RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA RIVISTA ITALIANA ni NUMISMATICA PUBBLICATA PKR CURA DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA E DIRETTA DA FRANCESCO ed ERCOLE GXECCHI MILANO F. Cogliati Tip. -Editore Via Pantano, N. a6. I8 94 PROPRIETÀ LETTERARIA Tip. L. F. Cogliati - Sez. nel Pio Istituto pei Figli della Provvidenza. CONSIGLIO DI REDAZIONE PEL 1894 GNECCI II Cav. Francesco / > Direttori. GNECCHI Cav. Ercole \ AMBROS(.)LI Dott. Solone, Conservatore del Regio Gabinetto Nu- mismatico di Brera. GAVAZZI Cav. Giuseppe. MOTTA Ing. Emilio, Bibliotecario della Trivulziana. PAPADGTOIJ Conte Comm. Nicolò, Senatore del Regno, Presi- dente della Società Numismatica Italiana. ROSSI Dr. Umberto, Conservatore del .Museo Nazionale di Firenze. SAMBON Dott. Arturo Giulio. VISCONTI March. Carlo Ermes, Conservatore del Museo Artistico Municipale di Milano. Luppi Cav. Prof. Costantino, Segretario. FASCICOLO I. TOPOGRAFIA E NUMISMATICA DELL'ANTICA IMERA E DI TERME Fra le monete delle antiche città di Sicilia mi parvero sempre, per molti rispetti, degne di parti- colare riguardo quelle d'Imera. Un viaggio che feci in Sicilia nell'aprile del 1891, nel quale visitai la colle- zione numismatica del Musco Nazionale di Palermo e parecchie altre collezioni private, nonché il sito dell'antica Imera, mi determinò a tradurre in atto l'idea di studiare la bella serie di quelle monete. D'allora rivolsi le mie cure a procurarmi calchi da tutti i Musei d'Italia e d'Europa e dalle collezioni private, mentre qui in Napoli potei mettere a profìtto le due ricchissime collezioni del Museo Nazionale e di Santangelo. Sento perciò il debito di ringraziare i Di- rettori dei Musei e gli amici che dettero il loro contri- buto , il De Petra Direttore de'Musei di Napoli, il Salinas Direttore del Museo di Palermo, al quale sono anche grato per il dono di una fotografìa della collina d'Imera e della sua rara ed importante me- moria sulle litro d' Imera con la contromarca di Seli- nuntc ; il Dott. Paolo Orsi, Direttore del Museo di Siracusa , 1' Ambrosoli , Direttore del R. Gabinetto numismatico di Brera, il Prof. Antonio Sogliano, che mi diede utili ammaestramenti , il Cav. Francesco Gnecchi, il Dott. Arturo Sambon ed altri. ETTORE CABRICI Dalla Svizzera il Dott. Imhoof-Blumer, dall' In- ghilterra Barclay Head, Direttore del Medagliere del Museo Britannico, Arthur J. Evans, Direttore del Museo di Oxford, Percy Gardner, Hermann Weber; dalla Scozia John Young, conservatore capo del Museo Hunter di Glasgow, mi furono larghi di con- sigli, m' inviarono calchi e libri rarissimi. Continuando fiduciosamente nell'opera incominciata scrissi ed ebbi aiuti dal Dott. Friedrich Kenner, Direttore del Gabi- netto numismatico di Vienna, dal Signor Walcher von Molthein di Vienna, possessore di una ricca col- lezione, dal Signor Arthur Lobbecke di Braunschweig, dal Von Sallet di Berlino, dal Dott. Hans Riggauer, conservatore del Medagliere di Monaco, dal conser- vatore del R. Gabinetto numismatico di Kopenhagen: ai quali tutti devo esprimere la mia gratitudine. Così a poco a poco è venuto su questo lavoro, sotto gli auspicii dei più grandi numismatici viventi, i quali, come furono larghi nel concorrere meco ad elabo- rarlo, spero siano anche benevoli nel giudicarlo. La classificazione cronologica è del tutto nuova, non già nelle linee generali, ma certamente nella dispo- sizione delle monete nei singoli periodi ; nuova è anche la spiegazione dei tipi, che volli andasse con- giunta ad un severo studio filologico. Alla parte numismatica feci precedere uno studio etimologico e topografico, frutto delle mie ricerche rivolte a studiare i tipi di queste monete , il quale forse potrà essere utile a chi voglia studiare di pro- posito l'argomento. Questo lavoro poi è il primo di parecchi altri che mi propongo di fare sulle monete della Sicilia, per i quali l'incoraggiamento e gli aiuti necessari spero non vorranno mancarmi. TOPOGkAHA E NUMISMATICA DELL ANTICA IMERA 13 COLLEZIONI CITATE. Arolsen. — Collezione del Principe di Waldeck. Berlino. — Konigliches Museum. Boyne. — Collezione del Signor Boyne in Firenze. Evans. — Collezione del Signor Arthur Evans, direttore dello Ahsmolean Museum di Oxford. Hunter. — Collezione nell'Università di Glasgow. Imhoof Blumcr. — Collezione del Dott. Imhoof-Blumer in Winterthur. Kopenliagen. — R. Gabinetto numismatico. Lobbecke. — Collezione del Signor Arthur Lobbecke in Braunschweig. M. Br. — Collezione del Briti.sh Museum in Londra. Milano. — Regio Gabinetto numismatico di Milano. Monaco. — Konigl. Miìnz-und-Medaillen-Kabinet. Nervcgna. — Collezione del Signor Giuseppe Nervegna in Brindisi. Napoli. — Medagliere del Museo Nazionale. Palermo. — Medagliere del Museo Nazionale. Parigi. — Gabinetto Numismatico annesso alla Biblioteca Nazionale. Santangelo. — Medagliere dell' ex Ministro Santangelo, ora nel Museo Nazionale di Napoli. Siracusa. — Regio Museo Nazionale. Strozzi. — Collezione del March. Carlo Strozzi in Firenze. Tèrmini. — Museo. Vienna. — I. R. Gabinetto numismatico. Walcher. — Collezione del cav. Leopold Walcher von Mol- thein in Vienna. Weber. — Collezione del Signor Hermann Weber M. D. in Londra. '4 ETTORE G A URICI TOPOGRAFIA DI IMERA E ORIGINE DEL NOME. La ricerca della fondazione e del sito di Imera subì diverse vicende, e se oggidì, per gli scavi prati- cati sul luogo ( [ ) la posizione topografica di essa è tra le più note delle città di Sicilia ( 2 >, è ancora però incerta la primitiva sua storia. L'incertezza regna anche sul nome che sfugge ad ogni ricerca e si perde nel buio di un'epoca preistorica, circa la quale i più autorevoli scrittori antichi di storia siciliana non seppero dare esatte notizie. Nel trattare di questo argomento mi fermerò principalmente su due punti : a) i Greci che vennero a colonizzare la parte della costa nord della Sicilia, che è a sinistra del fiume Imera, furono i primi ad abitarla o prima di essi vi erano i Fenici e i Siculi? b) donde ne venne il nome alla loro città? F da consi- derarsi esso come la traduzione greca di una parola del linguaggio dei Siculi o è invece una storpiatura, (i) Bullelt. della Commiss, d'an/ic/i. e belle arti, 1864, ri. 2, p. 5. (2) Il Fazello ne fissa giustamente la situazione ad ovest del Fiume Grande, l'antico Imera settentrionale; ma il Cluverio deviò dal retto sentiero e con lui errarono il Parthey e i cartografi moderni, cosicché nel più gran numero degli atlanti dell' orbe antico , anche in quello di Kiepert, Imera è segnata dalla parte sinistra del fiume di Ter- mini, cioè fra Soloeis e Thermae. Ma essa invece trovavasi ad occi- dente del Fiume Grande che imbocca nel mare a Bonfornello. Che esso sia identico all'Imera settentrionale , ce lu provano gli avanzi d ! antica città ivi rinvenuti, che non possono appartenere se non alla città di Imera; la quale opinione è avvalorata anche dalla tradizione locale. I contadini ancor oggidì chiamano l'altipiano ad occidente del fiume, piano a" Imera. — Cfr. O. Hartwig , Cenni topografici intorno ad Imera in Bull, di corr. ardi. Anno 1864, p. 15. TOPOGRAFIA E NUMISMATICA DELL ANTICA IMERA senza significato, di un vocabolo del dialetto di quel popolo ivi stanziato prima che giungessero i Greci? Riguardo al primo quesito merita di essere con- siderata l'opinione dell'Ugdulena (3). Il dotto orienta- lista suppose che l'ampia pianura dove sorse la città di Imera, " tra campi fertilissimi ed in sito assai co- " modo da poter signoreggiare la costa settentrionale " dell'isola e il mare che la divide dal continente " italiano, fosse già abitata innanzi che i Greci venis- " sero a porvi la stanza in quei tempi che i Fenici, " venuti di Cartagine e fors'anco dall'Asia, abitavano " intorno a tutta la Sicilia, come dice Tucidide.... „. Egli, che scriveva in un tempo in cui la scienza numismatica non aveva ancora fatto grandi progressi, attribuiva ad Imera un gran numero di monete d'ar- gento e rame, di diversi tipi, con leggenda fenicia, ed era quindi necessariamente indotto ad ammettere un'antichissima cultura fenicia, in quella città. Ma la sua ipotesi non è confortata da alcun riscontro negli scrittori antichi, i quali affermano concordemente il contrario. Il più autorevole fra questi, Tucidide (4), narra che Euclide, Simo e Sacone partitisi di Zancle fondarono Imera, e con essi abitarono in quella città Calcidesi in gran numero e degli esuli siracusani detti Milctidi; ed altrove (5) ytvr, àv toìtùj ™ ^hv. t?,; 1:azm7.; 'lì/./.à; -ó).i;. E greca bi mantenne questa città per tutto il tempo della sua breve esistenza, fedele alle istituzioni della patria comune ed antagonista fiera dei fenici, dai quali era circondata. Un altro punto oscuro, ma che si presenta 131 Gregorio Ugdulena , Sulle monete punico-sicule. Palermo, 1857. Questa monografia trovasi negli Atti deli' Accademia di Lettere e Scienze di Palermo, voi. Ili, 1859. (4) VI, 5. (5) VI, 62. LO ETTORE GABRICI meglio ad essere chiarito è la quistione del nome. Varie ipotesi sono state latte, però nessuna fu mai sostenuta e dimostrata, nò si ebbe tanti seguaci, come quella dell'Ugdulena. Questi, che considerava il territorio di Imera come sede di un'antichissima colonia fenicia, rivendicò, com'ei dice, a questa città una serie di monete con leggenda punica che egli col Gcsenius * 6 ' legge per ìa, u isola „. Ma, mentre questi le attribuisce a Siracusa e propriamente al- l'isola di Ortigia, e il De Luynes le considera come monete della Sicilia in genere (7) 7 egli interpreta quell' ìa in altro modo. " Io non dubito, egli dice, " che quella voce (ìa) non sia qui un nome proprio, " essendo frequentissimi in tutte le lingue gli esempi " di nomi appellativi passati in propri: ed avviso che, " dovendo il fenicio ìa, non altrimenti che l'ebraico i " e l'indiano dsib significare non solo le isole propria- " mente dette, ma oziando le coste del mare, ed in " generale la terra abitabile, in quanto ella s'oppone " ai fiumi ed al mare (vedi Gesenius, Thcsaitr. liiig. " hebr., p. 88) potè ben dai Fenici o Peni che primi " si stanziarono in Sicilia, appellarsi la una città edi- " ficata su la costa del mare: siccome ancora in greco " 1' antico vocabolo 7'.%, terra , derivato senza fallo " dalla nostra voce fenicia pronunziata in modo da " rendere più sensibile il primo elemento vocale, fu " altresì il nome proprio della patria di Medea su " le rive del Fasi o dell' isola abitata da Circe nel " Mediterraneo „ < 8 ). Questa è l'ipotesi dell'Ugdulena accolta con entusiasmo ai suoi tempi. E tanto più grande appariva questa scoverta a lui e ai suoi se- (6) Gugl. Gesenius, Scripturae lingiiacque pìiocniciat monumenta quotquot supersuid, 1837. (7) Bullett. ardi, nap., I, p. 171, 1853. (8) Op. e, p. 32-33. IDROGRAFIA E NUMISMATICA DELI. ANTICA IMERA 17 guaci *9), in quanto essa trovava , casualmente, una conferma in alcune monete imeresi con la leggenda IATON, che essi pigliavano per genitivo plurale del- l'aggettivo derivato da ia, e traducevano " dei citta- dini d> la „ . L'Eckhel dà come certa la etimologia di r^.iox. Colla scorta delle primitive dramme di quella città, le quali dall'una delle tacce mostrano il gallo, stimo che questo animale, che ha stretta relazione col nascer del giorno e colla luce ,IO> fosse l'arma par- lante di Imera (f.yi?*). E siccome a tale etimologia ostava ia grafia delle due parole (l'ima coli'-, l'altra collV, egli citò, a testimonianza, un passo di Platone il (piale dice che la forma antichissima della parola ;,y.f;z tu iy.Lv. ". Ma oramai si può affermare, dopo le ricerche di Francesco D'Ovidio, che quelle parole del Cratilo non hanno nessuna importanza storica I:: . Il Mommsen suppose che le lettere vvv segnate- talvolta, com'ei dice, sulle più antiche monete d'Imcra, fossero le iniziali dell'antico nome della città, il 9) Fra questi ricorderemo il Salinas , allora giovanissimo, che scrisse: Appendice alla mem ria sulle Monete punico-sicide ilei/'. III. Gre- gorio Ugditlena. Palermo. 1858: Lettre a Mr. le Prof. Crear, l'gd. sur deux pi'eces d'argent portant le noni F/ienicieu et ìes tvpes de /.anele et d' Agrigento. (Estr. dalla Reme Xitntisiir., N. S. Anno I.\, iS5.| . 10 Ateneo chiama il gallo Y,;i.;;,ófu.vo-. -- I'i.in. , X, 21 " dien venientem nunciat cantu „. Per più ampie- notizie vedi Mjnfkvini , in Bull. arch. nap., 18=; 1. i] Plat. Crat., 31 : :': ;isv : /'./'i: ; i: -.-,: \\1Ay1; 7 tv -^ iAw =x«/o'jv, ■>'■ (12 F. D'Ovidio, Di un luogo di Platone addo/lo a prova dell'oidi- citila delC itacismo , in Atti dell' Acc. di Se. ni. e p. , 1890, p. 221-237. " D'Ovidio esamina con magistrale competenza tutto il brano di Plat., nel quale il fdosofo cita l'esempio di sjiYjja, e sopra varie prove l'onda la sua congettura assai felice ed ingegnosa, che la Torma arcaica '.\i.io-i addotta da Platone come la più antica di questa parola , sia uno do- gi' " ingenui e maliziosi parti della sua fantasia „. ]8 ETTORE GABR1CI quale potrebbe essere connesso agli antichi Hylli o 1 Iylles conosciuti per mezzo delle tradizioni greche '3 . Lo scrittore moderno più competente in fatto di storia della Sicilia, Adolfo Holm, considerata la difficoltà di spiegare l'etimologia di questo nome, dice che circa la possibile derivazione del nome Imera dalle lingue semitiche, non si può nulla definire l .'4'; le derivazioni dalla lingua greca, come a dire quella da r.y.tpz, etimologia la quale sembra accennata dal gallo impresso sulle monete di questa città, ovvero quella da 'F? ', la quale si adatterebbe specialmente alla bella veduta che si apre dal sito d'Imera al di là della costa verso est ed ovest, dentro del territorio, fino alle montagne coverte di neve buona parte del- l'anno, non possono essere accettate con sicurezza ( x 5). Il Freeman conserva la stessa imparzialità; anzi, più recisamente dell'Holm, rigetta l'ipotesi di una possibile derivazione da i^spo; o da ■hj.izx. Le probabi- lità, soggiunge, sono che il vero nome sia Sicano ( l6 \ Con queste parole il Freeman apertamente ri- nunzia a qualunque ricerca del nome. Ma per altro è merito suo aver somministrato alcuni dati scien- tifici, importanti per chi voglia trattare completamente la questione del sito di questa città greca. L'antichità stessa, a quel che pare, non aveva un'idea esatta del sito d'Imera e lo confondeva col territorio dove più tardi i Cartaginesi fondarono Thermae. Gli antichi scrittori ricordano accanto alla città le ferme famose che stavano a parecchie miglia di distanza da essa e che non entrarono certamente nel suo perimetro (13) Mommsen, Gesch. (fes Róm. Munzwcsens, p. 91. — Giova osser- vare che questa leggenda non si trova , nel modo come la riferisce il Mommsen, su nessuna delle tante monete d'Imera da me esaminate. (14) Geschichte Siciliais im Alteri., I p. 95. (15) I, p. 136. (16) ìlistory of Sicily, I, Addit. and correct., p. xxxiii. TOPOGRAFIA E NUMISMATICA DELL ANTICA [MERA IQ neppure nei tempi di maggior fiore ( r 7). La natura di quelle acque salutari, che richiamavano l'attenzione dei Greci di Sicilia, e l'estensione che ebbe l'elemento fenicio in origine sulla costa nord dell'isola, inducono ad ammettere che i Fenici non si siano lasciati sfug- gire quei bagni caldi, non lontani dai loro principali stabilimenti di Palermo e Solunto. Ed inoltre baste- rebbe ricordare la leggenda che attribuisce lo scatu- rire di quelle acque termali al passaggio di Ercole per quei luoghi ; nella quale leggenda, che si ripete per le terme di Egesta e per la sorgente di Kyane in Siracusa, potremmo ravvisare il dio semitico che fa conquiste nei paesi dell'occidente (l8( . Ma col tempo la leggenda venne trasformata ed accresciuta dell' in- tervento di Minerva e delle Ninfe < : 9». Quest'amplia- mento fu possibile solo quando i Greci cominciarono ad avere il sopravvento neh' isola e i Fenici si ritras- sero nell'estremo occidente di essa, fino a ridursi entro le città di Panormo, Motye e Solunto. Così si spiegano più agevolmente due punti un pò oscuri: l'avanzarsi di molto dei Calcidesi di Zancle nel fondare la colonia; la spedizione dei Cartaginesi contro Imera nel 480. Difatti ai Greci esploratori dovevano far gola quei bagni, sui quali avevano fissato gli occhi più che mai nella ritirata dei Fenici verso ovest, che non avevano certamente rinunciato a quel possedi- mento. E P astio dei Cartaginesi contro Imera, che fu due volte assediata e poi distrutta (409 a C.) fino alle fondamenta, aveva avuto forse origine dalle con- tinue guerriciole che gl'Imeresi sostennero coi Fenici, prima di occupare interamente quei bagni, cioè prima (17) Aeschyl., Fr. Glauc. — Dio». Sic, IV, 23; V, 3. — Pind., Pytii., I, p. 152. (18) Holm., O. e, I, p. 47 . — Freeman, O. c, I, p. 182. (19) Dio»., IV, 23; V, 3. ETTORE GAHRIC1 del V secolo a. C. E d'altra parte la costruzione di una nuova città fatta dai Cartaginesi sul sito delle antiche terme { - 0) , è un atto di rivendicazione di un suolo considerato fenicio , dopo la distruzione di quella che lo aveva loro sottratto. A questi motivi altri se ne aggiunsero che fecero determinare i nuovi coloni ad avanzarsi fino alla solitaria Imera. Secondo la narrazione di Tucidide ( 2I >, i fondatori di essa erano abitanti della metropoli Zancle, la Calcide euboica, e i loro compagni erano in gran parte Calcidesi. Ma un altro elemento era misto ad essi; la lotta civile era già scoppiata in Siracusa, e sembra che un'intera gens stesse in esilio. Cotesti dorici senza tetto si unirono ai Calcidesi di Zancle nella nuova stazione. Secondo Strabone ( 22 ), i coloni di Imera sareb- bero Zanclei di Myle. È possibile dunque che i Sira- cusani esiliati fossero i primi a fermarsi in Myle, sotto la protezione di Zancle, che dessero al luogo l'eponimo della stessa razza, che fossero i promotori e partecipassero alla nuova colonia di Imera , ove non sarebbero più esuli protetti, ma cittadini di un centro nuovo ed indipendente * 2 3». Aggiungcvasi a tutto questo la posizione spe- ciale del luogo, atto a far prosperare una colonia greca, e di tal natura che ai nuovi coloni offriva un luogo di ancoraggio alla foce del fiume e un altipiano fortificato naturalmente quasi d'ognintorno, separato dal mare per una pianura larga non più d'un miglio * 2 4*. (20) Accenno alla fondazione di Thermae, fatta per opera dei Car- taginesi dopo la distruzione d'Imera nel 407 a. C. (21) V. nota 4. (22) Strals., VI, 272. 23 Freeman, Op. e, 1, p. 411 e seg. (24) Francesco di Giovanni pubblicò una diecina di anni addietro una sua memoria intitolata La topografia dell'antica Imera, nella quale TOPOGRAFIA E NUMISMATICA DELL ANTICA [MERA 2[ Questo particolare non resta senza la sua im- portanza. Il littorale superiore della Sicilia, in para- gone dell'orientale è impraticabile : la costa scende quasi sempre ripida e l'aria in estate è malsana < 2 5l La collina di Imera è invece ricca di vegetazione, e accanto le' scorre un fiume che rade volte nell' e- state perde interamente le sue acque. E come tale sito non doveva adescare gli esuli siracusani e gli zanclei a fermarsi ivi, pensando alla prosperità della loro patria futura? Se trovassero resistenza da parte dei Siculi che vi abitavano, a noi non è dato sapere; ma è lecito supporre che quel sito cosi difeso da natura, fornito in abbondanza di prodotti della terra e di acqua |26 \ non fosse disabitato innanzi l'arrivo dei Greci. E gli abitanti non potevano essere altri che i Siculi. Della loro religione possiamo dire di essere quasi ignari, ma è certo che ebbero una tendenza a divinizzare i fiumi e le fonti < 2 7). La numismatica ci offre numerosi esempi in proposito. Ad Egesta erano e ->n varii argomenti combatte l'opinione comune, che la città t'osse collo- cata sull'altipiano della collina, allegando che lo spazio di esso era troppo angusto per contenere 60000 abitanti nel periodo in cui era fiore (secondo i calcoli dcll'Holin, II, p. 83, 4231. e traendo altre prove degli assedi ai quali fu sottoposta nel 480 e nel 409. E conchiudc che Imera si stendesse sulla pianura che è tra il colle e il mare. II suo lavoro è fondato sopra ipotesi; nessuna prova diretta, tranne le rovine del tempio di Bonfornello e qualche avanzo di altra costruzione sul dorso della collina. Ma la cosa è facile a comprendersi, quando si ammette che la città fosse costruita in origine sull'altipiano della collina. Dopo la vittoria del 480 dovette crescere il numero degli abitanti, in guisa che Cicerone la chiamò oppidum in primis Siciliae claritm et ornatum I Verr., Act. II, L. II, e. 35) e allora dovettero essere costruite delle case appiè della collina, che col tempo formarono forse una borgata. Di certo gli avanzi di costruzioni esistenti nel piano della collina sono una prova diretta che la città propriamente detta doveva sorgere ivi. 125 Curtius, Stor. gr., p. 488. (26) Freeman, I, p. 414. ^7 I [OLM, I, p. I77. ETTORE (iAliRKT venerati il Porpax e il Telmisso ( 28 ', in Assoro il Chrysa ( 2 9), e altri fiumi locali avevano onori divini in Alonzio, (3°) Agyrio '3 1 ) ed Entella (32). I Greci che vennero nell'isola aggiunsero ai loro culti anche questi, propri degl' indigeni ; perciò la loro religione dette un grande sviluppo alle divinità fluviali (33). Se dunque vediamo che fiumicclli di piccolo corso furono divinizzati dai Siculi, con ragione dob- biamo ammettere che il fiume Imera, tanto grande e noto nell'antichità, avesse un culto e un nome presso quelle popolazioni sicule che si stabilirono neh' alti- piano occupato poi dai coloni greci : culto e nome che furono a questi trasmessi. Gli antichi sono d'accordo nell'affermare che la città d'Imera ebbe il suo nome dal fiume (34) e Ste- fano Bizantino enumera varie altre città che ebbero una derivazione simile; come ad esempio Siracusa, Gela, Selinunte, Erice, Camarina; soggiunge poi che riscontrasi lo stesso anche in Italia (35). Da un esame accurato dei nomi di città che trassero origine dai rispettivi fiumi o fonti risulta che nell'Italia e nella xaxa xaì tòv Kp'.j-usòv xal tòv 'iy/.|uaaóv sv àvòpdiv eTSsittjxtùct „. Egesta era città capitale degli Elimi, popolazione che, per concorde testimonianza degli antichi , era affine alle stirpi marinare dell'Asia Minore (Curt., St. g>\, I, p. 465). (29) Holm., I, p. 28; Beleg. ti. Erlàut., p. 374. — Freeman, I, p. 154. — Head, H. N., p. 11. — Salinas, Le monete delle antiche città di Si- cilia, Tav. XVI, n. 12. (30) Head, H. N., p. in. (31) Sulle monete è rappresentato il fiume ria/.ayxaT';;. li. N., p, 109. — Salinas, Op. e. n. 376, 377, Tav. XV, n. 3 bis. (32) Era quivi venerato il fiume Hypsas. H. N., p. 119. (33) Holm., I, p. 177. (34) Vib. Seq., ediz. Orbelinus, 17, p. 11 (1778). (35) StEPH. Bvz., S. V. Axpàyavts; " tfr -• yap As'jp'.; ',xi ai -Xe;3Tà'. Tùiv S'.xsXojv itóXstuv èy. xùiv iiOTa[j.<ì)v òvouàfovtsi Sopaxscòca;. PsÀ.iv Jjiépav, -sX'.voùvxa xal $oivtxoòvta v.al 'EpóxYjv xal Kàjuxov, 'AXoxév tt xai Hspu.òv Y.a\ Ka|i pìvav ojc xal sv 'JtaXia. TOPOGRAFIA E MUMISMATICA DELL ANTICA IMERA 23 Sicilia questo trapasso fu frequente più che negli altri paesi del mondo antico (36); e dalle testimonianze degli scrittori si deduce che quasi sempre l'appella- tivo passò dal fiume alla città, e non viceversa. Ciò è naturale, perchè le acque correnti e in ispecial modo le fonti che misteriosamente emergono dal seno della terra, furono oggetto di osservazione pei popoli pri- mitivi in età preistorica e ne eccitarono la fantasia, come esseri soprannaturali, e furono venerate con templi, culti, immagini, nomi. La etimologia di questi a noi non è dato ricercarla, ma l'osservazione mi ha fatto notare che più sono antichi questi nomi, e più facilmente si prestano ad una ricerca della loro deri- vazione. Alcuni trassero origine da qualità speciali delle acque, come l'Hebrus, l'Anabaenon (37), altri dalla natura dei luoghi che attraversavano, come il Phasis, il Tigris ( 3 8 ), l'Acragas w, o da altre circo- stanze che qui non possiamo ricordare per amor di brevità (4°). Vero è che di queste etimologie date dagli antichi è lecito dubitare; ma valgono almeno a farci congetturare che molti fiumi ripetono il loro nome da qualità proprie di ciascuno (4 1 ). (36) Per l'Italia abbiamo i seguenti esempi: Aào;. Her., VI, 21 ; Diod., XIV, 101 ; Stkah., VI, 253. — 'Apiiuvov. Strail, V, 210-240; i'mi.., 3, 1, 22; Si. B. — U'jìo'i-. SiR.xii., VI, 253; I'lin., 3, 5, io; Mel. , 2, j. — Espi;. Arciiil., ap. Ath., 12, 523 d. ; Et. M. , s. v. ; Strab., VI, 264; Plut., Pyrrh., 76; Si., B. ; Pi. in., 3, 11, 15; Flor. , I, 18. — lujiap:;. Straii., VI, 262, 263; Vili, 386; Si. B. ; I'lin., 3, 11, 15; Ture, VII, 35. — So'ipisi. E. Curtius, Lber (Jurlìen inni Briiiineiiinscliriften, p. 28. — ri'.saùpov.. Pli.n., 3, 14, 19. Per la Sicilia: "K/.cupo; Pini»., A'., 9, 96 ; Her., VII, 154; IIesych; Si. — Pf/.cj. ilsXivoO;, 'Epix-r,, K'/u/.v.i:. \\'vx'iy:fi., v. Si. B. s. v. 'Axp'i-favxs;. Per le altre parti del mondo, v. l'in., De Fluv. ; Viu. Seq., De Flum. 137) Plut., De Fluv. '38 Ibid. (39) Steimi., Byz. s. v. 'Axpi-favtsi. jo Come l'Arar e il Sagaris. Plut, De Fluv. (i Però non sempre l'appellativo originario resto inalterato; il più delle volte fu interamente mutato, ed è notevole che questo secondo 24 E. GABRIO - TOPOGRAFIA E NUMISMATICA DELI. ANTICA IMERA Se così è, anche rimerà settentrionale, attesa la tendenza dei Siculi a venerare i fiumi, dovette avere presso quel popolo un nome, il quale poteva facil- mente esser derivato dalla sua posizione appiè d' una collina e in mezzo ad una pianura fecondata da esso; sempre ricco di acqua, anche nei mesi estivi. Ed essendo i Siculi una popolazione agricola, dedita alla pastorizia fin da quando abitava nella nostra penisola <4 2 \ è probabile che quella parte di essi stanziata presso il fiume Imera, gli desse l'appel- lativo di benigno, benefico, fecondatore, che passò poi a significare il fiume stesso. Siccome ignorasi la lingua loro, non conosciamo la forma di questo vocabolo, ma si può ritenere che dovesse accostarsi di molto al greco ), Ettore Cabrici. e quello di qualche eroe o personaggio storico che vi morì o lo attra- versò, (Plut., De Fluv. passim) laddove il più antico ha un'origine na- turalistica. In tal caso ò vana ogni nostra ricerca etimologica. A giudi- care dagli esempi che abbiamo, sembra clic il passaggio dell'appellativo del fiume alla città sia avvenuto, com'era naturale, col nome più antico, Gela, secondo Io Schubring (R/icin. Mus., XXVIII , p. 81 seg.) fu così chiamata dal fiume omonimo che in lingua degli Opìci e dei Siculi si- gnificava brina (Steph. Byz. s. v. Pé).»;) Selinunte, la città del Selino, ebbe nome dal fiume vicino che anche così chiamavasi. Questi nomi di fiumi sono antichissimi, non andarono mai soggetti ad alterazioni , e però gli antichi ne conoscevano 1' origine trasmessa col nome proprio, e i moderni filologi possono , con qualche probabilità , stabilire dei confronti. ('42) Holm., I, p. 63. APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA XXXI. M A S S I M I A N O T I R A NNO (ANNI 200 A 225 CIRCA I). C.). " Cameade!... Chi era costui? ruminava frase " Don Abbondio , seduto nel suo seggiolone , in " una stanza al piano di sopra, con un libricciuolo " aperto dinnanzi.... „ ('). I miei buoni amici, aprendo la Rivista, potranno dire egualmente : " Massimiano tiranno !... Chi era costui ? „. Ed io pure, osservando un'ignota monetina, mi sono fatto per lungo tempo l'identica dimanda, alla quale non posso rispondere se non mostrando la mo- neta stessa riprodotta alla Tav. 1 in doppio esemplare, (n. 1 e 2), e dimandando a mia volta : tìvo; -i, zm» zlzr, X.5CÌ 7, e tu y sa or, ; La moneta è molto semplice : X? - IMP MÀXIMIÀNVS P F AVG- Testa nuda e scono- sciuta, a destra. $ — AEQVITAS AVG L' Equità a destra colle bilancie e un lungo scettro o un'asta. (1) A. Manzoni, / Promessi Sposi, Capitolo Vili. 20 FRANCESCO G.NECCIII E il nome di Massimiano non è certamente ignoto nella numismatica romana. E anzi doppiamente cono- sciuto per due imperatori, i quali- ambedue ci lascia- rono una cos'i abbondante copia di loro monete, da poter essere riccamente rappresentati in tutte le più umili collezioni. Ma se il nome, che leggesi chiaramente sulla mo- neta è noto, ciò non basta perchè l'attribuzione, che parrebbe alla prima presentarsi come la più naturale, sia la giusta. Altri elementi, che pure giova consi- derare, all'infuori del nome, si oppongono a tale at- tribuzione, e, provando invece come la moneta non possa appartenere ne all'uno né all'altro degli impe- ratori che portarono il nome di Massimiano, ci met- tono di fronte a quel nuovo Massimiano, che per distinguerlo dagli altri due abbiamo contraddistinto colla qualifica di tiranno. Parrà strano che un nome nuovo possa venire ancora ad arricchire la lunga serie dei piccoli usur- patori romani , dopo tante collezioni che sono state compulsate , dopo tante ricerche e tanti studii ; ma il fatto è tale, e credo se ne convincerà facilmente chi avrà la bontà di seguirmi in questa breve ricerca. Incominciando dalla cronaca, dirò donde e come due esemplari diversi di una moneta cosi strana per- vennero alla mia collezione. La prima (n. i della tavola) mi venne proposta dal Reno nell'aprile dello scorso anno, da quello stesso Sig. Liickger, che mi aveva procurato altre buone monete romane, fra cui il medaglione di Caracalla trovato a Colonia, che de- scrissi nel fase. II della Rivista, 1893. Come il me- daglione di Caracalla , il denaro col nome di Mas- simiano fu trovato a Colonia , e precisamente negli scavi pel canale sulla piazza Apellhof, alla profon- dità di circa 3 metri e mezzo. Stava in una piccola urna, insieme ad una fibula. — L' impronta che mi APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA veniva trasmessa in semplice stagnuola, mi arrivava assai sciupata; ma pure ancora in istato da lasciarmi vedere che il ritratto non corrispondeva a quello di Massimiano Erculeo, come la moneta era classificata, è come pareva dovesse indicare la leggenda; meno ancora poi a Galerio Massimiano, il quale poi sarebbe escluso anche dal titolo d'Augusto, che figura sul de- naro. Sulle prime credetti che si trattasse di una falsi- ficazione; pure, avendo i dati precisi sul ritrovamento da persona degnissima di fede, mi feci spedire la moneta ; e quando 1' ebbi ricevuta, dovetti persua- dermi che si trattava di un pezzo assai curioso e in- teressante , ma la cui autenticità era al disopra di ogni sospetto. La conservazione ne era eccellente, la leggenda chiarissima ; pure la moneta , sia pel tipo della fab- brica, sia per la qualità dell'argento, sia poi special- mente per l' effigie rappresentata , non poteva in nessun modo essere attribuita a Massimiano Erculeo. Ritenni per qualche tempo il denaro unico e inedito ; ma poi, guardando, per non so quale altra ragione, il volume VI della seconda edizione del Cohen, con mia sorpresa lo trovai descritto e anche disegnato , precisamente al n. 9 di Massimiano Er- culeo, dove è citato un simile ma non identico esem- plare appartenente al Sig. Rolliti. Scrissi tosto a Pa- rigi e non mi fu difficile avere anche quel secondo esemplare tav. I, n. 2, il quale, appartenente già alla collezione del Barone de Witte , giaceva da molti anni nei cartoni dei Sigg. Rollin et Feuardent, senza che avesse destato 1' interesse di nessun raccogli- tore, forse appunto perchè erroneamente classificato. Questo secondo denaro , di autenticità pure in- discutibile , è di conservazione assai meno buona di quello di Colonia e da qualche depressione o man- canza di metallo, visibile principalmente al rovescio, lo 28 FRANCESCO GNECCHI si direbbe riconiato su altra moneta, come è il caso per esempio delle monete di Druantilla. I due denari sono prodotti da conii differenti ; pure ambedue hanno il medesimo tipo di fabbrica e il medesimo argento , e il principe rappresentato si vede eviden- temente che è lo stesso nei due esemplari. — Il Sig. Rollili, avendo sott'occhio il solo esemplare mal conservato e nel quale i tratti della barba erano quasi completamente scomparsi, trovò nel ritratto, come c'è difatti, una grande rassomiglianza con quello di Costanzo Gallo, circostanza, che lo indusse, non potendo attribuire la moneta all'epoca di Massimiano Erculeo, e, non osando fare un'ipotesi più arrischiata, a supporre che essa fosse restituita da Costanzo Gallo. Difatti egli accompagna la sua descrizione colla nota seguente : " Cette médaille , dont le por- " trait est cxactcmcnt celili de Constance Galle , " parait ótre de restitution „. Ora tale ipotesi mi pare assai facilmente impu- gnabile. Se è vero che il ritratto può a tutta prima, nel denaro un po' consunto di Parigi , richiamare i tratti di Costanzo Gallo, per la faccia allungata, per la foggia della capigliatura, e per la mancanza della barba; tale somiglianza diminuisce assai e si può dire che sfugga nell'esemplare ben conservato di Colonia, il quale ci presenta un uomo barbuto, dell'apparente età di almeno 40 anni. E superfluo l'accennare come di barba non vedasi mai traccia sulle monete e sui medaglioni di Costanzo Gallo, il quale è sempre rap- presentato imberbe e con faccia giovanile da cinque a sei lustri, quale egli era appunto. Ma, data pure una accidentale somiglianza, dav- vero io non vedrei in ciò alcuna ragione per venire alla deduzione di una moneta di restituzione. Non s'è mai dato il caso — almeno a mia conoscenza — che un imperatore restituisse una moneta di un suo APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA predecessore, ponendovi il proprio ritratto in luogo di quello dell'imperatore restituito, cosa che del resto parrebbe anche contradditoria. E poi, delle caratte- ristiche abbastanza note delle monete di restituzione non ne troviamo alcuna in questa moneta ; ne la leggenda del rovescio che vi alluda, né il tipo della rappresentazione che vi si riferisca , e neppure ab- biamo il caso dativo nella leggenda del diritto. Se non bastassero poi questi argomenti, ve n'ha un altro ancora più grave , per cui il denaro non può attribuirsi ah' epoca di Costanzo Gallo. Non parlo della difficoltà storica di spiegare una tale re- stituzione isolata d'un principe vissuto alla distanza di oltre sessant' anni. L' argomento è per così dire tecnico e perciò assai più stringente. Il tipo della fabbrica e l'argento, se non possono attribuirsi al- l'epoca di Massimiano Erculeo tanto meno possono, per le medesime ragioni, attribuirsi a quella di Co- stanzo Gallo. — L'ipotesi quindi di una restituzione è assolutamente da abbandonarsi, come priva di ogni fondamento. Ma veniamo ora a considerare la moneta in se stessa. Che il ritratto rassomigli più o meno a quello di Costanzo Gallo è cosa che riesce molto indilie- rente e inconcludente pel caso nostro. Quello invece che ci interessa è la constatazione che esso in in può in alcun modo adattarsi a Massimiano Erculeo, come aveva ben avvertito anche il Sig. Rollili, I tratti di Massimiano Erculeo sono essenzialmente differenti e per chi non li avesse abbastanza bene in mente, ho riprodotto alcune teste di quest'ultimo nella tavola, onde stabilire un confronto. Oltre alla differenza essenziale delle fisionomie si noti poi anche un altro particolare. Tutte le monete di Massimiano Erculeo in oro e in argento portano la testa dell'imperatore laureata. Un solo 3° FRANCESCO GNECCHI aureo fa eccezione , avendo la corona radiata , qualche altro per essere adornato dalla pelle del leone alla loggia d' Ercole ; ma nessuno ha la testa nuda. E del resto tutte coronate sono sempre le teste degli Augusti nei tempi che lungamente pre- cedono quelli di Massimiano, come nei seguenti fino a Magnenzio. I soli Cesari sono rappresentati a capo scoperto. Il nostro denaro contiene quindi in se stesso qualche cosa di irregolare, proprio d'un tiranno, ma non d' un autentico imperatore ; e noi possiamo fin d' ora stabilire che esso non deve in nessun modo attribuirsi a Massimiano Erculeo. 11 tipo barbaro della moneta, oltreché dalla fab- brica e dalle traccie di una riconiazione, visibili in uno degli esemplari, è constatato anche da un'altra considerazione, che emerge dalla rappresentazione del rovescio. L'Equità è rappresentata da una figura femminile colle bilancie e un lungo scettro o se si vuole un'asta. Ora questa rappresentazione dell'Equità venne introdotta da Galba in alcuni suoi bronzi pre- cisamente con questi emblemi, le bilancie e lo scettro o l'asta; cosi venne continuata pure nelle monete di bronzo di Vitellio, Vespasiano, Tito e Domiziano, in alcuni bronzi e in un denaro d'Adriano e finalmente in un denaro d'Antonino; ma. dopo quest'epoca, viene senza eccezione per tutta la durata dell'impero ab- bandonato lo scettro ed in suo luogo adottata la cornucopia, introdotta primieramente da Nerva. Se noi passiamo tutte le monete portanti la rappresen- tazione dell'Equità da Antonino fino a Costantino vediamo che questa è invariabilmente rappresentata da una figura femminile che porta per emblemi le bilancie e la cornucopia. Una moneta isolata (e che pure deve essere stata coniata in questo lasso di tempo), che offre una rappresentazione diversa dal- l'uso generale, non può essere stata coniata che in APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA 31 una piccola zecca di provincia sia dell'Oriente, sia della Germania o della Spagna, dove forse si prese a modello un antico denaro d'Adriano o d'Antonino, il che potrebbe forse spiegare anche perchè la testa dell'imperatore fu incisa senza corona. Alla osservazione mossami da un amico, che un usurpatore in luogo d'una rappresentazione così piana e così banale come quella dell' Equità , ne avrebbe preferita una più caratteristica, più immaginosa, più significativa, rispondo citando semplicemente l'esempio di quasi tutti gli altri usurpatori. Si osservino, ad esempio, le monete di Pacaziano, di Rcgaliano, di Jotapiano, di Mario ; quali rovesci strani troviamo noi sulle loro monete? Nessuno, e invece tutti questi tiranni stamparono sui rovesci delle loro monete : CONCORDIA, FELICITAS, FIDES, FORTVNÀ, LIBERALITAS, ORIENS, PAX, PROVIDENTIA, VICTORIA, e così via, perfet- tamente equivalenti all'/EQVITAS del nostro Massimiano. Del che mi pare d' intravvedere anche chiaramente la ragione. Era interesse di questi usurpatori che le loro monete avessero corso nell'impero, e perciò mettevano ogni cura a fabbricarle in modo che aves- sero ad assomigliare il più possibile a quelle impe- riali. Né varrebbe citare a questo proposito l'esempio di Carausio, il quale, trovandosi nella sua isola in posizione eccezionale, poteva sbizzarrirsi a piacere coniando monete coi rovesci più strani e con leg- gende nuove e speciali. Tutti gli altri usurpatori si attennero al sistema più prudente e più pratico del- l'imitazione, sistema che venne poi seguito e perfe- zionato dai numerosissimi usurpatori medioevali. Se ora poi consideriamo gli elementi che ci rimangono , il tipo della fabbrica , affatto differente da quella dei denari di Massimiano Erculeo , la qualità dell' argento , ben lontana dalla purezza di quello dell'epoca dello stesso Massimiano, e i carat- 32 FRANCESCO GNECCHI teri, nei quali sta specialmente la pietra di paragone per giudicare delle epoche , dovremo necessaria- mente ammettere che la moneta fu coniata in altra epoca, in epoca anteriore; e tale epoca potremo fa- cilmente identificarla, dietro la scorta degli accennati elementi, in quella dei tempi d'Elagabalo o giù di lì. I numerosi denari di tipo un po' barbaro o diremo orientale di Caracalla , Geta , Elagabalo , quelli di Giulia Socmiade, di Giulia Mesa, d'Aquilia Severa o anche d'Alessandro Severo , presentano lo stesso identico aspetto, tanto che, collocando il nostro de- naro fra questi e lasciandone visibile il rovescio , lo si riterrebbe precisamente a suo posto. Considerando finalmente anche il peso (per quanto può valere quest' argomento in monete barbare o semi-barbare) vediamo che i due denari, pesando l'uno gr. 2,900 l'altro 2,500, si accordano assai meglio con quelli di Caracalla o d' Elagabalo , i quali , stanno sempre al disotto dei tre grammi, offrendo una media di gr. 2,850 circa, che non con quelli di Massimiano Erculeo o degli Augusti suoi contemporanei, i quali eccedono sempre i tre grammi, e danno una media di gr. 3,200. La conclusione viene dunque logica e spontanea. II denaro non può appartenere a Massimiano Erculeo; ma, avendo tutti i caratteri di una moneta barbara e anteriore, e portando il nome di Massimiano e un ri- tratto ignoto, deve necessariamente appartenere a un terzo Massimiano (che cronologicamente sarebbe il primo), la cui epoca deve aggirarsi intorno al primo quarto del terzo secolo. Ora, chi è questo terzo Massimiano che coniò moneta al suo nome e col titolo d'Augusto? Quando, dove e quale potere effimero esercitò questo ignoto tiranno ? Ecco il punto sul quale , per quante ri- APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA 33 cerche io abbia fatto, non sono in grado di portare la minima luce. Ho frugato nelle biblioteche, ho interrogato molti dotti italiani ed esteri ; ma nessuno m'ha potuto dare indicazioni non dirò precise; ma neppure approssi- mative nell'ingrata ricerca. Il solo che riuscì a sco- vare il nome di un Massimiano, che sarebbe vissuto appunto in quell'epoca, ossia al tempo di Alessandro Severo, fu il Sig. R. Mowat di Parigi, che da lungo tempo mi onora della sua amicizia, che segue con amore quanto riguarda la numismatica romana, e dal quale ebbi già in altre occasioni esatte informazioni e preziosi consigli. Egli m'indirizzò all' Onomasticon del De Vit, dove è citato un Massimiano con queste parole: " Quidam ad quem extant rescripta duo Imp. " Alexandri data a. 223 et 224 in Cod. 7, 57, 2 " (a. 223) et 5. 62. 6 (a. 224), dummodo ad candem " personam pertineant „. Mi parve sulle prime che la scoperta di tale personaggio fosse estremamente significativa pel mio assunto, che il tiranno della mia moneta tosse tro- vato; ma poi, meglio riflettendo, mi accorsi che ne eravamo ancora lontani parecchio. Quantunque il nome concordasse e 1' epoca coincidesse perfetta- mente colle mie supposizioni, come attribuire una moneta che porta il titolo d'Augusto ad un perso- naggio cui l'imperatore inviava dei rescritti? Biso- gnava supporre che tale personaggio si fosse rivol- tato al suo legittimo Signore e ne avesse usurpato il potere...; ma tutte queste non erano che: supposi- zioni delle più arrischiate, e, invece di stare nel campo storico, si entrava di nuovo in quello delle induzioni più fantastiche. Senza abbandonare quindi questa lieve traccia, è giusto tenerci in prudente riserva e rassegnarci per ora a confessare la completa igno- ranza sul personaggio; notando però che il mistero 34 !'• GNECCHl - API-UNTI DI NUMISMATICA ROMANA che regna intorno a lui non è punto una smentita né una prova contraria al mio asserto. Si trovo il pianeta Urano parecchi anni dopo che Leverrier ne aveva segnalata l'esistenza. Potrebbe darsi che ulteriori ricerche storiche facessero un giorno o l'altro identificare anche il tiranno ora semplice- mente segnalato, e fra le possibilità c'è quella che il tiranno si scoprisse essere appunto quel Massimiano citato del De Vit. Ma, se anche non si riuscisse mai a sapere qualche cosa di storicamente accertato , io non potrei che ripetere, dietro la scorta del mio denaro : Eppure in oriente, o in qualche altra pro- vincia dell' impero romano , un tiranno dal nome Massimiano e nel torno degli anni 200 a 225 dell'era volgare, ci deve essere stato! Ad ogni modo poi non sarebbe questo il solo caso nella serie romana di un nome tramandatoci unicamente dalle monete. Milano, Gennaio 1894. Francesco Gnecchi. MONNAIES DES NOMES AXCIEXXES PRÉFECTURES DE L'EGYPTE DU MKDAILLIER DU MUSEE D ANTIQL'ITES DE GHIZEH Hat: c:2 Haméres K-ùttcrcs ffnnércs X.os Ni >M DU NOMI: Empereuhs e :.-. H : a t e S di ir Z lev. ii Z:- ::•■.: F. Feuarieit ;■■. Eritish i 1 Imbites Trajan .K IO a „ H.idrien „ 4 IX 2 1497 - 3 Hermontites „ ., 3 9 35" i 100 4 Diospolis Magna Trajan IO — — — 5 Coptites Ha. Ir:..-i, „ lo — — 6 . ■ „ 1 Voi. VI 3, 35' * 95 7 Thinites „ „ 2 •• 'si 35' ' 1 12 8 Hermopolites ,. 4 56 35 ! 9 84 9 . ., 4 .. Var, 3510 Var. 84 lo 1 1 ta Cynopalites 4 4 2 „ 56 39 1519 35-o 84 85 75 '3 Oxyrinchites „ „ 4 Slip. IX 35 35- 1 86 14 «5 Henuleopolites Trajan 2 IO Voi. VI 10, 35=5 87 16 » Hadrien „ 4 47 3529 78 ■7 18 " " 4 49 Sup. IX 38 353' 80 19 SO Arsinoites Antonin Hadric-n 9 4 Voi. VI ioa 18 35 -,- 353 1 81 31 " f 4 19 bis 3534 73 23 =3 Memphites : " 2 1 „ 20 3539 74 21 24 =5 26 Pharbaetites Antonin Madi leu ■■ 2 9 4 80 82 123 35 1° 35 1 ' 35t = 24 25 37 . „ 2 Sup. IX ,6 — (1) J'essaierai de donner mes impressions, sur Ics monnaies rares ou inedites, qui ne portent pas de numcros dans Ics C'olonnes vides des RéfiJrenccs du prcsent tableau. 36 E. D. I. DL'TILH Matière Numero: Nuffiéros de Gicv. di Eeaetrio '.'.-:::: N'.os NOM DU .NOME Empereurs et de du Biitish 28 Hodule X IO Mionne t F. Feuardent Muséum Arabique Trajan 3543 _ 29 '„ Hadrien 4 Voi. VI 14 354 4 2 3° Pélusium „ 4 „ 118 3545 45 3' Sethroites Antonia 9 ., .48 3549 63 32 Tanites lladrien 4 ■49 65 33 Nesytes 4 — — — 34 Mendésius 4 „ 85 27 35 „ ,. 2 86 29 36 Leontopolite^ „ 4 .. 63 3543 '4 37 „ Antonio 9 .. 65 16 3* Bubastites Trajan ,. 9 — — — 39 Hadrien 4 2 4 3554 — 40 „ „ „ 2 — 3555 5 4' Athribites M 4 .1 21 3558 4 4 2 l'rosopites „ 4 '29 3560 — 43 „ „ „ 2 Sup. IX 55 3562 52 44 „ Antonin .. 9 Voi. VI 131 3563 — 45 Phtenpheutes lladrien n 2 — 3565 — 46 Xoites Trajan 1, 10 — — 47 „ „ „ IO — _ — 48 „ Hadrien 4 Voi. VI 154 3566 66 49 Busirites „ 4 26 35«i 6 50 „ „ » 2 Snp. IX 60 8 5' Sebennytes Trajan „ IO — _ — 5 2 n „ „ IO _ _ — 53 „ Hadrien 4 Voi. VI ,44 — 57 54 „ Antonin 9 „ 146 — 60 55 Phténeotes Hadrien 4 Snp. IX 65 3573 49 56 Saites Trajan „ IO — _ — 57 lf Hadrien r> IO — _ 58 „ n ., 4 Voi. VI 139 54 59 „ „ » 2 — 357° — 60 „ Antonin 9 Voi. VI r 4 i 3577 55 61 Métélites lladrien 4 Snp. IX 71 — Ó! „ „ » 3 Voi. VI 98 37 63 Gynaecopolites „ 4 44 3584 — 64 Ménélaites Antonin ,. 9 94 3583 36 65 Alexaudrien Hadrien 4 il 2 3589 1 66 „ „ „ 2 — 359° _ 67 Lybique „ „ 2 Sup. IX 75 3592 — 63 Oxyrìnchites Antonin 9 90 69 Saites „ .. 9 (2) 70 Ménélaites Moaaaies de Ville en Ploml:. .. 9 (31 35 7' Memphis, diobole Nil et Isis PI. 8 — — _ 72 „ demi-OboIe Boeuf Apis entre 3 div. 4 — — — 73 » Nil et Isis „ 6 — 3596 — (2) Varieté dans l'inscription de la date des médaillcs décrites sous le numero 60. (3) Varieté sans l'autel. — Les trois monnaies n. 68, 69, 70 ont été acquises pour le Musée au moment du départ de cette étude. MON'NAIES DES NOMES, ETC. 37 N.° 1 - NOME OMBITES (4). Chef Hai. Nubi, Ombou, riMBON, Ombus, ou Ombi. Divinità. Sebek Typhon et Horner , Aroeris , Horus Gucrrier. & — PAIAN CeB • T6PM • AAK • Tète lauree de Trajan à gauche. ^ — DHTI8MO (retrograde) L IT. Divinile ? debout à gauche, tenant de la mairi droite un épervier , et de la gauche la haste. a: io. Cette pièce, qui est d'une frappe bien authen- tique, présente toutefois plus d'une particularité, qui la rendent suspecte. i.° Elle porte la tète de Trajan à gauche, fait très rare, je dirai presque unique pour Ics monnaies des Nomes. 2." La divinité, qui orne son revers, n'a rien de commun avec les divinités vénérées a Ombos. 3." La legende du revers est retrograde, fait extraordinairc , pour une monnaie d'ancienne pré- fecture egyptiennc. A mori avis , c'est justement dans la legende du revers, que se trouve la fraude du faussaire ; on a changé, a l'aide du burin , une monnaie rare du nome Athribites, (rare a cause de la position de la tète de Trajan) en nome Ombites (5). (4) La désignation des nomes et celle des divinités, qui y sont adorées , sont prises dans la Géograpìiie des Nomes de /' Egypte de Henry Brugshs Bey. Leipsig, 1879. 5) Voyez pi. II, n. 1. 38 E. D. J. DUTILH N.° 4. - NOME DEOSPOLITES (<>). Chef lieu. Pi-Ammon ou Ni-Ammon, la ville de Aramon, niÀMOYN, Diospolis magna, nom profane Apit , celle des grottes , Medinet Abou, exBON , Thèbes. Diviniti'. Ammon-Ra, Jupiter Sol. Districi autonome. Pedous N. Pi-Hathor , le di- strict de Pi-Hathor, de la ville d'Hathor. Nome Phatyres. Chef lieu Pi-Hathor Pathyris et Thatyris. Divinité Hathor Vénus. ^y — IÀN • C€B • TE ■ Téte lauree de Trajan à droite. T^ì — H MErAAH • Hathor de face, vètue de la stola, les cheveux ondulés, se tenant debout, du pied gauche, sur l'étrier gauche d'un cheval au galop à droite ; elle tient de la main droite un serpent (?) et de la gauche la crinière du cheval. m io. Cette pièce est d'un intérèt capital; en premier lieu, elle nous donne un grand bronzo de Trajan, pour Thèbes, pièce qui parait tout a fait inèdite jusqu'ici. Quoique la legende denominative du nome ou de la localitè, ne soit pas conservèe, on y relève nième à l'oeil nu, le titre H MerAAH (la grande) ècrit en toutes lettres, titre, qui de l'aveu de tous les nu- mismates, qui ont ècrit sur les monnaies des nomes, n'a èté porte que par Diospolis Magna (7). (6) Voyez pi. II, n. 2. (7) MiOiN.net, Voi. VI et sup. IX. Paris, 1813 et 1817. — Tochon d'Annecy, Rcchcrchcs historiques sur les monnaies des Xowes. Paris, 1822. — Giulio di S. Quintino , Descrizione delle Medaglie e dei Xomi nel Regio Museo di Torino. Turin , 1824. — F. Feuardent , Colleclion Gio. di Demetrio. Paris. — S. D. Jacques de Rouge, Monnaies des Nomes de l'Egypte. Paris, 1873. MOXNAIES I)ES NOMES, ETC. 39 Cotte dénomination par sa terminaison toute féminine appuyée par l'article H (la) nous apprend cn- core, que nous sommes en présence d'une monnaie de la ville de Thèbes, et non du nome Thébarum , ce qui ferait supposer, qu'à l'epoque de Trajan , le nome entier était designò par le noni de son chef lieu, et que peut ótre sur Ics petits bronzes d'Hadrien où l'adjectif grand ou grande est inscrit en abrégé, c'est grande, qu'il faut lire, et attribuer ces monnaics a la ville de Thèbes , chef lieu du nome , plutòt qu'au nome mème 8| et cela d'autant plus que sur Ics monnaics d'Antonin f'rappées pour cotte localitc, on relève le noni du nenie , soit : AlonOA€lT et AIOTTOAGITHC Une antro particularité, non moins remarquable, est quo contrairement a la divinité venèree a Dio- spolis Magna, (Jupitcr Ammon ou lo Belici*, animai qui lui était consacre et f|uo nous retrouvons sur Ics monnaics), le rovors de celle qui nous occupo porte Venus Athor se tenant debout et do tace, sur l'étrier gaucho d'un chcval au galop a droito. Pline, (livre V, chap. 9), parie du nome Phatu- rites , ce qui a permis à Tochon d'Annccy d'en prendre texe, et d'essayer de prouver par une sa- vante dissertation <9>, dans laquelle il lìnit par pro- poscr, d'appliquer le noni de Phaturitis a Meninoli , ou Tathyris, de ne pas le- séparor de Thèbes, et do n'eii taire qu'un scul et melile' nome. M.' Gaston Masporo , (Ilistoire des pcuples de l'Orient, Paris, 1878), dit , 011 parlant des nomes : (8) Tociiox i/Annixv, Page 69, note 6. Nous donnons à ce nome le noni qui se trouve dans llérodote et Ptolómée , ne pouvant pas af- firmcr que la legende AIOIKI.VI • MI" s'appltque plutòt au nome qu'à la ville. (9) Page 73 et suivantes de son remarquable ouvrage déjà citò. 40 E. D. J. DUTIIJI " Au sortir du nome de Ten , on entrait dans le " nome d'Oitas le Phatyrites des Grecs, la capitale " est: Api Tape la Thèbes aux cent portes d'Ho- " mère, la demeure d'Ammon-Ra, Roi des Dieux et " Créateur du monde, Pa-Amen, Diospolis Magna „. De son coté, M. r Henri Brugshs Bey, {Géographie des Nomes d'Egypte, Leipsig , 1879, page e) , cite d'abord dans la circonscription du nome Uiospolites, un district autonome du nom de Pi-Hathor la demeure d'Hathor , et nomine ensuite le nome Pathyrites et Tathyrites auquel il donne pour divinité Hathor Venus. En effet , la présence de cette divinité sur la monnaie de Ghizeh , loin de contrarier l'attribution que je pense devoir lui donner, la confirmerait au con- traire, et donnerait raison aux prévisions de Tochon d'Annecy, qui supposait, que Phaturites, Mémnon, Tathyris devaient étre joints à Thèbes , pour ne former qu'un Seul et mime nome. Un autre do- cument numismatique vient aussi à l'appui de mon assertion. Mionnet, sup. IX, n. 14, décrit un gran Bronze d'Antonin, de Diospolis Magna, sur le revers duquel il voit , à part la legende AIOT70ACIT • LH : " Une " lemme debout , avec un tour 011 autre ornement " sur la tète, vétuc de la stola, portant sur la main " droit un taureau qui paraìt avoir un globe entre " les cornes, soulevant de la main gauche un pan " de sa robe et tenant de la droite un sceptre sur- " monte d'un globe „. j£ 9. Cette femme à mon avis, ne serait autre , que la déesse Hathor, et par sa legende cette monnaie appartiendrait au nome et non a la ville. Si Mionnet a classe cette médaille à Diospolis Magna , comment se fait il qu'il attribue (voi. VI , n. 43) la pièce suivante du mème empereur à Dio- spolis Parva ? MONNAIES PES NOMES, ETC. 41 AIOnOACITHC • LH • Femme tourelée assise sur un cheval allant à gauche, portant un serpent dressé sur la main droite. je g J \2. Si nous en jugeons par la médaille que possedè le Musée de Ghizeh , cette pièce reviendrait à Dio- spolis Magna , le fait est d'autant plus évident que parmi ses nombreuses dénominations Hathor portait aussi le nom d'Hathor Dame de Suten , Reine des Chcvaux ( I0 >. Cette restitution d'une monnaie de Diospolis Parva, à Diospolis Magna, ne serait pas la première et ne me parait pas invraisemblable , puisque je me base sur Pexemplaire précitc du Musée de Ghizeh, qui porte en toutes lettres H MGrAAH et corame divinità Hathor. M. r F. Feuardent (Catalogne Ciuro. di Demetrio), n'a-t-il pas transféré le n. 3505 de Diospolis Parva à Diospolis Magna, parec que Mionnet , (voi. VI , n. 41), décrit une monnaie d'Hadrien portant la le- gende AIOFTO Al • M • MÉyx oli MeyàXvi fait CU tout pareil au mien, sinon par la legende, du moins par la divinité? N.° .5. - NOME COPTITES " . Chef licu. Qobti, Qest, Coptus. Divinité. Mini Pan. i& — .... TPAI . . . AAP . . . Tòte lauree d'Hadrien a droite. 1}/ — K nTITHC LB? Sevek ou leNil?(«) voile et drapé (io) R. V La.nzonk de Tunn, Dictionnaire de Mytologie egyptienne. Page 887. (u) Voyez pi, II, n. 3. (12) En venant de la salle, n. 36 du Musee de Ghizeh pour entrer dans la salle Grecoromaine n. 40 , est un petit couloir situò entre Ics 42 E. D. J. DUTII.H debout à gauche, la tète surmontée du disque entre les deux cornes, portant sur la main droite étendue un cro- codile, coiffé du disque, et un instrument de guerre ou de pèche (?) de la gauche, je io. Cotte pièce est également unique. Tochon d'An- necy, (page 17) dit, en parlant des monnaies des Nomes d'Hadrien : " Celles en grand bronze (et nous " ne parlons ici que des médailles de ce module) don- " nent la date LZ (an. 7) , et sont fort rares : nous " ne connaissons jusqu'ici que trois, une pour le nome " Heracleopolites, une pour le nome Hermopolites et " la troisième pour le nome Saites ; sur la seconde " la date est eftacée, les deux autres portent la date " LZ (an. 7) „. Mionnet (sup. IX n. 55), cite également un grand bronze d'Hadrien pour le nome Hermopolites et (voi. VI, n. 137) un autrc du mèrae empereur pour le nome Saites. Tout me porte à croire que ces grands bronzes et ceux décrits pour ces nomes , par Tochon d'An- necy, sont identiques. M. r Jacques de Rougé dans ses Monnaies des nomes d'Egvpte, et M.' F. Feuardent dans le Catalogne deux escaliers conduisant aux salles Grecoromaines supérieures n. 43 et 44; contre l'escalier de gauche le visiteur observera une statue en granit du Dieu Nil; mesurant Mt. 1,75. Elle a été trouvée à Sa- fanih, dans la province actuelle de Minih districi de Fechn. Comme la divinità du nome que je décris , le Dieu iNil est, dans cette statue voile et drapé, il se tient debout et de face , la main droite pend le long du corps ; de la gauche repliée il presse contre sa poitrine un crocodile; malheureusement la coiffure a disparu. La divinité a les pieds chausscs de sandales. A la pianelle n. Ili, je donne une représentation de cette statue, afin que le lecteur puisse se rendre compte de la parfaite ressemblance de type et de forme, qu'il y a entre elle et la divinité représentee sur la monnaie du nome dont il est questjon. MONNAIES DES NOMES, ETC. 43 Giov. di Demetrio, ne signalent aucun grand bronze panni les monnaies qu'ils ont examinées et classées. M. r Reginald Stuart Poole {Catalogne of the Coins 0/ Alexandria and Nomes du Musée Britannique), cite (page 360, n. 83), un grand bronze d'Hadrien pour le nome Hermopolites ; cette médaille me parait ótre une variété de celle citée par Mionnet (sup. IX, n. 55). La présence de l'an 2 d'Hadrien, sur un grand bronze de nome pour ce règne, est également un fait inédit. Jusqu'ici je n'ai rencontré cette date, que sur un petit bronze de 4'"" grandeur du nome Arsinoites, décrit par S. Quintino, (page io, n. 2) dans la coni- munication qu'il a faite a l'Académie des sciences à Turin le 2 décembre 1824 sur Ics monnaies des nomes appartenant au Musée royale de cette ville. Tochon d'Annecy, (page 79), cite un passage d'Elien, qui nous apprend : c|ue " Ics habitants de " Coptos adoraient aussi le crocodile cornine sym- " bole de l'eau „. Si Ics Coptites vénéraient dans le crocodile un des symboles de l'eau , pourquoi n'auraient-ils pas vènere aussi la divinité méme de cet élément, suivant les croyances egyptiennes ? et si Ics Egypto-romains de l'epoque d'Hadrien érigeaient des statues au Nil, pourquoi ne l'auraient-ils pas aussi bien reproduit sur les médailles de ceux des nomes qui lui avaient voué un eulte? Il resulto de ces observations que hi présence du dieu Nil sur la monnaie que je viens de décrire, loin d'avoir quclque chose d'anormal, renforcerait au contraire, l'assertion d' Elieu , appuyée par celle de Tochon d'Annecy. Quant à l'instrument que porte dans la main gauche la divinité représentée sur la monnaie du Musée de Ghizeh, j'emettrai simplement l'opinion que, loin d'y reconnaitre la moindre analogie avec le fouet 44 E. D. J. DUTILH fi de Khcm, je pròfererais n'y voir qu'un in- strument de pòche , que Ics habitants de la haute Egypte , et principalement les nègres emploient encore de nos jours. C'est un fort et long roseau, arme d'un eroe à 20 ou 25 centimètres au dessous de son extrémité supérieure comme l'indique le dessin à còte. N.° 15. - NOME HERACLEOPOLITES C13). Chef lieu. Hinensu , Ahnàs, Gnec , noni Sacre, Pi-Hiriye Sia la ville du Vigoureu Héracleopolis. Divinité. H. Hiriysiu Hercule. (Et — N • C€ Tète lauree de Trajan à droite. 9* — . . . TTOAITHCL • IT. Harpaocrate debout, à gauche, le doigt de la main droite sur la bouche , portant de la main gauche, une massue surmontée d'un épervier. je io. Cctte pièce ne parait inedite qu'à cause de la date; si au lieu de l'année 13 elle portait l'année 14, elle aurait été identique au n. 3528 de M. r Feuardent. N.° 33. - NOME NESYTES(m). Chef lieu (?) Divinité (?) i& — Sans legende. Tète lauree d'Hadrien à droite. 9i — NECYT • LIA. Chèvre allant à droite. je 3. Jolie petite pièce, qui parait inèdite. La parfaite conservation de cette monnaie de 3 me grandeur, me (13) Voyez pi. II, n. 4. (14) „ pi. II, n. 5. MONNAIES DES NOMES, ETC. 45 permet d'affirmer que l'animai symbolique, qui orne son revers est une chèvre. Sur le dcssin (pi. I, n. 5), on distingue parlaitement la queue de l'animai ter- minée en eroe, preuve evidente que ce n'est ni une vache, ni un bélier, ni un ibis ( J 5). N.° 38. - NOME BUBASTITES (16). Chef lieu. Pi-Bast, la ville de Bast, Diana Bastah, TTOYBÀCT, Bubastus. Divinité. Bubastis, Bast, Diana. i& — .... AIAN • C€B . . . Tete lauree de Trajan à droite. 5/ - NOMOC • LI - E. Déesse (?) drapée debout à gauche, portant sur la inaiti droite une chatte, et la haste dans la gauche, à ses pieds une chatte debout. je 9. Cette monnaie parait inèdite ; jusqu'ici je n'ai jamais entendu parler d'un grand bronzo de Trajan pour ce nome. Bien que le noni de la localité soit effacé sur la pièce que je décris , l'animai qui s'y trouve, sous deux différentcs attittides, ne me laisse aucun doute sur l'attribution que je lui donne. N." 46. - NOME XOITES ('7). Chef lieu. Hsu, ou Hsuu, Sakha, ChGOOY Xo'is. Diviniti. Amon, le lion vigoureux. 1& - - IAN • CEB • rePM • AÀKIK. Tète lauree de Trajan à droite. (15) M. Dutilh, nous ayant envoyé (lorsque la planche ctait dcjà im- primée) l'empreinte d'une pièce semblable , possédee par Mr. Dattari, nous partageons tout-à-fait son opinion sur l'animai qu'on voit sur le revers, et qui est certainement une chùvre ou un bouc. F. ed E. G. (16) Voyez pi. II, n. 6. (17) „ pi. II, n. 7. 46 E. D. J. DUTILH 9 — *0I • THC • L — IT. Divinité barbue à gauche, la tète ornée de la coiffure Hotsou ; elle tient un animai diffi- cile à préciser, de la main droite et un sceptre dans la gauche, x. io. Cettc picce me parait une variété de celle dé- crite par M.' Jacques de Rouge, page 53, n. 1. N.° 47 (18). i& — Meme legende. Buste lauree et cuirassé de Trajan à droite. I» — SOEITHC • L — IT. Jeune homme, drapé , coiffe du disque entre les deux cornes; de la main droite, comme sur la monnaie précédente, il tient un animai difficile à préciser, peut ètre un bélier ? et de la gauche élevée, la haste. je io. Cette pièce me scmble inèdite; ces deux monnaies, quoique émises la mèrae année, présentent entre elles plus d'une particularité. i.° L'avers de la première est orné de la tète lauree de Trajan , tandis que celui de la seconde porte le buste laure, drapé, cuirassé de cet empereur. 2. Les divinités qui ornent les revers des deux exemplaires ne sont pas les mèmes. 3. L'ortographe du noni de la localité varie entre les deux : Sur le premier SOITHC est écrit avec I, tandis que sur le second il est écrit avec €1. N.° 51. - NOME SENENNYTES (19). Chef lieti. Ocb-Nutir la ville du Veau Sacre, Sa- manoud XEMNOYT Scbennytes. (18) Voyez pi. II, n. 8. (19) „ pi. II, n. 9. MONNAIES DES NOMES, ETC. 47 Divinità. Anhur, le maitre de la lance, le Mars des egyptiens. & - TRAIAN • C6B • T€PM • AÀKIK- Buste laure de Trajan à droite. $ - NOMOC C6BENNYTHC (la date a disparii). Mars debout, à gauche ; à ses pieds un animai que 1' on di- stingue à peine. je io. La particularité que présente cette pièce , est l'inscription de la legende du revers, le détcrminatif NOMOC précédant celui de la localité. N." 52 (20). ì& — Meme legende et marie buste. 9' - BÉNNYTHC NOMOC • LI - A. Le mème que le pré- cédent, moins le quadrupede, je io. N.° 56. - NOME SAITES (21). Chef licu. Sai, Sa-El-Hagar, Cai, Sais. Divinile. Neit, Minerve. i& — Legende presque illisible. Buste laure et drapé de Trajan à droite. 9 — ITHC NOMOC • LK. Minerve debout à gauche, retenant de la main droite son bouclier appuyé contre son pied, et une lance de la main gauche a: io. Cette pièce ne fut-ce que pour la date (2o me et dernière année du règne de Trajan) paraitrait inèdite. (20) Voyez pi. II, ri. io. (21) „ pi. II, n. 11. 48 E. D. J. DUT1LH - MONNAIES DES NOMES, ETC. N.» 37 (22). i& — ÀYT • KAL • TPAI • AAPIA • C€B. Buste laure d'Hadrien à droite. IJI — CAII . . . NO . . . O . . . (malheureusement la date a disparu). Minerve, debout à droite, tenant un bouclier ovai de la droite et une lance de la gauche, je io. Cette picce est toute autre que celle décrite par Tochon d'Annecy , (page 206) et par Mionnet, (voi. VI, n. 137). Par consequent elle parait inedite. Ghizeh, Dcccmbre 1893. E. D. }. Dutilh. (22) Voyez pi. II, n. 12. MONETE DI MILANO INEDITE (Con/in. e fine, vedi Anno VI, rftgj, Fase. I e II) B O N A D I SAVOIA e GIO. GALEAZZO MARIA SFORZA. l [476-1181 1. 1. Testone (gr. 9.6701. — Var. n. 6-j. & - (Testina» BONA ■ 3 • IO ■ GZ • M ■ DVCES MIELI Isicl VI In un circolo periato, Busto velato di Bona, a destra. $ - (Testina) SOLA • FACTA • SOLVM • DEVM • SEQVOR • In un circolo e. s., Penice sul rogo, a sinistra, colle ali spiegate. Culi. Gavazzi. Arg. K.'' 1.. 100 GIO. GAI.!-;.\ZZO MARIA SFORZA 6" DICA DI MILANO. H481I. r. Prova in argento del doppio testone d'oro '-r. 8.550). & - (Testina; IO • GZ • M SF • VICECO • DVX • MLI • SX • Nel campo, entro un circolo, Busto corazzato del I luca, a destra, con berretto. I> - + PP ■ ANGLE • Q3 ■ COS • 7 ■ C • Nel campo, e. s ., Stemma inquartato colliquila e la biscia, sormontato da due cimieri. Quello di destra e terminato da un mostro 50 F. ED E. GNECCHI alato con testa umana, che tiene negli artigli un anello. Quello di sinistra, coronato, termina nel drago visconteo alato. Museo di Pavia. Arg. R. s L. 500. NB. Questa Prova è identica al doppio testone d'oro da noi pubbli- cato al n. 2 (Monete di Milano, pag. 85, tav. XV, n. 4). 2. Trillina (gr. 0.950). — Inedita. Dopo n. 6. 1& - + • I • GZ • DVX • NIELNI • VI • Nel campo, in circolo periato, le iniziali I G. Al disopra Corona. T$ — AC • CRENI • D • 3 • C • Nel campo, Cimiero coronato e sormontato dal drago cristato. Coli. Gnecchi. Arg. R. s L. joo. 3. Trillina (gr. 0.740). — Variante della precedente. r jy - + • I • GZ • DVX • MDLNI • VI • Iniziali e. s. ~$ - + AC • CREMNE • D 3 • C • Cimiero e. s. Coli. Verri, Bertolotti. Arg. R. s L. 100. GIO. GALEAZZO MARIA e LODOVICO MARIA SFORZA. (1481-1494). 1. Piefort del doppio zecchino (35.050). — In ed. Prima del n. 1. i& — (Testina) IO • GZ • NI • SF • VICECOMES ■ DVX • NILI • SX ■ In un circolo periato, Busto corazzato di Gio. Ga- leazzo, a d. Testa nuda. 9 - (Testina) LVDOVICVS • PATRVVS • GVBERNANS. In un circolo , e. s. Busto corazzato di Lodovico , a destra. Testa nuda. Conio del doppio ducato Gn. 1. Medagliere fiorentino. Oro R.* L. 1500. MOXETK PI MILANO INEDITE 2. Zecchino o ducato (gr. 3540). — Var. n. j. ]& -- IO • GZ ■ M • SF- VICECO • DVX • MLI ■ SX • Busto corazzato, a destra. Testa nuda. B>' - LV • PATRVO • GVBERNANTE • Stemma inquartato con l'aquila e la biscia, sormontato dal cimiero col mostro sforzesco. Medagliere fiorentino. Oro R.~ L. 400. 3. Testone (gr. 9.630). — Var. n. j-6. & - (Testina) IOCZ (sic) • M • SF • VICECOMES • DVX • MLI • SX • In un circolo periato, Busto corazzato di G. Ga- leazzo, a destra. Testa nuda. ty - (Testina) LVDOVICVS ■ PATRVVS • GVBNANS • In un circolo e. s., Busto corazzato di Lodovico , a destra. Testa nuda. Coli. Gnecchi. Arg. R.'- L. io. 4. Grosso da soldi cinque (gr. 2.800). — / ar. n. 13. fy -- IO&Z ■ M • SF • VICECO • DVX • MLI • S • In un cir- colo e. s., Cimiero coronato sormontato dal drago vi- sconteo alato. $ - + LVDOVICO ■ PATRVO • GVBERNANTE • In un circolo e. s., mezzo Busto di S. Ambrogio, fra le iniziali S • A: Coli. Gnecchi. Arg. R.- L. 5. 5. Grosso da soldi cinque (gr. 2.870). - 2 a Var. u. ij. i& - IO • GZ • M SF • VICEO DVX • MLI • SX • Rf - + LVDOVICO PATRVO • GVBRNANTE • Coli. Osnago. Arg. R.- L. 5. 6. Grosso da soldi tre (gr. 2.500-2.200). — Var. u. 16-iy. P - IO GZ • M • SF ■ VICO • DVX • MI • SX • In un circolo e. s., Cimiero sormontato dal drago sforzesco. Al disotto, scudo colla biscia, tì LVDOVICO • PATRVO • GVBNANTE. In un circolo e. s., Morso attorniato da un nastro colla leggenda ICH VERGIES NIT. Museo di l'arma, Coli. Osnago, Vigano. Arg. R. 2 L. 6. F. EU E. GNECCHI 7. Grosso da soldi tre (gr. 2.600). — 2 a Far. «. ió-ij. i& - IO CZ (sic) • M • SF • VICO • DVX • MI • SX • C s. Ri — Come il precedente. Museo di Panna. Arg. R. 2 L. 6. LODOVICO MARIA SFORZA detto il MORO 7" DUCA DI MILANO. (1494-1500). 1. Doppio festone d'oro (gr. 7.000). — Var. n. i-j. B 1 -- (Testina) LVDVICVS ■ M • SF • ANGLVS • DVX • MLI • In un circolo periato, Busto corazzato del Duca, a destra. Testa nuda. 9/ - + P • P • ANGLE • Q • CO • AC IANVE • D • 3 • C ■ In circolo e. s., il Duca a cavallo galoppante a destra, colla spada sguainata. 11 petto del duca è fregiato della spaz- zola ; la gualdrappa del cavallo è ornata dalla spazzola, di dietro e dalla biscia, davanti. Coli. Bologna, Gnecchi. Oro R. r ' L. 100. 2. Doppio testone d'oro (gr. 6.900). — 2 A Var. u. i-j. V -- LVDOVICVS • M • SF • ANG-LVS • DVX • MLI • Busto co- razzato e. s. 9 - + PP • ANGLE • Q3 ■ CO • AC • IANVE • D • 3 • -C • Come il precedente, ma la gualdrappa è ornata da due spazzole. Coli. Gnecchi. Oro R. 5 L. 100. 3. Doppio testone d' oro (gr. 6.900). — j* Var. n. i-j. jy — Come il precedente. Tj/ - + PP • ANGLE • Q • CO • AC • IANVE • D • 3 • % • Il Duca a cavallo e. s. Il petto del duca è fregiato della biscia. La gualdrappa, della spazzola e della biscia. Coli. Municipale. Oro R. 5 L. 100. NB. I caratteri sono più grandi che d'ordinario. MONETE DI MILANO INEDITE 53 4. Testone (gr. 9.000). — Var. 11. 7. i& - (Testina) LVDOVICVS ■ M ■ SF • ANSLVS • DVX • MLI • In un circolo periato, Busto corazzato a destra. Testa nuda. P - (Testina) PPANGLE • Q ■ CO • AC ■ IANVE • D • & • -0 S • In un circolo e. s. , Stemma inquartato coll'aquila e la biscia, fiancheggiato dai tizzoni colle secchie, e sormon- tato dalla corona, da e ni escono due rami, uno d' ulivo l'altro di palma. Coli. Gnecchi. R.- L. 8. 5. Denaro (gr. 0.410-0.370). - Completamento del n. io. & - - + LV • M • SF • ANGLVS • DVX • M • Croce fiorita. \Ji + PP • Q3 • CO AC • IANVE • D • Biscia coronata. Coli. V'erri, Osnago. Arg. R. R L. 50. LODOVICO MARIA SFORZA e BEATRICE D'ESTE. (1491-97). 1. Prova in rame. — Inedita. Prima del n. 1. i& -- (Testina) LVDOVICVS • M • SF • ANGLVS • DVX • MLI • In un circolo periato, Busto corazzato del Duca, a destra. Testa nuda. BÌ - + BEATRIX • SF • AN • EST • DVX • MLI • 1494. In un circolo e. s., Busto della duchessa, a sinistra. Coli. Verri. Rame R." L. 100 LODOVICO XII D' ORLÉANS RE DI FRANCIA E DUCA DI MILANO. (15OO I512I. 1. Pacatone (gr. 9.6501. — Var. n. ij. i& - LVDOVICVS • REX • FRANCOR • Scudo di Francia coronato, ira due gigli. 9' - • MEDIOLANI • DVX (giglio). Sant'Ambrogio seduto di prospetto col pastorale e lo staffile. Coli. Gnecchi. Arg. R. 4 L. 80. 54 F. ED E. GNECCHI 2. Soldino (gr. 1.030). — Var. n. 33. jy + LV • DG • FRANCORVM • REX • Entro un circolo periato, Scudo coronato e inquartato coi gigli e la biscia. 1} - (Giglio) DVX • MEDIOLANI • 3 • -0 • Busto di S. Am- brogio col pastorale e lo staffile. Coli. Verri. Arg. R. 3 L. io. 3. Sesiuo (gr. 0.950). — Var. n. 34. & -- (Giglio) LVDOVICVS ■ D • G • FRANCOR • REX • Nel campo, in un circolo e. s., l' iniziale L, in mezzo a una corona. $ - MEDIOLANI • DVX • ET ■ C • Nel campo, in un circolo e. s., Biscia coronata. Museo di Parma. Arg. R. 2 L. 5. 4. Trillina (gr. 1.2001. — / T ar. n. 36. V - + LV • DG • FRANCOR ■ REX • Nel campo, e. s., tre gigli- • Bi - (Giglio) MEDIOLANI • DVX • ET • C • Nel campo, e. s., Croce gigliata. Museo di Parma. Arg. R. L. 2. 5. Trillina (gr. 1.220). — Var. n. 37. i& - + LV • DG • FRANCOR • REX • Nel campo ornato , due gigli. 9' — (Giglio) MEDIOLANI DVX 3 • -C' • Nel campo , in un circolo periato, Croce gigliata. Coli. Municipale, Verri. Arg. R.- L. 6. 6. Trillina (gr. 1.200). — 2 a / 'ar. n. 77. & — + LV • DG • FRANCOR • REX • Nel campo, e. s., due gigli e al disopra corona. B.' - (Giglio) MEDIOLANI DVX • Nel campo , e. s. , Croce gigliata. Coli. Vigano. Arg. R.- L. 6. 7. Denaro (gr. 0.540). — Var. n 40. & - + LV • DG • FRANCOR ■ REX • Nel campo, in circolo periato, Giglio. MONETK DI MILANO INEDITI-: DO 9 - (Giglio) DVX MEDIOLANI 3 • ù • Nel campo, e. s., Croce gigliata. Coli. Verri. Arg. R.« L. MASSIMILIANO MARIA SFORZA 8° DUCA DI MILANO. (1512-1515). 1. Semprevivo (gr. 2.1001. — lanuto. Dopo ti. 2. & - + MAXIMILIÀNVS • DVX • MLI • Vili. Nel campo, in circolo periato, tre pianticelle di semprevivi sopra base quadrata. Sulla base : MIT ZAIT. 9 PP • ANGLE • Q • COMES • 7 • C • Nel campo , e. s. , Cimiero sormontato dal drago sforzesco. Al disotto, scudo. Coli. Bertolotti. Ari;. K. s L. 200. NB. Non ci è possibile indicare con sicurezza il valore di questa moneta, finora unica, non conoscendone il titolo. 2. Trillina (gr. 0.890). Var. >i. 7. <& -- + MAX • M • SF • DVX • MELI ■ Nel camp.., in un cir- colo periato, MA in monogramma. 9 - + PP • ANGLE • Q • COMES • C ■ Nel campo , e. s. , Croce gigliata. Coli. Verri. Are. R. 2 L. io. FRANCESCO I D'ANGOULFME RE DI FRANCIA E DUCA DI MILANO. (I5I5-I522). I. Denaro (gr. 0.600). — Var. 11. io. i& - + FR • DG FRANCOR • REX ■ Nel campo , in un circolo periato, Gij 110. 56 K. ED E. GNECCHI Ijl (Giglio) MEDIOLANI DVX 3 ■ Z ■ Nel campo, e. s. , Croce gigliata. Coli. Municipale, Verri. Arg. R. 3 L. 6. FRANCESCO II SFORZA 9" DUCA DI MILANO. (i5 22 - x 535)- r. Semprevivo da soldi dieci (gr. 4.930). — Var. n. 11. & -- (Testina) FRANCISCVS • SECONDVS (sic). Entro un circolo periato, tre monticelli e sopra ciascuno una pian- ticella. Intorno alla base, il motto: MIT ZAIT. Ai lati, nel campo, due rose. ?/ - + DVX • MEDIOLANI • ET • C • Nel campo, come sopra, Stemma coronato e inquartato coli' aquila e la biscia. Dalla corona escono due rami , uno d' ulivo, 1' altro di palma. Coli. Verri. Arg. R. ! L. 5. 2. Grosso da soidi tre (gr. 2.550). — Var. n. 14. i& - (Testina) FRANC • SECVNDVS • DVX ■ MLI • In un circolo periato, Corona da cui escono due rami. Al disotto, un un nastro colle lettere: F • R • V • C !>' - + SANTVS • AMBROSIVS ■ In un circolo e. s., mezza figura del Santo col pastorale e lo staffile. Coli. Municipale. Arg. R.- L. 5. 3. Grosso da soldi tre (gr. 2.500). — Var. n. if. fy - (Testina) FRANCISCVS ■ Il • SF • VICECOMS. In un cir- colo periato, Spazzola allacciata da un nastro svolaz- zante col motto : MERITO ET TEMPORE. $ - DVX ■ MEDIOLANI • 3 • C • In un circolo e. s., Cimiero coronato e sormontato dal drago alato. Al disotto, scudo colla biscia. Coli. Gnecehi. Arg. R. 3 L. 8. MONETE IH MILANO INEDITE 57 4. Trillimi (gr. i.ooo) . — l or. n. ij. f iy — (Fiore) FRANC • ECVNDVS (sic). In un circolo periato, Croce gigliata. 9/ -- DVX • MEDIOLANI • In un circolo e. s., le lettere F II sormontate da corona. Museo di Parma. Arg. R. L, 2. CARLO V D'ABSBURGO IMPERATORE E DUCA DI M [LAN O. d535" L 556l. 1. Burigozzo (gr. 10.870). — Var. 11. a. ,©* - CAROLVS • V • IMPERATOR ■ Busto corazzato e lau- reato, a destra. R - • SANCTVS • AMBROSIVS • Il Santo in piedi, col pasto- rale e lo staffile. Al disotto: • MLVM ILVM in nesso). Coli. Osnago. Arg. K.' L. 30. 2. Testone (gr. 8.4001. — l'or. ij-16. & - ■ IMP • CAES • CAROLVS • V • AVO • Mezzo busto palu- dato, a destra, col capo laureato. RÌ - SALVS AVG-VSTA. La Salute in piedi, a sinistra, con un'asta nella sinistra ed una patera nella destra, colla quale dà a mangiare ad un serpe che sorge da un'ara. Il fiume Po giacente sdraiato a sinistra. All' esergo : PADVS MDI. Coli. Gnecchi. Arg. K.' L. 25. 3. Testone igr. 8.34.5). — 2 a Var. 11. ij-16. Come il precedente. All'esergo del rovescio: PADVS MDL. Coli. Osnago. Arg. R. :l L. 25. 4. Testone (gr 8.500). — j a l'or. ti. iyif>. Come i precedenti. All'esergo del rovescio: PADVS • MD ■ Coli. Gnecchi. Arg. R. 3 !.. 25. 50 F. ED E. GNECCIII 5. Testone (gr. 8.400). — .f Var. n. ij-16. ,1^ - - IMP • CAES • CAROLVS • V • AVG • ]>( SAL • AVG- VSTA. C. s. All' esergo: PADVS • MDL. Coli. Mariani ili Pavia. Arg. R. 3 L. 25. 6. Da soldi otto e tre denari (gr. 2.810). - ■ Var. n. 2j. jy - - CAROLVS • V • IMPERATOR • Due colonne cinte da un nastro svolazzante col motto: PLVS VLTRA. Sopra, la mitra imperiale. R>' — S • AMBROSIVS • Il Santo in piedi , col pastorale e Io staffile. Medaglie re fiorentino. Arg. R. 3 L. 5. 7. Quindicino (gr- 1.220). — Var. 11. 29. jy ARROIVS • V • (sic). Vaso ornato da ghirlande e da due teste di montone. Al disopra, mitra imperiale. R - + RO O IMERATOR. Croce gigliata. Coli. Verri. Arg. R. 2 L. 5. 8. Quindicino (gr. 1.210). — z K Var. n. 2 - Anepigrafo. Aquila bicipite coronata. Coli. Verri. Arg. R L. 2. 10. Trillimi (gr. r.140). — 2" Var. u. jj. })' -- CAROLVS IMPER. Come il precedente. R — Come il precedente. Coli. Verri. Arg. R. L. 2. 11. Trillala (gr. 1.200). — Var. n. jj. i& CAROLVS IMPE. Busto e. s. Ri ■- Anepigrafo. Aquila bicipite coronata. Sotto: K V. Museo di Brescia. Arg. R. L. 2. MONETE DI MILANO INEDITE 59 12. Trillina (gr. 1.050). -- 2 a Yar. n. fj. i& — Come il precedente. Due mezzelune con un punto nel mezzo sulle iniziali S À. 9/ — Anepigrafo. Aquila bicipite coronata, senza iniziali. Museo di Brescia. Arg. R. L. 2. 13. Trillina (gr. 1.170). — j" Var. 11. yy. & - CAROLVS • IMPE • Busto di S Ambrogio tra le ini- ziali A • S. K — Anepigrafo. Aquila bicipite coronata, fiancheggiata al basso dalle lettere K • V. Coli. Brera. ,\rg. R. I.. 2. 14. Trillina (gr. 1.190). — /' Yar. n. ;y. Il rovescio della Trillina precedente e ripetuto sullo due (accie della moneta. Coli. Municipale. Ai"". R. I. 2 15. Tri/lina (gr. 1.180). - Var. n. y^-yy. <& + CAROLVS • ROMANO. Nel campo, entro un circolo, Croce gigliata. 9" -- • IMPERATOR • Nel campo e. s., l'iniziale K coro- nata. Dietro, un punto. Coli. Brera. Arg. [{ ] 2 16. Trillina (gr. 1.180). — 2' Var. n. j6-jj. D' • CAROLVS ■ ROMANOR. I? Come il precedente, ma la K ha un punto nell'an- golo superiore. Coli. Municipale. Ai" R 1, 2 17. Trillina (gr. 1.170) ./■' Var. n. }6-jj. P • KÀROLVS IMPERAT. Nel campo e. s., Croce gi- gliata. $ — © ROMANOR • Nel campo e. s., K coronata e tre punti. Coli. Municipale. Arg. R. 2 !.. 5 6o F. KI) E. GNECCIIl 18. Denaro (gr. 0.440). — Var. n. j(j. /D' — ■ CAROLVS • V • Nel campo, in un circolo, Mitra im- periale. 9 — © RO • IMPERATOR. Nel campo e. s., Croce gigliata. Coli. Municipale, Verri. Arg. R. :1 L. 6 19. Denaro (gr. 0.480). — 2 a Var. 11. jo. & — Come il precedente. 1? — © ROM • IMPERATOR. Come sopra. Coli. Brera. Arg. R. :! L. 6. FILIPPO li RE DI SPAGNA E DUCA DI MILANO. (I556-J59 8 )- 1. Doppia Quadrupla (gr. 26.650) TU. 900. - - Inedita. jy — PHI o HiSP « REX • MED « DVX • Busto corazzato, di prospetto. Testa nuda. $ - CATHOLIC/E • FIDEI • DEFENSOR • La Croce cogli istrumenti della Passione. Teschio al piede ; nello sfondo, Gerusalemme. Coli. Verri. Oro R." L. 1000. 2. Quadrupla o Doppia da Due (gr. 14.000). — /ned. Dopo n. 4. ^y — PHILIPPVS • REX • ETC Busto radiato, a sinistra. MONETE DI MILANO INEDITE Ci 9 - SANC AMBRO MLM. Il Santo a cavallo, al galoppo, a destra. AlPesergo : 1562. Coli. Vidal Quadras y Ramon a Barcellona (Catalogo della sua Collezione, tomo II, n. 7663, tav. 39, n. 6). Oro R. s L. 400. NB. Questa quadrupla, più che una moneta effettiva, è piuttosto una prova di zecca, o una moneta cosidetta di lusso , battuta coi coni di due monete d'argento. — Esaminandone il disegno dal vero, riprodotto nella tavola del catalogo Vidal Quadras y Ramon, vediamo ch'esso corrisponde perfettamente al diritto del pezzo da Soldi quaranta da noi pubblicato nelle Monete di Milano (pag. 133, n. 79, e tav. XXVIII, n. 2), e al rovescio del Messo ducatone descritto nello stesso libro (pag. 129, n. 51 e tav. XXVII, n. 6). 3. Doppia (gr. 6.520). — Var. n. io. W ■- PHI • REX • HISPA • ET • C • Mezzo busto radiato , a destra. All' esergo : 1578. U' MEDIOLANI • DVX. Stemma coronato e inquartato, coll'aquila e la biscia. Al disopra, corona da cui escono due rami, uno di palma, l'altro d'olivo. Museo di Brescia. Oro R.- L. 30. 4. Doppia (gr. 6.580). — Var. 11. 12. & - PHI • REX • HISPA • ET • Mezzo busto come sopra. All' esergo : 1578. $ - MEDIOLANI ■ DVX. Stemma e. s. Coli. Municipale e Quadras y Ramon. Oro R.- L. 30. 5. Doppia (gr. 67600) — Var. >i. /}■?/. & ■ - PHI REX • HISPAN ■ ET C • Mezzo busto e. s. Al- l'esergo: 1582. 9 - • MEDIO • - • LANI ■ D • Stemma e. s. Coli. Gnocchi. Oro R.- L. 30. 6. Doppia (gr. 6.600). — 2 a Var. n. 13-14. & - PHI • REX • HISPA • ET C !>' • MEDIO • • LANI • D • Coli. Bologna, Gnecchi. Oro R. 2 L. 30. 62 F. ED E. GNECCHI 7. Doppia (gr. 6.600). — Var. n. ij. <& - PHI • REX • HISPANI • ET • Mezzo busto e. s. Al- l' esergo : 1587. $ - MEDIOLANI • D • Stemma e. s. Coli. Municipale. Oro R. 2 L. 30. 8. Doppia igr. 6.650). — / r ar. n. 19. i& PHI ■ REX • HISPANIAR ■ ET • C • Mezzo busto e. s. All' esergo: 9851 (ossia 1589 a rovescio). $ - MEDIOLANI DVX. Stemma e. s. Coli. Gnecchi. Oro R. 2 L. 40. 9. Doppia ( gr . 6.600). - - 2 a Var. n. iy. i& ■ - PHI • REX • HISPA • ET • C • Mezzo busto e. s. Al- l' esergo : 1589. 1} MEDIOLANI • DVX • Stemma e. s. Coli. Osnago, Gnecchi. Oro R- L. 30. io. Doppia (gr. 6.600). -- Inedita. Dopo n. 21. i& - PHI REX HISPANIANI (sic) • ET • C. Mezzo busto e. s. All' esergo : 1595. KÌ - MEDIOLANI DVX. Stemma e. s. Coli. Quadras y Ramon, Op. cit., tomo II, pag. 267 , n. 7668. Oro R. 3 L. 40. ir. Doppia (gr. 6.570). — Inedita. Dopo n. 21. & PHILIP • REX • HISPANI • ET • C Mezzo busto e. s. All' esergo : 1596. 9 - MEDIOLANI • DVX. Stemma e. s. Coli. Gnecchi. Oro R. 3 L. 40. 12. Doppia (gr. 6.580). — Inedita. Dopo n. 21. P - PHILI • REX • HISPANI • ET C • Busto e. s. Al- l' esergo : 1598. 9 — Come il precedente. Coli. Quadras y Ramon, Op. cit., tomo II, pag. 267, n. 7669. Oro R. 3 L. 40. MONETE 1)1 MILANO INFOITI-: 63 13. Da uno scudo e mezzo (gr. 4.970). — Inedito. Dopo n 27. & - - PHILIPPVS • REX • ETC • Testa radiata, a sinistra. Al disopra, il Sole. 9 — MEDIOLANI • D • Stemma ovale inquartato con l'aquila e la biscia. Sopra, corona coi due rami. Medagliere fiorentino. Oro R. s L. 200. NB. Questa curiosa moneta, battuta col coni., dello scudo d'oro, n. 27 {Monete di Mila/in, pag. 125), per il suo peso corrisponde precisamente ad uno scudo e mezzo. Potrebbe essere moneta ef- fettiva, di cui però finora se ne ignorava 1' esistenza ; ma più probabilmente qui si tratta di un fiie/ort, o d' una prova di zecca coniata come saggio, senza tener conto del peso, solo per mostrare il tipo del conio. 14. Scudo d'oro (gr. 3.360). /; ir. ìi. 2; jy - PHI • REX • HISPA • ETC • Testa radiata, a sinistra. f* MEDIOLANI • DVX • .Stemma ovale inquartato con l'aquila e la biscia. Sopra, corona coi due rami. Oro K.> !.. 40. Medagliere fiorentine [5. Ducutone (gr. 32.300). - / tir. 11. }o. \y - PHI o REX o HISPANIARVM • Busto corazzato, a destra. Testa nuda. $ - DVX • MEDIOLANI • ET ■ ■ Stemma coronato e in- quartato colle armi di Milano, Leone e Castiglia. Coli. Verri. Arg. R. 5 L. 50. 64 F\ ED E. GNECCIII 16. Dittatone (gr. 32.350). — 2 a Var. n. 30. i& - PHILIPPVS • REX • HISPANIARV. Busto e. s. Ri - DVX • MEDIOLANI • ETC • Stemma coronato e. s. Coli. Gnecchi. Arg. R. 5 L. 50. 17. Ducutone (gr. 32.000). - hi edito. Dopo n. 33. & - PHILIPPVS • REX • HISPANIARVM. Busto corazzato, a destra. Testa nuda. Nel campo : 15 79. $ DVX • MEDIOLANI • ETC • Stemma coronato e in- quartato coll'aquila e la biscia. Coli. Gnecchi. Arg. R. 2 L. 15. 18. Dittatone (gr. 31.900). — Var. n. 34. fy -- PHILIPPVS REX HISPANIARV. Busto e. s. Nel campo: 15 79. $ — DVX MEDIOLANI • ET • C Stemma inquartato coll'a- quila e la biscia. Al disopra , corona coi due rami. Al- l' esergo : 15 • 79. Coli. Gnecchi. Arg. R.- L. 15. re). Dittatone (gr. 32.400). — Var. n. 33. i& - PHILIPVS • REX ■ HISPANIARVM. Busto e. s. Ri - DVX • MEDI - OLANI • EDTC (sic) (ED in monogr.). Stemma coronato e inquartato coli' aquila e la biscia (Le aquile e le biscic coronate). All' esergo: • 1577 ■ Coli. Gnecchi. Arg. R.* L. 25 20. Di/catone (gr. 32.000) — Var. n. 3$. i& - • PHILIPPVS • REX • HISPANIARV. Busto e. s. Nel campo : 15 - 82. $ DVX ■ MEDI OLANI • ETC' • (oppure ET ■ CI. Stemma coronato, coi due rami, ed inquartato coll'aquila e la biscia. Coli. Gnecchi. Arg. R. 2 L. 15. 2[. Dittatone (gr. 31.900) — Var. n. 38-39. & - PHILPPVS (sic) REX • HISPANIARVM • Busto e. s. Nel campo : 15 -82. MONfcTE DI MILANO INEDITI': 6 O Ijì DVX • MEDIO • • LANI ET • C • Stemma inquartato coli' aquila e la biscia, e sormontato dalla corona coi due rami. (Le aquile e le biscic non sono coronate). Coli. Gnecchi. Arg. R.- L. 20. 22. Diicatonc (gr. 31.700). Var. >i. 41. iy - PHILIPPVS ■ REX HISPANIARV. Busto e. s. Nel campo: 15 - 88. 9' - DVX • MEDIOLANI • ET-0 (oppure ET • C). Stemma co- ronato e. s. All'esergo, due punti. Coli. Gnecchi. Arg. R. 2 L. 15. 23. Ducutone (gr. 32.000) — Var. n. 43. & - PHILIPPVS • REX • HISPANIARV. Busto e. s. Sotto il busto: 1592. Ijl - DVX ■ MEDIO • LANI ET C • Stemma coronato e. s. Coli. Gnecchi. Arg. R. 2 L. 15. 24. Ducatene (gr. 31.850). - 2" l 'ar. ». 43. & - PHILIPPVS • REX • HISPANIA. Busto e. s. Sotto il busto: 1592 (a rovescio). 1£ — Come il precedente. Coli. Gnecchi. Arg. R.» L. 15. 25. Ducatene (gr. 32000) - Var. n. 44-46. 1*' - PHILIPPVS • REX ■ HISPANIARV. Busto e. s. Sotto il busto : ■ 1594 • 1> DVX MEDIOLANI • ET ■ C Stemma coronato e in- quartato coli' aquila e la biscia. (Le aquile non sono coro- nate). Coli. Gnecchi. Arg. R. 3 L. 15. 26. Mezzo Duratone (gr. 15.6001, — Var. n. >;. rf - + PHILIPPVS REX HISPANIARVM. Busto corazzato, a destra. Testa nuda. K/ - MEDIOLANI • DVX • ET • C ■ Stemma coronato e in- quartato coll'aquila e la biscia. Coli. Municipali-, Arg. R.°- !.. 12. 66 F. ED E. GNECCHI 27. Mezzo Ducatone (gr. 15.160). — Var. n. j8. fi 1 - (Testina di S. A.) PHILIPPVS ■ REX ■ HISPÀNIÀRVM • Busto corazzato e. s. 9' - MEDIOLANI • DVX • ET • C • Stemma coronato e. s. Coli. Verri (Esemplare sconservato). Arg. R.- L. 12. 28. Mezzo Ducatone (gr. 15.600). — Var. n. 63. P — (Testina) PHILPPVS ■ (sic) REX ■ HISPÀNIÀRVM • • • Busto corazzato e. s. Nel campo : 15 82. Ri — Come il precedente. Coli. Gnecchi. Arg. R. :l L. 12. 29. Mezzo Dìicatonc (gr. 15.500). — Var. n. 6j. T>' - (Testina) PHILIPPVS • REX • HISPÀNIÀRVM • Busto co- razzato, a destra. Testa nuda. Nel campo: 15 88. ]>' — MEDIOLANI • DVX • ET ■ C • Stemma coronato e in- quartato coll'aquila e la biscia. Coli. Gnecchi. Arg. R. 2 L. 12. 30. Mezzo Ducatone (gr. 15.100). — 2 a Var. n. 63. Simile al precedente , ma al principio della leggenda del diritto, due globi. Coli. Gnecchi. Arg. R. 2 L. 12. 3:. Mezzo Ducatone (gr. 15.000). - j* Var. ti. 6j. Simile al precedente. Al principio della leggenda del di- ritto, una rosetta formata da sette punti. Coli. Gnecchi. Arg. R. 2 L. 12. 32. Piéfort del mezzo Ducatone (gr. 32.100). — Dopo mini. 66. ì& - ■ + • PHILIPPVS • REX • HISPÀNIÀRVM • Busto coraz- zato, a destra. Testa nuda. Nel campo 15 — 88. $ — • DVX • MEDIOLANI • ET C • Stemma coronato e in- quartato coll'aquila e la biscia. Coli. Gnecchi. Arg. R.^ L. 200. NB. Questa moneta, proveniente dalla Collezione Borghesi (vedi I Catalogo del Museo Bart. Borghesi. Roma, 1879, pag. 76, tav. 11, n. 914), è realmente un ducatene battuto col conio del mezzo ducatone. MONETI: DI .MILANO INEDITE 67 33. Mezzo Ducatene (gr. 15.500). — Var. n. 67. & - PHILIPPVS • REX • ETC • MLI • DVX. Busto corazzato, a sinistra. Testa nuda. B» — • SAN ■ ÀMB • Il Santo in piedi su di una nube, col pastorale, senza lo staffile, ma colla destra alzata in atto di predicare. A suoi piedi giacciono abbattuti tre uomini ignudi simboleggianti gli Ariani. Coli. Gnecchi. Arg. R. L. 100. 34. Quarto di Duratone (gr. 8.2201. — Var. u. yo. ,& - (Testina) PHILIPPVS • REX • HIPANIAR. In un circolo periato, Busto corazzato, a destra. Testa nuda. Bi - DVX . MEDIOLANI • Stemma coronato colle armi reali di Spagna, e nel centro quelle di Milano. Coli. Osnago. Arg. R.- L. 12. 35. Quarto di Duratone (gr. 7.900). Var. n. yi. ,& - (Testina) PHI . REX ■ HISPANIARVM. Busto corazzato e radiato, a destra. R* - MEDIO • — • LANI • DVX. Stemma coronato colle armi di Milano, Leone e Castiglia. Coli. V'erri, Gnecchi. Arg. R.- L. 12. 36. Snido o Filippo (gr. 27.000). — Inedito. Dopo n. yy. i& - PHILIPPVS • REX • HISPANIA. Busto corazzato , a destra. Testa nuda. Sotto il busto: 1592. R> - DVX . MEDIO - LANI ■ ET • C • Stemma coronato , e inquartato coli' aquila e la biscia. Coli. Gnecchi. Arg. R. c L. 50. 37. Snido o Filippo (gr. 27.000). — Inedito. Dopo n. jj. & - ■ PHILIPPVS ■ REX • HISPANIARVM • Busto e. s. Sotto il busto: 1594. 9/ - DVX • MEDIOLANI • ET • C Stemma e. s. Coli. Gnecchi. Arg. R. ,; L. 50. 68 F. ED E. GNKCCIII 38. Scudo o Filippo (gr. 26.500). — Inedito. Dopo n. 78. i& - PHILIPPVS * REX * HISPANIÀR. Busto e. s. Sotto il busto : 1598. I? — Come il precedente. Coli. Gnecchi. Arg. R.' L. 50. 39. Scudo o Filippo (gr. 23.2oo). — Inedito. Dopo n. 78. B 1 — PHI • REX ■ HISPANIARVM. Busto e. s., ma senza data. ì)i — DVX • MEDIOLANI • DVX (sic). Stemma coronato e in- quartato colle armi di Milano, Leone e Castiglia. Coli. Gnecchi. Arg. R. 5 L. 60. 40. Lira (gr. 6.250). — Var. n S2-S4. & — PHILIPPVS • REX o ET. Busto corazzato, a sinistra. Testa nuda. In alto, due piccole corone. 9I — DVX MEDIOLA. Stemma coli' armi di Leone, Ca- stiglia, Aragona, Sicilia, Gerusalemme e Milano. Museo di Brescia. Arg. R. a L. 9. 41. Lira (gr. 6.500). — 2 a Var. n. 82-84. j¥ — PHILIPPVS • REX • ETC Busto corazzato, a sinistra. Testa nuda. $ — DVX MEDIOLANI • Stemma, come il precedente. Coli. Municipale, Gnecchi. Arg. R. 2 L. 6. 42. Lira (gr. 6.400). — 3" V ar - 82-84. & — PHILIPPVS o * * • REX • ETC. Busto e. s. J$ — Come il precedente. Coli. Gnecchi. Arg. R.' L. 6. 43. Lira (gr. 5.5001. — Var. n. 8j. & - PHILIPPVS • HISPAN • REX • MED • DVX • Busto co- razzato, a destra. Testa nuda. MONETE DI MILANO INEDITE 6q li — NEMO IMPVNE LACESCET. Veltro, a sinistra, legato ad un albero. Coli. Gnecchi. Oro R. <; L. 200. 44. Da Soldi cinque (gr. 2.400). — Var. n. 90. O' ■ - » MEDIOLANI • DVX . ET. Nel campo, le lettere PHI Al disopra, corona con due rami. In alto, rosetta fra due punti. #' -- SAN • AMBROSIVS. 11 Santo in piedi, co! pastorale e lo staffile. Coli. Brera. Arg. R.- L. 5. 45. Da soldi cinque (gr. 2.330). — 2' Var. n. (j>>. YY — • MEDIOLANI • DVX • ETC Wl campo, le lettere PHI. Al disopra, corona e )i d le rami. In alto tre punti. ty - SAN • AMBROSIVS ■ 11 Santo in piedi e. s. Coli. Municipale, Savini. Arg. R.'- L. 5. 46. Da soldi cinque (gr. 22701. — j' Var. 11. 90. Come il precedente, ma nel diritto, sopra la corona, sei punti. Coli. Municipale. Arg. R.- L. 5. 47. Soldino (gr. 1.220). — Var. n. oq-cj6. i& - (Giglio) PHILIPPVS • REX ■ ETC ■ Croce ornata. 9 1 — MEDIOLANI D • Stemma inquartato coli' aquila e la biscia. Al disopra, corona coi due rami. Coli. Osnago, Vigano. Arg. R. L. 3. 48. Parpaglioni (gr. r.180). — Inedito. Dopi) n. ny. i& - AMBOS VNA REFET (sic). Busti accollati di Filippo e della regina Anna, a sinistra. $ - DONVM • DEI • 1595. L'Abbondanza seduta, a si- nistra, colla cornucopia. All' esergo : MED. Coli. Osnago. Arg. R. 4 L. io. 49. Parpagliola (gr. 0.950). - Inedito. Dopo n. 09. i& — AMBOS • VN* • REFERT ■ Come il precedente. 9' — DONVM • DEI • 1595. Come il precedente. Coli. Quadras y Ramon. Op. cit, t uno II, pag. 269, n. 7691, Tav 39. n. io. Arg. R. 4 L. io. F. ED E. GNECCIII 50. Trillina (gr. 1.000). — Var. 101. & - PHI ■ REX • MED • DVX • Le armi di Milano inquartate. \P - DONVM • DEI • 1593 • L'Abbondanza seduta , a si- nistra, con una cornucopia. All' esergo: A S. Coli. Municipale. Arg. R. 2 L. 5. 51. Trillina (gr. 1.100). — 2 :i Var. n. 101. Come la precedente, ma all' esergo del rovescio: B S. Coli. Municipale. Arg. R. 2 L. 5. 52. Trillina (gr. 0.930). — Var. n. ioj. fi" — « REX • ÀNGLIAE. Nel campo, le lettere PHI. Al disopra, corona. 9' - MEDIOLANI • DVX. Busto di S. Ambrogio, fra le let- tere S • V • Coli. Osnago. Arg. R. L. 2. 53. Trillina (gr. 0.950). — Var. n. ioj. & ■ - • REX • HISPANIARVM. Nel campo, l'iniziale F, fra due stellette a cinque punte. Al disopra , corona coi due rami. 9 — • MEDIOLANI DVX. Le armi di Milano inquartate. Coli. Municipale Arg. R. L. 2. 54. Trillina (gr. 0.940). — 2 a Var. n. ioj. Come la precedente, ma l'iniziale F è fra due crocette di S. Andrea. Coli. Municipale. Arg. R. L. 2. 55. Denaro (gr. 0.600). — Inedito.' Dopo n. 106. Sy — MEDIOLAN • D. Stemma inquartato di Leone e Ca- stiglia, sormontato da corona , da cui escono due rami. $ — REGIA VIRTVS. Nel campo la Fede che tiene nella destra il calice coll'Ostia, e una croce nella sinistra. Coli. Verri. Arg. R. 3 L. 30. MONETE DI MILANO INEDITE 71 56. Denaro (gr. 0.700). ì& — MEDIOL • D. Stemma come nel precedente. I? — Come il precedente. Coli. Gnecchi. Arg. R. s L. 30. NB. Abbiamo attribuito queste due monetine anonime a Filippo II, pel tipo di quell' epoca e specialmente pei simboli religiosi , che si riscontrano in altre monete di questo principe, mentre mancano quasi totalmente in quelle dei suoi successori. FILIPPO III RE DI SPAGNA E DUCA DI MILANO. (1598- 162 II. 1. Quadrupla (gr. 13.270). - Inedito. Dopo n. 1. V - PHILIPPVS • III • REX • HISPANI ■ Busto corazzato e radiato, a destra. Sotto il busto : • 1610 • 9 — MEDIOLANI DVX ET • C ■ Stemma inquartato coll'a- quila e la biscia. Al disopra, corona coi due rami. Coli. Verri. Oro R. 5 L. 150. 2. Quadrupla (gr 13.200). — Var. n. 2. & - PHILIPPVS • MI • REX HISPA • Busto e. s. Sotto il busto: 1617. 9 — Come il precedente. Museo di Parma. Oro R. 5 L. 150. 3. Duratone (gr. 31.900). — Var. n. r ;. & PHILIPPVS • III • REX • HISPÀN • Busto corazzat 1 e ra- diato, a destra. Sotto il busi > : 1602. $ ■ * DVX * MEDIOLANI * ET * C Stemma coronato ed inquartato coll'aquila e la biscia. (Le aquile e le biscie sono coronate). Coli. Gnecchi. Arg. R. 2 L. 15. 4. Duratone (gr. 31.900). — 2* Var. n. 13. Come il precedente. Le parole sono separate da rosette. Coli. Gnecchi. Arg. R. 2 L. 15. F. ri) E. GNECC11I 5. Bucatone (gr. 32.000). — Inedito. Dopo n. ij. jy -- PHILIPP • MI REX : HISPANIA • Busto corazzato e ra- diato, a destra. Sotto il busto: 1606. TJ — MEDIOLANI DVX ET C ■ Stemma coronato e inquar- tato coll'aquila e la biscia fi: biscic non sono coronate). Coli. Savini. Oro R. 2 L. 15. 6. Bucatone (gr. 31.000). - Var. 11. 16-24, i& — PHILIPP • III • REX • HISPANIA. Busto corazzato e ra- diato, a destra. Sotto il busto : 1608. B' - MEDIOLANI • DVX ■ ET ■ C Stemma e. s. Coli. Gnecchi. Arg. R. 2 L. 15. 7. Filippo (gr. 27.700). — Var. n. J4-JJ. i& — PHILIPPVS • III • REX • HISP • Busto corazzato, a d. Testa nuda. Sotto il busto: 1605. R*' — MEDIOLAN • DVX • ET • C Stemma coronato colle armi reali di Spagna e nel centro quelle di Milano. Al- l'esergo : 100 Coli. Gnocchi. Arg. R. 2 L. 20. 8. Filippo (gr. 27.600). — 2 a Vai: n. 34'JJ- jy — Come il precedente. 9 - MEDIOLANI • DVX • ET • C • Come il precedente. Coli. Gnecchi. Arg. R. 2 L. 20. 9. Filippo (gr. 27.500). — j* Var. n. 34-35. & - PHILIPPVS • MI • REX • HISPA ■ Busto e. s. (1605). R-' - MEDIOLANI • DVX • ET • C Stemma e. s. Coli. Municipale. R." L. 15. io. Filippo (gr. 27.300). — Bopo n. 3j. £f — PHILIPPVS • III • REX • HISP • Busto corazzato, a d. Testa nuda. Sotto il busto: • 1606 • 1} — MEDIOLAN • - DVX • ET • C ■ Stemma coronato, colle armi di Spagna e nel centro quelle di Milano. Coli. Gnecchi. Arg. R. 2 L. 15. MONETE DI MILANO INEDITE 73 11. Mezzo Filippo (gr. 13850). — Var. n. 38. i& - PHILIPPVS • III • REX HISPAN • Busto corazzato, a d. Testa nuda. Sotto il busto : 1604. $ - MEDIOLAN • DVX • ETC • Stemma coronato , colle armi di Spagna , e nel centro quelle di Milano. All' e- sergo: 50. Coli. Municipale. R. :i L. 20. 12. Da Soldi dicci (gr. 3.200). Var. >i. 44-45. & - PHILIPP • III ■ REX • HISPA • Busto corazzato , a d. Testa nuda. Sotto il busto : 1604. $ - MEDIOLA DVX • ET • C Stemma coronato, colle armi di Spagna e nel centro quelle di Milano. All' e- sergo : 10. Coli. Municipale. Arg. R. 3 L. io. 13. Da Soldi dieci (gr. 2490). — Var. ti. 48. & - PHILIPPVS • MI • REX • HISPAN. Busto corazzato , a destra. Testa nuda. Sotto il busto: • 1611 • 9 - DE CAELO FORTITVDO. S. Ambrogio a cavallo ga- loppante, a destra, in atto di percuotere un guerriero stramazzato sotto il cavallo. All'esergo : 10. Coli. Verri (Esemplare sconservato). Arg. R. 4 L. 30. 14. Da Soldi dieci (gr. 2700). — 2 A Var. n. 48. & ■- PHILIPPVS • III • REX • HISP. Busto come nel prece- dente. Sotto il busto: 1614. I? — Come il precedente. Coli. Brera, Municipale. Arg. R* L. 30. 15. Parpagliola (gr. 1.900). — Dopo n. jo. <£y — MEDIOLAM ■ D • Stemma inquartato colliquila e la biscia. Al disopra, corona coi rami. $ — PROVIDENTIA. La Provvidenza in piedi, a sinistra. Colla bacchetta tocca il globo posto a terra. All' e- sergo: 1603. Coli. Verri, Gnocchi. Arg. R. L. 1. 74 F. ED E. GNECl.HI 16. Parpagliola (?) (gr. 1.650). — Inedito. Dopo n. jj. i& — HISPANR. Nel campo, in due righe : PHI III. Al di- sopra, corona. Bi - S • AMBROSIVS. Busto mitrato del Santo. Coli. Verri. Arg. R. 7 L. io. 17. Sesino (gr. 1.450). — Var. n. 54. & — PHILIPPVS • III • REX • HISP. Busto corazzato, a d. Testa nuda. BÌ - o MEDIOLAN DVX ET C Croce gigliata. Coli. Municipale, Mariani. R. L. 1. 18. Sesino (gr. 1.500). — 2 a Var. u. J4. £¥ - PHILIPPVS ■ III • REX • HISPA ■ Busto come nel pre- cedente. BÌ — Come il precedente. Coli. Municipale. R. L. 1. 19. Sesino (gr. 1.400). — Var. n. j-j. i& — PHILIPP III REX HIS • (senza punti). Busto corazzato, a destra. Testa nuda. $ - © MEDIOLANI • DVX • ET • C • Croce gigliata. Coli. Gnocchi. R. L. 1. 20. Quattrino (gr. 2.500). — Var. n. 61. & — PHILIPP • MI • REX • HIS. Busto corazzato, a destra. Testa nuda. BJ - MEDIOLANI • DVX • ET • C (ET in monogr.). Le armi di Milano inquartate. Coli. Municipale, Gnecchi. Rame C. L. 1. 21. Quattrino (gr. 2.450). — 2 a Var. n. 61. JJ - PHILIPP • III • REX • H • Busto e. s. Bi — Come il precedente. Coli. Municipale. Rame C. L. 1. 22. Quattrino (gr. 2.450). — Inedito. Dopo n. 62. ]& — PHILIPP • III • REX • HIS • Busto corazzato, a destra. Testa nuda. Sotto il busto : 1602. MONETE DI MILANO INEDITE 75 $ - MEDIOLANI ■ DVX • ET • C (ET in monogr). Le armi di Milano inquartate. Coli. Gnecchi. Rame. R. L. 3. 23. Quattrino (gr. 2.500). — Var. n. 63. & - PHILIPP • III • REX • HIS. Busto come nel precedente. Sotto il busto : 1603. P — Come il precedente. Coli. Gnecchi. Rame R. L. 2. 24. Quattrino (gr. 2.750). — 2 a Var. n. 63. Varietà del precedente (1603) con : - PHILPP • III • REX • HISP • Coli. Parma, Verri. Rame R. L. 2. 25. Quattrino (gr. 2.600). — _/' Var. n. 63. Altra Varietà del n. 22 (1603) con : & - PHILIPP- III • REX • HIS. Iji - * MEDIOLANI • DVX • ET • C (ET in monogramma). Coli. Brera. Rame R. L. 2. 26. Quattrino (gr. 2.500). — Var. n. 64. B' — PHILIPP ■ III ■ REX • HIS. Busto corazzato, a destra. Testa nuda. Sotto il busto: 1603. $ - MEDIOLANI • DVX • ET • C Le armi di Milano in- quartate. Coli. Municipale. Rame C. L. 1. 27. Quattrino (gr. 2.400). — Inedito. Dopo n. 64. & — PHILIPP • MI • REX • HIS • Busto corazzato, e. s. Sotto il busto : 1614. $ - MEDIOLANI DVX ET C ■ (ET in monogr.). Le armi di Milano inquartate. Coli. Mariani, Gnecchi. Rame R. L. 3. 76 F. E» E. GN'ECCIII FILIPPO IV RE DI SPAGNA E DUCA DI MILANO. (162I-1665). 1. Quadrupla (gr. 13.100). Var. n. 7. i& — * PHILIPPVS * IMI * REX * HIS. Busto corazzato e ra- diato, a destra. Sotto: 1630 • — * l]ì — MEDIOLANI • - • DVX ■ ET • C • Stemma inquartato coll'aquila e la biscia. Al disopra, corona coi due rami. Coli. Gnecchi. Oro R. 3 L. 70. 2. Quadrupla (gr. 13.160). — Var. n. ri. & - PHILIPPVS * UH * REX * HISPANI. Busto e. s. Sotto il busto : 1630. 9 - MEDIOLANI * * DVX * ET * C. Stemma e. s. Coli. Osnago. Oro R. 3 L. 70. 3. Ducatone (gr. 32.000). — Var. u. 28. & - PHILIPPVS IMI REX HISPAN. Busto corazzato e ra- diato, a destra. Sotto il busto: 1622. 9' — MEDIOLAN DVX ET • C • Stemma coronato e inquar- tato coll'aquila e la biscia. Coli. Gnecchi, Quadras y Ramon. Arg. R. L. 12. 4. Ducatone (gr. 31.745-31.300). — Var. n. 30. & - PHILIPPVS • llll • REX • HISPANI • Busto e. s. Sotto il busto : 1630. 1$ — Come il precedente. Museo di Parma, Coli. Osnago. Arg. R. L. 12. 5. Mezzo Ducatone (gr. 15.900). — Var. n. jj. & — PHILIPPVS llll REX HISPAN. Busto e. s. Sotto il busto : 1630. Bl - MEDIOLANI • DVX • ET • C Stemma e. s. Coli. Municipale, Gnecchi. Arg. R.- L. 20. MONETE DI MILANO INEDITE 77 6. Mezzo Ducatene (gr. 15850). — Var. n. 36- jj. jy - PHILIPPVS • IMI • REX • HISPANIA. Busto e. s. Sotto il busto : 1630. $ - MEDIOLANI • DVX • ET • C. Stemma e. s. Coli. Gnecchi. Arg. R. 2 L. 20. 7. Mezzo Bucatone (gr. 15.800 . — 2 :i 1 r ar. n. jfi-jj. jy — PHILIPPVS • IMI • REX • HISPANI • Busto e. s. Sotto il busto : • 1641 • 9 - MEDIOLANI DVX • ET • C. Stemma e. s. Coli. Gnecchi. Arg. R.- L. 20. 8. Filippo (gr. 27.900). — Var. a. 7/. B" — * PHILIPPVS * IMI * REX * HISPANIARVM * Busto co- razzato, a destra. Testa nuda. All'esergo : * 1657 * ljf -- * MEDIOLANI * - * DVX * ET * C * Stemma coronato, coli' armi di Spagna e nel centro quelle di Milano. All' esergo : ** ** Coli. Gnecchi, Savini. Arg. R. L. 12. 9. Filippo (gr. 27.900). — 2'' Var. n. .//. jy - PHILIPPVS * IMI * REX * HISPANIA * Busto e. s. Sotto il busto: * 1657 * $ - MEDIOLANI * — * DVX * ET * C * Stemma coronato, colle armi di Spagna e nel centro ciucile di Milano. Al- l' esergo : %* ** Coli. Gnecchi, Mariani. Arg. R. L. 12. io. Mezzo Filippo, (gr. 13.800). - Var. n. .} — Come i due precedenti. Coli. Verri. Arg. R. c C. 200. 14. Da soldi ottanta (gr. 17.720). — Var. n. jj-jy. & — PHILIPPVS * IMI * REX * H1SPANIA * Busto corazzato, a destra. Testa nuda. Sotto : 1655. 9* — Nel campo ornato, in cinque righe: MEDIO — * LANI — * DVX * — ET • C — * 80 * Al disopra , corona coi due rami. Coli. Brera. Arg. R. 4 L. 25. MONETE DI MILANO INEDITE 79 15. Trillino, (gr. 1.200-1.090). — Var. n. 6j. & — PHILIPP • llll • REX • Busto corazzato, a destra. Testa nuda. $ - + MEDIOLÀNI • DVX • ET • C • Croce gigliata. Coli. Municipale, Verri. Arg. R. :! L. 5. 16. Trillino, (gr. 1.200). — 2 a Var. n. 6j. i& PHILIPP • llll • REX • HI. Busto e. s. IJ< — Come il precedente. Coli. Municipale. Arg. R. 3 L. 5. 17. Trillino (gr. 1.460). — Var. n. 66-jo. & — llll • REX • HISPANIARAM. Nel campo, le lettere PHI coronate. ty — MEDIOLÀNI • D. Stemma coronato e inquartato col- liquila e la biscia. Coli. Verri. Arg. R. L 1. 18. Quattrino (gr. 1.800). — Inedito. Dopo n. 72. & — PHILIPP • llll REX H. Busto corazzato, a destra. Testa nuda. $ - MEDIOLÀNI DVX. Le armi di Milano inquartate. Coli. San Rome a Como. Rame R. L. 1. 19. Quattrino (gr. 1.7001. — In "dito. Dopo n. j2. & - PHILIPP • llll • REX • H. Busto corazzato e. s. 9 MEDIOLÀNI • DVX • ET • C Le armi di Milano e. s. Coli. Municipale, Bologna, Gnecchi. Rame R. L. 1. 20. Quattrino (gr. 2.250-2.0301. Inedito. Dopo n. 72. & — PHILIPP • llll • REX. Busto e. s. 9 — Come il precedente. Coli. Municipale, Osnago. Rame R. L. 1. 21. Quattrino (gr. 1.800). — Inedito. Dopo n. 72. ?y — PHILIPP • llll • REX • HIS • Busto e. s. Testa nuda. 80 F. ED E. GNECCHI $ — + MEDIOLANI • DVX • ET • C (ET in monogramma). Le armi di Milano inquartate. Coli. Municipale, Parma. Rame R. L. i. 22. Quattrino (gr. 1.780). — Inedito. Dopo n. 72. & — PHILIPP • llll • REX • HISP. Busto e. s. Ri — Come il precedente. Coli. Bologna. Rame R. L. 1. CARLO II RE DI SPAGNA E DUCA DI MILANO con MARIA ANNA D'AUSTRIA. (1665- 1676). 1. Quarto di Filippo (gr. 6.950-6.750). — Var. 11. 6. jy — * CAROLVS • Il • HIS • REX • ET . MARIA • ANNA • TVT • "E ■ G. Busti accollati del re e di Maria Anna, a destra. Sotto i busti: 1666. $ — MEDIOLANI • • DVX • ET • C Stemma reale di Spagna colle armi di Milano nel centro. Al disopra, corona. Coli. Verri, Osnago. Arg. R. 3 L. 20. CARLO II RE DI SPAGNA E DUCA DI MILANO. (1676-I7OO). 1. Mezzo Filippo (largo) (gr. 13.200). — Var. n. io. & — CAOLVS • (sic) Il • REX • HISPANIARVM. Busto coraz- zato, a d. Testa nuda. Sotto il busto: 1694 e tre punti. B>' — MEDIOLANI • • DVX • ET • C Stemma reale di Spagna colle armi di Milano nel centro. Al disopra, corona. Museo di Parma. Arg. R. 2 L. 20. MONETE DI MILANO INEDITE 81 2. Soldino (gr. 1.700). — Var. ti. 2J-2J. & — CAROLVS • Il • REX • HIS. Busto corazzato a destra. Testa nuda. Sotto il busto : 1672. 9 — MEDIOLANI • DVX • ET • C • Croce gigliata. Coli. Verri, Municipale, Gnecchi. Arg. R. 2 L. 2. 3. Soldino (gr. 2.000-1.900). — 2 a Var. n. 2j-2j. & — CAROLVS • Il • REX • HIS. Busto e. s. Sotto : 1679. 9 — Come il precedente. Coli. Gnecchi. Arg. R. 2 L. 2. FILIPPO V DI BORBONE RE DI SPAGNA E DUCA DI MILANO. (17OO-I713). r. Quarto di Filippo (largo) (gr. 6.800). — Inedito. Dopo n. 6. & — PHILIPPVS • V • REX • HISPANIARVM ■ Busto coraz- zato, a destra. Testa nuda. Sotto il busto: 1702. $ — MEDIOLANI • DVX ■ ET ■ C. Stemma reale di Spagna colle armi di Borbone e di Milano. Al disopra, corona. (Tipo identico al Mezzo Filippo n. 5). Coli. Gnecchi. Arg. R. 4 L. 30. CARLO III RE DI SPAGNA E VI IMI'. D'AUSTRIA, DUCA DI MILANO. I I702-I740}. , Prova in rame (gr. 95 io). - Inedito. Dopo n. 1. P — CAROLVS • VI • D • G • IMPER . ET • HISP ■ REX. Busto laureato e corazzato a destra. 82 F. ED E. GNECCH1 9> — Anepigrafo. — Stemma reale di Spagna colle armi ducali milanesi nel centro. Intorno allo stemma, il collare del Toson d'oro. Coli. Verri. Rame R. 8 L. 60. NB. Questo pezzo è molto probabilmente una Prova del Pezzo da 12 scudi d'oro da noi pubblicato nelle Monete di Milano (pa- gina 169, n. 1), e che venne poi leggermente modificato. 2. Filippo (gr. 27.800). Inedito. — Dopo n. 7. 1& — CAROLVS • III • REX • HISPÀNIÀR. Busto corazzato e laureato , a destra. Testa nuda. Sotto il busto : 1720. All' esergo : * $ — MEDIOLANI • — • DVX • ET • C • Stemma coronato colle armi di Spagna, e nel centro quelle di Milano. Coli. Verri, Gnerchi. Arg. R. 4 L. 30. MARIA TERESA D'ABSBURGO IMPERATRICE D'AUSTRIA E DUCHESSA DI MILANO. (174O-I780). 1. Mezzo Filippo (largo) (gr. 13.900). — Var. n. 3. 1& — * MARIA . THERESIA • D • G • REX ■ HUNG • BOH • ARCH ■ AUST. Busto diademato, a destra. $ — MEDIOLAIVI • • DUX • ET • C Stemma imperiale di Austria colle armi di Milano nel centro. Ai lati dello stemma, due rami, uno di palma, a destra, l'altro di al- loro, a sinistra. Al disopra, corona. Sotto: 1741. Coli. Municipale. Arg. R.° L. 80. 2. Filippo (gr. 27.850). - Var. n. j. P — * MARIA • THERESIA • D • G • REX • HUN • BOH • ARCH • AUST • Busto e. s.. 9 — Stemma e leggenda come nel precedente. Sotto lo stemma : 1744. Coli. Osnago, Gnocchi. Arg. R. 2 L. 20. MONETE DI MILANO INEDITE 83 3. Mezzo Filippo (gr. 13.900). — Var. n. g. & - * MARIA • THERESIA • D • G • REG • HUNG • BOH • ARCH • AUST • Busto e. s. 9 - MEDIOLANI • • DUX • ET • C • Stemma e. s. Sotto lo stemma : 1741. Coli. Municipale. Arg. R. 3 L. 30. 4. Mezzo Filippo (gr. 13.900). — Var. n. io. Come il precedente, ma coll'anno 1744 Coli. Municipale, Gnecchi. Arg. R. 3 L. 30. 5. Prova del dieci Soldi (gr. 1.670). — Inedito. Dopo n. jj. & — M • THERES • D ■ G • R ■ IMP ■ H & • B • REG • A • A • Busto velato e diademato, a destra. Sotto : 1777. 9 — MEDIOL • DVX- Biscia , in una corona formata da due rami di palma, allacciati da un nastro al basso. Al- l'esergo X. Coli. Verri, Osnago, Savini, Gnecchi. Rame R. 2 L. 3. 6. Zecchino (gr. 3470). — Var. n. 54. & - M • THERESIA- D • G • R • IMP • H U • BO • REG ■ A • A. Busto velato e diademato, a destra. ^ — MEDIOLANI DUX • 1779. Stemma coronato e inquar- tato coll'aquila e la biscia. Nel centro, scudino d'Austria. Dal basso sorgono due rami, uno di palma, a sinistra, l'altro d'alloro, a destra. Coli. Municipale. Oro R. 2 L. 20. 7. Soldo (gr. 7.700). — Var. n. yi. i& — M • THERESIA D-GRIHB-RAA.D- MED. Busto velato e diademato a destra. Sotto il busto : W. 9* — In una corona di palma e alloro, in tre righe: UN SOLDO 1777. Coli. Municipale. R. L. 2. 84 F. ED E. GNECCHI GIUSEPPE II D'ABSBURGO-LORENA IMPERATORE 1)' AUSTRIA E DUCA DI MILANO. (1780- 1790). 1. Lira (gr. 6.200). — Inedito. Dopo n. 27. jy — IOSEPH • Il • D • G • R • IMP • AUG • G • H • ET • B • REX • A • A ■ Mezzo busto laureato, a destra. 1$ - MEDIOLAM ET — MANT • DUX • 1784. Stemma ovale coronato ed inquartato coli' aquila e la biscia e collo scudino d'Austria nel centro. All'esergo : UNA LIRA. Nel campo, sotto lo stemma, le lettere : L B. Coli. Mariani, Savini, Gnecchi. Arg. R. 2 L. 3. 2. Cinque Soldi (gr. 1.550). — Inedito. Dopo n. jy. & — IOS ■ Il • D • G • R • I • S • A • G • H • B • R A • A • D • MED • ET M • In uno stemma , la biscia coronata. Al di- sopra, corona imperiale. Al disotto, le lettere : L B. p — In una corona formata da due rami di palma e di alloro, in due righe: 5 SOLDI. Al disotto: 1780. Coli. Vigano, Gnecchi. Arg. R. L. 1. NB. Questo pezzo da 5 Soldi è l'unica moneta di Giuseppe II che porta la data del 1780. 3. Sovrano (gr. 11.100). — Inedito. Dopo n. 43. & - - IOSEPH • Il • D • G • R • IMP • S • A • GÈ • HIE • HV • BO • REX. Mezzo busto laureato, a destra. Sotto: M. $ — ARCH • AVST • DVX • BVRG • LOTH ■ BRÀB • COM • FLAN • 1790. Stemma austriaco coronato, cinto dal collare del Toson d'oro. Dietro lo stemma, la Croce di Borgogna. Coli. Ratti, Osnago, Gnecchi. Oro R. 2 L. 50. 4. Mezzo Sovrano (gr. 5.550). — Inedito. Dopo n. 43. & — IOSEPH • Il • D • G • R • IMP • S • A ■ GÈ • HIE • HV • BO • REX. Mezzo busto laureato, a destra Sotto: M. 9 - ARCH • AVST • DVX • BVRG ■ LOTH • BRAB . COM • FLAN • 1790. Stemma come sopra. Coli. Gnecchi. Oro R. 3 L. 50. MONETE DI MILANO INEDITE 85 5. Crociane (gr. 29.500). — Inedito. Dopo n. 4J. & — IOSEPH IIDGRISÀ GER • HIE • HVN • BOH • REX. Mezzo busto laureato, a destra. Sotto: M. 9 - ARCH • AVST • DVX • BVRG • LOTH • BRAB • COM • FLAN • 1788. Croce di Borgogna accantonata dalle tre corone d'Austria, Ungheria e Boemia, da cui pende il Toson d'oro. Sul contorno esterno, in rilievo: VIRTVTE ET EXEMPLO. Coli. Vigano, Gnecchi. Arg. R. L. 12. 6. Crocione (gr. 29.500 >. — Inedito. Dopo n. 48. Simile al precedente, coll'anno 1790. Coli. Osnago, Gnecchi. Arg. R. L. 12. 7. Mezzo Crocione (gr. 14.550). — Inedito. Dopo n. 48. Tipo del Crocione, coll'anno 1786. Coli. Osnago, Gnecchi. Arg. R. 3 L. 12. 8. Mezzo Crocione (gr. 14.550). — Inedito. Dopo n. 41). Tipo del Crocione, coll'anno 1789. Coli. Ratti, Osnago, Savini, Vigano, Gnecchi. Arg. R. 3 L. 15. LEOPOLDO II I)' ABSBURGO-LORENA IMPERATORE D'AUSTRIA E DUCA DI MILANO. (1790-1792). 1. Sovrano (gr. 11.100). — Inedito. Dopo n. j. & - LEOPOLD • Il • D • G • R • IMP • S ■ A • GÈ • HIE • HV • BO • REX. Mezzo busto laureato, a destra. Sotto: M. 9 — ARCH • AVST • DVX • BVRG ■ LOTH • BRAB • COM • FLAN • 1791. Scudo austriaco coronato e cinto del col- lare del Toson d' oro. Dietro lo stemma, la croce di Borgogna. Coli. Ratti, Gnecchi. Oro R. 2 L. 50. 86 F. ED E. GNECCHI FRANCESCO II D' ABSBURGO-LORENA IMPERATORE D'AUSTRIA E DUCA DI MILANO. (1792-I796). 1. Sovrano (gr. 11.100). — Inedito. Prima del n. io. & - FRANCISC • Il • D • G ■ R • IMP • S • A • GÈ • HIE • HV • BO • REX • Mezzo busto laureato, a destra. Sotto : M. 9 - ARCH • AVST • DVX • BVRG • LOTH • BRAB • COM • FLAN • 1793. Scudo austriaco coronato cinto del collare del Toson d'oro. Dietro lo stemma, la croce di Borgogna. Coli. Ratti, Gnecchi. Oro R. 2 L. 45. 2. Sovrano (gr. 11. 100). Inedito. Dopo n. io. Simile al precedente, coll'anno 1795. Coli. Ratti, Gnecchi. Oro R.- L. 45. 3. Crocione ( gr . 29.500). — Inedito. Prima del n. ij. i& — FRANCISC •IIDGRISA- GER • HIE • HVN ■ BOH • REX. Mezzo busto laureato, a destra. Sotto: M. 9 — ARCH • AVST • DVX • BVRG ■ LOTH • BRAB • COM • FLAN • 1792. Croce di Borgogna accantonata dalle tre corone d'Austria, d'Ungheria e di Boemia e da cui pende il Toson d'oro. Sul contorno esterno, la leggenda in ri- lievo: FIDE ET LEGE. Coli. Mariani, Gnecchi. Arg. R. 2 L. io. 4. Crocione (gr. 29.500). — Inedito. Dopo n. ij. Simile al precedente, coll'anno 1794. Coli. Ratti, Osnago, Savini, Gnecchi. Arg. R. 2 L. io. NAPOLEONE I BONAPARTE IMPERATORE DI FRANCIA E RE D' ITALIA. (1805-1814). 1. 40 Lire (gr. 12.900). — Inedito. Dopo n. 24. i& — NAPOLEONE IMPERATORE E RE (fra marche di zecca). Testa nuda, a sinistra. All'esergo : 1813. MONETE DI MILANO INEDITE 87 $ — REGNO D'ITALIA. Stemma del regno italico. Al- l' esergo : 40 LIRE. Sul contorno esterno: DIO PRO- TEGGE L' ITALIA. Coli. Ratti, Osnago, Gnecchi. Oro C. L. 40. 2. io Soldi (gr. 2.500). — Inedito. Dopo n. 65. & — NAPOLEONE IMPERATORE E RE (fra le marche e. s). Testa nuda, a destra. Sotto : 1813- I? — REGNO D'ITALIA. Corona ferrea radiata. All'esergo: 10 SOLDI. Sotto: M. Coli. Ratti, Osnago, Vigano, Gnecchi. Arg. R. L. 1. NB. Il Decreto originale di Napoleone, datato « dal nostro Quar- tiere Generale Imperiale in Varsavia questo di 12 Gennaio 1807 n e stampato in Milano, ordina la coniazione delle monete in oro, argento e rame, e porta le impronte, da quella del 40 lire fino a quella del centesimo, colla data del 1807. Ad onta di ciò, abbiamo omesso dalla nostra descrizione i pezzi da 40 lire, 20 lire, 1 lira, da 15 soldi, io soldi, e io centesimi, non avendo mai vedute le monete effettive. FERDINANDO I D'ABSBURGO-LORENA IMPERATORE D'AUSTRIA E RE DI LOMBARDIA E VENEZIA. (1835-48). 1. Mezzo Sovrano (gr. 5.660,1. - - Inediti). Dopo n. iS. B" — FERD ■ I • D • G • AVSTR • IMP • HVNG • BOH • R • H • N • V- Testa laureata, a destra. Sotto: M. $ - REX LOMB • ET VEN • DALM GAL LOD • ILL • A A • 1839. Aquila bicipite coronata. In petto ad essa lo stemma inquartato di Lombardia e Venezia. Nel centro, scudino d'Austria. Sul contorno esterno, la leggenda incusa : RECTA TVERI. Coli. Osnago, Gnecchi. Oro R. L. 25. 2. Mezzo Sovrano (gr. 5660). — Inedito. Dopo n. ig. Come il precedente, coll'anno 1842. Coli. Ratti, Osnago. Oro R. L. 25. F. ED E. GNECCHI FRANCESCO GIUSEPPE I D'ABSBURGO IMPERATORE D'AUSTRIA E RE DI LOMBARDIA E VENEZIA. (1848-1859). 1. Sovrano (gr. 1 1.330). — Inedito. Dopo n. 21. i& — FRANC IOS • I • D • G • AVSTRIAE • IMPERATOR. Testa laureata, a destra. Sotto : M. 9 REX • LOMB • ET . VEN • DALM • G-AL • LOD • ILL • A A • 1855. Aquila bicipite coronata. In petto ad essa, lo stemma inquartato di Lombardia e Venezia. Nel centro, scudino d'Austria; sul contorno esterno, la leggenda in- cusa: VIRIBVS VNITIS. Coli. Ratti, Osnago, Gnecchi. Oro R. 2 L. 40. 2. Mezzo Sovrano (gr. 5.660). — Inedito. Dopo n. 23. Come il sovrano precedente, coll'anno 1855. Coli. Ratti. Oro R. : L. 25. VITTORIO EMANUELE II DI SAVOIA re d'Italia. (1859-1878). 1. Mezza Lira (gr. 2.500). — Inedito. Dopo n. 18. 13' — VITTORIO EMANUELE II. Testa nuda, a destra. Sotto: Ferraris. All'esergo : 1863. $ -- REGNO D'ITALIA. Nel campo, in due righe: 50 CEN- TESIMI. Al disotto, due rami d'alloro. All'esergo: M BN Coli. Osnago, Savini, Gnecchi. Arg. C. 2. Mezza Lira (gr. 2.500). — Inedito. Dopo n. iS. T>' — Come il precedente, coll'anno 1866. ~ty — Come il precedente. Coli. Ratti, Osnago, Savini, Gnecchi. Arg. C. MJNEI'E DI MILANO INEDITE 89 UMBERTO I DI SAVOIA RE D'ITALIA. (1878- -). 1. Lira (gr. 5.000). & — UMBERTO I RE D' ITALIA. Testa nuda , a sinistra. Sotto: Ferraris. All' esergo : 1887. Ip — Nel campo lo stemma di Savoja coronato, fra una corona formata da due rami, uno d'alloro a sinistra, l'altro di quercia a destra. In alto, la stella d'Italia. A lato dello stemma: L. 1. AH'esergo, a destra: M. Are. C. F. ED E. Gnecchi. QUATTRINO INEDITO DI FRANCESCO D'ESTE PER MASSALOMBARDA Nell'eseguire.i lavori di sistemazione del piazzale attiguo alla chiesa di S. Francesco in Urbino, vennero esumate le ossa da alcuni vecchi sepolcri situati in un loggiato adiacente alla chiesa stessa. Questi sepolcri vennero frugati senza veruna attenzione e sorveglianza, mentre forse meritavano maggiore riguardo, poiché tradizioni e memorie scritte concordano nel dirci che furono ivi sepolti molti ce- lebri Urbinati, tra i quali anche i genitori di Raf- faello, Giovanni Sanzio e Magia Ciarla. Diverse monete vennero alla luce in queste escavazioni e tutte andarono vendute e disperse, ad eccezione di poche, le quali capitarono nelle mani del signor Giovanni Bardovagni, dotto e modesto raccoglitore delle memorie patrie, dal quale ebbi cor- tesemente per esame quelle che egli giudicò più inte- ressanti e degne di osservazione. Infatti òvvi fra esse un picciolo di Federico li coniato in Urbino, già illu- 92 GIUSEPPE CASTELLANI strato dal Tonini W : un picciolo di Fano inedito o meglio citato scorrettamente dal Catalogo Rossi < 2 ) : un picciolo di Costanzo Sforza, signore di Pesaro (3), e da ultimo la curiosa monetuccia che mi diede occa- sione a scrivere questo articolo. Eccone la descrizione : & — In tre linee sormontate da corona che chiude un cerchio di fiordalisi: FR • E M • M ÀS • 5* — Vaso o canestro di fiori entro cerchio di fiori. Metallo: Rame misto a poco argento. Peso, milligr. 68o. A primo aspetto, come può vedersi anche dalla riproduzione in testa a questo cenno , la moneta si confonde coi quattrini di Guidubaldo II della Rovere Duca di Urbino, che il Reposati (4) chiama del vaso, ma poi si avverte la diversità della leggenda e anche la varietà del rovescio. Non esitai, alla lettura del diritto , di attribuire la monetina a Francesco d'Este, marchese di Massa- lombarda, e, procuratomi, a mezzo dell'egregio signor Cav. Ercole Gnecchi, l'articolo del Kunz, ultimo scritto su questa zecca <5), vidi che la moneta era rimasta sconosciuta a lui come ai precedenti illustratori. Essa (i) Tonini Pellegrino, Un picciolo inedito di Federigo li duca d'Ur- bino. " Periodico di Numismatica e Sfragistica „. Voi. II, pag. 34. (2) Catalogo della Co/lesione Rossi di Roma , pag. 83 , ri. 1077. Al rovescio mette veduta della città, mentre si tratta dello stemma munici- pale dei due rastrelli, che, visto orizzontalmente, dà sembianza di mura e torri. Questo picciolo venne di recente pubblicato dal Conte Nicolò Papadopoli. Vedi Rivista Italiana di Numismatica, Anno VI, p. 420. (3) Olivieri, Della Zecca di Pesaro e delle monete pesaresi dei secoli bassi. Bologna, Lelio dalla Volpe, 1773, tom. I, n. xvi (4) Reposati Rinaldo, Della Zecca di Gubbio e delle gesta de' Si- gnori della Rovere. Bologna, Lelio dalla Volpe, 1773, tom. II, pag. 199. (5) Kunz Carlo, Monete inedite o rare di Zecche italiane. — Massa- lombarda. " Archeografo Triestino „, II Serie, voi. IX, pag. 166 e segg. QUATTRINO INEDITO DI FRANCESCO d'eSTE 93 dunque ci porge un nuovo esempio delle imitazioni frequentissime nel secolo XVI delle monete di altri stati fatte da quei principi che volevano cosi accre- ditare i prodotti più o meno legittimi delle proprie officine. E il fatto di aver rinvenuto tale imitazione in Urbino, ossia nel paese originario della moneta imitata, ci prova che lo scopo era stato completamente raggiunto. Ne questa è l'unica imitazione, chiamiamola imitazione, senza adottare il nome, più proprio forse, ma più odioso di falsificazione, fatta dal marchese di Massalombarda. Il Kunz cita il grosso tirolino e il quattrino chiavarino di Bologna, imitati da lui < 6 ). Nes- suna meraviglia adunque che credesse conveniente d'imitare anche le monete del Ducato di Urbino, che per la vicinanza e le costanti relazioni, dovevano aver credito nel marchesato e in tutto il Ferrarese. Il quattrino di Guidubaldo, prototipo della nostra moneta, venne coniato, secondo il Reposati (7), non prima del 1558: il suo valore era tale che ne anda- vano sette per bolognino e cinquanta per oncia : la lega era di ventidue denari per libbra. Siccome fuori dello stato di Urbino queste monete di lega o quat- trini valevano assai di meno, tanto che ne andavano otto per bolognino, è evidente che anche senza ab- bassare il titolo della lega, oppure abbassandolo di poco, si veniva a fare un guadagno non indifferente introducendone di quelli imitati. E ciò è tanto vero che dopo poco più di tre anni, nel 1562, lo stato Urbinate si trovò inondato di monete scadenti, e il Duca , per ovviare ai danni derivanti da ciò, fu co- stretto a limitarne il valore, decretando con bando del io giugno che ne dovessero andare otto e non più (6) Ivi, pag. 180, n. 26, pag. 183, n. 32. (7) Op. cit., pag. 198. 94 GIUSEPPE CASTELLANI sette per bolognino < 8 '. È a ritenere che anche la nostra moneta fosse prodotta in questo periodo e facesse parte di quelle importazioni che provocarono la suaccennata riduzione di valore. Se pure non piaccia più l'ipotesi che la imitazione sia alquanto posteriore e si riannodi a un altro fatto che contribuì a rendere più stretti e intimi i rapporti tra la casa d'Estc e quella della Rovere e per conseguenza degli stati da loro dipendenti, voglio dire al matrimonio di Francesco Maria, figlio del Duca Guidubaldo, con Lucrezia d'Este, che avvenne nel settembre del 1570. In questa circostanza vennero coniate anche a Pesaro molte monete di lega con l'aquila estense (9), le quali, pur non essendo vera imitazione di monete della casa d'Este, avranno certo avuto corso anche negli stati dipendenti da questa. Ciò, senza giustificarla, rendeva meno appariscente e più plausibile l'imitazione fatta da Francesco d'Este di qualche moneta dello stato vicino ed amico. Ci resta a dire qualcosa del rovescio. Nei quattrini di Guidubaldo è figurata un'impresa, che il Reposati ritiene rappresenti un vaso rovesciato con fiamme e ciò per ignoranza degli scultori in luogo della pietra focaia o focile sfavillante del Toson d' oro ( IO ). L' ignoranza degli scultori mi pare fuori di luogo, perchè la stessa impresa è ripetuta come motivo ornamentale nelle finestre del palazzo ducale di Pesaro che portano anche le iniziali : G • V • DVX. Il Vanzolini, parlando di queste finestre nella sua (8) Ivi. (9) Reposati , Op. cit. — Monete di Guidubaldo II, n. 41 ; di Fran- cesco Maria II, n. 9, io, 12, 21 e 22. Tutte queste monete portano 1' a- quila estense al rovescio, sebbene il Reposati non le ritenga coniate tutte nell'occasione del matrimonio. (io) Idem, ivi, pag. 199. QUATTRINO INEDITO DI FRANCESCO D'ESTE 95 Guida di Pesaro, la chiama: fiamma rovescia, sen- z'altro ( IJ ). Guidantonio Zanetti così ne chiedeva il significato in una delle molte lettere indirizzate all' Olivieri : " Aggradirei pure sapere se il vaso o " altro che sia che si vede nelle monete del d.° Duca " (Guidubaldo II) al N. 27, 28 e 29 (Reposati), sia " una sua impresa come avvisa trovarsi dipinto in più " luoghi in Pesaro, o sia la Pietra focaia come in " quella al N. 32 e 33 „ * 12 '. Sarebbe opportuno e curioso conoscere la risposta dell' Olivieri, eruditis- simo delle cose patrie, che potrebbe portare qualche lume sull'argomento ; e forse la si potrei rinvenire tra le carte dello Zanetti custodite nella Biblioteca di Brera. Il fatto sta che nessuno ha dato finora l' inter- pretazione di questa impresa, la quale, non trovan- dosi nelle monete anteriori a Guidubaldo , poteva ritenersi fosse esclusivamente sua come quella delle tre mete. Però l' istesso emblema si trova anche nel palazzo ducale di Urbino in alcuni di quegli stipiti maravigliosi che sono indubbiamente della primitiva costruzione ossia del tempo di Federico : quindi l'impresa non è più di Guidubaldo o dei Rovereschi, ma dei Feltreschi e più propriamente del Duca Federico, come la giarrettiera. E, guardando accuratamente la figurazione di questo emblema, troviamo che l'oggetto rappresentato ha una forte somiglianza con le palle esplodenti (ri) Vanzolini Giuliano, Guida di Pesaro. Pesaro, Anacsio Nobili, 1864. pag. 140. (12) Zanetti Guidantonio, Lettere ad Annibale Olivieri. Mss. nella B blioteca Oliveriana di Pesaro. Lettera n. xlviii d^ll'8 gennaio del 1774. — In questo volume si contengono 209 lettere inedite dello Zanetti, al- cune delle quaii ricchissime di notizie e osservazioni archeologiche e nu- mismatiche. 96 GIUSEPPE CASTELLANI che poi furono dette bombe e granate. Sappiamo che Federico perfezionò di molto le artiglierie che usò con vantaggio nei vari assedi che ebbe a dirigere. Il Ricotti accenna al fatto che egli lanciava fuoco contro le città assediate ( x 3) : il Grossi ci soggiunge come egli fosse assistito dall' ingegnere Gentile Ve- terani che lo giovò moltissimo, specie nell'assedio di Volterra, come inventore di nuove forme per assalire le piazze (h). Sigismondo Malatesta, emulo di Federico, si servì pure di palle esplodenti ( x 5). È naturale adunque che anche Federico si giovasse del trovato del suo avversario e forse lo perfezionasse. Ci dà adito a questa supposizione il vedere adottata da lui l' im- magine delle bombe tra gli altri emblemi militari e civili che si ripetono costantemente nelle ornamen- tazioni del suo magnifico palazzo. Queste mie osser- vazioni, che non posso confortare con altri argomenti, potranno dare motivo a qualche studioso di fare delle ricerche in proposito. Checche ne sia del significato dell'emblema figu- rato sui quattrini di Guidubaldo, sta in fatto che il rovescio della nostra moneta, somigliando moltissimo a quello, pure ne è sostanzialmente diverso, perchè raffigura un canestro o meglio vaso di fiori. Rappre- sentazione non nuova nelle monete di Francesco d'Éste perchè il Kunz ne descrive un soldo di basso ar- gento, che al rovescio ha " una specie di canestro „< l6 ). La differenza non è tale però da escludere l' imi- tazione che apparisce evidente dalla forma del ca- (13) Ricotti Ercole , S/oria delle Compagnie di Ventura in Italia. Torino, 1846. (14) Grossi Carlo, Degli uomini illustri di Urbino. — Comentario. Urbino, Gucrrini, MDCCCXIX, pag. 210. (15) Ricotti, Op. cit. — Valturio , De Re militari. Lib. X, p. 267. (16) Kunz, Loc. cit., pag. 181, n. 27 e. QUATTRINO INEDITO III FRANCESCO DESTE 97 nestro che si confonde con tutta facilità col pseudo- vaso dei quattrini di Guidubaldo, dal cerchio che lo attornia, dalla disposizione della leggenda e della corona e dagli altri ornati del diritto. Siamo dunque di fronte a una moneta nuova e finora sconosciuta di Massalombarda, che è imitazione, o più propriamente falsificazione del quattrino di Gui- dubaldo della Rovere, coniato a Pesaro. Cosa, come dissi da principio, assai frequente in quel periodo e che continuò e crebbe nel successivo secolo XVII. Giuseite Castellani. UN QUATTRINO INEDITO DI GIAN FRANGI: SCO GONZAGA Dopo quanto scrissero i sommi maestri Zanetti e Carli-Rubbi sulla origine e sviluppo della zecca mantovana, a me modesto gregario nulla più resta a dire. Solo mi proverò, colla scorta del chiarissimo prof. Attilio Portioli, ad illustrare il quattrino così detto de la Gonzaga, battuto dal quinto ed ultimo capitano del popolo, Gianfrancesco, da me posseduto, e del quale riporto il disegno. Io lo ritengo inedito, non avendolo trovato de- scritto nell'Opera del Portioli, La 'Atea di Mantova ; ed intatti, a pagina 66 tavola I del secondo volume, egli attribuisce tre sole monete al quinto capitano Gianfrancesco, cioè due di rame e hi terza di lega. La prima ha nel mezzo le due lettele I. F. iniziali di Iohanties Francisats, attorno : D GONZAGA De Gon- zaga; nel rovescio in mezzo: I- sopra: V. iniziali di Vergilìns; attorno: D. MANTVA, De Manina. E un ba- garino che valeva un piccolo o la dodicesima parte del denaro. FULCIO LUIGI MIAKI Così pure, la seconda, che è un quattrino de la Gonzaga. Ha nel diritto le suddette due iniziali : I. F. e nel rimanente è uguale agli altri quattrini di Lodo- vico e Francesco, cioè, lo scudo l'asciato, stemma d'ori- gine dei Gonzaga; attorno: I. F. D. GONZAGA, Iohannes Franciscus De Gonzaga. Nel rovescio busto di Vir- gilio di prospetto; attorno: V. D. MANTVÀ, Virgilins De Mantua. La terza ha nel diritto un cane , e la scritta : IOHANNES FRANCISCVS e lo scudetto fasciato; nel ro- vescio croce gigliata accantonata da quattro globetti, attorno: PER SIGNVM LIBERA NOS con un piccolo scu- detto all'estremità del contorno. La moneta è di lega, e brutta. Tutti gli esemplari sono mal conservati. Questa è la prima moneta che porti una impresa cavalleresca, dalla quale prese il nome di Gagnolo, e non si conosce il suo valore. In complesso il periodo dei capitani non è rap- presentato, né da molte, ne da belle monete; special- mente nel primo quarto del secolo XV la zecca di Mantova si trova molto al di sotto delle altre, che coniavano già l'oro e grosse monete d'argento. Per cui queste tre monete, secondo il citato Por- tioli, sono le sole conosciute di Gianfrancesco come capitano. Vedremo ora se l'autore della Zecca di Mantova si sarà apposto al vero, oppure gli sia sfug- gito il mio quattrino. Esso è di buona conservazione e porta nel diritto lo scudo fasciato dei Gonzaga; attorno: I. F. Johannes Franciscus, DO, Dominus, D, De Gonzaga. Nel mezzo il sole raggiante; nel rovescio il busto di Virgilio di prospetto, attorno: V. Virgilins, D. De Manina. Questo nummo di rame pesa un gramma e si chiamava quattrino de la Gonzaga. Valeva 4 piccoli di soldo, per cui ce ne volevano 36 a fare un soldo, e 720 una lira. Da qui s'intende, che 720 grammi UN QUATTRINO IXKDITO DI GIANFRANCESCO GONZAGA IOl di rame monetato valevano 12 grammi d'argento monetato, cioè L. 2,40 di nostra moneta. 11 Portioli quindi ignorava assolutamente l'esistenza di questo quattrino coli' impresa del sole raggiante, ben diffe- rente dai tre di Gianfrancesco da esso illustrati, benché il chiariss. numismatico Dott. Umberto Rossi escluda affatto nelle monete dei capitani l'impresa del sole, ed afferma che tutte le loro monete sono quattrini coi busti di Vergilio, e l'arme dei Gonzaga. Ed allora come si spiega il sole in questo mio quattrino di Gianfrancesco? E vero, che il sole esiste, ma solo sotto Lodovico 111 e durò tutto il secolo XVII, aven- dolo battuto anche Carlo II (1637-65), come pure lo usarono i Gonzaga nelle zecche di Bozzolo , Sab- bionetta e Castiglione delle Stiviere. Dunque? all'erudito lettore spetta l'ultima parola, che ansiosamente attendo. Venezia, Febbraio 1S1J4. Fulcio Luigi Mi ari Membro del l 'enelo Ateneo. DOCUMENTI VISCONTEO-SFORZESCHI PER LA STORIA DELLA ZECCA DI MILANO PARTE SECONDA. P E R I O D O S F ORZKSCO {( ontimtazionf). II. — GALEAZZO MARIA SFORZA. 230. ■- 1466-1476. — Serie delle monete coniate da Galeazzo Maria e Bianca Maria Sforza (1466-68) e da Ga- leazzo Maria Sforza [Gnecc/ii, loc. cit., p. 73-82 e in Riv. numism., II, 1893, p. 160 segg. Cfr. anche Giitlini, VI, 583, parte inedita |. 231. — 1466, marzo 31, Milano. — Decreto per il quale è vietato spendere o ricevere i quindicìni forestieri da la- qui/a già altra volta stati banditi [Reg. Panig., E. 61 t.]. 232. - - 1466 , aprile 22 , Milano. — Si risponde alle preghiere del comune di Pavia perii riaprimento della zecca locale dichiarando che questa sarà riattivata alle prossime calende di gennaio per la fabbrica delle monete nelle forme, nei modi e colle condizioni prima in corso o da stabilirsi [Brambilla, Monete di Pavia, p. 493 e 47 1 1. 233. — 1466, dicembre 3, Milano.-- Decreto sulle mo- nete, cioè del valore di certe monete d' oro e d' argento, e delle monete bandite [Reg. Panig., 1\, 68 t. — Bellati, Mss.]. i°4 EMILIO MOTTA u Sciiti di' franza che caleno fin a grani dui per libre iij sol. xv per caduno d Senti de savoglia che caleno fin a grani dui per libre iij sol. xj per caduno « Fiorini da Reno che caleno fin a grani trey per libre iij sol. iij per caduno « Grossi mantuani da sol. dece per lib. o sol. viij den. viiij u Grossi novi de monfcrato per lib. o sol. j den. x luno « Parpayole per lib. o sol. ij den. j luna « Novini de savoglia e de losana novi per lib. o sol. o d. viij. Nessuno presuma spendere o ricevere « moneta alcuna de valuta de dinari sexi né da sexi in zoxo se non è fabricata nela zecha ducale. » Ancora non spendansi « gatesclii per precio alcuno. « Anchora che fiorini de reno qualli calleno oltra tri grani habiano tara soldo uno per grano fin a grani sexi et oltra grani sexi non se debiano spendere nò recevere per precio alcuno. « Anchora che ducati ducali de la testa li quali siano meno de pcxo cha de puncto non se debiano spendere nò recevere per precio alcuno. « Anchora che ducati venetiani et fiorini larghi et de camera li qualli calleno oltra el justo pexo fin a grani dui habiano tara sol. uno et dinari sexi imp. per grano, et oltra dicti dui grani non se debiano spendere nò recevere per precio alcuno. « Anchora che scuti de franza e de savoglia qualli caleno oltra a grani dui habiano tara soldi uno per grano fin a grani quatro et oltre a grani quatro non se debiano spendere. ii Replicando anchora per questa presente crida el bando di (jiii/idixini forestieri. » 234. — 1466-1467. — Quinternetto di spese diverse fatte nel 1466 e nel 1467 a Cassano per assaggi e fonderia d'oro e di monete [Classe: Zecca]. Interessante spesato in cui figurano i nomi di Gabriele da Pirovano, di Giovanetto e Bartolomeo da Givate, di Gabriele e Francesco della Croce e di altri. Riferiamo quel brano che più davvicino tocca la vera numismatica: « Spcctabile d. Antonio de Anguissole da Placentia ducale camerer dò dare per spexe diverse facte in fabrioare floreni da reno corno appare per lo presente quaterno in j.° capitulo in summa — L. 79 sol. 6 den. 5 DOCUMENTI VISCON'TEO-SFORZESCHI, ECC. 105 « Item per spexa del vivere facta a Cassano corno boche 5 da di 12 de Januaro in fine adi primo de martio corno appare in el presente quaterne — L. 45 sol. 11 den. 1 Item per spexa diversa de opera facta a Cassano conio appare per il presente quaterno facta in fine adi 17 de Jan- nuaro — L. 77 sol. 2 den. 1 « Item per spexa del acimentare oro in floreni da reno per fare ducati corno appare per lo presente quaterno — L. 733 sol. 15 den. 2 « Item per spexe de afìnare li acimenti in cavare loro e ar- gento conio appare per lo presente quaterno — L. 86 s. 18 d. 6 " Item numerato a luy in ducati 2339 che pexeno m ." 35. 3. 12. 8 doro fino a sol. 82 per ducato — L. 9589 sol. o den. 8 « Item per oro facto bono per li magistri dela zecha in li quali son pagati dela soa manifatura resta — L. 32 s. 11 d. 2 « Item per m. a j onze 4. 8 doro quale non se posse afinare venduto a d. Johanne pedro de Castilliono a L. 20 a fin ni." r. 2. 6. 16 detrato lo assagio — !.. 342 sol. 5 den. o 235. — 1467, marzo 4, Milano. — Relazione di Giovanni Giappano al duca Galeazzo Maria Sforza circa i ducati da coniarsi colla sua testa [Mtioni, La zecca di Milano, p. 18]. « 111."'° Signore. Io me credeva che V. ra 111." 1 " Signoria l'altro dì, quando mandai li Magistro Zanetto (39) et lo Magistro chi fa li ferri da fan- li ducati con la testa de Y. Ex.» anche gli avesse dato in nota le lettere che se hanno a mettere intorno a elicti ducati si da l'uno canto corno da l'altro, perchè al Ma- gistro di ferri riaveva di to si' ne chiarisse. Ma adesso, volendo intendere se li ferri sonno forniti per poterne mandare uno stampato a V. S. per vedere se gli piace, per potere poi intrare in pratica de fare fabrichare qualche suinnia de ducato anzi il di de la festa vostra 1401 me dice dicto Magistro, non gli resta ad fare altro che dette lettere, le quali farà prestissimo et a tempo, se a tempo gli s nino mandate: et che quando fo (391 Maestro Zanetto Bucato , celebre ritrattista • E le monete d'argento: « Grossomts uovas Manine cum tabernaculo prò s. viiij imp. « Grossomts Manine veterus prò sol. iiij den. viij u Quintini ducalcs prò den. v imper. » Bandita la moneta a que appellatur quarenteni, quarti novi Sabaudie et Loxane et omnes monete de denarijs sex et abinde infra non fabricate in ducali zecha. » Siano notificate le contravvenzioni, e che i « battifolie nec DOCUMENTI VISCONTEO-SFORZESCHI, ECC. 107 aliqua alia persona utsupra audeant ncc presumant eniere ar- gentimi pluri pretio lib. iij sol. o imper. prò qualibet onzia argenti fini, sub pena perdendi dictum argentum et ulterius sub pena florenorum v prò qualibet marcila. Similiter ille qui vendi- derit incurrat penam ducatorum quatuor prò qualibet marcila. » 237. — 1467, settembre 9, Milano. - Decreto sulle mo- nete e sul corso dell'oro, sull'abolizione delle monete venete d'argento, sui tosatori delle monete , e perché non si com- peri né si venda 1' oro ad un prezzo maggiore del determi- nato [Reg. Panig., Y. 88. ■- Belletti, Mss.]. « El fiorino de camera bono de pexo per libre quatro imp. « El fiorino largo bono per lib. iiij sol. j u El ducato de la testa ducale et venetiano bono lib. iiij s. ij « Fiorino de Reno de grani iij lib. iij sol. iij a Scuti de Francia de grani iij ad lib. iij sol. xv u Sciiti de Savoya de grani iij ad lib. iij sol. xij et u Alfonsino bono ad lib. vj sol. xiij imper. Et havendo novamente facto fare assagio cimi diligentia de le monete venetiane dargento che appareno et se spendano et trovandole manchare de la debita valuta sua el quinto et più secondo el corso bora hano, perche se spende el grosseto per xxxij dinari, et non valle più de xxv et un quarto, et cossi el grossono et laltre monete sin: dargento ala rata se trovano manchare de quello se spendano per la presente crida fano publicare et bannire tute quante le monete venetiane dargento. » Divieto inoltre di trabucare alcune monete ne u di comprare ne vendere ne permutare ne sotto alchuno altro quesito collore et vocabulo dare e togliere ne alienare oro per più precio dia li anotati » per le gride. Ne si spendano o ricevano » li carlini de Bollogna cioè quelli dal lione per più pretio de soldi vj et dinari tri imper. per uno. » Banditi altresì i « quarantani moneta todescha de quindecini. » 238. -- 1467, settembre 12, Milano. — Il milite e cons. ducale Pietro da Trivulzio e Francesco da Castel S. Pietro, maestro delle entrate straordinarie , vengono scelti a com- missari generali per far eseguire ed osservare tutte le gride e procedere contro le falsificazioni di monete [Reg. ducale , Io8 EMILIO MOTTA n. 107, fol. 334 t. — Vedi anche il documento in data 20 settembre 1469]. 239. — 1467, ottobre 22, Milano. — Decreto per l'espor- tazione delle monete bandite [Reg. Panig., F. 101 t. — Bei- lati, Mss.]. u Molti trovati delinquere contra li ordini et cride questi dì passati facte per evachuare el dominio de sua Signoria de monete da quelle reprobe et banite per le qualle se daseva termine xv giorni ad exportarlle o mandarlle fuora del dicto dominio suo. » Si scusano « assay dicendo esser ignorante de diete cride et non haverle ben intese le qualle excusatione dato che siano frivole et non degne da fir (essere) admesse, nientemancho » volendo usar il Duca indulgenza, si prorogano dette gride fino alle Calende di novembre. 240. — 1468, gennaio 9, Pavia. — Ordinanza sulla ri- Panig., F. 105 e 106. — Bei- lati, Mss.]. 241. — 1468, aprile 29, Milano. — Decreto sul deprez- zamento di alcune monete, sul prezzo dell'oro, e sulle frodi nelle monete [Reg. Panig., F. in. — Sellati, Mss.]. " El fiorino de camera bono de pexo per libre iiij imperiali « El fiorino largo bono per lib. iiij sol. j « El ducato dela testa ducale et venitiano bono ad lib. iiij sol. ij 11 Fiorino de Reno de grani iij lib. iij sol. iij 11 Scuti de Francia de grani iij ad lib. iij sol. xv 11 Scuti de Savoglia de grani iij ad lib. iij sol. xij « Et aìfonsino bono ad lib. sexi et sol. uno et mezo imper. « Et havendo novamente facto fare assagio cum dilligentia de le monete venetiane dargento che apareno et se spendano et trovandolle manchare de la debita valuta sua, el quinto et più, secundo el corso chora hanno, perchè se spende el gros- setto per trentadoi denari et non vale più de vinticinque et uno quarto et così el grossono et laltre monete sue dargento ala ratta se trovano manchare de quello se spendano » ordine di bando. 242. — 1468, maggio 4, Oleggio. — Giuliano da Seregno podestà di Oleggio, al duca di Milano avvisandolo di due DOCUMENTI VISCONTEO-SFORZESCHI, ECC. I og mercadanti che comperarono su quella piazza del bestiame con " una quantità de quindexini novi al stampo de Milano falsi et cativi et ne cambiareno pareghi in ducati. „ Passa- rono il Ticino prima d'esser rincorsi, nò s'ha di loro traccia. Trattasi di Stefano detto il Beretta e di Antonio suo figlio, abitanti in Biana, ducato di Milano, e " tal moneta era havuta da uno da Borsano „ [C/asse: Zecca]. 243. — 1468, maggio 30 , Milano. — Grida proibitiva delle monete false, e tosate , e segnatamente dello stampo dei quindecini e dei trentini [C/asse: Gride]. Proibito « exprendere ne recevere alcune monete false, ni tose di stampo alcuno et maxime monete faete al stampo nostro appellate trentini et quindesini. » 244. — 1468, novembre 8, Milano. Grida perchè siano osservate le ordinanze pubblicate sulle monete [Reg. Panig., F. 117 t. — Bell'iti, Mss.|. 245. — 1468, novembre 11, Milano. — Lettera dei Com- missari ducali sopra le monete al vicario e XII di provvisione relativa alla moneta dei grossi da soìdi 4, ossia ai nuovi grossi [Reg. Panig., F. 124. - B, liuti, Mss.|. 11 Ill. mu » princeps noster labricari fecit de recenti monetarci quandam argentarci ad stampimi dominationis sue, valori.s qui- dem soklorum quatuor imperialium prò quolibet grossone, cujus forma sic est: ab uno enim Libere sedet Sanctus Ambrosius patronus noster bachulum pastoralem sinistra et tlagellum maini destra tenens, inductus vero pianetini super camisam, veluti sacerdos ad missam dicendam paratus. Ab altero autem latere diva sculpta est effìgies prelibati 111.'"' principis nostri, a pec- tore supra, culli thorace et lorica cumque litteris (,':. post, ad occiput, et .1/ ante, sub mento ejus. Itaque ne aliqua in illis expendendis recipiendisque coruptella in detrimentum subdito- rum suorum fieri veniat, vult dominatio sua, de' cujus mandato vobis scribimus, quod statini in locis pubb'icis et consuetis hujus inelyte Civitatis proclamari faciatis, quod ejusmodi mo- neta expendi et recipique non possit [duri pretio quarci soldis quattuor imperialium. « HO EMILIO MOTTA 246. — 1468, dicembre 16, Milano. — Grida relativa alle monete, cioè ai grossi mantovani da abolirsi [Reg. Panig., F. 119. — Belletti, Mss.]. « Essendo facto de novo assagio de li grossi da Mantova li quali altre volte assagiati fuorono missi ad soldi quatro et dinari octo imp. per caduno dessi grossi et trovandoli anchora inanellare diversamente da la bontà soa et talmente essere di- minuiti et adulterini che ad spenderli et recevere grande detri- mento ne segue ala camera del nostro 111." 10 et Ex. ,no Signore duca de Milano, et ali subditi suoi, el (piale manchamento de moneta etiam chiaramente se pò considerare et cognoscere per el bando dato de presente ad essa moneta in la città propria de Mantova dove debbe essere fabricata » si bandiscono tali grossi. 247. — 1468. — Lista di spese per fabbricazione di ducati ed altre monete sforzesche coniate negli anni 1467 e 1468 [Classe: Statistica, sezione storica, cartella a, b]. u El nostro 111. Sig. re de (devel dare per le stampe del du- cato fati ne lano de 1467 con la testa del prefato 111.° S. re e lo cimerò dala bissa, in summa — ducati xx 11 Item per le stampe deli Galiazischi fati ne lano de 1468 con la testa del prefato III. S. re e lo cimerò da lo lione con le segie, in summa — ducati xxv u Item per le stampe da duy gl'ossi fati nel ano de 1468 con la dita testa e lo santo Ambroxio in summa — due. vj. j. u Item per zerti stampe fati de lano de 1467, fate in tre ma- nere, in summa — ducati xxx = Summa due. lxxxj. j. » 248. — 1469, gennaio 25 , Milano. — Antonio Anguis- sola, nobile piacentino, vien creato tesoriere generale del ducato [Reg. due, n. 45, fol. 17, tj. L'Anguissola ricordato dal Corio (Storia di Milano, ediz. De Magri, 111, 254) ottenne la cittadinanza milanese agli 8 giugno 1471. Ea sua lapide sepolcrale è riferita dal Eorcella (Iscrizioni, 111, 98) ma non ha data d'anno. Sappiamo però che al di lui posto venne eletto ai 19 marzo 1474 Antonio da Landriano (Calvi, Eamiglie notabili milanesi: Landriani). 249. — 1469, gennaio 25, Vigevano. — Lettera di Ga- leazzo Maria Sforza al tesoriere generale Antonio d'Anguis- DOCUMENTI VISCONTEO-SFORZESCHI, ECC. sola : " habiamo receputi li vinticinque ducati quali ne hai mandati, cioè de quella moneta colla nostra testa che vale ducati dui luna ma perché la nostra IU." ,:1 Consorte nelli ha tjlti vogliamo che ne mandi vinticinque altri de quella me- desima s irte. Volemo insuper et ti commettiamo che de quella medesima stampa ne tacci fare dece miglia, havendo advertentia chel cimerò voltando da lo inverso la moneta sia a la diritura della nostra testa, siche essendo la moneta volta corno dicemo, sia equalmente ad unguem , conrespon- dente el cimerò ala dieta nostra testa „ [Classe: Z>:ca\. 250. — 1469. febbraio 7, Vigevano. -- " l't monete in zecha huius inclite urbis nostre mediolani fabricande juxta ordines superinole appositos componi, cudi et perfici veniant, constituendum atque deputandum duximus officialem qui hujusmodi rei curam quam diligentissime habeat „. Elezione di Daniele da Olgiate, cittadino milanese, in luogo e scontro di Antonio da Caravaggio, revocato, da oggi innanzi, per un anno ed a beneplacito ducale in seguito [Classe : Zecca]. 25r. 1469, febbraio 11, Milano. 1 commissari generali sopra le monete, inteso l'ordine ducale di " fare coniare de li stampi così del ducalo comò de le monete sotto el nome de Y. Ili/' Sig. n ' „, avvisano d' aver " veduto et reveduto tutti li stampi facti de la zecha de questa inclyta città „ e d'aver trovato " che non gli bisogna fare altro, perché sono acconciati secundo vuole et commanda vostra 111." 1 ' 1 Sig. r " „ [Muoni, La zecca di Milano, p. 20]. 252. — 1469, febbraio 20, Milano. — Decreto relativo alle monete ossia conferma degli altri precedenti decreti [Reg. Panig., V. 123 t. — [iellati , Mss.]. 11 cosi per rispecto al spendere et recevere del oro, comò per il banire dele monete venetiane dargento et de quin- decini todeschi da la raza, » come per le altre monete esposte nelle precedenti gride. « Intendendo anchora sua Excellentia che li grossi dela città sua de Genova de presente se trovano la più parte diminuiti, EMILIO MOTTA tonsati et adulterati p -r modo che vengono ad manchare troppo diversamente de quelo doverieno essere al precio chano corso, cioè a soldi sei et dinari tri d'imperiali per caduno, per el quale deffecto etiam da Genovesi] propri] essi grossi diminuitti et tonsati, sono refudati, la qua] cosa cede in grandissimo de- trimenti sì de subditi de sua Excellentia corno etiam de la ca- mera sua, et volendo quella provedere ad talle inconveniente et indemnitate ordina et commanda clic niuna persona — ardisca ne presuma dirrecto ne per indirrecto ne sotto alcuno quesito colore spendere ne recevere ne dare ne togliere de elicti grossi de Genova se non ad peso ad computo del valore del argento per marco, passato deci dì esclusive del me.xe de marzo proximo, el quale termine se concede ad chi nhavese de potersi descharicare de queli. » 1 grossi di Milano « li quali per coruptella inducta hano de presente corso dinari xxvij per caduno, elicili non vagliano ne se pono sostenere ala rasone del oro antedicto per più de di- nari xxiij per caduno » non si spendano d'ora in avanti per più di denari 24. « Et considerando ultimamente el prelibato IlI. mo Principe et Sig. re nostro Clementissimo che questi tali manchamenti sono proceduti dal trabucare de le monete et cernire le grave da le raen grave nel quale errore intende esserli quasi infinite per- sone verso le quale non volendo sua Excellentia usare tanta rigidità come meritariano, ma più presto clementia adeiò sha- biano ad convertire dal male al bene operare, essa sua Celsi- tudini; etiam per la presente crida vuole et dechiara che qua- lunque persona havesse falito da qua indreto, cercha el trabu- chare o fare trabuchare monete corno è predicto, sia libera- mente asciolto. » 253. — 1469, aprile 16, Fontanetto. — F. Maria Vi- sconti scrive al duca di Milano d'avere, secondo l'ordine ri- cevuto " facto molto ben per tre fiate squassare li duoi fra- telli da Cavalio che doveano bavere retrovato quello the- soro „. Non avere peraltro dessi voluto confessare altro " che solum de quelle poche monete ritrovarno a guisa de tornesi, et che venderno al labro de Novaria „ per 12 lire e ro soldi imperiali. — Uno dei due fratelli torturati, secondo lo scrivere del Visconti, stava, per gli squassi di corda rice- vuti, " molto male „ e si dubitava morisse. Né l'altro stava DOCUMENTI VISCONTEO-SFORZESCHI, ECC. II3 meglio. " Per fargli pagura et vider se per via de loro se potea saper altro „ il Visconti avea " mandato per le molie „ sicché si erano del tutto " stremidi „ al punto da sembrargli umano di non farli oltre tormentare. Il Visconti, imbarazzato sull'ulteriore procedere, chiedeva al duca se liberaro o meno gì' imputati [Gazz. Nani. 1886, p. 8o]. 254. — 1469, settembre 3, Pavia. — Ordine del duca al tesori-ere Anguissola perchè subito " facij vedere quanta quantità de dinari se cavaria de queli pezi doro dovi ma- gnamo (mangiamo) facendoli battere in ducati „ [Classe: Zecca]. 255. — 1469, settembre 14, Pavia. — Ordine al teso- riere generale Anguissola di dormire d' or innanzi " in la camera di sopra de la torre de quel nostro castello [di porta Giovia] dove sono li nostri denari „ [Gazz. Nudi., an. VI, p. 80]. Nella medesima Gazzetta, loc. cit. altro due. del 12 dicembre 1471 per la costruzione di un uscio ferrato del tesoro di Mi- lano. Cfr. anche Beltrami, 11 Castello di Milano, pp. 211-212; 256. — 1469, settembre 17, Milano. — Lettera dei Com- r.i'ssarii sopra le monete al duca di Milano circa alcune monete false ritrovate in Pavia [Gazz. Nudi., 1882, n. 6J. " Adì passati fo facta una inventione ad Pavia de alcune monete false del stampo de Vostra Ill. llKl Sig. ria come vederà per quel che sono incluse ale presente, le quale foreno trovate ad alcuni da montedondono. Et volendo noi come sogliamo et nostro debito è de fare, diligentissimamente intendere lorigine de questa corruptella, piti persone foreno destenute et luna nominava l'altra, da chi erano recente, et tandem pare se no- minasse uno Giohanantonio et Andrea da Milano habitatori de Pavia, cavallanti et poveri homeni, li quali erano fugiti; et ne parse de fare salvoconducto ad dicti cavallanti per intendere ad ogni modo la cosa, perchè simile falsità de monete non deno habere origine da poveri homeni, però che gran presunzione ne- parso che sotto el stampo et imagine de Vostra JU. ma Sig. ria siano facte tale monete false. Et così havimo] facto el salvo- conducto ali predicti, et havimo tolto el dicto suo per sacra- mento juridice, el quale dicto mandiamo alligato ad Vostra Gel- 114 EMILIO MOTTA situdine la quale poterà intendere lorigine et manchamento di diete monete, dove sia proceduto, et sopra quelo fare fare le provisioni che ad essa Vostra Celsitudine parirà et piacerà. » 257. — 1469, settembre 20. — Franceschino di Castel Sanpietro e Pietro Trivulzio , commissario dell'Olire Po, in- caricati alla zecca perchè impediscano l'accrescimento dell'oro e la diminuzione delle entrate [Reg. Missive, 1496, fol. staccati]. Vedi retro il nuni. 238. — Agostino e Niccolò fratelli Tri- vulzio ai 14 settembre 1480 ottenevano un banco di tesoreria nel Broletto nuovo {Reg. ducale, PP, fol. 190). 258. — 1469, settembre 21, Milano. — Il tesoriere du- cale Antonio Anguissola, richiestone da Giacomo Alfieri della Cancelleria ducale, attesta che se spendono " per libre iiij soldi j quelli ducati da la testa e venitianij per lib. iiij sol. ij quelli de la camera per lib. iiij sol. o „ [Classe: Zecca]. 259. — 1469, settembre 25, Pavia. — Lettera del duca di Milano al tesoriere Anguissola : " intendiamo la nostra zecca non batte come è solito per lo passato, il che è in grande preiudicio et damno nostro et anche non è molto honore et non intendando la cascione ne miravigliamo multo che così sia „. Ordine di intendere dal Senato segreto come la cosa è proceduta, onde poter provvedere " che dieta zecca possa lavorare come era consueto „ [Classe: Zecca}. 260. — 1469, ottobre 3, Milano. — Lettera del Con- siglio segreto ducale a Galeazzo Maria Sforza sulle condi- zioni della zecca di Milano [Ardi, di Stato, Carteggio diplo- matico. — Gazz. Num., 1882, n. 6]. u Ill. me Princeps etc. Per exequire quanto nha scripto et commesso Vostra Ex. ua , che insieme cum nuoy convocati questi Magistrati et Antonio Anguisola Vostro Thesaurero generale, studiassimo diligentemente intender qual è la cagione perchè qua ne la Cecha (Zecca) di Vostra Sig. ,ia de presente non se batteno monete corno se solea : et se sopra ciò altro è da pro- vedere, se advisasse essa Vostra Sig. ,il etc; notifichiamo ad DOCUMENTI VIS-ONTEO-SFORZESCHI, ECC. 115 Vostra Sublimità, corno più volte havuti cum nuoy tutti essi Magistrati, et appresso octo Citadini de più pratichi et experti in questa materia doro et monete, essendo sempre presente predicto Antonio Anguisola; et più volte ben ventillata et di- scussa questa materia, et novissime Imi sera: tandem per quelli intendano la cosa è dicto et ricordato, necessario essere ces- sato et cessare el battere de la moneta Vostra, perchè essendo da alchuno tempo in quii cressuto per tutto lo pretio del ar- gento, non se poria più battere né fabricare monete ala bou- tade usata. Et che saria necessario, volendo pur fabricare mo- neta, batterla più lezera et in minore bontade del usato, dal che ne seguirla questo inconuenicnti, che le monete vecchie buone, tutte sascondariano et sariano desfacte per fabricare de le nuove più debile, et dal altro cinto loro (l'oro) subito cressaria che seria evidentissimo detrimento de Vostra Sig. ,i:l et de tutta questa patria. 11 perché omnibus consideratis, sé concluso, tutti concorrendo in medesma sententia, sia meglio per adesso soprastare da battere moneta. 11 che non è però molto inconveniente, reducendosse ad memoria, che anelli altre volte al tempo de la recolenda memoria del III.'"" Sig."= quondam Ducha Philippo vostro avo I41), per spatio de anni sev o octo continui foe sopraseduto de battere monete, pur per simile cagione. Ma ben pare expediente ad tutti, che de novo per or- dine et cride publice, se debbano bandire tutte monete forestere reprobe et diminute, come che foreno bandite podio tempo pas- sato, et non solamente in questa vostra Cita, ma per tutto ci dominio vostro et maxime nele terre de oltre Po et Novarese, dove molto abondano tale monete cative. Altra megliore via che questa non se intende, ni se saputa exeogitare ad pi' i ve- dere che rimanghino nel payse le- monete buone, et loro (l'oro) non augmenti ma resti sul predo et corso limitati), atteso, corno è sopradicto, laugmento del precio del argento. Ricordese preterea, sarà necessario Vostra Ex." 1 facia che suoy de Casa siano li primi observatori de questo ordine: et non se tolleri che neli luochi, dove se ritrova Vostra Sig. ria se spenda, nò receva contra le cride et ordini le monete, corno se fece pu- blice questo inverno passato ad Vigevano, et doppo ubique; perché da questo nasce et procede la corruptella et abusione, et se dà materia et exempio ad altri de fare el simile; qualli vedendo la corruptella nascere et tolerarse ne li luochi doue (41) S'intende Filippo Maria Visconti, morto nell'agosto 1447. Il6 EMILIO MOTTA se trova prescntialmente Vostra Sig. ria persuadendose che li ordini facti non procedono de mente sua, prendono puoy più ardire ad trasgredire. Et coìsì creschano li inconvenienti et de- sordini : et certamente troverà Vostra Ex. tia che observandone predicto ordine, tutte le cative monete da sé sbandirano, et presto se adapteranno le cose per forma che se trovarà del argento et se potterà battere de le monete bone, senza danno de la Cecha. La fede et devotione nostra Ill. mo Sig. re et la e- xigentia dela cosa, ne stringe a dire et ricordare largamente el tutto ad Vostra Celsitudine, ad cui ne recommendiamo conti- nuamente. Dat. Mediolani die tertio Octobris mcccc 1 x nono ». « Signat. Vincentius ». (pel Consiglio segreto ducale). 261. — 1469, ottobre 4, Milano. — Lettera di Pietro da Trivulzio e di Franceschino da Castel San Pietro, commis- sarij sopra le monete, al duca di Milano circa il concedere " licentia a Zacharia da Pisa de puotere cambiare in oro le monete de le tre paghe se gli dano de presente per lo il- lustre Marchese de Mantua „. Parinogli intendere " li incon- venienti che seguitano per lo concedere simile licentia perchè da qui procede per una grande parte chel pretio del oro eresse, et non si può tenere ala limittatione dele cride, et che cosi sia se ne vede lexperientia manifesta che doppo le cride facte, non è dare remedio che pure non crescha loro Pt per questo vedendossi tal alteratione, et che la zecha non lavorava parse a nuy de consultare la cosa, et nuovamente li Magistri ordinari]' et extraordinarij et nuy se siamo retro- vati in Consiglio insieme cum certi merchadanti et ventillati et revoltati tuti li partiti, se è concorso per tuti in questo apparere che non sarà may possibile a tenere loro al pretio de le cride se effectualmente non se bandezano le monete forestere, et che ad alchuno non conceda de puotere cam- biare monete in oro spendando più del pretio limittato ; perchè oltra la transgressione che communamente se fa per tuti de spendere li testoni et ducati venetiani per soldi lxxxiij, li quali secondo lordine non valeno se non soldi lxxxij , quisti a chi se concede licentia de puotere cambiare la DOCUMENTI VISCONTEO-SFORZESCIII, ECC. IJ7 moneta in oro, non stano de tuore li ducati etiamdio per qual- che cosa più de soldi lxxxiij et puoy per forza se vene a pervertere lordine „. [C7(ìss<:: Zecca]. 262. — 1469, ottobre 7, Milano. — Decreto relativo alla riduzione del prezzo di certe monete d'oro e d'argento e loro valore [Reg. Panig. F. 135 e Gridario. — Ar gelati, De Mo- netis, III, 33-34. — Zanetti, V, lor. — Bel la ti, Mss. — Giù- lini, Memorie, VI, 587]. « Considerando il nostro Il!. mo et Ex. mo Signore che li or- deni et cride facte sopra il spendere et recevere del oro et monete, et il bannire de le debile et adulterine, sono matura- mente facte et con diligente consultatone de soi magistrati compilati. Et vedendo elicili non sono observati con ciucila aten- tione che doveriano, et che e eie lìrmissima intentione de sua lll. ma Sig. ria se facia in tuto il dominio suo mediato et imme- diato per il bene comune di subditi suoi et de la camera soa per la presente crida sua Ccis. • delibera anchora far reppli- care et reiterare dicti ordini et cride facte, addò che ninno per modo alchuno se possia excusare de ignorantia, et caduno in- tenda firmissimamente che sua Cels. ,l( vuole et comanda expres- samentc che dicti ordini et cride de monete siano inviolabil- mente observati da tutti, sia chi se voglia, sotto le pene in esse cride contente senza alchuna remissione, deli quali ordini et cride facte, il tenore per più chiareza de tutti se repplicha qua sotto cioè : « Prima circha al spendere del oro non si debba spendere ne recevere il ducato da la testa lineale et venetiano boni se non per libre quatro et soldi duv dimperiali. Il firino largito borio per libre iiij soldi j dimperiali. 11 firmo ile camera bono per libre iiij. Il firmo de reno de gran iij per libre iij sol. iij. Senti de Savoya de gran iij per Ii^re iij sol. xij. Sento ile Franca de gran iij per libre iij sol xv et Alphoiisino bono se non per libre vj sol. j dinari vj imper. , -otto pena de perdere lo oro, la qual pena sia applicata per le doe parte- ala camera ducale et laltra terza parte al inventore irremissibilmente. « Circha al spendere et recevere de le monete, non si deno spendere ne recevere li grossi ila Genoa l'insali ;inon ad peso, li grossi da Millano sinon per dinari xxiiij Inno, li Carlini da Bollognia dal liane se non per soldi sey et dinari tre per ca- dauno, sotto pena di perdere la moneta et de pagare la condem- Il8 E. MOTTA - DOCUMENTI VISCON TEO-SFORZESCHI, ECC. pnatione al arbitrio di spectabili commissarij generali de monete, Li grossi novi da Maritila con il tabernacolo per soldi viiij per uno, li grossi novi de Monferrato per soldi j e dinari dece luno, parpayole per dinari xxv lu ;a, quintini ducali si non per di- nari cinque luno, sotto pena de perdere le monete et de pagare per uno iiij le quale pene predicte pervengano utsupra. » Circha il bannire et reprobare de le monete doro e dar- gento, che non si possano spendere ne recevere, li gateschi non se deno spendere né recevere per precio alchuno, sotto pena de perdere lo oro, firini de reno hano la tara del callo di di- nari xij per gran fino a gran vj et oltra gran vj non si deno spendere ne ricevere sotto la pena predicta , et siano tagliati, ducati da la testa ducali che sian men de pexo cha de puncto, non si deno spendere ne recevere sotto la pena predicta , et se deno tagliare, li ducati veneziani, firini larghi et de camera hano la tara del callo dinari xviij per gran fin a gran doy , et oltra gran doi non si deno spendere ne recevere , sotto la pena predicta et se deno figliare utsupra. « Scuti de Franza et de Savoglia hano tara del calo soldo uno per gran da doi gran fin in iiij, et oltra gran iiij non se deno spendere ne recevere per alcuno precio, sotto la pena predicta; le quale pene tute pervengano utsupra. « Moneta alchuna de dinari sey et da vj in zò che non sia fabricata in le zeche del prelibato 111." 10 Sig. re nostro, et quarti di Savoglia et de Losana non si deno spendere ne recevere sotto pena de perdere la moneta et de pagare per uno quatro la qual pena pervenga utsupra. « Grossi aragonesi li quali se spendeano per soldi sey luno non se deno spendere ne recevere per precio alcuno sotto la pena predicta, la qual pena pervenga utsupra. « Grossi de Mantoa cherano a sol. iiij et dinari viij per ca- dmio, non se deno spendere ne recevere utsupra, sotto la pena predicta, la qual pervenga utsupra. « Quindecini da la rasa chiamati charantani et ogni moneta venetiana dargento, non si possa spendere né recevere ne anchora tenere, sotto la pena predicta de perdere la moneta et de pagare per uno quatro, la quale pervengha utsupra. » 263. — 1469, dicembre 4, Vigevano. — Lettera ducale al tesoriere generale Antonio Anguissola per la ordinazione di una cassa di ferro, a tre chiavi, per riporvi i denari [Gazz. Niini. di Como, anno VI, 1886, n. 12, p. 92]. Nella medesima Gazzetta, loc. cit. altra lettera dei 22 marzo I 473 P er una cassetta ferrata che non si aveva modo di aprire. (Continua) Emilio Motta. VITE DI ILLUSTRI NUMISMATICI ITALIANI P. RAFFAELE GARRUCCI. L'Italia, sempre feconda di eletti ingegni in ogni ramo di scienza, fra i più eminenti cultori delle discipline archeolo- giche e numismatiche, fioriti nel corso di questo secolo, ai nomi gloriosi di Ennio Quirino Visconti, di Bartolomeo Bor- ghesi, di Celestino Cavedoni, va orgogliosa di aggiungere quello del Padre Raffaele Garrucci, il cui genio produsse opere immortali ed infuse il soffio della vita specialmente in quella vasta congerie di monumenti del primitivo Cristia- 120 C. LUPPI nesimo, accumulati con mire diverse, dalle persistenti indagini di tanti dotti, che in quel]' arringo l'avevano preceduto. Tutti i suoi studi furono volti al lustro della religione e alla ricerca della verità. Quest' uomo straordinario vide la luce in Napoli il 13 gennajo del 1812. Nato da Antonio Garrucci e Maria Gesualda Sangiacomo, passò gli anni dell'infanzia fra le amorose cure dell'onorevole e doviziosa sua famiglia, che, religiosa com'era, indirizzò fin da principio il di lui precoce ingegno al culto di tuttociò che riputava vero e santo. — Tocchi appena i quindici anni, nel 1826, toltosi, per sua elezione, agli agi della famiglia, vesti l'abito ecclesiastico, e per meglio attendere ai suoi studi prediletti, cercò la tranquil- lità e l'isolamento nella Casa de' Gesuiti. Ivi ajutato da tutti i sussidi che gli poteva fornire quel potente Ordine religioso, rinvigorì il suo spirito, e preso da intenso ardore per tutto quanto riguarda Dio e la Religione, risolutamente impugnò il vessillo della scienza per combattere con armi pari le più fiere battaglie contro quelli che sospettava atei o miscredenti. A questo scopo, con febbrile attività, intraprese faticosi viaggi per luoghi inaccessi, remoti od inesplorati, interrogando uomini e monumenti. Perlustrò il Sannio, gli Abruzzi, le Puglie, la Capitanata; poi Roma e la sua campagna; indi la restante Italia. Non bastando questi viaggi ai suoi intenti, uscì dalla penisola, esaminò palmo a palmo talune regioni della Francia, investigando ovunque le traccie della civiltà pagana, per sorprendere fino dai suoi principi le origini del Cristianesimo. In quelle sue peregrinazioni e minute indagini, dovette talvolta coraggiosamente superare ostacoli, che sembravano insor- montabili, deludere insidie occulte, che avrebbero abbattuto ed avvilito un animo, che non fosse stato agguerrito come il suo. In questo battagliare, nondimeno, conservò sempre l'animo calmo e lucido il pensiero. Scevro d'ogni mira ambiziosa, mantenne sempre alta e pura la dignità dello scienziato : leale e cortese cogli avversari, solo alzò sdegnosa la voce contro l'ignoranza e la malafede. — Sentendosi ormai forte negli studi dell'archeologia, uscì nell'arringo scientifico assai modestamente collaborando, nel 1844, coli' Avellino nelle Disquisitioncs antiquitatum salernitarmn, e con Camillo Rosalba nella versione italiana del Manuale di archeologia VITE DI ILLUSTRI NUMISMATICI ITALIANI 121 di Ottofredo Miiller. — Solo un anno dopo, 1845, la tavola alimentaria, scoperta dal Cav. De Agostini a Macchie presso Benevento, gli offerse occasione di segnalarsi d'un tratto archeologo insigne, dissertando eruditamente s\i\Y Antichità de Liguri Bebiani. La dottrina messa in luce da quel lavoro gli aperse l'adito all'Accademia Ercolanense e gli procurò la nomina a Socio ordinario dell' Istituto Prussiano. Dopo il 1845 ogni anno era segnato da lui con una, due o più monografie che facevano sempre più palese la sua vasta erudizione, la dottrina e la suprema competenza nelle più ardue questioni archeologiche. A Roma, nel 1847, il Cardi- nale Altieri, proponendogli l'illustrazione della propria Col- lezione di piombi antichi, offrì al Garriteci l'opportunità di rifare, con intendimento razionale e scientifico, l'opera tentata da Francesco De Ficoroni, raccogliendo in un corpo que' pic- coli monumenti fino allora scoperti, determinandone con felice intuito la natura e l'uso. Nulla sfuggi alle sue dotte indagini; pitture cimiteriali, le iscrizioni del porto di Miseno, quelle d'Isernia, le salernitane furono per lui argomento di speciali monografie. Queste monografie, veri capolavori di erudizione e di critica sagace, nella sua mente erano tutte convergenti all'intento, da lui allora vagheggiato, di compilare un'opera sì vasta e colossale, da comprendere V illustrazioni' storico- archeologica delle provincie meridionali d'Italia. Le fortunose vicende del 1848 gì' impedirono il proseguimento di quel vasto disegno. Anzi il desiderio della pace e della quiete obbligarono il Carnicci ad esulare da quella patria, che stava in cima a tutti i suoi pensieri, ma che, allora travagliata com'era e in continuo orgasmo e distratta per l'instabilità delle sue condizioni politiche, non aveva tempo né modo d'occuparsi con affetto di un cittadino che, per la natura pacifica de'. suoi studi e delle sue opere, non poteva esserle di decoro e d'orgoglio, che in tempi più riposati e tranquilli. Nel 1854 l'Istituto di Francia propose un premio alla migliore Memoria siili' origine e il valore dell'accento negli antichi marmi. Il Carnicci ne fu consapevole .solo quindici giorni prima che scadesse il termine dell'indetto concorso. Non la brevità del tempo, né la difficoltà del tema, distolsero il Garrucci dal prendere parte a quella dotta gara. Né fu [6 122 C. LUPPI presunzione la sua, perchè la di lui Memoria fu premiata; e il presidente di quel celebre Istituto, il Lenormant, nel presen- tare lo scritto all'Accademia, alludendo alle tesi contrarie sostenute da alcuni dotti di quel nobile consesso, non esitò di esclamare: Mcssieurs, nous nous sommes trompcs. 11 Garrucci, non nato pel riposo, continuò con sempre maggior lena ad arricchire la repubblica letteraria di nuovi e pregiati lavori, le Iscrizioni di Rieti ed i Graffiti di Pompei. Nel 1856 pubblicava a Parigi le Mélanges d'cpigraphie an- cienne; di qui una dotta polemica col signor De Rossignol, membro dell'Istituto, le cui opinioni il Garrucci, narra uno dei suoi ammiratori, confutò con tanta arguzia di critica, con tanta erudizione, che la maggioranza di quegli Accademici dovette confessare avere il Garrucci riportata completa vittoria sul suo avversario. Pari onore gli fruttò nel 1875 la non meno dotta polemica col Prof. Ritschl di Bonna e con Errico Brunii a proposito della Sylloge delle iscrizioni anteaugustee. — Come il Winkelmann, mezzo secolo prima, aveva dato alla luce la Storia dell'arte pagana, così venne al Garrucci l'ispirazione di esporre in un'opera consimile i Primi otto secoli della vita cristiana. — Già in tempi diversi il Bosio, l'Aringhi, il Boi- detti, il Bianchini, gli avevano appianato la via col minuzioso esame dell'enorme congerie di monumenti da loro stessi raccolti e descritti. Si trattava ora di sostituire all'analisi la sintesi, d'infondere la vita in quell'ammasso inerte, e di ridurre a principi di scienza ciò che non si conosceva che per esempi isolati o disgiunti. Ciò fece il Garrucci investigando sottilmente le ragioni dei fatti, luminosamente e solidamente basando su quelli la conferma dell'immutata tradizione della Chiesa. — La Storia dell'arte cristiana, opera da tanto tempo desiderata da molti , intravveduta da alcuni , aveva fino al- lora atterrito gli ingegni più forti e le menti più erudite. Frutto di quasi trent'anni di perseveranza e di lavoro, quest'opera immortale è compresa in otto grossi volumi in-fol., splendi- damente illustrati con cinquecento tavole, edita in Prato dal 1872 al 1881. A quest'opera attinsero tutti gli archeologi minori de' nostri tempi , e ad essa dovranno ricorrere in avvenire gli studiosi dell'antichità sacra come a fonte inesauri- bile e sicura. Con quest'opera il Garrucci raggiunse l'apogeo VITE ni ILLUSTRI NUMISMATICI ITALIANI 123 della sua gloria, come strenuo difensore delle origini della primitiva Società cristiana e del culto de' nostri antichi padri. Contemporaneamente a questa grand' opera, non cessò di dare alla luce altri suoi scritti assai eruditi su Antiche lapidi di l 'enafro, di Benevento, sugli Scavi della necropoli di Albano, 1875; sopra un'Iscrizione arcaica di Clima, 1878; sull'Antica monetazione di Reggio di Calabria, 1879; sulle Prime origini della moneta italica di bronzo, 1880; sulla Via Valeria da Tivoli a Cor/mio, e sulla Patria di Cicerone, 1882; e molti altri di non minore importanza, tinche pose termine all' altra insigne opera da tempo ideata sulle Monete antiche d' Italia dalla origine della monetazione fino all' impero dei Cesari. Con quest'opera, che venne pubblicata in Roma dopo la sua morte, il Carnicci intese di rifare con più solidi criteri scientifici il lavoro tentato già dal Golzio, e in tempi più recenti dal suo concittadino Francesco Carelli, 1831, purgando quest'ultimo dalle monete apocrife ivi citate, e dai molti errori di attribuzione. Tenendo sempre sott' occhio e facendo gran conto del prezioso volume edito in Roma dai valentissimi padri, suoi confratelli, Giuseppe Marchi e Pietro Tessieri, nel 1839, col titolo: Aes grave del Museo Kircheriano, ovvero le monete primitive dei popoli dell' Italia media ordinate e descritte, e di quello non meno erudito di L. Sambon : Recherches sur Ics monnaies de la presi/ n'ite italique depuis leur origine jiisqu a la bataille d'Ai tinnì (Naples, 1870 1, facendo tesoro delle ultime scoperte e degli studi posteriori, fu in grado di pubblicare una raccolta più vasta e compiuta di quegli antichissimi e rari monumenti, e diffondendo su di essi la luce della scienza, e l'esame della critica, portò l'evidenza nello scioglimento delle più ardue questioni della numismatica primitiva. — Un giorno, mentre questo infaticabile atleta del pensiero stava seduto dinanzi al suo tavolo a correggere le ultime frasi di questa sua opera sulla numismatica, colto improvvisamente d'apo- plessia , in poche ore esalò l'anima immortale in Roma il 6 maggio del 1885. La notizia si sparse inattesa nel mondo degli scienziati, e la sua perdita, giudicata irreparabile, fu da tutti sincera- mente compianta. 124 C. LUPPI Il Garrucci spirò a settantatre anni di età coi conforti di quella religione, per cui arse il suo cuore, e a cui per tutta la vita aveva consacrato il suo genio ad illustrarla e difenderla. Le sue esequie furono compiute col solo mesto rito della Chiesa, senza bandiere abbrunate, senza pompa profana, come, forse, fu il desiderio dell'illustre defunto. Chi desiderasse avere intorno a questo insigne numismatico notizie biografiche più estese ricorra a: Ferdinando Procaccini di Montescaglioso : Commemorazione del P. Raffaele Garrucci d. C. d. G. Napoli, 1835; in-8. — Cenni intorno alle opere del P. Raf- faele Garrucci d. C. d. G. (Dal giornale La Discussione). Napoli. ELENCO DELLE OPERE E DEGLI SCRITTI DI NUMISMATICA del Padre Raffaele Garrucci. 1. Piombi antichi del Cardinale Altieri. Roma, 1847, in-8, con 5 tav. 2. Storia d'Isernia raccolta dai monumenti di architettura, epigrafia e numismatica. Napoli, 1848. 3. Risposta al Commendatore Visconti intorno alla edizione dei piombi. Napoli, 1848. 4. Instituzioni numismatiche del P. Eckhel tradotti dal P. Caronni, t™ ediz. napoletana, annotata da R. Garrucci. Napoli, 1847-48. 5. Pesi antichi del Museo Kircheriano {.limali di numismatica di Giuseppe Fiorelli). Napoli, 1852. 6. Catalogo del Museo Kircheriano (Ibidem). 7. Esame critico e cronologico della numismatica Costantiniana, con Appendice. Roma , 1858 (se ne ha una traduzione fran- cese nella Revue tinnii smatique di De Witte e De Longpérier). 8. Medaglione di bronzo esprimente la vittoria Persica di Galerio Massimiano (Periodico di unni, e sfrag. del Marchese Carlo Strozzi). Firenze, 1870. 9. Nuovo ripostiglio di monete famigliari , scoperto presso Riccia nella provincia di Campobasso (Periodico di tmtn. e sfrag., anno V, fase. III). Firenze, 1873. VITE DI ILLUSTRI NUMISMATICI ITALIANI I25 io. L'antica monetazione di Reggio calabrese {Civiltà Cattolica, serie X, voi. IX, 1879, pag. 204). ir. L'aes rude e l'aes signatum , e le prime origini della moneta italica di bronzo (Civ. Catt., serie XI, voi. Ili, 1880, pag. 716). 12. Origine dell'oro e dell'argento monetato in Etruria. — Origine del bronzo monetato in Etruria. — ■ Pesi di bronzo e di piombo latini e greci. (Civ. Catt., voi. V, pag. 207). 13. Le monete dell'Italia antica. Raccolta generale del P. Raffaele Garrucci. Roma, 1885, un voi. in-fol. diviso in due parti. La prima contenente le monete primitive, fuse, cioè Yaes rude e l'aes grave ; la seconda, le monete coniate. Corredata da 124 tav. con impronti dal vero, egregiamente incisi dal valentissimo artista Silvestro Bossi. C. Luppi. NECROLOGIA DAMIANO MUONI. Il Cav. Damiano Jliioni nacque in Antignate sul ber- gamasco il 14 agosto 1820 da Giovanni Pietro , notaio col- legiata di Cremona e da Giuseppina Torriani da Mendrisio. Compì gli studi legali nel 1841. Prese parte alla rivoluzione milanese nel 1848. — Preso da giovanile entusiasmo per i miracoli del magnetismo animale, che in allora aveva gua- dagnato nuovi adepti e preso nuovo vigore , percorse vari stati d'Europa, e segnatamente la Spagna, da fervente apo- stolo della dottrina di Mesmer. Rimpatriato , ebbe nel 1857 la nomina a Vice-segretario della Luogotenenza di Lom- bardia, e nel 1864, ciucila a Segretario presso l'Archivio di Stato di Milano, dove rimase fino al 1880. Dal 1859 in poi applicò tutte le forze del suo ingegno agli studi storici. Il- lustrò con singolare amore e con erudite monografìe il suo paese nativo, e a questo nobile scopo consacrò non piccola parte della sua modesta fortuna nell'acquisto di libri, di carte e monete, colle quali formo nella sua casa un pregevole Museo. Dopo una vita sempre operosa e dedicata in ispecie al lustro della propria famiglia e del paese nativo, Da- miano Jluoui moriva in Milano il 22 febbraio 1894, nel- l'età di settantaquattro anni. Fra le numerose pubblicazioni del Muoni, citeremo le seguenti, che han.10 rapporto colla numismatica: Elenco delle zecche d'Italia dal medio-ero infuni a noi. Milano, 1858. — Famiglia Sforza. Milano, 1858; con 7 tav. — Sitile Alo- 3 28 NECROLOGIA ncte di Sardegna. Milano, 1865 ; con fig. — La zecca di Milano nel secolo XV. Asti, 1865; con 2 tav. — Officine monetarie di Gio- vanni II Bentivoglio nei castelli di Antignate e Covo. — L'antico Stato di Romano di Lombardia ed altri comuni, ecc. Milano, 1871 ; fig. con ritr. e notizie numism. sull'officina monetaria d' Antignate. — Famiglia Mandelli, conti di Maccagno e di Caorso, feudatari di Montorfano. Milano, 1877; con 8 tav. e con impronte di rame. — Elenco delle zecche d' Italia dal medio-evo sino a noi. Edizione II, (Estratto dalla Gazz. Num. di Como, 1885-86). — Monetazione ca- rolingia italiana. ■ Carlomanno. Milano, 1889; fig. (estratto dalla Riv. Ital. di Num., anno II, fase. II. BIBLIOGRAFIA LIBRI NUOVI. Crespcllani Cav. Arsenio , Medaglie Estensi ed Austro Estensi. Modena, 1893. Il Cav. Crespellani, già benemerito della Numismatica mode- nese, avendo pubblicato nel 1884 la Zecca di Modena, e nel 1887 i Conii e Punzoni che ad essa servirono, ora corona la sua illu- strazione metallica di Modena, pubblicando le Medaglie di Estensi e di Austro-Estensi che soggiornarono in Modena dal 1598 al 1859. Il lavoro e certamente interessantissimo dal lato storico, perchè le medaglie furono appunto coniate per ricordare i fatti più salienti di quel lungo periodo, e molti di questi fatti sono anche appog- giati colla pubblicazione di documenti inediti trovati negli archivi di Modena, di Massa Carrara, di Reggio Emilia. — L'edizione è nitida ed elegante e abbellita dalle riproduzioni delle medaglie de- scritte , buona parte prese dal vero, le altre a complemento da disegni. La Dir. Ciaffi Fr., La questione monetaria e la lega latina. Subiaco, Ange- lucci, 1893, in-16, p. 218. Crespellani Arsenio, Medaglie estensi ed austro-estensi. Modena, tip. della Società tipografica antica tip. Soliani, 1893, in-4 lig. p. 179. Di Palma Francesco, Moneta inedita di Campobasso. Napoli, 1893, in-8, p. 12. Orsi Pa., Le monete romane di provenienza trentina, possedute dal Museo Civico di Rovereto, con un'appendice: nota. Rovereto, tip. Roveretana ditta V. Sottochiesa, 1893, ' n '8> P- '5- Ventiquattresima pub- blicazione fatta per cura del museo civico di Rovereto. Poggi Vit., La strenna savonese per l'anno 1894. Savona, Berto- lotto e C, 1893, in-16, p. 128. [6° Monete inedite della zecca genovese nella collezione Lamberti in Savona]. 17 I30 BIBLIOGRAFIA Geigy D.r Alfred, Collcctions numismatiques existant en Suisse en octobre-novembre 1893. Imprimé comme manuscrit (francese e tedesco). Bàie, 1893, in-8, p. 15. Deloche Max., Sur la signification des mots pax et ìionor sur les monnaics béarnaises et du S barre sur des jetons des souverains du Béarn. Paris, Klincksieck, 1893, in-4, pp. 22. (Estr. des Mémoires de l'Aca- démie des inscriptions et belles lettres, t. XXXIV, II partie). Farcinet Charles, Numismatique. Les identifications géographiques des monnaies mérovingiennes et le catalogue de la Bibliothèque natio- naie. Macon, Protat, 1893, in-8, pp. 13. Sr/ierer C/i., La nationalisation du système monétaire suisse , et l'adoption de l'étalon d'or. Traduction allemande jointe au texte francais. Gerìeve-Bàle, H. Georg, 1893, in-8, p. 93. Appcrt J. et Challemel W., Atcliers de monnaies romaines. Alencon, in-4, P> 6. [Extr. de la Revue normaiide et percheron ne]. Closmadeux G. et Cliaufjìer, Découverte d'un vase en bronze gallo- romain , contenant environ 1500 médailles aux effigies impériales. Vannes, Galles, in-8, p. 28. Swarle V. (de) , Un banquier du trésor rovai au XVIII siècle. Samuel Bernard : sa vie, sa correspondance (1651-1739). Nancy et Paris, Berger-Levrault, in-8, p. 74. Bahrfeldt, Zur mittelalterlichen Mùnzkunde Pommerns. Berlin, Weyl. Borchardt F., Katalog der griechischen und romischen Miinzen der Sammlung des stadtischen Gymnasium zu Danzig. [Programma 1893 del Ginnasio di Danzig], in-8, p. 170. Hirschlcr Alò., Gold und der internationale Bimetallismus. Budapest, Robicsek, in-8, p. 40. 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A. de Barthélemy. — De- loche M., De la signification des niots Pax et flouor sur Ics mon- naies béarnaises et du S barre sur les jetons des souverains du Béarn. — Marche'ville M. (del, Le denier de Sainte Marie au noni du roi Robert. — Casanova P., Monnaie du chef des Zendj. — La Tour H. (de), Matteo dal Nassaro. — Cronaca, Bibliografia, ecc. Revck Belge. — Fascicolo 1, 1894. Bordeaux M. /'., Les monnaies de Trèves pendant la période carolingienne. — De Wiile Alphonsc, Reehcrches numismatiques. — Rouyer /., L'oeuvre du médailleur Nicolas Briot cn ce qui con- cerne les jetons. — Belluine Bar. Jean , Jean Lutili, hydrographe brugeois. — Necrologia, Bibliografìa, Miscellanea, ecc. Revce Scisse de Nc.mismatmjce. — Fascicolo \* e VI, 1893. l'allentin Roger, Les manuscrits de l' Avignonais Gaucher- Blégier. — ll'avre II'., Reprise du nnmnavagc a Neuchate] enj-;o(). — Lade Dr. A., Le tresor du Pas-de-1'Echelle. — Mavor /., Con- tribution à la sigillographie de 1' ancien diocèse de Lausanne. - M., Médailles suisses frappées en 18^3. — Miscellanea, Bibliogr., ecc. Archivio storico lombardo, fase. IV, 1893: Molla E., Ambrogio Preda e Leonardo da Vinci. [A. Preda alla zecca cii Massimiliano I im- peratore]. — Un documento per lo Spcrandio ?.... — Un documento per il Binasco, 1513. [Miniatore noto, eletto a revisore della zecca di Milano]. Atti del R. Istituto veneto di scienze e lettere, voi. LII , disp. II , 1894 : Rossi A., L'argento agli Stati Uniti d'America. 132 BIBLIOGRAFIA Fanfulla della domenica, n. 4, 1894 : Lanciarti R., Il tesoro del Capitolino. Illustrazione italiana, n. 51, 1893: La zecca di Roma. Con ili. Nuovo archivio veneto, voi. II, parte II : Gìiidiglia Carlo, Il Ban- cogiro di Venezia. — Anno III, n. 12, a pag. 493-502: Baroszi N., Le monete di Venezia descritte da N. Papadopoli. Rendiconti della R. Accademia dei Lincei, serie V, voi. II, fase. XI: Gamurrini, Ripostiglio di monete fiorentine scoperte entro il paese di Castiglione Fiorentino. Musée neuchatelois, n. 11, 1893: IVawre IV., La " grande lacune „ dans le monnayage de Neuchàtel, de 1774 à 1793. Thurgauische Beitrage zur vaterlandischen Geschichte , fase. 33, (Frauenfeld, 1893) : Buchi J., Bericht uber den am 7 aprii 1893 in Schaa- renwald bei Diessenhofen gemachten Fund ròmischer Miinzen. Académie Jes inscriptions et belles lettres. Comptes-rendus des scances, sett.-ott. 1893 : Heron de Ville/osse, La tessere de Bizerte. — Idem., Rapport sur deux médailles en plomb. BiBLioTHÈyuE de l'école des chartes, livr. 5, 1893, p. 586: Barthé- lemy A. (de), Numismate ou numismatiste ? Correspondance historique et archeologique, n. 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Quantunque il ripostiglio non presenti alcun nuovo tipo, pure essendomi giunto alle mani intatto, non mi pare inutile darne un cenno, poiché il confronto continuo di ripostigli permette talvolta di modificare la cronologia dei diversi tipi. Le mo- nete furono evidentemente nascoste dopo l'anno 81 av. C, poiché contiene parecchi esemplari del denaro coniato in Ispagna da Lucio e Cajo Memmio, di quelli emessi da Lucio Rubrio Dosseno e due esemplari del denaro coniato dai tre monetieri Virgilio, Gargilio e Ogulnio. Questi denari, freschi di conio, sono però male impressi, di poco rilievo e di pes- simo stile; alcuni sono impressi su tondini di molto spessore che non hanno potuto ricevere tutta l'impronta del conio. Essi costituiscono il contingente maggiore del ripostiglio, il quale del resto, fatta eccezione per un denaro di Cajo Plotio, coniato l'anno 214 a. C, abbraccia un periodo di poco più di 30 anni. Ecco ora una breve nota delle Famiglie rappresentate nel ripostiglio, con riferimento pei tipi ai numeri dell'opera del Babelon: Memmia, 8; Ritbria, 1, 2 e 3; Vergilia, 1; Marcia, 12, 18 e 19; Cornelia, 24, 50 e 51 ; Tititria, 1, 2, 3, 4 e 6; Junia, 15 e 18; Calpitrnia, 11 e 13; Lucilia, 1; Fabia, 15; Vibia, 1, 2 e 7; Titta, 1; Julia, 4; Aclia, 4; Minucia, 19; Cipia, 1; Porcia, 3, 5 e 7; Appulcia, 1; Aqitilia, 2; Furia, r8; Fon- teia, 7; Egnatnleia, 1; Claudia, 1 e 2; Lutatici, 2; Calidia, 1; Postu mia, 4; Domitia, 7; Curila, 2; Plotia, 1. Cesare Canessa. 136 NOTIZIE VARIE La Medaglia americana pel IV Centenario di Cristoforo Colombo. — La Società Numismatica e Archeo- logica Americana di Nuova York riconoscendo e deplorando il fatto, che , mentre numerose e belle medaglie venivano coniate in Italia pel IV Centenario di Cristoforo Colombo , nessuna ne era stata coniata in America, degna di celebrare il grande avvenimento della scoperU del Nuovo Mondo , nella solenne circostanza delle feste Colombiane, si fece ini- ziatrice di tale proposta presso la casa Tiffany and Co. Questa casa, fondata assai modestamente nel 1837, e arrivata in poco più di mezzo secolo ad un straordinario ingrandi- mento e al primato incontestato nella fabbricazione di oggetti di oreficeria ne assunse l'incarico, e su disegno del Signor James H. Whitehouse, allestì la medaglia di cui, grazie alla gentilezza della casa stessa, che ce ne fornì l'incisione, pos- siamo dare qui sopra il disegno. Porta al diritto il busto di Cristoforo Colombo volto a sinistra colla leggenda : CHRISTOPHER COLUMBUS GAVE A NEW WORLD TO HUMANITY ; e al rovescio, in una corona N01IZII-: VARIE 137 d'alloro: AFTER FOUR HUNDRED YEARS OF PROGRESS FREE AMERICA HONOURS ITS DISCOVERER. Nella corona è introdotto lo stemma della Società, che fu iniziatrice della medaglia. Senza avere certamente la finezza di modellazione e il sentimento artistico, che ispirarono la ormai cosidetta me- daglia di Milano, coniata dallo Stabilimento Johnson Idi- segno di L. Pogliaghi e incisione di A. Cappuccio) nella medesima occasione, la medaglia non è senza pregi, e merita anzi un posto onorevole fra le opere americane d'incisione, arte la quale non è che al suo principio in quel paese. La fisio- nomia di Colombo ha un'espressione ferma e derisa, e lascia bene sperare dall'artista che l'ha disegnata, tanto che e a deplorarsi che il nome suo non sia ricordato nella medaglia stessa, mentre al rovescio e ricordata la Società Archeolo- gica e Numismatica, e al diritto la casa Tiffany and Co ; e questa lo è anzi precisamente al posto ove generalmente è messo il nome dell'autore. 138 NOTIZIE VARIE Il Medagliere Estense. — Da vari anni si deplorava che il cospicuo Medagliere Estense di Modena, oggetto già delle cure e degli studi dell' illustre Cavedoni , rimanesse chiuso e inaccessibile, non solo alla comune de' visitatori, ma anche agli stessi numismatici. Ora siamo lieti di poter annunciare che, per quanto ci consta , il R. Governo avrebbe in animo di riaprirlo al pubblico. Intanto il Medagliere è stato dalla Biblioteca Estense affidato in deposito alla R. Galleria di Modena , e negli scorsi mesi di ottobre e novembre ne venne effettuata la consegna dal Bibliotecario Dott. Carlo Frati al Cav. Giulio Cantalamessa, Direttore della detta Galleria, con l'intervento di un'apposita Commissione di rappresentanti il Governo, la Provincia ed il Municipio , e coli' assistenza del Dott. Am- brosoli, Conservatore del R. Gabinetto di Milano. In tale occasione si procedette ad un riscontro som- mario della copiosa suppellettile numismatica componente il Medagliere Estense, e crediamo di far cosa grata ai lettori della Rivista col presentar loro le seguenti cifre riassuntive : Oro Monete greche 28 Monete romane repubblicane . . 2 Monete imp. romane e bizantine 294 Tessere antiche — Medaglioni conformati . . . . — Monete medioevali e moderne . 140 Medaglie del Rinascimento . . — Placchette — Medaglie dei secoli XVII-XIX . 2 Medaglie-monete, medagliette . — Tessere medioevali — Tessere moderne — Gettoni — Pesi monetali — Miscellanea — Totale 466 Argento mistura Bronzo, rame, ottone Piombe Oro e platino Totale 1293 3646 I - 4968 3821 437 - - 4260 4579 17996 - — 22869 — 20 — — 20 - 15 - - '5 3512 2294 — — 5946 — IOI IO — III - 72 - - 72 460 1519 8 2 1991 9 !5 1 — 2 5 — 31 — — 31 — 13 — — 13 — 18 — — 18 — 26 — — 26 95 376 47 - 5i8 13769 26579 67 40383 ATTI SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA Estratto dei Verbali Seduta del Consiglio 17 Marzo 1894. Sono presenti i Sigg. Cavv. Frane, ed Ercole Gnecchi Vice-Presidenti, March. C. E. Visconti, Cav. Gius. Gavazzi, Prof. Cav. C. Luppi, Segretario. La seduta è aperta alle ore 13 1/2. Vengono nominati Soci corrispondenti i Sigg. Cav. Or- tensio Vitellini di Roma, Cesare Canessa di Napoli. Discussa la composizione del fascicolo della Rivista, e trattate diverse cose d'ordine , vengono comunicati i se- guenti doni pervenuti alla Società: Crespellani Cav. Avv. Arsenio di Modena. La sua pubblicazione : Medaglie estensi ed austro-estensi. Modena, 1893 ; in-4 fig. Dessi Vincenzo di Sassari. Spano Gio., Storia della zecca Sarda. Cagliari, 1874; in-8. Gnecchi Cav. Ercole. Olivieri A., Monete e medaglie degli Spinola. Genova, 1860; in-8, con 22 tav. — Idem, Monete, medaglie e sigilli dei Principi Doria. Genova, 1859; in-8 con 5 tav. — Idem, Monete e sigilli dei Principi Centurioni-Scotti. Genova, 1862; in-8 con una tav. — Idem, Un Medaglione storico genovese. Genova, 1862; in-8 I^O ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA con una tav. — Caire P., Monete, sigilli e medaglie novaresi. Novara, 1882; in-8 con 19 tav. — Viani, Memorie della fa- miglia Cvbo e delle Monete di Massa-Lunigiana. Pisa, 1808; in-4 con 14 tav. — Zanetti G. A., Trattato della Zecca e delle Monete eh' ebbero corso in Trivigi fin tutto il secolo X1Y. Bologna, 1785; in-4 con 2 tav - Luppi Cav. Prof. Costantino. Gentile Pagani, La piacentinità di Cristoforo Colombo. Milano, 1891; opusc. in-8. Miari Conte Fulcio Luigi di Venezia. La sua pubblicazione: Sul valore delle monete estere ragguagliate a quelle veneziane. Venezia, 1893; in-4. Motta Ing. Emilio. La sua pubblicazione : Ambrogio Preda e Leonardo da Vinci. Mi- lano, 1894; in-8. Osnago Enrico. N. 16 medaglie moderne, delle quali 3 in argento. La seduta è levata alle ore 15. — *S@K=< Finito di stampare il 31 Marzo 1894. Scotti Reno, Gerente responsabile. TAVOLE. RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA Tav. INGUANTIMI N fO A 6 DIAMETHII M A S S I M I A N T IRANNO I m MASSIMIANO E k C V L E O RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA Tav. li. D. J. Drni.li — Monnaies des Nonu RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA An no. VII. loii4 Tav. 111. E. D. J. Dctilii — Monnaies des Nomes. 1LZ0UKI i FEEEd . FASCICOLO IL TOPOGRAFIA E NUMISMATICA DELL'ANTICA IMERA E DI TERME (Continuaz., vedi Fase, antecedente/. Poche città presentano allo storico uno sviluppo di avvenimenti successivi così ben distinti , come Imera. I suoi 240 anni di esistenza (648-409 a. C.) si possono agevolmente dividere in tre periodi. Il primo corre dalla sua fondazione fino al tempo in cui cadde sotto il giogo di Terone (489 a C). Nel se- condo potrebbero comprendersi gli avvenimenti della dominazione agrigentina; è il più glorioso per la importanza politica che acquista la città d' Imera in seguito alla famosa vittoria sui Cartaginesi (480 a. C.) della quale l'antichità aveva un sì alto concetto, che disse di essere stata conseguita nello stesso giorno in cui i Greci vincevano a Salamina (43). Il terzo periodo, che è il più pacifico, comprende la storia interna di questa città, divenuta libera e gloriosa, fino alla sua distruzione per opera dei Car- taginesi (409 a. C). Questa ripartizione di anni, fondata sulla storia civile, trova ragione di essere anche per rispetto al (43) HOLM, I, p. 209. 144 ETTORE CABRICI sistema monetale. Nella prima epoca essa conia le sue dramme sul piede eginetico , proprio delle città della madrepatria; nella seconda, l'influenza della dominazione agrigentina si riflette anche sulle monete, poiché il piede non è più l' eginetico, ma l'attico, di Solone, già accettato in tutte le città greche dell'isola; nella terza poi, se non è alterato il piede monetale, comincia l'emissione dei bellissimi tetra- drammi, che ci conducono fino al 409 , epoca della sua distruzione. Agli stessi risultati ci mena lo studio dei tipi che furono modificati, secondo le diverse epoche. Imera, benché distrutta dai Cartaginesi nel 409, continuò ad esistere sotto il nome di Thermae che i barbari conquistatori fondarono pochi anni dopo, non molto discosto dal territorio antico. Ivi trassero in gran parte i profughi imeresi, i quali anche come dipendenti, non perdettero mai la coscienza della propria grandezza e considerarono la nuova città come patria loro, e non si contentarono di chiamarla semplicemente Thermae, ma la dissero ©%-«i "ijtepaiai. Però dopo tante dolorose vicende, neanche pote- rono trovar pace; alla dominazione cartaginese sot- tentrò quella non meno dura dei Romani; e mentre con quella avevano il diritto di coniar moneta, con questa invece la loro monetazione è limitata solo al bronzo, che lor viene anche tolto sotto l'impero di Tiberio. Questa divisione in periodi risulterà più chiara dal seguente specchietto : HIMERA. i.° Periodo. — Dalla seconda metà del VI secolo fino alla dominazione di Terone, 489 a. C. TOPOGRAFIA E NUMISMATICA DELL ANTICA IMERA I45 2. Periodo. — Epoca della dominazione di Terone e Trasideo, cioè dal 489 al 472 a. C. 3. Periodo. — Periodo di transizione, nel quale gli Imeresi si governano con istituzioni liberali : esso va dal 472 al 409 a. C. THERMA E. 4. Periodo. — Dominazione cartaginese, dal 407 al 252 a. C. 5. Periodo. — Dominazione romana, dal 252 in poi. HI MERA. PRIMO PERIODO. (648-489). La città d' Imera è una delle più antiche colonie della Sicilia. Fondata dai Calcidesi di Zancle nel 648 a. C, in essa governò da principio l'aristocrazia od oligarchia, secondo la costituzione di Calcide, ove regnava la nobile famiglia degli Ippoboti. Soggiacque poi alla tirannia di Falaride, al tempo del poeta Stesi- coro, nella prima metà del VI secolo a. C. ; ma con la morte di lui avvenuta nel 549, ridivenne libera e crebbe, nella seconda metà del VI secolo, a comune indipendente e popoloso. In questo tempo già era entrata in possesso delle terme che erano a poca distanza dalla città, e che aveva forse tolte ai Fenici, come innanzi ho cercato di dimostrare. Come le origini di Imera sono molto remote, così anche le monete che coniò vanno ascritte fra I46 ETTORE GABRICI le più antiche della Sicilia, avendo esse al rovescio il quadrato incuso, che si trova soltanto a Selinunte, Siracusa, ed in certo modo anche a Zancle. Esse risalgono alla seconda metà o alla fine del VI secolo a. C. quando nella Grecia propria si era già da tempo diffusa la coniazione dell'argento. Se noi non aves- simo altro mezzo per fare la classificazione cronolo- gica delle dramme di questo primo periodo, potremmo tentarla agevolmente, avendo riguardo alla maniera con cui fu lavorato il gallo. La forma di questo ani- male si va mano mano perfezionando, e dall'avere un corpo or troppo tozzo, or troppo esile ed allungato, passa ad una forma rotondetta e naturale, fino a che negli ultimi esemplari di questo primo periodo è dise- gnato con una precisione maravigliosa. La quale potè facilmente esser raggiunta dall'arte ancora bambina in Imera, per la semplicità della figura che essa trattava; laddove in altre città dovè lottare contro difficoltà maggiori derivanti dalla testa di Bacco in Nasso, dalla testa muliebre in Siracusa , ed in generale da tutte le monete che rappresentavano la testa di qualche divinità e che furono contemporanee o di poco posteriori ai galli di Imera. Così questa città che nel VI secolo era divenuta popolosa e commer- ciale, e in cui fiorivano artisti e letterati, non rimaneva indietro al resto della Sicilia, nella quale le arti belle erano in fiore, come provano i templi di Selinunte, che sono di quest' epoca. Noi per ora seguiremo lo sviluppo di questo tipo, dalle origini fino al 489, ritenendo che una rigo- rosa classificazione cronologica potrà apportare, se non molta, almeno un pò di luce sulla questione del valore di queste monete in relazione colla litra sici- liana. In tutta la serie qui appresso descritta possiamo distinguere tre diverse maniere di rappresentare il gallo. TOPOGRAFIA E NUMISMATICA DELL ANTICA IMERA 147 PRIMO TIPO. 1. — Arg., mill. 24. (©* — Gallo gradiente, a sin., in cerchio di globetti. 9 — Area incusa, con quattro incavi, disposti a guisa di ali di un mulino, racchiusi in un quadrato che fa da cornice. Grammi 5,73, Parigi (dramma). Tav. IV, n. 1. 2. — Arg., mill. 22. <£¥ — Gallo gradiente, a destra. IJ — Come il precedente. Grammi 5,70, Monaco ; gr. 5,77, Imh. Bl. ; gr. 5,53 , M. Br. (Cata- logo Sicily, n. 5). Tav. IV, n. 2. 3- — Arg., mill. 23. Come il n. i, ma il gallo è di forma diversa. Grammi 5,61, Imh. Bl. ; gr. 5,65, Napoli. Tav. IV, n. 3. 4. — Arg., mill. 19. $y — Gallo, a destra come il n. 2. 9< — Gallina, a destra, in quadrato incuso. Grammi 5,13, M. Br. (Cat. Sicily, n. 14). Tav. IV, n. 4. 5. - Arg., mill. 23. ì& — Gallo, a sin. come il n. 3, ma di forma diversa, in cerchio di puntini, fra i quali sono interposte lineette a guisa di raggi di una circonferenza. I? — Quadrato incuso come al n. 1. Grammi 5,55, M. Br. (Cat. n. 2). Tav. IV, n. 5. 6. — Arg., mill. 21. i& — Gallo, a destra , del tutto simile al precedente , in cerchio di globetti. 9< — Come il precedente. Grammi 5,79, M. Br. (Cat. n. 7). Tav. IV, n. 6. 7. — Arg., mill. 24. Ì& — Gallo come il n. 5, avanti IH; in cerchio di globetti. 91 — Come il precedente. Grammi 5,63, Parigi. Tav. IV, n. 7. 8. — Arg., mill. 11. fi? — Gallina, a destra. 9 — Come il precedente. Palermo (obolo). Tav. IV, n. 8. I48 ETTORE GABRICI In questa prima serie, che io stimo più antica di tutte le altre, ho raggruppato i galli che hanno la parte superiore dell' ala lavorata a globetti, molto rilevati in alcuni esemplari; una gamba sollevata, in atto di camminare, e il collo lungo. La coda è sormontata da due penne; il contorno e le dimensioni del gallo sono ancora incerti. SECONDO TIPO. 9. — Arg., mill. 23. ì& — Gallo gradiente, a destra , in cerchio di puntini e lineette, come al n. 5. 5» — Quadrato incuso. Parigi ; gr. 5,75, Vienna ; gr. 5,33, Napoli. Tav. IV, n. 9. io. — Arg., mill. 22. Come il precedente, ma il gallo, a sin. Grammi 5,80, M. Br. (Cat. n. 1); gr. 5,60, Napoli. Tav. IV, n. io. 11. — Arg., mill. 22. %y — Gallo stante, a destra. Sopra evvi un segno inde- terminato ; il tutto in cerchio di lineette e globetti. IJf — Gallina, a destra, in quadrato incuso, chiuso in una specie di cornice. Grammi 5,52, Imh. Bl. 12. — Arg., mill. 22. i& — Gallo, a destra, avanti 1, in cerchio di globetti. I}l — Quadrato incuso. Grammi 6,20, Napoli. Tav. IV, n. 11. 13. - Arg., mill. 24. fi 1 — Gallo come il precedente. Sopra HI , avanti kV, in cerchio di globetti e lineette. 1$ — Come il precedente. Grammi 5,70, Parigi ; gr. 5,65, Napoli. Tav. IV, n. 12. 14. — Arg., mill. 24. Come il precedente, se non che, sopra VW, avanti HI. Grammi 5,61, M. Br. (Cat. n. 4); gr. 5,61, Napoli. Tav. IV, n. 13. TOPOGRAFIA E NUMISMATICA DELL ANTICA IMF.RA 149 15. — Arg., mill. 22. ,& — Gallo, a sin., avanti IH, sopra VV, il tutto in cerchio di globetti. 1$ — Quadrato incuso. Grammi 5,56, M. Br. (Cat. n. 3); gr. 5,31, Imh. BI. Tav. IV, n. 14. 16. — Arg., mill. 13. & - ATOM ([ìjxrov). Gallo, a destra. I? — Quadrato incuso. Grammi 0,77, Termini (Salinas, Appendice alle monete punico-sicule, p. 9, tav. n. 7. Tav. IV, n. 17. 17. — Arg., mill. 21. ì& — Gallo gradiente, a destra, avanti Vi , in cerchio di puntini e lineette. 9 — Come il precedente. Grammi 5,73, M. Br. (Cat. n. 6) ; gr. 5,70, Berlino (però i segni sono da sinistra a destra). Tav. IV, n. 15. 18. — Arg., mill. 2r. ÌEf — Gallo, a sin., avanti Vi, m cerchio di puntini e lineette. ljl — Come il precedente. Grammi 5,72, Berlino. Tav. IV, n. ìf. 19. — Arg., mill. 21. (Jy — Gallo, a sin., avanti IH in cerchio di globetti. §1 — Come il precedente. Grammi 5,56, Imh. Bl. 20. — Arg., mill. 21. ì& — Gallo gradiente, a destra, sopra ::• in cerchio di puntini. 9( — Come il precedente. Grammi 5,70, Napoli (Fiorelli, n. 4394). Tav. IV, n. 16. La forma del gallo è alquanto variata; i puntini sulle ale, segno di arcaismo, non appaiono, e non sempre uno dei piedi è sollevato. Argomento che i tipi descritti siano contemporanei fra di loro, perchè fra i puntini, che formano il cerchio, vi sono delle lineette disposte quasi a guisa di raggi. Il numero 11 non può essere posteriore a questa serie, per la forma del gallo e le lineette fra i puntini del circolo. Negli 150 ETTORE CABRICI esemplari che hanno al rovescio la gallina, ordina- riamente il gallo è lavorato con più arte , che non si scorge nel n. 11, il quale appunto perciò va col- locato in questa serie ; e si può allora conchiudere che vi sia stato un periodo di tempo nel quale coesi- stettero insieme le due rappresentazioni del quadrato incuso e della gallina, al rovescio delle monete , e che quest'ultimo tipo abbia poi avuto la prevalenza. TERZO TIPO. 21. — Arg., mill. 22. 1& — Gallo stante, a sin., sopra • , in cerchio di globetti. IJ — Quadrato incuso. Grammi 5,28, M. Br. (Cat. n. 8). Tav. V, n. 1. 22. — Arg., mill. 19. i$¥ — Gallo, a destra, avanti HI, sopra kV •, in circolo di globetti. I? — Gallina, a destra, in area circolare incusa. Grammi 5,72, Parigi; gr. 5,07, Imh. Bl. (esemplare corroso). Tav. V, n. 2. 23. — Arg., mill. 19. J¥ — Gallo gradiente, a destra, sopra •, avanti V 39 si riconnette evidentemente alle parole ìàoaai, ìarrip, ìaTpsia. Essendo i tipi delle monete d'Imera l'espressione della virtù terapeutica delle acque calde che scaturi- vano presso la città, sorge spontaneo il significato di questa parola che è un aggettivo adoperato neu- tralmente, riferibile al gallo preso come simbolo. Nel lessico di Suida trovasi un ìì.-.w. accanto a ixTYip. Esichio ha un cxtj; avente lo stesso significato di Ospà-e-.x, e un ìsctoi corrispondente a Separai (4 5' ; nel Thesaurus di Enrico Stefano vi è l' aggettivo ì*tó;. OSSERVAZIONI SOPRA IL TIPO DEL GALLO. Il gallo fu sacro a parecchie divinità presso i Greci, come a dire Minerva e Marte (4 6 ), a causa della sua natura pugnacissima, per la quale in Atene (44) Cfr. Notizie degli Scavi di Ant. Marzo, 1893, p. 128. — Klein, Die Griech. Vasen. mit Meistersignaturen, n. 2, p. 74. (45) Esych., ediz. dello Schmidt. (46) Paus., VI, 26, 2. TOPOGRAFIA E NUMISMATICA DELL' ANTICA IMERA 155 furono istituite le lotte di questi animali, durante le guerre persiane (47). Fu sacro ad Apollo, al Sole (4 8 ), ad Esculapio (49), al dio Luno e ad altri dei, coi quali aveva rapporti meno diretti. Potendo essere attri- buto di tutte queste divinità, i dotti non furono d'ac- cordo nell'interpretare il gallo delle monete d'imera. Il Boeck lo riferisce a Minerva, supponendo che in Imera vi fossero, come in Atene, pubbliche gare di galli <5°). Il Rasche (5 1 ) lo riferisce al culto di Apollo. Neil' esaminare queste opinioni non ho trovato nessun argomento da addurre in loro sostegno. La più convincente finora mi è parsa quella dell' Eckhel, il quale attribuisce il gallo al culto di Esculapio, che presiedeva alle Terme salutari (^ 2 ). Contro l'opinione che il gallo sia da prendersi per simbolo di Apollo sta il fatto che, quando sulle monete questo animale è in relazione certa con quel dio o con altra divinità affine, esso è quasi sempre in unione con l' astro (53). Ma nella monetazione d' Imera l'astro non è conosciuto. Del resto io ritengo che il significato di questo animale si debba ricercarlo nella religione degP Imc- (47) Ael. v. H., II, 28. (48) Jambl. , Vita Pythag., e. XXVII. — Eliod., Aethiop. , e. 3. — Suida, s. v. IIoS-oy- — Plut., De Pyth. orac, XII, p. 400, e. Lue. in gali. 16. (49) Fischer ad Plat. , Phacdon , p. 498. Nell'Asclepieion ateniese eranvi galli sacri (atpoofloi) ; v. Ael. V. II., io, 17. Riscontra il fram- mento di una pietra votiva, ivi trovata nel 1876, col gallo; v. Roscìier, Ausfùhrlich Lexicon, s v. Asclepios. (50) Ad Pind., Olymp., XII. (51) Lexicon rei numariae, s. v. Gallus. (52) D. N., t. I, p. 211 e seg. (53) Cfr. Aquinum (Garrucci, Le monete dell' Italia antica, LXXXII, 30, 31), Suessa (Garr., LXXXIII, 1), Teanum (Garr., LXXXIII, 12), Cales (Garr., LXXXIII, 16, 17, 18), Neapolis (Garr., LXXXV, 28), Ca- iatia, Venafrum, Telesia (Garr. LXXXVIII, 16), Camarilla (Mionnet, I, p. 223, n. 124), Dardanus Troad. (Mionn. II, p. 654, n. 168, 172), ecc.; Aes signatum italico (Garr., XIX). 156 ETTORE CABRICI resi. Chi voglia intender bene tutta la monetazione di Imera deve partire dal convincimento che le sor- genti calde, conosciute non solo in tutta la Sicilia, ma anche nella Grecia e neh' Italia, furon di grande risorsa a quei cittadini, i quali col tempo si andarono formando delle leggende intorno all' origine di quelle acque, e si crearono quasi una religione propria, sviluppando i germi delle credenze primitive dei Greci riguardo al culto delle fonti. Dalle origini alla fine le monete di Imera hanno tipi che accennano esclusi- vamente alla religione delle Terme; ciò non parrà erroneo quando si pensi al carattere religioso delle monete greche (54). L' utilità terapeutica dei bagni d' Imera dovett'essere ben presto conosciuta dai Greci di Sicilia, ove traevano d' ogni parte ammalati per averne la guarigione. Ecco perchè l'Eckhel, credendo che ivi avesse avuto sviluppo il culto di Esculapio, disse che il gallo è simbolo di quel Dio. Ma secondo la leggenda riferitaci da Diodoro (55), l' origine di quelle terme è connessa coll'arrivo di Ercole, il quale vi si potè ristorare dalle fatiche durate. In più luoghi della Grecia Ercole sta in rapporto colle acque calde; alle Termopile eran vi delle terme a lui sacre (5 6 > ; anzi, per testimonianza di vari scrittori antichi (57), sappiamo che le acque termali erano tutte sacre ad Ercole. In queste leggende devonsi trovare gl'indizi che fanno di lui una divinità salutare. Per altro i suoi rapporti con Apollo medico e profeta sono assai evidenti. Si riferiscono alla disputa del tripode delfico : disputa che ci rivela come entrambi (54) E. Curtius, Ub. d. religiósen Cliaracter d. griech. Mùnzen, 1869. (55) IV, 23; V, 3. (56) Schol ad Aristoph. Nub. 1047 (1050). (57) Aristid., Orai., II, p. 62. — Esych., s. v. 'HfdxXsia Xoutpa. TOPOGRAFIA E NUMISMATICA DELL ANTICA IMERA k-w avessero in origine di comune il dono profetico. Egli, come Apollo, è un dio salvatore {*u*b?, i/ellfexxo;) che allontana dagli uomini i mali; è un dio purificatore, perchè dette pel primo l' esempio di purificazione, coli' andare a Delfo, dopo l'uccisione dei suoi figli f 5 8 ). Più evidenti ancora sono i suoi legami con Asclepio, divinità della medicina; e questi legami si scovrono nella loro natura di divinità profetiche. " La medicina e la divinazione sono sorelle germane „ diceva Ippocrate, perchè queste due scienze hanno un medesimo padre, Apollo (59). Ercole, come Asclepio, aveva il dono profetico e lo attesta l'oracolo di Boura in Acaia i6o) . Sufi' Hyettos eravi un oracolo di Ercole. Pausania non dice nulla del culto che ivi si esercitava; ma siccome dice che gli ammalati cercavano ivi i rimedi, è probabile che avessero 1' uso della incuba- zione (6l) . Eravi il processo della incubazione anche nel tempio di Ercole in Tespi ( Ó2) . Da quanto si è detto risultano chiari i rapporti fra Ercole ed Apollo medico , e dello stesso con Asclepio, rapporti che lo fanno essere una divinità salutare e ci spiegano le numerose leggende dello scaturire di acque calde, salutari. Or dunque, se anche in Imera Ercole fu venerato quale fondatore dei bagni termali, il che vuol dire che era considerato quale divinità medica, il gallo delle primitive dramme, se ha un significato, non può che esprimere il culto di Ercole, anziché quello di Esculapio, al quale non dobbiamo ricorrere come l'Eckhel, per diverse ragioni; (58) Decharme, Mythol, p. 481, 482. (59) Hippocr., Epist. ad Philop., p. 909. (60) Bouciié-Leclerc, Hisl. de la Divin., Ili, p. 310. (61) Idem, III, p. 308. (62) Idem, III, p. 308. 158 ETTORE CABRICI prima perchè il gallo è sacro anche ad Ercole ( 6 3' , poi perchè del culto di Asclepio non vi è traccia nella religione imerese, laddove quello di Ercole acquistò sempre più vaste proporzioni, come attestano le monete. Ma la figura di questo animale, oltre ad essere l' espressione del culto che prestavasi in quella città all' eroe divinizzato, veniva ad essere d' altra parte, per quel vezzo che avevano gli antichi di giocare sulle parole, l'arma parlante d'imera. Il gallo è mes- saggiero del novello giorno, per cui è detto da Si- monide fyep<5v itsMTtiqr roou-ùuv («- è£-*)|V.ooy icsvxt)xovta kìz^'jlz, ì-iysi: -r ( òs Xttfn òjva-ra: ò.Jo/.óv Aìyivoìov, iv òi 'IjASpawuv icouztif orjjlv w- o\ Etxc'/.tàuai toù- jjìv òuo y_a/.- y.obz kiàvzi xaXoùst, xòv òi Iva o&yxiav. to'j; ò Tpsìc tptàvta, toù; òs e; •mi. Xttpov . tov òì òfJoXòv 'kVzpa'J . tìv ò? KoptvB'.ov z-'x-.-^po. ÒExàXttpov òt Ziv.1 bfio'/.obi ò'jvatat. „ TOPOGRAFIA E NUMISMATICA DELL'ANTICA IMERA IÓI mitive senza segno di valore. Tutto questo dimostra la cattiva prova che fece in Sicilia il sistema egine- tico, il quale finì per essere abolito. SECOXDO PERIODO. 1489-4721. Verso i principii del V secolo a. C. le più im- portanti città della Sicilia, ad eccezione di Siracusa, erano cadute sotto la dominazione dei tiranni. In Agrigento aveva usurpato il potere Terone, uomo ambizioso, che volse le mire su Imcra. Signoreggiava quivi Terillo, figlio di Crinippo, e per parte della figlia Cidippe, suocero di Anassilao di Reggio (&K E siccome Terillo teneva con duro freno quella popolazione, Terone fé' lega coi nemici di lui e lo mise in fuga, avendolo vinto in battaglia. Dall'anno della sua signoria in Imcra data una grande mutazione nel sistema monetale; all'eginetico subentra l'attico di Solone, ridotto. È coniata la dramma, il didramma, l'hcxas. Il rovescio delle mo- nete non è più l'area incavata o la gallina, ma una impronta tutta propria di Agrigento, il granchio. Accanto a questo tipo se ne conia un altro che è quello del gallo e dell'astragalo. Non un solo accenno al grande avvenimento di questo tempo, che fu la strepitosa vittoria d'Imera. Ma la città non era libera: era soggetta ad un' altra città e non potè mutare i tipi monetali. Lo farà bentosto dopo la dominazione di Terone e Trasideo. (69) Herod., VII, 165. — Holm., I, p. 205. l62 ETTORE CABRICI A voler giudicare dell'arte di questo periodo dalle monete, dobbiamo r .c che essa è in decadenza. Il gallo non ha più qucua forma svelta che aveva acquistato sulle ultime monete del primo periodo, ma invece ha un corpo relativamente grosso e una testa piccola; le ali calano giù senz' alcun garbo, i piedi poggiano tutti e due in terra. Non diremo lo stesso pel granchio, il quale è fatto con una certa esattezza e su di un esemplare di Napoli (n. 52) è lavo- rato alla foggia di quelli delle monete di Agrigento. 52. — Arg., mill. 20. /B' — Gallo stante, a sin., in circolo di puntini. 9 — Granchio. Grammi 8,69, Napoli, (didramma). Tav. VI, n. 7. 53. - Arg., mill. 22. & — HIMEPA. I# — Come il precedente. Grammi 8,58, Monaco ; gr. 8,59, M. Br. (Cat. n. 24) ; gr. 8,51, Vienna; gr. 8,48, Imh. BI., Napoli (4 esemplari). Tav. VI, n. 8. 54. — Br., mill. 23. Come il precedente. Grammi 6,42, Coli, mia (70). 55. - Arg., mill. 19. Simile al precedente , ma in mezzo al granchio vi è un piccolo circolo incuso. Grammi 8,53, Imh. Bl. ; gr. 8,55, 8,72, M. Br. (Cat. n. 25, 26). Tav. VI, n. 9. 56. - Arg., mill. 19. Simile al precedente, ma sul gallo vi è L . Monaco (2 esemplari), Mus. Hunter. Tav. VI, n. io. 57. - Arg., mill. 19. Afl3MIH. Simile al n. 53. Grammi 8,58, M. Br. ; gr. 8,26, Vienna. Tav. VI, n. 11. (70) Attorno al gallo vi è una patina verde , la quale ci fa cono- scere che questa è una moneta suberata. Non si sa a che attribuire questa frode del governo ; forse alle strettezze pecuniarie dopo la bat- taglia d'Imcra. TOPOGRAFIA E NUMISMATICA DELL'ANTICA IMERA 163 58. — Arg., mill. 18. ^& — Gallo, a sin., in circolo di globetti. 9 — HIMEP V. Granchio. Grammi 4,06, M. Br. (Cat. n. 27), {dramma). Tav. VI, n. 12. 59. - Arg., mill. 17. HIME— bA. Simile al precedente. Grammi 4,19, M. Br. (Cat. n. 28) ; gr. 4,22, Imh. Bl. ; gr. 4,05, Napoli. Tav. VI, n. 13. 60. — Arg., mill. 17. i& — Gallo, a sin., in circolo di globetti. 91 — HIME-P-ÀION. Astragalo. Grammi 4,20, M. Br. (Cat. n. 29) ; gr. 4,12, Imh. Bl., Parigi (2 esem- plari). Tav. VI, n. 15). 61. — Arg., mill. 5. /B' — Astragalo. 9 — Due globetti. Hexas; gr. 0,08, M. Br. (Cat. n. 30). Tav. VI, n. 14). Appartengono a questo periodo alcune monete coniate in seguito ad alleanze che Imera fece con altre città marittime della Magna Grecia, colle quali stava in relazioni commerciali. GÌ' Imeresi già prima di questo tempo avevano esteso i loro rapporti nella Sicilia e nel continente. Giova notare che le colonie greche della Sicilia, specialmente nei primi anni della loro fondazione, mantennero vive le relazioni colle rispettive metropoli della Grecia. Esse avevano i me- desimi culti della madrepatria, prendevano parte alle principali feste di essa con ambascerie e doni, e da- vano la preferenza ai cittadini di essa che interveni- vano alle loro feste, conferendo loro posti di onore e una speciale partecipazione ai sacrifizi (7 1 ). Per mezzo di questi rapporti reciproci fra l'oriente e l'occidente, avvenne che le città del littorale meridionale d'Italia (71) HoLM., I. p. I44. 164 ETTORE CABRICI fossero in continuo contatto con i Greci di Sicilia. Secondo l'uso costante dei navigatori greci, che non perdevano mai di vista la costa, ogni nave che dalla Grecia faceva vela per la Sicilia, toccava le coste dell' Acarnania e dell' Epiro fino a Corcira , donde proseguiva verso il promontorio lapigio e di là, costeggiando il littorale orientale dell' Italia, toccava Crotone, il promontorio Lacinio e proseguiva per lo stretto di Messina (72). I porti di Taranto, Sibari, Metaponto, Crotone, ecc., erano assai frequentati dalle navi greche della Sicilia che da principio ivi si fermavano per circostanze eventuali ; ma col tempo, dovettero averli come meta delle loro traversate , stante i rapporti commerciali che si erano andati formando. Questi rapporti, di cui gli storici non fanno parola, hanno grandissima impor- tanza in quanto ci spiegano uno scambio di idee ed abitudini fra i greci di Sicilia e quelli dell' Italia. E nel caso presente valgono a chiarirci i tipi di alcune monete della zecca di due città entrate in lega con Imera. Una di queste è Crotone. Da tempo remoto il Crotoniate Eilippo aveva percorso i lidi della Sicilia e conosciuto i costumi di quelle popolazioni, accompagnando Dorico nella sua impresa in quell'i- sola (73). Le relazioni di Crotone con Agrigento erano estese su larga scala; monete di questa città furono riconiate in quella (74). Ad Agrigento era stato tra- piantato il culto di Giunone Lacinia ed un tempio le era stato costruito (75). Ma i rapporti con Imera dovevano essere più intimi : prima perchè l' elemento calcidico, come in (72) Grote, V, p. 79 (trad. frane). (73) Herod., V, 39 e seg. (74) Brit. Mus. Cat. Italy., p. 343, n. 16. (75) Lenormant, La Grand Grece, v. II, p. 222. TOPOGRAFIA E NUMISMATICA DII.I.'aN TICA IMERA 165 tutte le colonie achee, ebbe in Crotone il sopravvento; poi perchè le due città si sentivano legate dal mede- simo culto verso l'eroe divinizzato, Ercole (76). Val- gano come prova di questa lega le seguenti monete: a) — Arg., mill. 13. & — 9K). Tripode. 9< — VVI. Gallo gradiente, a destra. (Garrucci, Monete dell'Italia antica, t. CIX, n. 211. />) — Arg., mill. 12. £¥ — Come il precedente. ^ — IM. Gallo gradiente, a destra. Catanzaro (Garr., t. XXV, n. 15). e) — Br., mill. 19. 3¥ — Testa di Pallade con elmo attico, volta a destra. 91 — Gallo, volto a destra, e dietro ' Testa di Ercole , a destra , coverta della pelle di leone, in un quadrato incuso. Grammi 0,64, Coli. Boyne di Firenze. Tav. VI, n. 16. Per determinarne l'epoca bisogna osservare che le monete di Crotone a due tipi, e propriamente queste trazioni dello statere sono della prima metà del V se- colo, secondo l'Head (77>. E questa sua opinione è Vali- cò) In Crotone era molto venerato Ercole che era tenuto come eroe nazionale, e la sua immagine ricorre frequentemente sulle monete di quella città, col titolo di c'.x'st-ij; (v. Sambo.n, Munii., ecc.; Garriteci) ossia fondatore. La leggenda mitologica rannodava l'origine del nome di Crotone ad un episodio del viaggio di Krcole attraverso 1' Italia (y. Lenormant, La Grand Grece, v. II, p. 2, 3. — P.msama, (III, 19, li; riferendo una leggenda di Achille , dice che in essa gì' Imcrtsi sono d'accordo coi Crotoniati. Questa coincidenza non dev' essere casuale, ma fa presupporre una certa unione fra i due popoli. (77) Il Samhon {Mann, de la Presi], ita!., p. 32529) le crede invece della seconda metà di questo secolo. Il Minervini suppone siano del 396 quando Dionigi invase la Magna Grecia [Bull. Arili. Nap., An. V, p. |8). l66 ETTORE CABRICI damente confermata dalla storia. Nei primi anni del V secolo i Cartaginesi tentarono di assoggettare quella città che era diventata fiorente e fecero la spedizione di Amilcare che nel 480 fu disfatto pienamente da Ge- lone. Verso questo tempo o anche prima collocheremo la coniazione delle suddette monete federali, quando cioè Imera intimorita, si volgeva per aiuto alle città del continente. In questa occasione Crotone e Imera coniarono, in segno d'alleanza, monete che hanno impressi i tipi di ciascuna; il tripode è tipo frequen- tissimo di Crotone, il gallo d' Imera (78). In questa epoca sono anche da collocare, come abbiam detto , le monete d' Imera coli' astragalo. E difficile spiegare questo tipo. L'antichità non ci ha trasmesso notizie soddisfacenti sull'uso e il valore degli astragali nella religione. Io credo che si possano riferire al culto di Ercole, come il gallo, in quanto accennano alla virtù delle acque salutari d' Imera. E notevole la maniera come si consultava 1' oracolo di Boura in Acaia. In una grotta stava la statua di Ercole che aveva innanzi una tavola probabilmente divisa in compartimenti, con dadi o astragali, e chi consul- tava il dio, dopo la preghiera prendeva quattro dadi e li gettava sulla tavola. Dalla caduta dei dadi avevasi il responso. Nelle leggende di Ercole parlasi spesso di dadi che eran considerati come gli astragali (79). Nulla di più facile che l'astragalo sia rimasto a signi- ficare qualche cosa nel culto di Ercole, specialmente ove il culto di questo eroe era connesso colle acque termali. Ercole in Imera è divinità medica ed ha quindi tutte le attribuzioni di Asclepio. Ora nel culto di Asclepio trovasi qualche accenno agli astragali (78) Secondo il Garrucci (t. CVIII, n. 35, 36) accennano ad alleanza con Imera altre due monete di Crotone con la leggenda 'A.. (79) Bouché-Lec ' v kc, Hist. ile 1 ' Vivili. HI, p fio. TOPOGRAFIA E NUMISMATICA DELL'ANTICA IMERA 167 in rapporto colla guarigione ( 8o >. In Imera dovette essere molto diffuso il gioco di essi, perchè una maniera di gettarli aveva preso nome da Stcsicoro f8l) . Fra la stipe delle acque apollinari furono rinvenuti vari astragali di bronzo < 82 \ Questo ritrovamento non è senza la sua importanza, perchè conferma la nostra ipotesi. L'astragalo trovasi anche sopra le seguenti mo- nete d'alleanza fra Imera e una città che il Carnicci chiamò Casarium, della quale s' ignora il sito. e) - Arg., mill. 23. fi? — Moneta ribattuta sopra un didr. di Crotone , del quale rimane nel rovescio la traccia del tripode e del- l' epigrafe . Nel 1290 i Reggiani, nella speranza d'un avvenire più tranquillo e giovevole al buon andamento della cosa pubblica, inviavano un ambasciatore ad Azzo d'Este, signore di Ferrara, offrendogli il governo della città per un triennio. L' Estense tenne così la città fino alla morte successa poco dopo, lasciandola poscia al figlio Azzo. Del periodo di Azzo d'Este (1293-1306) conser- vasi una moneta che sarà descritta a suo luogo, ma sulla cui coniazione mancano documenti. Per avere notizie sulla zecca reggiana occorre sorvolare sul breve periodo di libertà succeduto ad Azzo e delle altre vicende politiche fino al 1312. (6) Nel Rerum ilalicarum scriptores , voi. Vili, mcclxix. — Il Panciroli (His/oria Regii, Lib. Ili) , vorrebbe che le monete d' oro e d' argento si cominciassero a coniare in quest' epoca in casa del Massi col nome della repubblica, sostituitosi all'antica impronta vescovile. Pel fatto che non si conoscono esemplari di tali monete e per le ragioni sopra esposte che fanno ritenere che a Reggio si continuasse a batter moneta coli' impronta primitiva, credo inutile far rilevare di più la poca proba- bilità di tal fatto. LA ZECCA DI REGGIO EMILIA I79 A causa dell'invasione di monete cattive e false che avevano trovato modo di entrare in gran numero in circolazione, a scapito del commercio, gli Anziani nella seduta del 27 dicembre 1312, prendevano queste deliberazioni per porre argine all'inconveniente: che fosse riconosciuta per buona soltanto l' antica moneta cioè i bolognini , i reggiani e i modenesi grossi e piccoli; che le locazioni di tutti i dazii e le condanne pecuniarie s'intendessero eseguite con quella; che si potesse spendere il grosso veneziano del doge per venti bolognini o reggiani piccoli, il tornese di giusto peso per trent' otto, il carentano per tredici e mezzo, il tiralino crociato per dodici e il fiorino e le altre monete d' oro per quello che varrebbero a bolognini e a reggiani ; che a cominciare dal 20 del prossimo giugno in avanti tutte le altre monete, oltre le sopra- dette, fossero soppresse dal corso della città e distretto di Reggio ; che i cambiatori e i mercanti, fino al 20 giugno non potessero vendere o spendere il bolo- gnino, il reggiano o il modenese per più di dieciasette mezzani e il veneto del doge per ventotto mezzani; che tutti quelli che dovessero ricevere qualche somma di denaro fino al 20 giugno, ricevessero in pagamento il bolognino, il grosso reggiano e bolognese per diciasette mezzani , il tornese per cinquantaquattro mezzani e il carentano per dicianovc ; finalmente che la antica moneta di Reggiani grossi e piccoli si do- vesse fabbricare in Reggio, alla lega dei bolognini reggiani e modenesi secondo l' impronta della città di Reggio, e ciò dal mese di gennaio del prossimo anno 13 13 (7). Documenti abbondanti si hanno sulla battitura (7) V. Archivio di Stato di Reggio Emilia. Sezione Comunale. — Provvigioni dei Difensori. l8o FRANCESCO MALAGUZZI VALERI del 1325. Nella seduta degli anziani del 20 settembre di quell'anno, molti oratori, riconosciuta la necessità nel commercio locale di mettere in corso nuove monete piccole, presentavano parecchie proposte per facilitare l'attuazione della cosa e salvaguardare il Comune e la cittadinanza nei propri interessi. Con centosettantacinque fave bianche favorevoli contro cinquantatre nere, fu approvato dal Consiglio in mas- sima la cosa e si stabilì di eleggere alcuni che deliberassero tra loro e riferissero sul valore, sul corso e quantità da stabilirsi per la nuova moneta da coniarsi ( 8 ). I delegati presentarono le loro proposte nella seduta del penultimo dello stesso mese di settembre, e furono accettate a grandissima maggioranza. Fu quindi stabilito : che si dovesse fabbricare la nuova moneta piccola in ragione di venti denari piccoli per bolognino grosso e per altrettanto questo si spen- desse e in proporzioni si spendessero tutte le altre monete grosse e piccole; che per la fabbricazione di detta nuova moneta si eleggessero odo sapientes de populo et artibus che s' impegnassero di farne fab- bricare fino alla somma di quattromila lire di denari piccoli in ragione di venti denari di questi per bolo- gnino grosso, e che scegliessero fabbricatori valenti, i saggiatori e gli addetti; che tosto fabbricata la nuova moneta , le contrattazioni si facessero con quella, intendendosi che una lira piccola di reggiani equivalesse a venti soldi di reggiani piccoli di tal mo- neta e una lira grossa fosse uguale a tre di reggiani piccoli di moneta piccola; finalmente che i dazi e le gabelle del Comune si riscuotessero in moneta piccola (9). (8) Arch. cit. — Provvigioni. (9) Ibid. LA ZKCCA DI REGGIO EMILIA La nuova battitura fu affidata ad Elia Anelli di Parma, che si assunse 1' incarico, dietro ricompensa di dieciotto bolognini per ogni marco IO . L'anno dopo, per avvantaggiare il commercio cittadino che reclamava una certa quantità di moneta piccola, il capitano del popolo faceva la proposta di una nuova battitura, in consiglio degli Anziani. Dopo lunghe discussioni, prevalse il partito di coniare altre otto o diecimila lire di reggiani piccoli, dandone ancora l' incarico ad Elia Anelli ed a suo fratello Bertolino, colle stesse condizioni dell'anno precedente, limitando il termine della locazione ad otto mesi ("''. Sembra che l'Anelli si associasse nella locazione Iacopino Bellinzoni ricordatoci quale fabricator mo- nete prò septengintis vigiliti duobus Marchis di detta moneta fabbricate ad rationem da cui et veto bottone- nomili parvorum prò quolibet marcilo '- . La battitura s'iniziò ed era già a buon punto, quando per diverse cause che arrestarono il lavoro e sopratutto per la carcerazione del fratello di Elia per fideiuxionem quam fecit prò Thomaxio de Ancllis, allo scadere del termine la coniazione non era finita secondo i patti fìssati colla Comunità e l'Anelli fu costretto a chiedere una proroga di due mesi, che ottenne, per ultimare il lavoro ('3). Ma neanche al termine della nuova dilazione il lavori) era finito e il locatario domandava un'ultima proroga di un mese e mezzo, con un'istanza alla Comunità : dalla quale risulta ch'esso pure, non e noto per quali cause, era stato rinchiuso in carcere, ed infermo. (io) Arch. cit. — Masseria. 13 e 24 novembre 1325. (n) V. le lunghissime deliberazioni nelle Provvigioni dell' Arch. cit. J326, 13 luglio. (121 Areh. cit. — Provvigioni. 1327, 20 maggio. (13) Arch. cit. — Provvigioni. 1327, 12 marzo. l82 FRANCESCO MALAGUZZI VALERI Gli Anziani, nella seduta del 15 maggio 1327, tenuto conto delle ragioni esposte , concedevano all'Anelli tutto il prossimo mese di giugno per dar termine alla battitura. Durante le varie signorie che dopo questo tempo si succedettero per tutto il secolo XIV a Reggio , non si battè moneta in questa città. Nel frattempo vi era in corso la moneta milanese. CAPITOLO II. Gli Estensi fino a Borso. — Il Comune chiede a questi facoltà di aprire una zecca di moneta minuta che non è poi messa in esecuzione. — Ercole I. — La zecca speciale dei bagattini. — Gl'incisori dei conii Antonio Magnani, Giacomo e Lazzaro Martelli, Battista Parolari alias Sforzani. — La zecca del 1492. — Il locale della zecca. — Marco e G. Battista Cacci. — Nel 1500 Taddeo Zacchetti assume 1' appalto dei bagattini. — Nuova battitura di monete di piccolo va- lore nel 1502. — Il duca impone che i conii siano incisi a Ferrara. — Giannantonio da Foligno orefice e medaglista li eseguisce. Alla morte di Ottobono Terzi parmense, signore di Reggio, ucciso nel 1409 dopo quattro soli anni di signoria , la città cadeva sotto il dominio del Marchese Nicolò d' Este che seppe approfittare del momento per attuare il suo progetto di impossessar- sene. Nicolò d'Este governò fino al 1442 , nel qual anno cessò di vivere. Gli successe Leonello , uno dei suoi figli naturali che, morendo anzi tempo nel 1450, lasciò erede universale Borso. Questi nel 1452 veniva fatto duca di Reggio e Modena da Fede- rico III d'Austria. Durante tutto questo tempo a Reggio non si battè moneta e vi ebbe corso quella ferrarese. Soltanto dal tempo di Borso ricominciamo ad avere notizie sull'argomento che trattiamo. Nel 1460, LA ZECCA DI REGGIO EMILIA 183 per le esigenze del commercio locale , il Comune deliberava di chiedere al duca la facoltà di battere mille o millecinquecento lire di moneta minuta, e a questo scopo tre degli Anziani venivano eletti per formulare i capitoli secondo cui regolare la nuova coniazione. 11 permesso del principe al quale spet- tava il diritto di concessione di batter moneta e che non di rado si riserbava la facoltà d'imporre gì' in- cisori dei conii, era necessario. Quando già il Co- mune di Reggio si credeva sicuro della concessione e aveva ordinato di far condurre in città un valente fabbricatore di monete, a troncare le speranze arri- vava una lettera di Borso del 18 aprile dello stesso anno, che rifiutava di accettare in pagamento delle entrate le monete che si volcvan battere. La nuova coniazione non potè quindi venire eseguita. È questa l'unica notizia della zecca reggiana sotto il dominio di Borso, nel cui tempo è probabile che l'officina sia rimasta inoperosa ; ciò è avvalorato dal fatto di non conoscersi monete reggiane del suo periodo. Con maggiori particolari è dato invece seguire la storia della nostra zecca, dal tempo di Ercole 1 (succeduto al fratello nel 147 1) in avanti. Al 1477 rimonta la prima battitura dei bagarini, zecca speciale di rame puro e che , caso singolaris- simo nella storia delle zecche italiane, restò sempre distinta dalla zecca vera e propria dell' oro e del- l'argento. Nella seduta del 3 marzo di quell' anno, gii Anziani stabilivano di chiedere al duca il permesso di coniare della nuova moneta minuta per soddisfare ai bisogni del piccolo commercili : la nuova moneta sarebbe stata di bagattini di puro rame, e di due qualità: gli uni, tali che due di essi equivalessero a un denaro e gli altri del valore di un denaro ciascuno. 184 FRANCESCO MALAGUZZI VALERI Da l'un lato della nuova moneta si sarebbe impresso il diamante, insegna dell' Estense, e dall' altro 1' arma della Comunità ('4). Furono inviati a tale scopo al duca degli incaricati anche per intendersi sulle moda- lità del conio. Nella seduta del 18 dello stesso marzo, gli oratori, già di ritorno, poterono riferire che il principe acconsentiva alla battitura dei bagattini e stabiliva che vi si imprimesse da un lato l'effìgie sua o la sua insegna detta il Maxenino alias la Maxeneta e dall'altro lo stemma della Comunità. Si decise allora di scegliere tosto il maestro di zecca e che, quanto al peso delle nuove monete, dodici esemplari di esse dovessero equivalere ad un'oncia ( x 5). Nell'altra seduta del 23 dello stesso mese il numero dei bagattini da coniarsi fu fissato in quattrocento o cinquecento lire (< 6 ). 11 primo incisore dei bagattini di cui s'abbia notizia è Antonino Magnani orefice reggiano ricor- dato più volte per lavori da lui eseguiti, nelle carte della Tesoreria del Comune. Egli fu nei primi anni dell'apertura della zecca dei bagattini il fabbricatore dei conii, coadiuvato poi da Giacomo di Francesco Martelli. Ciò si rileva da una supplica che quest'ultimo, nel i486, dopo la morte del Magnani, dirigeva ai sovrastanti della zecca, nella quale, dicendo di aver aiutato il Magnani per più anni, domandava la concessione della zecca dei bagattini per quattro anni. A questo scopo prometteva di dar compiti i conii in ragione di sei soldi per lira di oncie dodici e in numero di 146 per libra, stampati in modo che non sia homo in reco che li sapese meglio farli; di lavorare quanto ai soprastanti piacesse, di (14) V. Documento VII. (15) V. Documento Vili. (16) V. Documento IX. l.A ZECCA DI REGGIO EMILIA consegnare di mano in mano i bagattini stampati ; di custodire in ogni circostanza le stampe e non consegnarle in altre mani che in quelle dei soprastanti sotto pena di lire io e di perdere la condotta ( J 7). Il Comune accettò i patti e nominò il Martelli appal- tatore della zecca dei bagattini per un anno ( l8 >. Da un'altra carta però in data 21 agosto i486 risulta che i bagattini da coniarsi pesavano ogni 160 una libbra e che per la loro battitura Giacomo Martelli fu coadiuvato dal fratello Lazzaro ''9). Un altro artista che aveva lavorato attorno ai conii dei bagattini è Battista Parolari alias Sforzani, orefice e fonditore reggiano, che circa nel i486 pro- metteva di fare i bagattini per io soldi la libbra e di coniarli anche più belli di quelli fatti pel passato. Veniamo ora a parlare della apertura della zecca principale di Reggio, alla quale convennero più volte artisti di grido per la fabbricazione dei conii delle monete d'oro e d'argento e delle cui vicende è dato poter raccontare quasi senza lacune, per l' abbon- danza di importanti documenti che ne rimangono. La zecca dell'oro e dell'argento, come quella dei bagattini, era data dal Comune in locazione e formava così un cespite importantissimo delle finanze cittadine. Al Comune spettava la sorveglianza pel buon andamento di questo ramo del pubblico servizio e a questo scopo si nominavano ogni anno i superstites cichae, cioè sei deputati e sovrastanti alla zecca fra i quali doveva essere un dottore in leggi, un notaio, un mercante e un cittadino esperto. Ciascun anno essi sceglievano, fra loro, due che dovevano rimanere (17) V. Documento X. (18) V. Documento XI. (19) Arch. cit. — Carte di corredo alle Provvigioni. t86 franxesco malaguzzi Valeri in carica anche per l'annata prossima: gli altri scaduti venivano sostituiti con nuove nomine. L' incombenza di tali sovrastanti era di fare il contratto di locazione della zecca, nominare i depositari o assistenti che dovevano di continuo star presenti quando si batte- vano monete ed essere in rapporto col conduttore della zecca, dal quale dipendevano i maestri di zecca, o zecchieri. Gli assaggiatori invece venivano delegati dai soprastanti a fare le prove della bontà delle monete, delle quali davano una breve relazione scritta e in proporzione del loro lavoro venivano retribuiti dal Comune ( 20 ). Gli Anziani di Reggio adunque, nella seduta del 21 ottobre 1491, considerato il vantaggio grande di ottenere dal duca la facoltà di aprire una tal zecca, deliberavano di chiedergli di poter coniare due sorta di monete, l'una del valore di un soldo, l'altra del valore di sei denari, fino alla somma di cinquecento o mille ducati d' oro ; poco dopo, nella seduta del 27 dicembre, fissavano le norme per facilitare l'attua- zione del progetto ( 2I ). La risposta da Ferrara venne nel marzo del susseguente 1492 e fu favorevole. Il duca raccoman- dava che le nuove monete si facessero " de arzento " fino et bono come se costuma in li altri luoghi „, affinchè potessero aver corso dovunque e più diffi- cilmente potessero venir falsificate ( 22 ). Sembra però che solo due anni dopo incomin- ciassero i Reggiani a valersi del permesso ducale di batter monete, perchè soltanto dal 1494 i documenti accennano a un lavoro di zecca iniziato allora. (20) V. Arch. cit. — Provvigioni del Comune. (21) V. Documento XII. V22) V. Documento XIII. LA ZECCA DI REGGIO EMILIA T87 Da una lunga nota di spese per l' impianto della zecca e acquisto di bilancio, cesoie, catenacci, utensili e restauri di casse ferrate per custodire le monete , rilevo che si addattò a locale della zecca un pianter- reno del palazzo del Capitano, nel centro della città. Vedremo che solo più tardi il locale fu definitivamente trasportato in casa di messer Bartolomeo Zanelletti, nella parrocchia di S. Silvestro, corrispondente oggi al luogo dove si estende il ghetto degli ebrei ( 2 3). Il 7 giugno dello stesso 1494 il Comune bandiva inoltre una grida, invitando chiunque " a valersi a " la dieta Cecha in fare battere ogni suo arzento et " quello affinare et partir l'oro dall'arzento senza " suspicione de inganno ni de fraudo alcuna „ ( 2 4). L'appalto della zecca fu dato a Marco Cacci, bresciano, ma l'incisore dei nuovi conii fu il figlio di quegli, Giambattista, che aveva chiesta ed ottenuta la cittadinanza reggiana |2 5 . Questo incisore, a giudi- care dalle monete che ne rimangono, esercitava 1' arte sua con discreta abilità. Vennero tosto mandati al duca come " una " primizia et monstra „ della nuova moneta che s' era incominciata a battere, due soldi reggiani del valore di cinque quattrini l'uno e due altri del valore di dieci quattrini ciascuno, d' argento fino. Il duca rispondeva tosto: u molto ni sono pia- " ciute et ni pare che siano belle et che potrano " capire in ogni loco et ve ne comendemo grande- " mente „. Consigliava anzi farne battere in grande quantità per maggior vantaggio del commercio O 26 '. (23) La chiesa di S. Silvestro sorgeva circa nel luogo dove ora sorge la Sinagoga. (24) V. Documento XIV. (25) Arch. cit. — Mandati di pagamento, 1497, 17 aprile, 31 ottobre. (26) Arch. cit. — Carteggio degli Anziani, 12 giugno 1494. l88 ÌRANCESCO MALAGUZZI VALERI A quest'epoca, dopo la coniazione delle monete piccole d'argento, deve ascriversi la coniazione del testone reggiano, moneta da soldi sei di Reggio e cinque di Ferrara. Quando, parecchi anni dopo, colla lettera 7 Marzo 1502 il duca concedeva la nuova battitura, ne abbassava il corso di un denaro e permetteva che a questo tasso se ne potessero ribattere, quella moneta era già in corso da parec- chio tempo ( 2 7). Incoraggiati dal favore del duca, gli Anziani, per mezzo degli eletti Aliprando Arlotti e Baldassarre de Lajata, tre anni dopo chiedevano la concessione di poter battere dei ducati d'oro coli' impronta o l'insegna del duca e quella della Comunità, della bontà di peso di quelli Ferraresi, Fiorentini e Bolo- gnesi; confermando ed ampliando la concessione data nel marzo del 1492. Anche questa volta la risposta ducale fu favo- revole e la battitura dei nuovi ducati d' oro, dei quali eseguì i conii ancora Giambattista Cacci, fu tosto iniziata ( 28 ). Questa moneta non arrivò fino a noi o almeno nelle più ricche collezioni non se ne conosce alcun esemplare. Soltanto se ne ha il disegno in una tariffa olandese e sarà descritta a suo luogo te). Poco dopo, nell'anno 1500, aveva luogo una battitura di bagattini. Ne assunse l'appalto per un anno l'orefice reggiano Taddeo Zacchetti e i patti imposti della Comunità, dei quali rimane copia, furono i seguenti : i.° che il locatario fosse tenuto coniare quel numero di bagattini che sarebbe stato fissato come (27) Ibid. (28) V. in Appendice la descrizione delle monete. (29) V. la descrizione delle monete. LA ZECCA DI REGGIO EMILIA T 89 necessario pel commercio della città e ducato di Reggio, col conio consueto della Comunità; 2. che della nuova moneta " vadant centum " quiguaginta sex ad libram et prò libra qualibet pon- " deris et non minus nec plus „ salvo ulteriori deliberazioni del Comune; 3. che l'appaltatore fosse obbligato a presen- tare i bagattini coniati agli agenti del Comune, di tempo in tempo, a loro beneplacito; 4." che non potesse venderli per suo privato uso ne presentarli sotto pena di una multa e di vedersi tolta la condotta (3°'. L' artista reggiano si rimise tosto al lavoro e i documenti ne fanno cenno (30. Nel 1502, essendo insorte contestazioni cogli esattori delle imposte, il Comune mandava a Ferrara al duca Ercole tre delegati per ottenere una giusta limitazione delle monete in corso e per chiedere la facoltà di far coniare nuove monete di piccolo valore ad uso del popolo. Il duca rispondeva favorevolmente e con lettera 7 Marzo 1502 concedeva diesi battes- sero pezzi da //// soldo, due soldi e testoni del valore di soldi sette, denari tre, a moneta reggiana. I soldi dovevano avere per impronta lo stemma di Reggio e l'unicorno, impresa nota degli Estensi : i due soldi una mezza figura di S. Prospero, protettore della città e un'aquila, parte dello stemma ducale; i tcstmn da un lato l'immagine di Ercole 1 con la berretta in capo, dall'altro l'arme della Comunità. Il duca però poneva la condizione che i nuovi conii fossero fabbricati a Ferrara, sotto pena di nullità della concessione. (30) Arch. cit. — Com. Kif. 1500, e. 30 e 31. (31) Arch. cit. — Coni. Rif. 1500. e. 34. v. I9O FRANCESCO MALAGUZZI VALERI Il Comune non potè quindi valersi dell'opera di Giambattista Cacci (il cui padre frattanto era passato alla zecca di Modena) (3 2 ). Egli però conservò il posto di maestro della zecca e cercò a Ferrara un altro artista che volesse assumersi la delicata impresa della fabbricazione dei conii. Il prescelto, come da documenti preziosi rilevò il Dott. Umberto Rossi, fu Giannantonio da Foligno, artista provetto in questo ramo e le cui monete sono ancora oggi ritenute fra le più belle del Rinasci- mento (33). I punzoni per la zecca di Reggio, terminati sulla fine di giugno del 1502, vennero spediti da Ferrara il 4 luglio e non fu piccola la difficoltà ch'ebbe a superare Giovanni Soavi agente di Reggio presso la corte ducale, per trovare una sicura occa- sione per farli trasportare, chiusi e legati in una cassetta, fino a Reggio. Il 12 dello stesso luglio gli Anziani finalmente scrivevano al Soavi che le stampe erano arrivate. Giannantonio da Foligno ricevette in ricompensa quindici ducati d'oro larghi, corrispondenti a lire 56, soldi 15 di moneta reggiana e le stampe furono subito consegnate al nobile Alberto Caselini, depo- sitario della zecca, che racchiusili in apposita cassetta serrata a chiave, ne ebbe speciale cura per l'avvenire. La coniazione incominciò tosto e probabilmente continuò fino alla morte di Ercole I. (32) G. Cukspellani, Op. cit., pag. ]6. v33) Umberto Rossi, Lodovico e Giannantonio da Foligno orefici e medaglisti ferraresi, nella Cassetta Numismatica, Anno VI, n. 9-11, da cui tolgo quanto riguarda le monetazioni di Giannantonio da Foligno per la zecca reggiana. LA ZECCA DI RECGIO EMILIA T9I CAPITOLO III. Alfonso I d'Este. — Seconda monetazione di Giannantonio da Foligno. — Giambattista e Lorenzo Cacci. Il 25 gennaio 1505 moriva il duca Ercole, dopo trentatrè anni di governo e gli succedeva il figlio Alfonso I , ricevuto nel suo viaggio a Reggio con grandissimi onori (34). Ma tosto salito al trono, per la tendenza propria dei principi d'Este in quei tempi di togliere alle città soggette lontane antichi privilegi e concessioni , per restringerli tutti in Eerrara , loro sede , il 14 marzo di quell'anno, con una laconica lettera, ordinava che in Reggio " non si batta moneta più di alcuna sorta " d'oro e di argento „ ^35». A tal pericolo gli Anziani , radunatisi , delibe- rarono tosto di scongiurare presso il principe una tal misura che sarebbe tornata di grave danno alla città. Per ottenere più facilmente la cosa facevano considerare al duca, in una petizione di cui ci rimane la copia , che il diritto di zecca a Reggio , lasciato intatto anche dal duca precedente, tornava ad onore- delio stesso principe, del quale veniva stampata l'im- magine sulle monete e che d'altronde, in caso di chiusura , non ne sarebbe stata avvantaggiata la zecca di Eerrara, per la sua lontananza, cosicché l'oro e l'argento da battersi, piuttosto che andare a Eer- rara, avrebbero preso la via di Bologna, ecc. (36). Il duca, con lettera 1 1 aprile, rispondeva nega- tivamente e riconfermava il divieto, aggiungendo che (34) Panciroli, Storia di Reggio, lib. VI. (35J V. Documento XV. (36) V. Documento XVI. 192 FRANCESCO MALAGUZ7.I VALERI se i Reggiani abbisognassero di moneta da mettere in circolazione, avrebbero potuto ricorrere alla zecca di Ferrara (37). Gli Anziani non si perdettero d'animo per questo e tornarono a rivolgersi al duca, ripetendo la stessa domanda, nel novembre e nel febbraio del successivo T506, mostrandogli ancora per toccarlo nel debole, che il batter monete a Reggio era infine evidentem gloriarti et honorem sue Celsitudinis. Questa volta il duca, mosso alle preghiere dei Reggiani , concedeva finalmente loro di riaprire la zecca purché si battesse moneta alla lega di Ferrara e si ordinassero in questa città i conii (38). Nel febbraio dell'anno medesimo infatti si decise dal Comune di Reggio di far battere , secondo la concessione ducale , dei ducati d' oro, testoni, doppi soldi e soldi e si ricorse ancora, per la fabbricazione dei ponzoni , all' orefice ferrarese Giannantonio da Foligno, in questo tempo maestro di stampe a Fer- rara e orefice di corte , che ne avrebbe avuto in mercede venticinque ducati d' oro. Vi fu allora un lungo carteggio tra gli Anziani di Reggio , i loro agenti in Ferrara e Girolamo Magnanini, segretario ducale, sulle impronte da eseguirsi nelle nuove mo- nete. 11 duca avrebbe voluto vi si mettesse l'arme di Casa d'Este, mentre i Reggiani avevano scelto l'ef- figie del patrono San Prospero. Allora Alfonso volle impedire ogni ulteriore co- niazione, ma si acquetò, specialmente per opera del conte Nicolò da Correggio , ed esaminati i disegni dei conii fatti da Giannantonio , finì coli' approvarli tutti, meno quello del soldo in cui sostituì alla palla di fuoco un'altra impresa estense, il diamante. (37) V. Documento XVII. ('38) Arch. cit. — Registri delle lettere, e. 87, i° febbr. 1506. LA ZECCA DI REGGIO EMILIA IQ3 Ma frattanto l'artista ferrarese , forse a causa del molto lavoro da cui era oppresso per quella zecca e quella corte , non era molto sollecito nel- l'eseguire il lavoro affidatogli ; perciò il Comune di Reggio che pure aveva spedito all'artista quasi l'in- tera somma pattuita, per sollecitare la consegna delle stampe inviava a Ferrara Giambattista Cacci. Sul finire dell'anno inoltre mandava a Giannantonio il rimanente della somma, dichiarando che non voleva più oltre esser condotto in lungo. Nel successivo 1507 i conii erano finiti e s'iniziò allora nella zecca reg- giana quella battitura i cui prodotti sono oggi ra- rissimi (39). Quando, in seguito, ebbero luogo successive coniazioni, si ritornò all'opera di Giambattista e Lo- renzo Cacci, che nel 1508 erano ancora maestri di zecca e coniavano monete coi conii eseguiti dall'ar- tista ferrarese. CAPITOLO IV. La zecca reggiana sotto la dominazione pontificia. — Rimase attiva la sola zecca dei bagattini. — Giulio II. — Leone X. — Adriano VI. Dopo la battaglia di Ravenna (9 aprile 1512) era risorto nell'animo del pontefice Giulio II l'antico desiderio di impossessarsi di Ferrara, ma non paren- dogli in allora opportuno di volgersi direttamente contro quella città , aveva dato ordine al duca di Urbino; generale dell'esercito pontificio, d' avanzarsi verso Modena e muovere intanto all' acquisto di Reggio. Questa tentò da principio evitare tal peri- (39) Umberto Rossi, Op. cit. 194 FRANCESCO MALAGUZZI VALERI colo e mandò ambasciatori al duca d' Urbino per cercare di allontanare la tempesta. Ma vedendo quegli fermo a voler attuare i desideri di Giulio II e l'Estense impotente a difenderla, s'arrendeva sen- z'altro all' obbedienza del papa. Il Consiglio della città, il giorno 18 luglio dello stesso 1512, delegava alcuni ragguardevoli cittadini a recarsi a Roma ad impetrare dal nuovo signore i capitoli sui quali ba- savansi i diritti e le guarentigie della città e tra quelli la facoltà di continuare a batter monete legali d'oro e d'argento. Dopo non brevi pratiche col cardinale di Pavia, delegato dal pontefice all' esame dei trentaquattro capitoli presentati, gli ambasciatori reggiani otten- nero quanto chiedevano e con breve del 5 ottobre 1212 Giulio II accordò e sottoscrisse i capitoli (40). Il diritto di batter moneta fu così salvato anche questa volta a Reggio che però non approfittò del vantaggio almeno riguardo alle monete d' oro e di argento. La sola zecca dei bagattini , per tutti gli undici anni in che durò la dominazione pontificia , rimase attiva, come vedremo, ed è quindi di questa sola (sempre distinta come si ebbe occasione di no- tare altra volta, dalla principale) che per questo pe- riodo noi ci dovremo occupare. Per questa ragione quindi, al contrario di quello che accadde in città vicine, il periodo pontificio della zecca reggiana non desta interesse e le sue vicende sono poche. Nel 1513 il Comune concedeva a Giacomo Martelli (che già vedemmo nello stesso ufficio nel i486) l'appalto dei bagattini, dietro compenso di sei (40) Lino Chiesi, Reggio nell'Emilia sotto ì pontefici. Reggio Emilia, Tip. Calderini, 1892. LA ZECCA DI REGGIO EMILIA I95 soldi per ogni libbra di peso della nuova moneta da coniarsi (41). L'incisore a cui il Martelli ricorse per le stampe, questa volta, fu Giovanni Dall'Oca, orefice reggiano, che ricevette dal Comune per tal lavoro ventiquattro lire imperiali O* 2 ). Sotto Leone X la zecca reggiana non diede alcun segno di prosperità. Si ha bensì di questo tempo la solita battitura di bagattini, ma i tipi non variano gran fatto da quelli di Giulio II anzi l'esecu- zione ne è inferiore. Del tempo di Adriano VI ci rimane un barattino piuttosto raro con alcune particolarità e che è l'ultimo prodotto della zecca reggiana sotto la dominazione pontificia (43). CAPITOLO V. Alfonso I dopo il 1523. — Pandolfo Cervi e Girolamo della Penna ferraresi assumono l'appalto della zecca. — G. Battista Cavalli eseguisce i nuovi conii. — Rontà della moneta reggiana. Per avere altre notizie di qualche importanza sulla zecca reggiana, bisogna venire al 1531, sotto la seconda dominazione del duca Alfonso I, ritornato al governo degli antichi stati fin dal 1523. In quell'anno la zecca era stata assunta da Pan- dolfo Cervi ferrarese che la tenne anche il succes- sivo 1532, insieme, questa volta, a Girolamo della Penna, detto il Pennone, pure ferrarese. I capitoli coi quali i due zecchieri promettevano di batter monete sono lunghi e particolareggiati. I punti più notevoli sono : Che i detti maestri dovreb- (41) Arch. cit. — Provvigioni. (42) Arch. cit. — Registri dei mandati, 1514, e. 87. (43) Idem, I96 FRANCESCO MALAGUZZ1 VALERI bero fabbricare Giulii, mezzi Giulii, grossi da soldi tre che in allora si spendevano per dodici quattrini, sesini, quattrini, e soldi; che i giulii da coniarsi fossero di bontà di oncie 11 giuste e ne andassero 96 per libbra ; che i grossi da soldi tre o colombine fossero di bontà di oncie 6 col rimedio di due denari per libbra e ne andassero 190 per libbra ; che i sesini fossero di bontà di oncie 1 1/2 d. per libbra col rimedio di denari 2 per libbra ; che il soldo fosse di bontà di oncie 3 con denari 2 di rimedio e ne andassero 300 per libbra ; che i quattrini fossero di bontà di oncie 1 d.o per libbra col rimedio di due denari per libbra e ne andassero 448 per libbra, in peso. I due maestri di zecca avrebbero poi dovuto coniare ogni anno lire duecento di giulii , trecento di grossi, trecento di sesini, trecento di quattrini e avrebbero pagato alla Comunità due soldi e mezzo per libbra delle monete da cavarsi di zecca : essi poi per loro mercede avrebbero potuto avere denari quattro d'oro per ducato, per fattura di doppi giulii e giulii, soldi ventuno per libbra e dei grossi soldi ventisei e così dei quattrini , soldi e sesini. A sag- giatore poi, a succedere a Marcantonio Catania che aveva servito nel 1531 ed ora era eletto sopra- stante, fu nominato maestro Pietro da Cremona, che avrebbe avuto in ricompensa un quattrino su ogni lira da cavarsi di zecca (44). Sulla fine dell'anno stesso di locazione sorsero però delle controversie tra le due parti a causa del- l'onere del locale per la zecca. Sebbene nel con- tratto su ricordato il primo paragrafo addossasse la spesa pel locale stesso alla Comunità , questa poco dopo credette meglio non incaricarsene e volle ob- (44) V. Documento XVIII. LA ZECCA DI REGGIO EMILIA I97 bligare i locatarii della zecca a provvedersene a loro spese. Allora il Cervi e il Penni , visto che il Co- mane veniva meno ad uno dei patti stipulati, si ri- fiutarono di proseguire oltre nella coniazione (45). Le parti però vennero ad un accordo perchè qualche tempo dopo troviamo che il locale della zecca reg- giana era la casa di messer Bartolomeo Zanelletti, in parrocchia di S. Silvestro , il cui affitto di ventidue scudi d'oro annui veniva pagato per meta dal Co- mune e per metà dai conduttori (4 6 ). Chi fosse l'incisore dei conii in questo tempo non rilevasi dai documenti. La considerazione pero della somiglianza del giulio colle monete contempo- ranee di Ferrara farebbe ritenere che , come pel passato , si fosse ricorso colà per la fabbricazione dei conii. Da una lettera degli Anziani di Reggio in data 28 febbraio 1534 diretta a Nicolò Ariosto , fattole ducale a Ferrara, ci è dato conoscere che delle mo- nete della valuta di soldi nove imperiali che si battevano allora, ne andavano centodiecinove alla libbra e che, fattone il saggio del peso, lo si trovò migliore di quelle di Ferrara di detta valuta. Per avere il giudizio di più saggiatori, la Comunità spedì all'Ariosto delle monete reggiane incaricandolo di farne fare il saggio per suo conto (47), (45) Ardi. cit. — Provvigioni, 1532, 23 sctt. (46) Ardi. cit. — Carte di corredo alle Riformazioni, 1536. Manti. ite (47) Arch. cit. — Registri delle lettere. 198 FRANCESCO MALAGCZZI VALERI CAPITOLO VI. Ercole II. — Coniazioni del 1535-36. — G. B. Cavalli mantovano, inci- sore. — I bagatlini. — Appaltatori della zecca dell' oro e dell' ar- gento. — La famiglia dei Signoretti, orefici reggiani. — Il periodo delle locazioni è portato a un triennio. — Successive coniazioni. — Gasparo Scaruffi. — G. Antonio Signoretti prende in affitto la zecca. — Pastorino da Siena eseguisce i conii. — Nuovi documenti su Pastorino a Reggio. — Altri conii eseguiti da G. B. Cambi, cremo- nese, detto il Bombarda. — Chiusura temporanea deila zecca. Passiamo ora ad esporre le notizie sulla zecca di Reggio sotto il dominio di Ercole II. L'assunzione al trono di questo principe , suc- ceduto ad Alfonso I (morto il 31 ottobre T534) fu accolta con giubilo dai Reggiani. Furono aperte le carceri , stracciati i libri dei processi e dei dazii e fatte splendide luminarie per le vie. Agli ambasciatori reggiani recatisi a Ferrara per ossequiarlo , Ercole fece concessioni e promesse in favore di Reggio W>. Sotto il suo governo la nostra zecca attraversa il periodo più splendido e per la sua attività e pel concorso di artisti di grido, quali intagliatori dei conii. Sembra che nemmeno temporaneamente la zecca sia stata chiusa , quando salì al governo il nuovo principe, dal quale Reggio ottenne probabilmente su- bito la confermazione del privilegio di batter moneta. Nel 1535 e 1536 fu conduttore della zecca reg- giana Pandolfo Cervi. In quel tempo probabilmente si battè lo scudo d'oro col notissimo tipo del Cristo colla croce e il motto : Cuins cruore sanati siduus da l'un lato e lo stemma di Reggio e la leggenda Regii Lombardie dall'altro. Eseguì i conii di questa (48) Panciroli, Op. cit., lib. Vili. LA ZECCA DI REGGIO EMILIA I99 moneta Gio. Battista Cavalli di Mantova, al servizio di quella zecca e medaglista di grido, come il padre Gian Marco (-+9). La coniazione di questi scudi che continuò per tutto il ducato di Ercole II , incornicio dunque in questo tempo. Di Pandolfo Cervi ci resta una petizione al Comune del 7 gennaio 1536, nella quale esponendo che gli era impossibile proseguire a battere al saggio troppo alto ch'era in vigore, chiedeva gii si conce- desse di adottare il saggio di Ferrara altrimenti, come egli aveva fatto tochare cimi mani a qualchuno del magnifico consiglio egli avrebbe dovuto rinunciare all'appalto della zecca secondo le condizioni stabi- lite (5°). Come gli Anziani rispondessero al Cervi non ci è noto. Certamente però presero in considerazione la cosa come risulta da una loro lettera in data J5 febbraio dell'anno stesso al conte Aldovrandino Sa- crati, uno degli Anziani di Ferrara, colla quale gli chiedevano i capitoli di quella zecca e dalla risposta favorevole del Sacrati che inviava i capitoli stessi (50. Nel luglio del 1538 assumeva l'appalto dei ba- gattini l'orefice reggiano Giovanni Magnani, dopo qualche tempo che non eransi coniate tali monete. Si stabili che i conii e tutti gli strumenti per la battitura dovessero essere custoditi e si delego a tal uopo Alberto Fossa, soprastante alla zecca, a conser- varli, e a consegnarli allo zecchiere solo in caso di coniazione (52). Queste precauzioni e certi capitoli inclusi spesso nei contratti di locazione ci fanno ritenere che il (49) Umberto Rossi, Gian Marco e Gian Battista Cavalli, nella Kiv. Ital. di Num. Anno V, fase. IV, 1892. (50) Arch. cit. — Carte di corredo alle Riformagioni. (51) Arch. cit. — Registri delle lettere, 15 febbraio e 6 marzo 1536. (52) Arch. cit. — Provvigioni, 1538, e. 63, 642. 200 FRANCESCO MALAGUZZI VALERI caso di falsificazione di monete da parte di qualche addetto alla zecca fosse tutt'altro che raro. Il Magnani ottenne una proroga nella locazione a incominciare dal 5 aprile 1540. Ma essendo ormai la moneta piccola troppo abbondante pei bisogni del commercio, gli fu proibito di battere altri bagattini per tre mesi. Il locatario allora chiese che dalle lire cinquanta ch'era convenuto dovesse sborsare al Co- mune per la concessione, fosse detratta una somma proporzionale ai tre mesi di ozio forzato ( 53). Passiamo ora alle vicende della zecca delle monete d'oro e d'argento che vedemmo affittata nel T536 a Pandolfo Cervi. Tre anni dopo, Alberto Signoretti (artista ricor- dato più volte nei documenti reggiani per notevoli lavori d'oreficeria) e suo figlio Nicolò s'offrivano di appaltare la zecca e ne presentavano i capitoli. Gli Anziani, tenuto contro che l'Alberto era va/de ido- neum prò tale exercitio nominavano quattro di loro per esaminare i capitoli. Dopo l'esame dei quali, l'offerta fu accettata e nella seduta del 14 gennaio 1540 gli Anziani davano in locazione per un anno la zecca ad Alberto e Nicolò Signoretti aggregando però loro Giovanni Magnani che forse ne aveva pure fatto domanda. Per la locazione questa volta le condizioni furono le stesse fissate il 5 Gennaio 1532 per Pandolfo Cervi e Girolamo della Penna, meno però l'obbligo, da parte del Comune, di prestare il locale della zecca (54). L'anno dopo Nicolò Signoretti, forse assieme al padre, era ancora maestro di zecca. Ciò rilevasi (53) Arch. cit. — Carte di corredo alle Provvigioni, 1543. (54) V. Documento XIX. LA ZECCA DI REGGIO EMILIA indirettamente da una lettera di G. B. Cavalli del i° Gennaio 1541, che spediva ai soprastanti della zecca dui ponzoni, uno del Cristo l'altro de l' arma della Comunità, e che gli erano stati consegnati da Pandolfo Cervi (55). I punzoni erano probabilmente stati richiesti coli' intenzione di adoperarli di nuovo nelle successive coniazioni. La Comunità reggiana dovette esser rimasta soddisfatta dell'opera di Alberto Signoretti perchè, poco dopo, l'i 1 febbraio 1542, gli concedeva l'ap- palto per tutto l'anno. I capitoli, questa volta espressi brevemente, pos- sono essere riportati integralmente dal rogito delle parti contraenti : " Primo ; che detto maestro Alberto condut- tore sia tenuto et obbligato dare con effetto a detta Comunità oli al suo thesoriero soldi vinti per cia- scuna libra d'oro battito, così di quello che si bat- terà in detta Cicha per lo avvenir durante la pre- sente locatione sino nel presente di et fare et man- tenere tutti li osevilii necessarii a detta Cicha a tutte sue spese. " Item che detto maestro Alberto o altro a suo nome non possa ni debba per alcuno modo o via, battere o far battere sesini , quatrini e bagatini di sorte alcuna in detta Cicha o fuori di quella. " Item che sia tenuto et obligato esso maestro Alberto dare ad ogni persona il suo ritratto nel tempo che prometterà darlo. " Item sia tenuto dar et consigliare ogni libra de scudi che batterà o farà battere in detta cicha al peso della libbra di Ferrara. (55) Umberto Rossi, Gian Marco e Gian Battista Cavalli, nella Riv. Ita!, di Num., Anno V, fase. IV, 1892. 202 FRANCESCO MALAGUZZI VALF.RI " Itcm che detto maestro Alberto sia tenuto et obligato infra moggia quaresima prossima hauer saldato tutti li suoi conti et ragioni con detta Co- munità di tutto quello che per causa di detta cicha ha hauuto da fare con essa Comunità et hauer pa- gato al detto Comune ou al suo tesoriero subito che haurà saldato tutto quello che restarà debitor di detto Comune senza eccetione alcuna „ <5 6 J. In quest'epoca il mercato reggiano lamentava altamente la mancanza di bagattini, senza i quali non potevan farsi le restituzioni dei residui della moneta, con grave danno generale. Veniva quindi reso a conoscenza dei molti che s'erano offerti di assumerne la coniazione, che si darebbe, come al solito, la con- cessione al maggior offerente , stabilendosi tra le altre cose , che i nuovi bagattini s' avessero a stam- pare in un sol loco et pubblico, purché non si stam- pino in ciecha , con le porte ouer rebalze aperte et solum di giorno, che delle nuove monete ne doves- sero andare soldi quattordici per libbra e non più (57). Con altra Provvigione il Comune ordinava che la nuova battitura avesse luogo in quella quantità che sarebbe fissata dai soprastanti a ciò delegati e che ogni sei bagattini dovessero valere un quattrino (5 8 ). Il locatario fu anche questa volta Nicolò Si- gnoretti che il 9 giugno 1543 accettava le condi- zioni fissate impegnandosi a pagare alla Comunità dieci cavallotti per ogni peso di bagattini (59). Seb- bene nel contratto non si fissasse il termine della locazione, aggiungendosi che avesse a durare a bene- (56) V. Documento XX. (57) V. Documento XXI. (58) Arch. cit. — Provvigioni, 1543, 16 maggio. (59) V. Documento XXII. LA ZECCA DI REGGIO EMILIA 203 placito de tutti i soprastanti et suoi successori , pure (forse dietro richiesta dello stesso Signoretti che dovette assentarsi da Reggio) l'affitto fu sciolto e il 30 gennaio del susseguente 1544 si concesse la fabbrica dei bagattini, per un anno, ad altro della stessa fa- miglia, Bernardino di Alessandro Signoretti. Questi, mantenuti i patti precedenti , s'impegnò di coniare cento pesi almeno di bagattini, dichiarando voler fare pulcras impressiones seti stampas; il conduttore poi avrebbe lasciato che la moglie del precedente loca- tario, Anna, (colla quale forse il Comune voleva sod- disfare obblighi assunti col marito di lei) facesse stampare a suo piacimento parte di essi bagattini, con altri comi. Contemporaneamente gli Anziani no- minavano Simone dal Borgo e Gio. Battista Mari, reggiani, all'ufficio di pesare e descrivere i nuovi bagattini, collo stipendio di quattrocento soldi impe- riali per ciascuno C 60 ). Passiamo ora alla zecca delle monete d'oro e d'argento. Il Comune, che voleva affidare un ramo cos'i importante della pubblica amministrazione a persone capaci, e che potessero mantenere i patti delle con- venzioni, concedeva, il 5 marzo 1543, per un anno, la zecca dell'oro e dell'argento a Nicola Signoretti. La somma da pagarsi dal nuovo locatario fu stabilita in lire trecento per ogni mille e cento libbre di moneta d'argento da coniarsi, oltre lire sessanta imperiali da sborsarsi entro l'anno : se si battessero più di libbre mille e cento dovesse pagare soldi tre per libbra ; per ogni libbra d'oro fabbricato in zecca invece dovesse pagare ventiquattro soldi imperiali : per manifattura di libbra d'oro potesse prendere lire (60) V. Documento XXIII. 204 FRANCESCO MALAGUZZI VALERI quattro di moneta imperiale, per libbra di bianconi, giulii, mezzi giulii e quattrini, soldi ventiquattro. Tra i capitoli fissati tra le due parti ricorderemo i seguenti : che i maestri dovessero pensare a provve- dere gli arnesi e i punzoni, che si potessero coniare bianconi, giulii, mezzi giulii e quattrini nella quantità da fissarsi dai sopra- stanti del Comune, che i bianconi, giulii e mezzi giulii fossero di bontà di oncie 9 d. 18 senza il rimedio e il bian- cone fosse da soldi 15 , il giulio da soldi io , il mezzo giulio da soldi 5, che detti bianconi pesassero ogni sessantasei e un terzo, una libbra e altrettanto dovessero pesare novantanove giulii e mezzo , e centonovantanove mezzi giulii, che i quattrini fossero di numero , peso e bontà di quelli di Bologna ( 6l >. Da una carta in data 5 gennaio 1543, si rileva che in questo tempo le monete d' argento che si coniavano erano della bontà di quelle di Bologna e corrispondenti a queste nel valore nominale ; i quattrini poi che non fossero quelli di Modena, Bo- logna e quelli vecchi di Siena, i lucchesi, i fiorentini e, s' intende, i reggiani si dovevano bandire ; così dicasi delle parpaiole d'ogni sorta < 62 *. Siili' incominciare però del 1543 erano sorti gravi sospetti sulle monete di Modena e Reggio e il duca, come aveva fatto a Modena, scriveva al podestà di Reggio ordinandogli di inviargli a Fer- (61) V. Documento XXIV. (62) Ardi. cit. — Carte di corredo alle Provvigioni. LA ZECCA DI REGGIO EMILIA rara, prima del 25 del mese corrente, alcune persone pratiche di monete e di zecche per dar spiegazioni sull'argomento e per farle assistere ai saggi che là si sarebbero fatti sulle monete reggiane. La Comu- nità gli inviava perciò Alberto Pratonieri , Giov. Maria Scarufn e Giannantonio Signoretti , meda- glista e orefice di grido ( 6 3); quest'ultimo era fin dal 1541 al servizio della zecca reggiana come sag- giatore e lo vedremo in seguito appaltatore della zecca fino alla chiusura definitiva e fabbricatore degli ultimi conii. Poco tempo dopo arrivava da Ferrara un nuovo ordine al Comune di Reggio di mandare colà gli zec- chieri. Dalla lettera di risposta al ducal fattore ge- nerale in data 18 aprile dello stesso 1543 , rilevo che al Signorotti si era poco dopo unito un socio nella persona di Pandolfo Cervi. Questi, col Signo- retti, partì quindi per Ferrara < 6 iK Colà si fecero i saggi delle monete modenesi e reggiane: queste ultime furon trovate della bontà di quelle di Ferrara, Bologna, Modena, e Venezia. Non ostante questo buon risultato, sembra che anche per Reggio si volesse applicare la misura da attuarsi a Modena 6 v, cioè la sospensione pel mo- mento di ogni lavoro in zecca, e il bando di tutte le parpaiole e quattrini, di questi lasciando in corso solamente i modenesi, i bolognesi, i senesi, i fiorentini ed i lucchesi , e soltanto dopo ciò permettendo che si battessero monete d'argento fino, della bontà e maniera di quelle di Bologna. Ad una istanza degli Anziani per revocare le misure prese, il Duca rispon- deva che per lo interesse pubblico ed anello per far (63) Arch. cit. — Registri delle lettere, 1543, ±2. gennaio. (64) Ibid., 1543, 18 aprile. (65) A. Crespai. cani, < )p. cit., pag. 43. 2o6 FRANCESCO MALAGUZZI VALERI cosa grata a quella.... dilettissima cittade aveva deciso che per l'avvenire le moraiole e colombine non si potessero spendere ne' suoi domini per più di undici quattrini, che pei pagamenti maggiori di venti scudi non potessero adoperarsi sesini e quattrini se non per la somma di dieci lire imperiali e dai venti scudi in giù se ne adoprassero solamente quanti occor- revano per colmare la sesta parte del debito. Affinchè poi quelli che possedevano quattrini forestieri proibiti, avessero il tempo di liberarsene, mandandoli fuori del dominio estense, dava un mese di tempo per proibirli. Permise poi che si battesse moneta alla zecca, ordinando si restituissero al maestro di zecca i punzoni dello scudo, delle monete da soldi dieci e dei mezzi giulii, purché queste monete si fabbricassero di buon argento C 66 ). Il i° aprile 1544 assumevano l'appalto della zecca Benardino Signoretti e Nicolò Maria Taccoli; il con- tratto di locazione però, che sarebbe importante perchè gli stessi patti si ripeterono negli anni seguenti, non fu rinvenuto. La notizia si rileva da un successivo contratto di locazione. Per l' anno 1545 ebbe 1' appalto della zecca reggiana Bernardino Signoretti che rimase pure fino al luglio del susseguente 1546, colle condizioni pre- cedenti^). Gli succedeva Nicolò Parisetti, reggiano esso pure : i soprastanti si riservarono poi il diritto di nominare due saggiatori che avessero a fare due saggi di monete d'oro e d'argento ( 63 ). Con atto 13 gennaio 1547 succedeva al Parisetti, come locatario della zecca, Francesco Maria Calcagni 166) Arch. cit. — Registri delle lettere, 1543, 25 maggio. (67) Ibid. ^68) Ibid. LA ZECCA DI REGGIO EMILIA sempre colle condizioni stabilite negli anni pre- cedenti ,6 9). Ma il Calcagni non potè forse mantenere gli obblighi assunti e fu tosto sostituito da Cambio Cambiatori, il quale allo scadere del termine, il 4 gennaio del 1548, fu riconfermato nell'ufficio. Gio. Battista Vezzani fu poi nominato ad ponderandwn monetas cudendas (7°). Frattanto la zecca dei bagattini era stata concessa, il 26 gennaio 1547 a Nicola Signoretti che, come vedemmo, l'aveva avuto per qualche tempo, pochi anni prima, ma l'aveva poi lasciata dovendo assentarsi da Reggio. Assieme al Signoretti il Comune nominò socio locatario della fabbrica delle monete di rame puro Giovanni Bocaccio, uno ex notariis reforma- tioniun. La mercede stabilita fu di tre lire imperiali per ogni peso di bagattini. Bernardino Vezzani, cittadino reggiano, fu poi delegato all'ufficio di pesatore dello nuove monete (7 1 ). Così le locazioni della zecca, specialmente di quella dell'oro e dell'argento, si succedevano runa all'altra assai frequentemente e a brevi intervalli. E facile credere che tal frequenza di mutazioni nelle persone dei locatari tornasse a scapito degli interessi dei concessionarii e dello stessi 1 Comune che vedeva annettere poco impegno da parte di quelli (che per così poco tempo vi erano vincolati), al buon funzio- namento della zecca. Fu probabilmente per questa considerazione che nel 1549 si deliberò di estendere a tre anni il periodo di locazione che vedemmo precedentemente con- (69) ibid. (70) V. Documento XXV. (71) Arch. cit. — Provvigioni. 208 FRANCESCO MALACUZZI VALERI cessa per un anno solo e alle volte anche per un semestre '.? 21 . Vedremo però che a tal misura il Comune do vette qualche volta derogare. Nella seduta del 22 agosto 1549, un mese dopo la presa deliberazione, gli Anziani nominavano di nuovo il Cambiatori locatario della zecca nella quale, in queir epoca , si battevano soltanto scudi d' oro e bianconi. Nel contratto fu stabilito che i bianconi dovessero essere della bontà di onde nove denari venti e ne andassero alla libbra 71 meno IJ2 giulio, e che gli scudi d' oro dovessero essere della bontà di denari venti e ne andassero 107 alla libbra (73). A quali incisori ricorressero il Comune e gli appal- tatori della zecca reggiana in questi ultimi anni pei conii delle monete da battersi, non si rileva precisa- mente dalle fonti diligentemente consultate. E però bene ricordare che i varii membri della famiglia dei Signoretti, di frequente nominati locatari della zecca, furono orefici e taluni di grido ai loro tempi. L'an- tico archivio comunale reggiano conserva molte memorie di essi e dei loro lavori d' oreficeria. Fra tutti il più notevole è certamente Giannantonio ore- fice e medaglista meritevole di studio, del quale restano non poche medaglie , oltre gli esemplari delle monete reggiane che gli si debbono attribuire. Giova però notare che, se forse qualcun altro dei ricordati Signoretti che precedettero Giannantonio può essersi costrutti i nuovi conii, non lo crediamo probabile nel caso di quest'ultimo, in questo tempo non ancora molto pratico della difficile operazione dell' incisione dei punzoni, tantoché, come vedremo, (72) Arch. cit. — Provvigioni, 1549, 19 Luglio. (73) Ibid. LA ZECCA DI REGGIO EMILIA 20C) ne l I 553 , assunto 1' appalto della zecca, doveva ricorrere all'opera di Pastorino da Siena. Lo scudo battuto dalla zecca reggiana, come risulta dalle relazioni dei saggiatori, aveva di fino denari 22 e costituiva un vantaggio pel commercio reggiano di importazione : infatti fin dall'anno 1546, 31 gennaio, i soprastanti alla zecca avevano respinta la proposta di ridurre lo scudo a L. 5, d. io come a Parma e a Piacenza, in considerazione del danno che ne sarebbe venuto al commercio della città. Ciò nullameno nel 1550 il Cardinal Gonzaga , tutore del nipote duca di Mantova, in una sua grida aveva ridotto lo scudo d'oro reggiano a L. 5, d. 5 ed il biancone d'argento a d. 13 con disonore e danno di Reggio, poiché, al contrario, le dette due monete vantavano la stessa bontà dello scudo e del paolo bolognese, nella stessa grida valutati quello a L. 5, d. 8, questo a L. 5, d. 13 1/2. A Ferrara il duca, saputa la cosa, forse nel timore che le monete reggiane calassero anche altrove, s'affrettava a fai" scrivere al Cambiatori, a mezzo del suo fattoi" generale Lanfranco del Gesso, che cercasse di provvedere e giustificasse la bontà delle monete che si coniavano. Perciò i deputati alla zecca, chiamati ad udienza dagli Anziani il 14 aprile di quell'anno, deliberavano di mandare a Mantova, a spcs:i del Comune e con lettera di credenza, una persona esperta che sa- pesse difendere 1' onore del Comune giustifican- done le monete. 11 prescelto fu Gaspare Scaruffi , economista reggiano e delle cose di zecca scrittore dalle larghe vedute, allora poco più che trentenne. Egli partì, fu accolto favorevolmente a Mantova e riuscì a provare la bontà dello scudo reggiano ti . I74) Andrea Balletti, Gasparo Scaruffi e la questione monetaria nel secolo XV 7 , negli Atti e Meni, della R. Deputa;, di Storia Patria per le Prov. Modenesi. Serie III, voi. I, parte li. FRANCESCO MAI.AGUZZI VALERI Il Cambiatori scriveva allora subitamente al fattoi- ducale del buon esito del viaggio dello Scaruffi a Mantova e quegli così rispondeva : « Al magnifico Cambio Cambiatore, ducal salinaro da Reggio, da fratello carissimo. « Magnif co da fratello carissimo. — Ho hauto la vostra di 24 sopra la cosa delle monete per mezzo de quale son restato sodisfat- tissimo de voi et me ha molto piaciuto che le cose siano passate et stiano del modo che mi scriueti et in risposta non me occorre dirvi altro se non che mi pare che a Parma incaminati el cechiero o altra persona in proposito a chiarire quei di Parma circa la bontà delle monete di qua perchè quello 111."'° signor duca si levi di quella sinistra impressione, datagli indebitamente et di quello sera successo et fatto poi mi darete auuiso et per questo mi vi racco- mando et offero. « Di Ferrara alli xxviii aprile del 1550. « Essendo già gionto qui S. Ecc. tia le ne ho parlato et mi cornette che io vi scriva che non mandiate di fare ut supra. « Come fratello « Lanfranco del Gesso ducal fattore generale ». (75). Come anche da questa lettera si rileva, lo stesso duca di Parma, Ottavio Farnese, aveva pure mostrato intenzione di imitar l'esempio della corte di Mantova e aveva fatto reclami al duca di Ferrara sulla moneta reggiana. Anche questa volta gli Anziani delegavano Gasparo Scaruffi a recarsi a Parma per giustificare le monete battute a Reggio. Lo Scaruffi vi si recò il 16 maggio e presentatosi al governatore Ottavio Ferro, innanzi a lui, ai saggiatori di quella zecca et altri professori di tale arte in Parma provò intera- mente la bontà dello scudo e del biancone reggiano con bonissima sodisfacion di esso s. 0r Governatore, delti sazatori, et astanti (7 6 ). (75) Arch. cit. — Registri delle lettere, 28 aprile 1550. (76) A. Balletti, Op. cu. LA ZECCA DI REGGIO EMILIA 211 Ritorniamo ad esporre le vicende della zecca e ricordiamo le altre battiture in essa eseguite, nell'ul- timo periodo della sua vita, forse il più notevole. Nel 1550, essendo come ricordammo, appaltatore Cambio Cambiatori, si erano fatte trattative per co- niare mezzi scudi d'oro della stessa bontà e peso degli scudi, più colombine e mezzi giulii d'argento della stessa bontà e lega dei bianconi e colle condizioni medesime fissate precedentemente. Inoltre il Cambia- tori s'impegnava a dare alla Comunità cinque soldi per ogni libra d'oro, oltre la somma fissata come corrispettivo della locazione, ammontante a cento scudi d'oro e le spese pei salariati (77). La coniazione dei mezzi scudi però non ebbe luogo; i certificati, sempre completi, dei saggiatori e le carte della zecca reggiana non ne fanno cenno: oltreché non ne rimase traccia in alcuna tariffa. Nel 1552 subentrava al Cambiatori Gasparo Sca- ruffi, che assunse la condotta pagando al Comune novanta scudi d'oro all'anno '7 8 ->. Egli però non fu mai direttore della zecca come asserì il Custodi e sulla fede di lui il Pecchio e tutti i biografi dello Scaruffi. Questi tenne la zecca fino al gennaio del 1553, in cui gli subentrò Giannatonio Signoretti. Quest'artista, forse il primo medaglista di quel gruppo fiorito a Reggio dopo Pastorino da Siena e praticissimo, come da molte sue lettere si scorge, di quel labirinto ch'erano le zecche italiane in quel tempo, era fin dal 1540 al servizio della zecca reggiana. Nel 1541, dopo averlo visto ricordato qualche tempo come saggiatore, lo troviamo maestro di zecca ed era mandato a Bologna ad iustificandum et defendendum (77) V. Documento XXVI. (78) A. Balletti, Oji. cu. KRANCESCO MALAGUZZI VALERI valorem scutorum e finalmente nell'anno in cui siam giunti, 1553, assumeva la condotta impegnandosi a tenere aperta l'officina per tre anni, dietro compenso di centoquindici scudi d'oro. E in quest'epoca che troviamo a Reggio, incisore dei conii, Pastorino da Siena, forse consigliato al Comune dal duca che, come risulta da diverse lettere, per quell' artista nutriva affezione ed approfittava volentieri dell'occasione per favorirlo. Quell'artista, forse il più grande medaglista del cinquecento, aveva lavorato in Ferrara nel 1547, quando ritrasse Alfonso li d' Este , allora principe ereditario : dopo un intervallo di cinque anni egli vi ricompare nel 1552 per eseguirvi le due stupende medaglie di Lucrezia ed Eleonora d' Este , ancor giovinette. Da Ferrara quindi sembra venisse diret- tamente a Reggio, verso la metà del J553 e vi rimase un anno solo. In quell' anno pero la sua attività fu grandissima e fu oggetto di studio interessante. Oltre i conii per la zecca eseguì in quel tempo parecchie pregevolissime medaglie per incarico di ricchi privati, che sono quasi tutte note agli studiosi. L'Armand ci descrive quelle di Gasparo Scaruffi , Baldassare Vigarani, Ippolito Malaguzzi, Alessandro Bonzagni colla moglie Cecilia, Laura Sessi Boiardi (79) ; altre pure son note come quelle di Paolo Vitelli, del governatore di Reggio Alfonso Estense Tassoni, della Girolama Sacrati, ecc., cui è da aggiungersi quella di Francesco Parolari alias Sforzani, orefice reggiano famoso ai suoi tempi e addetto alla zecca in qualità di saggiatore dal 1545 al 1548 ( 8l ). (79) Armami. Médailleurs italiens de XV et XVI siecles. Voi. 2°. (8oj Francesco Malaguzzi, / Parolari da Reggio e una medaglia di Pastorino da Siena, nell' Archivio Storico dell' Arte. Anno V, fase. 1. Roma. LA /.EXCA DI REGGIO EMILIA 213 Da una lettera 26 giugno 1553 del governatore Ferrante Trotti, da Modena, parrebbe che il duca avesse mostrato desiderio di dare la zecca modenese al Pastorino, ma però, essendo i Modenesi contenti dell'opera del locatario della loro zecca di cui non volevano disfarsi, non se ne fece nulla ( 8l ). 11 grande artista senese venne così a Reggio, al servizio di Giannantonio Signorotti, che gli commise tosto la fabbricazione dei nuovi conii per la batti- tura dei bianconi e delle colombine. L'artista ebbe aiuto nell'opera sua da Jacopo, suo nipote e del lavoro che stava eseguendo e della sua speranza di poter ottenere l'appalto della zecca di Modena parla questa sua lettera al duca , che riportiamo : « Eccell.'"° Signor & patron mio u Questa per Escusation con Vostra Eccel. a la qual si deue meravigliar de mio tanto tardar al venir di ciò non dubiti che col mio tardar non o perso tempo quando Vostra Ecc." vedrà quello che io aro fatto si de li polzoni et si de li stermenti (sic) da stampar le medaglie et sono stato qui arrezo (sic) parecchi giorni aspettar Vostra Ecc.' 1 e lavoro intanto et per venir a modana quando ci sa Vostra Ecc.» per terminar quel negotio accio possi attendare più animosamente e mj rendo certo che ancho che jo lusse in assentia quella si ricordara dun suo seruitore e so certis- simo che non si lassara persuadere ala lor volontà perche gua- staremo , e nostri disegni e ragonamenti (sic). E parte innopara et di ciò non dubbito niente. Ne altro per non tediar Vostra Ecc. : ' E baciando le mani meli meliracomando (sic), E Dio la l'eliciti, di rezo. El di diecj d'ottobre 1553. « Di Vostra Ecc.* .• Senio » El pasturino, (di fuori) : « Allo Eccell. m ° Signor 11 Duca » Di ferrara patron mio Osser. mo » 182). (8) R. Archivio di Stato di Modena. — Cancelleria Ducale. Carteggio e documenti di Rettori. Modena. (82) R. Archivio di Stato di Modena. - Arti belle: Scultori. 23 214 FRANCESCO MAI. AGUZZI VALERI Poco però potè il grande artista senese conti- nuare nel lavoro delle stampe per la zecca reggiana, perchè sui primi d'ottobre dovette fuggire, colpito dalla gravissima imputazione d'aver fabbricati scudi d'oro falsi e si rifugiò nella vicina Parma, presso Ottavio Farnese, coli' intenzione di restarvi finché la cosa fosse messa in chiaro, fidando nella sua innocenza. Tuttavia il governatore di Reggio, Alfonso Estense Tassoni raccomandava, con lettera 16 ottobre, al duca di Parma che Pastorino fosse imprigionato e tenuto colà sino che da S. Ecc."" a quella sia scritto altro '83». L'accusa dovette essere dichiarata falsa perchè ai primi di novembre troviamo di nuovo Pastorino a Reggio. Non fu però tosto rimesso in libertà, come ne fa fede questa lettera sua, pure inedita, al duca di Ferrara: « Ecc. mo patrone mio « Questo per dire a Vostra Ecc.' 1 la qual si degni o parar un pò dela sua pacientia col legger questi pochi versi per i quali si prega, e suplico a vostra Ecc. 3 che se pur quella si contenta che io stia in prigione so e sarò sempre contento a quanto uorra Vostra Ecc." Ma la prego che la prigione sia chosta in luogo e modo che io possi dar fine ale opare chomincie per Vostra Ecc. a le qual sono abhuon termine, e chome sonno fenite. E sempre che li piace facci di me quel che le pare e se quella si contenta che io venga quela ne facci dare auiso e uerro secreto, o palese chome piacerà a quella se io douesse venir inudo e scalzo. E uevendo io quella facci che qua le nostre e mie chose che a el Podestà mi sieno restituite che si portino che sor {sic) tutte chose dallauorare , e di tanto la prego di nuovo. E de la breuità perche perdo tempo. 183» V. Umberto Rossi, Pastorino a Reggio Emilia, in Archivio Sto- ri™ dell'Arte. Anne. I, fase. VI: Nuovi documenti. LA ZECCA DI REGGIO EMILIA 215 Ne altro se non quella mi perdoni e me li racchomando di continuo e li bacio le manj. Di rezo. El di 8 di novembre 1553. « Di Vostra Ecc. u senio u El pasturino. (di fuori): u Allo Ill. mo Ecc. mo Signor jl Ducha u Di ferrara padron mio ». (841. Pochi giorni dopo scritta questa lettera, l'artista riceveva piena libertà, per intercessione del duca di Parma. A questi, il 13 dello stesso novembre, scri- veva infatti ringraziando di tanta umanità usata verso di lui in quella circostanza. Da questa lettera rilevasi inoltre che Pastorino, durante la sua permanenza a Reggio, lavorò pel Farnese e per la zecca di Parma. Tra le monete per lui coniate eravene una da tre giulii, che raffigurava Muzio Scevola simbolicamente ricordante il duca Ottavio che, assediato in Palina da Ferrante Gonzaga aveva saputo animosamente tenergli testa tino alla levata del campo nemico e pur mostravasi pronto ai più duri cimenti per conservare il suo ducato: dalla lettera stessa si rileva inoltre che appunto in quel tempo intagliò la medaglia in onore di Paolo Vitelli, ducal luogotenente che nella guerra accennata si distinse moltissimo * 8 5). 11 30 marzo del successivo 1554 Pastorino scri- veva di nuovo al duca Ottavio inviandogli , per mezzo del nipote Jacopo, le stampe per quella zecca raccomandandogli che s'interponesse perchè i patti convenuti fossero mantenuti e mandandogli una me- daglia di stucco che aveva fatto per passai- tempo <86) . (84) R. Archivio di Stato di Modena. — Arti belle : Scultori. 185) A. Monchini , // Pastorino da Situa, negli Atti e Meni, delle RR. Deput, di Storia Patria per le Prov. Modenesi e Parmensi. .Scric I, voi. V, fase. 1, 1869. (86; Op. cit. 2l6 FRANCESCO MALAGL'ZZI VALERI Giannantonio Signorotti scadeva dall'ufficio di appaltatore della zecca reggiana nel 1557 e gli su- bentrava suo fratello Bernardino, coli' annuo affitto di no ducati d'oro ( 8 7). Ma ecco che il duca, forse pel desiderio, che già trovammo in altri principi, di voler incise sulle impronte delle monete segni più palesi della sua sovranità , o fors' anche perchè i conii eseguiti da Pastorino da Siena erano già logori, mostrò il desi- derio che la Comunità reggiana facesse rifare i pun- zoni, e anche questa volta dal Pastorino. La Comunità di Reggio, o che ne avesse avuto abbastanza dell' incisore senese che sembra fosse stato pagato con molta larghezza o che realmente i conii fossero ancora in buono stato , spediva a Ferrara due lettere in proposito. Siccome le due lettere ripetono le stesse cose, riportiamo qui la prima, che, come l'altra, è senza intestazione e di cui conservasi neh' Archivio di Stato di Reggio la minuta : u Ul. m ° Signor honorandissimo, « Hauendo inteso si per Relatione de Hippolito Malaguzzi nostro concive si anco per lettere de Messer Annibal brami quanto sia di mente Sua Excellentia che si rifacciano li ponzoni di questa ceccha per maestro Pastorino in megliore refformatione di quello che sono , mandiamo questi bianchi che di presente si battino in detta nostra ceccha in mano del brami nostro agente, acciò col mezo di Vostra Signoria si facia vedere a Sua Excellentia che l'impronto de le presente monete non e tale come forse vien bia- smato da qualche uno per suo particolar intento. « E ben uero che si ni battirno a li anni passati certi bianchi con uno improntto di Sua Excellentia non ben figurato ma quello si guasto et non si usa più et in loco d'esso si fece fare il presente per il suddetto maestro Pastorino, il quale non ha causa biasmarlo più essendo sua opera. Però si desiderarla che Sua Excellentia (87) Ardi, di Reggio cit. — Riformagioni. LA ZECCA TU REGGIO EMILIA 21 7 non permettesse che questo nostro ceccherro (sic) a quale spetta tal spexa non fusse gravato di nuovo spendendo in riffa re detti ponzoni poiché è stato necessitato comprare questi medesmi fatti per esso Pastorino che sono buoni come si può vedere per 1' im- pronto. « E pur quando anco a Sua Excellentia non piacesse il presente il che non crediamo questo nostro cecchero allegha avere qua uno cremonese molto ex:ellente in simile exercitio il quale ha promesso di fare tutto quello sera necessario a satisfaccione di Sua Excellentia et a benefitio di esso cecchero ne la spexa che i andana il quale Cremonese e quello che presentò un retratto a Sua Excellentia quando era qua in Reggio et già ha la parola del Cecchero et anco da questi nostri soprastanti a la Ceccha, occorendo che si habbino a riifare, per tanto preghiamo Vostra Signoria a voler esser con Sua Excellentia et narrargli il tutto in nome nostro et del successo darci aviso. Et ci perdoni se gli diamo faticha, et a lui si raccomandemo » (88). Il Cremonese molto exccllente in simile esercitio era Giambattista Cambi detto il Bombarda in quel tempo abitante in Reggio. Non è noto per qual ragione, detto artista, per ordine ducale , avrebbe dovuto essere bandito da Reggio e allora gli Anziani scrive- vano al duca perchè non si attuasse tal misura a danno del Cambi cognoscentcs sufficentiam et utili- tatem /mie civitati provenientem (8 9». L' ordine du- cale fu revocato perchè poco dopo troviamo il Cambi al servizio della zecca reggiana. Nello stesso 1557 l'artista cremonese era già addetto alla fabbrica dei conii e riceveva in mercede dal Comune novanta lire (9°). Questo artista è il medaglista dall'Armand erroneamente chiamato Andrea, e che a Reggio fece le medaglie di Giulio Vedriani e di Eleonora Cambi sua moglie. (88) Arch. cit. — Carteggio degli Anziani, 1556. (89) Archivio di Reggio. Riformagioni, 11 sett. 1557- (90) Arch. cit. — Carte di corredo alle Rif, 1560. 2l8 FRANCESCO MALAGUZZI VALERI In questo tempo Reggio sentiva tutto il danno delle guerre che andavansi combattendo tra i varii stati vicini. La città era in continuo piede di guerra. Quindici mila francesi e mille cinquecento cavalli ai comandi del duca di Guisa eran venuti a Reggio, dove il duca Ercole, che s' era loro alleato contro gli Spaglinoli, li passò in rivista. Poco dopo i Cor- reggeschi e i Guastallesi saccheggiavano crudelmente le ville dei Reggiani , i lavori campestri erano ab- bandonati e i contadini spaventati l'uggivano '91). Per tal ragione, il conduttore della zecca reg- giana , lamentandosi che per essere interrotte le strade, i mercanti forastieri che davano il massimo guadagno alla zecca non potevano recarsi a Reggio a portarvi oro e argento, nel novembre 1557, chie- deva agli Anziani che si annullasse l' affitto , finche la guerra durasse e che il Comune si contentasse dei venti soldi per ogni libbra d'argento da coniarsi in zecca te 2 ). Gli Anziani presero in considerazione la do- manda, ma non è dato conoscerne l'esito. Dai man- dati di pagamento al Signorctti risulta ad ogni modo ch'egli tenne la condotta fino al termine stabilito ( 93.'. Allo scadere del quale chiedeva ed otteneva che gli fossero restituiti i ferri del suo mestiere, che aveva ripetutamente domandati. A questo punto dobbiamo ricordare un breve periodo di chiusura della zecca reggiana da tanto tempo attiva. A Modena la piazza era riboccante di sesini e di monete di bassa lega e nel 3 febbraio 1559 quei (91) G. Panciroli, Op. cit., lib. Vili, 1557, e seg. 1^92) V. Documento XXVII. (93) Arch. cit. — Carte di corredo alle Provv., 1558, 1559, 1560. LA ZECCA DI REGGIO EMILIA 2lg Conservatori ne scrivevano al duca. Questi ordinava allora di sospendere l'esercizio di quella zecca. Il 14 dello stesso mese si pubblicava una grida colla quale, limitato il valore delle monete correnti in Modena, toglievansi di corso tutti i sesini tranne i reggiani e i ferraresi. Conosciutasi a Reggio tale disposizione, lo zec- chiere si mise a riconiare i sesini con sette martelli. Allora i Conservatori modenesi presentaronsi al Go- vernatore ed esponendogli come in Reggio batte- vansi sesini , scudi e quattrini calanti dalla bontà prescritta e che la quantità stragrande di sesini bat- tutivi contribuiva ad aumentare il valore dello scudo, domandavano provvedimenti a tal uopo. Scrissero inoltre al duca pregandolo di por rimedio all'incon- veniente e di permettere al loro zecchiere di battere monete d'argento fino o d'oro secondo il prescritto, abolendo poi i sesini di Reggio per non essere alla liga ne al valore di ottanta dui bolognini per Scudo. La risposta del duca fu ben diversa e sembran- dogli giunto il momento di attuare un suo desiderio lungamente vagheggiato , Ercole II , con lettera 3 aprile 1559 al Governatore di Modena , proibiva di battere monete di so/la alcuna in Modena et in Reggio (94). Cos'i le due città vicine dovettero chiudere le loro officine delle monete , senza molta speranza questa volta di poterla tosto riaprire. In tal modo stavano le cose quando mori il duca Ercole. (94) A. Crespellani, Op. cit., pag. 47 e 48. 220 FRANCESCO MALAGL'ZZI VALERI CAPITOLO VII. Alfonso II. — Riapertura della zecca. — Battiture del 1566, 1567, 1568, 1569 e l'ultima del 1571-72. — Bernardino e Giannantonio Signo- retti. — Capitoli del 1571 , con quest'ultimo che eseguì i conii. — Ragioni che fanno ritenere che la chiusura definitiva della zecca reggiana sia avvenuta nel 1572 o 1573. — Ultime notizie e tentativo di riapertura nel 1597. Alla morte di Ercole II (3 ottobre 1559) succe- deva nel governo Alfonso II. Nel 1562 aveva luogo a Reggio una battitura di bagattini in numero di trecento scudi e in ragione di tre per ogni quattrino (95). Gli esemplari di queste monete vanno probabilmente ricercati tra i bagattini anonimi che si conoscono nelle collezioni e dei quali parleremo più avanti. Dopo qualche tempo sembrò ai Reggiani giunto il momento di chiedere al novello principe il per- messo di riaprire la zecca dell'oro e dell'argento e nella seduta del 17 novembre 1565 il Consiglio degli Anziani deliberava di fare un' istanza al duca in questo senso (9 6 ). La risposta di Alfonso si fece attendere fino al r 7 giugno del susseguente anno, ma fu favorevole. Il duca permetteva si riaprisse la zecca, a condizione che si osservassero gli ordini della zecca di Ferrara e altre prescrizioni (97). Modena non ottenne lo stesso permesso che due anni dopo (98). (95) Arch. cit. — Provvigioni, 1562, 18 sett. 196) Ibid. (97) Arch. cit. — Carteggio del Reggimento, 1566, 17 giugno. (98) A. Crespellani, Op. cit., pag. 53 LA ZECCA DI REGGIO EMILIA 221 A Reggio si approfittò tosto della facoltà con- cessa ed è questo di cui esporremo ora le vicende, l'ultimo e breve periodo di vita della zecca reggiana. Del 1566 ci rimane un documento da cui s'ap- prende che nel novembre si stavano coniando degli scudi d'oro e che per ordine ducale dovevano spen- dersi a lire sei e soldi dieciotto. Il Massaro però non voleva accettarli che pel valore per cui corre- vano , cioè per sole lire sei e soldi diecisette. Gli Anziani ne scrivevano in proposito al duca (99). Del 1567, 14 febbraio, abbiamo una petizione di molti mercanti reggiani che chiedono al Comune che, per le esigenze delle contrattazioni e dei mercati, si battano mille ducati di bagattini. Gli Anziani pren- dono in considerazione la cosa e nominano una commissione che riferisca ( loo \ Il 23 maggio dell'anno stesso gli Anziani esa- minavano i capitoli presentati da Bernardino Signo- rotti, che probabilmente assunse la condotta della zecca per un anno ( ,01 ). I capitoli non sono pere riportati nella provvigione che ci dà quella notizia. Certamente nel 1567 vi fu una battitura numerosa di quadruple doppie col conio dei quarti scudi d'oro, quarti , cavallotti e sesini e a Giannantonio Signo- retti debbonsi senza dubbio le fabbricazioni dei conii. A queste battiture appartengono i quarti da soldi 30 colla leggenda pace bclloquc fuielis, ben noti. Scaduto il termine della locazione, Bernardino Signoretti cedeva il posto a Giannantonio , dopo la decisione presa dagli Anziani nella seduta del 17 dicembre 1568. Fu stabilito che il nuovo locatario pagherebbe tre soldi imperiali per ogni libbra d' ar- (99) Arch. cit. — Provvigioni, 1566, 2 novembre. (100) Arch. cit. — Provvigioni, 1.567, 14 febbraio. (101) Ibid. FRANCESCO MALAGUZZ1 VALERI gento da coniarsi e che si assumerebbe le spese pei salariati addetti all'officina : spese che furon calco- late in venti scudi ( I02 ). Nel febbraio del 1569 Giannantonio, avendo ac- quistato da alcuni forestieri una certa quantità d'oro da lavorare, chiedeva ed otteneva dal Comune di po- tersene servire nella fabbricazione di tanti scudi ( I(J 3). L'8 agosto del 1569 subentrava di nuovo nel- l'appalto Bernardino Signoretti che prometteva di lavorare, secondo i capitoli e la lega di Ferrara , dietro compenso di soldi cinque per libbra d'oro e di tre per libbra d' argento , dando per ciò buona cauzione ( io 4>. Nel 1571 i Reggiani pregavano il duca che per vantaggio del commercio che si aveva colle città vicine permettesse che si coniassero quarti, bianchi, giulii e una certa quantità di monete più basse. 11 19 marzo dell'anno stesso il duca rispondeva favo- revolmente al governatore di Reggio, ed al Comune non rimase che trovare un nuovo locatario del- l'officina delle monete ( io 5>. Questi fu di nuovo Giannantonio Signoretti, l'ul- timo appaltatore della zecca reggiana, che il 9 luglio 1571 assumeva per un triennio la fabbricazione delle monete. Ecco i patti principali stabiliti tra 1' artista reg- giano ed il Comune a tal uopo. Il Signoretti doveva battere alla lega di Fer- rara ogni e qualunque sorta di monete d' argento che tiene once 11, ti. 8 de fino e battere monete da L. j (102) V. Documento XXVIII. (103) Arch. cit. — Provvigioni, 1569, 7 febbraio. (104) V. Documento XXIX. (105) R. Arch. di Stato di Modena. - Zecca di Reggio. - Docu- menti e lettere relative dal 155° al t6o3. LA ZECCA DI REGWO EMILIA 223 l'unti et ila sol. jo et da 20 et da sol. ij a suo bene- placito et de cavalotti e colombine a beneplacito dei soprastanti ; per ogni libbra d'argento doveva pagare alla Comunità soldi due ; battendo scudi d'oro, questi dovevano essere della bontà e peso di Modena e il locatario doveva pagare alla Comunità soldi venti, per ogni libbra d'oro ; gli ufficiali e soprastanti dovevano essere al solito pagati dal locatario che doveva dare pure buona e idonea sicurtà, ecc. A questi capitoli fanno seguito queste altre di- sposizioni d' ordine generale e importanti perciò a conoscersi: I soprastanti alla zecca dovevano avere una cassa con due chiavi ben fatte, delle quali una doveva restare presso di loro e l'altra presso il zec- chiere. La cassa era destinata a contenere i pun- zoni e le stampe di qualunque sorta : dui-ante le battiture uno dei soprastanti doveva restai" presente; ma quando si volesse fare il saggio di qualche moneta d'oro o d'argento, allora uno de li Deposi- tarli trovi imo due de li Soprastanti prò tempore et li conduca alla Cecha , quale alhora pigliarti de la cassa preditta la monella battuta di quella che si vora fare saggio tanto d'oro quanto d' argento et postagli sopra una tavola mischiandola bene li soprastanti pigliarono in diversi loghi tre quattro del cumulo et tanto quanto alhora parrà houesto et le durano al Depositario, di poi darà al saggiatore quella per nu- mero fui di bisogno pigliando de le dette mollette la ratta per ciascuna, il quale fatto chaverà il saggio, darà di sua mano una polke dove si contenera la bontà e la qualità di esse manette dandole al Deposi- tario col saggio fatto, il qual saggio il Depositario lo 2>4 FRANCESCO MALAGUZZI VALERI debba governare sotto bona custodia in un paco di carta scrivendoli suso il giorno qual fu fatto il saggio e riponerlo; la nota del saggio doveva esser rin- chiusa nella cassa, quando le monete fossero tro- vate buone e i soprastanti dovevano firmarla ; i soprastanti dovevano essere almeno tre quando si levava di zecca oro e argento ; i depositarli dovevano pesare le monete d'oro e d'argento a libbra poi notare detto peso in un libro a partita per partita secondo la qualità delle monette, e il libro doveva rinchiudersi nella cassa ; le monete non buone per bontà intrinseca o per peso dovevano guastarsi , presente almeno uno dei soprastanti ( Io6) . In questo tempo il Signorotti rappresentava pro- babilmente l'uomo che pel Comune riuniva tutte le garanzie per la delicata carica di appaltatore della zecca. Oltre essere già stato più volte , come ve- demmo, locatario della stessa officina reggiana , nel 1559 aveva tenuta quella di Novcllara e dal 1569 al r 575 anche quella di Correggio : e della pratica grandissima ch'egli aveva fatto di quel labirinto che erano allora gli affari delle zecche d'Italia ne rimane la prova in una serie di importanti sue lettere al go- vernatore ducale, conte Alfonso Estense Tassoni ( IO ?\ La considerazione che in questo tempo il Signo- rotti , valente orefice e ricordato spesso nei docu- menti reggiani per notevoli lavori, era benissimo in grado di fabbricarsi da sé i conii e la somiglianza di stile tra le monete reggiane delle ultime batti- ture e le medaglie che gli si attribuiscono ci fanno 106) V. la Biografia di Antonio Signore/ti in Appendice. \\o~i) Francesco Mai. aguzzi Valeri, Notizie dì artisti reggiani i^oo-ióooX Reggio-Emilia, Tip. Degani, 1892. — V. i Documenti. LA ZECCA DI REGGIO EMILIA ritenere, sebbene documenti espliciti non confermino l'asserto, che egli fabbricasse gli ultimi conii. Esso dovette usufruire di parte dei conii già fabbricati per la precedente battitura del 1567, co- sichè solo alcuni furono intagliati nell'ultimo biennio di vita della zecca reggiana. I bellissimi conii e punzoni dell'ultima battitura furono ritirati dalla Comunità, che, per ordine ducale, li deposito neh' Archivio Comunale da cui furono trasportati nel Museo Civico di Reggio, dove ora conservatisi accanto ai calchi da quelli ricavati e ad altri oggetti, già della zecca stessa. Sulla chiusura della zecca reggiana non abbiamo documenti diretti che servano ad avvalorare l'ipotesi che ci par la giusta, che dessa sia avvenuta nel 1572 o nel 1573. La cosa del resto era probabilmente attesa dai reggiani che più d' una volta avevano veduto gli Estensi tentare di chiuderla e riuscirvi anche per qualche tempo. Il desiderio d'Alfonso li di concen- trare in Ferrara le zecche del ducato e la tempo- ranea chiusura dal 1559 al 1566, che costituiva un precedente, lasciavano supporre che la soppressione delle due zecche vicine di Reggio e Modena non fosse lontana. Soltanto Reggio invece -ubi la misura attesa, mentre Modena continuò ancora, in grazia di altri avvenimenti , a batter moneta per lungo tempo ' Io8 '. Le considerazioni principali che ci fanno ritenere che la chiusura definitiva della officina monetaria di Reggio si debba ascrivere al 1572 o al principio del susseguente 1573 sono due. L'una è che non si conoscono affatto monete posteriori a quelle date ; (108) A. Crespellam, Op. cit. 22Ò FRANCESCO MALAGUZZI VALERI l'altra è la mancanza assoluta di successivi documenti sulla zecca propriamente detta. Le carte della zecca, presso l'Archivio di Stato di Reggio, si arrestano appunto a quell' anno, per quanto riguarda le co- niazioni ; le posteriori sono gride e carteggi relativi al corso delle monete nella città o a questioni ana- loghe. Le ricerche fatte negli Archivi vicini e so- pratutto quelle diligenti eseguite nella Sezione Co- munale dell'Archivio ricordato, non ci lasciano alcun dubbio sul tempo della definitiva chiusura. Né i car- teggi pel solito completi tra il Comune e il duca e tra questi e il Reggimento, né le Ri/or magioni o Prov- vigioni del Consiglio, una serie preziosissima di vo- lumi diligentemente redatti, né i mandati di pagamenti della Tesoreria che per 1' addietro registravano le spese più minute per la zecca , fanno alcun cenno di coniazioni ulteriori. I certificati dei saggiatori tenuti ordinatamente e ancora in filze fino a poco tempo fa, si arrestano appunto al 1573. Inoltre un registrino, ove sono diligentemente notate tutte le monete che sortivano di zecca, si arresta anch'esso a quell'anno ; tutte le carte che seguono e formano i tre quarti del codicetto sono del tutto bianche. Dopo il 1573 rimasero in Reggio i presidenti della zecca e i superstites cichae, ai quali spettava la sorveglianza sul corso delle monete e che stavano in relazione colla corte ducale per tutto ciò che si riferiva alle gride e al valore delle monete in corso a Reggio e nel ducato. Alla chiusura della zecca di Reggio si giunse quando il duca ebbe trovato un espediente che rispondeva al suo scopo, nel rendere responsabile la Comunità dei mancamenti degli zecchieri, tutt'altro che rari, in quel tempo. È probabile che la sorve- glianza che il Comune esercitava o avrebbe dovuto esercitare sull'andamento della zecca, per mezzo dei LA ZECCA DI REGGIO EMILIA supcrstites cichae, non fosse sufficiente a far sempre mantenere ai locatarii gli obblighi stabiliti nei capi- toli. Una prova di tal cattiva sorveglianza la ve- demmo nell'accusa di falso, probabilmente infondata, fatta a Pastorino da Siena nel 1553. E al primo mancamento del zecchiere , il duca , prendendo la palla al balzo, avrà ordinata la definitiva chiusura dell'officina. Accenneremo per ultimo a un tentativo fatto dai Reggiani nel 1597 di riaprire la zecca. Da due lettere di Enea Pio di Savoia, governatore di Reggio in quel tempo , risulta che il Comune aveva già avuta qualche speranza dal duca su tal proposito e che si erano iniziate trattative con maestro Andrea Caselino di Piacenza, in quel tempo al servizio del duca di Parma, per la fabbricazione dei conii. Ma la cosa cadde quasi subito, essendosi considerato che l'aprire di nuovo la zecca era negozio di molta con- siderazione et difficultà, si per mancamento di capitale come di huomini... intelligenti in simile professione ( io 9>. Se altri tentativi dopo questo siano stati fatti per riaprire la zecca l'ignoro: negli Archivi con- sultati però non se ne conserva ricordo. Gli Estensi ad ogni modo, che nel 1598, perduta Ferrara, scel- sero a loro sede Modena, avrebbero consigliato ai Reggiani di servirsi della zecca della città vicina , se il caso di nuove richieste si fosse presentato. Del resto i tempi eran mutati, nelle condizioni politiche, da quando bastava ai Reggiani, per rimuo- vere il duca da un ordine di chiusura della zecca, fargli considerare il vantaggio che ne veniva alla iiooj R. Archivio di Stato di Modena. Cancelleria ducale. — Car- teggio e documenti di Rettori. Reggio. — Lettere 16 febb. e 5 agosto 1597 da Reggio, del governatore al duca. 228 F. MALAGUZZI VALERI - LA ZECCA DI REGGIO EMILIA città dal batter moneta e l'onore che su lui stesso ne ricadeva. Non eran più i tempi in cui le stesse ragioni di stato spingevano i principi a concedere qualche cosa alle città soggette. Dopo che il du- cato fu ridotto in ben più ristretti contini e le vicende politiche consigliavano ai piccoli principi di restringere e riunire a sé tutte le prerogative della sovranità , Reggio non ebbe quindi più a sperare di godere an- cora del vantaggio di coniar monete. E quel privilegio che da Federico li in poi con tante fatiche aveva saputo conservare , meno poche interruzioni , fino allora, fu perduto per sempre. Cos'i si chiude la serie delle inedite notizie sulla zecca di Reggio , per le vicende sue e pel valore degli artisti che vi furono addetti , una certamente tra le più notevoli d'Italia. (Continua). Francesco Malaguzzi Valeri. UNE MONNAIE DE MONACO DU MUSÉE DE MARSEILLE (»ì "11 tg4 v^fji Avant 1634 les monnaies de Monaco sont des plus rares. M. Girolamo Rossi, qui Ics a recherchées avant nous, ne cite que l'écu-soleil de Lucien , dont l'unique exemplairc connu, provenant de la collection Jean Rousseau, doit se trouver aujourd'hui entre les mains d'un amateur de Rome. D'après les faits rap- portés dans Ics Documents historiques publiés par M. Saigc, il est a croire que cette monnaie a dù etre frappcé vers 1512, soit a Gènes soit a Monaco, a l'aidc d'un coin rovai de Lois XII (pour le revers), en vue d'acquitter la somme de 500 ccus d'or sti- li) Le méme sujet avait dcjà etc traitc par l'auteur, cn 1885, dans la Revue belge de Nuinismaiique, sous le titre : Piece inedite d'I [onore 11, prince de Monaco. C'est dans le but d'en mieux dégager l'intérèt au point de vue de la numismatique italienne qu'il a bien voulu complète! - son premier travail pour le mettre sous les yeux des lecteurs de la Rivista. 23O C. JOLIVOT puléc dans le traité conclu avee Machiavel , de ma- nière à profiter de l'affi 11 enee du metal dans les banques génoises, par suite de laquelle l'opération du monnayage devait ètre peu coùteusc si mème elle n'était rémunératrice. Depuis 1512 , la numismatique monégasque ne nous fournit, quant a présent, aucune pièce connue avant le talare d'argent d'Honoré II que possedè le Muséc de Marseillc. Cette monnaie qui nous a été signalée obligeam- ment par M. Laugier, conservateur du Cabinet des mèdailles , est du module de 40 millimètres et du poids de 20 grammes. C'est un talaro ou florin de 28 sous. L' avers représente un écusson , de forme plus elegante que vèritablement héraldique, somme de la couronne fleuronnée, et accompagné de lambrequins d' un bon style. Cet écu écartelé porte aux 1 et 4 les armes de Monaco (fuselé d'argent et de gueules), aux 2 et 4 celles de Yaldetare (aigle imperiale ayant en coeur le blason de Landò. Dans la couronne, la derise des Grimaldi : DEO • IVVÀ///V/ autour, entre deux listels, la legende HONORÀ^ : Il : Dei : &ra(ia : PRViceps : MONOECI (Honoré II, par la gràce de Dieu, prince de Monaco). Les armes de Laudo , un peu difficiles à de- chifFrer, a cause de la pctitesse des signes, étaient : Écartelé, aux r et 4 d'azur a deux fasces vivrées d'or (Landò); aux 3 et 4 pale d'or et d'azur de six pièces à la fasce d'argent brochant sur le tout (Cordova- Aragon). Ali revers, un phénix éployé la tète a gauche, ayant en coeur le chiffre 28 inscrit dans un cercle. Legende entre deux listels: IN • SENECTVTE • VIRESCIT. (Ibacquiert des forces dans la vieillesse); sous l'immor- talité (bucher) , le different S (barre) que nous re- UNE MONNAIK DE MONACO 23I trouvons plus tard sur Ics monnaies frappées en 1650 à Monaco. La signification du phénix nous échappe. Peut ótre n'y faut il voir qu'une imitation , voulue de l'aiglc imperiale ? La juxtaposition des armes de Monaco et de Landò nous indique quo cotte pièce date de la mi- norité d'Honoré II, durant laquelle celui-ci etait place sous la tutellc ombrageuse de son onde ma- temei Fréderic Landò, prince de Valdetare. C'est en 1613 qu' Honore li, a la suggestion probablement de son tuteur, prince du Saint Empire, prit pour la première Ibis le titre de prince au lieu de celui de seigìieiir de Monaco. Cette qualifìcation, que nous avons déjà remarquée sur l'écu-soleil de Lucicn, pourrait ètre un indice de fabrication dans un atelier de l'empire. A partir de 1619, date de son mariage avec Hippolytc Trivulce, ce sont Ics armes de Trivulce qui prennent , sur son écu, la place de celles de sa famille maternelle. La pieci- a donc du ètre battue entre 1613 et 1619. Où l'a-t-elle étè? A Milan, où Honore li résidait a cette epoque? 011 a Compiano , dans l'atelier de son onde et tuteur ? M. Pigorini, dans son intéressante monographie de cet atelier, ne nous fournit aucune lumière à ce sujet. Un autre monnaie du Cabinet de Marseille, dont nous devons également, la communication à 1' obli- geance de M. Laugier, nous donne un terme de coni- paraison, qui nous ferait pencher en faveur de cette dernière hypothèse. C'est une pièce de 15 soldi éga- lement en argent , du module de 30 millimètres et du poids de grammes 6,60. L'avers représcnte le buste cuirassé a droite du prince de Valdetare , tenant de la main gauche le pommeau de son épée 011 un bàton de commande- ment. Le sommet de la tète entre dans la legende 232 C. JOLIVOT - UNE MOXNAIE DE MONACO qui porte : Dominus : FEDERA : LANDVS * Soldi XV # Sacri : Romani : imperli : AC : VklListarii • (Sire Fréderic Landò - XV sous — (prince) du Saint Empire Romain et de Valdetare). Au revers, l'aigle imperiale éployée porte en coeur lea armes des Landi. Elle est entourée de la legende : TÀR/ : E/ : CENI : PR\Hceps : INI : BAR* : MARr/r/o : Compia/ti : Comitis : Dominus ou Ceterorum Dominus (Prince de Tare et Ceni , quatrième marquis de Bardi , sei- gneur du comté de Compiano). M. le Docteur Solone Ambrosoli a signalé dans la Gazzetta Numismatica de 1886, n. 1, un florin de Gonzague qui se rapproche de celui que nous donnons plus haut. Nous accuillerons avec reconnaissance toutes les Communications que pourrait suggérer la lecture de la présente notice. C. fOLIVOT. DI ALCUNI MINUTI DI GENOVA Sul finire delle ultime vacanze autunnali, in un sacchetto di svariatissimc monete, datemi ad esami- nare in Como, ebbi la fortuna di rinvenire alcuni minuti di Genova, che mi furono anche cortesemente ceduti. Non costituiscono vera novità, ma ai lettori della Rivista Numismatica, cui non sono certamente passate inosservate le importanti Annotazioni del- l'egregio signor Colonn. Ruggero intorno ai minuti di Genova, credo non tornerà sgradito che io richiami la loro attenzione sui miei di recente acquisto, dacché valgono a compiere notizie date nelle Tavole descrit- tive delle Monete di Genova, ed a meglio confermare la convinzione manifestata dal Ruggero \\oN Annota- zione XXIII M, essere stati battuti minuti anche al nome del re Ludovico XII. Alcuni di questi minuti appartengono a Filippo di Cleves, alcuni a Ludovico XII, alcuni al doge Otta- viano Campofregoso. Quattro sono i minuti al nome di Filippo di Cleves, governatore di Genova per Ludovico XII, e distinti in tre varietà, due delle quali non sono accennate ne\V Annotazione XX del Ruggero 2 '. Una (i) In Rivista Numismatica, 1893, anno VI, fase. Il, pag. 183. (2| In Riv. Ni lib. iiij sol. ij d. o Mcccclx viiij \ lib. iiij sol. ij d. o Mcccclxij ) Mcccclxx Mcccclxiij lib. j sol. iij d. o Mcccclxxj Io. Franciscus De la Turre Antonius Marlianus ( Magistri Intratarum ordina- Iohannes Melcius Iohannes Bottus narum. Ziliolus de Oldoynis Iuris ) utriusque doctor. f Magistri ducalium Intratarum Pinus de Yernacijs legum [ extraordinarium. Dominus de Zandemarijs ' Franciscus de CYassis notarius oi'fitij referendarie domini Ducis et communis Mediolani in fidem premissorum subscripsit. 272. — 1471, maggio 6, Pavia. — Lettera del duca di Mi- lano al tesoriere Antonio Anguissola e maestro delle entrate Giovanni Botto: " Intendiamo per alcuni de questi nostri con- siglieri che lassare battere et lavorare la zecha resultarla in- grande benefitio de tuti nostri subdicti et maxime de li ina- bili. Il che ne piacerla grandemente, perchè nostro desyderio et nostra ferma intencione è se batta in quella nostra cita, seguendovi questo bono effecto ne e dicto. Siche farete in- sieme con Johane da Melzo nostro magistro, et discusa et maturata bene questa cosa ne avisarete del vostro parere, perchè voluntera voressimo bonificare li nostri subditi „ [Gaz- zetta num., anno II, n. 15, 1882J. 273. — 1471, giugno 28, Mirabelle — Lettera del duca di Milano al tesoriere Anguissola per la pulitura di due medaglie , eh' egli intende portare seco a pompa nella sua gita a Mantova [Motta, Nuovi doc, ecc., loc. cit, p. ri]. Per questo documento valga l'osservazione fatta al n. 268. 244 EMILIO MOTTA 274. — 1471, settembre 20, Milano. — Lettera dei Maestri delle entrate ducali al duca G. M. Sforza circa la spendizione delle monete adulterate e l'esercizio della zecca milanese [Carteggio diplomatico , cartella n. 342, sett. 1471]. « 111. ino Signor. Havendo inteso la deliberatione et bona inten- tione di V. Ex.tia in volere che provediamo che le monete false et adulterine non habiano corso, né se spendano nel dominio vostro, et le bone et iuste habiano luocho, non havimo perso tempo alcuno in consultare et ventillare ben tutto : et corno per altre nostre havimo advisato V.a Celsitudine, trovando noi non potere circa ciò tir (essere) fatta provisione alcuna che vaglia, se non si fa lavorare la zecha de Y.ra Sig.ria perchè scagiando le forestiere et adulterine gli sian de le vostre bone et iuste ad sufficentia. Circa questo cioè de far lavorare dieta zecha, noi havimo praticato et pratichiamo diligentemente de trovar persone da bene et apte al mesterò, et troviamo bone compagnie asai, che torrano il carico dessa zecca. Ma vedendo la corruptela inducta nel corso del oro, el quale oltra lordine et cride facte pare sia cresciuto chi per un modo, chi per un altro, peroch el firino (fiorino) de Camera se spende per libre iiij soldi j et non dovria esser speso si non per libre iiij : similmente el tirino largo, et ducato ducale et venetiano se spendono per uno soldo più che non se deno spendere: et il firino (fiorino) da Reno se spende tri soldi più de la meta data : et cosi tutto laltro oro ha corso più che non debbe havere, niuno se vuole impazare de dieta zecca , se prima non se provede , chel oro stia firmo ala meta sua data per lordine et cride facte : perochè quando se fabricasse la moneta ala ragione de libre iiij el firino (fiorino) et de altro oro, secondo la meta data, et poi esso oro montasse, seria danno et ali maestri dessa zecha et ad V. Sig.ria et ali subditi suoi, però che la moneta vuole corrispondere al oro, et lo oro ala moneta equalmente. Unde havimo promisso ad chi se vuole impazare de lavorare la dieta zecca , che intrano arditamente ad limpresa , che se pro- vederà che lo oro starà firmo a la meta sua data per lordine et cride facte. Et per dare forma ad questo facto, havimo ben considerato lordine facto sopra el spendere del oro et reprobare de le monete adulterine, et troviamo che la crida et ordine, del quale mandiamo la copia aligata ale presente , foe (fu) maturamente facto, et comprehende tutto quelo è necessario ad DOCUMENTI VISCONTEO-SFORZESCHl, ECC. 245 queste cose. Per il che piacendo ad V. Celsitudine, seria de fare reiterare et replicare dieta crida et cuà et per tutte le città et terre grosse de sua S.ria et così mandarne copia per tutto et tare far la cride, così ali Capitanei di deveti che in la loro jurisdicione ne ie faciano fare : et tutti quanti li ufficiali , per quanto habiano cara la grada de V. 111. ma Sig.ria stiano attenti et vigilanti ad fare che dieta crida sia da tutti observata, perchè reducendo lo oro ala meta sua et secundo quela, et non più , tenendo el corso suo, se farà coni è predicto , lavorare dieta zecha : per il che se verrà ad satisfare ala bona et firma in- tentione predicta de V. IH. Sig.ria, ala quale continuamente se riccomandiamo. Dat. Mediolani die xx septembris 1471. « Ejusdem 111. me Dominationis u servi fedelissimi •1 Thomas de Reate « Melchion de Marliano « Zilius oldivinus J. U. D.r *. Blasius de Cusano « Antonius de Marliano « Johancs Bottus et .1 Doninus Johannis Marie ». 275. -- 1471, settembre 25, Milano. Lettera come sopra dei medesimi Maestri delle entrate al duca di Milano [Cart. dipi., cartella n. 342). « III. ino Sig.re. Per altre nostre de xx del presente havimo advisata V. Celsitudine de ciò che gè ad fare per tue ire la cor- ruptela de le monete adulterine che appareno nel dominio vostro: et per puotere fare lavorare la zecha: de la quale non si trova chi se ne voglia impazare, se non se serva lordine et crida facta del spendere et recevere del oro et monete, de la quale crida nhavimo mandata copia ad V. Celsitudine perché possia deliberare quelo che sopraciò gli para et piacia se debia fare. Et perché fin ad qua non havimo inteso altro, et la cosa ne pare importare presta provisione, per puotere satisfare alla niente de la prelibata V. Celsitudine replichiamo per queste ad V. Ex.tia preghandola se digna farne intendere sopra ciò la deliberatione sua de quelo habiamo ad fare. Ala quale con- tinuamente se reccomendiamo ». 246 EMILIO MOTTA 276. — 1472, maggio 22, Milano. — Lettera dei Maestri delle entrate ducali a Galeazzo Maria Sforza : essendo avvi- sati " che Venetiani de presente hanno facto fare publica crida, che le loro monete dargcnto facte da qui indreto, non se possano spendere se non per la mitade de la valuta de quelle „ chiedono se sia del caso di fare simile grida anche nel ducato di Milano [ Classe : Zecca}. 277. — 1472, maggio 22, Pavia. Galeazzo Maria Sforza grazia Giulio e Giov. Antonio figli di Nicolò Palla- vicino della condanna del bando " per imputatione de mo- nete false „. E ciò ad istanza del loro fratello, vescovo di Podi. [Seletti, Storia di Busseto, III, 80J. 278. — 1472, maggio 29, Milano. — I Maestri delle entrate al duca di Milano, per riguardo alla grida emanata dai Veneziani per le loro monete. Avuti a consulta i deputati sopra le monete nonché parecchi •1 aurefici et maestri da fare fabricare monete di questa citta », tutti quanti concorrono nel parere « per bene di subditi de V. Sig.ria et per honore de quella che in tutto se bandi- schano le monete vechie venetiane dargento , conio per altre criJe facte d; V. S.ria sono state bannite più volle : p. :'• -cchè dicono dicti Maestri, hanno facto li assagij dessa mone. 1 ve- netiana tonsata : et trovano che gli ne sono assai cosi gu '.stati che non valeno chi xv chi xvj dinari al più. Unde facendo la crida corno Inno facto fare loro Venetiani se spendariano dinari xx per grosseto : iiii o v dinari più che non valeno: et tutti di boni loro stessi li disfariano et non mandariano in qua se non de dicti cosi tristi et guasti. Et ad questo modo li Subditi de V. Sig.ria haveriano el damno et dicti Venetiani lutile ». (Classe : Zecca). 279. - 1472, maggio 30, Milano. — Decreto relativo alle monete venete d'argento state bandite [Reg. Panig., F, 198. — Ardi. civ. , Lettere ducali, 1462-1472, ibi. 238. — /iellati, Mss.]. DOCUMENTI VISCONTEO-SFORZESCUI, ECC. 247 « Essendo per altre gridi facte et replicate più volte ban- nite tute le monete venetiane dargento.... et vedendo che per corruptella inducta contra diete eride facte se va pur dreto spendendo de diete moneto in grandissimo danno così de sub- diti suoi comò de la cimerà soa , però che esse monete ogni di se trovano più essere guastate, diminuite et tonsate conio expressamente se pò vedere per le eride novamente facte fare da Venetiani proprij in le terre sue ad reprobare diete loro monete per li grande catività et manchamento che loro stessi trovano in quele , et così se trova per li assagi novamente fa .ti fare dali fabri et magistri de zecha in Milano che diete m >nete venetiane sono talmente guastate et tonsate che la nr-ijr parte di grosseli, quali loro veneliani hano reducti ad dinari vincti de Milano non valeno chi xv ehi xvj denari, limo al più, et così laltra moneta vegia venetiana tuta è diversa- mente guasta et diminuita, et molti se ne trovano defalsi... » deliberando togliere tanto danno si bandiscono tutte le dette monete. 280. — 1472, giugno 13, Milano. - - Decreto relativo a certe monete mantovane d'argento state bandite [Rtg. Panig. F. 199. — Bellati, Mss.J. Bando di « tuta quanta la moneta mantuana dargento » per essere bandite in Mantova stessa, siccome " asay eative et false. » 281. - 1472, giugno 30, Milano. — Decreto relativo alle monete [Reg. Pauig., V. 201. - Bellati, Mss.]. Nessuno ardisca spendere ne ricevere " moneta alcuna ton- sata forestiera né li grossi da Millano tonsati, quali per corup- tela inducta hano corso dinari xxvij luno. « I quindicim « de la raza chiamati cliarantani quantunque siano manchi et de «li- versa bontà de quelo ehanno corso in modo che meritariano, corno altre volte foe (fu) proclamato dessere totalmente bannite et reieti, nientedimeno vedendo sua J. S. esserne in tanto repieno el paese suo che ad bannirgli così in Ulto saria grandissima jactura ali subditi » si riducono alla tariffa di 13 denari. 282. - 1472, luglio 28, Gonzaga. Lettera ducale al tesoriere Anguissola cui partecipa la nomina avvenuta di i|8 EMILIO MOTTA Job. della Croce a dirigente della zecca di Milano. \Gazz. mini., 1882, p. 58.]. « Noy scrivemo alli nostri Magistri vogliano ordinare se lavori in la zecha de Millano de que'le monete si stampiscano delli stampi novamente fatti secondo alli di passati te ordinassemo et mettimo al governo dessa zecha Job della Croce del quale ne confidamo, ac edam che senza dilatione alcuna vogliano exequire questa nostra mente, ritrovandoti tuti con ti per darli bona et expedita forma. Siche soliciteray dicti Magistri con farli intendere quanto te havemo commesso et fa che dal canto tuo non reste se exequischa questa nostra volontà, comò è dicto per bene et utile delli nostri subditi quale consequentemente è nostro medesimo ». (Continua). Emilio Motta. NECROLOGIE DOMEXICO UÀ lifXCOLA-PlSTOIA. La regione calabrese ha perduto uno de' più valenti cultori della sua Numismatica classica , il Prof. Marincola , direttore del Museo Provinciale di Catanzaro. Domenico Marincola-Pistoia, tratto per naturale propen- sione alle ricerche storiche, ed avendo sortito i natali in quella estrema plaga, ricca di tante gloriose memorie, volse con predilezione i propri studi alle antiche monete della Magna Grecia, e con lungo amore ne investigò i tipi, ne interpretò le iscrizioni, e dettò intorno ad esse più d' una interessante monografia (i). E di monete della Magna Grecia, come di antiche monete greche in genere, riunì una pregiata collezione, che ora forma beli' ornamento del Museo già da lui diretto. Né, in Domenico Marincola, il desiderio del raccoglitore e del numismatico si appagava col possesso e con la cogni- zione esterna delle monete ; che anzi, dallo studio delle mo- nete, egli soleva assurgere alle considerazioni storiche in- torno alle origini delle varie città, soleva assurgere alle ardue quistioni topografiche, recando in esse quel medesimo fervore e quell'acutezza di mente che tanto distinguono i suoi lavori di Numismatica pura. (i) Di Temesa o l'empiti, repubblica italiota (^Catanzaro, 1866 . Di Petelia, città autonoma della Magna Grecia (nelle Memorie del- l' Accademia di scienze e attere di Catanzaro, voi. I, 1868 . Mesma o Medma (nelle predette Memorie, voi 11, 1869X Ipponio (1. e). Di Ferina e di Lao, città italiote dei Bruzii (Catanzaro, 1886). 2^0 NECROLOGIE E, quel che più importa, del risultato delle sue acute e pazienti ricerche, come di notizie e di cortesie d'ogni fatta, era liberale a quanti dotti italiani e stranieri a luì ricorressero ; ne tanno testimonianza, per tacere d'altri, il Padre Garrucci nella sua grande opera sulle monete dell'Italia antica, il com- pianto Lenormant nel suo libro sulla Magna Grecia , lo Schlumberger nel suo vasto lavoro sulla Sigillografia dell'Im- pero bizantino. Egli non fu soltanto un indagatore instancabile nel campo della scienza, ma anche un efficace e volonteroso coopera- tore delle indagini altrui ; ed è in questa duplice qualità ch'egli contribuì all'incremento ed al progresso della Numis- matica, e che il nome di Domenico Marincola rimarrà nella riconoscente memoria degli studiosi. Solone Ambrosoli. D. MANUEL VIDAL QUADRAS y RAMON. Il 20 maggio scorso moriva a Barcellona Don Manuel Vidal Quadras y Ramon, il Nestore dei Raccoglitori spa- gnuoli. — Possedeva una Collezione di monete e medaglie spagnuole antiche e moderne, di oltre 15.000 pezzi, conside- rata a giusta ragione la più ricca della Spagna. Nel 1888 ne pubblicò un Catalogo riassuntivo e nel 1892 ne dava una completa illustrazione in una elegantissima edizione di quattro volumi in-4 con 87 tavole [Catalogo de la Colleccioti de Mo- nedas y Medallas de Manuel Vidal Quadras y Ramon. — Barcellona). BIBLIOGRAFIA Crcspellaiii (Cav. Arsenio), Medaglie Estensi ed Austro- Estensi, edite ed illustrate. — Modena, coi tipi della Soc. Tipogr. Mo- denese, 1893. — (Un voi. in-4 , di pag. 180 , con numerose illustrazioni intercalate nel testo) (1). Non vi ha cultore della Numismatica medioevale e mo- derna italiana che ignori le benemerenze del Cav. Avv. Cre- spellani, illustratore instancabile della zecca modenese, al quale si debbono varie importanti pubblicazioni che vanno per le mani di tutti. I suoi lavori : — La Zceca di Modena nei periodi comu- nale ed estense (Mod., r834l, — Conii e punzoni numismatici della R. Biblioteca Estense (ivi, 1887), — attestano del molto amore con cui egli ha studiato questi argomenti, lumeggian- doli con assidue ricerche d'archivio. Tuttavia, egli non è rimasto pago ai notevoli risultati già ottenuti, ed ha licenziato alle stampe un' altr' opera nu- mismatica, frutto anch'essa di indagini altrettanto lunghe quanto laboriose. II bel volume che oggi il Cav. Crespellani ci presenta a continuazione de' suoi apprezzati studi di numismatica patria, comprende le medaglie che si riferiscono agli Estensi: Cesare ed Alfonso III (1598-16291; Francese» I (162916581; Alfonso IV (1658- 1662) ; Laura duchessa reggente (1662-1674I; Francesco II (1674-1694I; Principe Cesare Ignazio (1674-1713); (1) Quantunque sia già stato pubblicato nel fascicolo antecedente un piccolo cenno su questa nuova opera del Crespellani pure, trattan- dosi di un lavoro importante, la Direzione accolse e pubblica con piacere questa nuova recensione del Dott. Solone Ambrosoli, giunta più tardi. (La Dir,). 2^2 U1UUOGRAFIA Rinaldo duca (1694-1737); Francesco III (1737-1780); Ercole III (1780-1796) e Maria Teresa Cybo, di lui consorte (1741-1790); ed agli Austro-Estensi: Maria Beatrice e Ferdinando arciduca d'Austria (1771-1814) ; Francesco IV (1814-1846) e Maria Bea- trice Vittoria di Savoia, di lui consorte (1812-1840); Ferdi- nando Carlo Vittorio (182 [-1849); e, per ultimo, Francesco V (1846-1859). Ognuno che per poco abbia pratica di simil genere di ricerche sa quanto sia arduo talvolta il rintracciare alcuni di questi monumenti numismatici moderni , che spesso hanno avuto un' esecuzione incompiuta, o sono rimasti allo stato di progetto, o per varie cause sono caduti in un'oscurità dalla quale è ben difficile che " una virtude amica „ riesca a trarli all'onore dello studio e della illustrazione. Dobbiamo quindi esser grati all'Autore, che assumendosi questo non agevole compito, ha saputo salvare dall'obblio e presentarci riunita una schiera di tali monumenti, copiosa per numero, interes- sante per la storia e per l'arte. Il diligente lavoro del Cav. Crespellani ci conserva anche memoria degl' incisori che, in quella città od altrove, esegui- rono i conii delle medaglie modenesi del periodo estense ed austro-estense ; eccone i nomi : — Benedetti Carlo di Pavullo, Cassa Luigi, Guglielmada Battista, Hamerani Gio., Krafft A., Lang Giuseppe, Lange C, Man/redini Luigi, Mirando/i Celeste, Putinati Francesco, Radnitiky C, Ricco Felice di Modena , Saint Urbain Ferdinando, Tonelli Giambattista , IViedeman A. Come si vede scorrendo questo elenco, alcuni ira gl'incisori suddetti (Manfredini, Putinati, Cossa) apparten- gono alla zecca di Milano, altri I Krafft, Lang, ecc.! a quella di Vienna ; non mancano tuttavia i modenesi. Non tutte poi le medaglie descritte dall'Avv. Crespel- lani sono prodotte da conii ; diverse sono fuse, come il me- daglione di Francesco IV e Maria Beatrice Vittoria di Savoia, modellato da un dilettante, Giuseppe Malavasi, cassiere di governo ; la medaglia, pure di Francesco IV, eseguita dal fonditore Giovanni Grotolini ; — il bel medaglione di Maria Beatrice, lavorato anch'esso dal Malavasi ; — la me- daglia di Francesco V, fusa in Bologna dal citato Grotolini; — vari medaglioni dello stesso duca, modellati dallo scultore BIBLIOGRAFIA 253 Luigi Mainoni modenese, ecc. Ed anche di tutti questi artisti il Crespellani tien conto e ci dà particolareggiate notizie. Come si potrà arguire da questo breve cenno, l'Autore ha procurato, col suo nuovo libro, di non lasciare nell'ombra nessun aspetto storico od artistico dell' argomento eh' egli aveva impreso a trattare ; e neh' esecuzione di tal disegno ci ha fornito una nuova prova del suo acume nelle ricerche e della sua familiarità colla storia numismatica della sua diletta città nativa. Ben a ragione, in omaggio appunto alla riconosciuta competenza del Cav. Crespellani, fu affidato recentemente a lui l'onorevole incarico di riordinare le monete e medaglie estensi e modenesi del celebre Museo già diretto da Ca- vedoni , e di esporle al pubblico nelle sale della R. Pina- coteca di Modena , riordinata pure con tanto plauso dal eh. Cav. Giulio Cantalamessa, e testé, nella festa dello Sta- tuto, riaperta solennemente ai visitatori. SOLONK AmKKOSOI I. Fnjrrl (Arthur) et Scrrurc (Raymond), Traile' e/e Xinuisina- tique du Moyen Agc. -- Tome deuxième. — Depuis la fin de l'epoque carolingienne jusqu'à l'apparitigli du gros d'argent. — Parts, Leroux, 1894. -- ll'n bel voi. in-8° gr., di 592 pag., con 813 illustr. nel testo). Nel fase. MI, amie. IV I1891I, della presente Rivista, abbiamo annunciato la pubblicazione del primo volume di quest'opera in cui i Sigg. Engel e Sernire si propongono di esaminare paratamente e di riassumere, paese per paese, epoca per epoca, e come in altret- tanti quadri, il vastissimo ed intricato argomento della Numismatica medioevale. Abbiam detto come il primo volume contenesse un'ampia In- troduzione, d'indole generale, che si iniziava con uno sguardo re- trospettivo sugli studi di cui la Numismatica del Medio Evo è stata oggetto presso le varie nazioni. Nessuno avrebbe potuto dominare un così esteso campo bibliografico meglio degli Autori, i quali posse- devano il duplice vantaggio, di avere già esaminato un numero ^54 BIHLIOGKAI'IA stragrande di pubblicazioni, francesi e straniere, specialmente pe- riodiche, nel redigere il loro notissimo Rcpertoire des sources im- primées de la Nitmismatique fran^aise, e di conoscere molte lingue, in modo da poter ricorrere direttamente alle fonti ogni qual volta si trattasse di appurare od approfondire una data notizia. All'Introduzione seguivano ventuno capitoli, nei quali si trat- tava: — I. Dell'Impero d'Occidente e dell'Impero Bizantino sino all'ottavo secolo, in quanto le loro monete possano servire come di preparazione e di transizione alle monete barbariche ; — II. Dei Vandali; — III. Degli Svevi di Spagna; — IV. Degli Eruli e degli Ostrogoti ; — V. De' Longobardi; — VI. De' Borgognoni; — VII. Dei Visigoti; — Vili. De' Franchi (capitolo diffusissimo, di oltre un cen- tinaio di pagine); — IX. Degli Anglo-Sassoni; — X. De' Frisoni; - XI. Degli Arabi; — XII. De' primi Carolingi; — XIII. Del regno d'Aquitania sino alla sua riunione colla Francia; — XIV. Del regno di Francia sino alla caduta de' Carolingi ; — XV. Della Germania sino all'estinzione della stirpe de' Carolingi; — XVI. Della Provenza e della Borgogna sino alla loro riunione colla Germania sotto Cor- rado il Salico; — XVII. Dell'inizio della monetazione feudale in Francia ed in Germania; — XVIII. Dell'Italia Settentrionale sino al regno di Ottone I, e della conquista normanna nel Mezzogiorno; — XIX. Dell'Inghilterra sino a Canuto il Grande ; — XX. Dell'in- fluenza della monetazione carolingia su quella di diversi popoli barbari; — XXI. Dell'Impero Bizantino dal secolo ottavo alla fine del secolo decimo. Questi ventun capitoli costituivano la parte prima e seconda del vasto lavoro di Engei e Serrure ; il volume uscito testé ne costi- tuisce la terza, che si divide alla sua volta in quindici capitoli: — I. Il regno di Francia, dall'avvenimento de' Capetingi sino alla ri- forma monetaria di San Luigi; — II. I feudi francesi sino all'intro- duzione della riforma di San Luigi; — III. La Germania dall'av- venimento della Casa di Sassonia sino a Lodovico il Bavaro ; — IV. I feudi degli ex-regni di Borgogna e di Provenza; — V. L'Italia dalla fine del decimo secolo alla seconda metà del decimoterzo; — — VI. Gli stati cristiani della penisola iberica dal secolo undecimo al decimoquarto; — VII. Le isole britanniche dal principio dell'unde- cimo secolo sino alla fine del decimoterzo; — Vili. I paesi scan- dinavi dall'inizio della monetazione nazionale, sino al decimoquarto secolo ; — IX. La Polonia e la Slesia sino al principio del secolo decimoquarto ; — X. La Boemia e la Moravia sino al principio del secolo decimoquarto ; — XI. Il regno d'Ungheria e le sue dipen- denze sino all'introduzione del grosso d'argento per opera di Carlo BIBLIOGRAFIA Roberto d'Angiò ; — XII. La Russia e i paesi slavi meridionali ; — XIII. L' Impero Bizantino dal principio del secolo undecimo sino al principio del decimoquarto; — XIV. L'Oriente latino sino alla comparsa del grosso d'argento presso i Cristiani; — XV. L'Armenia, la Georgia, e le imitazioni turcomanne delle monete bizantine. Anche in questo secondo volume (che per la quantità dei ma- teriali raccolti supera ancora di mole il primo) troviamo quella cura costante de' particolari e insieme quella chiarezza che contraddistin- guono gli scritti degli Autori; egualmente copioso è il corredo biblio- grafico, abbondanti ed opportunamente scelte le illustrazioni. Due capitoli sono principalmente notevoli: quello che tratta dei feudi francesi sino alla riforma di San Luigi, e quello che tratta della Germania; ciascuno d'essi ha il carattere di una vera e com- pleta monografia, stringata se si vuole ma intesa a gettar luce su tutte quante le parti del complicatissimo argomento. Per dare un'idea delle difficoltà contro le quali hanno dovuto combattere gli Autori, diremo che i feudi francesi della cui mone- tazione si doveva dar notizia dai Sigg. Engel e Serrure sono più d'un centinaio; gli stati della Germania più di dugento, oltre alle numerose zecche imperiali. Questa, in particolar modo, del riassu- mere e presentare in un quadro la Numismatica medioevale tedesca, era veramente un'impresa da non pigliarsi a gabbo, e che gli Au- tori stessi hanno qualificata a buon dritto di « enorme >', non senza confessare che vi si accingevano con trepidazione. Lo svolgimento del capitolo, per quanto serrato e possibilmente conciso, ha richiesto infatti non meno di 250 pagine, che formerebbero un bel volume, corredato di circa trecento figure nel testo. All'Italia i Sigg. Engel e Serrure hanno dedicato anche questa volta un capitolo assai esteso, suddiviso come segue : — § I. Con- siderazioni generali, tipi, leggende, ecc. ; — § II. La monetazione imperiale e reale da Ottone I sino alla metà del secolo duodecimo; — § III. I Papi ed il Senato Romano; — § IV. Gli stati dell'Italia Centrale e Settentrionale; — § V. I Normanni, dal loro stabilimento in Sicilia ed in Italia sino alla loro caduta; a\ Ducato di Puglia, b) Gran Contea , poi regno di Sicilia, e) Principato di Capua , d) Consolato e Ducato di Gaeta; — § VI 11 regno di Sicilia sino alla conquista di Carlo d'Angiò. Altre notizie di Numismatica italiana si trovano sparse inoltre qua e là in diversi capitoli; come, ad esempio, per le monete dei Conti di Savoia, per alcune zecche dell'Oriente latino, ecc. Questo secondo volume, insomma, non la cede per nulla al primo, sia per la coscienziosità della trattazione, sia per 1' intelli- 2^6 IÌIHLIOGRAFIA gente abilità con cui gli Autori sanno trar partito da tutti i sussidi de' quali si può giovare oggidì l'indagine erudita: valga per tutti lo studio delle forme paleografiche e delle modificazioni dei tipi, nel qual ordine di ricerche i Sigg. Engel e Serrare si dimostrano degni continuatori e rinnovatori dell'opera iniziata dall'illustre Lelewel. Solone Ambrosoli. ■Bisulche!, (AdrienI, Les mnnnaies grecques. — Paris, Leroux, 1894. — (Un elegante volumetto in-18, di pag. 107, con dodici tavole). In questi ultimi tempi, le pubblicazioni intese a diffondere ed a favorire il gusto della Numismatica si sono moltiplicate dapper- tutto, — poiché sembra che dopo un periodo abbastanza lungo di indifferenza vi sia ora, ad un tratto, come un risveglio generale di attenzione e di interesse per una classe di monumenti che troppo a torto era rimasta negletta e quasi dimenticata. Il grazioso libriccino che il eh. Sig. Blanchet ha dato testé alle stampe, e che forma parte della Petite Bibliothèque d' Art et d' Archeologie, appartiene appunto alla categoria degli scritti di volgarizzazione, e riassume in modo chiaro, preciso e insieme di- lettevole le principali nozioni intorno alla Numismatica greca pro- priamente detta (escludendo cioè le monete greche imperiali, meno importanti sotto il riguardo artistico). È un succinto compendio, che tuttavia è sufficiente a dare a chiunque un' idea complessiva e giusta di questo argomento poco noto eppur cosi vasto e così fecondo di squisite soddisfazioni in- tellettuali. S. A. Ambrosoli Dott. Solone, (Museo provinciale di Catanzaro), Catalogo della Collezione numismatica : Monete romane e bizantine descritte. Catanzaro, Giuseppe Caliò, 1894, in-8, p. 266. Catalogo della Collezione di monete dell'impero d'occidente del rag. Peroni Filippo. Codogno, A. G. Cairo, 1894, ' n -8, P- 64. Cialfi Avv. Car., L'incetta della moneta metallica e 1' art. 293 del Codice penale. Città di Castello, Stab. tip. S. Lapi, 1894, in-8, p. 21. Foresto p. Gae. , Benedettino Cassinese, Le monete delle zecche di Salerno. Parte II (Seguito dei longobardi, principi di Salerno; dei duchi di Amalfi; dei duchi normanni di Salerno, e delle incerte; dei BIBLIOGRAFIA normanni, Ruggero I, gran conte, Ruggero II, Guglielmo I, Guglielmo II, Tancredi, Guglielmo III, re di Sicilia . 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Gesellschaft fiir die ProvinzPosen , Vili, fase. III-IV, dicembre 1893: Priimers R., Miinzfund von Muchocin. — Idem. Silberwascherei in Bromberg. Zeitschrift fiir Volkswirthschaft, III, fase. I : Zuckerkandl R., Die Wahrungs-Aenderung in Britisch-Indien. CJuarterly Journal of economics, aprile 1894: Andrews E. A., The bimetallist committee of Boston and New-England. Tue Athenaeum, n. 3467 : Grueber and Keary , A catalogue of the English coins in the British Museum, Anglo-Saxons series. Musée imperiai ottoman, Section des monnaies musulmanes. Cata- logues des monnaies turcomanes : Beni Ortok. Beni Zengui, Frou' Ata- begyeh et Méliks Eyoubites de Meiya farikin, par J. Ghalib Edhem. Constantinople, 1894, in-8, pp. xvii-175 et huit pi. en photogravures. NOTIZIE VARIE Vendita Stettiner a Roma. — La vendita della Col- lezione Stettiner ebbe luogo, come fu annunciato, nei primi giorni dello scorso aprile. I prezzi ottenuti si possono dire regolari, senza sbalzi eccessivi né in un senso né nell'altro ; solo osserveremo come il pubblico dei compratori essendo composto quasi esclusivamente di negozianti o di piccoli raccoglitori, le imnete di poca importanza e di mediocre conservazione raggiunsero prezzi relativamente piìi alti di quelli dei pezzi di primo ordine. Diamo qui la lista di alcuni pezzi, scegliendo quelli che ci sembrano più interessanti. N. 2. Denaro, Pompeo M L. 32 16. Aureo Cesare e Augusto >t 400 19. 11 Servilia. » 260 34- ti Cleopatra e M. Antonio „ 105 61. » Augusto ìi 96 84. „ id. il 95 106. Medio bronzo, Li via .... II 27 107. » » 'e tj 44 108. n „ id }f 56 123. Quinario d'oro, Tiberio . }} 79 131- Aureo, Tiberio e Augusto ») 130 170. M Antonia n 225 141. n id. » 180 152- il Agrippina e Caligola . V 275 165. n Caligola e Augusto i) 230 166. w id. id. ... w 190 167. » id. id. ... » 180 169. » Claudio n 100 182. » id. >t i°5 187. n id. }> 125 196. il Agrippina e Claudio . il 170 !97- il Agrippina e Nerone . . . . » 130 264 NOTIZIE VARIE N. 227. Aureo Nerone L. I30 „ 271. „ Galba 175 „ 284. „ Vitellio .... » "5 „ 286 1 "» „ id » 210 „ 288. Gran bronzo, Vitellio „ 160 „ 293- „ , id. u 125 „ 350. „ „ Domitilla 11 no i> 353- Aureo, Tito .... If 100 „ 393- „ Domiziano . II 120 >, 395- „ id. ... II no „ 431. „ Domizia „ 500 „ 440. „ Nerva .... 11 "5 „ 544. „ Plotina. ir 385 „ 548. Denaro, Matidia II 130 „ 551. Aureo, Traiano e Traiano padre 11 385 „ 681. Medaglione, Antinoo lì 80 „ 832. Aureo, M. Aurelio . 11 7 1 „ 833. „ id. ... „ 73 ., 833'- „ id. ... lì 86 „ 872. „ L. Vero II I2 5 „ 879. „ id. ... lì 86 „ 889 „ Lucilla .... 11 120 „ 901. Gran bronzo, Commodo . lì 46 „ 919. Aureo, Commodo lì 190 „ 946. Denaro, Pescennio Nigro 11 no „ 982. Aureo, S. Severo » 210 „ ioo3. „ Giulia .... 11 "5 „ 1016. Gran bronzo, Giulia. lì 50 „ 105 1. „ „ Caracalla . II 48 „ 1055. Aureo, Caracalla II 165 „ 1056. Gran bronzo, Caracalla . lì 105 „ 1098. „ „ Macrino lì 75 „ 1104. „ „ Diadumeniano . lì 40 „ 11 16. „ „ Elagabalo . il 83 „ 1217. „ „ Paolina lì 80 „ 1221. „ „ Massimo . „ 76 „ 1222. Denaro, Gordiano Afr. P. lì 120 „ 1224. Gran bronzo, Gordiano Afr. P. lì 55 „ 1286. „ „ Filippo padre . lì 80 „ 1301. Denaro, Filippo e Otaciìla II 83 „ 135 r. „ Treboniano e Volusiano lì 100 „ 1481. Medaglione, Costanzo II. II 135 „ 1483. „ id. II 86 „ 1524. Aureo, Antemio lì 60 „ 1536. Asse segnato .... II 4000 ,, T537. „ „ . . . . lì ino NOTIZIE VARIE 26^ 11 Museo di Catanzaro. — La provincia di Calabria Ulteriore II ha istituito da vari anni, nel proprio capoluogo di Catanzaro, un piccolo Museo archeologico, al quale è ag- gregata una collezione numismatica abbastanza notevole. Essa ha carattere universale; per tacere della parte medioevale e moderna, che non ha quasi nessun pregio (tanto più dopo il furto patito di un esemplare della rarissima ossidionale di Catanzaro, che ne formava il principale ornamento), il Museo possiede circa 2700 monete romane e bizantine, ed oltre 2300 monete greche, le quali ultime provengono per la mas- sima parte dal medagliere del compianto storico e numisma- tico calabrese Prof. Cav. Domenico Marincola-Pistoia (v. Ne- crologia). Questa serie greca è ragguardevole in particolar modo per le copiose monete locali de' Bruzì. La intera collezione numismatica del Museo Provinciale di Catanzaro fu testé riordinata, per incarico del Ministero della Pubblica Istruzione, dal Dott. Solone Ambrosoli, Con- servatore del Medagliere Nazionale di Milano. '&■ Un ripostiglio di aurei romani. In una pianura presso Annecy (Alta Savoja) fu trovato, verso la fine del mese di dicembre 1893, un piccolo ripostiglio di aurei romani. Il tesoretto giaceva in piena terra a un metro circa di pro- fondità, e tutte le monete sono in perfetto stato di conser- vazione. Gli aurei sono 36, così suddivisi : 14 di Domiziano, 1 di Giulia Angusta, 9 di Vespasiano, 7 di Trajano, e 5 di Nerva. — La piccola scoperta fu illustrata in un interessante articolo dei Sigg. J. Corcelle e M. Le Roux nelle Revue savoisicnnc (genn.-febbr. 1894, pag. 21, e segg.) (Dalla Revue Suisse de Nudi.). Un ripostiglio a YMazzaiw (Trentino). - Sulla fine dello scorso aprile, nei lavori di sterro della ferrovia della Valsugana, a Villazzano, presso la villa Tambosi , alcuni operai veneti trovarono sotto un sasso un centinajo di piccole monete in argento , benissimo conservate. Queste , come avviene di solito, andarono subito divise fra i lavoranti e di- sperse. Le poche che furono potute esaminare da un nostro amico erano grossi tirolini di Mainardo conte del Tiralo e 2Ó6 NOTIZIE VARIE de' suoi successori, grossi veneti o matapani del doge Pietro Gradenigo (1287-1311), e grossi fatti ad imitazione dei veneti da Urosio re di Serbia o Rascia (1297-1321), quello ricordato da Dante nel XIX canto del Paradiso, là dove dice a pro- posito di queste monete : " e quel di Rascia Che male aggiusta il conio di Vinegia „ Il ripostiglio daterebbe dunque dalla prima metà del secolo XIV. (Dal Giornale l'Alto Adige). Un ripostiglio in Sardegna. - Dalla cortesia del- l'egr. Sig. Ing. Cav. Edoardo Guzzo, Maggiore del Genio, abbiamo notizia che il 22 giugno, anno corr., nella località detta Monte Tramentu (dintorni di Ozieri), escavandosi la base di un nitrago, si trovò all'interno di questo, e propria- mente in uno de' loculi praticati nello spessore delle pareti, lo scheletro di un guerriero, a' cui piedi era collocato un vaso di terra contenente un certo numero di monetuccie di mistura. Quattro di queste vennero presentate come saggio, e donate dal predetto Sig. Maggiore, al R, Medagliere di Brera ; si tratta di denari medioevali delle zecche d'Asti e di Genova. Il Premio Duchalais. — L'Accademia delle Iscrizioni e Belle Lettere di Parigi, nella sua seduta del 21 marzo scorso, dietro proposta del relatore Maximin Deloche , accordava il Premio Duchalais al signor Maurice Prou per il suo Catalogo delle Monete merovingie del Gabinetto delle Medaglie alla Biblioteca Nazionale (Parigi, 1892, in-4). La commissione era composta dai Sigg. Deloche, Schlumberger, de Barthélemy e Muntz. Le nostre sincere congratulazioni all' egregio numis- matico. ATTI DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI NUMISMATICA Seduta del Consiglio 23 Aprile 1894. La seduta è convocata per le ore io. — Sono presenti i Sigg. Conte Papadopoli Presidente, Cavv. Francesco ed Er- cole Gnecchi Vice-Presidenti , Cav. G. Gavazzi, Ing. Emilio Motta , Marchese Carlo Ermes Visconti Consiglieri , Pro- fessore Cav. Costantino Luppi Segretario. I. Viene eletto socio effettivo il Sig. Giulio Conconi. II. Si approva la formazione del II fascicolo della Rivista. III. Si presenta il Conto Consuntivo del 1893 , del quale si omettono qui i particolari che saranno dati nel Re- soconto dell'Assemblea generale dei Soci. E approvato dal Consiglio. IV. Viene fissato il giorno 11 maggio p. v. per l'As- semblea annuale ordinaria dei Soci e se ne stabiliscono le norme. V. Il Segretario dà lettura dei seguenti doni perve- nuti alla Società. Berlanga (Don Manuel Rodriguez de) di Malaga. La fua pubblicazione : VA nuevo bronce de Italica. Malaga, 1891 ; in-8 con 6 tav. Bertoldi Cav. A. di Venezia. La sita pubblicazioni' : Doni, depositi ed acquisti del Museo Civico Correi". Venezia, 1893; in-8. 268 ATTI DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI NUMISMATICA Bordeaux Paul di Neuilly sur Seine. Le site pubblicazioni : Remarque sur le rapport de l'or à l'argent au XIX siècle (Estratto dall' ' Annuaric, 1894). — Idem, Demi- sol tournois de Navarre ou pièce de six deniers de 1589 (Estratto dalla Revue mini., 1894). Dattari Giovanni del Cairo. Num. 49 monete alessandrine in bronzo; 4 dei Tolomei in arg. ; 3 dei Nómi d'Egitto in bronzo; 4 stampi di monete in creta. Dutilh E. D. J., Dirett. del Museo di Ghizeh (Egitto). La sua pubblicazione : Hapi, le dieu Nil et Ies monnaies ro- maines d'Egypte. Le Cairc, 1894; in-8, con 2 tav. in eliotipia. Gnecchi Francesco ed Ercole. La loro pubblicazione : Monete di Milano inedite (Supplemento al- l'opera : « Ee monete di Milano da Carlo Magno a Vittorio Emanuele II, « pubblicata nel 1884). — Collezione delle Inci- sioni che servirono per le prime cinque annate della Rivista Italiana di Numismatica. Gnecchi Cav. Ercole. F. Ficoroni : Gemma; antiqua; litteratae alioeque rariores. Roma', l 157i m '4 con 2 3 ' av - — Mainoui : Descrizione di alcune mo- nete cufiche del proprio Museo. Milano, 1820; in-4 con 3 tav. — Damiano Muoni : Elenco delle zecche d'Italia dal medioevo insino a noi. Como, 1886; in-8. — Giovanni Mulazzani : Tre opuscoli di numismatica milanese. Milano, 1889; in-8. — A. Blanchet, Rapport sur les musées d'Alemagne et d'Autriche présente à M. le Ministre de l'instruction publique et des Beaux- Arts. Paris, 1893; in-8. — A. Agostini: Storia di Castiglione delle Stivicrc. Castiglione Stivicrc, 1892 ; voi. 1 in-8 con tav. — Felice Calvi, Eamiglie notabili milanesi. Milano, 1875-85 ; voi. 4, in-fol. Jolivot Cav. C. di Monaco. Le sue pubblicazioni: Ann. de la Principauté de Monaco. Ivi, 1894, in-16. — Mcdaillcs et monnaies de Monaco. Ivi, 1885; in-16 fig. — Pièce inedite d'Honoré II, prince de Monaco. {Estratto dalla Revue Belge, dell' anno 1885). ATTI DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI NUMISMATICA 269 Luppi Prof. Cav. Costantino. Jos. Leroux M. D., Vade mecum du collectionneur. Montreal, 1885 ; in-8 con tav. Rizzini Dott. Prospero, Cons. del Museo Civico di Brescia. La sua pubblicazione : Alcuni preziosi cimelii dell' epoca romana, rinvenuti in una tomba alla Bjrnata presso S. Eufemia. Brescia, 1894; in-8 con una tav. Seletti Cav. E. La sua pubblicazione : Michele Catti. Milano, 1894 ; in-8. (Estratto|. La seduta è levata alle ore n\2. Assemblea generale dei Soci 11 Maggio 1894. L'assemblea è convocata per le ore io. — Sono presenti il Presidente Conte Nicolò Papadopoli , i Vice-presidenti Cavv. Francesco ed Ercole Gnecchi; il Dott. Solone Ambro- soli, il Marchese Carlo Ermes Visconti, il Cav. G. Cavazzi, Consiglieri e buon numero di Soci effettivi. Il Vice-Presidente Cav. Francesco Gnecchi legge a nome del Consiglio la relazione sull' andamento della Società, du- rante il 1893, che qui riassumiamo : R E L AZIO N E. La nostra Società compie ora il suo secondo anno di vita ; e, radunati a questo secondo anniversario è giusto e doveroso il vol- gere un'occhiata prima alla via percorsa poi a quella da percorrere, onde assicurarci se tutto proceda e prometta di procedere regolar- mente secondo l'idea che ci eravamo prefissa. Soci. Sorta modestamente con 45 soci, la nostra Società andò man mano aumentando ed oggi i soci raggiungono il numero di 92. L'aumento non è grande, come forse alcuno avrebbe potuto sperare ATTI DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI NUMISMATICA o supporre; ma non é neppure al disotto di una ragionevole media, se calcoliamo che a questi soci vanno aggiunti gli abbonati della Rivista, buon numero dei quali probabilmente non passarono finora alla Società per semplice inerzia, non riflettendo come coll'identico contributo annuale, che ora pagano pel solo abbonamento, fruireb- bero di tutti i vantaggi chela Società loro offre. E bene quindi ri- cordare e ripetere a tutti questi signori abbonati che la Società sarà ben felice di accoglierli quand'essi vorranno venire a lei, offrendo loro un locale decente, se non sontuoso, una biblioteca felicemente iniziata, e un medagliere che contiene già qualche serie interessante. BlBLIOTEC A. Premettiamo che la Società non ha fatto la minima spesa né pel medagliere né per la biblioteca. Tutto quello che possediamo è frutto della generosità dei Soci, o degli amici, poiché conviene notare come non solo i Soci vi abbiano contribuito , ma abbiamo anzi qualcuno dei più generosi oblatori, che non appartiene alla So- cietà. Noi da tutti abbiamo egualmente accettato, e a tutti siamo del pari riconoscenti. La nostra biblioteca, per quanto da cosi poco tempo iniziata, conta già n. 206 volumi e 419 opuscoli. Medagliere. E anche il medagliere per quanto embrionale (e non potrebbe essere altrimenti) conta al giorno d' oggi : Monete n. 1 in oro ; 227 in arg. ; 1381 in bronzo e rame; 293 in vetro. Medaglie e tessere n. 5 in arg.; 790 in bronzo; 14 in piombo. In totale 2111 pezzi, più buon numero di curiosità, forme antiche di monete, fal- sificazioni e altri oggetti interessantissimi per lo studio. — Fra le diverse serie iniziate e più o meno sviluppate merita un cenno spe- ciale quella delle monete cufiche in vetro offerta nel corrente anno dal nostro Socio signor Dattari del Cairo, la quale pel numero e per la rarità dei pezzi potrebbe figurar bene anche in un medagliere assai più ricco del nostro. Rivista. Veniamo ora all'esplicazione morale della nostra Società. La sua azione e la sua attività si sono sviluppate in due modi, l'uno continuativo, l'altro temporaneo, vogliam dire la Rivista e i Concorsi. La Rivista, assunta dalla Società col principio del 1893, continuò regolarmente le sue pubblicazioni, e osiamo asserire che continuò ATTI DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI NUMISMATICA e continua a sostenersi nella posizione onorevole che a poco a poco s'è andata formando mercè la buona volontà, il disinteresse e l'abnegazione dei collaboratori. Coll'anno 1894 essa entrava nel set- timo anno di vita, varcando così quelle fatali colonne d'Ercole che parevano essere il termine fisso di ogni pubblicazione numismatica italiana. Nessuno dei precedenti periodici visse più di sei anni , strozzato generalmente dalle angustie finanziarie. La nostra Rivista, senza ostentare ricchezze, dispone ancora di una parte del fondo primitivo, offerto dalla generosità degli oblatori e supplisce con questo e colle risorse straordinarie a quanto le mancherebbe colle semplici rendite ordinarie. Le quali pero è sperabile abbiano ad aumentare col progredire del numero dei Soci, a che interessiamo vivamente tutti i nostri colleghi. Alcune economie verranno poi introdotte senza però intaccare il decoro esteriore di cui fu sempre accompagnata la nostra pub- blicazione e a poco a poco è sperabile che il vero equilibrio abbia a stabilirsi fra l'entrata e l'uscita. Se abbiamo dovuto parlare con qualche reticenza per quanto riguarda il lato finanziario della pubblicazione, e con vera compia- cenza che const.itiamo come la materia non faccia mai diletto, il che dimostra come vi sono ancora cultori della nostra scienza in Italia, e approfittiamo volentieri dell'occasione per mandare un voto di ringraziamento ai nostri gentili e colti collaboratori i quali sono valenti , numerosi , fecondi e aggiungeremo , completamente di- sinteressati. Un appunto che venne mosso, e con ragione, alla nostra Rivista nei primi suoi tempi è che poca o nessuna parte fosse consacrata alla numismatica greca. Ebbene tale appunto cade coli' anno presente. Nel primo fascicolo figurava un lavoro di un nuovo collaboratore il signor G. Dutilh direttore del Museo di Gizeh e se ne iniziava un altro dal dottor Gabrici, che avrà la sua continuazione nei pros- simi numeri; di qualche altro abbiamo sicuro affidamento o per quest' anno stesso o per 1' anno venturo. Concorsi. Uno dei motivi di sincero rallegramento pel vostro Consiglio r per voi signori Soci fu l'esito del primo Concorso bandito nella seduta inaugurale della nostra Società. Mentre i Concorsi possono subire la triste sorte d'andare deserti, oppure di presentare al giuii lavori meschini o indegni di premio, al nostro concorso ven- nero presentati tre lavori, e senza che qui noi teniamo conto dei due che non ottennero il premio, voi stessi signori giudicherete di 272 ATTI DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI NUMISMATICA quello premiato che si incomincierà a pubblicare nel prossimo nu- mero della Rivista : La Zecca di Reggio Emilia. È un lavoro serio e poderoso che bene inaugura la serie dei lavori preparatori! alla grande illustrazione generale delle zecche d' Italia che sta in cima alle nostre aspirazioni e che un giorno più o meno lontano la nostra Società è chiamata a compiere. Questo felice risultato indusse il nostro benemerito Presidente a bandire generosamente per proprio conto un secondo Concorso col premio di L. 500, per una Memoria che proponga il sistema migliore e più pratico per ordinare le Collezioni numismatiche di secche italiane abbandonando V ordine alfabetico e seguendo una ripartizione conforme alla storia e alla geografia. Crediamo anzi opportuno approfittare dell'occasione per ram- mentare che il termine utile per questo Concorso scadrà il 31 di- cembre 1894. Auguriamosi che un esito felice coroni anche questo Concorso, perchè la Società o qualcheduno dei Soci prenda animo a bandirne un terzo ; tali Concorsi servono mirabilmente a mantenere viva la sacra fiamma dello studio. Bilancio. Ed ora è tempo che veniamo alla parte positiva o meglio ma- teriale della nostra amministrazione. Ecco il Bilancio al 31 di- cembre 1893. Rimanenze Attive al 31 dicembre 1892. Soci : Quote arretrate del 1892 . . . . L. 60 — Libretto Cassa Risparmio » 2875 — Presso il Prof. C. Luppi » 133 — Tesoriere » 568 50 L. 3636 50 Entrate. Incassate dai Soci ed Abbonati alla Ri- vista Italiana di Numismatica . . . L. 2805 pr- offerta del Conte Comm. N. Papadopoli . » 500 — Offerta dei Fr. Cavv. F. ed E. Gnecchi . » 500 — Diritti e incassi diversi n 39 60 Interessi libretto Cassa Risparmio . . » 170 67 L. 4015 27 Residui Passivi. Soci e Abbonati : anticip. pel 1894 L. 1070 — L. 8721 77 atti della società italiana di numismatica 273 Rimanenze Passive al 31 dicembre 1892 Quote anticipate dai Soci pel 1893 L. 682 — Spese. Stampa, spedizione ed accessori alla Rivisfa Italiana di Numismatica L. 3288 10 Fotoincisioni per la Rivista >■ 220 — Eliotipie » « 315 — Disegni » » » 96 — Diplomi pei Soci » 280 — Scrittili-., spediz., posta, mance, ecc. . . » 150 74 Premio al signor Malaguzzi, vincitore del Concorso numismatico » 500 — Affitto dei locali della Società » 375 — Onorario al Segretario » 300 — Riscaldamento, illuminazione, cancelleria, riparaz. ai mobili, ecc " 213 35 L. 5738 19 Residui Attivi. Tesoriere L. 613 50 Prof. C. Luppi » 242 51 Libretto Cassa Risparmio » 495 67 Soci e Abbonati: Quote arretrate ...» 446 — Ditta Cogliati, editrice della Rivista . » 503 90 L. 2301 58 L. 8721 7 Dimostrazione. Attività in principio di esercizio . . . . L. 3636 50 Passività idem » 682 — l'otale L. 2954 50 L. 2954 50 Attività in fine d' esercizio L. 2301 58 Passività idem » 1070 — Totale al 31 dicembre 1893 L. 123 1 58 L. 1231 58 Diminuzione del patrimonio L. 1722 92 274 ATTI DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI NUMISMATICA Dal Consuntivo ora dato si vede come le rendite del- l'annata 1893 furono 4015,27, mentre le spese per la Rivista e accessorii raggiunsero la cifra di 5738,19. Vi fu quindi una eccedenza di L. 1722,92, che andò a diminuzione del già esiguo nostro patrimonio, il quale è oggi ridotto a L. 1231,58. Come s'è già più sopra accennato, la posizione finan- zaria della nostra Società non è florida ; ma non conviene neppure abbandonarci a troppo malinconiche riflessioni. Ci furono dei generosi oblatori che pensarono a fornire i primi fondi. Confidiamo che qualche altra risorsa straordinaria ci verrà in ajuto ! Il Bilancio venne approvato e la seduta è levata alle ore 11 1/2. Finito di stampare il 10 Luglio 1894. Scotti Reno, Gerente responsabile. RIVISTA ITALIANA Di XUM1S A\ATICA Anno VII. Tav. IV. 1." Periodo. (Primo tipo del gallo.) ,j /* H 12 15 fi lìTTORE o «i •. . Monete d'Imera RIVISTA ITALIANA Di XUMISAAAIICA Anno MI. Tav. V. ' (Terzo Tipo) 10 13 16 11 15 12 14 17 ETTORE cabrici Monete d'Inaerà E 10'TH.ZdAia i fKHttRIO Md«nn RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA Anno VII. Tav. VI. & ■j 2.° Periodo. £ ^ #.# 10 11 y 13 * & U <9 15 ^ 16 ^^ ETTORE cabrici Monete d'Inaerà FASCICOLO III. ANNOTAZIONI NUMISMATICHE ITALIANE Se non ni' indussi finora a varcare i contini della numismatica Genovese, salvo alcuna rara ecce- zione, non vedo ragione per cui debba trascurare l'occasione che mi si presenta di trattenermi sopra le monete di altre zecche. Non intendo con ciò di chiudere la serie delle prime XXIII, ma ponendo in testa alla presente annotazione un titolo generico ed un nuovo numero d'ordine, mi prefiggo di tenermi aperta un'altra via da riprendersi ogni qual volta mi convenga. D'altronde non mi allontanerò di molto per oggi da quella lìn qui seguita, perchè la metà delle monete comprese in questo scritto hanno rela- zione o in un modo o in un altro con quelle Genovesi. Infatti, la Lunigiana dalla quale prenderò le mosse, è da considerarsi come un'appendice alla Liguria non solo topograficamente, ma anche per la famiglia che ne era a capo, la quale apparteneva alla nobiltà Genovese ; ed alcune delle monete di altre zecche, non sono altro che contraffazioni di quelle uscite dalla zecca Genovese. 2 8o ,11'SH'I'K Kl'CIIEHO MASSA DI LUNIGIANA. L'opera del Viani ricca di numerosi tipi e di ancor più numerose varianti, potrebbe far ritenere aver egli esaurito la materia. Ma non è così : le pub- blicazioni del Remedi, del Kunz e quelle di molti cataloghi di vendite apparse in quest'ultimo ventennio, ci segnalarono nuove monete Massesi, e quanto alle varianti di minor conto, se ne troverebbero nelle collezioni pubbliche e private tante, credo io, da raddoppiarne il numero. Intanto, parmi che non sa- ranno inutili le aggiunte seguenti, le quali disporrò cronologicamente per quanto sarà possibile. jy -- ÀLBER/Wr.5 • CIBO MkLaspina ■ MkRchio ■ MASSo- • Dominus ■ CARRfr/fl? • Comes • Ferentilli • Busto a destra. 9/ - • VON ••■ GVETTEN • IN • PESSER • • Botte ardente. Argento. - Peso gr. 9,05. — Bellissima conservazione. La data di coniazione spetta adunque all'epoca compresa tra il 1559 ed il 1568, cioè anteriore all'e- rezione del Marchesato di Massa in Principato. Ne trassi il disegno da una fotografia che dal proprietario, certo Fontana di Massa, era stata donata al Cav. Gio- vanni Sforza Direttore di quel R. Archivio di Stato, ANNOTAZIONI NUMISMATICHE ITALIANE 281 colla autorizzazione per pubblicarla. Ma questo mio dotto e gentile amico volle cedermi e l'una e l'altra, ed io adempio all'obbligo graditissimo di ringraziarlo pubblicamente di questo e degli altri favori e cortesie d'ogni maniera che ho ricevuto in ogni tempo da lui, ma specialmente durante il mio soggiorno in Massa. Il rovescio di questa moneta figura sopra altre quattro del Viani e sono : 1. — La doppia n. 4, Tav. II. Coniata nello stesso periodo : ha eguale il rovescio anche nella mancanza della crocetta, nei 3 punti in principio, e nel P del pesser : non ne differisce che nei cerchi. 2 e 3. — Pezzi da 40 bolognini o da lire quattro n. 3 e 4, Tav. III. Non hanno la testa, ma l'arme : battuti dopo il principato, cioè nel 1570 e 1573. Peso gr. 18,16 e 18.30 (riduco in grammi per maggior comodo dei lettori). 4. — Lira o da io bolognini n. 4 della Tav. IV, battuta nel 1572. In questa rivediamo il P invece del B Peso gr. 4,51. Questa nuova moneta colla botte è dunque, fra quelle di argento, la prima in ordine cronologico co- niata con quell'impresa ; e per il suo peso ci si ma- nifesta senz'alcun dubbio per un da 20 bolognini o da due lire, ed è finora l'unico pezzo di tal valore nella serie Massese. Questa e la doppia sono le due sole monete che abbiano la testa di Alberico ancora Marchese, che si distingue anche nella barba corta da quelle dell'epoca del principato, che l'hanno allun- gata a punta. Curioso abbastanza è il modo del rinvenimento di questo pezzo importante, e voglio qui riferirlo come lo appresi dal Conte Luigi Staffetti. Fu trovato da alcuni operai che raccoglievano i ciottoli della 282 GIUSEPPE RUGGERO ghiaia nel letto del Frigido per farne calcina, mentre li gettavano colla pala contro la rete metallica tenuta ritta sul suolo per liberarli dalla rena. Avvertirono essi un suono metallico che non poteva esser stato prodotto dai ciottoli stessi : videro la moneta, la cre- dettero falsa, e poi si ritennero ben fortunati di aver trovato un originale, secondo loro, che volle pagarla due lire, e questi era il Fontana. Ora gli eredi l'hanno venduta e non mi riuscì sapere dove sia an- data a finire. & - + ÀLBERICVS • CYBO • MkLaspina ■ Sacri- Romani- IMPerii ■ ET • MASS:*' • PRINCEPs • I • Arme inquartata di Cybo e di Malaspina con scudetto de' Medici a lozanga nel centro, in uno scudo ornato a cartocci con corona a 5 punte; ai lati 15 73. 9 — ® • VON • GVETTEN • IN • BESSER • Botte ardente : ai lati 15 73, sotto 6. Argento. — Magnifica conservazione: Peso gr. 17,50. È una variante di qualche importanza dei due da 40 bolognini del Viani più sopra citati. Ne diffe- risce per la ripetizione dell'anno sulle due facce : per il disegno della botte e per la rosetta al ty : ma spe- cialmente per la forma dello scudo, il quale è ovale in quello del 1570, e di una forma barocca insolita nella serie di Massa, in quello che segue. Questa ANNOTAZIONI NUMISMATICHE ITALIANE 283 moneta appartiene alla ricca collezione del Cav. Paolo Bellezza, Tenente-Colonnello RR. Carabinieri a Borgo a Baggiano. iB 1 ...LBERICVS • CYBO • PRINO/>s ■ I • Arme inquartata Cybo e Malaspina con scudetto Medici a lozanga nel centro, in scudo ovale a cartocci, con corona a 5 punte. $ + — DVRABO .... il rimanente del contorno della leg- genda è composto di foglie piegate a virgola. Incudine : sopra, • 4 • ai lati, 15 "75. Argento basso. - Conservazione discreta. Peso gr. 4,56. Sarebbe il n. io del Viani a Tav. V, ma ne differisce per i punti ai lati del 4, e per la disposizione delle foglie del contorno. ièseKA30)| 2? — ALB • CYBO • MAL • Arme in scudo ovale con cartocci ed orlo a palline, con corona a 3 punte. ty • S • • R • I • ET • • MASS • • P • I ■ su quattro righe in un contorno di rose. Mistura. — Peso gr. 0,77. Conservazione discreta. È una crazia o da 5 quattrini che non corri- sponde ad alcuno dei n. del Viani alla Tav. Vili, sia per la leggenda più abbreviata al W che per il con- torno al 9/ che non ha riscontro in alcuna altra delle monete Masscsi. 284 GIUSEPPE RUGGERO Ho preso nota di queste due monete conservate insieme, ad altre dal Cav. Sforza e destinate all'ar- chivio, per iniziarvi una piccola raccolta numismatica locale. Quantunque non si possano dire inedite a rigor di termine, stimai opportuno seguire il sistema del Viani, il quale non ha mai trascurato le più pic- cole varietà. E per lo stesso motivo riporterò la seguente avuta da pochi giorni, lieto di estendere eguale trattamento alla moneta di rame o per lo meno quasi rame (0,041). & - ALBE • CYBO • P • I • MA • 96. Arme in scudo ovale ornato, con corona a 5 punte. ?! - - • SANTVS PETRVS • Figura del Santo. Mistura. — Mediocre conservazione : qualche parte dell'arme spo- stata. Peso gr. 1,24. È una variante del duetto n. 1 Tav. IX del Viani, l'unico fra i duetti col Santo che portino la data. La variante è al 9 nella punteggiatura, nel cerchio, e specialmente nella figura del Santo che in questa nostra taglia il cerchio anche al disopra. Forse a qualcuno non tornerà discara qualche notizia sulla impresa della botte rappresentata nelle quattro monete del Viani e nelle prime due di questa annotazione. A questo proposito il Viani non dice altro se non che questa era l' impresa di Francesco Cybo Conte dell' Anguillara, figlio di Innocenzo Vili ANNOTAZIONI NUMISMATICHE ITALIANE -°D ed avo del nostro Alberico (v. pp. 20, 168 e 173). Evidentemente la botte infiammata richiama alla mente i falò, segni di festa e di allegrezza molto usati in quei siti, ehe consistono nello abbruciare stipa od altre ma- terie e specialmente botti con catrame in luoghi ele- vati e perciò facilmente visibili a distanza. Ma questo, pur anche unito al motto von giitten in besser (di bene in meglio), non ci darebbe ancora l'idea facile e chiara del concetto che si voleva esprimere, caso non in- frequente nelle imprese tanto in uso a quei tempi. Riporterò qui un brano di uno scritto intitolato Di- chiaratione dell'imprese di Casa che il Cav. Sforza ha trovato nei carteggi dei Cvbo in archivio, e di cui, secondo il solite , si fece premura di darmi copia. Questo scritto contiene la spiegazione di cinque im- prese, che son quelle del Pavone, della Botte, dell' In- cudine, della Piramide e della Cicogna, che si trovano improntate su monete di Alberico I, meno l'ultima della quale tuttavia egli sarebbe stato l'autore. Non deve meravigliarci se non vi si trova cenno del- l' impresa del tempio, nò di quelle del cervo e dei tre cervi a nuoto che vediamo sopra monete dello stesso all'epoca del Principato, perchè il titolo mar- chionale col quale vien designato 1' Alberico, ci ap- prende che lo scritto stesso è anteriore al 1568. Di questa seconda impresa della botte che manda " fuori da più bande fiamme di fuoco accese, col " motto che dice: (e qui il von giuiten in besser pare " alquanto storpiato), ne fu l'authore Francesco Cibo " figliuolo d'Innocentio ottavo Conte d'Anguillara e " governatore della Chiesa , nel tempo di detto " Innocentio del quale authore la principale intcntione " fu di far festa ed allegrezza si come in esse si " vuole usare d'ardere le Botti, della lealtà, magna- " nimità e grandezza d'animo de' suoi passati et " anch'ess'ardere et abrugiare. \)i questo medesimo 286 GIUSEPPE RUGGERO " animo e volontà d'esser leale splendido et magna- " nimo, si come in uso sempre fu ; anzi col motto " l'authore dice e promette di voler andar di bene " in meglio, seguire et avanzare li suoi antecessori " in questi effetti di lealtà, si come mostrò sempre " chiaramente in ogni attioni: Perciocché fu uomo " di buonissima mente liberale e amatore e massime " de' suoi et in particolare de' Medici suoi parenti " havendo per moglie Magdalena figliuola del gran " Lorenzo de' Medici , e sorella di Giovanni fatto " Cardinale da Innocentio ottavo il qual di poi fu " fatto Papa chiamato Leon decimo, il quale fece " Giulio de' Medici Cardinale eh' anchesso fu fatto " Papa detto Clemente settimo. Onde si puoi dir " chiaramente che la casa Cybo sia stata un instru- " mento principale a cagione della suprema esalta- " zione della casa de' Medici, e che fra di lor duo " sia stato sempre un cordialissimo amore et vera " affetione „. E qui il paziente lettore si troverà forse abbastanza informato circa all' impresa della botte , ma si avvedrà che questa informazione lo ha condotto molto lontano dal punto di partenza. Da persona degna di fede, mi venne assicurato esistere un quarto di scudo d' oro Massese al tipo della piramide. Azzardai l'obbiezione che si potesse trattare di uno dei soliti quattrini che fosse stato dorato, ma quella persona si dimostrò convinta del contrario. Accenno a questo fatto, perchè la notizia possa servire di eccitamento a chi per avventura possedesse nella propria collezione il prezioso nummo, onde si volesse decidere a pubblicarlo. ANNOTAZIONI NUMISMATICHE ITALIANE 287 CASTIGLIONE DELLE STIYIERE. Di questa zecca non conoscevamo finora che una sola contraffazione genovese, cioè quella del da otto denari colla Madonna, del principe Ferdinando primo, moneta che per il suo tipo va assegnata al periodo 1637-1678 U), e che venne anche imitata a Bozzolo ( 2 ). Pochissime e tutte rare sono le monete di tipo genovese contraffatte nelle piccole zecche , ciò che fa credere si andasse molto cauti nel farlo e non se ne emettessero che limitate quantità. Ed a confermarci in questa opinione concorre il fatto che mentre si conoscono moltissime varianti delle con- traffazioni di monete di altri stati , delle genovesi invece non ne abbiamo che due al più. Tuttavia mi è riuscito averne una di questo da otto denari del principe Ferdinando, del quale non darò il disegno, ma basterà che accenni le varianti. Queste consi- stono nello scudo che è più stretto ed a punta ben accentuata, e nella leggenda * REGINA * CELI *, cioè senza l'A del dittongo, colla stelletta a metà invece del punto, e di due punti all'esergo in luogo delle due stelle. Il principe Ferdinando 1 non fu il solo uè il primo ad aver rivolto la colpevole industria della propria zecca sulle monete Genovesi. Rodolfo l'aveva preceduto (1586-1593), contraffacendo il soldino ine- dito finora, ma che da qualche anno si trova nella mia raccolta, e del quale fu dato un cenno dal Desi- (1) Zanetti, Nuova raccolta delle monete d'Italia, e/c. Voi. IH, n. 16, tav. XIII e pag. 206. (2^ Brambilla, Altre aimotazioni nttmism. Pavia, 1870, n. 9, tav. II. GIUSEPPE RUGGERO moni nella sua dotta prefazione alle nostre tavole (3). Né possiamo meravigliarci che il famoso contraf- fattore di tante monete e specie delle papaline, non disdegnasse quelle della nostra Repubblica, la quale non aveva a sua disposizione la difesa delle sco- muniche. i& — ...RO • GON • M... Tipo del soldino, cioè Castello Genovese in 6 archetti con perline alle punte ed agli angoli in cerchio di perline. 9! — + CRVX NOS. Croce patente in archetti e cerchio come al diritto. Mistura bassa. — Peso gr. 0,92. Conservazione mediocre. È questo il terzo esempio di contraffazione del soldino. 11 primo e più antico può dirsi ancora inedito, e non saprei da quale zecca sia stato pro- dotto, ma ne trovai un primo cenno nel Catalogo Morbio sotto il nome cervellottico di un quarto di grosso al n. 1592 nella serie di Genova. Lo ritrovai descritto nei mss. dell'Avignone , e fa parte della raccolta omonima che la famiglia dopo aver rifiutato di cedere al Municipio per un prezzo equo, tiene depositata al Museo Civico nel Palazzo Bianco. In queste condizioni, trovandosi suggellata la vetrina che racchiude la collezione, non mi fu mai possibile di vedere né questa né altre monete che pur avevo il massimo interesse a studiare. Questo soldino ha (3) Tavole descrittive delle monete di Genova. Ivi , 1890. Prefazione png. t.xvi, nota 1. ANNOTAZIONI NUMISMATICHE ITALIANE 289 le seguenti leggende: COR • CONTRITVM • ET • HVMI • • DEVS • NE • DESPICIAT ■ 1577 • Per analogia al caval- lotto eli Messerano edito dal Promis (+', il quale ha pure leggende religiose sui due lati, non è impro- babile che il soldino provenga dalla stessa origine; nel qual caso dovranno esservi nel castello quei segni od iniziali che guidarono il Promis nella clas- sificazione del cavallotto. Ma allora, in ordine alla data di coniazione che sta sul soldino e che manca nel cavallotto, i due F starebbero a designare il Francesco Filiberto Ferrerò Fieschi (1576-1629), e non il Filiberto Ferrerò Fieschi al quale il Promis aveva assegnato il cavallotto, perchè questo Conte e poi primo Marchese morì nel 1559. L'altro soldino Genovese contraffatto è quello di Gazzoldo (5) colla data dal 1591:, posteriore dunque a quello 1577 del quale per ora nulla pos- siamo con certezza asserire circa l'origine. Questa Zecca degli Ippoliti contraffece anche il cavallotto colle stesse leggende del soldino, ma senza data ( 6 ). P A S S E R A X O. Non ho che una sola moneta dei Radicati che sia veramente inedita, ma non è priva di un certo pregio. F una contraffazione di un da 4 denari Ge- novesi del 1587, la quale viene ad accrescere il ri- (4) Monete di Messerano. Tav. V, n. 13. (5) Promis, Monete di secche italiane inedite: Memoria II, Torino, 1868, n. 11, tav. II. (6) Ktnz, Museo Bollaci», nel Periodico dello Strozzi. Anno I, p. 245. 290 GIUSEPPE RUGGERO strettissimo numero delle monete di Genova contraf- fatte, fin qui conosciute, che non superano la diecina; aggiunge una nuova zecca alle quattro che sapevamo essersi occupate dei prodotti della nostra Repubblica, cioè Bozzolo, Castiglione Stiviere, Gazzoldo e Mes- serano; e finalmente porta a cinque le specie di mo- nete rappresentate in queste contraffazioni, che sono il cavallotto, il soldino ed il da 4 denari, tra quelle al tipo del castello; ed il diciasetteno e l'otto denari fra quelle al tipo della Vergine. B' — ....CONI COCO • RADICA.... Castello in uno scudo. 9 — ...SIT ■ NOMEN • D • BEN.... Croce patente accantonata dai numeri formanti la data 1587- Rame. — Buona conservazione. Peso gr. 0,39. La mancanza di al- cune lettere nelle leggende è dovuta a maggior sottigliezza del tondino per cui non ha ricevuto l'impronta. Il tipo Genovese è qui riprodotto in tutta la sua integrità, ma non si rivela affatto nelle leggende la imitazione dell'originale. Quella del T}1 è la solita delle monete di Francia, usata dai Radicati indiffe- rentemente nelle loro contraffazioni Francesi , in alcune Savoiarde ed in qualcuna delle Venete. Poiché questa monetina mi ha dato occasione di entrare neh' unica zecca dei Radicati , anziché uscirne per proceder oltre, desidero di fermarmici ancora per alcune varianti di una moneta illustrata dal Kunz. Se non altro otterrò il risultato di meglio divulgare quella pubblicazione facile a passare inos- servata ai più, per essere l'unica moneta disegnata in un volumetto d' indole non esclusivamente numi- ANNOTAZIONI NUMISMATICHE ITALIANE 29I smatica (7). È un quarto di Savoia contraffatto nel seguente modo ( 8 ). B 7 - X • SVB • AV C C • E • M • P • 1594. In mezzo, FERT in lettere gotiche minuscole, tra due doppie rette orizzontali con una stella sotto, in un cerchio di perline. 9/ — * CRVX • CARA • EMANAT Croce trilobata in un cerchio di semplice filetto. L'A. ritiene l'X per una crocetta di S. Andrea in principio di leggenda, ed interpreta : SVB • AVc/o- ritate • Zomitis ■ Coconati • E/ • tAarc/iioni's ■ Passerotti ■ 1594 • Spiega poi egregiamente il CARA del H come deno- tante una pianta radicale palustre, nerba radix, cara o chara, che mescolata col latte servì di cibo all'e- sercito di Cesare; e sarebbe qui adoperata, perchè questa allusione allo stemma della famiglia sulla presente come pure su altre monete '^, permette l'imitazione del nome del Duca CAR • EMAN • Da molto tempo ho presso di me otto di queste monetine avute sul Parmense e provenienti forse da un unico ripostiglio, nelle quali sono rappresentate quattro varietà. I. & — X ■ SV8 • AV • C • C E • M • P 1594 • In mezzo, FERT tra le doppie rette con stella sotto, in cerchio di perline. 9/ — ® CRVX • CARA • EMANAT • Croce trilobata in cerchio semplice. Rame. — Tre esemplari. Pesi gr. 0,89, 0,91, 0,93. Eguali all' esem- plare del Kunz, più il punto al rovescio. (7) Kunz, // Museo Civico di antichità iti Trieste. Trieste, 1889, vedi a pag. 77 e (igura alla tav. 111. (8) Per la moneta tipo vedasi Promis, Monete dei Reali di Savoia, al n. 15 di Carlo Emanuele I (9) Umberto Rossi, Di un piccolo ripostiglio in Piemonte , in Gaz- zetta Numis. dell'Ambrosoli. Como, Anno II, 1.882, al n. VII, a pag. 40. 2Q2 GIUSEPPE RUGGERO 2. J¥ — Tutto come sopra ma le lettere della leggenda più grandi. 9 - Come il precedente, ma il cerchio è di perline come al diritto, e le braccia della croce più sottili. Un esemplare. — Peso gr. 1,26. 3. ì& - X • SVB • AV • C • E • M • P • 1594. Come i prece- denti, ma il cerchio è semplice anziché di perline. 9* — Come il 2, ma il cerchio è di tratteggi obliqui, e pare manchi il punto alla fine. Tre esemplari. — Pesi o,6i, 0,85, 0,89. Differenza principale quella 4. & — ® CRVX • CARA • EMANAT • Come i primi due. 9 - ....CRVX • CARA ■ EMANAT. Come il precedente, ma il cerchio di tratteggi è unito ad uno semplice. Un esemplare. — Peso gr. 0,50. Sono dunque i prodotti di quattro conii ben distinti e la precedenza cronologica parrebbe spet- tare all'ultimo, quello della leggenda ripetuta. Invero, se questa leggenda col nome di una specie vege- tale poco nota aveva, come è evidente, il solo fine di imitare il nome del Duca di Savoia CAR • EMAN, ne consegue che fosse dapprima destinata per il di- ritto della moneta : e che notata in seguito la scon- ANNOTAZIONI NUMISMATICHE ITALIANE 293 venienza della ripetizione, si improntasse la nuova colle iniziali precedute da una prima parte X • SVB • AV • per la quale è inutile secondo me cercare una spie- gazione diversa da quella che dovesse servire ad imitare il DVX • SÀBÀV. E questo esempio di una prima parte di leggenda indipendente dal seguito , è fre- quente in altre monete dei Radicati, specie in molte di quelle contraffatte ai tipi di Francia. D' alti-onde volendo anche lasciar da parte l'X come fece il Kunz e leggere sub. auctoritate , se questa conviene ai quarti che hanno i due C cioè Comit/tm Coconati\ non regge per quelli che ne hanno uno solo, non poten- dosi dire SVB • kVctoritate Coronati. Gioverà poi correggere l'interpretazione della M presa per il titolo marchionale, non spettando ai Radi- cati altro titolo che quello comitale per il castello di Coconato, sul quale i terzieri della famiglia avrebbero conservato eguali diritti fin dal XIII secolo , come opina il Promis ( IO ). Nel caso presente, questa iniziale deve rappresentare uno dei molti feudi dei Radi- cati che cominciano con M e probabilmente quello di Marmorito , se vogliamo attenerci al Promis stesso, il quale nel caso di una sola M sopra io ini- ziali di feudi, diede a quello la preferenza ,MI . La scelta della M invece di altre iniziali e la congiun- zione E/ che la precede , son spiegate dallo scopo che avevano gli autori della moneta, quello di mag- giormente imitare il nome del Duca, C • EM • Sembra dunque, a giudicarne dalle varianti, che di questa moneta se ne facessero copiose emissioni destinate a felicitarne gli stati del vicino Duca troppo (io) Monete del Piemonte: Memoria IV , Monete dei Radicati e dei Mazzetti. Torino, 1860. (11) Monete italiane inedite o contile: Memoria II. Torino, 1868. Vedi il n. 20, contraffazione di moneta d'Avignone. 294 GIUSEPPE RUGGERO longanime. L'abitudine era ormai inveterata, poiché pare accertato che fin dall'apertura della zecca di Passerano nel 1581, la moneta ducale aveva avuto per prima colla Francese l'onore della contraffazione dai Radicati; e questo trattamento le venne conti- nuato fino al 1598, allorché il Duca volendo finirla una buona volta, potè ottenere dalla famiglia dei Radicati la rinunzia alla zecca contro l'annuo com- penso di 300 scudi d'oro. MIRANDOLA. Da un sacchetto di quattrinelli presso un orefice di qui, e tutti inargentati in mode da non poterne distinguere il metallo, ne ebbi un certo numero di Mirandolesi. Fra questi, oltre i n. 5 ed 8 del Litta per il Duca Alessandro II, trovatisene alcuni che mi parvero degni di nota e che descriverò qui appresso. fìy S • CÀTER> ADVOCMI La Santa con palma e ruota. 9 — MEG-GIO ■:• DE O ■:'■ Sfera armillare. Peso gr. 0,50. — Conservazione discreta. È una varietà di quella edita dal Kunz < 12 ) nella (12) Monete di Mirando/a, in Archcografo Triestino. Voi. Vili, 1881- 1882, pag. 16 e tav. I, n. io. ANNOTAZIONI NUMISMATICHE ITALIANE 205 leggenda del diritto, ma specialmente per il MEGGIO in luogo di MEZO. i& - S • POSID •:■ PRO • MI 11 Santo colla destra alzata ed il pastorale nella sinistra. 1>' — MEGGIO •:■ DENARO Leone rampante. Peso gr. 0,75. — Conservazione discreta. E una variante del n. 5 del Litta nel nome del Santo abbreviato in modo differente, ma special- mente per il valore al rovescio, scritto come nella precedente monetina ('3). <& ALEX • PI R. Scudo a scacchi rettangolare. 9 — ENARO. Sfera armillare. Peso gr. 0,59. — Sufficiente conservazione. Questa moneta può considerarsi inedita, quan- tunque sia quella che il Litta pubblicava fra le in- certe 1 ^). Essendo quell'esemplare troppo sconservato, l'Autore credette di vedere un D nell'E, un O a posto delC, e così dichiarò elicgli sembrava un Gianfran- cesco, confessando tuttavia che il rovescio non gli conveniva perchè queir impresa non comincia a com- parire che al tempo di Ludovico. Egli poi dispose (13) Luta, Famiglie celebri italiane; Fam. Pico. Tav. II, n. 5 di Alessandro II. (14) Idem, ibidem, n. 1 delle incerte. 296 GIUSEPPE RUGGERO la moneta in modo che lo scudo apparisse a losanga mentre è rettangolare e lo si vede bene in questa, ma meglio nella seguente monetina ; e non avverti l'er- rore araldico che risultava da questa disposizione stante che gli scacchi diventavano alla lor volta losanghe. Ora, il mio esemplare ci permette di ri- mettere le cose a posto, col dare al Duca Ales- sandro II ciò che gli spetta, e cosi si dilegua l'ano- malia che necessariamente aveva dovuto notare il Litta nel rovescio, data l'erronea attribuzione. ì& — ALEX • PIC • D R • Scudo scaccato rettangolare. 91 — S ■ CATE VOM La Santa con palma e ruota. Peso gr. 0,56. — Conservazione discreta. Riunisce il diritto della precedente , alla Santa rappresentata nel mezzo denaro del Kunz , e la ri- tengo inedita. Sebbene l' inargentatura impedisca di vedere se sia schietto rame, non v' è ragione di du- bitare che non sia pure un mezzo denaro come tutti gli altri. N O V E L L A R A. Nei quattrini inargentati dei quali ho detto più sopra , erano rappresentati i cosi detti chiavarmi Bolognesi, accompagnati da alcune di quelle contraf- fazioni che furono cagione dell'abolizione di quella ANNOTAZIONI NUMISMATICHE ITALIANE 297 specie nel 1591, come ne attesta il Ghirardacci. Vi trovai quelle di Dezana, di Castiglione e di Novellara, ma non quelle di Frinco. Non tengo conto di Massa Lombarda, perchè non so condividere l'opinione di coloro che ritengono quei quattrini vere contraffa- zioni ( x 5). Il Santo seduto colla città in mano è tipo che può convenire a multe zecche ; ed invece delle chiavi decussate che diedero per l'appunto il nome alla specie, il quattrino di Massa porta il leone ferito che è speciale a quella officina. Non so poi se deb- basi annoverare tra le vere contraffazioni del chia- varino, quello di Fano < l6 '. Ne avrebbe tutti i caratteri meno che nelle leggende ; ma trattandosi di una città soggetta a dominio papale, panni avesse ben diritto di coniare con quel tipo ; ed essendo la monetina anteriore all'epoca classica delle vere contraffazioni, propenderei a considerarla per imitazione semplice, e non per vera ed intenzionale contraffazione a scopo di lucro. Fra le altre trovai pure la seguente che non ri- cordo di aver mai veduta in alcuna pubblicazione. /& — SAN S- Santo come negli altri chiavarmi. 9/ - PROT OR • NOSTE Chiavi e tiara. Peso gr. 0,62. — Conservazione discreta. Non intendo di dare una assegnazione assoluta a questo quattrino, ma considerando che quelli col (15) Kunz, Le Collezioni Cnmano, nell' Archeogr. Triestino. Voi. VI, 1879-80, pag. 56 e tav. I, n. 2. (16) Papadopoli, Monde, italiane inedite. Ili, in Rivista Hai. di num., 1893: Pag- 42i- 298 G. RUGGERO - ANNOTAZIONI NUMISMATICHE ITALIANE BONVS • PROTETOR o simili leggende hanno general- mente l' N finale ( l i\ e vengono dati a Novellara, per analogia seguirei la stessa regola per questo mio e per quelli del Cinagli ( l8 ). Ed a consigliarmi nel dare a tutti questi una sola origine, sia e non sia quella di Novellara, concorre un'altra circostanza ; quella cioè di alcuni particolari nel disegno del tipo e specie nelle chiavi che son comuni a tutti questi, mentre diver- sificano invece in quelli di altre zecche. Sono venuto a questa conclusione esaminando attentamente i miei esemplari, cioè un BONVS • PROTETOR • N • sufficiente- mente conservato , un . BONA • PROTETO R • N prima conservazione, ed il qui sopra disegnato per i primi : ed alcuni esemplari di Dezana e di Castiglione per i secondi. L'esame ripetuto poi sui disegni di Kunz e di altri, confermarono in tutto le mie induzioni. Ma se ri- conosco per i primi una origine comune, non sono egualmente sicuro che questa debba essere Novellara, quantunque sia la più probabile. E su questo dubbio desidererei conoscere il parere degli altri numismatici, a proposito della interpretazione della N. Questo dubbio nasce spontaneo dopo conosciuto il quattrino qui descritto, cioè se l'N debba leggersi per NOVELLARIE oppure per NOSTER, nel qual ultimo caso verrebbe a mancar la ragione che ha consigliato l'attribuzione a Novellara di tutti quei chiavarmi colla N. Firenze, Luglio 1804. Giuseppe Ruggero. (17) Cinagli, Le Monete dei Papi. Pag. 427, nn. 3 e 4 e Kunz, Museo Bottacin, in Periodico Strozzi. Anno I, pag. 250 e n. 6 della tav. XII. (18) Cinagli, Op. cit., pag. 429, nn. 57 e 58. MONETE ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA PAPADOPOLI IV. Le monete coniate dopo la caduta dell' impero romano nella Sicilia e nelle provincie meridionali della nostra penisola, meno fortunate di quelle altre regioni, sono state troppo lungamente trascurate dagli studiosi e dai raccoglitori italiani. Eppure non me- ritano certo un tale abbandono , perchè meglio di ogni altro monumento rispecchiano i tempi ed i luoghi ove sortirono i natali. Esse recano qualche raggio di luce su periodi storici oscuri e poco studiati, ove si riconoscono le traccio dell'antica civiltà che tramonta, mentre sorge la nuova nella lotta fra i seguaci di Cristo e quelli di Maometto , negli stessi luoghi ove i greci avevano lasciato esempi di arte divina e dove la nuova Italia ebbe la sua vera culla. Infatti, in mezzo a pezzi informi che mostrano l'arte barbara e bambina, troviamo una grande quantità di tipi e di monete lavorati con gusto e con sapere, come quelli che riproducono l'aspetto delle mura di Salerno col mare e coi navigli, i lineamenti di Federico II e di Carlo d'Angiù, a cui si potrà aggiungere ora quelli di Manfredi di Svevia. Da poco tempo presi ad occuparmi della numi- smatica di queste regioni e ne rimasi sorpreso e 300 NICOLÒ PAPADOPOLI sedotto in modo che desidero portare il contributo modesto delle monete inedite della mia raccolta , affinchè il lavoro che ci è promesso sulle monete del mezzogiorno d' Italia riesca completo, mentre il nome del giovane Autore, già noto favorevolmente per altri dotti lavori sulle monete napoletane, ci è arra sicura ch'esso contenterà i desideri degli stu- diosi e servirà a togliere dall'oblio una parte della storia monetaria d'Italia, che deve essere conosciuta e coltivata. Facciamo voti che il Dott. Arturo G. Sambon si occupi seriamente anche dell'ordinamento di quelle zecche, sperando che possa riuscire a darci un saggio di quanto si può fare in tutte le regioni d' Italia, mentre io devo per ora seguire le orme tracciate dallo Spinelli, dal Promis, e dall'Engel, nel mio elenco di monete inedite e di varietà inosservate. N A P O L I. Comincierò da una varietà del denaro di Basilio imperatore d'Oriente, col nome di Napoli e quello di S. Gennaro protettore della città. •mm i. — Argento, peso grammi 0,74. Ì& — Nel campo NEA in nesso, attorno: + BASIL • IMPE • 9/ — Croce potenziata su di un gradino, fra due stelle, attorno: SCI • IANVARII. MONETE ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA I'APADOPOLI 3OI La differenza fra questo denaro e quello pubbli- cato da Sambon ( J ) sta soltanto nel nome del santo che ivi è troncato e qui è completo, e non sarebbe cosa da rilevare, se non si trattasse di epoche remote ed oscure e di moneta che può dar luogo a discussioni appassionate, dove è bene tener conto di tutti gli ele- menti di fatto e -particolarmente di quelli che possono dare indizio di copiosa emissione. Riprodurrò poscia il farnese di Ladislao di Du- razzo (1386-1414), di cui possedo due esemplari per- fettamente uguali fra di loro ma diversi da quelli esi- stenti nel medagliere della regia zecca di Napoli ( 2) , e da altro della Collezione Rossi (3), tanto più che di nessuno di tali tornesi esiste un disegno. 2. — Mistura, peso grammi 0,65 e 0,52. /& — Quattro gigli posti 1, 2 e 1 in un cerchio: + LADI SLAVS DUI GR. 5 — Croce patente in un cerchio: + hVG. . . UlURLttSKI. (1) Arturo G. Sambon, Monete ilei (lincilo Napoletano, estratto dal- l' Archivio Storico per le Provincie napoletane. Anno XIV ', fase. Ili, Napoli, 1889, pag. 19, n. 3, tav. II, n. 4. (2) G. Fiokelli, Bitlleltino del Museo Nazionale di Napoli. Napoli , 1864, pag. 12, n. 289-290. (3) Catalogo della Collezione del Cav. Giancarlo Rossi. Roma, 1880, n 2894. 3 02 NICOLO PAPADOPOLI 3. — Mistura, peso grammi 0,64. i& — Croce accantonata da quattro gigli in un cerchio : + RflNÀTVS Rff.... IJ< — R sormontata da corona gigliata in un cerchio: SALGM.. .. IOIL. Questo denaro di Renato d'Angiò (1438-1442) è probabilmente lo stesso descritto da G. M. Fusco .negli Annali di Numismatica M, perchè proviene dalla ven- dita Fusco fatta in Roma nel 1882. Non fu mai dise- gnato, ma sembrami conveniente di farlo, trattandosi di moneta assai rara, sebbene il mio esemplare sia imperfettamente battuto. Del denaro di Alfonso I d'Aragona (1435-1458) disegnato da Vergara (5) e riprodotto da Heiss ( 6 > si osservano molte varianti di poca importanza che consistono nella varia disposizione dei quarti dello stemma e nella iscrizione più o meno completa e corretta. Alcune di tali varietà si trovano nel reper- torio del Reichel (7) ed in una nota di G. V. Fusco ( 8) , (4) G. M. Fusco, Di alcune monete spettanti ai re di Napoli e Sicilia, Anna/i di Numismatica. Anno I, pag. 96. (5) C. A. Vergara, Monete del Regno di Napoli, ecc. Roma , 1715, pag. 67, tav. XXI, n. 5. (6) Aloiss Heiss, Descripcion general de las monedas hispano-cri- stianas, etc. Madrid, 1865-67, tomo II, pag. 358, tav. 118, n. io. (7) Die Reichelsche M'mizsammlung, IX Theil, pag. 36-37, n. 257-258. (8) G. V. Fusco, Sulle monete dette cinquine, ecc. Napoli, 1845, n. 12, nota 2, n. 1. MONETE ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA PAPADOPOLI 3°3 ma nella mia raccolta ne esiste una affatto nuova dove è scolpito il motto Dominus incus adjutor et ego despiciam inimicos meos che si legge sui carlini dello stesso tempo. 4. — Mistura, peso grammi 0,73. i& — Nel campo armi d'Aragona inquartate con quelle di Gerusalemme, Napoli ed Ungheria : .... ALFOnSVS ° D •-■ G°.... Iji — Testa coronata di faccia, in un cerchio di perline, nel campo piccola S, attorno: + DnS M > ADIV ■ U ° UGO - D. 5. — Mistura, peso grammi 0,57. i& — Croce potenziata in doppio cerchio , il secondo di perline : + Ftf RDlnAnDVS ° D GR. 9 — Il re coronato in trono collo scettro in un cerchio di perline : + DnS l M ° ÀIVT.:; « l D l I ° Anche questo denaro di Ferdinando I d'Aragona (1458-94) è diverso nella iscrizione, non nei tipi, da quello riportato da Vergara e da Heiss , ma fu no- tato da G. V. Fusco <9). Il Carlino o Coronato di Ferdinando II d Aragona (1495-96) è descritto da G. V. Fusco ( lo) , ma non si (9) G. V. Fusco, Op. cit., pag. 12, nota 2, 11. 3. (io) G. V. Fusco, Op. cit., pag. 15, nota 3. 3°4 NICOLO PAPADOPOLI trova nella grandiosa opera dell' Heiss ; ecco l'esatta riproduzione del mio esemplare. 6. — Argento, peso grammi 3,28. J& — Testa coronata del re, a destra: FERDINANDVS % Il o D ° G ° R o S o I, nel campo T. $ — S. Michele armato, trafigge il drago con lancia che finisce in croce: IVSTA „ T VENDA. Di Ferdinando III il Cattolico (1504-16) possedo una monetina coniata dopo la morte di Isabella di Castiglia sua moglie, simile a quella disegnata alla tavola XXXV n. 2 del Vergara, ma di dimensioni minori e che deve quindi essere il cavallo. 7. — Rame, peso grammi 2. i& — Fascio di freccie in un cerchio di perline: + FERDI » D° G» R» ARAG» . . . . S. 91 — Giogo in un cerchio di perline: + TANTO» MONTA. Senza occuparmi delle monete coniate dai so- vrani di stirpe castigliana e borbonica, che ebbero du- rante tre secoli, quasi senza interruzione, la domina- zione di Napoli, monete fra le quali non possedo nulla di nuovo o di importante, darò i disegni di tre monete MONETE ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA PAPADOPOLI 305 col ritratto di Gioacchino Marat (1808-15), le quali non furono mai riprodotte, ma solo accennate in qualche catalogo di vendita. ' V :^5 1 9 |®£j£HTlllM![.5 8. — Rame, peso grammi 16,14. & - Testa a sinistra: GIOACCHINO NAPOLEONE. 51 - Su tre righe: 10 CENTESIMI 1813, attorno: REGNO DELLE DUE SICILIE 9. — Rame, peso grammi 8,39. & - Testa a sinistra : GIOACCHINO NAPOLEONE. 9/ - Su tre righe: 5 CENTESIMI 1813, attorno: REGNO DELLE DUE SICILIE. 10. — Rame, peso grammi 3,70. & - Testa a sinistra : GIOACCHINO NAPOLEONE. 9 - Su tre righe: 3 CENTESIMI 1813, attorno: REGNO DELLE DUE SICILIE. 306 NICOLÒ TAPADOPOLI Queste ultime frazioni decimali dovevano essere ricuse sulle antiche monete di rame borboniche, e diffatti sul pezzo da io centesimi si vedono le traccie delle parole tornesi 6 che prima vi erano stampate. Però l'operazione non riusciva in modo soddisfacente e le monete si spaccavano facilmente sotto il conio. Questo inconveniente fece sospendere il lavoro, che non venne più ripreso in causa degli avvenimenti politici che rovesciarono l'effimero trono di G. Murat. BENEVENTO. Le monete dei principi longobardi di Benevento ebbero la virtù di destare l'interesse degli studiosi in tutti i tempi, ed anche Guid'Antonio Zanetti, in una delle noti sapienti, con cui accompagnava i lavori della sua raccolta, parla di un denaro di Adelchi C 11 ) che attribuisce all' infelice figlio di Desiderio e sup- pone coniato a Verona. Più tardi si accorge dell'er- rore, e nell'appendice dello stesso volume ( I2 > riconosce che questa moneta non può appartenere se non alla zecca di Benevento. i. — Argento, peso grammi 1,14. ?t¥ — Su due righe : ADEL PRIN, sopra una crocetta. 9* — Croce accantonata da 4 raggi : ARHAN&E MIHAE (11) G. A. Zanetti, Nuova raccolta dì monete e secche d'Italia. Bo- logna, 1775-89, tomo IV, pag. 16, nota 6. (12) Ivi, pag. 519. MONETE ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA PAPADOPOLI 3°7 Il mio denaro corrisponde esattamente alla de- scrizione dello Zanetti, tranne la crocetta sopra l' i- scrizione del diritto, che può essere sfuggita all'illustre Numismatico bolognese, e conviene aggiungerlo agli altri denari di Adelchi principe di Benevento (853-878), pubblicati da Promis e da Kunz. SALERNO. 1. — Rame, peso grammi 4,28. ^& — Su tre righe : MA . SOV . . . DV. 9< Protome di santo, nimbato, ai lati della testa: 5 M. Da Matteo Camera questo follavo ( J 3) fu pubbli- cato ed attribuito a Mansone III doge di Amalfi, ma il padre Foresio C r 4) lo ritiene coniato da Man- sone IV (1043-T052) e con tutto il diritto lo rivendica alla sua Salerno, di cui è protettore S. Matteo che in egual modo si vede rappresentato in altre monete della stessa città. Credo opportuno dare il disegno del mio esemplare , che dimostra 1' esattezza della lettura MANSO VICE DVX. (13) Camera M. , Importante scoperta del famoso /areno di Amalfi e. di un' altra mone/a inedita del doge Mansone III. Napoli , 1872. — ■ Camera, Memorie storico-diplomatiche dell'aulico duralo Amalfitano. (14) Foresio C, Le monete delle zecche di Salerno. Prima parte. Salerno, 1891, pag. 13 e 31. 3°8 NICOLO PAPADOPOLI INCERTE. Mi sembra del pari cosa utile riprodurre alcune monete che non presentano indizii sufficenti per de- terminare con sicurezza il tempo ed il luogo ove fu- rono fabbricate. Si tratta di pezzi nei quali, anche se bene conservati, è difficile rilevare tutta la impronta, sia per imperfetta battitura, sia per essere quasi sempre coniati su monete più antiche, che conservano le traccie della prima stampa confusa colla nuova. In questi casi è molto bene conoscere il maggior numero di esemplari che sia possibile per completare le imagini e le iscrizioni. i. — Rame, peso grammi, 2,63. .<©' — Croce accantonata da quattro stelle in un cerchio periato: + SIGNVMVICTORIE. 9* — Leone andante, a destra, senza iscrizione. Questa moneta fu riprodotta da un esemplare ricuso ed incomprensibile dall'opera dello Spinelli ( l 5) e da lui attribuita a Guglielmo I. Anche recentemente il padre Foresio ( l6 ) ne mo- stra un disegno male riuscito e tolto da un esemplare (15) Spinelli D., principe di S. Giorgio, Monete cufiche, ecc. Napoli, 1844, pag. 53, finaletto, n. 2, descrizione, pag. 154, n. LXXIV. (16) Foresio G., Op. cit., pag. 39, n. 157, tav. IV, n. 106. MONETE ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA PAPAnOI'OLI 3°9 incompleto. Esso non ha nome eli principe né di zecca e deve appartenere ai tempi in cui si combat- teva con successo contro le armi saracene. 2. — Rame, peso granimi 2,59. ,iy — Due figure di fronte sotto un palmizio. 9I — Animale fantastico. Il lavoro di questa moneta, che manca di ogni iscrizione, è abbastanza accurato e potrebbe apparte- nere alla zecca di Salerno, o eli Messina o ad altra officina dei principi normanni. Infatti vediamo adope- rata la palma sulle monete di Guglielmo II e rap- presentati due principi, in posa simile a questa , nei ducati di Ruggero II e di Guglielmo I. - - - ~'"tV 3. — Rame, peso grammi 3,96. ì& — Oggetto che può essere interpretato variamente, come una veste, od una sella da cavallo, od altro ancora sopra RV, a sinistra CA, a destra TA. $ — Principe in piedi, di faccia, cinto il capo di gemme, col manto e la spada snudata, a destra Croce. 310 NICOLÒ PAPADOPOLI D. Spinelli (*7) diede un informe disegno di questo follare tratto da un esemplare battuto su altra moneta, dove erano confuse le impronte e non si potevano rilevare tutte le iscrizioni, ma solo spiccavano le lettere TA che fecero a lui balenare il sospetto si trattasse di un pezzo di Tancredi re di Sicilia. Arturo Engel ( l8 ) nella Revue Numismatique dell'anno 1885, illustra la stessa moneta con un buon disegno e crede vedere nel fi 1 la santa veste di G. C, interpretando le lettere R V come le iniziali del nome di Ruggero secondo e le altre CA TA come le due prime sillabe di quello della città di Catania. Vincenzo Lazari, a cui apparteneva l'esemplare che ora si trova nella mia raccolta, attribuiva esso pure la moneta a Ruggero II, ma la credeva coniata a Gaeta, ed io non posso che associarmi a tale giu- dizio, perchè il segno di abbreviatura che si trova sulla prima sillaba CA può facilmente spiegarsi se si elide la seconda sillaba di CAIETA, ma non ha ragione di essere se si tratta di Catania. 4. — Argento, peso grammi 0,82. /B' — Busto di faccia, ai lati della testa R O. P^ — Busto di faccia, ai lati della testa C Ó. Questo denaro insolitamente barbaro e rozzo manca del nome della zecca, ma non di quello del principe che ne ordinò la coniazione, giacché le poche (17) Spinelli D., Op. cit., pag. 99, fin. 4, descriz., pag. 159, n. XCV. (18) Engel A., Monnaies inédites des Normands d' Italie. — Revue Numismatique, Serie III, tome III. Paris, 1885, pag. 430-431. MONETE ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA PAPADOPOLI 31 I lettere che si vedono sui due lati della moneta non possono interpretarsi se non come Rogerins comes e devono quindi riferirsi ad uno dei due principi che ebbero questo titolo, e cioè Ruggero I (1092-1101) Gran Conte di Calabria e Sicilia, o suo figlio Rug- gero II, prima che assumesse il titolo di re (1105-1130). Io propenderei per il primo di questi valorosi principi, perchè il conio sente l' imitazione delle mo- nete longobarde che pure non hanno finitezza di la- voro, ma sono incise con sicurezza e rilievo, mentre qui apparisce l' incertezza e la timidità ; anzi sarei tentato di credere questo pezzo uno dei più antichi prodotti della zecca di Mileto. L'ultima parola sovra d'un nummo di tanta importanza appartiene a chi più di me è versato nello studio delle zecche me- ridionali. B R I N D I S I. Nell'attuale ordinamento delle zecche italiane si sogliono assegnare a Brindisi le monete di mistura di Federico II imperatore (1 198-1250), sebbene tutti sap- piano e comprendano che almeno una parte di esse debba essere stata coniata in Sicilia. Ciò non ostante dovrò io pure seguire lo stesso sistema , per non aver modo di distinguere quelle che appartengono alle varie officine , ed anche per non aumentare l' odierna confusione. Aspetterò dal tempo e dagli studiosi napoletani un migliore ordinamento della nu- mismatica di questi paesi, ed intanto farò conoscere tre varietà di denari di questo imperatore, se non del tutto sconosciute, certo sin ora non disegnate. 312 NICOLO PAPADOI'OLl i. — Mistura, peso grammi 0,85. ^& — Nel campo FR in un cerchio di perline , attorno + IMPERATOR. 1$ — Croce in un cerchio di perline : REX SICILIE ( l 9). e*;Ss ^ 2. — Mistura, peso grammi 0,66. i& — AVG in un cerchio di perline, attorno: + F ROM • IVP / • S€MR. I{l — Croce in un cerchio di perline : + • R / IGRL' ET • SICIL' 3. — Mistura, peso grammi 0,76 & — I P in un cerchio di perline, attorno: + F • ROMAIIP SÉMPÀVG • 5* — Croce con giglio in uno dei quarti, in un cerchio di di perline: + • R • IERSLET • SICIL' • (19) Fu descritta da Reichel, voi. IX, pag. 25, n. 171. MONETE ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA PAPADOI'OLI 3*3 M ANFREDONI A. Possedè» nella mia raccolta due varietà del de- naro di Man/redi di Svevia re di Sicilia (125666), uno dei quali differisce da quelli già noti solo per la forma della M che occupa il posto d'onore in molte di queste monetine, ma l'altro è affatto sconosciuto. 1. — Mistura, peso grammi 0,50 f¥ — Nel centro £ , accompagnato da tre punti , in un cerchio, attorno : + MAYNF P — Nel centro S, fra due punti, in un cerchio, attorno: + R€...CILI€. Da Promis e da tutti i raccoglitori che hanno per guida nell'ordinamento delle loro raccolte, le ta- vole sinottiche, le monete di bassa lega col nome di Manfredi, sono assegnate alla zecca di Manfredonia, ma sembra naturale che alcune di esse, e, per esempio quella che ho riportato al N. 2, siano coniate a Mes- sina od in altra officina della Sicilia. 3i4 NICOLO I'APADOI'OLI Probabilmente l'uso di rinnovare i conii ogni anno e di lucrare colle ripetute emissioni di cui parla A. G. Sambon, nel suo bellissimo studio sulla mo- netazione di Carlo I d' Angiò (2 °>, non fu introdotto dall'odiato principe francese, ma solo da lui inasprito e reso più vessatorio. Non si potrebbe in altro modo spiegare la grande varietà di tipi che si ripetono coi nomi dei sovrani della stirpe sveva e che sono tanto più numerosi quanto è maggiore il numero di anni del loro regno. La difficoltà sarà sempre di sapere quali di essi furono battuti al di qua e quali al di là del Faro. MANOPPELLO. Della effimera zecca di Manopello, possedo un cavallo diverso da quello descritto da V. Lazari* 21 ) per avere un piccolo stemma della famiglia Orsini che divide l' iscrizione nel rovescio della monetina dove è scritto il nome del feudatario, mentre il diritto è ornato dalle armi e dal nome di Carlo Vili di Francia (1495). 1. — Mistura, peso grammi 0,94. i& - Arme coronata di Francia : KRVS JD'G! REXER ° I# — Croce ancorata , lo stemma Orsini divide 1' iscri- zione : PARDVS l VR l CO l MA » (20) A. J. Sambon, Monnayage de Charles 1 d'Anjou dans V Italie meridionale. Extrait de V Annuaire de la Socictc de Numismatique. Année 1891, pag. 13-16. (21) Lazari V., Zecche e monete degli Abruzzi. Venezia , 1858 , pag. 86, tav. IV, 11. 41. MONETE ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA PAPADOPOLI 315 B A R I. éSBk 1. — Mistura, peso grammi, 0,57. ~X¥ — Croce in cerchio di perline, attorno: + • DE BARIVM • 9 — Busto di Vescovo , di fronte, in cerchio di perline, attorno : + • S • NICOLAVS • Proveniente dalla raccolta Franchini ( 22 \ questa importante monetina, si distingue da tutte le altre uscite dalle zecche meridionali, perchè non porta scritto il nome del principe e sembra coniata in un momento di completa indipendenza della città che vi impronta il nome e l'effigie del santo protettore. Non conosco a dir vero un tempo in cui la città di Bari abbia goduto di siffatta indipendenza o di vera autonomia locale ; ma siccome negli ultimi anni del secolo XIV e nei primi del XV, epoca alla quale appartiene il nostro denaro, ci furono guerre intestine e lotte fra i diversi pretendenti al trono, lotte dove anche Bari passò da un dominatore all'altro, si può credere ad un interregno od a qualche speciale con- cessione di un principe non confermata dal fortunato avversario. (22) Catalogo della Collezione Franchini. Roma, 1879, n. 83. 316 NICOLO PAI'ADOPOLI MESSINA. i. — Oro, peso grammi 9,23. fi? — Aquila in un cerchio , sul petto e nella parte infe- riore dell'aquila, testa coronata d' alloro, a sinistra , at- torno : + MA . . . FRIDVSR. 9 — Croce tenuta da una mano , ai lati della croce IC XC NI IA, attorno, ornato diviso da un cerchio. Non si può dire veramente che questa moneta sia del tutto inedita, ma sarebbe ancora meno esatto asserire che essa sia sufficentemente conosciuta. Basti accennare che lo Spinelli < 2 3), il quale ne riprodusse due esemplari, non potè vedere il nome del principe e fu indotto ad attribuirli a Federico II. Egli è d'altronde pienamente giustificato, perchè la zecca siciliana di questo tempo usava lo stesso conio per battere tutte le monete d'oro, qualunque fosse il loro peso e la loro dimensione, ragione per cui i pezzi più piccoli del valore di uno, di due ed anche di tre tari non ricevevano l'impronta se non dalla parte centrale e mancavano di quel circolo esterno dove è scolpito il nome del sovrano. Nel mio esemplare, che ha forma assai irregolare, ma pesa ben dieci fari, è vi- sibile anche il circolo esterno e ci si legge chiaramente il nome del valoroso e simpatico Manfredi di Svevia (23) Spinelli D., Op. cit., tav. XXII, n. 17 e 18, descrizione, pa- gina 132, n. 637, 638. MONETE ITALIANE INEDITE DELLA RAO OLTA PAPADUPOLI 317 re di Sicilia (1258- 1266) : questa bella moneta si può quindi aggiungere alla ricca serie siciliana. Poco conosciuti sono alcuni denari dei principi Aragonesi che tennero il trono di Sicilia dalla cac- ciata di Carlo d'Angiò sino alla riunione delle due corone. Nella mia raccolta non mancano tali rare monetine, ed è bene ricordare il denaro di Giacomo (1285-96) re di Sicilia, pubblicato da Vincenzo Bellini nella prima dissertazione a pagine 78 e 80, n. VII, che fu dimenticato da Heiss. Inediti invece sono i due denari di Pietro II e di Lodovico, di cui credo opportuno dare i disegni. 2. — Mistura, peso granimi 0,50. £y — Testa coronata a sinistra in un cerchio, attorno: P : SHCUNDUS : D : G 9 — Croce accantonata elfi due anellini e da due stelle in un cerchio, attorno : + SIC . . . . RA : R(IX. La lettera iniziale del nome del re non è perfet- tamente chiara nel mio denaro, ma fra i principi aragonesi soltanto Pietro si notò secondo (1337-42) per non essere confuso col primo Pietro marito di Costanza, mentre Federico d'Aragona non aveva bisogno di ciò per distinguersi dagli altri regnanti dello stesso nome. 3'8 NICOLO PAI'ADOI'OLI 3. — Mistura, peso grammi 0,92. fi? — Testa coronata in un cerchio , a sinistra , attorno : ...ODO... IJf — Croce in un cerchio, attorno : Non posso presentare che un disegno incompleto, tolto da un esemplare poco conservato; vi è però quanto basta per assegnare con certezza tale denaro a Lodovico d'Aragona (1342-55). 4. — Mistura, peso grammi 0,59. jy — Testa coronata, a sinistra , in un cerchio , attorno + FRI • T • D. .. 9»' — Croce in un cerchio, attorno: + . . €X • SICILIS- Il mio denaro di Federico III (1355-77) ^ semplice differisce da quello dato dall'Heiss ( 2 4) per non avere gli anelli fra le braccia della Croce, ma ho creduto bene darne il disegno , perchè Heiss trasse il suo dall'opera del Paruta, ed in tali successive riprodu- zioni la monetina ha totalmente perduto il suo carat- tere e la sua fisonomia. (24) Heiss A., Op. ci f . Tomo II, pag. 349, tav. 117, n. 4. MONETE ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA PAPADOPOLI 3 T 9 — Mistura, peso grammi 0,75. & — Stemma d'Aragona e di Sicilia , in un cerchio , at- torno: + MARIA : DEI : ... AC. fy — Croce colle estremità trilobate in un cerchio di per- line, fra le braccia della croce, 1" e 4" A e B, 2" e 3 due rosette, attorno : + RUGINA * S6CILI * H. 6. Mistura, peso grammi 0,50. & — Stemma come sopra : + MARIA DHI * GRA . . . 9 — Croce come sopra, accantonata da quattro anellini, attorno : + RUGInA * S€CILI .... Son questi due denari di Maria d'Aragona re- gina di Sicilia (1377-1402) alquanto diversi nei det- tagli, non nell'aspetto da quello recato da Heiss ( 2 5>. Di Carlo V (1516-54) ho nella mia raccolta due monete da quattro tari, l'una già conosciuta ( 2Ó ), l'altra che invece del 4 sotto il busto dell' imperatore ha quattro bisanti ed altrettanti sotto all'aquila nel ro- vescio. Così pure possedo due pezzi da tre tari dello stesso potente sovrano, che non sono nominati nel- (25) Heiss A., Op. cit., tomo II, pag. 350, tav. t i 7, n. 3. (26Ì Idem, Op. cit., pag. 388, tav. 128, n. 41. 320 NICOL.;) l'AI'ADOPOLI l'Heiss, ne, ch'io sappia, in altro luogo. Uno di essi sotto il busto ha scritto il 3 in caratteri arabici, l'altro invece, che riproduco, vi sostituisce tre bisanti, come nel diritto della moneta da quattro tari. 7. — Argento, peso grammi 8,74. /& -- Busto coronato dell'imperatore: + »CAROLVS«V» IMPERATOR IJ — Croce con quattro corone alle estremità delle braccia: ET D •• G ° REX ° SICILIAE ° 1552 , nel campo, ai lati della croce : M A. Le monete di Filippo II ([554-98), coniate quale re di Sicilia, avrebbero bisogno di essere nuovamente disegnate dagli originali, perchè il Paruta le ridusse tutte ad una misura uniforme ed Heiss non avendone conosciute che poche , fu costretto a copiare le altre dai disegni del Paruta cercando di indovinare la vera dimensione, ma a caso e senza 1' esattezza necessaria ai lavori numismatici. Per esempio lo scudo da 12 Carlini coli' iscrizione PUBBLICAE COMMODITATE e la sua metà disegnati ai n. 27 e 28 della tavola 131 dovrebbero avere il diametro di 37 millimetri il primo e di 30 il secondo. 11 quarto di scudo è inedito. MONETE ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA PAPADOPOLI 3 2I 8. — Argento, peso grammi 7,90. B? - Testa nuda, a destra, attorno: + • PHILIPPVS • D • G • R • S • 1571 • 9» — Stemma coronato di forma romboidale colle armi di Aragona e di Sicilia in una corona di spiche, ai lati dello stemma P P. Molte altre cose si potrebbero dire sulle monete di Sicilia che sono assai poco conosciute , partico- larmente nei tempi più recenti : mi limiterò a ripro- durre ancora un mezzo tari di Carlo II (1565-1700) re di Spagna e di Sicilia. 9. Argento, peso grammi 1,24. ì& — Testa coronata, a sinistra . . . . Il • & • D • 9 — Aquila, attorno: REX • SIC ... ai lati dell'aquila RC. Xli < >l.ò Papadopoli. APPUNTI NUMISMATICA ROMANA XXXII. A PROPOSITO DI UNA MONETINA INEDITA DI LICINIO FIGLIO. ..-""«t*^ > 9 ■'" Al Sig. H. Montagli Vice-Presidente della Società Numismatica di Londra. " Milano, i Giugno r,So-/. " Egregio Amico e Collega, " La monetina, che Ella, conoscendo la mia pre- dilezione per le monete inedite e curiose , ebbe la gentilezza di procurarmi e di portarmi da Londra nella sua ultima venuta in Italia, mi riuscì, studian- dola, anche più interessante di quanto l' avevamo insieme a primo aspetto giudicata. " Non è solo una variante più o meno notevole di leggenda che la rende nuova ; ma essa è nuova per diversi altri aspetti ^ merita un cenno e un'aria- 324 FRANCESCO CiNECCHI lisi speciale. Per fare tale analisi , incomincio dal ricordarne la descrizione : B 1 - VA CO LICINIVS N CS. Busto laureato, a sinistra, col paludamento. 9 - IOVI CONSERVATORI AVOG. Giove ignudo , a si- nistra, con un globo sormontato da una Vittoria, e un lungo scettro , e col mantello sul braccio sinistro. Ai suoi piedi, a sinistra, una palma; nel campo, a destra S. All'esergo : S M N. " La singolarità che salta all'occhio prima d'ogni altra è la leggenda del dritto, nella quale figura il prenome di CONSTANTINVS ignoto fino a pochi anni sono, e anche oggidì conosciuto unicamente per un piccolo bronzo recentemente entrato nel Gabinetto di Parigi, e portante la leggenda D N CONSTANTINVS LICINIVS N CAES (Cohen II ediz. , n. 29) , con un ro- vescio simile ma non identico a quello della nostra moneta, la quale resta così la seconda, che porti il prenome di CONSTANTINVS, e l'unica che lo porti as- sociato all' altro di VALERIVS. I nomi e prenomi di Licinio figlio sono ora dunque completati — a meno di qualche nuova ma poco probabile scoperta — in FLAVIVS VALERIVS CONSTANTINVS LICINIANVS LICINIVS. " E , giacché siamo a parlare della leggenda del dritto, notiamo anche il modo inusitato con cui è espresso il titolo di NOBILISSIMVS CAESAR, colle tre lettere N CS , mentre in tutte le monete di Licinio figlio abbiamo: NOB CAES, N CAES, NOB C o semplice- mente N C. " Il prenome di Costantino e il titolo di Cesare dicono chiaramente e indubbiamente, anche se non bastasse 1' aspetto giovanile del principe rappresen- tato, impossibile a confondersi con quella di Licinio padre, che qui si tratta di Licinio figlio. APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA 325 " Ora invece il rovescio si riferisce non al Ce- sare Licinio, ma bensì agli augusti Licinio padre e Costantino Magno, per la leggenda IOVI CONSERVA- TORI AVGG, mentre tutte le altre simili monete di Licinio figlio portano, come difatti appare più natu- rale : CAES o CAESS. " Ne mi pare che la moneta debba giudicarsi ibrida, composta cioè del dritto d'una moneta del figlio e d'un rovescio d'altra del padre. Per quanto la cosa appaia strana a primo aspetto , non è per nulla contradditoria , e nulla osta a che il figlio Licinio dedicasse una sua moneta e forse la prima mo- neta coniata in suo nome agli imperatori Augusti, che gli avevano conferito il titolo di Cesare. E poi, esempii simili, se non sono comuni, non man- cano, e ne abbiamo parecchi fra le monete di Co- stantino II ; quantunque , osserverò qui incidental- mente, vorrei fare le più ampie riserve su molte di queste da Cohen attribuite a Costantino II (Vedi nn. i, 14, 15, 16, 17, 18, 39, 40, 49, 50, 51, 53, 54, 57, 60, 61, 62, 133, 182) malgrado il titolo di AVGI//5//(s) figurante nel dritto, pel solo motivo del- l'effigie ritenuta giovanile e per 1' epiteto di VICTOR, monete che forse sarebbero assai meglio attribuite a Costantino Magno, come le attribuirono gli autori più antichi. " Da molto tempo feci l'osservazione che resta certamente ancora qualche cosa a studiare sull' at- tribuzione delle monete dei due Costantini , e che 1' unica guida delle fisionomie non è piii sufficiente a quest'epoca. Mi guardo pero dall' entrare per ora in tale disanima, che ci condurrebbe troppo lontano e troppo fuori dal nostro argomento. Ci basti notare come esista qualche esempio di monete apparte- nenti a un Cesare, il cui rovescio è dedicato a 326 FRANCESCO GNECCHI uno o più Augusti, citando ad esempio il n. 25 di Cohen, il cui dritto dice: CONSTANTINVS NOB CAES e il rovescio FELIX PROCESSVS COS II AVO, e il n. 159 della II edizione, dritto: CONSTANTINVS IVN NOB CAES, col rovescio: PROVIDENTIAE AVGG-. " Un'altra osservazione rimane poi a farsi sul me- tallo. La moneta sembra a primo aspetto d'argento di bassissima lega ; ma meglio osservata, appare sem- plicemente di bronzo imbiancato ; ad ogni modo è uno degli ultimi esemplari che ci rimangono a rap- presentare quell'infelicissimo sistema, che, inaugurato da Gallieno, avrebbe dovuto cessare colla riforma di Diocleziano; ma invece eccezionalmente si protrae anche in tempi posteriori. " Appartiene dunque a quella categoria di mo- nete, che se non sono di facile classificazione al primo loro apparire , diventano sempre più problematiche col progresso di tempo, quando non si vede più sussi- stere la causa che ne fu l'origine. — E dunque un denaro? È un antoniniano ? o quale altra specie di moneta? e con qual nome lo potremo distinguere? — Io propendo per crederlo la degenerazione del de- naro, e preferisco perciò nelle classificazioni mettere questa moneta neh' argento (come fa l'Arneth) che non nel bronzo (come fa il Cohen) , ma in conclu- sione il problema non è ancora risolto , e offre an- cora materia di studio a chi vorrà occuparsene. " E chiudo ripetendo a Lei egregio collega e amico i mici ringraziamenti per avermi procurata la monetina di Licinio juniore, come le sarò ben grato di qualunque notizia o schiarimento che Ella po- tesse aggiungere alle poche mie osservazioni. Dev.'"° Fr. Gnecchi. APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA 327 Al Cav. Francesco Gnecchi Vice-Presidente della Società Numismatica Italiana. " Londra, 14 Giugno 1804, " Mio caro Signore, " Ho letto con grande interesse le poche os- servazioni che Ella mi ha mandato relative alla mo- netina di Licinio juniore , che io ebbi la fortuna di farle avere. Io non ho nulla da contraddire a quanto Ella scrive. Sono perfettamente d' accordo con Lei, che la moneta (come risulta dal ritratto) appartiene incontrastabilmente a Licinio tìglio e non a Licinio padre. Al pari di Lei io ho pure notato una confu- sione fra le monete di Costantino 1 e quelle di Co- stantino II, ed anzi a tale riguardo conviene notare che, se Ella intende approfondire la ricerca, converrà considerare la questione della imitazione e dello scambio del ritratto d'un imperatore o Cesare sulle monete di un altro. Questo fenomeno appare spe- cialmente nelle serie d'oro durante il periodo di cui ci occupiamo. Ci sono per esempio monete d'oro dei due Licinii padre e figlio e di Costantino I , sulle quali la testa richiama quella di Diocleziano. Su alcune poi delle più antiche monete di Costantino 1 la testa ha una strana somiglianza , e sembra anzi una riproduzione di quella del suo padre Costanzo Cloro. " Ella tocca poi finamente la questione del me- tallo di cui la monetina è composta, e che mi induce a credere che noi ci troviamo di fronte a un denaro al suo più degenerato grado di bassezza di mate- 3 2 8 F. GNECCHI • APPUNTI DI .NUMISMATICA ROMANA riale. Non è difficile capire come una moneta di bronzo potesse esser ritenuta di maggior valore con un rivestimento quantunque sottilissimo d' argento ; mentre d'altra parte riesce poco spiegabile il fatto che in quei tempi una moneta d'argento potesse essere tale solamente alla superficie, a detrimento generale del pubblico. Nello stesso tempo io debbo confes- sare che il complessivo aspetto della moneta, per me è semplicemente quello di un piccolo bronzo. " Io spero che qualche futura scoperta porterà maggior luce sul punto da Lei sollevato. La mia principale ragione nel fissare la monetina per la sua Collezione era l'interessantissima variante nei nomi del Cesare sotto il quale aspetto finora sembra unica. " Colla massima stima Suo Dev. m " II. MONTAGU. LA ZECCA pi REGGIO EMILIA I Continua:, vedi Fase, antecedente) ELENCO DEI SAGGIATORI (tratto dai Certificati dei saggiatori nell'Arch. di Stato di Reggio Emilia). Paolo da Correggio, ricordato come saggiatore dal 17 marzo 1543 al settembre del 1545. È forse lo stesso chiamato poco dopo Paolo Cavallari!) orefice. Gian Francesco Paro/ari, subentra nella fine del 1:545 ma lavora saltuariamente. Paolo da Correggio, e saggiatore eli nuovo, a periodi, fino all'agosto del 1546. Gian Francese/) Parolari di nuovo, dall'agosto 1546 all'ottobre, in cui subentra Paolo da Correggio, fino al novembre in cui subentra di nuovo Gian Francesco Parolari, al quale segue nella carica Giannantonio Signore/fi nel gennaio del 1547: nel febbraio ritorna 33° FRANCESCO MALAGUZZI VALERI Gian Francesco Paro/ari che rimane per molto tempo. In sua assenza, il io ottobre 1547 fa saggio in sua vece Gasparo Scaruffi. Andrea Bosi, subentra al Parolari dal 5 luglio 1549 al 6 febbraio 1555, in cui subentra Paolo Cavallarìo, che resta fino all' agosto 1557, nel qual mese abbiamo ancora Andrea Bosi, fino al gennaio 1565, e poscia saltuaria- mente con Paolo Cavallario, fino al 27 agosto 1567, in cui segue Bernardino Signoretti, fino all'ottobre dell'anno stesso. Ultimo è Paolo Cavallario, che resta fino al 22 dicembre 1572 data dell'ultimo saggio. [Arch. di Stato di Reggio. — Comunale, Carte della zecca: SaggiatoriJ. Oltre quest' elenco che incomincia soltanto col 1543, da altri documenti dell'Archivio citato risulta che furono saggiatori della zecca di Reggio : Alberto Casclino, nel 1503, indi con Tommaso Scar latino, nel 1508. Pietro da Cremona, nel 1529. Questi era stato fatto cittadino reggiano nel 30 aprile 1508 (Arch. cit. Provvigioni). Era ancora saggiatore nel 1532. 11 6 maggio del 1530 1' ufficio di saggiatore fu tolto per economia (Arch. cit. Provvigioni). Vedemmo LA ZECCA DI REGGIO EMILIA 33I che fu poi ripristinato e rimase fino alla chiusura della zecca. Altri nomi di saggiatori risultano dai capitoli e dai documenti che si uniscono, in appendice. NOTIZIE DI ARTISTI REGGIANI ADDETTI ALLA ZECCA. I. Bosi Andrea, orefice e saggiatore. È ricor- dato per lavori di tenue importanza, nella seconda metà del secolo XVI. II. Cavallario Paolo, da Correggio, orefice. Fu saggiatore al servizio della zecca reggiana per lungo periodo di anni, cioè dal 1543 al 1572; nel 1543 era però da diciotto anni stabilito in Reggio colla famiglia: e dietro sua istanza il Consiglio Ge- nerale, nella seduta del 18 novembre di detto anno, gli conferiva la cittadinanza reggiana, trasmissibile ai discendenti in perpetuo. Dalle carte della zecca non risulta abbia avuta altra qualità che quella di sag- giatore. Nelle altre fonti non ho trovato che il se- guente mandato in suo favore: " Magistro Paulo aurifici libras sexaginta Imperialium prò eius solutione presentis anni ultimi elapsi ponderandi et bullandi monetas Argenteas „ ( IIO >. III. Magnani Antonio Maria, argentiere. Oltre esser stato locatario della zecca dei bagattini e forse (no) Arch. cit. — Mandati e liste, 1559, ultimo dicembre. 332 FRAN'CESCO MALAGUZZ1 VALERI incisore dei conii, eseguì alcuni lavori di poca im- portanza per incarico del Comune. Ricorderemo soltanto che nel 1482 eseguì certi ornamenti in do- ratura nella torre dell'orologio, ricostrutta con ric- chezza appunto in quel tempo. (Arch. di Stato di Reggio. Comunale. — Registri dei mandati , 1482, i° ottobre). IV. Dall'Oca Giovanni, orefice. Ricordato per lavori per la Comunità, tutti di poca importanza. Nel 1514 intagliò i conii per i bagattini, come ve- demmo. V. Parolari alias Sforzani Battista, orefice e fonditore. Questa famiglia d'artisti reggiani appar- tenne alla vicinia di San Prospero di Castello e abitava in via Sant'Agata. Nel 1506-07 Battista Pa- rolari fu rettore dell'Università degli Artisti nello studio di Bologna (C. Malagola, Lo studio bolognese, anno 1506-07). A lui nel 1497 gli Anziani di Reggio conce- devano, dietro sua domanda di far certi restauri nella sua casa e lo stesso permesso gli accordavano nel 1513. La prima volta in cui è fatto cenno di lavori dell'arte sua è nelle Riformagioni del Comune del 1508 in cui trovasi un rogito di contratto per la fabbricazione, da parte del Parolari, di pesi e misure da servire di campione per la Comunità. Nel 1517, sempre d' incarico del Comune, fonde alcune cam- pane da porsi sulla torre di guardia di Porta Santo Stefano, e nel 1525 altre tre per altre porte. Ebbe quattro figli : Francesco o Gianfrancesco orefice di grido, Cherubino, Benedetto e Girolamo orologiai e orefici (Francesco Malaguzzi , / Paro- fari da Reggio e una medaglia di Pastorino da Siena, nell'Archivio Storico dell'Arie. Roma, Anno V., 1892, fascicolo I). ZECCA DI REGGIO EMILIA 333 VI. Parolari Francesco, figlio di Battista, ore- fice. Nacque nel 1487. Nel 1515, per la venuta a Reggio di Giuliano de Medici, governatore papale, gli offriva due ricchi piatti d'argento del peso di oncie 192 i[4 da lui lavorati. Fu, poco dopo, ad- detto alla zecca dove, incominciando da saggiatore, arrivò al grado di Sovrastante. Nel 1533 e negli anni seguenti fuse e lavoro parecchie campane, dietro ordine del Comune. Eseguì lavori di doratura nel- l'orologio pubblico nel 1536 che era stato eretto con meravigliosi macchinismi dai celebri Rainieri. Nel 1536, arrivando a Reggio il duca Ercole 11, ac- colto con grandi dimostrazioni di testa dalla città, Francesco gli offriva una ricca coppa d'oro col co- perchio e con piede d'argento, il tutto suo lavoro. Di tal lavoro l'artista ricevette duecento ducati in oro. Ai gentiluomini al seguito del Duca furono regalate parecchie tazze d'argento, lavorate dallo stesso Francesco che di queste ultime ricevette dal Comune, che aveva ordinati i lavori, lire imp. 366,4 In seguito l'artista eseguì vasetti, oggetti preziosi t lavori minori come è ricordato sovente nei docu menti reggiani. Nel 1553 Pastorino da Siena, ahi tante in Reggio in quell'anno per la fabbricazione dei conii, lo ritrasse in una splendida medaglia, or; presso l'Archivio di Stato reggiano. Lasciò il suo testamento in data 9 luglio 1557; e in quest'anno era carpare langticns. Il Campori dice che fu pure orologiaio, ma non si rinvennero documenti che comprovino la cosa. VII. Signoretti Alberto, orefice. Nel 1537 i Canonici della Chiesa di S. Prospero estrassero il capo di S. Prospero, una mandibola di S. Venerio e un dito di S. Omobono dai loro tabernacoli , che 334 FRANCESCO MALAGUZZ1 VALERI avevano bisogno di essere rimessi a nuovo: " et dieta tabernacula dederunt magistro Alberto Signoreto civi et auri fabri Regij ad affectum ea reaptandi et espurgandi ut honorabilius associentur in ornatu arae magnae dictae Ecclesiae a quator candelabris argen- teis nuper ere pubblico et privato factis cum insignijs magnificae comunitatis Regij „ ( OI ). Quest' artista fu per parecchi anni al servizio della zecca di Reggio, dove nel 1552 lo troviamo conduttore e coniatore di bagattini ( 1I2 ). Vili. Signoretti Antonio, orefice. Dalle molte notizie che di lui ho potuto raccogliere, ho ragione di supporre che desso sia uno dei più splendidi campioni di quella scuola di medaglisti reggiani fiorita dopo la breve permanenza a Reggio di Pa- storino da Siena. Ed esso è probabilmente l'autore delle molte medaglie reggiane firmate S. coniate in quel lasso di tempo. Antonio o Giannantonio Signoretti incomincia ad incontrarsi ne' documenti nell'anno 1540 come saggiatore al servizio della zecca di Reggio ( IJ 3). L'anno dopo, 1541 ( 1T 4), lo troviamo maestro di zecca, e da quest'epoca incominciamo a trovare re- golari mandati di pagamento in suo favore. Nel 1551 i sovrastanti alla zecca lo incaricano di portarsi a Bologna " ad iustificandum et defen- dendum valorem scutorum „ ( 1J 5). (eh) Arch. di Stato di Modena. — Corporazioni soppresse. — Ca- pitolo di S. Prospero. — Reggio. Miscellanea, fase. 14, voi. A, e. 18. (112) Arch. Coni. cit. - Rif. 154 2 , c - Hi 1 e Reg. del conto gen- naio 1542, e. 98, ecc. (113) Arch. cit. — Reg. mand. 1540, e. 108 t. (114) Arch. cit. — Reg. mand. 1541, e. 107 t. (115) Arch. cit. — Reg. mand. 1551, e. 104. LA ZECCA DI REGGIO EMILIA 335 Nel 1553, ii nostro artista assume l'appalto della zecca reggiana, impegnandosi a tenere aperta l'offi- cina per tre anni, dietro compenso annuo di cento- quindici scudi d'oro. Tre anni dopo il Signorctti è de' sovrastanti alla zecca reggiana l" 6 ). Nel 1559 lo troviamo alla zecca di Novellara i cui Signori avevano allora acquistato il diritto di batter moneta , come riferisce il Davolio nelle sue Memorie manoscritte di Novellara. Nel 1567 gli Anziani incaricarono il pittore Lelio Orsi di lare un disegno per un vaso destinato al Duca di Ferrara Alfonso 11 : la fattura del vaso fu commessa ad Antonio Signoretti. Nello stesso anno 1567 gli Anziani lo incaricarono di recarsi a Milano per donativi a personaggi che passavano per Reggio. In quella città l'artista si trattenne 9 giorni. Nel 1571 il Signoretti assume nuovamente l'ap- palto della zecca di Reggio. Ecco i capitoli del con- tratto tra l'artista e la Comunità reggiana : " J57 1 - 9 Luglio. In christi nomine, anno circumeisionis eiusdem millesimo quin- gentesimo septuagesimo primo, indictione decima quarta, die nono Julii. Congregati in loco infrascripto infrascripti mag. ci domini Super- stites Cichae Civitatis Regij videlicet : Mag. Dns. Hippolitus Malegutius legum doctor. D. Philippus Parisetus D. Joannes Bap. ta Bosius D. Lodovicus Fabalis D. Franciscus Brameus. Qui ibi prcsentes agentes nomine magnifice Comunitatis Regij virtute auctoritatis sibi a Senatu Regiensi attribute ad infra ut di- xerunt protcstantes primo in aliquo nulle teneri de suo, sed tantum obligare bona diete mag. ce Comunitatis , dederunt et concesserunt (116) Arch. cit. — Carte della zecca. 336 FRANCESCO MALAGUZZI VALERI d. no Jo. Antonio filio quondam d."' Hieronymi de Signoretis civi et aurifici Regiensi presenti ibidem et conducenti prò se, hinc ad triennium proxime futurum inceptum in festo S." Petri de mense Junij proxime praeteriti et finiendum ut sequetur, at cudendum in hac civitate Regi] monetas aureas et argenteas iuxta conventiones ordines et capitula superinde disponentia iustaque formati] Statuti Regij ac etiam cum capitulis infrascriptis : Capitoli stabiliti dalli magnici signori deputati alla Cecha di Reggio con m. Gioan Antonio Signoretti. i.° ch'egli debba battere alla lega di Ferrara ogni e qualunque sorta di monete d'argento che tiene onze 11 d. 8 de fino e battere monete da L. 3 l'una et da sol. 30 et da 20 et da sol. 15 a suo beneplacito et de caulotti et columbine a beneplacito solamente delli sudetti sig. ri soprastanti et che serano prò tempore et il simile de sesini et quatrini. 2. Item che per ogni lib. d'argento debba pagar alla mag. ca Comunità di Reggio sol. due. 3. Item che battendosi scudi d'oro debba battere della bontà et peso che S. Ecc. ha concesso alla Città di Modona et pagar alla detta Comunità soldi 20 per ogni libra d'oro. 4.° Item ch'esso m. Gio. Antonio debba pagare ogni officiale et soprastanti a detta Cecha secondo il solito et consueto. 5. Item ch'esso conduttore di detta Cecha debba dare buona et idonea sicurtà di scudi mille d'oro a detta m. ca Comunità , overo ad essi Deputati in nome suo, di osservare legalmente et fidelmente quel tanto che si contiene nelli ordini altre volte stabiliti sopra detta cecha et secondo la forma delli Statuti. 6.° Item che nella fine di detta locatione detto m. Gio. An- tonio sia tenuto restituire tutti li ponzoni et altri usuigli che serano consigliati per essi signori Deputati in noaie della mag. ca Comunità ad esso m. Gio. Antonio in quello medesimo stato, che gli saranno dati et consigliati et egli sia obbligato a mantenergli del suo, et bisognandone far di nuovo parimente egli sia tenuto a fargli fare a spese sue secondo ch'egli si è esibitio di fare. 7. Item che in ogni et qualunque caso non piacessero a S. Ecc. le sorti delle monete d'argento et dell'oro che si batteranno in Reggio esso m. Gio. Antonio promette ad essi s." Deputati in nome della magnifica Comunità desistere et cessare di battere dette monete d'oro et d'argento senza danno veruno di detta magnifica Comunità overo de'suoi Deputati a detta Cecca. LA ZECCA DI REGGIO EMILIA 337 8.° Item che sia obbligato detto cecchiero dare il ritratto a chi gli havrà dato l'argento overo oro fra il termine di giorni xv almeno o quel tanto tempo che sarà restato d'accordo con quello, che gli avrà datto la materia da battere. Promittentes dicti magnili 'i domini superstites dicto nomine dicto domino Jo. Antonio stipulanti dictam locationem ratam habere. Et hoc quia dictus dominus Joannes Antonius promisit dictis dominis superstibus stipili intibus nomine diete magnifice Comuni- tatis mihique notario stipulanti prò omnibus elidere dictas monetas arbitrio boni viri et iuxta dictas ordinationes ac capitala et statuta ad que se retulit et solvere et observare ad unguem ut in dictis capitulis ac statutis continetur. Quam locationem et que omnia et singula sup.'" et infra dicti contrahentes dictis nominibus invicem stipulantes et me notario ut supra stipulante promiserunt ratam et rata habere et non contra- venire sub poena dupli qua et qua poena Item reficere invicem sub obbligatione mutua videlicet respectu dictorum dominorum agen- tium diete magnifice Comunitatis honorum quorumeumque diete magnifice Comunitatis et respectu dicti domini foanis antonij sui ipsius heredum et quorumeumque honorum suorum presentami et futurorum quae bona renuntiaverunt. Juravitque dictus dominus Joannes antonius tantum ad S. ta Dei Evangelia corporaliter tactis scripturis predicta omnia et singula vera fuisse et esse at ca atten- dere Rogantes. Actum Regij in domo habitationis dicti mag. ci domini Hippoliti sita in vicinia Cathedralis Regij in camera prope introitimi dietae domus praesentibus domino Jo. baptista Maro notario et Marco An- tonio Barillo cursore diete magnifice Comunitatis testibus. Ego Prosper Gialdinus fil. quondam I). Jo. Antonii pubblicus apostolica et Imperiale auctoritate notarius et civis Regij ac can- cellarius predicte Magnifice Comunit itis quia premissis omnibus et singulis licet alterius manu scriptis me aliis occupatus negotiis in- terfui et de eis rogatus fui hic me in eorundem lì lem subseripsi, signumque meum tabellionatus requisitus consuetum apposui. » Queste altre disposizioni tanno seguito ai capi- toli soprascritti : « Modo che si debbe osservare per li M."' S.ri soprastanti alla Cecha : Prima debeno ahvere una cassa con due chiavi bone et ben fatte, de quali una sia di continuo appresso uno de li depositarij, et l'altra apresso il cechiero ma perho di contrarij diversi. 338 FRANCESCO MALAGUZZI VALERI Et in quella stiano li ponzoni et stampe di qualunque sorta, quanto poi si vora stampare il Depositario dia la sua chiave et il cechiero la sua al stampatore. Uno de li depositari stia presente sempre quando si stampa et seu si lassarà di stampare. Quando vorasi cessar dal batter moneta il Depositario repona sempre tutte le monete stampate con le stampe ne la predetta cassa et chiavisi bene come di sopra. Quando sera tempo e bisogno fare il saggio di qualche monette overo argento et oro, alhora uno de li Depositarij trovi uno o due de li Soprastanti prò tempore et li conduca alla Cecha, quale alhora pigliara de la cassa preditta la monetta battuta di quella che si vora fare saggio tanto d'oro quanto d'argento et postagli sopra una tavola mischiandola bene li sopra stanti pigliarano in diversi loghi o tre o quattro del cumulo et tanto quanto alhora parrà honesto et le darano al Depositario, di poi darà al saggiatore quella per numero fia di bisogno pigliando de le dette monette la ratta per ciascuna, il quale fatto chavera il saggio darà di sua mano una police dove si contenera la bontà e la qualità di esse monette dandola al Depositario col saggio fatto, il qual saggio il Depositario lo debba governare sotto bona custodia in uno p^ico di carta scrivendoli suso il giorno qual fu fatto il saggio e riponerlo. Quello habbia a stare in essa quando le monete serano ritro- vate bone per li soprastanti, li soprastanti si sottoscriveranno le police poi di saggiatori di sua mano. Et che siano li soprastanti al meno tre quando si vora levar di cecha monete tanto d'oro quanto d'argento. E più ancora che li Depositari debano pesare le monette tanto d'oro quanto d'argento a libra poi notare quello peso suso uno libro a partita per partita secondo la qualità delle monete, il quale debba stare inchiuso ne la detta cassa. Di più ancora che ogni sono di monette tanto d'oro quanto d'argento non bone in bontade over in peso sempre si guastino et si rifondino presente al meno uno de li soprastanti » I117). Nell'anno stesso Gian Antonio Signoretti teneva già l'affitto della zecca di Correggio, affitto che durò anni cinque, ed ebbe principio fin dal 4 giugno del 1569, come da rogito Negrisoli del 1 luglio 1571. (117) Arch. di Modena. — Zecca di Reggio, 1571 e Arch. di Stato di Reggio. — Carte della zecca. LA ZECCA DI REGGIO EMILIA 339 Ed ora ceco i Capitoli tra i Signori di Cor- reggio e quella Comunità da una parte, e il nostro artista dall'altra : « i.° Che la condotta della Zecca duri per anni cinque pros- simi avvenire. 2.° Che M.° Gio. Antonio Zecchiere paghi ogni anno nel fin dell'anno alli sopradetti Signori e Comunità Lire seicento moneta imperiale, cominciando da quel dì che si caveranno di zecca monete stampate per spendersi et non per mostra. 3. Che i detti Signori o Comunità siano obbligati mantenere durante la locazione a M.° Gio. Antonio una casa abile all'arte della zecca, con patto però che il Zecchiere paghi l'affitto di essa. 4. Che il Zecchiero possa condurre e ricondurre ogni sorta di roba pertinente alla zecca et al vivere e vestire per la famiglia di esso come pei lavoranti, e siano esenti da ogni dazio e da ogni imposta. 5. Che tutto l'argento, ore, rame, ferro et altra roba perti- nente per lavorare in zecca possano enti-are ed uscire liberi da ogni dazio. 6.° Che M. Gio. Antonio possa sublocare in loco suo Nicolò Magnavacchi da Modena con la medesima autorità che à nelli pre- senti Capitoli: et in caso di morte di Gio. Antonio restarvi però coll'istesso obbligo il sostituto. 7. Che non possano essere sequestrati denari di qualche persona, da chichesia in zecca. 8.° E perchè il Zecchiero spenderà molti denari in far fare li Ponzoni e le Stampe per le monete d'oro e d'argento che s'in- tende di fare, si dichiara che al fine della sua locazione possa portar via detta Ponzoncria, ma nel caso che entrasse altro Zecchiero debba pagargli tutti i Ponzoni a stima d'uomo perito e purché siano riconosciuti buoni. 9. Che il Zecchiero debba lavorare a libbra e peso di Bo- logna del titolo di onde 9, denari 22 d'argeno lino per libbra di moneta ; ma perchè si lascia due denari argento al Zecchiero per il calo che fa in diversi modi nel lavorarlo, si riduce in ragione di oncie 9 , denari 20 per libbra di moneta fina , che sono Quarti , Bianchi, Giulj , Grossi, i quali tutti saranno di oncie 9, denari 20. Sopra oncie 9, denari 20 argento fino a lire 5,18 l'oncia, vale L. 58,10 Fattura e rame " 1,10 L. 60,— 340 FRAN'CESCO MALAGUZZI VALERI Si caveranno di zecca per ogni libbra : Oliarli da soldi 30 l'uno, num. 40 L. 60,— Bianchi » 15 » » 80 » to, — Gin!/ " to » » 120 1: 60, — Grossi » 5 » » 240 » 60, — E tutti di onde 9, denari 20 d'argento fino per libbra. Sopra onde 7, 6 d'argento a lire 5,18 per oncia vale. L. 42,15,6 Rame e fattura » 1,15, — L. 44,10,6 Si caveranno di zecca : Monete da soldi otto 1' una , num. in 1/4 per libbra di oncie 7,4 L. 44,10 Monete da soldi quattro l'una, num. 223. . . » 44,10 Sopra oncie 4,2 d'argento a lire 5,18 per oncia vale . L. 24,2 Rame e fattura » 1,18 L. 26 — Si caveranno di zecca : Monete da Soldi tre l'una, num. 1731/3 di oncie 4,2 L. 26, — Sopra oncie 3,6 d'argento a lire 5,18 per oncia vale L. 19, 3,6 Rame e fattura » 1,18,6 L. 21, 2, — Si caveranno di zecca : Monete da soldi due, num. in per libbra; e da soldi uno num. 222 di oncie 3,6 L. 21,2 Sopra oncie 1,6 d'argento a lire 5,18 per oncia vale L. 7,7,6 Rame e fattura "2,1, — L. 9,8,6 Si caveranno di zecca da oncie 1 denari 4 : Sesiui num. 377. Sopra oncie — , denari 20 d'argento per libbra, vale . L. 4,18 Rame e fattura » 2, 2 Si caveranno di zecca, di denari dieciotto : Quattrini, num. 590. Li Scudi poi devono essere di denari 22 et al cam- pione di Reggio L. 6,18 E per fattura per libbra » 3, 5 LA ZECCA DI REGGIO EMILIA 341 40 egual a grani I92 24 ti 96 16 " 64 8 32 7,21 69 8,22 34 1 1 )t 44°™' 9 n 35 " 4 1/4 >i 16 •• 5 « 20 ' '"'• 3 n 12 » Specifici: delle Monete contenute nel rogito della prima locazione col suo rispettivo peso. Il Quarto .... deve pesare carati 48 eguali a Il Bianco » 1 Il Giulio ossia mecca lira » 1 Il Grosso » • La moneta da soldi 8 » Idem — da soldi 4 « Idem — da soldi 3 » Idem — da soldi 2 » Idem — da soldi 1 » Il Sesino » li Quattrino. ... » Lo Scudo d'oro al taglio di 112 per libbra deve pesare carati 174/7 -68,57 • (118). Il Signorotti cesso pero dalla sua qualità di Zec- chiere del Comune di Correggio nel 1572, e vi su- bentrò Giulio di Cesare F rassetti per cessione avu- tane con rogito Negrisoli 9 marzo 1572: il Frassctti continuò fino al 1581 cogli stessi patti e condizioni ("9». Antonio Signoretti prestò l'opera sua anche pei privati e per enti ecclesiastici , che tanto spesso in quei tempi si arricchivano di oggetti sacri d' oro e argento, e più d'una volta occorre trovare mandati di pagamento in suo favore. Nel [568 costruiva, per ordine dei Canonici della Cattedrale di Reggio, coppe e calici d'oro, coadiuvato da un Maestro Luca pure orefice < I2 °). Rimase conduttore della zecca reggiana, (118) Questo documento tolgo dall'opera dell'Avvocato Cav. Qui- rino Bigi : Di Camillo e Siro da Correggio e della loro secca. Modena, 1870, pag. 50-53. (119) Op. cit. (120) Arch. cit. — Opere Pie. — Consorzio l'rcsbitcralc. — Ammi- nistrazione della Cattedrale, 1568. 342 FRANCESCO MALAGUZZI VALERI come vedemmo, fino alla chiusura definitiva dell' of- ficina, e fabbricò i conii dell'ultima battitura. IX. Signoretti Bernardino, orefice. Fu sag- giatore e addetto alla zecca nel 1567 ( I2I X X. Signoretti Nicolò , orefice. Fu addetto ai lavori della zecca per più anni ed è ricordato più volte per lavori di oreficeria. XI. Zacchetti Taddeo , orefice. Il Comune di Reggio si servì più volte di lui per la costruzione di donativi a parecchi personaggi. La prima volta che trovansi sue notizie è del 1482. In questo anno si pensa a rinnovare la torre del Comune che si ricostruisce nuovamente e attorno alla quale lavorano parecchi artisti. Tra le moltissime note di spese in questa circo- stanza trovo : « Datura fuit Tadeo de Zachetis aurifici ad dorandum per presidentes diete turris L. o s. 12 d. 6. Itera libras vigintiquatuor et soldum unum datum Tadeo de Zachetis prò emendo aurum prò dorando pomum et friciam prò dieta Turri L. 24 s. 1. Itera soldos tres datos dicto Tadeo prò emendo imam bandam prò faciendo coronam aquile que est super turi et prò Banda prò faciendo unum canonem in pomo L. o s. 3. Item soldos tres prò duobus Bononiniis antiquis factis et stam- patis tempore antiquissimo in Civitate Regij positis in ipso pomo de mandato supra stantium ad eternam rei memoriam L. o s. 3. Item prò piombo posito super turi de suptus pomum deau- ratum prò conservatone ipsius L. o s. 3 d. 4. Item prò doratura dicti pomi et prò mercede ipsius Tadei et omnium prefactorum L. 7 s. o d. o » (122). (121) Arch. cit. — Zecca. (122) Arch, cit. — Reg. mand, 1482, 4 ottobre. LA ZECCA DI REGGIO EMILIA 343 Nel 1487 gli Anziani del Comune progettarono fare un dono al Capitano di Reggio Filippo di Boc- camaggiore, nobile Ferrarese, che governava la città a nome del Duca Ercole. A tale scopo diedero l'in- carico all' orefice Taddeo Zacchetti di costrurre quattro ricche tazze d'argento ,I2 3). Nello stesso anno gli stessi Anziani diedero l'in- carico all'artista di fare altre quattro tazze destinate in dono a M. Gaspare di Basilica Petri pel fatto di Cavriago, dice il mandato. 11 fatto fu la distruzione di Cavriago ribellatosi a Reggio : nella cui impresa il detto cavaliere ebbe parte ( I2 4). Sempre sotto lo stesso anno trovasi un mandato in favore dello Zacchetti per aver fatte ed ornate due coppe d'argento del peso di due libbre da re- galarsi a Giovanni Nicolo Correggi, Notaio e Segre- tario ducale " in rctributione meritorum suorum erga comune tributorum et prò recognitione beneficiorum iam ab eo receptorum et prò hiis quo sperant in futurum ab eo consequi „ < I2 5>. Nel 1493 troviamo l'artista servire ancora il Co- mune che gli commette la fabbricazione di altre tazze d'argento destinate a M. Saverio Pinotti ( I26 ). Nel 1500 lo Zacchetti diviene zecchiere e si as- sume la fabbrica dei bagattini coi patti ricordati. (123) Arch. cit. — Reg. mand. i ^87, 7 luglio. (124) Arch. cit. — Reg. mand. 1487, 20 gennaio. (125) Arch. cit. — Ree. rif., 1187, 17 ottobre. (126) Arch. cit. — Reg. mand. 1493, 17 luglio. 344 FRANCESCO MALAGUZZI VALERI PUNZONI DELLA ZECCA CONSERVATI PRESSO IL MUSEO CIVICO DI REGGIO (l2 7). I 2 3 4 5 6 7 8 9 io il 12 13 i4 15 16 17 18. 19 20 21 22 23 24 2 5 26 27 — Uomo nudo appoggiato, con cornucopia. — Scudo estense composto, senza le pezze. — Stemma di Reggio, con cartocci. — Testa barbata, a destra. — com. regii scritto in due righe, entro giro di perline. — Contorno per contenere stemma. — Testa barbata piccola, a sinistra. — Testa barbata grande, a destra. — Contorno per stemma. — Figura d'uomo in biga in atto di guidare. — Stemma di Reggio, con cartocci. — Aquila estense. — Quattro cavalli veloci, a destra. — Testa barbata, a sinistra. — Testa barbata, a destra. — Scudo estense composto, senza le pezze. — Testa barbata, a destra. — S. Grisante. — Testa barbata a destra. — Grande ala d'aquila. — Busto e paludamento per figura ducale. — Idem. — Il Cristo colla croce e dal cui costato esce uno zam- pillo di sangue. — Grande ala d'aquila. — Corpo dell'aquila. — Collo e paludamento per busto ducale. — Idem. (127) La raccolta non essendo numerata né i punzoni avendo alcun segno di catalogo, li indico per ordine , incominciando dalla fila più bassa da destra a sinistra, come trovansi presentemente. Presso il Museo Civico di Reggio sono pure altri oggetti della zecca e i calchi in piombo dell'ultima battitura. LA ZECCA DI REGGIO EMILIA 345 (II fila, da destra; i punzoni che seguono sono quasi tutti di piccole proporzioni). 28. — Crocetta + 29. — Manico di pastorale (?) 30. — Piccola ala d'aquila (?) 31. — Giglio (?) (piccolissimo e non ben distinguibile). 32. — Braccio di santo benedicente. 33. — Braccio di santo. 34. — Liocorno mancante delle zampe anteriori. 35. — Fregio ornamentale (?) 36. — Zampa d'aquila. 37. — Fregio (?) a S rovesciata (interstizio di leggenda ?) 38. — Busto d'uomo in biga con braccio alzato. 39. — Figura di San Prospero , senza testa , in piedi , benedicente. 40. — Ala d'aquila. 41. — Ruote e parte della biga. 42. — Corpo d'aquila, senza le ali. 43. — Aquila senza zampe. 44. — Aquila senza l'ala sinistra e senza zampe. 45. — Gruppo dell'Ercole che solleva Caco, senza le estre- mità inferiori. 46. — Testa barbata, a sinistra. 47. — Cristo dal cui costato esce uno zampillo di sangue. 48. — Testa barbata, a destra. 49. — Mezza figura ducale, a sinistra. 50. — Parte di paludamento di busto. 51. — Stemma di Reggio a mandorla tronca. 52. — Busto, a destra. 53. — Diamante (?) 54. — Testa, a sinistra. 55. — Liocorno. 56. — Busto con testa barbata, a sinistra. 57. — Santa Daria, in piedi. 346 F. MALAGUZZI VALERI - LA ZECCA DI REGGIO EMILIA 58. — Busto armato, senza capo. 59. — San Prospero, in piedi, benedicente. 60. — Stemma di Reggio, ornato. 61. — Quadriga senza la biga. 62. — Scudo estense composto, senza le pezze. 63. — Testa barbata, a destra. (Continua). Francesco Malaguzzi Valeri. DOCUMENTI VISCONTEO-SFORZESCHI PER LA STORIA DELLA ZECCA DI MILANO PARTE SECONDA. PERIODO SFORZESCO. (Continuazione). 283. — 1473, febbraio 2, Milano. — Lettera del Con- siglio segreto ducale a Galeazzo Maria Sforza esponente i gravi abusi cagionati dalla spendizione nel ducato milanese dei nuovi Carlini bolognesi [Classe: Zecca]. « 111. me Princeps et Ex. me domine; domine noster colendis- sime, post humiles commendationes. Essendo portata da podio tempo in qua in questa vostra città et tuttavia portandosi grande quantità de monetta bolognese chiamata Carlini da Bologna stampita de novo sul stampo de Carlini vechij pur Bolognesi comminzata ari spendere a sol. vi j den. vj, per chia- schuno conio se spendeno li vechij che valeno quello pretio et non parendo che fosse de la bontà ili vechij e stato facto lo assagio per alcuni orefici et maxime per Francischino dei Magij persona intendente et proibitissima in questo mesterò el qual trova in effecto che alla bontà del argento che tengono com- putandoli anchora dentro la manufactura non vagliono ne se doveriano spendere più che sol. vj den. 1 per chiaschuno per (che) non sono in peso se non di 68 al marcilo et in bontà de onze 6 dinari 12 grani r6 per marcilo. Et lassando spendere dicti Carlini novi a sol. vi j den. vj limo corno li è dato il corso se ne portarebc danno più di sol. xviij per ducato secundo la 34^ EMILIO MOTTA valuta del argento il qual comuniter vale ad rasone de ducati vj per marcho de fin. Il perchè parendone questa cosa assay importante così alle intrate de V. Ex.tia corno al bene de li subditi de quella havemo havuti con nuy insieme li magistri delle intrate vostre ordinarie et extraordinarie, et consultata dilligenter la cosa e consyderato quanto damno ne seguirla ad questa città et altre de dominio de V. Signoria et ex conse- quente alle intrate vostre, lassando correre tale moneta quale è molto adulterata et abbassata da laltra vechia et che quella nova non se spenda a Bologna se non sol. vj den. viiij per ciascuno et qui sono comenciati a spendere sol. vij den. vj secundo il corso di vechij et per questo abunda et ogni dì abondarà non li facendo altra provisione perchè la moneta per tutto se porta ove ha più pretio, però è stato fra nuy raso- nato de provederli per uno de duy partiti cioè de abaterli et redure al pretio et corso suo justo de sol. vj den. j per cia- scuno overo de farli bandire delle terre de V.ra Signoria per non lassare che tali monete se mandano de qua, et questo se- cundo partito è parso megliore et più securo, consyderato che labbatere et redure de monete non sta tropo fermo et sei sta uno pezzo, transcorre poy in uno altro tempo et la cossa dà in coruptella, come sé vedute molte fiate per experientia. Pur consyderando che la Mag.ca Comunità de Bolognia et Bo- lognesi sono in quella benivolentia et coniunctione cimi l'excel- lentia vostra che quella sa, et forse gli haveria di rispecti, che nuy non intendemo altramente, ne è parso de tuto dargli no- ticia acciò che quella corno sapientissima possi deliberare et commandare quello che meglio gli parirà, perchè per nuy non se farà altro circha ciò fin che da essa non haveremo risposta. Avisandola pero che Bolognesi a casa loro non lassano spen- dere salvo loro moneta. Per il che non se haveriano juste ad dolere quando il simile se facesse maxime de tale monete nel dominio de V.ra Excellentia , ala quale devotissime ne racco- mandiamo. Dat. Mediolani die secundo fcbruarij 1473. « Ex. me dominationis vestre. u fedelissimi servi de Consilio secreto. u C/iristofonts » (43). (43) Il duca spediva questa lettera al suo oratore in Bologna, Ge- rardo Cerruti (4 febbraio) " adciò li possi fare intendere ad quella Comunità perchè noi ordinaremo che ad Milano et nel dominio nostro non se spendano dicti carlini se non per il pretio justo et per quanto lo assagio porta „ [loc. citato]. DOCUMENTI VISCONTEO-SFORZESCHI, ECC. 349 284. — 1473, febbraio 13, Milano. — Decreto sulle mo- nete, e cioè che i grossoni di Bologna nuovi non si abbiano a spendere che per soldi sei ciascheduno \Reg. Panig., F. 216. - Bellati, Mss.], I u grossoni, li quali comenziano apparere novi con il stampo de Bologna et che hanno da uno canto san petronio e dal altro canto el liono et havere corso soldi setti e mezo limo, et trovandosi al assagio non valere più cha circa soldi scxi de Milano luno » si spendano per soldi 6. 285. — 1473, settembre 7 e io; 1474, febbraio 24 e 26. — Documenti riflettenti il tesoro ducale nel castello di Pavia. [Magenta, I Visconti e gli Sforza, ecc. Milano, 1883, I, 501 e II , 355. — Motta , in Gazzetta numismatica ili Como , anno VI, 1886, p. 78-79]. 286. — 1474, gennaio 7 , Milano. Ricordi per la zecca di Milano di Antonio da Marliano, maestro delle en- trate straordinarie, al duca di Milano [Classe: Zecca]. u Ill.mo et Ex.mo Sig.re meo. Essendo V. Ex.tia desiderosa de volere intendere la provisione se doveria fare fare sopra ci bene de la re pubblica per le varie et stranie monete, che al presente occorreno in questa cita et nel dominio de V. Sig.ria quale è con grande danno de V. Celsitudine et così di populi vostri, a correctione de V. Sig.ria et de ogni altro chavesse ditto o dicesse in questa cossa, recordarò la opinione mia. u Primo, ricordo cosi che le da redure li fiorini de reno clic corretto al presente libre iij soliti vj redurli a libre iij soldi n j . E questo perchè tuta la Alamania li portano qui a spendere a libre iij soldi vj, et ne comprano ducati a libre iiij, soldi iij et a libre iiij soldi iiij. Et poy portano el ducato a Yenctia et in altri lochi per ogni pocha utilitate che li trovano. E meten- doli el corso a libre iij soldi iij, questo cesserà una bona parte et de tempo in tempri se porà provedere, secondo che se ve- derà in processi! temporis. " Item recordo che V. Celsitudine ha ad provedere ala grande moltitudine de la moneta chiamata quarentani che capitano qui, li quali se (ano in Alamania, e mercadanti vostri subditi et todischi li vano a comprare in Alamania, et conducono qui, et n hano in Alamania lxxviij et lxxx per ducato, e qui li spendono a denari 35° EMILIO MOTTA xiiij luno, che ne aguadagneno più de duy denari luno. E ali mercati de Novarese et in montagnia li spendono per dinari xv luno li quali quarentani veneno nel dominio vostro cum grande preiuditio di vostri subditi: la casone perchè portano via loro [l'oro] bono et non lasseno la convalentia de loro, in modo che li vostri subditi ne remaneno damnificati de x et xij per cento, e questo utile remane in li mercadanti aschorti così terreri come foresteri, et la repubblica damnificata. Per la quale cossa recordo a V. Celsitudine che dicti quarentani fossino banditi et se pur al presente V. Celsitudine non gli volesse bandire, .almancho fazi che per tuto el vostro dominio, non se possino spendere se non per xij dinari luno, et sei se trovasse persona che per più li spendesse né in fere, né in mercati, né in montagnia, cadesse in la pena parirà a V. Celsitudine , et de essere privati li loghi de li loro fere et mercati dove se spendesseno. « Item recordo che se poria ellegere duy o tri homini boni per lo stato et per la re pubblica li quali havesseno ad havere cura de ogni moneta forestera che paresse qui al presente, et successive se trovarà, li quali facesseno ala vostra Zecha li debiti assazij, e darli el corso a tute quelle monete che se trovano o che parirano, per la bontà del argento che se trova in esse monete, in modo venghano conforme a quelle monete farà ba- tere vostra Celsitudine a ciò non portino , se vorano portare via el nostro oro, che lasseno la convalentia de quello. E fa- cendo a questo modo, le cosse remanerano in suo bono esse et in equalitate in modo la V. Ex.tia né li vostri populi non remanerano inganati né damnificati. E observando quisti modi, in brevi de tempo se redurà a bone monete e ala convalentia del oro, et le cative se andarano senza danno de veruno. « Item molti se lamentano che non pare monete bone ; recordarò a V. Celsitudine che V.a Sig.ria fossi contenta che ogni fore- stero e terrero che portasse argento in la vostra zecha, podesse fare batere monete ducale secundo lordine de quella, con questo che per ogni marcho de argento metesseno in zecha, V. Ex.tia ne havesse xviij et xviiij soldi de honoranza vel circa. E poy el primo che metesse lo argento fosse el primo a ca- varli, pagando sempre per honoranza soldi xviij et xviiij per marcho. E facendo questo ali populi sarà uno pocho de emo- lumento, unde venderebeno une onza de argento soldi Lviij et soldi Lviiij ne cavarono lxj et lxij et haverano bone monete per li vostri datij, facendo lavorare la zecha et la ex.tia vostra DOCUMENTI VISCONTEO-SFORZESCHI, ECC. 351 haverà lo emolumento. E se la Ex.tia vostra se degna provare questo, quella vederà chel tuto suo dominio restarà pieno de bone monete; el ducato may non passarà soldi lxxxj. E tuto el Piemonte e Monferà a Pergamascha et el dominio vostro et la Alamania farano capitare qui tuti li argenti in modo non sarà nixi grande utile de V. Ex.tia et de populi vostri. E qui de soto se dà la forma in che modo ha valuta la vostra zecha, per la quale V. Ex.tia intenderà la utilitate verrà a conseguire la V. 111. ma Sig.ria sì batendo monete come tryne prove infra videlicet: « Grossi fabricati qui expenduntur prò soldis iiij sunt in numero lxxxj prò qua- libet marcha, et in liga ha dinari vij, grani viiij hoc est tenentis de fino onze iiij denari xxij prò marcho dicti grossi valent a soldi iiij libre xvj soldi iiij d. — « Diete onze iiij denari xxij argenti fini, qui sunt utsupra valent ad computimi de ducati vj larghi prò quolibet marcilo lib. xiiij s. viij d. viiij « Item prò operarijs, monetarijs et alijs expensis in summa prò quolibet marcho lib. — s. vj d. iij « Restat prò quolibet marcho dictorum grassoni :i et sic de simile monete ba- tute in quella bontà prò honorantia 111. mi d. ducis lib. — s. viiij d. — Summa lib. xvj s. iiij d. — « Hactenus fabricate fuerunt treyne in numero ccxlv, et in bonitate a denari j et grani vij, tenentes denari xxj prò quo- libet marcho, diete treyne valent. . . lib. iij s. j d. iij u Argentum finum a denari iij valet lib. ij s. xij d. vj « Restabit prò rr.anufactura et hono- rantia utsupra lib. — s. viij d. viiij Summa lib. iij s. j d. iij « Datum Mediolani die vij Januarij 1474. « Ejusdem d. Vestre «1 fidelissimus servitor « Antonius de Marliano << ex magistris intratarum vestrarum extraordinariarum 35 2 EMILIO MOTTA 287. — 1474, febbraio 8, Milano. — Altri ricordi per la zecca milanese diretti dal Consiglio segreto al Duca di Milano [Carteggio diplomatico, Cartella, n. 404]. « III. me Princeps et Ex. me Domine domine noster singula- rissime, post humilem recommendationem. Havendone V. 111. ma Sig.ria scripto ne li proximi giorni passati che volessimo inten- dere et discutere del modo se haveva ad mettere a le monete, per la grande multitudine de le triste, quale pareno al pre- sente, et etiandio per le Iamente haute, ha V.ra Ex.tia circa ciò, siamo stati insieme et havemo hauto lo Consiglio de Justicia, li Magistri tutti et domino el vicario de la provisione, et cum ogni maturatione havemo discusso questo facto, cussi per indennitate de li populi corno etiandio per mettere modo che qualche volta se habia a scumiare omnino queste monete cative, forestiere, adulterine et reprobe et appresso de nuy havemo anche voluto bavere el parere de alchuni mercadanti e bancheri quali sono pratici et hanno molta experientia de questi facti. Tandem pensato et considerato ogni cosa cum studio, diligentia e maturità siamo venuti in questa sententia che a mettere modo a questo facto, e presto, non gè è altro che una sola via, cioè che V. Ex.tia come quella che è desyderosa del bene de populi suoi, gli piacia de fare operare le sue monete in cambiare lo oro in servitio de chi ne haverà bisogno, et fare mettere uno bancho publico qui in Milano, et per hora tore solum quelle sono minute corno soldini, sexini, tortine e quindecini, et etiam de queste tale monete pagarne ali tempi suoi Capitanej, Conducteri, Consiglieri, ufficiali et altri suoi salariati, et spenderle in altre sue spese occurrenti ala gior- nata, ordinando V. Sig.ria che li suoi spenditori siano li primi observano li ordini sotto quella pena parirà a V. Ex.tia per- chè dagando simile monete restarano nel suo paese, et non sarano portate altroe. Et quando anche paresse a V. Celsitu- dine che queste sue monete non bastasseno, farne battere ala cecha, per farne bona copia, perchè non solo qui a Milano bisognarla bavere monete di V. Sig.ria ma per tutte le citade del dominio suo, per potere totalmente extirpare et eradicare questo abuso de triste monete. Et quando questo partito sia de beneplacito de V. Sig.ria siando avisati da quella, alora senza più tardare bandiremo in tutto li quindecini de la raza sive quarantani, reduremo loro \l'oro] al corso de la crida, et li fiorini de reno a libre iij soldi iij, licentiaremo paulatim tutte DOCUMENTI VISCONTEO-SFORZESCHI, ECC. 353 le monete forastiere et reduremo le altre al corso de la crida, facendo observare questo a tutte le terre de feudatarij et a quelle de mercati, sotto quelle gravi pene parirà convenire. Et per exequire quanto se ordinarà circa questo, sera bisogno che V. Celsitudine per littere signate di sua mano scriva a tutti li referendarij et Capitanei faciano observare quanto per li deputati sarà ordinato, però quando per loro cossi non se facia solum seria questo guastare Milano et ogni giorno tor- naremo da capo. Et cossi facendo non è dubio se spenderà bone monete, et loro non passarà la meta sua, et li populi non haverano jactura nel spendere. Questo è quanto a nuv pare per risposta del scrivere de V. Celsitudine, nela quale però remettiamo ogni parere nostro et ala quale sempre se ricom- mandiamo humelmente. Dat. Mediolani die vii i j februarij 1474. « Ejusdem Celsitudinis V.re « fidelissimi servi de Consilio suo secreto <• Vincentius ». 288. — 1474, marzo 19. — Antonio da Landriano eletto tesoriere generale , a vece dell' Anguissola [Calvi, Famiglia Landriani in Famiglie notabili milanesi]. Ai 16 gennaio 1477 scelto a presidente della zecca ; al primo gennaio 1480 tesoriere e commissario generale sopra le mo- nete del ducato; r ai 30 agosto 1499, assassinato, come è noto, da Simone Arrigoni. 289. — 1474, aprile 7, Milano. — Lettera del Consiglio segreto ducale al duca Galeazzo Maria Sforza [Ghinsoni , L'inquinto ossia una tassa odiosa del secolo XV , in Ardi, stor. lomb., 1884, p. 509]. « Sonno de parere che in la instructione quale se bavera ad lezere in publica concinne se facesse mentione ut infra vi- delicet: che la sig.ria vostra vide levare via queste fraude et corruptione de monete et stabilire un pagamento solo che vaglia ali datij, al sale et in thesoraria , cioè li testoni ad soldi 82, larghi 81, de camera 80, fiorini de Rhcno soldi 63, et la mo- neta de vostra signoria quello vale de presenti. Et ad ciò se faccia più comodamente, che la zeccha lavore sotto governo de propnj cittadini , et la signoria vostra faccia li pagamenti de moneta, et se banniscano le monete reprobe, adeiò per la città se recevano ad quel medesimo modo che recevano ali datij ». 354 EMILIO MOTTA 290. — 1474, aprile II, Milano. — Lettera del mede- simo Consiglio allo Sforza circa la nomina dei deputati alla zecca [Ghinzoni, Loc. cit, p. 524]. " Perche nel decreto se fa mentione dele monete se have- ranno ad toglire sccundum equivalentiam ducati, et secondo el corso ordinaranno li presidenti ala zecha , aviso la signoria vostra che questa matina sonno stati electi li infrascripti per questi deputati , non per quelli che habbiano ad far lavorare, ma per soprastanti et che abbino ad ordinare continuamente quanto bisognarà et darla ad proprij citadini che faccino la- vorare et provedere non reste che continuamente se lavore , videlicet : « Domino March ion da Marliano « Domino Johanne Augustino da Vimercate « Johanni da Melzo « Polo da Castiglione « Antonio da Landriano. « È mò necessario che la sig.ria vostra aut approve questi, aut casse o giongia (aggiunga) o mande altri secondo li parerà ». 291. — 1474, aprile 11, Abbiategrasso. — Grida du- cale per il corso delle monete [Argelati, De monetis, III, 36 e 46. — Arch. di Stato, Gridario. — Trivulziana, Cod. n. 1325, fol. i58,t. — Belletti, Mss. citati. — Ghinzoni, Loc. cit., p. 515, senza avvertire la precedente edizione]. « ne quis item in futurum aliquo pacto conqueri, vel dolere possit propter fraudem corruptionemque Monetarum . . . decernimus , edicimus et jubemus ut aurei ducati et monete argentee expendi ac recipi debeant secundum limitaciones in- frascriptas, incipiendo a calendis mensis junij prox. fut. videlicet : « Aurei Ducati nostri a tcstono justi ponderis prò lib. 4 sol. 2. « Aurei Ducati veneti justi ponderis prò lib. 4 sol. 2. 11 Aurei Ducati largiti justi ponderis prò lib. 4 sol. 1. » Aurei Ducati de Camera justi ponderis prò lib. 4. « Florali Rcucnses a granis tribus prò lib. 3 sol. 3. « Scuti de Francia a granis tribus prò lib. 3 sol. 15. 11 Senti de Sabaudia a granis tribus prò lib. 3 sol. 12. DOCUMENTI YISCONIEO-SFORZESCHI, ECC. 355 « Grossi ducalcs a sol. octo prò sol. 8. » » » sex » 6. » » » quinque » 5. » » » quattuor » 4. » » » tribus » 3. « Trentini ducalcs prò denariis 30. " Grossi ducalcs a den. 27 non tonsati prò denariis 24. « Quindecini ducalcs prò den. 15. « Soldini ducalcs prò den. 12. » Scxini ducalcs prò den. 6. « Oiiinqucni facti Mediolani prò den. 5. « Tcrlinc facte Mediolani prò den. 1. •1 Quindecini a radio prò den. 12 ». 292. — 1474 , aprile 13 , Milano. — Accettazione per parte del Consiglio dei 900 di Milano dell' editto monetario soprariportato [Argelati, Loc. cit., Ili, 38]. L' Argelati pubblica pure (III, ~ t \ e 73I i decreti di accettazione dei Comaschi e dei Cremonesi, in data 1 e 6 maggio 1474. 293. — 1474, aprile 24, Milano. — Grida ducale sul corso delle varie monete [Argelati, II, 205. — Zanetti, V, 103]. « Aurei ducati nostri a Testono justi ponderis prò libris quatuor et solidis duobus. u Aurei ducati veneti prò lib. 4 sul. 2. » » larghi » 4 » 1. » » de camera » 4. 11 Fiorati a granis tribus prò lib. 3 sol. 3. « Sciiti di Francia a granis tribus prò lib. 3 sol. 15. « Senti de Sabaudia a granis tribus prò lib. 3 sol. 12. « Grossi ducalcs a soldis octo prò sol. 8. » » » sex » 6. » » » quinque » 5. » » » quatuor " 4. » » » tribus » 3. « Grossi ducalcs a denariis vigiliti septem novi, prò sol. 2. « Trentini ducalcs prò sol. 2 den. 6. « Ouiiidesiui ducalcs prò sol. 1 den. den. 3. u Soldini ducales prò sol. 1. « Scxini ducalcs prò den. 6. « Quinquini facti Mediol. prò den. 5. « Terlinc facte Mediol. prò den. 3. u Uuindesini a radio prò sol. 1 ». 35^ EMILIO MOTTA 294. — 1474, maggio 24, Pavia. — Lettera ducale ai deputati sopra le monete circa il mutare degli stampi delle monete da coniare \Morbio , Codice Visconteo-sforzesco. Milano, 1846, n. CCXXIX, p. 427]. « Per altre ve habiamo scritto volere mudare li stampi delle monete, che se hanno ad fare. Hora ve dicemo dobiate vedere le nostre insegne , zoè quelle che nuy usamo più , et meterne una da uno canto de li denari, et un altra dall'altro; et ove ve parerà mettere la testa de sancto Ambrosio, poneretela sopra alla insegna nel loco ove vano le letere. Sforzandovi, che dicti stampi si faciano quanto megliori et più belli che sia possibile ». 295. — 1474, maggio 28, Milano. — Relazione del te- soriere ducale Antonio Landriani a Galeazzo M. Sforza per l'incanto della zecca di Milano [Argelati, De monetis, III, 47]. « L'ordine dell'oro, e monete è in essere de stabilire in grande utilità de V. S. et de li subditi tutti, et tutte le preparatione se sono facte necessarie a questo, solo resta a dare via la zeccha a chi fa più quantità de moneta et megliore. Et poiché V. S. fece dire ali subditi, quando se publicò il Decreto, che non la voleva utilità de la zeccha, et che la lavorasse V. S. debba volere che la se dia a chi fa migliore partito, cioè megliore e più moneta ogni anno, et non volere che sia admisso più uno come un altro. Questo dico, perchè c'è chi. mette boni partiti, et non sapiamo noi, che fare, perchè V. S. ha scritto, che ad eguale partito la se dia ad Jolianantonio de Castiliono (44), et lui, quale habbiamo aspettato fin a oggi, sta sul generale, et mostra non sapere che volerse, et la cosa sta così, ne se da via, ne se resta, che darà che dire assai al populo et subditi, essendose dicto tanto, de fare lavorare, et darà carico a V. S. de mente, (44) Che realmente deve avere poi assunta la zecca, poiché nel 1477, nel 1479 , e più tardi ve lo vediamo maestro. Ai 18 nov. 1479, su pro- posta sua, vien delegato Buratto da Trezzo a officiale sopra le monete false {Classe: Zecca]. Come famigliare ducale e tnagistro Ceche ottiene lettere di passo valevoli per 2 anni , ai 3 febbraio 1481 [Reg. ducale, n. 120, fol. 175 t. — Motta, Zecchieri di Milano, p. 12]. Come maestro di zecca è ricordato ancora in un documento degli 8 maggio 1497 edito dallo Heyd (Die Grosse Ravensburger Gesellschaft, p. 75). Vedi anche il doc. n. 315 all'anno 1475. DOCUMENTI VISCONTEO-SFORZESCIII, ECC. 357 e per essere per gratia de V. S. de li Deputati a questo, nlio voluto avvisare V. S. , et pregare quella facia sotto qualche bon colore scrivere ali Deputati, che la diano presto più che se può a chi fa megliore, et più moneta ogni anno, non ob- stante altre lettere scritte in contrario, aziochè la V. Cels. né noi siamo biasimati da li subditi, quali non senza gravezza suportano queste novitate de moneta et oro ». 296. — 1474, maggio 28, Milano. — Decreto sul va- lore delle monete d'oro e d'argento, e perchè non si abbiano a spendere quelle non nominate [Reg. Panig., F. 248. — Bellati, Mss.]. u Li testoni ducali di justo penso per lib. iiij sol. ij imper. » Li ducati veniziani de justo penso per lib. iiij sol. ij. « Li fiorini largiti de justo penso per lib. iiij sol j. » Li fiorini da camera de justo penso per lib. iiij. u Li fiorini de Reno de grani tre per lib. iij sol. iij. « Sciiti de franza de grani tre per lib. iij sol. xv. « Sciiti de Savoglia de grani tre per lib. iij sol. xij. « Grossi ducali de soldi otto per sol. viij. » « » sexi per sol. vj. » >• » cinque per sol. v. » » » soldi quatro per sol. iiij » » » tri per sol. iij. « Trentini ducali per dinari xxx cioè per lib. o sol. ij den. vj. « Grossi ducali chavevano corso dinari xxvij per dinarj xxiiij per lib. o sol. ij imp. « Quindccini ducali per sol. j den. iij. u Soldini » per sol. j. « Sexini » per den. vj. 11 Quintini facti a Miliario per den. v. « Trcline » » per den. iij. « Li pegioni de Gl'ima per den. vj. 11 Li Novini » per den. viiij ». E delle monete forestiere sia cosi limitata la tariffa : « Li quiudecim da la raza todeschi se possano spendere per dinari xij e non più, per libre o soldi j den. o. « Li marciteti novi veneziani per din. viij. 11 Li Crossimi veniziani chiamati troni per sol. .xiij. « Li mezi troni chiamati marcclli Veniziani per sol. vj den. vj. « Li grossi mantovani novi da la testa per sol. xiij. 35^ EMILIO MOTTA « Li grossi mantovani novi dal tabernaculo con el quartero dele aquile che se spendevano soldi otto se non per sol. vij den. x. " Karlini papali non tonsati per sol. vij dinari vj imp. et li tonsati non si spendano sol. vij den. vj ». « Et la zecha de le monete ad Millano se farà lavorare et de presente, et vuole la Ex.tia del prelibato Ill.mo Sig.re nostro dare ad persone experte ad tale exercitio essa zecha ad fare lavorare senza emolumento alchuno che ne voglia cavare per la camera sua adciò che meglio et più abondantemente se pos- siano fabricare de le monete per comoditate de li populi soy. Et pertanto se fa ad sapere ad caduna persona se gli è che volesse pigliare limpresa dessa zecha vada dali spectabili de- putati sopra ciò ala camera del intrate ordinarie in la corte ducale che li sera facto intendere el modo ha vera ad tenere ». 297. — 1474, giugno 2, Milano. — Ricordi dei Maestri delle entrate ducali e dei Deputati sopra le monete al Duca di Milano per la zecca sforzesca. Vi si proclama la superio- rità della moneta milanese su tutte le altre coniate in Italia. {Motta, Nuovi documenti, loc. cit, p. 12]. u Ill.mo Signore. Ne rincresci che V. 111. ma Signoria habia tedij lei de queste cose de monete, corno per una data heri (jeri) signata Cichus ne pare intendere per dechiarare le mo- nete forestiere se hanno ad spendere et recevere: perochè oltra che li Referendarij dele cita hanno la noticia del decreto de V. Ill.ma Sig.ria, edam già più dì passati havimo facta no- ticia ad tutti li capitanei di deveti che facesseno fare le cride per tutto, et facesseno sapere ad tutti che Vostra Excellentia ha provisto per el thesorcro, che chi volesse moneta, gli sera cambiato lo oro ad suo piacere et senza paghamento alcuno de cambio doro. Et cosi havimo de presente, cioè sabbato pas- sato, facta fare la crida in questa città et apparecchiate le littre (lettere) de replicare allaltre citade. Et havimo già più di passati scritto ali Referendarj et Thesoreri desse citade, che venesseno da V. Ex.tia chella gli faria dare le bone mo- nete sue quanto ne bisognasse et vuolesseno. Et tamen fin ad qua non pare sia venuto ne mandato alcuno, che credimo proceda da coloro chi son usati spendere et mercantare dele monete cative, che non voriano bavere el modo dhaverne de buone. Advisando V. Sign.ria chavimo facto fare li assagij de tutte le monete che appareno forestiere et trovamo clic le mo- DOCUMENTI VISCONTEO-SFORZESCHI, ECC. 359 liete de V. E.x.tia son le megliori monete die apparato in Italia. Et così havimo in quest hora facta abboccare la zecha et da tale persona, che fin de presente gli vuole mettere in zecha per fabricare dele monete et dare uno bon principio marche cinquecento dargento; et sera intenuto de fabricare marche cinquantamillia de monete lamio, et così la delivrarimo sabbato che venne (viene) ad chi farà fabricare più et megliore monete, in modo che tra quelle che fa spendere V. Ex.tia et tra quelle se fabricarano in dieta zecha, non verrà la festa di Na- tale che gli sera tanto de le monete de V. lll.ma Sig.ria che sa- tisfarano molto ben al bisogno et uso del spendere et recevere dinari in li populi suoi abundantemente. Siche dal canto de V. Ex. facto tutto quello che si convegnia ad constituire el buono ordine sopra ciò, et cosi nui per obedire ad quella, et tuorgli li tedij, non glhavimo (gli abbiamo) inanellato ne gli man- chiamo, et ad tutta via proseguimo ad fare le expediente pro- visione, perchè la bona intentione de V. lll.ma Sig.ria sia cognosciuta et mandata ad executione da li subditi suoi. u Una cosa ne pare ben de ricordare ad Y. Ex.tia per sta- bilimento de queste cose, et per tuorsi lì recrescimenti dale spale de persone assai, quale in questi prencipij pensiamo, cercharano de interumpere li ordeni più presto cha de ricordare bene: non voglia inclinarsi ad tale cosa dare audentia perchè se possia resistere ad ogni impedimento che acadesse ad dicto ordine da V. lll.ma Sig.ria per el bene di subditi suoi facto fare. Alla quale continuamente se riccomendiamo. Mediolani die ij Junij 1474 ». 298. — 1474, giugno 2, Milano. — Decreto ducale circa il spendere e ricevere delle monete forastiere [Trivulziana, Codice n. 1325, fol. 162. — Zanetti, V, 104]. « I quindecini tedeschi per L. o soldi 1. « I marciteti novi venctiant per denari 8. « I grassoni venetiani chiamati troni per soldi 13. u Li mezi troni chiamati marcelli venetiani per soldi 6 den. 6. « I grossi mantuani novi dal tabcrnaculo con el quartero de le aquile che se spendano soldi odo per soldi 7 denari io. « I grossi mantuani uovi da la testa per soldi 13. u 1 carlini papali non tonsali per soldi 7, den. 6, el questi lonsati non se spendano per alcuno predo ». 360 EMILIO MOTTA 299. — 1474, giugno 3, Milano. — Grida per la quale si fa noto che chiunque possiede monete bolzonate o bolzo- naglie di qualsiasi sorta portandole alla zecca di Milano gli sarà corrisposto in buona moneta ducale L. 24 e sol. 12 imp. per ogni marca d'argento [Reg. Panig., F. 251. — Bellati, Mss. cit.j. 300. — 1474, giugno 4 , Milano. — Osservazioni di Pietro degli Accettanti per l'amministrazione della zecca di Milano [Argelati, De Monetis, III, 47]. « Nella ducale Cccha de Milano se fabrica Moneta, che vale un soldo per cadauno, et gli ne va in uno marco 164, et tengono de argento fino per cadauno Marco onze 2, den. 20 si che computata la honorantia et manifactura, che monta sol. 8 den. 2 fin. fabricata su sol. 74 per Ducato. Et perchè se diceva, che licet nella dieta Cecha se fabbricasse in quella forma, et bontà, tamen per il paese non se trovava ; così adi 15 de Zugno sono tolti, e recattati da diversi Bancheri, et persone, et con diligentia pesatine più Marchi, li quali, sono trovati crescere in numero, che procede per qualche manca- mento gli fi facto per lo paese, et sono trovati per adeguato in numero soldini 166 per Marco, et ad liga de den. 4, gr. 6 tenendo onze 2 den. 20 de argento fino per Marco , li quali vagliano de Ducati 6 d'oro lo Marco, Ducati 2 et uno octavo. Et perchè vi è de manifactura sol. 8 den. 2 per Marco, restano lib. 7 sol. 8 den. io li quali sono lo pregio de onze 2 den. 20 de argento fino che è facta rasone valere Ducat. 2 et uno octavo, come è dicto. Se aduncha le libre 7 sol. 8 den. io va- gliono Ducati 2 et uno octavo, è manifesto et chiaro , chel Ducato valerà sol. 74 den. 2 et non più. Et per niente valerà soldi 80, come dicono alcuni. « Et più se dice, che non considerando dicti Soldini per Moneta, la quale ha la sua manifactura , et li suoi remedi , ma volendoli fondere , se potrebbero fondere ad sol. 78 den. 1 ij2 per Ducato, perchè valendo le diete onze 2 den. 2 o Ducati 2 et uno octavo, et siando trovato in soldini 166, ne toccarà per ogni Ducato sol. 78. 1. i[2, et però ad nisuno modo, né per moneta, ne per bolzonaglia se trovarà , che siano sol. 80 per Ducato ». DOCUMENTI VI5CONTEO-SFORZESCHI, ECC. 361 301. — 1474, giugno 4, Milano. — Altri Ricordi sopra la Zecha di Milano [Argclati, Loc. cit., Ili, 48. — Muoni, La Zecca, di Milano, p. 36, che dimenticò di annotarne la precedente edizione]. u [I ] Ricordi de li rispecti per li quali , inteso el inanella- mento se è dicto de fare iustare el Marcho de la Zecha de Milano secundo el marcho de la Comunità dessa città de Millano son perché Roma, Napoli, Firenza, Sienna, Bolognia, Venesia, Genua et tutte le cittade de Italia, ove se fabrica moneta, hano uno solo Marcho in comune et Zecha. El simile hanno tutti Tra- montani, Turchi et Mori mediante el qual marcho se compra et se vende, et fabricano le loro monete. Onde non è onesto ne utile al ben pubblico che questa Inclita Cittade in tal cosa iusta et comune debia essere discrepante da tutte le natione del mondo, perche non debia bavere uno solo peso insto per regula de l'altri et commune ad ogni persona. « Anchora non se intende qual rasione voglia che mettando una persona in Zecha et puta mille marche de argento che non gli debia essere dato la sua moneta a quelo pexo, et boutade che luj ha misso lo suo argento in Zecha, detracta la fabricatione, secundo li capituli dessi Zecha. « Avisando che differisse sacramento alli Magistri dele Intrate, et alli presidenti de la Zecha, se maj veruno di loro hebbe noticia, chel Marcho de la Zecha fosse mancho uno dinaro, corno è, non è dubio giurarano che maj non hebbeno noticia de tal manchamento. « Et cosi chi domanda li conductori de la Zecha, se in con- cludere li Capitoli de li dicti Magistri disseno o feccno men- tione del Marcho de la Zecha, credessi che diranno de non havere maj capitulato in tal modo de battere moneta a ciucilo marcho. Quinimo è da credere rasionevol mente che la inten- tione foe de chi dette la dieta Zecha , che se lavorasse sul Marcho iusto. " Et etiam chi domanda ali dicti Maestri, et ali presidenti de la dieta Zecha, quando concluseno et deliberarono la Zecca per li tri anni passati se sua intentione foe che le monete se fabricasseno al pexo del connine, per lo quale communamente se compra et se vende, et non ha \ — IMEPAlOy (nell'esergo). Come il preced., ma 1' arte è molto più avanzata. Grammi 17,7, Virzì. 68. — Arg., mill. 26. Come il precedente ; se non che a destra della Ninfa , in alto, vi e una ruota a quattro raggi. Grammi 17,05, Napoli (Fiorelli, 4428); gr. 17,01, M. Br. (Cat., n. 32). Tav. VII, n. 7. Non si può dubitare che i tetradrammi descritti dal n. 64 al n. 68 appartengano alla più antica emis- sione dopo il tipo con nEAOV. Che siano stati co- niati in un medesimo giro di anni, lo prova un im- portante ripostiglio scoverto pochi mesi addietro nei TOPOGRAFIA E NUMISMATICA DELL ANTICA IMERA 415 pressi di Palermo e che noi chiameremo dal nome del primo compratore, ripostiglio Virzì < io 3). Esso con- stava di 9 tetradrammi imeresi, che pel grado di con- servazione sono uno dei più importanti ritrovamenti fatti sul suolo della Sicilia in questi ultimi anni. Essi hanno tanta affinità di stile, che sarebbe impossibile non farne una serie continua e le loro piccole va- rianti da tipo a tipo sono tali che abbiamo agio di seguire una per una tutte le evoluzioni dell'arte mo- netale nella prima emissione di tetradrammi in linera. Nelle loro piccole varianti noi possiamo cogliere certe somiglianze che ridurremo alle seguenti. a) Il Sileno sta or più or meno abbandonato indietro col corpo, ma sta sempre rivolto colla tàccia alla fontana in guisa che noi lo vediamo di fianco. b) La Nike sta nell'atto di deporre la corona sul capo dell'auriga e coi piedi sembra che tocchi la testa dei cavalli. e) La quadriga è costantemente rivolta a sin. d) L'altare è largo. Riserbandoci di fare più oltre un'analisi minuta dei tipi, di cui ora facciamo una semplice descrizione, passiamo al secondo gruppo. Nell'autunno del 1890 fu trovato in Sicilia un ripostiglio di monete di di- verse città, fra le quali parecchi didrammi e tetra- drammi d'Imera ( 1Q 4) anch'essi di perfetta conserva- zione. Questo lo chiameremo ripostiglio di Seltmann, (103) V. appendice n. i. (104; Il Sig. E. J. Seltmann comperò questo ripostiglio e ne pub- blicò i tipi più importanti, (Va cui mi didramma inedito (Zeitschr. /• r Numism., anno 1891. pag. 165-182. V. appendice, n 2) 416 ETTORE CABRICI dal nome del primo compratore. I tipi erano tutti noti, fuorché uno, ripetuto in tre esemplari. Eccone la descrizione. 69. — Arg. mill. 26. i& — Ninfa sacrificante, come al n. 64. Un piccolo Sileno itifallico le sta a destra in una vaschetta, rivolto a chi guarda. Ila la faccia dalla parte opposta di una fontana a bocca di leone, onde esce uno zampillo che gli bagna le spalle ; colla sinistra si mantiene presso l'orlo della vaschetta, la destra è poggiata sulle anche. 9 — Dello stesso conio del n. 68. Grammi 17,36, Seltmann (Zeitschr. far Numism., Taf. Ili, n. Ili) ; gr. 17,12, Lòbbeke; Berlino. Tav. VII, n. 8. Ognuno vede che questo tipo si connette a quello dei numeri 67 bis e 68, perchè il rovescio è dello stesso conio. Ma non può entrare a far parte del primo gruppo, per una potente ragione. Il piccolo Sileno è rivolto a chi guarda ; la sua posa è assai naturale e fa bellamente concepire la calma di chi va a bagnarsi alle calde sorgenti per ottenere la sa- lute ; essa non sarà più mutata fino agli ultimi esem- plari. Possiamo adunque dire che il n. 69 sia un tipo di passaggio dal primo gruppo, pel tipo del rovescio, al 3 gruppo, per la posa del Sileno. Il suo pregio d'arte poi è anche superiore ai precedenti. La figura della Ninfa che in alcuni esemplari della prima emis- sione era un po' tozza, in questi è svelta. Nelle pieghe del chitone, nella testa un po' inclinata, nel corpo meglio modellato, nell'altare di forma più esile, cir- condato nel mezzo da una corona, si scorge un gusto più fino, uno studio più accurato. Si collega a questo tipo il seguente didramma, anch' esso del ripostiglio di Seltmann. 70. — Arg. mill. ai. t& — IOTHR. Ninfa sacrificante come nel precedente esem- plare. A destra le sta un caduceo, eretto e adorno di nastri. TOPOGRAFIA E NUMISMATICA DELL ANTICA IMERA 417 9/ — Cavallo corrente, a sinistra, con sopra un cavaliere che tenendosi nella corsa poggiato sulla groppa, giace col corpo penzoloni, nell'atto di smontare e stringe nella sinistra una sferza. Nell'esergo IMEPAIOIV ; il tutto in cir- colo di puntini. Grammi 8,63, Lòbbecke {Zeitschr. fiìr Numism., Taf. Ili, n. IV) ; gr. 8,34, Weber (Num. Cliron., 1802, n. 3). Berlino. Didr. A proposito del tetradramma num. 62 abbiamo detto che il tipo della quadriga con la leggenda PEAOf è un accenno ai giuochi olimpici, nei quali due Imcresi avevano riportato vittoria. Egual signi- ficato ha il cavaliere sul didramma ; esso accenna a quel giuoco consistente nella corsa di cavalli, in cui i cavalieri, quand'erano ad una certa distanza dalla meta, saltavano giù in terra e correndo accompa- gnavano il cavallo per la briglia io 5). Di questa corsa, detta 7.7.1-r,, abbiamo altre rappresentazioni sur una moneta di Motve Io5 e un'altra di Celen- deris' 10 /'. Siccome questo tipo e quasi unico nella numismatica siciliana, non può dirsi una imitazione, come la quadriga che e molto frequente, ma potrà essere stato scelto in memoria di qualche Imcrese che vinse ad Olimpia in questo genere di corsa, e del quale la storia non ci tramandò cenno alcuno. Segue ora una serie di tetradrammi e di- drammi che si conservano nei Musei in numero maggiore dei precedenti e sono di diversi conii. Questo ci attesta che la loro coniazione dovette du- (105) Cfr. Grasberger, Ersiehung twd L'ii/err. ini klassisch. Allevi., Ili, pag. 261, 263. — Paks., K/iiic, I, 5, 9. — Fluì., Alex., e. 6. (106) Numism. Zeitschr., taf. VII, 11. 1. (107) De Livnf.s, Choix, pi. XI, n. 2. _|.l8 ETTORE GABRICI rare a lungo, e può dirsi che ora propriamente si determinino certi caratteri dei tipi che non sono più alterati : tale è il granello d'orzo, or a sinistra or a destra della Ninfa e la posizione della Nike al ro- vescio, la quale non più posa la corona sul capo dell'auriga, ma gliela presenta dinanzi al volto; dippiù la quadriga è rivolta a destra. 71. — Arg., mill. 25. J¥ — Ninfa sacrificante, come il n. 69. Iji — Uomo in quadriga, a destra. Una Nike volante gli presenta dinanzi al volto una corona. Tracce di leg- genda nell'esergo. Coli. Nervegna. 72. - Arg., mill. 25. ^y — Ninfa sacrificante, a sinistra granello d'orzo. 9' HOIAS3MI. Come il precedente. Grammi 17,30, Napoli (Fiorelli, n. 4425I; gr. 17,12, Imh. Bl.; gr. 16,74. Santangelo, (n. 7756); Termini; Monaco (2 esempi). Tav. VII, n. 9. 73. — Arg., mill. 21. i& — Ninfa sacrificante, a destra un caduceo eretto, adorno di nastri ; a sinistra, in alto, granello d'orzo ; all'esergo IÀTON. IJf — NOIAS3MI attorno al cavaliere che è come nel n. 70; nell'esergo un cigno notante. Grammi 8,32, M. Br. (Cat. n. 35) ; gr. 8,40 , Napoli (Fiorelli, 4433) ; gr. 8,55, Lobbecke. Tav. VII, n. 12. 74. — Arg., mill. 22. %¥ — IATON nell'esergo. Simile al precedente. 5> — Cavallo corrente , come nel num. 70 ; nell' esergo . . . AS3MI, in circolo di puntini. M. Hunter; gr. 8,25, Lobbecke; Monaco. Tav. VII, n. 11. 75. — Arg., mill. 28. Del tutto simile al n. 72, ma la capigliatura della Ninfa è diversamente aggiustata. Grammi 17,19, M. Br. (Cat. n. 33); gr. 17,30, Lobbecke; Berlino. Tav. Vili, n. 1. TOPOGRAFIA E NUMISMATICA DELL' ANTICA IMERA 419 76. — Arg., mill. 23. & — Ninfa del tutto simile alla precedente , per la capi- gliatura ; a destra caduceo , a sinistra granello d' orzo, come nei nn. 73, 74. fy — MOIAS3MI nell'esergo. Simile al n. 74. Grammi 8,30, M. Br. (Cat. 11. 36); gr. 8,30, Napoli (Fiorelli , 4432) ; gr. 8,25, Imh. Bl.; Berlino. l'av. Vili, n. 2. SUL TIPO DEI TETRADRAMMI. Sul diritto di questi tetradrammi la figura che ci si presenta come la più rilevante è quella della Ninfa. Dai vecchi numismatici si è detto che sacri- ficasse al fiume Imera divinizzato. Essi erano tratti in inganno da una epigrafe, nella quale il fiume Imera trovasi ricordato accanto ad Asclepio; ma questa oggi è ritenuta opera di un falsario ( Io8 ). Ed infatti, se gl'Imeresi avessero divinizzato il fiume che passava accanto alla loro città, l'avrebbero certa- mente rappresentato sulle loro monete, attesa la grande tendenza dell'arte siciliana a ritrarre su questi monumenti, come sopra ho detto, i fiumi e le fonti personificate; ma del culto pel fiume Imera non e fatto cenno nella numismatica. Quel sacrificio è da intendersi fatto alla principale divinità degl'Imercsi. Dalla prima serie delle monete di questa città ab- biamo desunto l'esistenza di un antichissimo culto ad Ercole, quale divinità medica; a lui dunque è fatto il sacrificio, non già al fiume Imera. E la leg- genda IOTHP del didramma n. 71, secondo ogni (108) C. J. C, n. 5747. Inscr. gr. Sic. et Ita!, (falsae), n. 2. 420 ETTORE CABRICI probabilità è da riferirsi ad Ercole, il quale ha questo titolo evidente anche sulle monete di Taso ( io 9). Ma con ciò non abbiamo ancora spiegato che una parte del diritto di questi tetradrammi. Esso dovè essere escogitato da un intelligente artista, il quale seppe combinare assai bene gli elementi nu- merosi e varii delle leggende relative alle terme. Il piccolo Sileno, che sta sempre a destra della Ninfa in posizione diversa, ci dà agio di fare alcune osser- vazioni importanti. 11 Sileno e la fontana a bocca di leone stanno in relazione con le acque termali : e qui l'arte plastica ci offre importanti dati. Essa in un gran numero di monumenti ci dimostra a chiare note quanta importanza dettero i greci alle fonti, e come queste ne eccitarono lo spirito e la fantasia. Le fonti furono il punto di convegno delle popolazioni primitive; presso le fonti furono costruiti i più antichi santuari, ove i greci dell'età preisto- rica raccogiievansi, credendo, nella loro ingenuità religiosa, di essere più prossimi agli Dei. In questi antichissimi tempi già era nato il culto delle Ninfe (v. Inni Omerici) che non fu poi abolito, anzi andò sempre crescendo. Anche l'arte dei secoli successivi non era mai sodisfatta di ornare le fonti per mezzo di colonnati, grotte, mosaici, giardini, rilievi e pitture, ove era rappresentato il travamento della fonte, se- condo narrava la leggenda. L'acqua e il principio vitale della creazione, e perciò gli Ellcni la parago- (109) Raoul Rociiette, Mém. de numismat., pag. 14. Non così opina I'Imhoof-Blumer (Niiih. Chron., 1892, p. 187) il quale riferisce l'epiteto 30tY]p alla Ninfa che sagrifìca, dimostrando che la forma maschile di questo aggettivo trovasi riferito anche a nomi femminili (cfr. Aesch. Agam., 642, Kirchoff: vr/-r\ Vi auirfjp ; Sopii. Oed. v. 81). Il Kinch in una sua nota dal titolo iaton [Zeitschr. fi'tr Xitinisiu. XIX, p. 135-143) che ho avuto occasione di leggere, in questi giorni, accetta l'opinione dell'Imhoof. TOPOGRAFIA E NUMISMATICA DELL ANTICA IMERA 42 1 narono, tanto nella leggenda quanto nell' arte, agli animali che si muovono rapidamente, come provano i nomi dei loro fiumi e ruscelletti. Mettono capo a questa concezione le rappresentanze dei fiumicelli per mezzo di serpenti, di capre, di cavalli e di cani. D'altra parte l'energia dello zampillo è paragonata a quella insuperabile di certi animali, come il leone, il lupo, il cinghiale, il becco, il toro. Finalmente una particolar forma dell'arte plastica nacque dall'idea molto diffusa presso i popoli dell'antichità (comune ai Greci e agi' Italici e conservata anche nella Grecia moderna per antica tradizione) che le fonti fossero il capo dell'acqua (xzoy.H) ( 1ID ). Il capo di leone, di porco o di altri animali, presso le sorgenti, era per la plastica un' espressione ovvia di questo concetto. La bocca aperta indicava il riversarsi dell' acqua ; perciò la maschera di metallo o di pietra servì ad esprimere lo spandimento per mezzo di acquedotti e di grondaie, delle quali ultime abbiamo esempio brillante nelle bellissime teste di leone a bocca aperta, venute alla luce negli scavi del tempio di Imera C 1 "). La numismatica non rimase estranea a queste rappresentazioni, anzi loro fece larga parte. Lo atte- stano le monete di Corinto, Metaponto, Larissa, Te- rina, Caulonia < II2 > , Pherae (in Tessaglia), ecc. ( IJ 3). Le figure di quelle divinità che si sapeva essere quasi un'incarnazione dell'elemento umido, costitui- vano uno dei motivi prediletti dell'arte plastica. Dio- nisio, a guisa di Afrodite, aveva i suoi santuari in sot- terranei umidi e perciò i demoni bacchici son realmente (no) Herod., IV, 91. (in) Salinas, Le grondaie del tempio d'Intera. (112) Raoul Rociiette, Mém. de Xumism., tab. II, n. io. (113) Sestini, Mus. Fontana, II, tav. Ili, f. 9. 53 422 ETTORE CABRICI genii delle fonti. Sileni in piena figura o in forma di Erme servivano di contrassegno alle sorgenti. Spes- sissimo, per citare uno dei motivi più noti, stando con una gamba in ginocchio, tengono sulla spalla un otre forato, ovvero camminando a stento, fanno scorrer l'acqua dall'otre. Sui tetradrammi d'Imera il Sileno si bagna alla fonte, perchè questa era la rap- presentazione che più si addiceva alla virtù delle salutari acque termali. Potè anche influire alla con- cezione di questo tipo la leggenda, la quale voleva che Ercole si fosse bagnato in quelle sorgenti e avesse riacquistato il vigore. Allo stesso motivo è da riferirsi la posizione di Ercole seduto su di una rupe, e bagnantesi sotto una fontana a bocca di leone, la cui acqua, raccolta da Satiri e da Ninfe, gli è riversata sulle spalle ( IJ 4>. La donna che sacrifica è la Ninfa Imera. Sulle monete della Magna Grecia e della Sicilia la città è spesso personificata in una Ninfa. Talvolta però questa personificazione era espressa per mezzo di una figura maschile (genio della città), come vedesi sulle monete di Caulonia ; tal'altra poi si rappresen- tava la divinità principale o un fiume nell'atto di compiere un sacrifizio lustrale, espresso dal ramo d'alloro, come sulle monete di Crotone (Ercole obuen-r,;), di Leontium ("5), di Selinunte (Hypsas), di Meta- ponto. Ma anche frequenti, come dicevo, sono le figure di donna. Le monete di Terina ( II6 ), Entella, Erice, Segcsta, hanno quasi lo stesso tipo; ma io non esi- terei a dire che tutte queste città seguirono l'esempio (114) lst. di corrisp. ardi., anno 1862, pag. 15; Monum., voi. VI-VII, tav. LXIV. (115) Raoul Rociiette, Meni, de Nutnism., pi. Ili, 25. (116) Imh. Blum., Monti, greca., tab. A, n. 11. TOPOGRAFIA E NUMISMATICA DELL ANTICA IMERA 423 d'Imera, e quindi questi tetradrammi hanno impor- tanza anche pel riguardo della originalità. La ruota a quattro raggi, del n. 68, deve avere attinenza col sacrifizio. La leggenda iaton dei didrammi n. 73 e 74 potrebbe essere un genitivo plurale dell' aggettivo Saxó,-, come hanno cercato di provare il Seltmann e il Kinch. TRIOBOLI. Ai didrammi e ai tetradrammi facciamo seguire i trioboli, essendo che non furono coniate dramme in questo periodo. 1 loro tipi neanche variano di molto, ma si possono bene disporre in tre serie : Prima Serie. 77. — Arg., mill. 16. fi? — IMEFAIO M. Figura virile a destra , cavalcante un becco ; nella destra tiene un caduceo, nella sinistra una conchiglia, che accosta alla bocca per sonare ; circolo di puntini. Ip — Nike volante a sinistra ; col braccio sinistro calato in giù sostiene l'estremità del chitone, sul braccio destro cade il lembo dell'himation, e colla destra tiene un aplustre ornato di lunghe tenie. Intorno alla figura, NIKA. Grammi 2,04, lmh. Bl. ; gr. 1,99, Vienna (esemplare perforato). Tav. Vili, n. 3. Vi è una varietà nella disposizione della leggenda che sta al rovescio, . .. Grammi 1,74, M. Br. (Cat. n. 37J ; Parigi (esempi, riconiato) ; Ber- lino, Palermo, Santangelo. 424 ETTORE CABRICI Seconda Serie. 78. - Arg., mill. 15. <& — MOI H. Simile al precedente. NI 9 — »v, Simile al precedente. Grammi 2,00, M. Br. (Cat. n. 38); gr. 2,07, Imh. Bl. ; gr. 2,00, Na- poli (Fiorelli, 4437); gr. 1,90, Vienna. Tav. Vili, n. 4. Terza Serie. 79. - Arg., mill. 15. i& — MOIAS3MIH. Come il precedente (senza leggenda al rovescio). Grammi 2,02, M. Br. (Cat. n. 40) ; gr. 2,00, Napoli (Fiorelli, 4436) , Berlino, Palermo. Tav. Vili, n. 5. In qualche esemplare vi è la leggenda NIKA , come in quello del M. Br. (Cat. n. 39), che pesa gr. 2,09. Come per i tetradrammi il tipo costante del rovescio fu sempre la quadriga, così per i trioboli fu la Nike volante, propria delle monete dell'Elide. Fra la Sicilia e l'Elide furono assai estesi gli scambi commerciali, in cui può aver fondamento l'ipotesi di una certa relazione dei due popoli per rispetto alla numismatica. Entrambi scelsero tipi allusivi alle gare olimpiche ; i Siculi il carro, gli Elei la figura alata della Nike. Quest' ultimo tipo fu imitato a Camarina , Catania, Imera, Morganzia. Osserva giustamente F Imhoof-Blumer che la Nike delle monete dell'Elide è F unica figura di Nike comparsa prima della metà del V secolo nella Grecia propria, ed è inoltre la più antica rappresentazione monetale di questo genere ( :i 7). E di vero la Nike dell'Elide presenta (117) Imh. Blum., Die Fliigclgcstalten, pag. 24. TOPOGRAFIA E NUMISMATICA DELL ANTICA 1MERA 425 caratteri arcaicissimi; basti ricordare che le ali sono spiegate in senso opposto. La più antica imitazione di questo tipo in Sicilia trovasi sulle arcaiche monete di Camarina che riproducono fedelmente la disposi- zione delle ali ( Il8 >. Vengono in secondo luogo quelle di Catania, ove la Nike tiene in mano la corona di alloro, come sulle monete dell'Elide ( JI 9). In terzo luogo collocheremo i trioboli d' Imera. Ma qui la Nike è alquanto modificata, perchè in luogo della corona, tiene in mano un aplustre ornato di tenie. Questa modificazione mostra che la Nike d' Imera non ha lo stesso significato agonistico che quella delle città suddette. La sua origine la ripeteremo dalle monete dell'Elide, ma con essa gì' Imeresi rol- lerò accennare alla grande vittoria del 480, modifi- cando in parte il tipo di essa. Questo fu alla sua volta imitato da Camarina < I2 °). OBOLI. La coniazione degli oboli è antica quanto quella dei tetradrammi. Due sono i tipi che si conoscono, i quali subirono non poche variazioni. Primo Tipo. 80. — Arg., mill. 11. i& — Testa virile a destra , con barba acuminata e dia- dema ; in circolo di globetti. 9 — AA3MIH. Elmo corinzio con ornamenti, a destra. Parigi (2 esempi.); gr. 0,54, M. Br. (Cat. n. 47). Tav. VIU, n. 6. (118) Salinas, Mone/e delle auliche città di Sicilia, tav XVI e XVIII. (119) Head, //. N., pag. 114, Cat. Br. Mns., pag. 41. - Gardn-er Sicil. Stud., pi. IV, n, 14. — Salinas, Op. cit., tav. XVIII. (120) Imh. Blum., Berliner Bliitter, LUI, n. 6. — Cat. Br. Mus., pa- gine 37, 38. 426 ETTORE CABRICI 81. — Arg., mill. io. i& — Come il precedente. I? — AA3MIB. Come il precedente. Grammi 0,62, Imh. Bl.; Berlino. Tav. Vili, n. 7. 82. — Arg., mill. il. Come il n. 80, ma la leggenda del rovescio e BIMERA. Grammi 0,70, Lòbbecke. Tav. Vili, n. 8. 83. — Arg., mill. io. Simile al n. 80, ma la leggenda del rovescio è BIMERA. Siracusa (2 esempi.); gr. 0,66, M. Br. (Cat. n. 46). 84. — Arg., mill. io. BIME. Simile al n. 80. Grammi 0,63, Santangelo. Tav. Vili, n. 9. 85. — Arg., mill. 11. Simile ai precedenti ; manca la leggenda. Grammi 0,70, Imh. Bl. ; gr. 0,30, id. Di questo tipo anepigrafe vi sono alcune varietà : a) Elmo a sinistra. Parigi ; gr. 0,49, Lòbbecke. b) Testa ed elmo a sinistra. Grammi 0,42, Imh. Bl. 86. — Arg., mill. 9. tB 1 — Testa virile barbata e galeata, a destra, in circolo di puntini. 1$ — Elmo a destra con ornamenti. Grammi 0,45, Imh. Bl. ; gr. 0,49, Vienna ; Siracusa. Tav. Vili, n. io. Secondo Tipo. 87. — Arg., mill. io. fi? — Testa virile barbata e galeata, a destra, in circolo di puntini. $ - ?,™ Due schinieri. AIOM. Grammi 0,31, Imh. BL; Berlino. Tav. Vili, n. 11. TOPOGRAFIA E NUMISMATICA DELL'ANTICA IMERA 42" Una varietà consiste nella leggenda HOIAH3MI. Parigi. Due altri esemplari della medesima Collezione non hanno leggenda. 88. — Arg., mill. 8. i& — Testa virile barbata e galeata, a sinistra. ?! - A ,^ MI Come il precedente. Grammi 0,40, Imh. Bl. ; gr. 0,39, Napoli iFiorelIi, 4444V Tav. V, n. 12. Una varietà è nella leggenda .._.,,. AIOM. Grammi 0,31, Imh. BI.; Parigi. 89. — Arg., mili. 11. Come il precedente ; ma la leggenda del rovescio è : I-M0I -A-ION. Grammi 0,69, M. Br. (Cat. n. 45); gr. 0,65, Imh. BL; Berlino. Tav. Vili, n. 13. Varietà nella leggenda 1-MgR-AION. Grammi 0,60, Lóbbecke. L'esame accurato di questi oboli ci mena alla conclusione che essi incominciarono ben presto a circolare, ma la loro coniazione non durò a lungo, poiché gli ultimi esemplari rivelano a chiare note un carattere di arcaismo. Laonde io credo che la loro emissione sia stata interrotta verso la metà di questo periodo o anche prima ; ciò sarà dimostrato in seguito. LITRE D'ARGENTO ED EMILITRE. Dall'abolizione degli oboli data la prima emis- sione delle litre d'argento. Eccone i tipi che cono- sciamo : 428 ETTORE CABRICI 90. — Arg. mill. 12. ,B' — Mostro alato, a sinistra , con testa umana barbata, corna e orecchie di becco e zampe di leone ; sul petto una testa di leone ; circolo di puntini. 9 — . . . . ÀI-ON. Uomo nudo a cavallo di un becco , a sinistra ; con la sinistra mano si tiene alle corna del- l'animale, con la destra sollevata stringe un caduceo. Grammi, 0,81, M. Br. (Cat. n. 41). Il Gardner segna l'H innanzi all' I, ma io dubito di questa sua lettura, non ricorrendo mai 1' H in nessuno dei tanti calchi che posseggo. Tav. Vili, n. 14. Le varietà di questo tipo consistono nella disposizione della leggenda ; in alcuni esemplari è IME RAION. Grammi 0,81, Berlino, Monaco; gr. 0,78, Walcher; gr. 0,80, Napoli (2 esemplari); gr. 0,71, Vienna; gr. 0,78, Imh-Bl. In altri è IM-E-R-A-ION. Grammi 0,80, Parigi ; Berlino. In altri IM ERAION. M. Hunter. In altri IME-R ÀI-ON. Grammi 0,83, Napoli. 91. — Arg., mill. 11. e con quella della emilitra d' Imera n. 95. E dopo ciò mi raffermo sempre più neh' idea che quella figura virile nuda sia un Satiro, e che il significato di questa rappresentazione bacchica sia espresso dal tirso. Quanto alla testa muliebre delle ultime emilitre, non esito a dire eh' è quella della Ninfa Imera, come opina anche il Drexler ( J 33). (129) Curtius, Plastik dcr Heìlenen an Quelle» and Brunnen, p. 147. — Helbig, Bullett., 1865, pag. 234. — Erscii und Gruber, Encycl., s. v. Gorgo. (130) Salinas, Mon. delle antiche città di Sicilia, tav. XVIII, 11. ne 14. (131) IIolm, I, pag. 177. — Salinas, Op. cit., tav. XVI, n. 25. (132) Imii. Bl., Monti. Grecq., pi. B, n. 5. (133) Rosciier., Aìifiilirlich. Lex., s. v. Himcra (Drexler). TOPOGRAFIA E NUMISMATICA DELL ANTICA IMERA 439 MONETE DI BELLO STILE. Appartengono all' ultimo decennio, che prece- dette la distruzione d' Imera, alcune monete che per l'alfabeto e per la tecnica ci ricordano assai da vicino l'arte delle monete di Siracusa alla fine del V secolo. 112. - Br., mill. 25. fi? — Ninfa sacrificante, a destra vi è il Sileno bagnan- tesi, in alto un granello d'orzo. 1$ — Uomo che guida una quadriga , a sinistra, ed è coronato dalla Nike. Neil' esergo , gallo a viso umano , e in forma circolare la leggenda NOIAS3MI. Il tutto in circolo di puntini. Grammi 17,30, Napoli (Fiorelli, 4428). Sono state ritoccate col bulino, da un artista moderno, la testa del gallo, quella dell'uomo e della Nike. Tav. IX, n. 11. Grammi 16,80, Imh. Bl. ; gr. 16,87, Santangelo, n. 7757; M. Huntcr. Questo tetradramma è il primo che mostri una certa variazione nel tipo, il quale si era mantenuto finora sempre inalterato. Pare che accenni ad un'e- poca nella quale l'arte non è più bambina e comincia a liberarsi dal rigidismo arcaico. Sebbene la figura della Ninfa risponda, in generale, al disegno comune dei tetradrammi d' Imera, vi sono nell'esemplare pre- sente alcune differenze di stile e di particolari. Le pieghe del peplo sono eseguite con immensa delica- tezza, come nei num. 69 e 70, ma non hanno l'ar- caismo di questi. Il grano d'orzo è molto più piccolo che non nei precedenti esemplari ; in una parola vi è maggiore studio di proporzioni. Ma la novità appa- risce nel rovescio ove i cavalli stanno in un'attitudine più vivace. 440 ETTORE GABRICI La leggenda dell' esergo è interrotta da una figura di gallo. L' Evans osserva ('34) che nell'esem- plare del Museo di Napoli la testa del gallo è stata ritoccata col bulino, ma non so affermare con lui che quell'uccello è un gallo vero e proprio, perchè nei cinque esemplari che conosco (specialmente in quello del M. Hunter) scorgesi che al corpo di gallo è so- vrapposta una testa umana; e siccome non mi è dato vedere nessun esemplare ben conservato, credo che, essendo quella certamente una testa umana, si debba ravvisare nella figura dell'esergo non un gallo, ma un mostro del genere di quello che sta sulle litre con- temporanee ; la qual cosa l' Evans esclude intera- mente. Siffatti pregi d'arte danno a questo tetradramma una certa importanza, che diventa assai più grande, se vogliamo aggiustar fede all'Evans, il quale afferma di leggere sul suo esemplare il nome di un artista, KIMON, proprio nella parte superiore dell'altare. Io non ho visto l'originale, quindi non posso nò accettare né rifiutare l'opinione del chiaro numismatico. Soltanto mi permetto di notare che l'età attribuita da lui a questo tetradramma non concorda colla classifica- zione cronologica da me fatta. Egli lo crede del 450 av. C, ; io invece non lo farei risalire più oltre il 415 ( J 35). (134) Ninnisi)!. C/iron., 1890: Some new Aritsts' signatures 011 Sicilian coins (Evans). (135) L/ Evans dice che questo tetradramma, eccettuato quello con la ruota (n. 68), dev'essere riguardato come la più antica emissione di monete imeresi nell'epoca di transizione. Ma se ci vogliamo affidare soltanto all'arte, dobbiamo ammettere come anteriori a questa emissione tutti i tetradrammi da noi collocati prima di questo. TOPOGRAFIA E NUMISMATICA DELL ANTICA IMERA 44 1 Mentre il precedente tetradramma ha richiamato la nostra attenzione sul tipo del rovescio, questo che segue è notevole invece pel tipo del diritto : 113. — Arg. mill. 26. i©* — Come il precedente esemplare , ma di stile assai diverso. Il piccolo Sileno sta più di fronte alla fontana, e nell'esergo vi è un pesce di fiume. I}f — Simile ai nn. 72, 75. Grammi 17,18, M. Br., (Cat. n. 34); gr. 17,27, Imh. RI. ; gr. 17,35, Lòbbecke, Parigi, Monaco, Berlino (2 esemplari), Milano. Tav. IX, n. 12. La Ninfa sacrificante è in un atteggiamento più naturale degli altri ; non poggia più su tutte e due le gambe, ma sulla destra soltanto, e la sinistra, leggermente piegata, tocca in terra solo colla punta del piede, in atto di riposo : l'espressione è più vera e ci ricorda l'arte di Policleto ('3 6 >. Gli artisti prece- denti si erano sforzati di ottenere questa posa, e in qualche moneta anteriore si vede chiaro questo sforzo, ma senza risultato. Le pieghe del chitone e del peplo non sono più parallele e quasi in linea retta, ma scendono natu- ralmente con ricchezza e grazia grandissima. Le vesti non sono più aderenti alle carni, ma le coprono pigliandone la forma solo nelle parti piti sporgenti. In questo tipo l'arte trova mezzo di manifestarsi in tutta la sua potenza. Quale studio anatomico non v'è nella figura del piccolo Sileno! Nell'esemplare del Museo Britannico, che è il più perfetto ch'io abbia visto, è mirabile 1' arte con cui sono modellate le costole, le anche, le braccia, le ginocchia : le labbra tumide, il naso schiacciato, la coda, tutto ci richiama il tipo che l'arte plastica adottò nel V secolo in Grecia per (136) Gardxkk, Stiri/, siitrf., pag. 31. 442 ETTORE CABRICI i Sileni, i Satiri, i Fauni. E con l'arte finisce l'espres- sione di sensualità racchiusa nella figura itifallica. Il rovescio di questi tetradrammi è simile a quello dei numeri 71-76, e qualcuno è dello stesso conio ( x 37). Perciò questo e il precedente esemplare (n. 77) sono contemporanei, e vanno collocati immediatamente dopo il n. 76. Quello che poi per raffinatezza di gusto, slancio artistico e perfetta esecuzione e degno dell'epoca dei grandi artisti siciliani, è il seguente tetradramma: 114. — Arg., mill. 24. ,jy — Simile al precedente, ma di stile diverso. 1$ — Uomo in quadriga veloce ; una piccola Nike gli vola incontro porgendogli una tavoletta. Nell'esergo cavallo marino. Grammi 17,08, M. Br. (Cat. n. 48); gr. 17,35, Lobbecke; gr. 17,43, Napoli (Fiorelli, n. 4430) ; Monaco. Tav. IX, n. 14. Qui tutto è mutato, capigliatura della Ninfa, forma dell'altare to 8 ), posizione del Sileno, e può dirsi che l'artista abbia creato questo tipo, nonostante avesse tanti esemplari dinanzi a sé. Questo tetra- dramma è importante per parecchi rispetti. Si è sempre sospettato che la Nike portasse scritta sulla tavoletta la firma dell'artista ( r 39), e il Weil ('4») pensò ad un'influenza del tipo di Eveneto. L'Evans lesse per la prima volta le iniziali di un nome d'artista (137) L'esemplare del Lobbecke ha il rovescio dello stesso conio del n. 76 (Lobbecke). (138) Salinas, Std tipo dei tetradrammi di Seges/a, pag. io. (139) Von Sallet, Die Kihistlerinschriften auf Grìechischen Munse», pag. 49. (140) Weil, Die Kiuistlerinsclir. der sicilischen Mutiseli, taf. I, n. 14. TOPOGRAFIA E NUMISMATICA DELL ANTICA IMERA 443 sopra un esemplare del Museo di Parigi: sulla tavo- letta della Nike vide le tracce delle tre lettere ma> che egli crede iniziali del nome di un intagliatore chiamato MAEON (hO ovvero MAE9ION (142). Il disegno di questa moneta, l'azione concitata dei cavalli sono sorprendenti per 1' età in cui fu coniata, che non può oltrepassare il 409 av. C, anno della distruzione d'Imera. L'importanza di essa non è relativa alle sole monete d'Imera, ma anche a quelle di Siracusa, perchè, non potendo in niun modo oltrepassare il 409, ci obbliga a collocare al- meno qualche anno prima la coniazione dell' esem- plare di Eveneto ( T 43J. Vanno comprese in quest'ultimo periodo le mo- netine seguenti : 115. — Arg., mill. 15 (Triob). MOIAq3MIH. Simile al n. 79. Grammi 2,02, Imh. Bl. ; gr. 2,15 e 2,04, Napoli (Fiore-Ili, n. 4134, 4435); Berlino (2 esemplari); Parigi. Tav. IX, n. 13. 116. — Arg., mill. 13 (Litra). /B' — KPONO-I. Testa barbata di Saturno , con diadema , a destra. 1$ — NHIA93MI. Fulmine fra due granelli d'or/.o, in cir- colo di globetti. Grammi 0,88 (Imh. Bl., Ber/in. Bici/ter, 1869, pag. 44-45. taf. LUI, n. 9 . Tav. IX, n. 16. (141) C. I. G., 2855. (142) C. I. G., 4437. (143) L'Evans nell'esemplare del Musco di Parigi lesse sotto la Ninfa, nell'esergo 1 1 (= m) ; vedasi quanto egli ha scritto sul propo- sito (pag. 9-10). 444 ETTORE GABK1C1 117. — Arg., mill. 12. i& — IMEPÀIfl-N. Testa di Ercole coperta della pelle di leone, a destra, in circolo di globetti. 1$ — Pallade in piedi, di fronte, vestita di doppio chitone, armata di egida ed elmo con tre creste. E in atteggia- mento di assalto , nell'atto di stringere con la destra , che tiene sollevata in alto, un'asta, con la sinistra uno scudo circolare ; globetti. Grammi 0,70, M. Br. (Cat. n. 49). Tav. IX, n. 15. 118. — Br., mill. 13. ^y — Testa di Ninfa, di fronte, ornata di ày-uc; e pendenti. Ijl — Gambero, a sinistra, sopra , sotto IME. Grammi i,8i, M. Br. (Cat. n. 55). Tav. IX, n. 18. La testa di Kronos del n. 116 riproduce esatta- mente la testa di Zeus delle monete di Agrigento ('44) e dell'Elide (^5), e prova ne sia il fulmine del rovescio. Nella monetina n. 117 l'artista fuse gli elementi della legenda che attribuiva alla venuta di Ercole lo scaturire delle acque termali, con intervento di Atena. Ma le due divinità sono rappresentate indi- pendentemente dalla leggenda, secondo l'arte del V secolo in Grecia. La testa femminile del n. 118 è una copia del- l'Aretusa di Kimon, imitata anche a Catania, Motye, Camarilla, ecc. E molto utile consultare, per lo svi- luppo di questo tipo, il lavoro dell' Evans, Siracusan Medallions, 1892, pag. 70-71, passim. (144) Salinas, Le monete delle ani. città di Sicilia, Tav. XI, n. 7-10. (145) Gardner, The coins of Elis, PI. XIV, n. 7, 8; XV, n. 4. TOPOGRAFIA E NUMISMATICA DELL ANTICA IMERA 445 LITRE CON CONTROMARCA. Resta adesso a far parola di alcune litre aventi gli stessi tipi di quelle già descritte e una contromarca, la quale è di somma importanza, perchè ci conferma un punto della storia del popolo d'Imera: essa con- siste in una foglia di appio. Il Torremuzza ne pub- blicò un esemplare appartenente al Carelli ('4 6 > e il Salinas altri due, uno del Museo Britannico, l'altro della collezione di Monaco ( l 47>, ai quali posso ag- giungerne un quarto. 119. — Arg., mill. 12. i& — Mostro alato , a sinistra , come nel n. 90 ; sull' ala vi è una foglia di selino incusa. 9» — Come il n. 90. Grammi 0,77, M. Br., (Cat. n. 42). Tav. IX, n. 17. 120. — Arg., mill. 13. Identico al precedente, se non che il mostro è a destra. Grammi 0,70, Monaco. Tav. IX, n. 21. Palermo (la contromarca è al rovescio, sotto il becco. Tav. IX, n. iq. M. Hunter (come l'esemplare di Palermo). Tav. IX, n. 20. La foglia di appio («Xivov) è l'arma parlante di Selinunte, la quale città, insieme col fiume che le scorre accanto, prese il nome da quella pianta ^ 8 \ e per questa derivazione la foglia di appio e tipo principale delle più antiche monete di Selinunte, simbolo in tutta la serie posteriore. Il Torremuzza (146) Anelar., II, tab. Ili, 5, pag. 8. (147) Numisma!, di alcune monete imeresi, nelle Nuove meni. d. Ist. di corrisp. Arclieol. in Lipsia, 1865. (148) Reinganum Se/inus nnd seine Cebiel, pag. 61 seg. 446 ETTORE GABRICI non seppe dare la ragione storica di questa contro- marca. Il Salinas ha il merito di averla trovata. Imera e Selinunte furono distrutte nello stesso anno da Annibale cartaginese, e i Selinuntini scampati dal ferro nemico, in parte esularono in altre città di Sicilia e di Grecia, in parte, ottenuto dal vincitore cartaginese il permesso di poter abitare la loro città distrutta, vi rimasero tributari degli Africani. Nello stesso anno Ermocrate recavasi a Messana e col denaro rice- vuto da Farnabazo costruiva cinque triremi, assol- dava mille armati e presi circa mille Imeresi esuli dalla loro città, poiché gli fallì il tentativo di ritornare in Siracusa, occupò Selinunte e fortificatane una parte vi chiamò gli antichi abitanti superstiti ( J 49). Quei mille Imeresi dovettero portar seco monete della loro patria, e i Selinuntini, decaduti dall'antica ric- chezza, potendo coniare sol poche monete, si videro, nei primi anni, costretti a mettere in corso quelle dei loro compagni d'infortunio e loro nuovi concittadini. Affinchè avessero corso legale, dovettero ricorrere al mezzo d' imprimervi una contromarca che ricor- dasse, a prima vista, la loro monetazione: e nessun segno pareva più adatto della foglia di appio, per le ragioni esposte sopra. Osserviamo da ultimo che la contromarca tro- vasi soltanto sulle litre: se ciò si debba attribuire ad una casuale circostanza ovvero valga a provare che i Selinuntini segnarono la contromarca solo sulle litre, non possiamo dire. Per ora ci basta notare il fatto. (149) Diod, XIII, 63; cfr. Holm, li, pag. 85. TOPOGRAFIA E NUMISMATICA DELL ANTICA IMERA 447 ALFABETO. Imera, colonia calcidica, usò l'alfabeto colo-do- rico sulle monete. E a notarsi una varietà del segno adoperato per l'aspirazione H , N che dura dalle ori- gini della sua monetazione fino al 460, perché ap- pare sull'obolo n. 80 che è di quell'epoca circa. La forma più usitata B sta solo sugli oboli n. 81-84, e quella rarissima I- è stata scoverta dall' Evans sul tetradramma di bello stile n. 114 U5°). L'* ha sempre la torma comune, ma sui primi oboli è A che, secondo il Gardner, fu usata dal 480 al 460. L'è è scritto E sulle dramme e didrammi di Te- rone, sul tetradramma n. 62, sugli oboli n. 81 , 87, nonché sulla litra n. 90. L'' ha la forma i nel n. 39. 11 ;;. sull'obolo n. 81 ha la forma M. Il v ha la forma arcaica 1 sulle primitive monete (n. 16 e 39) e sui tetradrammi n. 72, 76, sui triboli n - 78, 79, sugli oboli n. 87, 88 e sull'hexas n. 109. Sulla litra n. 91 ha la forma A; talvolta é così f (v. n. 35). Il p ha sempre la forma P o fl; soltanto nel n. 35 ha la forma fc ; e nel n. 96 t>, che é impor- tante per fissare l'età delle prime emilitrc (verso il 450) ('5i). L'altra forma ^ che compare la prima volta sul n. 72, secondo il Gardner cominciò verso il 450. (1,50) Evans, Op., cit., pag. 9, io. Questa forma di aspirazione è propria delle monete di Taranto e di Eraclea. Cfr. Kirciihoit, Studiai sur Geschiclile des griechisrhen Alpliabets, 1887, pag. 146. — Larfeld, Griech. Epigr., ne\VHandbitc/i di Iw.m Moller, Band I, tav. generale. (151) Gakdner, Sia'/, situi. 448 ETTORE GABRIO V che nell' alfabeto eolo-dorico equivale a /,, negli esemplari n. 62, 63 ha il valore di V. Queste particolarità epigrafiche ci saranno di scorta nella classificazione cronologica che tenteremo nel seguente capitolo. SISTEMA MONETALE E CLASSIFICAZIONE CRONOLOGICA. Vedemmo come Imera abbandonò il sistema eginetico ben presto, fin dal tempo di Terone, e adottò il sistema attico. In questo periodo poi sos- pese la coniazione delle dramme e coniò soltanto didrammi e tetradrammi. Così tre antiche dramme eginetiche furono scambiate con un tetradramma. La bellissima serie di questi si può suddividere in tre periodi: il primo, dal n. 62 a 70, va dal 470 al 450, nel quale il p ha costantemente la forma R e la leggenda è da sinistra a destra; il secondo (n. 71, 7 2 > 75> 76) corre dal 450 al 415 e costituisce la serie più numerosa. Il terzo (n. 112, 114) giunge fino al 409. Contemporanei a questi sono i didrammi i quali secondo lo stile abbiamo classificati nei rispettivi periodi. Vengono poi i trioboli, di cui riconosciamo tre serie distinte. La loro classificazione è fondata in gran parte sulla figura della Nike ch'è una copia di quella delle monete dell' Elide. Or le monete dell' E- lide con la Nike sono del 480 av. C, sicché i n. 77 e 78, aventi manifesti segni d'imitazione da una parte e una forma arcaica dall'altra, dovettero essere co- niati pochi anni dopo il 480, e non possono quindi oltrepassare il 460; anche perchè io li stimo con- TOPOGRAFIA E NUMISMATICA DELL' ANTICA IMERA 449 temporanei al tetradramma del n. 69, per il corpo e la capigliatura della Nike, somigliantissimi a quelli della Ninfa. Il n. 79 è contemporaneo, per lo stile ai tetradrammi e didrammi n. 72-76. 11 n. 115 non può essere anteriore al 410 per la finezza dell'arte con cui è lavorata la Nike. Dopo i trioboli, gli oboli. Ma se i primi furono coniati fino al 409, i secondi furono aboliti verso la metà del terzo periodo. Questa opinione risulta dallo stile e dai dati epigrafici , come B ed A, che non oltrepassano il 450 , secondo il Gardner. Questa abolizione si spiega agevolmente mediante la ridu- zione di peso della litra di bronzo. Se prima due oboli potevano in certo modo scambiarsi con una litra di bronzo, non potè più aver luogo tale scambio quando questa fu ridotta: di qui la necessità di sop- primerli. Ma la soppressione degli oboli segna il principio delle litro d'argento, che avendo il peso di gr. 0,87, fanno supporre una corrispondente litra di bronzo di 100 gr., e ci fanno risalire ad un'altra di 150 gr., contemporanea agli oboli. Le monete di bronzo con la Gorgone cominciarono un po' tardi e le più pesanti ci danno una litra di 72 gr., la quale non può essere contemporanea alla prima emissione delle litro d'argento. Infatti è ragionevole supporre che il peso delle prime monete di bronzo sia derivato da un rapporto di valore esatto fra il bronzo e l'argento, e siccome le litre di gr., 0,87 ci danno una litra di bronzo di 100 gr., è chiaro che al tempo della prima emis- sione di litre d'argento, la litra di bronzo commer- ciale pesasse 100 gr. Ma non essendovi mezze litre di bronzo corrispondenti ad una litra di 100 gì'., poiché le più pesanti ce ne danno una di 72 gr., dobbiamo ammettere che le prime monete di bronzo siano state coniate pochi anni dopo le prime litre 45° ETTORE CABRICI di argento, quando la litra di bronzo era scemata di peso : la qual cosa è confermata dalla epigrafia ( r 5 2 ). Ma la litra d'argento non fu mai ridotta , pur di- minuendo sensibilmente quella di bronzo, fino a scen- dere nel 410 al peso di gr. 3,62. Questo mi farò a dimostrare. Vi è un pregevole lavoro dell'Imhoof Blumer ( I 53) ) nel quale questi ha studiato tutte le monete di bronzo d' Imera dal lato cronologico, e rivendica a quella zecca un gran numero di monete con la Gorgone, dai più attribuite a Camarina o a Selinunte. Le mo- nete dei numeri 97-102 sono della medesima età, per la grande somiglianza e talvolta identità dei conii, e formano un gruppo costituito di hemilitra, pentonkia, tetrantes, triantes, hcxantes, i cui pesi è necessario trascrivere: Hemilitron n- 93 Gr. 34,8o equi\ 'alenti a . ■ gr- 36 Pentoiikion » 94 » 26,52 » » 30 Tetras „ 95 20,20 rt W 3° » „ 96 21,3° 1 n „ 96 19.92 ì }t » 24 » ,, 96 19,14 1 Trias „ 97 16,40 ) » » 97 H-85 il » 18 » » 97 14,68 ) Hexas „ 9« 12,05 » » 12 Si prenda come punto di partenza l' hexas di gr. 12,05 P er calcolare il peso della litra di bronzo verso la metà del V secolo av. C, e ne avremo una di gr. 72,73. (152) Vedi pag. 76. (153) Zttr Mumhunde Grossgriechenlands , Siciliens, Kretas , ecc., nella Nitm. Zeitschr., 1886, pag. 205-286 ; questo lavoro è stato da me innanzi più volte citato. TOPOGRAFIA E NUMISMATICA DELL' ANTICA MERA 451 Segue a questa serie un numero stragrande di monete che hanno tutte lo stesso tipo, ed è costi- tuito di hemilitra, triantes, hexantes. Mettendo in or- dine discendente i loro pesi, si possono seguire le riduzioni cui andò soggetta la litra. y && v Hemilitra n. 99-100 gr. 29,03 Imh. Bl. „ „ „ 28,50 Napoli (Fiorelli, n. 4125). „ 27,70 (Imh. Bl. N. Zeit., taf. VI, n. 16). „ „ 26,85 Parigi (Six, De Gorg., p. 45, n, ». 7). „ „ „ 26,44 M. Br. (Cat. p. 39, 26). „ 25,92 M. Br. (Cat. p. 39, 27). -, 24,95 Haag (Six, p. 46, 11, S, 8). „ 23,84 M. Br., n. 28. „ 23,- Imh. Bl. „ „ „ 23,— Berlino (Brandis, p. 587). „ „ „ 22,30 Berlino (Brandis, p. 587). „ „ „ 22,28 M. Br.. n, ^9. „ 21,54 (Leake, p. 53I. „ „ „ 20,40 (Imh. BL, .V. Zeit., taf. VI, n. 17). „ 18,95 J- P- Six (p. 46, 11, e, io). „ „ „ 16,90 Berlino. ., I5Ò7 Parigi. -, t5o4 (Walcher, n. 432). „ i5ó hnh. 151. „ 14,90 M. Br. n. 30. „ „ „ 14.65 Atene n. 557 b. „ 13,- Berlino. 9,75 (Imh. Bl., X. Zeit., taf. VI, n. 18). Triantes n. 101 gr. 10,70 M. Br. n. 32. „ 10,70 Parigi (J. Six, p. 46, 11, S, 9). „ „ „ 10,20 Berlino. » 9-39 Imh. Bl. 7,87 Imh. Bl Hexantes n. 102 gr. 7,40 Berlino. 7,38 Napoli (Fiorelli, n. 4135). 452 ETTORE GABRICI Possiamo con questo quadro constatare una lenta riduzione del peso delle emilitre da 30 gr. al terzo : e quindi la litra di gr. 60 può essere messa in continuazione della serie precedente. Dalle emilitre con la Gorgone si passò a quelle colla figura virile a cavallo e la Nike, le quali, se- guendo gradatamente la stessa riduzione di peso, ci danno una litra massima di gr. 14 e una minima di di gr. 11. Ecco la scala dei pesi: Hemilitra n. 103-106 gr. 6,61 M. Br. (Cat. n. 50), (Imh. Bl., N. Zeit., n. i, taf. VI, n. 5). „ „ „ 6,45 Berlino (Brandis, 588). „ „ 6,35 (Imh. BL, Num. Zeit., n. 19). „ 6,12 Napoli, 4445. „ „ „ 5,96 (Imh. Bl., Num. Zeit., n. 19). „ 5,90 De Luynes. „ 5,73 (Leake, p. 59). „ „ „ 5,70 Napoli (Fiorelli, n. 4446). „ 5>3° Berlino. „ 5,15 (Imh. BL, Num. Zeit., n. 19). „ 2,20 Imb. Bl. Triantes n. 107-108 gr. 2,82 Collez. mia. „ „ 2,50 Landolina (Fase. Ili, p. 12, n. 15). „ 2,45 Imh. BL „ 2,40 Imh. BL „ 2,33 M. Br. (Cat. n. 52). „ „ 2,20 Imh. BL Hexantes n. 109 gr. 2,37 M. Br. (Cat. n. 53). Ma la litra non s'arresta neppure al peso di 11 gr. ; scende più giù, colle emilitre del n. no, al peso di 6 gr. TOPOGRAFIA E NUMISMATICA DELL ANTICA IMERA 453 Hemilitra n. no gr. 5,50 Berlino (Brandis, p. 588). „ 4,25 Napoli. „ „ „ 4,06 Palermo. ,, 3.9o M. Br. (Cat. p. 82, 54). „ 3,85 Napoli. » 3.75 Palermo. „ 3,70 Imh. Bl. „ 3,63 Leake, p. 59. „ 3,55 Imh. Bl. „ 3,40 Imh. Bl. „ 3,39 Berlino. » 3-37 Berlino n 3.33 Berlino. -, 3> 2 ° Palermo. „ 2,60 Napoli. A questo punto la litra non ha più valore reale ma nominale, e non deve far maraviglia che scenda al peso di gv. 3,62 nel 409 (11. 1 18). (Continua). Ettore Cabrici. LA ZECCA REGGIO EMILIA (Continuaz. vedi Fase, antecedente) PARTE SECONDA 11 ' NICOLO MALTRA VERSI. (Monete Vescovili). I. Grosso, Arg., Titolo 0,86 1 ; gr. 1.45. & — + EPISCOPVS. Nel campo, in un cerchio, l'iniziale N fra quattro globetti. 9» — + DE REGIO • Nel campo, in un cerchio, un giglio fiorito ( 2 ). R. Ardi, di Stato di Reggio. Tav. X, n. 1. (1) Si avverte fin d'ora che le monete reggiane, di cui si dà qui la descrizione, potranno nelle varietà essere aumentate, ma nei tipi prin- cipali non presentano forse nessuna lacuna. (2) Questo grosso e il piccolo n. 4 appartengono probabilmente alla prima battitura del 1233 : il grosso, pur essendo di peso uguale, è più stretto di quello dalle crocclline : ambedue hanno I'n fra quattro globetti e nel diritto le s orizzontali. Il titolo è desunto da quello della moneta di Bologna, che serviva di base per tutta la monetazione dell' Emilia, e che era di oncie 10,8 per i grossi e di oncie 2,3 per i piccoli. 456 FRANCESCO MALAGUZZI VALERI 2. Grosso, Arg., gr. I.30. Jy — C. s. l'iniziale N fra quattro crocelline. IJi — Come il precedente (3). Ar gelati, I, Tav. LXY, n. 1. — R. Arch. di Stato di Reggio. 3. Grosso, Arg., gr. 1.40. i& — C. s. : l'iniziale N fra quattro crocelline decussate. $ - + DE REGIO • Giglio e. s. (4) R. Arch. di Stato di Reggio. 4. Piccolo, Arg., Titolo 0,177, S r - °-5°- &" — + EPISCOPVS. Nel campo, in un cerchio, l'iniziale N fra quattro globetti. 9* — + RE • Gì • VM ■ Nel campo, in un cerchio, giglio fiorito. R. Museo di Parma. Tav. X, n. 2. 5. Picco/o, Arg., gr. 0.40. B" - Come il precedente. 5* — RE • Gì • VM • Nel campo, in un cerchio, giglio di forma araldica. Bellini, I, p. 95, n. i (5). — R. Gabinetto di Brera. A ZZO D'ESTE (1293-1306). 1. Grosso, Arg., gr. 1.31. ~&" — (aquiletta) •)' MAR • CHIO -f*. Nel campo, in un cerchio, ÀZO : le lettere sono disposte a triangolo, alternate con quattro globetti. IJf — + "f DE • RE • Gì • O -h Nel campo, in un cerchio, giglio fiorito (6). Bellini, II, p. 127, n. 1. — Museo di Ferrara. (3) Questo grosso si può credere spetti alla battitura del 1269. (4) Questo spetta a una battitura di data incerta. (5) Questo piccolo, che differisce affatto dal precedente e per avere nel diritto le s ritte e per la forma del giglio a soli tre petali, deve essere della emissione del 1325. (6) Si noti che il giglio compare anche su questa moneta estense ; esso, torse, nel secolo XIII, era l'arme del Comune, come la croce era l'arme del popolo, che poi diventò l'arme della città. LA ZECCA DI REGGIO EMILIA 457 ERCOLE I (i47i-i5°5)- 1. Ducato, Oro, Titolo 1000, peso legale gr. 3.40. & - + HERCVLES • DVX • Ercole che solleva Anteo. ?l - + S • PSPER • EPI • REG-II • S. Prospero (protettore di Reggio) in abiti vescovili, nimbato di faccia. Nel campo, a destra, uno scudettino coll'arme di Reggio. Tresoor, ecc. Anversa, 1580, in-8 (7). 2. Testone, Arg., Titolo 0,947, g r - 3-8o • & - HERCVLES • (foglia) DVX • Il • (foglia). Busto del duca a sinistra con berretta. 9 — • REGI VIVI • LEPIDI (foglia). Scudo ornato a testa di cavallo con l'arme di Reggio. Bellini, I, p. 95, n. 3 (8). — Rossi, « Lodovico e Giannantonio da Foligno ». — R. Gabinetto di Brera. Tav. X, n. 3. 3. Testone, Arg., Titolo 0,947, g r - 3°5- ,& — DIVO • HERC ■ DVCI • Testa del duca, con lunghi capelli, a sinistra. 9/ — COMVNITAS (foglia) REG-II (foglia). Scudo a testa di cavallo con l'arme di Reggio. Argelati, I, Tav. LXV, 3 (9). — Arch. di Stato di Reggio. Tav. X, n. 4. 4. Grosso da soldi due, Arg., Titolo 0,947, § r - I - I °- <& — HERCVLES • DVX • La macinetta da grano (i°). 9 - S • PROSPER • • EPS • REG-II • Busto del santo con mitra e nimbo, di faccia; sotto, uno scudettino con l'arme di Reggio. Bellini, I, p. 95, n. 2. — Museo di Ferrara. Tav. X, n. 5. (7) Del ducato di Ercole I non è pervenuto a noi alcun esemplare. (8) È il testone da ss. 6 ferraresi, pari a ss. 7, d. 3, di Reggio, bat- tuto nel 1502. 11 titolo o bontà era quello della zecca di Ferrara, 0,11, d. 9. (9) È il testone da ss. 5 ferraresi, pari a ss. 6 di Reggio, battuto nel 1495. (io) Malgrado l'apparenza di crogiuolo o di turibolo, l'impresa, che è rappresentata sul diritto di questa moneta, è veramente la macinclla 458 FRANCESCO MALAGUZZI VALERI 5. Grosso da soldi due, Arg., Titolo 0.947, gr. *05. & - + HERCVLES • DVX • Aquila. 9/ — Come il precedente. Bellini, III, Tav. XVI, n. 1 (11). — Gabinetto di Brera. Tav. X, n. 6. 6. Soldo, Arg., Titolo 0,497, gr. 0.50. & - DIVO • HERCVLI • D • La nassa. 9 — REGIVM ■ LOMBAR • Scudo a testa di cavallo con l'arme di Reggio. Bellini, I, p. 95, n. 1. — R. Museo di Parma. Tav. X, n 7. 7. Soldo, Arg., Titolo 0,947, g r - °-5°- i& - ■ DIVO • HERCVLI • D • L'unicorno. IJs — Come il precedente. Bellini, II, p. 127, n. 3. — Museo di Ferrara. 8. Bagattino, Rame, Peso legale gr. 2.25. ì& • HERCVLES • DVX • Busto a sinistra: testa nuda. ! ?! - • REGIVM • EMILIA • VETERIS • Scudo a targa in- cavata con l'arme di Reggio ( I2 ). Arch. di Stato di Reggio. Tav. X, n. 8. 9. Bagattino, Rame, gr. 2.60. i& ■— Come il precedente. ^ - REGIVM • EMILIA • VETERES • Scudo e. s. Ar gelati, I, Tav. LXV, 6. o la masenetta da grano : bisogna togliere le fiammelle che stanno ai lati e alla sommità, e l'oggetto allora si può riconoscere pei' una ma- cina simile a quelle usate all'epoca romana. Le fiamme devono essere un'aggiunta del Cacci, incisore dei conii ; a Reggio le imprese degli Estensi non erano certo sparse come a Ferrara, ed era meno facile avere un disegno esatto. Il nome di grosso da soldi due gli è dato in una grida del 28 Marzo 1498. (11) Grosso del 1502; il soldo n. 6 è del 1496; il n. 7 del 1512. (12) Questi bagattini del duca Ercole con la leggenda regivm Emilia veteris, appartengono alle prime emissioni ; in seguito la leggenda fu cambiata in regivm olim Emilia, che continuo sotto Alfonso I e sotto i papi. LA ZECCA DI REGGIO EMILIA 459 io. Bagattmo, Rame, gr. 2.50. B" - • HERCVLES • DVX • Busto a s. ; testa nuda. Ijl — Come il precedente. Gabinetto di Brera. 11. Bagattino, Rame, gr. 1.60. i& — Come il precedente. 9/ - REGIV EMILIA • VETERES • Scudo e. s. (13). Gabinetto di Brera. 12. Bagattino, Rame, gr. 1.75. & - HERCVLES • DVX • 9/ - REGIV • EMILIA • VETERS Museo di Ferrara. 13. Bagattmo, Rame, gr. 2.07. & -- HERCVLES • DVX • (HE in nesso). $ - REGIV • • EMILIA • VETERIS • R. Museo di Parma. 14. Bagattino, Rame, Peso legale gr. 2.09. & - • HERCVLES • DVX •. Testa nuda a s. $ - • REGIVM • OLIM • EMILIA • Scudo a targa incavata con l'arme di Reggio. Gabinetto di Brera. 15. Bagattino, Rame, gr. 1.65. ]& - • HERCLES • DVX •. Testa e. s. ^1 — Come il precedente. Gabinetto di Brera. 16. Bagattino, Rame, gr. 1.15. Ì& — Come il precedente. ?/ - • REGIVM • OLIM • AEMILIA • R. Museo di Parma. (13) In questo bagattino e nei due seguenti, dopo l'v di regiv, c'c il segno d'abbreviazione a foggia di 3. 460 FRANCESCO MALAGUZZI VALERI 17. Bagattino, Rame, gr. 2.60. & - o HERCVLES • DVX • Testa nuda a s. 9 — Come.il precedente. R. Arch. di Stato di Reggio. 18. Bagattino, Rame. i& — Come il precedente. # - iREGIVM • OLIM • AEMILIA • Argelati, I, LXV, n. 5. ALFONSO I (1505-1512). 1. Ducato, Oro, Titolo 0,990 (14), Peso legale gr. 3.40. i& — ALFONSVS • DVX • III • Busto corazzato a sinistra; testa nuda. 9 - S • PROSPER • EPS • REGII • Il santo in abito ve- scovile col nimbo, seduto di faccia, in atto di benedire: nell'esergo lo scudetto coll'arme di Reggio. Rossi, u Lodovico e Giannantonio da Foligno ». — Coli, di S. M. in Torino. — Promis, « Monete di zecche, italiane », etc, Torino, 1871, pag. 56; tav. VII, 71. Tav. X, n. 9. 2. Testone, Arg., Titolo 0,947, g r - 3-8o- 1& — ALFONSVS • DVX • Busto corazzato a sinistra ; testa nuda. 9 — S • PROSP • EPS • REGII • Il santo in abito vesco- vile, col nimbo, ritto, di faccia, in atto di benedire; nell'esergo lo scudetto con l'arme di Reggio. Bellini, I, 95, n. 5. — Rossi, « Lodov. e G. A. da Foligno ». — Arch. di Stato di Reggio. Tav. X, n. io. 3. Grosso da due soldi, Arg., Titolo 0,947. i& - + ALFONSVS • DVX • Aquila. (14) Il titolo o bontà dell' oro era di denari 24, ma col rimedio o tolleranza di 1/4 di denaro che corrisponde a 0,990 : ne andavano 103 alla libbra. LA ZECCA DI REGGIO EMILIA 461 9 - + S • PROSPER • EPS • REGII ■ Busto del santo, con mitra e nimbo, di faccia ; sotto, lo scudetto. Bellini, I, 95, n. 6 (15). — Coli, di S. M., Torino. 4. Grosso da due soldi, Arg., Titolo 0,947, g r - I -°5- i& - + ALFONSVS + DVX ■ Il diamante. J}> — + COMVNITAS REGII • Scudo a testa di cavallo con l'arme di Reggio. Bellini, II, 127, n. 5. — Museo di Ferrara. 5. Soldo, Arg., Titolo e. s., gr. 0.50 circa. Identico al precedente. 6. Soldo, Arg., Titolo e. s., gr. 045. iy -- + ALFONSVS • + • DVX • • Unicorno. 9/ - REGIVM • LOMBAR • Scudo e. s. Museo di Ferrara. 7. Bagattinn*Rame, gr. 1.85. jy - - ALFONSVS • DVX • Busto corazzato a s., testa nuda. ?.' - REGIVM • OLIM .- AEMILIA • Scudo e. s. Bellini, li, 127, 11. 6. — R. Arch. di Stato di Reggio. Tav. X, n. ri. 8. Bagattino, Rame, e. s. iy — Come il precedente. 9 - REGIVM • OLIM ■ AEMILI • Scudo e. s. Coli. Malaguzzi, Reggio. (15) Questo grosso da due soldi è piuttosto raro, al pari del soldo dal diamante, perche essendone riuscito il conio troppo lur^o (nini. 20) il Comune di Reggio ottenne di battere grossi da due soldi, col conio del soldo,dal diamante e i soldi coll'antico conio del 1502 dall'unicorno, mutato il nome del duca. _|.62 FRANCESCO MALAGUZZI VALERI GIULIO II (1512-1514). 1. Doppio bagattino, Rame, gr. 3.35. i& — IVLIVS ■ Il • P • M • Rovere sormontata dal triregno. 9 — RE&IVM ■ LEPIDI • Scudo a mandorla con l'arme di Reggio. Arch. di Stato di Reggio. Tav. X, n. 12. 2. Bagattino, Rame, gr. 2. fi? — IVLIVS : Il • P • M • Chiavi decussate sormontate dal triregno. 9! RE&IVM • OLIM • AEMILIA • Scudo a testa di ca- vallo con arme e. s. Bellini, li, 127, n. 7. — Museo di Ferrara. 3. Bagattino, Rame, gr. 1.85. i& — Come il precedente. ?! - REGIVM • OLIM • AEMILI • Scudo e. s. Museo di Ferrara. 4. Bagattino, Rame, gr. 1.45. i& — Come il precedente. 9 - REGIVM • LEPIDI • Scudo e. s. Bellini, I, 95, 11. 9. — R. Museo di Parma. Tav. X, n. 13. LEONE X. (1514-1521). 1. Bagattino, Rame, gr. 2.10 ^y — LEO • X • PAPA • Chiavi decussate sormontate dal triregno. 9 - REGIVM • OLIM • AEMILIA • Scudo a testa di cavallo con l'arme di Reggio. Museo di Parma. Tav. XI, n. 1. LA ZECCA DI REGGIO EMILIA 463 2. Bagattino, Rame, gr. 1.70. B" - LEO ■ X • PAPPA • Chiavi e. s. IjJ — Come il precedente. Bellini, III, Tav. XVI, 3. -- Museo di Ferrara. 3. Bagattino, Rame, gr. 2.30. B - • LEO • X • PAPPA 0. 9 - • REGIVM • OLIM • AEMILIA o. Gabinetto di Brera. 4. Bagattino, Rame, gr. 2.10. B 1 - LEO • X • PAPPA • Iji - REGIVM • LEPIDI • Bellini, IV, XI, 1. — Museo di Parma. ADRIANO VI. (1521-1523). I. Bagattino, Rame, gr. 2.50. B" — ADRIANO • PAPA • Chiavi decussate sormontate dal triregno. 9 - REGIVM • OLIM • AEMILIA • Scudo a testa di cavallo con l'arme di Reggio. R. Arch. di Stato di Reggio. A N O N I M E PAPALI. I. Bagattino, Rame, gr. 1.45. B" — + • REGIVM • Scudo a testa di cavallo con l' arme di Reggio. 9' — • S • PROSPER • Busto del santo, con mitra, di faccia ( l6 ). Bellini, II, n. 2. — Museo di Ferrara. Tav. XI, n. 2. (16) Questi bagattini possono essere stati coniati, anche senza nome di papa, durante il dominio papale ; certo sono dei primi anni del secolo XVI. 464 FRANCESCO MALAGUZZI VALERI 2. Bagattino, Rame, gr. 1.45. %¥ — Come il precedente. 9 - + • S • PRO • SP (sic). Busto e. s. Gabinetto di Brera. 3. Bagattino, Rame, gr. 1.20. <& — Come il precedente. 9 - + S • PROSP • Busto e. s. Museo di Parma. 4. Bagattino, Rame, gr. 1.15. <& — + REGIVM • Scudo e. s. entro cerchio di perline. $ — • S • PROSPER • Busto come sopra entro cerchio di perline. Museo di Parma. Tav. XI, n. 3. ALFONSO I (1523-1534)- 1. Giulio, Arg., Titolo 0,916, peso legale gr. 3.89(17). ~P — ALFONSVS • III • DVX • REGII • Busto con barba, a sinistra ; testa nuda. 9/ — S • PROSPER • EPS • REGIENSIS • Il santo in abito vescovile nimbato, seduto di faccia in atto dì benedire. Bellini, I, 95, n. io. 2. Giulio, Arg. & — ALPHONSVS ■ DVX • REGII • MI • Testa nuda con barba, a sinistra, entro cerchio di perline. $ — S • PROSPER • EPS • REGIENSI • Il santo e. s. R. Arch. di Stato di Reggio Emilia. (17) I giulii erano alla bontà di onc. n e ne andavano alla libbra 96. LA ZECCA DI REGGIO EMILIA 465 3. Grosso da soldi sci? Arg. i& — (scudettino e foglia) ■ ALFONSVS • III • DVX • REGII • Testa nuda con barba, a sinistra. 9 — (scudettino) • FILIVS ■ MEVS • ES • TV • Aquila che fa fissare il sole all'aquilotto ( l8 ). Coli, di S. M., Torino. 4. Grosso da soldi sei ? Arg. P — + ALFONSVS + DVX + REGII • $ — (foglia) • FILIVS • MEVS • ES » TV • Periodico di Numisin. e Sfragistica , 11, Vili , 4. — Museo Bottacin, a Padova. 5. Grosso da soldi sei? Arg., gr. 2. & — ALFONSVS • DV • REGII • $ — FILIVS • MEVS • ES • TV • R. Arch. di Stato di Reggio. 6. Grosso da soldi sci? Arg., gr. 2.26. i& — * ALFONSVS * DVX * REGII ■ 9 — FILIVS * MEVS * ES * TV • Museo di Parma. 7. Grossctto da soldi tre, Arg., Titolo 0,500, Peso legale gr. i.8r. ff — ALFONSVS • DVX ■ REGII • III ■ Testa nuda con barba, a sinistra. $ — S • DARIA • MAR • La santa con palma e libro, in piedi, a sinistra. Bellini, II, 8. — Coli, di S. M., Torino. 8. Grossetto da soldi tre, Arg., gr. 1.60. i& — Come il precedente. 9/ — (foglia) S • DARIA * MAR • Gabinetto di Brera. Tav. XI, n. 4. (18) È difficile assegnare il valore a queste monete di cui non si conosce nemmeno il titolo; esse furono certamente battute durante la locazione di Pandolfo Cervi, ma non sono rammentate nei capitoli uniti al contratto. 466 FRANCESCO MALAGUZZI VALERI 9. Soldo ? Arg., gr. 1. 54. ^& — NOBILITAS (foglia) ESTENSIS • Aquila ad ali aperte. IJj — e REGIVM • LOMB • Scudo a testa di cavallo con l'arme di Reggio U9». R. Museo di Parma. Tav. XI, n. 5. 10. Sesino, Arg., Titolo 0,125, Peso legale gr. 1.03. ,& — (foglia) ALFONSVS • DVX • (foglia) «. Unicorno ac- cosciato a sinistra entro cerchio di perline. 9 — S • PROSPER • EPS • REGIEN • Busto del santo, con mitra, di faccia, entro cerchio di perline. Bellini, 1, 12. — Museo di Parma. Tav. XI, n. 6. 11. Quattrino, Arg., Titolo 0,083, Peso legale gr. 0.77. i& — REG-II-LEPI-DI, nel campo in tre righe. T$ — S • PROSPER • Busto del santo con mitra, di faccia ( 2 °h Ai-gelati, I, LXV, n. 7. 12. Quattrino, Arg., gr. 0.54. i& — Come il precedente. 9 — S • PROSPE • Busto e. s. Museo di Parma. Tav. XI, n. 7. 13. Barattino, Rame. <& — ALFONSVS • DVX • REGII • La bomba, entro cerchio di perline. 9 — + REGIVM • Scudo a testa di cavallo, con l'arme di Reggio. Bellini, I, 96, n. 8. — Coli, di S. M., Torino. 14. Bagattino, Rame. & — ALFONSVS • DVX • FERRARIAE • III • Testa nuda con barba, a sinistra. (*9) Questa moneta, che nel catalogo del Museo di Parma è detta di mistura, spetta certamente ad Alfonso I; l'aquila del diritto è molto ben disegnata e di tipo affatto diverso da quelle dei sesini di Ercole II. (20) Sebbene non porti il nome del duca, questa monetuccia, che corrisponde nel peso e nel titolo, dev'essere il quattrino del 1532. LA ZECCA DI REGGIO EMILIA 467 9 — REGIVM • OLIM • ÀEMILIA • Scudo a testa di cavallo con l'arme di Reggio. Bellini, I, 96, n. n. 15. Bagattino, Rame. & - ALFONSV • DVX ■ FERRARIAE • MI • Testa e. s. 9 — Come il precedente. Coli, di S. M., Torino. 16. Bagattino, Rame, gr. 2.25. & — ALFONSVS • DVX ■ FERRARIAE • I? — Come il precedente. R. Museo di Parma. 17. Bagattino, Rame, gr. 1.50. & -- ALFONS • DVX • FERRARIE • T$ — Come il precedente. Archivio di Stato di Reggio. 18. Bagattino, Rame, gr. 2.70. i& — ALFONSVS • DVX • REGII • III • Testa nuda con barba, a sinistra. J}l — • RE — GIVM — LE — PIDI • in 4 righe nel campo. Museo di Parma. Tav. XI, n. 8. 19. Bagattino, Rame, gr. 2.10. ,& — o • ALFON • • • DVX • Testa nuda con barba, a sinistra. $ — o • REGIVM ■ • • LOMB • Scudo a testa di cavallo con l'arme di Reggio. Museo di Parma. 468 FRANCESCO MALAGUZZI VALERI ERCOLE II. (1534-1559)- 1. Scudo, Oro, Titolo 0,916, gr. 330. i& — + REGII • (foglia) LOMBARDIE • Scudo ornato, di forma moderna, con l'arme di Reggio ( 2I ). $' — HVIVS • CRVORE • SANATI • SVMVS • Gesù sostiene la croce col braccio sinistro e con la destra si tocca il costato da cui zampilla il sangue in un calice posto a' suoi piedi ( 22 ). Gabinetto di Brera. Tav. XI, n. 9. 2. Scudo, Oro, gr. 3,30. & — (sole) • REGII (foglia) LOMBARDIAE • Scudo e. s. 1}' — CVIVS • CRVORE • SANATI • SVMVS • Gesù e. s. Coli, di S. M., Torino. 3. Scudo, Oro, gr. 3.30. i& — REGII • LOMBARDIE • 9 — (sole) CVIVS ■ CPVOPE • SANATI • SVMVS • Coli. E. Gnecchi. 4. Scudo, Oro, gr. 3.15. B — (sole) • REGII • LOMBARDIAE • $ — (scudettino) • CVIVS ■ CRVORE • SANATI • SVMVS • Cat. des iiiowì. cu or du Cab. de Vienne, Suppl., p. 96 , 2. — Museo di Ferrara. 5. Scudo, Oro. B - (sole) • + • REGII • + • LOMBARDIE • + • Scudo or- nato a mandorla con l'arme di Reggio. 9 CVIVS • CRVORE ■ SANATI • SVM ■ Coli, di S. M.. Torino. (21) La forma dello stemma, tanto negli scudi d'oro che nei bianconi, è di due varietà, una a foggia di mandorla, l'altra simile a quella che si usa oggi e che si dice francese o sannìtica. (22) Questo è molto probabilmente il primo scudo battuto coi conii incisi da Giambattista Cavalli ; la leggenda del diritto comincia con una croce e quella del rovescio ha iivivs invece di cvivs. LA ZECCA DI REGGIO EMILIA 469 6. Scudo, Oro. & — (sole) • REGII • (foglia) • • LOMBARDIE • Scudo e. s. I}( — Come il precedente. Cai. des monti, en or dn Cab. de Vienne, Suppl. p. 96, n. 1. 7. Scudo, Oro. i& — REGII ■ LOMBARDIÀE • 1550 • Scudo ornato, di forma moderna, con l'arme di Reggio. 9 — CVIVS • CRVORE • SANTI (sic) • SVIVI • Coli, di S. M., Torino. 8. Scudo, Oro, gr. 3.35. & — REGII • LOMBARDIE • 15 T 53 • ?/ — CVIVS • CRVORE • SANATI • SVMVS • Museo di Parma. 9. Scudo, Oro, gr. 3.30. & — REGII • LOMBARDIÀE • 15 T 54 . P — Come il precedente. Coli. E. Gnecchi. io. Scudo, Oro, gr. 3.30. & — REGII • LOMBARD 15^54 I? — Come il precedente. Coli. E. Gnecchi. 1 1 . Scudo, Oro, gr. 3.20. 1& - REGII • LOMBARDIÀE • 15 T 55 5» — Come il precedente. R. Arch. di Stato di Reggio. 12. Scudo, Oro, gr. 3.15. & — REGII • LOMBARDIÀE • 15 T 57 • }$ — Come il precedente. Gabin. di Brera. Tav. XI, n. 10. 13. Scudo, Oro, gr. 3.20. & - REGII • LOMBARDIÀE • 1558 • ty — CVIVS • CRVORE • SANATI • SVM • Bellini, 111, XVII, n. 18. — Museo di Ferrara. 47Q FRANCESCO MALAGUZZ1 VALERI 14. Biancone, Arg., Titolo 0,812 (1543), Peso legale gr. 5.20. & — ■ HERCVLES ■ Il • DVX • REGII • IMI • Busto coraz- zato con barba, a destra, testa nuda. I}l — (scudettino) • RE&II ■ LOMBARDIAE • Scudo ornato di forma moderna con l'arme di Reggio. Bellini, III, XVII, n. 15. — Museo di Ferrara. 15. Biancone, Arg. & — HER • Il • DVX • RE&II • IMI • Busto e. s. Rf — • • REGII • © • LOMBARDIAE • • • Scudo e. s. Coli, di S. M., Torino. 16. Biancone, Arg., gr. 4.95. fi? — Come il precedente. Ri — © • REGII • LOMBARDIAE • « • Museo di Parma. 17. Biancone, Arg., gr. 5. ì& — HER • Il • DVX • REGII • (scudettino) • IMI • Busto e. s. 1$ — (scudettino) • REGII ■ (foglia) • LOMBARDIAE ■ Museo di Parma. Tav. XI, n. 11. 18. Biancone, Arg. & — HER • Il • DVX • REGII ■ IMI • (scudettino) • R/ — (scudettino) ■ REGII ■ • • LOMBARDIAE • Coli, di S. M., Torino. 19. Biancone, Arg., gr. 4.70. J¥ — Come il precedente; lo scudettino è sotto il busto. Fj/ — REGII • LOMBARDIAE (due scudettini). Scudo ornato a mandorla con l'arme di Reggio. Bellini, III, XVII, 16. — Museo di Ferrara. 20. Biancone, Arg. i& — ■ HERCVLES • Il • DVX • REGII • IMI • Testa nuda con barba, a destra. Ri — a (foglia) REGII (foglia) • (foglia; LOMBARDIE (sic) (foglia) • O • (foglia) • Scudo C. S. Coli, di S. M., Torino. LA ZECCA DI REGGIO EMILIA 471 21. Biancone, Arg. gr. 5. & — HER • Il • DVX • RGII • © • 1 1 II • o e • e • • Testa nuda come sopra. 9 — REGII ••••©■■ o • • LOMBARDIAE •••••. Scudo come sopra. Gabin. di Brera. 22. Biancone, Arg., Tit. 0,819 (dopo il 1549); Peso leg. gr. 5.12. & — HER • Il • DVX • REGII • IMI • (scudettino) • Busto co- razzato con barba, a sinistra; testa nuda. 9 -- + ■ MONETA • REGII • LEPIDI • © • Scudo ornato, di forma moderna, con l'arme di Reggio. Coli, di S. M., Torino. 23. Biancone, Arg., gr. 4.45. & - HER • EST • Il • DVX • REGII • INI ■ Busto e. s. 9 - © • REGII • LEPIDI ■ Scudo e. s. Coli. E. Gnecchi. 24. Biancone, Arg., gr. 4.40. i& — HER • EST • Il • DVX • REGII • IMI • - 1553 • 9 1 — • • REGII • • LEPIDI • • Museo di Parma. 25. Biancone, Arg., gr. 4.50. Ì& — Come il precedente. 9 - • REGII • • LEPIDI ■ Coli. E. Gnecchi. Tav. XI, n. 12. 26. Biancone, Arg., gr. 4.50. & — HERCVLES • Il • DVX • REGII • IMI • — 1553 • 9 — Come il precedente. Arch. di Stato di Reggio. 27. Biancone, Arg., gr. 4.90. & — HER • EST • Il • DVX . REGII • IMI • — 1555 ■ Busto corazzato, con barba, a destra. 9 — * ■ REGII • T LEPIDI • Scudo ornato, a mandorla, con l'arme di Reggio. Coli. E. Gnecchi. 472 FRANCESCO MALAGUZZI VALERI 28. Biancone, Arg. & — HER • EST • Il ■ DVX • REG-II • IMI • - 1556 • Busto e. s. ?/ — * REGII • LEPIDI • — 1556 • Scudo e. s. Per. di Nuni. e Sfr., II, Vili, n. 5. — Museo Bottacin. 29. Biancone, Arg., gr. 5. Ì& — Come il precedente. 9 — f REGII • • • LEPIDI • Coli. E. Gneechi. 30. Biancone, Arg. & — HER • EST • Il • DVX • REGII • — 1557 • 9/ — • • REGII • • • LEPIDI • Coli, di S. M., Torino. 31. Biancone, Arg., gr. 4.60. & — HER • EST • Il • DVX • REGII • IDI • — 1557 • 5* — Come il precedente. Coli. E. Gneechi. 32. Biancone, Arg., gr. 4.20. P — HER • AST ■ Il • DVX • REGI [I • IMI •] — 1557 • ^ — Come il precedente. Museo di Ferrara. 33. Giulio, Arg., Titolo 0,812, Peso legale gr. 3.45. i& — SVB • HOC ■ CLIPEO • TVTI • Scudo di forma mo- derna, coronato, con l' arme estense inquartata e con le insegne di Gonfaloniere della Chiesa. 9/ — S • — CHRISANTVS • M • REGIENSIVM • Il santo in piedi, a sinistra, con la palma. Bellini, III, Tav. XVII, 11. — Museo di Ferrara. 34. Giulio, Arg., gr. 2.80. (jy — Come il precedente. $ — • S • CHRISANTVS • M • RGIENSIVM (23). Gabin. di Brera. Tav. XII, n. 1. (23) Neil' r v'è un segno d' abbreviazione. LA ZECCA DI REGGIO EMILIA 473 35. Giulio, Arg., gr. 3.35. /& — Come il precedente. 9 — • S • CHRISANTVS • M • RGINSIVNI • Il santo e. s. Museo di Parma. 36. Giulio, Arg., Titolo 0,819, (dopo il 1549) ; Peso legale gr. 3.40. i& — Come il precedente. 9 — • S • GRISANTVS • NI REGIESSIV • - 1553 • Coli, di S. M., Torino. 37. Mezzo giallo, Arg., Titolo 0.819, Peso legale gr. 1.70. ,& — NOBILI • ESTEN ■ Scudo di forma moderna, coro- nato, con l'arme estense e con le insegne di Gonfalo- niere della Chiesa. ^ - S • PROSP • EPS • REGII • 11 santo in abito vesco- vile, in piedi. Coli, di S. M., Torino. 38. Mezzo giulio, Arg. i& — Come il precedente. 9 — S • PROSR • EPS ■ REGII • Il santo di faccia, in atto di benedire. Coli. Malaguzzi. 39. Mezzo giulio, Arg., gr. 1.25. & — NOBILI • ESTEN • — 1556 • Scudo e. s. 9 — S • PROSPER • EPS ■ REGII • Il santo e. s. Bellini, IV, XII, 2. — Museo di Ferrara. 40. Cavallotto, Arg., Titolo 0,500, gr. 2.65. & — ■ HER • EST • Il • DVX ■ REGII • UH • 1553 • Busto corazzato, a sin., con barba. ^ — • APTA • PRAECVRRE • FLEXV • Corridore in biga veloce, a destra, che giunge alla meta, figurata da una piramide. Bellini, III, Tav. XVII, 13. — Museo di Ferrara. 41. Cavallotto, Arg., gr. 2.45. & — HER • EST • Il • DVX • REGII • IMI - 1554 ■ IJ — Come il precedente. Museo di Ferrara. 474 FRANCESCO MALAGUZZI VALERI 42. Cavallotto, Arg. , gr. 2.80. B 1 - HER- EST • Il • DVX • REGII • IMI • — 1555 • 1? — Come il precedente. Gabinetto di Brera. 43. Cavallotto, Arg. gr. 2.90. & — HER • EST • Il • DVX • REGII • IMI • — 1556 • I}1 — Come il precedente. Coli. E. Gnocchi. Tav. XII, n. 2. 44. Colombina, Arg., Titolo 0,402; Peso legale gr. 1.96. & — HER • Il • DVX • REGII • IMI • Busto corazzato con barba, a sinistra. 9* — S • DARIA • MARTYR • La santa, in piedi, a sinistra, con palma e libro. Bellini, III, XVII, 12. — R. Museo di Parma. Tav. XII, n. 3. 45. Colombina, Arg., gr. 1.55. & - HERCVLES • Il • DVX • REGI • III (sic). 9 - S • DARIA • MARTIR • Arch. di Stato di Reggio. 46. Colombina, Arg., gr. 1.45. & — HERCVLES • DVX • REGII • IMI • $ — S • DARIA • MARTYR • Gabinetto di Brera. 47. Colombina, Arg., gr. 1.60. & — HERCVLES • Il • DVX • REGII • Testa con barba, a s. 9 — S • DARIA • MARTIR Museo di Parma. 48. Colombina, Arg. i& — Come il precedente. $ — S • DARIA • MARTYR Coli, di S. M., Torino. LA ZECCA DI REGGIO EMILIA 475 49. Colombina, Arg. T¥ — HER • Il • DVX • REGII • IMI • Busto corazzato con barba, a destra. B — S • CHRISÀNTVS • MAR • 1! santo, in piedi, di faccia, colla palma. Bellini, III, Tav. XVI, io. — Coli, di S. M., Torino. 50. Colombina, Arg., gr. 1.30. ,& — Come il precedente. B — S • GRISANTS • MARTIR • Il santo e. s. R. Arch. di Stato di Reggio. 51. Colombina, Arg., gr. 1.70. & — HERCVLES • Il • DVX ■ REG-II • Busto e. s. Ij/ — Come il precedente. Museo di Ferrara. 52. Colombina, Arg., gr. 1,65. & - HERCVLES • Il • DVX REGI • B — Come il precedente. Coli. E. Gnecchi. Tav. XII, 11. 4. 53. Colombina, Arg., gr. 1.65. i& - HERCVLES • DVX • REGII 9/ — Come il precedente. R. Arch. di Stato di Reggio. 54. Colombina, Arg., gr. 1.55. T/ — REGII ■ (foglia) • LOMBARD • (foglia. • Scudo ornate, di forma moderna, con l'arme di Reggio. B — S • DARIA • MARTIR ■ La santa, in piedi a sinistra, con palma e libro. R. Museo di l'arnia I24). (24) Questa colombina è forse una delle prime battute quando si formò il tipo degli scudi. 476 FRANCESCO MALAGUZZI VALERI 55. Sesiiio, Arg., Titolo 0,104; g r - 0.90. & - NOBILITAS • ESTENSIS • Aquila. 9' — S • PROSPER • EPISC • Busto del santo con mitra, di faccia. R. Museo di Parma. 56. Sesino, Arg., gr. 1.10. & - NOBILITAS ESTES1S • T$ — Come il precedente. Coli. Malaguzzi. 57. Sesino, Arg., gr. 1.20. & - HER • Il • DVX • REGII • IMI • Busto corazzato con barba, a sinistra. $ - ¥ • NOBILITAS • ESTENSIS • Aquila. Gabin. di Brera. Tav. XII, n. 5. 58. Sesino, Arg., & - HER • Il • DVX • REGII • III • (sic) TJ — Come il precedente. Coli. E. Gnecchi. 59. Sesino, Arg., gr. 0.85. iy - HER • Il ■ DVX • REGII • IMI • 9 - + • NOBILITAS • ESTENSIS • Bellini, III, XVI, n. 5. 60. Sesino, Arg. , gr. o. 75. i& — Come il precedente. 5/ -- * • NOBILITAS • ESTENSIS- — 1553 ■ Gabin. di Brera. 61. Sesino, Arg. jy — Come il precedente. 9 — NOBILITAS ESTENSIS • - 15 T 55 • Museo di Ferrara. 62. Sesino, Arg., gr. 1.05. i& — Come il precedente. 5' - + • NOBILITAS • ESTENSIS • Unicorno accosciato. Bellini, III, XVI, 6. LA ZECCA DI REGGIO EMILIA 477 63. Quattrino, Arg., Titolo 0.83; Peso legale gr. 0.77. i& — • HER -■ Il ■- DVX -- IMI nel campo in quattro linee. R - COMVNITAS • REGII ■ Scudo ornato, a testa di ca- vallo, con l'arme di Reggio. Bellini, IV, XII, 8. Tav. XII, n. 6. 64. Quattrino, Arg., gr. 0,60. & - HER - CV - LES - DVX • R-' — Come il precedente. R. Arch. di Stato di Reggio. 65. Quattrino, Arg., gr. 0,68. i& - HER - CV - LES - • Il • - DVX - IMI nel campo in cinque linee. R-' - fCOMVNIjTAS • REGII ■ Scudo e. s. R. Museo di Parma. 66. Bagattino, Rame, gr. 1.50. & - HERCVLES • Il • DVX • REGII • IMI • Testa con barba a sinistra. ìjì - RE - GIVM • - LE - PIDI • nel campo in quattro righe. Museo di Ferrara. 67. Bagattino, Rame i& HERCVLES • Il • DVX • REGII Testa, e. s. 9/ — • RE - GIVM • LE PIDI • Coli, di S. M., Torino. 68. Bagattino, Rame, gr. ilo. i& — HERCVLES • Il • DVX • REGI : III (sic) 9 — • RE - GIVM ■ LE PIDI + Gabin. di Brera. 69. Bagattino, Rame, gr. 1.30. & — HER ■ Il • DVX • REGII • IMI . R< — RE — GIVM -■ LE PIDI (foglia) Gabin. di Brera. Tav. XII, n. 7. 47o FRANCESCO MALAGUZZI VALERI 70. Bagattino, Rame, gr. 1.60. i& -- HER • Il • DVX • REGI • IMI. Testa con barba, a sin. 9 — Come il precedente. R. Arch. di Stato di Reggio. 71. Bagattino, Rame, gr. 1.30. i& — HER • Il • DVX • REGII • • • ■ 9* — (foglia) • RE - GIVM - • LEPI DI • R. Arch. di Stato di Reggio. 72. Bagattino, Rame, gr. 1.25. & — HER ■ Il • DVX • REGII • • • ■ ~ty — ■ RE GIVM - + LE + PIDI - • + • Museo di Ferrara. 73. Bagattino, Rame, gr. 0.75. & — HER • Il • DVX 9 — (foglia) -RE - GIVM -- + LE + — PIDI • Museo di Ferrara. 74. Bagattino, Rame, gr. 1.10. ^& — Come il precedente. 9' — • RE GIVM - (foglia) LE - PIDI • R. Arch. di Stato di Reggio. 75. Bagattino, Rame, gr. 1.37. i& — HER • Il • DVX • REGII • IMI • Testa con barba, a s. 9 — * REGIVM • LEPIDI • Scudo ornato, di forma mo- derna, con l'arme di Reggio. Museo di Ferrara. 76. Bagattino, Rame, gr. 1.05. ì& — Come il precedente. 9 - ¥ REGIVM • LEPIDI • Scudo e. s. Gabin. di Brera. Tav. XII, n. 8. 77. Bagattino, Rame, gr. 1.30. & - HER • Il • DVX • REGII ■ ■ ■ ■ $ - REGIVM • LEPIDI • Bellini, 111, Tav. XVII, 14. — Museo di Ferrara. LA ZECCA DI REGGIO EMILIA 479 78. Bagattino, Rame, gr. 1.35. & - HER ■ Il • DVX • REGI • Testa con barba, a sin. 1} — Come il precedente. Museo di Ferrara. 79. Bagattino, Rame, gr. 1.35. & - HER • Il • DVX • REGII • IMI • Testa con barba, a s. P - MATER • GRATIE • La Vergine col bambino , in mezza figura. R. Museo di Parma. 80. Bagattino, Rame. fi? — Come il precedente. 9 - MÀT • GRATIE • La Vergine e. s. Bellini, 111, XVI, 7. 81. Bagattino, Rame, gr. 0,95. i& — Come il precedente. $ MA^ER • GRAT. Coli. E. Gnecchi. 82. Bagattino, Rame, gr. 0.90. i& — Come' il precedente. £>' - MATER • GRATI A (foglia) "E. Gabin. di Brera. 83. Bagattino, Rame, gr. 0.80. !& — REGIVM ■ LEPIDI • Scudo ornato, di t'orma moderna, con l'arme di Reggio. 9 -- MATER • GRATIE • La Vergine e. s. Bellini, 111, Tav. XVI, 8. — Museo di Ferrara. 84. Bagattino, Rame, gr. 1.38. <& -- • REGIVM • LEPIDI • Scudo a testa di cavallo, con l'arme di Reggio. 9 — Come il precedente. R. Museo di l'arma. 480 FRANCESCO MALAGUZZI VALERI 85. Bagattmo, Rame, gr. 1.40. & -- • ■ REGIVM • LEPIDI • Scudo e. s. 9 - • MATER • + • GRATI • La Vergine e. s. R. Museo di Parma. Tav. XII, n. 9. 86. Bagattino, Rame, gr. 1.30. ,& — RE — GIVM — LEPI — DI ■ in quattro righe nel campo. 9 - MATER • GRATIE R. Arch. di Stato di Reggio. 87. Bagattino, Rame, gr. 0,90. i& - HER • Il • DVX • REGII • IMI • Busto a s., testa nuda. 9 — MAT • PECTO l 2 5) • La Vergine col bambino, in mezza figura. Bel/ini, IV, XII, 6. — Museo di Ferrara. 88. Bagattmo, Rame, gr. 0.90. /& — HER • Il • DVX • REG • IMI • Testa nuda a s. 9 — CORP • IS • XPI • Reliquiario. Museo di Ferrara. 89. Bagattino, Rame, gr. 2.10. i& — HER • Il ■ DVX • REGII ■ • • • Testa e. s. 9 — SANGVINIS • XPI • Reliquiario e. s. (*$) Museo di Ferrara. 90. Bagattino, Rame, gr. 205. & — HERCVLES • Il • DVX • REGII • IMI • Testa e. s. 9* — S • DARIA • MARTYR • La santa in piedi a sinistra, con libro e palma. Museo di Ferrara. 91. Bagattino, Rame, gr. 0.90. & — HER • Il • DVX • REGII • • • • Testa e. s. (25) Cioè : MATER PECCAT0RVM ? (26) Questi due bagattini sono contraffazioni di monete mantovane. LA ZECCA DI REGGIO EMILIA 481 9 — HER — (aquiletta) Il • (aquiletta) — DVX — IMI nel campo in quattro linee. Museo di Ferrara (27). 92. Bagattiìio, Rame. & — S • PROSPER • Busto del santo, con mitra, di faccia. $ — MAT • GRATI ■ La Vergine col bambino, in mezza figura. Bellini, III, Tav. XVI, 9. ALFONSO II (!559 — alla chiusura della zecca 1573). 1. DobloilC da dicci scudi. Oro, Titolo 0,916, gr. 32.85. & - ALFONSVS • Il • DVX • REG-II • V • — 1572 • Busto corazzato, con barba, a destra. $ - • MÀXIMIS • — ■ MAXIMA • Aquila estense coronata ad ali aperte. Medagliere Fiorentino (281 2. Quadrupla, Oro, gr. 13.20 & — ALFONSVS • Il • DVX • REG-II • V • — 1567 • Busto corazzato, con barba, a destra. ?/ - PACE • BELLOQVE • FIDELIS • - - RE • LE Uomo nudo appoggiato ad uno scudo a cartocci con 1' arme di Reggio, con una cornucopia nella sinistra. Medagliere Fiorentino. (27) L'unione di due diritti, in questa moneta che è senza dubbio un bagattino, si spiega con la somiglianza del diritto del quattrino in quattro righe, col rovescio del bagattino pure in quattro righe, e questo perchè quando cessava la battitura dei bagattini, i conii si depositavano in zecca. Un altro esempio di due diritti di due principi diversi è il bagattino al n. 25 di Alfonso IL (28) Tn un registro delle monete uscite dalla zecca di Reggio negli anni 1571-72, sono notate sei piastre da io scudi, levate di zecca il 6 Ottobre 1572. 482 FRANCESCO MALAGUZZI VALERI 3. Scudo, Oro, gr. 3.30. Ì& — REGII • LOMBARDIAE • 1567 • Scudo ornato, di forma moderna, con l'arme di Reggio. R — CVIS • CRVORE ■ SANATI • SVMVS • Gesù sostiene la croce col braccio sinistro e colla destra si tocca il costato da cui zampilla il sangue in un calice posto a' suoi piedi. Museo Bottacin. 4. Scudo, Oro. & — REGII • LOMBARDIAE • 1571 • Scudo e. s. 9* — Simile al precedente. Conio nel Museo civico di Reggio. 5. Scudo, Oro. & — RE&II • LOMBARDIAE • 1572 • IJf — Simile al precedente. Conio nel Museo civico di Reggio. 6. Mezzo scudo, Arg., Titolo 0,947. <& - ALFONSVS • Il • DVX • REGII • V • - 1572 • Busto corazzato, con barba, a destra. ~$ — ■ MAXIMIS • - • MAXIMA • Aquila estense coronata ad ali aperte. Promis, « Monde di zecche italiane ». Torino, 1871, pag. 57 ; tav. VII, 72. — Medagliere di S. M., Torino. Tav. XII, n. io. 7. Quarto di scudo, Arg., Titolo 0,947. & - ALFONSVS • Il • DVX ■ REGII • V • - 1567 • Busto corazzato, con barba, a destra. $ - PACE • BELLOQVE ■ FIDELIS • - RE • LE • Uomo nudo appoggiato ad uno scudo a cartocci con l'arme di Reggio, con una cornucopia nella sinistra. 8. Quarto di scudo, Arg., gr. 7.43. & - ALFONSVS • Il • DVX ■ REGII ■ V • - 1571 • 9 - PACE BELLOQVE FIDELIS • R • L ■ R. Museo di Panna. Tav. XII, n. ri. LA ZECCA DI REGGIO EMILIA 483 9. Quarto di scudo, Arg. & - ALFONSVS • Il • DVX • REG-II • V • — 1572 ■ Busto come sopra. 5» — Come il precedente. Conio al Museo civico di Reggio. 10. Cava/lutto, Arg., Titolo 0,500, Peso legale gr. 2.73. & -- ALFONSVS • Il • DVX • REGII ■ V • - 1567 • Busto corazzato, con barba, a sinistra. $ - CALCABITVR • ASPER • PHASIS ■ EQVO • Due ea- valli galoppanti, a destra. Medagliere di S. M., Torino. 11. Cava/lutto, Arg., gr. 2.64. jy — Come il precedente. Ij. - + CALCABITVR • ASPER PHASIS • EQVO • R. Museo di l'arma. 12. Cavallotto, Arg., gr. 2.20. & - ALFONSVS • DVX • REGII ■ V • R - CALCABITVR • ASPER • PHASIS • EQVO ■ R. Arch. di Stato di Reggio. &o* 13. Cavallotto, Arg., gr. 2.65. & -- ALFONSVS • Il • DVX ■ REG-II • V • \j - CALCABITVR • ASPER • FASIS • EQV R. Museo di l'arma. 14. Cavallotto, Arg., gr. 2.30. fi? — Come il precedente. !>' CALCABITVR • ASPER • PHASIS • EQV Gabinetto di Brera. 15. Cavallotto, Arg., gr. 2,40. ,& ALFONSVS ■ Il • DVX • REGII • V • ,& - : CALCABITVR • ASPER • PHAS S • EQVO • Coli. E, Gnccchi. Tav. XII, n. 12. 484 FRANCESCO MALAGUZZI VALERI 16. Cavallotto, Arg., gr. 2.70. & - ALFONSVS • Il • DVX • REGII • V (foglia). Busto co- razzato, con barba, a sin. IJI - (foglia) CALCABITVR • ASPER • PHÀSIS • EQVO • Due cavalli galoppanti, a destra, entro cerchio. R. Museo di Parma. 17. Colombina, Arg., gr. 1.65. ,& — ALFONSVS • DVX • REGII • Hill • Busto corazzato a s. Tji - S • DARIA • MAR • La santa, in piedi, con palma e libro. Museo di Ferrara. 18. Colombina, Arg., gr. 1.15. & - ALFONSVS • DVX • REGII ■ Hill • Testa nuda , con barba, a destra. 9! — COMVNIT • REGII • Scudo ornato, di forma moderna, con l'arme di Reggio. Museo di Ferrara. 19. Colombina, Arg. & - ALFONSVS • DVX • Il • Testa e. s. Ij' — Come il precedente. Coli, di S. M., Torino. 20. Colombina , Arg., gr. 1.30. i& — Come il precedente. 9' - COMVNITAT • REGII • Scudo e. s. Gabin. di Brera. 21. Sesino, Arg., Titolo 1,04, gr, 0.98. i& - ALF ' Il • DVX • REGII • V . Unicorno seduto. JEJI - + NOBILITAS • ESTENSIS • Aquila. R. Museo di Parma. 22. Sesino, Arg., gr. 1,10. iEY — Come il precedente. 9' - ■ NOBILITAS • ESTENSIS • Aquila. Coli. E. Gnecchi. Tav. XII, n. 13. LA ZECCA DI REGGIO EMILIA 48= 23. Sestuo, Arg., gr. i.io. ^y — C. s. Dietro l'unicorno un ramo d'alloro che s' in- curva su di esso. Ig — Come il precedente. R. Museo di Parma. 24. Olia/trino, Arg., Titolo 0,083, g r - °-62. i& — COM • - - REGII - sotto due foglie. 9 — Scudo ovale ornato con l'arme di Reggio. R. Musco di Panna. Tav. .XII, n. i-j. 25. BagattillO, Rame, gr. 0.70. i& ALFONSVS • DVX • REG-II • V • Tota a s. 9' RE GIVM - LE PIDI • Scudo e. s. Museo di Ferrara. 26. Bagattmo, Rame, gr. 1.00. & - ÀLPONSVS • DVX -RE Diamante? ^ — COM • REGI • Scudo con l'arnie di Reggio. Museo di Ferrara. 27. BagattillO, Rame, gr.. 1.37. & ALFONSVS • Il ■ DVX • REGII • UNI ■ lesta a s. 9 - HER - Il DVX REGII IMI • Scudo e. s. Museo di Ferrara. PARTE TERZA DOCUMENTI I. 1233 luglio 9. Instromento di società per l'esercizio della zecca di Reggio stipulato fra Pietro dei Millemerci di Milano e Giovanni Russano di Piacenza, rappresen- tante anche Ruffino Squillano e Ruggero dei Calderai pure di Piacenza. — Quaderno, 1233 giugno-ottobre, di imbreviature d'atti del Vescovadi) di Reggio, e. fi , b), conservato nell'Archivio del Vescovado stesso ("). Die viiij Infrante Iulio. In concordia fuit dominus petrus de millemercis de mediolano cum domino Johanne Ruxano de pla- cencia prò se et domino Rufino squillano et roglerio de calderaris de placencia. quod dictus dominus Johannes erat eius socius et alii ad monetam Reginam faciendam quam eflem domino petro episcopus Reginus concessit imperiali auctoritate sibi concessa, quam mo- netam et concessione-m monete, dictus petrus confessus fuit se re- cepisse tam prò predictis in medietate quam prò se in alia medie- tatem. et eumdem Johannem prò se et predictis in predicta moneta facienda in cLmnis et proficuis associavit prò medietate habendis et paciendis. promitens predictus Johannes prò se et dictis sociis quod faciet domino episcopo vel eius vicario similem promis- sionem et obligacionem et iuramentum per medietatem quemad- (*) Rendo pubbliche grazie a Mons. Vicario generale di Reggio, Can. Teol. Don Luigi Campani, alla cui squisita cortesia debbo la co- municazione di questo documento insino ad ora ignorato , sulla zecca reggiana. LA ZECCA DI REGGIO EMILIA 487 modum fecit predictus petrus et ipsum a domino episcopo prò medietate conservabit indempnem. et sine placito et expensis. et sub obligacione honorum suorum. et hanc promissionem et obliga- cionem faciet fieri sociis suis. quod si non faceret vel non posset teneatur ad medietatem danni prò inde passi ipsi petro restituendam cum omni damno et dispendio prò inde dato seu facto, renuntiando quod possint conveniri ubique. Coram Gerardino de pigazano. araldino lì Ilo ianoni de porta. de placencia et petro filio donadei de sancto zen.... dicto in pa- scarola de mediolano. I (bis). 1233 agosto 14. — Convenzione stipulata fra Nicolò Mal- traversi vescovo di Reggio e alcuni monetieri di Milano e di Piacenza per fabbricare moneta in Reggio. — Quaderno cit. e. (2. b — 3 a). — Tacoli, Meni. stor. di Reggio di Lombardia, III, 203-4: ediz. assai scorretta. Die eodem (1). Coram domino Johanne Azulino. domino Jo- ri inne caxoli. domino alliocto. et Guidone camerario. Dominus Ni- cholaus Reginus episcopus auctoritate imperiali (2) sibi concessa con- (i| " Die codem „ cioè " die xiiij infrante agusto „ della imbre- viatura che, nel cit. quaderno, stessa carta, precede immediatamente questa sulla nuova moneta. (2) Già si è avvertito che indubbiamente il vescovo Niccolò ebbe un diploma imperiale che gli conferiva il privilegio di moneta- zione. Qui il Vescovo stesso ne fa menzione trasferendo negli assuntori della zecca l'autorità imperiale " sibi concessa „. Il favore goduto dal Maltraversi presso Federico II è noto per altre testimonianze e segna- tamente per alcune belle pagine che al vescovo, ghibellino ma gran si- gnore, dedicò il guelfo Fra Salimbene da Parma. Nello stesso quaderno di regesti vescovili citato più sopra si ha una nuova prova della fiducia che l'imperatore riponeva nel vescovo reggiano, una imbreviatura , in data del 15 agosto 1233(8 e. 3 />), documentandovi una delegazione im- periale commessa appunto da Federico II al Maltraversi e da questi data ad eseguire a Giovanni di Cassolo in una controversia fra un cit- tadino cremonese e il comune d'Imola: " Dominus nicholaus episcopus " delegatus domini federici dei gracia Romanorum Imperatoris in " causa,,, ecc. Ma tali litterae delegatorie , al pari del diploma di privi- legio di monetazione, sono ora forse da contarsi fra i così detti aefa deperdita dello Svevo. 488 FRANCESCO MALAGUZZI VALERI cessit et plenam potestatem dedit petro millemercis (sic) de medio- lano. recipienti prò se et duobus sociis quos sibi associare voluevit. et Johanni ruxano de placencia recipienti prò se et domino Tho- maxio ruxano et rufino squillano et ruglerio calderario civibus placencie sociis suis. faciendi vel fieri faciendi monetam suam re- ginam ad moduin monete bononie vel panne vel ferarie. de pon- dere argento et ramo, talem. videlicet qualis invenientur comuniter tempore quo incipietur laborari et monetam de argento grossam que valeat duodecim de predicta moneta, argentum cuius monete grosse sit adeo bonum et legale quemadmodum est ie ciorum grosorum. ita quod dictus petrus et Johannes prò se et sociis a modo in antea possint et debeant monetam predictam minutam et grossam tam bonam et legalem ut superius dictum est facere vel fieri facere usque ad tempus ipsi domino episcopo concessum sine contradicione alicuius persone dando dictus dominus episcopus ipsis petro et Johanni domimi ad faciendam ipsam monetam bene aptatam ad omnia officia ipsius monete fabricande necessaria. Dicti vero petrus et Johannes promiserunt et convenerunt prò se et dictis suis sociis predicto domino episcopo dictam monetam mi- nutam et grossam bonam et legalem ut superius dictum est facere et fieri facere. et consigliare et dare dicto domino episcopo vel suis nunciis de lucro exinde percepto deductis omnibus expensis ope- rariorum monetariorum taliatorum saziatorum inblanchitorum fon- ditorum afinatorum fabricatorum et aliorum mercenariorum et ipsorum petri et Johannis duorum suorum seruientum et om- nium utensilium diete monete necessariorum. et carbonis et ligno- rum. et aliarum rerum mecessariarum. bona fide et sine fraude de octo denariis quinque, et reliqui tres remaneant ipsis Johanni et petro et sociis. et hoc sine honere capitalis ipsius domini episcopi. Consigliando et reddendo dicto domino vel eius nuncio racionem tam de lucro quam de expensis singullis tribus mensibus nisi re- manserit licencia ipsius domini episcopi vel eius nuncii. Ita quod duo superstantes debeant eligi per dominum episcopum qui anbo vel unus eorum debeant super intendere si moneta adeo bona facta fuerit sicut superius expressum est. et racioni faciende de lucro et expensis. et hec omnia promiserunt dicti petrus et Johannes prò se et sociis attendere et observare et facere attendi et obser- vari per suos socios. et quod nec furtum facient nec facienti con- sencient de predicta moneta et si scierint aliquem facientem do- mino episcopo manifestabunt vel eius nuncio ita quod ipsi petrus et Johannes et socii puniant cimi ad voluntatem suam et domini episcopi et suorum nunciorum. in omnibus et singullis capitullis sub LA ZECCA DI REGGIO EMILIA 489 pena centum marcarum argenti, et proinde omnia sua bona obbli- gaverunt domino episcopo, ita quod etiam pena soluta pactum ni- chilhominus maneat ratum. et eo tenore inter eos dicto et expresse intelecto quod si contigerit aliquo tempore quod si aliqua moneta que cureret vel expenderetur cum hac moneta regina alium ino- dum mutaret seu in alio modo fieret quod liceat predictis Johanni et petro et sociis monetam reginam ad eundem modum et vali- mentum facere et fieri facere sine cuntradicione alicuius persone. Versa vice dictus dominus episcopus promisit et convenit dictis petro et Johanni prò se et sociis dictam monetam minutam et grossam et laborerium diete monete sibi non impedire quomodo possint eam laborari et operari. manutenere et defendere. toto tem- pore vite sue et omnia supradicta attendere et observare sub eadem pena C. marcarum argenti, quam penam ei solvere promisit si contraveniret. et ea soluta pactum nichilhominus maneat rallini et hec omnia promiserunt sibi ad invicem attendere et observare sine placito danno briga et expensa. et si qua parcium damnum aliquod pateretur seu expensam faceret prò predictis quod pars non observans restituere debeat parti servanti. Qui petrus et Jo- hannes tactis sacrosantis evangeliis omnia predicta attendere et observare et quod facient iilos sucios qui venetint ad laborerium diete monete facicndum liane promissionem tacere et iuramentum prestare. II. 1233 settembre 14. — Obbligazioni prestate nell'interesse pubblico, " corani „ Parigio dei Tacoli , Alberto dei Guicciardi e Gerardo di Normanno (consoli di giustizia in Reggio ?|, da Giovanni di Cassolo (vicario del ve- scovo Niccolò Maltraversi) e dai monetieri di cui nel precedente documento '3). — Quaderno cit., e. (7 b). — Tacoli, 1. e. Die xiiij intrante septembre. Corani domino parixio taculorum. domino alberto de Guizardis. domino Gerardo normani. In concordia (3) È evidente dal contesto che questo documento riguarda il pub- blico interesse. Qui ò detto ciò che è taciuto nel precedente contratto, che i soprastanti alle operazioni dei concessionarii della zecca dovevano 490 FRANCESCO MALAGUZZI VALERI fuerunt dominus Johannes caxoli, Johannes ruxanus de placencia et petrus millemercis (sic) de mediolano cum domino Johanne caxoli vice et nomine domini nicholai Regini episcopi quod ipsi volebant teneri sub pena promissa domino episcopo quod non extrahent monetarci ad exspendendum donec laudata et aprobata fuerit per superstantes domini episcopi et comunis et sazum terminatum fuerit de ipsa moneta exceptis. x. libris rexanorum quas possint exspen- dere prò suis necessariis exspensis. et de his teneantur facere ra- cionem sicut de aliis exspensis. III. 1233 ottobre 24. — Capitoli di oneri e diritti stipulati fra i monetieri menzionati nei due precedenti documenti e gli operai da essi condotti. — Quaderno ci/., e. (8 b)\ testo mancante delle clanside finali. — Tacoli, 1. e. Die octavo. excunte octubre. Nos Omnebonum de benveliis et Johannes bonus catanus et Johannes bonus de stafullis et leo- nardus de Gabiis et ottolinus de benveliis et zuchais de Cremona Johannesbellus vicemontis et lanterolus fratres qui dicuntur calde- rarii de panna Jacomus de dexio. ugo alliarius de mediolano. et agire non soltanto per il vescovo concedente ma anche per il Comune. Che il Tacoli, il Guicciardi e il figlio di Normanno fossero , nel 1233, consoli di giustizia ed occupassero qualche altro ufficio nella curia 'del podestà non appare da altre fonti. Ma , oltre a richiederlo la natura del documento, lo indica la sua specie che si caratterizza colla formula " corani „ ecc. propria dei " brevia „ o verbali passati davanti a qualche giudice o pubblico ufficiale. Parisio dei Tacoli era nel 1219 milite di giustizia, Alberto di Guicciardo nel 1214 e 1219 era uomo di consiglio; e pure uomo di consiglio era nel 1219 Gerardo di Normanno (Vedi Mala- guzzi Valeri I., Frammenti storici, Reggip, 1887, I, 108, 109, 119, 123). Conviene tener conto altresì che nel 1233 e , può dirsi , sino alla rivo- luzione guelfa del 1266, la diplomatica comunale reggiana conservava le forme più arcaiche e semplici : ciò che è da imputare alla indeter- minatezza in cui durava l' esercizio dei poteri pubblici nominalmente investito da solenni diplomi imperiali al vescovo ed effettivamente te- nuto dal comune (Op. cit , I, 162 e segg.) — Giovanni di Cassolo, che qui agisce " vice et nomine „ del vescovo, è detto espressamente suo " vicarius „ da altri regesti del più volte citato quaderno. Egli funge qui nella qualità di quel nuncio di cui è ripetuta menzione nelle pre- senti stipulazioni. LA ZECCA DI REGGIO EMILIA 49 1 opizo calderarius de placencia operarii monete regine promitimus et convenimus et Juramus vobis dominis Johanni ruxano et petro mille- merciis dominis illius monete recipientibus vostro nomine et so- ciorum vestrorum omnia que hic inferius Ieguntur et continentur in omnibus capitullis et singullo eorum attendere adhinplere oser- vare et tacere et non contravenire sub obligacione nostrorum bo- norum que vobis iure pignoris obligamus ita ut ubique quilibet vestrum in solidum nos et nostras res convenire possitis cum ef- fectu renuntiando privilegio fori si predicta non facemus et atten- deremus et specialiter quod vobis dabimus prò pena. C. solidos imperialium si contraveniremus cum damno et dispendio facto in dieta pena exhigenda. et pena soluta pactum nichil minus vobis conservare promittimus. In primis promitimus et convenimus vobis dominis quod bona fide et sine fraude comissa monetam Re- ginam quam melius et legalius poterimus vel sciverimus operabimus laborabimus et requoquemus. Item quod furtum fraudera nec falsa- mentum in ipsa vel de ipsa moneta seu in opere illius monete vel de rebus ipsi monete pertinentibus non faciemus nec ipsam ledemus nec alicui facere volenti vel facienti consenciemus et si sciverimus aliquem facientem vel facere presumentem contra predicta quod ad modo infra terzium diem vobis dominis vel alterutri vestrum seu vestro nuncio dicemus et manifestabimus. monetam vero et omnia eius pertinencia specialiter autem carbones bona fide custodiemus et servabimus. Item quod a dieta m meta non nos manebimus nec discedemus seu ab opere illius ocasione alterius monete seu aliqua alia ocasione sine parabola et licencia nobis data per vos dominos vel aliquem vestrum vel vestrum nuncium preter si per comunia nostrarum civitatum sine fraude citati prò moneta fabricanda in nostris civitatibus vel prò aliquo officio quod liceat nobis eas adhire et preter si contingerit quod staremus ultra tres dies frustra quod non haberemus ad laborandum et etiam laborando minus tribus marchis prò quolibet operarlo quod liceat nobis transactis tribus diebus predictis ubique tradere absque parabola vestrum dominorum. quod s': a moneta receserimus de presenti obligatione et promissione nullatenus vobis dominis nos teneri inteligatur et si contingeret quod postea reverteremus quod simili modo quo ante discesionem meam tenebar (sic) vobis obligatos nos esse in omnibus et per omnia inteligatur et sic obligatos esse in omnibus promit- timus et convenimus. Item quod prò aliquo operarlo vel aliquibus operariis quem vel quos vos domini velletis recipere ad dictam monetam operandam non desinemus nec dimitemus operari et labo- rare ut predictum est. et similiter prò aliquo operano vel aliquibus 492 FRANCESCO MALAGUZZI VALERI operariis quem vel quos velletis expellere seu revocare a laborerio diete monete non desinemus operari ut predictum est. Item quod sar- cuscum (?) raixam (?) comunicationem seu conspirationem dum erimus operarii diete monete que veniant aliquo modo contra dictam mo- netam nec contra vos dominos non facemus nec fieri pertractabimus. Item quod prepositum consulem seu alio nomine aliud caput non eligemus nec faciemus sine parabola vestrum dominorum. vel alterius vestrum seu vestri nuncii. et si per socios nostros operarios diete monete eligeremus vel statueremus prepositum vel consulles seu alio nomine eorum capita quod de dominatione illa vel officio non nos intromitemus sine parabola nobis data a vobis dictis do- minis vel aliquo vestrum seu vestro nuncio. Item quod super quibus seu de quibus rebus pertinentibus il li monete apellati fue- rimus a vobis dictis dominis vel aliquo vestrum seu vestro nuncio veritatem respondebimus et diciemus et mendacium cellabimus re- motis proficuo honore dampno vel dedecore nostro vel alieno precio vel precibus nobis datis seu socis. Item quod predictam monetam ad voluntatem vestram videlicet de numero denariorum in uncia taliabimus. Item quod novem unzias marchi regini argenti quod datum nobis fuerit et ponderatum in moneta laborabimus et opera- bimus prò precio viii. reginorum. et bolzonum sive quadrellos prò precio quatuor Reginorum. Item quod precium aliquod seu ope- ragium ultra quam superius determinatum est nobis dari vel adiungi non potemus sed prò eo sicut supradictum est operabimus et laborabimus. Versa vice nos predicti Iohannes et petrus nostro nomine et sociorum nostrorum promitimus et convenimus vobis dictis operariis cura operati fueritis et requoqueritis et minus finie- ritis denarios predicte monete et coram nobis eos ad tabullam portaveritis et in crivello ad nostrani voluntatem scuasaveritis. quod de illis tenemus bona fide et sine fraude sazium vel sazia unum vel duo ad voluntatem vestram et non plura si nobis non placuerit et si invenerimus eos taliatos secundum formam talii a nobis vobis datam etiam de uno denario prò unza forciores ipsos recipiemus videlicet quam illarum duarum unziarum volueritis et denarium ipsius unzie ad levem trabucabimus et omnes denarii qui reperti fuerint in illa unzia esse debiliores ultra duos supra talium vobis a nobis datum. circatis illis omnibus denariis debilibus ad dinaiale inter nos et vos consolatum condempnabimus et prò cesaliis computabimus preter tres illorum quos abssolvemus. de quibus operagium tamquani nectorum vobis persoluemus. nobis vero contradantibus prò nullo precio ad totum vestrum calamentum LA ZECCA DI REGGIO EMILIA 493 omnes denarii fortes qui reperti fuerint in vestris zornatis et si contingerit quod aliqua zornata reperta fuerit forcior esse plus medio denario prò unzia quam debet esse talium quod non te- neamus ipsam recipere sed vos operarli teneamini et debeatis ipsam zornatam ad fornacem reportare et emendare ita quod bene et recte ad balanziolam ut determinatum est veniant denarii illius zornate et factis et finitis predictis denariis tam de zornata quam de fortibus bene et optime ut predictum est vobis promitimus et convenimus dare prò mercede vestra octo denarios Reginos prò qualibet marcha videlicet marcha unziarum novein Reginorum. de- tractis zesaliis et debilibus denariis ut predictum est de quibus non debetis habere. operagium. et ita vobis attendere promitimus sub pena solidorum. C. imperialium. et ea soluta predicta occasione sub obligacione nostrorum bonorum. IV. [R. Archivio di Stato ni Reggio Emilia, Sezione Comunale. - Provvigioni 1460, 7 Febbraio, e. 392. r.]. Fra i capitoli presentati al duca Borso vi era questo : 17. Item quia minor moneta quae currat in ipsa ci vitate est moneta quae valet quinque denarios quod cedit in magnimi preju- dicium totius Reipublicae tamquam pauperum dignetur Sua Excel- lentia velit tacere quod condantur libre mille vel millequinquecen- tum denariorum parvorum vel concedat ipsi Comunitati quod possit hoc fieri lacere . . . . contentatur Dominus quod illa Comunitas sic faciat fieri illas monetas parvorum et sic scribatur. [Arch. cit. — Provvigioni 1460, 6 Marzo]. Convocatis et congregatis, etc. Prcterea cupientes dare principium monetis parvis que construi facere vult hec Comunitas cimi auctoritate de qua supra elegerunt Lucam de Fontanella, Gabrielem de Calcagnis et dominum Paulum Zamaronum qui habeant conducere in civitate Regii unum benuni idoneum et sufficientem magistrum qui habeat facere et fabricare dictas parvas monetas prò usu istius comunitatis Regii usque ad 494 FRANCESCO MALAGUZZl VALERI quantitatem librarum duomilia : dantes eisdem arbitrium cum auc- toritate de qua supra arbitrium et facultatem faciendi pacta capitula et conventiones cum dicto magistro conducendo magis proficua Comunitati Regii prout fieri portat et melius videbitur ipsis ellectis. VI. [Arch. cit. — 24 Aprile 1460 — Carteggio del Reggimento]. Regimini nostro Regii Borsius dux etc. Dilectissimi nostri. Quanto il siano facte quelle monete de che havemo concesso licencia a quella nostra Comunità approbate che le sieno per bone et sufficiente. Siamo contenti che le se expen- dano per tanto quanto le se ritrovarano tenire de arzento et valere debitamente et iustamente: Cussi seremo contenti che ne faciati fare una crida publica. Ita tamen che non intendemo ni volemo che de tale monete se ne expendi ni se ne accepti niuna per pagamenti et per conto de le Intrade nostre. Ferrarle, xxnj Aprilis 1460. VII. [Arch. cit. — Provvigioni — 3 Marzo 1477, C. 17, e seg.]. Die tertio martii. Convocatis et congregatis etc. Insuper cum diverse et ingentes querelle diversimode et mul- tifariam, doliate fuissent ibidem ad prefatos dominos consiliarios quod monete parve currentes ìamdudum in hac civitate prò uno mezano prò qualibet appellate Crosales sive crosalini vel bagattini in presentiarum refutentur et acceptari recusentur in grave damnum multorum cumque dicatur id non fieri re predicta sed ex aliqua iusta et rationabili causa. Quando quidem ipsi Mezani sint tales quod etiam decem eorum non sint valloris unius denarii et sint parvi leves falsi et de malo ramo, tandem ipsi domini consiliarii multis disputationibus et longo Consilio habito inter eos superinde prò bono publico providerunt et ordinavantur omnes unanimiter item quod infrascripti duo Cives quos ad hoc concorditer ellegerunt faciant periculum et experientiam de huiusmodi bagatinis quot in veritate vadunt ad unum denarium LA ZECCA DI REGGIO EMILIA 495 quo facto dentur litere eorum parte ad 111. D. n. Ducem quod Sua Ex. tla velit facere alterimi de duobus vel quod ipse sit ille qui faciat cudi de monetis parvis usque ad quadringentas vel quingen- tas libras dispensandas hic per manus .sui massarij de talibus qui teneant de argento vel sit contentus faciat cudi illam quantitatem quod eidem videbitur faciendo illas de mero ramo et de duabus sortis videlicet Bagatinis sive Mezanis quorum duo sint valloris unius denarii et de aliis quorum quilibet sit valloris unius denarii sint tante masse et quantitatis rami quod sit eiusdem valloris vel paulominus ita quod non possint lucrative falsificari et super qui- bus ab uno latere imprimatur adumas insigne 111."" d. 1 " Nostri, ab alio vero crux insigne sive arma Comunis Regii. Accernentes et ordinantes tamen unanimiter item quod interim et donec sit indemnitati huius reipublicae altera viarum predictarum predicti Crosalini sive bagatini comuniter currant et expendantur videlicet quatuor prò uno denario et non possint refusari ad nunutum usque ad tres denarios per quempiam in solutionibus non in paga- mentis faciendo in grossura edam non possint refusari dummodo non dentur ex iis ultra denarios sex prò qualibet libra committentes hoc intimari per publicum proclama ne quis de predictis possit ignorantiam prefendere. Vili [Arch. cit. Provvigioni, r8 Marzo 1477 e. 20]. — Nella rela- zione degli ambasciatori al Consiglio trovasi : Item subiunxerunt quod incidentibus ipsis oratoribus in ser- monem cum sua excellentia de Bagatinis et exposito per ipsos quantum intersit huic reipublice habere in hac civitate monetas parvas expendibiles et bonus, sua Celsitudo disputata et consultata dudum ipsa re tandem de ore dixit eis presente magnifico Paulo Antonio Trotto qualiter erat et est bene contentus quod haec Co- munitas prò eius libito faciat cudere denarios minutos sive bagatinos et numos quorum duo sint valloris unius denarii qui sint de ramo et tanti ponderis quod prò ramo valeant siami pretium nec suspi- cari possit illos posse vel debere falsificari et quod ab uno latere imprimatur effigies capitis ipsius I)." 1 nostri ducis vel insigne suum appellatum il Maxenino alias la Maxeneta ab alio vero insigne sive arma Comunis Regii et de his fiat Illa, quantitas quae videtur ipsi Comunitati . . . . Pro facto autem Bagatinorum cum multi sermones et 496 FRANCESCO MALAGUZZ1 VALERI varie disputationes habite fuissent inter eos retulissentque eis pre- dictus Grisantus Scayola et Julianus Levalossus alias ad hoc ellecti eis videri bonum esse facere cudi et fieri de bagatinis talibus quod duodecim faciant unam ontiam rami ad pondus et longo esamine habito inter eos tandem fuit positus partitus de elligendo qui de- beant cudi facere huiusmodi monetam videlicet ammisso partito licet pluries instaurato aliud non fuit superinde conclusum. IX. [Ardi. cit. Provvigioni, 1477, 23 Marzo]. Convocatis et congregatis, etc. Posto hoc reminiscentes prefati Domini Consiliarii de his que pridie relata fuere per oratores huius Comunitatis parte 111.™' Do- mini Nostri Ducis super facto bagatinorum sine denariorum par- vorum et dignoscentes prò se clara et apta et prò utilitate conducere et bene prò esse prò hac civitate et prò tota hac regione ut hic habeantur et currant monete parve, expendibiles et bone et maturo Consilio inter eos habito, vigore licentie date per prefatum Domi- num nostrum Ducem, sicut retulerunt infrascripti oratores, omnes unanimiter et ut supra prò bono publico providerunt et delibera- verunt quod infrascripti deputati cives quos ad hoc concorditer elegerunt, confisi de eorum sufficientia, prudentia et fide, faciant cudi sive fabbricari in hac civitate usque ad quingentas vel sexcen- tum libras predicte monete Mezanorum sive bagatinorum aut de- nariorum minutorum de ramo sub cunio et stampo ac eius ponderis quod et prout et quemadmodum eis videbitur, et illis modo et forma quibus eisdem magis et melius videbitur prò bono publico, quibus fabricatis currant et expendantur communiter in hac civi- tate sicut bone et approbate monete etc. Quarum ellectorum hec sunt nomina: D. Aliprandus de Arlotis — Barnabas Caprarius — Grisantus Scayola — Julianus Levalossus — D. Paulus Tamaronibus. X. [Arch. cit. i486. — ? — Carte di corredo alle Provvig.]. A vuy spectabili electi e soprastanti a 1' opra di fare fare li bagatini, conpare Jacopo quondam di francesco martelo vostro citadino e dice corno za sono ani 8 in 9 luy se continuamente exercitato a quela opera a nomo de la magnifica Comunità di LA ZECCA DI REGGIO EMILIA 497 Rezo avegna che parise che Antonio quondam de Marcho Magnan fusse stato luy lo conditore, siate certi che dicto antonio e dicto iacobo erane conpagni a quella opera corno se crede che cosi siate certi, lo qualo dice e prega voiate intendere lo dire suo. primo adimanda li voiate dare e conzedere questa facultade di podere fare li bagatini per ani 4 e da li inanza ad bene placitum a ciò luy posa confermare e locho dove sono consueti a farli e de trovare de li rami a suticentia a li tempi acti. Item luy promete et vole essere obligato a darli compiti e facti a raxon di soldi seve per livera de onze dodexe e serane a numero 146 bene lavorati e stampicti in tale modo che non sia homo in rezo che li sapese melgio farli e questo si e per aver bene imparato a suo eosto ma principalemente vole avere honore. Item luy promete e vole essere obligato a lavorare tanto quanto che parerà a vuy puro che luy sia avixato. Certificandove che da poy la morte de dicto antonio magnan fuy restituyte le stampe in le vostre mane. Item che ogni fiata che quando averà facto una quantità di bagatini luj sia obligato a consigliarli a quale bancho dove a luj sera dicto e deputato, e consignerali per iuxto pexo e numero per quelo modo eh e dito di sopra. Coni hoc pacto che a ciucili a chi li consignerà che e li paga a rax ni come e dito ogne Hata che li consigliera. Caxo fuse che lo dito deputato non volese acetare e pagare, che li sia licito a smaltirli per altro modo, con licentia di dui electi o sia de la più parte e contrafacendo a questo per ogni fiata che lui fusi atrovato in falò li sia posto quela grave pena che sera tasata per vuj. Item che le stampe se operano a fare li bagatini debane stare continuamente in le mane de el dicto Jacopo durando la sua con- ducta e che luy non le posa imprestare ad altra persona e ogni fiata che eli fuse dicto e advixato che più non dovese lavorare e stampire che in tale caxo luy sia obligato a consignare le dite stampe in le mane de vui deputati, e contrafacendi a questa luy cascha in pena di L. dexe e de esserli tolto la dieta concessione. XI. [Arch. cit. Provvigioni, 9 Novembre i486]. i486. Die nono mensis Novembris. Spectabiles et egregii viri I). Aliprandus de Arlotis legum doctor. I). Paulus de Tamaronibus iurisperitus et Grisantus de 498 FRANCESCO MALAGUZZ1 VALERI Scayolis et Julianus Levalossus Mercatores et cives Regini habentes curam et arbitrium a magnifica Comunitate Regii cudendi sive cudi et fieri faciendi monetas parvas sive bagatinos, quorum duo constituunt unum denarium ut constat ex provisione facto super eorum ellectionem sub die. Nomine infrascripte Comunitatis sive communis Regii ex una parte et Jacobus filius Francisci de Martellis Civis Regii ibi pre- sens ex altera se convenerunt ad invicem de et supra cussione et fabricatione dictarum monetarum iuxta formam capitulorum de quibus infra, quorum capitulorum utraque pars solemnibus stipula- tionibus hinc inde intervenientibus, videlicet dicti ellecti prò iis que spectant ad eos sive ad dictum Comunem ; infrascriptus vero Jacobus prò iis que spectant ad eum promiserunt observare et adimplere sub poena ducatorum quinquaginta auri, solemni stipu- latione premissa, obligaverunt etc. renuntiaverunt etc. Quorum capitulorum tenor talis est videlicet. Primo. Teneatur ipse Jacobus facere et cudere suis sumptibus et impense de Ba- gatinis sive parvis qui medio numero extimantur in quantitate et ad sufficientiam prò usu Civitatis, discrictus et ducatus Regii et manutenere in tali copia quod non desint sub cunio consueto et cum cunio infrascripte Comunitatis Regii et hoc de Ramo bono et laudabiliter et ad laudem infrascripte Comunitatis sive agentium prò ea. Item teneatur taliare facere et cudere quod de ipsis vadant centum quadraginta sex ad libram et prò libra qualibet ponderis et non minus nec pluris si possibille erit et hoc usque ad unum annum proximum dumtaxat, quo tempore finito intelligatur ex nunc finita facultas ipsa cudendi, nisi tunc fuerit reformatus ipse cussor. Item teneatur dictos sic cussos presentare ipsis agentibus no- mine comunis de tempore in tempus sicut cudentur ita quod non desint aut illi quem ordinabunt ipsi ellecti ac relapsare ponderando et assignando sibi per pondus et numerum, prò quibus recipere habeat prò qualibet libra ponderis illorum sic cussorum et factorum ut pensetur soldos sex monete currentis et quod semper quando portabunt usque ad libras octo ponderis denariorum predictorum de una vice ad alteram semper recipere debeat vallorem relapsando tamen absque receptione pretii stampe libras octo ponderis usque ad finem conducte. Item quod non possit per se nec per alios aliquam quantitatem ex ipsis alicui alteri vendere, dare vel assignare aut permutare in parva vel magna quantitate sub poena, prò qualibet vice, librarum decem presentis monete Comuni Regii applicanda. LA ZECCA DI REGGIO EMILIA 499 Item quod in quantum ipsis ellectis videretur quod non bene serviret et observaret, quod liceat revocare et alii dare dictam fa- cultatem et conductam. Actum Regii sub palatio Notariorum ad banchum mei notarii presentibus Nicola de Trignolis notario et Lazaro de Prandis cal- zolari, civibus Reegii, etc. XII. [Arch. cit. di Reggio, Provvigioni, e. 264. v. 149 1 21 Ottobre.]. Die xxj octobris. Convocatis et congregatis etc. Subinde cum prefatus D. Capitaneus exposuisset longo sermone suffulto quamplurimis rationibus eidem videri quod multum produ- ceret huic comunitati habere monetas argenteas quae hic current maxi ne duarum maneriarum, alteram vero valloris unius soldi, alteram vero valloris sex denariorum, quarum prima appellaretur soldus, secunda vero rexanus et Consilio habito inter eos omnes unanimiter ut supra providerunt dari literas eorum parte ad 111."""" D. N. in opportuna forma ut velit ipse concedere et dare licentiam quod hic possint cudi diete monete prò quantitate quingentorum ducatorum auri usque ad mille vel prout deiudicaverint expedire et scribi non tantum semel sed postea etiam quatenus expedierit ut ordinabunt infrascripti spectabiles et egregii cives, quos ad hoc concorditer elegerunt confisi de eorum probitate et fide videlicet Domini : Obizo Rugerius — Aliprandus de Arlotis — Franciscus de Taculis. XIII. [Arch. cit. Registri delle lettere, e. 14, v.J. Dux ferrariae etc. Dilectissimi nostri. — Per satisfar a quanto ne havete scripto et ne ha etiam in nome vostro exposto Baldassar de la yata nostro cittadin et nostro ambasciatore circa queste parte et per honore comodità et benefitio di quella nostra citade de gratioso animo et volunta siamo contenti et cussi per questa nostra vi concedemo amplissima licentia et facilita che per quella nostra Comunità da 5OO FRANCESCO MALAGUZZI VALERI qui inanzi se possi battere et fare batere in quella nostra citade monete d'arzento de quattro sorte come meglio ad essa parerà le quali se abiano ad spendere ale Intrate, Datio et Gabelle di epsa nostra citade come per tutte le altre terre et lochi nostri ita tamen che se farano de arzento fino et bono come se costuma in li altri luochi a ciò che cussi facilmente non vengano falsificate et che migliore corso et recapito habino in ogni altro loco come etiam ne la conventione che vi facessimo adii passati vi fu dicto et concesso Ferrarie xxvim Martii 1492. Egregiis et prestantibus fidelibus nostris dilectissimi Antianis Ci- vitatis nostre Regii nunc adiunctorum Consilio. Regii. XIV. [Arch. cit. - Gridario, 7 Giugno 1494]. Essendosi cominciato cnm la Dio gratia a battere le Monete d'Arzento le quale tuttavia se batteno qui in la cecha di questa magnifica Comunità di Regio a laude de Dio, a honore et memoria del nostro glorioso patrone et protectore san Prospero; a gloria et perpetuitade del nostro illustrissimo principe et excellentissimo Signor M. r Hercule duca di Ferrara de Rezo et Modena, Marchese da Este, et conte de Rovigo et a beneplacito universale de la cita et de tutto il populo et del paese insieme le quale monete sono de diversa stampa et valuta et procedendo la cosa cura tale ordine et modo che cadauno cussi in particulare come in comune et cussi forastieri come terreri può valersi a la dieta Cecha in fare battere ogni suo arzento et quello affinare et partir l'oro dalParzento senza suspicione de inganno ni de fraude alcuna: per tanto da parte de li spectabili et circumspecti deputati ellecti a la dieta Cecha per la presente crida sono invidate tutte quelle persone cussi citadini come contadini et Mercadanti et Artesani tereri et forestieri li quali volessero dare soy arzenti a battere in queste Monete a la dieta Cecha in piccola ou grande ou mediocre quantitade vengano realmente da mo inanti ou mandino a suo piacere et serano ser- viti fidelmente et sinceramente et cum ogni diligentia et senza suspicione de fraude et ingano alcuno per li boni ordini posti et scripti sopra li quali cadauno potrà vedere et intendere a suo piacere. MccccLxxxini. Inditione duodecima, die septimo mensis Junii. Pubblicatum fuit proclama etc. LA ZECCA DI REGGIO EMILIA =;oi XV. [Arch. cit. Registri delle lettere — 1505, e. 82 r.]. Alfonsus dux Ferrarle. Dilectissimi nostri. Havemo per buon rispecto determinato che in quella nostra città non si batti monete più di alcuna sorta d'oro o di argento; però provedete che non se gli ne batta ne stampisca più, prohibendolo per quello miglior modo che vi parrà. Ferrarie 24 Marzo 1505. Egregiis et prestantibus fidelibus nostris dilectissimis Ancianis Regii. XVI. [Arch. cit. Carte della zecca, 24 Marzo, 1505). Cause et ragione per le quale se debe lo 111.'"" S. N. inclinare ad revocare le lettere per le quale prohibisce e! battere le monete ne la Cicha di Regio. P.° Essendo stato cussi maturamente et cum bono examine concesso di potere batere per lo 111." 10 quondam S. patre di Sua Ex. tia da la quale se è di poi hauto la confermatione sopra ciò. Et perchè è cossa che cede ad honore de sua Ex.'" 1 perché in diete monete se ha da mettere le imagine et diuise de quella cussi se pò dire esser et è cecha de sua a dieta Cecha per la incomodità et spesa; essendo per la maggior parte ad uno tracto da più persone poste in cecha che non andariano altrove. XVII. [Arch. cit. Registri delle lettere, 1505]. Alfonsus dux Ferrarle. Dilettissimi nostri, havemo ricevuto la lettera vostra et veduto quanto mi scrivete circa la determinatione nostra che ne la Cecha de quella nostra terra non se batano monete. Chiedendomi vui che vogliamo esser contenti di rivocar tale nostra deliberazione adducendone assai rasone per indurne a ciò; in risposta dela qual lettera vostra dicemo che noi consultatamente se movessimo a fare tale deliberatione et pero non vi potemo compiacere di ri- vocarla; ma volendo quelle nostre Brigite fare fare delle monete, poterano ridursi qua chel si gli satisfarà in questa nostra cecha. Ferrane n Aprilis 1505. Egregiis et prestantibus fidelibus nostris dilectissimis Ancianis Regii. XVIII. [Arch. cit., — Provvigioni, 1532, e. 12 v. e seg.]. In Christi nomine amen. Anno circumeisionis eiusdem millesimo quingentesimo trigesimo secundo Indicione quinta die quinto mensis Januarii. Congregatis in simili in Camera cubiculari Magnifici Domini Nicolaj Marie de Areostis ducalis Massarii Regii et corani prefato I)."° Massario infrascriptis Spectabilibus Dominis electis presiden- tibus ad curam Cicli,.- conficiende in civitate Regii, videlicet. D." u Nicolao de Paciis honorando priore D. n "" Antianorum I). Galeoto de Bosiis honorando Syndico generali Magnifice Comunitatis Regii. D. Bonifacio de Rugieriis Alexandre de Zobolis Hieronymo de Cambiatoribus Marco Antonio de Cataniis, — omnibus ad cicham predictam deputatis ut supra et volentes, et Intendentes in dieta cicha monetas LA ZECCA DI REGGIO EMILIA 5°3 cucii ipsi ab una parte nomine diete comunitatis et Pandulphus de Cervis et Hieronymus de la Penna ferrarienses aurifices ab alia parte per dietos agentes conducti ad cudendum monetas in dieta cicha Regiense devenerunt et deveniunt solemnibus stipulationibus hinc inde intervenientibus ad infrascriptas compositiones conven- tiones et capitola int'rascripta videlicet. Primo clic la Magnifica Comunità preditta, o agenti per lei ritrovino la casa atta et idonea ad exercitare et habitare allo pre- detto mestiero a spese di essa Comunità alli preditti Pandolfo et Hieronimo coiiduti Malestri di la Ceeha di Reggio. 2 Itein che li delti Maiestri siano tenuti et obligati ritrovare tutte le masse-riccie et useviglii andarano in fabricare le monete et anchora tutte le stampe, che per li Signori Antiani gli sarà im- posto a sue spese et quelle mantenne. 3 ltem che li conduttori soprascritti debbano dare al malestro che gli cazara le pilete et li torselli per suo salario uno soldo per libra de once 12 de tutte le monete si levarano di Cecha et che- detti Maistri gli diano gli truselli et le pilete. 4 ltem che deti maistri possino, et debano fabricare lulii mezi Iulii grossi da soldi tri, de quelli che al presente si spendono per dodeci quatrini e se.sini, quatnni et soldi. 5 ltem che li Julii cut: -1 labricano siano in bontà de on. 11 dejusto senza altro remedio, et clic in poso se ne cava in numero novan tasei j uhi p r bora, et quandi so rit.ovasino mancare tanto in peso quanto in bontà siano destinati et guasti alle spese di detti maestri. 6 ltem che li grosseti da soldi tri siano a bontà tic onc. 6 d. cum il remedio de denari dui per bora, ita che ritrovandosi onc. 5 d. 22 debbano passare per buoni, et ne vada in numero 190 colum- bine per libra in peso, et ritrovandosi mancare tanto in peso quanto in bontà siano destinati come ti i sopra. 7 ltem che li sesini siano in bontà di once 1 1 /. i d. per libra cum il rimedio de denari 2 per libra, et siano in numero 332 se- sini per libra in peso et mancando tanto in peso come in bontà siano destinati come ti ; sopra. 8 ltem chel soldo debba essere in bontà de once tre cum de- nari duy di rimedio. Ita che ne vada numero 300 per libra in peso et inanellando tanto in peso, (pianto in bontà siano destinati cume di sopra. 9 ltem che li quatrini siano in bontà de onc. 1. d. o per libra cum il rimedio de denari dui per libra in peso et siano in numero 448 per libra in peso et inanellando tanto in peso quanto in bontà siano destinati ut supra. 5°4 FRANCESCO MALAGUZZI VALERI io Item la Magnifica Comunità habia a fare li officiali di dette cecha quali serano questi videlicet, quattro cittadini periti quali siano deputati alla cecha et siano domandati da li Maistri quando vorano levare de cecha i compagni delli soprastanti et del saza- dore, et sia eletto come ex nunc se elege maestro Petro da Cre- mona sazatore, qual habia a fare detti Sazi et uno ou dui sopra- stanti et ex nunc, si elege Petro Jacomo Affaroso et Marco Antonio Catania cum Salario de libre cinque il mese per ciascuno, quali habbino la cura della cassa dove si chavarano le monete acciò non se facia fraude alcuna : li Item che per li Maestri sia in cecha messo una cassa forte cum doe buone chiavadure, et una chiave tengino li maestri et l'altra li soprastanti et questo per chiavare tutte le monete, et le stampe, et quando essi maistri havrano le monete per far bianche che debano domandare el soprastante et in sua presentia farle bianche et fatte che siano bianche siano obiavate per stampare et sia obligato uno de li soprastanti a stare continue fermo apresso il stampatore quando se stampara tanto chel stampa et quando vorano andare a disinare, chel sia chiavate le monete cum le stampe accio non si possa fare fraude in dette monete et cossi la sira, et non si possa stampare sina a un'hora de di, et la sira sin ad hora vintiquatro. 12 Item che quando lo malestro de cecha vora levare alcune monete facia invitare tutti li soprastanti et sazatore, et per quello siano dete monete bene mesedate et diligentemente pesate una libra, et due, et puoi sia data al sazatore che è maistro Petro da Cremona tanto che habbia fatto lo sazo et cadendo caso che lo sazo primo sia cativo se ne facia un altro et quando quel altro pur sia cattivo non se ne facia più altro ma siano destinate et guaste, et per niuna via siano licenziate, et acadendo caso chel secundo sazo fusse buono, se facia il terzo et quando il terzo fusse cativo sino guaste ita che per dui sazi cativi siano guaste et per duj sazi buoni siano licenziate et acadendo chel primo sazo fosse buono, non se ne faccia altro et per quello la moneta sia licenciata. 13 Item che li Maistri de la Cecha siano obligati fabricare ogni anno libre ducento de Julii, libre trecento de grosseti libre trecento de sesini L trecento de quatrini cum licentia tamen super- stitum de maiori vel minori quantitate. 14 Item che li detti Maistri siano obligati pagare alla Magni- fica Comunità soldi duj e meggio per libra di tute le monete se leuarano di Cecha. 15 Item che se assigna a Petro Jacomo Aìfaroso et a Marc' An- LA ZECCA DI REGGIO EMILIA 0^0 tonio Catania duj soprastanti eletti per suo salario libre cinque per uno al mese, et a Maiestro Petro da Cremona Sazadore uno quatrino per libra de la moneta si levara di cecha. Ita tamen che detto sa- lario de li dui soprastanti siano pag iti de li denari della Comunità su li duj soldi e mezo provenene a quella. 16 Item perchè si possino pagare li soprastanti se < bligano li Maestri della Cecha a pag. ire li dirti quatrini per libra de libre noo, et prò rata se manco o più tanto se li fabrica ci une se non li fabrica. 17 Item chel maiestro debba dare al sazadore quando levara de cecha per sua mercede per uno sazo soldi sej et de duj 011 più uno Julio. 18 Item che acadendo che li ditti miistri vogliano fare le stampe sapendoli, sia licito a farle dummodo che quando le aura finite uno punzono, che ditto punzoni) non possa temperare senza la presentia de uno de li soprastanti, et temperato chel sia, chel soprastante lo chiava nella cassa, e quando lo maistro vora cazzare ditto punzono, chel soprastante sia alla presentia, et come sia caz- zato nella pileta non lo possa temperare senza la presentia di uno delli soprastanti, et temperata che sia chiavata, et sic de singulis. 19 Item chel non sia persona alcuna che osi ni presuma por- tare ni fare portare oro ni argento fuora de la citta di Reggio, ni di suo territorio, sotto la pena de perder lo argento et oro applicati alla Camera per lo terzo l'altro terzo allo accusatore, et lo altro terzo allo Inventore, et de questo si ne facia fare una publica crida al Sig. Governatore. 20 Item si concede ahi elicti maestri di cecha che per sua mercede possino tuore de oro denari quatro per ducato. 21 Item che tute le robe pertinente per uso della cecha siano condutte dentro della citta senza alcuno datio. 22 Item che per fattura de Julii d >pii Julii puossa tuore per libra soldi vintisej, et cosi de quatrini soldi et sesini. 23 Item che acadendo che fosse portato arzento oli oro da forastieri alla cecha et non remanendo daccordo cimi ditti maestri, che in quel caso sia licito al mercadante riportare il suo oro, ou argento ove a quel parerà. 24 Item che se alcuno della citta bavera boro ou argento sia obligato portarlo alla cecha et non remanendo dacordo cura ditti majstri, esso lo possa vendere ad altri dentro la citta, et non a forastieri sotto la pena contenuta di sopra nel 19 Capitulo. 25 Item quando alcuno forastiero portasse oro, ou argento 506 FRANCESCO MALAGUZZI VALERI alla Cecha, et presentandolo lo possa portare, senza alcuno datio et non (sic) et non remanendo da cordo cum li ditti maistri lo possa riportare senza gravezze di alcuno datio. 26 Item che li detti maistri siano obligati consignare una bi- lanza justa per levare di cecha qual habia a stare chiavata nella cassa delle monete, et anchora piombo per lo sazo delle monete, qualo sia probato per il sazadore e deputati. 27 Item siano tenuti li maistri de la cecha ad osservare tuti li ordini che se tarano per il Signore Governadore di questa città et deputati a fine non si possa commettere fraude alcuna. 28 Item che niuno deputato possa bavere parte in detta cecha tacite nec expresse, sotto pena de ducati cinquanta a chi contra- fara et esser privato de l'officio. 29 Item che detti Maistri siano obligati dare idonea sicurtà per osservatone delli suprascritti capituli. Per li quali Maestri e stato sicurtà messer Celso Zobolo come consta per Istrumento rogato per me Cambio Cambiatore notaro et Cancellerò. E predicta omnia et singula capitula et contenta in eis dicti contrahentes promiserunt et solemniter convenerunt nominibus quibus super invicem et vicissim rata grata et firma habere, tenere, atendere, et observare et non contrafacere etc. sub pena scutorum centum etc qua etc. obbligatione etc. refactione etc. Renunciantes etc. Acta et gesta fuerunt supra scripta in loro antedicto Presen- tibus Potrò Jacobo de Affarusiis, et Magistro Petro de Cremona testibus notis habitis. etc. XIX. [Arch. cit. Provvigioni, 15 gennaio 1540, e. 212 r.). In Christi nomine amen, anno circumeisionis eiusdem millesimo quingentesimo quadragesimo, Ind. XIII, die quinto decimo mensis Januarii. Magnifici Officiales Cichae civitatis Regii, videlicet D. Albertus Pancirolus, — I). Antonius Bovinus, — Io. Frane. Parolarius, — D. Barnabas Caprarius, prior, — D. Prosper Arlotus, syndicus, omnes ibi praesentes nomine magnifica? Comunitatis Regii, locave- runt cicham prsedictam magistro Alberto de Signoretis et Nicolao eius filio ac Joanni, filio quondam Joannis Magnani, civibus Regii, praesentibus et conduccntibus ad cudendas pecunias in civitate Regii per unum annum proxime futurum et deinde ad beneplacitum partium, modis, 'conditionibus et capitulis factis de anno 1532, In- LA ZECCA DI REGGIO EMILIA 507 ditione V, die quinto mensis ianuarii, et rogatis per D. Cambium Cambiatorem notarium, quae capitula hic habeantur prò reperitis et de quibus bonam dixerunt habuisse et habere notitiam de uno in unum et ea bene considerasse, excepto capitulo domus praestandae dictis conductoribus, ad quam domimi proestandam dieta magnifica Comunitas non teneatur, et salva semper reformatione fienda per electos praedictae magnificae Comunitatis diebus proxime decursis circa pondus et ligas monetarum; cimi hoc (amen quod dicti con- ductores teneantur infra octo dies proxime futurus praestare idoneas fideiussiones seu fidejussores de adimplendo omnia contenta in dictis capitulis et se obligare habeant principaliter et in solidum cum eis in amplissima forma, alias elapso dicto termino et non paestitis dictis fideiussoribus presens locatio et contenta in praesenti instromento fiat nulla et inualida. Quae omnia et singula dicti do- mini officiales ibi praesentes nomine dictae magnificae Comunitatis ex una et dicti conductores per se etc. ex altera, mutue et vicissim ac mutuis et solemnibus stipulationibus utrinque intervenienti bus promiserunt semper rata et firma habere, tenere et observare sub poena dupli etc, qua poena etc, item reficere etc, prò quibus obligauerunt, videlicet dicti officiales dictam Comunitatem etc, et dicti conductores se et sua haeredes ac omniae sua bona etc; re- nunciantes etc, iuraverunt dicti conductores manibus propriis, tactis scripturis in manibus notarli etc Actum sub lobia a latere superioris plateau Rcgii subttis pala- tami magnificae Comunitatis praesentibus ibidem D. Joanne Baptista de Bosiis, D. Roberto de Mexoribus, ambobus civibus etc. XX. [Arch. cit. — Provvigioni, n febbraio 1542]. In Christi nomine amen: anno a cireumeisioni eiusdem mille- simo quingentesimo quadragesimo secando, Ind. XV, die undecimo mensis februarii. Magnificus iureconsultus I). Fcdericus Rugerius et magnilìcus artium et medicinae doctor I). Philippus Farusius cives regienses, ambo Praefecti cichae a cudendis monetis juris magnificae Comu- nitatis sive Comunis Regii, electi et deputati per cosilium generale dictae Comunitatis iuxta formam statutorum regiensium, nomine et vice dictae Comunitatis ac et nominibus et vice et ut vices gerenti s magnifici iureconsulti D. Gabrielis Trenti et Spectabilis D. Cambii Cambiatoris et praefectorum et consotiorum suorum in hoc miniere, 08 FRANCESCO MALAGUZZI VALERI vigore auctoritatis et facultatis sibi ex forma decretorum statutorum concessae; dederunt locarunt et concesserunt magistro Alberto filio magistri Joanis de Signoretis civi et aurifici regiensi presenti et conducenti prò se et suis haeredibus hinc et per totum praesentem annura 1542 tantum et non ultra dictam cicham a cudendis monetis in civitate Regii cura omnibus et singulis pactis, capitulis et con- ditionibus, de quibus in istrumento locationis ipsius Cichae alias eidem magistro Alberto factae rogato per D. Petronium Parisetum siue D. Antonium Raymondum notarios apparet ac et aliis pactis et capitulis de quibus infra diretur: Promittendo dicti D."' locatores nomine et vice predictae Co- munitatis sive Comunis et ut supra predicto Magistro Alberto ac- ceptanti prò se et eius haeredibus presentem locationem fìrmam et ratam habere et tenere ac observare et nullam aliam locationem de ipsa Cicha facere durante presenti locatione, cuius pretextu presens locatio infrangatur aut ipsi M. ro Alberto conductori damnum aut preiuditium generetur, ut quominus ipse M. r Albertus dieta re locata uti et fruì possit usque ad decursum tempus, et hoc ideo fecerunt domini prefecti locatores quia ipse M. r Albertus condu- ctor per se et eius haeredes solemniter promisit et convenit pre- dictis dominis prefectis et mihi notano infrascripto uti publicae personae stipulantibus et recipientibus nomine et vice dictae co- munitatis ac omnium aliarum et singulorum quorum interest et intererit in futurum observare omnia et singula contenta in capitulis cichae et in dicto instrumento locationis descriptis et registratis ac omnia et singula statuta loquentia circa ipsam cicham et unicuique personae reddere bonam rationem auri et argenti et de quibus- cumque aliis eidem magistro Alberto consignandis tempore huius modi conductae prò cudendo monetas et alia facicndo ad eius of- fìcium spectantia et precipue servare ad unguem capitula superrime facta per ipsos dominos prefectos quae quidem capitula noviter facta sunt haec, videlicet. Primo che detto Maestro Alberto conduttore sia tenuto et obligato dare con effetto a detta comunità ou al suo thesoriero soldi vinti per ciascuna libra d' oro batuto, così di quello che si batterà in detta Cicha per lo avvenir durante la presente locatione come ancho di quello s' è batuto per il passato dal di della sua locatione sino nel presente di et fare et mantenire tutti li osevilii necessarii a detta Cicha a tutte sue spese. Item che detto M. ro Alberto o altro a suo nome non possa ni debba per alcun modo o via battere o far battere sesini, quatrini e bagatini di sorte alcuna in detta cicha o fuori di quella. LA ZECCA DI REGGIO EMILIA 509 Item che sia tenuto et obligato esso maestro Alberto dare ad ogni persona il suo ritratto nel tempo che prometterà darlo. Item sia tenuto dar et consigliare ogni libra de scudi che bat- terà o farà battere in detta cicha al peso della libbra di Ferrara. Item che detto maestro Alberto sia tenuto et obbligato infra meggia quaresima prossima haver saldato tutti li suoi conti et ra- gioni con detta comunità di tutto quello che per causa di detta cicha ha havuto da fare con essa comunità et haver pagato al detto comune ou al suo tesoriero subito che havrà saldato tutto quello che restarà debitor di' detto comune senza eccetione alcuna Quam quidem locatione pacta et quae omnia singula scripta et intellecta praedicti D. Praefetti nomine et vice dictae Comuni- tatis et ut sopra locatores ex vna et M. r Albertus conductor per se et eius haerebes ex alia promiserunt siai ipsis inuicem et mihi notario infrascripto, viti publicac personae, ut supra stipulantibus perpetuo firma et rata habere et tenere, attendere et observare et non contrafacere vel venire per se vel alios aliqua ratione, causa, modo vel ingenio de iure vel de facto: sub poena soluta vel non, rata nihilominus et firma maneant omnia scripta et intellecta et sub mutua refectione damnorum et expensarum ac interesse litis et extra. Pro quibus omnibus et singulis fin.iiter et inviolabiter attendis et observandis, obligaverunt et obligant elicti contrahen- tes nominibus quibus supra sibi invicem et vicissim, sciiicet ipsi D. Praefecti eidem magistro Albertus dictis dominis praefectis et mihi notario ut supra stipulantibus .se eiusque haeredes et omnia sua bona mobilia et immobilia praesentia et futura etc. (1). Acta fuerunt haec Rcgii sul) palatio Notariorum ad banchum residentiae mei notarii infrascripti, praesentibus ibidem venerabile domino Alberto Lippo presbitero, spectabili domini) Dionysio Ru- gerio et Matheo Maria Bartolotto ambobus notariis, omnibus civibus regiensibus testibus ad praemissa vocatis et rogati». XXI. [Arch. cit. Provvigioni — 16 Agosto 1542, e. 185, r.]. Convocatis e congregata etc. Exposuit praetcrea praedictus I). Prior qui etiam est unus ex superstibus Cichae quod ad aureas ipsorum superstitum pervenit (1) Segue l'atto di sicurtà, prestata al Signoretti dal conte Vincenzo Fontanelli. 64 510 FRANCESCO MALAGUZZI VALERI multas fore querellas in hac civitate, tam inter mercatores et arti- fices quam in cetero huius civitatis populo ob penuriam bagati- norum deficientium, propterea quod in merchatis et cambiamentis denariorum minime non fieri possunt restitutiones rexiduorum in damnum et preiudicium tam vendentium quam ementium et aliorum, propter quod necesse esset fieri facere bagatinos in comune coni- modum et utilitatem et quum quamplurimi magistri se offerant huiusmodi bagatinorum facturam maxima cum instantia quaerentes et petentes ad plurimas et diversas oblationes in utilitatem huius Comunitatis offerentes, utile dixerunt fore huic comunitati dicti domini superstites si huiusmodi factura bagatinorum subastetur et solemniter incantetur ac plus offerenti concedatur cum pactis modis et capitulis per ipsos superstites nuper diligenter factis et ibidem porrectis et per me Bonfranciscum alta et intelligibili voce lectis, quorum capitulorum tenor hic seguitur, videlicet : Capitula prò bagatinis stampandis etc. Primo che detti bagatini s' abbiano stampare in un sol loco et pubblico, purché non si stampino in cieccha con le porte over rebalze aperte et solum di giorno et non di notte incominciando alla messa del populo insina a ore xxmr et contrafacendo detto maestro s'intenda esser privato di poter far essi Bagatini perdendo anchor quello havrà promesso di dar alla comunità per far li so- pradetti Bagatini. Item che detto maestro havrà far essi bagatini non possi stampar se prima non havrà monstrate le stampe alli soprastanti alla Cicha quale non piacendogli 1' habbi ad far secundo il loro parere. Item che per libra ne vada soldi xuii et non più et casu quo ne facessi soldi xim et mezo over xv o più quanto si voglia, s'in- tenda predetto Maestro esser privato della facultade di far detti Bagatini et di novo s'abbiano da incantare perdendo anchor quello ch'havrà promesso dar alla Comunitade per fare sopradetti ba- gatini. Item casu quo che sudetti bagatini siano sbanditi in altri lochi et in gran copia a indicio di detti soprastanti fossero riportati a Reggio, s'intenda detto Maestro qual stamperà over farà stampare detti bagatini esser obligato ripigliargli adietro da quelli che gli portarano et dargli il cambio di moneta d' argento come se detti bagatini avessero suo buono valore, et subito lassare di stampare detti bagatini, perdendo anchor quello ch'havrà promisso dare alla comunitade per far detti bagatini et questo s' intenda durante la Condutta predetta et non più. LA ZECCA DI REGGIO EMILIA 5II Quibus auditis et intellectis predicti dominii Anciani, Adiuncti et de numero quadraginta consiliarii intenti semper publicae utili- tati habitis inter eos colloquiis, tandem maturo Consilio omnes unanimiter et nemine discrepante ac obtenti sic prius ad suffragia fabarum albarum ac nigrarum cum auctoritate de qua supra ordi- naverunt quod predicti superstites Cichae debeant publice et so- lemniter subbastare facultatem cudendi dictos bagatinos et plus offerenti deliberare cum capitulis suprascriptis aut aliter prout melius ipsis domini superstitibus expedire videbitur ad pubblicani utilitatem et comoditatem. XXII [Arch. cit., Provvigioni, 9 Giugno 1543]. In Christi nomine amen, anno circoncisionis eiusdem millesimo quingentesimo tertio. Indictione prima, die nono iunii. Magnifici et clari viri, videlicet : D. Gabriel Trentus, — D. Phi- lippus Affarusius, — Co. Vincentius Fontanella, — D. Cambius Cambiator, — D. Antonius Raymondus, — D. Vincentius Scaruffus. Omnes superstites Cichae regiensis, electi et deputati prò anno praesenti supra scripto, per magnificos praesidentes curae reipubblicae regiensis, negotia magnificae comunitatis sive comu- nis Regii gerentes, secundum formam statutorum regiensium, omnes ibi praesentes, concesserunt nomine predictae magnificae comuni- tatis Regii licentiam potestatem et arbitrium cudendi bagatinos de ramo Nicole filio magistri Alberti Signoreti Conductori dictae Cichae ibi presenti et acceptanti pactis modis capitulis et conditionibus inferius vulgari sermone annotatis, videlicet. Primo che di detti bagatini ne vada soldi quattordici alla libra di peso Item che ne vada cinque alla Terlina Item che non si possano stampar se non di mattina e di sino alla sira ad ore 23 la estade et l' inverno sino ad hore 24 et che si debbano stampare in la cecha publicamente con le porte aperte Item che detto Nicola sia tenuto pagar alla predetta magnifica comunità Cavaloti dieci per ciascuno peso de ditti bagatini stampati Item che la presente concessione habbia a durar a beneplacito de tutti i soprastanti et suoi successori. Quae omnia et singula scripta et infrascripta proviserunt sibi et invicem dictae partes, videlicet dicti domini superstites nomine dictae Comunitatis et dictus Nicola prò se et suos heredes mutuis 5i2 FRANCESCO MALAGUZZI VALERI stipulationibus intervenientibus rata, grata et firma perpetuo ha- bere etc. sub raffectione damnorum expensarum et interesse litis et extra. Pro quibus omnibus etc. obligaverunt sibi ad invicem dictis nominibus videlicet dicti domini superstites dictam Comuni- tatem et eiusdem comunitatis omnia et singula bona etc. dictus vero Nicola se et suos aeredes et omnia et singula sua bona etc. Renuntiantes etc. Rogantes me notarium etc. Actum Regii in domo habitationis dicti Nicolae sitam retro stratam regalem in vicinia sancti Michaelis et in salla dictae domus praesentibus spectabili Nicolao, filio Joannis Baptiste Trenti et Jacobo quondam Johannis de Saxo civibus Regi testibus etc. XXIII. [Arch. cit., Provvigioni, 1544 30 Gennaio, e. 106, r.]. In Christi nomine amen, anno circumeisionis eiusdem millesimo quingentesimo quadragesimo quarto, Indictione secunda, die trige- simo Januarii. Magnificus D. Annibal Cartarius, — D. Thomas de Maro, — D. Raphael Lippus, — D. Antonius Raymondus, Superstites ad cicham regiensem prò anno praesenti 1544 ibi praesentes infra- scriptas fecerunt provisiones et ordinationes servandas super ba- gatinos cudendos. Et in primis elegerunt concorditer Simonem de Burgo et Joannem Baptistam de Maro cives regienses absentes ad curam pondeeandi dictos bagatinos cudendos et dictum pondus describere habeant supra libro ad id deputato : Et qui non possint accipere aliquam quantitatem pecuniae tam prò eorum salario quam aliter nisi cum licentia in scriptis eis data subscripta manu ipsorum Dominorum superstitum, vel eorum maioris partis et ipsi Johannes Baptista et Simon teneantur accedere ad. cudentes semper et procumque volent elidere et toties, quoties opus fuerit et videre qualitatem et quantitatem dictorum bagatinorum et ponderare eos ac bonum computimi tenere ut supra. ltem teneantur habere penes se alteram ex duabus clavibus capsae ut reponuntur et reponi debeant singula die bagatini, al- teram vero dimittere debeant cudentibus ne commitatur fraus. Item dicti Simon et Jo. Baptista habeant prò salario suo de- putato per suprascriptos snperstites soldos quatragenta imperiales singulo mense prò quolibet eorum et solvendos de emolumento et lucro comunis prò elisione dictorum bagatinorum. LA ZECCA DI REGGIO EMILIA 513 Item praedicti domini superstites nomine magnificae Comuni- tatis Regii concesserunt et dederunt licentiam et facultatem cudendi dictos Bagatinos Bernardino quondam Alexandri Signoreti presenti et acceptanti et conducenti per unum annum nunc inchoandum pactis, modis et conditionibus infrascriptis et aliis capitulis vulgari sermone registratis in instrumento rogato per D. Bonfrasciscum Arlotum tunc cancellarium Mag. M Comunitatis Regii sub die nono Januarii 1543 et registrato in libro provisionum Folio 273 a t. ecc. Capitola addita per superscriptos superstites et acceptata per suprascriptum condurtorem. Item si contingerit quod durante conducta dicti Bernardini conductoris quod huiusmodi bagatini in magna quantitate in civi- tate Regii quae quantitas semper intelligatur esse magna arbitrio ipsorum dominorum superstitum teneatur ipse Bernardinus con- ductor cusionis recipere omnem ipsorum bagatinorum quantitatem ad rationem predictam videlicet cinque alla terlina et solvere ad dictam rationem quibuscumque dantibus eidem bagatinos equiva- lentiam ex comissione superstitum. Item quod teneatur ipse Bernardinus conductor elidere seu cudi facere pondera centum ad minus dictorum bagatinorum hoc anno hodie inclioando alias teneatur de suo solvere dicto comuni prò quantitate dictae quantitatis ponderum centum defìcientem ad rationem predictam etiam si tot non cudisset. Declarando tamen quod si revocaretur beneplacitum cudendi dictos bagatinos, dictus conductor non teneatur nisi atl ratam et per ratam temporis. Item teneatur prestare patientiam quod D. Anna uxor Nicolae Signoreti, cudi faciat ad suum libitum de ipsis bagatinis, diversa tamen impressione seu stampa. Item ipse conductor Bernardinus teneatur facere pulchras im- pressiones seu stampas iudicio ipsorum superstitum. Item quod ipse conductor et quicumque alii in futurum teneantur praestare fideiussionem idoneam de rite et recte ac legaliter exer- cere et gerere officium dictae cussionis ac solvere predictae ma- gnificae comunitati ad rationem praedictam. Quae omnia et singula scripta et infrascripta promiserunt sibi ipsis invicem dictae partes, videlicet dicti superstites nomine Ma- gnificae Comunitatis et dictus Bernardinus conductor per se et suos haeredes mutuis stipulationibus intervenientibus rata grata et firma habere et non contrafacere sul) refectione damnorum et ex- pensarum litis et extra, prò quibus etc, obligaverunt dicti nominibus etc, videlicet dicti superstites dictam comunitatem et omnia eius bona, et dictus Bernardinus conductor se et suos haeredes et om- 514 FRANCESCO MALAGUZZI VALERI nia eius bona mobilia et immobilia presentia et futura renun- ciantes etc. Actum Regii in camera magnificae comunitatis post noiarios, praesentibus D. Dionysio Rugerio, D. Vincentio Boccatio civibus Regii, testibus etc. XXIV. [Arch. cit., Provvigioni, 1543 5 Marzo, e. 254, v. e segg.]. In Christi nomine amen. Anno circumeisionis eiusdem millesimo quingentesimo quadragesimo tertio, indictione prima, die quinto mensis marcii , congregati infrascripti magnifici et spectabiles cives Regii: D. Gabriel Trentus, — D. Philippus Affarusius, — Co. Vincen- tius Fontanella, — D. Cambius Cambiator, — D. Vincentius Sca- ruffius, — D. Antoninus Raymondus, omnes cives Regii et super- stites ad cicham, partim extracti ex bussolis officiorum magnificae Comunitates Regii et partim substituto loco defunctorum extractorum per magnificos D. Antianos et Praesidentes Reipublicae Regii ex provisione rogata per me notarium infrascriptum de anno praesente qui omnes prassentes ibi, nomine eiusdem magnificae comunitatis in executione provisionis hodie inter eos factae et obtentae fabarum suffragio rogatoe per me notarium infrascriptum omni meliori modo dederunt, concesserunt et locaverunt magistro Nicolas filio magistri Alberti de Signoretis civi et aurifici Regii praesenti et conducenti per se etc. suprascriptam Cicham et seu officium et ministerium dictae cichae per unum annum proximum futurum nunc inchoandum et finiendum ut sequetur cum factis, modis, conditionibus et con- ventionibus contentis et descriptis in capitulis hic annexis per ipsos D. superstites editis et cumpillatis quae capitula hic habeant prò expressa et de quibus capitulis dictos conductor dixit et protestatus fuit ibidem in praesentia mei notarli et testium infrascriptorum se de eis et quolibet eorum plenam et claram habere notitiam et scientiam prout de eis per me notarium fuit bene certificatus et informatus et cum pacto expresso solemni stipulatione vallato, Quod dictus conductor teneatur et obligatus sit praestare optimam et idoneam fideiussionem ad plenam satisfationem omnium et sin- gulorum supradictorum dominorum superstitum in termino octo dierum proxime futurorum prò observatione et manutentione omnium et singulorum in presenti instrumento et Capitulis contentorum alias dieta locatio habeatur prò infecta et nulla et nihilominus LA ZECCA DI REGGIO EMILIA 515 teneatur dictus conductor de damnis et expensis ut supra et hoc fecerunt dicti domini superstites qui dictus Magister Nicola Con- ductor promisit dictis dominis superstibus stipulantibus nomine predictae magnificae Comunitatis et mihi notario infrascripto ut publicae personae stipulante et recipiente nomine et recipienti no- mine et vice omnium et singulorum quorum interest aut quomoda- libet intererit in futurum dietimi misterium officium et exercitium exercere fideliter et legaliter etc. et prò affictu dicti officii dare solvere et actualiter numerare tempore debito thesaurario eiusdem Magnificae Comunitatis et prò ea recipientes libras sexaginta im- periales prò dicto anno ut supra prelìxo ultra taxam librarum tercentum in dictis capitulis contentarli et expressam anni excep- tione remota et omnia alia et singula facere et observare quae in predictis continentur capitulis, quorum tenor hic sequitur, videlicet. Capituli et ordini della ciecha della Mag."' Comunità di Reggio. Primo che li Maestri di detta Ciecha ritrovano la casa atta et suf- ficiente ad exercitare et habitar al predetto mestiere a spese d'essi maestri che condurano detta Ciecha. Item ch'essi maestri siano tenuti et obligati (sic) tutte le Mas- saritie et osevigli andarano a fabricar le monete et anchora tutte le stampe che lì Signori Anciani li terà imposto ritrovar et quelle mantenire. Item che li conductori soprascritti debbano dar al Maestro che gli cavara de pillete et torselli per suo salario soldo uno per libra de onde 12 de tutte le monete si levarano de ciecha et che detti maestri gli dicano (sic) gli torselli et pilleti. Item che detti maestri possimi et debbano fabricar Bianconi, Julii, Mezi Julii quanti a loro gli parerà et quatrini secundo parerà necessario et bisogno alli soprastanti et deputati. Item che li Bianconi Julii et mezi Julii siano de bontà de onde 9 d. 18 visto senza il rimedio, il Biancone da soldi 15, il iulio da soldi io, il mezo iulio da soldi 5. Item che li detti Bianconi per libra a peso si faccia n.° sesan- tasei et uno terzo , Julii n.° novantanovi et mexo , mezi iulii n.° centonovantanovi e quando si trovassero manchar tanto in peso quanto in bontà siano guasti et disfati alle spese de detti Maestri. Item che li quattrini siano de bontà de quelli de Bologna in finezza, numero et peso et manchando tanto in fineza numero et peso siano guasti alle spese de essi Maestri. Item che li detti Maestri siano obligati pagar alla Mag." Co- munità per libre 1100 a peso de moneta lavorata et non lavorata, 516 FRANCESCO MALAGUZZI VALERI idest d' argento come se fusse fabricato in tante monete quando ancora non fusse, lire 300 di valuta e passando lire 1100 de lavori ancora da quelli in più, siano obligati pagar per libra soldi 3. Item che li sallarii che si pagarano, gli soprastanti et deputati siano pagati delli denari della comunità sulle 300 libre et soldi tre pervene a quella. Item che detti maestri siano obligati a pagar per libra d' oro fabricato in detta ciecha alla Mag. ca Comunità soldi vintequattro Imperiali. Item che per manifattura de libra d' oro possiano pigliar lire quattro de moneta imperiale, per libra de bianconi, Julii mezi Julii et quattrini soldi vintequattro. Item che detti maestri siano obbligati sotto pena de scuti venticinque di dar il suo ritratto d'oro e d'argento che sia over sera primo al primo che mostrerà, haver posto in Ciecha et quando nò attenderà secundo sera sta d'accordo con quelli che gli have- rano dato oro o argento quelli possino pigliar li suoi ritratti ab indeo a spese et dano de li detti maestri, oltra la pena de scuti venticinque. Item che detti siano obligati ad osservar tutti l'ordini et capi- tuli della ciecha, quali furono fatti a mastro Pandolfo et mastro Hieronimo, quando in questo non si parlasse d' alcuni di quelli delli quali fu rogato Messer Cambio Cambiator, come appare nel libro de la Ciecha. Quam locationem et conductionem et quae omnia et singula suprascripta et infrascripta et in dictis capitulis contenta promise- runt sibi invicem et vicissim dicto contrahentes mutuis stipulatio- nibus hinc et inde intervenientibus, singula singulis congrue et respective referendo et promittendo, iuraverunt rata habere et nunquam contrafacere etc, sub poena dupli età, qua poena etc, item reficere sibi inuiceni etc, prò quibus omnibus etc, obligave- runt dicti D. Superstites omnia et singula bona praedictae corali- nitatis etc, et dictus conductor obligavit sese et omnia sua bona mobilia et immobilia praesentia et futura etc, Renuntiantes etc, rogantes me notarium etc. Acta fuerunt ista omnia et singula in civitate Regii in pallatio magnificae Comunitatis posito a parte superiori plateae et in ca- mera nuncupata audientia DD. Ancianorum, prasentibus D. Dionvsio Rugerio, magistro Nicola Blacio, ad magistro Stephano de Zanariis muratore, omnibus civibus Regii testibus etc. LA ZECCA DI REGGIO EMILIA 517 XXV. [Arch. cit. Provvigioni 1548. C. 71 r.]. 1548. Die tertio Januarij. Congregati in domo infrascripti Domini Joannis Cantarelli Regij in Vicinia Sancti Raphaelis videlicet Gerardus Mazollus Thomas Maro Erasmus Burgus Anionius m. ria Casellinus Antonius Affarurius Joannes Cantarellus. Omnes superstites ciche Comunis Regij omnes unanimiter Locauerunt D. Cambio cambiatori licet absenti Cicham ipsam a Cudendis monetis, et seu confirmaverunt locationem anno proxime elapso ei factam de dieta cicha , pactis, modis, et Conditionibus quibus eam habebat anno proxime elapso, et hic per totum pre- sentem annum 1548. Elegeruntque Joannem baptistam Vezanum, ad ponderandum monetas cudendas in dieta Cicha antequarn licicientur , (sic) e dieta cicha cum sarario consueto. Elegeruntque Paulum pradonerium in unum ex depositarijs et continue assistentibus quando cuduntur monete in dieta cicha Con- firmantes etiam Joanem Franciscum Magnanimi ad idem offìcium depositarij et assistentis , qui hujusmodi offìcium faciant juxta formam Statutorum. 1548. Die quarto Januarij. Magnificus Dominus Cambius Cambiator Civis Regij ibi pre- sens Constitutus ad presentiam Magnifici Domini Gerardi Mazolli Prioris Dominorum Antianorum, et unius ex superstitibus ad Ci- cham Regiensem. in executione deliberationis heri facte per Do- minos superstites de locanda dieta Cicha prò anno presenti 1548, ipsi domino Cambio , ex provisione dictorum Dominorum super- stitum dictam Locationem japprobavit , et acceptavit eisdemmet pactis, et condictionibus quibus eam tenuit ad atìctuni anno prò- ximo preterito 1547 loco francisci marie Calcameij. = l8 FRANCESCO MALAGL'ZZI VALERI XXVI. [Arch. cit. Provvigioni, 30 Maggio 1550, e. 93 r. e segg.]. Die trigesima maii Convocatis et congregatis etc. Quibus si convocatis et congregatis et consulerent supra rebus publicis primum auditis provisionibus binis a cichae regiensis su- perstitibus editis die duodecimo maij instantis quibus datur D. Cambio Cambiatori cichae praecudendi medios scutos auri ac columbinas et medios iulios argenteos modo forma et conditionibus de quibus in ipsis provisionibus a me Erasmo Burgo notario infrascripto iussi M. D. Prioris ibidem lectis accedente consensu generalis con- silii, ipsi D. Antiani Adiuncto et de numero quadraginta consiliarii prò utilitate publica et privata personarum civitatis Regii cum aucto- ritate predicti domini prioris hoc prins ad fabas albas et nigras ut moris est inter eos obtentos, concesserunt eidem d."° Cambio presenti et acceptanti prò eo et eius heredibus ad annum unum proxime futurum inchoandum in Calendis Junii proxime venientes et ultra ad beneplacitum partium quousque durabit conducta ipsius ciche predicti D. Cambii facultatem cudendi medios scutos aureos et columbinas et medios iulios argenteos modo forma et condictio- nibus ac pactis de quibus et prout in dictis provisionibus conti- netur, et ita quod duo medii scuti sint et esse debean eiusdem bonitatis et ponderis prout esse debet scutus aureos et tres medii iulii blanconum argenteum valoris solidorum quindecim confitiant et quinque columbine itidem eundem blanconum consti- tuere debeant ac sint ipsi medii iulii et columbine eiusdem bonitatis et ponderis quibus tenetur ipse D. nus Cambius cudere dictos blanconus et hoc ideo fecerunt ipsi domini Consiliarii nomine ip- sius Comunitatis quia dictus D."" s Cambius coniuctor per se et eius heredes promisit dictis D."'" consiliariis et mihi notario infra- scripto uti publice persone stipulantibus nomine dictae comunitatis uti et frui ipsa facilitate arbitrio boni viri et cudere si ve cudi fa- cere monetas supra expressas modo et forma de quibus supra nec non serrare et adimplere conditiones et pacta et leges de quibus et prout in dictis provisionibus habetur mentio, nec non solvere diete Comunitati sive eius Thesaurario prò huiusmodi Concessione denariorum quantitates solvi debere per eum ut in ipsis provisio- nibus apparet declaratus, modo et forma in dictis provisionibus expressis sine aliqua exceptione iuris vel facti et in pecunia nume- LA ZECCA DI REGGIO EMILIA 519 rata etc. Quam quidem concessionem et omnia et singula scripta et infrascripti ipsi d."' Consiliarii nomine diete Comunitatis et d. 1 "" Cambius conductor per se et suos heredes ex altera promis- serunt et convenerunt, sibi ipsis ad invicem acceptantibus, me no- tano praedicta comunitate stipulante semper et prò patto firma et rata habere et tenere etc., sub poena dupli quantitatis pecuniae solvi promissae ab ipso domino Cambio ut supra etc, qua poena etc, item reficere sibi ipsis invicem et mihi notano ut supra sti- pulantibus etc, prò quibus omnibus et singulis firmiter et inviola- biliter attendendis òbservandis , ipsi Domini Consiliarii nomine ipsius Comunitatis et Dominus Cambius obligaverunt et obligant sibi ipsis inuicem et mihi nonario ut supra stipulantibus et ipsi domini Consiliarii eidem domino Cambio omnia bona dictae Co- munitatis mobilia et immobilia praesentia et futura et ipse D. Cam- bius praedictis DD. Consiliariis et mihi notano ut supra stipulan- tibus se D. Cambium et eius haeredes et omnia sua bona mobilia et immobilia; renuntiaverunt etc; iuravit quoque etc. Praesentibus ibidem magnifico iurisconsulto D. 1 lyppolito de Malagutiis et Petro Lazaro Eleucadio notario, testibus etc. XXVII. [Arch. cit. Carte di corredo alle Provvig. 1557]. Narra il dinoto oratore delle SS. VV. Bernardino Signoretti Cittadino di Reggio come alli giorni passati esso condusse dalli agenti di questa Magnifica Comunità la Cecha di batter monete si d'oro come d'argento per annuo affitto de ducati no come apare per publico instromento rogato per m. christoforo Rugero et perchè il guadagno suo consiste più nelli mercanti forestieri che portano oro et argento in cecha che in quello che si ha in detta città li qualli mercanti forestieri già molti giorni fanno non possono venire in questa città per timore della presente guerra per essere interrotte le strate da li inimici come si fa publicamente in grave dano et pregiuditio di esso oratore: per tanto supplica detto ora- tore le SS. VV. che quelle per sua singular gratia et umanitade si degnano di annullare tal affitto premessoglie sino a tanto che duri la presente guerra et contentarsi che esso oratore paghi solo quel tanto che già solea paghar cioè soldi vinti per libra d'oro et soldi cinque per libra d' argento che si cunearà in detta cecha et così si servarà la giustizia per 1' uno et per l'altro et quando sarà cessata essa guerra si obliga di pagargli poi il soprascritto 520 F. MALAGUZZI VALERI - LA ZECCA. DI REGGIO EMILIA affitto qual non potria già paghare se non con suo grave dano stante lo impedimento predetto, et hoc de gratia speciali quibus- cumque in contrarium faventibus et non obstantibus. XXVIII. |Arch. cit. Provviggioni, 17 Dicembre 1567, e. 113. v.]. Die decimo septimo mensis Decembris. Convocatis et congregatis etc. Domini Antiani et adiunti suprascripti, posito et obtento par- tito de more ordinaverunt quod cicha detur Domino Joanni Antonio Signoretto dummodo ipse solvat soldos tres Imp. prò qualibet libra argenti cuneati et soldos sex Imp. prò qualibet libra auri cu- neati solvendo etiam de suo salariatos qui ascendunt ad summam scutorum viginti relinquendo remedium monetarum iuxta solitum cichae civitatis ferrane et iuxta relacionem factam superinde per Dominos presidentes Ciche. XXIX. [Arch. cit. Carte di Corredo alle Provvig., 8 Agosto 1569]. Magnifici signori patroni mei observandissimi, Io Bernardino Signoretto me contento de accettar li capitoli delle S. V. circa della ceca di Reggio cioè di lavorar d' oro et argento secondo le lighe che lavora al presente la città de Fer- rara et secondo li capitoli de Ferrara et di peso et di bontade, però intendendo di pagar solo li officiali di detta Magnifica Co- munità et non altro et se farà bisogno di far stampe nome di Sua Eccelentia et de detta Comunità che la detta Comunità sia tenuta a pagar per la prima volta et io a mantenirle da poi a mie spese et il resto delli affitti di casa altre cose pertinente a detta cecha me obligo di pagarle del mio. D. V. S. Fidelissimo Servitor Bernardino Signoretto 1569 die 8 Augusti. Pagando soldi cinque per lira d' oro e soldi tre per lira d'argento; non si partendo dalli capitoli di sua Excellentia; dando bona caution. Obtentum, obtentum, obtentum. Francesco Mal aguzzi Valeri. BIBLIOGRAFiA LIBRI NUO V I. Rentier (Victor von| , Griechische Miinzen, ftir Schuhwecke zusammengestellt. I. Theil. Der Ostai. — Wien, 1894. — (Un opusc. in-8, con una tav. in fototipia). II Sig. von Renner è professore ginnasiale a Menna, ed in tale qualità si giova molto opportunamente della Numismatica come sus- sidio ed illustrazione all'insegnamento della Storia e della Filologia. Il Ginnasio della Leopoldstadt, al quale appartiene, possiede una raccolta, che l'A. ha riordinata e che va crescendo d'anno in anno per via di doni e di acquisti sistematici; essa fornisce già in mas- sima parte il materiale didattico al Sig. von ^Renner; alle lacune che tuttora vi esistono egli ripara col ricorrere alla propria rac- colta particolare. Vediamo con piacere che il suo tentativo è coronato da buon successo, talché da molte parti gli fu manifestato il desiderio di avere una guida per raccogliere ed ordinare collezioni numisma- tiche a scopo d' insegnamento scolastico. L'opuscolo che abbiamo sott' occhio è appunto la prima parte d'un lavoro che l'A. si propone di pubblicare per soddisfare a quella richiesta. Contiene la descrizione dei tipi principali delle monete greche autonome e regie, disposte nel modo che l'A. ha ritenuto più adatto per servire da commento alla Storia , quale s' insegna nelle scuole; egli ha dovuto per conseguenza scostarsi in alcuni punti dal sistema di Eckhel, e comincia p. es. con la Persia. Questa prima parte comprende le monete dell'Oriente, cioè del- l'Asia, della Grecia, ecc.; la seconda parte comprenderà quelle della Sicilia, dell'Italia, delle Gallie, della Spagna e di Cartagine. S. A. ;22 BIBLIOGRAFIA Di Palina Francesco, Moneta inedita di Campobasso. Napoli, Tipo- grafia della R. Università, 1893, in-4 gr. pp. 12 [Ediz. di 25 esemplari]. Per le nozze d'argento dei Sovrani d'Italia. Mariani M., Cenni intorno al medagliere (zecche italiane) dell'isti- tuto civico Bonetta in Pavia. Pavia, Tip. Fratelli Fusi, 1894, in-8 p. 15. [Kstr. dal Bull, storico pavese, a. II, 1894, fase. 1-2]. Monete romane, consolari e imperiali, aes grave, monete bizantine, del medio evo e moderne ; medaglie. Collezione di Mons. Vitaliano Sossi di Asti. Roma. Tip. dell'Unione cooperativa editrice, 1891, in-8, p. 157, con due tavole. [Antica galleria Borghese, hotel des ventes, a. IV, n. 47]. Orsi P., Le monete romane di provenienza trentina, possedute dal Museo Civico di Rovereto, con un'appendice. Nota. In-8. Rovereto , Ti- pografia Roveretana, 1893. Amatine Auguste, La monnaie, le credit et le change. Paris, Alcan, 1891, in-8, pp. III-402. Blanchard Louis, La réforme monétaire de Saint Louis. — Sur la taille et le poids du denier de la monnaie bourgeoise. — Sur la tra- duction francaise du traité des monnaies d' Oresmes. Marseille , impr. Barlatier et Barthelet, in-8 (Extr. des Mcmoires de V Académie des sciences de Marseille). 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Ladé D.r A., Un nouveau denier de Conrad évèque de Ge- nève. — Contribution à la numismatique des Comtes de Savoie. — Vallentin Roger , De la circulation des monnaies suisses en Dauphiné au XV siede. — Brochcr /., La législation du Trésor en France et à Genève. — M., Médailles suisses frappés en 1893 et 1894. — Miscellanea, Bibliografia, ecc. Archivio Salentino, di scienze, lettere ed arti, a. I, fase. I, 1894: Moneta veneta trovata in Lecce. Atti e Memorie della R. Deputazione di storia patria per le Ro- magne, serie III, voi. XII, fase. 1-1 II, 1894: Salvioni G. B., La moneta bolognese e la traduzione italiana del Savigny. BIBLIOGRAFIA 525 Bollettino storico pavese, anno II , 1894 1 f asc - I-H : Mariani M., Cenni intorno al Medagliere (Zecche italiane) dell' Istituto Civico Bo- netta in Pavia. — Dell'Acqua, Cenno necrologico ed elenco degli scritti di Camillo Brambilla, con ritratto. Miscellanea storica senese, fasc. II : Un tesoretto scoperto presso le terme di Roselle nel 1493. Nuovo Archivio veneto. Tomo VII, parte II, 1894 : Ugo Corti, La francazione del debito pubblico della Repubblica di Venezia proposta da Gian Francesco Priuli. Nuova Rivista Misena, nn. 7-8, 1894 : A. A., Monete romane a Sen- tinum nei lavori per la ferrovia. Rivista Abruzzese di scienze e lettere, IX, 8-9 : Bernabei F., Di un ripostiglio di tetradrammi d' argento scoperto presso il villaggio di Bat- taglia nel comune di Campii. Araldo filatelico e numismatico, Periodico mensile. Milano, 1 di- cembre 1894, a. I, n. I. Conversazioni Numismatiche. Académie des inscriptions et belles-lettres , Comptes-rendus dcs séances, 8 juin 1894 : Rabelon , Les monnaies primitives en electrum rc- cemment découvertes à Samos et acquises par la Bibliothcque nationale. Bibliothèque de l'école des chartes, LY, fasc. MI, 1894, p. 238 : La trouvaille de Valleyres. Bullettin de l'Académie Delphinale IV serie, tome V, 1883 (Gre- noble, Allier, 18941 : Roman J., Jetons du Dauphiné (dernier articlc). Cosmos, 7 luglio 1894 : La frappe clandestine des monnaies d'argtii'. Intermédiaire des chercheurs et des curieux, 30 sett. , 1894: Mon- naies grecques acquises par le British Museum. Mémorial diploma l 'i'ji'K, 16 giugno 1894 : Max Ballon, La monnaie et la dépréciation de l'argent en Indo-Chine. — 28 luglio 1894 : Battoli, Du cours en France des monnaies divisionnaires d'argent italiennes. Revue de l'art francais , aprile-giugno 1894 : Mazerolles F., Joseph Charles Roéttiers, graveur en médailles, documents relatits au procòs engagé entre ses héritiers ; la famille des Roéttiers , graveurs en médailles. Revue des deux niondes, 1 sett. 1894: Noailles (due de), L' rivenir du bimetallismo. Revue de Gascogne, sett.-ott. 1894 : Calcai, Une monnaie de bronze de Quietus. Revue de la France moderne, sett. 1894 : D'Artois, Questions ino- nétaires. Revue du Bas-Poitou, gennaio-marzo 1894: Farcinet Ch. , Une cu- rieuse médaille de Geoffroy la Grand-dent et l'ancienne famille de Lusignan. Travaux de l'Académie nationale de Rheims, voi. XCIII, t. I, 1894: Goffart N., Un denier d'Othon frappé à Monzon. 6fi 526 BIBLIOGRAFIA Bulletin de l'Académie royale des sciences de Belgique , maggio 1894 : Serrure R., Essai de numismatique luxembourgeoise. Bulletin de corréspondance hellénique , XVIII, genn.-luglio 1894 : Svoronos Jean, Sur la signiflcation des types monétaires des anciens. Association prò Aventico. Bulletin VI : Catalogue du médaillier d'Avenches , par L. Martin, conservateur du Musée, avec une intro- duction par William Cari. Lausanne, Bridel, 1894. Schweizer Rundschau, n. io, 1894 : P*yer >*** H°f > Die Wàhrung der Zukunft. Eine Studie. Zeitschrift des Vereins fiir Geschichle und Alterthum Schlesiens. voi. XXVIII, 1894 : Friedensburg, Die Mùnzen des Fiirstenthums Ratibor. Rheinisches Museum, voi. 49, fase. Ili, 1894 : Preuner E., Aus grie- chischen Inschriften zu attischen Miinzen. Jaiirbucher fiir Nationalokonomie und Statistik, III, voi. VII, fase. V, 1894 : Seidler Ernst, Die Schwankungen des Geldwertes (der Kaufkraft des Geldes) und die juristische Lehre von dem Inhalte der Geldschulden. Finanz-Archiv, XI Jahrgang, Bd. I, 1894: Grunwald Dott. M., Ge- schichte des italienischen Zwangkurses und der Wiederherstellung der Valuta. Mittheilungen des Instituts fiir oesterreichische Geschichte, XV Bd. 3 Heft, 1894 : Winkelmann E., Ueber die Goldpragungen Kaiser Frie- drichs II fiir das Kónigreich Sicilien und besonders ùber seine Augu- stalen (con 1 tavola). Cosmopolitan, luglio 1894 : Adams J. H., Some Rare Napoleonic Medals (ili.). The Academy, n. 1158: The coins of the Mogol emperors of India, The Nineteenth Century, n. 211, september 1894 : Heseltine J. P., The Gold Question : an Appeal to Monometallists. NOTIZIE VARIE II Ripostiglio di Polcevera. — Da una lettera del nostro socio Colonnello G. Ruggero abbiamo i seguenti par- ticolari sul grande ripostiglio di Polcevera , che crediamo utile pubblicare, quantunque non ancora esaurienti, in attesa di notizie più precise. " Fin dal 23 luglio ebbi avviso dal Comm. Desimoni di alcune monete trovate nel Bisagno, ma che non offrivano novità alcuna, e di molte altre di oro nella Polcevera presso S. Quirico, quasi tutte scudi d'oro francesi e genovesi della metà del XVI secolo. Nei primi di agosto mi venne ripetuta la notizia dal Cav. Gabella. Nei primi di ottobre a Genova vidi le monete del Bisagno nell'Archivio Civico ; son poche monete d'ogni epoca trovate qua e là nelle nuove costru- zioni ad Est della città verso il Bisagno. " Nulla d'interessante, meno un grosso d'arg. tipo IANVA del quale presi nota perché ha delle stellette in luogo di punti e l'È chiuso , circostanza già stabilita per i denari ma non ancora per i grossi. " Della scoperta veramente importante per l'intrinseco e forse anche per l'interesse numismatico, poco potei sapere, e non so se e quando saremo in grado di conoscerla a dovere. In luglio cominciarono a comparire nelle vicinanze di S. Quirico alcune monete d' oro , che i contadini vende- vano a vii prezzo a quei villeggianti, tanto che se ne inte- ressò il Municipio. Si trovavano nel letto della Polcevera, quindi il Governo accampò i suoi diritti su quella massa metallica, che in seguito a ricerche e scavi venne fuori a poco a poco tino a raggiungere il numero di parecchie mi- gliaia di pezzi, e tuttora se ne trovano. 528 NOTIZIE VARIE Questo tesoro è ora gelosamente custodito al Muni- cipio di S. Quirico, né mi fu possibile vederlo. Seppi che il Prefetto aveva fatto consegnare d' ordine del Ministero un certo numero di quelle monete al Cav. Gio. Battista Villa membro della Commissione degli Scavi e Monumenti, e mi recai da questo signore il quale cortesemente mi diede i se- guenti ragguagli : Le 30 e più monete a lui consegnate come campioni dei diversi tipi, scelte non si sa da chi, erano tutti scudi del sole francesi, spagnuoli e genovesi : questi ultimi senza data, dunque compresi tra il 1528 e il 1541. L'incarico avuto con- sisteva nel giudicare del valore intrinseco e del valore scien- tifico del ripostiglio, per vedere se fosse il caso di farne parte ai varii musei scegliendo le più importanti, oppure ri- trarne semplicemente il valore metallico. La risposta del Cav. Villa, il quale modestamente si confessa poco versato in numismatica, fu quale doveva essere: cioè, che le monete a lui consegnate contenevano tante lire e tanti centesimi di metallo cadauna, e che tutte erano comuni, ma che egli non poteva giudicare dell'intero ripostiglio che non conosceva. " Feci un giro dagli orefici, negozianti e specialmente cambiavalute genovesi , i quali avevano chi più chi meno delle prime monete trovate in Polcevera e sfuggite perciò alla prima sorveglianza dell' autorità. Vidi che tutte erano scudi del sole : alcuni francesi di Lodovico XII, ma tutti gli altri genovesi anteriori al 1541, dei quali molti colle sigle AS e CG, pochi con BC ed AB, ed uno col BC, ma coll'attri- buto di EXCEL • nella leggenda. Dal Cav. Cabella , Console Generale del Belgio e distinto collezionista di monete geno- vesi, seppi esserne venuto fuori tra gli altri un Giulio II per Avignone. Dunque qualche rarità non manca. Per ora dunque non potrei dare un assoluto giudizio. Da quello che si sa , non si può dire altro che questo : cioè che il ripostiglio non può aver data posteriore al 1540, perchè pare assodata la mancanza nello stesso degli scudi genovesi colla data. Di più aggiungerei che la pre- senza delle sigle AS e C&, sigle che troviamo rappresen- tate tanto sugli scudi del sole senza data che su quelli delle S stampate con date dal 1541 in poi, tendono ad avvicinare NOTIZIE VARIE 5 2 9 l'età del ripostiglio stesso all'anno 1541 anziché al 1528. Quale sarà stata la causa dello interramento di questo te- soro? In Genova udii ripetuta la storiella dei saccheggi in Genova e dintorni per opera dei Francesi del 1528. Daìl'An- nuaire de la Socictc Franca/se de Numismatique , riportato dal IV fascicolo della Rcvne Si/isse de Nuìnismatiquc, si vor- rebbe considerare come facente parte del tesoro dell'armata francese, perduto nella Polcevera per qualche accidente. " Dopo quanto ho esposto, ognuno potrà convincersi del- l'assoluta impossibilità di far risalire il ripostiglio ad una data, nella quale gli scudi e le monete genovesi colla leggenda DVX ET GVB • REI • P GEN • erano ancora al di là da venire. Né si potrà da alcuno sostenere che si tratti invece di quei io o 12 mila francesi che nel 1536 tentarono inutilmente l'assalto a Genova dalla Polcevera. Tre soli giorni rimasero in que' siti ; e si capisce , che pur ammettendo potessero avere nelle loro casse tanta moneta genovese , non ebbero tempo, per cos'i dire, a perderne una parte tanto importante. Non farò per ora supposizioni a spiegare 1' origine del te- soro : mi basta averne potuto stabilire l'età relativa in quei 12 anni che corsero dall'inizio dei dogi biennali, fino ai primi scudi d'oro colla data 154 1, salvo dati ulteriori che modifi- cassero quelli avuti fino ad oggi. " Ed ora, qualche osservazione sulla leggerezza colla quale si procede da noi in Italia in casi simili. Parrebbe che il va- lore di 60 o 70 mila franchi d'oro sia ciò che vi ha di più importante e di veramente serio nel ripostiglio di Polcevera. A nessuno passa neppure pel capo che questa scoperta possa dare altri risultati da non disprezzarsi, meno forse che per quegli originali che si dicono numismatici. " Una massa di monete tanto rilevante è chiusa in una cassa forte, e si incarica il primo impiegato che capiti a trarne fuori un certo numero che rappresenti le varie qualità. " E chi può dire di aver tanta pratica e tanta pazienza da studiare alcune migliaia di pezzi, sicuro di non trascu- rare ogni tipo, ogni provenienza, ogni varietà importante rappresentate nella massa? Possibile che in così gran nu- mero di monete non ve ne siano di rare, rarissime, nuove e sconosciute fino ad ora? E noi tutti lo sappiamo che queste 530 NOTIZIE VARIE son sempre rappresentate nei ripostigli da pochi, pochissimi, e talora unici esemplari. E può essere benissimo che l'inca- ricato di scegliere i campioni non abbia stimato degne queste specie appena segnate, di un rappresentante tra i campioni stessi, dato che queste specie le abbia vedute e distinte. " Intanto non si sa o si finge di non sapere che esistono persone capaci di un giudizio in materia, ed alle quali si può accordare una certa fiducia, anche trattandosi di monete d'oro. Non parlo di chi ha consacrato tutto il suo studio alla specialità numismatica ligure , ma intendo dire della nostra fiorente Società ricca di valenti nummofili disseminati nelle varie provincie, i quali presterebbero volontieri l' opera loro. Né sarebbe male che le Commissioni Archeologiche annoverassero nei loro membri qualcuno veramente versato nella materia „. ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA Seduta del Consiglio 29 Novembre 1894. Sono presenti i due Vice-Presidenti , tre membri del Consiglio e il Segretario. Aperta la seduta alle ore 14, vengono ammessi a Soci Corrispondenti i Sigg. Guido Caucich di Firenze; Ettore Schott di Trieste, e Prof. Francesco Di Palma di S. Elia a Pianisi. Discussa la compilazione del IV fascicolo della Rivista e trattate diverse cose d'ordine, il Segretario dà lettura dei doni pervenuti alla Società dall'ultima seduta in poi. — Ec- cone l'elenco : Bajocchi Francesco di Massaua. N. 4 monete tolemaiche in argento. — N. 8 bronzi della domina- zione romana in Egitto. Bordeaux Paul di Neuilly. Les Ateliers monetaires de Bordeaux et de Saint-Lizier pendant la ligue. — Monnaies d'or frappecs par Charles I d'Anjou à Tunis. Dattari Giovanni del Cairo. Monete de' Tolomei d'Egitto n. 17 arg. ; monete alessandrine, 8, arg. ; monete chinesi, 13, tir. ; pezzo d'argento contromarcato in corso ne' possedimenti portoghesi in China, 1 arg. ; monete giapponesi in bronzo e in rame, io, br. ; monete indiane di Benares, 4 br. ; conchiglia in corso come moneta a Lahore, 1 ; monete inglesi, 5 br. ; monete inglesi per Hong-Kong, 2 br. e 532 ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA 2 arg. ; monete inglesi de' possedimenti in India, 2 br. ; monete inglesi de' possedimenti a Ceylan , 2 br. ; tessera chinese in porcellana, 1; monete arabe e turche, 16 br. ; monete di varii stati europei, 21 br. Totale n. 105. Dessi Vincenzo di Sassari. L. Cibrario e D. C. Promis, Sigilli de' Principi di Savoia raccolti ed illustrati per ordine del re Carlo Alberto. Torino , 1834, in-4, con 33 tav. Dutilh E. D. J. Direttore del Museo di Ghizeh. La sua pubblicazione : A travers Ics collections numismatiques du Caire. Paris, 1894 ; in-4, figurato. Gnecchi Cav. Ercole. Promis D., Monete dei Radicati e dei Mazzetti. Torino, 1860, in-4, con 3 tav. — Idem, Monete e medaglie italiane. Torino, 1873, in-4, con 5 tav - — Guasti C, I Sigilli pratesi editi ed inediti. Firenze, 1872, in-4. — Koehne B. , Le monete ossidionali di Brescia. Firenze, 1869, in-4. — Pigorini L., Bajocchelle papali e loro contraffazioni. Firenze, 1873 , in-4, con tav - — Berto- lotti G., Illustrazione di un denaro d' argento inedito di Ro- dolfo di Borgogna. Milano, 1854, in-4, fig- — Kunz C, Iacopo IH Mandelli conte di Maccagno e le sue monete. Asti, 1864, in-8, con 1 tav. — Monete e medaglie d'ogni genere in bronzo e mistura, n. 700. Gnecchi Cav Francesco. Soutzo Michel C, Essai de restitution des systèmes monétaires macédoniens des rois Philippe et Alexandre et du sistème monetaire egyptien de Ptolémée Soter. Bucarest. , 1893 , in-8 , con 2 tav. — Gc'nard P., Catalogue du Muséè d'Antiquités d'Anvers. Anvers, 1894, in-16, con tav. — Idem., Catalogue de la Collection d'Antiquités egyptiennes. Anvers, 1894, con una tav. — Thurston Edgar, Coins. Catalogue of the Madras Government Museum. Madras., 1894. — Parecchi cataloghi di vendita di Collezioni numismatiche. Gnecchi Francesco ed Ercole. La loro pubblicazione : Guida Numismatica Universale, III edizione. Milano, 1894, in-16. ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA 533 Luppi Prof. Cav. Costantino. Traite des finances et la fausse monnoie des Romains, auquel on a joint une Dissertation sur la manière de discerner les mé- dailles antiques d'avec les contrefaites. Paris, 1740, in-18. — Olivieri Agostino, Rivista della numismatica antica e moderna. Asti, 1864, in-8, con tav.; il fascicolo I e II. Museo Britannico di Londra. Catalogue of greek coins Troas Aeolis and Lesbos. London, 1894. Un voi. con una carta geografica e 43 tavole. Orsi Dott. Cav. Paolo di Rovereto. La sua pubblicazione : Ripostiglio di vittoriati scoperto in Caltrano Vicentino. Roma, 1894. Seletti Aw. Emilio. Damiano Muovi, Estratto dall'Archivio storico lombardo. Vallentin Roger di S. Péray (Ardèche). Les differents de la monnaie de Romans (1389-1556). Valence , 1894, in-8. — Bris officiel du sceau de la Cour de l'Officialité de Vienne de la rive gauche de la Galaure ;i la mort de l'arche- véque Pierre Palmier 115561. Valerne, 1894, in-8. — Notes sur les differents des ateliers d'Aix, de Villefranche et d' Amiens et sur les dernières monnaies posthumes de Henri 11. Paris, 1894, in-8. -- Les dernières monnaies frappées a Montélimar. l'alence, 1894, in-8, fig. — Quelques douzains aux croissants de Henri 11. Paris, 1894, in-8, fig. La seduta e levata alle ore 15 e 30. e? COLLABORATORI DELLA RIVISTA NELL'ANNO 1894 Memorie e Dissertazioni. Castellani Giuseppi-: Dutilii E. D. J. Gabrici Ettore Gxecchi Ercole Gnecchi Eraxcesco jolivot c. Luppi Costantino Malaguzzi Francesco Mariani Mariano Miari Eli. ciò Elici Motta Emilio Papadopoli Nicolò Ruggero Giuseppe Cronaca. Ambrosoi.i Solone Canessa Cesari: Falchi Isidoro Puschi Alberto Ruggero Giuseppe Stettiner Pietro. ELENCO DEI MEMBRI COMPONENTI LA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA PEL i 894 SOCI EFFETTIVI (*). 1. *S. A. R. Il Principe di Napoli. 2. 'Ambrosoli Dott. Solone — Milano. 3. 'Arcari Cav. Dott. Francesco — Cremona. 4. 'Averara Avv. Manifesto — Lodi. 5. 'Ballarati Magg. Amedeo — Sacconago. 6- Bellicorti (De) Ing. I. — 5. Stefano d'Egitto. 7. 'Bertoldi Cav. Antonio — Venezia. 8. Butti Alfonso — Milano. 9. 'Cagnola Nob. Carlo — Milano. io. 'Casoretti Carlo — Milano. 11. 'Castellani Rag. Giuseppe — Fano. 12. 'Ciani Dott. Giorgio — Trento. 13. 'Comandali Dott. Alfredo — Milano. 14. Conconi Giulio — Milano. 15. 'Dattari G. Avv. Alberto — Cairo. 16. Dessi Vincenzo — Sassari. 17. 'Fasella Comm. Carlo — Milano. 18. 'Fiorasi Cap. Gaetano — Torino. 19. 'Gavazzi Cav. Giuseppe — Milano. 20. 'Gnecchi Cav. Ercole — Milano. (*) I nomi segnati con asterisco sono quelli dei Soci Fonda/ori 53^ ELENCO DEI MEMBRI, ECC. 21. 'Gnecchi Cav. Francesco — Milano. 22. *Johnson Cav. Federico — Milano. 23. 'Lazara (De) Conte Antonio — Padova. 24. 'Marazzani Visconti Terzi Conte Lodovico — Piacenza. 25. 'Mariotti Cav. Giovanni — Parma. 26. 'Maselli Avv. Giuseppe — Acquaviva. 27. 'Miari Conte Fulcio Luigi — Venezia. 28. 'Milani Prof. Cav. Adriano — Firenze. 29. *Morsolin Ab. Prof. Bernardo — Vicenza. 30. 'Motta Ing. Emilio — Milano. 31. 'Mulazzani Conte Lodovico — Treviglio. 32. 'Nervegna Giuseppe — Brindisi. 33. 'Papadopoli Conte Comm. Nicolò — Venezia. 34. *Ponti Cesare — Milano. 35. 'Puschi Prof. Alberto — Trieste. 36. 'Ratti Dott. Luigi — Milano. 37. 'Rizzoli Luigi — Padova. 38. Rossi Dott. Umberto — Firenze. 39. 'Ruggero Cav. Col. Giuseppe — Firenze. 40. 'Salinas Comm. Prof. Antonino — Palermo. 41. 'Sani Aldo — Milano. 42. Savini Paolo — Milano. 43. Seletti Avv. Emilio — Milano. 44. 'Sessa Rodolfo — Milano. 45. 'Sorniani Andreani Conte Lorenzo — Milano. 46. 'Tatti Ing. Paolo — Milano. 47. 'Visconti Ermes March. Carlo — Milano. SOCI CORRISPONDENTI. 1. Adriani Prof. Comm. G. B. — Chcrasco. 2. Anselmi Savino — Piacenza. -?. Baiocchi F. — Massaua. ELENCO DEI MEMBRI, ECC. 539 4. Balli Emilio — Locamo. 5. Cahn Adolfo — Francoforte s. M. 6. Canessa Cesare — Napoli. 7. Caucich Guido — Firenze. 8. Cavalli Gustavo — Skiifdc (Svezia). 9. Crespellani Cav. Avv. Arsenio — Moden-i. io. Dell'Acqua Dott. Gerolamo — Pavia. 11. Del Prete Belmonte cav. Alessandro — Napoli. 12. Di Bartolo Francesco — Catania. 13. Di Palma Prof Francesco — Sant'Elia a Pianisi. 14. Doimo Savo — Spalato. 15. Garcia Perez D. Antonio — Valenza. 16. Geigy Dott. Alfredo — Basilea. 17. Hess Adolfo — Franco forte s. M. 18. Lamberti Policarpo — Savona. 19. Lambros G. Paolo — Atene. 20. Leone Cav. Camillo — Vercelli. 21. Mantegazza Avv. Carlo — Voghera. 22. Mantovani Dott. Giuseppe — Pavia. 23. Mariani Giuseppe — Milano. 24. Mariani Prof. Mariano Pavia. 25. Montagli 1 1. — Londra. 26. Oettinger Prof. S. — ,\V,v Jork. 27. Osio Magg. Gen. Comm. Egidio — Roma. 28. Padoa Cav. Vittorio — Firenze. 29. Padovan Cav. Vincenzo — Venezia. 30. Perini Quintilio — Trento. 31. Piccolomini Clementini Pietro — Siena. 32. Pischedda Avv. Efisio — Oristano. 33. Righi Avv. Cirillo — Bologna. 34. Rizzoli Luigi - Padova. 35. *Romussi Dott. Carlo — Milano. 36. *Sambon Dott. Arturo Giulio — Napoli. 37. 'Santoni Can. Prof. Milziade — Camerino. 38. Schott Ettore — Trieste. 39. Serrare Raymond — Parigi •1. 540 ELENCO DEI MEMBRI, ECC. 40. Società Svizzera di Numismatica — Ginevra. 41. Spigardi Arturo — Firenze. 42. Spink Samuele — Londra. 43. 'Stefani Corani. Federico — Venezia. 44. Stroehlin Paul — Ginevra. 45. Valton Prospero — Parigi. 46. Vigano Gaetano — Desio. 47. Vitalini Cav. Ortensio — Roma. 48. Witte (De) Cav. Alfonso — Bruxelles. B E NEMERITI. S. A. R. Il Principi: di Napoli. Ambrosoli Dott. Solone. Cuttica de .Cassine Marchesa Maura. Dattari G. (Cairo). Gnecchi Cav. Ercole. Gnecchi Cav. Francesco. Gnecchi Comm. Ing. Giuseppe. Johnson Cav. Federico. Osnago Enrico. Papadopoli Conte Comm. Nicolò. INDICE METODICO DELL'ANNATA 1894 NUMISMATICA ANTICA (Memorie e Dissertazioni). Topografia e numismatica dell'antica Imera e di Termo. Ettore Gabrici ... Idem, idem. ......... Idem, idem. .... Appunti di Numismatica Romana. Francesco Gnecchi: XXXI. Massimiano Tiranno ...... XXXII. A proposito di una monetina ined. di Licinio figlio Monnaies des Nomes du Médailler du Musée d'antiquités de Ghizeh. E. I). J. Dittilh (Notizie Varie). Pat 11 H3 407 2 5 3 2 3 35 Un piccolo ripostiglio di monete romane cons. C. Canessa Pag- 135 Vendita Stettiner a Roma .... . » 263 Un ripostiglio di aurei romani » 265 Ritrovamenti di alcune monete d'Imera a Palermo . » 399 NUMISMATICA MEDIOEVALE E MODERNA. (Memorie e Dissertazioni). Monete di Milano inedite. III. F. ed E. Gnecchi. . Pag. 49 Quattrino inedito di Francesco d' Este per Massalom- barda. Giuseppe Castellani. ...... 91 Un quattrino inedito di G. F. Gonzaga. Falcio L. Miari » 99 Documenti Visconteo-Sforzeschi, ecc. Emilio Motta » 103 Idem, idem .......... 237 Idem, idem. .......... 347 La Zecca di Reggio Emilia. Francesco Malaguzzi . » 169 Idem, idem. .......... 329 Idem, idem. ...,.....» 456 68 54 2 INDICE METODICO DELL'ANNATA 1894 Une Monnaie de Monaco du Musée de Marseille. C. Jolivot Pag. 229 Di alcuni minuti di Genova. M. Mariani » 233 Annotazioni numismatiche italiane. Giuseppe Ruggero . » 279 Monete italiane inedite della Raccolta Papadopoli. Ni- colò Papadopoli ....... 299 (Notizie Varie) Un ripostiglio a Villazzano Pag- 265 Un ripostiglio in Sardegna ...... » 266 Privilegio di zecca per il Conte l'ornielli a Desana . « 401 11 ripostiglio di Polcevera „ 527 MEDAGLIE. (Notizie varie). La medaglia americana pel IV Centenario di Cristoforo Colombo ......... Pag. 136 BIBLIOGRAFIA. (Opere Numismatiche). Crespellani Cav. Arsenio, Medaglie Estensi ed Austro- Estensi (La Direzione) ...... Pag. 129 Idem, idem. (Solone Ambrosoli) ...... 251 Engel et Serrure, Traité de numismatique de Moyen- Age (Solone Ambrosoli) » 253 Blanchet Adricn, Les monnaies grecques (S. A.) . . » 256 Gnocchi F. ed E., Guida numismatica universale Terza Edizione (Solone Ambrosoli) ...... 393 Rentier {V. von), Griechische Miinzen, fiir Schulzwecke zusammengestellt (S. A.) » 521 Pubblicazioni diverse. . . . . , . Pag. 129, 256, 522 (Periodici di Numismatica). Annuaire de la Société francaise de Numism. Pag. 131, 259, 523. Revue Nura. francaise, 131, 259, 523, 524. Zeitschrift fur Numismatik, 260. Revue belge de Numismatique, 131, 259, 524. Revue Suisse de Numismatique, 131, 259, 524. Articoli di numismatica in Periodici diversi Pag. 131, 260, 524. INDICE METODICO DELL'ANNATA 1894 543 NECROLOGIE. Muoni Damiano. ........ Pag. 127 Marincola-Pistoia Domenico (S. Ambrosoli) . » 249 V'idal Quadras y Ramon D. Manuel .... » 250 Fabretti Ariodante (La Direzione) ....." 389 Caucich A. R. (La Dir.) ....... >i 391 MISCELLANEA. Vite di illustri Numismatici italiani. C. Lappi: XV. P. Raffaele Garrucci . ..... Pag. 119 Il Medagliere Estense ..... . . » 138 Il Museo di Catanzaro ....... » 265 Il premio Duchalais ........ n 266 Monete di bronzo e di nichel pel Regno d'Italia « 397 La Collezione Kunz all'esposizione di Chicago . » 398 R. Museo Archeologico di Venezia « ivi Nuovi doni al Gabinetto numismatico di Brera . . » ivi Ancora di Gerolamo Alberti, maestro di zecca » 400 Un Principe di casa Sforza collezionista di medaglie « ivi Concorso Papadopoli. ....... i> 402 Collaboratori della Rivista nell'anno 1894 ..." 535 Elenco dei Membri componenti la Società Numis. Ital. . » 537 Atti e Memorie della Società Numismatica Italiana. Seduta del Consiglio 17 Marzo 1894 .... Pag. 139 » » » 23 Aprile 1894 » 267 Assemblea Generale dei Soci 11 Maggio 1894 . . » 269 Seduta del Consiglio 29 Novembre 1894. ..." 531 Finito di stampare il 28 Dicembre 1894. Scotti Reno, Gerente responsabile. RIVISTA ITALIANA Di NUMISMATICA Alino V|J. Tav.. iX. n 20 17 19 21 ETTORE cabrici Monete d'Imera KIViSTX ITALIANA Di NUMISMATICA Anno VII. Tav.. IX. i# 18 J# A 17 19 21 Ettore cabrici Monete d'Imera RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA Anno VII. Tav. X. BB C" MM A <"* I : W I \ * \ T 1/ T J r T ~ »7 j : I~> . RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA Anno VII. Tav. XI. R # A : $ R \v \y* O ^S^ '° '%: F. MALAGl'XXI VALERI. La Zecca di Reggio Emilia. RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA Anno VII. Tav. XII. è ì vy-, /•■ . Vt fi , — r* ' 3 ' 4 I MAI \(.l//l VAI Kk'l T.n 7.or\o.a Hi Ttocroin Fmllli CJ Rivista italiana di numisma- 9 tica e scienze affini R6 v.7 PLEASE DO NOT REMOVE CARDS OR SLIPS FROM THIS POCKET UNIVERSITY OF TORONTO LIBRARY BIBBI B^^^Bfl Bn SHnM UH ."/•' Hi M A* » '> BflBH O > li* " HBB^HL. BBBBBBBB B B BBi BBB BBBBBBI >TiYtJ'Jil r Jf