifra XXI, nella maggioranza dei casi 1' I è più piccolo delle XX e le sue estremità sono mancanti delle linee trasversali che si vedono distintamente nelle due XX cioè XX. Dunque 1' I non doveva rappresentare un numero. Sopra certi antoniniani al posto della cifra XXI vi ap- pariscono le lettere greche KA alle quali venne data la stessa interpetrazione delle cifre XXI cioè K = 20 e A = 1. Se è vero che in Oriente la lingua greca era la predo- minante, non è men vero che la latina era quella ufficiale. Non solo ai tempi in cui quelle monete vennero emesse, ma bensì molto avanti, gran parte delle zecche di Oriente cessarono di battere la moneta autonoma ; altre la batterono ad intervalli, talché con pochissime eccezioni le monete bat- tute in quelle contrade non formavano che una parte delle monete che circolavano unitamente ed in armonia con le monete romane le quali fino dai tempi della repubblica ave- vano corso e furono sempre bene accettate; tanto basta per convincerci che quei popoli erano assai famigliari con le monete di Roma e per conseguenza con il suo asse. Tanto è vero che molte monete autonome di certe città della Ci- licia, della Licia, della Pamfilia e della Pisidia, sul rovescio portano indicato il loro valore in rapporto con Yassarion, cioè : sopra quelle di Side, A€; AH; IÀ; = a 5, 8, io accrapta, rispettivamente. sopra quelle di Attalla e Barata AH = ««roapia 8. LA CIFRA XXI SOPRA I COSÌ DETTI ANTONINIANI, ECC. 449 sopra quelle di Aspendus, Carallia, Casa, Colybrassus, Etenna, Laerte, Lyrbé e Syedra, IA = occcrapia, io. sopra quelle di Magydus, IA e KB = ascapia io e 22. sopra quelle di Perga, KÀ = acsapia 20. Dunque non vedo perchè sopra gli antoniniani le let- tere KA non debbano essere interpretate per K = 20 e A = Assaria. Benché le lettere KA si trovino ancora sulle monete battute a Roma, quelle lettere sono particolari alle zecche d'Oriente, se si eccettua giusto l'Egitto ove la lingua greca non solo era la commerciale, ma ben anche quella ufficiale. Questa anomalia sembra confermare che l'I, doveva rappre- sentare il segno dell'asse e non la cifra uno. Se per l'Egitto le cifre romane XX (20) e il segno I vennero adottate a preferenza delle lettere KA, ciò è dovuto al fatto che l'Egitto da oltre 5 secoli usava di porre le date sulle sue monete (espresse in lettere greche); se dunque avessero posto le lettere KA accompagnate dalla lettera in- dicante l'officina, nell'insieme queste potevano essere prese per delle date; d'altra parte il segno I non era nuovo per l'Egitto, anzi lo avevano conosciuto prima che Roma non lo avesse adottato per il suo asse, giacché in Egitto già dai tempi dei Lagidi e quindi in quelli dell'impero, quel segno veniva posto sulla frazione che rappresentava l'unità mo- netaria; quello stesso segno lo si ritrova sopra i papiri delle epoche della riforma e dopo di quella. In conclusione propongo che la così detta cifra XX I e le sue equivalenti KÀ, debbano essere lette: | — 20 . j = Asses oppure Assaria. Cairo, 24 giugno iqoj. G. Dattari. ANNOTAZIONI NUMISMATICHE ITALIANE Vili. Intorno ad un motto usato in alcune monete di Vittorio Amedeo I. Sono note a tutti i Numismatici le lire di questo Duca, che hanno tre bandiere passate in una corona col motto: NEC NVMINA DESVNT, tipo ripetuto in alcune monete d'oro (*). La corona è aperta nei primi anni, chiusa nel 1634 per il titolo di Re di Cipro assunto dal Duca. Le bandiere portano rispettivamente le insegne dell'Annunziata, di S. Maurizio e di Savoia ; e a questo proposito non saprei spiegarmi l'errore del Guichenon, il quale scambia la croce Mauriziana pel Sudario. Infatti, egli dice a pag. 911, trattando delle diverse imprese di questo Duca : « Il prit encore trois estendarts, l'un du sainct « Suaire, l'autre de la Croix bianche, Armoirie de « la Royale Maison de Savoye; et le troisième de « TAnnonciade passés dans une couronne Royale « avec ces paroles, Nec Numina desunt, pour signi- « fier que la Savoye seroit tòujours assistée de la « protection divine ( 2 ) ». (1) Promis, Monete dei Reali di Savoia. Torino, 1841, voi. II, tavole. V. Amed. I, nn. 1, io, 11 e 13. (2) Guichenon, Histoire généalogique de la Maison Royale de Savoye. Lyon, 1666. 5» 452 G. RUGGERO Promis, a pag. 253, voi. I, crede di interpretare queir impresa nel senso, che al Duca non mancasse titolo alcuno da eguagliarlo ai Re. Or bene, tanto l'uno che l'altro non hanno colpito giusto. Guichenon non ha veduto che la protezione divina in genere, e gli sfuggì lo scopo particolare pel quale veniva invocata: Promis si smarrì del tutto. Ma d'altronde, si parva licet componere magnis e mi si perdoni l'ir- riverenza, direi che le imprese hanno questo di co- mune colla Bibbia e con la Divina Commedia: cioè, che tutte le interpretazioni possono aver ragione, fin- che non sia nota l'intenzione vera dell'autore che si vuol spiegare. S. M. il Re possiede un esemplare del Gui- chenon, annotato dal Conte Emanuele Tesauro; e nel farmi osservare una di queste note apposta al brano qui sopra riferito, la M. S. si degnava suggerirmi l'opportunità di pubblicarla, potendo essa interessare i cultori della Numismatica Italiana. Ond' io, con animo grato ed ossequente, trascrivo qui testualmente la nota, che spiega il significato dell' impresa in di- scorso. « L'occasione di questa divisa fu, che volendo « S. A. stampare una nuova moneta d'argento per « le lire, domandò parere à me et ad altri à Che- « rasco in una piccola conferenza : ogn'uno disse u la sua, vi era il Conte Filippo, il Conte di Frussasco, « il Presidente Monodo, et alcuni altri. Io dissi che « sicome il Duca Carlo Emanuele suo padre havea « stampato un braccio con la spada in pugno, et il « motto OMNIA DAT QVI IVSTA NEG-AT W preso dalle « parole di Cesare apresso Lucano ( 2 ): volendo allu- (1) Promis, op. cit., n. 68 delle monete di C. Em. I. (2) Pharsalia, lib. I, v. 349. È da notarsi che in alcune edizioni, al presente DESVNT è so- stituito il futuro DEERVNT; ed in nota vien constatata la differenza ANNOTAZIONI NUMISMATICHE ITALIANE 453 « dere ch'egli havrebbe preso tutto il Monferrato « perchè gli Spagnuoli non voleano condescender à u Trino et Alba; la quale impresa parve troppo ar- « dita, et fu ragione di risposte piccanti: così mi « pareva che trattandosi in quella conferenza di « Cherasco tra gli Plenipotentiari di sodisfare à S. « A. circa la medesima pretensone del Monferrato; « S. A. poteva inserire la medesima pretentione con « termini più moderati et levar la invidia al Motto « della divisa del Padre, attribuendo la speranza sua « al patrocinio de ; Santi suoi Protettori, Vittore et « B. Amedeo, più tosto che alla forza della spada: « et continuare per motto il verso di Lucano che « dice così. Omnia dat qui iusta negat, nec Numina « desunt. Questo mio pensiero conferiva con altre « monete che si chiamavano gli Amedei, dov'era « impresso il B. Amedeo, et così non si faceva molta « varietà. Et da S. A. fu eletto per imprimerlo, ri- « fiutando tutte le altre divise. Ma nella esecutione, « il Cauda C 1 ) che avea dato il consiglio di cancellar « tutte le monete del Duca Carlo Emanuele per can- « celiarne la memoria, vedendo di nuovo quel Beato « Amedeo, che quel Duca avea impresso sulle sue « monete, trovò quella chimera delle tre bandiere, « lasciando il motto che io avea proposto NEC NV- « MINA DESVNT, e togliendo quel Santo: cosa che fu « biasimata ». Nelle ultime parole del dotto Piemontese, tra- sparisce un certo dispetto, dovuto forse a due cause diverse; l'una, la maggior efficacia che egli attribuiva alla protezione del Beato Amedeo, che non a quella di lezione secondo i vari codici. Parmi tuttavia, che la controversia non dovrebbe esistere, e che non si dovrebbe ammettere che il presente, sia per la concordanza del tempo, che per la ragione del verso. (1) Il Cauda era presidente di Finanza, e come dice il Tesauro in altra postilla poco benevola, era quegli che maneggiava ogni cosa. 454 G - ROGGERO dei tre simbolici vessilli ; l'altra, l'amor proprio offeso perchè non fosse stato seguito completamente il sug- gerimento dato. Quest'ultimo motivo è forse meno bello, ma certamente più umano. Non si può negare, che la variante subita dal progetto del Tesauro abbia compromessa la chiarezza del significato. E veramente, le tre bandiere invece di indicare l'Annunziata, S. Maurizio e la Croce, potevano anche riferirsi alla Casa di Savoia ed ai suoi ordini equestri; ed in questo secondo senso vennero spiegate da Promis, il quale per altro tra- scurò il nesso del motto con la prima parte del verso, e le condizioni politiche di quegli anni. G. Ruggero. NECROLOGIE E. D. J. DUT1LH. Il 4 agosto scorso, improvvisamente còlto da conge- stione cerebrale spegnevasi in Alessandria d'Egitto E. D. J. Dutilh, Conservatore del Gabinetto Numismatico del Museo Greco-Romano di quella città. Nato a Smirne, d'origine olandese, ancora giovane si stabilì al Cairo, ove con intelligenza e rara onestà riuscì a fondare una delle più grandi case commerciali d' Oriente, posizione che gli valse l'onore d'essere creato Console di Olanda. Il destino avverso lo perseguitò, ed egli con serenità e forza di spirito attraversò dei momenti difficili. Autodidatto, pervenne a guadagnarsi un posto onorato nel mondo scien- tifico; e le cognizioni numismatiche acquistate per dilettan- tismo gli vennero in soccorso e lo resero atto a disimpe- gnare l'ufficio che il giorno avanti la sua morte occupava ancora con incomparabile zelo, entusiasmo e devozione (i). G. Dattari. (i) Fra le pubblicazioni del compianto sig. Dutilh ricorderemo due lavori inseriti nella nostra Rivista, cioè: Monnaies des Nòmes oh art- ciennes Préfectures de fÉgy^'e du Médailler du Musée d'antiqitités de Ghizeh (a. VII, 1894, con 2 tav.), e: A iravers les colleclions numisma- tiques du Caire (a. Vili, 1895). La Redazione. 456 NECROLOGIE Ermanno Dannenberg, uno de' Nestori della Numisma- tica tedesca, morto più che ottantenne il 14 se. giugno. Gli si deve un'opera grandiosa sulle monete medioevali de- gl' imperatori di Germania {Die deutschen Mùnzen der sàch- sischen and frànkischen Kaiser); fu condirettore della Zeii- schrift fur Numismaiik di Berlino, e pubblicò anche un manuale elementare di Numismatica (Grundzùge der Miinz- kunde). Giovanni Camerana, magistrato e poeta, nativo di To- rino. Fu appassionato cultore della Numismatica, e di lui si cita il seguente sonetto che descrive il famoso decadramma di Siracusa: Non già nel saldo scintillante argento, Ma nelle strofe mie battuta e chiusa, Questa grave, Jerace, a te presento Medaglia trionfai di Siracusa. Dal centro splende, i forti ricci al vento — Come un astro — il profil dell'Aretusa; Amor fremon le nari avide, il mento Impera; e la stupenda testa inclusa Fra i guizzanti delrìn, canta il peana Della quadrupla immensa Urbe, la gloria Feral d'Imera, e la doma Catana. Ecco a te il decadramma — e retro, scalpita, Coronata dal voi della Vittoria, La gran quadriga — e il saldo argento palpita. Giuseppe Brettauer, medico anconitano, oculista al- l'Ospedale Civico di Trieste; distinto raccoglitore, con la specialità delle monete e medaglie riferentisi alla Medicina. BIBLIOGRAFIA LIBRI NUOVI E PUBBLICAZIONI. Engel (Arthur) et Serrare (Raymond). Tratte de Numismatique dn moyen àge. — Tome troisième. — Paris (Ernest Leroux, éditeur), 1905. — (Un grosso voi. di pag. 515 in-8° gr., con 514 illustraz. nel testo). Più di dieci anni sono trascorsi dalla comparsa del secondo volume di quest'opera (v. il cenno in Rivista, 1894, a pag. 253-56). Nel frattempo uscì il Traité de Numismatique moderne et contemporaine, dei medesimi autori, utilissimo anch'esso; ma rimaneva vivo il desiderio che si completasse, col terzo volume mancante, quella ch'è giustamente chiamata un'enci- clopedia monetale del Medio Evo. Ora quest'ultimo volume ci sta dinanzi, ed è degno de' precedenti. Comprende il periodo dall'introduzione del grosso d'argento sino a quella del tallero, e si ripartisce ne' seguenti capitoli: Cap. I. — Il Regno di Francia dall'introduzione del grosso d'argento e della moneta d'oro sotto S. Luigi sino a quella dei testoni sotto Lodovico XII. — I feudi francesi dopo la riforma di S. Luigi. — Gli stati dell'antico Regno d'Arles. — La Lorena e i tre Vescovadi. — I Paesi-Bassi meridionali. VI. — I Paesi-Bassi settentrionali. I Paesi-Bassi sotto le Case di Borgogna e d'Austria, da Filippo il Buono sino all'età maggiore di Carlo V (1520). Cap. II. Cap. III. Cap. IV. Cap. V. Cap. VI. Cap. VII. 458 BIBLIOGRAFIA Cap. Vili. — Le Isole Britanniche dalla fine del sec. XIII sino alla morte di Enrico Vili. Cap. IX. — L'Impero di Germania. Cap. X. — La Boemia, la Lusazia, la Slesia e la Moravia. Cap. XI. — L'Ungheria e la Slavonia. Cap. XII. — La Polonia. Cap. XIII. — I paesi dell' Ordine Teutonico e dell'Ordine di Livonia. Cap. XIV. — l Paesi Scandinavi. Cap. XV. — La Spagna e il Portogallo. Cap. XVI. - L'Italia. Cap. XVII. — La Russia, i paesi slavi del Sud e la Rumenia. Cap. XVIII. — L'Impero Bizantino e l'Oriente latino. Cap. XIX. — L'Armenia e la Georgia. Cap. XX. — Le contromarche. Cap. XXI — Le monete internazionali e le imitazioni locali. L'Italia occupa una parte notevole anche in questo terzo volume, sia nel corpo dell'opera che nell'interessante ultimo capitolo d'appendice sulle monete d'imitazione internazionale (fiorino d'oro, ecc.). Siamo lieti che sia stato finalmente condotto a termine un sì grandioso lavoro. KW Abbiamo ricevuto pubblicazioni dai Sigg. Cabli, Ca- stellani, He «lunghe, tifarceli!, Hill, Luschln von Ebengreuth, e Rizzoli. Ne parleremo nel prossimo fascicolo della Rivista. BIBLIOGRAFIA 459 PERIODICI. [1904]. Gazette numismatique francaise, dirigée par F. Mazerolle. Année 1904. — 3- e et 4 e livraison. Mazerolle. Inventaire des poitifons et des coins de la Monnaie des Médailles (i6p7-ióp8). [Continuaz. — Col ritr. di Nic. Delaunay, direttore dell'officina delle medaglie (1696-1727). — N. 957. Conio del rov. d'una medaglia del Card. Giorgio d'Ambóise, aspirante al pontificato dopo la morte di Alessandro VI. — NN. 958,9596960. Conii che servirono per battere medaglie di Frane. I " dans le temps mème qu'il partit pour se " mettre en possession du duché de Milan „ e " pour la victoire qu'il " remporta sur les Suisses à la bataille de Marignan, les 13 et 14 oc- " tobre 1515, ce qui fut suivy de la réduction entière du Milanois et " de la citadelle mème de Milan „. — NN. 964 e 965. Paolo III Farnese. — N. 967. Lega contro Carlo V. Rov. di med. di Enrico II, coniata " lorsqu'il se disposoit à obliger l'empereur Charles V de rendre le " repos à l'Allemagne et à l'Italie „. — N. 969. Enrico II, VINDEX ITALIC/E ET G-ERMANIC/E LIBERTATIS. 1552. - NN. 974 e 975. Papa Giulio III. — N. 981. Caterina de' Medici. — NN. 988-993. Medaglie di Pio IV. — NN. 997 e 998. Pio V. — N. 1010. Cater. de' Medici. — N. 1012 e 1013, id. — N. 1014. Renato Birago, cancelliere di Francia. — N. 1021, id. — N. 1035. Enrico IV e Maria de' Medici. — N. 1038. Incoronaz. di M. de' Medici. — NN. 1039 e 1040. M. de' Medici. — N. 1045. Medaglia con la " veue de la ville de Casal, deux armées en présence " l'une de l'autre et entre deux, un cavalier qui fait signe du chapeau, " pour représenter le seigneur Jules Mazarini, avant qu'il fut cardinal " et lorsqu'en mil six cens trente il conclut le traité de paix de Casal " et empescha par un coup de chapeau les armées de France d'en " venir aux mains avec les troupes d'Italie; ce qui est exprimé par " ces mots qui sont autour: INFESTAS ACIES NVTV DIRIMIT, " et dans l'esergue: CASALI. 1630 „. - NN. 1046-48. Maria de' Me- dici. — N. 1069. Fondaz. dell'Accad. reale di pittura e scultura a Parigi e a Roma (anno 1647). — NN. 1103-1105. Il Cardinale Mazzarino. — NN. 1132-36, id. — N. 1157. Carlo Emanuele, duca di Savoia. — N. 1170. Piramide innalzata a Roma (nel 1664) OB NEF. SCELVS A CORSI S EDIT- IN ORÀTOREM REGIS FRANC. - N. 1208. Demoliz. della piramide dei Còrsi. — NN. 1215 e 1216. Leonardo da Vinci. — NN. 1246 e 1247. Michelangelo. — N. 1277. Messina soccorsa. — NN. 1289-91. Battaglia navale d'Augusta di Sicilia (anno 1676). — NN. 1297-99. Com- battimento navale di Palermo (stesso anno). — 1362. Casale consegn. a Luigi XIV. — N. 1365 e 1368, id. — N. 1396 e 3397. Bombardamento 59 460 BIBLIOGRAFIA di Genova (a. 1684). — N. 1426. Arrivo del doge di Genova. — N. 1427. Sottomissione della Rep. di Genova (a. 1685). — N. 1471. Conquista della Savoia (a. 1690). — N. 1477. Presa di Nizza (a. 1691). — N. 1480, id. — Conii per gettoni: N. 1522. Battaglia di Ravenna. — NN. 1523 e 1524. Lodovico XII, duca di Milano. — NN. 1607 e 1608. Presa di Piom- bino e di Porto Longone (a. 1646). — N. 1636. Istituz. di dote per fan- ciulle povere del Nivernese, fatta da Lodovico di Gonzaga ed Elisabetta di Clèves. — N. 1662. Il Card. Mazzarino. — NN. 1668 e 1669. Carlo II Gonzaga, duca di Nevers. — N. 1782. Il Card. Antonio Barberini, grand'elemosiniere di Francia — N. 1890. 11 Card. Mazzarino]. — Maze- rolle, F. de Vernon. Catalogue de son oeuvre [Supplemento al catal. pubbl. nella Gazette del 1899. — Con 6 tav. in fototipia]. — Mélanges. — Comples rendus [Cenno del sig. Mazerolle intorno alla prima parte della pubblicaz. di L. Bramsen: Médailler Napoléon le Grand}. — Les Périodiques. — Nou- velles diverses [Il corso di Num. di Babelon al " Collège de France „. — L'Accad. delle B. Arti assegna in premio una somma di 1000 fr. al sig. De la Tour, per aver condotto a termine e pubblicato l'opera di N. Rondot: Les médailleurs et les graveurs de monnaies, jetons et médailles en France. — Assemblea gen. della Soc. Svizz. di Num., tenuta a Friburgo il 3 set- tembre 1904; agl'intervenuti fu distribuito un gettone commemor. che recava l'effigie di L. Coraggioni, autore della Munsgescliichte der Schweiz. — Il Biograph. Diciion. del sig. Forrer. — Ambrosoli, Man. di Numi- smatica. Recens. della HI ediz. — Studio del sig. Alvin, Conserv. del Gab. Num. di Bruxelles, intorno a quell'istituto (inserito nella Revue des biblioth. et archives de Belgique, 1903 e 1904). — Art. del sig. Tour- neur (nella stessa rivista) intorno ad una med. commemor. della fondaz. di Bois-le-Duc o Hertogenbosch, eseguita verso il 1530; il rov. è la ri- produz. d'un cristallo di rocca inciso da Gio. Bernardi da Castel Bolo- gnese. — Chevreux, Le sculpteur médailleur H. Ponscarme, 182J iqoj, biografia accompagnata da 5 tav. di medaglie, pubblicata negli Ann. de la Soc. d'Emulation du Départ. des Vosges. — Nuove pubblicaz. del sig. Alfonso de Witte. — Florange, Essai sur les jetons et médailles de tnines francaises. Codesta monografia sarà seguita da un'altra per le med. straniere. — Articoli di medaglistica neW'Art et Décoration. — La Numismatique benédictine e la Num. gregorienne, di A. J. Corbierre. — Il tomo HI (Album) dell'opera: Mazerolle, Les Médailleurs francais du XlV e siede au milieu du XVll.e — 11 Répertoire gén. de médaillistique del sig. Stroehlin. — Il Journ. des Collection/ieurs]. VARIETÀ l,a monografìa del eh. Dottor Haeberlin intorno alle vetuste monete romane, la quale doveva uscir tradotta nel presente fascicolo della Rivista per cura del Prof. Serafino Ricci, è rimandata per motivi indipendenti dalla volontà del traduttore. Chiediamo scusa ai lettori per questo ritardo. Notizie degli Scavi. — Nel fase, n dell'annata 1904 delle Notizie, troviamo un pregevole articolo della Dott. Lo- renzina Cesano, Conserv. nel Museo Nazionale Romano, intorno alle monete rinvenute negli scavi eseguiti a Norba dai Sigg. Prof. Savignoni e Ing. Mengareili. Notevole soprattutto è un'enigmatica monetuccia, di cui è dato il disegno, e ch'è illustrata come segue dalla egregia Signorina Cesano: " Testa di Pallade a destra con elmo corinzio e lunghi capelli sciolti. Dietro la testa la monetina, di argento, è molto corrosa, per cui rimane visibile solo un segno, Y (?) forse lettera di una parola. Jjj spiga, nel campo a sinistra NOVR (peso gr. 0,72; diam. mm. 10,5) „. " Il tipo del dir. e del rov., come il peso ed il diametro, ricorda le monete di Metaponto. Manca però il nome di questa città che è sosti- tuito dalla scritta su citata. Questa risulta sconosciuta sia come etnico di una città che potò essere confederata con Metaponto, sia come n> me di incisore o magistrato della stessa Metaponto. La mancanza del nome di questa città, solitamente scritto, fa escludere quest' ultima ipotesi. Inoltre anche la forma della lettera R, che pare non ricorra sulle mo- nete della Lucania in genere e di Metaponto in ispecie, potrebbe per- mettere di vedervi un nesso K R. Credo però non si possa pensare a Nuceria dei Bruzzi, sulle cui monete di bronzo si legge NOVKPINS2N, per la troppa lontananza dei luoghi. Il segno Y del dritto mi fa pensare a AY o AYK, abbreviazione di Lucania, quindi si potrebbe riconoscere in questa una delle monete coniate a nome di tutta la Lucania durante il IV secolo, e in tale caso nel rovescio il nome di un magistrato „. 462 VARIETÀ Museo Archeologico in Bari. — Avviso dì concorso. 1. Presso la Deputazione provinciale di Bari è aperto un concorso per titoli al posto di direttore del Museo provinciale, cui e assegnato l'annuo stipendio lordo di lire 3200, oltre le spese e le indennità di trasferta ai sensi del regolamento. 2. Chi intende concorrere dovrà presentare alla Segreteria provin- ciale, non più tardi del 31 ottobre 190J, una istanza in forma legale cor- redata dei seguenti documenti : A) atto di nascita da cui risulti che il concorrente non abbia ol- trepassato il 45 anno di età; B) certificato penale di data non anteriore a tre mesi; C) titoli comprovanti il conseguito diploma di laurea in archeo- logia e una speciale competenza nei varii rami della scienza medesima sia con documenti di studii compiuti sia con speciali pubblicazioni a stampa e con documenti che attestino anche la sua pratica esperienza, per assumere la direzione di un museo archeologico. 3. Le domande coi corrispondenti documenti saranno, a cura della Deputazione provinciale, sottoposte allo esame di una speciale Com- missione, composta nei sensi del deliberato consiliare 30 settembre 1903. 4. La nomina sarà fatta dal Consiglio provinciale fra i primi tre graduati ed avrà a titolo di esperimento la durata di tre anni. In man- canza di diffida sei mesi prima dello scadere dei tre anni, la nomina s'intenderà prorogata di altri cinque anni. Dopo questo secondo pe- riodo, se non disdetto sei mesi prima della scadenza, il direttore ac- quisterà la stabilità. 5. Il concorso non sarà valido se almeno due concorrenti non con- seguiranno la eleggibilità. 11 Cav. Ortensio Vitalini, nostro socio e collabo- ratore, è stato colpito da una gravissima sciagura dome- stica che ha avuto larga eco di commiserazione in Italia e fuori. Uno de' suoi figli, Francesco, appena quarantenne, valentissimo pittore, è morto vittima di una disgrazia di montagna. Al desolato padre, e al fratello dell'estinto, giunga la espressione delle nostre condoglianze. Finito di stampare il 30 Settembre 1905. Achille Martelli, Gerente responsabile. FASCICOLO IV. APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA LXXII. UN NUOVO (?) MEDAGLIONE D'ALBINO. Il Medaglione. — Una caratteristica dei Medaglioni d'Albino. — Il Me- daglione originale e una sua contraffazione. (Tavola XIX). Il pezzo che intendo presentare è nuovo in quanto che nessun altro esemplare è conosciuto in alcun museo, e non si trova registrato nel Cohen; ma, se consultiamo alcuni vecchi cataloghi, il tipo ne è conosciuto, anzi è il primo e, per un certo tempo, l'unico tipo conosciuto di medaglione d'Al- bino. Questa specie di contraddizione spiega il punto interrogativo che ho messo nel titolo. A complicare poi la faccenda si aggiunge la combinazione che una antica contraffazione del medaglione, la quale si trova presso di me da molto tempo, forse da vent'anni, vale a dire assai prima della comparsa dell'originale, ebbe già la sua dimora or fa più di un secolo in un pubblico celebre museo; mentre nessun esemplare originale era conosciuto prima d'oggi; dal che può nascere anche la dimanda se i vecchi cataloghi ab- biano descritto un pezzo originale in seguito perduto oppure una falsificazione. 466 FRANCESCO GNECCHI Tutta questa aggrovigliata matassa da dipa- nare, oltre a quanto era a dire sul medaglione stesso, fece sì che quella che doveva essere la semplice esposizione d'un tipo più o meno nuovo, mi si allargò e sviluppò poco a poco sotto mano, assumendo quasi la proporzione di una monografia dei Medaglioni d'Albino e di alcune contraffazioni. Ho creduto quindi far cosa grata al cortese lettore dividendo il troppo lungo articolo in parecchi paragrafi, onde lasciargli la possibilità di saltare quello o quelli il cui argomento non credesse inte- ressargli.... a meno che preferisca saltare il tutto addirittura. Il Medaglione. Il Medaglione, o l'avanzo di medaglione, che ho l'onore di presentare mi venne da Roma nel dicem- bre del 1904. Non lo feci tuttavia figurare nell'ap- punto riguardante gli scavi di Roma di quell'anno perchè non offre per nulla i caratteri di una moneta di scavo. Lungi dal presentare quell'apparenza ca- ratteristica direi di freschezza nell'antichità, che in- dica il recente ridestarsi da un lungo sonno sepol- crale, esso offre invece evidenti i segni di una troppo lunga e forse non interrotta, per quanto ignorata, permanenza nel consorzio umano. Non è impossibile che, invece d'essere tornato all'onore della vita dopo una più o meno lunga sepoltura, come avvenne della più gran parte delle monete antiche, esso sia rimasto nella circolazione fino dalla sua origine, ossia per un periodo di quasi diciotto secoli, senza riposo; il che giustificherebbe come delle primitive impronte ora non resti se non quanto è necessario per iden- tificarlo. UN NUOVO (?) MEDAGLIONE D'ALBINO 467 Infatti, ecco tutta la descrizione che se ne può dare: fy — TIMIVS Busto dell'imperatore Albino a destra con paludamento e corazza. Testa nuda. ty — R CIF COS II Minerva galeata a sinistra appoggiata al proprio scudo. La lancia riposa sul suo braccio sinistro. Dia. mill. 39. Peso gr. 48,500. Come si vede, e come ancora meglio risulta dalla riproduzione alla tavola, si tratta di un rudero.... ma vi sono ruderi assai più degni d'attirare l'atten- zione che altri monumenti della più perfetta conser- vazione; e questo è del numero. La leggenda, poco visibile nel rovescio, è quasi totalmente scomparsa nel diritto; ma sulle traccie ri- maste e coll'ajuto dei pochi, ma energici e caratte- ristici tratti della fisionomia dell'imperatore, e colla ben nota figura della Minerva pacifera al rovescio, non è difficile ricostruirla pel diritto in : B' — D CLODIVS SEPTIMIVS ALBINVS CAES e pel rovescio in : $ — MINER PACIF COS II. E così il rudero, malgrado la rovina attuale, conserva tutto il suo valore scientifico, portando un nuovo contributo alla serie così esigua dei meda- glioni di questo imperatore. Sarebbe difatti il terzo tipo che viene in luce, due altri soli essendo realmente finora conosciuti. Il primo, esistente da molto tempo al Gabinetto imperiale di Vienna e a questo pervenuto dalla antica collezione dei Padri Certosini, è quello con rovescio FORTVNAE REDVCI la Fortuna seduta, Cohen N. 53, mentre l'altro dal rovescio SAECVLO FRVGIFERO, la Sfinge (o l'ignota deità africana) seduta fra due leoni alati 468 FRANCESCO GNECCHI (Coh. 54), si trova pure da assai tempo al Gabinetto di Parigi ( J ). — Ora appare il nuovo tipo della Minerva Pacifera, e questa triade rappresenta tutto quanto è conosciuto, per un esemplare originale, in fatto di medaglioni d'Albino. Uua caratteristica dei Medaglioni d'Albino. Ci troviamo in uno dei pochi casi in cui tutti i non numerosi prototipi sono noti; perciò volontieri li ho riuniti nella tavola, ove appariscono sì bene armo- nizzati nella comune sventura. I tre monumenti, mu- tilati, contusi, coperti di ferite insanabili, in parte acci- dentali, in parte prodotte dalla nequizia degli uomini, afflitti e avviliti per le ingiurie del tempo e pei disagi di una vita lunga e travagliata, sembrano in loro muto e triste linguaggio ammonirci che i pezzi di estrema rarità è fortuna trovarli anche nel più miserevole stato. Ma non fu questo il motivo per cui pensai di riunire la triade veneranda. Dalla loro riunione emerge anche un altro fatto che può sulle prime parere di poco momento; ma che invece ha una grande signifi- cazione. V'ha una particolarità che collega i tre me- daglioni in un unico concetto. Tutti e tre offrono un rovescio preso dalle mo- nete comuni dello stesso Albino < 2 ) senza alcuna variante, salvo l'ingrandimento. (1) L'esemplare del Gabinetto di Parigi venne finora ritenuto unico; solo recentissimamente, esaminando la ricca collezione del R. Museo ar- chelogico di Bologna, vengo a scoprire che vi esiste un altro esemplare di questo medaglione. 11 suo stato di conservazione non è certo felice; ma un poco superiore a quello di Parigi. Il pezzo non venne tormentato da buchi, e la leggenda, almeno al dritto, è in parte leggibile. (2) Il tipo della Fortuna lo troviamo negli aurei descritti da Cohen ai N. 7 e 16, nei denari d'argento N. 17 e 18 e nei bronzi N. 61 e 62, quello della Minerva pacifera nei denari d'argento N. 26 e 27 e nel bronzo N. 64; quello infine del secolo frugifero nell'aureo N. 41. UN NUOVO (?) MEDAGLIONE d' ALBINO 469 A semplice titolo di curiosità sarebbe valsa la pena di notare il fatto, il quale riesce tanto più no- tevole, se si considera che esso si verifica appena dopo il regno di Commodo. Si sarebbe quasi indotti a credere a un sentimento di reazione, tanto è rapido e improvviso il passaggio all'estrema semplicità dopo il trionfo dell'esuberanza. Ma tale particolarità ebbe il merito di richiamare la mia mente a un fatto, che non avevo mai notato prima d'ora, e che neppure altri notò — al fatto cioè della riproduzione dei tipi monetali sui medaglioni. Ciò che Albino adottò esclusivamente, era già stato in piccole proporzioni adottato anteriormente e lo fu posteriormente. Quasi tutti gli imperatori, da Adriano a Settimio Severo, fra i molti rovesci speciali dei loro medaglioni, ne hanno anche alcuni tolti dalle monete correnti, solo è dovuto al piccolo numero di questi, se la cosa passò inavvertita o per lo meno non le fu attribuita la sua giusta importanza. Ma tale promiscuità di tipi, nella questione così lungamente discussa e non peranco esaurita sull'essenza e sullo scopo del medaglione di bronzo, è forse il più valido argomento pei sostenitori della teoria monetaria di questo. Essa dimostra ad evidenza come un'intimo nesso esistesse fra la moneta del senato e il medaglione emesso dall'imperatore; come questo si aggirasse necessariamente nell'ambito della moneta, ne seguisse l'andamento e le leggi e come quindi, al pari del meda- glione d'argento e d'oro, pure ammettendo che, come quelli, fosse stato in origine emesso a scopo di dono, dovesse egualmente avere valore di moneta. Se così non fosse, se il medaglione di bronzo avesse corrisposto a un dipresso alle nostre meda- glie, perchè, come, e con quale diritto vi si sarebbero riprodotti i tipi delle monete correnti? 470 FRANCESCO GNECCHI L'argomento è dei più stringenti e certo l'avrei messo innanzi — se l'avessi allora avvertito — quando alcuni anni sono, in diverse memorie sostenni quella tesi, che mi appare sempre più evidente. E, se l'avesse avvertito, non l'avrebbe certo trascurato il D. r Kenner, il quale si limitò ad accennare che qualche relazione esiste fra il Medaglione e la moneta spicciola impe- ratoria. È in questo senso che l'osservazione provocata dai Medaglioni d'Albino mi parve degna d'essere notata, e dissi avere una portata superiore a quanto poteva alla prima apparire. Il Medaglione originale e la sua contraffazione. Veniamo ora al fatto abbastanza curioso che ho accennato in principio di questa memoria. Noi abbiamo considerato come primo conosciuto il Medaglione FORTVNAE REDVCl, come secondo SAECVLO FRVGIFERO, come terzo finalmente MINERVAE PACIFERàE. Questo l'ordine cronologico in cui i tre prototipi en- travano ufficialmente a far parte del Corpus aens romani maximi moduli. Ora, se noi consultiamo i vecchi cataloghi, troviamo, con nostra grande sor- presa, che l'ultimo venuto fu il primo conosciuto; anzi per qualche tempo il solo tipo conosciuto fu appunto questo che ora ci si presenta come una no- vità. Pedrusi al principio del 1700 pubblica un solo tipo di Medaglione d'Albino ed è precisamente il tipo della Minerva pacifera, Mediobarba lo riporta, e così pure il Vaillant, il quale però lo accompagna con altri tre, uno dei quali rimase finora sconosciuto (*)« (1) Ecco i medaglioni descritti da Vaillant: I. & _ D CLODIVS SEPTIMIVS ALBINVS CAES Caput Albini nudum. COS II Cybele sedens inter duo leones. II. Eadem epigraphe. Fortuna sedens dextra timonem , sinistra cornucopiae gerit. UN NUOVO (?) MEDAGLIONE D'ALBINO 47I Il primo che omette il tipo della Minerva è MionnetO) e l'omissione continua nel Cohen, ciò che ne forma appunto una novità oggidì. Ora, se il medaglione è descritto nei vecchi ca- taloghi, vuol dire che si trovava in qualche vecchia collezione e allora come avvenne che andasse per- duto? Io qui faccio una supposizione che, per quanto a tutta prima possa parere paradossale, non è perciò meno probabile. Io credo che i nostri vecchi numi- smatici abbiano, prima dell'originale, conosciuto una riproduzione del secolo XVI o XVII, e la supposi- zione mi viene suggerita dal fatto che, mentre nessun pezzo autentico ci provenne dalle vecchie collezioni, possediamo invece una contraffazione, la quale può documentare la sua permanenza in un pubblico e ce- lebre museo. III. MINER PACIF COS li Minerva galeata stans, dextra ra- mimi, sinistra clypeum et hastam. IV. FORTVNAE REDVCI Fortuna sedens, dextra timonem, si- nistra cornucopiae gerit; ad imum sedis rota. Solo a quest'ultimo però aggiunge: " in museo Austriaco Vindobo- nensi, olim PP CC „ mentre degli altri non cita la collezione o la pro- venienza; motivo per cui Cohen giustamente non ne tenne conto. (1) Mionnet cita tre medaglioni d'Albino ossia il SAECVLO FRVGIFERO, il FORTVNAE REDVCI, e un terzo senza epigrafe, ma coll'avvertenza " Médaillon retouché. „ Cohen cita pure questo me- daglione, notando che è talmente ritoccato da non potersi affermare se non vi sia stata in origine la leggenda FORTVNAE REDVCI. Questo infelice medaglione sta da molto tempo al Gabinetto di Francia, anzi è il primo che v'è entrato perchè lo trovo solo illustrato nell'opera ■ Nu- mismata Moduli maximi vulgo Medaigloni (sic) ex Cimeliarchio Ludo- vici XIV potentissimi Galliarum Monarchae — Eleutheropoli MDCC1V „ ed è probabilmente sempre a questo esemplare che si riferisce Vaillant al suo N. 2; di cui non cita che la finale della leggenda " COS II „ come fa del resto anche del N. i, certamente in causa della pessima conservazione degli esemplari. L'enigma ora viene sciolto da un esem- plare abbastanza ben conservato appartenente alla collezione del signor Console Weber d'Amburgo e di cui ebbi notizia solo pochi giorni sono. Si tratta di una variante del N. 4, nel quale intorno alla medesima rap- presentazione della Fortuna corre la leggenda: FORT REDVCI COS II. 61 472 FRANCESCO GNECCHI Esiste un bronzo del Padovanino o per lo meno di quell'epoca, riproducente il medaglione d'Albino col rovescio della Minerva. Non si può dire una copia esatta del medaglione descritto, perchè il busto del- l'imperatore è rivolto a sinistra invece che a destra, il che può dipendere o dall'essere stata presa da un altro originale o più probabilmente da una di quelle piccole licenze che i nostri medaglisti si permette- vano sovente, preferendo essi, appunto perchè artisti, ispirarsi alle monete romane piuttosto che riprodurle servilmente. Il rovescio però offre il preciso tipo della Minerva pacifera come nell'originale, salvo la differenza di stile che sempre si riscontra fra gli originali antichi e le riproduzioni posteriori. L'esistenza di questa contraffazione lascia sup- porre che un esemplare autentico ossia romano, ora scomparso — il quale potrebbe essere anche l'esem- plare stesso da me descritto — sia stato per un certo tempo conosciuto qualche secolo addietro e sia poi di nuovo ricaduto nelle tenebre della dimen- ticanza. Come ciò sia avvenuto, e come fino a jeri sia stata nota la copia e non l'originale, non è molto difficile immaginare. Basta supporre che il medaglione nello stato infelice nel quale lo conosciamo o poco meno, nel secolo decimosesto o decimosettimo fosse capitato nelle mani di un falsificatore o, diciamo semplicemente, di un medaglista — perchè probabil- mente molte volte le imitazioni dei bronzi romani non erano allora fatte coli' intenzione precisa di com- mettere dei falsi — il quale, dopo d'essersene servito come modello, non se ne curò più che tanto e lo buttò come oggetto che per sé stesso non meritava d'essere conservato. Così avvenne che l'imitazione girò onorevolmente ed usurpò il posto dell'infelice originale, il quale fu probabilmente obbligato a errare UN NUOVO (?) MEDAGLIONE d' ALBINO 473 ancora per tre o quattro secoli, sbalestrato da una piccola collezione ad un'altra ; oppure, rigettato anche da questa per la sua bruttezza, prese dimora, quale scarto, presso qualche oscuro rigattiere di Transte- vere, condannato a smussarsi fra numerosi compagni di sventura, a guisa di un ciottolo rotolato dalle acque di un fiume; o fors'anche venne abbandonato quale balocco ai fanciulli, le cui manine rosee, deboli ed innocenti saranno però state abilissime a completarne lo scempio. Spuntò però finalmente il giorno, in cui la sorte volle che cadesse sotto gli occhi di persona intelli- gente, che me lo spediva da Roma perchè gli fossero finalmente resi i tardi ma dovuti onori; ciò che ho tentato di fare presentandolo al mondo numismatico. Se però l'originale sfuggì per tanto tempo all'at- tenzione e riuscì a rimanere finora completamente ignorato, non fu così della contraffazione e precisa- mente dell'esemplare in mie mani che qui riproduco, il quale or fa più di un secolo trovò modo di en- trare e di rimanere per un certo tempo in quella che allora era forse la collezione più insigne di meda- glioni, nella collezione del Gabinetto Vaticano. Non ci è dato precisare come ne quando vi sia entrato, 474 Francesco gnecchi perchè non figura in nessuno dei cataloghi delle collezioni che costituirono il nucleo principale di quel gabinetto; non apparteneva cioè né alla colle- zione Albani, né alla collezione Carpegna, e dob- biamo quindi ritenere che vi sia entrato, vuoi come dono, vuoi come acquisto, alla spicciolata; ma che realmente vi fosse, ne fa fede l'impronta dell'esem- plare ora riprodotto esistente nella serie dei meda- glioni Vaticani al Museo di LodiO). È dunque accertato che a sua volta, malgrado quella testa ispirata, quel busto ampolloso e quella Minerva mollemente flessuosa, che tradivano l'arte del cinquecento, ben diversa dalla realtà, dalla forza e dalla rigidezza dell'arte romana, malgrado tutto, la contraffazione trovò chi la giudicò genuina. E pare anzi che il giudizio non sia stato effimero, se dob- biamo argomentare non solo dal suo stato generale di conservazione tutt'altro che buono; ma più ancora dal fatto che il pezzo fu anticamente ajutato con un ritocco a bulino. Tutta la leggenda è ritoccata e tutto il fondo ribassato, meno la parte che circonda l'effigie; circostanza che non mi è mai occorso di avvertire in una moneta falsa, e che sarebbe quasi un argomento per ritenerla autentica, se non vi si opponesse in modo assoluto lo stile; ma vale a confermare che, se tale non poteva essere, tale fu però ritenuta. Rimarrebbe a sapere come e quando il nostro falso medaglione uscì dalla collezione vaticana e si trovò di nuovo a errare pel mondo. Che, riconosciuto falso, sia stato giustiziato ed espulso, pare poco pro- babile, perchè, anche escluso dalla serie, sarebbe sempre stato ritenuto sia in quarantena sia nella serie delle falsificazioni; ma ben difficilmente ne sa- rebbe uscito, e ritornato alla vita randagia. (i) Vedasi l'Appunto N. LXIV dedicato ai Medaglioni ex-Vaticani, nel primo fascicolo della Rivista di quest'anno e precisamente a pag. 32. UN NUOVO (?) MEDAGLIONE D'ALBINO 475 Più probabile mi pare invece che esso sia scom- parso in compagnia dei parecchi altri, che nel for- tunoso trasporto della collezione vaticana da Roma a Parigi nel 1797 presero il volo per le più disparate direzioni (*); e in questo caso ne sarebbe uscito sempre coll'aureola dell'autenticità; anzi quale uno dei pezzi più prelibati, come sarebbe certamente stato, se non avesse avuto quel brutto peccato d'origine A me, mi pare che sia pervenuto in una vecchia raccolta che acquistai anni sono a Treviso; ma non lo posso ricordare con precisione, non avendovi mai attribuita alcuna importanza — e poco preme del resto il saperlo. — Fu solo quando vidi le impronte vaticane, che mi sovvenne di possedere un pezzo simile. Ne feci ricerca fra gli scarti dimenticati e mi avvidi che si trattava non di un pezzo simile, sib- bene dello stesso identico esemplare. Il quale ora ha una storia e merita d'essere conservato. Lo offro quindi al Gabinetto di Brera, ove nella ricca e istrut- tiva serie delle falsificazioni farà il pajo con un altro pezzo, il quale, quantunque sia non solamente falsi- ficato, ma inventato di pianta, occupa da quasi un secolo il posto più onorifico ( 2 ). Entrato a far parte del Gabinetto Braidense colla Collezione S. Clemente nel 181 1, venne collocato nella serie dei medaglioni e in- disturbato vi rimase fino ad oggi. Sarebbe ormai tempo che lasciasse quel posto, non per emigrare dal gabi- netto ; ma per ritirarsi in quello più modesto che gli compete, rimanendovi a documentare la fallacia dei giudizi umani ! (1) Vedasi Appunto citato, pagg. 23-24. (2) Questa medesima falsificazione in doppio esemplare, doppio cioè nel diritto, con due diversi rovesci, figura in altro pubblico museo, non solo fra le monete genuine; ma nella parte scelta della serie ro- mana esposta al pubblico. Se questo avviso valesse a farlo ritirare, avrebbe ottenuto il suo scopo. lxxiii. unico e nuovo (?) medaglione DI PERTINACE NEL R. MUSEO ARCHEOLOGICO DI BOLOGNA. Debbo alla squisita cortesia del prof. Brizio, so- lerte e intelligente direttore del Museo archeologico di Bologna, se oggi mi è permesso di comunicare una rarità di primissimo ordine. Molti bellissimi pezzi del ricco medagliere di questo insigne Museo, finora ignorati, verranno in luce colla pubblicazione del « Corpus » dei Meda- glioni romani ; ma non ho potuto resistere al desi- derio di dare come primizia l' illustrazione di un pezzo di cui nessuno sospetta l'esistenza, che vale a dare un'idea dell'importanza di questa serie scelta (*) (i) I medaglioni sono circa un centinaio. UN NUOVO (?) MEDAGLIONE DI PERTINACE 477 nella collezione romana del Medagliere governativo ( J ), ricca per numero, rarità e belle conservazioni spe- cialmente nel bronzo. Eccone la descrizione : & — DIVVS PERTINAX PIVS PATER. Busto di Pertinace divinizzato col paludamento, a destra. T$l — AETERNITAS. Carro portante il simulacro di Perti- nace, tirato da quattro elefanti, montati da quattro con- dottieri, diretto a sinistra. Diam. mill. 38, peso gr. 61,500. La testa dell' imperatore magistralmente model- lata ci offre il tipo che conosciamo nelle monete di consacrazione, poiché di Pertinace, come di parecchi altri imperatori, il tipo postumo e divinizzato ci si mostra alquanto differente da quello che siamo usi vedere sulle monete che lo rappresentano vivente. (1) Il Medagliere governativo, proveniente dall' Università non è il solo di cui sia depositario il Museo Civico di Bologna, il quale lo è pure di un'altro di proprietà municipale proveniente dal legato Palagi. Questa seconda collezione è pure importantissima, anzi più importante della prima, contenendo all' incirca 1400 pezzi in oro, 15000 in argento e 23000 in bronzo ; un complesso quindi d'una quarantina di mila monete, ciò che sarebbe più che sufficiente a costituire da solo un esimio ga- binetto numismatico. E si noti che certamente vi si conterrà un mate- riale preziosissimo perchè inesplorato. E qui sta il punto doloroso. L'attuale direttore non ne ebbe ancora la consegna da parte del Mu- nicipio, cosicché la collezione rimane chiusa a doppia chiave e assolu- tamente inacessibile agli studiosi. Non sarebbe tempo di diseppellire questo tesoro? Si fanno tanti scavi sulla semplice speranza di trovare qualche avanzo dell'antichità.... qui invece abbiamo la certezza che il tesoro esiste, e molto copioso. La questione è tutta nell'accordo delle due chiavi per mettere il tutto in luce, accordo al quale davvero non vedo quale ostacolo possa opporsi. Non solo a nome mio, ma a nome di molti egregi colleghi e, posso ag- giungere, anche del direttore stesso del Museo, esprimo il voto che chi regge le sorti della civile e colta Bologna, non permetta che duri più a lungo uno stato di cose così anormale e in troppo stridente contrasto coll'antico e storico motto : Bononia docet. 478 FRANCESCO GNECCHI La bella testa di Pertinace nelle sue monete postume risente un poco delle fattezze di Settimio Severo. Il tipo del rovescio, conosciuto in alcuni bronzi di Faustina seniore e di M. Aurelio, ma affatto nuovo nella serie dei medaglioni, ci offre la rappresenta- zione più maestosa e più imponente della deificazione, il simulacro dell' imperatore al fastigio di un carro tirato da quattro elefanti. E noterò qui per preci- sione di termini, come nelle descrizioni consimili si dica : « V imperatore in quadriga ». Ora questa espressione, se è giusta quando si tratta di trionfo reale, di moneta cioè coniata vivente imperatore, non lo è del pari nel caso di consacrazione. Qui non è più la persona dell'imperatore che è raffigurata, essa non appartenendo più al numero dei mortali, sib- bene la sua effìgie o il suo simulacro. Il pezzo è di conservazione discreta; anzi rela- tivamente alla straordinaria rarità, essendo per ora nella categoria dei pezzi unici, nella quale rimarrà forse per sempre, si potrebbe anche dir buona, se da mano inconscia non avesse subito quel barbaro trattamento della martellatura sull'orlo, che ha sciu- pato tanti bei pezzi. Perchè a una cert'epoca sia venuto di moda questo barbaro uso nessuno è finora riuscito a spiegarlo con sicurezza ; fatto sta che le vittime furono generalmente pezzi rari ; non certa- mente scelti perchè tali — tanto più che allora pro- babilmente non lo erano — ma perchè il requisito principale pare fosse l'ertezza. Furono difatti scelti di preferenza i sesterzi pesanti dell'epoca di Settimio Severo e i medaglioni, in ispecial modo quelli del quarto secolo, ciò che fa supporre che tale opera- zione fosse venuta di moda all'epoca costantiniana, all'epoca cioè dei contorniati. Pare che a questi la bassa gente trovasse nei primi un surrogato a mi- glior mercato per farne delle tessere lusorie. UN NUOVO (?) MEDAGLIONE DI PERTINACE 479 Malgrado la martellatura però, malgrado che que- sta lo sciupi esteticamente e abbia quasi fatto scompa- rire la leggenda, il pezzo resta la più fulgida gemma della serie imperiale romana nel Museo bolognese. Ma ora, dopo d'avere presentato il medaglione di Pertinace come una prelibata primizia, io debbo dar ragione del punto interrogativo che ho posto nel titolo.... Ebbene, il pezzo non è nuovo; era anzi conosciuto molto anticamente. Quando io lo vidi per la prima volta ne restai colpito come di un'altissima novità, e credo che tutti i moderni raccoglitori lo sarebbero stati del pari ; ma qualche tempo dopo, sfogliando il grosso volume del Mezzabarba, per ricercarvi il medaglione d'Albino che non ci si trova, fu colla mia più grande sorpresa che mi cadde lo sguardo sull'ultima moneta di Pertinace, così descritta : &' — DIVVS PERTINAX PIVS PATER. ì£ — AETERNITAS Currus consecrationis a quatuor ele- phantibus tractus, supra elephantos singulos singuli ses- sores ; in curru statua imperatoris. E vi segue la nota : " Egregium nomisma, vulgo Medaglione „. Ecco dunque il nostro medaglione perfettamente descritto. E qui mi pare anzi di poter asserire che l'esemplare descritto dal Mezzabarba sia precisa- mente l'esemplare bolognese. L'autore accenna come collezione cui il pezzo apparteneva « Ex ind. Po- latio ». Chi era costui ? mi domandai, precisamente come don Abbondio alle prese coli' ignoto Cameade. Ce lo dice lo stesso Mezzabarba nell'« Indice degli autori e delle collezioni » che fa seguire al suo « Catalogo » : « Tanta antiquorum nummorum delectatione te- « nebatur Valerius Polatius Bononiensis ut nulli 63 480 FRANCESCO GNECCHI « sumptui parceret, prò eorundem redemptione ; hic « moriens, thesaurum reliquit quovis Principe dignum, « cujus pretium sine dubio insigniter auxit, ipsorum « Numismatum Index ab Eruditissimo D. Joseph « Magnavacca, singulari studio descriptus ». E la pubblicazione del Mezzabarba non è la sola. Essa è ripetuta mezzo secolo più tardi da Vail- lant, il quale però ebbe il torto di accompagnarla con quella di un secondo medaglione che pare non esista per davvero e che in ogni caso sarebbe un sesterzio, perchè l' incisione la riproduce con tanto di SC i 1 ). L'accoppiamento nocque ; e la moneta spuria attirò il discredito anche sulla buona; cosicché dai successivi autori, il pezzo venne decisamente abban- donato, mentre non solo ne sussisteva la memoria (e quante monete, di cui l'originale fu perduto, non vivono che per la memoria !) ma sussisteva pure l'originale oggi rievocato, il quale probabilmente non uscì mai da Bologna in questi ultimi duecento anni. Francesco Gnecchi. (1) Questo secondo medaglione viene così descritto da Vaillant : — IMP CAES P HELV PERTINAX AVG Caput Per- tinacis laureatum. E; VOT DECEN TR P COS II Pertinax velatus ad aram, dextra pateram tenet. E tal pezzo non porta in sé stesso alcuna contraddizione, cosicché potrebbe esistere, come realmente esiste l'altro tipo. Se non che ha la disgrazia di essere accompagnato da una incisione che non vi corri- sponde affatto. Vi è bensì riprodotto il tipo dell'imperatore sacrificante; ma la leggenda è altra che nel testo, ossia : VOTIS DECENNA- LIBVS ; e di più nel campo vi sono le lettere SC. Ce n'è quindi d'avanzo per non fidarsi e sono pienamente giusti- ficati gli autori che non si fidarono. MONNAIES INÉDITES DE L'EMPIRE ROMAIN (Coli. O. Voetter). VII. Monnaies en bronze de la Tetrarchie Dioclé- tienne et de Carausius. (Suite). CAMULODUNUM. Antoninien. i. & — IMP C M AV M CARAVSIVS PF ÀVG. Son buste radié et drapé à droite. 1$ — PAX — A — VGGG-. La Paix debout, à gauche, tenant f s ! p un rameau et un sceptre. . ■ C (Fig. i). Voici. encore un petit bronze portant les divers prénoms de Carausius CO. L'avers en est semblable (i) Voir Rivista ltal. di Num., 1905, anno XVIII, fase. II, p. 198. Le revers du Carausius décrit au n. 46 est fort mal conserve. La dernière lettre étant totalement effacée, il en est résulté que j'ai lu AVGG au lieu de AVGGG. 482 LUCIEN NAVILLE aux deux pièces décrites par M. Mowat et Sir John Evans, avec le revers PROV— ÀVGGG-. SISCIA. En décrivant, dans un précédent article ('), une pièce de Maximien Hercule. frappée à Siscia, et ayant au revers VIRTVS ÀVGG, j'ai fait remarquer que ce type ne figurait pas dans les tabelles que M. le lieut. col. O. Voetter a dressées dans son ma- gistral mémoire intitulé die Kupferpràgung der Diocle- tianischen Tetrarchie ( 2 ). Au moment de la publication de son ouvrage, M. Voetter ne possédait encore aucune monnaie de ce type qui, d'autre part, était totalement inconnu. Depuis lors, M. Voetter a acquis deux variétés uni- ques de Dioclétien au type VIRTVS ÀVGG, en petits bronzes, que je publie ici avec son aimable auto- risation. 2 3 Antoniniens. 2. & — IMP C C VAL DIOCLETIANVS P AVO. Son buste radié et cuirassé à droite. (1) Ibidem, p. 200. (2) Numismatische Zeitschrift, 1899, l - XXXI, p. 1-34 et 223 à 310 avec pi. I-X et XIV-XXIII. MONNAIES INÉDITES DE L'EMPIRE ROMAIN 483 1$ — VIRTVS AV — GG. Un empereur en toge, debout à droite, tendant la main droite pour recevoir une Victoire à gauche, qui, tenant une couronne et une palme, est pré- sentée par un autre empereur, place en face du premier, debout en habit militaire, tenant une haste transversale. Entre les deux : un captif accroupi à gauche. Au centre, un point. Exergue : • XXI • T • (Fig. 2). 3. & — IMP C C VAL DIOCLETIANVS P AVG. Son buste radié et cuirassé à droite. Ijl — VIRTVS À-VGG. Un empereur en habit militaire, debout, à droite, tenant une haste, tendant la main droite pour recevoir une Victoire à gauche, qui, tenant une cou- ronne, est présentée par Jupiter nu, debout en face de Pempereur. Jupiter regarde à gauche et tient un sceptre. Entre deux: un captif accroupi à gauche. Ex.: • XXI • B • (Fig. 3). Ce dernier type diffère sensiblement du précé- dent. En effet, les deux personnages principaux ne sont pas les memes ; en outre, le captif est de plus petite dimension; il ressemble extremement à celui qui est figure sur les petits bronzes de Galère Ma- ximien et de Constance Chlore ayant au revers PRAE- SIDIA REIPVBLIC. On peut en inférer que le type VIRTVS AVGG (fig. 3) avec Jupiter a été frappé pour les deux Augustes en mème temps que PRAESIDIA REIPVBLIC était frappé pour les deux Césars. En résumé voici les cinq pièces connues de l'atelier de Siscia ayant un captif au revers: An 29}. Dioclétien Auguste: VIRTVS ÀV-GG (fig. 2). Ex. • XXI • r • (Voetter). Maximien Herc. Auguste: VIRTVS AV-GG (fig. 2). Ex. • XXI • T- (Navflle). 484 LUCIEN NA VILLE À partir du i er mars 293. Dioclétien Auguste: VIRTVS A- VGG (fig. 3). Ex. • XXI • B • (Voetter). La pièce parallèle de Maximien Hercule est encore à trouver. Galère Maximien Cesar U): PRAESIDIÀ REIPVBLICEx. XXIA. (Gnecchi). Constance Chlore Cesar : PRAESIDIÀ REIPVBLIC Ex. XXIA. (Mus. Vienne). Lucien Naville. (1) Sur cette monnaie, Galère Maximien est représenté comme suit: Son buste radié et drapé à droite, l'épaule en avant (et non pas en ardere comme l'indique par erreur M. Voetter). ANNOTAZIONI NUMISMATICHE ITALIANE IX. Le monete di Teramo. Questa zecca, sconosciuta ai primi illustratori delle Meridionali e perfino a quel dotto storico delle Abruzzesi che fu il Lazzari, venne aggiunta all'elenco delle Italiane dall'Ambrosoli, nel suo primo Manuale del 189 1. La prima notizia che la riguarda, è dovuta a Francesco Savini, il quale descrisse un denaro Te- ramano di Andrea Matteo Acquaviva della colle- zione Marignoli, nel n. del 25 marzo 1888 del gior- nale la Provincia di Teramo ; lo stesso A. ripubblicò quella descrizione nel 1895 (*). Ecco il disegno di quella moneta, che ora fa parte della coli, di S. M. il Re : i& — ♦ • DVX ADRIA- Le ultime lettere nel centro disposte cosi : V II NS II in un cerchio a cordone. R) — * DE TERAMO Croce patente in un cerchio come sopra. Mistura. Peso gr. 0,54. Cons. buona. (1) II Comune Teramano. Roma, Forzani, a p. 284. ^E6 G. RUGGERO Nella stessa collezione, trovasi un secondo de- naro inedito veramente, sia per la descrizione che per la figura. fi' — * • DVX • ADRIA • Le lettere NVS nel campo, disposte attorno al centro in un cerchio. I# — * D TAERAMO Croce patente in un cerchio. Mistura. Peso gr. 0,45. Cons. mediocre. Questa nuova moneta, anonima come la prima, si differenzia da quella per la disposizione delle tre lettere terminali del fi*, e molto più per il dittongo nel nome della città al ^. Debbo avvertire, che per una forte ossidazione che ha guastato in molte parti la monetina, non mi è riuscito di constatare, se dopo il D al $ vi sia un punto oppure un taglietto di ab- breviazione. Non si hanno documenti Teramani relativi a monete ivi coniate, per assegnare con assoluta cer- tezza questi denari ad uno più che all'altro dei Duchi d'Atri ; dobbiamo dunque affidarci alla sola guida dei caratteri delle monete stesse. E questi caratteri sono tali, da persuadere chiunque, che non possano convenire che alla seconda metà del XIV secolo, o tutt'al più ai primi anni del seguente. E con ciò ri- mane giustificata l'assegnazione fatta al secondo Duca. Il primo Duca d'Atri, fu Antonio di Matteo Acquaviva, il quale acquistò quel feudo Ducale nel 1393, dopo che già da tre anni era Signore di Te- ramo. Egli morì nel 1394 lasciando a successore il figlio Andrea Matteo. Questi, invitato dai Ghibellini d'Ascoli, nel 1395, si impadronì di quella città e vi ANNOTAZIONI NUMISMATICHE ITALIANE 487 coniò moneta (*), ma dovette abbandonare quel nuovo acquisto nell'anno seguente : nel 1407 venne pugna- lato in Teramo dalla famiglia dei Melatini. Degli altri che seguirono non è il caso di far menzione, perchè si andrebbe oltre il limite massimo che ci è fissato dai caratteri delle monete. Queste potrebbero appartenere al primo Duca; ma parmi poco probabile che egli abbia pensato a coniare nel breve tempo che rimase in vita dopo avuta la dignità Ducale. È logico invece e naturale, che il secondo Duca Andrea Matteo, dopo aver co- niato in Ascoli per la prima volta, abbia creduto bene di far lo stesso nei suoi domini aviti, sia du- rante sia dopo l'effimera Signoria di Ascoli. X. Circa la monetazione Aquilana del XVI secolo. Nel secondo fascicolo della nostra Rivista, ho letto una Memoria interessante sulle zecche degli Abruzzi, del Pansa. Nella prima parte, TA. trattando della monetazione aquilana del s. XVI, va ricercando se fra le monete conosciute eli Carlo V, ve ne siano alcune che possano ritenersi per prodotti di quella zecca. A questo proposito, egli espone un suo dubbio, cioè che forse non tutte le monete di Carlo col- l'aquila al ty, appartengano alla zecca di Messina. Non potendo convenire in questa supposizione del- l' A., ritengo mio dovere di esporre le ragioni che mi fanno dissentire da lui. (1) De Minicis: Numismatica Ascolana, 2 a ediz. Roma, 1857. Tav. I, num. 7. 63 488 G. RUGGERO In primo luogo, tutte le monete di Carlo V e dei Filippi suoi successori, uscite dalle zecche di oltre Faro, hanno una costante fisionomia di famiglia. Lo stesso carattere artistico del conio e la stessa trascuratezza nella coniazione mi fanno escludere la esistenza fra esse di esemplari provenienti da zecche di terraferma. Ma vi è di meglio. Mentre tutte quelle coniate a Napoli, o per esser più esatti, che si credettero sempre coniate a Napoli, portano al ty la leggenda : REX ARAGQNE, oppure: HISPANIARVM, VTRIVSQVE SICILIE, quelle coniate in Sicilia, hanno costantemente la sola leggenda : REX SICILIE. E questa differenza si spiega benissimo : il regno di Napoli facea parte della co- rona di Spagna, mentre quello di Sicilia fu sempre considerato indipendente. In conseguenza di queste premesse sono piena- mente convinto, che le monete di Carlo V per Aquila non possano portare la leggenda Sicula. O sono state improntate dello stesso conio di Napoli, ed in questo caso sarà ben difficile distinguerle dalle altre; oppure portavano l'aquila, ed allora dovevano diffe- rire dalle Siciliane per la leggenda. In questo se- condo caso non sarebbe improbabile che presto o tardi ne venisse fuori qualcuna. Voglio credere che FA. della Memoria in que- stione non vorrà aversene a male, se io francamente ho combattuta una piccola parte, che è anche la meno importante, del suo scritto. Ritengo che nello interesse scientifico, la discussione sia sempre da preferirsi al sistema del silenzio. Beninteso, che non ammetto la polemica che non sia impersonale e con- dotta in modo rispettoso e degno, come pur troppo avviene talvolta, anche in pubblicazioni scientifiche. ANNOTAZIONI NUMISMATICHE ITALIANE 489 XI. Circa le monete Astesi con leggenda comunale. Promis, nella sua Zecca d'Asti, assegnò al duca Carlo d'Orleans una moneta colla leggenda MONETA ASTENSIS, per analogia con altre di quel tempo W, qualificandola per un obolo da mezzo forte. Lo scri- vente, pubblicando in questa Rivista del 1902, altre due monete consimili ma colle leggende di CIVITAS l'una e di COMVNIS l'altra, esprimeva il parere, che dovessero appartenere a qualche breve periodo di governo autonomo, avvenuto in seguito ai frequenti sconvolgimenti interni propri di que' tempi, sui quali egli augurava miglior luce da nuove ricerche < 2 ). Il dott. Orazio Roggiero in una recente sua pubblicazione (3), comincia coll'asserire che il nome di obolo è sbagliato, essendo tale specie già da tempo cessata per il progressivo peggioramento mo- netario. Ma egli non ricorda, che Promis non ha inteso ritenere quella moneta per un obolo da mezzo denaro, bensì per un obolo da mezzo forte ossia da -jj- di grosso. Circa ai veri oboli del sistema an- tico, egli li ritenne definitivamente cessati sino dal 1280 circa (4). E per ciò che riguarda l'estensore del breve cenno in questa Rivista del 1902 (5), egli usò la voce obolo nello stesso significato datogli dal Promis. (1) Opera citata, tav. II, n. io. (2) Rivista Italiana di Numismatica, G. Ruggero, Annotazione V. (3) Bollettino storico bibliografico Subalpino, X, III. Pinerolo, tipo- grafia Sociale, 1905. (4) Op. cit, pag. 22. (5) Questa è la perifrasi usata dall'A. per designarmi, sebbene l'ar- ticolo non sia anonimo. Forse non ha voluto nominarmi per un riguardo eccessivo; ma pure essendogliene grato, tengo a dichiarare che ri- spondo sempre di ciò che scrivo, e che non avrei difficoltà alcuna a confessare l'errore, se veramente dimostrato tale. 49° G. RUGGERO Dunque, se questo nome è stato adoperato irrego- larmente, non potè recar danno, essendo ben definito il valore ed il sistema monetario al quale apparteneva. In seguito, l'A. vuol dimostrare che quella luce da me invocata, viene chiara ed intera da certi do- cumenti dell'Archivio Camerale Torinese, i quali pro- verebbero come le dette monetine non siano altro che dei denari imperiali, coniati dal 1476 in poi a nome e per dritto del Comune. Questi documenti, sono conti del tesoriere di Asti, per la duchessa Maria Cleves-Orleans rettrice ed amministratrice del duca Ludovico e degli altri suoi figli. In questi, sono registrati alla partita delle entrate del Comune, gli sborsi fatti negli anni 1476, 77 e 78 da Filippo Borgesio maestro della zecca Astese al Comune d'Asti, per il diritto di signoraggio (prò iure domini), in dipendenza della coniazione di 2096 marchi ed onde quattro di imperiali Astesi e di 405 ducati d'oro, operata dal Borgesio in quel triennio, sotto il controllo delle due guardie della zecca. Dirò francamente che non posso convenire nelle conclusioni dell'A., perchè non parmi che la prova desiderata sia raggiunta. Prima di tutto, manca assolutamente qualunque dato riguardante le monete coniate all' infuori del nome ; non risulta a qual legge fossero tagliate, né quale ne fosse l' impronta e la leggenda. Un fatto ben chiaro emerge da queste carte, cioè, che negli anni 1476, 77 e 78 il Comune aveva la gestione della zecca, e ne introitava i proventi. L'A. ne de- duce che questo avvenisse per dritto del Comune, e che perciò quelle monete portassero leggende co- munali. Mi sembra che questa ipotesi non sia con- ciliabile col titolo stesso di questi conti : Computus Andree de Damianis Thesaurarij Astensis, prò Ill. ma et Inclita principissa et domina nostra, etc. Parmi dunque ANNOTAZIONI NUMISMATICHE ITALIANE 49 1 che la duchessa abbia incaricato il Comune suo di- pendente della gestione della zecca, e della riscos- sione del dritto di signoraggio per conto del vero Signore. Ne potrò credere mai che fosse lasciata fa- coltà di improntare quelle monete, e massime quelle d'oro, con leggende autonome. Questa supposizione dell'A. non è compatibile colla serie abbastanza nu- merosa in tutti i metalli del duca Ludovico, e tutta segnata col suo nome. È da notarsi inoltre, che queste monete non spettano ad un solo momento del suo dominio, ma con i loro caratteri, e specialmente i paleografici, denotano differenze cronologiche che vanno dal principio alla fine di quel periodo di 33 anni, prima che Ludovico cingesse la corona di Francia nel 1498. Il nostro A. crede di trovare un'altra prova della sua tesi nel nome di imperiale. Se il duca, egli dice, coniava in Asti secondo il sistema francese, ed il Comune batteva imperiali, questi ultimi non po- tevano portare il nome Ducale, ma bensì le leggende MONETA, CIVITAS e COMVNIS ASTENSIS. Con ciò egli viene ad ammettere due zecche Astesi, le quali la- vorassero parallelamente per due diverse autorità e con due sistemi diversi. A questo punto non credo che sia il caso di una confutazione. Il nome, secondo me, dice poco o nulla se manchino gli altri dati per ben identificare una moneta. Molti di noi sanno per esperienza, come il popolino sia refrattario ad accet- tare in pochi anni le varianti nei sistemi de' pesi, misure e monete. Onde non è raro il caso, che anche molti anni dopo avvenuta la mutazione, pur serven- dosi della nuova moneta, si adoperino ancora gli antichi nomi. Questo potrebbe spiegare l'uso del nome imperiali in conti del 1476, mentre vigeva il sistema monetario di Francia ; né mi stupirei che si fosse inteso di nominare così quella monetina ripor- 492 G. RUGGERO tata al n. 8, tav. IV del Promis, cioè la maglia di bianchetto o -£- del grosso ; mentre i ducati d'oro doveano certamente esser quelli del n. 4 e non già i più antichi del n. 6, tav. III. Mi si potrebbe op- porre, che in documenti pubblici si avrebbe dovuto usare il nome legale e non quello volgare; ma non erano quelli i tempi adatti al formalismo burocratico de' giorni nostri. Infine, dato e non concesso che nel 1476 il Comune Astese avesse potuto coniare qualche mo- netina senza il nome del Signore, non potrei mai concedere che si trattasse per l'appunto delle mo- nete in questione. Studiandone i caratteri e confron- tandole colle altre, risulta evidente che non possono convenire ad un'epoca così inoltrata. I documenti scritti, possono di rado servire di guida sicura in numismatica, quando non vi sieno ben specificate le monete alle quali si riferiscono. In questo caso si corre rischio di errare, come hanno errato molti scrittori confondendo monete ed epoche diverse. Perciò non conviene perdere di vista quegli altri documenti che sono le monete effettive. Ottobre ipoj. G. Ruggero. APPUNTI DI NUMISMATICA ITALIANA XIX. UN QUATTRINO DI CATERINA RIARIO SFORZA Signora di Forlì. Fra tanti numismatici che scrissero sulle monete italiane, ben pochi si occuparono della piccola zecca di Forlì. Chi ne trattò più diffusamente fu lo Za- netti ( J ), il quale, servendosi anche di qualche breve notizia fornita dal Bonoli ( 2 ) e da altri, diede la de- scrizione di quattro monete battute dai Riarii, Signori di quella città. Queste sono: un ducato d'oro e un car- lino appartenenti al conte Gerolamo Riario, una mo- neta di basso argento col nome della moglie Caterina Sforza, e un'altra della stessa, unitamente al figlio Ot- taviano. È tutto quanto si conosce finora intorno a quella zecca. (i) Zanetti Guid j Antonio. Della moneta di Forlì — Zanetti. Nuova raccolta delle monete e zecche d'Italia. Tomo II, pag. 455-468 ; tav. VII, io, 11, 13, 14. (2) Bonoli Paolo. Istoria della città di Forlì, ecc. Forlì, 1661. 494 ERCOLE GNECCHI Il Burriél nella sua storia di Caterina Sforza (*>, dà pure un cenno su quella zecca, ma, e in questo e nella tavola che l'accompagna, egli non fa che ri- produrre lo Zanetti. Il Litta, che nelle sue Fami- glie celebri italiane, dedica buon numero di tavole alla illustrazione delle monete e medaglie della Fa- miglia Sforza, coniate a Milano, a Genova, a Pe- saro ed in altre città, dimentica affatto la zecca di Forlì. Intorno alle vicende di Caterina pubblicò, or non è molto, una copiosa ed erudita storia il conte P. D. Pasolini ( 2 >. In essa però ho cercato invano qualche nuovo contributo alla zecca di Forlì. L'au- tore si limita a citare due documenti già conosciuti e a dare un fac-simile delle monete pubblicate dallo Zanetti. Da oltre un secolo dunque nessuna nuova moneta di quell'officina fu nota agli studiosi. La storia della zecca di Forlì abbraccia due di- stinti periodi e due furono i privilegi di battere mo- neta accordati a questa città. Il primo, per attestazione unanime degli storici e dei cronisti, le fu concesso dall' Imp. Federico II nel 1241 ; non esiste però alcun documento che lo provi, è, in ogni modo, non si conosce finora alcuna moneta di quell'epoca col nome di Forlì. « Non si prevalsero allora i forlivesi di una tale prerogativa probabilmente — così lo Zanetti (3) — perchè non erano in necessità di aver moneta, dovendo eglino essere bastantemente provveduti dalle zecche circon- vicine, e specialmente dalla bolognese ». (1) Burriél Antonio. Vita di Caterina Sforza Riario, contessa d'Imola e Signora di Forlì. Bologna, 1795 ; voi. 3 in-4 (con tavola di monete e medaglie). (2) Conte Pier Desiderio Pasolini. Caterina Sforza. Roma, 1893 ; 3 voi. in-16 (con tavole e disegni). (3) Op. cit., pag. 456. APPUNTI DI NUMISMATICA ITALIANA 495 In attesa dunque che possa un giorno venire alla luce qualche moneta di Forlì, dei secoli XIII o XIV, per parlare delle poche conosciute è d'uopo portarci alla fine del secolo XV, ossia alla Signoria dei Riarii. Nel 1480 moriva Pino Ordelaffi, signore di Forlì, e alla sua moglie Costanza Pico, in seguito alla morte del figlio Sinibaldo, veniva tolto il dominio di quella città. Fu allora che Papa Sisto IV, accampando certi diritti su Forlì, se ne impossessò a nome dello Stato della Chiesa. Poi nel medesimo anno ne infeudava suo nipote Gerolamo Riario, signore di Imola, al quale, già dal 1477, aveva accordato, in merito dei servigi da lui prestati alla Santa Sede, il diritto per se e suoi successori di battere moneta in ogni me- tallo nella città di Imola e - in tutte le altre soggette al suo dominio, e di imprimervi il suo nome, decre- tando inoltre che dette monete avessero corso e fos- sero valutate al pari delle monete pontificie, purché fossero in tutto uniformi a quelle che si coniavano nella zecca di Roma. Il decreto, tutt'ora esistente, è pubblicato per intero dallo Zanetti ( J ). Il conte Gerolamo Riario colla moglie Caterina Sforza da Roma si recò a prendere possesso del suo nuovo feudo di Forlì il 15 luglio del 1481. Di lui si conoscono, come dissi, due sole monete ; il ducato d'oro, descritto dallo Zanetti ( 2 ), il quale porta la data del 1480, e, secondo alcuni, sarebbe stato da lui preparato e coniato nella zecca di Roma « per minor dispendio e per averli pronti allorché si re- cava a prendere il possesso della città, di cui aveva ottenuto novamente il dominio » (3). L'altra sarebbe (1) Op. cit, pag. 459. (2) Op. cit., pag. 460; tav. VII, io. (3) Zanetti. Op. cit., pag. 460. 64 496 ERCOLE GNECCUI il carlino o paolo (0 anonimo e senza data, col ritratto di Filippo re di Macedonia e al rovescio l'arme dei Riario. Quest'ultima moneta, secondo un manoscritto di Memorie istoriche della Casa Riaria, citato dallo Zanetti ( 2 >, sarebbe stata battuta dal conte Gerolamo in Roma per gittarla al popolo durante il suo in- gresso in Forlì. Il 14 aprile 1488 il conte Gerolamo moriva as- sassinato, e Caterina restava assoluta padrona dello Stato colla tutela del figlio Ottaviano. A quest'epoca appartengono le altre due monete forlivesi illustrate dallo Zanetti. La prima è una moneta d'argento col nome di Caterina, e al rovescio l' immagine e il nome di S. Mercuriale ; la seconda una moneta pure d'argento coi busti e i nomi di Caterina e del figlio. Queste quattro monete però non sarebbero le sole coniate dai Riarii a Forlì. Nella sua Cronaca Forlivese lo storico Andrea Bernardi di Bologna, pure ricordato dallo Zanetti, parla di tre altre monete escite da quella zecca. La prima è un quattrino col nome di Caterina Sforza e le iniziali C S insieme legate e al rovescio il busto e il nome di San Mercuriale ; la seconda una moneta da quattro quattrini, identica alla prima; la terza un pezzo da due baiocchi, che ha nel diritto un trapano e il nome di Caterina, e al rovescio una rocca e la leggenda FORLIVM. A questa descrizione l'autore aggiunge che « a niuno dei mo- netografi è riuscito fino ad ora di rinvenire alcuna delle suddette monete, non ostante le diligenti ri- cerche da essi fatti ». Una monetina, recentemente venuta in luce, colma una di queste lacune. Il quattrino, eh' io pre- (1) ld. Op. cit., pag. 468. (2) ld. Op. cit., pag. 468. APPUNTI DI NUMISMATICA ITALIANA 497 sento oggi ai miei lettori, sarebbe precisamente la prima delle monete descritte dal Bernardi, ossia il quattrino di Caterina Sforza, moneta di cui io non conosco altro esemplare esistente (*), Eccone il disegno e la descrizione : fiy — Nel campo, in un circolo di perline, le lettere C S F (in monogramma), fra due punti. In giro : (Testina mi- trata) • VICE • COMES • $ — • S • MERCVRIALIS. Nel campo, in un circolo e. s., il busto mitrato del Santo, di faccia. Peso gr. 0,550. È singolare il fatto che Caterina nelle sue mo- nete facesse uso unicamente dei suoi cognomi pa- terni SFORTIA VICECOMES ( 2 ), omettendo quello dei Riarii. Molto probabilmente, come osserva lo Za- netti (3), essa così faceva perchè in quell'epoca (1490?) aveva sposato segretamente il suo favorito Giacomo Feo, barone del Re di Francia, e, dopo l'assassinio di questi, avvenuto il 27 agosto 1495, era passata ad altre nozze (1497) con Giovanni di Pier Francesco de' Medici, detto Popolano. Questi due matrimoni erano stati con grande cautela tenuti segreti da Ca- terina per non perdere la tutela dei figli e il governo dello Stato. (1) Questa preziosa monetina fu testé acquistata dall'egregio mio amico signor Mario San Rome, il quale gentilmente mi ha concesso di pubblicarla. (2) Caterina era figlia di Galeazzo Maria Sforza, duca di Milano, nato da Francesco Sforza e da Bianca Maria Visconti. (3) Op. cit., pag. 463. 498 ERCOLE GNECCHI Caterina tenne la Signoria di Forlì fino al gen- naio dell'anno 1500, quando, dopo una eroica difesa, le fu giocoforza cedere alle armi del duca Valentino, che la trasse prigioniera a Roma. Rimessa poi in libertà nell'anno seguente, per ordine del Re di Francia, Caterina si ritirò a vita privata a Firenze, dove morì nel 1509. Colla fine di questa Signoria fu chiusa per sempre la zecca di Forlì. Ercole Gnecchi. OPERE NUMISMATICHE DI CARLO KUNZ (Continuazione: Vedi Fase. II, 19051 MONETE INEDITE O RARE DI ZECCHE ITALIANE W CORREGGIO. Correggio, castello nella provincia di Reggio dell'Emilia, con titolo di contado. La prima memoria che se ne ha è del secolo X, in cui trovasi nominato Castrum Corrigiae. Di- venne in processo di tempo piccola ma vaga città, adorna di bei fabbricati, ed ebbe il vanto di dare i natali al sommo pittore Antonio Allegri. Diede il nome alla famiglia da Correggio, una fra le più illustri d'Italia pel corso di sei secoli. 11 primo signore di tale casato, secondo il Litta, sarebbe stato un Frogerio che morì nel 1029. Lunga e avvicendata per fazioni, discordie e mutamenti di possesso è la storia dei suoi discendenti, i quali si segnalarono sopra tutto per valore nelle armi, che valse loro titoli e cariche insigni. Alcuni furono vicari imperiali ; altri capitani di Modena, Parma, Lucca, Padova; condottieri dei Veneziani, degli Estensi, degli Sforzeschi ; molti furono podestà di Modena, Reggio, Bologna, Genova, Parma, Pia- cenza, Milano, Pavia, Padova, Treviso, Firenze, Siena, Ri- mini, Ravenna, Mantova, Cremona, Pistoia. Giberto, figlio di Guido, fu signore di Parma (1303-1316), poi di Cremona; e signore di Parma fu pure il di lui figlio Azzo (1341-1344 t 1367), amico del Petrarca che lo applaudì con una can- zone e lo confortò nella sventura coll'opera : De remediis utriusque fortunae ( 2 ). Guidotto fu vescovo di Mantova (1231, ucciso nel 1233). Girolamo non fu degenere dalla sua stirpe, (1) Dall' Are heografo triestino, 1882, voi. Vili, fase. III-IV. (2) Secondo l'ili. Michele Lopez (Aggiunta alla zecca e moneta par- migiana), spettano ai signori correggeschi Azzone e suoi fratelli Simone e Guido, che nel 1341 liberarono Panna dalla tirannia di Martino della Scala, un grosso aquilino di quella città segnato con l'armetta del loro casato, ch'era di rosso con fascia d'argento, ed un piccolo colla testa di San Bovo. 502 CARI O KUNZ perchè, quantunque prelato, vestì da laico con la spada al fianco, fino a che venne decorato con la porpora cardinalizia. Taluni non isdegnarono le belle lettere, così Galasso (f 1442?), che lasciò manoscritta una Historia Britonum; Nicolò (1450 f 1508), che coltivò i buoni studi e fu autore dell'Aurora, favola pastorale eseguita in Ferrara nel 1487, d'un poemetto in ottava rima, Psiche, e d'altre poesie; Isotta, figlia di Ni- colò, fattasi monaca, che fu lodata poetessa ed improvvisa- trice, ma della quale nulla si ha alle stampe. L'insigne poe- tessa Veronica Gambara può considerarsi correggese per avere sposato nel 1509 Giberto da Correggio e, rimasta ve- dova nel 1518, governò saggiamente il piccolo stato, dettò lodatissime prose e poesie italiane e latine e fu onorata da grandi e da dotti CO. Non è mio compito di dilungarmi sulla storia de' correg geschi, trattata egregiamente dal Litta, e dal Bigi nel : Di- scorso storico di Azzo da Correggio e dei Correggi (Mo- dena, 1866), e da Camillo in giù, nelle: Memorie di Camillo e Siro da Correggio e loro zecca (Modena 1870), bastandomi di toccare brevemente di quelli che esercitarono il diritto della moneta. Camillo, Giberto e Fabrizio, fratelli di Manfredo e di Lucrezia d' Este, tennero insieme il dominio di Correggio. Camillo fra i migliori capitani del suo tempo, fu governatore di Corfù ed ebbe comando di galere veneziane nella famosa battaglia di Lepanto, ultimo fatto glorioso di questa famiglia. Giberto, dedito parimenti alle armi, seguì l'esempio del fra- tello quando abbandonò il partito del Papa per seguire la causa della Spagna, delle cui genti fu nominato generale ( 2 ). (1) Baldassare Camillo Zamboni ne scrisse la vita, premessa alla raccolta delle sue rime e lettere. Brescia, 1759. — Vedasi Tiraboschi: Biblioteca modenese, tomo II, p. 135, e Storia della letteratura italiana, t. VII, p. 1133. (2) Secondo il Bigi, Giberto negli ultimi anni della sua vita si de- dicò a studi di storia politica, giurisprudenza e belle lettere, ed istituì l'accademia degli scioperati, la quale adunavasi nel suo palazzo, dove fece fondere una campana di 2931 chilogrammi, che portava la iscri- zione : Congrego clerum — Voco plebem — Laudo deum verum — Festa decoro — Tempestatem fugo — Defunctos ploro. Ma la pia leggenda non impedì che quella campana, nel giorno 16 gennaio 1710, fosse colpita e spaccata mentre suonava per cattivo tempo. MONETE INEDTTK O RARE DI ZECCHE ITALIANE 503 Fabrizio visse senza infamia e senza lode. La devozione alla causa di Spagna, mosse V imperatore Carlo V a concedere nuova investitura nel 1551 ai tre fratelli, e nel 1559 la con- cessione del diritto di zecca che esercitarono in comune. Ma le prime monete fatte coniare per essi sembra non fossero anteriori all'anno 1569. Essendo morto Giberto nel 1580, Ca- millo e Fabrizio continuarono uniti l'esercizio della zecca, come apparisce da alcune monete d'oro, d'argento, ed una di biglione che riporto più avanti, segnata coi loro nomi. Non poche delle monete anonime spettano certamente al- l'esercizio comune dei tre fratelli o dei soli Camillo e Fabrizio, e più particolarmente quelle che portano il titolo in plurale Comites. Vedendo Camillo e Fabrizio che l'antico stemma del loro casato era uguale a quello di Casa d'Austria, e immaginando discendere da essa, ottennero, il 16 marzo 1580, dall' impe- ratore di potersi denominare d'Austria, e per alludere a tale pretesa origine posero sopra alcune monete la leggenda : Originis inclitae signum insigne, leggenda conservata anche da Siro, il quale poi adottò l'altra : Antiquissima familiae austriaca insignia. L' iscrizione Sub umbra alarum tuarum, accompagnata dall'aquila, di molte monete di Correggio, al- lude alla protezione della stessa casa. Morto anche Fabrizio nel 1597, Camillo, rimasto solo, continuò a far battere monete d'oro, d'argento e di biglione, col suo nome e verosimilmente anche senza. Morì Camillo a' 3 giugno 1605. Siro, figlio illegittimo, ma legittimato, di Camillo, ottenne nuova investitura dall'imperatore Mattia, il quale a' 13 feb- braio 1616, eresse Correggio, che dal 1459 era Contea, in Principato, dichiarando Siro Principe dell'Impero (0. Privo di meriti propri, visse nel riflesso della gloria dei suoi an- tenati, e, imprevidente e dappoco, andò incontro a gravi sventure. Non gli bastò di compromettersi con Roma e con la Spagna, ma andò con cuore leggero incontro alla (1) Secondo il Bigi l'erezione di Correggio in Principato, verso l'esborso di 120,000 talleri, che l'Antonioli disse 6,000 soldi, d'oro, era del 13 febbraio 1615. Forse errore di stampa ? 65 504 CARLO KUN7. propria rovina, emettendo in larga misura, per biasimevole sete di lucro, monete alterate nella legge, per la massima parte contraffatte, e quelle d'altre zecche, senza che vales- sero avvertimenti e reclami a farlo ravvedere. Particolar- mente dalla Germania si moltiplicavano le proteste pelle monete d' imitazione ch'egli faceva lavorare dal zecchiere Rivarola e da altri. Ne avvenne che un decreto imperiale del 1630 lo dichiarò spogliato dello stato, salvo che si po- tesse redimere col pagamento di fiorini 230,000 ; ma non potendo egli ciò fare, il duca di Modena Francesco I, pa- gando tale somma alla Spagna ebbe il Principato, ed egli, dopo avere implorato invano a Vienna la revoca del fatale decreto, prese la via dell'esilio, e morì povero in Mantova a' 25 ottobre 1645. Il Litta scrive che la confisca dello stato fu ingiusta, perchè l'editto monetario dell' Impero del 1559 infliggeva la multa di cinquanta marche d'oro per la fabbricazione di mo- nete non approvate, ed il trattato di Ratisbona aggiungeva la soppressione della zecca. Sia come si voglia, a lui, che fu l'ultimo signore di Correggio, toccò pagare il fio fra tanti altri principi, che, investiti del diritto di zecca, per voglia di lucro ne abusavano, adulterando le monete. ARME. L'arme del Principato di Correggio, quale vedesi raffi- gurata nel Litta, nel bel mezzo tallero di Siro che adduco più avanti, e sopra i suoi pezzi da quattro soldi col Santo Giovanni, è partita di due, spaccato di uno : 1 e 6, d'oro con aquila nera coronata ; 2, di rosso con correggia nera ; 3 e 4, d'azzurro con leone rampante d'oro, con giglio d'oro sopra la testa ; 5 di porpora (?) con un cane levriere nero al naturale ; nel centro scudetto di rosso con fascia d'ar- gento ; sovrasta un capo d'oro caricato di un'aquila nera bi- cipite. Tale arme, sopra altre monete di Siro, subì alcune modificazioni e aggiunte arbitrarie di parentela o meno con lo scopo di mascherare meglio le contraffazioni. MONETE INEDITE O RARE DI ZECCHE ITALIANE 505 L'antica arme della famiglia dei Correggio era di rosso, con una fascia d'argento, come avevano anche i Gennari di Ravenna, i d'Asella di Napoli, i Foscolo di Venezia, i Guidi di Firenze, i Tommasi di Siena, i Savignani di Bologna, gli Antignoli di Perugia (*), e pari era l'arme di Casa d'Austria; donde, come fu detto, venne la pretesa dei Correggeschi di discendere da essa. Federico III, erigendo nel 1452 la Si- gnoria in Contea, concedette alla famiglia l'aquila nera co- ronata in campo d'oro, e due leoni rampanti d'oro con giglio d'oro sul capo, in campo celeste. La correggia nera in campo rosso era un emblema desunto dal cognome. Guido di Ghe- rardo adottò nel 1247 l'impresa del cane levriere, in memoria della vittoria riportata contro Federico II mentre egli era alla caccia. L'aquila imperiale fu concessa a Siro pel Prin- cipato. Un sigillo di ferro, esistente nel Museo di Padova mo- stra uno scudo coronato, accollato a due rami di palma, in- quartato di due aquile e due leoni, l'inquartatura divisa da una croce, con lo scudetto della fascia nel centro, come vedesi in parecchie monete di Camillo e Fabrizio, di Fabrizio solo, e di Siro ; arme della Contea. La leggenda che corre intorno: C/ELI GIBERTO REGINA DEDIT, allude ad un favo- loso aneddoto sull'arme più antica della famiglia, narrato da Rinaldo Corso nella vita di Giberto. Non so a quale correg- gese possa spettare. Ne dò il disegno al numero 1. BIBLIOGRAFIA DELLA ZECCA DI CORREGGIO. 1. Tariffe d'Anversa, degli anni 1580, 1627, 1629, 1633; dall'Aia, 1630, ecc. 2. L. W. Hoffmann : Alter und neuer Munzschlussel. No- rimberga, 1683, 1692 e 1715. Opera citata da altri per non so quali monete di Correggio, mancando le tavole all'esemplare che tengo. (1) Gin anni : L'arte del Blasone. 506 CARLO KUNZ 3. I. C. Kòhler: Historische Munzbelustigung. Norimberga, 1729- 1765. Tomi 22 e 2 registri. Opera citata da Vin- cenzo Promis, che non ebbi occasione di consultare, per monete di Camillo. 4. Monnaies en argent du cabinet de S. M. Vienna, 1756 e 1769. 5. Monnaies en or du cabinet de S. M. Vienna, 1759 e 1769. 6. Carli : Opere, voi. III. Milano, 1784. Un breve cenno sulla zecca, con la descrizione di un paolo anonimo. 7. G. A. Gradenigo : Indice delle monete d'Italia. In Za- netti. Tomo II, Bologna, 1789, pag. 83. Descrive sette monete ( J ). 8. P. Litta : Famiglie celebri Italiane. Fascicolo XV. Mi- lano, 1825. Famiglia da Correggio. Non avendo egli po- tuto dare tutti i disegni delle monete da lui raccolti, perchè gli andarono perduti, riportò soltanto quelli di tre ongari, due di Camillo ed uno anonimo, ma vero- similmente dello stesso, che tolse all'opera n. 5: Monn. en arg. ecc. 9. R. Chalon : Deux Monnaies italiennes du XVI l me siede. {" Revue de Numismatique belge „, 1852). Illustra un tallero anonimo secondo la tariffa d'Anversa del 1633, dove porta il nome di Daldre de Origenes ( 2 ). io. G. Picqué : Quelques monnaies et médailles inédites de la collection Jonghe {" Revue de Numismatique belge „, 1861). Illustra non senza qualche errore, Tongaro di Ca- millo con la Madonna, già pubblicato dal Litta. 11. G. Bigi : Di Camillo e Siro da Correggio e delle loro monete. Modena 1870. In dieci tavole con 87 numeri, ri- (1) Dal Zanetti apprendiamo che il dott. Girolamo Colleoni, di Cor- reggio, erasi proposto d' illustrare la zecca della sua città, ma che, di- stratto da altre cure, morì nel 1777, lasciando il lavoro interrotto. Il dott. Michele Antonioli mostrò volerlo compiere, coll'aiuto del Zanetti, ma non seppe perseverare. Morì poi anche il Zanetti, che avrebbe fatto lavoro egregio, e l'opera sua delle zecche italiane non ebbe altro seguito. (2) Perchè ommesso nell'opera del Bigi, ne dò la descrizione: ORI- GINIS . INCL1T . SIGN . INSIG. Scudo coronato dal quale pende un festone di foglie e frutti. L'arme di nove pezze, partita di due, .spac- cata di due: 1, 3, 4, 6, 7, 9, leone rampante; 2, 5, 8, aquila bicipite co- ronata. Rovescio : SI . PRO . NOBIS . QVIS . CONTRA . NOS . Aquila bicipite coronata, avente nel cuore uno scudetto con la fascia. MONETE INEDITE O RARE DI ZECCHE ITALIANE 507 porta altrettante monete, alcune soltanto accennate quali varietà, o per essergli mancati i disegni. 12. C. Kunz : // Museo Bottacin annesso alla Civica Biblio- teca e Museo di Padova. (" Periodico di Numismatica e Sfragistica „. Firenze, Tomo II, 1869-70). Cinque monete ed una tessera, che non figurano nell'opera del Bigi. 13. D. Promis : Monete di zecche italiane inedite o corrette. Memoria III, Torino 1871. Un mezzo scudo (?) d'oro, ano- nimo, accompagnato da illustrazione storica. 14. H. Dannenberg: Unedirte Thaler (" Numismatische Zeit- schrift „. Vienna, anno III, 1871) C 1 ). 15. E. Forchheimer : Ein Thaler des Fùrsten Syrus von Correggio. (" Numismatische Zeitschrift ,,. Vienna, 1876, tav. VI, num. 1) ( 2 ). (1) Con altre monete dà la descrizione ed il disegno di un tallero di tipo olandese di Camillo. Eccone la descrizione: X MO X NO X CAM X X AVS X CO X CO X- Uomo armato fino alla cintura, che ha sotto uno scudo ornato di cartocci, entro il quale vi è un leone rampante. Sotto: SO-70 (Soldi 70) — Rovescio * X CONFIDENS X DNO X NON X MOVETVR X Leone rampante. — Verosimilmente quello nominato in tariffa parmigiana del 1609 (Zanetti, t. V, p. 124, nota 187), è la stessa moneta che il Bigi, p. 74, n. 57, dice aver trovato valutata in tariffa di Bologna, 4 agosto 1612, per lire 1.15 o soldi 35, dunque per metà del valore per cui fu emessa, certamente per ragione della sua bassissima lega. (2) Torna utile dare la descrizione di quel tallero: * LEODEGA- R1VS . D . G . EPISCOPVS : AVGVPTODVNEN . P . S . Busto bar- bato a d. con mozzetta, avente ai lati la data, 16-21. — Rovescio: IN- SIGNIA . ANTICHISSIMA . ET . MATERNA . Arme cimata con co- rona ducale, inquartata: 1, tre fascie; 2, leone; 3, partito, con una fa- scia e tre bande; 4, partito con leone rampante e figura indistinta l'innesto in punta, non chiaro, sarà di cinque gigli ; nel centro scudetto con un'aquila. — Sarebbero le armi d' Ungheria, Boemia, Austria, Bor gogna, Absburgo, Gorizia, nel centro Tirolo. Il tipo di tale tallero è si mile ad alcuni del Tirolo dell'arciduca Leopoldo, degli anni 1620-1621 Vuoisi notare lo strano accoppiamento del nome di Santo Leodegario, vescovo di Autun (?), con un tipo d' imitazione del Tirolo. Il busto poi non è quello di quel santo, che nelle monete di Lucerna o dell'abazia di Murbach e Ltìders, è rappresentato col trapano col quale fu acce- cato, ma copia perfetta di quello del predetto arciduca. L'anno 1621 corrisponde bene all'epoca di Siro, e le lettere finali P. S. possono anche significare Princeps Syrus. Finalmente l'iscrizione del secondo 508 CARLO KUNZ 16. A. Engel: Documents pour servir à la Numismatique de l'Alsace, n. 7. — Contrefacons italiennes de quelqucs monnaies d? Alsace. Mulhouse, 1879. — Sono riportati tre pezzi di tipo strasburghese del Principe Siro, due dei quali secondo il mio articolo del Periodico, ed altro dello stesso Siro, imitato ad una moneta di Hanau, già pubblicata nell'Or dormane e d'Anversa, 1643, e dal Bigi, num. 65. Ometto numerosi cataloghi nei quali sono soltanto de- scritte monete di Correggio. Il lavoro più copioso per le monete di Correggio è adunque il libro del Bigi, il quale servirà di guida ai futuri ricercatori. Ma, per quanto diligente e ricca di notizie sia quell'opera, pure lascia qualche desiderio. La distribuzione delle monete per anni dei signori, basata sopra vaghi dati di capitoli di zecca, potrebbe non essere intieramente esatta; l'attribuzione delle monete anonime apparisce di sovente ar- bitraria o sbagliata (per esempio la doppia n. 58, assegnata a Siro, quantunque porti il titolo plurale, Comites); il senso di alcune leggende avrebbe richiesto una spiegazione ; la descrizione ed il nome di qualche moneta non è sempre esatta ; alcuna è riportata più volte ; i disegni non sono sempre fedeli. Il tallero ch'egli adduce al n. 33, con le mo- nete di Camillo, e suppone battuto anteriormente alla con- cessione della zecca per semplice saggio (?), non è di Cor- reggio, ma, come notai altrove {Periodico di Numismatica e Sfragistica, tomo II), di Neuss, Nussia, città del Capitolo di Colonia, nella provincia renana di Prussia, fra Dusseldorf e Colonia, dove gli arcivescovi eressero verosimilmente una zecca. Quella città ebbe più tardi il diritto di zecca, proba- bilmente dall'imperatore Federico III (1452-1493), la cui statua adorna la sua grande piazza. L'aquila bicipite del rovescio di quel tallero alluderebbe a quell' imperatore. Il santo Qui- lato non sarebbe che una variante delle altre : ORIGIN1S INCLITAE SIGNVM INSIGNE, e ANTICHISSIMA FAMILIAE INSIGNIA, che si leggono sopra alcune monete di Correggio. Ciò rende molto plausibile l'attribuzione proposta dal valente numismatico di Vienna, di quella abile contraffazione. MONETE INEDITE O RARE DI ZECCHE ITALIANE 509 rino raffiguratovi è il soldato martire, che servì nell'armata di Massenzio e fu decapitato per ordine di Aurelio, prefetto, di Roma. Il santo Quirino delle monete di Correggio è in- vece il vescovo martire, nato a Siscia, annegato il 4 giugno 303 il cui corpo, dalle catacombe di Roma, fu nell'anno 1140 deposto nella chiesa di Santa Maria in Trastevere (0. Ecco le monete inedite che posso aggiungere a quelle finora pubblicate. Non potendosi sempre determinare con esattezza a quale dei signori di Correggio spettino le ano- nime, seguo il metodo già tenuto dall' illustr. V. Prornis nelle Tavole sinottiche, il quale ne fece una serie a parte, e come lui incomincio da esse ( 2 ). MONETE ANONIME. 2. + S • QUIRINE • EPE • CORREGE • ET • PRO • Testa nimbata mitrata del Santo, accostata dalle lettere S--Q. HIS • PETENT • SIDERA • PENNIS • Pegaso volante a destra, dietro il quale c &- Cavallotto d'argento, da soldi 6, grammi 2,47. Nessuno di questi cavallotti riportati dal Bigi ha quelle iniziali, né dal suo libro si ricava a quale dei zecchieri da lui menzionati possano alludere. Ometto qualche altra va- rietà, senza le sigle del massaro, una delle quali, col Santo privo del nimbo, ha dietro il pegaso un piccolo giglio in- vece della più comune crocetta. Cavallotti col pegaso e Santa Catterina, battevansi nella zecca di Bozzolo, e forse anche in Guastalla, col cavallo in quelle di Sabbionetta e di Guastalla. 3. + COMITES + + CORRIG-II. Arme entro uno scudo ovale ornato di cartocci, colla fascia ed un capo d'aquila fra due leoni. (1) A. Butler: Vite dei Padri e Martiri. Venezia, 1824. (2) Il paolo anonimo che il Bigi tolse della tariffa di Anversa : Or- donnance et instruction pour les changeurs, 1633, e diede nella tav. Ili, n. 19, non è già un da sei soldi ma da otto, come appare dal numero 8 segnato sotto il santo, ch'egli prese per 6. 510 CARLO KUNZ PERCVRRAM • QVACVNQVE • VELOX. Cavallo in corsa verso la destra. Cavallotto d'argento da soldi 5 (?), grammi 2,32. È simile al n. 31 del Bigi, ma differente da quello per l'assenza della maschera sopra lo scudo, e per altro collo- camento della leggenda del secondo lato. Poiché Affò (in Zanetti, Tav. V, pag. 242), menziona un cavallotto di Cor- reggio, forse questo, valutato in tariffa di Parma 3 febbraio 1623, lire 3,6, e per essere il suo peso inferiore a quello dei cavallotti col pegaso, oltreché di tipo differente, suppongo valesse in Correggio soldi cinque. L'arme è quella della Contea, ma non è facile poter dimostrare se tale moneta spetti ai tre fratelli Camillo, Giberto e Fabrizio, od ai soli Camillo o Fabrizio. 4. C COR. — SPERAC — • ALP. Testa giovanile a sinistra. SPECIETV • - • AL • M • A. Testa galeata di Alessandro Magno più simile a quella di Minerva. Parpagliola di biglione, grammi 1,44. Imitazione di parpagliole di Parma del duca Alessandro Farnese, battute vivente suo padre Ottavio. C. COR. credo doversi spiegare per Comes o Comites Corrigiae; A • M • significano Alexander Magnus come in quelle di Parma ; SPERAC- SPECIETV sono alterazione di Speculum e Speculator. Vi sono imitazioni simili anche di Frinco. 5. + MON. COM. CORRIG-. Tre armette disposte a modo di trifoglio. SOLI — DEO — G-LO — RIA. Croce grande che divide la leggenda, intersecata diagonalmente da altra più breve. 6. Simile, con : •:• MON • COM • CORIG- • 7. Simile, con : > MON • COM • CORRG ; in altra, CORRIG-. Argento, grammi 1,03; 1,13; 1,08. Sono varietà della moneta riportata dal Bigi, tav. V, n. 50, ch'egli dice impropriamente sesino. Le tre armette colla fascia, l'aquila ed il leone hanno diverso collocamento. Cotali contraffazioni di baizen di Uri, Svitto e Underwald, spettano verosimilmente a Siro. Una simile è della zecca di Guastalla, MONETE INEDITE O RARE DI ZECCHE ITALIANE 51I 8 NO. CIVIT. CORRIG- .... Scudo a teschio di cavallo, con banda scaccata ed il capo di una croce. Spino fiorito, con fogliette nel giro. Quattrino, di basso biglione, decigr. 5,0. Contraffazione di quattrini di Alberico Cybo, principe di Massa Lunigiana (0. Raccolta del signor conte Nicolò Papa- dopoli di Venezia ( 2 ). 9. + DOMINI • CIVITA .... Nell'area grande L ch'era proba- bilmente accompagnata da due numeri di data. + S . . . VS • QVIRINVS • E • Busto coronato, nimbato. Quattrino, di rame. Nel Periodico di Firenze riportai altro simile quattrino imitato secondo quelli di Lucca col Volto Santo, della se- conda metà del secolo XVI, e del principio del secolo XVII. Si hanno consimili imitazioni anche di Treggiana, Castiglione delle Stiviere, e Novellara. CAMILLO e FABRIZIO, CONTI (1580- 1597). io. •: CAM • ET • FAB • C • CIV • COR • Nell'area + C • F +, fra due doppie righe, sotto le quali è una piccola correggia. + SALVS • MVNDI • I • DO K Croce trifogliata. Quattrino, di rame. Imitazione di quarti di Carlo Emmanuele I, duca di Sa- voia (3). È probabilmente la moneta alla quale A. Morel-Fatio, (1) Viani : Memorie della famiglia Cybo, ecc. Tav. X, n. 6, 7, 8,9, IX, 12, 13. (2) Quando incominciai a pubblicare questi articoli m'ero proposto di attingere unicamente alle mie schede, ma già nel secondo articolo deviai dal mio proponimento, pubblicando, per gentile concessione del- l' illustr. cav. Vincenzo Promis, un mezzo scudo d'oro di Lodovico II Pico, Signore di Mirandola. Dopo d'allora l' illustr. signor Conte Nicolò Papadopoli, dottissimo nummografo e possessore d'una delle più ricche collezioni di monete italiane, con generosità piuttosto unica che rara, mi concesse spontaneamente di valermi del suo medagliere per quei pezzi che vi trovassi appropriati al mio scopo. Gli è perciò che già in questo terzo articolo figurano non poche monete inedite di Correggio della serie da lui posseduta. Mercè sua il lavoro al quale mi sono sob- barcato acquisterà quell'interesse che altrimenti non avrebbe avuto. Abbia il nobile signore e generoso mecenate le mie più sentite grazie. (3) Promis : Monete dei Reali di Savoia, tav. XXIX, n. 15. 66 512 CARLO KUNZ pubblicando una simile di Frinco U)j accennava, dicendola battuta dai Conti di Correggio ad imitazione dei quarti da sette al soldo, battuti in Ciamberì dal 1584 al 1586. Colle- zione Papadopoli. Altre imitazioni di tali quarti sono di Asti, Frinco, Messerano, Passerano e Castiglione. CAMILLO, CONTE (1597-1605). li. « MONETA * NOV * * AVRÒ * CI * C * Uomo cata- fratto, di faccia, che tiene con la destra un'alabarda. * TV * NOS * AB * HOSTE * PROTESE ** # Maria V. coro- nata, colFinfante sulle ginocchia, e mezza luna sotto i piedi. Ongaro, grammi 3,40. Fra i tre ongari pubblicati dal Litta vi è uno simile e con pari rovescio, il quale, intorno alla figura, che tiene nella destra il bastone del comando, ha il nome di Camillo, per cui anche questo, sebbene privo del suo nome, deve appartenergli. Sono imitazioni, al pari di uno di Ranuccio I Farnese, duca di Parma, d'Ongari di Ungheria dei re Matteo Corvino e Ladislao II. Uno simile al presente, coll'uomo ar- mato che tiene l'alabarda, appartenente alla Gheldria, fu pubblicato da J. Rittensten nel periodico Wiener Numisma- tische Monatshefte, t. II, Vienna 1866. Tali ongari di Cor- reggio sembra fossero tutti di basso titolo, perchè in una grida del 26 decembre 1596, presso il Gobio, si tariffano in Mantova, gli ongari tutti lire 9,10, eccettuati quelli di Cor- reggio che furono banditi perchè adulterini ( 2 ). Anche questo rarissimo pezzo è posseduto dal signor Conte Papadopoli. SIRO D'AUSTRIA, CONTE poi PRINCIPE (1615-1630 f 1645). 12. SYRVS • AVST • SACR • R • IMP PRINCIPI • ET • CORRIGII • Busto del principe verso la sinistra, con armatura e col- lare liscio. * MONETA - * NOVA - * CIVITA - TI * CORR. Scudo sormontato da corona, inquartato, 1 e 4, aquila; 2 e 3, (1) Monnaies inédites de Dezana, Frinco et Passerano (Revue Numts- matìque, 1865). (2) Affò, in Zanetti, t. V, p. 212, MONETE INEDITE O RARE DI ZECCHE ITALIANE 513 leone rampante. Nel centro scudetto colla fascia ; la in- quartatila divisa da una croce. Dallo scudo sporgono quattro gigli che fingono le estremità d'una croce dia- gonale gigliata. Ducutone, di basso argento, grammi 23,10. Sia pel ritratto del Principe, rivolto alla sinistra, che per le altre sue particolarità, tale pezzo, che vanta pure la col- lezione Papadopoli, riesce singolare e nuovo pel disegno ; ma ne diede la descrizione il Madai, con la sola differenza di COR invece di CORRIGII (0. 13. SYRVS : AVSTRIA : S : R : IMPERI : AC : P : CO : Busto del Principe a destra, con armatura e collare a lattuca. ANTIQVISS • FAM • INSIGNIA • 1628. Scudo coronato, ornato di cartocci, ed un giglio sotto la corona. I punti dello scudo sono quelli dell'arme del Principato descritta più addietro. Mezzo ducatone, d'argento, grammi 14,10. Anche tale bella moneta, che trovo descritta in Madai ( 2 ) ed in Appel (3) è posseduta dal signor Conte Papadopoli. 14. * SYRI AVSTRI • SA • RO • IM • PRIN • ET ■ C • Aquila bici- pite coronata, con globo nel petto dal quale sorge una croce. MO - NETA N - OVA • CI - VITATI ■ — CO- Arme coro- nata inquartata, 1 e 4 controinquartata, 1 e 4 scudetto colla fascia, 2e3, aquila; 2 e 3 leone rampante. Dietro lo scudo sporgono obliquamente le estremità di una croce simile a quella di Borgogna. Vedansi i num. 6 e 7 del precedente articolo : Monete di Mirandola. Fiorino, d'argento, grammi 4,55. È differente dal n. 79 del Bigi per la croce dietro lo scudo, che in quello manca. 15. * SYRI * AVSTRI * SA * RO * IM * PRIN * ET * C Aquila a due teste, coronata. * MON — ETÀ * NO — VA * CI - VITAS * — CO * Arme coronata, dalla quale sporge la croce, come nella mo- (1) D. S. Madai: Volls/dndiges Thaler-Cabinet, t. II. Konigsberg, 1766, n. 4603. (2) T. I, n. 2056, con ET invece di AC. (3) Repertorium der Miinzkunde des Mittelalters und der neueren Zeit, voi. Ili, Vienna, n. 1703. 5I4 CARLO KUNZ neta precedente. Lo scudo è partito d'uno, spaccato di due: i, aquila coronata; 2 e 3 leone rampante; 4 e 6, campo caricato di una fascia ; 5 scudetto colla fascia. Fiorino, d'argento, grammi 4,50. È questo un altro pezzo della insigne collezione Papa- dopoli, che non trovai pubblicato da altri. 16. • SIRVS • AVST • CORR • PRIN • Arme coronata come nel mezzo ducatone, n. 13. S • IO • AVST -DE CORR • AB • Santo vescovo seduto, con pastorale nella destra. Da quattro soldi, d'argento, peso .... ? Simile ai n. 74 e 75 del Bigi, ma con la differenza che il primo ha sotto il Santo il numero UH del valore, ed il secondo, senza tale numero, ha lo scudo privo degli orna- menti che si vedono in questo. Il Santo rappresentato sopra tali pezzi, come m' insegna l'erudito signor dott. Don Pietro Tomasin, sarebbe San Giovanni Austero, che nato nel 1454 a Nicopoli di Siria, fu consacrato vescovo di Colonia nel- l'Armenia, poi arcivescovo di Sebaste, e morì di 104 anni nel convento di S. Saba dove erasi ritirato. 17. SYRVS : AVSTRIAC : CORR : Aquila bicipite coronata, con uno scudetto o globo crucigero nel petto, entro il quale è iscritto il numero 3. + SI : PRO : NOBIS : QVIS : CON : NOS : Scudetto caricato di una fascia, accostato di due punti e sormontato dalla data 1617. Argento basso, grammi 1,50. Imitazione perfetta, tranne che nelle leggende, di pezzi da tre kreuzer di Zugo, la cui arme è d'argento con una fascia azzurra, analogia che indusse Siro a far eseguire tale contraffazione, destinata piuttosto che alla circolazione nel suo stato, alla diffusione clandestina nella Svizzera. È posseduta anche questa dall' illustr. signor Conte Pa- padopoli, al quale sono lietissimo di ripetere la mia devo- zione e riconoscenza. MASSA LOMBARDA (*>. La famiglia d'Este fu una delle più antiche e principali d'Italia. Un marchese Adalberto, della fine del secolo X, ch'è il primo menzionato da Muratori, sarebbe disceso dagli an- tichi duchi e marchesi della Toscana. Coi figli di Azzone II (t 1097), Guelfo IV e Folco I, il casato si divise in due rami principali, il tedesco e l'italiano. Guelfo IV, erede della casa Gue/ph, fu duca di Baviera e così pure Guelfo V, Arrigo II il nero, ecc., e da lui discesero i casati principeschi di Brun- swick e di Annover, il quale ultimo diede all' Inghilterra i re Giorgio I, Giorgio II e Giorgio III. Altri furono conti di Maine, duchi di Glocester, di York, di Sussex, di Clarence, di Cumberland, di Kent, di Cambridge. Il ramo italiano ebbe per fondatore Folco (f 1128), dal quale discesero i marchesi della Marca d'Ancona, poi signori di Ferrara, Modena e Reggio. Il cospicuo casato annoverò uomini insigni nelle armi, nelle dignità ecclesiastiche e nella magistratura ; molti presero parte alle crociate, ebbero illu- stri parentele con principi ed imperatori, resero splendida la corte di Ferrara con feste, tornei, caccie e pompe d'ogni maniera. Fra i marchesi della Marca d'Ancona e signori di Fer- rara siano ricordati i seguenti. Azzo VI (f 1212), vicario im- periale, podestà di Ferrara, di Padova e di Mantova, poi primo signore di Ferrara, 1208. — Aldrovandino (f 1215), erede del padre Azzo VI, non col titolo di signore, quan- tunque lo fosse, ma con quello di podestà di Ferrara, come lo fu di Mantova e di Verona. — Azzo Novello (f 1264), investito da Federico II dei suoi domini, perde nel 1222 Fer- rara, che riacquista nel 1240. Preludiò alla munificenza degli Estensi verso le lettere, proteggendo i poeti provenzali. — Obizzo (f 1293), successore dell'avo Azzo Novello. Nel 1288 fu eletto signore di Modena, e nel 1289 prese possesso di Reggio, e portò al colmo la potenza di casa d' Este. — (1) Dall' Are heografo Triestino, 1882, voi. IX, fase. I-li, 5l6 CARLO KUNZ Azzo VII (t 1308), che alla morte del padre Obizzo fu ri- conosciuto signore di Ferrara, Modena e Reggio, le quali ultime poi gli si ribellarono, costituendosi in Repubblica. Nel 1304 fu ascritto coi figli alla nobiltà veneta. — Obizzo II (f 1352) riacquistò Modena e tenne per poco Parma. — Ni- colò II (f 1388), che conseguì da Carlo VI la investitura dei suoi stati, e da Nicolò V, nel 1368, il confalonierato perpetuo per sé e la sua casa. — Nicolò III (+ 1441), promosse le arti e le manifatture in Ferrara, vi eresse la celebre torre del Duomo, scrisse lettere latine che furono pubblicate. Ma- rito in seconde nozze di Parisina, che fece decapitare col figliastro Ugo, fatto che diede argomento di tragedia al no- stro illustre Antonio Somma. — Leonello (f 1450), figlio del precedente, uomo di gran senno, erudito, colto nelle scienze sacre e poeta. Fece fiorire la università di Ferrara, radunò codici, oggetti d'arte e di antichità, con cui diede principio alle famose collezioni che, ad emulazione dei Medici, resero la casa d' Este benemerita del sapere. Ebbe alla sua corte molti letterati, protesse gli uomini dotti, e per sua esortazione Gian Battista Alberti pubblicò i suoi libri sull'architettura. Fra quelli che furono duchi di Modena e di Reggio e duchi di Ferrara vogliono essere menzionati: Borso (f 1471), fratello di Leonello, pel quale l' imperatore Federico III (1452) eresse Modena e Reggio, colla Garfagnana, in du- cato, e Rovigo in contea. Fu tra i principi d' Italia celebra- tissimo per le sue virtù e la protezione accordata ai buoni studi ; emanò savie leggi ed ottimi provvedimenti : protesse le manifatture ed incoraggiò l'agricoltura. — Ercole I (f 1505), fratello di Leonello e di Borso. Fu guerreggiato dalla Re- pubblica Veneta ; amò grandemente le feste, gli spettacoli, le giostre e le caccie. A lui si deve l' istituzione dei teatri in Ferrara, da dove uscirono gli attori che insegnarono il modo di recitare le commedie. I Menecmi di Plauto, rappre- sentati in Ferrara nel i486, possono considerarsi per la prima rappresentazione eseguita in Italia. La sua corte fu sede di distinti letterati, quali il Boiardo, il Collenuccio, il Leoniceno, il Guarino, il Tibaldeo. A lui è dovuto il volgarizzamento di molti codici greci e lo stabilimento di una tipografia in Ferrara, nel 1476. MONETE INEDITE O RARE DI ZECCHE ITALIANE 517 Tutto ciò e molto più ancora può leggersi in Pigna ( r ), in Muratori (2), in Litta (3) ed in altri. A me basta quale preambolo per venire ad Alfonso I, che fu terzo duca di Ferrara, dal 1505 al 1534, e padre di Francesco d'Este, marchese di Massa Lombarda, argomento del presente ar- ticolo. Alfonso I incominciò il suo governo colle avversità, che non lo abbandonarono quasi mai. Ebbe insidiata la vita dai fratelli e da altri ; fu osteggiato da molti e specialmente dai rapaci pontefici Giulio II, Leone X e Clemente VII, che am- bivano il possesso dei suoi Stati e miravano alla rovina della sua casa. Scomunicato più volte, combattè strenuamente con le armi come un semplice soldato, e con le ragioni, contro le pretensioni di quei papi, né fra tanti travagli dimenticò le nobili aspirazioni, perchè professò amore e stima ai dotti ed ai letterati. Per tacere degli altri, amò sopra tutto Lodovico Ariosto, che adoperò in gravi affari (4). Tenne pure in gran conto i valenti artefici, particolarmente i pittori; fu peritissimo della musica ; ebbe grande cognizione d'armi, d'uccelli e di cavalli ; dilettossi assai dell'architettura ; fabbricò piatti di terracotta dei quali si servì quando, pei suoi bisogni di guerra, dovette impegnare le argenterie della propria tavola; fece fondere gran copia di bellissime artiglierie che adoperò egli stesso in difesa propria ed in aiuto d'altri; inventò i pi- strini per la fabbrica della polvere. Morì il 3 ottobre 1534. Lascio la parola al Muratori, il quale scrive : " Così terminò * i suoi giorni Alfonso I d'Este, duca di Ferrara, principe " di gran mente, che nell'avversa fortuna fu sempre intre- " pido e maggiore di sé stesso, e nella prospera moderatis- " simo, e che per tutta 1' Europa dilatò la fama di Ferrara * e la gloria del suo nome, non meno pel valore delle armi * che per la saviezza e destrezza sua nel maneggio degli " affari politici e nel buon governo de' suoi Stati. Servirono u i terribili contrattempi in mezzo ai quali si trovò per tanti (1) Historie dei Principi d'Este. Ferrara, 1570 e 1596. (2) Antichità Estensi. Modena, 1717. (3) Frantigli a d'Este. (4) Giulio II in un impeto di collera voleva far gettare nel Tevere l'Ariosto, ambasciadore di Alfonso ! 518 CARLO KUNZ " anni a far maggiormente risplendere il coraggio e l'ac- " cortezza sua in aver saputo resistere a tre papi cotanto a " lui superiori in autorità e potenza e insieme sì acerbi ne- " mici suoi e sempre meditanti e provocanti la di lui ro- * vina ,. La prima moglie di Alfonso fu Anna di Galeazzo Maria Sforza, duca di Milano (f 1497). Costretto per ragioni di po- litica di prendere per seconda moglie Lucrezia Borgia, ve- dova di tre mariti, figlia spuria di Alessandro VI, sorella del duca Valentino, il più grande scellerato dei suoi tempi, ebbe da essa Ercole, Ippolito, Eleonora e Francesco. Er- cole II gli succedette nel ducato ; Ippolito fu cardinale; Eleo- nora fu monaca, e di Francesco dirò quanto abbisogna. Francesco, figlio del duca Alfonso e di Lucrezia Borgia, nacque nell'anno 1516 e fu appellato Don Francesco. Nel 1538 fu inviato dal fratello Ercole II ai servizi dell' impera- tore Carlo V. Tornato a Ferrara, dopo avere accompagnato in Ispagna ed a Nizza Y imperatore, fu spedito dal fratello a Roma, dove conchiuse un accordo fra Paolo III ed il Duca, colla rinnovazione della investitura data da Alessandro VI alla casa d' Este. Passò poi a Napoli per accompagnarsi con Donna Maria di Cardona marchesa della Padula, con la quale era stato conchiuso il matrimonio per interposizione dell'im- peratore. Portò la principessa in dote non solo quel Mar- chesato, ma non poche altre signorie, le quali non continua- rono nella casa d' Este, sendochè ella non lasciò figliuoli e cessò di vivere nel 1563. Fu Don Francesco intrepido nelle armi e non inferiore a nessuno. Già durante l' impresa di Marsiglia cominciò a • dare saggio di valore che raffermò vieppiù a Gand ch'erasi ribellata, nella impresa d'Algeri, poi nuovamente nelle Fiandre contro Guglielmo duca di Cleves, in qualità di generale della cavalleria leggera. Nel 1543 fu fatto prigione e liberato dal re di Francia. Militò in Piemonte quale generale della fan- teria italiana, poscia in Germania contro Gian Federico duca di Sassonia e contro il Landgravio di Assia. Nella guerra contro i francesi, allorché fu presa Lucemburgo, ruppe mille cavalli comandati dal signore di Brissac, sconfisse poscia il Principe di Rocca Sorione che conduceva una compagnia MONETE INEDITE O RARE DI ZECCHE ITALIANE 519 d'uomini d'arme. Mancato di vita Carlo V, passò ad istanza del fratello duca, per interessi di famiglia, al servizio della Francia, dalla quale ebbe il comando di una compagnia d'arme ed il collare dell'ordine di San Michele. Fu poi spedito luo- gotenente regio a Montalcino, dove, dopo la caduta di Siena, erasi raccolta la rappresentanza di quella Repubblica. Ri- dotto alla quiete in Ferrara vi morì nell'anno 1578. Dalla moglie Maria di Cardona non ebbe figli, ma lasciò due figlie naturali, Bradamante ( J ) e Marfisa. La prima fu maritata al conte Ercole Bevilacqua ; la seconda, lasciata erede di 300,000 scudi, fu, secondo l'ordine del testamento del padre, data in moglie a Don Alfonsino suo cugino, dal Tasso in una canzone chiamato giovine regale. Il padre gli aveva lasciato Massa Lombarda, terra nella provincia di Ravenna, non ignobile agri Ferrariensis oppidum, (Bellini), che gli abati di S. Maria di Cosmedin in Ravenna avevano anticamente dato a Leonello d' Este. Massa Lom- barda, che dapprima fu detta Massa di San Paolo, per una chiesa erettavi, dedicata a tale Santo, ebbe tale nome quando, divenuta importante verso il 1232, andarono a stanziarvisi molte famiglie lombarde, specialmente di Brescia e di Man- tova, fuggenti il governo dei ministri di Federico II impera- tore. Francesco d' Este vi ottenne dall' imperatore il titolo marchionale e dal 1564 il diritto di zecca (2). (t) Così Muratori; Litta scrive Brandimarte, che sarà lo stesso. (2) Muratori scrive che Alfonso, figlio del duca Alfonso e della Dianti, vedendo che suo fratello Francesco aveva ottenuto che Massa Lombarda fosse eretta in Marchesato, non volendo essere da meno di lui, anch'egli impetrò nel 1562 dall' imp. Ferdinando I l'erezione della terra di Montecchio, a lui spettante, in Marchesato, per sé e suoi di- scendenti maschi, con la facoltà di battere moneta d'ogni metallo. S'è così, la concessione a Francesco sarebbe anteriore all'anno 1564, come affermano Litta, Promis (Tavole sinottiche) ed altri. E Bellini scrive : Privilegium cudendi ex omni metallo monetas a Ferdinando lmp. Vili Kal. Novembris MDLX1V Franciscum impetrasse, eodemque tempore Massam Lombardorum fuisse Marchionalus titulo ab ibsomet Caesare condecoratam. La domanda di Alfonso per uguale concessione deve dunque essere posteriore all'anno 1562. Ignorasi poi s'egli abbia otte- nuto il suo desiderio, e se Montecchio abbia avuto zecca, ma è per- messo dubitare. 67 520 CARLO KUNZ Esercitarono gli Estensi, prima e dopo, il diritto di zecca in Ferrara, Modena, Reggio e Brescello. Quanto alla Gar- fagnana, le monete di Cesare d' Este col titolo PRINCEPS • G-ARFIGNÀNÀE, furono da lui fatte lavorare in Modena, come dimostrano le lettere L. S., sopra uno dei due quattrini, che spettano al zecchiere di Modena Lodovico Selvatico. Riguardo ad Este, dalla quale la casa trasse l'origine ed ebbe il nome, le monete di Ercole I, Alfonso I, Alfonso II, Cesare, Fran- cesco I, Francesco II, Rinaldo e Francesco III, con NOBILI- TAS • ESTENSIS, furono tutte battute in Ferrara. Per Rovigo mancandomi nuovi dati in proposito, non posso fare altro che ripetere quanto dissi altra volta a proposito di un quat- trino di Borso d'Este con un liocorno, ed al rovescio una aquila bicipite coronata, con la leggenda : COMITÀTws IN- SìGrne ( J ). Sorge il pensiero che quel quattrino sia battuto (per uso di quella città, aggiungo ora), nella occasione in cui l'imperatore Federico II investì quel principe della Contea di Rovigo, decretando per essa l'arme partita, di azzurro con mezza aquila d'argento, e d'oro con mezza aquila di nero ( 2 ). Ottenuto ch'ebbe il marchese Francesco il diritto di zecca, imprese ben presto a far lavorare monete d'ogni me- tallo, le quali formano una delle più interessanti e rare serie della numismatica italiana. Da codicillo del suo testamento menzionato da Bellini, e riportato in parte in una recentis- sima pubblicazione del Can. Teol. Luigi Balduzzi (3) risulta che la zecca era nella terra stessa, e che i casamenti nei quali fu impiantata restassero in proprietà della sua erede universale Marfisa. Guido Antonio Zanetti, annotando l' indice delle Monete di mons. Gian Agostino Gradenigo, prometteva di pubbli- (1) Museo Bottacin. Periodico di Numismatica e Sfragistica, voi II. (2) Pigna : Historia dei principi d'Este, ijjo. — Nicolio : Historia dell'origine et antichità di Rovigo, 1582. — Bronziero : Istoria delle ori- gini e condizioni dei luoghi principali del Polesine di Rovigo, 1747. (3) L'arme di Massa Lombarda; cenni storici. Dal Giornale araldico- genealogico, anno IX, Pisa, 1882. — Porgo le più sentite grazie all'il- lustrissimo sindaco di Massa Lombarda, il quale, ad una mia domanda, quale fosse l'arme di quella terra, rispondevami con la massima gen- tilezza e coli' invio della suddetta memoria, ricca di belle notizie storiche. MONETE INEDITE O RARE DI ZECCHE ITALIANE 52 1 care a suo tempo le monete di questa serie, ed in una let- tera a Francesco Bellati annunziava un trattato sulle monete di tutte le zecche estensi, compresa quella di Massa Lom- barda (*), ma anche tale suo generoso proponimento frustrò la morte e privò la numismatica italiana di un lavoro che, al pari degli altri suoi, avrebbe dato testimonianza del suo sapere e di quell'acume che lo resero tanto segnalato. Im- porterebbe assai che qualcuno si occupasse del suo lascito manoscritto, che trovasi nella Biblioteca di Brera, pubblicando quanto può tornare utile nello stato presente della scienza. Trattandosi di una non grande, quantunque bella serie di monete del marchese Francesco, trovo opportuno di descri- vere tutte quelle che mi sono note, aggiungendo il disegno di alcune. Se il seguente elenco riuscì meno incompleto ne devo particolare riconoscenza all' illustrissimo signor conte Nicolò Papadopoli, il quale, come fece già pel precedente articolo di Correggio, con isquisita e rara gentilezza mi con- cesse d' ispezionare quelle non poche monete di tale serie ch'egli possiede, per cui gli rendo amplissime grazie. FRANCESCO D' ESTE i5 6 4-i578- 1. Scudo d'oro, peso grammi 3,40. FRANCISCVS * ESTENSIS Busto del Marchese a destra, armato di corazza. DVX • IN • HOSTES • PARITER • ET • CLYPEVS. L'aquila estense, ch'era d'argento in campo azzurro, entro uno scudo ovale, ornato. Fu pubblicato da V. Bellini, nella prima dissertazione, pag. 64, n. 1 ( 2 ), Il tipo di questa moneta è piuttosto da ducato, ma il peso, con esempio insolito, è eguale a quello dello scudo d'oro che segue. (1) B. Biondelli : Lettere inedite di Guid' Antonio Zanetti. Milano, 1861, pag. 38. (2) De monetis Italiae medii aevi hactenus non evulgatis, ecc. Fer- rame, 1755. 522 CARLO KUNZ 2. Scudo d'oro, grammi 3,40. FRANC • ESTENS • MARCH • MASSAE. L'aquila estense, entro uno scudo a rombo, o piuttosto un quadrato collocato obbliquamente, sormontato da corona formata di un semplice cerchio, e accostato da sei cornucopie, due in alto e quattro sotto, SPERABO • ET- NON • CONFVNDAR. Piccola croce colle estre- mità formate a doppio riccio, sormontata ciascuna da un cardo con quattro foglie. I cardi alludono alla moglie, Maria di Cardona. L'arme dei Cardona di Spagna era di rosso, con tre cardi fioriti d'oro, gambuti e fogliati di verde; i Cardona d'Italia porta- vano d'azzurro con tre cardi simili. Vedesi il disegno di tale scudo d'oro in Tariffa veneta in foglio, del 17 marzo 1564, dove è valutato lire 6 e soldi 16 ( J ). Fu pubblicato inoltre dà Giovanni Brunacci ( 2 ) col segno dell'argento, certamente per errore, come errò dicendo car- ciofi i cardi della croce, e da Bellini, nella seconda disser- tazione (3). Entrambi questi pezzi sono posseduti dall' illustr. signor conte Nicolò Papadopoli. 3. Tallero. + FRANCISCVS • ESTENSIS • MAR • MAS. Il suo busto a destra, fino alla cintura, in armatura, sopra un listello sotto il quale è un rabesco di due foglie. + DVX • IN HOSTES • PVR • ITER (sic) ET • CLIPEVS. Aquila spiegata colla testa rivolta a destra. W. Stiirmer : Verzeichniss und Gepràge der groben und kleinen Mùnzsorten. Leipzig. 1572. L. W, HofTmann : Alter und neuer Mùnzschlùssel. Nurnberg 1715, T. I, tav. 28. 4. Tallero, grammi 26,29. + FRANCISCVS • ESTENSIS • MAR • MAS. Busto armato del (1) In quel tempo lo scudo d'oro di Venezia valutavasi L. 6, s. 18. Questo fu dunque riconosciuto alquanto inferiore. (2) Monete tre estensi, lettera al sig. Nicoletto Venezze, Padova, 1763. (3) Altera dissertatici, Ferrariae, 1767. MONETE INEDITE O RARE DI ZECCHE ITALIANE 523 Marchese, a destra, con la mano destra al fianco, e la sinistra sulla impugnatura della spada. + DVX • IN HOSTES • PARITER • ET CLIPEVS. Aquila spie- gata, colla testa rivolta alla sinistra. Nel Museo di Padova. Stimandolo inedito, ne dò il di- segno* (n. 1 della tavola). 5. Tallero. + FRANCISCVS • ESTENSIS • MARCH • MAS. Busto del Mar- chese, in armatura, come nel precedente. * SI • NON • VIRES • ANIMVS. Leone sedente a sinistra, colla zampa anteriore destra alzata. L. W. Hoffmann, opera citata, T. I, tav. 28. Il leone dovrebbe avere la zampa alzata ferita, sgorgante sangue, ciò che non apparisce nel disegno dell' Hoffmann, come in altre monete che descrivo più avanti. Tale tipo singolare del leone ferito, allude forse a taluna delle imprese guerre- sche in cui il valoroso Marchese rimase ferito ? 6. Tallero, grammi 25,87. + FRANCISCVS • ESTENSIS • MARCH • MAS. Il suo busto armato, come nei due talleri precedenti. * PARI *•—-•# ANIMO. Due tempietti rotondi con colonne, cupola e lanterna. Sotto la base un ornatino di foglie. W. Stiirmer ; descritto da D. S. Madai Thaler- Cabinet, T. I. Kònigsberg, 1765 n. 1999, e da Reichel: Die Reichel'sche Munzsammlung , T. IX, n. 1652, da questi colla differenza di tre crocette, invece delle rosette. Litta diede il disegno di una medaglia del Marchese Francesco, col suo busto accompagnato dalla leggenda: FRANCISCVS • ESTENSIS-, e al rovescio i due tempietti, sotto i quali lo stesso motto : PARI • ANIMO. Non mi riesce indovinare il concetto di tale bel tipo dei due tempietti, che comparisce anche in altri pezzi. Forse allude al marchese Francesco ed al padre di lui Alfonso I ; forse al Marchese ed alla di lui moglie Maria di Cardona? (N. 2 della tavola). 524 CARLO KUNZ 7. Tallero, grammi 27,50. FRAN • ESTENS • MAR • MAS. Due tempietti, come nel tal- lero precedente. Sotto la base : PARI • ANIMO, e un or- natino di foglie. + DVX • IN HOSTES FARITER ET CLIPEVS. Aquila spie- gata colla testa rivolta alla sinistra. Il disegno, quasi sempre uguale, che vedesi in alcune Tariffe fiamminghe; in Stiirmer ; nel New-Munzbiich, Mtin- chen, 1597 ; nella citata opera di L. W. Hoffmann, ecc., mo- stra qualche differenza, perchè il motto : PARI • ÀNIMO, an- ziché nell'esergo, sta, assieme ai due tempietti, entro il cer- chio che li racchiude, ma ciò stimo essere nulla più che inesattezza del disegnatore. Madai, Reichel, ecc. lo descris- sero. Il peso lo desumo da un perfetto esemplare posseduto dal signor conte Papadopoli. 8. Tallero. + FRANCISCVS • ESTENSIS • MAR • MAS. Nave a tre alberi, colle vele spiegate, ornata da un mascherone sullo scafo. + DVX • IN HOSTES • PARITER ET CLIPEVS. Aquila colle ali spiegate e la testa rivolta alla sinistra. Come il precedente, è raffigurato in alcune Tariffe fiam- minghe ; nel New-Miìnzbuch ; in Stiirmer; in Hoffmann, e de- scritto da Madai. Navi di varie specie vedonsi rappresentate su grandi monete, talleri, ducatoni, ecc., di zecche italiane, come Loano, Parma, Mantova, Modena, Messerano e Venezia. 9. Tallero. + FRANCISCVS • ESTENSIS • MAR MAS. Arme inquartata; 1 e 4, aquila spiegata ; 2 e 3 leone, che dovrebbe es- sere quello del tallero n. 5. + DVX • IN HOSTES • PARITER • ET • CLIPEVS. Aquila spie- gata con scudetto tondo nel petto, entro il quale il nu- mero 60 (bolognini ?). Effigiato in Tariffe fiamminghe; da Stiirmer ; nel New- Mùnzbuch, e da L. W. Hoffmann ; descritto da Madai, T. I, n. 2000. MONETE INEDITE O RARE DI ZECCHE ITALIANE 525 io. Mezzo tallero. FRANCISCVS • — ESTENSIS +. Il suo busto a destra. Sotto ; L S * S 1 . MAR • MASSE • LOMBARDOR. Scudo ovale ornato, coronato, entro il quale l'aquila estense spiegata, colle ali abbassate. Bellini : Postrema dissertatio, tav. IX, n. 3, il quale dice essere ex infimo argento compacto e nella Novissima dis- sertatio riporta altro simile, con differente interpunzione e privo delle sigle, che saranno del massaro. 11. Testone, grammi 10,090, FRANC • ESTNS (sic). Busto paludato del Marchese a destra. Sotto, con lettere piccole : MARCH • MASS/E. I due tempietti come nei talleri n. 6 e 7. Sott'essi : PARI ANIMO. Bellini : Altera dissertatio pag. 76, n. 6, e descritto da Reichel, che lo dice medaglia (?). Un bello esemplare, che mi dà il peso, serba il meda- gliere Papadopoli. 12. Mezza lira ?, grammi 4,200. * • FRANCISCVS • * • ESTENSIS. Busto del Marchese a destra. • SI NON VIRES ANIMVS • *. Leone sedente rivolto alla sinistra, che stilla sangue dalla zampa anteriore de- stra, sollevata e ferita, e dal corpo. Kunz : Le Collezioni Cumano. " Archeografo Triestino „, N. S., voi. VI, n. 1 della tavola. Bella moneta, nella quale apparisce molto efficace l'espressione di dolore del leone, che nella posa ricorda quello maggiore del Pireo, dinanzi V ingresso di terra dell'Arsenale di Venezia. 13. Giulio o doppio grosso. FRANCISCVS ESTENSIS. Aquila estense entro uno scudo ovale ornato, sormontato da corona. S • PÀVLVS • MASSE • — LOMBAR • C II Santo ritto, con spada nella destra e libro nella sinistra. Bellini : Postrema dissertatio, tav. IX, n. 1. S. Paolo era protettore di Massa, secondo Bellini, e in pari tempo arme della terra. 526 CAHLO KUNZ * Quest'arme prima di essere municipale, fu certamente il sigillo della Parrocchia, ma quando Massa, col crescere della sua popolazione, divenne Comune autonomo, Parrocchia e Comune usarono l'arme medesima „. Balduzzi, nella citata memoria. 14. Giulio, grammi 3,312. FRANCIS • — • ESTENSI. Aquila nello scudo coronato, come nel precedente. S PAVLVS • MASSE • LOMBAR • CE. Il Santo come nel precedente. 15. Giulio, grammi 3,30. O FRÀN • EST MAR • MASSE. L'aquila estense entro uno scudo ovale ornato, privo della corona. S PAVLVS • MA - SSE • LONBR. Il Santo ritto colla spada ed il volume. Vedesi in Tariffa veneta figurata, in foglio del 20 no- vembre 1554, con leggende scorrette, dove è valutato a soldi io e piccoli 6. Essendo quella tariffa pochissimo nota, ne dò il disegno che trassi da un buon esemplare (n. 3 della tavola), ed il peso lo ricavo da uno della Raccolta Papadopoli. 16. Giulio. MAR • MASSE • LOMBARDO. Aquila entro uno scudo ornato, coronato. S • — PAVLVS • MASS — E ■ LOMBAR. Il Santo ritto colla spada ed il volume. Descritto da Appel : Repertorium zur Mùnzkunde des Mittelalters und der neueren Zeit, voi. Ili, n. 21 14, il quale erroneamente lo attribuiva a Carlo Cybo Malaspina, principe di Massa di Lunigiana. Dubitavo della lettura dell'Appel, ma mi ricredetti dopo averlo trovato descritto in pari modo nel Catalogo della Collezione Rossi, Roma, 1880, n. 2187. 17. Giulio. FRANCIS • — ESTENSIS. Aquila entro lo scudo ovale or- nato e coronato, come nei precedenti. MONETE INEDITE O RARE DI ZECCHE ITALIANE 527 S • — PETRVS • MAS — SE • LOMBÀR. Il Santo ritto colle chiavi nella destra e volume nella sinistra. Bellini : Prima dissertazione, pag. 64, n. 2. Un esemplare del medagliere Papadopoli ha in fine della leggenda del rovescio due sigle simili a VS (55?). Per essere alquanto mancante non pesa che grammi 2,80. 18. Mezzo giulio, grammi, 1,60. FRÀN • EST • MAR • MASSE. L'aquila estense entro uno scudo ovale ornato di cartocci. S • PAVLVS • MASE (sic) LOMBARDOR. Il Santo ritto colla spada ed il volume. Raccolta Papadopoli (n. 4 della tavola). In altro esem- plare leggesi, al rovescio, correttamente, MASSE. 19. Mezzo giulio. FRAN • EST ■ MAR • MASSE • 57. Aquila in scudo ovale or- nato di cartocci. S • PAVLVS • MASSE • LONBARDOR • 57. Il Santo ritto coi consueti attributi. Bellini : Prima dissertazione, pag. 64, n. 3. In altro si- mile, che ha la fine della prima leggenda mancante, nel fine della seconda si legge, V7. 20. Mezzo giulio , grammi 1,60. * FRAN • EST • MAR • MASSE • V7. L'aquila estense entro uno scudo ovale, ornato con cartocci differentemente dai precedenti. S • PAVLVS • MASSE • LONBARDOR • V7. Il Santo ritto, come nei precedenti. E una bella varietà posseduta dal signor conte Papa- dopoli (n. 5 della tavola). Il numero 57 o V7, sulle monete di questa zecca, suppongo sia l'anno di età del Marchese, in cui furono battute. Essendo egli nato nel 1516, corrispon- derebbe al 1573. 2i. Mezzo giulio. FRANCISCVS • ESTENS • MARCH • MASS. L'aquila entro uno scudo ovale ornato. 68 528 CARLO KUNZ S • PAVLVS • MASS/E — PROTECTOR. Il Santo ritto coi suoi attributi. Bellini : Prima dissertazione, pag. 64, n. IV. 22. Mezzo giulio, grammi 1,60. FRANCISCVS • ESTENSIS. L'aquila estense entro uno scudo quadrangolare ornato di cartocci e sormontato da corona. Donna ritta che regge colla mano sinistra una cornucopia, tiene colla destra un fanciullo nudo che le sta vicino, ed ha dall'altro lato altro fanciullo nudo. Sotto: CHARITAS. Bellini : Prima dissertazione, pag. 64, n. 6. Il peso di tale moneta, che trovo in esemplare posseduto dal signor conte Papadopoli, dimostra essere un mezzo giulio. 23. Grossetto, o quarto di giulio ? MARCHIO • MASSAE. Nel campo grande F coronata. Donna assisa sopra una base o scanno. Sotto: POVERTÀ. Bellini : Prima dissertazione, pag. 64, n. 7. 24. Grossetto? FRANC • ESTENS • MARCH • MASSAE. Busto del Marchese a sinistra, con volto giovanile. SI • NON • VIRES • ANIMVS X. Il leone ferito, come nel tal- lero n. 12. Bellini : Prima dissertazione, pag. 64, n. 5. 25. Grossetto ? FRAN • EST • MAR • MASSE. Busto del Marchese, come nel precedente. SI • NON • VIRES • ANIMVS. Leone come nel precedente. Bellini : Altera disserlatio, pag. 76, n. 2. Un esemplare del medagliere Papadopoli ha MASSAE ; la testa del Mar- chese barbata, è di basso argento, come erano quelli di Bellini, e pesa grammi 1,70. 26. Grosso tir olino, grammi 0,982 a 1,087. + FRANCIS • ESTENSIS. Aquila colle ali spiegate alzate. MONETE INEDITE O RARE DI ZECCHE ITALIANE 529 MAR-MAS-LOM-BAR. Croce grande che divide in quattro la leggenda, intersecata diagonalmente da altra croce minore. Bellini : Altera dissertalo, pag. 76, n. 1, ma colle ali abbassate, che sarà errore. Errò poi Gradenigo, in Zanetti, n. 2, leggendo : MAS-LOM-BAR-DAR — Esiste un conio falso, udinese, facilmente riconoscibile. E questo l'ultimo grosso tirolino di zecca italiana, tipo il cui prototipo fu quello di Merano, di Mainardo e succes- sori, dal 1271 al 1496. Per ordine di tempo, quelli di zecche italiane possono collocarsi così : Cortemiglia, Acqui, Ivrea, Incisa, Mantova, Verona, Crevacuore, Bellinzona, Massa Lom- barda. In grida del 7 nov. 1310, di Enrico VII, citata da Giovanelli : Alterthumliche Entdeckungen in Sudtirol im Jahre 1838, sono menzionati anche grossi tirolini di Ponzone e di Chivasso, che però non sono pervenuti a noi. Uno di Trento, col nome del vescovo Nicolò da Bruna, è apocrifo, udinese. Il Museo di Trieste ha uno di Goslar, nell'Annover, che mostra essere del secolo XV. 27. Soldi, di basso argento. Hanno da un lato, nel campo, le lettere F • E, Franciscus Estensis, sotto a corona, e dall'altro l'aquila spiegata. Le varietà pubblicate a me note sono : a. -f- LOMBARDORVM. Sotto le accennate lettere, R (?) 4- NOBILITAS • COMVN (?). Muratori : Antiquitates italicae, T. II, pag. 764, e in Ar- gelati, T. I, tav. LXXXIV, n. 2, leggendo come sopra er- roneamente, attribuiva la monetina all'imperatore Federico I, dopo la pace di Costanza. Giovanni Brunacci : Lettera al si- gnor Nicoletto Venezze, Padova, 1763, e prima ancora in foglio, senza luogo ed anno, rilevò in più modi ciò ch'egli disse sproposito, del Muratori, mostrandosi troppo vanaglo- rioso di correggerlo. Ma valgano pel sommo modenese le attenuanti, ch'egli la pubblicò fra le incerte, che l'artista che fece il suo disegno, perchè egli non vide la moneta, lo alterò, e ch'egli stesso, in una lettera allo Scotti, lamentò di non avere avuto un migliore impronto. 530 CARLO KUNZ Il Brunacci porge le seguenti tre varietà : b. LOMBARDORVM . . . , sotto le due lettere nulla. TSE SATILIBON, cioè : NOBILITAS • EST, scritto a rovescio. Ripetuta da Bellini : Altera dissertalo, pag. 76, n. 3. e. + LOMBARDORVM. Sotto le due lettere tre oggetti non chiari, ch'egli dice carciofi, ma che nel disegno somi- gliano a spiche o pannocchie. + NOBILITAS EST- d. -{ • • OMBA • • • ORVM • 57. Sotto le due lettere, +. + NOBILITAS • E • • 57. Anche questa ripetuta da Bellini, ivi n. 4. e. + LOMBARDORVM. Sotto le due lettere coronate una specie di canestro (?). + NOBILITAS • EST. Bellini : Postrema dissertalo, tav. IX, n. 2. /. LOMBARDORVM. Sotto le due lettere un oggetto non chiaro, simile ad un gruppo di quattro foglie. NOBILITAS • EST. Mia scheda. g. Dopo una aquiletta (?) : LOMBARDORVM • • • 7, e sotto le due iniziali piccola M- • • NOBILITAS • EST • V7. Raccolta Papadopoli. 28. Sesino, di bassa lega. FRA • STE (sic) MAR • MASSE. Busto del Marchese a sinistra. Aquila spiegata, con le ali alzate. Bellini : Prima dissertazione, pag. 64, n. io. 29. Sesino, grammi 1,395 è 1,035. FRAN • EST MAR • MASSE. Busto simile. Aquila spiegata, colle ali abbassate. Museo di Padova e Raccolta Papadopoli. MONETE INEDITE O RARE DI ZECCHE ITALIANE 53I 30. Sesino. FRAN • EST • MAR • MASSE. Busto del Marchese, a destra. L'aquila spiegata, con le ali alzate. Bellini : Prima dissertazione, pag. 64, n. 9. 31. Sesino. FRANCISCVS • ESTENSIS. Busto simile a destra. Aquila simile. Bellini : Prima dissertazione, pag. 64, n. 8. 32. Quattrino, di bassa lega, decigr. 6,0. . S • MAV-RELIVS. Il Santo Vescovo assiso, di faccia, con città nella destra e pastorale nella sinistra. • SI • NON • VIRES • ANIMVS. Leone rampante, sanguinante, che tiene un'asta. Kunz : Le Collezioni Cumano, n. 2 della tavola. Con tale monetina il marchese Francesco volle imitare i quattrini chia- varmi di Bologna, ponendovi, invece del santo Petronio, il protettore di Ferrara. AGGIUNTA AGLI ARTICOLI PRECEDENTI DI MIRANDOLA E CORREGGIO Dopo la stampa di quelli articoli ebbi un esemplare con le tavole dell'opera di L. W. Hoffmann : Alter und neuer Mùnzschlussel, Norimberga 17 15 C 1 ), nella quale vi sono al- cuni disegni di monete di Mirandola e di Correggio, che al- lora non conoscevo. Stimo perciò utile di descrivere quei pezzi a parziale completamento di quanto ho esposto. La letteratura numismatica tedesca abbonda di opere nelle quali sono ricordate monete di zecche italiane. In Germania, prima e più che in Italia, si fecero collezioni di monete medioevali e moderne che furono disegnate e descritte. A pochi è dato conoscerle tutte ed a me non fu possibile che di vederle in parte. Ciò mi serva di scusa se alcune monete che vado pubblicando, credendole inedite, non sono tali. Riesciranno però in gran parte nuove al maggior numero dei cultori della numismatica italiana. MIRANDOLA ALESSANDRO I. 1. Testone ? + ALEXANDER * DVX x MIRANDVL/C x I. Busto paludato del Duca a destra. * • CONCORDI/E + MARCHIO • IMI. Arme inquartata, 1 e 4 aquila spiegata ; 2 e 3 leone ; nel cuore, lo scudetto scaccato. L'aspetto di tale moneta è dunque simile al n. 14 del (1) L' ili. V. Promis ebbe conoscenza dell' opera dell' Hoffmann quando pubblicò le diligentissime sue Tavole sinottiche delle monete bat- tute in Italia. MONETE INEDITE O RARE DI ZECCHE ITALIANE 533 Litta, ma differente pel titolo inscritto sul secondo lato e per l'assenza della corona sullo scudo. 2. Fiorino d'argento. ALEX • DVX • MIR + • INSI ■ ANTIQVA. Aquila spiegata entro uno scudo cimato da elmo chiuso, ornato da lambre- chini e coronato, col cimiero di un'aquila fra due piume. TVTISSIMA • QVIES. Aquila bicipite coronata. INCERTE. 3. Da ventiquattro soldi. * S • POSSIDO • PROT • MIRÀNDVUE. Busto del Santo alla destra, mitrato e nimbato, col pastorale nella destra. OMNIA -f- HINC f- ET + HVIC *. Aquila a due teste fra le quali sorge una lunga croce. Sotto, scudetto con un uccello. 4. Da ventiquattro, simile. S • POSIDO • PROT • MIRANDVL/E. Busto mitrato del Santo a destra, col pastorale nella sinistra. * OMNIA * HINC x ET x HVIC Aquila a due teste nim- bate, fra le quali è impiantata una piccola croce. Una moneta simile a questa fu riportata dal Litta, al n. 3, col ri. 24 sotto il Santo e con differente leggenda nel secondo lato, che ha l'aquila coronata coli' armetta Pico nel petto. Altre simili monete di differenti valori sono di Guastalla (Don Ferdinando), degli anni 1615, 1618, 1619; di Correggio (Siro), del 1617 ; di Dezana (Antonio Maria), del 1619 ; di Messerano (Francesco Filiberto Ferrerò), soltanto descritta da Promis; di Maccagno (Jacopo Mandelli), del 1623. — Sono imitazioni di testoni (diken) di Lucerna, che l'Affò, per quello di Guastalla, disse da quaranta soldi e Hoffmann da sei batzen. Avendosi le date bene precisate di tali contraf- fazioni italiane, riesce ovvio attribuire quelle di Mirandola, quantunque senza data, al duca Alessandro I. Il gabinetto numismatico di S. M. in Torino possiede una moneta di Lodovico II Pico, simile a quella da me ri- portata al n. 3, colla donna galeata assisa, la quale è però notevolmente più larga (30 mill. anziché 27) e potrebbe per 534 CARLO KUNZ avventura essere di valore doppio di quella della tariffa ve- neta. Il suo peso è di grammi 5,100. Devo tale notizia al- l'ili, cav. Vincenzo Promis, mentissimo bibliotecario e con- servatore di quel gabinetto. CORREGGIO SIRO. 5. Testone. MON • NO • ARO — SYR • AVSC (sic) • PRI. Busto armato di Siro, fino alla cintura, colla mano destra al fianco e la sinistra sulla impugnatura della spada. Sotto, scudetto colla fascia. * SVB • VMBRA • ALARAM • TVARVM. Aquila con due teste nimbate, fra le quali una croce. Simile adunque a quello del Bigi, tav. Vili, n. 67, ma differente pella leggenda del secondo lato. 6. Da ventiquattro soldi? MONETA • NOV — CORRIGIENS x. Aquila a due teste nim- bate fra le quali sorge una croce. Sotto, scudetto colla fascia. Per la ragione addotta poc'anzi al n. 3, e per esservi una simile moneta di Siro (Bigi, tav. Vili, n. 63), anche questa deve spettare a lui. 7. Fiorino. x SYR — AVST • S R • - I • COR • — PRIN • COM • FAB. Scudo coronato attraversato diagonalmente da una croce fogliata, partito di due, spaccato d'uno, 1 aquila, 2 giglio, 3 e 4 leone, 5, nel centro, scudo colla fascia, 6 uccello sopra un ramo. Sotto quelle partizioni altre due, 1 og- getto incerto, 2 correggia. SI ■ PRO • NOBIS • QVIS • CONTRA • NOS. Aquila bicipite coronata. Il titolo: COM • FAB, allude a Fabbricio terra del Principato. L' Hoffmann riporta anche il tallero di tipo olandese, come quello che descrissi al n. 14 della bibliografia secondo H. Dannenberg, con qualche lieve variante. ASTI O. * Nessuna città del Piemonte potè contendere con Asti, né di ricchezze, né d'armi; nessuna ebbe maggiore influenza sulle sorti d'Italia ; nessuna contò fra i suoi cittadini e vas- salli più gran numero di baroni „. Queste parole d'un illu- stre Piemontese (2) siano degno esordio al presente articolo. Infatti Asti, già gloriosa per assedi sostenuti contro i Goti, moenia vindicis Astae (3), nelle sue monete e nei suoi sigilli assumeva l'altera divisa : Aste nitet mundo, Sancte Custode Secundo (4). Il suo commercio fioriva negli stati principali d'Europa, il suo dominio estendevasi sopra una gran parte del Piemonte, e le fiere e potenti famiglie marchionali che la attorniavano n'erano in gran parte vassalle. Nei secoli XIII e XIV era una delle più potenti città italiane. Guido Mala- baila le assegna per quei tempi da sessanta a ottantamila abitanti; né ciò deve ritenersi esagerato, anzi inferiore al vero, e più prossimo il numero di centomila. Come Tebe ebbe cento porte, ella vantava cento torri, fra le quali vogliono intendersi anche quelle dei suoi nobili palazzi. Nuova gloria le venne in tempo vicino da Vittorio Alfieri, al quale eresse una bella statua. Quanto ne scrissero valenti autori (5) mi dispensa dal- l'annoverare i fatti della sua storia. Mi limiterò a pochi cenni, i quali, pel tempo della durata della sua zecca, aiutino l' in- (1) Dall' Archeografo Triestino. (2) Gbrario : Opere e frammenti storici. (3) Claudiano. (4) San Secondo fu il primo dei suoi vescovi dopo la metà del terzo secolo. (5) Guido Malabaila e Guglielmo Ventura, cronisti, in Rerum ita- licarum scriptores e nei Monumenti di Storia Patria. — Ogerio Alfieri; De gestis Astensium. — Guichenon : Histoire généalogique de la maison de Savoie. — Muratori : Annali d'Italia. — Durandi : Piemonte cispa- dano antico. — Grassi : Storia d'Asti. — Cibrakio : Storia della monar- chia di Savoia. — Grandi : Repubblica d'Asti dell'anno 1797, con un sommario della storia della città, ecc. 69 536 CARLO KUNZ telligenza delle sue monete, e servano di connessione a quelle finora pubblicate ed alle altre che qui aggiungerò. Anticamente colonia romana, fu denominata Asta Pom- pata (*). — Cresciuta in potenza e bene munita, diede rico- vero ad Onorio contro Atalarico, che vi fu sconfitto da Sti- licone. — Caduta in potere dei Goti, che vi regnarono dal 493 al 569, ebbe a patire gravi disastri per opera dei Bor- gognoni. — Nel 569, quando scese in Italia Alboino, fu com- presa nel regno dei Longobardi e fatta capo di un vasto ducato che toccava il mare. — Carlo Magno, distrutto il regno longobardo, ne formò un marchesato, come paese di confine. — Ottone I la diede ai suoi vescovi, dai quali alla fine del secolo IX incominciò ad emanciparsi. — Nel 1140 ottenne da Corrado II il privilegio della zecca, e primeg- giando per ricchezze e mercatura fra tutte le città dell' Italia occidentale diede norma alle altre nel sistema numerario, nei pesi e nelle misure. — Federico Barbarossa, flagello delle città lombarde, prende Asti che saccheggia e distrugge nel 1155; poi pacificato, nel 1159 le concede la regalia delle monete. — Nel 1168 Asti prende parte alla lega lombarda, e concorre alla fondazione di Alessandria, che manda a po- polare con centinaia di suoi cittadini; ma nel 1 174 Federico l'assale e la prende nuovamente. — Nel 1185 interviene col suo vescovo Guglielmo alla pace di Costanza. — Alla morte di Federico fa guerra al marchese di Monferrato; dopo avere nel 1190 aboliti i Consoli e cominciato a nominare un po- destà. — Nel 1230 accostasi ad Ottone IV: il suo territorio viene devastato dai milanesi ; indi, nel 1244, abbandona nuo- vamente la parte dell' Impero, per seguire quella della Lega. — Patisce gravi danni per cagione delle casane (banche di prestiti) che, ricchissima, teneva in Francia, nelle Fiandre e altrove, d'onde ritraeva molte ricchezze che le permisero, fino allora cinta di uno spinaio ( 2 ), di munirsi di forti mura. — Il suo territorio è devastato da Carlo d'Angiò, conte di (1) Che il suo nome derivi dal greco fiato, città, quasi a significare città per eccellenza, è creduto da alcuni, ma può mettersi in dubbio. (2) Eral dieta civitas de spinis clausa, et non erat in dieta civitate domus aliqua de matonis novis. Ogerio Alfieri. MONETE INEDITE O RARE DI ZECCHE ITALIANE 537 Provenza, poi dal marchese di Monferrato. — Lacerata da intestine discordie per opera dei partiti Guelfo e Ghibellino, pacificata nel 1310 da Enrico VII, ma ricaduta nelle dissen- sioni, si dà nel 1339 a Giovanni marchese di Monferrato, che ottiene da Carlo IV il titolo di Vicario imperiale, ed ai signori di Milano : Lucchino, 1342, e Giovanni Visconti, 1349. — Da Secondotto, figlio del marchese Giovanni, ebbela, nel 1378, Galeazzo Visconti che la trasmise a Gian Galeazzo, Conte di Virtù, il quale costituivala in dote, nel 1382, col suo contado, a Valentina sua figliuola, moglie di Lodovico duca d'Orléans, fratello di Carlo VI re di Francia. Fu go- vernata dal duca dal 1387 al 1406. — Filippo Maria Visconti, non riconoscendo i diritti di Carlo duca d'Orléans, succeduto a Lodovico, la costringe nel 1438 a giurargli fedeltà. — Alla morte di Filippo Maria, 1447, il duca Carlo, figliuolo di Va- lentina, ne diventa signore, e dopo di lui, nel 1465, suo figlio Lodovico, che ebbe pure titolo di duca. — Nel 1498, mo- rendo Carlo Vili re di Francia senza prole, Lodovico, diven- tato re (XII), occupa il ducato di Milano ed Asti, la quale cade poi in potere del marchese di Monferrato, di Massimi- liano e di Francesco II Sforza. — Francesco I, re di Francia, succeduto nel 1515 a Lodovico XII, occupa la città, che lascia a Carlo V, il quale la rimette allo Sforza. — Fatto prigione il re Francesco nel 1525, e conchiusa la pace di Cambrai, l' imperatore se ne dichiara signore, e la infeuda a Carlo della Noa, suo viceré di Napoli. — Morto costui poco appresso, Carlo V ne investe, nel 153 1, Beatrice di Portogallo, sua cognata, moglie di Carlo III duca di Savoia. — Venuta a morte Beatrice nel 1538, passò lo stato d'Asti a suo figlio Emmanuele Filiberto, il quale, succedendo al padre nel ducato, nel 1553, e vinti i francesi a San Quintino, pel trattato di Cambresis, 1559, ottiene che gli spagnuoli, i quali occupavano sempre militarmente Asti, ne ritirassero il presidio. — Da allora la città, pur soggiacendo a varie vi- cende e temporanei passaggi di dominio per le guerre delle quali il Piemonte fu teatro, rimase sotto il governo di Casa Savoia. 538 CARLO KUNZ Chi per lo passato avesse voluto dedicarsi allo studio delle monete d'Asti, avrebbe dovuto ricorrere a numerose opere di storia, di genealogia e di numismatica, ed a buon numero di vecchie tariffe, riviste e cataloghi ( T ). Tale im- proba e difficile fatica fu rimossa ed appianata dal compianto comm. D. Promis colla memoria che porta il titolo: Monete della zecca d'Asti ( 2 ), nella quale l' illustre piemontese, con quella profonda conoscenza della materia e lodevole conci- sione che incontrasi in tutti gli egregi suoi lavori, espose quanto riguarda la storia di quella zecca. Egli corredò la preziosa memoria con sette tavole, contenenti ben settanta- nove monete, dopo che aveva già prima riportato nella grande sua opera (3) buon numero di quelle del principe Emmanuele Filiberto, conte d'Asti. Più tardi, illustrando le monete dei Paleologi, marchesi di Monferrato (4), aggiungeva qualche varietà dei pochi pezzi che i marchesi Giovanni e Secondotto, nel tempo che furono signori d'Asti, vi fecero lavorare. Finalmente l'illustrissimo cav. E. Maggiore-Vergano aggiunse alla serie due monete inedite di Carlo duca di Orléans (5). Dopo d'allora non mi venne fatto di rilevare che altri mo- numenti di questa zecca siano stati pubblicati ; gli è perciò che stimo utile di dare il presente supplemento, con alcune monete più o meno inedite della forte città di San Secondo. Il Promis divide la storia monetaria d'Asti in quattro epoche, che corrispondono ai quattro sistemi adottati nella fabbricazione delle sue monete, cioè : I epoca. — Dal privilegio della moneta concessole dal- l' imperatore Corrado II (III in Germania), nell'anno 1140, (1) Nella diligentissima opera : Tavole sinottiche delle monete battute in Italia. Torino, 1869, dell' ili. dott. Vincenzo Promis, degnissimo suc- cessore del padre nella direzione della biblioteca e del gabinetto nu- mismatico di S. M. in Torino, sono registrati anche per Asti i libri che contengono disegni di sue monete, ai quali si potrebbe aggiungere qualche altro. (2) Torino, 1853. (3) Monete dei Reali di Savoia. Torino, 1841. (4) Torino, 1858. (5) Rivista della Numismatica italiana, voi. I, pag. 191. MONETE INEDITE O RARE DI ZECCHE ITALIANE 539 fino al 1340, nel quale la città si mise sotto la protezione dei Visconti. Da allora, fino al 1406, non si hanno monete battute esclusivamente per Asti. Le monete della Repub- blica sono: doppi grossi, grossi, denari ed oboli, battuti alla legge d'altre zecche d' Italia, principalmente di Pavia e di Milano. Un grosso tornese, ultimo della serie, è fatto ad imi- tazione dei grossi tornesi di Luigi IX re di Francia. Fanno seguito alle monete della Repubblica alcune mo- nete dei marchesi di Monferrato, Giovanni e Secondotto, la- vorate secondo il sistema di quel Marchesato. II epoca. — Dei duchi d'Orléans, dall'anno 1406, in cui Carlo duca d'Orléans divenne signore della città, fino al 1498, nel quale Lodovico figliuolo di Carlo, succeduto al trono di Francia, conquista lo Stato di Milano. Monete lavorate alla legge di quelle dei re di Francia, colle modificazioni adot- tate dalle zecche di Savoia: scudi d'oro, grossi tornesi, grossi, mezzi grossi, quarti di grosso, forti e oboli. Ili epoca. — Dei re di Francia, Lodovico XII e Fran- cesco I, dal 1498 al 1531, quando Carlo V investì del con- tado d'Asti Beatrice duchessa di Savoia. La zecca lavorò in tale periodo, secondo il sistema di quella di Milano : ducati d'oro, quarti di testone (?), cavallotti, parpagliole, mezze par- pagliuole, soldini e treline. Di Carlo V si hanno : testoni, mezzi testoni, cavallotti e doppi grossi. IV epoca. — Dal 1542, quando Carlo II, duca di Savoia, a nome del figlio Emmanuele Filiberto, principe di Savoia e conte d'Asti, erede della madre Beatrice, vi fece battere monete al sistema delle zecche del Piemonte : scudi d'oro, testoni, da quattro grossi, da due grossi, cavallotti, quarti di grossi e forti. Quando Asti divenne provincia piemontese, intorno al 1590, la sua zecca non lavorava più. Esposto ciò, e seguendo sempre l'illustre maestro Promis, esporrò ora le monete che mi sembrano meritevoli di essere conosciute. Di poche posso dare il peso, perchè per le più non ebbi agio di determinarlo. Giova notare che le monete d'Asti, eccettuati alcuni denari ed oboli della Repubblica ed alcune monetine di lega dei duchi d'Orléans, sono tutte rare, alcune rarissime. 54° CARLO KUNZ REPUBBLICA 1 140-1340. Le monete di questa serie, lavorate alla legge della lira imperiale, usata allora nella Lombardia, sono tutti uniformi, col nome ed il titolo di Corrado II, ed il nome della città, e variano soltanto pel modulo, il peso e la forma di alcune lettere. Di alcune leggere varianti, specialmente nelle inter- punzioni, da quelle recate dal Promis, non serve tener conto, e perciò le sorpasso. Rarissimo è il doppio grosso e più an- cora il grosso tornese. L'encomiato autore, accennando ad un fiorino d'oro, nominato in un consulto legale dell'anno 1379, riportato dal Moriondo ( z ), dove è detto di fiorini d'oro di Savona, Ceva, Asti, Genova, Firenze, Milano, Venezia, Avignone, Pro- venza, ecc., conchiude affermando che il fiorino d'Asti do- vette essere pretta contraffazione di quello di Firenze; e sta bene, perchè se in quel consulto sono nominati fiorini che non possono essere di stampo fiorentino (Milano e Venezia), quelli di Savona (di Ceva non si conoscono, di Genova do- vrebbero esservene, stando ad una tariffa pubblicata dal- l' ili. G. Fr. Gamurrini) O), quelli di Cortemiglia, di Chivasso, di Amedeo VI di Savoia, dunque battuti nel Piemonte e nella Liguria, sono al tipo di Firenze. Deve dunque ammettersi che anche quello d'Asti sia stato tale. Speriamo che col tempo si rinvenga. MARCHESI DI MONFERRATO GIOVANNI I PALEOLOGO i395" I 372- SECONDOTTO 1372-1377. Al primo possono spettare due monete di lega, bian- chetto e forte bianco, una delle quali in due varietà, col solo (1) Monumenta Aquensia. (2) Bullettino di Numismatica italiana, anno I, n. 2. MONETE INEDITE O RARE DI ZECCHE ITALIANE 54I titolo : Marchio Montisf errati. Di Secondotto, senza dubbio, perchè col suo nome, sono due varietà di un grosso poco dissimile da uno battuto dal marchese Teodoro II in Chi- vasso o Casale. A tali rarissimi pezzi non mi è dato potere aggiunger nulla. DUCHI D'ORLEANS CARLO 1408-1422 e 1447- 1465. 1. Grosso tornese. + KAROLVS o DX © AVRELIENSIS • Scudo triangolare col- Tarme di Francia, al lambello di tre pendenti, distintivo dei secondogeniti. + AST • NITET • MONDO • CVST • S • SEC • Leggenda in- terna : + ASTENSIS • Croce patente. È il grosso tornese, alcun poco variato nelle leggende, pubblicato dal Promis col disegno di Le Blanc, non abba- stanza fedele, onde credo utile di darne uno migliore. Si hanno consimili grossi, imitati più o meno fedelmente a quelli di Filippo di Valois, nelle zecche vicine alla Francia di Pietra Castello (Savoia-Vaud), di Torino (Ramo d'Acaia), di Savoia (Aimone), di Cortemiglia e di Cuneo, per tacere di Avignone e di Provenza (Re Angioini di Sicilia). 2. Forte ? + SANCTVS • SECONDVS • Busto nimbato del Santo, di faccia. -f ■ MONETA ASTENSIS • Croce patente. Uno simile fu pubblicato dal eh. E. Maggiore-Verzano (0, e da lui assegnato con probabilità al duca Carlo d'Orléans, per la somiglianza che presenta con uno attribuitogli dal Promis. Ma in quello la testa è di profilo ; le leggende in parte incerte per la cattiva conservazione dell'esemplare. (r) Rivista della Numismatica italiana, a. I, pag. 193. 542 CARLO KUNZ 3. Obolo o mezzo forte, decigrammi 4,65. + KAROLVS • DVX Croce fiorata. 4- AVRELIAN • 2 • MEDI Nel campo, fra due linee pa- rallele, ÀST, con lettere gotiche tonde. Monetina di rame quasi schietto, del Museo di Padova, si- mile all'obolo riportato dal Bellini C 1 ) e dal Promis (tav. II, 11), tranne che nella parola AST, che in quelli è con lettere go- tiche tedesche. Pel titolo di duca di Milano, che avevano probabilmente anche quelli, alquanto logori, dei nominati autori, spetta alla seconda epoca dell'Orleanese, dopo la morte di Filippo Maria Visconti ed il riacquisto di quello Stato. LODOVICO 1465- 1498. 4. Gran bianco. > -f LV : D — AVRE LIAN - MILA • Scudo coll'arme inquar- tata d'Orléans-Milano, entro una cornice di quattro archi alternati con quattro angoli, dalle estremità dei quali ultimi sorgono quattro fiori gigliati che interrompono la leggenda. f DVX : AC • ASTE NSIS • DOMINVS • Santo ritto paludato, con spada rivolta a terra nella mano destra e città nella sinistra. Quel Santo si direbbe a prima vista San Paolo, ma la città che tiene alla sinistra dimostra, parmi, essere San Se- condo, sebbene vestito in modo differente dal consueto. Tale moneta, che per l'analogia che presenta con altre riportate dal Promis, denomino Gran bianco, non è inedita, ma fu pubblicata dall'Argelati ( 2 ). Omessa dal Promis, che forse dubitava della esattezza del disegno dell'Argelati, fu però ricordata dal figlio di lui nelle Tavole sinottiche, come ricordò anche un altro pezzo (parpagliola?) pubblicato dal (1) Altera dissertatio, pag. 17, ri. 1. (2) Additiones ad nummos variarum Italiae Urbium, voi. Ili della sua raccolta, pag. 70, tav. IX, n. 3. MONETE INEDITE O RARE DI ZECCHE ITALIANE 543 Bellini (*) ma omesso dal padre. Ho voluto riprodurre il di- segno dell'Argelati acciò non resti dimenticato. 5. Mezzo bianco, da cinque denari. rf • # • LVDOVICVS : * : DVX • * • Scudo coll'arme inquar- tata d'Orléans-Milano. + AVRELIANENSIS • 2 ■ MED Croce gigliata entro un doppio quadrilobo ornato di punti. È simile al n. 2 della tav. IV del Promis, con qualche lieve differenza e ne completa la leggenda del secondo lato. 6. Bianchetto. Decigr. 8,80. + • DVX • AVRELIANENSIS. Nel campo grande L fra due rosette. +' • * • DVX • MEDIOLANI • 2c f • * • Croce ancorata. Fu pure pubblicato dall'encomiato autore, ma da un esemplare sciupato, colla leggenda del rovescio mancante. RE DI FRANCIA LODOVICO XII 1498-1515. 7. Parpagliuola. + LVDOVIC • D • G • REX • FRAN • SICIL • IHL * Scudo di quattro quarti, in ciascuno dei quali i tre gigli di Francia, cimato da piccola corona. -I- MLI ■ DVX • ASTENSIS • QVE • DOMINVS • Croce patente, accantonata da quattro gigli, entro una cornice di quattro archi. Costituisce, per le leggende, una varietà di quella data dal Promis, tav. V, n. 1, ed è descritta in alcuni cataloghi ( a ). (1) Altera dissertalo, voi. II, pag. 17, n. 3. (2) Die Reichelsche Mùnzsammlung, t. IX, pag. 40, n. 283. — Cata- logne des monnaies nationales de Frattce, collection Rousseau, n. 1029. — Catalogo Rossi, n. 226. 70 544 CARLO KUNZ 8. Tr elina. * LV • DEI • G • FRÀNCOR • REX • Nel campo i tre gigli di Francia. * NILI • DVX • ASTENSIS • Q • D • Croce gigliata. Per la croce di tale forma che vedesi in treline di Fran- cesco I, costituisce una interessante varietà delle treline fatte conoscere dal Promis. La seguente osservazione non sarà qui fuori di luogo. Il Promis denomina treline da tre denari le monetine di questo re che hanno nel campo tre gigli, e dice mezza tr elina una simile con due soli gigli. Parmi più esatto di attribuire a questa il valore di due terzi di trelina, espresso appunto dai due gigli. Lo stesso osservasi per Milano, che ha simili mo- nete con tre, con due, ed anche con un solo giglio, la quale ultima rappresenterà il terzo della trelina, ovvero il denaro. FRANCESCO I i5i5-*5 2 9- Alle poche rarissime monete di questo re non mi è dato di potere aggiungere nulla di nuovo. CARLO V i5 2 9-i53T- Fanno seguito alle monete dei re di Francia alcune poche, pure rarissime, dell' imperatore Carlo V, alle quali si possono aggiunge're le seguenti. 9. Cavallotto. KROLVS • QVINTVS • IMPERATOR. Arme della monarchia di Spagna, sormontata da corona aperta, fiancheggiata dalle lettere K K. + • SANTVS • SECVNDVS • ASTENSIS • Il Santo armato a cavallo, verso la destra, con vessillo nella mano destra. Questa bella varietà, particolarmente notevole per l'or- tografia del nome dell'imperatore e per le partizioni del- MONETE INEDITE O RARE DI ZECCHE ITALIANE 545 l'arme, del cavallotto recato dal Promis, è serbata nel Museo di Padova. io. Quattrino, di bassa lega; grammi 1,140. CHAROL' • DI • FA • CLE • Aquila bicipite coronata. ROMANOR' • IMP' • AC ■ AST • D • Croce doppia, quasi ancorata. È inedito, e simile ad un quattrino ch'è forse di Casale, con eguale leggenda nel primo lato : Carolus divina /avente clementia, e nel secondo semplicemente: ROMANOR' • IMPE- RATOR . Altri simili, imitati dai precedenti, con: CARVACOR • MONETA — CA • ARG- • MONETA • FLI, ovvero MONETA FLISCA • ÀR • M -, ed al rovescio: AVE • CRVX • SANTA • ET • B, uscirono dalla zecca di Crevacuore, probabilmente per opera di Filiberto Ferrerò Fieschi, che ne ha una col suo nome. Altro ancora fu pubblicato dall'ili, cav. Camillo Bram- billa C 1 ), col nome di Pietro Luca Fieschi. Finalmente un si- mile quattrino, colle leggende : + B • TICIO • C • DE • VICÀ • IM -, — IN • HOC • SIGNO • VINCITVR, spetta a Gian Barto- lomeo Tizzoni, conte di Dezana. Forse ve ne sono altri an- cora ? Ciò mi fa pensare come sarebbe pur utile di riunire in singole monografie le monete d'uno stesso tipo di diffe- renti zecche italiane, col riscontro dei prototipi per quelle che sono imitazioni di zecche straniere. Qualche simile la- voro fu già fatto per altri paesi. EMMANUELE FILIBERTO I542-I553- Di questo principe del Piemonte, prima che diventasse duca, posso segnalare le seguenti varietà : Un bel testone, del Museo di Trieste, simile a quello del Promis, tav. VII, n. 7. Il busto è in armatura ; la leg- genda, che corre tutto intorno, incomincia in alto ; nel se- fi) Altre annotazioni numismatiche, Pavia, 1870. 54 6 CARLO KUNZ condo lato manca la lettera À sotto l'arme; e sotto il listello, invece della stella, offre il millesimo 1543, fra due rosette. Un grosso, come quelli riportati dal Promis C 1 ). Lo scudo tenuto dal leone è di forma simmetrica ; sotto il listello vi è una stella ; la croce trifogliata del secondo lato è vuota. (1) Reali di Savoia, tav. XXII, n. 13 e Monete d'Asti, tav. XII, n. 6. POSTILLA. La Gazzetta numismatica di Como, diretta dal chiaris- simo signor dott. Solone Ambrosoli, nei n. 1 e 2 dell'anno III, 1883, riporta un brano di una pubblicazione del chiarissimo signor Fantuzzi (Lapide astese relativa al Duca Carlo d'Or- léans, Torino 1882), nel quale sono descritte tre varietà del grosso tornese del duca Carlo d'Orléans, e menziona una memoria dell'anno 1868 del chiarissimo sig. cav. E. Maggiora- Vergano sopra la zecca d'Asti. Nel mentre si stampava il precedente articolo ignoravo, come ignoro ancora, entrambe quelle pubblicazioni. Ciò mi valga di scusa per quelle ripetizioni, aventi l'aria di plagio, nelle quali fossi incorso involontariamente. C. K. FERRARA ('). Ferrara, ora silenziosa città di soli 30000 abitanti, che trae vita dal fertile territorio che la circonda, ebbe un'epoca di grande splendore e prosperità che la rese emula delle più grandi, quando fu governata dai principi di casa d'Este, i più moderati e generosi, se crediamo al Frizzi (2), che prima o poi vantar potesse alcuna città d'Italia. Di quello spendore ella fu debitrice agli ultimi marchesi estensi ed ai suoi duchi. In quei due secoli e mezzo tutto concorse a rendere Fer- rara una delle più amene, ricche e brillanti città della peni- sola. La gloria militare, le arti pacifiche e gli studi vi furono in pari modo coltivati. Per la protezione accordata dalla fami- glia d' Este si videro in essa istituiti i teatri, nascere la com- media italiana ed il dramma pastorale, esservi coltivata e condotta a perfezione la poesia epica. Grande fu il numero degli uomini illustri, nelle scienze, nelle arti e nella lettera- tura, che vi nacquero o la scelsero a dimora. Suntuosi pa- lazzi, chiese e chiostri vi furono innalzati; V Addizione erculea, operata dal duca Ercole I, ne allargò il perimetro; statue equestri di bronzo dei suoi principi (Nicolò III e Borso) ne abbellirono le piazze ; feste d'ogni maniera, quali usavansi in quei tempi, la riempivano di tripudio. Quelle feste, occa- sionate dai passaggi d' imperatori, principi, pontefici, amba- scierie, dovuti alla posizione di Ferrara, ed alle frequenti nascite e maritaggi di casa d'Este, tanto ricca di rampolli, la mantenevano in una continua felice disposizione di letizia e di benessere. Dell'alto grado toccato dalle arti in Ferrara al tempo degli Estensi dà testimonianza la sua scuola pittorica che annovera una lunga schiera di distinti artisti, fra i quali giova ricordare Tisi da Garofolo, il Dossi, il Carpi, Carlo Bonone, (1) Dall' Are heografo Triestino. (2) Memorie per la storia di Ferrara. Seconda edizione. Ferrara 1847-1848. 548 CARLO KUNZ lo Scarsellini, il Bastaruolo (Filippo Mazzuoli), il Bastianino, lo Scannavini, il Parolini, Alfonso Cittadella. Né meno egregi furono molti suoi architetti e scultori. Una prova della perfezione che vi raggiunse l'arte la danno anche le monete uscite dalla sua zecca in quel tempo, che sono fra le più belle ed interessanti che si conoscono. Di alcuni dei suoi più rimarchevoli coni farò cenno nel pro- gresso di questo articolo. Oltre alle sue belle monete vanta Ferrara una serie di medaglie eseguite per gli Estensi dai più valenti artefici del secolo XV. Quelle medaglie, e intendo le fuse, del tempo in cui la tecnica non permetteva ancora la coniazione di pezzi grandi, portano i nomi di Vittore Pisano, Amedeo Mi- lanese, Nicolò da Ferrara, Jacopo Licignolo, Petrecino da Fi- renze, Sperandio, Baldassare Estense, Corradini (di Modena?), Nicolò Fiorentino. I tipi di esse possono vedersi in Bellini, in Litta e soprattutto nella dottissima opera del Dr. Giulio Friedlànder 0). Non conosco l'opera di pari argomento del signor Alfredo Armand di Parigi. Ferrara più fortunata di molte altre città, che attendono ancora chi ne illustri i fasti monetali, ebbe in Vincenzo Bel- lini, raccoglitore instancabile, un dotto, diligente e perspicace illustratore della sua zecca ( 2 ). Dopo di lui non trovo pub- blicata che qualche singola moneta sfuggitagli, che ricor- derò a suo luogo. L'opera del Mayr (3) è estranea al mio presente assunto. Federico I, calato in Italia per la seconda volta nel 1 158, trovandosi in guerra con molte città italiane, tentò di vinco- lare alcune a sé con privilegi, come faceva con Ferrara, alla quale confermò i suoi diritti e buone consuetudini, con (1) Die italien. Medaillen des fiinfzehnìen Jahrhunderts. Berlin, 1882. (2) Dell'antica lira ferrarese. Ferrara, 1754. — Delle monete di Fer- rara. Ferrara, 1761. — De monetis Italiae medii aevi. Ferrara, I, II, III, iv, 1755-1779- (3) Gli ultimi periodi della zecca di Ferrara. Ferrara, 1823. La se- conda edizione, Venezia, 1868, restò incompleta. MONETE INEDITE O RARE DI ZECCHE ITALIANE 549 diploma del 23 di maggio del 1164. Dall'ampiezza dei pri- vilegi in quella occasione sanzionati, Muratori desunse che vi fosse compreso anche quello della moneta; né può dubi- tarsi di ciò, perchè le prime monete uscite dalla zecca di Ferrara sono appunto un denaro ferrarese ed un bagatiino col nome di queir imperatore. Inoltre, Enrico VI, succeduto a Federico I, confermò con diploma ai Ferraresi i suoi di- ritti ed il jus di battere moneta, a tenore dei privilegi di Federico, nel tempo stesso che concedette tale diritto a Bo- logna (*). Dopo quelle due monete di Federico I non ce ne sono altre per l' intervallo di 180 anni, fino ad Obizzo IH marchese (1344- 1352). Del jus confermato da Enrico VI non fu adunque fatto uso, e Ferrara si sarà servita in quegli anni delle mo- nete d'altre città, e principalmente di quelle di Bologna. Registro senza commento la opinione dell' ili. cav. Vin- cenzo Promis O) che le monete col nome di Federico I de- vono essersi continuate a battere sotto i primi da Este, non conoscendosene del loro nome anteriormente ad Obizzo III. Degli Estensi signori di Ferrara, anteriori ad Obizzo III, basterà qualche cenno in aggiunta al poco notato nell'arti- colo delle monete di Massa Lombarda. Casa d' Este, creduta discendente dai marchesi di To- scana, prese il nome dalla terra d'Este, dove aveva possi- denza e dominio con titolo marchionale. OBIZZO, figlio di Folco, fu quello che primo si fermò ad abitare in Ferrara, verso il 1187. Fu podestà di Padova, investito delle marche di Milano e di Genova, deputato vi- cario imperiale della Marca Trivigiana. 1. A ZZ OLINO. (Azzo VI, f 1212). Alzatosi sulle rovine dei suoi competitori i Torelli ed i Marcheselli, fu da Innocenzo III dichiarato marchese d'An- (1) Frizzi, t. Ili, pag. 32. (2) Tavole sinottiche delie monete battute in Italia, ecc. Torino, 1869, pag. 68. 55° CARLO KUNZ cona, coi suoi discendenti, e nel 1208 creato signore per- petuo di Ferrara, primo esempio, osserva Muratori, di città libera la quale, a fine di estinguere le discordie civili, si diede a governare ad un solo. 2. ALDROVANDINO (t 1215). Succeduto ad Azzolino nel governo della famiglia e degli stati, ebbe breve e non prospero dominio. 3. AZZO NOVELLO (t 1264). Fratello di Aldrovandino, governò Ferrara con Salin- guerra II Torello, il quale, dopo qualche predominio, fu vinto da Azzo, che governando Ferrara, la fece prosperare. 4. OBIZZO, di Rinaldo (t 1273). Nipote di Azzo Novello, fu eletto a suo successore dal popolo, poi proclamato signore di Modena e di Reggio. 5. AZZO, di Obizzo (Azzo VII, t 1308). Succede al padre e perde Modena e Reggio che gli si ribellano. 6. RINALDO (t 1335)- Coi fratelli Obizzo e Nicolò I, eletti dal popolo signori di Ferrara, dopo che furono vinti i Catalani che occupavano Ferrara pel re Roberto di Napoli. Investiti del vicariato di Ferrara da Giovanni XXII. Rinaldo fu principe bellicoso e non mancò di ferocia per conservare il dominio alla sua casa (Litta). MONETE INEDITE O RARE DI ZECCHE ITALIANE 55 1 7. OBI ZZO III (1344 f I35«); II Litta dice Obizzo IL Combattè costantemente per la causa della sua famiglia. Morto Rinaldo suo fratello, divenne capo della casa, riebbe Modena, nella quale fece solenne in- gresso (1336), poi Reggio ; cancellò le tracce della guerra civile. A lui spetta la prima moneta estense di Ferrara ch'è un bagattino, o piuttosto denaro ferrarino o doppio bagat- tino, pubblicato da Bellini e da Mayr CO, battuto, secondo Mario Equicola ( 2 ) nel 1347. Già prima, Azzo VII, figlio di Obizzo, aveva fatto battere un bolognino a Modena, ed uno a Reggio. 8. ALDROVANDINO (1352 f 1361). Figlio naturale di Obizzo III e di Lippa Ariosti, succes- sore del padre nel principato. Ebbe da Carlo IV la conferma del vicariato di Modena e investitura degli stati imperiali di Rovigo, Adria, ecc. In mezzo agli sconvolgimenti conservò in pace e tranquillità lo stato di Ferrara. Al Gradenigo, il quale riferendosi al Bellini, disse che sotto di lui non lavorò la zecca, il Zanetti rispose che di questo principe il Bellini pubblicò poscia nella seconda dis- sertazione, al n. 1, una moneta d'argento (3). Fu un equivoco del Zanetti, perchè quella moneta è un bolognino o soldo marchesino di Alberto V. Di questo Aldrovandino non si conosce ancora nessuna moneta. 9. NICOLÒ II (1361 f 1388). Nicolò II, detto il zoppo, fratello di Aldrovandino, ebbe da Carlo IV confermata la investitura degli stati che dipen- (1) // bagattino di Obizzo 111. Ferrara, 1836. (2) Annali, Ms. (?) (3) Nuova raccolta delle monete e zecche d'Italia, t. II, pag. 87. 71 552 CARLO KUNZ devano dall' impero. Fu sempre di parte guelfa ; ottenne da Nicolò V il gonfalonierato perpetuo della chiesa ; accrebbe il proprio dominio con compensi e compere ; edificò il castello che divenne poi residenza dei duchi, e fu abbellito da pitture di G. Bellino, Tiziano e Dosso Dossi ; innalzò la sua città a sede delle belle arti e delle scienze. Le sole monete conosciute dal marchese Nicolò II sono un bolognino o soldo marchesino, ed un quattrino. Grade- nigo, dopo avere descritto il quattrino come lo diede Bellini al n. 99, annovera un altro quasi simile, in cui il Santo ve- scovo sarebbe rappresentato soltanto fino alle ginocchia, ma forse un esemplare imperfetto lo indusse in errore. io. ALBERTO (1388 f 1393). Fu fratello di Aldrovandino e di Nicolò II. Minacciato da una congiura che lo pose a rischio della vita, ne fu salvo, ma dovette imbrattarsi nel sangue di ben cinque suoi pa- renti, con circostanze in parte atroci. Ebbe da Bonifacio IX la rosa d'oro ed il privilegio di fondare uno studio generale, coi privilegi di quelli di Bologna e Parigi. Abbellì di nobili edifizi Ferrara, la quale gli innalzò una statua sulla facciata del duomo. A lui spetta il rarissimo bolognino o soldo marchesino sopraccennato pubblicato dal Bellini nella seconda disser- tazione. È pur suo un grande sigillo coll'aquila estense, ripor- tato dal Manni (1). 11. NICOLO III (1393 f 1441). Successe di nove anni al padre Alberto, sotto un con- siglio di reggenza fino al 1402. Ebbe dominio agitato da tentativi di congiure seguiti da condanne capitali, e da guerre coi Visconti, coi Veneziani e con altri. Promosse le arti e le manifatture in Ferrara, dove nel 1412 eresse la celebre (1) Osservazioni storiche sopra i sigilli antichi e dei bassi tempi, t. VII. MONETE INEDITE O RARE DI ZECCHE ITALIANE 553 torre del duomo ; edificò suntuosi palazzi ; ripristinò la uni- versità fondata da suo padre, che per ragione di economia era stata chiusa otto anni ; ingrandì lo stato con vari acqui- sti ; scrisse lettere latine che furono pubblicate ; attrasse va- lenti letterati e trasmise ai figli Leonello e Borso l'amore alle scienze. Delle sue tre mogli la seconda fu Parisina, che fece decapitare per adulterio col figliastro Ugo, truce fatto poeteggiato da Byron e da Somma. Litta annovera ben di- ciassette suoi figli, quasi tutti naturali. Bellini, che pubblicò quattro sue monete, non conobbe un denaro ferr arino anonimo divulgato da Giuseppe Bo- schini (0 che glielo attribuisce ( 2 ), col tipo di una cupola di cisterna e Tarme della città e la leggenda spartita sui due lati : + NE • SICIANT — + FERRARIENSES. La forma gotica di alcune lettere, ma non il futile argomento del globetto, addotto dall'autore, fa ritenere verisimile l'attribuzione di quella singolare monetina a Nicolò III. 12. LEONELLO (1441 f 1450). Leonello, Borso, Ercole I, figli di Nicolò III, successero, nel dominio di Ferrara uno dopo l'altro e fecero godere ai Ferraresi un secolo d'oro. Leonello, dal padre dichiarato suo successore, non fu ignaro dell'arte militare, che apprese dal celebre Braccio di Montone. Ma più che uomo d'armi fu uomo di pace e di lettere, che apprese dal Guarino. Di- stinto per amabilità di carattere, giocondità di spirito e gen- tilezza di costume, protesse il commercio e l' industria, pro- mosse le arti e le scienze e particolarmente il rinato studio della antica letteratura. Fece rifiorire l'università di Ferrara, radunò codici, gemme, oggetti d'arte e d'antichità, coi quali iniziò le famose raccolte estensi. Mecenate di letterati e di uomini dotti, fu còlto egli stesso nelle scienze sacre e poeta. Alle sue monete illustrate da Bellini deve aggiungersi (i) Non Gaiani come molti scrivono. (2) Notizie di una moneta aneddoto della zecca di Ferrara. Fer- rara, 1441. 554 CARLO KUNZ un bel ducato d'oro pubblicato da Giuseppe Mayr (0. Oltre quel esemplare, passato nella raccolta civica di Ferrara, vi ha notizia di altro ch'era nella raccolta Viani. Altro, con qualche variante, del Museo di Lione, fu pubblicato come inedito da O. Vitalini ( 2 ). Mi sia concesso di riportare il di- segno di uno, ch'era nella raccolta Bruzzoni e che dovrebbe trovarsi nel Museo di Brescia. A rigore non può dirsi va- rietà nuova, perchè vedesi scorretto in alcune vecchie ta- riffe fiamminghe ed in Hoffmann (3), ma quanti hanno sot- t'occhio quelle opere? i. Ducato d'oro, grammi 3,519. + LEONELVS • MARCHIO • ESTEN. Antenna piantata in terra, dalla quale pende una vela spiegata, con le sue corde e carruccole; non nave con le vele ammainate, come fu detto da altri. SVREXIT • XPS • SPES • ME. G. Cristo ch'esce dal sepolcro, e sott'esso, armetta inquartata, con l'aquila primitiva degli Estensi ed i tre gigli concessi ad essi da Carlo VII re di Francia. Fra le monete del marchese Leonello è bello il grossetto d'argento, del quale ecco una varietà della ricca collezione dell'ili. sig. conte Nicolò Papadopoli di Venezia, che gene- rosamente mi concede di pubblicarlo. 2. Grossetto, grammi i,6o„. L • MARCHIO • S • M • E • FERARI • (le due M fatte come N, la C come D). Il marchese in armatura e S. Maurelio con pastorale, ritti. + XPS • REX • VENIT • IN • PACE (manca l' armetta di Ferrara che si vede in quello di Bellini). G. Cristo in mezza figura, benedicente, con lunga croce nella sinistra. La seguente graziosa monetina è inedita se non erro. (1) Alcune parole sopra una medaglia d'oro di Alfonso li, e di un ducato d'oro del marchese Leonello, signori di Ferrara. Ferrara, 1832. (2) Bullettino di Numismatica e sfragistica. Camerino, anno 1, pag. 100, tav. Ili, 6. (3) Mùnzschlussel, t. I, tav. io. MONETE INEDITE O RARE DI ZECCHE ITALIANE 555 3. Soldino d'argento, decigr. 4,65. LEON ■ EL • MARCH'. Elmo di profilo, col cimiero d' un cuscino, sul quale siede una lince cogli occhi bendati da una fascia svolazzante. + DE • FÉ RA RIA • Scudo triangolare, coli' arme in- quartata con l'aquila ed i gigli. La lince con gli occhi bendati che Gaetani (0 non osò di spiegare, osservasi anche in alcune medaglie di Leonello, e fu certamente impresa sua personale. La seguente è della raccolta dell' ill.° sig. Conte N. Pa padopoli. Fu descritta nel primo Catalogo Borghesi, n. 510(2). col nome di quattrino (?) 4 (?) argento, decig. 2,5. LEONEL — VS • MAR. Figura ritta muliebre, che sembra quella di una Santa. + • • • DE • FERRARIA. Armetta della città. Nel campo l'aquila estense. Nel catalogo della collezione Rossi (3) è descritto un suo quattrino con un'aquila ed al rovescio uno stemma, che sarà quello della città. La lunghezza della leggenda sul primo lato: + LEONEL • MARCHIO, non permette il dubbio che si tratti del piccolo o bagattino recato dal Bellini a pag. 120, n. 5, il quale è fama fosse stato da lui pagato dieci scudi, prezzo enorme per quel tempo. Ammesso ciò, il quattrino del Rossi, se genuino, sarebbe inedito. I. B O R S O. (1450 f 1471.) Alla morte del fratello Leonello succedette nel dominio conforme al volere del padre. Durante il suo principato lo stato godette la pace e la prosperità del popolo fu tutelata. L'imperatore Federico III, per la stima che di lui aveva (1) Museum Mazzuchellianum. (2) Roma, 1879. (3) Roma, 1880. 556 CARLO KUNZ eresse nel 1452 Modena e Reggio in Ducato imperiale, colla Garfagnana e Rovigo in Contea. Nel 1471 Paolo II lo inco- ronò duca di Ferrara in Roma. Borso è tra i principi d'Italia uno dei più celebrati. Fu d'indole pacifica, probo, giusto e provvido ed ebbe pari alle virtù la riputazione. Protesse i buoni studi; emanò savie leggi; incoraggiò le manifatture e l'agricoltura; infrenò il lusso; vietò i giuochi, e mercè una prudente economia si trovò sempre ricco a segno da poter esercitare grande magnificenza. Visse nel celibato per non intorbidare con propri figli la successione al fra- tello Ercole. Delle monete di Borso alcune portano il titolo di mar- chese, altre quello di duca. Bello e di grande rarità è il ducato d'oro col suo busto, pubblicato da Bellini. Non tanto per qualche lieve differenza che presenta da quello, quanto per porgere un miglior di- segno di tale moneta, la sola che mostri il ritratto di questo duca, mi sia concesso di riportarlo quale esiste nella rac- colta dello stesso fortunato possessore, conte N. Papadopoli, al quale tributo la mia più viva riconoscenza per tanti favori di cui mi è largo. 5. Ducato d'oro, grammi, 3,40. BORSIVS • DVX • Z C' • FERRARIE Z C'. Busto del duca rivolto a sinistra, con tocco ornato di un gioiello. SVREXIT XPS REX G-LORIE. G. Cristo, uscente dal sepolcro, benedicendo colla destra e tenendo il vessillo colla si- nistra. Sulla cassa del sepolcro una sola crocetta. Altro ducato con pari rovescio, ma col titolo di mar- chese coll'arme inquartata in luogo del busto, trovasi de- scritto e rappresentato nel primo Catalogo del Museo Bor- ghesi, n. 512. Bellini fece conoscere due suoi grossetti, il primo col titolo di marchese e S. Maurelio affrontato a Borso, il se- condo con quello di duca, e S. Giorgio a lato del duca. Posso aggiungere la seguente importante varietà del se- condo, posseduta dal Museo di Padova, e dall'ili, signor conte Nicolò Papadopoli. MONETE INEDITE O RARE DI ZECCHE ITALIANE 557 6. Grossetto, grammi 1,30. BORSIV • DVX — S • GEORGIV'. S. Giorgio in armatura sopra il drago ed il duca in veste talare, tenendo assieme uno stendardo. * S • M • EPS • FER-RÀRIENSIS. S. Maurelio ritto, benedi- cente, entro una cerchia di sei archetti. Si distingue da quello del Bellini principalmente per gli archetti che circondano il Santo ed accrescono vaghezza alla moneta. I grossetti di Leonello e di Borso furono banditi nel 1475, perchè trovati tosati e calanti. Con ciò si spiega la loro rarità. Un quattrino con un'aquila semplice, il titolo di duca, e lo scudo ed il nome di Ferrara al rovescio, è uno dei molti prodotti di famigerato falsario moderno. Fu già notato più volte come il quattrino anonimo col liocorno e l'aquila bicipite, accompagnata dalla leggenda: ■f- CLAR/zw COMITATI INSIG-w*, dev'essere stato battuto nella occasione in cui l'imperatore Federico III investì Borso della contea di Rovigo. Il liocorno era impresa di Borso C 1 ). II. ERCOLE I (1471 f 1505). Alla morte del fratello, Ercole I fu salutato duca di Fer- rara e di Modena, delle quali fu investito da Sisto IV, e dall' imperatore Massimiliano. Domata una congiura, ebbe a difendersi dai Veneziani che gli mossero aspra guerra e gli tolsero il Polesine e più luoghi del Ferrarese. Tre grandi passioni lo dominarono, i viaggi, le fabbriche e gli spetta- coli, più di quello che convenisse al buon andamento del governo. I Menecmi e Y Anfitrione di Plauto,* rappresentati in Ferrara, furono, dopo l'Orfeo di Poliziano, le prime rap- presentazioni teatrali in Italia. Ampliò la città coli' 'Addizione Erculea ed innalzò molti edifizì. La sua corte fu sede di let- (1) " Tolsero i Veneziani nel partire (1483) un liocorno di bronzo, insegna di Borso, che stava sopra una cisterna della Certosa ,,. — Frizzi, t. IV, pag. 144. 55^ CARLO KUNZ terati distinti, quali il Boiardo, il Collenuccio, il Leoniceno, il Prisciano, il Tibaldeo, Guarino il vecchio. Favorì anche l'agricoltura e bonificò terreni paludosi. A proposito di questo principe non sarà discaro ai let- tori delll' Archeografo se riporto il seguente carme, parteci- patomi dal eh. signor dott. Attilio Hortis, di Raffaele Zo- venzoni, poeta triestino, in onore di Ercole I, accolto a grande onore dai Veneziani nel 1472 (*). HERCULI DUCI FERRARIAE. Hercules, pacis venerande princeps, Hercules, belli decus universi, Hercules, quo nil melius nec hoc fé- Licius aevo, Cerne, te quanto Veneti triumpho, Qua ducenti pompa comitantur omnes, Quam frequens cunctis sedeat fenestris Virgo nurusque. Filius coram venit ad parentem, Illa te totis inhians lacertis Excipit. Quantum pietatis hic est, Oh ! bone Jesu ! Ecce sunt nodis data corda circum, Quos dies nullus veniens resolvet. Si fidem quaeris, monumenta fusi Sanguinis extant. Immemor nunquam meus imperator Hercules fiet Veneti senatus, Quem patrem verum vocat et patronum Praesidiumque. Adde quod monstri domitor Latini, Si quod in silva latet aut in agris, Hic erit, huic et caput est datura Bellua Lernae. Sed tuos quid nunc memorem labores Hercules? Dulci genio litandum est, Non vides, ut te veniente totus Ridet Olympus. (1) Di che vedi Muratori: Antichità Estensi, t. II, pag. 231. MONETE INEDITE O RARE DI ZECCHE ITALIANE 559 Qui graves nimbos posuit, serenum Induens cultum, placidasque ponti Dat vias parens Veneto leoni Ennosigaeus. Te putant nymphae pelago natantes Aureum (sic) Martem generumque Thetis Optat, oh! felix, quater illa tanto Digna marito. Gaudeant sceptro populi beato, Quos pater verus patriae gubernas, Gaudeat tanto merito superbus Principe mundus. Dux dies laetos videas triaevi Nestoris, fatum tua sit voluntas, Teque natorum faciat parentem Diva deumque. Ricca e variata è la serie delle monete di Ercole I, nelle quali si palesa l' influenza del rinascimento dell'arte. Fra i pezzi pubblicati da Bellini ve n'ha uno grande d'oro, ch'egli non vide ma che tolse da Muratori, il quale pel suo tipo e pel suo modulo ricorda la lira moceniga di Venezia inco- minciata a battersi in quel tempo (1474-76). Sospetto possa essere sbagliato il segno del metallo e trattarsi di una lira consimile, uscita dalla zecca di Ferrara, e rimasta forse allo stadio di progetto. Simile a quello riportato di Borso è un ducato d'oro assai raro, colla sua testa e G. Cr. ch'esce dal sepolcro, ma non so se merita fede un doppio ducato di tale impronto che comparisce in vecchie tariffe. Su altre sue monete d'oro e d'argento vediamo espressi argomenti della leggenda dell'antico eroe dal quale il duca ebbe il nome : Ercole che atterra il toro di Creta o che sbrana il leone nemeo. Alcuni bei testoni mostrano il leggiadro tipo, che incon- trasi anche in un testone di Messerano, di un uomo nudo a cavallo, non accompagnato da leggenda. Il seguente offre una particolarità da altri non avvertita : 7. Testone o quarto, grammi 10,00. HERCVLES • DVX • FERRARIAE. Testa del duca a sinistra. 7» 560 CARLO KUNZ Cavallo a destra, cavalcato da un uomo nudo che protende il braccio sinistro. Nei più noti testoni simili l'uomo non alza il braccio destro, ma il sinistro, come in questo, in quello di Messerano di Pier Luigi Fieschi, che Promis ( T ) giudicò lavoro dello stesso artefice. Inferiore al testone, che valeva soldi 15, Yìdra da 12 soldi è di lavoro sì squisito che l' ili. dott. Friedlander non esitò di attribuirlo al Raibolini detto il Francia. Sono pur belle monete il grossone col S. Giorgio, i dia- manti ed alcune altre minori. La monetina denominata ma- senetta ricorda l'attivazione delle mole per macinare il grano, attuate quando la rigidezza dell' inverno aveva fatto agghiac- ciare il Po, sicché i molini non potevano lavorare, fatto re- gistrato dalle cronache e confermato da quella interessante monetuccia. III. ALFONSO I ^5°5 t 1534)- Una breve notizia di questo duca, data in un precedente articolo, dove trattai delle monete di Francesco d'Este, suo figlio, marchese di Massa Lombarda, mi dispensa da ogni preambolo, per cui passo senz'altro alle sue monete, le quali, non meno belle di quelle di suo padre Ercole I, si presen- tano con maggiore diversità d' impronti. Il doppio ducato d'oro col Fariseo mostra nelle due va- rietà la testa imberbe ovvero sbarbata del duca, ma soltanto nel secondo modo e d'altro conio hassi moneta d'argento di nome ignoto. SIC • REPVGNÀT è il motto che leggesi sopra una idra simile a quella di Ercole I, l'esistenza della quale proprio mi ripugna di ammettere. Bellini che non la vide la tolse da Argelati, e questo da Palazzi o da Luchio, mentre un Plac- card du roi d'Anversa, del 1644, fu il primo che diede il disegno di quel pezzo, che merita poca fede. (1) Monete di Messerano e Crevacuere, tav. IV, n. 1. MONETE INEDITE O RARE DI ZECCHE ITALIANE 561 Fra le varietà del bel quarto col tipo di Sansone che tiene la testa troncata del leone, quella colla testa del duca rivolta a destra esposta dall'Argelati, sembra non esistere. Non so se sia da prestar fede ad un simile testone ignorato da Bel lini, con la leggenda: EX • ORE • FORTIS • DVLCEDO, che vedesi in vecchie tariffe. Una varietà simile a quella del Bellini a pag. 169, posseduta pure dal signor conte N. Pa- padopoli, ha la testa del duca barbata. Belle monete sono pur anche le mezze lire colla Madonna sull'asinelio, colla Maddalena che unge i piedi al Salvatore, e col pastore che toglie la pecora al leone, alludente a Leone X, la cui morte liberò Alfonso del suo più fiero ne- mico. Di tale moneta, come di tante altre, esistono varietà di conio che devo sorpassare. Della mezza lira colla Maddalena il Bellini porse due varietà, ma con disegni che non danno punto idea della squisitezza di quei coni. Gli è perciò che non so resistere alla" tentazione di addurre il disegno della seconda, nella quale è rimarchevole sopra tutto la testa atletica del duca. 8. Mezza lira, grammi 6,0. ÀLFONSVS DVX • FERRÀRIAE III. Testa del duca a sinistra. FIDES • TVA • SALVÀM • TE • FECI- Gesù assiso, di contro alla Maddalena inginocchiata che gli unge i piedi. IV. ERCOLE II (1534 t 1559)- Figlio di Alfonso I e di Lucrezia Borgia, succedette nel ducato dopo la morte del padre. Gli riuscì di amicarsi Paolo III, dal quale ottenne l' investitura di Ferrara per sé e suoi di- scendenti maschi legittimi. Fu principe probo e pacifico e la sua corte fu sempre brillantissima. Onorò le scienze e le arti, promosse gli studi, fu amico di Benvenuto Cellini, fece collezione di medaglie, introdusse in Ferrara l'arte degli arazzi all'uso di Fiandra. Un suo grande pezzo, pubblicato molte volte, colla rap- presentazione di Ercole che insegue un uomo armato e la data 1546, da Bellini ed altri creduto moneta, secondo Sca- 562 CARLO KUNZ labrini battuto in occasione della congiura tentata contro di lui da Manfrone, deve ritenersi piuttosto medaglia, per ra- gione del suo forte rilievo e perchè trovasi in oro, in ar- gento ed in bronzo. 9. Scudo d'oro, grammi 3.3. * HERCVLES • Il * • • * DVX • FERRA • IMI. Arme in- quartata con T aquila ed i gigli, partita da un palo colle chiavi ed il triregno, e nel centro scudetto col- liquila estense. L'arme è sormontata da corona comi- tale periata. IN • TE • QVI • SPERAT • NON • CONFVN. La Maddalena genuflessa, che abbraccia la croce del Calvario. Non so se comparisca in alcuna delle vecchie tariffe, ma in Bellini tale moneta ha l'arme senza la corona. Altro simile scudo d'oro colla data 1534 ed il titolo di duca di Chartres, che ottenne pel suo matrimonio con Renea, figlia di Luigi XII, spetta alla zecca di Modena. Fra le sue monete d'argento è mirabile particolarmente il testone col gruppo di sette santi, fra i quali distinguonsi dagli attributi, S. Caterina, S. Pietro, S. Paolo e la Ver- gine, battuto in memoria d'essere stato innalzato alla di- gnità ducale nel giorno d'Ognissanti, forse lavoro del valente Girolamo Lombardo, scultore ferrarese. Ercole II, che in una medaglia, imitando l' imp. Com- modo, si fece rappresentare in aspetto dell'eroe antico (*), in un testone di molta rarità volle seguire l'esempio del suo omonimo avolo, rappresentando la fatica di Ercole che in- catena il cerbero. Altro quarto o testone ed un mezzo quarto mostrano il tipo leggiadro della Pazienza, ripetuto anche in alcune sue medaglie, quale vedesi espressa da Cecchino Salvietti (Fran- cesco Rossi) nella Galleria Pitti. Siano ancora ricordati il bianco della Giustizia e la mo- neta di nome ignoto, di grande rarità, con una nave sul se- condo lato. (t) Litta, n. 27. MONETE INEDITE O RARE DI ZECCHE ITALIANE 563 V. A L FO N S O II (i559 t 1597)- Fu più volte in Francia e ritornò a Ferrara alla morte del padre. L'argomento più importante del suo principato fu l'estinzione del suo ramo, Paolo III avendo ristretta la successione ai soli discendenti legittimi. Essendo morto senza eredi legittimi maschi, non avendo potuto ottenere che gli succedesse il cugino Cesare, il papa Clemente VIII avvocò a sé il ducato, quale feudo papale, separandolo da Modena e Reggio, feudi imperiali rimasti dopo Alfonso a Cesare suo cugino. La sua memoria va unita alla prigionia del Tasso, innamoratosi di Leonora sua sorella. Merita lode per avere protetto i buoni studi ed ordinato che per la biblioteca estense si facesse acquisto di tutti i libri pubblicati dalla invenzione della stampa, ma fu biasimato pel soverchio lusso della sua corte, dei suoi tornei, delle sue caccie, che lo obbligavano ad accrescere le imposte con malcontento dei sudditi. Cesare tentò invano di entrare in possesso dello stato ; vinsero le armi spirituali e temporali di Clemente, e col cessare della signoria degli Estensi cadde la fortuna e lo splendore di Ferrara, scemò la popolazione, decaddero le arti e le industrie, l'università restò quasi de- serta e la città già tanto lieta e ridente prese quell'aspetto di silenzio e di solitudine che conserva ancora. Con Alfonso II incominciano, come in altre zecche le monete di grande modulo, ducatoni o mezzi ducatont, né mancano i testoni. Le belle rappresentazioni sono per la mas- sima parte di genere allegorico, mantenuto; il ritratto sul lato principale. Ricompariscono i diamanti simili a quelli di Ercole I, ed incominciano i numerosi grossi col S. Giorgio, ed i grossetti collo stesso Santo ritto. L'arte in tali monete palesa visibilmente la decadenza. Una curiosa moneta di nome ignoto, mostra la testa di Alfonso d'ambo i lati. Le monete d'oro sono un ongaro, un mezzo ducato d'oro colla sua testa e l'aquila senza epigrafe al rovescio, e lo scudo d' oro. 564 CARLO KUNZ Perchè differente nella figura del duca da quello del Bellini, riporto a completamento della tavola il seguente : io. Ongaro, grammi 3,410. '•' ÀLF • Il • FÉ • MV • - RE • ET • C • DVX. Il duca ritto, coronato, in armatura, colla destra al fianco ed il bastone di comando nella sinistra. '•" NOBILITAS • ESTENSIS '• Arme coronata. Uno simile, ma coiranno 1596 sotto la figura del duca, nell'opera del Museo imperiale ( J ) e sembra che Zanetti lo credesse della zecca di Modena ( 2 ). L'assegno a Ferrara pel nome di questa città che precede quello di Modena. Clemente Vili fu sollecito ad affermare il suo possesso di Ferrara colla coniazione di alcune monete, con le quali ha principio la seconda serie monetale di questa città; ma di esse non intendo occuparmi. (1) Monnaies en or du cabinet de S. M. (2) T. V, pag. 211, nota 150. Alle monete pubblicate dopo la dissertazione del com- mendatore D. Promis, menzionate nel precedente articolo delle monete d'Asti, devono aggiungersi altre due palesate dal figlio di lui il chiar. cav. V. Promis, nella Memoria : Monete di zecche italiane inedite o corrette, Torino, 1882, cioè un obolo di Carlo duca d'Orleans, ed un doppio grosso di Carlo V. L'uguaglianza di nome dei due illustri autori mi fece credere un istante, che quelle due monete fossero state pubblicate dal padre. DUE SIGILLI DEL MUSEO CIVICO DI ANTICHITÀ DI TRIESTE (') Fra gli ultimi acquisti del nostro Museo sono meritevoli di osservazione due sigilli ecclesiastici, originali, di bronzo, preziosi monumenti storici, dei quali porgo il disegno nella annessa tavola. Il primo è per noi assai pregevole, perchè arricchisce la raccolta patria di un cimelio senza dubbio unico, di un ve- scovo della nostra città. Pregevole è pure il secondo per la persona alla quale si riferisce. Come furono acquistati as- sieme, così uniti li pubblico nella speranza che sieno bene accolti dai lettori dell' Archeografo. RINALDO SCARLICHIO VESCOVO DI TRIESTE (lÓ2I — 1640) Il sigillo di questo vescovo è tondo, del diametro di 53 millimetri. Nel margine, dopo un giro di piccoli ovali, alter- nati con globetti, offre la leggenda: REINÀLDUS SCARLICHIVS EPVS ET COMES TERGESTINVS. Il campo è occupato da uno scudo quadrato, ntondato in punta, riccamente ornato di car- tocci e di due festoni di frutta, con una maschera muliebre al sommo ed altra piccola maschera di sotto. Lo scudo è (1) Dall' Archeografo Triestino. 566 CARLO KUNZ cimato del cappello vescovile con tre ordini di fiocchi, i. 2. 3. Entro lo scudo evvi una montagna di tre cime, movente dalla base dello scudo, sulla quale sta un leone saliente che tiene fra le zampe anteriori un ramo di pianta con tre grap- poli, coperti con altrettante foglie, e con tre altre piccole foglie. Resterebbero a determinare i colori di questi elementi i quali naturalmente non sono segnati nell'intaglio, perchè l'invenzione dei tratti o punti indicanti i colori delle arme è posteriore al tempo del nostro sigillo. Non sono segnati i colori nemmeno in un abbozzo di disegno dell'arme di questo vescovo in volume manoscritto intolato: Vescovi di Trieste, dell'Archivio Diplomatico del diligente raccoglitore di me- morie patrie Luigi de Jenner. La pianta che tiene il leone in quello schizzo è d'altra forma, perchè sbarbicata e por- tante alcuni fiorellini simili a giglietti, ma deve ritenersi esatta in questo sigillo. Sospetto che tale dettaglio dell'arme dello Scarlichio sia parlante, alluda cioè, per qualche somi- glianza del nome della pianta, al nome del prelato. Non ho potuto determinare la qualità della pianta ed il suo nome, anche ricorrendo a qualche valente botànico, ma non man- cano esempli nell'araldica che un dettaglio dell'arme si rife- risca al nome della persona o del casato. Così gli Sforza di Cotignola hanno un leone saliente che tiene un cotogno; i Stella, un leone che tiene una stella; i Marescalchi, un leone che tiene un ferro di cavallo, ecc. Bella è la composizione del sigillo e ottimo n' è il lavoro, quale si addice al tempo in cui fu fatto. Peccato che di esso, come della maggior parte dei sigilli, non si conosca l'artefice, il quale verosimilmente sarà stato della nostra città. Per notizie di questo vescovo tergestino non saprei fare di meglio che ripetere quanto ne scrisse il nostro illustre Dottor Pietro Kandler (*). " Rinaldo Scarlich, o come l'uso d'allora portava, Scar- * lichio, oriundo di Monfalcone, nacque in Graz di Stiria ove (1) Documenti raccolti e pubblicati in occasione di collocazione di busti enei sulla facciata del Duomo di Trieste, in onore di Enea Silvio Piccolomini, vescovo di Trieste, poi Papa Pio II; di Andrea Rapicelo, ve- scovo di Trieste, consigliere imperiale, e di Rinaldo Scarlichio, vescovo di Trieste Luogotenente dell'Austria interiore. — Trieste, 1862. DUE SIGILLI DEL MUSEO CIVICO DI ANTICHITÀ DI TRIESTE 567 suo padre era al servizio della Corte, nell'anno 158.... e fu tenuto al sacro fonte dall'arciduca Ferdinando, figlio di Carlo Arciduca, Sovrano dell'Austria inferiore; di quel Ferdinando che salito al trono imperiale fu notissimo sotto il nome di Ferdinando II. Entrò nell'Ordine dei Minori Francescani Conventuali, dal quale uscì, sembra, nel 1613, quando Ferdinando lo nominò Preposito di Pirano, in so- stituzione all'Antonio Zara favorito e compagno d'infanzia di Arciduca Ferdinando, nominato nel 1602 vescovo di Pedena, con dispensa di età (contando allora 26 anni), tolto troppo sollecitamente alle lettere ed alla pietà, nelle quali era insigne, nell'età di 45 anni ; autore dell'opera : de Ana- tomia Ingeniorum. — Corre fama che Rinaldo Scarlichio fosse stato uno degli institutori dell'Arciduca Ferdinando, poi Imperatore secondo di questo nome. * Era stato fatto Visitatore delle Nunciature di Graz (resideva allora Nunzio per l'Austria interiore, con amplis- sime giurisdizioni, tra le quali tutta la polizia ecclesiastica che era dei Patriarchi di Aquileja nelle terre arciducali), delegato da Papa Gregorio XV (Ludovisi) e dal suo suc- cessore Urbano VIII (Barberini), dal 1621 in poi. Impera- tore Mattia, e Ferdinando lo nominarono loro Consigliere intimo. " Il 5 giugno del 1621 fu nominato vescovo di Trieste da Arciduca Ferdinando e venne consacrato il dì 14 agosto 1622 nella Basilica Mariana di Trieste dal Principe vescovo di Lubiana Tomaso Chrón, coli' assistenza dei vescovi: Girolamo Rusca di Capodistria (*) dell'Ordine dei France- scani; Giovanni Battista Agatich di Segna, dell'Ordine degli Agostiniani; di Carlo Weinberger di Pedena, del- l' Ordine dei Francescani della stretta osservanza. Rinaldo Scarlichio era affezionati ssimo all' Ordine dei Francescani, (1) Il Museo di Trieste possiede anche un bel sigillo del vescovo Girolamo Rusca, il disegno del quale, comunicato all' ili. signor mar- chese Alberto Rusconi, fu da lui pubblicato nella encomiata sua opera genealogica : Memorie storiche del Casato Rusca o Rusconi. — Bologna, 1874, 1877. Mostra, intorno alla sua arme, l' iscrizione : F ■ HIERONY- MVS • RVSCA • EPVS ■ IVSTINOP. 73 568 CARLO KUNZ ed anche dopo uscitone ed alzato a vescovo, compiacevasi dirsi figlio di quell'alma religione. Splendide furono le fe- stività fatte in onore di sì distinto prelato. * Stette nove anni al governo della chiesa triestina, e contemporaneamente delegato della Nunziatura. Durante il suo reggimento il vicariato d'Opchina venne alzato a Parrocchia (1622); furono riconosciute nel Duomo le reli- quie di Santo Giusto Martire che la tradizione soltanto indicava collocate sotto l'altare; furono scoperte le reliquie di S. Apolinare (1624); ( x ) venne accolta la religione dei Fatebenefratelli in servizio dell'Ospitale (1625); fu fondato il Convento dei Frati Minori Francescani Conventuali in Grignano e fatta la cappella di S. Giuseppe in Duomo (1626); data ai Canonici del Duomo la zanfarda; cominciata la costruzione della chiesa di S. Maria Maggiore dell'Or- dine Lojoleo (1627); composte le differenze per la cappella di S. Pietro (1629). E senz'acro fu consultato sulle gra- vissime mosse dei Goriziani per l'instituzione in Gorizia di Vescovato, con soppressione del Patriarcato d'Aquileja, questioni animatissime durate per tre secoli, venute a solu- zione nel 1750 con scindere in due l'amplissima Arcidiocesi patriarcale, e la Diocesi ordinaria, formando due Arcive- scovati, l'uno in Udine, per le terre soggette al Principe veneto, l'altro in Gorizia per le terre soggette al Principe austriaco. Né l'uno né l'altro Arcivescovato durò lunga- mente, ridotto quello di Udine a Diocesi, suffraganea del Patriarca di Venezia, nei primi anni di questo secolo; poi in tempi vicini riavuta la dignità arcivescovile per mero onore. Gorizia, che aveva in suoi suffraganei i Ve- scovi di Como, di Trento, di Trieste, di Pedena, ed in sua giurisdizione buona parte della Carintia e di Cilli, nel 1788 cessò persino di essere Vescovato, trasferito in Gra- disca, poi ricuperò il Vescovato ristretto assai, indi la Me- tropolitia, assai minore della vecchia. (1) Il Mainati : Croniche ossia memorie storiche sacro profane di Trieste. Venezia 1817-1819, t. Ili, pag. 224, ed il Jenner nel suo MS. nar- rano diffusamente del rinvenimento delle reliquie di quei due Santi, vedasi anche Scussa: Storia cronologica di Trieste. Trieste, 1863, pag. 120. DUE SIGILLI DEL MUSEO CIVICO DI ANTICHITÀ DI TRIESTE 569 a Nel 1630 Vescovo Rinaldo Scarlichio fu trasferito al * Vescovato di Lubiana che porta titolo di Principato, e no- " minato Luogotenente del Principe nell'Austria Interiore, " con presidenza di quei Consigli aulici, ed ampli poteri. Nei * dieci anni di sua Reggenza ebbe gravissime fatiche ed * amarezze, intento come fu nel riformare i costumi, e nel * preservare la chiesa dalle irruenti novità, cominciate ai * tempi di Ferdinando I, alle quali erano propensi li nobili * e buona parte di borghesi. * Moriva nel dì 17 dicembre 1640 in Lubiana, e veniva " sepolto nel Duomo all'altare delle Anime, in tomba pre- * parata dal suo antecessore Tomaso Chròn. " Memorabile è di lui che non potesse pronunciare la r, " e si narra di orazione recitata da lui dinanzi all' Imperatore " nella quale la lettera r fu con grandissima arte evitata, " senza che scemasse il pregio di queir eloquentissima ora- " zione. * Il popolo di Trieste amò il vescovo Scarlichio di af- " fettuosissimo amore, ricambiato dal vescovo, di che sono * documenti la iscrizione posta in suo onore, il carteggio ■ cangiato e la amorevole lettera di congedo del Vescovo. „ Valvasor C 1 ) notando che il vescovo Scarlichio era debole di gambe, per modo che, arrivato a Lubiana, dovette essere portato alla chiesa in sedia, suggiunge che era uomo molto assennato e prudente ed aveva la testa migliore delle gambe. Egli scrive che lo Scarlichio nacque in Dalmazia da nobili genitori, e dello stesso avviso sono lo Scussa ( 2 ) ed il Jenner, il quale dice non sapersi quali fossero i suoi genitori. L'Ughelli poi, citando il Bucellino, lo dice ungherese. Sulla facciata del Duomo di Trieste fu posta la seguente iscrizione in di lui onore, decretata dal Consiglio Maggiore, quando fu promosso al Vescovato di Lubiana. Fu pubblicata più volte da Mainati e dal Kandler, e la trascrivo dalla pietra. L'arme che vi sovrasta ha lo scudo uguale a quello del nostro sigillo. (1) Die Ehre des Herzogthums Krain. II ediz., Rudolfswerth, 1877-79, t. II, pag. 672. (2) Storia cronografica di Trieste. Trieste, 1863, pag. 119. 57° CARLO KUNZ D • O • M • REINALDO • SCARLICHIO PONTIFICI • SUO SI « NON • MAXIMO • SALTE • OPTIMO PIETATE • MVNIFICENTIA • OMNIQ • VIRTVTE PRAECLARO GREGORIO • XV • ET • VRB° • VIII • P • P • MAXI • IN • GRAEC • NVNCIATVRA • VISITATORI • DELEGATO DIVIS • MATTHIAE AC FERDINANDO • II • FOELICITER • IMPERANTIS A • CONSILIIS EIDEMQ/. • IN • EXC • REGIM • GRAEC • PRESIDI • INTEGER ECCLAE • CLERI • AEDIV • ET • PROVENTVM • EPALIVM BENEFACTORI • CONSPICVO AD • EPATVM • ET • PRINCIP • LABAC • VOCAT S • P • Q • T • QVEM • PRAESENTEM • CVLTV • AC • VENERATIONE ABEVNTEM • LACRYMIS • ET • AMORE PROSEQVVTVS HAS • PERPETVAE • DEVOTIONIS • ERGO • TABVLAS • POSVIT MENSE • IVN • AN ■ Cl3 13 CXXX • GIOVANNI BATTISTA CASTAGNA ARCIVESCOVO DI ROSSANO (1553 — Ì583)- Questo secondo sigillo è pure di bronzo rotondo, del diametro di 39 centimetri. Dopo un giro esterno di perline forate reca l'iscrizione: IO : BAPTA • CASTANEVS • ARCHI- EPISC • ROSSANENSIS. Nel mezzo vi è uno scudo ovale DUE SIGILLI DEL MUSEO CIVICO DI ANTICHITÀ DI TRIESTE 57 1 contornato da cartocci e da viticci e cimato di una croce trifogliata. Entro lo scudo vedesi 1' arme, composta di tre bande abbassate sotto una fascia in divisa, sormontata da una castagna col suo involucro spinoso, con due foglie, al- lusiva al nome del prelato. Deve perciò ritenersi sbagliato il disegno dell'arme al nome di Urbano VII (che tale nome assunse il Castagna diventando Pontefice) nell'opera del Pla- tina ( J ) dove invece del frutto di castagno, vedasi una rosa di quattro foglie nel mezzo di una croce patente, accanto- nata da quattro raggi. La città di Rossano giace a due chilometri dalla sponda occidentale del golfo di Taranto, nella provincia della Ca- labria Citeriore, sopra un ameno còlle, e conta 8000 (?) abi- tanti. Di antichissima fondazione, fu patria di S. Nilo, del Pontefice Giovanni VII, dell' antipapa Giovanni XVII, del filosofo Paramato, del giureconsulto Amarellis, del poeta A. Greco, ecc. Vantava un tempo una accademia letteraria detta di Naviganti, poi altra, denominata degli Spensierati, ed è sede di un arcivescovato che dicesi derivato dal sop- presso vescovato di Turio. Finché il paese fu sottoposto ai Greci, i Rossanesi mantennero il rito greco, del quale ri- mane ancora qualche pratica. Per privilegio di Tancredi, re di Sicilia, il prelato di Rossano fu insignito, fino dal 1191, del titolo arcivescovile. La serie dei suoi pastori incomincia con Saturnino ( 2 ) intorno all'anno 680, e ne conta sessan- tanove, fino a Pietro Cilento (1844) ultimo annoverato dal Cappelletti. Giambattista Castagna, al quale spetta il nostro sigillo fu il quarantraquattresimo. Nacque in Roma nell'anno 1521, da Pietro Cosimo Castagna, genovese e da madre romana di casa Ricci. Dedicatosi alle discipline ecclesiastiche e stu- diando a Bologna, acquistò fondamento di dottrina nelle leggi civili e canoniche. Andato a Roma fu fatto Referendario di giustizia, nominato arcivescovo di Rossano (1553) e mandato governatore a Fano. Finito il tempo di governo andò a quello (1) Vite dei Pontefici. (2) G. Cappelletti: Le chiese d'Italia, voi. XXI. L'Ughelli non men- ziona Saturnino 572 CARLO KUNZ della sua chiesa, poscia fu mandato da Paolo IV governatore di Perugia e dell'Umbria. Intimata la continuazione del Con- cilio di Trento, dove tutti i vescovi furono chiamati, vi andò egli pure, e vi stette sino alla fine. Ritornato nella sua sede fu bentosto richiamato da Pio IV che lo mandò Nunzio in Spagna, dove dopo la morte di quel Pontefice fu confer- mato da Pio V, e stando colà condusse a termine la lega fra il Papa, il Re e la Repubblica di Venezia. Seguita la morte di Pio V, fu dal suo successore, Gregorio XIII, desti- nato a Governatore di Bologna, ma non essendovi egli in- clinato, rassegnò liberamente in mano del Pontefice l'arcive- scovato, rinunziando alla pensione. Fu poi mandato Nunzio a Venezia ed a Colonia, dove, non essendosi potuto con- chiudere la pace fra re Filippo II e gli Stati della Fiandra, ritornò alla corte di Rema, dove fu aggregato fra i Prelati della Congregazione del Santo Ufficio ed impiegato nelle cose dello Stato Ecclesiastico. Nell'anno 1583, 12 dicembre, Papa Gregorio XIII l'aveva creato cardinale, col titolo di San Marcello. Piacemi riportare qui un aneddoto narrato dal Platina. Essendo Sisto V a tavola ed arrivate le frutta, il Pontefice, tagliata una prima pera, poi una seconda, e trovatele en- trambe guaste, disse doversi rinunziare a quel frutto ed ap- pigliarsi alle castagne, alludendo a se stesso eh' era della famiglia Peretti, che nella sua arme teneva delle pere, ed al cardinale, che siccome di casa Castagna, ostendeva nella propria la castagna, preconizzando con ciò all'avvenimento del Cardinale al Pontificato. E così avvenne, perchè seguito il conclave alla morte di Pio V, il Cardinale cH San Marcello fu eletto Pontefice nel giorno 15 settembre 1590, e come tale volle chiamarsi Urbano, VII di tale nome. Il suo Pontificato fu breve, perchè, ammalatosi subito dopo, morì nel giorno 27 settembre dello stesso anno, nella età di 70 anni, dopo avere largheggiato coi poveri, rimessi i crediti che teneva per denari prestati, vietato che i suoi più intimi servitori vestissero di seta, e comandato che fossero proseguite le fabbriche incominciate da Sisto V. Il suo corpo deposto in San Pietro fu poi trasferito nella chiesa della Minerva. DUE SIGILLI DEL MUSEO CIVICO DI ANTICHITÀ DI TRIESTE 573 Non è priva d'interesse la seguente notizia riportata dal chiarissimo Don Angelo Marsich (*) che la trasse dal Theiner ( 2 ). * 1530, 1 febbraio — Bologna — Papa Clemente VII " delega l' arcivescovo Rossanensem, suo nunzio presso la " corte di Ferdinando re d'Ungheria e di Boemia, perchè " voglia interessarsi di indurlo a restituire alla Chiesa di ■ Parenzo la contea di Pisino che le era stata donata dai a re Ottone e Rodolfo, e della quale quei vescovi avevano " investiti i Conti d'Istria della casa di Gorizia, né cui diritti " seguivali la casa d'Austria „. L'arcivescovo di Rossano al quale tale notizia si riferisce fu Vincenzo Pimpinella (1525 f 1534). E difficile indovinare come sia avvenuto che il sigillo di un altro arcivescovo di Rossano siasi smarrito in queste nostre parti, così lontane al luogo dove fu usato. Carlo Kunz. (1) Effemeridi di città e luoghi marittimi dell'Istria. Capodistria, 1881, pag. 30. (2) Velerà monumenta slavorum, I, 609. VARIETÀ Ritrovamento di monete a Verona. — I giornali veronesi riferirono tempo fa del rinvenimento di un gruzzolo di monete nelle demolizioni delle case soprastanti al Teatro romano di quella città. Il cav. Sgulmero, direttore del Museo, comunica le seguenti notizie circa il valore storico di quelle monete: Gli zecchini recano le scritte dei seguenti dogi: Francesco Donato (1545-53), Francesco Venier 1554-56), Girolamo Priuli (1556-67), Luigi Mocenigol (1570-77), Nicolò da Ponte (1578-85), Francesco Cicogna (1585-96), Marin Grimani (1595-1606), Leo- nardo Donato (1606-12), Antonio Priuli (1618-23), Marcantonio Memo (1612-15), e portano da un lato Cristo e dall'altro San Marco che dà il potere al doge inginocchiato. Attorno si legge la scritta : SIT TIBI CRISTE DATVS QVIA TV REGIS ISTE DVCATVS. Furono pure trovate: due ungari d'oro, monete del Belgio, colla data 1595-96 e colle seguenti leggende: CONCORDIA PAR- V/E RES CRESCVNT - MONETA ORDINARIA PROVINCIARVM FEDERATIONIS BELG-ICAE AD LEGEM IMPERI ; cinque monete turche; circa 200 ducati d'argento coi dogi succitati e con questi ancora : Leonardo Donato, Pasquale Cicogna, Gio- vanni Corner, Francesco Contarmi, Giovanni Bembo. Si trovarono inoltre più di seicento monete d'argento anonime dell'occupazione spagnuola di Milano, e cinque grosse monete d'argento, dette giustine e mezze giustine. Queste monete furono coniate dopo la vittoria dei Vene- ziani alle Curzolari nel giorno di Santa Giustina. Ritrovamenti di monete a Terni. — Il muratore Marino Rossi, procedendo a dei lavori di restauro al Caffè Elvezia a Terni, trovò un vaso di terra cotta pieno di monete d'oro, coniate all'epoca di Papa Alessandro VI. 74 57^ VARIETÀ Queste monete, che in principio furono credute puglie di nessun valore, e che perciò furono lasciate in balìa di chi volle appropriarsele, sono state oggi riconosciute di un grande valore storico e consegnate al Municipio, il quale le invierà al locale Museo. Un Commissario di polizia è stato incari- cato di ricercare quelle altre che vennero prese al momento della scoperta. Per gli amatori di Monete Greche. — I successori di Adolfo Hess di Francoforte (Adolph Hess Nachfolger) dirigeranno nel primo trimestre del 1906 una seconda ven- dita di duplicati del Gabinetto Imperiale di Berlino, come ne diressero la prima nel 1902. Questa seconda parte com- prenderà le monete della Grecia propriamente detta e delle isole, circa 1600 pezzi fra i quali molte rarità di primo or- dine ed esemplari di bellezza eccezionale. Vendita Wehle. — Nei giorni 20, 21 e 22 dello scorso novembre, presso il signor Rodolfo Ratto di Genova, ebbe luogo la vendita della collezione di monete italiane del signor Johann Wehle di Vienna. Ci fu molta gara fra gli acquirenti e i prezzi furono brillantissimi. Per alcune monete poi si arrivò a dei prezzi non mai raggiunti nelle aste pubbliche. Ne citiamo alcune : N. 2. Savoia — Amedeo VII — grosso tornese (Promis 5). L. 285 94. Asti — Luigi XII — cavallotto (Promis n) „ 140 263. Torriglia — Violante Doria — luigino „ 285 351. Milano — Gal. M. Sforza — doppio ducato (Gnecchi 3) „ 325 362. „ — Bona di Savoia — testone „ 165 366. „ — Lodovico M. Sforza — doppio ducato . . „ 220 368. ,, — Lud. XII — testone (Gnecchi 11) ... . „ 150 514. Retegno — Ant. Gaet. Trivulzio — doppio zecchino . „ 600 582. Mantova — Eleonora Medici — giulio „ 225 667. Guastalla — Ferrante II Gonzaga — ungaro (inedito) „ 555 668. „ „ „ „ — scudo ,, „ 265 695. Venezia — Cristoforo Moro — bagattino (con ritratto) „ 205 702. „ — Alvise I Mocenigo — quarto di ducato . . „ 400 786. Cattaro — Assedio 1813 — pezzo da io franchi . . . „ 355 1009. Mirandola — Alessandro I Pico — testone (tipo di Lucerna) „ 300 1030. Correggio — Siro — (tipo di Brunswick) „ 325 VARIETÀ 577 Il nuovo tallero d'Etiopia. — V imperatore Menelik ha introdotto in Etiopia un nuovo tallero con le sue suddi- visioni. In luogo dell' immagine opulenta di Maria Teresa, l'artista francese — poiché le nuove monete furono coniate a Parigi — ha effigiato Menelik, col classico nome di Etiopia in caratteri amarici. La nuova moneta è stata annunciata col seguente bando, che il prof. Ignazio Guidi dell'Università di Roma ha tradotto: REGNO DI ETIOPIA Proclama. * Odi ! Odi ! Che Iddio tolga la concordia ai nemici dei monti e dei colli ! (del paese). Odi ! Odi ! Che Iddio tolga la concordia ai nemici del nostro Signore Menelik ! Odi ! Odi ! Che Iddio tolga la concordia ai nemici di Maria. " Ora ci conviene dire il soggetto (del proclama). " Acciocché il nostro paese di Etiopia venga in onore e il nostro commercio prosperi, io ho fatto coniare e ti ho fatto venire un nuovo tallero, impresso con la mia effige e il mio nome. Questo tallero è più puro dell'antico, ma per il peso gli è uguale. La leggenda scrittavi sopra è in amarico. Essendo mio intendimento d'abituare all'uso di questo nuovo tallero coniato col nome di Etiopia, cessando l'antico, tu ricevilo nel commercio insieme, ed equiparandolo al tallero anteriore; e tu, o orefice, non fondere questo nuovo tallero di questa specie, fin tanto che una grande quantità non ne sia entrata in paese. Inoltre per l'acquisto di piccoli oggetti io ho fatto conoscere e ti ho fatto venire un mezzo tallero, il quarto e l'ottavo. Nel traffico cambia (il sale, ecc.), calcolando il nuovo mezzo tallero, il quarto e l'ottavo come il vecchio mezzo tallero, il quarto e l'ottavo. ■ La persona che si rifiuta di riceverlo, presala a forza, porta a noi „. Una medaglia d'oro al prof. Savoldi. — La Società per la conservazione dei monumenti pavesi dell'arte cristiana aveva deliberato l'omaggio di una medaglia d'oro all'insigne architetto prof. Angelo Savoldi, per l'opera sua illuminata e benemerita nei ristauri ammirati dell'antica basilica di S. Pietro 578 VARIETÀ in Ciel d'oro a Pavia. La cerimonia della consegna ebbe luogo a Milano il giorno 4 ottobre scorso, nella sala della biblioteca del R. Istituto Tecnico Superiore, in piazza Cavour, coli' intervento di parecchi invitati. ha medaglia d'oro a Pierpont Morgan. — Per at- testare la riconoscenza dell' Italia a Pierpont Morgan, che restituì il piviale di Papa Nicolò IV, il Ministro della Pub- blica Istruzione gli offrì una gran medaglia d'oro colla se- guente iscrizione, dettata dall'onorevole Barnabei : OB MERITUM LIBERALITATIS qua - PIERPONTIUS MORGAN DOMO EBORACO NOVO — CIMELIUM INSIGNE AESCULANAE ECCLESIAE IN PICENO MISERE SUBREPTUM MAGNO SUMPTO REDEMIT ET IMPENSA REMISSA CIVITATI AESCULANAE ITALIAEQUE MUNIFICE REDDIDIT SUMMUS IN ITALICO REGNO STUDIORUM CURATOR VIRO EXIMIO BENEMERENTI Due milanesi premiati al Concorso per la meda- glia ai benemeriti dell'istruzione artistica ed indu- striale. — Alla gara presero parte 24 concorrenti, di cui alcuni inviarono più di un modello. L'on. Rava, accogliendo la proposta del Comitato, conferì il premio di lire mille al bozzetto distinto col motto : " Melograno „ eseguito dallo scultore Enrico Saroldi di Milano, e il premio di lire 500 al bozzetto contrassegnato col motto : " Spine e rose „ dello scultore Albino Dal Castagne, pure di Milano. La medaglia del Saroldi ha nel diritto l'Istruzione indu- striale e commerciale, seduta con un gran libro sulle ginoc- chia ; a destra 1* Industria, un uomo nudo, seduto sull' incu- dine, colla mano sinistra appoggiata su un ingranaggio, e colla destra sul libro dell'Istruzione ; a sinistra il Commercio, un uomo nudo in piedi, che tiene nella mano destra il ca- duceo e la sinistra appoggiata sul libro dell'Istruzione. Tanto l'Industria, quanto il Commercio sono in atto di attenzione allo studio. In giro corre la leggenda: MINISTERO DI AGRI- COLTURA INDVSTRIA E COMMERCIO ; nell'esergo 1905. VARIETÀ 579 La medaglia rappresenta poi nel rovescio la prosperità della patria, frutto dell' istruzione. Una donna, seduta sopra un gran covone di spighe, si abbandona colla testa tra i frutti di un melo molto produttivo, e si sorregge, tenendosi colla mano sinistra ad un ramo dell'albero stesso ; colla destra tiene una cornucopia carica di prodotti; nello sfondo si vedono delle pecore ; nell'estremità superiore del circolo vi è uno spazio libero per il nome del premiato e in alto a destra la leggenda, dettata dal prof. Sanvisenti : COLLA G-VIDA DELL' ISTRVZIONE CHE ABBREVIA ED AGEVOLA L' ESPERIENZA SI SVOLGERANNO L' INDVSTRIA E IL COM- MERCIO PER LA PROSPERITÀ' DELLA PATRIA. La medaglia dello scultore Dal Castagne rappresenta sul diritto una figura simboleggiante il genio della scienza, che porge la destra, guida un gruppo di lavoratori, incorag- giandoli nella via dell' industria e del commercio. Il rovescio simboleggia l'agricoltura. Davanti ad un vasto orizzonte di campagne, dove, in fondo, si vedono i camini dell' industria moderna, passa un gruppo di muse, portando i frutti della scienza agricola. Una medaglia ad una suora, — Nella sua prima visita all' Ospedale maggiore di Vercelli, mons. Valfrè ebbe le più affettuose accoglienze da parte del personale d'am- ministrazione come dei ricoverati. Fra le suore della carità che gli resero omaggio, si notava una vecchia suora che tocca già gli 86 anni, la famosa, pei Vercellesi, suora Amedea, che da 67 anni assiste i poveri ammalati in quell'ospedale. È degno di nota un episodio, che riflette questa veneranda suora e mons. Valfrè. Anni e anni sono era presidente dell' Ospe- dale maggiore il marchese Adolfo Del Carretto, il quale, vi- sitando un giorno l'Ospedale col nipote Teodoro, giovinetto allora sui 15 anni, lo presentò a suor Amedea come prossimo ad entrare nella carriera militare. La nostra suora bonaria- mente disse al giovinetto: " E perchè vuol farsi militare? Si faccia prete, e verrà un giorno arcivescovo di Vercelli. „ Fu indovina! Suor Amedea, nella sua età di 86 anni, ricorda quella visita e la risposta di quel dì. È facile immaginare la commozione di suor Amedea, quando ieri l'altro potè baciare l'anello del neo arcivescovo, il giovinetto Teodoro di un dì. 580 VARIETÀ Con gentile e grato pensiero l' onorevole Lucca ed il Consiglio d'amministrazione avevano fatto coniare una me- daglia da offrire a suor Amedea in benemerenza di tutti i caritatevoli e pietosi servizi resi agli ammalati nei 67 anni di permanenza nell'Ospedale maggiore, e vollero concedere a monsignor Arcivescovo il piacere e la consolazione di presentare pubblicamente questa medaglia alla suora. Sulla medaglia da una parte era scolpito il ritratto del cardinale Guala Bicchieri , fondatore dell' Ospedale, e dal- l'altra si leggevano queste parole: A SVOR AMEDEA REGI- ROLI NEL 67.» ANNIVERSARIO DI SVO PIETOSO MINISTERO NELL'OSPEDALE DI VERCELLI. - 1905. Una nuova medaglia commemorativa. — Si an- nuncia che sarà istituita una medaglia commemorativa per premiare coloro che si distinsero a favore dei danneggiati. Il primo insignito sarebbe il Re. Una medaglia di Chaplain, dono di I^onbet. — Air Esposizione Orticola Internazionale di Varese, fra le ricchissime coppe e le fini medaglie donate, si notò una splendida medaglia d'argento, opera pregevole del celebre cesellatore francese Chaplain, e offerta dal primo magistrato della nazione francese. Loubet ha voluto, con quest'atto gentile, rendere omag- gio alla cittadinanza varesina, che, in occasione del suo viaggio in Italia, gì' inviò una splendida riproduzione in bronzo del Garibaldino. Altre medaglie offerte in occasioni speciali furono: quella delle rappresentanze agricole dei cinque circondari della provincia di Novara, donata a S. M. il Re ; quella d'oro offerta dal Comitato triestino in omaggio a Carducci, che fu distribuita in Roma in tre esemplari d'argento al Sindaco, al Presidente del Senato e al Presidente della Camera; quella commemorativa in argento del traforo del Sempione, data dal Ministro Svizzero, conte Pioda, agli on. Biancheri, Rubini e Alfredo Baccelli; quella d'oro, fatta coniare pel Sindaco dimis- sionario di Bergamo, conte comm. Giuseppe Malliani, dagli im- piegati municipali, in segno di stima e di affetto riconoscente. ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA Seduta del Consiglio, 15 Dicembre 1905 (Estratto dai Verbali). La seduta è aperta alle ore 14 nella Sala del Castello: I. — Vengono ammessi come Soci corrispondenti : Signor Luigi Comparetti, conservatore del Gabinetto Nu- mismatico annesso alla Zecca degli Stati Uniti in Filadelfia, presentato dai Fratelli Gnecchi e il Sig. Col. Alberto Cunietti- Cunietti, presentato dal Prof. Ricci e dal Signor Grillo. II. — La composizione dell'ultimo fascicolo incontra alcune difficoltà per questione di salute di due dei membri del Consiglio di Redazione. Il fascicolo dovea comprendere almeno la prima parte del lavoro del Dott. Haeberlin sul- l'antica monetazione del bronzo italico, traduzione del Pro- fessor S. Ricci. Il materiale era già pronto non solo, ma anche composto in tipografia. La lunga convalescenza non ancora terminata del Prof. Ricci non gli permise e non gli permette di correggere le bozze e quindi il lavoro deve per forza essere procrastinato. D'altra parte una malattia abba- stanza seria, da cui fu colpito appunto in questi giorni il Prof. Ambrosoli, lo obbliga a sospendere ogni occupazione e quindi anche la solita Bibliografia di fine d'anno che come di consueto si era assunto e che anzi aveva già condotto a buon punto. Per colmare la lacuna che tali sospensioni por- tano al fascicolo, si decise di dar termine alla pubblicazione del Kunz, pel quale appunto si aspettava l'occasione oppor- 582 ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA tuna, essendosi ormai tale pubblicazione trascinata da tanti anni. L'ultimo fascicolo con questa sostituzione avrà il solito numero di pagine e, sia il lavoro del Dott. Haeberlin quanto la Bibliografia, prenderanno posto nel primo fascicolo del 1906. III. — Il Segretario presenta i seguenti doni perve- nuti alla Società : Gnecchi comm. Francesco. O Archeologo Portugues. — Annata 1905. Annales de la Société Archéologique de Bruxelles. — Annata 1905. Macdonald George. Catalogue of Greek Coins in the Hunterian collection. — Volume III, Glasgon, 1905. Osnago Enrico. N. 7 monete italiane in argento e 2 in rame. Alle ore 15 '/„ esaurito V Ordine del Giorno, la seduta è tolta. COLLABORATORI DELLA RIVISTA NELL'ANNO 1905 Memorie e Dissertazioni. Ambrosoli Solone Biscaro Gerolamo Dattari Giannino Gnecchi Ercole Gnecchi Francesco f Kunz Carlo Laffranchi Lodovico Marchisio A. F. Martinori Edoardo Maurice Jules Monti Pompeo Na VILLE LUCIEN Pansa Giovanni Papadopoli Nicolò Resetar Milan Rizzoli Luigi jun. Ruggero Giuseppe Stettiner Pietro Valerani Flavio Vitalini Ortensio Cronaca. Ambrosoli Solone Dattari Giannino Gnecchi Ercole Gnecchi Francesco Mattoi Edoardo Motta Emilio Ricci Serafino Spigardi Arturo 7S ELENCO DEI MEMBRI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA E DEGLI ASSOCIATI ALLA RIVISTA PER L'ANNO I905 SOCI EFFETTIVI (•). 1. *S. M. il Re Vittorio Emanuele III. 2. S. M. la Regina Elena. 3. *Ambrosoli Dott. Cav. Solone — Milano. 4. *Arcari Dott. Cav. Francesco — Cremona. 5. Cantoni Dott. Aldo. 6. Caruso Lanza Avv. Michele — Girgenti. 7. 'Castellani Prof. Giuseppe — Venezia. 8. Celati Avv. Luigi Agenore Livorno. 9. *Ciani Dott. Cav. Giorgio — Trento. io. Circolo Numismatico milanese — Milano. 11. Cornaggia Gian Luigi (dei Marchesi) — Milano. 12. Dattari Giovanni — Cairo (Egitto). 13. Dessi Cav. Vincenzo — Sassari. 14. *FaselIa Comm. Carlo — Milano. 15. "Fiorasi Colonnello Cav. Gaetano — Livorno. 16. "Gavazzi Cav. Giuseppe — Milano. 17. Gavazzi Dott. Carlo di Pio — Milano. 18. *Gnecchi Cav. uff. Ercole — Milano. 19. *Gnecchi Comm. Francesco — Milano.. 20. Grillo Guglielmo — Milano. 21. Hirsch Dott. Jacopo — Monaco di Baviera. (*) I nomi segnati con asterisco sono quelli dei Soci Fondatori. 586 ELENCO DEI MEMBRI DELLA SOCIETÀ, ECC. 22. Jesurum Aldo — Venezia. 23. *Johnson Corani. Federico — Milano. 24. Lazara (De) Conte Antonio — Padova. 25. 'Marazzani Visconti Terzi Conte Lodovico — Piacenza. 26. 'Mariotti Sen. Dott. Comm. Giovanni — Parma. 27. Mattoi Edoardo — Milano. 28. Menchetti Nob. Andrea — Ostra. 29. 'Milani Prof. Cav. Luigi Adriano — Firenze. 30. 'Motta Ing. Emilio — Milano. 31. Naville Luciano — Ginevra. 32. Nervegna Cav. Giuseppe — Brindisi. 33. Novati Prof. Cav. Francesco — Milano. 34. 'Papadopoli Conte Sen. Comm. Nicolò — Venezia. 35. Pisani Dossi Nob. Comm. Alberto — Milano. 36. Puschi Prof. Cav. Alberto — Trieste. 37. 'Ratti Dott. Luigi — Milano. 38. Ricci Prof. Serafino — Milano. 39. Rizzoli Luigi — Padova. 40. Rocca Conte Mario Leone — Venezia. 41. 'Ruggero Comm. Magg. Gen. Giuseppe — Roma. 42. *Salinas Comm. Prof. Antonino — Palermo. 43. San Rome Mario — Milano. 44. Savini Paolo — Milano. 45. Seletti Avv. Cav. Emilio — Milano. 46. *Sessa Rodolfo — Milano. 47. *Sormani Andreani Conte Lorenzo — Milano. 48. Strada Marco — Milano. 49. 'Tatti Ing. Paolo — Milano. 50. Traversa Francesco — Bra. 51. Trivulzio Principe Alberico Luigi — Milano. 52. 'Visconti Ermes March. Cav. Carlo — Milano. SOCI CORRISPONDENTI. 1. f Adriani Prof. Comm. G. B. — Cherasco. 2. Balli Emilio — Locamo. 3. Bartolo (Di) Prof. Francesco — Catania. 4. Belimbau Piero — Firenze. 5. Bordeaux Paolo — Neuilly. 6. Boris Ivanoff — Sofia. ELENCO DEI MEMBRI DELLA SOCIETÀ, ECC. 587 7. Bosco Ing. Emilio — Mombaruzzo. 8. Bruscolini Emilio — Castelnuovo Val di Cecina. 9. Cahn E. Adolfo — Francoforte sul Meno. io. Camozzi Dott. Guido — Cefalu. 11. Canessa Cesare — Napoli. 12. Castellani Cav. Ten. Colonnello Raffaele — Spoleto. 13. Cavalli Gustavo — Skofde (Svezia). 14. Cerrato Giacinto — Torino. 15. Clerici Ing. Carlo — Milano. 16. Conconi Cap. Giulio — Domodossola. 17. De' Ciccio Mario — Palermo. 18. Dell'Acqua Dott. Cav. Girolamo — Pavia. 19. Fantaguzzi Ing. Cav. Giuseppe — Asti.' 20. Foa Alessandro — Torino. 21. Forrer L. — Bromley. 22. Franco Augusto — Firenze. 23. Galeotti Dott. Arrigo — Livorno. 24. Garzia Avv. Raffaello — Maglie. 25. Gazzoletti Dott. Cav. Antonio — Nago. 26. Geigy Dott. Alfredo — Basilea. 27. Giorcelli Dott. Cav. Giuseppe — Casalmonf errato. 28. Hess Adolf Nachfolger — Francoforte s. M. 29. Koeniger Dott. Carlo — Gardone (Riviera). 30. Lambros Giovanni Paolo — Atene. 31. Lanzoni Giuseppe — Mantova. 32. Lenzi Furio — Orbetello. 33. Leone Dott. Conim. Camillo — Vercelli. 34. Mariani Prof. Cav. Mariano — Pavia. 35. Martinori Cav. Ing. Edoardo — Roma. 36. Monti Pompeo — Milano. 37. Morchio e Mayer — Venezia. 38. Nahmann M. — Cairo (Egitto). 39. Nuvolari Francesco — Castel d'Ario. 40. Oettinger Prof. S. — Nuova York. 41. Olcott Dott. Giorgio — Roma e Nuova York. 42. Pagnoni Ernesto — Vaprio d'Adda. 43. Paulucci Panciatichi Marchesa M. a — Firenze. 44. Pansa Avv. Giovanni — Sulmona. 45. Perini Cav. Quintilio — Rovereto. 46. Pinoli Avv. Galileo — Ivrea. 47. Pinto Avv. Gerardo — Venosa. 48. Podetti Francesco — Trento. 49. *Romussi Dott. Carlo — Milano. 588 ELENCO DEI MEMBRI DELLA SOCIETÀ, ECC. 50. Sai varo Vittorio — Ala. 51. Savo Doimo — Spalato. 52. Scaglione Francesco — Sciacca. 53. Schiavuzzi Dott. Bernardo — Pola. 54. Simonetti Alberto — S. Chirico Rapavo. 55. Società Svizzera di Numismatica — Ginevra. 56. Spigardi Arturo - Firenze. 57. Spink Samuele — Londra. 58.. Stettiner Comm. Pietro — Roma. 59. Stroehlin Paolo — Ginevra. 60. Valerani Dott. Cav. Flavio — Casale Monferrato. 61. Valton Prospero — Parigi. 62. Vianna de Moraes — Lisbona. 63. Vigano Gaetano — Desio. 64. Vitalini Cav. Ortensio — Roma. 65. Witte (De) Cav. Alfonso — Bruxelles. 66. Zane Cav. Riccardo — Milano. 67. Zitelli Pietro — Scio. BENEMERITI DELLA SOCIETÀ. S. M. il Re Vittorio Emanuele III. Ambrosoli Dott. Cav. Solone. Cuttica de Cassine Marchesa Maura. Cuzzi Ing. Arturo. Dattari Giovanni. Gnecchi Cav. uff. Ercole. Gnecchi Comm. Francesco. •f Gnecchi Comm. Ing. Giuseppe. Johnson Comm. Federico. f Luppi Prof. Cav. Costantino. Osnago Enrico. f Padoa Cav. Vittorio. Papadopoli Conte Sen. Comm. Nicolò. ASSOCIATI ALLA RIVISTA. American Journal of Archaeology — Nuova York. American Journal of Numismatics — Boston. ELENCO DEI MEMBRI DELLA SOCIETÀ, ECC. 589 Annales de la Société d'Archeologie — Bruxelles. Archeologo Portoghese — Lisbona. Archivio della Società Romana di Storia patria — Roma. Archivio Storico Italiano — Firenze. Archivio Storico Lombardo — Milano. Archivio Storico Napoletano — Napoli. Bagatti Valsecchi Nob. Cav. Fausto — Milano. Baglio Vassallo Cataldo — San Cataldo. Bahrfeldt Colonnello Max — Breslavia. Baldwin C. A. — Colorado. Bari — Museo Provinciale. Bassano — Museo Civico. Behrentz Ermanno — Bonn. Beltrami Architetto Sen. Comm. Luca — Milano. Benson Sherman Frank — Brooklyn (S. U.). Berarducci Emiliano — Roma. Beserianni Costantino — Napoli. Bignami Comm. Giulio — Roma. Bocca Fratelli — Torino (copie 2). Boghandel Tillges — Copenaghen. Bollettino di Archeologia e Storia — Spalato. Bologna — Biblioteca Municipale. Bret Edoardo — Nimes. Brockhaus F. A. — Lipsia (copie 2). Bullettino delVImp. Istituto Archeologico Germanico — Roma. Cagliari — Regio Museo di Antichità. Camozzi Vertova Conte Sen. Comm. G. B. — Bergamo. Capobianchi Cav. Prof. Vincenzo — Roma. Carpinoni Michele — Brescia. Ceppaglia Tenente Colonnello Cav. Federico — Padova. Cini Avv. Tito — Montevarchi. Clausen Carlo — Torino (copie 12). Como — Biblioteca Comunale. » — Museo Civico. Cuzzi Ing. Arturo — Trieste. Da Celleno P. Gius. Giacinto — Aleppo (Siria). Del Hierro Dott. José — Madrid. Detken e Rocholl — Napoli. Dotti Enrico — Milano. Dressel Dott. Enrico — Berlino. Dupriez Carlo — Bruxelles. Eddé J. — Alessandria d'Egitto. Engel Dott. Arturo — Parigi. 59° ELENCO DEI MEMBRI DELLA SOCIETÀ, ECC. Firenze — Biblioteca Marucelliana. Fioristella (Barone di) — Acireale. Formenti Giuseppe — Milano. Gandino Giovanni — Genova. f Garovaglio Cav. Dott. Alfonso — Milano. Genova — Biblioteca Civica. Grassi Barone Antonino — Acireale. Grevel H. e C. — Londra. Guiducci Dott. Antonio — Arezzo. Hiersemann Carlo — Lipsia (copie 2) Hoepli Dott. Comm. Ulrico — Milano (copie 2). Journal international d'Archeologie numismatique — Atene. Lussemburgo — Istituto Granducale. Magyar Numizmatikai Tàrsulat — Budapest. Mantova — Biblioteca Comunale. Marsiglia — Biblioteca Civica. Marucci Nicola — Castelpizzuto . Milano — R. Gabinetto Numismatico di Brera. » — Biblioteca Braidense. » — Biblioteca Ambrosiana. Modena — R. Galleria Estense. Molgatini Giacomo — Vanzone. Napoli — R. Museo di Antichità. Numisrnatic Chronicle — Londra. Numismatische Zeitschrift — Vienna. Nuovo Archivio Veneto — Venezia. Nutt Davide — Londra. Osnago Enrico — Milano. Pancera di Zoppola Conte Nicolò — Brescia. Parazzoli Antonio — Cairo. Parma — R. Museo di "Antichità. Pavia — Museo Civico di Storia patria. Pesaro — Biblioteca Oliveriana. Piacenza — Biblioteca Passerini-Landi. Pietroburgo — Gabinetto Num. dell'Eremitaggio Imperiale. Polybiblion — Parigi. Ratto Rodolfo — Genova. Revue francaise de Numismatique — Parigi. Riggauer Dott. Prof. Hans — Monaco di Baviera. Rivani Giuseppe — Ferrara. Rivista di Storia Antica — Padova. Rizzini Dott. Cav. Prospero — Brescia. Roma — R. Accademia dei Lincei. ELENCO DEI MEMBRI DELLA SOCIETÀ, ECC. 591 Roma — Direzione della R. Zecca. » — Biblioteca della Camera dei Deputati. » — Gabinetto Numismatico Vaticano. San Marco (Conte di) — Palermo. Scarpa Dott. Ettore — Treviso. Schultz Albert — Paris. Seltman E. J. — Berkhamsted. Smithsonian Institution — Washington. Società Neerlandese di Numismatica — Amsterdam. Société d'Archeologie — Bruxelles. Société R. de Numismatique — Bruxelles. Strolin Teopisto — Schio. Tinti Cesare — Bologna. Tolstoy Conte Giovanni — Pietroburgo. Torino — R. Biblioteca Nazionale. » — R. Museo di Antichità. Torrequadra Rogadeo Conte Giovanni — Bitonto. Trento — Biblioteca Comunale. Vaccari Emanuele — Ferrara. Varese — Museo Archeologico. Varisco Sac. Achille — Monza. Venezia — Ateneo Veneto. » — R. Biblioteca Marciana. » — Museo Civico. Verona — Biblioteca Comunale. Vicenza — Museo Civico. Vienna — Gabinetto Num. di Antichità della Casa Imperiale. Virzì Ignazio — Palermo. Volterra — Museo e Biblioteca Guarnacci. Zeitschrift fUr Numismatik — Berlino. Zurigo — Biblioteca Civica. 7<> INDICE METODICO DELL'ANNO 1905 NUMISMATICA ANTICA. (Memorie e Dissertazioni). Appunti di Numismatica Romana. F. Gnecchi: LXIV. I Medaglioni ex-Vaticani (i tav.) LXV. Gabinetto Vaticano, medaglioni romani inediti o va rianti (3 tav.) LXVI. Scavi di Roma nel 1904 (1 tav.) LXVII. L'ultima delle monete postume (fig.) . LXVIII. Le monete di stagno LXIX. Le monete argentate LXX. Le personificazioni allegoriche sulle monete impe riali (6 tav.) LXXI. I medaglioni unilaterali .... LXXII. Un nuovo (?) Medaglione d'Albino (1 tav.) LXXIII. Unico e nuovo (?) Medaglione di Pertinace (fig.) L'Atelier monétaire d'Arles pendant la période Constanti nienne (1 tav.). J. Maurice I ritratti degli imperatori romani sulle mon. (fig.). P. Stettiner Monnaies inédites de l'empire romain (Continuazione) (1 tav.) L. Naville Idem (Continuazione) (fig.) Costantino II Augusto (1 tav.). L. Laffranchi e P. Monti Due medaglioni cerchiati e a tipo unilaterale (fig.). G. Pansa La cifra XXI sopra i così detti antoniniani e sopra i follis della Tetrarchia. G. Dattari Pag. 1 1 » 149 160 „ 164 ,, 167 171 ». 349 » 421 » 465 n 476 43 • 175 » !79 „ 481 „ 389 i 415 n 443 594 INDICE METODICO DELL'ANNO I905 (Varietà). Monete celtiche Pag- 139 Le monete e la ceramica antica „ 141 Nuovi studi del dott. Haeberlin sull'antichissimo sistema mo- netario romano (La Redazione) „ 317 Corpus numorum romanorum maximi moduli (F. Gnecchi) . „ 319 Intorno al labaro di Costantino ........ 325 La monografia del eh. dott. Haeberlin „ 461 Notizie degli scavi „ 461 Per gli amatori di monete Greche „ 576 NUMISMÀTICA MEDIOEVÀLE E MODERNA. (Memorie e Dissertazioni). Provisino inedito di Bonifacio IX Papa (fig.). E. Martinori . Pag. 89 Monete inedite della Raccolta de Lazara di Padova (fig.). L. Rizzoli jun » 97 Un denaro della Contessa Richilda (?). Nicolò Papadopoli „ 11 1 Intorno ad un nuovo esemplare della moneta Cavallina di Candia (fig.). S. Ambrosoli 115 Spigolature numismatiche abruzzesi (fig.). G. Pansa . . „ 201 Le monete della Repubblica di Ragusa. M. Resetar . . „ 215 Studi sulla Numismatica di Casa Savoia. A. F. Marchisio : VII. Supplemento alla Memoria VI sulla prove di zecca per Re Vittorio Emanuele II " . „ 231 Cronaca delle falsificazioni E. Gnecchi „ 237 Un documento del secolo XII sulla zecca pavese. G. Biscaro „ 277 Un documento sulle monete ossidionali di Casale. F. Valerani „ 425 Un ongaro inedito di Jacopo III Mandelli, Conte di Mac- cagno (fig.) A. F. Marchisio . . . 433 Scudo d'oro inedito di Paolo III per Camerino (fig.). Ortensio Vitalini „ 439 Annotazioni numismatiche italiane. G. Ruggero : Vili. Intorno ad un motto usato in alcune monete di Vit- torio Amedeo I „ 451 IX. Le monete di Teramo (fig.) „ 485 X. Circa la monetazione di Aquilana del XVI secolo . „ 487 XI. Circa le monete Astesi con leggenda comunale . . „ 489 Un quattrino di Caterina Riario Sforza, Signora di Forlì (fig.) E. Gnecchi „ 493 Due Sigilli vescovili di Nona (1 tav.) C. Kunz „ 243 Monete inedite o rare di zecche italiane. C. Kunz: Monete dei Conti e duchi d'Urbino (1 tav.) . . . „ 250 Mirandola (1 tav.) „ 259 INDICE METODICO DELL'ANNO I905 595 Correggio (i tav.) Pag. 501 Massa Lombarda (1 tav.) n 515 Asti (1 tav.) . . . . . . . . . . „ 535 Ferrara (1 tav.) » 547 Due Sigilli del Museo Civico di antichità di Trieste (1 tav.). „ 565 (Varietà). Atlantino di monete papali moderne Ritrovamento di monete a Verona . Ritrovamento di monete a Terni Vendita Wehle Il nuovo tallero d' Etiopia . Pag. 326 n 575 » 575 » 576 » 577 MEDÀGLIE. (Varietà). Miscellanea medaglistica Pag. 142 Una rarissima medaglia milanese a Fanny Elssler. E. Mattoi „ 142 Una pubblicazione d'argomento in gran parte medaglistico . „ 144 Le medaglie di Garibaldi „ 144 R. Accademia dei Georgofili di Firenze. Gettone di presenza (1768). A. Spigardi „ 319 Per gli Incisori e Cesellatori : Concorso Grazioli per l'anno 1906 „ 322 Collezione Mattoi „ 323 La médaille en Belgique au XIX siècle „ 324 Rutilio Gaci „ 325 Concorso al posto di incisore presso la R. Zecca in Roma . „ 331 Una medaglia d'oro al prof. Savoldi „ 577 La medaglia d'oro a Pierpont Morgan „ 578 Due milanesi premiati al concorso per la medaglia ai bene- meriti dell' istruzione artistica e industriale „ 578 Una medaglia ad una suora „ 579 Una nuova medaglia commemorativa „ 580 Una medaglia di Chaplain, dono di Loubet „ 580 Altre medaglie offerte „ 580 NECROLOGIE. Alfonso Garavaglio. S. A Pag. 118 P. Giambattista Adriani. S. A „ 283 A. C. Teixeira de Aragào. S. A „ 283 596 INDICE METODICO DELL ANNO T905 Enrico Morin Pons. S. A Pag. 283 Francesco Trau. S. A. „ 283 Edoardo Foest. S. A „ 284 Eugenio Schott. S. A „ 284 G. Ed. Van Even. S. A » 284 Giacomo A. Van der Chijs. S. A , 284 Gio. G. Stephanik. S. A „ 284 E. D. J. Dutilh. G. Dattari „ 455 Ermanno Dannenberg , 456 Giovanni Camerana „ 456 Giuseppe Brettauer „ 456 BIBLIOGRAFIA. Montini Domenico. Una preziosa medaglia del Museo Comu naie di Trento (Vittorio Salvaro) Sherman Benson Frank. Ancient Grecie Coins Fabriczy {Cornelius von). Italian Medals Blanchet Adrien. Traité des monnaies gauloises. (S. Ambrosoli) Gaebler Hugo. Zur Munzkunde Makedoniens. (S. Ambrosoli) Dressel Heinrich. Das Tempelbild der Athena Polias auf den Milnzen von Priene. (S. Ambrosoli) .... Hill George Francis. Catalogue of the Greek Coins of Cyprus (S. Ambrosoli) Hirsch Jacob. Die nachgelassene Sammlung griechischer Munzen eines bekannten Archàologen. (S. Ambrosoli) Bahrfeldt M. Die ròmisch-sicilischen Munzen aus der Zeit der Republik. (S. Ambrosoli) Maurice Jules. Classification chronologique des émissions mo nétaires de l'atelier de Lyon pendant la période constan tinienne. (S. Ambrosoli) Pisani Dossi Alberto. Verdesiacum. (S. Ambrosoli) Cerralo Giacinto. Note di Numismatica Sabauda : Un mezzo testone di Carlo II per Nizza. (S. Ambrosoli) . Giorcelli Giuseppe. Una zecca piemontese medioevale scono- sciuta. (S. Ambrosoli) Papadopoli Nicolò. Sebastiano Venier e le sue monete. (S. A.) Dessi Vincenzo. Ricerche sull'origine dello stemma di Sassari e sugli stemmi dei Giudicati Sardi Caspar Erich. Roger II •(1101-1154) und die Grùndung der normannisch-sicilischen Monarchie. (S. Ambrosoli) . Capobianchi Vincenzo. Le origini del peso gallico (S. A.) Bordeaux Paul. Les ateliers monétaires de Toulose et de Pamiers pendant la Ligue. (S. Ambrosoli) D. Jonghe {VM B). Un denier noir frappé à Ypres par Gui de Dompierre, comte de Fiandre. (S. Ambrosoli) . Pag. 119 » 121 n 121 n 285 n 286 11 286 11 287 11 287 11 288 11 289 11 289 290 290 290 291 292 292 293 294 INDICE METODICO DELL ANNO I905 597 De Witte Alphonse. Deux monnaies liégeoises inédites de la collection de S. A. S. le due d'Arenberg. (S. Ambrosoli) Mazerolle F. Les médailleurs francais du XV siècle au milieu du XVII. (S. Ambrosoli) D' Albon Eugen Baron. Die Affaire Marschall. (S. Ambrosoli) Moyaux Auguste. Les chemins de fer autrefois et aujourd'hui et leurs médailles commémoratives. (S. Ambrosoli) Comandini Alfredo, L' Italia nei Cento Anni del Secolo XIX giorno per giorno illustrata. (S. Ambrosoli) Halke H. Einleitung in das Studium der Numismatik. (S. A Engel et Serrure. Traité de Numismatique du moyen àge Pubblicazioni diverse Pag. 294 » 294 „ 2 95 » 295 » 297 „ 298 » 457 » 299 (Periodici di Numismatica). Revue Numismatique Pag- J 22, 304 Gazette numismatique francaise „ 122, 459 Bulletin de numismatique „ 123, 306 The Numismatic Chronicle „ 124, 312 Journal International d'Archeologie numismatique . . „ 124 American Journal of Numismatics „ 125 Bollettino di Numismatica e di Arte della Medaglia . „ 302 Rassegna Numismatica „ 303 Bulletin international de Numismatique „ 305 Revue belge de numismatique „ 307 Tijdschrift van het Koninklijken NederlandschGenootschap voor Munt- en Penningkunde „ 308 Zeitschrift fur Numismatik „ 309 Mitteilungen der Bayerischen Numismatischen Gesellschaft „ 309 Numismatische Zeitschrift „ 310 Monatsblatt der numismatischen Gesellschaft in Wien . „ 310 Numizmatikai Kòzlòny » 3 12 Numismatic Circular „ 313 Battaglie di Archeologia. Solone Ambrosoli, bibliotecario „ 313 Articoli di Numismatica in Periodici diversi. E. M. . „ 314 MISCELLANEA. La Legge sull'Esportazione degli oggetti d'Arte e d'Antichità Commissione monetaria .... In memoria Il Congresso internazionale d'Archeologia Nuovo Periodico A beneficio della Società Numismatica Commissione monetaria .... Pag. 127 138 141 141 324 325 326 *g • 328 n 333 n 462 ii 462 » 583 598 INDICE METODICO DELL 'AN NO I905 Concorso per le nuove monete italiane La Legge sull'Esportazione degli oggetti d'Arte e d'Antichità Museo Archeologico in Bari Il cav. Ortensio Vitalini Collaboratori della Rivista nell'anno 1905 Elenco dei Membri della Società Numismatica italiana e degli Associati alla Rivista per l'anno 1905 , 585 Atti e Memorie della Società Numismatica Italiana. Seduta del Consiglio 24 marzo 1905 Pag. 146 15. giugno 1905 ,,335 Assemblea generale dei Soci 15 giugno 1905 , 337 Seduta del Consiglio 15 dicembre 1905 „ 581 Finito di stampare il 31 Dicembre 1905. i>»»»llll»»t H 4«»»«t««>»« m »»<»t| t |>|i Achille Martelli, Gerente responsabile. TAVOLE RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA Anno 1905 Tav. I. ■\y^\ 'A fi) K H'àv FRANCESCO GNFXCHI. — I Medaglioni ex- Vaticani. RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA Anno 1905 Tav. II •• 10 v A /Si £La>? ^S*™/ *<&; W « 22 28 JULES MAURICE - L'Atelier moiiétnlre d'Arie». RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA Anno 1905 Tav. III. 1 {gì} CM 1 Pf&'ìtfu firn • i/l/v ■ §®à m in< LUIGI RIZZOLI - Monete inedito della Raccolta de Lazara di Padova. RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA Anno 1905 Tav. IV. FRANCESCO GNECCHI - dìabinetto Vaticano. RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA Anno i 9 o5 Tav v FRANCESCO GNOCCHI - Gabinetto Vaticinio. RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA Anno i 905 / Tav. VI. FRANCESCO GNECCHI - Gabinetto Vaticano. RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA Anno 1905 Tav. VII. %(é m&v-. té ■ - X IX. \ìMm FORTVNAE REDVCI Gabinetto Imperiala di Vienna, SAECVLO FRVGIFERO Gabinetto di Parigi MINERVAE PACIFERAE Coli' 'Francesce Gwefr.fù- a. Milano I MEDAGLIONI D'ALBINO FRANCESCO GNECCHI - Appunti di Numismatica Romana N. LXXII. RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA Anno XVIII, 1905. Tav. XX. CARLO KUNZ. - Monete Inedite o rare di zecche Italiane. Correggio. RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA Anno XVIII, 1905. Tav. XXII CARLO KUNZ. — Monete Inedite o rare di zecche italiane. Correggio. RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA Anno XVIII, 1905. Tav. XXII CARLO KUNZ. — Monete Inedite o rare di zecche Italiane. Massa Lombarda. RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA Anno XVIII, 1905. Tav. XXIL CARLO KUNZ. - Monete inedite o rare di zecche Italiane. Asti. RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA Anno XVJII, 1905. Tav. XXIV CARLO KUNZ. Monete inedite o rare di zecche italiane. Ferrara. RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA Anno XVIII, 1905. Tav. XX> CARLO KUNZ. — Due sigilli del Museo Civico di Antichità di Trieste. 1' CJ Rivista italiana di numisma- 9 tica e scienze affini R6 ▼.18 PLEASE DO NOT REMOVE CARDS OR SLIPS FROM THIS POCKET UNIVERSITY OF TORONTO LIBRARY WEB inai HHi ■ !.«« O.WM