RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA E SCIENZE AFFINI RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA E SCIENZE AFFINI PUBBLICATA PER CURA DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA E DIRETTA DA FRANCESCO ed ERCOLE GNECCH1 ANNO XV - 1902 - VOL. XV MILANO Tip.-Editrice L. F. Cogliati Corso P. Romana, N. 17 I902. PROPRIETÀ LETTERARIA MJr SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA Presidente Onorario S. M. VITTORIO EMANUELE HI Re d* Italia Presidente Conte Comm. NICOLÒ PAPADOPOLI Senatore del Regno. Vice - Presidenti GNECCHI Comm. Francesco — GNECCHI Cav. Uff. Ercole. Consiglieri AMBROSOLI Dott. Cav. Solo.ne, Conservatore del R. Gabinetto Numisma- tico di Brera e Libero docente di Numism. presso la R. Accad. Scient.-Lett. in Milano {Bibliotecario della Società). GAVAZZI Cav. Giuseppe. MOTTA Ing. Emilio, Bibliotecario della Trivulziana. RICCI Dott. Serafino, Conservatore-aggiunto nel R. Gabinetto Numisma- tico di Brera in Milano {Vice-bibliotecario della Società). RUGGERO Comm. Col. Giuseppe. VISCONTI March. Carlo Ermes. Angelo Maria Cornelio, Segretario. CONSIGLIO DI REDAZIONE DELLA RIVISTA PEL 1902. Gnecchi Francesco e Gnecchi Ercole, Direttori — Ambrosoli Solone Gavazzi Giuseppe — Motta Emilio — Papadopoli C. Nicolò Ricci Serafino — Visconti M. Carlo Ermes. FASCICOLI I e IL APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA LVI. SCAVI DI ROMA (1886- 1891). Delle dieci monete provenienti dagli scavi di Roma in questi ultimi anni , che ho l'onore di pre- sentare, sette hanno Y interesse della novità, essendo inedite, tre hanno quella della rarità e sono i tre pezzi maggiori dell'US grave romano, il dupondio, il tripondio e il decapondio. I ritrovamenti di monete imperiali, sempre ab- bondanti nella campagna romana , non presentano interesse scientifico se non quando gli esemplari ri- trovati offrono qualche novità, cioè a dire grandi o piccole differenze coi tipi conosciuti. Perciò nei precedenti appunti, cui posi il titolo Scavi di Roma, non mi occupai che delle monete inedite, pubblicandole di mano in mano che perve- nivano alla mia Collezione. La cosa è differente pei pezzi, o almeno per alcuni pezzi, dell'US grave. Se i tipi sono così pochi e così costanti che il ritro- varne di nuovi è cosa assai rara, ve ne sono però fra i noti alcuni di tale rarità, che molti studiosi e molti raccoglitori — oserei dire i più — non li cono- scono se non per le' descrizioni degli autori o per gli 14 FRANCESCO GNECCHI infelicissimi disegni a mano che illustrano le opere finora pubblicate, incominciando dai P.P. Marchi e Tessieri e venendo fino al Gamurrini; ma non hanno mai potuto avere sottocchio un esemplare originale e neppure una riproduzione dal vero. Aggiungasi che la serie dell' Aes grave, per quanto studiata e discussa, è ben lungi dall'essere conosciuta a fondo. Non tutto è chiarito e non c'è punto a me- ravigliarsi che molte incertezze rimangano ancora sulla cronologia di una monetazione la cui origine va a perdersi quasi nella nebulosità dei tempi favo- losi e che attraversa parecchi secoli, diminuendo bensì gradatamente di peso e di dimensioni; ma, conservando sempre immutati i tipi primitivi, senza che mai nessun segno in essa possa fornire il mi- nimo indizio di una data. Lo studio ne è interessantissimo; ma serio e difficile. Parecchio tempo coltivai il pensiero di dedicarmivi specialmente, vagheggiando l'idea di una completa illustrazione di tutta la serie italica ripro- dotta dal vero ; ma non ogni progetto è dato di rea- lizzare. E un giorno, essendo venuto a mia cognizione che altri di me più autorevole e più addentrato nell'ar- gomento, stava accudendo a tale lavoro, vi rinunciai da parte mia, mettendo a disposizione del collega la mia collezione. Ciò non toglie però che io possa dare oggi un saggio in anticipazione, e scelsi appunto come argomento di una memoria , una rassegna degli scavi di Roma, che mi parve bene adattarsi all'occasione del Congresso internazionale di scienze storiche, che si tiene in Roma stessa. Ai tre pezzi dell'US grave romano, faranno seguito un asse italico nuovo e alcune altre monete inedite dell'epoca repubblicana e dell' imperiale, le quali, se poche di numero, sono però tutte interes- santi. SCAVI DI ROMA 15 DECAPONDIO. 1. ì& — Testa galeata di Minerva o di Roma a destra. Dietro X R) — Prora di nave a sinistra. Sopra X Peso, gr. 680. (Tav. I). Marchi e Tessieri, tav. I, n. 1. — Garrucci, tav. XXX. Questo magnifico pezzo fu rinvenuto nel Tevere nel maggio 1887, e venne portato in luce dai lavori che vi si fecero per la sistemazione del fiume. Fu nella medesima occasione che si rinvenne anche il pezzo quadrilatero col bove, di cui diedi la riproduzione nella Riv. It. di Num. dell'anno 1900 e insieme si rinvennero diversi altri pezzi di bronzo fra cui qualche frammento di statua, i quali tutti portano la medesima ossidazione cinerognola. Il Decapondio quantunque valutato modestamente 800 lire da Cohen e da Babelon, è certamente il pezzo più raro in tutta la serie dell'aes grave, comprendendovi, se si vuole anche i pezzi quadrilateri. E difatti l'esemplare del museo Kircheriano, al quale si riferiscono tutti coloro che trattano di questo pezzo, è l'unico che sia universalmente ricono- sciuto autentico. Pochi altri esemplari sono sparsi in alcuni musei d'Italia e dell'estero; ma nessuno, che io mi sappia, è da tutti ritenuto d'auten- ticità assoluta. Riuscirà quindi interessante la prima riproduzione dal vero di un pezzo, sul quale nessuno sollevò il minimo dubbio e che può quindi ritenersi il secondo esemplare indiscutibile. L'esemplare del Museo Kircheriano pesa grammi 1109, il mio non ne pesa che 680. È un po' consunto è vero, più che dall'uso, dalla cor- rosione dell'acqua e del terreno; ma non mi pare, che tutta la diffe- renza possa attribuirsi a tale corrosione e credo che anche in origine non abbia mai potuto aver raggiunto il peso poco meno che doppio dell'esemplare Kircheriano. Bisogna dunque ammettere che appartenga a un sistema diminuito, o quanto meno che sia semplicemente di epoca posteriere, quando i pesi, legalmente o abusivamente avevano già subita una diminuzione. Chi sta colle vecchie divisioni dei sistemi dell'asse, attribuiva il primo Decapondio al sistema trientale e attribuirebbe il mio a quello quadrantario; ma tutto ciò ora è tornato in discussione e io lascio volontieri la parola a chi verrà dopo di me, e ne parlerà di proposito e con molta competenza in quella pubblicazione cui ho accen- nato e che mi auguro non abbia ad essere lontana. TRIPONDIO. 2. £? — Testa di Minerva o di Roma a destra. Dietro IH R) — Prora a sinistra. In alto III Peso gr. 285. (Tav. II, n. 1). j6 FRANCESCO GNECCHI Questo pezzo venne trovato a Tivoli nel settembre 1886. È di bellissima conservazione ed è ricoperto di bella patina verde-azzurra. Lo si può dire di peso regolare, perchè, come è noto, questi pezzi non raggiungono mai il peso normale, che dovrebbe essere di gr. 327, ossia equivalere a un'asse antico. Quantunque il Tripondio vada collocato fra i pezzi rari, la sua rarità non è certo paragonabile a quella del Deca- pondio. Se ne conoscono io o 12 esemplari autentici. DVPONDIO. 3. ^ — Testa di Minerva o di Roma a destra. Dietro II 9 — Prora a sinistra. In alto II Peso gr. 185. (Tav. II, n. 2). Trovato a Roma nel 1887, di conservazione discreta. Quanto a rarità, il Dupondio sta al Tripondio, come questo al Decapondio. ASSE LIBRALE INEDITO. 4. i& — Vaso a due anse. R} — Prora di nave a sinistra. Peso gr. 190. (Tav. II, n. 3). Questo curioso asse, trovato nel 1897 ne * dintorni di Roma, — né mi fu possibile precisare la località — presenta due rappresentazioni affatto nuove. Il vaso, è rappresentato su diversi assi librali dell'Umbria, del Lazio e dell' Etruria; ma la forma qui è nuova, come è nuova la forma della prora di nave al rovescio. Nessuna indicazione di valore, come avviene del resto in altri assi italici. Il pezzo è di buonissima conservazione, coperto di bella patina verde con chiazze brune. BRONZO DI Q. OPPIO. Inedito dopo Babelon 2. 5. i& — Testa diademata di Venere a destra. 9 — Q OPPIVS PR Vittoria di fronte colle ali spiegate, una corona nella destra e una palma nella sinistra. (Tav. Ili, n. 1). NB. — Due sono i tipi conosciuti del bronzo di Q. Oppio; l'uno ha la testa di Venere a destra, l'altro a sinistra; ma nel rovescio ambedue presentano la medesima Vittoria, che cammina a sinistra, portando una SCAVI DI ROMA 17 patera o un cesto ripieno di frutta e una palma. Quello ora descritto e trovato nel 1899 a Roma, presenta invece la Vittoria di fronte, colle ali spiegate, talché la si può ritenere in atto di volare, e il cesto di frutta è sostituito da una corona. Una particolarità va notata pure nella leggenda, la quale, essendo distribuita nei due lati del campo a destra e a sinistra della Vittoria (mentre sui due bronzi descritti da Babelon è sempre da un solo lato), non corre però come tutte le leggende in un unico senso. Essa ha la sua prima parte (q. oppivs) nel senso che diremo centrifugo, cor- rendo da sinistra a destra; mentre la seconda (pr) è scritta nel senso contrario. Il tipo della fabbricazione è il medesimo degli altri bronzi conosciuti, come i quali il nostro venne probabilmente coniato in Sicilia o nella Spagna. AUREO DELL'INTERREGNO DI GALBA. Inedito dopo Coh. 282. 6. & — BONI EVENTVS Testa diademata del Buon Evento a destra. 9 — VIRTVS Roma in abito militare a sinistra con una piccola Vittoria e il parazonio. (Tav. Ili, n. 2). Quest'aureo, nuovo fra le monete autonome di Galba, è evidente- mente di fabbrica spagnuola. QUINARIO D'ORO DI PLOTINA. Inedito dopo Coh. 9. 7. & — PLOTINA AVG IMP TRAIANI Busto di Plotina dia- demata e colla pettinatura a coda a destra.. - R) — Anepigrafo. — Pallade a sinistra collo scudo e la lancia rovesciata sull'omero sinistro. (Tav. Ili, n. 3). Il Cohen, tanto nella prima come nella seconda edizione, non pub- blica alcun quinario d'oro di Plotina, solo accenna ai due sospetti di Mionnet. Nel 1888 {R. 1. di N., anno I, fase. II) io pubblicai il primo quinario, trovato fuori di Porta Salara a Roma nel 1884. Quello di cui oggi ho il piacere di dare la descrizione sarebbe dunque il secondo quinario d'oro conosciuto, il quale offre anche un rovescio affatto nuovo fra le monete di Plotina, colla particolarità d'essere l'unico anepigrafo fra le monete di questa imperatrice. Fu trovato a Roma nel 1901. l8 FRANCESCO GNECCHI MEDAGLIONE DI BRONZO DI MASSIMIANO ERCULEO. Inedito dopo Coh. 124. 8. & - IMP C M ÀVR MAXIMIANVS P F AVG- Busto lau- reato e corazzato a sinistra armato di lancia e scudo. ^ - MONETA AVGG Le tre Monete a sinistra col cor- nucopia e le bilancie. Ai piedi di ciascuna un mucchio di metallo. Peso gr. 34, diam. mill. 36. (Tav. Ili, n. 4). QUINARIO D'ARGENTO DI FLAVIO VITTORE. Inedito dopo Coh. 6. 9. & — D N FL VICTOR P F AVG- Busto diademato a destra col paludamento. $ - VOTIS V MVLTIS X in una corona d'alloro. (Tav. Ili, n. 5). È questa l'unica moneta di Vittore, nella quale siano ricordati i voti. BRONZO IGNOTO. io. fi? — Maschera di fronte (Giove Amnone?). 9 — Una conchiglia a gran rilievo nel campo. (Tav. III, n. 6). Ebbi questo bronzo alcuni anni sono a Roma come proveniente dagli scavi dei dintorni; ma non fui mai in grado di classificarlo, come non lo fu nessuno finora degli amici miei che ebbero occasione di ve- derlo. Lo presento come un indovinello di cui si propone la soluzione. F. Gnecchi. APPUNTI DI NUMISMATICA ALESSANDRINA (Vedi Fase. IV, 1901) XIII. Sulla classificazione delle monete fino ad oggi assegnate a SALONINO e a VALERI ANO juniore. Gli antichi numismatici nelle loro classificazioni separavano le monete col nome di Valeriano Cesare e alcune anche col titolo di Augusto, da quelle coi nomi di Cornelio e di Salonino. L' Eckhel introdusse una nuova teoria, ammet- tendo che le differenti leggende appartenessero tutte ad un solo personaggio, cioè a Salonino, e che le monete portanti il titolo d'Augusto, fino allora attri- buite a Valeriano juniore, fossero invece da attribuirsi a Valeriano padre. Il sommo numismatico, in gran parte, rifiutò di riconoscere i pochi passaggi che gli storici ci hanno tramandato, e maestralmente, con ragionamenti fon- dati su congetture, svolse il tema in prò della sua teoria, la quale però, a quanto sembra, non ebbe il risultato da lui desiderato, stantechè moderni numi- smatici attribuiscono ancora alcune monete a Vale- riano juniore. Il Cohen più d'ogni altro commentò 2Q G. DATTARI le ragioni dell'Eckhel e le contraddisse; ma, a quanto pare, più che la storia, ciò che lo convinse a insistere nell'affermare che l'Eckhel era in errore, fu l'appa- rente età dell'effigie che ci viene offerta dalle monete con la leggenda VALERIANVS P F AVG-, la quale, anziché rappresentare un vecchio sulla sessantina, dà piut- tosto l'idea di un giovane di età matura, ed è perciò che concluse assegnando sedici monete a Valeriano juniore Augusto. Per quanto riguarda in genere le monete attri- buite a Salonino egli dice : Mais quant à celle (question) des mèdailles qui appartiennent à Salonin fì/s de Gallien, je m'en tais, parce que je crains que la difficulté ne soit insoluble. A mio parere, il perno della questione sta ap- punto in ciò che il Cohen dichiara insoluble. Una volta che questo problema fosse risolto, quasi per conseguenza sarà possibile dare la vera classifica- zione alle monete con la leggenda VALERIANVS P F AVG-. Allorquando classificavo le monete di Salonino appartenenti alla mia collezione, l'idea del Cohen balenò pure a me, che cioè, quelle monete potevano appartenere a due differenti principi; ed ora, dopo un paziente studio, sono giunto alle conclusioni che sto per dare e farò del mio meglio per provarle. CONCLUSIONI. i.° Valeriano juniore non fu mai ne Cesare ne Augusto; ma ebbe la dignità d'Imperator. 2. Le monete assegnate a Salonino apparten- gono ai due figli di Gallieno rispettivamente. 3. Il figlio maggiore chiamavasi Cornelio, il minore Salonino ed anche Cornelio Salonino. 4. Per conseguenza, le monete con la leg- genda VALERIANVS- PF- AVO-, quelle con IMP SALON APPUNTI DI NUMISMATICA ALESSANDRINA 21 VALERIANVS AVG e tutte le altre con leggende greche con AVT e C€B, senza essere accompagnate da KAIC, appartengono a Salonino. 5. La cronologia dei due figli di Gallieno può riassumersi come segue Cornelio fatto Cesare nell'anno di Roma 253, prigioniero nel 257, morto nel 258 o 259. Salonino fatto Cesare nel 258 o 259, Augusto dopo il 260, morto nel 268. Per maggiore chiarezza di quanto andremo mano mano dimostrando, credo sia cosa utile avere sottoc- chio tutte le leggende tanto latine che greche, le quali si trovano sulle monete attualmente assegnate a Salonino; a tale scopo dò piti innanzi in appendice al presente appunto, due quadri nei quali ho diviso le leggende portanti il nome di Cornelio da quelle che portano il nome di Salonino, come pure da quelle che non portano ne l'uno ne l'altro, ma solo il co- gnome di Valeriano; per ultimo quelle che portano insieme i nomi di Cornelio Salonino e il cognome di Valeriano. In questi quadri ho espressamente omesso le leggende che portano il titolo di P F AVG- di IMP op- pure AVT o solamente C€B, le quali troveremo in seguito. VALERIANO junior e. Per ciò che riguarda la storia scritta da Trebellio Pollione, con molta ragione l'Eckhel concluse « Con- stant sed non constai » ; difatti, in certa maniera, quello è il risultato che si ritrae dalla lettura dei passaggi storici di quelFautore, il quale, dopo avere accennato come quel principe fu Cesare e quindi Augusto, concluse per dire « Sappiamo chi fu la di lui famiglia, ma non sappiamo per sicuro la di lui dignità ». Le diverse contraddizioni, che l'Eckhel trovò nelle descrizioni di Pollione, gli fornirono occasione 22 G. DATTARI di riaffermare la sua teoria, accusando quell'autore di non aver conosciuto la storia che scrisse. Io credo dover giudicare Pollione molto diver- samente da quello che lo giudicò il grande maestro, cioè a dire: se i passaggi storici che Pollione ci ha trasmessi sono in contraddizione uno con l'altro, lo sono pel motivo che quell'autore non fece altro che riferire brani di cronaca spigolati dai diversi autori, ma la conclusione che egli ne dedusse è una e molto chiara « ma non sappiamo quale fu la di lui dignità ». Mi permetto dire che l'Eckhel avrebbe potuto trarre partito dalle contraddizioni degli storici, indagando le quali con una mente chiara e potente come la sua, sarebbe forse arrivato a distrigarle e a dare un'altra classificazione alle monete con la leggenda VALERIANVS P F AVG. La confusione degli storici credo sia dovuta in gran parte alla somiglianza dei nomi che portarono tutti i membri della famiglia di Valeriano; oltre di ciò, vi è ancora una somiglianza negli appellativi della parentela, cioè a dire, Valeriano padre e Gallieno furono ambedue Augusti; Valeriano ebbe due figli, Gallieno pure, e per conseguenza in ambo i rami vi erano due fratelli; dunque, niente di più facile che anche la somiglianza di questi appellativi abbiano concorso ad accrescerne la confusione. Celestino racconta che Valeriano juniore fu fatto Cesare dal padre; Vittore, come vedremo meglio in seguito, ci fa sapere che Valeriano allorché salì al trono, si associò Gallieno e fece Cesare il figlio di questo: a me sembra sia logico supporre che, qualora Valeriano fosse stato fatto Cesare dal padre, lo sarebbe stato al momento che quest' ultimo ascese il trono. Avendo Valeriano preferito d'investire col titolo di Cesare il piccolo nipote anziché il proprio figlio, vi è molta ragione per supporre che vi fosse APPUNTI DI NUMISMATICA ALESSANDRINA 23 qualche impedimento a che il secondo figlio di Vale- riano non potesse essere elevato alla dignità di Ce- sare o di Augusto, e la ragione dell'impedimento dovette durare per lo meno tutto il tempo che il padre fu al potere. Seguita Celestino dicendo che lo stesso principe fu fatto Augusto dal fratello. La storia non lascia intravvedere che Gallieno nutrisse un particolare affetto per il fratello; anzi, stando alle parole di Pollione, « Forma conspicuus verecunda atque a fratris dissolutione seguente », la diversità di costumi tra i due fratelli doveva essere causa di discordia tra loro e perciò sembra difficile che Gallieno se lo associasse a preferenza del proprio figlio, il quale, come Cesare, ne aveva quasi il diritto. Però può benissimo darsi che Celestino abbia confuso il titolo di Augusto con quello à'Imperator; difatti, secondo Pollione, a Milano esisteva una tomba sulla quale vi era scritto VALERIANVS JMPERÀTOR; quella tomba, per quanto asserisce lo stesso storico, fu eretta per ordine di Claudio IL Se dunque il succes- sore di Gallieno con quella tomba e l'epitaffio scritto sopra di essa, volle perpetuare la memoria di un principe, è certo che lo doveva ricordare con i titoli o dignità che il principe portava al momento della sua morte. Per questa stessa ragione quella tomba non poteva appartenere a Valeriano padre, ne tampoco a uno dei figli di Gallieno, percui Pollione doveva aver ragione di sostenere che apparteneva a Valeriano juniore, ma allora Imperator e non Augusto. Allorché l'epitaffio fu scritto, tutta la famiglia di Valeriano era spenta; perciò quella corta leggenda e il cognome accompagnato dal solo titolo d'Imperator bastava per significare che si riferiva a quel Vale- riano, il quale quando morì, non portava che quel titolo e non potevasi confondere con gli altri prin- 24 G. DATTARI cipi che portarono lo stesso cognome, giacche tutti erano morti investiti di dignità più elevate di quella d'Imperator. Ritornando alla confusione degli storici, non bisogna perdere di vista che vi furono dei momenti in cui Valeriano juniore poteva aspirare alla dignità di Cesare ed altri momenti a quella d'Augusto; mi spiegherò. Vivente Valeriano padre, allorché il primo figlio di Gallieno morì, dato che anche il secondo figlio fosse morto, in via gerarchica Valeriano juniore era l'unico a cui spettasse la dignità di Cesare. Dopo la morte del padre, Gallieno era l'Augusto, il suo se- condo figlio il Cesare; se Gallieno fosse morto, pro- babilmente Valeriano juniore sarebbe stato associato al figlio di Gallieno il quale era ancora in tenera età; se al contrario fosse morto il Cesare, il fratello di Gallieno poteva surrogarlo oppure essere ancora associato all'Impero; in considerazione di quelle combinazioni egli può avere goduto di ambo i titoli de jure ma non de facto e per sicuro non officialmente. Se il fratello di Gallieno fosse stato Cesare, le monete che gli potrebbero appartenere sono quelle le cui leggende si trovano nella prima colonna nei due quadri che abbiamo allegati. Per le monete della serie romana bisogna che mi limiti a fare osservare che sulle undici monete pubblicate dal Cohen, N. j 20, 24 al 27, 37, 65 al 67, 91, 92, ve ne sono alcune i cui rovesci non si addicono ad un principe di età matura, e le effigie in maggior numero, rappresentano un fanciullo anziché un uomo. Per le monete della serie coloniale e greco- imperiale, noto che Argo Eraclea (Bvthinia) Mylasa Teos e Mastaura non emisero monete con i nomi di Cornelio o di Salonino; al contrario tutte le altre Provincie o colonie non ne batterono con il solo APPUNTI DI NUMISMATICA ALESSANDRINA 25 cognome di Valeriano; tra queste Alessandria che, come giustamente fece osservare l'Eckhel, non fece battere moneta all'effigie di quel principe né come Cesare ne come Augusto. Difatti, se Valeriano juniore era stato fatto Cesare dal padre, si dovrebbero tro- vare monete anche di quel principe come si trovano in assai grandi quantità per tutti gli altri della sua famiglia. È egli dunque possibile che delle provincie o colonie, tutte sotto lo stesso dominio, alcune battes- sero moneta per un principe e altre per un altro, quando tutte batterono monete per Valeriano padre, Gallieno e Salonino? Valeriano juniore Augusto! Le monete con la leggenda VALERIANVS P F AVG- gli potrebbero appar- tenere, dato che egli fosse stato Augusto; ma, da quanto si è veduto, quello che raccontò Celestino è contraddetto dall'iscrizione che si trovava sulla tomba in Milano, la quale, come ho già ripetuto, accenna che quel principe alla sua morte era Imperatore e non Augusto. FIGLI DI GALLIENO. Vittore, a mio parere, è lo storico il quale, per ciò che riguarda questo punto di storia, non ha contraddetto se stesso. Allorché egli parla della vita di Salonino, dice « Gallienum quidem in locum Cornelii fi In sui Saloninum alterum filium subrogavit ». L'Eckhel nelle questioni riguardanti Valeriano juniore e Salonino non cita quel passaggio, ma lo riferisce allorché parla delle monete di Quinto Giulio Gallieno, ed allora pretende che Vittore dicendo Cornelio, intese dire Salonino ; se così fosse, è il caso di domandare come si chiamava il figlio che surrogò il Cornelio di Vittore o il Salonino dell'Eckhel? 20 G. D ATT ARI Già Vittore, raccontando la vita di Valeriano padre (Epit. 33 di cui TEckhel non fa menzione), dice « Valerianum filium suum Gallienum Angustum fecit Gallienique filium Cornelium Valerianum Caesarem ». Vittore poteva sbagliarsi in un Capitolo, ma non in tutti e due! I due passaggi di quell'Autore si confermano a vicenda ed associati uno con l'altro, ci fanno sapere precisamente che Valeriano fece Augusto suo figlio Gallieno ed il figlio di questo, Cornelio Valeriano, lo fece Cesare; quindi Gallieno alla morte di Cornelio gli surrogò Salonino. Di più l'Eckhel ha trascorso inosservato un pas- saggio di Pollione, in cui questi racconta che a Roma esisteva una statua ove eravi scritto: " Gallieno minori Salonino „ Quei passaggi di storia dicono chiaramente che il primo figlio di Gallieno si chiamava Cornelio ed il secondo Salonino, e non possono essere inter- pretati altrimenti, tanto più che le monete sembrano confermare tal fatto. Le leggende sulle monete attribuite a Salonino ci offrono un esempio unico nella numismatica; mentre la scienza assegna tante monete a Salonino, quel nome molto raramente apparisce sulle monete ed è ancora più sorprendente il vedere che nemmeno le monete di consacrazione portano il nome del per- sonaggio al quale sono attribuite. Grazie al sistema delle date, le monete della serie alessandrina si prestano meglio di quelle di ogni altra, per giungere a conclusioni quasi direi tangibili. Due sono le leggende che si trovano sulle mo- nete di questa serie: APPUNTI DI NUMISMATICA ALESSANDRINA 27 I. a Legg. TT AIK KOP OVAAGPIANOC KAIC C€B (0 le cui monete portano le date degli anni 3 (LI"), 4" (LA), 5° (Le). 2. a Legg. no Al KOP CAOVAAGPIANOC K C€B (*) con le date degli anni 5 (L€), 6° (LS), 7 (LZ), 8° (LH) (3). Le due leggende dunque differiscono tra loro per raggiunta delle lettere CA, principio del nome CA[A0NIN0C] che si trovano scritte sulle monete della leggenda N. 2. Vediamo pure che dall'anno 3 al 5 le leggende non cambiarono e solo il nome di Cornelio era menzionato; dell'anno 5 abbiamo monete con la leggenda N. 1 e con quella del N. 2, e per gli anni 6°, 7 , 8° la leggenda è quella del N. 2, la quale, oltre il nome di Cornelio, porta ancora quello di Salonino. Le leggende sulle monete di Valeriano padre, Gallieno e Salonino durante i primi otto anni, come già l'abbiamo veduto nell'appunto precedente, non cambiarono mai. (1) Il Mionnet N. 3388 dà per leggenda TTO Al KOP C OVAAG- PIANOCGCGB; la data è dell'anno 2 (LB) quindi, descrivendo i N. 1 3389 e 3390, dice: autre; queste due ultime monete sono datate dagli anni 3 (LI"), 4 (LA). Le leggende dei primi anni senza eccezioni (se non che fossero errori dei monetari) in luogo di Al danno sempre AIK; la lettera C, non apparisce mai sola e quando le monete hanno le lettere CA appartengono agli ultimi anni; la finale €C€B è incomprensibile, giacché infallibilmente nei primi anni la finale delle leggende è KAIC CGB, mentre gli ultimi anni è KC€B. Non esito perciò ad asserire che la leggenda del N. 3388 deve essere ricostituita così: TTO Al KOP CA OVAAGPIANOC K CGB ed appartiene all'anno 8° (LH). Le le S' gende N. 3389, 3390, se veramente le date sono degli anni 3 e 4 , devono essere TTAIK KOP OVAAGPIANOC KAIC CGB. Le leggende date dal Feuardent per le quattro monete dell'anno 6° (LS) sono sbagliate, come pure è sbagliata la leggenda della unica moneta dell'anno 8° (LH) (Vedi Poole). (2) L'Eckhel, benché conoscesse monete di Salonino con le date degli anni 2 (?), 3 , 4 , 5 , 6°, 7 , non menziona che una leggenda. (3) Quella data era sconosciuta all'Eckhel. 28 G. DATTARI È dunque il caso di domandare perchè per le monete dell'anno 5' furono adottate due differenti leggende e perchè la primitiva fu abbandonata negli anni seguenti? Perchè quella preferenza per il Cesare personaggio secondario e non per gli Augusti? Le monete di Salonino dell'anno 5 con differenti leggende hanno di comune il rovescio il quale si ritrova pure sulle monete battute per il padre, la madre e Tavolo. Un altro particolare oltremodo interessante si riscontra sulle monete sempre dell'anno 5 ; oltre le leggende disuguali, anche i busti del Cesare sono disposti differentemente; cioè, sulle monete con la leggenda N. 1 il busto è rivolto a destra e la stessa posizione conserva pure sulle monete degli anni 3 e 4 . Sulle monete con la leggenda N. 2 il busto è veduto di dorso e così è pure sulle monete del- l'anno 6°, mentre in quelle degli anni 7 " e 8 i busti ritornano alla posizione primitiva. Orbene, quelle differenti posizioni dei busti sulle monete alessandrine a mio parere hanno un significato capitale per ciò che ho promesso di provare. A partire dall'epoca dei due Gordiani, allorché due Augusti oppure due Cesari si dividevano gli onori, i busti degli Augusti o dei Cesari venivano rispettivamente rappresentati in differente posizione ; così che, il busto di Gordiano padre è di profilo, mentre quello del figlio è veduto di dorso ; la stessa differenza si ritrova tra le monete di Balbino e Pupieno, tra quelle dei due Filippi (*), tra quelle dei Cesari Ostiliano e Erennio, tra quelle degli Augusti Treb. Gallo e Volusiano, Valeriano e Gallieno, Maci iano II e Quieto, Carino e Numeriano, ancora quando erano Cesari. La differente posizione dei busti osservata così (1) Eccetto Tniino 5 , ove padre e figlio sono rappresentati di dorso. APPUNTI DI NUMISMATICA ALESSANDRINA 29 scrupolosamente per tanti regni, non escluso quello di Valeriano e Gallieno, non è possibile attribuirla a pura combinazione; ma al contrario, la dobbiamo attribuire ad una regola o ad un sistema usato dalla zecca. È difficile dire con sicurezza quale fosse lo scopo di quel sistema, però non credo essere lontano dal vero nell'arrischiare l'ipotesi che si sia ricorso a quell'espediente affinchè gli operai incaricati del lavoro manuale di battere le monete (tra i quali, se non tutti, vi erano degli illetterati) potessero ricono- scere a prima vista, a quale principe apparteneva il conio che avevano per le mani. Comunque sia, quella differente posizione dei busti doveva avere il suo significato e quindi era una delle regole di zecca. Non vedrei dunque perchè tale regola dovrebbe fare eccezione per le monete dell'anno 5' di Salonino. Il Tiranno Postumo nel 258 di Roma, dopo avere rinchiuso Salonino dentro le mura di Colonia, si fece proclamare Augusto. L'anno 258 corrisponde all'anno 5 (Le) di Vale- riano (tra il 29 Agosto 257 al 28 Agosto 258), data che portano le monete in questione. Qualche storico vuole che Salonino sia stato messo a morte nello stesso anno (258); altri dicono che ciò avvenne Tanno dopo (259*. Il disaccordo degli storici circa l'epoca della morte di quel principe, supposto pure che sia avve- nuta nel 259, lascia intravedere che la notizia della di lui morte può essere giunta in Roma prematura- mente e da ciò derivarono le due date (258, 259). Se le monete alessandrine col nome di Cornelio Salonino appartenessero al primo figlio di Gallieno, mentre la storia, come si è detto, confusamente riporta la di lui morte tra il 258 e il 259, avendo in questa serie monete attribuite a quel principe portanti la data dell'anno 8° (LH), ne verrebbe per conseguenza 3° G. DATTARI che Salonino viveva ancora tra il 260 e 261 M, per cui altra confusione maggiore di quella che non era quando scrisse l'Eckhel. Nell'appunto precedente già feci notare ciò che probabilmente accadde circa remissione delle monete dell'anno 8° di Valeriano e della sua famiglia, cioè che le monete di Valeriano, Salonina e Salonino non furono battute ne emesse nello stesso tempo di quelle di Gallieno della stessa data, e pure provai come quel caso dimostrasse la meticolosa esattezza dei monetari alessandrini nel porre le date sulle monete. Non si può dunque ammettere che gli stessi mone- tari, i quali osservarono tanta precisione per le monete dell'avolo e per quelle del padre e della madre, deviassero da questa per le monete del figlio. Finalmente domanderò, se è mai possibile o per lo meno probabile, che Postumo, padrone assoluto di quella parte dell'impero, abbia fatto nel 258 prigio- niero il figlio e nipote dei suoi antagonisti e lo abbia tenuto in vita fino a circa l'anno 261. Ciò credo poco verosimile ed è più facile che in questo caso la storia, benché confusa, sia però più vicina al vero. In tutte le serie si trovano delle rare monete, che, al pari delle alessandrine, portano i nomi di Cornelio e di Salonino ad un tempo. Come spiegare quei due nomi riuniti sulla stessa moneta dacché un figlio si chiamava Cornelio, l'altro Salonino? La risposta più propria che possa dare è questa. Alla morte di un Augusto, il suo successore, fosse il figlio o altri, usava aggiungere al proprio nome quello del predecessore; è quindi probabile che, in memoria di Cornelio, quando Gallieno investì Salonino della (1) Questa osservazione già fu fatta dal Feuardent e sarebbe giusta se le monete dopo l'anno 5 appartenessero a Salonino. APPUNTI DI NUMISMATICA ALESSANDRINA 31 dignità di Cesare, gli imponesse ancora il nome del defunto figlio. Ai tempi che ora ci occupano, l'arte delle monete andava deperendo ogni giorno, e l' iconografia non viene più in nostro aiuto; però, credo che da un accu- rato e sopratutto imparziale esame delle effigie sulle monete di Salonino (?), tanto della serie romana quanto della alessandrina, vi sia abbastanza per poter concludere che le monete appartengano a due diffe- renti principi. Pel confronto delle dette effigie per la serie ro- mana mi servirò di quelle che si trovano sopra i medaglioni, i quali per sicuro vennero eseguiti da migliori artisti che non le monete in mistura e perciò meglio ci si può basare per la rassomiglianza delle effigie. Nel medaglione con quattro teste (Cohen N. i, pag. 340), l'effigie di Gallieno è simile a quella che si trova sul medaglione N. 1341 ed anche eguale alle effigie dei due medaglioni N. 1 e 2, pag. 493, sui quali il busto di Gallieno è accompagnato dal busto di Salonino (?). Ciò premesso, credo sia ben giusto di stabilire che questi due medaglioni coi busti di Gallieno e di Salonino furono battuti verso la stessa epoca in cui fu battuto il medaglione N. 1341 che porta la data dell'anno 253 (primo del regno di Gal- lieno), e per conseguenza il principe che accompagna Gallieno, è il suo primogenito. L'effigie del principe sui detti medaglioni è simile al grande bronzo di Salonino (?) N. 32 che porta come leggenda: & - PIETAS SAECVLI III — IOVI EXORIENTI. Esaminiamo ora le fisionomie dello stesso prin- cipe sui medaglioni N. 1 35 e 38 ed anche sull'aureo 32 G. DATTARI N. 82, tutti con la leggenda di LIC COR SAL VALERIANVS N CAES. Noi troveremo una spiccata differenza con l'effigie del principe rappresentato sul gran bronzo N. 32 e sui medaglioni ove figura in compagnia di Gallieno e in quello con Salonina e Valeriano. Più l'arte era in decadenza e più gli artisti si sforzavano di dare alle effigie una rassomiglianza del personaggio che dovevano rappresentare. Quello sforzo consisteva nell'accentuare qualche particolare proprio del vero che intendevano ripro- durre; per lo più era il naso che l'artista accentuava esagerando quella forma più o meno capricciosa che aveva quello del suo possessore; questo lo si riscontra ancora in tempi più remoti ed allorquando le effigie sulle monete erano per così dire convenzionali, ed è facile riconoscere Massimiano Ercole o Licinio dal naso ritroso, Constantino Magno dal naso aquilino, Massimino dal naso diritto, ecc. Questa particolarità del naso è bene marcata anche sulle monete dei principi che ora ci occupano; sopra i medaglioni di Salonino NJ 35, 88 e su l'aureo N. 82 il naso è ritroso, mentre sui medaglioni N. 1, pag. 492 e N. 2, pag. 493 e sul G. B., N. 32 il naso è regolare. Per ciò che riguarda l'effigie sulle monete della serie alessandrina, per maggiore chiarezza dò qui sotto le impronte di sette monete di Salonino (?) di sei differente date. Anno r A € (N. 1) € (N. 2) APPUNTI DI NUMISMATICA ALESSANDRINA 33 S H Da queste impronte è facile osservare che l'effigie del principe va gradualmente invecchiando dall'anno r all'anno € (N. i), la cui età in questo ultimo anno approssimativamente è quella di un giovane di circa 17 o 18 anni, mentre nello stesso anno € (N. 2) lo si trova ringiovanito tanto da con- fonderlo con un fanciullo; quindi ritorna gradata- mente a invecchiare, fino a che Tanno H lo rappresenta circa della stessa età che aveva nell'anno € (N. 1) e forse ancora della stessa età, che aveva nell'anno A. Ciò è contrario all'iconografia delle monete di questa serie. Benché in tutti i tempi l'arte alessan- drina fosse inferiore alla romana, è però fatto costante che i monetari alessandrini posero una speciale at- tenzione nel fare, per così dire, invecchiare l'effìgie sulle monete, di mano in mano che andava invec- chiando il personaggio rappresentato. Ciò è bene marcato in tutte le epoche, senza eccettuare le monete di Valeriano e Gallieno. Perchè allora i monetari avrebbero deviato talmente per le monete del Cesare? Salonino Augusto! La storia tace! Ed è forse per questo che noi dobbiamo stabilire che quel principe non ebbe mai quella dignità? Quale fu il compito che i romani intesero asse- gnare alle loro monete? Non saprei come meglio rispondere che riproducendo le parole del eh. prof. Mi- lani M nella sua definizione della monetazione romana (1) Milani, Riv. ltal. di Num., IV, 1891. 34 G. D ATT ARI « documento contemporaneo della storia di Roma e narrazione compendiosa, ma più chiara di quella delle antiche cronache o antiche epigrafi o vetusti poemi na- zionali; davvero, che, come in un codice di stato, ogni fatto è spiegato e ricordato sulle monete «. Chi può contraddire questa inattaccabile definizione? Se Salonino non fu mai Augusto, come è che abbiamo monete con la leggenda: IMP SALON VALERIANVS AVG e no AIK CÀAHN OVAAGPIANOC CGB? Non bisogna dimenticare la differenza che passa tra la storia e le monete; queste ultime erano con- trollate dall'Imperatore, dal Senato e anche dal po- polo, il quale ne faceva uso giornaliero, per cui i fatti che con quelle monete intesero trasmetterci, erano officialmente controllati. Al contrario le cro- nache erano scritte extra officialmente e dopo scritte quasi dimenticate ed i cronisti potevano narrare i fatti quasi senza tema di essere contraddetti e talvolta scrissero sotto l'influenza delle idee che erano da loro individualmente professate. Il Cohen, descrivendo le due monete N. 22 e 94 con la leggenda IMP SALON VALERIANVS AVG, le accom- pagna prima dalla parentesi (Les traits sont ceux de Valerien jeuné) quindi dalla nota, « Cette médaille aitisi que le N. 94 ont du ètre frappeés en Orient, où les graveurs des coins commettaient beaucoup des fautes dans les légendes. Ce titre d'Auguste n'a jamais pu appartenir à Salonin qui morut très jeune sans avoir été associé à l y Empire ». Cosa intendeva dire il Cohen con la nota e la parentesi? Il senso mi sembra che sia il seguente. Le due monete, per ciò che riguarda la fisionomia ed i titoli di IMP e AVG, apparterrebbero a Valeriano APPUNTI DI NUMISMATICA ALESSANDRINA 35 juniore; ma la leggenda, portando il nome diSalonino, non si può fare a meno che attribuirla a quel principe. Non vi è dubbio che il Cohen lascia intravvedere il suo stato d'animo nel dare una giusta classifica- zione a quelle due monete e non potrebbe essere altrimenti, stante che il Salonino del Cohen era il primo figlio di Gallieno e che Valeriano juniore, secondo lui, era stato Augusto ; ma tolta di mezzo la possibilità che questo principe abbia mai avuta quella dignità; stabilito che il primo figlio di Gallieno si chiamò Cornelio e che morì verso il 258 o 259, e, assodato che quel figlio fu surrogato dal fratello minore, il quale chiamavasi Salonino, quelle monete appartengono a Salonino e per le ragioni addotte più sopra circa Valeriano juniore, ne viene di conseguenza che possono pure appartenere a Saio- nino tutte le monete con l'effigie di un giovane e con le leggende: VALERIAIMVS P F AVG- e A o AVT K o KAI TT o TTO Ko AIKI OVAAGPIANOC C€B Le poche monete con quelle leggende tanto latine che greche fanno supporre che Salonino può essere stato fatto Augusto verso la fine del regno di Gallieno, e, prima che le provincie avessero avuto tempo di battere moneta per il nuovo associato air Impero, Salonino venne trucidato unitamente al resto della sua famiglia. Ho detto che la storia tace circa l'elevazione di Salonino alla dignità di Augusto; potrebbe però darsi che gli storici avessero confuso Salonino con Valeriano juniore, il quale alcuni vogliono che sia stato fatto Augusto. Ammesso che la mia ipotesi, cioè che il fratello di Gallieno non ebbe altra dignità che quella fìlmpe- 36 G. DATTARI rator, Salonino, il cui cognome era Valeriano, può essere stato conosciuto sotto il nome di Valeriano juniore, onde, parlandone, non si confondesse con Valeriano, avolo di lui. Se i monetari si accontentarono di battere mo- neta con la corta leggenda VALERIANVS P F ÀVG-, lo avranno fatto pensando che all'epoca in cui quelle monete furono battute non potevasi confondere quel principe con altri membri della famiglia, Tavolo ed il fratello essendo morti; e per di più, la giovane effigie su quelle monete era una garanzia che esse appartenevano all' ultimo Valeriano. Nello stesso tempo in altre parti dell'Impero monetari più scru- polosi batterono moneta le cui leggende, come si è veduto, portano il nome di Salonino. Ai numismatici di decidere se, con quanto ho cercato di chiarire, sono giunto alle conclusioni che ho accennato al principio di questo appunto. G. Dattari. APPUNTI DI NUMISMATICA ALESSANDRINA 37 QUADRI delle leggende latine e greche (Vediìpag. 24). QUADRO N. 1 • VALERIANO CORNELIO VÀLERIÀNVS CAES o NOBIL CAES P LIC VÀLERIÀNVS CÀES o NOB CÀES VÀLERIÀNVS • NOBIL CÀE P LIC COR VÀLERIÀNVS CÀES P C L VÀLERIÀNVS NOB CÀES C P L VÀLERIÀNVS CÀES COR LIC VÀLERIÀNVS CÀES COR VÀLERIÀNVS CÀES * C C VÀLERIÀNVS NOB CÀES Monete DIVO \ Monete battute \ CORNELIO VALERI QUADRO N. 2 PROVINCIE CITTÀ Argolide Bythinia Caria » Cilicia Egitto Epiro Jonia Lydia Mysia Pamphilia Phrigia » Pont Pisidia Tracia Argos Heraclea Mylasa Stratonica Laerte Alessandria? Nicopoli Colophon Ephesus n Samos Smyrna » Teos Mastaura Bagae Temenothrae Thyatira Perga Aspendus Attalia Perga Side Acmonia Metropoli » Apamea Amisus Antiochia Perinthus VALERIANO no AIK BÀAEPIÀNOC TTOV AIK OVÀAEPIÀNOC no Al BÀAGPIÀNOC KÀI KAICAP OVAA6PIÀNOC ir no AIKI OVÀAEPIÀNOC (0 no AIK OVÀAEPIÀNOC ir no AIKI OVÀAEPIÀNOC ( j ) no AIK OVÀAEPIÀNOC OVÀAEPIÀNOC KÀICÀP OVÀAEPIÀNOC K no AIK OVÀAEPIÀNON CORNE K n AIKIN BÀA6Ì nov AIK KOP OVÀAGFÌT n AIK KOP OVÀAePWJ K ÀI KOPN OVÀAEPI/ no AIKOI OVÀAEP KOP OVÀAEPWi no ÀIK KOP OV1 KOP Al OVÀA'll KOP OVÀAEFÌ K n AIK OVÀAG/ no KOP BÀAEA K no KOP BÀACU K OVÀAePlADf nOV AIK KOP OV ÀA€l nOV AIK K OVÀAEP/f K no AIK OVÀA-f nOV AIK KOP OVii nov AIK KOP OVÀAGM AIKI KOPN OVAI no Al KOP OVÀA no AIKIN KOPN ;; (i) Invece di IT, deve forse essere K, e messa in fine della leggenda, per cui nO p (2) Spesso gli artisti non avendo più posto in fine della leggenda mettevano il K al li (3) Invece di AIKOI credo debba leggersi Al KOP (4) Invece di €VC€ probabr| gende latine - SALONINO CORNELIO SALONINO fp SAL VALERIANVS CAES SL VALERIANVS C S P COR SAL VALERIANVS CAES o NOB CAES LIC COR SALVALERIANVS CAES aerazione 1 CAES un (Mysia) CLONINO BALE (sic) . . P LICINN SAL fende greclie SALONINO CORNELIO SALONINO er cui quelle monete apparterebbero alla li colonna. fì essere KA C€ * Leggende viziose? /ATELIER MONÉTAIRE D'OSTIA PENDANT LA PÉRIODE CONSTANTINIENNE SOUS LES RÈGNES de MAXENCE et de CONSTANTIN (PI. IV) L'Atelier d'Ostia flit créé par Maxence à la fin de l'année jog. En effet les monnaies de bronze (folles), portant au revers la legende Conserv. Urb. Suae, qui furent émises à Aquilée et à Rome, autres ateliers de Maxence, avec les consulats I et II de cet empereur en 308 et en 309 to, ne parurent pas à Ostia. Par contre cet atelier frappa, après la mort de Ro- mulus fils de Maxence, vers la fin de 309, et après celle de Maximien Hercule, qui eut lieu en 310 avant le 25 Juillet ( 2 ), des monnaies commémoratives de ces princes portant au revers la legende AETERNA -MEMORIA, et au droit l.° IMP • MAXENTIVS • DIVO • ROMVLO • N • V • FILIO; 2. DIVO MAXIMIANO- PATRI- MAXENTIVS AVG-; etc. Lorsque Maxence se fut emparé du pouvoir à Rome, à la suite d'un soulèvement populaire et pré- torien, le 28 Octobre 306; il laissa ouverts les ateliers de Rome et de Carthage. Plus tard, lors de la de- (1) J. Maurice, L'Atelier mone taire cV Aquilée " Rivista Italiana di Numismatica „ 1901, p. 286-287. (2) Id., L'Atelier de Rome " Revue Numismatique „ 1899, p. 348. 42 JULES MAURICE faite de Sevère II en Italie, il ouvrit celui d'Aquilée en Février 307 ( x ); puis le ferma à la fin de 309 ( 2 >; sans doute parce que cet atelier était trop près de la frontière ennemie. Ce fut Toccasion de la création de celui d'Ostia. Première émission. Ceite émission fut frappèe depuis la fin de 309 jusqiià la défaite de Maxence par Constantin, le 28 Octobre 312 (3). Elle se divise en deux parties ou périodes. La première comprend les monnaies émises avant la mort de Galère qui eut lieu le 5 Mai 311 (4); la seconde celles qui furent frappées après cette date. Toutefois un assez grand nombre de pièces furent frappées sans interruption au cours de toute l'émission. Première période ou partie de V émission, antérieure au j Mai 311. L'atelier d'Ostia inscrivit sur ses monnaies dès son ouverture à la fin de 309 deux sortes de numé- rations d'oflftcines: i." des lettres latines P — S-T-Q désignant les oflficines Prima, Secunda, etc. ; 2. les lettres grecques A - B - P - A désignant les mémes of- ficines. (1) J. Maurice, L'Atelier monètaire d'Aquilèe ■ R. I. d. N. „ 190T, p. 286-287. (2) Id v p. 289-90. (3) Entrée de Constantin à Rome. i. er Adventus Divi de Constantin. Calendrier de Philocalus, C. I. L., t. I, p. 397. (4) Galère mourut quelques jours après la publication de son édit de tolérance à l'égard des Chrétiens, qui eut lieu à Nicomédie le 30 avril 311 (Lactantius, De morte persecutorum, cap. XXXV). Cette mort est datée également par l'inscription de Noricum. C. I. L. t. Ili, n. 4796 • cfr. Idatius in Fastis. l'atelier monétaire d'ostia, etc. 43 Un rapport fréquent existe aux troisième et qua- trième siècle entre la langue dans la quelle est écrite cette numération et celle des populations aux quelles sont destinées les monnaies (0. A l'epoque qui nous occupe un fait important a pu déterminer l'emploi des chiffres grecs dans l'a- telier d'Ostia. C'est la révolte d'Alexandre qui enleva l'Afrique à Maxence en Juin ou Juillet 308 ( 2 K Lorsque l'atelier d'Ostia ouvrit en 309, Maxence devait né- cessairement faire venir d'Egypte, qui faisait partie des états de Tempereur d'Orient Maximin Daza, les approvisionnements de l'annone de Rome. En effet l'A- frique lui était fermée par la révolte d'Alexandre et l'Espagne par sa rupture avec Constantin (3) ainsi que tout rOccident, qui appartenait à Constantin. Il en résulte que le port de Rome, Ostia, oli s'em- magasinaient les approvisionnements de Rome (4), de- vait avoir un échange d'espèces monétaires presque aussi important avec les pays de langue grecque qu'avec Rome mème et l'Italie. Par là s'explique fa- cilement l'inscription sur une partie de ses monnaies (1) Il y a de nombreux exemples de ce fait dans l'ouvrage de O. Voetter: Die Knpferpràgungen der Dìocletianischen Tetrarchie, publié dans la Wiener Numism. Zeitschrift. XXXI, 1899; p. 1 à 34 et 223 à 310. L/auteur signale ce fait que les monnaies de Tarragone rencontrées en Orient sont celles qui portent des lettres grecques d'officines, loc. cit. p. 230. J'ai constate également l'emploi d'une unite grecque comme poids sur les monnaies de Siscia destinées surtout aux échanges avec les contrées d'Orient. Cfr. J. Maurice, L'Atelier M. de Siscia " Numi- smatic Chronicle „ 1900, p. 138. (2) Clinton, Fasti Romani, année 308; j'ai determinò l'epoque plus précise de cet évènement par la comparaison des émissions monétaires de Rome et de Carthage. Cfr. (Mémoires de la Société nationale des Antiquaires de France t sèance du 4 Dicembre 1901). (3) J. Maurice, L'Atelier monétaire de Rome * Revue Numismatique „ 1899, p. 344. (4) Les Horrea Portuensia sont les magasins du port de Rome, Ostia, où s'entassent les espèces de l'Annone, condita Portuensium. Cfr- Codex TheodosianuSy lib. XIV, tit. 4, lex 9, et tit. 23, I. 1. 44 JULES MAURICE des chiffres grecs comme des lettres latines d'offì- cines. On trouve les deux séries suivantes d'exergues : io L_ L_ 1 MOSTP MOSTS MOSTT MOSTQ MOSTA MOSTB MOSTP M O S T A Les monnaies de bronze de cette émission sont de grands /o//é?s de 24 à 25 millimètres de diamètre; pesant de 5 grammes 50 centigram- mes à 7 gr. 59 e. Les pièces commémoratives de Romulus furent frappées dès le début de Témission, car ce prince, qui avait encore été consul II en 309, mourut avant l'année 310 pendant laquelle Maxence fut seul consul et ses pièces commémoratives durent, suivant toute probabilité, commencer à étre frappées aussitót après sa mort cn 309 ^ 2 ). I. On trouve au revers: AETERNAE • MEMORIAE •; et comme type, un tempie sans colonnes, à coupole ronde, avec les portes entrouvertes; au dessus un aigle. (1 ) mostp r= Moneta Ostiensis Prima. (2) Les pièces commémoratives de Maximien Hercule et de Galère furent frappées de mème par Maxence dans l'année qui suivit la mort de chacun de ces empereurs. Le fait est particulièrement patent pour celles de Galère, car Maxence perdit le pouvoir un an et demi après la mort de Galère. Toutes ces monnaies commémoratives n'ont que des lettres latines d'officines. La raison doit en ètre qu'elles étaient destinées aux états occidentaux; devant en effet servir à y faire connaitre, ainsi qu'on le verrà plus loin, les degrés de parente de Maxence avec les empe- reurs de la i. re tetrarchie dont le souvenir avait gardé du prestige, et ses titres à l'empire. Le róle des monnaies comme moyen de publicité n'a jamais été mieux mis en lumière que dans le récent travail du M. r R. Mowat, Martelage et abrasion des monnaies sous l'empire romain " Revue Nu- mismatique „ 1901, p. 443 et s. q. L ATELIER MONKTAIRE D OSTIA, ETC. 45 Au droit: DIVO • ROMVLO • N ■ V- BIS ■ COIMS • M Son buste nu à droite. Cohen, n. 6, fk. 9.010-12, 7 gr., 60 e, 24 m.m., mus. t. Coli. Voettcr et Gnecchi, off. p. s. t. q. (2). II. Au revers: AETERNA • MEMORIA • Tempie à six colonnes, à coupole ronde, avec les portes entrouvertes; au des- sus un aigle. i.° Au droit : IMP • MAXENTIVS • DIVO • ROMVLO • N . V • FILIO • Tète de Romulus nue à droite. Cohen, n. 1, fr. 9.032-3, 6 gr., 20 e, 24 m.m. br. mus. Coli. Voetter, Gnecchi, off. p. s. q. t. (PI. IV, n. 1). 2.° DIVO • ROMVLO • N • V « FILIO • MAXENTIVS • AVG- Meme tète. Coli. Voetter, décrite seulement dans Tanini supplément à Banduri, off. p. s. T. Q. (1) C'est Borghesi qui le premier a donne le sens exact de cette ins- cription Divo Romulo N(obilissimo) V(iro) Bis Consul. (Borghesi, Sopra Valeria Massimilla, etc. Ouvres complètes, tome UT, p. 150). Les mon- naies d'Aquilée indiquent les consulats I et II de Maxence en 308 et en 309. (Cfr. J. Maurice, L'Atelier Mori. d'Aquilée " Rivista Ital. di Nu- mismatica „ 1901, p. 287). 11 dut mourir à la fin de 309 et prendre son premier consulat à l'àge de la puberté abaissé alors à T4 ans. (Cfr. O. Seeck, Studien zur Geschichte Diocletians und Constantins, " Jahrbuch fiìr Philologie „ 1891, p. 625). Les deux inscriptions suivantes montrent qu'il fut désigné d'abord cornine C(larissimus) P(uer), et après sa mort comme N(obilissimae) M(emoriae) V(iro). DOMINAE MATRI DIVO . ROMVLO . N . M . V . VAL . MAXIM1LLAE COS .OR D . . O . FILIO NOB . FEM . D . N . MAXENT INV1CT VAL . ROMVLVS . C . P . AC . PERPET . AVG NEPOTI PRO . AMORE VI MAXIMIANI . SEN . ADFECTIONIS . EIVS ET DIVI MAXIMIANI JV MATRI . CARISSIMAE NIORIS AC Cfr. Orelli Henzen n. 5571, C. L L., VI, 1138. inscription trouvée à Zagaroli. Borghesi oeuvres, III, p. 146, C. I. L. XIV, 2, 825. (2) Les abbréviations usitées dans ce travail sont les suivantes : fr. ==» Cabinet de France ; br. mus. = British Museum; h. mus. v. = Hof-Museum Wien; mus. t. = Museo Torino: gr. = grammes; e. = centigrammes; m.m. = millimètres; off. = officine. Les collections des Messieurs Gnecchi, Voetter, R. Mowat sont désignées en toutes lettres. 46 JULES MAURICE 3. DIVO • MAXIMIANO • PATRI • MAXENTIVS • AVO • Tète voi- lée de Maximien Hercule à droite. Cohen, 14 de Hercule. fr. 8.056, 6 gr., 40 e, 25 m.m. ; musée de Munich; coli. Voetter, off. p. s. t. q. 4. DIVO • MAXIMIANO • SEN • AVO • Meme tète. Cohen, 15, pr. 8.057, 6 gr., 60 e, 25 m.m., off. s (PI. IV, n. a). 5. IMP • MAXENTIVS • DIVO • MAXIMIANO • PATRI • Meme tète. Cohen, 17, coli. Voetter, off. s. J'ai démontré dans mon étude sur l'atelier de Rome que Maxence frappa des monnaies commémo- ratives de son pére Maximien Hercule dès la seconde moitié de l'année 310 (*) pour donner un prétexte à la guerre qu'il préparait contre Constantin auteur de la mort de son pere (quasi necem patris vindica- turus( 2 )); et d'autre part pour s'entourer du prestige du nom de Maximien Hercule. III. On trouve au revers: AETERNITAS • AVG • N • Castor Poi- lux debout en face Turi de Tautre, appuyés chacun sur un sceptre et tenant leurs chevaux par le frein, tous deux nus et le manteau sur Tépaule; au dessus de leurs tètes deux étoiles. i.° Au droit: IMP • C • MAXENTIVS • P • F • AVG • Sa tète lau- ree à droite. Cohen, 5, fr. 8922 à 25; 5 gr., 95 e, 23 m.m. Collection de M. r R. Mowat, br. mus., off. p. s. t. q. ; Musée Brera off. a. b. 2. Meme legende. Son buste laure à gauche avec le manteau imperiai tenant un sceptre surmonté d'un aigle. Cohen, 7, h. mus. v. off. p. t. q. ; br. mus. Coli. Gnecchi off. a. b. (1) J. Maurice, L'Atelier monétaire de Rome " Revue Numisma- tique „ 1899, P- 351-52. (2) Lactantius, De morte persecutorum, cap. XLIII ; On trouve la mème affirmation dans: Zosim, hist. II, 14: icotYjoàfxevo? fai xò Oavaro) toò icaxpò; òSuvaoOat. l'atelier monétaire d'ostia, etc. 47 3. Meme legende. Son buste cuirassé à gauche avec le casque laure tenant une buste et un bouclier. Cohen, 8, fr. 8.926, br. mus. Coli. Gnecchi off. p. s. t. IV. Meme legende du revers et mème type; mais entre les Dioscures, la Louve à gauche allaitant Romulus et Rémus. i.° Au droit: IMP • C • MÀXENTIVS ■ P • F • ÀVG- • Sa téte lau- ree à droite. Cohen, io, fr. 8.927 à 30, 6 gr., 45 e, 28 m.m. br. mus. Coli. Gnecchi Voetter off. p. s. t. q. et A B T A. 2. Meme legende. Son buste laure et cuirassé à gauche tenant une haste et un bouclier. Variété inèdite de Cohen, 12, br. mus., 24 m.m. off. t (PI. IV, n. 4). V. Mème legende du revers avec la Louve seule à gauche allaitant Romulus et Rémus et les regardant. i.° Au droit: IMP • C . MÀXENTIVS • P • F • ÀVG- • Sa téte lau- ree à droite. Cohen, 16, br. mus. Coli. Gnecchi. off. p. t. q. (PI. IV, n. 5). 2. Meme legende. Son buste cuirassé à gauche avec le casque laure, tenant une haste et un bouclier. Cohen, 17, fr. 8.931, 6 gr., 80 e, 25 m.m. off. s. VI. Meme legende et mème type du revers, mais la Louve à droite. Au droit: Mème legende. Sa tète lauree à droite. Cohen, 18. Coli. Gnecchi, off. T (PI. IV, n. 6). VII. Au revers: Mème legende et mème type. La Foi de- bout à gauche, tenant deux enseignes militaires. Au droit: IMP • C • MÀXENTIVS • P • F • ÀVG- • Sa tète lauree à droite. Cohen, 15, br. mus., 23 m.m. Coli. Voetter, off. s. t. (PI. IV, n. 7). Vili. Au revers: FIDES • MILITVM • AVG • N • Mème type du revers. Au droit: Mème legende et mème téte. Cohen, 71, fr. 8983 à 86, 6 gr., 50 e, 24 m.m.. br. mus. Coli. Gnecchi, off. p. s. t. q. Coli. Voetter, off. T. (PI. IV, n. 8). 48 JULES MAURICE IX. Au revers: AETERNA • FELICITAS- AVO • N • La Louve à gauche allaitant Romulus et Rémus et les regardant. Au droit: IMP • C- MAXENTIVS • P • F ' AVG • Sa tète lauree à droite. Cohen, 4, Coli. Voetter, off. p. s. X. Au revers: SAECVLI ■ FELICITAS • AVG . N • Meme type. Meme droit. Cohen, 101, fr. 8.991, 6 gr., 15 e, 23 m.m. br. mus., pièces plus grandes de 25 à 27 m.m. Coli. Gnecchi, off. t. q. XI. Au revers: SAECVLI • FELIC • AVG • N • Meme type. Meme droit. Cohen, 100. Musée Brera. Coli. Voetter, off. t. q. XII. Au revers: MARTI ■ COMITI ■ AVG- • N • Mars casqué, en habit militaire, marchant à gauche, ténant de la droite un rameau, et de la gauche un bouclier et une haste. Au droit; IMP- C • MAXENTIVS • P • F • AVG • Sa tète lauree à droite. Cohen, 82, rectifié br. mus. Coli. Gnecchi, off. t. XIII. Meme legende du revers. Mars casqué en habit mili- taire marchant à droite tenant une haste et un bouclier. Meme droit. Cohen, 83. Coli. Voetter, off. t. XIV. Meme legende du revers et méme type, mais Mars tient une haste et un trophée. Meme droit. Pièce non décrite dans Cohen. Coli. Gnecchi, off. t (PI. IV, n. 9). XV. Au revers: VICTORIA • AETERNA • AVG ■ N • Victoire mar- chant à gauche tenant une couronne et une palme. Au droit: IMP • C • MAXENTIVS • P • F • AVG • Sa tète lauree à droite. Cohen, 112, fr. 8.994 à 98, 6 gr., 60 e, 25 m.m. br. mus., off. p. s. t. q. (PI. IV, n. io). XVI. Meme legende et mème type du revers, mais la Vic- toire marchant à droite. Mème droit. N'est pas dans Cohen, 2 ,11C édition, fr. 8993, 24 m,m. off. t. l'atelier monétaire d'ostia, etc. 49 XVII. Meme legende du revers. Victoire marchant à droite tenant une palme et traìnant un captif par les cheveux. Meme droit. Cohen, 113. Coli. Gnecchi, off. t. XVIII. Meme legende du revers. Victoire debout de face, tenant une couronne et une palme, entre six captifs age- nouillés à terre, les mains liées derrière le dos. Meme droit. Cohen, 114, fr. 8.999, 24 m.m., off. t. XIX. Au revers: VICTOR • OMNIVM • GENTIVM • Maxence en habit militaire, debout à droite, tenant une haste de la main gauche et recevant un globe surmonté d'une Vic- toire que lui présente Mars debout tenant un trophée ; entre eux une figure prosternée aux pieds de l'empereur. Meme droit. Cohen, 133, f. r. 8999, 9.001, 23 m.m., off. q. XX. Au revers: ADLOCVTIO • AVG- • Maxence en habit mili- taire debout sur une estrade, ayant derrière lui le pré- fét du prétoire et haranguant des soldats ; un soldat amène devant T estrade un captif nu C 1 ). Meme droit. Cohen, 2, fr. 8.921, 24 m.m., off. t. (1) Ce type de pièce frappé depuis le haut empire parait ne plus avoir été reproduit après Maxence. Cette disposition précède de peu d'années la suppression des pouvoirs militaires du préfet du prétoire. On sait que cette suppression n'a eu lieu que sous Constantin. Pallu de Lessert (Vicaires et Comics d'Afrique, Paris, 1892, p. 20) la fixe approximativament de 315 à 320. O. Seeck, Die Zeitfolge der Gesetze Constantins " Zeitschrift fur Rechtsgeschichte „ X, p. 199, émet l'hypo- thèse que la réorganisation de la préfecture du prétoire dont parie Zo- sime : hist. II, 33 et qui enlève aux préfèts les attributions militaires, pourrait ètre antérieure à Tannée 318, année qui est la première où l'on trouve une loi authentique du code Théodosien, adressée à un préfet du prétoire. L' epoque de cette transformation de la préfec- ture du prétoire n'est donc pas encore déterminée et peut ètre les ren- seignements fournis par l'étude des monnaies pourront-ils aider à la solution du problème. 5<5 JULES MAURICE XXI. Au revers: VOT- OPTATA ■ ROMAE • FEL Victoire à droite écrivant sur un bouclier qu'elle tient sur un cippe et posant le pied gauche sur la base du cippe. Meme droit. Cohen, 135, 25 m.m. Coli. Gnecchi, off. p. (PI. IV, n. 11). Une serie de pièces d'or et d'argent se rappro- chant par leurs exergues ou par leurs légendes et leurs types des pièces de bronze qui viennent d'ètre décrites doivent se classer ici pour cette raison. Les pièces d'argent ofTrent le plus souvent à l'exergue MOST avec une lettre d'officine grecque de A à A ou latine da P à Q. Parfois aussi on lit POST avec une lettre d'officine et il faut alors in- terpréter le P comme la première lettre du mot Per- cussa. C'est le mème sens qu'il faut donner à cette lettre dans l' inscription de l'exergue des pièces d'or: POST- Les pièces d'argent suivantes frappées au cours de cette émission sont de l'espèce du g6 me à la livre. I. On trouve au revers: MARTI • PROPAG- • IMP • AVO • N • Mars debout à droite, en habit militaire et tenant une haste ; donnant la main à une femme drapée debout; entre eux la Louve allaitant Romulus et Rémus. Au droit: MAXENTIVS • P • F • AVG- • La tète lauree à droite. Cohen, 02, h. mus. v., et coli. Gnecchi ' ; poids 3 gr., y MOST A .-P e; diamètre 20 m.m. (PI. IV, n. 12). Senkler; catalogue du musée de Bonn avec ; h. mus. v. et coli. Gnecchi avec — ' ; comme MOSTP.-T POSTP.-A exergues. Ili Au revers : MARTI PROPAGATORI • AVG • N • Mars debout à droite, en habit militaire, appuyé sur un bouclier, pré- sente un globe surmonté d'une victoire à Maxence en habit militaire avec manteau et qui tient un sceptre. L ATELIER MONÉTA IRE D OSTIA, ETC. 51 Au droit: Meme legende et mème tète. Coli. Gnecchi ' ; pièce décrite dans les: Appunti di Numi- POSTA' F malica Romana, 1888, p. 22 (PI. IV, n. 13). III. Au revers : TEMPORVM • FELICITAS • AVG- • N • La Louve à gauche, allaitant Romulus et Rémus et les regardant. Au droit: MAXENTIVS • P • F • AVG • Sa tète lauree à droite. Cohen, 107, br. mus. ; 3 gr., 11 e, 20 m.m., exergue MOSTA - B (PI. IV, n. 14): h. mus. v. et coli. Gnecchi en : (PI. IV, V 4 POSTA. B-P l n. 15). Pièces d'or. Ces pièces sont toutes de l'espèce du 6o me de la livre. Elles prcsentent Texergue: POST IV. Au revers: Mème legende et mème type. Au droit: Mème legende. Son buste de face, tète nue et drapé. Pièce inèdite, br. mus. V. Meme legende du revers et mème type, sauf que la Louve est à droite. Mème droit. Cohen, 105 ; reprise de Tanini. VI. Au revers: MARTI • VICTORI • COMITI • AVG • N . Mars de- bout à droite, appuyé sur un bouclier, présente à Ma- xence en habit militaire et qui tient un sceptre et un globe surmonté d'une victoire. Au droit : Mème legende. Son buste de face, tète nue, drapé et cuirassé. Cohen, 95 ; mais avec la legende rectifiée. br. mus., 19 m.m. VII. Au revers: PAX • AETERNA • AVG • N • L'empereur, tète nue, portant le manteau imperiai et regardant à gauche. 52 JULES MAURICE En face de lui trois figures debout. La i. re est un sol- dat casqué, tenant un bouclier à terre et qui lève la main vers l'empereur en un geste d'adoration; la 2. me est une femme crénélée (Rome?), qui présente une couronne à l'empereur; le 3. me est une femme coiffée d'un bonnet surmonté d' une trompe d'élephant (f Afrique?) Au droit: MAXENTIVS • P • F • ÀVG- • Son buste de face, tète nue et drapé. Cohen, 97, rectifiée, 19 m.m. Musée archéologique de Florence, de- crite dans Banduri II, p. 249 (PI. IV, n. 16). Vili. Au revers: VICTORIA • AETERNA • ÀVG- • N • Victoire a demi nue debout à droite posant sur un cippe un bou- clier sur le quel elle écrit VOT V •, à gauche un captif assis à terre, les mains liées derrière le dos. Au droit: Meme legende. Son buste casqué et cuirassé à gauche, orné d'une haste et d'un bouclier. Cohen, ni, pièce reprise de Tanini. Sì cette pièce d'or n'est pas fausse, elle a du ètre frappée au cours de cette première partie de l'émission; les Vota X et XX de Maxence ayant été inscrits sur les monnaies à partir de 311. C'est à tort que Cohen a termine la legende par avgg. IX. Au revers: Meme legende. Victoire debout à droite, présentant un globe à Maxence en habit militaire, assis à gauche; à ses cotés on voit un casqué, une cuirassé et un bouclier. Au droit: MAXENTIVS • P • F • INV- AVG • Son buste casqué et cuirassé à gauche; sur le casqué on voit une Victoire dans un bige. Cohen, 124, br. mus., h. mus. v., n. 25, 338, poids, 5 gr„ 30 e, 19 m.m. Bien qu'il ne soit pas certain que le médaillon d'or suivant ait été frappé en mème temps que les premières monnaies commémoratives de Romulus, on peut néanmoins le supposer. 11 présente au revers: AETERNAE • MEMORIAE • Tempie sans colonnes, à coupole ronde, avec les portes entrou- vertes; au dessus un aigle. l'atelier monétaire d'ostia, etc. 53 Au droit : DIVO • ROMVLO • N • V • BIS • CONS • Son buste nu à gauche avec la toge. Cohen, 2, 27 millimètres. Ce médaillon existait au Cabinet de France avant 1831. Deuxième partie frappée depuis la mori de Galère, survenue le 5 Mai jii. Un certain nombre de pièces décrites dans la première partie de l'émission ont sans doute continue à étre frappées au cours ou au moins au début de la seconde partie. En effet l'atelier émit encore de grandes monnaies de bronze après le 5 Mai 311, ainsi que le prouve la présence des monnaies com- mémoratives de Galère. En outre, au cours de Tannée 311, des petits folles, de poids variant de 2 à 4 grammes, ayant de 17 à 21 millimètres de diamètre, furent frappés dans les ateliers de Rome et d'Ostia. Ces pièces portent en inscriptions les Vota X et XX de Maxence, Vota comptés à partir de Tannée 311 sur ses monnaies ( J ). Elles n'ont plus que des lettres latines d'officines sans doute pour les raisons suivantes: d'abord parcequ'elles devaient cir- culer surtout en Italie, ensuite par ce que les échanges avec TOrient n'avaient plus la mème importance que pendant les années précédentes depuis que TAfrique reconquise en 311 par le préfet du prétoire de Maxence Rufius Volusianus et son general Zénon ( 2 ) , était épuisée de nouveau pour fournir l'annone (3). (1) J. Maurice, L'Atelier monétaire de Rome " Revue Numismati- que „ 1899, p. 354. Les Vota X sont accomplis (soluta) en 311; les Vota XX Fel(icia) sont souhaités pour l'avenir. L'inscription d'une pièce décrite dit optata FeìficiaJ. (2) Zosimi, hist.j lib. II, cap. 14. Borghesi, Oeuvres complètes. Les prèfets du prétoire, t. X, publié sous les auspices de Tacadémie par M. Héron de Villefosse, p. 155. (3) Eumenii, Panegiricus, IX, cap. XVI : " Omni Africa exhausta, infimi temporis annonam congesserat. „ 54 JULES MAURICE I. On trouve au revers: AETERNA • MEMORIA • Tempie à six colonnes, à coupoìe ronde, avec les portes entrouvertes, ayant un aigle au sommet. i.° Au droit: DIVO • MÀXIMIANO • SOCERO • MAXENTIVS- ÀVG- • Buste de Galère voile à droite. Cohen, 2 de Galère, fr. 8464, 5 gr., 18 e, 23 m.m. br. mus. Coli. Voetter, off. p. s. q. 2. IMP • MAXENTIVS • DIVO • MÀXIMIANO SOCERO • Meme buste. Cohen, 4, fr. 8465 à 67, 7 gr.. 05 e., 22 m.m., br. mus. Coli. Voetter, off. p. s. t. q. (PI. IV, n. 17). 3. DIVO • CONSTANTIO • COGN • MAXENTIVS • AVO • Tète de Constance Chlore voilée à droite. Cohen 4 de Constance. br. mus., 22 m.m., off. t. 4. IMP • MAXENTIVS • DIVO • CONSTANTIO • COGN • Meme tète. Cohen, 5 , mais avec la legende du revers : aeterna memoria, fr. 8,285, 6 gr., 20 e, 26 m.m. Les légendes du droit de ces deux monnaies nous font connaìtre les degrés de parente de Maxence et de Constance Chlore. Constance Chlore avait en effet été adopté par Maximien Hercule et se trouvait pour cette raison au nombre de ses agnats. Cette agnation impliquait la cognation de V adopté avec les agnats de Tadoptant (*), c'est à dire en premier lieu avec Maxence fils d'Hercule. 5. IMP • MAXENTIVS • DIVO • CONSTANTIO • ADFINI • Meme tète. Cohen, 2, fr. 8285 à 84, 6 gr., 85 e, et 5 gr., 23 m.m., off. p. s. t. q (PI. IV, n. 3). L'Adfinitas était le lien qui rattachait Tun des conjoints aux parents de Pautre. Maxence se déclare (1) Paul Girard, Manuel èlèmentaire de droit Romain. Paris, 1898, P- i73« L* ATELIER MONÉTAIRE DISTIA, ETC. 55 l'Adfinis de Constance Chlore. Il était en réalité cognat de la mère de Théodora femme de Constance Chlore ( J ); en étendant cette parente qu'il avait avec la mère de Théodora à Théodora elle mème il se rendait ainsi VAdfinis de Constance Chlore lui méme. Mais cette définition n'était pas très exacte au point de vue juridique. Les monnaies commémoratives de Galère, beau- père (socer) de Maxence, ont été émises à Rome comme à Ostia après la mort de Galère en 311. On peut remarquer que Maxence faisait connaltre de tous, par les légendes des monnaies commémoratives, ses dégrés de parente ou d'alliance avec les trois empe- reurs les plus populaires de la i ère tetrarchie, Maxi- mien Hercule, Constance Chlore et Galère. Les inscriptions: Divo Constantio Cogn. Maxentius Aug. ; et Divo Maximiano Socero Maxentius Aug(ustus) complètent en effet le cycle des parentés de Maxence avec les empereurs antérieurs, parentés exprimées par les monnaies. Maxence avait épousé Valeria Maximilla que Ton trouve désignée dans Tinscrip- tion rapportée plus haut comme la mère de Romu- lus. Cette Valer. Maximilla était née d'un premier mariage de Galère et sa mère avait été répudiée par cet empereur lorsqu'il épousa pour des raisons politiques la fille de Dioclétien, Galeria Valeria, à (1) Théodora était belle fille d'Hercule que sa mère avait épousé en secondes noces. Eutrop. hist. IX. O. Seeck, Geschichte des Untergangs der Antiken WelL Berlin, 1898, p. 29 et 451-2, pense que c'est lorsqu'il était préfet du prétoire de Maximien Hercule que Constance a du épouser Théodora. La Panégyrique d'Eumène li (Mamertini, Panegyricus Maxi- miano Herculeo dictus, caput XI) emploie le mème terme que les monnaies {affinitatè) pour indiquer l'alliance de deux empereurs : ■ Tu quidem certe, imperator (id est Maximianus), tantum esse in concordia bonum statui, ut etiam eos, qui circa, potissimo funguntur officio neces- situdine tibi et affinitate devinxeris. „ cfi JULES MAURICE l'epoque où il fut creé Cesar en 293; Maxence se trouvait donc avoir Galère pour beau pére (Socer). Les émissions des ateliers de Constantin en 314 et en 324 M montrent chez ce dernier empereur le méme désir de faire connaìtre les liens qui le rat- tachaient à Claude le Gothique, Maximien Hercule et à Constance Chlore. Le but poursuivé était le méme des deux cotés : Hériter de la popolante mais surtout des droits à l'empire des empereurs en que- stion. Etablir ces droits vis-à-vis de l'adversaire. C'est ainsi que Maxence releva sa parente non seu- lement avec Hercule son pere de qui il tenait l'Italie, mais encore avec Constance Chlore pere de Con- stantin, et avec Galère de qui Licinius tenait ses états; et que Constantin afficha de méme vis-à-vis de Licinius ses droits à tout l'empire comme héri- tier de Claude le Gothique. De pareilles prétensions équivalaient à des déclarations des guerre. Ainsi les guerres entre Maxence et Constantin comme entre Constantin et Licinius suivirent-elles, après les délais nécessaires aux armements la frappe des monnaies en question. Une dernière remarque reste à faire. Ce fut pendant l'année qui suivit la mort de Galère, survenue le 5 Mai 311, que furent frappées pour la dernière fois dans les états des trois empe- reurs paiens alors régnants Maximin Daza, Maxence et Licinius ( 2 ), des monnaies présentant au revers un symbolisme paien de la consécration d'un Divus (3). (1) Cfr. O. Voetter, Ahnenmùnzen Kaiser s Constantins des grossen in Mittheilungen d. Clubs d. Mùnz. u. Medaillen-freunde in Wien, i8pj. J. Maurice, L'Atelier monetarie de Siscia u Numismatic Chronicle „ 1900, P- 343- — * L'Atelier monétaire d'Aquilèe " Rivista Italiana di Numisma- tica „ 1901, An. XIV, fase. Ili, p. 298-99. (2) J. Maurice, L'Atelier monétaire de Thessalonica pendant la pè- riode Constantinienne " Wiener Numismatische Zeitschrift fiir 1901. „ (3) L'Abbé E. Beurlier, Le Culle Imperiai depuis Auguste jusqu'à Justinien. Paris, 1891, p. 289. l'atelier monétaire d'ostia, etc. 57 Ce sont les monnaies commémoratives de Galère qui viennent cTètre décrites pour l'atelier d'Ostia. Sur les monnaies d'Alexandrie, au lieu du tempie sur- monté de Taigle de la consécration, l'on voit un autel orné d'un bas relief répresentant une branche de lau- rier sur laquelle se tient cet aigle. Ce sont encore les rites de la consécration paienne qui sont expri- més par ce type du revers. Sous le règne de Con- stantin au contraire les monnaies commémoratives de Claude II, de Constance Chlore et de Hercule émises en 314 et 324 W ne représentent plus que Tem- pereur assis sur une chaise curule. À la mort de Constantin ses fils le firent représenter sur un qua- drige emporté au ciel d'où se tend une main celeste, mais ce symbolisme n'est plus paien ( 2 ). Les pièces commémoratives suivantes ont des légendes et des types analogues à ceux des grandes monnaies commémoratives décrites au commencement de cette émission, mais ce sont de petites pièces pe- sant de deux à trois grammes ayant de 16 à 18 mil- limètres de diamètre. Elles sont de Tespèce moné- taire de toutes les petites pièces de bronze qui ont été frappées à partir de Tannée 311 avec les Vota X et XX de Maxence. IL On trouve au revers : ÀETERNÀE ■ MEMORIAE • Tempie sans colonnes, à coupole ronde, avec les portes entrou- vertes ; au dessus un aigle. i.° Au droit: DIVO • ROMVLO • N • V • BIS • C • Meme tète nue à droite. Cohen, 7, br. mus., 2 gr., 08 e, 15 m.m., h. mus. v. Coli. Gnecchi, Voetter, off. p. s. t. q. (PI. IV, n. 18). (1) O. Voetter, toc. cit. J. Maurice, V Atelier de Siscia " Chro- nicle „ 1900, p. 346. (2) Euseb., Vita Constantini IV, 69. 58 JULES MAURICE 2. DIVO • ROMVLO • N • V • BIS • C • Meme tète. Cohen, 9, fr. 14087, 2 gr., 17 e, 16 m.m., h. mus. v. Coli. Gnecchi, Voetter, off. s. t. q. III. On trouve au revers : VICTORIA • ÀETERNA • AVG- • N • Vic- toire debout à droite, écrivant VOT • X • sur un bouclier quelle tient sur un cippe, sur la base duquel elle pose le pied gauche; derrière elle un captif assis. i.° Au droit: MÀXENTIVS • P • F • AVO • Sa tète lauree à gauche. Cohen, 117, fr. 14067, br. mus. Coli. Gnecchi, off. p. q. 2. Meme legende. Son buste casqué et cuirassé à gauche tenant une haste et un bouclier. Cohen, 118, fr. 14072, br. mus. Coli. Gnecchi, off. p. s. t. IV. Meme legende du revers et mème type ; mais la Victoire écrivant VOT • XX • FEL • sur le bouclier; derrière elle un captif assis. i.° Au droit: Mème legende. Sa tète lauree à gauche. Cohen, 122, fr. 14078-79, 4 gr., 95 e, 23 m.m. br. mus. Coli. Gnecchi off. p. s. T. Q. 2. Meme legende. Son buste casqué et cuirassé à gauche tenant une haste et un bouclier. Cohen, 123, fr. 14080, 3 gr., 25 e, 22 m.m., br. mus. — mus. t. off. s. t (PI. IV, n. 19). La pièce d'or suivante se classe par le chiffre de ses Vota dans cette seconde partie de Fémission. Avec Texergue : POST I. On trouve au revers : VICTORIA • AETERNA • AVO • N • Vic- toire à demi nue debout à droite tenant un bouclier place sur un cippe et sur lequel elle a écrit VOT • X ; derrière elle un captif assis à terre. Au droit: MÀXENTIVS • P • F • AVG- • Son buste de face, téte nue, drapé et cuirassé. Cohen, 115, br. mus. 19 m.m. l'atelier monétaire d'ostia, etc. 59 Deuxième étnission frappée depuis l'entrée de Constantin a Rome le 28 Octobre 312 jusquà Mai ou Juin 313. En effet l'atelier d'Ostia eut une émission parallèle à ceux de Rome et d'Aquilée qui étaient également tombés au pouvoir de Constantin par sa conquète de l'Italie C 1 ). Des légendes et des types monétaires analogues furent frappées à cette epoque dans ces trois ateliers. Ce sont ceux qui se trouvaient déjà sur les monnaies des ateliers des états que Constantin avait hérités de Constance Chlore, la Gaule et l'E- spagne, depuis le mois de Mai 309, epoque de la reconnaissance de Constantin comme Auguste par Galère ( 2 ). Les monnaies de bronze de cette émission sont de petits folles de poids oscillant entre 3 grammes 50 e. et 4 gr. 50 e., et 5 gr. 50 exceptionnellement d' un diamètre d'environ 21 millimètres. Ils sont d'un pied monétaire nettement différent des petites pièces de l'espèce du denier Constantinien qui sera emise dans les ateliers de Constantin à partir de l'année 315. L'on ne trouve plus de lettres grecques d'of- ficines sur ces monnaies, fait qui se trouve en rapport avec la politique nouvelle de Constantin qui eut pour conséquence de faire venir les approvision- riements de Rome, de TAfrique et de TEspagne (3). (1) Eumenii, Panegyr., IX, cap. Xf. J. Maurice, L'Atelier monétaire d'Aquilèe " Rivista It. di Num. „ 190 1, fase. Ili, p. 293. (2) J. Maurice, U Atelier monétaire de Tarragone " Revue Numi- smatique „ 1900, p. 279. (3) Constantin se tint alors à l'écart des événements d'Orient: Cfr. J. Maurice, L J Atelier monétaire de Rome ■ Revue Numismatique „ 1899, p. 664. Sur la fourniture de l'Annona Urbica par TAfrique et par TEspagne, on est renseigné par le lois du Code Thèodosien; notamment: lib. XI JULES MAURICE On trouve donc au revers des pièces de bronze les exergues : i _l |_ 1 MOSTP MOSTS MOSTT MOSTQ et comme type : I. Au revers : GENIO • POP • ROM • Le Genie coiffé du medius à demi nu debout à gauche, tenant une patere et une come d'abondance. i.° Au droit: IMP • MAXIMINVS • P • F ■ AVG • Son buste laure et cuirassé à droite. Cohen, 59, fr. 14031-33, 5 gr., 21 m.m. Coli. Voetter, off. t (PI. IV, n. 20). 2. Meme legende. Son buste laure, drapé et cuirassé à droite. Variété inèdite de Cohen, 59. Coli. Voetter, off. t. 3. IMP • C • CONSTANTINVS • P • F . AVG- • Son buste laure et cuirassé à droite. Cohen, 207, h. mus. v., fr. 14589-90, 5 gr., 20 e, 21 m.m. Coli. Voet- ter, off. p. s. t. (PI. IV, n. 21). 4. Meme legende. Son buste laure et drapé à droite. Variété de Cohen, 207. Coli. Voetter, off. p. t. 5. Id. Son buste laure, drapé et cuirassé à droite. Id. Coli. Voetter, off. p. q. 6.° IMP • LICINIVS • P F • AVG • Son buste laure et cuirassé à droite. Variété de Cohen, fr. 14121; 3 gr., 81 e, 21 m.m. br. mus. Coli. Voetter, off. q. 7. Son buste laure, drapé et cuirassé à droite. Cohen, 49 Coli. Voetter, off. s. tit. XXX : de recip. appellai ; lex 4 et lib. XIII, tit. V de Naviculariis lex 2, que le professeur O. Seeck date toutes deux du 30 Décembre 313, sur le service de l'annone d'Afrique et la juridiction relative à ce service; et tit. V lex 4 du 8 Mars 334 relative au service de l'annone d'Espagne et aux obligations des Navicularii. l'atelier monétaire d'ostia, etc. 6i II. Meme legende du revers et méme type, mais en plus un trépied dans le champ à gauche sur lequel le Genie verse la liqueur de la patere. Au droit: IMP • LICINIVS • P • F • AVG • Son buste laure et drapé à droite. Coli. Voetter, 20 m.m. off. o. III. GENIO • ÀVGVSTI • Genie à demi nu debout à gauche, tenant une patere et une come d'abondance. Au droit: IMP • C • CONSTÀNTINVS • P • F • AVG- • Son buste laure et cuirassé à droite. Pièce inedite voisine de Cohen, 117, br. mus. 20 m.m. off. p. (PI. IV, n. 22). IV. MARTI • CONSERVATORI • Mars en habit militaire, le man- teau flottant, marchant à gauche, tenant une branche de laurier et un bouclier. Au droit: IMP • C • CONSTÀNTINVS • P • F • AVG • Son buste laure et drapé à droite. Pièce inedite. Coli. Voetter, 21 m.m. off. t. V. Au revers: SOLI • INVICTO • COMITI • Le Soleil à demi nu debout de face regardant à gauche, levant la droite et tenant un globe. i.° Au droit: IMP . C • CONSTÀNTINVS • P • F • AVO • Son buste laure et cuirassé à droite. Variété de Cohen, 540, fr. 14934, W5, 4 gr., 50 e., et 4 gr., 75 e, 81 m.m. h. mus. v. Coli. Voetter, Mowat, off. p. s. t. q. (PI. IV, n. 23). Il y a- des pièces moins lourdes également pesant de 3 gr. 50 e. a 4. 2. Meme legende. Son buste laure et drapé à droite. Cohen, 540. Coli. Voetter, Mowat, off. p. s. 3. Meme legende. Son buste laure, drapé et cuirassé à droite. Cohen, 540. Coli. Voetter, off. p. s. t. o. Il y a des exemplaires de ces monnaies de deux pieds monétaires différents. La collection de M. r le commandant Mowat est particulièrement intéressante 62 JULES MAURICE à cet égard ; toutefois ces pièces différentes sont de la meme émission, car l'atelier d'Ostia ferma en 313. 4. IMP • MAXIM INVS- P- FÀVG- Son buste laure et cui- rassé à droite. Cohen, 167, fr. 14056; 6 gr., 8 3 e, 22 m.m. Coli. Voetter, Mowat, off. s. T. Q. 5. Meme legende. Son buste laure et drapé à droite. Coli. Voetter, off. t. 6.° Meme legende. Son buste laure, drapé et cuirassé à droite. Cohen, 167. Coli. Voetter, off. t. 7. IMP • LICINIVS • P • ÀVG- • Son buste laure et cuirassé à droite. Cohen, 163, fr. 14268, Coli. Voetter, off. p. q. (Pi. IV, n. 24). 8.° Meme legende. Son buste laure, drapé et cuirassé à droite. Coli. Voetter, Mowat, off. p. q. (i). VI. Au revers : S • P • Q • R • OPTIMO • PRINCIPI • Trois ensei- gnes militaires surmontées: i.° celle du milieu, qui porte un drapeau, de Taigle imperiai; 2. le deux autres, éten- dards de cohortes, d'une couronne et d'une main. Par- fois l'un de ces deux étendards porte un drapeau ( 2 ). (1) Il y a de cette monnaie, comme du n. 540 de Constantin dans Cohen, des exemplaires de deux pieds monétaires différents. Le n. 167 de Maximin Daza dans Cohen appelle la mème remarque, mais en outre certains exemplaires de cette monnaie pèsent près de 7 grammes et pourraient étre d'une frappe antérieure à cette émission. Sur la frappe des monnaies de Daza par Maxence : cfr. J. Maurice, L'Atelier mone- taire de Rome " Revue Numismatique „ 1899, p. 353. (2) La main se trouve au dessus de l'étendard de droite sur les monnaies sorties de l'officine p(rima); elle se trouve au dessus de gauche sur les monnaies sorties des officines s(ecunda), T(ertia), Q(uarta). Il y a aussi des différences dans le type du revers entre des monnaies sorties de la mème officine, mais qui sont à des officines de princes differénts. Ainsi les pièces de Licinius et de Constantin sorties de l'officine s(ecunda) ont un drapeau sur l'étendard de gauche, celles de Maximin n'en ont L ATELIER MONÉTA1RE D OSTIA, ETC. 63 i.° Au droit: IMP • CONSTÀNTINVS • P ■ F • AVG- • Son buste laure et cuirassé à droite. Cohen, 557, Catalogue Fabretti du Musée de Turin, off. t. Cette pièce est d'une authenticité douteuse. 2. IMP • C • CONSTÀNTINVS • P • F • AVG ■ Son buste laure et cuirassé à droite. Cohen, 559, fr., 15029-30, br. mus. Coli. Voetter off. p. s. t. q. (PI. IV, n. 25). 3. Meme legende. Son buste laure et drapé à droite. fr. 15031 Coli. Voetter, off. p. s. t. o. 4. Meme legende. Son buste laure, drapé et cuirassé à droite. fr. 15032, Coli. Voetter, off. p. s. t. q. 5. IMPMAXIMINVSP-F- AVG- Son buste laure et cui- rassé à droite. Cohen, 180, pr. 14061-62. Coli. Voetter, off. s. t. 6.° Meme legende. Son buste laure et drapé à droite. 6 gr. 21 mm. Coli. Voetter off. t. 7. Meme legende. Son buste laure, drapé et cuirassé à droite. Coli. Voetter off. t. 8.° IMP • LICINIVS • P • F • AVG • Son buste laure et cuirassé à droite. Cohen, 165, pr. 14308, br. mus. Coli. Voetter, off. s. t. q. 9. Meme legende. Son buste laure, drapé et cuirassé à droite. Cohen, 165, Coli. Voetter, off. q. pas. On peut constater ainsi l'emploi de coins différents pour trapper les revers des pièces, non seulement dans des officines différentes, mais dans une mème officine pour les pièces des différents empereurs. Le Colonel Voetter a seul réuni une collection assez importante de ces pièces, pour qu'on puisse y constater toutes ces différences. 64 JULES MAURICE Les pièces d ; or suivantes se classent dans la mème émission. Avec l'exergue : P QS T I. Au revers : S • P • Q • P • OPTIMO • PRINCIPI • Trois ensei- gnes militaires surmontées la première d'une main, celle du milieu de l'aigle sur un foudre, la troisième d'une couronne. Au droit.: CONSTÀNTINVS • P • F • ÀVG • Sa tète lauree à droite. Cohen, 556, br. mus. 4 gr., 12 e, 18 m.m. C'est Tespèce du solidus qui est frappée à Ostia depuis la prise de l'atelier par Constantin. Avec l'exergue POST* 11. On trouve au revers: PRINCIPI • IVVEIMTVTIS • Licinius laure, en habit militaire, à droite, tenant une haste et un globe. Au droit: IMP • LICINIVS • P • F • AVO • Son buste laure, drapé et cuirassé à droite. Cohen, 141, br. mus. moitié du solidus (1). Le médaillon d'or suivant se place naturellement à la suite des pièces d'or qui viennent d'etre décrites. Avec l'exergue : POST* (1) Ces pièces sont décrites dans Madden, Gold Coins of the late Duke of Blacas * Numismatic Chronicle „ 1868, p. 30. i. 'atelier monétaire d'ostia, etc. 65 III. Au revers: PRINCIPI • IVVENTVTIS • Constantin tète nue debout à droite, tenant une haste transversale et un globe. Au droit : IMP • CONSTÀNTINVS • P • F • ÀVG • Son buste laure, drapé et cuirassé à droite. Cohen, 410, br. mus. Coli. Montagu, 8 gr., 35 e, 25 m.m. (PI. IV, n. 26). L'atelier monétaire d'Ostia dut fermer après la mort de Maximin Daza en Juin 313 à l'occasioni de l'ouverture de celui d'Arles, qui devint un des grands ateliers de l'empire. Le Colonel Voetter a déja montré que l'atelier d'Arles reprit la suite des frappes de celui d'Ostia, mais n'émit plus de monnaies de Maxi- min Daza mort en Juin 313 (0. Jules Maurice. (1) Otto Voetter, Erste christliche Zeichen au/ rómischen Miinzen, dans la " Wiener Numismatische Zeitschrift „ 1892, p. 55. MONETE DEI MARCHESI DEL CARRETTO (l) Per un caso fortunato venni in possesso di un denaro dei — del Carretto — descritto in nessuna delle opere che in proposito consultai. Di lì il desi- derio di fare qualche studio sulle monete degli Ale- ramidi. Mi furono valido aiuto nelle mie ricerche egregi uomini versati in materia che mi comunica- rono calchi e monete autentiche. Gentili pressioni poi alle quali mi era impossibile opporre un diniego m' incoraggiarono a intraprendere questo lavoretto pei lettori della nostra Rivista. Per la parte numismatica ricorsi alle fonti se- guenti : Gazzera, Discorsi intorno alle zecche degli antichi marchesi di Ceva, Incisa e del Carretto. Corderò di San Quintino, Discorsi su argomenti spettanti a monete coniate in Italia nei secoli XIV e XVII. Promis, Monete inedite del Piemonte (1852 e 1866) Monete di zecche italiane (1861). Morel Fatio, Cortemiglia et Ponzane. Per la storica : Braida, Cortemiglia e le Langhe. Codex Astensis, raccolta di documenti dei secoli XII, XIII e XIV della repubblica astigiana, i quali non interessano Asti soltanto; ma altri stati italiani (1) Mi si conceda attestare la mia riconoscenza a quelle colte e gentili persone che mi fornirono istruzioni e consigli preziosi. Citerò fra altri il Comm. Adriani di Cherasco ed i miei egregi amici Dott. So- lone Ambrosoli ed Ercole Gnecchi. 68 GIUSEPPE GAVAZZI ed esteri, e più specialmente le Signorie limitrofe coi quali Asti ebbe rapporti. L'Italia: Asti principalmente devono a Quintino Sella il ricupero di sì prezioso cimelio. L'illustre uomo, trovandosi a Vienna per una missione del nostro governo, sapendolo esistere in quell'Archivio di Corte, pregò il Direttore Cav. di Arneth di permettergliene Tesarne. E con sua gradita sorpresa n'ebbe in risposta una lettera nobilissima del Conte Andrassy del 29 Febbraio 1876, colla quale da parte dell' Imperatore gli offriva il Codice in dono. Cosi questo ritornò alla sede antica donde per non si sa quali vicende aveva peregrinato lontano. Quel tratto di alta Italia delineato all'ingrosso dalla spiaggia ligure tra Savona e Ventimiglia, dalle Alpi Cozie, indi dai corsi del Tanaro e dell'Orba, fu già dallo scorcio dell'undecime al primo quarto del duodecimo secolo, in signoria di Bonifacio del Vasto marchese di Savona. Discendeva egli da quell'antico Aleramo del quale i romanzieri crearono fantastiche novelle. Ma documenti più attendibili dimostrano che Aleramo nacque in Italia da un Guglielmo conte o marchese qui venuto di Borgogna ai tempi di re Rodolfo, o quanto meno vi fu condotto in tenera età dal padre : che da Ugo e Lotario venne investito della contea di Acqui con altri territori fra il Tanaro e la Bormida. Già Aleramo nel 933 messosi bravamente alla testa del suo popolo d'Acqui infliggeva una rotta memorabile ad un'orda di Saraceni i quali da Fras- sineto sul mare base delle loro spedizioni brigan- tesche, per l'Appennino, erano scesi minacciando la valle del Po. Aleramo fu certo un prode se me- ritò la fiducia dei suoi re e se Ottone imperatore MONETE DEI MARCHESI DEL CARRETTO 69 nel 967 confermandogli il possesso degli antichi do- mimi lo allargava a tutta la regione che si estende dal mare alle pianure di Lombardia, e dalle Alpi Cozie al corso dell'Orba. Dei suoi figli, Oddone è capostipite dei marchesi di Monferrato, Anselmo di quelli del Vasto. Questi fu padre ed avo di due altri Anselmi e bisavo di Oddone o Tete padre del nostro Bonifacio. Bonifacio del Vasto fu ai suoi tempi uno dei più potenti signori d'Italia. Ebbe otto figliuoli, il mag- giore dei quali, altro Bonifacio detto d'Incisa, con testamento del 1125, diseredò per ingratitudine e ribellione, nominando gli altri eredi in comune. Morì nel 1130. In seguito, nel 1142, i sette fratelli si divisero il retaggio paterno. A Manfredo, toccò Saluzzo; a Guglielmo, Busca; ad Ugo, Clavesana ; ad Anselmo, Ceva; ad Enrico detto Guercio, Savona ; a Bonifacio minore, Cortemiglia ; ad Ottone Boverio, Loreto. Non avendo Ugo, Ottone e Bonifacio lasciato discendenza, i rispettivi marchesati scaddero alle quattro linee laterali. Questa è l'origine e la figliuolanza di Bonifacio del Vasto, come Angelo Braida dimostra e come appare dalle tavole genealogiche di Pietro Viarengo allegate al — Codex Astensis — e di Costanzo Gaz- zera nei suoi Discorsi stille zecche di Ceva, Incisa e del Carretto. Salvo leggiere varianti questi autori concordano. Il conte di San Quintino opina al contrario che due Bonifaci contemporanei (non uno soltanto) aves- sero esistito. Stipite, l'uno dei Marchesi di Ceva e del Carretto, l' altro di Saluzzo e di Busca. Nulla pro- vare la loro discendenza da Aleramo. Malgrado l'au- torità e la dottrina del conte di San Quintino — il quale, se avesse potuto esaminare il Codice d'Asti, avrebbe 7 o GIUSEPPE GAVAZZI probabilmente mutato parere — non mi è possibile conformarmi alla sua opinione. Le dimostrazioni dei tre primi hanno troppo validi appoggi in documenti di indubbia autenticità per non essere pienamente convincenti. * Al tempo dal quale prendiamo le mosse anda- vano nei comuni d' Italia maturando le idee di eman- cipazione dalla prevalenza imperiale e feudale, e di libertà popolare. Enrico Guercio, marchese di Savona, ghibellino come del resto quasi tutti della sua schiatta, grande amico di Federico Barbarossa, e suo cancelliere al Congresso di Costanza, con savio consiglio non esitò ad aderire alla proposta di riscatto fattagli da Savona e contentarsene del solo titolo di Marchese. Ciò seguiva nel 1179. Da lui discendono i — del Car- retto — così cognominati da un castello nei pressi di Cairo. Un atto io Novembre 1204 di liberazione da certi tributi dei monaci di S. Maria di Casanova stipulato da Ottone ed Enrico del Carretto figli di Enrico di Savona, e da Guglielmo di Ceva con Bo- nifacio di Clavesana figli di Anselmo, ne avverte che i loro padri Enrico di Savona ed Anselmo di Ceva erano defunti, e Cortemiglia divenuta comproprietà dei loro figli. Comproprietà suddivisa in ottavi, poi in sedicesimi col dilatarsi della discendenza. Nel 1209 Oddone del Carretto, .consenziente il figlio Ugo, cede alla repubblica di Asti la sua parte di Cortemiglia e di altre terre che nuovamente riceve a titolo di feudo. Non risulta quando Oddone morisse: bensì che nel periodo dal 1191 al 1233 fosse ancora vivente. Il figlio Ugo gli premorì verso il 1227. Alla sua morte MONETE DEI MARCHESI DEL CARRETTO 71 il marchesato venne diviso fra i due nipoti. A Man- fredo, Cortemiglia; a Oddone, Mombaldone. Oddone III figlio di Manfredo e marchese di Cortemiglia visse poco oltre il 1313. I possessi di Enrico II del Carretto, altro figlio di Enrico di Savona vennero suddivisi fra i costui nipoti Corrado, Enrico ed Antonio nei terzieri di Mil- lesimo, Novello e Finale. Per queste continue suddivisioni la potenza e la ricchezza dei — del Carretto — andarono gradata- mente scemando a tale che Manfredino figlio di Od- done IH oppresso da debiti e ridotto quasi air indi- genza si risolse nel 1322 a vendere per modesta somma tutti i suoi possessi a Manfredo IV marchese di Saluzzo e ritirarsi a vita privata. Altrettanto fu degli altri rami. Parvemi conveniente far precedere questi brevi cenni che potranno guidarci nel non facile compito della classificazione della serie carrettina. Troppo poi mi sarebbe doluto passar oltre senza una parola al- l'antica e gloriosa stirpe aleramica che fu tanta parte in politica e in armi nelle vicende d'Italia, dalla Lega Lombarda ai Vespri Siciliani. Tolgo dalle tavole di Pietro Viarengo il quadro genealogico della discendenza di Enrico Guercio quarto figlio di Bonifacio del Vasto e stipite dei — del Carretto. — Cortemiglia, il possesso principale dei — del Carretto — siede nella valle della Bormida a cava- liere del fiume. Ora fa parte della Provincia di Cuneo. Nel 188 r contava 3350 anime. Posta su via nei tempi di mezzo frequentata dal transito dalle rive liguri alla valle del Po, era popolosa e ricca. L'abate Braida calcola abbia raggiunto diecimila abitatori. Pestilenze, guerre, vicende politiche, e più che altro l'ognor crescente prevalenza di Genova a spese dei porti « 2 GIUSEPPE GAVAZZI minori nocquero a Cortemiglia. Venuto meno il suo traffico, disertata dalle doviziose famiglie, scemato il benessere, scadde immeritatamente a minor for- tuna, sorte toccata ad altre insigni città e borgate d'Italia. Cortemiglia, o meglio i del Carretto ebbero ef- fettivamente diritto dì zecca? Il conte di San Quintino lo sostiene, ed in man- canza di prove dirette si vale di argomenti indiretti citando due casi che secondo lui potrebbero valere anche pei del Carretto. Il primo è un atto di transazione passato nel 1308 tra il Vescovo di Ginevra e Lodovico di Sa- voja signore di Vaud. Vantava costui diritto di mo- neta per concessione del re di Germania: quegli ne- gavàlo come proprio privilegio esclusivo della sua diocesi — alla quale il paese di Vaud apparteneva. Si venne ad un compromesso col quale il Vescovo concesse a Lodovico e suoi successori a titolo di feudo perpetuo ed a certe condizioni, facoltà di co- niare moneta nella diocesi di Ginevra. Fu convenuto fra altro che la moneta di Lodovico sii in alio ca- ractere quam sii genebensis monete. L'altro è del 1347. Qui i tutori di Amedeo VI e di Filippo, principe di Acaja, ricevendo l'omaggio degli uomini di Chieri concedono alla loro comunità facoltà di battere moneta e di spenderla : dununodo fiat sub sìgno predio forum dominorum et sufficienti $ lige et legalitatis. Il conte di San Quintino conclude che : come il Vescovo di Ginevra al signore di Vaud, come Amedeo e Filippo di Savoja ai Chieresi, la repubblica di MONETE DEI MARCHESI DEL CARRETTO 73 Asti avrebbe potuto perfettamente infeudare ai del Carretto la moneta. Cazzerà e Morel Fatio sostengono che quella dei — del Carretto — fu monetazione abusiva. Promis, clic in una memoria precedente aveva accolto l'opi- nione del conte di San Quintino, in quella del 1866 si ricrede e ne dà convincenti ragioni. Non discuterò se Asti o altra repubblica o Signoria sottomessa al- l'alto dominio imperiale avesse facoltà di infeudare in certo qual modo per delegazione ai minori vas- salli una prerogativa regia e imperiale. Per altro gli esempi addotti dal San Quintino non paionmi calzare ai — del Carretto. — Il Ve- scovo di Ginevra esige che la moneta di Vaud sia di forma ben distinta dalla sua, evidentemente per non subirne la concorrenza : il conte di Savoja e il principe di Acaja permettono a Chieri di battere moneta; ma a condizione che essa porti i loro con- trassegni, vale a dire permettono loro di aprir zecca in loro nome, sia pure col profitto del comune: ma colla loro impronta, come ben rilevasi dalle parole : dummodo fiat sub signo predictorum dominorum. Altrimenti è dei — del Carretto. — Vediamo dalla descrizione delle loro monete che neppure una ha un tipo originale quale il Vescovo ginevrino volle dal signore di Vaud, e che, contrariamente al divieto fatto ai Chieresi, portano nomi esplicitamente dei nostri marchesi. Vi si vede chiaramente lo studio di farle per quanto possibile simili a quelle della re- pubblica astigiana non solo, ma di altri stati e prin- cipi come Venezia e i Conti del Tirolo ai quali i — del Carretto — ne consta, nò è probabile che ab- biano mai prestato omaggio ne avutene delegazioni. Torna a proposito il seguente passo della cro- naca di Piacenza del canonico Jacopo de' Mori, citato dal Gazzera: Eodem anno (1255) de mense decembris 74 GIUSEPPE GAVAZZI uwìxatores fecerunt fieri mondani novam apud Mar- chiones de Carretto quam appellabant Carrettini. Mancava forse allora moneta di zecche accredi- tate, di Milano, di Pavia, di Cremona, di Venezia, ecc.? Qual necessità di ricorrere per averne a Signorie di terzo ordine nascoste in valli remote? O non piut- tosto dal passo citato traspare abbastanza il propo- sito e T intesa tra quei mercanti e quei Marchesi di produrre e mandare confusa una moneta abusiva colla legittima e leale di altri Stati? Ma la prova più concludente della illegalità della moneta dei — del Carretto — risulta dall'editto di Enrico di Lussemburgo del 1310: Ouod a modo nul- li 75.... qui de cetero andeat nec presumat dare me reci- pere nec portare imperiales facto s in Chivasso, in Ipo- reya, in Incixa et in Ponz-ono, in Cortemilia, nec ulluni marchesanum, tyralinum, russinum, factos in dictis mo- netis, eie. Da questo importantissimo documento risulta che Cortemiglia, o meglio i — del Carretto — - produs- sero, non solo imperiali, ma tirolini, dei quali ve- dremo gli esemplari, ed anche marchesani e russini ( r ): monete tutte messe fuori di corso dall'editto impe- riale. L'editto stesso specifica le monete buone e le- gali italiane ed estere e ne dà la tariffa e fra queste il matapane e il tirolino autentici. (1) Non saprei spiegarmi il significato di questa parola — Russini — se non supponendola per avventura un errore di amanuense invece di — Rassini — come allusione in genere alle contraffazioni del matapane di Venezia di cui fu maestro Urosio re di Serbia, altrimenti chiamata Rassia o Rascia. MONETE DEI MARCHESI DEL CARRETTO 75 DESCRIZIONE DELLE MONETE Delle monete delle quali ci stiamo occupando, alcune non possono appartenere a Cortemiglia pei nomi che portano di del Carretto signori d'altre località, come vedremo. Delle altre, quelle che mancano di accenno al luogo di origine — stante che i marchesi del Carretto ebbero altri possessi oltre Cortemiglia — non si può con certezza, né asse- rire né negare che vi appartengano. Inclinerei piuttosto a supporle fabbricate in qualcuna delle altre terre soggette ai — del Carretto — e più probabilmente nel castello dal quale presero il nome gentilizio. Condominio dei marchesi di Saluzzo, Busca, Ceva e Savona i 190-1220. 1. Obolo. <& — + MÀRCHIO. Nell'area NES disposte in triangolo. 9 - CVRT....LIE. Croce. Mistura, grammi 0.267, titolo 57/1000. Promis, Monete del Piemonte, tav. IV, n. 35. Imitazione dell'obolo d'Asti, di cui alla Tav. Ili, fig. 3 delle Monete di Asti del medesimo Promis. Il chiaro Autore citando il diritto di zecca accordato nel 1140 da Corrado II agli Astigiani, fa notare che Asti già nel 1166 se ne valeva e che l'obolo sarebbe delle prime monete di quella repubblica GIUSEPPE GAVAZZI la quale continuò a produrlo anche più avanti durante il Secolo XIII. Dalla rassomiglianza dei due oboli — di Corte- miglia e di Asti — dedurrei che autori del primo fra il 1190 e il 1200 siano i quattro coeredi di Bonifacio minore di Cortemiglia non più vivente nel 1190. Promis l'attribuisce esso pure ad un consorzio di Marchesi : ma non dice quale. Oddone I solo od associato con Enrico II 1191-1233 CIRCA. 2. Grosso, fi' _ + ivi . d • CARETO. In circolo periato croce, nel cui angolo sinistro superiore e nel destro inferiore cunei convergenti al centro. r) _ + INPERÀTOR. I n circolo e. s. I-E RIC N disposte su tre righe. Argento, grammi 1.300, titolo ignoto. Collezione E. Gnecchi. E. Gnecchi, II ripostiglio di Cavriana " Riv. it. di Num. „ Anno X, 1897, pag. 26 fig. In raffronto è il grosso di Milano di Enrico V (VI) di Svevia. 3. Denaro. ^ - M D CÀRETQ. Croce in circolo periato. K) - IMPERÀTOR HE | RIC I N su tre righe in circolo e. s. Mistura, grammi 0.58, titolo ignoto. Collezione E. Gnecchi e mia, inedita. Questo denaro rassomiglia assai a quello di Milano già attribuito ai primi tre Enrici di Franconia e da Giovanni MONETE DEI MARCHESI DEL CARRETTO 77 Mariotti nella Gazzetta numismatica di Como del i88r riven- dicato al V (VI) di Svevia to. (i) Torna a proposito riassumere qui il ragionamento lucido e serrato di G. Mariotti intorno ad un Ripostiglio di monete medioevali scoperte presso Parma nel 1880. Sono 106 monete: 18 mezzani di Brescia, 9 di Cremona col nome di Federico : un denaro di vescovo anonimo di Mantova, 5 di Milano di Federico I con ÀVG" I + MED I IOLÀ | NIV su quattro righe come i più antichi dagli Ottoni a Corrado Salico : 61 col monogramma di Enrico in diritto contornato da + IMPERATORE al rovescio croce nel campo e MEDIOLÀNVM in giro. Nessuna di Parma. Le monete di Mantova, Brescia e Cremona, per il loro stato di conservazione ed i caratteri, appaiono contemporanee. A maggior ra- gione i mezzani di Brescia del peso medio di grammi 0.75 e di Cremona di grammi 0.76. La zecca di Brescia cominciò a lavorare il 2 Maggio 1184: quella di Parma fu evidentemente inattiva nel periodo da Carlo- magno a Filippo di Svevia (1207). Ora, il mancare di monete di Filippo di Svevia nel ripostiglio ne fa risalire il nascondimento avanti il 1207. L'A. poi, ricordando che nel 1155 Federico I tolse a Milano il diritto di zecca, né lo concesse nuovamente se non alla pace di Costanza (1185) suppone con sufficiente fondamento che i denari milanesi al nome di questo imperatore e nella forma arcaica fossero battuti fra il 1152, primo anno del regno di Federico, e il 1155, Quelli coniati in Milano fra il 1185 e il 1186 (ultimo di Federico) dovrebbero avere altra impronta, come i successivi di Enrico V (VI) e quelli di Brescia e di Cremona, cioè la croce nel campo e il nome della città nel giro. Cita a sostegno del suo argomento un denaro di Federico riportato dal Muratori e da altri autori avente in diritto su tre righe FR I DIC I IP nel campo ed + ÀVGV^TV^ in giro: in rovescio + MEDIOLÀNV e croce nel campo. In ogni modo, la croce, vessillo delle città confederate per la libertà comune dovea pur figurare sulle loro monete dopo la gloriosa pace del 1185, ed a maggior ragione su quella di Milano che fu l'anima ed il capo della lega. Ora, la presenza nel ripostiglio dei mezzani di Brescia non certo più antichi del 1184, e l'assenza di denari di Filippo di Svevia non anteriore al 1207, ne danno l'epoca del nascondimento fra il 1184 e il 1207. Dunque l'Enrico dei denari di Milano trovati a Parma non può essere che il V-VI come re di Germania (1186-1197). La sagace argomentazione di G. Mariotti è rafforzata, se pure ne fa bisogno, dal denaro carrettino descritto al N. 3. Infatti: i primi del Carretto sono contemporanei di Enrico V-VI. Né è verosimile che l'abbiano foggiato su quello del IV-V più antico di un secolo circa. Meno poi su quelle di Enrico di Lussemburgo contemporaneo di Oddone III e di Manfredo II del Carretto — di quell'Enrico che coll'editto del 1310, 78 GIUSEPPE GAVAZZI Manfredo I vivente nel 1269 e nel 1270. 4. Tir olino. & — MA I FR I ED | MA intercalate fra i bracci di una croce estesa a tutto il campo e tagliata da altra minore. R) — DE CHARRETO. Aquila in volo. Argento, grammi 1.50, titolo 800 a 850. Giovanelli in Promis: Monete del Piemonte i8j2. Manfredo I è di poco posteriore a Mainardo I e contem- poraneo del secondo, conti del Tirolo (1253-1298), ai tirolini dei quali questo è conforme. 5. Imperiale. & — + MAN I FREDM I ARKO in tre righe nel campo: rosetta fra due trifogli sopra e sotto. 1$ — + DE CH : AR. Le lettere R • E T • O disposte in croce intorno al centro. Arg. Corderò di S. Quintino. Collezione E. Gnecchi. Il disegno riproduce, meno le indispensabili varianti, P imperiale di Milano di Federico II. primo anno del suo regno, ne proscriveva le monete; tanto più che nel 1310, come è detto nell'editto, la sua monetazione di Milano non era ancora attivata. Per conseguenza questo denaro, come il grosso al N. 2, non ponno appartenere se non a dei — del Carretto — viventi nel principio del secolo XIII, ed assai probabilmente ad Oddone I solo od associato col fratello Enrico, col quale esercitò per qualche tempo giu- risdizione comune. La leggenda M • D • C A RETO può interpretarsi tanto marchio che marchiones de careto. MONETE DEI MARCHESI DEL CARRETTO 79 Malgrado l'opinione diversa del Conte di San Quintino, l'attribuisco al primo invece che al secondo Manfredo vivente come viveva il padre Oddone III al tempo dell'editto del 1310. Ora, dal momento che l'editto mette fuori di corso, fra altri gli — imperiales factos in Curtemilia — è troppo chiaro che questi imperiali erano allora già in corso. Né ritengo proba- bile che, vivendo Oddone III, il figlio Manfredo coniasse moneta esclusivamente in proprio nome. Oddone III vivente nel 1284 e nel 131 3. 6. Matapane. <& — ODONVS S MICAEL (sic) Due figure sostengono una banderuola innastata. Lunghesso l'asta M C H vertical- mente. R) — Cristo in trono accostato da IC XC Argento. Promis, supplemento 1866, VI fig. 67. 7. Imperiale. fi J — ODO I NVSM | ARCH su tre righe: sopra e sotto stella fra due trifogli. R) — DE : CHÀR : nel campo in circolo periato R • E • T • O disposte in croce: stella al centro. Argento. Imitazione dell' imperiale milanese di Federico IL Simili di Monfer- rato ed Incisa. 8o GIUSEPPE GAVAZZI 8. Tornese. & - Lembo + : MONETA : ODONIS : MÀRCHIONIS : B' : CARETO • Zona interna CVRTISMILIA al centro croce. 9 - Lembo MONETEQ : HAC : MACH : FORMA : C CESSIT : ODONI : Zona interna : FAXES: l^lAJcA: al centro P-E-X disposte in triangolo. Argento. Gazzera. Corderò di S. Quintino. Morel Fatio. Gazzera legge in rovescio fac in luogo di hac. La lettura di Morel Fatio mi sembra più corretta. Questo pezzo è un'imitazione del noto tornese di Asti. La leggenda del diritto è chiara, non così quella del rovescio che diede luogo ad interpretazioni disparate. La più probabile mi sembra quella di Morel Fatio. Egli, comincia dalla zona interna che completa con p. e. x centrali e termina all'esterno, leggendo FAXES ImPerlALis APEX MONETEQue HA^c . MArCHioni FORMÀm ConCESSIT ■ ODONI • che traduce Un decreto imperiale (imperialis apex) concesse a Oddone marchese il potere (faxes) e il diritto di coniare questa moneta (monetaeque hanc formam) intendendo formam per forma- tionem. Così egli (0. Io tuttavia azzarderei l'opinione che si volesse veramente dire formam e cioè la foggia della moneta ossia del tornese. Credo pure che, comunque si vogliano spiegare le parole della zona interna e del centro, l'iscrizione del lembo è abba- (i) Il conte di S. Quintino non giunse ad una interpretazione com- pleta; ma vi si approssimò assai. MONETE DEI MARCHESI DEL CARRETTO 8l stanza chiara per far intendere che questa volta Oddone ebbe veramente facoltà di coniare moneta, e da tale che ne aveva il potere; vale a dire dall' imperatore. Concessione che dopo il celebre editto effettivamente ottennero, e Monferrato, e Ceva. Ma con molta probabilità Asti non avrà potuto gradire questa concorrenza con moneta troppo somigliante alla sua e avrà invitato il suo vassallo a toglierla di circolazione. Di lì la somma rarità di questo tornese. Corrado di Millesimo e Enrico di Novello viventi nel 1269 e nel 1276. 9. Matapane. & - -HEN7 CVRI • S • MICHAEL due figure stanti come al M n. 6. Lungo Tasta della banderuola C H ty — Cristo in trono come al n. 6. io. Matapane. & — HER : E7 • CVR • S • MICHAEL due figure stanti come il M precedente. Lungo Y asta C N 9 — Cristo in trono come sopra. lì. Matapane. & — - HENR (NR in monogramma) 7CVNR • (NR in monog.) • S • MICHAEL due figure stanti come sopra. Lungo M l'asta C H 9 — Come i precedenti. 82 GIUSEPPE GAVAZZI Di questi tre matapani imitazioni dei veneti : il primo (n. 9) è riportato da D. Promis nelle Monete inedite di Pie- monte, 1866, e poscia nelle Monete di zecche italiane inedite e corrette, 1871, alla Tav. n. 49. Qui Promis legge nel di- M ritto HEN & CVRT C S • MICAEL (sic) ossia Henricus et Cur- H tismilia marchiones. Mi risulta invece dal calco di quello stesso matapane che servì all'illustre Promis, favoritomi per gentile intromis- sione del Dottor S. Ambrosoli dal Gabinetto Reale di Torino, la leggenda, come descritta al n. 9 : diverso quindi ne sarebbe il senso che io interpreterei : Henricus et Conradinus marchiones, od anche Henrici et Cunradi marchionum. Sgraziatamente la moneta è di conservazione meno che mediocre ; ma per quanto io abbia messo di buon volere per trovare il tratto traversale sopra Y I di CVRI per farne T non ci potei riuscire. Perciò, malgrado la mia riverenza a quel sommo maestro, non ne posso accettare la lettura. I numeri io e 11 potranno fornire qualche schiarimento in proposito. Il N. io è tolto dalla citata memoria del 187 1, fig. 50. Uno in tutto eguale venne trovato a Lurate Abbate nel 1887 ed è posseduto dal Cav. E. Gnecchi. Si notino lunghesso Tasta della banderuola le lettere MCN in luogo di M C H che leggesi negli altri. Credo corretto interpretare quelle lettere MCN: — MarChioNes. II N. 11 proviene pure dal ritrovo di Lurate Abbate ed appartiene alla collezione E. Gnecchi. Evidentemente HENR 7CVNR sono abbreviazioni di Henricus et Cunradus e così interpreta il Dott. Solone Ambrosoli nella sua dotta memoria in proposito inserta nella Rivista Italiana di Nu- mismatica del 1888. Egli attribuisce tanto il N. io che Tua Corrado ed Enrico marchesi di Ponzone, cugini. Non esclude tuttavia che possano anche appartenere ad Enrico di Novello e Corrado di Millesimo figlio di Giacomo e nipote di quell'En- rico II del Carretto che vidimo col fratello Oddone I aver esercitato nel 1204 giurisdizione comune in Cortemiglia. moneti: dei marchesi del carretto 83 Il lettore ricorderà che i fratelli Enrico, Corrado ed Antonio si erano diviso il retaggio paterno in terzieri: Mil- lesimo, Novello e Finale. Risulta poi dal Codex Astensis che i due primi ebbero interessi comuni. Ne mi sembra ipotesi troppo azzardata il supporre che Oddone III di Cortemiglia del quale abbiamo un matapane simile, e questi di Novello e di Millesimo, tutti contemporanei, abbiano concertato un'emissione sociale, che naturalmente riesciva meno costosa per le parti. Per ultimo citerò il fiorino d'oro di bassissima lega del quale tratta Morel Fatio nella sua Memoria di Cortemiglia e Ponzone. Egli ne possedeva tre esemplari comprati a Genova: quattro altri vennero trovati a Nizza ed a Savona. Sono contraffazioni del fiorentino. In luogo di FLORENTfÀ dal lato del giglio portano + FLOREXCHÀ. Alcuni autori interpretarono FLOR£wms EXCotnitafu Wknnonice attribuendolo all'Hainault, altri a%Cambray leggendo: ?V.ORenns EXCHkmeraco. Letture che non soddisfanno Morel Fatio, tanto più che queste due zecche furono sedi di fabbricazione seria, normale ed importante. Ravviserebbe invece nelle citate parole l'ab- breviazione di: FLQRenus EXCWkreto oppure EXCHkrrettis. E della probabilità che lo sia trae argomento dai ritrovi nel Genovesato ed a Nizza, ove con due esemplari di questo fiorino era un matapane di Oddone di Cortemiglia. Tra i prò ed i contra che si ponno sostenere in proposito, inclinerei all'autorevole parere di Morel Fatio, e fino a prova contraria collocherei questo pezzo fra le anonime dei del Carretto C 1 ). Giuseppe Gavazzi. (1) Morel Fatio suppone che questo fiorino possa essere la moneta nuova cui accenna la cronaca del canonico De Mori. Il fiorino però non è citato nell'editto del 1310. 84 GIUSEPPE GAVAZZI ALBERO GÌ DEI MARCH» (113C Bonifacio t 1130 1 Enrico Guercio Marchese di Savona e territorii; socio coi Marchesi di Saluzzo, Busca e Ceva nelle Signorie di Clavesana, Cortemilia e Loreto vivente nel 1125 e nel 1183 1175 cancelliere imperiale alla pace di Costanza 1179 rinuncia ai Savonesi ogni suo diritto sulla città di Savona Ottone I Ambrogio Marchese di Savona e del Carretto Vescovo di Savc Vivente nel 1191 e nel 1233 f 11 92 1209 con Ugo suo figlio cede t/i6 di Loreto e Cortemilia ad Asti e ne lo riceve nuovamente in feudo 1213 Podestà di Asti Ugo viv. nel 1209 e nel 1225 Podestà di Asti nel 1212 e nel 1225 premorto al padre Enrico III Signore di Ponti Manfredo I viv. 1269 1270 1283 non più tra i vivi Ottone II Signore di Mombaldone viv. 1228 e 1234 premorto all'avo (Corderò) Batterio Opizzone Alberto Signore pretore di Milano Marchese di Benevello 1273 del Carretto 1316 di Dego e Spigno viv. 1284 e 1300 I Marchesi di Dego e Spigno Ugo II Marchese di Cairo e Cortemilia viv. 1315 f senza prole Ottone III viv. 1284 e 13IJ morto poco dop< il 1313 Manfredo II viv. 1307 1322 cede Cortem a Manfredo 1\ Marchese di Salu; MONETE DEI MARCHESI DEL CARRETTO 85 ^ALOGICO DHL CARRETTO wifacio Enrico II ro di Savona Marchese di Savona e del Carretto Asti f 1215 vivente 1191 e 1226 1204 col fratello Ottone esercita giuridizione in Cortemilia Giacomo viv.: 1251 e 1270 Marchese di Savona e del Carretto Corrado \, 1269 e 1276 :po del terziere di Millesimo Enrico viv. 1276 Capo del terziere di Novello Antonio viv. 1292 Capo del terziere di Finale -^co Giorgio Enrico Enrico Giorgio Antonio i 1316 f senza prole f senza prole viv. 1344 viv. 1341 viv. 1341 u E tuo U 11 MONETE INEDITE RARE FRINCO. Fra le numerose contraffazioni emesse dalla zecca di Frinco raramente si rinvengono monete imitanti quelle battute nella Svizzera. Avvertiva difatti il Morel Fatio, pubblicando un quarto di questa zecca al tipo di un Kreuzer di Il- debrando di Riedmatten vescovo di Sion, come nei recessi della dieta elvetica , non avesse rinvenuto menzione alcuna dei Signori di Frinco, mentre vi figurava più volte il nome del conte di Dezana in causa delle monete svizzere da esso contraffatte. Più tardi V. Promis (*) ed I. A. Erbstein ( 2 ) fecero conoscere due altre monete di Frinco ad imitazione di quelle svizzere, la prima al tipo di Friburgo, la seconda a quello di Basilea. Presento qui il disegno di un altro pezzo della mia raccolta, prodotto della zecca dei Mazzetti, per il quale servì di modello la moneta da tre Kreuzer della città di S. Gallo, battutavi nel 1570. (1) V. Promis, Monete di zecche italiane inedite o corrette. Memo- ria IV, Torino 1882, pag. 26, 27, tavola III, 31. (2) Iulius und Albert Erbstein , Italienische Nachahmungen, ecc. Dresden, 1883, pag. 7, tav. I, 1. 88 GIORGIO CIANI & — MO • NO • ÀRG • ORDIN • A • DD • F • Orso passante ritto a sinistra. R) — CAROLL • V ■ IMP • SEM • AVG- • Aquila a due teste co- ronata, con globo fasciato in petto, su cui la cifra 3. Rame con pochissimo argento. Peso, gr. 2.35. Sembra che a Frinco, oltre queste contraffazioni, si battessero altresì monete false, ma non è ben certo che ciò avvenisse col consenso dei Mazzetti. L'estratto di un processo, che in parte trascrivo dal n. 336 della Mazzettiana ( z ) nella Biblioteca co- munale di Trento, ce ne fornirebbe fino ad un certo punto le prove. In esso è detto che un tale Barto- lomeo figlio del « q. m Laurentii de Sicijs » nel 1606 li 12 Luglio fu imprigionato a Trento essendo impu- tato di aver speso monete false. Era costui un mercante di panni che recatosi nel 1604 alla fiera di Bolzano, vi aveva esitato per circa cento scudi, di quattrocento che ne teneva, in tanti trajeri falsi, " li quali erano di doi cunii, uno di Tugia (Zug) città franca , con la portella da un canto (era lo scudo arrotondato in basso e fasciato, che capovolto rassomiglia ad una porta arcuata) et da T altro Y aquila imperiale ( 2 ), et Y altro era dei duchi di Baviera „. Diceva d'aver avuto queste mo- (1) Raccolta di manoscritti, legato di A. Mazzetti. (2) Questo pezzo da tre Kreuzer fu pure contraffatto da Siro d'Au- stria principe di Correggio nel 1617. — Cfr, C. Kunz, Archeografo trie- stino. Voi. Vili, tav. n. 17. MONETE INEDITE O RARE 89 nete da Giacomino carrettiere di Verona , e da Giorgio della Riviera di Salò g ..... . che loro mi davano di utilità 33 per cento .... perchè mi have- vano conosciuto a Frinco quando si attendeva ai negotii dei sesini falsi del cunio di Venetia .... e li suddetti mi dissero che havevano avuto li traieri falsi a Frenco et a Masserano nel Piemonte, et mi soggionsero ancora che se ne facevano a Sabioneta di belli , ma non mi dissero che avessero anche di quelli „. E più sotto: " Tunc D. ostensis d.° cons. to quinque traieri inter quos aderat unus ex iis adul- terina civitatis Tugiensis, exibens a parte una aqui- lani bicipitem cum inscriptionem D.ne conserva nos in pace, et ab altera 1602 cum portula (sic) et literis circum signatis Moneta civitatis Tugiensis. „ Il costi- tuto riconobbe questo trajero per falso perchè era della forma di quelli da esso introdotti e spesi. Del- l'altra specie di trajeri detti dall'accusato di Baviera, poi di Sassonia, e dal giudice inquirente chiamati im- periali, non è più cenno nel processo. Richiesto T accusato se avrebbe riconosciuto i talleri falsi che erangli stati mostrati da un tale, e presentatigli alcuni di questi fra i quali uno deir im- peratore ed altro dell'arciduca battuti ad Hall, ri- spose esservene fra questi uno simile a quello esi- bitogli da quel tal huomo ed essere quello con u Rudulphvis 2. dus Dei Gra. Romanor. Imperator sem- per Augustus Ger. et B. Rex, a parte una et ab alia Nec non Archidux Aust. D. Burg. Com. Tiro lis „ e che non sa in che modo né dove siano stati coniati, ma si immagina che i talleri siano stati battuti a Boz- zolo, dove sta detto Bossis (che sarà stato Yhuomó). Sottoposto alla tortura confermò quanto depose ! go . GIORGIO CIANI CISTERNA. Feudo ecclesiastico dei vescovi d'Asti, il ca- stello della Cisterna passò, ora per eredità, ora per vendita da una in altra famiglia , fino a che gli Acerbi, che lo ebbero con titolo marchionale, lo vendettero li 14 ottobre 1650 , a Francesco dal Pozzo, Marchese di Voghera e patrizio biellese. Il di lui figlio Jacopo, che nel 1667 gli succedette nel possesso di questo feudo, ottenne da Clemente X li 11 ottobre 1670 la sua erezione in principato ed al 28 marzo 1673 l'ambito diritto di battere monete col nome del principe, e colle insegne e sotto gli auspici della Sede apostolica. Ho tratto queste notizie dalla pregevole pubbli- cazione di Domenico Promis ( J ) sulle monete del Piemonte, dove è pure riportata, per esteso la con- cessione della zecca a questo principe, ed il disegno di un quadruplo dello scudo d'oro riprodotto dal frontespizio del III volume dell'Appel che Y aveva veduto in un catalogo di Norimberga dell'anno 1786. Questo pezzo ha nel diritto il busto del principe con lunga capigliatura volto a destra, e sotto un cuore fra due stelle, segno dello zecchiere, forse del De Fontaine, e nel giro I • A • PVT • CIST • ET • BELO • PRIN. Cioè Jacobus a Puteo Cisternae et Belguardi Princeps, dove il Belguardi, osserva il Promis, indica Belri- guardo castello in allora rovinato, per cui sembravi messo per sola ostentazione di titolo. Nel rovescio ha lo scudo coronato inquartato ad 1 e 4 di un pozzo (1) D. Promis, Monete inedite del Piemonte. Supplemento. Torino 1866, pag. 20-23, tav. IH, 32, tav. IV, 33, 34. MONETE INEDITE O RARE 91 sostenuto da due draghi alati affrontati, a 2 e 3 da un'aquila ad una testa e la scritta in giro: QVI • BIBET • SITIET • ITERVM 1677. Il lodato autore descrive inoltre un pezzo da io scudi con rovescio diverso da quello della mo- neta precedente, che una volta si conservava dai principi della Cisterna e che nel 1798 fu mandato alla zecca. In fine ci porge il disegno del conio dello scudo e del diritto del mezzo scudo esistenti nell'ar- chivio di quella illustre famiglia. Tutti questi pezzi portano Y anno 1677. Il Promis aggiungeva di non aver mai rinvenuto altra moneta spettante a questo casato, anzi non conoscere l'esistenza effettiva di al- cuna di queste, ad eccezione forse di quella riferita dall'Appel. A me è toccata la sorte di rinvenire, fra alcune monetine di rame, un pezzo mal tagliato, e peggio coniato, come spesso si riscontra nelle monete basse del secolo XVII , che pure non manca di qualche interesse, perchè ci fa certi che il principe della Ci- sterna fino dal 1675 usò del diritto ottenuto della zecca, coniando monete, non già per fasto, e meno ancora per necessità economiche dei suoi sudditi, ma a scopo di lucro, imitando gli altri piccoli principi suoi contemporanei, già maestri neh 1 ' arte delle con- traffazioni. &* — l • A • P E • EC • Busto con lunga chioma a destra. Sotto : 1675. ty — CIS.... ELG-PRINC* Croce ornata, gigliata. Rame. Peso, gr. 1.72. 9 2 GIORGIO CIANI Le iscrizioni supplite si potrebbero interpretare nel modo seguente : \acobus A Puteo Dei Gratta Et ECcle- siae — OSTernae Et BELGruardi PRmCeps. È dessa una perfetta imitazione del soldino di Carlo II battuto a Milano ( T ) di cui si conoscono esemplari del 1672, che era però al titolo di 69 di fino. Questo pezzo fu pure contraffatto da Carlo Giuseppe Tizzone a Desana ( 2 ) e da Francesco Lodo- vico Ferrerò a Messerano (3), e probabilmente da altri ancora. Il Promis, dando le notizie che precedentemente ho riassunto, non esclude la possibilità che queste monete possano essere state battute alla Cisterna, quantunque non si trovi memoria che vi fosse stata aperta la zecca. Richiamata ora l'attenzione dei raccoglitori sulla esistenza delle monete appartenenti a questo principe, è probabile che altre se ne abbiano a scoprire simili a contraffazioni già note. TRESANA. Il Dott. Rossi in un suo interessante articolo sulla zecca di Tresana (4), rettificate alcune inesat- tezze incorse nella genealogia dei Malaspina dallo spino secco, riassunse quanto era stato pubblicato anteriormente intorno alle monete che questi mar- chesi fecero battere nella capitale del loro piccolo stato, e vi aggiunse altre notizie ed inediti documenti (1) F. ed E. Gnecchi, Le monete di Milano. Tav. LVIII, 23, pa- gina 166, 23, 24, 25 e Supplemento, pag. 99, 2 e 3. (2) N. Papadopoli in Riv. Bai. di Num., 1896, pag. 352. (3) D. Promis, Monete della zecca di Messerano e Crevacuore. To- rino 1896, tav. XV, 2. (4) Riv. Ital. di Num., A. D., f. I, 1889, pag. 35. MONETE INEDITE O RARE 93 riferentisi air ultimo periodo di attività di questa of- ficina monetaria. Dalle sue ricerche risulta che tre furono i si- gnori di questo casato che esercitarono il diritto della zecca, Guglielmo (f 1580) che nel 1571 ne ebbe il privilegio dall' imperatore Massimiliano II , Fran- cesco Guglielmo (1580- 16 13) suo figlio, ed un se- condo Guglielmo (1613-1651), colla morte del quale ebbe fine il dominio diretto di quella famiglia su Tresana. Al primo di questi marchesi vengono general- mente assegnati alcuni sesini e quattrini sui quali è rappresentato S. Lodovico protettore particolare, e S. Francesco di Paola, avvocato dei Malaspina. Durante il governo di Francesco Guglielmo fu- rono emesse diverse monete, che oltre il cavallotto, ed il mezzo cavallotto, sono pur noti alcuni sesini e quattrini, contraffazioni di altri consimili di Casale e di Reggio C 1 ). Resterebbero a scoprirsi quelle monete false o contraffatte eseguite nel 1598 dal suo zecchiere Claudio di Antonio Anglese, al tipo di quelle di Francia, Savoia, Venezia, Genova, Massa, Bologna e Roma , alle quali accenna il Rossi , e che furono causa per cui questo marchese condannato in con- tumacia a grave ammenda dalla curia romana, dopo varie vicende, dovette abbandonare i suoi possessi, e riparare alla Mirandola dove finì i suoi giorni. A questo marchese o forse al suo successore sembrami spettare un ducato che trovasi neir Hof- man ( 2 ) fra le indeterminate e che il Morel-Fatio ri- (1) A Fr. Guglielmo spetterebbe un pezzo che a quanto credo sa- rebbe inedito, descritto nel catalogo di vendita di Rodolfo Ratto di Genova del 1895 a ^ n « 9^6. (2) W. Hofman, Mùnzschlùssel. Nurenberg 1683. 94 GIORGIO 'CIANI produsse £*) assegnandolo però con ogni riserva ad Antonio Maria Tizzone conte di Dezana. & — SANCTVS • LVDOVICVS • Il Santo coronato di faccia con lunga veste sparsa di gigli , e collo scettro nella destra. 9 — SVB • VMBRA • ALARVM • TAVRVM • Aquila con due teste. Oro. Verosimilmente questo pezzo anonimo è un pro- dotto della zecca di Tresana, e lo deduco dalla ef- figie e dal nome del santo raffiguratovi, Luigi IX di Francia, santo protettore dei Malaspina (dal quale eb- bero il leone coronato che essi portano nello scudo) e che vedesi pure rappresentato su alcuni sesini e quattrini col nome di questi marchesi. Per lo stesso motivo assegnerei a questa zecca i due seguenti quattrini anonimi della mia raccolta. & — S • LODOV Busto coronato del Santo. B} — T Nel Campo L fra due cifre una delle quali sembra un 3. Rame. Peso, gr. 0.81. (1) Morel-Fatio, Monaies inédites de Dezana, Frinco et Passerano Paris 1865, Pag. 45» & tav. IV, 39. MONETE INEDITE O RARE 95 i& — S • LODOA PR....NO •:• Busto coronato del Santo. R) — Anepigrafe. Aquila colle ali spiegate a destra , la testa volta a sinistra, e sopra corona, il tutto in circolo di perline allungate. Rame. Peso, gr. 0.45. Di questi, il primo è una servile imitazione del quattrino di Lucca della fine del secolo XVI, colle scritte rese espressamente informi ; il secondo che nel diritto è simile al precedente, nel rovescio ri- corda alcuni quattrini che il duca d' Urbino fece battere nel 1579 e 1580. In questo il PRO • NO • do- vrebbe indicare il protector noster che si riscontra su altre monete di Tresana. Del secondo Guglielmo sono generalmente co- nosciuti due soli pezzi, due cavallotti di diversa im- pronta. Altri però ve ne dovrebbero essere, come avvertiva il Rossi, pubblicando nella accennata me- moria tre concessioni fatte da questo marchese a Giovanni Agostino Rivarola, nome che ricorda le più abili contraffazioni ed imitazioni di monete stra- niere uscite nei primi lustri del secolo XVII dalle Zecche dell' Italia superiore. Una prova che gli accordi fra questo marchese ed il Rivarola ebbero realmente effetto, almeno in parte, ci viene offerta da un tallero illustrato da E. Forcheimer to e da esso attribuito al principe (1) E. Forcheimer , Ein Thaler des Fùrsten Syrus Austriacus von Correggio, in ■ Numismatische Zeitschrift „ di Vienna 1876, tav. VII. — Cf. Kunz, Monete inedite o rare di zecche italiane, III, Correggio, pag. 8. Estratto dall' " Archeografo triestino „. 96 GIORGIO CIANI Siro da Correggio, ma che appartiene realmente a Tresana , come risulta dal confronto fra il disegno esibito dal Rossi, unito alla concessione originale, e quello della moneta, che col gentile consenso del- l' autore qui si riproduce. & - ® LEODEGARIVS • D • 0- • EPISCOPVS • ÀVGVSTODVNEN • P • S • Busto a destra in Mozzetta con barba appuntita fra 16-21. 1$ — INSIGNIA • ANTIQVISSIMA • ET • MATERNA • Scudo con ornati laterali, sormontato dal berretto arciducale, por- tante le armi di Ungheria, Boemia, Austria, Borgogna, e Tresana (Leone coronato e spino secco) ed in punta quello antico d'Austria; nel mezzo lo scudetto col- l'aquila del Tirolo. Diam. millim. 42. Arg. Titolo, 240. Peso, gr. 26.70. Come avvertiva il Rossi questo tallero imita quello di Leopoldo arciduca d'Austria e governa- tore del Tirolo, coniato nel 1621 C 1 ). (1) Pare che questo tallero sia stato contraffatto nella zecca di Monaco. — Cfr. Jolivot, Mèdailles et Monnaies de Monaco. Monaco, 1885, pag. 50. Può darsi che di questo pezzo esista una contraffazione eseguita in Correggio, di cui finora non si conosce però alcun esemplare. — Il P. Affò nella sua pubblicazione sulle monete di Guastalla riporta un documento che sembra accenni a questa falsificazione. È una lettera di Don Cesare Gonzaga del 3 Novembre 1626 nella quale fra altro MONETE INEDITE O RARE 97 Il Santo Leodegario vescovo di Autun e mag- giordomo di Childerico, come osserva il Forchei- mer, pare sia stato scelto a figurarvi col suo nome a cagione delle tre prime lettere che esso ha comuni col LEOPOLDVS del tallero imitato. La S del sanctus fu collocata prima della rosetta che dovrebbe indi- care il principio della scritta : mentre il P che la precede dovrebbe indicare il protector, per cui chi non leggeva con attenzione la scritta, poteva facil- mente esser tratto in inganno. È da notarsi ancora un particolare, non avver- tito dal Forcheimer, ma che il diligente disegnatore rilevò nell' ultimo quarto dello scudo, dove scorgesi parte del ramo dello spino secco dei Malaspina, det- taglio che non è espresso con chiarezza nel disegno unito alla concessione, e che conferma l'attribuzione a Tresana di questo rarissimo pezzo, passato a quanto mi si disse, ad arricchire la collezione del Museo imperiale di Berlino. URBINO. Alla bella e ricca serie delle monete dei Mon- tefeltro e dei della Rovere illustrate da Reposati, Zanetti, Kunz e Papadopoli ne aggiungerò qui una che credo inedita e di cui, oltre il Reposati (0, fa cenno il Morbio ( a ) ed il Kunz (3). dice: " L'inverno passato quando feci riverenza al serenissimo Leopoldo in Bologna, mi parlò con tanta collera della sua moneta nuova falsificata e contraffatta in Correggio, che mi assicurò, se l' imperador non vi rimediava, che egli medesimo si saria risentito. „ — Cfr. Zanetti, Nuova raccolta, ecc., tav. Ili, pag. 76. (1) Zanetti, Nuova raccolta, ecc., tomo I, pag. 112 e 113. (2) Morbio, Opere storiche numismatiche. Bologna 1870, pag. 123. (3) Kunz, Monete inedite o rare di zecche italiane. " Archeografo triestino „. Trieste 1880, voi. VII. 98 GIORGIO CIANI & - FMII-VR - DVXVIE- Busto a destra. R) - MO - NE I TA • DA • V I NA • SED I ECINA • Scritto nel campo in quattro linee; nel giro foglie di quercia, e sopra scudetto coronato inquartato (i.° aquila coronata, 2. rovere, 3. le bande , 4. d'Aragona) partito d' un palo col gonfalone della Chiesa. Argento. Peso, gr. 1.58. Questo esemplare della mia raccolta è una imi- tazione dei frequenti pezzi da tre grossi, della Prussia e della Polonia del secolo XVI. Secondo la convenzione del 1603 fra il Duca Fr. Maria II e Marcello Baldassini, questa moneta destinata per il Levante, dovea essere d'argento con un terzo di rame e Y uno per cento d' argento di più, purché non arrivasse alle nove leghe. Un pezzo simile, contraffazione dei grossi di Adamo Venceslao di Teschen, colla data del 1628 è di Correggio al nome di Siro d'Austria ( x ), ed altra del 1629 di Ragusa ( 2 ). Nel 1603 il duca di Modena Cesare I ne fece pure coniare uno simile, imitando quello di Sigismondo III re di Polonia (3). Trento, Dicembre ipoo. Giorgio Ciani. (1) Bigi, Di Camillo e Siro da Correggio e della loro zecca. Modena 1870, tav. X, 85. (2) De Resetar , La zecca della Repubblica di Ragusa. Spalato 1891-92, tav. I, cap. V. (3) Luigi Rizzoli jun., Museo Bottacin. — Alcune monete della zecca di Modena, in ■ Bollettino del Museo civico di Padova „. A. I. 1898, n. 2, tav. 53. ANNOTAZIONI NUMISMATICHE ITALIANE v. Il desiderio di concorrere con un modesto con- tributo al primo fascicolo del 1902 della nostra Ri- vista, in occasione del Congresso Storico, m'indusse a pregare S. M. il Re che mi concedesse di pub- blicare alcune fra le monete inedite, o poco note della Sua Collezione, la quale oramai non ha più rivali. La M. S. non solamente acconsentì di buon grado, ma volle. degnarsi di additarmi un buon nu- mero di monete piemontesi, delle quali pur troppo non ebbi tempo che a disegnare una piccola parte per questo primo Fascicolo. Rimetterò dunque ai successivi le rimanenti del Piemonte, alle quali fa- ranno seguito quelle delle altre regioni. ASTI. Carlo d'Orléans, Signore (1408-1422). p - + KAROLVS x DEI * GRA « DVX * AVRELIENSIS Scudo d'Orléans, che è di Francia col lambello. IOO GIUSEPPE RUGGERO $ - + XPC * VINCIT * XPC * REGNAT * XPC * IMPRÀT Grande ornato cruciforme, composto di fogliami con 8 gigli, e stella a 6 punte al centro, in cornice quadrilobata accantonata da 4 corone. Scudo della corona. Oro, peso gr. 3.36. Conserv. ottima. Il Promis riporta alla fig. 4 Tav. II della sua Memoria sulla zecca Astese ( x >, lo scudo della corona di Carlo d'Orléans coniato in Asti, sebbene privo del titolo relativo e di qualunque altro segno di zecca. Egli, a pag. 26, rammenta a questo proposito, come gli Orléans non avessero altra zecca all'infuori di quella d'Asti, e perciò questo scudo fosse già come Astese pubblicato dal Leblanc nel suo trattato sulle monete francesi, come la detta moneta fosse contem- plata in una vecchia tariffa Piemontese: e prosegue poi alla pag. seguente in questi termini: « ignoro « però quale fosse il suo peso e titolo, non avendo « conoscenza che ne esista alcuno effettivo, ecc. » Ecco dunque qui sopra l'esemplare effettivo, de- siderato dal nostro A., dello scudo in questione, il quale, se non può considerarsi rigorosamente inedito, viene tuttavia in buon punto a correggere l'infelice disegno, che fino ad oggi era l'unico rappresentante di questa moneta insigne. Basterà infatti confrontare questo nostro con quello del Promis e del Leblanc perchè risulti evidente quanto que' due siano lontani dal vero tipo e dal carattere proprio dello scudo di Carlo e dell'epoca sua. (1) Vedi Memoria II sulle monete del Piemonte. Torino. Stamp. Reale, 1853. ANNOTAZIONI NUMISMATICHE ITALIANE IOI Governo autonomo (?) & — COMVNI ® ASTENSIS Croce di forma così detta Pisana. R} - + SANTVS ® SECONDVS Busto di fronte del Santo nimbato. Obolo. Mistura, p. gr. 0.42. Conserv. buona, ma la croce è rimasta difettosa per salto del conio. Malgrado questo, si è preferito questo esemplare ad altri due variati nei segni di interpunzione e perfetti di conio, ma di tondino troppo stretto. & - + & CIVITAS AST \S Croce Pisana. 9 - S • & • SECONDVS • Busto di fronte. Obolo. Mistura, p. gr. 0.67. Conserv. buona. Il nostro A. assegna a Carlo 0 d'oro e 40o/ uo d'argento. Sfortunatamente nello strofinarla sulla pietra si ruppe in quattro pezzi che ho riunito con ogni cura in modo che perfetta- mente se ne possono esaminare i due lati. !& — + DNCARO-LO Px Nel centro croce poten- ziata a braccia uguali. La leggenda è circondata da un anello rilevato che la divide da un orlo largo e liscio. 9 — + FLÀM6D lOLÀNO' Nel centro stella a otto raggi dentro un circolo; intorno alla leggenda altro circolo. La parte coniata del rovescio è più ampia, re- stando meno largo Torlo. i 4 4 VINCENZO DESSÌ Non avendo trovato in alcun libro la descrizione di questa moneta, mi affrettai a spedirla al Cav. Ercole Gnecchi perchè si compiacesse d'esaminarla; e questi gentilmente mi rispondeva con lettera del 2 Feb- braio 1899: u Ho osservato la moneta d'oro. Questa sarebbe di Carlo Magno per Milano. È una moneta strana, non mai veduta, e bisognerebbe accertarsi bene che essa fu trovata, perchè, a dir il vero, mi ha un pò l'aria di una contraffazione. „ « Se la moneta è genuina è veramente straordi- naria ». Il parere di così distinto conoscitore mi mise allora in dubbio sulla autenticità della moneta, della quale non feci più caso, aspettando che si presentasse l'occasione per chiedere al Cabella dettagliate notizie sul rinvenimento. Nel Giugno del 1901 venne questi a Sassari e mi fece dono di altre tre nuove monete d'oro pallido ed una di rame, trovate nella stessa località. In quella circostanza non mi fu possibile avere le desiderate informazioni, perchè il Cabella il giorno appresso ripartiva per Tempio; ma dopo alcuni giorni gli scrissi in proposito ed ecco ciò che mi rispose: « La località in cui furono trovate le monete che ti consegnai a Sassari, è denominata Tetti, e precisamente nel luogo dove sorgeva la vecchia chiesa di Santa Vittoria, e dove si è costrutta la nuova, abbattendo la vecchia. Distante circa 15 metri vi è l'antico cimitero ora in disuso. La vecchia ed ora nuova chiesa* dista circa cento metri dalla strada provinciale Tempio-Terranova. * Praticando lo scavo per la fondazione del campanile unito alla nuova chiesa, il muratore Abel- tino Gio. Andrea alla profondità di m. 1,50 dal suolo trovò quelle monete; come due anni prima, nel DUE TREMISSI INEDITI DI CARLO MAGNO '45 Maggio 1898, se n'era trovata altra simile, quando si aprirono le fondazioni della chiesa. a La località e in leggero declivio, vi sorgono vicino la casa parrocchiale ed alcune casette di pa- stori, che formano il centro della borgata di Telti.... n La stazione romana di Telti era sull'antica strada romana CARALIBVS • OLBIAM, come lo dimostrano le iscrizioni miliarie ivi trovate dal compianto amico Pietro Tamponi (I ). L'ultimo restauro della strada romana a Telti fu fatto per cura del proconsole HelennuSj sotto l'imperatore Flavio Delmazio tra il 335 ed il 337 ( 2 ). Ecco intanto la descrizione delle tre monete ( 3) trovate nel praticare lo scavo per costruire le fonda- menta del campanile della nuova chiesa di S. Vittoria. 1. 'Fremisse d'oro pallido, largo e sottile. Nel diritto busto di profilo, a destra davanti al viso lettera T; intorno leggenda poco decifrabile, benché chiaramente si distin- (1) P. Tamponi, Silloge Epigrafica Olbiense. Sassari, Tipografia G. Dessi, 1895, nn. 53, 54, 55, 61, 62. (2) Notizie degli scavi 1888, p. 352. P. Tamponi, op. cir., pag. 43, n. 54. (3) La moneta di bronzo rinvenuta assieme ai tremissi, è bizantina, ma cosi consumata che non è possibile classificarla. Il comm. F. Gnecchi, al quale la mandai con preghiera di esaminarla, crede si possa assegnare al tempo di Leone III Isaurico (717-741), riscontrandosi molta analogia di tipo colle monete di quell'epoca e segnatamente colla siliqua d'ar- gento n. 12, Tav. XXXIX del Sabatier. 146 VINCENZO DESSI guano le lettere M A G- V. Nel rovescio la figura alata dell'arcangelo Michele volto a sinistra sorreggente una lunga asta con tre globetti terminali; intorno la scritta SCS HIIAII; peso gr. 1,125. 2. Tremisse d'oro basso come il precedente, peso gr. 0,950. Nel diritto busto a destra, davanti lettera T, intorno lettere indecifrabili; nel rovescio San Michele davanti asta con tre globetti ed intorno 1SCS1 HIHIIL. 3. Tremisse lavorato in oro con argento, con la proporzione di 6/10 d'oro; diametro 17 mm., peso gr. 1,050. Nel di- ritto, dentro un anello rilevato, croce potenziata a braccia uguali ed intorno la leggenda D * NC * A ' RVLVS REX. Il rovescio, la cui parte coniata è più ampia che nel diritto, ha nel centro, dentro un cerchio di perline, una stella a sei raggi accantonata da sei fogliuccie; intorno, dopo una croce, la leggenda FCaVIA PITAC. I tremissi con l'arcangelo S. Michele non saprei a qual re longobardo attribuirli; pare siano battuti a Pavia, se la lettera t che vedesi davanti al busto è iniziale di Ticino. DUE TREMISSI INEDITI DI CARLO MAGNO I47 Il peso di gr. 1,125 del primo tremisse può indurre a riferire la sua coniazione al tempo di Astolfo; l'altro che contiene in proporzione meno oro, ed il cui peso è di soli gr. 0,950, sembrerebbe di conio più recente. Entrambi gli esemplari ritengo lavorati da artefici del luogo; però la coniazione dovrà essere avvenuta, per il primo esemplare, nel 756, cioè durante il breve tempo trascorso dal trat- tato di pace fra Astolfo e Pipino e la consegna alla chiesa romana delle chiavi delle città dell' esarcato, fatta da Pipino per mezzo di Fulrado abate del mo- nastero di San Dionigi. In questo breve tempo Ra- venna ed altre città dell'Italia centrale furono posse- dute dai re franchi ( J) , e probabilmente nelle zecche di quelle città si servirono della stessa astuzia usata dai longobardi nei primi tempi della loro dominazione in Italia; e mentre questi copiarono, come già fecero i goti, la moneta bizantina, diminuendone Toro nella lega ed il peso < 2 ), alla lor volta e nello stesso modo i franchi copiarono in sul principio la moneta longo- barda, curando di alterarne per modo la leggenda da renderla illeggibile. Lo scarso peso del secondo tremisse e la minor quantità d'oro contenuta nella lega, me ne fa credere più recente il conio, così da stabilirlo nel 774, cioè nel primo tempo del dominio dei franchi in Italia. I due tremissi per Carlo Magno col Flav Mediolano e Flavia Pisa, sono davvero straordinari, ma non mancano dati certi per ritenerli autentici, come auten- tici sono i tremissi di Astolfo col Flavia Luca e (1) Giuseppe Gavazzi. ■ Congetture sull'attribuzione di alcuni tre- missi longobardi „ in Rivista Italiana di Numismatica, Anno III, 1890, Fase. II, pag. 213. (2) Corderò di S. Quintino Conte Giulio " Sulla moneta dei lon- gobardi in Italia „ nel periodico : 7/ progresso delle Scienze, delle lettere e delle arti. Napoli 1834, Voi. Vili, Anno III, pag. 216 e segg. I48 VINCENZO DESSI Flavia Pisa, di Desiderio col FI Mediolano, Flavia Sidrio, Ticino, Luca, Tarvisio, Piacenti, e di Carlo Magno con la stella e busto, o stella e croce poten- ziata col Flavia Luca nel rovescio W, Il Brambilla accennava ad un tremisse di Astolfo posseduto già dallo Zanetti, nel quale questi leggeva + FLAVIA PIFAC. Il San Quintino reputava che lo Zanetti scambiasse, pel cattivo stato dell'esemplare, il PISA in PIFAC, mentre il Brambilla ed il Feuardent lessero le ultime due lettere A G- che in monogramma costituirebbero un AVG-. Nell'esemplare, del quale presento una fedelissima riproduzione, leggesi distin- tamente PITAC. La terza lettera è evidentemente una s con una forma che si avvicina alla 5 semionciale latina, alla corsiva romana, alla 5 corsiva merovingica, conforme infine alla 5 della scrittura franco-longobarda, quale si vede nelle pergamene del secolo Vili. La stessa forma della 5 vediamo nella leggenda AIYTOLFO in un tremisse di Lucca ( 2 ). La leggenda FLAVIA PISAC interpretata coir ag- giunta di un sottinteso IN, significherebbe che questo tremisse fu battuto nella flavia città di Pisa, per cui: FLAVIA PISA Civitas. I terzi di soldo stellati battuti per Carlo Magno sono conformi al tipo longobardo. Il tremisse col (1) Corderò di S. Quintino, Della zecca e delle monete di Lucca. Lucca 1860. Tav. IH, n. 5 e io, 11, 12, Tav. IV, n. 1 a 3; D. Promis, Monete di zecche Italiane inedite e corrette. Torino 1867, pag. io, n. 4; C. Morbio, Opere storico-numismatiche. Bologna 1870, pag. 38 ; C. Bram- billa, Monete di Pavia. Pavia 1883, pag. 27 e segg. — Tremisse inedito al nome di Desiderio re dei Longobardi. Pavia 1888; A. Engel et R. Serrure, Traiti de Numismatique du Moyen age. Paris 1891, Tom. I, pag. 35 e 213. (2) Corderò di S. Quintino, op. cit, Tav. Ili, n. 2. DUE TREMISSI INFOITI DI CARLO MAGNO 149 Pisac non differisce da quello di Astolfo pubblicato dallo Zanetti. L'altro fremisse col Medio/ano è consi- mile a quello battuto nella stessa città da Desiderio, meno qualche differenza nei puntini interposti alle lettere della leggenda, e nella stella ad otto raggi anziché a dodici. Così i primi tremissi coniati a Lucca da Carlo Magno, sono del medesimo tipo di altri battuti nella stessa zecca dai re longobardi, meno nella leggenda il CARLVS invece di DISIDIRIVS. In un tremisse di più recente emissione la croce potenziata a braccia uguali sostituita dal busto di fronte di Carlo Magno. Vinti i longobardi da Carlo Magno (774), si continuò per breve tempo a coniare nelle città con- quistate col sistema monetario longobardo, ed i tremissi stellati col suo nome precedono T introdu- zione del sistema carolingio in Italia. Dei tremissi stellati longobardi i più antichi che finora si conoscono sono quelli battuti a Pisa e Lucca per Astolfo (749-756). Ma è da sperare che col tempo vengano alla luce altri tremissi coniati prima dell'e- poca d'Astolfo, poiché possiamo con certezza affer- mare che avanti il suo regno e precisamente durante quello di Liutprando (713-744), hanno avuto corso a Lucca e Pisa i terzi di soldo stellati. Nella carta longobarda pisana del Gennaio 730 trovasi l'espressione « jn presente accepit aitris soledos (nobus \\x)cano » ed in altra carta del Febbraio 730, dell'archivio arcivescovile di Pisa, leggesi che Don- done acquistò da Rodojn poche porzioni di terra per aurj soledus stellatus nobus Pisano nomerò quindecim t 1 ). Il Simonetti afferma che, i primi illustratori di questo (1) G. Simonetti, * I diplomi longobardi dell'archivio arcivescovile di Pisa „ dagli Studi Storici, periodico trimestrale di A. Crivellucci e di E. Pais. Pisa, E. Spoerri editore, 1892, Voi. I, fase. Ili, p. 469 e segg. 19 I50 VINCENZO DESSI documento siano stati ingannati da chi trasmise al Muratori le copie delle carte longobarde pisane, sostituendo la parola Pisano a quella di lucano. Ma anche ammettendo che tale sostituzione sia avvenuta, ciò non dimostra che Lucca sola, di questi tempi aveva in Toscana la zecca, e che il soldo o tremisse d'oro non si fosse mai coniato a Pisa. Che questa città battesse monete d'oro nell'VIII secolo è dimostrato dal tremisse stellato di Astolfo, e da quello di Carlo Magno che abbiamo ora la fortuna di presentare ai cultori di numismatica. In una carta dell'anno 782 si legge di solidos septinientos Lucani & Pisani (*). Nei documenti poste- riori, fino al 1181, si ha solamente menzione dei soldi di Lucca; ciò dimostra che fino alla seconda metà del XII secolo Pisa e Lucca batterono monete di conio uguale ossia del tipo lucchese. Sassari, io Novembre ipoi. Vincenzo Dessì. (1) L. A. Muratori, Antiquitate Italicae medii aevi. Arretii, 1774, Tom. I, dissert. I e Tom. V, col. 643. TESSERE DI PIOMBO inedite e notevoli della collezione Francesco Gnecchi a Milano E LA CURA MUNERUM La ricchissima collezione di piombi antichi ap- partenente al Comm. F. Gnecchi fu raccolta da lui a Roma durante i lavori fatti ultimamente per la si- stemazione del Tevere. Ha dunque la stessa origine che la collezione del signor Martinetti di Roma e la ricca collezione dei Museo delle Terme descritta da me nelle Notizie degli Scavi ; una parte della collezione del chiar. Dressel e la serie riunita da me e donata al Gabinetto numismatico di Parigi. Preparando un lavoro d' insieme sopra le tessere di piombo e un Catalogo generale dei tipi più notevoli, non ho l'intenzione di descrivere tutta la collezione Gnecchi contenente tra piombi inediti e notevoli molte tessere conosciute e senza interesse particolare e mi attengo a descrivere ed illustrare i 33 numeri ripro- dotti nella tavola aggiunta dove ho riunito le perle della collezione. La descrizione che segue usa dei termini tecnici elaborati pel Catalogo di Parigi e della classifica- zione stabilita per le stesse, miitatis mutandis. La ragione dei cambiamenti e l' illustrazione delle tes- sere più notevoli farà seguito alla descrizione. PIOMBI MERCANTILI. 1. i& — AMA a d. I..IJO.. a s. in circolo incipiente da de- stra. Busto laureato e paludato dell' Imp. Cara- I52 M. ROSTOWZEW calla a d. Sopra forse una Vittoria volante a s. (?) incoronante il busto. R) — 8ÀWÀ a d. DUO a s. in circolo incipiente da de- stra. Imperatore corazzato in piedi a s. Tiene sulla destra protesa una Vittoriola con una co- rona nella destra, mentre si appoggia colla si- nistra all'asta. Diam. mill. 21-23. Tav. VI, n. 26. Anabolici. Varietà del tipo conosciuto in parecchi esem- plari, v. Rostovtzew e Vaglieri, Not. d. se. 1900, 257 n. 1-2. L'Imperatore del rovescio sarà forse lo stesso Caracalla e allora il piombo descritto sarà l'unico appartenente ai tempi dopo la morte di Settimio Severo. 2. & — Cacciatore che, galoppando a d. ferisce colla lancia un cinghiale corrente pure a d. P — Traccie del lino sul quale fu bollato il nostro piombo. Diam. 17-18. mill. Tav. VI, n. 19. TESSERE. A. Distribuzioni imperiali. 1. & — IA I flT in due righe. 9 - Faro. Diam. 20 mill. Tav. VI, n. 27. Tr2Ì\{anus). Dell' Imp. Traiano abbiamo parecchie tessere che si riferiscono tutte o per la più parte alla costruzione del porto Traiano. 2. f¥ — A a s. C a d. Busto di Faustina juniore (?) a d. 9 Liscio. Diam. 15 mill. « Tav. VI, n. 31. B. Distribuzioni militari. 3* & — Marte vittorioso gradiente a d. coll'asta in resta nella d. con un trofeo sulla spalla sinistra. TESSERE DI PIOMBO, ECC. I53 1$ — Enea tunicato in moto a d. Colla mano d. conduce Ascanio, colla s. tiene Anchise sulla spalla si- nistra. Quad. 13X16 mill. Tav. VI, n. 9. Cfr. Garrucci. Piombi Altieri, n. 93 e una tessera inedita del Museo Britannico dove abbiamo sulla parte dritta un trofeo. 4. i& — CI.... I a s. PHERA a d. in circolo. Marte armato stante a s. appoggiato colla d. sullo scudo colla s. sulla lancia. R} — CYR sopra nel campo. Antilope o damma femmina stante a d. Diam. 17 mill. Cyv(enaica legió)! — per Ac (?). Tav. VI, n. 3. 5. i& — Equite galoppante a d. ; sotto i piedi del cavallo un uomo rovesciato a s. R} — Due insegne militari. Diam. 17 mill. Tav. VI, n. 5. 6. £¥ — Marte o soldato armato stante a s. appoggiato colla destra sulla lancia colla s. sullo scudo. $ — Salute stante a s. appoggiata colla d. al bastone col serpente. Diam. 16 mill. Tav. VI, n. 16. Altro es. già nel Mus. Kircheriano ora nel Mus. delle Terme. Rug- giero, Catalogo del Museo Kirch., 120. 7. &f — V a s. CNC a d. in circolo. Soldato armato stante a s. col gladio nella destra e scudo nella s. 9 — Palma dentro una corona. Diam. 20 mill. Tav. VI, n. 4. Altri es. : Dancoisne, Rev. belge de num., 1891, 215, 2 tav. Vili, 2 e Museo di Marsiglia. C. Tessere dei giuochi. 8. i& — Protome virile imberbe a d. in dentro ad. una corona granularia. !54 M. ROSTOWZEW Rj — Sella curule e sotto uno sgabello dentro ad una corona granularla. Diam. 21 mill. Tav. VI, n. 13. 9. JX — Testa di Medusa di fronte, in corona granularla. 1$ — Sella curule e sotto sgabello, in corona granularla. Diam. 22 mill. Tav. VI, n. 6. io. & — P • GAVIO ■ PRISCO • CVR • in circolo. R) — Testa di Giunone Lanuvina coperta dalla pelle di capra a d. Diam. 20 mill. Tav. VI, n. 20. P. Gavio Prisco cur(atore). Perforata nel mezzo. 11. ^ — COPF..I I HONCVR in due righe in corona. 1$ — Testa di Giunone Lanuvina come sopra a d. Diam. 20 mill. . Tav. VI, n. 14. C • O . . . . Hon(orato-us) c\ir(atore-or). Perforata nel mezzo. 12. <& — ....NI a s C a d. Testa ignuda giovanile a d. R} — C a s. R a d. Giunone Lanuvina (?) in moto a d. colla lancia in resta nella d. ed il clipeo nella s. Diam. 18 mill. Tav. VI, n. 1. Tessere identiche nelle collezioni Lovatti e Saulini Garrucci, Piombi scritti (Dissert. arch. II) p. 146: D. — vinic. Testa imberbe con stretto collo simile a Caligola. R. — gr Minerva galeata a d. con palma nella s. e lancia nella d. in atto di scagliarla. Tessere simili nei Musei: Britannico, Kircheriano ora nelle Terme. (Garrucci, Piombi scritti, 132; Ruggiero, Catalogo, 1398), princ. Spinelli (Garrucci, 1. L, 101), Ficoroni (Piombi antichi, II, 28, 5), di Kopenhagen (Ramus, Catalogus, II, 2, 389 n. 27). Il diritto porta in queste tessere T iscrizione acc a d. col a s. 13. <& — CVR a s. nel campo. Gladiatore stante a d. col gladio nella d. alzata e lo scudo nella s. ab- bassata. 9 -Mas. nel campo. Gladiatore come sul diritto. Diam. 19 mill. Tav. VI, n. 8. 155 Cur (ator) m(uneris). Altri 18 es. in varie collezioni. 14. & - SET nel mezzo C • LVCCIVS • CRASSVS • in circolo. Ijtf — Roma armata sedente a s. appoggiata colla mano d. alla lancia colla s. al clipeo. Diam. 18 mill. Tav. VI, n. 2. C. Lucc(^)ius Crassus. I. Venatlones. 15. ]& — Leone stante a d. 9 — Damma stante a d. Diam. 20 mill. Tav. VI, n. 15. 16. &* — IA sopra nel campo. Toro in moto a d. colla coda alzata. R) — Testa imberbe di atleta, gladiatore o bestiario a d. Diam. 18 mill. Tav. VI, n. io. IL Circus. 17. i& — Meta circense. R) — Obelisco del circo. Diam. 17 mill. Tav. VI, n. 30. 18. i& — METÀ sopra nel campo. Quadriga in corsa a d. R) — Corona. Diam. 13 mill. Tav. VI, n. 32. D. Collegi. 19. i& — SODALES | DE SVO in due righe (intorno un cir- colo doppio). 1$ — Marte oppure soldato armato stante a s. appog- giato colla d. al clipeo colla s. all'asta (intorno un circolo doppio). Diam. 22 mill. Tav. VI, n. 28. 156 M. ROSTOWZEW Sodales de suo. 20. & — SODALES I DE SVO in due righe. R) — Speranza in moto a d. ; nella s. protesa tiene un oggetto rotondo (nostra tessera ossia pomo?) colla d. sostiene il suo vestito. Diam. 21 mill. Tav. VI, n. 21. Perforata nel mezzo. Altro es. nella coli. Dressel e una varietà Bull. arch. com. t886, 326 ; Dressel, C. 1. Z.., XV, 2, 995, 3. E. Tessere private. I. Negozi e nomi propri. 21. & — ÀDLACESC sotto in circolo a s. incipiente. Testa di vacca di fronte. $ — C-...E.... sotto in circolo. Delfino natante a. d. Diam. 14 mill. Tav. VI, n. 17. Ad ìa.c(um) esc...? 22. <& — Battello rematorio navigante a s. 9 — Protome virile a d. Diam. 14 mill. Tav. VI, n. 13. 23. i& — JD • ma • M in circolo. 9 — Cornucopia, tridente, ancora, gubernacolo. Diam. 16 mill. Tav. VI, n. 7. M. An{nius) G\(aucia) ossia (cus). 24. &* — CERD sotto nel campo. Delfino natante a d., dietro un'ancora. 1$ — H sopra a s. nel campo. Anitra oppure oca se- dente a d. Diam. io mill. Tav. VI, n. 27. Cevd(o). II. Divinità. 25. & - ABVDANTIA in circolo. R) — Iside stante a s. protendente la d. verso una di- TESSERE DI PIOMBO, ECC. 157 vinità egiziaca maschia incerta stante a s. colla lancia nella d. e protendente la s. verso Iside. La testa della divinità maschia è sormontata da un fiore di loto. Diam. 18 mill. Tav. VI, n. 12. Abu(n)dantia 26. fé — Iside stante a s. col sistro nella d. protesa e la situla nella s. R) - Sistro. Esag. 13-15 mill. Tav. VI, n. n. 27. fé — Genio ignudo stante a s. colla patera nella d. ap- poggiato colla s. alla lancia, p - Vittoria volante a s. colla palma sulla spalla s. e la corona nella d. protesa. Esag. 13-18 mill. Tav. VI, n 25. 28. fé — Protome galeata di Marte, Minerva o Roma a d. 1$ — Fera incerta, forse leone in moto a. d. Diam. 18 mill. Tav. VI, n. 29. III. Incerte. 29. &* — Uomo inginocchiato a d. 1$ — VIT in una riga. Diam. 12 mill. Tav. VI, n. 18. 30. fé — Testa barbata di fronte. 9 - Palma. Forma di testa d'uomo, 19-21 mill. Tav. VI, n, 33. 31. fé — Grillo colla testa di fenice, le ali espanse ed il corpo formato come testa di ariete. 9 — Montone stante a s. sopra nel campo A. Diam. 12 mill. Tav. VI, n. 32. Rinviando air illustrazione data nel Catalogo di Parigi, lascio senza commento tutte le serie della raccolta descritta ad eccezione di una sola, quella 158 M. ROSTOWZEW delle tessere di giuochi, tessere che servivano come biglietti d ; ingresso agli spettacoli di Roma. Tra le tessere trovate certamente a Roma nell'alveo del Tevere esistono parecchie che fanno menzione di cu- ratores. Questi curatori appartengono tutti all'epoca dei primi imperatori e principalmente di Augusto, come si può stabilire per mezzo dei nomi dei curatori e delle rappresentazioni dei rovesci. Sono i seguenti : i.° C Annius Polito pr. d. cur. (sul rovescio testa di donna di età, certamente Augustea). Tessera inedita conser- vata nel Medagliere Vaticano. Annio Pollione è un perso- naggio notissimo di epoca Augustea (0. Era curatore, essendo allo stesso tempo pretore designato. 2. M. Autistius Labeo cur. (sul rovescio testa di Giulia figlia di Augusto). Tessera della coli. Dressel (C. /. L. XV, 2, 995, 5). Non può essere dubbio che sia il notissimo giu- reconsulto arrivato, come si sa, fino alla pretura ( 2 ). 3. Caecilius Iustus cur, (sul rovescio testa dell' Impe- ratore Caligola in un cerchio, sostenuto da un'aquila stante di fronte colle ali spiegate) coli. Martinetti, Rostowtsew, Etude, p. 89 (Rev. num., 1898, 281, fig. 20). 4. P. Gavius Prìscus cur. v. sopra n. io. 5. Herennius Rufus cur. (sul rovescio sella curale e sei fasci). Inedita. Medagliere Vaticano (3). 6.° QMVAL (VAL in monogr.) I CVR (sul rovescio Roma sedente) = Q. (el). M VÀL(*ri) CVR{atores) ossia (Q. M.... Val(erianus) cur(ator). Coli. Dressel C. I. L., XV, 2, 995, 6. 7. Q, Terentius Culleo (sul rovescio mani unite). Col- lezione Dressel (quattro esemplari) e del Mus. delle Terme (2 es. v. Not. d. Se, 1888, p. 440, n. 10(4). (1) V. Nipperdey ad Tac, Ann. VI, 9, Prosopographia Imp. R. I, n. 518, cfr. 520, p. 69 e Pauly-Wissowa, Realenc, I, p. 22, n. 72. Conso- lare sotto Tiberio fu accusato maiestatis (Tac, Ann. VI, 9). (2) V. Pauly-Wissowa, Realenc, I, 2548, n. 34; Prosop. imp. R., I, 86, n. 594. (3) Cfr. C. I. L., XI, 3717, Prosop. imp. R., II, 138, n. 90. (4) Probabilmente Terentio Culleone console dell'anno 40 d. C, Prosop. imp. Rom., Ili, 301, n. 54. TESSERE DI PIOMBO, ECC. I59 8.° P. Tettius Rufus (sul rovescio sella curule e sei fasci). Coli. Dressel (*). Lascio da parte altre tessere che si possono con probabilità aggiungere a questa serie. Le tessere descritte formano certamente una serie : si noti che tutte le persone menzionate appartengono a famiglie senatorie, che tutte, conosciute anche da altre fonti, sono arrivate fino alla pretura, che il primo era pretore designato e due scelgono come rappresen- tazione del rovescio la sedia curule. Abbiamo dunque a fare con una curatura della serie delle curature senatorie istituite da Augusto; con questa ipotesi va di perfetto accordo pure il fatto che la maggior parte dei nostri curatori appartengono al tempo di Augusto o di uno dei suoi successori prossimi (Tiberio e Caligola). Per definire quale era questa curatura cerchiamo prima di tutto delle analogie fra le tessere stesse. Una tessera della collezione Altieri, ora nel Museo delle Terme, porta sul diritto le teste congiunte di Nerone e di Agrippina e l'iscrizione TICLAPROC = Ti. Cìa(udms) proc(urator) e sul rovescio la testa di Ne- rone giovane e due volte le lettere scarifate CP-CP — C{laudius) ^(rocurator)? (v. Rostowtsew, Etude, 39 (Rev. niftn., 1898, 83). Un'altra ha sul diritto: iVqvà DRTILPROC in un circolo e nel mezzo LA ! EN in due righe = \ML{tus) ON[ad\R(atus) w \\{iberii) \.{ibertus) PROC (urator) — LAEN(tfs) ?( 2 ) e sul rovescio due spettatori plaudenti (sotto Al a sin. A). A questa ultima si uni- (1) Certamente identico col P. Tettio Rufo arrivato almeno fino alla pretura, Prosop. imp. Rom., Ili, 309, n. 104. (2) Laen(tfs) è un cognome non tanto comune. Le persone di ordine senatorio ed equestre che portavano questo cognome sono riunite nella Prosopographia, t. II, 261 e appartengono tutti ai tempi del primo im- pero. Se Laenas era curatore dello spettacolo e Quadratus procuratore, si potrebbe pensare ad uno dei Octavi Laenates. !6o M. ROSTOWZEW scono moltissime tessere colla stessa rappresenta- zione di spettatori plaudenti. Le nostre tessere sono dunque tessere d' ingresso agli spettacoli imperatorii. È conosciuto che dalla seconda metà del secolo I in poi gli spettacoli erano apparecchiati da procuratori speciali (procuratores munerum, ecc.^ (0. Ma non sempre era così. Dei primi tempi del- l'impero abbiamo scarse notizie circa l'esistenza di curatores ludorum. Svetonio (Calig.,27) riferisce quanto segue: Curatorem munerum ac venationum per con- tinuos dies in conspectu suo catenis verberatum non prius occidit quam offensus putrefacti cerebri odore ( 2 ) e Tacito (ann. XIII, 22). Praefectura annonae Faenio Rufo, cura ludorum qui a Caesare parabantur, Arruntio òtellae, Aegyptus Ti. Balbillo permittuntur (a. 55 d. C). Le parole di Tacito lasciano vedere che nei tempi di Nerone la curatura apparteneva al numero degli uffizj equestri, ma fra questi era uno dei più notevoli che si poteva paragonare alla prefettura annonae e la prefettura di Egitto. La conclusione che si presentava da sé era che anche prima di Nerone la cura, se esisteva, era un uffizio equestre (3). L'unico curatore dunque di cui conosciamo il nome apparteneva al tempo di Nerone e si chiamava Arrunzio Stella. L'uffizio, pare, era ordinario; e men- zionato da Tacito perchè in questo tempo era di grande importanza; si sa che nell'anno 55 Nerone preparava splendidi spettacoli per festeggiare i sue- (1) V. Hirschfeld, Verwaltungsg, I, 178. (2) Che questo curatore fosse liberto come lo crede Hirschfeld, 1. 1. non mi pare possibile. Era stato maltrattato nonostante la sua dignità equestre o senatoria. V. il curatore n. 3 certamente equite se non se- natore. (3) Questa è l'opinione di tutti quelli che trattarono della cura. V. Hirschfeld, 1. 1., p. 177; Mommsen, Staatsrecht, II, 3, 451; Friedlànder da Marquardt, Staatsverw., Ili, 2, 488 ; Kornemann da Pauly-Wissowa, Realenc, III, 1798. TESSERE DI PIOMBO, ECC. IÓI cessi armeni di Corbulone e Ummidio e far dimen- ticare la morte di Britannico. Due tessere di piombo, l'ima (coli, di Ficoroni ora nel Mus. Vat. e di Lovatti Garrucci, P. s., 103) e l'altra (Mus. Britannico e coli. Falcioni ora nel Mus. Vat. (Gregoriano), conosciute in due esemplari, si riferiscono a quanto pare a questi giuochi. La prima porta sul diritto l'iscrizione ARR a sin. in circolo e la rappresentazione di una divinità fluviale semicu- bante a s. appoggiata ad un'urna donde fluisce l'acqua, a d. ed a s. della divinità si vedono rami di canna; sotto un pesce natante a d.; sul rovescio si trova a d. l'iscrizione CVR (VR in monogr.) in circolo e la figura di una Vittoria stante a s. L'altra tessera è identica alla precedente salvo le iscrizioni ; sul diritto non ci sono lettere, sul ro- vescio si vede un V a s. e un A a d. Se raffrontiamo le nostre tessere alla notizia di Tacito ci accorgiamo : i.° Che il curatore menzionato sulla tessera porta un nome che incomincia colle lettere ARR. 2. Che la tessera era emessa a proposito di una Vittoria (le lettere V-A usando delle analogie di tessere e monete si completano benissimo Victoria) A(rmeniaea). 3. Che la Vittoria sta in rapporti strettissimi col fiume che è probabilmente l'Eufrate e simbolizza tutta la regione degli Armeni e dei Parti. Tutto questo confrontato colle tessere dei pro- curatori ci dà l'arditezza di riferire le nostre tessere ai giuochi dell'anno 55 e di leggere kRR(untiusj CVR(ator) in analogia colle tessere sopra descritte. La stessa analogia ci costringe a riferire anche le tessere dei curatores di età Augustea ai giuochi e di vedere in questa cura la cura aquarum et venationum dei prin- cipi. Di perfetto accordo con questa ipotesi stanno IÓ2 M. ROSTOWZEW le rappresentazioni di teste della famiglia imperiale al nome delle quali si davano gli spettacoli pagati dagli imperatori, la sella curule che conviene benis- simo ai curatori d'ordine senatorio, quali erano nel tempo di Augusto, la qualità di praetor designatus attribuita ad Annio Pollione (una parte delle cure senatorie era occupata, come si sa, da pretorii), la rappresentazione di gladiatori sulla tessera della rac- colta F. Gnecchi che menziona un Curator muneris (sopra n.° 13), la rappresentazione del rovescio di una tessera che presenta moltissime analogie colle tessere descritte e porta- un nome sul diritto e la rappresentazione d'una lepre inseguita da un cane sul rovescio (Medagliere Vaticano). Se dunque abbiamo ragione di vedere la cura munerum nell'uffizio dei personaggi enumerati, possiamo completare una la- cuna nella riforma d'Augusto circa l'amministrazione della città di Roma. Il sistema delle cure che fu creato per sostituire alla magistratura repubblicana dell'edilità, comprendeva tutti i rami dell'attività edi- lizia: le distribuzioni di frumento, la cura Tiberis, la cura degli acquedotti, aedium sacrarum et operum locorumque publicorum, la pubblica sicurezza. Tutto questo era tolto agli edili e trasferito a speciali curatori d'ordine senatorio. Era un compromesso fra il Senato e Y Imperatore, il Senato cedeva i suoi diritti e riceveva invece per i suoi membri il privi- legio esclusivo delle nove cure. Anche gli spettacoli non sono stati lasciati agli edili. Quelli del popolo furono ingiunti ai pretori, ma accanto a quelli si sviluppavano gli spettacoli dei principi e questi ultimi erano i più ricchi e sontuosi, i più amati dal popolo perchè erano per la maggior parte combattimenti di gladiatori e caccie. Ma pare strano che non fosse stata creata una amministrazione speciale per questi spettacoli, che TESSERE DI PIOMBO, ECC. 163 accanto ai compromessi menzionati i principi agivano così apertamente nell'ordinazione degli spettacoli to- gliendoli agli edili ed a tutti gli altri magistrati esclusi i pretori i quali pure dovevano seguire gli ordini dei principi quanto alla sontuosità ed allo splendore dei ludi. Si potrebbe credere insomma che il Senato avesse ceduto senza protestare il suo antico diritto, non chiedendo niente in sostituzione. La spiegazione delle tessere che ho esposto ci dimostrerebbe che così non era. Si vede che il tra- sferimento dell'amministrazione degli spettacoli dal Senato ai principi procedeva nelle stesse forme nelle quali era tolta al Senato l'amministrazione degli altri rami, vale a dire che anche per gli spettacoli impe- riali era stata creata una cura senatoria. I curatori erano forse pretorii come si potrebbe dedurre dal fatto che un pretore designato fa men- zione* di questa sua dignità sulla tessera che era monumento ufficiale. La vicinanza della cura alla pretura diventa chiara se ci rammentiamo che erano i pretori urbani che dirigevano i ludi del popolo e del Senato; a questi prima o dopo la preturasi tra- sferiva pure la cura degli spettacoli dei principi. Nei tempi. di Nerone vediamo un cambiamento: i curatori non sono più senatori, ma appartengono all'ordine equestre, accanto a loro funzionano procu- ratori e più tardi forse nei tempi di Nerone la cura diventa definitivamente procuratura. Questo svolgimento della cura ludorum ci darà forse anche la spiegazione di due tessere della col- lezione F. Gnecchi (n.° 8 e 9) dove apparisce sul rovescio la sedia curule. Sono certamente tessere dei curatori, ma non esibiscono il nome del curatore: l'una dà invece la testa di un personaggio imberbe, l'altra una testa di Medusa. La fattura, i tipi, tutto l'aspetto delle tessere (pare siano state coniate, non 164 M. ROSTOWZEW fuse) ci induce a credere che siano i più antichi del nostro genere appartenenti ai primissimi tempi dell'impero. La testa della tessera n.° 8 non è la testa di Augusto, nemmeno di uno della famiglia Augustea. Assomiglia molto alle teste di A grippa quali sono modellate sulle monete. Se veramente non mi sbaglio sarà Agrippa quello che ha inaugu- rato la serie dei curatores e l'unico curatore che, siccome membro della famiglia imperiale, abbia figu- rato in effìgie sulle tessere di questi ludi. Pare che sia possibile determinare anche gli spettacoli ai quali appartiene la nostra tessera. Sappiamo da Dione che gli splendidi spettacoli dopo la vittoria aziaca non erano presieduti dall'Imperatore, ma da Agrippa: Dio, 53>6- *aì TauTa nat tizi xtaiou; vipipa? STCpàXèv] où&è &s- Xi7ue xatTOi vosrjoravTOS toO xateapof àXkà. xal ok à 'Aypi7Uxo? x.où tò èxsfoou j/ipos àve^'/ipou. Da questo tempo forse data la nostra cura ludorum. Pietroburgo, il 2/ dicembre 1901. M. Rostowzew. LE MONNAYAGE DE CLOD1US MACER 'et les deniers deGalba marqués des lettres S-C. La numismatique de Clodius Macer date de Tannée 1601 dans laquelle Occo (*), médecin à Augs- bourg, edita un denier de sa collection portant les noms de ce personnage en legende autour du type de la Liberté accoste des lettres S, C, qu'il expliquait comme signifiant que le Sénat avait décrété une statue ou un sacrifice à cette divinité pour célébrer la délivrance du monde romain à la mort de Néron. Il Tavait méme signalé dès 1579 dans sa première édition, mais en Fattribuant alors à Macrien, l'un des usurpateurs contemporains de Gallien ; c'est son compatriote Marc Welser, qui reconnut Terreur, et à qui revient le mérite d'avoir introduit Macer dans la numismatique romaine. Occo assemblait les parties de la legende de revers réparties dans le champ et sur le pourtour de manière à lire LIB • LEG- • I • MÀCRIANA. Il est vraisemblable que c'est la pièce actuellement conservée au Cabinet de Paris. Une quarantaine d'années plus tard Tristan de Saint Amant publia ( 2 ) avec gravure la première mon- 1(i) Impp. romanorum numismata a Pompeio Magno ad Heraclium editto altera multis nummorum millibus ancia per Adolphum Occonem, medicun Augnstanum; 1601, in-4, p. 136: " neqite dubium subjectum mini- mum ad hunc unum (seti. Macrum) pertinere. Quod M. Velserus montiti, cum priori editione (sci/. 1579) eum ad Macrianum inter XXX Tyrannos retulissemus. „ (2) Jean Tristan, sieur de Saint Amant et du Puy d'Amour, Com- mentaires historiques contenans Vhistoire generale des empereurs, des impé- ratrices, Caesars et tyrans de V empire romain; ì, 1644, in-fol., p. 247, fig. !66 ROBERT MOWAT naie ornée du portrait de Macer; malheureusement il ne l'avait plus sous les yeux quand il la décrivit: u Je ne puis, dit-il, rapporter ici dans l'ordre des effigies de ceux dont il se trouve des médailles celle de ce personnage autrement que sur l'idée qui m'en est demeurée, la fortune me l'ayant ravie avec plu- sieurs autres par un voi qui m ; en fut fait il y a 5 ou 6 ans. Seulement puis-je dire que la médaille estoit de petit cuivre (estoit la quatrième partie de Tas romain). » C'est donc de mémoire qu'il a des- siné cette pièce et il est possible que son croquis ne soit pas d'une rigoureuse exactitude; en effet on constate qu ; il présente des différences notables avec les exemplaires authentiques en argent actuellement conservés dans les grandes collections publiques ; sur ceux-ci les sigles S • C sont toujours sous la téte de Macer et non dans le champ cornine il les a fìgu- rées ; de plus on y voit la legende de revers en trois lignes, deux en haut, une en bas, séparées par le type de la galère, tandis que dans Tesquisse de Tri- stan la legende est toute entière au dessus du type. Quoi qu'il en soit il me paraìt utile de décrire ici le dessin en question, pour le cas où il nous aurait conserve le souvenir fidèle d'une variété non retrou- vée. A lui seul le léger désaccord que je viens de signaler ne constituerait pas un motif suffisant de récusation; mais le reproche sérieux qu'on est en droit d'adresser à la pièce de Tristan se tire du fait qu'elle n'était pas en argent. D'autre part, il est inadmissible qu'un falsificateur, si familiarisé qu'il fùt avec le monnayage antique, ait inventé avec les seules ressources de son imagination et par divina- tion une monnaie conforme à un type authentique. De là on pourrait conclure que l'auteur de cette pièce a eu à sa disposition ou en sa possession un véri- table denier de Macer longtemps avant sa divulga- LE MONNAYAGE DE CLODIUS MACER, ETC. 167 tion et qu'il l'a copie tant bicn que mal ou contre- fait au moyen de surmoulés en bronze afin de tirer profit de sa supercherie pendant que l'originai était encore au secret. Ceci se trouverait confirmé par le fait que, deux ans après Tristan, le comte de Pembroke publiait à son tour ( f J un autre exemplaire de sa collection, pareillement en bronze, mais, cette fois, correspondant exactement au signalement des véritables deniers avec l'effigie de Macer et le type de la galère. A ce propos, je rappelle qu'une pra- tique frauduleuse de ce genre a été perpétrée sur une monnaie grecque aux légendes 2HTHPA - KAAAH TYXH AirHTTTOY connue par un exemplaire en argent et d'autres en bronze. Òr, par une colncidence ex- traordinaire, Tristan et Pembroke en ont été les deux premiers possesseurs ( 2 \ de mème qu'ils ont été les premiers possesseurs des pièces de Macer en bronze. Ces deux célèbres collectionneurs auraient donc été les clients habituels du faussaire qui savait trouver chez eux le placement des próduits de sa fabrication et qui serait pris ainsi en flagrant délit de recidive. Si cette explication n'était pas jugée convain- cante, on aurait la ressource de supposer que les exemplaires de Tristan et de Pembroke étaient des deniers d'antiquité authentique, mais fourrés et privés de leur pellicule d'argent, pouvant dès lors étre re- gardés comme des petits bronzes à un moment où l'on ne connaissait encore aucun denier d'argent massif auquel on pùt les comparer. En 1671 Charles Patin, médecin parisien, en (1) Namismata antiqua in ircs partes divisas collegit ohm et aere incidi vivens cut avi t Thomas Pembrokiae et Montis Gomerici comes ; 1746, in-fol.; pars III, tab. 49. (2) Tristan, op. cit., I, p. 148. — Pembroke, op. cit. saprà, pars II, tab. 16. — Cfr. Revae numismatique, 4 sér. I, 1901, art. Mowat, Le vase sacrificatone des reines d'Egypte, p. 15 et 18. j68 ROBERT MOWAT publia ( T ) un exemplaire en bronze sans indication de provenance; peut-ètre n'était-il autre que celui de Tristan. En 1675 le méme Patin fit paraìtre une édi- tion de Suétone < 2 ) dans laquelle il décrivit à nouveau le denier edite par Occo, mais en coordonnant de manière plus rationnelle les éléments de la legende de revers, Leg(w) I Macriana Lib(era) ou Lib(eratrix). En 1683 le comte Mezzabarba réédita ces deux pièces sans nouvelle remarque (3). En 1684, Jean-Foy Vaillant, médecin de Beauvais, fit connaìtre, dans une annotation au recueil de Tabbé Séguin (4), un denier de Macer provenant de la col- lection de Giorgio Barbaro, sénateur vénitien, qu'il avait peu auparavant fait entrer au Cabinet du Roi alors transporté à Versailles; sur cette pièce, ornée du buste de TAfrique, il lisait le nom de la légion III Augusta. En 1730, Liebe, conservateur du Cabinet ducal de Saxe-Gotha, fit connaìtre un denier au type du mufle de lion (5). En 1734, André Mordi, de Berne, qui fut quel- que temps conservateur-adjoint du Cabinet du Roi, réunit dans son grand recueil de planches les quatre types de deniers jusqu'alors connus en spécifiant (1) Car. Patinus, Imperatorum romanorum numismata ex aere mediae et infimae formae descripta et enarrata; 1671, in-fol. p. 124. (2) Suetonii Tranquilli opera quae extant Carolus Patinus notis et numismatibus illustrava suisque sumtibus edidit ; 1675, in-4, p. 34. (3) Franciscus Mediobarbus Biragus, Imperatorum romanorum nu- mismata a Pompei o Magno ad Heraclium ab Occone olim congesta; 1683, infoi, p. 98. ' (4) Selecta numismata antiqua ex museo Petri Seguini; 1684, in-4, p. 410 : ■ testis est ille rarissimus argenteus Georgii Barbaro, senatoris Veneti, comitale acceptus et a me cum sexcentis aliis raritate, mole et eie- gantia praestantissimis in thesauro regio depositus. „ Havercamp s'est donc trompé en en attribuant la possession à Séguin (Thes. Morell. Famil. rom. p. 472). (5) Ci ir. Sigism. Liebe, Gotha numqria ; 1730, in-fol., p. 245. LE MONNAYAGE DE CLODIUS MACER, ETC. 169 pour la première fois que la pièce à l'effigie de Macer était en argent. Malheureusement il n'a pas indiqué la collection dans laquelle il avait vu l'originai. Ha- vercamp, son commentateur, a conjecturé (0 avec vrai- semblance que c'était dans la collection de Sébastien Fasch, dont les antiquités sont entrées au Musée de Bfile; mais la pièce ne s'y trouve pas, à ce que m'as- sure M. Bernoulli, ancien conservateur de cet éta- blissement. En 1738, Gessner, de Zurich, entreprit un corpus general des monnaies grecques et romaines qu'il des- sina en 218 planches, grand format, mais qu'il ne parvint pas à achever. On est surpris de n'y trou- ver que les deux types des monnaies de Macer co- piés sur les gravures de Patin et de Liebe ( 2 ). En 1767, le Pére Jésuite Khell, prédécesseur d'Eckhel au Cabinet de Vienne, fit connaìtre (3) une in- teressante variété du type de l'Afrique, avec le mot Liberatrix en toutes lettres; cette pièce recueillie par le comte Ariosto est au Musée de Vienne. En 1798, Eckhel enregistra dans la Doctrina, VI, p. 288, les cinq types dont je viens de résumer l'historique. De son commentaire on devra surtout retenir une remarque au sujet des lettres S • C qui distinguent les deniers de Macer de la monnaie im- periale d'argent: at inseritur nota S C nimirum tam- quam omnia ad Senatus arbitrium consti tueret et uni- (1) Thesaurus Morellianus, sive Familiarum romanarum numismata omnia, etc. Edidit et commentario perpetuo illustrava Sigeb. Havercamp. 1734, in-fol., p. 472 : ■ ego puto Segnino esse credendum, et Morelli uni nostrum ex Feschiano museo hosce nummos suo delineasse. „ (2) Joh. Jac. Gessner, Numismata antiqua imperatorum romanorum latina et graeca; 1738-1749, in-fol. pi. L, fig. 12, 13. (3) Jos. Khell, Ad numismata imperatorum romanorum aurea et argentea a Vaillantio edita et CI. Baldinio aucta Supplementum ; 1767, in-4, p. 27. ROBERT MOWAT versim omnes hi numi ad eum modum signati sunt quo signatos videmus stantis Reipublicae. En 1806, le Pere Felix Caronni, de retour des Etats barbaresques où il avait été errimene en capti- vité par des pirates, publia ( J ) un denier à l'effigie de Macer qui lui avait été donne à Tunis par Cari Nyssen, vice-consul à Alger. A son tour, il le cèda au comte Wiczay, propriétaire du musée d'Hédervar, dont il rédigea le Catalogue sous le voile de l'ano- nyme ; c'est ce qu'il nous apprend en ces termes : si davvero che il Conte di Witzaì, mio mecenate, al cui museo l'ho già trasmessa, ne godrà in riceverla, tanto più dolcemente quanto che sa mancar essa al Ga- binetto nazionale di Parigi, al Cesareo di Vienna, non che dappertutto. Le fait mérite d'étre rapporté en dé- tail, car jusqu'alors aucun auteur n'avait cité de col- lection possédant une monnaie à l'effigie de Macer di purissimo e solido argento. C'est encore à Tunis qu'un deuxième exemplaire de cette rare monnaie, restée mystérieuse pendant plus de cent cinquante ans, fut acquis par le comte Filippi, consul-général de Sardaigne, en mème temps que le denier au type de Roma casquée échéait en partage à son collègue danois, le capitaine de vais- seau C. T. Falbe M. En 1837 le nombre des monnaies de Macer que connaissait Mionnet te) se montait à dix; il les éva- (1) Ragguaglio di alcuni monumenti di antichità ed arti raccolti negli ultimi viaggi di un dilettante, ecc.; Milano 1806, in-8, p. 93-96, tav. V, 30. Ce livre forme la deuxième partie du Ragguaglio del viaggio compen- dioso di un dilettante antiquario sorpreso da J corsari, condotto in Barberia e felicemente ripatriato ; Milano, 1805. (2) C T. Falbe, Recherches sur l'emplacement de Carthage ; Paris 1833, in-8, p. 122; alias, pi. VI, n. 23. (3) Mionnet, De la rareté et du prix des médailles romaines, 1" édi- tion, 181 5, p. 93. — Le mème, Description de médailles antiques grecques et romaines, VI, 1813, P- 582 ; Supplément à la Description etc. IX, 1837, p. 122, pi. VI, n. 29. LE MONNA YAGE DE CLODIUS MACER, ETC. 171 luait à 120 f ou 150 f sans la téte, et à 300 f avec la tète. Sestini W et Akerman ( 2 ) n'ont pu quo rcpétcr sa liste. En 1861, Ludwig Mailer ( 3), conservateur du Cabinet Royal de Copenhague, faisait entrer treize numéros dans son tableau qui doit étre désormais considéré comme la première assise de tout travail futur sur le me me sujet. Cohen, dans sa deuxième édition (1880), s'est borné à les reproduire dans l'ordre alphabctique des légendes de revers, en cotant de 200 à 300 f les pièces sans la tète, et à 1 500 f les pièces avec la tète ; mais aujourd'hui ces prix seraient probablement majorés de beaucoup. La suspicion jetée par les malencontreux exem- plaires de Tristan et de Pembroke sur les pièces à l'effigie de Macer a persiste longtemps; en 1843, Ch, Lenormant (4) formulait son opinion en ces termes : « il n'existe pas de portraits de Clodius Macer; la pièce connue qui porte ce portrait est incontestable- ment fausse. Eckhel le premier a émis cette opinion que l'assentiment general des numismatistes n'a fait que confirmer. » L'exemplaire en question doit ètre celui du Musée de Vienne rejeté inter adulterinos par Neumann (5), par Eckhel et par Arneth ( 6 ), qui ont negligé de dire si par ce mot ils entendaient signi- (1) Sestini, Classes generales, seu Moneta vetus urbium, populorum et regimi; Firenze, 1821, in-8, p. 176: neuf numéros. (2) Akerman, A descriptive catalogue of rare and unedited Roman coins; London, I, 1834, m_ ^ P- ID 9J ^^ x numéros et une figure. (3) L. Muller, Numismatique de l'ancienne Afrique ; Copenhague, II, 1861, in-4, p. 170-179, 9 figures. (4) Trèsor de glyptique et de numismatique. Iconographie des empe- reurs romains ; p. 32. (5) Neumann, Populorum et regum numi veteres inediti; Vindobonae, 1779, in-4. (6) Arneth, Synopsis numorum antiquorum qui in Museo Càesareo Vindobonensi adservantur ; Vienne, li, 1842, p. 51. 172 ROBERT MOWAT fier Touvrage d'un faux-monnayeur ancien ou celui d'un faussaire moderne. Heureusement on en connait maintenant d'autres qui échappent à cette sevère censure. Cest ce que Ton constaterà dans la liste des trente exemplaires de tous les types connus de Macer que je suis parvenu à rassembler en isolant chaque variété pour la décrire minutieusement, au risque de me répéter plutòt que de confondre des pièces es- sentiellement distinctes. I. Type du droit: Tète de Macer — Type du revers: Galère à rames. i. — LCLO DIVS • MACER, legende circulaire ; téte nue de Macer, à droite ; dessous, les lettres S C se détachant de la legende circulaire par leur direction inverse; grènetis. *§ — p P ^ en deux lignes, dans le haut; AFRICAE, legende demi-circulaire, formant 3 ème ligne, dans le bas; entre les deux, galère à droite, avec dix paires de rames et une hampe de vexillum pen- chée en avant à la proue; grènetis. a) Cabinet de France, Zeugitane. Poids, 3 gr., 70 e. Arg. 17 mill. PI. VII, f. 1. Mionnet, Desc, p. 583, n. 19; Rareié et prix des méd. rom., p. 93. Akerman, Desc. Catal, I, p. 169, n. io, pi. V, f. 1 : * Fourteen guineas were recently offered for a coin of n. io type, which sum was refused by the possessor. The coin engraved in piate V is in the cabinet of the french King. „ Mailer, Numism. de Vane. Afr., II, p. 170, f. 380. Cohen, Desc. des monn. imp., 2 e édit., I, 1880, p. 318, n. 13, figure: • Il existe un coin de Becker. „ b) Musée royal de Turin, de Tancienne collection du comte Filippi formée à Tunis, puis coli. Filippo Lavy. Poids, 3 gr., 83 e. Arg. 18 mill. PI. VII, f. 2. LE MONNAYAGE DE CLODIUS MACER, ETC. I73 Falbe, Rech. sur l'emplac. de Carth., p. 122. Lavy, Museo numismatico Lavy, I, n. 1275. Ariodante Fabretti, dans le Catalogo generale dei musei d'antichità, etc. del regno, IV, 1881, in-4, p. 261, n. 528. Pour la similitude des types et des césures épigraphiques, cfr. Pembroke, Numism. antiq., Ili, tab. 49; Mediobarbus, Imp. rum. numism., p. 98, fig. 31 (sans le revers). e) Musée imperiai de Vienne. Poids, 2 gr., 85 e. PI. VII, f. 3. d) Musée imperiai de Vienne. Poids, 2 gr., 60 e. Pi. VII, f. 4. Pareil aux précédents, mais sans aucun signe d'inter- ponctuation. Au musée de Vienne les exemplaires e et d, ainsi que le n. 13, infra, fig. 16, ne sont pas tenus pour authentiques, d'après ce que M. le D. r W. Kubitschek veut bien m'écrire, edite sind bei uns nicht vorhanden. 2. — L • CLODIVS MACER, lég. circ. Tète nue de Ma- cer, à droite; dessous, S C. Grènetis. 9 — p*P- en deux lignes, dans le haut; AFRICAE, legende demi-circulaire, formant 3 ème ligne, dans le bas ; entre les deux, galère à droite avec dix paires de rames, une hampe de vexillum penchee à l'avant, et un doublé màt d'artimon à l'arrière. Grènetis. Musée britannique, acquis du marchand antiquaire Young en 1837. Arg. 17 mill. PI. VII, f. 5. Caronni, Ragguaglio, II, p. 93, pi. V, f. 30. Wiczay, Mus. Hederv., II, p. 136, n. 283, pi. I, f. 3. Les dessins de Caronni et de Wiczay représentent fidèlement le doublé màt d'artimon. 3. L CLODl VSMACER, lég. circ. Tete nue de Ma- cer, à droite. Dessous, S C. Grènetis. . PRO "~ PRAE en deux lig n es, dans le haut; AFRICAE, i74 ROBERT MOWAT legende demi-circulaire, formant 3 ème ligne, dans le bas; entre les deux, galère à droite, avec douze paires de rames, et une hampe de vexil- lum penchée à Tavant. Grènetis. Musée britannique, de Pancienne collection du comte de Salis, précédemment de la collection Gustave Herpin. Arg. 17 mill. PI. VII, f. 6. Ne figure pas dans le catalogue de vente de cette collection, aoùt 1857 (Sotheby). Cohen, I, 1880, p. 318, note 1: " le Clodius Macer du cabinet de M. Herpin a été vendu 80 livres (2000 fr.) à Londres en 1857. Il est au musée britan- nique. „ Est-ce cette pièce ou la précédente que Muller (II, p. 174, note 6) a visée par la phrase: le musée britannique possedè un exemplaire de cette monnaie qui est très suspecte? 4. — L CLODI MAGRI, lég. circ. Tète nue de Macer, à droite. Dessous, les lettres S C séparées par la pointe du buste. Grènetis. B) — J**0 en (] eux lignes, dans le haut; AFRCAE (sic), legende demi-circulaire formant 3 ème ligne, dans le bas; entre les deux, galère à droite, sans vexillum. Grènetis. Musée municipal de Venise, dans la collection Correr; Poids, 3 gr., io e. Arg. 17 mill. PI. VII, f. 7. Cohen, I, 1880, p. 3, 8, n. 12. Catalogo delle monete, medaglie, tessere, bolle e placchette esposte nel museo civico Correr ; Venezia, 1898, p. 33, n. 206. 5. - L CLODIVSMACER, lég, circ. Tète nue de Macer, à droite. Dessous, S C. Grènetis. 9 — PROPRA E, legende demi-circulaire, dans le haut; AFRICAE, legende demi-circulaire formant 2 ème ligne, dans le bas. Entre les deux, galère à droite, avec sept paires de rames et une hampe de ve- xillum penchée à Tavant. LE MONNAYAGE DE CLODIUS MACER, ETC. I75 Collection Francesco Gnecchi, à Milan; provient d'Espa- gne. Poids, 3 gr., 50 e. Arg. 16 mill. PI. VII, f. 8. Pour la similitude des types et des césures épigraphi- ques, cfr. Morell, Thes. fattiti, rom. Mise, p. 472, pi. VII, f. 16. II. Type du droit: Buste tourelé de Carthage — Type du revers: Triskèle sicilien à tète médusoide. 6. _ L-C- MAC RICARTHAGO- en lég. circ. Buste de femme tourelée, drapée, à droite; en arrière, une come d'abondance. Dessous, S C. Grènetis. 9 — SI CI L[ia] 9 le pied des lettres vers l'intérieur en legende circulaire. Grande tète médusoide de face, servant de centre à trois petites jambes humaines disposées en triskèle dans le mème sens que la legende, de gauche à droite, et al- ternant avec trois épis. Grènetis. Cabinet de France, Zeugitane. Poids, 3 gr., 30 e. Arg. 18 mill. PI. VII, f. 9. Mionnet, Desc, VI, p. 583, n. 18: " du Cabinet Gossellin. „ Mailer, II, p. 170, f. 381. Cohen, I, p. 318, n. 11. Contrairement à l'indication de Mionnet, la pièce ne figure pas dans le catalogue de vente de la collection Gossellin; Mionnet l'aura vraisemblablement confondue avec notre n. 8, infra. 7. - L • CLODI • MA CRI • CARTHAGO, lég. circ. Buste de femme tourelée, drapée, à droite; en arrière, une come d'abondance. Dessous, S C. Grènetis. 9 — S I[a'/]IA, le pied des lettres vers Textérieur en legende demi-circulaire, dans le bas. Petite tète médusoide, de face, au centre d'un triskèle de jambes humaines dans le mème sens que la legende (par conséquent dans le sens contraire au triskèle du numero précédent) alternant avec trois épis. Grènetis. I76 ROBERT MOWAT Ancienne collection Aug. de Belfort. Arg. 17 mill. PI. VII, f. io. Catalogue de vente de la coli. A. de Belfort, en février 1888, p. 59, pi. Ili, f. 701 (adjugé 410 fr.). 8. — L CLODI • MACRI • CARTHAGO, lég. eira Buste de femme tourelée, drapée, à droite ; en arrière une come d'abondance. Dessous S C. Grènetis. 1} — SI CI LI A, le pied des lettres vers Textérieur en legende demi-circulaire, dans le bas. Petite tète médusoì'de de face, au centre d ; un triskèle de jambes humaines tournant dans le méme sens que la legende et alternant avec trois épis. Grènetis. Cabinet de France, Zeugitane; poids, 3 gr., 80 e. Arg. 17 mill. PI. VII, f. 11. De l'ancienne collection Gossellin. Catalogue de sa vente, 1864, n. 486 (adjugé 390 fr.). Cohen, I, p. 318, n. io. 9. — L CLODI MACRI CARTHAGO, lég. ciré. Buste de femme tourelée, drapée, à droite ; en arrière, une come d'abondance. Dessous, S C. Grènetis. — 8IC l L IA (sic), le pied des lettres vers Tintérieur en lég. circ. faisant le tour entier. Petite tète médusoì'de de face, au centre d'un triskèle de jambes humaines tournant dans sens contraire de la legende et alternant avec trois épis. Grè- netis. R Musée britannique, de l'ancienne collection du due de Blacas. Arg. 17 mill. PI. VII, f. 12. io. — L- CLODI • MACRI • CARTHAGO, leg. circ. Buste de femme tourelée, drapée, à droite; en arrière une come d'abondance. Dessous. S C. Grènetis. $ — SI C IL l A, le pied des lettres vers Tintérieur en lég. circ. faisant le tour entier. Petite tète mé- dusoTdc de face, au centre d'un triskèle tournant LE MONXAYAGE DE CLODUS MACT.R, ETC. I77 dans le sens contraire de la legende et alternant avec trois épis. Grènetis. Musée de Berlin, acheté à Naples en 1878. Arg. 17 mill. PI. VII, f. 13. III. Type du droit: Tète casquée de Roma — Type du revers: Trophée. 11. — ROMA, verticale-ment, de haut en bas, à droitc. Tète casquée de la déessc Roma, à droite. Des- sous, S C. Grènetis. iv L CLODI MACRI, lég. circ. Trophée. Grènetis. Musée national de Copenhague. Poids, 3 gr., 04 e. Arg. de 17 à 19 mill. PI. VII, f. 14. Falbe, Rech. sur l'empi, de Carth., p. 122; Atlas, pi. VI, f. 23. Mionnet, Supp., IX, p. 207, n. 8. Mailer, II, p. 171, f. 382. Cohen, I, p. 318, n. 9. IV. Type du droit: Figure en pied de la Liberté — Type du revers: Aigle et enseignes de la Légion I Macriana Liberatrix. 12. — L CLODI MACRI, lég. circ. Femme (Libertas), de- bout, de face, tournant la tète à gauche, tenant de la main droite un bonnet d'affranchissement (pi/eus), de la main gauche une couronne, suivant Mailer; Mionnet et Cohen la prenaient pour une patere. Dans le champ, à gauche S, à droite C. Grènetis. — LEG-T, horizontalement dans le champ; MAC RIANA LIB, en legende circulaire commencant dans le bas sous les lettres du champ et se conti- nuali t de droite à gauche. Aigle légionnaire entro deux enseignes. Grènetis. a) Cabinet de France, Zeugitane. Poids, 2 gr. } - 79 e. Arg. 18 mill. PI. VII, f. 15. 178 ROBERT MOWAT Patin, ad Snet., e. 11, p. 344. Morell, Thes. fan?, rom. Mise, p. 472, pi. VI, f. 19. Eckhel, Doctr., VI, p. 288. Mionnet, Descr., VI, p. 582, ri. 12. Miiller, II, p. 171, f. 383. Cohen, I, p. 318, n. 2. b) Musée national de Naples. Arg. 17 mill. Fiorelli, Catalogo del Museo nazionale di Napoli; Meda- gliere, II, pars I, 1870, p, 84, n. 4721. La disposition de la legende de revers permet de lire: Leg{io) I Macriana Lib(eratrix), ou Leg(io) I Lib(eratrix) Macriana, suivant le mot que l'on prend pour commencer la lecture de l'inscription circulaire. De là le désaccord des anciens numismatistes sur la dénomination officielle de la lé- gion Macrienne. L'incertitude est levée par la disposition épi- graphique de l'exemplaire décrit sous nos n. os 13 et 14, infra. V. Type du droit: Buste de l'Afrique - Type du revers: Aigle et enseignes de la Légion I Macriana Liberatrix. 13.- L-CLODI-MACR I- LIBERATRIX, lég. ciré. Buste de femme (rAfrique personnifiée) coiffée d'une peau d'éléphant, drapée, à droite. Dessous, S C. Grènetis. 9 — LEO l, horizontalement dans le champ; MAC RIANA LIB en legende circulaire. Aigle légionnaire entre deux enseignes. Grènetis. (Revers sembla- ble au précédent, suivant Mailer; en réalité, il n'y a similitude que pour le type, et la legende est autrement disposée). Musée imperiai de Vienne, de Tancienne collection du comte Ariosto (ou Ariosti?). Poids, 2 gr., 68 e. Arg. PI. VII, f. 16. Khell, Suppl. ad numism. impp. a Vaillantio edita, etc, p. 27, f. 1. Eckhel, Doctr., VI, p. 288: ex museo coni. Ariosti, mine Caesareo. Mionnet, VI, p. 582, n. 11, lit CLOD au lieu de CLODI. Mailer, II, p. 171, n. 384. Cohen I, p. 318, n. 8. LE MONNAYAGE DE CLODIUS MACER, ETC. I79 14. — LCLODIMACR I • LIBERÀTRIX, lég. circ. Buste de femme (l'Afrique personnifiée) coifTée d'une peau d'éléphant, drapée, à droite. Dessous, S C. Grènetis. 1> — LEG- l, horizontalement dans le champ; MACRIA NA LIB en legende circulaire de gauche à droite. Aigle légionnaire entre deux enseignes. Grènetis. Collection Merkens, à Cologne. Arg. 18 mill. PI. VII, f. 17. Cette pièce a une grande importance, en raison de la disposition particulière de la legende de revers qui oblige à lire: Leg(ìo) I Macriana Lib(eratrix), sans aucune inter- version possible de ces mots. VI. Type du droit: Buste de l'Afrique — - Type du revers: Aigle et enseignes de la Légion III Augusta Liberatrix. 15.- LCLODI-MACR I- LIBERATRIX, lég. circ. Buste de femme (rAfrique personnifiée), coiffée d'une peau d'éléphant, drapée à droite. Dessous, S C. Grènetis. $ — LEG- III, horizontalement dans le champ; AVG, verticalement de bas en haut, entre l'aigle et l'enseigne de droite ; L IB, dans le haut. Aigle légionnaire entre deux enseignes. Grènetis. Musée de Stockholm; poids, 3 gr., 80 e. Arg. 18 mill. E. Skiòldebrand, Catalogus numismaticus in quo ra- riores.... nummi antiqui describuntur.... alidore E. Skiòldebrand musaei hujus collectore et possessore. Holmiae, 1785, in-8, p. in. Mailer, II, p. 171, f. 385. 16.- L • CLODI • MACR I- LIBERATRIX, lég. circ. Buste de femme (l'Afrique personnifiée) coiffée d'une peau d'éléphant, drapée à droite. Derrière, deux lances. Dessous, S C. Grènetis, x 8o ROBERT MOWAT 1>' — LEG MI, horizontalement dans le champ; AVG verticalement de bas en haut entre l'aigle et l'enseigne de droite; L IB, dans le haut. Aigle légionnaire entre deux enseignes. Grènetis. Ancienne collection du baron de Schellersheim, à Flo- rence, dispersée aux enchères publiques en .1827; j'ignore ce que cette pièce est devenue. Mionnet, VI, p. 583, n. 15 Mailer, II, p. 171, n. 386. Cohen, I, p. 317, n. 6. 17.- L • CLODI • MA CRI • LIBERA, lég. circ. Buste de lemme (rAfrique personnifiée) coiffée d'une peau d'éléphant, drapée, à droite. Dessous, S C. Grè- netis. Rj — LEG- III, horizontalement dans le champ; AVG, en deuxième ligne, à l'exergue; LI B, dans le haut. Aigle légionnaire entre deux enseignes. Grènetis. Cabinet de France, Zeugitane. Poids, 3 gr., 15 e. Arg. 18 mill. PI. VII, f. 18. 18.- L- CLODI MA CRI -LIBERA, lég. circ. Buste de femme (rAfrique personnifiée) coiffée d'une peau d'éléphant, drapée, à droite. Dessous, S C. Grè- netis. fy — LEG III, horizontalement dans le champ; AVG, verticalement de bas en haut entre l'aigle et l'enseigne- de droite; LIB, verticalement de bas en haut entre Faigle et l'enseigne de gauche. Aigle légionnaire entre deux enseignes. Grènetis. Ancienne collection du vicomte Elzéar de Quélen, puis collection Henri Hoffmann. Mionnet, VI, p. 583, n. 16. Catalogue de la vente de Quélen, 14-26 mai 1888, p. 69, pi. Ili, f. 848 (adjugé 185 fr.). Cohen, I, p. 317, n. 7. i8i VII. Type du droit: Mufle de lion — Type du revers: Aigle et enseignes de la Légion III Augusta Liberatrix. 19. — L-CLODI, verticalement de bas en haut, à gau- che; MACRI, verticalement de haut en bas a droite. Mufle de lion, à droite. Dessous, S C. Grènetis. Ri — LEG- III, horizontalement dans le champ; AVG, verticalement de haut en bas entre Taigle et Tenseigne de droite; LIB, horizontalement entre la tète et les ailes de l'aigle. Grènetis. Cabinet de France, Zeugitane. Poids, 3 gr., 50 e. Arg. 17 mill. PI. VII, f. 19. Mionnet, VI, p. 583, n. 17. Mailer, II, p. 171, f. 388, note 7: * le droit en a été retouché au burin. „ Cohen, I, p. 317, n. 5, figure. 20. — L • [r]LODI MACRI, lég. circ. Mufle de lion, i\ droite. Dessous, • 8 C, (sic), Grènetis. « a) Cabinet de France, Zeugitane. Poids, 3 gr., 20 e. Arg. 17 mill. PI. VII, f. 20. Mailer, II, p. 171, n. 389. Cohen, I, p. 317, n. 5. b) Musée imperiai de S fc Pétersbourg. Poids, 3 gr., 59 e. Arg. Mailer, II, p. 171, n. 389. 21.— L-CLO DI -MACRI, lég. circ. Mufle de lion, à droite. Dessous, S • C. Grènetis. — LEG- ìli, horizontalement dans le champ ; AVG, verticalement, de bas en haut, en dehors du type, à droite: LI B, dans le haut. Aigle légionnaire entre deux enseignes. Grènetis. Musée britannique, de l'ancienne collection du due de Devonshire. 23 l82 ROBERT MOWAT Catalogue de sa vente, 1844, n. 303. Arg. 17 mill. PI. VII, f. ai. 22. — L • CL ODI • MÀCRl -, lég. circ. Mufle de lion, de pe- tites proportions, à droite. Dessous, S C. Grènetis. 9 — LEG-7FI, horizontalement dans le champ; [aug], verticalement de bas en haut, hors du type, à droite, mais ne se voit pas, le coin ayant frappé trop excentriquement; LI B, verticalement de haut en bas, en dehors du type, à gauche. Aigle lé- gionnaire entre deux enseignes. Grènetis. Musée royal de Berlin, de Tancienne collection Thomsen à Copenhague. Poids, 3 gr., 35 e. Arg. 17 mill. PI. VII, f. 22. Miiller, II, p. 171, f. 390. Catalogne de monnaies de feu Chr. Jurgensen Thomsen; Copenhague, mai 1867, i ère part., tom. II, p. 66, n. 829. 23. — L • C • MACRI, lég. circ. Mufle de lion, de grandes proportions, à droite. Devant le menton, S-C, en sens contraire à celui de la legende. Grènetis. fy , — LEG III, horizontalement dans le champ; AVG, verticalement, de bas en haut, en dehors du type, à droite; L I B, en haut. Aigle légionnaire entre deux enseignes. Grènetis. Bibliothèque ducale de Gotha. Poids, 2 gr., 79 e. Arg. 17 mill. PI. VII, f. 23. Liebe, Gotha numaria, p. 245, figure. Morell, Thes. farmi, rom. Mise, p. 472, pi. VI, f. 18. Mionnet, VI, p. 583, n. 17. Mailer, II, p. 171, n. 391. Omis par Cohen. 24. — Sans legende. Mufle de lion, à droite. Des- sous, S C. 9 — LEO Tìi, AVG-, LIB, sans indication détaillée. Ai- gle légionnaire entre deux enseignes. Caronni, Ragguaglio di alami monumenti, ecc. Milano, 1806, p. 94: " un tipo singolare di questo genere cioè senza LE MONNAYAGE DE CLODIUS MACER, ETC. 183 il nome del tiranno intorno alla testa di lione è sfuggita al ruolo che ne fa Eckhel: ma desso esiste realmente da me veduto; anzi mi venne assai tempo fa offerto a troppo alto prezzo da un incettatore Nicola Lisi in Arpino, città nei Volsci antichissima. „ Vili. Type du droit: Buste de la Victoire — Type du revers: Aigle et enseignes de la Légion III Augusta Liberatrix. 25. — L • CLODl • MACRl, lég. eira Buste de la Victoire, drapéc, à droite. La coi Aure est relevée au sommet de la tète; les aìles sont éployées et dressées en pointe. Dessous, les lettres S C séparées par la pointe du buste. Grènetis. iv — LEG- Mi, horizontalement dans le champ; AVG, verticalement de bas en haut, en dehors du type, à droite; LI B, dans le haut. Aigle légionnaire entre deux enseignes. Grènetis. Cabinet de France, Zengitane, de Pancienne coliection du chevalier E. A. Durand par échange en 1811. Poids, 4 gr. Arg 16 aill. PI. VII, f. 24. Mionnet, VI, p. 583, n. 14. Cohen, I, p. 317, n. 4. 26. — L • CLODl • MACRl, lég. eira Buste de la Victoire, drapée, à droite; coiffée en chignon bas; les aìles sont fermées. Dans le champ, à gauche S, à droite C, Grènetis. r§ — LEG III, horizontalement dans le champ; AVG-, verticalement de bas en haut, en dehors du type, à droite; LI B, dans le haut. Aigle légionnaire entre deux enseignes. Grènetis. a) Musée britannique, de l'ancienne coliection Boyne, à Florence. Catalogue de la vente Boyne, 1843, n - 60. PI VII, f. 25. Mailer, II, p. 171, f. 392. !84 ROBERT MOWAT b) Collection Francesco Gnecchi, à Milan; provenant de l'ancienne collection J. B. A. Jarry, à Orléans. Catalogue de la vente Jarry, Juin 1878, n. n6o(adjugé 355 fh). Poids, 2 gr., 80 e. PI. VII, f. 26. Étudions ces monnaies au doublé point de vue épigraphique et figuratif. Le trait dominant est la présence des lettres S • C, placées presque toujours au droit sous la tète, quelquefois de chaque coté dans le champ, quand par exemple elles accostent la figure en pied de la Liberté ou le buste de la Victoire. Le Sénat ayant, après la mort de Néron, ofiert l'empire à Galba, il est impossible qu'il ait autorisé Clodius Macer à se couvrir de son noni, à lui Sénat, pour enlever le pouvoir à Galba : l'usurpation du chiffre sénatorial par Macer est donc un indice de la ligne politique que le prétendant africain s'était tracée en affectant Tintention réelle ou simulée de n'agir qu'en accord avec le Sénat au moment où la disparition du der- nier des Césars juliens semblait donner des chances favorables à la restauration de la République. Quels qu'aient été ses desseins secrets et le but qu'il pour- suivait, il est certain que sa levée de boucliers était avant tout une protestation contre la confiscation des libertés publiques par Galba, dùt-il ètre amene à les confisquer plus tard à son propre profit. En atten- dane il se présentait comme le Libérateur. C'est ce qu'on peut inférer du caractère franchement répu- blicain de la monnaie qu'il fit battre en vertu de Vimperium militaire dont il était investi, mème en y mettant son portrait, à Texemple des généraux de la République, Brutus, Ahénobarbus, les Pompée, Le- pidus et les autres. Ainsi s'explique la forme archai'sante du génitif qu'il donne à son nom dans la plupart de ses légendes de tète, L. Godi Macri (n os 4, 7-10, 12-23, 25-26). LE MONNAYAGE DE CLODIUS MACER, ETC. 185 Meme observation en ce qui concerne le titre de prò praetore Africae qu'il prend sur Ics deniers ornés du type de la galère (n" s 1-5). En principe, son titre oflìciel devait étre legatus Angusti provinciae < Ifricae prò praetore, du moins à en juger par celui que portait son prédécesseur M. Fabius Fabullus, révélé par une inscription de Toplitz en Hongrie ( X X Il lui fut facile de le républicaniser en supprimant les mots legatus Augusti qui n'ayaient plus de raison d'otre depuis que la disparition de Néron Tavait delie de son serment de fidélité. M. CI. Pallu de Lessert, dans le beau livre qu'il vient de terminer ( 2 ), avait songé à une explication, du mème genre quant au fond, mais differente en fait. Il pense que prò praetore Africae est l'abrégé de legatus prò praetore exercitus Africae, qualifìcation que l'oii sait avoir été attribuée à C. Valerius Festus, successeur de Macer dans le commandement de l'ar- mée d'Afrique (3). On peut choisir entre les deux explications; toutefois, je fais remarquer que celle de M. Pallu de Lessert repose sur une analogie prospective, tandis que la mienne a l'avantage de s'appuyer sur un précédente ce qui lui donne évidemment plus de probabilité. Quoiqu'il en soit, la forme PRO PRAE s'écarte un peu des règles abréviatives propres à l'épigraphie; il eùt fallu PRO PRAET, oli mieux encore PRO PR comme sur les monnaies de bronze de Marc-Antoine au type de la galère avec la legende M • FONTEIVS CAPITO PRO PR, et sur les deniers du mème avec la legende M • OPPIVS CAPITO PRO PR PRAEF CLASS-FC (4) (1) Corp. inscr. fot., Ili, 41 18. (2) Fastes des provinces africaines, I, part. II, p. 319. (3Ì Corp. inscr. lat., V, 531. (4) Babelon, Descr. hist. et e /irò 11. des ni otiti, de la Rép. rom. } I, Antonia, p. 182, n os 66-67 et P- 1 9°> n ° s 87-90. l86 ROBERT MOWAT (M. Oppi us Capito, prò praetore, praefectits classis, flandum curavit). Sur ces derniers, le type de la galère est accompagno du triskèle, symbole de la Sicile; il est utile de -noter ce détail, à cause du rapprochement qu'on en peut faire avec les types de la galère et du triskèle sicilien adoptés par Macer. Peut-ètre à la mort de Néron le Jégat d'Afrique avait-il été confi rmé provisoirement dans son poste par le Sénat, ce qui expliquerait l'apparition de son nouveau titre légalisé par le chiffre sénatorial; quel- que chose d'analogue se voit dans le titre conféré a Q. Caelius sous Tibère, PRO • PR • EX S • C W. Galba, de son coté, avait prétendu tenir ses pouvoirs de la mème autorité, quand il déclarait ne vouloir ètre que le légat du Sénat et du Peuple romain ( 2 ). Les deniers de Macer qui portent a la fois les noms et les types allégoriques de Carthage et de la Sicile (n os 6-10) tendent à faire croire que les provinces proconsulaires d'Afrique et de Sicile s'é- taient prononcées, de gre ou de force, en faveur du légat de Numidie. Le fait s'est-il réellement produit? Cest possible; cependant on peut en douter. Il est en effet fort extraordinaire que dans les récits de Suétone, de Tacite et de Plutarque qui nous ren- seignent sur la tentative de Macer il ne soit nulle part question du gouverneur de TAfrique propre, personnage consulaire résidant à Carthage et hiérar- chiquement supérieur au commandant de Tarmée de Numidie qui n'était que de rang prétorien, bien que celui-ci fùt indépendant de lui au point de vue militaire. On ne comprend donò pas comment Macer aurait mis la main sur Carthage sans que l'action du (1) Corp. inscr. lat., VI, 91. (2) Suétone, Galba, io: consalutatusque lmperator Legai um se Se- natus ac Populi romani professus est. LE MONNAYAGE DE CLODIUS MACER, ETC. 187 proconsul se fùt fait sentir, soit dans un sens, soit dans l'autre. L'intervention de ce dernier, si elle a eu lieu, aurait eu trop d'importance pour avoir été traitée comme une quantità négligeable par les historiens. Il n'est pas à croire qu'il se serait tranquillement laissé déposséder ou qu'il eùt pris la fuite, comme le fit Trébellius (0 en Bretagne, sans qu'un tei cvénement eùt été relaté; d'autre part, s'il avait adhéré au mouvement, il en aurait pris la direction, car sa haute situation suffisait pour rempècher de se mettre en sous-ordre ou à la remorque du légat. Le silence des historiens sur le róle effacé de ce personnage me paraìt signifìcatif et me porte à con- clure que l'agitation ne gagna point Carthage et encore moins la Sicile; Tentreprise de Macer resta localisée dans la province de Numidie où il avait assez à faire avant d'ètre en état d'engager la lutte contre toutes les forces de Galba et d'achever l'or- ganisation de son armée qu'il venait de porter au doublé de son effectif. La frappe des deniers aux types réunis de Carthage et de la Sicile indique, par anticipation, ses visées sur les deux provinces; pcut-ètre méme n ; était-ce qu'une fanfaronnade en réplique aux deniers de Galba montrant les types réunis de YHispania et de la Gallici, provinces dont le concours réel avait porte celui-ci au pouvoir. L'examen des variétés du triskèle sicilien permet de constater une particularité intéressante: la dispo- sition des jambes montre en effet que la rotation de cette figure monstrueuse se fait tantòt dans un sens, tantòt dans l'autre; la conclusion n'est donc pas favorable à la théorie qui rattacherait le symbole à un mythe solaire exigeant implicitement la rotation (1) Trébellius Maximus, légat de Bretagne, sous Vitellius, obligé de fuir pour se soustraire à la fureur de ses soldats révoltés. Tacite a eu soin de consigner ce fait considérable {Hist. } II, 65; Agric, 16). !88 ROBERT MOWAT invariable d'Orient en Occident comme celle de Tastre. Le triskèle me paraìt ótre plutòt un symbole à la fois maritime et géographique de la grande ile dont la forme triangulaire a été poétiquement anima- lisée par ranthropomorphisme des artistes anciens. Dans le visage féminin centrai je vois une application du méme procede qui, sur des monnaies d'Agrigente, a transformé la carapace rugueuse du crabe en un visage de vieillard ride ( J ); quant aux trois jambes figurant les promontoires de la Trinacrie, elles si- mulent les tentacules du polype sphéroi'de d'aspect gélatineux auquel les naturalistes donnent le noni de meduse et qui a la faculté de tourner sur lui-méme à volonté dans les deux sens en agitant ces longs appendices. Les monnaies d'Agathoclès qui donnent les plus anciennes représentations du triquètre le montrent sous la forme d'un assemblage trinaire de jambes humaines, sans téte centrale, ce qui prouve qu'en principe il est étranger à la conception du gorgonium; le masque féminin ne lui a été ajouté que long temps après, et encore, quand il commence à apparaìtre, n'est-ce que dans des proportions mi- nuscules; plus tard il se développe en surface aux dépens des jambes qui finissent par ne plus étre qu'un accessoire secondaire. Tel on voit le triskèle médusoìfde sur le denier du triumvir monétaire L. Aquillius Florus ( 2 ) qui a servi de modèle au denier de Macer décrit sous notre n. 6. Nous arrivons maintenant à l'importante et nom- (i) R. S. Poole, B. V. Head and P. Gardner, Catalogne of Greek coins in the British Museum; Sicily; p. 12, Agrigentum, n. 62: ATA, two eagles. on supine hare, to left. ^ — AKPaTAN, crab, the shell of which presents the form of a human face; below, cray-fish, right; on either side of crab, barley corn and cicada upwards. (2) Babelon, Descr. hist. et chr. des monn. de la Rép. rom., I, p. 218. Aquil. 14. LE MONNAYAGE DE CLODIUS MACER, ETC. 189 breuse serie des deniers légionnaires qui se classent sous le chef de quatre types, la Liberto, l'Afrique, le Lion et la Victoire. La première impression qu'ils donnent est celle d'une frappante analogie avec les deniers de Marc-Antoine ; en effet, le mot LEG- et le chiffre qui le suit sont intercalés entre l'aigle et les enseignes collatérales identiquement de mème; le crochet d'épaulement de la hampe de Taigle y est pareillement tourné à gauche. Le graveur de Macer a donc servilement copie le type de celui de Marc- Antoine. Déjà nous avions remarqué qu'il lui a em- prunté le type de la galère prétòrienne avec le titre Pro Praetore en legende. Une imitation aussi fidèle ne va pas sans faire presumer que Macer professait une prédilection per- sonnelle pour la grande figure historique du triumvir et qu'il a pris le rivai d'Octavien Cesar pour mo- dale en politique aussi bien qu'en fabrication mone- taire. A peine est-il besoin de dire que la numisma- tique d'un personnage se ressent nécessairement de ses idées favorites, et que, si l'on n'y trouve pas tou- jours des preuves historiques absolues, on a la res- source légitime d'y chercher des indices vraisembla- bles. Que conclure de là, sinon que le prétendant africain, se posant en libérateur et en restaurateur de la République, l'avait rèvée sous la forme d' un troisième Triumvirat dont il aurait été l'àme. Il n'est pas téméraire de conjecturer qu'il avait peut-ètre loué des intelligences secrètes avec Fonteius Ca- pito, légat de Germanie Supérieure, qui s'était haute- ment prononcé comme lui contre Galba; or ce Fon- teius était petit-fils du L. Fonteius Capito, l'amiral et l'ami dévoué de Marc-Antoine et par tradition de famille il devait se trouver d'accord avec Macer dans son eulte de souvenir et d'admiration ouvertement professe pour l'illustre triumvir. 190 ROBERT MOWAT A la mort de Néron, Macer avait sous son com- mandement la légion III Augusta dont la présence en Afrique remontait à la fin du principat d'Augus- te W. Cette armée, indispensable pour la garde de la province contre les tribus guerrières indigènes, ne pouvait étre mobilisée contre Galba; le propréteur s'était donc vu dans la nécessité de la renforcer par la création d'une nouvelle légion et de cohortes au- xiliaires. C'est ce que nous apprend Tacite, in Africa legio cohortesque delectae a Clodio Macro, mox a Galba dimissae ( 2 ). Ce passage a été controverse, car il contient une équivoque, suivant qu'on rapporte de- lectae au seul mot cohortes ou collectivement à legio et à cohortes. Dans le premier cas, le mot legio désignerait la vieille légion III Augusta, en sorte que Taugmentation n'aurait consisté qu'en cohortes auxiliaires de nouvelle levée, ce qui parait absolu- ment disproportionné àvec l'effort nécessaire pour renverser Galba. Dans le second cas, le mot legio s'appliquerait à une légion de création nouvelle. Cette dernière interprétation, conforme à la logique des choses, est pleinement confirmée par les monu- ments numismatiques qu'on peut heureusement uti- liser pour dissiper l'équivoque du texte de Tacite. Il est vraisemblable que la nouvelle légion ne fut pas créée de toutes pièces avec les seules ressour- ces de la levée, mais que ses cadres furent tirés de la III Augusta; peut-ètre mème celle-ci fut-elle dé- doublée, chacune des deux portions étant ramenée à Teffectif normal d'une légion par l'incorporation des hommes de recrue; en tout cas, la portion compre- nant la i ère cohorte qui avait la garde de l'aigle au- (1) Corp. insc. lat. Vili, 10018, 10023. Cf. Cagnat, L'Armée romaine d'Afrique, pag. 148. (2) Tacite, Hist. II, 97. LE MONNAYAGE DE CLODIUS MACER, ETC. I9I rait conserve son numero légionnaire avec le nom glorieux d'Augusto qu'elle tenait d'Auguste lui-mème. Cette dénomination était trop chère aux vieux lé- gionnaires pour que Macer courùt le risque de les mécontenter en la leur enlevant; il se borna à lui donner le surnom de Liberatrix que nous font con- naitre ses monnaies; ce surnom fut mis à la suite, car il était de règie que toute nouvelle qualification s ; inscrivait sans intercalation dans les titres précé- demment acquis, Legio III Angusta Liberatrix. Par raison de symétrie dans la nomenclature et pour éviter toute cause de jalousie entre les deux corps, les dénominations de la nouvelle légion fu- rent modelées sur celles de Tancienne et dans le mème ordre, Legio I Macriana Liberatrix. L'armée d'Afrique se composa donc à ce moment de deux légions dites Libératrices, de mème que plus tard il y eut deux légions Adjutrices réunies en Pannonie Inférieure, et trois Parthiques cantonnées en Méso- potamie. L'Afrique elle-mème recut le surnom de Li- beratrix y 'tei qu'il est inscrit en legende devant son buste sur les deniers portant les uns le nom de la Legio I Macriana Liberatrix (n os 13-14), les autres celui de la Legio III Angusta Liberatrix (n os 15-18), pour signifier allégoriquement que ces légions étaient les propres filles de TAfrique et portaient le meme surnom que leur mère. Nous connaissons leurs dénominations sous la forme officielle; il serait non moins intéressant de connaìtre Temblème distinctif de chacune d'elles, celui qui ornait le bouclier de tout soldat romain, et qui jusqu'à présent n'a été révélé par aucun mo- nument sculpté, à moins que la Victoire qui décore une clef de voùte du praetorium de LambèseC 1 ), quar- (1) Cagnat, L'Armée romaine d'Afrique, p. 527. ig2 ROBERT MOWAT tier general de la III Augusta, puisse étre considérée par conjecture comme son emblème. La numisma- tique sera-t-elle plus heureuse? Essayons-le. Ecartons d'abord le buste de TAfrique puisque nous venons de constater que ce type appartient en commini aux deniers frappés au noni de chacune des deux légions Libératrices. La figure en pied de la Liberté qui appartient sans partage aux deniers de la I Macriana (n. 12, a, b) conviendrait peut-étre à cette légion. Il ne reste plus qu'à choisir entre les types du mufle de lion (n os 19-24) et du buste de la Victoire (n os 25-26) que la légion III Augusta semble pouvoir revendiquer à titres égaux. J'inclinerais pour la Vic- toire parcequ'elle a une signification politique qui s ; accorde bien avec l'emblème de la Liberté et qu'au point de vue esthétique, le type de la Victoire fait meilleur pendant à la Liberté que le mufle léonin. En outre, j'ai fait remarquer que la Victoire est un des ornements décoratifs du praetorium de la III Augusta. Il y a enfin une autre raison: par une coi'nci- dence qui n'est certainement pas fortuite, il se trouve que les types de la Liberté et de la Victoire sont les seuls qu'accostent les lettres s • e dans le champ, c'est-à-dire à la place d'honneur, tandis qu'elles sont simplement placées en dessous des autres types, téte de Macer, buste tourelé de Carthage, tète casquée de Roma, mufle de lion. En d'autres termes, on s'explique très bien que les types de la Liberté et de la Victoire soient les seuls favorisés du voisi- nage latéral des lettres s-C dans la supposition qu'ils sont les emblèmes des deux légions africaines. Les deniers légionnaires de Macer, de méme que ceux de Marc-Antoine, paraissent avoir été frap- pés pour la paie des troupes; on sait en effet que LE MONNAYAGE DE CLOD1US MACER, in. 193 la solde journalière du simple légionnaire, miles, était de i denier équivalent a la drachme dans la pratique, fyaxF* 1 *w4««; le décompte se faisait com- modément en deniers d'argent, ou en leurs ving- tuples, les deniers d'or {aurei), ainsi qu'il résulte d'un passage de Dion Cassius disant que sous Au- guste, les troupes réclamaient 3000 drachmes pour les légionnaires après 20 ans de service et 5000 pour les prétoriens après 15 ans (*). Galba se débarrassa de Macer en envoyant a Trebonius Garueianus, procurateur de Maurétanie Tiugitane, l'ordre de le mettre à mort, et licencia es légions I Macriana et III Augusta ; cette dernière ut rétablie par Vitellius, sous son nom $ Angusta, mais avec suppression du surnom de Liberatriw On a découvert à Philippeville, l'ancienne Ru- sicade, l'épitaphe d'un homonyme de Macera) que M. Pallu de Lessert regarde cornine un affranchi de ce personnage : M. Clodius \ Macer ann(orum) XX jugulatus | h(ic) s(itus) efstj. Pater \ filio fecit. Cette mort violente indique peut-ètre qu'il partagea la fin tragique de son patron, dont il portait le cognomen Macer, mais avec un praenomen différent, M(arcus). La notation S • C sur des deniers de l'epoque imperiale n'appartient pas exclusivement au mon- navage de Macer. Quelques rares deniers de Galba en sont également pourvus, mais sont passés pour ainsi dire inapercus; ils méritent cependant d'ètre remis en lumière, afin de faciliter leur parallèle avec Ics précédents. Voici leur signalement avec quelques rectifications à la description qu'en a donnée Cohen I, 2 C ed. 1880, Galba, n os 78, 331, 429; je leur con- ci) Dion Cassius, Hist. rom. LV, 23; LVII, 4. (2) Corp. ime. lai. Vili, 8036. 194 ROBERT MOWAT serve ce numérotage, sans m'astreindre à Tordre al- phabétique des légendes de revers. 429. & — HISPA MA, legende demi-circulaire, en haut. Tète lauree de l'Espagne, non drapée, à droite. Derrière, deux lances; devant, deux épis; des- sous, un petit bouclier rond, cetra, et les let- tres S C. 1$ — S P Q R, alternativement entre les extrémités de deux lances croisées sur lesquelles est pose un grand bouclier rond. Musée britannique. Poids, 3 gr., 04 e. Arg. Exemplaire unique? Due de Blacas, Essai sur les monnaies autonomes romaines de l'epoque imperiale, p. 22, n. 52, pi. IX, f. 39. Cfr. Revue numisma tiq uè , n. 5, VII, 1862, p. 214. 78. R) — HISPANIA, legende demi-circulaire, à droite. Buste de l'Espagne, lauree, drapée, à droite. Der- rière, deux lances; devant, deux épis; dessous, un petit bouclier rond. Dans le champ, à gau- che S, à droite C. jy - SER • SVLPIVS (sic) • GALBA • IMP • AVG, legende circu- laire. Tète nue de Galba, à droite. Dessous, S C. Cabinet de France, rom. en arg., 3598 A ; de Tancienne collection du commandant Leroux. Poids, 3 gr., 5. Arg. 16 mill. Exemplaire unique? PI. VII, f. 27. Cohen ayant décrit la pièce sans l'avoir vue a negligé la couronne de laurier à lemnisques flottants qui orne la tète de l'Espagne et omis les sigles S C sous celle de Galba; leur répétition avec celles du revers constitue cependant une particularité importante. 331. & - SER • GALBA • IMP • AVG • legende circulaire. Tète lauree de Galba, à droite. Sous la pointe du buste, un petit globe. LE MONNAYAGE DE CLODIUS MACER, ETC. I95 9 - VICTORIA • P • R, legende demi-circulaire, en bas. La Victoire ailce, de face, tournant la tòte a gauche, debout sur un globe, tenant une cou- ronne dans la main droite, une palme dans la gauche. Dans le champ, a gauche S, à droite C. a) Cabinet de France, rom. en arg., 3642. Poids, 3 gr. Arg. 18 mill. PI. VII, f. 28. Au droit, devant la tète, une contremarque oblongue épigraphique omise par Cohen, sur laquelle je reviendrai en détail, infra, b) Collection de l'auteur. Poids, 3 gr., 45. Arg. 17 mill. PI. VII, f. 29. Il n'est pas contremarque. e) Chez MM. Rollin et Feuardent, autres exemplaires pareils à b. Ces pièces appartiennent manifestement à la première période du monnayage de Galba; on y con- state le brusque changement de son attitude lorsque la nouvelle de la mort de Néron qui lui parvint en sept jours le decida a quitter le titre de légat du Sénat et du Peuple romain pour prendre celui de Cesar C 1 ). Sur la première pièce (429), sa personnalité est complètement effacée pour ne laisser paraìtre que la protestation de dévouement du gouverneur de TEspagne au Sénat et au Peuple, HISPÀNIA-S|> natui) ?{opulo) Q.{ue) R(omauo) ; sur les autres monnaies (78, 331) il se pare ouvertement du titre imperiai tout en rendant un dernier hommage à la souveraineté populaire de laquelle il détient le pouvoir, VICTORIA ?{opuli) R(omanÌ). Je crois qu'il est possible de déterminer avec (1) Plutaroue, Galba, 7. Suétone, Galba, 11 : Sed supervenientibus ab Urbe nunciis ut occisum Neronem ciindosque in verba sua furasse cognovit, deposita Legati, suscepit Caesaris appellationem, iterque irìgressus est paludatus. I96 ROBERT MOWAT précision révènement qui a motivé l'apposition in- solite du chiffre senatoria! sur les monnaies de ce groupe. Après avoir leve une légion (la VII Galbiana) pour renforeer son armée qui à ce moment n'eri comptait qu'une seule, la VI, Galba laissant celle-ci en Espagne, se mit à la téte de la VII pour marcher sur Rome. Arrivé à Narbonne, il y trouva la délé- gation du Sénat chargée de lui notifier solennelle- ment le sénatus-consulte qui l'avait élevé à l'empire. C'est à Plutarque que nous devons la connaissance de ce fait important (*) auquel je rattache sans hé- sitation les deniers qui furent marqués SC pour en garder le souvenir. En conséquence, je regarde comme chose acquise qu'ils furent frappés à Nar- bonne méme pendant le séjour prolongé que Galba y fit avec la délégation senatoriale. Puisque je viens de citer Plutarque, il n'est pas sans intérèt de faire remarquer que l'érudit grec( 2 ), si bien informe de par ailleurs, a commis une sin- gulière méprise en prenant pour un nom gentilice le prénom de Galba, Seroius. Mais que dire alors de l'inadvertance de Fr. Lenormant (3) professant dans ses lecons de numismatique que le successeur de Néron s'appelait Servilius Galbal Dans le groupe des deniers de Galba caracté- risés par les lettres S-C, il en est un qui dépasse les autres en singularité, à savoir, le n. 78 sur le- quel elles sont répétées, au droit sous la tète impe- riale, et dans le champ du revers à gauche et à (1) Plutarque, Galba, u: TàX^av 8è icepl N£pp<; xai tal? rcóXsci tale iv 'JtaXioc rcpòc tyjv tù)v uatSwv TpocpYjv noXXà ^apioao6at. Cfr. E. di Ruggiero, Dizionario epi- grafico, art. Alimenta, I, p. 402-411. LE MONNAYAGE DE CLODIUS MACER, ETC. 199 ALIM • ITAL qui se voit sur des monnaies d'or, d'ar- gent et de bronze de Trajan ( J ). Dans ma pensée elle aurait servi aux distributions alirnentaires, ou comme jeton à l'usage des employcs de la Ratio alimentaria, plutòt que comme bon cchangeable contre une por- tion de vivres. Cette explication est évidemment loin de s'impo- ser; il en est mème une autre qui paraìt plus sé- duisante. En eflfet le débris de lettre qui précède L peut réellement étre aussi bien le sommet d'un C que celui d'un A; on aurait alors pour lecture CL M, c'est-à-dire le nom de Clodius Macer en abrégé. Un denier de Galba contremarqué par Clodius Macer est tout aussi compréhensible que les monnaies de bronze de Néron frappées à Tripolis (Phénicie) et con- tremarquées IMP CAL, ou IMP OTHO, ou enfin, IMP VES. D'après ces exemples, l'idée d'une contremarqué im- periale est, à tout prendre, plus acceptable que celle d'une contremarqué tesserale. C'est celle que j'adopte. Un dernier mot: je tiens à faire savoir à mes lecteurs que, si j ai pu mettre sour leurs yeux le tableau complet du monnayage de Macer en une belle planche photographique, c'est gràce aux em- preintes et aux moulages qui m'ont été obligeam- ment envoyés par MM. H. Dressel, Erm. Ferrerò, Fr. Gnecchi, G. Hill, C. Jòrgensen, W. Kubitschek, B. Pick, A. Scrinzi; j'ai plaisir à les réunir ici dans mon salut de remerciement. Paris, 3 mars 1902. Robert Mowat. (1) Cohen, II, Traj., 7-19. UNA PRESUNTA MONETA MALATESTIANA DI FANO Nell'elenco di monete fanesi da ine pubblicato ne " La Zecca di Fano » sotto il n. 18 trovasi la descrizione seguente: Sesino (?) & — In giro: MALATESTIS- Nel campo: D-E-F- 9 — Santo in piedi senza leggenda. Catalogo Rossi, n. 1075. Mistura. Alla descrizione aggiunsi in nota che la moneta apparteneva alla Collezione Rossi e che, non sapendo da chi fosse posseduta, la riferivo unicamente sulla fede del Catalogo e con ogni riserva. Nel a Catalogo della Collezione Gaetano Vi- gano „ venduta dal sig. Rodolfo Ratto di Genova, (Fase. IX) sotto la zecca di Fano al n. 45 11 trovai ripetuta la suddetta descrizione in questi termini: Pandolfo Malatesta 1384-1427. Sesino • + • MALATESTIS • nel campo D-E-F* 9 — S. Terenzio in piedi. (Mistura). Mi feci subito inviare dal sig. Ratto la mone- tina e, non ostante la mediocre conservazione, mi avvidi che non si trattava di una moneta fanese a me sconosciuta ed inedita, ma bensì di un picciolo Malatestiano coniato a Pesaro e già pubblicato dal Bellini (De monetis etc, I), e dall'Olivieri (Della Zecca 202 G. CASTELLANI di Pesaro, tav. I, n. III). Mi limitai a levare una im- pronta della monetuccia senza dare molto peso alla cosa e non vi pensai più. Ora però sono costretto a ripensarvi vedendo ripetuta l'erronea attribuzione a Fano di una moneta simile nel « Catalogo della Collezione Gnecchi » pub- blicato dai signori L. et L. Hamburger di Franco- forte. La descrizione (pag. 66, n. 1223) è la seguente: Fano. Carlo Malatesta. Mistura. + DE ° MÀLÀTESTIS° Nel campo : K * — P (?) * — S * con un punto in mezzo. 9 _ o s o LAVR - EN TlV Santo in piedi di faccia. (Pare inedita). La riproduzione data nella tav. IX* del Catalogo smentisce però l'interpretazione data alla leggenda del rovescio, dove invece di LAVRENTIV, si legge ab- bastanza chiaramente TERENTIV. E S. Terenzio è il protettore di Pesaro, e TERENTIV lessero il Bellini e l'Olivieri, il quale stabilì anche l'epoca precisa della emissione di questa moneta, tra il 1429, in cui il do- minio di Pesaro, per la morte di Malatesta, passò ai suoi tre figliuoli Pandolfo, Carlo e Galeazzo, e il 1438 in cui Carlo venne a morire. Della domina- zione de' due superstiti, Pandolfo e Galeazzo, ab- biamo pure un monumento numismatico nel picciolo pubblicato dallo stesso Olivieri col n. IV, portante le iniziali P G- e che fu coniato tra il 1438 e il 1441 in cui morì Pandolfo e restò solo Galeazzo nella Signoria di Pesaro che vendè poi allo Sforza. Confrontando Y impronta della moneta del Cata- logo Vigano con la riproduzione di quella della Collezione Gnecchi sarei indotto a credere che si tratti dello stesso esemplare : e certamente, sebbene nel catalogo Vigano non sia riportata la leggenda del rovescio, la denominazione di S. Terenzio data UNA PRESUNTA MONETA MALATESTIANA DI FANO 203 alla figura del santo, mostra che la leggenda non poteva interpretarsi diversamente. L'esemplare poi della Collezione Rossi, il cui rovescio appare anepi- grafe, forse era di conservazione anche peggiore, come sono in generale le monete malatestiane. Parmi adunque si debba togliere del tutto dal novero delle Fanesi la moneta che io vi avevo in- trodotta sulla fede del Catalogo Rossi, perchè mi pare esclusa la possibilità che si tratti di moneta diversa da quella descritta nel Catalogo Vigano quasi con le stesse parole. E devesi restituire a Pesaro la moneta descritta nel catalogo Gnecchi la quale non perderà certo di pregio per questo, essendo rarissime le monete anche di questo ramo de' Malatesti. Se ho creduto trattenermi su questa quisquilia l'ho fatto perchè non possa appuntarsi di poca accu- ratezza il mio lavoro sulla zecca di Fano dove avrei omesso di tener conto di un pezzo così importante per la storia della moneta fanese, mentre esso appar- teneva a una collezione che lo stesso egregio pro- prietario volle con somma gentilezza esaminare per me. D'altronde poi, siccome nelle parole premesse al catalogo dagl' incaricati della vendita è detto che: « Nous avons fait de notre mieux.... afin que ce « catalogue, en futur, puisse servir de guide pour « la numismatique de la peninsule.... » parvemi quasi un dovere rilevare un errore che, sebbene piccolo e scusabilissimo in un lavoro di tanta mole e pazienza, poteva togliere pregio al catalogo stesso e trarre anche in errore quelli che vi si fondassero ne' loro studi. G. Castellani. STUDI SULLA NUMISMATICA DI CASA SAYOJA Memoria IL Sopra una Z,ira, finora sconosciuta, di Vittorio Amedeo I. Conforme alla speranza manifestata in una recente Me- moria sopra una moneta inedita del Duca Carlo Emanuele 1 00 sono lieto di potere in questa Rivista, e tanto più nel Fasci- colo-Omaggio, presentare agli studiosi di numismatica un'altra moneta inedita, posseduta nella mia raccolta di monete Sa- baude e Piemontesi. Dopo la morte avvenuta a Savigliano nel luglio 1630 del Duca Carlo Emanuele I, e la successione del figlio Vit- torio Amedeo I, si imponeva una riforma nella monetazione, satura di pezzi l'uno più scadente dell'altro, come necessità di guerre e di rovesci aveva imposto. Vittorio Amedeo I lasciò terminare la battitura convenuta dal suo predecessore e padre con i due maestri che lavoravano a Torino contemporanea- mente, l'uno (Gio. Batt. Borgatto) al molinetto, l'altro (Gio, Antonio Pollino) a mano; ma appena libero dalle convenzioni, scrupolosamente rispettate fino al loro esaurimento, introdusse quelle riforme e migliorie che si possono dettagliatamente ve- dere negli Archivi di Corte, di Finanza ( 2 ), e che il Promis sommariamente riporta, e stabilì per prima cosa che la buona Lira di venti soldi dovesse indi innanzi essere V unità mone- taria; questa prima ed essenziale disposizione monetaria avveniva sullo scorcio del 1631. (1) Rivista Italiana di Numismatica, Anno 1901, pag. 403 e segg. (2) Monetazione, 117, 5, pag. 821. 26 20Ó A. F. MARCHISIO La lira, a cui erano volte le simpatie del buon Duca Vittorio Amedeo I, era quella di Emanuele Filiberto, nota sotto il nome di Instar omnium, ricca d'intriseco, bella per arte, e che per un anno (1562) aveva provata la magistrale mano del Grechetto (*); ma i tempi dell'eroe di S. Quintino non erano più quelli di Vittorio Amedeo I, e siccome la lira Instar omnium correva per 25 soldi a causa assaggio crea- tole per la sua bontà di fronte alla congerie di moneta sca- dente, venuta fuori per necessità di guerre ai tempi di Carlo Emanuele I, dovette il nuovo Sovrano adattarsi alle esigenze del cambio^ e modificò la sua nuova lira diminuendone la relativa quantità di fino appena quel tanto che era indispen- sabile per adattarla all'epoca in cui era destinata ad avere corso. Ognuno può vedere questa nuova lira, veramente bella, ed anche originale, nelle tavole del Promis, al N. 1 delle monete del Duca, coniata a Torino nel 1631, subito dopo le date disposizioni, che nel diritto sostituisce con lo stemma e il nome del nuovo Sovrano il nome e il busto di Ema- nuele Filiberto, e nel rovescio all'Instar omnium entro ghir- landa sostituisce la corona Ducale da cui emergono le tre bandiere di S. Maurizio, dell' Ordine dell'Annunziata e di Savoja, colla leggenda attorno, che si può chiamare fatidica, Nec numina desunt. Codesta lira, coniata, come dissi, a Torino (della cui zecca porta scritto il nome all'esergo) nel 1631, e nel mese di dicembre ( 2 ), è l'unica dei Maestri Giovanni Pietro Rotta, di Venezia, e Cesare Cavalleris, di Torino, già librajo, che il 18 novembre 1631 appaltarono la Zecca Torinese, quella di Vercelli, e il Cambio generale. Le proteste sorte ben presto per la lentezza con cui le vecchie monete si ritiravano e le nuove, dopo la fusione (1) Alessandro Cesati. Ved. la preziosa Monografia del Conte Ales- sandro Baudi di Vesme, Di alcune Monete, Medaglie e Pietre dure inta- gliate per Emanuele Filiberto Duca di Savoja. Torino, Stamperia Reale, 1901 (Edizione di soli 12 esemplari, fatta per omaggio a S. M. in oc- casione della nascita della Principessa Jolanda). Tav. I, fig. 2. (2) Archivio di Corte. Monetazione, M. 11, f. 170, ecc. STUDI SULLA NUMISMATICA DI CASA SAVOJA 207 delle vecchie, si emettevano, lentezza in cui non erano senza colpa i detti maestri che badavano piuttosto al proprio in- teresse che ai sociali bisogni, fecero sì che si rompesse con loro la fatta convenzione, e loro si sostituisse nell'appalto, il 14 maggio 1632, Giovanni Matteo Torazza, che però non volle o non seppe fare di meglio. Sotto il nuovo Maestro, il Torazza, inclino a credere sia stata coniata la moneta che qui avanti presento, essendone intagliatore Stefano Mongino (*); moneta di cui non conosco altro esemplare in nessuna pubblica o privata collezione. Eccone la descrizione : .©* — V • ÀMEDEVS • D • G- • DVX • SAB • P • PED Busto a destra di profilo; all'esergo, 1633. 9 — NEC IMVMINÀ DESVNT Corona Ducale, da cui emergono tre bandiere, la prima di S.Maurizio, la seconda dell'Ordine dell'Annunziata e la terza di Savoja; all'esergo SOLDI ® 20 sotto un tratto di linea. Non mi era finora nota altra lira di Vittorio Amedeo I, la quale, avendo al rovescio la corona ducale e le tre ban- diere, portasse al diritto l'effìgie del Sovrano, come nelle monete d'oro. Le uniche due varietà di lire finora conosciute erano quella che il Promis riporta al N. 1, la quale ha bensì nel rovescio le bandiere e la ducale corona, ma reca nel di- (1) Noto di passaggio che da Stefano Mongino in poi non vi ebbero più in Savoja intagliatori di conii. Ved. André Perrin, Catalogne du médaillier de Savoje, pag. 65. 20 8 A - F - MARCHISIO ritto lo stemma Sabaudo, e quella del N. 13, che avendo nel diritto l'effigie del Principe, porta nel rovescio esergo diverso, e attorno alle tre bandiere la corona regale. È questa lira del N. 13 del Promis (come osserva l'au- tore a pag. 256, voi. I della sua opera), di grande importanza storica e numismatica, essendo la prima moneta in cui ap- paia la corona chiusa, epperciò non più ducale, ma reale, Le ragioni per cui ritengo senz'altro il Torazza maestro per la lira di cui ho data l'effigie sono le seguenti: Anzitutto il Torazza ebbe per 18 mesi, a cominciare dal 14 maggio 1632, il Cambio generale, in un coll'appalto delle Zecche di Torino e di Vercelli, né punto constami, per quante ricerche abbia fatte, che a Santià, e tanto meno poi a Nizza, siansi emesse da chiunque dette lire. Al 14 no- vembre adunque dell'anno 1633 aveva ancora il Torazza e il Cambio e le Zecche ; e la lira in parola porta la data 1633. Il successore, anzi i successori immediati del Torazza furono Lorenzo Buggia della Valle di Lanzo, Gian Pietro Rotta, e Sebastiano Virante da Caselle, i quali non furono nuovi maestri di zecca prima del 28 gennaio 1634. Il Torazza adunque battè la lira, come battè V Amedeo d'oro da 20 scudi (Promis, Tav. XLI, n. io) che ha pure le bandiere, la corona ducale, il tipo identico, la stessa data 1633, e che non può essere che di lui, essendo questo Amedeo d'oro espressamente contemplato nella convenzione con esso Torazza avvenuta. La lira adunque in parola si può a parer mio attribuire al Torazza, e alla Zecca di Torino. La lira invece dello stesso tipo, ma colla corona regale, riportata, come ho detto, dal Promis al N. 13, fu battuta dai tre maestri che al Torazza furono successori; e fu battuta (come si può leggere a pag. 256 del voi. I del Promis), per la provincia di Mondovì, ove scarseggiava la moneta minuta, per una quantità di m. 3,545 Va- Quest'ultima infatti reca la data 1634, e l a corona chiusa, che tale rimase indi innanzi per tutte le monete di Casa Savoja. Di queste monete, fatte espressamente per la provincia Monregalese, ve ne hanno con qualche variante di conio abbastanza apprezzabile. Nella mia raccolta conservo una di tali varianti in un esemplare di cui dò la figura : STUDI SULLA NUMISMATICA DI CASA SAVOJA 209 Il diritto non ha varianti sensibili da quella più volte detta del N. 13 del Promis ; ma il rovescio, come si vede, ha molto più ampia la corona, ed è fatta essa corona come quella che posa sullo stemma, al rovescio del pezzo da 4 scudi (N. 12), per cui si può dedurre che di essa e del N. 12 fu uno stesso l'artefice, mentre altri può essere stato quello del N. 13 (0. Termino questa breve Memoria coll'osservare che mentre il Duca Vittorio Amedeo I prese il titolo di Altezza Reale fin dall'anno 1632, troviamo ancora le sue monete del 1633 colla corona aperta, che solo si chiude nel 1634. Quale la causa? Ne sarebbe curiosa e interessante la ricerca, che lascio agli studiosi, e sarei ben lieto sentirne un giorno le opinioni. Vittorio Amedeo I fu quanti altri mai geloso delle leggi araldiche, e nulla fece o lasciò fare in tal materia ( 2 ) (1) Non conosco alcun esemplare delle lire ordinate il 1635 in nu- mero di io,ooo, che dovevano pure essere coll'impronto di Sua Altezza Reale per un canto, et dall'altro con le bandarole (Archivio di Corte. Monetazione, M. 11, f. 117) e nelle quali probabilmente si può riscontrare qualche variante. (2) È noto che a Vittorio Amedeo I si deve la 2. a ampliazione dei- Tarme di Savoja, fin da quando volle (1632) assumere il titolo di Re di Cipro e di Gerusalemme. Troviamo infatti nel suo stemma, ampliato colla pretesa al titolo regio, nel primo quarto le armi di Gerusalemme, di Lusignano, d'Armenia e del Lussemburgo; nel secondo le insegne di Westfalia, Sassonia e Angrie; nel terzo partito del Ciablese e Aosta; e nel quarto partito del Genevese e di Monferrato; sul tutto lo scudo di Savoja. La i. a ampliazione era stata falta dal secondo fondatore della Mo- narchia Sabauda, Emanuele Filiberto, dal quale il Nipote aveva, insieme 2IO A. F. MARCHISIO senza ragioni. Una sua moneta, rarissima, fornisce colla leggenda del rovescio Foedere e/ religione Tenemur 0) una delle interpretazioni che si diedero al motto FERT, associato da tanti secoli alla Casa di Savoja. Torino, gennaio 1002. A. F. Marchisio. alla corona, ereditato l'amore alla numismatica ed alla araldica; amore che per legge di atavismo si ritrovò possente nel Re Carlo Alberto, ed oggi più che mai nel nostro dotto e amato Sovrano. (1) Promis, Tav. XLII, N. 17 e pag. 259, voi. I. QUATTRINI DI FRANCESCO NOVELLO DA CARRARA VARIETÀ POSSEDUTE DAL MUSEO BOTTACIN di Padova. In un documento, pubblicato da Giambattista Verci ad illustrazione della zecca di Padova durante la signoria car- rarese, si fa menzione di quattrini da quattro e di quattrini da due denari (*). A quale tipo di moneta corrispondessero non ci è dato di sapere con certezza, poiché nel documento non è ricordata l'impronta che quelli dovevano avere. Il Verci fu d'opinione di considerare quattrini da quattro denari quelle monete carraresi che in una delle loro faccie portano una specie di stella cometa, avente nel centro una piccola croce patente ed all'intorno l'iscrizione: FRANOSO • D • CARÀRIÀ. Di tali monete esistono due tipi differenti : l'uno che ha il busto di santa Giustina, l'altro invece una croce fiorata ( 2 ). Oltre al motivo dell'identità dell'impronta era addotta dal Verci, per convalidare l'ipotesi suddetta, anche l'ugua- glianza di grandezza che si riscontra in quelle monete. Devesi inoltre aggiungere la qualità del metallo che è argento basso, variante approssimativamente da 400 a 5oo/ IOO o di titolo sia per le monete col busto di S. Giustina, sia per quelle con la croce fiorata. Ho detto approssimativamente, perchè una vera analisi chimica quantitativa non ho creduto (1) Verci Giambattista, Delle monete di Padova, ecc., in Zanetti, Nuova Raccolta delle monete e zecche d'Italia. Tomo III, Bologna 1783, Dalla Volpe, pag. 411 e sgg. (2) Zanetti, op. e loc. citt. Tavola XXI, n. 24 e 25. 212 LUIGI RIZZOLI JUN. di fare, avendomi dovuto convincere che il colore stesso della lega varia palesemente non solo fra i quattrini di tipo diverso, cioè fra quelli con la cometa e quelli con la S. Giu- stina, ma anche fra i quattrini di uno stesso tipo. Essendone poi il peso ed il diametro pressocchè eguali, l'analisi di una sola moneta per ciascuno dei due tipi sarebbe riuscita di pochissima importanza e relativa alle due sole monete sot- toposte all'esperimento. Può giovare alla conferma di quanto vengo ora asse- rendo il numero delle varietà dei quattrini posseduti dal nostro Museo, de' quali dò la descrizione più innanzi. Tanti sono i quattrini ed altrettante ne sono state le coniazioni, che per esser avvenute in tempi più o meno propizi ai prin- cipi da Carrara, devono anche aver rappresentato indiretta- mente le condizioni economiche dei Signori di Padova, con la qualità del metallo adoperatosi in quelle monete. Lo Zanetti anzi, annotando lo scritto del Verci sui quat- trini carraresi, disse esser tradizione che alcuni battuti nel 1386 tenessero di fine carati 40 per marca, altri battuti posteriormente dal 1386 al 1387 ne tenessero per marca soltanto 30 V4 (*). Il dotto numismatico ammetteva dunque che i ricordati quattrini da quattro denari fossero stati coniati sol- tanto sotto Francesco il Vecchio da Carrara. Ed il Verci stesso li attribuiva a questo principe, anziché a Francesco Novello, perchè più conformi ai documenti di quello che di questo ( 2 ). A me sembra però che il Verci non abbia avuto motivo di fare quest'asserzione per il fatto che, nei documenti car- raresi riferentisi alla zecca e fino ad ora conosciuti, non sono descritti i quattrini da quattro e da due denari, così da po- tersi stabilire quale ne fosse l'impronta e a quale principe abbiano appartenuto. Fino a. nuove e più valide prove io li attribuisco intanto a Francesco il Novello per le forti ragioni che ora vengo esponendo. Sopra due documenti manoscritti originali della Fattoria della casa da Carrara, recanti la data l'uno del 9 aprile 1397 e l'altro del 17 giugno dell'anno 1398 esiste l'impronta su cera (1) Zanetti, op. et loc. citt., pag. 402, nota 382. (2) Verci, op. cit. pag, 402, in Zanetti, op. e loc. cit. QUATTRINI DI FRANCESCO NOVELLO DA CARRARA 21 3 rossa di un sigillo che ha una stella cometa con la croce patente nel mezzo (*), tal quale, e per forma e per grandezza, vedesi sui quattrini con il busto di S. Giustina e su quelli con la croce fiorata. In quel tempo era Signore di Padova Francesco II da Carrara. Inoltre nell'antica nostra chiesetta di S. Michele, tra i molti affreschi che la adornano, ammirasene tuttora uno, sulla parete di sinistra per chi entra nella chiesa, rappresen- tante l'adorazione dei re Magi. Vi si vedono molte persone che una vecchia e senza dubbio falsa tradizione dà come i ritratti di alcuni fra i principi carraresi ( 2 ) ma che piuttosto (1) Questi due documenti si conservano nell'Archivio Civico di Pa- dova in Miscellanea di documenti cartacei con sigillo. Non essendo stati per anco pubblicati, ne faccio qui la trascrizione : « MCCCLXXXXVII di Villi del mexe de Aprile. De Comission de loficio de la fatoria del segnore per messer Zuane de Serano per altri zuxe de palaco Non sea molesta ser Francescho dicto Checho de la contrà de ponte piogioxo condutore de y molini de Tera negra de una custion el qualle ha el dicto ser Checho corno y frare Alemagni et cum Zuane da le Arme e cirti altri consorte de una certa quantità de di- nari y qualle el dicto ser Checho si fo astrecto a pagare a la corte e questo perchè y dicti frare e el dicto Zuane da le Arme con i soy compagni pagava e paga livello de i dicti molini al segnore nostro y qualle dinari si fo lire centodixe de pizoli per parte de pagamento salva la raxon dal dicto ser Checho a el segnore. „ " Matheo subscripsi. „ A tergo : " die lune nono mensis Aprilis ante tercias producta fuit „ " Millesimo trecentesimo nonagesimo octavo, indictione VI, die XVII, Juni. De comissione factorum Magnifici et potentis domini nostri Padue et cetera per Iudicem vitualium nec non per aliquos allios officiales co- munis Padue non procedatur contra et adversus Andream de Bono- fante strazarolum prò certis pignoribus penes ipsum existentibus in consignacione tanquam debitoris Cordi Strazaroli ad peticionem Ioha- nis Antonii Zavanati acepti. eo quia dieta pignora sunt interdicta et sequestrata ad postulacionem factorum prefacti domini vigore afiictuum livelorum comunis Padue de strazariis quas tenet a prefacto comune. „ * Silvester notarius Factorum domini subscripsi „ (2) Selvatico Pietro, Guida di Padova e dei principali suoi contorni. Padova, 1869, Sacchetti, pag. 135. 214 LUIGI RIZZOLI JUN. devonsi ritenere soltanto ufficiali di corte dei signori di Padova. Tra essi ve n'è uno che sulla lunga veste talare porta l'insegna della stella cometa con la croce patente nel mezzo, identica a quella delle monete e dei sigilli. 'Gli affreschi, come lo attesta un'iscrizione marmorea con- temporanea ad essi e posta nella stessa chiesa, sono opera di Iacopo da Verona che li dipinse nell'anno 1397, quando cioè teneva il dominio della nostra città Francesco II da Carrara. Nel codice membranaceo del Museo Britannico (Eg. 2020), contenente una traduzione italiana dell'opera di Serapione Liber aggregatus in medicinis simplicibus, manoscritto indi- cato in una nota di libri carraresi consegnati il 9 maggio del 1404 dal gastaldo camerlengo del signor di Padova a Francesco Zago, uffiziale deputato all'officio della massaria, e che' si deve attribuire come proprietà a Francesco Novello per le insegne ed emblemi miniati nelle sue carte, si vede anche l'insegna della stella cometa con in mezzo una croce patente, simile a quella delle monete, dei sigilli e degli affre- schi ricordati (*). Da quanto risulta fino ad ora resta stabilito che la stella cometa non si trova che in monumenti spettanti soltanto al secondo Francesco da Carrara. Da nessuno può essere disconosciuta dunque l'importanza di questi fatti, per i quali si viene alla conclusione che le monete con l'insegna della cometa devono pur esse appar- tenere all'ultimo Carrarese signore di Padova e non a Fran- cesco I. Ed ora ecco le varianti che di tali monete il Museo Bottacin di Padova possiede : Quattrini da quattro denari con la croce fiorata. • FRANCISCI • DE CARARIA Cometa con croce patente nel centro. * CIVITAS J PADVE Croce fiorata. Mistura, peso gr. 0,85, diam. mm. 19. (1) Lazzarini Vittorio, Libri di Francesco Novello da Carrara; in voi. XVIII, dispensa I degli Atti e Memorie della R. Accademia di scienze, lettere ed arti in Padova, pag. 26, 29 e 30. QUATTRINI DI FRANCESCO NOVELLO DA CARRARA 21 5 * FRÀNCISCI • D • CARARIA • Cometa (più piccola della pre- cedente). * CIVITAS o PADVE Croce fiorata. Mistura, peso gr. 0,85, diam. mm. 17. * FRÀNCISCI- ^....ARARIA Cometa. * CIVITAS 5 PADVE Croce fiorata. Mistura, peso gr. 0.85, diam. mm. 17. FRÀNCISCI • D : CARARIA Cometa. * CIVITA^.... PADVE Croce fiorata. Mistura, peso gr. 0.84, diam. mm. 17. ! FRÀNCISCI ti CARARIA Cometa; ai suoi lati vi è un globetto. * CIVITAS • PADVE Croce fiorata. Mistura, peso gr. 0.78, diam. mm. 17. * FRÀNCISCI ■«• CARARIA Cometa. * CIVITAS o PADVE Croce fiorata. Mistura, peso gr. 0.85, diam. mm. 17. e FRÀNCISCI • D • CARARIA Cometa * CIVITAS S PADVE Croce fiorata. Mistura, peso gr. 0.80, diam. mm. 16. Quattrini da quattro denari col busto di S. Giustina. * FRÀNCISCI ® & CARAR.... Cometa. SAN.. .A © IVSTINA © Busto di S. Giustina col capo coronato e nimbato; colla mano destra tiene un libro e nella si- nistra la palma. Mistura, peso gr. 0.92, diam. mm. 17. * FRÀNCISCI ^-CARARIA Cometa. SANTA * IVSTINA * Busto di S. Giustina, come sopra. Mistura, peso gr. 0.78, diam. mm. 16. 2l6 LUIGI RIZZOLI JUN. * FRANCISCI D CARÀRIÀ Cometa (nel centro della crocetta vi è un piccolo globetto). SANTA * IVSTINA Busto di S. Giustina, come sopra. Mistura, peso gr. 0.45, diam. mm. 16. • FRANCISCI • D • CARARIA Cometa. SANTA © NA © Busto di S. Giustina, come sopra. Mistura, peso gr. o.6i, diam. mm. 16. Dott. Luigi Rizzoli jun. ALCUNI ACQUISTI DEL R. GABINETTO NUMISMATICO DI BRERA (1887-I9OO) MONETE DI ZECCHE ITALIANE Per aderire a un cortese invito degli egregi Sigg. Direttori della Rivista, ho radunato nella tav. Vili che accompagna questo doppio fascicolo, destinato come omaggio al Congresso Internazionale di Scienze Sto- riche in Roma, una scelta fra gli acquisti che vennero ad accrescere la suppellettile scientifica del Gabinetto di Brera, dacché ebbi l'onore di assumerne la dire- zione nel 1887, sino all'anno 1900 incluso; limitando la detta scelta alle monete di zecche italiane. Alcune fra queste monete furono già da me descritte e presentate nella Rivista medesima; ma i benevoli associati e lettori del periodico me ne vorranno, spero, perdonare la ripetizione, tenuto calcolo dello scopo speciale cui tende la pubblica- zione odierna. Ciò premesso, ecco un breve cenno sui dieci pezzi trascelti. SAVOIA. Filippo II, duca. Oro. Ducato (peso, gr. 3.51). & — PHILIPVS-DVX— SABAV-DIEVII GG" Entro cerchio sottile, il duca armato, a spada brandita, su cavallo con gualdrappa, galoppante a dr. 2l8 SOLONE AMBROSOLI R) - (piccola mezzaluna) A DNO ' — FACTV — M • EST ISTVD • Entro cerchio e. s. e cornice quadrilobata, scudo di Savoia con cimiero alato, accostato da FÉ — RT (Tav. Vili, n. 1). Questa pregevole moneta del prode Filippo II di Savoia, che fu duca per il breve spazio di diciotto mesi (aprile 1496 — novembre 1497), costituisce una variante del n. 1, tav. XII del Promis, Monete dei Reali di Savoia, anche per il motto FERT in caratteri maiuscoli. Fu coniata nella zecca di Cornavin presso Gi- nevra, essendovi maestro Nicolò Gatti. GENOVA. Francesco I, re di Francia. Oro. Scudo del sole (gr. 3.37). & — + FRANCISCVS * DEI * G- * FRANCOR * REX Castello accostato da un' F coronata e da un giglio. Sopra, un piccolo sole. 9 — + CONRADVS * REX * ROMANORV' * TF (in nesso) A Croce gigliata, accantonata da due gigli e da due F coronate. (Tav. Vili, n. 2). Pezzo franco-italiano di somma rarità; variante dell'esemplare conservato nel Gabinetto Nazionale di Parigi ( T ), e anche di quello appartenente alla colle- zione di S. M. il Re Vittorio Emanuele III ( 2 ). (1) Hoffmann, Les monnaies royales de France. Paris, 1878 — (a pag. 112, n. 148, con disegno alla tav. LXIII). (2) Ruggero, Annotazioni numismatiche genovesi: XXIX. In Rivista Hai. di Num., a. IX, 1896. ALCUNI ACQUISTI DEL R. GABINETTO NUMISM. DI BRERA 2I9 PONZONE. MARCHESE ANONIMO. Argento. Grosso di tipo veneto [maiapane] (gr. 1.94). r\__ & — • S • MICHAEL — • D' • PONf O • - MCH S. Michele che porge il vessillo al marchese. $ — IC — XC II Redentore in trono. (Tav. Vili, n. 3). Bell'esemplare del matapane fatto conoscere da Morel-Fatio ( j ). NOVELLO o MILLESIMO. Enrico e Corrado, marchesi. Arg. Grosso [matapane] (gr. 1.75). &' — • S • MICHAEL — HER • 7 • CVNR (NR in nesso) • -~MCH S. Michele che porge il vessillo ad un personaggio. R) — ÌC — XC il Redentore in trono. (Tav. Vili, n. 4). Matapane enigmatico, che il Promis attribuiva alla zecca di Cortemiglia, in cui sarebbe stato battuto da un Enrico marchese di Novello, in unione ai Cortemigliesi ( 2 ). Un esame minuzioso dei tre esemplari di questo matapane che formavano parte dell'importante ripo- stiglio scoperto nel 1887 a Lurate Abbate in provincia di Como, e uno dei quali è riprodotto nella tavola (1) Cortemiglia et Ronzone. Monnaies inédites. In Revue de la Nu- mismatique belge, 4 e sèrie, t. Ili, Bruxelles, 1865 — (pi. XV, n. 3). Ambrosoli, Il ripostiglio di Lurate Abbate. In Riv. It. diNum., a. 1, 1888. (2) Promis (D.), Monete di zecche italiane, inedite o corrette. Memoria terza. Torino, 1871. 220 SOLONE AMBROSOLI qui annessa, mi condusse ad attribuirli piuttosto addirittura alla nuova zecca di Novello o Millesimo, da aggiungere a quelle già numerose degli Aleramidi U). MILANO. Matteo II, Bernabò e Galeazzo II, signori. Arg. Sesino (gr. 1.12). 1& — + MEDIOLÀNVM Croce entro cerchio di perline. E) — + MEDIOLÀNVM Biscione entro cerchio e. s. (Tav. Vili, n. 5). Com'è risaputo, l'Arcivescovo Giovanni Visconti morì improvvisamente il 5 ottobre 1354, « senza disposizione alcuna per lo stato » ( 2 \ e le città e i territori onde questo si componeva furono divisi tra i figli di Stefano, già richiamati d'esilio dall'Arcive- scovo medesimo, cioè Matteo II, Bernabò e Galeazzo IL Milano tuttavia e Genova restarono sotto la comune dominazione dei tre fratelli (3). Nel breve giro di meno d'un anno, tale condi- zione di cose ebbe termine, poiché con la morte di Matteo, avvenuta il 26 settembre 1355, Bernabò e Galeazzo rimasero soli signori. Di Giovanni, con Luchino dapprima, e poi solo, si hanno monete, benché quasi tutte più o meno rare; di Bernabò e Galeazzo, associati e separata- mente, ci rimane una serie monetale abbastanza copiosa; il breve periodo sovraccennato, della domi- nazione promiscua dei tre fratelli, non ci avrebbe lasciato invece nessun monumento numismatico, al- meno secondo l'opinione prevalente. (1) Ambrosoli, // ripostiglio di Lurate Abbate. (2) Litta, Famiglie celebri italiane: Visconti di Milano, tav. III. (3) Verri, Storia di Milano. Tomo I. Milano, 1783 — (a pag. 369-70). ALCUNI ACQUISTI DF.L R. GABINETTO NUMISM. DI BRERA 221 Un nostro scrittore del Sec. XVIII tuttavia, il Bellati, ci dà la descrizione e un rozzo disegno di una moneta col nome di Matteo, Bernabò e Galeazzo W, alla quale per altro i moderni nummografi non vol- lero prestar fede. Ritengo ciononostante che vi siano valide ragioni per far ammettere la possibilità d'esi- stenza di una simile moneta, anche a dispetto della sua odierna irreperibilità. Comunque siasi, il sesino anonimo che presento alla tav. Vili, e che acquistai pochi anni fa per il Gabinetto, dovrebbe, a mio avviso, appartenere appunto alla dominazione dei tre fratelli; esso costi- tuisce infatti un vero anello di congiunzione tra l'analoga moneta di Giovanni Visconti e quella no- tissima e comunissima di Bernabò e Galeazzo ( 2 K Codesta nuova e curiosa moneta anonima dei Visconti è di somma rarità, non conoscendosene (ch'io sappia) altro esemplare fuori di quello di Brera e di uno nella insigne collezione Ercole Gnecchi. E la sua rarità medesima mi è un argomento per attribuire con maggior sicurezza codesta monetina alla effimera dominazione dei tre fratelli, anzi proba- bilmente ai primi tempi di essa, sùbito dopo la morte dell'Arcivescovo Giovanni. PAVIA. Francesco Sforza, conte. Oro. Ducato (gr. 3.47). & - FRÀN-CISC' -SF- VICE -CO- MES-- Il conte ar- mato, a spada brandita, su cavallo galoppante a dr.; (1) Bellati (F.), Dissertazione sopra varie monete inedite spettanti all'Austriaca Lombardia. In Milano, 1775. (2) Ambrosoli, Una moneta milanese anonima dei successori di Gio- vanni Visconti. In Archivio Storico Lombardo, anno XXIX, Milano, 1902. ss 222 SOLONE AMBROSOLI sulla gualdrappa è ripetuto il biscione. Nel campo, a dr. e a sin., l'impresa dei tre anelli intrecciati. R) — COMES • PAPIÉ • AC — • CREMONE • DNS Entro cornice ornata e quadrilobata, biscione coronato, sormontato dai tre anelli e accostato dalle iniziali C — F coronate. (Tav. Vili, n. 6). Di questa rarissima moneta non si conosceva sinora che un solo esemplare, conservato nel Meda- gliere di S. M. a Torino ( J ). MESOCCO. GlANGIACOMO TRIVULZIO. Mistura (gr. 0.44). & — (cerchietto) • IO • IÀ • TR • M • V • LE • M • F • Croce ornata, entro cerchio sottile. R) — (cerchietto) -S- KARPOFORVS • D • M • Busto mitrato e nimbato, entro cerchio e. s. (Tav. Vili, n. 7). Curiosissima monetuccia, unica sinora, e che aggiunge un nuovo nome all'agiologia numismatica ( 2 ). Una chiesetta dedicata a S. Carpoforo sorgeva nel recinto stesso del castello di Mesocco. BELLINZONA. Cantoni di Uri e Untervalden. Mistura (gr. 0.94). & — + VRANIE-7-VNDERVALDI Entro cerchio di perline, tre segni in forma di V Nel centro, un punto. (1) Brambilla, Monete di Pavia — (a pag. 461, e alla tav. supple- mentare II a , n. 7). (2) Ambrosoli, Di una monetina trivulziana con S. Carpoforo. In Riv. It. di Num., a. I, 1888. ALCUNI ACQUISTI DEL R. GABINETTO NUMISM. DI BRERA 223 $ — (rosetta) T MONETA T NOVA T 7* r Croce fiorata, entro cerchio e. s. (Tav. Vili, n. 8). Altro esemplare, meglio conservato, di una mo- neta già preesistente nel nostro medagliere; e intorno alla quale converrà spendere qualche parola. Più di un ventennio fa, il compianto mio pre- decessore Prof. Biondelli pubblicava uno studio sulla zecca bellinzonese, che è ben noto a tutti i cultori della numismatica italo-svizzera ( J ). In esso egli descriveva, fra le altre, la moneta posseduta da questo Gabinetto, soggiungendo: « A compiere le nostre osservazioni sui tipi delle mo- nete sopra descritte, ci resterebbero a chiarire i tre segni convenzionali in forma di V che occupano il campo della piccola moneta al n. 26 e che non sap- piamo interpretare, se non come intesi a simboleg- giare i tre Cantoni. Essa, a quanto ci consta, non fu per anco pubblicata da alcuno.... ». E anche in seguito non menzionano questa mo- neta, ne lo scritto dell' indimenticabile mio collega e amico Umberto Rossi ( 2 ), ne il volume del Corag- gioni (3). Tuttavia, alcuni anni or sono mi fu dato ap- punto di acquistarne casualmente per il Gabinetto un secondo esemplare, ch'è quello di cui do Y im- magine nella tavola annessa. Di un terzo esemplare inoltre, un po' vario per (1) Biondelli (Bernardino), Bellinzona e le sue monete edite ed inedite. Origine del Canton Ticino. In Archivio Storico Lombardo, anno VI, Milano, 1879. (2) Rossi (U.), Di alcune monete inedite di Bellinzona. In Bulletin de la Société suisse de Numismatique, II année, n. 3, Fribourg, 1883. (3) Coraggioni (Leodegar), Mùnzgéschichte der Scìnvàz. Luzern, 1895. 224 SOLONE AMBROSOLI le leggende, si ha notizia dal recentissimo catalogo della preziosa collezione Ercole Gnecchi ( J) . Un quarto esemplare poi, formava parte di un ripostiglio quasi tutto composto di trilline milanesi e trivulziane, scoperto non ha guari presso Erba in Brianza, e che ebbi agio di esaminare per cortese intromissione dell' Ing. Emilio Motta. Ad ogni modo, la moneta di cui parlo rimane ancor oggi di molta rarità, quantunque sia proba- bile che (come suol accadere) altri esemplari ne ven- gano ora alla luce, dopo che il catalogo Gnecchi, col rilevarne 1' importanza e col divulgarne V imma- gine, ha richiamato l' attenzione dei raccoglitori su questo pezzo. Intanto, alla mia volta, io approfitto dell'occa- sione per diffonderne maggiormente la notizia, e per metter innanzi un'idea a schiarimento del tipo sinora inesplicato della suddetta moneta. Questa è evidentemente foggiata a contraffazione delle diffusissime trilline milanesi di Re Lodovico XII di Francia : è chiaro che i tre segni in forma di V stanno ad imitare i tre gigli della monetina franco- italiana ( 2 ). Ma possono quei tre segni « simboleggiare i tre Cantoni », come supponeva il Prof. Biondelli?... L'ipotesi diventa inverisimile, o, piuttosto, inammissi- sibile, quando si rifletta che questa moneta appar- tiene al periodo in cui Bellinzona coniava unica- mente pei due Cantoni di Uri e Untervalden, dei quali la moneta stessa reca soltanto l'indicazione. Secondo il mio modesto parere, quei segni enig- matici non sono altro invece che le lettere iniziali o (i) Collezione Gnecchi. Italienische Mùnzen. i Abtheilung. Frankfurt a. M., 1901. (2) Ambrosoli, Contraffazione bellinzonese di una moneta franco- italiana. In Bollettino Storico della Svizzera Italiana. Bellinzona, 1902. ALCUNI ACQUISTI DEL R. GABINETTO NUMISM. DI BRERA 225 più caratteristiche del nome dei due Cantoni me- desimi : Vrania e VnterValdium. FERRARA. Leonello d' Este, marchese. Oro. Ducato (gr. 3.46). & - + LEONELVS- MARCHIO • ESTENS' Entro cerchio di per- line, colonna cui è assicurata una vela rigonfia. 9 - SVREXIT • — XPS • SPES • MEÀ (ME in nesso) Entro cerchio semplice, il Redentore benedicente, in atto di uscire dal sepolcro, tenendo il vessillo nella sin. Sotto, arme estense inquartata. (Tav. Vili, n. 9) Uno dei pochissimi esemplari che si conoscono di quest' interessante moneta («>„ PARMA. Oro. Ducato (gr. 3.45). & - VIRGO FaVEAS PARMAE TVAE L'incoronazione della Vergine, entro aureola ellittica ornata. Ri - IVLvn ^ PON • MA • MVNVS A sin., S. Ilario stante di prospetto, alzando la destra a benedire e tenendo con la manca il vessillo. A dr., S. Giovanni Battista, pure stante di prospetto, tenendo con la destra il medesimo vessillo, e con la sin. un listello su cui sta scritto: ecce All'esergo, 1513- (Tav. Vili, n. 10). Moneta unica, di straordinaria importanza, tro- vata ad Abbiategrasso nel 1898. . (1) Mayr (G.), Alcune parole sopra una medaglia d'oro di Alfonso II e d'un ducato d'oro del marchese Leonello, signori di Ferrara. Ivi, 1832. Ambrosoli, // ripostiglio di Abbiategrasso. In Rivista It. di blum., a, XII, 1899. 22Ó SOLONE AMBROSOLI Questo cimelio riunisce due prerogative: di essere rimasto affatto sconosciuto ai nummografi italiani, e di confermare luminosamente con la sua comparsa una notizia d'archivio, rimasta sino allora senza ri- prova materiale. Un contratto d'affitto della zecca di Parma, sti- pulato nel 1513, e pubblicato dall'AFFò ( l \ prescri- veva infatti che il ducato dovesse avere il tipo e le leggende che si veggono appunto nel nostro esem- plare. Ma aggiunge il medesimo autore : « Se il Du- cato d'oro si battesse, non è certo, poiché non se n'è trovato menzione alcuna, e molto meno l'effet- tiva Moneta si è rinvenuta in alcun Museo ». A dir vero, una menzione, per quanto camuf- fata sotto il velame d' una descrizione inesatta e semi-fantastica, se n'incontra in un vecchio perio- dico tedesco di Numismatica, la Historische Mììnz- Belustigung che si pubblicava a Norimberga nel se- colo XVI I ( 2 ); ma non credo che alcuno abbia ri- levato prima di me questo curioso accenno, cadu- tomi fortuitamente sottocchio nello sfogliare quel periodico per altre ricerche, Ad ogni modo, il nostro ducato rinvenuto ad Abbiategrasso corrisponde appieno alle prescrizioni stabilite nel contratto del 15 13, e toglie con la sua presenza ogni dubbio sulla coniazione effettiva della moneta d'oro in esso menzionata, donde la sua grande importanza per la storia monetale di Parma. Solone Ambrosoli. (1) La Zecca e Moneta Parmigiana illustrata. Parma, 1788 — (a pag. 117). (2) Ambrosoli, Il ripostiglio di Abbiategrasso. DI UNA MEDAGLIA -AUTORITRATTO di Antonio Averlino detto " il FILARETE nel Museo Artistico municipale di Mila: \no Fra gli acquisti recenti dell'infaticabile e dotto direttore del Museo Artistico municipale, nob. cav. G. B. Vittadini, il quale continua per questo fiorente Museo le nobili tradizioni del eh. marchese Carlo Ermes Visconti, è notevole una medaglia italiana del Quattrocento, in bronzo, di splendida conservazione, che porta il nome e il ritratto di Antonias Petrì de Florentia o, come dice la leggenda, Antonius Averlinus (da Averitlinus, perchè oriundo di Veroli), noto col soprannome greco di Filareie. E questo un nome non solo noto, ma anche caro ai Milanesi, reso popolare dalla dottrina e dall'acume di Luca Beltrami, il quale ora sta per inalzare la torre che, secondo graffiti e disegni di quel secolo e del susseguente, sorgeva appunto a metà della fronte anteriore del Castello ed era nota col nome dell'architetto Filarete che l'aveva ideata C 1 ). La medaglia che sto per pubblicare era posseduta da un'antica famiglia veneziana, che da tempo la teneva fra i suoi cimelii artistici : pervenne poi nelle mani del cav. Can- toni di Milano e fu veduta presso di lui dal cav. Vittadini, che tosto l'acquistò pel nostro Museo Artistico municipale ( 2 ). L'acquisto della sopraddetta medaglia può dirsi fortunato, trattandosi di lavoro autentico di un artista italiano del Quat- ti) Fumagalli, Diego Santambrogio, Beltrami: Reminiscenze di storia ed arte. Parte I, Milano, Pagnoni, 1891, tav. XLI, pag. 35; cfr. Beltrami: // Castello di Milano, pag. 553, tav. a pag. 608-609; pag. 612, fig. C. (2) Fu acquistata nel mese di febbraio scorso ; ora fa parte del Medagliere milanese ed è esposta nella Sala Milano. 228 SERAFINO RICCI trocento, di ottima conservazione, di autore firmato, che a noi interessa come architetto anche dell'Ospedale Maggiore e del Castello Sforzesco, finora pochissimo conosciuto còme medaglista. Ognuno quindi giudicherà una fortuna l'aver trovato in Milano un altro esemplare della medaglia oltre quello unico a noi noto del South Kensington Museum di Londra, citato dalPArmand nel 1883 e tuttora ivi esistente C 1 ). E dico unico, poiché infatti, quantunque lo Heiss citi un altro esemplare appartenente alla sua raccolta privata, dopo il 1891 venduta e dispersa, e quantunque egli citi il suo esemplare come unico, con le misure dell'Armand, senza citare né TArmand , né il South Kenstngton Museum, pure so da fonte certa che la medaglia Heiss non è che una ri- produzione tarda dell'originale di Londra ( 2 ), come ho po- tuto anche accertarmene de visu, facendo venire un calco di quell'esemplare (3). Il confronto fra i tre esemplari mise in chiaro che la (1) Armand : Les médailleurs italiens. Parigi, Plori, 1883, I, 26 " Cette médaille, dont les inscriptions sont gravées en creux, nous parait ètre l'ouvrage de Filarète , lui mème. Collection de South Kensington Museum. ,, (2) Devo alla cortesia del eh. prof. Mowat questa indicazione, gen- tilmente domandatagli per me dal comm. Francesco Gnecchi " L'épreuve de la médaille d'Antonio Averlino que possedait Heiss était une répro- duction en bronze par Liard d'après l'originel que se trouve au South Kensington Museum. „ (3) V illustre prof. Head , direttore del British Museum, al quale scrissi per avere un gesso della medaglia esistente al South Kensington Museum, me ne procurò tosto il calco dalla Direzione di quel Museo, che me lo inviava accompagnandolo colle osservazioni seguenti : ■ J am di- rected to inform you that the medal by Antonio Averlino (N. 194-1866), plaster casts of wich were sent to you on the 2i st instant, was purcha- sed for this Museum in May 1866 for L. 2.2/ at the sale of the Collection of the late Reverend D. Wellesley, principal of New Inn Hall, Oxford. Its measurement is 80 x 68 mm., not 80 X 67 as stated by Armand. There are no other works by Averlino in the Museum, and the Board do not possess any further information on the subject ,,. Si vede che la Direzione del Museo nel 1866 aveva potuto comperare la medaglia del Filarète alla vendita senza che alcuno si fosse accorto della sua importanza e della sua rarità per la storia della medaglistica. 229 riproduzione fototipica dello Heiss C 1 ) ci mostra una copia non troppo felice dell'esemplare di Londra, identica però in tutti i particolari; è lavoro stanco e di rilievo più piatto, di dimensioni minori, a quel che pare (mm. 75 X 63), dell'ori- ginale, che è, secondo l'Armand, mm. 80 X 67, secondo la Direzione del Museo di Londra mm. 80 X 68. L'esemplare acquistato pel nostro Museo Artistico mu- nicipale, mentre da un lato ha delle differenze per quanto minime coll'esemplare di Londra, in modo da escluderne la copia, dall'altro lato gareggia con l'esemplare di Londra per vivezza di esecuzione e di contorno, e presenta non il modulo ridotto dello Heiss, ma quello originale dato dall'Armand. Esclusa pertanto la riproduzione Heiss dall'elenco delle monete del Filarete e fatto risalire al tempo dell'autore tanto l'esemplare di Londra, quanto quello nostro, ognuno vede la rarità e l'importanza che ha per la collezione milanese la nostra medaglia, il cui tipo, quantunque descritto dall'Armand, illustrato dallo Heiss, come si è veduto, pubblicato solo dal diritto col busto dell'Averlino dal Muntz ( 2 ), non descritto né pubblicato dal Vasari (3) né dal Perkins (4), descritto ma non illustrato dall'Oettingen nel 1888 (5), era opportuno venisse illustrato nella sua integrità, essendo il solo esemplare, dopo quello di Londra, che risalga al periodo dell'autore e venga a conoscenza pubblica, il primo dei due inoltre che sia pub- (1) Heiss H. Les Médailleurs de la Renaissance, il voi. di Florence et les Florentins. Parigi, Rotschild , 1891; cap. Ili: Averlino (Antonio) di Filarete, pag. 38-39, tav. II, 1. (2) Muntz : Les Précurseurs de la Renaissance, pag. 94 ; Histoire de l'Art pendant la Renaissance, I, Italie: Les primitifs, Paris, Hachette, 1889, pag. 178, 363, 483, con figura a pag. 363, ove è la copia dell'esem- plare di Londra che ha la particolarità della lettera A di Averlino fo- rata e di tre punti graffiti tra il V e 1' E dello stesso nome. (3) Vasari, Le opere, ediz. Milanesi del 1878. Firenze, Sansoni, II, pag. 453 e seg. (4) Perkins: Italian sculptors, I, pag. 201 e 591. Cfr. id. Historical Handbook of italian sculpture, Londra, Remington, 1883, pag. 113 e seg. (5) Oettingen (D. r Wolfang von) : Uber das Leben und die Werke des Antonio Averlino genannt Filarete, Eine Studie von. W. Oettingen, Lipsia, Seemann, 1888, pag. 36. Mi fu resa possibile la consultazione di questo utile lavoro dalla liberale cortesia dell'illustre Beltrami. 29 230 SERAFINO RICCI blicato, non essendolo stato mai, per quanto consta a me e ad altri, l'esemplare di Londra. La medaglia del Filarete è di forma ovale, leggermente rastremata verso la parte superiore, in bronzo massiccio, con bassorilievo d'ambe le parti lavorato a fusione. Fiff. 1 (fotogr. dello Stabil. Fiimagalli-Bassani, già Montabnne). Diam. mm. 80 x 67 (grandezza naturale). & — ÀNTONIVS • AVERLINVS • A | RCHI I TCTvS • (a lettere romane incuse in giro al ritratto). — Busto di profilo a dr. con veste accollata con collarino. Sul diritto campeggia il busto di Antonio Averlino di Firenze, detto il Filarete, di profilo a destra, con capelli rasi alla cute e appena accennati con lavoro di punta di bulino, l'orecchio pronunciato e fortemente inclinato, fronte regolare, ma le arcate sopraccigliari sporgenti , e le vene temporo- frontali molto vivamente marcate, perchè, come si direbbe DI UNA MEDAGLIA - AUTORITRATTO, ECC. 2 3 1 scientificamente, sono nelle persone adulte sclerotizzate, e qui dall'incisore furono ad arte esagerate. La pupilla è vivace, il naso piuttosto grosso e rilevato, mentre le labbra e il mento rientrano alquanto più dell' usato, le labbra poi sono così piccole e serrate da mostrare solo il taglio della bocca, specialmente nel labbro inferiore. In complesso è il volto Fig. 2 (cliché dello Stabil. Menotti-Bassani). Diam. min. 80 X 67 (grandezza naturale). Ri _ VT SOL | AVCrET APES SIC | NOBIS | COMODA | PRINCEPS (a lettere romane incuse in giro al bassorilievo). — Grande al- bero d'alloro; a destra in alto il sole; a sinistra in basso artefice seduto che scava il tronco, mettendo allo sco- perto le cellette di un alveare donde escono le api. Altro alveare a destra del tronco e molte api all'intorno. maschio e rigido di urt adulto, a lineamenti pronunciati, che rivelano persona di carattere energico , asciutta , nervosa, capace di forte passione, ma anche di molta simulazione e 232 SERAFINO RICCI astutissima, quale infatti ce la presentano i fatti della sua fortunosa esistenza. Il busto è circondato da un ramo d' alloro fiorito (0 e da tre api, le quali si posano sui fiori dell' alloro che or- nano la base del busto e ne vanno succhiando il nettare. Poco indovinata è la posizione dell' ape dietro la nuca del Filarete, che è così ad essa vicina da scendere come un nastro e da formare con la strana capigliatura una specie di parrucca alla napoleonica. Il rovescio presenta una scena interessantissima e nuova nel suo genere. Nel mezzo sorge un gran lauro dall'annoso tronco, dalle radici profonde, stendentisi nelle viscere della terra, dai rami copiosi e verdeggianti che tendono al cielo. Alla destra in alto una faccia umana, volta di tre quarti a sinistra, tutta circondata e irradiata da raggi come fosse il sole ; a sinistra in basso un artefice, seduto su uno scanno, che alza con la destra un martello, come per assestare un colpo sullo scalpello stretto nella sinistra entro il tronco dell'albero, donde pone allo scoperto un alveare. Da questo escono volando in varie direzioni le api, delle quali alcune s'avanzano verso l'artefice, altre ronzano intorno a un altro nucleo a destra, un altro alveare, ov' è una vita, un formi- colio che rende bene il carattere e le abitudini di quei la- boriosi animaletti. L'artefice non può essere che il Filarete stesso, come si può vedere confrontando quel ritratto di profilo con gli altri identici della miniatura nel Trattato d'architettura composto dal Filarete stesso ( 2 ) e del bassorilievo da lui scolpito sulla parte inferiore e interna del battente di destra della porta centrale di S. Pietro per chi dall'interno della Basilica guarda la porta (3). (i) È notevole che, mentre gli altri medaglisti, in genere, rappre- sentano il lauro in bacche, il Filarete tenta di rappresentarlo in fiore, sul diritto della medaglia, facendo così rilevare esattamente l'allegoria sviluppata poi sul rovescio, cioè il fiorire della gloria nelle opere per mezzo della protezione del principe. (2) Heiss, op. cit., Florence et les Florentins, pag. 38. (3) Valentini (Agostino) : La patriarcale Basilica vaticana illustrata per cura di V. A., Roma, 1845; I, pag. 56-57, tav. XXIV, framm. 2. — Una DI UNA MEDAGLIA • AUTORITRATTO, ECC. 233 Nello studio di questa interessante medaglia bisogna distinguere dalla sua maggiore o minore perfezione artistica l'importanza ch'essa ha per la biografia del Filarete e per la critica delle sue opere, nonché il posto che occupa nella storia dell'arte medaglistica nel Quattrocento. Indipendentemente appunto dal valore intrinseco della medaglia sovraccitata, è da tener presente il fatto che noi conosciamo Filarete medaglista solo da questo suo lavoro, per quanto mediocre si voglia giudicarlo, o per quanto si scorga in lui l'artista versatile che vuol fare il medaglista non essendo che discreto scultore in bronzo. La medaglia dunque testé acquistata pel Museo Artistico municipale segna un periodo speciale della vita dell'Averlino e della sua attività artistica, nel quale egli, tentando la me- daglistica, faceva opera di piena soddisfazione all'ambizione sua personale e di omaggio riconoscente al protettore, che lo consolava incitandolo a continuare, malgrado le oppo- sizioni dei colleghi, nel suo programma di riforma artistica, l'abbandono, cioè, dello stile gotico e lo studio e l'accettazione dello stile del Rinascimento con un forte risveglio delle forme classiche del Paganesimo C 1 ). E la nostra medaglia, ben lontana dall'offrire la purezza classica del Rinascimento dell'arte italiana, che ammiriamo nelle opere del Pisanello, del Pasti, dello Sperandio e d'altri sommi, è però opera degna di nota, perchè una delle poche che determinano chiaramente lo stile di transizione rappre- sentato dal Filarete e le sue aspirazioni artistiche, alle quali ancora u a risponder la materia è sorda. „ splendida fotografia del bassorilievo in parola fu gentilmente doman- data per me dal chiariss. dott. Nogara, direttore del Museo Etrusco vaticano, al chiariss. Capitano Moris »a Roma, del III Regg. Genio, brigata Specialisti della Sezione fotografica da Campo, il quale tosto eseguì la fotografia e me la inviò. Ad entrambi, e specialmente al ca- pitano Moris, rendo pubbliche grazie. (1) Su questo punto che riguarda il confronto di stile fra il Filarete e i colleghi suoi contemporanei e i tentativi di ribellione che per questa ragione continuava a fare il Filarete suscitando malumori e odii, ritor- nerò in altro lavoro, che, non essendo d'indole solamente numismatica, mi permetterà di presentare gli elementi del confronto con la riprodu- zione di opere varie del nostro artista. 234 SERAFINO RICCI Così, mentre ritiene della secchezza incisiva e angolosa del primo periodo dell'arte e rivela anche ingenuità ed inespe- rienza nell'uso dei mezzi tecnici, pure nell'originalità dei particolari intorno al busto, nell'immaginosa e classica alle- goria del rovescio offre tale sentimento della natura e del classicismo, contemperati insieme, da precorrere il dolce stil nuovo nell'arte e quel Rinascimento che il Filarete propugnava in tutte le sue opere d'arte, nelle quali aveva maggiore competenza che non nella medaglistica, la costruzione, cioè, delle porte di San Pietro in Roma, dell'Ospedale Mag- giore e della Torre del Filarete in Milano, del duomo di Bergamo, per tacere dei lavori minori. La presenza delle api tanto da un lato quanto dall'altro e precisamente intorno e in faccia al suo busto è un modo molto ingenuo ma vivace per mostrare la ricchezza, la fe- condità, che veniva dalla virtù, che circondano l'artista, affluen- dogli da ogni parte. Ma siccome questo non poteva venirgli se non dal principe, poiché egli era povero, ecco ch'egli immagina al rovescio, a guisa del sole che splende e vivifica le api de* suoi raggi benefici fecondatori, così il principe che illumina l'artista e si fa promotore e protettore delle belle arti da lui professate. Il concetto delle api ritorna nel Trattato d' Architettura come l'allegoria della virtù nel senso più ampio della parola, non solo di bontà e di rettitudine morale, ma anche di valentia e di potenza C 1 ); l'alloro che cresce e fio- risce al sole e sviluppa nel suo tronco un alveare di api, raffigura la fama dell' artista che allo splendore della corte e per la munificenza del principe si va rendendo sempre più celebre con opere grandi e numerose. Il concetto del sole immedesimato col principe, per se molto naturale, ri- sponde anche alla tradizione data dai documenti soprattutto intorno alla persona di Francesco Sforza. « Et chi considera ben la Natività de la Ill. ma Signoria Vostra, troverà vui essere recto da Marte prima, poi dal Sole et da Jove, quali significano dominio, richezza et Victoria contro vostri ne- mici » (2). (1) Oettingen, op. cit., pag. 36. (2) Beltrami : Castello di Milano, documenti, pag. 104, DI UNA MEDAGLIA - AUTORITRATTO, ECC. 235 L'imagine è resa ancor più poetica dalla scena naturale e vivacissima dell'influenza del sole sulle api: qui l'episodio diventa lirico anche per la epigrafe in verso ut sol auget apes, sic nobis comoda princeps, che ha tutto il sapore virgiliano e risponde perfettamente all'amore che il Filarete professava a Virgilio e alla letteratura classica in genere. Averlino aveva senza dubbio presente il libro IV delle Georgiche, nel quale il poeta mantovano esalta le virtù delle api: Verso fi e segg.: Quod superest, ubi piilsam hiemem Sol aureus egit Sub terras, coelumque aestiva luce reclusit, Illae continuo saltus silvasque peragrant, Purpureosque metunt flores, et flumina libant Summa leves. Hinc nescio qua dulcedine laetae Progeniem nidosque fovent; hinc arte recentes Excudunt ceras, et niella tenacia fingunt. E vi è in tutta la rappresentanza del rovescio sulla medaglia del Filarete il ricordo virgiliano deìYagmen emissum caveis nel sorgere dal tronco e V obscuramque ir ahi vento.... nubem nell' affollarsi confuso intorno al tronco e all'alveare. Così dagli idilii di Teocrito tradotti e ampliati da Virgilio prendeva il concetto e il verso il Filarete quando dedicava a Galeazzo Maria Sforza, nato in gennaio, quel sonetto fir- mato servulus Philarethes, che il Beltrami ci offre nella tra- duzione seguente C 1 ): u O Dafni : quando il capricorno o la capra illuminò la tua nascita, il sole era in congiunzione con Giove, e Venere con Mer- curio. L'essere stato interposto Marte tra questi pianeti non ha avuto per te veruna maligna conseguenza perchè, nato come sei sotto l J influsso del sole, tutto ti arride né avresti motivo di temer del contrario, né i morsi dell'invidia, perchè sopra sette pianeti, cinque, i fausti all'uomo, ti son propizi. » Tanto in uno quanto nell'altro degli esempi sopraddetti è citato il sole. Se noi pensiamo alla rappresentanza del sole sulle medaglie del Filarete e vi aggiungiamo anche il motto (1) Beltrami: Il Castello di Milano, pag. 148 e seg. Il sonetto fu trovato tra gli autografi di casa Borromeo e, messo a confronto con tre lettere autografe del Filarete conservate nell'Archivio di . Stato di Milano, confermerebbe Y ipotesi che fosse dell'architetto fiorentino. 236 SERAFINO RICCI caratteristico ut sol auget apes, sic nobis comoda princeps, non possiamo astenerci dal dubitare che quella rappresentanza e quel motto, più che un vano esercizio di immaginativa e una rimembranza classica , abbiano il carattere di emblema araldico, così comune nel Quattrocento e così adatto al ca- rattere di una medaglia lodativa pel principe. La figura del sole rappresentato da una faccia umana s'incontra non di rado nelle rappresentanze araldiche: simile anche per lo stile è, per esempio, un sole che irradia un gruppo di colombe in un bassorilievo araldico esposto nel Museo Archeologico di Milano (sala della Cappella ducale); un sole consimile troviamo nel centro del rovescio di una medaglia del ferrarese Marescoto del 1457, che porta sul diritto il ritratto di Galeazzo Maria Sforza C 1 ). Il sole era l'impresa di Ascanio Sforza, in quanto nel motto egli aveva post nubila Phoebus; così troviamo il sole negli emblemi favoriti dai Missaglia da Elio, che si stanno ora illustrando in occasione della pubblicazione degli affreschi murali della loro casa di via Spadari ( 2 ) e certo quell'emblema si spiega con la presenza degli elementi araldici degli Sforza, per commissione e ad onore dei quali fabbricavano spesso le loro magnifiche armi, e coi quali erano in corrispondenza familiare (3). Riassumendo, non è infondato il pensiero che il sole del rovescio della medaglia del Filarete rappresenti un emblema araldico e di preferenza, essendo la medaglia onorifica per gli Sforza, parrebbe che a questi fosse dedicata, anzi più correttamente a Galeazzo Maria Sforza, salito con le armi al trono ducale nel 1466. Ora, siccome sulla medaglia del Filarete si vede chiaro lo sviluppo dello stile e di quel- l'identico stile delle porte di S. Pietro in Roma, e l'artista si vede già maturo sia nella fisonomia del ritratto, sia nel (1) Muoni in Rivista detta Numismatica antica e moderna, voi. I. Asti, 1864, pag. 378, tav. Vili, n. V; Heiss, Les médailleurs de la Renais- sance, voi. del Marescotto. Parigi, Rothschild, 1883, pag. 26. (2) Si attende con aspettazione il lavoro dell'arch. Moretti e del comm. Gelli, il primo sulla casa e sulla ricostruzione, il secondo sulla famiglia e sulle armi dei Missaglia. Ved. il Gelli nell' Emporium del feb- braio scorso e fra poco ilMoretti nell' Edilizia Moderna e il Romussi nel Cosmos Catholicus. (3) V. carteggio in Beltrami, // castello di Milano, pag. 97. DI UNA MEDAGLIA-AUTORITRATTO, ECC. 237 concetto della leggenda e del rovescio, sia infine nell'accla- mazione adulatoria al principe, che sottintende il periodo della maggior attività dell'architetto ed incisore Filarete, noi dobbiamo perciò collocare la medaglia molto tardi nella vita dell'artista; non sarebbe quindi del tutto avventato l'affermare che il Filarete la donasse al duca Galeazzo Maria Sforza in occasione della sua assunzione al potere (1466), come aveva dedicato al duca Francesco Sforza il primo esemplare del suo Trattato di Architettura fra gli anni 1460 e 1465 (1). Fu già osservato dal Beltrami che " alle tendenze fastose del principe Galeazzo doveva tornar gradita l'opera dell'ar- chitetto fiorentino „ ( 2 ), che, oltre la poesia citata, gli dedicava quelle pagine del Trattato (libro XIV) nelle quali parla del leggendario re Zogalia (Galeazzo) e delle grandi imprese del suo architetto fiorentino Onitoan Nolivera (Antonio Aver- lino) (3), né vi mancano allusioni a fatti magnanimi del padre e dell'avo di Zogalia, che s'identificano con quelli di Francesco e di Jacopo Muzio Sforza (4). Dunque il dono della medaglia che riuscisse di gloria all'artista, ma soprattutto di adulazione al fulgido sole del neoduca Galeazzo, non è inverosimile, anzi è suffragato da buoni argomenti. L'unica difficoltà contro tale ipotesi è questa, che nel 1466 il Filarete doveva essere già partito da Milano per Firenze ai servigi di Piero de' Medici e che, essendo vissuto fino al 1470 circa, avrebbe dovuto comporre la medaglia-au- toritratto propriamente negli ultimi anni di sua vita: ma non è escluso che il Filarete abbia dedicato la medaglia a Ga- leazzo ancor principe, oppure che gliela abbia donata alla vigilia della sua partenza, oppure inviata da Firenze, né è proprio assurdo supporre che il Filarete dopo il 1466 lavo- rasse ancora, se noi lo vediamo trasferire le sue tende presso la corte di Firenze. In ogni modo si può concludere che la medaglia è commemorativa e dedicata ad uno degli Sforza, a un sole che doveva irradiare sul povero poeta i benefici della ricchezza fecondatrice di grandi opere. (1) Dohme in Jahrb. d. K.preuss. Kunstsamml. Berlino, I (1880), p. 226. (2) Op. cit, pag. 150. (3) Dohme in op. cit., pag. 230 e nota 2. a (4) Oettingen, op. cit, pag. 42. 238 SERAFINO RICCI Rimarrà ora ad alcuno ancora il dubbio che la medaglia sia del Filarete o di altro artista contemporaneo? Mi pare che tutto quanto si è detto debba confermare 1' autenticità della medaglia e la sua attribuzione certa al Filarete per argo- menti intrinseci ed estrinseci. Oltre il carattere delP artista , che usava per ambizione personale di ostentare ritratti sopra ritratti, eseguiti da lui stesso, si scorge nella medaglia quel classicismo del pen- siero e della forma che si riscontra in ogni opera del Fila- rete, inteso a precorrere gettando o incidendo nel bronzo il vero rinascimento classico. Così i caratteri della leggenda furono incusi alla romana e alla romana è l'uso e lo stile del ritratto di profilo, quasi d'imperatore. Vi sono poi altre prove anche per il rovescio della me- daglia, poiché l'accenno e, quasi dirò, la spiegazione del si- gnificato allegorico delle api uscenti dal loro alveare si trova nel Trattato di Architettura dello stesso Filarete. E a questi ar- gomenti si potrebbe aggiungere anche quelli d'indole stilistica, provenienti dal confronto con altre opere d'arte dello stesso autore; ma di questo tratteremo fra poco in sede più adatta. In- tanto bastano gli argomenti addotti a far cancellare quel forse che anche nell'opera più recente sui medaglisti è stato aggiunto al nome dell'Averlino ( x ), ma non già cancellarlo perchè è ri- conosciuta * signature du maitre „ quella * téte bouffie, qui sur la medaille personnifie le soleil ( 2 ) (potendo i putti di quello stile ripetersi a quel tempo anche in altri monumenti), ma perchè tutte le ragioni addotte, indipendentemente anche dall'analogia dello stile del Filarete nella medaglia con lo stile suo nelle altre opere, sono sufficienti a concludere che la medaglia acquistata recentemente pel Museo Artistico municipale di Milano è senza dubbio di Antonio Averlino di Firenze, del nostro Filarete. Milano, marzo 1902. _^ Serafino Ricci. (1) Forrer, Biographical Dictionary of Medallist. Londra, Spink and Son, 1902, I. ■ A medal in the South Kensington Museum, with incuse inscriptions, was probably modelled and cast by himself. „ (2) Heiss, Les médailleurs de la Renaissance, voi. Florence et les Florentins, pag. 26, nota 3. LE MEDAGLIE DEI CONGRESSI DEGLI SCIENZIATI ITALIANI (1839-1875) Nel 1839 si iniziò anche in Italia un periodo di Congressi Scientifici a somiglianza di quelli che già da tempo si tene- vano nella Svizzera, Francia, Germania ed Inghilterra; al nobilissimo scopo di trattare cose attinenti alle discipline naturali ed alle loro utili applicazioni. Nel Regolamento Generale per le annuali Riunioni Ita- liane dei Cultori delle Scienze Naturali, approvato nell'ultima adunanza del primo Congresso, era prescritto che le Riunioni dovevano avere luogo ogni anno in autunno per la durata di quindici giorni ed in una delle città d'Italia. Potevano prender parte alle Riunioni gli ascritti alle prin- cipali Accademie e Società Scientifiche istituite per l'avanza- mento delle Scienze Naturali, i professori delle Scienze Fisiche e Matematiche, i direttori degli Alti Studi o di Stabilimenti Scientifici dei vari Stati d'Italia e gli impiegati superiori del Genio e dell'Artiglieria. Gli esteri, compresi nelle surriferite categorie, erano pure ammessi alle Riunioni. Il Regolamento stabiliva inoltre che ogni annua Riunione doveva avere un Presidente Generale, il quale si nominava due Assessori ed un Segretario Generale. Nella prima adunanza generale di ciascuna Riunione si doveva procedere alla divisione dei Membri in più Sezioni, le quali dovevano eleggersi nel proprio seno un Presidente che a sua volta si nominava un Segretario. 240 ARTURO SPIGARDI Il Consiglio era composto del Presidente Generale, dei due Assessori, del Segretario Generale e dei Presidenti di tutte le Sezioni, al quale Consiglio incombeva l'obbligo di provvedere alla buona direzione ed al buon successo della Riunione. Prescriveva pure che in una adunanza, composta dei soli membri italiani, si procedesse col mezzo di schede alla scelta della città ove si doveva tenere il Congresso due anni dopo. Il Consiglio poi doveva eleggere il Presidente Generale per la Riunione dell'anno successivo, il quale doveva avere il suo domicilio nella città del Congresso. Nell'ultima adunanza generale, cioè di chiusura, il Segre- tario Generale doveva presentare un rapporto sull'andamento della Riunione, ed i Segretari particolari informavano l'as- semblea di quanto era stato fatto nelle loro rispettive Sezioni. In questa adunanza veniva proclamato il Presidente Ge- nerale, eletto dal Consiglio, per il successivo Congresso. I Sovrani, le Magistrature Civili e Governative ed i cittadini, andarono a gara per festeggiare i Congressisti, con feste, inaugurazioni e ricevimenti e con regali di pubblica- zioni speciali, di guide delle città e di medaglie. Primo Congresso Pisa, 1839 (prima metà del mese di Ottobre) (1) Presidente Generale: Prof. Ranieri Gerbi. Al Principe di Musignano Carlo Luigi Bonaparte, figlio primogenito del secondo letto di Luciano, fratello di Napo- (1) Si avverte che tutte le medaglie che andrò ora ad illustrare, si trovano descritte nelle seguenti opere: Bianchi Nicomede, Le Medaglie del Terzo Risorgimento Italiano. Anni 1748 1848. Bologna, Nicola Zanichelli, 1881. Camozzi Vertova G. B., Esposizione Generale Italiana di Torino 1884. Catalogo degli oggetti esposti nel padiglione del Risorgimento Ita- LE MEDAGLIE DEI CONGRESSI DEGLI SCIENZIATI ITALIANI 241 leone I, reduce nel 1838 dal Congresso di Friburgo (Baden) si deve l'iniziativa delle Riunioni Scientifiche Italiane, facendo aggradire al Granduca di Toscana Leopoldo II il progetto di convocare per la prima volta gli Scienziati in Pisa. A tale scopo, il Principe di Musignano in unione ai Sig. 1 : Cav. Vincenzo Antinori, Direttore dell'I, e R. Museo di Fisica e Storia Naturale di Firenze; Cav. Giovanni Bat- tista Amici, Astronomo di S. M. I. e R. il Granduca di Toscana; Cav. Gaetano Giorgini, Provveditore Generale dell'I, e R. Università di Pisa; D. r Paolo Savi, Prof, di Storia Naturale nell'I, e R. Università di Pisa; D. r Maurizio Bufa- lini, Prof, di Clinica e Medicina nell'I, e R. Arcispedale di Firenze, inviava due circolari, una in data del 28 Marzo e l'altra del 13 Agosto 1839, a tutte le Accademie e Scienziati italiani ed esteri, informandoli della prossima Riunione in Pisa, avvertendo di avere ottenuto l'annuenza di S. A. I. e R. il Granduca Leopoldo IL Pisa quindi ebbe l'onore di tenere nella prima quindicina di Ottobre la prima Riunione di Scienziati Italiani. Adunatisi questi nel palazzo dell'Università proclamarono a Presidente Generale della Riunione il Prof. Ranieri Gerbi seniore dei cattedratici di Pisa. Nella giornata susseguente procedettero alla divisione dei membri nelle seguenti sezioni: i. a Fisica, Chimica e Scienze Naturali ; 2. a Geologia, Mineralogia e Geografìa; 3. a Botanica e Fisiologia Vegetale; 4. a Zoologia e Anatomia comparativa; 5. a Medicina; 6. a Agronomia e Tecnologia. Nella prima adunanza generale il Principe di Musignano propose, e l'assemblea approvò all'unanimità, che il secondo liano. Milano, fratelli Dumolard, Editori, 1886. Parte Prima. Medagliere con prefazione di G. B. Camozzi-Vertova. Clerici Carlo, In occasione del IV Congresso Geografico Italiano in Milano. Ponti, Strade, Viaggi, Esplorazioni, Esploratori, Areonauti, ecc., negli ultimi 150 anni in Italia secondo le medaglie. Con 33 fotoincisioni. Antonio Vallardi Editore. Roma-Milano-Napoli 1901. 242 ARTURO SPIGARDI Congresso si tenesse in Torino nell'anno prossimo ed il terzo, nel 1841, in Firenze. Nell'ultima adunanza pure generale, tenuta il quindici del mese, si approvò il Regolamento Generale delle Riunioni, ed il Presidente prima di pronunciare il discorso di chiusura rese noto che il Consiglio nominò a Presidente Generale della Riunione prossima da tenersi in Torino S. E. il Conte Alessandro di Saluzzo. Nella Relazione del Segretario Generale (0 si legge che la Civica Magistratura di Pisa ordinava la coniazione di una medaglia col ritratto di Galileo da distribuirsi a tutti i com- ponenti il Corpo Scientifico - il quale atto di generosità ed insieme di gentile animo si volle che fosse solennemente re- gistrato negli Atti con parole di viva gratitudine e di devo- zione sentita verso questa illustre città „. La medaglia predetta e distribuita ai 421 intervenuti al Congresso è la seguente: 1. — Diam. mm. 55. & - GALILEO GALILEI Busto a sinistra. Nel taglio: p. cinganelli f. 1823 ( 2 ). Sotto : cannocchiale. 9 - Nel campo in sei righe: A ONORE DI GALILEO | PISA | MEMORE DEL PRIMO CONSESSO | DEI NATURALISTI ITALIANI | AUSPICE LEOPOLDO II | OTTOBRE MDCCCXXXIX Sotto i monumenti prin- cipali di Pisa e cioè: il Duomo, il Battistero e la Torre pendente. Es.: nideròst f. Nelle Riunioni successive e sino al 1847 i Membri di cia- scheduni Congresso si divisero nelle Sezioni precedentemente notate e tennero in ciascuna dalle otto alle dodici sedute, (1) Atti della Prima Riunione degli Scienziati Italiani tenuta in Pisa nell' ottobre del 1839. Seconda edizione aumentata dell' orazione del prof. Rosini per l'inaugurazione della statua del Galileo e della biografia del Cav. Prof. Gerbi. Pisa, Tipografia Nistri, 1840. (2) Di questo splendido conio inciso dal Cinganelli, ne parlerò dif- fusamente in un prossimo lavoro sulle: Medaglie coniate dalla zecca di Firenze durante il periodo Austro- Lorenese. LE MEDAGLIE DEI CONGRESSI DEGLI SCIENZIATI ITALIANI . 243 nelle quali si svolgevano i temi proposti dando pure lettura delle memorie presentate dai Membri medesimi. Per divieto dei propri Governi, non poterono, nelle prime Riunioni, intervenirvi ufficialmente, né i romani, né i napo- letani. Però Ferdinando II di Napoli, rassicurato poi sullo scopo scientifico di dette Riunioni, tolse la proibizione e permise di più che si tenesse nella sua Napoli il settimo Congresso. Secondo Congresso Torino, 1840 (seconda metà del mese di settembre) Presidente Generale : S. E. il Conte Alessandro di Saluzzo. Nel palazzo della R. Università si aprì il giorno quindici il Congresso procedendo poscia a norma del Regolamento alla divisione dei membri nelle varie Sezioni. Nell'adunanza tenuta fra i membri italiani ebbe il numero maggiore di suffragi la città di Padova per sede della quarta Riunione. 11 trenta del mese ebbe luogo la seduta di chiusura, nella quale l'illustre Sig. Presidente Generale si fece pre- mura di comunicare all'assemblea di avere ottenuto ii gra- zioso beneplacito di S. M. l'Imperatore d'Austria, perchè i congressisti si riunissero nel 1842 nella città di Padova; ed aggiunge di avere il Consiglio nominato a Presidente Generale della Riunione prossima, che si terrà in Firenze, l'illustre Marchese Cosimo Ridolfi. La relazione del Segretario Generale (*) riferisce che S. M. il Re Carlo Alberto, perchè avesse a durare nella posterità la notizia di sì importante avvenimento, fece co- niare e distribuire la seguente medaglia a tutti i convenuti, i quali raggiunsero il numero di 572. 2. — Diam. mm. 73. & - MINERVA FAVTRICE Minerva galeata seduta a destra su un piedestallo, tenendo nelle mani due globi, (1) Atti della seconda riunione degli Scienziati Italiani tenuta in Torino ne! settembre del 1840. Torino, Tipografia Cassone e Marzorati, con permissione. 244 ARTURO SPIGARDI uno poggiato sulla gamba destra e Paltro sul piedestallo. A sinistra sul basamento: g. galeazzi f. $ - Nel campo in sette righe: AVSPICE | IL RE CARLO ALBERTO | CONGRESSO | DEGLI SCIENZIATI ITALIANI | IN TORINO | NEL SETTEMBRE | MDCCCXL (i). Terzo Congresso Firenze, 1841 (seconda metà del mese di settembre) Presidente Generale: Marchese Cosimo Ridolfi. Nella sala dei Cinquecento in Palazzo Vecchio ebbe luogo la seduta di inaugurazione con un elevato discorso del Presidente Generale, ed alla presenza di S. A. I. e R. il Granduca Leopoldo IL Dal rapporto letto dal Segretario Generale nell'adunanza di chiusura ( 2 ), avvenuta il trenta del mese, si viene a cono- scere che Lucca fu la città scelta pel quinto Congresso e che il Conte Andrea Cittadella Vigodarzere fu eletto a Pre- sidente Generale del Congresso di Padova; che convennero a questa Riunione anche scienziati dalla lontana America e che la medaglia distribuita ai Congressisti intervenuti in numero di 888, per munificenza Sovrana, è la seguente: 3. — Diam. mm. 55. & — Anepigrafo. Veduta prospettica della Tribuna di Ga- lileo (3). Nel mezzo, in fondo, ad un tempietto circolare, (1) Questa medaglia trovasi pure descritta nell'opera seguente: Dell'Acqua Cav. Dott. Girolamo, Sotto-Bibliotecario della R. Università di Pavia, // Re Carlo Alberto e il suo ingresso in Pavia il 29 marzo 1848. Cenni storici con un saggio di bibliografia su Carlo Alberto preceduto dalla serie delle medaglie e delle monete che lo riguardano. Nei cin- quantenari dello Statuto e della morte del Re Magnanimo. Edizione di soli 200 esemplari numerati, con documenti e tavole. Pavia, premiata Tipografia fratelli Fusi, 1898-1899. (2) Atti della terza riunione degli Scienziati Italiani tenuta in Firenze nel settembre del 1841. Firenze, coi tipi della Galileiana, 1841. (3) La tribuna suddetta trovasi nel Museo di Fisica e Storia Naturale . ; posto in Via Romana, e non nell'Università né negli Uffizi, come accen- nano il Camozzi Vertova ed il Clerici nelle opere citate. LE MEDAGLIE DEI CONGRESSI DEGLI SCIENZIATI ITALIANI 245 sorge la statua del sommo Maestro. NelPesergo in due righe: Firenze 1841 | nideròst f. 9 - PROVANDO E RIPROVANDO A compimento della leggenda due rami d'alloro legati in basso. Nel campo in sei righe: NEI CONGRESSI | DEGLI | SCIENZIATI ITALIANI | L'ACCADEMIA | DEL CIMENTO I RINASCEVA Quarto Congresso Padova, 1842 (seconda metà del mese di settembre) Presidente Generale: S. E. il Conte Andrea Ciitadella Vigodarzere Padova ospitò gli Scienziati del quarto Congresso adu- nandoli nell'aula magna dell'Università. Alla presenza del Presidio Governativo, dei Capi della Magistratura, della Congregazione Municipale della città, ebbe luogo l'adunanza di apertura il quindici del mese. Il Segretario Generale riporta nel suo rapporto letto nell'ultima adunanza generale (^ che nella seduta dei Membri Italiani tenuta il venticinque si elesse la città di Milano per convegno della sesta Riunione da tenersi nel 1844; che il Consiglio nominò a Presidente Generale del quinto Congresso da tenersi l'anno prossimo in Lucca il Marchese Antonio Mazzarosa; e che S. A. R. il Serenissimo Principe Viceré commetteva si coniasse una medaglia pel quarto Congresso, la quale distribuita ai suoi Membri, giovasse a perpetuarne la ricordanza. La medaglia suddetta e consegnata ai 514 convenuti è la seguente : 4. — Diam. mm. 55. & — Aneprigrafo. Veduta dell'interno dell'Università di Pa- dova. Es. : F. PUTFNATI. (1) Atti della quarta Riunione degli Scienziati Italiani tenuta in Pa- dova nel settembre del MDCCCXLII. Padova, coi tipi del Seminario, MDCCCXLTTT. 3» 246 ARTURO SPIGARDI $ — Nel campo in cinque righe : QUARTA | RIUNIONE | DEGLI SCIENZIATI | ITALIANI | PADOVA MDCCCXLII. Sotto : veduta prospettica del palazzo della Ragione. Nell'adunanza generale del venticinque venne approvato una aggiunta al Regolamento Generale diretta a stabilire le norme nel caso di modificazioni od addizioni che vi si tro- vassero necessarie. Quinto Congresso Lucca, 1843 (seconda metà del mese di settembre) Presidente Generale: S. E. il March. Comm. Antonio Mazzarosa. Lucca, capitale del piccolo ducato omonimo, ebbe l'alto onore di ospitare nella seconda quindicina del mese di set- tembre gli Scienziati, col favore di Carlo Lodovico. Il Presidente Generale nell'adunanza generale del trenta settembre ( x ) riferisce che il Consiglio in una sua adunanza nominò a pieni voti a Presidente Generale del sesto Con- gresso da tenersi in Milano nel 1844 S. E. il Conte Vitaliano Borromeo, e che Napoli venne scelta come convegno della settima Riunione pel 1845, avendo ottenuto il consenso di S. A. R. il Re Ferdinando II. La medaglia distribuita ai 496 congressisti ed elargita dal Duca Carlo Lodovico è la seguente : 5. — Diam. mm. 54. & - CASTRVCCIO ANTELMINELLI Busto a destra con berretto piumato. Sotto : g. girometti • f. 9 - Nel campo in sei righe : LVCCA | AI SAPIENTI | DEL QVINTO CONGRESSO | COL FAVORE | DI CARLO LODOVICO | MDCCCXXXXIII. (1) Atti della quinta riunione degli Scienziati Italiani tenuta in Lucca nel settembre del MDCCCXLIII. Lucca, dalla Tip. Giusti, 1844. LE MEDAGLIE DEI CONGRESSI DEGLI SCIENZIATI ITALIANI 247 Sesto Congresso Milano, 1844 (dal 12 al 27 del mese di settembre) Presidente Generale: S. E. il Conte Vitaliano Borromku. Nella relazione solita del Segretario Generale ( J ) risulta che il giorno dodici con l'intervento di S. A. R. il Serenis- simo Arciduca Viceré si aprì il Congresso, e che nella seduta dei Membri Italiani tenuta il quindici si elesse Genova per ritrovo dell'ottava Riunione, e che il Consiglio nominò a Presidente Generale della settima che si terrà in Napoli, S. E. Niccola Santangelo. Si viene pure a conoscere che S A. R. il Serenissimo Arciduca Viceré fece coniare una medaglia perchè fosse serbata memoria dell'importante Consesso. La medaglia in discorso e consegnata ai 1159 congres- sisti è la seguente: 6. — Diam. mm. 55. £? — Anepigrafo. Nel campo a destra il Duomo di Milano. Sul davanti la figura allegorica di Milano, turrita, seduta a destra volta a sinistra col braccio sinistro posato ad uno scudo. Colla destra alzata indica a Minerva che le sta dinanzi una colonna sulla quale si leggano i nomi di varii illustri milanesi. Es. : l. cossa f. 9 - Nel campo in sette righe : SESTA RIUNIONE | DEGLI ! SCIENZIATI ITALIANI | AUSPICE | FERDINANDO I. AUG. | MILANO | MDCCCXLIIII Settimo Congresso Napoli, 1845 (dal 20 settembre al 5 ottobre) Presidente Generale: S. E.. Niccola Santangelo. I congressisti adunatisi in Napoli raggiunsero un numero stragrande in confronto di quelli accorsi alle Riunioni prece- denti e di quelle che avvennero succesivamente. (!) Atti della sesta riunione degli Scienziati Italiani tenuta in Milano nel settembre del MDCCCXLIV. Milano, coi Tipi di Luigi di Giacomo Pirola, 1845. 248 ARTURO SP1GARDI Il venti settembre si aprì il Congresso alla presenza di S. M. il re Ferdinando II. Dagli Atti del Congresso (0 si apprende che Venezia venne eletta quale sede della nona Riunione ed a Presidente Generale dell'ottavo Congresso fu nominato S. E. il Marchese Brignole-Sale. La medaglia regalata ai 1613 convenuti per munificenza del re Ferdinando II è la seguente: 7. — Diam. mm. 62. & - GIO . BAT . VICO NATO IN NAPOLI NEL MDCLXX . MORTO NEL MDCCXLIII Busto a destra con lunga capigliatura. Sotto il taglio: v. catenacci fece R} - AUSPICE FERDINANDO II.P.F.A. (potentissimo, felicissimo, augustissimo). Nel campo l'Italia turrita seduta a destra volta a sinistra, poggia il braccio sinistro sopra uno scudo sul quale è disegnata l' Italia colle sue isole. Nella destra alzata tiene una face accesa che spande raggi. Davanti a lei un tronco di colonna sormontato dal globo e da altri emblemi. In fondo il Vesuvio. Nel- l'esergo in tre righe: VII. CONGRESSO DEGLI | SCIENZIATI ITALIANI | NAPOLI MDCCCXLV Sotto: L. ARNAUD FECE Ottavo Congresso Genova, 1846 (dal 14 al 29 del mese di settembre) Presidente Generale: S. E. il Marchese Antonio Brignole-Sale. Per la prima volta e per il consenso dato da Pio IX, convennero ufficialmente a questa Riunione anche i dotti degli Stati Pontifici. (1) Atti della settima Adunanza degli Scienziati Italiani tenuta in Napoli dal 20 di settembre al 5 di ottobre MDCCCXLV. Napoli, nella Stamperia del Fibreno, 1846. Parte 1 e II. LE MEDAGLIE DEI CONGRESSI DEGLI SCIENZIATI ITALIANI 249 Nel giorno venticinque settembre i Membri Italiani (i) furono concordi tutti nel designare la città di Bologna quale sede del decimo Congresso, fidando nelPacconsentimento del sommo Pontefice di volere accogliere nel 1848 i congressisti in quella dotta città. La medaglia distribuita ai 1062 convenuti è la seguente: 8. — Diam. mm. 57. & - CRISTOFORO COLOMBO Busto a destra. Sotto G. GIROMETTI F. 9 - Nel campo in tre righe: GENOVA | AGLI SCIEN- ZIATI ITALIANI | 1846 Sotto: fregio (2). Nono Congresso Venezia, 1847 (dal 13 al 28 del mese di settembre) (3) Presidente Generale: Andrea Giovanelli. L'acconsentimento sperato dai Congressisti dell'ottavo Congresso, da Pio IX, perchè avesse luogo la decima Riu- (1) Atti dell'ottava riunione degli Sienziati Italiani tenuta in Genova dal XIV al XXIX settembre MDCCCXLVI. Genova, Tipografia Ferrando, MDCCCXLVII. (2) Questa medaglia trovasi pure descritta al n. 137 dell'opera: Avignone Gaetano, Medaglie dei Liguri e della Liguria (Genova, Tipo- grafia del R. Istituto Sordo-Muti, MDCCCLXXII) e nell'opuscolo seguente al n. VI: Rossi Umberto, Le medaglie di Cristoforo Colombo. Roma, auspice il Ministero della Pubblica Istruzione, MDCCCXCIIII. Estratto dalla raccolta di Documenti e Studi pubblicati dalla R. Commissione Colombiana pel quarto centenario della scoperta dell'America. (3) Sebbene nel Congresso di Roma, come si vedrà più avanti, vi fosse l'intenzione di pubblicare gli Atti di questa Riunione, questi effet- tivamente non vennero mai pubblicati. A norma dell'ultimo articolo del Regolamento Generale delle Riu- nioni, i documenti dei singoli Congressi dovevano essere depositati nel R. Museo di Fisica e Storia Naturale di Firenze. In seguito a ricerche fatte a Venezia, venni a conoscere che il nipote di Lodovico Pasini aveva sino dal luglio del 1872 mandati al 250 ARTURO SPIGARDI nione nella città di Bologna, sembra sia venuto meno, perchè dai giornali dell'epoca si viene a sapere che in questo nono Congresso fu eletta Siena, con 579 voti, a sede della decima Riunione eleggendo a Presidente Generale il Conte Pieri, e che fu indicata per l'anno 1849 la predetta città di Bologna a sede dell'undecimo Congresso, avendo il Senatore di quella città informato ufficialmente della benevola adesione del Santo Padre. La medaglia coniata per questa riunione è la seguente: 9. — Diam. mm. 57. & — MARCO POLO Busto a destra con berretto. Sotto: A. FABRIS D'UDINE SCOLPÌ 9 — Nel campo in cinque linee: NONA | RIUNIONE | DEGLI SCIENZIATI ! ITALIANI | VENEZIA MDCCCXLVII Sotto: facciata del palazzo ducale di Venezia. I fatti politici accaduti nel 1848 mandarono a vuoto il decimo Congresso stabilito per detto anno nella città di Siena. I governi restaurati più non vollero sentire a parlare di Riunioni Scientifiche, ritenendo che tali Congressi servissero più a fini politici che a scopi scientifici. Museo predetto i documenti del Congresso che si trovavano da tempo presso di lui. Rivoltomi poi, a mezzo dell'amico mio Attilio Mori, alla gentilezza del Direttore del R. Osservatorio Meteorologico di Firenze, Prof. Costan- tino Pittei, della quale qui pubblicamente gliene porgo i dovuti ringra- ziamenti, potei consultare le filze dei documenti riguardanti la Riunione di Venezia. In esse vi figurano soltanto i verbali delle sedute di ciascuna sezione colle relative memorie, mancandovi l' incartamento del Consiglio, dal quale avrei potuto riscontrare il preciso numero degli intervenuti al Congresso, le diverse cariche e la relazione del Segretario Generale. Però dagli elenchi dei Membri delle diverse Sezioni ho verificato che il numero generale degli inscritti a questa Riunione ascese al numero di 1466. LE MEDAGLIE DEI CONGRESSI DEGLI SCIENZIATI ITALIANI 25 1 L'Italia quindi pel corso di quattordici anni più non vide accorrere nelle sue città i dotti dell'intera Europa; se non che, riunita l'Italia a nazione, nel 1861 per merito dell'Acca- demia dei Georgofili di Firenze, si indisse un Congresso Straordinario, in occasione della Prima Esposizione Nazionale, allo scopo di far rivivere queste istituzioni che per opera dei morti governi dovettero per un lungo corso di anni rimanere nell'oblio. Congresso Straordinario Firenze, a 861 (dal 30 settembre all'8 ottobre) Presidente : Marchese Cosimo Ridolfi. L'Accademia dei Georgofili, di cui allora era Presidente il Marchese Cosimo Ridolfi, nella tornata del ventuno luglio 1861, decretava di profittare del concorso cui dava luogo la prossima Esposizione Italiana in Firenze, per invitare gli Scienziati a riunirsi in uno Straordinario Congresso al pre- cipuo scopo di fare rivivere le Riunioni Scientifiche Italiane, e di rivedere nello stesso tempo il Regolamento Generale di dette Riunioni, il quale, date le mutate condizioni politiche della penisola, si trovava suscettibile di riforme. A questo Congresso intervennero 253 Scienziati. Riunitisi il trenta settembre sotto la Presidenza provvi- soria del Marchese Cosimo Ridolfi, trovo utile riportare parte del discorso pronunciato in questa circostanza dal prefato Marchese Ridolfi: Signori, 11 nono Congresso degli Scienziati Italiani ebbe luogo in Venezia nel 1847, e dopo quel tempo la nobile Istituzione non potè dar più segno di vita, poiché rimasero sospese le sue radunate annuali. Tutto era disposto perchè nel successivo anno il Congresso sedesse in Siena, che dal suo canto appa- recchiava si a riceverlo degnamente. Ma pei gloriosi ed infelici casi dell'eroica e sventurata Venezia gli Atti del suo Congresso non furono, come quelli dei precedenti, pubblicati; il frutto di molti ed importanti studi andò perduto per le scienze; e le 252 ARTURO SPIGARDI ospitali accoglienze di Siena non poterono conseguire V intento, perchè il decimo Congresso non si adunò. Volsero cosi tredici lunghi anni senza che potessero gli Scienziati Italiani conve- nire insieme a ragionare dei relativi lavori, a far voti per la prosperità della loro madre comune. Ma non appena ebbe l'Italia conquistata l'indipendenza e si fu congiunta nell'unità nazionale, che da tutti e dovunque venne sentito il bisogno e quindi il vivissimo desiderio, di vedere tornata a florida vita un'Istituzione che aveva sparso i primi semi della presente grandezza a" Italia, e che tanto può concorrere alla sua prosperità. Quindi sembrava alla R. Accademia dei Georgofili che in quella stessa occasione nella quale tutta la penisola faceva solenne mostra in Firenze dei suoi prodotti agrari, industriali ed artistici e tutta passava in rassegna le sue materiali do- vizie, si dovessero pure convocare gli Scienziati Italiani invi- tandoli a ridar vita ai loro Congressi annuali. Se non che pareva a molti che le mutate condizioni della patria diletta forse chiedevano una qualche riforma nel Re- golamento organico ( x ) Passati quindi all'elezione del Presidente del Congresso venne eletto ad unanimità di voti lo stesso Ridolfi. Per le riforme da portarsi al Regolamento Generale si propose di nominare una Commissione. In seguito a proposta del Cav. Luigi Ridolfi gli interve- nuti si divisero in Sezioni, le quali seduta stante nominarono ciascuna un Commissario. Detti Commissari vennero a formare la Commissione di cui sopra, la quale ebbe tosto l'incarico di presentare uno schema di Regolamento entro tre giorni. Nelle giornate successive del cinque, sette ed otto ottobre si tennero tre sedute per la discussione e l'approvazione del nuovo Regolamento presentato dalla predetta Commissione, il quale venne approvato con poche mende ed aggiunte. (1) Congresso Straordinario degli Scienziati Italiani convocati in Firenze nell'autunno del MDCCCLXI. Firenze, dalla Tipografia Galileiana di M. Cellini e C. 1 , i86t. LE MEDAGLIE DEI CONGRESSI DEGLI SCIENZIATI ITALIANI 253 Le varianti più salienti in confronto al vecchio Regola- mento sono le seguenti: che i Congressi dovessero avere luogo ogni due anni, che venisse istituita una tassa d'ammissione di Lire Venti, che i Congressisti si dividessero in due grandi Sezioni e cioè: i. a Scienze fisiche, matematiche e naturali, 2. a Scienze morali e sociali, che la prima venisse divisa in nove classi e cioè: i. a Fisica e Matematica. 2. a Chimica e Farmaceutica. 3. a Mineralogia, Geologia e Paleontologia. 4.* Botanica. 5. a Zoologia, Anatomia comparata e Fisiologia. 6. a Medicina. 7. a Chirurgia. 8. a Agraria e Veterinaria. o. a Tecnologia. e la seconda in cinque classi: i. a Archeologia. Storia. 2. a Filologia e Linguistica. 3 # a Statistica. Economia Politica. 4. a Filosofia. Legislazione. 5. a Pedagogia. Venne poi riconfermata per l'anno prossimo la città di Siena per sede del decimo Congresso e nominato a Presi- dente della Riunione il Senatore Francesco Puccinotti. Non mi consta che in questa circostanza venisse coniata alcuna medaglia. Decimo Congresso Siena, 1862 (dal 14 al 28 del mese di settembre) Presidente : Senatore Francesco Puccinotti. Dalle parole di congedo dette dal primo Assessore Conte Augusto De' Gori (*), nell'adunanza finale del ventotto, (1) Atti del decimo Congresso degli Scienziati Italiani tenuto in Siena nel settembre del 1862. Siena, Stab. Tip. di A. Mucci, 1864. 254 ARTURO SPIGARDI si apprende che Roma venne eletta quale sede del futuro biennale Congresso e che fu eletto a Presidente di detta Riunione l'illustre Terenzio Mamiani della Rovere. Il Municipio di Siena, a perpetuare la memoria del de- cimo Congresso, pregò fosse gradita una medaglia con l'ef- figie del Mascagni principe dei notomisti. Detta medaglia distribuita ai 225 convenuti è la seguente: io. — Diam. mm. 53. & - PAOLO MASCAGNI Busto a destra. Sotto: NICCOLA CERBARA SCU. R) — Corona di due rami d'alloro intrecciati e annodati in basso. Nel campo in cinque righe : SIENA | A' DOTTI ITALIANI | PEGNO | DI VERACE VNITÀ | L'ANNO MDCCCLXII Fregio. Undicesimo Congresso Roma, 1873 (dal 20 al 29 del mese di ottobre) Presidente: Conte Terenzio Mamiani della Rovere. Secondo le speranze dei Congressisti di Siena, questa Riunione doveva avere luogo nel 1864; gli avvenimenti po- litici succeduti lo portarono invece sino a quest'anno, quando cioè Roma era capitale del Regno d'Italia. Il Congresso si aprì il venti ottobre coi discorsi del Presidente, del Ministro della Istruzione Pubblica e del Sindaco di Roma. Nella seconda adunanza del venticinque, il Presidente annunciava avere il Municipio deliberato di fare coniare una medaglia commemorativa da distribuirsi a ciascun Congres- sista. Nell'ultima adunanza si stabiliva di assegnare un fondo per la pubblicazione degli Atti del Congresso di Venezia tuttora inediti e gelosamente custoditi dall' On. e Sig. r Conte Passini (1). (1) Atti dell'undecima riunione degli Scienziati Italiani tenuta in Roma dal XX al XXIX ottobre MDCCCLXXIII. Roma, Tipografia G. B. Paravia e C l , Via Aracoeli, 53, 1875. LE MEDAGLIE DEI CONGRESSI DEGLI SCIENZIATI ITALIANI 255 La medaglia distribuita ai 261 congressisti è la seguente: 11. — Diam. mm. 61. & - Anepigrafo. Veduta prospettica del Campidoglio. Esergo: ROMA . COMMVNIS . PATRIA (rosetta). Sotto in curva : eq . 1 . bianchi . s . 9/ — Corona d'alloro sulla quale sono sovrapposte undici targhette che portano rispettivamente scritti i nomi delle undici città in cui ebbero luogo i Congressi de' Dotti e cioè: Pisa, Torino, Firenze, Padova, Lucca, Milano, Napoli, Genova, Venezia, Siena, Roma. Nel campo in circolo abbassato e in otto righe : LIBERO | IL . PENSIERO | VNA . LA . PATRIA | IL . CONGRESSO | DEGLI . SCIENZIATI . ITALIANI | SCIOGLIE. IN . ROMA | L'ANTICO . VOTO | 1839-1873. Dodicesimo Congresso Palermo, 1875 (dal 29 agosto al 7 settembre) Presidente: Conte Terenzio Mamiani della Rovere. Dalla leggenda dell'ultima medaglia descritta apparisce che il Congresso di Roma doveva essere l'ultimo; invece a Palermo in quest'anno ebbe luogo il dodicesimo. Anche l'il- lustre Sig. Presidente rilevava, nell'adunanza del ventinove ( J ) che u Due anni or sono, parevano gli Scienziati Italiani disposti a smettere questa nobile usanza dell'adunarsi in congresso generale in qualche città, illustre di fama e di studi. Le ragioni, che si allegavano, Voi le sapete, né giova di riandarle. Ma il singolare fatto fu questo, che, accolti essi in adunanza copiosa e fiorita nelle stanze del Campidoglio e consigliandosi sulla opportunità di abolire per sempre i Con- gressi Generali, ne usci in iscambio una conferma impensata e solenne. „ (1) Atti del duodecimo Congresso degli Scienziati Italiani tenuto in Palermo nel settembre del MDCCCLXXV. Roma, Tipografia dell' Opi- nione, 1879. 256 ARTURO SPIGARDI Gli inscritti a questa Riunione furono 788. Non mi risulta che in questa circostanza venissero co- niate medaglie. È pure da ritenersi che questa fosse l'ultima Riunione degli Scienziati Naturalisti italiani. Firenze, gennaio 1902. Arturo Spigardi. NB. — Queste medaglie or ora descritte figurano tutte nella mia raccolta in bronzo. BIBLIOGRAFIA LIBRI NUOVI E PUBBLICAZIONI. E. Babeloii. Tratte des monnaies grecques et rotnaines. Première partie. Tome premier. — Paris 1901. Il titolo è grandioso, e colossale si annuncia l'opera, di cui oggi appare il I volume, la quale dovrebbe riassu- mere quanto oggi è conosciuto intorno alla numismatica greco-romana. Essa sarà divisa in due parti, la prima teorica e dottrinale, la seconda storica e descrittiva. Quello che ora abbiamo sottocchio non è che il primo dei tre volumi, che comporranno la prima parte, mentre la seconda sarà molto più estesa. Questo primo volume è T introduzione generale allo studio della moneta nelP anti- chità, e per dare almeno una semplice idea del contenuto, credo utile dare il sommario dei capitoli che lo compongono. Capitolo primo : I. Definizione, oggetto e dominio della numismatica antica. — II. Utilità scientifica della numi- smatica. — III. I principii della scienza numismatica. — IV. Storia della numismatica dal XVI secolo fino alla metà del XVII. — V. La numismatica dalla metà del XVII secolo fino a Eckhel. — VI. La numismatica dal 1836 fino al 1900. — Vili. Cataloghi stampati delle prin- cipali collezioni di monete antiche vendute nel corso del secolo XIX. Capitolo secondo : I. Anatomia della moneta. — ■ II. Nomi generici della moneta. — III. Nomenclatura presso i Greci. — IV. Nomenclatura presso i Romani. — V. Par- ticolari di fabbrica, dispetto o d'uso in alcune monete greche e romane. — VI. I medaglioni, gioielli e tessere monetiformi. 258 BIBLIOGRAFIA Capitolo terzo : I. La numerazione greca. — IL La nu- merazione romana. — III. Diverse forme di calcolo presso i Romani. Capitolo quarto : I. Provenienza dei metalli monetati. — II. Cenni sulla fabbricazione monetaria moderna. — III. Le officine monetarie presso i Greci. — IV. L'am- ministrazione delle zecche presso i Romani. — V. Af- finamento e stampigliatura delle verghe monetarie. — VI. I conii e la coniazione a martello. — VII. Le mo- nete fuse. — Vili. Marche di zecca sotto l'impero romano. L'Autore nella prefazione si domanda se l'impresa non è temeraria, se le sue forze basteranno a condurla a ter- mine e non si dissimula punto l'enorme difficoltà di riunire in un tutto omogeneo 1' ultimo portato di una scienza che non è certo arrivata al suo stadio definitivo, ma anzi è in continuo progresso. A ciò si può rispondere che, se l'opera non potrà raggiungere che una perfezione relativa, stante le aggiunte, le correzioni , le nuove nozioni che sorgono giornalmente colle parecchie riviste che lavorano attiva- mente a tale scopo, ben pochi potrebbero al giorno d'oggi trovarsi nella posizione che si è acquistata l'Autore per ac- cingersi a un lavoro di tanta lena. Gli studi speciali e profondi, la grande erudizione, le molte, grandi e pregevolissime pubblicazioni, infine la virile attività dell'illustre direttore del Gabinetto di Parigi sono arra sicura dell'esito di un'opera, che è destinata a prendere dopo un secolo il posto della Docirina numorum, ciò che noi sinceramente e con tutto il cuore desideriamo e au- guriamo. Se per questo genere di lavori riassuntivi di una scienza si dovesse aspettare proprio che tutti i particolari fossero studiati e tutti i problemi sciolti definitivamente, quel mo- mento non arriverebbe mai, e nessuno vi si saprebbe mai decidere. Bisogna quindi che a un certo punto si trovi il co- raggioso che affronta l' impresa, ponendo il suo gradino alla grande scalinata di cui non si vede ancora la cima. Il primo gradino fu posto da Eckhel, Babelon vi mette il secondo... altri fra un altro secolo vi porrà forse il terzo; BIBLIOGRAFIA 259 ma come il primo fu necessario per salire al secondo; così sarà dei due per salire al terzo. V importantissimo lavoro è dedicato al principe dei nostri numismatici, a S. M. Vittorio Emanuele III, il che ag- giunge un titolo di più alla nostra simpatia. F. Gnecchi. Roggiero (Orazio). La zecca dei Marchesi di Saluzzo. È un bello ed utile lavoro. Sobrio ed esauriente al tempo stesso. Gli argomenti sono appoggiati a prove e do- cumenti finamente vagliati. Lo stile perspicuo e piano non è il minore dei suoi pregi. Dopo la disamina se i Marchesi di Saluzzo abbiano avuto in antico e quando diritto di zecca, l'egregio A. di- mostra l'insussistenza di un rescritto di Federico II pro- vandola in base ad un triplice errore di data. Cita in se- guito il diploma del 1480 di Federico III d' investitura del Marchesato a Lodovico II per il quale questi è l' istitutore della zecca saluzzese esercita in Carmagnola. Passa poi al sistema monetario di Saluzzo e qui dà al lettore interessanti e preziosi dati sulla monetazione Saluz- zese ed i suoi rapporti con altre dell'alta Italia. Parte questa irta di difficoltà che felicemente risolve attraverso il dedalo dei corsi monetarii di quei tempi. Viene infine alla descrizione delle monete dei quattro marchesi che si succedettero in Saluzzo: Lodovico II, Mi- chele Antonio, Francesco e Gabriele colla morte del quale la famiglia si estinse e la zecca fu chiusa. Cinque tavole presentano le impronte delle monete descritte. Mi piacque l' idea di colorare in giallo, in cilestrino e in bruno i diversi disegni secondo i metalli. E una miglioria raccomandabile per l'evidenza maggiore e più pronta delle tavole. Tra i prodotti monetarii di Lodovico II e quelli di Michele Antonio figurano le due bellissime medaglie di Margherita di Foix associata al marito e sola. Personaggio importante del quale schizza in pochi tratti l'ambizione del comando e l'assoggettamento dei figli. 2ÓO BIBLIOGRAFIA E qui l'A. non si accontenta di descrivere semplice- mente i diversi pezzi; ma li studia ed analizza, e cita gli zecchieri ed i patti ai quali sono assunti. Qui pure troviamo degli utili accenni che rischiarano anche la monetazione degli altri minori principati di Piemonte contemporanei. Se è un grato incarico la recensione di un lavoro in- teressante ed istruttivo assai, è anche dovere rilevare quelle poche mende dalle quali le opere migliori (ed è umano) non vanno esenti. Mi permetto qualche rilievo del quale l'egre- gio A. terrà quel conto che crederà. Avrei desiderato che il denaro di Manfredo IV per Monferrato non fosse stato escluso dal novero , ma messo in testa alla serie perchè effettivamente di un Marchese di Saluzzo ancorché probabilmente coniato in qualche terra del Monferrato e quasi due secoli avanti la legale attuazione della zecca saluzzese. Né credo che quel Manfredo avesse proprio tutti i torti di aspirare alla successione del collate- rale Giovanni II di Monferrato in paese nel quale reggeva la legge salica. Sono questi lievissimi peccati se pure lo sono, che nulla tolgono in ogni modo al valore intrinseco del lavoro, che, ripeto, è buono ed utile contributo alla letteratura nu- mismatica. Giuseppe Gavazzi. Bulletin International de ISumismatique. Sotto gli auspici della Società Numismatica francese e sotto la direzione di Adriano Blanchet (il quale abbandona al Sig. Adolfo Dieudonné, il segretariato della Redazione della Revue) viene pubblicato il i° fascicolo di questo Bollet- tino destinato ad essere l'organo della Società Internazionale di Numismatica, punto centrale di collegamento delle società esistenti nelle diverse parti del mondo. E, giacché questo deve essere lo scopo del Bollettino, ci sarà permesso di fané qualche osservazione al programma che appare appunto in questa prima puntata. In questo pro- gramma si asserisce che il bollettino dovrà dedicarsi a faci- BIBLIOGRAFIA 2ÓI litare le relazioni fra i diversi paesi, fornire informazioni generali, ecc. ecc. Ciò è perfettamente nello scopo prefisso, e così, mentre troviamo opportunissime la rubrica dei ripo- stigli, delle società, dei musei, le necrologie, la bibliografia e infine il questionario indirizzato all'universalità degli studiosi, non possiamo trovare altrettanto opportuno che nel bollettino prendano posto articoli speciali di numismatica. Nel pro- gramma si dice che non si pubblicheranno se non articoli brevi; ma la maggiore e minore estensione di un articolo non pare a noi che dovrebbe essere la ragione determinante. È questione di principio e gli articoli, brevi o lunghi che essi siano, non dovrebbero essere di pertinenza di questo bollettino, il quale così poco a poco verrebbe a invadere il campo delle Riviste a ciò destinate, e già abbastanza e forse troppo numerose. Articoli speciali poi non potrebbero mai avere quell'interesse generale a cui il Bollettino per natura sua è destinato. La Direzione. 33 VARIETÀ Il Congresso internazionale di Scienze storiche in Roma. — Come i lettori potranno apprendere dai Verbali delle sedute del Consiglio di Redazione, in data 31 gennaio, 26 febbraio e 12 marzo u. s., il Congresso storico di Roma, da noi annunciato nell' ultimo fascicolo 1901 di questa Ri- vista, è abortito e sulle cause di tale aborto il tacere è bello. — Il presente fascicolo, come si può rilevare dagli accenni fatti in parecchi degli articoli in esso contenuti, era destinato quale fascicolo d' omaggio, rinnovando V esempio del Volumetto che la nostra Società inviò al Congresso di Bruxelles, ove trovò buonissima accoglienza. La improvvisa e inaspettata sospensione del Congresso scompigliò il progetto e la soluzione che la Direzione trovò migliore fu quella di sostituirlo per gli abbonati ai due primi fascicoli del 1902, dando così loro il secondo in antici- pazione. Col che però non crediamo doverci esentuare di una parola di scusa (per quanto la colpa non sia nostra) e di un cordiale ringraziamento a tutti gli amici d'Italia e dell'Estero che ci mandarono pregevoli memorie, le quali erano preci- samente destinate al Congresso e ora ne restano per così dire l'epitaffio. Perchè giova sperare che il differimento del Congresso non sia sinonimo della sua morte; ma è però assai dubbio che l'entusiasmo che aveva invaso i numisma- tici nel 1902 sia per rinnovarsi nel 1903. Da tutti i paesi le adesioni erano giunte copiosissime ; moltissimi, non solo dalle diverse città d' Italia, ma da tutte le parti d' Europa, avevano deciso di intervenirvi personalmente, e parecchi avevano preparate e annunciate delle memorie da comuni- care.... Il convegno numismatico prometteva d'essere nume- rosissimo e sceltissimo e certo non avrebbe demeritato del 264 VARIETÀ Congresso, mentre per noi sarebbe stata una vera festa il trovarci tutti riuniti e fare tante personali conoscenze fra le antiche memorie dell'eterna città!... Ma pur troppo a troncare ogni bel progetto e ogni felice pronostico, il giorno 3 di marzo venne diramata dal Comitato a tutti gli aderenti al Congresso la seguente laconicissima circolare : " Questo Comitato rende noto a V. S. che per un " complesso di gravi circostanze il Congresso è rinviato. • Con prossimo avviso esso parteciperà alla S. V. le " definitive risoluzioni circa l'epoca nella quale il Congresso " sarà tenuto. „ Ogni commento sarebbe doloroso e ormai inutile. La Direzione. Il Ripostiglio di Kamak. — Ognuno ha il proprio ideale a questo mondo; ognuno, nei momenti in cui la sua mente si compiace di spaziare liberamente nei campi azzurri dell' idealità dove maggiore è V attrazione, a seconda della passione predominante, si delizia *in sogni di gloria, d'amore o d'oro !... E un raccoglitore è probabile che riassuma il proprio nella scoperta di un ricco ripostiglio di monete le più belle e le più rare. Se si trattasse poi di un raccogli- tore di monete romane, il suo sogno sarebbe un abbon- dante ripostiglio d'aurei dell'alto impero e precisamente del- l'epoca che avendo per centro i regni di Pertinace, Albino, Settimio Severo, raccoglie le maggiori rarità. Sognerebbe delle monete tutte a fior di conio, nomi variati, variate com- binazioni di teste nella numerosa famiglia di Severo, variati pure e in buona parte nuovi i rovesci.... Ed ecco appunto nel ripostiglio di Karnak la più completa realizzazione di questo sogno dorato. Il tesoro consta di circa 1200 pezzi.... numero suffi- ciente per aurei e quali aurei ! L'epoca si estende da Adriano fino a Diadumeniano, abbracciando così un secolo intero. Le monete sono tutte a fior di conio, i rovesci numero- sissimi, in gran parte nuovi e alcuni interessantissimi, po- chissimi i duplicati. Io non ho veduto che una parte del ri- VARIETÀ 265 postiglio; ma basteranno i seguenti dati per dimostrarne l'importanza, l'estensione e la varietà. Fra i 240 pezzi che mi passarono fra le mani, parte in, originale, parte in im- pronta, notai come tipi differenti 1 di M. Aurelio, 3 di Com- modo, 23 di Settimio Severo, 1 d'Albino, 2 di Pertinace, 11 di Giulia, 43 di Caracalla, 12 di Geta, 4 di Plautilla, 1 di Soemia, io con varie combinazioni di S. Severo, Giulia, Geta, Caracalla, Plautilla, 18 di Macrino, 2 di Diadumeniano. E mi si assicura che nel ripostiglio, senza tener conto delle differenze di conio, si trovano più di 250 monete differenti. Come si vede da questa semplice enumerazione , il sogno di un raccoglitore non può andare più in là M. Il fatto ha in se stesso tanto del paradossale e del me- raviglioso che io, lo confesso francamente, alla prima notizia non potei trattenermi dal dubitare che si trattasse di una colossale mistificazione e seppi poi che anche ad altri lo stesso dubbio aveva attraversato la mente. Ripostigli ne ho veduti parecchi, di altri moltissimi ebbi notizia; ma un ripo- stiglio in simili condizioni, davvero non lo conobbi mai. Ho avuto campo di esaminare ripostigli, anche assai numerosi, presentanti monete tutte a fior di conio; ma in questi le monete appartenevano tutte ad un'epoca assai limitata. Il notissimo ripostiglio di Cajazzo constava d'aurei degli ultimi anni dell'epoca repubblicana, quello di Szeghe- dino era unicamente composto d'aurei di Domiziano, quello di Santa Balbina di aurei tutti di Lucio Vero e molti altri simili potrei citare, sia antichi che medioevali. (1) Una ulteriore recentissima informazione dall'Egitto mi dà i se- guenti ulteriori particolari sulla composizione del ripostiglio. Poche mo- nete di Adriano, Antonino, Faustina e M. Aurelio, molte svariatissime di Settimio Severo; fra le rarità: 20 di Pertinace, 3 d'Albino, 20 d'Elio- gabalo, 32 di Plautilla, 40 di Geta, 72 di Macrino, 19 di Diadumeniano, 1 di Giulia Soemia; e circa le combinazioni della famiglia di Settimio Severo : S. Sev. # Giulia Domna 35 pezzi , S. Sev. $ Caracalla e. Geta 15 pezzi, e alcuni con S. Sev. # Caracalla, S. Sev. S Geta, S. Severo e Giulia # Caracalla e Geta, S. Sev. e Giulia d Caracalla e Plautilla; S. Sev. e Caracalla # Victoria Parthica; Giulia Domna d S. Sev. e Ca- racalla, Giulia 3 Caracalla, Giulia $ Caracalla e Geta, Giulia S Geta; Caracalla S S. Severo, Caracalla 3 Plautilla, Caracalla d Geta, Cara- calla $ S. Sev. e Giulia; Geta $ Sett. Sev. e Giulia. 2Ó6 VARIETÀ Ho poi conosciuto de visu parecchi ripostigli contenenti monete di epoche molto estese, come quello di Ossolaro e quello di Borgo Palazzo, ma allora le monete presentavano sempre la naturale gradazione di conservazione, che inco- minciava dal fior di conio per le monete più recenti e con- temporanee al seppellimento del ripostiglio, per farsi sem- pre meno bella, poi brutta, poi estremamente meschina di mano in mano che l'epoca della coniazione s' andava allon- tanando. Il che è più che naturale, tanto che di solito lo stato di conservazione delle monete è per se stesso una guida sicura alla cronologia dei ripostigli W. Questi dunque sono i due stati che dirò normali dei ripostigli. O epoca breve e conservazione omogenea o epoca lunga e conservazione varia. Il ripostiglio di Karnak invece presenta il fenomeno di un'epoca estesissima e di una con- servazione omogenea e perfetta. Il problema non è certo di facile spiegazione, e merita d'essere studiato. In seguito al dubbio che il caso strano aveva in me sollevato (2) scrissi all'amico Dattari perchè, essendo in po- (1) Vedasi Borghesi, Cavedoni, ecc. (2) A taluno potrà forse parere eccessivo il mio stato di dubbio e di sospetto; ma bisogna tener conto che l'arte del falsificatore è in continuo progresso e prende proporzioni sempre più allarmanti, come avremo probabilmente occasione di dimostrare fra poco. Il falsificatore — intendo l'abile falsificatore — è sempre di un passo più innanzi dell'amatore e bisogna che sia così perchè possa riuscire ad ingannarlo. Tutti ormai riconóscono le famose falsificazioni di Beker; ma non le riconoscevano i raccoglitori e i direttori di Musei suoi contemporanei, tanto è vero che quel birbante riuscì a collocare le monete di sua fab- brica in tutte le collezioni pubbliche e private. Tutte, senza eccezione ne furono infestate. Da quell'epoca l'arte del falsificatore s'andò con- tinuamente perfezionando; alcune falsificazioni migliori delle bekeriane furono smascherate; ma molte altre non lo sono ancora e io scommet- terei volontieri — peccato che solo i nostri posteri verificheranno il risultato della scommessa — che in tutte le grandi collezioni vi sono monete, specialmente in oro, che oggi sono ritenute autentiche; ma che l'occhio perfezionato di chi verrà dopo di noi , manderà a tener compagnia a quelle di Beker! C'è chi vive tuttora e veste panni nel bel paese ove il ai suona, e si vanta d'avere, nuovo Becker, disseminati i suoi prodotti in tutti i grandi musei. E il male si è che io credo ve- rissima la sua affermazione ! VARIETÀ 267 sizione d'informarsi meglio di quello che io lo potessi, mi dicesse se si poteva essere sicuri che il ripostiglio fosse proprio stato trovato, se cioè si poteva escludere l' idea di una mistificazione. In data 11 febbrajo scorso il signor Dat- tari mi scriveva dal Cairo, dandomi tutte le assicurazioni che si tratta veramente di un ripostiglio trovato lo scorso gennaio a Karnak presso Luxor, e mi forniva anche alcuni particolari sul ritrovamento. Il tesoro giaceva in due giarre di terra cotta, la prima delle quaìi conteneva circa 1000 pezzi, e 180 la seconda, trovata otto giorni dopo, alla di- stanza di una decina di metri dalla prima. Io non posso quindi che ammettere ciò che mi viene assicurato da per- sona degnissima di fede e che ebbe campo di assicurarsi sul posto. Resta però a dare la spiegazione del fatto. Lo stesso signor Dattari, al quale posi il problema, cerca spie- gare la cosa colla supposizione che le armate romane, an- dando a guerreggiare in luoghi lontani , invece di portare con sé il denaro monetato, portassero seco dei conii per battere le monete sul luogo. Ma questa supposizione, a mio modo di vedere, non è sufficiente a eliminare le difficoltà accennate. Dato che la supposizione sia vera, che cioè le truppe, invece che le monete, portassero i conii, come mai la zecca di Roma oppure d'Alessandria avrebbe loro consegnato dei conii così varii e d'epoche così lontane? Come spiegare ragionevolmente che al tempo di Diadumeniano si potessero avere e usare ancora dei conii d'Adriano, d'Antonino e di tutti gli altri imperatori che continuano la serie per un secolo? Roma non era certo avara di conii e, occorrendone per questo scopo, li avrebbe apprestati coli' effigie del vivente imperatore o li avrebbe fatti apprestare dalla zecca d'Ales- sandria. Certo non avrebbe usata la misera speculazione di usufruire i vecchi conii, i quali poi non appajono stanchi, ma sono invece freschissimi, come lo provano le monete. L'ipotesi dunque mi pare poco sostenibile. Dato però che una spiegazione ci vuole e, volendo scartare quella di chi vorrebbe che il ripostiglio fosse il tesoro di un raccoglitore di quell'epoca, io non ne vedrei che una sola, e questa sarebbe che il tesoro pubblico ro- 268 VARIETÀ mano fosse costituito dalle monete eccedenti il bisogno della circolazione, collocatevi successivamente e continua- mente nelle diverse epoche, di mano in mano che uscivano dalla zecca. Una cassa militare spedita da Roma o da Ales- sandria, oppure consegnata alle truppe stanziate o combat- tenti in provincia, avrebbe potuto in questo modo contenere monete di diverse epoche tutte a fior di conio, e questo sarebbe stato appunto il caso del ripostiglio di Karnak. Non dirò che la spiegazione sia completamente esau- riente ; ma io non ne vedo altra e sarei grato a chi fosse capace di offrirne una migliore. F. G. Museo nazionale romano. — Il prof. Matteo Piccione ha donato al Museo Nazionale Romano un prezioso cimelio, consistente in una prova di conio in piombo, dell' aureo di Settimio Severo, rappresentante sul diritto la testa in pro- filo di questo imperatore, e nel rovescio i busti di Caracalla, Giulia Domna e Geta. Queste prove di conio sono rarissime, ed erano fatte per saggio del lavoro da presentarsi ai magistrati che ave- vano la cura e la tutela della pubblica cosa. Scoperta d'un tesoro a Cometo Tarquinia. — A Corneto Tarquinia un muratore, restaurando la parete di una casa adiacente alla vecchia torre, sentì un vuoto. Ruppe un sasso e trovò un buco nel muro con entro molte monete d'oro, d'argento antiche, tutte benissimo conservate. Qualcuna è rarissima e di grande valore. Leopoldo Hamburger, il capo della conosciutissima casa L. A. L. Hamburger di Francoforte, moriva il 12 feb- braio scorso a 65 anni. Oltre che negoziante di monete, era anche numismatico di vaglia. Scrisse una memoria sulle monete ebraiche al tempo della rivolta contro i romani (Zeitschrift fur Numismatik 1892) e stava preparando un la- voro più esteso sulle monete di Palestina, di cui aveva rac- colto una ricca serie, quando venne sorpreso dalla morte. ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA Seduta del Consiglio, 31 Gennaio 1902. (Estratto dai Verbali). Il Consiglio è radunato alle ore 13 alla Sede Sociale nel Castello Sforzesco. I. Viene ammesso quale socio effettivo PAvv. M. Ca- ruso Lanza, di Girgenti, presentato dai fratelli Gnecchi. IL Visto il numero grande dei collaboratori che pre- sentarono lavori pel fascicolo omaggio al Congresso di Roma, il Consiglio dopo lunga discussione, onde non tro- varsi nella necessità di sopprimere gran numero di lavori e nella persuasione di far cosa più completa e più degna verso il Congresso, accetta la proposta della Direzione della Ri- vista che il fascicolo-omaggio in luogo delle dimensioni so- lite di circa 130 pagine, venga aumentato fino a circa 300, riunendo in esso tutti i lavori presentati per l'occasione dai diversi collaboratori d' Italia e dell' Estero. Si decide che detto fascicolo sarà distribuito a tutti gli abbonati della Ri- vista quale i° fascicolo del 1902, onde venga conservato nella serie della Rivista stessa. La Direzione si assume Y impegno di curare che tutto sia pronto per l'epoca, qualunque essa sia, del prossimo Aprile, in cui verrà fissata l' inaugurazione nel Congresso di Roma. La seduta è levata alle ore 15. 270 ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA Seduta del Consiglio, 26 Febbraio 1902. Il Consiglio è convocato alle ore 15 presso il Gabi- netto Numismatico di Brera. I. Si vota e si ammette il Sig. Ing. Emilio Bosco di Torino presentato, dai Sig. Ambrosoli e Ricci quale Socio corrispondente, e il Conte Mario Rocca di Venezia presen- tato dal Conte Papadopoli e dal Comm. Francesco Gnecchi quale Socio effettivo. IL Vengono discusse e approvate le ultime memorie presentate pel fascicolo-omaggio, e si danno le definitive di- sposizioni per la stampa dello stesso con una tiratura di 150 esemplari superiore a quella della Rivista, per farne distribu- zione ai membri del Congresso. E così pure si fissano le linee generali dell' indice riassuntivo di quanto fu pubblicato nella R. I. di N. dal suo principio a tutto il 1900, lavoro affidato al Prof. Ricci e già in corso d'esecuzione; il quale pure, ol- tre che ai convenuti al Congresso, sarà mandato in dono a tutti i soci della Rivista. III. Il Vice-presidente F. Gnecchi comunica d'aver rice- vuto l'avviso di un cospicuo dono di monete germaniche, proveniente dall' Ing. Arturo Cuzzi di Trieste. È una serie di 195 monete d'argento e 101 di rame, di cui presenta il Catalogo. Il Consiglio non solo rende le più sentite grazie allo splendido donatore, ma iscrive il suo nome nell'Albo dei Soci Benemeriti. Il Segretario comunica i seguenti doni pervenuti alla Società : Dessi Vincenzo. N. 27 piccoli bronzi romani dell'epoca di Costantino. Gnecchi Comm. Francesco. Leop. Vanden Bergh. Monnaies, Mereaux, Jetons et Médailles frap- pés à Malines. Catalogue descriptif. Malines, 1899. 2 volumi. Manuel Joaquim de Campos. Numismatica Indo-Portuguesa. Lisbona, 1901. 1 volume. ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA 27I Maurice Jules. L'Atelier de Siscia pendant la période constantinienne. Londra, 1900. L'Atelier monetaire de Siscia pendant la période constantinienne. Londra, 1900. Museo Britannico. Catalogue of the greeck Coins of Lydia by Barclay V. Head D. C. L. Ph. C. Londra, 1901. Osnago Enrico. N. 17 monete d'argento e 11 di rame. Padoa Cav. Uff. Vittorio. N. 4 medaglie d'argento e 11 di bronzo. Raimbault Maurice. La Dardenne. Paris, 1901. La seduta è levata alle ore 16 V2. Seduta del Consiglio, 12 Marzo 1902. Il Consiglio è convocato d'urgenza alle ore 15 presso il R. Gabinetto di Brera per discutere e deliberare sulla disposizioni da prendere in seguito alla Circolare del Co- mitato centrale di Roma in data 3 corrente, ma pervenuta solo il 12, colla quale si annuncia che il Congresso storico di Roma viene rinviato ad epoca indeterminata. Tutti i presenti restano contrariati e pessimamente im- pressionati da questo rinvio proposto air ultimo momento, quando già tutti coloro che dovevano prepararsi avevano prese le opportune disposizioni, avevano già fatte le spese necessarie e avevano già materialmente pronto in buona parte il lavoro destinato al Congresso stesso. I Direttori della Rivista espongono come, in seguito alle approvazioni date nell'ultima adunanza del Consiglio alla loro proposta, tutto sia stato predisposto per la regolare pubblicazione del fascicolo- omaggio all' epoca della promessa e confermata inaugurazione del Congresso. E come per conseguenza gli 272 ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA articoli siano ormai tutti composti in tipografia e una buona metà del fascicolo già stampata; le tavole pure stampate, numerate e pronte, il tutto, come convenuto, con una tira- tura di 150 esemplari oltre la tiratura ordinaria. U improvvisa e inesplicabile dilazione del Congresso mette ora tutto ciò in iscompiglio e lascia la direzione non solo nella contingenza di constatare l'inutilità dell'affrettato lavoro, ma per di più in quella più dolorosa, di trovarsi in una spiacevole posizione verso i molti collaboratori nazio- nali ed esteri, che avevano mandato le loro memorie appo- sitamente pel fascicolo- omaggio, nel quale tenevano ad onore che il loro nome figurasse. Essendo ormai impossibile tenere in serbo il lavoro pel prossimo anno, rimane Y alternativa fra il dividere in due il fascicolo- omaggio destinandone la materia ai due primi fascicoli del 1902 della Rivista, oppure lasciarlo riunito e uscire con un fascicolo doppio a un di- presso, salvo poche varianti (cambiamento del primo foglio, soppressione della dedica, ecc.) e destinarlo a soddisfare tutto il primo semestre pei nostri abbonati. Dopo qualche discussione, viene accolto questo secondo partito, anche per la considerazione che il doppio fascicolo, compenetrante i due primi fascicoli del 1902 rimarrà a ri- cordare che in Roma si doveva tenere un Congresso nella primavera del 1902, al quale si augura che la proroga non significhi la morte. Si chiude inviando al Comitato centrale una vibrata let- tera di protesta per la poca serietà con cui furono con- dotte le cose, provocando la disapprovazione universale, con poco onore di chi ne era alla testa. La seduta è levata alle ore 16. KMMtMMmtWrtMMtmMUMMtMMI Finito di stampare il 20 Aprile 1902. Achille Martelli, Gerente responsabile FASCICOLO III. APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA LVII. CONTRIBUZIONI AL CORPUS NUMORUM. I. Collezione Her. Jos. Lùckger a Colonia (V. Appunti VII, XI, XVI, XVIII, XXI, XXX, XXXVIII, XLV e LIV). Il Sig. Giuseppe Ermanno Liickger di Colonia, col quale da parecchi anni mi trovo in corrispon- denza, gentilmente mi permette di descrivere nella Rivista le monete inedite della sua Collezione Ro- mana; ciò che faccio molto volontieri, ringraziandolo. Vi si trovano alcune monete belle e rare dell'alto impero, poi una grande serie di piccoli bronzi dell'e- poca Costantiniana, tutti provenienti dal famoso ri- postiglio di circa 150.000 pezzi (kilog. 270), trovato nel 1900 in Colonia stessa, presso la Chiesa di « S. ta Maria in Capitol ». GALBA. 1. Aureo. — Dopo Coh. 32. & — . SER • GALBÀ • IMP • CAESAR • AVCr • P • M • TR • P • (colla punteggiatura). Testa laureata a destra coll'egida. ty — DIVA AVG-VSTA. Livia a sinistra con una patera e un lungo scettro. (Tav. IX, n. 6). 276 FRANCESCO GNECCHI VESPASIANO. 2. Denaro Argento. — Dopo Coh. 28. & — IMP CAES VESP AVG- P M. Testa laureata a destra. $ — COS ITER FORT RED. La Fortuna a sinistra con un cornucopia e una prora di nave. 3. Quinario d'Argento. — Dopo Coh. 224. & — DIVVS AVG-VSTVS VESPÀSIÀNVS. Testa laureata a destra. 9 — VICTORIA AVGVST. Vittoria che cammina a destra con una corona e una palma. 4. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 309. & — IMP CAES VESPASIAN AVO TR P P P COS III. Busto laureato a sinistra. 9 — IVDEA (sic) S C. Palmizio. A destra la Giudea se- duta piangente, a sinistra un Giudeo in piedi colle mani legate dietro il dorso. Intorno a loro degli scudi di di- verse forme e delle armi. NB. Tutti i tipi simili colle due figure, descritti nel Cohen, portano la leggenda ivdaea capta col dittongo, e non ivdea come si legge in varii esemplari che hanno la rappresentazione di una sola figura. 5. Medio Bronzo. Dopo Coh. 456. P — IMP CAES VESPASIAN AVG- COS III. Testa laureata a destra. Sotto un globo. $ — SECVRITAS AVGVST S C. La Sicurezza seduta a destra collo scettro nella sinistra in atto di sostenersi il capo colla destra, appoggiando il braccio alla spalliera della sedia. Davanti a lei un'ara inghirlandata e accesa. TRAIANO. 6. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 388. 4> — IMP CAES TRAIAN G-ERM. Busto laureato e barbuto d'Ercole a destra colla pelle del leone annodata intorno al collo. fy — SC Cinghiale che cammina a destra. CONTRIBUZIONI AL CORPUS NUMORUM 277 ADRIANO. 7. Doppio Sesterzio o Medaglione Imperiale. Dopo Coh. 1158. & — HADRIANVS AVG- COS III P P. Busto laureato a de- stra col paludamento. R) — VIRTVTI AVG-VSTI Adriano galoppante a destra in atto di lanciare il giavellotto ad un leone che gli viene incontro. Peso gr. 43.500. (Tav. IX, n. 1). NB. Non so perchè Cohen non ha posto questo bronzo fra i me- daglioni, tanto più che non porta le lettere s e. Di più il Cohen stesso in una sua nota avverte che il pezzo descritto, appartenente al Museo Britannico, è coniato su un tondino da medaglione. DIADUMENIANO. 8. Gran Bronzo. — Identico al N. 14 di Cohen ma in due metalli. FILIPPO FIGLIO. 9. Medaglione di Bronzo di due metalli. Dopo Cohen 51 ? & — IMP CAES M IVL PHILIPPVS AVO. Busto laureato a destra col paludamento. R} — Leggenda completamente scomparsa. Però, per la somiglianza della rappresentazione col medaglione d'oro di Filippo padre, descritto al N. 4, ossia quadriga di fronte nella quale si vedono i due Filippi e una Vittoria, con due soldati che accompagnano il carro trionfale, si potrebbe argomentare che dovesse essere PONTIFEX MAX TRPV COS III PP. Peso gr. 45.500. (Tav. IX, n. 3). Molte volte i rovesci dei Medaglioni sono ripetuti pei due Filippi, caso che vediamo ripetersi anche nel seguente. io. Medaglione di Bronzo. — Dopo Coh. 50. £? — Come il precedente. R) — PONTIFEX MAX TR P IMI e all'esergo COS II P P. Quadriga trionfale a sinistra entro la quale i due Fi- 278 FRANCESCO GNKCCHI lippi, ciascuno con un ramo, coronati da una Vittoria. (Anno 247 d. C). Peso gr. 51.500. (Tav. IX, n. 4). NB. Questo medaglione è la ripetizione di quello, pure sconosciuto a Cohen e da me descritto nella R. I. di N. del 1898 (1), il quale è in tutto simile a questo; ma solamente porta la data dell'anno seguente 248 (tr p v cos in). Si direbbe anzi che uno stesso conio servì pel dritto dei due me- daglioni di Filippo Figlio, i quali poi richiamano assai da vicino quello del padre Filippo e dell'anno 244, da me descritto nella R. 1. di N. del 1896 (2), nel quale, colla leggenda pont max tr p cos p p, è rappre- sentata la medesima quadriga coi due Filippi e la Vittoria. OSTILIANO. 11. Antoniniano. — Dopo Coh. 16. - - IMP C MES QVINTVS AVO. Busto radiato a destra col paludamento. 9 — PIETAS AVG-Cr. Mercurio a sinistra colla borsa e il caduceo. NB. È curiosa la leggenda del dritto nella quale sono omessi i nomi di valens hostilianvs. VALERIANO PADRE. 12. Medaglione d'Argento. — Dopo Coh. 4. P IMP CAES P LIC VALERIANVS AVG-. Busto laureato a sinistra col paludamento. 9 — MONETA AVG-G-. Le tre monete colle bilancie e il cornucopia. Ai piedi di ciascuna un mucchio di metallo. Peso gr. .33.50, diam. mill. 23. (Tav. IX, n. 2). SALONINO. 13. Doppio Antoniniano o Denaro ? — Coh. 46. & — SALON VALERIANVS CAES. Busto radiato a destra. 1$ - PRINCIPI IVVENTVTIS. Salonino in abito militare a (1) Appunti di Numismatica Romana, N. XLVII. Scavi di Roma nel 1897. (2) Idem, N. XL, negli anni 1895-1896. CONTRIBUZIONI AL CORPUS NUMORUM 279 sinistra con una bacchetta e un'asta, a destra un trofeo piantato su degli scudi. Peso gr. 6.500. NB. La moneta è precisamente quella descritta al N. 46 di Cohen; ma presenta la particolarità del peso doppio dell'ordinario. Si tratta dì un vero doppio antoniniano, oppure di una irregolarità casuale? Consi- derando che di Antoniniani non se ne trovano più a quest'epoca e che quindi bisognerebbe considerare questa moneta come affatto eccezio- nale, che l'effigie imperiale non porta alcun segno che lo debba distin- guere nell'ornamentazione del capo, come si vede praticato al tempo dei doppi antoniniani, che infine in questi tempi la irregolarità di peso è la regola generale non solo per le monete di mistura, ma benanco per quelle d'oro, propenderei assai alla seconda ipotesi. DIOCLEZIANO. 14. Prova d'Aureo. Dopo Coh. 71. & — DIOCLETIANVS P F AVO Testa laureata a destra. $ — PRIMI XX IOVI AVO COS Vili P T R in cinque righe in una corona d'alloro (anno 303 d. C). (Tav. IX, n. 5). NB. Questa interessante monetina di bronzo è evidentemente la prova di un aureo sconosciuto. È a questa molto simile l'aureo descritto al N. 71 di Cohen, come già appartenente al Gabinetto di Parigi, il quale ha la leggenda primi xx iovi avgvsti ed è della medesima zecca di Treviri ; ma non porta però la data. Le due leggende sono egualmente oscure. MASSIMIANO ERCULEO. 15. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 249. & — IMP C MAXIMIANVS P AVO. Busto laureato a sinistra colla clava e la pelle del leone sulla spalla destra. 9 — GENIO POPVLI ROMANI. Il Genio del P. R. semi- nudo a sinistra con la patera e il cornucopia. Ai suoi piedi un'ara accesa. COSTANZO CLORO. 16. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 143. & — FL VAL CONSTANTIVS NOBIL C Busto galeato e corazzato a sinistra armato di lancia e scudo. 1$ — GENIO POPVLI ROMANI. Genio turrito seminudo a sinistra con una patera e un cornucopia. 280 FRANCESCO GNECCHI 17. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 146. & — IMP CONSTÀNTIVS P FEL ÀVG. Busto laureato e corazzato a destra. 9 — Come il precedente. ELENA. 18. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 7. & — FL HELENA ÀVG. Busto diademato a destra. 9 — SECVRITAS EIPVBLICE (sic). La sicurezza velata a sinistra con un ramo d' ulivo. Esergo SIRM. GALERIO MASSIMIANO. 19. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 55. — MAXIMIANVS NOB C Busto radiato a destra col pa- ludamento e la corazza. 9 — AVSPIC FEL. La Liberalità a sinistra colla tessera e il cornucopia. Davanti a lei un fanciullo. Esergo P T R. Rovescio nuovo. (Tav. IX, ri. 7). 20. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 75. & — IMP C GAL VAL MAXIMIANVS P F ÀVG. Testa lau- reata a destra. Rj — GENIO CÀESARIS. Genio turrito seminudo a sinistra con una patera e un cornucopia. Esergo H I A. Rovescio nuovo. (Tav. IX, 11. 11). 21. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 85. & — MAXIMIANVS NOB CAES. Busto laureato a mezza figura a destra armato di lancia e scudo. R) — GENIO POPVLI ROMANI. Tipo solito. (Tav. IX, n. 8). 22. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 165. & — MAXIMIANVS NOB CAES. Busto radiato a destra col paludameato e la corazza. ty — VIRTAS (sic) AVGG. Marte armato a sinistra col- Tasta rovesciata in atto di coronare un trofeo ai piedi del quale stanno due prigionieri. Esergo P T R. Rovescio nuovo. (Tav. IX, n. 9). CONTRIBUZIONI AL CORPUS NUMORUM 28] SEVERO IL 23. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 86. & IMP SEVERVS PIVS FELIX AVG. Busto laureato e co- razzato a destra. 9 — GENIO POPVLI ROMANI. Genio turrito seminudo a sinistra colla patera e il cornucopia. MASSIMINO. 24. Medio Bronzo. Dopo Coh. 87. & - IMP MÀXIMINVS P F AVG. Busto laureato e coraz- zato a sinistra. R) — GENIO POP ROM. Genio turrito e seminudo a si- nistra con patera e cornucopia. Esergo P T R. Nel campo T F. LICINIO PADRE. 25. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 141. & — LICINIVS P AVG. Busto corazzato e galeato a destra. 9 - VICTORIAE LAET P P. Due Vittorie posanti su di un cippo uno scudo colla scritta VOT PR. Esergo S T R. 26. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 160. & — IMP LICINIVS AVG. Busto laureato e corazzato a sinistra. R) ~ In una corona d'alloro VOT XX MVLT XXX • TAS • LICINIO FIGLIO. 27. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 62. & — LICINIV IVN NOB C. Busto laureato a destra con corazza, e paludamento. R} — In una corona VOT X ET XV F RCOCS. 28. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 63. & — LICINIVS IVN NOB C Busto laureato a destra con paludamento e corazza. 36 282 FRANCESCO GNECCHI R) — In una corona d'alloro VOT XX R P. (Tav. IX, n. io). NB. Non erano finora conosciuti di Licinio figlio che i voti quin- dicinnali. COSTANTINO MAGNO. 29. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 195. & — CONSTANTINVS AVO. Busto a sinistra coll'elmo or- nato e la corazza, e colla destra alzata. 9 — BEATA TRÀNQVILLITAS. Globo su di un'ara por- tante la scritta . VOTIS XX. Al disopra tre stelle. 30. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 195 bis. & — CONSTANTINVS AVG. Busto diademato a sinistra, armato di lancia e scudo. 9 — Come il precedente. 31. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 195 ter. & — CONSTANTINVS AVG. Busto galeato e corazzato a mezza, figura a sinistra, armato di lancia e scudo. L'elmo è molto ornato e nello scudo si vedono distintamente due personaggi (i due figli di Costantino?) in abito mi- litare, insieme sostenenti un globo. R) — Come i due precedenti. (Tav. IX, n. 12). 32. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 195 quarto. W CONSTANTINVS AVG. Busto laureato e corazzato a si- nistra con un globo niceforo. Ri — Come i precedenti. (Tav. IX, n. 13). 33. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 198. <& — CONSTANTINVS AVG. Busto laureato e corazzato a sinistra colla destra alzata, quasi in atto di benedire. 1$ — Come i precedenti. CONTRIBUZIONI AL CORPUS NUMORUM 283 34. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 246. & — CONSTANTINVS AVG. Testa laureata a destra. 9 — D N CONSTANTINI MAX AG (sic) intorno ad una co- rona d'alloro, in mezzo alla quale si legge VOT XX. 35. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 451. & — CONSTANTINVS P F AVO. Busto laureato e coraz- zato a destra. 9 — SARMATIA DEVICTA. Vittoria corrente a destra con un trofeo e una palma. Davanti a lei un prigioniero se- duto. Esergo S T R 36. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 466. & — CONSTANTINVS P F AVG. Busto laureato e coraz- zato a sinistra. Colla mano destra tiene un globo. R} - SOLI INVICTO COMITI. Il Sole radiato, seminudo a sinistra colla destra alzata e un globo nella sinistra. Nel campo I I e una stella. Esergo P L N. 37. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 514. & — CONSTANTINVS AVO. Busto a destra con elmo e corazza. $ — VICTORIAE LAETÀE PRIN P. Due Vittorie posanti su di un cippo uno scudo colla scritta VOT P R. Esergo STR. 38. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 517. & — CONSTANTINVS AVG- Busto a sinistra col casco or- nato di cimiero e con un globo niceforo nella destra. R) — VICTORIAE LAET PRINC PERP. Due Vittorie posanti su di un cippo uno scudo colla scritta VOT PR. Al- Tesergo due prigionieri legati. 39. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 517 bis. & — CONSTANTINVS AVO- Busto radiato e corazzato a sinistra, colla destra alzata. 9 — - Come il precedente. Ma all'esergo P L N. 40. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 517 ter. & — CONSTANTINVS AVG. Busto galeato e corazzato a destra, collo scettro sulla spalla destra. R) — Come il precedente (517 bis. Esergo P L N). 284 FRANCESCO GNECCHI 41. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 542. X¥ — CONSTANTINVS AVG-. Busto laureato a destra col manto imperiale e collo scettro sormontato dall' aquila. P _ VIRTVS EXERCIT. Trofeo, ai piedi del quale due prigionieri seduti e legati. Nel campo T F. Esergo S T R. 42. Picco/o Bronzo. — Dopo Coh. 538. & — CONSTANTINVS AG (sic). Busto laureato a destra col paludamento. ^ — VIRTVS EXERCIT. Stendardo, ai piedi del quale sono seduti due prigionieri piangenti. Sullo stendardo la scritta : VOT XX. 43. Piccolo Bronzo Quinario. — Dopo Coh. 558. & — CONSTANTINVS NOB C Testa laureata a destra. 1$ — VOT X CAESS in una corona d' alloro. 44. Piccolo Bronzo Quinario. — Dopo Coh. 558 bis. <& — CONSTANTINVS N C Testa laureata a destra. 9 — VOT X CAES N N in una corona d'alloro. NB. Malgrado la leggenda del dritto che potrebbe far attribuire questi due quinarii a Costantino II, l'effigie è decisamente quella di Costantino Magno. 45. Piccolo Bronzo. — Completamento di Coh. 560. & — CONSTANTINVS AVO. Busto a destra con elmo e corazza. 1$ - In una corona VOT XV FEL XX RP. FAUSTA. 46. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 7. & — FLAV MAX FAVSTA AVG. Busto a destra in capelli. 1$ — SALVS REIPVBLICAE. Fausta di fronte, tenendo in collo i due bambini Costantino II e Costanzo. 47. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 12. i& — Come il precedente. ty — SPES REIPVBLICAE. Fausta di fronte come nel pre- cedente. CONTRIBUZIONI AL CORPUS NUMORUM 285 CRISPO. 48. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 31. & — CRISPVS N C COS II. Busto laureato a destra col manto imperiale e uno scettro sormontato dall'aquila. R) — BEATA TRANQVILLITAS. Globo su di un' ara por- tante la scritta VOTIS XX. Al disopra tre stelle. Esergo P L C ; nel campo C R. (Tav. IX, n. 14). 49. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 42. <& — IVL CRISPVS NOB C Busto a destra a mezza figura laureato col manto imperiale e uno scettro sormontato dall' aquila. R) — Come il precedente. Esergo P T R. 50. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 43. i& — IVL CRISPVS NOB CAES. Busto laureato a destra col manto imperiale, collo scettro e un globo. I# — Come il precedente. Esergo P T R. 51. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 44. & — IVL CRISPVS NOB CAES. Busto a mezza figura, ga- leato e col manto imperiale a sinistra. Colla destra tiene il cavallo pel freno e colla sinistra porta la lancia. R) — Come i precedenti. Esergo • STR U. 52. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 46. & — IVL CRISPVS NOB CAES. Busto a mezza figura lau- reato e paludato a destra con un globo niceforo. ^ — Come i precedenti. Esergo STR. 53. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 46 bis. & — IVL CRISPVS NOB CAES. Busto laureato a sinistra a mezza, figura. Tiene la destra alzata e un globo nella sinistra. $ — Come i precedenti. Esergo STR. 54. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 46 ter. & — IVL CRISPVS NOB CAES. Busto laureato e corazzato 286 FRANCESCO GNSCCHI a sinistra con un globo niceforo e lo scudo ornato della testa di Medusa. 9 — Come i precedenti. Esergo PTR. 55. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 46 quarto. & — IVL CRISPVS NOB CAES Busto galeato e corazzato a sinistra armato di lancia e scudo. L'elmo è molto fina- mente ornato e sullo scudo si vede l'imperatore davanti a cui stanno due persone inginocchiate, tendendogli le mani. 9 — Come i precedenti. Esergo -PTR VJ . (Tav. IX, n. 15). 56. Piccolo Bronzo. Dopo Coh. 46 quinto. & — IVL CRISPVS NOB CAES. Busto laureato e corazzato a sinistra con un globo niceforo. 9 — Come i precedenti. Esergo P L C e nel campo C R. 57. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 62. B* — D N IVL CRISPO IM C Busto laureato a mezza figura a sinistra. Colla destra tiene il cavallo pel freno, colla sinistra la lancia. R) — CAESARVM NOSTRORVM in giro, e nel campo in tre righe VOTIS V. Esergo P L. (Tav. IX, n. 16). 58. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 77. & — CRISPVS NOB CAES. Testa laureata a destra. 9 — D N CONSTANTINI MAX AVO. Torre di campo con porta aperta sormontata da due pinacoli, fra i quali una stella. Esergo P palma R. (Tav. IX, n. 17). 59. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 80. & — CRISPVS NOB CAES. Busto laureato e corazzato a destra. 9 — DOMINORVM NOSTRORVM CAESS intorno a una co- rona nella quale sta scritto VOT V. Esergo P T. 60. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 98. & - D • N • FL IVL CRISPVS NOB CAES. Busto laureato a CONTRIBUZIONI AL CORPUS NUMORUM 287 sinistra col mantello imperiale. Tiene la mappa e uno scettro. B) — PROVIDENTIÀE CAESS. Giove ignudo a sinistra col mantello sul braccio sinistro. Tiene un globo niceforo e un'asta. A sinistra una palma. Esergo S M N 61. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 143. & — FL IVL CRISPVS NOB CAES. Busto corazzato e ga- leato a destra. 9 — VIRTVS EXERCIT. Trofeo, ai piedi del quale due pri- gionieri seduti e legati. Esergo PLON. COSTANTINO II. 62. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 75. & — CONSTÀNTINVS IVN N C Busto laureato e coraz- zato a sinistra con un globo niceforo. Rj - BEA TRANQVILLITAS. Globo su di un' ara portante la leggenda VOTIS XX. Al disopra tre stelle. Esergo PLON. 63. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 81. & - - CONSTÀNTINVS IVN N C Busto laureato e coraz- zato a sinistra con un globo nella destra. R) - BEATA TRANQVILLITAS. Come il precedente. Al- Tesergo PLC Nel campo C R. (Tav. IX, n. 19). 64. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 85. & — CONSTÀNTINVS IVN NOB C Busto radiato col manto imperiale a sinistra. Ha la destra alzata e tiene un globo colla sinistra. R) — Come il precedente. Esergo • P T R. (Tav. IX, n. 20). 65. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 85 bis. ]& — Medesima leggenda. Busto diademato col paluda- mento a destra. Tiene con la destra la lancia e con la sinistra il cavallo pel freno. 1$ — Come il precedente. 2 88 FRANCESCO GNECCHI 66. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 85 ter. £? — Come il precedente, ma busto in corazza, e clamide. 1$ — Come i precedenti. Esergo • S T R • (Tav. IX, n. 21). 67. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 85 quarto. i& — Medesima leggenda. Busto laureato a destra colla corazza e la clamide. Tiene la lancia nella destra e un globo nella sinistra. fy — Come i precedenti. Esergo STQ- (Tav. IX, n. 22). 68. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 85 quinto. B' — Medesima leggenda. Busto laureato e corazzato a sinistra colla destra alzata. 9 — Come il precedente. 69. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 85 sexto. fi* — Medesima leggenda. Busto laureato e corazzato a destra con un globo. fy — Come i precedenti ; ma air esergo P L C e nel campo C R. 70. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 85 septimo. /©* — Medesima leggenda. Busto diademato e corazzato a sinistra armato di lancia e scudo, sul quale si vedono due personaggi che si danno la mano. Accanto a lui si vede la testa del cavallo. 9* — Come i precedenti. Esergo • P T R • (Tav. IX, n. 23). 71. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 87. & - CONSTANTINVS IVN COS II. Busto laureato a sinistra col manto imperiale e con uno scettro sormontato dal- l' aquila. 9 — Come i precedenti. Esergo PLC Nel campo C R. (Tav. IX, n. 24). 72. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 143. & - D N FL CL CONSTANTINVS NOB CAES- Busto lau- reato a sinistra col manto imperiale, un libro e lo scettro. CONTRIBUZIONI AL CORPUS NUMORUM 289 9 — IOVI CONSERVATORI CAESS. Giove ignudo a sini- stra con un globo niceforo e un lungo scettro. Nel campo una corona e T. All'esergo S M K- 73. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 158. & - CONSTÀNTIINVS IVN NOB C Testa laureata a sinistra. 9 — SARMATIA DEVICTA. Vittoria corrente a destra con un trofeo e una palma. Davanti a lei un prigioniero le- gato. Esergo SIR'-'. 74. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 180. & — Medesima leggenda. Testa diademata a destra. $ — VIRTVS AVG. Torre di campo con porta aperta, sor- montata da due pinacoli, fra cui una stella. Esergo P L C 75. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 190. & - CONSTANTINVS IVN (senza N C). Busto radiato e corazzato a sinistra. 9 - VIRTVS EXERCIT. Stendardo colla scritta VOT XX fra due prigionieri legati. Esergo S T R. 76. Piccolo Bronzo Quinario. — Dopo Coh. 207. & - CONSTANTINVS IVN NOB CAES. Testa laureata a destra. $ - VOT X CAESS NN in una corona d'alloro. 77. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 208. & - CONSTANTINVS IVN NOB C Busto laureato a destra col paludamento. R) — VOT XV FEL XX R T in una corona d'alloro. Rovescio nuovo. (Tav. IX, n. 18). COSTANTE I. 78. Denaro d'Argento. — Dopo Coh. 74. & — CONSTANS P F AVG- Busto diademato a destra con paludamento e corazza. ty — VICTORIA DD NN AVGG-. Vittoria che cammina a sinistra con una corona e un trofeo. Davanti a lei una palma. Esergo P L C- 290 FRANCESCO GNECCHI DECENZIO. 79. Medio Bronzo. Dopo Coh. 33. ^-DN DECENTI VS NOB CÀES I (invictvs?). Busto dia- demato a destra colla corazza. $ — VICTORIAE DD INN ÀVG- ET CÀES- Due Vittorie so- stenenti uno scudo colla scritta VOT V MVLT X. GRAZIANO. 80. Medaglione d'Argento. — Dopo Coh. 11. & — D N GRÀTIÀNVS P F ÀV(j. Busto diademato a destra col paludamento. 9 — VOTIS X MVLTIS XX in una corona d'alloro. Esergo TRPS. Peso gr. 5.500. NB. Questo medaglione è in tutto simile a quello descritto al N. 11 di Cohen. Solo il peso e il diametro sono maggiori. F. Gnecchi. APPUNTI DI NUMISMATICA ALESSANDRINA XIV. Cronologia della famiglia di Caro. (Tav X). Non istarò a commentare la dissertazione fatta dairEckhel su questo soggetto, ne l'erronea data riferita dal Cohen circa l'avvenimento di Caro al trono e nemmeno il disaccordo tra la cronologia che dà il Feuardent e le date sulle monete da lui descritte, ne tampoco la palese incertezza dimostrata dal Poole, circa i dati cronologici di questi principi e l'ambigua dicitura che egli usa per Carino e Numeriano, dicendo anno o anni di Caro. L' impronta della moneta che dò qui sotto credo che mi esoneri da ogni commento. Questa moneta appartiene alla mia collezione e porta il N. 5598 del mio Catalogo teste venuto alla luce. 292 G. D ATT ARI Come si vede, la moneta appartiene a Numeriano allorché era ancora Cesare, e porta la data dell'anno 2° (LB) per cui le date conosciute sulle monete della famiglia di Caro, sono le seguenti: CARO AUGUSTO LA (anno i°) CARINO Cesare LA (anno i°) Augusto LA (i°), LB (2 ), Lf (3°; NUMERIANO Cesare LA (i°), LB (2 ) Augusto LB (2°), Lf ( 3 °) Queste date corrispondono alle seguenti epoche Da dopo il 29 Agosto 282 al 28 Agosto 283 Caro Augusto I Carino Ces. Anno i° L A LA Carino Aug. LA Numeriano Cesare LA Dal 29 Agosto 282 a dopo 29 Agosto 283 (Novembre?) Caro Augusto Anno 2 L B (*) Carino Augusto LB Numeriano Cesare LB Da dopo 29 Agosto 283 al 28 Agosto 284 Carino Augusto Anno 2 L B Numeriano Augusto LB (1) Non si conoscono monete di Caro portanti questa data. APPUNTI DI NUMISMATICA ALESSANDRINA 293 Dal 29 Agosto 284 al Settembre 284 Carino Augusto Anno 3 LT Numeriano Augusto lt Dal Settembre 284 al Gennaio 285 Carino Augusto Anno 3 L T Da questo quadro è facile accorgersi come le date sulle monete si seguono con uno stato normale, ciò che non sarebbe se Caro fosse venuto al potere prima del 29 Agosto 282, poiché avremmo per qualche principe (Caro e Carino) delle grandi lacune nelle date e per Numeriano Tanno 3 di troppo; ciò premesso, si viene pure a confermare che Probo visse parte dell'anno 8' u , cosa già provata dalle di lui monete portanti quella data, ma che TEckhel poneva in dubbio. È dunque indubitabile che la Cronologia della famiglia di Caro può essere definita nel modo se- guente : CARO Salito al trono, dopo il 29 Agosto 282 — muore nel 283, dopo il 29 Agosto — due anni di regno (Alessandrini). NUMERIANO Cesare — dopo il 29 Agosto 282, fino dopo il 29 Agosto 283 — due anni Cesare. Augusto — da dopo il 29 Agosto 283, al Settembre 284 — due anni Augusto. 294 G. DATTARI CARINO Cesare — dopo il 29 Agosto 282, fino a prima del 29 Ag. 283 — un anno Cesare. Da prima del 29 Agosto 283, a dopo il 29 Agosto 283 — Augusto associato con Caro. Da dopo il 29 Agosto 283, al Settembre 284 — Augusto associato con Numeriano. Dal Settembre 284, al Gennaio 285 — Augusto solo all'Im- pero — 3 anni Augusto. XV. Domizio Domiziano. Non pochi furono gli autori che tentarono di fare luce sull'enigmatico regno di questo tiranno; tra questi, i più recenti, il Feuardent ed il Poole, i quali, dietro le dissertazioni dei loro predecessori e coi dati che loro stessi poterono trovare, credettero stabilire le conclusioni che ad un dipresso sono simili tra loro e che si possono riassumere come segue: i.° Domizio Domiziano è lo stesso personaggio che Achilleo fe). 2. Domizio Domiziano stette al potere parte di due anni alessandrini, cioè, tra il 295 dopo il 29 Agosto ed il 297 prima del 29 Agosto ( 2 ). (1) Ch. Lenormant, Trésor de numismatique et de glyptique, lcono- graphie des Empereurs romains et des leurs familles, pag. 14. — Poole, Achi/Ieus, or as his fullest style on coins informs us, the Emperor Lu- cius Domitius Domitianus. — Feuardent, pag. 289. (2) Poole. APPUNTI DI NUMISMATICA ALESSANDRINA 295 3. I follis di D. Domiziano precedettero le di lui monete in mistura, e le monete del nuovo sistema furono prima introdotte dal tiranno, quindi dalla tetrarchia C 1 ). 4. La riforma monetaria fu introdotta in Egitto nel 296 < 2 ). Credo che la seconda e la terza conclusione, possano essere in gran parte modificate per non dire totalmente alterate; e questo è il compito che affido al presente appunto. Al Lenormant spetta il gran merito di avere additata la via per lo scioglimento dell'arduo pro- blema che presentava il regno di Domizio Domiziano, allorché per il primo stabilì che Achilleo e Domizio Domiziano erano una sola persona. Questa teoria è oggi accettata dai più. Il Feuar- dent ed il Poole se ne servirono quale base delle loro conclusioni. Ambedue gli autori non si curarono della storia che assegna all'anno 292 di Roma la sommossa di Achilleo, ed ambedue d'accordo indica- rono Fanno alessandrino 295-296, come quello in cui D. Domiziano si sollevò contro il potere di Roma. È possibile che quell'idea comune ai due autori venisse loro suggerita dall'epoca che la storia assegna alla venuta di Diocleziano in Egitto (296) ; prendendo essi questa data, anzi che quella del principio della rivolta. Ne segue che, mentre la storia comprende i fasti di Achilleo in un lungo spazio di circa sei anni, i citati autori li fanno succedere nello spazio di soli due anni; ed è in quel corto spazio di tempo che essi svilupparono le loro teorie e conclusioni. Se però poniamo mente a tutti i fatti accennati dalla storia, ci persuaderemo facilmente come sia (1) Feuardent e Poole. (2) Th. Mommsen, Histoire de la mannaie romaine, tom. Ili, pag. 341. — Feuardent e Poole. 296 G. D ATT ARI inverosimile che tutto ciò potesse succedere in un tempo minore di due anni. Difatti la storia dice che Achilleo si rivoltò nel 292 e che Diocleziano ai primi del 296 giunse in Egitto e, perseguitato il tiranno fino nella Tebaide (Copt), lo fece retrocedere, lo rinchiuse dentro Alessandria e dopo otto mesi di assedio lo vinse. Se da uno spazio minore di due anni togliamo otto mesi di assedio, è facile concludere che col restante del tempo il movimento assegnato dalla storia non potè essere eseguito. Come è possibile immaginare che due armate, una inseguendo l'altra, potessero percorrere una distanza di circa 650 mi- glia M a sud, quindi risalire tutta quella distanza, tornando al nord, battendosi quasi giornalmente? Le due armate non avevano altra via praticabile che il Nilo e le sue sponde; come poteva quindi il tiranno, giunto nella Tebaide, ritirarsi e procurarsi un pas- saggio per se ed i suoi tra l'armata di Diocleziano, se non facendo un lungo giro nel deserto, dove non poteva trovare ne acqua ne viveri? E come poteva il tiranno ritornare dentro Alessandria? Dobbiamo forse ammettere che quella città non era ben guardata, oppure che fu lasciata aperta a guisa di trappola? In ambo i casi sarebbe accusare Diocleziano ed i suoi generali di poca avvedutezza. La storia dice in modo assoluto che fu nell'anno 292 che Achilleo si sollevò* per cui è logico supporre che Diocleziano non avrà lasciato spadroneggiare il tiranno fino air anno 296 decidendosi solo in quell'anno di venirlo a combattere! Non parrebbe quindi troppo lo spazio di circa sei anni assegnato (1) Non compresala deviazione necessaria per recarsi da Alessan- dria a Busiris, città che era situata tra le due branche del Nilo, Da- mietta e Rosetta. APPUNTI DI NUMISMATICA ALESSANDRINA 297 a tali avvenimenti, ed ecco come io crederei che quel passaggio della storia possa essere ricostituito. Achilleo , essendosi sollevato in Alessandria nell'anno 292, Roma gli avrà in tempo debito opposto qualche generale che si trovava in Egitto o meglio ancora nelle vicinanze, il quale con le proprie truppe ed i partigiani del legittimo governo avranno inse- guito il tiranno ed i suoi fino nella Tebaide; ma a piccole tappe, sia per i continui combattimenti che dovevano aver luogo tra loro, sia per gli approvi- gionamenti necessari, i quali dovevano riuscire assai difficili all'armata del governo legittimo, stante che Tarmata del tiranno passando la prima per quelle contrade, doveva lasciare ben poco dietro di se, e possibilmente Tarmata inseguitrice avrà dovuto rice- vere gli approvigionamenti dalla base, dimodoché il movimento in avanti diveniva ancora più lento. Da principio la sommossa può non avere avuto un carattere serio; però il partito del ribelle, andando mano mano crescendo e in special modo sulle sponde del Nilo, gli inseguitori saranno stati costretti a retrocedere essendo a loro volta inseguiti dal tiranno, il quale, quasi padrone dell'alto Nilo e grande parte del Delta, minacciava di bel nuovo Alessandria. Fu allora probabilmente che Diocleziano in persona con nuove truppe venne in Egitto (296) e, riuscito ad accerchiare il tiranno ed i suoi e a spingerlo dentro le mura di Alessandria, dopo otto mesi di assedio lo vinse (297). Molto probabilmente, durante l'assedio di Ales- sandria, Diocleziano a titolo di lezione o di vendetta fece distruggere le città, che più delle altre avevano abbracciato la causa del tiranno (Copt e Busiris) ( x ). (1) È molto probabile che D. Domiziano abbia fatto delle soste assai lunghe in quelle due città le quali forse furono le sue capitali provvisorie. 38 2 gQ G. DATTARI Io credo che la storia ricostituita in tale guisa non sia lontana dal vero ; ma ancorché la mia ipotesi non fosse esatta, resta il fatto incontestabile che Achilleo tenne il potere dal 292 al 297 e, se Achilleo è lo stesso personaggio che D. Domiziano, la seconda conclusione del Feuardent e del Poole è sbagliata. I due citati autori sono perfettamente d'accordo fra loro nello stabilire che le monete del nuovo sistema monetario istituito da Diocleziano fossero state introdotte in Egitto da D. Domiziano e che le di lui monete in mistura fossero emesse dopo quelle del nuovo sistema. A mio modo di vedere, anche quella conclusione è lontana dal vero; ma per arrivare a dimostrarlo è necessario che mi trattenga a parlare sull'anda- mento della zecca di Alessandria, quale a me sembra ci viene svelato dalle monete. A tale scopo dò qui contro un quadro delle mo- nete esistenti nella mia collezione, indicante le quan- tità di monete battute in ciascun anno, per ciascun Augusto o Cesare, accennando nel tempo stesso in quali anni trovansi nel campo delle monete certe stelle come pure delle lettere numerali all'esergo. APPUNTI DI NUMISMATICA ALESSANDRINA 299 IO 00 CO CO È CM m * 1 < * 1 co Ci CO CO CO 13 < -N - -1 < * 1 CM O (N m 1 ^o 1 vO 4 >- O H < Z _*.|ti • I >- o < z -fi CD ON N * | O O N E O co co «5 v8 g N -H vi M G\ 1 8 vi ♦ 1 vii H 00 1 c°0 ui "f"! _, ;a.„ ^ ** a « 5- < § W^eg C g«OT .2 o3 JS tfì ^ .- "3 OS cu T> 03 = 2Ì • - ^-j 03 3 ARA GON VMS ARD. r „ rt . . * ~ S o A o Croce ' ; ' 4. Reale minuto, mistura 0.110 (gr. 0.850). & - Croce. FERDINAOVS AR . . . . Testa a s. n _ ARA GON VMS ARD. CrQce (Tay ^ g) ? 5. 7?é?a/é? minuto, mistura 0.110 (gr. 0.920) & - Croce. FERDINANDVS D : Testa a s. RIPOSTIGLIO DI MONETE MEDIOEVALI, ECC. 327 R ; ARA GON VMS ARD. r _ ^ 9 - o A o S Cr0Ce • \ 6. Reale minuto, mistura o.no (gr. 0.700). ^ — Croce. FERDINAO DI AR. Testa a s. ™ _ ARA GON VMS ARD. r y o A o S ^ 0C 7. /t^a/é? minuto, mistura 0.110 (gr. 0.990). & — Croce. FERDINAODVS DEI. Testa a s. ™ ARA GON VMS ARD. r ^ o A o S ^ r0Ce 8. Cagliar ese, mistura 0.084 (gr. 0.620). & — Croce. FERDINANDVS • R • Testa a s. j* _ CAS TRI CAL LAR. c e ,iy o A o S ^ F0Ce " 9. Cagliar ese, mistura 0.084 (S r - 0-980). & — Croce. FERDINANDVS • Testa a s. ™ CAS TRI CAL LAR. r -^ 9 ~ o A o S Cr0Ce * ' io. Cagliarese, mistura 0.084 (&" r - °-97°)- & - Croce. FERDINANDVS. Testa a s. 9 _ CAS TRI CAL LAR. Croce ^ o A o S ir. Cagliarese, mistura 0.070 (gr. 0.800). & - Croce. FE3DINANDVS. Testa a s. n - CÀS ™ CAL LÀ Q R - Croce . . . y o A o S 12. Cagliar -ese, mistura 0.070 (gr. 1). & — Croce. FE8DINANDVS. Testa a s. 9 _ CAS T3I CAL LA8. Croce (Tav XI } ^ o A o S ' 13. Cagliar ese, mistura 0.070 (gr. 0.600). & — Croce. FEE3DINANDVS. Testa a s. 9 _ CAS T3» CAL LA8. Croce ^ o A o S 328 VINCENZO DESSI 14. Cagliarese, mistura 0.070 (gr. 0.760). & — Croce. FESDINANDVS. Testa a s. 9 .. CAS T8I CLA SAS Croce ^ o A o S 15. Cagliarese, mistura 0.070 (gr. 0.990). & — Croce. FESDINANDVS. Testa a s. 9 - CÀS ™ CA L f • Croce 5 ^ o A o S 3 16. Cagliarese, mistura 0.070 (gr. 0.800). & - Croce. FESDINANDV. Testa a s. Rì CAS T8V CAL LA8. Piw-1 19 " o A o S Cr0Ce * 17. Cagliar -ese, mistura 0.070 (gr. 0.620). & — ESESDINANDV. Testa a s. „ _ CAS T8I CA CAL. c V o A o S ' ' • • • 1 18. Cagliarese, mistura 0.070 (gr. 0.520). i& - Croce. FE8DI DVS. Testa a s. ™ CAS LAS CAL LA8. riv * 9 " o A o S Cr0Ce ' 19. Cagliarese, mistura 0.070 (gr. 0.800). & - Croce. FESDINANDV. Testa a s. « C^S T8I CAL LAS. Croce ...... o A o S 20. Cagliarese, mistura 0.070 (gr. 0.720). & — Croce. FESDINANDO. Testa a s. ™ CAS T8I CAL LAS. r 9 - A s Croce ... 21. Cagliarese, mistura 0.070 (gr. 0.925). & — Croce. FESDINANDVS. Testa a s. 3 _ CAS T8I CAL LAS. Croce o S A ^ roce l Cagliar esi di Ferdinando non classificabili pel cattivo stato di conservazione 30 RIPOSTIGLIO DI MONETE MEDIOEVALI, ECC. 329 Carlo V (1516-1556). 1. Cagliar ese, mistura 0.094 (gr. 0.900). & - Croce. CA3LES • 3 • I • PE3AT03. Testa coronata di Carlo a sinistra dentro un cerchio di perline. 9 ~~ C A A S I 81 C S L o 8 ' Croce P atente a braccia uguali accantonata dalle lettere S, A e da due globetti; le braccia della croce dividono la leggenda (Tav. XI, 11) 2. Cagliarese, mistura 0.094 (gr. 0.660). & - Croce. CA3LES : 3 : IPE3TO. Testa a s. 9 __ CAS T3I CA LE3. Croce ^ A o S o 3. Cagliarese, mistura 0.094 fe r - °-75°)- & - Croce. CÀRLES- R- IPERATOR. Testa a s. 9 - CAS ™ CA L f Croce (Tav. XI, 12) . . o A o S • •• . 4. Cagliarese, mistura 0.094 (& r - °-75°)- & - Croce. CARLES • R • IPERATOR. Testa a s. 9 _ CAS TRI CA LER. Croce ^ A o S o 5. Cagliarese, mistura 0.094 (gr. 0.750). & - Croce. CAROLVS- D • G • IMPER. Testa a s. 4 - CAS TRI C A AL UR Croce ^ S o A o 6. Cagliarese, mistura 0.094 (gr. 1). & - Croce. CAROLVS : D : G : INPERAT. Testa a s. 9 _ C* s TRI CAL ARI. Croce (Tay XI> I3) 7. Cagliarese, mistura 0.094 (gr. 0.750). & — Croce. CARLVS : D : G : IN . . . . TOR : R • Testa a s. 9 _ CASTRI CA IS. Croce . . . . * A o S o 11 330 VINCENZO DESSI 8. Cagliar ese, mistura 0.094 (S r - J ) jy - Croce. CAROLVS • D • (x • INPERAT. Testa a s. q _ CIVI TAS CAL LARI. Croce (Tav> XI } o A o S ^' MESSERANO Lodovico II Fieschi (1528-1532). 1. Testone, argento (gr. 9.700). Catalogo collezione Rossi, 1880, pag. 162, n. 2220 . 1 MILANO Gio. Galeazzo Maria e Lodovico Maria Sforza (1481-1494). 1. Testone, argento (gr. 9.550). Gnecchi F. ed E., Le monete di Milano, pag. 88, n. 5. 2 2. Testone, argento (gr. 9 550). F. ed E. Gnecchi, op. cit., pag. 88, n. io . . .1 PESARO Camilla d'Aragona (1483- 1489). 1. Mezzo grosso, argento (gr. 0.540). & — CKAMILLA 5/0- I jj, /\ La lettera grande A è nel campo dentro un cerchio di perline. $ - Croce. DOMINI PIS. Nel campo dentro un cerchio di perline A V R I (Tav. XI, 15) . . .1 ROMA Eugenio IV (1431-1447). 1. Mezzo grosso, argento (gr. 0.600). Cinagli, Monete dei Papi pag. 47, n. 35 . . .1 RIPOSTIGLIO DI MONETE MEDIOEVALI, ECC. 331 Pio II (1458-1464). 1. Mezzo grosso, argento (gr. 0.500). Variante dei nn. 20 e 21 del Cin agli, op. cit., a pag. 53> nel 9 - S-PETRVS- SPÀVLVS - VRBI . 1 2. Mezzo grosso, argento (gr. 0.550). Altra variante come sopra, nel $ - S • PETRV • S • PAVLV - VRBI .... 2 Denari di mistura delle zecche di Majorca e Barcellona, consumati dall'uso 17 Un medio bronzo bucato, di Costantino Magno . .1 Il ripostiglio si componeva quindi di 336 monete di cui: 148 della . zecca di Alghero 2 n » „ Ancona 4 » » , ; Bologna 156 » » „ Cagliari 1 V » „ Messerano 3 » V „ Milano 1 » t> „ Pesaro 4 11 V „ Roma 17 delle zecche di Majorca e Barcellona. Con le monete mi vennero consegnati due anelli, uno di bronzo e l'altro d'argento. Non mi riuscì di poter avere notizie certe sul rinvenimento; la pre- senza però dei detti anelli e del medio bronzo bucato di Costantino Magno, mi fanno supporre che il gruz- zoletto sia stato seppellito assieme al suo possessore. In Sardegna si aveva e si ha tuttora una speciale devozione per Costantino Magno venerato come 332 VINCENZO DESSI santo, e le sue monete, bucate, usate quali medaglie, si trovano con frequenza nelle tombe medioevali. Le monete di più recente conio, quelle cioè di Lodovico II della zecca di Messerano, e di Carlo V delle zecche di Alghero e Cagliari, sono quasi tutte a fior di conio, il che ci induce a far risalire al 1550 circa, l'epoca in cui venne sepolto il ripostiglio. Sassari, jo gennaio 1902. Vincenzo Dessi. FALSIFICAZIONI DI MONETE ITALIANE Già più volte, e in questo periodico e in altri, ho avuto occasione di smascherare le indegne arti dei falsificatori, segnalando agli studiosi e agli amatori la comparsa di ignobili contraffazioni di monete italiane. In uno di questi cenni, pub- blicati a tale proposito nella Rivista, aggiungevo una osser- vazione, che ora torna molto a proposito e che vedo ogni giorno confermata dal fatto. Dicevo dunque che all'apparire di una nuova falsificazione u la maggior parte degli intelli- genti in materia, pure intimamente convinti che si tratta di una falsificazione, e avendo anche qualche sentore più o meno preciso sulla sua provenienza, vi creano intorno una atmosfera di silenzio e di mistero; il loro coraggio pare svanisca a quell'apparizione e pel timore di compromettersi con questo o con quello, o di urtare la suscettibilità di un collega, o d'attirarsi l'inimicizia di un negoziante, si guardano bene dal denunciarla al pubblico o, tutt' al più, si acconten- tano di sussurrare la cosa fra gli intimi, come se si trattasse di un argomento scottante, sul quale vai meglio mettere una pietra, pur di non compromettersi „ C 1 ). Questo fatto si era, a mò d'esempio, verificato l'anno prima (1895) quando mio fratello Francesco pubblicò in questa stessa Rivista l'appunto Sull'autenticità degli aurei di Uranio Antonino. Qui non si trattava propriamente di una denuncia di falsificazioni, ma solo di un apprezzamento, appoggiato a ragionamenti diversi. Parecchi amatori ed intelligenti italiani ed esteri approvarono pienamente le sue conclusioni, rite- (1) Storia di alcune falsificazioni {Riv. ltal. di Num., 1896, Fase. IV, pag. 501, con tav.). 334 ERCOLE GNECCHI nendo che tutti gli aurei di quel tiranno, e per le ragioni tecniche e per quelle storiche, sono prodotti dell'industria moderna. Qualche altro invece giudicava quelle monete per- fettamente genuine, dando alla sua volta degli argomenti in appoggio alla sua' opinione. Ma di tutti questi giudizi prò e contro, comparve qualche eco nei periodici numismatici ?... Niente affatto. Tutto si limitò a conversazioni, a corrispon- denze private, e nessuno osò fiatare in pubblico. Chi consen- tiva coll'autore, pregò che il suo nome non fosse messo fuori. Chi dissentiva, piuttosto che scendere in campo a ragionare, preferì coprire il fuoco colla cenere. Un Direttore di Museo, da me interpellato su questa questione e pregato a pubblicare qualche cosa sull'argomento, se ne schermì allegando che il posto da lui occupato non glielo permetteva, e che inoltre gli rincresceva di farlo, perchè un suo amico a Parigi posse- deva una di quelle monete. Volete un'altra prova di questa tacita acquiescenza, che alla fine diventa una timida complicità? Molti amatori e nego- zianti sanno che la maggior parte delle belle monete in oro di Arsinoe che sono in giro, o che riposano nei medaglieri, sono false. Ebbene: c'è qualcuno che si sia mai arrischiato di far nota la cosa per mezzo della stampa?... Perchè?... Di questi fatti se ne possono citare parecchi ; e, se Dio mi darà vita, m'incaricherò io di pubblicarli mano mano che li avrò accertati; io, semplice dilettante farò quello che do- vrebbe essere il compito dei primi e più autorevoli numisma- tici, e precisamente dei Direttori di Musei, anche per l'autorità che la carica conferisce loro. E intanto qual'è il risultato di questa specie di congiura del silenzio? u Favorire i falsari, e contribuire, insieme ad essi, a danno degli inesperti, mentre una parola autorevole pronunciata in tempo, basterebbe a salvar questi dai prodotti della criminosa industria dei primi. „ E una cosa che davvero muove a sdegno, e io mi sono quindi proposto di supplire da parte mia a quello che gli altri non fanno. Non importa, se come altre volte, mi tirerò addosso noje, fastidì, minaccie di querele, o di boicottaggio; non me ne curo affatto, desideroso solo di prestare qualche servizio agli amatori ed alla scienza. FALSIFICAZIONI DI MONETE ITALIANI: 335 Fra tante pubblicazioni che si occupano di numismatica, una sola, a quanto mi consta, osò affrontare con coraggio l'argomento delle falsificazioni moderne. L'egregio D. r Zeller Werdmuller, Direttore del Museo nazionale di Zurigo, nel rapporto annuale (1900) di quel Museo, pubblicava una prima nota di false monete svizzere, facendola precedere da alcune norme e regole generali atte a preservare gli inesperti dal pericolo di essere tratti in inganno. La Revue Suisse de Num. nell'anno seguente (0 riproduceva quell'interessante articolo, promettendo di continuare sul periodico una Cronaca delle moderne falsificazioni, colla loro descrizione, mano mano che esse giungessero a sua cognizione. Noi non possiamo che rallegrarci della bella iniziativa presa dal nostro confratello svizzero ed augurarci che questo esempio venga imitato da tutti gli altri periodici. Se ciò fosse, saremmo presto liberati da questa mala genia di sfruttatori della scienza e della buona fede. Entrando ora a parlare delle falsificazioni ultimamente apparse, premetterò che questa volta la materia è ben più abbondante che non lo fosse nelle altre occasioni in cui toccai questo argomento. Avrei voluto aspettare a parlarne quando fossi riuscito a raccogliere tutte le innumerevoli falsi- ficazioni che infestano oggi il commercio numismatico, ma pensai che in queste cose l'indugio è sempre dannoso, e decisi di aprir subito questa rubrica con quello che a tutt'oggi mi venne fatto di trovare, salvo continuarla quando verrò in possesso di altri materiali. E notisi che ora mi limito alle monete di zecche italiane. Verranno in seguito le monete greche, le romane, le estere ecc. le quali pure, pel loro numero, esigeranno speciali pubblicazioni. Nel mio ultimo articoletto intorno a falsificazioni di mo- nete italiane, pubblicato nel 1898 in questa Rivista ( 2 ), avevo parlato di un nuovo genere di contraffazioni fabbricate a Roma. Si trattava di zecchini papali genuini di Pio II, Paolo II, Sisto IV, Eugenio IV, Clemente VII, Sisto V, ecc.: sui quali, (1) Tome X, 1901: seconde et dernière livr., pag. 373-376. (2) Nuove falsificazioni di monete italiane {Riv. It. di Num., 1898, Fase. II, pag. 315-6). 336 ERCOLE GNECCHI al posto del nome di zecca ROMA era stato da mano abilis- sima sostituito quello di una zecca rara, come Ancona, Macerata, Parma, Perugia, Spoleto ecc. Molti inesperti e anche qualche provetto conoscitore caddero nel laccio e si affrettarono a provvedersi di quelle rarità, non sembrando loro vero di trovarle a così buoni patti. Gli autori di quelle contraffazioni, incoraggiati dal buon ri- sultato, allargarono la loro sfera di operazioni e fabbricarono una ingente quantità di altre falsificazioni, non solo di monete pontificie, ma di molte altre zecche italiane. Il mercato, spe- cialmente a Roma, ne è ora innondato, e posso garantire che buona parte delle nostre raccolte private, dalle più umili alle più importanti (e talune anche fuori d'Italia), ne conten- gono qualcuna. Appena conosciuta la cosa, mi sono subito dato dattorno per rintracciare queste monete e farle conoscere. In questa mia ricerca dovetti constatare una volta di più il solito feno- meno già ripetutamente accennato. Varii miei amici, fra i quali de' negozianti, conoscevano l'esistenza di queste monete, e, non solo non avevano mai pensato a rendere la cosa di pubblica ragione, ma quasi quasi avrebbero voluto distogliermi dal fare questo passo, come essi dicevano, pericoloso. Ho detto che queste imitazioni sono numerosissime; ma non mi fu molto facile poterle avere nelle mani. Per gli autori e spacciatori di quésta merce io sono un'individuo sospetto, come lo sono pei ladri e pei bricconi in genere gli agenti di pubblica sicurezza. Per riuscire dunque nell'intento mi servii di una terza persona e per ora potei procurarmi ventitré di quelle monete. Sono tutte in oro ed abbracciano 14 officine monetarie (0. Ne ho fatto cavare le impronte e (1) Ecco una nota di altre undici monete false della stessa prove- nienza, di cui conosco l'esistenza, ma non potei finora procurarmi un esemplare : Ancona - Zecchino di Giulio II (Cat. Rossi, II, n. 8). Bologna — Doppia di Gregorio XIV. Brindisi — Mezzo Augustale di Federico II. Castiglione dei Gatti — Zecchino di Ercole e Cornelio Pepoli. FALSIFICAZIONI DI MONETE ITALIANE 337 le presento qui in due tavole, perchè gli amatori possano vederle e confrontarle colle loro monete. Queste non sono già, come quelle testé accennate, monete genuine corrette; no, sono completamente false. Dò qui, per norma degli amatori, le caratteristiche prin- cipali che offrono queste monete e che rivelano la loro falsità: a) La tinta dell'oro è sempre molto rossiccia. b) La superficie del campo non è mai liscia, ma sempre nuvolosa e ineguale, come nelle monete che furono messe al fuoco. e) La contraffazione tende ad imitare quello che della moneta appare a primo colpo d'occhio, trascurando i dettagli; talché chi non conosce questo nuovo genere di fabbricazione, può essere ingannato più facilmente che non da certe imita- zioni antiche, le quali, volendo copiar tutto fedelmente, fini- vano collo staccarsi dal tipo generale della moneta, riuscendo persino talvolta più fine e belle del pezzo autentico. Esami- nando però bene queste monete, e specialmente le leggende, si constaterà che quelle lettere sempre disuguali fra di loro non possono essere fattura d'un artista franco e sicuro nel suo lavoro, allo stesso modo che riesce stentato chi vuol imitare la scrittura altrui. Anche i piccoli fregi, i circoli di perline, i trifogli, gli anellini, le rosette ecc. non presentano mai quella franca espressione che si riscontra nelle monete antiche, come emanazione di un artista che faceva del suo meglio, ma non imitava mai, e impiegava la sua abilità ugualmente in tutti i più piccoli accessoria ottenendoli tutti Ferrara — Mezzo zecchino di Ercole I (tipo del grossetto col duca a cavallo e S. Maurelio seduto). Frinco — Scudo d'oro dei Mazzetti. Mantova — Doppia di Vincenzo II (busto e stemma). Milano — Doppio ducato di Lodovico XII, re di Francia. Monaco — Doppia di Onorato li. Napoli — Zecchino di Lodovico XII, re di Francia (perdam babilonis nomen). Roma — Testone di Leone XI. „ — Giulio di Giulio II con pax romana. A queste andrebbero aggiunti moltissimi Antiquiores romani, che a suo tempo farò conoscere. 43 338 ERCOLE GNECCHI eguali, e palesando in tutto l'insieme uno stile e un carattere proprio. Ecco ora la nota delle monete incriminate. Credo inutile darne una minuta descrizione, giacché a questa suppliscono le due tavole unite. ANCONA. 1. Sisto IV (1471-84) Zecchino. & — SIXTVS • PP * * QVÀRTVS Stemma. 9 — SPAVLVS S-PETRV I due Santi in piedi, all'è- sergo: MAR Tav. XII, n. 1. 2. Gregorio XIII (1572 85) Zecchino. & - GREGORI -XIII -P- MAX Stemma. R) - CHARITAS • EST • DEVS • ANCO La Carità in piedi. Tav. XII, n. 2. 3. Sisto V (1585 90) Doppio zecchino. & — SIXTVS • V • P • M • 1585 Stemma. P — Nel campo, in quattro righe, entro corona, ANCON DORICA CIVITAS FIDEI Sotto stemma. Tav. XU, 11. 3. AVIGNONE. 4. Urbano Vili (1623-44) Quadrupla. & — VRBANVS • Vili • PONT • MAX • 1628 Busto a destra. 9 - FRANCISCVS • CARD. BARBERINVS • LEG- • AVEN Stemma. Tav. XII, 11. 4. BOLOGNA. 5. Alessandro V (1409-14 io) Zecchino. & — ALEXANDER • PP • QVINTVS Stemma. 9 — S • PETRVS ■ APOSTOLVS • Il Santo in piedi. Tav. XII, n. 5. FALSIFICAZIONI DI MONETE ITALIANE 339 6. Giulio II (r 503- 13) Zecchino. i& - • IVLIVS- Il PONT -MAX- Stemma. Ri - BON-P- IVL-A- TIRANO • LIBERAT- S. Pietro stante. Tav. XII, n. 6. 7. Paolo IV (1555-59) Scudo d'oro. ì& - -PAVLVS- IMI -PONT MAX Stemma. 9 — -BONONIADOCET Croce gigliata. Al basso stemma Carafa a s., stemma della città a d. Tav. XII, n. 7. CAMERINO. 8. Gio. Maria Varano (15 11-27) Zecchino. & — + IO • MARIA CAMERINI • DVX • * Busto a destra, testa nuda. 9 - * LEO • X • PONT • MAX • DECORAVIT Stemma. Tav. XII, n. 8. 9. Giulia Varano (1527-38) Zecchino. & — * IVLIA DE • VARANO • CAM • DVX • Busto a sin. R) - CLEMENTIS-VII-CLEMENTIA- Stemma. Tav. XII, n. 9. FERRARA. io. Borso d'Este (1450-71) Zecchino. & - * BORSIVS • MARCHIO • ESTEN Stemma inquartato. F$ - SVREXIT • XPS • SPES • MA • La Risurrezione. Tav. XII, n. io. MACCAGNO. ir. Giacomo III Mandelli (1622-45) Ducato d'oro. <& — MO • NA • IAC • R • C • MAC • C • I • O • M • E S. Giacomo stante a d. collo stemma Mandelli; alPesergu 1622. 9 - * FERDIN II -ROMA- IMPE • SEMP • AVGV II globo crucigero. Tav. XII, n. 11. 34° ERCOLE GNECCH MANTOVA. 12. Francesco II Gonzaga (1484- 15 19) Doppio zecchino. & — FR-II • MR • MANTVAE Busto a sin., testa nuda. IJJ - -S-RE CONF- Stemma. Tav. XII, n. 13. 13. Federico II Gonzaga (1519-40) Doppio zecchino. & - FEDERICVS • Il • M • MÀNTVÀE Testa nuda a s. R) — L'Olimpo. In alto FIDES Tav. XII, n. 12. 14. Ferdinando Cardinale (1 612 26) Da sei doppie. & - FERDDG-DVXMANVI ET- M • F • IMI Busto a d. con berretto. Sotto MDCXV. 1> - • NON • MVTVATA • LVCE II sole raggiante. Tav. XIII, n. 1. MESSERANO. 15. Lud. II e P. Luca Fieschi (1521-28) Scudo d'oro. & — LVD • 7 • P • LVCAS • FLI3C • LAVA • CO • il • D Aquila bicipite collo stemma in petto. VÙ. — * AVE • CRVX • SANTA • ET • BENEDICTA Croce gigliata. Tav. XIII, n. 2. MODENA. 16. Massimiliano I (1513-14) Zecchino. & - : MÀXIL • RO • IMP • M • D Busto coronato a d. ljH - • S • GEMINI • MVT • PON • Il Santo seduto col pastorale nella sin. e la chiesa nella d. Tav. XIII, n. 3. PERUGIA. 17. Leone X (1513-21) Scudo d'oro. & - *LEO*PP*DECIMVS* Stemma. R/ - AVG-VSTA PERVSIA Grifo rampante coronato. Tav. XIII, n. 4. FALSIFICAZIONI DI MONETE ITALIANE 34I PISA. 18. Repubblica (Secolo XV-XVI) Zecchino. &> — • PROTEGE- VIRGO PISAX (sic). La B. V. sedente col Bambino. jl- — ,+• POPVLI : :• PISANI Croce pisana. Tav. XIII, n. 5. ROMA. 19. Clemente Vili (1592-1605) Zecchino. & — CLEM -Vili PONT- MAX Stemma. Ri — • IN • PETRA • EXALT • ME La Chiesa seduta .colla croce e la tiara. All'esergo G. T. Tav. XIII, n. 7. 20. Clemente IX (1667-69) Quadrupla. & — CLEM- IX- PONT -MAX • Stemma. R) - CANDOR-LVCIS • /ETERN/E La Concezione. Tav. XIII, n. 6. 21. Sede Vacante (1700) Scudo d'oro. P - SEDE- VACANTE • MDCC Stemma Spinola con padi- glione e chiavi. 9 — DOCEBIT • VOS • OMNIA Lo Spirito Santo. Sotto armetta Anguissola fra le lettere AN IVB Tav. XIII, n. 8. SAVOJA. 22. Carlo I (148290) Zecchino. B 7 - * KAROLVS ■ DVX • SABAVDIE • P • G Busto a d. con berretto. 9 - SIT-NOMEN- DOMINI • BENEDICTVM Scudo di Savoja sormontato dal cimiero alato. Tav. XIII, n. 9. SPOLETO. 23. Paolo II (1464-71) Zecchino. & — PAVLVS • Il • PONT • MAX • AN • I • Stemma. 9 - S • PETRVS • IN • PVIN • DVCAT S. Pietro stante. Tav. XIII, n. io. 342 ERCOLE GNECCHI Tutte queste monete sono fabbricate a Roma. Conosco perfettamente i nomi di chi le ha fatte e di quelli che s'inca- ricano di spacciarle. Fra questi ultimi purtroppo vi è qualche persona assai conosciuta, che gode la fiducia di molti e che occupa anche una buona posizione sociale. Mi spiace assai che il Codice mi impedisca di spiattel- larne qui nomi e cognomi. Ma, se non posso far questo, sono sempre disposto a dare a tutte quelle persone, che lo desiderassero, le notizie più precise intorno all' argomento ; e lo farò tanto più volentieri, se vedrò che questo ignobile commercio non dà segno di diminuire. La legge assai difficilmente potrà colpire questo genere di bricconi: ma essi saranno almeno bollati e segnati a dito dal pubblico disprezzo. Ercole Gnecchi. NB. — Avevo appena consegnato alle stampe questo breve cenno, quando un antiquario di Roma mi scrisse, proponendomi l'acquisto di due rarissime monete pontificie, nuovi prodotti della sullodata officina romana. Una di esse è il celebre doppio zecchino di Clemente VII col ritratto del pontefice, e, al rovescio, l'Angelo che scarcera S. Pietro (conio del Cellini). L'altra è un testone di Leone XI. Ho già detto più sopra, che, fra le falsificazioni, di cui non potei ancora avere fra le mani un esemplare, esiste un testone di Leone XI. Or ora seppi che quel testone porta al rovescio il S. Pietro stante colle chiavi. L'esemplare offerto a me, e del quale ho un'impronta, porta invece al rovescio il San Pietro seduto colla leggenda: s . petrvs . apostolvs e all'esergo roma, rovescio copiato servilmente da quello del testone di Pio IV (Cinagli, 5), stato battuto mezzo secolo prima! Sono dunque due altre monete da aggiungere alla lista delle falsificazioni da me data, e chissà se riuscirò un giorno a completarla! STUDI SULLA NUMISMATICA DI CASA SAYOJA Memoria Jlf. Alcune monete inedite di Vittorio Amedeo II La corona ducale di Savoja si era chiusa fino dall'anno 1634, quando Vittorio Amedeo I pretese al titolo regale su Cipro e Gerusalemme; nella mia Memoria II sulle monete inedite di Savoja ho presentato l'ultima moneta coniatasi per l'augusta Casa colla corona ducale, e la prima battuta colla corona regale^ 1 ). Nonostante però il desiderio e la pretesa, nonostante la mutazione araldica indi avanti seguita ininter- rottamente sulle monete, corona e titolo di re dovevano essere solo dal nipote del primo Vittorio Amedeo legalmente conseguiti. Vittorio Amedeo II, decimoquinto duca di Savoja, che dapprincipio pareva non dovere mai salire il trono per la precaria salute, che, salitovi, pareva non doverlo illustrare per l'indole remissiva che era una dipendenza della fisica debo- lezza, e che pareva finalmente doverlo perdere affatto quando i francesi erano per entrare in Torino, per decreto imper- scrutabile della divina Provvidenza vedeva inopinatamente in poco volgere di tempo la salute rinfrancarsi, l'energia a pari con quella trionfare, la fortuna affermarsi coli' eroismo di Pietro Micca e cementarsi colla vittoria del Principe Eugenio, il trono consolidarsi, estendersi i dominii a lungo impero (1) Rivista Italiana di Numism., Fascicolo-Omaggio, 1902, pag. 205, e segg. 344 A. F. MARCHISIO predestinati, e la regale corona scendergli incontestata sulla fronte. Il trattato di Utrecht, infatti, dell'i i Aprile 1713, colla completa restituzione degli antichi stati, con tanti forti e tante vallate, riconosceva al Principe l'eventuale diritto alla corona di Spagna, e gli donava il regno di Sicilia, togliendolo a Filippo V. Entrata finalmente la corona regale nella sua Casa, Vittorio Amedeo II volle cingerla solennemente nella Capitale del nuovo regno; tre mesi dopo la pace d'Utrecht gli Araldi dell'Ordine dell'Annunziata e dei SS. Maurizio e Lazzaro l'avevano pubblicata; il 21 Settembre il marchese d'Angrogna aveva annunciato in Senato e nella Camera dei Conti il titolo di Re di Sicilia assunto dal Duca; e il nuovo re, lasciando negli antichi stati il Principe di Piemonte, salpava il 3 Ottobre da Villafranca per Palermo, colla Regina Anna d'Orleans, col secondogenito Carlo Emanuele, che fu poi suo successore, e con la scorta di grande flotta; e nella capitale del nuovo regno veniva il 24 Dicembre incoronato con supremo splen dorè, assieme alla consorte. Col nuovo titolo del Principe era naturale si provvedesse all'emissione di nuove monete che questo titolo portassero; e vi si pensò e provvide, secondo le locali esigenze, sia per l'isola che per la terraferma. Per quanto si riferiva al Piemonte il Principe ereditario ivi rimasto a rappresentare il padre assente, con suo biglietto in data 27 Aprile 1714 (0 fece riaprire la zecca di Torino per fondervi luigi di Francia, garbellette ed ogni altra moneta esistente nelle tesorerie dello Stato, onde preparare le paste necessarie alla nuova mone- tazione; ordinava nel tempo stesso il cambio delle piccole monete estere, di argento (che causa le guerre che avevano avuto luogo, i disordini, i passaggi di truppe d'ogni paese, ecc. ingombravano i mercati) e ne proibiva la circolazione sia in Piemonte che in Savoja. Per quest'ultima specialmente, difettando la moneta spicciola, si era ventilato un momento (1) V. Promis, Monete dei Reali di Savoja, voi. I, pag. 306, e Archivio di Corte. Monetazione, M. 14, fol. 376. STUDI SULLA NUMISMATICA DI CASA SAVOJA 345 di riaprire la zecca di Ciamberì; ma l'occorrente per una adatta battitura colà difettava, e allora rimase la decisione che la zecca di Torino dovesse, sia per la Savoja che per il Piemonte, fornire le nuove monete ( x ). L'ottimo intagliatore Michele De-Fontaine, dopo oltre 40 anni di lavoro (sotto Carlo Emanuele II, la tutela, la reggenza, e il regno di Vittorio Amedeo II) essendo morto nella seconda metà del 1706, gli era succeduto Federico Vidman che fino dal 1699 era stato nominato secondo intagliatore a fianco del De-Fontaine, coli 'affidamento che gli sarebbe, alla morte, succeduto. Il Vidman adunque, sostituendo il vecchio maestro, aveva cominciato coli' intagliare i conii riportati dal Promis nelle sue tavole ai N. 23, 24, 25, 26, cioè doppie e mezze doppie, lire e mezze lire (1704); indi, alla morte del maestro, andato ad occuparne l'alloggio, aveva nel 1706 battuto pezzi da soldi 5 (Promis, N. 27) e nel 17 n doppie lire e scudi bianchi (Promis, N. 29, 30) ; tutte codeste monete hanno una speciale caratteristica, particolarmente nella capigliatura del Principe, mostrano una mano meno abile e sciolta nell'ado- prare il bulino e uno stile meno artistico nel concetto, senza che si possa propriamente dire ove difetto ci sia. Il N. 30 però, ultima delle monete coniate senza il titolo regale di Sicilia, e che fu lavorato lo stesso anno del N. 29, sia per la maggiore esperienza e perfezionamento acquistati dalP ar- tefice, sia forse per il maggiore impegno adoperato dacché si trattava di moneta più grandiosa qual era lo scudo bianco, si differenza in meglio da tutte le precedenti. Ma dove veramente si spiegò la conseguita abilità del Vidman, sì da poterlo dire pari al suo predecessore e maestro, fu nelle nuove monete che il principe ereditario, Luogotenente del re, aveva ordinate pel padre col titolo di re di Sicilia. Le prime monete battute in seguito al sovrano rescritto portano la data 1714 e sono la doppia d'oro e il pezzo d'argento da due lire, che si trovano nel Promis disegnate (1) Archivio di Corte. Monetazione, M. 14, fol. 210, 228, 319, 337, ecc. La zecca di Torino rimase così la sola di terraferma per Vittorio Amedeo li e per tutti i suoi successori fino a quando Carlo Felice fece battere a Genova una parte delle sue monete. 346 A. F. MARCHISIO ai N. 31 e 32. Di queste due monete, uniche finora da me conosciute in cui la testa del re abbia il collo nudo e la speciale caratteristica del profilo che ognuno può constatare, sembra pure non siansene coniate con altre date (salvo quello che dirò in seguito per la doppia d'oro) non avendone mai incontrate di data posteriore. Altra moneta del nuovo re non m'era nota prima d'ora fino al 171 7, di tipo affatto modificato, e quando si abolirono gli appaltatori, e si stabilì dal re ritornato in terraferma che la zecca fosse tenuta dallo stato ad economia; nella quale nuova fase della storia della zecca torinese Vittorio Amedeo partecipò il 4 Gennaio 17 17 alla Camera di aver data la direzione della zecca all'inten- dente generale di artiglieria Recaldini, con P incarico di no- minare tutti gli ufììziali e lavoranti, meno il maestro, al qual posto le notificava aver scelto il Commissario di guerra Bartolomeo Boyero, con l'ordine di battere per l'ammontare totale di due milioni di lire delle doppie, pezze da L. 3, 2, 1, '/a , e da un soldo l 1 ). La moneta invece, del tipo delle due sovracitate, colla data 17 14, che fui fortunato di acquistare, e che credo inedita, è una pezza da soldi 20, che viene così ad essere la terza di quelle originali coniate dal Vidman immediatamente dopo l'ordine avuto dal Principe di Piemonte, ed in assenza del re dai suoi stati di terraferma; eccone l'impronta e la de- scrizione : /->{<■ <& - VIC. AM. D. (t. SIC. IER. ET. CYP. REX. Testa di profilo a destra, collo nudo, e parrucca inanellata sul tipo franco. Un giro di perline sul lembo estremo. (1) Promis, Op. cit., voi. I, pag. 307. STUDI SULLA NUMISMATICA DI CASA SAVOJA 347 9 - DVX. SAB. ET. MONTISF. PRIN. PED. 8lC. 1714 All' esergo, in cartella S. 20. Nel campo stemma. Un giro di perline sull'estremo lembo. Dalla moneta in parola si deduce che il Vidman volle essere elegante nella formazione dei conii destinati alle mo- nete portanti il nuovo titolo; infatti, oltre al tipo artistico e speciale dato all'impronta del diritto, e per le tre monete poco dissimile, nel rovescio, contrariamente all'uso comunemente seguito, variò la parte ornamentale dello stemma in ciascuno dei tre pezzi, da una doppia, da soldi 40 e da soldi 20. È poi superfluo aggiungere che, come le due precedenti, anche questa lira appartiene alla zecca di Torino; in questo anno erano controllori Giuseppe Bella e Luigi De-Roy, che dura- rono fino alla nomina di Bartolomeo Boyero, sovra citato. Altra moneta di cui non conosco altro esemplare esi- stente, né scritto che ne parli o disegno che la riproduca è quella che presento qui avanti, dopo alcune linee di premessa, e che potei acquistare dagli eredi di un distinto storico e numismatico, il Sig. Can. Bosio, da molti anni defunto : Neir occasione che Vittorio Amedeo II fu a Palermo incoronato, fece battere in quella zecca ( x ) alla sua effigie, e colliquila di Sicilia avente la croce di Savoja in petto, quattro tipi di monete d'oro, cioè da onde tre, due, una, e mezza (Promis, N. 40, 41, 42, 43) quattro tipi di monete di argento, cioè pezzi da grana quaranta, trenta, venti e dieci (Promis, N. 44, 45, 46, 47) e due tipi di monete di rame, cioè pezzi da un grano e da tre cavalli (Promis, N. 48, 49). A codeste dieci monete battute a Palermo per la Sicilia manca l'aquila nella pezza d'oro da due onde (Promis, N. 41) e nella pezza d'argento da trenta grana (Promis, N. 45). Le due monete di rame sostituiscono l'effigie del diritto coll'a- quila di Sicilia. La moneta invece, che qui sotto riporto, e che è di rame puro, conserva l'effigie del sovrano nel di- ritto, e porta nel rovescio l'aquila colla croce in petto, come (1) Promis, Op. cit., voi. I, pag. 310. A. F. MARCHISIO 348 per le monete d'oro e di argento. Eccone disegno e descri- zione : & - VIC AM. D. ;, SUotÀxa, TeTpà*a)aa , ecc. Intanto per questo studio ho creduto bene di non servirmi né della scala del Mionnet, ne tampoco della misurazione 412 G. DATTARI in millimetri, e mi sono servito del nome di frazioni e di oboli, cosicché frazione I, II, III, ecc. oppure i obolo, 2 oboli, ecc. Premetto che a complemento di questi studii feci analizzare più di cento monete dei due metalli, ossia una o più per ciascun regno. Un'analisi com- pleta non mi fu possibile ottenerla e ho dovuto ac- contentarmi di conoscere quante parti di argento o rame contiene ciascuna moneta; ammetto che una simile analisi sia concludente per metà; ciò non ostante è di qualche vantaggio e serve per questo saggio. Farò notare che le analisi ottenute variano da quelle che in parte furono già pubblicate, come pure variano i pesi nella loro media, per cui durante questo studio ho preso i dati da ciò che io stesso ho potuto esperimentare e non ho tenuto conto dei pesi e delle analisi anteriori. Per ultimo dirò che il lettore troverà questo studio quasi privo di richiami di classici o altri au- tori e ciò feci determinatamente, affinchè i dati che sto per dare fossero quelli rivelati dalle monete stesse. Parte I. La monetazione da Ottavio a Claudio I. L'Egitto, perduta la sua secolare indipendenza e congiunto alla grande famiglia romana, divenne una provincia di esclusiva proprietà dell'Imperatore, in- dipendente dal Senato. Ciò non ostante la storia della sua monetazione cammina di pari passo con quella di Roma e le due serie sono talmente concatenate che ogni innovazione, ogni riforma dell'una viene ri- APPUNTI DI NUMISMATICA ALESSANDRINA 413 sentita dall'altra ed ambedue muovono a nuove ì quasi contemporaneamente. La battaglia di Azio (30 A. C.) decise le sorti dell'Egitto e con esse quella della dinastia dei Lagidi; ma non fu che Tanno dopo che l'Egitto fece parte dei domini di Roma, In quello stesso anno Ottavio ricevette il titolo d'Imperatore, ed è con quel titolo che T Egitto emise le prime monete all' effigie del proprio conquistatore e fondatore della novella di- nastia (0. Ottavio, avocando a se l'assoluto comando e con- trollo sopra l'Egitto, s'insediava sul nuovo trono quale legittimo successore dei Lagidi, ed in prova di ciò, sulle prime monete che fece battere, mantenne il blasone di quella memorabile dinastia. Quelle monete sono del tutto simili a quelle di Cleopatra VII e le une e le altre furono battute nelle stesse officine di Alessandria (TT?) e di Memfis (M). 1 'ài Cleopatra VII. Ottavio. Queste prime monete di Ottavio sono talmente allacciate con quelle dei Lagidi che prima di andare più oltre è necessario un lieve cenno sulle monete della decaduta dinastia. Fino dall'81 A. C, allorché i romani infliggevano la prima disfatta all' Egitto, questo diveniva, per così dire, vassallo della Repu- blica Romana ed il senato romano gì' imponeva il (1) Gli Egittologi la chiamano, la XXXIII dinastia. 53 414 G. D ATT ARI re che meglio si prestava alle mene di Roma. In queir anno salì al trono Tolomeo XIII e subito furono battuti tetradrammi, i quali contenevano circa 67 % meno di argento di quello contenuto nei te- tradrammi dei precedenti regni, cioè a dire il peso venne mantenuto a grammi 14, ma di questi, solo grammi 4.43 erano di puro argento ed il resto di rame e altra lega (*). Questa nuova moneta venne dunque ad assimi- larsi al denaro della republica, di grammi 4,55. Perchè questo avvilimento nel valore del tetra- dramma? e perchè il suo valore venne giusto ad equivalere un denaro? È impossibile non ammettere che ciò non fosse fatto a scopo determinato. È risaputo che circa dieci anni prima di quest'e- poca, per un decreto emanato dal senato di Roma, vennero emessi dei denari suberati, nella proporzione di uno ogni sette di argento puro; quei denari in gran parte venivano inviati in Oriente, ove la moneta romana diveniva preponderante; cosicché quei de- nari, quelli non suberati ed i tetradrammi di To- lomeo XIII si trovavano in circolazione contempo- raneamente ed in contrade comuni. Non si conoscono tetradrammi di Alessandria emessi da Cleopatra VII; ma ci sono pervenute delle dramme, il maggior numero delle quali è su- berato ( 2 ). Quelle dramme ed i tetradrammi di To- lomeo XIII portano sul campo del rovescio un sim- bolo comune (la corona d'Isis). È chiaro che Cleopatra ponendo sulla dramma lo stesso simbolo che si tro- vava sopra quei tetradrammi, lo fece allo scopo (1) L'analisi di un tetradramma di Tolomeo X11I ha dato gr. 4,69 di puro argento. (2) Allorché la dramma era tutta di argento, pesava giusto gr. 3,90 come il denario. Appunti di numismatica alessandrina 4*5 di assimilare l'estetica delle due monete, e si può ritenere con tutta sicurezza che i tetradrammi bat- tuti durante il lungo regno di Tolomeo XIII «dall' 81 al 58 A. C.) avevano corso ai tempi di Cleopatra VII e quindi allorché i romani s'impossessarono del- l'Egitto. Dal fatto che Ottavio fece battere del nume- rario di bronzo simile e di egual peso a quello di Cleopatra VII, si può dedurre che il tetradramma di Tolomeo XIII e la dramma di Cleopatra VII, ri- masero a far parte del sistema monetario. Nel 27 A. C, Ottavio fu nominato Augusto, e delle nuove monete vennero battute in Egitto, le quali portano quel nuovo titolo. Per alcune di queste T epoca dell'emissione è difficile precisarla e non è che con l'aiuto dell'effigie di Augusto nelle mo- nete di Roma, come pure da certi rovesci comuni alle due serie, che approssimativamente si può asse- rire che le prime di quelle monete non vennero bat- tute prima del 19 A. C. e con molta probabilità lo furono nel 15 A. C, allorché in Roma veniva riat- tivata la monetazione del bronzo. Per comodo della dimostrazione ed affinchè il lettore con minor fatica possa seguirmi nel pelago in cui sto per condurlo, do qui un prospetto di tutte le monete di questo regno e che fanno parte della mia collezione, e con l'aiuto di quello tenterò del mio meglio per definire le fasi e la metrologia di questa complicata monetazione. Una scorsa alle impronte che abbiamo davanti a noi, per quanto superficiale, sarà sufficiente a di- mostrare che l'estetica delle monete di un gruppo, 416 G. D ATT ARI ossia di quelle che si vedono in una colonna, diffe- risce di molto dall' estetica delle monete degli altri gruppi. Oltre T estetica vi sono altre notevoli differenze, i cui tratti principali sono i seguenti : i.° Gruppo (i. a colonna). Tutte le monete por- tano al diritto la leggenda di IEBAITOI, e quella di KAIIAP oppure di KAIZAPOI al rovescio ed anche vi- ceversa. Sopra di alcune la testa di Augusto è nuda, sopra altre è cinta dal lauro; in altre la testa di Augusto non comparisce. 2.° Gruppo. Queste monete sembrano appar- tenere ad emissioni speciali e sono miste. 3. Gruppo. Alcune monete sono del tutto anepigrafi, altre, dalla parte del rovescio, portano scritto IEBAITOY. La testa di Augusto appare su tutte le monete ed è cinta dal lauro. 4. Gruppo. Sono simili a quelle del terzo gruppo; ma sono tutte anepigrafi. La tecnica delle monete del primo gruppo, non è uniforme. Le tre prime monete (frazioni I, II, III) uscirono senza alcun dubbio dalle stesse officine ove furono battute le prime monete di Ottavio. Le mo- nete delle frazioni IV e Vili presentano una tecnica nuova, benché egiziana, e rassomigliano un poco a certe monete battute sotto Cleopatra VII, ma non nelle officine contromàrcate con n e M. Quelle delle fra- zioni VI e VII sono di una tecnica che si ritrova nei tempi anteriori a quelli di Cleopatra VII. In una parola, tutto porta a credere che furono battute in differenti officine e in differenti epoche. Nelle monete del secondo gruppo, la tecnica delle tre frazioni I, II, III, si avvicina a quella delle frazioni IV e Vili del primo gruppo, e come quelle, i tipi sono appiattiti. Quelle delle frazioni VI e VII, benché di cattivissima conservazione, rassomigliano APPUNTI DI NUMISMATICA ALESSANDRINA 42 1 alle frazioni sorelle del primo gruppo. Le monete del terzo gruppo appartengono tutte ad una stessa officina ed hanno quelle caratteristiche che distin- guono le monete alessandrine da quelle delle altre serie. Le monete del quarto gruppo uscirono pure da un' unica officina, ma differiscono dalle monete di tutti gli altri gruppi per il loro contorno del diritto che è tagliato quasi ad angolo retto ed i tipi sono di pochissimo rilievo, cosa che non si riscontra sotto alcun altro regno. Non ostante tutte queste visibili differenze, le monete dei quattro gruppi appartengono ad uno stesso sistema monetario, riformato a più riprese. Prima di passare a definire la metrologia di queste monete è necessario stabilire quale era la moneta d'argento che aveva corso all'epoca in cui furono emesse quelle monete di bronzo. Il Mommsen (0 è di opinione che il denario di Augusto rimpiazzasse il tetradramma. Per quanto grande sia 1' autorità dell'eminente numismatico, mi permetto dire che praticamente ciò non sembra possibile. Augusto dopo avere battuto lui stesso delle mo- nete di bronzo il cui valore non era reale, le abolì. Se dopo questa abolizione, come vorrebbe il Mommsen, l'aureo rimpiazzò l'ottodramma ed il de- nario il tetradramma, perchè le nuove monete di bronzo appartengono ad un sistema ponderale dif- ferente da quello delle monete di Roma dello stesso metallo? Cambiato l'oro, cambiato l'argento, tanto valeva cambiare anche il bronzo e farlo dello stesso peso di quello di Roma, dotando così l'Egitto dell'i- dentico sistema monetale di Roma. (i) Mon. Rom. § XIX. L'Egypte reunie en 724. 422 G. DATTARI Come vedremo in appresso, nessuna frazione delle nuove monete di bronzo battute da Augusto in Egitto, è in rapporto con le monete di rame o di oricalco di Roma, ed è impossibile per il denaro di trovare i suoi multipli o le sue divisioni tra le nuove monete di Augusto d ; Egitto. L'aureo per sicuro aveva corso ed il denaro pure; ma un corso libero e nelle grandi città del Delta; ma non forzoso, specialmente sulle rive del Nilo. Lo stesso autore conclude: « non seulement l'è- mission des anciennes pièces d'argent dut étre arretée, mais toates les pièces d'argent qui étaient alors en circnlation furent nécessairement retirees. » A questa asserzione, le prove difatti sono con- trarie, e queste prove materiali e positive che invoco, sono i grandi ritrovi che furono fatti e si fanno quasi ogni giorno, di tetradrammi di Tolomeo XIII con i quali e non altrimenti vengono pure ritrovati i te- tradrammi emessi da Tiberio ('), e se quelle due mo- nete non avessero avuto corso contemporaneo, non si ritroverebbero sempre in compagnia. Se dunque i tetradrammi di Tolomeo XIII erano in corso ai tempi di Tiberio, con più forte ragione dovevano esserlo ai tempi di Augusto; per cui il tetradramma non venne mai tolto dalla circolazione ne prima riè dopo Augusto. Stabilito che Augusto mantenne il tetradramma, le monete di bronzo che fece battere dovevano es- serne le divisioni. La monetazione degli ultimi Lagidi seguì la corrente della corruzione e dello sbandamento in cui furono trascinate tutte le altre istituzioni; cosicché (i) I tetradrammi di Tiberio non si trovano mai soli che causal- mente uno o due, oppure, ma raramente, qualche pezzo, tra le monete di Claudio. APPUNTI DI NUMISMATICA ALESSANDRINA 423 il sistema monetale che Augusto aveva ereditato \ una parte del sistema ed anche vizioso. Augusto riattivandola monetazione del bronzo non si dipartì dall'antico sistema: ma lo modificò onde stesse più in rapporto con l'avvilita moneta di argento (il tetra- dramma di Tolomeo XIII). Sarebbe necessario di sapere al giusto qual«- i il peso dell'unità del bronzo ai tempi dei Tolomei. Per il momento le teorie sono differenti. Chi vede in quelle monete la divisione dell'Uten, altri il peso attico; tra questi, il Poole (0 il quale porta per ragione che è inverosimile che il peso egizio potesse essere imposto agli abitanti di Cipro e della Cire- naica. A questa ragione io oppongo l'obbiezione che non panni verosimile che i Lagidi imponessero il peso attico alla provincia più vasta dei loro domini ed alla sede del loro regno. Ritengo più plausibile che il bronzo Tolemaico basa se le sue divisioni sul peso dell'Uten e che la sua unità pesasse gr. 2,92. È ben vero, come dice il Poole, che la differenza dei due sistemi ponderali è minima; però farò osservare che per le monete tolemaiche di bronzo, se il peso attico si confà con le monete delle piccole frazioni, non è così per le maggiori frazioni, i cui pesi medi più si avvicinano alla divisione dell'Uten che a quella del sistema attico. L'unità del peso di gr. 2,92, era in relazione con il tetradramma allorché questo pesava gr. 14 di puro argento. Il tetradramma di Tolomeo XIII es- sendo stato ridotto a un quarto del primitivo valore, era necessario che l'unità del bronzo venisse ridotta proporzionalmente, ossia ridotta ad un quarto del peso primitivo, cioè da gr. 2,92 che era, dovrebbe portarsi a gr. 0,73. (1) Catalogue of greek coins. The Ptolomies Kings of Egypte. 424 G. DATTARI Se Augusto avesse mantenuto a gr. 2,92 il peso unitario del bronzo, tanto valeva lasciare il sistema vizioso che funzionava allorché s' impossessò del- l'Egitto. Non vi è dubbio che tra le modificazioni fatte da Augusto, prima tra queste fu la riduzione del peso unitario del bronzo portandolo a gr. 0,73, come lo provano le di lui monete della più piccola frazione. Ignorando come fossero denominate le frazioni del bronzo, tanto per mio comodo come per chi mi legge, le chiamerò oboli; per cui, un obolo, due oboli, ecc. Stabilito che l'unità del bronzo pesava gr. 0,73, troviamo che dal bel principio furono emesse sette differenti frazioni (vedi prospetto-monete del primo gruppo) e molto probabilmente anche un' ottava fra- zione, che un giorno potremmo trovare. Siccome le monete del primo gruppo sono man- canti di data, mentre quelle del secondo la portano e la prima che si riscontra sopra queste è dell'anno ventesimo, si può ritenere che tutte le monete del primo gruppo furono emesse fra l'anno 19 oppure 15 A. C. ed il 9-8 A. C. Abbiamo constatato che nelle monete del primo gruppo, la tecnica presenta delle varianti, e perciò devono essere state emesse a diversi intervalli. Se Augusto avesse introdotto un nuovo sistema mone- tario, sarebbe quasi assurdo l'asserire che fino dal bel principio non furono battute le monete di tutte le frazioni di cui doveva comporsi il nuovo sistema: però, come si è detto, Augusto modificò il sistema e quindi le modificazioni le fece a poco a poco, facendo emettere per prime quelle frazioni che più delle altre erano richieste dalle necessità commerciali. Questo sistema di emissione non deve stupire, giacche lo ritroviamo anche in appresso. Lo stesso APPUNTI DI NUMISMATICA ALESSANDRINA 425 avvenne sotto di Nerone allorché il sistema cambiò; anzi questo andamento nella emissione delle monete ci avverte, che, se a certe epoche, un tale imperatore non emise monete di date frazioni, ciò non significa che il sistema monetario fosse menomamente mo- dificato. 3- Abbiamo detto che anche le monete del secondo gruppo vennero battute a differenti intervalli, e le date che esse portano ne fanno fede. Quelle date sono, anno 2o mo , 2i mo , 28™, 35 mo e 38™; di più, vi sono le monete con la leggenda di TTATHP TTATPIA • 2 che sono mancanti di data, ma tale mancanza viene giusti- ficata dalla leggenda stessa (*). Ho detto che la data più bassa che si trova sulle monete di Augusto è Tanno 2o mo . Questa data venne indicata con la lettera K non accompagnata dal segno L (per anno). La mancanza del segno ha dato luogo a tutti gli autori, di domandarsi se quella lettera voleva veramente significare anno 20 m0 . Per non ripetermi oltre il bisogno, rimando il lettore al mio appunto N. 2 ( 2 ), ove tra le altre con- (1) Queste monete vennero sempre classificate all'anno 27110 del regno di Augusto, ma invece appartengono al 2Ó mo . Augusto ricevette l'onorifico nome di Pater Patriae nel 2 A. C Quell'anno faceva parte di due anni Alessandrini cioè: dal 29 Agosto 3 A. C. ( dal 30 Agosto 2 A. C. 10 J dal 2 9 A S° sto 3 A. C. ( \ al 29 ,, 2 A. C. 27 \ 26m , al 28 „ 1 A. C Il nuovo titolo fu conferito ad Augusto alle calende di Febbraio, 2 A. C, per cui quelle monete con TT TT appartengono all'anno 2Ó mo e non 27^0. (2) Rivista Italiana di Numism., ecc. Anno XIII, fase. Ili e IV, 1900. 54 426 G. DATTARI clusioni, dimostrai che nell'anno 2o mo (9-8 A. C.) di Augusto furono riattivate le date sulle monete. L'origine del segno L è stata materia bastante- mente discussa e benché vi siano molte probabilità che quel segno rimonti fino ai tempi Faraonici, ciò non ostante l'ultima parola non è stata ancora pro- ferita e mi guarderò bene, almeno per il momento, di entrare su questo argomento. Dirò solo che i To- lomei da prima datarono le loro monete omettendo il segno, e questo non fu usato che assai tardi e di preferenza lo posero sulle monete di argento, giacche sopra quelle di bronzo, se si eccettuano le assai rare monete di Philopator I e quindi di Philo- metor I, tutte le altre ne sono prive. Allorché quel segno cominciò ad apparire sulle monete Tolemaiche (di argento), venne scritto della stessa grandezza delle lettere (cifre) e fu posto sulla stessa linea (LK); con l'andare del tempo, fu posto un poco più in alto che le cifre (Lk) e sotto gli ultimi Tolomei lo scrissero La Le ed anche molto sovente il segno (sotto Tolomeo XIII in particolare) era divenuto una semplice linea Ih ■ h ■ 'e Ai tempi di Augusto quel segno apparisce di- stinto sopra due monete dell'anno 28™ e venne in- dicato in una maniera affatto nuova, cioè, |K H ed a partire dell'anno 35™ fu adottato lo stile dei Tolo- mei (LAE) e così lo si trova scritto fino all'anno 42™°,- con la differenza, che sotto i Tolomei il segno non venne mai diviso dalle cifre, mentre che lo fu sotto di Augusto (L a destra, MA a sinistra). Dunque il segno ebbe la sua evoluzione sotto Augusto, come l'ebbe sotto i Tolomei. La lettera K sulla moneta di Augusto occupa tutta la faccia di un altare. Non mi sorprenderebbe che un giorno, potendosi trovare una di quelle mo- nete a fiore di conio, trovassimo che il segno L esiste; APPUNTI DI NUMISMATICA ALESSANDRINA 427 ma stante la sua straordinaria grandezza, il segno si confonde con gli ornamenti lineari dell' attore, cioè a dire: Quella stessa lettera si trova sopra un' altra moneta con il tipo di una prua di nave, ed anche su questa il segno può perdersi con le linee della prua, cioè: D'altra parte cosa altro può significare quella lettera? Certamente non la parola K[ai2AP02] perchè quel nome è giù sulla moneta in tutte lettere. Signi- ficare il suo valore? Non è possibile; il suo peso di grammi 6,30 non si accorda con il peso di 20 unità per quanto piccola l'unità potesse essere. È fuori di questione che voglia ricordare i vigennalibus ; giac- ché, se Augusto fu l'institutore dei voti, non si pos- sono confondere quelli fatti da lui con quelli dei suoi predecessori. Dunque la lettera K deve semplicemente signi- ficare anno 20 mn . 4- Le monete dei due primi gruppi ebbero corso contemporaneo e probabilmente non furono tolte dalla circolazione, che poco dopo il 38 mo anno, iu cui ebbe principio l'emissione delle monete del 3 gruppo, le 428 G. DATTARI quali appartenendo alla stessa riforma di quelle del 4° g ru PP°> possono essere trattate collettivamente. Amalgamando le frazioni delle monete dei due primi gruppi troviamo dieci differenti frazioni, che, per il momento, chiameremo di 25, 20, 15, io, 8 %, 8, 5, 4, 2, 1 (oboli), ritengo fermamente che la fra- zione IV del primo gruppo fu ben presto abbando- nata e rimpiazzata dalla frazione V del 2 gruppo. Probabilmente anche la frazione di 25 oboli venne per tempo abolita, e in tale maniera le frazioni ri- masero otto. Le monete emesse dal 38™ al 42™ (3 e 4 gruppo) appartengono allo stesso sistema ponderale delle mo- nete primitive, con la differenza che certe monete, emesse nei primi tempi, vennero abolite e ne furono introdotte delle nuove. Passiamo alla relazione fra le monete di Roma e quelle dell'Egitto, all'equivalenza del bronzo ales- sandrino con il tetradramma. L'aureo che senza alcun dubbio aveva corso in Egitto, doveva trovare la sua divisione nel tetra- dramma di Tolomeo XIII ancora in corso ai tempi di Augusto. Il denaro di Augusto conteneva gr. 3,90 di argento, talché 25 denari contenevano un intrinseco di gr. 97,50 di argento puro. Abbiamo detto che il tetradramma di Tolomeo XIII conteneva gr. 4,43 di argento puro, tenendo conto che ne conteneva pure g r - 9>57 di rame ed altra lega. Il suo valore era dunque superiore al denaro. il peso del rame contenuto nel tetradramma a lungo andare diveniva quasi un valore reale, giacche cento tetradrammi contenevano circa il peso di cento assi di rame e quello dovette essere preso in consi- derazione; però, dato che all'epoca di Augusto i te- tradrammi in questione, stante la prolungata circo- APPUNTI DI NUMISMATICA ALESSANDRINA 429 lazione, avevano perduto assai del valore d'argento, dato ancora che i tetradrammi dei primi anni di To- lomeo XIII pesavano meno di quelli degli ultimi anni, si può dire che tutto considerato, il valore di rame contenuto nei tetradrammi veniva a compensare le perdite che ho accennato. Dunque, tanti tetradrammi, il cui valore di ar- gento puro eguagliava il peso dell'argento contenuto in 25 denari, equivalevano a un aureo. Su questo caso troviamo che 22 tetradrammi di Tolomeo XIII contenevano gr. 97,46 d'argento puro, per cui le due monete di argento stavano tra loro come 25 a 22. Sotto di Augusto le monete di bronzo d'Egitto e quelle di Roma non vennero mai assimilate tra loro, se non per quella naturale assimiglianza che esisteva tra i diversi sistemi ponderali dell'antica Grecia con il semionciale di Roma; sistema che sap- piamo venne adottato nell'89 A. C, allorquando la Repubblica sempre vittoriosa andava conquistando e sottomettendo l'Oriente, ove l'aureo ed il denaro trovavano buona accoglienza. Sia che a Roma si trovasse che la riduzione dell'asse rispondesse meglio ai bisogni del giorno, sia che dietro le conquiste, di cui ho parlato, Roma volesse ridurre la sua mo- neta di bronzo più affine alle monete dei differenti paesi che aveva e che intendeva di conquistare, la riduzione dell'asse, che chiamiamo semionciale, venne fatta in proporzioni minori di quelle della vera divi- sione dell'asse di 16 onde. Quello scarto bastò per ridurre il sistema ponderale delle monete di Roma tanto simile ai sistemi ponderali dell'Oriente. Le monete di Augusto di Roma non trovano le loro equivalenti, tra le monete di Egitto, se si ec- cettua la moneta della seconda frazione (i° e 2 gruppo) il cui peso medio si avvicina al peso del dupondio; 430 G. DATTARI ma questo essendo di oricalco e le monete di Ales- sandria tutte di rame, le due monete non erano una l'equivalente dell'altra W, Quattrocento assi di Roma pesanti un totale di grammi 4800 equivalevano a un aureo e quindi a 25 denari ed a 22 tetradrammi; dunque tanti oboli, il cui peso totale era di grammi 4,800, doveva equivalere a 400 assi. Nel caso presente troviamo che 6600 oboli del peso di gr. 0,73 hanno un peso totale di gr. 4800; per cui un tetradramma equivaleva a 300 oboli. Con questo risultato otteniamo: Gruppo Peso normale Gr 1 I. 12 monete di 25 oboli l8,20 = 1 Tetradramma I. II. III. 15 » 20 » Ho 6 mm • III. IY. 20 » *5 >> 10,92 = » III. IY. 30 • IO » 7,28 = » I. n V 8 7 3 i » 6,i8) 2,18} — V II. III. IY. 37 » 8 » 5,82) }) ì 1 4 n 2,92) II. III. IV. 60 5 » 3»64 =• MI. 75 4 » 2,9 r = I. II. III. IY. 150 » 2 » 1,46 = 1. II. 111. IV. 300 V 1 » °>73 = Io credo che questo risultato sia oltremodo sod- disfacente, giacché comparando i pesi normali con i pesi medi delle monete che si trovano nel prospetto è facile vedere che non siamo lontani dal vero e pos- (1) L'analisi dimostrò che una moneta di Augusto della frazione II del io gruppo contiene io o/oo di argento, mentre l'analisi di altre monete dimostra che non vi si trovava punto argento. Per una moneta di bronzo di Galba l'analisi ha dato 30 0/00 di argento e per una di Antonino ha dato io 0/00; mentre l'analisi di altre monete di questi stessi imperatori non dava alcuna traccia di argento. APPUNTI DI NUMISMATICA ALESSANDRINA 431 siamo con qualche ragione concludere che il bronzo d'Egitto ai tempi di Augusto non venne assimilato con quello di Roma e la monetazione in corso era: 1 Aureo = a 22 Tetradrammi 1 „ = a 88 Dramme 1 Tetradramma = a 300 Oboli 1 Dramma = a 75 „ §5. La straordinaria attività della fabbricazione delle monete di bronzo negli ultimi quattro anni di Au- gusto cessa instantaneamente con l'avvenimento di Tiberio al trono. Nel suo quarto anno di regno ap- pariscono le prime monete di bronzo di tre sole fra- zioni, corrispondenti alle monete di Augusto di io, 8 e 2 oboli. L'estetica, al pari della tecnica di queste monete, rassomiglia a quelle del 3 gruppo di Augusto. Le monete di io e di 8 oboli hanno la testa di Tiberio senza l'alloro; sono prive del titolo dignitario e portano la semplice leggenda di TIBEPIOY oppure semplicemente TIB, caratteristiche tutte, appropriate alle monete di un Cesare. Le monete di 2 oboli al contrario hanno la testa cinta dall'alloro e la dignità è accennata con le lettere I E ( J ) per ZEBAITOI. Quantunque non sia riuscito a spiegare la ragione di queste diversità, si può indubbiamente ritenere che le une e le altre appartengano a Tiberio Augusto. Sotto questo imperatore, a quanto appare, la monetazione del bronzo fu scarsa e di poca durata, (1) Dattari, Appunti di Numism. Alessandrina, N. IV, Rivista citata. 432 G. DATTARI giacché non si trovano date più alte dell'anno 6.° Ces- sando remissione del bronzo Tanno successivo (7 mo ), vennero emessi dei nuovi tetradrammi di un tipo unico, come quelli dei Tolomei; ma l'aquila dei La- gidi fece posto alla testa di Augusto con la corona radiata W. Di questi tetradrammi da prima si fecero delle emissioni ad intervalli, cioè, la seconda emissione data dell'anno n mo , una terza del 14™, ed a partire dell'anno i8 mo non cessarono che alla morte di Tiberio. Il peso normale di queste nuove monete era di gr. 14; dall'analisi di tre tetradrammi risulta che il loro contenuto di argento è gr. 4,200, gr. 4,187 e gr. 1,260. Siccome possedo una di queste monete che è suberata, ritengo che anche quella di gr. 1,260 lo era pure essa ; per cui non ne terremo alcun conto. Le monete di Tiberio che feci analizzare ave- vano subito un bagno nell'acido solforico, perciò persero del loro peso e valore. Abbiamo provato che questi nuovi tetradrammi e quelli di Tolomeo XIII erano in corso contem- poraneamente ; sarebbe diffìcile supporre che i te- tradrammi di Tiberio avessero minore valore degli altri; per cui la differenza di 0,230 che risulta in meno per i tetradrammi di Tiberio deve essere addebitata in gran parte al bagno che ricevettero e all' ossi- dazione. Le monete di bronzo e quelle d'argento di que- sto imperatore essendo di egual valore di quelle dei tempi d'Augusto, bisogna convenire che il sistema monetario non cambiò. Questo viene ribadito dal fatto che, stante la piccolissima quantità di monete (1) D att ari, Appunti, ecc., N. Vili, Rivista citata. APPUNTI DI NUMISMATICA ALESSANDRINA 433 di bronzo battute sotto Tiberio, è certissimo che durante questo lungo regno abbiano continuato ad essere in corso anche le monete di Augusto. § 6. il regno di Caligola, che non ha guari era una lacuna nella numismatica Alessandrina (0, oggi non lo è più, e non ostante il numero ristretto di esem- plari i quali con sicurezza si possono assegnare a questo corto regno, la storia della sua monetazione può essere rintracciata. Caligola battè solo monete dell' ultima frazione (i obolo), ciò forse perchè fino dai tempi di Augusto non erano state battute monete di questa frazione e, data la loro minuscola grandezza, sparirono dalla circolazione e più dell' altre se ne sentiva la man- canza. Non credo che sotto di Caligola sieno state battute monete di maggiori frazioni; questa ipotesi la deduco dalla logica, giacché io penso, che se ne fos- sero state battute, sarebbero più facili a ritrovarsi di quelle che non lo siano queste microscopiche che da poco conosciamo, ma che da assai tempo vaga- vano nei diversi medaglieri, classificate ora a un im- peratore ed ora a un altro. Dalla pubblicazione del mio appunto N. 5 e da quella del Catalogo della mia collezione ho fatto l'acquisto della monetina di cui do qui sotto T im- pronta: • (1) Dattari, Appunti, ecc., N. V, Rivista citata. 55 434 G. DATTARI La fabbrica ed il tipo del rovescio convengono benissimo a Caligola; non può appartenere a Augusto e nemmeno a Tiberio e poco probabilmente a Claudio oppure a Nerone. Se la mia classificazione è giusta, questa moneta è la prima conosciuta in questa serie ove si trovi l'effigie di Caligola. Il suo peso è di gr. 0,75 (peso normale del- l'obolo) ed è mancante del segno L. È noto che appena Claudio giunse al potere, sua prima cura fu il riordinamento in tutto l'impero, dei pesi e delle monete. I tetradrammi di Tolomeo XIII erano ormai frusti ed avevano perso assai del loro peso e valore. Le monete di bronzo di Augusto e le poche emesse nei primi anni da Tiberio, essendo state per tanti anni in circolazione, richiedevano di essere rinno- vate. Caligola, come abbiamo veduto, non aveva emesso altre monete che quelle di un obolo ed in piccola quantità. Dunque l'Egitto era forse la pro- vincia di tutto l' impero che più d'ogni altra necessi- tasse di numerario. Tutto questo viene rispecchiato dall' attività della fabbricazione delle monete dei due metalli che avvenne subito nel primo anno del regno di Claudio. II riordinamento di Claudio che si verifica nelle monete di Roma lo si ritrova in quelle d'Egitto; ma mentre a Roma questo imperatore riportava il peso del denaro al suo primitivo valore, riduceva i nuovi tetradrammi d'Egitto di peso e di valore. APPUNTI DI NUMISMATICA ALESSANDRINA 435 Il loro peso fu portato a gr. 13, il valore del- l' argento a gr. 2,215 ossia la metà di quelli di Ti- berio, cosicché i nuovi tetradrammi e quelli prece- denti stavano tra loro come 44 a 22. I ritrovi ci provano che i vecchi tetradrammi furono tolti dalla circolazione. Nei primi sei anni di questo regno furono emesse in assai grandi quantità monete di bronzo e di argento; allorché successe una tregua fino all'anno decimo. A partire da quest' anno vennero emesse solo monete di bronzo di cinque frazioni. La riduzione del peso e del valore del tetra- dramma non cambiò il sistema della monetazione del bronzo; la quale solo subì qualche modificazione come vedremo in appresso. Mancano monete della più grande frazione (25 oboli) e quelle della più piccola (0,73 un obolo). Fu- rono abolite? oppure non furono battute perchè non se ne sentiva il bisogno ? È difficile rispondere a queste domande ; mi limiterò a dire che sotto di Claudio deve essere successo un cambiamento della moneta unitaria e questo lo vedremo più innanzi. Per le sei frazioni del bronzo battuto da Claudio, pesi e denominazioni non cambiarono; ma il numero di monete voluto di ciascuna frazione per equiva- lere un tetradramma era diminuito della metà; per cui 150 oboli equivalevano a un tetradramma, mentre sotto Tiberio abbisognavano 300 oboli il cui peso totale era di gr. 219,00; dunque la metà di questo di rame (gr. 109,50) doveva equivalere a un tetra- dramma di Claudio. Ciò stabilito abbiamo: 150 monete di 1 obolo di gr. 0,73 = gr. 109,50 = 1 Tetradr. 75 „ 2 oboli „ 1,46 - „ 109,50 - 37 » 4 n n 2,91 =gr. 107,671 1 „ 2 , , 1,46== , i l4 6\ 436 G. DATTARI 30 monete di 5 oboli di gr. 3,64 = gr. [09,20 = 1 Tetradr. 18 „ 6 „ 8 , 1 obolo ,, S.82 = „ 104,76} 0/= » 109,14 = « 0,73= „ 4,38) n 15 n io oboli » 7>3 2 r » 10 9 3 2 4 — » IO „ 15 • ; 10,92 = „ 109,20 = » 7 » 1 » 20 „ IO „ „ 14,56 = „ 101,92; » Per certe frazioni il risultato non è così sod- disfacente come quello ottenuto per Augusto, e non sarei niente stupefatto che un giorno potendo esami- nare un più grande numero di monete di buona con- servazione, di questo imperatore, trovassimo che Claudio aumentò il peso della moneta unitaria del bronzo; per il momento i pesi medi risultanti dalle monete che ho potuto esaminare non mi permettono di stabilire in maniera assoluta, che tale cambiamento successe sotto questo regno. Intanto farò notare che sotto di Claudio avvenne un riordinamento nell' amministrazione della fabbri- cazione delle monete. Sopra molte monete delle tre prime frazioni (20, 15 e io oboli), dinnanzi la testa dell' imperatore si vede una stella, altre monete di quelle stesse fra- zioni non l'hanno (in minorità). La mancanza e l'esistenza della stella doveva forse indicare in quali officine esse vennero battute. Sopra le monete che ho assegnato di quattro oboli, davanti la testa dell'imperatore vi è un segno simile ad un S rovesciato (3). Può darsi che quel segno dovesse rappresentare il valore (?), oppure doveva fare distinguere quella frazione dalla sua vicina di cinque oboli giacche il modulo dell'una è eguale a quella dell'altra (ma non il peso). Alla ripresa della fabbricazione che, come ab- biamo detto, avvenne nel io mo anno e continuò fino APPUNTI DI NUMISMATICA ALESSANDRINA 437 alla morte di Claudio; non furono emesse monete di argento e nemmeno quelle di bronzo di 20 e di 2 oboli; ma niente porta a credere che sia avvenuto un cambiamento. Si verifica però una vistosa diminu- zione nei pesi di ciascuna frazione e questo credo lo possiamo addebitare alla frode o meglio ancora allo stato semianarchico in cui erano ridotte tutte le ammi- nistrazioni governative gli ultimi anni di questo regno. Per quanto si è potuto rilevare la monetazione di Claudio era : 1 Aureo = a 44 Tetradrammi 1 „ = a 88 Didrammi ( J ) 1 Tetradramma = a 150 Oboli Prima di passare alle monete di Nerone sotto del quale avvenne una vera riforma del sistema mone- tario del bronzo e giacche le monete dei di lui primi anni sembrano appartenere allo stesso sistema di Claudio, innanzi finire questa prima parte credo utile dare un prospetto Metrologico, Cronologico, ecc., delle monetazioni che abbiamo fino adesso esaminato. (1) Claudio avendo ridotto il valore del tetradramma, sostituì il didramma alla dramma il cui valore era così ridotto che trovavasi molto prossimo al valore della maggiore frazione del bronzo, e per cui non era più necessaria. Il nuovo didramma venne ad avere lo stesso valore della dramma dei tempi di Tiberio; cioè a dire, sotto Tiberio i aureo era eguale a 88 didramme. Quella sostituzione sola, credo che provi bastantemente che Claudio ridusse il valore del tetradramma. o -4— > < a o •iH CS3 CTJ a> a o e ed o tv a © nj H - O Ih ri o o o •T— 1 o i— I o a o Vh o a? co o ri 5 una èva nto. i di a g „ C CJ fc~ rt . •-3 il £? £ ~ £5 N s « C3 E Ih < H O ^S2 ^H ^ RI !=3 > < . . ci co « O u 00 _ -a -a Os t> U ■p • • . o»~ SO SO ti- U Z o 0Ò ^sò T3 * Tf LO -^ re © a < O (J D H O li ^ CL, *0 C/) W l "" w OS UN . 5 se a o ^ ^ « 04 H OS M U O'J §« t> o °° m CN ^_ O io e SS— 2 ^ rt t« Os O w ^U E- 5^ M cn ce ^_ ctf Cd (3 d I— j CTS CV1 T3 -v -o -a — JS T3 i_ ^ -^ "^. »- -o— »^v *»^ Q o £3 "e= 5-h q-SO 1 1 1 OO 1 co io d?* = Tt- Tj- CSI O o e/) W (Ih 2iS 1 II* 1 rf CSI W O < UJ il fc 1 ° 1 1 1 1 ! 1 a — IO 1 1 1 - 1 f — co H . 00 IO 1 -i o i-( O cT co 1 oo 1 d m cT 1 1 o 1 1 1 ^ v 3_ CO O 00 1 COSO oo oo O LO M ,* ^t Os 1 ^j- 1 M < O nT ' h-T M m M 1 M 1 ^ ^* • tN o io SO Ov O < ^h 5- On CO SO I 1 oT cT ' 1 1 CSI Csf Ti- so LO . LO 5-i VO IO t> 1 1 ^ io 1 1 00 g oo SO t> £ D o N O O CO 1 ' còcò 1 1 00 co co co cu spi t« E - t3« a> o< — 2 3 ce o £5§ a co e lu e UJ . Ammesso ciò, non è chi non comprenda, come in un periodo di tempo così lungo le leggi, la religione, l'indole, i costumi di quella gente abbiano dovuto su- bire delle notevoli modificazioni, se non una radicale trasformazione; volere o non volere in un secolo e più succede sempre il lavorìo di adattamento alla nuova condizione dei tempi e dei luoghi: e però i fondatori di Agrigento, pur essendo di origine rodia e cretese, eran nati e vissuti nell' isola nostra, eran Sicelioti e Geloi. (1) Polibio, lib. IX, 27. (2) Tucidide, lib. VI. — Strabone, 272. 460 CARUSO LANZA Si noti anche questo: è accertato che Io statuto adottato nella nostra città fu bensì il dorico, ma mo- dellato su quello di Sparta, anzi che sul tipo del- l'isola di Rodi. Sappiamo da Aristotele che Sparta, alla sua volta, aveva tolto come modello del suo regime lo statuto di Creta ( l ). Ora, se da queste due proposizioni vogliamo inferire una qualche illazione, dobbiamo certamente venire a questa, che in prin- cipio l'elemento rodio in Agrigento non dovette avere una decisa prevalenza sul cretese; i Cretesi, di fatti, avrebbero imposto agli altri un regime politico, se non uguale, molto simile a quello della loro madre patria. Di più, il Picone sostiene con molto fondamento, che una diecina d'anni dopo lo stanziamento della colonia geloa nelle nostre contrade, sia qui venuta a fermarsi un' altra colonia di Tebani della Beozia, condotti da Telemaco della stirpe di Cadmo ( 2 ). Lo desume da ciò, che Telemaco stesso, dopo Falaride, fu re di Agrigento, e regnarono del pari, secondo lo statuto dorico, i suoi discendenti sino a Terone e Trasideo. Ebbene, non è possibile, che egli ed i suoi avessero ottenuta la suprema dignità dello stato, senza che avessero avuto la rappresentanza di una gens, di una tribù importante nella città (3). Telemaco poi, progenitore di Emmene, fu il capostipite della chiarissima famiglia degli Emmenidi, alla quale ap- partennero sempre le illustrazioni cittadine sino a Terone, Senocrate e Trasibulo. Sicché, secondo l'opinione del Picone, la quale a me sembra molto attendibile, non i soli Rodiotti, (1) Politico, lib. II. (2) Memorie storiche agrigentine, pag. 40. (3) 11 Prof. Pais — Storia della Sicilia e della Magna Grecia, pag. 187 — fa analoga supposizione parlando dei primi coloni di Reggio: dal fatto che Anassila, messenio di origine, arrivò a rendersi tiranno di quella città, argomenta che ivi fossero stati anche molti Messeni. SPIEGAZIONE STORICA DELLE MONETE DI AGRIGENTO 461 ma tre popoli diversi concorsero a formare il primo nucleo della popolazione agrigentina : Rodi, Cretesi e Tebani. Successivamente poi si unirono a questi una infinità di forestieri di nazioni diverse, i quali quivi affluirono per esercitare il commercio, ma che non ebbero mai veruna importanza politica nella città. Per concludere: tutto sommato, abbiamo un le- game di parentela fra la nuova colonia greca e Rodi, ma non così stretto, così intimo da indurre il con- vincimento che leggi, religione, usi e costumi li dob- biamo trovare necessariamente identici tanto a Rodi come in Agrigento. Gli ili. Holm e Schubring affermano che nella nostra città doveva essere specialissima la venera- zione al dio dei mari, e come fondamento e base della loro parola notano un solo dato di fatto, l'esi- stenza del tipo granchio nelle monete agrigentine ( l ). Lo Schubring anzi dichiara replicatamente, che di una cotanta religione, tolto quell'emblema, nel resto poi non se ne ha veruna testimonianza ( 2 ). La loro opinione mi pare che sia l' illazione di un sillogismo, le cui premesse sono storicamente vere; però sappiamo bene che in fatto di cose con- tingenti non sempre il metodo deduttivo porta a con- seguenze sicure, per quanto le premesse siano certe. Agrigento, è vero, crebbe prodigiosamente in popo- (i) Holm, op. cit, voi. I, pag. 542. ■ È lecito supporre che questo tempio fosse consacrato al culto di Nettuno, che tanto era caro agli Agrigentini, come è dimostrato dalle monete coi numerosi simboli di quel dio (granchi, delfino, polpo, Scilla). „ (2) Op. cit., pag. 188, .... su di che però non abbiamo alcuna tradi- zione scritta. Di certo anche senza questa testimonianza appare verosimile l'esistenza di tale culto, quando si pensi che la navigazione era la sorgente di ogni bene per la città.... Sono davvero caratteristici gli emblemi di Posidone, senza i quali appena qualche moneta appare, circostanza questa che ci apprende, che esso era una delle principali divinità agrigentine. 462 CARUSO LANZA lazione e ricchezze, col commercio marittimo; è vero altresì che nella coniazione delle monete non trasandò quasi mai il tipo granchio; ma da coteste premesse non credo che debba scaturire la necessità di quella illazione: dunque, doveva avere una predilezione pel dio delle acque, ed il granchio ne è il segno rap- presentativo. Essi intanto, arrivati a quella deduzione, si fer- mano, e non curano d'indagare più oltre e spiegarsi il perchè di cotesto fenomeno abbastanza eccezio- nale, quale sarebbe certamente il silenzio tenuto da tutti gli scrittori del tempo di fronte ad una sì grande venerazione. E la cosa riesce ancor più inesplicabile, se al silenzio stesso, ad un fatto che si può dire negativo, si contrappone un dato positivo, quello cioè delle molte notizie, arrivate a noi anzi da diverse fonti, relativamente al culto particolare ottenuto in Agri- gento da parecchi altri dei, semidei ed eroi: Giove, Apollo, Cerere e Proserpina, Vulcano, Esculapio, Acragas, Ercole, ecc.; ed anche di alcune divinità straniere, come il Giove Atabirio, l'Atena Lindia. Io ritengo, che là dove ci sia un culto devoto, un dio adorato con passione e affetto, quand' amore spira •_, canta il poeta e registra lo storico : Amor mi mosse, che mi fa parlare) avviene sempre così, ed è per questo motivo che abbiamo tante notizie relativa- mente alla religione dei cennati numi. Viceversa, il silenzio tenuto da tutti riguardo a Nettuno mi fa inclinare alla conclusione diame- tralmente opposta a quella degli ili. Holm e Schu- bring, o per lo meno mi induce a dubitare della esat- tezza della conclusione medesima. Silenzio assoluto degli scrittori del tempo e venerazione straordinaria — secondo me — costituiscono due termini, che non si possono facilmente conciliare. SPIEGAZIONE STORICA DELLE MONETE DI AGRIGENTO 463 Essi affermano che il granchio, rappresenti il culto di Posidone, notano che quell'impronta si trovi in tutte le monete agrigentine dalle più arcaiche alle seriori, e poi accennano essi stessi alla mancanza di notizie sul riguardo. Non si accorgono della grande antinomia, che vi ha in quelle due proposizioni. Quel tipo, è vero, si riscontra in quasi tutte le nostre monete; ma questo fatto costante, che si ripete per il corso di sei lunghi secoli, non può essere certamente senza alcun significato, ma deve alludere a qualche cosa, che i cittadini tenevano come sacra e cara : in un bel bronzo, che io conservo, quella figura vi è stata impressa due volte (Tav. XVI, n. 9), in tutti e due i lati della moneta 0). Ora, se io non m'inganno nel rilevare in qual conto era tenuto il simbolo granchio nella nostra città, in tale ipotesi ho ben ragione d'insistere nel dubbio sopra manifestato: tanta tenacia e tanto affetto nel voler esternare i sensi di quella devozione per Nettuno sta in perfetta antitesi alla mancanza di notizie scritte sul riguardo. Lo Schubring sostiene altresì che quella reli- gione sia stata importata in Agrigento dall'isola di Rodi : Questa probabilmente è la verità, cioè che Rodi nella nuova fondazione ebbe gran parte, come è chia- rito dal culto, dalle monete, ecc. ( 2 ). Neanche questo mi pare esatto. Il nome di Nettuno venne indicato ai Greci dagli Africani, i quali onorarono sempre quel dio a pre- ferenza degli altri numi (3). Fra gli Elleni, i soli Jóni ebbero la medesima predilezione; e le dodici città (1) È questa la moneta riportata da Mionnet, Description de Mèdailles antiques grecques et romaines, Sitile, Agrigentum, al N. 60. - (2) Op. cit, pag. 48. (3) Erodoto, lib. IL 464 CARUSO LANZA più ragguardevoli di quella gente eressero nella Micalia un grandioso tempio a Nettuno Eliconio, detto Panionio, dove si riunivano i rispettivi citta- dini per festeggiare quel dio, e trattare insieme gli affari più importanti, che li riguardavano (0. Vice- versa, il nume protettore dei Doriesi era Apollo con tutti i nomi, che gli si attribuivano, ed in ispecie il Triopio, che li aveva ricondotti nel Peloponneso, ed il Delfico, che li guidò sempre nelle varie emigra- zioni e colonizzazioni, particolarmente nei paesi oc- cidentali. Nettuno adunque il dio dei Joni, Apollo quello dei Dori, ed eran doriche tutte e tre le schiatte, che vennero in principio a fondare ed abitare Agrigento: Rodi, Cretesi e Tebani. Questo va detto in genere; e per ciò che ri- guarda più da vicino 1* isola di Rodi e la sua reli- gione, dirò che Diodoro Siculo nel Libro Insulare ( 2 ) smentisce addirittura l'opinione manifestata dallo Schubring; e quello, che accresce attendibilità allo storico di Agira, è questo, che egli stesso dichiara di avere attinto le sue notizie a fonte sicura ed ineccepibile, a Zenone Rodio, il quale scrisse la storia della sua patria. E sì che Zenone era al caso di conoscere la religione degli avi suoi e la propria. In quel libro troviamo le seguenti notizie : I Ro- diotti si dissero figli del Sole, ed al Sole innalzarono ab antico un magnifico tempio, venerandolo costan- temente con gran devozione al di sopra degli altri dei, quale autore della loro stirpe. Atti, emigrando in Egitto, vi fondò una città, (1) Erodoto, lib. I. (2) Lib. V, cap. XXT. SPIEGAZIONE STORICA DELLE MONETE DI AGRIGENTO 465 cui diede il nome del padre, Eliopoli; e sappiamo da Erodoto ( x ) che ivi gli Egizi tutti facevano una gran festa ogni anno in onore di Febo ( 2 ). Al contrario, i Rodiotti non dedicarono verun tempio a Nettuno. Uno ne fu eretto, ma non ad opera della repubblica o dei cittadini, sì bene da Cadmo figlio di Agenore. Costui — secondo la favola — allorquando fu mandato dal padre in cerca della sorella rapita, Europa, essendo stato colto in mare da violenta tempesta, fece voto a Nettuno di erigergli un tempio, se fosse uscito salvo dall'imminente pericolo. Appro- dato quindi a Rodi, adempiva al voto fatto; ma quando scioglieva le vele per seguitare le sue peregrinazioni, lasciava custodi e sacerdoti del tempio stesso, non i Rodi, ma dei Fenici. Queste notizie, che io tolgo da Diodoro, e vai quanto dire da Zenone Rodio, dimostrano chiara- mente, che in quell'isola il culto di Posidone non sia stato mai di ordine primario, tanto da doverci autorizzare a supporre che i suoi cittadini, emi- grando, portassero con se, ed innanzi tutto, quella religione; dessa a Rodi fu un'importazione straniera, e tale vi rimase fino ai tempi di Zenone, la qual cosa significa ad epoca posteriore alla fondazione di Agrigento, ed alla coniazione delle nostre prime monete. Si capisce bene che tutti gli dei dell'Olimpo erano venerati dagli antichi allo stesso modo, che tutti i santi del paradiso sono onorati da noi; ma non ogni santo costituisce il patrono di una città; e come Firenze ha il Battista per santo protettore e (1) Lib. II. (2) Quivi propriamente si festeggiava Ra, il Sole che si leva, a differenza di Alam, Sole che tramonta. 59 ^56 CARUSO LANZA patrono, Napoli S. Gennaro, Girgenti S. Gerlando (*>, così egualmente allora Rodi era sacra ad Apollo, come la Sicilia a Cerere, Cipro a Venere, Lipari ad Efesto. Per tanto, se una traccia della religione preva- lente a Rodi si vuol trovare in Agrigento, potrà aversi più tosto nel culto di Apollo, anzi che in quello di tutt ; altra divinità. Che se guardiamo la cosa in se stessa, objet- tivamente; se confrontiamo le monete delle varie città sicule da un canto, e dall'altro le agrigentine, fra loro, comprenderemo subito come si siano in- gannati ed Holm e Schubring nella interpretazione del simbolo granchio, e come sia inammissibile la cre- denza che queir impronta delle monete agrigentine debba richiamare alla mente un ricordo purchessia dell' isola di Rodi. Per ciò che riguarda Y opinione che il granchio alluda ad una città di rodia provenienza, io faccio rilevare questo estremo di fatto. In Sicilia ebbero monete con quella insegna le seguenti città: Erice, colonia di Elimi; Siracusa, corintia (Tav. XVI, n. n); imera (Tav. XVI, ri. io) e Catana, fondate dai Calci- desi; Leontini, pure calcidica, e che secondo Polieno, aveva nella sua popolazione molta parte degli origi- nari Siculi; Alunzio, città sicula; ecc. Viceversa, non incusse giammai quella figura in alcuna delle sue numerose monete Gela, la quale fu (i) S. Gerlando fu cugino di Ruggiero il Normanno, colui che cacciò i Mori e ripristinò la . religione cristiana in Sicilia. Egli fu il primo vescovo di Girgenti, dopo duecento anni e più della dominazione saracena, ed ebbe questa città come feudo. I suoi lo dissero Herr Land, signore del paese; gli agrigentini, udendolo così chiamare, credettero che quello fosse stato il nome di battesimo, e lo appellarono Gerlando. SPIEGAZIONE STORICA DELLE MONETE DI AGRIGENTO 467 colonia diretta di Rodi, ed alla sua volta madre pa- tria di Agrigento. Quest'osservazione mi sembra decisiva: se dav- vero queir impronta dovesse ricordare in qualche modo T isola di Rodi, si dovrebbe trovare, senza meno, nelle monete di Gela. Già il tipo più comune, anzi caratteristico delle medaglie rodie, è quello che porta il Sole nel diritto ed una rosa nel rovescio. Una moneta agrigentina poi col suo semplice aspetto dimostra nella maniera più evidente tutto Terrore, che ci è, nel voler attribuire a Nettuno il simbolo granchio. Quella moneta non fu conosciuta dagli antichi numismatici, e credo, sia stata pubblicata per la prima volta dal Salinas (0. È di argento, ed ha come figure principali: due aquile che divorano una lepre, da un lato, e dalT altro un granchio (Tav. XVI, n. 13). Il corpo di quel crostaceo però è costituito da una faccia umana di prospetto, ai lati della quale si innestano i peduncoli e le due branche, ed il tutto insieme così viene ad assumere la forma del granchio. La faccia è giovanile e imberbe. Non credo si vorrà mettere in dubbio il fatto, che tanto la figura del granchio semplice, come quella di cui ho parlato, dal volto umano, alludano egual- mente alla medesima idea, al medesimo soggetto: la figura in fondo è la stessa; soltanto quella faccia umana solleva abbastanza il velo dell' allegoria e di- mostra in modo più chiaro, che l'effigie di quel cro- staceo è un simbolo, e ben altro vuol significare di quello, che il suo aspetto rappresenta. (1) Op. cit, tav. vili. 4 68 CARUSO LANZA È quella una figura simbolica la quale si riferirà certamente ad un qualche dio, imperocché sappiamo benissimo, che gli antichi usaron sempre attribuire ai loro numi sembianza d'uomini e d'animali, e spesso ancora di animali col volto umano. Tornerò a parlare di cotesta interessantissima moneta; per ora mi basta fare intorno alla mede- sima questa sola osservazione : quella faccia da gio- vanotto, che v' è scolpita, deve farci scartare come cosa impossibile l'idea che con essa s'abbia voluto rappresentar Nettuno. I nostri padri antichi, infatti, davano a questo dio l'aspetto di un uomo di età matura, col volto adorno di maestosa barba. A cia- scun nume attribuivano forme, lineamenti, vesti ed ornamenti determinati (*), per mezzo dei quali, non solo essi, ma anche noi conosciamo tutti gli dei del- l'Olimpo, e senza tema di andar errati. E come non si può ammettere l'ipotesi che oggi un pittore ci volesse presentare l'immagine del Padre Eterno sotto l'aspetto d'un bel fanciullo, così egualmente non dob- biamo neppur discutere sulla possibilità, che gli an- tichi incisori volendo disegnare il volto di Posidone, l'abbian fatto a quel modo, giovane e senza barba. Questa moneta adunque basta da sola a sfatare l'opinione degli ili. professori: il granchio, simbolo di una divinità giovanile e imberbe, non può, non deve attribuirsi a Nettuno. Ho voluto esaminare e confutare largamente le idee di quei chiarissimi Maestri, e per quanto le me- desime siano sostenute da scrittori di tanto merito, tuttavia dissi, e credo aver dimostrato, di non trovarle accettabili per nessun verso: Posidone non ebbe culto (0 Sua quemque deorum. Inscribit facies. Ovidio, Metamorfosi, lib. VI, v. 74. SPIEGAZIONE STORICA DELLE MONETE DI AGRIGENTO 469 speciale in Agrigento; ed il granchio delle nostre monete, come simbolo, non può riferirsi a quel nume. Mi son dilungato di troppo, e lo comprendo; ma di fronte air autorità di quei forti campioni della sa- pienza tedesca, mi parve una doverosa necessità quella di giustificare ampiamente la mia parola. E dopo di avere criticato le opinioni altrui vengo ad esporre la mia idea in proposito. Mi occorre però di fare un' osservazione gene- rale sui tipi delle antiche monete, prima ancora di entrare direttamente neLT argomento, tanto perchè sia meglio inteso ed apprezzato quello che sarò per dire. In esse troviamo questo di speciale, che, mas- sime nelle più arcaiche, sono sempre rappresentati — mi si lasci passare la frase — la terra e il cielo delle città, che le hanno coniate : da un canto gli emblemi o le immagini degli dei e penati preferiti; e dall'altro, i prodotti del suolo, e ciò che di più rimarchevole era nell'ambiente, che circondava le città stesse. Abbiamo, come sopra osservai, il Sole nelle monete di Rodi; Cerere e Proserpina, in quelle di Ernia; Venere, ad Erice; Aretusa, a Siracusa (Tav. XVI, n. n); Crimiso ed Egesta nei nummi di Segesta (Tav. XVI, n. 17) e simili; e poi le spighe in quelle di Leontini; la palma negli africani; l'appio a Selinunte (Tav. XVI, n. 14); i delfini a Lipara, Mozia, Zancle e Siracusa; e nelle medaglie di quest'ultima città, pesci di vario genere, e granchi, polipi (Tav. XVI, n. 12), valve, murici, stelle di mare, ecc., roba della quale era grande abbondanza nel porto della metro- poli siciliana. La cosa è così, ed ha la sua ragione di essere. Nel bacino del Mediterraneo cominciarono ad usare moneta battuta, a un di presso, nella mede- sima epoca in cui avveniva lo stanziamento delle 470 CARUSO LANZA colonie greche in Sicilia, o qualche decennio innanzi. Erano quelli tempi di poca coltura intellettuale e di molto fanatismo religioso: ed in quelle condizioni, si sa, il sentimento prevale, e l'arte suol togliere sem- pre le sue ispirazioni dalla religione. Anche Roma segnava la sua serie dell'ars grave con le teste di Giano, Giove, Mercurio, Ercole, ecc. Più tardi vennero ricordati i prodotti della terra e tutto ciò, che dava maggiormente all'occhio, o for- mava l'abbondanza ed il benessere di quelle piccole repubbliche; ed è per ciò, che vediamo le spighe a Leontini, a Gela ed Eraclea, la palma nelle monete africane, la scrofa coi porcellini in quelle di Abacena. Allorquando poi quei piccoli stati cominciarono ad affermarsi con fatti e gesta di una certa importanza per la storia, si videro simboleggiati nei nummi, in poche figure, quante ne comportava lo spazio limi- tato dei medesimi, i fatti più brillanti della loro storia contemporanea. In fine i principi vollero impresso in quelli la loro immagine; tale costume si attribuisce general- mente ai successori di Alessandro Magno, e da quei tempi in giù. Ora, nelle monete di Agrigento 1' aquila rappre- senta la città forte, invocata regina secondo la frase di Pindaro W; e sul riguardo dimostrai come grande, forte e ricca l'abbian voluta i suoi stessi fondatori. L'aquila inoltre è l'emblema di Giove e della relativa religione. Quel nume era adorato in Agri- gento al di sopra di ogni altro, ed i seguenti fatti ce ne forniscono la prova. Aristonoo e Pistilo, i conduttori della colonia, la quale venne a gittar le fondamenta della nuova (i) Pit., XII-I. A Mida agrigentino. SPIEGAZIONE STORICA DELLE MONETE DI AGRIGENTO 47 1 città, cominciarono dal fabbricare un tempio sulla rocca, dedicandolo a Giove Atabirio (0. Altro delubro a cotesto nume era stato innalzato a Rodi da Aite- mene cretese ( 2 ); sicché quello di Agrigento veniva ad essere insieme per quei primi coloni un ricordo dell'isola di Rodi, e di un culto speciale dei Cretesi, e però appagava egualmente le esigenze delle due schiatte. La costruzione del tempio di Giove Polieo diede occasione a Falaride di usurpare i poteri dello stato (3). È dibattuta ed irresoluta ancora la questione se mai cotesti tempi fabbricati nella nostra città, siano stati una cosa sola, ovvero due edifici diversi. Dal canto mio inclino alla seconda opinione. Non è cer- tamente questo il luogo per trattare tale argomento; ad ogni modo dirò per sommi capi le ragioni che mi inducono a questa convinzione: La costruzione del primo tempio si attribuisce ad Aristonoo e Pistilo, e dell'altro a Falaride; dunque a persone diverse. Quello, al tempo della fondazione della città, e ne doveva costituire il centro morale, il luogo in cui si sarebbe riunito il popolo per pregare il dio, e deliberare sulle cose dello stato; il secondo, in epoca in cui la città esisteva, lo stato era regolarmente costituito, tanto che dava a Falaride l'appalto della relativa costruzione. L'uno era dedicato a Giove Ata- birio o delle montagne; e l'altro, a Giove Cittadino. Gli antichi tenevano agli attributi dei loro iddii nella stessa guisa, onde noi teniamo a quelli dati alla Ver- gine o al Redentore; essi però non avrebbero chia- mato promiscuamente il nume protettore degli Agri- gentini coi titoli opposti di Atabirio e Polieo, non (i) Polibio, lib. IX. (2) Diodoro, lib. V, cap. XXI. (3) Polieno, lib. V. 472 CARUSO LANZA avrebbero fatto quella confusione, come nessuno di noi scambierebbe la Madonna di Lourdes con quella di Pompei, un Ecce homo col Cristo risorto. Questo in breve è quello che io ne penso; però quello che mi preme di far rilevare qui, onde met- tere in evidenza la specialissima venerazione per quel nume, è quel titolo di Polieo dato a Giove dai primi Agrigentini. Tale fatto è molto rilevante; quell'ag- gettivo indica per se stesso come i cittadini confe- rissero a Giove la loro cittadinanza per averlo pro- tettore e custode della loro città. Anche gli Spar- tani fecero altrettanto, ed oltre al Giove Celeste ve- neravano il Giove Lacedemone, e i loro re erano di diritto i sacerdoti di questo dio cittadino ( r ). Nel quinto secolo a. C. in fine furono gittate le fondamenta di un altro tempio di dimensioni colos- sali, dedicato a Giove Olimpico, quello descritto da Diodoro con tanta ammirazione ( 2 ), ed i cui avanzi ci riempiono ancora l'animo di meraviglia. Tre tempi allo stesso nume in una città co- stituiscono qualcosa di straordinario; straordinaria dunque doveva essere la venerazione dei cittadini per quel nume. Nei vasi fittili e nelle terre cotte, nelle corniole e nei marmi, da per tutto è ricordata sempre quella religione : si vede chiaro da tutto ciò, che gli Agrigentini non si stancarono mai dall' in- nalzare monumenti e tempi al sommo dio, dal ma- nifestare in tutti i modi, onde si estrinsecano pen- siero ed arte, tutta la loro devozione. Quel che ne dicono le monete però trova un perfetto riscontro nelle memorie tramandateci dagli antichi scrittori e nelle maestose rovine, che tutt'ora si ammirano. (i) Erodoto, lib. VI. (2) Lib. XIII, cap. XV. SPIEGAZIONE STORICA DELLE MONETE DI AGRIGENTO 473 Ed accanto a Giove un altro nume onorarono i cittadini con gran devozione e affetto, il biondo A- cragas (*>, il dio del fi rime che diede il nome C a ) alla più bella città dei mortali (3), decantato tanto da storici, filosofi e poeti. Stefano Bisanzio lo dice figlio della ninfa Aste- rope e di Giove (4); gli si attribuivano per ciò sem- bianze umane, ed il suo simulacro in avorio, sotto l'aspetto di un bel giovanetto nudo, fu mandato dagli Agrigentini a Delfo in dono all' oracolo (5). I fiumi e le fonti furon tenuti dagli antichi per iddii di una certa importanza, ed ottenevano onori e sacrifizi pari ai numi maggiori; per essi giuravano gli uomini con solenni riti, ed il giuramento così prestato diveniva inviolabile: i poemi di Omero, di Virgilio e di Ovidio ce ne offrono una infinità di esempi. Tale religione dei popoli occidentali pare che sia stata portata dalla antica madre patria, la regione del Tigri e dell'Eufrate, imperocché sappiamo da Erodoto come anche i Persiani onorassero somma- mente i fiumi ( 6 ). 1 Greci di Sicilia poi avevano una specialissima venerazione pei loro corsi d'acqua (7). Dato ciò, riesce abbastanza ragionevole il sup- porre, che anche gli Agrigentini abbiano seguito quell' uso comune, e nella coniazione delle loro mo- nete non abbiano trascurato la devota religione verso il genio tutelare della loro città. Esaminiamole in- fatti, e vedremo. (i) Empedocle, Frammento delle Purgazioni. (2) Tucidide, lib. VI. (3) Pindaro, Pit. } XII-I. (4) Alla voce AxpaYavtsc. (5) Eliano, lib. II, 33. (6) Lib. I. — Vedi anche le apas od apsaras della mitologia vedica. (7) Holm, op. cit., pag. 349. 60 474 CARUSO LANZA Dice lo Schubring, che Mionnet parla di una moneta agrigentina d'argento con l'epigrafe AKPAPAI, nella quale quel dio veniva rappresentato dalla figura di un giovane nudo ( J ). Veramente, per quanto io abbia cercato nell' opera dell' insigne numismatico, onde accertarmene, non l'ho potuta trovare. Mi sarò forse ingannato? Ad ogni modo, che lo stesso genio sia stato ri- cordato nei nostri nummi, e sotto l'aspetto umano, è dimostrato indubbiamente da quell'artistico bronzo grande, il quale ha nel rovescio un' aquila stante sopra un capitello di ordine jonico e parte del fusto della relativa colonna; e nel diritto, una bella testa giovanile, cinta da diadema, e piccole corna in fronte, e quindi l'epigrafe AKPAPA2 (Tav. XVI, n. 15). Che la figura in esame rappresenti un dio, lo dimostra il diadema; esso in fatti era un distintivo, che portavano solamente i numi, e poi, in epoca più vicina a noi, anche i re; però nel caso in esame le corna escludono l'ipotesi, che quell'immagine possa riferirsi ad un principe. Che quel Dio rappresenti la personificazione di un fiume, lo provano le corna ( a ). Ed in fine, che quel dio-fiume sia l'Acragas, lo dice lo scritto. Si ponga mente, in fatti, a quel nominativo A- kragas. I Greci mettevano sempre al caso genitivo l'iscrizione, la quale serviva ad indicare la città, il popolo o il principe, a cui la moneta apparteneva, la divinità, in onore della quale era stata creata; troviamo per ciò le seguenti iscrizioni: AKPAPANTOZ, lYPAKOIinN, BAIIAEOI TTIPPOY, AIOI EAAANIOY/e simili. Dice l'Ambrosoli, che in esse si sottintende sempre la parola vópc^ nummus te): questa moneta cioè appar- ii) Op. cit., pag. 30. (2) Vedi Ovidio, Metamorfosi, lib. XIII, cap. XXI— la trasformazione di Aci. (3) Manuale di Numismatica, pag. 13. SPIEGAZIONE STORICA DELLE MONETE DI AGRIGENTO 475 'tiene alla città di Acragante, ai Siracusani, al re Pirro, è dedicata al Giove degli Elleni. Tale la regola ge- nerale: e come si vede, quel nominativo Akragas esce fuori dalla medesima, e quindi non viene ad indicare alcun rapporto di pertinenza, come espri- mono spesso il genitivo dei Greci ed il dativo dei Latini; esso è dunque un nominativo dimostrativo, e serve a spiegare la cosa, alla quale si riferisce. Nella specie vuol dire precisamente questo, che la figura, attorno alla quale è posta V iscrizione, rap- presenta appunto il divo Acragas. Così lo spiega Torremuzza ( T ); e nello stesso modo sono state paci- ficamente interpretate le altre leggende, pure al caso nominativo, relative all'Aretusa, ed ai fiumi Ippari, Crisa, Gela, Ipsas e simili delle medaglie siciliane, ed altresì riguardo a tutti i nomi, che si leggono accanto alle figure dipinte in vasi, mosaici, ecc. E dopo ciò possiamo stabilire in tesi generale che la religione del dio-fiume in Agrigento era ben ricordata nelle monete; quella teste esaminata ce ne fornisce una prova sicura. Ed ora torno a parlare di quell'altra, di cui già feci menzione, dalle due aquile, e dal granchio col volto umano (Tav. XVI, n. 13). Dissi, e qui ripeto, che queir impronta ci rende manifesto come la figura del granchio sia evidente- mente allegorica, e l'oggetto dalla medesima rap- presentato debba essere una deità, giacche quelle forme miste di animali col volto umano i Greci attri- buirono sempre agli immortali, anzi che agli uomini. Gli Egizi solevano appunto effigiare in cotesta guisa i loro numi in memoria della costoro ribel- (1) Siciliae Veteres Nummi, tavola Vili, n. 7 ed 8, e relativa spie- gazione. 476 CARUSO LANZA lione alla supremazia di Giove. Questi — dicevano — li costrinse tutti a rifuggirsi in Egitto, ed assumere le sembianze di animali diversi onde sottrarsi all'ira di quel possente nume; e Giove stesso allora, tra- mutatosi in ariete, potè ridurli air obbedienza. Gli Egizi per ciò adorarono ciascun dio e sotto 1- aspetto proprio e sotto quello dell'animale, di cui lo stesso aveva vestite le spoglie, e spesso ancora sotto le forme dell'animale col volto umano, ovvero d'uomo, con la testa di quel tale animale. Giove, anche per altra ragione, veniva rappresentato col corpo d'uomo e la testa d'ariete C 1 ). Dagli Egizi appresero quel costume i Greci; i quali però, sollevandosi alquanto sul feticismo della costoro religion popolare, si limitarono ad effigiare allo stesso modo i loro dei minori, e dedicando e consacrando alle divinità maggiori un qualche ani- male, così: l'aquila a Giove, il pavone ad Era, la colomba a Venere, il ramarro a Cerere, mentre poi Proteo, Archeloo, la figlia di Erisittone ebbero aspetti diversi di uomini, di cose e di animali ( 2 ). Queste osservazioni generiche ci fanno com- prendere a bella prima, come il nume personificato nel simbolo granchio non debba trovarsi fra le deità maggiori. E se facciamo una rassegna, anche per sommi capi, dei vari numi appartenenti alla mitologia pa- gana, cercando ed indagando a quale di essi potrebbe convenire quel simbolo, otterremo dei risultati, i quali ci conduranno più direttamente alla spiegazione di quella figura allegorica. (i) Erodoto, lib. II. (i) Erodoto, lib. II. (2) Ovidio, Metamorfosi, lib. VII, cap. XVIII; lib. IX, cap. Ili; lib. Vili, cap. XXII. SPIEGAZIONE STORICA DELLE MONETE DI AGRIGENTO 477 Di fatti, fra quella moltitudine di immortali il granchio, abitatore delle acque, non si adatterà bene certamente a rappresentare un nume celeste o in- fernale, ne un qualche genio dei monti, dei prati o delle foreste. Fra il disegno e la cosa in esso adom- brata, tra la forma e l'idea, evidentemente è neces- sario, che si riscontrino delle relazioni ideologiche, dei punti di contatto, se non si vuol cadere in quel divieto d'Orazio sopra cennato: Delphinum silvis ap- pingit fludibus aprum. Per tanto, la semplice figura di un animale marino ci farà eliminare sicuramente tutti gli dei celesti, terrestri ed infernali, e limitare le nostre ricerche soltanto fra quelli, che vivono nelle acque. La faccia disegnata nella moneta è maschia, e per cotesto motivo scarteremo egualmente Teti ed Anfitrite, Dori e Galatea e tutte le sirene, nereidi e najadi dell'antica favola. Quel volto è giovanile e imberbe, e però, non solamente a Nettuno, come dissi sopra, ma con mag- gior ragione non lo potremo attribuire all' Oceano, a Forco, Nereo, Proteo, Glauco, e. simili, i quali fu- rono sempre appellati vecchi marini. La forma del granchio non si presta affatto a simboleggiar Tritone, ne alcuno di quei numerosi geni delle acque, che tritoni del pari si dicevano, imperocché gli stessi avevano delle figure tipiche e determinate, mostri mezzo uomini e mezzo pesci; così li immaginarono i Greci, ne vi ha esempio, che li abbiano mai disegnati in altro modo. E dopo questo lavoro di eliminazione, se noi pensiamo che V effigie di un animale col volto umano non può riferirsi ad alcuna delle divinità maggiori, ma si bene a qualche genio o nume locale; che l'emblema granchio indica come cotesto genio debba appartenere a quella categoria, che vive nelle acque; 47 8 CARUSO LANZA se si tien presente, che tale emblema fu impresso costantemente in tutti i coni agrigentini per il corso di poco men che sei secoli, la qual cosa dimostra con l'evidenza dei fatti quanta passione mettessero i cittadini in ciò fare ; che la moneta fu creata in Agrigento, dove si venerava con particolare devo- zione il proprio dio-fiume; che la religione del divo Acragas fu registrata nelle monete agrigentine; e quel volto giovanile corrisponde per il sesso e per l'età all'immagine di quel dio impresso nella moneta di bronzo, di cui sopra feci menzione, ed alla statua eburnea mandata a Delfo; se da una parte adunque terremo presenti tutte queste circostanze, e dall'altra, che quel simbolo a nessun altro dio si potrà mai adattare ragionevolmente, verremo tosto alla facile conseguenza che gli Agrigentini con la figura del granchio abbiano voluto ricordare il loro genio ve- nerato, abitatore del vicino fiume e protettore della città. Alla medesima conclusione si viene altresì con- frontando fra loro due altre monete agrigentine por- tanti tipi molto simili : i risultati di cotale confronto serviranno di riprova a quanto ho fin qui esposto. Una delle medaglie, che intendo esaminare, è quella, di cui mi sono occupato sopra, la quale pre- senta un' aquila sul capitello d'una colonna jonica, e nel lato opposto, la testa del fiume Acragas. L'al- tra è quella di argento, che offre precisamente l' iden- tico tipo di un' aquila stante sur un capitello d'ordine jonico da una parte, e dall'altra poi ha un, granchio (Tav. XVI, n. 15 e 16). Il disegno di una faccia di quelle due monete è uguale, la quale circostanza dimostra che il concetto, che ispirava l'artista nel disegnare l'uno e l'altro conio era lo stesso. Vedremo in seguito come co- SPIEGAZIONE STORICA DELLE MONETE DI AGRIGENTO 479 testa allegoria alluda ad un fatto importantissimo nella storia di Agrigento, come ricordi i dolori pa- titi, ed insieme inneggi al risorgimento politico ,ed economico della vecchia Acragante. Tutto ciò for- merà oggetto di un apposito capitolo, allorquando darò la spiegazione della relativa figura (*K L'altro lato dei due nummi ci presenta: in uno, la testa del divo Acragas, e nell'altro, il granchio, che vai quanto dire il simbolo rappresentativo di un genio locale, abitatore delle acque. L' uomo è stato sempre lo stesso ; e come oggi se un evento riesce prosperevole, se ne ripone sempre la prima cagione in Dio, e si intuona subito un Te deum laiidamus, così egualmente facevano gli antichi, i quali ascrivevano a grazia speciale di un nume protettore ogni felice risultato. Vediamo per ciò nelle due monete in esame accanto ad un' alle- goria, la quale ricorda il benessere e la libertà riconquistati dalla derelitta Acragante, in uno T imma- gine del genio tutelare della città, e nell'altra, il simbolo di un genio aquatico, che corrisponde in tutti i suoi dati allo stesso dio Acragas. Ora, insisto sempre nel dire, in Agrigento non otteneva culto speciale ed affettuoso altro genio ma- rino che quello: l'una moneta per tanto vale l'altra; il simbolo equivale all'immagine propria; e tutti e due i nummi con quelle impronte diverse ci dimostrano in modo irrefragabile, che il dio fluviale degli Agri- gentini era rappresentato e sotto l'aspetto umano, e sotto quello allegorico del granchio. Questa spiegazione mi sembra logica, coerente all'uso comune di tutti i Greci antichi. Essi, ripeto ancor una volta, usarono sempre ricordare nelle loro monete la religione dei loro dèi più cari: Giove ed (1) Vedi il Capitolo XIV. 480 CARUSO LANZA Acragas furono le divinità preferite in Agrigento, il nume potente signore del cielo e della terra, ed il dio locale, dal cui nome si appellò la nuova fonda- zione; e sin nelle prime monete della stessa troviamo appunto i simboli delle medesime divinità, l'aquila ed il granchio. Lo Schubring — notai sopra — aveva intra- veduto questa spiegazione, ma l'autorità deir Holm lo fece tosto cadere in errore. Gli Agrigentini effigiarono il loro dio fluviale sotto la triplice forma di uomo, di granchio, e di granchio col volto umano. Il modo più comune, onde i Greci tutti rappre- sentavano le personificazioni dei loro sacri corsi d'acqua, è quello del bue, e per esso del minotauro o bue dalla faccia umana. Tale innesto di forme, più che dal mostruoso frutto degli amori di Pasifae, essi lo tolsero dagli Assiri, i quali, già in epoca molto più remota di quella, che si attribuiva al mito del Minotauro, effi- giarono i loro re a quel modo: corpo di toro e volto umano coronato da più paia di corna : essi intende- vano in questa guisa rappresentare sotto forme sen- sibili il concetto, che nei loro re si trovavano mi- rabilmente accoppiati la forza del corpo, la forza e la potenza materiale, con l' intelletto dell' uomo. Ila stessa idea esprimevano gli Egizi mediante la crea- zione delle Sfingi: corpo di leone e testa d'uomo. Furon poche le eccezioni a quella regola gene- rale; così per esempio, Terme, la quale adottò la forma di una capretta ( J ); Segesta, quella di un agile cane, ricordando con esso il ratto di Egesta con- sumato dal fiume Crimiso tramutatosi in cane. (1) Cicerone, Verrina, IV. SPIEGAZIONE STORICA DELLE MONETE DI AGRIGENTO 481 Agrigento rappresentava il suo fiume con la figura, non troppo inusitata poi, del granchio. La ragione, per cui sia stata prescelta quella forma, mi pare che si debba trovare in ciò, che lo stesso fiume nutriva un'immensa quantità di quei crostacei; era quella la pesca, che maggiormente abbondava in esso, la cosa che dava subito all'occhio. Un caso congenere abbiamo a Selinunte, là dove le sponde del vicino torrente erano tapezzate dalla verde e fresca foglia dell'appio o sedano selvatico: la foglia dell'appio servì tosto a rappresentare quel fiume nelle monete, e poscia anche la città di Seli- nunte (Tav. XVI, n. 14). E nello stesso modo troviamo in Agrigento, che il granchio, abbondante nel vicino fiume, diviene il simbolo del fiume stesso, e quindi anche l'emblema della città. (Continua). M. Caruso Lanza. ói Cronaca delle Falsificazioni L'articoletto da me pubblicato sul III fascicolo di questa Rivista, dal titolo: Falsificazioni di monete italiane, mi tirò addosso una sequela di noie e di sopraccapi. Alcuni mi scrissero con molta violenza, pretendendo che io pubblicassi i nomi dei falsari, perchè questi non fossero confusi con quelli dei negozianti onesti; altri mi diedero del visionario, sostenendo che tante mie asserzioni sono gratuite e quasi quasi volevano da me un compenso perchè io li avevo danneggiati denunciando come false molte monete che non lo sono. Qualcuno infine, invece di protestare o di lagnarsene con me, se ne vendicò con delle calunniose insinuazioni. Io prevedevo tutto questo, e, come già dissi nel citato artico- lerò, non me ne curo affatto, premendomi solo di far cosa utile agli amatori ed alla scienza. E risaputo che alle persone disoneste non si può fare di peggio che toccarle nell' inte- resse. Questi fatti intanto sono stati per me preziosi, inse- gnandomi che il numero degli interessati in queste losche speculazioni è maggiore di quanto credevo. Del resto, se questa pubblicazione mi creò d'intorno nemici e denigratori, ne ' ebbi in compenso non poche sod- disfazioni. Molti amatori e negozianti mi scrissero lettere veramente lusinghiere, lodando il mio coraggio, approvando la mia iniziativa, e incoraggiandomi a continuare nella cam- pagna iniziata contro i falsari, colla promessa di fornirmi nuovi materiali per queste pubblicazioni. 484 ERCOLE GNECCHI Sulla fine dello scorso settembre, l'egregio numismatico cav. Ortensio Vitalini di Roma, dietro mio invito, pubblicava una Memoria dal titolo: Imitazioni e falsità in monete an- tiche e moderne. È una lettera a me diretta, nella quale, a proposito di quel mio articoletto, fa delle utili osservazioni su queste recenti falsificazioni, ed accenna ad altri fatti che vi hanno stretta attinenza. Credo far cosa grata agli amatori riproducendola qui per intero. Siccome poi vari punti della lettera esigevano da me qualche risposta o schiarimento, invece di rispondere con un'altra lettera, ho creduto più spiccio di aggiungere a quei punti altrettante piccole note. Ercole Gnecchi. AU III. Sig. Cav. Ercole Gnecchi, Milano. Ho letto con piacere il suo articolo sulle Falsificazioni di monete italiane (Estratto dalla Rivista Numismatica, XV, 3) e la ringrazio pure delle sue, 28 luglio e 19 agosto, colle quali m'invita a volerla aiutare nell'intento, di combattere cioè i contraffattori, e a scrivere qualche memoria per la detta Rivista. Benché mi trovi di presente in campagna per qualche mese, sprovvisto di libri ed appunti numismatici, tuttavia mi proverò di contentarlo il meglio possibile. Anzitutto, lo dico francamente, non posso convenire che tutte le monete riportate nelle due tavole, che corredano il suo articolo sieno imitazioni o falsità: perchè nessuno credo capace, ed io mi pongo fra questi, di poterle giudicare sopra un disegno, o specialmente dal colore dell'oro, come ella dice, perchè questo può con facilità darsi a piacere dell'artista (*). (1) Le ventitré monete d'oro, da me descritte nel citato articolo ed illustrate nelle due tavole che l'accompagnano, furono dichiarate false non già sopra dei disegni, ma dietro l'esame di effettivi esemplari. Io tenni queste monete lungo tempo presso di me ed ebbi tutto il campo CRONACA DELLE FALSIFICAZIONI 485 L'altro asserto poi che Roma sia solamente la produt- trice di tali falsificazioni, mi sembra parimenti azzardato: mentre posso assicurarla, che se ne fabbricarono e se ne fabbricano in quasi tutte le regioni italiane ed estere ( 2 ). Fin dal 1882 cominciai a segnalarle nel mio Bullet- tino (Anno I, pag. 39), ed ho continuato sempre a porre in guardia i raccoglitori sulle falsificazioni; allora avvisai sulle produzioni Senesi, riportando anche la figura dello scudo d'oro per Montalcino, di conio falsato, e venduto ad un amatore di Roma (3). Così pure nel voi. II a pag. 164 — Imitazioni e falsità — pubblicavo un articolo su vari denari papali e mi- lanesi prodotti a Roma ed a Milano. E nello stesso volume, a pag. 289, trattai il medesimo tema di fronte alle leggi ed alla storia. Nel 1888 feci conoscere la falsificazione del grosso di Manfredi II Lancia per Busca, pubblicato dal cav. Rossi come autentico, e la falsificazione del bolognino di Giosia di esaminarle e confrontarle con esemplari genuini. Per maggiore sicu- rezza poi, prima di condannarle definitivamente, le feci vedere a pa- recchie persone espertissime in materia. Il giudizio fu sempre concorde: tutte quelle monete, nessuna eccettuata, sono imitazioni moderne. Lo affermo dunque e lo ripeto con tutta coscienza, malgrado le minaccie e le sfuriate di quei miei focosi ed interessati corrispondenti. (2) So che la falsificazione delle nostre monete antiche si pratica in molte città d'Italia; ma le ventitré monete d'oro, da me ultimamente pubblicate, sono proprio fabbricate a Roma. Nel mio articoletto, che mi scatenò addosso tante ire, ho detto di conoscere l'autore di queste mo- nete; ora aggiungerò che questi è sempre disposto a fare dei contratti sociali con quelli che s'incaricano di venderle. Del resto, se di falsifica- zioni se ne fanno un po' dappertutto, purtroppo la capitale d'Italia ha anche in quest'industria un triste primato. Se a Milano, a Udine, a Siena, a Firenze, a Napoli, a Catania, ecc. si fabbricano dieci monete, a Roma se ne fanno cento. Ho troppe notizie a questo riguardo per poterne dubitare. (3) Le falsificazioni di monete italiane eseguite a Siena sono molto meno pericolose di quelle, di cui mi occupai ultimamente, perchè ben lontane dal raggiungerne la perfezione. Il doppio testone di Montal- cino poi è così goffo, così moderno, che lo riconoscerebbe un bambino. Lo si trova spesso nelle collezioni dei raccoglitori novizi", i quali lo acquistarono per cinque o sei lire, nella speranza, come dicono, che sia genuino; ma certamente in cuor loro pensano il contrario. 486 ERCOLE GNECCHI Acquaviva, duca d'Atri, nonché Yantiquior di Papa Paolo I, nella descrizione dedicata al Cardinale Randi dal prof. Mal- dura di Roma, ed oggi esistente nella collezione Vaticana. L'articolo che è nella Rivista dell'annata 1898, a pag. 315, firmato E. G., Nuove falsificazioni, fu mandato da me pari- menti da Roma con tutte le notizie in esso riportate. A Milano si fabbricarono nel 1890 i testoni di Carlo V (4). Ivi, o poco lungi (Lodi), si lavorarono dei testoni ad imita- zione di quei di Bellinzona e di Ludovico II, Fieschi per Messerano, ecc. (Vedi Rivista, anno 1890, pag. 582), fatti molto abilmente, credo col galvano, analogo al sistema ado- perato da un inglese impiegato al British Museum, il quale parimenti eseguiva delle bellissime imitazioni, dichiarandole però tali, in monete greche, romane, medioevali, delle quali alcune pur troppo ho inteso figurino come genuine in qualche raccolta. A Milano, circa Tanno 1890, si falsò la moneta di Fer- dinando II Gonzaga, Principe di Castiglione, ed un esem- plare mi fu 'dato vederlo per cortesia di lei che lo dichiarò falso; moneta che non esiste genuina, quantunque l'ingegnere Agostino Agostini nel suo lavoro sulla zecca di Castiglione delle Stiviere (Brescia, 1895), nell'appendice, lo ritenga au- tentico. Ne furono eseguiti esemplari in oro ed in argento, quali nella Rivista, 1896, pag. 118, vengono detti con ra- gione due spudorate falsificazioni moderne. Che diremo poi delle celebri falsità antiche dei Gonzaga, di Siro da Correggio, del Becker, del Cavino, detto il Pa- dovanino, e delle tenebrose officine di Udine, di Napoli, di Catania; questa specialmente per monete romane e greche? Qualche tempo indietro intesi fosse messo in giro e venduto per L. 2000 un tetradramma di Pirro il Macedone. E taceremo delle falsità che di continuo ci provengono dall'estero, come dei mezzi scudi ossidionali di Firenze, zec- (4) Non ho mai sentito parlare di questi testoni di Carlo V, fabbri- cati a Milano; ameno che il cav. Vitalini voglia alludere all' Ossidio- nale di Pavia del 1524, falsificazione eseguita appunto a Milano e da me pubblicata, insieme a varie altre, in questa Rivista (Anno 1896, fasci- colo IV). CRONACA DELLE FALSIFICAZIONI 487 chini di Pio III, ecc., e delle monete imperiali e di varie riproduzioni fatte con coni autentici? Nel Ballettino di numismatica italiana che si pubblicava a Firenze nel 1867, a pag. 44 ed a tav. IV, n. 9, 3 e 4, ven- gono descritti due antiquiores di Papa Gregorio IV e di Zaccaria, monete false, ma riportate come autentiche dal Promis, ed esistenti in varie principali raccolte (Promis, tav. I, n. 1 e n. 3). Ma veniamo a parlare delle imitazioni e falsificazioni che si fabbricano a Roma, eseguite con tanta perfezione, atta ad ingannare chiunque, senza che valga il farsi bravi. Il primo. sistema col quale hanno falsate delle bellissime monete romane, greche e medioevali, è quello d' incidere il conio in acciaio copiando rari medaglioni, primi bronzi, da zolfi e da fototipie. Eseguito il conio, usano il metallo di una moneta antica che sia bassa in rilievo, ma di bella patina, e la sottopongono al conio moderno, cosicché ottengono una nuova moneta che ha il metallo e la patina antica; con questo sistema fu lavorato un primo bronzo della Tranquillina che io acquistai da un pubblico negoziante d'antichità in Roma per L. 1900, e solo qualche tempo dopo lo giudicai essere una imitazione, quando ne fu acquistato altro simile dal compianto Martinetti che lo pagò L. 800. Di questa moneta, che io rite- neva genuina, rifiutai L. 3000, ed ora l'ho posta fra le altre falsità per mostrarle ai miei clienti onde non restino ingannati. Oltre al primo bronzo della Tranquillina, si sono lavorati medaglioni di vari imperatori romani, dei medi bronzi dei tiranni, ecc. Con questo stesso sistema hanno eseguito imitazioni di rari zecchini medioevali, come quelli delTrivulzio, dei Mazzetti di Frinco (Promis Domenico, Monete dei Radicati e Maz- zetti, tav. II, n. 1, di Savona, id., tav. IV, n. 35), uno scudo d'oro di Sabbioneta del Gonzaga (Promis, Memoria III, tav. VII, n. 73), un ducato d'oro di Lodovico XII di Francia per Genova, ecc. Queste monete, benché eseguite abilmente, sono forse le sole che un esperto può riconoscere se le esamina con molta attenzione. Sono tratte dalle fototipie e stampe d'illustra- zioni con molta esattezza. É 488 ERCOLE GNECCHI Lo scorso luglio vidi in Roma un esemplare dello scudo d'oro del Trivulzio col giglio, che mi venne offerto da un conte, e poi da altri, per il prezzo di L. 400. È eseguito con molta arte, solo il giglio dello stemma rimane alquanto con- fuso e poco impresso. La seconda maniera che del pari viene eseguita da abilissimi artisti è di sostituire in parte la leggenda in una moneta antica; ad esempio, un doppio zecchino di Clemente VII per Roma, pezzo comune, sopprimendo la parola Roma e facendone Parma; così nello zecchino di Paolo III, a Roma sostituiscono Ancona, ovvero in quello colla leggenda Vas electionis Roma, si fa 5. Paulus Camerini, che lo fa diventare rarissimo, ecc. Con questo mezzo si cambiano pure date, stemmi, ecc. Col terzo sistema che è il più perfetto ed irriconoscibile, nel quale credo concorra la galvanoplastica, ma non si è potuto forse ancora precisare il modo onde essa venga applicata, si eseguiscono monete d' oro e d' argento imperiali, greche e medioevali così perfette, che tutti i più esperti negozianti ed amatori ne hanno acquistato e ne acquistano ancora, perchè sono irriconoscibili' dalle vere, ossia dalle autentiche. Di queste, ve ne sono in giro una quantità, tanto in Italia che all'estero. Ultimamente vidi da un negoziante un zec- chino doppio di Clemente VII, conio del Cellini (Cinagli, n. 5), rarissimo, che poco mancò non acquistassi per L. 800; solo la persona ed il modo con cui mi fu presentato, mi misero in guardia. Vidi pure lo scudo storico per Perugia, della Rep. 179899 (Cin., n. 2), del pari abilmente imitato. Di tali ne esistono in varie raccolte, e specialmente nella Randi, oggi Vaticana, ove è un esemplare il più malfatto che abbia veduto; e così tanti altri che credo inutile descrivere. Queste monete, lo ripeto, hanno ingannato tutti e non mi vergogno mettermi ancora io fra di essi. Ne ebbi alcune, lo confesso, a carissimo prezzo ; come ultimamente uno sta- tere di Filippo II il Macedone, mandatomi da Napoli da un distinto signore con attestati amplissimi di conoscitori, ecc. Lo acquistai per L. 1150 da un tal Cuccaro Paolo, orefice di Caiazzo (Sora), che mi rilasciò ricevuta di garanzia, ed ora mi è stato, all'estero, supposto falso! CRONACA DELLE FALSIFICAZIONI ' 489 A Francoforte, vidi nei cartoni della ditta L. e L. Ham- burger, un doppio scudo d'oro di Gregorio XIV per Bologna (Cin., n. 2), bellissimo; ne domandai il prezzo, che trovai ra- gionevole e l'avrei acquistato, se il signor Hamburger non mi avesse per sua gentilezza avvisato che proveniva dalla raccolta Gnecchi, ed era stato giudicato un' imitazione mo- derna; mi astenni di farne la compra, ma nutro dei dubbi che tale non sia (5). Non saprei qual mezzo indicare per riconoscere con certezza questo genere di contraffazione; non il colore del- l'oro, come ho detto, non il peso; credo solo che un occhio esperto armato di forti lenti possa rilevarlo dalla forza del- l'impressione e dal sottosquadro, il quale deve essere netto e non morbido o languido e confuso. Tutti questi sistemi di fabbricazione per falsare ed imi- tare sono esistiti in tutti i tempi, cioè da quando si conobbe la moneta. Fin dall'anno 485 di Roma si falsavano le monete della Repubblica o consolari, sostituendo nell'interno il ferro all'argento e adoperando quest'ultimo solo per copertura; lo dice Plinio : Ferrum argento miscere (Istor. Natur., 33, 3, 46, IX, 132), e col medesimo sistema si fecero in oro sotto gl'imperatori, usando in luogo del ferro il piombo. Cicerone ci narra che ai tempi di Cinna il valore delle monete era tanto incerto per le falsità, che nessuno conosceva con esat- tezza ciò che possedeva nella sua cassa (Cic, de off. Ili, 20, 80). Le molteplici maniere di falsificazioni ed imitazioni hanno in ogni tempo posto in imbarazzo e i negozianti e gli ama- tori: e non vi è da illudersi, perchè tutti i negozianti hanno venduto in buona fede monete imitate che hanno credute genuine, come tutti i collettori le hanno acquistate : e ferma- mente credo che non esista collezione pubblica o privata che non possegga una piccola parte di monete imitate, anche tra le antiche, seppure in queste non se ne riscontrino di più. Il mio sistema è questo: allora sono certo di vendere una moneta genuina quando ne conosco a fondo la prove- (5) Su questa moneta citata dal Cav. Vitalini ormai non c'è più dubbio di sorta. Fu esaminata dai primi intelligenti e riconosciuta falsa, come le altre 23 monete da me pubblicate. e. g. 62 49© ERCOLE GNECCHI nienza, come da un tesoro riposto, trouvaille, benché qualche falsità si sia rinvenuta ancora in questo, come ebbi a con- statare io stesso nell'acquisto che feci per intero del celebre ripostiglio Casali in Roma, colla mediazione del compianto marchese Giovanni Patrizi : or bene, in circa 2000 pezzi d'oro, trovammo un zecchino di Clemente VII falso, per la zecca di Roma! Non ho mancato di tenere sempre avvisati i miei clienti perchè stessero guardinghi negli acquisti, specialmente da alcuni che fanno i puritani. Come pure consigliai talvolta, quando si presenta una moneta rara, di prenderla direttamente per falsa, e poi studiarla, ma sempre con diffidenza. E cosa migliore, dal male passare al bene, che disilludersi poi. Però, bisogna pur dirlo, vi è ancora il rovescio della medaglia, ed è una conseguenza diretta: oggi, molto del buono si prende per cattivo, anzi la maggior parte, e non può essere altrimenti. Informi il celebre ripostiglio degli assi e quadrilateri della Bruna! Voglio narrare un fatto or ora accaduto a me: dal mio amico cav. Alessandro Mazzolini di Campiglia, ebbi delle monete d'oro consolari rinvenute, mi si disse, nei pressi di Populonia; altre, sempre della stessa provenienza, da un tal orologiaio Martelli, e due da un orefice di Lucca. Or bene, questi aurei a Parigi furono giudicati tutti falsi senza ammettere discussione! Il celebre ripostiglio rinvenuto ultimamente a Karnak, di oltre 1200 aurei rarissimi imperiali, portato a Parigi ebbe sulle prime la medesima diffidente accoglienza; ma poi, sapu- tane con certezza la provenienza, divennero ben tosto originali! Concludo, ripetendo che con ragione ora si esagera molto in pessimismo, ma la cattiva prevenzione può almeno in parte essere salutare per tutti, specialmente per l'amatore che deve sempre dubitare, anche se le monete vengono of- ferte da persone di eccezionale onestà e moralità, perchè ancor queste possono alla lor volta in tutta buona fede es- sere state ingannate. Rocca cFAjello, settembre 1002. O. VlTALINl. NECROLOGIE Luigi Frati, n. il 1815; direttore del Museo Medioevale di Bologna. Si dedicò anche alla Numismatica, e di lui si hanno i seguenti scritti: Lettera al Sig. G. V. Fusco intorno l'opera da lui pubbl. sulle monete di Carlo Vili ; Illustraz. delle med. coniate ad onore di M. Malpighi ; Della zecca di Bologna; Delle antiche mon. ritrovate in Reno; Tesoro mo- netale di bronzi primitivi scoperto in Bologna; Delle monete gettate al popolo nel solenne ingresso di Giulio II in Bologna; Calai, delle mon. dell' Università, ecc. La nostra Rivista pub- blicò del Cav. Frati tre memorie: Di un Ducalo d'oro inedito di Leone X coniato a Bologna e di altro consimile di Modena (Anno IX, Fase. IV, con fig. nel testo. — Anche in opusc. Per le Auguste Nozze Savoia- Petrovich, Boi., Zanichelli) ; Sull'erronea attribuz. al Francia delle mon. geli, al popolo nel sol. ingr. in Boi. di Giulio II (Anno X, Fase. I, con tav.) ; Ancora delle mon. gett. al popolo, ecc. (Anno XIII, Fase. II). Achille Gennarelli, n. il 1819; prof, emerito di Ar- cheologia nelFIst. di studi sup. di Firenze. La sua opera: Sulla moneta primitiva e i monumenti dell'Italia antica gli avea valso premi ed onorificenze in età giovanile. Adolfo Holm, l'illustre storico della Sicilia, n. a Lubecca il 1830; già prof, nelle Univ. di Palermo e di Napoli. L'ultimo voi. della sua Geschichte Siciliens im Alterthum, edito nel 1898, è importante per la Num. siciliana, di cui presenta un riassunto, corredato di tavole in fototipia. 492 NECROLOGIE C. Jolivot, consigliere di stato del Principato di Mo- naco; m. a 72 anni. Autore dell'interessante pubblicaz. do- cumentata: Monnaies et méd. de Monaco (1885), e di altri pregevoli scritti sulla Num. monegasca. Leone Maxe^-Werly, uno dei decani della Num. francese, antico e assiduo collaboratore della Revue num., in cui il venerando A. de Barthélemy gli dedica un affettuoso necrologio. Era n. a Bar-le-Duc nel 1831; destinato al com- mercio, con instancabile sforzo di tenace volontà seppe pro- curarsi a poco a poco da sé le cognizioni necessarie per le sue erudite ricerche. Giuseppe Laugiér, conservatore del Gab. Numism. di Marsiglia; occupava quella carica da trenta e più anni. Scrisse particolarm. intorno agli acquisti del suo Medagliere, nelle diverse serie. Eugenio Muntz, il celebre scrittore e critico d'arte, alsaziano di nascita. Con le sue numerose pubblicazioni contribuì validamente a diffondere anche l'interesse ed il gusto per la Num. e la Medaglistica del Rinascimento. Il Gen. Egidio Osio, già governatore del Principe di Napoli ora Re Vittorio Emanuele III. Del defunto afferma con ragione un suo biografo, nell'Archivio Storico Lombardo, che per le ricerche storiche possedeva * una grande sicu- rezza di metodo critico ed una vera attitudine „; e aggiunge: * Da questa sua attitudine gli fu reso possibile di impartire una larga e solida cultura storica all'Augusto discepolo, nel quale trasfuse la passione per la numismatica, come mezzo geniale per seguire le intricate vicende del medio evo italiano „. Il Princ. Sen. Giangiacomo Trivulzio, patriotta e cultore dell'arte, possessore della rinomata collezione, con ricchis- sima biblioteca numismatica, formante parte del cospicuo Museo che non è ultimo decoro della sua famiglia. NECROLOGIE 493 La Contessa Carolina Sorniani Andreani, nata Verri, erede della splendida collez. iniziata dall'illustre storico conte Pie- tro Verri. La Contessa ne aveva fatto dono al proprio figlio Co. Lorenzo, uno degli Associati fondatori della presente Rivista, la cui Redazione invia all'egr. gentiluomo le più sin- cere condoglianze per il grave lutto da cui fu colpito. Giulio Chautard, già prof, alla Facoltà di Nancy, poi airUniv. cattol. di Lilla. N. a Vendòme il 1825, si era occu- pato dapprima di Num. medioev., poi si dedicò allo studio dei gettoni e delle medaglie; collaborò alla Revue belge e al Bull, de la Soc. archéol. du Vendomois. Il Dott. in medie. L. P. H. Schols, n. a Maestricht il 1848. Cultore appassionato della storia della sua città natale, radunò una ricca bibliot. di opere ad essa riferentisi, incisioni, acqua- relli, ecc., e in ispecial modo mon. e med. attinenti a Maestricht. Cristiano Gio. Van Eeghen, distinto raccogl. oland., n. il 1851. Era socio della Soc. Num. neerl. e di quella belga; occupò varie cariche onorif. in patria, poi si ritrasse a vivere per lo più in Italia. L'ing. Costante de Muyser; aveva formato una preziosa collez. di mon. del Lussemburgo; lascia inedito un lavoro su quella serie monetale, lavoro che sarà pubblio, per cura de' suoi figli. Adolfo Weyl, fondat. dei Berliner Munzblàtter. Il dott. prof. Gugl. Harster, dirett. del Ginnasio di No- rimberga; distinto conoscitore delle monete di Spira. Adolfo Keetman, vecchio raccoglitore di Francoforte. Dr. Prof. Andrea Borschke, uno dei soci fondatori della Soc. Num. Viennese. 494 NECROLOGIE Gustavo Zeller, possessore della più vasta collez. di mon. salisburghesi; aut. di un'opera sulla storia della zecca di Salisburgo, e di studi intorno a quegTincis. di conii e me- daglisti. A. Vencesl. Kònig, di Marburgo, raccoglit. nella specia- lità degli scudi e delle med. di tiro, e anche di mon. ecclesiast. e veneziane. Dr. Edoardo Stutz, di Neustadt in Boemia, possess. di una notev. race, di mon. gr. e di mon. austriache. Roberto Carfrae, di Edimburgo, membro della Soc. Num. di Londra; si era formato una splend. race, di gran bronzi romani. Roberto A. Neil, lettore di sanscrito all' Univ. di Cam- bridge; nel suo insegnamento sapea trar profitto dalle co- gnizioni speciali che possedeva in Numismatica. Il num. americano Isacco Myer; pubblicò, fra l'altro, una memoria sulla famosa medaglia di Waterloo, del nostro Pistrucci. s. A. BIBLIOGRAFIA LIBRI NUOVI E PUBBLICAZIONI. Taglieri (Dante). Archeologia o antichità? — Roma (Tip. Naz. di G. Bertero e C), 1902. — (Estr. dal Boll. delVAssoc. Naz. dei Liberi docenti). Il eh. Prof. Vaglieri, direttore del Museo Naz. Romano, pubblica nel Bollettino dell' Associaz. Naz. dei Liberi docenti un poderoso articolo che ben merita di essere letto e medi- tato; e al quale ha già fatto eco, ribadendone i concetti, il Prof. Tropea nella rivista: L'Università Italiana. Prendendo le mosse dal grande rinnovamento e sviluppo di u quella che noi chiameremmo filologia, e che i tedeschi chiamano scienza delle antichità „, e dalla conseguente inevi- tabile suddivisione di essa in varie discipline, egli nota anzitutto come dal tronco originario si sia staccato un ramo, quello dello studio dei monumenti antichi, cioè dell'ar- cheologia figurata, dell'archeologia dell'arte, che in breve divenne l'Archeologia per eccellenza. Questa, sorta per opera del Winckelmann, fu scienza peculiarmente tedesca, mentre la scienza delle antichità fu invece essenzialmente italiana. " Alla scienza italiana „, osserva il Vaglieri, " rimase il nome latino, alla tedesca il greco „. Ma, si domanda l'egr. scrittore triestino, per quanto si intenda come archeologia e antichità siano oggi scienze distinte, è chiaro dove finisca una scienza e cominci l'altra? La verità si è che i nomi delle due scienze si confondono nell'uso comune, e anche nell'uso ufficiale, come acutamente rileva l'a. esaminando i decreti e le norme che reggono la nostra amministrazione. Con questo, però, che della confu- sione venne ad avvantaggiarsi l'archeologia, o in altri termini 496 BIBLIOGRAFIA la storia dell'arte, la quale assunse un grande e quasi esclu- sivo predominio, a detrimento dell'antichità. Gli è appunto questo squilibrio che il Prof. Vaglieri vorrebbe togliere. " E necessario che torniamo ai buoni tempi antichi e che le varie tendenze si contemperino, che si faccia il massimo conto di quella grande manifestazione dello spirito umano che è l'arte, ma che non si dimentichi V importanza degli altri monumenti.... Come la storia non deve ammazzare l'arte, così l'arte non deve ammazzare la storia: l'una deve stare accanto all'altra degnamente, perchè l'una è degna dell'altra „. Sacrosante parole, alle quali faranno plauso tutti coloro che hanno davvero a cuore il progresso e lo svolgimento armonico di studi così importanti per il nostro paese! Il Vaglieri procede poi a considerare quali applicazioni pratiche dovrebbe avere questa reintegrazione del turbato equilibrio; e cioè, sia nella scelta delle persone chiamate a reggere istituti antiquarii o archeologici, sia in quella di coloro ai quali si abbia ad affidare la delicata mansione di dirigere gli scavi, sia infine nell'insegnamento universitario. Per quest'ultimo egli sostiene, a ragione, esser un bene * che i giovani si specializzino „, ma a patto che in tale specializzazione a non siano ciechi ed abbraccino invece tutti i campi affini „. Ciò che vien appunto agevolato dal nuovo regolamento Nasi per le Facoltà di filosofia e lettere, che, tra le materie obbligatorie per i gruppi di filologia classica e di storia e geografia, mette: Archeologia ovvero antichità. Donde la libertà pei giovani di scegliere fra l'una e l'altra materia, in quelle poche Università che già posseggono entrambe le cattedre; e lo stimolo, per le Università in cui non c'è che uno solo di tali insegnamenti, a provvedere anche a quello mancante. E, a proposito di studi universitari, noteremo che il Va- glieri e il Tropea accennano ripetutamente alla lacuna costi- tuita dalla Numismatica; quest'ultimo dichiara anzi espressa- mente esser u deplorevole che i nostri neo-dottori [in lettere] non sappiano distinguere una moneta greca da una romana ,,. Verissimo; ma l'entrare qui in argomento esigerebbe troppo lungo discorso. Mi limiterò a dire che, — secondo il mio BIBLIOGRAFIA 497 avviso, modestissimo ma fondato su di una profonda convin- zione e su di un' ormai lunga pratica numismatica, — non si potrà mai ricavare dalla nostra scienza speciale quel pre- zioso profitto che potrebbe dare nell'insegnamento, sinché (contro l'evidenza dei fatti) si continuerà a negarle l'autonomia alla quale ha diritto nel suo complesso, cioè considerata come un tutto che comprenda tanto le serie antiche quanto quelle del Medio Evo e moderne. Ho detto: contro l'evidenza dei fatti, perchè è troppo chiaro, a chi non muova da un cieco preconcetto archeologico, che p. es. la monetazione milanese dell'epoca visconteo-sforzesca è una fonte non meno impor- tante per la storia politica e per la storia dell'arte di quel che possa esserlo la monetazione di un'antica città della Tessaglia o di un imperatore romano della decadenza. Se è vero ciò che dice il Tropea per le monete greche e romane, non è forse altrettanto deplorevole che i nostri neo-dottori in lettere (ossia tanta parte dei futuri professori italiani) non abbiano nessun' idea delle monete che correvano per le mani dei nostri padri al tempo glorioso dei Comuni o nell'età sfarzosa delle Signorie? E oggi, in tanto fervore di ricerche napoleoniche, si potrà narrare e documentare dalla cattedra il menomo inci- dente storico che si riferisca a quell'epoca; — ma non parrà cosa degna il narrare e documentare l'influsso esercitato dalla meteora napoleonica sulle monetazioni europee! Fortunatamente però, la verità incomincia a farsi strada, e s'intravvede il tempo in cui la Numismatica, che mal fu considerata soltanto come " un ramo dell'Archeologia „ e ben fu chiamata invece " la fiaccola della Storia „, sarà ammessa ufficialmente a contribuire con la sua luce nel dira- dare non solo le penombre dell'antichità classica ma anche le tenebre del Medio Evo, e a rischiarare vividamente molte vicende poco note de' secoli più a noi vicini. Allora si potrà riconoscere davvero di qual sussidio possa essere la Numismatica per le discipline storiche, e, aggiungerò, anche per altri studi, e soprattutto poi per la cultura generale. Solone Ambrosoli. 63 498 BIBLIOGRAFIA Head (Barclay V ). Catalogne of the Greek Coins of Lydia. — (Catal. of the British Museum). — London, printed by order of the Trustees, 1901. — (Un grosso voi. in-8°, di pag. CL-440, con una carta geogr. e 45 tav. in autotipia). I cataloghi della ricchissima collezione di monete greche appartenente al Museo Britannico, intrapresi nel 1873, for- mano ormai una lunga schiera di volumi che recano in fronte i nomi di uomini come il Poole, lo Head, il Gardner, ecc. ; ed equivalgono, in sostanza, a veri trattati intorno alle varie sezioni di cui si occupano. Infatti, quantunque le serie mo- netali greche del gran Museo londinese non siano complete (nessuna collezione numismatica può vantarsi di esserlo!), la quantità e l'importanza della suppellettile scientifica rac- colta in quei medaglieri è tale che, per uno studio d' insieme sur una data serie, si possa prescindere dalle poche lacune che essa eventualmente presentasse in quel Museo. Gli è appunto per ciò che nel mio manualetto su Atene, volendo indicare le opere fondamentali per lo studio della Numismatica ateniese, non ho esitato a suggerire, dopo Les monnaies a" Athènes del Beulé, il volume Attica del Cata- logo del Museo Britannico; volume eh* è compilato esso pure dall'illustre Head, e, col rigore scientifico di un catalogo descrittivo, ha i pregi e 1' utilità di un trattato. Questi pregi sono conferiti ai cataloghi del Museo, an- zitutto dalle amplissime introduzioni da cui sono preceduti ; poi dagli indici copiosi e sistematicamente ripartiti che li se- guono; infine, last, not least, dalle splendide e numerose ta- vole in autotipia che fregiano particolarmente gli ultimi volumi, e che permettono di studiare le monete quasi come se si avessero sottocchio gli originali. Poiché, come fu già notato da altri, l'applicazione dei sistemi fotografici alla illustrazione delle opere di Numismatica è destinata a recare un vantag- gio incalcolabile alla nostra scienza, divulgando l' aspetto genuino di una categoria di monumenti che, per la loro stessa natura, in pratica sono sempre poco accessibili al pubblico; e per conseguenza erano conosciuti finora soltanto attraverso V interpretazione artistica dei disegnatori, indivi- duale e soggettiva anche quando è eccellente. Allorché poi un'opera è corredata di riproduzioni a base fotografica così BIBLIOGRAFIA 499 perfette come sono quelle dei cataloghi del Museo Britan- nico, al vantaggio di aver eliminato qualsiasi interpretazione si aggiunge la possibilità di esaminare anche i particolari più minuti e più accessorii del monumento, di familiarizzarsi insomma con esso mediante la cosidetta " autopsia „. Tutti i pregi di cui abbiamo parlato si riscontrano anche nel bel volume dello Head che forma il ventesimosecondo della serie ed è dedicato alle monete della Lidia. Esso si apre con uno sguardo ai confini geografici as- segnati a quest'importante regione dell'Asia Minore. La Lidia si può grossolanamente considerare come costituita da un quadrilatero, eh* è limitato a ponente dalla sponda ionica dell' Egeo, a settentrione dalla Misia, a levante dalla Frigia e a mezzogiorno dalla Caria. L'ubicazione delle molte città che vi ebbero zecca è indicata a lettere rosse in una carta annessa pure al volume e disegnata dal Sig. Shawe, della Reale Società Geografica. Segue un cenno sulla monetazione primitiva di elettro; poi sulla sostituzione (per opera di Creso) dell'oro e dell'ar- gento puri, a quel metallo misto; e sui cistofori coniati in sei zecche della Lidia (Apollonis, Nysa, Sardi, Stratonicea, Tiatira, e Tralles). L'a. procede quindi all'esame delle monetazioni emesse dalle singole città della regione; e dopo di aver indicato in qual modo si potrebbero aggruppare geograficamente le zec- che, passa a darcene notizia in ordine alfabetico, formando quasi un séguito di altrettante monografie in miniatura. In esse accenna anzitutto alla ubicazione della città, poi alla cronologia delle sue monete, ai tipi di queste, ai nomi di magistrati che vi sono inscritti, ecc.; donde è facile l'argo- mentare di quale e quanta importanza debbano essere co- desti riassunti per la Geografia, per la Storia, e soprattutto per la Mitologia che ha (com' è noto) sì larga parte nelle rappresentazioni monetali dell'Asia Minore. Ecco l'elenco dei sunti numismatici suddetti : Acrasus. — Aninetus. — Apollonis. — Apollonos-hieron. — Attalea. — Bagis. — Blaundus. — Briula. — Caystriani. — Cilbiani Super. — Cilbiani Infer. — Clannudda. — Daldis. — Dioshieron. — Germe. — Gordus Julia. — Hermocapelia. — Hieracome (poi 5°° BIBLIOGRAFIA Hierocaesarea). — Hypaepa. — Hyrcanis. — Maeonia. — Magnesia ad Sipylum. — Mastaura. — Mostene. — Nacrasa. — Nysa. — Filadelfia. — Saitta. — Sala. — Sardi. — Silandus. — Stratonicea Hadrianopolis o Indi-Stratonicea. — Tabala. — Tiatira. — Tita- cazus. - Tmolus Aureliopolis. — Tomaris. — Tralles. — Tripoli. Alcuni di questi sunti, come ad es. quelli di Hypaepa, di Nysa, Filadelfia, e in particolar modo quelli di Sardi, di Tiatira e Tralles, hanno uno sviluppo notevole, cagionato anche dalla gran copia dei nomi di magistrati che si dove- vano registrare. Così si chiude l'ampia introduzione dello Head al cata- logo propriamente detto, il quale è compilato con l'esattezza e la sobria eleganza che siamo usi ad ammirare nei catalo- ghi del Museo Britannico, ed è seguito dagl' indici qui ap- presso: Indice geografico; — de' tipi; — de' ritratti di mem- bri delle famiglie imperiali; — de' simboli; — delle contro- marche; — dei re e dominatori; — dei nomi di magistrati sulle monete autonome; — dei nomi di magistrati sulle monete romane, ecc. Le tavole che corredano il volume sono in numero di 45; la prima è dedicata alle monete arcaiche in elettro ; le 39 seguenti, alla riproduzione dei tipi più interessanti delle di- verse zecche; vengono da ultimo, una tavola delle monete d'alleanza (Bagis-Temenothyrae, Magnesia-Smirne, Filadelfia- Smirne, Sardi-Hypaepa , Tiatira-Pergamo, Tiatira-Smirne, Tralles-Smirne, Tripoli-Laodicea), e quattro tavole di cisto- fori e loro suddivisioni. S. A. Frltze (Hans von). Die Munzen von Ilion. — (Estr. dal voi. Troja und Iliorì). — (In-4 , pag. 58, con 5 tav. in fotot. e disegni nel testo). Delle monete di Ilio si occuparono già incidentalmente il Postolacca, lo Schliemann e Tlrnhoof Blumer. L'egr. Dot- tor H. von Fritze ce ne dà ora una compiuta monografia, giovandosi del copioso materiale fornitogli da tutti i princi- pali Gabinetti Numismatici d'Europa, nonché dalle collezioni Imhoof-Blumer in Winterthur, Lòbbecke in Brunsvik, Six in Amsterdam e della Sig R . Schliemann vedova del celebre scopritore, in Atene. L' a. descrive in primo luogo le coniazioni autonome, dividendole in sette periodi cronologici; poi le imperiali, incominciando dalle monete senza effigie d' imperatore, per BIBLIOGRAFIA 501 procedere a quelle con effigie, che appartengono ad Augusto, Caligola, Claudio, Nerone, Galba, Vespasiano, Adriano, An- tonino Pio, M. Aurelio, M. Aurelio e Lucio Vero, Faustina jun., Commodo, Crispina, Settimio Severo, Giulia Domna, G. Mesa, Caracalla, Geta, Macrino, Diadumeniano, Severo Alessandro, Gordiano Pio e Valeriano sen. Segue una seconda parte, in cui si svolgono le consi- derazioni che servirono di base airordinamento cronologico delle monete autonome. Viene per ultimo uno studio ampio e interessante sui tipi. Gaebler (Hugo). Zur Miinzkunde Makedoniens. Ili — Berlin, Weid- mannsche Buchhandlung. — (Estr. della Zeitschrift fiir Numis- matik, voi. XXIII). — (In-8°, pag. 49, con disegni nel testo). Verte su due periodi. 11 primo è quello delPinsurrezione macedone contro i Romani, capitanata dall'avventuriero An- drisco (Pseudo-Filippo), e della costui sconfitta nell'anno 148 av. Cr. per opera di Q. Cecilio Metello; periodo che pose un termine alla monetazione particolare delle singole pspftcc in cui era stata divisa la Macedonia dai Romani dopo debel- lato Perseo nel 168. Il secondo periodo è quello della Ma- cedonia come provincia romana, e della relativa monetazione col nome dei questori. Tropea (G.). Numismatica messano-mamertina. — (Estr. dall'^r- chivio Storico Messinese, Anno II, Fase. 3-4). — Messina, Tipo- grafia D'Amico, 1902. — (In-8°, di pag. 44, con disegni nel testo). L'a. si è proposto di raccogliere in questa sua memoria quanto si riferisce alle antiche monete di Messina, dividen- dole in tre grandi periodi : zancleo, messanese, mamertino ; e prendendole in esame sotto il rispetto dell'arte, della storia e della mitologia. Le monete descritte dal eh. Prof. Tropea oltrepassano complessivamente il numero di 150, essendosi egli giovato anche delle nuove varietà da lui trovate nel Museo Mandra- lisca di Cefalù. Le descrizioni sono assai accurate, con par- ticolare riguardo all'epigrafia. Correrà (Luigi). Le più antiche monete di Napoli. Nota letta alla R. Accad. di Archeologia, Lettere e Belle Arti. — Napoli, 1902. — (Un opusc. in-8 u , con fotoincisioni nel testo). — (Estr. dal Rendiconto dell'Accademia). La nota del Prof. Correrà, che fa parte di un suo studio, non ancor pubblicato, sulla numismatica della Campania, è intesa a rilevare che le vere protomonete di Neapolis dovreb- 502 BIBLIOGRAFIA bero essere quelle d'arg. al peso e tipo di Cuma (dr., testa femminile arcaica diademata; — rov., toro stante oppure gradiente), delle quali egli riporta tre esempi, (il primo, ined., nel Gab. di Gotha; il secondo nella coli. Weber a Londra, edito nella Num. Chron., 1896; il terzo nel Medagliere Vati- cano, edito inesattam. nel Garrucci, tav. LXXXIV, n. 27). L'osservazione, si affretta a dichiarare l'a., non è nuova, essendo già stata fatta da L. Sambon nella sua nota opera: Recherches sur les monnaies de la Presqu'ile italique (1870). Ivi, a pag. 147, parlando delle monete di Neapolis, egli infatti così si esprime: - Les monnaies de la première sèrie, envi- * sagées sous le doublé rapport des types et du style, * rappellent les pièces frappées à Cume et à Terina pendant " la seconde moitié du cinquième siècle. C'est aussi pourquoi " l'on peut supposer avec fondement qu'elles remontent à * la mème epoque „. Ma questo non era stato l'avviso di alcuni più recenti scrittori, i quali hanno affermato che la monetazione di Neapolis comincia con le monete che recano nel dritto la testa galeata di Pallade. Il Prof. Correrà, basandosi su criteri stilistici e su con- siderazioni storiche, si riaccosterebbe invece all'opinione del Sambon, riguardando come protomonete quelle al tipo di Cuma. Ancona (Margherita). — Claudio II e gli usurpatori. — Messina, Tipogr. D'Angelo, 1901. — (Un opusc. in 8, di pag. 66). In quest'accurato studio storico (del quale il Prof. Tropea diede una recens. nella Riv. di Storia antica, anno VI, fase. I), l'Autrice si giova ripetutamente e opportunamente anche dei dati numismatici. Veggasi in particolare il passo in cui la Dott. Ancona discorre delle monete di Vaballato. Sambon (Arthur). Le sou d'or italique et le sou de compie de douze deniers. — Paris, 1902. — (Estr. dalla Revue Numismatiqué). In questo breve ma importante articolo, l'egr. nostro collaboratore Dott. A. Sambon fa conoscere un documento da lui scoperto, dei primi anni del Sec. IX, con la scorta del quale si possono proseguire pei Secoli VIII e IX gli studi iniziati dal eh. Sig. Babelon sulla questione sì complicata e di- scussa del rapporto fra l'argento e l'oro, nel suo lavoro La Silique romaineC). Il prezioso documento trovato dal Dott. Sambon è un contratto salernitano dell' 816 (Archivio della Trinità della Cava); in essa si menziona una somma da pagare, in auru figuratu quactuor fremissi et tres denari, e, appresso, l'am- (*) Revue Num., 190 1. BIBLIOGRAFIA 503 menda al doppio: duplum pretium nos vobis componere pro- mictimus, hoc est solidi beneventani numero tres. Donde si ha che 8 " terzi di soldo „ beneventani e 6 denari equivalgono a 3 soldi beneventani (cioè a 9 " terzi di soldo „), e per conseguenza il " terzo di soldo „ si componeva di 6 denari beneventani, e il soldo si componeva di 18 denari. Comandimi (Alfredo). L'Italia nei Cento Afini del Secolo XIX giorno per giorno illustrata. — Milano, Antonio Vallardi editore. L'interessantissima pubblicazione del Dott. Comandini (della quale abbiamo ripetutamente discorso) è giunta oggi alla dispensa 34% con cui si dà termine all'anno 1835 e s'ini- zia il 1836. Per le dispense che formano il primo quarto di secolo (1801-1825) e che costituiscono il I volume dell'opera, l'a. ha scritto una vivace Introduzione, in cui passa rapidamente in rassegna le vicende del breve ma fervido periodo dal 1796 al 1800, rievocando " gl'immediati precedenti storici dai " quali cominciò quella grande fantasmagoria politica che * doveva fatalmente risolversi nell'Unità Nazionale Italiana " e nel conquisto di Roma Capitale ,,. Non è questa la sede per entrare nella disamina dei concetti esposti, — sempre in quello stile chiaro e preciso eh' è caratteristica del Co- mandini, — anche nell'Introduzione di cui parliamo; ci limi- teremo ad osservare invece (dal nostro punto ristretto e speciale di vista) che neppure in essa si smentisce il ricer- catore appassionato, il numismatico erudito e intelligente. L'Introduzione infatti è commentata e documentata, giusta il sistema seguito in tutta l'opera, mediante incisioni e disegni contemporanei e mediante la riproduzione di medaglie e monete. Valga un esempio, eh' è tipico: nel parlare della memorabile giornata di Marengo, con la quale, dice l'a., s'inizia " storicamente „ il Secolo XIX, egli ci offre il disegno della medaglia decretata a commemorarla dalla ricostituita Repubblica Cisalpina (Hostibus prope Marengum fusis); di altre medaglie (francesi) per la medesima vittoria; dello " scudo di lire sei „ coniato in Milano, con rappresentazione allegorica che esprime la riconoscenza della Cisalpina verso la Nazione Francese; della moneta da venti franchi coniata a Torino, con la leggenda: L'Italie délivrée à Marengo, donde venne il nome popolare e tuttora persistente al pezzo da venti lire, ecc. E, come a proposito di questa, il Comandini fa notare ch'era stata la prima moneta d'oro a sistema de- cimale battuta in Europa, così, a proposito della medaglia per la morte di Desaix a Marengo, non tralascia di osservare che le estreme parole di lui, incise nel rovescio (Allcz dire 504 BIBLIOGRAFIA au Premier Consul que femporte le regret de riavoir pas fait assez pour vivre dans la posterité) sono apocrife; — Desaix, colpito da una palla di fucile al cuore, essendo in realtà caduto morto senza proferir sillaba. Il I voi. si chiude poi con un accuratissimo Indice delle incisioni, ripartito per soggetti, scorrendo il quale soltanto ci si può rendere ben ragione dell'ingente materiale di cui s' è valso il Comandini per illustrare l'opera sua. Attenendoci ai soli soggetti che e* interessano più Ravvicino, rileveremo che le monete da lui riportate sono 121, le medaglie e plac- che 159, i sigilli 70, oltre a diverse decorazioni ed insegne cavalleresche, e a molti stemmi, bandiere, ecc. Aggiunge- remo che i ritratti (sussidio così prezioso talvolta per le nostre ricerche) sono nientemeno che circa 700. S'intende che l'opera, benché ampliata d'assai in con- fronto del piano primitivo, prosegue attivamente, — come stanno a testimoniarci le nuove dispense che si riferiscono al decennio dal 1826 al 1836, le quali, per interesse e minuziosità d'indagini e per ricchezza e geniale novità di documentazione, non solo uguagliano, ma superano forse le precedenti. S. A. Perini (Quintilio). Le Monete di Verona. — Rovereto, 1902, Grandi, in-8°, pag. 111. La zecca di Verona, descritta ed illustrata dal dotto Dionisi verso la fine del secolo XVIII, abbisognava di essere rifatta con criteri più rispondenti al progresso della scienza numi- smatica. cTale necessità venne perfettamente compresa dal sig. Quintilio Perini, il quale ha saputo nel lavoro sopra citato riunire alla dottrina una diligentissima indagine critica e una mirabile chiarezza. Al riassunto storico, col quale incomincia il lavoro, segue un capitolo sui sistemi monetari, sul nome e sul valore delle monete, delle quali venne con precisione data la descri- zione e furono citate le fonti. L'Autore ha voluto anche non trascurare le moderne esigenze col far riprodurre in ben riuscite zincotipie l'impronta delle monete e col riportarne numerosi documenti illustrativi. Vi aggiunse inoltre la tabella della loro rarità e prezzo attuale, per cui la dissertazione riesce utile anche ai non dotti. Dati tutti questi pregi, che sono indiscutibili, l'egregio sig. Perini merita la lode dei numismatici, e da me anche il ringraziamento di aver dato alla luce quelle interessanti varietà di denari di Ottone I, raccolte in disegni dall' il- lustre Carlo Kunz, mio antico predecessore nel Museo Bottacin di Padova. Dott. L. Rizzoli. BIBLIOGRAFIA 505 Pasetti (dott. Luigi), Contributo allò studio della numismatica ita- liana: una medaglia d'argento di Vincenzo Bellini, ferrarese. 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Sinigaglia (FJ, Il marchio dei metalli preziosi; osservazioni. Firenze, Tip. G. Carnesecchi, 1901, in-8, pp. 15. Marchisio (Alfredo Federico), Il ripostiglio di Chambave e una mo- neta inedita di Guglielmo I Paleologo. Torino, C. Clausen, 1902, in-8, pp. 24. Lorini (E.), La Repubblica Argentina e i suoi problemi di economia e di finanza: monografia fatta per incarico del R. Governo. Voi. I: La questione monetaria, in-8, pp. 535. Roma, E. Loescher, 1902. Catalogue general des médailles francaises. Henry IV — Louis XIII (1589-1610-1643). Paris, Cabinet de Numismatique, in-8, pp. 32. Granges de Surgères (marquis de), Poincons des maìtres orfèvres et de leurs jurandes, poincons de touchaud, de charge et de décharge insculpés sur les tables des anciennes monnaies de Nantes et de Ren- nes. Nantes, Biroché et Dantais, in-8, pp. 56. Laschi (R.), Le crime financier dans la sociologie criminelle (l'Hi- stoire et le Droit). Paris, Masson, 1901, in-8, pp. xxxvn-224. 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Entrambe queste rarissime mon. sono rappres. nella collez. annessa al Museo Naz. di Sofia, e il tetradr. auton. anche nel Medagliere del Museo Naz. di Filippopoli, di cui il sig. Tacchella è il conservatore. I due medaglieri suddetti posseggono poi più di un centinaio di monete imper. gr. di Odesso, una ventina delle quali almeno sono inedite], — Dieudonné (A.). Monnaies grecques récemment acquises par le Cabinet des médailles [Con tavola in fototipia. — Diob. ined. di Clazomene. Dramma ed emidr. di Colofone. Octobolo ined. di Efeso. Monete d'arg., ined. di Eritrea. Emidr. di Eraclea al Latmo. Tetrad., dramma, e bronzi imper. ined., di Ma- gnesia sul Meandro. Statere d'oro di Mileto. Bronzo, a rov. liscio, di Smirne (prova di zecca?). Dramma e br. ined. di Teo]. — Mowat (R.). Martelage et abrasion des monnaies sous V empire romain; leurs conire- marques [Con tavola in fotot., e con fig. nel testo]. — Raimbault (M.). La Dardenne. Monographie de la pièce de six deniers de Louis XIV [Continuaz. e fine]. — Bordeaux (P.). La Moiette d'éperon, différent de l'atelier monétaire de Saint- Quentin, de 1J84 à 1465 [Continuaz. e fine. — Con figure nel testo]. — Mèlanges et documents (Blanchet: Une ordon- nance monét. de Henry IV). — Chronique [Moneta d'oro con geroglifici. — Osservazioni sulla Num. gallica. — Monete nabatee. — Monete aramaiche della Caracene. — Bibliografia numismatica d'Atene (Ambro- soli). — Monete belghe di nichelio, con foro centrale. — I gettoni della Fac. di Medie, di Parigi, ecc.]. — Bulletin bibliographique [Specht, Monete indo-sassanidi. — Blanchet, Note sur l'origine du Gros Tournois (Con disegno). — Cahn, Der Rappenmiinzbund. — La Tour, Note sur la colonie de Lyon, sa fondation, le nom de son fondateur et son premier nom, d 3 après sa première monnaie (Interessantiss. mqn. in br. Al dr., busto muliebre, turrito, con la legg. copia felix Al rov., Ercole che doma un toro, e l'agg. mvnatia). — Cumont, Les monnaies dans les ckartes du Brabant. — Carlile, The Evolution 0/ modem Money. — Fabre de Larche, Les billets de confìance émis pendant la guerre i8jo-ji (Terza parte, in-fol., 50 tav. in fotot. I biglietti riprod. sono più di 508 BIBLIOGRAFIA dugento). — Arnauné, Administration des monnaies et médailles, Rapport au ministre des finances, Sixième année, igoi (AU'Esposiz., l'Amministraz. delle med. vendette più di 100,000 med. o placchette. La relaz. contiene notizie non soltanto circa la coniaz. delle mon. frane, ma anche intorno alle monetaz. degli altri paesi, p. es. sulle nuove mon. dell'isola di Creta. Vi si parla anche delle mon. del Siam, e in particolar modo dei gettoni di porcellana, di metallo e di vetro, fabbricati dalle case da giuoco siamesi, gettoni di cui si conoscono quasi 900 varietà. — La relaz. è corred. di tàv., rappresene med. e soprattutto placchette)]. — Piriodiques. — Procès-verbaux de la Soditi fr. de numismatique [Con dis.]. — Liste des membres de la Socie té. Tome sixième. — Premier trimestre 1902 (Secrétaire de la Rédaction : A. Dieudonné). Babelon. Vercingétorix, elude d'iconographie numismatique [Con 2 tav., l'ima di mon. rep. romane, l'altra di mon. galliche]. — Blanchet. Rccherches sur les monnaies celtiques de l'Europe centrale [Con figure nel testo]. — Reina ch (Th.). Mannaie inèdite des rois philadelphes du Pont [Con tavola in fotot.]. — Lo stesso. Le rapport de l J or et de Vargent dans les comptes de Delphes. — Dieudonné. Monn. grecques acquises par le Cabinet des méd. [Continuaz., con tavola in fotot. — Bronzi di Antiochia sul Meandro. Arg. di Ceramo. Arg. di Cidramo. Tetradr. di Cnido. Bronzi di Euromo, di Idiso, di Iaso, di Idyma, di Milasa, di Tabae, nella Caria. Br. di Phaselis e dramma ined. di Sidima (unica) nella Licia. Br. di Cestro nella Pisidia, di Barata, di Dalisando, di Hyde e di Parlais, nella Licaonia]. — Allotte de la Fuye. La dynastie des Kamnaskirès [Con tavola in fotot.]. — Sambon (A.). Le sou d'or italique et le sou de compie de douze deniers. — Zwierzina (W. K. F.). Une médaille du XXe siede à l'effigie de Charles VII, roi de France [Med. per il 265 anniv. della fondaz. dell'Univers. di Utrecht. — Con disegno]. — Mélanges et documents [Ordonnance de i68r relative à la circulation des monnaies étrangères en Alsace (Con disegno). — Almohades et Ha/sides]. — Chro- nique [Ripostigli. — Vend. della collez. del co. F. de Wotoch, per cura dei Sigg. Sambon e Canessa, a Parigi. Conten. splendidi esempi, di mon. italo-greche. — La politica monetale degli Antonini, a proposito di uno studio del Sig. Is. Levy sulla vita municip. dell'Asia Min. sotto gli Antonini). — Accad. delle Iscr. e Belle lett. Relaz. del sig. Babelon sulla sua recente missione numismatica in Germania (allo scopo di radunare elementi inediti per arricchire il Corpus delle mon. dell'Asia Minore, intrapreso, sotto gli auspici dell'Istituto, dal sig. Babelon stesso e dal sig. T. Reinach, prendendo per base le carte lasciate da Waddington). — Sociétés des antiquaires de France. Comunicazioni del sig. Blanchet sulla num. merovingia, su monete galliche, ecc. Altre comunic. num. dei sigg. Vitry e Maurice (notev. soprattutto quelle di quest'ult. intorno al celebre medaglione d'oro di Vienna al tipo di Costantino Magno, stante fra i due Cesari; e intorno ai segni cristiani impressi sulle monete BIBLIOGRAFIA 509 durante il regno di quell'imperatore). — Nuove med. coniate alla Zecca. di Parigi. Durante il 1901 ne uscirono 328, tra med. propriam. dette e placchette. — Necrologie (Maxe-Werly. — Laugier. — L. Hamburger)]. — Cambiamento del Segretario della Revue: il sig. Blanchet, che per ben dieci anni occupò quel posto con tanto zelo, non potendo più atten- dervi per le numerose sue occupazioni, lo cede al sig. Adolfo Dieudonné, vice-conservatore del Gabinetto Numism. S'intende che il sig. Bl. rimane assiduo collabor. del periodico parigino. — Bulletin bibliographique [Dattari, Monete imperiali greche. Numi Augg. Alexandrini (v. il cenno datone da Frane. Gnecchi nella Rivista dello se. a. 1901, fase. IV). — Tropea, Numismatica di Lipara e Numismatica siceliota del Museo Man- dralisca in Cefalu]. — Périodiques. — Proc.verbaux de la Soc.fr. de Num. Deuxième trimestre 1902. Blanchet. Recherches sur les monnaies celtiques de V Europe centrale [Continuaz. e fine. — Con illustraz. nel testo]. — Tacchella. Numisma- tique de Philippopolis. — Mowat. Les essais monétaires de répélition et la division du travail [Con una tav. di mon. rom. e con disegni nel testo], — Maurice. L'atelier monétaire de Carthage pendant la période constanti- nienne [Con tavola in fotot.]. — Héron de Villefosse (A.). Le grand autel de Pergame sur un médaillon de bronze trouvé en France [Con disegni nel testo]. — Rouvier (J.). Les rois phéniciens de Sidon d'apres leurs monnaies, sous la dynastie des Achéménides [Con tav. in fotot.]. — Drouin (E.). Les monnaies zodiacales de Djehangir et de Nour Djehan, avec une monnaie inèdite d'Akbar [Mon. dei Gran Mogol dell'India, nel Gab. di Parigi. — Con disegni]. — Mélanges et documents (Mowat: Arrété du 4 mars i8jo sur la réduciion des écus de 6 francs de France [Nel Cantone svizz. di Vaud. Documento che dà la spiegaz. della contromarca che s'incontra su taluni scudi di Luigi XV, di Luigi XVI e della Rep. Frane, al tipo del genio stante, contromarca che consiste appunto nello stemma del Cant. di Vaud. Una disposiz. analoga era stata presa anteriormente nel Cant. di Berna]. — Lo stesso: Un cas singulier d'abrasion et de surfrappe monétaire [Comunicazione del eh. Dott. Pick, conservatore del Museo Ducale di Gotha. — Con disegni]. — Babelon: Don d'une collection de monnaies et méd. d'Alsace, au Cabinet des médail/es, par M. Carlos de Beistegui [Il donatore è un ricco messi- cano, che acquistò a tale scopo la intiera sezione alsaziana della grande raccolta di Enrico Meyer, recentemente venduta all'asta a Parigi]). — Chronique [I ripostigli di aurei rom., scoperti testé in Egitto. — La Hera di Policleto. — Hermes lotoforo (nelle mon. alessandrine). — La croce d'Angiò. — Le campane e la numismatica (medaglie del Rinascim., riprodotte sulle campane di Ligny-sur-Canche, Pas-de-Calais; sono di Carlo V e di Filippo li, e di Ursula Lopes, probabilm. madrina della campana; quest'ult. med. è attnb. dall'Armand a Pastorino, il sig. de la Tour è indeciso fra l'attribuz. a Pastorino e quella ai Leoni, al Pog- gini o a Jacopo da Trezzo, che lavoravano nelle Fiandre verso il 1555, 5IO BIBLIOGRAFIA data incisa sul taglio del braccio di Orsola). — Iscrizioni in pracrito e sanscrito sulle mon. dell'India. — il tallero di Maria Teresa. — Le mon. d'arg. da 50 cent, di Nap. Ili ritirate dalla circolaz. in Francia. — Epilogo dell'Esposiz. Univ. del 1900 (Il mobile magnifico che aveva servito a conservare le collez. del Duca d'Orleans, figlio del cel. Reggente, e che era stato esposto al Petit Palais, dove formava l'ammiraz. dei visitatori, era originariamente sormontato da un busto in bronzo del Duca- mede- simo. Ai tempi della Rivoluz., il medagliere, col suo contenuto, fu asse- gnato al Gabinetto Num., ma il busto rimase alla Bibliot. di Santa Ge- noveffa; ora il sig. Babelon ne ottenne la cessione al Gabinetto, dove fu ricollocato sul medagliere). — Il legato della Sig. na Depaulis al Gab. di Parigi (Consiste in una collez. di disegni, modelli e bozzetti in cera, impronte e medaglie, esegu. da suo padre, distinto incis. della prima metà del Sec. XIX). — Nomina del sig. Gustavo Martin, aggiunto presso il Gab. Num. di Marsiglia, a conservatore, in sostituz. del defunto sig. Laugier. — Medaglie nuove]. — Bulletin bibliographique [Nììtzel, Kgl. Museen zu Berlin, Katal. d. orient. Munzen. Voi. secondo. — Markoff, Lezioni di Numismatica ant. (in russo) professate all'Istit. Archeol. di Pietroburgo. — Macdonald, Catal. of Gr. Coins in the Hunterian Collection, Univ. of Glascow. Voi. secondo. — Hill, The Colteci, of J. Ward; descript. Catal. of anc. Greek Coins. — Florange, Armorial du jetonophile, guide de l'amateur de jetons armoriés], — Pério- diques. — Proc.-verb. de la Société [Con disegni nel testo]. Troisième trimestre 1902. Rouvier. Les rois phéniciens de Sidon [Continuaz. — Con tav. in fotot.]. — Dieudonné. Monnaies grecques acquises par le Cab. des méd. [Continuaz. — Pamfilia: br. imp. di Perga: Side, terzo di statere, ined., e bronzi imp.; Sillyrum, br. Pisidia: br. di Andeda; bronzi di Antiochia, di Baris, di Codrula, di Colbasa (rariss.), di Etenna, Lisinia, Paleopoli, Sagalasso e Verbe. — Con tavola in fotot., e con disegni nel testo]. — Svoronos. La prétendue monnaie thibronienne [Con disegni nel testo]. — Tacchella. Monnaies de la Mésie infétieure (supplément au Corpus) [Monete di br., di Dionisopoli, Marcianopoli e Nicopoli sull' Istro, entrate nel medagliere del Museo Naz. di Sofia negli anni 1899 e 1900, e non descritte o incomplet. descr. nel Corpus numorum del Prof. Pick, Die ant. Munzen von Dacien u. Mcesien, Beri., 1898]. — Roman (J.). Médaille de consécration de Tétricus pére [Con disegno. — Mon. barbara, con rov. a legg. indecifr.]. — Lo stesso. Denier de facques Artaud de Montauban, èvèque de Saint-Paul- Trois-Chàteaux (1J64-1J66) [Con disegno]. — Mé- langes et documents (Delattre : Poids carthaginois en plomb. — Lo stesso, Disque de bronze, flan de monnaie ou poids? [Con disegno]). — Chronique [Ripostigli. — Prezzi raggiunti all'asta della Collez. H. M. di mon. frane, venduta a Parigi dal 26 maggio al 14 giù. 1902. Il ricavo totale fu di 175.760 fr., compresi i libri. Si trattava di una coli, numism. che aveva costato una vita intera di ricerche al suo raccoglitore; abbracciava tutta BIBLIOGRAFIA 511 la serie francese, comprendendovi anche le mon. battute nelle prov. belghe già appartenenti al dominio della Casa di Borgogna, le mon. dell'Alsazia, quelle dei Crociati. — Il grandios. lascito Dutuit, alla città di Parigi. Fra i tesori che lo compongono, figurano anche talune monete, scelte come saggi d'arte, e di valore eccezionale; il catal. di esse fu già pubblic. nel 1878 dal sig. Feuardent. — L'Apollo di Canaco sulle mon. di Mileto. — Fabbricaz. di mon. repubbl. (1792-1793) col metallo delle campane, a Nantes. Queste mon. ebbero corso sino alla metà del sec. XIX. — La nuova legge ital. sugli oggetti d'arte e d'antichità. — Monete-medaglie commemorative del cinquantenario del Granduca Fe- derico di Baden. — Esposizione di mon. e med. organizzata dalla Soc. Num. di Berlino. — La Soc. Num. Ungherese, fondata per iniziativa del sig. Gohl, conservat. del Museo Naz. Ungh., e del sig. Szivak. — Cenno necrol. sul Cav. Jolivot, noto scrittore di Num. monegasca]. — Bulletin bibliographique [Estesa recens., dovuta al sig. Dieudonné, del Catalogne of Greek Coins of Lydia dello Head. — Esame, dal punto di vista numismatico, della Griechische Ikonographie di Bernouilli. (Monaco di Bav., 190 1), e cenno sulla recentissima Histoire de la gravure sur gemmes en France, di Babelon (entrambi per cura del sig. J. de Foville). — Proc.-verb. de la Société [Nella sed. del 3 maggio 1902, il sig. Bordeaux presenta alla Soc. una mon. d'arg. inedita di Lodov. XII, battuta a Genova (disegno nel testo), al tipo dell'arme di Francia accostata da due gigli. Il sig. Bordeaux ragiona estesam. intorno alla data probab. di cussione ed al valore monetale da assegnare a questo pezzo; rimet- tendosi per la definitiva soluzione del problema alla ben nota compe- tenza del nostro erudito collega Colonn. Ruggero. — Nella sed. del 7 giugno, il sig. Blanchet comunica alcuni curiosi documenti che lumeg- giano la biografia del numismatico Michelet d'Ennery, n. a Metz il 1709, m. a Parigi il 1786]. Gazette numismatique francaise, dirigée par F. Mazerolle et éditée par M. E. Bertrand, Chalon-s-Saóne, et par M™e Vve R. Serrure, 19, rue des Petits-Champs, Paris. Cinquième année. — 1901. — 3 e et 4" livraisons. Mazerolle. S.-E. Vernier, graveur en médailles. Biographie et cata- logne de son oeuvre [Con ritr. e con 8 tav. in fotot. — Vernier, n. a Parigi il 1852, incominciò da cesellatore, dedicandosi a lavori d'oreficeria e di bronzi religiosi. Nel 1887, prese l'iniziativa di un movimento che ebbe poi gran voga, cioè l' applicaz. alla gioielleria dei metodi propri all'incisione delle medaglie; egli eseguì in tal modo molti gioielli, co- niandoli come se si trattasse di veri gettoni o placchette. Gli si devono poi molte medaglie, fuse e coniate; notiamo, fra l'altre, quelle con l'effigie di Gambetta, del Kedive d'Egitto, ecc.]. — Borrelli de Serres (L.). Les variations monétaires sous Philippe le Bel et les sources de leur histoire [Prima parte di questo diffusissimo lavoro fondato su ricerche d'ar- 512 BIBLIOGRAFIA chivio]. — De Fayolle (A.). Monographie des jetons médicaux bordelais [Con tavola in fotot.]. — Lo stesso. Recherches sur Bertrand Andrieu, de Bordeaux, graveur en médailles (1761-1822). Sa vie, son oeuvre [Con tavola in fotot. — Fine di questa vasta monografia, della quale abbiamo ripetutam. parlato. L'a. conchiude che Andrieu meriterebbe di esser soprannominato ■ il Poeta della Medaglia „]. — L. (R.). Une médaille de Victor Hugo [Eseguita nel 1850; reca nel dr. il busto del poeta, di profilo a sin., con la data e l'anno; il rov. è liscio, essendo stata vietata dal Governo la leggenda che vi si voleva incidere (quand les hommes — METTENT DANS UNE LOI — L'iNJUSTICE — DIEU Y MET LA JUSTICE — ET il frappe avec cette loi - ceux qui l'ont faite) nonché l'inscrizione della data 5 aprile 1850, eh' è quella del giorno in cui Vitt. Hugo pro- nunciò all'Assembl. Legisl. un discorso per combattere il progetto di legge sulla deportaz., discorso dal quale sono tolte le parole surriferite. L'a. dell'art, smentisce la fiaba che esistano alcuni esempi, della med. con l'iscriz. proibita]. — Cahn (J.). Correspondance allemande. — Les périodiques — Nouvelles diverses [La morte del sig. Maxe-Werly e del sig. Laugier. — Il ritiro del sig. Biancard dal suo posto di Archivista in capo delle Bocche del Rodano. L'archiv.-agg. sig. Felice Raynaud, è stato nomin. archiv. in capo, e il sig. Maurizio Raimbault, addetto all'Archivio, e collab. della Gazette, è stato nom. sotto-archivista. — La nuova Soc. Internaz. di Num. — Il ripost, di Castelmoron (scudi e mezzi-scudi dei primi anni del regno di Luigi XIV, frammisti ad alcune mon. di Luigi XIII e di Enr. IV). — Il tesoro di Pélagat, vicino ad Aiguillon, Lot-et-Garonne (notizie su di un copioso rinvenim. di vecchia data, poiché risale a più di quarant'anni or sono, di mon. rom. del III sec, conservate oggi per la magg. parte nel museo di Agen. Le mon. erano così suddivise: Valeriano, 1 esempi.; Gallieno, 63; Salonina, 2; Claudio Gotico, 178; Aureliano, 1; Postumo, 2; Vittorino, 107; Tetrico padre, 482; Tetr. figlio, 237). — Cenni su pubblicaz. dei sigg. Bonnet, Blanchet, Mazerolle, Cumont, Alvin. — Discorso del sig. Antonio Vives, pronunc. all'Accad. Reale di Storia a Madrid, intorno alle mon. di Ca- stiglia. — Il Reperì, gén. de médaillistique del sig. Stroehlin]. Sixième année. — 1902. — i e livraison. De Barthélemy (A.). Leon Maxe-Werly, 1831-1001. Biographie et bibliographie numismatique [Con ritratto]. — Borrelli de Segres. Les variai, monét. sous Philippe le Bel [Continuaz. e fine]. — De Fayolle. Médailles et jetons municipaux de Bordeaux [Con 2 tav. in fotot.]. — De Foville (J.). La gravure en méd. aux Salons de 1002. — Comptes rendus [Cenni bibliogr. sulla relaz. del sig. Sarriau sulle mon. e med. che figu- ravano nel Museo retrospett. all' Espos. Univ. di Parigi del 1900, e sul dizion. biogr. dei medaglisti del sig. Forrer]. — Les périodiques. — Nouvelles diverses [L'Accad. delle Iscriz. e B.-lett. ha confer. una men- zione onor. al Co. Carlo de Beaumont, per il suo lavoro : Jetons touran- geaux, pubbl. nella Gazette; e un premio di 500 fr. al sig. A. de Fayolle, BIBLIOGRAFIA 513 per due lavori mss., uno dei quali è l'Iconografia delle med. e dei gettoni di Bordeaux. — Il giurì dell'Accad. di Brusselles, incaricato di conferire il premio quinquennale, ha classificato come '3 fra i 64 lavori di storia naz. belga comparsi dal 1896 al 1900, l'importante pubblicaz. del sig. A. de Witte sulla Storia monetale dei Conti di Lovanio. — La Soc. Frane. d'Archeol. ha inscritto nel progr. del suo Congr. annuale, da tenere stavolta a Troyes, il tema: Indicare i rinvenim. fatti nel territ. della Champagne di mon. del Senato Romano al tipo di Provins. — La collez. E. Meyer e il dono del sig. Carlos de Beistegui al Gab. di Francia. — Estr. dalla Relation de Terre Sainte (1533-J4) m Greffin Affagart, inte- ressantiss. per le sue notizie sulle mon. che vi avevano corso: ■ Il est " aussi à notter que par delà ne se prend aucune monnoye que du ■ coing de Venise, c'est-à-dire pour le prix qu'elle vault à son pays, " car les escuz au soleil, doubles, ducatz et tout autre or ou argent " est tousjours prins selon son prix, et non pas selon la valleur du ■ pays dont il est, mays la monnoye vénissienne d'or ou d'argent est " prinse par tout le pays du Ture, et plus fort qu'elle n'est à Venise, " et c'est pour ce que les Vénissiens marchandent et traflkquent et " ont grand conférence avecques les Turcs, et, pour ce, il est nécessaire " que les pélerins changent à Venise leurs escuz en ducatz seguins, ■ c'est-à-dire ducatz neufs du coing de Venise. Et aussi est bon qu'ils ■ prennent pour cinq ou six ducatz de monnoye d'argent comme sont ■ marquetz, marcetz, brelingues, qu'ils appellent monscingues, pour les " petites nécessitez, et davantage ilz y gaignent en Egypte et princi- " palement ès brelingues, etc. „. — Il Bull, interri, de Num. — Nelle Memorie della Soc. des Antiquaires de France, il sig. Maurice identifica con una fortezza che sorgeva sulle rive del Danubio il nome della città di Dafne {Constant 'intana Dafne) che si legge su talune mon. di Costan- tino Magno. — Il dott. Raff. Blanchard ha intrapreso nella Revue d'Europe la pubblicaz. di un lavoro dal titolo: Études de numismalique medicale francaise. — La qu irta ediz. della Guida num. dei sigg. Gnecchi. — Il sig. Ad. Herrera ha fatto all'Accad. di Storia, di Madrid, una lettura sulle med. dei governat. dei Paesi Bassi sotto il regno di Fil. II. Il medes. sig. Herrera ha pure intrapreso un catal. delle med. spagnuole in genere, stampato su schede e in ristr. num. d'esemplari. — Ancora il Reperì, de médaillistique del sig. Stroehlin (esso contiene anche la descriz. di med. ital.)]. 2* livraison. Raimbault (M.). J.-F. Laugier, conservateur du Cabinet des médailles de Marseille {1828-1901). Biographie et bibliographie numismalique [Con ritratto, e con la riproduz. fotoincisa di un gettone]. — De Castellane (Comte). Une monnaie inèdite d'Henri V, d'Anglelerre, frappée en Nòr- mandie [Con disegno nel testo]. — De Fayolle. Med. et jet. municipaux de Bordeaux [Continuaz.]. — Denise (H.). La discussion de la hi de Germinai an XI [Continuaz.]. — Mazerolle. S.-E. Vernier. Catalogue 65 5 '4 BIBLIOGRAFIA de son oeuvre [Supplemento. — Con 2 tav. in fotot.]. — Mélanges. — Comptes rendus [Florange, Armorial du jetonophilé]. — Les périodiques. — Nouvelles diverses [Sedute della Soc. Frane, di Num. — Assembl. gen. della Soc. Svizz. di Num., a Chaux-de-Fonds. — Assembl. gen. della Soc. Belga a Liegi. — Il sig. Maurice ha fatto alla Soc. des Antiquaires de Fr. una comunicaz. su di un ripost, di mon. rom. scoperto dal March, de Segonzac in un fortino rom., al sud del Marocco; e il sig. Mowat ha parlato dei ripost, di mon. gr. e rom., recentem. rinvenuti in Egitto]. Bulletin international de Numismatici uè, publié sous les auspices de la Société Fran false de Numismatique et dirige par Adrien Blanchet. — Paris, Ernest Leroux, Éditeur, 28, rue Bonaparte (VP). Tome premier (1902). — N. 1. Programme du Bulletin. — Notices (Gohl: La trouvaille de Nàdasd, Hongrie [Con figure nel testo. — Monete dei Boi]. — Mowat : Contre- marque anglaise sur une pièce de cinq francs de 1811 [Con disegni]). — Trouvailles [Cronaca delle scoperte di ripostigli fatte in questi ultimi tempi]. — Sociétés [Soc. internaz. di Num., Soc. Frane, di Num., Soc. Reale Belga di Num., Soc. Belga-oland. degli Amici della med. d' arte, Soc. Num. di Londra, Soc. Num. di Beri., Soc. Num. Ital., Soc. Num. di Berna, Soc. Num. Ungherese]. — Musées [Marsiglia, Lavaur, Berlino, Celle, Fulda, Zurigo, Budapest, Nijnii-Novgorod e Boston. Collez. E. Gnecchi e P. Stroehlin]. — Necrologie (Maxe-Werly. — Laugier). — Questions. — Bibliographie. N. 2. Notices (Blanchet : Le " Croisat „ au XIII e siede. — Hauberg : Tré- sors enfouis dans les pays scandinaves du l/IIIe au X1I« siede. — Mowat : La Contremarque hispano-américaine pescador [Con disegni]). — Trou- vailles [Il ripost, di Karnak, ecc.]. — Sociéiés [Soc. Internaz. di Num., Soc. Frane, Soc. Belga, Soc. Num. di Londra, Soc. Num. di Beri., Club degli Amici delle mon. e med. di Vienna, Soc. Num. e Archeol. Amer. di N. York]. — Musées [Parigi, Aia, Berlino, Zagàbria. Collez. E. Gnecchi (li parte) ed E. Meyer]. — Nouvelles diverses. — Necrologie. — Questions. — Bibliographie. N. 3. Notices (Ambrosoli : A propos d'une médaille siennoise [Con fotoinci- sione della med. di Bernardino Francesconi, del 1520]. — Cumont: La Sociélé d'Archeologie de Belgique [La Soc, fond. nel 1887, conta oggi circa 800 soci, ed ha pubblicato quindici voi. di Annali; questi conteng. anche un certo num. di art. concernenti la Num., e il sig. Cumont ne dà un particolaregg. elenco, insieme ad un cenno sul medagliere della Soc. stessa]). — Trouvailles. — Sociétés [Soc. Frane, Soc. di Londra, di BIBLIOGRAFIA 5 15 Beri., di Stoccarda, Soc. Ungh., Soc. Americana]. — Musées [Metz, Treviri, Aquisgrana (Il sig. Alfr. Coumont ha donato al Museo Civ. la propria collez. di mon. d'Aquisgr., a condiz. che quel Municipio abbia ad assumersi le spese di pubblicazione d'un' opera sulla Numism. locale), Berlino, Svizzera, Padova. Un'import, coli, formata da un ricco dilettante americ, il sig. H., con l'acquisto della coli. Cervera (mon. spagn. ant. e mod.) e della bella serie di mon. arabo-ispane del sig. Coderà y Zaidin. La nuova collez. del sig. H. non è inferiore, nel suo complesso, alla celebre coli. Vidal y Ramon]. — Nouvelles diverses. — Bibliographie. Bulletin de numismatique. Rédaction et Expédition: Vve Raymond Serrure, 19, Rue des Petits-Champs, Paris. 8 C volume. — 8 e livraison. — Décembre 1901. De Beauchamp (P.). Une médaille de mendiant de Bordeaux [Con disegno]. — Florance (D r ). Numismatique grecque : Tableaux synopiiques des ethniques des Villes et Peuples grecs. — Bibliographie. — Revue des Revues. — Médailles nouvelles. — Lectures. — Les ventes. — Trouvailles. — Necrologie. 9 e volume. — i re -6 e livraison. — Janvier-septembre 1902. Zay (E.). Le quadruple de France pour Alger. — Forrer (L.). Un didrachme inédit de Vèlia avec une nouvelle signature d'artiste [Con illu- straz. nel testo. — Art. riprod. dalla Num. Circular di Londra. — La mon. in questione proviene dalla race, del Co. Franz von Wotoch; la firma dell'artista è ri], — Luneau (V.). Quelques pièces inédiles [Mon. medioev. — Con dis.]. — Gillard (H.). Quelques pièces inédites [Continuaz. — Con dis., anche di mon. papali con. a Carpentrasso e ad Avignone]. — Maxe-Werly. Notes sur les monnaies de Touls, Chàlons, Provins, Verdun. Prix des denrées au XV** siede. — Florance. Tableaux synopiiques etc, [Continuaz.]. — Bibliographie. — Revues des Revues. — Médailles nouvelles. — Sociétés. — Trouvailles. — Lectures. — Les ventes [Con elenco dei prezzi raggiunti all'asta della collez. O. Trousselle, e con tavola in fotot. di mon. rom. della collez. medesima]. Revue suisse de numismatique, publiée par le Cornile' de la Sociéte suisse de numismatique, sous la direction de Paul-CIi. Strozhlin. Genève, au siège de la Société, rue du Commerce, 5. Tome X. — Seconde et dernière livraison. — 1901. Forrer (L.). Le labyrinthe de Knossos et ses représentations sur les monnaies [Con illustrazioni nel testo]. — Palézieux-du Pan. Numisma- tique de l'éveché de Sion [Prima parte]. — Strozhlin. biventaire descriptif des monnaies de la Rcpublique de Genève, 1535-1848 [Continuazione. — L'a. registra anche le contraffaz. ital. delle mon. ginevrine]. — Lo 5l6 BIBLIOGRAFIA stesso. Médailles suisses nouvelles. XI [Fra l'altro notiamo le riproduz. in fotoinc. di una placchetta col ritr. dell'ex-presid. della Confed. Svizz. Numa Droz, della med. pel Tiro Canton. di Berna del 1900, di due altre per il 75. anniv. di fondaz. della Soc. dei Carab. di Losanna, di una gr. med. fusa in onore del D. r Arnoldo Ott, autore del Festspiel su Carlo il Temerario, di una med. per l'inaug. della sede del Tiro all'archibugio e della Navigaz. a Ginevra, di una superba med. col ritr. del pittore Ernesto Stuckelberg, di Basilea, e infine di una med. per l'inaug. del monum. di Pestalozzi, a Zurigo]. — Chronique des falsifications. — Milanges. — Comptes rendus et notes bibliographiques. — Trouvailles. — Société suisse de Numismatique : Extraits des procès-verbaux du Comité; Bibliothèque; ouvrages recus; liste des membres. Tome XI. — Première livraison. — 1902. Ladé (A.). Coniribution à la numismatique des ducs de Savoie [Seconda parte di un lavoro importantissimo e condotto con somma accuratezza. — Molte fig. nel testo]. — Palézieux-du Pan. Numismatique de l'évéché de Sion [Contin.]. — Strcehlin. lnventaire descr. des monn. de la Rép. de Genève [Contin.]. — Michaud (A.). Liste des médailles et jetons con* cernant la Chaux-de-Fonds jusqu J en 1901 avec une notice sur les sociétés de tir ■ les Armes-Réunies „ et " les amis de la Carabine „ [Con illustra- zioni]. — Actes et documents numismatiques intèressant la Suisse. — Strozhlin. Médailles suisses nouvelles. XII [Tiro d' inaugurazione dello Stand di Locamo, nel 1900, med. emessa dalla " Società Tiratori del Verbano „. Reca nel dr. gli stemmi della Confeder., di Locamo e del Ticino, con la legg.: festa inaugurale del campo di tiro, 7, 8, 9 set- tembre 1900, locarno. Nel rov. ha una veduta di Locamo, con un trofeo. Fu incisa e coniata nello Stab. Johnson di Milano; e non ne furono battuti che dugento esemplari, dopo di che i coni furono appo- sitamente guastati perchè non possano più servire, e depositati presso il medagliere della Soc. Num. di Ginevra. È dunque una med. destinata a divenire assai rara. — Med. pel centenario dell'indipendenza del Canton Ticino (Lugano, 1898). Nel dr., gli stemmi della Confed. e del Ticino, posati su di una corona di quercia e d'alloro; i.° centenario dell'indipendenza ticinese 1798 1898. Nel rov., la Città di Lugano, stante, indica alla Confederazione, assisa dinanzi a lei, il monum. commemo- rativo. Anche questa med. esce dallo Stab. Johnson. — Med. del Tiro distrettuale, Caslano (Cant. Ticino), 1899. Al dr., leggenda in varie linee; al rov., la statua di Gugl. Teli. — Med. del Tiro cantonale tici- nese, al revolver, Bellinzona, 1901. Nel campo del dr., lo stemma tici- nese, un revolver, e la data: bellinzona mcmi; sotto, lo stemma di Bellinzona, su cui si legge: i.° tirò cantonale al revolver. Nel rov., busto allegor. della Svizzera. — Med. del Tiro distr. di Giornico (Ticino), 1900. - Med. del Tiro libero di Bellinzona, 1900. Nel dr., veduta della città col castello di Svitto; bersaglio, coppa di premio, corona e rami d'alloro e di quercia; bellinzona, 24-27 maggio 1900. Rov., due fucili BIBLIOGRAFIA 517 incrociati, con gli stemmi della città e della Confed.; legg.: tiro libero a premi — ehr- und FREi-scHiESSEX. — Med. del Tiro distrettuale di Ro- veredo (Grigioni), 1902. Nel dr., una croce feder., con un ramo d'alloro e con lo stemma del Canton Grigione; legg. i.° tiro distrettuale, roveredo, 1902. Nel rov., arme di Roveredo, con veduta nello sfondo. — Med. del Tiro della soc. dei giovani carabinieri di Novaggio (Ticino), 1902. — Queste quattro ult. med. italo-svizzere furono coniate anch'esse nello Stab. Johnson]. — Chronique des falsificai 'iotts. — Mélanges. — Comptes rendus et notes bibliogr. — Trouvailles [Notev., fra l'altro, il ripostiglio di Wattenweiler, composto di mon. del XV e del princ. del XVI sec, tedesche e svizzere per la magg. parte, ma frammiste a mon. boeme, polacche, e anche, dicesi, italiane. La descriz. particolaregg. del rip. comparve nei BUitter fùr Munzfreunde, dai quali la Revue riproduce in una tav. le mon. svizzere del rip. 11 n. 12 è un tirolino battuto a Bel- linzona dai Tre Cantoni riuniti]. — Extraits des proc.-verb.; Bibliotheque ; ouvrages recus. Revue belge de numismatique, publiée sous les auspices de la So- ciété Royale de numismatiqut. Directeurs : V^ B. de Jonghe, C te Th. de Limburg-Stirum et A. de Witte. — Bruxelles, J. Goemaere, Imp. du Roi, Édit. 1902. — Cinquante-huitième année. — Première livraison. Renard (L.). Quelques mots à propos d'un trésor de monnaies romaines déterré à Gives (Ben-Ahirì), province de Liége [Da Settimio Severo a Postumo]. — De Witte (A.). Moules monétaires romains en terre cuite récemment découverts en Ègypte [Con dis.]. — De Meunynck (A.). Les pièces uniques, rares ou inédites de la grande collection de Fiandre, appar- tenant au Musée de Lille. — Gilleman e Van Werveke (A.). Médailles gantoises (ij8o-iyiy) [Con tavola in litogr.]. — De Jonghe. Sceau-matrice d'Ernest de Merode, comte de Waroux, époux de Marie- Madelaine de Halzvyn [Con disegno]. — Correspondance (Soutzo : Notes et observations sur la lettre de M. L. Bianconi. — Du Chastel de la Howarderies, Lettre à M. le V*e de Jonghe [Intorno al progressivo aumento dei prezzi per le rarità artistiche della serie greca. Moltiss. mon. hanno raddop- piato, triplicato e più il loro valore, da una ventina d'anni a questa parte. — Con fotoincisione di una mon. d'oro siracusana]). — Necrologie [Leone Max-Werly]. — Mélanges [La collez. di mon. gr. legata al Gab. Num. di Brusselles dalla baronessa de Hirsch de Gereuth. — La nuova ediz. della Guida Gnecchi, in preparazione. — Ambrosoli, Atene (Cenno del sig. A. de Witte). — Comunicaz. del sig. Giulio Maurice alla Soc. des Antiquaires de France, intorno ai segni cristiani sulle monete costan- tiniane. — La nuova Soc. Num. Bernese. — Sommarli dei periodici]. — Elenco delle pubblicaz. ricev. dalla Soc. Belga durante il 4* trini, del 1901, ecc. — Laloire. Médailles historiques de Belgique [Con paginaz. speciale, da pag. 109 a pag. 118, e con 3 tav. in eliotipia, rappresentanti, 518 BIBLIOGRAFIA fra l'altro, la med. dedicata dalla Città di Brusselles all'eminente suo borgomastro Buls (appassionato cultore dell'arte, numismatico e colle- zionista distinto), e la med. in onore del Conte de Nédonchel, presid. della Soc, Stor. e archeologica, raccoglitore e studioso di Numism., specialmente di quella di Tournai; la med. di cui parliamo fu coniata appunto, in occasione della morte di lui, per iniziativa di quella Città, al cui museo il eh. defunto aveva offerto in dono la propria bellissima collez. di mon. e med. locali]. Deuxième livraison. Blanchet (A.). Une émission de monnaies en Gaule sous Gallien, en 262 [Con tavola in litogr.]. — De Witte. Deux monnaies des ducs de Lothier du commencement du Xle siede [Disegni nel testo]. — Alvin (F.). Les monnaies de Celles et le sceau du chapitre de Saint-Hadelin [Disegni nel testo]. — Bernays (Ed.). Un esterlin à tète inédit frappé à Poilvache par Jean VAveugle, roi de Bohème et comte de Luxembourg (ijop-iJ4Ó) [Con disegno]. — De Jonghe. Deux thalers de Charles de Croy, prince de Chimay, conte de Megen, époux de Marie de Brimeu, comtesse de Megen [Disegni nel testo]. — Gilleman e Van Werveke. Médailles gantoises [Continuaz. — Con tavola in litogr.]. — Germain de Maidy (L.). Une médaille inèdite de Notre-Dame de Benoite-Vaux [Aggiunta alla monogr. del compianto Maxe-Werly, Benoitevaux, son pèlerinage et ses médailles. — Con disegno]. — Necrologie [Il Conte de Nédonchel. — Gius. Lau- gier, Conserv. del Gab. Num. di Marsiglia (Cenno del sig. A. de Witte, con elenco bibliogr. a cura del sig. Blancard)]. — Mélanges [Scatola di pesi monetali, col nome di un nuovo aggiustatore olandese. — Alcuni prezzi di vendita di mon. classiche della raccolta Wotoch, dispersa te- sté all'asta a Parigi; se ne deduce la conferma dell'aumento notevolis- simo di prezzo per le mon. antiche di bello stile e di bella conservaz. — Macdonald, Catal. of Gf. Coins in the Hunterian Coli. — Campos, Numismatica Indo- Por tuguesa. — Due nuovi aggiustatori di pesi, di Gand. — La Soc. Belga-Neerland. degli Amici della Medaglia. — Leopoldo I e la Princip. Carlotta d'Inghilterra (Medaglia ingl.). — L'attività della zecca di Brusselles nel 1901. — Le nuove mon. belghe di nichelio, per- forate nel centro. Esse furono accolte con gran favore dal pubblico. — Le nuove mon. del Granducato di Lussemburgo. Ve ne sono in nichelio, col ritr. del Granduca Adolfo ; e in bronzo, con lo stemma. Con l'effigie del Granduca fu pure coniata una med., eh' è riprodotta in fotoincis. nell'art., insieme alle monete. — Stati Uniti del Brasile. Verso il prin- cipio del 1901, il Gov. feder. concesse ai sigg. Haupt, Bichn e C. la fornitura di mon. da coniarsi a Birmingham, Brusselles, Amburgo, Pa- rigi e Vienna. Un quarto della quantità da coniare fu battuta nella zecca di Brusselles, e la Revue riporta la fotoinc. del pezzo da 400 reis. — Decreto reale di Leop. II, che determina il tipo dei nuovi pezzi belgi da 50 centesimi. Id. per le nuove monete di nichelio, perforate, da io e da 5 centes. (delle tre mon. suddette, la Revue dà pure la fotoincis.). BIBLIOGRAFIA 519 — Novità monetarie: 11 Montenegro adotta come base del suo sistema monetario la corona di 100 heller. Nella Tunisia, il franco è stato adott. come unità monetaria; si conieranno pezzi da 20 e da io fr. in oro, e pezzi da 2 fr., 1 fr. e 50 cent, in arg. In Francia si studia una nuova mon. di mistura destinata a sostituire il bronzo. Sarà formata di una lega di rame e d'alluminio. Nel Giappone, la zecca imper. di Osaka ha festeggiato il 30 anniversario della sua fondaz. In tale occasione, si coniarono delle medaglie con la facciata del palazzo della Zecca, e con legg. in lingua giapponese. — Un grosso tornese del Lussemburgo, co- niato a Damvillers, moneta sconosciuta sinora, e presentata alla Soc. frane, di Num. dal sig. Lalanne, nella sed. del 9 nov. 1901. Per la sua importanza, la Revue belge ne riporta il disegno dalla consorella fran- cese. — Daremberg et Saglio, Dictionn. des antiqu. gr. et rom. (Que- st'opera grandiosa è giunta alla lettera M; contiene, come sempre, an- che articoli che interess. i numism.). — Perini, Contributo al " Corpus num. ital. „. — L/opera del sig. Hauberg, Conserv. del Gab. Num. di Copenaghen, sulla storia monetale di Danimarca (Cenno del sig. De Witte). — Pubblicaz. amburghese sulle med. massoniche. — Medaglie nuove (Rassegna del sig. Laloire; vi si accenna anche alle med. di Vagnetti e della sig." Lancelot-Croce, in onore di Re Umberto). — Soc. Belga-Neerl. degli Amici della Medaglia. Concorso ad una med. o pic- chetta, pel 1903. Soggetto: " La glorificazione della Pace universale „. Il premio è di 800 franchi, e al concorso non possono prend. parte che gli artisti belgi od olandesi i quali non siano ancora trentenni al i° gen- naio 1903. — Sommarli dei periodici]. — Soc. Reale di Num. Estr. dai rendiconti. — Elenco delle pubbl. ricev. nel i° trim. 1902, ecc. Troisième livraison. Bernays. Un demis-gros de convention frappé par Wenceslas 1, due de Luxembourg (ijj6-8j) et Bohémond de Saarbriick, archevèque de Trèves (1354-62) [Con disegno]. — De Jonghe. Herck-la- Ville et son atelier mo- nétaire [Con disegno]. — De Man (Sig. na ). La numismatique du siège de Middelbourg de 7/72 à 1574 [Con carta geograf. (la Zelanda verso il 1570), tav. in litogr., di mon. ossidionali, e con disegno nel testo]. — Gilleman e Van Werveke. Médailles gantoises [Con tavola in Ut]. — Vermeylen (Frantz). Quelques mots sur Francois Bertinet, à propos d'un médaillon de Louis XIV\Zovì tavola in eliotipia]. — Donnet (F.). Les méreaux des brasseurs d'Anvers. — Correspondance (Lettre de M. H. Schuermans à M. le Vte de Jonghe). — Necrologie [Adolfo Weyl. — Leop. Hamburger]. — Mélanges [Il Tratte des monn. gr. et rom. di Babelon. — Conmnicaz. del sig. De Witte a proposito degli aggiustatori di pesi di Gand. — Comunicaz. del sig. Visart de Bocarmé su pesi monetali (di Gand e di Rotterdam; con disegni nel testo); nonché alcuni particolari inediti sull'aggiustatore generale delle Prov. Unite Jacopo L'Admiral, notizie ricavate.... da un manuale d'entomologia pubblicato ad Amsterdam nel 1774! — Il Biograph. Dictionary 0/ medallists etc. del sig. Forrer. — 520 BIBLIOGRAFIA Medaglie nuove (con la fotoinc. d'una med. di Delarey, e con la descriz". d'una placchetta in onore del sig. Mazerolle, direttore della Gazette numismatique francaise). — Un nuovo denaro dell'abbazia di Echternach (con disegno). — Concorso, presso l'Accad. Reale del Belgio, per un medaglione destinato a rappres. allegor. la nascita del sec. XX. — La Soc. Num. Ungher. — Sommarii dei periodici]. — Estr. dai rendic. della Soc. Belga: — ■ Assemblea gen., tenuta il 20 aprile 1902, a Liegi [con tavola in eliotipia: aurei del ripost, di Karnak]. — Elenco delle pubblic. rie. dalla Soc. nel 2 trim. 1902, ecc. Quatrième livraison. De Man. La num. du siège de Middelbourg [Continuaz. — Con tavola in litogr. di mon. ossid., e con disegno nel testo]. — Laloire (E.). Un jeton inédit de deux receveurs de Bruxelles de 1467 [Con disegni]. — Gilleman e Van Werveke. Médailles gantoises [Continuaz. e fine. — Con tavola in lit.]. — Donnet. Les méreaux des brasseurs d'Anvers [Continuaz.]. — Correspondance {Lettre de M. Fred. Alvin à M. le Vte de Jonghé). — Necrologie [C. de Muyser. — Il dott. Schols. — Myer]. — Mélanges [Cifre riassuntive sulla suppellettile scientifica del Gab. Num. di Brusselles. Le mon. gr. sono 3,460, le rom. 4,000, quelle del Ducato di Brabante 1,460, quelle del vescovato di Liegi 673, le mon. feud. dei Paesi Bassi 1,015, ^ei diversi stati della Germ. 3,000, le mon. Hai. 830, ecc.; vi sono inoltre circa 3000 med. dei Paesi Bassi, 2000 del Belgio, 1500 francesi, ecc., più un gran num. di gettoni, tessere, e dugencin- quanta matrici di sigilli. — Acquisto di aurei del ripost, di Karnak, pel Gab. di Brusselles. — Notizie sull' incisore De Grave, di Gand (n. il 1770). — Nomina del sig. Gustavo Martin a Conserv. del Gab. Num. di Mar- siglia. — Le pubblicaz. sfragist. del Dott. Rizzoli, jun. — Cuvelier, L'histoire d'une ville dans ses sceaux (Sfragistica della picc. città di Bilsen, nella prov. belga di Limburgo). — Vendita della collez. Enr. Meyer, di Mulhouse. Il sig. M. aveva dedicato trentacinque anni a formare quella splend. raccolta di mon. reali e feud. frane. 11 superbo catal. di Rollin e Feuardent in cui è descritta comprende non meno di 3,480 num. La importantiss. serie alsaziana fu acquistata, prima dell'asta, da un gene- roso mecenate, il sig. de Beistegui, che, come abbiamo già riferito, ne fece dono al Gabinetto di Francia. Alcuni prezzi raggiunti alla vendita: Yange d'or di Luigi di Crécy, esempi, unico, fr. 1,750. Notiamo (circo- stanza interessante per noi) che un gruppo di circa ottanta pesi monetali italiani raggiunse il prezzo di 300 franchi). — Piccione, Osservazioni sulla tecnica e saggi monetali antichi, Roma, 1902 (Recens. del Visc. de Jonghe). — Avviso ai lettori (Il sig. Alvin, conservat.-agg. presso il Gab. Num. di Brusselles, ha compilato gl'indici della Revue belge, dal voi. 25 al 36 ; essi sono sotto i torchi, e verranno posti in vendita al prezzo di 8 fr. Coloro che desiderano di farne acquisto sono pregati di rivolgersi al sig. A. de Witte, segretario della Soc. Belga, a Brusselles, rue du Tròne, 55. Sono ancora disponibili alcune copie degl'ind. dei BIBLIOGRAFIA 52 1 voi. dal i° al 12 e dal 13 al 24 , che si vendono a 5 fr. ciascuno). — Medaglie nuove (Al concorso per il prix de Rome, in quanto concerne le med., furono ammessi sei incisori frane. Il sogg. era: un martirio di S. Sebastiano; il primo premio fu conferito al sig. Pietro Dautel, allievo di Dubois e Barrias; il secondo al sig. Giuliano Mérot, della medes. scuola; un altro al sig. G. Lamasson, che frequentò le lez. di Falguière, Mercié e Dubois). — Sommarli dei periodici]. — Estr. dai rendic. della Soc. Belga: Assembl. gen., tenuta il 6 luglio 1902, a Brusselles [Il celebre medaglista Roty, e il eh. nostro collega Svoronos di Atene, sono pro- clamati soci onorari, in sostituz. dei defunti Maxe-Werly e Laugier]. — Elenco dei soci. — El. delle pubblic. ricev. dalla Soc. nel 3 trim. 1902, ecc. La Gazette numismatique. Directeur-fondateur: Ch. Dupriez. Bruxel- les, 32, boulevard de la Senne. 6 e -7 e Année. — 1902. Alvin. Jetons francais inédiis ou peu connus [Con dis.]. — De Chestret de Haneffe (Bar.). Sceau-matrice du gardien des Mineurs observantins de Liège [Con fotot.]. — H. (N.). La coli, de Hirsch au Cab. des Méd. de Bruxelles [Con fotoincis. di mon. italo-gr.]. — Alvin. Médaillon de Guill. Dupré, au buste de Victor-Amédée [con tavola in fotot.]. — H. (N.). Monnaies, médailles et jetons modernes, contrefaits ou compiete- mente inventés [Con numer. illustraz.]. — Justice (J.) e Fayen (A. R.). Essai d'un répert. idéolog. de la Num. belge. — Fayen. Un prékndu monétaire d'Alost. — Rap/ort du secrétaire de la Soc. hollandaise-belge des amis de la méd. d'art. — Le prix quinquennal d'histoire nationale (1896-1900). — L'argent et la monnaie. — Bibliographie [Castellani, La zecca di Fano. — Perini, Le monete di Verona]. — Périodiques. — Une visite à la Monnaie de Bruxelles [Con interess. particolari tecnici]. — " Koningrijk „ et " Koninkrijk „ [Disquisiz. di ortografia neerl., a proposito delle nuove mon. oland.]. — La méd. d'art et ses progres. — Trouvailles. — Ventes. — Nouvelles diverses. Tijdschrift vanhet Koninklijken Nederlandsch Genootschap voor Munt- en Penningkunde. — Amsterdam, G. Theod. Boni e figlio. 1902. — io e Jaargang. — [Dispense i a -4 a ]. Zwierzina( W. K. F.). Beschrijving der Nederlandsche 0/ op Nederland of Nederlanders betrekking hebbende penningen geslagen na November i86j. — Cumont (G.). Commission donnée par Jean IV, due de Brabant, à Jean Michiels, pour frapper monnaie à Maestricht. — Ter Gouw (J. E.). Blauive Giddens. — Bouwstoffen voor eene Geschiedenis van het Neder- landsche Geld- en Muniwezen [Articoli di Hollestelle, Ter Gouw, 522 BIBLIOGRAFIA Sassen e Caland]. — De Man (Mej. M.). lets over de penningen van het St. Lucasgilde te Middelburg. — Zw. Reorganisatie van J s Rijks Mant en hulde aan de leden van het Muntkollege. — Bladvulling : Penningen voor Sir John Trogmorten (ióij) en Mr. Tremijn (1611). — Cumont. Mélanges numismatiques, Règne de Jeanne de Brabant, veuve (1386-1406). De Man. Onbeschreven of weinig bekende munten van het graafschap Ho/land en Zeeland. — Ter Gouw. Waarheid en verdichting in de pen- ningkunde. — In memoriam (J. van Leghen, L. P. H. Schols). — Gè- mengde berichten [La collez. Randi al Vaticano. — La medaglia in onore di Schiaparelli. — Cenni bibliografici. — Sommarti dei periodici. — Atti della Soc. Neerlandese, elenco dei Soci, ecc.]. — 5 tavole. Zeitschrift fur Numismatik, herausgegeben von H. Dannenberg, H. Dressel, J. Menadier. Berlin, Weidmannsche Buchhandlung, 1902. XXIII. Band. — Heft 3 und 4. Gaebler (H.). Zur Munzkunde Makcdoniens, III [Con disegni]. — Regling (K.). Zur griechischen Munzkunde, II [Filippopoli di Tracia. Gorgione, dinasta di Gambrium. Efeso. Cnido. Egea di Cilicia. Ermopoli e Tiatira di Lidia. Siocharax di Frigia — Con disegni]. — Dannenberg. Neuburg an der Donau oder Neub. vorm Walde ? — Schròtter (Barone di). Die letzte Stàdtische Munzpràgung in Preussen [Mon. di rame battute nelle due picc. città di Hamm e Soest]. — Menadier. Zwei màrkische Denarfunde [Studio assai esteso e minuzioso intorno a due copiosi ripostigli di mon. medioev. scoperti a Làssig e Hirschfelde. — Con 3 tav. in fotot.]. — Lo stesso e Nutzel. Der Mùnz/und von Siroscheivitz [Picc. ripostiglio di dirhem arabi, frammisti a poche mon. ted. medioev., scoperto nel 1901 nel circolo di Ostrowo (Posnania)]. — Literatur [Museo di Berlino: Catal. delle mon. orient. Voi. secondo. — Cahn (J.), Der Rappenmùnzbund. — Alcenius, Fyra anglosachsisk-tyska mynifund i Finland (Quattro gr. ripostigli di mon. anglosassoni e ted., miste ad alcune cufiche ecc., scoperti in Finlandia). — Luschin von Ebengreuth, Wiens Mùnzwesen, Handel u, Verkehr ìtn spater en Miitelalter (Diffusa recens. di Menadier). — Hauberg, Myntforhold og Udmyntninger i Danmark indtil 1146 (È, dice Menadier, una storia completa della mo- netaz. danese da' suoi primordi sino al detto anno 1146. L'opera è opportunam. corredata di un sobrio riassunto in francese). — Perini, Le monete di Verona. — Resch, Siebenburgische Miinzen ti. Medaillen. — Nuber, Beitrag zur Chronol. stavonischer Miinzen (Estr. dalle " Notizie scient. sulla Bosnia e l'Erzegovina ,,). Fischer, Beitrag zur Munzkunde des Fùrstenth. Moldau (Estr. dall' " Annuario del Museo della Bucovina „). — Forrer, Bio^r. Dictionary of Meda/list, etc. Voi. I]. — Rendiconti delle sed. della Soc. Num. di Berlino nel 1901. Mittheilungen der Bayerischen Numismatischen Gesellschaft, Herausgegeben von deren Redactions-Comité (Dr. E. Merzbacher, 5-5 ri. Rxontnt. Pro? . Or. H. «. (la Cnaaai i imi baDr.L XXL Jahrgang. — 190*. a soci — Rdaooae Società. — Keu-C afeJaaaaa 13*9-1794. Xm J kb qg e [Con d is e gni ad testo]. — Lo stesso. vIjc I-XXVm}. — BaajEB.(L t.> III [Co n dsegaì ad testo e eoa tavola in fitear.}. — «mi //Ja. — Bene* oòms caaraajarncaf* Rfrtr- wtSgHat MfdmOk "Con fotoìacìs. ad tesa»]. — LMtwmtmr [Receas. del — Receas. del sig. Kal saJFopw di Eanuo Bah*feldt. A*? di mon. e roed. nella Marienbar^. — Id. del fòro : ìndice (coaapd. dal sz. KnD) deJe annate :3£-i^: : M hliwilli g. lai i' Zac Gtraracr Goamai rem j«jl — £oi »- Dro-H<*ìi?rm Dtmmr. — Loomm odor Maacat? - Pulgef C24 BIBLIOGRAFIA aii/ den Speierer Canonicus Simon von Liebenstein [Con fotoinc. — La med. è del 1520, ed è opera del cel. artista Hans Schwarz, di Norimberga]. — Fischer. Ueb. d. Thàtig. d. schwarzburg. Miinzm. Henning Mùller [Continuaz. e fine]. — Heynemann (F.). Zur Geschichte der Nickelmùnzen. — Ein unedirter Dettar von Echternach [Con disegno]. — Heynemann. Die Emil Fischer-Pia quette [Con fotoinc. - Il dott. Fischer è un chimico eminente, professore a Monaco, poi a Erlangen, a Wurzburgo e da ult. a Berlino]. — J. (P.)- Zwei Denkmunzen auf Pertsch [Con fotoinc. — Gugl. Pertsch, n. il 1832 a Coburgo; si dedicò allo studio delle lingue orient, divenne bibliotecario a Gotha, e (nel 1874) anche conserv. di quel Gab. Num. ducale, nella cui direz. fu poi sostituito dal Prof. Pick. M. il 1899. m suo onore furono eseguite la med. e la placchetta di cui appunto la Frank/. Mùnzz., ci dà le riproduz., e che recano il ritr. del compianto erudito. Il rov. della placch. ha la leggenda: egregiae — MEMORIAE VIRO — LINGVARVM ET — LITTERARVM — ORIENTIS — NVMORVMQVE — VETERVM — PERITISSIMO - BIBLIOTHECAE — GOTHANAE — ANTISTITI — strenvo et — liberali]. — Die Frankfurter Un/all-Schutz-Medaille [Con fotoinc. — Med. di premio per l'Esposiz. di oggetti ed apparecchi intesi a proteggere gli operai contro gli infortunii e a prevenire questi]. — Heynemann. Uebersicht der ftnnlàndischen Kup/ermunzen seit 1864. — Sammlungen. — Kleine Mittheilungen [Coniaz. russe nel 1900. — Mon. di nichelio per la Corea. — Le nuove mon. ingl.]. — Litteratur [Il Bull, intern. del sig. Blanchet. — Le plibblicaz. del sig. Perini, ecc.]. — Versteigerungen, etc. Numismatische Zeitschrift, herausgegeben von der Numisma! ischen Gesellscha/t in Wien, durch deren Redactions-Comité. XXXIII. Band. — Erstes und zweitts Semester 1901. Die Redaction. Zum Titelbilde [Cenni sulla fototipia che precede il frontispizio del voi. e rappresenta una placchetta del celebre medaglista Rodolfo Marschall, col ritratto dell' imp. Frane. Giuseppe. La placch. fu eseguita per il settantesimo compleanno dell' imp., 18 agosto 1900]. — Imhoof-Blumer (F.). Zur syrischen Mùnzkunde [Con una tav. in eliot.]. — Scholz (J.). Griechische Mùnzen aus meiner Sammlung [Con 2 tav. in eliot.]. — Markl (A.). Das Provinzialcourant unter Kaiser Claudius li. Gothicus [Monete alessandrine. — Con 2 tav. in eliot.]. — Voetter (O.). Die Mùnzen des Kaisers Gallienus und seiner Familie [Con atlante]. — Maurice (J.). L'atelier monétaire de Thessalonica pendant la période Constantinienne [Con 2 tav.]. — Voetter. Herculi und Jovi [Abbrevia- ture enigmatiche su monete contempor. di Costantino in Lugdunum e di Licinio in Antiochia. — Con 2 tav.]. — Luschin von Ebengreuth (A.). Der Fund von Zazvic [Ripostiglio scoperto nel 1896 presso Scardona in Dalmazia. Si componeva di circa 700 monetine medioevali, princi- palmente di quelle che si attribuiscono al re Emerico d'Ungheria; vi erano frammisti poi in buon numero i piccioli di Spalato con la leg- BIBLIOGRAFIA 525 genda spalatino, ciò che conferisce già all'art, del Dott. Luschin v. Ebengr. un interesse pei nostri numismatici. Ma più interessanti e di maggior importanza sono le considerazioni per le quali l'a. è condotto ad attribuire a Spalato anche le suddette mon. senza indicazione di zecca, che si solevano assegnare a re Emerico, ma che sono estranee alla serie ungherese, com' è certo l'avviso anche del Dott. Réthy, il quale nella sua recente descrizione delle monete degli Arpàd le ha escluse dalle mon. di quel sovrano. — Con 1 tav. e con illustr. nel testo]. — Ippen (Th.). Ueber Mùnzen von Albanien [Con illustraz. nel testo]. — Budinsky (G.). Miinzfund von Ungersdorf [Ripost, scoperto nella Stiria, nello se. anno 1901; consisteva in più di 2000 mon. d arg., del XV e XVI secolo; fra esse notiamo qualche denaro d' Aquileia, alcune mon. di Gorizia, e un cornabò di Michele Antonio di Saluzzo. — Con ili. nel testo], — Cahn (J.). Beitràge zur vorderòsterreichischen Mùnzgeschichte [Con illustr. nel testo]. — Scholz. Die asterrei e hischen Conventions-Zwanziger [Appendice]. — Miscellen (Domanig: Der Ursprung der Meraner Groschen). — Numismatische Literatur. — Jahresbericht der Num. Gesell. iiber d. J. 1901. Mitglieder-Verzeichniss, etc. Monatsblatt der numismatischen Gesellschaft in Wien (Verant- wortlicher Schriftleiter: Prof. Adolf Friedrich). Universitatsplatz, 2. Nr. 222-233. — Jànner-Dezember 1902. Kenner (F.). Zum Mùnzwesen unter Kaiser Ferdinand I. — Medaillen, gepràgt anlàsslich der gold. Hochzeit des Erzherz. Rainer u. der Erzherz. Marie: — Friedrich (A.). HuldigungsMed. der k. k. Akad. d. Wissensch., von Rudolf Marschall [Con fotoincis. della med. che reca l'effigie degli Arcid.]. — Ernst. Huldigungsmed. des IV. Wiener Stadbezirkes, von Anton Scharff [Con fotoinc.]. — Friedrich. Huldtgungs-Med. der Stadt Baden, von F. X. Pawlik [Con fotoinc.]. — Medaille auf die Vermàhlung des Fùrsten Otto von Windischgràtz mit d. Fùrstin Elisabeth Maria, geb. Erzherz. von Oesterreich [Con fotoinc.]. — Hollschek. Etne anscheinend noch nicht veróffentlichte antike, griechisch autonome Bronzemùnze [Con disegno. — Mon. di Pythium]. — Rohde (Th.). Beitràge zu den Mùnzen der Malcontenten unter Franz Rakoczy 11 (ijoj'f/Oj). — Von Zambaur. Bildliche Darstellungen auf mohammedanischen Mùnzen. — Ernst. Ueber das Pràgen der Mùnzen bei den Rómern [Con illustrazioni]. — Lo stesso. Jubelmed. auf den steierischen Erzberg. — Unbekannte Mùnzen. — Auf das Mùnzwesen bezùgliche Verfùgungen Kónigs Eduards VII. von England. — Scholz (J.). Ueber einen Fund athenischer Tetradrachmen aus dem 2. Jahrhundert v. Chr. — Von Zambaur. Oriedalische Mùnzen in Nord- und Osieuropa [Interessante studio storico, cui servono di base i numerosi ripost, di mon. cufiche d'arg., che si scopersero e si vanno scoprendo in Isvezia, in Danimarca, sulle rive tedesche, russe e finlandesi del Baltico, ecc.]. — Adunanze della Soc. Num. Viennese. — Recensioni e notizie bibliografiche. — Scoperte di ripostigli. — Verschiedenes [Plac- 526 BIBLIOGRAFIA chetta del celebre poeta Paolo Heyse (con fotoincis.). È lavoro di R. Marschall. — Placchetta, del medes. medaglista, pel monum. a Goethe in Vienna (con fotoinc). — Med. (di Marschall) per il 40 anno d'insegn. del mineralologo Prof. Dr. Gust. Tschermak (con fotoinc). — Placch. (dello stesso artista) in onore del ministro austr. von Wittek, presid. del Club degl'impieg. ferrov. dell'Austria (con fotoinc). — Med. (di Scharff) pel giurecons. Prof. Gius. Unger, per l'egittologo Prof. L. Rei- nisch, e in memoria del defunto composit. amburgh. Gio. Brahms. — Med. (dello stesso medaglista) fatta coniare in memoria del direttore di miniere Wiesner dalla di lui vedova. — Med. per le nozze d'argento del ministro ungh. Josika. — Placch. di capodanno (1902) del sig. Adolfo Bachofen von Echt; med. per il giubileo di questa nob. famiglia. — Med. per il millennio della città di Bressanone. — Med. per la ricostruz. della Kreuzkirche di Dresda (distr. nel 1897 da un incendio, restit. al culto nel 1900). — La Soc internaz. di Num. — La Soc Num. Ungh. — La Soc Num. di Beri, e l'esposiz. di mon. e med. da essa organizzata. — Le più ant. mon. con l'indicaz. della data. — Spiegaz. di alcune sigle che si veggono sulle mon. ungh. — Le race num. della Bucovina. — Monete della Bulgaria. — Le mon. di nichelio forate del Belgio (a pro- posito di esse, il Monatsblatt deplora che le nuove mon. austr. da 20 e da io heller siano così facili da confondere, per la poca differ. di dia- metro). — Gr. coniaz. di talleri di M. Teresa. Neil' anno in corso ne furono coniati più di 6.000.000 di pezzi, nella zecca di Vienna, per conto di case triestine. — Sospensione assoluta di lavoro alla zecca di Cope- naghen durante tutto l'anno 1901. — La Corea innondata di mon. false, fabbricate nel Giappone. In una quindicina di giorni, ne farono confisc in dogana non meno di 80.000 pezzi. — Fabbrica di mon. u antiche „. La polizia di Kiew (Russia) ha scoperto un'officina di mon. ant. d'arg., che venivano fabbric per conto di un negoz. d'antichità. — Particolari sulla raccolta di med. concernenti la medicina (2139 pezzi), ceduta dal Dott. Storer di Newport (S. U. d'Amer.) alla Bibliot. med. di Boston. — Il tesoro di Karnak. — La nuova cattedra di Numism. e Glittica al Collège de France. — Lezioni di Numismatica in diverse Univ. — Visita delle LL. MM. il Re e la Regina d'Italia alla sede della Soc. Num. Ital. — Una nuova zecca italiana (Valenza). — 11 Circolo Numism. Milanese, promosso e fondato dal Prof. Serafino Ricci]. The Numismatic Chronicle and " Journal of the Numismatic So- ciety „, edited by J. Evans, B. V. Head, H. A. Grueber, and E. J. Rapson. London, Bernard Quaritch; 15, Piccadilly. Fourth Series. — 1901. — Parts III-IV. Andrew (W. J.). A Numismatic History of the Reign of Henry I (rioo-1135). Second Part [Con una tav. in autotipia]. — Proceedings of the Numismatic Society, Session ipoo-rpoi [Nella relazione del Presidente, si ricorda con parole di esecrazione l'assassinio di Re Umberto, e si BIBLIOGRAFIA 527 informa che la Società Num. di Londra formulò e trasmise un voto di condoglianza a Re Vittorio Eman. Ili, Membro Onorario della. Società medesima, dal quale ricevette una graziosa risposta]. — List of Members of the Numismatic Society of London, December, 1901. 1902. — Part I. Reinach (Th.). Some Pontic Eras [Su monete delle regine Pitodori e Trifena, e delle città di Amasia, Sebasteia e Sebastopoli-Eracleopoli]. — Evans (J.). Note on a Gold Coin of Addedomaros [Con disegni]. — Carlyon-Britton (P. W. P.). Bedwin and Marlborough and the Moneyer Ghia. — Lo stesso. On a rare Sterling of Henry, Earl of Northumberland [Con disegno]. — Lawrence (L. A.). A Find of Silver Coins of Edward IV. — Hill (G. F ). Timotheus Refatus of Manina and the Medallist u T. A'. ., [Con 2 tav. in autotipia. — Art. interessante per la medaglist. ital. Si conoscevano sinora due medaglie che per la firma abbreviata inscrit- tavi erano state attribuite dal Milanesi a Timoteo degli Aliprandi, refe- rendario del Duca di Mantova. La forma dell'inscrizione era: tim . ref . e tim . r . Ma il Sig. Hill ci fa conoscere un'altra med., di picc. modulo, conservata nel Museo Britannico, la quale ha per disteso la leggenda: timot . refatvs . svi . ipsivs . effigiator, ciò che esclude senz'altro l'in- terpretazione di " referendarius „ data alle abbreviature ref . e r . delle prime due. Ci troviamo insomma di fronte ad un nuovo medaglista, che per il Sig. Hill è d'altronde distinto da quello che si firma t.r . su diverse altre med., di stile ben differente. Raccomandiamo ai nostri lettori mantovani questo breve ma importante articolo della Num. Chronicle, che ad essi direttamente si rivolge per la spiegazione defi- nitiva dei tipi rappresentati sulle medaglie del nuovo artista]. — Smith (Samuel, Jun.). Some Notes on the Coins Struck ai Omdurman by the Mahdi and the Kalifa [Con 2 tav. in autotipia. — La prima coniazione di queste mon. ebbe luogo dopo la caduta di Kartum, nel 1885; esse consistevano in imitazioni della lira egiz. (oro) e del megidiè turco (arg.); più tardi si coniarono anche spezzati di diverso valore, e in grandis- sima quantità; l'art, ne dà un'accurata descrizione]. — Miscellanea [Tessera in piombo, del Sec. XVIII (con illustr.). — Monete in oro dei Califfi del Marocco]. Part II. Howorth (H.). A Note on some Coins generali}' atiributed to Mazaios, the Satrap of Ciucia and Syria. — Evans. The Burning of Bonds under Hadrian [Illustrazione numism.-archeol. dei gran br. o sesterzi con la legg.: RELIQVA VETEKA HS . NOVIES MILL . ABOLITA . — Con 3 dis.]. — Maurice (J.). Classifcation chronologique des émissions monétaires de l'atelier d' Alexandrie pendant la Firiode constantinienne [Con 2 tav. in autotipia]. — Blanchet (A.) e Grueber (H. A.). Treasiuutrove, iis Ancient and Modem Laws [Sguardo storico alle varie disposizioni che regolarono e regolano nei diversi paesi i rapporti giuridici sorgenti 528 BIBLIOGRAFIA dalla scoperta di tesori e ripostigli]. — Walters (F. A.). Some Remarks on the last Silver Coinage of Edward III [Con tavola in autot.]. — Miscel- lanea [Ripostigli di mon. rom., scoperti in Inghilterra]. - Notices of recent Numismatic Publications [Babelon, Traiti des Monn. gr. et rom. — Ward, Gr. Coins and iheir Parent Cities, seguito dal catal. della collez. dell'aut., compii, da G. H. Hill, del Mus. Brit.J. — Proceedings of the Num. Society [Nella relaz. presidenziale, notiamo l'accenno allo splend. catal. della collez. di Numi alexandrini del nostro socio Sig. Dattari, del Cairo]. Part III. Macdonald (G.). The Coinage of Tigranes I [Riordinamento della monetaz. di quel re]. — Evans. The Cross and Pali on the Coins of JElfred the Great. — Carlyon-Britton. On the Coins of William I and II, and the Sequence of the Types. — Walters. The Silver Coinage of the Reign of Henry VI [Con 4 tav. in autot.]. — Corrington (O.). Some rare Orientai Coins [Monete dei Califfi di Bagdad. — Con tavola in autot.]. — Longworth Dames. Some Coins of the Mughal Emperors [Con 2 tav. in autot. e con una carta geogr. dimostrante l'estens. deir Impero del Mogol, mediante le sue zecche]. — Miscellanea [Mon. inedite di Elvaldo I ed Etelredo I, di Nortumbria (con disegni). — Una med. navale di premio conferita al pilota John Breton nel 1794]. Part. IV. Wroth. Greek Coins acquired by the British Museum in 1901 [Con 3 tav. in eliotipia]. - Evans. On some rare or unpublished Roman Coins [Con 2 tav. in eliot.]. — Grueber. Some Coins of Eadgar and Henry VI [Con disegni nel testo]. — Crump (C. G.) e Johnson (C). Notes on " A Num. History of the Reign of Henry I „ by Andrew. — Searle (W. G.). Some unpublished Seventeenìh-Century Tokens. — Miscellanea (Pritchard : Bristol Tokens [Con disegno nel testo]). Numismatic Circular (Spink &> son J s monthly). London, 17 & 18 Piccadilly (West); 1 & 2, Gracechurch Street (City). Voi. X. — NN. 110120. — December 190 1 — November 1902. Questo vivacissimo periodico poliglotta, profusamente illustrato, continua le sue pubblicazioni, facendo larga parte anche alla Num. italiana. Notiamo, nel Voi. X, i seguenti articoli: — Perini. Sull'origine della zecca di Merano e della imitaz. del tirolino in Italia. — Whiteway (Ph.\ The Coins of ltaly. — Spigardi. Medaglia commemor. del regno di Umberto I {Concorso Alinari). — Nadrowski (R.). Etne unedierte Mùnze des Kónigs Theodor von Corsika. — Congresso internaz. di scienze storiche [in Roma. Appello ai Numismatici]. — Perini. L'aquilino. — Whiteway. The Coins of Pius IX. — Cerrato. Una medaglia sabauda coniata da Orazio Astesano. — Gnecchi (Frane). Urbs Roma [trad. da A. W. Hands]. BIBLIOGRAFIA 529 — Perini. 77 tirolino. — Inoltre, il Rev. Hands vi prosegue la traduz. del manuale Monete romane del Comm. Francesco Gnecchi. Voi. XI. — N.° 121. — December 1902. F. (L.). An unpublished Medallion in Gold of Licinius, Father and Son, struck at Nicomedia, between A. D. 317 and 323 [Con fotoinc. — Il medagl. proviene dalla Rumenia]. — Hands. The Witness of the Roman Coins to the History of Rome between the Sack of the City by the Gauls in 390 B. C. and the Beginning of the First Punic War in 26j B. C. [Con disegni]. — Whiteway. lnedited, and Anonymous Venetian Coins [In parte nella coli. Papadopoli]. — F. (L.). Biographical Notices of Medallists, Coin, Gem, and Seal-Engravers, Ancien t and Modem, with References to their Works. B. C. joo — A. D. 1900 [Da Goulaz a Grùn. — Con fotoinc. della placchetta- autoritratto della medaglista contempor. frane. Sig. na Ge- noveffa Granger, allieva di Dubois. È specialista pei ritratti]. — Gnecchi (Frane). Roman Coins [Trad. di Hands. — Continuaz. e fine]. — Varia. — Num. Societies, Museums, etc. — Finds. — Num. Books, Magazines, Catalogues, etc. — Catalogne of Coins and Medals for Sale. — Notices, etc. Aief)vY]<; 'EcpYj|j.ep!<; xyjc NofAtojxaxtx'y]<; 'Ap^aioXoYta? — Journal Interna- tional d'Archeologie numismatique, dirige par J. N. Svoronos. Athènes, W. Barth, Éditeur. Tome quatrième. — Troisième et quatrième trimestre 1901. Rouvier (J.). Numismatique des villes de la Phénicie: Ptolémai's-Acé [Continuaz. — Con tavola in fotot.]. — Svoronos. 'Epjrrjvsta tà>v pf]fi«iu)v xoò 'EX«oo».vtaxo5 pioaTtxoò xóxXoo xal xoTCOfpacptxà 'A8v)vù»v xal 'EXtooìvoc [Con tavole, e con disegni nel testo]. Tome cinquième. — Premier et deuxième trimestre 1902 [Athènes, chez MM. Beck et Barth]. Baldwin (Miss Agnes). The gold Coinage of Lampsacus [Con 3 tav. in fotot.]. — Hill. The supposed gold Coin with hieroglyphs. — Svoronos. On the supposed gold Soxtjxtov with hieroglyphs. — Lo stesso. ^>Bt8(óv8iov tò Gtppwveiov vófuojAa [Con disegni nel testo]. — Dieudonné. Ptolemais- Lebedus [Con tavola in fotot.]. — Svoronos. Ptol.-Lebedus, Éphèse, JEnos et Abdère sous les Ptolémées (Lettre à M. Dieudonné) [Con tavola in fotot., e con fotoinc. nel testo]. — Dattari. Dell'affinità delle monete di resti- tuzione e delle monete dei Nomi d'Egitto. — Dutilh. Vestiges de faux monnayages antiques à Alexandrie ou ses environs [Con una nota del sig. Svoronos]. — Rouvier. Numismatique des villes de la Phénicie: Sidon [Con tavole in fotot.]. — Svoronos. Kai rcaXtv rcepl toù rctvaxoc xyj? Navvtoo. — Konstantopulos (K. M.). BoCavxtaxà }xoXo£8ópooXXa [del Gab. Num. d'Atene]. — Varietà (Dattari: The gold exagium with hieroglyphs. — Gàbrici: Cenno bibliogr. r sul Catal. Hill della collez. di mon. gr. Ward, e sul Catal. Macdonald della collez. Hunter all'Univ. di Glasgow). 67 eoo BIBLIOGRAFIA American Journal of Numismatics and " Bulletin of American Numismatic and Archceological Societies „. W. T. R. Marvin and L. H. Low, Editors. Boston (73, Federai Street). NN. 167-175. - [1900-1902]. Benson (F. Sherman). Ancien/ Greek Coins [Con molte belle tav. in eliot.]. — Storer (H.). The Medals, Jetons and Tokens illustrative of the Science of Medicine [Continuaz.]. — Marwin. Masonic Medals [Conti- nuaz.]. — Nichols (C. P.). Medals of the Grand Army [Continuaz.]. — Weber (F. Parkes). Notes on Forgeries of the Period. — Medal of Castelar. — On the Age of the Andean Medal. — Recent Medals commemorating the Invention of the Art of Printing. - Spanish- American War Medals. Impressions on Copper of early American Coins. — The oldest Masonic Medal. — Recent Medals on the Discovery of South America. — Medal of Columbia University, N. York. — Medals issued io Canadian lndians. — Hercules and the Pigmies. — Countersiamps on Spanish and Spanish- Amer. Coins. — Medal of the Thirty Years 3 War. — The Judas Pennies. — The Motto " In God we trust „. — Porto Rico Medal. — Med. of the War in the Philippine Islands. — The proposed Canadian Coinage. — The Evolution of the Boston Washington Medal. — Notes on Roman Coins [Con illustraz. di mon. della collez. Olcott, ora apparten. all' Univ. di Columbia in N. York]. — The Internai. Num. Congress [di Parigi]. — Notes and Queries. — Editorial, etc. Numismatisch.es Literatur-Blatt. Herausgeber: M. Bahrfeldt in Halle a S., Kronprinzenstr. Nr. 6. Raccomandiamo vivamente ai nostri lettori questo minuscolo ma utilissimo periodico speciale di bibliografia, dedicato in modo esclusivo alla nostra scienza, e compilato con amorosa cura dal eh. numismatico Colonn. Bahrfeldt. Per un prezzo derisorio (1 marco e 50 pf. all'anno), tiene al corrente di tutte le nuove pubblicazioni num. d'ogni paese. Solone Ambrosoli, bibliotecario. Rassegna d'arte, gennaio-febbrajo 1902: Fabriczy (C. de), Un'opera di Alessandro Abondio. — Ambrosoli (S.), Un soldo d'oro inedito di Licinia Eudossia. Bollettino della Società Pavese di Storia patria, a. II, fase. I-Il : Mariani (M.), Per la storia della zecca pavese. Ricerche e documenti. Nuovo Archivio Veneto, fase. 42, 1901 : Rizzoli (doti. Luigi junior), Intorno a due antichi sigilli di Feltre e di Pieve di Sacco, (1385 e 1392). Atti e Memorie R. Deputazione di Storia patria per le Provincie di Romagna, 3» serie, voi. XIX, fase. IV- VI, 1901; voi. XX, fase. I-III, BIBLIOGRAFIA 531 1902: Salvioni (G. B.), Sul valore della lira bolognese (continuazione). [Cap. XX: Lodovico Canonici zecchiere. Giovanni II Benti voglio è as- sunto alla signoria di Bologna. Nuove considerazioni sui patti del 1464. — Cap. XXI: Il valore in oro della lira bolognese dal 1401 al 1464. Notizie supplementari sino alla fine del secolo XV]. Atti R. Istituto Veneto, s. VIII, voi. IV, n. 3, 1902: Caste/nuovo, Scritture finanziarie veneziane. Bollettino R. Deputazione Storia Patria per l'Umbria, a. VII, fase. I, 1901; a. Vili, fase. Ili, 1902: Santoni (M.), Ancora dello scudo repubblicano di Perugia. — Bellucci (A.), Tesoretto di Aurei rinvenuto in Perugia. — Lo stesso, La zecca di Terni. Arte e Storia, n. 9-10, 1902: Droghetti (Augusto), Numismatica. — Simonetti (Alberto), Una collezione privata [numismatica] in Basilicata. Illustrazione italiana, n. 46, 1902: Medaglia d'oro al prof. Vigilio Inama. Il Secolo XX, a. I, 1902, n. 3 e n. 7: Pierotti (M.), Nel regno dell'oro, dell'argento e del nichel (La zecca di Roma). Con 23 fotografie. — Emo (C), Per nuove medaglie di S. Barbara (con 27 ine). Atti del IV Congresso geogràfico italiano, 1901 (Milano, Bellini, 1902): Ricci {Serafino), I dati paletnologia e numismatici nella geografia storica. Biblioteca dell'economista, n. 129-134: Bagehot, Lombard-street (mercato monetario inglese). Archivio storico messinese, a. II, n. 1 3-4: Tropea, Numismatica. Rendiconto delle tornate e dei lavori dell'Accademia di ar- cheologia, lettere e belle arti di Napoli, gennaio-aprile 1902: Cor- rerà, Monete antiche di Napoli. La Lettura, agosto 1902: Monete false, con ili. (dal Royal Magazine). Atti e Rendiconti R. Accademia di scienze, lettere ed arti degli Zelanti di Acireale, voi. X : Pennisi di Fioristella, Numismatica greco- sicula. Studi e materiali di archeologia e numismatica pubblicati per cura di Luigi Adriano Milani. Voi. II, parte 2 a (Firenze, 1902): Gabrici (E.), La numismatica di Augusto: studi di tipologia, cronologia e storia. — Milani (L. A.), Le monete dattiliche clipeate e a rovescio incuso, excursus. L'Umbria, a. IV, n. { 21-24: Bellucci (Ada), Un ricordo della battaglia del Trasimeno [ove si illustra una moneta romana della fine del III secolo a. C.]. Studi saluzzesi. Pinerolo, tipog. Chiantore-Mascarelli, 1901, in-8, pp. vi-341: Roggiero (Orazio), La zecca dei marchesi di Saluzzo. Archivio storico lombardo, fase. I, 1902: Ambrosoli (doti. S.J, Una moneta milanese anonima dei successori di Giovanni Visconti. Biblioteca dell'Economista, Disp. 124 (Torino 1901): Loria, Studi sul valore della moneta. Bollettino di filologia classica, a. VIII, n. 9, 1902: Garofalo (F. G.), Una ricerca metrologica. 53 2 BIBLIOGRAFIA Archivio storico italiano, disp. 3% 1902: Garufì (C. A.), Il sistema monetario dei Normanni di Sicilia e il rapporto fra l'oro e l'argento. Lettera aperta al prof. G. B. Salvioni dell'Università di Bologna. Studì religiosi, a. II, 1902, fase. V: De Feis (L.), Le monete del prezzo di Giuda. Ricerche di numismatica biblica. Rivista di storia e arte, d'Alessandria, a. XI, 1902, aprile-giugno: La zecca di Valenza [riprod. dell'articolo del d. r Ambrosoli]. Atti Società Ligure di Storia patria, voi. XXXII (1901): Marengo (Emilio), Genova e Tunisi, 1388- 15 15: relazione storica seguita da due appendici sulle monete e consoli. Rassegna Pugliese, XVIII, 8-9, 1901 : Co/angelo (B.), I pesi, le monete e le misure nel commercio veneto-pugliese alla fine del XIII e principio del XIV secolo. Rivista d'artiglieria e genio, gennaio 1902: Sermasi, L'oro del- l' Eritrea. Atti I. R. Accademia degli Agiati, voi. VII, fase. III-IV, 1901; voi. Vili, fase. I, 1902: Perini (£).), Numismatica italiana. XVII. La grida di Enrico VII imperatore del 131 1. — Perini (Q.), Un ripostiglio di monete meranesi e venete. Atti e Memorie della Società Istriana d'Archeologia, voi. XVIII, fase. MI: Schiavuzzi {doti. Bernardo), Monete romane rinvenute negli scavi di Nesazio, 1900-1901. Intermédiaire des chercheurs et curieux, 20 novembre 1901, 20 janvier 1902: Une pièce de dix centimes en cuivre rouge. — Médaille de Louis XVII frappée en 1884. Bulletin de la Société d'Études des Hautes-Alpes, trimestre I, 1901: Roman (J.), Une monnaie de Michel de Perollos, archevèque d'Embrun. Bulletin de la Société des lettres, sciences et arts de la Corrèze, 4 e livr., 1901: Ducourlieux (P.), Monnaies trouvées à Saint-Hilaire-Luc. Nouvelle Revue, 15 mars 1902: Fiamingo (G. M.), Les raisons financières de l'amitié franco-italienne. Travaux de l'Académie nationale de Reims, voi. C1X, t. I (1901): Brouillon (Louis), La villa gallo-romaine de Vière près Outrivière, commune de Noirliere [con una lista di monete imperiali, 193-340, ivi terrate]. Bulletin de la Société du Vieux papier, janvier 1902: Vivarez (H,), Assignats américains. Revue de Gascogne, v. Sèrie, t. I, 1901 novembre: Cèzérac (C), Le trésor de Saint-Arailles, Gers (avec une liste de monnaies). Bulletin mensuel du Comité de l'Asie francaise, novembre 1901 : Far (East), Les finances publiques du Japon. BIBLIOGRAFIA 533 Reunion des beaux-arts des départements, 1897. Paris, Plon, Nourrit, 1901, in-8 gr. ili.: Maxe-Werly, Francesco da Laurana, fondeur-ciseleur à la cour de Lorraine. — Mazerolle (F.), Le Musée de la Monnaie, sa création en 1827. L'Ami des monuments et des arts, n. 1 86-87: La restauration d'un des plus beaux édifices de l'acropole de Pergame justifiée par la décou- verte d'une médaille trouvée entre Grenoble et Aix par l'abbé Sauvaire et commentée par Héron de Villefosse. Revue africaine, 190 i, 2 e et 3 e trim.: Bigonet (E.), Dinar hafcide inédit [pièce d'or frappée à Constantine pendant la période de l'a. 739 à 756 de l'hégire, soit i339- I 355> par un des émirs hafcides qui possédaient en Afrique de petites principautés]. CoMPTES-RENDUS ACADÉMlE DES INSCRIPTIONS ET BELLES LETTRES, Sept. octobre et novembre-décembre 1901 : Babelon (E.), Rapport sur une mission numismatique en Allemagne. — Héron de Villefosse, Le grand Autel de Pergame sur un médaillon de bronze trouvé en France. 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I, 1900-1901: Zenker (R.), Die Mìinzsammlung des Magistrates der Stadt Muhlhausen. — Buchenau (//.), Ein kleiner Fund von Muhlhàuser und anderen Brakteaten. Revue d'Alsace, 1902, luglio-agosto: Reuss (Rod.j, Une médaille alsatique. Documents inédits relatifs à la célébration de la fète séculaire de la réunion de Strasbourg à la France, 1781. Zeitschrift des Vereins fììr Geschichte und Alterthum Schlesiens, voi. XXXVI, fase. I, 1901: Friedensburg (F.), Die Mùnzen Breslau's. Zeitschrift des histor. Vereins fììr Nieder sachsen, 1902, fase. I : Kretzschmar (J.), Die Mtìnze in Hannover, 1749-1878. VlERTELJAHRSSCHRIFT (WURTTEMBERGISCHE) FÙR 1 ANDESGESCHICHTE, n. 1-4, 1901 (Stuttgart): Mehring, Zwei Urkunden zur Geschichte der Haller Munzstàtte. 534 BIBLIOGRAFIA ZEITSCHRIFT FiÌR DIE GESAMMTE STAATSWISSENSCHAFT , 58, ( [902) : Zmavc (ds Johann), Die Geldtheorie und ihre Stellung innerhalb der Wirthschafts -und staatswissenschaftlichen Anschauungen des Aristo- teles. 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Solone), Contraffazione bellinzonese di una moneta franco-italiana. Zwingliana, 1901, fase. Il, (Zurigo): Linder (D. G.), Zu der Blarer Medaille. — Zeller- Werdmuller (H.), Hans Jakob Stampfers Gedenkmiinze auf Ulrich Zwingli. Nos monnaies sous les Bernois [" Les Anciennetés du Pays de Vaud „. Etrennes historiques pour 1901. Lausanne]. Mémoires du Comité geologique, voi. XIII, n. 3 (Pietroburgo): Wyssotzky, Les mines d'or du district de Kotchkar dans TOural du Midi. Mémoires de la Société royale des antiquaires du Nord, a. 1900- 1901 (Copenhagen, 1902): Jorgensen, Medaillons d'or romains. Annales de la Société d'archeologie de Bruxelles, 190 i, n. 1, 3-4: Cumont (G.), Les monnaies dans les chartes du Brabant sous les règnes de Jeon III et de Wenceslas — Faux monnayeurs en Brabant. Fin du XIV e et communement du XV. e siècle. Boletin de la R. Academia de buenas letras de Barcelona, I, 1901 : Fr. Carreras y Candì, Numismatica sarda del sigle XIV : ceca de Viladi- glesias. E. M. VARIETÀ Congresso Internazionale di Scienze storiche in Roma (2-9 aprile 1903). — Riceviamo dal Comitato direttivo del Congresso varie circolari relative a questo Congresso, che, rinviato quest'anno, si radunerà senz'altra dilazione nei primi del prossimo aprile 1903 in Roma. L' inaugurazione solenne avverrà il giorno 2 aprile in Campidoglio, e S. M. il Re promise al presidente Senatore Pasquale Villari di presenziare l'inaugurazione: le adunanze ordinarie si terranno nel Palazzo del Collegio Romano. Il Comitato Direttivo è costituito dal Sen. Pasquale Vil- lari presidente, da tre delegati del Ministro dell'Istruzione, i sen. 1 Ascoli e Comparetti e il comm. d'Ancona, dal segretario generale del Comitato, pure delegato dal Ministro, il comm. prof. Giacomo Gorrini e dai rappresentanti e delegati scienti- fici scelti fra gli Istituti più importanti d'Italia nell'ordine seguente: Balzani per l'Accademia dei Lincei, Berchet per l'Istituto Veneto, Boselli per l'Accademia delle Scienze di Torino, Cocchia per la Società Reale di Napoli, Mazzoni per l'Accademia della Crusca, Novati per l'Istituto Lombardo, Salvioli per l'Accademia delle Scienze di Palermo, Tomma- sini per f Istituto Storico italiano. Persone così note nelle scienze e nelle lettere riunitesi a Roma in varie ed importanti sedute deliberarono di ridurre il soverchio numero delle sezioni che era stato costituito pel Congresso del 1902 al solo numero di otto in quest'ordine: Sez. I. — Storia antica — Epigrafia — Filologia classica e comparata. „ IL — Storia medioevale e moderna. — Metodica e scienze au- siliari. III. — Storia delle letterature. 536 VARIETÀ Sez. IV. — Archeologia e numismatica. — Storia delle arti. „ V. — Storia del diritto. ,, VI. — Storia della geografia. — Geografia storica. „ VII. — Storia della filosofia. — Storia delle religioni. „ Vili. — Storia delle scienze matematiche, fisiche, naturali e mediche. Quantunque le sezioni siano molto fitte di discipline, in relazione al numero degli iscritti e delle comunicazioni, esse potranno essere suddivise in gruppi distinti. E quasi certo che la numismatica formerà sezione a sé, poiché già fin d' ora abbiamo 69 aderenti, gran parte dei quali promisero contribuzione di lavori stampati e di comu- nicazioni. Gli inscritti alla sezione numismatica sono finora i se- guenti : Società Numismatica Italiana. Circolo Numismatico Milanese. Abbott Frost — Roma. Ambrosoli dott. cav. Solone — Milano. Babelon prof. Ernesto — Parigi. Babelon (madame) — Parigi. Bahrfeldt Emilio — Charlotten- burg. Bahrfeldt Max — Halle. Balli Emilio — Locamo. Barozzi comm. Nicolò - Venezia. Blanchet Adriano — Parigi. Bresslau prof. cav. Harry — Stras- burgo. Bulic' mons. Francesco — Spalato. Botti dott. comm. Alessandro — Alessandria d'Egitto. Canessa Cesare — Napoli. Caruso-Lanza avv. Michele — Gir- genti. Castellani prof. Gius. — Venezia. Celati avv. Luigi Agenore — Li- vorno. Ciani dott. cav. Giorgio — Trento. Cocchi Arnaldo — Firenze. Correrà dott. Luigi — Napoli. Cuzzi ing. Arturo — Trieste. Dattari G. — Cairo. De Petra prof. Giulio — Napoli. Dessi dott. Vincenzo — Sassari. De Witte Alfonso — Bruxelles. Diamilla-Mtiller comm. ing. Deme- trio — Roma. Evans Sir John — Londra. Gàbrici dott. Ettore — Firenze. Gavazzi cav. Giuseppe — Milano. Gencarelli Jeno de' Coronei Fran- cesco — S. Demetrio Corone (Calabria). Gnecchi cav. uff. Ercole — Milano Gnecchi comm. Francesco — Mi lano. Haeberlin dott. E. J. — Francoforte Jesurum cav. Aldo — Venezia. Johnson comm. Federico — Milano Kòhler prof. Ulrich — Berlino. Lehmann dott. C. F. — Charlot tenburg. Luschin von Ebengreuth dott. Ar noldo — Graz. Macdonald prof. Giorgio — Glas gow. Marcello prof. dott. Silvestro — Forlì. Marina prof. dott. Giuseppe — Li- vorno. Maurice Jules — Parigi. VARIETÀ 537 Milani cav. prof. Luigi A. — Firenze. Rostowzew dott. M. — Pietroburgo. Padoa cav. uff. Vittorio — Firenze. Rostowzew Sofia — Pietroburgo. Papadopoli conte sen. Nicolò — Ve- Ruggero colonn. comm. Giuseppe nezia. — Roma. Patroni prof. Giovanni — Pavia. Russell Forbes dott. S. — Roma. Piccione prof. Matteo — Roma. Salinas comm. prof. A. — Palermo. Pick prof. dott. B. — Gotha. Sambon dott. Arturo — Parigi. Puschi prof. Alberto — Trieste. Savini cav. prof. Francesco — Te- Ratti dott. Luigi — Milano. ramo. Ricci prof. dott. Serafino — Milano. Simonetti barone Alberto — San Riggauer prof. dott. Giovanni — Chirico Raparo (Potenza). Monaco (Baviera). Solari dott. Arturo — Alba. Rizzoli dott. Luigi — Padova. Spigardi Arturo — Firenze. Romussi avv. Carlo — Milano. Tropea prof. Giacomo — Padova. Rossi comm. prof. Girolamo — Vitalini cav. Ortensio — Roma. Ventimiglia. Zane cav. Riccardo — Genova. La Società Numismatica Italiana, incaricata dal Comitato Centrale di Roma di preparare i lavori pel Congresso, si aggregò alcune fra le principali personalità numismatiche d' Italia, onde poter meglio estendere la sua azione in tutte le diverse provincie d'Italia e rivolge nuovamente, come ha già rivolto, un vivo appello a tutti i Soci fondatori o ade- renti, affinchè concorrano con la presenza e con l'opera a rendere più animata e più proficua la discussione alla sezione numismatica. A questo fine aggiungiamo qui sotto le norme necessarie pei congressisti, che terremo al corrente di tutto per mezzo di circolare, qualora il primo fascicolo della Rivista non uscisse in tempo prima del Congresso. Intanto si fa noto ai nostri Soci ch'essi possono, fino a pochi giorni prima dell'inaugurazione, aderire ed iscriversi al Congresso internazionale di Scienze storiche anche per mezzo della Direzione della nostra Società, inviando domanda e quota relativa al Segretario del Comitato ordinatore, pro- fessore Serafino Ricci, via Statuto, 25 — Milano. Norme pei Congressisti. Per essere iscritti membri del Congresso i cultori delle Scienze storiche devono inviare l'adesione alla segreteria del Comitato (via del Collegio Romano, 26 — Roma), unitamente alla quota d'iscrizione, che è di L. 12 pei soci aderenti, più L. 3 pel ricordo del Congresso e di L. 50 pei soci fondatori. 538 VARIETÀ Gli aderenti al Congresso indicheranno la Sezione o le Sezioni nelle quali intendono iscriversi, e alle quali avranno anche diritto di voto. I membri del Congresso, pagata la quota d'iscrizione, riceveranno la tessera di riconoscimento, il programma del Congresso, i documenti per le facilitazioni di viaggio, ecc. I membri hanno diritto di presentare proposte di temi e comuni- cazioni non più tardi del 15 febbraio prossimo. La discussione è riser- vata soltanto per i temi. La lingua ufficiale del Congresso è l'italiana; ma, col consenso della Presidenza, i congressisti potranno usare di altre lingue. Di tutte le comunicazioni sarà immediatamente dato alla segreteria un sunto; di ogni adunanza sarà dato processo verbale, e tutti i ver- bali e i resoconti sommari saranno a suo tempo pubblicati negli Atti del Congresso. Gli iscritti hanno diritto ad un libretto personale di viaggio, con la riduzione sulle ferrovie italiane del 40 per cento fino a 200 chilom., del 50 per cento fino a 400, del 60 per cento da 400 chilometri in più, cioè la riduzione medesima di quella concessa agli impiegati dello Stato in Italia. Validità dall' 8 marzo al 2 maggio inclusivi. La Società di Navigazione Generale italiana ha concesso agli iscritti al Congresso il 50 per cento di ribasso su tutte le linee (escluse quelle d'America), anco per i percorsi interni da porto a porto e per le isole, durante tre mesi, che decorrono dal 15 febbraio al 14 maggio inclusivi. Il libretto personale da viaggio, rilasciato dalla Segreteria in nome del congressista, dev'essere firmato e bollato» con la firma sulla tessera; chi desidera valersi di tale libretto deve farne richiesta in tempo utile alla segreteria del Comitato; allora è valevole tanto per l'andata quanto per il ritorno, dopo la vidimazione del libretto stesso da parte della Autorità. I signori Congressisti avranno, per mezzo della tessera, libero ac- cesso alle Biblioteche, Gallerie, Musei e Archivi, sia dello Stato sia del Comune in Roma; una Commissione pratica sta occupandosi delle condizioni di vitto e di alloggio pei Congressisti, rendendo agevole e piacevole la loro dimora in Roma durante il Congresso. Circolo Numismatico Milanese. — Riceviamo dal prof. Serafino Ricci la Circolare di costituzione di questo Circolo e lo Statuto Sociale approvato nell'adunanza del 30 ottobre u. s. Il Circolo è costituito di Soci fondatori a L. 20, effettivi a L. 12, corrispondenti a L. 9 l'anno. Tutti i Soci riceveranno gratis il Bollettino di Numisma- tica e Arte della Medaglia che uscirà mensilmente dalla prima quindicina di gennaio 1903 in poi; quelli non soci possono VARIETÀ 539 abbonarsi al Bollettino pagando anticipate L. 3,50 per l'interno, L. 4,50 per l'estero. Un Comitato provvisorio scelto fra i promotori del Cir- colo ne ha ora la Direzione fino alla prossima assemblea generale dei Soci: per la parte scientifica la Direzione è affidata al prof. dott. Serafino Ricci, per la parte commerciale ai sigg. rag. cap. Carlo Ottani, Pompeo Monti e Lodovico Laffranchi. Tutti i Soci hanno diritto, recandosi alla sede o per mezzo postale, al prestito dei libri, alla consultazione e all' esame gratuito delle monete e delle medaglie, alla compra e vendita e ai cambi dei duplicati che pervenissero alla sede del Circolo; possono collaborare al Bollettino che conterrà una rubrica per i desiderata dei Soci. Il Circolo è aperto ai Soci lunedi, giovedì e sabato dalle 20 alle 22, e, per comodo dei Soci corrispondenti dimoranti fuori di Milano, anche giovedì e domenica dalle Il Va alle 13 E | 2 . Gli insegnamenti di cui si fece parola nella precedente Circolare (ved. fase. Ili, pag. 390 e segg.) incominceranno entro il gennaio 1903. Modelli per conii della nuova monetazione Ita- liana (Tav. XVII). — Il nostro benemerito Socio Federico Johnson proprietario dello Stabilimento Stefano Johnson di Mi- lano, primo in Italia per la fabbricazione di monete e medaglie, ottenne la scorsa primavera il premio del Concorso bandito dalla Società Italiana per l'Arte pubblica pei Modelli per Conii della nuova monetazione italiana. Ora, approfittando dell'occasione che detto Sig. Johnson distribuisce un esem- plare delle monete premiate a tutti i Signori Deputati del Regno, perchè ne possano giudicare de visti, crediamo far cosa gradita ai lettori della Rivista pubblicandole noi pure in questo numero, tanto più che non crediamo estraneo alla Società Numismatica occuparsi anche del lato artistico della monetazione moderna. E alla Direzione della Rivista sia lecito esprimere almeno sommariamente il proprio parere. I modelli che ci si presentano non sono certamente inappuntabili. Un appunto lo faremmo alla moneta di bronzo che offre al ro- vescio un campo soverchiamente vuoto, e un'altro alla esiguità 540 VARIETÀ del rilievo sia sul bronzo sia sull' oro. Se è vero che questo è prova dell'abilità dello scultore, ottenendo l'effetto con un basso rilievo appena visibile e mette maggiori difficoltà alle falsificazioni, non è meno vero che per l'uso della circolazione sarebbe desiderabile un rilievo più forte. Vorremmo di più che, non si economizzasse sui modelli, e, come se n'è fatto uno della testa del Sovrano per l'oro e uno per l'argento, se ne facesse uno anche pel bronzo, e non si utilizzasse quello dell'argento ingrandito. Avvezzi alla strabocchevole ricchezza dei conii antichi, non sappiamo rassegnarci a certe meschinità moderne e se non chiediamo un modello per ogni conio, ne chiediamo almeno uno per ogni tipo di moneta. Il bravo Boninsegna che ha modellato le due teste di Vittorio Emanuele III in modo da richiamare le belle tradizioni della zecca milanese all'epoca napoleonica, ne potrà bene modellare una terza. A parte queste osservazioni, crediamo che la coraggiosa iniziativa sia da lodarsi e meriti d'essere discussa, tanto più che nessuno vorrà negare che i modelli proposti dallo Sta- bilimento Johnson possono gareggiare — e per noi assai vittoriosamente — con quelli in corso, che qui non ci indu- geremo ad esaminare. L'emulazione è stimolo al meglio, ed ora che presso tutte le nazioni civili risorge il sentimento dell'arte, perchè non dovrà mirare a questo nobile scopo anche l'antica patria delle Arti? Ed ora lasciamo la parola al Sig. Johnson stesso, ossia diamo posto alla sua lettera circolare con cui accompagna gli esemplari delle monete agli onorevoli Deputati. Onorevole Signore, Nella scorsa primavera la benemerita Società Italiana per l'Arte Pubblica, sedente in Firenze, bandiva un concorso di Modelli per Conii della nuova monetazione italiana, in quel tempo ancora in progetto, nell'intento di portare un patriottico contributo di studi ed esempi in argomento artistico non comune ed interessante. Fra i due concorrenti distinti col i° premio, fu lo scultore E. Bo- ninsegna, che sotto l'egida del mio Stabilimento, ove fu allievo, presentava il proprio lavoro. Il concorso rimase però una semplice manifestazione platonica di alte aspirazioni artistiche. Esso non ebbe VARIETÀ 54I alcuna influenza sulla nuova monetazione, che venne attuata poi nel modo a tutti noto, con criteri d'arte molto discussi. Raccolsi l'iniziativa di detto concorso e, forte dell'apprezza- mento ch'ebbe lo scultore premiato, il quale si meritò la lode non meno augusta che competente di S. M. il Re, ho chiesto ed ottenuto di poter eseguire nel mio Stabilimento, sia per quanto riflette la parte artistica come per quella industriale, un saggio di monete sui modelli approvati. Mi lusingo che il mio attaccamento all'arte ed all'industria italiana, riflettente la coniazione in genere, mi farà perdonare l'atto, forse eccessivamente confidenziale, che mi permetto nel presentare anche a Lei, Onorevole Signore, questo saggio di lavoro in metallo senza valore, pel quale mi lusingo vorrà portare un benevole giudizio. Col più profondo ossequio della S. V. 111. devotissimo Federico Johnson. Ripostiglio romano di Potenza. — Questo ripostiglio fu rinvenuto nell'aprile del corrente anno 1902, ne' dintorni di Potenza (Basilicata): si componeva di ottocento danari, dei quali cento furono venduti ad un privato, sul posto, quattro- centoventisei li acquistarono i signori Canessa, noti commer- cianti di antichità in Napoli, il resto andò disperso. Debbo alla cortesia del sig. Cesare Canessa l'aver potuto studiare questo gruzzolo, che, in realtà, si compone di quattrocentoventiquattro danari, perocché due, pel loro stato di conservazione, non possono appartenere al ripo- stiglio; essi sono: a) iB' — CAESAR DIC.ETVO Testa di Cesare laureata, a d. 9 — L • BVCÀ (consumato). b) /B" — Testa di Pompeo ....ER ty — PRAEF (consumato) Eccone il catalogo, secondo l'ordine proposto dal Mommsen- Blacas: Num. esempi. 2 Dioscuri (uno consumato, uno logoro) 2 51 C. Inni (logori) 2 59 Vittoria in biga (logoro) 1 65 Flaus (consumato) 1 67 P. Sula (consumato). . . . , 1 54 2 VARIETÀ Num. esemp 68 C. Maian (logoro) 69 L. Sauf (logoro) 71 Q. Marc. \\ Libo (logoro) 72 M. Atili II Saranus (usato) 73 L. Semp II Pitia (logoro) 74 C. Antesti (logori) 76 L. Cup (consumato) 77 Cn. Lucr (consumato) 78 M. Iuni (logori) 79 P. Paetus (logoro) 91 C. Cur II Trige (poco usato) 104 Caro, (usato) 105 C. Pluti (poco usato) 106 C. Calo (due usati, uno poco usato) ; 107 Q. Minu. Ruf (poco usato) 108 M. Fan. C. f. (logori) 119 M. Tulli (logoro) . . . . ' . 123 P. Calp. — Bellona in biga (logoro) 126 M. Aburi (logoro) 127 P. Mae, Ani (logoro) 129 L. Ante. Grag. (usato) 130 M. Acilius M. f. (uno usato, uno logoro) 131 Q. Mete, (usato) 132 M. Varg (poco usato) 133 Cn. Dom (poco usato) . . 134 M. Marcius (usato) 137 Ti. Minuci C. f. Augurini (consumato) 143 C. Metellus (poco usato) 147 Q. Fabi Labeo (logoro) . . 155 M\ Aemili Lep. (due usati, uno poco usato) 3 161 M. Cipi M. f. (uno usato, due logori) 3 162 Q. Lutati. Q (uno usato, uno poco usato) 2 164 C, Font (usato) 1 166 M. Calid. Q. Met. Cn. f. (usato) 1 167 a) Cn. Domi (usati) 2 „ b) Q. Curti II M. Sila (uno usato, uno poco usato) ... 2 170 C. Mail. C. f. Il L. Licini Cn. Dom. (usato) 1 173 L. Flam. (uno usato, due poco usati) 3 174 L. Valeri Flacci (poco usato) 1 176 C. Pulcher (usato) . . 1 180 N. Fabi Pictor (usato) 1 182 M. Fouri L. f. Il Phili (usati) 2 183 T. Clouli (logoro) 1 187 L. Scip. Asiag (poco usato) 1 188 L. Thorius Balbus (poco usato) 1 190 L. Saturn. (usati) 3 VARIETÀ 543 Num. esempi. 191 C. Mail (poco usati) ... 2 193 L. Cassi Caeician. (usato) 1 194 Ap. CI. T. Mal. Qv. (usati) 3 „ T. Mal. Ap. CI. Qvr. (due poco usati, uno usato) 3 195 C. Coti. Cald. (poco usati) 2 196 C. Fundan. (usato) 1 197 M. Herenni \\ Pietas (usato) 1 202 M. Serveil. C. F. (usato). 1 203 M. Calo Pro Pr. || Victrix (usato) 1 205 L. Memmius. Gal. (usato) 1 208 Ex A. pu. C. Fabi C. f. (usato) . • 1 209 Pu. Il M. Lucili Ruf. (usato) 1 211 P. P. Servili M. fili \\ Rulli (poco usati) 3 212 L. Piso L. f. Frugi (sei usati, quattro poco usati) ... io 213 D. Silanus L. f. (usati) 4 214 Q. Titi (usati) 6 215 L. Titur. Sabin. — Ratto delle Sabine (tre usati, uno poco usato)) „ „ Tarpeia seppellita (tre usati) . . . > io „ „ Biga (due usati, uno poco usato) . . ) 216 C. Vibius C. f. Il Pansa — Quadriga (usati) \ „ „ Cerere con le fiaccole (usati) > 13 „ „ Pane e Sileno (usato) . . ) 226 Ex S. C. L. C. Memmies L. f. Gal. (usati) 3 227 C. Mei. P. Crepus — Testa di Venere — Dea in biga (poco usato)) „ P. Crepusi — Cavaliere corrente (quattro usati, uno poco usato)) 228 L. Rubri Dossen. — Giove (uno poco usato, tre usati) . . 4 Doss. Giunone (poco usato) 1 „ Pallade (poco usato) 1 229 Cn. Lent. Marte (quattro usati, uno poco usato) 5 230 Cens. (usati) 7 231 S. C. Ti. Claud. /. (poco usati) 2 232 L. Manli Proq. || L. Sulla Imp. (tre usati, uno poco usato) . 4 233 M.' Font. C. F. (usati) 3 234 Ex. a. p. L. Itili Bursio (due poco usati, quattro usati) . . 6 236 S. C. Q. Ani. Balb. Pr. (due usati, due poco usati) ... 4 237 Ex. S. C. C. Val. Flac. Imp. (usato) 1 239 Anepigrafi (uno usato, due poco usati ; un altro foderato e poco usato) 4 240 C. Licinius L. F. Macer (uno usato, uno poco usato) . . 2 241 C. Norbanus (usato) 1 242 Crassipes (due usati) 2 250 A. Post. A. f. (uno poco usato, un altro usato e dimenticato sul conio) 2 251 L. Rutil. Flac. (uno usato, uno poco usato) . . ... 2 252 L. Cassi Q. f. (usati) 2 253 S. C C. Nae. Bai. (due usati, tre poco usati) .... 5 544 VARIETÀ Num. esempi. 254 L. Papi (usato) 1 255 C. Poblici Q. f. (usati) ......... 2 256 L. Proci/i f. (poco usato) 1 257 M. Voltei M. f. — Tempio (usato) .1 „ „ „ Cerere in biga (usati) 2 259 Ex S. C. Cn. Len. Q. (due usati, uno poco usato) ... 3 261 C. Egnatius Cn. f. Cn. n. || Maxumus — Divinità (usato) . 1 262 L. Farsulei \\ Mensor (uno usato, uno poco usato) ... 2 263 L. Lucreti. Trio (usato) 1 267 Ex S. C. M. Plaetorius Aed. Cur Cestianus — Sedia curule (poco usato) 1 ,, „ „ Aquila, fulmine (poco usati). . . 2 „ „ „ Testa giovanile imberbe galeata (uno usato, uno poco usato) ... 2 „ ,, „ Prefericolo e face (poco usato) . . 1 270 C. Piso L. f. Frugi (due nuovi, quattro poco usati, uno usato) 7 271 S. C. Se. Noni Sufenas — Roma assisa, coronata dalla Vittoria (uno nuovo, uno poco usato) 2 272 Brutus II Ahala (tre nuovi, uno poco usato) .... 4 273 Ex. S. C. M. Scaur Aed. Cur. (uno usato, cinque poco usati, tre nuovi) 9 276 S. C. Cn. Plancius Aed Cur (poco usati) 3 278 Caesar elefante (quasi nuovi) 2 279 Af Acilius IH vir Valet (sei quasi nuovi, otto nuovi) . . 14 280 Bon. Event. Puteal. Scribon (due poco usati, tre quasi nuovi). 5 284 Q. Cassius (poco usato) . 1 285 Longinus (poco usati) 2 286 Caldus 111 vir (uno usato, uno poco usato, uno nuovo) lettisternio 3 287 C. Consid. (quasi nuovo) 1 288 L. Cossuti C. f. Sabula (usato) 1 290 P. Fonteius P. f. Capito III vir \ \ M' Font. Tr. Mil. (due poco) usati, uno quasi nuovo) . > 4 „ „ „ Edifizio a tre piani (poco usato) . ) 291 L. Furi Cn. f. \\ Brocchi III vir (poco usati) 2 293 S. C. P. Crassus M. f. (quasi nuovo) 1 295 Philippus. Aqua M. (uno poco usato, cinque quasi nuovi, tre nuovi) 9 296 C. Memmi C. f. (poco usati) 3 297 Q. Poni. Ruf. Il Sulla Cos (uno poco usato, uno quasi nuovo) 2 300 L. Rosei II Fabati (quattro quasi nuovi, uno nuovo). . . 5 308 Marcellinus \\ Marcellinus Cos quinq. (quasi nuovo) . . . 1 Anno J05. a) Caesar — Enea portante Anchise (sei poco usati, quattro nuovi) io b) „ Trofeo (poco usati) 4 e) „ Trofeo fra due prigionieri (quasi nuovi) . . . 2 VARIETÀ 545 Num. esempi. Cn. Piso Proc. su' capelli Numa (quasi nuovo) . . . i Magri. Pro. Cos. Varrò Proq. (nuovi) 2 Nori Quaest. Uro. Sen. Cons. — Triquetra (nuovo). 1 Q. Sicinius 111 vir. Fort P. R. (nuovo) 1 S. C. T. Carisius III vir — Vittoria in quadriga (uno quasi nuovo, uno poco usato, difetto di coniazione) 2 „ „ „ Sfinge (due poco usati, due quasi nuovi) 4 „ „ „ Roma (quasi nuovi) . . . . z S. C. C. Coponius Prq. Sicinius III vir — Biga (nuovo). . . 1 Moneta (quasi nuovi) . 5 S. C. M.' Cordius Rufus 111 vir — Amore sul delfino (quasi nuovo) 1 Egida col Gorgonio (nuovi) . 3 Venere con le bilance (nuovi) . 22 L. Hostilius Saserna — Diana efesina (tre quasi nuovi) . ) Vittoria con trofeo (due poco usati) ) Albinus Bruti filius — Caduceo fra due mani (poco usati). . 3 Due trombe galliche (quasi nuovo) . . 1 Albinus B. f. A. Post. Cos 1 „ „ C. Pansa — Caduceo alato 1 C. Vibius C. f. Cn. Pansa — Cerere con due fiaccole (poco usato) 1 C. Vibius Iovis Axur (poco usati) 4 Considius — Quadriga a d. (quasi nuovi) 4 Sedia curule (poco usati) 5 L. Plautius Plancus (tre quasi nuovi, due poco usati) ... 5 S. Papius Celsus III vir — Testa di Giunone sospita (poco usato) 1 P. Scipio Imp. Q. Metellus Imp. (nuovi) 2 Cos. Ter. Dict. Iter, (quasi nuovi) 2 Palikanus. Honoris (nuovo) . . ■ 1 „ Libertatis (quasi nuovo) 1 P. Accoleius Lariscolus — Europa sul toro (quasi nuovi) . . 3 P. Sepullius Macer — Testa velata di Cesare (quasi nuovi) . . 2 L. Flaminis Chilo — Venere col caduceo (nuovo) 1 Come si vede dal catalogo, il ripostiglio arriva fino alla morte di Cesare e tutti i danari, pel loro stato di conserva- zione, e per quanto si può dedurre, da un deposito non ric- chissimo, confermano perfettamente le modificazioni, che sono state proposte all'ordinamento del Mommsen-Blacas. Le cor- rezioni additate dai tesori della Riccia, Maserà san Giovanni Incarico, anteriori al periodo graccano, trovano la conferma in questo di Potenza, il quale, sebbene come ho già notato di sopra, non possa vantare gran numero di esemplari, tuttavia depone favorevolmente alle suddette modificazioni. « 69 546 VARIETÀ Il ripostiglio di Taranto ha interamente confermate le osservazioni e supposizioni fatte dal De Petra (Rendic. Accad. Arch. Napoli, 1892) parecchi anni prima: tuttavia nella pub- blicazione di quel deposito {Notizie degli Scavi, 1898, luglio) non si è tenuto abbastanza conto dei criterii storici e numi- smatici, indicati dal eh. archeologo. I due denari apparsi nel peculio tarentino : 182 M. Fouri L. /. Phili 146 C. Serveil sia pe' loro tipi (che deviando dagli antichi tradizionali, si collegano agli ultimi denari di Maserà), sia per la caratteri- stica di usati e poco usati che hanno nel catalogo, merita- mente sono stati messi in principio del periodo monetario, rappresentato dal tesoretto tarantino. Ma tra que' due mi ripugna di collocare: 147 Q. Fabi Labeo benché i suoi due esemplari siano usati, perocché, a mio modo di vedere, ha maggior peso la forma X del segno di valore, per la quale stimo si debba rimandare questo danaro al tempo della reazione aristocratica. Ed in quanto alla nota di usato, osservo che il grado di conservazione ha un valore preponderante e decisivo, sol quando in un tesoro molto ricco si abbiano, per ciascuna specie, esemplari abbondanti ed uni- formi per bellezza. Ma in un deposito così ristretto, come quello di Taranto, in cui le specie figurano, o per un esem- plare solo, o per pochi, il grado di conservazione è sempre soggetto alla riserva, che bisogna fare per le combinazioni cieche del caso. Infatti i n. 1 130, 131, 140, 142, che sono anteriori al seppellimento del ripostiglio di Taranto, perchè apparsi in Riccia e Maserà, hanno in Taranto la caratteristica di poco usati o quasi nuovi, mentre parecchi danari, ad essi certamente posteriori, appariscono in Taranto stessa come usati. Per tal ragione io non avrei difficoltà di far rientrare nel periodo graccano, e quindi preporre ai denari della reazione aristocratica i due numeri: 155 Mn. Aemilio Lep 164 C. Font VARIETÀ 547 benché in Taranto abbiano la caratteristica di quasi nuovi. Certo per riempire i quattro anni di C. Gracco (124, 121 a. C.) non bastano i n. 1 182 e 146, neppure accompagnati dai n.* 155, 164, ma bisogna almeno aggiungervi: 134 M. Marci 138 Mn. Adii. Balbus che mancano in Taranto. Questi due denari, benché abbiano per tipo un bigato ed un quadrigato e quindi non si scostino, come altri denari di quel tempo, dall'antica norma, hanno un X e non già X, come segno di valore. Della monetazione che comincia dal 120 a. C. (l'anno posteriore alla uccisione di C. Gracco) il deposito di Taranto ci offre i n. 1 105, 106, 107, 108, 119, 147, 167, tutti con la caratteristica di usati e tutti con X per segno di valore, col nome ROMA e col tipo dei Dioscuri, o di un bigato, o di un quadrigato. Ad essi bisogna aggiungere: 104 Caro, o M. Caro. ROMA, X, Giove in quadriga 148 Cn. Cornei. L. f. Sisena, ROMA, X, Giove in qua- driga, che fulmina un gigante 149 A, Mani. G. f. Ser. ROMA, X, il Sole in quadriga 161 M. Cipi M. /. ROMA, X, la Vittoria in biga che o per la rarità (n. 148, 149), o per la picciolezza del deposito, mancano in Taranto. Gli ultimi della serie, che rinnovano le antiche forme del denaro, * possono essere il n. 165 e il n. 167, (presente in Taranto) che dando non un solo monetiere, ma un'intera commissione tendono la mano al n. 170 (presente in Taranto) e che dà pure esso una commissione anche più numerosa. Questo n. 170, di cui alcune combinazioni mancano del nome ROMA ed un'altra combina- zione ha ¥< invece di X accenna già a discostarsi nuovamente dalle norme antiche. Da esse si allontana poi completamente il n.: 168 M. Sergi Silus Q. ROMA EX SC-, X, Cavaliere portante la testa di un Gallo sia per l'indicazione della magistratura e del Senatusconsulto, 548 VARIETÀ sia per il tipo: per la sua caratteristica di nuovo esso è, certamente, l'ultimo denaro del deposito tarentino. Pel periodo seguente il nostro ripostiglio non offre niente che sia degno di nota. Luigi Correrà. Ripostiglio di Ver guacco. — Nei primi giorni del pas- sato Agosto in Vergnacco frazione del Comune di Reana del Rojale, provincia di Udine, fu trovato un piccolo ripostiglio di 450 monete consolari sul quale possiamo dare le seguenti notizie gentilmente comunicateci dal Conte Senatore A. di Prampero. Il tesoretto venne trovato alla profondità di poco più di un metro, aggiustando un muro dalla parte esterna delle fondamenta di una casa moderna. Pare che fra questa e il margine della strada esistesse già un muro di costruzione romana, adossate al quale sarebbero state trovate le monete contenute in una ciotola di terracotta, rotta dal piccone. La strada, lungo la quale fu fatto il ritrovamento, è una via che si distacca dal quadrivio di Vergnacco e conduce al Capo Comune Reana del Rojale. Questo paese si trova sulla si- nistra di quella parte della ferrovia pontebbana, che da Udine mette a Tricesimo. In quelle vicinanze passava indubbiamente la antica via romana citata dall'itinerario di Antonino, che riuniva Aquileja con Tricesimo. Il ripostiglio, sepolto pochissimi anni avanti Fera volgare, di tale epoca essendo le monete più recenti, contiene monete di svariatissime famiglie, e le più antiche monete risalgono fino a due secoli e mezzo avanti Cristo. Tale il denaro della Decimia. Tutte le altre sono di emissioni variate e distribuite nei due secoli che precedono l'era volgare, rappresentando 70 famiglie e 99 nomi diversi di magistrati monetarii. Ad onta di ciò la conservazione è in generale molto buona. A migliore schiarimento di tutto, aggiungiamo il seguente prospetto completo del ripostiglio : Magistrato monetario Anno a. C. Num. dei pezzi Conservaz. 1 Decimius Flaus 254 1 Prima 2 L. Plautius Hypseus 218 2 „ 3 C. N. Ter. Lucanus 214 2 „ VARIETÀ 549 Magistrato monetario Anno a. 4 Pinarius Nata 200 5 L. Saufeius 200 6 Atilius Saranus 194 7 L. Sempronius Pitio 174 8 M. Iulius Silanus 174 9 Marcius Libo 174 io C. Renius 154 11 C. Porcius Cato 149 12 Q. Fabius Labeo 144 13 Curatius Trigeminus .... 144 14 C. Aburius Geminus .... 129 15 Q. Curtius 114 16 Cn. Domitius Ahenobarbus . . 114 17 T. Minucius Augurinus . . . 114 18 T. Deidius 112 19 C. Fonteius 112 20 Cassius Longinus 109 21 M. Calidius 108 22 C. Fabius 108 23 C. Claudius Pulcher 106 24 L. Minucius Thermus .... 106 25 M. Furius L. f. Philus .... 104 26 I»i. Sergius Silo 104 27 L. Calpurnius Piso Caesonius . 100 28 M. Herennius 99 29 T. Mallius 99 30 L. Thorius Balbus 94 31 L. Flaminius Cilo 94 32 M. Cipius 94 33 L. Appius Saturninus .... 94 34 Q. Titius 90 35 C. Allius Baia 90 36 P. Servilius M 89 37 L. C. Piso Frugi 89 38 M. Fannius 89 39 D. Iunius Silanus L. f. ... 89 40 M. Volteius 88 41 C. Marcius Censorinus .... 84 42 C. Norbanus 84 43 P. Crepusius 84 44 Mamilius Limetanus 84 45 T. Claudius Nero 84 46 Rubrius Dossenus 83 47 Q. Antonius Balbus 82 48 L. Farsuleius Mensor .... 82 Nura. dei pezzi Gonservaz. I Prima I » I • « I w 8 n 1 w 1 » 1 ■ » 1 » 1 » 1 » 1 » 2 » 2 F. d. C. 1 Prima 1 » 2 w 1 1 1 « 5 » 3 F. d. C. 2 Prima 5 » 2 » 1 » 1 » 3 » 1 » 2 » 5 F. d. C. 2 Prima 1 » 1 » [O M 1 » 2 » 1 F. d. C. 2 Prima 1 » 1 » 1 » 3 w 1 » 1 n 1 55° VARIETÀ Magistrato monetario Anno a. 49 Q. Fufius Kalenus 82 50 L. Cornelius Svila 81 51 L. Fabius Hispaniensis ... 81 52 C. Valerius Flaccus 81 53 L. Opeimius 81 54 Procilius 79 55 C. Postumius 74 56 P. Cornelius Lentulus .... 74 57 C. Naevius Balbus 74 58 L. Lucretius Trio 74 59 L. Axius L. f. Naso .... 69 60 C. Piso L. F. Frugi 64 61 M. Atius Balbus 59 62 M. Aemilius Scaurus .... 58 63 Q. Pompeius Rufus 58 64 F. Plautius Hypsaeus .... 58 65 L.~Scribonius Libo 54 66 C. N. Plancius 54 67 C. Hosidius Geta 54 68 P. Fonteius Capito ..... 54 69 L. Titurius Sabinus 54 70 C. Coelius Caldus 54 71 Man. Acilius Glabrio .... 54 72 C. Iulius Caesar 50 73 Man. Cordius Rufus 49 74 Q. Sicinius 49 75 T. Carisius 48 76 Hostilius Saserna 46 77 Q. Caecilius Scipio 46 78 Licinius Nerva 45 79 M. Poblicius . 45 80 P. C. Marcellinus 45 81 L. Papius Celsus 45 82 L. Aemilius Buca 44 83 Petillius Capitolinus 43 84 M. Arrius Secundus 43 85 C. Vibius Varus ...... 43 86 P. Accoleius Lariscolus. ... 43 87 L. Liveneius Regulus .... 42 88 L. Mussidius Longus 42 89 Q. Servilius Caepio Brutus . . 42 90 Q. Nasidius 36 91 M. Aemilius Lepidus 36 92 M. Opeimius 36 93 M. Antonius (legiones) .... 31 Num. dei pezzi 1 2 1 5 1 1 3 2 1 1 2 io 1 1 1 2 3 1 2 1 2 1 . 5 9 2 1 4 2 I 2 2 2 2 I 2 I 6 2 5 1 2 1 1 1 Consemz. Prima F. d. C. Prima F. d. C. Prima » » F. d. C. Prima 64 Prima e Seconda VARIETÀ 551 Magistrato monetario 94 P. Carisius 95 L. Vinicius L. f. . . . 96 Mescinius Rufus . . . 97 Sex Nonius Quintilianus 98 Marcus Antonius . . . 99 lui. Caes Octavianus Aug. Anno a. G, Num. dei pezzi Gonservaz. 25 16 12 43-4 2 I I I Prima F. d. C. Prima » I 105 Prima f. d. C Fr. Gnecchi. Ripostiglio di Vittuone. — Lo scorso ottobre alla Cascina Resta situata a mezzogiorno di Vittuone (Prov. di Milano) alcuni contadini occupati a lavori campestri trovarono una piccola olla contenente monetine di rame. L'olla na- turalmente fu rotta e il contenuto diviso e disperso. Una cinquantina però di quelle monete, mercè la cortesia del Sindaco Scotti, furono potute raccogliere dal nostro Socio Nob. Pisani Dossi e figurano nella raccolta locale che egli sta mettendo insieme a Corbetta. Le monete del ripostiglio appartengono ai figli di Costantino. Scavo romano a Corbetta — Nello scorso ottobre scavandosi le fondamenta di una nuova casa in Corbetta vicina alla Chiesa, si rinvennero gli avanzi di una cella vinaria con molti frammenti di anfore, alcuna delle quali col marchio dei figuli e di una vasca da pressoio d'uva. Insieme a questi avanzi si trovò pure un denaro di M. Pletorio Cestiano, moneta che ne segna a un dipresso la data, sapendosi che fu coniata 69 anni avanti l'epoca volgare. — Tutti gli oggetti ritrovati hanno preso posto nella collezione Pisani Dossi sopra citata. Furto al Museo Num. di Marsiglia. — Il Gabinetto Num. della Città di Marsiglia, nel Palazzo delle Belle Arti, fu danneggiato da un furto ingente, nella notte fra il 18 e il 19 novembre u. se. I ladri non presero di mira le rarità o i pezzi in genere che potessero avere un pregio numisma- tico, ma furono guidati invece evidentemente dalla sola idea di far man bassa sui metalli preziosi, e asportarono centinaia e centinaia di monete e medaglie d'oro e d'argento, senza distinzione di serie. 552 VARIETÀ Concorsi Grazioli. — Il Concorso ordinario istituito, come è noto, presso la R. Accademia di Belle Arti in Milano dall' incisore milanese Cav. Francesco Grazioli, fu vinto que- st'anno dal Prof. Luigi Giorgi di Firenze, che presentò la medaglia qui appresso descritta. Diametro millim. 50. Dir. — BENVENVTO — CELL1NI Busto a sin., a testa nuda. A dr., L. Giorgi Rov. — Nel campo, in cinque linee, entro ghirlanda d'al- loro, che attraversa sei fregi a volute, la leggenda: NEL IV CENTENARIO — DELLA NASCITA_ = _ GLI ORAFI DI FIRENZE III NOVEMBRE MCM Nell'anno 1903 si rinnova il Concorso straordinario in onore di Verdi, ed ha luogo anche il Concorso biennale pel cesello, come dal manifesto che riportiamo. Sono ammesse a concorrere le sole opere di artisti italiani viventi. CONCORSO STRAORDINARIO per una targhetta ih cesello a sbalzo od una medaglia in onore di Giuseppe Verdi. Premio. — L. 1,200 (lire milleduecento). Soggetto. — Una targhetta in cesello a sbalzo (col lato maggiore di non più di 20 centimetri) rappresentante un soggetto che si rife- risca direttamente a Giuseppe Verdi, oppure una medaglia, che rechi da una parte l'immagine del Maestro e dall'altra una compo- sizione allegorica o simbolica a Lui relativa. Il lavoro di cesello dovrà essere di composizione e disegno del concorrente, in lastra di qualsiasi metallo, eseguito a mano ed esclusi- vamente di cesello a sbalzo. La medaglia dovrà essere ottenuta da cònii d'acciaio incisi, con invenzione, disegno, modello ed esecuzione originali del concorrente, il quale dovrà firmarla. Il cesello premiato rimarrà di proprietà dell'autore, che ne dovrà consegnare all'Accademia una buona riproduzione in fotografia o in gesso. Delle medaglie presentate al Concorso si dovranno consegnare due esemplari, che in caso di premio rimarranno all'Accademia, oltre ad un terzo esemplare pel R. Gabinetto numismatico. VARIETÀ 553 Ciascun concorrente ha facoltà di presentare insieme un cesello ed una medaglia. Le medaglie, come si è detto, debbono essere firmate, invece i ceselli potranno essere anche contrassegnati da un' epigrafe. CONCORSO BIENNALE PEL CESELLO. Premio. — L. 850 (lire ottocento cinquanta). Oggetto del concorso. — Un lavoro d'arte di cesello a sbalzo. Saranno ammessi al concorso i lavori d'arte destinati a qualsiasi uso e di qualunque soggetto, cesellati a sbalzo in lastra d'oro, argento, rame, ottone o ferro, ecc., eseguiti nel biennio anteriore alla data del concorso e che non sieno stati esposti a pubbliche Mostre. Il lavoro dovrà essere di composizione e disegno del concorrente, e non copia di lavori consimili, ed in esso dovranno campeggiare almeno una figura od un ritratto artisticamente eseguiti. A pari merito sarà preferito un soggetto storico patrio. — Nessun artista potrà concorrere al premio con più di un'opera. Non sì ammettono al concorso i lavori ottenuti con stampi, galva- noplastica, fusioni o qualsiasi altro sistema, dovendo l'opera per il concorso essere esclusivamente lavoro di cesello a sbalzo, in lastra di metallo, eseguito a mano, e non altrimenti. Il cesello premiato rimarrà di proprietà dell'autore, che ne dovrà con- segnare all'Accademia una buona riproduzione in fotografia od in gesso. Il concorrente premiato non sarà ammesso ad altro concorso se non dopo due concorsi di cesello dall'ottenuto premio. La Commissione giudicatrice di entrambi i concorsi Grazioli sarà composta da uno scultore, da un pittore, da un cesellatore, da un inci- sore, da uno studioso di storia dell'arte, dal conservatore del Gabinetto numismatico e dal segretario dell'Accademia. Le opere dei concorrenti (artisti italiani viventi) dovranno essere presentate compiete all'Accademia non più tardi delle ore 16 del giorno 20 agosto 1903. Non si ammettono giustificazioni sul ritardo oltre questo termine. L'Accademia non s'incarica di ritirare le opere, quantunque ad essa dirette, né dagli uffici delle ferrovie, o delle dogane, ne da altri. È nella facoltà dell'Accademia di escludere dal concorso e di rifiutare l'esposizione di quelle opere, che, per ragione d'arte o di convenienze sociali, non fossero presentabili al pubblico. . All'atto della consegna, le opere che non fossero trovate in buona condizione non saranno ricevute. 7 o 554 VARIETÀ Di tutte le opere presentate al concorso si farà una pubblica esposizione, durante la quale saranno pronunciati i giudizi e confe- riti i premi. Le opere che ottengono il premio saranno distinte nell'Esposizione con una corona e coli' indicazione del nome e della patria dell'autore. La restituzione delle opere non premiate si farà dall'Ispettore- Economo, al quale gli autori o i loro commessi dovranno riconse- gnare le singole ricevute da lui rilasciate all'atto della consegna. L'Accademia non risponde della conservazione delle opere non ritirate entro un mese dalla pubblicazione del giudizio. t,a Medaglia Papale di S. Pietro. — Il 27 giugno scorso il Card. Mario Mocenni presentava al S. Padre in tre esemplari, d'oro, argento e bronzo, l'annuale medaglia, solita a coniarsi d'ordine di Sua Santità dall'Amministrazione dei Sacri Palazzi Apostolici. Egli era accompagnato dal Prof. Cav. Francesco Bianchi, incisore dei S. Palazzi Apostolici, ed autore dell'artistica e pregevole medaglia, che per lo stile puramente classico, come si addice a tal genere di produzioni, e per la grande e squisita raffinatezza d'arte, può dirsi un vero gioiello uscito dal laboratorio dell'eminente incisore della numerosa serie di medaglie commemorative venute in luce durante il pontificato di Leone XIII. Detta medaglia ha nel diritto V effigie di S. S. rivestita di piviale con triregno, coli' epigrafe : Leo . XIII . Pont . Max . An . XXV . e nel ro- vescio S. Pietro seduto, colle simboliche chiavi nella destra, e nella sinistra un libro, su cui è inciso il motto: Tu . Es . Petrus, ed all' ingiro e nell' esergo continua riscrizione: Et . Super . Hanc . Petram . Aedificabo . Ecclesiam . Meam . Il bozzetto di questa medaglia è opera del Prof. Comm. Lodo- vico Seitz. L,a Medaglia al Prof. Inama. — Dobbiamo alla cor- tesia del Comitato promotore per le onoranze all' insigne grecista, preside da 25 anni dell'Accad. Scientif.-Letter. di Milano, il piacere di poter fregiare le nostre pagine con la riproduzione della medaglia d'oro a lui solennemente offerta il giorno 8 nov. u. se; i conii della quale furono depositati presso il R. Gab. Num. di Brera. VARIETÀ 555 La medaglia (modellata dallo scultore Egidio Boninsegna, incisa dal Cav. Cappuccio, e coniata nello Stab. Johnson), reca nel dr. l'effigie rassomigliantissima del venerando let- terato trentino, e al rov. l'epigrafe dettata dal eh. Prof. Attilio De Marchi: VIGILIO INAM/E -- IN MEDIOLAN. SCIENTIARVM ÀTQVE LITERARVM ACADEMIA - ANNOS IAM XXV - PR/EFECTVR/E MVNERE FVNCTO - CONLEG/E ET DISCIPVLI — VIRO AC MAG-ISTRO OPTIMO - GRAT7E MONIMENTVM MEMORI/E — L. M. D. D. - MDCCCCII. La presentazione della medaglia al benemerito uomo riuscì una cerimonia indimenticabile per tutti coloro che eb- bero la ventura di assistervi, aderendo all'invito del Comitato, di cui era presidente il eh. Prof. Rolando e segretario il Prof. Bognetti, uno de' più distinti ex-allievi dell'Accademia. Una verace commozione invase l'uditorio affollato, quando l'illustre Sen. Graziadio Ascoli, per rendere omaggio al- l' Inama, evocò la lunga schiera di scienziati e di educatori che furono vanto dell'Accademia milanese, e che uno ad uno scomparvero nell' eternità, non ultimo fra essi Bernardino Biondello S. A. A Monsign. Ceriani, l' insigne orientalista e paleografo, prefetto della Biblioteca Ambrosiana e prof, di Paleografia nell'Accad. Scient.-letteraria di Milano, fu pure offerta que- 556 VARIETÀ st'anno una medaglia d'oro, in occasione del suo giubileo sacerdotale (v. il bell'art, bio-bibltografico del Dott. Bartol. Nogara nel Cosmos Catholicus del 15 sett. u. se). I^a Numismatica al Collège de France. — Alla nuova cattedra di Numismatica e Glittica, di cui avevamo prean- nunciato T istituzione, è stato meritamente chiamato l'illustre Babelon, membro dell'Istituto. Ernesto Babelon è nato a Sarrey (Alta Marna), il 7 nov. 1854; conseguì nel 1878, alla celebre Ecole des Charles di Parigi, il diploma di archivista-paleografo, e nello stesso anno entrò come addetto al Medagliere Nazionale; dove in sé- guito, nel 1890, fu nominato conservatore-aggiunto, e nel 1892 conservatore-capo. Le sue benemerenze verso la Nu- mismatica sono troppo note, come troppo noti sono i numerosi suoi lavori; basterà ricordare fra questi il vastissimo Tratte des monnaies grecques et romaines al quale ora si è accinto. ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA Seduta del Consiglio, 13 Novembre 1902. (Estratto dai Verbali). La seduta è aperta alle ore 14 al Castello. I. E ammesso come Socio Corrispondente il Sig. Boris Ivano ff di Sofia presentato dai Sigg. Guglielmo Grillo, Comm. Francesco Gnecchi. IL II Vice-presidente F. Gnecchi comunica d'avere il giorno di S. Martino telegrafati a S. M. gli auguri a nome della Società e d'avere ricevuta la seguente risposta: * Gli augurii da V. S. espressi giunsero ben graditi a " S. M. il Re che ringrazia lei e Soci rappresentati nel cortese " e nobile omaggio — Ministro Ponzio Vaglia „. III. Il Vice-Bibliotecario e custode delle monete Prof. Se- rafino Ricci dimanda l'autorizzazione di acquistare uno stipo- monetario per la Società, e l'autorizzazione viene accordata. IV. Il Segretario dà comunicazione dei seguenti doni pervenuti alla Società: Bellucci Ada. // suo lavoro: La Zecca di Terni. Perugia, 1902. Dattari Giannino. Dell'affinità delle monete di restituzione e le monete dei nomi d'Egitto. Atene, 1902, estratto dal Journal International d J 'Archeologie num ismatique. N. 24 monete greche d'argento. 558 ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA Evans Sir John. On some rare or unpublished roman coins. Londra, 1902. (ìnecchi Comm. Francesco. Annales de la Société Archeologi que de Bruxelles. Annata 1902. O. Archeologo portuguès. Annata 1902. N. 35 Opuscoli e Cataloghi. Guillibert, baron. Un numismate provencal : J. Laugier, sa bibliographie. Aix-en- Provence, Bourely, 1902. Osnago Enrico. N. 8 monete di zecche italiane in argento. Fra queste, due quattrini di G. G. de Medici per Musso, e due pezzi da 4 soldi per Corte. Ricci prof. dott. Serafino. / dati paletnologia e numismatici nella Geografia Storica. Memoria presentata alla Sezione IV del IV Congresso Geografico Italiano in Milano. Milano, Bellini, 1902. Alle ore 15 la seduta è levata. Seduta del Consiglio, 22 Novembre 1902. La seduta è convocata d'urgenza alle ore 14 presso il R. Gabinetto di Brera onde discutere sul prossimo Congresso Storico internazionale di Roma. Il Vice-presidente F. Gnecchi comunica d'aver ricevuto da Roma l'avviso ufficiale che il Congresso si terrà in prin- cipio del prossimo Aprile e d'essere stato nel medesimo tempo dalla Direzione del Congresso interpellato circa gli in- tendimenti della Società Numismatica Italiana a tale proposito. La discussione è lunga e particolareggiata come richie- sta dall'importanza dell'argomento, e si viene poi concorde- mente alla decisione che la Società parteciperà al Congresso ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA 559 ed assume anzi la direzione della Sezione numismatica, colle persone formanti il comitato di Redazione della Rivista e coli' aggiunta di alcuni altri distinti numismatici, onde vi re- stino meglio rappresentate le diverse parti d'Italia. La Società Numismatica Italiana, oltre all'avere aderito al Congresso di Roma sottoscrivendo come Socia fondatrice, vi concorrerà anche attivamente colla scelta di qualche tema da trattarsi, colla presentazione dell'indice riassuntivo delle pubblicazioni numismatiche dell'ultimo cinquantennio, nonché coli' invio di memorie o comunicazioni; al quale scopo si inviteranno i confratelli nazionali ed esteri, incominciando da coloro che già Tanno scorso avevano risposto all'appello. I convenuti anzi intendono che la semplice pubblicazione del verbale di questa seduta nella Rivista serva d'avviso e d'invito a tutti coloro fra i soci e abbonati, cui la notizia non fosse altrimenti pervenuta e si augurano che i lavori conven- gano numerosi alla Direzione della S. N. I., la quale s'inca- richerà di presentarli a tempo opportuno al Congresso. E inutile accennare che i lavori presentati, salvo il solito giudizio del Consiglio di Redazione, saranno in seguito pubblicati nella Rivista. La seduta è levata alle ore 16 l / 2 . Seduta del Consiglio, 30 Dicembre 1902. La seduta è aperta alle ore 14 al Castello. I. Presentati dai Signori Francesco Gnecchi e Serafino Ricci sono ammessi come Soci Corrispondenti i Signori Ge- rardo Finto R. Ispettore degli Scavi e Monumenti di Venosa (Basilicata) e Dott. Luigi Rasetti di Ferrara. II. Dopo alcune disposizioni d'ordine interno la seduta è levata alle ore 15 x f 2 . COLLABORATORI DELLA RIVISTA NELL'ANNO 1902 Memorie e Dissertazioni. Ambrosoli Solone Caruso Lanza Michele Castellani Giuseppe Ciani Giorgio Dattari Giannino Dessi Vincenzo Gavazzi Vincenzo Gnecchi Ercole Gnecchi Francesco • Kunz Carlo Marchisio A. F. Maurice Jules Mowat Robert Papadopoli Nicolò Ricci Serafino Rizzoli Luigi Jun. Rostowzew M. Ruggero Giuseppe Sambon Arturo Spigardi Arturo Cronaca. Ambrosoli Solone Gavazzi Giuseppe Gnecchi Francesco Motta Emilio Ricci Serafino Varisco Achille. 71 ELENCO DEI MEMBRI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA E DEGLI ASSOCIATI ALLA RIVISTA PER L'ANNO I902 SOCI EFFETTIVI (*). 1. *S. M. il Re Vittorio Emanuele III. 2. S. M. la Regina Elena. 3. *Ambrosoli Dott. Cav. Solone — Milano. 4. *Arcari Dott. Cav. Francesco — Cremona. 5. Averara Avv. Cav. Manifesto — Milano. 6. Caruso Lanza Avv. Michele — Girgenti. 7. Castellani Rag. Giuseppe — Venezia. 8. Celati Avv. Luigi Agenore — Firenze. 9. *Ciani Dott. Cav. Giorgio — Trento. io. Circolo Numismatico milanese — Milano. 11. Conconi Capitano Giulio — Busto Arsizio. 12. Cornaggia Gian Luigi (dei Marchesi) — Milano. 13. Dattari Giovanni — Cairo (Egitto). 14. Dessi Vincenzo — Sassari. 15. *Fasella Comm. Carlo — Milano. 16. Ferrari Cav. Adolfo — Sinalunga. 17. ^Fiorasi Tenente Colonnello Cav. Gaetano — Casale Monferrato . 18. *Gavazzi Cav. Giuseppe — Milano. 19. Gavazzi Dott. Carlo di Pio — Milano. 20. *Gnecchi Cav. uff. Ercole — Milano. 21. *Gnecchi Comm. Francesco — Milano. 22. Grillo Guglielmo — Milano. 23. Hirsch Dott. Jacopo — Monaco. (*) I nomi segnati con asterisco sono quelli dei Soci Fondatori. 564 ELENCO DEI MEMBRI DELLA SOCIETÀ, ECC. 24. Jesurum Aldo — Venezia, 25. *Johnson Comm. Federico — Milano. 26. Lazara (De) Conte Antonio — Padova. 27. *Marazzani Visconti Terzi Conte Lodovico — Piacenza. 28. *Mariotti Sen. Dott. Comm. Giovanni — Parma. 29. Mattoi Edoardo — Milano. 30. Menchetti Nob. Andrea — Ostra. 31. *Milani Prof. Cav. Luigi Adriano — Firenze. 32. *Motta Ing. Emilio — Milano. 33. Nervegna Cav. Giuseppe — Brindisi. 34. Novati Prof. Cav. Francesco — Milano. 35. Padoa Cav. Vittorio — Firenze. 36. *Papadopoli Conte Sen. Comm. Nicolò — Venezia. 37. Pisa Ing. Giulio — Milano. 38. Pisani Dossi Nob. Comm. Alberto — Milano. 39. Puschi Prof. Cav. Alberto — Trieste. 40. *Ratti Dott. Luigi — Milano. 41. Ricci Prof. Serafino — Milano. 42. Rizzoli Luigi — Padova. 43. Rocca Conte Mario — Venezia. 44. ^Ruggero Comm. Colonnello Giuseppe — Roma. 45. *Salinas Comm. Prof. Antonino — Palermo. 46. San Rome Mario — Milano. 47. Santoro Michele — Bari. 48. Savini Paolo — Milano. 49. Seletti Avv. Cav. Emilio — Milano. 50. *Sessa Rodolfo — Milano. 51. *Sormani Andreani Conte Lorenzo — Milano. 52. *Tatti Ing. Paolo — Milano. 53. Traversa Francesco — Bra. 54. * Visconti Ermes March. Cav. Carlo — Milano. SOCI CORRISPONDENTI. 1. Adriani Prof. Comm. G. B. — Cherasco. 2. Annoni Antonio — Milano. 3. Anzani Arturo — Pallanza. 4. Balli Emilio — Locamo. 5. Bartolo (Di) Prof. Francesco — Catania. ELENCO DEI MEMBRI OKI. LA SOCIETÀ, ECC. 565 6. Bordeaux Paolo — Neuilly. 7. Boris Ivanoff — Sofia. 8. Bosco Ing. Emilio — Bussoleno di Susa. 9. Cahn E. Adolfo — Francoforte sul Meno. io. Camozzi Dott. Guido — Pavia. 11. Canessa Cesare — Napoli. 12. Castellani Cay. Ten. Colonnello Raffaele — Gaeta. 13. Cavalli Gustavo — Sk'òjde (Svezia). 14. Cerrato Giacinto — Torino. 15. Clerici Ing. Carlo — Milano. 16. De' Ciccio Mario — Palermo. 17. Dell'Acqua Dott. Cav. Girolamo — Pavia. 18. Fantaguzzi Ing. Cav. Giuseppe — Asti. 19. Foa Alessandro — Torino. 20. Forrer L. — Chislehurst. 21. Franciolini Leopoldo — Firenze. 22. Galeotti Dott. Arrigo — Livorno. 23. Gallimberti Maria — Parigi. 24. Gazzoletti Dott. Cav. Antonio — Nago. 25. Geigy Dott. Alfredo — Basilea. 26. Hess Adolf Nachfolger — Francoforte s. M. 27. Lambros Giovanni Paolo — Atene. 28. Lanzoni Giuseppe — Mantova. 29. Leone Dott. Comm. Camillo — Vercelli. 30. Mariani Prof. Cav. Mariano — Pavia. 31. Morchio e Mayer — Venezia. 32. Nahmann M. — Cairo (Egitto). 33. Nuvolari Francesco — Castel d J 'Ario. 34. Oettinger Prof. S. — Nuova York. 35. Paulucci Panciatichi Marchesa M. a — Firenze. 36. Perini Quintilio — Rovereto. 37. Piccolomini Clementini Pietro — Siena. 38. Pinoli Avv. Galileo — Ivrea. 39. Podetti Francesco — Trento. 40. *Romussi Dott. Carlo — Milano. 41. Savo Doimo — Spalato. 42. Schiavuzzi Dott. Bernardo — Pola. 43. Schott Ettore — Trieste. 44. Simonetti Alberto — 5. Chirico Raparo. 45. Società Svizzera di Numismatica — Ginevra. 46. Spigardi Arturo — Firenze. 47. Spink Samuele — Londra. 566 ELENCO DEI MEMBRI DELLA SOCIETÀ, ECC. 48. Stettiner Comm. Pietro — Roma. 49. Stroehlin Paolo — Ginevra. 50. Valerani Dott. Cav. Flavio — Casale Monferrato. 51. Valton Prospero •— Parigi. 52. Varelli Giovanni — Napoli. 53. Vigano Gaetano — Desio, 54. Vitalini Cav. Ortensio — Roma. 55. Witte (De) Cav. Alfonso — Bruxelles. 56. Zane Cav. Riccardo — Milano. 57. Zitelli Pietro — Smirne. BENEMERITI DELLA SOCIETÀ. S. M. il Re Vittorio Emanuele III. Ambrosoli Dott. Cav. Solone. Cuttica de Cassine Marchesa Maura. Cuzzi Ing. Arturo. Dattari Giovanni. Gnecchi Cav. uff. Ercole. Gnecchi Comm. Francesco. f Gnecchi Comm. Ing. Giuseppe. Johnson Comm. Federico. f Luppi Prof. Cav. Costantino. Osnago Enrico. Padoa Cav. Vittorio. Papadopoli Conte Sen. Comm. Nicolò. ASSOCIATI ALLA RIVISTA. American Journal of Archaeology — Nuova York. American Journal of Numismatics — Boston. Annales de la Société d'Archeologie — Bruxelles. Archivio della Società Romana di Storia patria — Roma. Archivio Storico Italiano — Firenze. Archivio Storico Lombardo — Milano. Archivio Storico Napoletano — Napoli. ELENCO DEI MEMBRI DELLA SOCIETÀ, ECC. 567 Bagatti Valsecchi Nob. Cav. Fausto — Milano. Baglio Vassallo Cataldo — San Cataldo. Bahrfeldt Maggiore Max — Breslavia. Bari — Museo Provinciale. Bartoli Avveduti Ayv. Giulio — Roma. ■f- Bartolini Cav. Luigi — Trevi. Beltrami Architetto Comm. Luca — Milano. Benson Sherman Frank — Brooklyn (S. IL). Berarducci Emiliano — Pesaro. Beserianni Costantino — Napoli. Bignami Comm. Giulio — Roma. Bocca Fratelli — Torino (copie 2). Boghandel Tillges — Copenaghen. Bollettino di Archeologia e Storia — Spalato. Bologna — Biblioteca Municipale. Bret Edoardo — Nimes. Brockhaus F. A. — Lipsia (copie 2). Bui lettino dell' 'Imp. Istituto Archeologico Germanico — Roma. Cagliari — Regio Museo di Antichità. Camozzi Vertova Conte Sen. Comm. G. B. — Bergamo. Camuccini Barone G. B. — Roma. Capobianchi Cav. Prof. Vincenzo — Roma. Carpinoni Michele — Brescia. Ceppaglia Maggiore Cav. Federico — Mantova. Cini Avv. Tito — Montevarchi. Clausen Carlo — Torino (copie io). Como — Biblioteca Comunale. » — Museo Civico. Cuzzi Ing. Arturo — Trieste. Da Celleno P. Gius. Giacinto — Aleppo (Siria). Del Hierro Dott. Jose — Madrid. Dressel Dott. Enrico — Berlino. Dupriez Carlo — Bruxelles. Dutilh G. D. J. — Alessandria d'Egitto. Engel Dott. Arturo — Parigi. Ferraironi Sac. Giolindo — San Ginesio (Marche). Ferrari A. — Livorno. Firenze — Biblioteca Marucelliana. Fioristella (Barone di) — Acireale. Formenti Giuseppe — Milano. Gandino Giovanni — Genova. Garo vaglio Cav. Dott. Alfonso — Milano. 568 ELENCO DEI MEMBRI DELLA SOCIETÀ, ECC. Genova — Biblioteca Civica. Grassi Conte Antonino — Acireale. Guiducci Dott. Antonio — Arezzo. Hamburger L. e L. — Francoforte sul Meno. Hiersemann Carlo — Lipsia (copie 3). Hoepli Dott. Comm. Ulrico — Milano (copie 3). Journal international d'Archeologie numismatique — Atene. Lussemburgo — Istituto Granducale. Mannelli Lorenzo — Campiglia Marittima. Mantova — Biblioteca Comunale. Marsiglia — Biblioteca Civica. Marucci Nicola — Castelpizzuto. Milano — R. Gabinetto Numismatico di Brera. » — Biblioteca Braidense. » — Biblioteca Ambrosiana. Modena — R. Galleria Estense. Napoli — R. Museo di Antichità. Numismatic Chronicle — Londra Numismatische Zeitschrift — Vienna. Nuovo Archivio Veneto — Venezia. Nutt Davide — Londra (copie 2). Osnago Enrico — Milano. Pancera di Zoppola Conte Nicolò — Brescia, Parazzoli Antonio — Cairo. Parma — R. Museo di Antichità. Pavia — Museo Civico di Storia patria. Peelman Giulio e C. — Parigi. Pesaro — Biblioteca Olivieriana. Piacenza — Biblioteca Passerini-Landi. Pietroburgo — Gabinetto Num. dell'Eremitaggio Imperiale. Polybiblion — Parigi. Ratto Rodolfo — Genova. Retowski Prof. O. — Pietroburgo. Revue francaise de Numismatique — Parigi. Riggauer Dott. Prof. Hans — Monaco di Baviera. Ri vani Giuseppe — Ferrara. Rivista di Storia Antica — Padova. Rizzini Dott. Cav. Prospero — Brescia. Roma — R. Accademia dei Lincei. » — Direzione della R. Zecca. n — Biblioteca della Camera dei Deputati. » — Gabinetto Numismatico Vaticano. 569 San Marco (Conte di) — Palermo. Scarpa Dott. Ettore — Treviso. Schoor (van) Carlo — Bruxelles. Schrinner F. W. — Fola. Seltman E. J. — Berkhamsted. Smithsonian Institution — Wasliinglon. Società Neerlandese di Numismatica — Amsterdam. Société d'Archeologie — Bruxelles. Société R. de Numismatique — Bruxelles. Strada Marco — Milano. Strolin Teopisto — Schio. Tinti Cesare — Bologna. Tolstoy Conte Giovanni — Pietroburgo. Torino — R. Biblioteca Nazionale. » — R. Museo di Antichità. Torrequadra Rogadeo Conte Giovanni — Bitonto. Trento — Biblioteca Comunale. Vaccari Emanuele — Ferrara. Varese — Museo Archeologico. Varisco Sac. Achille — Monza. Venezia — Ateneo Veneto. » — R» Biblioteca Marciana. » — Museo Civico. » — Ufficio regionale per la conservazione dei monumenti. Verona — Biblioteca Comunale. Vicenza — Museo Civico. Vienna — Gabinetto Num. di Antichità della Casa Imperiale. Virzì Ignazio — Palermo. Volterra — Museo e Biblioteca Guarnacci. Zeitschrift fiir Numismatik — Berlino. Zoja Gian Carlo — Lodi. Zurigo — Biblioteca Civica. 72 INDICE METODICO DELL'ANNO 1902 NUMISMATICA ANTICA. (Memorie e Dissertazioni). Appunti di Numismatica romana. Francesco Gnecchi : LVI. Scavi di Roma (1886-1891) (3 tavole) . LVII. Contribuzioni al Corpus Nummorum (1 tav.). Appunti di Numismatica alessandrina. G. Daitari: XIII. Sulla classificazione delle monete fino ad ogg assegnate a Salonino e a Valeriano juniore (fig.) XIV. Cronologia della famiglia di Caro (fig.) . XV. Domizio Domiziano (1 tav.) .... XVI. Saggio storico sulla monetazione dell'Egitto dalla caduta dei Lagidi all'introduzione delle monete con leggenda latina (fig.) L'atelier monétaire d'Ostia pendant la période Constanti- nienne sous les règnes de Maxence et de Constantin (1 tav.). J. Maurice La cronologia delle monete di Neapolis (fig.) (1 tav.). A. Sambon Tessere di piombo inedite e notevoli della Collezione Francesco Gnecchi a Milano e la cura numerum ( 1 tav.) M. Rostoivzew Le monnayage de Clodius Macer et les deniers de Galba marqués des lettres S. C. (1 tav.). R. Mowat . Spiegazione storica delle monete di Agrigento (1 tav.). M. Caruso Lanza . . . • . (Varietà). Il Ripostiglio di Karnak. F. G. Museo Nazionale Romano . . . . Scoperta di un tesoro a Corneto Tarquinia Ripostiglio romano di Potenza. L. Correrà Ripostiglio di Vergnacco. F. Gnecchi Ripostiglio di Vittuone .... Scavo romano a Corbetta .... .Pag. 13 » 275 » 19 » 291 » 294 407 41 119 151 165 439 fe 263 « 268 » 268 n 541 n 548 V 551 » 551 NUMISMATICA MEDIOEVALE E MODERNA. (Memorie e Dissertazioni). Monete dei Marchesi del Carretto (fig.). G. Gavazzi . Pag. 67 Monete inedite o rare (fig.). Giorgio Ciani . . » 87 572 INDICE METODICO DELL ANNO I902 Annotazioni numismatiche italiane. V (fig.). Gius. Ruggero Pag. 99 Monete italiane inedite della raccolta Papadopoli (fig.). N. Papadopoli » 113 Appunti di Numismatica italiana. E. Gnecchi: XVII. Uno scudo d' oro di Gian Giacomo de' Medici Marchese di Musso (fig.) » 139 Due tremissi inediti di Carlo Magno (fig.). V. Dessi . » 143 Una presunta moneta Malatestiana di Fano. G. Castellani » 201 Studi sulla numismatica di Casa Savoia. Memoria II. Sopra una Lira, finora sconosciuta, di Vittorio Amedeo I (fig.). A. F. Marchisio » 205 Quattrini di Francesco Novello da Carrara. L. Rizzoli jun. » 211 Alcuni acquisti del R. Gabinetto num. di Brera (1&87-1900) Monete di Zecche italiane (1 tav.). S. Ambrosoli . » 217 Ripostiglio di monete medioevali rinvenuto presso Al- ghero (1 tav.). V. Dessi " 3 T 9 Falsificazioni di monete italiane (2 tav.). E. Gnecchi . » 333 Studi sulla numismatica di Casa Savoja. Memoria III. Al- cune monete inedite di Vittorio Amedeo II (fii A. F. Marchisio Il Museo Bottacin (2 tav.). Carlo Kunz Cronaca delle falsificazioni. E. Gnecchi e O. Vitalini 343 357 483 MEDAGLIE. Di una medaglia-autoritratto di Antonio Averlino detto « il Filarete » nel Museo Artistico Municipale di Milano (fig.). 5. Ricci Pag. 227 Le Medaglie dei Congressi degli scienziati italiani (1839- 75). A. Spigar di » 239 (Varietà). Aggiunta alle Medaglie del Volta (con fig.). S. A. Concorsi Grazioli La Medaglia Papale di S. Pietro La Medaglia al Prof. Inama. S. A. La Medaglia a Monsign. Ceriani Pag. 389 » 552 » 554 » 554 » 555 NECROLOGIE. Hamburger Leopoldo . Frati Luigi. S. A. Gennarelli Achille. S. A. Pag. 268 » 49i » 49i INDICE METODICO DELL ANNO I902 573 Holm Adolfo. S. A. Pag. 491 Jolivot C. S. A. » 492 Maxe-Werly Leone. S. A. » 492 Laugier Giuseppe. S. A. » 402 Muntz Eugenio. S. A. » 492 Varie SA pag t 492-94 BIBLIOGRAFIA. Babelon E. Traité des monnaies grecques et romaines (F. Gnecchi) . . . Pag. 257 Roggiero Orazio. La zecca dei March- si di Saluzzo (Gius. Gavazzi) » 259 Bulletin International de Numismatique (La Direzione) . » 260 Vaglieri Dante, Archeologia o antichità? (S. Ambrosoli) » 495 Head Barclay V., Catalogue of the Greek Coins of Lydia (S. A.) » 498 Fritze (Hans von), Die Miinzen von Ilion (S. A.) . . » 500 Gaebler Hugo, Zur Mùnzkunde Makedoniens. Ili (S. A.) » 501 Tropea G., Numismatica messano-mamertina (S. A ) . » 501 Correrà Luigi, Le più antiche monete di Napoli (S. A.) » 501 Ancona Margherita, Claudio II e gli usurpatori (S. A.) » 502 Sanibqn Arthur, Le sou d'or italique et le sou de compte de douxe deniers (S. A.) » 502 Comandini Alfredo, L'Italia nei Cento Anni del Secolo XIX giorno per giorno illustrata (S. A.) .... » 503 Perini Quintilio, Le monete di Verona (Dott. L. Rizzoli) » 504 Pubblicazioni diverse » 505 (Periodici di Numismatica). Revue Numismatique Pag. 507 Gazette numismatique franeaise » 511 Bulletin international de Numismatique .... » 514 Bulletin de numismatique » 515 Revue suisse de numismatique » 515 Revue belge de numismatique "517 La Gazette numismatique » 521 Tijdschrift van het Koninklijken Nederl. Genootschap voor Munt- en Penningkunde » 521 Zeitschrift fiìr Numismatik » 522 Mittheilungen der Bayerischen Numism. Gesellschaft . » 522 Frankfurter Miìnzzeitung » 523 Numismatische Zeitschrift » 524 574 INDICE METODICO DELL ANNO I902 Monatsblatt der numismatischen Gesellschaft in Wien The Numismatic Chronicle .... Numismatic Circular Journal International d'Archeologie numismatique American Journal of Numismatics Numismatisches Literatur-Blatt .... Articoli di Numismatica in Periodici diversi . Pag. 525 » 526 » 528 » 5 2 9 » 530 » 530 » 530 MISCELLANEA 11 Congresso internazionale di Scienze storiche in Roma. La Direzione Pag> 263 Circolo Numismatico Milanese »• 390 Società Numismatica Bernese » 392 Società Numismatica di Stoccarda » 392 Società Numismatica Ungherese » 392 La Zecca di Brusselles » 392 Corso di Numismatica a Parigi » 393 Sfragistica » 393 R. Gabinetto Num. di Brera . . . • . . . » 393 Congresso Internazionale di Scienze storiche in Roma . » 535 Circolo Numismatico Milanese » 538 Modelli per conii della nuova monetazione Italiana (1 tav.) » 539 Furto al Museo Num. di Marsiglia » 551 La Numismatica al Collège de France .... » 556 Collaboratori della Rivista nell'anno 1902 ...» 561 Elenco dei Membri della Società Numismatica italiana e degli Associati alla Rivista per l'anno 1902 . . » 563 Atti e Memorie della Società Numismatica Italiana. Seduta del Consiglio, 31 Gennaio 1902 . » « » 12 Marzo 1902 » » » 30 Giugno 1902 Assemblea generale dei Soci, 30 Giugno 1902 Seduta del Consiglio, 13 Novembre 1902 » » » 22 Novembre 1902 » » » 30 Dicembre 1902 . Pag. 269 » 271 » 395 » 398 » 557 • 558 » 559 Finito di stampare il 15 Gennaio 1903. Achille Martelli, Gerente responsabile. TAVOLE RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA, Anno 1902. Tav. 'Jdr, Francesco (rilecchi - Scavi di Roma 1886- l l »o RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA. Anno 1902. Tav. II Francesco ttnecchi - Scavi di Roma 1886-190 1 RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA. Anno 1902 ri i ><**** Francesco Gnecchi - Scavi di Roma 1886-1901. MENOTTI BASSANI E C. - MILANO RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA. Anno 1902. Tav. I %m>m%m w / 15 ■ W^'*-<à I c?*^ %ò .jet/- M * y ■ I -/ r J 7 Jules Maurice. — L'Atelier monétaire d' Ostia. MENOTTI BAS8ANI * C - MILANO RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA 190 2 Tav. V 1 14 f #. nsi VI* ^y 3^fc "-y> rf/.i r ^ 13 '*-**) ^1 / s A. Samkon LA CRONOLOGIA DELLE IViONETE DI NEAPOLIS Phototypu UertliauJ, Paris RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA, 902. f & I \fy£:f f ■/ %: » ti « F f,,f • $ M f< ^ S '4r 04 Tav. VI. I # Ir ,s /2* P w 24 V r • i n M. Rostowzew. — Piombi Antichi. (Coli. Francesco Gtiecchi). RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA. I902 Tav. Vii ^^•■'^■'f^. *^B**^ 22 ' »fe /a - f r.» P| A: ■jiJi V /r c8 • #Sf* ^ R. Moivat. — Deniers de Clodius Macer et de Galba. RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA Anno XV - 1902. Tav vili. Savoi; Novello o Millesimo • Mistura ^flPÌ^. M esocco ffTirt^ Mistura Bellinzona H #« Ambrosoli - Alcuni acquisti del R. Gabinetto Numismatico di Brera (1887-1900), Monete di Zecche Italiane. RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA Anno XV - 1902. Tav IX. ^wwfnA imi *WA % ijMfi 19 20 Francesco Gnecchi - Mon. inedite Coli. Lùckger a Coloni* IVI V 1J 1 A I 1 r\ HA1XA VJ \ i\' U.V1I,).VL-V 1 1 V... F\ Anno XV - 1902. Tav. X. Giannino Dattari — Doraizio Domiziano. MENOTTI BASSANI & C: " MILANO. RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA. Anno XV. - 1902. Tav, XI V. Dessi — Ripostiglio di monete medioevali RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA Anno XV, 1902. Tav. XII. E. GNECCHI - Falsificazioni di monete italiane. RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA Anno XV, 1902. Tav. XIII. E. GNECCHI - Falsificazioni di monete italiane. RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA Anno XV, 1902. T AV . XIV. C. KUNZ. - Il Museo Sottacili. RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA Anno XV, 1902. Tav. XV. C. KUNZ. - Il Museo Bottacin. RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA. Anno 1902 Tav. XVI d ? 3 j) # m m