RIVISTA ITALIANA NUMISMATICA RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA PUBBLICATA PER CURA DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA E DIRETTA LIA FRANCESCO ed ERCOLE GNECCHI MILANO !.. F. CoGLiATi Tipografo. -FniTORE Via Pantano. N jty iflo^. PROPRIETÀ LETTERARIA ■lH^',Ty Ki\ C'M a ì Tip. \.. K. Cojliati • Sei. nel Pio Istituto pei Figli della Provvidenza. CONSIGLIO DI REDAZIONE l'ii. 1896 ti.NECCIll C.lV. l-KANCKStu , ,, ' Ihiitluii GNECCHl Cav. Ercole I AMBROSOLl Dott. Solonk, Conservatore del Regio Gabiiiett,y&\/ST. Testa nuda d'Augusto a destra. 9I - P CARISIVS LEO- PROPR. Trofeo piantato su di un mucchio d'armi spagnuole. Il dritto di questo denaro è quello descritto al n. 19, di Babelon (Carisia) e il rovescio quello dei n. 17 e 18. JULIA Denaro d' Ottaviano. 6. — fì" — CAESAR DIVI F. Testa laureata a sinistra. P — S P Q R (all'esergo). Cupido a cavallo d'un delfino a destra. Davanti a lui una stella. APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA È curioso il seguire negli autori che descrissero questo rarissimo denaro, le successive oscillazioni neir interpretare la leggenda della testa d'Ottaviano. Il Seguino fu il primo a descriverlo e lo diede colla mia leggenda. Cohen nella sua descrizione delle monete consolari (pag. 165 nota N. 2) non lo comprende nella serie, ritenendo che il diritto non abbia la leggenda CAESAR • DIVI • F • data dal Seguino, dal Riccio e dall'Eckhel, ma invece l'altra AV&VSTVS • DIVI • F • la quale farebbe collocare la moneta fra le imperiali. — Nel 1859 lo stesso Cohen, pubblicando il primo volume delle sue monete imperiali, corregge il suo primo giudizio e conviene col Segnino e col Riccio che la leggenda del diritto deve effettivamente interpretarsi CAESAR . DIVI ■ F • (Vedi n. 230 e relativa nota). Ma nel 1880 ancora lo stesso Cohen, nel I vo- lume della sua seconda Edizione delle imperiali (pag. ICQ, n. 269 e nota i), rivede e ristudia la moneta e ritorna a confermare la sua prima interpretazione, condannando di nuovo il Seguino che ha sbagliato; ma dimenticando però di condannare anche sé stesso che 20 anni prima era stato del medesimo parere. Comunque sia, dà definitivamente la moneta col dritto AVGVSTVS • DIVI • F • e la dà definitivamente sbagliata... come ora dimostrerò. L'esemplare della mia colle- zione, quantunque non si possa dir bello, però per- mette di leggere in modo indiscutibile sul dritto : CAESAR ■ DIVI • F, e un breve ragionamento non molto difficile ci persuaderà che queste sono le parole che debbono leggersi anche nell'esemplare di Parigi, il quale deve essere molto infelice per essersi prestato a tanti mutamenti d'opinione degli interpreti. Basta osservare come ne fu fatta la lettura, servendoci del disegno che ne dà il Cohen stesso nella 2" Edi- zione delle Monete imperiali, che qui riproduco: FRA.NCl-SCO G.NKCCIII Il Cohen vi lesse . . . GVSTVS DIVI F , ma in qual modo ? leggendo la prima parola . . . GVSTVS come fosse scritto all'infuori (ossia col vertice delle lettere verso la periferia della moneta), le altre DIVI F come fossero invece scritte all'indietro (col vertice delle lettere verso il centro della moneta). Ora una leg- genda circolare scritta metà in un senso e metà nel senso opposto sarebbe contro l'abitudine costante. Le leggende di quest'epoca e, oserei quasi dire di tutte le epoche, giacche non mi sovvengono esempii differenti, sono scritte o completamente all'indentro o completamente all'infuori. Si legga dunque anche il nostro denaro regolarmente, come indicato dalle parole DIVI F (ossia col vertice delle lettere al centro della moneta) e si vedrà che il . . . GVSTVS letto sul- l'esemplare di Parigi si trasforma nel mio CAESAR. Per una strana casualità le lettere componenti il nome di CAESAR tagliato a mezzo e toltane la metà inferiore (che sarebbe appunto la metà che' è invisi- bile perchè fuori del conio nell'esemplare parigino) si prestano mirabilmente per leggervi . . . GVSTVS , quando si prendano al contrario, ossia capovolte. La parte superiore della R forma il G, il vertice dall' A si legge V, la S rimane S, l'È si interpreta per T , l'altro A ancora V e il C forma la S finale, ed ecco come il GVSTVS dell'esemplare di Parigi, letto pel suo verso, è precisamente il CAESAR del mio esem- plare. Le due prime lettere AV non furono lette perchè non esistono, né, se ben si guarda, v'era lo spazio. Cosi, senza vederlo, credo poter affermare APFUNU DI NUMISMATICA ROMANA T7 che l'esemplare di Parigi è identico al mio e con- cludo che, tornando all'antico, la lettura corretta e CAESAR DIVI F su ambedue, ciò che fa ricollocare la moneta nella serie repubblicana, come ve l'avevano collocata i primi autori ('). Tutti gli autori citati poi descrivono al rovescio il delfino fra due stelle, quantunque sul disegno dato da Cohen non ne figuri nessuna; ma basta che così abbia detto il primo perché tutti l'abbiano poi ripetuto. Sul mio esemplare io non vedo che una stella sola, e ciò mi pare anche assai più logico riconoscendo in essa la stella Julia, che si ripete su diverse mo- nete, sia di G. Cesare che d' Augusto: mentre mi parrebbe molto più difficile l' attribuire un signifi- cato alle due stelle. M A R I A Denaro d' Angusto e Mario Tromcntina. 7. — & - AVGVSTVS DIVI F. Testa nuda a destra, il tutto in una corona d'alloro. Rf - C MARIVS C F TRO III VIR. Augusto velato a si- nistra col simpulo. Dei cinque tipi del denaro d'argento di C. Mario Trementina, due soli erano già conosciuti nelle due varianti del dritto, a) senza la corona d'alloro e la leggenda AV&VSTVS . , b) colla corona d'alloro e la leggenda AVGVSTVS DIVI F • Ora è trovata la va- riante colla corona del terzo. Probabilmente la stessa (i) Fra questi il Riccio nella sua a' Edizione delle Monete delle Antiche famiglie di Roma, pubblicata in Napoli nel 1843, dà questo de- naro colla testa d' Augusto volta a sinistra ; ma tale inesattezza non fa meraviglia nel Riccio, il quale molte volte faceva a memoria la de- scrizione e il disegno di monete vedute in altre collezioni. E difatti, che non appartenesse alla sua, ne abbiamo la prova in ciò che tale denaro non figura nel suo Catalogo, stampato nel 1855. l'KAN'CEbCG G.Nh.C.Cni variante esisteva e si ritroverà anche del quarto tipo colla quadriga (Bab., ii) e del quinto colla testa di Giulia (Bab., jy). S E M P R O X I rV Denaro snberato di G. Cesare e T. Sciiiproniu Gracco. d>. — ^ — Anepigrafo. Testa coronata di G. Cesare a d. §! - TI SEMPRONIVS GRACCVS Q DESIG. Insegna mili- tare, aquila legionaria, arati'o e scettro. I denari di T. Sempronio Gracco, coniati mentre era designato Questore, sono emessi per autorizza- zione del Senato e portano le sigle S C (Babclon, Sempronia, n. io e ii). La mancanza di tali lettere costituisce la variante del mio denaro; ma bisogna considerare che è subcrato e potrebbe perciò con- siderarsi come una falsificazione dell'epoca. \M B I A. ^ò\s't' di ì'ibio Pausa. 9- — 1^ — Testa barbuta di Giano. 9f ROMA (in alto) C VIBI RASA (sici lall'esergol. Tre prore di nave a destra. Al disopra un ramo d'alloro, davanti i berretti dei Dioscuri sormontati da due stelle (gr. 12,750). Quest'asse è una variante del numero 11 di Ba- bclon, (il quale ha il nome PANSA in un solo mono- gramma), e per di più ha gli emblemi del ramo d'al- loro e dei berretti colle stelle, come descritti sull'asse n. IO dello stesso Babelon colla leggenda all'esergo C PANSA, emblemi che mancano nel n. 11. APPUNTI DI NUMISMAIICA ROMANA IQ VO l/FK 1 A Denaro sìiherato di /,. \ 'olteio Strabonc. IO. — ly — Testa laureata di Giove a destra. Dietro S C davanti A. 9 — L VOL LF STRAB. lùiropa coi velo svolazzante die tiene colle due mani, seduta su di un toro fuggente a sinistra. Sotto una foglia d'edera. A destra un fulmine. 11 denaro conosciuto di L. Voltcjo Strabene, descritto da Babclon (ii. 6), i)orta nel diritto la sem- plice lettera deiralfabeto dietro la testa di Giove. In quello ora descritto la lettera alfabetica è por- tata davanti per lasciar posto a desti'a alle lettere S C. Quantunque il denaro sia suberat(ì, potrebbe darsi che, anche essendo l'opera di un falsario, rappresentasse un tipo di moneta veramente esistente. La mancanza di queste lettere nel denaro sopra descritto della Sempronia può facilmente attribuirsi a una dimenticanza dell'incisore; ma l'a^^iunta di tali lettere, aggravata dal tras[)orto dell' iniziale da sini- stra a destra, non si saprebbe come attribuirli^ a semplice casualità od errore. Diftìcile |)oi riesce r appoggiarsi a criteri storici per giudicare della possibilità di monete coniate per autijrità del Senat(j in questo caso, stante non solo il mistero in cui è avvolto il nome del monetario L. \'oltei<^ Strabone, ma benanco 1' incertezza che regna intorno alla giusta attribuzione di questo denaro, del resto non comune, a L. Volteio Strabone, piuttosto che ad altri. l'R.XNCEStO GnECCHI. IL DENARO PAVESE ed il suo eopso in Italia nel XII secolo Nessuna altra valuta in forma tanto indetermi- nata ci appare dai documenti, quanto il denaro pavese nel XII secolo, poiché, mentre per l'Italia di mezzo ci risulta come la più nobile valuta corrente, nella Lombardia e Liguria ci appare invece come la più vile. Non determinato del pari fu il suo corso le- gale, da renderci sovente impossibile riconoscere quando intendasi di moneta efiFettiva e quando di va- luta ideale o di calcolo. Il Desimoni, nelle preziose note da lui fatte :\\- y Illustrazione del Registro arcivescovile di Genova del Belgrano (", fu il primo a dare ragionati ragguagli sul valore e corso della moneta pavese in Genova, dal principiare dell'XI secolo all'anno 1139 in cui quel Comune otteneva da Corrado II il privilegio di bat- tere moneta. Il Brambilla, nella sua dotta opera sulle Monete di Pavia, completava quel periodo; ma in quella parte solo che si riferisce al corso della moneta nel territorio pavese e nei comuni vicini, restando cosi il suo lavoro incompleto nell'altra parte riguardante il corso generale del denaro pavese nel rimanente d'Italia. (i) Atti (iella Società Ligure di Storia Patria, Volume II, parte I p.n?. 592 e seg. 22 VINCEN/.U CAPOBIANCIII Per dare una completa esposizione dello stato monetario di quel periodo conveniva senza dubbio generalizzare le ricerche, giacche Pavia era la prima officina d'Italia, ed il suo denaro correva accreditato dovunque. A persuaderci di questa verità basti il fatto ignoto all'illustre scrittore della numismatica pavese, che, mentre in Roma nell'anno 1 164 un denaro pavese valeva due denari Inccìiesi ^^\ nello stesso anno in Genova, come ci fa conoscere una tariffa di monete colà pubblicata, libre quattro e soldi sei (soldi 86 di conto) di denari pavesi eguagliavano invece soldi ^8 di denari lucchesi (3t, ciò che era pressoché l'opposto. Questa differenza di valore del denaro pavese, secondo le regioni ove correva, era inesplicabile e la spiegazione di questo fatto doveva cercarsi co- ordinando e ristudiando le fasi della moneta pavese, ciò che mi sono provato di fare. L'annalista genovese Caffaro sotto l'anno 1102 riferisce : " Prinw anno istins consolatus moneta dcna- " rioni ni papiensimn veterutn finem habuit, et alia in- " cepta nove monete brunitoruììi fip't „ ed all'anno 11 15: " In secimdo anno predkti consolatus dcnarii bruni " prioris monete mense octobris finem habuerunt, et " alia moneta minoriim brunitorum inccpta fiiit „ ed infine al 11 39: " /// isto consola tu bruniti fincm ha- " biierunt et in isto consulatu moneta data fuit Januensi " urbi a Cunrado Tlicutonico Rcge „ (4*. Il Promis, il Desimoni ed il Brambilla furono concordi nel ritenere, (2) Pergamena originale dell'Arcliivio dei Mon. dei SS. Cosma e Damiano di Roma, n. 141, anno 1164, 16 di ottobre. Locazione di una casa posta sul Gianicolo ; per annua pensione " unum deiiaritim pa- pieiìsein net duos lucenses „. Nel R. Arch. di Stato di Roma. (3) Hist. Patriae Mommi. Chart. Tom. I, col. 839, dxxix. Rag- guaglio dei debiti di Barisene d' Arborea , contratti per la sua incoro- nazione a re di Sardegna. (4) Monum. Gemi. Hist. Script. Toni. XVIII, pag. 14, 15 e 19. IL DKNARO PAVESE ED IL. SL'O COKSO IN ITALIA 23 che le parole del Caffaro, sotto l'anno 1102, " moneta " denarìorum papietisium vcteniiii fincm habiiit „, non si debbono altrimenti interpretare che per la cessa- zione della loro battitura in Pavia, e nelle parole alia inccpta nove monete bnmitornm fiiit, il principio della coniazione della nuova moneta, egualmente pavese ma deteriorata, dei bruniti così denominata dal colore bruno in essi prodotto da soverchio aumento di lega. E di fatto dopo l'anno 1 100 sovente negli atti viene fatta distinzione fra la vecchia e nuova moneta pa- vese, il Desimoni riporta che nel libello della Domo- colta di San Vincenzo, consentito nel 1083 da Corrado vescovo di Genova a Lanfranco avvocato, questi pro- mette pagare , exinde pcnsionem per nniimqneìnqne annum denarios III. Ma pii^i tardi l'economo Ales- sandro quando attese a compilare il registro della curia arcivescovile, essendo in corso la nuova moneta pa- vese, non mancò di ben chiarire la cosa, scrivendo, che fila Lanf ranci Avocati dant denarios III papienses ve- teres de Domo colta essendo in corso i nuovi denari v5\ Nell'anno 1128 i diritti da pagarsi per l'introdu- zione in Genova di mercanzie forestiere, furono sta- biliti in solidi denarioriim papienshim antiqnornm ^6), e nello stesso anno in un decreto dei Consoli di Ge- nova si prescriveva che le prestazioni imposte ai sud- diti genovesi dovessero pagarsi al Comune in denarios de Papia antiqiios */). In denari pavesi antichi furono parimenti stabiliti, nel 1149, certi diritti che i Pisani erano soliti di pagare entrando in Genova ^^\ e nel Liber Coistaim della chiesa romana compilato da Cencio Camerario troviamo registrato che il monastero di San (5) Desimoni, Note sopracitate. (6) //ist. Patriae Monunt. LU>tr Juriiini Reip. Gcitiien. Tom. I, col. 32. (7) Loc. cit., col. 33. (8) Loc. cit., col. 142. 2J. V'I.NCK.N/CO CAPOUIANCHI Siro di F'ontanella nel vescovato di Parma, corri- spondeva alla Santa Sede per censo duos denarios pa- pi eìiscs veteris monete '9). Esempi contemporanei ritrovansi egualmente per la nuova moneta pavese: in un trattato di pace del- l'anno ino fra il preposto della chiesa di San Lo- renzo di Genova e gli abitanti di S. Romolo, la pena pei contravventori è determinata in " centuni librarum " denariontm monete nove „ (^°^ appellativo che davasi alla nuova moneta pavese dei bniuiti. Nello stesso anno (ino), in " viginti libras deiiarionun nove ino- " nete „ fu costituita una donazione al monastero di S. Stefano posto fuori della città di Genova ("', ed in una carta genovese dal 1113 è detto " argentttm " denarios bonos solidos triginta de novis denariis „ (i^). II piìi completo esempio però lo abbiamo in una con- venzione stipulata nella stessa Pavia nel i" di maggio dell'anno 1129 fra il preposto di S. Giovanni Dom- naruni e l'Abate di San Dalmazio di Pedona, riferi- bile ad un fitto che fu determinato nella corrisposta di " denariorum bonornm papiensium monetae novae Heinrici soldos duodecim et dimidium „ ('s!", e quivi chiaramente vedesi come essendo tuttavia in corso la vecchia moneta che parimenti portava il nome d'Enrico ed affinchè di quella non dovesse intendersi perchè di piij valore, per maggior chiarezza se ne volle dichiarare e determinare la specie. Infine in un atto d'investitura stipulato in Vercelli nel 1144 (9) Le " Lib«r Ceitsititm „ de l'Eglise romaine, par M. Paul Fabre, pagina 103. (io) His/. Patriae Monum. Liber Juriiiin, etc. Tom. I, col. 19. (11) Desimoni, Note sopracitate. (12) „ Idem. (13) RoBOLiNi, Notizie appartenenti alla storia della sua patria. (Pavia). Voi. Ili, pag. 248, nota 71. IL DENARO PAVESE ED IL SUO CORSO IN ITALIA 25 trovansi " lihras quatiior dcnarioniin uovontm pa- pensiiim „ <'+'. Dopo quest'ultima data cessano sulle carte lom- barde e liguri le denominazioni di ìiioiieta nuova e moneta vecchia, e ciò devesi attribuire al totale esau- rimento, in quelle regioni, di quest'ultima specie, per cui rimanendo in corso definitivamente una sola specie di moneta, questa fu chiamata colà semplice- mente denariiis papicnsis, come erasi chiamata quello vecchio neir XI secolo. Occorreva anzitutto determinare questo latto polche fu precisamente dal simultaneo corso delle due specie di denari vecchio e nuovo che derivò quella apparente diversità di valore del denaro pavese nel XII secolo. Allorché circa l'anno i loo la zecca di Pavia cessò di battere il suo vecchio ed accreditato denaro , questo trovavasi diffus') nella più gran parte d'Italia. La scarsezza che ne derivò portò immediatamente una maggior diffusicjiie del denaro iiiccliese e milanese; il primo, spandendosi, occupa maggior territorio, giun- gendo fino a Treviso ^^'ì', Padova ('<>;, Parma ' '/) , Piacenza ('S); l'altro, irrompendo perla provincia Pla- (14) Hisl. Patriae, Moiiiini. Tom. Il, Chart. Lcges niun., col. 255, anno 1144 in Agosto. Vercelli. (15) Le " Li7>er Ceiisiiiiin , etc, sopraoitato, pag. 133." In Episcopatu " Tervisino. Ecclesia Sancti Laurentii iu.Nta forum iiij lucenses. Mona- " sterium Nervisij xij lucenses „. (16) Brunatii Joannis , De re iiiiininaria Palavinorum , pag. 15, cap. Ili, anno 1095 " precio librarum mille lucensis monete „ ed a pa- gina 16, anno 1136 " quadraginta solidorum luccnsium „. (17) Avvò Ire.neo, Storia della città di Purina. Tom. II, pag. 340, anno 1092 ai 3 di Gennaro " Denarioriim honorum lucensium libras vi- " ginti et quatuor , ed a pag. 345, anno 1114 " pena viginti librarum " lucensium ,. (18) Le ' Liber Censuiim „ etc, sopracitato, pag. 116. ' In Episcopatu " Piacentino. Eccl. de Montebello ij sol. lucensium „. 26 VINCENZO CAPOBIANCHI minea, traversa la Toscana, penetra nel Patrimonio di San Pietro ove rimane per parecchi anni in corso col lucchese (^9), e nel 1119 era giunto in Sutri (^o), e nel 1123 in Capranica '^g^ castelli posti sul confine del Patrimonio di San Pietro e poco distanti da Roma, indi retrocede rientrando nella Lombardia. Il vecchio denaro pavese ciò nonostante seguitò ad aver corso per lungo periodo di anni in tutto l'esteso territorio o-ià occupato , conservando per la sua eccellenza la denominazione di denarius papiensis, mentre il nuovo' denaro pavese non ebbe in Italia che scarsissimo cre- dito, correndo nel territorio di Pavia e nei comuni circonvicini nella Liguria ed in qualche contrada del- l' Italia di mezzo. Ecco il motivo per il quale nel- l'anno 1164 in Roma due denari lucchesi equivalevano un pavese, mentre in Genova nello stesso anno soldi 86 di pavesi richiedevansi invece per soldi 48 di lucchesi; i primi erano pavesi vecchi, i secondi pa- vesi miovi. Il Brambilla ci diede un dettagliato quadro di questi due periodi della moneta pavese, il primo dei quali, che può denominarsi periodo della moneta (19) Codice diploìn. della città di Orvieto. Pag. ii, anno 1118 " prò " XL libris bonorum den. medulanensium „ — pag. 12, anno 1118 " ac- " cepimus sexaginta libr. bon. den. lucensiuni „ — pag. 13, anno 1126 " sol. xxxx medulanensium „ — pag. 15, anno 1131 " accepit sol. x " inforziatorum „ — pag. 18, anno [140 " pretii undecim libras lucensis " monete „. (20) Pergamena originale dell' Arch. del Monas. de SS. Cosma e Damiano di Roma, n. ino, anno 11 19 in marzo. Locazione di terreni fruttiferi posti nel territorio di Sutri, con obbligo di dare ogni anno alla festa di S. Giacomo " quatuor denariorum melanensium „. Nel R. Arch. di Stato di Roma. (21) Pergamena originale dell' Arch. del Monas. di S. Silvestro in capite di Roma, n. io, anno 1123 in maggio. Vendita di " uno cobiculo , nel Castello di Capranica " prò pretio duos solidos de melano „. Nel R. Arch. di Stato di Roma. (. DENARO PAVESE ED li, SUO CORSO IN ITALIA antica o vecchia, ebbe principio col regno di Ottone I (962-967), terminando al 1100: il secondo, quello della moneta nuova, dal iioo perdurò fino al 1220, anno in cui veniva assunto al trono Federico II di Hohenstaufen. Secondo questo scrittore nel primo periodo fu- rono battuti nella zecca di Pavia tre difTerenti specie di denari (22). i.° I denari di Ottone I, che dovendo contenere grammo 1,155 di argento puro, valutato l'argento fine monetato a lire 222 al Kilogrammo, avrebbero corrispondenza con centesimi 25, 64 di odierna mo- neta italiana. 2." I denari antiqni-vctcrcs, denari cioè di Ot- tone III, di Enrico I (Il di Germania), di Corrado il Salico, di Enrico II (III) e di Enrico III (IV), sa- rebbero quelli a' quali si riferisce il computo delle pen- sioni che la Curia Arcivescovile di Genova riscuoteva da S. Romolo , ragguagliati al valore di tre gcno- vini (23». Il prezzo medio di questo denaro sarebbe di centesimi 24, ossia di tre t^enovini da centesimi 8. 3." I pavesi buoni o d'argento, formerebbero l'ul- tima e più recente specie della vecchia moneta : sono quelli a cui allude il decreto genovese del [149, ove sono equiparati a due genovini (^4). Il Brambilla, per ragioni che vedremo in seguito, in luogo di cente- simi 16, equivalenza di due genovini, ne eleva il prezzo a centesimi 18, 11. Per attestato del Caffaro si sa che la nuova moneta pavese fu di due specie: i denari bruni che (22) Brambilla, Monete di Pavia, pag. 234 e 235. (23) Atti della Società ligure di Storia Patria. Voi. II, part. II. (24) Hist. Patriae Moniim. Liber Juriiiiit Reip. Geuueii. Tomo I, col. 142, DCLi, anno 1149 " .... denarios diios ianucnsis monete co quod " antiquìtus dabant denarium unum papiensem „. 28 VlNCflNZO CAPORIAN'CHI ebbero corso in Genova dal T102 al 11 15, ed i bru- niti o denari bruni inferiori cominciati coli' ottobre di quest'ultimo anno e durati fino a tutto il 11 39. A queste due specie di denari nuovi il Brambilla ne ao-giungeva tre altre, due delle quali scadentisssime ; quella cioè enunciata nell'atto di concordia fra l'im- peratore Federico I ed i Piacentini del 1162 '25), e l'altra, la piiJ deteriorata di questa serie, della ta- riffa genovese del 1172 (26): la terza specie poi a- vrebbe avuto l'elevatissimo valore come i denari di Ottone I, e, secondo il Brambilla, sarebbero stati bat- tuti per la seguente ])articolarc circostanza. Mentre dall'anno 1102 al 1172 avvenivano gra- datamente gli accennati molteplici deterioramenti della nuova moneta, i Pavesi che già dal declinare dell'XI secolo o sui primi del XII era usi costituiti a repub- blica ed esercitavano d'allora la zecca per proprio conto, l'avrebbero di nuovo messa sull'antico sistema monetario, per commemorazione o dimostrazione di un fatto, come il Brambilla si esprime, da cui emer- gesse ben chiara l' antica grandezza dell' officina di Pavia che da regia era diventata eftettivamente mu- nicipale, battendovisi per tal dimostrazione denari di fine argento e di elevato peso eguali a quei dell'e- poca d'Ottone I. Questa speciale e nuova moneta, che secondo congettura il Brambilla, sarebbe quella moneta nuova Hcinrici del documento pavese del- l'anno ] 129 di sopra menzionato e battuta mentre imperava Enrico IV (V di Germania, 1106-1125). Questa nuova specie di moneta sarebbe stata emessa in quantità tale quale appena bastasse a dimostra- (25) BosELLi Gio. Vincenzo , Delle Storie Piacentiue. App. di Do- cumenti, p. 313. (26) Hist. Patriae Mnniiiit. Liber Jniiiiiit , etc. Tomo I , col. 267 , anno 1172, in gennaio. IL DENARO PAVESE ED IL SUO CORSO IN ITALIA 29 zione di quel fatto, cessandone ben tosto la conia- zione per proseguire quella delle specie deterio- rate (27). 1 denari di questo secondo periodo (seguendo il detto autore) dovrebbero avere i seguenti prezzi ^^^\ 4.° I denari bruni che ebbero corso in Genova dal 1102 al II 15, ossia la ìnoìicta mediana pavese dei documenti astensi ^^^\ sarebbero la metà del pavese antico vecchio n. 2 e perciò verrebbero ragguagliati a centesimi 12. 5." I denari ùniniti correnti in Genova dal 11 15 al 1139, metà dei pavesi buoni o d'argento n. 3, var- rebbero centesimi 9. 6.'^ 11 denaro nuovo pavese della moneta d'Etirico, quello a cui alluderebbe, secondo il Brambilla, il do- cumento pavese del 1 129: dall'esemplare eftcttivo della collezione di lui, raggiungerebbe invece l'elevato prezzo di centesimi 27. "]." Il denaro pavese dell'atto di concordia fra l'im- peratore Federico I ed i Piacentini dell'anno 1162, del quale manca la moneta effettiva: questo denaro sarebbe corrispondente a centesimi 5 jz^. 8." Infine il denaro pavese della tariffa genovese del 1172, sarebbe il più deteriorato della specie dei nuovi denari che manca, ed avrebbe dovuto valere soli centesimi 5. I secoli XI e XII costituiscono un periodo di eccezionale interesse della moneta pavese per l'esteso (27) Brambilla, Op. eh., pag. 239 e 240. (28) Loco citato, pag. 235, 279 e 280. fag) His/. Patriae Dociim. Chnrtarum. Tomo I, col. 753, anno 1123, 23 luglio. Asti * prò libras decem denariorum honorum papiensium * medie monete „ — col. 754, anno 1123,29 agosto. Asti " prò libras " triginta octo denariorum honorum papiensium medie monete „ — col. 770, anno 1134, in maggio, Asti " lihras quatuor denr>.... mediane monete " papié „. QO VINCENZO CAPOHIANCHI corso che questa ebbe in tutta Italia, e pei rapporti con le altre due monete associate di Lucca e di Milano. Il Brambilla non tralasciò ricerche per determinare le fasi di questo oscuro ma importante periodo della moneta pavese, però conviene ammettere che l'il- lustre numismatico abbia omesso una cosa, cioè di non aver generalizzate le ricerche, che possono dirsi li- mitate ai soli documenti di Pavia e di Genova; per la qual cosa alcuni fatti essenziali o gli apparvero sotto una forma incompleta o gli rimasero del tutto ignorati. Egli non potè perciò osservare che colla denominazione deiiariiis papicnsis, senza altro, nel XII secolo in Italia s'intendeva l'antico e vecchio pavese, il quale tanta celebrità acquistò come valuta censuale da conservare inalterato ancora nel XIII secolo il valore di quell'accreditata specie che nell'XI secolo erasi propagata per l'Italia; e che la decadenza del- l'officina pavese principiò circa l'anno iioo colla ces- sazione di questo celeberrimo denaro, del qual fatto fu cagione la costituzione a repubblica del comune di Pavia, per cui quella zecca da regia divenne muni- cipale, mentre il Brambilla credette che questa eman- cipazione avesse portato invece a quell'officina un nuovo lustro. Egli non si avvide ancora che all'ele- vato valore dei denari che le tre officine italiche Pavia, Lucca e Milano battevano nell' XI secolo seguì un periodo di generale diminuzione, che fu adottata an- cora dalle nuove zecche che nel XII secolo andarono man mano costituendosi in Italia, per la qual cosa non furono fatte restituzioni e ripristinazioni di sistemi monetari passati che riaumentassero il valore delle monete correnti in quel periodo, perchè contrarie e d' impedimento alle nuove e piij ragionate esigenze commerciali. Egli infine non potè osservare che il nu- mero delle specie dei nuovi denari da lui assegnati alla zecca di Pavia dal iioo al 1172 era eccessivo in IL DENARO PAVESE ED IL SUO CORSO IN ITALIA 3I confronto dell'esiguità delle specie che Lucca e Milano, allora le più accreditate officine d'Italia, contempora- neamente battevano. Lucca, che si sappia, nel Xll sec, non battè che una sola specie di denaro: denariiis In- censis, che ebbe corso per l'Italia unitamente al vecchio lucchese detto afforziato per il suo più elevato valore, la coniazione del quale spetta all'XI secolo. Fu so- lamente dopo l'anno 1181 (allorquando conchiuse la pace con Pisa sciogliendo la convenzione monetaria che aveva con questa città) (3°), che principiò la co- niazione di un nuovo e più scadente denaro che per essere la metà dell'altro fu detto iiicdai^lia, come ci apprende un decreto d'Innocenzo IH dell'anno 1200 circa (31 '. Questo nuovo denaro in carte riminesi del 1185, 1191 e 1195 è detto hu'cJiese nuovo e bntno^^^, l'altro fino allora corrente enunciavasi de- naro buono colmine hicchcsc, mentre quello antico era detto afforziato. Milano egualmente, come risulta da suoi documenti, non coniò che una sola specie di moneta, il denaro nuovo milanese '33) metà del vecchio denaro milanese unitamente al quale corse dal principio (30) Zanetti. Tomo I, pag. 314, anno 1181 " Pisani et Luccnses inter * se paciscuntur de moneta cudenda, conveniuntque ut in moneta Pi- * sana nomen Lucae , vel Henrici non contineatur, immo nominatim " contineatur in moneta, quam Pisani fabricare debent, nomen Friderici, " seu Cunradi, et nomen Pisae; testantur etiam ante haec pacta Pisani se * habuisse potestatem faciendi Lucensem monetam, vel de ipsa moneta, * e.x concessione, seu datione Cunradi Regis, aut Friderici Imperatoris „. V. Jo. Lamii, Delie. Erudii. Adnot. ad Leonis Urbevet. Chronic. Imper. Pagina 318. (31) Anttqiiae Cottec. Decrel. Edit. Parisiis , 1Ó09, Lib. Ili, cap. V, pagina 379. (32) Zanetti. Tomo V, pag. 380, anno 1185 " .xiiij libras bonorum " Lue. novos et brunos „ — anno 1191 * Libras lucenses xiij medie- " tatem novi et bruni et alii comuncs boni „ — anno 1193 " octo libras * Lucenses novos et brunos ,. (33) Delle antichilà longobardiclie milanesi. Voi. II, p. 272, anno ino * Libras quinque mediolanensiuni denariorum nove monete „. 02 VINCENZO CAPOBIANCHI del XII secolo fino all'epoca di Federico Barbarossa. Di questo nuovo denaro milanese la serie numismatica ci fa conoscere una frazione (34). Se tanto limitato fu adunque il numero delle specie di denari coniati da Lucca e Milano , che erano al- lora le più accreditate officine monetarie d'Italia, e che tenevano tanto esteso commercio, sarebbe incompren- sibile come Pavia, che trovavasi nella massima depres- sione, coniasse invece tante e variate specie di denari, fra le quali una ancora con cui rimetteva la propria zecca sull'antico sistema monetario come all'epoca di Ottone I? Fatto del tutto nuovo del quale da docu- menti non apparisce traccia veruna I Per queste considerazioni mi è sembrato oppor- tuno un più accurato esame dei documenti e delle monete effettive di quel periodo, potendovi essere er- rore nei risultati proposti dal Brambilla. Da una tariffa genovese allegata ad un atto del- l'anno ii64(35J (non del ri 72 come riportò il Brambilla, trattandosi sotto quella data di un'altra copia della (34) Gnecciii, Le Monete di Milano. Pag. 20, n. 6. (35) ///.sV. Patriae Montini. Chart. Tomo I, col. 834, anno 1164, 16 set- tembre, Genova. Promesse reciproche di favori e di protezione fra Ba- risene giudice d' Arborea incoronato di recente dall' imperatore Fede- rico I, re dell' isola di Sardegna , e il Comune di Genova. Dal primo volume Juriuin dilla Repub. di Genova, pag. 94, esistente nel Regio Archivio di Corte. Ibidem. Col. 837, anno 1164, 16 sette, nbre, Genova. Barisone giu- dice d'Arborea si obbliga verso il Comune di Genova al pagamento delle somme tolte a prestanza per la sua incoronazione in re di Sar- degna. Dal libro intitolato Jiiriiim già esistente nell' Arch. ducale di Genova. Ibidem. Col. 839. Ragguaglio dei debiti di Barisone d'Arborea con tratti da lui per la sua incoronazione, come nelle due carte precedenti Dal libro intitolato Juriuin. già esistente nell' Arch. ducale di Genova NB. Benché questa scrittura sia senza data, è chiaro pel suo con tenuto che essa è dello stesso anno 1164 in cui furono scritte le pre cedenti, delle quali doveva far parte. IL DENARO PAVESE ED IL SUO CORSO LN ITALIA 33 stessa tariffa) '36) e dal ragguaglio fra la nuova moneta genovese e la vecchia moneta pavese del decreto so- pracitato dell'anno 1149 '37), sappiamo che nel 1164 tre denari nuovi pavesi equivalevano approssimativa- mente un denaro vecchio pavese (n. 3) di quei cessati in Genova all'anno ri 02. L'annalista Caffaro completava queste notizie de- terminando a due le specie dei nuovi denari; la prima dall'anno 1102 corse in Genova fino al 11 15: la se- conda di specie interiore, da quest'annc^ ai 1139, non per cessazione di battitura, ma perchè Genova principiò a battere moneta propria. Riduzioni po- steriori della nuova moneta pavese non risultano da' documenti. Con questi dati l'ipotesi pii^i probabile è che la prima diminuzione dalla vecchia alla nuovo nunuia sia avvenuta per metà, come nella numeta ìiiiìanese , e la seconda, per terza parte. A convalidare l'ipotesi della prima diminuzione per metà molto opportuna- mente serve l'espressione dei documenti astensi dal 1123 al II 34 '38), di moneta tnezzana pavese. Il De- simoni però opinò diversamente, dicendo che la voce mezzana, non al taglio ma alla composizione della moneta si riferiva che era metà argento e metà rame al titolo cioè di ~i pcr libbra '391, benché si avesse la dimostrazione contraria nella stessa denominazione (36) llisl. Patriae Moitiiiii. Lihtr Jiiriiint Rcip. Gdiueiisis. Tomo I, col. 267, anno 1172. (37) Loco citato, col. 142. (38) Loco citato. Chartariim. Tonio I, col. 753, anno 1123, 23 di luglio, Asti " prò libras decem denariorum bonoruni papien-siuin medie * monete , — col. 754, anno 1123, 29 di agosto, Asti " prò libras tri " ginta denariorum bonorum papiensium medie monete „ — col. 770, " anno 1134 in maggio, Asti " denar... libras quatuor denari! mediane " monete papié „. (39) Desimom, Note sopracitate. o, Vl.NXEXZO CAPOBIAN'CHI data ai mezzi denari iiìiperiali che battevansi nelle zecche di Cremona e di Brescia, e che perciò furono detti lìiezoani, e così in luogo di assegnarvi il mede- simo valore del geiioviiio, che era la ìuetà del vecchio pavese, lo disse di valore intermedio. II Brambilla ri- trovò il modo di conciliare i due significati e stabi- liva che la moneta mezzana pavese dei documenti astensi o moneta bruna delle carte genovesi era effet- tivamente metà del denaro pavese, però di quello piij aìdico ed equivalente al valore di tre genovini (n. 2), e che i brnndi furono egualmente mezzi denari pavesi ma di quei più recenti che valsero due genovini (n 3). Da quest'ultim.a specie discendeva alla scadente mo- neta dell'atto di concordia fra l'imperatore Federico I ed i Piacentini del 1162, ed infine a quella ancora più scadente della tariffa genovese del 1164. Primieramente osserveremo che nell'atto di con- cordia del 1162(40) ^. nella tariffa genovese del 1164 non intcndesi punto di due differenti specie di denari pavesi ponderate con lo stesso marco coloniesc, ma bensì di una sola e corrente specie che nell'atto di concordia, stipulato nella stessa città di Pavia, fu pon- derata a peso pavese e perciò il marco d'argento fine trovasi corrispondere a libbre UH di denari pavesi (soldi 80), mentre nella tariffa genovese fu invece pon- derata col marco di Colonia, il quale, essendo più grave, occorrevano dei medesimi denari libbre 1111 e soldi VI (soldi 86), preziosissimo ragguaglio che ci faceva conoscere la proporzione di peso fra questi due marchi. Secondariamente diremo che in queste tassazioni nulla vi è che possa far supporre recenti o nuove (40) BosELLi Gto. Vincenzo, Delle Storie Piacentine. App. di Docutn., P^g- 313 " VI niilla marcarum examinati et puri argenti, vel prò una- " quaque marca IIII libras papiensium denarioruin „. IL DENARO PAVESE ED IL SUO CORSO IN ITALIA 35 diminuzioni della moneta pavese. La tariffa genovese, della quale or ora più diffusamente ragioneremo , era la tariff'a officiale allora in vigore in Genova. Questa tariff'a fu allegata all'atto del 1164 nello stesso modo che più tardi fu allegata all'altro atto del 1172, per sola dimostrazione delle somme da pagarsi, e la data della sua compilazione, senza dubl)io è an- teriore alla data del primo atto a cui tro\asi unita. Per l'introduzione in Italia del nuovo peso del marco tutti i valori indistintamente allora, per la prima volta, furono equiparati a quel peso secondo i differenti marchi in uso, e questa tassazione fu senza dubbio il principio di un nuovo ordinamento economico, per mezzo del quale venivasi a conoscere con precisione r intrinseco contenuto in ciascuna specie di moneta corrente. Per queste ragioni noi dobl^amo considerare le tassazioni dell'atto di concordia e della tariffa ge- novese riferibili solo alla seconda ed inferiore specie di demxri pavesi bruniti, di quella cioè che secondo il Caffaro principio in Genova all'anni 1 ir 15, che du- rava nel 1139 e nei seguenti, e che ritroviamo ancora nel documento di Vercelli del 1144, disopra riferito. La serie dei denari che la zecca di Pavia battè nel corso dell'XI secolo, j^er una gran parte si costi- tuisce di quei denari detti Jòtriciaiii chi: la costante uni- formità di tipo rese finora im[)()ssibile di classificare. Il Brambilla con diligenti assaggi arrivo a conoscere i vari gradi del loro valore intrinseco e per questo mezzo egli potè dare un ordinamento a quella serie, assegnando ai denari di maggior peso e più fine ti- tolo l'epoca più antica ed agli altri piii scarsi e scadenti l'epoca posteriore. Fra i migliori di questi denari molti ne ritrovò che equivalevano al valore di tre e di due genovini, come era indicato sui documenti genovesi per le due specie écW'antica moneta pavese. 36 VINCENZO CAPOBIANCHI Eo-li escluse quei più deboli ed inferiori, che ritenne ' dovere appartenere alla specie della moneta nuova bruna, abbenchè i più scadenti superassero la metà di valore del meno antico pavese della vecchia moneta. Per formare la moneta nuova bruna questi resi- duali denari Enriciani mal si adattavano, avendo i più deboli come dicemmo maggiore intrinseco di quello che si richiedesse. Il Brambilla perciò immaginò nuove divisioni, principiando coli' elevare il valore del vecchio pavese dell' ultima specie (n. 3) a cente- simi 18, in luogo di 16 come richiedevasi per due genovini da centesimi 8 ossia per due terzi di cen- tesimi 24 , valore del pavese antico (n. 2) ; ed in questo modo formò la moneta bruna con denari En- riciani da 12 e da 9 centesimi. Allorquando però egli giunse all'atto di concordia del 1162 ed alla tariffa genovese del 1164, ove per il nuovo peso del marco veniva determinato il valore intrinseco dell'ul- tima specie della moneta nuova, fu allora che si con- vinse che di quella mancava la specie effettiva, non essendo noti fin'ora denari pavesi del valore di cen- tesimi 5 o poco più. L'ordinamento dato dal Brambilla alla serie dei denari Enriciani , oltre che trovasi in disaccordo coi documenti, ove per moneta vecchia e numeta nuova sono indicate due distinte e differenti specie di da- nari, presenta inoltre un gravissimo quesito : come mai tutte quelle monete apparentemente uniformi, e che senza ordine avevano tutte le gradazioni di va- lore e di peso, potevano fra loro esser distinte ? Al nostro illustre scrittore non sfuggì questa gravissima circostanza, sulla quale egli sorvolò, dicendo che il peso e la superiorità dell' intrinseco dovè servire di guida a discernere nel comune corso le migliori specie; il più scarso peso ed il meno brillante aspetto dei pezzi, le inferiori. Noi siamo dolenti di non poter IL DENARO PAVESE ED IL SUO CORSO IN ITALIA 37 partecipare all'idee dell'illustre numismatico per la ragione che per ciascun denaro, che in quell'epoca avesse dovuto spendersi, sarebbe indubbiamente sorto litigio per determinare a quale delle quattro cor- renti specie dovesse appartenere. Il più saggio partito, a nostro avviso, sarebbe stato di abbandonare la via mal certa del valore delle mo- nete effettive di questo decadente periodo, ed atte- nersi invece ai documenti dai quali solo potevansi at- tingere pii;i sicure notizie, ed allora il peso ed il titolo delle monete sarebbero stati di guida a più giuste considerazioni sullo stato di declinazione di quella celebre officina per giungere poi a più giusti risultati. 11 passaggio dalla vecchia alla nuova moneta è un fatto troppo precisamente determinato dai docu- menti, per poter supporre che sia avvenuto senza un cambiamento palese di tipo, peso e titolo della mo- neta corrente; le parole del Caffaro ìiioncta doia- rionun papiciistiini vctcìitm fincm liabnit et alia inccpta nove monete bntìiitoruìii fnit, chiaramente lo dicono e tutti i documenti dell'Italia, eccettuati quei del ter- ritorio pavese, lo confermano, nei quali immancabil- mente nel XII e XIII secolo per denariiis papiensis senza altro per antonomasia si è voluto intendere il buon denaro pavese del vecchio sistema ; solamente in qualche territorio più presso a quello di Pavia, alcune volte per distinguerlo da quello nuovo, che vi aveva corso col medesimo nome, vi si aggiunse la specifica x'etiis od antù/iais. Il denaro nuovo all'in- contro nello scarsissimo credito che ebbe lungi da Pavia mai ottenne il nome di pavese che era dato solamente al vecchio denaro, ma bensì di moneta bruna, come sulle carte genovesi, o di moneta o denaro d'En- rico senza altro, come osserveremo in nuovi docu- menti e come \cdemmo già nel documento pavese dell'anno 1129. 38 VINCENZO CAPOBIANCHI Per queste ragioni tutta l'intera serie dei denari Enriciani noti appartener deve al solo periodo della vecchia moneta, e le mancanze di valore, anziché farci supporre nuove specie di denari, debbono in- vece dimostrarci, quali illegali adulterazioni fossero state introdotte in queirofficina nell'ultimo periodo del suo credito. Delle due specie di denari nuovi pavesi manca finora la moneta effettiva che dovrebbe avere il va- lore di otto e di cinque centesimi circa; questa specie di moneta, sulla cui esistenza i documenti ce ne danno indiscutibile prova, riappare effettiva nel XIII secolo sotto Federico II col nome di denaro piccolo pavese. Circa quella moneta nova Heinrici del docu- mento pavese dell'anno 1129, che secondo il Bram- billa avrebbe la zecca di Pavia battuto in comme- morazione della sua antica grandezza, del qual fatto nulla risulta dai documenti, notammo di già come le ripristinazioni di sistemi monetari passati non fossero verosimili in quell'epoca in cui tutti i valori sempre più suddividevansi; aggiungeremo ora, che non solo in Pavia ma nell'Italia coll'enunciativa moneta Hein- rici si volle intendere invece la nuova e più sca- dente moneta pavese, affinchè venisse ben distinta dal denaro pavese propriamente detto, che costituiva l'an- tica e più accreditata specie. Il Zanetti suppose che i denari d'Enrico fossero le monete che stampavansi in Lucca col nome di quell'imperatore; noi perù coU'autorità del surriferito documento pavese e con nuovi altri esempi tolti dalle pergamene dell'archivio Chiaravallese di Piastra, nella Marca anconitana, po- temmo con certezza stabilire che il denaro d'Enrico fu moneta affatto diversa e dal vecchio denaro pa- vese e dal lucchese, coi quali contemporaneamente correva in quella provincia, ritrovandolo usato in IL DENARO PAVESE ED IL SUO CORSO IN ITALIA 39 un atto dell'anno 1164 unitamente a quest'ultimo. Pietro preposto di San Salvatore nel novembre del detto anno concedeva in enfiteusi a terza genera- zione ad Attone figlio di Pietro, Bentevollo figlio di Attone ed Alberto figlio di Grimaldo , una casa posta in Cerreto per l'annuo censo di " diios dcnarios crossos de rigo „ sborsando essi all' atto della stipulazione " XXII soldos Inccnsiiiiìi „ ed obbligan- dosi inoltre alla pena di " Ires libras Inccnsiinn „ per non adempimento dei patti <4i). L'epiteto crossi dato ai denari d'Enrico nel suddetto atto, e che manca in tutti gli altri atti chiaravallesi di data anteriore e posteriore (42)^ ci porge argomento ad una nuova os- servazione. Il Desimoni aveva già notato che epiteto eguale davasi sul registro delle pensioni della curia arcivescovile di Genova ai denari bruni, soggiungendo che quell'espressione, la quale non poteva applicarsi punto a quella specie di grossi che cominciarono ad usarsi soltanto verso la fine del secolo Xll, fu pre- cisamente introdotta allorché per le corrisposte ccn- suali fu mestieri distinguere i bruni maggiori dai mi- nori o bruni/i '43); e questa circostanza, identica a quella del documento chiaravallesc, ove trattasi di valuta censuale e riferibile probabilmente a conces- sioni precedenti, dimostrerebbe ancora una volta la giu- stezza delle nostre osservazioni nel ritenere che due sole furono le specie della nuova moneta pavese. (41) Pergamena originale dell'Arci), del Monas. Chiaravallesc di Fiastra, n. 88. Nel Reg. Arch. di Stato di Roma. (42) Pergamene originali del suddetto Arch., n. 82, anno 1163 gen- naro " in pretio valenti solidos x enrici monete „. Idem, n. 97, anno 11 16, in ottobre. Vendita di una terra per ' .xiiij " denarii de erigo ,. Idem, n. 149, anno 1177, in febbraio " quinquaginta soldos dena- " riorum enrici „. (43) Desimo.ni, Note sopracitate. • O VINXENZO CAPOBIANCHI Per quel denaro effettix'O infine, dal Brambilla ri- tenuto per uno di quei cui il detto documento del 1T29 alluderebbe, noi diremo che l'elevato valore indiscu- tibilmente ci dimostra che quel denaro, appartiene in- vece ad un sistema monetario antico e del tutto diverso da quello allora in uso. Inoltre, esami- nando più attentamente quel denaro, ritroviamo che il nome HElNRlC/'i" ha la lettera E riunita alla H come egualmente ritrovasi sui soli denari attribuiti ad Enrico I (II), di quei che sul rovescio hanno la leggenda PARIA disposta in una sola riga e traversata da un'asta terminata a croce, mentre sopra tutti gli altri denari Enriciani posteriori costantemente leg- gesi HINRIC//5. Questo rarissimo denaro formerebbe, a mio avviso, il secondo e meno antico tipo delle monete d'Enrico I (II), poiché per stile del lavoro , per la disposizicjnc dell'epigrafe, per la mancanza dei globetti disposti a triangolo ai Iati del monogramma imperiale , e per il segno di abbreviatura sulla C , (per le ultime due lettere mancanti al detto mono- gramma) , è affatto simile ai denari di Conrado il Salico successore immediato di Enrico I (II) 144). Noi chiuderemo la prima parte di questo ragio- namento con alcune osservazioni sulla tariffa geno- vese del 1164. Questa tariffa (45), da cui togliemmo il ragguaglio più sopra riferito che 86 soldi di denari pavesi nel- l'anno 1164 erano eguali a 4S soldi di denari lucchesi, è il documento italiano più antico e più completo di questo genere, e come tale ci è sembrato utile rile- varne l'importanza. In questa tariffa ciascuna quantità di una sola (44) Br.\mbilla , Op. cit. Tavole VI e VII . Vedasi per questo cambiamento la nostra tavola dimostrativa. (45) Hist. Fair. Montim. Chart. Tomo I, col. 839, nxxi.x. II. DtNARO PAVESE ED IL SUO CORSO IN ITALIA 4I specie di denari è equiparata a tanta quantità d'argento fine quanto ne sarebbe entrato in un marco a peso di Colonia; per cui S6 soldi di denari pavesi, ^eso erano eguali in valore intrinseco. Giova conoscere che sul declinare dell'XI secolo un nuovo peso, che ritiensi con fondamento derivasse dall'Inghilterra (46), fu adottato in tutti gli stati d'Eu- ropa. Alla libra romana di 12 once, libra peìisans, fu sostituito , ma per pesare solamente le monete ed i metalli fini non monetati , il Marco che ne rendeva solamente 8, o più chiaramente essendo una Libra d'argento puro monetato tagliata in 20 soldi di 12 de- nari ognuno (240 denari), il Marco che era due terze parti della libra venne corrispondente a soldi XIII e denari Illl (160 denari). Da quell'epoca ciascuno stato ebbe il proprio Marco particolare, per la qual cosa ciascun Marco venne chiamato col nome della propria città, o della propria provincia , e ciò in special modo allorquando veniva usato altrove. I più celebri Marchi furono: i." Il Marco della torre di Londra detto egualmente della Nocella, del |)cso di soldi XIII e denari li li di den. sterlino, moneta inglese di argento che per il suo perfetto titolo e giusto peso serviva ovunque di campione. 2." Il Marco V'recense (Troyes) o di Parigi di soldi XIIII e denari II di den. sterlino. 3.'' Il Marco Lenioi'icense di soldi XIII oboli III di den. sterlino. 4." Il Marco Turonense di soldi XII e oboli XXI di den. sterlino. 5.° Ed infine il Marco di Colonia che aveva egual peso di quello della Torre di Londra ; avvertendo che ciascun (46) Annuaire de la Société frani;aise de nuiniavesc, ragguagliandolo invece a tre genovini, noi abbiamo eziandio il prezzo delle due specie di denari pavesi nell'ordine che segue: I." Denaro antico pavese del valore di tre ge- novini; avrebbe il prezzo di centesimi 23 abbon- danti di nostra odierna moneta (23, 172804). 2.° Denaro vecchio pavese equivalente a due ge- novini, cent. 15 e mezzo (15, 448536). 3.° Moneta bruna, o denari bruni grossi, o mo- neta mezzana ovvero denari grossi d'Enrico. Questo denaro nuovo, corrispondente al genovino, avrebbe il prezzo di 8 scarsi (7, 724268). 4." Bruniti inferiori, moneta nuova delle carte ge- novesi, denari nuovi pavesi o denari d'Enrico senza altro, varrebbero solamente cent. 5 (5, 1495). Essi corrisponderebbero a due soli terzi del genovino. -8 \-INCtXZO CAl'OHl.ANCHl 1 documenti che tuttora rimangono meno esplo- rati, in quella parte che si riferisce al valore e corso dell' antico denaro pavese nel XII secolo, sono quelli dell'Italia di mezzo, da' quali costantemente risulta che quel denaro fu la più nobile ed accreditata va- luta corrente. La Chiesa romana già dall' XI secolo in denari pavesi aveva costituito buona parte de' suoi censi. Seguitò nel XII secolo a rinnovarli ed a costituirne dei nuovi, e siccome, per la cessazione della battitura di quel denaro nella zecca di Pavia, già dal iioo circa, veniva a mancare la moneta elìlettiva, prescri- veva che per il pagamento di questi censi si dovesse dare o il veccliio denaro pavese, ovvero il prezzo equivalente nella moneta in corso, a tariffa " dena- riorum papiensium vcl aestimationis eorumdem „ (53). E tal credito aveva acquistato questo denaro, dive- nendo ideale, che i livelli, le pensioni enfiteutiche e qualsiasi altro obbligo di pagamento annuale ed a lungo periodo d' anni nel XII secolo, venivano stabiliti in denari pavesi, mentre tutti i pagamenti che eflcttuavansi alla stipulazione degli atti e nelle an- nuali scadenze erano fatti sempre nelle specie correnti. Abbiamo raccolto le seguenti notizie sui prezzi ai quali fu tassato il denaro pavese nel XII secolo. 153) Aiitiquae Colìectioncs Dccret . Parisii?, [609, decret. L. Ili, e. \', P- 379- Olini cansam, etc. IL DENARO PAVFSE ED IL SUO CORSO IN ITALIA 49 Un decreto di papa Innocenzo III riguardante una questione sorta sul modo di corrispondere un censo, ci fa apprendere che circa il 1160 in Spoleto nell'Umbria, itn dcìiaro pavese valeva tre detiari luc- chesi (54). Ed in Fermo città della Marca Anconitana nel 1161 una promessa di pagamento fu stabilita, in otto libre e mezza di denari pavesi ovvero in dieci nove libre di lucchesi, ragguagliando due denari pa- vesi a cinque lucchesi *55j. Roma per i suoi cambiamenti di monete avve- nuti durante il XII secolo, de' quali ora daremo per intelligenza delle formole monetarie un cenno, ci trasmise ne' suoi documenti i [)ii;i completi e det- tagliati ragguagli sul valore di questa moneta. Al buon denaro pavese indi a quello lucchese detto afforziato, monete che già dall'XI secolo servirono per le due pili accreditate valute correnti di Roma, era succeduto, sulla metà del XII secolo, un nuovo de- naro, il provisino o proveniese della Sciampagna, ed a questo circa il 1184 il provisino o proveniese del Se- nato; colla coniazione del quale veniva riaperta l'of- ficina monetaria di Roma rimasta inoperosa da molti anni. Per questi successivi cambicuncnti di moneta avvenuti in Roma, i censi, i livelli e tutti ([uegli ob- blighi che erano stati pattuiti in denari pavesi fu duopo equipararli man mane; colle nuove monete che succedevansi, avendo avvertenza sopratutto per (54) Loco cit. " prò siiii^ulis papicn. tres lucen. „ (55) Ferg. orig. dell'arch. del mona?. Chiaravallcsc di Fiastra, n. 77. Nel R. Arch. di Stato di Roma. — Fermo, ami. 1161 in giugno. Tebaldo figlio di Atto dà in pegno a Roggero quaranta moggia di terreni nel fondo Cerreto con la promessa che se Maria figlia del detto Roggero fosse venuta a morire senza eredi, egli (Tebaldo) gli avrebbe restituito * octo libras et dimidiam denariorum papiensium monete si recipere * volueris si non recdemus quinque lucenses prò duobus denariis et * xviiij libris lucensìum ,. VI.N'CENZO CAPOBIANXMI i censi, d' indicare nelle rinnovazioni dei contratti il denaro col quale era stato costituito in origine il censo da mantenersi in rapporto delle successive specie monetarie sostituite. Ed è per questo fatto che nel XUl secolo ritroviamo ancora censi e livelli stabiliti e rinnovati in denari pavesi antichi, abbenchè di quella specie ne fosse cessata la battitura in Pa\ia già dalla fine dell'Xl secolo. Ai i6 ottobre del 1164 Ildibrando abate del venerabile monastero dei SS. Cosma e Damiano di Roma cedeva e locava a Bovo figlio di Bovone una casa posta sul Gianicolo al prezzo (sborsato alla stipulazione) di " XV solidos provisinornm „. Oltre il censo annuo da pagarsi al monastero alla festa dei suddetti SS. Cosma e Damiano di " unum de- " narimn papicnscui, vel duos liicenses, vel duos prò- " visinos „ (56). E a' dì 3 luglio dell'anno 1177 Bobone abate del suddetto monastero vendeva ad un tal Nicolino d'Alfedocia un casa/ino sito in Trastevere nel luogo detto Canapina per " quinque solidos honorum prò- " visinonini „ purché ogni anno corrisponda al mona- stero a titolo di pensione " dimidium denarium pa- '" picnscìu vel Hìiuni affortìatum „. Obbligandolo inoltre nel caso di vendita del suddetto Casalino, di prefe- rire il monastero al minor prezzo " commimics {quod " ìiilnus) sex denarios papienses, vel duodecim affor- " tiatos, vel provisinos „ (57». Per bene intendere le differenze di prezzo al quale ritroviamo tassato il denaro pavese nei quattro precedenti atti conviene riportare alla memoria quello (56) Perg. orig. dell'arch. del Monas. dei SS. Cosma e Damiano di Roma, n, 141; Settimo contratto sulla stessa perg. Nel R. Arch. di stato di Roma. (57) Perg. orig. del med. preced. arch., n. 140. IL DENARO PAVESE ED IL SUO CORSO IN ITALIA 5I che di sopra fu detto cioè, che la diminuzione di valore delle monete correnti, principiata nella zecca di Pavia, venne successivamente adottata nelle altre zecche d'Italia. Per questo motivo Lucca egualmente, cessando la coniazione del vcccìiio denaro afforziato, che tanto credito aveva ottenuto, onde la Chiesa romana aveva costituita e rinnovata parte dei censi in sostituzione del demiro pavese, batteva correndo il XII secolo un nuovo denaro di specie inferiore, che venne detto solamente hiceliese, ovvero lucchese comune. Questo denaro litccliese, non diversamente dal nuovo pavese, ebbe minor credito correndo nel territorio di Lucca, in quelli più prossimi ed in qualche altra città d'Italia, mentre il vecchio afforziato seguitò ad aver corso ovunque fintantoché anche esso divenne valuta ideale. Perciò, durante il XII se- colo, due denari lucchesi di differente valuta contem- poraneamente furono in corso. A questo fatto dobbiamo aggiungerne un altro il quale invece faceva risultare di prezzo variante lo stesso denaro lucchese afforziato .' ! La più grande parte delle corrisposte censuali in denari pavesi era costituita in piccolissime somme di denari spiccioli per le quali non potevasi affatto dare il prezzo equivalente nella uKJiieta dei lucchesi afforziati. Questo prezzo equivalente adunque risul- tava più spesso minore, come lo è di fatto, nei due precedenti censi romani degli anni 1164 e 1177, nei quali un denaro pavese fu ragguagliato a due lucclu^si afforziati, mentre risultava maggiore, ma in casi più rari e per patto speciale, come ce lo dimostra il documento fermano del 1 161, ove per iin denaro pa- vese dovevansi dare invece due lucchesi /afforziati/ e mezzo. Questo inconveniente però non avveniva nel computo delle grandi somme, ove il ragguaglio fra le due monete ottenevasi sempre esatto e nelle -2 VINCENZO CAPOBIANCHI proporzioni stabilite; e questo ragguaglio esatto sa- rebbe precisamente quell'altro che ritrovasi nel do- cumento fermano stesso, fra le otto libre e mezza di denari pavesi con le diecinove libre di lucchesi [a/- forziati] . Dal qual ragguaglio si ha la proporzione di nn denaro pavese con due lucchesi [afforziatij ed un- quarto, o più chiaramente nel modo di computare d'allora di X// denari pavesi cambiati con XXVII luc- chesi afforziati (26 ed 82 centesimi). Questa proporzione corrisponde quasi esatta- mente con quella della tariffa romana dell'anno 1195, della quale ora ragioneremo; ove XII denari pavesi sono ragguagliati a XXVII proveniesi (della Sciam- pagna) che dai surriferiti documenti romani sappiamo avere avuto lo stesso prezzo dei lucchesi afforziati. Il denaro liuchese del decreto d' Innocenzo III non era lafforziato, ma bensì quello nuovo, tre dei quali occorrevano per pareggiare un denaro pavese. Questo denaro lucchese è quello stesso che ritroviamo menzionato nella tariffa di Genova del 1164, ove cor- reva tassato a soldi XLVITI per un marco d'argento a peso di Colonia; mentre il lucchese afforziato, come ora vedremo, era tassato in Roma a soldi XXXVI e denari IV per un marco d'argento a peso romano, ossia al medesimo prezzo del proveniese della Sciam- pagna: però siccome il niarco di Colonia era più grave del romano del 9017 per cento, ne viene che il denaro lucchese afforziato avrebbe valso a questo marco invece soldi XXXVTITT e denari VITI. Ed ora constatiamo un altro fatto. La proporzione che abbiamo ritrovato fra il denaro lucchese afforziato ed il lucchese comune nuoro cioè da due ed un quarto a tre, non è la medesima che si avrebbe da soldi XXXVIIII e den. Vili a soldi XLVIII, pareggiando i due denari lucchesi col marco di Colonia. Due sono le ipotesi che spiegano questa differenza: o che il lucchese mwvo fosse IL DENARO PAVESE ED IL SUO CORSO IN ITALIA 53 apprezzato in Spoleto diversamente che non era in Genova ; ovvero, per le stesse ragioni di sopra ad- dotte, che il prezzo di tre lucchesi comuni nuovi per un denaro pavese fosse stato alquanto eccessivo per mancanza di moneta suddivisoria spicciola. Fra i documenti romani che ci ricordano il de- naro pavese antico, quello però che presenta maggiore interesse è uno dell'anno 1195 della raccolta di Cencio Camerario. Noi ragionammo di già su questo documento allorquando, altrove, trattammo sulle origini del de- naro provisino del Senato romano (58). Ci occorre ora ragionarne di nuovo per tutto ciò che da esso si ricava, sia sul valore intrinseco (S.>AX antico denaro pa- vese, sia su quello delle altre monete che successi- vamente nel XII secolo ebbero corso in Roma. Nell'anno 1195 la Chiesa romana liquidava un de- bito che aveva contratto colla famiglia dei Prefetti già dal 1158, allorquando regnava papa Adriano IV (59). Nella somma che la Chiesa romana doveva rendere a questa famiglia erano comprese cento libre di de- nari pavesi che costituivano la dote della nobile Porpora, già moglie del fu Pietro di Vico, primo di questo nome, ed avola dei presenti credi a' quali quella dote spettava e fra i quali doveva essere di- visa in porzioni dififerenti. Per due terze parti di questa dote ossia a libre 66, soldi i j e denari 4 di denari pavesi, eguali ad ottantadue marchi e mezzo d'argento fine a peso romano, la Camera Apostolica sborsò e pagò in moneta corrente duecento sei libre e cinque soldi di denari provisini del Senato. (58) V. Cai'obianciii, Appunti per sen'ire all'ordiu. delle monete dei Sen. rom., etc. in Ardi, della R. Soc. rom. di Filoria patria, anno 1895, voi. XV'III, p. 427 a 29. (59) Theiner, Cod. diplom., i, 18 " Oppignoratio Civitatis Castel- lanae facta dominis de Praefectis ab Hadriano, PP. IV, a. 1158 ,. VINCENZO CAPOBIANCHI 54 Abbiamo veduto di già come coirintroduzione in Italia del nnoco peso del marco, sulla metà del XII secolo, tutte le monete correnti venissero allora equiparate a questo peso, e come per mezzo di ^ta- riffe officiali se ne indicasse il valore intrinseco d'ar- gento fine contenuto in ciascuna specie. Vedemmo egualmente come le città di Genova e di Pavia avessero messo in vigore le proprie tariff'e; Genova equiparandola al inarco dt Colonia e Pavia al marco cittadino quello papiense. Or bene, dal documento del 1195 apprendiamo che Roma egualmente aveva la propria tariff"a ofiì- ciale colla quale venivano regolati tutti i conti, com- pilata dalla Camera dei mercanti della Città e pareg- giata al marco " ad pondus romannm „ (6°». Con questa tariffa, che venne trascritta nell'atto, la Chiesa romana nell'anno 1195 calcolò e pagò alla famiglia dei Prefetti le somme dovute, compu- (60) Loco cit. Le somme tolte a prestanza da Adriano IV sono ponderate al marco romano " nos a vobis xxx marcas fini arg. ad " pondus romanum prò necessitatibus Eclesie mutuo recipisse. Datum " Narnie III Kal. septembris „. In altri documenti ugualmente allorché è indicato il peso del marco questo e sempre " ad pondus romanum „. Quale autorità poi avesse esercitata la Camera dei mercanti della Citta sul corso e sulla coniazione della moneta di Roma, autorità che già aveva nel 1195 per cui la Chiesa romana rimettevasi alle deliberaziorii di questa, emerge chiaramente dagli Statuti dei Mercanti di Roma scritti nel 1317, particolarmente al capitolo " de moneta facienda „ dal quale sappiamo che quella Camera stabiliva le specie delle monete che do- vevansi coniare in Roma " postquain camerarius mercatantie requi- " situs fuerit a dictis dominis Senatoribus vel Vicario de predicta mo- " neta facienda, ordinet et eligat cum Consilio mercatantie vel cum parte " consilii aliquos bonos et legales mercatores ut ipsis videbitur qui sint " et possint esse faciendum dictam monetam „ (Statuti dei Mercanti di Roma pubblicati da G. Gatti per cura dell' Accad. di Confer. storico- giuridiche. Roma, 1835, p. 32). Dalle quali deliberazioni conosciamo che la zecca di Roma dipendeva dalla Camera dei Mercanti, e questo privi- legio doveva certamente rimontare all' epoca della costituzione della zecca di Roma, cioè al 1184. IL DENARO PAVESE ED IL SUO CORSO IN ITALIA 55 tando primeramente XII denari pavesi con XXVII prò- venicsi vecchi : indi XII provenicsi vecchi con XVI prò- visini e mezzo del Senato *6i). Da questo computo viene a risultare, che, nel- l'anno 1195 ottantadue marchi e mezzo d'argento a peso romano erano eguali di valore a libre 66, soldi 13 e denari 4 di denari pavesi (corrispondenti a denari pavesi 16,000), a libre 150 di denari proveniesi vecchi (corrispondenti a proveniesi vecchi 36,000), ed a libre 206 e soldi 5 di denari provisini del Senato (corrispondenti a denari del Senato 49,500). Perciò un marco d'argento a peso romano si ragguagliava a soldi 16 denari 2 di pavesi, a soldi 36 denari 4 di proveniesi vecchi, ed a soldi 50 di provisini del Senato. Come di già dimostrammo, allorquando si trattò (61) V. Capobianciii , Appunti sopra cit. , pag. 428. * Dobbiamo al Sig. P. Fabre l'emendamento di due errori nelle due principali cifre di questa tariffa (Paul Paure, Le " Liber Censuuni „ de l'Egìise romaine. Paris, 1889, p. 47, col. 2, nota i, e p. 48 col. i e 2). Nel primo errore incorse il Muratori , che invece di " prò x.Kvij proveniensibus vete- ■ ribus , come riporta il testo , trascrisse * prò .\x proveniensibus ve- " teribus ,. Il secondo errore era avvenuto per omissione dello scriba allorquando trascriveva il documento dall'atto originale nel primo Liher Censuum. Nei due codici più antichi, l'uno cioè della Vaticana e l'altro della Riccardiana di Firenze, leggesi " prò vi proveniensibus et dimidio * Senatus „ mentre come risulta indiscutibilmente dalla somma pagata, quella cifra deve essere " prò xvi proveniensibus et dimidio Senatus „. Questa tariffa a dimostrazione della somma pagata fu trascritta nel- l'atto ed e del seguente tenore: " liane autem restitutionem, conces- " sionem et mandatum vobis, ut dictum est , facimus prò octuaginta " duabus marcis argenti et dimidia, quos nobis , ut dictum est, prò * omni iure nostro duarum partium predicte dotis centum librarum " denariorum papiensium... datis atque persolvitis prò ducentis vi libris " proveniensium senatus et v solidis , co quod denarii papienses sc- " cundum statutam formain a iudicibus et mercatoribus Urbis, xij de- " narii prò xxvij proveniensibus veteribus nunc computantur et habita " portione provenicnses veteres ad provcnienses senatus qui nunc xij, " provcnienses veteres prò [x]vi proveniensibus et dimidio senatus " cambiantur (Vatic. lat. 8486, fol. 156 B et Riccard. 228, fol. 126 B). „. 56 VI.NCE.NZO CAPOBIA.NXHl delle origini del Senato, il inarco romano avrebbe dovuto trovarsi corrispondente all'odierno peso di grammi 214, r5866 (due ter^e parti della libra romana di o-rammi 321, 238) ^^2) ; per questo motivo, marchi 82 e mezzo a quel peso avrebbero dovuto pareg- o-iarc chilogrammi 17,6680 d'argento fine, che divisi per le suddette cifre darebbero i seguenti quozienti di peso che rappresenterebbero il valore intrinseco contenuto in ciascun denaro, cioè : Denaro pavese . . . • gr. 1,10390 Denaro prov. vecchio (uguale al lucchese aftbrz.) . . . „ 0,49118 Denaro provisino del Senato . „ 0,35693 Il denaro pavese della dote di Porpora avrebbe valso adunque in nostra odierna moneta, apprezzando l'argento a lire 222 al chilogrammo, come il nostro (62) V. Cai'obiancih, Pesi proporzionali desunti dai docunienli della libra romana, merovingia e di Carlo Magno, in Rivista Italiana di Nu- mismatica. Anno V, fase. I, 1892, p. 106. Noi abbiamo ivi ritenuto che all'VlII secolo la libra romana avesse potuto avere il peso effettivo di grammi 321, 238, non solo per le ragioni ivi addotte, ma ancora perchè questo peso ci era stato dato ugualmente da un raro Exagiuin in bronzo di libra romana del IX secolo di perfetta conservazione, posseduto dal- l'illustre archeologo romano cav. Costantino Corvisieri (Nota 49): " Questo Exagium della libra romana , del quale riproducemmo il disegno nella nostra tav. dimostrativa n. i, ha forma rotonda e due lati piani. Sopra un lato alla foggia dei denari carolini del IX secolo, è incisa in giro la leggenda t leo . nemr . men . ; nel campo vedonsi scanalature concen- triche nel cui mezzo sta una piccola appendice. Eccetto il nome proprio LEO e la parola abbreviata men' che deve significare iiiensiira, il rima- nente è di oscura interpretazione. Questo Exagium rende il peso di grammi 321,250. Pur nondimeno il significato probabile della suddetta leggenda potrebbe ben essere il seguente: ■!• leo.n[onvm] e[xagivm] m|onetae] r[omanae] . men[svrae] In una carta dell' anno 1044 del- l' arch. del mon. dei SS. Cosma e Damiano di Roma si ha " accepi in argento mensuratas libras denariorum numero sex boni et obtimi „. Nel R. Arch. di Stato di Roma. IL DENARO PAVESE ED IL SUO CORSO IN ITALIA 57 argento fine monetato , centesimi 24,50 (24, 50568). Perciò le cento libre di denari pavesi che costituivano quella dote corrisponderebbero oggidì a lire italiane 5883 e cent. 47. Come ognuno può ben vedere, il denaro pavese della dote di Porpora, ch'c lo stesso col quale erano costituiti tutti i censi della Chiesa romana, era quello antico e della migliore specie che la zecca di Pavia avesse coniato nell'XI secolo, ed era quello stesso nel quale il Brambilla aveva ritrovato un valore tii argento fine, corrispondente al prezzo medio di cen- tesimi 24 già da noi veduto. Come avveniva adunque che il prezzo di questo antico denaro, divenuto idea/e, giunge\a inalterato fino a quell'epoca do])() i deterioramenti avvenuti nella specie efiettiva? Il [ìre/zo di questo denaro giun- geva inalterato in Roma nel 1195, nello stesso modo che era giunto inalterato in Genova circa il 1150, cioè in raliita censiiale, trasmessa di equivalenza in equivalenza, sia jx-r mezzo dello stesso denaro parese deteriorato, sia coi denari di altre zecche che suc- cessivamente lo sostituirono. Genova, nell'aimo 1 139, e Roma nel [ 184, costi- tuirono le loro zecche principiando a batteie moneta propria. In quella occasione, queste due città succes- sivamente ricercarono e stabilirono nella nuova propria moneta, il cui intrinseco corrispondeva bene al valore assegnato, il vero prezzo che l'antico de- naro pavese aveva avuto all'epoca in cui venne dif- fuso in Italia e col quale, nell'XI secolo, erano stati stabiliti censi e contratti. Ma quale potrà essere stata la ragione per la quale ritrovammo in Genova 1' antico denaro pavese corrispondere al prezzo di centesimi 23, 172804 di nostra moneta corrente, mentre lo stesso denaro in Roma avrebbe valso cent. 24,50 ? -g VIN'CENZO CAPOBIANXHI Il ragguaglio di Genova di tre denari genovini per un detiaro pavese antico , servir doveva per le corrisposte ccnsuali ed in moneta spicciola per le quali non poteva darsi la giusta equivalenza, mentre il ragguaglio di Roma del 1195 era per il computo delle grandi somme e perciò divisibile e corrispon- dente bene all'intrinseco che legalmente doveva con- tenere (\\iéVantico denaro. Ignorasi l'epoca precisa in cui nell'Italia cessava Vantico denaro pavese come moneta effettiva, rima- nendo valuta ideale. Questa fase non risulta dai do- cumenti, e le formolc indicanti il denaro pavese an- tico rimasero costantemente uguali. Un solo indizio di questa cessazione si ha nel fatto, cioè, che nei contratti in luogo di una sola moneta, {la pavese), come era solito praticarsi, principiano ad essere introdotte due specie di monete : la prima quella nuova e cor- rente serviva al pagamento della somma che doveva farsi alla stipulazione dell'atto : l'altra specie, cioè il denaro pavese divenuto ideale, era per le corrisposte future ossia censi, livelli, rinnovazioni, etc. (^3). (63) Contratti ne' quali sono dichiarate due specie di moneta. La prima, quella correlile, e usata per i pagamenti fatti alle stipulazioni ovvero alle scadenze stabilite, l'altra, il denaro pavese, è invece adope- rato per le corrisposte future. Documenti dkl Patrimonio di S. Pietro. Guglielmo vescovo della città d'Orvieto, nel 1126, concede a livello ad un tale Ildibrandino e suoi Soci, alcuni beni spettanti per una metà alla chiesa di S. Cristina e per 1' altra alla chiesa di S. Martino col- l'obbligo di pagare ogni anno alla festa di S. Stefano " denarios bonos " papiensiuni iiij „ (valuta censuale); mentre il vescovo Guglielmo " qui " hunc libellum fieri rogavit „ in moneta corrente all' atto della stipu- lazione " pretium haccepit sol. xxxx medulanensium „ ; come ancora Bovazano conte che dava termine a quel livello e che diceva averlo in feudo, dal vescovo e dalle infrascritte persone " recepit sol xx me- " dulanensium. „ (Cod. Diplom. della Città d'Orvieto; p. 13). — Nel 1131 lo stesso vescovo Guglielmo allivella ad un certo Pietro un ter- IL DENARO PAVESE ED IL SUO CORSO IN ITALIA 59 Porremo termine coll'osservare che mentre col- Vantico denaro pavese erano stati costituiti e rinno- vati in tutta Italia buona parte dei censi camerali apostolici, nell'episcopato papicnse all' incontro non ve ne ha alcuno in quella moneta, ma bensì ritro- vansi tassati in Marabothii, in denari nn'/anesi ed reno, purché ogni anno alla festa di S. Stefano paghi " unum denarium ' papiensem „ (valuta censuale futura) , mentre il prefato vescovo " qui hunc libellum fieri rogavit pretium accepit sol. x inforzia- * torum , (valuta corrente). Il denaro lucchese afforziate aveva sosti- tuito nel Patrimonio di S. Pietro, nel H31, il denaro milanese che aveva già cessato di correre ^loco cit. p. 15). DOCLMK.MI R iMA.M. A di 28 ottobre ii6g Nitto col consenso della moglie e di Rustico abate del monas. di S. Silvestro di Roma, cede a Giovanni cu»! zoccii/is la locazione di una pezza di vigna posta fuori la porta Pinciana per tre libre di provisini (provisini della Sciampagna, moneta corrente), e con l'obbligo verso il monastero del minor prezzo nel caso di vendita di .XX denari pavesi (valuta futura). (Pergamena orig. dell' archivio del mon. di S. Silvestro in capile di Roma, n. 28. Nel R, Arch. di Stato di Roma. — Ai 20 decembre 1177, Gualterio col consenso della moglie e di Rustico abate del sudd. nion., il quale aveva ricevuto il coiitniiito di xxx provisini (valuta corrente), cede a Tebaldo " unum tectum supra * casalinum diete ecclesie (S. Silvestro) „ per il prezzo di xviiij snidi di provisini (valuta corrente) e colla corrisposta annua di un denaro pavese (valuta censuale futura). (Ibidem: perg. n. 31). — ■ Stefano abate del detto mon. di S. Silvestro, ai io febb. dell'anno 1196, dà a terza generazione a Paganello e Rainaldone una casa con orto posta in Roma nella regione di Trevi per il prezzo di ciuquaidadiic soldi di buoni provisini (valuta corrente pagata alla stipulazione). Due denari pavesi per pensione annua; xij denari pavesi per il diritto del coniininn e X sol. di denari pavesi da pagarsi per ogni rinnovazione, (valuta fu- tura). (Ibidem, perg. n. 44). — Lo stesso Stefano abate, etc. nel. 1203 13 febbraio loca a certa Tedora * unum argastcrium positum rc- " gione campi Martis, prò x.\ solidis provisinorum „ (moneta corrente) per r annua pensione " tres denarios papienses „ e pel commino " xxx " denarios papienses „ (valuta futura). (Ibidem, perg. n. 55). — Anno 1214, II di marzo. Vendita dell'utile dominio di una vigna posta in Roma fuori di porta Pinciana per /libre sn e nie~zn] di prov. del Senato (valuta corrente) e per annuo canone " unum denarium papiensem „ (valuta futura). (Ibidem, perg. n. 68). 6o VINCENZO CAPOBIANCIII imperiali (^+'. Ciò dcvesi attribuire senz'altro agli abbassamenti di valore che Pavia introdusse nella propria moneta, la quale dalla migliore ehe ritrova- vasi in Italia in breve tempo divenne la più scadente, non valendo alla fine (1164) che circa centesimi 5 di nostra moneta corrente. (64) P. Fabrk, Le „ Libcr CensitiiDi „ Sopra cit, p. 117. * In Epi- " scopata Papiensi domini Pape. Monasterium Sancii Martini 1 ma- " rabutinum. Ecclesia Sante Marie Majoris de Laumello i marabù- " tinum. Ecclesia regalis Sancte Marie Theodote, xij imperiales. Ec- " desia Sancii Michaelis de Baseo cereum i cum denario i mediola- " nensi „. Vincenzo C.\pohi.\xchi. ANNOTAZIONI NUMISMATICHE GENOVESI XXX'Iil. L DOCK I S N A R 1) O G U A R C O HA CONIATO MONETA. Alla insigne raccolta tli S. A. R. il Principe Ere- ditario, era riservata la fortuna, d'altionde ben me- ritata, di accogliere la prima moneta ed unica fino ad oggi, del nostro ventesimo Doge. La serie Ge- novese, dapprima rappresentata piuttosto modesta- mente in quella ricca collezione, si era straordina- riamente ingrandita in questi ultimi mesi, e per nu- mero e per importanza. S. A. non celava la Sua compiacenza per questo incremento, dovuto a nume- rosi acquisti e specialmente a quelli fatti in occa- sione della vendita Avignone. Ma non mi riuscirebbe facile descrivere la contentezza dell' Augusto Prin- cipe, per la scoperta della moneta del Guarco; con- tentezza, che si mantiene viva ed intensa ancor oggi, sebbene siano passati molti giorni, da quando ri- trovò quel soldino in mezzo ad una quantità di altre monete, che non facevano presagire di certo una sorpresa di questa fatta. 62 GIUSEPPE RUGGERO D' - + : Y : G : DVX : lANVENSIV : XX. Castello in sei archetti con palline alle punte, in cerchio di perline. 9 — + : CONRADVS : REX : ROMA : A : Croce in ornati come al dritto. Argento della solita lega dei soldini. — Peso gr. 1,47. Ritengo indispensabile l'avvertire, che la mo- neta presenta senza eccezione tutti i caratteri piìi spiccati, da escludere qualsiasi dubbio di falsità. L'at- tribuzione sua non può dar luogo a contestazione, perchè le iniziali Y G non possono convenire che aU'Isnardo Guarco; e questa conclusione è confer- mata dai caratteri artistici e paleografici e dal nu- mero dogale. Non tedierò il lettore colla narrazione degli avvenimenti Genovesi intorno al 1436; ma non sarà fuor di luogo che io ricordi sommariamente, come al 28 marzo di quell'anno, i Capitani di Libertà che poco o nulla aveano conchiuso nei tre mesi di loro governo, lasciassero il posto al Guarco più che settantenne, eletto Doge dai popolari ed insediato pacificamente : e come Tommaso Campofregoso, fat- tosi eleggere Doge per la seconda volta, al 3 aprile, rimandasse il Guarco, monetando poi col numero XXI (I). Non essendo rimasto piia di sei o sette giorni il Guarco a Palazzo, pareva improbabile che in così (i) Non è il caso di tener conto di qualche ducato dello stesso col n. XX. V. Ruggero, Ann. Ceti., IX, in Gazzetta Ktimismatica dell'Am- brosoli, Anno IV. ANNOTAZIONI NUMISMATICHE GENOVESI 63 breve intervallo si fosse pensato ad emettere mo- neta in suo nome; ed in tale opinione conveniva lo scrivente, confermandola nei precedenti suoi scritti. La comparsa di questo soldino, viene a provare una volta di più, quanto sia conveniente l'astenersi da previsioni di questo genere. E evidente ormai, che la zecca non rimaneva inattiva, neppure per i pochi giorni della durata di un nuovo governo. D'altronde, poco tempo bastava ad approntare un nuovo conio, e specialmente quello del presente soldino; essendo stato posto in opera, come giustamente mi faceva osservare S. A., il rovescio di alcuni soldini del Vi- sconti colla sigla A, che servì ancora per il succes- sore del Guarco. Quantunque fosse indubitato spettare al Guarco il n. XX della serie monetale, perchè compreso tra i due dogati XIX e XXI del Campofrcgoso, non è tuttavia indifferente per lo storico e per il numisma- tico, il possedere la prova reale del fatto. E questa considerazione viene ad accrescere il pregio ecce- zionale del soldino qui descritto, che è il più pre- zioso ornamento della serie Genovese posseduta da S. A. R. 64 GIUSEPPE RUGGERO XXIX. NUOVE MONETE. Pensando al ritardo inevitabile cui andrà sog- getta la pubblicazione del secondo fascicolo delle Tavole Genovesi: temendo anzi che questa si renda molto difficile ora, che la nostra Società Ligure ha subito perdite gravi e per ultima quella del Segre- tario Generale Comm. Belgrano ; ho determinato di spigolare tra le mie schede, per far conoscere al- cune monete inedite o quasi, ai colleghi. Senza te- nere una progressione assoluta in queste spigola- ture, disporrò tuttavia cronologicamente quelle poche monete da pubblicarsi volta per volta. I. — ^ - + DVX o lANVE • T Castello in otto archetti con trifogli alle punte, in cerchio di perline. 9 — + CONRAD • • REX Croce patente in ornati come al dritto. Argento — Mezzo grosso — Peso gr. 1.50. — Museo Civico di I5rescia. La monetazione del primo Doge, si divide in tre parti distinte da tre diverse leggende, delle quali si è determinata la successione in base alle seguenti considerazioni. La leggenda DVX lANVENSIVM PRIMVS, non può aver preceduto le altre, perchè una volta assunto il numero ordinale, non v'era piij motivo di abolirlo. Quella più lunga DVX lANVE Q • DEVS PRO- TEGAT, ha tale analogia coll'ultima del periodo an- teriore ai Dogi, che non può esser altro che la con- ANNOTAZIONI NUMISMATICHi: GENOVESI tinuazione di quella, coU'aggiunta del DVX e la va- riante del nome della città al genitivo. Rimane dunque la terza, quella di DVX lANVE oppure lANVEN- SIVM senz'altro, alla quale spetta il posto intermedio nell'ordine cronologico. Della prima specie di monete colla lunga leg- genda, non conosciamo che i genovini; dell'ultima col numero ordinale, i genovini ed i grossi. Della specie intermedia, abbiamo un grosso e la sua metà con D-IANVENSIVM e colle sigle D Z (2); e cono- sciamo le terzarole, le quartarole ed i denari con D • lANVE, segnati da simboli e lettere diverse. Il mezzo grosso del Museo di Brescia, del quale potei lare un calco nel 1891 e per il quale devo esser grato al Dott. Rizzini, è l'unico che finora sia a mia co- noscenza con questa variante di leggenda, e colla sigla T, già edita nel denaro corrispondente '3). Se questa moneta colla sigla T fosse venuta fuori qualche- tempo prima, sarebbe stata senz'altro assegnata al terzo Doge; ma oggi non è più il caso di pensarvi neppure. Rimandando il lettore alla mia IV Annota- zione U), aggiungerò che basta guardare il grosso di Giovanni Valente, così diverso dagli altri, per ri- conoscere immediatamente rincom])atibilita fra le due monete. 2. - i>' - P : CA : CAR : Z ; DVX : lAN : XXXI ; Ca.stellu cui cappello cardinalizio, in cerchio di perline. (2) V. Tav. Gen., 276 277 già della collezione Kraiicliiiii. (;j) V. Tav. Gcn., 11. 27^. C)"» rniiidiii ili ^nim'iiiii nllriìniilr 111 fiiiiiii l>('f;i. ralcrino, i8tìi. 66 GIUSIJPPE RUGGERO 9' - + : CONRADVX : REX : ROMA : AT : Croce pa- tente in otto archetti con rose alle punte ed anellini agli angoli, in cerchio di perline, (jro — Ducato — Da calco esistente presso S. A. R. il Principe di Napoli. Questo ducato presenta due particolarità inte- ressanti nelle lettere e negli ornati, che non sfuggi- ranno all'attenzione del lettore, appena vista la figura. Le rosette del rovescio distinguono questa dalle altre monete del Cardinale Paolo Campofregoso, distin- zione usata ancora in seguito. Infatti nei ducati di G. Galeazzo M. Sforza, si hanno le due specie, colle rose e senza (5). Di Lodovico Maria Sforza e di Lo- dovico XII non abbiamo che i ducati colle rose, ma per analogia è lecito sperare che vengano pur fuori un giorno o 1' altro quelli senza rose. La seconda specialità del presente ducato, con- siste nelle lettere moderne. I ducati del XXXI Doge colla leggenda che comincia per P • CF e colle ini- ziali di zecca G-,11 oppure T, hanno le lettere gotiche; quelli con P • CA e colle sigle AT che si conoscono sino ad oggi, cominciano a modernizzare alcune let- tere, e tra questi figura anche il mezzo ducato del Regio Museo Torinese. Questo nuovo ducato invece, ha tutte le lettere moderne senza eccezione, per cui deve ritenersi come l'ultimo coniato. Eguale dunque, a quello dello stesso Cardinale come Governatore dello Sforza, per le lettere, differendone solo per la terminazione del nome del re al rovescio e per le rosette. (5) V. Tav. Gen., nn. 800 e 801 senza, e nn. 802 e 805 colle rose. ANNOTAZIONI NUMISMATICHE GKNOVKSI 67 ^ - CISCVS * DEI * & ♦ FRANCOR ♦ REX * Castello accostato da un F coronato e da un giglio; sopra, Sole. I? - + CONRAD X * ROMANORVM ♦ TF (in nesso) A Croce gigliata, accantonata da due gigli e due F coronati. Oro — Scudo del sole — Peso gr. 3,40. Raccolta di S. A. R. il Prin- cipe di Napoli. Lo scudo non è inedito, ma credo utile tut- tavia di pubblicarlo, perchè la descrizione registrata nelle Tav. Gen. è tratta dai disegni non sempre felici di antiche pubblicazioni. Qui invece si tratta di un esemplare effettivo, il primo ed imico che in oggi esista nelle nostre collezioni. Anche la picctjla variante delle stellette nelle leggende, sia dessa dovuta ad una svista nei disegni imperfetti delle pubblicazioni citate, o sia davvero una nuova varietà, merita in ogni modo di esser conosciuta trattandosi di moneta tanto singolare. E per ultimo, qui manca il cerchio interno sulle due faccic della moneta, ed è ben visi- bile il T in nesso colla F delle sigle di zecca sul rovescio. Prima di passar oltre, si rende indispensabile una avvertenza, a proposito delle lettere rozzamente formate ed inconcludenti, che interrompono le leg- gende, ed alle quali ho sostituito dei puntini nella descrizione. Qualcuno forse potrebbe leggere FRNA al dritto, cioè FRAN colla trasposizione delle ultime due lettere pcv errore; ma sarebbe uno sforzo inutile rimanendo ancora a spiegarsi quelle del rovescio, 68 GIUSEPPI-; Rf(.GKKl) oltre alla diversità dello intaglio ed allo spostamento in fuori di quella sci"itta, sul rimanente della leggenda. La moneta evidentemente era mancante di un pezzo sull'orlo, e venne restaurata saldandovi il frammento di un'altra. Rimane ora a sapersi, da quale moneta sia stato tolto il pezzetto che porta le lettere ERNA da un lato ed IRNA dall'altro, col frammento corrispon- dente del cerchietto rigato sottostante. La troveremo facilmente nei ducati d'oro siciliani di Ferdinando d'Aragona, in quelli cioè che hanno il nome del re ripetuto sul diritto e sul rovescio. Sta bene che la maggior parte di questi hanno scritto il nome nella maniera più completa, FERDINANDVS ; ma alcuni lo hanno variato in FERRANDVS ed altri in FERNANDVS i6 _ L'esemplare tagliato dal restauratore dello scudo di Francesco primo, aveva dunque FERNANDVS da un lato e FIRNANDVS dall'altro, e presentava la partico- larità della corrispondenza delle quattro lettere sullo stesso punto dell'orlo; circostanza casuale che non ha nulla di straordinario. La restaurazione del pezzo, costituisce bensì un piccolo neo, ma che non vale a togliere il pregio della moneta. 4 - ly - DVX • ET • GVB REIP • G-ENV Arma ovale con cartocci e corona. 9 — DENA II RI II TREN li TA tra due rami. All' E- sergo: 1671. Argento — Peso gr. i — Collezione P. Lamberti, Savona. (6) V. Catalogo del Museo di Napoli, P. Ili, Napoli, 1871; nn. 4240 al 4242 con KERDiN-ANDvs ripetuto. - V. Catalogo di vendita della Coli. Fusco, Roma, 1882; n. 954 con ferraxdvs al dritto e fernandvs al rov. e nn- 955 e 956 con rERXAxnvs ripetuto d'ambo i lati. ANNOTAZIONI NUMISMATICHE GENOVESI 69 È noto ad ognuno il comunissimo pezzo da soldi due e mezzo del 1671; ma la curiosa variante del Sig. Lamberti meritava, secondo me, di non ri- manere ignorata a coloro, che non ne avessero letta la descrizione in una pregevole pubblicazione dello scorso anno (7). Non è dunque inedita a rigor di ter- mine, ma il disegno che qui per la prima volta si produce, varrà a completare il cenno di quella pub- blicazione. Eguale in tutto al tipo noto da tanto tempo, e segnato al n. 1777 delle Tav. G., questo ne differisce nella iscrizione relativa al valore espresso in denari, invece di esserlo in soldi. 5. - ,B' + DVX ♦ ET * GVBERNATORES » REIP ♦ &ENV * Scudo della Rep. accollato a quello con LIBERTAS in sbarra, coronati ed ornati tra grifoni; sotto, L 5. 9 - * ET ♦ RE&E ♦ EOS ♦ 1736 * O ♦ M ♦ • * La Ver- gine collo scettro e col bambino in grembo, sulle nubi. Argento. — Peso gr. 22,50. CoUez. Cav. Gabella, Genova. E il primo esempio di un nuovo valore inso- lito nella serie, quello da lire cinque. Lasciando da parte le prime grosse monete del Duca G. Galeazzo M. Sforza e di Lodovico XII (3) (7) La Strfnna Savonese per /' auro iH<)4 di Vittorio Poggi. Tip. I>. Bertolotto, Savona, pag. 63. (8) Desimoni, Sui piii antichi scudi (Tari^ento, in Giornale ligustico. .\nno IV, 1877. no cirsi.i'i'K i<::<;(;h:i{0 colle quali si volle avere un pezzo in argento equi- valente al valore del ducato d'oro di tre lire; è noto che poco dopo la metà del XVI secolo, si coniò lo scudo da quattro lire con i suoi spezzati, e che questo formò la base della monetazione del- l'argento. Anche gii scudi col S. Giovanni e la serie dei reali, tennero la stessa numerazione; e nulla fino ad oggi che lasciasse intravvedere la possibilità di un pezzo da lire cinque. Non saprei spiegarmi l'opportunità di coniare nel 1736 una nuova moneta da cinque lire, mentre si aveva lo scudo grande che superava di poco il valore di lire otto, e quello del S. Giovanni che passava le 4 e mezza. Con tutta probabilità sarà stato questo uno dei soliti tentativi per opporsi al continuo rialzo dei valori, creando un nuovo pezzo destinato ad immobilizzare il valore corrispondente. 6. — ly — • R • L ■ A ■ V • sotto 1802, nei centro D • 3 9 — Croce patente. Rame — Peso gr. 1,85 — Raccolta di S. A. R. il Principe di Napoli. Il pezzo da tre denari, non è stato usato che raramente nella monetazione Genovese. Fino ad ora non avevamo che quello anepigrafo, il quale per ana- logia al pezzo da due coniato nel 1751, trovasi nelle T. G. accanto a quello <9). Con ciò non era escluso che si fosse continuato a coniarne negli anni seguenti, ma la mancanza di data e di documenti, impediva di accertare questo fatto. (9) V. n. J14J, ed Ann. Gnu., XXI. ANNOTAZIONI NUMISMATICHE GENOVESI La Repubblica Ligure ha dunque continuato a battere il da tre denari, come appare da questo unico esemplare dell'anno quinto. Ha mantenuto il diametro degli antichi in mm. 15, ma ha creduto bene di aggiungere la leggenda di iniziali e la data, onde non si confondessero con quelli. Circa il peso, non è da tenersene conto per un solo esemplare, che pare si allontani un pò troppo da quello che avrebbe dovuto essere al principio del nostro secolo. In- fatti <^'°), noi sappiamo che il peso del denaro colla Madonna oscilla intorno ai gr. 0,70, e quello dei multipli in rame si mantiene eguale; poi diminuisce in modo che nel 1751 è di 0,65 circa per i pezzi col D, e 0,45 per quelli colla sola cifra. Dal 1768 in poi, nei pezzi da quattro scende a 0,412. Questa moneta del 1802 invece, se il suo peso dovesse venir confermato da altri esemplari, riporterebbe il denaro a 0,616, ciò che parmi poco probabile. Sperai di ricavare qualche lume dagli archivi ; ma il Desi- moni, pregato a far ricerche noi documenti della Rep. democratica, mi assicurava non esistere cenno alcuno di moneta di rame in quell'epoca. Contentiamoci adunque, in mancanza di carte, della preziosa monetina di S. A. R., per primo ed unico documento della monetazione in rame della Rep. democratica. Firenze, Diccnbre iHi)j. CiiLSEi'i'K Rrc.r.LRO. 1101 \'. Ann. Cen., .X.XI. FRINCO E MESSERANO MONETE INEDITE F RING O. Domenico Promis, in una delle sue dotte me- morie sulle monete del Piemonte <■), narrò le vi- cende della zecca di Frinco, aperta dai Mazzetti nella seconda metà del secolo XVI. Morel-Fatio pubblicò in seguito parecchie mo- nete di Frinco '2), specialmente di tipo francese , ed altre ne aggiunsero ancora Domenico (3\ e poi Vin- cenzo Promis (^), B. Pallastrelli <5), F. ed A. Erb- Stein (^*, E. Demole i^\ ecc., contraffazioni tutte di monete uscite da altre zecche. Sembra che l'officina di Frinco sia stata chiusa definitivamente verso il 1609, nel quale anno i Maz- zetti furono citati a comparire davanti al tribunale dell'impero, sotto l'accusa di falsari. Nel 161 1 per- duto il feudo, non lo riebbero che più tardi dal duca di Savoia Carlo Emanuele I, con esclusione però del diritto di zecca. (11 Monete dei Radicali e dei Mazzelli. Torino, 1860. '2) Mnnnaies inédiles de Dezaiia, Frinco et Passeraiio. Paris , 1863 (3) Sulle monete del Piemonte. Supplemento. Torino, 1866. (4) Monete di zecche italiane, ecc. Torino, 1882. (5) Rivista numismatica italiana, voi. Il, fase. 1. Asti, 1867. (6 Italienische Sachahmun^en, ecc. Dresden, 1883. (7) Monnaits inédites d'Italie, ecc. Bruxelles, 1888. 74 GIORGIO CIANI Fra le monete battute a Frinco e ehe ritengo tìn'ora inedite, ricorderò le tre seguenti, che conservo nella mia modesta raccolta. I. - ©'- FERO • D • G RO • IMP ■ S • AVG • G • H • REx Aquila dell'imptro, nimbata, coronata, portante in petto lo stemma dei Mazzetti. ^ ^ * ■ • ■ • NO • ARG • ORDIN • A ■ DD • F. Globo crocifero fasciato, sul quale la cifra numerale Z. Mistura. Peso Gram. 1,50. 2. - ,©' - FERO • D • G • RO • IM • S • AVG • G • H • RE. Aquila dell'impero, coronata, avente in petto lo stemma dei Mazzetti. 9I - X MO • NO • ARG • ORDIN • A • DD • F. Globo fasciato sul quale la cifra T. Sopra: 15 — 70. Rame con traccia d'argentatura. Peso Gram. 1,06. Una contraffazione dei da io kreuzcr di Fer- dinando I, uscita dalla zecca di Frinco, fu pubblicata dai Sigg. Erbstein W, che ne trassero il disegno da un esemplare esistente nel gabinetto reale delle mo- nete in Dresda. Quelle che sopra ho riportato, sono imitazioni delle monete da due krenzer dello stesso imperatore , coniate, probabilmente nella zecca di Hall, per il Tirolo e per l'Austria; le prime portano, (8) Op. cit. Tav. II, n. II e pag. 91. FRINCO E MESSERANO 75 in petto all'aquila imperiale, uno scudetto coll'aquila tirolese, le seconde quello fasciato d'Austria. E singolare il 1570 segnato sulla seconda di queste monete di Frinco, che non può portare nes- suna di quelle spettanti a Ferdinando I, che regnò soltanto fino al 1564. Del suo successore Massi- miliano li (1564-1576), si hanno monete da due kreiizer le quali invece portano la data nel campo, come in quella descritta al N. 2. Sulla imitazione di Frinco l' anno 1570, verosimilmente, dovrebbe esservi stato segnato per indicare l'epoca in cui fu coniata la moneta. In questo caso sembrerebbe che i Mazzetti avessero aperta quella loro zecca nel 1570, se non prima, contrariamente a quanto supponeva il Promis, che basandosi su d' un documento in cui dicevasi " aperta nuovamente „ la zecca di PVinco, riteneva che i Mazzetti avessero cominciato le loro fraudolenti operazioni soltanto nel 1581. 3. — i^ — DOM • FRIN . Scudo a cartocci collo stemma dei Farnesi, sormontato da corona. 9 — • • • SOLI • DEO • ©LO . . . Croce filettata fiorita. Rame. Peso Gram. 1,47 E questa una imitazione di una moneta di mi- stura battuta a Piacenza da Ottavio Farnese (1556- 1586), che porta nel diritto OCT • DVX • PL • Z • P • Il • e lo scudo ovale coli' arme Farnese sormontato dalla corona , ed al rovescio • SALVS • MVNDI • - croce filettata fiorita. L'esemplare della moneta pia- centina da me posseduto differisce per la forma dello scudo da quello di Frinco; e però non voglio esclu- 76 (ilORGIO CIANI dere che altra simile moneta di Piacenza abbia ser- vito di modello per questa imitazione. M E S S E R A X O. Sulla zecca di questo feudo dei Fieschi, posse- diamo la pregevolissima memoria di D. Promis (9), corredata dalle splendide tavole di monete disegnate dal compianto C. Kunz. Vincenzo Promis *i°), A. R. Caucich 'I'', ed U. Rossi ('^i^ fecero conoscere altri prodotti di questa officina monetaria, che ci dimo- strano la sua particolare attività specialmente nel fal- sificare le monete d'altri stati. Alle loro diligenti indagini credo che siano sfug- gite due monetine, non affatto prive d' interesse che vengono ad aumentare la serie delle falsificazioni di monete veneziane. La prima si conserva nel museo civico di Trento, la seconda è della mia collezione. — • di non comprare « oro a più pretio de libre quaranta una sol. tri et dinari sey imper. per caduna onza, a resone de libr. cinque per ducato et fin a tanto chel Ducato starà a Ibr. 5 imper. salvo chel sia licito al magistro de Cecha comprarlo a più pretio comò li parirà ». L'argento non si comperi « a più pretio de ducati sei doro per marco dargento fino overo el valore cioè libre trenta imper. tanto che lo ducato starà a libr. cinque imper. ». Divieto d'esportar l'oro e l'argento u in pani, grane, verghe , bolzonaglie et mo- nete bolzonate » fuori del Ducato. i< Cadauna persona che condurà o farà condiire a questa inclita città de Milano » oro e argento sarà tenuto « al intrare de le porte » notificarlo « ali officiali Deputati per lo ma- gistro de cecha » sotto le penalità di multe e confische. Si ordina inoltre u chel magistro de la Cecha sia obligato a dare la mità del oro et argento che li sarà consignato utsupra a li batiloro, batifoglie, fabri e tira oro per uso de li exercitij loro « Onde assicurarsi la consegna di detta metà sarà in facoltà « dessi mercadanti de potere ellegere" uno de li ot filiali regij in essa cecha per contrascriptore quale habia a 86 KMII.IO MOTTA scrivere et lenire cuncto de luto loro et argento li venirà et sera consignato ala giornata. " Ancora si ordina « chel dicto Mag.ro de Cecha, sia obligato a comprare tutto lo argento et oro che se portarà alla dieta Cecha, quale se debia pagare infra lo termino de deci di , et non pagandolo in dicto termino incorra la pena de soldi vinti per marcho. « Anchora perchè se ha vera notitia che ocultamente se manda fora da questa inclita cita et ducal dominio gran quan- tità doro et argento imbaiato in le balle de le mercantie, per la presente crida se fa bando et comandamento che li ligatori da balle ni altre persone possino imballare né fare imballare né oro né argento de qualunche sorte senza special licentia in scriptis concesse... sotto pena de ducati cinquanta per balla, et non havendo modo de pagare li siano dato squassi doi de corda in pubblico ». Nessuna persona « possa lenire bancheli in la cita , et ducal dominio de Milano per comprare monete aut argento senza special licentia. u Anchora perché è venuto a noticia essere portati in sta inclyta cita et Dominio de Milano granda quantità de Cagnotti quali se spendano soldi tri, Arlabassi a soldi quatro e mezo, et Grossi bolognesi a soldi se}': quale tute monete per li assagij facti in la Regia Cecha de Milano se sono trovati essere de minore bontà de quello doverebeno essere » a togliere l'oc- casione di accrescimento dell'oro, si ordina " che dicti Arlabassi, Cagnoni e Grossi bolognesi, intendendo che non siano toxati, se possino spendere al corso suo solito fin a mesi dui prox.i dopoi la fabricatione dela presente crida, talmente però che in qualunche pagamento che sia da libre 400 in giuso non se possa dare de diete valute salvo che la quarta parte et non più: et da libre quatrocento in suso non se possa dare salvo libre ducento imper. et non più, et ancora che habiano termine de giorni quindeci de più a poterli spendere al dicto corso solito. Declarando che in li dicti giorni quindeci immediate sequenti ali dicti dui mesi, niuno se intenda essere astricto a receverli contro la sua voluntà et passati li dicti termini se comanda che ninna persona non presuma spendere né rece- vere dicti pezi de monete se non a denari tri manco per pezo videlicet li grossi bolognesi a soldi v dinari viiij, li Ar- labassi a soldi iiij, dinari iij, li Cagnoni a soldi ij, din. viiij. " .anchora per bavere inteso essere alchuni homini de mala DOCUMENTI VISCONTEO-SFORZESCHI, ECC. 87 sorte li quali non obstante la prohibitione.... hano presumalo da certo tempo in qua portare, introdure et dare corso nel do- minio ducal de sua Mayestà certi soldini quali si dice essere fa- bricati a Creniagnola, o vero a Salutio, et hano da uno canto una croce, da laltro uno scuto cum laquila sopra li quali sono de molto minore bontà che non sia el corso hano di presente de dinari dodeci luno per non dare tropo jactura ali subditi a bandirli in tutto, se permette che dicti soldini se possano spendere et recever per dinari nove imperiali et non più cadauno. u Essendo anchora da pochi giorni in qua comparse in questa inclita cita de Milano et dominio alcuni Grassoni da sol.xxiiij et dinari sei luno novamente fabricati in Alamagna e sopto il nome del Marchese Christoforo da Bada: et alcuni altri grossi da soldi nove similmente sotto el nome del prefato Sig." Marchese deli quali dinari essendone facto li debiti assagij se sono trovati a manco bontà e valore de quello se li daseva corso, il che quando se tollerasse seria grandissimo danno... » si proibisce « che dicti grossi non habiano corso né se posseno spendere ne recevere in alcuna parte del prefato Dominio ". 484. — 1521, maggio 6, Milano. — Capitoli in favore della zecca di Milano [Reg. Panig., O. 256 t. — Argelati , De Monetis, II, 282]. Il Lautrec delibera e affitta « per viam provvixionis Do- mino Aluysio Scacabarotio Cecham regiam Mediolani, eam recipienti et acceptanti in conductionem per viam provixionis utsupra cum eisdem capitulis et conventionibus ac condicio- nibus et pactis cum quibus illam conduxit et habet ipse D. Aluy- sius Scacabarotius presens conductor et hoc prò ilio tempore de quo in conventione, videlicet ad annos tres cum dimidio prox. venturos. Hoc addito quod omnibus tribuatur facultas et ampia potestas emendi et vendendi aurum et argentum in ea quan- titate et eo pretio quo et qua omnibus et singulis libuerit, et prout melius poterunt. Ita tamen quod in casu venditionis ven- datur habitantibus Mediolani ad finem ut non exeat civitatem sub pena et ordinibus et proclamationibus contenta. Et quod ubiconque et quomodocumque libuerit regie Maje- stati reducere valorem ducati inferiorem quam nunc sit con- teneatur laborare ad eam monetam dum tamen non reducatur ducatus ad minorem valorem librarum quatuor et sold. tredecim imper. etiam quod impresentiarum reduceretur. 88 EMILIO MOTTA Et eo casii videlicet qiiod ducatus reducatur ad libras quatuor et sold. tredecim solvat singulis annis scutta quinquecentum agentibiis prò regia Camera. Ac tencatur laborare in moneta usque ad valorem quadra- gintaquinque mille ducatorum singulis annis in diversis valutis juxta mandatum et in termino statuendo per 111. Dominum seu Deputatos sub pena in ordinibus et decretis contenta w. 485. — 1521, luglio [o, Milano. — Grida di citazione contro Francesco Minuti detto de Rebrici del fu Tomaso, abitante in Pavia, inquisito per fabbricatore di monete fal.se {Reg. Poìiig. W. 1 1. 566 t.J. \']1I. FRANCESCO II SFORZA. 486. — 1522-1535. — Serie delle monete di Fran- cesco II Sforza [Gnecchi, Monete di Milano, p. 108, e in Riv. Hai. di ìiìiDiismatica, 1894, fase. I, pag. 56]. 487. — 1522, aprile 24, Milano. — Prezzo dell'oro sotto il giorno 24 aprile 1522 {Reg. Panig., P. 83. — Bellati. Mss]. Ducali d'oro larghi L. 5 s. 5. Senti soleti L. 5 s. 2. Fiorini de Reno L. 3 s. 15. Rogorini L. 5 s. 3. Sciiti novi L. 4 s. 4. Testoni ducali L. i s. 5 d. 6. Mozanighi et Troni L. — s. 17 d. — 488. — 1522, maggio 28, Milano. — Conferma di certe ordinanze intorno alle monete ed al loro corso quali quelle del divieto di trabuccare e tosare monete, di esportarle dal ducato e di recarsi a lavorare in zecche forastiere [Reg. Panig., P. 94 t. - Bellati, Mss]. UOCfMt.NTI VlSCOMtO-SKUKZLSCHl, ECC. ?9 ' La tariffa come segue : Ducati larghi habiano corso L. 5 s. 5. Sciiti soleti L. 5 s. 2. Fiorini de Reno L. 33. 16. Kogorini L. 5 s. 3. Scuti tiovi L. 4 s. 4. Testoni lineali L. i s. 5 d. 6. Testoni Savòyni L. i s. 5. Testoni de Monferrato L. i s. 2. Moceniglii et Troni s. 17. 489. - 1522, settembre 15, Pavia. — Decreto relativo alle monete e sul valore dell'oro e dell'argento f AV^. Pani^'., P. 119 t. — Bellati, Mss.]. Si dà il bando a tutte le monete « cosi de oro come de argento fabricate nela Cecha di Casale, »> le quali monete rimo « ducati larghi, Scuti da laquila, Grossi da soidi nove appel- lati Coruoni, Grassoni, Parpajolc da soldi due, et da soldo uno et dinari sei. Soldini ». Bando parimenti a tutte le valute della zecca di Desana. u Item tute le parpajole da soldo uno denari sei, et soldini dal cimerò perchè sono de manco bontate et peso del suo solito se da termine ad caduna persona, sino ad quindeci giorni del mese de octobre pro.x. ad poterli spendere et recevere, cicè le parpajole a soldo uno, dinari tri, et li soldini a dinari novi, et li cornoni novi et vechij similiter se possano spendere et portare via fino ad dicto termino de giorni quindeci de octobre pro.ximo al solito corso, et passato dicto termino non se possano tenere in casa, spendere ne portare fora dele ci- tate né nel dominio; et se concede che le possano portare in cecha et gii serano pagate quello valerano secondo la bon- tnte sua n. Item banditi i k grossi fiorentini da soldi nove per cadimo quali sono più grandi et piii ligeri de li altri. Perchè si sono trovati ligeri et de minore bontate de li altri vechij perchè sono fabricati falsi fora de la Cecha di Fiorenza. u Item perché se sono trovati fiorini da Reno, ducati et scuti de diverse sorte, et grossniii da soldi vinticinque, denari sei et grossi da soldi decesepte luno, et altre monete quale sono in parte false et in parte abasse, si fa publica crida che ognuno se aguarda bene nel recevere tal oro, et moneta, et non ha- 90 KMILIO MOTTA vendone cognitione mandano ala Cecha de Milano, o vero ali banchi et bandirti " pena le solite confische e multe. (. Item a ciò che le citate et altri loci del Ducal dominio non habiano a patire detrimento se fa noto et manifesto che ne la ceca de Milano de predente se fahricano valute nove da soldi tri et denari sci limo a quello stampo che sera ordinato per lo 111.'"" Sig.''*' Duca et in breve se retirerà el Ducato a libre cinque, et le altre valute ala rata del dicto Ducato ». Confermato il divieto di traboccare monete, e di abusi di corruzioni da parte di ufficiali delle monete con bottegai. u Item perchè // grossono de Milano se bate de niegliore bontà che gli altri grossoni, et secondo li ordini vechij si trova che quatro grossoni de Milano et soldi dui fano uno ducato doro; et per questo li dicti grossoni de Milano si asportano fuora del Ducal Dominio in grande detrimento dela patria » si ordina n che epsi grossoni de Milano si possono spendere et reccvere a soldi vinticinquc: dinari sei, et li altri a soldi viuticinque e dinari tre luno, sino a tanto si farà altra ordi- natione circa lo abassare la quale se farà in breve, et questo incomenzando ali dicti giorni quindeci de octobre, et per la pre- sente crida se fa noticia ad caduna persona corno le peze doro al dicto termino de giorni quindeci de octobre se abasserano de pretio, et se haverano ad spendere ad uno soldo mancho per pezo, conio qua de sotto è annotato, videlicet : Ducali larghi a libr. cinque soldi quatro. Ducati Rogorini a libr. cinque soldi dui. Scuti soleti a libr. cinque soldi uno. Corone de l'ranza a libr. quatro soldi deceocto. Fiorini de Rhcno a libr. tre soldi sedece ". Divieto d'importazione e spendizione delle monete delle zecche forastiere di Casale, Crevacuore, Mirandola, Saluzzo, Desana, Messerano, Torino^ Concordia, Carmagnola e Chivasso. I denari « appellati Cagnoni et parpajole de Pranza sarano reducto a manco pretio fra pochi dì, perchè si trovano dicti Cagnoni per la magior parte reniondati, et le parpajole bone essere disfacte «. Divieto di tenere « bancheti per comprar oro aut argento « in Milano o nel ducato " senza special licentia del Magistro de la Cecha de Milano ". 490. - 1522, ottobre 14, Milano. — Decreto di pro- roga .sulle monete [Rrg. Pmiig., P. 124. — Bellati, Mss.]. DOCUMENTI VISCO.NTEO-SFORZESCHI, ECC. QI Proroga sino alle calende di novembre delle tariffe stabilite nella precedente grida « per non essersi anchora sino allhora presente possuto finire la fabrica de li stampi, con li quali se havevano ad lare valute nove •>. Passato il qual termine di calende novembre « se declara essere abassato lo pretio de dicto oro videlicet soldo uno per pezo ciimo in dieta prece- dente crida se contene ". 491. - 1523, 8:ennaio 24, Milano. - Conferma della grida sulle monete d'oro e d'argento [Rrg. Paiii'if., P. 132 t. — Be/laii, Mss.]. 492. — 1524. — Monete ossiDioNAi.i di Pavia. " Ceterum cum necesse esset Germanis stipendia menstrua persolvi, non parcitum est argento sacro profanoque, ex quo pecunia poliangula signata est, cuius haec erat inscriptio in parte una: Caesariani Paimae Omsessi ; in parte aitera mhxxiv „. [Gaitdentii Mentlac suae aetatis rerum gestaruin libri septem, in " Biblioteca historica Italica „. Mediolani, 1876, p. 93]. Per le monete ossidionali pavesi, cfr. per citare la fonte più recente e più autorevole il Fiiauibillti , Monete di Pavia , 474. Tra le fi^nti più antiche vodi Lurkin-; (job. jacobus). Sylloge Nuniismatum Klegantioruni ect. | .Vrgentinae, typis Rep- pianis, 1620, p. 53] (86|. 493. — 1524, ottobre i, Milano. — Decreto per il bando di certe monete fabbricate nelle zecche di Casale , Messerano, Desana e Mirandola [Rcir. Panii:;., P. -202 t. - Ihllati, Mss.]. Bando « dei dinari appellati da Cornoni dui, sive da Cova- loti tri fabricati ne la cecha de Casale, Misserano et Desana, quali pensandosi non fosseno fatte in le ceche predicte per la varietntc nova del slaiii/>o, se spendevano per el ducale dominio per soldi vinti e ale volte per grossono uno per caduno in gran detrimento de la ducale Camera ». Banditi inoltre i .< ducali doppij et etiam li ducali da uno ducato intitolati de la Mirandola » pel danno causato « tanto circa la loro bontà quanto in lo peso " E conferma ^dei pre- (86) Ivi pure, p. 59. per le iiioiiclc casticiisi di Cremona dcll'a. 1526. 92 KMll.ll) MOTTA cedenti divieti d'importar monete di dette zecche forastiere o di recarvisi. 494. -- 1524, dicembre 23, Milano. — Decreto relativo a certe monete nuove bandite [Reg. Panig. P. 2191. — Rellatì, Mss.]. Conferma del precedente bando per riguardo ai conioui e cavallotti; e nuova bandita n di dinari novi appellati arlahassi quali hano da uno canto uno scuto traversato zoè la parte de sotto solio, et quella di sopra gargiato con una aquila de sopra con due teste et da una banda del scuto preditto uno B et da laltra una M. Et da laltra parte del dinaro una Croce con quatro fiori, quali dinari havevano corso per soldi 4 et dinari 6 luno, del stampo di Casale Monteferrato ». Bandite anche le fiarpajo/c false, ora comparse sul mercato, " quale non sono fabricate in cecha ". 495. — 1525, settembre 29. Milano. — Si concede a Maffeo da Givate, orefice e medaglista, di recarsi presso Alosio Tizzoni , signore di Desana, a dirigere quella zecca [Registro ducale n. 80 fol. 119 t. — Gazzetta Numismatica di Como, a. VI, 1886, n. 12] (87). Franciscus etc. Essendo prohibito così per decreti corno per cride ultimamente fatte che alchuno nostro subdilo possi an- dare ad lavorare fora dil Dominio nostro né exercire, admi- nistrare o dare adiuto in alchuna cecha (zecca) forestera, et essendo stati ricercati dal Magnifico D. Aluysio Ticiono Si- gnore de Desana ad concedere che Mapheo da Clivate possa andare et administrare a Desana la Cecha sua, et etiam in altre ceche comò meglio parerà a dicto Mapheo. Et volendo noi gratificare epso Sig."''' di Desana, per tenore de le presente concedemo libera et ampia licencia a ditto Mapheo che possa andare tute et impune et attendere a tale administratione, et governo comò meglio li parerà con potere etiam fare condure ogni instrumento conveniente al officio suo, modo non faccia transportare oro né argento fora del Dominio nostro, né con- dure aut fare condure alcune valute forastere, contra la forma (87) Per 11 da Givate cfr. retro il n. 471, doc, 9 dicembre 1517. DOCUMENTI VISCONTEO-SKORZESCflI, ECC. 93 depse nostre cride et ordini, et che epso Mapheo sia tenuto, facendo nui lavorare nela Cecha de Milano, et essendo da noi o nostri Agenti requisito, a ritornare. Mandando a tutti li of- ficiali et subditi nostri ad chi spectarà che observino et facciano observare le presente, non obstante cosa alcuna in contrario. Dat. Mediolani xxviiij septembris MDXXV. Visa Moiottiis u Barth. Rozottii.'i >'. 496. — 1525, luglio IO, Trezzo. — Grida di bando contro i cornotii ed i doppi conioiii di Piacenza e Parma [Arch. di Stato. Gridario, grida a stampa. — Bellati, Mss. cit.]. « Essendo pervenuto ad notitia... come li ordini et decreti facti circha le monete et pubblicati per pubbliche cride p)ocho si observano et maxime fora... de Milano " si ripubblicano i già emanati, a principiare da quelli in data 28 maggio 1522, venendo, a quelli 23 settembre 1522, 26 gennaio 1523, i ottobre 1524 dando il bando alla « grande copia de Coinoiii novi da soldi novi, et dopa Cornoni da soldi xviij de diversi stampi et di- nari da soldi iij quali dinari da soldi iij sono facti et fabricati a Piaxenza et Parma, quali facti li debiti asagij... « si trova- rono u di niancho bontate di quello dovevano essere ». Per- donando, se denunciati entro quindici giorni al maestro della zecca, a coloro che avessero « adiutato a condure in queste parte de tal valuta, » o si fossero « intromisso in ceche fo- rastere ». E u non intendendo per le suprascripte reyteratione facte per le presente cride derrogare ale suprascripte cride ma più presto de agiungere rasone ad rasone et non partir.se de quelle ». Col seguente prezzo dell'oro : Ducati larghi per lib. v, .soldi iiij. Ducati roiroriui per lib. v, soldi ij. Scuti dal Mite per lib. v, soldi i. Corone de Pranza per libr. iiij, soldi xviij. Fiorini de Reno per lib. iij, soldi xvj. 497. — 1525, ottobre 7, Milano. — Decreto .sulle mo- nete [f^fg. Panig., P. 264. ~ Gridario. — Bellati, Mss. . Conferma dei divieti di spendere monete di zecche forastiere od erose. Non ostante le precedenti gride, essere « portata grande quantità de dinari da soldi cinque appellati nini Jiilij 9+ EMILIO MOTTA fabricati in diverse Ceche, quali facti li debiti asagij valeno assai manclio del loro debito corso, et maxime quelli fabricati nela Cecha de Bologna, Piasenza, Parma et Modena » sicché si ordina il bando completo di quelli « fabricati in diete ceche, cioè Piasenza, Parma, Modena et Bologna, quasi tutti ad una medema conformità in modo che saria difficile alla magior parte cognoscere quelli fabricati in la Cecha de Roma, quali sino ad questhora sono fabricati boni ". Termine 8 giorni ad espor- tarle dal dominio ducale. 49B. — 1526, febbraio 15, Milano. — Ripetizione delle gride e degli ordini in merito alle monete [Rcg. Panig., P. P. 6. — Bellati, Mss.]. Conferma in ispecie delle gride dell'ottobre 1524 e 1525 , e delle penalità contro gli spenditori di monete false e gl'im- portatori di monete di zecche straniere. 499. — 1527, febbraio 16. — Trebbia pres.so Piacenza. Privilegio di zecca a favore del conte Filippo Tornielli per Desana [Trivulziana, Cod. n. 1618, fol. 41. — Riv. ital. di Nuni. 1894, fase. Ili, p. 401]. 500. — 1527, febbraio 19, Milano. — Grida relativa alle monete {Rcg. Panig., P. P. 41. — Be//aù',Mss]. Contro il dispositivo delle precedenti gride del febbraio del- l'anno pross. pass. « di novo sono comparsi certi g>-ossoni da soldi decepste de diversi stampi, quali fatti li debiti assagij valeno solum soldi tredeci, et denari sei per caduno, et anchora sono comparsi de dicti denari da soldi decesepte fabricati nela cecha de Messerano, quali hano da uno canto una Aquila, et da laltra uno homo armato in pede... valeno solum soldi septe per caduno ». Siano bandite, confermando il divieto di circo- lazione delle monete uscite dalle officine di Casale, Saluzzo, Messerano, Desana, Torino, Chivasso, Carmagnola, Mirandola, Crevacuore, Concordia, Piacenza, e Parma. Si conferma, assieme agli altri capitoli per adulterazioni, ecc. « uno capitolo quale prohibisse che non si possa spendere ne recevere alchune monete nove così de oro comò de argento de qualunque sorte voglia se sia, per il qual capitalo se in- tende che anche quelle monete nove de Belinzona ne daltre Ceche prohibite, non se possono spendere né recevere, né tenere, et DOCUMENTI VlbCONltro -SKOKZESCHI, IXC. 95 come più ampiamente in diete Gride è manifesto ». Grida pub- blicata ai 19 marzo. 501. — 1527, novembre 15, Milano. — Grida relativa alle monete [Reg. Panig., P. P. 75. — Bellati, Mss.]. Crescendo i disordini e l'aumento dell'oro e dell'argento per lo spendere di valute proibite, si proclama che nessuno « pre- suma spendere né recevere il ducato largito più di libre cinque et soldi tri imp., et il Reno per libre tre, soldi dece septe imp. ». Confermati gli altri bandi di monete. 502. ^ 1528, gennaio 4, Milano. — Grida che regola il corso delle monete [Rig. Panig., P. P. 94. — Bellàti, Mss.]. « Considerando.... la corruptela et gran abusione ac danni che. succedono... per il perseverare in questo dominio il spen- dere dele monete fabricate, et che se fabricano in le ceche forastiere, quale se fabricano senza ordine né metta alcuna, per le quale se causa non solo lo augniento che fa de giorno in giorno il corso del oro, ma che li argenti quali doveriano essere portati a questa inclita città per bixogno delli lavoreri del oro fillato et de altro beneffitio depsa et etiam per fare fabricare le bone monete in questa cecha de Milano, sono ex- portati a diete ceche adulterine.... », acciochè ■< el male non vada più inanze.... per la presente fa pubblica crida et coman- damento, che tutti quelli grossi appellati vulgarmente bianchoni de qualuncha sorte volia se sia, et fabricati in quale se volia cecha, cosi da s. .wij comò da s. xvj se possano spendere et recevere per il corso solito per insino a uno mese proximo Evenire, ma passato dicto termine, non sia persona che ardisca ne presuma spenderli per più de s. xv per caduno per insino a dui mesi alora seguenti. Reservando li bianconi di Monte- ferrato, quali hano da una parte uno sancto assetato et da laltra una aquila con doe teste, et uno scudazolio in el pecto a dieta aquila, et queli quali hano una croce grande da una parte, et da laltra uno scudo con lamia de Monferrato, quali ex nunc et de presente non se possano per pretio alcuno spen- dere... per esseie trovato dicti bianchoni de Monferrato valere manco de soldi dece per caduno depsi ». Passati i due mesi sopra indicati, bandite tutte le qualità dei bianconi « perchè sua Ex.tia [// governatore] ha principiato a fare fabricare questa cecha de Milano ». Il M pretio et corso del oro » il seguente: Qg t.MILIO MOTTA „ Li ducali larghi L. 5 s. 15- Li ^cndi dal M>lc L. 5 s. 12. Li ^citdi Corona L. 5 s. 9. Li ^ciidi uovi L. 4 s. 12. Li Clonili da Reno L. 4 s. 2. Li /;//(•(;// Rogar ini L. 5 s. J3. Li Ti'stoni da Milano, Genua, Ferrara, Mantua et Alamagna per soldi 18 limo. Et perchè li sono testoni fabricati in le ceche de Pranza quali manchino assai de bontà et pexo de queli fabricati a Milano, perhò non se habia a spendere né recevere per adesso se non per sol. 25 per acaduno ". Divieto di " lenire bancheti suxo la piaza del domo né in altri loci in la presente città de Milano e comprare oro né argento de ninna sorte, senza licentia del magistro di cecha de Milano ". 503. — 1528, dicembre 22. — Mandatiim Francisci II Sfortiae Vicecomitis Mediolani Ducis prò solutione pensionum, ac stipendiorum Ofiìcialibus, et Ministris Status Mediolani [Argelati, De Monetis, II, 274]. Non interessa direttamente la zecca di Milano, essendo un puro elenco delle paghe dei diversi addetti alla corte dell'ul- timo Sforza. 504. — 1528 - " Giustizia fatta .su la Piazza del Duomo, furono abbruggiati n. 4 Spagnuoli Monetarii falsi „ [Ardi. stor. lombardo, 1882, p. 460]. 505. — 1529, febbraio i, Milano. — Grida che richiama il divieto ai maestri o fabbricatori di monete di recarsi a lavorare nelle officine estere. Gli assenti dovranno presen- tarsi nel termine di sei giorni a G. Ambrogio Boltraffio , commi-ssario generale sopra le monete, pena la vita e la confisca dei loro beni in caso di trasgressione [Bcllati, Mss. citati, alla Braidense]. 506. - 1529, febbraio i, Milano. — Grida di proroga in merito al corso di certe monete [Reg. Pauig., P. P. 95 t. - Bellati, Mss.J. DOCUMENTI VISCONTEO-SFORZESCHl, ECC. 97 " Perchè insino ad hora non si è possuto fabricare la quan- tità de monete sufficiente " si proroga insino alle Caiende di Marzo il termine di ricevere i bianchi da s. i6 e da s. 17 che non si » potesseno spendere passato un mese se non per s. 15. u Similmente se dà bando alli dinari mantiiaiti quali se spendeno per den. 6 luno, per essere cativa valuta ". 507. — 1529, febbraio 25, Milano. — Grida sulle mo- nete [Reg. Pmiig., P. P. 96. - Bellati, Mss.]. Non potendo ancora mandare ad esecuzione le precedenti gride sui hiauchoni, e ciò « per varii et multiplici rispecti " se ne proroga sino alle caiende di aprile il termine di spen- dizione. u Anchora perchè de novo sono comparsi certi bianchi facti a Saluzo quali hano da uno canto una arma con la Corona di sopra, con l'ordine de S. Michele, et in cerco Michael autem et da laltra parte S. Constantio a cavallo, quali sono "de mi- nore bontà dil solito; et anchora pare, che di novo si spendano li mezo JnUj quali hano le balle, et li soldini de Saluzo, quali hano da uno canto una croce et da laltra una arma con la- quila de sopra, con le ale aperte, non obstante che altre volte fossero bandite » si bandiscono del tutto dal ducato. 508. — 1529, agosto 4. — Appalto della zecca trivul- ziana di Roveredo a Dionigi di Besson, lionese, per lo spazio di anni sei [Gnccchi, Monete dei Trivulzio, pp. 47-49. -- Ta- gliabile, E davvero esistita la zecca di Mesocco? pp. 50-53]. 509. — 1529, ottobre 15, Milano. ~ Grida relativa alle monete [Reg. Panig., P. P. 102 t. — Bellati, Mss.]. Si conferma il divieto di spendere i bianchi per più di 15 soldi. « Et anchora acciò che non se multiplicano dicti bianchi in el stato de Milano » si ordina « che tutti li suprascripti bianchi permissi ad spendere siano bollati da qui a giorni quin- deci prox. avenire, in questo modo cioè che tuti quelli bianchi quali de presente se ritrovano ne la Cita de Milano et loci circumvicini siano portati in dicto termine alla Cecha de Mi- lano dove senza spe.xa sarano bolati ". Quelli ritrovati nei territori di Novara, Pavia , Gallaratc , Como e suo vescovado siano consegnati nelle mani dei rispettivi ReferendarJ e Capitani. q8 e. motta - DOCUMENTI VISCONTEO-SFORZESCHI, ECC. n Et passato dicto termino de giorni quindeci non si possano ditti bianchi non bollati spendere ne recevere », con conferma del divieto d' introduzione di monete di zecche forastiere, ecc. Tariffa delle monete d'oro e d'argento la seguente : Ducati largiti per L. 6 s. 3. n Rogar ini per L. 6 s. i. Scuti del sole L. 6 s. — Corone per L. 53. 17. Senti da laquila per L. 5 s. — Fiorini da Reno, et fiorini dargento per L. 4 s. io. Testoni da Milano, Ferrara, Mantua, Genova, Bologna, Tho- deschi, et Portugalesi per chaduno de loro L. i s. 12. Testoni de Pranza L. i s. io. Mosenighi, seu Berlinghe et Troni L. i s. i. Marcelli L. — s. io. Arlabassi de Allamagna da s. 4 den. 6 per s. 5. Luchexi da s. 4 par s. 5. Luchexi da s. 2 d. 9 per s. 3. Jullij papali per s. 11. Fiorentini de s. 9 d. 11. Bussoloti de Mantua et Ferrara s. 11. Testoni de Genova de s. 32 per L. 2. Li mezi testoni alla rata utsupra. Grassoni da s. 20 fabrichati in la cecha de Milano per L. i s. i. Grassoni da s. 20 con la testa del re Ludovico fabricati ut- supra per L. I s. 5. Li mesi grossi da s. io fabricati utsupra per s. 12 d. 6. Li dinari da s. 7 fabricati utsupra per s. 8 d. 6. Li dinari da s. 3 d. 6 fabricati utsupra per s. 4 d. 3. Li Ambrosini fabricati utsupra per s. 8. Grossi da s. 3 fabricati utsupra per s. 4. u Et perchè novamente sono comparsi certi bianchi quali hanno da una parte una testa et da laltra larma trivulcescha quali sono de mancho bontà et etiam de mancho pexo de li altri, perhò se li dà bando ». Emilio Motta. (Continua). Bibliografia namismatica DI GIANGIACOMO DE' MEDICI CASTELLANO DI MUSSO La presente nota, compilata dal solo punto di vista nu- mismatico, è il risultato d'una cernita fra i titoli bibliografici d'indole generica che componevano un mio recente saggio su Giangiacomo de' Medici considerato nel decennio in cui fu castellano di Musso. I titoli generici che m'era riuscito di raccogliere allora oltrepassavano le quattro centinaia ; questa nota invece, di carattere tanto più ristretto, varca di poco il quarto di quel numero ; anche per essa, ad ogni modo, non posso che in- vocare r indulgenza del lettore e rivolgergli la viva preghiera di additarmi le lacune che gli risultassero (particolarmente fra i cataloghi di collezioni pubbliche o private) in questo primo e necessariamente manchevole tentativo di preparare i materiali per un commento numismatico alle biografie del Medeghino. Solone Ambrosoll AVVERTENZE. I titoli sono disposti in ordine cronologico. L'asterisco * indica le pubblicazioni che recano disegni di mo- nete del Medici. BIBLIOGRAFIA NUMISMATICA DI GIANGIACOMO DE MEDICI lOI a) PUBBLICAZIONI NUMISMATICHE. ' Reformatto moHclaniiii aiirt et argenti in ditioiie citramont. illustriss. domino Saò. duci subdita. Taurini, 1529, tav. in fol. (al n. 13). * Argelatus (Philippusl. De inonetis [taliae disserlationes. T. III. Mediolani, 1750. (a pag. 74 delle Additioiies, con disegno alla tavola Xll|. * Cari.i-Rubbi (Gianrinaldo). Delle monete e dell' iiistitiizione delie Zecche d'Italia. Tomo primo. Mantova, 1754. (a pag. 215-16 e 230; con disegno di moneta alla tav. II, n. io). * Sellati (F'rancesco). Dissertazione sopra varie antiche mo- nete inedite spettanti all'austriaca Lombardia, con alcune correzioni ed utili osservazioni ad altre già pubblicate. Milano, Antonio Agnelli, regio stampatore, 1775. (a pag. 18-19, con due disegni di monete |. Zanetti (Guid'Antoniol. Nuova raccolta delle .Monete e Zecche d'Italia. Tomo V. Bol(»irna, stamperia di Lelio d-illa \'olpe, i jHg. (a pag. 122-23, '" notai. Akfò (Ireneo). La Zecca e Moneta parmigiana illustrata, opera di annotazioni accresciuta e data in luce da Guid'Antonio Zanetti. Parma, presso Filippo Carmignani, 1788 (ma Bologna, 1789; cfr. -Seletti, Ln città di Bussflo, Milano, 1883, voi. Ili, a pag. 1791. (a pag. 122-23, '■'' nota). Mazzlicchelli (Pietro). Informazione sopra le Zecche e le Mo- nete di Gian Giacomo Trivulzio. In Dell' istoria intorno alle mili- tari imprese e alla vita di Gian-Jacopo Trivulzio detto il Magno, di Carlo de' Rosmini. Milano, tipografia Giov. Gius. Deatelanis, 1815. (a pag. 353-55)- Ramus. Catalogus nuiniiiorunt, etc. Hafniae, i8[6. (al n. 13). SOLONE AMBROSOLI Medaglie e monete procedenti dal Museo del conte Costanzo Taverna. Milano, dalla Soc. tipogr. de* Classici ital., 1843. (a pag. 16). Wei.lenheim (Leopold Welzl von). Verzeicliniss seiner Miitiz- tind Medaillcn-Sammlung. II. Band, I. Abtheilung. Wien, bei J. Bermann & Sohn, 1844. (a pag. 313). J^ARTHÉLEMY (J. B. A. A.). Nouvcau Manuel compiei de Numis- matique du M^yen dge et moderne (Manuels Roret). Paris, à la Librairie encyclopédique de Roret, s. a. (a pag, 364). MuoNi (Damiano). Elenco delle Zecche d' Italia dal Medio Evo insino a noi (Edizione di soli ventiquattro esemplari). Milano, Francesco Colombo, libraio-editore, 1858. (a pag. 15). Trachsel (C. F.). Die angeblichen Miinzen von Misocco im IVellenheim' scìien Catalog. In Berlincr Blatter fiir Miinz-, Siegel- und Wappenkunde, IV Band. Rentzmann (Wilhelm). Numismatisches Legenden-Lexicon des Mittelalters und dcr Neuzeit. Berlin. Verlag von R. Wegentr, 1865 & 1866. (Erster Theil, a pag. 102; zweiter Theil, a pag. 178). Promis (Vincenzo). Tavole sinottiche delle monete battute in Italia e da Italiani all' estero dal secolo VII a tutto T anno MDCCCLXVIII. Torino, Stamperia Reale, i86g. (a pag. 90 e 138). * MoRBio (Carlo). Monete ossidioiiali sconosciute di Volterra, Empoli, Lecco, Casale e Sabbioncta. In Periodico di Numismatica e Sfragistica, diretto dal marchese Carlo Strozzi ; Anno I. Firenze, i86g. (a pag. 240-42, con disegno di moneta). * KuNz (Carlo). // Museo Bottacin annesso alla Civica Biblio- teca e Museo di Padova. In Periodico di Numismatica e Sfragi- stica, diretto dal marchese Carlo Strozzi; Anno I. Firenze, i86g. (a pag. 234-35, con disegno di moneta alla tav. X, n. 9). BIBLIOGRAFIA NUMISMATICA DI GIANGIACOMO DE MEDICI 103 * KoNz (Carlo). // Museo Bottacin annesso alla Civica Biblio- teca e Museo di Padova. Firenze, Tipografìa di M, Ricci, 1871 (Tipografia dell'Associazione, i86g). (a pag. 37-38, con disegno di moneta alla tav. X, n. 9). Tonini (F. P). Topografia generale delle Zecche italiane. Firenze 1869. (a pag. 32). * MoRBio (Carlo). Opere storico-numismatiche e descrizione il- lustrata delle sue raccolte in Milano. Bologna, presso Gaetano Romagnoli, libraio-editore, 1870. (a pag. 55-57, con disegno di moneta alla tavola II, n. 13 ; pag. 98, 106, 328). Trachsel (C.-F.). Les atelier s monc'taires de la Fami Ile des Trivulzio. In Revue de la Numismatiqiie belge, 5' sèrie, tome II. Bruxelles, 1870. (a pag. 218). MuoNi (Damiano). Archivi di Stato in Milano. Note sull'ori- rigine, ecc. di questi ed altri simili istituti. Con un cenno sulle particolari collezioni dell'autore. Milano, tipografìa C. Molinari e C, 1874. (a pag. 92). * Rentzman (W.). Numismatisches ÌVappen-Lexicon des Mittel- alters und der Neuzeit. Berlin, 1876. (disegno dello stemma, alla tav. 3, n. 150). * Rovelli (Pietro). Monete e medaglie dell'Agro Comense. In Periodico della Società Storica Comense, voi. I. Como, Tipografìa provinciale Felice Ostinelli di C. A., 1878. (a pag. 143-44, con disegno di moneta). Ambrosoli (Solone). Zecche Italiane rappresentate nella raccolta numismatica di Solone Ambrosoli, studente in Leggi. Como, coi tipi di Carlo Franchi^ 1878. (a pag. 7). Catalogo (/.*) del Museo Bartolomeo Borghesi. Monete italiane. Roma. 1879. (a pag. 83). * Rovelli (Pietro). Monete e medaglie dell' Agro Comense. (Estr. dal fase. 3° del Periodico della Società Storica Comense). Como, tip. prov. F. Ostinelli di C. A., 1879. (a pag. 5-6, con disegno di moneta). 104 SOLONE AMBROSOLI Catalogo delle monete italiane medioevali e moderne componenti la collcsione del Cav. Giancarlo Rossi, di Roma. Roma, 1880. (a pag. 211-12). Ambrosoli (Solone). Zecche Italiane rappresentate nella raccolta iinniismatica del Doti. Solone Ambrosoli. Como, coi tipi di Carlo Franchi, 1881. (a pag. 12). Ambrosoli (Solone). Aggiunte alle Zecche Italiane rappresen- tate nella raccolta numismatica del Dott. Solone Ambrosoli. In Gazzetta Numismatica, anno 1, n. 12. Como, coi tipi di Carlo Franchi, i88j. (a pag. 59). Wesener (F. J.). Catalog eincr Sammluiig italienischer Miinzen aus dem Nachlasse des Cavaliere Carlo Morbio in Mailand. Milncben, l)ei Theodor Ackerinann, k, Hofbuchh.'lndler, 1882. (a pag. 168). Catalogo di monete italiane, itrbiche, pontificie, medievali e moderne. Roma {ma Camerino, tip. succ. Borgarclli), 1883. (a pag. 73). CoUectio Montcnuovo. [Catalogo di vendita delia collezione nu- mismatica già appartenente al Principe di Montenuovo|. Franktuit ain Main, l88j. (a pag. 265). Catalogo della collezione Angelo Remedi, di Sarcana. Milano, tipografia Luigi dì Giacomo Pirola, 1884. (a pag. 213, n. 1971). Catalogo delle monete componenti la collezione del signor Amilcare Ancona. Milano, tipografia Luigi di Gi.icomo Piiola, 1&84. (a pag. 295, n. 3356). MuoNi (Damianol. Elenco delle Zecche d'Italia dal Medio Evo iiisino a noi. Seconda ediz., in Gazzetta Numismatica, anno V, n. 7. Como, 1885. (a pag. 50). Catalogo della collezione Agujari di Trieste. Milano, tiflografia Luigi di Glaconjo Pirola, 1855. (^ pag- 95)- BIBLIOGRAFIA NUMISMATICA UI GIA.NGlACOMu DE MEDICI I05 Bazzi (G.) e Santoni (M.)- Vademecifii del raccoglitore di mo- nete italiane, ossia Repertorio nuinisinatico che ne contiene i motti e gli em'tlemi, i signori, i fcuiatari e le loro secche, la bibliografia ed altre molte indicazioni. Camerino, tipografia e litografia Mercuri, t836. (a pag. loi, 151 e 162). Gnecchi (Francesco ed Ercole). Guida numismatica universale. Milano, fratelli Duraolard, i88ó. (a pag. 39). MuoNi (D.Tiniano). Elenco delle Zechi' d'Italia dal Medio Evo insino a noi. Seconda edizione. (Estratto dalla Gazzetta Numisma- tica.) Como, tipografia di Carlo Franchi, i8tì6. (a pag. 44). Gnecchi (Francesco ed Ercolel. Le monete dei Trivulzio. Milano, fratelli Dumolard, 1887. (a pag. XXV- VI e 19). Catalogo della collesione A. Cantoni, di Milano. Milano, tipografia Luigi di Giacomo Pirolai 1887 (a pag. loi). Catalogo di monete antiche italiane in vendita presso Augusto Sacchi, Como. Como, tip. Bellasi e Bazzoro, i8tìS. (a pag. 73). Gnecchi (Francesco ed Ercolel. Saggio di bibliografia numis- matica delle Zecche italiane medioevali e moderne. Milano, Lodovico Felice Cogtìati, tipugrafo-eiìitore, 1B89. ^a pag- 158-59 e 236-37). Gnecchi (Francesco ed Ercole). Guida numismatica universale. Seconda edizione. Milano, tipogr. L. F. Cogliati, 1889. (a pag. 45 e 53). Catalogo della collezione del signor Alessandro Pasi, di Fer- rara. Firenze, 1889. (a pag. 175-76). Museo [Civico) di Como, Cataloghi per cura della Commis- sione ordinatrice: Raccolta .Imbrosoli, Parte prima, Zecche Italiaue. Como, tipogralia Cirio Franchi di A. Vismara, 1890. (a pag. 12). SUl.lJ.NK AMBUUSOl.I Tagliahue (Emilio). È davvero esistita la zecca di Mesocco? In Rivista Italiana di Nniìiisiiiatica, Anno III, fase. III. (a pag. 380-8], 83 e 87). Blaxchkt (J.-i\.drien|. Nouvcau Manuel de Nnniisniatique da Moven àgc et moderne (Manuels Roret), T. II. Paris, Librairie eiicj-clop. de Roret, 1890. (a pag. 241). * Amiìrosoli (Solone). Ntiinisinatica (Manuali Hoepli). Milnno. Ulrico Hoepli editore-libraio della Real Casa, 1891. (a pag. 122, .:on di.segno dello stemma alla tavola III, n. 44). Catalogo di monete antiche italiane in vendita presso Miglio Francesco, Como. Como, tip. Heilasi e lìazzoro, 1893 [1892]. (a pag. IO). Gnecchi (Francesco ed Ercole). Guida numismatica universale. Terza edizione. INIilaiio, Tipografia L. F. Cogliati, 1891. (a pag. 46 e 55). Catalogo della collezione Preir. Milano, Tipografia Luigi di Giacomo Pirola, 1894. (a pag. 80, n. 1424). M.VRiANi (M[ariano]). Cenni intorno al Medagliere [Zecche ita- liane) dell' Istituto Civico Bonetta in Pavia. In Bollettino Storico Pavese, anno secondo, fase. MI. Pavia, premiata tipografia fratelli Fusi, 1894. ('1 pag- 57-) Ambrosoli (Solone). Manuale di Numismatica (Manuali llocpli). Seconda edizione corretta ed accresciuta. Milano, Ulrico Hoepli editore-libraio della Real Casa, 1895 (a pag 160, con disegno dello stemma alla tavola III, n. 44). bl SCRITTI DI VARIO ARGOMENTO, ma che accennano alle monete del Medeghino. Trattato concluso, a nome dell' Imperatori', da Antonio de Levva, con G. Giacomo de' Medici, castellano di Masso, relativamente a quel castello ed ai paesi che ne dip-niono. Pioltellu, 31 marzo 1528. Gap. X. — ■ " .... li concederà ampio Privilegio di potere bat- tere denari nei castello de Musso. " Codice TrivuUi.ino, n. 1523. Mi3S.AGLi.\ (Marc'Antonio). l'ila di Gio. Jacomo Medici, mar- chese di Marignano, valorosissimo, et invittissimo capitan generale. Milano, per Pietromartire Locami, '.t (;li, l8j[. Bazzoni (Giambattista). Falco della Rupe, o la Guerra di Musso. Racconto storico. \'igevano, tip. Marzoni, 1834. C.\NTL" (Ignazio). Le vicende della lìrianza e de' paesi circon- vicini. Milano, prt;s.;o Santo Brav -tta tipogr.t folih-aio, 18^6. lo8 SOLONE AMBRGSOLI I Bertglotti (Davide)]. L'Italia descritta e dipinta. Seconda edizione. Tomo I\^ Regno Lombardo- Veneto, ecc. Torino, presso Giuseppe Poniba e C, 1837. Arrigon'i (Giuseppe). Notizie storiche della Valsàssina e delle terre litnilrofe. Milano, coi tipi di Lui<^i di Giacomo Pirola, 1840. C.\NTÙ (Cesare). Enciclopedia storica. Racconto. Tomo XV. Tempi moderni. Storia Universale, Terza edizione; Tomo XV Epoca X\'. Parte I. Torino, presso G. Pomba e Comp., 1B45. Lan'z,-\ni (Estere). Manuale geografico, statistico, commerciale della Provincia e Diocesi di Como. In Como, presso i figli di C. A. Ostinelli, 1846. Teatro araldico ovvero Raccolta generale delle armi ed insegne gentilizie delle piti illustri e nobili Casate che esisterono un tempo e che tuttora fioriscono in tutta Italia, illustrate con relative gè- ncalogico-storiche nozioni da L. Tettoni e F. Saladini. Volume sesto, famiglia Medici marchesi di Marignano. Milano, coi tipi di Claudio Wilmant, 1846. Cantù (Cesare). Enciclopedia storica. Documenti. Biografie. Tomo II. Biografìe per corredo alla Storia Universale, Terza edizione. Tomo secondo. Torino, presso G. Pomba e C. edit., 1847. Cantù (Ignazio). Le vicende della Brianza e dei paesi circon- vicini. Seconda edizione, arricchita dall'autore. Volume primo. Milano, presso \.\ tipografi t di Giuseppe Redaelli, 1B53. MissAGLiA (Marc'Antonio). Vita di Giangiacoino Medici, Mar- chese di Marignano. Con note di Massimo Fabi. Milano, presso l'editore-libraio Francesco Colombo, 1854. Rebuschini (Gaspare). Storia del Lago di Como e principal- mente della parte superiore di esso. Seconda edizione. Berciamo, coi tipi di Pietro Cattaneo, 1855. Apostolo (Andrea). Lecco e suo territorio. Lecco, tip. Corti, 1855. Cantù (Cesare). Storia della Città e della Diocesi di Como. Edi- zione riveduta ed ampliata. Firenze, Felice Le Mounier, 1856 Cantù (Cesare). Storia Universale. Ottava edizione torinese, riveduta dall'autore. Tomo nono, Libro deciuioquinto, cap. VI. Torino, Unione tipografico-editrice, 1857. BIBLIOGRAFIA NUMISMATICA DI GIANGIACOMO DE MEDICI IO9 MuoNi (Damiano). Collezione d'autografi di famiglie sovrane, celebrità politiche, militari, ecc. Milano, Fr.incesco Colombo, libr-iio-editore, 185B. Fabi (Massimo). Guida storico-statistica monumentale del Pie- monte, Lombardo- Veneto, Ducati, Tiralo, ecc. Milano, presso l'editore Luigi Ronclr', 1859. Muo.Ni (Damiano). 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Dizionario storico-blasonico delle Fa- miglie nobili e notabili italiane, estinte e fiorenti. \'olume secondo. Pisa, 1888. Cento {Le) città d'Italia. Supplemento mensile illustrato del Secolo. Supplemento al N. 8072, anno XXIII: 25 settembre 1888. Milano, tipogralia delio stabilimento di E, Sonzoj.'no. Arrigoni (Giuseppe). Notizie storiche della Falsàssina e dei paesi limitrofi. Con aggiunte di Luigi Arrigoni. 2* edizione. Lecco, tipografia editrice Fratelli Grassi, 1889. Balbiani (Antonio). / Figli di Renzo Tramaglino e di Lucia Mondella. Séguito ai Promessi Sposi di Alessandro Manzoni. Terza edizione, 1094 [1890]. BIBLIOGRAFIA NUMISMATICA DI GIANGIACOMO DE MEDICI III Bazzoni (Giambattista). Falco della Rupe o la Guerra di Musso Racconto storico. Nuova edizione. Como, Cavalieri e Bazzi, tipografi librai, 1894. Motta (Eniiliol. // maestro della zecca e la guarnigione del Medeghiito a Musso. In Bolletliiio Storico della Svizzera Italiana anno XVII, n. 3-4, marzo-aprile. Bellìtizona, tip. e lit. Eredi C. Colombi, 1895. Strafforeli.o (Gustavo). La patria. Geografia dell'Italia. Vo- lume II : Lombardia, Proi'incia di Como. Torino, Unione Tipografico-Kditrice, 1895. * Amiìrosoi.i (Solonel. Giangiacomo de' Medici, Castellano di Musso [i J2J-IJJ2). Saggio bibliografico. — (Per nozze Fossati Rossetti, in Como). Milano, Tipografia Fratelli Treves, 1895. (con fotoincisione di moneta sul frontispizio). NECROLOGIE GIUSEPPE FIORELLI. Nacciuc (llhise2)jìe JbUo- t'clli in Napoli a 8 giugno 1823, ed in Napoli è morto a 29 gL-niiajo i8g6. Appena \entenne pubblicò le Osso- vazioui sopra talune ìiionctc rare di eittìi gr celie (1843), a cui tennero dietro solleci- tamente le Muìietc inedite del- l' Italia antiea (1840) e gli An- nali di Siniiisiiiatiea l\'ol. I, Roma 1846; \'ol. II, Na- poli 185 II. Onesti primi la- vori meritamente lo levarono in fama, sì che nel Congresso degli scienziati a Genova nel 1846 tu eletto \'ice-presidente, e cjuasi al tempo stesso con quei titoli consegui un uflicio ne!!' Amministrazione degli scavi di I-'onipei. Tale utliciij deterininò (juella che, cronolo- gicamente, fu la seconda, ma che |)oi divenne la sua più alta vocazione: giacche egli fu Numismatico per primo im- pulso, come dimostrano i suoi studi giovanili, ma principal- mente è stato l'esploratore massimo di Pompei. Benché avesse rivolta la mente cosi presto alla morta città, passò altro tempo prima che ci potesse renderle i suoi grandi servigi. Gli anni 1846-1848 gli servirono di raccogli- mento e di preparazione; e in quel periodo ricade un fatto, che prova la sua attività straordinaria e la grande perizia ac- I 1 , NECROLOGIE quistata nella conoscenza delle monete antiche. Nel Meda- gliere del Museo di Napoli stavano divise le monete secondo la loro provenienza: Farnesiane, Borgiane, Pompei, raccolta Arditi, Poli, dell'Università e moltissime altre. Volendo il Go- verno sapere quale ricchezza scientifica si racchiudesse in quei cento gruppi disordinatamente messi in sacchetti, armadi e cassette, furono incaricati di riunire ed ordinare le monete greche e romane il Fiorelli, e quelle del Medio Evo Giov. Vincenzo Fusco. A metà via questi dovette per infermità ab- bandonare il lavoro, ed il Fiorelli rimasto solo presentò dopo non più che un mese e mezzo l'Indice di tutte quante le mo- nete, medaglie e suggelli, distribuito per città, popoli, re, imperatori, pontelìci, dinasti, e dando per ogni linea di quel- l'Indice il numero e il metallo dei pezzi. Nella reazione, che imperversò dopo il 1848, fu imprigio- nato per imputazione politica ; assolto poi dai giudici, ricu- però la libertà, ma perdette il posto che aveva in Pompei. Dalla vita grama, alla quale per ciò fu ridotto , lo tolse il Conte di Siracusa, affidandogli lo scavo, che aveva allora intrapreso nella necropoli di Cuma. Per illustrare i preziosi monumenti, che da quelle tombe tornavano a luce, il Fiorelli pubblicò una Notizia dei vasi dipinti rinvenuti a dima nel MDCCCLV [, Napoli, 1857. Ma piìi che pel lavoro archeolo- gico, si rese allora benemerito per l'influenza, che seppe ac- quistare su quel principe di casa Borbone, ispirandogli sensi di libertà e d'italianità. La quale influenza si riassume nelle due famose lettere, che nell'agosto del 1860 il Conte di Si- racusa scrisse a suo nipote il re di Napoli per indurlo a ri- nunziare al trono, ed a X^ittorio Emanuele per fargli atto di sudditanza. Nominato nel dicembre del 1860 Ispettore degli scavi, richiamò a nuova vita Pompei con una serie di riforme tec- niche ed amministrative. Se l'esplorazione delle tombe di Cuma era stata anch'essa rivolta, come allora usava, alla semplice scoperta di vasi e di oggetti, il Fiorelli prepose al diseppellimento di Pompei scopi scientifici e topografici. Fra i suoi meriti maggiori sta l'avere aperto liberalmente agli studiosi di ogni parte del mondo quel campo di ricerche, mentre egli stesso vi attendeva con la sua alacrità consueta. NKCROLOGIK 11 = Stampò la serie dei rapporti officiali su quegli scavi, che da! 1748 va al 1860 [Pompeiaiiantm aiitiqiiitatnm ìiisturia, 3 voi. 1850-64;, scrisse un Giornale dci^li Scavi (i86i-65), una Rela- zione su gli scavi di Pompei dcJ 1861 al iSj2 (Xapoli 1873), una Descrizione di Pompei (1875I. La Rrlazioìic, in cui divinò la forma primitiva della città, e stabili i criteri per la crono- logia di quegli edifizi, contiene il lampo pii^i vivido del suo ingegno, come il più splendido de' suoi trovamenti fu la im- magine autentica ed impressionante, che seppe dare della ca- tastrofe vesuviana, applicando agli scheletri il procedimento della colatura del gesso, che li fa rivivere nelle forme e nelle contrazioni della loro agonia. Fece di Pompei un centro di studi, fondandovi col corredo di una Biblioteca una Scuola, che poi, riformata e ampliata, migro in Roma dopo che l'I- talia ebbe compiuta la sua unità nazionale. Nella fine del 1863 il Fiorelli ebbe anche la Direzione del Museo Nazionale, lasciando l'insegnamento dell'Archeo- logia, che aveva tenuto nell'Università dal 29 ottobre 1860. Non venne meno a se .stesso nel nuovo compito, anzi giu- stificò largamente la molta aspettativa, da cui era preceduto in quell'alto e contrastato .seggio. Meno innanzi di pari passo il riordinamento delle collezioni, la stampa dei cataloghi scien- tifici e la decorazione delle sale, perché fossero degne dei tesori che racchiudevano. 1 Cataloghi comprendono, oltre la Raccolta pornografica (18661, le Iscrizi(jni ([867-68) e le Armi antiche (18691, quasi tutto il Medagliere, cioè: Matrici, punzoni e conii della R. /^ecca (i866j Collezione Santangelo, Monete greche (1866) „ „ „ del Medio Evo (1867) Museo Nazionale, Monete greche (1870) „ „ „ romane (1870-71) „ „ „ del Medio Evo e moderne (1872). In una tavola dei Monumenti dell'Istituto l\'ol. \'III, tv. 48, Annali 1867, pg. 382) riunì le monete greche più pre- gevoli della Collezione Santangelo. E pubblicò, anche nel 1867, una Relazione delle scoverte archeologiche fatte in Italia dal 1846 al 1866. Mentre Napoli aveva nel Museo Nazionale una delle più X l6 NECROLOGIK insigni raccolte di monumenti classici , mancava assoluta- mente di un Museo locale; questa lacuna colmò il Fiorelli fondando nella Certosa di S. Martino un Museo per i ricordi patrii. La nuova istituzione, mentre cresce ogni giorno d'im- portanza per quello che vi si va raccogliendo via via, ha reso l'altro servigio anche pii^i prezioso di educare al rispetto per le patrie memorie una popolazione, che per l' innanzi troppo le aveva trascurate. Lo stesso amore per le cose patrie lo indusse a fare nuove indagini sul perimetro della Napoli greco romana, e a prendere una parte attiva nelle Commissioni locali per la conservazione dei monumenti. Questa vita del Fiorelli tutta intesa a Pompei, ai Musei ed ai monumenti di Napoli venne interrotta dal Ministro Bonghi, che volendo riordinare l'Amministrazione archeologica in Italia, chiamò nel 1875 il Fiorelli a Roma, e lo mise a capo della Direzione Generale da lui creata. \n questo campo tanto vasto ed irto di difficoltà, egli portò la sua grande esperienza e lo zelo consueto. Per la pubblicazione delle scoverte ar- cheologiche diede vita alle Notizie degli Scavi, che dal 1876 andò di mese in mese comunicando alla R. Accademia dei Lincei, e che senza dubbio sono il frutto piiì durevole della sua Direzione Generale. Anche preziosi sono i quattro vo- lumi di Documenti inediti per servire alla storia dei Musei d' Italia (1878-1880). Perduta quasi la vista, e tormentato da una infermità indomabile, lasciò Roma e gli uffizi pubblici nel 1891, per tornarsene in Napoli e vivere gli ultimi anni esclusivamente per la sua famiglia. Aveva raccolto con l'operosità instancabile, la specchiata onestà e i grandi servigi resi alla scienza ed all' amministrazione tutti gli onori, che i Governi e le Acca- demie concedono ai più illustri. Nell'opinione universale egli è stato e resterà così strettamente legato a Pompei, che non si fa il nome di questa senza pensare a Fiorelli. Il Governo del Re, col Decreto del dì 8 ottobre 1865, gli dette il più eminente attestato di stima, ascrivendolo al Senato nella categoria ventesima, per meriti insigni. Ottenne, vivente, gli onori che sogliono aversi dopo morte: così nel Medagliere del Museo di Napoli i suoi amici ed ammiratori gli dedicarono un busto marmoreo nel 1874; i colleghi dell'Accademia dei NECROLOGIE Lincei gli fecero coniare una medaglia d'oro; e nel 1895 gli è stato eretto un busto in bronzo nel f'oro di Pompei, che è stato scoperto nel momento stesso che alla sua salma si rendevano solenni onoranze. Napoli, tnareo iHi)6. Grlio dk Petra. MARCO BONACICH. Il giorno 20 gennaio scorso, moriva a Londra, nella bella età di 96 anni, il sig. 'Marra Bonncich, il nestore dei raccoglitori e dei negozianti italiani di monete. Nacque il 12 agosto 1800 a I^ol nell'Isola Brazza (Dal- mazia); servì nell'armata napoleonica, in cui si distinse, e fu decorato della medaglia di S. Klena. Si stabilì poi a Trieste, dedicandosi a' suoi prediletti studi archeologici e specialmente alla numismatica. Nel 1835 iniziò una raccolta di quadri, di oggetti antichi d'ogni genere, e una collezione numismatica universale. Il suo Museo è citato nella storia di Trieste del dott. Kandler, ed era visitato dagli scienziati e dagli studiosi che passavano per quella città. Tutte quelle collezioni furono vendute a Parigi nel 1866. Il sig. ììoimeich si stabilì in seguito colla famiglia a Milano, esercitandovi il commercio delle monete. Si trasferì poi per qualche tempo a Venezia, indi a Londra, dove passò gli ultimi anni. Fu uomo di retti costumi, onestissimo fino allo scrupolo. Lasciò un buon numero di lavori numismatici inediti ma incompiuti. Il8 NECROLOGIE GIOVANNI GUSTAVO STICKEL. Il 21 se. gennaio morì nella tarda età di 91 anno il valente orientalista Dott. Gio. Gustavo Siickel, che inse- gnava nella celebre Università di Jena sin dal 1848, ed era il decano di tutti i professori universitarii tedeschi. Si occupò anche di Numismatica orientale, e in questo campo pubblicò varii pregiati lavori, sparsi per la maggior parte in diversi periodici della Germania e dell'Austria. Il Prof. Stickel era anche Conservatore della Collezione numismatica granducale, fondata nel 1840 per di lui inizia- tiva, e ricca di circa 20,000 monete, con molte rarità e pezzi imici. BIBLIOGRAFIA LIBRI NUOVI. .^g'ttstiiii A^o.«lino, Ca-itii^lioiic delle Stivicre dalle site origini geologiche ai giorni nostri. Parte 111. La Zecca. Brescia, 1895, con 8 tav. Il sig. Agostini pubblicava nel 1892 il primo volume di questa storia di Castiglione, e dava in pari tempo il pro- gramma dell'opera intera che doveva costituire cinque parti: I. Dall' origine fino alla dominazione dei Gonzaga ; II. La dominazione Gonzaga; HI. La Zecca. I\'. Dalla domina- zione Gonzaga ai nostri tempi: V. L'omini illustri. - Codice diplomatico. Ora, dopo tre anni di sosta, l'A., rimettendo ad altro tempo la seconda parte del suo lavoro, pubblica la terza, che riguarda la Zecca, e che è per noi la più interessante. Premessi alcuni cenni sui vari marchesi e principi Gon- zaga, che ebbero il feudo di Castiglione, l'A. passa all'illu .strazione delle loro monete. Esse raggiungono il numero di 232, fra le quali varie inedite, e molte varianti. La loro descrizione, diligente e minuta, è accompagnata da utilissime notizie storiche ed economiche. A completarle non manche- rebbe che la dcìiominazionc delle monete, cosa molto utile per quanto riguarda il lato economico della zecca. In appendice a questa descrizione, corredata da otto Ta- vole, l'A. pubblica due monete in oro e argento di Ferdi- nando IL Di queste due monete, identiche di conio, ha già parlato la nostra Rivista nel 1892 (fas. I, pag. 1581, chiaman- dole due spudorate falsificazioni moderne. Non è qui il caso di entrare in una nuova polemica sul merito della questione: il nostro parere è oggi identico BIBLIOGRAFIA a quello di quattro anni fa; solo, giacché FA. ritorna sul giu- dizio allora emesso dalla Direzione della Rivista, e asserisce che ad esso devesi contrapporre quello di altri cultori reputa- tissiini, che giudicarono questi pcz::i come veri ed assai pre- ziosi, aggiungiamo che, nell'interesse della scienza, l'Autore avrebbe dovuto pubblicare i loro nomi. A quei cultori, noi, oltre le ragioni già addotte in quell'articoletto, potremmo oggi opporre qualche prova materiale, qualche argomento ancora più convincente. L'A. termina il suo lavoro con alcuni studii sul valore di corso delle monete di Castiglione e con una bibliografia di quella Zecca. Quest'ultima parte ci sembra un po' monca. Trattandosi di una sola e piccola zecca, le citazioni, secondo noi, dovrebbero essere complete, coi titoli precisi delle opere e coi vari riferimenti alle pagine ed alle tavole. Lo stesso si dica delle citazioni che corredano l'illustrazione delle monete. Sarebbe poi desiderabile una maggiore esattezza nella descrizione delle opere, specialmente per quanto riguarda i varii periodici numismatici , che sono talora confusi l'uno coir altro. Tutte piccole mende, che potranno essere cor- rette in una seconda edizione. Come ben dice l'A. in principio al suo lavoro " pochi " cultori hanno scritto in merito alla zecca di Castiglione, e " di essa esistono solo brevi, staccate e parziali monografie. „ Infatti, se eccettuiamo l'Affò, che pubblicò su questa zecca una importante memoria corredata da tre tavoJe, tutti gli altri scrittori non vi portarono che piccoli contributi, limitan- dosi a pubblicare qualche moneta inedita o variante, accom- pagnata da brevi cenni illustrativi. L'A. ha dunque fatto opera molto commendevole ed utile alla scienza numisma- tica, riunendo in una sola pubblicazione tutto quanto si co- nosce finora di questa zecca. Ci auguriamo pertanto che molti seguano il suo esempio, occupandosi di altre zecche italiane importanti, che aspettano ancora una illustrazione completa. La Direzione. BIBLIOGRAFIA 121 Caiiclcli (Guido). Notizie storiche intorno alla iitstituzioiic delle officine monetarie italiane. Firenze, 1895. Sotto questo titolo modesto il Signor Caucich ha intra- preso un'opera di polso, come accenna il primo fascicolo che abbiamo sott' occhi. Opera alla quale auguriamo pieno suc- cesso. Il metodo attualmente in uso di classificare le monete italiane per zecche, è per nulla sintetico e conduce a gravi inesattezze. L'A. si è proposto di studiarne uno più razionale. Infatti la zecca non è che un'officina, né la scienza numi- smatica può tollerare di limitarsi puramente e semplicemente a considerare il lato tecnico delle monete. Essa aspira a ben più alta meta. La scienza numisma- tica è precisamente storica ed è in ordine alla storia ed al diritto che va studiata. La prerogativa di battere moneta e prerogativa dello stato, (jualunque ne sia la costituzione. La zecca è una pura accidentalità. K duncjue dal punto di vista statuale che la moneta va considerata e classificata. In allora avremo un metodo veramente scientifico e tale da presentare allo studioso la serie storica delle fasi politiche ed econo- miche delle differenti regioni d'Italia. Se, come auguriamo sinceramente, il Signor Caucich riescirà nel suo intento potrà a buon diritto andare superbo di un valido impulso dato alla numismatica italiana. Con questi propositi 1' A. co- mincia dai tre rami di Casa Savoia, il primogenito, e quelli di Acaja e di Vaud, ne dà la cronologia, le ofllcine mone- tarie, gli stemmi, l' agiologia, per modo che allo studioso riescirà con questa scorta più facile l'interpretazione anche di monete inedite. Intorno alla Casa di Savoia si aggruppano città o borgate che ebbero autonomia monetaria: S. Gio- vanni di Moriana, Acqui, Alessandria, Asti, Cuneo, Ivrea, Novara, Tortona e Vercelli. Ui queste pure, dopo un breve cenno storico descrive gli stemmi, indica i santi protettori, espone la cronologia monetaria. Come vedesi è il principio di un lavoro grandioso come 16 122 HIBLIOGHAFIA quello che deve estendersi a tutta Italia, e complicato pel continuo e successivo intrecciarsi delle diverse dominazioni. Né l'egregio A. se ne dissimula le dilTicoltà, la cui so- luzione tornerà a tanto maggior suo onore, quanto più la scienza ne avrà avvantaggiato. Giuseppe Gavazzi. Agostini A., Descrizioni illustrative delle monete della zecca di Ca- stiglione delle Stiviere. Brescia, tip. Apollonio , 1895, in-8, p. 64. [Estr. dai Commenta ii dell' Ateneo di Brescia]. Bnttnri Fr., Manuale del saggiatore. Milano, Ulrico Hoepli edit., tip. Lombardi, 1896, in-i6, fig. p. vij, 245. Catalogo della collezione posseduta dagli eredi del fu Cav. Avv. Gaetano Avignone di Genova ordinata e descritta da Rodolfo Ratto. Monete italiane specialmente interessanti Genova e Liguria, Medaglie, Anelli d'oro appartenenti alle antiche famiglie genovesi, Libri di numi- smatica (Vendita in Genova, i luglio 1895). Genova, stab. tipografico genovese, 1895, '"-4 gr., pp. vii-151 e 2 tavole. Collezione di monete pontificie del marchese Luigi Paulucci dei Calboli Piazza che si venderà in Roma a cominciare dal 14 gennaio 1896 per cura del cav. Ortensio Vitalini. Roma, tip. dell'Unione cooperativa editrice, 1896, in-4 gr., pp. iv-145 e i fototipia. De .Sinioni Cornelio, La moneta e il rapporto dell'oro all'argento. Memoria, in-4, Roma, 1895. Colnalirini FI. Ces., L'na miniera d'oro ostruita in Roma nel 1871. Bologna, tip. Marcggiani, 1896, io-8, p. xvi-176. Dalla Volta Rice, Il nuovo oro africano. Firenze, B. Seeber edit. (tip. fratelli Bcncini), 1896, in-i6, p. 75. llavard IL, Ilistoire de l'orfèvrerie francaise. Paris, May et Motteroz, in-4, PP- 478 av. pi. Collections de feu MM. Timothóe Brent, intendant du roi Georges IV d'Angleterre, etc. Monnnies frangaises et étrangères. (Vente 21 janvier 1896). Paris, (Macon, tip. Protat.). Revilloiit F., Lettres sur Ics monnaies cgyptiennes. 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Frankfurt a. M., Adolph Hess Nachf., 1895, '""8 gr., da pp. 251 a p. 590 e 7 tavole. (Prezzo j Marcili j. [Monete e medaglie d'Italia, Svizzera, Paesi Bassi, America, ccc.|. Hess A., Medaillen-Sammlung Kugen Felix. Frankfurt a M., 1895, in-4, pp. 47 e 6 tav. Sittt dr. Karl, Antike Numismatik. In " llandbuch der Klassischcn Alterthumswissenschaft „ herausgegb. von D.r hvan Mailer. Bd. vi. (Miìn- chen, 1895), PP' 863-906. Kainz O., Die sogennanten chinesischen Tempclniiìnzen. Ein Beitrag zur chinesischen Medaillenkunde. Berlin, A. Weyl, 1895, '"'S, ili- Sarre F., Die Berliner Goldschiniede- Zunft von ilircm Enstehen bis zum J. 1800. — Berlin, Stargardt, 1896, in-4 'H- Fiala £(/., Collection Ernst Prinz zu Windiscligraetz. I Bd. : Munzen und Medaillen des usterr. Kaiserstaates. Prag, \. Ilaase, 1895, '"'S, pp. vi-192 e 4 tavole. U'ysocki Ferdinand, Ein Schatz von Krondcnaren des VVladislaus I. Locticus und Kasimir VI des Grossen. Mit eincr Tafel Abbildungen. Lemberg, 1895. Hickmann A. 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Geschiehtsforschung, XVII, I, 1896: Mayr-Ad!icaii(r M., Ueber Expensenrechnungen fiir papstl. Pro- visionsbullen des 15 Jarhunderts. [Per la numismatica è articolo utile in quanto riporta le frequenti variazioni delle diverse specie di monete, cfr. p. 106]. Studien und Mittheilungen aus dem Benedictiner Orden, 1895, XVI, fase. Ili : Medaillen zur Erinnerug an die einzelnen Regierungsjahre 142 BIBLIOGRAFIA Papst Leo XIII (Le medaglie annualmente coniate a memoria degli anni di governo di Leone XIII). Sohlesiens Vorzeit in Bild und Schrift, voi. VI, fase. Ili, 1895 : Frie- densbiirg, Beitrage zum Studium schlesicher Medaillen. Zeitsohrift filr Social-und Wirthschaftsgeschichte , Bd. IV , fase. Il, 1896 : Wmier C, Zar Geschichte des Zinzfusses im Mittelalter. — Schalk A'., Bruderschaftsbuch dar Wiener Goldschmiedezeche, angelegt im Jahr 1367. Journal of Royal Asiatic Society, aprile 1895 : Hopkins, The origin and earlier history of the chinese coinage. 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Il gabinetto numismatico è costituito indipendente dalla R. pi- nacoteca di Brera e prende il titolo di Regio Gabinetto numisma- tico di Milano. Art. 2. Il funzionario che avrà l'incarico di direzione del detto istituto assumerà il titolo di Conservatore del R. Gabinetto nimiixmatico, qualunque sia il grado ch'egli occupi nel ruolo dei funzionari ad- detti ai musei e scavi di antichità. Art. ;. 11 gabinetto numismatico rimarrà aperto al pubblico tre giorni della settimana, che saranno designati e notificati dal conservatore. Negli altri tre giorni saranno ammessi nel gabinetto quei soli stu- diosi, che ne abbiano fatto speciale domanda, nella quale dovrà essere determinato l'oggetto dello studio, e precisate le monete e medaglie che si desiderano esaminare. Roma, i^ febbraio tfìffó. Il Ministro G. Baccelli. ^44 VARIETÀ In conformità a questo decreto, il Conservatore Dottor Ambrosoli ci prega di annunciare che il R. Gabinetto Nu- mismatico rimarrà aperto al pubblico nei giorni di lunedì , mercoledì e venerdì non festivi, dalle ore 12 alle 15. Il Ripostiglio di Boudeno. — Il 28 gennaio scorso, negli scavi che si stanno facendo pel canale di Burana, presso Bondeno, venne messo in luce un tesoretto di monete caro- lingie, anzi precisamente di Carlo Magno. Il tesoretto apparve sulle prime in forma di un parallelepipedo di 40 cent, di lun- ghezza per 20 di larghezza e altrettanti di profondità. Queste misure indicano le dimensioni della cassetta probabilmente di legno nella quale le monete erano state riposte e che in seguito venne dal tempo distrutta, in modo che non ne rimaneva piia traccia. I denari contenuti pare dovessero essere suppergiù un duemila; ma gli operai vi furono subito addosso e quasi tutti andarono dispersi. Sui pochi esemplari che abbiamo potuto aver fra le mani, trovammo indicate le zecche di mediol (Milano) papia (Pavia) TARVis (Treviso) metvllo (Melle) bederris (Béziers) e ci viene riferito che ve ne fossero anche di Roma e di Pisa. — In quelle coniate a Milano troviamo diverse varietà pel famoso puìito collocato ora fra due lettere ora fra due altre. Un riposti(/lio di denari dei Tetrarchi. — Nelle vicinanze di Milano — non ci fu dato finora di precisare la loca- lità — venne trovato un ripostiglio di denari d'argento di Dio- cleziano, Massimiano Erculeo, Costanzo Cloro e Galeno Mas- simiano. Diversi di questi denari, circa duecento, vennero of- ferti in vendita a Milano e vi si trovano rappresentati molti dei rovesci conosciuti di questi imperatori, dai più comuni ai più rari; ma la gelosia dei possessori non ci permette per ora d'indicare la precisa località del ripostiglio, né l'importanza dello stesso. I denari sono in generale di ottima conserva- zione e sono intaccati da una ossidazione di rame e di ferro. La Direzione. VARIETÀ 145 n ripostiglio d'Appiano. — Il giorno 19 febbraio scorso, un contadino, mentre lavorava dissodando un campo poco lungi da Appiano, scopriva, alla profondità di 40 cen- timetri un'anfora contenente circa un migliajo di monete ro- mane dei bassi tempi. Come accade di solito, l'anfora fu subito spezzata e una parte delle monete andò dispersa fra i varii contadini del luogo. Noi però potemmo esaminarne una buona metà. Sono tutti antoniniani di Gallieno, Salo- nino, Aureliano, Claudio II, Qitintillo e fra essi nessuna va- rietà che meriti d'essere segnalata. Nuove monete italiane di vanie. — Furono messe in circolazione le nuove monete da 5 centesimi, 2 centesimi e I centesimo. Portano l'effigie di Umberto I, la data del 1895 e la sigla della zecca di Roma. Del resto sono affatto simili al pezzo da io centesimi già in corso. All'ultimo momento ci giunge il doloroso annuncio della morte del nostro egregio Amico e Collaboratore DoTT. Cav. UMBERTO ROSSI Conservatore del Museo Nazionale di Firenze e Membro del Consiglio di Redazione della Rivista Italiana di Numis- matica. Di lui parleremo nel prossimo fascicolo. ATTI SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA Seduta del Consiglio 3 Marzo i8g6. (Estratto dai verbali). Sono presenti i Sigg: Conte Comm. Nicolò Papadopoli, Presidente; i Sigg. Cav. Francesco ed Ercole Gnecchi, Vi- ce-Presidenti ; il dott. Solone Ambrosoli, il Cav. Giuseppe Gavazzi ; il Sig. Ing. Emilio Motta, il Segretario Prof. Cav. C. Luppi. Il Presidente apre la seduta alle ore 13. Su proposta dei Vice-presidenti viene ammesso a far parte della Società, come Socio corrispondente, il Prof Caldino Cardini di Ferrara. Viene stabilita la composizione del I fascicolo della Ri- vista pel 1896 ; dopo di che, il Segretario dà lettura dei se- guenti doni pervenuti alla Società : Agostini Agostino di Castiglione. La sua pubblicazione : Castiglione delle Stiviere dalle sue origini geologiche ai nostri giorni. Castiglione, 1892-95. Bordeaux Paul di Neuilly. Le sue pubblicazioni : Monnayes royales fran(;aises inédites ou peu connues. — L'atelier nionétaire de Laon pendant la ligue. — Les atelier^ monétaires de Clermont-Ferrand et de Rioni pendant la ligue. — Etat des connaissances numismatiqucs concernant les ateliers monétaires de Compiègne et de Melun pendant la ligue. Canessa Cesare di Napoli. Cinque monete d'argento di Messina, cioè tre di Carlo V impera- tore, e due di Filippo li re. I_|.3 ATTI DELI A SOCItl A TIALIANA DI NUMISMATICA Castellani Giuseppe di Santarcangelo. Un biglietto-vaglia della Repubblica romana dell'anno 7; quattro biglietti del Banco di Santo Spirito in Roma; otto cedole del Monte di Pietà di Roma , e sei carte-moneta diverse. Coraggioni Leodegar. (Svizzera) La S'ia pubblicazione : Mtinzgeschichte der Schweiz. Genève, 1896, in-4. Con 50 Tav. Dessi Vincenzo di Sassari. N. 7 monete in aigento e una in rame, di Cagliari. Una di Pisa in argento; 4 monete greche in bronzo. Dutilh E. D. J. del Cairo. La sua pubblicasione : Monnaies alexandrines, terres cuites du Fayoum et les seize Génies de la statue du Nil, qui est au Vatican à Rome. Paris, 1895, in-8 (Estr.). Gnecchi Cav. Francesco. Annual report of the Board of regents of the Smithsonian Insti- tution, 1890. IVas/iing/on, 1891. — ■ Report of the U. S. Na- tional Mussum. Wasliiìigton, 1891. Elencho das Li^oes de Nu- mismatica dadas na bibliotheca nacional de Lisboa, por F. Leite de Vasconcellos. Lisbona, 1894. Gnecchi Cav. Francesco ed Ercole. Le monete di Pavia, raccolte ed ordinatamente dichiarate da Ca- millo Brambilla. Pavia, 1883. Padovan Cav. Vincenzo di Venezia. Le sue pubblicazioni : Il ducato d'oro della Repubblica veneta, detto poi zecchino. Venezia, 1883, in-8. — Numismatica, rettificazioni e addizioni. Venezia, i8gi, in-8. Papadopoli Conte Comm. Nicolò. La sua pubblicazione : La zecca di Nasso. — Monete dei Sanudo Duchi dell'Arcipelago e di Nasso. Milano, 1895, in-8 (Estr.). Vallentin Roger de Saint-Péray. Le sue pubblicazioni : De la moneta BlafTardorum. Ginevra, 1895. — Du pretendu monnayage mixte de Dieudonné d'Estaing et de Charles VL Valenza 1895. — Les Liards créés par Henri 111 en 1577. Parigi, 1895. — La nionnaie d'Embrun. Parigi, 1895. — De la détermination des monnaies du dauphin Louis 1. — ATTI DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI NUMISMATICA I49 Du pretenda atelier carolingien de Venasque. — La Monnaie de Jovinzien ou Snint-Donat. — De la circulation dea florins d'Utrecht en Dauphiné, à Avignon et dans le Conitat. Le vive polemiche suscitate dal dialogo sull'autenticità degli aurei di V. Antonino, ultimamente pubblicato nella Rivista, formano materia a lungo discorrere fra i conve- nuti, i quali nella loro maggioranza ammettono l'opinione dell'autore dell'articolo, deplorando come lo studio della numismatica sia intralciato da tante falsificazioni e augu- rando che una discussione aperta e una critica leale pos- sano mettere in chiaro molte cose ancora avvolte nel mi- stero. La discussione poi si estese in certo modo al di là della cerchia dei convenuti, poiché l'autore del dialogo diede comunicazione di parecchie lettere di noti numismatici esteri, pervenutegli dopo la pubblicazione della Rivista. Mentre alcuni si associano completamente alle sue idee, qualche altro, riservandosi il giudizio sull'autenticità di tutti o di al- cuni fra quegli aurei, ammette come indiscutibilmente pro- vato che l'epoca da assegnarsi al regno di Uranio Antonino non può essere certamente quella finora ritenuta; ma va portata innanzi, come emerge dalle ragioni esposte nel dia- logo stesso. Di questa opinione è il Presidente della Società Numismatica di Londra, il quale in una sua lettera all'autore del dialogo scrive: " Quantunque io non possa accettare " tutte le sue conclusioni, sono costretto a convenire con " lei che, se tutte le monete di Uranio sono genuine, esse " non possono essere state coniate prima del tempo di Fi- " lippe. Noi siamo quindi tratti a supporre o che Zosimo " commise un doppio errore facendo Antonino e Uranio pre- " tendenti al trono all'epoca di Alessandro Severo, o che " queste monete siano state coniate da un altro pretendente, " il quale, secondo lo stesso Zosimo, si ribellò contro Gal- " lieno. „ Ma ammessa tale seconda ipotesi, parebbe ancora più diflicile concordare il tipo delle monete d'Uranio con quello delle monete contemporanee, e la questione risorgerebbe sotto altri aspetti. l'^O ATTI DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI NUMISMATICA Fra gli avversari dichiarati delle idee esposte nel dialogo, fra i paladini ad ogni costo degli aurei d'Uranio Antonino, nessuno s'è fatto vivo finora né a voce né per iscritto. Pro- babilmente si riservano di rispondere in qualche periodico, e benvenuta sia la difesa. Il Cav. Francesco Gnecchi crede intanto opportuno di mettere in guardia i soci convenuti contro le falsificazioni d'aurei romani provenienti da Roma. La malaugurata fabbrica è più attiva che mai, ed in questi ultimi tempi egli ebbe occa- sione di avere fra le mani aurei falsi di diverse epoche, ma specialmente del bassissimo impero. Sono fabbricati abba- stanza bene... ma pure sono falsi! La seduta si protrasse fino verso le ore 17. Finito di stampare il 2 aprile i£ Scotti Reno, Gei ente l'esponsabile. .*t**4t****t,****«N*****«««**t****4t*****HM******^**M**t«*«M**»««4t****4M**«****«««***«M**4*»«*«*«*4 »«*«***« **«tM*«*«**»**4 *«••»• RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA Anno IX. Tav. I. Classificazione dei denari pavesi dei seguenti imperatori, secondo il Brambilla. TAVOLA VI. Enrico I nri'ERATORK (1014-1024). C0RR.\D0 I IMPKHArOKi: (1027-1039). TAVOLA VII. Enrico II imper.\tork (io)6- i 11561. Enrico IV imi". (1106-1125). Rcttilica cronologica per il ' — CON CORD AVG S C La Concordia seduta a sinistra con un ramo e lo scettro. 21. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 136. ^ - SER GALBA IMP CAES AVG TR P. Testa laureata a destra. Sotto un globo. 9 - LIBERTAS AVGVSTA S C La Libertà a sinistra col berretto e lo scettro. 22. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 140. i^ - IMP SER GALBA CAE AVG TR P. Testa nuda a destra. 9' - LIBERTAS PVBLICA S C. La Libertà a sinistra col berretto e lo scettro. 23. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 154. ^ — SER GALBA IMP CAESAR AVG PO M TR P. Testa laureata a destra. 9/ - LIBERTAS PVBLICA S C La Libertà a sinistra col berretto e lo scettro. 24. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 166. ^ - IMP SER SVLP GALBA CAES AVG TR P. Busto lau- reato a destra col paludamento. 9 — PAX AVGVST S C. La Pace a sinistra col ramo d'ulivo e il caduceo. APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA I59 25. Medio Bronzo. — Dopo Coh. i66. D' — SER GALBA IMP CAESAR AVG TR P. Busto laureato a destra col paludamento. ^ — PAX AVG-VSTA S C La Pace a sinistra col ramo d'ulivo e il caduceo. 26. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 206. f^ - IMP SER GALBA AVG TR P. Busto a destra coro- nato di quercia col paludamento. 91 — S • C Vittoria che cammina a sinistra colla corona e la palma. 27. Gran Bronzo. -- Dopo Coh. 210. B' - SER GALBA IMP CAES AVG TR P. Busto coronato di quercia a destra col paludamento. ^ — S C Vittoria che cammina a destra colla corona e la palma. 28. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 210. Altro esemplare simile in cui le lettere S C non solo sono scritte a rovescio, ma poste l'S a destra e il C a sinistra. 29. Gran Broìizn. — Dopo Coh. 235. & - SER GALBA IMP CAES AVG. Busto a destra coro- nato di quercia col paludamento. 9 — S P Q R OB CIV SER in una corona di quercia. VESPASIANO. 30. Denaro. — Dopo Coh. 35. ^' - IMP CAESAR VESPASIANVS AVG. lesta laureata a destra. 91 — COS ITER TR POT. La Pace seduta a .sinistra con un ramo d'ulivo e un caduceo. (Anno 70 d. C). 31. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 281. /& - DIVVS AVGVSTVS VESPASIANVS. Testa laureata a destra. IJ — FIDES PVBLICA S C- Due mani giunte, fra cui un caduceo e due spighe. jgQ FRANCESCO GNECCHI 32. Gran Broiìzo. — Yar. 298. W - IMP CAESAR VESPASIANVS AVG P M TR P PP COS III. Husto laureato a destra col paludamento. 1^^ - HONOS ET VIRTVS S C L'Onore come donna drap- pegi>iata a destra, collo scettro e la cornucopia e in taccia il Valore in abito militare col parazonio e l'asta, piede destro su di un elmo. (Anno 71 d. C). U 33. Gran lìron-o. -- Dopo Coh. 318. ly - IMP CAES VESPASIANVS AV& P M TR P P P COS III. Testa laureata a sinistra. I3I - LIBERTAS PVBLICA S C. La Libertà a sinistra col berretto e lo scettro. (Anno 71 d. C). 34. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 324. & - IMP CAES VESPASIAN AVG P M TR P P P COS III. Testa laureata a sinistra. 9' - MARS VICTOR S C. RLirte ignudo di fronte con un'asta e un trofeo. Vicino a lui un'ara. (Anno 71 d. C). 35. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 326. ,D' — IMP CAES VESPAS AVG PM TR P P P COS 111. Testa laureata a destra. Iji — PAX AVG S C La Pace a destra. Tiene colla destra una torcia con cui dà fuoco a delle armi poste appiè di un'ara inghirlandata, e colla sinistra un ramo d'ulivo. Dietro a lei una colonna su cui una statua d'Ercole. Alla colonna sono appoggiate una lancia e uno scudo. Credo che si tratti del medesimo bronzo male descritto dal Cohen al II. 326, e male corretto nel supplemento. 36. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 340. & - IMP CAESAR VESPASIANVS AVG P M TR P P P COS Il DES III. Testa laureata a destra. 9 — PAX AVGVSTI S C. La Pace volta a sinistra col ramo d'ulivo e la cornucopia. 37. Gran Bronzo. — Var. 340 bis. B' " IMP CAES VESPAS AVG P M TR P P P COS Ili. Testa laureata a destra. Ijl — Come il precedente. A1M»L'.NT[ DI NUMISMATICA ROMANA l6l 38. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 359. J^ - IMP • VESPASIAN • AV&. Modio con tre spig-he. 9 - PM-TRPPP- COS • III (senza S • C). Insegna militare. 39. Medio Bromo. — Dopo Coh. 374. B' - IMP CAESAR VESPASIAN AV3- COS IMI. Testa lau- reata a destra. Sotto un globo. T^' — PROVIDENT S C Ara accesa. (Anno 72 o 73 d. C). 40. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 385. B* - IMP CAESAR VESPASIAN AVG- COS llll. Testa ra- diata a destra. ^ — ROMA (all'intorno nel caiiipoi S C- Roma seduta a sinistra su una corazza e degli scudi con una corona e il parazonio. (Anno 72 o 73 d. C.l. 41. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 456. ^ - IMP VESP AV& COS Villi. Testa di Roma (?) ga- leata a destra. 9 — S • C in una corona d'alloro. 42. Medio Bronzo. - Dopo Coh. 458. ,©* - IMP CAES VESPASIAN AVG- COS VII. Testa laureata a destra. 9 - SECVRITAS AVGVSTI S C La Sicurezza .seduta a destra. Tiene uno scettro culla sinistra, mentre colla destra appoggiata alla spalliera della sedia si sostiene il capo. Davanti a lei im'ara accesa, cui è appoggiata una torcia. (Anno 76 d. C). DOiMirii-i-A. 43. Denaro. — Dopo Coh. 3. ^ — DIVA DOM ITILA (-.ic) AV&VSTA. Busto a destra colla pettinatura a coda. 1^ — PACI AV&VSTAE. Nemesi che cammina a destra con un caduceo nella sinistra. Da\-anti a lei un serpente. (Tav. II, N. 4). NB. Questo denaro e suberato, come la più parte dei denari di Domitilla, e probabihiieiite ibrido, il ruvescio appartenendo a Vespasiano. 102 FRANCESCO GNECCIII VESPASIANO, TITO E DOMIZIANO. 44. Denaro. — Dopo Coh. i. :& - IMP CAESÀR VESPAS AVG COS III TR P P P. Testa laureata a destra. ^ — LIBERI IMP AVG VESPAS. Teste nude affrontate di Tito e Domiziano. (Tav. II, N. 5). NB. Quantunque manchi la sigla epe esistente nel denaro simile de- scritto al N. I di Cohen, il denaro deve certamente pel tipo attribuirsi alla zecca d' Efeso. Cohen dà la leggenda del rovescio avo vespas liberi iMP; ma mi pare più giusta la lezione che io ne ho data: liberi imp avg vespas; la quale segue anche piti regolarmente la disposizione delle parole sulla moneta. TITO. 45. Aureo. — Dopo Coh. 60. 3' - T CAESAR IMP VESPASIAN. Testa laureata a destra. ^ — PONTIF TR POT. La Fortuna su di un cippo inghir- landato col timone e la cornucopia. 46. Denaro. — Dopo Coh. 78. B' — IMP TITVS CAES VESPASIAN AVG P M. Testa lau- reata a destra. 9 - TR P Villi IMP xml COS VII P P. Quadriga lenta a sinistra. (Anno 79 d. C). 47. Denaro. — Dopo Coh. 112. B' - IMP TITVS CAE VESPASIANVS AVG P M. Testa lau- reata a destra. ^ - TR P IX IMP XV COS Vili P P. Tempio o edificio pubblico a quattro colonne con porta chiusa. Il frontone è ornato di fregi al disopra e di una corona nel centro. (Tav. II, N. 6). li denaro descritto non presenta che una piccola variante (cae in luogo di caes) con quello di Cohen N. 112; ma ne ho dato volonteri la completa descrizione, trattandosi forse del denaro piij raro di Tito e finora conosciuto molto incompletamente per la descrizione monca che il Cohen riporta dal Museo Tiepolo. Il mio esemplare è suberato ; ma oggi non se ne conosce alcun altro, nò suberato né di puro argento. APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA 163 48. Quinario d'Argento. — Dopo Coh. 126. B- - IMP TITVS CAES VESPASIAN AV& P M. Testa lau- reata a sinistra. 9 — VICTORIA AV&VST. Vittoria che cammina a destra con una corona e una palma. 49. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 147. B' — IMP • TITVS • CAES • VESPASIAN • AVG • P ■ M • TR • P • COS • V • (coi punti). Testa laureata a destra. 9/ - ANNONA AV&VST S C Donna seduta a sinistra ap- poggiata col gomito alla spalliera della sedia, mentre colla destra alza un lembo della veste. (Anno 76 d. C). 50. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 258. ^ - IMP TITVS CAES VESP AVO P M TR P P P COS Vili. Testa laureata a sinistra. 9 — S C- La Speranza che cammina a sinistra col fiore e sollevandosi la veste. (Anno 80 d. C). 5[. Medio Bronzo. — Prima del N. 298. ^' - IMP T CAES VESP AVG P M TR P COS VII. Testa laureata a destra. ^ - VICTORIA AV&VST S C Vittoria che cammina a destra colla corona e la palma. (Anno 79 d. C). DOMIZIANO. 52. Denaro. — Dopo Coh. 44. B - IMP CAES DOMIT AV& &ERM P M COS VII. Testa laureata a destra. 9' — COS xml. Cippo senza iscrizione. Il tutto in una corona. Le date non corrispondono. La moneta è suberata. 53. Denaro. — Dopo Coh. 100. ^ - IMP CAES DOMITIANVS AV& P M. Testa laureata a destra. 9 - IMP XXII COS XVII CENS P P P Pallade a sinistra coll'asta. (Anno 95 d. C.|. t6+ FRANCESCO GNECCUl 54. Denaro. - Prima del N. 123. B' - IMP CAES DOMIT AVG GERM P M TR P IMI. Testa laureata a destra coll'egida. I^ - IMP Villi COS XI CENSORIA POTESTÀ! P P. Pallade a destra collo scudo in atto di lanciare un giavellotto. (Anno 84 d. C). 55. Denaro. — Dopo Coh. 124. ^ - IMP CAES DOMIT AVG- GERM P M TR P V. Testa laureata a destra. P _ iivip XII COS XII CENS P P P. Pallade armata, a destra, con uno scudo in atto di lanciare un giavellotto. (Anno 86 d. C). 56. Denaro. — Dopo Coh. 238. ^ - IMP CAES DOMITIANVS AVG PONT. Testa laureata a destra. 91 — TR P COS VII DES Vili P P. Pallade che cammina a destra armata di scudo e in atto di lanciare un gia- vellotto. (Anno 81 d. C). 57. Medio Bronzo. ~ Dopo Coh. 32 [. & - CAESAR AVG F DOMITIAN COS III. Busto laureato e paludato a destra. 9 — FELICITAS PVBLICA S C La Felicità a sinistra con un caduceo e la cornucopia. (Anno 74 d. C). 58. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 342. & - IMP CAES DOMIT AVG GERM COS XIII CENS PER P P. Testa radiata a destra. ^ — FORTVNAE AVGVSTI S C La Fortuna a sinistra col timone e la cornucopia. (Anno 87 d. C). 59. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 414. ^ - CAESAR AVG F DOMITIAN COS II. Busto laureato e paludato a destra. 9 — S C La Speranza che cammina a sinistra col fiore e sollevandosi la veste. (Anno 73 d. C). APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA 165 60. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 442. '& — IMP CAES DOMIT AV& GERM COS XI GENS PER P P. Testa laureata a destra coll'egida. 1^ — S C Marte armato col parazonio al fianco, che cammina a passi precipitosi a sinistra, con una Vittoria e un trofeo. (Anno 85 d. Ci. 61. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 5 [4. B" — IMP DOMIT AVG GERM COS XVI. Busto lau- reato di Domiziano lo d'Apollo sotto le sembianze di Domiziano) a destra col paludamento. Davanti un ramo d'alloro. (Anno 92 o 94 d. Ci. 5i' — se Corvo a destra su di un ramo d'alloro. 62. Piccolo Bi-(iiizo. — Dopo Coh. 514. :& — IMP DOMIT AVG GERM COS XVII. Busto d'Apollo a de.stra. P — Come il precedente. (Anno 95 d. C). 63. Piccolo Bronzo. - Dopo Coh. 568. f& — IMP DOMIT AV GÈ. Nel campo S • C P - Rinoceronte che cammina a destra. Questo bronzo ha un tipo molto rozzo ed e indubbiamente una imitazione barbara del P. B. da Cohen descritto al suo n. 458. L'inci- sore, avendo fatti i caratteri troppo grandi, ha dovuto accorciare la leg- genda nel dritto scrivendo av gè, in luogo di avg gf.rm. DOMIZIANO E DOMIZIA. 64. Dettar o. - Dopo Coh. 3. :& - IMP CAES DOMITIANVS AVG... Testa laureata di Domiziano a destra. 1> — DOMITIA AVGVSTA IMP DOMIT. Busto di Domizia a destra colla pettinatura a coda. (Tav. II, N. 7). 65. Denaro. — Dopo Coh. 3 bis. & - IMP CAES DOMITIANV (sic) AVG ■ P M. Testa lau- reata di Domiziano a destra. 9( — DOMITIA AVGVSTA. Busto di Domizia a destra in pettinatura rialzata senza la coda. (Tav. II, N. 8). NB. Questi due denari n. 64 e n. 65 sono suberati come quasi tutti i denari che riuniscono le due teste di Domiziano e di Domizia. j66 fran'cesco gnecchi DOMIZIA. 66. Aureo. ~ Dopo Coh. 5. B" - DOMITIA AVG IMP DOMITIÀN AVG GER. Busto a destra colla pettinatura a coda. \J - CONCORDIA AVGVSTI. Pavone a destra. (Tav. II, N. 9). N ER V A. 67. Aureo. — Dopo Coh. 39. B' - IMP NERVA CAES AVG GERM P NI TR P II. Testa laureata a destra. \]i — IMP II COS IMI P P. La Libertà a sinistra col ber- retto e lo scettro. (Anno 98 d. C). Questo tipo non è descritto da Cohen che in argento. 68 Gran Bronzo. — Dopo Coh. 115. :& - IMP NERVA CAES AVG P M TR P II COS III P P. Testa laureata a destra. ^ - PLEBEI VRBANAE FRVMENTO CONSTITVTO S C. Modio, con sei spighe e un papavero. (Anno 97 d. C). TRAIANO. 69. Denaro. — Dopo Coh. 88. B' — IMP TRAIANO AVG GER DAC P M TR P COS VI P P. Busto laureato a destra. ',« — DIVVS PATER TRAIAN. Traiano padre seduto in sedia curale a sinistra, con una patera e une scettro. 70. Dettar o. — Dopo Coh. 121. ,©' — IMP CAES NERVA TRAIAN AVG GERM. Testa laureata a destra. 9 — P M TR P COS II P P. La Concordia seduta a si- nistra colla cornucopia in atto di versare una patera su di un'ara accesa. APPUNTI DI NI'MISMATICA ROMANA 16/ 71. Aureo. — Dopo Coh. 138. ly - IMP CAES NERVA TRAIAN AVO GERM. Testa lau- reata a destra coll'egida. 91 - P M TR P COS IMI P P. Krcole ignudo di fronte su di un cippo colla clava e la pelle del leone. 72. Denaro. — Dopo Coh. 255. B" - IMP TRAIANO AVG- GER DAC P M TR P COS V P P. Busto laureato a destra col paludamento e la co- razza. 1^' - SPQR OPTIMO PRINCIPI. La Pace seduta a .sinistra con un ramo d'ulivo nella destra e appoggiata col go- mito sinistro. Davanti a lei un dace inginocchiato in atto supplichevole. 73. Piccolo Bronco. — Di>po Culi. 360. iy - IMP TRAIANO AVG GER DAC P M TR P COS VI P P. Busto laureato a destra. 1^ - METALL VLPIANI DELM. L' K(|uità a sinistra colle bi- lancie e la cornucopia. 74. Picco/o Bromo. ~ Dopo Coh. 383. B' ~ IMP CAES NERVA TRAIAN AVG. Testa laureata a destra. 9 ' — S C Tavola da giuoco, ornata da due grifoni, su cui un vaso e una corona. 75. Picco/o Bromo. — Dopo Coli. 386. B - IMP CAES NERVA TRAIAN AVG. T.sta laureata a destra. 9* — se La Lupa a sinistra. 76. Picco/o Bronco. — I)op(j Coh. 388. & — CAES TRAIAN AVG GERM. Busto di Traiano lau- reato a destra col paludamento. 1^' — se (all'esergol. Cinghiale che cammina a destra. 77. Gran Broii'.n. - Dopo ("oh. .456. & - IMP CAES NERVAE TRAIANO AVG GER DAC P M TR P COS V P P. Busio a destra col paludamento. 1> - SPQR OPTIMO PRINCIPI. La Fortuna a sinistra con un timone poggiante su di una na\e e una cor- nucopia. l68 FRANCESCO GNECCHI 78. Gran Bn)ìi~o. — Dopo Coh. 456 bis. ,D' — Come il precedente, ma colla testa laureata a destra. P — Come il precedente, ma il timone è appoggiato a terra (senza la navel. 79. Gran Braììzo. — Completamento del N. 462. B" — IMP CAES NERVAE TRAIANO AVG GER DAC P M TR P COS V P P. Busto laureato a destra coll'egida. 9 - S P Q R. OPTIMO PRINCIPI. La Sicurezza seduta a si- nistra. Tiene uno scettro nella destra, col quale sembra indicare un globo che sta a' suoi piedi, e s'appoggia col gomito sinistro alla spalliera della sedia. NB. Cohen ai suoi numeri 462 e 463 descrive due Gran Bronzi assai incompletamente, uno riportandolo da Viczai, l'altro citandolo dal Ga- binetto di Francia. Delle due donne sedute che figurano al rovescio classifica la prima per la Sicurezza, la seconda dubitativamente per la Provvidenza, forse pel globo che sta a terra. — Dubito che si tratti sempre del medesimo tipo e, se è quello che ho completato col mio esemplare, l'attitudine della figura femminile rappresentata è senza dubbio quella della Sicurezza. 80. Gran Bronzo. - Dopo Coh. 512. B - IMP CAES NERVA TRAIAN AVO GERM P M. Busto laureato a destra. ^ - IR POT COS II (senza S • CI. Roma seduta su di una corazza a sinistra. Tiene una Vittoria e il parazonio, e il piede sini.stro su di un elmo. Dietro a lei degli scudi. Vedi App. di Num. Rom. N. XX\'l, Traiano n. 5. (/?. /. di Xuiii. 1892). ADRIAN O. 81. Mcdai^iìone d'Art^cnfo. — Dopo Coli. i. !>' - IMP CAES TRA HADRIANO AVG P P. Testa laureata a destra. T> — COM BIT. Tempio a otto colonne, .su! cui frontone si legge ROM S P AVG. NB. La leggenda del tempio rom s p avo è tuttora enigmatica e nessuno ha saputo finora presentare una interpretazione soddisfacente. Non si potrebbe forse leggere: rom ai: sacrae piae avgvstae ? oppure: ROMA SACRA PRINXIPI AVGVSTI ? O: ROMAE SACRAE PRINCEPS AVGVSTVS? APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA 169 82. Denaro. — Dopo Coh. 137. & - HADRIANVS AVGVSTVS. Testa laureata a destra. 9 — COS III. Genu) a sinistra con una cornucopia in atto di versare una patera su di un'ara accesa. 83. Denaro. — Dopo Coh. 310. \y - HADRIANVS AV&VSTVS. Testa laureata a destra. 9/ - LIBERALITAS AVG COS III PP. La Liberalità a destra in atto di versare la cornucopia. 84. Denaro. — Dopo Coh. 438. iy - IMP CAESAR TRAIAN HADRIANVS AVG. Bu.sto lau- reato e corazzato a destra. 1> — P M TR POTES COS III. La Fortuna a sinistra col timone e la cornucopia. 85. Denaro. — Dopo Coh. 459. ly - HADRIANVS AVG COS III P P. Busto a sinistra col paludamento, testa nuda, yi ROMA. Roma in abito militare a sinistra con una piccola \'ittoria e un'asta rovesciata. NB. E un tipo di rovescio finora non conosciuto che in bronzo. 86. Denaro. — Dopo Coh. 486. Q' - HADRIANVS AVG COS III P P. Busto laureato a destra C(j1 paludamento. ^ - SALVS AVGVS. La Salute lo meg-lio la Pietà) a si- nistra collo scettro in atto di versare una patera su di un'ara. NB. Il denaro è suberato. La rappresentazione del rovescio, però, quale descritta, quantunque più propria a persruiilìcarc la Pietà che non la Salute, e già conosciuta fra i denari d'Adriano (V. Coh. \. 476J. 87. Doiaro. — Dopo C"oh. 500. ^ - HADRIANVS AVGVSTVS. Testa nuda a destra. ^ — TRANQVILLITAS AVG P P linffiro) COS Ili (all'esergo). La Tranquillità a sinistra con uno scettro e appoggiata a una colonna. Dia. Min. 40. Peso gr. 38.060. — 11 contornio è scanalato al tornio. 170 FRANCESCO GNECCHI 88. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 566. & - HADRI/vNVS AVG-VSTVS. Testa laureata a destra. 9 — COS MI (senza S C). Diana a destra coll'arco e una treccia. Vedi Aopunti di N. R. N. XXVI. Adriano, N.io. (R. I. di N. 1893). 89. Gran Bronzo. — Dopo Coli. 670. & - IMP CAESAR TRAIANVS HAD^IANVS AVG. Busto laureato a destra. 9( - ANNONA AV& (all'esergol PONT MAX TR POT COS MI (all'intornol S C L'Abbondanza a sinistra con due spighe e la cornucopia. A sinistra il modio con tre spighe, a destra una nave. 90. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 719. r>' - HADRIANVS AVG-VSTVS. Testa nuda a destra. Iji — COS MI S C Roma galeata seduta a sinistra su di una corazza con una piccola Vittoria e una cornucopia. Dietro di lei uno scudo. 91. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 724. ^ — HADRIANVS AV&VSTVS. Testa laureata a destra. ^ — COS MI S C. 11 Valore a sinistra col piede su di un elmo, col parazonio e un'asta. 92. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 774. B' - HADRIANVS AVGVSTVS COS MI P P. Busto a sinistra col paludamento. Testa nuda. Iji — DACIA S C La Dacia seduta a sinistra su di una roccia con uno scettro sormontato da un'aquila e una .spada ricurva. 93. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 880. B' - HADRIANVS AV& COS MI P P. Testa nuda a destra. ^ - FIDES PVBLICA S C La Fede a destra con due spighe e un canestro di frutta. 94. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 963. ^y - HADRIANVS AV& COS Ili P P. Testa laureata a destra. ■>' LIBERTAS PVBLICA S C La Libertà a sinistra col berretto e lo scettro. Al'PUNTI DI NUMISMATICA ROMANA I7I 95. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 973. B' — IMP CAESAR TRAIAN HADRIANVS AVG. Busto lau- reato a destra. 9 — MET NOR in una corona d'alloro. 96. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 1002. ^ - HADRIANVS AVG COS III P P. Busto nudo a destra col paludamento. 1^ — PIETAS AV& S C. La Pietà a sinistra colle due mani alzate. Alla sua destra un'ara, a sinistra una cicogna. 97. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 1017. ,©' - IMP CAES TRAIAN HADRIANVS AVG. Testa radiata a destra. 9/ — P M TR P COS III S C. L'Kquità a sinistra colle bilancie e la cornucopia. S .\ B I N A. 98. Aureo. — Dopo Coh. 7. ^ — SABINA AVG-VSTA. Busto a destra, diademato e colla pettinatura rialzata, senza la coda. l^ — CONCORDIA AVGVSTA. La Concordia seduta a si- nistra con una patera nella destra e il gomito sinistro appoggiato a una statuetta della Speranza. (Tav. II, N. lol. 99. Denaro. — Dopo Coh. 25. B* — SABINA AVGVSTA HADRIANI AVG P P. Busto dia- demato a destra colla pettinatura rialzata. 9^ — S C (all'esergol. Cerere seduta a sinistra su di un paniere con due spighe e una torcia. A suoi piedi il modio, da cui escono due spighe. (Tav. II. N. 11). NB. Come è eccezionale il caso dell'omissione delle lettere s e nelle monete di bronzo, per monete cioè coniate direttamente dall'imperatore così è eccezionale il trovare queste lettere sulle monete d'oro e d'ar- gento, su monete eccezionalmente coniate per autorità del Senato. Già era conosciuto un denaro di Sabina colle lettere s e (Coh. N. 23), ora ne appare un secondo. L'occasione per cui furono coniate queste monete di Sabina, forse con qualche metallo speciale, ci e ignota. 172 FRANCESCO GNECCHI ANTONINO PIO. lou. Aureo. - Dopo Coh. 77. /B' — ANTONINVS AVG PIVS P P TR P XII. Busto a destra colla corazza. Testa nuda. \^ — COS llll. L'Equità a sinistra colle bilancie e la cor- nucopia. (Anno 149 d. C). (Tav. II, N, 12). cot. Denaro. — Dopo Coh. 153. ,& — ANTONINVS AV& PIVS POT P P COS MI. Testa lau- reata a destra. 9* — IMPERATOR. Vittoria a sinistra con una corona e una palma. l-'essere questo denaro suberato spiega la stranezza della leggenda del diritto. 102. Denaro. — Dopo Coh. 163. ^' - ANTONINVS AVG PIVS P P TR P COS III. Testa nuda a destra. ^ — IMPERATOR II. Vittoria di fronte rivolta a sinistra con una corona e una palma. (Anno 140-143 d. C). 103. Aureo. — Dopo Coh. 220. ,©' - ANTONINVS AVG- PIVS P P TR P XXIIII. Busto a destra col paludamento e la corazza. Testa nuda. 9 - PIETATI AVG COS llll. La Pietà fra due fanciulli, e con due altri fanciulli in collo. (Anno 161 d. C). (Tav. II, N. 14I. 104. Aureo. — Dopo Coh. 220 bis. ^ — Medesima leggenda. Testa laureata a destra. 9 — Come il precedente. (Tav. II, N. 15). 105. Aureo. — Dopo Coh. 22 r. B" - ANTONINVS AVG PIVS P P IMP II. Testa laureata a destra. ^i - P M TR P llll COS III P P. Marte ignudo a destra col mantello svolazzante, che cammina portando un'asta e un trofeo. (Anno 140 d. Ci. (Tav. II, N. 13I. NB. Quest'aureo è degno di nota sotto diversi aspetti. Il tipo ne è piuttosto barbaro, ciò che risulta principalmente dalle leggende, le APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA I73 quali paleograficamente si presentano diverse da quelle delle comuni mo- nete d'Antonino nel loro insieme e specialmente per le appendici ai p, inso- lite a quest'epoca. Di più, mentre la leggenda del dritto presenta già una forma insolita, quella del rovescio menziona la quarta podestà tri- bunizia d'Antonino, ciò che forma un caso unico nella serie. L'indi- cazione numerale delle podestà tribunizie sulle monete d'Antonino Pio non incomincia che colla undicesima, mentre è costantemente trascu- rata per le anteriori. Per tali considerazioni, bisogna concludere che l'aureo fu certamente coniato fuori di Roma, e assai probabilmente in Oriente. E munito di un appiccagnolo, cosa pure rara negli aurei del- l'alto impero, e lo stato discretamente consunto della moneta dimostra che essa fu lungamente portata quale amuleto. 106. Denaro. Dopo Coh. 371. 1& - ANTONINVS AVG PIVS P P TR P COS MI. Busto laureato a destra col paludamento. ^ — Anepigrafo. Il Valore militare a destra col piede sinistro su di un elmo, con un'asta rovesciata e il pa- razonio. NB. Il Cohen ai suoi numeri 371, 372, 373 descrive un'aureo e due denari d'Antonino, il cui rovescio credo sia quello da me descritto ; ma dice : Antonino a destra col piede sinistro su di un globo. Ora, può darsi che la descrizione sua sia esatta; ma siccome, sia sull'esemplare da me descritto con varietà di testa, sia su di un altro pure della mia colle- zione, il cui dritto corrisponde esattamente a quello del N. 373 di Cohen come rettificato nel supplement(j, e rappresentato certamente il Valore e non Antonino, inclino a supporre che tali siano anche i tre esemplari del Cohen. 107. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 501. ^ - ANTONINVS AVG PIVS P P. Testa laureata a destra. 9 — CAPPADOCIA S C. 1-a Cappadocia turrita a sinistra con una corona e un'a.sta. Ai suoi piedi il monte Argeo, sopra il quale una stella. Sui Bronzi d'Adriano e d'Antonino Pio portanti la rappresentazione della Cappadocia, il monte Argeo è talvolta rappresentato in fiamme; ma non vi si vede mai la stella. 108. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 528. & — IMP II. Aquila colle ali spiegate a destra, rivolta a sinistra. 9 " COS III. Fulmine alato. (Anno 140-143 d. C). 174 FRANCESCO GNECCHI 109. Medio Bronzo. ~ Dopo Coh. 628. B' - ANTONINVS AV& PIVS P P TR P COS III. Testa laureata a sinistra. ^ - IMPERATOR II. La Lupa coi gemelli nella grotta, a destra. Sotto, una barca. (Anno 140-143 d. C). [IO. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 686. & - ANTONINVS AVG PIVS P P. Testa laureata a destra. 9/ — MAVRETANIA COS II S C. La Mauretania a sinistra con una corona e due giavellotti. i[[. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 738. yy ~ IMP T AEL CAES HADRI ANTONINVS PIVS. Testa laureata a destra. Iji — P M TR POT COS DES II S C La Pace a sinistra con un ramo d'ulivo e la cornucopia. (Anno 138 d. C). 112. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 743. ^ - IMP T AEL CAES HADR ANTONINVS AVG- PIVS Testa laureata a destra. R' ,- P M TR POT COS II S C L'Abbondanza a .sinistra con due spighe e la cornucopia. A' suoi piedi il modio con due spighe. (Anno 139 d. C). 113. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 831. iy — ANTONINVS AVG PIVS P P TR P COS llll. Testa laureata a destra. ^ — SECVRITAS PVBLICA S C La Sicurezza a sinistra collo scettro e col gomito sinistro appoggiato a una colonna. (Anno 157? d. C). 114. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 869. B' - ANTONINVS AVG PIVS P P. Testa laureata a sinistra. 9' — TR POT COS II S C L' Equità a sinistra colle bi- lancie e la cornucopia. 115. Picco/o Bronzo. — Dopo Coh. 897. B' - ANTONINVS AVG • PIVS PP- Testa laureata a destra. 9 — TR • POT • COS ■ III • S • C Caduceo incrociato con una clava (?). APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA 1 75 F A U S T I N A madri;. 116. Quinario d'Argento. — Dopo Coh. 120. ^ — DIVA AVG FAVSTINA. Busto velato a destra. ^ — Anepigrafo. Il lettisternio, cui è appoggiato lo scettro. (Tav. II, N. 18). NB. I Quinarii d'argento dopo Adriano sono di estrema rarità. Uno solo se ne conosce d'Antonino Pio, e quello ora descritto è l'unico oggi conosciuto di Faustina. Come avviene generalmente dei quinarii, è eseguito con arte finissima, assai superiore a quella dei denari d'ar- gento. Proviene dalla Collezione Boyne di Firenze. 117. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 143. ^ - DIVA FAVSTINA. Busto a destra. 91 — AETERNITAS S C L'Eternità a sinistra. Tiene colla destra un globo, e colia sinistra si solleva la veste. n8. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 151. /©' - DIVA FAVSTINA. Busto a destra. 9/ - AETERNITAS S C L'Eternità a sinistra colla destra alzata e la sinistra al fianco. 119. Gran Bronzo. - Dopo Coh. 170. ^ — DIVA FAVSTINA PIA. Busto velato e diademato a destra. ^ — AETERNITAS S C Faustina in un carro a sinistra tirato da due elefanti, montati da due cornacchi. NB. Sulle monete della moglie d'Antonino Pio non figura mai altro nome che quello di favstina. E su questo gran bronzo che per la prima volta appare anche quello di pia, evidentemente in ricordo di quello del marito. I nomi e prenomi di questa imperatrice si possono quindi com- pletare così: ANNI A GALERI A FAVSIINA PIA. 120. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 226. i& - DIVA AV&VSTA FAVSTINA. Busto velato a destra. 9 — CONSECRATIO S C Aquila che vola a destra, con un ramo negli artigli, e trasportando Faustina diade- mata, la quale tiene colla sini.stra uno scettro e colla destra il lembo d'un velo svolazzante e cosparso di stelle. "3 iy6 FRANCESCO G.NECCHI 121. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 279. B' — FAVSTINA AV& ANTONINI AV& PII P P. Busto a destra. 9 - VENERI AVG-VSTAE S C. Venere a destra. Colla destra si solleva il velo, mentre tiene il pomo nella sinistra. M. AURELIO. 122. Denaro. — Dopo Coh. 36. ^' — M AVREL ANTONINVS AVG. Testa laureata a destra. 9 — COS P P. La Salute seduta a sinistra in atto di nutrire un serpente che sorge davanti a lei. (Anno 144 a. C). (Tav. II, N. 16). Questa rappresentazione della Salute non è nuova fra le monete di M. Aurelio, e si trova precisamente su di un denaro portante la leggenda cos ni p p; ma invece la leggenda cos p p non è conosciuta se non in un denaro di Commodo pure rappresentante la Salute. (Cohen 25). 123. Denaro — Dopo Coh. 87. ^' — AVRELIVS CAESAR AVG PII F. Testa nuda e leg- germente barbuta a destra. P — IMPERATOR II. Vittoria di fronte con una corona e una palma. Questo denaro suberato è ibrido. Il rovescio appartiene ad Anto- nino Pio. 124. Denaro. -- Dopo Coh. 219. i& — AVRELIVS CAESAR AVG PII F. Testa nuda a sinistra. 9^ — TR POT IMI COS II. Pallade a destra coll'asta rove- sciata e appoggiata allo scudo. (Anno 150 d. C). 125. Aureo. — Dopo Coh. 219 bis. iy - ÌA ANTONINVS AVG ARMEN P M. Busto laureato a destra col paludamento, 9/ — TR P IMI IMP II COS II. Vittoria a destra in atto d'appendere a un palmizio uno scudo, su cui è scritto Vie AVG. (Anno 150 d. C). (Tav. II, N. 17). APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA I77 126. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 696. & - AVRELIVS CAES AVG- PII FIL. Testa nuda a destra. 9 — TR POT XIII COS II S C. Il Valore galeato a destra coll'asta e il parazonio e col piede sinistro appoggiato su di un elmo. (Anno 159 d. C). 127. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 758. B" - M ANTONINVS AVG P M. Testa nuda a destra. ti; - TR P XVIII IMP II COS MI S C Marte armato cor- rente a sinistra con una \'ittoria e un trofeo. (Anno 164 d. C). FAUSTINA FiGUA. 128. Aureo. — Dopo Coh. 6. ,©' — FAVSTINA AV&VSTA. Busto a destra coi capelli ondulati. 9* — AV&VSTI PII FIL. Diana rivolta a sinistra con una freccia e l'arco. (Tav. II, N. 19). 129. Aureo. — Dopo Coh. 37. B' - FAVSTINA AVGVSTA. Fausto a smistra coi capelli ondulati. P — FECVNDITATI AVGVSTAE. La Fecondità (o Faustina?) diademata, seduta a sinistra, tiene un bambino in grembo. Due altri bambini stanno in piedi, uno davanti e uno di dietro, stendendo a lei le braccia. (Tav. II, N. 20). LUCIO VERO. 130. Aureo. — Dopo Coh. 55. /©' — L VERVS AVG ARMENIACVS. Bu.sto laureato a destra col paludamento. P — TR P llll IMP II COS II. Vittoria a destra in atto d'appendere ad un palmizio uno scudo su cui è scritto Vie AVG. (Anno 164 d. C). (Tav. Ili, N. i). NB. Quest'aureo proviene dal ripostiglio di Roma del 1893, al Con- vento di Santa Balbina. 178 FRANCESCO GNECCIU 131. Medaglione di Bronzo. — Dopo Coh. 96. ,©' - L VERVS AVO ARM PARTH MAX. Busto laureato a destra col paludamento e la corazza. 9/ — TR P VI IMP IMI COS II. M. Aurelio e Lucio Vero accompagnati dal Prefetto del Pretorio su di un palco collocato a destra, in atto di arringare quattro soldati, di cui il primo è armato di lancia e scudo, mentre i tre al secondo piano portano insegne. Davanti al palco sta un giovinetto rivolto come gli imperatori a sinistra, ossia verso i soldati. (Anno 166 d. C.j. Dia. Min. 37. Peso gr. 43. NB. Il Medaglione e nuovo nella serie di quelli di Lucio Vero. È press'a poco il tipo dell'Allocuzione, quantunque rovesciato (quello de- scritto da Cohen al N. 89 ha gli imperatori collocati su di un palco a sinistra invece che a destra) e colla differenza che la leggenda invece d'accennare al fatto ricorda semplicemente la data. 132. Denaro. — Dopo Coh. 79. ,B' - L VERVS AVG ARM PARTH MAX. Testa laureata a destra. 9/ - TR P Vili IMP llll COS III. Vittoria che cammina a sinistra colla corona e la palma. (Anno 168 d. C). 133. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 287. 3' - L AVREL VERVS AVG ARMENIACVS. Testa laureata a destra. 9 - TR P llll IMP II COS II S C. Vittoria a destra che posa su di un palmizio uno scudo sul quale scrive VIC AVG. (Anno 164 d. C). 134. Graìi Broìizo. — Dopo Coh. 224. ^ - L VERVS AVG ARM PARTH MAX. Testa laureata a d. ^f — TR P VII IMP llll COS III S C. Vittoria che cammina a sinistra colla corona e la palma. (Anno 167 d. C). COMMODO. 135. Aureo. — Dopo Coh. 34. ^ - COMMODO CAES AVG FIL GERM SARM. Busto gio- vanile a destra col paludamento e la corazza. Testa nuda. APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA I 79 9 — DE GERMANIS. Trofeo, a' piedi del quale un Ger- mano e una Germana seduti colle mani legate dietro il dorso. (Tav. Ili, N. 2). 136. Medaglione di Bronzo a due metalli. — Dopo Coh. 360. ^ — \. AELIVS AVRELIVS COMMODVS AVG PIVS FELIX. Busto a destra colia testa coperta della pelle del leone. 9( - HERCVLI ROMANO AVG- P M TR P XVIII COS VII P P. Ercole ignudo e laureato sotto i tratti di Commodo a sinistra, col rovescio della mano sinistra appoggiato al fianco e con un arco nella destra. Coll'ascella destra si appoggia alla clava posata su di una rupe. (Anno 192 d. C.). Dia. Min. 40. Peso gr. 56. 137. Medaglione di Bronzo. — Dopo Coh. 427. ^ - IMP CAES L AVREL COMMODVS &ERM SARM. Busto giovanile e laureattJ a destra col paludamento. 1^ — TR POT COS (all'esergo). Commodo a cavallo a destra colla destra alzata. (Anno 177 d. C). Dia. Min. 36. Peso gr. 44,500. NB. Il rovescio è nuovo fra i medaglioni di Conjinodo. 138. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 554. ^ — L AEL AVREL COMM AVG P FEL. Testa laureata a destra. §( - IO M SPONSOR SEC AVG (all' ingiro) COS VI P P (all'esergo) (senza S Ci. Giove a sinistra col fulmine posa la destra sulla spalla di Commodo che tiene un globo e lo scettro, rivolgendosi a lui. (Anno 190 d. C). Vedi Appunti di .N'. R. X.WI. Commodo, X. 3. (R. l. di N. 1S92). DIDIO GIULIANO. 139. Denaro. — Dopo Coh. 8. ^ - IMP CAES M DID IVLIAN AVG. Testa laureata a destra. 9^ — SECVRITAS P R. La Sicurezza a sinistra con una corona e Io scettro. (Tav. Ili, N. 3). l8o FRANCESCO GNECCHI NB. Il rovescio secvritas p r colla rappresentazione della Sicu- rezza, come qui sopra descritto, è proprio unicamente degli aurei e dei denari d'Ottone. La leggenda venne riprodotta in un denaro del- l' interregno di Vitellio (Coh. 105), in un aureo di Vespasiano (Cohen, suppl. 32,) e in due medii bronzi, uno di Tito (Coh. 284) e uno di Domi- ziano (Coh. 517); ma sempre col tipo della Sicurezza seduta davanti ad un'ara. Il denaro descritto di Didio Giuliano è dunque l'unica ripro- duzione del tipo ottoniano. M A N L I A S C A N T I L L A. 140. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 7. -B' - MANLIA SCANTILLA AVG. Busto a destra. 9 — IVNO REG-INA S C. Giunone a sinistra con una pa- tera e uno scettro. NB. Questo raro medio bronzo offre due varianti coll'unico cono- sciuto e descritto da Cohen. Una leggera variante nella leggenda del dritto, e la mancanza del pavone nel rovescio. PESCENNIO. 141. Denaro. — Dopo Coh. 4. ^ - IMP CAES C PESC NI&ERIVS AV& COS II. Testa laureata a destra. 9 — BONAE SPEI. La Speranza che cammina a sinistra con un fiore e sollevandosi la veste. (Tav. Ili, N. 4). SETTIMIO SEVERO. 142. Argento. — Dopo Coh. 86. 3' — SEVERVS PIVS AVG BRIT. 1 està laureata a destra. 9 - FORT RED TR P XIX COS MI P P. La Fortuna se- duta a sinistra col timone appoggiato su di un globo e la cornucopia. (Anno 211 d. C). 143. Denaro. — Dopo Coh. 213. ^ - SEVERVS PIVS AVG. Testa laureata a destra. 9 ~ MINER VICTRIX. Minerva armata a sinistra con una piccola vittoria e un'asta, presso a un trofeo. Ai suoi piedi lo scudo. Denaro suberato. APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA l8l 144. Denaro. — Dopo Coh. 251. 3" — L S6P S€VERVS PER AVr IM IMF XI (sic). Testa laureata a destra. 9 - PAR AR AD TR P VI COS II P P. Vittoria a sinistra colla corona e la palma. (Anno 198 d. C). iTav. Ili, N. 5). NB. Moneta che non ha il tipo barbaro, malgrado le stranezze e le inesattezze di grafia nella leggenda del dritto. 145. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 653. B' - SEVERVS AVG PARTH MAX. Busto laureato a destra col paludamento e la corazza. 9/ - VICI.... IC PARTHIC AV&& P M TR P Villi S C. Vittoria corrente a destra colla corona e la palma. (Anno 197 d. C). 146. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 661. 3' - L SEPT SEV PERT AVG IMP. Busto laureato a destra. 91 - VOTA PVBLICA S C L'Imperatore togato e velato a sinistra, sacrificante su di un tripode. SETTIMIO SEVERO E CARACALLA. 147. Denaro. — Dopo Coh. 2. B - SEVERVS AVG PARI MAX. Testa di Settimio Se- vero laureato a destra. ^ - ANTONINVS AVGVSTVS. Busto giovanile di Caracalla a destra, laureato, col paludamento e la corazza. (Tav. Ili, N. 6). GIULIA DOMNA. 148. Denaro. — Dopo Coh. 77. ;& - IVLIA DOMNA AVG- Busto a destra. 9 — PIETAS. Donna velata a sinistra con una piccola Vittoria nella mano destra. (Tav. Ili, N. 7). La rappresentazione del rovescio non concorda colla leggenda, caso del resto non unico, principalmente a quest'epoca; ma la conservazione l82 FRANCESCO GNECCHI e l'autenticità della moneta permettono di dichiararla quale descritta, in modo assoluto. Ho creduto necessaria tale dichiarazione perchè il Cohen in una nota a pag. 340 (Voi. Ili) dice: " La médaille avec le revers " suivant décrit par Mionnet: piet.\s, Femme voilée assise portant une " petite Victoire sur la main droite, existe au Cabinet des médailles; " mais c'est une pièce de mauvaise fabrique, mal lue par Mionnet: c'est " Vesta assise avec la legende vetas au lieu de vest,\. „ Può darsi che il Cohen abbia visto meglio del Mionnet; io non posso giudicare del denaro del Gabinetto di Parigi che non conosco; ma, tro- vando la descrizione di Mionnet affatto identica alla mia, mi par lecito supporre che fosse il Mionnet che aveva ragione. Come dissi, il mio denaro è di autenticità incontestabile, e la conservazione permette d'as- serire positivamente che la figura femminile non è Vesta, perchè, invece del palladio, tiene una piccola vittoria o, forse più esattamente ancora, una statuetta di Pallade, e perdi più manca dello scettro. — Sta dunque il nuovo rovescio pietas con una rappresentazione inusitata. C ARAC ALLA. 149. Aureo. — Dopo Coh. 210. ^ — ANTONINVS PIVS AVG GERM. Busto laureato a destra col paludamento e la corazza. 9 - P M TR P XVIIII COS ini P P. Il Sole ignudo rivolto a sinistra, colla destra alzata e un globo nella sinistra. (Anno 215 d. C). (Tav. Ili, N. 8). 150. Graìi Bronzo. — Dopo Coh. 579. ly - M AVREL ANTONINVS PIVS AVG. Testa laureata a d. P - VICT BRIT TR P XIIII COS MI P P S C Vittoria a destra in atto d'erigere un trofeo. Di fronte, la Brettagna colle mani legate. Ai suoi piedi un prigioniero. (Anno 211 d. C). GET A. 151. Denaro. — Dopo Coh. 81. 3' - L SEPT GETA CAES PON. Busto nudo a destra col paludamento. 9 — RECTOR ORBIS. L'imperatore ignudo col mantello sulle spalle di fronte, rivolto a sinistra, con un globo e un lungo scettro. La moneta è suberata e forse ibrida. Il rovescio probabilmente ap- partiene a Caracalla. (Vedi Cohen n. 303 e 304 di Caracalla). APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA 183 152. Gran Bronzo. — Rettifica del N. 183. & P SEPTIMIVS GETA PIVS AVG- BRIT. Testa laureata a destra. 9( - TR P III COS II P P S C. La Felicità seduta a si- nistra collo scettro e la cornucopia. Accanto a lei due piccole rappresentazioni di Fiume. (Anno 212 d. C). NB. Nelle due persone sdraiate accanto alia figura principale il Cohen vede un fiume col giunco e un prigioniero oppure un genio alato. Su due esemplari di eccellente conservazione le figurine in discorso sono indubbiamente due Fiumi , ciascuna munita del simbolico giunco. SEVERO ALESSANDRO. 153. Medio Bronzo. — Dopo Coli. 254. f>' - IMP SEV ALEXANDER AVG. Testa laureata a destra. ^ — FIDES MILITVM (senza S Ci. Giove ignudo a sinistra, col fulmine e lo scettro. In faccia a lui l'imperatore collo scettro, sagrificante su di un tripode acceso e coronato dal Valore che gli sta dietro. V. Appunti di N. R. N. XXVI. Sev. Alessandro N. 3. [R. I. di N. 1S92). 154. Gran Bronzo. — Dopo Coli. 270. l^ - IMP SEV ALEXANDER AVG. Testa laureata a destra. ^ - IVSTITIA AVGVSTI S C La Giustizia seduta a si- nistra con una patera e lo scettro. 155. Gran Bronzo. — Dopo Coli. 307. B' - IMP CAES M AVR SEV ALEXANDER AVG. Busto lau- reato a destra col paludamento e la corazza. l> — P M TR P COS P P S C La Libertà a sinistra col berretto e la cornucopia. (Anno 222 d. C). GIULIA MAMEA. 156. Denaro. — Dopo Coh. 11. ^ - IVLIA MAMIAS (sici AVG. Busto a destra. P - IVNO CONSERVATRIX. Giunone a sinistra con una patera e un lungo scettro. A' suoi piedi il pavone. 184 FRANCESCO (jNECCHI M A S S I M I N O I. 157. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 87. ^ - IMP MAXIMINVS PIVS AV&. Busto radiato a destra col paludamento. 9 - SALVS AV&VSIT (sic) S C. La Salute seduta a si- nistra in atto di nutrire un serpente. NB. Errore di leggenda. GORDIANO PIO. 158. Denaro. ~ Dopo Coh. 136. 1& — IMP CAES M ANT GORDIANVS AV&. Busto radiato a destra col paludamento. 9 — ROMAE AERMAE (sic). Roma seduta a sinistra su di uno scudo con una Vittoria e uno scettro. NB. Errore di leggenda in una moneta di perfetto stile. FILIPPO PADRE. 159. Doppio Gran Bronzo. — Dopo Coh. 154. B" — IMP M IVL PHILIPPVS AV&. Busto laureato a sinistra. 9^ — LAET FVNDATA S C L'Allegrezza a sinistra con una patera e un timone, il piede destro su di una prora di nave. NB. Questo doppio sesterzio di Filippo (gr. 29,50) è l'unico bronzo di quest' imperatore colla testa a sinistra. Vedi Appunti di N. Rom. N. XXV, n. 56. (R. I. di Num. 1892). 160. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 201. ^' — IMP M IVL PHILIPPVS AVG. Busto laureato a destra col paludamento. 9 — SALVS AV& S C. La Salute a sinistra in atto di nutrire un serpente che si svolge da un'ara e con un lungo scettro. AI'lTNIl DI NUMISMA I ICA RiiMANA iS^ OT ACILL A. i6i. Medaglione di Bromo a dite metalli. — Dopo Coh. 73. & — MARCIA OTACIL SEVERA AV&. Busto diademato a destra. ^ — PIETAS AVG-VSTAE. Otacilla di fronte rivolta a si- nistra, colla destra alzata fra quattro bambine, ciascuna delle quali tiene una palma n una verga. Dia. mill. 36. Peso gr. 50 La conservazione di questo bronzo non permette di distinguere perfettamente i particolari del rovescio, ma è certo che la figura di donna (Otacilla) tiene alzata la destra e non la sinistra come quella del Museo di Vienna, che Cohen riporta da Eckhel: " Mii/ier siiiishyi e/ala inter qiiatuor piiellas qiiarum iiiiiiiii (lextera adprehtndit. „ 162. Medio Bronzo. — Uopo Coh. 68. ^ — OTACIL SEVERA AVG-. Bust(j diademato a destra colla mezzaluna. 91 — SAECVLARES AVGG S C Cippo. OSTI LI A NO. 163. Antoniuiano. - Dopo Coli. 24. ly C OVAL HOSTIL MES COVINTVS AV&. Busto radiato e paludato a destra. Sottt) il busto due punti. 9' — PVDICITIA AV&. La Pudicizia seduta a sinistra collo scettr(j e sollevandosi il velo. V O L U S I A N O. 164. Aureo. — Dopo Coh. 14. B' - IMP CAE C VIB VOLVSIANO AVG. Busto radiato a destra col paludamento. 9Ì — CONCORDIA AVG-&- La Concordia seduta a sinistra colla doppia cornucopia. Nel campo una stella. (Tav. Ili, N. 9). l86 FKAXCKS^JO GNKCCm 165. Antoniniano. — Dopo Coh. 63. jy — IMP CAE C VOLVSIANO AVG. Busto radiato a destra col paludamento. ^ — PVDICITIA AVG. La Pudicizia a destra. Tiene colla sinistra lo scettro, e colla destra si solleva il velo. La Personificazione della Pudicizia, che ai tempi dell'alto impero era riservata alle monete delle Auguste, in questi bassi tempi si trova con qualche frequenza anche su quelle degli imperatori. Di Volusiano però non è conosciuto che un solo denaro colla Pudicizia seduta e colla leggenda pvDicrriA avgg. EMILIANO. 166. Medio Bromo. - Dopo Coh. 49. ^ - IMP CAES AEMILIANVS P P AV&. Testa radiata a destra. 5' — SPES PVBLICA S C. La Speranza che cammina a sinistra col fiore e sollevandosi la veste. GALLIENO. 167. Medaglione d'argento. — Dopo Coh. 11. J^ — IMP C P G-ALLIENVS P F AVG. Busto laureato a mezza figura a sinistra, armato di lancia e scudo. Sullo scudo la testa di Medusa. ^ — MONETA AVG. Le tre Monete. Tipo solito. Dia. niill. 32. Peso gr. 35,50. 168. Antoìiiiiiaiio. — Dopo Coh. 37. B" — GALLIENVS AVG. Testa radiata a destra. 5* — AEQVIT AVG. L' Equità a sinistra colle bilance e la cornucopia. 169. Antoniniano. — Dopo Coh. 173. ^ ~ GALLIENVS AVG. Busto radiato a destra col palu- damento. ^ " FORTVNA REDVX. La Fortuna a sinistra col caduceo e la cornucopia. All'esergo SPQR- APl'USri L>I NUMISMATICA ROMANA 170. Quinario di Bronzo. — Dopo Coh. 578. & - IMP &ALLIENVS AVG-. Testa laureata a destra. 9 " VICTORIA AET. Vittoria a sinistra colla corona e la palma. 171. Aureo. — Dopo Coh. 621. ^ — IMP GALLIENVS P F AVO GERM. Busto laureato e corazzato a destra. ^ — VICTORIA GERMANICA. Vittoria a sinistra colla co- rona e la palma. A' suoi piedi un prigioniero seduto e legato. (Tav. Ili, N. io). Peso gr. 3,100. 172. Antoniniano. — Dopo Coh. 624. ^ — IMP GALLIENVS P F AVG GERM. Busto radiato e corazzato a destra. 9/ -- VICTORIA GERMANICA. Vittoria a sinistra colla co- rona e la palma. A' suoi piedi un prigioniero colle mani legate. 173. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 758. & — IMP GALLIENVS AVG- Busto corazzato e laureato a destra. ^ — FIDES MILITVM (senza S C). La Fede militare con due insegne. V. Appunti di N. R. N. XXVI. Gallieno N, 7. (/?. /. di N. 1892). 174. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 788. ^ — IMP GALLIENVS P F AVG GERM. Busto laureato a destra col paludamento e la corazza. 9/ — MONETA AVG (senza S O. Le tre Monete colle bi- lance e la cornucopia. Ai loro piedi tre mucchi di metallo. 175. Gran Bromo. — Dopo Coh. 798. ^ — IMP GALLIENVS AVG. Busto laureato e corazzato a destra. 9/ — PAX AVG S C La Pace a sinistra con un ramo e uno scettro trasversale. ]88 FRANCESCO GNECCHI T76. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 836. ,iy -- IMP e P LIC G-ALLIENVS P F AV&. Busto laureato e corazzato a destra. 9' - VICTORIA AVG-G- (senza S Ci. Vittoria a sinistra con una palina e appoggiata al proprio scudo. Vedi come sopra N. 24. SAI. ON INA. [77. Antoniiiinno. — Dopo Coh. 39. i& - SALONINA AVG. Busto diademato a destra, circon- dato dalla mezzaluna. 9 — FORTVNA AV©. La Fortuna a sinistra con una cor- nucopia in atto di versare una patera su di un'ara ac- cesa. (Tav. Ili, N. II). Questo tipo di rovescio è nuovo fra i denari di Salonina. Anche la Fortuna è rappresentata in modo nuovo. Se non vi fosse la leggenda i\ RTVN.\ AVG, la figura femminile qui rappresentata si direbbe piuttosto la Pietà. 178. Antoniniano. — Dopo Coh. 52. S^ — SALONINA AV&. Busto diademato a destra, circon- dato dalla mezzaluna. 9* — MINERVA AV&. Minerva galeata a destra con un'asta e appoggiata allo scudo. Ali'esergo S P Q R. (Tav. Ili, N. 12). Questo rovescio, conosciuto nei denari di Gallieno, è nuovo fra quelli di Salonina. 179. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 114. ly — CORN SALONINA AV&. Busto diademato a destra. "i^ - PVDICITIA AVG (senza S C). La Pudicizia seduta a sinistra con uno scettro e in atto di sollevarsi il velo. Vedi App. di N. R„ N. XXVI. Salonina N. 2. iR. It. di N. 1892). S A L O N I N O. 180. Antoniniano. — Dopo Coh. 25. ^ - DIVO CAES VALERIANO. Busto radiato a destra. 5/ — ORIENS AV&&. Il Sole a sinistra colla destra alzata e un globo. APPUNTI DI NL'MISMATICA ROMAiNA 189 181. Argento. — Dopo Coh. 28. & - SALON VALERIANVS CAES. Busto col paludamento a destra. Testa nuda. ^ — PIETAS AV&. Istromenti da sacrificio, bastone d'au- gure, coltello da sacrificatore, vaso, simpulo e asper- sorio. (Tav. Ili, N. 13). La testa nuda di Salonino indica chiaramente che questa moneta è una prova in argento di un aureo, poiché sugli antoniniani la testa di Salonino è sempre radiata. l>el resto anche l'accuratezza dell'incisione e del conio e la purezza dell'argento fanno distinguere facilmente questo pezzo da tutti gli antoniniani di quest'epoca. Al N. 28 il Cohen cita, riportandolo da Mionnet , un quinario d'oro , il cui tipo vi corri- sponderebbe; ma le dimensioni della prova descritta non sono quelle di un quinario, bensì di un aureo, del quale non è conosciuto alcun esemplare. Proviene dal ripostiglio trovato nel settembre 1894 presso la Motte Benoron (Loir-et-Chér). Vedi Anmiaire de Nuiitismatique, 1894, pag. 526. F O S T U M (J. 182. Antontniano. — Dopo Coh. 182. & - IMP C M CASS LAT POSTVMVS P F AVG. Busto radiato a destra col paludamento. ^ — VICTORIA AVO-. X'ittoria corrente a sinistra colla corona e la palma. Davanti a lei un prigioniero seduto e legato. 183. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 232. (& — IMP C POSTVMVS. Busto radiato a destra. 9 — HERC PACIFER (senza S C). Ercole ignudo a sinistra con un ramo nella destra, e nella sinistra la clava e la pelle del leone. VITTORINO PADRE. 184. Piccolo Bronzo. — Completamento. Coh. Suppl. 8. ^' - IMP C PIA VICTORINVS P F AVG. Busto radiato a destra. 9 - IMP X COS V. Vittoria di fronte rivolta a destra con una corona (?) e una lunga palma. igo FRANCESCO GNECCHl Cohen dà nel supplemento (Voi. VII, pag. 295, N. 8) la descrizione assai incompleta di un piccolo bronzo di Vittorino appartenente al Ga- binetto di Parigi, che deve certamente essere il medesimo ora descritto ; ma che, essendo troppo male conservato, non aveva permessa la lettura che di: imp c, al dritto, e: imp x cos, al rovescio. La moneta poi, come osserva il Cohen, e evidentemente ibrida, il rovescio appartenendo a Postumo. CLAUDIO GOTICO. 185. Antoniniano. — Dopo Coh. 134. a' - IMP C M AVR CLAVDIVS AVG. Busto radiato a destra col paludamento. 9* — MINERVA AVG-- Minerva a destra con un'asta e ap- poggiata allo scudo. All'esergo S P Q R. 186. Autouintano. — Dopo Coh. 203. ^ - IMP CLAVDIVS P F AVG. Busto radiato a destra col paludamento. 9 — SPES PVBLICA. La Speranza che cammina a sinistra col fiore e sollevandosi la veste. All'esergo S. Q U I N T I L L O. 187. Antoniniano. — Dopo Coh. 53. & — IMP QVINTILLVS P F AVG. Busto radiato a destra col paludamento e la corazza. 9^ — VICTORIAE GOTHIC. Trofeo fra due prigionieri se- duti e legati. (Tav. III, N. 14). La moneta è molto consunta e la lettura non è certo facile. Riesce però, aiutata da un rovescio identico che ora descriveremo d'Aureliano e che è riprodotto accanto a quello di Quintillo al N. 15 della tav. Ili, e con tale ravvicinamento si può dare con sicurezza la leggenda Vi- ctoria GOTHIC del rovescio, leggenda affatto nuova, e che accenna anche a un fatto storico finora sconosciuto, che cioè Quintillo abbia accom- pagnato il fratello Claudio nella spedizione contro i Goti e ne abbia condiviso i trionfi. Questo antoniniano venne già una volta pubblicato dal Sig. Ales- sandro Boutkowscki, che me lo cedette, nella Spiiik and Son's Monthly APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA I9I Numismatic Circtilar di Londra (anno 1893, pag. 395). Ma la descrizione ivi datane è questa : D. — IMP e M AVR cL oviNTiLLVs i> F AVG. Tcsta laureata a destra. R. — VICTORIA GOTHICA. Trofeo sostenuto da due prigionieri. Al- l'esergo s p q r. Certo con si gravi ed inesplicabili alterazioni, nessuno potrebbe immaginare che si tratta non solo della stessa moneta, ma dell'identico esemplare da me ora descritto! A U R E L I A N O. 188. Antonimano. — Dopo Coh. no. B" - IMP AVRELIANVS AVG. Busto radiato e corazzato a sinistra. ?( — lOVI CONSER. Aureliano in abito militare a destra e collo scettro riceve un globo da Krcole che g:li sta di fronte ignudo col mantello spiegato dietro le spalle e con un' asta o lungo scettro. NB. Sono rarissime le monete d'.\ureliano col busto a sinistra. 189. Antoìiinia)io. — Dopo Coh. 171. B - IMP AVRELIANVS AVG. Busto radiato e corazzato a destra collo scettro. Iji — RESTITVT ORBIS. Donna a destra che otì're una corona ad Aureliano in abito militare con un'asta. 190. Antoniniann. — Dopo Coh. 203. B* - IMP C DOM AVRELIANVS AVG. Busto radiato a destra col paludamenti I, F^' - VICTORIAE GOTHIC. Trofeo formato da un'arma- tura, due scudi e due lance incrociate fra due prigio- nieri seduti e legati. (Tav. Ili, N. 15I. La Vittoria Gotica d' Aureliano non è ricordata che da un anto- niniano che Cohen riporta da Tanini, il quale alla sua volta lo riporta da d' Ennery e di cui ora s'ignora l'esistenza. Ma nel dritto ha imp avre- LiANVs AVO, e nel rovescio Victoria gotiiic. 35 192 FRANCESCO GNECCHI TETRICO PADRE E TETRICO figlio. igi. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. io. /B' — IMPP TETRICI PII AV&G. Busti accollati dei due Tetrici, a destra ; il padre radiato e corazzato ; il figlio paludato e a testa nuda. ^^ — SPES PVBLICA. La Speranza che cammina a sinistra con un fiore e sollevandosi la veste. (Tav. Ili, N. 16). Questo piccolo bronzo è affatto nuovo fra i pochi e rarissimi bronzi conosciuti dei due Tetrici. TACITO. 192. Antoìiiniano. — Dopo Coh. 61. ,& - IMP CL TACITVS AVG. Busto radiato a sinistra col manto imperiale e con uno scettro sormontato da un'a- quila. 9 — FIDES MILITVM. La Fede militare a sinistra con due insegne militari una per ciascuna mano. 193. Antoniniano. — Dopo Coh. 73. B' - IMP C M CL TACITVS AVG-. Busto radiato a destra colla corazza. 9" ~ MARTI PACIF. Marte gradiente a sinistra con un ramo nella destra, l'asta e lo scudo nella sinistra. 194. Antoniniano. — Dopo Coh. 100. B' — IMP C M CL TACITVS AVG. Busto radiato a destra col paludamento e la corazza. ^ — ROMAE AETERNAE. Roma seduta a sinistra con un globo e uno scettro. Allato a lei uno scudo. 195. Antoniniano. — Dopo Coh. 128. B - IMP C M CL TACITVS P F AVG. Busto radiato e corazzato a sinistra armato di lancia. 9* — VICTORIA GOTTHI. Vittoria a sinistra con una co- rona e una palma. APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA I93 PROBO. 196. Antoniniano. — Dopo Coh. i86. 3' — IMP C PROBVS P F AV& Busto radiato e corazzato a sinistra. ^ — CONCORDIA MILIT. Probo a sinistra clie dà la mano alla Concordia. 197. Antoniniano. — Dopo Coh. 230. 'B' -- IMP C M AVR PROBVS P F AVG. Busto radiato e corazzato a destra. P — CONSERVAI AVG. Il Sole seminudo a sinistra colla destra alzata e con un globo. 198. Antoniniano. — Dopo Coh. 230 bis. /B' — Medesima leggenda, con Inisto radiato e corazzato a destra, armato di lancia. 9 — Come il precedente. 199. Antoniniano. — Dopo Coh. 235. iO" - VIRTVS PROBI INVICTI AV&. Busto radiato a sinistra, visto per di dietro, armato di lancia e scudo. 9' - CONSERVAI AV&. 11 Sole seminudo di fronte, rivolto a sinistra, colla destra alzata e con un globo. 200. Piccolo Bronzo Oiiiiiario. — Dopo Coh. 322. ^' — PROBVS P AVG. Busto laureato a destra col palu- damento e la corazza. 9 — MARS VLIOR. Marte armato che corre a destra col- l'asta e lo scudo. 201. Antoniniano. — Dopo Coh. 510. ^ — m? C PROBVS P F AVG. Busto radiato e coraz- zato a sinistra, armato di lancia e scudo. V — SOLI INVICIO. II Sole radiato in quadriga veloce a sinistra. 202. Piccolo Bronzo Quinario. — Dopo Coh. 578. ^ — PROBVS P AVG. Busto laureato a destra col palu- damento e la corazza. rS — VICIORIA GERM. Trofeo fra due prigionieri. 194 FRANCESCO GNKCCIU 203. Piccolo Bronzo Quinario. — Dopo Coh. 57 bis. ,iy — PROBVS P F AVG. Busto laureato a destra col palu- damento e la corazza. 1^ — VICTORIA GERM. Trofeo fra due prigionieri. 204. Antoìiiniano. — Dopo Coh. 580. ^' — IMP C PROBVS AVG CONS II. Busto radiato a si- nistra col manto imperiale e collo scettro sormontato da un'aquila. ^ — VICTORIA GERM. Trofeo composto d' un' armatura, due scudi e quattro lancie incrociate, fra due prigionieri seduti e legati. 205. Antoniniano. — Dopo Coh. 584. -S- - IMP C M AVR PROBVS P F AVG. Busto corazzato e coU'elmo radiato a sinistra, armato di lancia e scudo. 1^ — VICTORIAE AVG. Due Vittorie, una di fronte all'altra, che si danno le mani, danzando intorno ad un palmizio. (Tav. Ili, N. 17). Questo tipo è nuovo non solo nelle monete di Probo, ma forse in tutta la serie romana. 206. Piccolo Bronzo Quinario. — Dopo Coh. 620. ^ — IMP PROBVS AVG. Busto laureato e corazzato a d. I> — VIRTVS AVG. Probo galoppante a destra colla mano alzata, in atto di atterrare col cavallo un nemico. 207. Piccolo Bronzo Quinario. — Dopo Coh. 620 bis. La stessa moneta con : i^ - PROBVS P AVG. 208. Antoniniano. — Dopo Coh. 628. iìy — IMP PROBVS AVG. Busto corazzato e coll'elmo ra- diato a sinistra, armato di lancia e scudo. 9 — VIRTVS AVGVSTI. Probo a sinistra con una lancia obliqua, in atto di coronare un trofeo, appiedi del quale un prigioniero seduto e legato. 209. Antoniniano. — Dopo Coh. 642. ly - IMP C M AVR PROBVS AVG. Busto radiato a destra col pahitlamento e la corazza. 9* — VIRTVS PROBI AVG. Marte ignudo e galeato gra- diente a destra con un'asta e un trofeo. APPUNTI DI NDMISMATICA ROMANA I95 aro. Antoniniano. — Dopo Coh. 652. B" — IMP C M AVR PROBVS P F AV&. Busto corazzato e coll'elmo radiato a sinistra, armato di lancia e scudo. 9' — VIRTVS PROBI AVO Probo in abito militare gradiente a destra con una lancia e un trofeo. 211. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 657. & — PROBVS P F AVG. Busto corazzato e laureato a destra. T^ — VIRTVS PROBI AVG-. Probo a cavallo a destra, pre- ceduto da un soldato con una palma. Di fianco al cavallo sul davanti un fanciullo nudo. NB. Cohen al N. 657 descrive un quinario simile a questo medio bronzo, riportandolo da Tanini. 212. Antoniniano. — Dopo Coh. 670. B' — IMP C M AVR PROBVS P F AVG-. Busto radiato e corazzato a destra. ^ — VIRTVS PROBI AV5. Probo galoppante a destra in atto di trafiggere un nemico inginocchiato e che ha perduto lo scudo. CARO. 213. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 71. ^ - DEO ET DOMINO CARO INVIC AVG. Busto radiato e corazzato a destra. P — PROVIDENTIA AVG. La Provvidenza a sinistra con un globo e uno scettro obliquo. Nel campo una stella. NUMERIANO. 214. Antoniniano. — Dopo Coh. 78. 3* — IMP C M AVR NVMERIANVS NOB C Busto radiato a destra col paludamento e la corazza. 9» — VIRTVS AV&&. Numeriano in abito militare a destra e con uno scettro, riceve un globo niceforo da Carino pure in abito militare e con un'asta. Nel mezzo, in alto, una stella. igó FRANCESCO GNECCHI CARINO. 215. Aìtno. — Dopo Coh. 2. !>' - IMP M AVR CARINVS P F AVG-. Busto laureato a destra col paludamento. K - ADVENTVS AVGG- N N. Carino e Numeriano, l'uno con uno scettro, l'altro con un'asta, che sostengono in- sieme un globo sormontato da una Vittoria che li inco- rona. All'esergo C (Tav. Ili, N. 18). NB. Questo rovescio è affatto nuovo nelle monete di Carino. 216. Piccolo Bronzo Quinario. — Dopo Coh. 69. ^' — M AVR CARINVS C Busto laureato a destra col pa- ludamento e la corazza. 5* — GENIVS EXERC. Genio a sinistra in un tempio a due colonne, sacrificante su di un'ara e con una cornucopia. 217. Piccolo Bronzo Quinario. — Dopo Coh. 84. B' — IMP CARINVS P AVG. Busto laureato e corazzato a destra. 9 — PAX AV&G. Vittoria corrente a sinistra con un ramo e uno scettro. All'esergo A. 2r8. Piccolo Bronzo Quinario. — Dopo Coh. 114. ^ - M AVR CARINVS NOB CAES. Busto laureato a destra col paludamento e la corazza. 9 — PROVI DE AVG&. La Provvidenza a sinistra con una bacchetta e lo scettro. A terra un globo. D I O C L E Z I A N O. 219. Aureo. — Dopo Coh. 21. ^ - IMP ce VAL DIOCLETIANVS P F AVG. Busto laureato a destra con paludamento e corazza. 9* — FATIS VICTRICIBVS. Le tre Fortune, ciascuna con una cornucopia. Quella che sta a sinistra, è volta a destra e tiene un timone appoggiato a un globo insieme a quella di mezzo che è a lei rivolta. La terza, che è a APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA I97 & destra, è volta a sinistra e tiene pure un timone appog- giato a un globo. Nessuna lettera all'esergo. (Tav. Ili, N. 19). NB. L'aureo N. 21 di Cohen è descritto precisamente cosi; ma dal disegno risulta che ha le lettere s e all'esergo e tale correzione è di- fatti portata nel supplemento. Vedo pure le stesse lettere s e all'esergo di un simile aureo rappresentato dal vero (Tav. IX, N. 9,) nel Cata- logo della Coli. L. Courtin venduta a Parigi nello scorso aprile. Il mio esemplare di eccellente conservazione non ha traccia di lettere all'esergo. 220. Aureo. — Dopo Coh. 6g. -B' - DIOCLETIANVS P F AV&. Testa laureata a destra. 9I - PIETAS AVGG ET CAESS N N. La Pietà a sinistra con un bambino in collo e un altro ai piedi. All'esergo TR. (Tav. Ili, N. 20). 221. Denaro d'Argento. — Dopo Coh. 90. ^' - DIOCLETIANVS AVG. Busto laureato a destra col paludamento. 9/ - VIRTVS MILITVM. Quattro soldati sacrificanti davanti alla porta di un campo. All'esergo una clava. 222. Antoniniano. — Dopo Coh. 127. ^ - IMP DIOCLETIANVS AVG. Busto radiato a destra col paludamento. 91 — ADVENTVS AVGG. Diocleziano e Massimiano Erculeo galoppanti a destra colle destre alzate. All'esergo P. (Tav. IV, N. I). NB. Rovescio nuovo per tipo e per leggenda fra le monete di Diocleziano. 223. Antoniniano. — Dopo Coh. 132. B' - DIOCLETIANVS AVG. Busto radiato a destra col pa- ludamento. 91 — CLARITAS AVGG. Il Sole radiato a sinistra colla destra alzata e con un globo. Ai suoi piedi un prigio- niero seduto e legato. 224. Antoniniano. — Dopo Coh. 137. h - IMP DIOCLETIANVS AVG- Busto radiato a destra colla corazza. 9 — COMES AVGG. Pallade galeata a destra con un'asta e appoggiata allo scudo. 198 KRANXESCU GNKCCllI 225. Antoniniano. — Dopo Coh. 138. ^ — IMP DIOCLETIANVS P AV3. Busto radiato a destra col paludamento. l> - CONCORDIA AV&G. Due donne che si danno la mano, ciascuna con una cornucopia. 226. Antoniniano. — Dopo Coh. 225. B- - IMP C C VAL DIOCLETIANVS P F AVG. Busto radiato e corazzato a destra. '^ — lOVI CONSERVAI. Giove ignudo a sinistra col ful- mine e lo scettro. 327. Piccolo Bronzo Quinario. — Dopo Coh. 236. !>' - IMP DIOCLETIANVS AVG. Busto laureato a destra col paludamento. ^ - lOVI COSERVAT AVG. Giove ignudo a sinistra col mantello sulle spalle, col fulmine e lo scettro. 228. Piccolo Bronzo Quinario. — Dopo Coh. 253. ^ -' IMP DIOCLETIANVS AVG. Busto laureato a destra col paludamento. 9I lOVI CONSERVATORI AVGG. Giove ignudo di fronte rivolto a destra, coll'asta nella destra e il fulmine nella sinistra. A' suoi piedi, a sinistra un'aquila con una corona nel rostro. 229. Antoniniano. — Dopo Coh. 257. .©' - DIOCLETIANVS P F AVG. Busto radiato e corazzato a destra. fj — lOVI PROPVGNAT. Giove ignudo col mantello avvolto intorno alle reni cammina a sinistra guardando indietro, col fulmine nella destra e un'aquila nella sinistra. 230. Antoniniano. — Dopo Coh. 261. r& - IMP C DIOCLETIANVS P AVG. Busto radiato a destra col paludamento. 1> — lOVI TVTATORI AVGG. Giove ignudo a sinistra con un globo sormontato da una vittoria e uno scettro. Ai suoi piedi un'aquila. APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA 199 231. Antoniniaiin. — Dopo Coh. 287. ^ — IMP DIOCLETIANVS P AV&. Busto radiato a destra col paludamento e la corazza. P — P M TR P Vili COS IMI P P. Leone radiato a destra col fulmine nelle fauci. (Anno 291 d. C). 232. Antouiiiiciìio. — Dopo Coh. 340. ,©' - IMP C C VAL DIOCLETIANVS AV&. Busto radiato a destra col paludamento e la coraz-^a. 5/ — VICTORIA AVO-. Vittoria a destra in atto di presen- tare una corona a Diocleziano che jjli sta di fronte con un globo e uno scettro. 233. Aiitoiiinia)io. — Dopo Coh. 340 bis. Lo stesso, ma colla leggenda: ^' - IMP C C VAL DIOCLETIANVS P F AVG. 234. Piccolo Bronzo OitiiKirio. — Dopo Coh. 348. ^' - IMP DIOCLETIANVS AVG. P.usto laureato e corazzato a destra. 9* -- VIRTVS AVG. Marte armato a sinistra colla lancia e appoggiato al proprio scudo. 235. Anloniniaiio. — Do|)o Coh. 354. ^ - DIOCLETIANVS P AVG. Busto radiato a destra col paludamento. 1^ — VIRTVS AVGG. Diocleziano laureato e in abito mili- tare a sinistra con un'asta e il paraztjnio, in atto di calpestare un prigioniero. Nel campo C; all'esergo P T R. (Tav. IV, N. 21. Rovescio sconosciuto nelle monete di Diocleziano. MASSIMIANO KR CULLO. 236. Aureo. — Dopo Coli. 54. & — MAXIMIANVS P AVG. Testa laureata a destra. 9 — HERCVLI VICTORI. Lrcole seduto di fronte su di una rupe, colle braccia conserte. Tiene colla sinistra la clava e la pelle del leone sul ginocchio sinistro. Al suo fianco l'arco e la faretra. All'esergo P T. (Tav. IV, N. 3). 200 FRANCESCO GNECCHI 237. Denaro d'Argento. — Dopo Coh. 97. ,& - MAXIMIANVS AVG. Testa laureata a destra. 9I — VIRTVS lyilLITVM. Quattro soldati sacrificanti su di un'ara davanti a una porta di campo- All'esergo E. 238. Antoniniano. ~ Completamento. Coh. 150. /B' - MAXIMIANVS AVG. Busto radiato e corazzato a destra. P — AVSPIC FEL. La Liberalità a sinistra colla tessera e il caduceo. A' suoi piedi un bambino che le stende le braccia. Nel campo D. All'esergo PTR. 239. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 232. ^' - D N MAXIMIANO P F AVG- Busto laureato a de- stra col paludamento e la corazza. ^ - GENIO POPVLI ROMANI. 11 Genio del P. R. col modio in testa a sinistra con una patera e una cornucopia. 240. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 232 bis. /B' — D N MAXIMIANO P F AVG. Busto laureato a de- stra colla corazza. 9* — Come il precedente; ma, accanto al Genio, a sinistra, un'ara accesa. 241. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 249. B' — IMP C MAXIMIANVS P AVG. Busto laureato e palu- dato a sinistra colla clava nella destra e la pelle del leone sulla spalla sinistra. i? — GENIO POPVLI ROMANI. Il genio del popolo romano a sinistra colla patera e la cornucopia. Presso di lui un'ara accesa. 242. Antoniniano. — Dopo Coh. 259. ^' - IMP C M VAL MAXIMIANVS AVG. Busto radiato a destra col paludamento. 9 - HERCVLI CONSERVAI. Ercole ignudo a sinistra. Tiene colla destra un ramo e colla sinistra la clava al- zata e la pelle del leone. APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA 243. Atttonininno. — Dopo Coh. 260. Ey — IMP C MAXIMIANVS AV&. Busto radiato e corazzato a sinistra. ^ — HERCVLI INVICTO AVGG. Ercole ignudo a sinistra. Tiene colla destra un globo niceforo e colla sinistra si appoggia alla clava. Sul braccio sinistro la pelle del leone. Nel campo S. 244. Atitoniniano. — Dopo Coh. 265. i& — IMP C MAXIMIANVS P F AVG. Busto ignudo e ra- diato a sin. colla clava e la pelle del leone sulla spalla-. ^ — Come il precedente. 245. Medio Bronzo. — Dopo C(3li. 278. B' - IMP MAXIMIANVS P F AVG. Testa laureata a destra. P — HERCVLI VICTORI. Ercole ignudo di fronte, rivolto a sini.stra. È appoggiato colla destra alla clava e colla sinistra tiene tre pomi e la pelle del leone. All'esergo SIST. Tipo piuttosto barbaro, 246. Piccolo Broiito Oiiiìiarin. — Dopo Coh. 298. ^ - IMP MAXIMIANVS P F AVG. Busto laureato a destra col paludamento e la corazza. I^ — lOVI CONSERVAI AVG. Giove ignudo a sin. col man- tello spiegato dietro le spalle, col fulmine e uno .scettro. 247. Aìtto)ii)iiano. — Dopo C(ìh. 309. ^ - IMP C M AVR MAXIMIANVS P F AVG. Busto radiato a destra colla corazza. ]>' — lOVl CONSERVATORI AVGG. Giove ignudo a .sinistra con un globo e uno scettro. Di fronte a lui una Vittoria con una palma e una corona. Nel campo Z H. 248. Antoiiiniano. — Dopo Coh. 353. ,©* - MAXIMIANVS P F AVG. Bu.sto radiato e corazzato a destra. 9^ — PIETAS AVGG. Massimiano laureato, in abito militare e con uno scettro, in atto di rialzare una donna coronata e con una cornucopia, che gli sta innanzi inginocchiata. Nel campo C. All'esergo P T R. (Tav. IV, N. 4). FRANCESCO GNECCHI 249. Piccolo Bronzo Quinario. — Dopo Coh. 364. ly — D N MAXIMIANO BAEATISSI (sic). Busto laureato a destra col manto imperiale, con un ramo e la mappa. 13; - PROVIDENTIA DEORVM. La Previdenza a destra ri- volta a una donna che le sta di fronte con un ramo alzato e uno scettro. 250. Anlonininno. — Dopo Coh. 398. ^ — MAXIMIANVS P F AVO. Busto radiato e corazzato a destra. 1^ — TEMPOR FELICIT. La Felicità turrita seduta a sinistra con una patera e la cornucopia. Nel campo C. Ali'e- sergo PTR. (Tav. IV, N. 5). N15. Rovescio nuovo. Il tipo della Felicità seduta è inusitato nelle monete di Massimiano Erculeo. 251. Picco/o Bronzo Quinario. — Dopo Coh. 419. ly — IMP e MAXIMIANVS P F AV&. Busto laureato a destra col paludamento e la corazza. W — VIRTVS AVGG. Ercole ignudo a destra appoggiato colla destra alla clava, tiene nella sinistra l'arco e la pelle del leone. 252. Piccolo Bronzo Quinario. — Dopo Coh. 425. i& — IMP MAXIMIANVS AVG. Busto laureato a destra col paludamento e la corazza. 9 — VIRTVS AVaS- Ercole di fronte volto a destra, ap- poggiato colla destra alla clava, tiene colla sinistra l'arco e la pelle del leone. 253. Anloniniano. — Dopo Coh, 426. ^ — IMP C M VAL MAXIMIANVS AVG. Busto radiato a destra col paludamento e la corazza. Ijf - VIRTVS AVGG. Vittoria a destra su di un globo e colla palma, in atto di porre la corona in capo ad Ercole nella posa dell' Ercole Farnese. 254. Anloniniano. — Dopo Coh. 427. -^ - IMP C MAXIMIANVS AVG. Busto ignudo e radiato a sinistra colla clava nella destra e la pelle del leone sulla spalla sinistra. APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA 2O3 9 — VIRTVS AVG-G-. Giove ed Ercole ignudi di fronte, il primo con un lungo scettro, il secondo colla clava e la pelle del leone. 255. Aìitoiu'iiiniii). — Dopo Coli. 430. D" - MAXIMIANVS P F AV&. Busto radiato e corazzato a destra. 9^ — VIRTVS AVG-G. Massimiano in abito militare, a destra, colla lancia rovesciata e il parazonio, in atto di calpestare un prigioniero seduto a terra e legato. 256. Media Bronao. — Dopo Coh. 433. ÌB' - IMP MAXIMIANVS P F AV&. Busto in elmo e co- razza a sinistra, armato di lancia e scudo. 9 - VIRTVS AVGG ET CAESS N N. Massimiano a cavallo lanciato a corsa a sinistra. E armato di scudo e colla lancia ferisce il priirm di (juattro nemici che giacciono a terra in pose disperate sotto le zampe del cavallo. 257. Antoìiiniaiio. — Dopo Coh. 448. ;& — MAXIMIANVS P F AV&. Busto radiato e corazzato a destra. 9/ — VNDIQVE VICTORES. Massimiano in abito militare a sinistra con un globo niceforo e un'asta. (Tav. IV, N. 6). Questo rovescio è conosciuto fra le monete di Numeriano e di Costanzo Cloro, ma nuovo fra quelle di Massimiano Erculeo. 258. Antoìiin'iaìio. — Dopo Coh. 449. /& — MAXIMIANVS AVG. Busto radiato e corazzato a destra. 9 ~ VOTIS X. L' Imperatore laureato e togato a sinistra sacrificante su di un'ara. (Tav. IV, N. 7). Il tipo di questo rovescio, conosciuto fra le monete di Galerio Mas- simiano, è nuovo fra quelle di Massimiano Erculeo. 259. Antoiiiniano. — Dopo Coli. 451. ©' — IMP MAXIMIANVS AVG. Busto radiato a sinistra col manto imperiale e un globo nella destra. 204 FRANCESCO GNECCHI T^ — VOTIS X. Diocleziano e Massimiano Erculeo di fronte, uno con uno scettro sormontato da un'aquila, l'altro colla spada, sacrificanti insieme su di un'ara. 260. Picco/o Bronzo Oiiiìiario. — Dopo Coh. 463. ^ — MAXIMIANVS AV&. Testa laureata a destra. ?< — VOT XXX AVGG in una corona. CARAUSIO. 261. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 89. ^ - IMP CARAVSIVS P F AVG. Testa radiata a destra. 9 — FIDEM (sic) MILITVM. La Fede militare di fronte con due insegne. 262. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 97. ^' — IMP C CARAVSIVS AVG. Busto radiato a destra con paludamento e corazza. 9* — FORTVNAE. La Fortuna a sinistra colla ruota e la cornucopia. 263. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 180. ^' — IMP C CARAVSIVS P F AVG. Busto laureato a destra col paludamento e la coi'azza. 5* — PAX AVG. La Pace a sinistra con un ramo e un lungo scettro. Nel campo S P. All'esergo MLXXI. 264. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 187. ^^ - IMP C CARAVSIVS P F AVG. Busto radiato a destra col paludamento. 9* - PAX AVGGG. La Pace a sinistra con un ramo e uno scettro trasversale. Nel campo S P. All'esergo MLXXI. 265. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 198. 3' - IMP C CARAVSIVS P F AVG. Busto radiato a destra col paludamento. ^ - PROVID AVG. La Provvidenza a sinistra colla patera e la cornucopia. APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA 205 266. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 231. B* — IMP C CARAVSIVS P F AVG-. Busto radiato a destra col paludamento e la corazza. 1^' — SECVRITAS AV. La Sicurezza a sinistra colle gambe incrociate e appoggiata a una colonna, posa la mano destra sopra il capo. All'esergo C. NB. Due soli piccoli bronzi di Carausio sono conosciuti colle leg- gende: SECVRITAS l'ERPETVA c sixvKiTAs oRius. Quella ora riportata, SECVRITAS AVGVSTA, è nuova fra le monete di Carausio. 267. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 239. ^ — IMP CARAVSIVS AV&. Busto radiato a destra col pa- ludamento. 9* — TEMPORVM F. La Felicità a sinistra con un lungo caduceo e una cornucopia. (Tav. IV, N 8). A L L L L r O. 268. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 32. ^^ - IMP C ALLECTVS P F AVG. Busto radiato a destra in corazza. P — PAX AV&. La Pace a sinistra con un ramo e un lungo scettro (dritto). Nel campo S A. All'esergo M L. 269. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 65. ^ - IMP C ALLECTVS P F AVG-. Busto radiato a sinistra armato di lancia e scudo. ^ — VIRTVS AVG. Trireme diretta a destra con quattro rematori. All'esergo Q. COSTANZO CLORO. 270. Aureo. — Dopo Coh. 18. B' — CONSTANTIVS NOB C Testa barbuta e laureata a destra. ^ — FIDES MILITVM. La P^ede militare di fronte, rivolta a destra. Tiene colla destra un'insegna e colla sinistra obliquamente uno stendardo. (Tav. IV, N. 9). 2o6 FRANCESCO GNECCHI NB. Questo rovescio è nuovo fra le monete d'oro e d'argento di Costanzo Cloro. 271. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 94. !& - CONSTANTIVS N08 CAES. Testa laureata a destra. P - FELIX ADVENT AVG-G NN. L'Africa di fronte rivolta a sinistra con uno stendardo e un dente d'elefante. Ai suoi piedi un leone che divora un teschio di bue. 272. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 120. i& - CONSTANTIVS NOBIL C. Bu.sto laureato a destra col paludamento e la corazza visto per di dietro. ^ - GENIO POPVLI ROMANI. Il Genio del popolo romano a sinistra colla patera e la cornucopia. 273. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 126. ^ - FL VLA (sic) CONSTANTIVS NOB CAES. Te.sta lau- reata a destra. lj( - GENIO POPVLI ROMANI. Il Genio del popolo romano a sinistra colla patera e la cornucopia. Nel campo B C e una stella, all'esergo ALE. La trasposizione delle lettere vla in luogo di v.\l nella leggenda del dritto ha tutta l'apparenza di un errore accidentale ; ma è strano il ripetersi di simile anomalia ortografica anche nell'altro medio bronzo seguente, di conio diverso. Tale ripetizione può far supporre che la cosa abbia una spiegazione.... ma da parte mia confesso di non trovarla. 274. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 149. B' FL VLA (sic) CONSTANTIVS NOB CAES. Testa laureata a destra. 9' - GENIO POPVLI ROMANI. 11 Genio del popolo romano a sinistra colla patera e la cornucopia. Ai suoi piedi, a sinistra, un'aquila. Nel campo r. All'esergo ALE. 275. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 168. ^^ — IMP C CONSTANTIVS P F AVG. Testa laureata a destra. ^ — HERCVLI VICTORI. Ercole nudo di fronte rivolto a sinistra colla destra s'appoggia alla clava; nella sinistra tiene tre mele, e avvolta al braccio la pelle del leone. APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA 2O7 G A L E K I O M ASSI M I A N O. 276. Antoniìiiaìiu. — Dopo Coh. 55. & — MAXIMIANVS NOB C Busto radiato a destra col paludamento e la corazza. 9' — AVSPIC FEL. La Liberalità a sinistra colla tessera e il caduceo. Accanto a lei un bambino che protende le braccia. All'csergo PTR. Nel campo D. Questo rovescio, nuo\ii fra le monete di Galerio Massimiano, si trova identico (anche per le lettere all'esergo e nel campo) fra quelle di Massimiano Erculeo. (Vedi N. 238 di questa scric) 277. AìitoìiiìiiaiìO. -- Dopii Cnli. 55 bis. & — MAXIMIANVS NOB CAES. Husto radiato e corazzato a destra. IJ/ - CLARITAS AV&G. 11 Sole ignudo a destra colla destra alzata e un globo nella sinistra. A' suoi piedi un prigio- niero legato. NB. Anche questo tipo nuovo per (ialerio è conosciuto fra le mo- nete di Massimiano Erculeo. Vedi Coli. i5r. 278. Medio Bronzo. — Do|)o Coli. 65. & - MAXIMIANVS NOB CAES. lesta laureata a destra. tJ - FORTVNAE REDVCI AVOG ET CAESS NN. La Fortuna seduta a sinistra col timone e la cornucopia. Manca la solita ruota. Nel campo una stella. 279. Medio Bfoi.zo. Dopi) (^oh. 68. !& - MAXIMIANVS NOB CAES. '1 està laureata a destra. ^ - FORTVNAE REDVCI AVGG N N. La Fortuna diade- mata a sinistra col timone e la cornucopia. A' suoi piedi un globo. Nel campo A e una stella. All'esergo TR. 280. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 69. ^ - MAXIMIANVS NOB CAES. Testa laureata a destra. ^ - FORTVNAE REDVCI CAESS NN. La Fortuna a sinistra con un timone e la cornucopia. Ai suoi piedi un globo. =7 2o8 FRANCESCO GNECCHI 281. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 81. ^ — MAXIMIANVS NOB C Busto corazzato e coll'elmo a sinistra, armato di lancia e scudo. ^ - GENIO POPVLI ROMANI. Il Genio del P. R. seminudo a sinistra colla patera e la cornucopia. 282. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 118. ^' — MAXIMIANVS NOB C. Busto laureato e corazzato a sinistra, armato di lancia. 9! - GENIO POPVLI ROMANI. Il Genio del P. R. a sinistra colla patera e la cornucopia. Vicino a lui un'ara. 283. Antoniniano. — Dopo Coh. 126. ^' - GAL VAL MAXIMIANVS NOB CAES. Busto radiato a destra col paludamento e la corazza. 9 — lOVI ET HERCVLI CONS CAES. Giove ignudo a si- nistra tiene un globo nella destra e l'asta nella sinistra. Ercole gli sta di fronte con un globo sormontato da una Vittoria e colla clava. 284. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 138. ^ - MAXIMIANVS NOB CAES. Busto in elmo e corazza a sinistra, armato di lancia e scudo. 9 — M SACRA AVGG ET CAESS NN. La Moneta a sinistra colle bilance e la cornucopia. Nel campo una stella. 285. Piccolo Bronzo Quinario. — Dopo Coh. 149. ^ - MAXIMIANVS NOB CAES. Busto laureato a destra col paludamento e la corazza. 9 - PRINCIPI IVVENTVT. Galerio in abito militare a si- nistra con due insegne. '&' 286. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 168. ^ — GAL MAXIMIANVS P F AVG. Testa laureata a destra. 9 - VIRTVS EXERCITVS. iVlarte armato che cammina a destra colla lancia e lo scudo. APPUNTI DI NUiMISMATICA ROMANA 209 SEVERO II. 287. Aureo. — Coh. 13. ly — IMP SEVERVS P F AV&. Testa laureata a destra. 9*' — lOVIS CONSERVATOR. Giove ignudo a sinistra col fulmine e un lungo scettro e il mantello sulla spalla si- nistra. Ai suoi piedi un'acjuila. Nel campo I. All'esergo • SM • SD • (Tav. IV, N. io). Quest'aureo e descritto, quantunque non esattissimamente, al N. 13 di Cohen, ma dato come uno dei pezzi non più esistenti al giorno d'oggi, perchè compreso nel furto del 1831 al gabinetto di Francia. K perciò che ho creduto opportuno dare la descrizione del mio bellissimo esem- plare trovato in una campagna presso Imola nel i8go. MAS.SIMINO DA ZA. 288. Aureo. — Dopo Coh. 18. .©' - MAXIMINVS P F AVG-. Testa laureata a destra. ^} — SOLI INVICTO- 11 Sole radiato in tunica a sinistra, colla destra alzata, o colla testa di Serapide nella si- nistra. All'esergo ALE. (Tav. I\', N. 11). NB. Aureo trovato in Kgitto nel 1895. 289. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 134. i^ — IMP MAXIMINVS P F AV&. Busto laureato a destra col paludamento. 9I — RESTITVTOR ROMAE. Roma galeata seduta su di uno scudo a sinistra e con un lungo scettro, offre un globo a Massimino che le sta davanti in abito militare a capo scoperto e coll'asta. All'esergo S T S- Questo rovescio è completamente nuovo sia per la leggenda che per la rappresentazione. La leggenda fu imitata da Giovino in una sua moneta d'argento (Coh. N. 3, rksiitvtor rom) e la rappresentazione fu presa a modello da Massenzio pei suoi numerosissimi niedii bronzi portanti la leggenda conserv vrbis svaf.. FRANCESCO GNECCHl MASSENZIO. 290. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 78. B" IMP C MAXENTIVS P F AVG-. Testa laureata a destra. 5» - MARTI GOMITI AVG N. Marte armato gradiente a destra con un'asta e un trofeo. LICINIO PADRE. 291. Aureo. — Dopo Coh. 29. ly — LICINIVS AVGVSTVS. Testa laureata a destra. ^ — VICTORIAE AV&& NN. Vittoria a destra collo scudo, sul quale si legge VOT X MVL XX, appoggiato su di un cippo. All'esorgo S M N T. (Tav. IV, N. 12). Tipo nuovo fra le monete di Licinio. 292. Piccolo Bronzo — Dopo Coh. 73. & — IMP LICINIVS P F AVG. Busto laureato a destra col paludamento e la corazza. 9' - lOVI CONSERVATORI. Giove ignudo a sinistra col fulmine e lo scettro e il mantello sul braccio sinistro. Nel campo una corona. 293. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 73 bis. :& — IMP LICINIVS P F AVG. Testa laureata a destra. ^ — Come il precedente, ma nel campo P in luogo della corona. 294. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 100. ^ — IMP LICINIVS AVG. Busto laureato a sinistra colla mappa e un globo. 9 — lOVI CONSERVATORI AVGG. Giove ignudo di fronte rivolto a sinistra con un globo e uno scettro. Nel campo a sinistra una mezzaluna. 295. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 100 bis. ^' — IMP LICINIVS AVG. Busto laureato a sinistra col manto imperiale e la mappa (?). APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA '^ - lOVI CONSERVATORI AV&G. Giove ignudo a sinistra col globo e un lungo scettro. Nel campo una mezzaluna, e A oppure B. All'esergo S M A L- 296. Piccolo Bronzo. - Dopo Coli. 103. ^y - IMP LICINIVS AV&. Busto laureato a sinistra col manto imperiale colla mappa (?) e un globo. 9/ - lOVI CONSERVATORI AVG-&. Giove ignudo a sinistra con un globo nicetoro e un lungo scettro. Nel campo a sinistra una stella, a destra S. All'esergo ANT. 297. Piccolo Bronzi). — Dopo C(j1i. 117. B' — IMP LICINIVS P F AV&. Busto laureato e corazzato a destra. 9 — LIBERATOR ORBIS- Licinio galoppante a destra. Ha la destra alzata e colla sinistra tiene le redini. Di fianco al cavallo un leone corrente, trafitto da un giavellotto, volge la testa verso l' imperatore. All'esergo R ¥ S. Il modulo è piuttosto grande e quasi un dimezzo fra il piccolo e il medio bronzo. 298. Medio Bronzo. — Dopo Coli. 132. ^ - IMP LICINIVS AVG. Festa laureata a destra. 91 - SOLI INVICTO COMITI H Sole seminudo di fi-onte colla destra alzata e un globo nella sinistra. 299. Piccolo Broìizo. Dopo C(jh. 62. ^ - LICINIVS IVN NOB C Busto laureato a destra col paludamento e la corazza. 9^ — In una corona in tre sigle VOT X ET XV F B C COSTANTINO MAGNO. 300. Medaglione d'Argento. — Dopo Coli. 6. ^ — Anepigrafo. Testa di Costantino a destra. 9 - CONSTANTINVS CAESAR. Quattro insegne militari. All'esergo S M A N. Dia. Min. 24. Peso gr. 4.200. 212 FRANCKSCO GNECCHI 301. Aìirco. — Dopo Coh. 61. ^ - CONSTANTINVS P F AVG. Testa laureata a destra. 9 - GAVDIVM ROMANORVM. Figura femminile (la Francia o la Germania?) seduta a sinistra e piangente; si sostiene la testa colla destra, mentre colla sinistra s'appoggia ad alcune armi che stanno in terra. Dietro lei un trofeo. All'esergo PR. (Tav. IV, N. 13). Questo rovescio presenta il tipo degli aurei che hanno all'esergo l'iscri- zione ALAMANNIA, FRANCIA o SARMATiA. Nessun dubbio quindi che la figura femminile rappresentata nell'attitudine della tristezza voglia personifi- care una di queste provincie; ma quale precisamente è difficile deter- minare. 302. Aureo. — Dopo Coh. 141. ^ - CONSTANTINVS P F AVG. Busto laureato a destra col paludamento e la corazza. ^ - VICTORIBVS AVGG NN VOTIS. Vittoria seduta a destra su uno scudo e una corazza, in atto di scrivere XXX su di uno scudo appoggiato al suo ginocchio e sorretto da un genietto alato. All'esergo PTR. (Tav. IV, N. 14). 303. Aureo Quinario — Dopo Coh. 137. ^ — CONSTANTINVS AVG. Busto corazzato e laureato a d. 9' — VICTORIAE PERPETVAE. Vittoria seminuda seduta a destra su di una corazza e in atto di scrivere VOT XX su di uno scudo che si tiene sulle ginocchia. (Tav. IV, N. 15). 304. Medaglione di Bronzo. — Dopo Coh. 177. ^ — CONSTANTINVS P F AVG. Testa laureata a destra. 9 — VIRTVS AVGG- L'Imperatore a cavallo galoppante a destra in atto di colpire colla lancia un nemico caduto a terra. Dia. Mill. 38. Peso gr. 30. 305. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 195. ^ — CONSTANTINVS AVG. Busto corazzato a sinistra coll'elmo e la lancia. 9I - BEATA TRANQVILLITAS. Ara colla scritta VOT XX, e su di essa un globo circondato da tre stelle. APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA 21 3 306. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 313. -B' — CONSTANTINVS MAX AVG. Busto laureato a destra col paludamento. ^ - GLORIA EXERCITVS. Insegna militare fra due sol- dati armati di lancia e appoggiati allo scudo. Nel campo S R. 307. Piccolo Bronzo. ~ Dopo Coh. 339. S)' - IMP CONSTANTINVS AVG. Busto laureato a sinistra col manto imperiale, la mappa e un globo. I> - lOVI CONSERVATORI AVGG. Giove ignudo a sinistra con un globo e Io scettro. 308. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 406. B" - IMP CONSTANTINVS P F AVG. Busto laureato a destra col paludamento. 9/ - PRINCIPI IVVENT B R P NAT. Costantino in abito mi- litare a destra con un'asta trasversale e un globo. Al- l'esergo PLC. Nulla nel campo. La leggenda u r p n.m che diede già luogo a congetture e a ipotesi più o meno arbitrarie, ormai a mezzo di iscrizioni lapidarie e di altre iscrizioni di monete espresse in tutte lettere, va senza alcun dubbio interpretata per bono reii'vui.k- \e .naivs. Vedi un articolo del De Witte su quest'argomento nella Revuc Xinniaiiuì/ii/iic del 1868. In questo me- desimo articolo è dato il disegno di un medio bronzo di Costantino simile a quello ora descritto e riportato nella 2* Edizione del Cohen al N. 404, dove però figurano nel campo del rovescio le lettere e i a destra e as a sinistra dell'imperatore. Trattandosi di un pezzo raris- simo, ho creduto bene di tener conto di tale differenza e descrivere come nuovo il mio esemplare, tanto più che queste due monete, differenziate dalla presenza e dall'assenza delle lettere nel campo, fanno riscontro alle altre due colla leggenda del rovescio: co.nstantino i- avg hrp nat (Coh. 239 e 240) di cui si conoscono pure due varietà, una avente le stesse lettere e i a destra a s a sinistra nel campo, mentre l'altra non ha alcuna lettera. 309. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 413. ^' - CONSTANTINVS P F AVG. Busto coll'elmo laureato e la corazza a sinistra, con un globo nella destra. 91 - PRINCIPI IVVENTVTIS. Costantino a sinistra con un globo e un'asta rovesciata. Nel campo una stella. 214 FRANCESCO GNECCHI 310. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 437. ^' - IMP CONSTANTINVS AV3. Busto laureato a sinistra con un fiore (?) e lo scettro. 1^ - PROVIDENTIAE AVGG-. Porta di campo aperta, sor- montata da tre pinacoli. 311. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 451. ©' - CONSTANTINVS AVG. Busto laureato e corazzato a destra. i^ SARMATIA DEVICTA. X'ittoria con un trofeo e una palma che caMimina turiosamente a destra, calpestando un prigioniero. 312. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 459. :& - IMP CONSTANTINVS P F AVG. Busto laureato a destra ro! [)ahid amento. ^ - SOLI INVICT COM D N. 11 Sole a sinistra colla destra alzata e un globo niceforo. A destra una mezzaluna, a sinistra una stella. 313. Piccolo Bronzo Quinario. ~ Dopo Coh. 533. ^' - D N CONSTANTINVS AVG. Busto laureato e coraz- zato a destra. ?; -- VIRTVS AVGVSTI. Costantino di fronte in abito mi- litare con un'asta e appoggiato allo scudo. (CoSTANTIXOl'OI.I). 314. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. [3. & - CONSTANTINOPOLIS. Busto di Costantinopoli col- r elmo laureato , il manto imperiale e lo scettro a sinistra. 9 — VICTORIA AVG. Vittoria che cammina a sinistra con una corona e ima palma. (Roma). 315. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 13. ÌB' — VRBS ROMA. Busto di Roma galeato a sinistra col manto imperiale. 9 — La Lupa coi gemelli a sinistra. In alto due stelle e fra queste tre palme legate in mazzo. APrUNTI DI NUMISMATICA ROMANA 21; 316. Simile. Fra le stelle un ferro di lancia. 317. Simile. Fra le stelle la pelle del leone, come si vede sui denari della famiglia Coponia. COSTAN'FINU MAGNO C K I S P O E C O S T A N TINO 11. 318. Piccolo Medaglione n Medio Bronzo. — Dopo Coli. 3. & — CONSTANTINVS MAX AVG. Hu.sto diademato a sinistra a mezza figura c(j1 paludamento e la corazza e con un globo portante una Vittoria. ^ — NOBB CAESS. Busti diademati e affrontati di Crispo e Costantino li, con |jaludamento e corazza e sostenenti insieme un globo sormontato da una X'ittoria. All'è- sergo CONS. C R 1 S P (J. 319. Aureo. — Dopo Coli. 2. ^ — Anepigrafo. Testa diademata a destra. 9/ — CRISPVS CAESAR. Vittoria che cammina a sinistra colla corona e la palma. AH'esergo • N iTav. IV, N. 16I. 320. Piccolo Bronzo. ~ Dopo Coh. 68. ^ — CRISPVS NOB CAES. P.usto laureato a destra col paludamento e la corazza. 9^ - CAESARVM NOSTRORVM intorno a una corona, nella quale si legge; VOT X fra due palme. 321. Piccolo Broìizo. — Dopo Coh. 77. ^ - CRISPVS NOB CAES- Busto laureato a destra colla corazza, fi' - DOMINORVM NOSTRORVM CAESS. In una corona VOT V e nel centro una stella. 2l6 FRANCESCO GNECCHI 322. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 94. ^ - CRISPVS NOBIL CAES. Busto laureato e corazzato a destra. 9 ~ PRINCIPIA IVVENTVTIS. Milite armato a destra colla lancia e appoggiato al proprio scudo. Nel campo una corona. 323. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 96. ^' - FL IVL CRISPVS NOB CAES. Busto laureato a destra colla corazza. 9 — PRINCIPIA PRINCIPIA (sicl. Crispo in abito militare a destra con uno scettro obliquo. (Tav. IV, N. 17). Non e molto chiara la leggenda ruiNciPiA ivve.nivtis che si legge su molte monete di quest'epoca; ma <|ucst' ultima : pri.ncm'ia principia è decisamente oscura, talché non sembrerebbe esservi altro mezzo di spiegarla — spiegare cioè non il significato, ma il fatto materiale di trovarsi essa su di una moneta ineccepibile — se non supponendo un salto di conio, e una doppia coniazione della sola prima parte della leggenda: princuma ivventvtis, a cui corrisponde anche la rappresen- tazione. Difatti la moneta presenta qualche altro indizio di salto di conio, come si può osservare alla tavola. 324. Piccolo Bronzo- — Dopo Coh. 103. ^' — IVL CRISPVS NOB C Testa laureata a destra. 13* — PROVIDENTIA CAESS. Porta di campo aperta con due pinacoli, tra cui una stella. 325. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 103 bis. La stessa moneta, ma col busto laureato e corazzato a destra. 326. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 108. ^' — D N FL IVL CRISPVS NOB CAES. Busto laureato a sinistra col paludamento e lo scettro. 9^ — PROVIDENTIAE CAESS. Porta di campo aperta con tre pinacoli. 327. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 108 bis. La stessa, ma Crispo tiene un fiore (?). APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA 217 328. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 129. B' — IVL CRISPVS NOB C Busto laureato e corazzato a sinistra armato di lancia e scudo. 9 - VIRTVS EXERCIT. Stendardo colla leggenda VOT X, ai piedi del quale due prigionieri. Quello a sinistra ha le mani legate dietro il dorso, quello a destra è libero, si appoggia con una mano a terra e si volge indietro a guardare lo stendardo. 329. Piccolo Broìtzo Oìiiiinrio. — Dopo Coh. 147. ^^ - FL IVL CRISPVS NOB CAES. Busto laureato e co- razzato a destra. ^ - VOT V CAESS NN in una corona. C O S T A N T I N O 1 1. 330. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 125. B' - CONSTANTINVS IVN NOB C Busto laureato a destra col paludamenti). ^ — DOMINOR NOSTROR CAESS intorno a una corona in cui VOT V e una stella. All'esergo TMHF. 331. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 129. B' - CONSTANTINVS IVN NOB CAES. Testa radiata a destra. P - DOMINORVM NOSTRORVM CAESS intorno a una co- rona in cui e scritto VOT V i- nel centro una stella. All'esergo PT. 332. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 133. 3' - FL IVL CONSTANTINVS AVG. Busto diademato a destra col paludamento. 9* - G-LORIA EXERCITVS. Insegna militare fra due sol- dati, ciascunij armato di lancia e appoggiato allo scudo. 333. Piccolo Bronzo. — \)o\m Coh. 134. B' - CONSTANTINVS NOB CAES. Busto laureato a destra col paludamento e la corazza. 9^ - GLORIA EXERCITVS. Il Labaro fra due soldati, cia- scuno colla lancia e appoggiato al proprio scudo. FRANCESCO GNECCHI 334. Pirrolo Bronzo. — Dopo Coh. 141. ^ — FL IVL CONSTANTINVS NOB C Busto laureato a destra col paludamento. 9I - &LORIA EXERCITVS. Due soldati armati di lancia e appoggiati agli scudi. Fra di loro due insegne, e fra queste un ferro. di lancia. 335. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 143. ly - D N FL CL CONSTANTINVS NOB C. Busto laureato a destra col manto imperiale, la mappa nella sinistra e un globo e lo scettro nella destra. P - lOVI CONSERVATORI CAESS. Giove ignudo a sinistra con un globo niceforo e uno scettro. Nel campo una corona. 336. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 149. jy — FL IVL CONSTANTINVS NOB C Busto laureato a sinistra col |:)aludamento e la corazza. li — PROVIDENTIAE CAESS. Porta di campo aperta con due torri, fra le quali una stella. 337. Piccolo Bronzo. -~ Dopo Coh. 152. iO" — CONSTANTINVS IVN NOB C Busto laureato a sinistra col paludamento. ^i — PROVIDENTIAE CAESS. Porta di campo aperta con due pinacoli fra cui una stella. Nel campo a sinistra una corona. All'esergo SMALA. 338. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 153. ,©' — D N CONSTANTINVS IVN NOB CAES. Busto laureato a sinistra col manto imperiale, lo scettro nella sinistra e un fiore nella destra. li' — PROVIDENTIAE CAESS. Porta di campo aperta con tre torri. All'esergo: NHT€, KAT€, SMC, SMHM. 339. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 193. ly - CONSTANTINVS IVN NOB C Busto laureato e coraz- zato a sinistra. I3Ì — VIRTVS EXERCIT. Stendardo colla scritta VOT XX fra due prigionieri, uno legato, l'altro piangente. Nel campo S F. All'esergo T S B. APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA 21 9 340. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 193 bis. Come il precedente, ma col paludamento e la corazza. COSTANTE I. 341. Argento. - Coinplrfaìiinitn del N. 58. 3' - FL IVL CONSTANS P F AV&. Busto diademato a destra col paludaiiT^nto e la corazza. 9 — VICTORIA AVGVSTORVM. Vittoria che cammina a sinistra colla corona e la palma. All' esergo SIS e una mezzaluna con un punto. 342. Denaro. — Dopo Coh. 65. B" - FL CONSTANS NOB CAES. Busto laureato a destra col paludamento e la corazza. l> - VICTORIA CAESARVM. Vittoria che cammina a si- nistra colla corona e la palma. AH'esergo SIS. 343. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 121. B' - D N CONSTANS P F AV&. Busto diademato e pa- ludato a sinistra con un ^lobo. 91 — FEL TEMP REPARATIO- Costante a sinistra col la- baro e appoggiato allo scudo. Davanti a lui due prigio- nieri in piedi colle mani legate dietro il dorso. La leggenda fel tkmi> rkp.vratio è comunissima nelle monete di quest'epoca, ma la rappresentazione sopra descritta non è finora cono- sciuta che al regno di Costanzo II. 344. Piccolo Bronzo. Dopo Coh. 131. ^ — CONSTANS NOB CAES. Busto laureato a destra con paludamento e corazza. ?( - GLORIA EXERCITVS. Insegna militare fra due sol- dati, armati di lancia e appoggiati agli scudi. 345. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 134. B — CONSTANS P F AVG. Busto diademato a destra col paludamento e la corazza. 9 — GLORIA EXERCITVS. Labaro fra due soldati armati di lancia e appoggiati agli scudi. 220 FRANXESCO GNECCHI 346. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 134. Cpme il precedente, ma invece del labaro, un vessillo in 'cui si vede una corona oppure una mezzaluna. 347. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 135. ^ — CONSTANS MAX AV&. Busto laureato e col palu- damento a destra. ^ — GLORIA EXERCITVS. Insegna militare fra due sol- dati armati di lancia e appoggiati agli scudi. Ai lati del- l' insegni le lettere S R. 348. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 143. ^ — CONSTANS P F AVG. Busto laureato a sinistra col paludamento. 9^ — GLORIA EXERCITVS. Insegna militare fra due sol- dati armati di lancia e appoggiati agli scudi. 349. Piccolo Bronzo Quinario. — Dopo Coh. 159. /jy - D N CONSTANS AVG. Busto diademato a destra col paludamento e la corazza. 9* — VICTORIA AVGG. Vittoria che cammina a sinistra con una corona e una palma. Questo bellissimo quinario è di fabbrica assai superiore a quello che siano generalmente le monete di quest'epoca. COSTANZO II. 350. Soldo d'oro. — Dopo Coh. 131. i^ - CONSTANTIVS AVGVSTVS. Busto diademato a destra col paludamento e la corazza. 91 — VICTORIA DD NN AVGG. Vittoria che cammina a sinistra con un trofeo e una palma. AH'esergo TR. 351. Quinario d'oro. — Dopo Coh. 143. 3' — D N CONSTANTIVS P F AVG. Busto diademato a destra col paludamento e la corazza. 9 — VICTORIAE DD NN AVGG. Vittoria seduta a destra su di uno scudo e una corazza, in atto di scrivere VOT XXX MVLT XXXX su di uno scudo sostenuto da un genietto alato. AH'esergo TES. APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA 221 352. Argento. — Dopo Coh. 151. r©' — D N CONSTANTIVS P F AVG. Busto diademato a destra col paludamento. 9' — VOTIS XXX MVLTIS XXXX in una corona. Niente all'esergo. 353. Ficco/o Br 01120. — Dopo Coh. 244. ^^ - D N CONSTANTIVS P F AVG. Testa diademata a destra. ^ — GLORIA EXERCITVS. Insegna militare, talvolta in forma di stendardo tra due soldati armati di lancia e appoggiati allo scudo. 354. Picco/o Bronzo. — Dopo Culi. 254. ^' - FL IVL CONSTANTIVS NOB C. Busto laureato a si- nistra col paludamento e la corazza. P — PROVIDENTIAE CAES. I^orta di campo aperta sor- montata da due pinacoli fra cui una stella. Nel campo una corona a sinistra, talvolta a destra B. All'esergo SMAL o SMALA. MAO N K X Z I O. 355. Medio Bronzo. - Dopo Coh. 65. ^ - D N MAGNENTIVS P F AVG. Busto a destra col paludamento, lesta nuda. P — VRBS ROMA. Roma seduta a sinistra con un globo sormontato da una Vittoria e un lungo scettro. Accanto a lei uno scudo. D E C K N Z l O. 356. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 38. ^' - D N DENTIVS (sic| NOB CHVES (sic). Busto coraz- zato a destra, testa nuda. FRANCESCO GNECCHI 9 - VICTORIA G-OTICA (sic). Due Vittorie portanti uno scudo su cui si legge VOT V IVIT (sic). Nel campo SP. AU'esergo R P LC NB. Malgrado i numerosi errori delia leggenda, questa moneta non ila un tipo più barbaro di molte altre dello stesso Decenzio, ed e in tutto eguale alle altre comuni, portando la leggenda: victoriae dd na AVG ET CAES. Anche la leggenda, nuovissima nelle monete di Decenzio, VICTORIA GOTHicA, Hon è per nulla contraria alla storia, la quale ci dice che Decenzio combatte in Gallia i Goti che la devastavano. — Vista dunque l'autenticità materiale della moneta, e il nessun ostacolo storico essa può essere considerata come ufficiale , malgrado gli errori evi- denti della leggenda — ed anzi possiamo considerare in questo bronzo specificata la vittoria, che in altre monete comuni dello stesso De- cenzio è accennata solo in senso generico. GIULIANO II. 357. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 106. ^ — DEO SERAPIDI. Busto barbuto e radiato di Giuliano col modio in testa e col paludamento e la corazza a destra. 9 ~ VOTA PVBLICA. Iside in un carro diretto a sinistra, tirato da due mule. 358. Piccolo Bronzo Quinario. — Dopo Coh. 128. «B* — DEO SERAPIDI. Busto barbuto e radiato di Serapide col modio in testa e col paludamento, a destra. '^ — VOTA PVBLICA. Il Nilo sdraiato a sinistra con una piccola nave (?) e un giunco, appoggiato a un'urna rovesciata, da cui sgorga l'acqua. 359. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 132. r©" — D N FL CL IVLIANVS P F AVG-. Busto corazzato e galeato a smistra, armato di lancia e scudo. 9 — VOT X MVLT XX in una corona, i cui due rami sono congiunti da una targa rotonda, su cui si vede un'aquila. APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA 223 G I O V I A N O. 360. .liirio. -- Dopci Culi. 5. jy - D ti lOVIANVS PEP AVG. Busto diademato a destra col paludamento. 1? - SECVRITAS REIPVBLICAE. Roma e Costantinopoli sedute, sostenenti uno scudo colla scritta VOT V MVLT X. All'esergo S M N I. 361. Aiirio. - Dopo Coh. 5. La stessa moneta, coll'eseryo ANTZ. 362. Medio Bronzo. - Dopo Coh. 16. ly D N lOVIANVS P F AV&. Busto diademato a destra col paludamento e la corazza. 1^ - MONETA AVG. Le tre Monete. Tipo solito. 363. Piccolo Bronzo Oitiiiario. Dopo Coh. 28. !>' - D N lOVIANVS P F AVG. Busto diademato a destra col paludamento. 9 - VOTA PVBLICA. Iside che allatta Uro, seduto di fronte. NB. Questo rovescio, che si trova tra le monete di Giuliano II ed Llena, era finora sconosciuto fra f]uclle di Gioviano. \" .\ I. i:.\r I .\ 1 .\ N 1 1. 364. Piccolo Bronzo. - Dupc^» Coh. 34. -B' — D N VALENTINIANO P F AVG. i5usto diademato a destra col paludamento. tS — CONCORDIA AVG. \'ittoria che vola di fronte tenendo una corona per ciascuna mano. All'esergo S M R P. iTav. 1\', N. 181. Il rovescio e all'atto nuovo, come e nuova la leggenda del dritto a! dativo. Il tipo della moneta si direbbe essere piuttosto quello dell'oro. 224 FRANCESCO GNECCHI 365. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 44. ^ - D N VÀLENTINIANVS P F AV&. Busto diademato a destra col paludamento. Ijf - REPARATIO REIPVB. Valentiniano in abito militare a d, aiuta colla destra una donna turrita a rilevarsi, men- tre nella sinistra tiene una Vittoria che lo incorona. Questo rovescio, nuovo pel piccolo bronzo , è identico a quello (Coh. 43 e 44) comunissimo nel medio. COSTANZO GALLO. 366. Soldo d'oro. — Dopo Coh. 9. ^' — D N CONSTANTIVS NOB C Busto a destra col palu- damento e la corazza. Testa nuda. 5f — GLORIA REIPVBLICAE. Roma galeata, assisa di fronte con un'asta e Costantinopoli turrita assisa a sinistra con un piede poggiato su una prora di nave e con uno scettro, sostengono insieme uno scudo, su cui si legge VOT V MVlT X. All'esergo * TES *. (Tav. IV, N. 19). 367. Denaro d'argento. — Dopo Coh. 13. 3^ — D N CONSTANTIVS NOB CAES. Busto a destra col paludamento e la corazza. Testa nuda. 5* — VOTIS V in tre righe in una corona. All'esergo ANI. (Tav. IV, N. 20). Rovescio nuovo fra le monete di Costanzo Gallo. VALENTINIANO III. 368. Argento. — Dopo Coh. 8. ^^ — D N PLA VÀLENTINIANVS P F AV. Busto diademato e paludato a destra. 9 — VICTORIA AVGG. Vittoria che cammina a sinistra colla corona e la palma. All'esergo R M. 369. Denaro. — Dopo Coh. 21. ^ — D N VÀLENTINIANVS P F AVG. Busto diademato a destra con paludamento e corazza. 9f - VOT XX MVLT XXX in una corona. All'esergo CONS e una stella. APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA 22 = TKODOSIO I. 370. Argoito. — Dopo Coli. 22. ^' - D N THEODOSIVS P F AV&. Busto diademato a destra col paludamento e la corazza. 9* — VICTORIA AV&G. Vittoria che cammina a sinistra colla corona e la palma. 371. Piccolo Bronzo. — Dopo Coli. 62. ^ - D N THEODOSIVS P F AV&. Busto diademato a destra. ^ — Croce in corona d'alloro. All'esergo CON. C O S T A N r INO in. 372. Soldo d'oro. — Dopo Coli. 3. ,& - D H CONSTANTINVS P F VAG (sicl. Busto diade- mato a destra col paludamento e la corazza. 9 - VICTORIA AAVGG& (sicl. Costantino a destra con uno stendardo e un globo niceforo in atto di calpestare un prigioniero atterrato. All'esergo TROBS. A N T K M I O. 373. Aureo. — Dopo Coli. g. i>' - D N ANTHEMIVS P F AV&. Busto galeato e coraz- zato di fronte, armato di lancia e di scudo. Su cjuesto è rappresentato l'imperatore a cavallo. 9 - SALVS REIPVBLICAE. Antemio e Leone in abito mi- litare e diademati di fronte, si danno la mano. Quello di destra tiene un globo con una X'ittoria; fra le loro teste una targhetta ovale colla scritta PAX. Sopra questa la croce. Nel campo RM. AU'esergo COMOB- Fram ]>r(i Gnkcciii. MEDAGLIE DI ZECCHE ITALIANE Una delle più piccole monete che sia uscita nel medio evo dalle zecche italiane è certamente la medaglia che fu computata la metà del denaro piccolo o mezzanino. Questa moneta, non tanto per la sua rarità quanto per la sua piccolezza , sfugge facilmente alle osservazioni e allo studio anche del più diligente numismatico. Notissima infatti è la sua esistenza; pure fino ad oggi nessuno ha ancora detto (per quanto io so) quando e da chi sia stata battuta per la prima volta nelle nostre officine monetarie. Ma debbo dichiarare che non è mio intendimento di emettere su questa parte una sicura opinione; l'argo- mento non si presenta così facile da essere risoluto alla leggiera, e ogni giudizio che qui fossi per darne potrebbe essere còlto in fallo da qualche dotto nummografo. Mi propongo invece di far conoscere alcuna di queste monete, che non credo ancora nota ai numismatici. E tosto dirò che tra le medaglie di assai antica apparenza trovo (juella coniata dalla zecca di Lucca, moneta che sembra sia rimasta sconosciuta ai due valenti illustratori di quella celebre officina ('). Il conio di questa monetuccia è molto trascurato e la (l) V. Memorie e docuiiienli per servire alla Storia di Lucca (T. XI, Lucca, Giusti, i86o-i87o); Discorsi del coìite Giidio di S. Quintino, e Storia detta zecca lucchese di I). Massagli. 228 A. LISINI leggenda non apparisce quasi mai per intiero. Non è duopo avvertire che questo difetto, comune a quasi tutte le piccole monete del medio evo, è in parti- colare comunissimo alle monete lucchesi dal IX al XII secolo. Tuttavia dalle poche lettere che vi si vedono impresse si può leggere con bastante cer- tezza, da una parte nel giro + INPERATOR o IMPERATOR e nell'area, dentro a un cerchio, la lettera h; dall'altro, + ENRICVS e nello spazio LVCA • Questa medaglia si dovette battere tra il 1039 e il 1125, cioè in quel periodo che corse tra l'impero di Enrico III e l'im- pero di Enrico V (2), e la riprova sta anche nel fatto di aver trovato tre o quattro esemplari di questa moneta con altri denari lucchesi e anche non luc- chesi, assegnati a quell'epoca. Con tutto ciò non intendo di dire che prima del 1039 la medaglia non sia stata coniata in altre città (3). Il peso della medaglia lucchese è in media da grani 8 a 8 ij2, peso rispondente, come vedesi, alla metà del denaro, cui la medaglia risponde altresì nella bontà del titolo. Dopo Lucca quasi tutte le città dell'alta e media Italia, dove in maggiore e dove in minore quantità, coniarono per un tempo più o meno lungo simili monete, ma il mezzo denaro ebbe corso, ed anche (2) Il Massagli (Opera citata , pag. 32), scrive : " Ho potuto con- " vincermi che tutti i denari d' argento Enviciani , stampati in Lucca, " essendo di un solo tipo, debbono appartenere ad un solo regnante, " e però non ad altro possono attribuirsi se non all' imperatore En- " rico li. „ Questa opinione persuade poco, perchè mal si concilia con l'uso della moneta lucchese che generalmente facevasi in Toscana anche dopo il 1024. (,3) I denaretti o oboli di Verona col nome di Ottone e di Enrico imperatori vengono attribuiti al primo Ottone (962-967) e al primo En- rico (1004-1044) , ma osservando bene quei coni, non si direbbero di tanta antichità. MEDAGLIE DI ZECCHE ITALIANE 229 Oggi conoscesi, con diversità di nome. Fu certamente battuto nella città di Cremona, quando nel 1155 ottenne da Federico I il privilegio di tenere aperta la zecca, privilegio che appunto allora lo stesso imperatore aveva tolto ai Milanesi suoi ribelli. La medaglia uscita da quell'officina, ricordata dal Carli, dall'Argelati, dallo Zanetti (4), fu chiamata cremonese, come venne provato dal Doneda (5) col citare un documento bresciano del 1198 dove è così ricordata: debet dare imam medhalliam vel iimtm cremonensem. Il P. Tonini, nella Illustrazione della Zecca di Cre- mona '^), pretese anche di pubblicarla, ma s'ingannò, perchè invece di presentare un cremonese dette il disegno del mezzanino equivalente alla metà del denaro imperiale, mentre il cremonese era valutato soltanto la quarta parte. Questo pezzo è in tutto eguale alle altre monete di quella zecca battute col nome dell'imperatore Federico, fatta eccezione per la grandezza e pel peso, il quale appena raggiunge gli 8 grani. Nel diritto della moneta leggessi + FRE- DERICVw nel campo "^^ , nel rovescio + CREMONA e nel mezzo croce con due palle e due punte dentro il cerchio. Da un concordato fatto nel 1254 tra Cremona, Brescia, Parma, Piacenza, Pavia e Tortona risulta che la medaglia doveva essere coniata ari taglio di 816 e once i r[2 d'argento fino per libbra '7). Due altre città in Toscana, oltre a Lucca, fecero uso della medaglia, cioè Firenze e Siena; ma ambedue (4) CARLr, Delle ntoncle e zecche d' llalia. Tomo I, p. 353. — Arce- lati, De Mouelis Ilaliae. Tomo V, pag. 11. — Zanettl Muova raccolta delle monete, etc. Tomo III, nota 11 e tomo IV, nota 285. (5) Ved. Za.netti, Opera citata. Tomo IV, pag 416. (6) Nel Periodico di nitimsmatiai e sfrai^istica, diretto dal marchese Strozzi. Anno I, pag. 51 e 96. (7) Il Concordato tu messo alle stampe dal comic Carli nel tojno HI della sua opera già ricordata, a pag. 180. 230 A. LISINI per brevissimo tempo, e dovettero cessarne il conio alla metà del 1200. Di Firenze ne pubblicò due tipi Ignazio Orsini nella prelazione al Fwrinaio, dichiarando che uno d' essi era d' argento e 1' altro di rame '8). Certamente l'Orsini cadde in errore, perchè all' epoca in cui furono stozzate quelle mo- nete , che deve comprendersi tra gli ultimi anni del secolo XII e la metà del secolo successivo, in Toscana non ebbero corso monete di puro rame. \\ chi bene osserva qualche esemplare del secondo tipo, che l'Orsini credette di schietto rame, facilmente si accorge che in esso v'è pur mischiata una piccola parte d'argento. Ai due tipi riprodotti dall'Orsini ne aggiungo ora un terzo, egualmente di buona lega, nel cui centro vedesi la figura di S. Giovan Battista ])iù che a mezzo busto coperto da mantello con la mano destra alzata e con croce nella sinistra. Il Santo e racchiuso da un cerchio che nella parte superiore si riunisce al nimbo circondante la testa. La leggenda all'intorno dice S. lOHANNES B. Dall'altra ])arte \''è impresso il giglio senza fiori e nel contorno: + FIORENTI A: pesa grani 6. 11 mezzo denaro battuto nella zecca di Siena, sconosciuto al Promis 1^9), è pure di billione e il suo peso giunge a 6 grani, che vai quanto dire alla metà del denaro minuto. Conserva il consueto tipo della moneta senese, cioè ha da un lato, nel centro, la lettera S e nel contorno + SENA VETVS. dall'altro ALFA ET O e nel mezzo la croce. L'Orsini, in riprova che le monete da lui pub- blicate erano veramente mezzi denari o tìicdaglie, citò un antico codice , chiamato BuUettone, ai suoi f8i Orsini, Storia delle mone/e dcUa Repubblica fiorentina (Firenze, 1760), pag. x.xxui. (9) Promiis D. Le inoìietc della Repubblica di Siena. Torino, 1868. MEDAGLIE DI ZECCHE ITALIANE 23I tempi esistente nell' Archivio del Vescovato F"iorcn- tino, dove, sotto l'anno 1134, si trova fatta menzione di denari e mezzi denari {prò trcdeciui denariis cimi dimidio) e nel 1156 della medaglia spendibile (uiiam medaliam expendibUem). La nicdaglia, sebbene rara- mente, è pure ricordata nei documenti senesi. Qui riferirò un conteggio del Camarlingo della repubblica di Siena che prova come la medaglia effettivamente fosse valutata mezzo denaro ('°). Il libro spetta all'amministrazione tenuta dal i dicembre 1226 a tutto giugno 1227. Alla fine di ogni mese le riscossioni sono riassunte con le se- guenti cifre: Dicembre L. 1108 — sol. io — den. — medaglie. Gennaio L. 75 — sol. 15 — den. io - medaglie i. Febbraio L. 120 — sol. — den. 28 — medaglie 1. Marzo L. 537 — sol. 4 — den. 2 - medaglie Aprile L. 135 — sol. 5 — den. 8 — medaglie i. Maggio L. 468 — sol. — den. 5 — medaglie Giugno L. 184 — sol. 18 — den. 5 — medaglie i. Sommando partitanicnte le monete, abbiamo questo risultato, cioè L. 2627 — sol. 52 — den. 58 — medaglie 4; se poi si valutano le (juattro ìiicdaglic due denari, e si riducono i denari a soldi e i soldi a lire, avremo una somma di L. 2629 e sol. 17, e infatti, al termine dei sette mesi la somma tentale viene indicata nel libro con queste parole : Sitimiia summanan dictoniui mcnsinm prctcritorum, a Kal. novembris preteriti^ usqnc Kal. Jiilii , de oiìuiihiis adquistis et redditibus et proi'entilnis onniibiis.... est M.M.ccc.ccc.xxviiij lib. et xvij sol. (L. 2629 e sol. 17). Noto in fine che alcuna di queste monetuzze (io) Il codice conservasi nel R. Arcliivin di Stato in Siena , nella serie detta delia Biccherna. 30 232 A. I.ISIM veniva imposta in quei diritti di censo, quasi sempre stravaganti, che si facevano pagare a titolo di vas- sallaggio. E siccome si aveva cura di mantenerli inalterati anche per secoli, così la medaglia si seguitò ad esigere anche quando era cessato 1' uso di bat- terla e nullo era considerato il suo valore. Citerò ad esempio due pagamenti fatti alla repubblica di Siena il 14 agosto 1338 ("). Ancho dal Comune di Grosseto per lo denso che debono (sic) dare ongni anno ne la festa di Santa Maria d' Aghosto, quaranta soldi, una medaglia et una cìiuffia di seta.... ij lib, medaglia. Anello dal Comune di Montalcino per lo denso che debono (sic) dare ongni anno per la festa di Santa Maria d' Aghosto, diede lib. una medaglia, di piccioli tutti senesi; et la enfia non die v lib. medaglia. Nel computo finale le due medaglie non ven- nero considerate nulla. Alessandro Lisini. (11) Archivio di Stato in Siena. Biccherna. Libro del Camarlingo ad nnniim, ji. IL RLPOSTIGLIO CONSOLARE ROMAGNANO SESIA Il 15 Ottobre scorso, in un podere sito a circa Km. 2 da Romagnano, sulla riva del Fiume Sesia, un contadino, scavando il terreno alla profondità di m. i circa per la- vori campestri, ruppe in tre pezzi un orciuolo di terra ne- riccia contenente trecento monete d'argento, più una grande di bronzo. Il vasetto o ciotola di terra impura e malcotta a Ilioco libero era alta mm. 60 con un diam. di mm. 125 com- preso l'orlo interno, ed aveva graflite sul ventre delle stria- ture romboidali giranti per due terzi d'altezza dalla base; un altro vaso di terra cotta, in forma di anfora, fu ritrovato più tardi nelle vicinanze, ma senza monete. Il ripostiglio fu da me esaminato il Dicembre scorso al Museo di Antichità, alla cui Direzione era stato presentato (0- (i) Sul rìpustiglio di Kuinagnanu Sesia fu spedita al Ministero una mia Relazione simile alla presente, ai primi del gennaio scorso; una notizia sommaria del ritrovamento fu da me pubblicata in questa Rivisiti (1895, p. 495) e nelle Xotizie degli Scavi (1896, gennaio, p. 3), nonché riferita nella Rassegna Nazionale (1896, 16 maggio, p. 368). Le monete si tro- vano fino ad oggi presso il Sig. Evaristo Audisio, impiegato all' Ufficio telegrafico centrale in Torino. 234 SERAFINO RICCI Risultò dall'esame che le trecento monete di cui era composto sono denari consolari d'argento, di buona conserva- zione, che rappresentano sessantatre famiglie romane, con varianti di tipi entro la medesima famiglia, ed abbracciano un periodo di 131 anni; cioè dal 214 av. C, con un denaro del triumviro monetale A. Spuriiio, fino air83 av. C, con quelli di L. Rubrio Dosseno, come si vede dall'elenco che segue, ordinato secondo la distribuzione del Babelon, e confrontato con quello delle monete consolari del R. Museo di Antichità in Torino, compilato dal compianto sen. Fabretti. Dal confronto risulta che non pochi tipi del tesoretto di Romagnano Sesia mancano anche alla splendida collezione di nummi consolari del Museo precitato. Il- RIPOSTIGLIO CONSOLARE DI ROMAGNANO SESIA 235 FAMIGLIE CONSOLARI RAPPRESENTATE NEI. TESORETTO DI ROMAGNANO SESIA Aburia > 7 Riporto N. •.S6 Acilia ' I Manlia. . « I Aemilia • I Marcia. . 6 Afrania « 3 Memmia . 2 Allia I Minucia . 8 Antestia « 9 Opimia . I Appuleia « 4 Papiria . IO Atilia Finaria 6 Aurelia ■ I Poblicia . I Baebia < 5 Ponipeia . Caecilia < 9 Poniponia 4 Calpurnia .... < 7 Porcia . . IO Cassia .1 4 Postumia . 1 Cipia • 3 Quinctia . 1 Claudia « 9 Renia . . 3 Cloulia 1 2 Rubria 7 Codia « 4 Saufeia . 4 Cornelia >4 Scribonia. 3 Cupiennia .... « 3 Senipionia 2 Decimia . • 2 Scntia . I Domitia . . ■ 4 Servilia . 4 Fabia .... ■ 9 Spurilia . Fannia » II Thoria. . 4 Flaminia « 2 Titia . . 9 Furia « 14 Tituria 9 Gellia 4 Trebania . 3 Julia 2 Tullia . . 2 Junia .... . IO Valeria 6 Licinia 1 I \'argunteia 2 Lucilia 1 I Veturia Lucretia 1 3 Vibia . . 20 Maenia i 2 Denari biga ti e coi Maiania » 2 Dioscur » 9 Da riportare > • 156 Totale N. 300 236 hEKAHNO RICCI co \C - - re '-' ro cr; - -t- PI -^ (N ^ Z a J^ » = 3 a a a a a = a a a « ró "" i^ od" -r ^■ r-" «"■ cT _- _- - 1/^ cT rò o" d -f lÓ 1-^ rò co ^sS. M u~- tS 00CX3 -^ ^ -^ Tr, ir. •* ►^ co co co cL » £ s a s a a > a a a a ^ — " — " — ■' ^ — -" — '" z: = ^ :::: — * f- -2 1— l OJ a I s s :a a - ; - a a :» oi < 1 1 [ 1 1 1 ! 1 1 1 1 1 1 ^ 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 N m CO ir. -t -)- On t^ $_ .0 M ?i co ^ re M- g; 8^ W 1^ l-^ s ^ Z u tj ■^ re 01 -*■ ^ 'J- N Tj- 5- ■^ co " à tà e E = ' - -" " £ £ " a = » u 10 u u ^ u = ^ - i i = S ; - a a » w 3 IO r^ H N Ui w 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 2 Q Q S w z ce E 1 bJ m 3 > re i _o rt u Q s Ci a. u 3 CONDO P "C CO m 3 e/; u * *n re "C U = .5 r^ "E c)^c^ _; u L) ^ s cJ U 2; 815 W 1 1 1 t-H e 1 1 1 1 1 1 1 ! 1 1 W 1 1 1 1 ' u" S a a s = a a a a • a a T3 re a = a ^ => I a = a a a » 'E re Tt- % . ^ A ^§ a a s a S; g: "c = N N N _o 3 ,0 a. ■r. u-' T, 71 r: 5 ce = r. J5 1 re ci Ti 'E tu 7: 2 ~ '^ VI t*J "re •r. 1 3 — ' .5 '^ N oc QJ 2 3 - 3 2 -C 'fi 1 Il ■-= « ■r. 'A u 3 5 3 u ó 2 15 "u c l; u '/; S 1'^ j S s 5 a. J e h J ^ S c ó 13 re -i -: s 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 ! [ 1 1 ' 1 1 . • 1 1 1 * ^ 3 u • * a a « a a ; « ■■ > a a , j re' -- • a - a a a a a » » - « >C a '?3- - a - a ^ \C 'O .e 'A .^ 5 s -2 a V ,2 s --^ n '0 >~J 1 -e -5 i /ulia Tullia 238 SERAFINO RICCI „ 1— ( M ^ CO M co p) cn N P) r- p) « P< P) « PO M PI M HI E A a a A • a a a • a a a a a a - a a • 9 a tF vd" l-H ^O* „' ^ M M 00 M M (5 ^ lÓ ir. CO- « -f ò. L-^ ^ h-t «— ( N PI " d^ - oò IO t-^ ^ ;t CO \d ^^ cf \n 3 ^ z E m « (/) co m _3 t: ~ 23 .0 3 _1J Q. o H ce < _3 "li m 3 3 'ÒJ Q- O < ,3 3 C E (U O m 3 O 3 ■5 re re 3 'ù u 3 '3 e M re 2 > Si re Ò w _3 > 'a > u !/) J 3 '7. re 1j 2 u re re -a 'a. _re E a s O ■5 -° < < < re U E Cu > H e < (J re •-■ 5 Q a m < 2 U 1 1 J 1 1 d* >< 1 1 1 1 J 1 1 _re d» 1 1 CJ 1 1 re S 1 z 1 1 u 1 a a 1 a a a 1 a 1 1 a 1 a I 9 a a a 1 a 1 a a 1 1 a 1 re » a 2 a a a a a a . a = a a a a a a a a a ^ C\ Th no Pt On Th c< PO a a Pi a a a „ a a 01 a IN « PI a a .« .« .e .« .« .e .2 S/1 .2 VI :^ « .« -*^ .« .« :~ ,e ^ij *** to *^ c ^ r- og" N ^ a c8 08 • » a a -T cf oT in IO t^ i^ f*^ Tt- ^ -i- co ro ro ro N a a = a a a a a M OQ- N >0 - ir, CO, o^ - - - ^r.>f:^ 2" ;£ -5 ^ =S =8 ^" =§' ^ :Ì,aaa«aaaaaaa c (S IMI CI s (« 6 E 0^—- 1— ^ — ^ - - 00 IO t^ t^ 1*^ t^ 3: « r- t- I- Lr « ro •-• — « ^ PO t/i « u CU «02 > -3 e fc .3 So e o « < J •- u) in .C 3 3 • G vJ a. lJ ; -1 = < J Il M I a a a a O g^ a ^ ^ o a 3 8; -5 s s à "5 tSq:^C^CC .e ^ '^ E S I "è -i e 240 SERAFINO RICCI M M CO N N " " N t^ !N IN " CO -O i-i a a a a a a CI PI o O^ LO 5j " n - - M N M 'ft5 Q "" od" od" à (5 c> Z> a^ a^ co cn m cn eh " -«l- t)- 10 1/5 ij". iTi m V JD ni a CQ , — . m a n-, J3 T3 c C ffl b: > ILI n! e (fl e u -O ni a s a Droio^oriMMO " PI (^o^o-t--^-l-Tt-Pl on co o ic \0 O -+ r- O CO "^ -i- '> PI P) PO Tt- -1- IC l/~, IT; « UO = = a I I I I II I I I I I Il I I I II I II I V ' a n; y: 0! ^ 2 U s M. f US Ci: E S ^ m a — < «) 3 e (Ti J= m ■^ = .B- S r^ o. rt a a .:i CJ n; e W .ti u ■ U^ j_> tfi e u S ; J (-1 a » C U J u tu t. « w < U .2 u.- 01- m .S ■^ .2 -=■ o g — 'tj j' 2 H a. t: CT) J 30 e J r ^ J o» u 13 > J e e o o U U ON e a a a ^ O k, ^ p) ^ ^^;2^^S ° S a - a a a « ^ ,^ « fi. <;j ^ S '-0 « s ^ ,0 S ^ ^ IL RIPOSTIGLIO CONSOLARE DI ROMAGNANO SESIA 241 O » 00 CO X 00 r'^ re PO ro ro _* ^ 1/; ir, ir, u-, ir; g IO c ;!. a a a • 03 • N CI f) f) 0\ O 0\ c> N PI N n -« — ir, -1- ir et - - cT fi' f) 01 -" ^^ 00" 00 •■o O N ir, ro e a O e I M II M II I M II ^S' Ir fr, .?, §8 ?i '^' ?, ?? ^ re I I o o -s ^ :: %j ^^ — E. e e -j ,.: 5; rt •- ■- — o = e S - i - e «1 s CO ce Ili 0. O h llj e/) O I Q O z iiti rf. Z ft* >t ^ ^ ^ X C X rt u I I ■0 o w ^ iJ S5 =^-^ 8^ _ r: i <*. •^, 5 u X -, « L_ ^ ■-- u. r; I I •J-. 7^ '^ ^ o U I ' I o » • ci ' ' 8. » a a IMI u c^ I I I I e <5 5 'o -Q .Caso 242 SERAFINO RICCI W k-( ^ 10 00 HH M I-I i-t IO HH '^ C a a a a * a a a a a a ^ ^ ^ » ^ ^ ». ^ ^ i-T -^ C) Tt- 00 00 00 «f 11 cT fo ^-1 10 HH M t-H i~~ 0" cn IO 1 ^ à 0' s; ^ ^■" -^ ^ Tt- ^ -1- )-i ■^ -+• -rt d. ' 9 a a « a * a a a a ^ ^ ^ ^ ^ _^ f-H ""^ »-H 1— « '""' '— ' H-i >— H -^ 1— 1 •-^ ^-H C _o V a a a a -5 a a • 9 « a ^ n! 1 1 1 1 1 00 1 1 1 1 1 1 P2?i f t-H § IO IO 5 r- 30 ^o -t- ■* '^i- Th W A a A ■x- -1-^ E ■• ■ a a rt c a a E X3 co cn -0 13 « co J ■3 a. u n! H '-a 3 c J 3 1j 1; ^3 'u t/} u "0 U a ni JJ '0 u C 1) «5 «1 Q tn _3 a m _3 _3 ^ e M D XI 3 S- a 1 1 1 "o H 1 "o U e U 1 a," ni J 1 a 1 a 1 a 1 J 1 1 1 1 1 1 1 u 1 ! a 1 1 a 1 a a 1 1 a a rt " a = a a a => a a a > ^ ' §8 ~ CO » = = a 00 a a .« U .e •** tJ s s W a a -^ A • S !^ ■^ « Ce: c/) co k: è 1 IL RIPOSTIGLIO CONSOLARE DI ROMAGN'ANO SESIA 243 Il ripostiglio potrebbe risalire al 250 av. C. circa, essen- dovi nove denari fra bigati e monete coi Dioscuri, la cui emissione, se è posteriore al 254 av. C, non può affermarsi posteriore anche al 214 av. C. La data poi del nascondi- mento, naturalmente posteriore air83 av. C, potrebbe essere anche di molto seriore, poiché né la proporzione numerica dei vari p2riodi è abbastanza chiara da decidere in favore dell'età più recente, né i denari del VI periodo, che è l'ul- timo rappresentato, sono a fior di conio e quasi ruspi, da farne supporre il nascondimento di poco susseguente alla loro emissione, come, p. es., potè acutamente dimostrare il eh. prof. Milani pel ripostiglio consolare di Fiesole (2)- Perciò, quantunque risultino chiaramente più usati i de- nari più antichi, com' è naturale, però lo stato generale di buona conservazione delle monete del V e del VI periodo non impedirebbe di far scendere la data di sotterramento del ri- postiglio al principio dell'impero, come parrebbe confermare il grande bronzo, rinvenuto insieme coi denari d'argento, il quale, per quel pochissimo che si può scorgere dallo stato di corrosione in cui si trova, non porta seco alcuno dei caratteri distintivi degli assi repubblicani. Il numero dei denari appartenenti ai periodi di mone- tazione IV, V, VI è circa il doppio di quello dei primi tre periodi; il V periodo (104-89 av. C), quello cioè ohe comprende io scoppio delia guerra sociale e i suoi primi fatti, contiene monete in numero maggiore degli altri. Notevole e il denaro della Scntia dell'Bg av. C. (Z,. Soitiiia C.f.) con la nota KRaiento) PUBl/'cti), che allude alla coniazione di de- nari con l'argento di riserva, com' era stato ordinato dalla legge Platitia [alpina di quell'anno. Per il loro valore i de- nari rinvenuti non escono dal comune; citerò solo il denaro della Valeria del 209 av. C. iC. l'alcriiis C. f.\ e il denaro della Pompoiiia del 94 av. C. {L. Pomponius Molo). Il nostro ripostiglio non fa parte certamente né di cassa militare per pagamento di truppe, ne di riserva metallica di pubblico magistrato; parrebbe piuttosto i^arte di colii-zione (2) Museo Hai. di Aniichilà classica, II, p. 253 e segg. 244 SERAFINO RICCI privata, la quale per la scelta e la varietà delle monete (3), e per il periodo di tempo piuttosto lungo che abbraccia, non escluderebbe un certo qual intento di raccolta numismatica nel suo proprietario. Per tutte queste ragioni, quantunque il ripostiglio di Romagnano Sesia non possa esser messo a confronto con altri ripostigli consolari importantissimi del- l'Italia Centrale e Meridionale, pure anch' esso non è privo di un certo qual interesse per la scelta delle monete, per la lo- calità del rinvenimento e per il numero relativamente scarso dei ripostigli consolari riconosciuti nell'Alta Italia e nel Pie- monte (4). Romagnano Sesia non è situato sul percorso della via romana, la quale, passata Vercelli, diverge a N.-O. verso (3) Gli altri ripostigli consolari non presentano tale numero di fa- miglie, né tanta varietà di tipi. Per es., dal prospetto che il eh. prof. Mi- lani aggiunse allo studio di vari ripostigli consolari delle monete del V periodo (Di alcuni ripostigli di monete romane in Museo Hai. citato, voi. II, p. 279-80), risulta, invece della proporzione di 63 famiglie su 300 monete, notata a Romagnano Sesia, a Fiesole quella di 34 famiglie su 131 5 monete, a Fuscaldo di 34 su 189, a Cingoli di 34 su 603. Ad Oliva non regge quel criterio di proporzione , essendo troppo poche le mo- nete del V periodo in confronto delle 1271 del ripostiglio; ma, per es., ad Ossolaro (vedi nota seguente), che è forse il ripostiglio più vario , sta la proporzione di 104 famiglie su 1533 monete, cioè di sole 20 fa- miglie per ogni gruppo di 300 monete. (4) Dopo i lavori dello Zanno.ni {Dei denari consolari e di famiglie romane disotterrati in Fiesole net i82g. Firenze , 1830 in-8) e del Ca- vedani {Ragguagli di precipui ripostigli antichi di medaglie consolari e di famiglie. Modena, 1854, p. 16 e segg.) , studiarono i gruppi piii im- portanti dei ripostigli consolari in Italia con rara competenza i chh. proff. De Petra (Gli ultimi ripostigli di denari in Museo Ital. di Antich. class., I, p. 345-361) e Milani (Op. cit., II, p. 253 e segg.), in relazione con gh studi del Mommsen (Ròm. Mi'tnzicesen, p. 400 e segg. — Blacas II, p. 32 e segg., e cfr. Zeitsclirift f. Numism. II, 1874, ma essi trattarono di ripostigli dell'Italia Centrale e Meridionale, se si eccettua quello di Ossolaro prov. di Cremona ; Mus. ital. cit., I, p. 359-360 ; cfr. Notizie, 1876, p. 97; 157 e segg.; 1877, p. 49 e segg.). Scarsi furono e sono i ritrovamenti di ripostigli di monete consolari nell'Alta Italia ; cfr. quello di Olmeneto (Cremona ; monete n. 400 e più ; Notizie, 1879, p. 126), di Gambolò (Lomellina ; monete n. 170; Notizie, 1884, p. 167), e per il Piemonte, il ripostiglio di AUain (all'ingresso della Valpellina nel 1856; IL RISPOSTIGl.IO CONSOLARE DI ROMAGNANO SESIA 245 Ivrea ed Aosta. Non è finora provato che la strada romana si diramasse da Vercelli in su a Borgo Sesia e alle sorgenti del F"iume Sesia, né vi era a Nord sbocco importante della vallata che la rendesse necessaria. È provato però che esistevano centri minori abitati, fin dai tempi preromani, nella vallata e specialmente nel bacino del fiume, e che Romagnano Sesia doveva essere uno dei più importanti. Nella Collezione Gastaldi, ora depositata dal Municipio di Torino nel R. Museo d'Antichità, per le cure intelligenti del eh. Direttore, V egittologo Ernesto Schiaparelli vi sono dne paalstabs rinvenuti presso Romagnano (5). Non mancano epigrafi latine, tanto di Romagnano (C /. L. V. 2, 6587, 6592), quanto di altre località vicine, poste lungo il corso del fiume, da Castel Beltrame (C /. L. ibid. 6491, 6492, 6497', 6501 ; cfr. Pais, Snpp/omufa. n. 875I e Biandrate (ibid. 6495; cfr. Pais, op. ci-t., n. 876) a Ghemme, l'antica ^li^'d- miiim (ibid. 6590;8ii4, 141; cfr. Pais, op. cit., 1079, 46; Xo- tizie, 1888, p. 271), Castel S. Fede (C. /. L, 6593; cfr. Pais, op. cit., n. 8861, Cavallino (ibid. 6594, 6595I e fino a Bor- gosesia (ibid. 6635). Romagnano è rappresentato nel Medio Evo da Roma- V. Promis, Anticltità di Aosla, p. 17, 199; ctr. Alli della Snc. .beli, di Torino, V, p. 129), di E'alazzo Canavcse (Ivrea, 1886, chilogr. io di peso; V. Alli Soc. Ardi, di Torino, V, p. 20, cfr. 129: dicesi da alcuni rinvenuto presso Aosta), di Caineriano (fraz. di Casalino, Novara, nel 1882; mo- nete n. 200, ved. Notizie, 1882, p. 365). - Molti altri ripostigli ben più fre- quenti e numerosi potrei citare, ritrovati in Piemonte, ma apparten- gono all'età imperiale. (5) Dall' Inventario della Collezione che è nell'Archivio del Museo risultano donati dall' ing. ispettore G. Callcrio. — Vedi B. Gastaldi, Frammenli di palelnol. Hai. in Atti della R. Accad. dei Lincei, serie li, toni. Ili, Roma, 1876, tav. XIII, fig. 5; cfr. Montelius, La civilisation primitive en Italie. Stoccolma, 1895. Parte i: Italie Septentrionale. Sèrie B, pi. 33, n. 9 ; cfr. testo a pag. 182, fig. 9 : " Hache à ailerons en bronse, pres de Ronini;iia>w Sesia, prov. de Novara, Musée de Tiirin (civico) „. — Il Montelius scrive prima del trasporto degli oggetti dal museo Civico a quello d'Antichità, avvenuto il io Settembre dell'anno scorso, quando il suo libro era già dato per le stampe. 246 SERAFINO RICCI niannin [Cnrtc Romnnianum) (6) ; quel luogo diede più d'una volta monumenti antichi e se ne vedono frammenti, secondo il Durandi, nella chiesa stessa di S. Silano, annessa all'antichis- sima abbazia, come anche si vedono le rovine del castello vicino a Santa Fede. Più a sud, vi è Aganiitim precitato, il cui nome odierno Ghemme indica l' alterazione dell' antico. Era un pago romano, dal quale ebbero nome i Pagani agamini, della stirpe dei Libyci , a quanto pare, ricordati su una pietra opistografa esistente tuttora nella chiesa di Sizzano (7>. Aganiiiiìii è ricordata la prima volta nelle carte medioevali del 1014, quando Arrigo I imperatore confiscò i beni del conte Viberto, fratello del re Alboino (81, e in una carta del 1207, citata anche dal De Vit (9). Non si deve confondere con Agamium ad Palathim degli Aganiiiii situati fra Industria e Testona, in quel di Torino, citati nella lettera di S. Eusebio, vescovo di Vercelli, a varie pievi, nel 356 (^°). E probabile che fino ad Agamium, ossia Ghemme, dell'ex contea di No- vara, giungesse la provincia romana dell'Ossola, ossia delle Alpi Atrezziane ("•, essendo situata al sud della Regio Sessifis propriamente detta, abitata dai Lcpontii (12). Torino, Marzo iS<)6. SERAFINO RlCCI. (Dal R. Museo di Antichità). (6) Vedi J. Durandi, nella Tabula Pedemontii aitliqui et medii aevi, annessa agli Schiarimenti sopra la Carta del Piemonte antico e dei se- coli meszani, in Memorie dell' Accad. delle Scienze di Torino, voi. XIX, 1811, per gli anni 1809-1810, p. 881 e segg. ; ctV. Piemonte Cispadano, p. 323 (Curie Romaniaìiuni del diploma dell' 882) ; cfr. Alpi Graie e Perniine, pag. 1 19-120. (7) Vedi C. I. L., V, 2, 6587 : C. Atiliiis C. f. Mar... I Paganis Aga- minis arg.... | dedit e.x: quorum redfituj hoc opus factum /estj. — Cfr. V. De Vit, La provincia romana dell'Ossola, ossia delle Alpi Atrezziane. Firenze, 1892, p. 122. (8) Vedi DuR.\MJi, Alpi Graie e Perniine, p. 119-120. (9) Vedi De Vit, Op. e loc. cit. — Cfr. inoltre per Agaminiit novarese Durandi, Dell'antica condizione del Vercellese, p. 127; Marca di Ivrea, p. 8. ( 10) Vedi Durandi, Alpi Graie e Perniine, pag. citata, (it) Vedi De Vit, Op. e loc. citati. (12) Vedi Durandi, Schiarimenti sopra la Carte del Piemonte an- tico, ecc, p 190. — De Vit, Op. e loc. citati. DOCUMENTI VISCONTEO-SI-ORZESCIII PER LA STORIA DKLI.A ZIXCA DI MILANO PARTE SECONDA V !•: RIODO S I" O R z i: s e u f€i>iittiii(azi()iiej 510. — 1530, gennaio 31, Milano. - Grida che stabi- lisce il corso delle monete. [Rii^. Paiiig., V. P. 113 t. — Gridario, ad annutn. — Bcllati, Mss.j Conferma del bando dei Inanelli e dui divieto di spendere ne tenere « de monete nove fabricate in le ceche forastiere, •> né farne importazione nel ducato « culaie ceche sono queste cioè Caxaìe Santo Evaxio, Dexana, Saint io, Crcvacore, Val taro, Belimona, Mixoclto. « E quanto alle altre zecche « che non si possino spendere denari de alchimn sorte novi in picolla ne in grande quantitate se prima non .sono consignati alla cecha de Millano, dove si farano li debiti assagij et se li darà el debito corso. » Divieto dell' esportazione dellNjro dal ducato u causando ciò non solo lo augumento del corso dele monete così de oro come de argento, et la moltiplicatione de le monete adulterine, dal che procede che li livorerij de lo oro et argento fillato et la fabricatione de le monete in (piesta ci;cha di Milano et de altri benelìcij depsa citate al debito del suo solito bene- non puono perseverare. " E la tariffa delle monete sia la seguente: « Ducati largi per L. 5 s. 15. « Ducati Rovorini L. 5 s. 13. u Siiitti dal sole L. 5 s. 12. 248 EMILIO MOTTA L. et per Corone L. 5 s. 9. Senti uovi, cioè tutti li altri sciitti excepto li soprascritti 4 s. 12. Fiorini da Reno cosi de oro come de argento L. 4 s. 2. Ducati de la Mirandnla L. 4 s. 15. Tentoni de Milano, Genita, Ferrara, Mantua, Alemania Portogallo perniissi a spendere s. 32 per L. i s. io. . Testoni de Franza permissi a spendere s. 30 per L. i s. 8. Mozanighi, lierlinghe seu Throni per L. i. Marcelli per L. — s. io. Dinari fatti in cecha de Milano permissi per s. 21 L. i s. — Arlabassi de Allainania permissi per s. 5. L. — s. 4 d. 9. Liichesi permissi per s. 5 L. — s. 4 d. 9. Jìillij , ousoloti, ferraresi, fiorentini et inantitani permissi s. II L. — s. I ci. 6. Testoni de Genua permissi per s. 40 L. i s. 17. Grossi del Re Ludovico permissi per s. 25 per L. i s. 3. Mezzi grossi ut supra per L. — s. 11 d. 6. Li dinari ila la salamandra per s. 8 d. 6 per L. — s. 8. Li mezzi dinari ut supra per L. — s. 4. Antbrosini de Milano permissi per s. 8 L. — s. 7. d. 6. Columbine et moraglie de Milano permissi per s. 4 L. — 3 d. 9- I Denari fabricati novamente in cecha de Milano per s. 3, le lovessc stampate ad Placentia L. — s. 2 d. 9. ( Cavalloti 'cegliij dala testa de Salutio per L. — s. 6. ( Li altri Cavalloti del S.'"' Jo. Jacobo permissi per s. 6 L. — s. 5 d. 6. « Li Cornoni permissi per s. io. L. — s. 9. « Li Bianchi de ogni sorte reservati li banditi per le altre cride L. — s. 14. et 511. — 1530, febbraio 24, Milano. — Grida di cita- zione degli operai e monetari. [Rcg. Panig., P. P. 118 t. — Gridario]. Grida perchè debbano ritornare a Milano in otto giorni tutti quegli zecchieri che si sono prestati ad altre zecche forastiere; mentre loro si darà da lavorare nella zecca di Milano, saranno ricompensati bene, e godranno le solite esenzioni, e non sarà loro data molestia alcuna per essere incorsi nelle pene pro- mulgate dai precedenti bandi. DOCUMENTI VISCO.NTEO-SFORZESCHI, ECC. 249 512. — 1530, marzo i, Milano. — Grida che regola il corso delle monete. [Reg. Panig., P. P. 122 t. ~ Gridario. Bellati, Mss. citati]. Malgrado il divieto pubblicato di non importare monete nuove di zecche forastiere, né spenderle, .. pare che molti malivoli et pocho amorevoli de la loro patria, et altri de pessima sorte con loro malitia habino fabricato uno novo ingano, cioè in bavere facto uno falso bollo. Con il quale hano liolato, et bolano li bianchi novi ma.xime quelli bianchi sono fabricati in la cecha de Crevacorc, appelati dal cavaleto. Per esser tali bianchi novi de dieta cecha de Crevacore de pegiore sorte et bontate de li vegij, con darli poy con il mezo de tale bollo lo e.\ito del spendere et recevere. Il che ha causato che da molti in più loci l'irconstanti cognosciuto tal falsitate, sono abstenuti de recevere et in tutto hano refutato essi bianchi. In inotlo che per tale refuto sono moltiplicati in (iuest. liicas. Jlis. lava. Co. M. D. et da laltra uno cavaleto con su.xo uno sancto con lettere che dicono Saiiclu> Tltcoiicstii.>. " Banditi parimenti gli altri bianchi di Crevacu(jre che hanno " da una parte una aquila con le lettere soprascripte et da laltra uno santo in pede che dicono medcsiniaiiiente Sanctus Theonestus. "Con nuova e più accentuata (■i>nf• .\ncora sono smaltiti « diverse s(jrte de coriwin de diverse ceche, soto però quasi la medema stampa et similitudine deli vegij et similiter cavabili. Pero ogniuno se advertisca in spen- dere et recevere de tal'- sorte de monete, peiché in breve insienia con le altre nKJiiete forestiere se li darà bando. » « Ancora perché se va perseverando de fabricare in la cecha de Milano de assay bona copia tic valute per il che se spera che non passarano tropo giorni che se reimpirà el dominio 250 EMILIO MOTTA de sua ex''" de tale bone valute, » intendendo di regolare a a pocho a pocho per minor jactura deli subditi » il corso delle monete, si stabilisce la tariffa : Il Li biancìii quali hano da una parte la testa di S. Petro et da laltra uno cavalo con uno putino nudi quali se spendeano s. 14 Inno per L. — s. 13 d. — li Item li bianchi quali hano da una parte uno scuto con entro li tizzoni et da laltra parte laquila, permissi spendere s. 14 luno per L. — s. 13 d. — Termine a calende di maggio ad exlirpare fora del dominio ducale totalmente u tutti li bianchi et coruoni de quale sorte se sia. » 513. — 1530, 24 marzo, Milano. ^ Grida pel corso delle monete. [Gridario, ad annum]. Bando a tutti i bianchi, cornoni e cavalloni di qualunque sorte. Le valute d'oro si spendano secondo il listino seguente: " // dìicatto largo L. 5 s. 15. li // ducatto rogorino L. 5 s. 13. il // sciitto del sole L. 5 s. 12. « Corone L. 5 s. 9. Il // fiorino de reno cossi de oro come di argiento L. 4 s. 2. Il // Ducato de la mirandola L. 4 s. 15. il // scutto novo L. 4 s. 12. » I grossoni ò'\ Milano, Ferrara, Mantova, Genovesi, Alemanni e di Portogallo, giusti di peso, si spendano a L. i s. 9; i grassoni di Francia a L. i s. 7 mentre prima si ricevevano per L. i s. IO e L. I s. 8. " E perchè nelle precedenti gride fu permesso n per qualche bono rispecto » che i grossi fiorentini si spendessero n al pa- rangone de li julij, cioè per soldi io luno » si ordina " non si possono spendere per più di s. io luno per essere di mancho bontate de li altri julij. » 514. — 1530, 4 maggio, Cremona. — Si proscrivono di nuovo i bianchi e diverse altre monete erose. [Gridario. — Bellati, Mss. (Grida a stampa)]. Contrariamente alle gride precedenti di bando n pare che novamente essi subditi habbiano dato il corso alli bianchi, quali si spendeano per soldi 14 o soldi 13, et a quelli qualli si spen- deano per soldi 13 o soldi 12 et li cornoni per soldi 6 luno et DOCUMENTI VISCONTEO-SKORZESCHI, ECC. 25I in molti altri lochi del stato a diversi pretij n pertanto si ban- discono di bel nuovo i bianchi, cornoni e cavallotti, e si sta- bilisce la osservanza della taritìfa indicata nella grida del 24 marzo. 515. — 1530, novembre 28, Lodi. — Grida molto e.stesa che regola il corso delle monete. fA'(\!,'^- Pam'i^., P. P. 150. — Griiiario, ad annum. — Bcllati, M.ss.]. Le gride precedenti per il bando dt-jle monete u tonse overo rimondate » siano « ad ungucni e.xequite : » e la tariffa delle valute d'oro e d'argento sia la seguente: u Ducati larghi L. 5 s. 15. u Ducati rogorim L. 5 s. 13. u Scuti dal soli' L. 5 s. 12. u Corone L. 5 s. 9. u Fiorini de Reno doro et ilargento L. 4 s. 2. u Ducati de la Mirandola. L. 4 s. 15. u Testoni da Milano, Ferrara, Mantua, Genua, Alamania et Portugallo L. i s. 9. Il Testoni de Pranza. L. i .s. 7. u Mozeniglii, seu berlinghe et troni L. i s. — u Marcelli L. — s. io. u Dinari fatti in cecha de Milano da s. io Inno L. — io. " Dinari facti utsupra da s. 5 L. — s. 5. u Dinari fiorentini da s. io L. — s. io. u ArlabasAi de ^Ulaniania quali se spendevano s. 5. per L. — s. 4 d. 9. u Luchesi quali se spendevano s. 5 L. — s. 4 d. 9. « Jullij, biisoloti, ferraresi et mantuani s. io d. 6. " Testoni de Getwva permissi per s. 40 L. 1 s. 17. » Grossi del re Ludovico L. i s. 3. " Mezi grossi utsupra L. — s. 1 1 J. 6. u Dinari de la salamandra L. — s. 8. u Mezi denari utsopra L. — 34. « Amhrosini de Milano s. 7 d. 6. u Colombine et moralie s. 3 d. 9. Proibita la spendizione » de scuti appellati dal aquila et ca- valeto sotto la stampa permissi a spendere, dei quali molti se ne trovato de minore bontà del solito. " Divieto dello smercio delle monete " tonse o remondate. « Qualunque persona por- terà oro od argento alia Zecca di Milano « sera e.\empto da 252 EMILIO MOTTA qualunque datio ordinario et extraordinario se potesse diman- dare per ditto argento. » u Passato lultimo giorno de decembre prox. che viene, non sia persona.... quale ardisca.... spendere né recevere le monete così de oro comò de argento per più pretio corno qua de sotto è anotato.... non expectando altra crida ne ordine circa da ciò. Salvo che passato dicto termine, infra breve altro termine ancora se abasserano de pretio diete valute cosi de oro corno de argento. " Quali monete « se debiano spendere a calende genaro pro- ximo che sono » come segue: " Ducati largii i per L. 53. io. Testoni de Trama L. i s. 6. " Mozenigiii et troìii L. — s. 19. « Marcelli L. — s. 9 d. 6. n Dinari fabricati a Milano da s. 20, s. 19. Il Dinari fabricati a Milano per s. 10, s. 9, d, 6. Il Dinari fabricati a Milano per s. 5, s. 4 d. 9. Il Arlabassi de bilama gita s. 4 d. 6. 11 Luchesi per s. 4 d. 6. i< Fiorentini per s. 9 d. 6. Il Jullij, busoloti, ferraresi et Maiiluaiii l'Cgij L. — s. io. Il Testoni da Genova da s. 37 per L. 1 s. 15, Il Grossi dal re Ludovicho da s. 23 per L. 1 s, 2. Il Li mesi grossi utsupra L. — s. 11. Il Li dinari dala Salamandra L. — s. 7 d. 6. Il Li ììU'zi dinari utsupra L. — .=^. 3 d. 9. u Li Anihrosini L. — s. 7. Il Li Jìiesi Ambrosini L. — s. 3 d. 6. 516. — 1531, 9 luglio, Milano. — Battista da Sesto viene eletto in " ofììtium assagiatoris cechae nostrae Comunis Mediolani, „ officio destinato " ad probandum vel repro- DOCUMENTI VISCO.NTEO-SFORZESCHI, ECC. 253 bandum pecunias quae in dominio nostro expendi consue- verunt „ e già officio di consuetudine nella famiglia da Sesto. [Reg. ducale, n. 35, fol. 220 t.] 517. — 1531, aprile 17, Vigevano. — Grida che regola il corso delle monete. [Reg. l'anii^., P. P. 166. — Gridano. — Bcllati, Mss. citati. (Grida a stampa)]. TarifTa la seguente: u Ducati larghi libr. 5. s. 4. d. — « Ducati rogorini libr. 5. s. 2. ci. — u Scutti dal sole fabricati in ceccha de Milano, Franza et Clenova libr. 5. s. i. d. — u Fiorini di Reno cosi de oro come tl'argento libr. 3. s. 15. M Scutti del Re cioè corone libr. 4. .s. 18. d. — « Testoni de Milano, Genua, Mantua, Ferrara et Alamagna libr. I. s. 7. d. — u Testoni di Portugallo libr. i. s. 5. d. — « Testoni di Franza libr. i. s. 4. d. 6, " Testoni genovesi permessi per s. 35 [)cr libr. i. s. 13. d. — " Mozeniglii, troni et grossi da s. 19 fabricati in ceccha de Milano libr. — s. 18. d. — « Dinari da s. 9. d. 6 fabricati in cecca de Milano, et mar- celli libr. — s. 9. d . — u Dinari da s. 4. d. 9 fabricati in cecca de Milano, libr. — s. 4. d. 6. u Jullij, bussoloti, fi rrarcsi, niantuani libr. — s. io. d. — « Grossi dal Re Ludovico permessi per s. 22. libr. i. s. i. u Li mezi al equivalente libr. — s. io. d. 6. « Li grossi dala salamandra permessi per s. 7. d. 6. libr. — soldi 7. d. — u Li mezzi alla rata libr. — s. 3. d. 6. " Li Ambrosini de Milano libr. — s. 6. d. 6. " Li utczei alla ratta libr. — s, 3. d. 3. « Arlahassi di Allamagna permessi per s. 4. d. 6. libr. — s. 4. den. 6. « Luchesi permessi per s. 9. d 6. libr. — s. 4. d. 3. « Dinari fabricati nela Cecca de Milano permessi per s. 2, d. 9 et cosi le parpajole fabricate in ditta Cecca e parpajole di Franza da s. 2 d. 6. libr. — s. 2. d. 6. » — Taritfa che entrerà in vigore a fine maggio « salvo che da calende maggio proximo che vene inanti se habiano ad spen- 254 EMILIO MOTTA dere et recevere in li pagamenti de datij secondo la presente crida. Excetto che per li datij di doanna et carne et pristino et vino a minuto si habiano ad spendere fin per tutto al ditto mexe di maggio secondo la crida precedente. » 518. — 1531, maggio 23. — A vece del defunto Gero- lamo da Lampugiiano, si elegge in custode della zecca di Milano Paolo Iloraboni. [I^cg- ducale n. 35, fol. 201 t.]. 519. — 1532, novembre io, Mantova. — Grida che re- gola il corso delle monete, [Reg. Panig., P. P. 188 t. Grida a stampa. — Gridario. — B diati, Mss.] " Li Duciti larghi boni et de justo peso libr. 5 s. 7. " Li ducati rogorini L. 5 s. 5. i< Li senti dal sole stampati in Milano, Pranza et Genoa boni et de justo peso libr. 5 s. 4. u Li scuti de Fraiiza appellati da la corona et li scuti vene- tiani boni et de justo peso libr. 5 s. i d. — K Li fiorini de oro de Alamagna boni et de justo peso libr. 3 s. 18 d. — « Questo prezzo sino alle calcnde di gennaio prossime. Dopo portata la tariffa per le rispettive valute, nell'ordine come sopra a L. 5 s. 4; L. 5 s. 2; L. 5 s. i ; L. 4 s. 18; L. 3 s. 16. « Item Sua Lx.'"' (il duca) vole non se possano spendere né recevere incominciando da bora inante altre valute, nisi le monete qua desotto annotate, reservate però ut infra qual siano bone et non remondate : Primo, li testoni da Milano, Mantua, Ferrara, Genoa et Ala- mania per caduno L. 1 s. 7. " Li dinari da soldi deceotto fabricati in Milano per libr. — soldi 18. u Li dinari da soldi nove fabricati utsupra per s. 9. " Li dinari da soldi quattro dinari sei fabricati utsupra per s. 4 d. 6. n Li dinari da soldi dui et dinari sei fabricati utsupra et le parpaiole de F"ranza per soldi dui, dinari sei. " Tcrline, sesini, et dovine fabricate utsupra al corso suo. 11 Li Ainbrosiui fabricati utsupra s. 6 d. 6. (I Le Columbine sive Moraje fabricate utsupra s. 3 d. 3. u Li dinari de la Salamandra fabricati utsupra soldi 7. « Li mezzi da soldi 7 fabricati utsupra, con la salamandra et brustia s. 3 d. 6. DOCUMENTI VISCONTEO-SFORZESCHI, ECC. 255 " Li soldini, quindcsiiìi. liiutitii fabricati utsupra al corso suo. « Li testoni da Portugallo Uhi . i s. 5. " Li Mozatiiglii et Troni s. 18. " Li Marcelli s. 9. Bando ad ogni u altra moneta co.si de oro corno de argento non nominata in la presente crida, quale valute non si possano tenere nisi siano tagliate, » sotto le solite pene, « reservando però che le valute già altre volte permisse cioè julij, niezi jttlij , biissiiliìti, ferraresi et iiiaiiluaiii e arlat>assi de Alamagna, et li tneci jiilij bolognesi toierati (|uali siano boni et iii>n re- mondati, quali trovandosi a spendere o vero recevere per ter- mine de uno mese pro.x. avetu'rc, non incorrano in pena alchuna. Et passato dicto mese sua e.x.' • proliibisse e.\ nunc che diete monete, non si possano spendere ne recevere per pretio alchuno. Et questo sì per essere la magiore parte remondati, sì per es- serne facte de manco bontate, si etianidio, che sotto la forma consimile deli arlabassi ne sono trovati de assai minore bon- tate, nia.xime fabricatc ne le ceche adulterine. » Divieto di dar ajuto a dette zecche (orastiere, dove si " stu- diono ogni giorno con ogni mah'tioso ingcnio de ritrovare nove malitie de fare stani]ie consimili, sì de li testoni fabricati ne la cecha de Milano, quanto de li dinari de soldi dui <■ dinari sci, .srs;;;;, et lerline fabricate in dieta (Jecli:i, (|nanto etiamdio de li arlabassi de Alamagna, et de diverse altre sorti- de monete vechie fa- bricate in le altie ceche, con darli poi el \(i1iÌm jxr soppian- tare et ingaiuiaie li populi. " u Anchora perchè altre volt<- fu ordinato, che non si potesse fare contracto ne mercato alchuno a luuuero de scuti, ma solum a contracto de libre imperiale.... il che pare da uno certo tempo in qua poco obseivato, et peiche tal desordine di fare mercato et contracto a scuti causa grandissimo danuio non solum alla camera sua ma generalmente a tutti suoi subditi, però sua E.\.'"' ha ordinato ... che facendosi mercato <> contracto a oro de qualunfjue sorta permisso ad spendere, sua E.x.''» vole, se li possa dare dele monete soprascripte perniisse ad spendere, a comjiuto de libre cinque et soldi quattro per sento, et così del laltro oro alla rata. Et questo sino a calende ge- naro pro.ximo senza altra pena, et passato dicto ternu'ne se gli possa dare de le monete soprascripte a computo de libre 5, soldo uno per scuto et così alla rata, prout supra, et non >e possano refutare tale monete per pretio dessi scuti et altro oro utsupra, etiam che in tal mercato o contratto se dicesse 256 EMILIO MOTTA di volere scuti o altro oro non obstante tale aride et ordini presenti. " Non intendendo però » in questo comprehendere li negotij e littere de cambio. " Proibito di " dare ne tributare alcuno offitiale de monete in dinari o vero in alchune altre sorte di robba sive victualie, acciò non li vadano ad cerchare alle banche, case et boteghe loro e altrove, " pfna 25 ducati d'oro cadauna \'olta. Grida promulgata a Milano ai 18 novembre. 520. - 1533, febbraio 5, Milano. — Grida che regola il corso delle monete, [l^i'g. Pcmig., P. P. 193. — Gridario. — Bell ali, Ms.s]. Che non si spenda il » ducalo d'oro largo per più pietio de libre cinque, soldi quattro, et il sento a libre cinque et soldo uno, et il resto alla rata " sotto le pene comminate nelle pre- cedenti gride. Il disordine del non osservare " tale cride ed ordini pare potissimamente proceda per li clandestini contracti et ascosti pagamenti et nunieratione et expenditione de monete prohibite, et anchora tlel oro, per più pretio de quello e li- mitato. » 521. — 1533, giugno 23, Milano. Grida relativa alla spendizione delle monete. \Rcg. Paiiig., P. P. 196 t. - Gri- dario. — Bellati. Ms.s.]. Conferma delle gride moni.tarie preceilenti da eseguirsi ,1 ad unquem. " Xotitìcandcj di più .. che sei sarà alchuno che venda mercantia, robbe o altro, et chel compratore li dia mo- neta prohibita spendersi ne le altre cride et chel venditore ne tiia noticia prima che altro al Commissario deputato sopra le monete, ultra che guadagnarà tutti li dinari receputi, se gli farà restituire la robba venduta o il valore dessa, et gli sarà remissa la pena contenta in diete cride ". 522. — 1534, gennaio 23, Milano. — Grida relativa alle monete. \Rcg- Panig., P. P. 210. ^ Gridario. — Bellati, Mss.]. Ordinato che da qui innanzi « tutte le littere de cambio de quale sia voglia loco che ogni persona quale bavera a pagare diete littere possa pagarle in tanta valuta fabricata in la cecha de Milano da mezi bianchi da soldi quatro, dinari sei luno inclusive suso: né voleno che tale persone possano essere astrette a fare tali pagamenti in tanti ducati doro né in scuti DOCUMENTI VISCONTEO-SFORZESCIII, ECC. 257 dil sole, anchora che tale littere dicessero da essere pagate in tanti ducati doro in oro larghi, overo in scuti doro in oro dil sole; et anchora non obstante che nel loco dove fusseno facte diete littere li fosse proniisso il pagamento in tanto oro, non obstante exceptione di qualonche sorte. >• Ordinato parimenti dal duca u si possano tare qualunchi altri pagamenti de qualunche sorte contratti, che dicesse a ducati doro o vero a scuti dil sole in monete de qualunche sorte permisse in le predicte cride, et che se stampasseno no- vamente in la cecha soa de Milano senza e.xceptione, " mal- grado la grida del io novembri' 1532. Gli sciii/i l'i'ueziaiit non si spendano t. per più de soldi quattro mmco luno de quello stampato in Milano, Franza e Genoa. " Gli scudi di Mantova, Fcriara e Bologna « qudi sono comparsi de poco in quii non si possano spendere ne recevere per più de soldi tri luno manco de (|ut>lli stampati in Milano, " ciò per essere dessi scadenti. " Item perche sua Ex."' ha inteso mtiltiplicaie nel stato sua grandissima quantità de f>arf>aIioìi' foiastere ila soldi dui, di- nari sei luna, parte toxc et paiLe nove, de manco peso et bontà dele vechie, il che c.msa anchloiii de alaiìuiitia spendersi et recevere. Kt essendone per tal cau^a comparsi de più soite de testoni novi dessa parte de Allamania, quali sono de manco bontà de li vechij, banditi i^ vechij et novi. Il ad incominciare .. da qua imo mese. Kt fra tanto si possano spendere, ma non però alchuno sia astretto anchora in questo tempo ad acceptarli. « 523. — 1534, giug'no 19, Milano. — Grida relativa alle monete. [Hci,'. Paitig., P. P. 216. — Gridario, (grida a stampa.) — Bcllati, Mss. (grida a stampa]. Nuova conferma delle gride monetarie del gennaio p. p. Ed a maggior loro osservanza si confermano, come segue : 258 EMILIO MOTTA Il Che tutti li sciiti, excepto li sciiti de Frama et de la ducal Ceclia et de Genoa quali sino al presente sono permissi ad spendere, ex nunc se bandisseno, con termine però si possano spendere per mese uno a venire et non oltra, per il pretio limi- tato in lultima crida.... Et questo si è ordinato, perché pare che in alchune ceche, et altramente se desfano tutti li boni scuti per fare dessi scuti de stampe forense. Et anche perchè sotto il stampo dessi scuti forensi, se ne trovano infiniti de adulterati et falsi, facti fora de le diete ceche. « Conferma del bando aUe parpagliole di cui è invasa la piazza, e delle altre monete proibite; e delle penalità contro i « clan- destini contratti et ascosti pagamenti et numeratione et expen- ditione de monete prohibite et anchora del oro per più pretio limitato " nelle gride. Con nuovi capitoli per gl'incaricati a scoprire le frodi e per le multe da adattarsi. Infine che non si " possa far pagamento alchuno de terline et sextini, oltra la summa de libre quattro imperiali per volta sotto la pena de perdere tal pagamento. » 524. — 1534... — Grida monetaria .senza data. [Gri- dario, ad annum]. (0. Il Essendo exposto " al duca Francesco II Sforza da parte dei Cremonesi " la grandissima jactura, quale seria in dovere exequire li ordini facti ultimamente cercha al spendere et re- cevere le valute prohibite per essi ordini per varj et inulti- plici rispecti allegati "; ed avendo il duca « essa Cita tra le altre afectionatissima, ha ordinato per mancho dispendio dessa cita in modo de provixione che le infrascripte valute, si pos- sano spendere et recevere in epsa città et sua diocisi tanto, quale perù non siano rimondate declarando etiam per questa che alchuna persona non possa essere astrecta ad recevere diete infrascripte monete contra el volere suo : Il Primo, le lovette facte a Placentia per s. 2. d. 9. Il Li foi^hctti da Parma appellati pelegrini s. 3 d. — . Il Li mezzi jiilij da Bolognia s. 5 d, — Il Li jiilij pappali de ognia sorte, boni s. 10 d. — Il Le parpayolc de Pranza s. 2 d. 6. Il Li ferrarcxi et iiiodcnexi che si spendevano a s. 18 per soldi 16. (i) Nel Gridario è classificata fra quella dei 19 giugno e la susse- guente dei 29 settembre 1534. DOCUMENTI VISCONTEO-SFORZESCHI, ECC. 259 .1 Li mezi suprascripti s. 8 d. — .1 Li Testoni de Frmiza L. i s. 5 d. — .. Li Testoni de Aleiiiania L. 1 s. 6 d, — " Li mezi bazi de Aleiiiniiia s. 2 d. — Et passando diete mexe non si possano poy le suprascripte valute spendere ne recevcre se non conio qua desotto è anno- tato, et questo per uno altro mexe subsequente cioè : u Le lovette s. 2 d. q ; i foi^helti s. 2 d. g ; i iitczi gitili:' s. 4 d. 9; i giiiìii papali s. 9 d. 6; \c parpagliulr francesi s. 2 d. 3; i ferraresi e modenesi s. 15 d. — ; i )nezzi ferraresi s. 7 d. 6; i lesioni di Francia L. i s. 4; i testoni di Germania L. I s. 5 ; e i mezzi hatzen di (lerinania s. 1 d. 6. a Et passato il termine del secondo mexe.... le suprascripte valute più non si possano spendere ne recevere ne etiandio tenere apresso de se, se non sono tagliate, soto penna de per- dere tale valute et de pagarne per uno quatro. " Nel resto abbia valor la grida stampata e pubblicata dei 19 giugno p. \). 525. — 1534- settembre 29. — Grida relativa alle mo- nete e sulla loro spendizione. [Reg. Paìtig., P. P. 229. - Gridario. (Grida a stampai. — Brllati, Mss.]. Nuovo divieto del lavoro nelle zecche forastierc. Proibitcj " directo né per indirecto fondere ne far fondere lienari al- chuni de qual sorte et di (|ual cecha si voglia, excepto qiieli haverano auctorità di fare tal cosa dal Mag.' ' Magistrato ordi- nario. " TaritTa delle monete la seguente : " Li scuti facti nele ceche de sua Ex.' ', Pranza et Genoa per L. 55. I. " Li sc;^// V'enetiani, Mantuani, l'crrai-esi, Polugnerii et (|uelli di Pranza appellati corone per L. 4 s. 18. u Li ducati d'oro per L. 5 s. 4. " Li ducati rogorini per L. 5 s. 2. " Li fiorini de oro de Alamagna per L. 3 s. 18. " Li testoni de Milano, Mantua, Perrara et Genoa ])er L. i soldi 8. " Li dinari ducali nominati da s. 18 per L. — s. 18 d. 6. " Li dinari ducali da s. 9 per L. — s. 9 d. — •I Li dinari ducali da s. 4 d. 6. per L. — s. 4 d. 6. u Li dinari ducali da s. 2 d. 6 per L. — s. 2 d. 6. .< Le terline, sexini, soldini, quindecini et trentini ducali si possano spendere al corso suo. 26o EMILIO MOTTA " Li dinari nominati Ambrosini ducali per L. — s. 6 d. 6. " Li colombine ducali per L. — s. 3 d. 3. « Li dinari dala Salamandra L. — s. 7 d. — " Li altri nìczi alla rata cioè L. — s. 3 d. 6. « Testoni de Portugallo per L. i s. 5 d. ~ Il Mozinighi et Troni L. — s. 18 d. 6. Il Li Marcelli per L. — s. 9 d. 2. Con conferma dei precedenti articoli per gli oftìciali delie monete e per le contravvenzioni. Emilio Motta. (La fine al prossimo Fascicolo). NECROLOGIA UMBERTO ROSSI. Un grave lutto ha col- pito questa Itivisla e insieme la scienza numismatica, con la immatura perdita del no- stro carissimo collega dot- tor Umberto Hommì, man- cato ai vi\i il 31 se. marzo in Firenze, dov' era con- ser\atore di quel Museo Naziiinair. 11 doloroso annimcio ne lu già dato nel prece- di-nte lascicolo, nel modo clut tomp<)rta\a l'angustia (i( 1 Unipii ; a me poi, amico (il giovmez/a del povero otintii, i |)irettori del pe- riodico vollero attìdato l'in- carico, triste e dolce insie- me, di parlare più diffusa- mente intorno a quella operosa esistenza, cos'i precocemente spezzata. Umberto Rossi era nato il 12 maggio 1B60 a Guastalla, in quella piccola ma artistica città, di cui egli doveva poi contribuire a far conoscere dovunque ed ammirare l' inasti- 262 NECROLOGIA inabile gioiello, la statua di Ferrante Gonzaga, mediante le sue comunicazioni ad Eugenio Plon per la splendida opera di lui su Leone Leoni scultore di Carlo Y. Sortiti i natali in una plaga eminentemente favorevole allo studio della Numismatica, nel territorio ove un tempo avevano spesseggiato le interessantissime zecche minori dei Gonzaghi, il Rossi, tratto da naturale propensione a tal ge- nere di ricerche, sin da fanciullo si era dato a raccogliere monete e medaglie, intraprendendo di buon'ora quel tirocinio che più tardi doveva condurlo a si provetta esperienza. Passato poi a Reggio per frequentarvi le scuole classiche, ebbe un erudito maestro di antiquaria nel valente Prof. Chie- rici, che con sollecitudine benevola e con viva compiacenza assecondava le studiose inclinazioni del giovane Umberto. Ma un pili largo campo si apriva al Rossi, allorché, re- catosi all' Università di Parma per seguirvi i corsi della Facoltà di Medicina e Chirurgia, ebbe la fortuna di potersi contemporaneamente dedicare alla Numismatica nel R. Museo di Antichità, la cui biblioteca speciale fu posta liberalmente a sua disposizione da quel eh. direttore Dott. Giovanni Ma- rietti. Allora incominciò per il Rossi un periodo di studi me- todici e fecondi, nel quale si andava rapidamente elaborando la trasformazione del ricercatore nello scienziato. Fu in quel periodo di lieto fervore eh' io lo conobbi e strinsi con lui (|ueir amicizia che doveva poi cementarsi neWa. GazzeUa Nu- misinatica da me pubblicata a Como dal 1881 al 1887, della f|uale il Rossi fu il principale collaboratore, e che contiene scritti di lui nel suo primo come nel suo ultimo numero. I meriti del Rossi furono ben presto riconosciuti; nel 1882, a ventidue anni, lo vediamo socio corrispondente della R. De- putazione di Storia patria per le Provincie Parmensi; nel 1883, segretario di essa; nel 1884, socio effettivo. Ottenuta in quel medesimo anno la laurea, passò alla Scuola d'applicazione di Sanità militare in Firenze, indi al- l'Ospedale militare di Parma, conseguendo il grado di tenente medico; e medico condotto lo troviamo poi nel 1887 a Caz- zuole Mantovano, senza che nel frattempo scemasse il suo ardore per gli studi storici ed artistici. Egli aveva infatti NECROLOGIA 263 approfittato del suo soggiorno a Firenze per amorosamente esaminarne i Musei ; e da Gazzuolo stesso si recava allo spoglio dell' Archivio di Mantova, traendone copiosi materiali pei suoi lavori sui medaglisti, come dall'Archivio di Parma trasse quelli per un succoso contributo che più tardi egli inviava ad un importante periodico di storia letteraria ('). Nella primavera del 1888, alla modesta Gazzetta Nu- mismatica di Como succedeva qui in Milano la presente Rivista; e Umberto Rossi, entrato a far parte del Consiglio di redazione, collaborò largamente nel nuovo periodico sin dal primo fascicolo, intraprendendovi la pubblicazione de' suoi apprezzatissimi studi documentati sui Mi(ia<^listi del Riìta- scimeitto alla eorte di Mantova. Neil' agosto dello stesso anno, le sue aspii-azioni e i suoi desideri erano finalmente soddisfatti, mediante la sua nomina a conservatore ne' RR. Musei, con destinazione al celebre Museo Nazionale di Firenze. In qual modo Umberto Rossi corrispondesse alla fiducia in lui riposta dal Governo, lo diranno, meglio di quel eh' io non lo possa, le seguenti parole che tolgo dall'affettuoso discorso funebre pronunciato dall'egr. Prof Fnrico Ridoltì, direttore delle RR. Gallerie di Firenze: " Nel Museo l'opera sua fu per otto anni indefessa nello " studiarne le collezioni, nell'ordinarie, con un ardore ed una " passione commendevolissimi. Compilò p(;r primo con vari " anni di assiduo studio il catalogo di quella insigne colle- " zione di antichi oggetti, che appunto allora pel generoso " lascito fattone alla città di Firenze dal suo collettore, il " francese Sig. I-uigi Carrand, con obbligo che fosse con- " servata nel Museo Nazionale, era venuta ad accrescer di " tanto la ricchezza di questo, e quel catalogo riusci loda- " tissimo dai conoscitori italiani e dagli estranei; poi imprese " a rinnovare con non lievi fatiche tutte le schede dell'ani - (i) Rossi (L.), Commedie classiclie in Gazzuolo nel ijni-ijnj. — (In Giornale Storico della Letteratura Italiana, diretto e redatto da Arturo Graf, Francesco Nevati, Rodolfo Renier; voi. XIII, pag. 305-15. Torino, Loescher, 1889). 264 NECROLOGIA " plissima collezione dei Sigilli, onde le leggende di molti " fossero dichiarate con maggiore esattezza; quindi con eguale " ardore pose mano ad un nuovo catalogo generale ed illu- " strativo del Museo, che per l'accrescimento grande degli " oggetti e per il rinnovato ordinamento era divenuto indi- " spensabile. Ed è ben da dolere che a compiere il lavoro " già in parte condotto gli venissero meno le forze, perchè " sarebbe certo tornato di onore a lui ed al Museo, tanto " era l'amore e lo studio che vi poneva (2). „ Intorno alle collezioni artistiche del Museo abbiamo anche una relazione magistrale del Rossi medesimo (3). " Né mancavangli „ continua il Prof. Ridolfi, " altre " occupazioni a prò' degli Istituti della città; e fu per più " anni Ispettore della scuola delle Arti decorative, chiamato " a tale ufficio dalla fiducia del Consiglio Direttivo di quella " sì fiorente ed utilissima istituzione (4); fece parte dell' Uf- " fizio per le licenze di esportazioni delle cose d' arte, di " vari periodici d' archeologia fu collaboratore pregiato „ (5). Compilò inoltre il catalogo dell'Opera del Duomo; col- laborò alla versione che A. Luzio e G. Carotti ci diedero nel 1894 del bel libro di Eugenio Miintz sull'arte italiana nel Quattrocento; procurò a tutt'uomo, insomma, di giovare al- l' incremento ed alla diffusione della cultura artistica. Ma come numismatici dobbiamo dolerci che la nomina del Rossi a conservatore del Museo Nazionale, assorbendone l'attività in altre cure, lo abbia distolto a poco a poco dai nostri studi prediletti, ai quali era divenuto ormai pressoché estraneo. Per convincersene, basterà gettare uno sguardo (2) // Dottore Umberto Rossi. — (In Arte e Storia, dir. da Guido Carocci; a. XV, n. 8; Firenze, 30 aprile 1896). (3) Rossi (U.) // Museo Nazionale di Firenze nel triennio i88g-gi. — (In Archivio Storico dell'Arte, diretto da Domenico Gnoli; anno VI; Roma, Danesi, 1893; ^ P^g- 1-24, con numerose illustrazioni). — V. pure al n. 53 dell'elenco bibliografico. (4) Scuola professionale delle arti decorative industriali di Firenze. [Relazione letta dal dott. Umberto Rossi nella solenne distribuzione dei premi agli alunni il 14 marzo 1894]. Firenze, Tip. Cooperativa, 1896. (5) Arte e Storia, 1. e. NECROLOGIA 265 sull'elenco bibliografico che accompagna questi cenni: si vedrà come la produzione letteraria numismatica del Rossi sia quasi isterilita dal 1888, tanto più se la si raffronti con la lussureggiante produzione del periodo 1881-83. Inoltre, essa va perdendo quel carattere propriamente e strettamente numismatico che contraddistingue le prime pubblicazioni del Rossi; l'elemento artistico vi assume una sempre maggior preponderanza, la moneta cede quasi sempre il campo alla medaglia, lo zecchiere al medaglista. Con questo, non intendo già menomare il valore di tale sua seconda forma di attività; dedicatosi con passione allo studio delle medaglie del Rinascimento, il Rossi, non solo pubblicò su questo tema diverse memorie di indiscutibile importanza, ma, giovandosi del R. Museo di Parma, forni molti preziosi contributi al voi. Ili dell'opera descrittiva ormai clas- sica Les Médailleurs italicns dcs qtiinzième et seizième sièclcs di Alfredo Armand, col quale era in amichevoli relazioni, e eh' egli commemorò poi affettuosamente in questa stessa Rroista. Giova notare tuttavia che, in questi ultimi tempi, il Rossi aveva avuto come un ritorno alla Numismatica pura: un suo breve scritto, pubblicato nella scorsa annata della Rivista, è d'argomento strettamente numismatico; e intorno alle monete italiane stava meditando e apparecchiando un'opera di lunga lena, inconscio come egli era della prossima fine alla quale lo sospingevano le troppo tiiuturne fatiche. Poiché gli e indubitato che il lavoro pertinace ed ecces- sivo per il riordinamento del Museo Nazionale, le indagini e gli .studi d'ogni sorta che l'c^same di oggetti svariatissimi recava necessariamente con se, fiaccarono la pur ferrea co- stituzione dell' amico nostro e ne affrettarono la morte. Con lui si è spenta una delle più care speranze della scienza; con lui è scomparso umj de' più valenti e fecondi illustratori delle nostre zecche, nello studio delle quali Um- berto Rossi era favorito dalle più mirabili disposizioni. Egli possedeva infatti in grado eminente quella felice elasticità dello spirito, in virtù della quale la produzione let- teraria si direbbe una fioritura inconsapevole dell'ingegno, che quasi per giuoco si diletti or dell'uno or dell'altro argo- 266 NECROLOGIA mento, sempre assumendo nuove forme, sempre adornandosi di nuovi colori. La sua prontezza nel percepire, la sua rapidità nell' assi- milarsi ogni fatta di cognizioni, la sua facilità nell' esporle, tenevano dell' incredibile; come prodigiosa addirittura era la sua memoria, che in ogni ordine di studi gli soccorreva immediatamente con la piìi svariata erudizione. Il fondo della sua cultura era classico, direi anzi, era soltanto classico, come lo traeva con sé l'educazione avuta; per quel che mancava di moderno a questa solida base, aveva supplito da autodidatto e da par suo. Dotato di attitudini artistiche non comuni, egli, senza aver avuto nessun insegnamento di disegno, pur sapeva ri- produrre le monete in modo da conservar loro quel carat- tere originale eh' è sì prezioso, e eh' è ribelle talvolta anche ad un elegante e provetto disegnatore. L'occhio, esercitato sin dall'adolescenza nell'esame e nel confronto de' monumenti, acuito dalla quotidiana lotta contro le insidie de' falsari, aveva acquistato in Umberto Rossi una sicurezza straordinaria nella quistione più spinosa della Numismatica, l'autenticità dei pezzi; e siccome in lui concorrevano e si armonizzavano le disposizioni artistiche e le cog-nizioni storiche, filologiche, paleografiche, questa sicu- rezza non era solamente intuitiva, ma poteva quasi sempre ribadirsi sovra salde e inoppugnabili ragioni. Rossi era nello stesso tempo uno scienziato e un cono- scitore pratico; invidiabile fusione di due tipi troppo sovente disgiunti e che riunendosi accrescono vicendevolmente di molti doppi il proprio valore. Agguerrito in modo cosi formidabile per le pugne del pensiero, superbo d' una tempra di ferro, sorriso dall'amore di una virtuosa compagna e di due teneri figliuoletti, inco- raggito in si giovane età da una fama già lusinghiera, Um- berto Rossi vedeva aprirsi a' suoi sguardi un orizzonte di lavoro geniale e di meritate soddisfazioni.... Quell'orizzonte lo attrasse, lo sedusse.... ed egli volle affrettare con irrequieta passione il raggiungimento di quegli scopi lontani che il tempo gli prometteva come premio securo, ma ch'egli era impaziente di toccare mentre ascendeva ancora la parabola della vita. NECROLOGIA 267 Ma per quanta fosse la robustezza della sua fibra, la vigoria della mente, l' incrollabile energia, la tenacità nei propositi, troppo aveva egli presunto delle forze d'un uomo.... e a trentasei anni Umberto Rossi doveva miseramente soc- combere, affranto da quel lavoro febbrile al di là del quale intravedeva un avvenire di pace e di felicità per l'adorata sua famiglinola! Afi/ano. nel gttt^nn del ifii/li Solone Ambrosoli. PUBBLICAZIONI NUMISMATICHE Dott. Cav UMBERTO ROSSI Monete sconosciute di Guastalla. — lln Gazzetta Numis- matica di Como, anno I. n. i, 15 maggio 1881, a pag. 2-3). Il primo scritto giovanile numismatico di U. Rossi è ispirato ale e più onesta di tutte le officine • monetarie minori della famiglia dei Gonzaghi. , r, caratteristico per l'ardore scientifico del giovane studente, ch'egli, avendo veduto, circa " cinque anni „ prima, " tra le maiii di un negoziante, , un.i rara mon guastallcse da ^a soldi, e probabilmente non avendo potuto allora acquistarla, ahhia tuttavia pensato a rilevarne almeno il calco e la descrizione, hi modo da esser in grado di sf* gnalarla, come fa, ai lettori della Gazzetta N'in meno caratteristiche sono le parole con le quali termina l'articolo: " Chiuilo questo breve scritto auguran- " domi che ove prenda vigore questo nuovo giornale. Musei e privati pubbli- • chino quei pezzi di cui io non ho potuto raccogliere che scarse notizie, re- " cando cosi meglio di me servigio alla nostra scienza diletta, alla Numìs- " matica. - Monete sconosciute di Guastalla. — Bozzolo e Casti^liouc delle Stiviere, monete sconosciute. ~ Sahbioneta, appunti nu- mismatici. — (In Gazz. Num,, a. I, n. 2, i" giugno i88r, a pag. 5-7». Prosegue segnalando altre monete descritte o citale dall' Affò e da autori diversi, ma non ancora ritrovate * Sarebbe desiderabile „ ripete il R , " che • chi possiede qualche esemplare di monete inedite di zecche minori lo pnb- ■ blicasse, per risvegliare gli studi numismatici dal letargo in cui giacciono ' da troppo lungo tempo. « 268 NECROLOGIA 3- Una nuova imitazione del matapane veneto. — (In Gazz. Niini., a. I, n. 3, 20 giugno 1881, a pag. 14-15). Tale imitazione appartiene al R. Museo di Parma; la Iegg:enda è MONETA .PV. — MCH — .S. lOANS. 4- Un quarto di grosso di Secondotto march, di Monferrato. — (In Gazz. Num., a. I, n. 4, i° luglio 1881, a pag. 18-19). Anche questa moneta foi-ina parte della ricca collezione numismatica del Museo di Parma, ed è notevole perchè uscita dalla zecca di Chivasso (come lo indicano il nome del santo protettore, eh' è S. Giovanni, e il tipo stesso della moneta), mentre il Promis, non conoscendo di Secondotto che due grossi battuti in Asti, ne deduceva che avesse coniato soltanto in quella zecca. 5- Alcune monete inedite di Messerano. — (In Gazz. Num., a. I, n. 5, 15 luglio i88r, a pag. 25-26). Rulabasso e cavallona, contraffatti a quelli trivulziani di Mesocco e Roveredo. Un ripostiglio di monete nel Museo di Storia patria dt Reggio-Emilia. — (In Gazz. Nnin., a. I, n. 6, 5 agosto 1881, a pag. 30-33). Il ripostiglio, scoperto a Carpiiieti, nella montagna reg;jiana, si compone di circa un centinaio di monete niedioevali; e secondo Ìl R. dovrebb' essere stato confidato alla terra sul principio del secolo XIV*. Vi si trovano monete di nove zecche italiane, cioè Piacenza, Parma. Cremona, Pavia, Brescia, Como, Milano, Bologna, Firenze, più un esemplare del matapane di Urosio II di Serbia " Che male aggiustò il conio di Vinegia. , Osservazioni sopra alcuni sesini di Messerano. — (Ibidem, a pag. 33-34)- Domenico Promis, nella sua memoria sulle monete di Messerano, lanciò in dubbio l'attribuzione di tre sesini che i Fieschi contraffecero a quelli di Fran- cesco Il Sforza per Milano. Il R. adduce vari motivi per poterli attribuire a Filiberto Ferrero-Fieschi. In ultimo dà poi notizia di un altro sesino, di Paolo Besso Ferrero-Fieschi, col motto SALVS. MONDI : il R. però non propende- rebbe a considerare questa moneta come contraffatta ai sesini di Piacenza, ma bensì a stimarla " uno dei pochi prodotti genuini dell'officina di Messerano. , Un nuovo ripostiglio nel Museo di Reggio-Emilia. — (In Gazz. Num., a. I, n. 8, io sett. 1881, a pag. 42). Piccolo tesoretto di 45 monete medioevali d'oro e d* argento, che il R- crede nascoste durante le guerre che susseguirono alla calata di Ludovico XII in Italia. Non contiene pezzi inediti o altrimenti notevoli, ma il R. si giova della scoperta di questo ripostiglio per assegnare una data certa a una moneta man- tovana cui si erano date sinora diverse attribuzioni. NECROLOGIA 269 9- Le monete di Rodigo. — fin Gazz. Niim., a. I, n. 9, 20 novembre 1881, a pag. 46-47). A Ródigo nel Cremonese, l'AlTò attribuisce una moneta di Gianfrancesco Gonzaga, la quale tuttavìa sembra sospetta all'autore delle Tavole sinottiche. Il R. è d'avviso che a quella zecca si possano assegnare con maggior sicu- rezza i sesini di Vespasiano Gonzaga, al rovescio della corona con la leggenda ROTINGI . QVE . COMES. La Zecca di Reggio ncll' Emilia sotto la dominazione pon- tificia. — (In Gazz. Nitm., a. I, n. ii, 15 dicembre 1881, a pag. 34-55)- Dopo le zecche minori dei Gonzaghi, quella di Reggio era Tcfficina mo- netaria alla quale il compianto R. si era dedicato forse con maggior predi' lezione; intorno ad essa egli intendeva anzi di pubblicare una compiuta mo- nografìa, di cui comparve l'annuncio qualche anno fa, ma che altre occupazioni gli vietarono poi di condurre a termine. In quest'articolo egli raccoglie le de- scrizioni delle monete coniate a Reggio durante la dominazione dei papi Giulio li, Leone X e Adriano VI; il R. desume tali descrizioni da' vari autori, e vi aggiunge nuovi contributi del Museo parmense. II. Le Zecche del Ducato d' Urbino sotto Lorenzo de' Medici e Leone X. — (In Gazz. Nunt., a. I, n. 12, 31 dicembre 1881, a pag. 58-59, e a. II, n. i, 25 gennaio 1882, a pag. 2). Rassegna delle monete che in quel periodo furono coniate per Urbino, Gubbio e Pesaro; il R. dà notizia principalmente di un raro grosso pesarese già posseduto dal Sig. Minelli di Guastalla. Rassegna bibliografica: Promis Vincenzo, Le monete di Castiglione de' Gatti, Torino, 1881. — (In Gazz. Num., a. I, n. 12, 31 dicembre 1881, a pag. boi. 13- Alcune monete dei Principi Crociati in Oriente. — (In Gazz. Nimt., a. II, n. i, 25 gennaio, 1882, a pag. 23). Spigolature nel Musco di Parma: varietà del bisante di re Giovanni di Brienne, monete di Guido di Lusignano, Enrico 1 ed Enrico li per Cipro. Ugo IV, ecc. 14. Un gettone inedito di un pretendente al Ducato di Milano nel secolo XVL — (In Gazz. Num., a. II, n. 2, 22 febbr. 1882, a pag. 5-6). Sempre nel R. Museo di Parma; il gettone è di Carlo d'Orleans, terzoge- nito di Francesco I di Francia; la leggenda suona: CHARLES DVC D'ORLS ET DE MILAN. ayo NECROLOGIA 15- Rassegna bibliografica: Biondelli Bernardino, Dichia- razione di parecchi medaglioni e monete romane inedite, Mi- lano, 1881. — (In Gazz. Num., a. II, n. 2, 22 febbraio 1882, a pag. 7). 16. Rassegna bibliografica: Trachsel C. F., Monographie des monuments mimismatiques des comtes et dii prince de Linange, Bruxelles, 1881. — (Ibidem, a pag. 78). 17- Le monete di Catania. — (In Gazz. Num., a. II, n. 3, 9 marzo 1882, a pag. lo-ii, e n. 4, 18 marzo, a pag. 13-14). Le motietuccie aragonesi di questa zecca, al tipo dell'elefante, sono rare e pochissimo conosciute; il R. si accosta all'opinione del Kunz, che esse siano state battute da Federico IH nel 1375, quando non eragli rimasta altra città. 18. Di alcune contraffazioni operate in Castiglione delle Sti- viere ed in Correggio. — (In Gazz. Num., a. II, n. io, 3 ago- sto 1882, a pag. 37-39). Monete rinvenute in un campo poco distante da Guastalla. " Le contraf- " fazioni che ci restano dei Gonzaghi e dei Correggeschi „ — osserva il R., — " sono per lo più di monete straniere, specialmente tedesche, perchè minore " era il pericolo nello spacciarle e meno facile era anche che si comprendesse " da qnal zecca erano uscite.... Si trovano in numero comparativamente mi- " nore le imitazioni di monete italiane e tanto più degli stati limitrofi, perchè " troppo grande era il rischio a cui si sarebbero esposti i fabbricatori. , Kra queste contraffazioni di monete italiane, il R. ne descrive tre castiglionesi, le quali imitano, la prima una moneta di Correggio, la seconda un quattrino di Guastalla, la terza una cinquina di Parma; descrive poi due altre contraf- fazioni, correggesche, le quali imitano, l'una il quattrino di Parma di Ottavio Farnese, l'altra una moneta di Guastalla al tipo dell'Annunciazione. 19. Di un piccolo ripostiglio trovato in Piemonte. — (Ibidem, a pag. 39-40) • Si componeva di contraffazioni delle monete francesi e dei duchi di Savoia, operate nelle zecche di Cocconato, Passerano, Castiglione delle Sti vi ere e Pomponesco. Nel soldo di quest'ultima officina, dice il Rossi, " la falsificazione ** è assai più spudorata perchè non solo vi hanno improritato tal quale lo " stemma Sabaudo, ma hanno anche copiata interamente la leggenda del di- " ritto; era assai difficile che si arrivasse a questo punto di sfrontatezza e il " Gonzaga dal fondo del suo feudo di Pomponesco ignorato ai più poteva " permettersi quello che non era lecito ai Mazzetti, ai Tizzoni, ai Radicati " che lavoravano, per cosi dire, sotto gli occhi del duca di Savoia. , Molto opportunamente il R. conchiude : " E ancora da scrivere una storia completa " delle contralTazioni monetarie italiane e ogni notizia che si pubblica è un " aiuto che si porta a chi intraprenderà un'opera di tanto interesse per la " numismatica. ^ NECROLOGIA 27I Rassegna bibliografica: Klnz Carlo, Monete inedite o rare di Zecche italiane, Massa Lombarda, nionoria II'. — (In Gazs. Num., a. II, n. ii, ii settembre 1882, a pag. 44). Un documento inedito sulla Zecca di Guastalla. - (In Gazz. Num., a. II, n. 12, 19 settembre [882, a pag. 45-46). Letter.t in d.it;i del 1571, Ji (iiu-^eppe C.irp.ito, uomo d'atVari del principe Cesare I di Guastalla K desu ta dalle carte jjonzaghesche conservate nella biblioteca Maldotti di quella città, e vi si accenna a paoli e niezzi talleri che si battevano allora nella zecca j;u.tstallese. Rassegna bibliografica: Skrrirf. C. P., A^otice sur le cabinet monétaire de S. A. le priiice de Ligne, Ganci. — (In Gazz. Num., a. II, n. 13, 26 setteml)re 1882, a pag. 51-521. 23- Rassegna bibliografica: BioNttici.i.i B., Prima serie di monete e medaglioni greci inediti del R. Gabinetto Numisma- tico di Milano, Milano, [882. — (Ibidem, a pag. 52). 24. Una moneta inedita di Guastalla. (In Gazz. Num., a. II, n. 17, 31 ottobre 1882, a pag. 65-66, e n. 18, 5 no- vembre, a pag. 69-70). Di questa notevole moneta di F'errante (ionza^.i, la quale al R. semlun piuttosto, per plausibili ragioni, una prova di zecca per lo scudo d'oro, fu dato poi il disegno nell'a. IV (1&84) della stessa (jazz. Amw , fase. 5-6, a pajj. 3;^ Volterra e le sue monete. — (In Gazz. Num., a. Il, n. 21, 7 dicembre 1882, a pag. 81, e n. 22, 14 dicembre, a pa- gina 86 87). Articolo riassuntivo di f]Uitnto era slato scritto sin allora intorno a que- st'argomt^nto. Secondo il K., il pro.sso del vrsrovo Ranieri, e anche le monete del vesc. Ranuccio, devono i-ssere state coniate nel castello di Bfrifjtwtte (non Bavignunc). 35 272 NKCROLOGIA 26. U)t documento hiedito sulla Zecca di Palermo, — K\x\ Gazz. Nnm., a. II, n. 22, 14 dicembre 1882, a pag. 87-881. Lettera, in data di Brusselles ]545, in cui Carlo V incarica Ferrante Gon- zaga, allora viceré di Sicilia, di riR-rire intorno ai rispettivi privilegi di Mes- sina e Palermo, per poter eventualmente impiantare un'officina monetaria anche in questa città, quatitunque Messina pretendesse all'esclusivo diritto di zecca nell' isola. 27. Di alcune inoìiete inedite dei Gonzaghi di Mantova. - (In Gazz. Niun.^ a II, n. 23, 22 die. 1882, a pag. 90-91, e n. 24, 31 dicembre, a pag. 94-96). Mdcllt> a f'jrmarr- quelli della propria zecca „ 34- Monete iìtedite del Piemonte. — iln Gazz. Niim., a. Ili, n. 1112, nov.-clic. 1883, a pai^. 8294, c<ìn disegni di U. R. a pag. 81; a. I\', n. 8, a [)ag. 5762; e a. VI, n. 9-M, a pa- gina 81-83, con disegni di IJ. R. a pag. 8l|. Questo lavoro, l'ondato quasi mterainentf- anch'e-^>)0 sulla e Krinco. 3S Le ultime vieeìide della Zeera di Guastalla. — (In Gazz. IVum., a. IV, 1884, n. 3-4, a pag. 17-29). Dopo alcune curiose uitizie biografiche sugli ultimi duchi di fiuastalla, il R eruimera le monete che uscirono d.i qucst'ulficina tia il i~';y} e il 17. ja. ror- redando l'articolo con parecchi documenti da lui rinvenuti nel riordinare l'Ar- chivio della città natia 36. Le raccolte archeologiche dei Farnesi. — (In Gazz. Nani., a. V, 1885, n. IO, a pag. 74-78, e a. VI, n. 8, a p. 57-63I. Nello spogliare il carteppio f.iriiesiaiio che si conserv.i a Parin.i, il R s, era " imbattuto parecchie volte iti lettere, che parlavano di medaglie o di 274 NECROLOGIA " aiiticliità itcquiytate dai Farnesi o ad essi regalate dai personaggi con cui " erano in relazione. „ Kd egli prosegue: ** E inutile ch'io cerchi di far no- " tare l'importanza di questi documenti che gettano luce su una delle più ce- " lebri raccolte d'Antichità, qual è il Museo Farnese; gl'inizii della famosa col- " lezione numismatica ilIustratH. con tanto lusso dal Pedrusi e dal Piovene " devono ricercarsi per buona parte in queste lettere, le quali ci mostrano " sotto uno degli aspetti più simpatici quell'uomo strano e dall'ingegno potente " che fu il cardinale Alessandro Farnese „ Undici sono i documenti pubbli- " cati dal R.; numismaticamente interessante è in particolar modo V " Inventario delle medaglie di m.r Camillo Capranica „, che forma il penultimo documento della serie. 37- Lodovico e Giannantonio da Foligno, orefici e medaglisti ferraresi. — (In Gazz. Nam., a. VI, 1886, n. 9-11, a p. 66- 78, con fototipie a pag. 65). Come si può dedurre da! titolo medesimo, l'indole di quest'articolo del R. ù essenzialmente artistica; esso tuttavia è fondato su di una larga base nu- mismatica, che gli confc;riscc interesse e importanza anche dal nostro punto di vista speciale. Il numero (Iella Gazzetta in cui è pubblicato quest'articolo presenta una curiosa particolarità, eh' è nello stesso tempo una prova della coscienziosità artistica del R. ; — perchè le riproduzioni delle monete incise da Giannantonio riuscissero quali il R. desiderava, si pensò di ricorrere allo ■Stabilimento di fototipia Danesi, di modo che le illustrazioni sono eseguite a Roma, quantunque Ìl testo sia stato poi impresso a Como. 38. Notizie SH alcune Zeccìie pontificie al tempo di Paolo III. — (In Gazz. Nam., a. VI, 1886, a pag. 84-87). II R. ci fa conoscere vari documenti che concernono il secondo quarto del Cinquecento, e hanno tratta alle zecche papali di Macerata, Ancona e Fano; per ultimo riporta alcune notizie relative alla zecca di Camerino sotto il breve dominio di Ottavio Farnese. 39- Un progetto per il rovescio d'una moneta di Clemente VII. — (Ibidem, a pag. 87-88). Un foglio senza data, nell'Archivio di Stato di Parma, contiene, dice il R., " un progetto pel rovescio d'una moneta, probabilmente d'oro, che doveva " avere nel diritto lo stemma o la testa del pontefice, e nel rovescio il pon- " tefice in trono colle chiavi nella sinistra e colla destra distesa; intorno a " lui alcuni recanti corone vallati ed altri armati; la leggenda, presa dal libro " dei Re, doveva essere FRATRKS . MEI . VOS . OS , MEVM . ET . CARO . " MEA . VOS. II concetto del rovescio era buono ed nn abile artista avrebbe " potuto trarne partito; sembra tuttavia che l'idea non sia stata messa in ese- " cuzione, forse per la morte di Clemente VII, e che indi presentata al suc- " cessore Paolo III. sia stata scartata : di qui la sua presenza nell' Archivio di " Parma. „ Il documento, steso in elegante latino, è senza data, come si è detto, ma il R. lo giudicherebbe del 1533 o del 1534, e aggiunge che in quegli anni erano maestri delle stampe, nella zecca di Roma, Giovanni Bernardi da Castel Bolognese e Benvenuto Cellini, 40. La patria di Sper audio. — (In Gazz. Nitm.^ a. VI, 1886- 87, n. 12, a pag. 89-91). Dopo un cenno sulle recenti pubblicazioni di C. Malagola, A. Venturi e Stef. Davari, il R. riporta un documento dell'Archivio Gonzaga di Mantova, comunicatogli dal prof. Davari stesso, e vi fa seguire alcune considerazioni ed ipotesi intorno alla vita del celebre medaglista. NECROLOGIA = /J 41. La Zecca d'Avignone nel secolo XVI. — (Ibidem, a pa- gina 93-94)- È un documento del 1548: monsigii. Camillo Mentovati, vescovo di Satriaiio e vice-Iegato pontificio in Avitjnone, scrive a! leccato card. Alessandro Farnese (che risiedeva abitualmente in Roma), proponendogli di riaprire la zecL-a avi- gnonese, da lungo tempo inoperosa. " Sotto il pontificato di Paolo III si tornò " a riprendere la battitura delle monete, che continuò non interrotta fino a " tutto il secolo successivo; ma fino ad oggi „ dice il R , " non si sapeva " precisamente quando avesse avuto luogo questo ristabilimento dell'officina, * e il documento viene in buon punto a metterlo in chiaro. „ Rassegna bibliografica : F^ugknk Plon. Leone Lroìu\ seni- ptcur de Charles ijnint et Pompeo Leoni, sculptenr de Pia- lippe IL Paris. - (In Gazz. Nuni., a. VI, 1886-87, "• 12, a pag. 94-96)- 43- Nozze Malaspina-Gia'^obazzi, — Reggio nel!' Emilia, ti- pografia di Stef. Calderini e figlio, 1887 (con due tav. lit.). y i-^it'opjscolo, edito per le nozze della mirchesin^ Laura Mataspina dei conti Torello d'Aragona col conte Francesco (iiacobazzi, va sotto il nome del Sig. Prospero Montanari, ma in realtà appartiene al R., eh' è 1' " erudito e valoroso cultore della numismatica italiana „ al quale allude il Montanari stesso nella dedica. Dite sono le parti che compongono l'tipuscolo, e ad esse corrispondono due tavole con numerazione distinta, ma riunite in una pagina sola La prima parte descrive le monete di Tresana, la seconda quelle di Fo* sdinovo (zecche entrambe, com' e noto, dei M.ilaspina). Quest'ultima zecca è di molto interesse, in particolar modo pe' suoi litigini per il Levante, contraf- fatti a quelli di Dombcs. 44. / medaglisti del Rinascinieìito alla corte di Mantova. — I. — Ermes Flavio de Bonis. — (In Rivista Italiana di Nu- mismatica di Milano, anno I, 1888, fase. I, a pag. 25-40 e alla tav. III). Mediante documenti d^-ll'Archivio di Stato di Parma e dell'Archivio Cion- zaga di Mantova, il R. ricostruisce la vita di K. F. de Honis, rivelato per la prima volta dall'Armand, e pone in luce quella " curiosa figura di artista * diltUantt e famigliare di un prelato che dell'arte tu amantissimo. „ La ta- vola corrispondente all'articolo riproduce una rari-.sima medaglia, dalla foto- grafìa comunicatane al R. da Alfredo Armand medesimo. 45- Pastorino a Reggio d'Emilia. — (In Archivio Storico dell'Arte; a. I, fase. VI; Roma, giugno 1888; a pag. 229-30). Due documenti inediti nel carteggio farnesi a no dell'Archivio di Parma. Il primo si riferisce a un episodio della vita del celebre medaglista senese: è una lettera con cui il governatore di Reggio fa istanza presso Ottavio Farnese 276 NECROLOGIA a nome del duca di Ferrara, perchè si imprigioni Pastorino, rifugiatosi da Regtiio a Parma sotto l'accusa (immaginaria, come sembra) di aver falsificato scudi d'oro. Il secondo documento è una lettela di Pastorino stesso a Ottavio Farnese^ per raccomandargli certo credito che aveva \'(-rso un senese, zecchiere in Parma, 46. / medaglisti del Rinascimento alla corte di Mantova. — II. — J^ier Jacopo Alari Bonacolsi detto i " Antico „. — (In Hill. Ital. di Num., a. I, 1888, fase. II, a pag. 161 94, e fase. IV, a pag. 433-38 e alla tav. XII». Sempre valendosi degli stessi Archivi, il R. tesse la biografia delI'.*4M/i'fo; poi descrive le medaglie da lui eseguite (per Gianfrancesco Gonzaga, signore di Bozzolo e Sabbioneta e conte di Rodigo, e per Antonia del Balzo sua moglie); e termina descrivendo due placchette attribuite al medesimo artista. Di una di queste placchette, appartenente alla collezione del signor Gustavo Dreyfus, il R ci dà nel testo la fotoincisione tolta da un calco favoritogli dal possessore. 47- Francesco Marchi e le medaglie di Margherita d* Austria. — (Ibidem, fase. Ili, a p. 332-50). Tre lettere inedite (iielI'Archivio parmense) di questo celebre architetto militare, che per molti aiini fu al servizio della famiglia Farnese, e in parti- colare di Margherita d'Austria, goverri:ìtrice de' Paesi Bassi per Filippo II. Una di tali lettere ci rivela Ìl nome del medaglista che effigiò colà " la al- teza de Madama „; è questi il valente artista fiammingo Giacomo Jonghe- linck. intorno al quale scrisse dilTusamente un erudito belga, il sig Ales- sandro Pincharl. 48. Necrologia: Alfredo Armnnd. — (Ibidem, a pag. 367- 69. con ritratto). 49. Cristoforo Geremia. — (In Arch. Star, dell' Arte; a. I, fase. X; Roma, ottobre 1888; a pag, 404-11). Documenti dell'Archivio di Mantova, che schiariscono alcune incertezze circa la biografia di quel medaglista. 5°- // Pisanello e i Gonzaga. — (Ibidem, fase. XI-XII, no- vembre-dieembre, a pag. 453-56). Cartep^io conservato nell'Archivio di Mantova, intorno alla dimora che interrottamente fece Vittore Pisano in quella città. 51- / medaglisti del Rinascimento alla corte di Mantova. — NECROLOGIA 277 III. — Gian Marco Cavalli. — (In Riv. Ital. di Nicm., a. I, 1888, fase. IV, a pag. 439-54»- Le notizie raccolte allora dal R. ititorno a questo artista ed intagliatore di conti, vanno da! 1479 al 1504. G M. Cavalli è poi il " medaglista atioiiimo man- tovano dell'anno 1506 „ di cui il eh. Dott. Roberto von Schneider scrisse in questa medesima Rivista (anno HI, ibyo). La Zecca di Trcsana, — iln Riv. Hai. di Num., a. II, 1889, a pag. 35-52, con disegni nel testo). (jia due unni prima. iK-l citutu opuscolo per nozze Mal.ispina-(iii\cobazzÌ IV. al N. 43 del presente elenco l)iblio};ralìco), il R. ci aveva dato un'accurata rassegna ilclle monete di Tresana ; in qne:>to articolo e^li lumt-^'pia in parti- colar modo l'ultimo periodo di attività della zecca tresane.-se, facendo cono- scere div'ersi curiosissimi pro^'ftti di ontratTazioni. K accarezzando una sua idea favorita, scrive: * Poiché sono in materia non vo' chiudere questi brevi " studii senza esprimere ancora una volta un desiderio, che, cioè, qualche " studioso imprenda a trattare delle coiitratrazinni di monete operate in Italia " nei secoli decimosesto e decimosettimo: i'arjfomento è interessanti.ssimo, e ■ da questa specie di numismatica comparata si potrebbero trarre deduzioni " assai importanti e per la storia e p»T la economia e per l'arte. „ 53- La Collezione Carrand nel Museo Nazionale di Firenze. — (In Ardi. Stor. dell'Arte: a. Ili, fase. MI; Roma, gen- naio-febbraio 1890; a pag. 29-31). Intorno alla (^'oUezione Carrand da lui riordinata, il R., scrisse a tre ri* pi ese ncIÌ'.*^rf/M:'(o la prima <■ la seconda volta (nell'a. II del periodico I trattò dejfli avori, dej;li smalli, delle maioliche, de'vetii, de' gioielli, dell' or*-ficeria relijjiosa, di quella civile, e dell'orologeria; la terza volta (nell'a. Ili, 1, e ,) tratto de'riniancnti oggetti che compongono la raccolta, cioè delle armi, dei l'-rri, «le'dipinti, de'cuoi, delle ^^toffc, delle sculture in marmo e in bronzo, dei brofizi minori, de't.amniei e intagli, de'r^igilli, e inoltre cjf-lle tnedas^He e delle platihflt*. La ■ (diezioncina dell** medaglie non presenta grande interesse; una medaglia di Giulia Astalli porge il destro al R. per suggerire un' ingegnosa identifi.,(/,tone di quella persona, finora sconosciuta. Fin imporfanle, senza pa- ragone, e la raccolta delle ptacchette, ricca di 171 pezzi, con almeno 50 inedite. ,54- Zaiiiìria e Ciiovaniii /.acilii da l'nlirrra. (Ibidem, a \)7\.g. 69-72). Suno 'locurijciiti chfi -.1 rift-nscuri') .lU.i vii;» ili cotlpsti due scultori tosc-Ttii della Rinascen/it, e in [iarticr)l,-ir modo al fidilo (iiovaiirii, noto aiuhe come medaglista. L'ultimo documento è .ippuntn una lettera relativa a meda);lic commesse allo Zacchi dal card. Alessandro Farnese. Catalogo della collezione del fu coynm. sen. Tomaso Corsi. — Firenze, Tip. Bonducciana, iBgr. - (Un voi. in-8, di pag. 3581. E un catalogo di vendita ; la colleiione Corsi comprendeva un ristretto numero di monete romane e di zecche italiane, ecc , ma per compenso era straordinariamente ricca in medaglie moderne. 278 NECROLOGIA 56. Gian Marco e Gian Battista Cavalli. — (In Riv. Ital. di Nani., a. V, 1892, fase. IV, a pag. 481-86). .Notizie a conipiemento del lavoro su Gian Marco Cavalli, pubblicato dal R. nell'anno primo della Rivista. Si- Gride relative al corso delle monete milanesi in Reggio d'Emilia. — (Ibidem, a pag. 487-92). Tre documenti duIl'Archivio Comunale di Reggio, relativi al dominio dei Visconti in quella città; la prima grida è di Regina della Scala, moglie di Bernabò; la seconda è di Bernabò medesimo; la terza è di Giangaleazzo. Le medaglie di Cristoforo Colombo. — lln Raccolta di documenti e studi pubblicati dalla R. Comniissionc Colombiana pel Quarto Centenario dalla scoperta dell'America. Parte II, voi. Ili; Roma, 1894). Dop'j aver prciiitrsso che non ci rimane nessuna medaglia di Colombo la quale sia sincrona o almeno di poco posteriore a lui, il K. descrive otto me- daglie dei sommo navigatore, eseguite in tempi a noi piii vicini e in diversi paesi. 59- // fiorino d'oro di Urbano V. — (In Rro. Ital. di Num., a. Vili, 1895, fase. Ili, a pag. 385-87, con fotoincisione). Questo breve scritto iliustra una moneta appartenente al Museo Nazionale di Firenze; ed è l'ultimo di argomento numismatico che sia uscito dalla penna del compianto amico nostro. S. A. BIBLIOGRAFIA LIBRI NUOVI. Adrien Bianche!, Lrs Moiinairs Roiiiaiiics. Parigi. E. Lc- roux, 1896. — W. l'arew llaziitt, Tlu- Coiti Collcclor. Londra. George Redway, 1896. Quantunque il secondo di questi due volumi sia d'ar- gomento assai più generale del primo, ambedue vanno con- siderati come lavori di volgarizzazione della scienza, e perciò li ho qui riuniti. L'elegante volume del Blanchet torma parte della l'etile Bibliothèqiic d' Art et d' Archeologie, pubblicata sotto la dire- zione di M. Kaempfen, direttore dei Musei di Francia, e fa seguito a quello delle Monnaics greeqiies ]^ubblicato due anni sono dallo stesso Autore. Come l'indica il genere della serie cui appartiene, l'ope- retta è una dissertazione, direi quasi una conferenza sulla numismatica romana, ed è, ni'lla sua brevità, più che sulli- ciente a darne un'idea complessiva a chi è nuovo in ciuesto studio. 11 libro è fatto con molto sapere e nei quattro capitoli che lo compongono vi sono trattati il sistema monetario, la fabbricazione e l'organizzazione monetaria, i tipi v. l'arte nelle monete romane. 1 due primi capitoli, che sono dedicati alla materia certamente più difticile e più intricata, sono quelli in cui maggiormente si compiace l'autore, il c|uale invece accenna appena e quasi sorvola ai medaglioni e ad altri argo- menti secondari, e trascura affatto i contorniati e le tessere, adducendo che della numismatica non hanno se non la par- venza esterna. Del che, dopo tutto, non saprei dargli torto. Ai capitoli seguono degli indici per le monete della repub- blica e dell'impero, e formano chiusa 12 belle tavole in eliotipia, nelle quali si riproducono i diversi tipi delle monete romane, comprese le urbiche e le greche. 36 280 BIBLIOGRAFIA Il libro dell' Ilazlitt inaugura colla Numismatica una nuova serie di volumi dedicati ai collezionisti (The Collector Series), che si pubblicherà a Londra per cura dell'Editore Sig. Giorgio Redway. Il Coin Collector è un libro che si presenta bene, si fa leggere con interesse e direi anzi con piacere, dal pubblico cui è diretto, ossia dai neofiti colle- zionisti. I primi capitoli infatti sono dedicati alle Collezioni e ai collezionisti, al valore delle monete, alle monete uniche o degne di speciale attenzione, e al mercato monetario. In questo capitolo, fra l'altre cose, si danno parecchi prospetti curiosi e conti preventivi sul numero e sul costo delle mo- nete atte a comporre una collezione antica o moderna, pro- spetti e preventivi, di cui è bene lasciare tutta la respon- sabilità all'autore. Altri capitoli sono dedicati alla parte storica e descrittiva delle diverse serie, di Roma, di Grecia, dell'Europa conti- nentale e del Regno Unito; ma, appunto per le divagazioni sopra accennate e per l'obbligo impostosi di trattare un ar- gomento cosi sterminato come la numismatica di tutti i tempi e di tutti i paesi, non è a meravigliarsi se la parte scien- tifica si trova mancante e soverchiata da ciò che chiame- remmo il dilettantismo. E ovvio che uno non possa essere abbastanza versato in tutti gli svariati rami della numismatica per dare di ciascuno una adeguata monografia, è anzi già cosa difficile che sappia scegliere le migliori fonti d'ognuno e giudiziosamente attingervi quanto non conosce per scienza propria. Nella parte greca l' Autore ebbe la fortuna di appog- giarsi all' aureo trattato del Head, e quella parte è certa- mente la migliore. Non si può dire che altrettanto valore abbia la parte Romana e meno ancora l' Italiana, la quale in ispecie offre molte deficienze, molti squilibri, molte inesat- tezze e dirò anzi qualche stranezza. Per quanto sterminata sia la materia del libro, l'autore sorvolando sulle parti scientificamente piìi importanti, trova tempo ed agio di fermarsi perfino a numerare le rarità di ciascuna serie; ma il criterio che in tale numerazione gli fu guida, sovente davvero non è facile afferrare. BIBLIOGRAFIA 28 1 Dell' Italia in genere si citano come massime rarità le monete in bronzo degli Ostrogoti coi ritratti. Fra le monete milanesi, quelle dei Visconti e se ne aggiunge anche il mo- tivo " pei costumi e per le pettinature. „ Ora ognun sa che meno poche in oro e pochissime in argento, le monete vi- scontee sono piuttosto comuni e che i ritratti e quindi i costumi e le pettinature non hanno principio che dopo la morte dell'ultimo Visconti, e dopo la fine della Repubblica che ne seguì, ossia cogli Sforza! Fra le monete della Repubblica romana stanno al culmine della rarità i denari coi ritratti di G. Cesare, Pompeo, M. Antonio, M. Antonio e Cleopatra e i Vittoriati, dei quali anzi a pag. 204 segna il prezzo medit) in 21 scellini! E bastino questi pochi esempi, che potrebbero essere moltiplicati, anche senza entrare a discorrere delle serie estere, di cui non mi credo competente a giudicare. Un capitolo è dedicato alla terminologia, ed è uno dei più pratici e meglio riusciti ; un' altro dà una scelta biblio- grafica delle opere più importanti e uno tìnalmente dà la spiegazione delle 12 tavole eliotipiche sparse nel testo. Riassumendo, malgrado i difetti sempre inevitabili in un lavoro che abbraccia tanti rami cosi disparati, t;d anche quelli che non sarebbe stato molto difficile evitare, il libro, preso per quello che è, e non chiedendogli più di quello che può dare, si può dire che raggiunga il suo sc(jpo, che è quello di insinuare nel lettore, mediante una esposizione fa- cile, piacevole e spesso originale e curiosa, il gusto delle collezioni numismatiche e di guidarlo nei primi |)assi con consigli più che scientifici, americanamente pratici. Se alle due pubblicazioni di cui s' è discorso aggiun- giamo anche il Manualetto nelle " Monete Romane „ pubbli- cato in Italia dall'I loepli, possiamo constatare come l'anno 1896 al suo principiare abbia già |)rodotto, in tre diverse nazioni e in tre lingue diverse, tre libri popolari di Numismatica , assai differenti fra loro; ma che certo contribuiranno, cia- scuno per la propria via e nella propria sfera ad aumentare il numero dei raccoglitori e degli studiosi, del che non ab- biamo che a rallegrarci. Un confronto scientifico o sotto qualunque altro rapporto intrinseco dei tre lavori sarebbe qui fuori di posto... principalmente per chi scrive; ma mi 282 BIBLIOGRAFIA sarà però lecito chiudere questa recensione con una osser- vazione semplicemente editoriale e commerciale. In Inghil- terra il volume viene pubblicato a 6 scellini e mezzo, in Francia a tre franchi e mezzo, in Italia per una lira e cin- quanta centesimi ! Forse questa scala discendente rappresenta in via ap- prossimativa la ricchezza relativa delle tre nazioni; ma, am- mettiamo, che, malgrado tutto, l'editore italiano è quello che ha riportato la palma, e che il vero libro popolare si fa in Italia. V. G. Cura^g'ìwiii (i.kodegar). Muiizgcschichtc dcr Schiiìeiz. Ginevra, presso P. Strcchlin e C. (Tip. Keller in Lucerna), 1896. — Un voi. 10-4°, di pag. XI-184, con 50 tav. in eliotipia della Casa Brunner e Hauser di Zurigo). La Numismatica svizzera è as.sai interessante, e nume- rosissimi sono i suoi cultori; essa manca tuttavia di un'opera complessiva recente, che possa sostituire il vecchio ma sem- pre utile Srhwehcrisclics Miììiz — nnd Medaillen — Kabinct di Haller (Berna, 178081, due voi.). Tale, a dir vero, non crediamo che abbia potuto essere Io scopo diretto del libro testò pubblicato dal Sig. Coraggioni; ma intanto, sotto una forma tutta diversa, abbiamo un' altra opera che ci presenta riunite in un quadro le svariate serie monetali della Svizzera; col vantaggio di aver potuto lar- gheggiare nella parte illustrativa, approfittando dei metodi moderni ed efficacissimi di riproduzione. Questo anzi, a parer nostro, è il principal pregio dell'elegante volume del signor Coraggioni; diciamo anzi, che mentre egli considera le 50 ta- vole come una semplice " appendice „ al suo lavoro, noi riteniamo invece che potrebbero anche stare da sé, costi- tuendo un atlante utilissimo pei raccoglitori. Con questo, non intendiamo affermare che esse siano perfette; poiché, anche prescindendo dal fatto che molte volte si potevano scegliere per la riproduzione esemplari meglio conservati, l'autore ha creduto d' introdurre nelle tavole un'innovazione che francamente non crediamo troverà imitatori; quella di disporre il diritto e il rovescio delle monete secondo un BIBLIOGRAFIA 283 concetto di mera simmetria decorativa, partendo dalla linea mediana della tavola, talché due diritti p. es. si trovino acco- stati verso il mezzo, e i relativi rovesci rimangono all'esterno verso i margini. (Innovazione questa, tra parentesi, cui fa riscontro l'altra di aver voluto invertire, nelle descrizioni degli stemmi, il significato araldico di destra e sinistra, cre- dendo senza dubbio di giovare con ciò ai numismatici, mentre in realtà non si viene che ad accrescere la confusione). Quanto al testo, esso contiene certamente una messe abbondante di notizie, quantunque presentate talvolta in modo frammentario e un po' inorganico; l'autore stesso, d' altronde, dichiara lealmente che il suo lavoro non era in origine destinato alle stampe, e eh' egli si è deciso a ren- derlo di pubblica ragione soltanto per gì' incoraggiamenti avuti da diverse parti. Comunque, il Sig. Coraggioni ha avuto un' idea felicis- sima col pubblicare questa sua Miìiizi^rsrliiclitc, la quale sarà salutata con vera soddisfazione dagli studiosi e raccoglitori, non solamente del suo paese, ma anche de 'paesi circonvicini, la cui Numismatica ha tanti punti di contatto con la Numi- smatica svizzera. Questo valga anche per noi italiani, che nelle tavole del libro e' imbattiamo rij)etutamente in monete uscite da zecche nostre, o lavorate da artefici nc^stri, e nel testo troviamo accenni numerosi intorno p. cs. alle contraf- fazioni operate da varie officine minori dell' Alta Italia, ar- gomento che potrebbe fornir materia ad uno studio interes- santissimo, pel quale il bel volume del signor Coraggioni offrirebbe già sin d'ora una larga base. S. A. Cubawrh (Heinrich); [un. Dir Afihnni iiiilrr dir Rci^icriiiii^ seiiirr À'rt/s . n . kiiit. y}pi>^t(>li>ilini .\fii/rsti'it drs h'ai^t'ra /■rini: Jo- seph I. bis ziir Eiii/iiliniin; itrr Kroiinii^'ihntii<^. — X'ienna, 1896. — (Un voi. Ì11-4, (li pag. vili 80, cdii 2 tav. in cliutiiiia). Ci affrettiamo a segnalare ai lettori della Rivista questa recente pubblicazione, la quale contiene molte notizie assai particolareggiate anche su monete del LonibanloW-neto. Le descrizioni sono minuziosissime ; e, al pari dei dati numerici sulle coniazioni, ecc., riusoiranno molto gradite e utili ai rac- coglitori. 284 BIBLIOGRAFIA Bttonanno Gennaro., Battesimi delli Principi di Piemonte Filippo Emanuele, primogenito, et di Vittorio Amedeo, secondogenito, figliuoli del Serenissimo Duca di Savoia, Carlo Emanuel I, celebrati nella Città di Torino nel Maggio 1587. Torino, Paravia, 1895, in-i6 [Ediz. di 50 esempi. Per la nascita di Giuliana BenzoniJ. A p. 53-54 sono descritte le monete d'oro e d'argento gettate al popolo per il battesimo di Fi- lippo Emanuele di Piemonte. Lorini Eteocle., La moneta e il principio del costo comparativo. To- rino, Loescher, in-8, pp. 436. Lorini lì., Einige Bemerkungen (Iber das Finanz- und Mùnzwesen Italiens (1892-95) mit Vorrede von d.^ L. Sachs in Wien. Turin, Loescher, in-8, pp. 142. Monnaie lucquoise: médaillier du comte C. Sardi. Lucques, impr. Giusti, 1896, in-8, pp. 19. Bahrfeldt E., Das Miinzwesen der Mark Brandenburg. 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Gesellschaft am 18 Marz 1896. — Besprechungen (Recensione del lavoro di Agostini sulle monete di Castiglione delle Stiviere). — Xumismatische Literatur. — Ver- schiedenes (Cattedra di Ninnismatica all'Università di Jena ; il tito- lare ne sarà il eh. numismatico Dott. Pick, Conservatore dell' im- portante Medagliere ducale di Gotha; le lezioni avranno luogo una volta alla settimana. — Letture (.li Numismatica all'Università di Vienna, che saranno tenute da vari professori e liberi docenti). N. 154, maggio 1896. Kciiiwr, Keltische Miinzen in Niederòsterreich (continuazione). — Ordentliche Versammlung der numismatischen Gesellschaft ani 15 aprii 1896. — Besprechungen. — Xumismatische Literatur. — Verschiedenes. — Mittheilungen der Gesellschaft. N. 155, giugno 1896. Kciiner , Keltische Miìnzen in Niederòsterreich (fine). — Scholz, Ueber eine seltene Miinze von Ichnae in Macedonien. — IMiinzenfunde. — Besprechungen. — \'erschiedenes. Archivio storico dell'arte, s. II, a. II, fase. MI, 1896: Malaguszi Va- leri Fr., Uà chiesa " della Santa „ a Bologna [con nuove notizie bio- grafiche e artistiche sullo Sperandio]. Archivio storico italiano, disp. I*, 1896: Schalk, Biblioteca comunale e Museo civico di Vienna [A p. 107-108, monete d'oro italiane trovate presso Vienna]. Archivio storico napoletano, fase. I, 1896: Capasse B. e De Crescenzo S., Notizie storiche tratte dai documenti angioini, conosciuti col nome di BlBLlOLiKAHA 289 Arche. [A p. 113 convenzione per le monete di Brindisi dell'a. 1313]. — Sniitbon A., Recensione di //. « " 245 •> 205 292 VARIETÀ Belfort 2210 » 1750 1860 il 1350 lOIO n 540 3125 fi 2280 4150 }} 1950 4270 ti 3200 730 t} 430 2150 jt 955 Vipsania Vendita d'Amecourt 705 Montagu 405 Lepido (Mussidia) (I (Livineia) M. Antonio (Vibia) Albino Uranio Antonino » " Erennio Procopio Fra i pezzi rari, non furono che quelli di straordinaria bellezza che raggiunsero i prezzi anteriori e talvolta legger- mente li superarono. Se invece guardiamo ai pezzi comuni, troviamo un au- mento di ricerca veramente straordinario ; prezzi finora inau- diti, principalmente all'epoca della buona arte, e vediamo salire aurei comuni d'Augusto a 200 e 300 fr., a 150 quelli di Nerone, di Tito e di Domiziano, a 200 quelli di Trajano e ad oltre 300 quelli d'Adriano. Concludendo dunque, se l'arte può rallegrarsi che il gusto s'affini, non lo può egualmente la scienza che all'arte si vede posposta e vede preferito un pezzo comune perchè di buon epoca, e perchè sepolto appena uscito dalla zecca, a un pezzo che, rarissimo e storicamente importantissimo, porta seco come documento e come marchio d'autenticità il segno della lunga carriera percorsa e le ingiurie del tempo e degli uomini! Non c'è che dire, la moda ora volge pre- cisamente in questo senso. Col che però non è a dire che i prezzi dei pezzi rari siano avviliti e serva la lista seguente di quelli che superarono i 500 franchi. N. 15- hamiglia Cornelia L. iioo 18. }f " " 1750 26. " Julia " 650 34- » Sanquinia " 720 35- G. Cesare (Restituz.) " 615 36. G. Cesare e Ottavio " 530 40. Bruto . " 1400 47- Aenobarbo . " 1400 48. Pompeo e figli . " 775 49- Lepido (Mussidia) " 1750 5°- Lepido (Livineia) " 1350 VARIETÀ 293 N. 54- M. Antonio (Leg. vi) . L. 1300 tt 62. Numonia ■• 830 » 63- Ottavia e M. Antonio " 2025 n 64. M. Antonio e Antillo. " 600 n ÒS- " " . . . . " 2200 n TI- Ottaviano (Vibia) " IQOO n 86. Augusto (Antistial " 599 n 109. Augusto e Agrippa . ■' 1405 n 1 10. Cajo Cesare .... " 2350 ti 165. Interregno di Gaiha . - 1300 n 166. » "... " '45P n .84. L. Vitellio e A. Vitellio -. 800 rt 202. Vespasiano e Domitilla " 1850 n 218. Giulia di Tito ... " 365" n 219. Tito e Giulia .... " 1 205 n 220. n » .... " 3250 n 243- Doinizia ..... >' 1 050 n 272. Matidia " 600 » 274. Trajano e Trajano padre . •■ 1 orx) n 46.. Oidio Giuliano .... " 830 n 462. " " " 800 n 463 Manlia Scantilla .... " 14.50 n 464. Didia Clara .... " 79" rt 465- Pescennio "6100 n 466. Albino " 2280 n 483 Settimo Severo (Medu.sa) . " 2800 rt 523- Caracalla (doppio aureo) ■• 2500 n 524- Caracalla Sett. Severo e Giulia. " 535 n 525- n n H M " 500 n 527- Caracalla e Geta. " 740 n 528. Plautina " 970 n 529- Geta .. 800 n 530 **...... " 1220 n 531- w ..... . " 655 n 532- "...... " 1020 n 533- "...... " 1030 n 535- Macrino - 890 n 536. " ..... " 700 n 537- n ..... " 740 n 538. Diaduuieniano .... " 2420 n 550. Elagabalo " 535 " 551- " ..... '- 1280 n 553 Giulia Soemia .... " 5000 294 VARIETÀ N. D"D- Ur Antonino " 5bb. » M " 567- „ " 568. }> tt " 569- Massimino . „ 580. Filippo padre " 581. tt tt " 582. f» n » 584- Otacilla " 585- ti " 586. Filippo figlio » 587- ti 1} " 598. Ostiliano 11 608. Emiliano 11 641. Gallieno (Med.) 11 642. Salonina 1. 644. Salonino " 645. >f " 646. ti " 648. Macriano » 649. Postumo " 653. M " 654. " " 655. ti " 656. IJ " 657. " » 662. t» " 663. M " 664. Leliano " 665. Vittorino « 666. tt " 667. " - 668. tt " 669. tf " 670. Mario . " 672. Tetrico " 674. Claudio Gotico " 675. tt f) - 677. M tt " 678. tt tt - 686. Aureliano (Med - 687. Tacito . n 690. " L. 4150 " 1750 '• 3200 » 4000 " 620 " 610 " 525 " 670 " 1205 " 515 " 710 li 980 " 1925 11 910 " 560 11 720 " 500 >i 1410 " 710 11 810 " II 00 » 1300 '1 810 " 560 " 1200 " 650 " 1705 " 710 " 670 " 1705 >' 700 n loco " 3850 IT 920 " 855 II 650 " 550 .1 860 'I 1005 " 825 II 620 VARIETÀ 295 N. 691. Floriano . N. 1750 n 694. Probo (Quin.) .... " 700 n 700. .... " 720 n 712. Numeriano " 525 n 720. Magna Urbica .... " 690 n 721. " " .... » 615 n 722. Giuliano tir. .... " 585 » 742- Diocleziano e Mas.siniiniano " 920 n 760. Allctto " 1 900 n 767. Elena " 1 ODO n 768. •> (Med.) .... " 6500 n 771- G. Massimiano (Mcd.) " L200 n 773- Gal. X'alfria .... " 700 n 774- "..... " 925 n 783. Massenzio " 570 n 787- Licinio padre .... " 500 n 794- Licinio figlio .... " 770 n 825. Costantino M. (Mt.'d.i . " 745 n 826. " "... " 1 1 00 n 827. »f n , " 710 n 828. " "... " 735 n 829. '* "... " 610 n 830. " "... " 1 201 > n 832. " "... " 695 n 833- " "... " 1 55" n 834 " " . . •■ ('15 n 835- Costantino e tigli (Med.) " 30 1 n 836. P'austa ..... " 7)o n 837- » (Med.) . " 2W>5 n 838. Crispo " 5 ' 5 n 84.. " . " 630 " 842 (Med.) " 2550 n 8so. Costantino il (Med.j . " 890 II 851. "... " 780 n 852. " , . . " 1 1 50 n 853- " "... " 750 n 834 " (Med. arg.) " 630 n 860. Costante (Med.) " I 1 20 n 877. Costanzo II "... " c;()0 tr 878. " " . . " 830 n 879. " "... " '45" n 880. " (Med. d'arg.) " 765 n 881. V'etranione " '475 296 VARIETÀ N 914 " 929 " 952 » 961 »> lOOI " 1 002 » 1023 " 1075 " 1220 " 1224 Il 1227 Valentiniano I (Med.) Procopio Flaccilla Vittore. Eudossia II Olibrio. Ariadne. Miciiele 111, Teodora e Tecla Basilio 1, Costantino IX ed Eudocia Alessandro ..... L. 3500 " 955 " 652 " 1780 Il 1 205 Il 1600 Il 608 " 645 II 600 Il 870 Il 600 Vendita Durazzo. — Sulla fine dello scorso mese di maggio e nei primi giorni di giugno ebbe luogo in Genova, sotto la direzione del Sig. Rodolfo Ratto, la vendita della Collezione numismatica già appartenuta al March. Giuseppe Maria Durazzo. La collezione si componeva di Monete greche, romane, consolari e imperiali, italiane, estere e medaglie. Nel complesso, i prezzi raggiunti, specie pei pezzi rari òaW'acs gravi- ti per le monete italiane rare, si possono dire brillanti. Diamo qui una lista dei pezzi più importanti coi prezzi raggiunti: N. 2. Aes grave. (Pezzo quadrilatero) . . L. 5250 03. » (Tripondio) ...» 500 » 4. » (Dupondio). ...» 385 » 38. » (Asse Sabatini) ...» 195 >i 87. » Hatria (Quincunx) . . « 220 » 473. Syracusa (Octodramma) ...» 335 Il 917. Archelaus (Tetadramma) ...» 140 » 1504. Arria (denaro) . . . . . » 160 » 1887. Statia »......» 225 " 3345- Flavius Victor (Quinario d'oro) . » 220 • 3646. Ancona (Zecchino di Sisto V) . • 335 » 3708. Avignone (Zecc. di Gio XXIII) . . » 415 » 3709. Il (Zecc. di Martino V) . . » 280 3788. Bologna (due scudi d'oro di Sisto V) • 255 » 3792. » ( » B di Clem. \'1II) » 305 » 3956. Ceva (Grosso di Guglielmo) . . » 300 ■> 3986. Correggio (Scudo di Camillo) » 500 u 4079. Firenze (Mezzo scudo Ossidionale 1530I " 300 " 4206. Genova (Genovino di Carlo VI) . . » 310 4232. (Genovino di Giano Campofregoso) » 460 VARIETÀ 297 N. 4233 4253 4258 4276 4292 4371 4391 4431 4437 4480 4611 4780 4781 5030 5207 5212 5222 5235 5419 5420 Geno-i'a (Genovino di Lud. Campofregoso) L, • (Mezzo gen. di Gal. Maria Sforza) » » (Genov. di Paolo Campofregoso) ■ Il (Testone di Paolo da Novi) . » > (Mezzo scudo d'oro di A. Adorno) » 1) (Scudo da otto reali 1666I . » » (Scudo sestuplo 1719) . • » (Scudo da otto reali 17 15) . » » Lire cinque 1736 (Unico) . » Guastalla (Zecch. di Ces. I Gonzaga) » Messer ano {'^cndoé' oro di Lod. e P. Luca Fieschi) ....... Modena (Zecchino di Leone X) . » • ( 1) di Clemente VII) . » Piombino (Mezzo scudo di N. Ludovisi) u Roma (Scudo d'oro di Pio \') . " • (Scudo d'oro di Gregorio XIIIl » » (Zecchino di Sisto \'| . . » » (Doppio scudo d'oro di F\iolo \') » Sai'uja (Ducato di Amedeo \'III). . » ■) (Grosso tornese di Amedeo \'1I1| u L'iiiip(jrt(ì totale della Vendita fu di Lire 63. 205 300 ■85 300 160 200 185 200 425 285 265 45 '3 360 57'> 400 205 21 .■) 305 255 265 195- Veìulita Boijiie, — Il ijiorno 29 giugno scorso cominciò a Londra, sotto la direzione della Casa Sotheby, Wilkinson e Hodge, la vendita della Collezione numismatica del fu William Boyne (seconda Partel. Questa Serie contiene Mo- nete medioevali e moderne di tutt(j il mondo, nonché medaglie. Il compianto proprietario, che fu nostro amico, e appartenne alla nostra Società numismatica fin del suo nascere, dimorò lunghi anni a Firenze, e coltivò di preferenza la serie numi- smatica italiana. Questa infatti costituisce da sola più di metà dell'intera collezione messa ora in vendita, ed è in modo spe ciale pregevole per le monete longobarde, carolingie, dei re d' Italia, e pontificie. Premio jter tnedaf/lie. — Nell'anno V (1892), fase. Il, della presente Rivista, abbiamo riferito intorno al premio di L. 1000 che una persona benemerita, la quale desiderava mantenere per allora l'incognito, aveva posto a disposizione della R. Accademia di Belle Arti di Milano, per bandire, fra 298 VARIETÀ gli artisti italiani viventi, un concorso di medaglie ottenute da conii d'acciaio incisi a mano. Nel fase. IV dello stesso anno abbiamo dato il risultamento del concorso, in séguito al quale venne conferito il premio al Sig. Italo Vagnetti, di Firenze, do- miciliato in Roma, autore della medaglia di Ubaldino Peruzzi. Quella persona benemerita non era altri che il noto in- cisore milanese Cav. Francesco Grazioli; il quale ha poi generosamente provveduto, mediante una cospicua donazione, a rendere stabile quel premio, nella forma che qui appresso trascriviamo dal programma dell'Accademia pei concorsi del corr. anni) 1896. PREMIO GRAZIOLI all'incisione di medaglie e al cesello. Il cav. Francesco Grazioli ha fatto la donazione allo Stato e per esso a questa R. Accademia di Belle Arti dell'annua rendita di lire millecentosessanta (L. 1160) per la fondazione di un premio annuo della somma che risulterà esigibile (dedotte le tasse), da conferirsi alternativamente ad un'opera di incisione di medaglie e ad un'opera di cesello a sbalzo. Per espressa indicazione del fondatore, quest'anno il concorso comincia dalla INCISIONE IN ACCIAIO PER CONII DI MEDAGLIE Il premio è stabilito a favore di queir incisore italiano residente nel Regno od all'estero, autore della migliore incisione per conio di medaglie, che sarà presentata a questa R. .\ccademia di Belle Arti prima delle ore 4 porti, del 30 settembre 1896. La consegna dovrà esser fatta all' Ispettore-Economo dell'Ac- cademia. Sono ammesse al concorso le medaglie, qualunque sia il sog- getto, di commissione pubblica o privata, oppure eseguite per ini- ziativa dell'artista, purché in esse campeggi almeno una figura od un ritratto artisticamente eseguito, e sieno tali medaglie ottenute da conii d'acciaio iurisi e firmati dall'autore e da esso eseguiti nel biennio anteriore alla data del concorso. Nessun artista può concorrere con più di un'opera. Le medaglie presentate al concorso dovranno essere opere originali eseguite dal concorrente, anche nei disegni e modelli, nel biennio anteriore al concorso e non devono essere copie di altre medaglie né essere state presentate ad altre esposizioni. A pari merito sarà preferito un soggetto storico patrio. Della medaglia per il concorso si dovranno presentare due esemplari che verranno restituiti dopo il giudizio, però l'autore della medaglia premiata dovrà lasciarli all'Accademia e consegnarne ancora un terzo per il R. Gabinetto Numismatico. Il premiato non sarà ammesso ad altro concorso, se non dopo due altri concorsi d'incisione. Il giudizio sarà dato con voto motivato da una Commissione speciale e noi snttooosto alla definitiva approvazione del Consiglio Accademico. ATTI SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA Sfjjl'ta di;l Consiglio io Ghgno 1896. (Estratto ({(li l'rrò(i/ì/. La seduta è aperta alle ore 14".;. I. Si i^resenta e si discute il Bilaiiiriu ronsuntivo 1895, di cui si unisce relazione al N'^erhale dell'Assemblea dei S'u-i. E approvato. Si approva pure la composizione del II fascicolo della Rh'istn, e si prendono concerti per quella del terzo, cadente nella stagione estiva. III. Il Segretario dà lettura dei seguenti doni pervenuti alla Società: Barthélemy fA. de.) La sua pulihlicazionr : Note sur l'origine ile la nionnaie tournois. Paris, 1896, in-4. (Kstr). Bonnet Emilio. La sua pubbttcazioiie : Médaillier de la Sociétc archéologique de Montpellier. ^ Description (Ics iiionnaies, mciiailles et Jetons qui composent ce médaillier. — I.^' partie: Munnaics antiques. — Macon, 1896; in-8, con una Tav. Dattari Giovanni del Cairo. N. 26 rneda.;lioni o gran bronzi, 41 medii bronzi e 13 piccoli bronzi de' Tolomei d'Egitto. Dessi Vincenzo di Sassari. N. 14 monete, delle quali 8 in argento, e cioè: 4 di Panormus, ed una di Probo in bronzo. — Una in argento del Comune pi- 300 ATTI DKLLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA sano, 1313-1494; due in argento di Carlo II re di Spagna, bat- tute in Cagliari, 1665-1700; una inargento di Vitt. Amedeo II di Savoja, re di Sardegna, 1721-1730; una in rame e un mezzo scudo d'argento di Carlo Emanuele III di Savoja, 1730- 1773; tre in argento di Vittorio Amedeo III di Savoja, re di Sar- degna, 1773-1796. Dutilh E. D. J. del Cairo. La sua pubblicazione : Des divinités et des signes astronomiques sur les monnaies alexandrines. Le Caire, 1895 ; in-8. Estr. Ferrerò Ermanno di Torino. La sua pubblicasione : Un ripostiglio di monete della Repubblica ro- mana scoperto a Romagnano Sesia. Nota. Torino, 1896 ; in-8. Estratto. Gnecchi Cav. Ercole. Crespellani A. La zecca di Modena nei periodi comunale ed estense. Modena, 1884, in-4, con 17 tav. Gnecchi Cav. Francesco. N. 24 estratti della Rivista italiana di Numismatica. Lagumina Can. B. di Palermo. Le sue piibblicasioni : Una pregevole moneta di Federico re e Co- stanza imperatrice. Palermo, 1895; in-8, fig. — Di un prege- vole ripostiglio di monete arabe trovate a Palermo. Palermo, 1896, con una Tav. Luppi Cav. Costantino. Le Haydine ovvero lettere su la vita e le opere de! celebre maestro Giuseppe Haydn, di Giuseppe Carpani, dedicate al R. Conser- vatorio di Musica in Milano. Milano, 1812; in-8, con una tavola di medaglie. — Manuale de' conti fatti delle monete ammesse nella tariffa del Regno Lombardo- Veneto. Verona, 1815 ; in-8, fig. Stroehlin Paolo di Ginevra. Le sue pubblicazioni : Médaille de la conférence ouvrière de Berlin. Genève, 1890; in-8, fig. — Souvenir d'un voyage numismatique en Russie. Genève, 1890; in-8. — Une médaille philatélique. Genève, 1891; in-8, con una Tav. — La médaille de Louis le Fort de Genève. Genève, 1891; in-8, con una Tav. ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA 3OI Virzi Cav. Ignazio. Un tetadramma di Antioco II. La seduta è levata alle ore 1572. Assemblea Generale dei Soci io Giugno 1896. L'assemblea è convocata per le ore i^^/-2. Oltre il Con- siglio, sono presenti parecchi soci di diverse città d' Italia. 11 vice presidente Cav. Francesco Gnecchi legge, a nome del Consiglio, la relazione sull'andamento della Società du- rante l'anno 1895. Ne diamo qui un sunto. RLLAZIONL. Soci. Il numero dei Soci, alla tine dell'anno 1895, sommava a 94, di cui 42 effettivi e 52 corrispondenti. Quello degli a-ssociati alla Rivista fu di 102. Queste cifre segnano una piccola diminuzione su quelle dell' anno precedente, diminu- zione avvenuta specialmente per causa di morte di alcuni nostri Soci. Il Consiglio crede pertanto suo dovere il rac- comandare caldamente ai colleglli di far attiva propaganda allo scopo di riempiere queste lacune, reclutando nuovi Soci od abbonati, onde mettere la Società in grado di poter eser- citare una più efficace influenza sull' incremento di questi .studi. Biblioteca. Anche in quest'anno, mercé i doni dei generosi, la Bi- blioteca Sociale ebbe un discreto aumento. Essa conta oggi n. 420 volumi e n. 488 opuscoli. Però, dobbiamo ripeterlo, buona parte di questi doni ci pervenne dall' estero, e in proporzione si sono ricevute ben poche opere su argomenti di monete classiche od ita- liane, che più interesserebbero alla nostra Società. Anche per questo ci permettiamo rivolgerci ai no.stri Soci, inte- ressandoli a voler farne incetta presso i loro amici e cono- 302 ATTI DELLA SOCIKTA NUMISMAllCA ITALIANA scenti. Tutti hanno dei duplicati fra i loro libri, e con un po' di buona volontà, si potrebbe arricchire la nostra biblio- teca, provvederla di tante opere indispensabili, che ancora vi mancano, e renderla veramente utile a quei Soci che vo- gliono approfittarne pei loro studi. Medagliere. Il Medagliere, quantunque lentamente, va sempre au- mentando. 1 pochi e soliti donatori vollero ricordarsene anche nel 1895, ed oggi la collezione sociale comprende : Monete: 2 in oro; 300 in argento; 1700 in bronzo e rame ; 294 in vetro. Medaglie e tessere : 5 in argento ; 250 in bronzo, rame e piombo. Totale n. 2546 pezzi. Rivista. Nella relazione dello scorso anno facevamo una pro- messa che non venne mantenuta. Tale mancanza però non solo può giustificarsi, ma essere indizio di meglio, e tale è il caso nostro. Noi avevamo esternato il proposito d'inco- minciare la pubblicazione di articoli postumi importanti, o inediti, o ormai introvabili per lo scarso numero delle vecchie edizioni. Orbene, l'abbondanza della materia nuova soprav- venuta ci ha impedito di mantenere tale promessa; e la semplice enunciazione del fatto ci sembra la più ampia giu- stificazione. Diverse pubblicazioni postume sono pronte per la stampa, e vedranno la luce, appena i nostri collaboratori ci lasceranno un poco di spazio disponibile. La parte classica e la medioevale ci pare siano state abbastanza equilibrate nel decorso del 1895. Per la serie greca il dott. Cabrici ci diede la fine del suo importante lavoro sulla Topografia e Numismatica del- l'antica Imera, di cui già l'anno decorso abbiamo tenuto parola, ed è allo stesso autore che dobbiamo l' interessan- tissimo studio sulla moneta romana nei primi tempi del- l'impero. Mandiamo un cordiale .saluto e un ringraziamento al nostro collega di Napoli, tanto benemerito del nostro Periodico. Chi parla portò pure il suo solito contributo alla Numi- smatica Romana, ed ebbe la fortuna, nell'anno ora decorso, di presentare al mondo numismatico il famoso medaglione d'oro di Teoderico, pezzo unico e di straordinaria importanza, invidiato da private e pubbliche collezioni, e principalmente dai musei tedeschi. ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA 303 Quanto alla parte medioevale, i nostri soliti collabo- ratori, il conte Papadopoli, il colonnello Ruggero, il cava- liere Ercole Gnecchi, il dott. Giorgo Ciani ci continuarono fedelmente il loro appoggio , arricchendo la suppellettile numismatica di un gran numero d'importanti e sconosciute monete italiane. Aggiungiamo a questi gli articoli del si- gnor Alessandro Lisini, del prof. PVancesco di Palma, del prof. M. Mariani, del sig. Arnold van Gennep e quello del com pianto nostro collega e collaboratore, il cav. Umberto Rossi, di cui tutti qui deploriamo la recente e immatura perdita e del quale il dott. Solone Ambrosoli terrà nella Rivista una degna commemorazione. Le medaglie moderne non vi apparvero che incidental- mente, e la Rivista aspetta ancora che si continui la inte- ressante rubrica delle medaglie italiane, così bene iniziata dal nostro socio dott. Comandini, il quale, travolto poi nelle vicende politiche, dovette abbandonarla dopo il 1891. Non esagereremo l'importanza dell'argomento e non seguiremo i nostri colleghi d'oltre mare, i quali nell'ultimo numero del loro " American Journal af Nitìiiisìiialics „ dando il reso- conto della seduta annuale della Soc. Num. di Londra, lamen- tano altamente come quei bravi inglesi, invece che della medaglia, non si occupino nella Nii>n. Chr — Stella , o fiore a sei petali, attorno, + SABAVD ' l€ fra due cerchi di perline. In un importante lavoro pubblicato dalla Revue snisse de iiniìiisiìiatiqiie il Dott. A. Ladé (') descrive altre tre varietà di questo pezzo, il cui peso oscilla fra grammi 1,24 ed 1,48, mentre il mio arriva a grammi 1,75. Senza fermarmi alle varie ipotesi con cui si può spiegare una novità di tanta importanza , e lasciando la cura di risolvere la difficile quistione della monetazione savoiarda in questo periodo a chi si occuperà di riunire tutti gli elementi comparsi (i) Ladé Dott. A., Contributinii à lei nitiìiisìtiatique des Comles de Savoie. — Revue suisse de ìtiimismatiqiie. Année IV, pag. 120-123, "• i^i 12 e 13. MONETE ITALIANE INEDITE DKLLA RACCOLTA PAPADOPOLI 327 dopo la morte di D. Promis per fare opera completa e perfetta, osserverò soltanto che non si tratta di un fatto isolato, perchè anche fra i pochi denari di Pietro li trovati a Paladru di tipo uguale a questo di Amedeo ve ne sono che arrivano al peso di grammi 1,70. 2. - Mistura, grammi 1,27. y — Nel campo grande a s^-otico accompagnato da quattro anelli che hanno un piccolo punto nel centro, attorno, + M€D€VS : COMES tra due cerchi periati. ìj> — Scudo di Savoia accompagnato da tre anelli e. s. + D€ : SABAVDI6 fra due cerchi periati. Nel rendere C(jnt(j di un testjrctto sco[)ert() in Savoia nel 1891 il l)(jtt. Lacir (•') attribuisce un /Wr/t' si- mile al mio, atl .biicdco 111 (13H3-1391) e lo crede coniato in Avigliana da Giovanni Rc/zctto a tenore di una delle due ordinanze del 1391. 11 mio esem- plare ha una crocetta che divide l'i^cri/ione del ro- vescio, mentre in (|ucll() illustralo dal dotto svizzero si vede allo stesso pijsto un cajjriohj con sotto un punto A. Forse tale piccola \arictà non meritava l'oiKjre di un disegno, ma ho creduto di far piacere ai rac- coglitori italiani riproducendo (juesto e pochi altri pezzi che si tr(jvano soltanto in lavori stampati al- l'estero. (2) I.ADÉ iJott. A., Un trcsnr de iiinititaies dii »ioveit-(ìge. — Reviie Suisse de Xuiiiismatique. Annéc I, 1891, pag. 25, tav. IX n. 3. 328 NICOLÒ PAPADOPOLI Uno scritto assai utile per gli studiosi ed i rac- coglitori è comparso nell'ultimo fascicolo dell'anno 1895 della Reviie sitissc de numismatiqiie. In esso il Signor A. Raugé van Gennep ha riunito tutte le varietà conosciute delle monete di Amedeo Vili di un valore inferiore al grosso coi segni monetari ed altri più minuti particolari. Ma da siffatto genere di ]3ubblicazioni non va disgiunto il pericolo che osser- vandosi molte nuove diversità, in breve il lavoro sia da rifare. Riporterò alcune modestissime varietà di mo- nete di Amedeo Vili (1391-1439), tre delle quali co- niate prima che egli assumesse il titolo di Duca. 3. — Argento, peso grammi i,8i. ÌB" — In una corona formata da sei lacci d' amore sepa- rati da doppie foglie lo scudo di Savoia inclinato co- perto da elmo e cimiero che taglia la corona e la leg- genda AM6D6VS • DeiG-RACIA ? COM€S in due cerchi periati. 9»' — Croce di S. Maurizio accantonata da quattro mar- gherite a sei foglie in un doppio contorno formato da quattro semicerchi e quattro angoli alternativamente riu- niti ed accompagnati da otto anellini + SABAVDI6 * INITALIA • MARChlO fra due cerchi periati. In cjuesto mezzo grosso del primo tipo, battuto in Avigliana secondo l'ordinanza 23 gennaio 1392, le varie parole della leggenda sono divise da un fiore a cinque petali e da un anellino posti uno sul- l'altro, mentre invece in quello pubblicato da Ladé '3) al n. 53 e riportato al n. 5 da Raugé van Gennep fra SABAVDIE ed INITALIA vi è sotto il fiore una riu- nione di tre palline in forma di trifoglio, che proba- ia) Ladé, Op. citata. R. S. de N., 1894, p. 162-163, "• 53- MONETE ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA PAPADOPOLI 329 bilmente è un segno di zecchiere o un distintivo di emissione. 4. — Mistura, peso grammi 1,78. ly — Scudo di Savoia in doppio contorno quadrilobato accompagnato da quattro crocette + AW6D6VS ;,' CO :; SÀBAVD ;; DVX fra due cerchi periati. If( — Croce scorciata (alaisée) in un doppio contorno quadrilobato con le punte interne ornate di trifoglio ed esternamente accompagnato da quattro crocette + ChAB' " IN :; VTAL X WAR „ PRI fra due cerchi di perline. Questa moneta pubblicata da l^romis come un obolo bianco di Amedeo VI ' ♦) fu restituita con buone ragioni ad Amedeo Vili da Kal)ut '5), ed è il terzo tipo del mezzo grosso di mistura coniato verso il 1405, che Ladé i^i propone di chiamare chablaisien perche- porta il tit(jlo del Ciablese. Rauge van Geniiep ne descrive 6 varietà; il mio esem[)lare è simile al n. 3, gli M sono rovesci come (juelii, ma invece gli S sono regolari. Tanto il n. 3 del Gennep che il mio hanno VTALIA per ITALIA. 5. — Mistura, peso grammi 1,07 (l'esemplare manca di un piccolo pezzo di metallo). ^ — FERT in caratteri gotici minuscoli in un contorno doppio quadrilobato con punti agli angoli di congiun- zione + ® AM€D :; CO AVDI€ :] fra due cerchi di perline. ijl — Nel campo Croce scorciata + ® I...LIA " MRChlO fra due cerchi di perline. (4) Promis D., Monete dei Reali di Savoia. Torino, 1841, p. 59, tav. Ili, n. 3. (5) Rabut F., Notice sur quelqties moititaies de Savoie inédites. Cham- béry 1849, pag. 18 e Troisietne notice, etc, ivi 1856, pag. 5 e 9, tav. I, 11. 3. (6; Ladé, Op. cit. R. S. de N., 1894, 165-167, n. 57. 330 NICOLO PAPADOPOLl Questo quarto di grosso del terzo tipo, coniato in Avigliana secondo le ordinanze del 1395, 1399, 1403, manca nell'elenco di Raugé van Gennep, il quale cita due esemplari ai nn. 6 e 7 che hanno, la rosa a cinque petali alla fine della leggenda del ro- vescio, mentre il mio ha la stessa rosa al principio delle leggende tanto al diritto che al rovescio. La rosa è il segno di Giovanni Benvenuti Maestro ad Ivrea. 6. — Argento, peso grammi 1,26. J^ — Scudo di Savoia inclinato con elmo e cimiero che taglia l'iscrizione, accostato da due lacci d'amore, ■• AM€ D€VSC DVXiSAB' fra due cerchi di perline. ]^ — Croce di S. Maurizio accantonata da quattro mar- gherite + INITALIA :; MARChlO fra due cerchi di perline. Mezzo grosso di argento di Amedeo Vili col titolo di Duca secondo le ordinanze del febbraio 1420. Di esso Raugé van Gennep riporta due va- rietà, che hanno per distintivo la stella ed il trifoglio, questo ha la luna crescente, segno di Gio. Picoz Maestro a Nyon. 7. — Mistura, peso grammi 0,94. & — Grande a gotico accompagnato da quattro anellini; la sbarra doppia dell'S lascia vedere il punto centrale della moneta: ....MdDSVS ° D.... fra due cerchi di perline. ^f — Scudo di Savoia accompagnato da tre anellini + SA BAVDIS * ° fra due cerchi di perline. Non è nuovo questo forte pubblicato per la prima volta da Promis, Tav. VI, n. i8, di cui altre MONETE ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA PAPADOPOLI 331 varietà furono descritte da Perrin (/) e da Ladc^sj; ma ho voluto darne il disegno, perchè la forma dell' A è differente da quelle che si vedono nelle ta- vole delle opere numismatiche. La stella a 6 punte è il segno di Giovanni de Masio di Asti maestro nella zecca di Chambery. Col nome del duca Ludovico (1440-1465) s'incon- trano minori diversità di tipi che nel lungo regno di Amedeo Vili. \''i è però uguale abbondanza di piccole varietà nelle lettere, nei punti e nei segni. 8. — Argento, peso grammi 1,52. f& — Scudo di Savoia inclinato coH'clino e il cimiero che divide l'iscrizione: LVDOVIC C D' SABAV, fra due cerchi di perline. 91 — Croce di S. Maurizio in un doppio contorno qua- drilobato con 4 crocette al punto ove si riuniscono le estremità dei quattro lobi + PRINCEPS : IMP€RII : ET, fra due cerchi di perline. Il crescente era il segno della zecca di Nyon al tempo in cui aveva per maestro Giovanni Picoz di Avigliana. 9- — Argento, peso grammi i,.}4. t& — Scudo di Savoia inclinato coperto dall'elmo e cimiero visti di fronte colle ali aperte e fra le ali il nodo o laccio d'amore ■ LVDOVIC' ' D ' SABAV fra (\\.\c cerchi di perline. 91 — Come al n. 7 + PRINCEPS : IMPERII : ETC (7) Perrin, Cat. Chambny, n. 96 e 97. Cai. Aniiecy, 53 e 54. (8) Ladé, Op. cit. R. S. de A'., 1891, n. 45, 46, 48 e 54. 332 NICOLÒ PAPADOPOLI Questo mezzo grosso differisce dal precedente per l'elmo ed il cimiero visti di fronte, invece che di tre quarti come negli esemplari che si trovano più comunemente : non è nuovo e nemmeno inedito, perchè il compianto Umberto Rossi ne pubblicò un disegno poco ben riuscito nella Gazzetta Numismatica di Como <9), ma il mio ha fra le ali del cimiero il laccio d'amore , segno di Stefano Varembon maestro a Cornavin presso Ginevra, mentre quello pubblicato da Rossi, del quale possiedo pure un esemplare, ha nello stesso posto una crocetta di S. Maurizio, che egli attribuisce a Francesco Garin e che credo appar- tenga piuttosto alla zecca di Borgo di Bressa. 10. — Mistura, peso grammi 0,87. /ly — Croce di Savoia in un rombo composto di doppie linee, attorno, fra due cerchi di perline + LVDOVIC "ì* SABAVC 1^ — FERT in caratteri gotici minuscoli fra due doppie lince paralclle, attorno, fra due cerchi di perline + PRIN- C6PS ^ IMP ET Questo quarto di grosso merita di essere osser- vato, perchè da ambo i lati ha una crocetta di San Maurizio, che divide a metà l'iscrizione ; ritengo che tale segno indichi la zecca di Borgo, che nello stemma ha la croce di S. Maurizio. 11. — Mistura, peso grammi 3,16. ^ — Stemma di Savoia inclinato con elmo e cimiero che separa l'iscrizione: LVDOVICVS : DVX * SABAVDI€ ^ PR fra due cerchi di perline. 1^ — Croce di S. Maurizio , attorno + SANCTVS ^' MO- RICIVS X DVX < TOBIA fra due cerchi di perline. Invece del laccio che è disegnato sull'esemplare (9) Rossi Umberto, Monete inedite del Piemonte. Gazs. Niiinis. Como, Auno III, 1883, pag. 81 e 84. MONETE ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA PAPADOPOLI 333 citato da Promis a pag. 131, tav. VII, n. 9, nel mio doppio grosso si vede il sole, segno di Bertino Busca di Milano maestro a Nyon. 12. — Mistura, peso grammi 0,86. /©* — Scudo di Savoia accompagnato da tre anellini + LV- DOVICVS * DVX ■ fra due cerchi di perline. 9 — Grande L gotico accompagnato da quattro anellini + SABAVDie * 6T : P' fra due cerchi di perline. Anche questo patacco ossia forte dilTerisce da quello di Promis, pag. 131, tav. VII, n. 7 e di Rabut, deuxième notice, tav. 1, n. 4, per il sole su entrambe le faccie, che è il segno di Bertino Busca sopranominato. 13. — Oro, peso grammi 3,47. ^ — Busto a destra del principe col capo co|)erto da beretto + KAROLVS ■ DVX • SABAVDI6 • PRinC • M • fra due cerchi di perline. ^ — Scudo di .Savoia sormontato da laccio d'amore ed accostato dalla parola ri: rt il tutto in un contorno quadrilobato + DhS • MICDI • ADIVTOR 2 • EGO • D6SPICIA fra due cerchi di perline. Anche nella raccolta Bottacin di Padova vi è un esemplare del ducalo — Croce filettata e bipartita accantonata da quattro fiori di Giglio clic jjartono da im cerchio che racchiude il tutto: + SVB : TVVM es PRESIDIVM: fra due cerchi periati. (12) Zanetti G. A., Nuova raccolta delle monete e zecche d'Italia. Bologna, 1775-89. Tomo V, pag. 121-125. (13) Promis D., Monete delle secche di Messerano e Crevacuore. To- rino, 1859, pag. 18. (14) Rcviie de la Xuiitismaliquc Belge, serie V, tomo I. Bruxelles, 1869, pag. 257-258. MONETK ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA l'APADOl'OLI 341 Promis illustra un pezzo simile a questo col nome di Filiberto Ferrerò Fieschi, dimostrando essere esso una imitazione di monete di Soletta (Solothurn) come altri analoghi battuti a Casale ed a Desana. In fatti può facilmente confondei'si coi Rollbatzcn di Soletta e di altre città della Svizzera, da cui il Piemonte prese il tipo, non solo, ma anche il nome della moneta. Dovrebbe appartenere all'epoca, in cui Lodovico e Pietro Luca regnarono assieme, perchè manca del nome del [)rincipe, sebbene le altre monete dello stesso tipo sieno di alcuni anni più recenti; ma conviene osservare che il pezzo che ora presento sembra di lega migliore e quindi probabilmente i)iù antico dei suoi simili. Le monete di Lodovico il (1521-1532) si divi- dono in due epoche, e cioè (|ULl!e coniate prima del 1528, in cui Lodovico porta in comune col cugino i titoli della casa Fieschi, e ciucile coniate d(jpo il 1528, quando cedette i suoi diritti sul feudo di Crevacuore. Della prima epoca (1521-1528) l'ipcjrtero due pezzi che si trovano nella mia raccolta. OJ — Mistura, peso grammi 4,86. <£y — Croce patente colle estremità gigliate ;: LVDOVIO FLISC- - LA ' M ' 7 - C- - DO :: fra due cerchi di perline. Una aquiletta divide l'iscrizione. 9 — Santo seduto in cattedra C(jn abiti pontificali e capo scoperto cinto da nimbo, nell'atto di benedire colla destra, e la palma nella mano sinistra: S -THEONES • T- -MARTR+ 342 NICOLO PAPAIJOPOLI Questa moneta fu pubblicata da Promis ('5) traen- dola da un disegno , senza conoscerne il peso per cui la giudicò un rolabasso. Il mio esemplare suffi- cientemente conservato mostra col suo peso di va- lere quattro grossi, e di essere quindi un doppio rolabasso. 5. — Mistura, peso grammi 2,62. ^ — Aquila bicipite coronata colle ali abbassate e Io stemma Fieschi in cuore, attorno 4* LVDOVI-C" • FLIS-C- • LA VANIE- E-C • DO- ^ — Croce patente e gigliata attorno + AVE • CRVX • SANTA -ET- BENEDICTA- Rolabasso simile al n. 14, tav. Ili, del Promis, ma l'iscrizione del diritto indica ch'esso appartiene alla prima epoca. Differisce da quello descritto dal Conte Miari ('^), perchè il motto del rovescio comincia da AVE • CRVX, ecc., e non da SALVE, ecc. Della seconda epoca {1528-1532). 6. — Argento, peso grammi 9,55. ^ — Busto del principe a destra col capo scoperto + LV- DOVI^' • FLIS^' • LAVA • MESERANI • DO fra due cerchi periati. 91 — Santo in cattedra che benedice, attorno • S • THEONES • T • MARTIRE *ì* sotto piccola aquila colle ali aperte. (15) Promis, Op. cit., pag. 26, tav. Ili, n. 9. (16) Gazzetta Numismatica. Anno I, Como 1881, pag. 46. MONETE ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA PAPADOPOLI 343 Questo testone è simile al n. 4, tav. II di Promis; ma appartiene alla seconda epoca del regno di Lo- dovico non portando altri titoli che quello di Signore di Lavania e Messerano. 7. — Argento, peso grammi 3,35. -B* — Busto del principe con beretto a destra + LV-FLIS-O- LAVANIE- MESERANI • DO- fra due cerchi di perline. 9 — Santo coi capo scoperto e nimbato su cavallo che galoppa a destra, colia mano destra il Santo regge una bandiera colla croce DEVS • FORTITVDO ■ ME A Al prin- cipio dell'iscrizione un' aquiletta colle ali aperte ed una crocetta trifogliata. Questo cavallotto differisce da quello di Promis n. 13, tav. Ili, solo per la disposizione dell'iscrizione e l'attitudine del cavallo che invece di andare al passo si muove con moderato galoppo. 8. — Argento, peso granimi 9,55 ^ — Busto dei principe a destra col capo coperto da beretto + » lV ° FLIS-€- LAVAIE MESERANI CO fra due cerchi di perline. 344 NICOLO PAPADGPOI.I Ip — Scudo dei Fieschi inclinato coperto dall'elmo con lambrecchini, e sopra, l'aquila a due teste senza corona + IHS • AVTEM • IRAN • P • MEDI • ILOR • I • fra due cerchi di perline. 9. — Mistura, peso grammi 3,59. ^ - Come il n. 8 + LVDOVI-C- FLIS-C' " LAVAIE - MESERA» 91 — Come il n. 8 nell'immagine e nell'iscrizione. Il testone ed il cavallotto di cui ora ho dati i disegni ricordano assai i testoni di Promis coi nn. 6 e li; ma sono diversi per il conio e per alcune particolarità, specie nel rovescio. Non credo accidentale nemmeno questa piccola varietà, perchè questi due pezzi evidentemente con- temporanei mi sembrano inferiori nell' intrinseco a quelli già noti. Li ritengo coniati negli ultimi anni del regno di Lodovico e mi conferma in questo pen- siero il titolo di Conte ch'egli ebbe nel 1506 dal Pontefice, ma adoperò di rado sulle monete. 10. — Mistura, peso grammi 2,08. Merita un breve cenno un rolabasso che possedo simile in tutto a quello disegnato nell'opera del Promis al n. 14 della tav. Ili, tranne che nell'iscri- zione del rovescio dove è scritto + SALVE • CRVX ■ SANTA • ET- BENEDICTA invece di AVE • CRVX, etc. MONETE ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA PAPADOPOLI 345 II. — Argento, peso grammi 8,67. -B* — Aquila colle ali aperte volta a sinistra ® LV ■ FLIS-C' " LAVANI€ NieSERANI D tra due cerchi di perline. 9 — Santo nimbato in pietii vestito di lungo paludamento nella mano destra la palma e nella sinistra un libro •^S'ONeSTVS ■ MARTIR tra due cerchi di perline. Ecco un lesione di peso insolito, di tipo scono- sciuto, con un sant(j che non si trova nel marti- rologio e che pur conviene aggiungere all'elenco di santi nominati o rappresentati sulle monete italiane già lungo e che continuamente amncnta. Conviene cer- care all'estero l'origine di questo pez/o, il quale non è certamente che la riproduzione di un tipo nordico fatto con ispirito d'imitaziune meraviglioso allo scopo di sorprendere la buona fede dei popoli ignoranti. L'iscrizione del rovescio comincia a sinistra della testa del santo ed un trifoglio che si vede anche su al- cuni tirolini anonimi di Crexacuore segna la divisione della leggenda. -■•^"'^r'?"}^ 12. — Mistura, peso graiiiiiii 3,07. & — Aquila volta a sinistra colle ali aperti ■& LV ". FLI SCHVS ;; LAVANI€ : MES ;: fra due cerchi di perline. 346 NICOLO PAPADOPOLI 91 — Croce in uno scudo circondato da un contorno di sette lobi ® AVG l CRVX l SANCTA ;; €T :; B€N€D fra due cerchi di perline. Questa moneta, che pesa un po' meno di un ca- vallotto, sembra disegnata dalla stessa mano che la- vorò il testone precedente, perchè l'aquila e le lettere hanno lo stesso carattere artistico; ed è l'imitazione di una batzen di Costanza, eseguita in modo da in- gannare facilmente chi non sia in sospetto, e non legga r iscrizione. Ne feci l'acquisto alla vendita Fran- chini, dove era indicata come inedita col n. 1524. Di Pietro Luca II (1528-1548) possedo alcune varietà del testone assai noto pubblicato prima dal Muratori poi da Promis al n. 6 della tav. IV, che mi sembrano degne di qualche attenzione. 13. — Argento, peso grammi 9,22. /©' — Aquila coronata, colle ali aperte, volta a sinistra P • LVCAS • FLISCV • LAVANIE • CO • M ■ D • ^ — Santo nimbato ed armato colla bandiera nella mano destra, s'appoggia colla sinistra sulla spada puntata a terra ^ • SANTVS • TEONESTV • MAR ■ 14. — Mistura, peso grammi 8,54. ^ — Come il n. 13 PETRVS • LVCAS • FLISCV • LA • MAR • CO • P — Come il n. 13 manca la crocetta che divide l'iscri- zione SANCTVS • THEONESTVS • MR 15. — Mistura, peso grammi 7,46. ^' — Come il n. 13 PETRVS • LVC ■ AS • FLISCV... LA • M • C 9 — Come il n. 14 S • MARTINVS • EPIS PVS MONETE ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA PAPADOPOLI 347 Queste ed altre varietà di minore importanza mostrano che la fabbricazione dei testoni era assai copiosa in quel tempo; ma è da notarsi la differenza d'intrinseco nei vari pezzi. Per esempio quello che porta il n. 13 è di buon conio e di buon argento, gli altri due sono di lavoro meno accurato e di pes- sima lega. II n. 14 ha le traccie dell'argentatura superficiale, mentre un solco ed un buco esistenti nel n. 15 indicano ch'esso è rimasto qualche tempo infisso sul banco di una bottega, come si usava fare in quel tempo delle monete false che infestavano la circo- lazione. Vincenzo Promis ('7>, j)ubblica un testone di Lodovico II con S. Martino simile al mio per la- voro e per lega e lo crede una contraffazione del tempo. Ho anzi il sospetto che tali falsificazioni si facessero dagli stessi appaltatori della zecca per rifarsi delle forti somme pagate al signore. 16."— Rame, peso graiiiiiii i,8i. B' - Testa a destra ...ESSER... I^ -- Due linee in croce (livicl ESANA. Anche della zecca di Desana , feconda pure di varietà e di imitazioni di monete forestiere possedo alcuni pezzi nuovi, fra cui due cornabò di Giovanni Bartolomeo Tizzoni (1529-1533) del tipo solito che si usava dai Marchesi di Saluzzo, dai Signori di Messerano e anche a Desana. — Argento, peso grammi 4,93. jy — Scudo vuoto inclinato, sopra elmo coronato con lambrecchini e per cimiero un'aquila nascente pur co- ronata • 10 ■ BART • TICI • DECI • CO • VI • IW fra due cerchi (Vi i^erline. Iji' — Santo nimbato con bandiera in mano su di un ca- vallo che cammina a destra S ANCTVS • ALEXANDER • in un cerchietto. ^r<^-^^.g 2. — Argento, peso grammi 4,57. B' — Come il n. i BARI : TICI : CO : DEC : VIC : IMP in doppio cerchietto, l'esterno periato. ^ — Come il n. i S ANCTVS : ALEX ANDER : MONETE ITALIANE INEDITE DELIA RACCOLTA rAPADOPOLI 349 Il cornabò già noto di Gio. Bartolomeo, di cui hanno dato il disegno Cazzerà e Promis, ha lo stesso santo guerriero a cavallo che l'iscrizione chiama San Giorgio, mentre qui lo si intitola con molta disinvoltura S. Alessandro, santo che si trova in altre monete dei Tizzoni. Reichel ''S), citato da Aloi\l Fatio ('9 , descrive un cornabò jxjco divei'so dai mici con S. iMessandi'o. , .l 'Ir-l/.''-/,',,' >. -: ! 3. — Oro, peso grammi 3.42. fiy — Scudo inquartato al i e 4 di un'acjuila colle ali spiegate, al 2 e 3 di pali ed in cuore uno scudetto con tre tizzi ardenti, sullo steiuina, corona tìoi-ila, attorno CON CORDIA • PAR- RES • CRESCV Ira due rer,-lii di perline. Fji — Aquila bicipite coronata SVB • VMBRA • ALARVM • TVARVM fra due cerchi di |jerline. Sebbene manchi del nome- del Conte e di (|uell() della zecca, questo /ioriìio o (/nrn/o (/'oro e indub- biamente di Ali/omo Mirriti 7/rr(^;// ( i 5C)8- 164 i ) percln' lo stemma è c|uello che egli u^o mila maggior parte delle sue monete d'oro e d'ai-gento. Somiglia assai al n. 29 della memoria W di Vin- cenzo Promis '^°' e crederei dover.-^i classificai"e tra i fiorini d'(ìro d'Alemagna iiDminati nei l'cgistri della guardia pubblicati da 1). Promis ^^'i. (18) Rek iiKL, Milii'^iiiniiihiiii;. IX, 2292. (iQ) MoREL Fatio, Moiiuaiis iiirciUes ili' Dcsaiia, Friìico et Pascei nìin {R. N. Frane, 1895), pag- '8. (20) Promis Vincenzo, Monde di zfcche italiane inedile o corrette. Memoria IV. Torino, 1882, pag. 25 e 26. (21J F^ROMis D., Monete della zecca di Desana. Turino, 1863, \tnE, nel campo 16.. .6. Ho creduto di far cosa buona riproducendo il disegno esatto di tale moneta che esiste nel mio medagliere; mentre Morel-Fatio '-'^i* l'aNcva tolta da un cattivo disegiKj dell' 1 lotVmann Aluntzschltìssel. E una imitazione di un dickeii di Lucerna che ha per patrono S. Leodegario. 6. — Mistura, peso grammi 5,35. /C —Leone rampante + MONETA • NOVA o ARGENTEA • D • T • D tra due cerchi di perline. 9 — La B. Vergine ccjI bambino in braccio, coronata e collo scettro in mezzo a raggi fiammeggianti SANCTA o MAR lAoVIR&OSfra due cerchi di perline. (23) Morel-Fatio, Op. cit., pag. 43, Tav. IV, n. 34. 352 NICOLÒ PAPADOPOLI Questa moneta di argento inferiore è imitazione di un pezzo annovercse colla B. V. assai popolare in Germania ed appartiene senza dubbio alla zecca di Desana ed al tempo del Conte Antonio Maria perchè le lettere devono interpretarsi anche qui come in altri simili casi Domìni Ticii Dcsanac. 7. — Rame, peso grammi 2,11. /B' — Testa a destra con collare ...lOS ■ TICON... 9* — Une linee dividono il campo in quattro parti, i. Aquila coronata. 2. Tizzi ardenti posti in fascie. 3. Leone rampante. 4. Aquila coronata, attorno, ...SANA....I.... 8. — Rame, peso grammi 1,88. ^ — Busto del principe corazzato con capelli luno^hi, at- torno, ...Il • TI • C • D • S 9 — Croce ornata ....C • MEDIO.... Imitazioni di quattrini milanesi coi quali Carlo Giuseppe Tizzoni {1641- i6-j6) cercava di sorprendere la buona fede dei popoli lombardi, facendosi ritrarre col tipo e col vestito del re di Spagna e disponendo le lettere dei suoi titoli e feudi in modo da ingan- nare gli inesperti. MONETE ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA l'APADOPOLI 353 A STI. ,.<^?r?C> I. — Mistura, peso gr. i,i6. jy — Croce patente + MARChO MONTISF fra due cerchi eli perline. ^ — Testa nimbata colla barba + SANCII SECONDI D. Promis descrive due monete simili a questa colla testa di San SeC(jiul() protettcjre di Asti, e perciò coniate in (|uella citta durante la signoria dei Marchesi di Monferrato (1356-13771. L'illustre autore, mancando di documenti e di dati precisi, esita a di- chiararsi sul valore e ciiundi sul nome da dare a tali pezzi, però nella monografìa sulla zecca di Asti in- clina a credere il [)rim(j '-i' un uuzzo grosso, mentre pubblicando il seconchj colle monete dei Paleologi '^^5) lo chiama un bianchetto. lC\idtntemente sono ima stessa cosa ed hanno lo stesso valoi"e tanto i due esemplari del Promis f|uanto il mio, che non ha altra differenza se non la barba sul mento del Santo. A mi(j avviso sono bianchetti da 12 al grosso come quelli ai numeri 9, ice 11 della Tavola li attribuiti da Promis a Teodoro li di Monferrato. (24) Promis D., Moìielc della zecca iti Asti. Torino , 1853, pag. 2-), tav. II, n. 3. (25) Promis D., Monete dei Paleologi, iiiairliesi di Mnnferrato. To- rino, 1858, pag. 17, tav. 1, II. 7. 354 NICOLO PAPADOPOLI MONFERRATO. Delle monete coniate dai Paleologi e dai Gon- zaga marchesi di Monferrato si occuparono Domenico Promis <26) gf] ^\iy[ valenti numismatici, ma l'argo- mento non è ancora esaurito, ed ecco quanto, esa- minato il mio medagliere, posso aggiungere al già noto. I. — Oro, peso gr. 3,38. /& — Aquila con le due teste coronate, il volo abbassato ed in cuore uno stemma partito, il tutto in un doppio cerchio, di cui l'esterno è periato ^ MONETA - AVRE " M ° MO^FE 7 VI PP' S IMP 9* — Croce ornata e gigliata in doppio cerchio di cui l'esterno è periato + XPS ° VINCIT C XPS :; REGNAI :; XPS o IMPERA Simile in tutto allo scudo (foro di Guglielmo II ed a quello di Bonifacio II, questo mio esemplare manca dell'iniziale del principe e del tratteggio che nel campo superiore completa lo stemma aleramico. Siccome si tratta di una imitazione dello scudo fran- (26) Promis D., Monete dei Paleologi, op. cit. — Monete ossidioitali del Piemonte. Torino, 1836. — Monete inedite del Piemonte. Ivi, 1858. — Monete di zecche italiane inedite corrette. Memoria III. Ivi, 1871. MONETE ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA TAPADOPOLI 355 cese del sole, e naturale il pensiero che questo pezzo anonimo sia il primo tentativo di una emissione, che non cercava farsi notare, ma anzi desiderava , di passare inosservata. Devo però avvertire che uno di siffatti scudi d'oro di Bonifacio che possiedo ha lo stemma centrale partito, ma senza tratteggio come questo, percui si deve concludere che lo scudo ano- nimo deve essere stato coniato nei primi 30 anni del secolo XVI, durante i principati di Guglielmo e di Bonifacio senza determinare l'epoca più esattamente. 2. — Mistura, peso gr. 1,20, ^ — Stemma del Monferrato , dalla corona esce un braccio armato fra due corna di cervo GV • MAR - ' MONTFE 9 — Croce aperta fiorata ed ornata in un doppio cerchio di cui l'esterno è periato « SVB - TVM - PRESIDIVM - E. Maggiora Vergano, nell'unico numero com- parso della Rivissi Niiviismatica Italiana, anno li, 1866 (27)^ descrive quattro monete inedite di Monfer- rato, ma in causa della sospensione del periodico la terza tavola, che doveva recarne i disegni non fu pubblicata. Trovandomi possessore di una monetina uguale a quella descritta sotto il n. 2, ed avendo trovato fra i disegni di Kunz la tavola preparata per la stampa, credo far cosa utile e grata agli studiosi col (27) Pag. 132-134. 46 356 NICOLO PAPADOPOLI darne il disegno. Il Maggiora Vergano esprime il parere che tale monetina sia un bianchetto, ma il peso e la dimensione me la fanno ritenere piuttosto un quarto di grosso di Guglielmo II Paleologo (1494-1518). 3. — Argento, peso gr. 3,69. ^ — Scudo inquartato al i" e 4" di Monferrato al 2° del- l'impero, al 3" della casa Paleologa e cioè la croce ac- cantonata da 4 acciarini BONIFAC S • MAR • MONI • FER : una testina di vescovo in un cerchietto divide l'iscrizione. IjX — Santo vescovo in cattedra che benedice • SANCTVS • EVAXIVS • CVSTO.... Benché manchi del solito cavaliere, il peso di questa moneta ci avverte essere essa un cavallotto, che all'aspetto sembra di lega alquanto migliore dei soliti di Bonifacio II (1518-1530) ed ha un'impronta affatto diversa, certo per non essere confuso con quelli d'intrinseco piìi scadente. 4. — Argento, peso gr. 10,94. iy — Busto a sinistra di donna con velo vedovile che le copre il capo e le spalle : attorno, separato da leggiero MONETE ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA PAPADOPOLI 357 circolo MAR& • PALE • DV • MAN • MARC • MON • FÉ, una te- stina di vescovo in un circoletto divide l'iscrizione. 5/ - Testa infantile con capelli ricciuti, volta a sinistra ; attorno, separato da leggiero circolo FRAN • &ONZ • DVX • MAN • MARC • MON • FÉ, il monte Olimpo divide l' iscri- zione. Questo bellissimo testone e opera squisita di va- lente artefice probabilmente lo stesso che modellò il testone di Gian Giorgio col cervo in uno steccato di vimini. La duchessa è rappresentata in vesti ve- dovili ed il principe in età infantile, per cui si può ragionevolmente supporre che la moneta sia stata coniata poco dopo la morte di Guglielmo Gonzaga, e quindi nei primi anni del regno di Francesco Gon- zaga (1540-1550) sotto la tutela della madre Mar- gherita Paleologa. 5. — Argento, peso gr. 15,39. /& — Busto del Duca a sinistra con collare, armatura e la decorazione de! toson d'oro • VIN • DG • DVX • MAN • •llll ET MON • FER II • 9 — Mazzo di verghe d'oro in un crogiuolo fra le fiamme DOMINE PROSASTI 1590. Un circolo assai tenue divide l'impresa dalla leggenda la quale è interrotta da piccoli arabeschi. Il diametro e l'aspetto di questa moneta mostra che è semplicemente una varietà di quella riprodotta 358 NICOLO PAPADOPOLI nelle Monnaies d'argent, dii Cabinet de S. M., che il Promis (^^) crede un pezzo di 6 lire; mentre il peso corrisponde a quello indicato nelle stesse pagine per la moneta disegnata al n. 20 della tavola li. Avendo motivo di credere che l'illustre autore non abbia potuto vedere né pesare effettivamente i due pezzi, temo egli si sia ingannato e opino che tanto il mio esemplare come quello del Gabinetto imperiale di Vienna sicno mezzi scudi da tre lire di Vincenzo I (1587-1612) Duca di Mantova e di Monferrato. 6. — Argento, peso gr. 22,14. ^ — Stemma grande Gonzaga coronato e col collare dell'ordine del Redentore, fra lo scudo e la corona il monte Olimpo col motto FI DES, attorno, separato da un cer- chietto • FERDINANDVS D • & • DVX • MAN • VI • ^f — Croce potenziata accompagnata da quattro crocette simili in un circolo composto di tre linee , quella di mezzo periata ® • ET • MONTIS + == FERRATI • IV. (28) Promis D., Monete di secche italiane inedite o corrette. Me- moria III, pag. 21-22. MONETE ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA PAPADOPOLl 359 7. — Argento, peso gr. 11,28. ÌB" — Scudo come a! n. 6 in proporzioni minori • PERDI NANDVS • D • & • DVX MANI • VI • 9 — Croce come il n. 6 in proporzioni minori ® ET • MONTIS- FERRATI IV Il padre Ireneo Affò riporta due tariffe, l'una di Parma '^) 21 marzo 1625, dove si trovano elen- cati scudi di Mantova, che da una parte hanno una croce grande e quattro j)iccole, la seconda di Gua- stalla '30), I febbraio 1640, nella quale è nominato un tallero detto (ossia di Mantova) dalle 5 * e va- lutato L. 7,15, mentre i talleri d'Alcmagna e d'altre buone stampe sono posti a L. 9,16. Alla prima di tali citazioni G. A. Zanetti ag- giunge la seguente nota: (2321 " Posseggo questa " moneta bene conservata e la trovo di peso carati "118 bolognesi. La sua bontà era di oncie 11 e " den. I, come ho rilevato dai saggi fatti in quel " tempo in questa zecca di Bologna. „ Non ostante questo cenncj in un' opera classica che è consultata da tutti gli studiosi, il tallero e il mezzo tallero di Ferdinando (1613-1626) sfuggirono alle ricerche di tutti coloro che si occuparono delle (29) Della zecca e moneta />armii;iaiia. — G. A. Zanetti , Nuova raccolta delle monete, op. cit., Tonio V, pag. 151. (30) Della zecca di Guastalla. Ivi, tomo III, pag. 83. 360 NICOLÒ PAPADOPOLI zecche di Casale e di Mantova. Mi pare che tah pezzi si debbono ritenere coniati a Casale, perchè alla stessa officina sono attribuite tutte le monete colle croci disegnate a quel modo, che ricorda la pretesa dei Marchesi di Monferrato sul Regno di Gerusalemme. PASSERANO. I. — Rame, peso gr. 0,78. ^ — H coronato ed accostato da tre uccellini fatti a forma di gigli ...ONETA • EX • COM • R.... ^ — Croce colle estremità biforcate (31) attorno, ....INE • DOM.... Ciò che rende interessante questo quattrino, e lo distingue da altre imitazioni analoghe dei Radicati Signori di Passerano, sono gli uccellini disegnati in modo da adombrare i gigli bensì, ma col beccuccio aperto in modo da sembrare che escano appena dal nido per chiamare la madre. Un secolo più tardi le zecche della casa Doria ricorsero ad un simile ar- tificio per simulare i gigli di Francia nei Luigini de- stinati al Levante. {31) In Francia tale Croce si diceva dello Spirito Santo perchè era portata dai cavalieri di quell'ordine. MONETE ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA PAPADOPOLI 361 FRINCO. I. — Argento, peso gr. 5,02. ^ — Busto di Pontefice con lunga barba a destra • S • PONTIANVS • PONTMAX. ^ — Leone rampante che tiene un vessillo colle tre maz- zette poste 2 e I • BONO • DD F • PROTECTOR • Fra le piccole zecche piemontesi, che si dedica- vano alla imitazione di monete forestiere, esiste un intimo legame, per il quale una moneta imitata in una di esse si trova assai spesso riprodotta nelle altre colla sola differenza delle iscrizioni. Non è possi- bile conoscere se fra gli appaltatori esistesse qualche accordo, certo e che gli intagliatori dei coni sem- brano gli stessi. Anche il Giulio di tipo bolognese, di cui ho dato ora il disegno; è una conferma di questa osservazione fatta da tutti coloro che si occuparono dei prodotti di siffatte officine. Conosciamo già i giull di Messcrano coi nomi di Besso P^errcro e di Fran- cesco Filiberto, e forse un giorno ne vedremo altri simili usciti dalle zecche vicine; tutti poi della stessa epoca, e cioè della fine del secolo XVI. 362 NICOLO PAPADOPOLI 2. — Mistura, peso gr. 2,11. ;& — Busto a sinistra S • ALFONSVS • PROT -DDF, sotto il busto 1554. 9 — Cavalli lanciati a gran corsa a destra + CALCABITVR • ASPER • PHAS • EQVO È questa una imitazione affatto nuova e scono- sciuta di un cavallotto reggiano di Alfonso II d'Este col solito artificio di far precedere da una S il nome del principe di cui era riprodotto il ritratto. Il me- tallo è pessimo, il lavoro trascurato, per cui a prima vista sembra opera di volgari falsari mentre le pa- role dell' iscrizione indicano che è uscita da un'offi- cina famosa per tali disoneste imprese. E pure della fine del secolo XVI. SALUZZO. - Oro, peso gr. 3,37. ^ — Aquila coronata colla testa a sinistra ed in cuore lo stemma aleramico * • MICHAEL • ANT • MARCHIO • SALVTIARVM ■ fra due cerchi di perline. MONETE ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA PAPADOI'OLI 363 9 — Croce ornata e gigliata, attorno fra due cerchi di perline ^ • CRVX • SANCTA • CRVX • VERA • CRVX • DI • Ultima moneta che presento ai cultori della nu- mismatica della regione subalpina è uno scudo d'oro di Michele Antonio (1504- r528) marchese di Saluzzo, che differisce dagli altri già noti principalmente per il motto che circonda la croce del rovescio. Ho cre- duto conveniente riprodurne il disegno, perchè un poco meno diligente e finito di quello che si vede ordinariamente , ma più spigliato e caratteristico, e perchè manchiamo di buoni disegni delle monete di Saluzzo. Nicolò P.\i>auoi'Oli. 47 ANNOTAZIONI NUMISMATICHE ITALIANE II. Ad evitare ripetizioni nel segnare la Collezione per le monete contenute in questo secondo articolo, dirò fin d'ora che appartengono tutte a S. A. R. il Principe di Napoli. Questa splendida Collezione di Italiane, che ora è sui 14000 pezzi ma che va di giorno in giorno aumentando, può dare argomento a molti articoli colle sue inedite, fra le quali ho spigolato per questo saggio. E qui, per sentimento di ammira- zione e di gratitudine non voglio tacere, che S. A. R. ai suoi alti meriti numismatici aggiunge pur quello della pili generosa ed illimitata liberalità. Mentre egli potrebbe illustrare degnamente la propria Col- lezione colla pubblicazione delle inedite, gode in- vece nel formarne per altri i calchi, che accompagna colle sue osservazioni sempre argute e sempre esatte, a facilitare il lavoro altrui. Nobile esempio, che do- vrebbe esser imitato massime da taluni, che non amano di far vedere le proprie raccolte, le quali in tal modo inutili per la scienza, finiscono per diven- tare dei miti. 366 GIUSEPPE RUGGERO CASA SAVOIA. ,& - CAROLVS* * DVX » SABAVD I» Figura del Duca in lunga veste stretta alla vita , con spada nella destra ; ai lati FÉ RT. 9I - MARCHIO » IN * ITALIA » PRINCEPS Scudo con ci- miero e lambrecchini ; un laccio in alto. Mistura, peso gr. 2,12. — Conservazione mediocre. Non è ben visibile quella lettera o segno dopo il nome del Duca, che parmi lo stesso che trovasi sul quarto riportato dal Promis al n. io ('). È nuovo ed interessante questo tipo del Duca Carlo I specialmente pel dritto. Non saprei a quale delle monete citate nelle Tabelle degli ordini di bat- titura del Promis, possa convenire; probabilmente non vi è compresa. Dovendosi ammettere che il peso ori- ginale debba esser stato molto piìi forte, non vi sono che due sole monete che gli si avvicinino alquanto: il da grossi 2 battuto nel 1483, e la parpagliuola del del 1485. Ma il primo è di argento fino ; il secondo combinerebbe anche per il titolo, che nella moneta in discorso si dimostra inferiore ai 400 mil. ; ma pare difficile che siasi temporaneamente variato il noto tipo della parpagliuola, colla croce accantonata dai lacci in quattro archetti. (i) Monete dei Reali di Savoia. Voi. Tavole in Carlo I. ANNOIAZIONI NUMISMATICHE ITALIANE 367 ^ - + CAROLVS DVX : SABAVDIE : SECONDVS. Busto con berretto, a destra. 9 - + IN : TE : DOMINE : CONFIDO : C -ù : Scudo accostato da FÉ RT con corona chiusa superiormente. Argento, Testone, peso gr. 9,47. — Cons. buona. È una nuova variante del testone di Carlo II, distinta specialmente per la foggia del busto e per la corona chiusa al di sopra. Questa forma la si vede press'a poco eguale sullo scudo d' oro dello stesso Duca riportato dal Promis *2). Non saprei a qual zecca assegnare questo testone, perchè i cenni intorno alle zecche, segni e sigle del nostro autore, non potendo contenere tutte le lettere e segni cono- sciuti in oggi, non ci danno lume nel caso presente. L O A X O. € <^C^: jy — MON • NOV ; AAVREA COW • LOD ■ !1 S • R • I • PRI || NCEPS ^ il in una cartella (|uadrata con ornati. ^ — .... ITER PARA % TVTVM ® La B. V. col bambino seduta. Oro, Ongaro, peso gr. 3,285. — Cons. mediocre. (a) Supplemento pubblicato nel 1866, n. 16. 368 GIUSEPPE RUGGERO A qual Principe, a quale delle zecche dei Doria apparterrà quest'ongaro? La risposta non è facile. Documenti che accennino a questa specie di mo- neta, ne conosciamo uno solo : la locazione della zecca di Carrega (3) nella quale è fatta menzione di monete d'oro, ongari, etc, che si dovevano coniare dal 1669 in poi. Ma il fatto della restituzione della intera somma anticipata, che il Duca fece al zec- chiere tre anni dopo, fa ritenere che quella zecca non abbia mai funzionalo. Contuttociò, pare proba- bile che quel contratto non contenesse novità, e che si volesse fare in Carrega nulla di più di quanto erasi fatto fino allora nella zecca principale di Loano, dove eransi coniate monete d'oro e probabilmente anche ongari. In conclusione, dovendo limitarci a congetture, dirò che per la specie, per l'impronta, per i titoli usati e per l'insieme di tutti i caratteri, son convinto che il presente ongaro spetti al Principe Giov. Andrea II, e conseguentemente alla zecca di Loano. F O S D I N O V O. B" - VENVS * BONIT • VNC • QVINIVE • Busto di donna a d. 51 — (piccolo sole) . RASTRVM > MVCRONES • ET • FALCES • Scudo dei tre gigli col lambello, accostato da i6-68 con corona gigliata. Argento basso, peso gr. 2,02. — Cons. buona. (3) Olivieri A., Mortele, etc. dei Principi Doria, etc. Genova, 1858, p. 2^. ANNOTAZIONI NUMISMATICHE ITALIANE 369 Ritengo che questo luigino spetti alla zecca di Fosdinovo, principalmente per il sole che precede la legg. al rovescio, come nel testone del Marchese Pasquale, nei luigini colle armi Malaspina ed in altri colle armi d'Orleans (4). Oltre a ciò, altri caratteri ne conferman l'attribuzione; come la divisione in due parti della leggenda del dritto, l'una relativa alla testa, l'altra al fino della moneta, ed il miscuglio nella stessa leggenda di punti, stelle e trifogli. Fatti questi che si verificano, il primo sui luigini col nome della Mar- chesa e coll'arma d'Orleans : il secondo su molti di questi ed anche di quelli coll'arme Malaspina. Dato uno sco|)o molto disonesto, quale era quello dell'enorme guadagno nel commercio dei luigini pel Levante, è curiosissima cosa il vedere, quanto studio mettesse ognuno nel trovar modo di porre in salvo la propria coscienza. Bisognava per questo, convin- cere se stesso e gli altri, che i gigli col lambello degli Orleans non erano già messi h per ingannar gli orientali, cioè per far hjro ricevere moneta sca- dente in luogo di buoni luigini Francesi ; ma che si improntavano quei segni, solamente per raffigurare delle aquilette, delle alabarde, dei fiori ed altri og- getti. Vedansi infatti alcuni di quelli dei Doria, quelli di Lucca, ed altri anonimi non ben studiati, fra i quali qualcuno di Campi. Ma una moneta come questa, nella quale il simbolismo avesse raggiunto più sublimi altezze, non era ancor venuta alla luce. Lasciando da parte il dritto, la cui testa muliebre dovrebbe essere una Venere poco bella: il rovescio, che avrebbe dovuto darci gli attributi della testa del dritto, vuol rappresentare invece i simboli dell'agri- coltura, letti a chiare note nell'arme d'Orleans. E (4) Zanetti, Nuova raccolta delle monete, etc. Voi. V, Tav. XX, ed E Gnecchi, Appunti (li numismatica, etc. in Rivista Italiana, a. IV, p. 137. 37° GIUSEPPE RUGGERO con ciò, ci troviamo ben piia avanti che non eravamo coi Doria e coi Lucchesi; perchè se quelli spiegavano i gigli senza accennare al lambello, qui invece ogni oggetto trova il suo significato. I tre gigli, non sono gigli: non vedete voi, che ognuno d'essi rappresenta una punta o di zappa o di vomere tra due falci, MVCRONES ET FALCES ? Ed il lambello a denti? ma è un rastrello, RASTRVM, chi ne potrebbe dubitare? E con questo, rtsum teneatis! E poiché siamo sull'argomento dei luigini ano- nimi, dirò qui francamente che le assegnazioni di questi alle diverse zecche, molte volte sono state fatte a casaccio o per difetto di critica o per man- canza di dati. Alla deficienza di questi ultimi ha prov- veduto in parte il materiale ingente provenuto dal ripostiglio di Andros. Circa alle assegnazioni gene- ralmente ammesse per la zecca di Fosdinovo, dichiaro che fino ad ora non sarei propenso a riconoscere che le seguenti. 1. Luigino colle legg. HANC ASIAM MERCEM QVERIT — QVIS DICET LILIA SPINAS • 1667 -, perchè l'allusione allo stemma della famiglia è manifesta. 2. „ „ „ IN PVLCRITVDINE VIRTVS- BONITATIS VNCIARVM QVINQVE 1668, perchè ha il il sole in principio di legg. al rov. 3. „ „ „ IN PVLCRITVDINE VIRTVS — IN SPINAS CERVLEA FLORENT • 1668 • , per l'al- lusione allo stemma , e per analogia con altri che hanno il titolo della Mar- chesa collo stesso rovescio di questo. Rigetto assolutamente il luigino anonimo illu- strato dal Kunz (s) e dal Rossi U. (^>, che ha le leg- (5) In Periodico Strozzi. Voi. Ili, pag. 275 e n. 8, tav. X. (6) In nozze Malaspina Giacobazzi, n. 39 e 13 della tav. II. ANNOTAZIONI NUMISMATICHE ITALIANE 37I gende PVLCRA VIRTVTIS IMAGO - BONITATIS VNCIARVM QVINQVE 1668. Questo luigino, ha i gigli di una forma speciale cioè coll'estremità inferiore biforcata, propria dei Doria '7). Poi, si distingue per il carattere della testa, che si stacca completamente dagli altri che più o meno tentarono di imitar quella di Dombcs; testa eguale a quella dei nn. ii e 12 del Gnecchi (8), il quale osserva giustamente, che deve essere un vero ritratto. Or bene, per me e indubitato, che tutti i luigini che mi son passati tra le mani con questa testa, appartengano ai Doria; come vi appartengono altri che sebbene presentino questa testa d'alquanto modificata, riuniscono in sé molti caratteri di questi. I caratteri che mi hanno guidato, e che si ritrovano sempre uniti in numero non inferiore a due, sono i seguenti : 1. Il carattere della testa, come sopra ho detto. 2. Una forma speciale dei gigli, colla parte inferiore biforcata, già accennata. 3. Altra forma speciale in multi, della parte inferiore dei gigli fatta a triangolo colla punta in basso. Forma presentata dal n. 9 del Gnecchi, art. cit., del quale ebbi un calco, e poi ritrovai un esem- plare e ch'egli attribuisce giustamente a Loano per la leggenda del dritto. 4. Due cifre arabiche che si trovano sul lui- gino ora citato, ed in altri. 5. La corona fiorata. E da notarsi che nei luigini certi dei Doria, non trc^viamo che un solo caso di corona gigliata, e nel 1666 solamente. Oltre a questi, sonvene altri meno importanti. (7) V. Luigino n. 105 del Mantellier, Notice sur la Mannaie de Trévoux, mal disegnato nel Pocy d'.-\vant, colla Icgg. simvl tvta.ntvr ET ORNA.NT, rapprcsentato in tutte le principali raccolte. (8) Appunti di Numism. Itaìiatia, in Riv. II. A. IV, pag. 142-143. 48 372 GIUSEPPE RUGGERO come la forma della cifra i in alcuni; le lineette tra lo stemma e la corona, a denotare la parte poste- riore di quest' ultima, e la leggenda del dritto più comune nei Doria; non basterebbero da soli, ma con- corrono sovente a confermare un primo giudizio. In tal modo ai Doria verrebbero dati altri 809 luigini anonimi tra i quali qualche variante ancora inedita. ZECCA INCERTA. fB' — ■* REFVLG-ET * VBIQVE • * • Solita testa femminile. P — • ♦ • PVRITATE ♦ ■ ET • * • CANDORE • * • Esergo, A. Scudo con tre fiori di gigli, accostato da 16 67, con corona fiorata. Arg. basso, peso grammi i,88. — Cons. buona. Di questo bel luigino, non posso dir altro se non che è inedito ed è certamente italiano; ma non ho dati ne indizi per ora, che mi possano suggerire anche lontanamente l'assegnazione ad una, piuttosto che ad un'altra oi"ficina. Non e comune la particola- rità dei fiori in luogo dei soliti gigli araldici. Gli autori hanno certamente inteso di rappresentare dei veri gigli, come lo indica la leggenda simbolica re- lativa, PVRITATE ET CANDORE. Per questo, trova un riscontro nel luigino distinto colle leggende PARTES VOLVPTATI - ORIENTALIVM DICAT/E, nn. 5243 del Poey d' Avant, in del Mantcllier e 44 del Rossi. — Anche per quest'ultima moneta non ardirei pronunciarmi. ANNOTAZIONI NUMISMATICHE ITALIANE 373 BOLOGNA. S^ — "PIVS"PA PA-III ' Arme in quattro archetti tri- plici, disposti elitticamente. 91 — " BONONI A DOCET S. Pietro stante ; ai lati ar- mena del Card. Orsini e quella della città. Oro, ducato, peso gr. 3,455- — Cons. buona. La serie bolognese, rappresentata con poche monete e con soli 22 Papi fino al 1666 dallo Schiassi: che acquista poi altri io Papi nello stesso periodo, raddoppiando quasi le monete dal Cinagli, più la continuazione fino al 1848: riceve ora una impor- tantissima aggiunta colla presente moneta di Pio III. Questo Papa, ntm era fino ad ora rappresentato nu- mismaticamente che a Roma, con due leggere varianti di un ducato. A proposito di questa moneta romana, sarà utile di porre in guardia i collettori contro le falsificazioni che vanno in giro da alcuni anni. Ne capitarono alcune in Firenze, ora bene ora male ese- guite. Una specialmente, era fatta tanto bene da la- sciarci quasi perplessi sul giudizio, ma si riconobbe assolutamente falsa per il peso. 11 tondino era molto sottile, cosicché la moneta, quantunque benissimo con- servata e non tosata, non raggiungeva neppure i tre grammi, cosa non compatibile colla zecca romana. Pare accertato che tali pezzi vengano fabbricati nella stessa patria dei Piccolomini. 374 GIUSEPPE RUGGERO Il tipo della presente moneta, è quello già usato in Bologna prima di Pio III, e che fu continuato anche dopo di lui unitamente al nuovo tipo col San Petronio. L'armetta, è quella dell'ultimo legato sotto il predecessore Alessandro VI, cioè del Cardinale G. B. Orsini, che si vede sul n. 7 del Cinagli. PERUGIA. :& - o®LEO*PP*D ECIMVS*® Arme. 91 - + ® AV&VSTA ^ PERVSIA. Grifo coronato rampante ; armetta del legato Card. Ciocchi. Oro, zecchino, peso grammi 3,395. — Bella cons. Perugia vantava una buona serie papale, perchè tre Papi, cioè Leone X, Paolo III e GiuHo III, vi erano rappresentati da diverse monete d'oro. L'ul- timo tuttavia, non aveva improntato il nome che sulle monete d'argento, compresovi il bel doppio giulio edito dal Vitalini (9); ma d'oro non aveva che le anonime coU'armetta del legato Card. Ciocchi (^°). La Collezione di S. A. R., che già possedeva un bel numero di monete perugine, tra le quali un (9) In Bulleìtino di Camerino. Voi. I, pag. 17. (io) Vermigligli, Della zecca Perugina, 1816, nn. 58 e 59 e tav. I, nn. 16 2. ANNOTAZIONI NUMISMATICHE GENOVESI 375 bel scudo d'oro di Paolo 111 colla leggenda LIBERTAS ECLESIASTICA, ha avuto anche questa prima moneta d'oro col nome di Leone X. In questa è riprodotto quasi fedelmente l' impronta del grosso n. 6, tav. II del Vermiglioli, ma colla giunta dell'armetta. ROMA. 3' - •+ CALISTVS® ■ PP TERTIVS Arme in quattro archetti doppi disposti ad disse. ^ - S- PETRVS ■ • S ■ PAVLVS Esergo • ROMA • I due Santi in piedi. Oro, zecchino, peso grammi 3,51. — Bellissima cons. Due erano i tipi del ducato conosciuti di Papa Calisto III: quello col Santo in piedi, e l'altro della navicella. Questo coi due Santi, sebbene giù usato sulle monete d'argento, appare solamente ora per la prima volta sull'oro. Nel presente ducato si manifesta una curiosa anomalia, che il lettore avrà rilevata, la sconcor- danza cioè tra le forme paleografiche delle due faccio della moneta. Premetto, che tanto alla prima impres- sione come ad un attento esame, questa moneta si dimostra assolutamente genuina ed autentica; anzi, osserverei che, dato e non concesso fosse opera di falsario, questi sarebbe artista di tanto valore, da 376 GIUSEPPE RUGGERO non esser capace di un errore cosi grossolano. La cosa è spiegabilissima, quando si consideri che il cambiamento nella forma delle lettere, avvenne pre- cisamente in quell'epoca. Infatti, le monete romane di Pio II successore di Calisto, hanno le nuove let- tere. Questo nuovo ducato, ci apprende per conse- guenza che prima della fine del brevissimo pontifi- cato del Borgia, venne intagliato il nuovo rovescio con lettere moderne: rovescio, che fu posto in opera col dritto solito. Lo scopo, che era quello di aver due Santi in luogo di un solo, era raggiunto; quanto alla sconcordanza paleografica, non eran gente al- lora da scomporsi per cosi poco, e molti troveranno che non aveano torto. Firenze, Luglio i8g6. Giuseppe Ruggero. ANNOTAZIONI NUMISMATICHE GENOVESI XXX. DUE NUOVE MONETE. Se nell'ultima Annotazione del dicembre, ma pubblicata nell'aprile, la XXIX, io mi dimostrava poco ottimista circa l'avvenire della nostra Società Ligure, voglio sperare che i miei egregi colleghi non avranno male interpretato c[uel sentimento. Allo stesso modo che siamo tratti ad esagerare il pericolo ed a lasciarci vincere dal timore per malattia di persona cara: così e non altrimenti era avvenuto in me per quella istituzione a noi carissima, dopo la perdita di quel Belgrano che in ultimo ne era rimasto quasi unico sostegno. Oggi invece son lieto di poter smen- tire le mie parole d'allora; la Società Ligure di Storia Patria dopo aver piegato un momento sotto il peso di circostanze sfavorevoli, si rialzò in breve tempo, forte di nuova e robusta vitalità. Ne avrebbe potuto estinguersi un istituto che contava tanti anni di operosa vita, dimostrata luminosamente nei suoi Atti, documenti che gli fanno diritto alla considera- zione universale. Ed ora noi lo vediamo infatti, sa- pientemente guidato dal suo dotto presidente, il Mar- chese Cesare Imperiale di S. Angelo, ad un avvenire che speriamo degno del suo passato. 378 GIUSEPPE RUGGERO Essendo così assicurata la continuazione delle Tavole Genovesi, riserverò per quella non lontana pubblicazione le mie schede, limitandomi a far co- noscere quelle sole monete veramente eccezionali per importanza storica o numismatica, come ho sempre usato di fare nel passato. I. - ^' - + : L : C : DVX : lANVEN : XXVII : Castello acco- stato dalle iniziali L C in 8 archetti doppi , con trifogli alle punte ed anellini agli angoli; sotto, un grappolo di punti, come nei grossi dello stesso doge. ^ - +: CONRADVX : REX : ROMANOR : A : Croce patente in mezzo ad ornati eguali a quelli del dritto. Oro, Ducato, peso gr. 3,54. — Cons. bellissima. (Coli. Pr. di Napoli). Fino da quando io mi accingeva alla compila- zione delle Tavole Genovesi, mi era pervenuta no- tizia di una simile moneta comparsa una sola volta in commercio verso il 1885. Fatte le dovute inda- gini, non mi riuscì di scoprire in quale collezione avesse trovato il suo posto, e perciò mi vidi co- stretto a non farne cenno nelle Tavole stesse. Fu dopo questa pubblicazione, che potei avere final- mente la prova tanto desiderata della esistenza di questo ducato, nella descrizione che ne trascrissi dal registro di conti del primo proprietario; descrizione che si trova registrata nelle schede destinate per le aggiunte. Unico inconveniente, sarebbe stato quello di dover tacere i nomi del possessore e dell'acqui- rente per riguardi facili a comprendersi, per cui il lettore avrebbe dovuto starsene alla fede mia: ma ecco ANNOTAZIONI NUMISMATICHE GENOVESI 379 che un fortunato avvenimento toglie di mezzo anche questa difficoltà. S. A. R. il Principe di Napoli, ha potuto, or non ha guari, arricchire la sua Collezione di un bellissimo esemplare della moneta in discorso, che è quello disegnato e descritto qui sopra. Alla straordinaria importanza del pezzo si ag- giunge quella storica. Il fatto insolito dello stesso numero dogale assunto da un Adorno e da un Cam- pofregoso, era abbastanza ben provato dai ducati d'oro del primo, e dai grossi in argento del secondo: ma non è male che a questi documenti si aggiunga pur quello dell'aurea moneta di Luigi Campofregoso, finora sconosciuta. 2. - ^ - + FRANCIS^- • DEI ■ GRA • REX ■ FRANCOR Ca- stello accostato da un F coronato e da un giglio, con sole sopra, in 16 archetti con palline. ^ - + CONRADVS • REX • ROMANOR • TFA (le prime due lettere in nesso). Croce ornata e gigliata, accantonata da due F coronati e da due gigli , in ornati come al dritto. Oro, Scudo del sole, peso gr. 3,22. — Cons. bellissima. (Coli, degli Uf- fizi di Firenze). Nella precedente Annotazione, ho dato il disegno di uno scudo d'oro di Francesco I, di poco diffe- rente da quelli malamente riportati nelle tariffe dal 1546 in poi, preso dal primo esemplare che si co- noscesse tra noi e conservato nella Collezione Prin- •«9 380 GIUSEPPE RUGGERO cipe di Napoli. Oggi presento quest'altro di un tipo pili riccamente ornato. Questa nuova moneta, non riportata in alcuna pubblicazione ne antica ne recente, giaceva ignorata da tutti nella Collezione degli Uffizi in Firenze. Anche l'Avignone, che aveva visitata la raccolta e preso nota delle poche varianti Genovesi, non aveva ve- duto quel pezzo singolare. Quando io avevo iniziata la compilazione delle Tavole, mi era proposto di col- lazionare le descrizioni dell'Avignone cogli originali degli Uffizi, come avevo fatto per altre Collezioni. Ma allora non vi era facile l'accesso, e tanto meno di potervisi fermare a lungo per un esame accurato; d'altronde, essendo poche le monete descritte, essendo nulla la speranza di trovarvi cose nuove, come mi assicurava persona che avevo ragione di ritenere come ben informata, non insistetti in quel progetto. Dopo il trasferimento della Collezione alla nuova sede nel Museo Archeologico, ho avuto insieme al nostro benemerito Presidente della S. N., Conte Pa- padopoli, la fortuna di potervi accompagnare S. A. R. il Principe di Napoli, in una lunga visita ed at- tento esame di tutta la serie italiana. In quella oc- casione, doveva necessariamente mostrarsi questo pezzo singolare, che per esser situato in coda alla raccolta, e fuori delle serie più o meno regolarmente ordinate, aveva potuto sottrarsi fino allora alla vista dei rari visitatori. Infatti, S. A. R. che per primo lo vide, lo porgeva allo scrivente perchè ne formasse il calco. Non è questa l'unica inedita di quella raccolta, rimasta sconosciuta per difetto di regolare ordina- mento. Quando il Ch. Prof. Milani (0, validamente (i) Al quale sono gratissinio della licenza avuta per questa pub- plicazione. ANNOTAZIONI NUMISMATICHE GENOVESI 381 coadiuvato dal Prof. Pellegrini, l'avrà riordinata e pubblicato il catalogo relativo, ognuno potrà convin- cersi che io non avrò esagerato, asserendo che il numero delle rarità e delle inedite, ha superato di gran lunga la nostra aspettazione. A quale dei due periodi della signoria di Fran- cesco I, apparterranno i due tipi dello scudo del sole? Segneranno essi forse i due periodi difterenti o saranno nati quasi contemporaneamente in un solo? Ripeterò qui, quello cb.c ho dichiarato nelle Ta- vole (2). Le monete dell' ultimo re francese che avesse signoria in Genova, son distinte in diverse specie pel taglio e pel titolo, ma quanto alle leg- gende, si aggruppano in due sole grandi classi ; l'una che si limita alla qualifica di FRANCORVM REX, e l'altra che vi aggiunge il DOMINVS lANVE. Non è le- cito ammettere che le due furme C(jmparissero mi- schiate nei due periodi 1515-22 e 1527-28, tanto più che sono cronologicamente distinte dalle sigle di zecca. La prima infatti, porta quasi sempre le sigle TFA o FA ed eccezionalmente qualche rara volta un OM e MB; la seconda ha quasi sempre le sigle OM con pochissimi casi di un M solo o di AM, e mai le TFA. Ora se consideriamo che le TFA mancano assoluta- mente in Ludovico XII ed in Antoniotto Adorno cioè prima del 1527: e continuano a vedersi nel go- verno di Libertà del 1528: e che le OM son comu- nissime in Antoniotto e che mancano affatto dal 1528 in poi; ò evidente che la leggenda D • lANVE appar- tiene al primo periodo, e quella col solo titolo di R • FRANCORVM al secondo. Questa conclusione così lo- gica, è confermata da ciò, che essendosi sotto An- (2) V. pag. 102-103, nota 2, e più recisamente alla Cronologia , pag. 265. 382 GIUSEPPE RUGGERO toniotto Adorno mutato lANVA in GENVA, non ci sa- rebbe stato motivo di ritornare all'antico sulle mo- nete del secondo periodo di Francesco I. Dunque gli scudi d'oro che si conoscono, mancando del D • lANVE ed avendo le sigle TFA, spettano al primo periodo. Circa al fissare la precedenza tra il tipo con gli ar- chetti e quello senza, sarebbe più difficile, e per ora non credo di dovervi pensare. Firenze, Luglio i8<)6. Giuseppe Ruggero. DI UN RITROVO DI MONETE VENEZIANE, VERONESI E TRENTINE DEI PRIMORDI DEL SECOLO XIII La valle di Agordo, (popolata da circa 23 mila abitanti), nella provincia di Belluno, è attraversata dal fiume Cordevole che mette foce nel Piave pochi chilometri al di sotto del capoluogo della provincia. Confina ad Ovest e a Nord colle valli di Fiemme e di Fassa nel Trentino, da cui la separano una corona di pittoresche cime dolomitiche, molte delle quali s'elevano sopra i 3000 metri. Era celebre per le sue miniere un tempo fiorenti, oggi perù in decadenza, dalie quali si estraeva galena-argentifera, rame, vitriolo e zolfo; oggidì è conosciuta invece per l'eccellente burro delle sue latterie, che, unite in consorzio, mandano i prodotti di quei fertili pascoli per tutta Italia. Probabilmente anche questa valle fu conosciuta dai Ro- mani, come lo dimostrano alcune monete, laterizi e bronzi dell'epoca dell'impero rinvenuti in varie località. La prima volta che s'incontra il nome di Agordo, è in un diploma del 923, con cui Berengario I imp. investe le decime della valle ad Aimone vescovo di Belluno. Dopo d'allora il paese pati frequenti e non lievi danni per scorrerie fatte dai potenti vicini che ne agognavano il dominio: i Duchi di Tirolo, i da Romano, i Carraresi, gì' imperatori ecc., con- giuranti tutti a danno dei vescovi di Belluno. Potenti ca- stelli feudali torreggiavano su quei poggi, e anch' essi non contribuivano certo alla quiete di que' montanari. I quali si sono sempre mantenuti forti ed agguerriti, come special- mente lo dimo-strarono nell'eroica difesa contro gli Austriaci nel 1848. Anche a Digomàn, piccolo villaggio che si eleva sopra 384 VALENTINO OSTERMANN un poggio a S. O. di Agordo, poco piìi su di Voltago, vuoisi sorgesse nei tempi di mezzo un castello o fortilizio, contro il quale potevano irrompere improvvise incursioni, sia dalla valle per Voltago o Rivamonte, come attraverso valichi più arditi, dalle vallate del Mis e del Cismòn. Neil' Agordino anche per lo passato furono rinvenuti oggetti e monete antiche a Brugnago, a Pedèn su quel di Taibòn ed altrove. Nella primavera del 1894 ebbi notizia che certo Dalla Porta del villaggio di Digomàn, nel fare una vangatura un po' profonda in un campicello, aveva trovato un secchio di monete antiche. Corsi tosto sopra luogo e mi furono presentati undici grossi veneziani, ed oltre cinque chilogrammi di piccolissime monete, quasi tutte venete e pre- cisamente piccoli, [denari parvi), di Sebastiano Ziani, Orio Malipiero ed Enrico Dandolo. Mi fu detto ch'era stata tro- vata anche una moneta d'oro, ma che era stata venduta ad un commerciante di Agordo. Un pezzo d'oro in quei tempi in cui non erano stati coniati per anco gli Augustali , i Fiorini ed i Zecchini, mi interessava di vederlo ; solo dopo lunghe ricerche raggiunsi il mio scopo. Era una moneta arabo-ispana , per la quale si avevano delle pretese esa- gerate, come esagerate erano quelle per il tesoretto, dimo- doché rinunciai al pensiero di acquistarlo. Passato un anno e mezzo, il proprietario si convinse d'aver lì un capitale morto, che andava anzi sempre dimi- nuendo, perchè amici e conoscenti volevano avere qualcuna di quelle monete; mandò quindi un parente in cerca di me a Belluno, e, sacrificando io qualche centinaio di lire, si potè finalmente mettersi d'accordo. Mi lusingava il pensiero che frammezzo a tanti denaretti si potesse trovare un qualche bianco o mezzo denaro che sono tanto rari, e forse quello ra- rissimo di Vitale II Michiel immediato antecessore di Seba- stiano Ziani. Le monete erano state rinvenute chiuse in una busta di cuoio — che disgraziatamente fu subito lacerata a pezzettini per l'avidità di vedere che cosa conteneva — la borsa era stata messa in un secchio di rame avente un grosso manico di ferro e tutto era stato deposto nel terreno a circa venti- cinque o trenta centimetri di profondità. DI UN RITROVO DI MONETE, ECC. 385 Come e perchè sia stato nascosto lassù quel tesoretto non si può indovinarlo, per il silenzio d'ogni memoria di quei tempi oscurissimi per una regione quasi ignorata. Sia stata la cassa di guerra d'un comandante, od il peculio per pa- gare gli operai delle vicine miniere, la ricchezza d'un avido castellano che temeva un improvviso assalto, od il bottino d'una rapina della quale occorreva occultare la prova di fatto, è certo che chi lo seppellì moriva senza averne po- tuto palesare l'esistenza, e che il nascondiglio non fu fatto più tardi del 1230, perocché le più recenti monete, e le meglio conservate sono i grossi di Pietro Ziani morto nel 1229. Per que' tempi, circa 18000 dinari parvi, che corrispon- derebbero approssimativamente a 75 lire di grossi, aveano una potenzialità economica che non era certo alla portata di ognuno. Esaminate nelle lunghe veglie d'inverno le monete, non trovai dei desiderati bianchi che uno abbastanza comune di Enrico imperatore, ma a compensarmi in parte del sacrifizio fatto, rinvenni sei rare monetine dei vescovi di Trento, poi alcune di Verona , e numerose varietà dei piccoli vene- ziani, come dall'elenco che riporto qui sotto. Queste numerose varietà, quasi tutte sconosciute fin oggi ai nummografi — anche dopo la diligentissima e splen- dida pubblicazione fatta dal Conte Nicolò Papadopoli che riassume tutti gli studi fatti tìn ora sulla zecca di Ve- nezia ^0 — le credo interessanti perchè possono offrire ma- teria di studio, e dare forse la chiave per scoprire quei fre- quenti prodotti dei falsificatori, contro cui, con poco suc- cesso, si rinnovavano le gride e i decreti dei Dogi e della Signoria. E mi confermano in tale pensiero il tenuissimo nu- mero (uno, due, otto al piùl trovato quasi per ogni varietà fin' ora inedita, l'imperizia dell'incisore, che traspare da ta- luni di quei piccoli, ed anche la stessa conservazione più scadente, che accennerebbe ad una lega più bassa. (ij Nicolò Papadopoli, Le monete di Venezia descritte e illustrate coi disegni di C. Kuns. Venezia, Ongania, 1893, voi. 1. 386 VALENTINO OSTERMANN Dall'esame dei denaretti di Sebastiano Ziani parmi si debbano ritenere piij antichi quelli che hanno al rovescio l'iscrizione co • MHRCVw con l'H aperto, avendo il tipo più arcaico ed arte più trascurata, mentre quelli col w -MARCVw con l'A chiuso in alto, sono meglio lavorati, e quasi identici a quelli del successore colla leggenda • AVR • DVX • i quali sarebbero quindi il primo tipo del Malipiero. Il conio sarebbe stato perfezionato poi con la leggenda AVRIO DVX ; non è però esatta la parola perfezionato, perocché l'arte, e forse anche l'intrinseco, sono peggiorati. Di Verona vi sono pochi denari piccoli imperiali con le leggende mdecifrabili, anche se discretamente conservati, alcuni superano nel peso quelli veneziani; gli altri, se pur pesano meno, mostrano però quasi tutti d'aver subita quel- Toperazione, si frequente in allora, della tosatura, per tagliar via l'argento. In uno solo ho potuto decifrare la leggenda scritta a rovescio: co V]lflN3H in caratteri molto rozzi. Dei comuni piccoli del periodo autonomo ne trovai cinquantadue soltanto. Finalmente di Trento, come ho detto, rinvenni sei de- nari in quattro varietà, ed una monetina rotta e mancante d'un pezzo, del tipo dei denari piccoli di Venezia nella quale da un lato si legge: + PI^CO... dall'altro non ho potuto decifrarla. La croce centrale, d'ambo i lati, è simile a quella al n. 9 di Enrico Dandolo, anche questo pezzo l'attribuirei a Trento, il dominio dei cui vescovi, confinando coU'Agor- dino mi spiega la possibilità della presenza di quei piccoli nummi nel ripostiglio. Riporto l'elenco delle monete le quali sono disposto a cedere, eccettuate le uniche, tanto a pezzi separati come in blocco, a prezzi assai miti. VENEZIA. Enrico III o IV imperatore. Denaro. - Dr. + ENB...IVIP : - R. + VM • V ECIA.... inedita. Enrico Dandolo. Grosso. — Papadopoli, n. i, un solo esemplare. DI UN RITROVO DI MONETE, ECC. 387 Pietro Ziani. Grosso. — PZIANI Fapadopoli, n. i, nove esemplari. „ — PZIANI „ „ 2, un esemplare. Sebastiano Ziani. — Douirn piccolo. r B' +■ wKBDVX- " 1.J + w MARCVw nedita. \ 2 ., + wEKDVX- -, + • w • MARCVw " Ir''; 3 „ + wEE ■ DVX ■ ., 4- ■ w MARCVw > 01 conio " l unico. 4 ., + WEB • DV-I^- - ., 4- • w -MMRCVw •' / 5 ., + WEB DVX - „ 4- w • MHRCVw 'f 6 -, + WEB DVX - „ 4- w MHRCVw ft 7 „ + WEB DVX- ., 4- w MARCVw >f 8 ., + WEB- DVX- „ 4- w • MHRCVw •» 9 ., + WEB DVX „ 4- w ■ MHRCVw „ IO » '» »I »» ~ „ 4- w MHRCVw fj II n n if t; „ 4- w • MARCVw 12 „ +■ WEB DVX- ., 4-- w -* MHRCVw 13 tj '» M M ., 4- w MARCVw 14 n 'f »» f» „ 4- w MHRCVw t» 15 »; '» M M ^ ., 4- w MHRCVw M 16 •» n »» ►» „ 4- w MARCVw 17 »» w M " ., 4- w • MHRCVw 18 ìì M » M , 4- w • MARCVw 1 ^i|xuiupuli, n. 2 19 »» » »» Jf ., 4- w - MHRCVw inedita. 20 »» yì W " „ 4- • w • MARCVw Papad., n. i. 21 „ + w-MARCVw (sul conves-oi „ 4- •WEB - DVX- (•ni . iMicivo) inedita. Orio Mai.ii'ikko. I. tK + • AVB - DVX • - 1> + w . MARCVW , nedita. 2. „ 4- • AVR-DVX- - ,,4-- wblARCVw " ( sbaglio 3- ., 4- AVR - DVX - - „ 4- • w • MAROVw " ì di conio 4- . 4- AVP • DVX • - „ 4- • w - MARCVw " 5- , 4-- AVB'3)-DVX-- „ 4-w MARCVw ft (2) L' e/) anziché terminare continua con una nuova curva risalente. (3) La consonante B non è regolare; la curva più bassa non tocca l'asta, ma si prolunga al disotto e poi risale all'indentro. 50 388 VALENTINO OSTERMANN 6. B' + AVR • DVX - t) + w ■ MARCVw) inedita 7- f) n *t ft + - wMARCVot 8. „ + AVR • DVX • - n + ■ V) MARCVco 9- }f il lf ' V + • w • MARCVw IO. „ +AVR DVX- - ir n ti tf II. „ + • AVR • DVX - V + • w MARCVw 12. „ +-AVRDVX- M + w • MARCVco 13- „ + • AVR • DVX - V + co MARCVw 14. tt >} >t tf + (o MARCVw I5' f} V ff t; + co -MARCVco 16. » ff '> n + • to-MARCVw Papad. n. 5. 17- }f V >} 1) + co • MARCVco- inedita. 18. „ + AVRh' DVX - V + co • MARCVco „ ^ 19- „ + AVLIC DVX - f> ■f illesibile. „ 20. „ + AVRI6 DVX - n + co MARCVco 21. „ + AVRÒ DVX - ir » n 22. „ + AVniO DVX - tt tf fi sbaglio 23- „ + AVPIO DVX - >t \ » tf (li conio. 24. „ + AVRTO DVX - yy »; » 25- „ + AVBIO DVX - >; » yj 26. „ +AVBIOI41DVX- tf n n 27. „ + AVRIG DVX - M + co - MARCVco 28. „ + AVRI€ DVX - + co MARCVco „ i 29. „ + AVRIO DVX - lì + co MARCVco 30- „ + AVRIo DVX - t; *ì rt 31- „ + AVRIO • DVX - '» n » 32. „+ AVRIO DVD (5) - '» » » 33- „ + AVRIO DVX - ìf » n 34- „ + AVRIO DVX- - rf n w 35- „ + AVRIO DVX - *} „ Papadopoli, n. 4. 36. ff >f >t *} + ■ co MARCVco inedita. 37- f} tf V V + co • MARCVco Papadopoli, n. 3 38. tf »; » •f + co MARCVco inedita. 39- ff yp ft lì + co MARCVco - 40. » ff rt tf + co - MARCVSco - Papad., n. 2. 41. f} t; »; ►f -f co • MARCVco „ n. i. 42. fj tf rt tt + co MARCVco inedit a. (4) La consonante B è quasi simile a quella al n. 5. (5) Gli A, V ed X poi dei n. 32, 33 e 34, sono formati non da rette ma da linee curve. di un ritrovo di monete, ecc. 389 Enrico Dandolo. 1. ^ + ENBIC'DVX - I^- + w MARCVto inedita. sbaglio di conio. „ Papadopoli. n. 2. „ inedita. „ Papadopoli. n. 3. + co • MARCVw) inedita. + w MARCVw 2. n + ENBIO' DVX - 3- n + ENPIC' DVX - 4- }f + EDRIC'DVX - 5- n + ENRIC'DVX - 6. n + ENRIC'DVX^6i- 7- » + ENRIC- DVX - 8. •1 + ENRIC' DVX - 9- n + 6NRIC'DVX - IO. n + €NRIC'DVX- - II. n + €NRIC' DVX - 12. n + hNRIC' 7)DVX~ 13- n + hNRIC'DVX - 14. n + hNRIC'DVX - 15- n + bNRIC' DVX - 16. n + ENRIC' DVX - (9 (8) nel centro). Papadopoli, n. 4. inedita. I® nel centro.) Incerta I. ^' + • w MARCVco - 1> + • w MARCVcn (recuso coli' impronta d'un altro denaretto rimasto nel conio). Verona. — Denari piccoli iinpcriali. 1. ^ Leggende indecifrabili. - l;i Leggende indecifrabili. Lnrico imperatore. 2. ,& w VDmN3H. - Ijl Leggenda indecifrabile. AuTONo.MA. - Piccoli vcfouesi. 3. ,B' VERONA. - ]>' CI VI CI EV. (6) Il V e formato da due aste clie non si congiungono, 1' X tia le braccia terminanti come le croci potenziate. (7) L'H iniziale ha una linea trasversale nell'alto dell'asta; e quelle dei seguenti n. 13 e 14 sono fra loro differenti. (8) La croce a doppio contorno ha un puntino nel mezzo. 39° VALENTINO OSTERMANN Trento. I. ^' * TRENTO ] 9 * PlwCOP 2 >J< ( prospetto ^ PIWCO-P / prospetto di " " \ triangolare " V tempio come 3. „ + „ (diin tempio „ * PIWCOPVCO [nel diritto. 4. „ * DETRENTO) „ * EPIwCOPVw Incerta (forse di Trento). r. ly Leggenda che non potei rilevare. — 9* * PlwCO... (nel centro ®) (nel centro ®) Belluno, 16 Maggio iHc/i. Prof. Valentino Ostermann. DOCUMENTI VISCONTEO-SFORZESCHI PER LA STORIA DELLA ZECCA DI MILANO (Continiia2Ìo>ie e Jine) APPENDICE. 526. — 1351, settembre 23, Bologna. — Provvisione del Comune per la moneta dei boloi^niiiii grossi d'argento battuti per l'arcivescovo Ciov. Visconti, signore di Bologna, dal maestro di zecca Mafììolo de'Erotti, cittadino milanese. [Frali L., Documenti per la storia del governo visconteo in Bologna, in Ardi. stur. lombardo XVI, 1889, p. 539]. 527. — 1453, aprile 26, Milano. — Lettere ducali " prò valutamento auri „. {Arch. civico di Como, Lettere ducali, voi. Vili, fol. 84]. Essendo cresciuto il prezzo dell' oro con grave danno dei sudditi e della camera ed entrate ducali, ordina si faccia cri- dare et proclamare che l'oro non si spenda altramente come è notato qui sotto, e sia obbligato a riceverlo al prezzo annotato. Se nascesse dubbio si stia alla dichiarazione o del tesoriere, o del canepario, o del daziere, o del banchiere principalmente instructi de simile co.-ise, e in quei luoghi dove non si trovano tali persone si stia alla dichiarazione dell'officiale. u Pre.xio secundo il quale se debbc spendere loro et non altramente. " Ducato vcnctiano grave et trabuchcnte soldi l.wiij den. — n n manco d'uno grano s. l.xvij d. vj. » ducale et fiorini larici di fwrriiza gravi s. l.wij d. vj. X Ducati et fiorini suprascripti d'un grano s. Ixvij d. — 392 EMILIO MOTTA « Fiorini de camera gravi s. Ixvij d. — « » duno grano s. Ixvj d. vj. » de Rheno de pexo debito s. lij d. — 528. ~ 1454, dicembre 18, Milano. — I maestri delle entrate a Cicco Simonetta, segretario ducale : " vista la copia de una littera ducale, vegia, che ne havite mandata, la quale richiedeno al nostro 111.'"" Sig.*" alcuni citadini de questa Cita, che pretendeno havere prerogativa alla fabrica dela moneta dessa cita, che gli sia confirmata „, avuti alla loro presenza " molti maistri et operarij et di più vegi della dieta fabrica. Et havuta opportuna imformatione da quelli sopra la dieta littera, hano risposto tutti unanimiter, non havere may havuto notitia alcuna della dieta littera, salvo che mò {ora).„ [Finanze, monete, cartella 846]. 529. — 1456, marzo 5, Rivergaro. — Princivalle degli Libertari, capitano del vescovado di Piacenza, scrive al duca di Milano per " alcuni de quisti falsi monetarj che nel farli descriptione di beni suoy per il loro contrafare „ si sono lamentati essere " stati sachezati et saccomanati. „ [Classe: Zecca]. 530. — 1456, marzo 8 e aprile 19, Soresina. — Lettere di Angelo Lombardi al duca di Milano circa " quello falsi- ficatore de moneta che haveva fato piliare in quelo tereno de Viscovato „ fuggito in seguito dalle carceri di Soncino, e con appoggi segreti dei Gonzaga [Classe: Zecca]. 531. — 1456, luglio 5, Milano. — Il giovane principe Ga- leazzo Maria Sforza ringrazia il cardinale di S. Marco in Roma per il dono di una medaglia di Galba. [Rivista ila- liana di numismatica, VII, 1894, p. 400-1.]. 532. — 1457, agosto 20, Soncino. — Lettera del podestà Facino de' Mussi al duca di Milano circa la carcerazione di Mondino da Liierc " fabricatore de monete false „ assieme al suo compatriota Bertolino " per via et indirecti modi ha- DOCUMENTI VISCONTEOSFORZESCHI, ECC. 393 vuto nele mani „ ed esaminato " etiam cum modicum de in tortura moderatamente. „ Il di cui constituto si spedisce al duca. [C/dsse : Zecca]. 533. — 1458, aprile 30, maggio 25 e luglio 23, Milano. — Mandati di pagamento a favore di Gerolamo Alberti da Venezia, maestro della zecca milanese. [Rivista italiana di numismatica, VII, 1894, p. 400.]. 534. — 1459, giugno 20, Milano. — Il duca di Milano al marchese Lodovico Gonzaga in Mantova. Avergli esposto il cavalier Aridreotto del Mayno reduce da Mantova, a nome del Gonzaga " come essendo fatto lassagio in quella vostra Città di Mantoa de la moneta novamente batuta in la nostra cecha, sé ritrovata esser de valuta ad rasone de libre quatro per ducato doro. Vx per questo esserli bisognato di farla redure et retrare da quello corso che prima havea. Del che havemo preso grande admiratione et non senza molestia, parendone per il vero che essa nostra moneta è di la bop- tate limitata secondo lordine nostro. Et nondimeno per es- sere più chiari di questo fatto, havemo di novo fatto con gran diligentia fare lassagio dessa nostra moneta, non uno ni duy soli, ma dodeci et quatordeci , da diverse persone, per trovare ben il vero. Et tuti ad uno modo ne referiscono queste monete esser di valuta ad rasone de libre tre et soldi quatordeci denari tre per ducato doro. fc]t se offeriscono Petro Acetanti et li compagni deputati sopra la cecha nostra di venire fin li et stare ad questo parengono piacendo così ala vostra S. Et dicono e.xpressamente che le cusi bona ad la rata sua come la fiorentina né la senese. Ben potrebe essere che per quelli quali comprano le monete nostre per portarle fora del paese, li siano state to.Kate et bolzonate, el che non seria per nostra caxone. Donde ne havemo pre.xa displicentia assay non per la valuta dela moneta ma per Ihonore nostro, che ritrovando.se li al presente la Sanctità del papa con la corte di Roma, sia cosi palesemente vilipesa la moneta nostra. Et tanto più ne pare bavere justa casone de dolerce, che 394 KMILIO MOTTA ritrovandose in questi anni proximi passati la moneta de le dotile overo treiiie vostre mantovane molto mancare de la valuta del corso qual haviano, nu}' per contemplatione de la S. V.'' non li volsimo fare né lassare fare novitate alcuna perfin ad tanto che da la S. V.'' furono prima abatute in Mantoa. „ [Classe: Zecca] (90). 535. — 1459, ottobre 5, Milano. — Pietro Accettanti ed Ettore Marchesi, officiali sopra le monete, informano il duca di Milano di " soldini cento del stampo novo dela V. 111.™=* S. falsi „ trovati " ad uno sartore „ e a lui " numerati per uno angelino usuraio che sta per mezo lo pristino di scanzi. „ Notizie d'altre spedizioni clandestine per parte di detto An- gelino usuraio, alleato di Bartolomeo ed Antonio, padre e figlio Vistarini. [Classe: Zecca]. 536. — 1460, febbraio 27, Milano. — Uditi i lamenti, specialmente dei mercanti, il duca di Milano revoca il decreto di Filippo Maria Visconti, in data 6 gennaio 1410, che ordi- nava che i contratti si dovessero fare in moneta e non in ducati, concedendo " posse a modo fieri et contractus et distractus quoscumque et promissiones et obligationes quas- cunque vicissim et ad auream monetam et aureorum duca- torum cursum ac pretium perinde ac argenteam prout pia- cuerit. „ [Trividziana. Cod. n. 1399, fol. 107 t.]. 537- "~ 1461, maggio 31, Borgo San Donnino. — Andrea da Cornazzano, officiale sopra le frosationi notifica al ducadi Milano l'arresto fatto di " uno merchadante il quale andava spendendo monete false et ne fa mercha- (90) In egual giorno lo Sforza scriveva al suo oratore presso Pio II, Ottone del Carretto, perchè gli comunicasse l'incidente onde purgare " la innocentia nostra n perchè il papa non credesse " facessemo fare " monete cattive et triste „. Intendere invece che Cristino Francesco Be- vilaqua in S. Prospero Bolognese abbia battute molte monete false * et maxime del nostro stampo „ (Ibid.). DOCUMENTI VISCONTEO-SFORZESCm, ECC. 395 dantia (91) e toleva questa tale moneda da uno Girardo Pin- calino habitatore dela terra del Borgo sancto donino, il quale altre volte la 111.'"'^ Sig."* V. [/la] liabuto nele mani. „ [Qasse: Zecca]. 538. — 1461, settembre i, S. Colombano. — Lorenzo da Orvieto, famigliare ducale, scrive allo Sforza intorno alle voci che corrono sul conto del cancelliere di Graffigna, giu- risdizione di S. Colombano, che " ha cerchato de spendere certi soldini falzi. „ Avutolo alla sua presenza gli disse " chel ha hauta (detta moneta) da Bufone che fu famiglio del conte Fiascho el quale aioza al X'igarolo in Lodesana. „ Aggiunge che " qui se mormora de questa moneta falza. „ [Monche: Zecca]. 539. — 1461. novembre 2, Milano. — Lettera del duca di Milano al Comune di Bologna ringraziandolo dell'avviso dato ' de quelle nostre monete che se spendeno a Bologna, et in non volerle bandire senza nostra saputa „ malgrado che " habiano preso più corso che in vero non vagliano. „ Rispondendo " dicemo de li iiuzt i^'-rossi che facemo fare, quali sappellano qui soldini, et valeno dodeci dinari picinini di nostri per caduno, gli ne intra lxx.\ in ogni ducato, et in essi Ixxx soldini gli intra onze una, et terz. uno dargento fino. Et aciò le Mag.*^^ vostre vedano meglio el stampo, et bontà dessi soldini, et ne possano far fare opportuna expe- rientia gli ne mandiamo qui inclusi sei o otto, pregandole che essendo essi soldini bona moneta come se vederà per effecto, gli piacia bavere bona advertentia in non lassarle bandire, ni farle altra novità, come ne confidamo in esse. Le Mag.'' vostre se deno recordare, come altre fiate vi scripsimo, bavere inteso, che in Bolognese se facevano mo- nete false al stampo nostro, et li pregassemo, volessero in- (91) Si chiamava Guidino ita A/oit/asei, del Bresciano, come da let- tera di egual di del castellano di Borgo S. Donnino , Antonello da Lugo (Ibid.). 5' 396 EMILIO MOTTA vestigare et farli opportuna provisione. Porria essere che questi soldini sono de quelli. „ [Classe: Zecca] (92). 540. — 1464, novembre 28, Cremona. — Il Conte Gio- vanni da Balbiano dà notizia di Giacomino e Martino da Lodi, e maestro Melchione da Calvisano " qualli sono nele mon- tagne di Parmesana „ fabbricatori di monete false. Preso anche un loro complice " don Tomaso, beneficiale della chiesa di S. Bassano „ che ha " confessato et manifestato un altro preto el qualle gli faceva compagnia, et Ihavemo facto de- stenire. „ Un altro, certo Melchione Bresciano essersi as- sentato: " gli havemo trovato alcune monete fuse „ nonché " utensili apti ala fabricatione de monete. „ [Classe: Zecca]. 541. — 1465, febbraio 12, Milano. — Gli operaj e mo- netar] della zecca di Milano assumono in loro soci Bario- Ionico, Francesco, Alberto, Gabriele e Vincenzo Benedetto fratelli da Marliano figli di maestro Aloisio, abit. in Porta Vercellina , parr. di S. Maria Pedone. [Trivulziana. Cod. n. 1817, fol. 260, III]. Fra i monetar] della zecca sono menzionati: Gregorio de' Balbi, preposito degli operai, fil. qd. doni. Pietro, in Porta Orientale, parr. di S. Vito in Pasquirolo ; Bernardo de' Porri fil. qd. d. Antonio, in P. Nuova, parr. S. Bartolomeo dentro : Bernardino da Vimercate fil. qd. d. Donato, in P. Orientale, parr. di S. Babila dentro ; Ambrogio Ghiritighelli fil. qd. d. Bernardino, in dette porta e parrocchia ; Battista de' Morosini fil. qd. d. Giov. ivi pure ; e fra gli operai : Stefano de' Balbi (92) Da lettera ducale, senza data, ma di quasi egual tempo, diretta a Giovanni Bentivoglio " si apprende che a Cremona giravano in quan- tità quiiidicini falsi portativi da Bologna da un tal Manfredo da Gavio, piacentino, detenuto. Confessò averle avute da un tal Giovanni Antonio da Padova inerzaio in Bologna, il quale ne ° a fabricati presso a bolognia quatro milia, in una campanea de Sancto Bartolameo, e in certe prate, et che dicto Joh. Antonio fa fare stampi et ne tene in casa , per fare monete. „ Aggiungeva essere detto Gio. Antonio in- tenzionato " de novo fare stampi, de fabricare monete venetiane et daltra maynera. „ DOCUMENTI VISCONTEO-SFORZESCHI, ECC. 397 fil. qd. d. Pietro, in P. Orientale, parr. di S. Vito Pasqui- rolo; Aloisio de' Fossati fil. qd. d. Antonio, in P. Orientale, parr. di S. Marcellino; e dom. Bernabò da Carcnno, fil. qd. d. Franci-scolo, in P. Orientale, parr. di S. Simplicianino (93). 542. — [1466.J — Supplica di Fraiicescliiiio detto il Moll- ano da Biassono, monetario milanese, diretta a Bianca Maria Visconti, vedova di P'rancesco Sforza. [Muoiii, La zecca di Milano, p. 18]. « Illustrissima et E.x.nia Madona. Essendo più anni fa al vostro fedelissimo servitore Franceschino, dicto il Moncino de Biassono, concesso imperiale privilegio per li figlioli e descen- denti de fabricare monette in Milano et essere nel numero de li altri monetarij, licet la Excelentissima e recollenda memoria del Sig.re Duca Filippo vostro patre et anche lo prefato Si- gnore vostro consorte per sua gratia habya confermato tale pri- vilegio imperiale ; tamen li alti i monetari de Milano, volendose apropriare la honoranza et utilitatle de la fabricatione de le monete tuta a si, non hano ma\' voluto admettere il ditto Mon- cino et fieli, asserendo che talle privilegio et confirmatione non sono presentate fra certo t<-in[io ; et haveiulii il dicto Mon- cino, ad istantia de loro, monetari fatto puramente concessione a bocca a misser Sipione da Casa dubita non fiza apponto (sic) de lo dicto decreto. u Pertanto ad sununa fiducia se ricomanda e supplica il dicto Moncino a la prefata E.x.tia \'.ra che la se degna mandare per patente lettere al dictcj inisscr Sipione et caduni altri offi- ciali presenti et futuri et ad li dicti monetarij sotto terribile pena che subito a. Jo. .Vnd:i-as d D.ivid de- .Machachun is. 1 I). Jii. Jaeiil)us et l-'.an isciis fr.itres de Garbagnate. ■< Jo. Aliiisiiis de- Bir.ig". a Franeiscus de F.ignano. -< Jo. .\mbii)^iiis d'- ('ifVrn/.:\\vi. '< I). J(i. l'etriis l'iiirus. t (iermainis ile ( ì.ib.itMrilris. • Franeiscus et tVaties di- l'^rlasi-ha. ■' Franeiscus de .Machachunis. " I), Amijrosius de R.uicie-. ■< I). Jo. Ant. et fr.itrr de Saneto N'azario. « Jo. Aiiibrosius 1 t tVaties de Amate. •> Augustinus de Mi-dicis. " Be-rnar]•■ Legnano. 404 EMILIO MOTTA « Bartholomeus et frater de Caravagio. « Aluisius et fratres de Curegio. « Bartholomeus et fratres de Madijs. n Jo. Stephanus de Sachelis. « Paulus et fratres de Anono et suprascriptorum omnium filij et descendentes. » 556. — 1498, Ottobre 20, Milano. — Lettera del duca Lodovico il Moro a Francesco Fontana: " Havendo veduto alcuni grossoni gennesi su li quali è stampilo el nome del Duca Zoan Galeaz ne è parso scrivere che advertiati quelli Mag. fratelli che voglino farli stampire al nome nostro et omectere questo. „ \Fiìiamt\ Monete. P. G., cartella 814.] 557. — 1522, ottobre 2, Pavia. — 11 senatore ducale Toiniuaso drl Mayiio riceve da Francesco II Sforza il pro- vento della zecca di Asti. {Rfg- ducale, n. 8, fol. 98]. 558. — 1529, marzo 31. — Grida con cui si ordina che il termine delle gride a smaltire le monete dette i bianconi stato prorogato, abbia ancora a durare sino a calende di maggio prossimo. \Gridario\ (97). Emilio Motta. (97) Al momento di licenziare qncsl' Appendice Y Archivio di stato milanese ci offre un nuovo abbondante materiale numismatico, disperso in numerose cartelle intitolate Sttidii, Nuinisniatica ; Finanze, Monete, Uffici, Finanze , Zecca, etc. ; cartelle sfuggite fin qui alle nostre ri- cerche, anche perchè la loro classificazione, cosi com'è fatta, — almeno per il quattrocento — importava fatica per non dire impossibilità di trovarle. Troppo tardi per poterne qui offrire lo spoglio , non ci resta che ad assicurarne l'edizione per un'altra occasione, in una memoria che riuscirà un complemento non inutile a questo Corpus. VARIETÀ Concorsi Ciiiecrlti o Vapadojìoli . — Col 30 novembre testé scorso scade\a il termine utiK; per la presentazione dei lavori pei due Concorsi indetti dalla Società Numismatica Italiana. Alla Presidenza della Società furono spediti colle norme prescritte tre lavori; due di questi concorrono al Premio Gnecchi e il terzo al Premio Paixidopoli. Nel i)rimo Consiglio, che la Società terrà iu-1 p. \'. nowmbre, sarà nominata la Commissione incaricata di esaminare detti lavori e farne la Relazione alla Presidenza. La frd.^ette XìimisnKitiqiir è il titillo di un nuovo pe- riodico che si pubblicherà a liruxelles, sotto la direzione del signor Carlo Dupriez, ne!,njziante di monete e medaglie in quella città iPlace de Hrouckere, 26). La |)ubblicazione con- sterà di 8 fascicoli annuali, dal i' (>tl*M*4t*»4t*tt**ttt***»t,*****(******«***«>****4 ************ •**4«.«*< Scotti Reno, Gtrcìtfc responsabile. FASCICOLO IV. APPUNII IH NUMISMATICA K O M A N A XL. SCAVI DI ROMA NEGLI ANNI 1895 1896. Nella serie di monete inedite o varianti di cui ho dato la descrizione nelle ultime Cuntribiiziom {Appuntì, n. XXXVIIl), non Ikj comiircso le ])Oclic importanti che mi pervennero dagli scavi di Roma durante gli anni 1895- 1896 e che qui riunisco, conti- nuando questa Rubrica iniziata pel 1889 e interrotta dopo il 1892 jK'r mancanza di materia. La serie non è molto numerosa — sette pezzi in tutto — i quali rappresentano quanto di nuovo e di interessante mi fu dato raccogliere nel corso di due anni fra le migliaja di monete che ogni giorno vengono in luce ad aumentare la massa delle monete comuni. Questi sette pezzi hanno |)ero tutti la loro importanza e bastano a dimostrare conn- il classico suolrj di Roma, per [wco che la maiKì dell'uomo Io smuova e vi penetri, riserbi sempre j:)er 1' amatore qualche cosa che può destare il suo interesse non solo per rarità o per bellezza di conservazione, ma benanco per novità. 4IO FRANCESCO GNECCHI MEDAGLIONE SENATORIO O DOPPIO SESTERZIO CERCHIATO DI DOMIZIANO. I. iy - IMP CAES DOMIT AVG QERM P M TR P XVIII GENS P P. Testa laureata a destra. 1^ COS xml LVD SAEC A POP (all' ingiro) FRV& AC (nel palco) S C (all'esergo) Tempio. A sinistra su di un palco Domiziano seduto con una patera. Davanti a lui due figure togate, una delle quali pure con una patera sembra versarla, insieme all'imperatore, in uno dei vasi che stanno ai lati di questi. Peso gr. 47. Cohen N. 307. 11 bronzo non e nuovo, dritto e rovescio cor- rispondendo alla descrizione del N. 307 di Cohen. Ciò che ne forma l'interesse e il cerchio e il peso. 11 conio di uno dei sesterzi! meno comuni di Domi- ziano è impresso su di un tondino di doppio peso (gr. 47) e di diametro alquanto maggiore, e il campo che fa contorno alla rappresentazione e elegante- mente tornito a guisa di cornice, presentando due sagome differenti al dritto e al rovescio. Tale orna- mentazione si trova più frequentemente sui meda- glioni imperatorii che non su quelli del Senato, ed SCAVI DI ROMA 1805- 1 896 411 è certamente rarissima a quest'epoca. Prima d'ora io non conoscevo alcun esempio anteriore a Trajano. La conservazione del bronzo è più che discreta e bellissima la patina. M K 1) A C; L 1 O N !•; DI B R O N Z O DOPPIO .SESIKRZIO D'.ADFUANO. 2 Jy - IMP CAESAR TRAIANVS HADRIANVS AVG. Busto laureato a destra colla corazza. 1> GENIVS POPVLI ROMANI. Il C.enio del popolo romano seminudo a sinistra e con una C(jrnucopia in atto di ver- sare una patera su di un'ara accesa e inghirlandata. Dia. Min. 40. Peso {;r. 28,060 Var. Cnh. 5(6. l'n solco circolare tornito a guisa di cornice intorno a questo medaglione, gli dà f|uasi 1' aspetto di un contorniato, e per tale anzi mi venne mandato da Roma insieme a parecchi veri contorniati ; ma tale non è sicuramente, sia pel rilievo, sia per l'arte che è senza alcun dubbio f|uella contemporanea all'imperatore rapi)resentato e non quella dei con- torniati, posteriore di ohw due secoli. Il tipo, del resto, non e nuovo fra le monete di Adriano. Il (ienio del ])opolo romano è rappresentato 412 FRANCESCO GNECCHI SU diverse sue monete d' oro e d'argento, ed anche su di un medaglione di bronzo descritto da Cohen al suo N. 546 e appartenente al gabinetto di Francia. Il rovescio è anzi forse lo stesso; ma il busto d'A- driano su quell'esemplare è rivolto a sinistra; di più quel medaglione ha un diametro di mill. 43, corri- spondente al modulo 13 della scala di Mionnet, mentre il mio di mill 40 corrisponde appena al modulo 12 di detta scala. SESTERZIO IMPERATORIO D'ADRIANO. 3. — fy - HADRIANVS AV& COS III P P. Testa laureata a destra. 9* — Anepigrafo. Adriano nel mezzo, rivolto a sinistra, dà la mano a Roma. Presso l'imperatore uno schiavo colle mani legate dietro il dorso. Sui davanti due fiumi seduti, l'uno in faccia all'altro. Dia. Mill. 36. Peso gr. 28 '/^ Variante Cohen 564. Cohen, descrivendo al suo N. 564 im esemplare di questo rarissimo sesterzio appartenente al Gabi- netto di Vienna e che dal mio differisce per avere il busto rivolto a sinistra, lo colloca fra i medaglioni ; SCAVI DI ROMA 1895-1896 413 ma in una nota del Supplemento avverte ehe il pezzo è ibrido, il dritto ai)partenendo ad un gran bronzo. Secondo il mio modo di vedere invece, ciò che il Cohen volle attribuire ad ibridismo, si spiega assai facilmente riflettendo che siamo all' epoca di transi- zione tra l'arte delle monete senatorie e quella delle monete imperatorie. Come s'è avuto più volte occa- sione di ripetere, è sotto Adriano che 1' arte nelle monete imperatorie va a pcjco a poco distinguendosi da quella delle monete del senato e prendendo un carattere speciale. Il sesterzio descritto ci mostra l'arte antica nel dritto, mentre la nuova si rivela nel rovescio. MKDAGLIO.NK 1)1 BRONZO DOIMMO .SKSTERZU) DI FAUSTINA MADRE. 4. - ly - DIVA AVGVSTA FAVSTINA. Iìu-,to velato a destra. 9 — AnepijJ:rafo. Faustina in biy;a veloce a destra, col velo svolazzante intorno alla testa. Dia. Miil. 38. l'cso ^r. 37- Inedito, dopo Coli. 136. 11 rovescio è nuovo tra le monete di Faustina madre. Se ne trova uno simile colla leggenda SIDE- RIBVS RECEPTA in un sesterzio di Faustina figlia La 414 FKANCKSCO GNKC(_HI conservazione è discreta al dritto, appena mediocre al rovescio. MEDAGLIONI': D'ARGENTO DI GIULIA DOMNA. 5. - 3^ — IVLIA DOMNA AVG. Busto a destra coi capelli ondulati. ij' — IO M TRI (lOVI MAXIMO TRIVMPHATORI.') Tempio tetrastilo col frontone ornato da un busto. Nel mezzo siede Giove trionfatore col fulmine e un lungo scettro ; negli intercolunnii laterali stanno due divinità femminili in piedi. (Giunone e Pallade ?) La serie dei medaglioni d'argento battuti in Asia, iniziata da M. Antonio, non dura con una certa con- tinuità se non fino ad Adriano, dopo il quale non ne riappare che un piccolo numero sotto il regno di Settimio Severo, per terminare definitivamente sotto i suoi immediati successori. Non sono molto rari quelli di Settimio Severo, ma lo sono invece straordinaria- mente quelli di Giulia. 11 Cohen non ne conosceva alcuno; gli autori della seconda edizione ne pubbli- cano uno della collezione Moustier, portante al ro- vescio un fascio di spighe colla leggenda MAIRI CASTR tORVM), e quello ora descritto sarebbe dunque il secondo conosciuto. Giova notare che anche il ro- vescio è nuovo tanto per la rappresentazione quanto SCAVI ni ROMA 18951896 4'5 per la leggenda, sia fra le monete di Giulia Domna che nella serie dei medaglioni asiatici. La Divinità che sta nel centro del tempio, è senza dubbio Giove, come lo indicano la posa e gli emblemi, lo scettro e il fulmine e le lettere IO M che si leggono ai lati e che non j^are possano interpretarsi altrimenti che per lOVI MAXIMO. Le altre due divinità femminili rap- presentano con tutta i)robabilità Giunone e Pallade come quelle che so\'ente accom])agnano la figura di Giove. Quanto poi alle lettere TRI che si leggono all'escrgi), visto che non siamo ancora ai tempi in cui l'esergo è riservato alla sigia della zecca, parmi debbano far seguito alla leggenda iniziata nel lampo; leggenda che quindi C(jmpleterei in : lOVl MAXIMO TRIVMPHATORI. MKUAGLIONK DI BRONZO O IKIPLO SKsrKKZKJ DI FII.II'PO l'.ADRK. 6 JV - IMP CAES M IVL PHILIPPVS AVG-. Busto laureato a destra col paludamento e la corazza. ^ — PONT MAX TR P (all' ingiro) COS P P (ali" esergo). (Quadriga triontaie a destra, nella quale stanno l'impera- 4l6 FRANCESCO GNFCCHI ture a una Vittoria che lo incorona. Tre soldati con delle palme camminano a fianco dei cavalli (anno 244 d. C). Dia. Min. 39.500. Peso gr. 69. Inedito. Ho descritto questo medaglione nella Revue Belge de Numismatìque dello scorso anno, subito dopo il suo ritrovamento e ne ripeto qui la descrizione per unirlo alle monete nuove provenienti dagli scavi di Roma di quell'anno. Due sono le particolarità di questo medaglione. Il rovescio affatto nuovo, e il peso di tre sesterzi. 11 rovescio rappresenta un ingresso trionfale, e, la data essendo quella del primo anno del regno di Filippo (TR P COS), non v' ha alcun dubbio che il medaglione sia stato coniato all'occasione del primo ingresso dell' imperatore Filippo in Roma nel 244, alla qual' epoca pare debbano riferirsi anche i suoi bronzi colla semplice leggenda ADVENTVS. Quanto al peso, quello normale dei medaglioni di quest'epoca è di due sesterzi ossia 42 a 46 grammi, colla corrispondente dimensione del modulo io della scala di Mionnet. 11 nuovo esemplare invece, col suo diametro di mill. 39,500, corrispondente al mo- dulo 12 della scala di Mionnet, offre eccezionalmente il peso esatto di tre sesterzi (gr. 69), anche se pren- diamo il peso massimo dei sesterzi a quest'epoca, di grammi 23. Il medaglione venne trovato nello scorso Aprile presso Porta Salaria, in eccellente stato di conser- vazione, ma però ricoperto di un grosso strato di ossidazione. Quando io lo vidi e lo acquistai, pochi giorni dopo il ritrovamento, il dritto era già stato ripulito dall'ossido in modo forse eccessivo, lasciando comparire una bella patina rossastra. 11 rovescio pò- SCAVI DI ROMA 1895- 1896 417 trebbe forse sortire meraviglioso, quando fosse accu- ratamente ripulito dall'incrostazione, se si deve argo- mentare dai pochi punti che ne sono liberi presso la leggenda, dove fa capolino un magnifico smalto verde malachite; ma finc^ra ho preirrito conservarlo nello stato vergine, c|uale si presenta nella ripro- duzione. MEDAGLIONI'; DI HRONZO DI COSTANZCJ 11. 7. - D' - D N CONSTANTIVS P F AV&. l!w>l() diademato a destra col paludamento e la corazza. Ip LARGITIO. C^ostan/o seduto di Ironte con un rotoln nella sini.stra in atto di oflVire delle nioiule a una donna radiata (Co-Stantinopoli) che sta alia sua destra e che le raccoglie nel lt;mbo della sua veste. Alla sua sinistra altra donna (Romal j^aleata e arni. ita di lancia, che posa la destra sulla spalla dell' im|)eratoie. Coh. N. 164. Questa mi sembra la dcscri/ionr esatta, mentre è data in mcjdo ben diverso dal Cohen, il (|iiale dice; " Constance assis de face siu' une jietite estrade " tenant im globe? et un livre: d'un cote, une lemme 41 8 F. GNhCCHI - SCAVI DI ROMA 1895-1896 " radice à droitc, s'inclinant et lui posant la main " sur le genou; de l'autre la Valcur casquée debout, " lui posant la main droite sur l'épaule et tcnant " une baste. „ Stando alla descrizione del Coben, ancbe il si- gnificato della rappresentazione rimane molto oscuro, o per meglio dire non si capisce allatto. La leggenda LARG-ITIO s'accorda invece perfettamente colla descri- zione da me data, tanto più cbe, a quanto pare, il medaglione fu coniato in memoria di una solita lar- gizione al popolo di Costantinopoli e, se la parola di LARG-ITIO è nuova, il significato però è precisamente equivalente a quello cbe avevano prima le altre di LIBERALITAS o CON&IARIVM. Mi/aito, Noveiiilii r i,S()6. I'rancesco G.NtrcHi. MONETE DEI NÓMI DELLE ANTICHE PRO\ INCIE E CITTÀ DELL'EGITTO Collezione G. Dattari ^ La collezione delle Monete dei Nomi e delle Città che sto ora per de>eri\(.re, non è una delle più complete, mancando aneoia il nome di qualche Pro- vincia. Per numero e torsi' inferiore di qualche unità a quella del fu Giovanni Demetrio, oggi appartenente al R. Museo di Atene; ma posso dire che non teme (confronto sia per la rarità dei rovesci inediti, come |)er il numero dei gran bronzi, per cui nel darle pubbli- cità credo fare cosa grata agli amatori di questa serie. Offro dapprima il prospetto completo della Col- lezione composta di 127 pezzi, C(jn riferimento per ciascun pezzo agli autori che ne hanno data la de- scrizione (■> e segnandovi in una finca speciale il com- pletamento eventuale delle descrizioni o le varietà. In seguito poi do la descrizione dei pezzi nuovi ed inediti, in numero tli 46. Cairo, .\ovenihrc i Adriano - 5 British M N. 78 43 m R ■ , a i|a Mìoiinet „ 38 Slip. 43 r> > Antonino 1. 10 British M , 81 44 ^ Arsìnoite Traiano . 10 Mioniict „ 16 45 > « ^ .. >o 46 ■ „ Adriano . 4 Mioniitt N. i8 Sulla testa porta l'Ureo. 47 !• * ■ . 4 113 . "9 4» • » w .. IO 49 „ Mfinfitr Domi/iano - 7 50 ' " Traiano X 'O lochon, pap. 136 il'(tn'itnlf) Sulla testa porta due corna ; nel campo a sinistra \j a destra |^ (anno 15) 51 ■ w , . 9 '1 = V. J. dr RoutfP, pat: y 32 - Adriano . a Mioiiiut N So In ^iro al collo porta una corda. S3 „ Fliopolitc - 4 >P 54 Antonino pio . 9 Ma Bnlish M. N 13 55 56 „ Fitrbaetìte M. Aurelio Adriano . 9'|a . 4 'la MioniK t N. ia;i 57 CittiPelusimn ^ - 4 , "S 58 ^ » 4 ■ uH tt'arìantfì. Il nome (- sciitto |1H.\»». 59 ■ w » ,. a 1 1 3 . laa 60 6. NimoSeiioitf Traiano Antonino pio . "1 !■ 9 i|a (r.i>m"/<) Il nome e Mioiiiicl N u^ .cr.tt.. r€HFo€i'r. 63 , Tanite Adriano - 4 i|a . 1(9 63 « ■ . , 3I|1 . 49 Slip. 64 . Neslte ■ . a Musco »li Cfhizrh N. 3.3 65 . Mcndcsianitf Traiano . 1" 66 . „ > '" 67 . . . IO 68 - A.lriano - 4 Mioiiiict N. 83 Corna e disco sull.i test.* 69 . . . 4 'la . 85 70 - - . 4 . 8.S il'ariaiilr). Il nome e scritto MEN'^t- 7' . Antonino pio - 9 - 87 7» „ Lt-ujitupolite Adriano . 4 Ma - 63 73 ■ « - , 4 Ma . fri (rariatitf). Il nume r scritto A€ON. 74 ■ ■ - 4 Ma . 6) il'arìantf) Il nome *■ scritto AIO. 75 • F • „ a - 64 76 . Antonino pio . 9M^ .. o.i 77 ' ■ " " . 9Ma .. (<:, scritto ACONTO- IIOAIT. 78 . Bubantite Traiano . 9 79 m Adriano . 4 Ma Mionnet N. 34 So - ' ■ . a i|a V. Langlois „ 90 422 G. DA'ITARI Ì7ómi Città Nomo Atribitc Profiopite Xoite Biisirite Imperatore „ Sebeiinite Sup „ Fteiieote „ Saite Città Naucratis MÒBODiospoli Parva , Metelite , Letopolite Menelaite l]8 „ „ 119 M »l 120 „ Alessandria I2r „ Mareote 133 Città? Me nifi 133 , ? 124 „ „ i=S „ ? Nathron ia6 KJmo Oasite? 137 Città Oasi»? Uctallo e Uolulo Traiano Adt iano Antonino pio M, Aurelio Traiano Adriano Antonino pio Domiziano Traiano Antonino pio Adriano Adriano Antonino p'o M. Aurelio Traiano Antonino pio Adriano Traiano Adriano Antonino Adriano Antonino 4 112 a i[2 4 4 11= 4 M» 9 '1= IO IO 4 '1= 4 '12 7 glia IO 4 4 9113 1 1 9I|2 9113 9i|a IO 5 4 'P 9112 9 '1 = 4 .. 9M = .. 9'|2 .. 4 "12 .. IO FUbIo 6 ., 6 . 6 „ 5 it éifs VltfC 3 Descritte la Mionnet N. ,, 53 Sup ,. 129 „ 130 British M. ^ 51 Mionnet ,, 134 .. 54 Sup. Sescrliloai completate e di varianti {Var.\. Il personaggio è a sin. ; 1' uccello non porta Pscent (Mitria). {Variantf), Invece di un'asta, tiene un pic- colo scettro. Mio .1 .N. '54 59 Sup. 60 tiene un Caprone con un disco tra le corna. Bntiah M. N. 3j I Mionnet N. 146 n M3 n » 65 Sup. Museo di Ghizeh N. 56 Mionnet N. 138 Hritibh M. N. 39 Mioiiiict N. 71 Sup. Mionnet N. 72 Slip, , «9 Mionnet N. 90 94 96 nel campo a sin.LH(a.8). ( Var.). Nel campo a sin. L a destra H (anno 8). stili, i tt-sta porta le cor- na e due piume; l'ani- male è un uccello. collo Pscent sulla testa. nel campo a sinistra LI a destra B (atino I3). tiene un uccello, e non una cornucopia, porta lo Pscent sulla testa, nel esergo LH. porta lo Pscent sulla testa, net campo a si- nistra LH tanno 8). tiene un Ippopotamo. nel campo a sin. LH DESCRIZIONE DELLE MONETE INEDITE N. 2 OMBITE. .... PAIAN Cee rePM AAKIK. Testa laureata di Traiano a destra. ^ — . . . . ITHC NOM .... Nel campo a sinistra LI a destra E (anno 15I. - Personagi^io in piedi, rivolto a sinistra; ha la testa velata, sormontata da un disco; vestito di una tunica o pallio; tiene nella mano destra un coccodrillo voltato a destra, la coda pendente ; colla mano sinistra sorregge un lembo del manto, e tiene la Flarpa. N. 3- AYT TPAIAN C€B r€PM AAKIK. Testa laureata di Traiano a d. yi — 0N8ITHC (sicl. Nel campo a sinistra L a destra ir (anno 13). — Personaggio in piedi, rivolto a sinistra; ha sul capo due corna di Caprone con un disco; ha la destra stesa con un coccodrillo rivolto a sinistra; la sinistra abbassata lungo il corpo, con la quale sorregge il manto, e tiene un piccolo scettro. N. 4 APOLLONOPOLITE. AYT TPAIAN C€B .... Testa laureata di Traiano a d. 9» - ....O. .€.... THC NOMOC. Nel campo a sinistra L a destra IB (anno 12). — Personaggio giovane in piedi, rivolto a sinistra; ha sul capo due corna e disco, nudo dalla cintura in su, con la destra stesa tiene uno spar- viere rivolto a sinistra; con l'avambraccio sinistro sop- porta il manto e tiene In mnno sull'anca. 424 G. DATTARI N. 8 DIOSPOLITE magna. . . . . C£ AAKIK. Busto paludato e laureato di Traiano a d. ~i^ — AlOCn .... (sic). Nel campo a sinistra LI a destra B (anno 12). — Personaggio giovane in piedi, a sinistra, la testa rivolta a destra; nudo dalla cintura in su, la sinistra stesa con qualche cosa che non si distingue, con la destra pendente lungo il corpo; impugna uno scettro; alla sua destra ai piedi, il davanti di una pecora rivolta a sinistra. N. 12. Testa di Adriano laureata a d. senza epigrafe. P — AIOTTOA MG. Nel campo a sinistra L a destra I A (anno 11). — Ariete rivolto a d.; sul capo tra le corna un disco. N. 16 ANTEOPOLITE. AYT TPAIAN C€B .... KIK. Busto paludato, corazzato e laureato di Traiano a d. Ij» — . . . . NTAIOnOAITHC Nel campo sopra a sinistra LIB (anno 12). — Figura muhebre stolata, in piedi rivolta a sinistra; ha sul capo due piume, nella destra stesa regge qualche cosa che non si distingue ; la sinistra piegata, avvolta nel manto. N. 17 IPSELITE. . . . . AN C€B .... Testa di Traiano laureata a destra. P — H . . • . Nel campo a destra LIB. — Figura di donna in piedi a destra, la testa rivolta a sinistra; la destra alzata tiene un sistro, la sinistra pendente al corpo tiene un piccolo scettro. N. 22 CINOPOLITE. .... TPAIAN C6B rePM A . . . . Testa laureata di Traiano a d. i^ — .... NOnOACIT .... Nel campo a sinistra L a destra ir (anno 13). - Figura femminile in piedi, rivolta a sinistra, ha sul capo due corna di caprone e un disco MONETE DEI NOMI, ECC. 425 nel mezzo, i capelli cascanti sul collo ; con la destra stesa tiene un cane seduto, rivolto a destra, sul capo un disco, ed una piuma, la sinistra appoggiata a una lunga asta; alla sua destra ai piedi un cane rivolto a sinistra. N. 23. .... AN ... . Testa laureata di Traiano a d. ^ — . . . . ACITH .... NOMO (sicl. Nel campo a sinistra LI a destra 8 (anno 12K - Personaggio in atto di cam- minare a sinistra, la testa girata a destra; sul capo due piume (?(. La destra stesa tiene qualche cosa che non si distingue; la sinistra piegata vicino al jjetto. tiene un ca- duceo; alla sua destra ai piedi un cane andante a sinistra. N. 25 ERMOPOLITE. AYT TPAIAN C6B r€PM AAKIK. Busto paludato e laureato di Traiano a d. ^ — 6PMOnOA€ITHC N . . . . Nel campo a sinistra L a destra IB (anno 12). — Personaggio in piedi rivolto a sinistra; ha su! capo due corna di capron(> ct)n disco; nudo dalla cintura in su, tiene la destra sti-sa e porta un cmocefalo seduto, con un disco sulla testa; con la sinistra tiene im caduceo; ai suoi piedi a destra un Ibis andante a sin. N. 26. AYT TPAIAN CGB r€P ... (sic). Testa laureata di Traiano a d. 1> — . . . . TTO .... TH ... . Nel cam|Mj a sinistra LI a destra f (anno 13». — Tipo eguale al N. 25; però l'em- blema che porta sul capo, sono corna di ca]irone, disco e piume: l'Ibis ai piedi di lui va a sinistra; ma ha la testa girata a destra. N. 31. .... Testa laureata di Antonino il Pio a destra. iji — . . . . no .... Nel campo a sinistra L a destra H (anno 8). — Personaggio barbuto in piedi rivolto a sinistra : ha sulla testa la corona Atef; la (h^stra stesa con sopra un Ibis rivolto a sinistra; conia sinistra sor- 426 G.^DATTARI regge il proprio manto e tiene un caduceo; alla sua destra ai piedi, un serpente, eretto sulla coda, rivolto a destra, porta un disco sulla testa. Questa medaglia fu descritta da Sestini " Descriptio numorum VL-terum, pag. 559 „ ; ma la sua impronta non fu mai pubblicata. N. 32 OSIRINCHITE. AYT .... €OYYIOC AOM .... Testa laureata di Domiziano a d. Ijl — OIYPYNXei .... NOMOC. Nel campo a sinistra L a destra lA (anno n). — Figura di donna in piedi a sinistra, galeata e stolata, coli' elmo in capo; nella destra stesa tiene una vittoria rivolta a destra che le presenta una corona; con la sinistra piegata tiene un bipennio trasver- salmente al corpo. Il bipennio ha il taglio diritto. N. 34- .... T .... K .... T .... Al AAP .... Testa laureata di Antonino il Pio a destra. 1^ — OIYP .... X . . . . Nel campo a sinistra L a destra H (anno 8). — Figura di donna in piedi a destra, galeata e stolata coll'elmo in capo; nella destra tiene un bipennio appoggiato all'avambraccio; nella destra stesa tiene una vittoria rivolta a sinistra che presenta una corona con la destra, e tiene una palma nella sinistra. N. 35 ERACLEOPOLITE. AYT A.... O. ...€.... Testa laureata di Domiziano a destra. 9* — .... NO .... C Nel campo a destra A [anno 11 (LIA)]. — Ercole ritto a sinistra, nudo; nella destra stesa tiene un grifone, nella sinistra la clava e la pelle del leone sul braccio. Questa medaglia è talmente frusta, che non è stato possibile levarne l'impronta. N. 37. .... C€B re ... . Testa laureata di Traiano a d. t{l — . . . . KA€OnOAIT .... Nel campo a sinistra L a MONETE DEI NÓMI, ECC. 427 destra IT (anno 13). — Arpocrate Ercole in piedi a sinistra, ha sulla testa un modio con sopra delle spighe di grano; l'indice della destra vicino alla bocca, tiene nella sinistra la clava con sopra un falco; alla di lui destra ai piedi un altare acceso. N. 39. . . . . TPAIAN CeB r€PM AAKIK. Busto paludato e laureato di Traiano a d. .... KAeonO . . . ■ THC NOMO .... Nel campo a sinistra LIB (anno 121. Ip — Ercole nudo in piedi a sinistra, la destra stesa con sopra un grifone a sinistra; nella sinistra tiene la clava e la pelle del leone. N. 40. .... r€P .... Testa di Traiano laureata, a sinistra. 9 - K . . . . OAITHC Nel campo a destra LIB (anno 12). Il tipo è simile a quello pubblicato nel catalogo della collezione del Sig. Gio. Demetrio N. 3526; è però migliore la descrizione del Sig. \V. Froehner " Le nome sur les monnaics D'Egyptc, pag. 15. „ Come si vede dall'impronta, alla destra di Ercole vi e una base con sopra un grifone, non bene distinto è vero; ma è chiaro che non rap- presenta né un busto, né un globo; potrebbe darsi che sia un altare acceso. Ercole sembra abbia sul capo un modio ripieno. N. 45 ARSINOITE. .... AIAN C€B r€PM AAKIK- Bu.sto paludato, corazzato e laureato di Traiano a destra. 1^ — APCINOeiTHC. Nel campo a sinistra LI a destra A (anno 14). II tipo di questa medaglia e simile a quello descritto da Miuiinet, supplemento N. 39, con la differenza che nel mio esemplare, il perso- naggio sta in piedi sopra un coccodrillo che va a sinistra. N. 48. .... AIA .... AA .... Testa laureata di Adriano a destra. 9 ~ • • ■ ■ INOITHC. Nel campo a sini.stra L a destra Z (anno 7). — Figura imberbe, in piedi a sinistra nuda dalla cintura 428 G. OATTAKl in su; ha nella destra una testa umana; nella sinistra la Marpa. N. 49 NIEMFITE. .... AOM .... Testa laureata di Domiziano a d. 9 — MCM* .... — Figura di donna in piedi a destra; il capo è coperto delle spoglie dell' avvoltoio, il braccio sinistro steso, e porta sulla mano qualche cosa che non si distingue; la destra pendente lungo il corpo, nella quale tiene uno scettro appoggiato all'avambraccio; accanto ad essa un bove rivolto a destra, con un disco tra le corna. N. 53 ELIOPOLITE. AYT KAI TRAI AAPIANC€B. Testa laureata di Adriano a destra. 1> — HAIOTT LIA. — Personaggio in piedi rivolto a sinistra, colla testa radiata; la destra stesa con sopra un bove; con la sinistra sostiene il manto, e tiene una frusta. N. 55- .... Testa di M. Aurelio a destra. 1^ — .... — Figura di donna a destra, la testa radiata; con la destra stesa tiene un bove in piedi rivolto a sinistra: nella sinistra tiene un piccolo scettro. N. 60 SETROITE. . . . . AN CEB rePM AAKIK. Testa laureata di Traiano a d. tj — .... €eP • . • . 6ITHC. Nel campo a destra IT (anno 13I. — Guerriero in piedi a sinistra; ha sulla testa un orna- mento che poco si distingue; forse lo Pscent; ha la destra appoggiata sopra una lunga asta, la mano sinistra posata sull'anca. N. 65 MENDESIANITE. .... PAIAN CEB TEPM A . . . . Busto paludato e laureato di Traiano a d. 9 — MEN .... AKH .... (sic). Nel campo a destra Llf (anno 13). — Figura virile in piedi a destra ; ha sulla MONETE DEI NÓMI, ECC. 429 testa due corna d'ariete e disco, la destra appoggiata sopra un'asta, la sinistra stesa con sopra una pecora. N. 66. . . . . AN r€PM .... Testa laureata di Traiano a destra. IJi — . . . . KHOC Nel campo a sinistra LI a destra B (anno 12I. — Personaggio barbuto in piedi a sinistra, la testa ri- volta a destra; ha sul capo due corna di ariete e disco; nudo dalla cintura in su; la destra stesa, con qualche cosa che non si distingue, la sinistra piegata e avvolta nel manto. N. 67. . . . . AN C€B .... Testa laureata di Traiano a d. tfi - . . . . M€N .... Nel campo a sinistra LIB (anno 12). — Personaggio in piedi a destra: porta sulla te.sta Corna e disco, nella sinistra stesa tiene ciualche cosa si- mile a una statua di donna: nella destra un piccolo scettro ; egli è nudo dalla cintura in su. N. 78 BUBASTITE. .... Testa laureata di Traiano a destra. 1^ — .... Nel campo a sinistra LI a destra f o E (anno 13 o 15). — Figura di giovane in piedi, a sinistra ; ha sulla testa la corona Atef; la destra stesa con sopra una gatta, seduta rivolta a destra, la sinistra appoggiata ad una lunga asta. N. 90 XOITE. .... TPAIAN CCB rePM AAKIK. Busto paludato e laureato di Traiano a d. 9 — IIOITHC NOMOC. Nel canijio a sinistra LI a destra B (anno 12). — Figura di donna in piedi a destra, la testa rivolta a sinistra, ha sul capo una piuma (?) o forse delle spighe di grano; la destra stesa con sopra qualche cosa che non si distingue; la sinistra pure stesa; (l'imper- fezione del conio farebbe vedere un pomoi; alla sua sinistra ai piedi, il davanti di una pecora rivolta a destra. 430 G. DATTARI N. 94 BUSIRITE .... AAP • ANTCON€INOC .... Testa laureata di Antonino a d. K — BOYCIPIT. Nel campo a sinistra L a destra H (anno 8). — Figura di donna in piedi di fronte, la testa a sinistra, vestita della stola; ha sulla testa due corna d'ariete, le piume e il disco; nella destra stesa tiene una capra; la sinistra appoggiata ad un'asta. N. 96 SEBENNITE superiore. .... TPAIAN C€B r€PM .... Testa laureata di Traiano a destra. 9' — C€B€N .... Nel campo a sinistra LI a destra E (anno 15). Il tipo è eguale a quello descritto dal Di S. Quintino " Descrizione delle medaglie dei nómi del R. Museo di Torino „ pag. 18. N. lOL SAITE. . . . . AN C£B rePM AAKIK. Testa laureata di Traiano a d. ^' — CA6THI. Nel campo a sinistra LI a destra A (anno 14). — Figura di donna in piedi di fronte, la testa rivolta a sinistra, ha sul capo un elmo; galeata e stolata; la destra posata sopra uno scudo accanto di essa; nella sinistra un piccolo scettro. N. 102. .... Testa laureata di Traiano a destra. P — CA€iTHC NOMOC. Nel campo sopra a sinistra LIB (anno 12). — Figura di donna in piedi a sinistra, galeata e stolata; ha sulla testa l'elmo, nella destra stesa tiene una civetta, la sinistra appoggiata ad un'asta. N. 106. M • AVPHAIOC .... Busto paludato di M. Aurelio a destra. CACHIHC NOMOC. Nel campo a sinistra L a destra H (anno 8). Il tipo è eguale a quello descritto per Antonino Pio, da Mionnet N. 141. N. ToB NAVCRATIS. .... C£B re ... . AAKIK. Testa laureata di Traiano a sinistra. P — . . . . AYKPATIC Nel campo a destra Llf (anno 13). Il tipo è eguale a quello descritto nel Tochon, png. 212. MONETE DFI NÓMI, KCC. 43I N. [09. AVT K T AIA AAP ANTG0N€INOC CEB. Testa laureata di Antonino a destra. 9 — NAVKPATIC Nel campo a sinistra L a destra H (anno 8t. — Figura di donna in piedi a sinistra ; ha sulla testa due piume con un disco, nella destra stesa, tiene un serpente eretto sulla coda rivolto a destra; con la sinistra tiene un piccolo scettro, e sorregge un lembo del suo manto. N. no DIOSPOLITE parva. AYT KAI TRAI AAPIA CCB. Testa laureata di Adriano a destra. ff ~ AIOTT K. A destra LIA (anno 1 1). - Figura virile in piedi di fronte; la testa a sinistra, e a <|uanto sembra è velata; porta sul capo un disco; la sinistra stesa con sopra una capra rivolta a di'stra; la destra appoggiata ad un'asta. N. 112 LETOPOLITE. . . . . AN C€B TE ... . It'sta laureata di Traiano a destra. . . . . €ITHC. Nel campo in alto a sinistra LI, a destra? (anno?). — Figura giovane in piedi a destra, ha sulla testa due corna di caprone e disco, veste un abito corto; la sinistra stesa con sopra un icneumone rivolto a destia; la destra appoggiata ad un" asta. N. 115 MENELAITE. AYT TPAIAN CCB r€PM AAKIK. Testa laureata di Traiano a destra. I? — ... . AA6ITHC. Nel camjio a destra ir (anno 13). - Solito tipo di Arpocrate ; la parte inferiore del corpo, della forma di coccodrillo, rivolta a sinistra ; davanti a lui una base inghirlandata con .sopra un vaso ; a destra un'altra base, pure con ghirlande, con sopra un monu- mento sormontato da serpentini. 56 432 G. DATTARI N. 122 MEMFI CITTÀ. Nilo seduto a sinistra; tiene nella destra una canna, nella sinistra una cornucopia ; sotto di lui un Ippopotamo andante a destra. Davanti a Nilo una donna che gli presenta una corona; dietro di e.ssa un serpente. !>> M€M«J)IC. — Donna a sinistra, sulla testa porta le corna e disco, nella destra tiene un serpente; con la sinistra trascina un bove che ha un disco tra le corna; nel campo sopra il bove un serpente. N. 123. Nilo seduto a sinistra sopra un Ippopotamo rivolto a destra : tiene nella destra una canna, nella sinistra ha una cornu- copia; dinanzi a lui una donna gli presenta una corona con la destra, e tiene due spighe di grano nella sinistra. Ij"' — MeM*IC. - Donna di faccia voltata a destra; ha sulla testa un disco, tiene neila destra un serpente, la sinistra posata sopra un bove che sta alla sua sinistra rivolto a destra, con un disco tra le corna. Tra il bove e la figura vi è un segno ? (che nella scrittura geroglifica si dice ANKH e rappresenta la vita); alla destra della donna ai suoi piedi un altare di forma egiziana. N. 124. M€M*IC. Donna in piedi di fronte (Ibis); sulla testa porta due corna e un disco; nella destra un serpente; posa la sinistra sopra un bove in piedi a sinistra, tra le corna del quale vi è un disco. Alla destra della donna, ai suoi piedi, un putto. Dietro il bove, un personaggio in piedi a sinistra (Ptà) che porta sulla testa un disco, ed ha una veste mummiforme; con le due mani tiene uno scettro. 1^' — Nilo seduto a sinistra sopra un Ippopotamo rivolto a destra; tiene nella sinistra una cornucopia, nella destra una canna; davanti a lui donna in piedi, (EV9HNIA L'Abbondanza) che presenta una corona a Nilo : sparsi nel campo della moneta, quattordici putti. MOiNETE DEI NÓMI, KCC. 433 N. [25. Il diritto, causa l'ossidazione, poco si distingue, ma sembra rappresentare il Nilo seduto. iji - NA9P. — Persona.iiyio in piedi' a sinistra ; la destra stesa con (jualche cosa che non si distingue; nella sinistra uno scettro. N. 126. Guerriero in piedi a destra; porta sulla testa lo Fscent, la destra appoggiata ad un'asta; nella sinistra il parazonium; davanti a lui un altro personaggio con la destra stesa; porta sulla testa due corna, e appoggia la destra sopra un'asta. IJ OAC capovolto V quasi all'esi ign AHT. sopra (OACAHTI. I-'ersonaggio ritto a sinistra, il m^dio sulla testa, la destra alzata con (|ual':lic cosa che non si distingue, un'asta nella sinisti'a ; davanti a lui una Slìnge e soi)ra di essa, come lossi io in distanza, due piramitli, di ditle- rente grandezza. Dietro il personaggio un altare di forma egiziana, acceso. N. Senza tipo. ^ " ?,uS X tOAC€IHCi scritto capovolto. Personaggio in piedi di trontc, togato, la destra alzata; da ambo le parti tre piccole persone. DI UN SINGOLARE CAVALLOTTO AL TIPO BHLLINZONESE Fig. 1. Fig. 2. Lo studio delle eontrafi'azioni monetali e fonte inesauribile di sorprese, e nello stesso tempo, costi- tuendo come un anello di congiunzione fra la Nu- mismatica dei diversi paesi, interessa un numero tanto 436 SOLONE AMBROSOLI più grande di studiosi e di raccoglitori, e li accomuna in ricerche alle quali in caso diverso sarebbero rimasti estranei ed indifferenti. Spero quindi che non riusciranno discare ai lettori italiani e stranieri della Rivista le poche pagine qui appresso, dedicate appunto a quest'ar- gomento. * « » Nel N. 1-2, Anno XV, 1893, del Bollettino Sto- rico della Svizzera Italiana che il nostro egregio collega Emilio Motta va pubblicando a Bcllinzona, procurai di richiamare l'attenzione dei numismatici svizzeri su di un singolare cavallotto, del quale qui riporto la descrizione. Diam. mm. 28. Peso gr. 3,25. Mistura. ,& — ■ NON • NOB — • DNE • SED • - NO • TV D • & • Nel campo, entro cerchio di perline, tre stemmi opposti intorno al centro segnato da un punto, e sormontati ciascuno dall'aquila bicipite coronata. tjf — S • MARTINVS • EP - IS - COPVS • Entro cerchio e. s., il santo, a cavallo, a d., in atto di tagliare il mantello per ricoprire il povero. (R. Gabinetto Numismatico di Brera in Milano). (Fig. 2). Questa moneta, come si vede, riproduce il tipo dei Róssler o cavallotti (Fig. i) coniati a Bellinzona dai tre Cantoni di Uri, Svitto ed Untervalden, sul DI l'N SINGOLARE CAVALLOTTO, ECC. 437 principio del Scc. XVI (0. Lo riproduce tanto ser- vilmente, che nessuno a prima vista potrebbe sospet- tare non trattarsi d'una moneta bellinzonese; e come moneta bellinzonese inedita tu descritta appunto dal Prof. BiondcUi in una sua memoria inserita nell'y^-- clìivio Slorico Lombardo (2). Senonchè. — (osservavo, — negli stemmi della moneta di Brera, la testa di toro del Cantone di Uri si vede sostituita da una maschera di leone, e la doppia chiave di Untervalden da due oggetti inde- terminati che ne imitano la forma. Questa circostanza, il titolo basso della moneta, l'assenza di ogni indizio dell'autorità per cui (jrdine od arbitrio fu coniata, mi convincevano facilmente che si trattasse di una delle innumerevoli contraffazioni onde era infestato il mer- cato monetario del Sec. XVI. E il motto : Non nohis, /huniiir, si'd uontitii Ino da gloriam, eh' è proprio dei I* ieschi e dei Ferrero- (i) AlTRL ( JKScph), Militarli iiiid Medailleu der Repuhliken, Stadie, Orlschaften, Cyntnasii'ii, etc. aiis deni Mil/e/itZ/rr iind der iieiiereii /.rit. Des liefrinms :ur M'iiizkuìide des Millelalters uiid der iieueren Zeit l'ierlen liandes swey/e /1/>//iei7ii>ii^. Wieu, 1829. — (A pag. 887, n. 3253). Wellenheim (Lcopold Welzl vi:i- uiid Medaitlen-Sammlun^, ctc. II. Band, I. Abtlicilung. Wien, 1844. (A png. 320, n. 6220). Motta (Emilio), Le origini della Zecca di Beìliitzo>ia (1503). — (In (iatgelta Numismatica, Anno V, n. 11, Como, 1885; — ■ a pag. 82-84). LiEBENAU (Theodor von) iind Sattler (Alb.), Die von Uri, Sc/iwyo und Unterivalden gemeinschnftlich gepriigttn Mvnzen. — (In Bullettit de la Société suisse de Numismatiqiie, VII'"<; Annte, n. 8 & q, Baie, 1888; — a pag. 98, 100 e 132-34, con litogr. alla tav. VI, n. 8). CoRAGGioNi (Leodcgar), M'hiagesc/iic/ite der Schweis. Luzern iiiul Clenf, 1896. — (A pag. 63 e 168, con fototipia alla tav. .XVI, n. 12). Tobler-Meyer (VVilhelni), lìifi \hiii:- und Medaillen-Sanimlung des llerrn Hans IVunderly-v.Muralt in Znric/ì. I. Abtheilung, II. Band. Zcirich, 1896. — (A pag. 13-14). (2) BioNDELLi (15crnardino), Bellimona e le sue monete edite ed inedite. - (In Ardi. Stor. Lomb., Anno VI, 1879; — a pag. 30, n. 16; vedi anche a pag. 34). 438 SOLONE AMI3ROSOI.I Fieschi (3), mi suggeriva spontanea l'idea che il nostro cavallotto uscisse dalle officine di Messcrano o di Crevacuore , famigerate ])er le loro contraffazioni altrettanto illecite quanto ingegnose, appunto anche di monete svizzere. Qui è necessaria una breve digressione. Domenico Promis, nella sua memoria sulla zecca di Montanaro, pubblica due testoni anonimi, col motto che ho citato (4), e li attribuisce al Cardin. Bonifacio Ferrerò. Il nostro cavallotto potrebbe fors' anco , adunque, essere stato coniato a Montanaro, poiché quel motto non sarebbe esclusivo alle zecche di Messerano e Crevacuore. Nò la supposizione riusci- rebbe inverosimile, perchè anche a Montanaro si contraffacevano monete , e precisamente eziandio monete svizzere *.^). Ma quei due testoni sono poi davvero di Mon- tanaro? mi sia lecito di dubitarne, o, piuttosto, di escluderlo. Il motivo principale per cui il Promis li attri- buisce a questa zecca è il leggervisi il nome di S. Benigno, attorno alla figura del santo nel rovescio; ma troppi esem[)i ci rimangono della disinvoltura con cui a que' tempi si scambiavano, e occorrendo s' in- ventavano anche di sana pianta, i nomi dei protettori sulle monete delle nostre piccole zecche dell'Alta (3) Promis (Domenico), Monete delle seeelte di Messerano e Creva- cuore dei Fieschi e dei Ferrerò. Torino, 1869. — (A pag. 49, 55, 57, 61- 62, 65, 71-73; e più brevemente: Xon iiobis, Domine, a pag. 54). (4) Promis (D.), Monete degli abati di S. Benigno di Fruttuaria. Torino, 1870. — (.-X pag. 17, con disegni alia tav. II, n. 18 e 19). (5) MoRKL Patio (.\rnold), Iniitalions 011 contrefa(oiis de la monnaie siiisse, fabriquées à l'ètranger aux lé'ine et iy<>' siccles. — (Estr. dallV/j- dicateur d'histoire et ifantiquités Siiisses, n. 4, Zurigo, 1862; — a pag. 5-6, con disegni alla tav. II, nn. 13 e 14). Promis (D.), Mon. degli ab. di S. Benigne di Frutt. - (.\ pag. 11, con dis. alla tav. I, n. 2; e a pag. 17-18, con disegni alla tav. II, nn. 21 e 22). DI UN SINGOLARE CAVALLOTTO, ECC. 439 Italia, perchè quel motivo abbia da pesar molto sulla bilancia. In realtà, invece, il busto che si vede su quei due testoni anonimi non è altro che il ritratto preciso di Lodovico II Fieschi, signore di tesserano e Cre- vacuorc; come chiunque può verificare confrontando quei testoni con quelli già pubblicati prima dal Promis stesso nella sua memoria su queste ultime due zecche i^', alle quali per conseguenza sono da attri- buire (7). E poiché quei due testoni sarebbero state le sole monete di Montanaro col motto: Non uobis, Domine, scd nomini tuo da gloriani ^^\ ne scaturisce 1' altra conseguenza che questo uKJtto rimane proprio ed esclusivo delle zecche di Messerano e Crevacuore, all'una o all'altra delle quali adunque (sino a prova contraria) mi sembra da assegnare il nostro cavallotto di tipo bellinzonese. Il mio appello del 1893, sulla novità o meno di questa ipotesi, essendo rimasto (eh' io mi sappia) infruttuoso, ritengo non ])rivo d'interesse il divulgare la moneta mediante la Rivista, rivolgendo di nuovo (6) Promis (D.), Mon. delle secche di Mess. e Crev. — (Alla tav. II, mi. 4 e 5). (7) K singolare che il Promis, — senza dubbio fuorviato dal pre- concetto che il nome di S. Benigno potesse fìj,'urare soltanto su monete di Montanaro, — non abbia (contrariamente all' evidenza) riconosciuto Lodovico II Fieschi nel ritratto, pur cosi parlante, dei due testoni anonimi, e si sia limitato a ritrovarvi " un busto d'uomo a capo scoperto, " senza barba e alquanto calvo „ (Moit. d. a/>. di S. Benigno, — a pag. 17), mentre egli stesso dice che quei testoni sono affatto simili a quelli di Lodovico II Fieschi di Messerano. È inammissibile poi che Bonifacio abbia usurpato il ritratto del contemporaneo e poco distante Lodovico Fieschi, mentre la moneta, quantunque anonima, avrebbe tradito immediatamente la provenienza col nome del santo protettore. (8) Ciò che fornirebbe già mi argomento per non attribuirle a quella zecci. 44° SOLONE AMBROSOLI agli egregi nostri colleghi svizzeri la preghiera d' istruirmi intorno ad essa. Mi si permetta ora di aggiungere qualche consi- derazione intorno ai vincoli (già notati da D. Promis) che uniscono la Numismatica bellinzonese, e quella svizzera in generale, alla Numismatica del Piemonte. La prima considerazione è questa. Vincenzo Promis aveva pubblicato un testone di Lodovico li Fieschi con S. Martino, ma ritenendolo una falsificazione antica, per vari motivi, fra i quali: 1° — perchè vi si legge LVDOVICVS FLISCVS LAVANIE tAiesseram) Oomes)^ mentre " Ludovico Fieschi " solo sulle sue monete sempre prende il titolo di " dominus eccetto che in un testone su cui s'intitola " Messeram Comes, ma non accennando alla signoria " su Lavagna che spettava a P. Luca „; 2" — perchè " vi leggiamo il nome di S. Martino " che mai trovasi sui pezzi lavorati nelle zecche di " Messerano e Crevacuore „ (9). Dirò anzi che appunto per queste considerazioni di V. Promis mi astenni dal registrare il nome di Messerano accanto a quello di S. Martino nell'elenco dei santi che compilai pel mio manualetto di Nu- mismatica. Ora però che il Conte Papadopoli, nel precedente fascicolo della Rivista ('«), ha pubblicato un altro (9) Monete di zecche italiane inedite o corrette. Torino, 1882. — (A pag. 298, con disegno alla tav. Ili, n. 33). (io) Monete italiane inedite della Raccolta Papadopoli. — (In Riv. II. di Niini., anno IX, i3>6; — a pag. 346). DI UN SINGOLARE CAVALLOTTO, F,CC. 44I testone di altro signore (l^icr Luca II), con leggenda regolare e coli' identico rc^vescio del S. Martino, non esiterei a comprendere quel santo fra quelli effigiati sulle monete di tesserano e Crevacuore, sia pure che, nel nostro caso, queste monete fossero conti-af- fazioni, eseguite, come sospetta il eh. senatore, " dagli " stessi appaltatori della zecca per rifarsi delle forti " somme pagate al signore „ "■•. Ad ogni mod(j è evidente che quel rovescio col S. Martino è identico al rovescio del testone coi tre stemmi disposti in linea (orizzontale e sormontati dall'aquila, battuto dai Tre Cantoin' a Bellinzona c^'. La seconda considerazicjne è fondata su di un fatto, minimo per sé stesso , ma che forse potrebbe condurre a conclusioni non prive d'importanza, quando fosse meglio studiato. Ognun sa che le leggende delle monete medio- evali e della Rinascenza sono quasi costantemente precedute da una crocetta. Questa può assumere divei'sc torme; sulle mo- nete milanesi ('-'i* è una croce più o meno ])Otenziata, cioè con le estremità a foggia di T "ti; su (juelle dei duchi di Savoia è una crcjce di S. Maurizio "5'; ecc. (11) Monete ilaliane medile della Racculln fapaiUtpoli. — (In Riw II. di Nunt , I. e; — a pag. 3^7). (12) Haller (Gottlicb Emamiol von), Schw(i:eri-:clier unii polnischer Gepriii^e, etc. II. Abbildungcn. Berlin, 1892. — (l'ototipia alla tav. XXVI, n. 782). CoRAOGiriNi, I. c. - (Fotot. alla tav. .\VI, n. 8). (13) Quando non e so,stitiiita dalla picccila biscia o da una testina di S. Ambrogio. (14) Cfr. le tavole dell'opera dei fratelli Cnkcciii, Le Monete di Milano. (15) Cfr. Promis (Dom.), Monete dei Rroli di Stivoia. Voi. II. To- rino, 1841. — (Alle tav. annesse). 442 SOLONE AMBROSOLI Ebbene: sulle monete dei marchesi di Saluzzo frequentemente . Una terza ed ultima considerazione vorrei fare, intorno al tanto discuss(j testone con l'epigrafe IN LIBERIATE SVMVS 1-^5). (23) CouAGClo^•I, np. rit. - (Alla tav. XVI, n. i i ). Rossi (L'iiibt-rtu , l>i nliuiic ìii'nule iiti-ditr di ISelliìi:i>ii<ì. — (In Bull. de la Soc. suisse di: Xuin. Il"'' Anni i-, n. 3, l-'ribours, 1883; — a pag. 37-38). Catalogo ili-llf iitniiflc coììipoiinili In roìlezioiie dtl March. Angelo Remedi. Milano, 1884. - (Klintipia illa tav. \'I, n. 2340). G.NKCciii, Le ìiioiirtf dei TnviiUin. — (.Alla tav. IV, n. 4). (24) LiKtiE.SAU uikI Sai II. ir, I. r. — (.\ pai;. 100). (25) Vkrgara (C'S.trc Aiitonin), Moin/,: del regno di Napoli. Roma, 1715. - (A pag. 127, e alla tav. X.\.\.\l, n. i). Reiciif-L, Die Kcic/ietsclie Sainnilnng in S/. Petershurg. Ncuntcr Theil. St. Petcrsb., 1843. — (A pag. 369, n. 2493). Fusco (Giuseppe .Maria I, /.*/ //(/(/ inedita moneta battuta in Roma tanno IS2S dall' imperatore Carlo V. Napoli, 1848. — (A pag. 15, e al n. 4 della tav. annessa). Catalogne des monnaies dit moyen àge, etc, composant la collection du prince Ale.xandre 'l'rouhetzkoy. Paris, 1860. Promis (D.), Monete della zecca di Desana. — (A pag. 26, in nota). MoREL Patio, Bellinzona. Teston anonyme frappé daiis celle localilé 444 SOLONE AMBROSOLI Il sig. Alberto Sattler, nella più volte citata illustrazione delle monete di Uri, Svitto ed Unter- valden, pur non negando peso agli argomenti che indussero Morel Fatio ad assegnare quella moneta a Bellinzona, osserva che tale attribuzione , se anche possibile , non è provata in modo assoluto. Il sig. Sattler accenna sopratutto alla mancanza di qualsiasi stemma, e alla singolarità del S. Pietro in luogo del S. Martino, unico ed esclusivo patrono che compaia sulle monete dei Tre Cantoni. La ras- somiglianza di questo testone con quello dai tre stemmi disposti in linea orizzontale e sormontati dal cavallo (26), — conchiude egli, — non vuol dir molto, se si rifletta quanto spesso i principotti dell' Italia Settentrionale imitavano tipi monetali stranieri (27). Queste parole, e l'ipotesi che implicitamente il sig. Sattler viene a porre innanzi con esse, sono degne della massima attenzione. par les cautoiis d'Uri, Scinvyls et Uiìderivald aii XVh siede. — (Estratto dalla Revite Nuviismatique, Nouvelle sèrie, tome XI. Paris, 1866). BioNDELLi, 1. e. — (A pag. 30, n. 14, e a pag. 34-36). Catalog einer Sainmhing itaHenisclier Mvnsen, etc. aiis dein Nach- lasse des Cav. Carlo Morbio in Mailand. Munchcn, 1882. — (A pag. 277- 78, mi. 3339 e 3340, e alla tav. Ili, n. 3340). Die Saiiunluvg W. B. Sedgwick-Bereiid/ : Deiilscìtc, ilatienische iiitd S'-hiveizer Milnseii uiid Medaillen. Frankfurt a. Maiii, 1887. — {.\ pag. 52, n- 333)- LiEBENAU und Sattler, 1. e. — (A pag. 101-2 e 125-26) Clerici (Carlo), // Ripostiglio di Gratasnglio. — (In Riv. II. di Num., Anno V, 1892, fase. I; — a pag. 157). CoRAGGioNi, op. cit. — (A pag. 124 e 178, con fototipie alla tav. XL, nn. 9 e io). Motta, Dociinieitti viscon'eo-sforsesclii per la storia della secca di Milano. Parte seconda: Periodo sforzesco. — (In Riz'. It. di Num., Anno IX, 1896, fase. II; — a pag. 250). (26) LiEBENAU und Sattler, 1. e. — (.\lla tav. VI, n. 3). (27) " Die Aehnlichkeit des Typus mit oben beschriebeneni Dicken " beweist nicht viel, wenn man bedenkt, wie oft die kleinen oberitalie- " nischen Fi'irsten fremde Mtinztypen nachaliniten „. — (In Bull, de la Soc. suisse de Num., septième annce, 1888; — a pag. 125-26). DI UN SINGOLARE CAVALLOTTO, ECC. 445 Infatti, la importantissima grida di Milano, del 1° marzo 1530, riferita dal Motta in questa stessa Rivista ^^\ dopo aver detto: " pare che molti mali- " voli et pocho amorevoli de la loro patria, et altri " de pessima sorte con loro malitia habino fabricato " uno novo ingano, cioè in bavere facto uno falso " bollo, con il quale hano bolato, et bolano li bianchi " novi maxime quelli bianchi sono fabricati in la " cecha de Crevacorc, appclati del cavaleto „, dà il bando ai detti bianclii, " c|uali hano da una parte " una aquila con lettere che dicono Lud. et p. lucas. " Jìis. lava. Co. M. l). et da laltra uno cavaleto con " suxo uno sancto con lettere che dicono Sanctus " Tlieonestus „ oppure " da una parte una acjuila con " le lettere soprascripte et da laltra uno santo in pede " che dicono medesimamente Sanctus Theonestus „, e dà il bando contemporaneamente ad altri bianchi, di cui tace la provenienza, ma de' quali dice che " hano da una parte la testa di S. Petro et da laltra " uno cavalo con uno putino nudi „. Ora, chi non riconosce in cjuesti ultimi bianchi il nostro testone IN LIBERIATE SVMVS, e in quegli altri i notissimi testoni di Lodovico 11 e Pier Luca II Fieschi, signori di Messerano e Crevacuore, pubbli- cati dal Promis? (29) E nell'interessante ripostiglio di Gratasoglio, descritto dall' Ing. Clerici (3"), trova vansi egualmente associati, fra altre monete, dei testoni contromarcati di Lodovico e Pier Luca Fieschi , e dei testoni IN LIBERIATE SVMVS, parimenti contromarcati. Lodovico e Pier Luca tennero in comune la (28) Motta, Documeii/i viscon/eo-s/orze.sc/ii, ecc. — (In Riv. II. di Num., Anno IX, 1896, fase. II; — a pag. 249-50). (29) Promis (D.), Monete delle zecche di Mess. e Crev. — (Alla tav. II, n. I e 2). (30) Clerici (Carlo), in Riv. It. di Nuni., I. e. 446 SOLONE AMBROSOI-I - DI UN SINGOLARE CAVALLOTTO, ECC. signoria dal 1521 al 1528; la grida che dà il bando ai testoni bollati o contromarcati è del 1530.... Non vi è qui un ravvicinamento che dà da pensare?... Tanto pili quando si osservi che Pier Luca, divenuto dal 1528 esclusivo signore di Crevacuore, vi fece poi battere testoni con un cavallo sciolto (o cavalcato da un uomo seminudo) i quali ricordano stranamente il rovescio dell'enigmatico testone IN LIBERIATE SVMVS '?'... E vero che in altra grida poco anteriore di Milano, del 31 gennaio 1530, si accenna al bando delle " m^onete nove fabricate in le ceche forastiere » e fra queste " ceche forastiere „ si enumera anche Bellinzona (30; ma nulla vieta che il bando si riferisca ad altre monete bellinzonesi le quali contraffacevano precisamente il tipo delle monete di Milano (32). Per conchiudcre (se mi è lecito di esprimere una mia opinione personale, quantunque non suf- fragata di prove) , io riterrei che il misterioso te- stone IN LIBERIATE SVMVS non sia stato battuto a Bellinzona, ma sia invece un' astutissima creazione della zecca di Crevacuore, sotto la signoria di Pier Luca Fieschi. Milauo. dicembre iHq6. Solone Ambrosoli. (31) Motta, Uociim. visc.-sforseschi, ecc. — (In Rii>. 11. di Nutn., Anno IX, 1896, fase. II; — a pag. 247). (32) Cfr. p. es. i nn. 13 e 17 della tav. XVI citi Coraggiom. Di un Ducato doro inedito di Leone X COXIAfO A BOLOGNA E DI ALTRO CONSIIVIILE DI MODENA Essendomisi lo scorso anno offerta occasione di acqui- stare per la Collezione numismatica del nostro Civico Museo un ducato di Leone X . col ritratto di esso Pontefice , coniato a Bologna , sconosciuto affatto finora , mi tenne alquanto perplesso lo scadente lavoro del ritratto, inferiore di non poco a quello dei giuli coniati nella nostra zecca, forniti essi pure della testa del Pontefice. D' altronde però la medesimezza e dirò anche 1' identità del rovescio di uno de' cinque ducati di Leone, parimenti coniati a Bologna, che si conservano nel nostro Medagliere, aventi nel diritto l'arme del Pontefice, mi tolse ogni perplessità e l'acquistai. Ecco la descrizione del ducato bolognese e dell" altro consimile di Modena, del quale avrò ad occuparmi poco appresso : Fig. 1. •)" LKO . .\ . PONTIKKX . M.wiMvs . Busto a sln., con testa nuda e piviale. lù BO.NO,Ni.\ . DoeET . Figura di s. Pietro stante di prospetto, con chiavi nella d. e libro chiuso nella sin. stretta al petto, fra due ar- mette, l'una della città, l'altra del Card. Giulio de' Medici, Legato di essa — mg. 3,300 (i). — (AV/ Mrciaglicre del Museo Civ. di Bologna). (i) Questo ducato, a confronto del susseguente, è un po' scarso e scemo cosi di diametro come di peso per essere stato tosato, come appare manilestamente, d' ogn' intorno. 58 448 LUIGI FRATI Fig. 2. Diritto uguale al precedente. r) . s. GEMINI . MVT . PONTI . Figura di s. Geminiano vestito pon- tificalmente, con tipo della città nella d. e pastorale nella sin.; ncll'esergo annetta del Card. Giulio de' Medici (2) — mg. 3,450. — (Xclla Raccolta di S. A. R. il Principe di Napoli). Sopravvenuta pochi mesi or sono la grata e solenne circostanza della visita a Bologna degli Augusti nostri Reali, per onorare di Loro presenza l'inaugurazione del monumento all'illustre nostro concittadino Marco Minghctti, e l'apertura deiristituto ortopedico Rizzoli, avendo io contezza del pecu- liare amore, che l'Altezza Reale del nostro Principe porta allo studio delle monete, per cui prende diletto a visitarne le raccolte nelle sue pellegrinazioni, mi diedi pensiero di far- gliene vedere parecchie delle piìi rare e rilevanti, che pos- siede il nostro Medagliere, e fra queste anche il ducato di Leone X sopra descritto. Fortunato possessore l'Augusto Principe di altro rarissimo ducato di Leone X col ritratto di lui, ma coniato a Modena, esso pure riprodotto più sopra, alla fig. 2, alla semplice ispezione del nostro dovette fuor di dubbio inferirne la stretta affinità, che esso avea col ducato modenese; perocché, fatto ritorno l'Altezza Sua alla reggia di Firenze, mi fece graziosamente spedir tosto i calchi di quattro monete assai rare, delle quali era corsa parola nel nostro colloquio, e fra questi i due del ducato di Leone coniato a Modena; probabilmente per render me pure certo di quanto (2) Esistono esemplari di questa moneta, ne' quali l' annetta del Cardinale è stata surrogata da quella del Pontefice; del qual cambia- mento si rileverà in appresso la cagione. DI UN DUCATO DI LEONE X CONIATO A BOLOGNA 449 l'Altezza Sua aveva di prima giunta avvisato. E di vero non appena ebbi sott'occhio i predetti due calchi potei constatare, che i diritti dei due ducati, se non impressi coi medesimo conio, erano stati però l'uno esemplato sull'altro. E qui cade in acconcio ricercare se il tipo originale del mentovato diritto sia quello di Bologna, ovvero !" altro di Modena. Contraria la prima supposi/ione la qualità del lavoro di esso conio, che non risponde a quello degli altri ritratti, come sopra è detto, che presentano i giuli di Eeone X. usciti dalla nostra zecca; mentre favorisce la seconda conghiettura la circostanza di essere stato il ducato modenese la prima moneta, come attesta il cronista Lancellotti (3', uscita della zecca di Modena sotto il dominio della Chiesa ; per cui era troppo naturale che siasi voluto in essa figurata l'effigie del nuovo Sovrano, conformemente ancora al tlucato deirinipe- ratore Massimiliano, al quale il Pontefice era succeduto nella signoria di Modena. Il ducato modenese, stando alla testimonianza del pre- detto Lancellotti (4*, uscì dalla zecca di Modena il 4 giugno del 15 [7, essendo maestro di zecca P)ersani Rataino da Cremona, cittadino modenese (5). Però osserva avvedutamente il cav. Crespellani i^), che questa coniatura dovette i-sscr fatta senza le solite disposizioni; posciachè lo zecchiere Rafaino si presentò ai Conservatori il 22 di detto mese per ottenere di essere riconfermato nel suo ufiìcio, affine di libe- rarsi dalle continue pressure, a cui non era tenuto, del Massaro dell'Arte degli orefici. Ad esso rispust^ro ch'era loro inten- dimento ch'egli continuasse nel suo ufficio di zecchiere, come fu stabilito dal sig. Governatore, e facesse perciò quanto (3) Vedi la nota seguente. (4) " E a di 4 ztigno (1517) fu principiato di balere ducati d'i>ro in Modena per M.° Kafaino dela Ceclia con la testa di papa Leon X et è la prima volta ch'el s'è batuto moneta da poi che dita Cita e sotto ci dominio della Giesa. „ {Moiiitìii. di Storia /ni/riti . ci/., pag. 211. (12) 1501. Die xxiij Jtilij. Veiiil Magister Ra/aiitus et obltilit se paratum erigere officinam cecile, duiiiiiiodo sibi proviticntiir de mansione ti sibi providealiir de slantpis primis, ctc. (Crespf.llani, Op. ci/., pag. 204I, e altrove: 1513. Die vij Jan. Veni/ M- Rafainus Magis/er Ceche erigende, et ohtulit se paratum elidere monetiis.... datis sibi pridie stampis, etc. {Op. cit., pag. 207). (13) Encicliipedia metodica delle belle NIATE DCRA.NTK IL DOGATO DI VKNE/.IA PASQUALE CICOGNA < 1585 -1595) Tra le addizioni delle medaglie, che si riferiscono a Ve- nezia, l'Armand ne reca una, coniata sotto il dogato di Pasquale Cicogna, il quale resse la Repubblica tra il 1585 e il 1595. Che gli esemplari di essa venuti sino a noi, sieno scarsi di numero, non credo: basti dire che nel Museo civico di Vicenza se ne conservano, non uno, ma cinque. K a pensare piuttosto che il dotto numismatico francese fosse cosi poco avventurato da non imbattersi che in quello, non pienamente perfetto, che si custodisce nella collezione fiorghese. E la imperfezione non istà nella logorazione degli emblemi, che s' accordano con quelli degli esemplari, ch'io tengo sott'occhio, ma della leggenda. Vi si desiderano cioè, nel diritto, le lettere — R • ETC • - e il — 3 — nel millesimo 1593, che l'Armand segna con altrettanti puntini (0. La leggenda, del resto, corre in- torno al leone alato, volto a sinistra, tenente nella branca destra la spada e posante co' piedi posteriori sul mare e con l'anteriore sulla terra, ed è la seguente: — PASCALE • CICONIA • DVGE • VENETIARVM • AN ■ DNI • 1593. - 11 nnescio reca scol- pita all' ingiro la leggenda: — FORI • IVLII • ITALIAE • CHRIS ■ FIDEI • PROPV&NACVLVM. — \'i si rappresenta interiormente alla leggenda una Croce con a piedi la cinta d'una fortezza. In mezzo alla cinta sta scolpito: — PALMA — e superior- mente alla Croce, in linea curva, la leggenda: — IN • HOC • SIGNOTVTA. — (1) .\kmanu, Les Méiiailleurs Itiilietts, Tom. MI, p;ig. 304. B. Paris, 1887. 460 BERNARDO MORSOLIN La medaglia si riferisce, non v' ha dubbio, alla fortezza di Palmanova sui confini orientali del Friuli, della quale decre- tavasi dal Senato l'erezione non nel 1592, come vorrebbe il Zanotto (2), ma nel 1593, secondo che risulta dal millesimo del diritto, e attesta anche il Cicogna (3). E la leggenda del ro- vescio ne fa palese, ov' esso fosse ignoto, lo scopo. La for- tezza erigevasi cioè come un propugnacolo contro le inva- sioni de' Turchi dalla frontiera orientale del Friuli, e col Friuli difendevansi per esso l' Italia e la Cristianità, minacciate, in onta alla fresca vittoria di Lepanto, dalla Mezzaluna. Ma della medaglia non è parola né nel Zanotto (4), che pure ricorda la costruzione della Cittadella, ne nel Cicogna che pur ac- cenna ad altre medaglie in onore di cittadini benemeriti, che ne sorvegliarono, o diressero i lavori (5). Non è facile dire chi fosse l'artefice della medaglia. La natura dell'impronta però e della leggenda trarrebbero, tutto il pili, a congetturare ch'essa uscisse da un qualche punzone della zecca di Venezia. E nella zecca potrebbesi ugualmente congetturare s'improntassero due altre medaglie, coniate, du- rante il principato dello stesso Cicogna, l'una commemorativa della Cattedrale di San Pietro a Castello, l'altra della costru- zione de' grandi Quartieri a Lido, ricordate entrambe dal Zanotto (6), e delle quali conservansi gli esemplari nel Museo Civico di Vicenza. La prima, della dimensione di millimetri (2) Zanotto, // Palazzo Ducale, voi. IV, pag. 284. Venezia, 1861. (3) Cicogna, Iscrizioni Veneziane, Tom. IV, pag. 1099. Venezia, 1853. (4) Zanotto, op. e Ice. cit. (5) Cicogna, Iscrizioni Veneziane, papin. (6) Zanotto, // Palazzo Ducale, voi. et loc. cit. MEUAGLU; COMMEMORATIVE, ECC. 461 quarant' uno, rappresenta nel diritto gli Apostoli Pietro e Paolo, separati dalla Croce papale. San Pietro, a sinistra, tiene nella destra le cliiavi e San Paolo nella manca la spada. Vi corre all'ingiro la leggenda: — TV • ES • PETR • ET • SVP • HANC • PETR • AEDIFICABO • ECCLE • MEAM. - Il rovescio reca la scritta: - AED • SACR • CASTELLANAM ■ lAMj^VETVSTATE • COLLABENTEM • LAVRENTII • PRIVLI • VEN • PATHAE • PIETAS • RESTITVIT • SVI • PATHVS • AN • IMI • CLEMENTE ■ Vili • P • M • PASC • CICONIA • D • M • D • XCIIII- La seconda d'uguale di- mensione, raffigura, nel diritto, una donna seduta, a destra, con una palma nella sinistra, in atto di posare con l'altra mano una corona reale sul capo del leone alato, prostratole a* piedi. Vi si legge all'intorno: - PAX • TIBI • MARCE ■ E • M. — ; e nell'esergo: — PRINCIPATVS • PASCALIS -CICONIA. — Il rovescio contiene la sola leggenda: — MILITVM • HOSPI- TALIA • IN • VRBIS • LITTORE GEORO' • &RAD' • NIC • SVRIA NVS • ET • CAROL' • CORNEL' MVNIENDIS OPPIDIS • STRVENDA • CVRARVNT • ANNO • DOMINI • 1592. Rrrnaroo Morsoi.in. SIGILLO DI RINALDO DEGLI SCROVEGNI -Kcoi.o xml Nella mia modesta raccolta di monete, medaglie, si- gilli, ecc. di Padova, possiedo un sigillo in bronzo di bellis- sima conservazione, di forma rotonda e del diametro di mm. 33, apprezzato da quanti lo videro, perchè ritenuto spettante a Rinaldo (ReginaldoI degli Scrovegni. Non è ora mia intenzione, per illustrare codesto sigillo, di fare la storia di si antica famiglia padovana, importante non solo per la storia dell'arte, si bene per quella politica della nostra città, che già da molti e abbastanza dilTusamente venne trattata; soltanto io intendo di toccare quei punti, che in qualsiasi modo possono gettar luce sul personaggio, al quale il sigillo apparteneva. Le origini di questa famiglia si perdono nel buio dei tempi. V ha chi le fa risalire ad un tal Rinaldo Pota di Scrova , il quale, semplice suonatore dapprima, sarebbesi quindi dato all'usura'", vile mestiere che trovò salde radici nella tanto corrotta società medievale. Secondo un codice anonimo del sec. XVII (^), gli Scro- vegni avrebbero tratta la loro origine da Bruzene (Brugine), paesello della provincia di Padova, ed il loro capostipite avrebbe esercitato il mestiere del maniscalco. Ambedue queste tradizioni, come chiaramente si vede, concordano nel dare un'origine molto umile a questa famiglia che, in breve lasso di tempo, divenne tanto potente da con- fi) (2) Vedi, nei Cenni Storici stille Famiglie di Padova e sui Mo- numenti dell'Università, il capitolo sugli Scrovegni di A. Dall'Acqua. 464 1-UIGI RIZZOLI cepire la speranza della Signoria di Padova, togliendola ai Principi da Carrara (3). Però il codice anonimo su citato è in errore, allorquando asserisce che questa famiglia fu ascritta fra i nobili soltanto nel 1420, mentre invece lo fu fin dal 1081 (4). Orbene, senza dilungarci nel fare delle vane conghiet- ture sulle origini molto incerte degli Scrovegni, sarà bene gettare lo sguardo sull'albero genealogico (5) di tale famiglia. In questo vedremo non pochi i nomi dei Rinaldi, dei Pietri, degli Ugolini, degli Enrici, e cosi via di seguito, come pur sempre ci è dato vedere in tutti gli alberi genealogici, cer- candosi da ogni famiglia, col facile mezzo dei nomi, di eternare la memoria degli avi, e delle loro virtù se ve ne ebbero. Lasciando da parte gli altri nomi, che a noi ora non in- teressano, quello di Rinaldo per ben tre volte ci si presenta. A quale di questi tre Rinaldi il sigillo in parola appartiene? La soluzione di questo problema è senza dubbio la parte più importante per l'illustrazione del sigillo. Grazie agli insegnamenti paleografici impartitimi dall' il lustre Prof. Andrea Gloria, nonché da mio zio Luigi Rizzoli; conservatore del Museo Bottacin, ho potuto con molta prò babilità stabilire l'epoca, alla quale il sigillo si deve riportare La trascrizione del sigillo è la seguente : nel mezzo vi ha la scrofa, che è l'arme degli Scrovegni; all'intorno: + SRAINALDI D6SCROVI6NIS Le lettere di questa iscrizione sono di una forma gotica, che sente del romano; ebbene tale forma nel mentre mi pare escluda che il sigillo possa appartenere al primo Ri- naldo, del quale non si sa assegnare un'epoca, ma che certo, per essere troppo antica, sarebbe paleograficamente in modo (3) Vedi La Cappella degli Scrovegni e l Arena di Padova di A. To- lomei. (4) Vedi, nei Cenni Storici sulle Famiglie di Padova e sui Monu- menti dell'Università, il capitolo sugli Scrovegni di A. Dall'Acqua. (5) Per tale albero mi sono servito di quello inserito nell'opera citata : Cenni Storici sulle Famiglie di Padova, fatto con la massima di- ligenza. SIGILLO DI RINALDO DEGLI SCROVEG.Nl 465 molto diverso da quello della suddetta iscrizione rappresen- tata, nega parimenti che detto sigillo spetti a quel Rinaldo, di cui si ha memoria nei primi decenni del 1300. Esso adunque apparterrebbe a quel Rinaldo che occupa, secondo l'ordine cronologico, il posto di mezzo fra i due suaccennati , ripor- tandosi al secolo XIII. Questo Rinaldo Scrovegno sarebbe stato il padre di quell'Enrico, che ebbe tanta parte nella storia della nostra città. Assai poco ci è dato conoscere intorno alla vita di Ri- naldo. Favorito dai tempi, in cui le industrie erano fiorentis- sime ed in special modo quella della lana, alla quale ogni sorta di privilegii venivano accordati, esercitò avidamente il mestiere dell'usuraio. Ricchissimo sposò Capellina de' Mala- capelli, della nobilissima famiglia di \'icenza. Innalzò un for- tissimo castello a Trambacche, ove pure costruì un ospitale (6). Il sommo poeta Fiorentino, al canto X\'I1 dell' Inferno, là dove parla degli usurai, non dubita di porre il nostro Ri- naldo tra quella numerosa famiglia di peccatori ; egli ce lu fa conoscere, descrivendo, in modo assai preciso, l'arme della sua famiglia, con i versi seguenti : « Ed un, che d'una scrofa azzurra e grossa Segnato avea lo suo sacchetto bianco (7), Anzi a proposito di questi versi, sta bene che io riporti ciò che ne disse uno dei |)iii antichi esegeti di Dante, Ben- venuto di Gran Compagno da Imola, il c|uale così si esprime: (6) Vedi Croiinclie delle Fiimii;lie di Padova, cnii s/riimii a colori di Gio. Batt. PVizicr. .\Is. del scc. XVII esistente nel Museo Civico — B. P. 1232. (7) Degli Scrovegni, Dante, oltre a Rinaldo, avrebbe conosciuto, siccome sostengono molti tra i suoi commentatori, ancbe Pierina figlia di Ugolino. Questa Pierina, celebre umanista, sarebbe andata sposa prima a Marino de' Macaruflì, poi, secondo Bernardino Scardeone, ca- nonico padovano e scritttore del scc. XVI, ad un giovane dei Forzate. Detti Commentatori deducono la loro asserzione dalla canzone della yUa Nuova, che comincia : " Amor, tu vedi ben, che questa du:in.i La tua virtù non cura in alcun tempo, Chr suol dell'altre belle far.si donn.-i. „ 466 LUIGI RIZZOLI " .... et iste fuit quidam Miles Paduanus, qui vocatus est Dominus Raynaldus de Scrovignis, vir ditissimus in ini- mensum. Scrovigni autem portant Porcam azurram in campo albo, et inde denominati sunt (8). „ Ognuno sa quanto largo piede avesse preso l'usura nella società medievale e quanti altri mali a questo si fossero ag- giunti. Ma se di grandi vizi fu ricco il medio-evo, non dob- biamo disconoscere che anche grandi virtù in esso rifulsero, anzi che grandi virtù quasi naturalmante fecero seguito al lento ma continuo progredire del vizio. L'usura del nostro Rinaldo, tanto funesta alle condizioni economiche e morali del suo tempo, tornò all'incontro utile dal punto di vista che fu causa inconscia ma determinante della costruzione di quella chiesetta, che tanto è ammirata per gli splendidi affreschi di Giotto e della sua scuola, di cui sono tappezzate le interne sue pareti, nonché per il monu- mento di Enrico Scrovegno, opera diligentemente condotta da Niccolò da Pisa (9X Con ciò intendo di parlare della ben nota Cappella degli Scrovegni, situata entro l'area dell'an- tica Arena di Padova. Cotesto prezioso monumento, che tanto illustra la nostra Città, fu costrutto da Enrico figlio di Rinaldo nell'anno 1303, e per espiare le colpe paterne, e per rendersi benevolo il popolo, il quale a ragione odiava quella famiglia, che solo dagli illeciti guadagni avea tratta l'origine della sua potenza. Questa chiesetta da Enrico venne intitolata dalla Carità, quasi a ricordare quella virtù, che suo padre mai non conobbe. Le poche notizie su Rinaldo, che brevemente ho ripor- tate, rappresentano tutto ciò che io ho potuto desumere dagli scritti più accreditati e in gran parte documentati, ri- ferentisi alla famiglia degli Scrovegni; ben più larghi di no- tizie essi sono intorno ad Enrico, il quale finì la sua vita in Venezia, essendo stato bandito da Padova da Marsilio da Carrara, al quale era venuta in sospetto la potenza degh (8) Vedi Domenico Maria Man.m, Osservazioni hloriche sopra i Sigiili Antichi de' secoli bassi, Tomo XIV — Sigillo XI. (9) Vedi La Cappella degli Scrovigni e l'Arena di Padova, di A. Tolomei. SIGILLO DI RINALDO DEGLI SCKOVEGNI 467 Scrovegni, uniti in forte alleanza cogli Estensi e colla Sere- nissima Repubblica. Le sue ceneri, trasportate a Padova, fu- rono deposte ove giaciono tuttora nel monumento, di cui poco prima ho fatto menzione. (i°) LuK.i Rizzoli Ji'moke. (io) Altri due sigilli, oltre a q'.icllo testò illustrato, si conuscono spet- lanti alla famiglia degli Scrovegni. L'no, che nello scorso secolo faceva parte della collezione del Sig. Giovanni Co : De-Lazara, ora si trova nel Museo Civico di Verona. Questo sigillo in bronzo, di forma Glittica forma caratteristica dei sigilli ecclesiastici, ha nel mezzo la solita scrofa arine degli Scrovegni ed all'intorno la seguente iscrizione: t - s - I'etri SCROVIG.M • c.\.N ■ I'advaÌ. Consultata la Sirie Croiio/oi; ico- Is/nriccl dei Cd tionici (li Padova del Marchese Orologio, ho trovato due Pietri Scro vegni Canonici, ma l'uno del secolo XllI, l'altro del secolo XIV. Ora per il tipo delle lettere, tipo proprio del secolo XIV, si deve ritenere che il sigillo appartenesse al secondo Pietro, il quale, per il ducu- mento Gennari, ricordato nell' opera citata, sarebbe stato canonici) fin dal 1369, li 4 novembre. L'altro sigillo, che si conosce, e quello che va sotto il numero XI tomo XIV, nelle Osservazioni Isloriclie sopra t SÌ!^i/ìi de' secoli bassi d Domenico Maria Manni. .Nel passato secolo era posseduto dal Cav. Gac tano Antinori ; ora, come io credo, deve trovarsi nella collezione dei sigilli medioevali del Museo Nazionale di Firenze. L' inscrizione circo lare, che è questa; t ^igillv.m • i'ktki - scruvign, e formata di lettere ap partenenti paleograficamente al scc. XI\'. Orbene, nel mentre possiamo escludere scientificamente per la forma delle lettere che il sigillo spettasse a quel Pietro Scrovigno, Giudice del Collegio nel 1275 e marito di tiiacomina de' l'altanieri, e a maggior ragione anche per la forma stessa del sigillo, che ò rotondo, a quel Pietro Canonico, morto nel 1276, ci troviamo di fronte ad una grave difficoltà nello stabilire a quale dei due Pietri, vissuti nel secolo XIV, il sigillo avesse appartenuto. Con qualche probabilità si potrà, condividendo l'opinione del Manni, riportarlo a quel Pietro Capitano dei Carraresi, che fu figlio di Ugolino, Podestà di Belluno. OPERE NUMISMATICHE DI CARLO KUNZ. OPERE NUMISMATICHE IH CARLO KUNZ Avvertimento. Le opere nuinisinaticlic di Carhì Kunz, assai pregevoli e jjer la quantità di nuove moneti' italiane che illustrano e per K' inti'rrs-anti iKjti/ie ehe le acecjiiipagnano, \-icler(j la luce dal 1864 al 1882, parte in fascicoli sei)arati e parte inseriti in Peiiodici vaiii, quali la Nii'is'd della i\nìiiisì)iatica antica e iiiodcnia (li Asti, il Periodica di Niiiiiisiìiatica e S/)-a^islica di Firenze, Wlrclicoi^rafo triestino, il Bullettiiio di Nn- ììiistnatica italiana di l-"irenze ed altri. Tutti questi lavori, tirati a pochi esemplari, s(jno ormai divenuti rarissimi, e alcuni di essi all'atto ii'reperibili, tanto che pochissime biblioteche pubbliche e private possono vantarsi di possederne la >erie com[)leta. Nell'intento di riuscire utili ai^ii studiosi ed ai i"accoglitori, abbiamo quindi creduto opportuno di raccogliere ciucile oi^erette e ripubblicarle riunite in questa Rivista, in ordine cronr:)logico, coi loro disegni e le loro tavole riprodotte dagli eccellenti disegni originali, eseguiti dallo stess(; Kunz, e riteniamo che i nostri lettori ce ne sapranno grado ^^K (i) In questa ristampa ci limitiamo a pubblicare le sole operette d'indole strettamente nuiuistnalica, lasciando da parte quelle che trat- tano di archrolo;;ia in genere o di sfr.igistica. 472 Per questa ristampa era necessaria l' autorizza- zione del eh. prof. Alberto Puschi , direttore del Museo civico di Antichità di Trieste e dell' Are heogr a/o triestino. Egli non solo ci accordava il chiesto con- senso, ma ci usava la somma cortesia di procurarci alcune di quelle operette che mancavano alle nostre biblioteche. Ci sentiamo perciò in dovere di rendere pubblicamente all'egregio Signore le nostre più vive La Direzione. JACOPO III MANDELLI CONTE DI MACCAGNO E LE SUE MONETE (0 Sull'estremo limite occidentale della l.ombardia, presso al confine della Svizzera, alle sponde del Iago Verbano giu- stamente anche denominato Lago Maggiore, il quale riflette nelle limpide sue onde le incantevoli bellezze del suolo di Italia non meno che i selvaggi orrori delle Alpi elvetiche, giace il distretto di Maccagno, composto di due villaggi omonimi distinti coi titoli di Supcriore ed lufiriorc. Capo- luogo n' è il primo, il quale viene anche variamente denomi- nato Maccagno di sotto, Alaccagno Imperiale e Corte regole. Quest' ultima denominazione venne a (|uella terra dal Primo Ottone imperatore il ((uale, tornando nell'anno 962 da Roma, dove erasi recato ad assumere la corona imperiale, e tenendo assediata nell'isola di San Giulio, sul lago d'Orta, Villa, donna crudele, moglie di Berengario II, prendea stanza in Maccagno colla sua Corte, trattandovi i negozii di pace e di guerra, ed onoravalo con cjuel titolo di Corte regale, concedendolo in feudo, al dire del Morigia C-^), siccome Contea, a Tazio e Rubaconte fratelli Mandelli ed ai loro discendenti in ricompensa dei molti servigi da essi a lui ed ai suoi figli prestati. Antichissima certamente e distinta tra le famiglie milanesi era quella dei Mandelli, poiché già nell' anno 375 il santo arcivescovo Ambrogio accordava ad essa l'onore della difesa (i) Questo lavoro fu pubblicato nella Rivisla della iiumismalica antica e iiiodcrna di Asti (Anno 1864, voi. I, pag. 1.(7-157, tav. IV, n. 1-5) (Nota della Direzione). (2) //(j/or/rt delle nobUt et degne qualilà del Lago Maggiore. Milano, 1603, pag. 214. 474 CARIO KU.N'Z della porta di Giano bifronte. Che se durante le dominazioni dei re Goti, Franchi e Longobardi ne rimangono interrotte le memorie dei Mandelli, risorgono queste più sicure e con- tinue dopo i privilegi ad essi accordati da Ottone, e dagli imperatori Enrico IV, Federico I, Carlo V, Rodolfo II, con- fermati (3). Grande fu il numero degli uomini distinti usciti di questa famiglia, e molti ne ricorda la storia fra i più famosi nelle armi e nella politica. Ma poiché più che le arti guerresche e diplomatiche noi ammiriamo quelle della pace, godiamo ricordare Rubaconte II Mandelli, il quale, essendo pretore di Firenze nel 1236, pose la prima pietra del ponte che già da lui prese il nome, ed ora è meglio conosciuto con quello di Ponte alle Grazie, costrutto sul disegno dell'architetto Lapo, e Giovanni Mandelli, governatore di Pavia nel 1351, al quale quella città deve la costruzione del ponte sul Ti- cino, come attestano l'iscrizione e l'arme Mandella che tut- tora lo adornano. Fra i monumenti che ricorderanno ai lontani questa nobile Casa accenneremo ancora al palazzo che ne porta il nome nella città di Piacenza, mole sontuosa come poche, sebbene non scevra dai vizii architettonici dell'epoca in cui fu innalzata. Oltre al feudo del borgo di Maccagno furono ai Man- delli da varii dominatori concessi quelli del borgo di Mandello e delle terre e castelli di Fornovo, Mozzanica. Villanterio, Gudo, Atebiago, Pioverà, Rivellino, Piceto, Pavone, e di altre ville annesse a queste terre e castelli. Scrissero di questa dinastia Morigia (+), Gandolfini fs), Crescenzi (6), Vagliano (?), Tettoni e Saladini (8), ed altri. (3) Morigia, loc. cit. (4) Oltre nell'opera già citata, nella Storia di Milano. Milano, 1592, e nella Nobiltà di Milano. Milano 1595. (5) Compendio dcll'orij^ine anticliità et dignità deirUlustrissiiiia casa Mandelli. Milano, 1614. (6) Corona della nobiltà d' Italia, ovvero Compendio dell'istorie delle famiglie illustri. Bologna 1639-42. (7) Le rive del Inerbano. Milano 1710. (8) Teatro Araldico. Lodi, 1841-48. JACOPO HI MANDKLLl CONTE DI MACXAG.NO, ECC 475 Il borgo di Maccagno, feudo principale dei Mandelli, ebbe l'onore della zecca. Di tale privilegio fu insignito il Conte Jacopo III Mandelli, nato nel 1582 di Tazio Mandelli e Lucrezia Beolca, dall'imperatore Ferdinando II, il quale per importanti servigi a lui prestati, nominavalo inoltre ciam- bellano e vicario imperiale. Col diploma 16 luglio 1622, dato da Presburgo, ([uesto imperatore concedevagli per sé e suoi discendenti la faculta di battere moneta: " Oftìcinam " monetariam fabricandi et e.xtruendi cudendique sive cudi * faciendi monetam aiu-eam et argenteam, et aeream cuius- " cumque generis et x'aloi'is , armoriun suorum insiniis et " nominis ac cogni^minis inscriptione signatam , 19). Tale facoltà della quale, come \edremo dalle monete, quel conte non indugio di ajìprotittare, venne poi confermata ai successori di lui dagli imperatori I'"erdinando III e Leo- poldo I, ma sembra ch'egli soltanto n'abbia fatto uso. Mori questo conte nell' anno 1645 • "-'^l '' feudo di Maccagno restò in possesso dei Mandelli tino al io dicembre dell'anno 1692, in cui il conte Ciambatti.^ta Mandelli lo vendette al conte Carlo \'I Borromeo di Kenato. Portavano i Mandelli per arme di rosso con tre leopardi d'oro. Bartolomeo Cassaneo ('») afferma che tale arme, ana- loga a quella della recale Casa d' Inghilterra, fosse stata ad essi concessa da Odoardo 111 e confermata da Riccardo II. Per ciò che riguarda le monete della zecca di Maccagno troviamo le più antiche notizie di esse in una tariffa d'iVn versa dell'anno 1633 ";. la (piale riporta tre zecchini del conte Mandelli, colla falsa denominazione di fwfini d'oro della Mirandola (12;. (9) Noi pubblichiamo Sdlt.anto l.i parte dei l'ipliniia clic rij;aarda alla concessione della moneta, sperando che l' intiero documento verrà presto fatto di pubblica ragione dal chiarissimo prof. cav. Tcttoni in un'opera ch'egli tiene in pmnto per la stampa. K gli porgiamo pub- bliche grazie della gentile comunicazione che volle farcene per mezzo del cav. Maggiora N'ergano. (10) Catahiiius fiorine tmindi. Vcnctiis, 1569. (11) Ordoiiiiaitcte ende Iiis/nic/ic ; yiir de l 'i\s.<:e/aers, ossia: Decrcli ed islniziniii f>er i cainliiaiìioiiclc. (12) Vedansi più avanti n. 6, 8 e y. 476 CARLO KUNZ In un bando di Milano dell' 8 Gennaio 1637, trovansi nominate doppie da due e doppie semplici, diicntoni, mezzi dìicatoni e quarti di ducatoni, angari e ducati d' oro di Maccagno. Nel catalogo figurato delle monete d' oro del gabinetto imperiale ('3) osservansi due ongari di questa zecca (m) ed un ducatene in quello delle monete d'argento dello stesso gabinetto (15). A Guid' Antonio Zanetti ricorreva probabilmente alla mente la prima di queste opere allorché, scrivendo degli ongari o bragoni battuti nelle zecche d'Italia, notava come anche nella zecca di Maccagno si fosse fabbricata tale sorta di moneta, ma la promessa di trattarne in una delle susse- guenti dissertazioni rimase sgraziatamente inadempiuta ('é). Il Carli ch'ebbe sott' occhio il privilegio, col quale l'im- peratore P'erdinando II accordava il diritto della zecca al conte Jacopo III Mandelli, omise di riportarlo ('/). A compiere le promesse del Zanetti di una continuazione alle illustrazioni delle zecche d'Italia, attendeva alacremente Giorgio Viani, ma egli pure ne fu impedito da troppo sol- lecita morte. L' abate Sebastiano Ciampi, il quale dettò le notizie della vita letteraria del Viani ('8)^ rilevò fra i ma- noscritti da questo lasciati, esservene stato uno che illustrava alcune monete di Maccagno. In tempo a noi più vicino l'illustre commendatore barone di Koehne contribuì più che altri a divulgare la conoscenza dei prodotti di questa zecca, pubblicando in un so! tratto tre auree monete di essa, che serbavansi nella ricca raccolta del defunto barone Reichel di Pietroburgo ('9). Che se due (13) Monnaies cu or tjiii coììiposcnt une dcs diffcreittes partics dn Ca- binet de S. il/, i Eiupercur. Vienne, 1759, pag. 259. (14) Vedansi i nutn. 304. (15) Catalogne dcs monnaies eìi argent qni coìiiposcnt ime des diffc- rentcs parties dit Cabinet Imperiai. Nouvelle éditon. Vienne, 1769, pag. 468. (16) Nuova Raccolta delle monete e secche d'Italia. Tomo III, pag. 44. (17) Opere. Edizione di Milano, tomo III, pag. 183. (18) Firenze, 1817. (19) Mcmoires de la Socictc Imperiale d'Archeologie de Saint- Pctcrs- bourg. Voi. IV, 1850. JACOPO III .MANDKLLl CONTE UI MACCAGNO, ECC. 477 di esse erano molto prima comparse nella ricordata tariffa fiamminga, ciò non iscema a lui il merito, poiché opere di quella fatta sono di consueto rarissime e note a pochi. Il chiarissimo R. Chalon nella Rivista iiuììiisiiiatica bclsn, periodico del quale egli è il più solerte collaboratore, poneva in luce altro ducato appartenente alla sua raccolta (20). Né andò guari che il distinto nummografo Morel-P'atio divulgò nuovo e singolare tipo di moneta di basso argento fatta coniare dal Mandelli ad imitazione dei batzoi di Lucerna, in una interessante Memoria che comprende altre strane contraffazioni di monete estere uscite da zecche italiane (21). Finalmente, a chiudere la serie delle monete fino ad ora scoperte e pubblicate di Maccagno, ecco il già lodato commendatore di Koehne palesarci altro ongaro, diverso dai precedenti, nel nuovo giornale di Numismatica e Sfragistica da lui fondato (22). Per tale modo le scoperte dei monumenti di questa ef- fimera ma importante zecca italiana seguironsi rapidamente, come in ordine di cose più sublime avvenne dei corpi celesti, dagli astronomi denominati asteroidi planetari!. F2 poiché la numismatica dell' Italia è un campo non meno ubertoso di quello delle felici sue campagne, portiamo fede che le scoperte nella zona cui alludiamo non saranno per anco al termine, e ci lusinghiamo inoltre che questo rapido cenno indurrà i cultori della scienza ed i possessori di monete di questa zecca a farle di pubblica ragione. Sia intanto a noi concesso di giovarci di questo periodico, al quale auguriamo le piii prospere sorti, per porgere notizia di qualche altra moneta di essa zecca, aggiungendo a modo di riassunto la descrizione di tutte quelle per lo innanzi illustrate. (20) Revue de la niimismati/jiie belge. Ili Serie, tome IV, 1860 pag. 256. (ar) liuiicateiir iCliistnire et d'antiqitités snisses. N. I, 1862. K nuova- mente con lezione più integra, nella stessa memoria stampata a parte. (22) Berliner Bliitter /tir Afihiz-Siegel-uiid IVappenkurule. T. I, 1863, pag- 53- 478 CARLO KUNZ SKRIE DELLE MONETE DI MACCAGNO. 1. — Doppia da due. D. — lACOBVs . MAXDELLVs . c . M . Busto amato a destra e sotto di esso: 1625. R. — SACRIQVE . ROM . IMPERI! . vic . V . Sciido coroiiato, partito perpendicolare ed interzato per fascia, i e 6 con una torre, 2 e 5 con un leone, 364 con un biscione ; il tutto tramezzato da un palo diviso, nel primo punto del quale i tre leopardi dei Mandelli e nel secondo un' aquila con un capo caricato da un palo con tre bisanti. Questa moneta che non ebbi il piacere di vedere in alcuna delle raccolte che esaminai, mi venne detto essere così raffigurata nei manoscritti del \'iani, colla indicazione che sia stata posseduta nel principio di questo secolo dal conte Tazio Mandelli di Piacenza. 2. — Doppia semplice. Nominata nel bando di Milano dell'otto gennaio 1637, dovrebbe essere simile alla dojìpia da due. 3. — Oìigaro. D. — lAC . TA . MAN . FI . IN . MAC . RE . C . COM . (iACo/)!IS TAtH MAsdcHi Yilìus IN MAcIuifieo REgalis Curia; comm). Figura ritta del Conte in completa armatura, stringente colla destra il bastone di co- mando e tenente la sinistra appoggiata all'elsa della spada. R. — vicAR . picRPET . SACRio . ROM . iMp . Scucio ovalc ornato di cartocci, tripartito retto e perpendicolare di nove punti, i, 3, 769 giglio, 2 e 8 tre bisanti, 466 due aquile una sopra l'altra, 5 leone saliente. Inferiormente piccola armetta, proba- bilmente marca dello zecchiere. Conservasi nel gabinetto imperiale di Vienna e vedesi raffigurato nel catalogo delle monete d'oro di esso a pa- gina 257. I differenti punti di tale arma alludono forse ai feudi posseduti dai Mandelli, od a parentele ? 4. — Oiigaro. D. — ONG . lAC . MAN . CO . MAC . c . R . Figura armata del Conte, che regge colla destra una alabarda, appoggia la sinistra sovra JAC01>0 III MANDELLl CONTE DI MACCAGNO, ECC. 479 l'impugnatura della spada, ed ha fra i piedi un piccolo grifo, al certo impresa del coniatore. R. — SACRiQVE . ROM . iMp . vic . PEKPEf . Enuo UMD scudo fra- Stagliato tre leoni leopardati in iscambio dei tre leopardi che compongono l'arnie Mandella, errore o capriccio del coniatore. Lo scudo è sormontato dalla corona comitale e dall'anno 1622. Nel detto gabinetto imperiale e pubblicato nel catalogo di esso come nel precedente. 5. — Ongaro. D. — ONG . \.\c . MANI? . co . MAC . c . R . Figura armata come in quello che precede, con alabarda li'altra forma e senza il pic- colo grifo. R. — Il rovescio ne è pure simile, colla sola differenza della parola per invece di i'ehi'KT. E uno dei tre recati dal Koehne nelle Mriiioric acca- demiche di Pietrubiirgo. 6. — Ongaro. D. — MO . NC^ . AV . lAC . MAND . C . M . C . R . V . I . F . Scudo Coi tre leoni, coronato e sormontato dall'anno 1622, come nel ro- vescio dei due precedenti. R. — s . sTEi'iiAN . PKor . MACH . Il salito StefaiH) genuflesso di faccia colle braccia iirotese. Comparso da prima nella tarifla d'Anversa, indi con più giusta attribuzione nella lodata dissertazione del comm. de Koehne. Stimiamo essere pura innavvertenza la lettera finale del dritto F • invece di P • 7. — Ongaro. I). — MON . AVR — lAC . MAN — C . MAC . 1 . C . R — S . R . I . V . P (MO- seta . AVRta . lACobi . MASr/rlli . omiitis . y\.\clia>ici . wfcrioris . cuna' . Rfgali.^ . ^acriqite . noinaiii . \mpcrii . vicaria^! . vcr- pettius], in quattro righe, entro un quadrato incorniciato da frastagli. R. — CON . s . n . GENir . s\v . n . tvvm . pkrr . La V'ergine assisa col figlio fra le braccia. Imitante nei suoi due lati i tipi notissimi dell'Olanda e dell'Ungheria, fu pubblicato questo ongaro dal eh. de Koehne nel periodico numismatico di lierlino. La leggenda del ro- vescio, che per la strana forma lasciò il Koehne incerto del 480 CAULO KUNZ SUO significato, e forse appariva tale per mancanze o rad- doppiature prodotte dal conio, potrebbe per avventura si- gnificare: cosserva sanc/a Dei GE^nn'x sub tvvm VR^sidium. 8. — Zecchino ducato d'oro. I). — MON . N . AV . lAC . R . e . MAC . COM . lA . g . R . I . F . I . 15usto ammantato del conte a destra. In principio della leg- genda piccolo grifo. R. — FERDi . II . ROMA . iMPE . SEM . AVO . Aquila bicipite coronata con una croce nascente fra le due teste. Al pari del n. 6. vedesi nella tariffa fiamminga ed è uno dei tre che il Koehne chiariva nelle Memorie accade- miche di Pietroburgo. 9. — Zecchino. D. — MO . NO . AV . lAC .R.C. MAC . CO.M . TA . Q . M . F . BuStO come nel precedente e nel giro lo stesso piccolo grifo. Le ul- time abbreviature di questa leggenda ci porgono la vera le- zione ili quello, che forse non era di perfetta conservazione, e permettono la interpretazione : Monda NOi'a Avrea lACobi Re- galis curia; MAchaiwi comcs ta//'/' Quondam uandelli rilitis. R. — Il rovescio offre il globo imperiale crocifero entro un fregio gotico formato da tre semicerchi e tre angoli sporgenti, e nel giro, preceduta da altro piccolo grifo, la leggenda : ferdi . 11 . ROMA . IMPERA . SEM . AVG . (TaV. Vili, N. l). Esiste presso di me, e vedesi raffigurato nella più volte nominata tariffa d'Anversa colla falsa attribuzione a Mi- randola. 10. — Zecchino. MONE . AVRE . co . I.N . MA . (MONE/rt AVRErt COVtitis IN MAchattCo). 1622. 1 tre leoni leopardati entro uno scudo rifondato, sormon- tato da elmo chiuso di fronte, coronato con leone nascente per cimiero e lambrechini. 11 rovescio eguale in tutto al precedente. Ce lo fece conoscere il eh. Chalon nella Rivista belga. 11. — Zecchino. D. — MG . N . A . lAC .R.C. MAC . c . T . g . M . F . Santo togato, stante, nel quale crediamo ravvisare S. Iacopo, patrono nomi- nale dei nostro conte, colla destra appoggiata ad uno scudo portante i tre leoni leopardati, e sott'esso : 1622. R. — Il rovescio è in ogni parte uguale a quello del n. 8, col- JACOPO MI MANDELLI CONTE DI MACCAGNO, ECC. 481 l'aquila imperiale ed i titoli dell'imperatore Ferdinando II. La croce sorgente fra le teste dell'aquila apparisce doppia e pa- triarcale. (Tav. Vili, N. 2). Già pres.so di me, serba.si ora nel patrio mu.seo di Brescia, nella cospicua raccolta legatagli dall'ottimo cittadino il defunto Camillo Bruzzoni. Il peso .SI di questo che dello zecchino descritto sotto il n. 9 arriva ai i6 carati della marca di Venezia o di Co- lonia (3 grammi e 2 decigrammi); l'oro poi del quale sono formati apparisce di titolo scadente. 12. — Dticalottc D. — lACotivs . .MANDEi.i.vs . coM . MAC . I . c . R . Husto a destra vestito (li ricca armatura e collare a lattuca. R. — sACRiij . Ko.MANi . iMP . viCAR . l'ERPE . Sotto corona princi- pesca uno scudo ornato di rabeschi inquartato, nel i e 4 con tre leopardi, nel 2 e 3 con un'aquila semplice cui sovrasta un capo con tre bisanti, dis|)osti i e 2. In quest'arme sono veramente rallìgurati i leopardi dei Mandelli che nelle altre vedemmo sostituiti da leoni. Non so spiegare la seconda inquartatura la quale entra a com- porre anche l'arme più complicata della doppia. Il eh. di Koehne giudicò poter e.s.sere l'arme di Maccagno, ma forse è di parentado. I tre bisanti, n palle che siano, compariscono senza accompagnamento dell'aquila nell'arme del primo ongaro. Questa bella moneta si conserva nel gabinetto impe- riale di Vienna e vedesi efiìgiata in quel suo catalogo delle monete d'argento. 13. — Diicatoiie. Col dritto perfettamente uguale al precedente, mostra a! rove- scio la stessa arme coronata entro uno scudo diversamente ornato, e la leggenda, abbreviata in questo modo: sacruj . r(im . IMI' . vie . l'ERP . lascia libero lo spazio dell' esergo nel quale leggesi in due righe: ui'cato.ne — 1626. (Tav. \"111, N. 5). Come la doppia da due, (juesta varietà, posseduta dal conte Tazio Mandelli di Piacenza, fu descritta nei manoscritti del Viani. 482 CARLO KUNZ 14. — Mezzo diicatoìie. Riproduce in proporzioni minori i tipi del primo ducatone , colle leggende : iacob . mano . co . mach . i.nf . cvr . regal . — SACRIQVE . ROM . IM . VICAR . l'ERPET . Posseduto ugualmente da quel conte e ricordato dal Viani. 15. — Quarto di ducatone. Che abbia esistito ce ne dà fede il bando di Milano già citato^ e possiamo credere che offrisse le stesse partico- larità dei pezzi che precedono. 16 — Soldo. (?) D. — Mo.N * coM . MAC . I . CVR . R . (MONf/rt coMi7/s MAcliaiieì m/e- rioris cvR/Vt \u'i;alis). Aejuila bici[)ite coronata e sott'essa l'anno ]6-23 a' lati di uno scudetto partito perpendicolare, forse impresa del coniatore. R. — * SANCT * ALODivs * DEF . Mczza figura di un santo vescovo di prospetto con baculo o trapano nella destra e pastorale nella sinistra. Que.sta moneta di basso argento si palesa per una ser- vile imitazione dei baizcn di Lucerna, coniati verso la fine del secolo XVI, sul rovescio dei quali sta raffigurato San Leodegario che stringe nella destra il trapano, istromento del suo martirio. Come di già avvertii, dobbiamo la conoscenza di questa moneta al eh. Morel-Fatio, e vidi un esemplare di essa nella preziosa raccolta del distinto cavaliere N. Bottacin di Trieste. 17. — Quattrino di lega. D. — lACOBvs . .MANDELL . G . Busto a destra. R. — t AvxiLivM . MEVM . A . D.No . Crocc ornata. (Tav. \'I11, N. 3). Imita un quattrino di Milano di Filippo III. Già da me posseduto ed esiste in parecchie raccolte. 18. — Quattrino di rame. D. — . . . vs . MANDE . . . Busto € destra. R. — DE . . . MA .(?!... Campo inquartato, nel i e 4 aquila, 2 e 3 leone saliente. (Tav. Vili, N. 4). Imitazione di quattrini di Milano di Filippo III e F'i- JACOPO III MA.NDELLI CONTE DI MACCAGNO, ECC. 483 lippo IV. Incontrasi spesso, ma quasi sempre di così ne- gletto lavoro da lasciare dubbio sulla sua attribuzione, e credo che alcuna di cotali contraffazioni possa essere uscita da qualche altra zecca. Sono queste tutte le monete del conte Jacopo III Man- delli venute a mia conoscenza per relazione d'altri o per propria esperienza. Potrebbe per avventura sorgere il dubbio che alcune delle descritte monete siano state battute per convenzione ed a risparmio di spese in qualche officina più operosa d'altro principe, ma 1' ispezione materiale dei tipi e della fabbrica di quelle che potei vedere mi persuase che furono lavorate in Italia da artefici italiani. Fra le analogie che mostrano piacemi notare quella dei ducatoni del duca di Savoia Carlo Emmanuele I. Se potrò raccogliere nuovi elementi per la illustrazione di (jucsta zecca faro seguire una aggiunta al presente articolo. Ventzia, i6 giugno t>iisinfi/i uioiiikiÌis dc^ Vucuiicis. E.-isai d'attribution et de classcment chronologiquc — Paris, 1896. — (Estr. dal- YAiniuaire de la Socic'tc de Niniiisìiiatiquc). Diffusa monografia che contiene i risultati di uno studio intrapreso molti anni or sono, intorno a queste monete d'aspetto quasi romano, le quali si attribuivano una volta alla Gallia Belgica, ma appartengono invece alla regione compresa tra le Alpi, il Mediterraneo ed il Rodano, come lo provano specialmente i frequentissimi ripostigli che se ne vanno ivi scoprendo. — La monografia è corredata di uno spoglio diligente delle pubblicazioni anteriori, e di una stati- stica de' ripostigli nei (juali figurano tali monete. (i) La collezione del signor Meletopulo è notevolissima per copia e per rarità di pezzi. Il possessore ne pubblicò l'illustrazione in un bel volume: Kata/.OYOc tiùv àj>ya'U)V vsjn-aaTiuv x. -, À. tt^j z'Sk).o-^^^i 'A).E;avòj/&u .\. Me).sToro-JX' u, Atene, 1884; (in-4, con 4 tav. ine. da Dardel). Intorno a questa collezione vedasi anche l'articolo di Ai tui'o Engel nella Reviie Xiiinisinaliqiie, del 1885. BIBLIOGKAHA 49I Rlitncliet I j.-Ai)RiKN), Moniiaic> cn or des eiiipcrciirs Tic'boiiicn Galle et I'oIhsuii. - lìriixcllcs, 1896. — (Esti-, dalla Rcvuc bdi^c de Xiuiii>iiiutiiatiìci : studi. Tiiniiii, Carl'i C l.iu-i n cilit., itip. \'iiir(.n/M liuiial, 1897, in-8, ]>. 31, 1.. 1,50. I.c Gallerie Nazionali italiani-: noti/ir e (l'KiniiL-nti. Anno 11. /ùiiiia, Ministeri) della I'. I>trii/i'>iie, 1896, in-( tii^. | . /. l'iiilidi, U. Ciallcria e medagliere Ksten-'- in Modena]. Frali 1m., Sull'ermnea attrilmziom- al l-'iancia delle monete i;ett,ite al |)ii[)o|ii nel ~..Ienne in;iie--.. jn l'.iloi^na di (liuliu II (Jer la laeii.ita di (iiovanni IJ l»entiV"^lio : i.^--ri\ dizioni nitii he . i^' laliz. IIhIhì^iki, da- ra^Maiii, 1896, in-8. |>. [0 e 1 tav. / 'iliiliiii ( ).,\.'\ì nuo\ ri ^i-, ,,,., ini ilito ili ( "li 11. .\ 11 ti min Fa Metti, n Ulte di Bene velili. I\niii'i, tip. di. ITI ' 11 ione im .pi i ati\ a editru e, 1896, in-8 liu., p. 7. l'rtili l.ii., |)i un durato d'oio 1111 dito di Leone .\, loniatn a Bologna e di altro eon-imile di .\Ioden.i : iintizii- illu.-^trati\ e. Iìiil(n;iui, iWu.i Nicola Zanichelli di Ce^.u-e e C.iacoino Z.niiihelli tij). edit., 1896, in-.), ]). 14, con tavola. [Nozze .S.ivoj.i-I'i trovieh]. CiiiiiiKi (iieiM e ini iLi^lii antiche po-,-,edute dal liaioiie X'incenZD Cordov.i, senatore del le^iio: di^iii/ioiic. RmiKì, ti]i. |-'nizaiii e (.'., 1896, in-8, p. 15. I.iirnu El-(i( Il , L.i moni t.i e il iJiincipio del costo comparativo. Tonni}- RiiiiKi, Kiin.mno I.oe^clii r edit. i Koni.i, tip. deU'L'nione coopeia- ti\'.i editricei, i8l. lilaiiiaril l.nuis. Les Casfines tVancs sur les inoiinnies mérnvin- 492 BIBLIOGRAFIA gienncs. ~ Le Monnayeur frane sur la monnaie mérovingienne. 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A Curious Lrelrian Cuin-type. — l'he lielgian-.S\vÌTs Meda!. - Some Undcscribed (ireek Coins. - dems L'sed as Money. — The Medal.s, Jetons and 'l'uke-ns llinstrative nftlie .Scienci; oi' Medicine. — The Cents of 1793. — Cnins nnder the- Iremont Iluuse l'illars. — " Sprinkle " Dollars. — Londun Xinnismatic Suciety' s Medal. — A Curious Riisicrucian Medal. -- The Louisburg Medal ot' the So- ciety of Colonial Wars. — " Indncilis Pati ". — Jeton urtile Priiice 498 lìIULIOGRAFIA of Grange and Princess Anna. — Masonic Medals. — A Fiactical Exaniple. — ]5ook Notice. — Editoria!. — 2 tavole. N. 152, anno 1896. Further Notes on MaiUinean Coiiis. — Tlie Lydian Touchstone and Electrum Coins. — l'inis Gernianiae. — J lie " Laetare » Mcdal. — Gcnis u.sed as Money. — The Aledals, Jetons and Tokens lilu.strative of the Science of Medicine. — u The Pive Francs à la Meche ". — Tiie WilKani and Mary College Medal. — A Ì5ritish-Aniericaii Lil'e-Saviiig Medal. — Masonic Medals. — Jacob l'erkins. — The Colunibian E.xposition Medal. - Restrikes Again. — Medal of the Rovai Canadian Humane Association. — Notes and Queries. — 15ook Notice (Recensione del Manuale Gnecchi). — Editorial. — • 2 tavole. N. 153, anno 1896. The Process of Coining, as seen in a Wall Painting at Poni- |)eii, — Analogy between Piefurts and Roman Bronze Medallions. — The Eliot Anglo-American Medal of 1792. — British Indian Medals. — Coinage of the Confederate States with U. S. Dies. — New Designs for French Coinage. — The Medals, Jetons and Tokens Illustrative of the Science of Medicine. — A Coin-find near Genoa (Breve cenno sul ripostiglio della Polcevera). — The Bar- tram Medal. — A Presidential Medal given to an Indian- — The Canadian Numismatic and Antiquarian Society. — Masonic Medals. — Me.xican Cclumbian Medal. — Medals of the West Frisian Ad- niiralty. — Another American Historical MedalV — Notes and Queries. — Editorial. — i tavola. N. 154, anno 1896. Notes on Contorniate Medals and their Purpose. — Curious L'se of a Lcgend on Two Typografic Medals. — The Cents of 1793. — An Italo- American Medal (Medaglia dedicata ai tipografi americani dall'Associazione Tipografica d' Italia, in occasione del- l'Esposiz. di Filadelfia, 1876). — The Medals, Jetons and Tokens Illustrative of the Science of Medicine. — The Medals of the Olympic Ganics. — Literary Medal given to an American Indian. — The " Sir Originai " English Token. Who is the Author? — A Piactical E.ximple cf the Adage, » Money Talks ". — Lucky Per.- nies. — Masonic Medals. — The Coins of Morelos. — The Second Issue of the John Paul Jones Medal. — Obituary. — Editorial. — 1 tavola. HIlillOGRAKIA 499 C'iAZZETTA d'Aioli, n. 4 e 15, 1896: Una nieclaijlia che torna al sole dopo 1636 anni. Le monete del \'iale di Savona, Archivio dki.i.a K. Sociktà Romana di storia i'aikia, voi. XIX, fase. I-II, 1896: Cnpii/iirìiir/ii l'., Appunti per servire all'ordinamento delle monete coniate dal Senato Romano dal 1184 al 1439 e dcijli stemmi primitivi del connme di Roma. (CoiiliiiiKtzioiu /. Con 2 tavole e ili. CoRKiKRK DKi.LA Skka, 25-26 novembre 1896: l.uppi prof. Coit., Il quattrino tli Gravedona. Rassegna n.vzionai.k, 16 novembre 1896; /wj»/ ./A >s^/;/(/;(). L'argenti rimane più vivo di prima. Xl'ova Asifji.ot.iA, 16 giufjno 1896: Fr(i., La question inonétaire. Ufl.l.EllN DE L.\.S.i(niL DL^ -(lENcI^ I1I--IOK. El NALIR.DE I.'YoNNE, 1896: l.ici l'.d. (//■, Los monnaie-- do-, due-, de Bour^ogne. Mel,\n<.es d'akchéolooie LI d'i 11-- 1 oi i; E, 1 896, iiuii- juillet : (lydilìii/, l'ile collection de ti--ere-, Annai.es DI- Cerile akc héoloi.ioie d'Lnoiiiln, t. W , j,\'\\v.: ('union/ Ci , La trouvaillc- mmnsinatif|ue de .Saint-l'ierre-Capelle. La Siience so( lAi.E, t. XXll, .) livraison, octobre 1896: liabrlon E., L'or et l'argent dans l'antiiiuite. II. Les rapports de l'or a l'argcnt chcz les anciens. Kevi-e d'eii>nomii I'oiiiioie, seti, -ottobre 1896: Enmrnis 6'., Notes et statisti(|Ues sur la <|Ui-tioii moiietaire. MkMiiIRES de la .So(1E1E NAlloNALE DES ANllolAIUES DE KrANCE, tomo LV : l'roii M., Essai sur l'Iiistoire moiietaire tle l'abbaye de Gorbie. 500 IJIBLOGRAFIA Zkitsciikii r fuh Social- u.nd Wirths(;haitsges( hichtk, voi. IV, fase. III-IV, (Weimar 1896); Fcibre Paul, Keitriige zur Geschichte dcs Fcterspfennigs vom II bis zum 15. jahrhundcrt. — Seeck Otto, Die Sciiatzungsordnung Dioclctians, AnNAI.KN I)ES VkKKINS FilR XaSSACISCHK AliKR I llrMSKlNDK UNI) (JK- sciiicHTsFORSCHL'NG, Voi. XXVIII, 1896: AV/A'/Vnji,', RìHiiisclier Muiizfìind in Wiesbadeii. ScilLESIE.NS VoRZEIT I.\ Hll.I) UNI) WoRT, Vol. VI, faSC. IV, 1896: Fricden^hiirg, Medaglie dei principi di .Slesia. Manheelder Hi.aTTER, 1896 (Supplemento all'annata IX) : Groesskr, Die Milnzen der Crafen von Mansfeld. WiSSENHCIlAFTLICHE MlTTIlEILUNGEN AUS HoSNIEN UNI) DER HeRCE- GoviNA, IV : Tnilielka Ciro, Vcrzeichniss der bosnisclien, scrbischcn und bulgarischcn Mùnzcn des Landesniuseuins in .Sarajevo. Jaiikuucii dei Musei Austriaci, voi. X\'I (1895): Doniiiiiii; Karl, Peter Flòtner als l'iastiker und Mcdaillcur. Abhandlungen der k. lioiiM. Akade.mie der Wissenschaften, C'la^se 1, jlig. 3 (1894): n. 3. Siìiolik Just/y/i, Frazské grose a jejich dily. (1 i;ruM/iiii di Fraga e le loro suddivisioni). Freiiìurger CiEsciiicnTsnLaTTER, 3 Jalirgang, (Friburgo Svizzera, 1896): Biiilìi yl.. Die Rosten cincr Hinrichtung im Jahre 1450 und 1473 [.Spese ncll'a. 1473 per la giustizia di due italiani rei di fabbricazione di kreiizer falsi]. BuLLETiN DE l'Association PRO AvENTico, n. VI, Lausanne, Bridel : Marlin L., Catalogne du médailler d'Avenches. Ti!E CoNTEMi'ORARv Review, nov. 1896; Money and investments. Tue Englisii IIisroRicAL Review, july 1896: (i'.ivcml C, Money and Wages in France in the Fourteenth Century. Tue Quarterly Journ.vl of Economics, voi. XI, n. 1, octobcr 1896: Taiissig W. F., The international silver situation. VARIETÀ Storia di afrunt; /'a/si/iefi~ioni. — Al comparire di una talsitìcazione siiH' uriz/c^nte numismatico avviene spesso un latto che arreca, o dovrebbe arrecare sorpresa e disgusto. La maggior parte degli intelligenti in materia, pure intima- mente convinti che si tratta di una falsificazione, e avendo anche qualche sentore più o meno preciso sulla sua prove- nienza, vi creano intorno un' atmosfera di silenzio e di mi- stero; il loro coraggio pare svanisca a quell' ajiparizione, e pel timore di compromettersi con (juesto o con quello, o di urtare la suscettibilità di un collega, o d'attirarsi l'inimicizia di un negoziante, si guardano bene dal denunciarla al pub- blico, e, tutt'al [)iii, si acconti-ntano di sussurrare la cosa fra gli intimi, come se si trattasse d' im argomento scottante, sul quale vai meglio mettere una jjietra, pur di non compro- mettersi. Proprio come i compaesani di Renzo e Lucia quando parlavano di Don Rodrigo. Tutti sapevano delle sue bricco- nerie; ma bisognava dir dur si r(Jiiosrfss< m ben bene fra di loro per aprirsi su di un tali- argniiuii/o. E il risultato di tale condotta? Favorire i falsarli e con- tribuire insieme a questi al danno degli inesperti e dei novizii; mentre una parola autorevole pronunciata in tempo baste- rebbe a salvar ([uesti tlai prodotti della crinìinosa industria dei primi. Per quanto personalmente mi riguarda — giacché devo entrare a parlare soggettivamente — non posso riinprove- rarmi di fiacchezza celi viltà in tale argomento. Ilo sempre nudrito un odio implacabile contro i falsarii e mi sono sempre fatto un dovere di combatterli e di smascherarli. Poco mancò che tale franchezza mi procurasse noje e guaj: ma di ciò non mi curavo, e d'altra parte m'ebbi varie volte in compenso 502 il sincero ringraziamento di qualche persona salvata. Ora poi, in grazia di una inaspettata fortuna, ho potuto ottenere quella che è la massima soddisfazione in questi casi, il mezzo di poter produrre la prova materiale di tante affermazioni fatte, come andrò esponendo. Quasi non bastassero le innumerevoli falsificazioni fatte a Roma, a Siena, a Udine, e in molte altre città d'Italia, alcuni anni fa s'era costituita anche a Milano una associazione di falsari!, il cui capo, per quanto non avessi alcuna prova materiale per poterlo pubblicamente nominare, mi era ben noto, come lo era a varii miei amici raccoglitori. La prima moneta fabbricata da costoro, e comparsa nel 1884, fu il famoso denaro di Pipino per Milano. Appena lo ebbi in mano, e ne rilevai la falsità, mi affrettai a farla conoscere in un artico- letto dal titolo Raccoglitori, all' erta, pubblicato nella Gazzetta NiDiiismatica di Como (Anno IV, 1884, N. 2, pag. 13). L'articolo, per desiderio della Direzione del Periodico, non portava il mio nome, ed era firmato OTHO. Qualche giorno dopo un individuo, (evidentemente un socio di quella nobile industria) si presentava al Direttore della Gazzetta Nitiìiisìitatica, pre- tendendo di conoscere il nome dell'autore di quell'articolo; e minacciava un processo, dicendosi rovinato da un invidioso, perchè, possedendo un piccolo ripostiglio di quelle monete, e contando di realizzarlo a poco a poco, il malaugurato articolo aveva fatto nascere dei dubbii sull'autenticità della moneta, e gliene rendeva impossibile o molto difficile la vendita. I denari di Pipino infatti dal prezzo di L. 200, al quale era stato venduto da principio qualche esemplare, discesero subito a L. 20 o 30, e poi scomparvero affatto. Eppure alcuni raccoglitori miei amici e conoscenti avevano la persuasione che quelle monete fossero autentiche e continuarono a rimproverarmi la mia precipitazione nel giudicarli. Intanto, a conferma di quanto ho detto da principio, dirò che fra tutti i periodici italiani e stranieri, il solo Bullctin de la Socicté Snisse de Niimisnintiquc (1884 N. 8-9) si occupò della cosa, riportando per intero l'articoletto della Gazzetta Niiinisinatica. E si noti che il denaro di Pipino aveva non solo percorso l'Italia, ma aveva anche varcate le Alpi. Nel 1888 venne fuori la seconda falsificazione della As- VARIETÀ 503 sociazione milanese. Era questa il Stsiiio della Prniia Repub- blica milanese. Stentai a procurarmelo, giacché quei messeri si guardavano bene dal propormi i loro prodotti; ma, appena ebbi veduto la moneta, ne pubblicai sulla attuale Rivista (Anno I, 1888, fase. IV, pag. 497-4981 una descrizione, met- tendone in guardia i raccoglitori. La moneta, come il Pipino. era abbastanza ben fatta, ma ad un occhio un po' pratico si rivelava subito per falsa e pel tipo, e per caratteri e per quell'insieme che non si potrebbe facilmente definire, ma che è insegnato dall'esperienza. In poco tempo i sesiiii disparvero, e un mio amico che desiderava acciuistarne un esemplare per la sua collezione di monete false, non fu capace di trovarlo. Nel gennaio del 1891 mi fu annunciata la comparsa di una moneta di esimia rarità. Si trattava nientemeno che del Fiorino d' oro della I Repnbbliea iiiilaìiesr. del quale, come tutti sanno, si conoscono oggi tre soli esemplari. A (|ueir an- nuncio mi nacque subito il sospetto che (juella moneta potesse essere una nuova falsificazione dei noti ct)mpari. Quando la moneta mi venne nelle mani, il sospetto si tradusse in cer- tezza, e ricorsi di nuo\-o alla h'ivisla per informarne il pub- blico (Anno I\', 1891, fascili, pag. 280-281!. Siccome però la Rivista, essendo trimestrale, non sarebbe uscita che in capo a due mesi, trovai op])ortuno di dare subito la notizia ai raccoglitori, e ne mandai un comunicato a varii giornali cittadini. Nel 1892 comparve la fjuarta falsifica/ione della nostra ditta ; uno zeceiiiiio di l-'i idniiiiiiln li Goiizai^a, Principe di Castiglione. Quella moneta mi fu mostrata dal Sig. Ing. Ago- stino Agostini, il quale mi assicurò di averla acquistata a prezzo favoloso. Lo stesso Signore aveva pur acquistata una moneta di conio identico, battuta m argento. Riconosciutele per false, ne diedi tosto comunicazione ai raccoglitori per mezzo della Rivista (Anno \', 1892, fase. I, pag. 158-159). Il Sig. Agostini, i)ubblicando nel 1895 la sua illustrazione della Zecca di Castiglione delle Stiviere, vi univa in appen- dice, dandone anche il disegno, il famigerato zecchino e la moneta simile in argento. Parlando del giudizio sfavorevole da me dato su quelle monete, aggiungeva che a quel giudizio devesi contrapporre (jaello di altri cultori reputatissinii che 504 VARIETÀ giudicarono questi pezzi come veri ed assai preziosi. Mi spiace che l'autore non abbia fatto i nomi di questi cultori ; ora, colla conclusione che darò, questi non avrebbero certo fatto bella figura. Intanto anche per quella mia franca dichiarazione ho arrischiato di aver dei guaj col venditore delle due monete, il quale intanto, per tranquillizzare il compratore, gli promise di mostrargli certi documenti irrefragabili comprovanti la loro genuinità. Inutile aggiungere che quei documenti non si videro mai. Ma, veniamo alle prove materiali di tante affermazioni. Pochi mesi sono, al capo della sullodata Associazione — del quale risparmierò il nome — venne l'idea di abbandonare la scena del mondo. Primo pensiero che mi corse alla mente fu che fra le cose da lui lasciate si sarebbe forse potuto trovare qualche indizio di quelle falsificazioni, conii, punzoni, prove, disegni, ecc. Andato per tale richiesta, mi fu mostrato un conio, il solo che si trovò dopo aver rovistato in ogni angolo. Non era uno dei conii ch'io cercavo; ma di questo parlerò in seguito. I conii — mi fu detto — stanno ancora presso gli incisori; però se ne può avere un'idea esaminando queste prove in rame e piombo fatte cogli stessi, e mi fu presentato un involto. Immagini il lettore la mia gioja nell'aprirlo, e vedermi davanti numerose prove delle quattro monete incriminate, i corpi del delitto che io andavo cercando. Kcco il Pipino; ecco il Scsino e il Fiorino della Prima Re- pubblica Milanese; ecco il famoso zecchino di Castiglione, che molti intelligenti hanno giudicato vero e prezioso. Fu una vera soddisfazione dell'amor proprio. Ormai le prove ma- teriali le avevo davanti agli occhi. Non m' ero dunque ingannato giudicando quelle monete false, e tutte provenienti dalla stessa mano! E il conio? Questo era una novità per me, una falsifi- cazione, di cui non avevo ancora sentito parlare. Si trattava della moneta ossidionale di Pavia del 1524. Seppi di poi che quel conio era stato eseguito anni sono e che già da tempo aveva fatto le sue vittime. I bricconi ne avevano fabbricate alcune monete in argento e persino una in oro, che riuscirono a vendere a caro prezzo ad un amatore che andava in traccia di memorie relative ad Antonio di Leyva. Unite al conio si VARIETÀ 505 trovavano tre prove in piombo. Il conio e tutte le prove furono da me acquistate e nell'interesse dei raccoglitori presento qui alla 'I'a\"ola IX la riproduzione dal vero delle cinque monete in quistione, perchè, se mai qualcuna di esse venisse loro offerta, possano farne il necessario confronto. Le prove furono poi depositate presso la Sede della Soc/c/ii Nninismatica Italiana e sono a disposizione di chiunque desiderasse esaminarle. Ercole Gnecchi. Monete lionume trovate nella Lorena. — La Società degli Antiquari! della Lorena di Metz ha comperato 16 mila monete romane d'argento, trovate dall'agricoltore Winckel a Niederrentgen vicino a Thiouville. Le dette monete erano chiuse in un vaso di terra cotta, tra gli avanzi di una casa romana, tratta in luce dallo stesso Winckel. Altri vasi conte- nevano qualche centinaio di monete di rame. Delle 16 mila monete d'argento ritrovate, la metà è ben conservata. Esse datano dal 250 al 292 dell' era volgare, e portano 1' effigie di 22 imperatori e imperatrici romane, rappresentando poco più di 150 tipi differenti. Gli imperatori Caro. Diocleziano e Probo sono i più spesso raffigurati. In un vasetto stava una dozzina di monete di rame del 4" secolo. La Società degli Antiquarii procede innanzi negli scavi per fare altre scoperte e determinare qual fosse l'edificio romano, del quale si sono trovati gli avanzi. L'ordine cavalleresco d'Abissinia. — Da un recente opuscolo di Carlo Patliglione presidente ùeW Istituto araldico italiano stralciamo a titolo di curiosità quanto si riferisce all'Ordine che si conferisce attualmente dal Negus Neghesti in Abissinia e propriamente in quegli stati detti d'Asmara e del Tigre in sostituzione dell'ordine di S. Antonio di Etiopia che è stato riconosciuto dai Papi e sembra si sia estinto verso la fine del secolo XVII. L' ordine attuale è detto " Suggello di Salomone „ e veniva istituito da re Giovanni nel 1874 per conciliarsi l'a- micizia e la benevolenza degli europei. 5o6 VARIETÀ La decorazione, a forma di medaglia, è sostenuta da un nastro di color nero. Su d'una faccia vedonsi a sinistra due triangoli d' oro riuniti ed incrocicchiati, ed a destra di chi guarda una croce di filigrana, che ha uno smeraldo nel mezzo ed un rubino. Sul rovescio della decorazione, in caratteri etiopici, leggesi il nome ed il titolo del fondatore dell'Ordine: Giovanni re dei re dell'Etiopia. La medaglia è sormontata da una corona simile a quella che usavano gli antichi imperatori di Etiopia; la qual corona è a forma di camauro, ma più basso di quello dei Pontefici, con due liste discendenti alle spalle; sulla cima evvi un pennacchio sfioccato aperto. Il Colin de Paradis dice che i triangoli sono il fac-simile del suggello di Salomone. Re Giovanni evidentemente volle riprodurre il suggello di Salomone, composto dei due triangoli, ritenuti dagli Etiopi raffigurare la sapienza di quel re, dal quale e dalla regina Saba, secondo i re di Abissinia, sarebbe nato quel Menelik, o Menclehec capo stipite della loro casa, che in arabo suona figlio del savio, come per antonomasia chiamavasi Salomone. La vendita della Collezione Montagu. — Nello scorso Novembre (dal 13 al 21) si teneva a Londra presso i Si- gnori Sotheby, Wilkinson e Hodge la vendita della terza parte della splendida collezione di monete inglesi formata dal fu Sig. n. Montagu. — Era la più ricca serie di monete inglesi che mai fosse comparsa in vendita e lo prova il ricavo che fu di fr. 466.635. Se a questo prodotto aggiun- giamo quello ottenuto dalla serie greca, pure venduta a Londra e che fu di fr. 224.400 e quello della serie romana, venduta a Parigi, in fr. 325.000, abbiamo un totale di fr. 1. 016.035 che non crediamo sia mai stato raggiunto da nessuna privata collezione. Premio Grazioli. — Nel fase. II, anno corrente, ab- biamo dato il programma del Concorso all' incisione m acciaio per conii di medaglie, istituito dal ben noto incisore milanese Cav. Francesco Grazioli. VAHIET.V 507 Il concorso ebbe luogo nel decorso ottobre; inviarono lavori quattro concorrenti da diverse parti d'Italia; e la Commissione giudicatrice di cui era segretario il Cav. Solone Ambrosoli, fu " d'accordo nel designare come meritevole di " un premio la medaglia per Giovanni Caselli, eseguita " dall' incisore Litigi Maltibcrti di Firenze, trovando che in " essa concorrono i requisiti essenziali per tal forma d'arte, " cioè il carattere monumentale, la larghezza e vigoria " dell'interpretazione, la sobrietà e correttezza del disegno. „ " Siccome tuttavia „, — aggiunge il verbale, " questi * pregi essenziali potevano forse esser accompagnati da " maggior ricerca di opportuni particolari, la Commissione, " valendosi delle facoltà accordatele, propone di assegnare " al sig. Maluberti i due terzi del premio Grazioli, devolvendo " l'altro terzo a favore del concorrente D. G., che nella " medaglia da lui esposta (raffigurante Monsign. Bonomelli) " ha superato non lievi difficoltà tecniche, mostrandosi degno " di lode e d'incoraggiamento „. Il Consiglio della R. Accademia di Belle Arti approvò il giudicato della Commissione. Autore della medaglia per Monsig. Bonomelli risultò il sig. Giovdiiiti Del Soldato, di Milano. Per la storia dei ineilaylisti italinni. Un genti- luomo polacco, il sig. de Zielinsky, si rivolge per mezzo nostro alla cortesia dei lettori, pregandoli di fornirgli notizie biografiche o indicazioni bibliografiche intorno ai seguenti artisti italiani, che eseguirono medaglie di personaggi po- lacchi, o che hanno relazione con la storia di Polonia: 1. Giovanmaria Padovano (Patavinus). 2. Caraglu) (Giovan Jacopo). 3. Lanipanelli (Domenico) (1558). 4. Leoni (Lodovico). 5. Gugiel macia (Giambattista) (1660). 6. Eques Lucecenti (1674). 7. Hameranus (1683). 8. januaricj [Gennaro] (Ant.) (1744). L'indirizzo è: M. Joseph de Zielinski; — Polognc — par Lubicz a Lonzyn iGoiiv. de Ploek). 5o8 VARIETÀ Docìimeiiti Viscoìiteo-Sforzfsrhi per la storia della zecca di Ifilano. — C(jme s'è indicato nel p. p. fascicolo a p. 404, in nota al n. 558 di c|uei Docitineii/i e regesti, verrà pubblicato possibilmente presto un supplemento abbastanza copioso a quel Corpus. Il compilatore rimanda ad appendice completa V Indice promesso in prefazione a quel lavoro. R. Qahiìieito Numismatico. — Il Conservatore ci prega di ricordare che il R. Gabinetto Numismatico di Brera è aperto gratuitamente al pubblico nei giorni di lunedì, mer- coledì e venerdì non festivi, dalle ore 12 alle 15. Vocabolar ietto jìci numismatici. — Fra pochi giorni l'Editore Hoepli pubblicherà un / 'ocaholarictto pei niiiìiisniatici, compilato da Solone Ambrosoli, e diviso in sette parti: I. — Frmiccse-ltaliano. II. — Tedesco-Italiano. III. — Inglese-Italiano. IV. — Spagniiolo-Italiano. V. — Latino-Italiano. VI. — Greco-ìnoderìio - Italiano. VII. — Italiano-Francese-Ti desco-Inglese. Il Vocabolarietto si prefìgge sopratutto uno scopo assai modesto e pratico: quello di render possibile o facilitare l'intelligenza delle opere descrittive numismatiche, e dei cataloghi di vendita, a coloro che ignorassero o conoscessero imperfettamente l'una o l'altra di quelle lingue e si trovassero tuttavia (come ad ogni istante può accadere) nella necessità di consultare pubblicazioni redatte in essa. Anche il Vocabolarietto formerà parte della notissima collezione dei Maimali Ilocpli, e costerà sole L. 1,50. ATTI DELLA SOCIETÀ iNUiMISMATlCA ITALIANA Seduta dei. Consiglio 15 Dicemure 1896. (Estratto dai ì 'libali). Sono presenti i Sij^g. : Cav. L'tT. Francesco Gnecchi, Cav. Uff. Ercole Gnecchi, Vice-Presidenti; Dott. Cav. Solone Ambrosoli, Cav. Giuseppe (Gavazzi, March. Carlo Ermes Visconti e il Cav. Fr(jf. C. Luppi, Segretario. Il Cav. P'rancesco Gnecchi t'unge (.la Presidente. I. Vengonr) proposti i Signori: Dott. Jacdpo llirsch di Monaco a Socio effettivo, Sig. Giuseppe Laiizmii di Mantova a Socio corrispondente, ed ambedue sono ammessi ad unanimità. II. Alla Direzione e al Comitato di Redazione della Rivista per l'anno 1B97 vengono confermati i membri attual- mente in carica ossia: Direttori: Cav. L'tl". Francesco ed Ercole Gnecchi. Comitati) di Redazione: Dott. Cav. Solonc Ambrosoli, Cav. Giuseppe Gavazzi, Ing. Emilio iMotta, Conte Comm. N. Papadopoli, Cav. Col. Gius. Ruggero Dott. A. G. Sambon, Marchese Carlo Ermes Visconti III. Per l'esame dei lavori jjresentati ai due Concorsi scaduti col 30 sett. p. p. vengono elette le st-guenti commissioni Pel Concorso Pupadapuli : Cav. Gius. Gavazzi, Ing. E. Motta, Cav. Col. G. Ruggero. Pel Concorso (ine, e/11: Dott. Cav. Solone Ambrosoli, Cav. G. Gavazzi, Marchese C. E. Visconti. 5IO ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA IV. Si stabilisce la composizione del IV fascicolo 1896. V. Il Cav. Francesco Gnecchi comunica d'avere in occasione delle auguste nozze di S. A. R. il principe di Napoli, spedito un telegramma di felicitazione a nome della Società Italiana di Numismatica e d'avere tosto rice- vuto un telegramma di ringraziamento. VI. Il Segretario dà lettura dei seguenti doni pervenuti alla Società : Ambrosoli Dott. Cav. Solone. Memorie dell'Accademia di Scienze e Lettere di Catanzaro. \'ol. I e II. — Civico Museo di Como. Cataloghi. Raccolta Ambrosoli, Parte prima, Zecche Italiane (Como, 1890J. Dattari Giovanni del Cairo. N. 71 pezzi, dei quali 9 piccoli in argento e gli altri in bronzo. Fra questi: 9 grandi bronzi egizj ; 19 monete imperiali romane, fra cui alcuni medii e piccoli bronzi di Massimiano, Massenzio, Licinio padre e figlio, Costantino M. Fra le medioevali: 8 di Venezia, i di Rodi, i di Cipro, e io mo- netine estere moderne. Alle qui notate aggiungansi 6g tessere cufiche di vetro e una piccola medaglia di bronzo di Leopoldo d'Austria. Frati Cav. Luigi, Direttore del Museo di Bologna. La sua pubblicazione: Di un ducalo d' oro inedito di Leone X co- niato a Bologna e di altro consimile di Modena. Notizia illu- strativa. Bologna, 1896; in-4. (Pubblicato nella fausta occasione delle auguste nozze Savoja-Petrovich). Gnecchi Cav. Ercole. Viìiicrcati Sossi Conte Paolo, Sulla moneta della città di Bergamo nel secolo decimoterzo; dissertazione storico-critica. Bergamo, 1842; in-8, con 4 tav. — Morbio Carlo, Monografia storica delie zecche italiane. Asti, 1868; in-8, Estr. — Caucich A. R., Di una moneta inedita di Acqui. Asti, 1865 ; in-8, con una tav. — Agostini Agostino, Castiglione delle Stiviere dalle sue origini geologiche fino ai giorni nostri. Storia corredata di 16 tavole e numerose figure intercalate nel testo. Brescia, 1895; in-8. — A. X. Panelli, De cistophoris. Lugduni, 1734; in-12, con figure intercalate nel testo. — Domenico Sestini, Lettere e disserta- ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA 5II zioni numismatiche. Tomo sesto. Firenze, 1819 ; in-4, con due tav. — /. //. Keerl, Siziliens vorzliglichste Munzen und Steinschriften aus dem Altertliuni : fiir Liebhaber der Geschichte und Mùnzkunde. Gotha, 1802; in-i6. Il primo volume, con io tav. — Giuseppe Scnìigcro, De re nummaria dissertatio. Liber postiiumus ex Hiljliotheca Academiae Lugd. Hat. £'.v Officina Planliuiana, 1616; in- 16. — C L. Sticglitz, Distributio nuiiiorum familiarum romanarum ad typos accomodata. Lipsiac, 1830; in-8. Gnecchi Cav. Francesco. Introtiuction ;i la connoissance des médailles par Charles Patin. Padova, 1641. — Selecti nummi duo antoniniani ex Bibliotheca Eni. Pr. Camini Cartlinali.- Maximi. Roma, 1676. — Regum veterum numismata, collata opera et studio ski Comitis de Khevcnhiilier. Vienna. — 1 Ustoria rei numniariae coloniensis, scripta a Josepho Hartzheim. Colonia, 1754. — Eduardi Corsini de Minnisari nummis dissertatio. Livorno, 1754. — De numo Dionis-Exponit Chr. Car. Reichel. Dresda. ■ — Bader Munk Brevis instructio de Moneta rotata. Treviri, 1760. — Nummi aliquot ad V'eterein Galliam pertinentes ex museo Ant. Savor- niani. Venezia, 1763. — Georgi VVollTgangi VVedelii. De Nummis novi Testamenti in specie. Je)ia. — M. Joh. Reiskii. De Ca- nibus inter nummos ac inscriptiones veteres receptis. Ani- stcrddin, 1585. — Instructio canonica-monetaria de grosso turunensi et trevirensi. Treviri, 1760. — Theophili Sigefridi Ba^x'ri. de numis romanis in agro prussico repertis. Lipsia, 1722. — Octavii Falconerii. De Nummo Apaniensi. Dissertatio. Roma, 1677. — Nummi veteres Cullegii Turnonensis. ^/y/^;w«e, 1731. — jn. Casp. Eisen^chmidii de valore pecuniae veteris disciuisitio. .Irgentcìiil, 1737. — De re monetaria veterum ro- manorum, ctc. Libri duo Mar(|uardi Freheri. Lione, 1605. Gnecchi Francesco c. 53 Zitelli Piirtro — Scio. 5l8 ELEiNCO DEI MEMBRI DELLA SOCIETÀ, ECC. BENEMERITI DELLA SOCIETÀ. S. A. R. Il Pimncipe di Napoi.l Ambrosoli Dott. Cav. Solone. Glittica de Cassine Marchesa Maura. Dattari Giovanni. Gnecchi Cav. uff. Ercole. Gnecchi Cav. iifF. Francesco. ■]■ Gnecchi Comm. Ing. Giuseppe. Johnson Cav. Federico. Osnago Enrico. Papadopoli Conte Conim. Nicolò. ASSOCIATI ALLA RIVISTA. American Journal of Archcology. — Boston. American Journal of Nuniisìnalics. — Boston. Annales de la Socie te d'Archeologie. — Brii.xclles. Anmiairc de Nttmismatique. — Parigi. Archivio della Società romana di storia patria. — Roma. Archivio storico Italiano. — Firenze. Archivio storico Lombardo. — Milano. Archivio Veneto. — Venezia. Bagatti Valsecchi nob. cav. Fausto. — Milano. Bahrfeldt Ma.\. — Rastatt. Bari. — Museo Provinciale. Bartoli Avveduti avv. Giulio. — Roma. Bartolini cav. Luigi. — Trevi. Beltrami architetto comm. Luca. — Milano. Bignami cav. Giulio. — Roma. Bocca Fratelli. — Torino (copie 2). Bollettino di Archeologia e Storia. — Spalato. Bologna. — Biblioteca Municipale. Briganti cav. Bellino. — Osimo. Brockhaus F. A. — Lipsia (copie 3). ELENCO DEI MEMBRI DELLA SOCIETÀ, ECC. 519 Cagliari. — Regio Museo di Antichità. Camozzi Verteva conte conim. G. B. — Bertianio. Camuccini barone G. A. — Roma. Capobianchi cav. prof. Vincenzo. — Roma. Carbonell J. — Marsiglia. Carpinoni Michele. — Brescia. Ceppaglio cap. cav. Federico. — Roma. Cerrato Giacinto. — Tonno. Cini avv. Tito. — .Montevarchi. Clausen Carlo. — Torino (copie 6|. Como. — Biblioteca Comunale. « — Museo Civico. D'Angelo Domenico. — Reggio Calabria. Dutilh G. D. J. - Cairo. Engel Dott. Arturo. — Parigi. Firenze. — Biblioteca Marucelliana Fermenti Giuseppe. — Afilano. P^urchheim Federico. — Napoli. Gaggino S. e C — Singapore. Garovaglio cav. dott. Alton.so. — Milane Genova. — Biblioteca Civica. i" Gentili di R.jvellone Conte rarquinio. — San Severino. Hamburger L. e L. — /'ranco/orte sul Meno. Hoepli comni. Ulrico. - Milano (copie 21. Knight Carlo. — Xapoli. Loescher Ermanno. - Ruma (copie 2). Mantova. — Biblioteca Comunale. Marignoli marchese comm. Filippo. — Roma Marsiglia. — Biblioteca Civica. Milano — R. Gabinetto Numismatico di Brera. " — Biblioteca Ambrosiana. n — Circolo Alessandro Manzoni. Modena. — R. Biblioteca Estense. Napoli. — R. Musei di Antichità Numismatic Chronicle. — Londra. Nitmismatische Zeilschrijt. — \"ienna. Nutt Davide. — Londra (copit 2). Osnago Enrico. — Milano. Parazzuli Antonio. — Cairo. Panna — R. Museo di Antichità Pavia. — Biblioteca Civica Bonett.i Peelnian Giulio e C. -- Parigi. 07 ELENCO DEI MEMBRI DELLA SOCIETÀ, ECC. Persiani avv. Raffaele. — Chieti. Pesaro. — Biblioteca Oliveriana. Piacenza. — Biblioteca Passerini-Landi. Reggio Calai/ria. — Museo Civico. Reviie francaise de Nnmismatiqne. — Parigi. Rivani Giuseppe. — Ferrara. Rizzini dott. cav. Prospero. — Brescia. Roma. — R. Accademia dei Lincei. Il — Direzione della R. Zecca. » — Biblioteca della Camera dei Deputati. Sangiorgi S. — Roma. Scarpa dott. Ettore. — Treviso. Schoor (van) Carlo, — Bru.xelles. Smithsonian Institution. — IVasIiington. Società Neerlandese di Numismatica. — Amsterdam. Société R. de Numismatique. — Bru.xelles. Société Suisse de Numismatique. — Giueiblica , inedite o varianti, ristabilite o corrette, nella mia cullezione (tìg.) . . I'(ìg. ii XXXV'III. Ci^intribuzionc al Cor/>ii.<: Xtniioniin (con tre tav ) " 153 XXXIX. Numismata Maximi Moduli ...... 3119 XL. Scavi di Roma negli anni 1895-96 |lìg.) ...» 409 Il ripostiglio Consolare di Romagnano-Sesia. .S. A'/Vc; " 233 Monete dei Nómi ossia delle antiche provincir e città dell'Egitto (con tre tav.). (7. Dattari . . . . •> 419 (\'arii:t.\). Un ripostiglio di denari dei Tetrarchi ... Pag. 144 11 ripostiglio d'Appiano . " 145 Vendita Montagli. ..." 291 Monete romane trovate nella Lorena ..." 505 NUMISMATICA MEDIOEVALE E MODERNA (Memorie e Uis-sertaziom). Il denaro pavese e il suo corso in Italia nel XII secolo (con una tav.). l'iticeiizo Capohiaiichi. . . Pag. 21 Annotazioni Numismatiche genovesi. Giuseppe Ruggero : XXVIII. Il doge Isnardo Guarco ha coniato moneta (lig.) " 61 XXIX. Nuove monete (fig.) ......" 64 INDICE METODICO DKI.l' ANNO 1 896 XXX. Due nuove monete (fig.) Pag- Frinco e Messerano. Monete inedite (fig.j. Giorgio Ciani « Documenti Visconteo-Sforzeschi, ecc. Emilio Molla. . >< Bibliografia numismatica di Giangiacomo de' Medici, Ca- stellano di Musso (fig.). Solane Anibrosoli. Medaglie di Zecche Italiane Aless. Lisiiii Monete Italiane inedite, della raccolta Papadopoli (fig.). TV. Papadopoli Annotazioni numismatiche italiane (fig.). G. Ruggero Di un ritrovo di monete veneziane, veronesi e trentine dei primordii del secolo XIII. Valentino Osterntaun. Di un singolare Cavallotto al tipo bellinzonese (fig.). So- Ione Anibrosoli ...... . . Di un ducato d' oro inedito di Leone X, coniato a Bo- logna e di altro consimile di Modena (iig.). L. Frati Opere Numismatiche di Carlo Kunz — Jacopo 111 Mandelli, Conte di Maccagno, e le sue monete (con una tav.). 377 73 83 247 391 99 227 325 365 383 435 ■H7 469 (V.\RiEr.\). Il ripostiglio di Bondeno .... Vendita Durazzo. ..... Vendita Boyne ..... Storia di alcune falsificazioni. Ercole Gtieccht La vendita della Collezione Montagu Documenti Visconteo-Sforzeschi. Pag i-H n 296 n 297 fi 501 n 506 n 508 MEDAGLIE. Una medaglia satirica di Camillo Mariani. B. AJorsolin . Pag. 79 Medaglie in onore di Callisto terzo e del Cardinale Ippolito secondo d'Este (fig.). B. Morsolin . . . . " 455 Medaglie commemorative coniate durante il dogato di Ve- nezia Pasquale Cicogna. B. Morsolin. ..." 459 (Varietà). Premio per Medaglie .... Premio Grazioli ..... Per la storia dei medaglisti italiani . Pag. 297 " 506 " 507 INDICE METODICO DELL* ANNO 1896 523 SFRAG-ISTJCA. Sigillo di Rinaldo degli Scrovegni (Secolo Xlll). L. Rizzoli Pag. 463 BIBLIOGRAFIA. Agostini Agostino, Castiglione dello Stiviere dalle sue origini geologiche ai giorni nostri (La Direzione) . Pag. 119 Cancich Guido, Notizie storiche intorno alla istituzione delle officine monetarie italiane (Ciiuseppe Gavazzi). » 121 Blaucliet Adricn, Les Monnaies Romaines (F. G.) . » 279 Careni Uazlitt IV., The Coin Collector (F. G.) . . » 279 Coraggioni Leodegar, Miinzgeschichte der Schweiz (S. A.) » 282 Cubaseli Heinrich, Die Miinzen untcr der Regierung seiner kais . u . kun. Ap. MajestiU dcs Kaisers Franz Joseph bis zur EinfOhruiig der Kronenwilhrung ...» 283 Svorottos G. N., \oixiou.xTi/.r, tóSv Ae^^wv (S. Ambrosoli) « .^89 Serrure C. A., Lcs monnaies iles \'oconces (S. A.) " 490 Blauehct J. Adricn, Monnaies en or des empereurs Tré- bonien Galle et \'olusieri |S. A.) ... « 491 Pubblicazioni diverse ...... Pag. 122, 284, 491 (I'eriouici di Nu.mismatica). Revue Num. frani;aise, pag. 125, 286, 492. Annuaire de la Socitté fr. de Num., pag. 126, 286, 493. Revue belge de Nuni., pag. i'2^, 287, 494. Revue suisse de Num., pag. 1-2-^, 287, 495. Gazette numisniatif|ue (I5ru.\elles), pag. 495. Circulaire Num. univi rselle, pag. 129. Zeitschriit filr Numismatik, pag. 129. Numismatisches Literatur-Blatt, pag. 130. Numisniatische Zeitschrift, pag. 130, 495. Bulletin de Numismatique. Parigi, pag. 286. Monatsblatt der Num. Gesellschaft in Wien, pag. 132, 288, 496. Tijdschrift van hct Nederlandsch Genootschap voor Munt- en Pen- ningkunde, pag. 133, 287, 497. The Numismatic Chronicle, pag. 136, 287. American Journal of Numismatics, pag. 136, 497. Articoli di Numismatica in Periodici diversi, pag. 140, 288, 499. 524 INDICE METODICO DELL* ANNO 1896 NECROLOGIE. Fiorelli Giuseppe (fìg.). Giulio de Petra Bonacich Marco ..... Stickel Giov. Gustavo. Rossi Umberto (fig.). Solatie Ambrosoli Boutkowski Alessandro. F. Gnecchi . Tamassia Francesco. S. A. Gentili di Rovellone Tarquinio . Pag 113 » 117 n 118 n 261 n 485 n 487 n 487 MISCELLANEA. Il R. Gabinetto Numismatico di Milano Nuove monete italiane di rame . Concorsi Gnecchi e Papadopoli . La Gazette Numismatique . Revue belge de numismatique . L'ordine cavalleresco d'Abissinia R. Gabinetto Numismatico . Vocabolarietto pei numismatici . Collaboratori della Rivista nell'anno 1896 Elenco dei Membri della Società Numismatica Italiana e e degli Associati alla Rivista per l'anno 1896 . Pag. 143 145 405 405 406 505 508 508 513 515 Atti e Memorie della Società Numismatica Italiana. Seduta del Consiglio 3 Marzo 1896 Pag. 147 » » » 10 Giugno 1896 . . . . " 299 Assemblea Generale dei Soci io Giugno 1896. . . » 301 Seduta del Consiglio 15 Dicembre 1896 . . . . " 509 Finito di stampare il 15 gennaio 1896. ♦♦♦♦♦^ >«»♦♦« »♦»♦»«*****«»♦**»**********< Scotti Reno, Gerente responsabile. TAVOLE. RIX'ISTA ITALIANA Dì XUAIISAIATICA Anno IX. 1896. -^^^ Tav. V -,~i 31 *V.> RIX'ISTA ITALIANA DI XrMlSMATICA Anno IX. iSctù. Tav. vi. 3^ 40 4» 66 i.V>>* '/' ')\ RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA Anno IX, 1896. Tav. \'il. 101 :o6 1 IO lofi lO'-y I l ■ i •'Ai ti" 1-^.i RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA Anno IX, 1896. j^^^, ym '>:% fe .\ .) .U /\ '// ''SJ'7'Jj):: 'y> e. KI'NX. .l:Ko|)() III Miiiidilli («iiilr ili Mnc, :i::rHi e le sue iiKiiicIf. RIVISTA ITALIANA DI XLMISMATICA Anno IX, 1896. Tav. IX Dr.NAKd DI PlI'INO -Si-ino i>ij i a I Kkitiìiu ka mii ani:sk Fkjrinh ii'oRC) i)i:i.i.A I Ki.rLi'.ni.iLA milank-sk Ip;;' .Jf ZlACIIINl) DI Ca~'1 H.l-IDNE OssiDKJNAM-: DI Pavia V.. ("iM ceni Storia di alcuno falsificazioni. CJ Rivista italiana di numisma- '', tica e scienze affini R6 V.9 PLEASE DO NOT REMOVE CARDS OR SLIPS FROM THIS POCKET UNIVERSITY OF TORONTO LIBRARY