RIVISTA ITALIANA N U M I S M A T I C A RIVISTA ITALIANA di NUMISMATICA PUBBLICATA PKR CURA DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA K DIRETTA DA FRANCESCO ed ERCOLE GNECCH1 MILANO L. F. Cogliati Tip.-Edituki Via Pantano, \. 26. 1893 /O v.6 PROPRIETÀ LETTERARIA Tip. !.. !•'. Gigliati - Sm. nel Pi" Istituto poi Figli della Provvi CONSIGLIO DI REDAZIONE PEL 1893 GNECCHI Cav. Francesco ì ,,. > Direttori. GNECCI II Cav. Ercole ) AMBROSOLI Dott. Solone, Conservatore del Regio Gabinetto Nu- mismatico di Brera. GAVAZZI Cav. Giuseppe. MOTTA Ing. Emilio, Bibliotecario della Trivulziana. PAPADOPOL1 Conte Corani. Nicolo, Senatore del Regno, Presi- dente della Società Numismatica Italiana. Ri >SS1 Dott. Umberto, Conservatore del Museo Nazionale di Firenze. SAMBON Dott. Artl-ro Giulio'. VISCONTI March. Carlo Ermes, Conservatore del Museo Artistico Municipale di Milano. Lltpj Cav. Prof. Costantino, Srgn'tariu. AI LETTORI Col presente fascicolo la Rivista diventa la pubblicazione della Società Numismatica Italiana. Già nel rSpOj assumendone la proprietà e la direzione, noi avevamo dichiarato eh' essa era affidata alle nostre mani per un periodo di semplice tran- sizione, fino a quando cioè la futura Società Numismatica Italiana fosse sorta e posta in grado di assumerla. Allora la Società Nu- mismatica non era che un pio desiderio; ora invece è un fatto compiuto e, pur trovandosi ancora nel suo primo anno di vita, essa assume coraggiosa- mente la pubblicazione della Rivista. Da parte nostra ne cediamo di buon gratto la proprietà, fidenti clic, appoggiato a un corpo collettivo, il Periodico non potrà che acquistare in valore, credito e stabilita. AI LETTORI Questo però non è un congedo che noi prendiamo dai nostri cortesi abbonati. Dalla fiducia del Consiglio nominati nuovamente Direttori, noi metteremo nell'adempimento della mansione, che non ci riesce nuova, tutto il buon volere che ci abbiamo messo finora, e, fiduciosi d' essere come pel passato coadiuvati da quello dei colleghi, osiamo sperare che la Rivista nostra continuerà onorevolmente nella via incominciata , assicurandosi sempre meglio quel posto, che ormai possiamo dire ha conquista/o fra le sue consorelle. Tutti i Numismatici italiani sono vivamente pregati di voler collaborare con noi alla buona riuscita della Rivista, la quale d'ora innanzi rappresenterà la forza e il valore della Società Numismatica Italiana , destinata ad essere il vero centro di ogni attività di questo ramo della scienza in Italia. Saremo poi grettissimi ai Numismatici stranieri, clic vor- ranno onorarci dei loro lavori; essi troveranno sempre nella nostra Rivista la migliore accoglienza. Milano, Marzo 1893. Francesco ed Ercole Gxecchi. FASCICOLO I. SULLA RIDUZIONE IN PESO DELL'ASSE ROMANO In una dotta memoria del eh. Prof. Luigi A. Mi- lani, Direttore del Museo etrusco di Firenze, pubbli- cata nella Rivista Italiana di Numismatica, fase. MI, 1891, col titolo Aes rude, signatnm e grave, ecc., Ermeneutica e Cronologia, ecc., trovo ricordata, e qualificata come : //;/ castello fabbricato sul preteso rincaro del bronzo, una mia opinione sulla riduzione in peso dell'asse Romano, espressa nell' Annuaire de numismatique, anno 1884 : Vetulonia et ses monna ies, e in un opuscolo stampato a Prato : L'usura in Roma nel quarto e quinto secolo av. Ci. C. Non avendo il Prof. Milani estesa la sua critica al di là di quella anche troppo concisa espressione, e trattandosi di una quistione che interessa, oltre che la storia della moneta, una pagina culminante della storia d'Italia, mi permetto di replicare. 11 fatto è questo. Roma nell'anno 263 av. G. C, bello punico primo, diminuì il peso del suo asse, pondo o libbra di bronzo , unica pecunia di quel tempo , conservando all' asse medesimo impiccolito, il valore 14 ISIDORO FALCHI che aveva quando era librale. Con tre riduzioni suc- cessive dall'anno 263 all'anno 191 av. G. C, l'asse che prima era del peso di dodici once, fu ridotto a mezz' oncia, ossia a un ventiquattresimo del suo peso primitivo. Non starò a citare né classici nò recenti scrit- tori, poiché si tratta di un fatto a tutti noto, da niuno contrastato, confermato dalla stessa numismatica. La quistione non consiste in ciò, ma sulla ragione che avrebbe indotto i Romani a portare quella diminu- zione nel peso del loro contante di bronzo ; la qual ragione, nel modo che è stata affermata dai classici, offende altamente le nostre glorie antiche in danno delle istituzioni romane. Tanto per l' ingenuo Plinio quanto per tutti gli storici e tutti gli economisti fino ai nostri giorni si è ritenuto che Roma, nell'atto di slanciarsi alla con- quista del mondo, fosse oppressa dai debiti, pressus aere alieno; e che per ripararvi avesse ricorso alla gherminella, dice Adam Smith, di spezzare il suo asse in 24 assi minori, dando a ciascuno di essi, 24 volte impiccolito, il valore dell'asse primitivo : con la quale operazione le Repubblica Romana avrebbe pagato i suoi debiti, dissolutimi aes alienimi. Ammesso che il bisogno, causa di questo stra- tagemma, esistesse; atteso che ne successe sventura- tamente per Roma, un periodo di esuberanti ric- chezze, la questione potrà essere facilmente risoluta alla stregua dei suoi annali, riscontrando se, cessato il bisogno, venne pure a cessare o se si mantenne l' impiccolimento della moneta. Ma prima di doman- dare tal luce alla storia, voglio esprimere un mio pensiero sopra una causa che sembrami imbrogliare e complicare tutte le questioni archeologiche. A me sembra che quando si parla di cose an- tiche gli scrittori in generale siano dominati dal pre- SULLA RIDUZIONE IN' PESO DELL ASSE ROMANO concetto, che l'uomo dei tempi trapassati t'osse im- pastato diversamente o fosse più cretino dell'uomo d' oggidì, onde le cose anche più strampalate e quelle che più ripugnano alla nostra ragione e al nostro buon senso, le tavole stesse, sono talora ammesse e insegnate come l'atti storici, a cominciare dalla ori- gine di Roma, la quale anche oggi si fa scaturire da un cestino con entro Romolo e Remo allattati da una lupa. Pur troppo sarà .vero che i primi lupi, ossia i primi civilizzatori stranieri, abbiano preso ad acca- rezzare e ad allevare gli ingenui aborigeni, nostri primissimi avi, col latte e con 1' orpello della loro civiltà, da cui forse la figura della lupa che allatta i gemelli, e quella della troia, probabilmente troiana, che allatta i suoi porcellini; ma se le tradizioni vol- gari e i monumenti non dovessero essere dallo scien- ziato spogliati del velo della allegoria, si dovrebbe concludere parimente, ad esempio, che alcuni impe- ratori Romani, i quali si veggono riprodotti col mondo sopra una mano, avessero realmente sostenuto il peso del globo terracqueo. Ognuno sa che la scultura, la pittura, le monete ancora sono le pagine più certe della storia, ma e pur vero che intese grossolana- mente hanno originato la favola, guastando il carat- tere dei tempi e tutte le istituzioni primitive. Così dal vedere che l'asse romano librale fu diminuito di peso conservando le medesime impronte e i medesimi segni del valore, si e creduto al miracolo della moltiplica- zione della moneta, come avrebbe fatto il Reden- tore con cinque pani e cinque pesci alla turba di Retsaida. Io ritengo che 1' uomo fisico e psichico, special- mente all'epoca della Repubblica Romana, fosse quello che è oggi ; e a dimostrare l'enormità della ragione addotta da Plinio e da tutti accettata sulla riduzione l6 ISIDORO FALCHI dell'asse romano, basterebbe paragonare gli escogi- tati bisogni dell'erario di Roma antica coi purtroppo stringenti bisogni dell'erario nostro italiano, e doman- dare : perchè il Governo che ora ci regge, non im- pone al suo pezzo da cinque centesimi il valore di un franco ? Perchè sull'esempio dei Romani, sulle cui leggi è modellato il nostro ordinamento, il Governo Italiano non adotta il medesimo espediente di teso- reria per togliere, non solo un forte disavanzo, ma un fomite di discordie e di serie apprensioni ? La risposta è tacile : perchè la moneta è il cor respettivo di ogni opera e di ogni prodotto, onde niuno potrebbe sperare di avere un Cg. di pane che costasse 40 centesimi, con una moneta che avesse il valore di centesimi 2. Vorrei poi sapere come poteva il Governo Romano spezzare i suoi assi quando per miseria non ne possedeva più, e come poteva levarli dalla tasca degli usurai del peso e del valore di una libbra di bronzo, per restituirli di un peso e di un valore 24 volte minore. Come avrebbe potuto, ad esempio pagare ad altri Stati il frumento in gran quantità che occorse per riparare alla carestia, che appunto in quel tempo funestò Roma, servendosi della moneta decimata ? Oggi si ricusa anche la moneta tosata ! perchè i primi Romani dovevano riceverla 24 volte menomata del suo valore reale ? Queste considerazioni basterebbero per sé sole ad escludere nella riduzione dell'asse romano lo scopo del lucro; ma a darne maggiori assicurazioni aggiun- gerò fatti incontestabili. L' operazione della riduzione in peso della pe- cunia Romana si effettuò sulla sola moneta di bronzo ! e perchè non sull'argento che pure era allora in uso, con che meglio e più prontamente si sarebbero po- tute migliorare le sorti dell'erario ? Quando l'asse fu ridotto a un 24. mo del peso pri- SULLA RIDUZIONE IN PESO DELL ASSE ROMANO 1 7 mitivo stava all'argento come 34 a 1 ! com'è che non tornò più nei rapporti primitivi ? e coni' è che oggi il bronzo sta all'argento come 20 a 1 ? Dinanzi a osservazioni così stringenti ogni altra interpretazione potrà essere ammessa, meno quella del fallimento, come dice Mommsen ; del lucro, come dicono tutti gli scrittori ; dell' inganno, come altri az- zarda, per pagare con 1 un debito di 24. Si dirà che fu un corso forzoso. Ma in questo intento uno Stato non ricorse mai al metallo valore : in ogni modo il corso forzoso non sarebbe cessato mai, e si richiedeva un bisogno eccezionale transi- torio, il quale nemmeno mai ricorse per Roma, come ora vengo a dimostrare. Che Roma si sia trovata a diverse epoche in grandi ristrettezze, non può negarsi ; ma a tutto ri- parò sempre con grande onore della Nazione, col sa- crifizio dei suoi cittadini ; né mai alcuno scrittore di quel tempo ci ha riferito che bruttasse le pagine della sua bella storia con un atto immorale, come quello della riduzione della moneta, per far fronte a note calamità. Ma per l'appunto l'epoca nella quale si verificò la riduzione dell' asse fu la più florida di Roma. 11 primo impiccolimento a i[6 si effettuò dopo la disfatta di Pirro e la presa di Taranto, le quali fruttarono a Roma tante ricchezze che giammai viste- si erano. La prima guerra punica si chiuse a danno dei Cartaginesi con un' imposta di 1000 talenti per spese di guerra, e di 2200 talenti per contributo da pagarsi in io anni : in tutto 3200 talenti che ammontavano a 76 milioni e 800 mila sesterzi : ciò non ostante i Ro- mani si avviarono alla seconda riduzione che restrinse l'asse al peso di un'oncia. Cjuarant' anni dopo la prima guerra punica , ]8 ISIDORO FALCHI Scipione impone ai Cartaginesi il pagamento di io mila talenti ; cu anni dopo la seconda guerra punica Tolomeo re d'Egitto fece offrire ai Romani 1000 mine d'oro e 20 mila d'argento : ma cosi poco i Romani trovavansi in bisogno , che ricusarono 1' offerta. Finalmente ricorderò un fatto che toglie di mezzo ogni dubbio. Mentre persisteva 1' alleggerimento del- l'asse, le vittorie di Flaminio, e 20 anni appresso, le vittorie di Paolo Emilio fecero entrare in Roma tante ricchezze da far traboccare il pubblico erario, di modo che, dice Tito Livio, ogni tributo sul popolo fu abolito e per la durata di 12J anni non più introdotto. Tut- tavia 1' asse già ridotto al peso di mezz' oncia si man- tenue al minimo della sua riduzione. Si aggiunga a tutto quanto sopra che l' impiccolimento della moneta si verificò contemporaneamente in tutti gli Stati : onde se ne dovrebbe concludere che tutti quanti gemevano nella miseria. Si persuadano adunque gli storici e gli econo- misti che Roma non lucrò e non ebbe bisogno di lucrare sulla moneta. Quale allora, mi si dirà, la ragione della ridu- zione in peso dell'asse? L' asse grave di bronzo, o libbra primitiva di Roma di 12 once, era peso e misura del peso con un valore inconstante; tale si conservò fino all'anno di Roma 490, quando introdotto l'argento, fu neces- sità di spogliare la pecunia della sua qualità di peso, per destinarla a rappresentare solamente un valore fisso, corrispondente ai segni che portava. Allora comparve per la prima volta la vera moneta, coniata, con valore costante e peso mutabile ; la quale mo- neta si trova alleggerita, a due onde nel 490, a un' oncia nel 536, a mezz' oncia nell'anno 563 dalla fondazione, senza che per questo cambiasse mai il suo SULLA RIDUZIONE IN PESO DELL ASSE ROMANO J9 valore, di che fa fede la storia certa di Roma. Dun- que, se diminuiva di peso e conservava un medesimo valore, non sembrami si possa spiegare il fatto di- versamente che con l'aumento nel costo del metallo e quindi dell'intrinseco della moneta, il quale dovendo rimanere immutabile nella moneta stessa, portava di necessità il suo impiccolimento. Questa 1' opinione da me espressa sulla ridu- zione in peso dell'asse Romano, ampiamente svi- luppata nelle pubblicazioni già citate, che ha tro- vato tanta opposizione nella Ermeneutica numismatica dell'egregio Prof. A. Milani. Ai fatti sui quali si ba- sano le mie conclusioni aggiungo finalmente il se- guente. La moneta d'argento presso i Romani fu intro- dotta quasi contemporaneamente alla prima riduzione dell'asse, e si chiamò denaro, che vuol dire valore di io assi : dunque ogni asse valeva costantemente i[io del denaro. Se ora si posa l'attenzione sul fatto incontestabile, che il denaro d'argento conservò sempre un medesimo peso, e che in quella vece 1' asse di bronzo andava impiccolendosi, ne viene di necessità che la diminuzione era imposta dal prezzo del me- tallo bronzo, il cui intrinseco non poteva neh' asse, esser maggiore del decimo del denaro. E la sua di- minuzione nell'anno 563 di Roma si ridusse ad un 24.'"" dell'asse pondo istituito fin dai primi re; dunque il bronzo metallo, nel corso di oltre 300 anni, era aumentato 24 volte sul prezzo primitivo. E continuò ad aumentare; perchè, torno a ripetere, al tempo dell'ultima riduzione a mezz' oncia, il bronzo stava all' argento come 34 a 1 , mentre oggi sta nel rap- porto di 20 a r. Questo forte rincaro del metallo bronzo potrà a prima vista apparire inconcepibile; ma se ci si riconduce con la mente ad un' età remotis- sima nella quale i prodotti tutti non avevano trovato I. FALCHI - SULLA RIDUZIONE IN PESO DELL ASSE ROMANO il loro posto in commercio in ragione della loro uti- lità, ci persuaderemo facilmente che il rame, il quale dovea prestarsi a tanti usi , e che era destinato a sostituire la ceramica negli usi domestici, dovesse salire in alto, e prendere il posto che aveva prece- dentemente, inferiore al ferro, per andare a piazzarsi fra il ferro e 1' argento. Isidoro Falchi. DELLA NUMISMATICA COME SCIENZA AUTONOMA' 11 Nel prendere a parlare dinanzi a cos'i scelto udi- torio, io non saprei, anche volendo, nascondere la trepidazione che ni' invade e che soltanto la vostra benevolenza potrà incoraggirmi a superare. Che la mia trepidazione non ha per unico e pas- saggero motivo la naturale esitanza di chi sta per presentare al giudizio del pubblico le proprie idee, i propri convincimenti, e, giunto a quest' istante so- lenne che è come il limite Ira il mondo della medita- zione e il mondo della realtà, dubita ad un tratto di se e teme che l'edifìcio da lui costruito non abbia solide basi e possa essere rovesciato dal primo soffio di vento. Ben più grave e durevole motivo si aggiunge a rendermi peritoso e titubante, poiché, neh' intrapren- dere questo corso, all'intimo sentimento della pochezza delle mie forze si associa in me un'aspirazione che altri potrebbe forse rimproverare di incomportabile audacia. Mentre infatti, da una parte, non è ch'io presuma di poter trattare della Numismatica quale scienza (i) Prolusione al Corso di Numismatica, letta il 25 gennaio 1893 ( ' a ' libero docente Doli. So/nnr Amhrosoli nella R. Accademia Scientifìco- Letteraria di Milano. SOLONE AMBROSOL1 ausiliaria o ramo dell'Archeologia, come è stato fatto talvolta, benché raramente, da qualche cattedra univer- sitaria, e in questa stessa Accademia, con tanta dot- trina, per opera di un chiaro scienziato di cui tuttora si lamenta la perdita; mentre, ripeto, non è già ch'io pre- suma di poter assurgere a tale altezza nel mio insegna- mento, d'altra parte mi accingo ad un'impresa di cui non mi conforta esempio né fra noi nò, ch'io mi sappia, fra gii stranieri, talché mi assale alcuna volta il dubbio tormentoso ch'io persegua un vano sogno della fantasia. Vorrei, — ed é qui appunto ch'io tremo di essere giudicato personale ed immodesto, quando invece non combatto che per un' idea, — vorrei che la Numis- matica , in luogo di essere ancella , vivesse di vita propria, vorrei renderla indipendente, vorrei conqui- stare per questa Cenerentola il posto da eguale che, secondo me, le compete di pien diritto al banchetto delle scienze. Difficile impresa, a dir vero, quando è innegabile che la Numismatica, - - benché, sotto la forma estrin- seca della passione di raccogliere, di formare collezioni, e quasi sempre soltanto per diletto, sia coltivata dap- pertutto e da un numero straordinario di persone d'ogni età, d'ogni ceto, d'ogni cultura, — nel suo complesso e nella vera sua essenza scientifica è quasi sconosciuta, o peggio ancora misconosciuta, al punto da riuscire ai più, per dirla col poeta delle Ricor- danze, un " nome strano, e spesso " Argomento di riso e di trastullo, „ quasiché non potesse trattarsi che di un insulso perditempo. Difficile impresa anche, quando si ponga mente alla circostanza che il dominio della Numismatica DELLA NUMISMATICA COME SCIENZA AUTONOMA 23 consta, per cosi dire, di cento e cento sparse Pro- vincie, le quali nessuno si cura di radunare in un corpo solo, perchè da un lato la sterminata quantità dei monumenti suggerisce spontanea la convenienza di limitarsi ad una classe particolare, dall'altra lo studio dei monumenti medesimi è spesso considerato come mezzo, non come scopo, ed è diretto quindi soltanto alla illustrazione storica, artistica od econo- mica di un dato periodo, di un dato paese. Difficile impresa infine, quando si rifletta che nella Numismatica è quasi impossibile il separare la teorica dalla pratica, anzi, separandola, si incorre in gravis- simi pericoli, si rischia di architettare deduzioni e sistemi campati in aria, perchè il punto di partenza, il punto essenziale, l'autenticità dei monumenti, checché se ne dica, rimane di spettanza della pratica. Udii una volta un arguto scienziato straniero dichiarare che a proposito di Numismatica è lecito parlare di tutto. Questa frase, sotto una forma paradossale, rac- chiude una grande verità. A quel modo che le no- tizie staccate e le rappresentazioni dei monumenti numismatici si trovano spesso disseminate in libri nei quali a nessuno cadrebbe in mente di doverle rin- tracciare, cos'i la nostra disciplina si avvantaggia di nozioni attinte ad ogni ramo dello scibile, e si piega docilmente ad ogni applicazione, talché spesso, nelle dissertazioni numismatiche, vediamo che lo scrittore, dopo un breve accenno o dopo la semplice pubbli- cazione del monumento, si diffonde non solo in con- siderazioni ed in commenti d'indole storica, biografica, artistica od economica, ma in digressioni d'ogni fatta, sino quasi a perdere di vista il punto di partenza. È quindi tanto più necessario, è indispensabile anzi, che questo punto di partenza, cioè, ripeto, l'autenti- cità, e (aggiungo) la retta interpretazione del monu- mento, sia fuor d'ogni contestazione ; e a tale scopo 24 SOLONE A.MBROSOLI la scienza pura non basta, si richiede assolutamente il concorso della pratica. Nel mio insegnamento, dovrei tentare adunque, innanzi tutto, di sgombrare i pregiudizi che anneb- biano la Numismatica e impediscono di ammirarne con precisione le nobili fattezze; in secondo luogo, di comporre ad unità, almeno nelle linee generali, le sparpagliate frazioni del suo territorio; da ultimo, di contempcrare armonicamente la teorica colla pratica, evitando gli scogli dell'astrazione e dell'empirismo. Ora, questo sarebbe già un grave incarco se si trattasse di una sola fra le partizioni della Numismatica, se si trattasse per es. delle sole monete della Magna Grecia, o delle sole monete italiane del Medio Evo, o delle medaglie del Rinascimento, ecc. Quando infatti ci avviciniamo ad una delle grandi partizioni della Numismatica, la vediamo risolversi in altre divisioni, suddivise alla loro volta in serie copiosissime, in un nugolo di varietà, che sembrano sfuggire, nonché alla sintesi, alla possibilità d'esame. Ma immaginatevi quale portentoso materiale di studio abbracci la intera Numismatica, i cui monu- menti risalgono non interrotti, e diffusi per tutto il mondo civile, dai giorni nostri sino al settimo secolo almeno avanti l'Era Volgare! Pensate che oltre alle innumerevoli monete greche e di tutto l'Oriente ellenico, alle monete degli altri antichi popoli d'Asia, d' Europa e d'Africa, vi è la vasta serie romana della Repubblica, la superba e impareggiabile serie imperiale, tutta la serie bizantina, tutta la congerie della monetazione medioevale e dei secoli più recenti, suddivisa all' infinito per lo smem- bramento degli stati in minuscoli staterelli, ciascuno dei quali esercitava il diritto di zecca. Ed oltre a ciò, vi sarebbe ancora, per chi fosse agguerrito della spe- ciale preparazione necessaria, tutta quanta la Numis- DELLA NUMISMATICA COME SCIENZA AUTONOMA 25 matica musulmana, quella dell'India, e il mondo semisconosciuto e misterioso dell'Estremo Oriente. Pensate infine che dal materiale monetario mal si può disgiungere la interessantissima ed interminabile serie delle medaglie, miniera inesauribile per lo sto- rico, per l'artista, per il critico d'arte. Della nostra disciplina, insomma, si può ben dire, col pastore dell' Adelchi: " Oltre quei monti " Sono altri monti, ed altri monti ancora, „ mentre, purtroppo, non si può soggiungere: " E lontano lontan Francia; „ no, perchè la meta, la cognizione compiuta di cia- scuna delle infinite provincie sulle quali, come ho detto, si estende il dominio della Numismatica, è al di là delle forze d'un solo individuo, talché egli, dopo aver logorato la vita intera in questi studi, potrà sempre imbattersi in un ignorato raccoglitore, che, avendo concentrato la propria attività su di una data serie, intorno a quell'argomento ne sappia di gran lunga più di lui. (di è anche --otto questo riguardo che si con- ferma I;; sorprendente analogia avvertita per altri motivi fra la Numismatica e le Scienze Naturali, perchè anche in queste la suddivisione quasi infinitesimale conduce al risultato che nessuno possa vantare ormai una piena conoscenza di ciascuna tra le innumerevoli sezioni delle scienze stesse. Eppure la Numismatica, come appunto le Scienz Naturali, ha esigenze positive, inesorabili, che non tengono calcolo veruno uè delle asprezze e degl'in- ciampi del cammino, né della vastità del terreno su cui si vada brancolando. Esse non conoscono indul- e 2 6 50LOXE AMBROSOLI ec nza; dinanzi ad un monumento, ve ne chieggono la patria, l'età, vi chieggono ragione delle proteiformi sue manifestazioni storiche, linguistiche, artistiche, sociali, scendono a mille imprevisti particolari, e di ognuno vi domandano la spiegazione minuta ed esatta; nò a voi serviranno di scusa le mille altre cognizioni laboriosamente acquistate, se a quelle domande non vi soccorrerà volta a volta una pronta e soddisfacente risposta. La conseguenza di queste condizioni di fatto sarebbe senza dubbio d'indurre nello scoraggiamento chiunque volesse addentrarsi nello studio di questa scienza, se, per una naturale reazione, dall'eccesso del male non nascesse il bene, cioè la evidente ne- cessità ed il fermo proposito di trovare il mezzo per dominare dall'alto questa massa apparentemente con- fusa di nozioni, invece di rimanerne oppressi e so- praffatti. Questo sarebbe appunto lo scopo principale cui tenderebbe il corso che sto per intraprendere; indi- care con quali sistemi, con quali accorgimenti, con quali sussidi si possa costringere questa fiumana, im- ponente ma torbida e melmosa, a dividersi in grandi canali, a suddividersi in canali minori, sino a ramifi- carsi via via ed a depurarsi in rivoli e ruscelletti, limpidi e docili al nostro desiderio. Per giungere a tale risultato, dovrò incominciare dall'esame dei caratteri intrinseci ed estrinseci dei monumenti numismatici, e dalla esposizione dello scopo che si prefìgge la nostra scienza, perchè ne scaturisca un concetto chiaro e possibilmente preciso della natura di quei monumenti, dell'aspetto sotto il quale li consideriamo, e scompaia quella indetermi- natezza per cui, anche nel pensiero di persone colte, la Numismatica si confonde talora coll'Archeologia, colla Sfragistica o scienza de' sigilli, colla dittografia DELLA NUMISMATICA COMIC SCIENZA AUTONOMA 27 o scienza delle gemme incise, con altri rami di studi storici, artistici e simili ; oppure si confonde coll'Eco- nomia politica, disciplina con cui, a dir vero, ha mol- teplici attinenze, pur rimanendone per altri riguardi affatto distinta. Dovrò porre come base, che il vero scopo della Numismatica è lo studio delle monete di tutti i tempi e di tutti i popoli, considerate sotto l'aspetto storico ed artistico; dovrò aggiungere poi, che, per esten- sione, essa comprende anche lo studio delle medaglie e di altri monumenti più o meno monetiformi, perchè questi, se anche si volessero (come in realtà si do- vrebbe) escludere teoricamente dalla Numismatica, praticamente vi rientrerebbero ad ogni istante, talché il numismatico non può esimersi in alcuna maniera dal prenderne notizia. Dirò come tutta questa immensa suppellettile scientifica si divida in due parti : Numismatica antica e Numismatica medioevale e moderna; che la prima comprende le due classi o serie greca e romana, che la seconda comprende oltre alle monete la vasta serie delle medaglie. Nel trattare della Numismatica antica, parlando della serie greca dirò che, per opportunità, vi si ag- giungono tutte le monete dei popoli dell'antichità classica, anche non ellenici di stirpe o di cultura, purché estranei a Roma; parlando della serie romana dirò che abbraccia le monete repubblicane e le mo- nete imperiali, e che a queste ultime si fanno seguire, come naturale complemento, le monete bizantine, quantunque per ragion di tempo si dovrebbero asse- gnare in parte al Medio Evo. Addentrandomi nell'esame delle monete greche, parlerò dell'invenzione stessa della moneta, rilevando le caratteristiche dei più vetusti monumenti numisma- tici; traccerò un quadro dei tipi monetali di quella 28 SOLONE AMBROSOLI serie celebrata cui appartengono tanti preziosi gioielli dell'arte, accennando poi alle iscrizioni che si leggono sulle singole monete e ne determinano la pertinenza ; richiamerò l'attenzione sulle svariate torme arcaiche dell'alfabeto greco e sugli alfabeti delle altre nazioni antiche, e procurerò di dare un' idea dell'ordinamento topografico e delle principali suddivisioni della serie, conchiudendo coli' indicare le opere più indispensa- bili per lo studio della Numismatica greca. Poiché in Numismatica, oltre alle opere d'indole strettamente teorica e scientifica, si hanno le grandi opere descrit- tive, altrettanto quotidianamente necessarie quanto nelle Scienze Naturali. Per le monete romane, tratterò separatamente delle due grandi classi, repubblicana la prima, impe- riale la seconda, benché queste classi presentino un certo numero di monumenti che formano come anelli di congiunzione fra l'una e l'altra. Parlerò delle pesanti monete repubblicane primi- tive di bronzo, del loro tipo costante, e delle succes- sive loro riduzioni, o diminuzioni di peso; delle prime monete d'argento, di conio uniforme, poi della gra- duale invasione degli svariatissimi tipi che si riferi- scono alle glorie famigliari, vere o favolose, dei triumviri monetali o magistrati che presiedevano alla zecca. Dopo di aver accennato ai motivi che fanno preferire oggi ancora, per le monete repubblicane, l'ordinamento alfabetico secondo il nome delle gentes o famiglie, in luogo di quello cronologico, ben più razionale, m'intratterrò sulle principali difficoltà che presenta nella pratica la classificazione delle monete della Repubblica, vale a. dire sulla interpretazione dei monogrammi o gruppi di lettere collegate fra loro, e sulle abbreviature dei nomi dei triumviri monetali, nonché sull'accertamento di questi nomi stessi. Prenderò in seguito a trattare della serie numis- DELLA .NUMISMATICA COME SCIENZA AUTONOMA 29 matica più imponente , cioè di quella infinita serie che è quasi un commento meraviglioso alla intera storia dell'Impero; e che ci offre i ritratti di quasi tutti gì' Imperatori, delle Auguste, dei Cesari e degli altri personaggi della famiglia imperiale, mentre celebra nello stesso tempo le guerre, le conquiste, i trionfi, le apoteosi, o eterna le immagini dei templi e degli edifici eretti ovunque dalla potenza del gemo romano. Procurerò di dimostrare la straordinaria importanza di quella splendida serie ed il profitto che dallo studio di essa può derivare, non solo all'archeologo ed allo storico (i quali ben ne conoscono il pregio), ma in genere a qualsiasi persona colta. Alle monete imperiali romane propriamente dette formano seguito le monete bizantine, le quali, se pre- sentano, senza confronto, minor interesse artistico, rimangono tuttavia documenti storici di un'età poco studiata sinora, ma su cui incominciano a rivolgersi con predilezione le ricerche dei dotti. E per le monete repubblicane, e per le imperiali, e per le bizantine, sarà mia cura d'indicare, oltre alle opere fondamentali dei grandi scienziati, i sussidi bi- bliografici più convenienti per guidarsi nel maremagno di una classe numismatica in cui le varietà di una stessa moneta s'incontrano talvolta a centinaia, mentre taluna di queste varietà può essere affatto comune e di nessun pregio, tal altra invece può essere rara, tal altra rarissima, e quella varietà che si sta torse per l'appunto esaminando può essere sconosciuta e interamente nuova per la scienza. Dalla Numismatica antica scendendo alla Numis- matica medioevalc e moderna, dirò come lo studio delle monete dei tempi di mezzo, trascurato e quasi disdegnato sino al principio dello scorso secolo (mentre già nel Cinquecento si trovano opere intorno alla serie antica, specialmente romana), sia fecondo di 30 SOLONE AMBROSOL1 risultati utilissimi sotto l'aspetto storico, e presenti in molta parte un campo ancora inesplorato alle ri- cerche ed alle soddisfazioni dell' indagatore. Questo studio si giova in particolar modo dei sussidi della Paleografia e dell'Araldica, per decifrare principalmente le abbreviature onde sono infarcite le iscrizioni delle monete medioevali, e per distinguere gli stemmi, i quali talvolta sono l'unico argomento per poter classificare la moneta. E se al primo scopo si può provvedere egregiamente coi trattati di Paleo- grafia o colle nozioni apprese da valorosi insegnanti, al secondo non si può quasi provvedere che coli' im- pratichirsi degli stemmi medesimi, in modo da saper riconoscere a prima vista a quale stato, a quale città, a quale famiglia appartengano. Infatti, le nozioni teo- riche e i trattati d'Araldica poco giovano al numis- matico, poiché questi, per lo più, non ricerca negli stemmi che un mezzo materiale di riconoscimento. Su questo punto, dovrò dunque limitarmi a semplici esercitazioni pratiche, indispensabili d'altronde, e sempre utili poi indirettamente sotto il riguardo della cultura generale. La grande fioritura del Rinascimento non poteva lasciar deserto il campo della Numismatica, che, de- poste poco a poco le spoglie medioevali, vediamo trasformarsi ed abbellirsi di splendidi capolavori mone- tari; mentre sorge e si propaga alla Germania ed alla Francia la nuova arte della medaglia, creazione del genio italiano. Per tal modo ha principio la vasta Numismatica moderna, continuazione e complemento di quella del Medio Evo, senza che fra esse sia pos- sibil e di stabilire una divisione precisa, perchè il passaggio dall'una all'altra si effettua per gradi e quasi insensibilmente, e perchè l'epoca di transizione non coincide, anzi varia notevolmente, da paese a paese. Per opportunità, dividerò le monete medioevali DELLA NUMISMATICA COME SCIENZA AUTONOMA 31 e moderne in due classi: monete italiane, e monete straniere. Nella trattazione della classe prima, aggrupperò geograficamente le cento e cento zecche disseminate un tempo per tutta l' Italia, delineando l'attività mo- netaria di ciascuna, attività che spesso dovrebb'esscrc argomento non ultimo di gloria per la sapienza civile e per la grandezza artistica del nostro paese. Per la classe seconda, passerò rapidamente in rassegna le monetazioni estere, procurando di darne un'idea sommaria, ma astenendomi naturalmente dal diffondermi in particolari che sarebbero fuor di posto. La bibliografia monetaria medioevale e moderna, sì italiana che straniera, si distingue per la immensa copia delle monografie, mentre vi scarseggiano i libri che trattino l'una o l'altra sezione della scienza in modo complessivo, e manca tuttora affatto una grande opera generale, come ne esistono per la serie antica greca e romana. Indicherò quindi per le varie sezioni quelle fonti bibliografiche le quali possibilmente si accostino al concetto di un'opera complessiva; in mancanza di esse, suggerirò allo studioso le mono- grafie principali che illustrano le singole parti di cia- scuna sezione. Dopo aver tratteggiato, nelle sue linee generali, lo studio delle monete, dovrò parlare anche delle medaglie, perchè, come ho detto, non è possibile di escluderle dalla Numismatica, quantunque e per la natura e per lo scopo non abbiano, per lo più, atti- nenza alcuna colle monete. Che cos'è infatti la me- daglia? Non è altro che un pezzo di metallo, coniato oppure fuso, il quale può bensì rassomigliare per la forma alla moneta, ma non è destinato a servire di intermediario nelle transazioni commerciali, ed ha in- vece lo scopo di commemorare un personaggio od 3 2 SOLONE AMIìKOSOI.I un fatto notevole, di servire di premio, di distinzione, d'ornamento, ecc. Le medaglie, nel significato odierno della parola, sorsero col Rinascimento italiano; dapprima consi- stevano, più che altro, in grandi bassorilievi di bronzo o piombo, ed erano opera di pittori e scultori, che le modellavano in cera e poi ne gittavano un ristretto nu- mero d'esemplari in metallo; più tardi s'incominciò a ridurne le dimensioni, a coniarle invece di fonderle, e a poco a poco assunsero un carattere più storico che artistico, moltiplicandosi di numero, nello stesso tempo, sin quasi all'infinito. Lo studio delle medaglie del Rinascimento è oggi coltivato con particolare amore, e la letteratura fran- cese, in ispecie, vanta opere grandiose intorno a questo ramo nobilissimo della Storia dell'arte; ciononostante vi è ancora largo spazio alle ricerche, e a noi italiani riescirebbe di onore il recare nuovi contributi ad uno studio che in gran parte si aggira sulle opere e sui casi dei nostri artisti, e che, comunque, riconosce da essi l'origine e l' incitamento. Anche le medaglie dei secoli più recenti possono for- mare soggetto di studio, principalmente per il riguardo storico, e infatti non mancano opere voluminose che le illustrino; le stesse medaglie contemporanee, pure prescindendo dal merito artistico, rivestono il carat- tere di documenti metallici, e possono eccitare per ciò il nostro interesse e la nostra attenzione. Parlerò quindi, per quanto succintamente, della storia della medaglia dal suo sorgere sino a' giorni nostri ; tanto più che la medaglia, dopo il periodo per cos'i dire autonomo del Rinascimento, diviene la compagna e la seguace fedele della moneta in quasi tutte le zecche. Dirò infine brevemente delle tessere, dei gettoni, dei pesi monetali, dei piombi, delle placchette, e di DELLA NUMISMATICA COME SCIENZA AUTONOMA 33 altri monumenti metallici che hanno attinenza colle monete o colle medaglie. Raggiunto per tal modo, se le forze me lo per- metteranno , lo scopo ch'io mi prefiggevo, cioè di insegnare a dominare dall'alto, come dicevo testé , il complesso della Numismatica , sarà possibile ad ognuno, volendo , di continuare in questi studi, non più a tentoni, non più col timore di battere una falsa strada , o di ricostruire faticosamente ciò che forse è già stato fatto da altri, ma con ciucila franchezza ch'è propria di chi sa di avanzarsi su terreno sta- bile, colla nitida percezione del fine cui tende e delle circostanze fra le quali si muove. Ognuno infatti, se non m'inganno, potrà formarsi allora un concetto, almeno approssimativo, della natura e dell'estensione di una detcrminata parte della Nu- mismatica, delle condizioni nelle quali essa si trovi presentemente di fronte ai progressi della scienza; e scegliersi così un campo particolare *di studi e di ri- cerche, a seconda delle circostanze, oppure ritrarsi in tempo da un assunto pel quale gii risultassero inadeguate le sue forze, rivolgendole invece ad una meta proporzionata ed opportuna. Poiché, se da un lato la cognizione generale della Numismatica e la più valida salvaguardia contro i pericoli del cieco esclusivismo, dall'altro chi incomincia a dedicarsi alla nostra disciplina si accorge ben presto che per giungere a risultati veramente utili per la scienza occorre limitarsi ad un campo più o meno ristretto di studi, occorre che il dilettante di Numis- matica generale divenga invece, come si suol dire, uno specialista. Io confesso, del resto, di non poter comprendere il dispregio in cui alcuni dotti, trascinati da soverchio amore per la scienza pura, tengono il dilettantismo numismatico; io considero invece il dilettantismo come 34 SOLONE AMBROSOLI il tronco su cui può sempre innestarsi e prosperare la scienza; e la mia convinzione è suffragata da nu- merosissimi esempi. Tanto più che nella Numismatica, per la natura affatto particolare dei monumenti, agevoli da racco- gliere e da conservare, e quasi sempre ottenibili col solo sagrificio pecuniario, si può osservare questo fenomeno, che nello studioso si confonde quasi co- stantemente il raccoglitore; forse anche perchè la mancanza di qualsiasi insegnamento costringe ciascuno a ricorrere al metodo autodidattico del raccogliere i monumenti stessi che formano soggetto de' suoi studi. È quindi assai difficile a noi, per non dire im- possibile, il tracciare una linea netta di confine fra la dottrina e il dilettantismo; poiché spesso lo scien- ziato, l'autore di scritti profondi intorno a qualche punto particolare della Numismatica, nella vita pratica è un appassionato raccoglitore, che, come tale, se non può disporre di mezzi ingenti, suole professarsi egli stesso per semplice dilettante. D'altronde, senza i dilettanti, o meglio, nel caso nostro, senza i raccoglitori, la Numismatica intristi- rebbe e si disseccherebbe in breve, come una pianta priva d'alimento. Dirò anzi che la Numismatica, quale scienza, si nutre appunto in gran parte col contributo che le arrecano i mille e mille dilettanti ; e spesso un modesto raccoglitore, col sottrarre alla distruzione un monumento, col concederne liberalmente la pub- blicazione ad uno scienziato, si rende benemerito degli studi altrettanto e forse più di un erudito ma sterile indagatore. Taccio delle grandi collezioni private, che assurgono talvolta alla dignità di veri Musei, e come tali apprestano non di rado la materia alle elucubra- zioni della stessa scienza ufficiale. Tutti insomma, e studiosi e raccoglitori, possono contribuire all'incremento della Numismatica, di questa DELLA NUMISMATICA COME SCIENZA AUTONOMA 35 degna alleata dell' Archeologia, della Storia, dell'Eco- nomia Politica, che a sommi cultori di tali severe di- scipline fornisce argomento di mirabili investigazioni, e che in mille altre guise può giovare alle scienze ed alle arti. Me felice, se saprò destare interesse per la Nu- mismatica; me felice, se il mio insegnamento non riuscirà troppo ìmpari alla nobiltà del soggetto, e se saprò trasfondere in altri l'ardore sincero da cui sono animato. Allora forse verrà un tempo in cui, non a me, — oscura guida, sentinella perduta della scienza, — ma a qualcuno fra' miei ascoltatori, e principalmente a voi, giovani colti e volonterosi, a voi che in questa illustre Accademia attingete dalla viva voce di insigni maestri, come da una fonte cristallina, quei preziosi addottrinamenti onde sarete confortati per tutta la vita, sarà dato, col soccorso della Numismatica, di penetrare talvolta le tenebre della Storia, di lumeg- giare o risuscitare figure ignorate o cadute nell'obblio, di aggiungere nuove gemme alla corona dell' arte , di combattere vittoriosamente e di sfatare errori inveterati. A me forse, allora, la soddisfazione, umile ma profonda, di avervi additato una via, aspra talvolta e faticosa, ma che conduce securamente al Vero. MONETE DI MILANO I X E DITE Supplemento all' Opera : Le Monete di Milano da Carlo Magno a Vittorio Emanuele II, pubblicata nel 1SS4 da F. ed E. Giucchi. E vano pretendere che un lavoro qualunque, specialmente se complesso, possa riuscire perfetto di primo acchito. Per avvicinarsi alla perfezione , esso ha bisogno di venire successivamente ritoccato, cor- retto, migliorato, ingrandito; ed in tale persuasione, noi non ci siamo mai illusi che la nostra descrizione delle Monete di Milano fosse completa ed esatta in tutti i suoi particolari. L'abbiamo pubblicata, nove anni or sono, come meglio da noi allora si poteva, quando ci sembrò d'averla abbastanza studiata; ma, già facendo la prima edizione, presentivamo il bisogno di una seconda che, oltre alle correzioni di inevitabili inesat- tezze, vi aggiungesse quello che nella prima era stato dimenticato, o per meglio dire, quello che allora ci era ignoto, e che sarebbe venuto a nostra cognizione dappoi, come ci venne infatti , appunto perchè esi- steva la prima edizione. Come avevamo previsto e desiderato, parecchie collezioni, che da anni giacevano ignorate e sepolte, vennero ordinate e classificate , risorsero per cosi 38 i- ED E. GNECCHI dire da uno stadio di letargo a quello di una nuova vita, e furono notevolmente accresciute, precisamente perchè v' era il mezzo di ordinarle e classificarle ; e in seguito all' ordinamento e alla classificazione vennero alla luce monete fino allora sconosciute , e che probabilmente sarebbero rimaste tali per molto tempo ancora. Qualche altra collezione deve al mede- simo incentivo i suoi principii e i progressivi aumenti ; cosicché nel nuovo elenco di monete che pubblichiamo, insieme alle collezioni già note e ora aumentate, se ne vedranno figurare parecchie nuove, sulle quali ci sia lecito sentire con compiacenza una specie di pa- ternità morale. Oltre a ciò , dopo la pubblicazione del nostro lavoro, i negozianti di numismatica si diedero pre- mura, frugando in parecchie collezioni estere, di pro- curarci , come più interessanti per noi , le monete milanesi, che mancavano alla nostra descrizione o che più o meno ne differivano, ed è colla contribu- zione di tutti questi elementi che ci venne fatto di riu- nire un buon numero di monete inedite o varianti, che meritano d'essere aggiunte alla Descrizione generale, onde avvicinare d'un passo la vagheggiata perfezione. A tale scopo contribuiranno pure alcune rettifiche d'attribuzione , dovute agli studi di parecchi egregi colleghi, e alcuni complementi di descrizione, ottenuti coll'esame di esemplari migliori dei primi esaminati e venutici nelle mani solo posteriormente alla prima pubblicazione. Oltre le monete inedite e le varianti capitateci in questo frattempo, uniremo a questo Sup- plemento le poche inedite da altri pubblicate dopo la comparsa del nostro libro, in modo che le nostre due pubblicazioni riunite possano comprendere tutto quanto si conosce fino ad oggi in fatto di monete milanesi. Ci si potrà ora dimandare perchè , avendo MONETE DI MILANO INEDITE 39 raccolto questi nuovi materiali, non facciamo addirit- tura una rifusione completa del nostro lavoro. Alla quale dimanda risponderemo che il tempo non ci sembra ancora maturo per tale rifusione ; e d' altra parte, non volendo che i materiali raccolti arrischias- sero d'andare smarriti , come avvenne di tante me- morie manoscritte, abbiamo creduto opportuno pub- blicarli nella Rivista, sia a comodo dei raccoglitori attuali di monete milanesi, sia perchè un giorno pos- sano, o a noi stessi o ad altri, servire a formare l'Edi- zione definitiva delle Monete di Milano. Nella descrizione , abbiamo adottato il metodo identico a quello da noi seguito nella prima pubbli- cazione. Diamo cioè la descrizione delle monete di- stinte per metallo, oro , argento e rame , e per cia- scun metallo in ordine decrescente di valore. Dap- pertutto dove ci fu possibile, segniamo il peso, citiamo le collezioni in cui le monete si trovano , e infine , per uniformarci completamente al nostro primo la- voro, di cui il presente dovrebbe essere una appen- dice, diamo il grado di rarità e il valore mercantile di ciascuna moneta. In un solo particolare ci siamo scostati dai limiti prefissi in quel nostro lavoro. Abbiamo cioè ommesso tutte quelle monete dei Carolingi e dei re d'Italia, le quali non hanno che la leggenda ximstiana religio senza alcuna indicazione di zecca. — Tra le inedite o varianti trovammo pure un discreto nu- mero di queste monete, ed altre ne pubblico il Gariel nella sua bell'opera sulle Monete dei Carolingi (", uscita contemporaneamente alla nostra. Queste mo- nete tuttora di incerta attribuzione, ci proponiamo (il Gariel, Les monnaies royales ' - HLVD VVICVS IMP ÀVG. Busto laureato a destra. 4-' F. KI) E. GN'ECCIJ] R* MEDIOLANVM. Tempio tetrastilo con una croce nel mezzo. Coli. Gnecehi a Milano. Arg. R. 7 L. 250 (1). 2. Denaro 2* Var. n. 1-2. P HLVDOVVICVS IMPAVC Busto e. s. 9 - Come il precedente. Arg. R.' L. 250. Gariel, Les montiaies royales de France sous la race carolingienne. Paris, 1883-85, in-4. Parte II, pag. 180; tav. XVII, n. 82. 3. Denaro (gr. 1.580). — f l Var. n. 1-2. & HLVDOVVICVS IMP AVG. Busto e. s. JJ — Come i precedenti. Coli. Papadopoli a Venezia. Arg. R. 7 L. 250. 4. Denaro. - Inedito. & + HLVDOVVICVS IMP. Croce e. s. 9 — MEDIO LANVM, in leggenda circolare intorno a un tempio tetrastilo sormontato da una croce. Arg. R. 8 L. 300. Gariel, Op. cit. Parte II, pag. 179; tav. XVII, n. 81. 5. Denaro (gr. 1.900). — Var. n. j-j. ^ — + HLVDOIIVICVS IMP. In un circolo periato , Croce avente all'estremità del braccio inferiore un globetto. 9 — MEDIO LANVM in due righe entro un circolo periato. Coli. Gnecehi. Arg. R. 4 L. 50. (1) Anche relativamente ai prezzi delle monete, abbiamo dovuto introdurre delle modificazioni su quelli pubblicati nel nostro libro. Queste si riducono quasi tutte a diminuzioni , dipendenti dalla scoperta di ripostigli, che aumentarono il numero degli esemplari conosciuti, o dal- l' aver trovato in talune collezioni esemplari dei quali prima ignora- vamo 1' esistenza. MONETE DI .MILANI i INEDITE 6. Denaro (gr. 1.600). — 2 a Var. n. j--j. i& + HLVDOVVICVW • |MP. Croce entro un circolo periato. 9' MEDIO LANVM • in due righe e. s. Coli. Boyne. Arg. R. 4 L. 50. LOTARIO I IMPERATORE E RE I)' ITALIA. I84O-855). r. Denaro, (gr. 1.500). — / "or. n. i-j. \y -- + H.OTHÀRIVS IMP. Croce in un circolo periato. Iy MEDIOL • in una riga nel campo. Coli. Boyne. Arg. R.- L. 20. 2. Denaro (gr. 1.250). — 2 1 l'ar. n. i-j. i& + H.OTHNRIVS (sic) IMP (Fra le due aste superiori della prima H. un punto). Croce e. s. ij> — MEDIOL in una riga nel campo. Coli. Verri (esemplare corroso). Arg. R.-' L. 20. NB. Conserviamo, come abbiamo fatto nelle Monete di Milano, il nome di Verri alla collezione formata or fa un secolo dal conte Pietro Verri e continuata dal conte Gabriele, attualmente in pro- prietà del conte Lorenzo Sorniani Andreani, il quale l'ha pure au- mentata in questi ultimi anni. 3. Denaro (gr. 1.450). — }* Var. n. i-y. & - H-OTHÀRIVS IMP. Croce e. s. 9 — MEDIOL* in una riga nel campo. Museo d'Antichità a Parma. Arg. R.- L. 20. 4. Denaro (gr. 1.340). — 4* Var. n. i-j. i& + HI oTHARIVSIMPAV ITH in monogr.). Croce e. s. 9» — MEDI oL in una riga nel campo. Museo Civico di Brescia. Are. R.- L. 20. M K. ED E. GNECC11I BERENGARIO I RE D' ITALIA. 1 888-924I. 1. Denaro (gr. 1.820). ■ Var. n. 1-2. £f - + BERINGARIVS ■ RIX. Nel campo, in un circolo periato, Monogramma di Cristo. R> - + XRISTIANA RELIGIO. Nel campo , in tre righe : IVEDI C OLA. Coli. Verri. Arg. R - 3 L - 3°- 2. Denaro (gr. 1.700). — 2 a Var. 1-2. W — + BERENGÀRIVS • REX. Come il precedente. fjj _ + XRISTIANA • RELIGIO. Nel campo, in tre righe: MEDI C OLA. Coli. Boyne. Arg. R. 3 L. 30. 3. Denaro (gr. 1.620). — J' 1 Var. 1-2. B' + BERENCARIVS INIP. C. s. ì]ì - + XRISTIANA PILGIO. Nel campo, e. s.: MDI C OLA. Coli. Verri. Arg, R. 8 L. 30. 4. Denaro. — 4* Var. 1-2. & - + REPIIICAPIVS REX. C. s. Ijj _ + XPISTIANA PIIICIO. Nel campo, e. s.: IVEDI C OIA. Arg. R. 3 L. 30. Gariel, Op. cit. Parte II, pag. 344; tav. LXV, n. 1. 5. Denaro (gr. 1.020). — Inedito. i& - BERENCARIVS RE.... Entro un circolo, Croce accan- tonata da quattro punti. 9. — MEDIOLANIVM. Tempio tetrastilo sormontato da una croce. Coli. Osnago a Milano. (Esemplare mancante di un pezzetto). Arg. R s L. 300. MONETE DI MILANO INEDITE 45 RODOLFO DI BORGOGNA RE D' ITALIA. (922-926I. r. Denaro (gr. 1.400). — Var. n. 1-4. & -- + RODVLFO • PIVS • RE. Nel campo, entro un cir- colo, Monogramma di Cristo. R. - + XPISTIÀNÀ • RGIO. Nel campo, in due righe: NIDI OLA. Coli. Boyne. Arg. R. 3 L. 40. 2. Denaro. — 2 A l ~ar. n. i-j. B' - RODVLFVS. Come il precedente. I>' + IIITIANA CCIO. Nel campo, in due righe: NIDI OLA. Arg. R. 3 !.. 40. Gariel, Op. cit. Parte II, pag. 350; tav. LXYII, n. 7. UGO DI PROVENZA RE D' ITALIA. I926-945I. 1. Denaro (gr. 1.5601. — Var. n. 1. 1»' - + HVGO • PIVS • IN1P ■ RX. Nel campo, entro un circolo, le lettere IYXI disposte a guisa di croce. R-' + XPISTIANA • RGIO. Nel campo, in due righe: NIDI OLA. Coli. Boyne. Arg. R.' L. 100. UGO E LOTARIO II RE I)' ITALIA. 193 E-950). 1. Denaro (gr. 1.600) — Var. ti. 4. i& ■ ■ + VGO LOTARIO RES. Nel campo, entro un circolo, le lettere: 1XYI, disposte in croce. 46 k. i:i> 1:. fixicccm 9+ XRISTIANA REIO. Nel campo, in due righe : IVEDI OLA. C'oli. Gnecchi. Arg. R. 5 L. 200. 2. Denaro (gr. 1.400). 2' Var. n. _/. &' -- VGO LOTARIO RE&. Come il precedente. 1> - XPISTIANA RGIO. Come il precedente. Coli. Verri (esemplare guasto). Arg. R. 1 '' L. 200. 3. Denaro, (gr. 1.8001. f Var. n. 4. & - + VGO • LOTARIO REGES e. s. 9 - + XPISTIANA • RELIGIO e. s. Coli. Municipale di Milano. Arg. R. fi L. 200. 4. Denaro (gr. 1.550). - -/' Var. n. ./. fi> _ + v&0 LOTARIO RES e. s. 9/ - + IOSTIANA ICIO e s. Museo Civico di Trento. Arg. R. 6 L. 200. 5. Denaro — / a F^r. ». ./. & - + VGO LOTHARIO REGES (THA in monogr.l e. s. 9 - + XRISTIANA RELIGIO e. s. Arg. R.' ; L. 200. Gariel, Op. cit. Parte II, pag. 346, n. 2; tav. LXV. BERENGARIO II (?) RE D' ITALIA. (95O-961). 1. Denaro. r& — + REPIIICARIVS PEX. Nel campo, in un circolo per- iato, monogramma di Cristo. 9' + XPISTIANA PIIICIO. Nel campo, in tre righe: IVEDI C OIA. Arg. R. 1 '' L. 40. Gariel, Op. cit. Parte II, pag. 347, n. 5 ; tav. LXV. NR. Onesto denaro è dal Gariel attribuito a Berengario II. MONETE IH MILANO INEDITE 47 BERENGARIO II e ADALBERTO RE D' ITALIA. (95O-962). 1. Messo denaro igr. 1.420). Var. n. 1. i& - + BERENGARIVS RE. Nel campo, in un circolo, mo- nogramma di Cristo. 1> - + ADELBERVTS R. Nel campo, in due righe: IVEDI OLA. Museo di Parma. Arg. R.' ; L. 100. 2. Mezzo denaro (gr. 1.4101. — 2 A Var. n. 1. J& - - + BERENKARIVS RE. C. s. 9* - + ADEIBERVS REX. Nel campo, in due righe : MD OLA. Coli. Papadopoli. Arg. R.' ; L. 100. 3. Mezzo denaro (gr. 1.4231. f- Var. n. 1. i& - + BERENKARIVS RE. C. s. 9+ ADELKIVTI. Nel campo , in due righe : MD OLA. Coli. Bertolotti a Milano. Arg. R.' ; L. 100. OTTONE I DI SASSONIA IMPERATORE E RE IHTAI.IA. I962-973). 1. Denaro |gr. 1.303). l'ar. n. 1. & — + IMPERATOR. Nel campo, entro un circolo : OTTO colle lettere disposte a guisa di croce. 1> - Nel campo , in quattro righe : AVG MED IOLA NIV, Isenza + davanti a MEDI. Coli. V'erri. Arg. R. 3 L. io. 2. Denaro (gr. 1.7001. — -"' / ar. n. 1. I>' - IMPERATOR. Nel campo: OTTO, e s. 4 8 K. EU E. GNECCHI R. - Nel campo, in quattro righe : ÀVG +MED IOLA NW. Coli. Verri. Arg. R? L. io. NB. Leggenda e caratteri retrogradi tanto nel dritto che nel rovescio. 3. Denaro (gr. 1.490). — J* Var. n. 1. B' - IMPERÀTOR. Nel campo : OTTO, e. s. Ri : Nel campo, in quattro righe : AVG +MED IOLA N. Coli. Boyne. Arg. R. 2 L. 15. 4. Denaro (gr. 1.2201. — 7' 1 Var. n. 1. B 1 - ■ + IMPERÀTOR. Nel campo : OTTO, e. s. 9' — Nel campo, in quattro righe: AIV +MED IOLA AGV. Coli. Gnecchi. Arg. R. r L. 15. 5. Denaro (gr. 1.200). Inedito. B* — + OTTO • IMPERÀTOR. Croce accantonata da quattro bisanti. R;' — MEDVILANVM, in leggenda circolare intorno a un tempio tetrastilo sormontato da Croce. Coli. Boyne. Arg. R. fi L. 300. ENRICO 11 IMPERATORE E RE D'iTALIA. (IOI3-IO25). r. Denaro (gr. 0.710). - Var. n. 1. B" + IMPERÀTOR. Nel campo, in un circolo periato, in tre righe: HE RIC N. R. - Nel campo , in quattro righe : AVG +MED OLA NIV. Coli. Gnecchi. Arg. R.- L. 5. 2. Denaro (gr. 0.700). — 2 a Var. n. 1. B -- + IMPERÀTOR. Nel campo, in tre righe, e. s. : te RIC N. Due cunei diretti l'uno fra le lettere N ed R, l'altro fra le lettere N e C. Ri — Come il precedente. C'oli. Gnecchi. Arg. R. 2 L. 5. MONETE DI MILANO INEDITE 49 CORRADO II DI FRANCONIA IMPERATORI-: E RE I)' ITALIA. I [O24-I039). r. Denaro (gr. 1.3301. - Inedito. •B' — + IMPERATOR. Nel campo, in un circolo periato, in tre righe: CH VNR AD. 9 — + MEDIOLÀNV. Nel campo, entro un circolo, Croce. Coli. Bovile. Ari;. R. s L. 300. ENRICO III, IV o V DI FRANCONIA IMPERATORI E RE I)' ITALIA. li 039- II25I. 1. Denaro (gr. 1.0001. I ar. n. 1. B - + IMPERATOR. Nel campo, in un circolo periato, e in tre righe: HE RIC N. Dal circolo partono tre cunei, due al basso, uno in alto a sinistra e si dirigono verso il centro. 9' " MEDIOLÀNV. In un circolo periato, Croce. Coli. Municipale, Gnecchi. Arg. R. L. 2. NB. Di questo denaro esistono molte varietà per i cunei che si trovano nel diritto. Nella collezione Municipale, in quella Vigano e nella nostra ritrovammo degli esemplari con un solo cuneo, ani due, tre e quattro cunei, variamente disposti. Crediamo opportuno citarli, ritenendo per fermo che questi segni non siano capricci degli incisori, ma segni convenzionali degli zecchieri, per indicare o le varie emissioni, o la loro data, o il loro quantitativo, come infatti si ritrovò in altri casi, col sussidio dei documenti. — Ne teniamo quindi nota, 5° F. E\> E. G.NECCIU nella probabilità che si possa in seguito, col progredire degli studi, trovare una ragione di questi segni. — Accenneremo intanto che la medesima varietà di cunei abbiamo notato anche ncWObolino di questi Enrici, da noi pubblicato al n. 6 (pag. 21 delle Monete di Milano). 2. Denaro (gr. 0.700). - 2 A Var. n. 1. jy — + IMPERÀTOR- Nel campo, in un circolo periato e in tre righe : HE RI-C- N. ht - Come il precedente. Coli. Municipale, Gnecchi. Arg. R. L. 2. 3. Denaro (gr. 0.510). Var. n. 2. i& -- + IMPERÀTOR. Nel campo, e. s.: HE RIC O- (nell'O una croce). R>' -- MEDIOLANV (nell'O una croce). Nel campo, in un circolo e. s., Croce. Coli. Gnecchi. Arg. R. L. 2. 4. Denaro (gr. 0.450). Var. n. /. Ty -+ IMPERÀTOR. Nel campo, e. s., : 85 HE RIC ®& 1> — MEDIOLANV. Nel campo, e. s., Croce. Coli. V'iganò a Desio. Arg. R. L. 2. 5. Denaro (gr. 0.500). Far. ;/. i-/. D' -- + IMPERÀTOR. Nel campo, e. s. : • HE NRI C- 9' +MEDIOL. Nel campo, e. s., Croce. Coli. Gnecchi. Arg. R. L. 2. FEDERICO 1 DI SVEVIA IMPERATORE E RE D'iTALlA. Il 1 52-II90). 1. Denaro (gr. 0.750). — Var. n. 1. V -- + FREDERICK". Nel campo, in un circolo periato, le lettere IPRT disposte in t'orma di croce (senza il punto centrale). MONETE DI MILANO INEDITE R — Nel campo , in un circolo periato, in quattro righe AVG +NED IOLA NIV. Coli. Gnecchi. Arg. R. L. 2. 2. Dinaro igr. 0.8001. — / ar. 11. 1-2. T¥ + FREDERICVco. Nel campo e. s., le quattro lettere IPRT senza punto fra loro, disposte in torma di croce, intorno ad un punto centrale. K Nel campo, in un circolo e. s., in quattro righe: AVG +MED IOLA NIV. Coli. Gnejchi. Arg. R. L. 2. ENRICO VI DI SVEVIA IMPERATORE E RE I)'lTAI.IA. I [ 190-1 197I. 1. Grasso igr. 2.1001. Var. n. 1. ì? + INPERATOR. Nel campo, in un circolo periato, in tre righe: KE RIC -N- 9 " MEDIOLANV. Nel campi >, in un circolo periato, Croce. Dal circolo partono due cunei, che si dirigono verso due angoli adiacenti della croce. Coli. Gnecchi. Arg. R. L. 6. FEDERICO II DI SVEVIA IMPERATORE E RE D'ITALIA. I I2l8-I250l. 1. Denaro (gr. 0.850). — Var. n. 1. /& + FREDERICVS. Nel campo, in un circolo periato, le lettere I • P • R • T disposte a guisa di croce. 1;4 +MI DIOLA NVM in tre righe, nel campo. Al disopra e al disotto un trifoglio fra due punti. Coli. Vigano. Arg. R. L 2. V. Kl) K. GNECCHI 2. Denaro (gr. 0.850). 2 a Far. n. 1. ,& — Come il precedente. 1} + MC DIOLA INVIVI. C. s. Coli. Vigano. Arg. R. L. 2. 3. Denaro (gr. 0.830). /' Yar. n. 1. & Come i precedenti. ]>' + MF DIOLA NVM. C. s. Coli. Vigano, Gnecchi. Arg. R. L. 2. 4. Denaro (gr. 0.850). — 4" Var. n. 1. , B" Come il precedente. 1> + M€ DIOLA NVM. C. s. Coli. Osnago a Milano. Arg. R. L. 2. » 5. Denaro (gr. 0.870). — /■'' /"ar. ». /. ,iy - + FREDERICVS. C. s. 9' - + ME DIOLA NVM. C. s. Museo di Parma. Arg. R. L. 2. 6. Denaro (gr. 0.880-0.8601. - - d* Far. ;;. 7. jy — Come il precedente. l]l - MG DIOLA NVM. C. s. Coli. Papadopoli, Vigano. Arg. R. L. 2. 7. Denaro (gr. 0.600). 7* Far. n. 1. & -- + FREDERICVS. C. s. ^ - +ME DIOLA NVM in tre righe, ma senza fregio sopra e sotto la leggenda. Coli. Verri (moneta foderata |. Arg. R. L. 2. 8. Denaro (gr. 0.850). — ■■ (iXECCHI 3. Ambrosino (gr. 2.800). — Var. n. 4. %y - MEDIOLANV. Nel campo, in un circolo periato, Croce con due mezzelune a due angoli opposti. R SCS ■ AN ■ BROSIV- 11 Santo seduto, mitrato e nimbato, col pastorale nella sinistra e la destra in atto di benedire. Coli. Bologna. Arg. R. L. 2. ENRICO VII DI LUSSEMBURGO IMPERATORE E RE o'iTAI.IA. (T3IO-I313). 1. Grosso (gr. 4.100). Var. ». 1. /& — HNRIC ■ IPÀT verticalmente in mezzo ai Ss. Gervaso e Protaso. In giro S • GERVASI ■ S • PROTASI. Ti' S • AMROSI • (sicl MEDIOLANVM • Il Santo seduto, nimbato e mitrato, in atto di benedire. Coli. Municipale. Arg. R. 3 L. 25. 2. Soldo (gr. 2.030). — Var. 71. ./. V — HENRIC • IPAT verticalmente fra i Ss. Gervaso e Pro- taso. In giro S ■ GERVASI S • PROTASI. R-' - S AMBROSIVS MEDIOLANVM. Il Santo e. s. Coli. Municipale, Papadopoli. Arg. R. :; L. 30. 3. Grosso (gr. 3.760). — Var. 11. j. ,©'--+ HNRICVS : REX : Nel campo, in un circolo per- iato, Croce accantonata da quattro trifogli. $ - MEDIOLANVM. 11 Santo e. s. Museo di Parma. Arg. R. : ' L. 5. LODOVICO V DI BAVIERA IMPERATORI". E RE D'iTALIA. lT 3 T 4- T 3 2 9>- 1. Soldo (gr. 2.075). — Var. n. 1. & - LVDOVICVS REX verticalmente fra i due Santi Ger- vaso e Protaso. In giro S . GERVASI S • PROTASI. MONETE DI -MILANO INEDITE DO 1> S AMBROSI MEDIOLANVM. Il Santo seduto, mitrato e nimbato , in atto di benedire. Ai lati del trono, due trifogli. Coli. Bovne. Arg. R. 4 L. 40. I. Denaro (gr. 0.640). — Var. ti. /. & - + LVDOVIC IMPATOR. Croce. JJ - Nel campo, in tre righe: + ME DIOLE NVM. Sopra e sotto una stelletta tra due trifogli. Museo di Parma. Arg. R. L. 3. LUCHINO E GIOVANNI VISCONTI SIGNORI DI MILANO. » I339-I349)' 1. Grosso (gr. 2.900). / ' -- IOHES • &. • LVCECHINVS • VICECOMITES. K. — Come i precedenti. Coli. Vigano, e Carle di l'in Gavazzi. Arg. R. L. 5. NB. Nel Grosso di Giovanni e Luchino, da noi descritto al num. 3 delle Moniti di Milana e di cui abbiamo dato qui alcune varianti, la incorniciatura della croce gigliata del rovescio e formata da quattro semicerchi, le interse/ioni dei quali sono ornate ora da una stelletta, ora da un trifoglio. 56 F. EU E. GNECCHI D GALEAZZO II e BARNABÒ VISCONTI SIGNORI DI MILANO. (I354-I385)- 1. Grosso (gr. 2.620, 2.500, 2.450). Var. n. 2. i& - + BERNABOS • &. • GÀLEAZ • VICECOMITES- Nel campo incorniciato la Biscia fra le iniziali B • G. Ai quattro angoli esterni della cornice, quattro rosette o stellette. $ S • AMBROSI MEDIOLÀNVM. Il Santo seduto col pa- storale e lo staffile. Museo di Parma, Vigano e Gnecchi. Arg. R. L. 3. NB. Nella collezione Vigano esiste un esemplare di questo grosso, in cui nel dritto il campo è libero, senza rosette ne stellette. 2. Grosso (gr. 2.4001. — 2" Var. 11. 2. £Y - + BERNABÒ &. GÀLEAZ ■ VICECOMITES. Come il pre- cedente. 9 — Come il precedente. Coli. Vigano. Arg. R. L. 3. 3. Grosso (gr. 2.650). - /' Var. 11. 2. jy — + BERNABOS • & • GÀLEAZ • VICECOITES. Come i precedenti. 9' - S • AMBROSI • MEDIOLANV. Come i precedenti. Museo di Brescia, Vigano. Arg. R. L. 3. 4. Grosso (•{!-. 2.6501. — 4* l ar. il 2. ^y — Come il precedente. $ S AMBROSI • MEDIOLÀNVM. C. s. Coli. Gnecchi. Arg. R. L 3. MONETI 7 . DI MILANO INEDITI. 3/ 5. Pegionc (gr. 2.550-2.520). Var. n. /. \)' BERNABOS ■ &. • GALEAZ • VICECOMITES. Nel campo incorniciato la Biscia fra le iniziali B • G- Al disopra l'Aquila imperiale. Nei quattro angoli esterni della cor- nice quattro borchie. 9 S ■ AMBROSI MEDIOLANV. 11 Santo seduto col pa- storale e lo staffile. Musco di l'arnia. Arg. R. L. 3. 6. Denaro Mezzo denaro? (gr. 0.380). - Var. 11. 7. 1»' ■ + • B • G • VICECOMES. Croce fiorita. 1> Nel campo, in tre righe: +ME DIOLA NVM. A! disopra e al disotto, la Biscia fra due trifogli. Coli. Gnccchi. Arg. K.' ; L. 50. 7. Denaro o Mezzo denaro (gr. o. joo). _ >: Var. 11. 7. !>' + B • G • VICECOITES. Croce fiorita. B — Come il precedente. C'oli. Bcrtolotti. Arg. K. L. 50. GALEAZZO II VISCONT SIGXOH E DI MILANO. '1354-13781. Negli Avvi riunenti preliminari alle nostre Monete di Milano Ipag. XXYl, parlando delle controversie che nascono talora fra i numismatici sulla attribuzione di qualche moneta, dicevamo quanto segue: " Il fiorino d'oro e alcune e torse F. 1.1) I.'. GNECCIIl " tutte le monete d'argento fin qui attribuite a Galeazzo li " Visconti, da taluno vorrebbero invece attribuirsi a Gian " Galeazzo Visconti, e le ragioni addotte sono tutt' altro che " deboli e inconcludenti... Noi siamo stati lungamente titubanti " fra l'ima e l'altra ipotesi; ma, considerando chele ragioni " addotte a favore dell' attribuzione a Gian Galeazzo, per " quanto buone, non sono affatto incontestabili, non abbiamo " osato urtare troppo radicalmente contro l'opinione fin qui " prevalsa, e abbiamo conservato quelle monete a Galeazzo II, " salvo a ricrederci quando nuovi studii e nuove ricerche " facessero mutare l'attuale nostro dubbio in certezza. „ Ora questi studii e queste ricerche furono fatte appunto da due egregi nostri Collaboratori, il Cav. Giuseppe Gavazzi e il Dott. Solone Ambrosoli, e le pubblicazioni da loro fatte in questa medesima Rivista, hanno, a nostro parere , sciolta definitivamente la quistione e indicato con valide ragioni quali siano le monete realmente battute da Galeazzo II , e quali vadano restituite a Gian Galeazzo. Il Cav. Gavazzi, nel suo articolo Ricerca del fiorino d'oro di Gian (la/cazzo 1 '/'sconti {Riv. Hai. di Numismatica, Anno I, pag. 411-432), provava luminosamente che il fiorino d'oro X. i da noi pubblicato fra le monete di Galeazzo II, secondo l'attribuzione generalmente ammessa, appartiene invece in- dubitatamente a Gian Galeazzo. Il Dott. Solone Ambrosoli poi, nel suo articolo // ripo- stiglio di Como, pubblicato nella medesima Rivista (Anno IV, pag. 163-171), servendosi de' dati offertigli dalle numerose monete milanesi di quell' epoca contenute nel ripostiglio, riusciva con ingegnose deduzioni a determinare quali, fra le monete d'argento da noi pubblicate, vanno assegnate a Galeazzo II, e quali a Gian Galeazzo. Quei due articoli, ai quali rimandiamo i nostri lettori, ci resero perfettamente convinti della giustezza di quelle attribuzioni, che adotteremo sicuramente per l'avvenire, qualora ci accingessimo ad una seconda edizione delle Monete di Milano, persuasi che reste- ranno sempre definitive. Ecco intanto come risulterebbero suddivise, secondo le deduzioni dei Signori Gavazzi ed Ambrosoli, le monete da noi pubblicate sotto il nome di Galeazzo II. MONETE DI MILANO INEDITE 59 Restano assegnati con certezza a quest'ultimo i numeri seguenti : N. 2. Fiorino d'oro coi tizzoni nel campo del diritto, e al rovescio la leggenda : DNS : MEDIOLÀNI : PAPIÉ : &. C • » 3- Pegione col Drago eresiato fiancheggiato dai tizzoni, nel diritto. „ 7, 8 e 9. Sesini col Drago erestato nel diritto , e al rovescio, il tizzone eolle secchie. Vanno invece restituiti a Gian Galeazzo i numeri se- guenti : N. 1. Fiorino d'oro col Cimiero coronato sormontato dal Drago alato. „ 4, 5 e 6. Pegioni colla Biscia fra le lettere G Z nel diritto. Partendo dunque da questi dati, per noi ormai sicuri, descriveremo fra le varianti inedite di Gian Galeazzo 4 {legioni varianti dal tipo dei pegioni 4-5-6, da noi pubblicati sotto le monete di Galeazzo II. Fiorino (gr. 3.510). - Var. n. 2. B 1 + GÀLEAZ : VICECOMES : fi tre anelli). Galeazzo a cavallo galoppante a destra, colla spada sguainata. La corazza è ornata dalla biscia, e la gualdrappa da due biscie fiancheggiate ciascuna dalle lettere G Z. Queste duo let- tere sono ripetute sul collo del cavallo. Al disopra , ai due lati nel campo, i tizzoni eolle secchie. 9 ■ ■ + DNS : MEDIOLÀNI : PAPIÉ : & C • Nel campo incorniciato, Cimiero sormontato dal drago cristato, fian- cheggiato dalle lettere G Z. Al disotto Scudo colla Biscia. Agli angoli esterni della cornice, j tre anelli. Coli. Gnecchi. Oro. R. 1 L 150. NB. In altro esemplare della nostra collezione , come pine in uno della collezione Papadopoli, i tre anelli del dritto, invece che nel giro , si trovano nella parte superiore del campo a sinistra , dietro la testa di Galeazzo. 6o ZD E. GNECCIII BARNABO VISCONTI SIGNORE DI MILANO. (i354- T 385)- i. Fiorino (gr. 3.500). Var. n. 1. jy + CIMERIV • DNI • BENABOVIS • VICECOMITIS. Nel campo incorniciato cimiero sormontato dal drago alato, fra le iniziali D • B. Al disotto, scudo colla biscia. Agli otto angoli esterni della cornice, otto borchie. 1>' • MDLI • ET • C • DNI • GENERALIS- Nel campo in- corniciato, la biscia fra le iniziali D • B. Al disopra aquila. A ciascuno degli angoli esterni della cornice, i tre anelli. Museo di Parma. Oro R. 4 L. 70. 2. Fiorino (gr. 3.5001 i& - + CIMERIV il precedente. PI — Come il precedente. Coli Bertolotti. - 2 a Var. n. 1. DNI • BENABOVIS • VICECOWIS • Come Oro R. 1 L. 3. Grosso (2) (gr. 2.550). Compi, della Descriz. del n. 11. \y — Anepigrafo. -- Cimiero sormontato dal drago, fra le iniziali D • B. Sulla falda del cimiero, in due righe, SO VF. 5» - Anepigrafo. — Sant'Ambrogio in piedi col pastorale e lo staffile, fra le iniziali D • B. Coli. Verri. Arg. R. s L. 200. (2) A questa moneta da noi descritta nelle Monete di Milano al N. 1 1, e ad una sua variante data al N. 12 , fu da noi , sulla fede del Mulazzani, assegnato il nome di Pegione, mentre indicavamo come Soldo l'altra moneta consimile colle iniziali D B, descritta al N. 13. Stante la MONETE. DI MILANO INEDITE "l Le lettere so vf, che si leggono distintamente sul bellissimo esemplare di questa rara moneta, qui riprodotta, sono probabil- mente le prime quattro lettere di sovfrir con cui comincia la di- visa che si legge sul monumento sepolcrale di Barnabò Visconti, conservato nel Museo Archeologico di Brera: sovfrir . mestvkt . mf.stvoter . sarv . sovfrir 13I. — Su alcuni smalti, certamente ap- partenenti a Barnabò, perchè portano le iniziali n n, leggiamo le lettere so fr, che possono egualmente ritenersi come il principio della citata divisa. 4. Sesino fgr. 1.1201. 1 ar. 11. 1 /. \y + DOMINVS ■ BERNABOS. Biscia. B + VICICOMES • NILI • ET • C • Nel campo, in cor- nice, le due lettere [) B. A ciascuno dei quattro angoli esterni della cornice, un cerchietto. Coli. Osnago. Ani. R. L. 2. rarità di queste monete, non si era potuto farne eseguire l'assaggio, il quale avrebbe dimostrato chiaramente l'errore della denominazione data. L'egregio Don. Cav. l'mberto Russi pubblicava teste in questa A7- iiista {(iride relative (il eorso delle monete milanesi in Reggio d'Emilia, Riv. \ 11D1. , Anno V, fase. IV, pan. 490-91), uir interessante Grida di Gian Galeazzo Visconti dell'anno 13&3 , relativa appunto a queste monete di Barnabò. In essa le due monete sono chiaramente designate come grosso e sesino. Rettifichiamo quindi le loro denominazioni, chia- mando grosso il tipo X. 11-12, sesino il tipo N. 13. Aggiungeremo che scopo della succitata Grida era quello di proi- bire assolutamente In spendita di quelle due monete, itisi prò eo quoti valelntnt tanqiiaui urge illuni ni più ni, et prò argento rupia, ctc. — " Cosi — conchiude il Rossi — è spiegata anche la granile rarità di queste monete, che dovettero scomparire- in breve tempo dalla circolazione dietro il bando assoluto dato loro da Gian Galeazzo. ,, (3I Intorno a questa divisa si torturarono lungamente i cervelli degli studiosi, senza poter mai venire ad una soddisfacente spiegazione. Tra i molti amici, cui abbiamo sottoposto recentemente l'arduo problema, sia in Italia che all'estero, il solo Cav. Giuseppi; Gavazzi ci offre una spiegazione, che, se non potrà essere da tutti accettata assolutamente quale definitiva e inappellabile, offre pero una certa apparenza di atten- dibilità e si adatta ambe al violento carattere del Barnabò, il quale non poteva certo acquietarsi all' ombra di una troppo umile e ras- segnata divisa, come il principio sovfrir m' est vertv potrebbe far supporre. Ecco dunque la spiegazione data dall'amico Gavazzi: SOVfFRIR M* ESI VKrTv Mais EST VO i. TER SA X s RVhK SOVfFRIR, ossia : Soffrire in' e virtù, ma e soffrire causare la hot la senza ri posta re, o meglio senza assalire. E chi ha di meglio si faccia avanti! 62 F. ED E. GNECCHI GIAN GALEAZZO VISCONTI Conte di Virtù (4-5) PRIMO DUCA DI MILANO. ' Come il precedente. Ti, • S • AMBROSI • MEDIOLAN. Conio il precedente. Coli. Papadopoli. Arg. R. L. 2. Maria Sforza (V. n. 6 di questo principe). Il conio poi che servi al dritto di quest'ultimo si ripete al rovescio dell'altro di Francesco II Sforza (V. n. 7, Tav. XXII, n. 51. — Tali collegamenti e tali ripetizioni inducono naturalmente a supporre che tutti questi pezzi siano contemporanei. Li attribuiremmo volontieri a Lodovico il Moro, come il principe ma- gnifico e ambizioso della sua stirpe; e in tal caso bisognerebbe sup- porre che alcuni dei conii da lui apprestati fossero nuovamente impiegati dai suoi successori. Ma forse converrà attribuirli a Francesco II Sforza, l'ultimo dei duchi di Milano, rappresentato nella serie di questi medaglioni, quantunque la vita agitata e le preoccupazioni politiche di questo prin- cipe non Io additino come il più naturalmente indicato a quest'opera artistica. In ogni modo è fuori di dubbio che essi appartengono alla line dell'epoca Sforzesca. • 5» LA LIRA DI GIAN GALEAZZO. Un' altra importante osservazione dobbiamo fare a proposito del pezzo volgarmente e impropriamente detto Lira di Gian Galeazzo, da noi pubblicato tra le sue monete d'argento al N. 2 (pag. 15) e del quale riportiamo il disegno : Questa moneta non e certamente dell'epoca che vorrebbe rappre- sentare. Avendo riesaminato attentamente i vari esemplari custoditi nelle collezioni da noi citate, oltre a quello della collezione Hertolotti , e avendo sentito anche il parere di vari numismatici nostri amici, siamo venuti nella convinzione che questo pezzo o è una medaglia o un gettone dell'epoca sforzesca, o più probabilmente è una falsificazione prodotta verso la fine del secolo dcciniosettimo e che non può in alcun modo appartenere all'epoca di Gian Galeazzo. Dapprima il suo peso, affatto discorde da quello di tutte le mo- nete di Gian Galeazzo e troppo saltuario e variante da un esemplare all'altro (oscilla tra gr. 6,30 e gr. 8,6oj ; poi il busto, che non troviamo in alcun'altra moneta milanese- di quell'epoca, l'abito stesso del Duca, la poca somiglianza del suo ritratto, i caratteri che, per quanto tentino di imitare e imitino abbastanza bene quelli dell'epoca viscontea, esaminati attentamente, non sono identici e lasciano scoprire lo sforzo dell'imita- 64 ¥. I.D !.. GNtCCHI 3. Pecione c. s. (gr. 2.570-2.554). - - j a Var. n. 4-6 e. s. jy + G-ALEAZ • VICECOMES • D • MEDIOLÀNI ■ & • C Come i precedenti. T£ - Come i precedenti. Coli. Gnocchi. Arg. R. L. 2. 4. Pecione (gr. 2.2501. - /' / T ar. 11. _/-6 r. s. \Y Come i precedenti. Sopra la biscia un globetto. \j S • AMBROSIV • MEDIOLAN. Come i precedenti. Coli. Gnocchi. Arg. R. L. 2. zione, meglio riuscito l'orse nel rovescio che non nel dritto ; infine il tipo generale della moneta, più rozzo, pili grossolano del solito, indu- cono in questa certezza, che la moneta non e di quell' epoca e va ra- diata dal numero delle monete di Gian Galeazzo. Ne vale la ragione che la moneta fu pubblicata da valenti numismatici, quali il Muratori, l'Argelati, il Giulini , il Litta, ecc. — Comincieremo dall' osservare che l'errore tu commesso in origine dal Muratori, e che tutti gli altri non fecero che riprodurre da lui il disegno e la descrizione di quella moneta. — Poi, come tutti sanno, i nostri vecchi numismatici, se erano valentissimi per quanto riguarda, la parte storica ed economica delle monete, non avendo però il mezzo di esaminare a loro agio tante colle- lezioni pubbliche e private, come avviene al d'i d'oggi, e non potendo quindi fare i necessari confronti coi pochi e cattivi esemplari a loro di- sposizione , non avevano la pratica tecnica indispensabile per distin- guere le monete buone dalle false, e conoscere dall'arte l'epoca in cui furono coniate ; e così avvenne che tutti, dal più al meno, pubblicarono delle monete false ed inventate, senza emettere su di esse il minimo dubbio. Del resto, se fummo prevenuti nel giudicare questa moneta, fummo anche seguiti, e questo è un motivo di più per giustificare ed anzi ren- dere doverosa e necessaria la rettifica. 11 Muntz in una recente sua opera (His/oire de !' Art pendant la renaissance: I. Lcs Primitìfs. Paris, 1889, pag. 30), riproduce il disegno di questa moneta, colla dicitura: La premiere mannaie moderne a effigie. I.ivre de J. Galt'as Visconti. Egli dice che l'uso di porre il ritratto del principe sulle monete fu rimesso in onore da un Visconti, erede d'una razza di Titani, e aggiunge in nota : " Je veux parler de Jean Galéas " Visconti, due de Milan de 1395 à 1402 (livre en argent publiée par " les frères Gnocchi). Puis cet usagc retombe en désuétude jusque vers " le milieu du quinziòinc siede. „ Ora conviene rendere cinque situili, e, cancellando per le ragioni esposte questa lira dalle monete di Gian Galeazzo Visconti, sia che la si voglia considerare una restituzione sforzesca , sia che la si voglia ritenere una mistificazione posteriore , l'onore del primato nell'aver messo il ritratto sulle monete della serie milanese, va restituito a Fran- cesco I Sforza. MONETI-: DI MILANO INEDITE i> 5. Pegione (gr. 2.550). Var. ». y-y (di Gian Galeazzo). & COMES • VIRTVTVM • D • MEDIOLANI. Cimiero coronai sormontato dal drago alato. Sotto, stemma colla biscia. Il tutto in una cornice. K, S • ABROSII • MEDIOLAN. 11 Santo seduto col pastorale e lo staffile. Coli. Municipale. Arg. K. L. 150. 6. Pegione (gr. 2.5001. Var. n. 6. fi- (Biscia) COMES • VIRTVTVM • D • MEDIOLANI • & C- Croce gigliata e contornata. Quattro punti negli angoli interni della croce. 9 S • ABROSIV • MEDIOLAN. Il Santo seduto col pa- storale e lo staffile. Coli. Municipale. Arg. R. !.. 2. 7. Pegione (gr. 2.4501. 2-' Var. 11. 6. <& — Come il precedente. # S ■ ABROSIV MEDIOLAI. Il Santo, e. s. Coli. Vigano. Arg. R. !.. 2. 8. Sesino (gr. 1.050). Var. 11. jj. ,& + GALEAZ ■ COMES • VIRTVTVM- Croce accani, muta da quattro punti. H> + D MEDIOLANI • VERONE • & C- Biscia fiancheg- giata dalle lettere G Z. Coli. Osnago. Arg. R. L. 2. 9. Sestno (gr. 0.750). Var. n. hj. jy COMES • VIRTVTVM. Cimiero coronato sormontato dal drago alato. Sotto il drago una rosetta. U + : D • MEDIOLANI H • C Croce gigliata. C'oli. Vigano. Arg. R. I.. 2. 10. Sestno (gr. 0.960J. 2 1 ' Var. n. icj. V ■ COMES • ® • VIRTVTVM • e. s. 9' : D : MEDIOLANI ® & • C • e. s. Coli. Verri. Arg. R. !.. 2. 66 f- EU E. GN'ECCHI ii. Sesmo (gr. 0.900). i :i Var. n. 19. & • COMES • • VIRTVTVM • ^ : D : MEDIOLANI & C • Coli. Verri. Arg. R. L. 2. 12. Sesino (gr. 0.750). ^ a Far. n. nj. iy — COMES ■ VIRTVTVM (manca la rosetta sotto il drago). 1> + : D • MEDIOLANI • &. • C. Coli. Vigano, Gnocchi. Arg. R. L. 2. 13. Denaro (gr. 0.740). - Var. n. 21. ry + COMES • VIRTVTVM. Croce gigliata. Un anello a sinistra del braccio inferiore della croce. \j, + : D : MEDIOLANI • & C Nel campo G Z. Coli. Verri. Arg. R. L. 2. 14. Denaro (gr. 0.710). — -?■' 1 ar. ti. 21. \y _ + . COMES • VIRTVTVM • Come il precedente. ]>' + • D • MEDIOLANI • & • C • O s. Coli. Papadopoli Arg. R. L. 2. 15. Denaro (gr. j.0501. j" Var. n. 21. B' + COMES • VIRTVTVM. Croce gigliata. !>' + D • MEDIOLANI • &. • C Nel campo & • Z. Coli. Verri. Arg. R. L. 2. GIOVANNI MARIA VISCON T I SECONDO DUCA DI MILANO. (I402-I4I2). 1. (> russo (gr. 2.550-2. 440-2. 350). / ar. il. 2. W - + IOHANES • MARIA • DVX • MEDIOLANI • & C In una cornice ornata da quattro fiori, la biscia coronata e fiancheggiata dalle iniziali I • M. Sopra la biscia, un punto. U S • ABROSIV MEDIOLAN. Il Santo seduto col pasto- rale e lo staffile. C'oli. Municipale, Osnago. Arg. R. L. 2. MONETE DI MILANO INEDITE 67 2. Grosso (gr. 2.5501. — 2 a Var. n. 2. 9 S • ABROSIV MEDIOLN Coli. Municipale. Arg. R. L. 2. 3. Grosso (gr. 2.3001. — /■' Var. 11. 2. 14 SABROSIV (sic) MEDIOLAN. Musco di Brescia. Arg'. R. L. 2. 4. Grosso (gr. 2.550-2.340-2.2001. 7'' Var. n. 2. & + : IOHANES ■ MARIA DVX • MEDIOLANI : lì S • AMBROSIV MEDIOLANI. Coli. Municipale, Parma, Osnago, Vigano. Arg. R. L. 2. NB. Talvolta la Crocetta nel dritto eli questo grosso è fra quattro borchie. 5. Grosso (gr. 2.600-24801. j" 1 / 'or. 11. 2. i& - + IOHANES • MARIA ■ D MEDIOLANI • & • C • 9' : S ABROSIV ■ • MEDIOLAN. Coli. Municipale, Gavazzi, Vigano. Arg. R. L. 2. 6. Grosso (gr. 2.250). tf a / «r. ;;. 2. & + : IOHANES ■ MARIA DVX • MEDIOLANI & C 9' S AMBROSV MEDIOLAI • Coli. Gavazzi. Arg. R. I.. 2. NB. In questi due ultimi grossi conviene tener nota della dif- ferenza dell'abito di S. Ambrogio, il quale e vestito della pia- neta, mentre in quello descritto allo Tav. IX, n. 2 delle Monete di Milano, porta il manto pontificale. Potrebbe darsi che un assaggio — che noi non abbiamo potuto fare — avesse a dare un titolo diverso e indicare quindi un diverso valore. 7. Grosso (gr. 2.550). 7' 1 Var. 11. 2. ì& — Come il precedente. li S • AMBROSIVS MEDIOLAI. Ai lati del Santo, due cerchietti. Coli. Vigano. Arg. R. I.. 2. 8. Grosso (gr. 2.360-2.3001. 8* Var. n. 2. P - IOHANES • MARIA • DVX • MEDIOLANNI & C 9/ - S • ABROSIV MEDIOLAN. Coli. Osnago. Arg. R. L. 2. NB. Talvolta al disopra della biscia nel dritto di questo Grosso n. 2 e deile sue varianti un cerchietto o una borchia. 68 1'. ED K. CINECCHI - MONETE DI MILANO INEDITE g. Soldo (gr. [.550-1.220). Var. 11. 3. 1»' + : IOHANES • MARIA • DVX • MLI • Scudo inquar- tato coll'aquila e la biscia. 9 + : S ■ ABROSIVS MEDIOLAN. Mezzo busto del Santo. Coli. Municipale, Osnago. Arg. R. 3 L. io. 10. Soldo (gr. 1.200). 2" Var. 11. 3. jy Come il precedente. $ - + S • AMBROSIVS • MEDIOLÀNI. Museo di Brescia. Arg. R. :i L. io. 1 1 . Soldo (gr. 1.100). - Var. n. j. ,B' -- + IOHANNES MARIA. Biscia (senza le iniziali). i> DVX • MEDIOLÀNI & C • Croce gigliata. Coli. Vigano. Arg. R. 5 L. io. 12. Soldo o Sesino |gr. 0.950). Dopo il 11. 6. ■& - { Quadrifoglio I • IOHANES ■ MARIA. Croce colle estre- mità biforcate , racchiusa in una cornice formata da quattro semicerchi ornati di trifogli alle intersezioni. 1> + ■ DVX • MEDIOLÀNI • &. • C • Biscia coronata fra le iniziali I M. Coli. Brambilla, Gnecchi. Arg. R.' L. 20. 13. Bissolo (g r - 0.530). _ Var. !L ^. ,& -- + IOHANNES • MARIA. Biscia coronata. Ri ® DVX MEDIOLÀNI & C Croce gigliata ; un punto in un angolo della croce. Coli. Osnago. Arg. R. 2 L. 5. (Continua). INCISORI DEI COMI DELLA MONETA NAPOLETANA Ben poco e stato finora pubblicato sugli incisori de' conii della moneta napoletana. Nelle ricerche da me fatte nell'Archivio di Stato, a Napoli, mi son venuti sott'occhio parecchi documenti che mi danno occasione di aggiungere altri nomi d'incisori, a quelli pubblicati già dallo Schulz n> , dal Fusco ( 2 >, dal Barone <3>, e di precisare altresì l'operato di cjuesti artisti, e specialmente di quelli del secolo XV e XVI. Voglio sperare che questo studio non sia affatto infruttuoso per la storia dell'arte napoletana. Esso non solo darà uno specchietto abbastanza completo e rigorosamente cronologico dell'arte dell'incisione a Napoli, essendo nella maggior parte napoletani gli artisti che indicheremo; ma darà inoltre occasione a valutare l'importanza diversa di alcuni orafi napo- letani di cui finora si sapeva poco o niente affatto. Eppure dai documenti che avanzano, si rileva che (i) II. VV. Schl'lz , Denkmaler dcr Kunst des Miìielallers in Unter- italien. Doc. (2) Discorso letto al VII Congresso degli Scienziati, italiani. (Vedi gli Atti di quel Congresso!. (3) N. Barone, Le Cedole della Tesoreria Aragonese. (Archivio Sto- rico per le Provincie Napoletane). ARII'RO (,. SA.MIìON ad alcuni di questi incisori furono commessi lavori importanti di oreficeria a cesello. 11 primo incisore di conii, di cui troviamo cenno, è certo Goffredo di Messina (4). Trascrivo qui la notizia che lo riguarda, tratta da regio rescritto del 1271 (25 gennaio) dell'Archivio di Napoli '5). « Scriptum est magistris siclariis Messane. Ex parte Goffridi « Messane fidelis nostri fuit nobis humiliter supplicatimi, ut, cum « ipse tanquam persona utilis et sufficiens ab eo tempore, quo cusa 11 fuit nova moneta de mandato nostro in sicla Messane, per ma- il gistros siclarios eiusdem side statutus fuerit sicut magister scultor 11 cuneorum tam monete, quam regalium et tarenorum qui in 11 eadem sicla necessari i esse videntur, et in eodem servitio nostro 11 nunc moram trahat et sit in antea contracturus , exhiberi sibi « solidos consuetos et debitos prò expensis suis , prout in officio « predecessores sui, qui fuerunt prò tempore, ecc. ». Di lui dunque è il conio dell' Augusta le o ' 'reale messinese che pubblicai nell'articolo : Monnayage de Charles d'Anjou dans l'Italie meridionale (Tav. Ili , n. 3) e, secondo si ricava dal documento da noi riferito, tenne l'ufficio di incisore della Zecca messi- nese, dal 1266 sin oltre il 1271. Però il conio, inciso dal Goffredo, è assai inferiore a quelli eseguiti nel- l'officina di Barletta, e non possiamo tributare grandi elogi al Goffredo, che si dimostra assai goffo nel profilo. Di maggiore importanza è, invece, l'orafo Gio- vanni Fortino, probabilmente brundusino, che dovette eseguire, per alcun tempo, i conii di denari brundusini, (4) Credo inesatta la supposizione deH'Houillard-Bréholles, che cioè Pagano Balduina , direttore della Zecca brundusina durante la prima metà del XIII secolo, abbia inciso il conio per Vai/gustale di Federico II. (5) Reg. Ang., 1272, A. p. 42 a t. INCISORI DEI COMI DELLA MONETA NAPOLETANA e fu chiamato nel 1278 a lavorare quelli per la Zecca napoletana (6 >. E noto quanto interesse pose Carlo nella riforma della moneta, e nella istituzione della Zecca napole- tana, da lui decretata in qucll' anno. Egli aveva chiamato , da Firenze , un valente zecchiere, certo Francesco Formica, cui fu affidata l'amministrazione della nuova Zecca. Le notizie che abbiamo di questo maestro della Zecca napoletana, non ci danno luogo a ritenerlo incisore dei comi. Egli si addimostra invece peritissimo nella tecnica della monetazione e fu incaricato da Carlo di redigere uno specchietto delle precedenti emissioni delle Zecche napoletane, e di proporre efficace riforma per la lega e pel taglio de' metalli. Il Formica propose come tipi, il grosso tornese di Francia ed il fiorino d'oro di Firenze; e la saggia proposta fu messa in esecu- zione l'anno 1278. Da un prezioso documento di quell'anno attingiamo che il sovrano, benché guidato dai consigli dell'esperto zecchiere, prese gran parte nello studio di quella riforma, e propose egli mede- simo il disegno della nuova moneta (7). Se ne fece mandare a Roma la prova, allorché si recò in quella città, per placare il Pontefice; e di l'i scriveva al Formica che l'incisore non lo aveva punto contentato. Quello che specialmente desiderava, era che l'incisione fosse più profonda e che, le let- tere specialmente, avessero a venir fuori con maggior rilievo {S K Malgrado le ragioni di pratica utilità, che lo persuadevano a ^mettere il simpatico conio del reale, è evidente che l'Angioino rinunziava, con ram- (6) Reg. Ang. 1278, D, I'. 150 (Arch. di Stato Nap.). (7) V. Monnayage de Charles I er d'Anjou. (Annuairc de la Socie-te francaise de Numismatique, 1891). (8) Rcg. Ang. 1278, I), 11. 32, f. 240 [Ardi, di Napolii, ARTURO (,. SA.MUON manco, all'effetto del forte rilievo di quella bellissima moneta. Riportiamo al n. i della Tav. I il carlino d'oro eseguito da Giovanni Fortino. Durante il regno di Carlo II, e al principio del regno di Roberto, fu principale incisore della Zecca napoletana certo Perotto , francese (Perroctus gal- licus) (9). Nel 1313, addì 20 giugno, furono nominati incisori de' conii , in seguito alla morte del Perotto, Niccolino Giunta di Lucca e Pietro de Simone di Siena; ma costoro, non sappiamo perchè, furono subito rimandati o almeno trasferiti altrove. Appiè del documento è una nota scritta il 20 agosto che accenna al rinvio di quei due, e alla nomina di Ottavio, figlio del defunto Perotto, e di Giovanni de Madio, napoletano. Costoro esercitarono la carica insino all'anno 1329. Possiamo indicare due conii che furono certamente eseguiti da loro; il carlino, colla ghianda nell'area del dritto, anteriore al 1321, e quello col giglio, coniato nel settembre di quell'anno, siccome si rileva da regio rescritto del 15 settembre 1321 ( IO >. Si ordina con questo di coniare nuova moneta di cui sia scrupolosamente controllato il peso, e sulla quale, perchè agevolmente si distingua dalla precedente emissione, sia sostituito un giglio alla ghianda. Nel 1329, fu nominato incisore dei conii della Zecca di Napoli, Nicola de Murrone, napoletano, e nel 1343 lo vediamo riconfermato in quell'ufficio da Giovanna I collo stipendio annuo di 18 once d'oro ("). (9) Reg. Ang. n. 199 (Ardi, di Napoli). Sotto Carlo II troviamo parecchi orefici francesi occupati a lavorare per la Corte: Stefano Bonus di Auxerre (1300), Stefano Gottofredo, Guglielmo di Verdelay e Miletto d'Auxerre (1304-1323). Costoro avevano lo stesso stipendio percepito dall'incisore Perotto, cioè 18 once all'anno. (Vedi L. Gmelin, e Fusco, Dell'argenteo imbusto di S. Gennaro, pag. 18). (io) Reg. Ang., voi. 228, f. 55. O') Reg. [343, f. 80 t. INCISORI DEI COMI DELLA .MONETA NAPOLETANA Nel 1399 (7 luglio) vien dichiarato maestro dei comi l'orafo Francesco Toccio col solito stipendio annuo di 18 once, e nel 1401 (7 ott.) sono assunti a quell'ufficio Guglielmo Novello c Niccolò Rispolo. In questo periodo però l' incisione dei conii napoletani lascia molto a desiderare. Ad Aquila, invece, e in altre città d'Abruzzo, essi furono assai meglio lavorati; e non e a meravigliare, considerando l'impulso che ricevette quivi, in quel torno, l'arte del cesello. Il Bindi crede che lo stesso Nicola Gallucci abbia inciso alcuni conii abruzzesi; ma questa sup- posizione non è convalidata da alcun documento plausibile. Nel J437, Alfonso I d'Aragona, istituita a Gaeta la Zecca, mentre lottava con Renato, pel possesso di Napoli, affidò l'esecuzione de' conii all'orafo mila- nese Paolo de Roma. Troviamo spesso, nelle cedole aragonesi, menzione di questo artista assai esperto e tenuto in gran conto dal magnanimo Alfonso. Lo Schultz riporta un documento interessantissimo, per effetto del quale vien concesso a Paolo de Roma " in considerazione della sua abilità „ il privilegio di apporre il proprio marchio a tutti gli argenti lavorati nel Reame" 21 . Paolo tic Roma incise nel 1437 il bellissimo conio del ducutone d'oro, col re armato, a cavallo, che fu ripetuto, nel 1441, dall'orefice napo- letano, (lindo d'Antonio "3i. (Vedi il n. 2 della Tav 1). (12) Schllz, Opera citata, 136-137. V. Privilegi C. della Sommaria, voi. I, 1437-39, f. 28. Lavorò anche i suggelli (Ced. 11 della Tes. Arag., r. cxxvi). (13) Guido d'Antonio lavoro per la Corte Aragonese a Gaeta e poi segui il sovrano a Napoli. Alfonso gli affidò parecchi lavori di orefi- ceria per la bella Lucrezia d'Alagno. (Si veda Filangieri , Lucrezia ih Alagno, pag. 46, e N. Barone, Le Cedole di Tesoreria, Cedola XXIX, 1455, pag. 330-331). Nel 1441 fu nominato direttore della Zecca di Gaeta e in un ricevo della Cedola di quell'anno a f. 50 vien detto : argeiiier del Senyur AVi e meslre de ft e monetili. 74 ARTURO G. hAMJìON A Guido d'Antonio successe altro incisore napo- letano, l'orafo Francesco Liparolo, incaricato anche dell'incisione de' suggelli. Addì 5 gennaio 1456, lo troviamo menzionato nelle cedole Aragonesi pel pagamento di un suggello d'argento con l'armi di Aragona e Napoli, scolpite su (*4). Addì 8 giugno, del 1456, Alfonso aumentò la paga da lui percepita pei lavori di Zecca. Invece di 1 '| 2 tornese, per libbra di moneta d'argento o rame, fatta coi conii da lui incisi, gliene concesse 3 per libbra d'argento e rame, e 5 grani d'oro per libbra di moneta d'oro ( T 5). Saune; tutti la passione di Alfonso per le monete antiche. Da un documento, da me rinvenuto, nel- l'Archivio di Stato di Napoli, risulta che il Liparolo aveva incarico di farne ricerca per Alfonso; ed il sovrano gli era assai grato dell'assidua cura che metteva ad accrescere la sua ricca nummoteca. Per questo zelo, per giusto compenso dell'abilità di lui come incisore della Zecca , Alfonso concesse al Liparolo, quanto questi vivesse, 50 carri di frumento all'anno, liberi d'ogni dritto d'esportazione * l6 '. Giova trarre fuori il seguente brano del suddetto documento: » Alfonsus, eie. provido viro magistro Francisco Liparolo de ,1 Neapoli aurifabro ac scultori omnium stamparum et fideli nostro 11 dilecto gratiam nostrani et bonam voluntatem sane actendentes « vestre fidei sinceritatis constanciam nec n >n grata plurima et ac- (14) Cedole di Tesoreria, n. 30, f. 177 t. (Ardi, di Napoli). (15) Regia Camera della Sommaria. Comuni 5, f. 119 1. (Arcli. di Napoli). (161 Esecutoriali della Regia Camera della Sommaria, Voi. I, f. 357 t. (Arch. di Napoli). Nel 1460 (addi 18 febbraio) gli orafi Giovanni de La- manna e Ferrante Miroballis convennero col procuratore di messer Trajano di Santomango, d'incidere e coniare una certa quantità di mo- nete tornesi. (Prot. di Not. : Andrea de Afeltro, 1459-60, a car. 5 , n. Ardi. Not. di Napoli). V. Filangieri, Indice degli artefici, ecc. Voi. II, pag. 38 e 175. Napoli 1891. INCISORI DKI COMI DELLA MONETA NAPOLETANA 75 « cepta servicia per vos maiestati nostre tìdeliter et constanter u prestita et impensa nec non sumptus et varias expensas quas et u quos hactenus subire oportuit et continue facitis circa habita- « tionem et inventionem nionetarum antiquarum tam aurearum ra- ti gèntarum erearum quam aliorum diversorum metallorum in quibus « sculte sunt vetuste imagines et subscriptiones nonnullorum illu- .1 strium virorum quibus quam plurimum oblectamur quin prestatis « ad presens et prestare poteritis et continue prestatis in dictis 11 numismatibus antiquis et sculturis vestris dante domino conti- li nuacione laudabili ex quibus nos nostra grafia dignum et bene- " meritum reputamus ». Ancor più esperto fu Girolamo Liparolo che successe a Francesco nel 1462 "7». Fu il primo a ritrarre il sovrano sulla moneta napoletana, poiché non possiamo ritenere un tentativo di ritratto la testa assolutamente schematica e convenzionale del reale di Alfonso, coniato in Sicilia, a Xapoli, ad Aquila e a Lanciano. Alfonso I, appassionatissimo, com'era, dell'arte, appena vide saggi delle stupende medaglie, eseguite da Vittore Pisano, fu preso da vivo desiderio di avere presso di sé quell'insigne artista, e, nel 1448, venne difatti il Pisanello alla corte Aragonese. Tra le medaglie da lui eseguite per Alfonso, ve n'ha una coniata a foggia d'un mezzo carlino, su cui è ritratta con gran maestria l'effigie del sovrano. F il primo saggio, ch'io conosca di ritratto su di una piastrina metallica andata. Prezioso modello, questo, pei nostri artisti; e nullameno, passarono sedici anni, prima che si tentasse quell'importante innovazione nella moneta. (17) Nelle Quietanze che Ferdinando I lece ad Antonello di' ]'<■- truzzi addi 13 marzo 1467 per i conti dal settembre 1456 all'agosto del 1465, f. 5 t. (Arch. della Cava). — Vedi anche A. Sambon , I carlini ili Ferdinando I d'Aragona. (Rivista Numismatica Italiana, 1891). 76 ARTURO C. SAMBON Neil' Archivio di Milano, trovai un documento, dal quale risulta che Francesco Sforza, duca di Milano , fu il primo a porre sulla moneta il suo ritratto |l8) , al principio dell'anno 1463 "9». Il Duca, scrivendo il 28 marzo di quell'anno al suo amba- sciatore Antonio da Trezzo, dice " de questi denari " che mandiamo là per la prestanza de quelle nostre " gentedarmi, per Facio Gallerano, nostro famiglio " gli serano mille ducati di la nostra ceccha, cioè " delti stampa facta novamente, quali anno scolpita la " e ffis e nos h' a et perchè qui se spendano al precio " deli ducati venetiani volimo che tu proveda con " la M. ,a del Re che se spendano per venetiani et per " quello precio se spendano et corono li venetiani „. F Ferdinando d'Aragona non fu tardo a seguire l'esempio del previdente suo alleato e commise, nel marzo o nell'aprile del 1465, il conio di ducati d'oro, col suo ritratto. - Troviamo nelle Cedole di Tesoreria , dell' anno 1465, che nell'aprile il Tesoriere, ricevette ducati 31, un tari e 12 grana per valore di 796 ferrandini , moneta d'oro, clic il re nuovamente ha ordinata, e fa battere nella Zecca. E del peso, della lega e del valore del ducato Veneziano. I Ferrandini valgono j tari e 17 grana il pecco. Non sono rari gli esemplari del Ferrandino coniato 118) Giova avvertire che la monetina di Giovanni Galeazzo di Mi- lano riportata dai Sigg. Gnecchi e dal Muntz (Les Precurseurs de la Re- naissance) non fu coniata nel XV secolo. I chiarissimi Sigg. Gnecchi , da me interpellati in proposito , mi dissero che erano persuasi della falsità di quella moneta e che si proponevano di dimostrarla lavoro di epoca posteriore e probabilmente del XVII secolo , negli appunti di una prossima appendice alla loro importante opera sulle monete mi- lanesi. Vedi in questo stesso fascicolo : Monete di Milano inedile, pag. 63. (19) Corrisp. colle potenze estere. Napoli, 1463. (Archivio di Stato di Milano). INCISORI DEI COMI PELI. A MONETA NAPOLETANA quell'anno. Il volto del giovane sovrano ha un'espres- sione sorridente ed affabile, ben diversa da quella così triste ed arcigna onde s'impronta l'effigie dei conii posteriori. La figura, da principio, non è trattata con molta inaestria dal giovane Liparolo ; quella dell'Arcangelo, sui carlini, è infatti spesso un po' goffa, ma alcuni degli ultimi conii eseguiti per Ferdinando , sono veramente belli. Quelli del ducatonc d'oro, della medaglia trionfale, coniata nel 1486, del ducato d'oro d'Alfonso li sono, certo, lavori di pregio. Girolamo Liparolo lavorò anche i suggelli e lo troviamo continuamente menzionato nelle Cedole per pagamenti di suggelli da lui loggiati l2 °>. Diamo il disegno di un suggello eseguito nel 1473. (Vedi la Tav. II, n. 2). Tra le monete di Ferdinando I d'Aragona, due ve n'ha ch'io non credo si possano attribuire a Giro- lamo Liparolo. (V. Tav. 1, n. 3 e 4). La perfezione del profilo, l'eleganza e la franchezza, con cui è delincata la figura dell'Arcangelo, dinotano un artista a^sai più esperto del Liparolo. (20) K. C. Sommaria Cornimi, 14, f. 234 t. Barone, Le Cedole della Tesoreria Aragonese (Ardi. St. Napol., 1SS4 , p. 247), Cedola di Teso- reria, TÓ2, f. t88. ARTURO G. SAMBO.N Ma a chi attribuire queste due bellissime inci- sioni? Certo non a Francesco Laurana, artista dal- mata, che lavorò parecchie medaglie, e che fu, per qualche tempo, alla Corte Aragonese, poiché era già tornato da parecchi anni in Provenza. Del medaglista, Costanzo, che fu pure lungo tempo alla Corte di Ferdinando d'Aragona, alla fine della seconda metà del XV secolo , non possono essere, perchè assai diversa è la foggia di quell'artista. Lo stesso si dica del Guazzalotti. Potrebbero forse essere lavori di quel Guido Mazzoni de' Paganini < 21Ì , che lavorò tanto per Ferdinando I, e che, tra l'altre cose, fuse quello stupendo busto in bronzo di Ferdinando , per la cappella di Monte Olivete ? Nessuna prova abbiamo, che lavorasse di bulino, ma l'accuratezza, con cui son condotti i particolari minuti delle sue scolture, ben lo dimostrano atto a piegarsi a lavori di tal fatta, od a tracciare almeno un disegno che altri avrà inciso. Morto Girolamo Liparolo, fu nominato incisore de' conii Bernardino de Bove, anch' egli napoletano. Ebbe l'ufficio nel 1497, come vedesi dal seguente rescritto. « Magnifico Joan Carlo (Gian Carlo Tramontana , direttore u della Zecca) acciocché se possa dare principio , et comenzare ad u cognar moneta con la stampa de nostra Maestà , volimo et per la 11 presente ve concedemo et ordinamo, che con li cogni facti per lo « fedele et dilecto nostro maestro Bernardino de Bove debiate far « cugnar le monete predicte, tenendolo e reputandolo per maestro « de dicti cogni et servendove de ipso in tutte le occurenze che « spedano ad officio suo, respondendoli etiam et facendoli respon- si) 11 Mazzoni venne a Napoli verso il 1489 e Tommasino Lanci- lotto ricorda che aveva dinari assai per essere stalo uno grande tempo con et re Ferdinando de Napoìe. INCISORI DEI COMI DELLA MONETA NAPOLETANA 79 u dere de quanto e stato solito per li tempi passati responderese « ali altri maestri de cogni de questa cecca et così è nostra inten- u cione et firma volunta — non facino altramente se hanno cara u la gratia nostra. u Dato in Castello Capuano civitatis nostre Neapolis (8 aprile u del 1497I » (22). Lavorò egli pure i primi conii di Ferdinando il Cattolico. Certo i carlini di Federico d'Aragona, quello del Cattolico, col busto della regina Isabella ed il mezzo carlino, coniato per l'entrata a Napoli di Fer- dinando, possono bene compararsi coi lavori eseguiti in quel tempo da Cristoforo Foppa, dal Francia, dal Cavalli ed altri parecchi. Dall'accurato esame dei carlini di Federico di Aragona, traggo ferma convinzione che Bernardino de Bove è l'autore di due medaglie di Federico. La prima trovasi al Museo Britannico, e fu erroneamente attribuita dal Keary < 2 3> a Ferdinando I d'Aragona. È abbozzata appena, essendovi il solo busto del sovrano, senza leggenda ed avendo il rovescio perfettamente liscio. È cotanto simile la maniera con cui sono trat- teggiati i profili, della medaglia e del carlino, sono sì identici i minuti dettagli, l'espressione del volto, l'energica ombreggiatura delle rughe, che non credo possa sussistere alcun dubbio che ne sia autore il de Bove. (Vedi Tav. II, n. 1). La seconda medaglia ha il busto del sovrano a s. con intorno la leggenda FEDERICVS • D • FERD • F • ÀRÀG • SICIL • REX • È riprodotta nel Trésor de Numismatique et glyptique del Lenormant e ve n' ha un esemplare al Museo Civico di Milano. (22) Collaterale Comune, 9, f. 212. (23) C. F. Keary, A guide to the Italian Medals exibiUd in the King' s Library. London, 1881, pag. 27. 80 ARTURO O. SAMBOX Queste due medaglie avranno dovuto essere incominciate verso il 1499; ed avendo il disgraziato sovrano perduto il tremo, il lavoro, interrotto già dai fortunosi eventi della guerra, non avrà avuto seguito. Bernardino de Bove lavorò anche alcuni suggelli. Do il rovescio di uno, con lavoro abbastanza pre- gevole. (Vedi Tav. Il, 11. 3). A Bernardino de Bove successe Agostino de Augusto, che tenne per pochi anni l'ufficio e morì nel 1528, poco prima dell'assedio di Napoli ( 2 4). Fu quindi dichiarato maestro de' conii Domenico de la Musica, che lavorava già nella zecca sotto la dire- zione del vecchio Agostino de Augusto. Nel rescritto , con cui il de Musica è assunto principale incisore della zecca, è evidente una certa titubanza ad assegnargli quell' importante ufficio. Ed invero i lavori di quest' artista lasciano piuttosto a desiderare. Domenico de la Musica morì nel 1539 ( 2 5), e fu surrogato da Giovanni Antonio Ennece, assai più esperto artista. Basta ricordare di lui gli stupendi conii delle doble d'oro, e le ultime emissioni d'argento di Carlo V. (Vedi Tav. 1, n. 5 e 6). Certo il Leoni Leone non faceva meglio pei conii milanesi; né tro- viamo in alcun altro Stato di Carlo V, moneta in cui l'effigie del sovrano sia raffigurata con tanta verità e precisione. All'Ennece successe Camillo Fontana, che lavorò parecchi anni per Filippo II, e morì nel 1571 ' 2Ó >. Fu scelto allora Giovanni Andrea Magliulo, e (24) Vedasi A. Sambon, Les Monnaies de Charles V, ecc. (Annuaire de la Sociétc Franeaise de Numismatique. Anno 1892). (25) Camera della Sommaria. Esecutoriali, 36, t". 131 t. (Archivio di Napoli). (26) Idem, Execut., \\ bis, f. 76. INCISORI DEI COMI DKLLA MONETA NAPOLETANA nel documento della Camera Esecutoriale, che lo nomina incisore della zecca vien dichiarato il migliore artista del Reame nella scultura a cera perduta. I lavori, da lui eseguiti, hanno veramente gran pregio, per energia e larghezza di disegno, per mae- strevole precisione d'arte, e sono prova, certo evidente, d'insigne artista. (Vedi Tav. I, n. 7 e 8). Dirò in un prossimo articolo degli artisti che, nel XVII e XVIII secolo, incisero i conii per la zecca Napoletana. Riassumo intanto i nomi degli artisti indicati in questi brevi cenni. Sono : Goffredo di Messina. Lavorò dal L266 sin oltre il 1271 nella Zecca di Messina. Mediocre artista. Giovanni Fortino. 1266 (?), oltre il 1278, Brin- disi e Napoli. Bravissimo (V. Tav. I, n. 1). Perotto. Artista francese, 1 280 (?)- 1 31 3 , Napoli. Discreto artista. Nicolino Giunta , di Lucca e Pietro de Simone di Siena, dal 20 giugno al 20 agosto 131 3. Ottavio, figlio del francese Perotto e Giovanni de Madia, napoletano, dall'agosto 131 3 al 1329. Mediocri. Nicola de Marrone, napoletano, 1329 sin oltre il '343- Francesco Foccio, napoletano, 1399 al 1401. Me- diocre. Guglielmo Nooello e Nicolo Pispolo, napoletani, 1401. Mediocri. Paolo de Poma, milanese, 1437-1448. Valente artista (V. Tav. I, n. 2). 82 A. G. SAMBON - INCISORI DEI COMI, ECC. Guido d'Antonio, napoletano. Lavorò alla Corte Aragonese dal 1437 al T456. Incise i conii nel 1441. Valente artista. Francesco Liparolo , napoletano, 1450 (?)- 1462. Valente artista. Giovanni de La/nanna e Ferrante Miroballis, na- poletani, 1460. Girolamo Liparolo , napol. , 1462-1497. Valente (V. Tav. II, n. 2). Guido Mazzoni. Si suppone abbia lavorato alcuni conii (V. Tav. I, n. 3 e 4). Bernardino de Bove, 1497-1505 (?), napoletano. Artista assai esperto (V. Tav. II, n. 1 e 3). Agostino de Augusto, napoletano, 1505- 1528. Va- lente artista. Domenico de la Musica, napoletano, 1528-1539. Mediocre. Giovanni Antonio Fnnece, napol., 1539-1555 (?)• Valente incisore (V. Tav. I, n. 5 e 6). Camillo Fontana, milanese (?), 1555 (?)-i57i. Assai esperto. Giovanni Andrea Magliulo, napol., 1571-1600 (?). Valentissimo artista (V. Tav. I, n. 7 e 8). Arturo G. Sambon. GIAN MARCO CAVALLI ALLA ZECCA DI HALL IX TIRO LO Nel fascicolo precedente di questa Rivista, il Dott. Umberto Rossi ha latto conoscere un impor- tante documento, scoperto dal Cav. Stefano Davari nell'Archivio di Mantova, e ch'io pubblicai contem- poraneamente nel voi. XIV del Jahrbuch der kunst- historischen Sammhmgen di Vienna ; mi si conceda ora di aggiungere alcune notizie che varranno an- ch'esse a testimonianza del soggiorno di Gian Marco Cavalli in Hall. Devo queste notizie alia molta cortesia dell' eru- dito Direttore dell'Archivio d' Inspruck, il Dott. Da- vide von Schònherr, che, accondiscendendo ad una mia preghiera, esamino i conti colà conservati del- l'antica zecca di Hall e vi trovò ricordato il nome del Cavalli, in disteso e per ben tre volte. Poco im- porta che vi s' incontri segnato sotto la forma de Ca- >ialis, perchè questo non è evidentemente che un erróre materiale del copista, il quale scambiò una lettera per l'altra nel trascrivere la minuta. Da quelle registrazioni apprendiamo che il Ca- valli, nei mesi di aprile e di maggio del 1506, rice- vette, ciascuna volta, dodici fiorini pel suo manteni- 84 !<■ VON SCHXF.IDER - GIAN MARCO CAVALLI, IXC. mento ; al 26 giugno dello stesso anno ne ricevette sessanta, e, più precisamente, dieci per " vitto „ e cinquanta per onorario. Traduco dal libro dei conti del T506 i passi relativi : Foglio 231. " Dato a Gian Marco Cavalli {Johannes ' Marckus de Canalis), intagliatore di conii, addì 22 aprile, per suo mantenimento, e come da sua quitanza, fio- rini 12. „ Foglio 232. " Dato a Gian Marco Cavalli, intaglia- tore di conii, addi 22 maggio, per suo mantenimento, e come da sua quitanza, fiorini 12. „ Foglio 234. " Dato a Gian Marco Cavalli, intagliatore di conii, addì 26 di giugno, per suo vitto altri dieci fio- rini, e per congedo ed onorario fiorini cinquanta. Diconsi fiorini 00, come da sua quitanza. „ l 'iettila, geìinaiu i<\i>ì. Roberto von Schneider. MEDAGLIA DI GIOVANNI DI GIROLAMO IN ONORE DI GIAN BARTOLOMEO D'ARZIGNANO IVeiii iavoi.a IIIi (RMu-.imit 28775 13975 6995 2547° J6157 3662 SO 4965 9*"5 2770 6535 4790 — I 501200 — 33° 6 — 1303945 — 84491 1 50 14854° — 2955 — 284O8O ; 20100 46292O j I57IO,— 2280279 ! 696715O I809535 I65765 - 833025 78614O 688257 50 50405 I| — 50970 — 208l I MONETE DI AR' I323026; 3 247i35|i34094 8358, 10194913(50 3513370I8385520 29923160; 6176 155 NUMERO DEI PEZZI DA BAI. 5 BAI. IO BAI. 20 BAI. 30 BAI, — - — — 11914 12095 — — 23871 1025 1 — — 2122 33M7 66199 — 9002 16726 — ■ — • 21276 1274 104086 — 9440 — 21758 IOOOO 89350 673872 — — 3 6 30 6940 — 10960 — — — 702004 50/665 154606 11)6176 20000 32980 10000 — — — 4204 — 13800 41490 11080 — — 557° 1915 — 9200 4400 — — 3440 1140 1055 — 22600 29596 21332 — !573i20 2547500 785850 — 224240 274180 760520 — 82600 87800 1 104240 — T 73i77 110173 204325 — 16852 149620 3656177 147300 326900 2987450 135329 1417210 11 45884 43609 1083643 315504° 101326 1 147093 2100307 106370 409332 7346II4 39818 42755 5600206 (*>9 45 16 67: ETE PONTIFICIE ;\L 21 GIUGNO 1846 AL 20 SETTEMBRE 1870. o VALORK COMPLESSIVO DELL' ARO. ìdo I 1820 *>73 2205 SÓoi Ì580 1514 1970 ^)222 1.33' jo88 i/380 •yo S700 $7*5 [050 SCUDI Quatt. I HAI. >[ 2 BAI. I MONETE DI RAME NUMERO DEI PEZZI DA VALORE COMPLESSIVO DEL rami: ANM ITA/IONI 8559 90000 1820 - 2073 14010 781 9 1 651 4524060 16636 ì 70 22008)40 I 1526 160 176083 40 i75> 548- 195987,20, 6298 1 — 3928 80 568035 -i 2310 — 146640'— 5074 900 2113 ■54/ 4355 8356 677 490576 190734 233758 60541 747040 637545 377664 74 x 552 539837 1515474|5« 11 26307 60 50 7906769130 73-'5c 9000 735381 644000 48662 1 920800 104000 5552400 276400 4001000 1 256800 1 649001 1 706400 127600 6000 97800 '3500 57799 494200 42201 1079500 61000 4681 100 401600 5706000 899100 12105011 654800 21000 56500 1 4000 3730O 226850 1 2 1 6800 639870 3783550 399800 2557000 977200 1 726500 633900 ' 4595oo 766000 837800! 257480 0161040 1 152840 7948800 143 1480 9746400' 335 ' 1 60 8427600 1689500 1977200 M 570o 180 945 68 12699 — 665 3 86625 - 26801 40 658446 - 71036 - 525825 - 106393 — 542200 - 1 903 16 — 450780 — 100998 — 99130 - 73797 5° 797 263250; 16 4734O0I 15 (37600, I 1507 I 70 1839OOOO 29 (69 I -• • ;< 1 1,0 La coniazione di questi pezzi avrebbe riferimento all' ante- cedente Pontificato di ( ocgorio XVI, scb- bene tati- uti pcrte delle situa/ioni mo- netarie esposte con tal data sotto Pio IX (ciò cenilo taluni). I'. oc-io a taie con- cili sottoscrivo, sebbene non abbia ancora incontrata la pezza da b.c. -o di l'.o IX. 101 Monda di 1 Se- nato di Itoli gna da bai. 50 ci II I' 1 lligie della Madonna d; S. Luca dal 1790 e hi battuta lui li a [.[-il.. ; devo mi 1857 in battuta una medaglia dello -, g, in |-, e | Jrllii detta moneta, talchi: accade talora iare la ineda- ol ia moneta ; per la medaglia ile- scritta e disegnata O eli studiosi ricorrere all' : '• : . - - articolo inserito nel- V.-lllma.VrniorintMln .■Itlifmìii /imrnzii il: l'i" L\ in litilogna in ! /A/- dal Dottor Luigi Frati, attivissimo 1 li- rettore del Civico Mu I : Bologna per la Sezi ■ M( - di,,, vale e del Rina- monete decimali pontificie. SISTEMA ADOTTATO DALLO STATO PONTIFICIO dal 29 Giugno 1866. Monete IN ORO 1866 18 i863 1869 1870 L. 3226 3787 7013 Numero DEI PEZZI DA L. 10 L. 20 L. 50 L. 100 8578 8570 5945 IO2944 43818 38731 5446 2 24IOO 1173 3 459 856 l 259 440 624 2179 23093 264055 2632 Valore in Lire C. I 2246390 — 1006895 — 877270 — 1211090 — ; 55495°!— ; 5896595 Monete IN- ARGENTO Numero dei pezzi da C. 25 r866l 96433 1867JT919508 186B1 1869 1 1870 1 201594 [ C. 50 291916 4402082 8203846 4432894 17330738 L. 1 L. 2 IL. 2,50 7633993' 366609 — 5339066 1224283 257432 2049997 529949 11 44488 183363 16167544 2414724 257432 Valore in Lire iC. . 5537277,25 5804 11141150 — 7211818— ; 3581975 i— 9 8 5°4; 859246 1 — 1 0430813133 1466 Monete in BRONZO 1866 186 1868 1869 1870 Numero dei pezzi da C. 1 C. 2 'r 2 109500 2930000 7892000 1960000 5415000 31500 c. C. io 1280000 3410800 8544000 3188000 324000 6598800 C. 20 2465000 2039000 552200C 2760000 12786000 Valore in Lire IC. 908067 50 1380400 — 1 1 24000 — 552000 — 396446^ MONETE EMESSE NEL 1849 COLLO STEMMA DELLA REPUBBLICA ROMANA. Zecca di Roma Bologna Monete di rame Bai. 112 Bai. 1 Bai. 3e3t" Valore Scudi bai 6o3oo 33200 496 1 00 66800 15519 — 2OO41—, 60800 J 33200 562900 ; 1 7523 1 — Moneta erosa Bai. 40 Bai. Bai. Bai. Valore 16 4 Scudi | bai 155725 195125 884500 485125 183675 — 44500 i 1780Ì — i557 2 5 |i95i25i 884500 1 259625 l i 85455 1—; (il La varietà 503 ha luogo soltanto per la zecca di Roma. La zecca di Bologna ha coniato solamente 5. A. F. MARCHISIO. NOTIZIA DEL RIPOSTIGLIO S. GIOVANNI INCARICO Gli Atti della R. Commissione conservatrice de monumenti per la Provincia di Caserta, nella tornata del 6 giugno 1892 (pag. 119-1241, danno la promettente notizia d'un tesoretto di denari della Repubblica romana, rimesso a luce lo scorso marzo nel territorio dell' antica Fregellae. F propriamente nel comune di S. Giovanni Incarico, un contadino di Pon- tecorvo, mentre arava in un terreno demaniale a 400 metri dal fiume Giri, s'imbattè in un gruppo di monete d'argento, e ne radunò circa 300. Frattanto, sparsasi la voce della sco- perta di un tesoro, corsero sul posto molti' persone di San Giovanni Incarico e della vicina Pontecorvo; le (piali messesi a frugare per tre giorni di seguito, ne rinvennero altre 500 circa. Quasi tutte furono subito vendute a Cassino, a Roc- casecca, a Napoli. ] carabinieri (essendo avvenuto il trova- mento in terreno demanialel arrivarono a sequestrare sole 19 monete, le (piali furono date in deposito al Museo Campano. E unicamente di queste si è occupata la R. Commissione di Caserta. Altri elementi, e di- una certa importanza, io posso ag- giungere, avendomi il sig. Giovanni Loiola, Segretario co- munale di S. Giovanni Incarico, permesso di esaminare le i6r monete, che subito dopo la scoverta egli comprò da parecchi contadini. Le (piali unite alle 19 del Museo Campano, ad altre 19 dell'orefice Nicola Brancaccio, e a 3 che vidi in Napoli provenienti da quel ripostiglio, formano una massa di 202 monete, di cui dò il catalogo. G. DE PETRA N.° 2 3 to guasti dall' ossidol o 7 20 5 1 5 2 59 6o 64 65 66 67 68 69 73 74 75 76 77 78 79 91 93 94 95 99 TOO I02 IO9 TIO III I20 Blacas. Dioscuri senza emblema (5 usati » con simbolo. " mezzaluna (usati) w cane (2 us., 3 guasti oss.) » tridente (us.) » clava (us.) » astro (us.) .... 11 grifo (1 us., 1 guasto oss.) Vittoriato (consumato) . Diana in biga (2 us., 1 guasto oss.) Ah (poco us.) C. Inni C. f. (poco us.) C. Scr (1 us., 2 poco us., i guasto oss.) Vittoria in biga (2 us., 3 poco us., 2 quasi n. , i guasto oss.) .... Nat (quasi n.) Pur (guasti oss.) ...... Flaus (2 us., 2 quasi ti., r guasto oss.) A. Spuri (2 poco us., j quasi n., 2 nuovi) . P. Stila (2 us., 3 poco us., 1 guasto oss.) . C. Maian (1 us., 2 quasi n., 2 nuovi, 2 guasti L. Sauf (poco us.) ...... Natta (2 quasi n., 2 guasti oss.) . O. Marc. Libo (poco us.) M. Alili Sarau (2 poco us., 1 guasto oss.) . L. Setup. Pitio (1 us., 2 poco us.) C. Antesti (poco us.) ..... C. Ter. Lue (1 us., 1 poco us., 1 guasto oss.) L. Cup (1 us., 2 poco us., 1 guasto oss.) . Cn. Luci: Trio (1 poco us., 1 nuovo, 2 guasti oss. M. Iuni (1 us., 3 guasti oss.) P. Paetus (poco us.) .... C. dir. Trige (guast. oss.) . Cn. Gel (1 quasi nuovo, 1 guasto oss.) Diana in biga di cervi (poco us.) . XVI L. Itili (1 us., 1 poco us.) . C. Val. C. f. Flac (1 poco us., 3 quasi n., 1 $ C. Retti (2 poco us., 2 quasi n., 5 guasti oss.) M. Bachi 0. f. Tampil (2 poco us., 4 quasi n., 8 guasti C. Aug (poco us.) .... Sex. Po. Fostlus (2 quasi 11., 2 nuovi) Ti. Vct (poco us.) .... L. Trehani (nuovo) asto 3 1 1 1 2 1 3 1 1 4 9 1 2 5 4 6 7 1 4 1 3 3 1 3 4 4 4 1 1 2 1 2 5 9 14 1 4 1 1 Totale 141 NOTIZIA DEL RIPOSTIGLIO DI S. GIOVANNI INCARICO 22 L. Mimici (poco us.l .... 23 P. Calp. (nuovi) ..... 24 C. Serveili M. f. (4 quasi n., 1 nuovo, r 25 C. Abitri Gt'in (t quasi n., 1 nuovo) . 26 M. Aburi Geni (2 quasi n., 2 nuovi) . 28 M. Porr. Lacca (2 nuovi, 1 guasto oss.) 29 L. Antes Grag 12 » , 6 » 1 . 31 Q. Mete (quasi n.) . 32 M. Varg |i poco us., 1 guasto oss.) . 33 Cu. Doni li quasi n., 2 guasti oss.) 34 M. Marc. 35 T. Od quasi n. 2 guasti oss.) 37 T. Mimici C. f. Auguriiii (4 quasi n., 1 guasto 39 L. Post. Aìb (nuovo) ..... 40 L. Opcinti (1 quasi n., 1 guasto oss.) . 41 M. Opeimi 1 1 quasi n., r nuovo) . . 42 O. Pi li pus 12 » 1 " ) . 43 C. Metellus (nuovo) ..... 44 M. Metellus O. f li nuovo, 2 guasti oss.) 45 Q- Max li nuovo, 2 guasti oss.) . 57 C. Cassi I quasi nuovi I ..... 80 N. Faòi Pictor (nuovo) ..... dimenticata sul conio ..... Riporto guasto oss.) oss.) Totale 202 141 1 2 6 2 4 3 8 1 2 Molti altri denari sono andati dispersi o stanno nascosti, poiché la vigilanza della polizia giudiziaria tiene in palpiti chi in qualunque modo possiede le monete di questo mal resu- scitato tesoretto. Pertanto nelle condizioni attuali non pos- sono darsi conclusioni definitive. Ma è evidente che questo di Fregellae forma un gruppo solo con gli altri due depo- siti di Riccia e Maserà. Oltre ai denari più antichi, i quali mancano perchè rari o poco comuni, mancano pure , e cer- tamente per la piccolezza della massa esaminata, questi altri: 62 S. Afra 63 Sar 92 M. Aureli Co/a 98 C. Titilli 101 C. Cur. f. Trig 127 /'. Mae. Ani 130 M. Acilius M. f [36 Biga con testa ci i elefante. DF. PETRA Dei denari , che caratterizzano i depositi di Riccia e Maserà, mancano soli : 183 T. dotili T59 Sex Itili Caisar ma sono presenti i nn. 139 , 140 , 141 , 142 , 144 , 180, 128, H3» 145- Qui mi corre il debito di riferire, che nello scorso agosto esaminai, a richiesta dell'autorità giudiziaria, 25 denari seque- strati a tre persone, e provenienti dalla scoperta di cui di- scorro. Uno solo di essi modifica il mio catalogo , ed è un esemplare del n. 190 L. Satani, che non è apparso né a Riccia, nò a Maserà. Se non che la sua conservazione, quan- tunque buona , non è perfetta come si addice al pezzo più recente di un ripostiglio. Né mancano esempì di denari che si sono malamente insinuati nei tesori rimessi a luce : così da quello di Riccia si è dovuto espungere il n. 146 C. Ser- vai, e dall' altro di Cingoli il n. 231 Ti. Clami. Ti. f. Ap. n. Le riserve , poi , sono anche più necessarie con i fram- menti di una scoverta raccolti da mani diverse e in tempi abbastanza distanti. Perciò , fino a questo momento, ho ra- gione di credere , che S. Giovanni Incarico sia identico a Maserà. Un tesoro, che torna in luce nel territorio fregellano, fa naturalmente pensare , che sia stato nascosto nei giorni , in cui la città venne assalita dai Romani. Può una critica diffi- dente rifiutare questa presunzione, e scartando ogni rapporto con i timori di guerra, propendere a collocare il deposito o negli anni della pace anteriori alla distruzione della città, o al tempo di Fabrateria nova, che venne edificata l'anno 630 nello stesso territorio di Fregellae. Ma neanche così pos- siamo discostarci molto dall'anno 629 ; poiché non per le ra- gioni esterne e materiali dei ritrovamenti, ma per i criterii epigrafici e numismatici , nonché per le esigenze di un' ac- concia distribuzione di tutta la serie dei denari romani, ven- nero le ultime monete del nostro ripostiglio assegnate fra gli anni 620 e 640. E una volta prefissi questi limiti, bisogna dare il giusto peso alla concomitanza degli altri due tesori NOTIZIA DEI. RIPOSTIGLIO DI -S. GIOVANNI INCARICO IO3 di Riccia e Maserà. In quanto che i tre peculii, se fossero stati seppelliti senza una ragione patente, e quasi allo stesso tempo, ed in luoghi d'Italia diversi e distanti, formerebbero un caso cosi strano , che dovremmo , per la medesima sua stranezza, tornare alla ipotesi della causa politica. Tanto più, che la spiegazione storica si adatta senza sforzo a tutte le particolarità del triplice deposito e le illustra convenien- temente. Invero il Mommsen U> ha già fatto rientrare la caduta di di Fregellae, che pareva un fatto isolato, nell'altro più ampio e generale della insurrezione delle colonie latine. La quale fu certamente preceduta da un'agitazione, che ha ben po- tuto cominciare nel 628, quando sulla proposta del tribuno della plebe M. Giunio Penno furono scacciati da Roma tutti i confederati. Così il tesoro di Riccia, nascosto alla fine del 628 dà soltanto qualcuna delle monete di quell'anno, mentre e Maserà e S. Giovanni Incarico danno le altre del 628 e qualcuna del 629. Se poi si dimostrasse , che Fregellae con- tiene indubitatamente» una, due, o tre monete più di Mastra, diremo che il deposito di Riccia seppellito ai primi giorni del- l'agitazione dei Latini, rappresenta le monete coniate a tutto l'anno 627, che il tesoro di Maserà da le monete del 628, e S. Giovanni Incarico quelle del 629. In ogni modo si e acquistata una data certa, l'anno della distruzione di Fregellae, che diventa, pei' ordinare la lunga serie dell'argento anteriore alla guerra sociale, uno dei capi- saldi cronologici. E poiché l'anno 629 si trova nel mezzo di un perioda) politico , l' età Graccana , che ha un carattere proprio spiccatissimo, la recente scoverta avrà pure il me- rito di farci vedere come la politica generale dello Stato si rifletta, per un certo tempo, anche nella monetazione. Ilo notato in altro luogo < 2 >, che le ultime monete di Ma- sera presentano elementi non conformi o anche opposti a quelli dei denari antecedenti. Val dire C. Cassi In. 157], che li| In Zeitschr. Xitm. Berlin, 1874, pag. 43-44; Sitsungsber, d. K. Preuss. Akad. d. Wiss., 1883, pag. 1153. (2) Notizie degli Scavi, luglio 1883, pag. 233. 104 G, DE PETRA - NOTIZIA DEI. RIPOSTIGLIO, ECC. nella coniazione del bronzo ha i nuovi nominali del bes e del dodrans ; T. Cloali (n. 183) che trasanda la nota del va- lore; M. Metellus Q. f. (n. 144) e Q. Max (n. 145) che bat- tono denari con la solita testa galeata , ed hanno un altro denaro, che presenta due novità , la testa di Apollo, invece di quella di Roma, e le lettere varianti per distinguere i di- versi conii ; N. Fabi Pictor (n. 180) che ha pure le lettere monetali e una leggenda indicativa della figura rappresentata. Tutti questi zecchieri appartengono certamente agli anni, in cui non i soli democratici, ma anche gli uomini più auto- revoli del Senato concorrevano efficacemente e sinceramente ad eseguire la legge agraria di Tiberio Gracco. E però se anche nella coniazione della moneta ritroviamo il medesimo spirito d'innovazione, che era penetrato negli ordini politici dello Stato, si può ritenere che tale coincidenza non sia for- tuita. Quindi è probabile che la corrente novatrice sia durata nella monetazione fino a quando dominò nella repubblica il partito democratico, cioè fino al 632, l'anno del secondo tri- bunato di Caio Gracco. E perciò io credo, che subito dopo il 629 possiamo e dobbiamo collocare taluni di quei denari, i quali (come il n. 146 C. Serveil) o per le lettere monetali, o pel segno di valore X, o per la pluralità dei tipi creati da uno stesso monetiere, si ravvicinano a quelli di sopra indi- cati. E che dopo l'anno 633, cioè con la reazione del partito aristocratico, sia apparso il gruppo di monete (nn. 104, 105, 106, 107, 108, 119, 147, 148, 149, 161), che per l'antico segno di valore X, e i tipi dei bigati e dei quadrigati senza alcuna modificazione , segna un ritorno alla severità dell' antica tradizione. G. de Petra. BIBLIOGRAFIA LIBRI NUOVI. Mclilowsci» (Julius voii , Bcschreibnng der altgriechisclien Munse». — I. — Thcssalicn , Illyricn , Dalmaticn inni die Inselli des Adriatischcn Mecres, Epciros. — (Kunsthistorische Sammlungen des Allerhochsten Kaiserhauscs). — W'icn, 1893. — (Un voi. in-8, di XI-115 pag., con 5 tav. in eliot.). Il tramutamento del ricchissimo e celebre Gabinetto di Vienna dall'antica sua sedi' della Burg allo splendido palazzo recentemente costruito sul Ring allo scopo d' installarvi il Museo per la Storia dell'Arte , ha segnato una nuova èra per quella insigne collezione numismatica, non meno che per le altre collezioni storiche ed artistiche imperiali, disseminate sinora in vari punti della metropoli austriaca e radunate oggi stabilmente in quel grandioso e mirabile edificio. Abbiamo già avuto occasione, lo scorso anno, a propo- sito di un articolo del eh. Direttore Kenner nella Nttmisni. Zeitschrift, di accennare al riordinamento ed ampliamento delle serie di monete le in particola!" modo di medaglie) esposte in vetrina, le (piali costituiscono ora un saggio co- piosissimo ed altamente istruttivo. Oggi salutiamo in questo bel volume del Dott. Schlosser, conservatore-aggiunto, l'inizio dei cataloghi destinati ad illustrare le monete' antiche del Gabinetto, seguendo l'esempio del Museo Britannico. La descrizione delle monete greche, come accade ap- punto pei cataloghi del Museo londinese, escirà a volumi staccati , senza il vincolo di un ordine prestabilito. Come linea direttiva, essa si propone anzitutto di presentare le mo- nete delle regioni che circondano il Mare Egeo, il vero centro Io6 UiliUOGKAHA dell'antica cultura ellenica: comprenderà adunque la peni- sola de' Balcani , l'Asia Minore e le isole adiacenti. Questo primo volume incomincia colla Tessaglia, per ragioni di op- portunità, cioè allo scopo di uniformarsi al sistema e di gio- vare alla grande opera cui si è accinta l'Accademia di Ber- lino , che sta compilando un Corpus dell'intera Numismatica greca. Dopo le monete della Tessaglia e delle sue isole , il Dott. Schlosser descrive quelle dell'Illiria, della Dalmazia e delle isole dell'Adriatico, per terminare con quelle dell'Epiro; segnando accuratamente , ogni volta che gli riuscì possibile (giusta l'esempio dei cataloghi del Gabinetto Reale di Ber- lino), anche la provenienza di ciascuna moneta, sia diretta, sia, più frequentemente, da qualcuna delle varie collezioni incor- porate (in tutto od in parte) nel Gabinetto imperiale dal principio di questo secolo , cioè dalle collezioni Cousinéry , Lipona, Tiepolo, Rollin, YYic/av, Welzl von Wellenheim, e Millosicz. Altrettanto accurati sono i riferimenti bibliografici; ed in particolar modo i copiosissimi indici , che ci presentano i nomi de' luoghi (identificati coi nomi greci moderni desunti dai Travels in Northern Greece di W. M. Leake), i tipi, i sim- boli, l'elenco degl'imperatori romani, quello dei re e tiranni, quello de' magistrati , i titoli e nomi onorifici , le iscrizioni notevoli, i monogrammi e le sigle , le contromarche e rico- niazioni, le riproduzioni d'immagini del culto , di opere d'arte o di edifici, e infine i luoghi di ritrovamento. Le cinque tavole d'illustrazioni che corredano il volume sono egregiamente eseguite ; e del pari commendevole è la veste tipografica del libro ; il quale, e per il contenuto e per la parte esterna , si accosta ai cataloghi del Museo Britan- nico e del Gabinetto di Berlino senz' essere un' imitazione servile né degli uni né degli altri. S. A. BIBLIOGRAFIA IO7 Ituhi'IV-lrit (M.) , Die Miinzen litui das Miimivescn dir Herzog- thiimer Bremen und Verdcn unter schivedischer Hcrrschaft 1648-1719. — (Estr. dalla Zeitschrift des historischen Vereins fiir Nìedersachseu). — Hannover, 1892. — (Un voi. in-8, di 156 pag., con 5 tav. in liti. La pace di Vestfalia, sopprimendo il potere politico dell'arci- vescovato di Brema e del vescovato di Verden, ed assegnandone i territori alla corona di Svezia, creò per quei ducati (così si chia- marono d'allora in poi) una condizione singolare, poiché essi con- tinuavano a formar parte dell' Impero Germanico e nello stesso tempo erano una provincia svedese, che aveva per capitale la pic- cola città di Stade, in cui risiedeva il governatore. Questo stato di cose durò, con qualche alternativa, sino al 1719, anno in cui la Svezia cedette definitivamente i ducati all'Annover. 11 presente studio numismatico del Sig. Bahrfeldt abbraccia appunto il periodo della dominazione svedese, ed è fondato sugli atti originali dell'archivio governativo, che in parte sono rimasti a Stade, in parte si conservano oggi ad Annover. Anche in questa pubblicazione si riscontrano quella coscienziosità e quella minuziosa esattezza che contraddistinguono gli scritti del benemerito direttore del Numismat. Literatur-Blatt, e che altre volte abbiamo avuto oc- casione di rilevare. La monetazione dei ducati di Brema e Verden incomincia con un tallero della Regina Cristina, del quale fu coniato un solo esem- plare che si custodisce nella collezione numismatica della Kunst- halle di Amburgo. A questo primo saggio fanno séguito varie altre monete della stessa sovrana, alcune assai rare di Carlo X Gustavo, molte di Carlo XI, e qualcuna di Carlo XII, con cui cessa -Ja coniazione. Oltre alle monete, il Sig. Bahrfeldt descrive ed illustra due medaglie che si riferiscono ai ducati. La piti curiosa di esse, co- niata in occasione dell'omaggio prestato a Re Cirio XI, rappresenta un altare su cui si vede un cuore che, al paia delle armi di Brema e Verden, librate in aria, si rivolgi- verso la costellazione dell'Orsa minore Icioé verso il Nord, per indicale la Svezia); la leggenda è: HL'C TKNDIMUS OMNES. Appartengono pure ai ducati alcune tessere o marche di rame, rozzamente- monetiformi, che servivano come di controllo militare; ogni soldato svedese che andasse in congedo doveva possedere, e lo8 UIBLIOGRAFIA presentare a richiesta, oltre al passaporto, una di tali marche, al- trimenti lo si arrestava come disertore. Di molto interesse sono i documenti riferiti testualmente in ap- pendice, quelli in particolar modo che riassumono le conferenze tenute ad Amburgo nell' ultimo quarto del Sec. XVII per escogi- tare rimedi alla disastrosa confusione e decadenza monetaria che affliggeva a quei tempi la Germania. s. A. Ambrosoli dott. Solone, Breve relazione di un viaggio ad Atene e Costantinopoli. Milano, Lombardi, 1892, in-8, pp. T5. Capo dott. Tommaso, Catalogo delle monete primitive d'Italia, del dott. Cesare Caputi. Roma, tip. Unione Coop. edit., 1892, in-8, pp. iiij-81. Catalogo del Museo Bartolomeo Borghesi. Monete romane consolari ed imperiali di cui la vendita sarà fatta in Roma. (Vendite Sangiorgi, anno II, n. 22, Roma). Firenze, Enrico Ariani, 2893, in-8, pp. IV-I30- Con prefazione di Francesco Gnecchi. Cossa Luigi, Saggio di bibliografia delle opere economiche italiane sulla moneta e sul credito, anteriori al 1849. Bologna, 1892. Falchi Isidoro, L'usura in Roma nel IV e V secolo av. G. C. (Con- ferenza al Circolo Filologico di Firenze). Prato, Vestri, 1890, in-8, pp. 31. (Interessa la storia della moneta romana). Maurizi Giuseppe , Della moneta legale. Foligno , tip. Artigianelli, 1892, in-8, pp. 67. Fumagalli Giuseppe, Bibliografia etiopica. Mtlano, Hoepli, 1892. (A pp. 190-192: Numismatica). R. Biblioteca e Museo Estense. Elenco dei cataloghi. Modena , Vin- cenzi, 1892. (A pp. 32-36 : Museo e medagliere estense). Borei F., Les foires de Genève au XV siècle. Genève , 1892. (Cfr. il capitolo Monnaies). Marty Walt., Tableau der sclnveizerischen Schutzenthaler 1842- 1892, in Rcliefpragung herausgegeben, 48x37 cm. S. Gallen, Busch et C. 1892. Chestret (Baron de), Numismatique de la principauté de Stavelot et de Malmédy. Bruxelles, J. Goemaere, 1892, in-8, pp. 35 et 4 pi. Mclanges. G. B. De Rossi : Recueil de travaux publiés par l'école francaise de Rome cu l'honneur de M. le comm. G. B. De Rossi. Paris, E. Thorin, edit., 1892, in-8 fig. pp. viij-291 , con 5 tavole. (N. 8 : Fabrc- Paul, Recherchcs sur le denier de S. Pierre en Angleterre au moyen- àge. — N. 11: Proti Maurice, Le monogramme du Christ et la croix sur Ics monnaies mérovingiennes). BIBLIOGRAFIA IO9 Reinach Tli., Numismatique ancienne. Trois royaumes de l'Asie Mi- neure : Cappadoce , Bitliynie , Pont. Paris, Rollin et Feuardent , in-8, pp. VII-208 et pi. Schlumberger G. et Blanchet J. Adrien , Numismatique da Béarn. 2 voi. in-8 avec 17 pi. hors texte. Paris, Leroux, 1893. D. Juan de Moraltda y Esteban , Apuntes para la clasifìcación de monedas y medallas antiguas espanolas. (Folletin del periodico toledano La Levi. Toledo, Menor Ermanos, 1892. — — Catàlogo de la Colección de monedas y medallas antiguas y modernas, espanolas y extranjeras, reunidas par D. Juan Moraleda y Esteban. Toledo, Menor Hermanos, 1892. Catàlogo abreviado de la colección de monedas y medallas reu- nidas por el Sr. Ur. D. Francisco Matuos Cago y Fernàndez , presbi- tero, tbrmado por D. Francisco Collantes de Téran y D. Francisco de P. Caballero Infante y Zuazo , correspondientes de la Real Acadcmia de la Ilistoria. Sevilla, tip. " El Obrero de Nazaret „, 1892. Monetario Americano ilustrado clasificado por su proprietario Ale- jandro Rosa, Buenos Aires, Martin Biedma, 1892, in-4. Aubók Jos., Hand-Lexicon iibcr Miinzen, Celdwerthe, Tauschmittel, Zeit-Raum und Cewichtsmasse der Gegenwart und Vergangenheit aller Lander der Erde. Wien, Leop. VVeiss , 1892, I Lieferung, in-12, pp. 48. Bahrfeldt Dr. E., Die Vermahlungs-Medaillen des lierzoglichen Hauses Sachsen-C'oburg und Gotha. Ein Gedenkblatt zur Feier der gol- denen Hochzeit Sr. Hoheit des Herzogs Ernest li von Sachsen-Coburg und Gotha, und Ihrer Hoheit der Herzogin Alexandrinc von Sach- sen-Coburg und Gotha, geb. Prinzessin von Baden. Berlin, 1892, in-4 Bahrfeldt M., Die Miinzen und das Miinzwesen der llerzogthumer Bremen und Verden unter schwedischer Herrschaft 1648-1719. Zugleich Beitràge zur deutschen Geld- und Miinzgeschichte des 17. Jahrhunderts. Hannover, 1892, in-8. Curtius Dr. ('.., Ausgewahlte Miinzen und Medaillen der Stadt Llibeck. Lubeck, 1892, in-8. Erbiceano Octav, Sicilischc Kunst aiti" Miinzen 1 Dissertazione inau- gurale dell'Università di Erlangen), 1892, in-8, pp. 59. Ettinger Dr. M., Einfluss der Goldwàhrung auf das Einkommen der BevOlkerungsclassen und des Staates. Fine social-politische studie. Wien, 1892, Breitenstein, in-8 gr. Imhoof-Blumer, Portratkópfe auf romischen Miinzen der Republik und der Kaiserzeit. Leipzig, Teubner, in-( gr., \>\>. 16 e 4 tav. Kirinis M., Handbuch der polnischen Miinzkunde. Posen, Jolowicz, 1892, pp. 268. Kull J. V., Studien zur Geschichtc der Miinzen der Herzoge von Bayern vom XIII bis Anfangs des XVI Jahrhunderts, insbesondere aus der MQnzstatte zu Ingolstadt. Ingolstadt (Ganghofert, 1892, in-8. 1 IO BIBLIOGRAFIA Mttnzen und Medaillen-Cabinet des Justizrathes Reimann in Han- nover. 3 Bande mit Preislisten. Frankfurt a]M., Hess A., 1892, in-8 gr., con tavole e ritratto. Nissen Heinrich, Griechische und Romische Metrologie. 2 Auflage. Mùnchen, 1892, in-8 , pp. 56. (Estr. dal voi. I dell' Handbuch der classi- sclien Alterthums- Wissenschaft del Moller). Pickler Fritz, Das epigraphisch-nuinismatische Cabinet der Univer- sità^ Graz. Graz, Styria, 1892, in-8, pp. 28. Saurma-Jeltsch Hugo, Die Saurmarsche Munzsammlung deutscher, schweizerischer und polnischer Geprage von etwa dem Beginn der Gro- schenzeit bis zur Kipperzeit. Berlin, A. Weyl , 1892, in-4, pp. III-151 , con atlante di 104 eliotipie. Schlosser J., Beschreibung der altgriechische Mùnzen der kunst- historischen Sammlungen. I. Tessalien, Illyrien, Dalmatien u. die Inseln d. adriat. Meeres, Epeiros. Wien, in-8, con 5 tav. Stern prof. Rob., Katechismus der in Oesterreich-Ungarn neu einge- fiihrten Kronen-Wàhrung. Wien, M. Perles, 1892, in-8 gr., pp. 32. Evans Arth. J., Syracusan medalions and their engravers in the light of regcnt finds (With obscrvations on the chronology and histo- rical occasions of the Syracusan coin-types of the 5 , and 4 centuries B. C.) London 1892, in-8, pp. XV-215. Lane Poole, Some private collections of Mohammadan Coins , and other Essays in Orientai Numismatics, by Stanley Lane-Poole. London, 1892, 1 voi., in-8. — — Coins and medals. Their place in history and art. London, 1892. Tancred , Historical Record of Medals and honorary distinctions. London, Spink and Son, 1892. Dirks, Penningkundig Repertorium Mededeelingen , ter daunlling van de penninggeschiedenis der Nederlanden. Amsterdam, 1892, 4 voi. Roest T/i. M., Catalogue du Cabinet numismatique de la fondation Teyler à Harlem. Harlem, Loosjcs, 1892, in-8 gr. illustr. PERIODICI. Annuaire de la Société Francaise de Numismatique. — Novembre-Dicembre 1892. Sambon A. G. , Les monnaies de Charles V dans l'Italie me- ridionale. — Bordeaux /'., Denier inédit de Henri 1 , frappé à Chàlon-sur-Saòne. — Heiss A., Un roi de Navarre numismatiste. — Cronaca, Bibliografia, ecc. IJIIil.IUOKAFlA III Numismatic Chronicle. — Parte IV, 1892. Packe Alfred E., The Types and Legends of the Mediaeval and later coins of England. — Lawrence L. A., On a hoard of Groats of the fìfteenth and sixteenth centuries. — Grueber H. A., English personal medals from 1760. — Bibliografia, Miscellanea. Revue belge de Numismatique. Fase. I, 1893. Babelon E., Numismatique d'Edesse en Mésopotamie. — De Il'i/te M . A ., Une monnaie belge de convention du commencement du XI siede. — .Roest Tli. M., Essai de classification des monnaies du comté, puis duché de Gueldre. - - Tradisci M. C. E., Phili- bert II due de Savoie (1497-15041. Liste monographique de ses monnaies et de ses médaille. — / 'ancìer Strutteli Edmund, La Maille audernardai.se. — Alvi» Erc'd., Léopold Wiener, graveur en mé- dailles et son oeuvre. — Maitrin ile Xalinys, Encore un mot sul- le mémoire d'Isaac Newton, du 21 septembre 1771, concernant la monnaie. — Necrologie, Bibliografia, Miscellanea. Revue suisse de Numismatique. MI e IV Fase, 1892. llaìlcr G. E. von, Schweizerisches Miìnz-und Medaillen-C'a- binet. — Ladc Dott. Ang., Ine monnaie inedite d'Hcraclius. — ÌVavre Prof. W, Les médailles du tir cantonal du Lode 1892. — luieyler Adolf, Zur schweizerischen Medaillenkunde. III. Dott. Paul Ignaz Troxler 11780-1866). 1\". Einweihung der Schlosskapelle auf Meggenhorn bei Luzern am 3 August 1888. — Haas Crani, Iohann Baptist Frener, Stempelschneider aus Luzern. -- Reber Burkardt, Fragments numismatiques sur le cantori d'Argovie, de Zofìngue et d8 Lai)fenbourg. — Stroeldin I'aul-Ch., Refrappes et falsifications. — Jecklin, Eritz von , L'nedirte Bluzger von Joann-Luzius und Gilbert von Salis-I laldenstein. Revue Numismatique. Fase. IV, 1892. Villarct E de, Numismatique japonaise. — Babelon E., Les monnaies des satrapes, dans l'empire des Perses Achéménides. — Rouvcr Jules, Théophraste Renaudot. Rectification biographique, a propos d'un jeton, et description de quelques autres jetons pa- risiens. — La Tour Henri de, Médailles modernes récemment ac- (|uises par le Cabinet de Erance. -- Necrologie, Bibliografia, Mi- scellanea. 112 KIlìUOGRAHA Zeitschrift fur Numismatik. Fase. Ili, 1892. Sallct A. v., Die Erwerbungen des Koniglichen Mtìnzkabinets vom 1 aprii 1889 bis 1 aprii 1890. — Wundcrlich E., Der Miìnz- fund von Remlin, 1890. — Hamburger L., Die Silber-Mlinzpra- gungen wahrend des letzten Aufstandes der Israeliten gegen Roni, nach einem in der Nahe von Chebron gemachten Munzfunde klas- sifizirt. — Necrologie, Bibliografia. Giornali; Ligustico, novembre-dicembre 1892, pag. 474: Spigola- ture (Lettera del col. Ruggero , a proposito della Collezione numisma- tica Battigalli, vendita di Roma). L' Esplorazione commerciale, fase. XI, nov. 1892: La Medaglia com- memorativa del Centenario Colombiano, con tavola. Bollettino storico della Svizzera Italiana, nn. 1-2, 1893: Ambro- soli dott. S., A proposito di monete bellinzonesi. Jaiirbuch des historischen Vereins des Kantons Glarus , Heft 28, 1892: Scìiindler, Erster Nachtrag zum Verzcichniss der Munzsammlung. — Ein schweizerischer Numismatiker (ImlioofBlumer in Winterthur). A pp. X-XVI, e XIX-XXVII. Académie des inscriptions et bclles-lettres. Comptes Rendus des Séances, juillet-aòut, 1892 : De Barthelemy .!., Note sur le monnayage du nord de la Caule (Belgique). Annales de 1' école libre des sciences politiques, gennaio 1893 : La conférence monétaire internationale de Bruxelles. Chronique des arts, n. 28, 1892 : Médailles, plaquettes, bijoux. (La vente des médailles de la collection de feu Mad. X... faite les 20 et 21 mai par M. P. Chevallier et M. Mannheim a produit 68.000 francs). Gazette des beaux-arts, ottobre 1892: Muntz E., La propagande de la Renaissance en Orient durant le XV siècle. (I articolo) , con medaglie. Intermédiaire des chercheurs et des curieux , 20 luglio 1892 : Une monnaie de Louis XVI. Journal des économistes , dicembre 1892: De Molinovi, La 'confé- rence monétaire de Bruxelles. — Raffalovich, La production de l'or en Australie et dans l'Atrique meridionale. Magasin pittoresque, 31 luglio 1892: Challatnel P, La médaille d'honneur des ouvriers et employés de commerce. Revue de Champagne et de Brie , agosto e settembre 1892 : Une nouvelle découverte à Reims. — Gqffart H., La monnaie de Fumay. Revue des deux Mondes, 1 e 15 novembre 1892 : Cuclicval-Clarigny, L'union latine et la nouvelle confércnce monétaire. BIBLIOGRAFIA 113 Revce de l'art francaA, settembre 1892 : Guiffrey J. , Documents inédits sur Philippe Danfrie pére , graveur general des monnaies , et Philippe Danfrie fils, controleur des poincons et effigies (1592-1615); no- vembre 1892 : Joniii , Documents sur quelques graveurs de médailles du XIX siècle. Société des sciences historiques et naturelles de l' Yonne. Bul- Ittin, Année 1892, voi. XLVI: Mignot, Trouvaille de Villiers-Nonains ; descriptions des tipes (167 monete francesi del secolo XV , trovate a Manifacicr, nel 1891). Dietsche Warande, n. 5 : Maurin Nahuys, Le congrès international de numismatique à Bruxelles. Allgemeinf. Zeituhg , Beilage n. 207, 1892: Studien iiber die Zu- kunft des Geldwesens. Arciiiv filr Hessische Geschichte , X. F., voi. I, 1892 : Joseph, I )er Denarfund von Klein-Auheim. Berg- und huttenmannische Zeitung, 51, n. 37 : Reinnickel und Bronzo als Miinzmaterial. JahrbOcher fùr Nationalòkonomie und Statistik , 3 Serie, voi. 3, fase. VI : Sachs, Die italienische Valutaregulierung. Mittheilungf.n des Instituts fiir oesterreichische Geschichtsforschung, voi. XIV, fase. I (Innsbruck, 18931 : Steinhers S., Die Einhebung des Lyoner Zehnten im Erzbisthum Salzburg , 1232-123=;. (Interessante per la storia della moneta ; a pp. 35 seg. per Aquilejà). Neues Lausitzisches Magazix, voi. 63", 1^92: Scheuncr li., Die Munzen der Stadt (lorlitz. Quartalblatter des histor. Vereins fùr das Grossherzogthum Ilessen, N. Polge Bd. I, n. 6 : Milnzfunde in Erzhausen und Abenheim. Repertorium tur Kunstwissenschaft XV, fase. 6; a p. 556: C. i'. /'., Die Denkmiinze'ii der Carrara. Zeii'schrift der deutschen morgenkindischen Gescllschaft, XLVI, fase. 3. (Lipsia, 18921: (ì. van Vloten, Ueber einige bis jetzt nicht er- kannte Munzen aus der letzten Omeijadenzeit. Zeitschrift fiir praktische Geologie, I, 1893: Breidenbach Ih., Das Goldvorkommen im ostlichen Spanien. Rf.vista del Museo de La Piata, voi. IV (Buenos Aires , 1892): Pena E., Acunacion de moneda provincial en Mcndoza en los anos de 1822-24. NOTIZIE VARIE La vendita della collezione Borghesi. — Il Cav. Fran- cesco Gnecchi, nella prefazione apposta al catalogo della collezione Borghesi, diceva giustamente che essa era una delle più insigni che mai siano apparse in vendita. Io mi permetto di esprimere il parere che fosse una delle più cospicue fra quelle esistenti, sia pubbliche che private. E quando si consideri che si tratta di una collezione iniziata in Roma circa un secolo e mezzo fa, e continuata nella stessa famiglia per tre generazioni, non può far sorpresa il sapere che conteneva parecchie monete inedite ed alcune uniche, oltre a moltissime rarità di prim'ordine, che non si trovano mai in commercio e di cui sono privi quasi tutti i Musei. I signori Cohen e Babelon, nelle loro eccellenti opere sulle monete consolari romane, citano parecchi nummi come esistenti soltanto nella collezione Borghesi e di alcune danno una imperfettissima figura d' après Riccio. Anzi pare che il Riccio abbia pubblicato il disegno di qualcuna desumendolo da una semplice descrizione, poiché certe monete che ora si sono potute confrontare coi disegni dati dal Babelon, ne differiscono talmente che si possono considerare piuttosto come monete inedite. A questo proposito faccio voti perchè i fortunati possessori di tali monete ne diano presto l'esatta riproduzione, tanto più che esse sono in numero maggiore di quelle segnalate nel catalogo, il quale non è altro che la ristampa di quello pubblicato nel i88r e compilato con poca esattezza. Parecchie monete rare ed inedite sfuggirono al compi- latore, ma non sono sfuggite agli intelligenti raccoglitori presenti alla vendita. Fra questi mi piace citare il Cav. Bi- gnami, che colla sua profonda conoscenza della numismatica .NOTIZIE VARIE I 15 consolare , ha saputo discernere , specialmente fra i bronzi , parecchie varietà inedite e le ha tutte acquistate. È poi soddisfacente il fatto che tutte le maggiori rarità siano rimaste in Italia, poiché, come si può rilevare dall'elenco che segue, sono state per la massima parte acquistate dai Sig. Cav. Bignami, Cav. Martinetti, Ing. Sarti e Dott. Capo. Solo tre o quattro pezzi cioè il n. 665 della Julia (ibrida), l'873 della Minatia, il 966 della Petronia, furono acquistati dal noto negoziante tedesco sig. 1 lamburger. Anche riguardo ai prezzi questa vendita è stata di grande interesse e potrà servire di norma ai negozianti ed ai col- lettori. Le monete comuni, anche di buona conservazione, sono state vendute a prezzi bassissimi, le rarità invece sono salite a prezzi che ad alcuni sono sembrati esagerati. Ritengo utile di dare qui di seguito un elenco col con- fronto dei prezzi fatti alla vendita e quelli segnati dal Babelon. Per alcune monete il prezzo è stato quasi triplicato. 1 sesterzi sono stati in generale pagati prezzi alti; citerò quello della Calpurnia venduto L. 115, quello della Licinia L. 92, quello della Vibia L. 165. Alcune rarità sono state ritirate o vendute a prezzi bas- sissimi perchè riconosciute false, quali il denaro di Bruto coi pugnali, quello dell' Horatia col nome Cocles, l'aureo della Livineia n. 762, quello della Ma.ia n. 838, il denaro di Annui Faustina n. 1568, ecc. Le monete della piccola serie imperiale non fecero grandi prezzi. Citerò i due pezzi più importanti, cioè l'aureo con Traiano e Plotina e l'altro con Traiano e il Padre. Furono pagati L. 320 il primo e L. 310 il secondo. Il concorso degli amatori alla vendita fu scarso erano pochi ma buoni, cioè intelligenti essi superarono di molto le offerte numerose venute da altre parti d'Italia e dall'estero; ma bisogna considerare che essi ebbero il grande vantaggio di poter esaminare cui propri occhi le monete e quindi valu- tarle al loro giusto valore. &■ N. 42 Aemilia first. . L. 400 Martinetti 73 Antia "ilo Sarti » 145 Arria •< 500 Bignami n6 NOTIZIE VARIE N. 204 Caecilia 218 » Rest. 234 Calpurnia 331 Cassia . 33 2 333 " • 334 " • 364 Claudia 428 Cornelia 504 Domitia 519 Durmia 520 626 y»/«« . 665 » 666 » 715 Junia . 740 Licinia. 774 Lucretia Rest. 792 Mamilia Rest. 795 Manila. 837 Maria . 839 862 Memmia Rest. 873 Minatia 889 Mussidia 895 896 » 914 Nasi dia 930 Numonia 966 Petronia 1402 Pomponio (Erato) 1077 Proculeia 1091 Romilla 1107 Rubria Rest. 1150 Sepullia 1167 Servilia 11 78 Sestia . 1189 Sosz'a . 1190 » 1192 Stalla . 1227 7Yft'a . 1228 » /?«/. . L. 205 Martinetti » 500 » » 115 II 23O » » 150 Bignami » 200 Sarti " 255 Capo » no » » 680 Hamburger 11 40 Capo » 58 » 11 165 Hamburger » no Bignami » 205 Hamburger " 355 Vitalini » 170 Sarti » 92 Martinetti 11 620 » 11 240 Vitalini 11 415 Hamburger 11 100 Sarti » 78 Martinetti » 510 » 11 265 » 11 305 Hamburger » 3°5 » 285 Martinetti 11 620 Bignami 11 400 Sarti » 400 Hamburger » 180 Sarti | » 59 Capo 11 105 Hamburger » 200 Martinetti 11 80 » » 35° » 125 Sarti » 210 Bignami » 1 50 » » 180 Vitalini » 44 Bignami v 460 Martinetti NOTIZIE VARIE li? N. 1255 Tur illia . . . L. 73 Hamburger Il 1263 Valeria » 91 Capo II 1269 » » 290 Sarti II 1283 / 'entidia » 11 50 Martinetti II 131 1 Vibia . ri 165 Sarti li 1326 Vipsania »j 400 Bignami 11 1327 M 82 ti 1328 11 11 80 ti 1331 1. ÀV S/. » 640 Martinetti n 1391 sessanta sest •>'-/ ( m 95 1 Iamburger i> 1863 quaranta « 11 265 ti 1394 W«// 11 •1 59 Martinetti t) 1400 duecento » 11 720 Capo ti 1401 sessanta » 11 390 » » 1409 Campania 11 70 11 Differenze .maggiori FRA IL PREZZO SEGNATO DAL BaBELON E QUELLO DELLA VENDITA BORGHESI. 145 Arria 620 Nasidia . 930 Ntimonia 11 89 Sosia 1190 11 ... 1227 Titia i?6q Valeria . 1283 Venti dia. 1326 Vipsania Babelon 300 Borghesi 500 n 500 ìì 620 >f 400 ìì 93° n 100 il 210 ìì 100 fi 150 n 25 ì) 44 » 100 '• 290 ìì lì 800 250 11 1150 400 P. Stetti.nek. Conti e punzoni della Zecca ■milanese. Siamo lieti di poter annunciare che, per gli uffici del Conservatore Dott. Ambrosoli, il Ministero della Pubblica Istruzione ha chiesto al Ministero del Tesoro, per essere depositati nel R. Gabinetto Numismatico di Brera, i conii e punzoni delle monete e medaglie milanesi, già custoditi presso la Direzione della or soppressa nostra Zecca. In séguito all'assentimento del Ministero del Tesoro, la consegna dei 2500 e più numeri componenti quella interes- 1 l8 NOTIZIE VARIE sante suppellettile storica ed artistica ha avuto luogo, coll'in- tervento dell'egr. Comm. Fasella, già Direttore della Regia Zecca, del Sig. Ing. Grosso, rappresentante la locale Inten- denza di Finanza, e del Dott. Ambrosoli per il Gabinetto Numismatico. Ai raccof/litori di monete romane. Chi possedesse monete di Restituzione inedite (non pubblicate da Cohen I è vivamente pregato di volerle comunicare al Signor Fran- cesco Gnecchi, Via Filodrammatici, io. Milano. Concorso di Numismatica. Colla fine d'Aprile p. v. scadeva il termine per la consegna dei lavori destinati al Concorso bandito dalla Società Italiana di Numismatica nella sua prima adunanza, n Aprile 1892, per l' Illustrazione di ima più zecche italiane, o anclie di un solo periodo di una zecca maggiore. - Dietro dimanda di parecchi interessati , il Consiglio della Società , nella sua tornata del 5 Marzo corrente, decise di prorogare detto termine al 31 Ottobre 1893. La Direzioni:. ATTI DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI NUMISMATICA (Estratto dei l'erbati delle Adunanze del Consiglio ) Adunanza del 9 Gennaio 1893. Su proposta della Vice-presidenza vengono eletti Soci eflettivi i Signori : Serassi Avv. Pietro di Novara, Seletti Avv. Emilio di Milano, Nervcgna Giuseppe di Brindisi, Butti Alfonso di Milano, e Soci corrispondenti i Signori: .'1(1 riaui Conim. Gio. Batta di Cherasco, Hess .-UIdI fo di Francofone su] Meno, Cahn Adolfo n » ,1 Padova Vittorio di Firenze Osio Cav. Egidio Magg. Gen. Comand. la Brigata Bergamo in Genova, Stroehlin Paolo di Ginevra, Mantovani Dott. Giuseppe di Pavia, Lamberti Gin. Policarpo di Savona, Spigardi Arturo di Firenze, Montagli II. di Londra, Spink Samuele » Geigy Dott. Alfredo di Basilea, Vigano Gaetano di Desio, De Witte Alfonso di Bruxelles, Verini (Jiiintilio di Trento, ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA Savo Doimo di Spalato, Dell'Acqua Dott. Gerolamo di Pavia, Capo Dott. Tommaso di Roma, l'alton Prospero di Parigi. Adunanza del 5 Marzo 1893. Viene accettata e votata la proposta di proroga al Con- corso Numismatico indetto dalla Società, fino al 31 ottobre prossimo venturo. Su proposta della vice-presidenza vengono eletti Soci effettivi i Signori: Dessi Vincenzo di Sassari, Paschi Prof. Alberto di Trieste, Bellicorti fi. de) di S. Stefano d'Egitto, Avcrora Avv. Manifesto di Lodi, Ponti Cesare di Milano, Savini Paolo » e Soci corrispondenti i Signori : Leone Dott. Cav. Camillo di Vercelli, Mariani Cav. Prof. Mariano di Pavia, Crcspel/ani Cav. Arsenio di Modena, Lambros Paolo di Atene, Serrurc Raymond di Parigi, Balli Emilio di Locamo. Viene poi comunicata la lista seguente dei doni perve- nuti alla Società dal 1 gennaio al 15 marzo 1893: Ambrosoli Dott. Solone: Le sue pubblicazioni : Di un gran bronzo inedito del Nomo Tanite, 1892. — Breve relazione di un viaggio ad Atene e Costanti- nopoli, 1892. Blanchot J. Adrien di Parigi. La sua pubblicazione : Histoire monétaire du Béarn. Paris , 1893. Schluinbcrgcr Gustave , Description des monnaies , jetons et médailles du Béarn. Paris, 1893. ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA 221 Bordeaux Paul di Neuilly. Le sue pubblicazioni : Le maréchal de Toiras et les monnaies ob- sidionales de Casal, 1891. — Denier inédit de Henri I, frappé à Chà!on-sur-Saóne, 1893. Caucich Cav. A. R. di Firenze. Bianconi Girolamo, Di un'antica tazza d'argento con sculture bac- chiche. Bologna , 1834 , in-4 , con tav. — Borioni Francesco , Collana di medaglie antiche e moderne. Loreto, 1855, in-24. — Budco Guglielmo , Trattato delle monete e valuta loro. Fi- renze, 1562, in-18. — Catalogo della Collezione Ruspoli di mo- nete consolari e papali. Roma, 1886, in-8, con 2 tav. Crespellani Cav. Avv. Arsenio, di Modena. Le sue pubblicazioni : La zecca di Modena nei periodi comunale ed estense. Modena, 1884, in-4, con J 7 tav - — Conii e punzoni numismatici della R. Biblioteca estense. Modena , 1887 , in-4 , con 2 tav. — Oggetti gallo-celtici del modenese. Modena, 1887, in-4, con ^ tav - — La carta topografica delle terremare mode- nesi. Vignala, 1884, in-4. Demole Dott. Eugène, Conservatore del Gabinetto Numisma- tico di Ginevra. Le sue pubblicazioni : Le trésor de Saint-Cergues sur Nyon. Genève, 1884, in-8. — Les Maitres, les Graveurs et les Essa- yeurs de la Monnaie de Genève 1 1535-17921. Fribourg, 1885, in-8. — Une nou velie médaille gene volse. Fribourg, 1885 , in-8, fig. — Genève et les projets monétaires du gouvernement de Neuchàtel en 1792. Ncuclidtel, 1885, in-4. — Jetons inédits de Savoie, de Genève, de 1' Evèché de Genève, et de Vaud. Thonon, 1886, in-8 con una tav. — A. Morel-Fatio. Quelques mots sur sa vie et son oeuvre. Lausanne. 1887, in- 16. — Denier au nom de Frédéric évéque de Genève | XI sièclel. Paris, 1887, in-8 iìg. — Les écus de tirs fédéraux. Genève, 1887, in-8 fig. — Histoire d'un aureus inédit de l'enipereur Quintille. Macon, 1887, in-4 "g- — Arnold Morel-Fatio. Bruxelles, 1888, in-8. Jeton de Louis de Longue ville. Baie, 1888, in-8. — Monnaies inédites d'Italie figurées dans le livre d'essai de la Monnaie de Zurich. Bruxelles, i883, in-8, con 4 tavole. Falchi Isidoro di Firenze. La sua pubblicazione : L'usura in Roma nel quarto e quint 1 secolo av. G. C. Prato, 1890, in-8. 16 122 AITI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA Gnecchi Cav. Ercole. N. 130 Estratti di Articoli pubblicati nella Rivista Italiana di Nu- mismatica. Gnecchi Cav. Francesco. M. Bahrfeldt, Die Miinzen und das Munzwesen der Herzogthumer Bremen und Verden (Edizione di 100 esemplari numerati) Annover, 1892. Gnecchi Cav. Francesco ed Ercole. Ateneo Veneto, annate 1890-91-92. — Archivio Veneto, 1889-90. — Nuovo Archivio Veneto, 3891-92. — Giornale Ligustico, 1890- 91-92. — Archivio della R. Società Romana di Storia Patria, 1890-91-92. — Archivio Storico delle Provincie Napoletane, 1888- 89-90-91-92. — Archivio Storico Italiano, 1889-90-91-92. — Rullettino di Archeologia e Storia Dalmata, 1891-92. — Bullet- tino Storico della Svizzera Italiana, 1890-91-92. — Polybiblion, 1890-91-92. Hamburger Leopoldo di Erancoforte. La sita pubblicazione : Die Miinzpragungen wahrend des letzten Auf- standes der Israeliten gegen Rom. Ber Un, 1892, con una tav. Lambros Jean Paul di Atene. La sua pubblicazione : 'Avaypx'^r, tojv voaiw.àTojv -??,; x.'jpiw; 'E~k- >.àSo:. 'A3"f,vr,v (1421-1436, 1436-1442). Ev 'A3r,vai;, 1872, in-4. — 'AvI/.SoTa voiiifffiaTX xo-évra év I"Xa- o£v~(7K starà Luanciv tc5v évstuwv 'LtcÒ 'PoS£oto'j toù si 'Avòr,: yajwv , v,'saóv.i; xf,i IIs'Xo7rovv7|ffou (1346-1364). Ev 'A$r,vx;i , 1876, in-4, con 2 tav - (due esemplari). — Unedirte Miinzen und Bleibullen der despoten von Epirus. JVieu, 1873, in-8, mit 2 taf. — 'AvfxSoTz v0v.teu.a7a t~j MS'7aiam/.o , j Bxffi}iiO'j t?,- Ivj-pou. Ev A3r,vai;, 1876, in-4, con 9 tav - — Monnaies iné- dites de Raimond Zacosta. Athèncs, 1877, in-8, fig. — Monnaies ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA 1 23 inédites de Chio. Paris, 1877, in-8 , con 2 tav. — 'AvéjcdOTa vou.wu.aTK y.y.'. v.oa'/ììó^o'A/.z twv v.y.-.k to3; u,ì, A. G. SAMBON - Incisori de: conii dei!a Napoietd: : RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA Anno VI. /^f-f Tav. [Il ,/,/ ,,,, B n MORSOLIN Medaglia di Giovanni di Gerolamo AilArc \i I . i 3 m H T ni r\ I *> rvi r\ /-. rl'Ar>n/irt -11 FASCICOLO II. APPUNTI NUMISMATICA ROMANA XXVII. SCAVI DI ROMA NEL 1892. (Tavola IV|. Come era a prevedersi , la messe degli scavi romani non fu molto abbondante neppure nello scorso 1892. Le tristi condizioni edilizie, che avevamo se- gnalate nel 1891, perdurarono anche nel 1892. Ben poco si lavorò nella città. Le monete uscite dal suolo si riducono alla produzione ordinaria della campagna circostante , e fra la congerie di queste, due soli pezzi degni di nota sono pervenuti alla mia colle- zione; nessun altro a mia conoscenza. Si tratta però di due pezzi di prima importanza e di esimia con- servazione, un medaglione inedito di M. Aurelio , e un piccolo bronzo di Valente tiranno. Del primo non ho potuto precisare la provenienza ; il secondo venne rinvenuto a Frascati, insieme a parecchie altre conni- nissime monete di bronzo dell'epoca di Licinio. 1128 FRANCESCO GNOCCHI Medaglione di M. AlRELIO. Doppio sesterzio di bronzo (gr. 44.500. — Diam. mill. 361. — uopo il 11. ;i2 di Cohen. & M AVREL ANTONINVS AVG GERM SARM TR P XXXII. Busto laureato e corazzato a destra. T£ IMP VINI COS III PP. Marc' Aurelio di fronte in abito militare con un'asta nella sinistra, e la destra appoggiata su di un trofeo , ap- piedi del quale due prigionieri germani o sarmatici ; un uomo a destra colle mani legate dietro il dorso e a sinistra una donna piangente. (Anno [78 d. Ci. Il tipo del rovescio è affatto nuovo fra i meda- glioni di M. Aurelio , e, come appare dalla data, si riferisce alle ultime vittorie germaniche e sarmatiche. Difatti gli appellativi di germanicvs e di sarmaticvs finiscono appunto con quest' anno. E notevole poi anche la data della XXXI 1 podestà tribunizia, corri- spondente all'anno 178 d. C, la quale non figura su alcun altro dei numerosi medaglioni di questo impe- ratore , e relativamente su pochi bronzi. La conser- vazione è splendida nel dritto, sufficiente nel rovescio. 11 medaglione è abbellito da una magnifica patina color verde-cupo. Piccolo Bronzo di Valente tiranno. D' - - IMP C AVR VAL VALENS P F AVG. Testa laureata a destra. K IOVI CONSERVATORI AVGG. Giove ignudo a sinistra col mantello sulla spalla sinistra. Tiene un globo sormontato da una Vittoria e un lungo scettro; ai suoi piedi un'aquila con una corona nel rostro. Nel campo , a sinistra K, a destra una Co- rona e XA. All' esergo ALE. APPUNTI MI NUMISMATICA ROMANA I 29 E detto in poche parole quanto è storicamente noto intorno all' effimero regno del tiranno Valente. Siamo al principio del terzo secolo , e il mondo romano è diviso fra Costantino Magno e Licinio. L'Oriente e l'Egitto sotto 1' impero di quest' ultimo, l'Italia con tutto il resto sotto quello di Costantino. L'anno 314, t'osse per ambi/ione dell'uno o per ge- losia dell'altro, fatto sta che s'accese la guerra fra i due imperatori, e Licinio affido al suo generale Valente il comando delle sue truppe , le quali eb- bero la peggio nelle campagne di Cibalea in Pan- nonia la giornata dell'otto ottobre. Licinio riparò frettolosamente nella Tracia e fu allora , che si as- sociò nell' impero Valente, accordandogli il titolo di Augusto, probabilmente per esserne meglio aiutato a riorganizzare lo sgominato esercito e a restaurare lo scosso suo potere. Da Eilippopoli, dove s' era rifu- giato, domando la pace a Costantino che lo inseguiva, e questi l'accordò bensì a lui, ma a condizione che Valente fosse giustiziato. Ciò avveniva nel dicembre dello stesso anno, cosicché il regno di Valente non può essere durato che poche settimane. Da qui la estrema rarità delle sue monete, le quali furono per gran tempo ignorate, poi ammesse dubitativamente, finché al giorno d' oggi se ne conoscono positiva- mente due tipi, un medio e un piccolo bronzo. Cohen non conobbe alcuna moneta di Valente tiranno. Diede però la descrizione di un piccolo bronzo perfettamente identico a quello di Frascati soprade- scritto, togliendolo dal Catalogo d' Ennery. Ma non vi prestò fede, anzi l'annuncia colle seguenti parole: " On trouve dans le Catalogue d'Ennery la médaille suivante de Valens, qui est suspecte d'autant plus " qu'elle lui donne le titre d'Auguste. „ Il piccolo bronzo di Valente nel Catalogo della collezione d' Ennery e difatti presentato con una 13° FRANXESCO GNECCHI raccomandazione assai poco lusinghiera. " Les mori- " naies de Valens „, vi è detto come annotazione, riportando le parole di Beauvais, " ne sont connues " que dans Golzius, où l'on voit qu'il porte le uom " d'Auguste. „ Il Cohen quindi, conoscendo la mo- neta pel solo citato catalogo, bene fece a diffidarne, malgrado che Eckel 1' avesse accettata senza esita- zione. 11 nome di Golzius (quantunque questa volta fosse nel vero) era una ragione più che sufficiente per ritenere dubbiosa la moneta, e questa ragione è assai più forte dell'altra addotta del titolo d'Augusto, per quanto dagli scrittori venisse e venga tuttora co- munemente dato a Valente il semplice titolo di Cesare. Se l'indicazione di quel titolo perù poteva in qualche modo essere una ragione di dubbio pel Cohen , il quale non aveva mai avuto sott'occhio alcuna mo- neta di Valente, non si vede davvero perchè, avendo alla mano il documento irrefutabile di una moneta riconosciuta e descritta per autentica, quale è senza dubbio, nella seconda edizione non si siano fatte le de- bite correzioni storiche e si sia continuato — nella biografia di Licinio a parlare di Valente col ti- tolo di Cesare , senza punto accennare a quello di Augusto. Le monete di Valente rimasero quindi dubbiose dopo la scomparsa dell'esemplare d'Ennery, il quale e forse il medesimo, che ricomparve poi nella ven- dita Badeigts de Laborde, e che passò in seguito al Gabinetto di Francia, ove si trova attualmente. Sono dunque due gli esemplari ora conosciuti di questo piccolo bronzo e ambedue portano la sigla della zecca d'Alessandria. Può sembrare strano che in un regno così breve Valente abbia avuto tempo di coniare monete in una zecca tanto lontana ; ma la conia- zione egizia non è punto in contraddizione colla bre- vissima durata del regno di Valente , e la cosa ap- APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA I3I pare chiara dalla seguente considerazione. Appena egli venne da Licinio associato, furono senza dubbio spediti dei messi a tutte le città dell' impero a por- tare colla notizia l'ordine di coniare monete in nome del nuovo Augusto; e queste furono poi coniate quando Valente era già morto, ma prima che la notizia della sua morte vi fosse giunta. È un caso che probabil- mente si ò ripetuto parecchie volte in simili circo- stanze , non infrequenti nel mondo romano d'allora. L' altro tipo invece , quello del medio bronzo , porta all'esergo le lettere SKM che parrebbero doversi interpretare come la sigla di Cizico (Sacra Kiziki Moneta?) E così potrebbe darsi che qualche altro esemplare venisse in luce delle zecche di Eraclea , Nicomedia o Antiochia , città che come Alessandria e Cizico erano comprese nel dominio di Licinio , mentre tutte le altre zecche dell'impero èrano in pò tere di Costantino. Le due monete conosciute di Valente, non solo sono fatte a perfetta imitazione di quelle di Licinio, ma sembrano addirittura battute coi medesimi conii che avevano già servito per le monete di quell'impe- ratore. Tanto il piccolo bronzo descritto, e noto ora in due esemplari, come il medio (Coh. 11 ediz. , voi. VII, pag. 223) , recentemente acquistato dal Museo di Berlino (I) , hanno due rovesci che troviamo identici fra quelli numerosissimi di Licinio , e hanno la rap- presentazione di Giove colle leggende IOVI CONSER- VATORI nel medio bronzo e IOVI CONSERVATORI AVGG nel piccolo. Il primo ha una leggenda vaga, che po- teva adattarsi, qualunque fosse il diritto della moneta; il secondo, supponendolo apprestato da Licinio quando l'i) A. v. Sali.ki, Die Erwerbitngen dea Koniglichen Munzkabinets vom t aprii [889 bis i aprii i8yo, nella " Zeitschritt fiir Numismatik „ 1892, voi. XVIII. I32 tKANCESCU GNECCHI era socio di Costantino (come indica il plurale AVGG), po- teva egualmente servire per gli Augusti recentemente associati. Ciò è forse anche una prova della fretta con cui si diede mano alla coniazione delle monete; come ne è un' altra l'estrema somiglianza della testa di Valente con quella di Licinio. Siamo, è vero, in un'epoca di decadenza , nella quale non si deve far molto a fidanza coll'arte dell'incisore, ma pure le fisio- nomie sono ancora abbastanza conservate e distinte 1' una dall'altra; e se in questo caso i due ritratti potrebbero facilmente confondersi, gli è che proba- bilmente, giunta appena la notizia dell'assunzione di Valente, se ne stamparono frettolosamente le monete, ponendovi invece della sua testa sconosciuta quella del socio Licinio di cui già si trovavano pronti i conii nelle officine, e col semplice cambiamento della leggenda nel diritto. E da supporre che, se in quei tempi la posta non era tanto rapida e le notizie non potevano giungere tanto presto , le comunicazioni grafiche fossero ancora più lente. Nella tavola, accanto al piccolo bronzo di Va- lente ne ho riprodotto uno di Licinio, onde vi si os- servi la perfetta identità dei rovesci e la grande ras- somiglianza delle fisionomie. Ad ogni modo poi le due monete e specialmente il piccolo bronzo, vengono a confermare due fatti storici, la proclamazione di Valente alla dignità di Augusto (AVG nel diritto) e la sua associazione al- l'impero (AVGG nel rovescio). APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA 133 XXVIII. MEDAGLIONE INEDITO DI CARACALLA T R o v a t o a Coloni a. (Tavola IV). Doppio sesterzio di Bronzo (Peso gr. 58,50. Diam. inill. 401. & M AVREL ANTONINVS PIVS ÀV& IMP II. Busto laureato e giovanile di Caracalla a sinistra , ar- mato di lancia e scudo. Il busto quasi a mezza figura è ignudo e si vede per di dietro, attraversato obliqua- mente da una semplice cinghia. 9 - ADLOCVTIO AVGG. Caracalla e Geta accompagnati dal Pretetto del Pretorio stanno su di un palco eretto a sinistra, in atto d'ar- ringare alcuni soldati. J due che stanno al primo piano e che sono rivolti verso gli imperatori, sono armati di scudi e tengono, il primo un'insegna, l'altro un'aquila legionaria. Al secondo piano si vedono due altri sol- dati con aste e insegne, rivolti verso i primi , e un cavallo. (Anno 212 d. C). E tanto raro il caso che di una nuova mo- neta si possa con sicurezza precisare il luogo e le condizioni in cui venne trovata, clic è bene tenerne nota quando tal caso si verifica , tanto più quando il pezzo presenta già una importanza per sé stesso. Il medaglione ora descritto , e che la Germania rimanda alla madre patria dopo d'averlo ospitato per quasi dieciasettc secoli, fu trovato il 12 marzo 1893 134 FRANCESCO GNECCHI a Colonia sul Reno presso la chiesa di S. Severino, in una tomba scoperta alla profondità di due metri dall'attuale livello stradale. Vi si trovarono insieme due vetri che furono conservati dal Signor Her. Jos. Luckger di quella città, dal quale io ebbi il meda- glione. La tomba era costrutta in pietra e calce e fu fatta in pezzi e dispersa. Si può ragionevolmente supporre che essa contenesse le spoglie di un capi- tano romano, che accompagnava Caracalla in quella sua spedizione in Germania , in seguito alla quale, nell'anno 213 dell'era volgare il giovane imperatore aeeiunsreva al titolo di Britannico l'altro di Germa- nico ; e il medaglione , che , come vedremo , è del- l'anno 212, vi venne posto a segnarne l'epoca. Il nuovo medaglione, di conservazione bella, se non eccezionale , che viene ad accrescere la serie assai poco numerosa della monetazione imperatoria di Caracalla < 2 », e di bellissimo stile, principalmente nel diritto, sul quale l'imperatore è rappresentato nel fiore della giovinezza a 24 anni. Fu nell'anno 212 che Caracalla venne accla- mato imperatore per la seconda volta ed è questo il titolo che figura nella leggenda del dritto. Il me- daglione non può dunque essere anteriore a que- st'anno; ma non può neppure essere posteriore, poiché è questo il solo anno in cui Caracalla e Geta re- gnarono insieme — assai poco concordi è vero, quan- tunque l'altro medaglione dello stesso anno sia de- dicato alla concordia degli Augusti (Cohen X. 381) — e potevano quindi insieme dirigere una allocuzione (2) Oi medaglioni di bronzo di Caracalla tre soli sono finora conosciuti e quello di Colonia sarebbe il quarto. Tale scarsità di multipli impera- torii è compensata dalla relativa abbondanza di multipli senatorii, dei quali ho trovati a descrivere otto nell' abbozzo di una prima serie di tali monete, che diedi nel mio Appunto N. XXV. (R. I. di Num., 1892). APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA I35 all'esercito. Nel 211 era morto il vecchio padre Se- vero, e nel 212 stesso Caracalla si sbarazzava del fratello Geta, per rimanere solo imperatore. La data del medaglione resta dunque precisata all'anno 212, — ed è la sola moneta che ricordi un'allocuzione degli imperatori Caracalla e Geta. Nessuna ne ab- biamo che rammenti allocuzione del solo Geta , e nessuna probabilmente ne fu mai coniata , essendo Geta troppo giovane e per di più non avendo mai regnato solo; e rarissime sono quelle che rammen- tano allocuzioni del solo Caracalla. Si conoscono due soli sesterzi senatori (Coli. 524-525) dell'anno 214, nei quali, se è rappresentato il tipo dell'allocuzione, vi manca però la parola ADLOCVTIO, non pollando nella leggenda che la data PONTIF ■ TR P Xlll COS ili. E ben vero che Cohen nel suo supplemento (N. 27) riportò un gran bronzo colla leggenda ADLO- CVTIO, come appartenente alla Collezione Gréau , bronzo che viene ripetuto anche nella seconda edi- zione (N. r). Ma la descrizione di tale bronzo cadde per errore nel supplemento alla prima edizione e fu per errore ripetuto nella seconda ; mentre nel Cata- logo della Collezione Gréau non esiste punto. Di- fatti nel mio esemplare della Description historique des médailles frappées sous l'empire romain, già appar- tenente allo stesso signor Enrico Cohen , il bronzo X. 27 del supplemento è di sua mano cancellato a matita, coll'annotazione in margine: à supprimer. 11 medaglione di Colonia è dunque la sola moneta di Caracalla, che porti la leggenda ADLOCVTIO. Francesco Gnecchi. MONETE DI MILANO I N KDI T E \Contin., vedi Fate. I, Anno ì'1, r' S • ABROSIV • NOSTER • Il Santo , e. s. Nel campo, ai due lati del Santo, due cerchietti. Coli. Gnecchi. Arg. R. ;J L. 40. 6. Grosso (gr. 2.2S0). — Var. n. 7. & • HESTOR • VICECOMES • MODOIZIE • & • C Biscia e. s. 9' - S • ABROSIVS • NOST • PATR. Il Santo, e. s. Coli. Gnecchi. Arg. R. :! L. 40. 7. Grosso (gr. 2.200). 2' 1 Var. n. 7. \y - • HESTOR VICECOMES • MODOITIE &. • C 9 — Come il precedente. Coli. Gnecchi. Arg. R. ; L. 40. 8. Grosso igr. 2.3001. - y" Var. 11. 7. If — Come il precedente. 1> S • ABROSIV NOST ■ PATR. Coli. Gnecchi. Arg. R. :i L. 40. 9. Grosso (gr. 2.0001. l'ar. 11. SANTS • AMBRVS. Il Santo seduto e. s. Nel campo, a destra, un piccolo ». Coli. Gnecchi. Arg. R. 3 L. 40. io. Grosso (gr. 2.250). 2' Var. n. 8-n. ,ì? Come il precedente. 1> SANTS • AMBROSIV. Il Santo, e. s. Nel campo, a sinistra, un piccolo ». Coli. Gnecchi. Arg. R.- L. 40. 140 F. KD E. GNECCH1 ir. Grosso igr. 2.250). — ;' Var. 11. S-ir. B' o HESTOR ■ VICECOMES • MODOVETIE • &. • C Biscia, e. s. Al disopra una stelletta. 9>' SANCTV ABROSIV. Il Santo, e. s. Ai suoi lati, nel campo, due stellette. Coli. Gnecchi. Arg. R. :) L. 40. r2. Grosso (gr. 2.320). 4* Var. u. 8-n. 1& • HESTOR • VICECOMES MODOETIE • &. • C 9 SANCTVS .'..-. ABROSIV. Coli. Osnago. Arg. R. :; L. 40. L3. Grosso (gr. 2.2501 - /" Var. u. 8-u (7). ì& Come il precedente. Sopra la biscia, un cerchietto. $ SANCTVS • AMBROSIVS. Il Santo, e. s. Ai suoi lati, nel campo, due piccoli b. Coli. Gnecchi. Arg. R. :i L. 40. 17) La maggior parte di queste varianti inedite del Grosso di Estore Visconti, come quelle di Giancarlo e di Estore e Giancarlo riuniti, che descriveremo in seguito, provengono dal ripostiglio di Sartirana , sco- perto nel 1889, e del quale fu tatto un breve cenno in questa Rivista (Anno III, 1890, fase. I, pag. 171-173)- Mercè questo ripostiglio, il numero delle monete di Estore e di Giancarlo, da noi pubblicate in quest' Appendice , supera complessi- vamente quello delle loro monete descritte nel nostro libro , e che , avevamo potuto mettere insieme esaminando le migliori collezioni. Una cosa degna di osservazione nelle monete di questi due usur- patori, sono gli errori che si riscontrano nelle leggende di quelle mo- nete, errori assai più frequenti di quelli che troviamo in pressoché tutte le monete contemporanee. Giammai, a nostro credere , nome di città fu storpiato in così svariate guise come quello di Monza. Fra le monete pubblicate nel nostro libro e quelle descritte in quest'appendice, troviamo le seguenti varianti di quel nome: modoeti , modoetie, mo- DOITIE, MODOIZIE, MODOITE, MODOTIE, MOETIE, MODOE , MODVITE, MOITIE, MO- DOVETIE , moe , mol. Molti altri errori troviamo del pari nelle parole HESTOR e VICECOMES. Questi errori, più che alla fretta, sono dovuti all'ignoranza degli incisori , e dei loro stessi committenti , i quali erano certo più valenti nel maneggiare la spada che la penna. MONETE DI MILANO INEDITE 14] 14. Sesino. ,& + HESTOR ••• VICECOMES. Nel campo, entro un circolo periato, la biscia fiancheggiata dalle lettere H E. 9>' - • DOMINVS • MODOETIE. Nel campo, in un circolo periato, croce ornata. Friedlànder T., Numismata medii aevi inedita. Berolini, 1835; in-4, pag- 14-15, tav. I, n. 4. Arg. R.' L. 200. 15. Sesino (gr. 0.955). — Var. del precedente. & - + HESTOR ■ VICECOMES .'. Biscia, e. s. 9/ - + DOMINVS • MODOETIE • &. • C Croce, e. s. Coli. Osnago. Arg. R. 7 L. 200. < . s. 16. Sesino igr. 0.7501. — Var. ]& Come il precedenti R + DOMINVS • MODOETI • &. C Croce, e. s Coli. Gnecchi. Arg. R.~ L. 200. 17. Trillimi (gr. 0.780). Var. n. ij. & + HESTSTOR • (siri VICECOMES- Nel campo le let- tere H E. # - + DOMINVS ■ MODOETIE. Croce gigliata. Coli. Bertolotti. Arg. R. s L. 30. 18. Bissalo igr. 0.540). — Inedito. Dopo 11. rj. V • HESTOR ■ VICECOMES. Biscia viscontea. ]>' • HESTOR • VICECOMES. Croce fiorita. Coli. Municipale, Gavazzi. Arg. R. s L. 40. 19. Bissolo (gr. 0.4901. - Inedito. Dopo 11. ij. & - • HESTOR ■ VICECOMS. Biscia, e. s. 9' - • HESTOR • VICECOMS. Croce fiorita. Coli. Gnecchi. Arg. R.' L. 40. I42 F. ED E. GNECCHI GIANCARLO VISCONTI (81 SIGNORE DI MILANO. (I4I2). Grosso (gr. 2.280). Var. ti. 1. ,& -- + IOHANES KAROLVS VICECOMES M ^c &. Nel campo incorniciato, la biscia coronata fra le iniziali I • K. Sopra la biscia, un cerchietto. Ri — S • ABROSIV MEDIOLANI. Il Santo seduto, mitrato e nimbato, col pastorale e lo staffile. Coli. Gnecchi. Arg. R. 6 L. 150. (8) È invero cosa difficile lo spiegare come mai Giancarlo solo abbia potuto battere monete col puro e semplice titolo di Signore Milano. Il conte Giulini, nelle sue Memorie di Milano, dice: " Credo che " Giovanni Carlo avesse o la principale, o almeno una parte della so- " vranità. Infatti egli era legittimo abbiatico di Bernabò , già signore " di Milano, quando Estore era figlio bensì, ma illegittimo, di quel prin- " cipe. Oltre a ciò, una moneta che fu battuta in quella occasione e " ch'è stata pubblicata dal sig. Muratori , e meglio due altre , conser- " vate nell'insigne museo del più volte lodato sig. abate don Carlo Tri- " vulzi, ci additano il nome di Giovanni, cioè di Giovan Carlo, costan- " temente prima di quello di Estore „. Questo fatto della precedenza del nome di Giancarlo lo constatiamo noi pure in tutti i grossi sociali di questi due effimeri sovrani. Na- scono quindi varie ipotesi; o che all'atto di battere queste monete so- ciali, Giancarlo , appunto come più legittimo erede di quella signoria, si fosse riservato il diritto di coniare, contemporaneamente alle monete sociali, qualche moneta col suo solo nome; o che in quel tramestìo Estore e Giancarlo avessero trovato il tempo di dividersi la signoria e di battere ognuno monete per proprio conto , come già avevano fatto Bernabò e Galeazzo II ; in tal caso però si dovrebbero trovare monete di Estore solo, col titolo di vicf.comks o dominvs mediolani (escluso il nome di Monza, che naturalmente era compresa nel dominio) ; o final- mente che Estore si fosse ritirato pel primo , e che Giancarlo, rimasto solo per qualche tempo a Milano, coniasse monete col solo suo nome ; il che non pare probabile, giacché , al dire di tutti gli storici, Estore e Giancarlo lasciarono insieme Milano il 16 giugno 1412, quando le mi- lizie di Filippo Maria Visconti avevano occupato tutta la città. Questa MONETE DI MILANO INEDITE 143 2. Grosso (gr. 2.220). — 2 a Var. n. 1. i£Y — Come il precedente. R. - S • ABROSIV MEDIOLAN. C. s. Coli. Gnecchi. Arg. R.° L. 150. 3. Grosso (gr. 2.300). — _? a Var. n. 1. iB" — Come i due precedenti. 9' " • S • AMBROSIV MEDIOLAN. Coli. Gnecchi. Arg. R. c L. 150. 4. Bissolo (gr. 0.600). — Var. n. j-4. <&--■¥ IOHANES • VICECOM. Nel campo, in circolo per- iato, la biscia. (La biscia non è coronata). $ — © MEDIOLANENSIS. Nel campo e. s., croce fiorita. Coli. Brera, Gavazzi. Arg. R." L. 40. Gavazzi G, A proposito delle monete di Giancarlo Visconti. {Riv. It. di Nani., Anno I, 1888, pag. 226, n. 3). 5. Bissolo (gr. 0.550). — 2 a Var. n. 3-4 (9>. <& - + IOHANES • VICECOS. Biscia, e. s. I{f — Come il precedente. Coli. Bertolotti. Arg. R. s L. 40. questione assai difficilmente potrà essere risolta, giacche, al dire dello stesso Giulini (opera citata) , i documenti , che si riferiscono a quella effimera signoria, mancano affatto. Comunque sia , le monete di Gian- carlo solo (meno forse i bissoli colla denominazione mediolanensis , di cui parleremo a suo luogo), non possono essere state battute che a Mi- lano, e in quella breve epoca (16 maggio-16 giugno 1412), in cui i due usurpatori tennero la signoria della città. (9) In seguito alle osservazioni fatteci in quel citato articolo dal- l'amico Gavazzi, riguardo al bissolo di Giancarlo solo, da noi pubblicato al N. 4 delle Monete di Milano, troviamo che infatti dalla leggenda del diritto di quella moneta va ommessa la iniziale k, e che quindi si deve leggere semplicemente + iohanes . vicecom. A questo proposito abbiamo voluto esaminare attentamente l'altro bissolo pubblicato al N. 3, appartenente alla colle/ione Bertolotti, e che ha parimenti al rovescio la leggenda mediolanensis. Il diritto di quella moneta ci era stato erroneamente indicato per iohanes . karolvs. Ora trovammo invece che la leggenda del diritto dice chiaramente : iohanes . vicccos. 144 F - ED E - GNECCIII 6. Bissolo (gr. 0.400). — Inedito. Dopo n. 4. i& - + IOHANES : KÀROLVS. Biscia, e. s. 9/ - : + : VICECOMES : MLI : & : C Croce gigliata. Coli. Gavazzi. Arg. R. r ' L. 40. Gavazzi G., Op. e Ioc. cit., pag. 226, n. t. Questa rettifica, che ci sentiamo in dovere di fare , può avere la sua importanza, anche per la ipotesi che l'amico Gavazzi mette innanzi su questo bissolo, ipotesi che riportiamo qui sotto. Resta intanto assodato che i pochi bissoli attribuiti a Giancarlo , e che hanno al rovescio la leggenda mediolanensis , non portano mai nel diritto l'iniziale del nome karolvs, ma dicono semplicemente iohanes vicecos vicecom. Ciò premesso, ecco quanto osserva il cav. Gavazzi nel citato articolo a proposito di questi bissoli : " .... Mi sembra strano quel Mediolanensis scritto su una moneta " di Milano. " Uno che sta e comanda in luogo, non ha bisogno di dire donde " sia; e in quei tempi, conviene riconoscere che nelle monete si omet- " tevano le parole inutili, e le qualifiche invero vi sono molto precise. " Debbo però confessare che l'apparenza del conio è affatto milanese. " Il che non vieta anche supporre, o che sia stato fatto in Milano per " un milanese avente dominio altrove , o anche imitato dal tipo mila- " nese. Cosa né difficile , né improbabile , né nuova. Per citare un " esempio, accennerò a Giovanni da Vignate, il cui grosso e la trillina " hanno tutta la caratteristica dei milanesi. In secondo luogo , la mia " bisciola e quella della collezione Verri non portano né il nome intero " karolvs, né l'iniziale k in aggiunta a Iohanes. " Non saprei perché Giancarlo Visconti, che non si chiama giammai " con altro nome in tutte le monete, tanto in compagnia di Estore, che " solo, abbia a fare una simile eccezione. Più strana sarebbe per Gio. " Maria, che in ogni caso avrebbe dovuto qualificarsi anche Duca. E " nemmeno la crederei di Giovanni Visconti Arcivescovo , pel carat- " tere molto diverso delle monete di lui. " In qualunque caso però , la parola Mediolanensis mi persuade " sempre più che la bisciola apparterrà certamente ad un Giovanni " Visconti milanese, ma probabilmente ad altra città che non sia Milano. " Ho esposto un dubbio e con un dubbio un quesito. Altri più va- " lenti di me lo sapranno sciogliere. Chi sa che studiandoci sopra non " s'abbia a trovare qualche nome o qualche notizia nuova „. Ora poi aggiungeremo che nel bissolo precedente, da noi pubblicato al N. -), la biscia non e coronata, come si può verificare esaminando quel- l'esemplare di bellissima conservazione. Tra tutti i bissoli (non solo di Gio. Maria Visconti, che come duca aveva tutto il diritto di coronare la MONETE DI MILANO INEDITE . 145 7. Bissolo (gr. 0.420). - Inedito. Dopo n. 4. i& — Come il precedente. 9' - + VICECOMES • NILI ■ Croce e. s. Coli. Bertolotti. Arg. R. :> !.. 40. GIANCARLO ed ESTORE VISCONTI SIGNORI DI MILANO. (14I2I. 1. Grosso (gr. 2.2001. — / (ir. 11. I. & -- + IOHANES • K ■ HESTOR VIC • • DNI • NILI «e • C Biscia coronata accostata dalle lettere IO e HE, in cor- nice formata da quattro archi di cerchio con altrettanti fiori agli angoli esterni. $' S • ÀMBROSIV • NIEDIOLANI. Il Santo seduto , mi- trato e nimbato, col pastorale e lo staffile. Coli. Municipale. Arg. R. 4 L. 60. 2. Grosso (gr. 2.080). 2 a Var. n. 1 . fi? — Come il precedente. 9' - S • ABROSIV ■ N1EDIOLAI. Il Santo e. s. Coli. Gnecchi. Arg. R.' I.. 60. 3. Grosso (gr. 2.3001. f Var. n. 1. B' + IOHANES K • HESTOR • VIC • D • MOL- • NILI C ■ Biscia e. s. $ S ■ ABROSIV • N1EDIOLAN • Il Santo, e. s. Coli. Gnecchi. Arg. R. 4 L. 60. biscia), ma anche di Giancarlo e di Kstorc , divisi ed uniti, le biscie sono sempre coronate. Questo fatto adunque dall'assenza della corona in quel bissolo, conferma il cav. Gavazzi nella sua ipotesi che quella monetina, oltre non essere milanese non apparterrebbe a un Visconti della linea retta ; ma potrebbe essere l'opera di un Visconti, signore di piccola città o terra , ma non della città e molto meno dello Stato di Milano. 146 F. ED E. GNECCHI 4. Grosso (gr. 2.200). — Var. n. 2. & ■- + IOHANES • K ■ HESTOR • D MOL- MLAI • & C ■ Nel campo incorniciato, biscia fra le lettere IO HE. $ S • ABROSIV • MEDIOLÀNI • Il Santo, e. s. Coli. Gnecchi. Arg. R. 4 L. 60. 5. Grosso (gr. 2.140). — 2 a Var. n. 2. J? — Come il precedente. $ — S • AMBROSIV • MEDIOLÀNI • Il Santo, e. s. Coli. Gnecchi. Arg. R.^L. 60. 6. Grosso (gr. 2.280). — j* Var. n. 2. & ■ - + IOHANES • K • HESTOR • D • MOE • MLAI • & ■ C • 9 - S • AMBROSIV ■ MEDIOLÀNI. Coli. Osnago. Arg. R. 4 L. 60. 7. Grosso (gr. 2.300). — S • ABROSIVS MEDIOLAN. Il Santo seduto, mitrato e nimbato, col pastorale e lo stallile. Coli. N'erri, Vigano. Arg. I\. I.. 4. 13. Grosso e. s. (gr. 2.1901. 3" l'ai: 11. rj-2/. r& — Come il precedente. 9 - S • AMBROSIVS MEDOLANI • Coli. Gnecchi. Arg. R. L. 4. r4. Grosso (gr. 2.200). ,>"' Vai: n. ij-ji. ,& - Come i precedenti. 1> S . ABROSIVS MEDOLANI. Coli. Gnecchi. Arg. K. L. 4. 15. Grosso (gr. 2.200-2.0001. ./■' Vai: n. ij-ji. t& — Come i precedenti. # S • ABROSIVS MEDIOLAI. Coli. Verri, Gnecchi. Arg. K. L. |. 16. Grosso igr. 2.250). /■' l'ai: 11. i;-2i. }y Come i precedenti. ty S • AMBROSIVS MEDIOLAN IAM in monogramma). Coli. Gnecchi. Arg. R. L. 4. 17. Grosso (gr. 2.20131 &' I ai: 11. ij-2/. & - Comi' i precedenti. r> SABROSIV MEDIOLAN. Coli. Vigano, Gnecchi. Arg. R. I. \. 18. Grosso |gr. 2.380). 7'' \ ai: 11. /;-2/. L>' Come i precedenti. U S ABROSIVS MEDIOLA. Coli. Gnecchi. Arg. R. !.. 4. 150 F. KD E. GNECCHI 19. Grosso igr. 2.360). - ò' a Var. ti. 13-21. ^¥ — Come i precedenti. 9 S ABROSNVS (sic) MEDIOLANI. Museo di Brescia. Arg. R. L. 4. 20. Grosso (gr. 2400). 9' 1 Var. n. 13-21. jy + FILIPVS MARIA DVX MEDIOLANI. $ - S ABROSNV MEDIOLAN. Museo di Brescia. Arg. R. L. 4. 2r. Grosso (gr. 2.000-1.930). Far. «. 23-24. & - FILIPV • MARIA • ANG-LV • D • M • Stemma inquartato coll'aquila e la biscia. Al disopra, corona da cui escono due rami. I}! - (manca 1' S) ABROSIV • MEDIOLANI. 11 Santo seduto, mitrato e nimbato, col pastorale e lo stallile. Coli. Municipale, Verri. Arg. R. L. 2. 22. Grosso (gr. 2.300-2.0001. 2" Var. n. 23-24. ly — Come il precedente. 9' - S • AMBROSIVS • MEDIOLAI. Coli. Municipale, Museo di Parma. Arg. R. L. 2. 23. Grosso (gr. 1.950). 3" Var. ti. 2^-24. jy - Come i precedenti. tp - S • AMBROSIVS MEDIOL. Coli. Municipale. • Arg. R. L. 2. 24. Grosso (gr. 2.100). 4 A Var. n. 23-24. jy — Come i precedenti. 9/ S • ABROSIVS • MEDIOLANI (talvolta MB in nesso). Coli. Verri. Arg. R. L. 2. 25. Grosso igr. 2.2501. ■ /" Var. 11. 23-24. ^y — Come i precedenti. 9 - S • ABROSIV • MEDIOLAN. Coli. Vigano, Gnecchi. Arg. R. L. 2. 26. Grosso (gr. 2.230). 6 a Kar. 11. 23-24. i& — Come i precedenti. 9 - S ■ ABROSI MEDIOLAI. Museo di Brescia. Arg. R. L. 2. MONETE DI MILANO INEDITE 1^1 27. Grosso igr. 2.2501. 7-' Var. il 23-24. & — Come i precedenti. 9 - S • ABROSI MEDIOLAN. Coli. Gnecchi. Arg, R. L. 2. 28. Grosso (gr. 1.7801. i. 32. ,©' — +• FILIPVS • MARIA ■ In circolo periato, croce fiorita. # - + • DVX • MEDIOLANI • &• • C • In circolo e. s.. biscia. Coli. Municipale. Arg. R. L. 2. 42. Sesino (gr. 0.8501. / Ti/'. ;;. j\/. B - (Biscia) FILIPV • MARIA • DVX • MLI • &• • C In un circolo periato, croce ornata da quattro gigli a guisa di raggi. I> S • AMBROSIV M=DIOLÀNI. Busto del Santo, mitrato e nimbato col pastorale e lo stallile. Coli. Verri. Arg. R. L. 2. 43. Sesino (gr. 0.920). 2" Var. 11. ;/. t& — Come il precedente. Jt S • AMBROSIV MEDIOLAI. Busto, e. s. Coli. Municipale. Arg. R. L. 2. 44. Sesino (gr. 0.900-0.8501. Var. n. }6. IY - + FILIPVS • MARIA • In circolo, e. s., biscia coronata. K + DVX o MEDIOLANI & e. In circolo, e. s., croce gigliata. Coli. Municipale Arg. R. L. 2. 45. Denaro (gr. 0.5001. — Var. n. 44. ■B* ■ - + FILIPV ■ MARIA. In circolo, e. s., t'ascia annodata intorno ad una stella. # - + DVX ■ MEDIOLANI • & • C • In circolo, e. s., croce gigliata. Coli. Municipale. Arg. R. 3 L 3. 46. Denaro (gr. 0.500). — 2* Var. 11. 44. ©'--+: FILIPVS : MARIA. 5' - + DVX : MEDIOLANI. Coli. Verri. Arg. R.- L. 3. 47. Denaro (gr. 0.4901. - 3' Var. n. 44. i& — Come il precedente. 9' + DVX MEDIOLANI. Museo di Brescia. Arg. R.- L. 3. 154 F - ED E. GNECCHI 48. Denaro (gr. 0.500). Var. 11. //. & - (Biscia) • FILIPV • MARIA. In circolo, e. s., croce gi- gliata accantonata da quattro punti. Ri - (Biscia) DVX • MEDIOLANI • & • C In circolo, e. s., fascia annodata. Coli. Municipale. Arg. R.- L. 3. SECONDA REPUBBLICA. I r 447-1450). 1. Grosso (gr. 2.000). Var. n. /. & -- + ■ COMVNITAS ■ MEDIOLANI • Nel campo, entro un circolo periato, croce gigliata. ~$ - S • ABROSIV • MEDIOLANI. Il Santo seduto, mitrato e nimbato, col pastorale e lo staffile. Coli. Municipale. Arg. R. s L. to. 2. Denaro (gr. 0.500). — Var. n. 7. ( B' — COMVNITAS MLI. Nel campo, in un circolo periato, croce gigliata. $ S • AMBROSIVS MEDLI. Nel campo , e. s. , testa mi- trata del Santo. Coli. Municipale. Arg. R. L. 2. FRANCESCO I SFORZA 4° DUCA DI MILANO. (145O- 1466). Ducato d'oro (gr. 3.500). — Var. n. 4. & - (Biscia) FRANCISCHVS • SFORTIA • VIC In un circolo periato, busto corazzato del duca a destra. Testa nuda. $ - + DVX • MEDIOLÀI • PP • In un circolo e. s., il duca a cavallo galoppante a destra. Il petto del duca è fre- giato della biscia. Sulla gualdrappa del cavallo, davanti la biscia e di dietro la spazzola, allacciata con un nastro. Coli. Savjni a Milano. Oro R. 2 L. 40. .MONETE DI .MILANO INEDITI 'DO 2. Ducato d'oro (gr. 3.490). — Var. n. j. & — Come il precedente. ty - + DVX • MEDIOLANI • PPIE • Il duca e. s. Coli. Sa vini. Oro R.- L. 40. 3. Ducato d'oro (gr. 3.480J. 1 ar. 11. 11 . & - (Biscia) FRANCISCVS • SFORTIA • VIC • $ - DVX • MEDIOLANI • AC IANVE • D Coli. Osnago. Oro R.- !.. 40. 4. Duca/o d'oro {gr. 3.500-3.475). I 1 ar. il. 1. B -- (Biscia) FRANCISCVS ■ SFORTIA ■ VICEC • 9 1 — Come il precedente. Coli. Municipale, Verri, Osnago, Gnecchi. Oro R.- !.. 40. 5. Ducato d'oro igr. 3.450J. lui dito. Dopo il. //( lo1 . & F S • DVX • MED • CREMONE . D • Il duca a cavallo in corsa a d. , colla spada alzata nella d. Sulla gual- drappa, dinanzi e di dietro , la biscia, e una in petto al duca. Nel campo, a d. e a s. in alto, i tre anelli. 9' PAPIÉ • ANGLE RIE . Q • COMES. Entro cornice, la biscia sormontata dai tre anelli , e fiancheggiata delle iniziali F ■ S coronate. Coli. Gnecchi Oro R. s L. 500. (101 Questo importante ducuto d'uro, al tipo della biscia, provenienti; dalla Collezione Caire di Novara, a quanto ci consta è unico. Pel suo tipo , esso e affatto simile a quello coniato dallo stesso Francesco Sforza nella zecca di Pavia; ducato esistente nel Medagliere di S. M. a Torino, e pubblicato dal Brambilla nelle sue Monete di Pavia (pag. 461-462, tav. di Suppl. II, n. 7). Quest'ultimo porta solamente i ti- toli Conte di Pavia e Signore di Cremona, mentre nel nostro, prima del J =;6 K. ED K. GNECCHI 6. Lira (gr. 2.900). — VW. ». 20 (ut. V - (Biscia) FRAN ■ SFTIA • DVX • MLI • AC • IANVE • D • & • C In un circolo periato, busto corazzato del duca a destra. Testa nuda (senza le iniziali). Davanti, una borchia. $ S • AMBROSI IVEDIOLAM. 11 Santo seduto, mitrato e nimbato, col pastorale e lo stallile. Coli. Municipale. Arg. R. 3 L. 80. 7. Grosso (gr. 2.200). Var. 11. 26. (& DVX • MLI • PPIE ■ ANGLERIE • Q • COMES. In un cir- colo periato, stemma inquartato coli' aquila e la biscia; ai lati le iniziali F • S , e al disotto i tre anelli. 9 - S • AM3ROSIV MEDIOLANI. 11 Santo seduto, mitrato e nimbato, col pastorale e lo stallile. Coli. Municipale. Arg. R.- L. 8. 8. Soldo (gr. 1.400). - Var. 11. 28. P - F • S • DVX • M_l • AC ■ IANVE • D • &■ C • Nel campo incorniciato, la biscia coronata. 9' - S-AM3ROSIVS • MEDIOLANI. In un circolo periato, busto del Santo mitrato e nimbato, col pastorale e lo staffile. Coli. Municipale. Arg. R. 2 L. 3. titolo suddetto, vi leggiamo quello di Duca di Milano. Anche le iniziali del rovescio sono diverse; quello di Pavia ha e f (Comes Franciscus), il nostro f s (Franciscus Sfortia), iniziali, che vediamo ripetute su altre monete milanesi dello Sforza. (11) Come abbiamo fatto nelle Monete di Milano, lasciamo a questa moneta di Francesco Sforza col ritratto, la denominazione di Lira, da- tagli comunemente, poiché, non conoscendone il titolo, non sapremmo con qual altro nome indicarla ; ma nel fatto questa denominazione è impropria. Tutti sanno che la prima vera lira (da 20 soldi), detta anche grossom o testone, fu creata da Galeazzo Maria Sforza, quando intro- dusse il suo provvido ed equo sistema monetario. MONETE DI MILANO INEDITE 157 9. So/d/> (gr. 1.530). — 2" Var. ti. 28. W - - F • S DVX • IVLI • AC • IA • D ■ & C • C. s. 9 S • AM3ROSI • MEDIOLÀNI C. s. Coli. Gnecchi. Arg. R. 2 L. 3. 10. Soldo (gr. 1.500). Vrtr. //. 2(j-jo. ,&' - + ■ FR • FS • DVX • MLI • & • C ■ Nel rampo incorniciato, la biscia coronata. Al disopra la spazzola. H — S • AM3ROSIVS IVEDIOLANI. In circolo periato, mezza figura del Santo, mitrato e nimbato, col pastorale e lo staflile. Museo di Parma. Arg. R. 3 L. 5. 11. Soldo (gr. 1.480). — 2" Var. 11. 29-10. jy — + • FR • SF • DX MLÀI • & ■ C • 9' — Come il precedente. Museo di Parma. Arg. R. 3 L. 5. 12. Sesino (gr. 1.300. Var. ti. 33-34. & + • F • S • DVX ■ MLI • PPI3 • ANGL3 • Nel campo, in un circolo periato , stemma inquartato coli' aquila e la biscia. ]> + Q &. COM3S ■ AC • CR3MON3 • D &■ C • Nel campo, e. s., croce gigliata. Coli. Gnecchi. Arg. R.- !.. 3. m^c 13. Sesino (gr. 1.400). 2 a Var. ti. 33-34. & + • F ■ S • DVX • MLI • PPI3 • AN&L3 • Nel campo, in circolo periato, stemma inquartato coli 'aquila e la biscia. $ - + F ■ S • DVX • MLI • PPII3 ■ ANGLI3 ■ Nel campo e. s., croce gigliata. Coli. Vigano. Arg. R. s L. 25- 158 I'. ED E. GNECC HI 14. Sesino (gr. 1.050). — 3'- x Var. n. 33-34. B' - + • F • S- DVX • IVLI • PPIE • ANGLI3 ■ 9 + Q &C0M3S- ACCREM0N3 • D & C Coli. Gnecchi. Arg. R. ; L. 3. 15. Sesino (gr. 1.040J. - Var. n. 3;. & -- + F • S ■ DVX • M • P • ÀN&LERIEQ. Nel campo, in cir- colo periato, la biscia coronata. 9 - + : CO ■ AC • CREMONE • DNS : Nel campo, e. s., croce ornata, accantonata ria quattro fiori. Coli. Gavazzi. Arg. R.- L. 5. 16. Sesino (gr. 0.700). — Var. n. jó. & - - + DVX • MLI • PAPIÉ • AN&LERIE. Nel campo, in cir- colo periato, la biscia fra le iniziali F • S. $ + Q&- ■ COMES • AC • CREMONE ■ D • & • C Nel campo, e. s., croce gigliata accantonata da quattro punti. Coli. Verri. Arg. R. 2 L. 5. \~ t . Sesino (gr. 0.900). Completamento del n. j _ + . p . s • DVX • MLI ■ &.C ■ Nel campo , in un circolo periato, morso allacciato da un nastro. ^ - + • S • ÀM3ROSIVS • M.I • Nel campo , e. s. , mezzo busto del Santo, mitrato, e nimbato, di prospetto. Coli. Verri, Vigano, Gnecchi. Arg. R. 4 L. 20. 27. Denaro (gr. 0,650). Ined. Dopo n. 44. ,& Come il precedente. Morso, e. s. Jjl + • S ■ AMBROSIV • MLI • Busto, e. s. Coli. Gavazzi. 28. Denaro (gr. 0.450). Ined. Dopo n. 44. i& Come i due precedenti. 9 + S • ANBROSIV • M_l • Coli. Municipale. Arg. R. 4 L. 20. Arg. R. 4 L. 20. GALEAZZO MARIA SFORZA e BIANCA MARIA VISCONTI. (1466-1468I. 1. Soldo (gr. 1.800). — Var. ri. j. ^& - BL • M • G-Z ■ MA • DVCES ■ MLI • Nel campo incorni- ciato, la biscia coronata. 9/ — + S ■ AM3ROSIVS • NEDIOLÀNI. Nel campo, e. s., busto del Santo di fronte, mitrato e nimbato, col pastorale e lo staffile. Museo di Parma. Arg. R. 2 L. 5. (12) D. Muoni (V. Collezione d' autografi di Famiglie Sovrane, ecc. Tav. V, n. 5), dà un disegno di questo denaro, nel quale però , causa la cattiva conservazione della moneta, la leggenda è affatto scomparsa. MONETE DI MILANO INEDITE l6l 2. Soldo (gr. 2.000). — 2 a Var. 11. j. & - BL • MA • GZ • MA • DVCES ■ MLI. Biscia e. s. 9' - + S AMBROSIVS MEDIOLANI. Busto e. s. Museo di Parma. Arg. R. 2 L. 5. 3. Tri/lina (gr. 0.770-0.760). — Var. n. /. .©'-- + DVX • MLI • AC ■ IANVE • D & • C. Nel campo, in circolo periato, le iniziali G • M con corona sovrapposta. K.' + DVCISA • MLI • AC • CR • D ■ &■ • C • Nel campo, in circolo periato, le iniziali B • M con corona sovrapposta. Coli. Gavazzi, Gnecchi. Arg. R. L. 2. 4. Denaro (gr. 0.500). — Var. ti. 6. W - + GZ • M • DVX ■ MLI • AC • IANVE ■ D. Nel campo, e. s„ croce gigliata. 9/ + BLA • M • DVCISA • MLI • &■ • C • Nel campo, e. s., biscia, coronata, fra le iniziali B G. Coli. Gnecchi. Arg. R.' ; L. 30. 5. Denaro (gr. 0.495). — 2?i Var. n. 6. B' - + GZ • M • DVX • MLI • AC • IAE • D. Croce, e. s. 9 — Come il precedente. Coli. Verri. Arg. R/' L. 30. NB. Nelle Monete di Milano |N. 6| abbiamo descritto incompleta- mente un denaro di G. M. Sforza e Bianca Maria, conoscen- done un solo esemplare sconservatissimo. Quel denaro era pro- babilmente uno dei due qui descritti ai numeri 4 e 5. 6. Dcnarn (gr. 0.520). — j* Var. n. 6. & - . . . LA • M • DVC . . • LI • &C Croce, e. s. 9 ... AC • CREMONE • D ■ &C Biscia, e. s. Coli. Gnecchi, Gavazzi. Arg. R. 6 L. 30. 7. Denaro (gr. 0.380). — 4* Var. n. 6. J? — .... M • DVCISA .... Nel campo, e. s., biscia coronata fra le iniziali B • G. I? — + .... CREMONE • D. Nel campo, e. s., croce gigliata. Coli. Gavazzi. Arg. R.' ; L. 30. l6a 1'. ED E. GNECCHI GALEAZZO MARIA SFORZA 5° DUCA D! MILANO. (1466- 1476). 1. Doppio ducato (gr. 6.900). Var. n. 3. & - (Testina di S. A.) GALEAZ ■ MA • SF • VICECOMES • DVX • MELI • V • In un circolo periato, busto corazzato del duca a destra. Testa nuda. 1$ (Biscia) PAPIÉ • ANGLE • Q CO • AC • IANVE • DNS • &. • C. In un circolo e. s., leone volto a s. col capo chiuso in un cimiero, sul quale la leggenda: ICH HOF (io spero), ripetuta più volte. Il leone è accovacciato in mezzo alle fiamme e sostiene colla zampa destra il tiz- zone colle secchie. In alto , a destra e a sinistra del cimiero, le lettere GZ M ( x 3>. Coli. Bertolotti. Oro R. f ' L. 300. 2. Ducato (gr. 3400). — Var. 11. j. & (Testina) GZ • MA • SF ■ VICECOMES • DVX • MLI • V • In un circolo^, e. s. , mezzo busto corazzato del duca a destra. Testa nuda. (13) Nelle Monde di Milano , descrivendo questo doppio ducato, vi avevamo Ietto nel motto del rovescio: icn hor (io ascolto); tale ci sembrava osservando i varii esemplari di questa moneta, e tale l'ave- vano interpretato i nostri predecessori. — Avendo però in seguito veduto tal motto chiaramente miniato sul frontispizio di un libro in pergamena dell'epoca, abbiamo dovuto rettificarlo in: ich nor (io spero). — Osservando poi nuovamente , dietro la scorta della miniatura, la moneta, ci siamo convinti che l'interpretazione general- mente data di r alla lettera finale del motto era dovuta all'appendice della f, la quale, nei caratteri di quest'epoca, partendo dall'alto della trasversale a destra, si prolunga fino in basso, talvolta oltre il livello dell'asta principale, e alla trasversale mediana che partendo a metà dell' asta principale va fino a raggiungere la detta appendice, dando così alla lettera f la vera apparenza di una r. Ecco, ad esempio, una esatta riproduzione di questa lettera: H- MONETE DI MILANO INEDITE 16} 9 + P • P ■ ANG-LE • Q CO AC IANVE ■ DNS • & • C In un circolo, e. s., cimiero coronato e cimato dal drago alato. Al disotto scudo colla biscia, e ai lati i tizzoni colle secchie, sopra i quali, le lettere GZ M. Coli. Gnecchi. Oro R.- L. 40. 3. Ducato (gr. 3.500). — l'or. n. 6-8. & - (Testinai GZ • MA • SF • VICECOMES • DVX • NILI • V ■ Come il precedente. ?/ - + PP ANGLE • Q • CO • AC • IANVE ■ D. Come il pre- cedente. Coli. Gnecchi. Oro R.~ L. 40. 4. Ducato (gr. 3.4701. 2-' l \ir. ìi. 6-6'. & (Testinai GZ • M • SF • VICECOS • DVX ■ MELI ■ V. 9 + P • P • ANGLE Q • CO • AC IANVE D & • C • Coli. Verri, Gnecchi. ( )rr> R.' L, 4M. 5. Ducato (gr. 3.480}. - j' I ar. u. 6-6'. f^ (Testina) GZ • MA • SF VICECOMES • DVX • MLI • V • R + PP • ANGLE • Q • CO • AC IANVE • DNS • & • C • Museo di Parma. Oro R.- I,. 40. 6. Ducato igr. 3.470). l'or. ti. yi<>. V (Testina;, GZ • MA SF ■ VICECOMES DVX • MLI • V ■ In un circolo periato , busto giovanile e corazzato del duca a destra. La testa è scoperta e più piccola che nei ducati precedenti. IJ - + P • P ■ ANGLE Q& • CO AC • IANVE DNS • &■ • C • Come i precedenti, ma colle lettere GZ M. Coli. Municip. l'arma, Gnecchi. Oro R .- L. 40. 7. Ducato (gr. 3.4951. -- 2 A Var. 11. 9- io. B' - (Testina) GZ • MA • SF VICECOMES • DVX • MELI • V. Busto giovanile, e. s. ì? — Come il precedente. Coli. Verri. Oro R.- L. 40. 164 F. ED E. GXECCHI 8. Multiplo di testone o Medaglia (gr. 31.500). — Aggiunta al 11. 12 (14). & - (Testina) GALEAZ • M • SF • VIC • CO • DVX • MEDLI • V. In un triplo circolo periato , busto corazzato del duca a destra. Testa nuda, $ - (Biscia) PAPIÉ • ANGLE • Q& CO • AC ■ IANVE • DNS . In un triplo circolo, e. s. , Leone volto a s. col capo chiuso in un cimiero, sul quale il motto ICH HOF, ripe- tuto più volte. Il leone è accovacciato in mezzo alle fiamme e sostiene colla zampa destra il tizzone colle sec- chie. In alto, a destra e a sinistra del cimiero, le let- tere GZ M. Coli. Gnecchi. Arg. R. 7 L. 800. (14) Questo magnifico pezzo, trovato a Vimodrone, ci capitò dopo la pubblicazione delle Monete di Milano. Esso è perfettamente identico al tipo descritto al n. 12 ; lo pubblichiamo perchè il suo peso di gr. 31.500 (corrispondente a testoni 3 114) si allontana da quello dei cinque esemplari citati sotto quel numero (gr. 36.000, 29.300, 23.300, 19.200, 17.700). Il motto, che sta inciso sul rovescio , va letto , come quello del doppio ducato : ich hof. MONETE DI MILANO INEDITE 165 9. l'estone (gr. 9.700). l'ar. n. 16. & - (Testina) GALEAZ • M • SF • VICECOS • DVX • MELI • QIT. In un circolo periato, busto corazzato a d. Testa nuda. Dietro, un globetto ( r 5). $ PP • ANGLE ■ Q ■ CO • AC • IANVE • D • Cimiero coro- nato e sormontato dal drago alato. Al disotto lo scudo colla biscia, e ai lati le lettere GZ M, sovrapposte al tizzone colle secchie. Coli. Municipale. Arg. R. L. 6. io. festone (gr. 9.450). - l'ar. 11. ij-zò'. i& - (Testina) GALEAZ • M • FS • (sic) VICECO • DVX • NILI QIT. Come il precedente. — Come il precedente. Coli. Mariani. Art;. R. L. 6. ir. Mezzo testone gr. 5.075). l'ar. 11. jj-J). & (Testina) GALEAZ • M • SF • VICECOS • DVX NILI ■ QVIT • In un circolo periato, busto corazzato del duca a destra. Testa nuda. $ (Testina 1 PP • ANGLE Q& CO AC IANVE • DNS • & • C. In un circolo periato, scudo coronato e inquartato coli' aquila e la biscia ; ai lati le iniziali G NI coronate. Dalla corona che sovrasta allo scudo escono due rami, uno d'ulivo, l'altro di palma. Coli. Osnago, Vigano. Arg. R. J L. 15. (15I Questo globetto (o borchiaj che si trova costantemente nel dritto dei testoni di Galeazzo Sforza, dietro la testa del duca, pare non debba essere un semplice capriccio degli incisori, ina abbia invece qualche scopo definito. Noi incliniamo a credere che questo contrassegno ser- visse a far distinguere a prima vista il testone dal mezzo testone, giacché avendo queste due monete lo stesso moduli', e il diritto pressoché iden- tico, all'atto dello spenderle, poteva accadere di confondere una moneta coli' altra. Infatti tutti i testoni portano questo contrassegno , mentre non lo troviamo mai nei mezzi lesiniti. Questa del resto non e che una nostra ipotesi, e la sottoponiamo volontieri al giudizio di ehi é più competente di noi in materia. i66 F. ED E. GNECCHT 12. Mezzo testone (gr. 5.000). - 2 a Var. n. 22-25. Ì& — Come il precedente. 9/ - (Testina) PP • ANGLE ■ Q& • CO AC • INVE (sic) D «c-C- CoIl. Verri. Arg. R. 3 L. 15. 13. Mezzo testone (gr. 5.080). /■* K«r. 22-2/. ^ - (Testina) GÀLEAZ • M • SF ■ VICECOS • DVX • MLI • QT • Busto corazzato, e. s. 9 1 - (Testina) P • P • ANGLE • Q& • CO • AC • IANVE • D • & • e • Scudo, e. s. Museo di Brescia. Arg. R. :i L. 15. 14. Mezzo testone (gr. 5.150). - ./' Var. ». 22-25. i& Come il precedente. 9 ; (Testina) PP ■ ANGLE • Q& • CO • AC • IANVE • DNS • &c. Coli. Gnecchi. Arg. R. 3 15. 15. Grosso da soldi f (gr. 2.700). — / ar. n. jo. & - (Testina) GZ • M • SF • VICECOS • DVX • NILI ■ V • In un circolo periato , colomba a sin. in mezzo ad una stella di fiamme, ed appoggiata sopra un nastro, sul quale si legge: A BON DROIT " 6 ). (16) I motti sulle monete sono generalmente scritti con caratteri cosi minuti che spesso riesce assai difficile il leggerli per intiero. Perciò quando pubblicammo le Monete di Milano, non avendo sott' occhio , di questo grosso, che esemplari di mediocre conservazione, sui quali non erano visibili che poche lettere, abbiamo dato , sulla fede del Bellini (De Monetis Italiae, età, I Dissertatio; pag. 67 e 70 , n. VI) la lezione DABO cordi, quantunque questo motto non fosse conosciuto fra quelli degli Sforza, come lo era invece l'altro À bon droit. Ora, disponendo di varii esemplari freschissimi di conio, vi leggiamo chiaramente : À bon droit, e facciamo quindi con tutta sicurezza la rettifica. Noteremo intanto che questo motto era una divisa del Conte di Virtù, assunto poi dagli Sforza, suoi pretesi successori. Lo si legge nel frontispizio del Messale ambrosiano di Giangaleazzo Visconti e sulla porta di Francesco Sforza, già in Via Bossi, ora al Museo Archeolo- gico di Brera. MONETE DI MILANO INEDITE 167 9! - (Testina) PP • AN&LE • Q& CO • AC • INVE (sic) D. In un circolo e. s., fascia annodata, sormontata da una corona, da cui escono due rami, uno di palma, l'altro d'olivo. Coli. Gnecclii. Arg. R. L. 3. 16. Grosso da soldi j (gr. 2.800-2.570). — Var. n. ji. & -- (Biscia) GALEÀZ • MA • SF • VICECO • DVX • MLI • V • In un circolo, e. s., busto corazzato a destra. Testa nuda. Ai lati, le lettere: GZ M. 1> - S ■ AM3ROS • P • NEDIOLANI. Il Santo, mitrato e nim- bato, seduto di prospetto, col pastorale e lo staffile. Coli. Municip. Parma, Gnecchi, Gavazzi. Arg. R 4 L. 25. 17. Soldino (gr. 1.200). — l'ar. >i. J2-j6. & - (Testina) GZ • MA ■ SF • VICECOS ■ DVX • MLI • V • In un circolo, e. s., stemma inquartato coll'aquila e la biscia. ]>' - (Testina) PP • Q CO • AC ■ IANVE • D • In un circolo, e. s. stemma bipartito. A destra, tre aquile sovrapposte coronate. A sinistra, la biscia. Coli. Municipale. Arg. R. L. 2. r8. Soldino, igr. 1. 150-0.820). -- 2" Var. n. J2-j6. ,& - (Testina) GZ • M • SF • VICECO • DVX • MLI • V $ - (Testina) PPIE ■ Q& • CO • AC • IANVE ■ D ■ Museo di Panna, Verri, Osnago. Arg. R. L. 2. rg. Soldino (gr. 1.100-1.050). — f Var. n. 32-36. .B* - (Testina) GZ • MA • SF • VICECO • DVX • MLI • V • Come il precedente. ìjl — Come il precedente. Coli. Municipale, Mariani. Arg. R. L. 2. 20. Trillina. (gr. 0.900). — Var. n. 37-39- i& - + • GZ • MA • DVX • MLI • V • Nel campo, in un cir- colo periato, le iniziali GM con corona sovrapposta. 9' — AC • IANVE • D • & • C • Cimiero sormontato dal drago cristato. Museo di Parma, Municipale. Arg. R. L. 1. 168 F. ED E. GXECCHI - MONETE DI MILANO INEDITE 21. Trillino, (gr. 0.9501. -- 2 3 Var. u. jy-jg. & - - + GZ • MA • DVX • MELI • V • 9 - - Come il precedente. Coli. Municip. Parma, Gnecchi, Vigano. Arg. R- L. I. 22. Trillino, (gr. 0640). Var. 11. 40. jy + GZ • MARIA • SF • VICECO. Cimiero coronato sor- montato dal drago cristato. $ + DVX • MLI • AC • IANVE • D • &• • C • Nei campo, in un circolo periato, le iniziali GM con corona sovrapposta. (Le iniziali sono gotiche). Coli. Gavazzi. Arg. R. L. 2. 23. Trillimi (gr. 0.600). 2 a Var. n. 40. & + GZ • M • DVX • MLI • & • C • 9 + PP • ANGLE • Q& ■ CO AC IAE D • & • C • Coli. Brera. Arg. R. :; L. 5. 24. Denaro (gr. 0.510). Var. n- 42. fy - - + GZ • M • DVX • MLI • V • In un circolo periato, fascia annodata, sormontata da corona. TJ + AC • IANVE ■ D • In un circolo, e. s., croce gigliata. Coli. Gnecchi. Arg. R. 2 L. 2. 25. Denaro (gr. 0.495-0.450). - - 2' 1 Far. n. 42. i& Come il precedente. 9' + AC • IANVE • D • & • C • Coli. Municipale, Verri. Arg. R.' 2 L. 2. 26. Denaro (gr. 0.520). — j a Far. ». 42. P — + GZ • M • DVX • MELI • V. 9' - + AC • IANVE • D • Museo di Parma, Bertolotti. Arg R. 2 L. 2. F. ed E. Gnecchi. (Continua). MONETE ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA PAPADOPOLI Per raccogliere i materiali necessari a dare com- pleto sviluppo allo studio delle monete coniate nelle tante zecche d'Italia, è indispensabile che tutti i rac- coglitori grandi e piccini dieno volonterosi la loro opera per far conoscere i pezzi inediti o male inter- pretati e le varietà interessanti che esistono nelle loro raccolte. È questo un vecchio desiderio di tutti coloro che amano la numismatica di amore serio e la considerano non come un vano trastullo , ma come una scienza che può dare informazioni preziose e sicure alla storia politica ed economica. L'illustre Cornili. Domenico Promis diede per il primo il buon esempio , pubblicando le monete ine- dite della splendida collezione ch'egli aveva iniziato per volere di Carlo Alberto, nel tempo in cui questo principe magnanimo, costretto a nascondere le sue aspirazioni , doveva limitarsi a dare un carattere nazionale alle manifestazioni scientifiche e letterarie. Continuò le orme paterne il Comm. Vincenzo, che gli successe nell'incarico e del quale deploriamo la perdita immatura. Così pure il coscienzioso e dotto mio amico Carlo Kunz, allorché fu chiamato ad ordinare e di- I70 NICOLÒ PAPADOPOL1 rigere la bella raccolta che il Cav. Bottacin donava alla città di Padova, credette suo dovere di far co- noscere le molte rarità che erano custodite in quel museo , e corredò tale lavoro con alcune tavole di quei bellissimi disegni, per i quali era già benemerito nelle opere di Proinis, Brambilla, Lambros ed altri. Più ancora delle raccolte pubbliche, sarebbe ne- cessario che fossero conosciuti i tesori nascosti negli stipi dei raccoglitori privati, dove talora allo studioso è malagevole di arrivare. In ogni tempo qualche pubblicazione di questo genere fu fatta: ricordiamo p. es. a titolo di onore il Cav. Camillo Brambilla colle sue pregiate Annotazioni numismatiche. Ma non si e fatto quanto basta e molto campo rimane ancora inesplorato. Anch'io, volendo predicare coli' esempio e se- guendo le traccie di quelli che ho più sopra lodato, ho pensato di riprendere il lavoro che avevo iniziato con le Monete inedite della zecca veneziana e delle Zecche minori dei Gonzaga (1 ), per far conoscere, colla larga diffusione della Rivista italiana di numismatica, quei pezzi ignoti od imperfettamente riprodotti, che si trovano nella mia raccolta e possono contribuire a completare e perfezionare la suppellettile monetaria italiana dei tempi medi e moderni. Non potendo dare a tale lavoro un ordine siste- matico, lo dividerò in puntate, in ognuna delle quali saranno descritte monete o di una sola zecca o di più zecche, che abbiano fra loro qualche affinità e specialmente vicinanza topografica. Darò prova in tal modo di coerenza alle mie convinzioni antiche e profonde, che mi fanno ritenere (1) È mia intenzione ristampare quelle due Memorie, che rifon- dendo quanto in esse riguarda le zecche minori dei Gonzaga e quella di Venezia. MONETE ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA PAl'ADOPOLI migliore di ogni altro il sistema geografico nell' or- dinamento delle monete delle zecche italiane. Questo sistema ho preferito per la mia Raccolta fino da quando mi sono dedicato allo studio della numis- matica , seguendo gli insegnamenti del Cav. Vin- cenzo Lazari , i quali furono anche adottati dai signori Carlo Ivunz e Luigi Rizzoli nei musei di Padova e di Trieste , e furono valorosamente so- stenuti dal Padre Tonini e da altri scienziati non meno autorevoli. o V E X K ZIA. Sebbene la serie dei prodotti della zecca vene- ziana sia assai numerosa e per il lungo periodo della sua durata e per la varietà dei tipi, oggi però è molt difficile trovare qualche moneta inedita , mentre ab- bondano i pezzi rari, più forse che in altre serie di città italiane. Ciò deriva dal fatto che collettori e studiosi dedicarono le loro cure alla nostra zecca da lungo tempo, sicché poco rimane che sia sfuggito alle loro indagini minuziose. Posso dunque ascrivere a mia grande fortuna l'aver trovato tre nummi affatto sconosciuti e non ricordati dai più diligenti e fortu- nati ricercatori della numismatica veneta. Ciò mi è tanto più gradito dopo avere pubblicato nel r88i ben sedici monete inedite della zecca che prediligo; ma era quello il tempo fortunato in cui avveniva la dispersione della celebre collezione Montenuovo, dove erano nascosti tesori di tutti i paesi , fra cui molti di provenienza italiana, i quali patirono di nostalgìa e per la massima parte tornarono a respirare l'aria nativa. 172 NICOLÒ PAPADOPOI.I Il più antico di questi tre pezzi è un bagattino di mistura di Nicolò Tron (1471-73) colla testa di S. Marco, simile a quelli coniati per la prima volta da Tommaso Mocenigo e continuati poi dai succes- sori, di cui sono rarissimi gli esemplari per tutto il secolo XV. Questa ultima frazione monetaria era destinata verosimilmente ad uno dei dominii della Repubblica Veneta, che non mi riesci di determinare con sicurezza, mancando ogni documento, ma che ho supposto possa essere con molta probabilità il Friuli. È strano che in un'epoca, nella quale si conservano libri e registri, che contengono le deliberazioni di magistrati , non si trovi alcun decreto che regoli la coniazione della moneta di rame e di mistura, mentre esistono, nei medaglieri, esemplari di quattro tipi di- versi di bagattini, uno dei quali assai comune di puro rame, contrariamente alle deliberazioni prese dal Se- nato ai tempi di Cristoforo Moro, che naturalmente non avrebbero dovuto essere mutate se non per legge. I. Mistura (peso grani veneti n = grammi 0.569). i& — Croce accantonata da quattro bisanti in un cerchio di perline : + • NICOLAVS • TRONO • DVX • IJt — Testa di S. Marco con aureola in un cerchio di perline : + • S • MARCVS • La seconda moneta in ordine di data è una lira di Andrea Vendramin (1476-78) che acquistai alla vendita del marchese Remedi |2 X II primo tipo di questa lira, creato ai tempi di Nicolò Tron , fu mo- dificato dopo la sua morte senza alterarne l'intrinseco, avendo i correttori della Promissione ducale tro- (2) Catalogo della Collezione A. Remedi di Sarzana. Milano 1884, n. 2786. MONETE ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA PAPADOPOLI I73 vato poco conforme alle tradizioni repubblicane il ritratto del principe sulla moneta, e prescritto di di- segnarlo in ginocchio dinnanzi a S. Marco ( 3>. Con questa rappresentazione fu coniata la mezza lira, che- prese il nome di marcello da Nicolò Marcello, primo doge che la coniò, e la lira, che dal doge Pietro Mo- cenigo fu detta mocenigo. Appena salito al trono Andrea Vendramin, suc- cessore del Mocenigo, troviamo un decreto del Con- siglio dei Dieci <4) in data 6 giugno 1476, che ordina di non cambiare in alcun modo la stampa (tipo) della moneta bianca ^argento in corso, ma soltanto il nome del serenissimo principe. In tal modo rimane provato che la coniazione del mocenigo non fu sospesa durante il regno del Vendramin, ma che forse ne venne molto limitata la emissione in causa dell'abbondante fabbricazione an- teriore. 2. Argento iptso grani veneti 120 = grammi 6.2101. /& — S. Marco a sinistra cinto di aureola, che nella si- nistra tiene il Vangelo e colla destra affida il vessillo al djge ingm occhiato a destra: AND VENDRAMINVS • SANCTVS • MARCVS • V : lungo 1' asta, in lettere sotto- poste verticalmente l'una all' altra, DVX. U — Il Redentore ritto su di un piedestallo benedice colla destra e tiene il globo sormontato da croce nella mano sinistra, nel campo a sinistra IC, a destra xC . attorno: ■ GLORIA ■ • TIBISOLI : sul piedestallo: • A • • Z • <5>. Il terzo pezzo ed il più recente e il mezzo scinto (foro di Pietro Landò (1539-45). Po scudo d'oro fu (3) Archivio di Stato. Maggior Consiglio, Registro Regina, carte 121. (4J Ivi, Capitolare delle Brocche, carte 47, tergo. (5) Iniziali di Alvise Zorzi , massaro all'argento, nominato il 4 aprile 1476. r 74 n. papadopoli - monete italiane inedite, ecc. introdotto nella monetazione veneziana eon un de- creto del Consiglio dei Dicci ( 6 > del 15 maggio 1528, per i bisogni degli eserciti , ai quali erano spediti scudi d'oro del sole, che si comperavano a Venezia pagando un aggio, e nel 7 novembre 1530 (7) fu or- dinata la battitura dei mezzi scudi. Queste monete, inferiori nel titolo allo zecchino , godevano grande favore in quei tempi e furono coniate col nome di Andrea Gritti e dei successori fino alla caduta della Repubblica, ma in oggi non si conoscono quelle di tutti i dogi, sebbene la fabbricazione non sia stata mai in- terrotta, ma forse talora molto limitata. Cosi p. es. lo scudo d'oro di Pasquale Cicogna sarebbe ignoto, se non fosse ricordato in alcune tariffe tedesche, perchè non venne mai fatto di incontrarlo effettivo a nessun raccoglitore. Poco a poco però si riempiono i vani e, come furono ritrovati i mezzi ed i quarti di zecchino di quasi tutti i dogi che dovevano averli coniati, cosi probabilmente col tempo si troveranno le doppie, gli scudi ed i mezzi scudi d'oro, che mancano per avere completa la serie. 3. Oro (peso grani veneti 32 = grammi 1.656). W Croce gigliata o fiorita : + • PETRVS • LANDÒ ■ DVX • VENTR • ^ - Scudo con entro il leone in soldo : + • SANCTVS • MARCVS VENETVS Nicolò Papadopoli. (6) R. Archivio di Stato. Consiglio dei X, Comuni, F. 7. (7) Ivi, F. 12. ANNOTAZIONI NUMISMATICHE GENOVESI xxn. ALTRE NOTIZIE SUI DUCATI )EI GOVERNATORI DI G. G. M. SFORZA. Nella Annotazione Xll (V. Rivista del 1888), io pubblicava il ducato del Governatore Agostino Adorno, unico fino allora nel gabinetto di Brera, e nella XIII (V. Rivista del 1839), riproduceva il disegno di quello del Cardinale Paolo Campofregoso già riportato nelle tariffe di Anversa, ma restituendone la leggenda se- condo l'Avignone. Nel dicembre dello scorso anno, due notizie avute a breve intervallo l'una dall'altra, cioè quella dell'esistenza di un esemplare del ducato 176 GIUSEPPE RUGGERO del Cardinale, e l'altra di una variante di quello dell'Adorno, mi suggerirono l'opportunità della pre- sente, come di appendice alle due Annotazioni citate. Fu nel Catalogo di vendita della collezione Battigalli, che trovai descritto al n. 325 e figurato in una infelice zincotlpia , l' esemplare del ducato del Cardinale: di quella moneta, che dopo essere stata malamente disegnata in una tariffa della fine del XVI e riprodotta tale e quale nelle successive tariffe del XVII secolo , non era più comparsa in alcun luogo, o per lo meno se ne ignorava l'esistenza. Non avendo potuto avere un calco della moneta, ho dovuto contentarmi della zincotlpia per trarne il pre- sente disegno, il quale deve ritenersi d'ora in poi il solo vero e fedele, mentre il primo non aveva altro scopo che di provare che la moneta era stata effetti- vamente coniata. E come le tariffe d'Anversa avevano alterato la leggenda, così non si poteva ritenere, che pur serbando l'insieme della rappresentazione, ne avessero reso con fedeltà tutti i particolari. Essendo assai difficile che di questo ducato sia stato ripetuto il conio con varianti , la figura e la descrizione presente dovranno dunque sostituirsi a quelle già date nell'Annot. XIII, e poi nelle Tavole. i& - + : P : C : CA : DVCALIS : GVBER : IA : Castello accostato dal biscione e dal cappello cardinalizio. ?! -- + : CON : RADVS : REX : ROM : S : A : Croce in 9 archetti con palline agli angoli e trifogli o crocette alle punte. (V. figura 1). Il lettore potrà rilevare alcune notevoli differenze nelle dimensioni del castello, nella forma e posizione delle altre figure e nel numero degli archetti; invece delle palline alle punte degli archetti si hanno dei ANNOTAZIONI NUMISMATICHE GENOVESI 177 trifogli o crocette, non avendo potuto ben definirne la torma nella zincotlpia. Infine vi si riscontra quella troncatura a metà del nome del re e lo spostamento laterale delle crocette in testa alla leggenda , come nel rovescio del ducato dell'Adorno che si conserva a Brera. La seconda notizia avuta pochi giorni dopo la pubblicazione del catalogo Battigalli, la devo alla gentilezza del Cav. Ercole Gnecchi, il quale aveva allor allora acquistato un bellissimo ducato dell'Ago- stino Adorno. Questo, che dal calco avuto riconobbi essere una variante di conio di quello di Brera, pre- senta un'altra differenza importante nella sigla di zecca che è quella del Nicolò Gherardi. E per questo ho creduto bene di darne qui la figura (v. fig. 2). Questa nuova sigla sopra un ducato dell'Adorno mi obbliga a modificare le mie induzioni della XII Annot. Allora riteneva probabile che l'Adorno, dopo aver coniato una prima moneta d'oro in proprio nome ad imitazione del predecessore, ed a breve intervallo da questo, come ce lo indica il comune zecchiere A S, non avesse continuato per l'oro come fece per i minuti. Ora invece questa nuova moneta ci avverte che egli non si è limitato a quel primo, ma ne coniò ancora negli anni seguenti fino a che non cominciò a coniare i ducati col nome dello Sforza. Potrebbe anch'essere che egli coniasse contempora- neamente gli uni e gli altri, ma pare per lo meno poco probabile, non conoscendosi ancora monete dello Sforza colla sigla s A, che son quelle del ducato del Cardinale, e del primo dell'Adorno. 178 GIUSEPPE RUGGERO XXIII. NUOVE MONETE DI LUDOVICO XII. Fin da quando ho avuto conoscenza per fa prima volta del ducato in argento del re Ludovico XII {1 \ io faceva a me stesso la seguente domanda: cioè se quel tipo speciale colle istrici fosse stato improntato su quella sola moneta per distinguerne maggiormente l' importanza eccezionale, oppure se non fosse stato scelto per tutta una serie che avesse a capo quel superbo multiplo. Questa seconda supposizione mi sorrideva più della prima, parendomi poco probabile (1) Desimoni, Sui più antichi scudi d'argento della secca di Genova. Dal Giornale ligustico, A. IV, 1877. Fu poi riprodotto in altre pubblica- «ioni, ed ora è compreso nelle Tavole genovesi al n. 900. ANNOTAZIONI NUMISMATICHE GENOVESI che quella moneta dovesse starsene isolata, mentre qualche tempo prima si era coniata la bella serie dello Sforza coll'egual pezzo da 3 lire accompagnato da tutti i suoi sottomultipli. E per questo non mi trovavo impreparato alla comparsa di qualche nuovo pezzo colle istrici, fatto che si è verificato più presto di quanto credevo colla notizia di un bel testone da 20 che si conserva nella ricca collezione del sig. Poli- carpo Lamberti da Savona. Sono debitore della co- municazione a quel dotto archeologo che è il cav. Vit- torio Poggi, il quale mi procurò in seguito il calco e la licenza di pubblicazione dal fortunato possessore, mettendomi in grado di presentarne il disegno nella presente. W - + ■ LVD XII REX FRAN IANVE D • Scudo di Francia coronato ed accostato da due istrici. #' - - + * COMVNITÀS & IANVE * A C 89 Croce patente tra 4 stelle sopra al castello. Argento — peso gr. 12,50 |Y. figura i|. E dunque un testone da venti soldi come tutti quelli che si trovano descritti nelle nostre tavole dal n. 908 al 923, non differendone né in diametro ne in peso; ma invece del solito tipo del semplice scudo coronato al dritto e della croce sul castello tra due stelle al rovescio, ha le istrici e le 4 stelle attorno alla croce del rovescio. In altri termini è la esatta riproduzione del tipo del ducato d'argento da 60 soldi, e forma quindi una serie a parte con quello avendone anche lo stesso zecchiere A C. Vorrei poter fare qualche considerazione circa la successione cronologica fra questa e le altre monete di Ludovico XII, ma le iniziali dei zecchieri durante il dominio di questo re, non ci forniscono sufficienti criterii. Nel primo periodo, 1499- 1507, abbiamo notizia l8o GIUSEPPE RUGGERO di due soli soprastanti , Franciscus de Guirardis ne! 1500 e Stephanus de Brevei nel 1502. Nel secondo, 1507-1512, di altri due, Ambrosius de Camilla 1508, ed Augustinus Calvus 1509, i quali si confondono sulle monete per le comuni iniziali A C, che vediamo su tutte le specie meno che sul testone leggero. Non abbiamo notizia alcuna dell'altro soprastante I G- , il quale comincia soltanto a comparire in alcune monete del primo periodo, segna i testoni della rivolta e quindi al pari dell'A C lo si vede su tutte le specie del se- condo periodo, riserbandosi esclusivamente il citato testone leggero. Parrebbe dunque che l'I C avesse funzionato negli ultimi anni vicino al 1507 questo compreso, riprendendo quindi la carica per tutto o parte del tempo compreso tra il 1510 ed il 1513; senza poter dire se il testone leggero ( 2 ) sia del 1507 o dopo il 15 io. Non possiamo neanche asserire che queste sigle rappresentino una sola persona, potendo ripetersi per questo il caso di quelle A C Dopo questa importante aggiunta alla moneta- zione della Signoria di Ludovico XII dal 1507 al 1512, non sarà infondata la speranza che possano venir fuori altre monete al tipo delle istrici, come sarebbe a dire qualche spezzato del testone, ma spe- cialmente il mezzo ducato da trenta soldi, fortuna (2) Questo testone caratterizzato dalla croce posta lateralmente al castello (V. Tavole genovesi, n. 90J-906), dovrebbe essere da soldi 15, ma il peso degli esemplari è minore di quanto occorre per quel valore. Nelle tavole citate abbiamo un maximum di gr. 8,29, ed un esemplare che ho avuto posteriormente raggiunge 8,32. Probabilmente è a questa moneta che si riferisce quel passo del Giustiniani, dove accenna all'an- gustia per il pagamento dei 200.000 scudi al re " e mimarono il peso dei testoni e. delle altre monete d'argento, e li accrebbero il predo.... „ (Annali, car. CCLXI1I, E). In questo caso il testone leggero sarebbe del 1507, cioè anteriore al ducato ed alla serie dei testoni da 20, che hanno il peso corrispondente alla lira di quell'epoca. ANNOTAZIONI NUMISMATICHE GENOVESI l8l che io auguro presti» a qualcuna delle nostre colle- zioni Italiane e Liguri. Lasciando ora le monete cosidecte nobili , mi tocca rientrare ancora una volta, e forse non sarà l'ultima, nel campo dei minuti. Ma non provo in oggi l'abituale compiacenza, causa le anomalie che si pre- sentano nei denarini che qui descriverò, e che tuttavia indubbiamente riconosco appartenere al re Ludo- vico XII. Già da qualche tempo ne aveva tre, i quali al dritto portano le iniziali L • R • precedute dalla cro- cetta, e seguite da tre lettere a sinistra, delle quali o non rimane traccia o tuct'al più le estremità interiori. Al rovescio si leggono le iniziali CIAO L'unica interpretazione possibile delle tre ultime lettere al dritto, per quanto me lo permettessero le estremità delle stesse in relazione alle prime due, era quella di F ■ l ■ D; ma non poteva tenermene sicuro per la mancanza di un giglio sul castello. Quella del rovescio si pre- sentava facile e sicura colle iniziali della leggenda tipica del secondo periodo di re Ludovico XII, se- guite da quelle del zecchiere a C, ma in patente op- posizione col castello del dritte;. Aveva messo in disparte le monetine nella spe- ranza di scoprire esemplari più completi, quando una comunicazione del Ch. Prof. Cav. Mariani del- l'Università di Pavia venne a togliermi ogni incertezza e confermarmi nella primitiva lezione. Hgli mi inviava un calco di un mio minuto (piasi completo, di buo- nissima conservazione, portante la ^tes:-a leggenda dei miei, ma col zecchiere l e, che ripor o disegnato al n. 2. Non e dunque più il caso di indugiare mag- giormente, non essendo più possibile alcun dubbio, di fronte a questo esemplare del Cav. Mariani che ho potuto vedere e servirmene a precisare il disegno già preparato sul calco. La lezione di questi minuti i8a GIUSEPPE RUGGERO non può essere diversa da questa che risulta evidente e completa nel numero 2 , cioè : LVDOVICVS REX FRANCORVM IÀNVE DOMINVS: e COMVNITAS IANVE I-C- oppure AC- Ho creduto bene, secondo il solito, di non limi- tarmi alla figura di un solo esemplare; oltre ai zec- chieri ed alle differenze dei punti e rosette, anche le altre minori varianti di conio hanno la loro impor- tanza, per cui unisco i disegni di quattro dei cinque conosciuti, avendone avuto un altro in questi ultimi giorni. e. ,B , --+®l®Ro — F®I®D Tipo solito. $--®c®--®i® — ® I & — ®C® Tipo solito. Bassa lega. CC. Peso gr. 0,58 (31. — Coli. Mariani (V. figura 2). J. T ipo + L solito. R F • 1 • D 9' ... — • 1 • — A • — T ipo solito. C-' . — Peso gì ■. ,-P - C'oli. 1 lello scrivente |Y. figura 3). 3. & - + L • R — Come sopra, ma globetti grandi. 9' C- - -- -- -C- Solito, ma cerchio interno molto stretto. C 1 . — Peso gr. 0,35. -- C'oli, come sopra |Y. figura 41. 4. fi? + • L • R • — estremità interiore delle solite lettere. Tipo solito. ]j, _ . c . _ .|. __ . A ^ _ . c . Solito, cerchio stretto. C 2 . — Peso gr. 0,46. — C'oli, come sopra |V. figura 5). (3) Non è questa la prima volta che qualche esemplare superi il peso legale, il quale, disceso a 0,534 ne ' 1 49°; continuò a decrescere sempre ANNOTAZIONI NUMISMATICHE GENOVESI 183 5. E una variante di conio del numero precedente. C 2 . — Peso gr. 0,46. — Coli, come sopra. Circa le gravi anomalie che mi tenevano in torse non c'è che dire; esistono intatti e non vi sarà alcuno che non le avverta appena vedute le figure. Lodovico XI 1 colle prime convenzioni mante- neva il tipo della moneta, cioè il castello al diritto, la croce col nome del re Corrado al rovescio , alla condizione che t'osse posti) il proprio nome al diritto con un giglio. Per unica eccezione nel primo periodo abbiamo i minuti del Governatore di Cleves (V. An- not. XX in Rivista del 18901, coniati col nome di questi e privi del giglio. Dopo la rivolta del 1507, distrutte le convenzioni, il re modificava il tipo mo- netale, e vi introduceva la nuova leggenda COMVNITAS IANVE, ad indicare che riconosceva solamente il Co- mune, ma non più altro governo politico che il pro- prio dominio. In conseguenza , il diritto di questi minuti parrebbe escludere il secondo periodo, per il castello e più ancora per l'assenza di un giglio almeno: ed il rovescio escluderebbe assolutamente il primo periodo, per la leggenda non mai usata prima del 1507. Ma per quanto sembrino incompatibili tra di loro dritto e rovescio, non si potrebbe mai assegnare la monetina alla prima epoca per la leggenda del ro- vescio e per le sigle A C. Di fronte ad una anomalia apparentemente gra : vissima non è tacile tentare una spiegazione che non lasci adito a molti dubbi. Dovendo limitarci nel campo delle ipotesi, panni the due sole- siano possibili. (> questo diritto del minuto, che al bisogno poteva passare per uno -baglio involontario, era invece maliziosamente voluto malgrado il nuovo governo: oppure era una concessione di fatto al sentimento f84 GIUSEPPE RUGGERO popolare , concessione che sulla moneta spicciola finiva per non essere gran cosa. Nel primo caso niente di straordinario che i modesti minuti potes- sero circolare nel popolo portando da soli il simbolo patrio sul diritto ; e potevano liberamente circolare sicuri della propria piccolezza che li metteva in grado di non attirare soverchiamente l'attenzione del go- verno, il quale avrebbe potuto nel peggior caso contentarsi del nome regio e della nuova leggenda, tanto più che la volontà reale era stata completa- mente rispettata per le monete nobili. Ma io prefe- risco attenermi alla più semplice e naturale e perciò più probabile ipotesi a spiegazione del fatto: cioè che fosse apertamente concessa la coniazione di queste monete col castello al dritto, senza badar tanto pel sottile se l'intagliatore dimenticava più o meno innocentemente un giglio sul castello. Se poi consideriamo la questione sotto un altro aspetto, l'anomalia del castello sul dritto di queste monetine, perderebbe ogni peso se pur non cesserebbe totalmente. Il tipo della nuova monetazione colla quale si dovevano abolire i segni repubblicani non è uniforme; è un fatto che la modificazione è più o meno completa secondo i metalli, cioè proporzionale alla importanza delle monete; per cui il castello che scompare assolutamente dalla monetazione in oro U\ lo si vede ancora su quella argentea, ma relegato al rovescio. Ecco adunque che i nostri denarini vengono a formare un altro gradino che non sta male, anzi si acconcia mirabilmente a capo di questa scala. Infatti, a cominciare dalle nuove monete d'oro, il castello, come già dissi, sparisce, e il tipo non varia (4) Né si dica che fosse una necessità tenere il tipo francese per coniare dei veri scudi del sole; bastano quelli di re Francesco I col castello al diritto per provarci il contrario. ANNOTAZIONI NUMISMATICHE GENOVESI 185 da quello francese che per l'iANVE • D • e per le ini- ziali di zecca. Passando al secondo gradino ossia alle monete di argento, si riscontra nell'applicazione dei nuovi ordini minor severità ; il castello è tollerato sul rovescio in compagnia di una nuova leggenda , che sebbene restrittiva, è pur sempre genovese. Final- mente, all'ultimo gradino i nostri minuti palesano una maggior tolleranza, perche, se hanno al rovescio la stessa leggenda delle monete d'argento, portano tut- tavia il castello al dritto secondo il loro vecchio tipo. Non vorrei che alcune varianti, nei particolari del conio, potessero indurre qualcuno nel dubbio di altre difficoltà. Nella fìg. 5 abbiamo una rosetta dopo la prima iniziale del zecchiere , quasi ad indicare la fine della leggenda. Ma secondo me, non si dovrebbe attribuire soverchia importanza a questo particolare, di fronte agli altri esemplari che portano ogni iniziale indifferentemente tra due punti o due rosette. Anchi' questa volta non mancherò di seguire l'abitudine ormai inveterata, di additare tuttociò che degli scritti antecedenti venga a trovarsi in condizione di dover essere modificato. Se nella XX Annotazione esprimeva l'opinione che- 1 minuti del Governatore do- vessero escludere quelli coniati a nome del re, ora son costretto dai fatti a limitarla almeno al primo pe- riodo della dominazione di Lodovico XII. Pizzighettow, Fchhvntn rX'i;. Giuseppe Ruggero. UN IMPERIALE INEDITO DELLA ZECCA DI PAVIA Deve parer strane; che alla singolare diligenza del compianto commendatore Camillo Brambilla , esperto in ogni ramo della numismatica, ma datosi di preferenza allo studio delle monete di Pavia, sia sfuggita una monetina riguardante il periodo che il dotto scrittore dichiara importante nella storia numis- matica pavese, siccome quello in cui la zecca della nostra città fu definitivamente chiusa W. E ripeto che deve sembrar strano non solo per le diligenti ricerche cui era uso il Brambilla e la nota sua esat- tezza, ma perchè la monetina di cui vogliamo dire non è rara a trovarsi ; nella modestissima raccolta di chi scrive ne esistono quattro ed altre tre nella raccolta Bonetta, certo non troppo facili a leggersi prese isolatamente, forse per la strettezza del dischetto che ha in tutte impedito di far apparire intero il conio, ma che avvicinate tra loro, danno, tanto per il diritto, quanto pel rovescio, le epigrafi intere. Trattasi di un imperiale battuto in Pavia da Francesco Sforza dopo che ebbe il ducato di Milano. ul Diciamo definitivamente chiusa, non dovendosi tener conto delle poche monete ossidionali, battute occasionalmente nel memorabile as- sedio del 1524. l88 M. MARIANI Forse il dotto scrittore, che seppe scovare dall'Ar- chivio civico pavese la lettera ducale del 19 aprile 1452 diretta al Referendario lucale ed alla città di Pavia, circa al lavoro ed al corso delle monete, fu tratto a dimenticare l'emissione degli imperiali dal non trovarsi cenno di essi nella detta lettera ducale, mentre il silenzio è facilmente giustificabile dallo scopo del documento, il quale mirava soltanto a togliere certi abusi e prescriveva come dovessero per lo innanzi lavorarsi i grossi da due soldi ed i sesini. 11 commendatore Brambilla nella egregia sua opera : Monete di Pavia, raccolte ed ordinatamente dichiarate ( 2 >, divide le monete battute in Pavia da Francesco Sforza in due distinte serie; l'una pel tempo in cui lo Sforza fu conte di Pavia, mentre Milano si reggeva a repubblica, l'altra data dal 26 febbraio 1450, in cui lo Sforza pose fine alla repub- blica milanese ed assunse le insegne di Duca 01. Alla prima serie assegna il ducato d'oro di cui al n. 7 della Tavola supplementare seconda; il grosso da due soldi, di cui al n. 12 della Tavola IX; altro grosso da due soldi, di cui ài n. 8 della Tavola sup- plementare seconda; altre monete di mistura di cui ai n. 13 della Tavola IX, 9 e io della seconda Ta- vola supplementare; un sesino (equivalente a sei im- periali o mezzo soldo), di cui al n. 14 della Tavola IX, e finalmente i tre imperiali di cui ai n. 1, 2 e 3 della Tavola X, i quali portano tutti nel diritto la leggenda COMES FRANCISCVS (o FRANCISCO o FRANCISCHVS), in- torno ad una croce fiorita, accantonata talora da punti o bisanti, e sul rovescio la testina nimbata di vescovo e in giro : + • S • SIRVS • PAPIÉ • (2) Pavia, Fratelli Fusi, 1883. (3) V. opera citata, pag. 458. L".N IMPERIALE INEDITO DELLA ZECCA DI PAVIA 189 Del secondo periodo, decorso dal 26 lebbr. J450, il Brambilla riporta soltanto il fiorino o ducato d'oro (due varietà) di cui ai n. 4 della Tavola X, ed li della supplementare seconda; e il so/do (n. 5 della Ta- vola X). Si noti, in relazione a quanto dicemmo più sopra, che anche di questo soldo non è cenno nella citata lettera ducale 19 aprile 1452, ciò che dimostra non essere state battute soltanto le monete in essa accennate. Alle due monete adunque accennate e distinte dal Brambilla noi diciamo doversi aggiungere il de- naro od imperiale indubbiamente battuto nella zecca di Pavia e dopo la data del 26 febbraio 1450. A persuaderci di questi due fatti basta la descrizione della moneta e la sua rassomiglianza coi conii degli imperiali emessi nel primo periodo e con quello della monetina descritta dal Brambilla al 11. 6 della Ta- vola 11 supplementare, conservata nel museo civico di Milano, appartenente al brevissimo periodo repub- blicano avutosi in Pavia dopo la molte di Filippo Maria Visconti, e che giustamente il Brambilla dice " battuta al tipo milanese, a somiglianza cioè degli " imperiali. „ Ecco la descrizione della monetina da aggiungere : jy + F • S • DVX NILI • PPIE Q C AC ■ C • D • Nel campii croce fiorita ed ornata. ]> - + • S • SIRVS PAPIÉ Nel campo testina nimbata ili vescovo. Le quattro monetine pesano circa gr. 0.500, ossia un po' più degli imperiali del primo periodo di Irancesco Sforza (gr. 0.400 a 0.460L l'avin, aprile / Vy,\ AI. Mariani. DOCUMENTI VISCONTEO-SFORZESCHI PER LA STORIA DELLA ZECCA DI MILANO Non è ne fu mai idea nostra di scrivere una storia documentata della zecca milanese ai tempi dei Visconti e degli Sforza, che la grandiosità del tema può distoglierne ben altri più provetti di noi nelle ricerche d'archivio. Nessuno pertanto s'aspetti un la- voro che pure v'assomigli. Ci persuademmo invece che era più facile e forse più utile cosa, dar alla luce in forma diremo di codice diplomatico, la serie dei numerosi documenti , annotati ne' nostri archivj , dai quali risultasse tutta questa storia, lasciando ad altri la cura volontieri, di compiere il lavoro nostro certamente incompleto per la parte analitica , e di stendere poi quell'illustrazione sintetico-numismatica che a noi non è consentito di dare. Non ultimata, ben s'intende, la ricerca di nuovi documenti , specialmente nel vastissimo Archivio di Stato, eravamo esitanti se dare alla stampa questo corpus ; senonchè calcolato che quelli finora da noi raccolti presentano un abbondante materiale, interes- sante per non essere oltre taciuto , presentiamo co- raggiosi la serie dei documenti e regesti monetarii 192 F.MN.IO MOTTA per la splendida epoca Visconteo-Sforzesca. Abba- stanza soddisfatti se i benevoli lettori della Rivista, a pubblicazione ultimata , avranno trovato qualche novità ed ajuto nella serie chi noi esibita, e dedicata a quella Milano " la cui zecca è senza dubbio per la storia la più importante d'Italia 1 eom'ebbe a dire un valente metrologo ( x ). Disgraziatamente la prima parte, la Viscontea , riuscirà inferiore ad ogni aspettativa: non si va quasi indietro dal secolo XV e anche poco vi ha del primo quarto di questo secolo. Ma la colpa è degli archivi poverissimi in fatto di carte numismatiche di quel- l'epoca. A chi poi vorrà farci torto d'aver trascurata la citazione di taluni documenti d' indole piuttosto economica, riportati dall'Argelati e da' suoi continua- tori , risponderemo che la è una materia per gli economisti e pei" i finanzieri : d' accordo coli' amico dott. Ambrosoli che l'economia politica è disciplina affatto distinta dalla numismatica, pur mantenendo seco lei molteplici attinenze { -). Seguirà più copiosa, più importante e nuova, la seconda parte, la Sforzesca (1450-1535), semprechè ci venga continuata, e per diversi fascicoli, T ospita- lità nella Rivista. Il materiale , ordinato cronologicamente (e non mancheranno opportuni indici , in fine) , venne rac- colto per la massima parte nell'Archivio di Stato mi- lanese ed in quello Civico, dove come sempre ci furono cortesi di documenti e schiarimenti, gli egregi archi- visti cav. Ghinzoni, Porro, dott. Cappelli e prof. Pa- gani. Ci servimmo altresì dei mss. numismatici del Bel- (1) Martini A., Mannaie di metrologia. Torino, 1883, p. 352. (2) Della Numismatica rome scienza autonoma, in " Riv. ital. num. „, I, 1893, 27. DOCUMENTI VISCONTEO-SFORZESC1II, ECC. 193 lati giacenti nella Braidense 13), e di un prezioso codice ambrosiano segnalatoci dal dottor sac. Achille Ratti. Ma furono i numerosi Registri Panigarola dell' Ar- chivio di Stato che ci facilitarono la ricerca, provvisti come sono di regesti abbastanza curati , stesi dal- l'or defunto archivista G. Martinazzi (4). E qui giova addirittura avvertire che dove non è diversamente indicato, i documenti intendonsi appartenere a quel- l'Archivio. Agli egregi Direttori di questo Periodico, signori fratelli Gnocchi, al dott. Ambrosoli ed agii altri col- leghi di redazione , che ci furono larghi di consigli e di suggerimenti, il nostro doveroso ricordo qui. Kmii.io Motta. (3) La loro sede naturale sarebbe il Gabinetto Numismatico, dove già erano prima. Speriamo che una doverosa restituzione sia ancora fattibile. (4I Noi, fin dal 1884 (" Gazzetta numismatica „ ili Como, anno IV, 1884, 11. I) esprimevamo il voto che egli desse quei regesti alle stampe. La lunga malattia e la sopravvenuta morte impedirono tal realizzazione. Noi però, pur consultando le schede Martinazzi, abbiamo l'atto gli excerpta d'in su i registri originali. Anche il Bellati in un volume dei suoi mss., e che s'indicherà per debito di giustizia , trascrisse si può dire tutti i documenti conservati dei Reisislri Paniirarola. x 94 UMILIO MOTTA PARTE PRIMA PERI I ) V ISCOXTEO i- — 1312, aprile 3, Milano. - - Esenzioni concesse ai monetarii di Milano da Matteo Visconti, vicario imperiale [Ambrosiana, Cod. E. S. VI, 13 fol. 146 t.| (1). Conferme per parte di Galeazzo, Azzone, Giovanni e Ga- leazzo Visconti in data: Milano, 77 settembre 1322 e . 22 ago- sto 1329; 76 agosto 7334; Pavia, 19 gennaio 1369; Milano, 4 febbraio T374 e Pavia, 13 giugno 7379. 2. — 1312, aprile 3, Milano. — Autentica del privilegio di Enrico VII concesso agli operai e monetarii della città di Como (" operariis et monetariis frachandis et cudendis ino- netas in Itallia terre cumarum „). Rogito not. Ambrogio da Prato [Ambrosiana, Cod. E. S. VI, 13 fol., 90 t.]. 3. - ■ 1315, aprile 18 e maggio 29. — Editti pel buon andamento delle monete [Sifoni, in Argelati, De Monetis, II 20 e 24. — Giulini, Memorie, 2 a ediz., voi. V, p. 64]. Cavati da un Registro Panigarola 00. che già ai tempi del Picinelli e del Giulini più non si ritrovava : Fiorino d'oro, lire 1, ss. io. Ambrosino d'oro, lire 1. ss. 10. (1) Il Codice Ambrosiano, di una importanza unica per il periodo del Conte di Virtù, non offre che regesti di documenti, comechè un in- ventario dettagliatissimo di quelli esistenti, ed ora smarriti, nella can- celleria durale. DOCUMENTI VISCONTI EO-SFORZESCHI, V.CC. 1 95 Gcuoviiio d'oro, lire i, ss. io. Ducato d'oro, lire ; , ss. io. Fiorino, lire 1, ss. 9, den. 9. Ambrosino, lire j, ss. 9, den. 9. Gei/ovino, lire 1, ss. 9, den. 9. Ducato, lire 1, ss. 9, den. 9. Ambrosino uovo grosso d'argento, lire o, ss. 2. " " grossi d'argento, lire o, ss. 1, d. 9. I iironcsi grossi d'argento in peso di den. 2, lire o, ss. 1, d. 2. Imperiali piccioli di Milano, vecchi e novi, di Piacenza, Pro- venza e di Asti di buona liga vecchia, di giusto peso, come gli Ambrosini novi piccioli di .Milano, [.ire o, ss. 1. 4. - 1323, ottobre 13 l21 , Milano. Privilegio conceduto dal conte di Maresteten , vicario imperiale, in favore degli zecchieri di Milano (Statuti degli zecchieri milanesi, Milano, in fol. s. a. -- Argelati, De Monetis Italiae, voi. 11, p. 261. — (jinlini. Memorie, 2-' ediz., voi. VII, p. 205, 211] (3). Ivi e pure riprodotto il diploma di Enrico VII , re dei Ro- mani, dell'i] ott ibre 1311, circa il regolamento e i privilegi delle zecche d'Italia. Per il consorzio dei monetarii e zecchieri veg- gansi : Chaponnicrc, De l'institution de.s ouvriers monnaveurs du Saint Romain Empire et de leurs parlements (» Mémoires de la Soc. d'histoire de Genève », t. II, 1843I, e Pcrrin, De l'associa- tion de.s monnaveurs du Saint Empire romain et des ateliers de Piémont qui en firent partie [« Miscellanea di Storia ita- liana », voi. XIII, 1873I 141. 5. - 1329, luglio 12, Pavia. - Privilegio dell'imperatore Luigi il Bavaro ai monetarii di Pavia | Ambrosiana, Codice K. S. VI, 13 fol. L46 t.|. |2J Nel Codice Ambrosiano E. S. VI, 13 Ibi., 146 t., e indicata la data: 26 luglio 1323. I3I Per zecchieri di Milano d' epoca precedente , cl'r. (itti/ini all' in- dice generale della sua Storia, Brambilla, Monete di Pavia, 23, 182, 185; Biondelli a prefazione delle " Monete di Milano „ dei Gnecchi, p. XL1V e il " Code.x diplomaticus Langobardiae p. 1881 (Glossario: Monetariusi. I4I A p. 452, sotto l'a. 1414 figura un Franciscus de Rigmello de Medwtano fra gli zecchieri di Torino. Per un milanese a Losanna ili. avanti al n. 49. ]9t> EMILIO MOTTA 6. - 1329-1339. — Monete di Azzone Visconti coniate in Milano, Como e Cremona [Serie in Gnecchi , Le Monete di Milano, p. 31-32]. 7. -- 1336, febbraio 19, Milano. - Lettere patenti di Azzone Visconti, concesse ad Alessandrolo, Nicolino e Leone, fratelli de Monio di Como, monetarii in Italia, per esenzioni ed immunità nella città di Como, a seconda del privilegio imperiale, 1334, 29 maggio [Ambrosiana, Cod. E. S. VI, 13 fol., 9 t., 91]. Conferme viscontee in data 30 agosto 1341 e 1364. 8. - 13391349. - Monete di Luchino e Giovanni Vi- sconti, signori di Milano [Serie in Gnecchi, op. cit., p. 33-35, e in " Riv. numism., I, 1893, p. 55. Cfr. anche Giulini, Me- morie, 2 a ediz. voi. V, 346, 389]. 9. — 1349-1354. - - Serie delle monete coniate dall'ar- civescovo Giovanni Visconti, signore di Milano [Gnecchi, op. cit., p. 35-36]. io. — 1350, luglio 9, Milano. Lettera del Vicario di Borgo S. Donnino a quella Comunità per la taglia impostale per la coniazione dei denari imperiali nella zecca di Milano [Zanetti, Monete d'Italia, t. V, Bologna 1789, p. 81J. « Cum per Comune Mediolani ob necessitatali Monete minute que erat et est in Civitate Mediolani et aliis Civitatibus et terris dominio prefati Domini nostri subditis, disposuerit facere fieri, et fieri faciat Mondani Imperialiuni illius lige et bonitatis ut sunt Imperiales hactenus facti, et de ipsis sint facti circa Marchi sex mille per Magistrum Monete Mediolani : in quorum fabricatione in quolibet Marche eorundem adest delucrum Im- perialium XXIV, qui dicto Magistro per Commune nostrum et dieta alia Communia Civitatum et terrarum dominio prefati Domini nostri subditarum, prò quorum utilitate moneta predicta fabricata est et fabricatur dari debeat et restituì, et de dicto de- lucro Communi vestro Burgi Sancti Domnini secunduni coni- particionem per certos officiales prefati Domini et nostri Com- munis ad hoc deputatos talliati sint et impositi floreni tres et DOCUMENTI VISXONTEO-SFORZESCHI, KCC. 197 quartos tres auri » ordine ducale di sborsarli nelle mani di Armanino Armano e Gilbertolo della Porta, in Milano, entro 15 giorni dalla data della ricevuta della lettera. 11. — 1354, ottobre 20, Milano. - Maffwlo Regna, cit- tadino milanese, eletto a pesatore e controllore delle bilancie, pesi e campioni per la pesatura delle monete d'oro e d'ar- gento, e per il taglio delle monete tosate e sospette nella città) suburbio e contado di Milano \Ambrosiana, Cod. E. S. VI, 13 Ibi., [45]. Del Regna il privilegio imperiale di monetario e in data: Milano 1355, 7 Gennaio. 12. 1354. " Sulla lira milanese dall'anno 1354 al ryyS, „ lavoro del conte Giovanni Mulazzani, inserito nel voi. II della " Statistica medica di Milano „ del dott. Giu- seppe Ferrano, 1843. Questa utile memoria venne, assieme all'altra del medesimo Autore « Sulla zecca di Milano dal secolo XIII tino ai nostri giorni », edita nella « Rivista Europea », gennaio 1844, ristam- pata dai eh. fratelli Gnecchi (Milano, Cogliati, 1889I. — Vedi anche « Rivista It. di N'um. », fase. I, anno I, 1888, p. 70 seg. 13. 13541385. Monete di Galeazzo li e Bernabò Visconti [Serie in Gnecchi, op. cit., p. 87-44 ed in Riv. It. di Numis., I, 1893, p. 56-61 j. Cfr. anche (iiiilìni, Memorie, V, 598, 604. 14. 1355, maggio 8, Pisa. Privilegio di re Carlo IV a favore di Pollano del Pozzo e di altri monetarii di Como [Ambrosiana, Cod. E. S. VI, 13 fol., 92J. 15. 1355, maggio 8, Pisa. Privilegio di re Carlo IV concesso a Martino Striminziti, Pietro Bono ed altri, eletti ;i monetarii \Ainbrosiana, Cod. E. S. VI, 13 fol., 174I. 16. 1356, gennaio 8. Privilegio monetario imperiale concesso da Carlo IV a dovanolo e Oldrado tìgli di Filippo monetario, milanesi {Ambrosiana, Cod. F. S. VI, 13 fol., 174 t.|. IgH EMILIO MOTTA 17. — 1357, marzo 8, Salzburg. Privilegio di re Carlo IV concesso a Giacobino figlio di Ambrogio de' Maggi, di battere moneta nel dominio dell'impero [Ambrosiana , Cod. E. S. VI, 13 fol. 174]. 18. — 1360. ~ Ragguaglio tra la moneta dell'anno 1360 e quella dell'anno 1773 [Statuti di Milano volgarizzati con note, e spiegazioni. Milano, Galeazzi, 1773, a p. j6J (5). 19. -- 1363. — Editto di Carlo IV a favore del con- sorzio dei monetarii di Milano [Argelati, De monetis, II, 266]. 20. 1365, marzo 23, Praga. — Diploma di Carlo IV imperatore in favore di Paganino ed Ambrogio fratelli da Biassono, cittadini milanesi, creati monetari \Rcg. Panigarola B, fol., 147 t. - Riv. Numismatica, „ 1888, fase. I] (6). (5) Per altri ragguagli ct'r. anche : Ferrarlo Bari., Tariffa del valore delle monete d'oro, e d'argento dall'anno Mccclix per tutto l'anno Mdclxxiii nel quale si vede fedelmente descritto 1' aumento che hanno fatto dette monete di tempo in tempo. Milano, Gio. Batt. Terrario, s. a. in-12; Francesco de Facis, Liquidarlo continente la tariffa del valore delle monete comunemente in corso dall'anno 1400 fin al 1688, etc. Torino, Gio. Frane. Mairesse, 1725, in-12; Sifoni & Sassi in Argelati, De Monetis Italiae, li, 1, seg. 39, seg. ; Gin/ini, Memorie, II ediz. V, 65, seg. ; Carli G., Opere, voi. VII: Della proporzione fra le monete e i generi pp. 116 e • se §. 33 a c sc g-> Ragguaglio dell'antica moneta imperiale colla moneta veneta e colla moneta di Milano, desunto da vecchi documenti (di Ga- vazzi Gioì'.), Bergamo, Sonzogno, 1817; Hellati, Tavole del peso, fino e valore delle monete d'oro usate in Milano nei contratti dall'anno 1252 cioè dell'antico Fiorino, e Ducato d'oro, dei diversi scudi d'oro, detti doppie, e degli zecchini di Venezia e di Firenze (Ambrosiana, Codice O. 244 sup.) ; Elia, Ragguaglio della lira imperiale; Biondelli, La zecca di Milano. Milano, 1869, p. 50 e seg.; Peluso, Storia della Repubblica Ambrosiana 1447-50. Milano, 1872, p. 314-318; Sacelli, Notizie storiche cremonesi Cremona, 1872, p. 205; Formentini, II Ducato di Milano. Mi- lano, 1877, p. 612; Pagani prof. G., Valore attuale approssimativo della lira imperiale dal 794 al l8oo in Milano, nella Raccolta milanese, n. 2, 1888; Martini A., Manuale di metrologia. Torino, Loescher 1883, p. 349 e seg. (6) In rogito 26 sett. 1349 (notaio Yimercati Beltramolo , n. 142. — Arch. notarile, Milano) , è ricordato un " Francischolus dictus colus, monetarius, „ abit. in P. Romana, a S. Galdino. documenti viscoNTEO-sroRZEscai, ecc. 199 11 Karolus Quartus divina favente clementia romanorum lm- perator semper augustus et Boemie Rex l'agallino et Ambrosio fratribus de Blasono civibus mediolanensibus tidelibus suis dil- lectis gratiam suam et omne bonum. Considerantes grata et accepta fidelitatis obsequia que vos nostre Mayestati ae sacro romano Imperio a niultis rctroaetis temponDus impendistis hucusque et continuato fidelitatis studio vi presentialuer im- penditis et impeiidetis utilius in futurum, cupientesque vos ob inde de Imperiali muniticentia rctriouiionis alicujus mercede consollari vos et quemiioet vestrorum, animo dehuerato nei in- provide sed ex certa nostra scientia, auctoritate cesarea facimus et ordinamus monetarios publicos et monetariorum aliorum con- sortio agregamus et juribus perirai voiumus et gaudere dantes et concedentes, auctoritate nostra cesarea, voois et heredibus vestris, qui probitate experientia et hdelitate genitorum imita - tores extitennt et predicto monetariortiiii otritio utilles preesse poterunt et prodesse plenam et iiueram potestatem in quibus cumque locis, terris, civitatibus et dominijs jure et sacri ini perij dictioni subiectis mallendi, stampemii seu 1:11111 malico mo- netariorum oftitium libere exercendi et et'rigiandi eujuscumque maneriey monetani dativam taiiien legalem et bonam puDlicam et consuetam, et que legiptimo caractere et pondere non trau- detur. Nulli ergo hominuin liceat liane nostre pagliumi conces- sionis infringere vel ei ausu temerario contralnrc, si quis autem hoc atemptare presumpserit nostre mayestatis oitensam se no- verit incursurum presentium sub nostre Imperialis mayestate sigillo testimonio literarum. Datum l'rage anno domini mille- simo tricentesimo sexagesimo quinto, lndictione tertia, die \i- gesima tertia meiisis marzij, Regnorum nostrorum anno deci- monono, Imperij vero decimo. per dominimi episcopum curiensem Lud. de nortenberg. R. petrus scolasticus lubricen. » 21. -- 1370, febbraio 26, Praga. — Privilegio imperiale di monetario a favore di Paolino, Lazzaro e Lanfranco fra- telli de Spotis di Seregno [Ambrosiana, Cod. E. S. VI, 13 fol., 143 t.|. Conferma del privilegio per parte del signore di Milano, in data: 25 gennaio 1371. 300 EMILIO MOTTA 22. 1374, febbraio 14, Milano. - Grida di Regina della Scala, moglie di Bernabò Visconti, sul peso e sul va- lore dei fiorini d'oro, inviata al podestà di Reggio [Rossi U., Gride relative al corso delle monete milanesi in Reggio di Emilia in Rtv. nuinism. ita/. IV, 1892, p. 487I. « Quod constituatur unus officialis ad ponderandum florenos, qui non sit campsor nec mercator, qui omnes florenos quos expendi continget in civitatibus et terris predictis, iuste et dil- ligenter penset et sigillet ut pcnsantur et sigillantur in Medio- lano, et hoc cnm balanziis et eampionibus justis et bonis ad rectum pensuni Mediolani. » I fiorini da spendersi : u Primo. Fioretti fiorentini, januenses, papinus, dticatus me- diolanensis, papiensis bonus prò bono S. xxxij. Item jlorcntts florentinus de medio grano S. xxxj den. viiij. Item Jlorenus florentinus de uno grano S. xxxj den. vj. Item Jlotrims savonensis bonus S. xxxj den. vj. Item fiorettiti savonensis de medio grano S. xxxj den. iij » 171. 23. - - 1377, febbraio 2, Pavia. — Lettere patenti del Conte di Virtù concesse a Boaaccorso degli Schiaffniafi, monetario, ed agli officiali della moneta della città di Pavia [Ambrosiana, Cod. E. S. VI, 13 fol., 8r t.]. Altre consimili in data: Pavia, 4 settembre 1378. 24. — 1380, giugno 12, Pavia. — Lettere del Conte di Virtù responsive ai monetarii di Milano ed ordini dati " super fussinis operariorum eorum „ [Ambrosiana, Cod. E. S. VI, 13 fol., 174]. (7l A gg- '1 R- che il popolo convinto della minor bontà dei fiorini di Savona non voleva riceverli : due anni prima si era dovuto fare una grida con cui si minacciavano multe severe a chi avesse osato dire che i suddetti fiorini non erano buoni e non li avesse accettati secondo la tariffa. DOCUMENTI V1SCONTEO-SFORZESCHI, ECC. 201 25. — 1380, agosto 29, Milano. — Cr essiti o de Monte e altri soci eletti sollecitatori del consorzio dei monetarii della città di Milano, con le dovute esenzioni {Ambrosiana, Cod. E. S. VI, 13 fol., 145]. 26. - - 1382, marzo 31, Milano. - Lettere patenti del Conte di Virtù al Referendario di Milano perchè elegga in " stampatorem monetarum „ Francesco da Conio, colle solite preminenze {Ambrosiana, Cod. E. S. VI, 13 fol., E74J. 27. — 1383, febbraio io, Milano. — Accettazione nel consorzio degli operai e zecchieri di Milano, dietro presenta- zione del privilegio imperiale di re Corrado IV (io giugno [355) di Belino d' Albaxratc e dovanolo dicto Pelino de Ni- grelis, cittadini milanesi \ Archivio notarile, notaio Marcolo Golasecca, rogiti un. 277 e 279I. Documento assai lacero e d' impossibile trascrizione. ] nomi dei varj monetari non si lasciano copiare. In Veti ile Lavante risulta « prepositus operariorum ». 28. 1383, aprile 8, Pavia. Lettere patenti del Conte di Virtù concesse ai monetarii ed operai della zecca di Pavia [Ambrosiana, Cod. E. S. VI, 13 fol., 81 t.|. 29. — 1383, ottobre t, Milano. Grida con cui Ber- nabò Visconti abbassa il corso dei grossi e sesini [Rossi Umberto, loc. cit, p. 489 1. « Omnes illi grossi et sexim novi tani fabricati nomine pre- fati Mag.' ;i domini et rombili bone memorie Mag. H dom. doni. Galeazii, quam illustris principis domini comitis Yirtutum iìlii sui clarissimi, ab hodierna die in antea non expendantur ncque recipiantur nisi solummodo ad computimi imper. clecemocto prò quolibet grosso et imperialium quatuor prò quolihet sexino » 181. (8l " K notevole, osserva qui il R., che nella grida si nominano le monete battute da Bernabò in unione al fratello Galeazzo e quelle di Gian Galeazzo, ma non quelle di Galeazzo solo. Onesto, per quanto di non grande importanza, potrebbe essere un argomento in favore del- l' opinione di coloro che non ammettono che Galeazzo abbia coniato moneta col solo suo nome. „ EMILIO MOTTA 30. — 1384, marzo 7, Pavia. — Decreto molto esteso in merito all'ufficio dei Tesorieri ed all'officio degli Esattori \Reg. Panig. A, 238 1. 31. -- 1384, maggio 14, Pavia. Correzioni fatte ai capitoli e patti delle Tesorerie delle città e territorio della Signoria milanese [Reg. Panig. A, 243 t.|. 32. - 1385, giugno 13, Milano. Giacomo de Chexio e Colombino da Osnago eletti alla verifica e approvazione delle monete " que de novo fabrichantur in civitate Medio- lani „ [Ambrosiana, Cod. E. S. VI, 13 fol., 145]. 33- — 1385, settembre 15, Pavia. -- Sentenza emanata da Ambrogio da Cusano e Colombello de' Medici nella que- stione vertente tra Ubertello da Belbello, a nome degli operai e monetarii del sacro romano impero, e Tomaso da Berna- regqio e Giovanni da Civesio per 1' altra parte ed a nome di alcuni che si pretendono monetarii. Rogito Marco de' Giorgi, notaio pavese [Ambrosiana, Cod. E. S. VI, 13 fol., 81 t.|. 34. — 1385, ottobre 16, Milano. Jstrumento di am- missione in operai della zecca di Milano di Giacomino e Ani- brosolo de' Filippi, fratelli e figli di Leonello , già operaio nella medesima | Rogito notaio Ambrosolo Gayroldo, in Ar- gelati, op. cit., Ili, 57J (9>. L'istrumento notarile offre l'elenco di 28 operai e 16 mone- tarii, coi loro rispettivi preposti Ubertello da Belbello, di Pavia, e Maffwlo da Maritano, di Milano. Non . lì formarum presenti- bus incluxarum (11 1, nisi prò e> quod valebunt tamquam ar- gentoni ruptum, et prò argento rupto.... rum hoc sit quod inten- tionis et propositi prefacti domini est quod cursus ipsoruin (io) Cfr. anche Gnecchi in " Riv. Nuiiiisin., „ 1893, I, p. 61. (11J Nell'originale della lettera ducale vi e un vero e proprie fac- simile delle iniziali gotiche di Bernabò, col segno di abbreviazione. 204 EMILIO MOTTA grossorum et sexinorum predicti stampi sit penitus extinctus ubillibet super territorio suo. » 39- — 1388, novembre 18, Milano. — Istrumento ro- gato dal notaio milanese Marcolo Golasecca per l'incanto della zecca viscontea in Verona [Arch. notar ile. Milano, rogiti Golasecca, n. 731 1. « Andriolus de Toschanis de Tinctoribus fil. domini Guidonis Civitatis Mediolani, Porte horientalis parr. s. Babille intus, qui datium habet a camera seu a negotiorum gestoribus Illustri principis et Magnifici et excelsi d. d. Mediolani etc. Comitis Virtutum de fabrica seu incanti! fabrice monete civitatis Verone scilicet de jure et possibilitate fabricandi et fabricari fatiendi monetarti in ipsa civitate Verone prò annis duobus incepturis die primo mensis decembris prox. futuri prò pretio florenorum 4700 auri prò dictis duobus annis, » con permesso ed annuenza del padre suo d. Guidolo, accetta in socio « assumpsit et as- sumi! in eius sotium dicti incantus ipsius fabrice diete Civitatis Verone et juris et possibilitatis fabricandi et fabricari fatiendi monetarii in ipsa civitate Verone prò quarta parte ipsius in- cantus Magistrum Pctrum de Bobis, fil q.d.m d. Bonaventure, civem Verone, » presente e stipulante, per fiorini 1500. Con altro istromento, 24 novembre 1388 In. 742, not. Gola- secca) il medesimo Andriolo accettava « in sotios ipsius in- cantus diete fabrice suprascripte monete civitatis Verone prò portionibus infrascriptis singula singulis refferendo et cura et sub pacto infrascripto Brazium de Belfcrottis de Fiorettila (abitante in Milano, a S. Vittore al Teatro), domin. Jacopinum de Naxis de Papia (di Pavia, abitante in Milano, a S. Seba- stiano in P. Ticinese] et Doninunì de ì'erderw fil. q.d.m doni. Magistri Balzari », e suo tìglio Ambrogio ambedue abitanti in P. Ticinese, pari", di S. Michele al Gallo. E cioè d. Brazio pei' ij4 dell'incanto, Donino e Ambrogio per 148 e d. Iacopino per un'altro 148 (12). 40. — 1391, gennaio 25. Editto di Gio. Galeazzo Visconti col quale, dopo aver proibita l'esportazione dell'oro (12) Per la zecca viscontea di Verona, cfr., fra le ultime pubblica- zioni, Gavassi G., Grosso inedito di G. Galeazzo Visconti per Verona, in questa " Rivista, „ fascicolo I, 1892. DOCUMENTI VISCON'iEO-SFORZESCHI, ECC. 20 = e dell'argento, accresce notevolmente il valore nominale delle monete [Argelati, De Monetis, III, 59. Gìulini, Me- morie, 2" ediz., V, 755. — Belletti, Mss. citati, t. I. — Verri, Storia di Milano, ediz. de Magri, II, 235. Biondcili, La zecca di Milano 1869, p. 41, e Prefazione alle Monete di Milano dei Gnecchi, p. XLIV]. " Quod quelibet persona teneatur et debeat reciperc et per consequens expendere Crossimi, qui mine valet et expen- ditur Imperialibus vigiliti quatuor, prò Imperialibus triginta diiobus: Pegiomim, qui nunc valet Imperialia decem octo, prò Imperialibus vigiliti quatuor: Sexinuin, qui valet Imperialia sex, prò Imperialibus octo: Qiiatrinunt, qui valet Imperialia quatuor, prò Imperialibus sex. » Il primiero valore di dette monete do- veva tuttavia essere mantenuto nei pagamenti delle pubbliche tasse, gabelle e simili (131. 41. 1391, gennaio 28, Milano. Dichiarazione fatta per l'aumento delle monete [Reg. Panig. A, 168. - Bellati, Mss. citati, voi. I|. Nei commerci « solvatur de illa moneta (pie currebat tem- pore hujusmodi venditionis facte ». 42. 1391, febbraio 6, Milano. - - Dichiarazione di al- cuni dubbii sulle monete da usarsi nei pagamenti [Reg, Pa- nig. A, 170 t. - Gìulini, loc. cit. Bellati , Mss. citati, voi. I]. " volumus quod solutiones pre-diete bende fiant et fieri debeant ad monetati! bonam videlicet in grosis, pegionis, sexinis quatrinis secundum cursuni veterem ad computimi imperialium viginti quatuor prò groso, imper. decem orto prò pegiono, ini- per. sex prò sexino et imper. quatuor prò quatrino. » 11 \'ertitur etiani in dubium ad quem computimi tlorenus ami recipi debeat per datiarios : ad coinputum pegionorum sede- I13) Un editto tale produsse un immediato aumento della meta del pane, delle farine, ecc. sicché il Visconti accortosi dell' errore , dovette ritirare ed annullare l'editto stesso. U.lrgelati, De Monetis, III, 59, dice esser avvenuta la revoca ai 15 febbraio : il documenti) dell'Archivio di Stato invece è del 6 febbraio. 206 EMILIO MOTTA cirri prò floreno currentium nunc prò imperiai, vigint quatuor prò quolibet, grosorum duodecim currentium nunc prò impe- rialibus xxxij, sexinòrum quatraginta octo currentium prò imper. octo et quatrinorum lxiiij currentium nunc prò imper. sex prò quolibet. » 43. — 1391, maggio 18, Milano. - Decreto sopra le frodi della moneta [Trivulziana , Cod. 1428, fol. 38 t. - Antiqua Ducimi Mcdiolani Decreta, Milano, 1654, p. 162]. « Cimi ob aliquorum nostrorum officialium cupiditatem aut maliciam ut nobis experientia patefecit, quandoque contingat et contingere possit in expendendo et recipiendo pecunias nostras fraudes et falsitates comitti in scribendo plus vel minus citra vel ultra veritatem » deciso « quod il li tales officiales comburantur et omnia eorum bona publicentur, ad hoc ut eorum pena alijs transeat in exemplum et eadem pena puniantur omnes qui eos mandaverint vel cum eis participaverint in predictis. » 44. -- 1391, ottobre 21. — Lettere ducali affinchè i dazieri di Como non esigano alcun dazio " prò argento quod defertur ad fabricam monete „ di Milano [Ardi, civico di Como. Vetera Monumenta, voi. II]. 45- - 1392, gennaio 30, Milano. — Lettera per la quale viene diminuito il grosso di nuovo stampo [Reg. Panig. A, [85. - Bellati, Mss. citati, voi. I]. « quod grosi stampi nostri novi decetero non currant nisi ad computimi imperialium decem octo prò quolibet, aliis ino- netis nostris in suo solito cursu permanentibus. » 46. - 1392, febbraio 5. — Grida monetaria [Citata in OsiOj Documenti diplomatici, voi. I, p. 305, nota 2]. 47. - - 1392, marzo 28, Milano. — Il Conte di Virtù conferma il corso dei scsiui e vieta al tesoriere del Comune di Milano di ricevere i grossi vecchi al computo di 24 im- periali l'uno [Reg. Panig. A, 189. — Bellati, Mss. citati, t. I. - Oslo, Documenti, I, 304]. u Nullo modo intendimus de dictis sexinis novitatem ullam lacere, sed quod solito more currant.... « e " quod decetero non DOCUMENTI VISCONTEO-SEORZESCHT, ECC. 2t>7 recipiat aliquos grosos veteres ad computum imperialium vi- giliti quatuor (14), ut currebant hactenus, quia de ipsis nullum ad predictum computum reciperet noster texaurarius, ut ordinari fecimus cum eo. » 48. — 1392, luglio 6, Milano. — Ordine dato da Giov. Galeazzo conte di Virtù pel riaprimento della zecca di Pavia. [Riportato in Brambilla , Monete di Pavia , p. 486-87. Cfr. anche p. 387J. 49. — 1396, marzo 29, Losanna. — Convenzione tra il vescovo Guglielmo di Menthonay e mag." Johanes de Quan- furio, di Milano, per l'esercizio della zecca di Losanna, per un anno [Haller, Schweiz. Miìnz und Medaillen-Cabinet, Berna, 1781, voi. II, p. 355 e Supplemento in Revue suisse de Nn- mismatiquc, 1892, p. 270 e seg.J. Nella Revue è dato il testo completo della convenzione mo- netaria. Lo zecchiere milanese, Giovanni da Canta, doveva coniare scudi d'oro, grossi, mezzi grossi, denari e oboli (15). Ricordato anche in « Miscellanea di storia italiana, « voi. XIII, p. 151. (14) Gli editori dei documenti dell' Osio aggiungono qui in nota : " Consta che il grosso in origine si computava 2.\ denari e rice- vette appunto questo nome come più grosso del semplice soldo, di cui valeva il doppio. Con editto 15 di gennaio del 1391 ebbe nell'ordinario commercio un aumento notabile, avendo il principe ingiunto di spen- derlo per 32 denari , mentre egli si riservava di riceverlo secondo il valore primiero. Ma il disordine quindi nato provocò un mese appresso la revoca di quell'editto. Da un'altra grida però del 5 di febbraio 1392 si rileva che erano in corso alcuni grossi di nuovo stampo , grossi slampi nostri novi, i quali fu prescritto dover correre per l'avvenire al computo di 18 imperiali ciascuno. Forse i grossi vecchi qui accennati si volevano parilìcare in quanto al valore ai nuovi. 11 Giulini ove tratta di questa moneta , lascia desiderare al lettore una spiegazione più chiara „. (15) Nel 1418 batte moneta per il medesimo Vescovo Giovanetto da Canta, forse suo figliuolo. — Il Dionisotti cita un/ Johannes Petrus de Fotlis (te Madiolano, magister monetarum in Crepacorio, „ Crevaeuore [Tonetti, Guida della Valsesia, 1891, p. 121]. 2o8 EMILIO MOTTA 50. 1397. — Relazione dei Maestri delle entrate du- cali, in data 27 aprile 1471. sul valore dei ducati dall'anno 1397 all'anno 1471 [Argelati, De Monetis, III, 35-36. — Muoni Damiano, La zecca di Milano nel secolo XV. Documenti e note. Asti, 1865, a p. 24-26, cui sfuggì la precedente edizione per parte dell' Argelati. — Biondelli, La zecca di Milano. Mi- lano, 1869, p. 51 1. 51. 1398, marzo 20. Editto imperiale di re Yen- ceslao a favore dei nobili Lncinì di Como e de' Capitani di Porta Romana, monetari, cui affida la soprastanza della zecca milanese [Argelati, De Monetis, II, 268. — Riv. numismatica, 1, 1888, p. 74] (16). 52. - 1398, novembre 22 , Milano. — Ordine ducale perchè siano ritenuti esenti dalle imposte nella città di Como i fratelli Simone e Francesco degl' Interlenghi, comaschi , operai nella zecca di Milano: " operarli qui ad fabricam mo- nete, quam in hac nostra civitate Mediolani certo preterito continuato tempore fecimus ac facimus presentialiter fabri- cari „. [Ardi. Como. Lettere ducali , voi. II , fol. i8r. — Riv. Numismatica, I , 1888, p. 74. — Periodico Comense , voi. VII, p. 266]. 53. - 1399, agosto n, Milano. — Ordine del duca di Milano di ritirare tutte le monete di bassa lega alla zecca di Verona \ì r erci, Storia della Marca Trivigiana, voi. XVIII, p. 8, Doc. n. MDCCCCLXX]. 54. - - 1399, settembre 1, Pisa. — Lettera del vescovo di Feltre e Belluno, Giovanni Capogal'ii al Consiglio di Bel- ilo) Per due altri Comaschi, Giacobino de Capite e Ranicio de Bo- gnariis, monetarii alla corte germanica nel 1330 cfr. " Gazzetta Nu- mismatica „ del dott. Ambrosoli, 1886, anno VI, n. I, p. 5. Per zecchieri italiani impiegati oltr'Alpe nel medio-evo cfr. Miintz, La renaissance en Italie, p. 474 e la " Zeitschrift tur Numismatik „ anno III, 1890, art. del- ì'Alexi ed altre fonti. DOCUMENTI VISCONTEO-SFORZESCHt, ECC. 209 luno, nella quale promette di interporsi che non sia fatta novità sulle monete a loro pregiudizio [Verri, Loc. cit., p. 9, Doc. n. MDCCCCLXXI]. 55. — 1399, settembre 12, Milano. — Il Visconti rinnova al podestà di Belluno di pubblicar di nuovo il suo decreto intorno alle monete vecchie e forastiere perchè siano portate tutte alla zecca di Verona [Verri, loc. cit., p. 9, Documento n. MDCCCCLXXII]. 56. — 1399, settembre 18 , Milano. — Si dispone do- versi accettare alle officine monetarie di Milano e Verona e dal tesoriere ducale di Pavia le monete vecchie nostrali e forestiere d'argento, e se ne stabilisce il correspettivo in mo- neta corrente secondo la diversa qualità di dette monete. [Brambilla, Monete di Pavia, 487]. Per le monete forensi: « Pro quolibet marcho argenti fini in peciis grana et bolzonalia libras xii et sold. xii ipsorum, et prò quolibet marcilo argenti fini in monetis forensibus libra, xv sold. xvi ipsorum. Item et cuilibet persone que portabit argen- timi in monetis veteribus prefacti domini nostri ad dictas fa- bricas vel texaurario Papié dabitur prò avantagio dictarum monetarum videlicet prò quolibet tloreno grossorum imper. Pro quolibet floreno pegionorum sold. quatuor et denaria sex. Pro quolibet floreno sexinnrum et quatrinorum sold. quatuor. » 57. 1399, settembre 26, Milano. — Il duca di Milano, attese le circostanze dei Bellunesi, rivoca interamente gli ordini dati intorno alle monete vecchie e forastiere, che siano mandate a Verona \ Verri, loc. cit., p. co, documento n. MDCCCCLXXCCIIII. 58. — 1399, ottobre, 25, Verona. — Editto del duca di Milano con cui proibisce rigorosamente le monete false che si erano sparse in quantità in Verona, Vicenza, Feltro, Bel- luno e altre terre del ducato [Verri, loc. cit., p. 12, Doc. n. MDCCCCLXXV]. EMILIO MOTTA 59. — 1399-1515. — " Nota del valimento del ducato d'oro in la Città et Contato de Pavia „ [Brambilla, Mo- nete di Pavia, p. 484-486] i 1 !). 60. — 1400-1402- — Capitoli per la coniazione di mo- nete nella zecca di Pavia \Argelati, De Monetis , voi. Ili, p. 59, 60]. Essendo l'opera dell'Argelati alle mani di qualunque studioso delle numismatica lombarda, si omette la trascrizione dei sur- riferiti Capitoli. 11 Brambilla, Le Monete di Pavia, p. 389 seg., e Ducato Pavese o fiorino d'oro di F. Maria Visconti, p. 29-30, passa a dettagliata indicazione delle singole monete che si do- vevano lavorare in quella zecca, dandone anche opportuni ed utili ragguagli. In nota riferisce brani dei vari paragrafi di quei capitoli. Cfr. anche Magenta, 11 castello di Pavia, Milano 1883, voi. I, pag. 151, e Carli Gian Rinardo, Opere. Milano 1785, voi. V, p. 36. 61. 1400, febbraio 21, Milano. -- Decreto ducale per la diminuzione del valore delle monete di nuovo stampo, grossi, duodecini e sesini, diretto al Podestà di Cremona \Trivnlziana, Cod. 1428, fol., 70 t. — Verri, Storia della Marca Trivigiana , volume XVIII , pag. r4 , documento n. MDCCCCLXXVIII1. " Pristino tempore quo monetas ipsas nostras argenteas stampi novi tam hic, quam Verone fabricari instituimus, primaria omnium ratio nos promovit ut quanto pecuniarum affluentia copia largiori redondaret, tanto negotia hominum cujusvis gradus nobis subditorum in exercieijs Mercantiarum, trafficorum et ce- terarum opperationum sicque et intratarum nostrarum proventus comodius ampliarentur, nee aliter quam premeditati fueramus eventum est cujus post modum rei causa per generale decretum, quod opportunas litteras nostras ediximus stabilitatem cursus earundem monetarum usque ad sex annos prox. venturos per universa dictionis nostre loca imnutabiliter duraturam. Exorta (17) Gride monetarie di Mantova pel periodo 1400-1413, in Por/ioli, La zecca di Mantova, parte II, 34, 68 e segg. DOCUMENTI VISCOXTEO-SFORZESCHI, ECC. 211 deinde post eum spatium talaci quorundam suspitione propriis iniuriam inhiantium, et aliquali murmure sub seguito mutacionis dicti cursus monetarum ut omnem dubitacionem prorsus tolle- ramus sano et constanti proposito per efficacies alias litteras nostras idem nostrum decretimi publicis reiteratis proclamatio- nibus mandavimus roborari. Nunc autem quia variorum casuum superventu comunis fere universorum ita seducta est oppinio de jamdictarum mutacione monetarum, ob indeque precia nedum rerum et mercanciarum, que extra nostrum territorium condu- cuntur, veruni et aliarum etiam mercium et operagioruni nec non omnium victualium que fuerint et exercentur in eodem territorio nostro adeo incredibiliter exercuerunt quod ubique nostri territori] quasi ex toto cessant officia traffegaque et alia comercia jamdictorum subditorum nostrorum, in ipsorum grande et presertim dispendium pauperum personarum potissime dic- torum victualium causa que ut solito ex quovis etiam precio non bene reperiuntur, et non videntes tandem hijs tantis et talibus subsequentis inconvenientibus alium remediandi modum ut res iste in suum solitimi cursum reducantur quam per con- gruum dictarum nostrarum monetarum abatimentum licet inviti mutare preconceptum propositum nostrum chohibemur, Decer- nimus itaque presentium continentia quod a die lune que ent prima dies mensis Martij proxime venientis inclusive in antea, predicte monete nostre nove non curant nec cursum habcant nisi ad computa inferius limitata, videlicet grossi prò imperia- libus decem et octo, duodesini prò imperialibus octo, et sexini prò imperialibus decem et octo. Mandantes proinde vobis qua- terna dieta die, hora quartadecima, de hujusmodi reductione et abatimento earum nostrarum monetarum publicas fieri facerc debeatis proclamaciones per illam nostram Civitatem in loci* debitis et consuetis, sic quod ad comunem omniam noticiam valeat devenirc. Dat. Mediolani die xxi februarij Mcccc. " Jacobhms » |i3|. 62. - 1400, marzo 5, Milano. - Comanda il duca G. G. Visconti ai Bellunesi che debbano osservare il suo editto a proposito delle monete, perchè sulla voce sparsa che si (18) Questo è il decreto in data 1 marzo 1400 ricordato dal Corto, 1 (istoria, parte IV, Ibi. 282 e dal Sifoni, in Argelati, de Monetis, li, 26. 112 EMILIO MOTTA doveva alterare il valore di esse era accresciuto di molto il prezzo alle cose ed alle mercanzie [Vera, loc. cit., p. 16, doc. n. MDCCCCDLXXIX]. 63. — 1400, marzo 24, Milano. — Divieto ducale del- dell'esportazione dell'argento [Trtvulziana , Cod. n. 1428, fol. 71 t.]. 64. — 1402-1412. Monete di Gio. Maria Visconti secondo duca di Milano [Gnecchi, Le Monete di Milano , p. 49-51, ed in Riv. numisin., I, 1893, p. 66-68]. Cfr. anche Giulini, Memorie, VI, 153, 159. 65. - 1403, gennaio 4 , Milano. — Ordine della du- chessa di Milano al Vicario e XII di Provvisione ed al Giu- dice de' Dazi, perche venga posto in possesso dell'ufficio di custode della zecca Antonio da Casate [Arch. civico. Lettere ducali, 1401-1403, fol. 90]. 66. — 1403, febbraio 5 , Milano. — Ordine della du- chessa di Milano perchè venga posto in possesso dell' im- piego di saggiatore delle monete della zecca di Milano Ni- corolo da Montorfano, cittadino milanese [Arch. civ. Lettere ducali, 1401-1403, fol. 100]. 67. — 1403, marzo 16 , Milano. — Elezione di 6 per- sone per ogni porta all'oggetto di cercare le monete false e spezzarle [Arch. civ. Lettere ducali, 1401-1403, fol. 107]. 68. — 1403, marzo 22, Milano. — Facoltà ducale ai XII di Provvisione di potere spendere sino alla somma di 80 fio- rini in ogni mese per il salario dei io officiali eletti alla ri- cerca delle monete false [Arch. civ. Lettere ducali, 1401-1403, fol. 107 t.]. 69. — 1403, agosto 18, Milano. — Elezione ducale di Giovanni Maraviglia in soprintendente alle monete della zecca milanese , a vece del quondam suo padre Monolo [Arch. civ. Lettere ducali, 1401-1403, fol. 134]. DOCUMENTI VISCOXTEO-SFORZESCHI, ECC. 2 I [\ 70. 1408, marzo 9 , Milano. - Taglia di imperiali soldi 2 per ogni fiorino [Reg. Panig. B, 69 t.]. 71. 1408, marzo 15, Milano. - Patti e capitoli pel- le monete nuove da fabbricarsi nella città di Milano [Ar- chivio civico. Lettere ducali, IV, fol. 27 1 (19). « Pacta edita et compilata super incantu ordinato fabricationis monete infranscripte nostri 111. mi domini ducis Mediolani etc. prout infra videlicet u Primo quod conduetor presentis incantus possit et debeat fabricare et fabricari tacere octinos argenteos valituros et expendibiles imperiai, octo prò quolibet sub cimeis et stampis que ordinabuntur qui octini sint in liga ad denarios quatuor granos duodecim, hoc est tenentes onz. tres argenti fini prò quolibet marcila et in pondere super tallea centumquadraginta octo prò qualibet marcha habendo remedio in liga granuni unum prò quarto unzie et in pondere denarios tres prò qua- libet marcha. u Item quod dicti octini fìant et fieri debeant cimi bona dili- gentia equalis ponderis bene adreetati et m sua debita roton- ditate, et dealbati suftìtienter atque laudabiliter moneati, et sine ullo deftectu rupture, vel cixure habendo moderationem sive remedium in experientia et examine adrectature hoc modo videlicet quod de ipsis oefinis in pondere duarum onziarum intrare possint de fortibus octini triginta quinque et de levio- ribus octini triginta novem, hoc tamen declarato, quod nullus octinus qui sit fortissimus aut levissimus non aprobetur nec acceptetur in ipsa delivratione et intelligatur i 1 le denarius esse fortissimus qui positus in balancia cimi campiono suo, non lc- vetur a dicto campiono et similiter ilio levissimus qui non lc- (19) Questr patti sono riferiti in extenso dall' Argelati (Uè Monetis, III, 64), che li afferma " expedita anno 1403 mense aprilis prò monetis cudendis anno 1409 „ nella zecca di Pavia. — Ma ciò non ci sembra reggere, perché il documento autentico dell'Archivio milanese non parla di Pavia ed accenna invece a Milano chiaramente, e colla data 15 marzo 1408. Per ciò li riportiamo per intiero. A noi questo errore dell'Argelati fa nascere il dubbio che anche i capitoli da lui riferiti per gli anni 1 101-1402 debbano attribuirsi a Milano e non a Pavia. — 11 Brambilla doc. cit. , 396) naturalmente presto fede all' Argelati. 214 EMILIO MOTTA vabit dietimi campionum, levando semper balantiam moderate et convenienter. u Item quod in delivrantijs et assazijs fiendis tam in pondero quam in liga serventur modo infrascripti videlicet quod primo fìat levata a panno de ipsis denarijs bene et suffitienter mixti- natis super ipso panno in quantitate debita et suffitienti prò ipsis delivrantijs et asazijs et defterantur super tabulla ordinata corani domino Judice et supertitibus ac guardia et ibi iterum promisceantur, diligenter post modum per propriam sortem sumantur, ex ipsis denarijs ad quantitatem onziarum duarum que incidantur per assazatorem modo debito et ordinato, prò assazijs per ipsum fiendis. Iterum fiat levata de super tabulla ex dictis denarijs ad quantitatem marcharum trium absque aliqua ellectione ruptorum noe crodatorum sed prout ex sorte pervenerint ex quarum pondératione et numero remedium suum ordinatum utsupra fiat delivrantia debita per rectum juditium, et ita si fuerint in dicto eorum remedio juxta pondus appro- bentur et deliberentur, si vero non essent intra dictum reme- dium in pondero suo, tunc liceat Magistro sive conductori ellectionem facere et extrahere de levioribus, donec reducantur et pervenient intra remedium superius ordinatum, taliter quod approbari et deliberari possint. Ex denarijs vero incixis utsupra per dictum assazatorem sumantur quarti duo unius onzie ex quibus fìant duo assazia moro debito videlicet quarti unius prò quolibet assazio que assazia fìant et affinentur cum plumbo bene sincero et aprobato, et si repenta fuerint recte et bene pervenisse antequam ponantur in billantia declaretur per dictum assazatorem et cum consensu conductoris sive magistri si fuerint assazia pulcra et suffitientia ac bene perventa et tunc ponantur in ballantia et super fortiori eorum terminetur et judicetur de bonitato eorum quantum in liga, et si reperti fue- runt dicti denari intra remedium predictum in liga, tunc deli- berentur et aprobentur, si vero reperirentur esse in scarsitato infra dictum remedium tunc fondantur et destruantur in pre- senta dietorum superstitum vel mayoris partis 'eorum. Casu vero quod ipsa duo assazia non recte pervenissent ita ut de ipsorum perfectione dubitaretur tunc ex predictis denarijs in- cisis tìant alia assazia donec habentur duo recte perventa et aprobata super quibus fiat examen et experientia ipsorum as- saziorum servato ordine prodicto. Et ita facto dicto assazio et aprobato includatur assazium predictum cum cesalijs suis et simul ligetur et sigilletur per dictum dominimi judicem, ac con- DOCUMENTI VISCONTEO-SFORZESCHI 215 signetur guardie reponendum et conservandum more ordinato per dictam guardiani. « Item quod rationes largitatum et scarsitatum secundum de- livrationes antedictas agantur et complientur fatiendo dietimi conductorem sive magistrum debitorem de qualibet scarsitate et creditorem de qualibet largitate in ratione argenti tini quantum ad ligam, quantum vero ad pondus in ratione dena- riorum monetatorum, que ratio concludatur et solidetur fìnit\ Quanto poi ai contratti privati precedenti , « prò tempore ante mortem ili. quondam domini genitoris nostri fundatis, causatis, competen- tibus , vel quovismodo subortis solutio fiat secundum stillimi et provisiones prius et tunc temporis vigentes ad computum monetae novae, cum eo etiam tempore ejusdem bonitatis , aut melioris moneta curreret ; prò tempore vero post mortem pre- fati ili. dom. genitoris nostri , servatis semper conventionibus atque pactis in omnibus casibus , tam precedentibus quam se- quentibus, ex aequitate, et hujus decreti dispositione , in prae- dictis omnibus casibus et obligationibus solutio fiat de moneta nova secundum computum et extimationem monete currentis tempore contraete, vel quovismodo nate obligationis et disposi- tionis. ita ut a morte prelibati ili. dom. genitoris nostri usque ad annum Mccccxii, quo duravit moneta bissolorum, fiant so- lutiones de moneta nova currente ad computum tamen et va- lorem librarum trium prò ducato , et unus soldus novus faciat unum cum dimitio de illis tunc currentibus. A dicto vero anno Mccccxii, quo moneta bissolorum cessavit, et usque ad kalendas augusti exclusive anni Mccccxxvi , solutiones fiant in omnibus casibus, obligationibus et dispositionibus predictis ad computum soldorum quinquaginta prò ducato, ita ut unus soldus novus faciat unum et quartum soldi >rom veterum. A calendis auteni augusti Mccccxxvi predictis, usque ad calendas prox. preteriti mensis augusti, et presentem diem anni nunc currentis Mccccxxxvi, solutiones fiant in omnibus predictis casibus, obbligationibus et dispositionibus ad computum librarum trium prò ducato, ita quod unus soldus monete nove faciat soldum cum dimidio mo- nete veteris tunc currentis, si aliter con ventimi non fuerit ». 136. — 1436, novembre 9 , Milano. Il duca di Mi- lano conferma il precedente suo decreto che quind' innanzi nei contratti si conteggi a monda nuova [Arch. civ. Lettere 240 EMILIO MOTTA ducali, 1426-1437 , fol. 178. — Bellati , Mss. citati. — Osio , Documenti, III, 135I. 137. — 1437, febbraio 7, Milano. — Grida contro le monete estere \Zanetti, Loc. cit., 94. — Bellati, Mss. a Brera. Editti, t. II. Nessuno presuma « ab ultima die presentis mensis in antea expendere vel in publico et patenti loco tenere aliquas mo- netas argenteas forenses in magna, parva, vel quantacumque summa sub irremissibili pena incisionis diete monete » sotto pena altresì di 8 soldi imperiali vecchi per ogni fiorino. « Et quia firme intentionis est 111. mi Principis prefati, quod in uni- verso dominio suo diete forenses monete argentee non expen- dantur nisi prò argento rupto et bolzenaliis » se ne dà notizia. 138. — 1437, dicembre 5, Milano. — Capitoli per la spendizione delle monete estere mandate dai Maestri delle entrate ducali al Referendario di Pavia [Zanetti, Monete d'Italia, t. V, p. 94. — Bellati, Mss. a Brera]. Che tutti « a die presentis proclamationis emisse, usque ad et per totum presentem mensem decembris inclusive possint se exonerare de dictis et singulis quantitatibus infrascriptarum pecuniarum forensium videlicet monetarum januensium , que cursum huc usque habuerunt, licet indebite, prò xviii imper. et prò viiii imper. et prò quolibet etiam monetarum Sabaudieus. que equivalentem cursum huc usque usurparunt ». E che nes- suno osi oltre spendere le monete che pel limitato prezzo « vi- delicet monete januenses que apellantur vulgariter desdotini expendantur prò imper. xvi et non prò pluribus. Alij januenses qui vulgariter nuncupantur Non ini expendantur et recipiantur prò imper. viii et non prò pluribus. Et idem intelligatur et sta- bilitimi sit de monetis Sabaudie que huc usque cursum simi- liter habuerunt ». Sotto la multa soldi 8 per fiorino. 139. — 1437 , dicembre 9 , Milano. — Grida relativa alle monete forestiere [Reg. Panig. CC , 355. — Bellati , Mss. citati]. Documento assai malconcio per l'umidità. Nessuno ardisca « a calendis januarij prox. futur. in antea expendere vel recipere aliquam quantitatem magnam vel parvam DOCUMENTI VISCONTEO-SFORZESCHI, ECC. 241 dictarum monetarum jaiiucnsiiim et Sabaudie prò maiori pretio quani prò stabilito , ordinato et limitato secundum veruni et iustum valorem dictarum pecuniarum , videlicet monete ja- nuenses que appellantur vulgariter disioctiiii expendantur et recipiantur prò octo imper. et non prò pluribus, et idem intel- ligantur et stabilitimi sit de monetis Sabaudie, que hoc usque cursum simillem habuerunt « sotto multa di soldi 8 per ogni fiorino. 140. — 1438, luglio 12, Milano. — Grida che vieta la spendizione di certe monete [Reg. Paiu'g. CC, 369]. Non si spenda « aliquem imperiale!» vel duinam forensem et non fabricatum in civitate Mediolani et sub stampo Illustri Principis seu gloriosissime memorie precessorum suorum sub irremisibili penna ictum duorum curii prò quolibet qui contra- fecerit et prò qualibet vice. Et ulterius ad pennam viginti sol- dorum monete nove prò quolibet grosso monete nove qui expenderetur et perditionis ipsorum imperialium et duinarum qui expenderentur contra formarti hujus cride ». 141. — 1438, dicembre 27, Milano. — Grida contro la spendizione delle monete d'argento forestiere [Reg. Paiu'g. EL\ 632 t. — Belletti, Mss. citati]. Documento di quasi impossibili- lettura per la corrosione della carta. Nessuno spenda, dall'ultimo dicembre innanzi « aliquas mo- neta! argenteas forenses in magna , parva vel quantacunque suma, nec illas in publico seu patenti bancho , apotheca , seu allio quocumque loco patenti tenere sub irremissibili penna incisionis diete monéte » e di soldi 8 imper. moneta vecchia per ogni fiorino. 142. - - 1440, gennaio 16, Milano. — Decreto ducale per l'uso della moneta nella contrattazione dei dazi e relativi loro incanti [Morbio, Godice visconteo-sforzesco, 1846, p. 293 seg.|. 143. — 1444, marzo 11, Milano. Decreto per il quale è fatta grazia a Lorenzo Guazoni imputato come tosatore di monete \Reg. Panig, D, 66|. 242 KMILIO MOTTA 144. — 1447-1450. — Serie delle monete battute dalla Repubblica Ambrosiana [Gnecchi , Le Monete di Milano , p. 64-65] (28). 145. — 1447, ottobre 12, Campo di Piacenza. — Fran- cesco Sforza elegge Sirino de Bruxamantius , fabbro e cit- tadino pavese, ad assaggiatore della zecca di Pavia \Reg. ducale, n. 85, fol. 124I3]. 146. — 1447, ottobre 12, Ivi. — Guiniforte de Guilinis, fabbro pavese eletto in " intaliatorem ferrorum operandorum ad fabricandum aurum, grossos, sextinos et imperiales „ alla zecca di Pavia [Loc. cit.]. 147. — 1447, ottobre 12, Ivi. — Filippino da Peseta , cittadino pavese eletto soprastante della zecca pavese [Loco citato]. 148. — 1447, ottobre 12, Ivi. — Raffaele de Notis, cit- tadino pavese scelto a custode della zecca di Pavia " hoc ordine quod idem Antonius debeat tenere clavem unam domus in qua fit zecha ipsa, ac clavem capsoni in quo repo- nuntur ferri stamporum et compilationis monete „ |Loc. cit., fol. 124I3 tergo]. T49. — 1447, ottobre 25, Ivi. — Francesco Sforza, conte di Pavia, ne affida la zecca ad Ambrogio de Pinctoribus e ad Agostino de Astari di conformità a certi appositi e ben determinati capitoli [Brambilla, Monete di Pavia, p. 488 seg. e anche p. 458] (29). (28) Giustamente qui si obbietterà che dovevasi da noi scindere l'epoca della Repubblica ambrosiana da quella viscontea. Non abbiamo creduto di doverlo fare , a motivo della esiguità dei documenti riflet- tente quel turbinoso periodo, che del resto , visto il cozzo dei preten- denti alla successione di F. Maria Visconti, può ben ritenersi di dominio storicamente visconteo. (29) Documento che si legge altresì nel Registro ducale, n. 85 a fol. 124,2 dell' Archivio di Stato milanese. Soltanto che in questo testo è DOCUMENTI VISCONTEO-SFORZESCHI, ECC. 243 150. — 1449, giugno 25, Milano. — Istrumento di mutuo contratto dai Capitani e Difensori della Repubblica Ambro- siana con Innocenzo Cotta per la somma di ducati 1500 = 3000 fiorini da soldi 32 imperiali per fiorino [Argelati , De Monetis, III, 70]. 151. — 1449, giugno 30, Milano. - Sentenza pronun- ciata dai giurisperiti Gabriele Oniodei e Pagano Piatti , de- legati della Repubblica Ambrosiana, a favore degli zecchieri di Milano [Cod. Trivulziano, n. 173]. « Declaramus dictos operarios et monetarios ceche monete Mediolani fore et esse ac preservari debere exemptos et in- munes a quibuscumque oneribus vigore et secundum formari privilegiorum sibi concessorum tam per cesaream mayestatem quam etiam per olirti Ill.os principes dominos Vicecomites olim dominos Mediolani et per hanc excelsam comunitateni Me- diolani ». 152. — 1449, luglio 23, Milano. — Ordine perchè venga posto al possesso della carica di sopraintendente della zecca di Milano il nobile Giovanni de' Confalonicri in luogo del fu Giacomino de Moltono [Arch. civ. Lettere ducali, 1446-1449, A, fol. 103 t.| indicato il 12 ottobre Dal. Papié in fine , mentre al disopra è scritto come dato nel campo " contra Placentiam. „ Il sacco di Piacenza è dei 15 novembre 1447. Ct'r. " Erstiìrmung von Piacenza ani 15 nov. 1447 „ in " Zeitschrift fiir Kriegskunde, „ 1841, 41, p. 29, e " Del sacco di Pia- cenza del 1447, memoria contemporanea lasciata da Michele Ruinagia „ in " Arch. storico italiano, „ append. XX, 1848, p. 89. VITE DI ILLUSTRI NUMISMATICI ITALIANI VINCENZO LAZARI. Fra gli illustri numismatici ed archeologi che onorarono l'Italia e le Scienze storiche nella seconda metà di questo secolo, tiene un posto eminente Vincenzo Lazari. Discendente da antica famiglia greca, da lungo tempo domiciliata in Ve- nezia ed ascritta all'ordine patrizio di quella gloriosa Repub- blica, da Natale e da Eletta Dell'Andrea nacque Vincenzo La- zari il 16 ottobre 1823. Frequentò le prime scuole nel Col- legio de' Pellegrini, ed a 9 anni passò nel R. Liceo-convitto di Santa Caterina, da dove usci nel 1840, dopo compiti con lode gli studi ginnasiali e filosofici. Dedicatosi di preferenza 246 C. LUPPI alla storia, fin da allora in collegio, fra le mura austere di quell'antico monastero, testimonio del glorioso passato della sua patria, attratti a sé i migliori de' suoi condiscepoli, fecesi redattore d'un giornale di storia, letteratura e varietà, che rendendo palese quel suo profondo amore a quegli studi se- veri, conquistossi la stima, non solo de' compagni, ma anche dei Superiori, che a gara gli offrivano continuamente nuovi argo- menti da esercitare il suo ingegno in quelle nobili discipline. Le ore pertanto, che gli altri suoi compagni concedevano allo svago ed al passeggio, egli invece le consacrava alla lettura e all'erudite indagini della storia e della filologia, con- sultando libri, che il solerte Direttore Luigi Della Vecchia, largamente gli forniva dalla ricca biblioteca dell' Istituto. Di pari passo con quelle erudite indagini , non tardò a svilup- parsi in lui un singolare amore per gli oggetti antichi, ed in ispecie per le monete e le medaglie, che coi suoi tenui ri- sparmi andava comperando, o che riceveva in regalo dal pa- dre, il quale aveva scoperto nel figlio la passione, che di giorno in giorno facevasi sempre più viva fra quei piccoli ma impor- tanti monumenti dei tempi vetusti. La cosa poi procedette di guisa che il nostro Vincenzo si trovò in breve tempo pos- sessore di un modesto ma pregiato medagliere ; e siccome il Lazari dilettavasi anche di fisica, trovò modo di far servire anche questa scienza ad ornare ancor più la sua raccolta nu- mismatica , producendo in galvano-plastica quei pezzi che per la loro rarità, e pel loro costo sorpassavano le sue mo- deste risorse economiche. Nel 1840, terminati i suoi studi filosofici, dovendo ab- bandonare la città nativa e trasferirsi a Padova per attendere agli studi politico-legali presso quella celebre Università, vi si recò in compagnia della diletta sua famiglia, che non volle staccarsi da lui, e preferì trasportare la sua dimora in quella città per tutto il tempo che essi sarebbero durati. Durante quell'anno, Vincenzo divenne uno dei più assidui frequentatori della biblioteca dell'Università, e di quella in- signe del Seminario, i cui professori, seguendo le splendide tradizioni dei famosi lessicografi loro predecessori : Giacomo Faciolati, Egidio Forcellini, e Giuseppe Furlanetto, dell'eru- dito Clemente Sibiliato, e del valentissimo traduttore di Pin- VITE DI ILLUSTRI NUMISMATICI ITALIANI 247 darò, Giovanni Costa , andavano illustrando con pregiate edizioni i classici scrittori. A questi si fece compagno il Lazari, che nella dotta loro conversazione e dimestichezza appro- fondiva ogni dì più nella conoscenza del greco e del latino, tanto necessari ai cultori dell'archeologia e della numismatica. Laureato nel 1845 intraprese la pratica di avvocato sotto la scorta del valente dott. Pivetta, non tralasciando per questo i suoi studi prediletti. Fu allora che il professore Giuseppe Furlanetto, che ebbe tutto l'agio di apprezzare l'ingegno e la dottrina del Lazari, lo volle a coadiutore nell'ordinamento che fece del celebre museo estense del Cataio, in Monselice presso Padova. Nel 1844, il conte Benedetto Giovanelli pub- blicava in Trento un suo libro intorno all'origine dei Rezi, ch'egli derivò dagli Etruschi , ed il Lazari colse quell'occa- sione per dare un pubblico saggio del suo sapere con un accurato ed erudito esame di quel libro. Fin dal 1818 il car- dinale Placido Zurla, celebre geografo ed archeologo aveva pubblicato in Venezia, in due volumi in folio, un' opera su Marco Polo, ed altri antichi viaggiatori veneziani, e il Lazari invaghitosi dell'argomento che toccava sì da vicino uno dei vanti della diietta sua patria, nell'autunno del 1845 intraprese il suo primo viaggio fuori d' Italia, a Berna, per esaminare quel prezioso codice , e ristabilirne il testo , corredandolo di eruditi commenti, che due anni dopo, 1847, pubblicò in Ve- nezia a cura del geologo Luigi Pasini, per offrirlo in dono agli scienziati italiani chiamati in quell'anno a congresso in Venezia. In quel libro il Lazari aveva inserto, insieme a quella dei Polo, altre memorie riguardanti insigni viaggia- tori veneziani, quali i Sanudo, i Zeno, i Cabotto, ecc. Di- vulgatasi la fama della sua dottrina in numismatica, gli venne conferito l'incarico di riordinare il Museo annesso alla Biblio- teca di San Marco, ricco fra l'altro di ben ventimila monete e medaglie, ch'egli classificò e dispose in modo meglio ri- spondente alle esigenze della scienza e delle ricerche degli studiosi. Da qui venne al Lazari il pensiero di tessere la storia delle monete dei possedimenti veneziani di oltremare e di terraferma, campo fino allora inesplorato e schivato dai più pazienti eruditi. A questo scopo consultò libri, frugò negli archivi, scovò documenti rari e preziosi, esaminò decreti e 248 C. LUPPI tariffe, nulla trascurando di ciò che in qualche modo potesse portargli luce in quel buio sentiero. Nel tetro infuriare della guerra, della carestia e del co- lera, durante il glorioso, ma infelice assedio del 1849, il La- zari profondamente addolorato per le sorti sempre più tristi della sua cara patria, collo schianto nel cuore per la morte del padre e la perdita degli amici suoi più diletti, a soppe- rire ai bisogni sempre crescenti della sua desolata famiglia, si sobbarcò alla grave fatica di tradurre, per piccolo gua- dagno, opere storiche e scientifiche straniere, non tralasciando per questo di accudire con febbrile ansietà al suo progettato lavoro numismatico sulle monete dei possedimenti veneziani, opera insigne, saggio di altra più vasta, che andava medi- tando, intorno alla zecca di quella potente Repubblica. Il libro, piccolo di mole, ma grande per valore scientifico, uscì finalmente alla luce nel 1851, e fu subito giudicato cosi fa- vorevolmente, da aprirgli senz'altro la via al posto di Diret- tore dell' insigne Museo Correr. Da quel momento, ritornata la calma, coi mezzi che non gli mancava di largire il patrio Municipio, il Lazari si diede con tutta l'anima ad ordinare ed arricchire di nuovi e preziosi acquisti quel sacrario delle memorie veneziane. Nel 1852, insieme col marchese Pietro Estense-Selvatico compose una Guida artistica e storica di Venezia e delle isole circonvicine, che oggi ancora si legge con frutto e con piacere. Collaborò nell'Archivio Storico Ita- liano di Firenze, intraprese viaggi in diverse parti d'Italia, sempre coll'unico intento di esumare monumenti ad illustra- zione de' fasti della sua diletta Venezia. In quei viaggi legò amicizia e tenne relazione coi dotti più eminenti della peni- sola, e guadagnatasi col suo sapere la protezione del conte di Siracusa, questi gli aperse l'adito agli archivi napoletani sino allora pressoché inaccessibili, dai quali egli seppe ri- trarre sì larga copia di nozioni e documenti che gli servirono tanto vantaggiosamente ad illustrare le zecche degli Abruzzi, e altre di quella meridionale parte d'Italia, quasi ignorata o sconosciuta; opera questa che ribadì nel Lazari la fama che godeva già grandissima di storico coscienzioso e dottissimo in quel genere di studi. Quest'opera fu giudicata di tanto merito da valergli più tardi dalla generosità di quel principe VITE DI ILLUSTRI NUMISMATICI ITALIANI 249 le insegne cavalleresche. Di molteplici e svariate discipline archeologiche e storiche occupava il suo eletto ingegno il Lazari, ma quella dalla quale emerse più vivida la sua rino- manza fu sempre la numismatica. Nel 1858 fece argomento di una sua dotta monografia le medaglie e le monete del doge Nicolò Marcello, che pubblicò quell'anno stesso con isplendida edizione illustrata dai preziosi disegni di un altro valente numismatico e celebre incisore, Carlo Kunz, per fe- steggiare le nozze Marcello-Zon. L' inesauribile ricchezza in ogni sorta di monumenti del Museo affidato alle sue cure, gli forniva quasi ogni giorno nuove occasioni di manifestare la sua vasta coltura, e la sua svariata erudizione in mono- grafie d'ogni genere. Nel 1862, smanioso di nuove cognizioni, credette necessario per lui intraprendere altri viaggi di maggior lena, in più lontane regioni, all'estero e specialmente in Francia ed in Inghilterra, ma le fatiche di questi anda- vano logorando la sua troppo gracile complessione, e di ri- torno da Parigi, deplorando col suo dotto amico Victor Langlois la perdita fatta da Venezia delle importanti colle- zioni numismatiche dei Tiepolo, dei Pisani e dei Grimani ven- dute all'estero, e passate ad arricchire i musei più fortunati delle principali citta di Francia e di Germania, volle almeno far conoscere quelle ppche monete, che, perchè sconosciute, non poterono essere inserte nella Descrizione delle medaglie romane, da Fnrico Cohen pubblicata in Parigi. Queste monete rarissime furono da lui scoperte nelle collezioni rimaste sole in Venezia presso la Biblioteca di San Marco, nel Museo Correr, e presso i conti Giustiniani Recanati di quella città. Fu questo l'ultimo lavoro che pub- blicò di numismatica. Nel 1863 dal Municipio veronese gli venne affidato l'onorevole incarico di classificare ed ordinare, secondo gli ultimi postulati della scienza, il ricco medagliere di quella città. In tale circostanza contrasse sentita amicizia col conte Ottavio Canossa, che ne apprezzava l'eletto ingegno e la sapiente operosità. In breve tempo il Lazari condusse a termine quel faticoso lavoro. Ritornato in patria sentendo deperire ogni giorno più la sua salute, voleva dar l'ultima mano alla compilazione di quel catalogo e accompagnarlo con una estesa illustrazione, che proponevasi di leggere, col 250 C. LUPPI medagliere sott'occhio nell'atto di consegnarlo al Municipio. Ma la sua salute malandata non glielo permise, perchè già si manifestarono minacciosi i sintomi di quella terribile affe- zione polmonare , che dieci mesi dopo doveva troncare la sua nobile esistenza. Tuttavia nella tranquillità della sua casa, non volle cessare di continuare gli studi che avevano fatto la delizia di tutta la sua vita, e prometteva alla Rivista nu- mismatica, di Asti , un'appendice al suo libro sulle zecche degli Abruzzi ed altri scritti che non doveva vedere pubbli- cati. L'inesorabile progresso della tisi, giunto agli estremi, spense la vita di questo illustre archeologo e numismatico il 25 marzo 1864, nella sua ancora verde età di 40 anni e 10 mesi. Ne raccolse l'estremo sospiro il suo intimo amico Andrea Tessier, che con carità di fratello non si allontanò mai dal suo letto, e prima e dopo, fu sempre di conforto alla sua desolata famiglia. Il suo bell'ingegno, la svariata coltura, la schiettezza del suo carattere, la rinomanza acquistata da suoi scritti , dice uno de' suoi più fervidi ammiratori , valsero al Lazari il vanto di care amicizie fra i personaggi più dotti suoi coetanei, e di essere chiamato a membro effettivo od onorario da parecchi Istituti letterari e scientifici, come : l'A- teneo di Venezia, l'Istituto veneto di Scienze, Lettere ed Arti, l'Accademia scientifico-letteraria de' Concordi di Rovigo , la Società ligure di Storia patria, l'Accademia Lucchese, la Val- darnese del Poggio, il Museo Germanico di Norimberga, la Società Slavo-meridionale di Zagabria, la Società Numisma- tica del Belgio. La sua corrispondenza si estese con dotti di ogni nazione, che all'annuncio della sua morte piansero sin- ceramente la perdita immatura di uno scienziato, nel mo- mento appunto che dava sicurtà di essere per la sua patria e per l'Italia una nuova gloria, e per l'erudizione e la numi- smatica un degno erede dei Visconti, dei Zanetti, e dei Borghesi. VITE DI ILLUSTRI NUMISMATICI ITALIANI 251 NOTA DEI LIBRI E DEGLI ARTICOLI DI NUMISMATICA PUBBLICATI DA VINCENZO LAZARI. 1. Le monete dei possedimenti veneziani di oltremare e di terra- ferma descritte ed illustrate. Venezia, 1851, un voi. in-8. di pag. vm-179 con 14 tavole disegnate ed incise da Carlo Kunz. 2. Scritto intorno all' opuscolo : u Sopra un denaro d' argento di Berengario illustrato da I. G. Pfister, nel Nnniismatic C/iro- nicle, voi. XVIII. Londra, 1855 {Archivio storico ita/., Nuova serie, toni. Ili, pag. 217. 3. Della zecca di Sora e delle monete di Piergiampaolo Cantelmi {Ardi. stor. ita/., 1856. Nuova serie, t. Ili, parte II, pag. 221-2251. 4. Zecche e monete degli Abruzzi nei bassi tempi illustrate e de- scritte. Venezia, 1858, in-8 di pag. viu-120, con 6 tav. incise da C. Kunz. 5. Medaglie e monete di Nicolò Marcello doge di Venezia, illustrate. Venezia, 1858, in-lbl. di p. 15 con tav. e lo stemma Marcello. 6. Esame del libro: « Monete dei Paleologi marchesi del Monferrato, pubblicata da Domenico Promis ». {Ardi. stor. ita/., N. S. t. VII, pag. 167-170). 7. Della raccolta numismatica della libreria di S. Marco, informa- zione del Dottor Vincenzo Lazari, direttore del Museo Correr di Venezia I Wien aus der K. K. Ho/- und Staatsdruckcrei, 1858, voi. XXVI, pag. 307). 8. Tre notizie sulle medaglie e monete dei dogi Cristoforo Moro, Pietro Loredan e Nicolò Tron. (Iscrizioni veneziane del cav. E. A. Cicogna, 1861, pag. 733, 744, e 747). 9. Lettre à M. Victor Langlois sur quelques médailles romaines inédites des Musées de Venise. Paris, 1862 par V. Lazari direc- teur du Musée Correr à Venise. Bruxelles , in-8, di pag. 15, con 4 tav. disegnate da C. Kunz. 10. Della zecca di Massa di Maremma, memoria inedita di Guido Antonio Zanetti bolognese, corredata di note e documenti da Vincenzo Lazari. {Rivista della numismatica antica e moderna, 1864, pag. 5). 11. Monete inedite degli x\bruzzi ed osservazioni sui tornesi di Cam- pobasso. (Riv. della mtm. ani. e inod., 1864, pag. 33). 252 C. LUPP1 - VITE DI ILLUSTRI NUMISMATICI ITALIANI Chi desiderasse più larghe notizie su questo illustre archeologo e numismatico consulti i seguenti libri: Nicolò Barozzi: Vincenzo Lazari : Commemorazione. Venezia, 1864. — Maggiora Vergano : Il cav. Dott. Vincenzo Lazari (Rivista della Numis. ant. e mod., Asti, 1865, voi. 1, pag 91-97). — Rcnicr Chalon: Vincenzo Lazari : Necrologie {Revitc mini, belge , IV serie, toni. II, pag. 267-68). — Iacopo Bernardi e Luigi Cibrario, Cenni necrologici, ecc. C. Luppi. BIBLIOGRAFIA LIBRI NUOVI. ICI.iimIk i «I. Aili*i«'ii . Histoirc mour'taire du Brani. Paris , 1893, in-8. Srliliiiiilii'i'jjrr («ustave, DcMriptiun dcs moimaies , jetotts et mr'dailles du Brani. Paris, 1893, in-8 con 17 tavole. Con questi due volumi, i quali, riuniti formano una speciale e completa monografìa dell' antica provincia del Béarn, gli egregi Autori hanno colmato una lacuna nella numismatica francese. Nel- l'opera Molinai'* fr'orfales di' Frana', del Poey d' Avant troviamo un capitolo speciale dedicato alla numismatica del Béarn; ma, come avviene generalmente in queste opere complessive, l'illustrazione numismatica di questa provincia non solo e monca ed incompleta, ma vi si riscontrano non pochi errori e moltissime inesattezze. L'opera, che stiamo esaminando, ci pare compilata col metodo più pratico e razionale, che si possa desiderare, e tale da ri- sponder!; alle esigenze tanto degli studiosi, (pianto dei sem- plici amatori. Il primo volume, dovuto al Blanchet , riassume la storia monetaria del Béarn in sette capitoli, che portano per titolo : I. Amministrazione; 11. Officine monetarie; III. Monete classifi- cate per epoche e per genere; IV. Tipi monetarii; V. Corso della moneta di Béarn ; VI. Medaglie ; VII. Tessere. Xel capitolo V (pag. 96-971 l'Autore accenna ad alcune imitazioni della moneta Bearnese fatte in Italia da Agostino e Delfino Tizzone nella loro zecca di Desana, e da Ercole Mazzetti nella sua officina di Krinco li 1 e ne dà la descrizione. A complemento poi di questa monografia, segue una interessante serie di 50 documenti monetarii intent- ili Frinco e non Franco come per isbaglio dice l'Autore. 254 BIBLIOGRAFIA mente inediti. — Il secondo volume , opera dello Schlumberger , è la parte pratica del lavoro, e comprende la descrizione delle mo- nete , delle tessere e delle medaglie del Béarn , da Centullo IV (secolo XI) fino a Luigi XV, in numero di 157 monete, 52 tessere, e 24 medaglie. In tutte e tre queste serie l' Autore , esaminando diligentemente collezioni pubbliche e private, potè aggiungere buon numero di pezzi importanti inediti. La descrizione finalmente è cor- redata da 17 Tavole che illustrano i tipi principali delle singole serie. L'opera pertanto dei due egregi autori ci pare molto commen- devole, e sarebbe desiderabile che altri ne imitassero l'esempio, il- lustrando mano mano la interessantissima ed estesa serie delle mo- nete feudali di Francia. E. G. Botto Camillo, (Jucstioni pratiche di belle arti. Milano, Hoepli, 1893. [Questioncelle architettoniche: 2° Il palazzo delia Zecca a Venezia]. Bongt Salvatore, Le Croniche di Giovanni Sercambi lucchese, pub- blicate sui mss. originali. Voi. I. Roma, " Istituto storico italiano, „ 1892. — Cfr. i cap. XII, LXXXIII, CLVI, CLIX, CCCXV, interessanti per la storia della monetazione in Lucca nel X1V-XV secolo. Catalogo della Collezione del conte Vimercati Sozzi di Bergamo (da vendersi per conto degli Eredi). — Monete Greche, Monete Romane, Consolari, Imperiali, Monete Italiane, Medioevali e Moderne, Monete Estere, Nummi cartacei, Medaglie, Libri Numismatici. Milano, L. Pirola, i893- Quarta Alb., Prolegomeni alla storia dell' economia politica. Voi I. Roma, tip. elzeviriana, 1892, in-8 [XV. La moneta, la produzione del- l'oro e dell'argento; i precursori dell'economia politica in Italia]. Spaventi Silvio, Vittor Pisano detto Pisanello, pittore e medaglista veronese della prima metà del secolo XV. Verona, Pozzati, 1892, in-8 pag. 69. Vigo Pietro, Statuti e provvisioni del castello e comune di Livorno. Livorno, Vigo, 1892, in-4 gr. — A pp. 135, 142 e 143 decreti per la zecca di Firenze. Rebcr B., Fragments numismatiques sur le Canton d'Argovie, avec 30 planches. Genève, chez l'Auteur, 1893, in-8, pp. 87. Belfort A. (de), Description generale des monnaies mérovingiennes par ordre alphabctique des atelìers : II. Daernalum-Oxxellos. Paris, So- ciété francaise de Numismatique, in-8, pp. 468 ili. Engel et Cernire, Traité de numismatique du moyen àge. Voi. I. Paris, Leroux, in-8 ili. BIBLIOGRAFIA 255 Farcinet C, Xumismatique. Une collection des douze Césars. Vaimes, Lafolye, in-8, pp. 20. Guibert Louis, La monnaie de Limoges. (Extrait de l' Almanach limousìn de 1893J. Limoges, Veuve Ducourtieux, in-8, pp. 40. Médailles francaises dont les coins sont conservés au musée mone- taire. Paris, impr. Xationale, in-4, pp. xi-577. Pilon C, Les Lombards en France et à Paris, II partie. Paris, Cham- pion, 1893 [Descrizione dei gettoni, dei sigilli di piombo, dei pesi-moneta e dei marchi di bollo usati dai mercanti lombardi nei loro traffici e con- teggi]. Prou Maurice, lntroduction au cataloguc des monnaies mérovin- giennes de la Bibliothèque nationale. Paris, Rollili et Feuardent , in-8, pag. cxx. Saulcy F. (de), Recueil de documents relatit's à l'histoire des mon- naies frappées par les rois de France depuis Philippe II jusqu' à Francois I. Voi. Ili et IV. Macon, Protat, in-4, PP- 4 1 ?. 529. » Vannaire Dr., Essai sur le monnayage des prieurs de Souvigny et des sires de Bourbon. Moitlins, Durond, in-8, pp. 40 et pi. Arendt, Lcitfaden der Wàhrungsfrage, 4 Auflage. Berlin, Ilenn. Walter, 1893. Baer J. et C, Katalog Xr. 310 ram Aprii 1893. Numismatik , en- thaltend u. A. die Bibliothek des verstorbenen Cam. Brambilla in Pavia. Frank/uri a. M Die drei Flugschriften iiber den Muntzstreit der sàchsischen Alber- tiner und Ernestiner uni 1530. Unter Mitwirkung von dr. R. F. Jòtze in L'ebersetzung herausg. und erlàutert von Prof. Dr. Walth. Lotz. Leipzig, Duncker und Humblot, 1893, in-8 gr., pp. ix-ny. Hess A., Die Sanimlung Karl Farina zu Kòin. Frankfurt a/M., 1893, in-8, pp. 587 e 6 eliotipie. Holienemser Ilenn., Die Consumtion des Geldes durch Vermischung und Verausgabung. Marlntrg i. IL, Elvert, 1893, in-8 gr. Lekmann K. und Sachsse IL, Der Codex des Tassaguerra von Mailand (" Festgaben der Rostocker Jurist. Fakultàt fur Ihering „, pa- gine 59-84I. [Nelle Appendici e prodotto lo statuto monetario di Milano dell'anno 1204}. Liiders C. W., Der grosse Goldfund in Chiriqui im J. 1859. Hamburg, Gràie, in-8, pp. 706 tav. Mayer , Das Mflnzwesen und die Edelmetallproduktion Russlands. Leipzig, Duncker und Humblot, 1893. Mittheilungen der bayerischen nuinismatischen Gesellschaft. XI Jahrgang 1892, in-8 gr., pp. x-336 e ili. Mitnchen, G. Franz' Verlag. Gesctze und Verordnungen bctrefi'end die Kronenvvahrung , Be- schreibung und Zeichnung sàmintlicher Munzen der Kronenwahrung und der Cassebehandlung derselben. Prag, Doler und Klouéek, 1893, in-8. 2^6 BIBLIOGRAFIA Luschin von Ebengreuth dr. Arnold, Die Handelspolitik 'der oester- reichischen Herrscher im Mittelalter Vortrag. Wien , Tempsky , 1893 , in-8, p. 29 |Con frequenti accenni numismatici]. Poole S. (Lane-), The history of the Moghul emperors of Hindustan illustrated by their coins. With. a map. London, Constable 1893, in-8. PER IODICI. Annuaire de la Société Frammise de Numismatique. — Gennaio- Febbraio 1893. Vallentin Roger, De la reception des filles de Compagnons a la Monnaie d'Avignon. — Chaix E., Recherches des monnaies co- loniales romaines non décrites dans l' ouvrage de M. Cohen. — Farcimt Charles, Les identifications géographiques des monnaies mérovingiennes et le catalogue de la Bibliothèque nationale. — Ca- stellane (Comte de) , Un douzain de Henri li frappé à Amiens. — Sudre L. Fabrications effectuées à la Monnaie de Paris pendant l'année 1891. — Cronaca, Bibliografia, ecc. Marzo-Aprile 1893. Bordeaux Paul , 'Melun et Dieppe , ateliers monétaires de Henri IV. — Serrare R., Essai de numismatique luxembourgeoise. - Belfort (A. de) , Numismatique de Vetulonia. — Cronaca , Bi- bliografia, ecc. Revue Numismatique francaise. — Fascicolo I, 1893. Reinaeh Th„ De la valeur proportionnelle de 1' or et de 1' ar- gent dans l' antiqui té grecque. — Movart R., Symboles moné- taires ptoléma'iques mis en rapport avec les fétes dionysiaques d'Alexandrie. — B/aiie/tet I. A., Monnaies romaines et byzantines inédites ou peu connues. — Tacchella D. E., Description de mon- naies grecques de l'epoque imperiale trouvées en Bulgarie. — Vau- villé ()., Monnaies de Soissons. — Tour (H. de la), Pietro da Milano. — Necrologia, Bibliografia, Miscellanea. Revue Suisse de Numismatique. — Fascicolo I, 1893. Liebenau Dr. TU. (von) , Aus der luzernerischen Munzge- schichte, von 1622-1648. — Vallentin Roger , De l' ancienneté de BIBLIOGRAFIA 257 l'usage du mare en Dauphiné. — Haas F., Nachtrag zu den bio- graphischen Notizen tiber J. B. Frener von Luzern , mit 2 Tafeln in phototypie. — Die Medaillen iìber das Ereigniss des io august 1762, mit einer Tafel in phototypie. — A. C, Une page de l'hi- stoire monétaire fribourgeoise au X\ T ITI siècle (d' après des docu- ments inédits extraits des archives d' Etat de Genève). — Necro- logie, Bibliografia, Miscellanea, ecc. Atti e memorie della R. Accademia di Scienze e Lettere di Pa- dova. Nuova Serie, voi. Vili (Padova 1893) : Tolomei , Sugli incettatori degli spezzati d'argento nel regno d'Italia e il codice penale italiano. Atti del R. Istituto veneto di Scienze e Lettere , voi. LI, disp. 1 , 1893 : Berto/ini D., Un peso romano del Basso impero e le ultime sco- perte Concordiesi. Commentari dell'Ateneo di Brescia per l'anno 1892 (Brescia, 1892) : Rizzini, Illustrazione dei civici Musei di Brescia. Continuazione delle medaglie (Pontificie, Italiane del secolo XIX, ed estere). L'Umbria, anno I, n. 1 (Perugia): Medaglia satirica del secolo XVIII. Miscellanea di storia italiana, voi. XXX (Torino, 1893) : Claretto, I Reali di Savoia munifici fautori delle arti [A pp. 131 seg. : " La prima medaglia coniata da Lorenzo Lavy „. Pag. 192 : " Monete an- tiche di Casa Savoia scopertesi nel deposito di Sisto V „. Pag. 216 : " Le medaglie dell'Accademia ideate dal conte Malines „. Pag. 269 e 292: " Lorenzo Lavy e la storia metallica della Real Casa di Savoia „]. Nuova Antologia, voi. 44, fase. V : Luzzatti L., Gli spezzati me- tallici d'argento. Rendiconti della R. Accademia dei Lincei, serie V, voi. II, fase. II, 1893: Rossi V., L'indole e gli studi di Giovanni di Cosimo de' Medici [Corrispondenza da Roma del fratello Carlo de' Medici, 1455-58, per l'ac- quisto di libri e monete antiche]. Rivista abruzzese di Scienze e Lettere, fase. IV, 1892: Clierubiiii, Ripostiglio di monete dei bas^i tempi. Studi e documenti di storia e diritto, anno XIV, fase. I, 1893 : Ce- rasoli F., Il tesoro pontificio di Castel S. Angelo. Appendice. Chronique des Arts, n. 38, 1892 : Max Roger, Le Monopole de la frappe des Médaillcs. Journal des Économistes, avril 1893: Cornei Ch. , Une refonte de la monnaie d'or sous Louis XVI. L'Art, 15 marzo 1893 : Saglio A., Francesco Francia orfòvre et le nouveau portrait du Cardinal Alidosi (ili.). Le Moyen-age, nn. 11-12, 1892: Prou , Les légendes des monnaies mérovingiennes et la langue gauloise. Revue du Lyonnais, febbraio 1893: Ctiaz E., Izermore, son étymo- logie, son tempie et ses monnaies. 258 BIBLIOGRAFIA Revue de l'art francais, ancien et moderne, dicembre 1892: Caqm Armand-Aug., Médailles de Duguay-Trouin, Parny, Chevert, Chénier, Mongolfier, le maréchal Villars et Dau ville (1824). —'il/. H. L, La mé- daille d'Arnault d'Andilly, par Depaulis. Communications. Revue de Gascogne, febbraio 1893 : Cabro!, Un méreau du chapitre d'Auch. Revue rétrospective, i aprile 1893: Un fabricant de faux assignats. Revue du vingtième siècle, 5 e 20 aprile 1893 (Mulhouse): Mono- métallisme et bimétallisme. Boletin de la Real Academia de la historia, maggio 1893 : Coderà Francisco, Tesoro de monedas arabes déscubierto en la provincia de Cuenca. Dietsche Warande. VI, n. 1 : Nahuys, Médailles d'artistes néerlan- lais du XVI siècle. La monnaie d'Orchimont. Ephemeris epigraphica, voi Vili, fase. II (Berlin, 18921 : Dressel H., Nummi Augusti et Domitiani ad ludos saeculares pertinentes. Deutsches Wochenblatt, n. 9, 1893 : Kann und muss Deutschland England zum Bimetallismus zwingen ? Zeitschrift der histor. Gesellschaft fur die Provinz Posen, VI Jahr- gang, fase. II-III, 1892 [1893]: Priliners, Munzfund zu Mechòwo. Jahrbuch der kunsthistorischen Sammlungen, di Vienna, voi. XIV: Schneider dr. R. (von), Gian Marco Cavalli ini Dienste Maximilians des ersten. Asiatic Quarteria' Review, n. 9 e io, aprile 1893 : A. Cotterell Tupp., The monetary conference and plans to restore Silver. — Smith V. A., Notes on Indian numismatics to the end of 1892. NOTIZIE VARIE Le monete tra le ceneri di Vetulonia. " Stimatissimo Sig. Direttore, " Appena ricevuta la sua lettera d'ieri ho subito preso in mano la penna per soddisfare alla sua richiesta , ma la prevengo che non mi è possibile che brevemente. " Ecco dunque. " Assicurata sul Poggio di Vetulonia l' esistenza di una inesauribile e antichissima necropoli ; ripiene tre sale del Museo Vetuloniese che fa parte del Museo Archeologico Fiorentino, dei tanti tesori tolti a quelle tombe ; completata anche la numismatica di Vetulonia, mi venne quest'anno va- ghezza di riscontrare- se avanzi pure si conservavano della antica città entro il perimetro delle sue mura gigantesche. I resultati sono stati splendidissimi ; ma di questi mi è im- possibile di dare per lettera alcun ragguaglio. " I.e diro in compendio che quegli avanzi esistono tutti a non molta profondità dalla superficie ; che essi, per saggi praticati in varii punti, occupano tutta l'area vastissima delle mura di cinta ; che la città fu in gran parte distrutta dalle fiamme, e che con gli scavi sembra quasi di sorprenderla nell'atto stesso della catastrofe, onde, le strade lastricate sono ingombre dalle rovine dei tetti e dei muri, i vani sono co- perti da quelle rovine medesime che hanno spezzato tutto ciò che vi si trovava, anfore e vasi in gran quantità e og- getti d' uso famigliare e- di mestiere ; perfino le fogne ed i pozzi sono ripieni di frantumi e di colaticci. " In generale, non le dico di più: in breve ne sarà pub- blicata la relazione ufficiale, ed ella potrà soddisfare anche a questa curiosità. " Ed ora, in particolare, delle monete. 2Ó0 NOTIZIE VARIE " Fra i carboni e la cenere che costituiscono uno strato nerissimo a contatto del terreno battuto e degli impiantiti , sono pure comparse non poche monete per le quali spero mi sarà dato di precisare anche l'epoca nella quale le fiamme ebbero distrutta quella illustre città. " Il loro numero fino ad oggi è di 32, quasi tutte più o meno intaccate dal fuoco: sono assi romani in n. di 12 e 2 semissi : due sono d'argento, romane anch'esse : sette sono sestanti di Vetulonia : uno è un didramma di Vetulonia a rovescio liscio; il rimanente di bronzo, sono, per ora almeno, irriconoscibili. " Per questa sola distinzione è facile concludere intanto che l'incendio avvenne dopo 1' occupazione romana , poste- riormente alla introduzione della moneta coniata , anno 264 av. G. C, mentre si manteneva in circolazione la moneta locale. Io non ho potuto posare l'attenzione su ciascuna mo- neta per precisare l' epoca dell' incendio ; ma posso dire in- tanto che gli assi meno pesanti appartengono al sistema onciale, il quale ebbe certamente fine nell'anno 191 av. G. C, onde l' incendio avvenne senza dubbio in quel periodo di anni 73 che decorse dalla prima alla terza riduzione. " Ritengo fermamente che con uno studio accurato e con l'aiuto delle monete d'argento potrò ancora meglio defi- nire l'epoca surricordata , la quale facilmente potrà essere ristretta fra il 230 e il 216 av. G. C. ; ma io non ho avuto, ripeto, il tempo di fare i necessari riscontri. " Delle due monete d'argento, una è un denaro : i& Testa di Pallade a destra col casco alato; 1J Diana in biga e sotto roma. — L'altra è un quinario foderato : i& Testa della libertà a destra e l'iscrizione m. cato prò. pr. ; IJf Vittoria assisa a destra e l'iscrizione victrix. " Debbo per altro avvertire che essendomi accorto del- l'incendio solamente dopo qualche giorno di lavoro e dopo raccolte alcune di quelle monete, non ho certezza che esse vengano tutte di sotto le rovine ; ma nell'anno avvenire, se il Ministero potrà favorire cosi importanti scavi con fondi sufficienti, mi propongo di asportare tutta la terra di sovrap- posizione prima di rovistare fra le rovine, onde tener divise le monete dell'uno e dell'altro strato. NOTIZIE VARIK 2ÓI " I sestanti di Yetulonia sono dei meno pesanti usciti dalla sua officina monetaria. Ritenuto, come io spero di aver dimostrato , che la divisione e il peso della moneta di bronzo fossero eguali a Yetulonia e in Roma , e che la ri- duzione dell'asse si verificasse nello stesso modo e contem- poraneamente in ambedue le città , se ne dovrebbe conclu- dere che la zecca di Yetulonia rimase soppressa sullo scorcio del V secolo di Roma, e che i suoi sestanti continuarono a circolare per un tempo assai lungo anche dopo l'occupazione romana. " Nel didramma a rovescio liscio è scolpito il solito Gorgonio sannuto come nella maggior parte dei didrammi di Populonia ; ma in questo è altresì orecchiuto, particolarità che io non ho mai osservato in alcuna delle monete d' ar- gento tanto di Yetulonia che di Populonia. " Le monete trovate sparse e da me raccolte nel pe- riodo degli scavi di quest'anno, sono in numero di 42; 17 delle quali sono sestanti di Yetulonia , 3 sono d' argento a rovescio liscio, un didramma col Gorgonio e 2 emidramme con testa a destra; il resto sono monete romane bizantine, e medioevali d'argento e di bronzo. " Le prime , cioè quelle escite dagli scavi della città , consegnate dai lavoranti alle guardie degli scavi , sono già a Firenze ; le altre sono tuttora presso di me. Non so precisamente quante se ne conservino , vetu- loniesi, nel Museo Etrusco, ma credo debbono essere circa 200 quelle solamente da me raccolte, ritrovate per la maggior parte entro la cinta delle mura di Vetulonia. " Scusi la fretta e accolga i miei saluti. " Montopoli Val d'Arno, ij Giugno iXpj. " Isidoro Falchi " Direttore degli Scavi di Vetulonia „. Ritrovamento di aurei romani sul Monte Aventino. — Sulla sommità del Monte Aventino , in prossimità della chiesa di S. Alessio e precisamente nella parte declinante verso la sponda del Tevere, denominata la Marmorata , i Padri Benedettini stanno costruendo per proprio uso un gran- 34 262 NOTIZIE VARIE dioso monastero ed una chiesa ad esso annessa. Il terreno finora coltivato a vigna è stato smosso fino ad una grande profondità per le fondamenta della chiesa. Fu verso la fine di Marzo che nel fare un cavo per le fondamenta del monastero, alla profondità di tre metri, sca- turirono le monete d'oro fiammanti di Lucio Vero, di cui si è tanto parlato nei decorsi giorni. Il terrazziere che fece la fortunata scoperta , si affrettò a riempirsene le tasche , ma accortisene anche gli altri cinque suoi compagni che con lui trovavansi nello stesso cavo, si gettarono tutti sulle monete e ognuno procurò di prenderne quante più poteva. Nessun altro dei duecento operai che lavorano a quella costruzione si accorse del ritrovamento del tesoro. Usciti a sera dalla fabbrica i sei operai possessori delle monete, vennero a contesa fra loro per la ripartizione del bottino e uno di essi, che si ritenne danneggiato, denunziò il fatto alla Questura , la quale, operate alcune perquisizioni , sequestrò 39 delle monete trovate ed arrestò tre degli operai che ne erano in possesso. Gli altri fuggirono. Altre sei monete furono rintracciate dall'Ing. Vespignani direttore dei lavori. Le monete conosciute sono tutte di Lucio Vero , di tre varietà, e pare che non siano state in circolazione poiché conservano il lucido del conio. Sono di bellissima arte e spe- cialmente le teste hanno un rilievo pronunziato. Eccone la descrizione secondo il Cohen : N. 157. & - L • VERVS AV& • ARMENIACVS. Busto laureato e drappeggiato a destra. 9' -- TR • P • llll • IMP • Il • COS ■ Il (in giro) REX ARMEN • DAT • (all'esergo). Vero seduto a destra sur un palco ; dietro di lui il prefetto del pretorio in piedi; davanti un soldato in piedi. In basso un re armeno. N. 247. ~& L • VERVS • AVG • ARMENIACVS • Busto lau- reato e drappeggiato a destra. 1$ — Vittoria seminuda in piedi a destra che colloca uno scudo sopra una palma sulla quale è scritto VIC • AVG ■ NOTIZIE VARIE 263 Questa moneta è una variante del N. 247 del Cohen, poiché ha il busto drappeggiato , mentre il Cohen la de- scrive col busto corazzato. N. 248. Uguale al N. 247, ma colla testa nuda di Vero. Da calcoli latti, molto approssimativi del resto, si ritiene che il ripostiglio contenesse dalle 300 alle 400 monete. Roma, 8 Maggio 180J. P. Stettiner. La nuova Sala del Medagliere al Museo Britan- nico, — Mentre da noi i Musei rimangono stazionari quali erano mezzo secolo la , e le poche risorse ad essi desti- nate vengono ridotte, tassate, rimpicciolite, lesinate tanto da essere divenute quasi irrisorie — causa anche in gran parte la moltiplicità dei nostri musei — , quel colosso del Museo Britannico va sempre coraggiosamente avanti. Le sue col- lezioni aumentano continuamente, riempiono i locali esistenti, e abbisognano di nuovi , si allargano , si espandono ; nò il loro è solo un aumento materiale ; ma a questo tien dietro anche la diffusione sempre maggiore della luce scientifica, di cui sono conduttori gli eccellenti cataloghi che vengono man mano redatti dagli uomini più competenti in ciascun ramo dello scibile umano. Il Medagliere, che forma certo uno dei rami importanti del Museo , e che consta di circa 250 mila pezzi , e co- stituisce probabilmente la più ricca collezione del mondo, si trovava a disagio nel suo vecchio locale costrutto or fa mezzo secolo. Esso è stato or ora trasportato in un nuovo fabbricato (1) eretto appositamente , nella parte ovest del Museo , con dimensioni doppie dell' antico , con sale per gli studiosi e per 1' esposizione di una scelta di pezzi che ser- vano a dare al pubblico un' idea delle varie serie numisma- tiche antiche e moderne. La parte dell' esposizione già ordi- nata — tutto il resto non lo potrà essere che fra alcuni mesi — consiste in una serie delle più belle monete della Grecia, (1) Vedi Numismatic Chroiiicle. Parte I, 1893. 264 NOTIZIE VARIE unitamente a quelle d'alcuni altri paesi che colla Grecia ave- vano strette relazioni, disposte in guisa da offrire alla vista un quadro sinottico storico e geografico della monetazione d'oro e d'argento del mondo antico dai tempi più remoti fino all' èra cristiana. La serie è divisa in sette scomparti storici, ciascuno dei quali abbraccia le principali monete correnti nei seguenti periodi : I. anno 700-480 av. C. II. „ 480-400 „ III. „ 400-336 „ IV. „ 336-280 „ V. „ 280-190 VI. „ 190-100 „ VII. „ roo all'èra Cristiana. Ciascuno di questi comparti è diviso orizzontalmente in tre sezioni geografiche, di cui il superiore contiene le monete dell'Asia Minore, Fenicia, Siria, ecc., quello di mezzo, le mo- nete della Grecia Alta e Centrale , Peloponneso, Creta e le isole del mare Egeo , e l' inferiore, le monete della Magna Grecia, della Sicilia, delle rive meridionali del Mediterraneo e dell'Europa nel Mezzodì. Ciascuno dei sette comparti storici offre così in tre se- zioni geografiche un quadro completo attraverso il mondo civilizzato, durante un dato periodo, mentre il tutto offre un prospetto generale mediante quadri che storicamente si suc- cedono. Ogni esemplare esposto nei 21 scomparti è elen- cato e porta un numero di riferimento all' opera del Dottor Head Guide to the Coins of the Ancieuts dove si possono trovare tutte le necessarie spiegazioni. All' esposizione greca accennata fa riscontro la romana la quale comprende le serie seguenti : a) Aurei romani e bizantini da Giulio Cesare fino alla caduta di Costantinopoli. b) Denari d'argento della Repubblica. e) Aes grave. d) Bronzi imperiali. NOTIZIE VARIE 265 Circolare numismatica mensile. — Sotto il nome di Monthly Numismatic Circular, i Signori Spink e Son di Londra (Gracechurch Street, i e 2) hanno intrapreso nello scorso di- cembre la pubblicazione di un giornale mensile di Numisma- tica. Come lo vuole la natura del giornale e la sua frequente apparizione , esso è dedicato a due cose specialmente ; alla cronaca ossia ai piccoli fatti riguardanti la Numismatica e alla vendita delle monete ; il che non esclude che ogni nu- mero porti alcuni articoli scientifici, i quali vengono [pubbli- cati nella loro lingua originale le così ne abbiamo nei primi sei numeri in inglese, tedesco, italiano e francese), mentre il testo del giornale è naturalmente in inglese. Nel complesso la Monthly Numismatic Circular è assai raccomandabile, perchè ben fatta, copiosa di interessanti no- tizie e ricca in offerte di monete. Grazie a quest' ultima parte l'abbonamento annuale a un periodico che esce men- silmente con venti pagine in gran formato costa la tenue moneta di L. 1,25. Museo Britannico. — Dopo 41 anni di onorevolissimo impiego , il Sig. Reginaldo Stuart Poole si ritirò , abbando- nando la direzione del Medagliere al Sig. Barclay Head , già conservatore al dipartimento delle monete greche. I nomi dei due illustri numismatici sono già associati in pa- recchi di questi splendidi cataloghi che formano il lustro del Museo Britannico. Dizionario Numismatico. — Mediante convenzione coi Signori Spink e Son di Londra il Signor Boutkowski intende continuare la pubblicazione del suo grande dizionario numismatico, incominciato nel i88t e in seguito interrotto. I Signori che intendessero sottoscrivere alla continuazione di tale importante lavoro, sono pregati di trasmettere la loro adesione ai suddetti Sigg. Spink e Son di Londra (Grace- church Street , 1 e 2) perchè, quantunque il materiale sia pronto fino al VI volume, non se ne incomincierà la stampa se non dopo assicurato un certo numero di sottoscrittori. I volumi IV, V e VI saranno pubblicati in 30 dispense men- sili, al prezzo di 2 scellini per fascicolo. 266 NOTIZIE VARIE Premio di numismatica. - L' Accademia delle Iscri- zioni di Parigi ha conferito il premio Allier de Hauteroche (numismatico) al Sig. Ernesto Babelon, egregio Conservatore del Gabinetto delle Medaglie di Parigi, per il suo Catalogne des monnaies grecqites de la Bibliothèque nationale. II : Les Perses Achéménides, les satrapes et le dinastes tributaires de leur empire. Chypre et Phcnicie. Le nostre più vive congra- tulazioni all'esimio numismatico. Gabinetto di Parigi. - In seguito alla morte del com- pianto Sig. Lavoix, conservatore del dipartimento delle Mo- nete, pietre incise e antichità della Biblioteca Nazionale di Parigi, venne nominato conservatore il Sig. Ernesto Babelon il quale non abbisogna che lo presentiamo ai nostri lettori , e Sotto-bibliotecario il Sig. A. Blanchet, il cui nome è già chiaro nella numismatica per varie pubblicazioni , per arti- coli in diversi periodici e ultimamente per 1' opera Histoire moìiétaire du Béarn, di cui diamo un cenno in questo stesso numero della Rivista. Un ripostiglio a Cesena. — Nello scorso maggio , a Cesena, in una casa in demolizione, ora di proprietà di quel Municipio, furono trovati due salvadanai contenenti varie mo- nete medioevali, italiane e straniere. Di questo piccolo ma prezioso ripostiglio parlò diffusa- mente il periodico locale // Cittadino, da cui rileviamo che in esso si trovavano, fra l'altre, le seguenti rarità : due zec- chini de' Granmaestri di Rodi , l'uno di Pietro d' Aubusson, l'altro di Fabrizio del Carretto ; e uno zecchino di Leone X per Modena (Bellini, De moti. IL, noviss. diss., tav. IX). _R. Istituto Veneto di scienze , lettere ed arti. — Nella seduta del 18 Giugno corr. il nostro presidente Conte Coram. Nicolò Papadopoli venne nominato Membro effettivo di questo illustre Istituto. Nuove Società numismatiche. — Da Mosca e Cope- naghen ci giunge notizia essersi colà fondate due nuove Società di numismatica. Alle due consorelle i nostri più sin- ceri e cordiali augurii di prosperità. NOTIZIE VARIE 267 Società Numismatica di Londra. — Nella seduta del 16 febbrajo scorso furono nominati Membri onorarli di questa società il Visconte B. de Jonghe presidente della Soc. Num. Belga, il Signor Lòbbecke di Brunswick, e il Cav. Fran- cesco Gnecchi di Milano. A x>i'oposito della mancanza degli spezzati. — Un documento comparativo del 1460 ! Val la pena , per la curiosità sua , e per l'attualità del- l'argomento, di riportare per intiero una lettera indirizzata da un anonimo che prudentemente si nascondeva , al duca di Milano , Francesco Sforza ( 2 ). Scmper idem, cioè esodo d'argento oggidì, e quattrocento e più anni fa. « Serenissime principe & clementissimo signore, « Da poi V. S. ha facto abbatere loro et la moneta, clic è la desfactione di poveri nomini et artesani vostri , et è la grassa di richissimi et de Ialtre città non sottoposte a V. S. azò che non sia la ultima desfactione de le vostre città et poveri artisti , proveda sua S. V. vero faza provedere che loro et le monete non siano portate via ai isando quelle che non solamente sonno portate via in sachitti ma oni dì, oni dì, oni dì sono portati via in balle grosse. Se V. S. non li provede in breve , et essa vivesso L.'" anni , non li farà ni potrà farli tornare, et alla fiata se ne porria havere de- sasio, avisandola che Ialtre signorie se ne ridono, et avisando an- cora V. S. che una volta la felici- memoria del duca Filipo abbate el ducato chio mi ricordo solo tré sexini, et poi fra doi misi lo ritornò al suo primo prctio, et ebbe a dire che saria stato meglio chel havesse perduta una città. Kt non se dubiti niente V. S. che avanti sia uno anno, essa rimproperà quilli che gli ano dato questo consiglio. Se io avesse cheto cosa che a V. S. rincressesse , sup- plico quella se degnie perdonarmi. Mediolani die xxij aprillis 1460. " HI.'" 8 dominationis vestre fidelissimus servitor et fidelis ». (2) Arch. di Stato. Classe : Monete. ATTI SOCIETÀ ITALIANA DI NUMISMATICA Estratto dei Verbali Seduta del Consiglio 23 Maggio 1893. Sono presenti i Sigg. Cav. Fr. Gnecchi e Cav. E. Gnecchi Vice-Presidenti, Cav. G. Gavazzi , Dott. Solone Ambrosoli , Ing. E. Motta, Prof. Cav. C. Luppi segretario. I. Viene presentato il Conto Consuntivo della Società pel 1" anno 1892, il quale si chiude col seguente risultato : Rendite. Offerte straordinarie L. 3050 — Quote annuali dei Soci » 765 — Introiti diversi » 86 25 Totale Rendite L. 3901 25 L. 3901 25 Spese. Spese di motiglio L. 279 60 Spese d'ufficio, fitto locale, ecc » 667 15 Totale Spese L. 946 75 L. 946 75 Residuo attivo al 31 Dicembre 1892 L. 2954 50 Il Bilancio è approvato all'unanimità. ATTI DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI NUMISMATICA 269 II. Viene poi presentato ed approvato il Contratto colla Ditta L. F. Cogliati per la stampa della Rivista. Il Contratto è allegato al verbale. III. Si dà in seguito comunicazione dei seguenti doni pervenuti alla Società : Bertoldi Cav. A. di Venezia. Le sue pubblicazioni : Museo civico e Raccolta Correr. Doni, depo- siti, acquisti, mdcccxci e mdcccxcii. Venezia, 1893. Due opuscoli in-8. Bosso Dott. Giuseppe di Cresccntine Una pregevole collezione di Monete Alessandrine, N. 42 in argento e N. 143 in bronzo. Per tale dono il Signor Bosso e nominato Benemerito della Società. Caucich Cav. A. R. di Firenze. Kullettino di numismatica italiana. Firenze, 1867-1870, in-4. — Le quattro annate (Mancante delle puntate 2, 4, 5 e 6 del primo anno, e delle puntate 2 e 3 del secondo anno. Gnecchi Cav. Ercole. \AMIIP02 I. II,. 'Avaypxor, 7(3v voy.w.v.Tfov 77,; /.'jy.-i>; 'M'ù.yA',;. \3-y.- vYifftv, 1891; in-8, con 11 tav. — Revue de la numismatique Irancaise. Année 1837, Blois, in-8. — Manni Domenico Maria, Osservazioni istoriche sopra i sigilli antichi e dei secoli bassi. Firenze, 1739, in-8. Dal voi. 1 al 17. — Occone Adolfo, Impp. romanorum numismata a Pompeo Magno ad Heraclium. Aut- iicrpm , 1579, in-8. — Froelieh Frasaio, Ad numismata regimi veterum anedocta aut rariora accessio nova, l'ieninc Austria-, in-8. — Benedictus Antonius, Numismata graeea non ante vul- gata, quac Ant. Benedictus e suo maxime et ex amicorum Museis selegit , subiectisque Gasparis Oderici animadversio- nibus. Roma', 1777, in-8. -■ Mil/in A. L., Introduzione allo studio delle pietre intagliate. Palermo, 1807 , in-8. — Carolini Felice, Manuale doctrinte numorum veterum a ccleberr. Eckhclio editae, in compendium redactas. Roma?, 1808, in-8. — Scotti Vincenzo Natale, Della rarità delle monete antiche di tutte li- forme e metalli. Livorno, 1821, in-16. — Rijnbende IV. li., Catalogue raisonné des monnaies neerlandaises. Amsterdam . 35 270 ATTI DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI NUMISMATICA 1890, in-8. — Atti del Museo civico di antichità in Trieste, n. 1. Trieste, 1886, in-8. — Bionde/li B., Nuovo documento storico relativo alle condizioni politico-economiche della città di Mi- lano al tempo della conquista del ducato di Milano fatta dal re di Francia Lodovico XII. Milano , 1877, in-8. — Altri 45 opu- scoli e cataloghi di raccolte numismatiche, fra i quali il volume- primo del Militi- une! Mcdailleu-Cabinet di E. Reimann di l lannover. Gnocchi Cav. Francesco ed Ercole. Zeitschrift fi'ir Numismatik. Berlin, in-8. Le annate 1891-92. Giornale Ligustico di Archeologia, Storia e Letteratura. Genova, in-8. L'annata 1890. Luppi Cav. Costantino. Paolo Giovio, Scipione Barbuò, ecc., Vite degli Sforzeschi. Milano, 1853, in-16. — Paolo Giovio, Vite dei dodici Visconti. Milano, 1853, in -10 - — Visai Placido Maria, Nuovo computista in lire milanesi, austriache ed italiane di tutte le monete d'oro e d'ar- gento cogli impronti di tutte le valute in corso e fuori di corso. Milano, 1825, in-8. Osnago Enrico Comandili! Alfredo, Medaglie italiane del 1888. Milano, 1889, in-8, con 2 tav. — Ambrosoli 5., Zecche italiane rappresentate nella sua raccolta numismatica. Como, 1878, in-4, con 1 tav. — Civico Museo di Como, Catalogo I. « Zecche italiane. » Como, 1890, in-8. — Ancona Amilcare, Medaglia satirica di Mentana ed altre Medaglie Garibaldine coniate in Francia nel 1870-71. Milano, 1889, in-8, fig. — N. 25 opuscoli e cataloghi di collezioni nu- mismatiche vendute all' asta pubblica , fra i quali quelli delle collezioni Ancona, Corsi, Baxter, ecc., e i voi. 2 e 3 del Ga- binetto Reimann d'Hannover. Rizzini Dott. Prospero, Conserv. del Civico Museo di Brescia. La sua pubblicazione : Illustrazione dei Civici Musei di Brescia. Parte II, Medaglie, serie pontificia, italiane sec. XIX ed estere. Brescia, 1893, in-8. Sambon Dott. Arturo. Matteo Camera, Una moneta inedita di Gaeta. Salerno, 1881, in-8. ATTI DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI NUMISMATICA Vallentin Roger di Saint-Peray (Franciai. Un doublé denier inédit de Louis le Bon, prince d'Orange I1418- 1463). Paria, 1891, in-8, fig. Estratto. — Deux sceaux inédits. Avignon, 1891. in-8, fig. Estratto. — La charte du Parlement general des Compagnons du serment de l'Empire temi à Avi- gnon en 1531. Genève, 1891, in-8. Bistratto. — Un sequin avi- gnonais inédit du pape Calixte III (1455-1458). Paris, 1891, in-8, fig. Estratto. — Pièees de fantaisie en plomh analogues aux méreaux du Chapitre de Saint Apollinaire de Valencc. Bruxelles , 1891, in-8. Estratto. — De la position des roses des armes du pape Clément VI. Avignon, 1881, in-8. Estratto. — Les Monnaies d'or de compte en usage dans le Dauphiné ìi la fin du XVI siècle. Genève, 1891, in-8. Estratto. — De l'ancienneté de l'usage des méraux au Chapitre de Saint-Apol- linare d ■ Valence. Valencc, 1891, in-8. — Deux lacunes de la numismatique papale d'Avignon. Bruxelles, 1891, in-8. Estratto. — Les grottes de Figuier et de Chabot sur les bords de l'Ar- dèche. Avignon. 1891, in-8. Estratto. — Un incident d'un procès entre les communes des Ribiers et de Mison. Gap, 1891, astratto. — Un atelier monétairc à Nyons (1592). Va/cuce, 1891, in-8. — Les diners de Compagnon à la monnaie d'Avi- gnon. Paris, 1891, in-8. Estratto. — Pierre de Coucils et la maitrise de l'atelier de Villeneuve (1531-15331- Paris, 1891, in-8. Estratto. — Les statuts des Prévots généraux des ouvriers et des monnayeurs d'Avignon et du Comitat Venaissin. Paris, 1891, in-8. Estratto. — Treizain de mariage de Claude de Pa- nisse conseiller au Parlement de Provence. Paris, T891, in-8. Estratto. IV. Si dà incarico alla Vice-presidenza di predisporre il disegno pel diploma sociale. V. Si accetta la proposta dalla Società Numismatica neerlandese, di fare il cambio delle rispettive Riviste. VI. Si discute la proposta del Socio Capitano Fiorasi circa l'introduzione nella Rivista della Rubrica Domande e Risposte, e la proposta viene accolta in via di prova , salvo però sempre nel Consiglio il diritto di giudicare, se tanto le une come le altre debbano o meno essere inserite. VII. Il Vice-presidente Fr. Gnecchi dà infine comunica- ATTI DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI NUMISMATICA zione d'avere a nome della Società spedito il maggio scorso a S. A. R. il Principe di Napoli un augurio per le nozze d'Argento dei Sovrani e d'aver ricevuto dal i° Aiutante Ge- nerale Terzaghi una gentilissima lettera di ringraziamento, coi sensi della maggiore simpatia di S. A. R. il Principe per la Società. La seduta è levata alle ore n. Finito di stampare il 30 Giugno 1893. Lodovico Felice Coghati, Gerente responsabile. RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA. Anno VI, 1893. Ti MEDAGLIONE DI M. AURELIO. Piccolo Bronzo di Valeste Tiranno. $ W J mà Piccolo Bronzo di Licinio Padre. MEDAGLIONE DI CARACALLA. FRANCESCO GKECCH1 - Appunti di Numismatica Romana, N, XXYIl e XXV111. RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA. Anno VI. 1893. BARATTINO ni NICOLO TRON. LIRA DI ANDRKA VENDRAMIV. MEZZO SCLDO D'ORO DI PIETRO LANDÒ. NICOLO PAPADOPOLI — Monete italiane inedite della raccolta FASCICOLC ) III. APPUNTI NUMISMATICA ROMANA XXIX. UN RIPOSTIGLIO SEMI-NUMISMATICO TROVATO NELLE VICINANZE DI ROMA. Il titolo di quest'Appunto e forse un po' enig- matico, ma è presto spiegato. Si tratta di un ripo- stiglio di bronzo (K. 3,650, X. 82 pezzi) trovato tre o quattro anni sono nelle vicinanze di Roma, in loca- lità che non mi fu possibile di precisare. -- I pezzi di bronzo costituenti il ripostiglio rappresentano diversi degli stadii per cui il metallo passava successivamente per essere convertito in moneta ; verghe intere o tagliate a pezzi, e questi pezzi più o meno battuti e lavorati per essere disposti a subire la coniazione. E perciò che non m'è parso di poter classificare coll'epiteto di numismatico questo ripostiglio, il quale va considerato più che semplice metallo, ma meno che moneta. Comunque sia, il ripostiglio è preziosis- simo, perche ci fornisce alcune interessanti nozioni FRANCESCO GNECCHI intorno al modo eli fabbricazione delle monete di bronzo e precisamente intorno al taglio e alla pre- parazione dei tondini destinati ad essere coniati. Mentre ancora molte incertezze regnano su tale punto e diversi sono i pareri e le supposizioni, come è naturale nelle cose che procedono per semplice induzione, qui possiamo approfittare della occasione, che ci si presenta assai raramente, di poter cogliere qualche osservazione sul vero. Si suppone da molti che i tondini per la conia- zione delle monete di bronzo venissero fusi. Da altri si vuole che fossero tagliati ; ma senza che bene si sappia come l'una o l'altra operazione venisse pra- ticata. Probabilmente ambedue i sistemi furono in uso presso i Romani o in epoche diverse o anche con- temporaneamente ; e se la fusione serviva pei pezzi di grandi dimensioni , il taglio era adoperato pei pezzi minori. E una prova che questo secondo modo fosse usato, l'abbiamo nel nostro Ripostiglio , che ora ci conviene esaminare colla scorta delle due annesse tavole (N. VI e VII), nelle quali è completamente ri- prodotto a metà diametro dal vero. Nella prima ta- vola (VI) le sette verghe, che rappresentano la forma rudimentale primitiva della preparazione del metallo sono di sezione oblunga e quasi rettangolare; i pezzi che seguono sono frammenti di queste verghe ta- gliati a scalpello. Il primo ne è una estremità e così pure l'ultimo della prima riga , nel quale si vedono già praticate due incisioni le quali segnano i tre pezzi in cui doveva essere diviso. Un'altra incisione si vede pure sul secondo pezzo della stessa prima riga, eviden- temente destinato ad essere diviso in due. Tutti gli altri pezzi sono già completamente staccati gli uni dagli altri, e, nell'ordine in cui essi sono disposti, lasciano scor- gere il successivo progredire del lavoro di prepara- APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA 2; 7 zione a martello , sia per appiattirli, sia per renderli di forma approssimativamente rotonda , finché si giunge ad avere dei veri tondini proprii alla conia- zione come lo dimostrano gli ultimi riprodotti nella tavola , i quali hanno già la forma di moneta, anzi per esser tali non manca loro che il conio. 11 medesimo processo è egualmente visibile alla seconda tavola (VII), ove invece la forma primitiva del metallo è quella di una verga a sezione appros- simativamente circolare. Il primo frammento è eviden- temente tolto da una verga di sezione maggiore. Quelli che seguono invece si vede che furono ta- gliati da verghe come quella che ci è sola rimasta intera, frammenti che il lavoro progressivo del mar- tello rende a poco a poco appropriati a servire da tondini per monete. Il lavoro del martello però segue una via diffe- rente pei segmenti delle verghe piatte rappresentate alla Tav. VI e per quelli delle verghe rotonde della VII. Sui frammenti della prima si esercita nel senso longi- tudinale della verga poi nel senso degli angoli per ottunderli, e ottenere cosi la forma circolare voluta pel tondino ; mentre sui frammenti di quelle rotonde, il martello fa il suo lavoro nel senso della sezione, per guadagnare in larghezza, ciò che la percussione fa perdere nello spessore; ma per arrivare sempre al medesimo risultato , d'avere dei pezzi di metallo proprii alla coniazione di monete. Da tempo , e malgrado 1' opinione contraria di parecchi egregi colleghi e anche di qualche coniatore- di medaglie, tutti sostenitori del sistema della fusione, io m'ero formata la convinzione, che sempre mantenni, del taglio a scalpello e tale convinzione oggi la vedo con piacere confermata dal nostro ripostiglio. Un attento esame dei bronzi imperiali fino oltre l'epoca di Gallieno, e dirò più precisamente l'esame FRANCESCO GNECCHI dell'orlo di questi bronzi (giacche le due faccie della moneta avendo subita la pressione del conio, non ci resta più che l'orlo, ove poter lare le nostre osser- vazioni) m'avea persuaso dell'uso del martello. Tale lavoro naturalmente veniva eseguito con maggiore o minore perfezione a seconda delle epoche , e così troviamo accurati e abbastanza rotondi i primi bronzi imperiali ; notiamo un miglioramento sotto Nerone, un miglioramento più deciso sotto Traiano e x\driano al momento dell'apogeo dell'arte, - nel qual tempo parrebbe di vedere che alla perfezione dei contorni, oltre che il martello concorresse anche la lima; poi un declino subito con Antonino Pio, il quale si accentua con M. Aurelio e Commodo ; e , dopo un piccolo miglioramento sotto Caracalla , si precipita nuovamente coi Gordiani, coi Filippi, fino all'epoca di Treboniano, di Traiano Decjo e di Gallieno, quando i pezzi ci appaiono irregolarissimi e addirittura in- formi, e il cui contorno talvolta s'avvicina piuttosto ad un quadrato irregolare che non ad un circolo , talché è ben raro che il conio riesca a coprire com- pletamente il tondino e perciò molte volte una sola parte delle leggende rimane impressa sulle monete. Tornando al nostro ripostiglio, mentre credo inu- tile dare i pesi delle verghe, ho tenuto invece nota dei pesi di tutti i singoli pezzi ed eccone il prospetto. Pezzi ottenuti dalle verghe piatte : Pezzo triplo da gr. 45 Pezzo doppio „ 40 Pezzi semplici: N. 1 da gr. 29 , 3 » 28.50 28 .. 1 » 25-5° » 1 „ 1 n 2 5-5° 16 .» 5 n 15 „ 4 ì) 14 APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA 279 Pezzi semplici: N. 3 da gr. 13 «3 « lI Vezzi 27. Pezzi ottenuti dalle verghe rotonde: Pezzi semplici: N. 1 da gr. 15 7 13 9 » 12 1 [-. '5 •• 12 1 ■ M li' 3 .. I i: 4 IO ,. I „ o „ 1 „ 7 Pezzi 54 (escluso quello di dimensioni maggiori rappresentato pel primo nella tavola). Questi pesi significano che i pezzi erano desti- nati a coniare dei sesterzi e dei dupondii , ossia dei grandi e dei medii bronzi as^ai probabilmente nel li e III secolo. I pezzi riusciti più pesanti si sceglievano per coniare dei gran bronzi , e dopo un certo limite si destinavano ai medii bronzi, scartando e rifondendo quelli che lusserò decisamente troppo leggeri , — così almeno parrebbe lecito argomentare. — Il modo di fabbricazione, quale ci risulta dal ripostiglio, ci il- lumina sulla enorme differenza di peso, che troviamo fra monete di bronzo della medesima specie e ci mette bene in guardia dal basare troppo certi ragio- namenti o certe induzioni sul peso individuale delle monete di bronzo. Il bronzo all'epoca imperiale era moneta di conto; e, non possedendo gli antichi mezzi meccanici come li possediamo noi, per avere un fra- zionamento uniforme del metallo , non si badava tanto pel sottile sul più o sul meno del peso. Certo è che per tali differenze conviene ripe- tere quanto più sopra si disse relativamente alla mag- 28o FRANCESCO GNECCHI giore o minore perfezione di lavoro e rotondità dei tondini. Come questi sono meglio fatti e più rego- lari nelle buone epoche , così più equilibrati sono i pesi, i quali oscillano sempre più quanto più cattivi sono i tempi e quanto più decade in tutto il resto la società. Così abbiamo il massimo della rotondità e della regolarità di peso nelle monete ai bei tempi di Traiano e d' Adriano , e raggiungiamo invece il colmo dell'irregolarità di forma dello squilibrio di pesi nell'infelice tempo di Gallieno. Certo sbaglierebbe chi credesse che io voglia basare tutto il sistema della monetazione romana di bronzo sull'ispezione del nostro ripostiglio ; fare cioè di questo un monumento che dovesse servire di norma inappellabile di giudizio. Tengo anzi a dichiarare che per parte mia non lo credo un ripostiglio ufficiale, che non si vedrebbe il motivo per cui poteva es- sere stato nascosto un fondo di zecca ufficiale, bensì quello di un privato falsario, il quale probabil- mente l'avrà nascosto in un momento di panico che la sua industria venisse scoperta. Ma considerandolo pure come tale , io credo che si possa egualmente ritenere come una copia fedele di quanto si faceva nelle officine dello Stato. Ne il costo, nò la fatica, ne il tempo sarebbero stati maggiori a fondere addirit- tura i tondini invece che le verghe ; e se il nostro falsario non lo ha fatto, bisogna conchiudere che l'uso non era tale. Per noi resta dunque stabilito che presso i Romani si usava apprestare i tondini per le monete nel modo che lo dimostra il nostro ripostiglio, modo che di certo non viene punto smentito, anzi secondo noi risulta riprovato, dalle osservazioni che si pos- sono fare sulle numerosissime monete di bronzo, che l'antichità ci ha trasmesso. FRANCESCO GNECCHI 28l XXX. CONTRIBUZIONI AL CORPUS NUMORUM F. — COLLEZ IONE VIGANU A DESIO (Vedi Appunti 111, XI, XVI, XV 111 e XX II La Collezione del Signor Gaetano Vigano a Desio presso Monza non può certamente essere an- noverata fra le più cospicue. Non è di quelle che at- tirino lo sguardo del visitatore per la ricchezza dei metalli, la grande rarità dei pezzi o la straordinaria freschezza delle conservazioni. L'appassionato quanto modesto raccoglitore ha però radunato in circa tren- t'anni di cure — iniziò la sua collezione nel 1866 — una numerosissima serie comprendente monete romane italiane ed estere, medaglie e tessere di tutti i tempi e di tutti i paesi. La sola parte romana comprende fino ad oggi più di to mila pezzi cosi distribuiti : Repubblica .... Alto Impero Basso impero . Re Goti, Vandali, ecc. Coloniali e Greche . Alessandrine . Oro Arg. Bronzo Totale Num. Num. Num. Num. 4 1106 55° l66o 21 ' 169I 4878 6590 39 5 2 600 69 1 33 72 io 5 12 423 435 53 547- 600 I64 2947^ 2°j° I008l , 37 282 APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA E in questo numero se ne trovarono più di una ottantina varianti o inedite, che vengono ora a por- tare il loro contributo alla scienza. Per la massima parte, come naturale, si tratta di varianti più o meno notevoli di monete già conosciute; ma se ne trovano però talune con rovesci nuovi, e come interessante citerò il piccolo bronzo di Romolo figlio di Massenzio, senza del quale il mondo scientifico ignorerebbe an- cora la data della morte di quel piccolo principe ! NERON E. i. Medio Bronzo. Dopo Coli. 177. & — NERO CAESAR AVG • GERIVI • IMP ■ Testa laureata a destra. R - PACE ■ P • R • TERRA MARI Q • PARTA IANVM CLVSIT S • C • Tempio di Giano colla porta chiusa a destra. V E S FASI A N O. 2. Denaro. — Dopo Coh. 34. B 1 — IMP • CAES • VESPASIÀNVS AVG • Testa laureata a destra. 5- — COS • ITER TR • POT • La Pace a sinistra con un ramo e un caduceo. T I T (). 3. Denaro. ■ - Dopo Coh. 44. & — T • CAESAR IMP • VESPASIAN destra. lesta laureata a FRANCESCO GNECCHI 283 B — IOVI CVSTOS. Giove ignudo di fronte con un lungo scettro e una patera. Ai suoi piedi un' ara. 4. Medio Bronzo. Dopo Coh. 157. & - T ■ CAES • VESPÀSIAN • IMP • P • P • TR • P ■ COS • Il • Testa radiata a destra. K — CONCORDIA AVGVSTI S • C • La Concordia seduta a sinistra con una patera e una cornucopia. (Anno 72 o 73 d. C). 5. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 188. & — T ■ CAES • IMP PON TR • P COS • Il CENS • Testa laureata a destra. H>' — IVDAEA CAPTA S • C • La Giudea piangente seduta a destra, appiedi d'un palmizio. (Anno 72 n 73 d. C). 6. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 201. B* — IMP ■ T ■ CAES • VESP • ÀVG ■ P • M • TR P • COS Vili • Testa laureata a destra. 1>' — PAX AVGVST S • C • La Pace a sinistra con un ramo d'ulivo e un caduceo. (Anno 80 d. C). 7. Medio Bronzo. Dopo Coh. 299. & IMP • T • CAES • VESP • AVO • P • M • TR P COS • VII • Testa laureata a sinistra. R' — VICTORIA AVGVST S • C • Vittoria che cammina a sinistra con una corona e una palma. (Anno 79 d. C). 8. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 305. i& -- T • CAES • IMP • PONT • TR • P • COS • III • CENS • Testa laureata a destra. 9 - VICTORIA AVG-VST S • C • Vittoria a destra su una prora di nave con una corona e una palma. (Anno 77 o 78 d. C). 284 APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA 9. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 306. ©* - - T ■ CÀESAR • VE3PASIANVS • TR • P • COS • VI • Testa laureata a sinistra. $ — VICTORIA ÀVOVST S • C • Vittoria a destra su una prora di nave con una corona e una palma. (Anno 77 d. C). DOMIZIANO. io. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 453. ^ — CAESAR • AVG- • F • DOMITIAN • COS • III • Testa lau- reata a destra. $ — VICTORIA AVGVST • S • C • Vittoria a destra su una prora di nave con una corona e una palma. (Anno 74 d. C). TRAIANO. ci. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 394. & — |MP ■ CAES • NERVAE TRAIANO AV& • GER • DAC • P • NI • TRIP • COS • VI ■ P • P • Busto radiato a destra col paludamento. $ — SENATVS POPVLVSQVE ROMÀNVS S • C • La Pace o la Felicità a sinistra con un caduceo e una cornucopia. (Anno 112-117 d. C). ADRIANO. 12. Denaro. — Dopo Coh. 136. J? — HADRIANVS AV&VSTVS. Testa laureata a destra. 9 — COS • III • Cerere seduta a sinistra con due spighe e una cornucopia. Davanti a lei un modio pieno di spighe. AH 'esergo un globo. FRANCESCO ' GNECCHI 285 13. Denaro. — Dopo Coh. 138. & — HADRIANVS ÀVGVSTVS. Testa laureata a destra. 9 COS • III • Roma seduta a destra su una corazza con un'asta e un parazonio. All'esergo un globo. 14. Denaro. — Dopo Coh. 346. & — HADRIANVS AVGV3TVS. Testa nuda a destra. 9/ - PIETAS AVG • COS • III • P • P • La Pietà a sinistra con una patera e uno scettro. 15. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 948. P — HAD3IANV3 AVGVSTVS • Testa laureata a sinistra. 9 - IVSTITIA AVG • COS • III • P • P • S • C • La Giustizia seduta a sinistra con una patera e uno scettro. ELIO. 16. Medio Bromo. — Dopo Coh. 30. & — L • AELIVS CAESAR • Testa nuda a sinistra. 9' - CONCORD (all'esergo) TR ■ POT • COS • Il (all'ingiro) S • C ■ La Concordia seduta a sinistra con una patera e il gomito sinistro appoggiato a una cornucopia. 17. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 48. ]& - - l • AELIVS CAESAR • Testa nuda a sinistra. $ — SALVS (all'esergo) TR • POT • COS • Il (in giro) S • C • La Salute seduta a sinistra in atto di nutrire un ser- pente che si svolge da un'ara. ANTONINO PIO. 18. Denaro. — Dopo Coh. 25. & — IMP • T • AEL • CAES • HADR • ANTONINVS. Testa lau- reata a destra. 286 APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA 9' — AVO • PIVS • P • M • TR ■ P ■ COS • Il • Due mani giunte. che tengono un caduceo alato. 19. Denaro. — Dopo Coh. 163. & ANTONINVS AVO • PIVS P • P • TR • P • COS • III • Testa nuda a destra. 9 — IMPERATOR II. Vittoria di fronte, rivolta a sinistra, con una corona e una palma. 20. Denaro. — Dopo Coh. 223. /B" — IMP • T • AEL • CAES • HADR • ANTONINVS. Testa nuda a destra. $ - PONT • MAX ■ TR • POT • COS • La Pace e la Feli- cità a sinistra con un caduceo e una cornucopia. 21. Denaro. — Dopo Coh. 234. & - ANTONINVS AVO • PIVS P • P • TR • P • XXIII. Testa laureata a destra. 9> — ROMA COS • fili • Roma galeata seduta a sinistra (non su di una corazza, ma su una sedia comune) con una Vittoria e lo scettro. (Anno 160 d. C). 22. Denaro. — Dopo Coh. 276. & - ANTONINVS AV& • PIVS P • P • Testa nuda a destra. 9< — TR • POT • COS • Il • La Libertà a sinistra con un berretto e un lungo scettro. 23. Denaro. — Dopo Coh. 359. i& — ANTONINVS AVG • PIVS P • P • TR • P • XXII. Testa laureata a destra. ?/ - VOTA • SVSCEPTA DEC • III • COS • llll. Antonino ve- lato a sinistra sacrificante su di un tripode. (Anno 159 d. C). 24. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 327. t& — IMPERATOR II • Aquila colle ali spiegate di fronte, rivolta a destra. FRANCESCO GNECCHI 287 9' — COS ■ HI (senza S • C). Fulmine alato. (Anno 140-143 d. C). 25. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 693. & - ANTONINVS AVG • PIVS ■ P • P • Testa radiata a destra. 5' - MONETA AVGVSTI S • C • La Moneta a sinistra colle bilance e la cornucopia. 26. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 710. .B' - - ANTONINVS AVG • PIVS P ■ P • TR • P ■ COS IMI • Testa laureata a destra. $ — PIETÀ AVG • S • C • La Pietà velata a sinistra colla destra alzata. 27. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 960. & - ANTONINVS *VG • PIVS P • P • Testa laureata a destra. $ — TR • POT • XXIIII • COS • UH ■ S • C • La Pietà o la Fecondità di fronte con due bambini in collo e due ai suoi piedi. (Anno 161 d. C). M A R C* A U R E L I O. 28. Denaro. — Dopo Ch. 188. ~& - - M • ANTONINVS AVO. Testa laureata a destra. # PROV1D • DEOR • TR • P • XVH • COS • MI • La Provvi- denza a sinistra con un globo e una cornucopia. (Anno 163 d. C). 29. Denaro. — Dopo Coh. 223. 1& AVRELIVS CAES • ANTON • AVO • PII • F • Testa nuda a destra. ìji — TR • POT • VI • COS • Il • Il Genio dell' esercito (o il Valore) in abito militare a sinistra con un' aquila legio- naria e una lancia colla punta a terra. (Anno 152 d. C.j. 288 APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA 30. Denaro. — Dopo Coh. 244. & AVRELIVS CAES • ANTON • AV& • PII • F • Testa nuda a destra. $ - TR ■ POT • VI • COS • Il ■ Milite a sinistra col parazonio e un'asta rovesciata. (Anno 152 d. C). 31. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 453. & - - M • ANTONINVS AVG ■ TR • P • XXIIII • Testa laureata a destra. $ — COS • III • S • C ■ Roma galeata seduta a sinistra su di una corazza con una Vittoria e un'asta. (Anno 170 d. C). 32. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 716. B* — M • ANTONINVS AVG • P • M • Testa laureata a destra. ty - TR • P • XVIII • IMP • Il • COS • III • S • C • Vittoria a si- nistra con una corona e una palma. (Anno 164 d. C). FAUSTINA giovane. 33. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 230. & — FAVSTINA AVGVSTA. Busto a destra. 9 — VENVS S • C • Venere a sinistra con un pomo e uno scettro. LUCIO VERO. 34. Medio Bronzo. Dopo Coh. 235. • ì& - VERVS AVG • ARNI • PARTH • MAX • Testa radiata a destra. $ - TR • P • VINI • IMP • V • COS IIISC- V Abbon- danza a sinistra con un ramo ed una spatola. Ai suoi piedi il modio pieno di spighe. lAnno 169 d. C). FRANCESCO GNECCHI 289 GOMMO DO. 35. Denaro. — Dopo Coh. 42. ì& - M • COMM • ANT P • FEL • AVG • BRIT • Testa laureata a destra. $ FEL • AVG • P • M • TR • P • XI • IMP • VII • COS VP- P ■ La Felicità a sinistra con una Vittoria e un caduceo alato. (Anno 186 d. C). 36. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 525. i& - - M • COMMODVS ANT • P • FELIX • AVG ■ BRIT • Testa laureata a destra. 9/ FORT • RED (all'esergo P • M • TR • P XI • IMP • VII COS • V ■ P • P • (all'ingiro) S • C ■ La Fortuna seduta a sinistra con un timone appoggiato a un globo e una cor- nucopia. Sotto la sedia una ruota. (Anno l86 d. Ci. 37. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 525 bis. Come il precedente, ma nel rovescio manca la ruota sotto la sedia della Fortuna. 38. Gran Bronzo. Dopo Coh. 613. iy NI • COMMODVS N sic) AVG • PIVS BRIT • lesta laureata a destra. # MINER PAC... COS II ?) S C • Minerva galeata a sinistra con un ramo d' ulivo e appoggiata al proprio scudo. Rovescio nuovo fra le monete di Commodo. SET TI MI O SEV KK (). 39. Medio Bronzo. - Dopo Coh. 627. & - L • SEPT SEVERVS AVG • IMP • Il • lesta laureata a destra. 290 APPUNTI DI .NUMISMATICA ROMANA R.' SAL • AV& • TR • P • Il • COS • MI • S • C • La Salute a sinistra con uno scettro, in atto di versare una patera su di un'ara accesa. lAnno 194 d. Ci. C A R A C A L L A. 40. Gran Bronzo. Dopo Coh. 434. ~& -- M • AVR • ANTONINVS PIVS AVG • BRIT • Busto lau- reato a destra con paludamento e corazza. $ - P • M • TR • P • XVI ■ COS • INI • P • P • S • C • La Li- bertà a sinistra col berretto e lo scettro. (Anno 213 d. C.|. E L A G A B A L O. 41. Denaro. Dopo Coh. 8. /& - IMP • ANTONINVS AVG • Busto laureato a destra col paludamento. B>' — LIBERTAS AV&VSTI • La Libertà seduta a sinistra col berretto e lo scettri 1. 42. Denaro. 1 )opo Coh. 49. LK -- IMP ■ ANTONINVS PIVS AVG • Busto laureato a destra col paludamento. BÌ — LIBERALITAS AVG ■ Il • La Liberalità a sinistra con una tessera e una cornucopia. (Anno 219 d. C). 43. Medio Bronzo. Uopo Coh. 225. D' -- IMP • CAES • M • AVR ■ ANTONINVS PIVS AVG • Busto radiato a destra col paludamento. J> SECVRITAS PERPETVA S ■ C • La Sicurezza seduta a sinistra sostenendosi il capo col braccio appoggiato alla spalliera della sedia e con uno scettro. Rovescio nuovo fra le monete d'Kla^abalo. FRANCESCO GNECCHI 2C)I ALESSANDRO SEVERO. 44. Denaro. — Dopo Coh. 63. D' - IMP ■ ALEXANDER PIVS AVG • Busto laureato a destra. 1> — MARS PROPVG • Marte armato a destra con lancia e scudo. Rovescio nuovo fra le monete d'Alessandro Severo. 45. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 337. I>' - IMP • CAES • M • AVR • SEV • ALEXANDER AVG • Busto radiato a destra col paludamento. # P • M • TR • P • VI • COS • Il • P • P • S • C • Mart<: ignudo galeato col mantello svolazzante , che cammina a destra portando un'asta e un trofeo. OT AC ILLA. 46. Denaro. — Dopo Coh. 22. W - M- OTACIL • SEVERA AVG ■ Busto diademato a destra colla mezzaluna. $ P • M • TR • P • IMI • COS • Il . P • P • La Pietà a si- nistra con una bacchetta o un piccolo scettro, sacrifi- cante con una patera su di un'ara accesa. La leggenda del rovescio appartiene certamente a Filippo , e assai probabilmente vi appartiene tutto il rovescio , quantunque di monete sue con questo rovescio nessun esemplare sia giunto finn a noi. Ve ne sono però di simili nelle monete di Filippo, la cui leggenda del rovescio esprime una data ; e si avvicinano assai al tipo ora descritto i denari dati da Cohen ai Numeri 56 , 58 e 63. Nel primo di essi è rappresentata la Concordia , nelle altre la Pace o la Felicità. 292 APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA 47. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 68. B* — OTACIL SEVERA AVG • Busto diademato a destra colla mezzaluna. 9' SAECVLARES AVGG • S ■ C • Cippo. FILIPPO FIGLIO. 48. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 68. i& — M • IVL • PHILIPPVS • CAES • Busto nudo a destra col paludamento. T$ - PRINCIPI IVVENTVTIS S C Filippo in abito militare a destra con un' asta e un globo. TRAIANO DECIO. 49. Gran Bronzo. — Dopo Coh. no. & IMP ■ CAES • C • MESS • TRAI • Q • DECIO AVG • Busto laureato a destra col paludamento. I}| _ VIRTVS AVG • S • C • Il Valore galeato seduto a si- nistra con un ramo e un'asta. OSTILIANO. 50. — Gran Bronzo. — Dopo Coh. 48. & - IMP • CAES • C • VAL • HOST ■ MES • Q • AVG • Busto laureato a destra col paludamento. 9 — PRINCIPI • IVVENTVTIS • Apollo seminudo seduto a sinistra con un ramo d'ulivo e col gomito sinistro ap- poggiato alla lira. FRANCESCO GNECCII1 293 VALER1ANO padre. 51. Antoniniano. — Dopo Coh. 14. B' - - IMP • C • P ■ LIC • VALERIANVS • P • F ■ AVG • Busto radiato a destra col paludamento e la corazza. ty — ANNON • ÀVGG • L'Abbondanza a sinistra con delle spighe e una cornucopia. Ai suoi piedi il modio. GALLIENO. 52. Antoniniano. — Dopo Coh. 162. ~& -- IMP • GALLIENVS PIVS AVG • Busto radiato e co- razzato a destra. 9 — FIDES MILITVM. Aquila su di un globo e con una corona nel rostro fra due insegne militari. 53. Antoniniano. — Dopo Coh. 170. i& - GALLIENVS AVG- Testa radiata a destra. 9 FORTVNA RDVX (sic) La Fortuna a sinistra con un timone appoggiato a un globo e una cornucopia. Nel campo S. 54. Antoniniano. — Dopo Coh. 372. i& -- GALLIENVS AVG • GERM • Testa radiata a destra. 9 ORIENS AVG • .11 Sole seminudo e radiato a sinist colla destra alzata e il frustino. AU'esergo S. 1 &^ 55. Antoniniano. — Dopo Coh. 461. & - - GALLIENVS AVG • Testa radiata a destra, hi - PROV • AVG • La Provvidenza a sinistra con una patera e una cornucopia. NB. È piuttosto il tipo della Felicità che quello della Provvi- denza, che è rappresentato in questa moneta. 294 APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA 56. Antoniniano. — Dopo Coh. 487. & - IMP • C ■ P • LIC • GALLIENVS AVG • Busto radiato e paludato a destra. 9' — RESTITVT ■ GENER ■ HVMANI. Il Sole radiato e togato col mantello svolazzante, che cammina a destra, colla destra alzata e con un globo nella sinistra. NB. Cohen dice al suo N. 487 : u Gallieno radiato in toga (e nel supplemento corregge : piuttosto il Sole), che cammina a destra alzando le due mani ». Non panni vi possa essere dubbio sul personaggio rappre- sentato, il quale è evidentemente il Sole, figurato ora nudo ora togato non solo sulle monete di Gallieno , ma anche su quelle di parecchi altri imperatori , come più innanzi avremo occasione di notare sotto il regno di Probo. Inclinerei pur a credere che il Cohen si sia sbagliato nella de- scrizione del personaggio, indicandolo come in atto di alzare le due mani. Forse in un esemplare poco conservato il braccio sinistro col globo non era visibile e per il secondo braccio fu preso uno svolazzo del mantello ; ma I' attitudine propria e comune del Sole, tanto rappresentato ignudo come togato, è quella della destra alzata e della sinistra col globo e sovente anche il flagello ; quindi credo che il rovescio dell'esemplare di Cohen sia identico a quello ora descritto. 57. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 822. t& - IMP • GALLIENVS P • AVG • Busto laureato e coraz- zato a destra. 9* — SPES PVBLICA. La Speranza che cammina a sinistra con un fiore e sollevandosi la veste. NB. Il tipo della Speranza è sconosciuto nelle monete di bronzo di Gallieno. SALONIN A. 58. Antoniniano. — Dopo Coh. 83. ì& — S&LONINA AVG- Busto diademato a destra colla mezzaluna. FRANCESCO GXECCHI 295 9» — VENVS • VICT • Venere a sinistra con un pomo e uno scettro. Ai suoi piedi Cupido. Nel campo P. VITTORINO padre. 59. Piccolo Bronzo. - Uopo Coli. 49. & - DIVO • VICTORI. Busto radiato a destra col paluda- mento. fy — PAX • AVG • La Pace a sinistra con un ramo e un lungo scettro. Noto come singolarità in questa monetina , la quale è di stile assai meno barbaro di molte altre dello stesso Vittorino, che nella leggenda del diritto le lettere ct di victori sono legate in mono- gramma. A prima vista si leggerebbe vitori ; ma , osservando bene, si vede chiaramente che 1' asta del t si ricurva in un'appen- dice al basso a destra formando così un e. E un nesso che non ricordo d'aver trovato altra volta. CLAUDIO GOTICO. 60. Antoniniano. - Dopo Coh. 223. 1& IMP • C • CLAVDIVS AVG- • Busto radiato a destra col paludamento. Bj - VIRTVS • AVG ■ Marte a sinistra con un ramo e un'asta. y U I N T I L L O. 61. Antoniniano. — Dopo Coh. il. B IMP • QVINTILLVS AVG- Busto radiato a destra col paludamento. B)' CONCO • EXER • La Concordia militare volta a destra con un insegna trasversale. 296 APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA AURELIANO. 62. Antoniniano (o piuttosto Piccolo Bronzo). — Dopo Coh. 66. & IMP • AVRELIANVS AVG • Busto radiato a destra col paludamento e la corazza. ^ CONCORDIA MILI ■ Due figure femminili che si guar- dano in faccia. Quella di destra tiene due insegne mili- tari, e una quella di sinistra. 63. Antoniniano. — Dopo Coh. 71. 1& IMP • AVRELIANVS AVG- • Busto radiato e corazzato a destra. £.' - CONCORDIA • MILIT • Aureliano collo scettro in atto di porgere la mano a una donna (Severina ?), che gli sta di fronte. 64. Antoniniano. — Dopo Coh. 101. i& IMP • C • L . DOM • AVRELIANVS P • F • AVG • Busto radiato e corazzato a sinistra. 9' — FORTVNA REDVX • La Fortuna seduta a sinistra col timone e la cornucopia. T A C I T O. 65. Antoniniano. — Dopo Coh. 51. & — IMP • C • M ■ CL • TACITVS AVG • Busto radiato a destra col paludamento e la corazza. $ — FELICITAS SAECVLI • La Felicità con un lungo scettro in atto di versare una patera su di un'ara accesa. FRANCESCO GNECCHI 297 PROBO. 66. Antoniniano. — Dopo Coh. 220. i& IMP • C ■ PROBVS • P • F • AVG • Busto radiato e co- razzato a destra. 9 — CONSERVA AVG • Il Sole radiato e seminudo rivolto a sinistra colla destra alzata e con un globo. 67. Antoniniano. — Dopo Coh. 295. i& - ■ IMP • C • M • AVR • PROBVS • AVG • Busto radiato a destra col paludamento. 9 - - IOVI • CONSERVAI • Probo in abito militare (senza scettro) in atto di ricevere un globo da Giove ignudo col mantello dietro le spalle e con un lungo scettro. 68. Antoniniano. Dopo Coh. 416. & - IMP • C ■ PROBVS P • AVG • Busto radiato e coraz- zato a destra. 9> RESTITVT • ORBIS • Figura femminile rivolta a destra in atto di presentare una corona a Probo che gli sta di fronte in abito militare con un globo e uno scettro. Fra i due, nel campo, una stella. 69. Antoniniano. - Dopo Coh. 510. & IMP • C PROBVS P • F • AVG • Busto radiato e co- razzato a sinistra colla lancia alla spalla e collo scudo. y SOLI • INVICTO • Il Sole in quadriga veloce a sinistra. 70. Antoniniano. Dopo Coli. 527. & IMP • C M • AVR ■ PROBVS P F AVG Busto ra- diato a sinistra col manto imperiale e collo scectro sor- montato dall'aquila. 1£ - SOLI • INVICTO • Il Sole radiato e togato con un globo e il flagello, in quadriga veloce di fronte NH. Cohen, descrivendo le parecchie monete che con diverse leggende rappresentano questo medesimo tipo del Sole in quadriga 2^3 APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA di fronte, ripete per tutte la descrizione data per la prima (N. 220) in cui dice : il Sole seminudo. Giova invece osservare che in tutte o quasi tutte le varietà, il Sole talvolta è rappresentato seminudo, tal'altra invece togato. 71. Antoninìano. — Dopo Coh. 527. & IMP • C • M • AVR ■ PROBVS P • F ■ AVG • Busto ra- diato e corazzato a sinistra collo scettro. 1J — Come il precedente. NB. Anche in questa varietà il Sole è togato. MASSIMIANO ERCULEO. 72. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 363. jy - - D • N • MAXIMIANO FELICISS • SEN • AVG • Busto lau- reato a destra col manto imperiale, con un ramo d' al- loro e un rotolo. }>' PROVIDENT • DEOR • QVIES • ÀVGG • La Provvidenza volta a destra verso una donna, che le sta di fronte con un ramo alzato e uno scettro. GALERIO MASSIMIANO. 73. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 170. ,& — GAL • VAL • MAXIMIANVS NOB • C • Testa laureata a destra. 1J VIRTVTI EXERCITVS • Marte in abito militare, armato di lancia e scudo, diretto a destra. Nel campo T. R O M O L O. 74. Piceolo Bronzo. — Dopo Coh. 11. & DIVO ■ ROMVLO N • V • BIS • CONS • Testa nuda a destra. FRANCESCO GNECCHI 290 9' " VOT • Q • Q • MVLT • X in una corona. NB. Questo rovescio, noto e comune fra le monete di Mas- senzio, è completamente nuovo fra quelle di Romolo, del quale non era finora conosciuto che 1' unico tipo del tempio. Il rovescio de- scritto però si riferisce evidentemente al padre Massenzio e non al figlio Romolo, in onore del quale non furono coniate che mo- nete postume e di consacrazione. Il piccolo bronzo della Collezione Vigano può quindi ritenersi come ibrido ; ma appunto come tale , ha il suo interesse storico, illuminandoci sull'epoca della morte del fanciullo Romolo , di cui poco o nulla storicamente si conosce. — Le monete di Massenzio ricordanti i voti quinquennali devono es- sere state battute verso l'anno 310, ossia cinque anni dopo la sua assunzione al trono ; e, se uno dei conii del padre venne confuso con quelli apprestati per le monete del tìglio , tale confusione non potrebbe essersi verificata che tra conii, che si adoperarono con- temporaneamente. Ora, se le monete di Romolo venivano coniate insieme alle monete di Massenzio coi voti quinquennali, ne vien di conseguenza che la data della morte di Romolo deve collocarsi assai verosimilmente intorno all'anno 309. Cade così l'asserzione di alcuni storici che Romolo fosse stato messo a morte da Costantino, quando entrava in Roma vittorioso dopo d'aver sconfitto Massenzio. — Tale asserzione del resto sarebbe smentita anche dalle monete finora conosciute di Romolo. Esse sono tutte postume, comechè co- coniate dal padre in onore del figlio. Ora Massenzio, essendo morto nel 312 e precisamente nella ritirata dalla battaglia , che apriva a Costantino le porte di Roma , non avrebbe certamente potuto co- niare monete alla memoria del figlio, se questo fosse stato trucidato da Costantino nell' occasione di quella vittoria , ossia se padre e tìglio fossero morti contemporaneamente. — E questo uno degli esempi in Cui la numismatica può rettificare le asserzioni degli sto- rici, e noi possiamo ritenere — per quanto il fatto in sé non sia di grande importanza — che l'epoca della morte di Romolo deve essere fissata con molta verosimiglianza all'anno 309 d. C. LICINIO PADRE. 75. Piccolo Bronzo. Dopo Coh. 73. & IMP • LICININVS P • F • AVG • Testa laureata a destra. I> IOVI • CONSERVATORI • Giove ignudo a sinistra col fulmine e lo scettro. Nel campo P 3<><"> APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA 76. Tra Piccolo e Medio Bronzo. — Dopo Coh. 102. fy - - IMP . C • VAL • LICINIAN LICINIVS P • F • AVG • Testa laureata a destra. 9 - IOVI • CONSERVATORI AVGG • Giove ignudo a si- nistra con un globo e uno scettro. Ai suoi piedi una corona. Nel campo a destra T. COSTANTINO MAGNO. 77. Piccolo Bronzo. — Dopo 234. i& - CONSTANTINVS • AVG- • Busto galeato a sinistra ar- mato d'asta e di scudo. TJ»' — CONSTÀNTINI AVG- • intorno a una corona, nella quale si legge: VOTIS XX. 78. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 299. & - CONSTANTINVS P F • AVG- • Busto laureato e co- razzato a destra. ^ - GENIO POPVLI ROMANI. Il Genio del P. R. semi- nudo con una patera e una cornucopia. 79. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 380. P - IMP • C • CONSTANTINVS P • F • AVG • Busto coraz- zato e laureato a destra. $ MARTI • CONSERVATORI • Marte armato di fronte , rivolto a sinistra, con un'asta rovesciata e appoggiato al proprio scudo. Nel campo una stella. CRISPO. 80. Picco/o Bronzo. — Dopo Coh. 128. & — CRISPVS NOB ■ CAES • Busto laureato e corazzato a destra. 9 — VIRTVS CAESS • Torre sormontata da quattro pina- coli, colla porta aperta. FRANCESCO GNECCH1 30T COSI" A N Z II. 81. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 209. i& -- N • CONSTANTIVS IVN • NOB • C • Busto a destra col paludamento e la corazza ; testa nuda. & -- CONCORDIA MILITVM • Costanzo in abito militare di fronte , rivolto a sinistra con un labaro per ciascuna mano. Sul suo capo una stella. NB. E la prima volta che mi occorre trovare l'appellativo ivmor su una moneta, di Costanzo II. VALENTINIANO li (o III?). 82. Picco/o Bronzo Quinario. Dopo il N. 55 di Valenti - niano II. & D • N • VALENTINIANVS P • F • AVG . Busto diademato a destra col paludamento. 9 — VOT ■ S... Torre con due pinacoli e la porta aperta. NB. La parola vor è chiaramente leggibile mentre manca del tutto la leggenda dall'altra parte della moneta. L's è collocata pre- cisamente fra i due pinacoli della torre (al posto ove nell'esemplare descritto da Cohen si vede una stella) quindi potrebbe anche non far parte della leggenda. — Dal tipo poi piuttosto rozzo è difficile giudicare se la moneta appartiene a Valentiniano II piuttosto che a Valentiniano III. TEODOSIO I. 83. Picco! Bronzo Quinario. — Dopo Coh. 40. /& D • N • THEODOSIVS P • F- AVG • Busto diademato a destra col paludamento. Ft GLORIA REIPVBLICAE ■ Torre con due pinacoli e la porta aperta. 302 APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA 84. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 50. i& — Come il precedente. ~$ — SPES ■ REIPVBLICÀE • L'imperatore a sinistra col la- baro e un globo, in atto di scacciare un prigioniero. Rovescio sconosciuto fra le monete di Teodosio. ONORIO. 85. Picco/o Bronzo, — Dopo Coh. 56. i& — D • N • HONORIVS P • F ■ AV& ■ Busto diademato a destra col paludamento. I# — VIR.... Guerriero a sinistra con un'asta e appoggiato al proprio scudo. Milano, Luglio 189J. Francesco Gnecchi. MONETE ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA PAPADOPOLI II. Dopo di aver pubblicato alcuni anni fa parecchie monete inedite delle piccole zecche del territorio Mantovano esistenti nella mia collezione, mi riuscì di raccoglierne altre non meno interessanti delle prime, in modo da poter presentare ai lettori della Rivista Italiana di Numismatica, una serie ben nutrita di nummi usciti da quelle famose officine, alcuni dei quali affatto nuovi, altri che hanno bisogno di essere conosciuti più completamente. Sebbene la famiglia Gonzaga fosse tra le più il- lustri d'Italia ed i suoi principi godessero fama e pre- stigio, non solo nel loro paese, ma anche presso i sovrani più potenti d' Europa , taluno di essi non ebbe ribrezzo d' insudiciare il gran nome colle imi- tazioni e colle falsificazioni delle monete degli stati più importanti e più saggi, che avevano conservato alle loro specie metalliche una fama intemerata ed una ben meritata diffusione. Senza fermarci alle varietà di poco conto, che pur sono indizio di inesauribile fecondità in queste microscopiche zecche, troviamo una tale abbondanza di tipi, di stemmi, di santi, di motti e d'iscrizioni, da 3°4 NICOLO PAPADOPOLI formare la gioia dei numismatici, sempre desiderosi di rinvenire qualche novità e di esercitare lo spirito di indagine e le cognizioni svariate indispensabili a chi si dedica allo studio di questo genere di monetazione tanto interessante dal lato storico ed economico. CASTIGLIONE DELLE STIVIERE. In virtù della rinuncia fatta da S. Luigi al mar- chesato di Castiglione, successe al padre Eerrante il secondogenito Rodolfo (1586-93) principe noto per le sue iniquità e specialmente per aver falsificate le mo- nete del papa e di altri principi. Al lungo elenco de' suoi prodotti dobbiamo ag- giungere le seguenti monetine della mia raccolta che non furono ancora pubblicate. , "«sa?; I. Mistura (peso grammi 0.83). & — G- C. che consegna le chiavi a S. Pietro in gi- nocchio : GO • MA • C • S • R • I • PR • esergo : ■ RO ■ 9 - - Ritratto del papa Sisto V: S ■ SIXTVS • P • MAR • sotto il busto : (r* I. E questa una delle tante imitazioni fabbricate in Castiglione sul tipo delle bajochelle romane W, nella quale, per meglio giustificare V inganno, attorno al (1) Cinagli A., Le monete de' papi, ecc., pag. 170, n. 130. MONETE ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA PAPADOPOLI 3°5 ritratto del pontefice è posta l' iscrizione di S. Sisto e le lettere RO devono essere interpretate come la prima sillaba del nome del marchese invece di se- gnare la zecca di Roma. A mio avviso dovrebbe es- sere una delle più antiche falsificazioni di Rodolfo, perchè la lega apparisce migliore ed il lavoro più ac- curato del solito : ha le traccio di essere stata qualche tempo in circolazione, perchè consumata e levigata dal contatto con altre monete, sebbene conservi chia- rissimo il disegno e le iscrizioni. 2. Mistura (peso grammi 1.20). ì& — Scudo colla croce sabauda chiusa in tre archi di cerchio, sotto lo scudo una stella : + CA • S ■ R • IMP. . . . O • M ■ IJI — Croce di S. Lazzaro grande, caricata da ciucila di S. Maurizio più piccola : + CRVS ■ CRISTI • REDEN ■ NOSTRA. - An 3. Mistura (peso grammi 0.95). & — Simile al diritto del numero 2; sotto lo scucio la lettera B, invece della stella : + CA • S • R • IM P ■ ROD • ....I • MA. 9 — Croce come al nu m. CRVX • CRIS REDE • NO. 3oó NICOLI) PAPADOPOLI n 4. Mistura (peso grammi 1.075). & - Simile al num. 2, senza stella : + CA • S R • I • • • • D • GO • MAR. 9 — Croce ornata entro un contorno quadrilobato : + CRV DE • NOSTRA. Anche questi tre pezzi non hanno bisogno di molte parole di commento, essendo manifeste contraffazioni delle parpagliuole di Carlo Emanuele I di Savoia. Il N. 2 è copiato da quelle coniate a Chambery, con una stella sotto lo stemma < 2 ' mentre il N. 3 ha il B per la zecca di Borgo in Bressa, ed invece la croce di- segnata sul rovescio del N. 4 è precisamente la stessa delle parpagliuole coniate a Borgo (3). 5. Mistura (peso grammi 0.99). jy — Stemma senza corona con tre corni di cervo posti in fascie : DC ROD • C R • S • I • P. 9 - - Stemma senza corona con due pesci addossati : O MO • FA..TA • MA C 1586. (2) Promis I)., Monde dei reali di Savoia. Tomo II, tavola XXIX, num. 17. (3) Ivi, tavola XXX, n. 18. MONETE ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA PAPADOPOLI 307 Ecco una monetina che rimase lungamente igno- rata dai numismatici perchè destinata a circolare in paesi lontani, ove difficilmente si poteva indovinarne l'origine. E una imitazione servile dei Dreier di Ul- rico duca di Wùrtemberg, nella quale lo stemma del diritto riproduce i corni di cervo, impresa della casa regnante e quello del rovescio i pesci di Mòmpelgard (4». E da osservarsi come gli intagliatori della zecca di Castiglione e di altre congeneri, senza essere grandi artisti, sapessero indovinare e riprodurre i caratteri speciali delle monete dei diversi paesi, in modo da trarre in inganno tutti coloro che non vi facevano particolare attenzione. Francesco (1593-1616), successo all'ucciso fratello, godeva la fiducia dell'imperatore Rodolfo li, che lo no- minò suo consigliere, gli affidò importanti ambascerie ed eresse nel 1609 Castiglione in principato, Medole in marchesato. Fu principe savio, che pose ordine nell'amministrazione e fece coniare monete d'oro e d'argento, ricordando il fatto con una iscrizione tra- scritta dal padre Affò (5). Di questi pezzi, coniati per ostentazione coi nuovi titoli e colle insegne del toson d'oro conferitogli da Filippo III di Spagna, possedo il rarissimo scudo d'oro, che essendo stato pubbli- cato soltanto in cataloghi forestieri ( 6 ), credo utile ri- produrre con più perfetto disegno. 14) Montbclliard in Alzasia. (5) P. Ireneo Affò, Le monete dei Gonzaghi principi di Castiglione delle Stiviere e Signori di Solferino, ecc. — Zanetti G. A., Nuova rac- colta, ecc. Tomo III, pag. 197. (6) Vente Charvet , Médailles, antiquitcs , sceattx-matrices, ecc. Paris, 1885, tav. I, n. 531. — Rkiciif.l, Munssammlung, voi. IX, n. 2743. 3° 8 NICOLÒ PAPADOPOLI 6. Oro (peso grammi 3.1 il. j¥ — Busto del principe a destra con collare alla spa- gnuola : FRAN : D : & : PRINC : CASTIONI. $ — Stemma Gonzaga coronato e fregiato del toson d'oro; nello scudetto centrale, nel primo e quarto leone ram- pante, nel secondo le fascie Gonzaga e nel terzo la testa di buffalo : MARCHIO : M EDVLAR : E : C • Il conio è squisito lavoro, probabilmente dello stesso Gaspare Mola che incise altri pezzi di questo principe e lavorò egregiamente per la zecca di Gua- stalla e per quella di Mantova. Non tutte le monete di Francesco Gonzaga sono egualmente belle e buone , perchè si conoscono col suo nome alcune contraffazioni di monete forestiere cui devo aggiun gere le seguenti che si conservano nel mio medagliere. 7. Mistura (peso grammi T.42). & — Scudo colla croce di Savoia chiuso in tre archi di cerchio : + FRAN • GON • MA • CAS • S • R • I • P. 9 — Croce grande di S. Lazzaro caricata da quella di S. Maurizio più piccola: + CRVX • CRIS • REDE • NOST. MONETE ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA PArADOPOI.l 3O9 Imitazione delle parpagliuole di Savoia simile a quelle di Rodolfo. 8. Mistura (peso grammi 0,76). /©* — F coronato : + CAESARIS -CO 9 ! — Croce ornata : + CRVX . SANCTA • ET • BEN. Questa moneta riproduce il tipo delle trilline di Francesco I re di Francia per Milano ( /), ed in essa è ricordato il titolo di Consigliere di Cesare, come in altra nota monetina dello stesso principe è indicato quello di ambasciatore : Caesaris orator. 9. Mistura (peso grammi 0.871. B' - - F coronato: + GO • MA • CAST • E • S R • IM • PRINC. $ - - Crocetta di Savoia: + SOLA • SALVS • E • GLO • DNS. Qui sono riuniti due diversi tipi, poiché il di- ritto ricorda le trilline di Francesco I, ed il rovescio i forti di Carlo Emanuele I | ' 8 ). (7) Gnecchi F. ed E., Le Monete dì Milano, ecc., pag. ro7, n. 9, tav. XXI, n. 7. (8) Promis D., Opera citata, tav. XXIX, n. 12. 3 IQ NICOLÒ PAPADOPOLI mm io. Mistura (peso grammi 1.08). (B* - F coronato, attorno : + • GO • MA • CAST • E . . . . • IM • PRIN. 9* — Nel campo due linee in croce accantonate da 4 aquile, nel centro lo scudetto dei Gonzaga : + SOLA • SALVS • E • GLOB • DNS. Di tali monetine con cui si volevano imitare le tril- line di Filippo II di Spagna per Milano '9) conosco più varietà, una delle quali è il n. 6 del padre Affò da lui giustamente assegnata a Francesco Gonzaga ( IO ) : perchè recando tutte il titolo di marchese non possono essere attribuite al suo successore, e devono essere state coniate prima del 1609, quando Castiglione fu eretto in principato. Per debito di giustizia conviene osservare che tutte le imitazioni di monete forestiere e di bassa lega di questo principe appartengono ai primi anni del suo regno ; onde si può credere con qualche fondamento che, da quando egli potè occu- parsi degli affari del suo piccolo stato, non abbia vo- luto che si continuasse tale indecorosa speculazione. Durante il lungo principato di Ferdinando I (1616-78) succeduto al padre in età infantile, la zecca di Castiglione riprese le antiche abitudini e lavorò quasi esclusivamente di contraffazioni, alcune delle quali non sono ancora interamente conosciute. (9) Gnecchi, Opera citata, pag. 134, 11. 105 e 106, tav. XXVIII, n. 14. (io) G. A. Zane iti nell'appendice del III volume, pag. 482, esprime il dubbio che la. moneta illustrata dall' Affò a pag. 197, tav. XII, n. 6, sia stata coniata da Ferdinando. MONETE ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA PAPADOPOLI 3II Riporterò per primo un pezzo, che fece la sua prima comparsa nel catalogo della vendita Rossi, al n. 890, senza disegno. II. Mistura (peso grammi 2.39). B" — Ritratto a sinistra : * FERD * D * & * CAST * PRIN * sotto il busto: ■ 8 • 5> — Nel campo a sinistra aquila coronata, a destra biscia coronata : BENE * CONVENIVNT, sotto : • 1666 * A&&% ^f!^ , C*T"-u,s- 7 12. Mistura (peso gramm 1.911. B" — Stemma: • FER • D • & S ■J P • CAS • PRIN 9 - B. Vergine : • ITER • PARA • TVTVM • esergo: • V Questa contraffazione delle cinquine di Parma fu denunziata al pubblico dal dottor Umberto Rossi ,,n , ma essendovi nel mio esemplare qualche differenza, e [in Rossi D.r Umberto, Contraffazioni inedite di moneti parmigiane. Gazzetta Numismatica, „ anno 111, 1883, n. 9 e io, pag. 65 e 71. 312 MICOI.Ò PAPADUPOLI particolarmente il segno numerale V invece del IV, ho creduto bene richiamare l'attenzione degli studiosi su questo fatto che mostra la negligenza degli zecchieri, i quali non pensavano ad altro se non a confondere le persone meno colte e meno attente. Ho comple- tato le iscrizioni del mio esemplare con quello del Museo Bottacin, che è perfettamente eguale al mio. 13. Mistura (peso grammi 0.50). i& — Stemma con ornamenti che simulano le chiavi e la tiara : FER • • GON • 5' — Santo Vescovo di profilo volto a sinistra, seduto : S • PATERNIANVS. È una imitazione dei quattrini papali di Fano che ha quel santo vescovo per patrono. [4. Mistura (peso grammi 1.50J. £>' — Testa a destra con collare: FER • D • & • CAST • PR • ì£> — Nel campo diviso da due linee in croce due aquile e due biscie: MARCHIO.. -VL. Questa monetina era destinata a circolare con- fusa coi quattrini di Filippo III per Milano ed era come essi mal tagliata e di un certo spessore. E co- niata in modo che non si rileva se non una parte MONETE italiani: inedite della raccolta papadopoli 3'3 dell'iscrizione ; però ciò che manca al mio esemplare si vede sopra uno del Museo Bottacin pure imper- fettamente ; ma si possono completare in tal modo le iscrizioni e riconoscere che il principe è Ferdinando I e il feudo indicato nel rovescio è quello di Medole. Di Carlo Gonzaga signore di Solferino, cugino e successore di Ferdinando nel principato di Castiglione, (1678-80) non possedo alcuna cosa che non sia co- nosciuta : ho invece due monete inedite di Ferdi- nando li ( 1680- t 723) figlio di Carlo ed ultimo prin- cipe regnante di Castiglione. '^/ .■:■. V& 15. Argento (peso grammi 7961. B' Busto a destra : * FERDINANDVS ■ Il SAC • RO • IMPER. fy — I tre stemmi di Castiglione, Medole e Solferino posti 1 e 2, quello di Castiglione decorato del neretto du- cale, nel campo sotto agli scudi piccola torre : * ET CAST • PRIN MED • MAR • SOL • DOM ■ ETC. Questo bel pezzo di buon argento somiglia in tutto tranne nelle dimensioni al mezzo scudo descritto dal padre Affò' 12 ) dall'esemplare esistente nel Museo (12) P. Irknko Affò, Opera citata pag. 212, tav. XIV, 11. 34. — Zanki 1 1 G. A., tomo 3H NICOLÒ PAPADOPOLI imperiale (*3). Altro simile mezzo scudo della mia rac- colta pesa grammi 16.25 c quindi circa il doppio di questo pezzo che deve essere il quarto di scudo, o di tallero. Il Reichel al n. 2751 fa menzione di un quarto di scudo uguale al mio. ^8!E8X«\ v C -Arri, 16. Mistura (peso grammi 0.78). 1& — Testa a destra : FER • Il • PRIN • CA 9' - SESIN VS CASTI su tre righe, fra quattro rose. SOLFERINO. Per il piacere di presentare al lettore almeno un disegno di moneta coniata in questo castello, ri- corderò un Giorgino di Carlo Gonzaga Signore di Solferino (1640-78) con S. Nicolò, il quale, a diffe- renza degli altri conosciuti, ha l'iscrizione che co- mincia sopra la testa del principe. jfj^N \^-7V . -' y 17. Mistura (peso grammi 1.68). i& - Ritratto a destra : CAR DGSRIM- SVLF 9 - Santo Vescovo in ginocchio : • S • NICOLA VS • PROT (13) Moiiìiaics en argeitt du cabinet de S. M. l'empcreur. Vienne 1756, pagina 301. MONETE ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA PAPADOPOLI 315 SABBIONETA. Vespasiano Gonzaga (1540-91) fu uno dei prin- cipi più insigni della sua casa , sì come capitano che come uomo di stato. Sabbioneta, che era una rocca circondata da poche capanne diventò, per le sue cure, una fiorente cittadina e venne eretta in mar- chesato nel 1565, in principato nel 1574 ed in du- cato nel 1577. Così le monete coniate in quella zecca si dividono in quattro periodi a seconda del titolo usato dal principe. Della prima epoca in cui Vespa- siano portava il solo titolo di marchese, a lui dovuto coinè Gonzaga, e quello di conte di Rodigo , che aveva ereditato dal padre, darò i disegni di quattro monete, due d'oro e due d'argento. #» §1 ^|ì I. Oro (peso grammi 3.35). ^& Scudo partito coronato; nel primo, stemma Gonzaga, nel secondo, Colonna : ® VESPASIANVS • GONZ • COL ■ MAR • ROT Q • C • p — Croce fiorita con quattro fiamme nascenti dagli an- goli : + FORTITVDO • ET • LaVS • DOMINVS. Questo scudo che differisce da quello pubblicato da Promis (h) per l' iscrizione col titolo di conte di (14) Promis D., Monete di Zecche Italiane, ecc. Memoria IJI , n. 73. 3 i6 NICOLÒ PAPADOPOLI Rodigo e per lo stemma partito, anziché inquartato, dovrebbe essere uguale a quello posseduto dal- l'abate Bellini e descritto sommariamente dallo Za- netti to). Per finitezza di conio e diligenza di batti- tura a me sembra posteriore di pochi anni a quello illustrato da Promis. 'fi , ■. ->.' *3 2. Oro (peso grammi 1.56). i& — Testa del principe a sinistra : VESPA ■ GON • COL • MAR • ET • C. £f - Busto della B. V. con Bambino : VIRG-0 DEI ... . ENETRIX. Questo mezzo scudo o quarto di doppia fu in- dicato nel Catalogo Morbio al. n. 2900, e dalla de- scrizione pare lo stesso esemplare con identico buco. 'fai; {A k>i m 3. Argento (peso grammi 6.11). ©^ — Scudo inquartato con corona, nel primo e quarto, stemma Gonzaga, nel secondo e terzo, Colonna : VESP ■ GON • COL .... R • ROT Q • CO. (15) Zanetti G. A., Nuova Raccolta delle monete e Zecche d'Italia, ecc. Tomo III, Appendice, pag. 473. MONETE ITALIANI-: INEDITE DELLA RACCOLTA PAPADOPOLI 317 ip — S. Giov. Battista in ginocchio a destra s' appresta ad amministrare il battesimo a G. C. in piedi a sinistra. Una colomba divide l'iscrizione: HIC • EST • FILIVS • MEVS • DILECTVS. E questo un Mocenigo da 24 soldi, più antico degli altri fin' ora conosciuti, non solo per l'iscri- zione, ma anche per la rozzezza del conio e per l'incertezza della battitura, per cui credo doverlo an- noverare fra le prime monete coniate a Sabbioneta, contemporaneamente allo scudo d'oro descritto da Promis con cui ha comune la figurazione dello stemma. /:^^X 4. Argento (peso grammi 0.64 1. jy Testa del principe a sinistra : VESPA ■ GON • COL • MAR • ET • C 9 - Luna piena raggiante senza iscrizione. Questa monetina di argento abbastanza buono fu descritta da Appel J., Repertorium zur Miinzkunde del Mittelalters, ecc., voi. 111. n. 2698. Col titolo di duca e quindi della quarta epoca posso far conoscere agli studiosi una nuova imita- zione dei bianchi (da 4 soldi) di Emanuele Filiberto e di Carlo Emanuele I coniati a Torino ,l6) . (16) Promis, Opera citata, tav. XXV, n. 39 e tav. XXVIII, n. 6. 3i8 NICOLO l'APADOPOI.I 5. Mistura (peso grammi 4.58). ^& — Scudo coronato interzato in palo, nel primo, Gon- zaga, nel secondo, Colonna, nel terzo, di Spagna: + VE- SPASIÀN • G ■ C • PRIN • DVX • M • CO • nel campo a sin. M, a destra S. IJt — Croce di S. Maurizio in un doppio cerchio quadri- lobato : AVE • SACRA • CRVX • CHRISTI • Queste monete come altre dello stesso genere, talora anche di lega più scadente, fabbricate a Pom- ponesco e Castiglione erano bandite dagli stati del duca di Savoia. Un esemplare esisteva nel Catalogo Morbio al n. 2901. Col nome di Isabella unica figlia di Vespasiano e del marito Luigi Caraffa napoletano (1591-1638) descrive il Catalogo Rossi, al n. 4587, un pezzo ivi chiamato prova in rame dello scudo, che passò nella mia raccolta e merita un poco di attenzione. 6. Mistura (peso grammi 21.40). £¥ — Scudo spaccato, nel campo superiore aquila bicipite e nell'inferiore LIBERTAS posto in banda. Lo stemma è co- MONETE ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA PAPADOPOLI 319 ronato dal berrettone ducale e decorato del toson d'oro : ALOY • C • CARRAF • E • ISABEL : GONZ • SABLONET • DVCS • 9> — La B. V. col Bambino in braccio tiene sotto ai piedi la luna falcata : NA ■ SVB • PE DIBVS • EIVS 1605. Come giustamente sospettava il Dottor Umberto Rossi ( x 7), questo pezzo non è una prova di zecca e non è nemmeno di puro rame, ma bensì di lega bassissima, che anticamente doveva avere una argen- tatura o patina argentea. La dimostrazione che tale ducato ne era destinato a circolare e ad ingannare la gente di buona fede, è data da un buco che conserva nel fianco, il quale mostra che esso rimase qualche tempo inchiodato sul banco di una bottega, come si usava fare in quei tempi con le monete false. Il cavallotto degli stessi duchi che si trova nella mia raccolta , ha nel rovescio la iscrizione scorretta : FORTES CREANTVR FORTISVS divisa da una crocetta in- vece che dalla stella che è disegnata sull'esemplare del Museo Bottacin < l8 ' pubblicato da Carlo Kunz. POMPONESCO. Nella divisione dei feudi fra i figli di Carlo Gon- zaga Marchese di Gazzuolo, Giulio Cesare (1583-93) ottenne Pomponesco. Valoroso ed irrequieto si piacque di abbellire la nuova residenza e di aprirvi la prima sua zecca, in cui per due lustri furono lavorate quasi 117) Rossi U., Sabbione/a. Appunti numismatici. " Gazzetta Numis- matica. „ Anno I, 1881, n. 2, pag. 7. (i8j Kunz C, // Museo Bottacin. " Periodico di Numismatica e Sfra- gistica, ecc. „ Anno I, 1868, tav. XII, n. 8. 320 NICOLO l'APADOl'OI.I esclusivamente monete di poco valore , che porta- vano effigie e nomi tali da poter essere facilmente confuse colle migliori di altri paesi. È vanto della mia raccolta un bel pezzo d' ar- gento, forse il più importante fra quelli battuti a Pom- ponesco. m Mi % te T. Argento 'peso grammi 12.78). ,& — Busto del principe a destra in un cerchio di perline: • IVLIVS • CAESÀR GON MAR • S • R • IMP • PR • UH. K; — Croce ornata fiorita, nel mezzo H : entro un cerchio di perline : ® SIT ■ NOMEN • DOMINI • BENEDICTVM. Fu pubblicato dall'esimio signor Eugenio De- mole ( T 9) conservatore del Gabinetto numismatico della città di Ginevra , traendolo dal disegno esi- stente in un manoscritto (Probierbuch), dove sono notati i saggi eseguiti nella zecca di Zurigo sopra monete svizzere e forestiere. 11 disegno corrisponde esattamente alla mia moneta, la quale imita in modo tale il franco di Enrico III re di Francia da ingan- nare chiunque non legga le iscrizioni. La differenza sta nell'intrinseco, perchè secondo (19) Demole E., Monnaies inedites (f Italie figurécs datts le livre d'essai de la montiate de Znrich. Bruxelles, 1888, pag. 19, tav. ti, n. 8. MONETE ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA PAPADÙPOL1 321 il saggio del 1583 il franco di Giulio Cesare pesava grammi 13.801 al titolo 0.617 e quindi conteneva di buon argento grammi 8.515 invece di 11. 917 che do- vevano avere quelli di Francia. Meritano poi qualche attenzione due imitazioni dei bianchi di Savoia, alcun poco diversi da quelli pubblicati da A. R. Caucich e Camillo Brambilla l2 °'. 2. Mistura (peso grammi 4.001. & — Croce in doppio cerchio quadrilobato : + I C G M S R I P IN TE ...MINE CONFI. Ijl — Scudo inquartato coronato , nel primo e quarto in- terzato a mantello 1" bianco, 2" fasciato, 3" tre bisunti, nel secondo e terzo leone rampante , sul tutto scudetto colla Croce ; nel campo a sinistra dello scudo FÉ. a destra Ra: + ECCLESIA SANCTORVM ...EM. Questo esemplare ha le iscrizioni come il n. 8 del Brambilla e lo scudo disegnato come il n. 7, ma la differenza più importante sta in un punzone colla croce di Savoia , uguale a quello ordinato dal duca Carlo Emanuele pei" distinguere i bianchi genuini dai falsi, punzone che fu aggiunto anche dalla zecca di Pomponesco ai suoi prodotti. {■20) Caucich A. K., Monete inedite o rare. " Bollettino di Numisma- tica italiana „. Anno I, 1867 , pag. 32, tav. Ili , n. 2. — Brambilla C. Altre annotazioni numismatiche. Pavia, 1870, pag. 78, tav. n. 7 e 8. 322 NICOLÒ PAPADOPOLI 3. Mistura (peso grammi 4.44I. i& — Scudo inquartato, coronato, nel primo e quarto aquila nel secondo e terzo leone rampante a sinistra, in mezzo scudetto colla croce, nel campo a sinistra dello scudo FÉ a destra RR , attorno : + ECCLESIA SANCTORVM • SEPTEM. 1> — Croce di S. Maurizio chiusa da doppio cerchio qua- drilobato : + IN TE © DOMINE ® CONFIDO . . . 1585. Sebbene questo pezzo non abbia il nome del principe ne della zecca, appartiene evidentemente alla stessa fabbricazione, riunendo forse due coni di altra emissione. Osserverò poi in questi due bianchi, come in un terzo poco differente dal N. 8 del Brambilla che esiste nel mio medagliere, la lettera ultima del motto feri composta di un A e di un T in nesso senza poterne indovinare il significato. 4 '4%%ii 4. Mistura (peso grammi 0.80). & -- Croce di S. Maurizio: + IVLIVS CESAR GON. Ij! - Nel campo fra due rose FERT, attorno: ECCL ■ SAN SEPTEM • MONETK ITALIANE INEDITE DEI. LA RACCOLTA PAPADOPOI.I 323 È questa una falsificazione audace dei quarti di Emanuele Filiberto < 21 ) che dalla collezione Morbio (n. 2588) è passata nella mia raccolta. v Mi 5. Mistura ipeso grammi 0.75). B' ■ Testa a sinistra: * IVL CAE SÀR • G M. 9 — Santo vescovo in piedi che benedice : . . . GERVÀ SVS • CON. Ecco un nuovo santo da aggiungersi all'elenco di quelli rappresentati sulle monete di Pomponesco destinato questa volta a far credere che siffatto quat- trinello uscisse da qualche zecca papale. Un altro esemplare della stessa moneta ha le seguenti varietà. 6. Mistura (peso grammi 1.06). & - + IVL: CES AR G M S. 5 VASIVS. Non saprei come spiegare la lettera S chiara- mente scritta in fine della leggenda del diritto, se non come un accenno alla pretesa su Sabbioneta, forse all'epoca delle contese contro Isabella figlia di Vespa- siano, per il possesso di quel ducato. BOZZOLO. Quando Giulio Cesare Gonzaga, per gli accordi cogli eredi del cugino Vespasiano duca di Sabbioneta (211 Promis, Opera citata, tav. XXVII, n. 52. 324 NICOLÒ PAPADOPOU entrò in possesso di Bozzolo (1539), vi trasportò la sua residenza e la zecea. Fece allora coniare mo- nete d'oro e d'argento coi titoli dei nuovi possessi, alcune delle quali furono illustrate dall' Affò , altre posteriormente. Io posso dare il disegno dell'ongaro esistente nel mio medagliere, conosciuto dai numisma- tici, ma non ancora fatto di pubblica ragione. SJi\ "l'ife ^èk ài V£.W Hi 'iSHz&y' 1. Oro (peso grammi 3.42). ft¥ — Ritratto del principe in piedi, vestito di armatura e con un' asta in mano : I • C • PRIN • BOZZVLI SAC • Q • ROM • IMP. H' — Stemma Gonzaga, colla stella di casa Del Balzo nel centro, ornato di corona e di dieci bandiere colle imprese di famiglia: MÀRCHIO • D • G-ONZ • E • HOST • CO ■ P • Le monete di Scipione Gonzaga, nipote e suc- cessore di Giulio Cesare, si possono dividere in due periodi: quelle del primo (1613-36) portano il titolo di principe di Bozzolo e solo raramente i nomi d'altri feudi di minor importanza : quelle del secondo pe- riodo hanno il titolo di duca di Sabbioneta, di cui fu legittimo pretendente senza poterne ottenere il possesso , e vanno dal 1636 sino alla sua morte nel 1671. Del primo periodo presenterò quattro monete, non tutte nuove, ma che tutte hanno il loro lato in- teressante. MONETE ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA PAPADOPOI.I 325 ff fenili w i/r 2. Argento (peso grammi 31.25). i& — Busto del principe a sinistra con armatura e col- lare : SCIP • GONZ • S R • I ET ■ BOZ PRIN • Il • ET C sotto il busto G- • MOLO. 9> — G. C. consegna le chiavi a S. Pietro in ginocchio : TV ES PETRVS PRESIDIVM NOSTRVM , nel campo stella fra le due figure, esergo MDCXVII. E questa una più antica edizione del ducatone pubblicato dal padre Affò ( 22 >. La testa di Scipione è affatto giovanile, senza barba, e ornata di quel col- lare, che i Francesi chiamano fraise. Il lavoro squi- sito dell'incisione mostra il valore dell'artefice G. Mola firmato sotto il busto ; peccato che il fuoco o la ce- nere calda abbia guastato un poco il diritto di questo esemplare. (22) P. Ireneo Affò, Opera citata. - Zanetti, Tomo III, pag. 170, tav. X, n. 20. 326 NICOLO PAPAIIOPOLI 3. Argento (peso grammi 5.48). i& — Stemma Gonzaga coronato, fra lo scudo e la corona una stella : SCIP • GON • S • R • I • ET • BOZ • PRI - Il - ET C. 9 — S. Pietro in piedi colle chiavi in mano, presso la testa del santo, stella: PRESIDIVM • • NOSTRVM • sotto i piedi del santo : G • C. Lo Zanetti osserva che vi sono esemplari di vario peso e titolo di questo pezzo ( 2 3) chiamato Lira dall'Affò e col solito acume lo riconosce sotto il nome Anselntinc di Bozzolo (2 4* in una lista di monete sag- giate a Parma, perchè fatto ad imitazione degli An- selmini di Mantova. Il mio è dei migliori ; ma ne conosco di piccoli e neri ed anche colla ciffra 8 sotto i piedi del santo, invece delle iniziali G C. 4. Mistura (peso grammi 6.48). ..jy — Busto del principe in armatura : SCIP • S • R • I • BOZVLIQ- PRINCEP • II. fi — Aquila bicipite coronata collo scudo di Gonzaga nel petto: MAR HOST COM • PONI • EC (XXIIIH. (23) Zanetti, G. A., Opera citata. Tomo III, pag. 171, nota 176. (24) Ivi. Tomo V, pag. 243, nota 220. MONETE ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA PAPADOPOLI 327 Questo pezzo, ehe imita i quarti di tallero di Agostino Spinola, copiati anch'essi da monete oltra- montane, ha l'indicazione di XXIIII (forse soldi) e non può quindi essere frazione dello scudo colla cifra 80 dello stesso Scipione descritto dallo Zanetti ( 2 5), con cui ha pure una certa affinità; ma è vano cercare i rap- porti ed i valori di tali monete destinate all' estero per bassa speculazione e non a circolare nel paese. Stemma Gonzaga coronato SCIP • GON SRI 5. Mistura (peso grammi 1.13). BO . . . I • ET • C 9 - B. V. col bambino in braccio: ESTO NOBIS ADIVTRIX. esergo 1617 Appartengono al secondo periodo e quindi hanno il titolo di duca di Sabbioneta le monete seguenti. ViBc:c. 33° NICOLO PAPADOPOI.I I? — Aquila collo stemma Gonzaga nel petto : + NIL • AVIBVS • TENTES • MELIORIBVS. L'aspetto di questa bella moneta non è vera- mente italiano ; ma in allora i principotti del nostro paese si erano dati ad imitare i talleri tedeschi, na- turalmente con metallo meno fino. In Italia questi talleri non si trovano e solo raramente taluno, sfug- gito alle persecuzioni a cui erano soggetti come mo- neta scadente, arriva a caro prezzo dalla Germania per prendere posto nelle collezioni italiane. È de- scritto nella Reicìiclsche Miinzsatnmlung, Voi. IX , num. 1 769. rw w) Vv 3. Argento (peso grammi 4.48). i& — Ritratto del principe armato, colla mano sull' elsa della spada : CAESA • GON + FERDINANDI • FIL • D • G : Ijj — Aquila collo stemma Gonzaga, sotto 12 entro un circolo: NIL • AVIBVS • TENTES • MELIORIBVS. A prima giunta sembrerebbe uno spezzato del tallero descritto al n. 2 dal quale non differisce, salve le dimensioni, che per il circoletto e per la cifra 12. E una imitazione del pezzo da 12 kreutzer di Fer- dinando arciduca d'Austria, figlio dell' imperatore e signore del Tirolo. Certo è che in entrambe queste monete l'aquila è disegnata sul tipo dell'aquila tirolese e l' iscrizione è divisa da una croce in modo che sembra riferirsi ad un principe di nome Ferdinando. MONETE ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA PAPADOPOLI 331 Anche di Ferdinando II figlio di Cesare (1575- 1630) e signore, poi duca di Guastalla ho la fortuna di possedere nella mia raccolta un bellissimo ongaro desiderato ed aspettato da molto tempo. 4. Oro (peso grammi 3.41). jy — Il principe in piedi con armatura, volto a destra : FERDINANDVS GONZÀ&A • II. IJf — Stemma Gonzaga coronato ed ornato di un festone di fiori e frutti : DOMINVS • GVASTÀLUE. Questo zecchino di buon metallo, di intaglio squi- sito manca dell'ordine del toson d'oro, sostituito da un festone di fiori e frutti, e quindi deve appartenere alla prima emissione di Ferdinando di cui parla il padre Affò (26 < nella quale lavorava i coni della zecca di Guastalla il celebre Andrea Cavalli. NOVELLARA. Esaminando un certo numero di quattrini, stam- pati dai Gonzaga conti di Novellara ad imitazione di quelli di Lucca col Santo Volto, ho rilevato tre varietà che mi sembrano meritevoli di ricordo. (26) Zanetti G. A., Opera citata. Tomo III, pag- 44 e 17. 33 2 NICOLO PAPADOPOLI 1. Mistura (peso grammi 0.71). & — «L 1 COMITI .... 9 - Santo Volto ANCTVS 2. Mistura (peso grammi 0.53). & — 6 L . . . . E • C NOVE .... 9 — Come sopra : SPES . . . . N • P. t- 3. Mistura (peso grammi 0.66). ^ — 6 L 5 ET • NOVEL • PROT 9 — Come sopra: SPES E SALVS • VNICÀ. Fra mezzo a tali quattrinelli ho trovato una mo- netina che da un lato ha il Santo Volto e dall'altro un'aquila simile a quella dei quattrini di Pesaro. Non ho potuto rilevare l' iscrizione attorno alla testa del Redentore: forse sono lettere che non hanno fra loro alcun legame; ma chiarissimo sotto la testa si vede un N e credo non andar lontano dal vero attribuendo questo ibrido prodotto alla zecca di Novellara. 4. Mistura (peso grammi 0.74I. i& - Santo Volto • I OGI • VOGO.... N. 9 - Aquila non coronata fra stelle, senza iscrizione. MONETE ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA PAPADOPOLI 333 Forse appartengono alla stessa officina certe baiocchelle con S. Francesco e collo Spirito Santo fatte ad imitazione di quelle di Montalto , dove è scritto MONETA NO • le quali furono attribuite tanto dallo Zanetti < 2 7> che dal Pigorini < 28 > a Castiglione non per qualche speciale indizio, ma per sola analogia. GAZZOLDO. Sebbene Gazzoldo non sia mai stato posseduto dai Gonzaga, per ragione di topografìa va compreso nel novero delle zecche minori del territorio manto- vano , ed ha comune coi feudi dei marchesi Gonzaga il genere di monetazione a cui si dedicava quasi esclusivamente. Anche di questa officina darò una monetina inedita che serve a completare la serie di quelle già conosciute. I. Mistura (peso grammi 0.97). iB 1 — Padiglione colle chiavi decussate : SED .... CO GAZ • J$ - - B. V. della Concezione R PA RA TVTVM. Nicolò Papadopoli. (27) Zanetti G. A., Opera citata. Tomo III, pag. 480-481, tav. XXVI, n- 54» 55» 57. 58, 59, 61, 62. (28) Pigorini L., Baiocchelle papali e loro contraffazioni. " Periodico di Numismatica e Sfragistica, „ anno V, 1873, pag. 162,163,165, n. 17, 18, 19, 20, 21, 22, 33, 3.,, 35 e 53, tav. V, n. 7 e 11. IL DUCATO D'ORO ANCONITANO NEL SECOLO XIV La zecca Anconitana non fu ancora illustrata da alcuno con quell'ampiezza che richiederebbe l'impor- tanza dell'argomento e molti punti della sua storia restano oscuri. Basti accennare al principio dell'eser- cizio della zecca. " La prima notizia della zecca di Ancona, „ scrivevano gli egregi signori Gnecchi nel loro Saggio di Bibliografia Numismatica delle Zecche Italiane, " si ha da una convenzione del 1249 coi Ravennati < L > „ L'Olivieri invece aveva già pubblicato due documenti pesaresi del 1234 e 1235 che parla- vano della moneta anconitana i 2 ' ; a questi due docu- menti accennò pure il Pcruzzi nel primo tomo delle sue Dissertazioni là dove parla della zecca e delle monete '3) : ad essi posso aggiungere una carta del- l'archivio capitolare di Fano anteriore di un decennio : è una enfiteusi creata il 2 Giugno 1225 per l'annua corrisposta di due denari anconitani '(4). Ma non è li) Francesco ed Ekcole Gnecchi, Saggio di Bibliografìa Numisma- tica delle Zecche italiane Medioevali e Moderne. Milano 1889, pag. 9. (2) Annibale degli Abati Olivieri, Della Zecca di Pesaro e delle monete pesaresi dei secoli bassi. Bologna 1773, pag. X. (3) Peruzzi, Dissertazioni anconitane. Volume I. Bologna 1818, pagina 271. (4) Pergamene, toni. I. 336 GIUSEPPE CASTELLANI questo il luogo di chiarire una questione la quale ri- chiederebbe indagini che mi manca il modo di fare. Un documento dello stesso archivio capitolare di Fano mi dà occasione di portare un po' di lume su di un altro punto controverso o a dir meglio non conosciuto della storia monetaria di Ancona, cioè sulla esistenza della moneta o ducato d' oro durante il periodo repubblicano. Il Peruzzi sopra citato, avversario deciso di chi sostiene l'autonomia del Comune Anconitano, pur conviene che le monete più antiche sono quelle sulle quali non si veggono le chiavi e il triregno (5) e pub- blica una moneta d'oro " notevole, die' egli, per la singolarità di non avere segno alcuno della domi- nazione pontificia ( 6) . „ Altra simile fu pubblicata nel Catalogo di vendita della collezione Rossi (7). Ma queste due monete sono identiche pel tipo, per l'arte e per la forma delle lettere a quella conservata nel Reale Gabinetto Numismatico di Brera della quale debbo la notizia all'egregio Conservatore D.r Solone Ambrosoli. L'esemplare di Brera nel giro, dietro al cavaliere, dove l'esemplare pubblicato dal Peruzzi ha uno spazio vuoto e quello del Catalogo Rossi qualche segno confuso, presenta le chiavi decussate che, sap- piamo dal Ciavarini ( 8 > essersi aggiunte allo stemma di Ancona sulle monete per ordine di Giulio II. Queste monete inoltre sono doppi zecchini e non semplici ducati, infatti l' esemplare di Brera pesa gr. 6.85. Ora le zecche dello stato Pontificio, che io (5) Peruzzi, Op. cit. pag. 274. (6) Idem, ibid., pag. 276, tav. VI, num. XLIII. (7) Catalogo della collezione Rossi di Roma, pag. 1, num. 6, tav. I, numero 6. (8) Ciavarini Carisio, Sommario della storia d'Ancona, nella " Ri- vista delle Marche ed Umbria. „ Ancona 1868, pag. 1476. IL DUCATO D ORO ANCONITANO NEL SECOLO XIV 337 - - ■ —\ ■ sappia, non coniarono doppi zecchini prima del se- colo decimoquinto : il primo doppio zecchino certo pubblicato dal Cinagli è quello di Pio II, (1458-1464) (9) mentre l'altro di Alessandro V (1409-1410) ( lo) è molto incerto perchè riferito sulla fede di un ma- noscritto e non per la conoscenza di un esemplare- esistente. Nel citato Catalogo Rossi al numero 7 evvi uno cecchino di Ancona così descritto : i& - PPS + S • QVIRIACVS. Il Santo in piedi. 9 — DE ANCONA. Cavaliere armato galoppando a destra. Siccome però non ne è riprodotto il tipo e dif- ficile stabilire se appartenga all'epoca di cui parliamo. Allo stato delle cose adunque ho creduto utile pubblicare un documento che ci afferma l'esistenza del ducato d' oro del Comune d' Ancona nel se- colo XIV e ce ne dice il valore. Desso esiste, come ho detto, nell'archivio del Capitolo della Cattedrale di Fano (") e io lo riproduco da una copia esistente nell'archivio Municipale nei regesti dell'abate Tondini che facevano parte dell'archivio Amiani < 12 ). .1 In Xom. D.ni Amen. An. Nativ. eiusd. M. CCC. LXV. luci. « tertia et die XVII Mens. Iulii Pontif. Sanctiss. Patris et d.ni nostri « d.ni Urbani divina provid. Papac quinti an. tertio. Noverint uni- u versi quod in mei Not. et testini, infrascript. presentia providus « Vir Ser Severiits lohannis de Faventia procur. et procur. N'ornine u honorab. viri Ser Ramcsini de Raiifesiiiis de Faventia Deposi- « tarii Camerae R. E. in Ancona, confessus t'uit et recognovit se « vice et noni. d. Camerae habuisse et recepisse a Rever. in Gir. (9) Cinagli Angelo, Le monete dei Papi. Fermo 1848, pag. 52. (io) Idem, Op. cit., pag. 40. (11) Pergamene, tomo III, num. 8. (12) Archivio Amiani, num. 8-ri, fascicolo II. 33& GIUSEPPE CASTELLANI « Patre d.no fratre Lconsino Episcopo Fanense per manus dompni « Iohannis Rectoris Ecclesiae S. Iohannis filiorum Ugonis de Fano « prò parte subsidii d. d.no E. pò et ejus clero impositi per R. P. « d.num d.num Egidiutn Sabinen. Episcopnm Apos. Sedis legatum « prò concordia Societatis d.ni Amchini de Bongoado videi, prò ii primo termino dicti subsidii ducatos auri decem septem, inter « quos fuerunt quatuor ducati Comunis Ancori, prò quorum lagio ii {sic) solvit denar. viginti Anconitanor. parvor. ad rationem de- li narior. quinque prò ducato. De quibus etc. « Acta fuerunt haec Ancone in domo Episcopali presentibus ii Ser Marco Terisini Notario de Faventia et philippino Philippini ii de Dovadula, etc. « Ego Goscalcus Pashini de Wesalia Clericus Colonien. Diaec. « pub. apostol. et imperiai auctor. Not. et Ofhcialis Camene, etc. ii Loco •{■ signi. » Duolmi di non poter corredare questo documento di altre notizie che valgano a dimostrarci la ragione del deprezzamento che aveva la moneta anconitana a confronto delle altre pontificie o veneziane. Ciò di latti non può attribuirsi al minore intrinseco di essa perchè non eravamo ancora nel periodo in cui si al- terò la bontà delle monete a scopo di lucro e male avrebbe provveduto al suo credito Ancona rivale, a volte vittoriosa, di Venezia se avesse coniato monete di minore bontà di quelle della sua nemica o dei Pontefici nel cui dominio si ritrovava. Anche le sue monete di argento sono là a provare l'onestà che presiedette sempre alla coniazione della moneta an- conitana. Altri meglio di me potrà vedere se mi appongo al vero sia assaggiando il ducato d'oro anconitano, sia dando in luce nuovi documenti. Farmi utile accennare che nell'epoca alla quale si riferisce il nostro documento correvano tempi ben tristi per la Repubblica Anconitana. Infatti fin dal 1348 Ancona era caduta per sorpresa sotto Galeotto e Malatcsta de' Malatesti ai quali ritolta dal Cardinale IL DUCATO D ORO ANCONITANO NEL SECOLO XIV 339 Egidio Albornoz nel 1355, era stata assoggettata al dominio dei Papi e dello stesso Cardinale Legato che, dalla rocca di S. Cataldo, spadroneggiava tirannica- mente la città. Soltanto più tardi, ossia nel 1376, tu reintegrata nei suoi privilegi e nel libero reggimento. Durante questo lungo periodo di quasi trent'anni la zecca rimase chiusa ( J 3). In questi latti forse potrebbe trovarsi la ragione del deprezzamento delle monete che ricordavano il governo comunale, glorioso ma inviso ai reggitori di allora. Giuseppe Castellani. I13) Ciavarini, Op. cit., pag. 1438. MONETE D'ORO CONIATE DA CARLO I D'ANGIÒ A TUNISI In un ripostiglio assai numeroso di monete nor- manne, sveve ed angioine, trovato recentemente nei dintorni di Napoli, comparvero due multipli di tareno di Carlo d'Angiò, di grande interesse per la leggenda del dritto. Queste due monete sono simili a quella che pub- blicai già in un precedente articolo sulle monete di Carlo d'Angiò C 1 ) e che trovasi nella ricca nummoteca di Torino. Ma quell'esemplare, essendo l'epigrafe incom- pleta, a cagione dell'irregolare contorno, aveva dato occasione a parecchie divinazioni, di cui nessuna si avvicinava al vero. Il Promis che acquistò, per il Museo di Torino , quel prezioso tareno , nel clas- sificarlo, l'aveva posto tra le monete di Carlo II, in- terpretando forse per SGCVNDVS « R€X il rimasuglio d' epigrafe S€ VS • XP che circondava il K, im- presso nel mezzo della moneta. Nel precitato lavoretto sulle monete di Carlo I, dimostrai l'inverosimiglianza di una tale attribuzione, ed accennando alla più probabile interpretazione di (i) A. Sambo.n, Monnayage de Charles I d'Anjou. Tav. III. "Annuaire de la Socicte francaise de Numismatique „, Luglio-Agosto 1891. 342 ARTURO <;. SAMBON SCL • I6RVS • R€X, dissi che questa pure pareva incerta e strana, sia perchè la seconda lettera sembrava un e, sia perchè in nessun documento, né su moneta o suggello di Carlo d'Angiò, trovatasi il titolo di Gerusa- lemme posposto a quello di Sicilia e ciò, non solo per vanto del nuovo ed importante acquisto, ma, più ancora, per il sentimento religioso che vi si connetteva. Ed una religiosa dicitura ci rivelano ora i più completi esemplari del ripostiglio napoletano, dicitura che ci permetterà, credo, di determinare 1' epoca di emissione di queste monete. Confrontando gli esemplari del ripostiglio na- poletano, con quello del Musco di Torino è evidente che P epigrafe deve essere così ricostituita : Karohts S6RVVS • XP\sti. Diamo il disegno de' due esemplari trovati re- centemente, completandone l'epigrafe : Questa umile espressione di religioso entusiasmo, potrebbe riferirsi egualmente a tre avvenimenti. i. Alla conquista del regno. Per questa im- presa il pontefice aveva bandita la crociata, decretando che chiunque prendeva le armi contro lo scomunicato Manfredi, avrebbe goduto di quegli stessi benefizi e di quelle indulgenze che concedevansi a coloro che combattevano, per il Santo Sepolcro, contro gl'in- fedeli. E Carlo, campione della Chiesa, intento a cat- tivarsi sempre più, con espressioni di ossequio e di riconoscenza, l' animo del pontefice, avrebbe potuto coniare nel 1266 questa moneta con tipo religioso. MONETE D ORO CONIATE DA CARLO I D ANGIO 343 2. Alla crociata, più volte apparecchiata, contro il Paleologo. Michele Paleologo aveva riac- quistato Costantinopoli nel 1267 e l'imperatore Bal- dovino , profugo , dopo avere inutilmente richiesto l'aiuto di altri principi cattolici, ricorse a Carlo e sta- bilì con lui i patti per la conquista e la divisione del greco impero. Da tempo apparecchiava dunque Carlo l'armata, aggravando sempre più i suoi sudditi, quando nel 1274, Gregorio X, per attraversare quegli ambi- ziosi disegni, tolse, nel concilio di Lione, la scomu- nica che era stata pronunciata contro il Paleologo. Eletto però papa il francese Martino IV, addi 22 feb- braio 128 1, questi, intento a promuovere gli interessi dell'angioino, scomunicò di nuovo il Paleologo nel giovedì santo (io aprile) di quell'anno ed aiutò Carlo ad allearsi con Venezia contro i Greci, e ad accele- rare gì' interrotti armamenti per l' anelata impresa d'oriente; ma furono quegli ambiziosi disegni resi vani, questa volta dalla ribellione della Sicilia. 3. Alla crociata di Tunisi. Luigi IX aveva persuaso il fratello a prendere la croce, e questi, per volgere gli eventi a suo profitto , aveva indotto il monarca francese a tentar prima la conquista di Tunisi. In quella sciagurata impresa, come tutti sanno, perde la vita il buon Luigi IX, mentre invece il si- culo sovrano, giunto poche ore dopo la morte del fratello, conchiudeva vantaggiosi patti col Tunisino, obbligandolo di nuovo a' tributi impostigli già dai Normanni e dagli Svevi. Non credo che queste monete col SERVVS XPìsfi sieno state coniate nel 1266 e non lo credo per le seguenti ragioni : l.° Perchè i ripostigli sembrano confermare l'ipo- tesi del Blanchard che, cioè, il tareno collo stemma e col K circondato dal nome KARO^c REX, di fattura 344 ARTURO G. SAMBON essenzialmente francese , sia stato coniato nel 1266, assieme ai reali e 142 reali ; e che, contemporanea- mente o poco di poi, fu emesso il multiplo di tareno, di forma globulare, col cavaliere e l'epigrafe K • Dei • GRÀ • REX • SICIL • DVC • APVLIE ■ PRC • CAP • 2. Perchè, come avemmo già occasione di dire neh' opuscolo : Monnayage de Charles d'Anjou, il ro- vescio dei tari col cavaliere è. assai simile a quello delle monete sveve , avendo la scritta ic XC NIKÀ , come sui tari di Federico II, di Corrado e di Man- fredi, mentre sui tari col S€RVVS XPlsti, abbiamo già una sensibile modifica, trovandosi solo le sigle l€ XS, colle C mutate in € ed S, e questo cambiamento, al- trimenti di niun interesse , diventa un indizio im- portante per la classifica. Volendosi attribuire la moneta alla divisata im- presa costantinopolitana, si dovrebbe assegnare o agli anni 1270-1274 ovvero dal 1281 (febbraio) al 1282 (aprile). Ma certo dal 1281 al 1282 non potè coniarsi. Ne traggo la convinzione dall' esame del ripo- stiglio. Conteneva gran numero di augustali e tari svevi e solo poche monete angioine ; ossia alcuni tari collo stemma e diversi col K al dritto e la croce al rovescio , due dei quali colla iscrizione S6RVVS XP\sti. È quindi evidente che il ripostiglio è anteriore all'anno 1278, poiché in quell'anno Carlo coniò il carlino d'oro e riuscì, finalmente, con tale riforma monetaria, a dar lo sfratto ai tari svevi e normanni. Del resto ammettendo pure che fossero continuati a circolare que' tari, sin verso il 1282 ; è ad ogni modo inammissibile che, in così grande massa d'oro, mancassero i carlini angioini. Esclusa dunque la possibilità di un' attribuzione agli anni 1281-1282, è evidente che la moneta dovè essere coniata non prima del 1270 ne dopo il 1274; MONETE D ORO CONIATE DA CARLO 1 D ANGIO 345 o in occasione della crociata di Tunisi, o quando Carlo s' apparecchiava alla conquista dell' impero Greco. E, tra le due ipotesi, preferisco, quella che si riferisce all' impresa di Tunisi ; poiché una preziosa notizia, tratta dal registro angioino 127 1 A dell'Ar- chivio di Napoli, viene a confermarla. Questo re- gistro, disgraziatamente non esiste più, ma nel XV11 secolo, il De Lcllis, impiegato all'archivio di Napoli, di cui rimangono importanti stuelli sulle famiglie nobili del Reame , segnò le notizie più importanti, che gli vennero sott' occhio nello spoglio di quello e di altri registri e, tra le annotazioni da lui fatte, e' interessa la seguente : " Si ordina allo straticò di Messina di pagare " una certa somma a Vitale e Lanfranco Riccio, Zcc- " chieri, mandati ad felicem exercitum nostrum a pud " Tunisi) un prò exercenda sic la in die/o exercito. „ (Reg. 1271, A, ibi. 4). Carlo, rimase quasi tre mesi in Africa, essendo arrivato quivi il 25 agosto 1270 e partito il 18 no- vembre i 2 > , e quindi , avendo seco de' Zecchieri e quanto occorreva per il conio, è più che probabile che avesse agio di coniar moneta. È anche assai na- turale che, dopo la morte del fratello, rivestito an- cora delle religiose insegne del crociato abbia det- tato quell'umile leggenda. Penso però, che tornato nel Regno, ed accin- gendosi all'impresa di Costantinopoli, abbia ripetuto quel conio, la cui epigrafe ben s'adattava al religioso fanatismo con cui cercò l'Angioino di assecondare i suoi disegni siili' impero greco. (2) Reg. Ang. dell' Archivio di Napoli N. 6, fol. 155-167 t. N. 13 , fol. 62, 63 e 64. — Vedi Minieri Riccio , Jtintrario di Carlo a" Aitato , P a g- 5- 346 A. G. SAMBON - MONETE D ORO CONTATE DA CARLO I D ANGIÒ Ad ogni modo, parmi che all'elenco, già assai numeroso, delle officine che coniarono moneta a nome di Carlo d'i\ngiò, sia da aggiungere quella di Tunisi, sebbene , vi si sia coniata moneta per assai breve tempo , e sia stata 1' officina messa su, alla meglio, nell'accampamento de' crociati. Arturo G. Sambon. IL RIPOSTIGLIO DI MONFALCONE All'estremo lembo orientale della pianura cisal- pina, poco lungi dalla foce del celebre Timavo, sorge in amena contrada la cittadetta di Monfalcone, domi- nata dal monte di egual nome, che è una delle ultime alture della Carsia, e le cui pendici sono percorse dalla ferrovia che da Udine passando per Auresina, mette capo a Trieste. In questa cittadetta, che prende fama dalle sorgenti termali già note agli antichi ro- mani, nella via del Duomo, vicino al sito sul quale altra volta sorgeva il palazzo de' rettori ed accosto alla vecchia cinta murale, apprestandosi le fondamenta per un nuovo teatro, alla profondità di circa un metro venne trovato ne' primi giorni del passato mese di maggio un vaso di terra nerastra ricolmo di monete d'argento del secolo decimoterzo e del principio del decimoquarto. Come di solito in simili contingenze, moltissime di queste monete andarono disperse; tuttavia riuscì al municipio del luogo, quale rappresentante del con- sorzio costruttore del teatro, di prenderne in custodia circa 1600 pezzi. Per gentile condiscendenza di quel- l'egregio podestà, avvocato Ernesto Trcvisan, ed assi- stito dal chiar. signore Carlo Lonzar, ai quali mi sento in dovere di rendere vive grazie, io potei esaminare tutta questa considerevole massa di monete; inoltre estendendo le indagini mi venne anche fatto di cono- scere quasi 400 di quelle che erano passate in altre mani. Non credo di esagerare, per quello che mi fu ri te- 348 ALBERTO PUSCHI rito, stimando che il ripostiglio contenesse duemila ed alcune centinaia di monete. Trovai che relativamente esiguo era il numero dei pezzi bene conservati ; es- sendo quelli da me veduti in gran parte guasti per la forte ossidazione favorita dalla natura del terreno, così che diffìcile. era di rilevare tutte le particolarità de' differenti coni, e molte monete erano coperte da una dura crosta che le rendeva quasi indecifrabili. Il maggior contingente del deposito, o più esat- tamente delle monete che ho esaminate, componevasi di grossi matapani di Venezia , preponderanti quelli del doge Pietro Gradenigo, di grossi aquilini di Me- rano e di grossi carentani o tirolini col nome di Mei- nardo. Ne do qui un breve prospetto dividendo il materiale in tre gruppi. I. Grossi veneziani. Pezzi 788 e propriamente coi nomi di Pietro Ziani. 1205-1229 Jacopo Tiepolo. 1229-1249 . Marino Morosini. 1249-1253. Ranieri Zeno. 1253-1268 Lorenzo Tiepolo. 1268-1275 Jacopo Contarini. 1275-1280 Giovanni Dandolo. 1280-1289 Pietro Gradenigo. 1289-1311 Marino Zorzi. 1311-1312 Giovanni Soranzo. 1312-1328 pezzi 2 » 4 » 2 tt 34 v 45 » 7° » 84 tt 5i° tt 3 34 II. Monete dei conti del Tirolo. a) Grossi aquilini (aguglìni grossi, Meraner Adlergro- sellai). Pezzi 206. i& — + COMES S TI ROL* Aquila semplice spiegata col capo volto a destra. 9* — D€ — M€— RA — NO. Grande croce che divide in quattro parti tutto il campo e la leggenda. IL RIPOSTIGLIO DI MONFALCOXE 349 Rilevai parecchie varietà di questi grossi, ricono- scibili principalmente dall'iscrizione per la quale i me- desimi si possono distribuire in due serie. La prima è distinta dalla €, la seconda invece presenta la stessa lettera nella forma di E ed ha nel maggior numero degli esemplari il in luogo del solito N. Ordinando abbiamo : i. & - + COMES STIROL.S 5>' - D€ ME RA NO 2. 1& -- + COMES STIROL 11 *- lì 11 f 11 D#€ „ „ , » D- ^ ;; il i lì D. ^ il il ì lì D€ ■ » il i lì D€ MA „ , . 9 1) DE ME RA HO MA „ „ o o 11 n n » HO o o n 'i fi »t >t i» MA • „ » »; MA RA- „ n ©DE „ RA „ ii DE MA- „ „ MA „ + + Non vidi alcun esemplare in cui la € caratteristica della prima serie fosse alternata con la E della se- conda. Il diametro e di min. 20-21; il peso dei pezzi di migliore conservazione varia da grammi 1.300 a grammi r.435, e quello medio di 60 pezzi scelti da ambedue le serie corrisponde a grammi 1.395 per cadauno. Secondo l'accreditato giudizio del mio illustre maestro ed amico, il prof. Arnoldo de Luschin ('), (1) Zur miltelalterltclitn Mùnzkunde Tirols nella " Numismatische Zeitschrift „, Voi. I, pag. 155 e seg. 350 ALBERTO PUSCHI queste monete sarebbero state battute in Merano da artefici italiani per conto di Alberto III del Tirolo, morto nel 1253. Le medesime, al pari delle seguenti col nome di Meinardo, ebbero rapida diffusione al di qua delle Alpi, ove avrebbero servito di prototipo a non poche imitazioni fatte da città e principi italiani, e delle quali le prime sarebbero comparse, come di- mostrò il Promis, pochi anni dopo la lega monetaria di Cremona del 1254 ( 2 ). b) Denari tirolini col nome di Meinardo, conosciuti co- munemente coli' appellativo di grossi carentani o ti- rolini (dcnarii de XX , Zwainziger o Etschkreuzer). Pezzi 915. /& — ME IN AR DV'. Grande croce che scompartisce tutta la moneta, intralciata da una minore. ~$ — + OOMES — TIROL. Nel mezzo aquila spiegata col capo volto a sinistra. Più numerose sono in questo gruppo le varietà di conio e rendono evidente che questa specie di monete ebbe molte emissioni, le quali si succedettero per un periodo di anni abbastanza lungo. La principale differenza si riscontra neh' aquila, che oltre allo stile ed al disegno diverso, lungo gli omeri è ora adorna di sottile fascia, simile al gambo del trifoglio, ed ora ne è priva. Il primo tipo che nel nostro deposito apparve in gran copia, era stato con- siderato come meno antico dal Luschin, quando con esattezza degna di venire raccomandata ad esempio, descrisse il ricco ripostiglio di monete di egual specie, scoperto nella primavera del 1867 a Primano nella valle del Timavo superiore e sul versante dell' Adria- tico (3). Ma contro il suo parere furono mosse obiezioni, (2) Monete del Piemonte inedite o rare, pag. 24. (3) Loc. cit. Appendice I, pag. 322 e seg. IL RIPOSTIGLIO DI MONKALCOXE 351 dinanzi alle quali egli stesso si mostrò propenso ad invertire l' ordine dando la precedenza agli esemplari coli' aquila semplice; laddove il professore Arnoldo Busson reputava non essere questa varietà di nessuna importanza per la classificazione dei denari di Mei- nardo (4). Comunque, sì gli uni che gli altri sono altresì distinti da un contrassegno, collocato nel rovescio tra le parole COMES e TIROL, il quale può riferirsi all'emis- sione, oppure venir riguardato per sigla del zecchiere, vigendo allora anche nel Tirolo l'uso di dare in ap- palto la fabbricazione della moneta. I segni da me osservati rappresentano: una rosetta ora a cinque, ora a sei foglie, ovvero quattro più piccole disposte a croce; un ramoscello con tre fiorellini, un fiore campa- nuliforme, un giglio al rovescio; un globuletto solo oppure tre congiunti da due lineette doppie, un globulo sormontato da altro minore; una stella a sei raggi, ora grande, ora piccola, la quale in alcuni pezzi è fiancheggiata da punti ; una crocetta patente , uno scudo in senso inverso ; — oppure somigliano ad una coda di rondine o di gallo alpestre o di aquila — o si compongono come di due piccole lune cre- scenti, opposte 1' una all'altra e separate da un ovolo, od hanno la forma d' incudine in mezzo a due lu- nette pure crescenti. E probabile che qui i medesimi non si arrestino; ma nello stato di conservazione poco buona delle nostre monete, non m'ò riuscito di rile- varne di altri. Alcuni de' nominati figurano tanto sui denari coli' aquila adorna di fascie, che per brevità diremo fregiata, quanto sugli altri che l'hanno semplice, vale a dire senza tale distintivo. In questi segni co- muni alle due varietà noi potremmo ravvisare il pas- 14) Kleine Beitràge ziti- mittelalterlichen Munzkundc Tirols nella stessa " Numismatische Zeitschrift „, Volume X, pag. 329 e seg. 352 ALBERTO PUSCHI saggio dall'una all'altra specie, se altre e più mar- cate differenze non ce lo facessero dubitare. I contras- segni che più si ripetono negli esemplari col primo tipo dell'aquila, sono le quattro rosette disposte a croce, il ramoscello coi fiorellini, la crocetta, lo scudo, il globulo solo ed i tre globuletti congiunti da linee; in quelli del secondo tipo la coda d'aquila. Le leggende non offron notabili varianti; per lo contrario il diverso aspetto delle lettere, la figura del- l' aquila disegnata in modo vario, e la croce stessa più o meno potenziata, provano come abbiamo già accennato, che la produzione delle monete di questa specie e collo stesso nome di Meinardo fu conti- nuata per molti anni. Più corretti e di più fina esecu- zione sono i denari coli' aquila semplice; gli altri sono meno belli, ed in molti le lettere si mostrano poco distinte o compariscono talvolta deformi per la esa- gerata larghezza delle aste. Ne' primi vedesi esclusi- vamente la lettera (I; nei secondi la C. Riassumo le principali varietà, tralasciando d' indicare quelle che presentano lettere imperfette e monche. i. Aquila fregiata. ^ ME HI AR DV 9' - + COMES - TIROL „ COMES M »» *' " „ COMES - TIROL- „ COMES - TIROL ■ME III AR DV l'IE „ V ,, IMI „ lì „ l'IE „ )t » HE „ „ DVS Il 1 NI t) D V S •ME III ìì DVS 1 .semplice. ME IN AP DV & - -ME IN AP DV ]> + (JOMES TIROL » » » AR DV „ „ „ R 11 diametro è di mm. 19-21, il peso varia da grammi T.250 a T.530 e quello medio di parecchi IL RIPOSTIGLIO DI MONFALCONF. 353 gruppi di esemplari bene conservati da grammi 1.300 a 1.350 per ciascun denaro. Attenendosi alle analisi di alcuni pezzi del deposito di Primano, fatte eseguire dal Luschin, il quantitativo di fino sarebbe di 0.905, 0.890, 0.884 ed 0.880. Ad Alberto III, ultimo della famiglia de' conti di Val Venosta, era succeduto nell'anno 1254 Mcinardo I, marito della figlia di lui Adelaide e conte di Gorizia. Questi morì quattro anni dopo, lasciando lo stato ai figli Meinardo II ed Alberto II , i quali dopo aver governato in comune per parecchio tempo, nel 127 1 si divisero il retaggio paterno. Quegli ebbe il Tirolo, questi la Pusteria e tutti i beni appartenenti al do- minio de' conti goriziani. Parecchie ragioni addotte dal Luschin fanno credere che già il loro padre abbia dato principio alla coniazione de' denari carcntani, no- minati da' Tedeschi Kreuzer, crucigeri, per la croce ond' erano adorni, o Zwainzigcr per il loro valore di venti veronesi, e ch'essa sia stata continuata da Mei- nardo li. Ma come la zecca di Lienz, propria de' conti di Gorizia, batteva contemporaneamente monete col nome dello stesso Meinardo, oltre che con quello di Al- berto II, cos'i non è meno probabile che tenendo i fra- telli comune governo, l'officina di Merano avesse pur coniato per conto d'entrambi. Anzi dallo stesso trattato di divisione rilevasi che la moneta meranese doveva rimanere comune anche dopo la separazione de' do- mini. Soltanto strano appare che laddove a Lienz ciascuno dei fratelli imprime il proprio nome sulle mo- nete fabbricate per proprio conto, ne' denari di Merano non comparisca che quello di Meinardo. Questo fatto non potrebbesi spiegare se non col tener per fermo che i fratelli abbiano mantenuto il tipo stesso intro- dotto dal padre loro, principalmente per evitare che qualsifosse innovazione non danneggiasse il prestigio 354 ALBERTO PCSCHI che questa moneta godeva e non ne diminuisse gli utili che dovevano essere rilevanti. Non è poi meno probabile, per quello che fu esposto e per quanto c'in- formano documenti del tempo, che questi tirolini si continuassero a fabbricare anche dopo la morte di Mei- nardo II, almeno durante i primi vent' anni del secolo XIV. Forse che a questo periodo spettano gli esem- plari coli' aquila semplice e di esecuzione più artistica. La riserva posta da Alberto II nel patto del 127 1 circa i comuni diritti sulla moneta di Merano non è senza importanza per questa parte d' Italia e per le regioni contermini soggette all'influenza de' conti di Gorizia, nelle quali i prodotti di quella zecca si trovano in grande copia accanto alle monete della repubblica Veneta. La diffusione degli aquilini e de' tirolini era bensì favorita dal prestigio che i medesimi s' erano acquistati al di qua delle Alpi ; tuttavia non credo potersi negare che v' abbiano contribuito pure larga- mente le molteplici attinenze di Gorizia col Tirolo. III. — Monete 01 zecche diverse. A. — 1 pochi denari ili Aquileia che offre il de- posito di Monfalcone spettano a [quattro patriarchi (5). 1. Gregorio di Montelongo, 125 j -69. a) i& -- ■ GRÉGORf • -- • GLÉCTVS • Il prelato ritto di faccia tiene con ambo le mani un libro. 1}' - •CIVITÀwA- QVIL6GIA • S. Ermacora porge la croce al patriarca. Pezzi 2. b) i& — GREGO — RIV" • PA • Il prelato seduto con van- gelo e croce. };£ — • AQVI — LGGIA • Aquila spiegata con la testa volta a destra. Pezzi 2. (5) Puscm, L' Atelier monétairt des Patriarchts cf Aquilée, pag. 75 e seguenti. IL RIPOSTIGLIO DI MONFALCONE 355 2. Raimondo della Torre, 1273-99. a) & — • RAIMO - NDV PA • Il prelato seduto in faldi- storio con libro e croce. $ — • AQVILE — G6NSIS • Torre merlata, stemma genti- lizio di Raimondo. Denaro coniato nel 1274. Pezzi 2. ò) i& - x RAIMO X - X DNV PA X La Vergine seduta tiene nel braccio sinistro il Redentore. 9/ — X AQVILE X - X &ENSIS X Aquila spiegata volta col capo a sinistra. Coniato nel 1278. Pezzi 1. e) i& — RAIMV — NDV' PA • Patriarca seduto come sopra. 9* - + AQVIL6&ENSIS • Due bastoni gigliati e decus- sati. Coniato nel 1281. Pezzi 1. d) i& — Uguale al precedente. IJ> — Uguale iscrizione. Croce, gli angoli superiori della quale hanno due chiavi, gl'inferiori due torri merlate. Coniato nel 1287. Pezzi 1. 3. Pietro Gerra, 1299-1301. <& — ® PttTRVS — • PATRA. Prelato seduto con libro e croce. 9' - ® ÀQVIUI ® GttNSIS ® Aquila spiegata che ha sul capo una piccola croce e sul petto uno scudo incre- spato in cinque pezzi. Pezzi 3. 4. Ottobono de' Razzi, 1302-1315. i& — .'. OTOBO — NVS .'. PA .'. Patriarca con Vangelo e croce, la parte inferiore del quale è coperta da uno scudo su cui è impressa l'aquila d'Aquileia. 9 — + A - QVILU - GdlMSI - S. Grande scudo partito, a sin. fasciato e a destra con banda di vaio. Pezzi 25. B. — De' vescovi eli Trieste non comparve che il seguente denaro di Arlongo de' Visgoni, 1260-1281 ' 6| . i& — • ARLON • — GVw • 6P • Vescovo seduto con pasto- rale e libro. (6; Puscm, Op. cit , pag. 82. 356 ALBERTO PUSCHI 9 -- • f CIVITAw TÉRGGwTVM. Colomba coll'ali spiegate, volta a destra e tenente nel becco un ramoscello di olivo. Pezzi 3. C. — Appartiene al conte Alberto II di Gorizia, [271-1304, il denaro (7) che ha nel i& - + ÀLBERTVS ® COMES. Leone che procede verso sinistra. $ - - + GORICIE ® DE LVON^ Rosa a sei foglie. Pezzi 3. D. Trento. Al vescovo Federico Wanga , 1207-1218, viene attribuito il grosso seguente, il quale potrebbe spettare del pari a qualcuno de' suoi succes- sori ,8) . ,©' — +• EPS TRIDENTI • Busto di prelato in pontificale volto a sinistra, il quale tiene il pastorale ed impartisce la benedizione. 9 — + IMPERATOR e nel campo + F. Pezzi 1. E invece di Eginone d'Appiano, altro vescovo di Trento, 1248-1273 il grosso (9) che ha nel ,©* — + CI ....TRIDENTI. Busto come nel precedente. 9 - ll'l — PE — RA TO « Grande croce che divide tutta la moneta ed è accantonata da quattro rosette. Pezzi 1. E. — Le monete di maggior importanza e rarità offerte dal tesoretto di Monfalcone, sono alcune con- traffazioni del denaro tirolino di Meinardo prodotte da zecche dell' Italia settentrionale. (7) Schweitzer, Abregé de l'histoire des comics de Gorice, pag. 65, num. 17. (8) Gazzoletti, La zecca di Trento, pag. 33 e tav. I, n. 6. (9) Gazzoletti, Op. cit., pag. 35 e tav. I, n. 8. IL RIPOSTIGLIO DI MONFALCONE 357 1 . — Acqui. i& - - + ODONVS • EPISCOP. Aquila con fascie alle ali. Tj> — AQ — VE — NS — IS. Grande croce che divide tutta la moneta con altra più piccola tra le quattro braccia della prima. Pezzi i. Conforme al parere del Promis ( IO ) questo grosso sarebbe stato battuto dal vescovo Oddone Bellingeri, che tenne il governo della città di Acqui tra il 1305 ed il 1313 e fu favorito dall'imperatore Enrico VII. L' esemplare di Monfalcone è di buona conserva- zione e pesa grammi r.400. 2. — Incisa. a) & - l'IAR - CKO - INC - ISE : Doppia croce come nel precedente. 9 - - + OTO : INPERATOR : Aquila con fascie. Pezzi 1. b) Varietà del precedente. & - • l'IAR - CKO - INC - : IS€. 9 - + OTO : ll'IPERÀTOR ; Pezzi 1. 11 primo pesa grammi T.400 ed il secondo 1.300. Questa rarissima moneta fu per la prima volta pubblicata dal Luschin < ri ), che l'aveva rinvenuta nel ripostiglio di Primano da noi già citato. Ma il suo esemplare che ora trovasi nel gabinetto numis- matico di S. M. in Torino, porta nel dritto : l'ic - h ; 1 - ci - se. I marchesi d' Incisa vantavansi di discendere da Adalasia, figlia di Ottone I e moglie del marchese (io) Op. cit., pag. 7 e tav. I, n. 4. Vedi pure Luschin, Loc. cit. Ap- pendice II, pag. 333 e tav. Vili, n. 6, ed A. Busson , nella " Numisma- tische Zeitschrift „, Voi. XIV, pag. 283. (11) Loc. cit., pag. 334 e tav. Vili, n. 8. 358 ALBERTO PIJSCIII Aleramo di Saluzzo ; opperò è verisimile che a questo imperatore eglino facessero risalire i privilegi sui quali fondavano le loro pretensioni' 121 . L'origine di questo grosso imitante il tipo del tirolino può forse ricercarsi tra gli anni 1305 e 1310, vale a dire prima della grida emanata da Pavia li 7 novembre 131 1 da Enrico VII circa il valore delle monete che correvano allora nel- l' Italia settentrionale e contro l' abuso delle contraf- fazioni. 3. — Ivrea. i& — * ^ip — OR — EG- — IA * Doppia croce come nei precedenti. 9 - + FREDERICVS ± l,P. Aquila con fascie. Pezzi 4. Due pesano grammi 1.300 e due grammi 1.400 per cadauno. Questa moneta ( I 3), a quanto opina il Promis, sa- rebbe stata coniata dalla città d' Ivrea nell' epoca che precedette la sua dedizione ai principi di Savoia, 1313, e nella quale ella protetta dall'imperatore Enrico VII per alcuni anni governossi a repubblica. Il privilegio di zecca le sarebbe stato accordato già prima, o al- meno ella pretendeva di averlo ricevuto dall' impe- ratore Federico Barbarossa, per il quale aveva par- teggiato contro la Lega lombarda ; da ciò il nome di questo monarca sulle sue monete. 4. — Mantova. i& — DE — l'IA — NT — VA. Croce doppia come nei pre- cedenti. T$ - + VIRGILIVS @ — ®. Fra le due rosette un piccolo scudo bandato e nel campo aquila con fascie agli omeri. (12) Promis, Sulle monete del Piemonte. Supplemento, pag. 35. (13) Questo grosso, del quale quattro esemplari si rinvennero anche a Primano , fu già illustrato dal Promis, op. cit., tav. II, n. 1 , e venne ripubblicato dallo stesso Luschin, loc. cit., pag. 335 e tav. Vili, n. 9. IL RIPOSTIGLIO DI'MONFALCONE 359 Un altro esemplare ha nel diritto dinanzi al nome della città un punto ed una rosetta. Pezzi 2. Il peso è di grammi 1.500 per ciascuno. Il Portioli ( J 4) ascrive tale moneta al tempo dei due capitani Luigi e Guido Gonzaga e la ritiene bat- tuta dopo l'anno 1329, in cui per diploma di Lodo- vico il Bavaro delli 6 novembre questi signori furono creati vicari imperiali di Mantova. Egli sostiene la sua ipotesi adducendo lo scudo che sarebbe I' arma dei Gonzaga , e l'aquila quale emblema della dignità di vicari imperiali che non poteva essere usato da chi non avesse prima conseguito il vicariato. Ma lo scudo dei due esemplari di Montala me non sembra essere fasciato come in quello illustrato dal Portioli; pare invece bandato di quattro pezze. Non voglio escludere che ciò possa essere uno sbaglio dell'inci- sore poco esperto; però lo stile e la forma delle let- tere s'accosta troppe; ai tirolini ed alle contraffazioni che abbiamo descritte, per non doversi ammettere che anche il grosso in questione spetti al primo decennio del secolo XIV e che probabilmente la sua origine non sia stata del tutto legale. Riguardo all'età delle monete del nostro ripo- stiglio, troviamo che di data più recente potrebbero essere stimati i grossi del doge Giovanni Soranzo, il cui regnosi protrasse fino all'anno 1328. Le aqui- leiesi invece si arrestano coi denari del patriarca Otto- bono, morto nel 1315. Confesso che a me pare che quest'anno segni veramente il tempo, intorno al quale fu in Monfalcone nascosto questo tesoretto. L'essere relativamente scarso il numero de' matapani del So- ranzo, mentre in quantità considerevole sono quelli di 114; La creili di Mantova. Parte II, pag. 63, iig. 2.. 360 ALBERTO PUSCHI Pietro Gradenigo, dimostrerebbe che le monete furono accumulate pochi anni dopo l'esaltazione di quel doge. Se non ci fosse l' aquila, di cui fu supposto che stesse in relazione colla dignità di vicario imperiale, lo stesso Portioli (15) non sarebbe alieno dall' accettare lo scudo, che nel suo grosso si vede fasciato, per arma de' Bonacolsi, i quali dal 1276, col titolo di capitani del popolo , ressero Mantova per più di cinquant' anni. Ma trattandosi di contraffazione di una moneta fore- stiera che allora godeva in Italia molta reputazione, io sono d' avviso che della presenza dell' aquila non possa tenersi gran conto; laonde rimosso questo ostacolo nulla c'impedisce di giudicare che anche i tirolini di Mantova, almeno quelli del tipo di Monfal- cone, sieno stati coniati intorno all'anno 1310. 5. — Verona. ^y — 5 DE — VE — RO — NÀ. Croce doppia come nei precedenti. 9 - + 2 SANCÌ" S 3ENO S Fra le quattro rosette lo scudo colla scala proprio degli Scaligeri, nel campo l'aquila coronata senza fascie agli omeri. Pezzi 2. Uno degli esemplari da me pesato è uguale a grammi 1.400. Questa moneta venne già attribuita a Can Grande della Scala (131 1-1329) ( l6 ), ma potrebbe essere stata battuta da questo principe ancor quando egli teneva il governo insieme col fratello Alboino. F. Di Padova sono le due uniche monete di mistura fornite dal nostro deposito. Corrispondono a (15) Op. cit. Parte I, pag. 52. (16) Luschin, Loc. cit., pag. 336 e tav. Vili, n. io. IL RIPOSTIGLIO DI MONFALCO.NE 36 1 due esemplari del denaro piccolo coniato dopo l'anno 1256 ( r 7). G. — Chiude il prospetto la contraffazione del grosso veneziano, fatta da Stefano Urosio I, 1241-1272, di Rascia o Serbia e continuata dai suoi sucessori ( l8 >, Differisce essa dal prototipo nella leggenda del di- ritto che è • S • STttFÀN' - VROSIVS e lungo l'asta R«X. Pezzi to. Trieste, Agosto iSoj. Alberto Puschi. (17) Vkrci, Delle monete di Padova, in Zanetti, voi. Ili, pag. 383 e tav. XX, n. 2. (18) L.iriiic, Opis Jugoslavenskih novaca, tav. IV, n. 15. DOCUMENTI VISCONTEO-SFORZESCHI PER LA STORIA DELLA ZECCA DI MILANO PARTE SECONDA PERIODO SFORZESCO I. - FRANCESCO SFORZA. 153. — 1450, marzo 1, Vimercate. - Lo Sforza affida a Gabrinlo della Croce la custodia della zecca di Milano [Reg. due., n. 88, fol. 29]. V'è aggiunto che Marco Ferrari ebbe poi a surrogare nel suo officio il della Croce, dal 25 marzo innanzi. 154. — 1450, marzo 1, Vimercate. — Compadre de' Maggi e Gabriele de' Gabatori, già impiegati a' tempi del duca Fi- lippo Maria Visconti, assumono la carica di inquisitorcs fal- santi)! monetarum collo stipendio mensile di fiorini 3, più la terza parte delle contravvenzioni [Reg. dite, n. 90, fol. 66J. 155. — 1450, marzo ri, Vimercate. — Dottalo della Croce, citt. milanese nominato " assazatorem et generalem offitialem nostrum et Comunis nostri Mediolani super offitio assazandi, probandi et reprobandi quaslibet quantitates monetarum factarum et fiendarum in hac nostra Civitate Mediolani „ 364 EMILIO MOTTA [Rcg. dite, n. 88, fol. 26. — Reg. due. n. 90, fol. 114. — Reg. due, n. 93, fol. 376]. Donato, morto nel 1462, ebbe a successore per decreto 27 febbraio di detto anno, il figlio suo Gabriele. 156. — 1450, aprile 1, Milano. — Decreto che vieta a chiunque l'esportazione dell'oro e dell'argento dalla città e dal Ducato di Milano sotto pena [Reg. Panig. E. 11. — Bel- letti, Mss. citati]. 157. — 1450. — Confronto fra la proporzione de' me- talli monetati e de' generi ; e fra il valore di essi in Milano dal 1450 in circa sino al 1500 e dal 1745 sino al 1755. [Carli G. Rinaldo, Opere, VII, 1 16-126]. 158. — 1450-1466. — Serie delle monete coniate da Francesco I Sforza, duca di Milano [Gnecchi, Monete di Mi- lano, p. 66-73 e Riv. numism. Hai., II, 1893, p. 154 seg. — Cfr. anche Giulini, VI, 566 seg. e 583]. 159. — 1451, febbraio 18, Firenze. — Operazione con- versiva proposta da Paolo da Castagnola al duca di Milano per il più celere e vantaggioso sborso degli 80.000 fiorini dovutigli dalla Comunità di Firenze [Carteggio sforzesco, 1451, cartella I]. » 111." 10 Signore mio. Per casone che la S. V. ha da ricevere da questa Mag. ca Comunità in breve tempo fiorini ottanta mila larghi doro ho fatto pensiero in su due cose, la prima al vo- stro utile, la seconda al presto spaciamento. Essendo luna cosa et laltra al tempo doggi utile allo stato vostro, dicho dovendo la S. V. trarre di qui la valuta di detti fiorini ottantamila in fiorini di chiamerà o di Vinesia "si chome per lo adrieto siete costumato di fare, sarebbe con grandissima lungheza che in verità come ho rasonato con Cosimo [de Medici) non si ritra- rebono in tale moneta doro in due mesi et con grave chosto, et questo non farebe per voi né per chi ama il vostro presto spazamerito e Chosimo dice dicho il vero. Olii detto mi par- rebe havessi a serhivere quanta dirò a presso e che me ne dichi suo parere e in sentenza ma risposto omnino ve ne DOCUMENTI VISCONTEO-SFORZESCHI, ECC. 365 schriva perchè tutto sia per giovare et efattive et honeste cose sono. Dicho adunque Signore mio che sopradetti fiorini ottanta- mila mi parerebe la signoria vostra li avesse a trarre tutti di qui in fiorini doro larghi avisando la V. Excellentia che detti fiorini sono gravi quanto ducati vinitiani et doro migliori alcuna cosa, e allochio belli et magnificili. El pensiero mio sa- rebbe che la S. Y. ordinasse per grida che fiorini larghi di peso di Firenze se spendessino per ducati di Yinegia per tutto el vostro territorio, e secondo me questa vi sarà Iezeris- sima cosa affare et questo faciendo sì tosto che dachordo siate con la comunità di cavare di chamera detta somma di fiorini ottantamila sanza dimora havete detta somma in fiorini larghi detti. E se la S. V. volesse dire io ne ho a dare buona parte alo Signor di Mantova, rispondo che quella medesima grida può fare luv nel suo terreno che voi nel vostro ; e que- sto mettendo a exequitione credo ve megliorerete lire seimilia de imperiali oltra alla presteza del spazamento che chome ho detto per via di fiorini di camera o ducati di Vinesia sarebe con una lunga via. Et perchè credo sia parechi anni non vi- deste fiorini larghi nuovi e gravi, per Giovanni Rorromei che vi porgerà questa ve ne sarà mostro parecchi, e vedrete et potrete far vedere se di peso et belleza sono come ducati o meglio, e se laviso mio vi paresse debole vi priegho a Iusato lo pigliate con grande fede ho alla vostra Sig.ria. Et perchè questa fazenda in tutto riescha al desegnio della intentione vostra, si vorrebe dire nella grida faciesse fare che volete et comandate che tutti datierj del vostro territorio ricevino sopradetti fiorini larghi di peso per ducati Vinitiani cioè per la valuta di ducati di Yinegia boni di peso, et alfin comandare in detta grida che tutti tesorieri et vostri canovarj li ricevino per ducati di Vinesia et chosì si spendino et diano in pagha- mento al tesorerj generale. E preso questa via che la S. V. li vole ricevere lei medesima mi pare secondo quello podio intendo che ciaschuno a (ha a) stare contento e spetialmente essendo di peso come ducati di Venesia et infatto alcuna cosa meglio doro. Io ne volevo schrivere ancora al Mg. co Dioti- salvi nostro imbasadore et mandarli la copia ili questa , ma il cavallaro da Pontriemolo è spaciato dai Dieci et non può aspettare. Credo sella S. V. ra ne li parlerà li parrà chosa fat- 3 6 ° EMILIO MOTTA tibile et honesta. Alla S. V. humilemente mi raccomando pre- gando Dio, a quella, felicità conservi. Dat. Florentie die xvni februarj 1451. vostro humile servidore Paulo da Castagniola con recomendatione. " A tergo : « Ill. m ° Principi et excel].™ domino domino Francischo Fortie Vicecomitj ducj mediolani etc. papié anglerieque corniti ac ere- mone domino. » 160. — 1451, novembre n. Parma. — Missiva ducale al doge di Genova perchè voglia revocare il bando promul- gato contro le monete milanesi [Missive, n. 5, fol. 312 t. — Giornale Ligustico, giugno 1887, p. 227J. " avisati corno la 111. Sig. V. ha facto bandire et pro- clamare novamente in la Cita de Zenoa, che non se possano spendere né usare altre monete che monete zenoese, del che havimo preso uno puoco de admiracione che la prefata Sig. V. habbia facto fare questo bando così generale. Et questo dicimo per le monete nostre le quali sono bone et juste de peso, et de argento et per li tempi passati sempre sono state spese, per quanto debitamente vagliano, etiam per li merchadanti nostri quali pratichano a Zenoa et fano condure di qua in là, et de là in qua le merchancie loro. Sentendo essi che in Zenoa non se possano spender altre monete che le zenoese, restarano de fare le merchancie sue, perchè de qua non se trovano tante monete zenovese che possano supplire et bastare per le cento parte loro di trafighi che fano lì, perchè ne seguiria grande danno et detrimento ale intrate nostre et anche ale vostre, corno pò chiaramente la S. V. cognoscere et tocare cum mano. Et pertanto preghamo la III. S. V. voglia fare l'evocare questo bando per respecto de le monete nostre. » 161. - 1451, dicembre 2, Cremona. — Lettera ducale al Consiglio segreto, a proposito della moneta falsificata e di quella cattiva fabbricata a Pavia [Missive, n. 5, fol. 310 t.]. « Inteso quanto ne haveti scripto della moneta quale è stata alquanto falsificata, per il che ne saria per succedere grandis- simo detrimento et danno ala camera nostra ; et della provi- sione havete facto in far tagliare dieta moneta per non lassarla DOCUMENTI VISCONTEO-SFORZESCHI, ECC. ^6^ corere. Dicimo haveti facto bene et cosa che molto ne piace et vi ne commendiamo grandemente. Certifficandovi che anchora a noy è stato molto molesta dieta falsificacione, si per lhonore nostro sì etiandio per lo detrimento della camera nostra, che ne saria sequito, et perchè anche ne recordati che a Pavia se fanno triste monete per casone de le quale è cresciuto loro in precio et seria per crescere più, vi dicimo che debiati havere li Ma- gistri delle intrate nostre appresso a .vuy, et similmente fareti venire a vuy li Magistri de la Cecha et tandem discusa bene questa cosa fra vuy, vogliamo debiati provedere conio meglio vi parerà sì per lhonore nostro sì etiamdio per lutile della ca- mera et intrate nostre, avisandovi che sopra ciò etiamdio ne scrivirno opportunamente alli predicti Magistri dele Intrate no- stre. Cremone ij decembris 1451. Cichus. •< 162. - 1452, gennaio 7, Lodi. — Lettera del duca Francesco Sforza ai Maestri e regolatori delle entrate, perchè assumano le debite informazioni sul conto di Antonio Tetta- vecchia , fabbro in Milano, raccomandato per 1' officio della soprastanza della moneta vacante per la morte del titolare Bertolone de Recco [Reg. due. n. 129 A, fol. 27]. 163. - 1452, gennaio io, Lodi. Lettera del duca di Milano al Consiglio Segreto: commenda l'avviso avuto " circha el facto della cecha et del acriscemento del agio del ducato doro „. S'intendano i consiglieri coi pratici in ma- teria per gli ulteriori provvedimenti [Reg. dite. 129 A, fol. 32]. 164. 1452, gennaio 16, Parma. — Supplica di mae- stro Gero/amo A/berti, di Venezia, al duca di Milano per poter, così chiamatovi, esercire la zecca di Parma [Riv. unni, ita/., 1889, III, p. 404]. In data 16 febbraio 1452 gli Anziani del Comune di l'arma reclamavano presso il duca Sforza contro il decreto proibitivo di battere moneta in Parma (30). (30) Cfr. sempre nella " Riv. ital. di num., „ loco citato, l'articoletto nostro : Gerolamo Alberti maestro di secca in Ferrara, Parma e Mi/ano. 368 EMILIO MOTTA 165. — 1452, gennaio 20, Lodi. — Lettera del duca di Milano al Consiglio segreto per quanto riguarda la fabbrica- zione delle monete in Parma e Pavia [Reg. due, n. 129 A, fol. 50. — Riv. num., 1888, IV, p. 484]. « Havemo recevuto le vostre lettere et inteso quanto ne scriveti del fabricare delle monete a Pavia e Parma, et quanto preiudicio saria ale intrate nostre simile monete basse et maxime quelli triliri « Rimesso al Consiglio di rimediare « perchè cossi exhorbitanti inconvenienti.... non ha- biano ad seguire che le littere quale procedano de qua al lato nostro più siano hobedite che quelle fate fare vuy in nostra persona. » 166. — 1452, marzo 1, Milano. — Decreto riguardante il valore di corso delle monete di Savoia [Reg. Panig. E, 33-33 t. — Bel/ali, Mss. — Cit. in Gnecchi, prefazione Bion- dello o. LVIII]. Vedendo « quanto preiuditio et danno continuamente segue al stato, ala camera et intrate et così Citadini et Subditi de la Signoria sua per lo disordinato et inadvertente spendere et corso se fa de alcune monete forestere casone de fare enor- memente accresser loro et le monete doro, più de giorno in giorno » si comanda « che li quarti sive novini de Savoglia et de Losana, quali hanno circa le letere che dicano lodovichus dux Sabaudie, et se soglieno spendere per nove dinari luno da mò inante habiano corso et se spendano solamente per di- nari sette. k Che li decioctioni de Savoglia et de Losana quali se so- gliano spendere per deceocto dinari luno che hanno intorno le sopradicte lettere ludovicus etc. da mò inante habieno corso et se spendano solamente per dinari sedeci. « Che gli grossoni Arangoncsi quali se sogliano spendere soldi quatro e mezo luno, da ino inante habieno corso et se spendano solamente per soldi quattro imperiali. « Che le terlinc de Manina quale in Cremona , Parma et Piacentia et alcune altre parte del dominio ducale se sogliano spendere per tri dinari luna , da mò inante se spendano sola- mente per dinari duy. » Pena la confisca delle monete. DOCUMENTI VISCO.NTEO-SFORZESCHT, ECC. 369 167. — 1452, marzo 24, Milano. — Il duca di Milano richiama i processi fatti dal podestà di Como nel 1447 contro Agostino de Cervctio e Pietro del Ponzio " per casone de talsificatione de moneta „ [Gazz. Numismatica di Como, 1886, n. 8, p. 64]. 168. — 1452, aprile 19, Milano. Lettera ducale al Podestà, Refferendario, e città di Pavia per la riforma delle monete, con diversi ordini agli officiali della Zecca per la fabbrica delle medesime [Brambilla, Monete di Pavia, pa- gine 491 e 466 (3 1 )]. 169. — 1452, maggio 17 , Lodi Vecchio. — Grida per la riduzione del corso di certi grossi francesi [Reg. Panig. E, 40..— Arch. Civico, Lett. ducali 1450-55, fol. 90 1. 1. « Siamo certificati conio novamente sé incomenzato de spen- dere- in quella nostra città (di Milano) una moneta de grossi stampiti cum le arme de Fraina, a raxone de soldi sexe imperiali per ciascuna, la quale moneta havendola nux facta assagiare se retrovata non essere di quella valuta » ; grida pertanto di non spenderle .< per più dia soldi cinque et denari sexe per grosso sotto pena de uno fiorino per ogni grosso. » 170. — 1452, settembre 9, Quinzano. - 11 duca F. Sforza ordina al podestà di Piacenza di fare indagini sopra i falsari di moneta che sono in casa Pallavicino [Seletti, Storia di Busseto, 1883, voi. Ili, p. 69I. Inteso « de quilli duy t'amigli de Nicholò figliolo de Rolando Palavicino » detenuti » perchè volevano comparare robba et pagare de alfonsini dorati falsi ». Li farà per bene esaminare per sapere « qual via hanno riavuti li elicti Alfonsini, certifican- dole che havimo informatione, che lo dicto Rolando et lo figliolo fanno battere questa tale moneta, et sappi che insegna (31) Agg. Mariani M. Un imperiale inedito della zecca di Pavia, in Riv. i/at. moli., fase. II, 1893, p. 187 seg. 37° EMILIO MOTTA tanno in li dicti Alfonsini et in quale modo li fanno, et da quanto tempo in qua li hanno facto (32). » 171. — 1453, aprile 26, Milano. — Grida per il corso delle monete [Ardi, civico Como, Lett. ducali, voi. Vili, fol. 84]. 172. 1453, giugno 8, Milano. Assoluzione dal bando di Bartolomeo da Marliano, operaio nella zecca di Milano, ventenne e reo di falsificazione di certa quantità di grossi [Reg. Panig. E, 56 t.]. Grazia concessa dietro supplica della vecchia e povera di lui genitrice, in considerazione anche che il padre Giovanni era stato operaio nella medesima zecca, e morto, gli succedeva il figlio. 173. 1453, giugno 15, Dal campo presso Seniga (Bresciano). -- Pietro Accettanti, famigliare ducale, è costi- tuito procuratore del duca Francesco Sforza a stipulare con Giacomo e Luchino fratelli Pestagalli la retrovendita della casa della Zecca [Reg. due. V, fol. 137]. Eletto u ad stipulandum et recipiendum, prò nobis et nomine nostro, a dilectis civibus nostris Luchino et Jacobo, fratribus de Pistagallis, venditionem seu retrovenditionem liberam et francam, prout in eos pervenit nominative de sedimine ilio in quo fabricari solent monete Mediolani, sito in civitate nostra mediolani et porta Ticinensi in parochia sancti Ambrosini in solarolo cui coheret ab una parte heres qd.m magistri Maffioli de Castano ab alia heres qd.m Jacobi de Pasqualibus et ab a- lijs duobus partibus strata et hoc cum omnibus suis juribus et (32) Da lettera del 12 gennaio 1452 (Daverio, Mss. a Brera, voi. IV. Gazz. numismatica di Como, n. 12, anno VI), rilevasi che Rolando Pallavicino aveva al suo soldo septe magistri che non facevano altro che fabbricare moneta falsa Tedescha, Zenovese et de Savoia e che Rolando aveva mandato qualro some de monete todesche in terra todescha a cambiare in mercantiti. Per falsificazioni su larga scala delle monete mantovane per parte dei Pallavicino negli anni 1454-56, cfr. i due do- cumenti da noi editi in Gazz. nnmism., 1885, n. 12, p. 94. DOCUMENTI VISCONTEO-SFORZESCHI, ECC. 37 r pertinentijs in integrimi, alias per eos Luchinum et Jacobum fratres acquisitis et seu insolutum habitis a Communitate nostra Mediolani , seu ab agentibus prò ea, per instrumentum roga- timi et assertum per Joannem de Giranis notarium Mediolani, anno et die in eo contentis « pel prezzo di lire imperiali 3520 da sborsarsi dalla tesoreria ducale. Dei 22 luglio del medesimo anno è invece la procura in Giovanni da Pcrego per la vendita della casa della zecca ai fratelli Pestagalli per l'egual prezzo di L. imp. 3520 (Reg. cit. fol. 138 t. (33). 174. — 14 — " Relatio Petri de acceptando super facto nove monete ducalis „ [Muoni, La zecca di Milano nel secolo XV, p. 16]. Sotto questo titolo d'atcrgo e colla data non precisata pub- blicava il Muoni il documento che qui si ripete per intiero. Solo è a correggersi (crediamo) il « Petri de acceptando » in u Retri de acceptantibus, » il personaggio da noi ricordato nel documento precedente : per questo riavvicinamento di nomi , crediamo opportuno qui il posto anche per questo documento senza data che potrebbe però essere di assai posteriore al 1453. « Xe la ducale Cecha de Milano se fabrica moneta che vale un soldo per cadmio et gline va in uno marcilo cLxiiij et te- gnono de argento lino per caduno marcilo onze ij, denari xx. Siche computata la honorantia et manifactura, che monta soldi viij (34), denari ij, lì (viene) fabricata su soldi Lxxiiij per ducato. Et perchè se diceva che licet nella dieta Cecha, se (33) Per la descrizione della casa della zecca in Milano nel 1738, in- dicandosi oscuramente il documento surriferito, cfr. Latluada, Descri- zione di Milano, IV, 121 seg. Il disegno della facciata della demolita zecca ci e conservato in un rozzo schizzo del Bellati nei suoi Mss. alla Braidense, t. VI, p. 1. — Per il palazzo della zecca in Pavia cfr. Bram- billa, Mon. di Pavia, p. 385. Per l'organizzazione di una zecca nel se- colo XV cfr. /'or/ioli, Zecca di Mantova, I 102, II 48. (34) Il soldo eroso di Francesco I Sforza duca di Milano, a cui sup- poniamo diretta la presente relazione, era del peso di grani 30, i quali, alla bontà di 0,368, davano di argento puro grani 11,040: quindi la lira imperiale, osserva li Mulazzani, constava allora di grani 220, 800, quando la proporzione metallica era ili 1 oro = 10,965 d' argento. (Notti del Muoni). :-572 EMILIO MOTTA fabricasse in quella forma et bontà; tamen per il paese non se trovava così, a dì xv de Zugno, sono tolti et recattati da diversi Bancheri et persone et con diligentia pesatine più marcili li quali sono trovati crescere in numero, che procede per qualche mancamento gli fi (viene) facto per lo paese et sono trovati per adequato in numero soldini cLxvi, per marcho, et ad liga de denari iiij, grani vj, tenendo onze ij, denari xx de argento fino per marcho li quali vagliono de ducati vj d'oro lo marcho, ducati ij, et uno octavo. Et perchè vi è de mani- factura soldi vii), denari ij per marco ; restano libre vij, soldi 8 denari x, li quali sono lo precyo de onze ij, denari xx de ar- gento fino che è facta rasone valere ducati ij et uno ottavo corno è dicto. Se aduncha le libre vij, soldi viij, denari x va- gliono elucati ij et uno octavo, è manifesto et chiaro chel ducato valerà soldi Lxxiiij, denari iij et non più. Et per niente valerà soldi Lxxx conio dicono alchuni. a Et più se dice che non considerando dicti soldini per moneta, la quale ha la sua manifactura et li soi remedij, ma volendoli fondere, se potrebbeno fondere ad soldi Lxxviij, denari j et i[ii per ducato, perchè valendo le diete onze ij denari xx , ducati ij, et uno octavo: et siando trovato in soldini cLxvj, ne toccarà per ogni ducato soldi Lxxviij , denari j et ijii. Et perciò ad nisuno modo né per moneta , né per bolzonaglia se trovarà che siano soldi Lxxx per ducato. » 175. — 1453, ottobre 1 e dicembre 12, Milano. — Pietro degli Accettanti ed Ettore de' Marchesi eletti " offi- ciales contra frosatores monetarum „ col salano di fiorini io mensili da prelevarsi " ex inventis officio spectantibus „ \Reg. dite, n. 90, fol. 67]. Egual officio, ma a fiorini mensili 4, veniva conceduto ai 12 febbraio 1457 a » Gufrinus Zucanus. » Vedi anche il n. 187. 176. — 1454, giugno 12, Milano. — Vien affidata a Princivalle da Lampugnano ed a Gabriolo della Croce la cura e custodia della zecca " curam et custodiam Ceche hujus inclite urbis nostre Mediolani „ [Reg. due., 93, fol., 17 t.]. Con decreto 5 dicembre 1455 [Reg. due. cit., ibi. 46) Ga- spare da Lampugnano è nominato uno dei soprastanti alla zecca milanese « loco et scontro Beltramo) 7 quondam patris DOCUMENTI VISCONTEO-SFORZESCIII, ECC. 373 sui. » Prittcivalle troviamo confermato nel suo ufficio ancora ai 9 agosto 1487 {Reg. due. Q. Q., fol. 247). Ed i fratelli Pietro Giorgio e Gerolamo sempre del casato dei Lampugnani otte- nevano ai 21 febbraio 1491 la custodia della zecca (Reg. due. 126 fol., 75 t.). Gerolamo morì nel maggio 1531 e gli succedette nell'impiego, ai 23 di detto mese, Paolo degli Oraboni [Reg. due, n. 35, fol. 201 t.|. 177. — 1454, ottobre 27, Castellazzo. Lettera del podestà di Castellazzo, Gio. Matteo Ubertarj, al duca di Mi- lano, al proposito di certe corone false [Muoni, La zecca di Milano nel secolo XV, p. 17]. « Per lo facto di una corona falsa » manderà secondo l'or- dine ricevuto, Giacomo Tarpone e Francesco Carmelo dal can- celliere Gio. Simonetta. « Ceteram perchè molte de le diete corone false se spendono in queste parte, me n'è capitada una altra ale mane la qual mando a V. S. inclusa in questa, pre- gando V. S. li voglia provedere perche in brevi ne sarà tuto pieno il vostro payse. » 178. -- 1455, febbraio 4, Milano. -- Grida perlaquale è vietato di tosare o guastare monete, come pure di fabbri- carne, o spenderne di false [Reg. Panig. F, 41"]. 179. — 1455, marzo 12, Milano. - Decreto che vieta di coniai" monete, di tosarle e falsificarle sotto pena conte- nuta negli ordini \Rcg. Ptinig. E, 84 t. Trivulziana, Cod. n. 1428, fol. 129 t. — Belletti, Mss. citati]. 180. - 1455. Grida, senza indicazione di mese e giorno, per il corso delle monete [Trivulziana, Cod. 1428, fol. 115]. u Primo che li ducati doro chiamati de camera gravi secondo lo campione ordinato se spendano per soldi sexanta octo, quelli de puncto per soldi sexant isette et mezo, quelli de duoi grani per soldi sesantasepte et sic descendendo per cieschaduno grano che calarano uno soldo. « Item che li duca/i duca/i et li altri fiorini largì se spen- dano per soldi sesantaocto et mezo, et non se intendano essere larghi se non sono gravi. 374 EMILIO MOTTA « Item che li ducati Veneciani gravi se spendano per soldi sexantanove et quelli ducati veneciani che non sono gravi se spendano al precio et cum quelle condicione che dicto de sopra de li fiorini de camera. « Item che li fiorini de reno mancho tri grani al peso del ducato se spendano a soldi cinquanta et mezo. u Item che li alfonsini boni de peso se spendano per uno ducato et mezo de Cremona cum le condicione suprascripte. « Item che tutte le monete ducale fabricate in le ceche del Ill. mo Sig. re nostro et del 111. quondam Duca Philippo Maria etc. se spendano a modo usato. u Item che monete Veneciane et man/nane de argento fino fabricate in lor ceche se spendano a modo usato. u Item che li grassoni Zenovesi se spendano dinari sexan- tasey. « Item che li soldini de Zenova se spendano per dinari de- cesepte. u Item che li novini de Zenova novi et vechij se spendano dinari octo et mezo. a Item che li soldini vechij se spendano dinari sedici. u Item che li soldini de Savoja novi se spendano dinari quindici et mezo. « Item che li quarti de Savoja e de Losana vegi se spendano per dinari octo et mezo. « Item che li grossi Aragonesi se spendano per dinari qua- rantasepte. u Item che li grossi Augontani se spendano per dinari qua- rantasepte. « Item che li grossi de Papia se spendano per dinari tren- tatre. « Item che li grossi de Fiorenza novi se spendano per di- nari quarantaquattro. « Item che li Carlini de Ncapoli se spendano per dinari se- xantanove. « Item che li Carlini de Franta se spendano per dinari se- xantaocto. « Item che tutte le altre monete de argento non habieno corso alcuno imo siano reputate per bolzonaja. « Item che tutte le monete de sei dinari in zoso fabricate in chadauna cecha voglia se sia, salvo che quelle sono fabri- cate in le ceche ducale non se possano spendere per alcuno precio. DOCUMENTI VISCONTEO-SFORZESCHI, ECC. 375 11 Item che li fiorini chiamati de le gate nullo modo se spen- dano se non per bolzonaja » sotto la pena di ducati io per ogni contraffazione « et non essendo possente ad pagare dicti dinari, de botti sei de corda. » 181. — 1456, gennaio 15, Milano. — Francesco da Landriano eletto pesatore delle monete d'oro, collo stipendio di fiorini 6 al mese [AVg. dite, n. 93, fol. 57]. Ai 3 febbraio 1474 egli era nominato soprastante della zecca a vece del suo parente Accorsiuo da Landriano morto ai 27 gennaio (Reg. due, n. 116, fol. 151 1. 182. — 1456, 16 gennaio, Milano. •- Lettere ducali per la fabbricazione delle monete [Arch. civ., Lettere ducali 1456- 1461, fol. 100 t.]. Nomina a superiori ed amministratori della zecca di Milano dei cittadini milanesi Antonio da Yimercate, Giovanni da Melzo e Gio. Antonio Tagliabò coi patti seguenti : « Primo quod dicti superiores ceche Mediolani possint et eis liceat fabricare et fabricari facete in dieta cecha grossonos spendibiles prò soldis quatuor prò grossono, de quibus intrant et intrare possint et valeant grassoni numero lxxxxiij prò quo- libet marcila, qui grassoni sint in liga a d. x g. xviiij hoc est tenentes onz. viij d. iiij. g. xxj argenti fini pio marcila; possint etiam fabricari lacere grosso* spendibilles prò soldis duobus, qui grossi intrare possint prò qualibet marcha numero ci iij et sint dicti grossi a d. xj hoc est tenentes onz. iiij argenti fini prò marcha. Et etiam tacere fabricari sextinos spendibiles prò de- narijs sex prò quolibet, de quibus intrant prò qualibet marcha sextini ccxxiiij. Qui sextini sint in liga a d. iij g. iij hoc est tenentes onz. ij den. ij argenti fini prò marcha. Qui grassoni, grossi et sextini habeant de remedio in liga g. unum prò quarto onzie : in pondere vero grassoni et grossi habeant denarium unum cimi dimidio et sextini d. iij. Item quod dicti deputati possint et teneantur omnem quantitatem argenti emere et sol- vere infra decem dies a die delivrationis dicti argenti in ligis antedictis, et ipsas quantitates solvere seu solvi tacere ad computimi Iibrarum vigiliti sold. octo imper. dictarum mone- tarum prò qualibet marcha dicti argenti in ratione fini. « Item quod omnes largitates et scarsitates monetarum fa- bricandarum utsupra cedant et cedere debeant ad utilitatcm et dampnum camere prefati domini ducis. 3/6 EMILIO MOTTA « Item quod grossoni, grossi et scxtini fabricentur sub ci- meis seu stampis dandis seu ordinandis per prefatum dominum ducem. « Item quod dicti grossoni, grossi et sextini sint et esse debeant bene et laudabiliter fabricati, monetati et dealbati ita et taliter quod sint in rotonditate, dealbatione et cimatione laudabiliter completi monetati, sintque dicti grossoni et grossi cimi omni debita diligentia adiectati in equalitate ponderis, habendo circa moderationem remedium tale videlicet: in duobus onziis de gravioribus ad duas onzias de levioribus gr. xij. ii Item quod in assagijs et delivrantijs fiendis serventur or- dines et modi prout hactenus observatum est. « Item quod dicti deputati teneantur facere solutionem ope- rarijs prò grossonis d. xxj, monetarijs d. xj prò grossis et sextinis prout hactenus factum fuit, judici, assaziatori, taliatori ferrorum, custodibus et superstitibus modo consueto. u Item quod dicti deputati tempore fabricationis dictarum monetarum, videlicet durantibus presentibus litteris, habere de- beant solitam domum Ceche Mediolani et ipsa uti gratis et libere. Quodque possit et liceat eis facere seu fieri facere quascumque expensas tam prò reparatione et conservatione ipsius domus uti- les et necessarias quam prò fornacibus, banchis et alijs utensilibus diete domui pertinentibus et expedientibus, que expense sibi compensari et restituì debeant per cameram prefati domini. " Item quod dicti habeant et habere debeant licentiam libe- ram et validam ferendi quecumque arma per civitatem et du- catum Mediolani, tam de die quam de nocte, et tam cum lumine quam sine Iumine cum socijs quatuor. « Item quod nulla persona cujuscumque gradus , dignitatis , condictionis, status et preheminentie existat audeat vel pre- sumat extrahere vel exportare, extrahi nec exportari facere de Civitate Mediolani nec eius ducati! quantitatem ullam auri et argenti in petijs, grana, vergis, bolzonalijs, nec monetis bolzo- natis cujuslibet maneriey sub penna amissionis tocius quanti- tatis auri et argenti taliter exportati et omnium bestiarum, plaustrorum , equuorum, navium et aliorum quorumeumque instrumentorum et utensilium cimi quibus et super quibus veheretur et conduceretur ipsum tale aurum et argentimi, et ulterius sub penna pluri, et intelligatur quelibet persona dictam pennam incurisse eo facto cum eundo extra civitatem transierit custodiam ad quam deputati sint officiales mercantie ad portas diete civitatis, que pene et earum quelibet perveniant et appli- DOCUMENTI VISCONTEO-SFORZESCHI, ECC. 377 centur ducalli camere prò tertia parte, prò alia tertia parte dictis deputatis et prò allia tertia parte in inventorem seu re- peritorem ipsius auri et argenti. u Item quod quelibet persona utsupra veniens de quibu- scumque partibus ab extra Civitatem Mediolani vel ejus duca- tum teneatur et debeat quamcumque quantitatem auri et argenti quam portaverit vel portari fecerit Mediolanum dare et consi- gnare dictis deputatis, vel cui per ipsos deputabitur infra tres dies. Et hoc sub penna ammissionis ipsius auri et argenti, et dupli pretij ipsius auri et argenti applicand. ducali «camere prò medietate, prò alia medietate dictis deputatis. u ltem quod nulla persona utsupra preter dictos deputatos vel quos ipsi deputaverint audeat vel presumat intra civitatem et corpora sancta emere, acquirere, vel mercari quovismodo, ingenio vel quesito colore aliquam quantitatem auri et argenti in petijs, grana, virgis, bolzonalijs vel alia quacumque forma, sub penna amissionis ipsius auri et argenti taliter empti vel exportati, acquisiti et ulterius sub penna fior, quinque prò marcha auri et argenti applican. utsupra. Salvo quod quilibet aurifex et faber magister apotece licite et impune prò neces- sarijs sue stationis, et non aliter possit emere argentimi in bol- zonalijs usque ad quantitatem marcharum quinque in ebdomoda et non ultra : in petijs vero et in grana nullatenus possit aurifex aliquis emere quantitatem ullam sine consensu dictorum depu- tatorum. « ltem quod de partibus penarum suprascriptarum nec aliqua earum spectabilibus aut spectabili dictis deputatis, aut accusatori vel inventori utsupra nulla fiat nec fieri possit vel debeat remissio contra voluntatem dictorum deputatorum et accu- satorum. u Item quod liceat dictis deputatis fabricari lacere ducatos Mediolanenses sub stampo 111." 1 ' et ex. mi domini domini ducis spendibiles prò sol. lxviij den. vj prout in cridis continetun qui duellati sint in liga a caratis xxiiij, hoc est auri fini, et in pondere super talea ducat. lxvj prò qualibet marcha ita arredati quod quilibet ipsorum ducatorum sit ad minus ponderis equalis cimi campiono ordinato in dieta cecha, videlicet d. ij gr. xxj et novem undecimas unius grani, et quorum duchatorum que- libet delivrantia fiat hoc modo videlicet sumendo per primam sortem, absque ellectionem per superstites deputatos et non per aliquos alios marcos tres. Et si in quilibet marcha ipsarum intraverint ducat. lxvj et non ultra tunc aprobentur prò bonis 378 EMILIO MOTTA in pondere. In liga vero quelibet delivrantia fiat hoc modo vi- delicet quod fondetur per assaziatores Mediolani ducati tres ex ipsis sumptis per sortem et absque aliqua electione utsupra et deducatur per ipsum assazatorem in presentia judicis, super- stitum et custodum in virgulla que virgulla deferatur super uno lapide ad paragonimi, et si prò comparatione ad virgulam auri que servatur per custodes appellata patronum auri repe- riatur fore talis vel pluris bonitatis per juditium maiorum par- tium dictorum superstitum tunc ipsi ducati delivrantur prò bonis et non,aliter, et teneantur ipsi deputati facere solutiones de- bitas hactenus servatas judici, assaziatori, custodibus ferrorum, superstitibus, operarijs et monetarijs et teneantur solvere infra decem dies a die delivrationis quamlibet quantitatem auri ad computum ducat. lxvj prò marcha auri fini, detractis sold. tri- ginta prò qualibet marcha prò manifactura. « Item quod nullus allius preter dictos deputatos tempore presentis conventus aliqualitcr fabricari facere possit monetas aliquas, tam aureas quam argenteas in dieta Cecha, seu in aliqua parte Civitatis Mediolani. « Item quod dicti deputati omnesque operarij, monetarij et of- ficialles sint et debeant esse immunes ab omnibus oneribus realibus, personalibus atque mixtis, et uti aliis honoribus prout hactenus observatum est. « Item quod si aliqua differentia orietur inter dictos super- stites et dietimi magistrum prò aliqua differentia, quod tunc elligantur duo probi viri per magistros intratarum qui tollant dictam differenciair. ». 183. -- 1456, febbraio 14, Milano. — Anna, moglie del nob. Emanuele Malagrida, feudatario di Musso, viene pro- sciolta " ab imputatione pecuniarum falzarum „ [Reg. due. V, ibi. 363 t. — Riv. numism., j888, IV, p. 486]. 184. - 1456, maggio 20, Milano. — Lettere patenti per l'officio di sovrastante alle monete false ed al contrabbando del sale a favore di Princivalle degli Ubertarii, capitano del deveto del Vescovado di Piacenza [Reg. due, 93, fol. 63 tj. 185. — 1456, settembre 28, Milano. — Cittadinanza mi- lanese accordata a Pigello de' Portinari, fiorentino , fattore DOCUMENTI VISCONTEOSFORZESCHI, ECC. 379 del banco mediceo in Milano [Ardi, civ., Lettere ducali 1456- 1461, fol. 205]. Ci piace ricordare il Portinari, diventato poi questore delle entrate ducali , come quello che nel 1460 fece innalzare in S. Eustorgio la celebre cappella di S. Pietro Martire, opera del Michelozzo. Morì agli 11 gennaio 1468 [Forcella, Iscriz. mila- nesi, II, 68. — Dr. Casati , Documenti sul palazzo chiamato a il Banco Mediceo » in Ardi. star, lomb., 1885, fase. Ili, ed altri). Nel Registro ducale, n. 42 (1465-68) dell'Archivio di Stato molte notizie per il Portinari. Continuò il banco svio fratello Accento. 186. — 1456, ottobre 23, Milano. - • Lettera di Fran- cesco Sforza al Consiglio segreto ducale per la punizione dei detenuti esportatori di oro e monete a Genova ed altrove [Missive staccale, anno 1456, fol. 438 t.J. u Dominis de Consilio nostro secreto. u Havendo nui havuto molte et infinitissime querele et la- mente , che de questa nostra citade et del paese nostro se portavano ad Zenoa et altroe le monete nostre dove poy se fundevano et fabricavano in altre pegiore monete, et ancho che era pegio, gli erano molti che le facevano fundere qui et pov mandavano largento via, secretamente, et havendo longo tempo suportato , pur aspectando questi tali se dovessino retrare da tale cosa, novamente essendo avisato che questa cosa non ces- sava, imo era reducta in tale usanza che qui non se trovava più monete, se non monete forestere et triste , che erano ca- sone de fare andare loro [l'oro) a pretio extremo, et de fare che alla nostra cecha non se poteva fabricare moneta, in gran- dissimo detrimento de la camera nostra et totale desfatione de questa nostra cita et populo et che de questo molto se mur- mura et faceva stare molte gente male contente , Et sentendo che alcuni mullateri de presente ne portavano una bona soma ad Zenoa, mandassimo ad Pavia Giohanne Giappano nostro Cancellerò ad farli cerchare et ne trovò assay bona soma si de monete corno de argento el qualle ne ha portato conio haveti inteso. Da poy sentendo gli ne era remaso de laltri che non haveva trovati, lo remandassimo cum piena commissioni- di; trovarli per ogni via et cossi andato, ne ha trovato magiore suina che prima quali pur ne ha portati. Et non volendo nuy 380 E. MOTTA - DOCUMENTI VISCONTEO-SFORZESCHI, ECC. in questo facto, fare contra questi tali se non quanto vole ra- sone, aciò che non possano dire , per cupidità de questi de- nari gli faciamo torto , et anche per fare che ognuno intenda, che non è nostro defecto che non se trovano monete et che dal canto nostro gli facemo tute la provisione che bisognano , vi commetemo et volimo che intesa ben et diligentemente questa facenda, debiati mandarne in scripto il parere vostro de quanto havimo ad eseguire in questo facto, et che pena meritano questi sono trovati in questo fallo, tam de jure civili quam etiam per vigore de decreti et chride sopra ciò facti si per nuy come per Io 111. qd. S. re nostro patre, duca Filippo et questo sia prestis- simo, ad ciò sappiamo che fare. Et de questo non guardando in fronte ad nissuno, vogliati chiarire de quanto la rasone et lo dovere porta, perchè quello deliberamo eseguire, perchè non lo facendo nuy daressimo materia ad altri de novo de fare pegio, che saria uno errore pegiore chel primo. u Dat. Mediolani die xxiij Octobris 1456. « Io. Ant. Ciclìus. » (Continua). Emilio Motta. VITE ILLUSTRI NUMISMATICI ITALIANI DOMENICO CASIMIRO FROMIS. Il consenso degli eruditi e dei più dotti archeologi no- strani e stranieri ha posto Domenico Casimiro Promis tra i più illustri numismatici d'Italia. Nacque egli in Torino il 4 Marzo 1804, da Matteo di Mondovì, cassiere della Regia Zecca, e da Felicita Burquier di Annecy, l'anno stesso in cui Napoleone I cingeva la corona imperiale in, Milano, e creava l'ordine della Legion d'Onore. Sebbene sortisse da natura ingegno aperto e pronto, nulla presentò nella sua infanzia di straordinario, ma diede fin dai primi anni a spe- rare bene di sé. Progredito negli studi si dedicò di prefe- renza alla Storia Antica e a quella del suo paese. Sorretto 382 C. LUPPI dalle modeste risorse che gli forniva la famiglia , appena decenne, si deliziava nel raccorre libri, monete e medaglie, e, con amore, di queste ultime ne esaminava le impronte, ne interpretava le iscrizioni e le disponeva in serie distinte di tempi e di luoghi. Per vieppiù erudirsi fece uno studio particolare degli Annali del Muratori. A diciannove anni, mortogli il padre, gli successe prima, come cassiere reggente (1823), poi cassiere effettivo (1824). Durò in quella carica dodici anni, finché, nel 1831, fu nominato R. Commissario della Zécca. Questi incarichi fornirono al Promis un mezzo facile e pronto per ampliare ed arricchire la sua particolare collezione numismatica acquistando monete e medaglie, tra quelle che venivano portate in gran copia alla Zecca e che trovava meritevoli di conservazione. La fama intanto della sua dottrina si andava sempre più diffondendo, talché quando per la morte di Re Carlo Felice (1831) salì sul trono Carlo Alberto di Carignano, il nuovo Re, amantissimo come era degli studi storici, fece tosto as- segnamento sulla cooperazione del Promis per realizzare l'intento cui da più anni mirava, di fare del Piemonte, e in ispecie di Torino, la sede più distinta dei dotti e dei letterati italiani. Nel 1832, il Re manifestò al Promis il desiderio di far acquisto della sua collezione numismatica. Il Promis dap- prima esitò a spogliarsi di oggetti a lui cari, e che gli erano costati tanti studi, tante fatiche e tante privazioni, poi cedette a patto di essere eletto conservatore onorario senza stipendio nell'intento di continuar ad ampliare quella preziosa raccolta. Carlo Alberto accettò; questa fu l'origine dello stupendo Medagliere Reale. Il Promis studiava le monete come eco- nomista, e dal lato dell'Arte e della Storia. Installato nella Direzione del medagliere, propose e ot- tenne dalla munificenza del Re l'acquisto della celebre e copiosa raccolta del Conte Pietro Gradenigo di Venezia, talché il reale medagliere raggiunse in breve il numero di quarantamila pezzi, per la maggior parte preziosi per bel- lezza e rarità. Questo splendido ornamento della Reggia e di Torino lo si deve all'indefessa e sapiente attività del Promis. Il Re destinò al prezioso cimelio un gabinetto presso la Reale Accademia e la R. Biblioteca che fece poi ornare VITE DI ILLUSTRI NUMISMATICI ITALIANI 383 di bella architettura dal Cav. Palagi e di graziosi affreschi da Pietro Ayres (1835-39). Fin dal 1832 il Re aveva mandato il Promis in compa- gnia di Luigi Cibrario, altro piemontese insigne cultore di storia, in missione scentifica in Francia, Svizzera, Germania e Stati italiani a far ricerche, nei musei e nelle biblioteche, di documenti inediti illustranti la monarchia di Savoia. Frutto delle loro indagini furono le due opere cui insieme collabo- rarono: Documenti, monete e sigilli, ecc., raccolti per ordine di S. M. il Re Carlo Alberto (Torino, 1833I, e Sigilli dei Principi di Savoia raccolti ed illustrati (Torino , 1834) , che furono stampate per ordine e a spese del Re. Nel 1833, per gli eccitamenti del Conte Prospero Balbo e del Cav. Conte Alessandro Saluzzo, e, dopo i felici risul- tati del Promis e del Cibrario, il Re, con decreto 20 aprile di quell'anno istituiva la R. Deputazione sopra gli studi di Storia Patria, mettendone a presidente lo stesso Balbo. Uno dei membri più attivi di quella fu Domenico Promis. Tanti meriti attirarono l'attenzione dei componenti la Regia Accademia di Scienze, che lo vollero spontaneamente aggregare a membro di quel celebre Istituto (1838). L'anno seguente, ad accrescere le sue gioie domestiche, la Nobil Donna Marianna Borbonese, sua degna consorte, lo fece padre del suo primo figlio, Vincenzo (0 (8 Luglio 1839), che doveva negli ultimi suoi anni essere il suo appoggio e divi- dere con lui le fatiche e la gloria negli studi geniali della Numismatica e della Storia. In occasione di quella nascita il Re, con gentile atto di congratulazione inviò a Domenico Promis le insegne dell'Or- dine Mauriziano. Fletto a Vice-Presidente della R. Deputa- zione insieme al fratello Carlo, si diede con lena maggiore a far incetta ed acquisto di libri, di manoscritti e d'ogni sorta d'altri monumenti relativi alla storia dell'antica monar- chia Sabauda, onde arricchire sempre più l'archivio e la (1) Rapito alla patria, alla scienza, nell'età di anni 50, il giorno 19 dicembre 1889 (Rivista italiana di Numismatica, Anno 111 [1890I, fasci- colo I, pag. 155). 384 C. LUPPI biblioteca della R. Deputazione in servizio dei dotti indaga- tori delle patrie memorie. Tanta attività e competenza, alla morte del Conte Pro- vana, 1837, gli valsero la nomina di Bibliotecario della Palatina, dove, coi lauti assegni del munificente Sovrano, acquistò tale copia di libri stampati, d'incunabuli e di codici, di manoscritti rari e preziosi, che in meno di dieci anni la Palatina potè rivaleggiare colle biblioteche più cospicue della Penisola. La carica di Bibliotecario metteva il Promis in relazione diretta e continua con Re Carlo Alberto, di cui divenne con- sigliere fedele e autorevole. La stima che s'andava sempre crescendo per lui si trasformò in breve tempo fra loro due in un'amicizia profonda, talché il Promis in ogni circostanza, interprete generoso della mente sovrana, fu il depositario dei più intimi pensieri e l'occulto dispensatore delle continue beneficenze private del Re. Il Promis ebbe anche l'onore di essere il precettore dei figli di Carlo Alberto. Quando al Re, che gloriavasi di discendere da una delle più celebri famiglie italiane, venne in animo che anche alla Famiglia di Savoia si facesse posto nella pubblicazione del Pitta, incaricò il Promis di mettere a disposizione del com- pilatore ogni sorta di materiali storici e biografici, genealogie, topografie, ritratti, medaglie e monumenti, e alieno da ogni ambizioso pensiero, raccomandò all'illustre storiografo nul- l'altro che l'imparzialità dei giudizi. Al Promis devesi il favore accordato dal Re ai Con- gressi degli Scienziati italiani di Torino (1840) e di Genova (18461 ; la fondazione della Società agraria; l'introduzione in Piemonte degli scritti di Gioberti, di Cesare Balbo, dell'Aze- glio e di altri insigni preconizzatori del Risorgimento italiano fino alla solenne proclamazione della libertà della stampa. Nel 1848, scoppia la Rivoluzione in Lombardia, Carlo Alberto varca il Ticino col vessillo tricolore sormontato dalla Croce di Savoia; corre in aiuto dei combattenti delle cinque giornate. Superfluo ricordare qui i fortunosi eventi di quel- l'anno e l'infelice tentativo della riscossa (1849). Il disastro di Novara (23 marzo) segnò al re sventurato la via del vo- VITE DI ILLUSTRI NUMISMATICI ITALIANI 385 lontano esilio. L'abdicazione di Carlo Alberto elevò al trono il maggiore dei suoi figli, Vittorio Emanuele. Carlo Alberto dopo diciott'anni di un regno agitato, si ritirò nella solitudine di Oporto; mutò cielo, non affetti; ed anche là non si di- menticò degli amici e dei fedeli, e, prima di morire, 28 luglio 1849, rivolse uno scritto affettuoso al suo Domenico Promis che era stato per tanto tempo il depositario dei suoi più intimi pensieri. Vittorio Emanuele, il giovine Re, raccolse la bandiera nazionale, conservò inalterate le concessioni liberali, ed a Torino si mantenne sempre più acceso e vivido il focolare della libertà. Alla partenza di Carlo Alberto, il Promis, addolorato e stanco delle lotte politiche si chiuse nella Biblioteca Reale allo splendore della quale aveva tanto contribuito, si con- sacrò ai suoi studi prediletti e continuò la serie di quelle sue pubblicazioni numismatiche, che dovevano portare tanto in alto il suo nome e diffondere la sua fama d'archeologo insigne e di scienziato per tutta Italia e presso le più colte nazioni del mondo civile. Domenico Promis ebbe onori non cercati in Italia e fuori, e gli Istituti scientifici nazionali ed esteri fecero a gara ad inscriverlo come loro membro o corrispondente; Vittorio Emanuele lo innalzò al grado di Commendatore dell'Ordine Mauriziano, e lo fregiò pure della Commenda della Croce d'Italia. A sessantasei anni, sul finire del 1870, colto da febbri gravissime non potè più riaversi ; le forze gli andarono sce- mando indefinitamente, quando, ad aggravare il suo stato s'aggiunse la perdita del fratello nel 1873, e del suo figlio secondogenito morto nell'ottobre dello stesso anno. Da quel momento si trascinava alla Biblioteca Reale accompagnati) dal tìglio Vincenzo, finché il 6 febbraio 1874 cedette al fato comune in mezzo al pianto sincero dei parenti e degli amici. Il 7 marzo ebbe solenni funerali nella chiesa di S. Fran- cesco di Paola, con grande concorso di parenti, di amici e dei dotti rappresentanti di tutti gli Istituti letterari e scien- tifici di Torino. 386 C. LUWI ELENCO DELLE OPERE NUMISMATICHE di Domenico Promis. t. Monete ossidionali del Piemonte edite ed inedite, illustrate. To- rino, 1834; in-4, con 2 tav. (inserito nel voi. XXXIX delle Memorie della R. Accademia di Scienze di Torino). 2. Notice sur une monnaie frappée par les évèques de Valence et de Die (inserto nella Revuc numismatique francaisc del 1836). 3. Recherches sur deux monnaies du moyen-àge sur lesquelles se trouve le mot MARSACONA {Rcvue num. frane, del 1836). 4. Monete dei Reali di Savoia. Torino, 1841, 2 voi. in-4 con 8 7 tav. ine. 5. Monete del Piemonte inedite o rare (monete di Acqui, Alessan- dria, Busca, Cortemiglia, Cuneo, Ivrea, Novara, Tortona e Vercelli). Torino, 1852; in-8 con 2 tav. ine. 6. Monete della Zecca d'Asti. Torino, 1853; in-8 con 7 tav. ine. 7. Monete dei Romani Pontefici avanti il mille. Torino, 1858; in-8 con io tav. 8. Monete dei Paleologhi marchesi di Monferrato. Torino, 1858; in-8 con 7 tav. 9. Monete dei Radicati e dei Mazzetti (Zecche di Passerano e di Frinco). Torino, 1860; in-8 con 3 tav. 10. Monete della Zecca di Desana. Torino, 1863; in-8 con 9 tav. 11. Monete di Ugo I marchese di Toscana battute in Arezzo (in- serto nella Rivista numismatica d'Asti, 1864; in-8 fig.). 12. Monete di Tirinto (nella Riv. num. d'Asti, 1864; in-8 fig.). 13. Medaglione di Marc' Aurelio Cesare (nella Riv. numism. d'Asti, 1864; in-8 fig.). 14. Monete di Ugo e Lotario di Lucca (nella Riv. numism. d'Asti, 1864; in-8 fig.). 15. Giunte alle « Memorie » dello Zanetti sopra la Zecca di Massa Marittima (nella Riv. num. d'Asti, 1864; in-8 fig., corredata di note e documenti da Vincenzo Lazari). 16. Monete della Zecca di Savona. Torino, 1864; in-8 con 4 tav. 17. La Zecca di Scio durante il dominio dei Genovesi. Torino, 1865; in-8 con 4 tav. 18. Ricerche sopra alcune monete antiche scoperte nel Vercellese. Torino, 1865; in-8 con una tav. 19. Monete inedite del Piemonte. Supplemento (Monete dei principi di Savoia dei rami d'Acaia e di Vaud; monete di Albera, della VITE DI ILLUSTRI NUMISMATICI ITALIANI 387 Cisterna, di Cortemiglia, Cuneo, Dogliani, Frinco, Casale, Pas- serano, Seborga, Tortona e Montafia). Torino, 1866; in-8 con 6 tav. 20. Monete di Zecche italiane inedite o corrette. Memoria I (Mo- nete longobarde, di Roma, di Benevento, di Capua, Mileto, Messina, Carpentrasso, Foligno, Milano, Famagosta , Fano e Bozzolo). Torino, 1867; in-8 con 2 tav. incise da Carlo Kunz di Venezia. ai. Di una medaglia rappresentante Beatrice Langosco e brevi no- tizie sulla sua famiglia. Torino, 1867; in-8 fig. con 1 tav. ine. 22. Cenni sopra una medaglia di Bartolomeo della Rovere. Torino, 1867 ; in-8 con una tav. 23. Monete della Repubblica di Siena. Torino, 1868; in-8 con 8 tav. ed altre 2 separate, una rappresentante i segni degli zec- chieri, e l'altra il bel sigillo dei Sienesi di parte guelfa, dise- gnate ed incise tutte dal valente bulino di Carlo Kunz di Ve- nezia. 24. Observations sur la notice de M. Friedlander relatives à deux monnaies celtiques portantes des inscriptions (inserto nella Revue mini, frane;, del 1868). 25. Monete delle Zecche di Masserano e Crevacuore dei Fieschi e dei Ferrerò. Torino, 1869; in-8 con 16 tav. 26. Monete di Zecche italiane inedite. Memoria II (Monete di Savoia, di Ancona , Benevento , Bozzolo , Castiglione delle Stiviere , Como, Desana, Firenze, Gazzoldo, Incisa, Metelino, della Mi- randola, di Novara, Passerano, Siena e Tino). Torino, 1869; in-8 con 2 tav. 27. Notizia di una bolla di piombo del secolo XII. Torino, 1869; in-8 con una tav. t 28. Sigilli italiani illustrati. Torino, 1870; in-8 con 4 tav. 29. Monete degli abati di S. Benigno di Fruttuaria. Torino, 1870; in-8 con 3 tav. 30. Monete di Zecche italiane inedite o corrette. Memoria III (Mo- nete di Ancona, Bozzolo, Camerino, Casale, Correggio, Corte- miglia, Firenze, Mantova, Modena, Novellara, Reggio di Lom- bardia, Sabbioneta, Saluzzo e Tresana). Torino, 1871; in-8 con 7 tav. 31. Dell'origine della Zecca di Genova e di alcune sue monete inedite. Torino, 1871 ; in-8 con 5 tav. 32. Illustrazione di una medaglia di Claudio di Seyssel e nuove ricerche sull'Ordine del Collare di Savoia. Torino, 187 1; in-8 con una tav. 388 C. LUPPl - VITE DI ILLUSTRI NUMISMATICI ITALIANI 33. Medaglia di Tommaso di Valperga di Rivara, illustrata. Torino, 1871; in-8 con una tav. 34. Monete e medaglie italiane (Monete di Acqui, Ancona, Asti, Bologna, Casale, Castiglione delle Stiviere, Genova, Milano, Modena, Piombino e Salerno). Torino, 1873; in-8 con 5 ta- vole ine. OPERE SCRITTE IN COLLABORAZIONE con Luigi Cibrario. 35. Documenti, monete e sigilli raccolti in Savoia, in Isvizzera ed in Francia. Torino, 1833; in-8 con una tav. 36. Sigilli dei Principi di Savoia raccolti ed illustrati. Torino, 1834; in-4 con 33 tav. Chi desiderasse avere più ampie e circostanziate notizie su Do- menico Promis ricorra ai seguenti libri: Casimiro Danna: Comme- morazione del Commendatore Domenico Promis. Torino, 1874; in-8 — Conte Federico Sclopis: Notizie della vita e degli studi di Dome- nico Casimiro Promis, socio residente della Regia Accademia delle Scienze! Torino, 1874; in-8 — Matteo Ricci: Domenico Casimiro Promis, cenni necrologici. Firenze, 1874; in-8 — Barone Antonio Manno, nel voi. Vili del « Supplemento all'Enciclopedia popolare italiana » — Rettniont: Beilage sur Allgemeinen Zeitung, 17 marzo x 874 — Engel e Serrare: Traité de numismatique de moyen age. Paris,»i89i, p. XXVIII; ecc. E più in particolare: Leone Tcttoni: Della vita e delle opere del Commendatore Domenico Promis. Memorie storiche, biografiche e bibliografiche con documenti inediti. Torino, 1874; in-8 con ritr. Costantino Luppi. NECROLOGIA ALOISS HEISS. Nato a Parigi l'8 gennaio 1820, moriva a Aulnay (Senna) il 20 maggio 1893 Aloi's Heiss , uno dei numismatici fora- stieri che più si occuparono a illustrare le medaglie arti- stiche del Rinascimento Italiano. Anzi e precisamente sotto questo aspetto che crediamo doversi dalla nostra Rivista un segno d'onore alla sua memoria. L'Heiss si dedicò dapprima alla illustrazione delle mo- nete di Spagna, e la numismatica spaglinola deve a lui tre opere monumentali che si intitolano: Description general de las Monedas hispano-cristianas , desde la invasion de los Arabes, pubblicata a Madrid in tre volumi dal 1865 al 1869. Description generale des Monnaies antique» de V Espagne, un vo- lume, pubblicato a Parigi nel 1870. Description generale des Monnaies des Rois wisigot/ies d' Espagne, un volume, pubblicato pure a Parigi nel 1872. In seguito , pure scrivendo articoli in diverse Riviste, archeologiche e numismatiche, egli rivolse principalmente i suoi studii e le sue ricerche alle medaglie del rinascimento italiano, e riuscì a condurre quasi a termine la sua splen- dida pubblicazione che s'intitola : Lcs médailleurs de la Re- naissance. Nove fascicoli furono da lui pubblicati, degli altri due che mancavano a completamento dell'opera sono pronti i manoscritti e quindi è a sperarsi che 1' Editore ne curerà la pubblicazione. 39° NECROLOGIA Ecco l'ordine del lavoro : i.° Fase: Vittore Pisano. Parigi, 1881. 2. » Francesco Laurana e Pietro da Milano. Parigi, 1882. 3." " Niccolò, Amadio da Milano, Marescotti , Lixignolo, Pc- recini Baldasarc Estense, Coradini. Parigi, 1883. 4. » Leone Battista Alberti et Matteo de' Pasti et anonyme de Pandolphe IV Malatcsta. Parigi, 1883. 5. » Niccolò Spinelli , anonymes d' Alphonse I d'Este, de Charles Vili et d'Anne de Pretaglie, Giovanni delle Corniole, Antonio del Pollajolo, les Della Robbia, Gen- tile Bellini , Bertoldo di Giovanni, Costanzo , les ano- nymes de Lucrèce Borgia, de Laurent le Magnifique et de Mahomet II. Parigi, 1885. 6.° « Sperandio de Mantoue et les médailleurs anonvnies des Bentivoglio. Parigi, 1886. 7. » Venise. — A. Guidizani, Ant. Gio. Boldti C. T. F., Pietro da Fano, I. (). F., Fra Antonio da Brescia, Vit- tore Camclio, Spinelli, Gio. Guido Agrippa, Alessandro l 'ittoria , Anonymes des doges de Vernice et d'autres personnages anterieurs au XVII siede. Parigi, 1887. 8.° » Florence, première partie. — Michclozzo Michclozzi, Lu- dovico da Fuli gno, Avcrlino, Pet recini, Ant. del Polla- iolo, Bertoldo di Giovanni A. P. F., Andrea Guazzalo/ti, Nicolò Fiorentino et son ecole , Domenico di Bernardo Cennini, le mèda i/leu r à la tettatile, le mèdailleur à l'aigle, le mèdailleur 11 l'Esperance , le mèdailleur à la Fortune, Francesco da S. Gallo, Benvenuto Cellini et médailleurs anonymes des personnages florentins ante- rieurs au XVIII siede. Parigi, 1891. 9°. » Florence, deuxieme partie. — Girolamo dal Prato , Do- menico di Polo , R. C, V. G. L. , F. P., 67. R. F., Gian Paolo Poggiai, Domenico Poggiai, Mazzafiri , C. S., D. S., Giuliano Granulili, Rancetti, F. AI. F., S. D. A., Pastorino, médailleurs anonymes des per- sonnages Florentins 011 Toscans , les quatres demiers Grands Ducs de la maison de Mcdicis et de la Zecca de Florence. Parigi, 1892. Questi i fascicoli pubblicati, i due che rimangono a com- pimento dell'opera dovevano essere consacrati, il primo alle MACROLOGIA 391 medaglie milanesi e dell'Alta Italia, il secondo alle medaglie non comprese nei fascicoli precedenti. Se il lavoro deli' Heiss è colossale ed è certamente il più vasto e il più splendido che mai sia stato pubblicato sul- l'argomento, non sarebbe altrettanto giusto l'asserire che sia perfetto e scientifico in ogni sua parte. Delle attribuzioni molte sono ancora discutibili , la di- stribuzione del lavoro può essere tacciata di poco ordine e poco nesso logico ; l'autore può essere accusato d'essersi be- nespesso lasciato trasportare a digressioni artistiche , che escono assolutamente dal campo, nel quale il suo lavoro do- veva essere circoscritto. E talvolta di tali digressioni for- mano parte integrante anche parecchi -dei moltissimi disegni che fregiano l'opera sua, i quali, per quanto bellissimi in sé stessi, ben poco hanno a che fare col soggetto. Era la foga artistica dell'autore, che la vinceva sulla nuda scienza , era la mania di rendere l'opera sua attraente non diremo ai pro- fani ma ai semplici artisti , che portarono spesso 1' autore a digredire e a esagerare l'abbondanza delle illustrazioni. Ma, accennando per debito di imparzialità alle mende , dobbiamo in pari tempo esprimere tutto il nostro rispetto, la nostra ammirazione e la nostra gratitudine, come italiani, allo splendido monumento eretto alla nostra epoca più gloriosa dell'arte medagliera. La Dirkzionk BIBLIOGRAFIA LIBRI NUOVI. l'.i|>.iilo|M>li \ioolo. Le Moneti- di Venezia descritte ed illustrate coi disegni di Carlo Kunz. Parte prima: dalle origini a Cri- stoforo Aforo. Venezia, Ferdinando Ongania editore, 1893, in-4, pag. X e 424, con 16 tavole. Il nome del senatore Nicolò Papadopoli non e nuovo per i cul- tori della numismatica italiana, e noi con viva soddisfazione ab- biamo apprezzato le sue pubblicazioni intorno all'origine della zecca di Venezia, intorni > al valore della moneta veneziana ed altre più brevi, ma non meno pregevoli, le quali rivelano l'erudito indaga- tore ed il critico profondo. Le principali sue deduzioni furono ac- colte con favore dagli scienziati, e ne lece tesoro, per citale un solo esempio, Ci. Salvioli nel suo bellissimo articolo sulla moneta che fu compreso nell'Enciclopedia giuridica italiana. Un rapido esame dell'eleg inte volume che abbiamo dinanzi, basta perche ognuno abbia a riconoscere ch'esso è il prodotto di lunghe ricerche e di studio indefesso, e che l'A. ha voluto offrire un'opera, possibilmente completa, dedicandovi tutta la sua attività ed il suo ingegno. Ricca è la letteratura relativa alla moneta veneziana : ma per (pianto ne abbiano trattato in passato e nel secolo presente illustri scrittori, pure mancava un'opera che valesse ad appagare tutte le esigenze, tanto di coloro i quali riguardano la moneta (piale og- getto d'arte, (pianto degli altri che la considerano qual monumento storico, testimonio della civiltà dei popoli e della loro agiatezza. S'aggiunga che le monete di Venezia sono d' importanza univer- sale ; imperocché non rimasero limitate entro i contini della Repuh- 394 BIBLIOGRAFIA blica, come accadde con quelle di molti altri comuni e principi, ma si diffusero in lontane contrade, imponendosi per la loro bontà nei mercati e ne — S • R • E • CAN. Stemma Gonzaga (quattro aquile). Nel mezzo di esso le chiavi sormontate dall' ombrello. (Inedito). Modena. — Leone X(i5i4-i52i). Variante del n. 22 di Cinagli. Pisa. — II Repubblica (1495-1509). Zecchino. Ì& — PTEGE • VIRG-0 • PiS. La Vergine seduta e nimbata col Bambino in grembo. 5* — x • POPVLI .'. PISANI. Croce pisana , portante alla estremità di ciascun braccio tre globetti. (O. Vitalini, Di alcune monete inedite e non ancora segna- late. " Bullettino di Num. e Sfragistica „. Voi. II, pag. 37, tav. I, n. 4). Rodi. — Pietro d'Aubusson (1476-1503). Zecchino , tipo so- lito (2 esemplari). „ — Fabrizio del Carretto (15 13-21). Zecchino idem. NOTIZIE VARIE 407 Roma.— Pio II ("1458-64). Zecchino. (Cinagli n. 2). „ — laolo II (1464-71). Zecchino. (Cin. n. 12). „ Alessandro VI (1492-1503). Doppio zecchino. (Ci- nagli n. 1). „ — Giulio II (1503-13). Zecchino. (Cin. n. 3!. Savoja. — Filiberto II dura (1497-1504). Zecchino. Variante da quello pubblicato da Promis {Monete dei reali di Sa- voja. Voi. II, tav. XIII, n. 2). Venezia. — Tomaso Moeenigo (1414-23). Zecchino. „ — Francesco Foscari { 1423-57). Zecchino (2 esemp.). — Nicolo Tron (1471-73). Zecchino. „ — Agostino Barbarigo (1486-1501). Zecchino e 2 marcelle. — Leonardo Loredan (1501-21). Marcella (3 esem- plari). Fra le monete estere nulla di importante. — Uno scudo d'oro, tipo solito di Carlo Vili di Francia; sei zecchini di / iiglieria, due di Mattia Corvino, tre di Ladislao, e uno di Lodovico; due zecchini di Matteo Lang vescovo di Sali- sburgo; e alcuni ducati di Ferdinando d'Aragona e Isabella di Ca stiglia. Guida Numismatica (III Edizione). — 1 Sigg. fratelli Francesco ed Ercole Gnecchi si accingono a compilare la terza edizione della loro Guida Numismatica. Essi si racco- mandano caldamente a tutti i Signori Direttori di Musei , Raccoglitori, Numismatici, Negozianti di monete, medaglie , libri di numismatica, ecc., perchè vogliano trasmettere nel più breve termine possibile al loro indirizzo (Milano, Via Fi- lodrammatici, mi le notizie riguardanti le loro Collezioni, le loro opere, o il genere del loro commercio. Tutte queste notizie sono inserite nella Guida gratuitamente. Le Inserzioni a pagamento poi, da pubblicarsi su fogli separati (una pagina intera formato in- 1 6 L. 20; una mezza pagina L. 101, devono essere trasmesse direttamente all'Edi- tore Sig. Lodovico Felice Log/iati, Milano, Via Pantano, 26. 4-08 NOTIZIE VARIE La coniazione del bronzo per V Italia. — Non è certo in questo Periodico che la politica deve invadere il campo della scienza, e che un risentimento anche giustifi- cato deve turbare il sereno giudizio ; ma ci sia lecito almeno esprimere un sentimento di rammarico, vedendo quanto fa- cilmente siamo stati profeti. — Non era difficile prevedere che la zecca di Roma sarebbe stata insufficiente, appena che fosse venuto un bisogno di coniazione ; eppure, malgrado ogni buona ragione, si volle chiudere e abolire la zecca di Milano. Nacque il bisogno di coniare alcuni milioni di bronzo. La zecca di Roma non ne può dare che la minima quantità, e il resto viene ordinato a quella di Birmingham! Qitam parva sapientia regitur mundus ! Reale Società Numismatica Belga. — Nella seduta del 2 Luglio u. s. venne nominato Membro onorario di questa Società il Cav. Francesco Gnecchi. Società Numismatica Svizzera. — Nella seduta del 30 Settembre u. s. vennero nominati Membri onorarli di questa Società i Sigg. Francesco ed Ercole Gnecchi. r co O vi 5 o m ^ IMI o >> ><• li» •<— ìi» u>>. tu <4>r t,. ««*_ iti L ATTI SOCIETÀ ITALIANA DI NUMISMATICA Estratto dei Verbali Seduta del Consiglio 7 Settembre 1893. Sono presenti i Sigg. Cav. Francesco ed Ercole Gnecchi, Dott. Solone Ambrosoli, Ing. Emilio Motta, Prof. Costantino Luppi, segretario. La seduta è aperta alle ore io ant. I. Dalla Vice-Presidenza viene proposto a Socio il Signor G. Dattari del Cairo, e la proposta è approvata. II. La Vice-Presidenza presenta il progetto di diploma pei Soci, da cui aveva avuto l'incarico nella precedente se- duta del 23 Maggio u. s. Il progetto raccoglie i voti unanimi del Consiglio e viene perciò definitivamente adottato. Si de- cide anzi di darne nel prossimo fascicolo della Rivista, alle- gandolo agli Atti della Società, il disegno riprodotto in pic- cole dimensioni. III. Il Segretario dà comunicazione dei seguenti doni pervenuti alla Società : Blanchot J. Adrien di Parigi. La sua pubblicazione : Rapport sur les Musées d'Allempgne et d'Au- triche presente a M. le Ministre de l'instruction publique et des Beaux Arts. Parigi, 1893. Bordeaux Paul di Parigi. La sua pubblicazione : Monnaies inédites de Charles X roi de li Ligue ; douzain des politiques et piedforts de Louis XII!. Paris, f'°'93, con tav. 4 IO ATTI DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI NUMISMATICA Cantoni Achille. Nuovo trattato del modo di regolare la moneta. Venezia, i 752, in-8. Gnocchi Cav. Ercole. Cavcdonì C, Ragguaglio de' precipui ripostigli antichi di medaglie consolari e di famiglie. Modena, 1854, in-8. — Promis D., Si- gilli italiani illustrati. Torino, 1870, in-4, con 4 tav. — Idem, Monete del Piemonte inedite o rare. Torino, 1852, in-4, con 2 tav. -- Bellori Pietro, Antonini Pii augusti nummus de anni novi auspiciis explicatus. Ponine, 1676, in-16, fig. — Idem, De nummo Commodi et Annii Veri coesarum , dissertatio. — Delle monete in senso pratico e morale , ragionamento , ecc. Venezia, 1751, in-8. — Manuale de' conteggi delle monete d'oro ed argento in lire italiane. Milano, 1808, in-16, fig. — Mayr Giuseppe, Monete e medaglie onorarie ferraresi illustrate. Ferrara, 1843, in-8. — Pogliaghi A. S., Nuove tavole di rag- guaglio fra la lira austriaca, italiana e milanese col nuovo fio- rino austriaco, ecc. Milano, 1858, in-16. — Frulli Achille, Ta- vole di riduzione, ecc. Milano, 1860. — Rovillio Guglielmo, Prontuario delle medaglie de' più illustri et fulgenti huomini et donne, dal principio del mondo fino al presente tempo, con le lor vite in compendio raccolte. Lione, 1553, in-8 fig. — ■ Vi- gano Francesco, Nuovo manuale delle monete , pesi , misure , corso di cambj , fondi pubblici , ad uso de' negozianti, ban- chieri ed industriali. Milano, 1847, in-8. (Mancante del 3" fa- scicolo). — N. 60. Estratti dalla Rivista Italiana di Numism. Lehmann C. F. di Berlino. La sua pubblicazione : Das altbabylonisehe Maass- und Gewichts- system als Grundlage der antiken Gewichts-, Miinz- und Maas- systeme. Leida, 1893, in-8. Luppi Cav. Prof. Costantino. Cusaui Francesco, I Fissiraga e la chiesa di S. Francesco in Lodi. Illustrazione storica. Milano, 1875, in-8 con 7 tav. Osnago Enrico. Calchi e disegni di monete , la più parte milanesi , eseguiti dal Dott. Carlo Vandoni. Schlumberger Gustave di Parigi. Le sue pubblicazioni : Amulettes byzantins anciens destinés à coni- battre les maléfices et les maladies. Paris, 1892, in-8, fig. — Bas-relief du Campo Angaran à Venice représentant un em- pereur byzantin du X me siede. Leipsic, 1893, in-8, con tav. — ATTI DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI NUMISMATICA 41 X Bulles d'or et sceau des Roi Leon li et Leon VI ti' Armenie. Paris, 1893, in-8, con 2 tav. — Découverte d'une relique faisant partie des dépouilles de Constantinople apportées en occident à la suite de la Croisade de 1204. Caeu, 1892, in-8, con tav. — Documenta pour servir à l' histoire des Thèmes byzantins. Sceaux de plomb inédits de fonctionnaires provinciaux. Paris, 1883, in-8, con 2 tav. — Les nouvelles acquisitions du Louvre. — Un triptyque byzantin en ivoire. In-8 , con 2 tav. — Mon- naies , bulle et bague byzantines inédites. Paris , 1889, in-8, figurato. — Quelques monuments byzantins inédits. Amulettes, méreaux, etc. Leipsic, 1893, in-8, fig. — Trois sceaux francs de Terre-Sainte. Paris, 1891, in-8, con tav. — Un ivoire byzantin du IX" siècle représentant le couronnement de I' empereur de l'Orient Leon VI. In-8 , iig. — Une monnaie d' or byzantine inedite. Parigi, 1892, in-8, fig. — Sceaux et bulles des empe- reurs Iatins de Costantinople. Caeu, 1890, in-8, con io tav. — Sept sceaux de plomb de Princes et Prélacs Iatins de Palestine et de Syrie au XII e siècle. Paris, 1888, in-8, con 2 tav. — Sigillographie byzantine des Ducs et Catépans d'Antioche des Patriarches d' Antioche et des Ducs et Catépans de Chypre. Gciics, 1883, in-8 gr., fig. Vallentin Roger di Saint-Peray (Francia). Le sue pubblicazioni : Jeton d'aumone valentinois a retrouver. Va- lerne, 1893. — L'atelier temporaire de Yalence (15921. Valeucc, 1893. — De l'ancienneté de l'usage du mare en Dauphiné. Ge- nève, 1893. — Notes sur les pinatelles de Philippe Guillaume Prince d'Orange. Bruxelles, 1893. — Signifìcation de la le- gende bilinéaire de quelques doubles deniers pontiticaux frappés a Avignon. Macon, 1893. — De la reception des filles des compagnons à la monnaie d'Avignon. Parts, 1893. IV. Si accetta la proposta della Smithsonian Institution di Washington di scambiare le pubblicazioni con quelle della Società. V. Si stabilisce di formare un album coi ritratti e gii autografi dei Numismatici e s'invitano tutti i soci a voler trasmettere i loro ritratti senza, alcuna prescrizione nel si- stema e nel formato. La seduta è levata alle ore ir 1(2. Finito di stampare il 20 Ottobre 1893. Lodovico Felice Cogliati, Gerente responsabile. RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA. Anno VI, 1893. Tav. 1 I 9 # • • • • • /.'.,., , tu;, . , ,n*.tA M fratesco CHECCHI Appunti ii taismatica Romana, N. xxix. RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA. Anno VI, 1893. Tav. ' * V m e • m m m # m C2 • • © • • * © W/in^:ii»' - m*M /■■/ 1 FRANCESCO GNECCHI Aprenti di Numismatica Romana, N. XXIX. FASCICOLO IV. MONETE ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA PAPADOPOLI III. RIMI N I. Della zecca di Rimini non possedo alcuna mo- neta che possa dirsi veramente inedita, ma desidero richiamare 1' attenzione dei numismatici su qualche varietà del grosso agontano e su due monete dei Malatesta , che non sono conosciute in modo com- pleto e degno della loro importanza, anche in causa degli imperfetti disegni con cui sono rappresentate. Ecco le varietà del grosso agontano che esi- stono nella mia raccolta. I. Argento (peso grammi 2,00). f? — Croce nel campo in un cerchio di perline : + * DE ARIMINO. §1 - Santo vescovo in piedi che benedice: • PP. S • GA VDECIVS. 41 6 NICOLÒ PAPADOPOLI 2. Argento (peso grammi 2,28). jy — Croce ed iscrizione simile al n. 9 della tav. XVIII di G. A. Zanetti (1). I[l — Un anellino presso la spalla sinistra del vescovo e in fine dell'iscrizione un punto invece di tre punti. Taluno forse osserverà che simili minuzie non meritano di essere rilevate , ma siccome lo stesso Zanetti ne tiene conto esatto e suppone ^he tali piccoli segni possano indicare gli zecchieri e le di- verse emissioni, cosi credo cosa utile e buona dare notizia di quelle varietà che possono completare il suo lavoro, serio e pratico nello stesso tempo. Delle due monete dei Malatesta già pubblicate, ma delle quali desidero dire poche parole e mostrare un esatto disegno , la più antica appartiene a Carlo Malatesta , erede del padre nella signorìa di Rimini (1384-1429) e comparve al pubblico per la prima volta in una comunicazione del Dott. Luigi Tonini nel Bullettino di numismatica italiana diretto da A. R. Caucich < 2 l La rinvenne in un suo orto il ce- lebre Bartolomeo Borghesi , il quale cosi ne scrive: " O che sia di miglior lega, o che abbia conservato " la primitiva imbiancatura , si direbbe di puro ar- " gento „ e la ritiene simile al denaro d' argento o bolognino di Pandolfo Malatesta dato dal Battaglini al num. 17. Alla vendita della preziosa raccolta Borghesi, io divenni possessore di una moneta qualificata nel catalogo (3) mezzo bolognino che corrisponde alla de- (1) G. A. Zanetti, Delle monete rimimsi. — Nuova Raccolta delle MOtiete e secche d'Italia, tomo V, pag. 401, tav. 18, n. 9. (2) Anno I, 1867, Num. 5, pag. 42, tav. IV, n. 1. (3) Primo Catalogo del Museo Bartolomeo Borghesi. — Monete italiane. Roma, 1879, n. 131 1. MONETE ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA PAPADOPOLI 4 1 7 scrizione ed al peso di quella pubblicata da L. Tonini e deve essere la stessa trovata nell'orto di S. Marino. 3. Mistura (peso grammi 0,33). i& — Nel campo le lettere M L T S poste in croce e divise da punti , il tutto in un cerchio di perline , attorno : + ■ KÀROLVS • DE • 9 — Nel campo A grande accompagnato da quattro punti in un cerchio di perline, attorno : + • RIMINESIS • Il diametro è alquanto inferiore a quello indi- cato nel rozzo disegno del Bullettino, e l'aspetto non corrisponde esattamente all'apprezzamento del Bor- ghesi, ma piuttosto al dubbio da lui espresso che la miglior lega apparente provenisse della primitiva im- biancatura. Forse appena uscita dalle viscere della terra questa monetina fresca di conio sembrava anche di buon argento; ma dopo aver dimorato 40 anni nelle cassette dei medaglieri mostra di essere della solita mistura delle monete inferiori, e quindi nò un bolo- gnino né un mezzo bolognino, ma bensì un picciolo o mezzo quattrino , simile a quelli di ugual valore usciti dalle zecche della stessa regione. L'altra moneta è un quattrino di Pandolfo Si- gismondo Malatesta (1432-63) e proviene essa pure dalla vendita Borghesi (4) dove è indicata colla qua- lifica d'inedita che non le spetta, perchè pubblicata sino dallo scorso secolo nella seconda dissertazione del Bellini (5). (4) Catalogo Borghesi, n. 1319. (5) Bellini V., De tnonelis italiet medi avi hactenus non evulgatis, eie. Altera dissertano, pag. 12, n. II. 4i8 NICOLO l'APADOPOLI 4. Mistura (peso grammi 0,66). Z? - Rosa in un cerchio di perline, attorno + * S * P * D * A * RIMini * ti — Santo vescovo di faccia che benedice • S G-ÀVD ECIVS, in fine della iscrizione il monogramma ^ Tanto il Bellini che l'anonimo compilatore del catalogo Borghesi, credono vedere le iniziali di Isotta, terza moglie di Sigismondo, nel monogramma che si trova presso alla testa del santo. E bensì vero che questo principe amò teneramente Isotta degli Atti con cui visse lungo tempo in concubinato prima di farla sua moglie, che fece intagliare il suo ritratto e le sue cifre su medaglie e monumenti con iscrizioni ampollose; ma a me sembra di trovare nel mono- gramma le lettere V e S (probabilmente iniziali dello zecchiere), sormontate da una croce che si vede in quasi tutti i monogrammi del medio evo, ma non in quello di Isotta composto dalle sole lettere IS. F A N O. La zecca di Fano è assai bene rappresentata nel mio medagliere da alcune monete di piccola mole, ma di molto interesse per l'epoca, per la rarità e per il garbo con cui sono lavorate. Comincierò da tre piccioli di Pandolfo Malatesta (1384-1427), celebre condottiere, che s'impadronì, per breve tempo, di Brescia e di Bergamo e finì la sua vita avventurosa MONETE ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA PAPADOPOLI 419 in Fano che aveva ereditato dal padre Galeotto. Due di essi sono varietà di quelli già pubblicati da Bellini < 6) e da Promis (7), il terzo è del tutto nuovo. t$M2( ■ „3 f %.-( » ì\r- 1. Mistura (peso grammi 0,38). ^ — Rosa entro un cerchio di perline, attorno : + % D °„ PAnDVLFVS ; Ty — Nel campo, entro un cerchio di perline: FAnl, un anellino nel centro e quattro fra le lettere, attorno : + ® DOMInVS ; 1 ® 2. Mistura (peso grammi 0,421. f? — Rosa entro un cerchio di perline, attorno : • PAnDVLFVS. 9 — Nel centro una stella a sei punti, in croce FANI fra quattro anellini, attorno: + DOMIDVS - ® •• ® ° @ *l£i\ "?^ì- 3. Mistura (peso grammi 0,401. ^ — Rosa in un cerchio di perline + ® PANDVLFVS ° ® 1! ^ Croce ornata entro un cerchio di perline, attorno: + $ Dns :: ® :: FAni ® ec ■ ® (6) Bellini V., Op. cit., pag. 46, n. I. (7) Promis D., Monete di zecche italiane inedite o corrette. Torino, 1867, pag. 39, tav. II, n. 24. 420 NICOLO l'AI'ADOPULI Questi^ bella monetina apparteneva al cavaliere G. Rossi < 8 > ed ebbi la fortuna di acquistarla alla vendita di quella celebre raccolta. Una breve serie di piccioli ricorda il tempo in cui Fano fu tolta a Sigismondo Pandolfo Malatesta dalle armi di Pio II, condotte da Federico da Mon- tefeltro. 4. Mistura (peso grammi 0,52). (jy — Nel campo un rastrello, arme della città, attorno + ® CIVITAS • FANI ® 5> — Busto di santo vescovo con aureola, attorno : + S • PATERNIANVS h 5. Mistura (peso grammi 0,38). i& — Stemma senza corona + @ CIVITAS • FANI & ~S$ • - Santo vescovo di faccia benedicente : S ■ PATÉ RNIANVS (9). 6. Mistura (peso grammi 0,28). i& — Stemma sormontato da chiavi decussate e da tiara attorno : CIVITA S • FANI ?/ - Santo come al n. 5: S ■ PATR IGNIÀN • ( 10 ). (8) Catalogo della collez. del cav. Giancarlo Rossi. Roma, 1880, n. 1074. I9) Era nella vendita Rossi, 11. 1076. (io) Era nella vendita Borghesi, n. 467. MONETE ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA PAPADOPOLI 42I 7. Mistura (peso grammi 0,42). & — Chiavi decussate e tiara, attorno: • CIVITAS • FANI • 9' — Santo vescovo seduto di fronte: S ■ PATER NIANVS ( IT >. Hanno importanza i primi due (n. 4 e 5), i quali non sono che varietà del piccolo pubblicato da C. Brambilla, perchè provano che la coniazione di tale moneta non fu abusiva, ma continuata e rego- lare. Maggiore assai è l'importanza degli altri (n. 6 e 7) non ancora osservati e studiati, perchè recano le chiavi e la tiara, mentre i primi non hanno alcun segno della dominazione papale succeduta a quella dei Malatesta. Non avendo alcuna memoria di una completa indipendenza, si può ragionevolmente sup- porre che nei primi tempi dopo la capitolazione dei Fanesi col cardinale Fortiguerra, il governo della città sia stato lasciato agli uomini del paese, dai quali il nuovo potere nulla aveva da temere. Ma la completa assenza delle insegne sovrane", che dava alle mo- nete un aspetto di assoluta autonomia, non poteva essere gradita al rappresentante del pontefice, il quale avrà provveduto a rimediare a tale mancanza. Infatti le chiavi e la tiara sono collocate sullo stemma citta- dino in un picciolo che somiglia interamente a quelli coniati nei primi giorni, e nell'altro evidentemente posteriore è tolto anche lo stemma e conservata sol- tanto l'iscrizione CIVITAS FANI. A me sembra però che queste monetine, abbiano o no le chiavi papali, sieno tutte fabbricate in un'epoca mi) Era nella vendita Horghrsi, n. 466. 422 NICOLO i'Al'APOI'OI.I di transizione, in cui il potere sovrano non era esat- tamente regolato, e quindi prima della conferma degli statuti, privilegi e consuetudini chiesti ed approvati nella capitolazione del 25 settembre 1363, ma confer- mati soltanto con lettera di Sisto IV al cardinale Orsini nel 18 novembre 1472. Dopo questo tempo troviamo i nomi e le armi dei pontefici sulle monete di Fano, che però conser- vano una fisionomia speciale sino a Giulio II, dopo il quale sembra che la zecca sia stata chiusa per qualche tempo. Egli è perciò che credo completare questo cenno della zecca di Fano col quattrino di Alessandro VI (1492- T503), riportato dal Cinagli < I2 > ma senza disegno. 8. Mistura (peso grammi 0,35). iB' — Stemma con piccole chiavi: • ALEX • • PAPA • VI I? — Santo vescovo in piedi benedicente : CIVITA S • FANI ■ P E S A R O. Con erudizione e dottrina scrisse Annibale degli Abati Olivieri la storia della zecca di Pesaro prima che di questa città diventassero padroni i Della Ro- vere ; le monete dei duchi di Urbino coniate a Pe- saro furono descritte da Rinaldo Reposati, e non pochi nummi sfuggiti a questi lavori illustrarono G. A. Za- (12) Cinagli, Motiflr dei Papi. pag. 69, n, 35. MONETE ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA PAPADOPOLI 423 netti nelle sue appendici, ed altri valenti numisma- tici nei giorni nostri. Eppure i prodotti di quella zecca non sono ancora tutti conosciuti e posso anch' io presentare ai lettori della Rivista Italiana qualche cosa di nuovo e di importante : prima di tutto una moneta di Costanzo Sforza (1473- 1483) di squisito lavoro : I. Argento (peso grammi 7,55). jy — Busto del principe con corazza volto a sinistra , at- torno: * ° CONSTÀNTIVS ° SF ° DE ° ÀRAGO ° PISÀV ° D 9 — Veduta del Castello di Pesaro , con torri merlate e fossato, attorno : » SÀLVTI > ET MEMORIÀE » CONDIDIT 1 A nessuno che sia pratico della materia , può sfuggire la somiglianza di questo pezzo colla me- daglia battuta dallo stesso Costanzo a ricordo della costruzione della rocca di Pesaro. Le imagini , le iscrizioni sono uguali, la fattura della stessa mano : allorché ne feci l'acquisto corsi da Carlo Kunz e gli chiesi: è moneta, o medaglia? Il compianto amico rimase perplesso e, vagliando le ragioni dell' una e dell' altra opinione concluse che probabilmente era una moneta. Infatti l'aspetto non è di medaglia , e che sia stata destinata a rappresentare il valore ed a correre come moneta mi persuade un calcolo sul peso e sull' intrinseco che feci più tardi. L'Olivieri, per dare un' idea del valore nelle varie epoche, ricorre al ducato veneziano ed al fiorino 424 NICOLÒ PAPADOPOLI di Firenze citando fra gli altri un documento ('3), dal quale risulta che tali monete si ragguagliavano nel 1487 a 52 soldi della lira ravennate che fu sempre adoperata a Pesaro. E questa l' epoca a cui dobbiamo tenerci , perchè la moneta sopra de- scritta è di poco posteriore al 1472, anno in cui fu coniata la lira Tron e fissato il rapporto fra 1' oro e l'argento, che rimase inalterato per lungo tempo. Il ducato valeva allora 6 lire e 4 soldi e cioè cor- rispondeva a grammi 40,42 di buon argento. Ora , dividendo tale cifra per 52 , abbiamo il peso di grammi 0,77 e per dieci soldi grammi 7,70, peso di poco superiore a quello della moneta di Costanzo. L'argento apparisce della stessa lega di quello di Venezia, la piccola frazione di peso che manca , si spiega naturalmente colla tolleranza e col consumo, per cui sono convinto che il Signore di Pesaro abbia voluto rappresentare con questo pezzo la mezza lira, seguendo un esempio che in quel momento era dato nelle migliori officine d'Italia. Vengono poscia, in ordine di data, alcuni piccioli anonimi del tempo in cui dominarono a Pesaro gli Sforza, i quali meritano pure un poco di attenzione. 2. Mistura (peso grammi 0,40). ^y — DOMINVS PIS. Nel campo, in un cerchio di perline, le lettere AVRI poste in croce. 1> Croce : DOMINVS • PISA ■ (13) Olivieri degli Abati A., Della zecca di Pesaro e delle monete pesaresi dei secoli bassi. — G. A. Zanetti, Nuova raccolta delle monete e ztecht d'Italia. Tomo I, pag. 200. MONETE ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA PAPADOPOLI 425 3. Mistura (peso granimi 0,35). & -- Croce fiorita: + • DOMINVS • PISAV • 9 - Testa di Santo mitrato: + • S • DIVNCENTIVS • 4. Mistura (peso grammi 0,32). & -- Come il n. 3: DOMINVS • PISAVR • 9 - Come il n. 3 : S • DIVNCENCIVS • (H). 5. Mistura (peso grammi 0,47). ,& -- Come il n. 3: DOMINVS • PISAV • 9 - Come il n. 3: S • DIVNICENTIVS • Ks). 6. Mistura (peso grammi 0,26). i& - Come il n. 3: + • DOMINVS • P.... 9 - Come il n. 3: + PISAVRI • DO ( l6 >. La prima di queste monetine è del tutto inedita e, per la forma delle lettere, per la somiglianza con altre dello stesso valore e dello stesso tipo, deve ri- tenersi del regno di Costanzo 1. Le altre quattro sono varietà più o meno importanti di quella pub- blicata per la prima volta dall' Olivieri < r 7) t poscia con miglior disegno dallo Zanetti < l8 >, e che l'Olivieri sospettò appartenere all'epoca in cui dominava a Pe- saro Cesare Borgia. In seguito ad obbiezioni critiche comparse nelle Novelle letterarie, l'Olivieri < IO > cambiò pensiero ed espresse il dubbio che potesse essere (14) Vendita Rossi, n. 3442. (15) Ivi, n. 3442. (16) Ivi, n. 3443. (17) Olivieri, Op. cit., pag. 236, tav. XXIII, n. 40. (18) Zanetti G. A., Op. cit., tomo III, tav. Ili, n. 15 e 16. (19) Olivieri, Op. cit., pag. 245-246. 426 NICOLO PAPADOPOLI stata coniata nella rocca di Pesaro da Caleazzo Sforza, figlio naturale di Costanzo I e tutore di Costanzo II, il quale dopo la morte del pupillo fu acclamato Signore di Pesaro e si mantenne qualche mese in quel forti- lizio, non ottenendo però l'investitura dal pontefice. Lo Zanetti ( 2 °> invece attribuisce questi piccioli ai tempi in cui regnarono assieme Camilla a" Aragona ed il giovane Giovanili Sforza (1483-89) , prima del decreto che ordinava la battitura dei denari piccioli in rame puro. A me sembra che l'opinione dello Za- netti sia confermata dal nuovo denaro inedito che ho riportato al n. 2, il quale è evidentemente più antico di quelli colla testa del Santo e mostra essersi usate, in varie epoche, le monete anonime col titolo Dominus Pisauri, senza che vi sia bisogno di vedere in ciò l'indizio di avvenimenti straordinari. Possedo di (hiidobaldo II Della Rovere (1538-74) due pezzi da quattro bolognini; il primo finamente inciso con S. Girolamo, differisce da quello pubbli- cato dallo Zanetti ( 2I ), per avere lo stemma di Mon- tefeltro tra le zampe dell'aquila. 7. Argento (peso granimi 1,65). J¥ — Aquila coronata collo stemma di Monteieltro tra le zampe : GVI • VBÀLDVS • Il VRBINI • DVX • IMI 9* — S. Gerolamo nel deserto con leone e cappello car- dinalizio ai piedi: S • HIERONIMV.... INTERCES •••• < 22i . (20) Zanetti G. A., Op. cit., tomo III, pag. 448-449. (21) Zanetti, Op. cit., tomo III, pag. 457, tav. XXII, n. 27. (22) Vendita Rossi, n. 4932. MONETE ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA PAPADOPOLI 4 2 7 Il secondo è una varietà di quello dato dal Repo- sato al n. 26 ( 2 3\ L'aquila del diritto non è coronata e le foglie di quercia della corona sono disposte diversamente nel rovescio. 8. Argento (peso grammi 2,18). {E? — Aquila senza corona, volta a sin.: ••• GVI • VBALDVS • Il • VRBINI • DVX • IMI IJi — Nel campo, circondato da una corona di quercia in doppio cerchio di perline: • MONE • • DA • IMI • BOLOGN • • VEC • su quattro righe ( 2 4). Fra le numerose varietà di poca importanza che presentano le monete di Francesco Maria II (1574-1622) ho scelto due scudi d'oro dello stesso tipo e colle stesse iscrizioni di quello dato dal Re- posati al numero 29 (2 ^, ma diversi perii disegno e per il lavoro d' intaglio. 9- Oro (peso grammi 3,26). fi? — Scudo inquartato: nel 1" l'aquila di Urbino 2° la (23) Reposati R., Delle monde di Gubbio e delle altre coniate nelle secche de' duchi di Urbino. — G. A. Zanetti, Nuova raccolta, ecc. Tomo I, pag. 81 e 83. (24) Ivi, n. 4931, (25) Reposati, Op. rit., pag. 115 e 120. 428 NICOLI) PAPADOPOLI rovere, 3 le fascie di Montefeltro , 4 l'arma d'Aragona concessa dal re di Napoli ai Della Rovere : la inquarta- tura partita di un palo caricato del gonfalone di Santa Chiesa: corona ducale e toson d'oro: FRANC • M • Il ■ VRB • DVX • VI • E 9* — Grande rovere coi rami passati in doppia croce di S. Andrea, dietro la veduta di Montefeltro : • FERETRIA • IO. Oro (peso grammi 3,26). fi? — Arma simile al n. 9, ma con lo scudo ovale a car- tocci : • FRANC • MARIA • Il VRB • DVX VI ETG 1$/ — Come il n. 9, solo più numerosi i rami: FERETRIA fra due ramoscelli di quercia con ghiande. URBINO. Anche di Urbino , città che diede nome al du- cato ed ha pagine gloriose nella storia dell' arte italiana , ho la fortuna di possedere una preziosis- sima moneta col nome di Federico di Montefeltro (1444-82), che dopo la morte di Oddo Antonio di- venne Signore di Gubbio e di Urbino. 1. Argento (peso grammi 6,52). jy — Busto del principe armato a sinistra : FEDERICVS l DVX S VRBINI « MONTIS - FÉ Q ° CO ° MONETE ITALIANE INEDITE DELLA RACCOLTA l'APADOPOLI 429 $ — Scudo inquartato di Urbino e Montefeltro ; nel mezzo palo caricato del gonfalone di Santa Chiesa, sopra lo scudo, piccolo cerchio di gemme : RE • GÈ CAPI • AC • S • RO • EC • CONFALON Non è difficile fissare l'epoca in cui venne coniata questa moneta, perchè solo nel 1474 Federico fu nomi- nato Duca di Urbino, Capitano e Gonfaloniere della Chiesa, ed è anzi probabile che egli abbia voluto far pompa dei nuovi onori in un bel pezzo d' argento col suo ritratto lavorato da egregio artista, ad imi- tazione di quanto facevano i duchi di Milano e di Ferrara ed altri del suo tempo. Riesce invece ardua impresa determinarne il valore, non avendo io alcun dato per conoscere il sistema monetario usato ad Urbino. Il peso non corrisponde alle lire di Ravenna e di Ancona, che avevano grande diffusione in quei paesi, e non mi resta che fare l'ipotesi che questa sia la metà di una lira urbinate di uguale origine, ma di minor intrinseco della ravennate. Mi conferma in questo pensiero la seguente monetina di Guidobaldo I (1482-1508). 2. Argento (peso granimi 0,51). i& — Aquila coronata colla testa volta a sinistra: • GVIDO • VB • VRBIN DVX TJ» — G-D coronate nel campo, attorno: + • VRBINI • CIVITAS • Nel diritto è perfettamente uguale al ti. i del Reposati f 261 da lui chiamato soldo e se veramente (26) Reposati, ( )p. cit., pag. 39. 36 34° N. l'Al'ADUl'ULI MONETE ITALIANE INEDITE, ECC. si tratta del soldo della lira di Urbino, la moneta che ho descritta al n. i, non può essere che la mezza lira, perchè pesa poco più di dieci di tali soldini tenendo conto dello stato di conservazione del mio esemplare. GUBBIO. Per chiudere bene la serie dei nummi di questa regione darò uno scudo d'oro di Francesco Maria I (1508-1527) unica moneta battuta in quel prezioso metallo nella zecca di Gubbio. Fu pubblicata nel catalogo della Raccolta del Cav. G. C. Rossi ( 2 />, dove si trovava prima di passare nel mio medagliere. 1. Oro (peso grammi 3,44). fi? — Stemma Della Rovere con piccolo cerchio di gemme: + FRAN + MARIA + DVX + III 9 — Santo Vescovo in cattedra con mitra e pastorale S VBALDVS » D " EVGVBIO Nicolò Papauopoli. (271 Vendita Rossi, n. 1677, tav. IV. DI UNA CONTRAFFAZIONE FORSE ESEGUITA NELL'ITALIA SETTENTRIONALE Nel mio recente libro : Contribuzioni alla storia monetaria dei paesi del Luneburgo nei primi decennii del Secolo XVII < J ) , che tratta della zecca e delle monete dei duchi di Brunsvick -Luneburgo : Gu- glielmo di Marburgo, Cristiano di Celle , Giulio Er- nesto di Dannenberg e Augusto juniore di Hitzacker, nell'enumerare le monete di quest'ultimo duca si ac- cenna (a pag. 216, n. 174) ad un tallero di cui do qui appresso il disegno e la descrizione. i& - MON : NOV • AR& ÀUPDGGDBE- L....SO • DG • Arme sormontata da un elmo, spaccata, con due (1) Vienna, 1893, in-8, pag. XVI-240 , con 187 illustrazioni interca- late nel testo. 43^ M. li.YURKELDT leoni posti l' uno sopra l' altro e rivolti a sinistra nel campo superiore, ed un leone gradiente egualmente a sinistra nel campo inferiore. 1>' - DINANDUS II • D ■ G • RO • ■ SE • MJG • Aquila bicipite coronata. Diam. Dira, 41 ; peso, grammi 25,32. Collezione Vogel in Chemnitz. Non mi è riuscito di trovare la spiegazione di questa leggenda , e per conseguenza 1' attribuzione della moneta. A dir vero lo stemma corrisponde per così dire esattamente a quelli di Brunsvick-Lune- burgo. I due leoni leopardati, posti l'uno sopra l'altro e gradienti a sinistra sono l'arme dei duchi di Brun- svick del ramo primogenito, e il leone gradiente a sinistra si trova ripetuto varie volte nello stemma del Brunsvick-Luneburgo come arme dei duchi di Luneburgo del ramo primogenito , dei conti di Everstein, Diepholz e Lauterberg. Tuttavia non credo che questo tallero sia da attribuire ai paesi del Brunsvick-Luneburgo, e ritengo piuttosto che sia una contraffazione eseguita nel- l'Italia Settentrionale. Agli occhi miei, questa moneta non ha un aspetto tedesco ; il disegno dell' aquila, sopratutto , si scosta notevolmente dalla forma tra- dizionale. Ma quanto ai motivi di questa mia affer- mazione, confesso che non saprei addurne ; e sotto- pongo quindi questa interessante moneta al giudizio dei lettori della Rivista. Sull'argomento in discorso abbiamo già il parere di vari distinti numismatici. 11 Dott. F. Erbstein di Dresda , è d' avviso che sia una contraffazione ese- guita nei Paesi Bassi o in Italia. Tale è pure 1' opi- nione del Signor R. Serrure , di Parigi ; mentre il Cav. E. Gnecchi non crede all' origine italiana di questa moneta. Egli mi scrive che la sola zecca alla DI UNA CONTRAFFAZIONE, KCC. 433 quale si potrebbe assegnarla a cagione dello stemma sarebbe Maccagno, ma che la leggenda non contiene in nessun modo un'allusione al nome od ai titoli di Giacomo Mandelli. L'opinione che questo tallero sia stato coniato dal duca Augusto juniore, di Brunsvick-Luneburgo, risale a Madai. Egli descrive infatti nel suo Vollstàn- diges Thaler cabinet, due monete di questo genere col- locandole, fra i talleri sconosciuti. 1. - N. 2383. B' MON NO • ARG AUPD-GGDBEL- D • I • FL • S • D • G • Stemma con tre leoni, e con elmo coronato. $ FERDINANDVS • Il • D • G • R • INI • S • AU • IU • FL • L'aquila bicipite imperiale. Madai riporta questa moneta dalle Hambur- gischc Rcmarqucs (annata 1707 , pag. 401) , ma di- chiara tuttavia di non essere d'accordo con quel pe- riodico nell' interpretazione della leggenda , poiché questa non corrispondeva a quella dell'esemplare che egli aveva sott'occhio. La spiegazione che propone- vano le Hamb. Rcmarqucs era NION) e saliva in bella riputazione per la singolare cultura di quattro donne, prima delle quali la celebre Isotta. 11 ramo, che non si tolse a Vicenza ed ebbe a illustrarsi sopra tutto per gli studi di Leonardo, un dotto filosofo del secolo decimo quinto (6 >, venne (4) V. Magrini, Op. cit., pag. XXIV in note. — Vedi anche Da Schio, Memorabili. Famiglie Xogarola e Valmarana, msc. nella Comunale di Vicenza. (5) Da Schio, Op. cit. 16) Calvi, Biblioteca degli scrittori Vicentini, toni. Ili, pag. XXX. Vicenza 1775 57 438 BERNARDO MORSOLIN a spegnersi verso la fine del secolo decimo sesto. Degli ultimi rampolli fu, per quanto giova credere, Isabella. Dalla medaglia, il più grande documento chela riguardi, risulta che fu moglie di Gianluigi Valmarana e che nel 1566, quando gcttavansi, com'è a credere, i fondamenti del palazzo palladiano, toccava i cin- quant'anni. Era nata adunque nell'anno 15 16. Quanto tempo vivesse ancora dopo il 1566, quand'era già vedova del Valmarana, vivo ancora nel 1558 (7), non è dato conoscere. Le ceneri di lei, sepolta nella cripta del tempio di Santa Corona in Vicenza, furono levate dalla tomba primitiva e deposte nel 1597 in un nuovo sepolcro, preparato a' suoi cari dal figlio Leonardo ( 8 >. Ho detto che l'impronta d'Isabella accusa la mano d'un artista perito. Ma chi fosse codesto artista non è dato conoscere, se pur non apparteneva alla schiera de' Vicentini, o forse degli altri assai valenti, che fiorivano nella Venezia, e de' quali si giovavano all'occorrenza, com' ebbi altra volta a notare, i pa- trizi vicentini del secolo decimo sesto (9). Non lascio però di ricordare che lo studio del bello era tutt'altro che estraneo a' Valmarana. Devesi a Gianluigi, sopra tutto, se per il ristauro della Basilica di Vicenza si prescelse il disegno del Palladio. E un culto speciale s'ebbe pure, nella famiglia, per la Numismatica. Il (7) Da Schio, Memorabili, loc. cit. (8) Faccioli, Musaeum Lapidarium Vicentini/in, pars. I, pag. 236, n. 25. Vicentiae 1776. (9) Vedi Medaglia in onore di Giuseppe Da Porto nella " Rivista italiana di Numismatica, „ loc. cit. DUE MEDAGLIE VICENTINE INEDITE 439 ramo de' Valmarana, a cui apparteneva Gianluigi, il marito della Nogarola, possedeva anch' esso, come i Fortezza, i Gualdo, gli Scroffa e diciamo anche il Belli e il Chiericati, arcivescovo d' Antivari e primate della Serbia, una bella collezione di medaglie, impre- ziosita dal Nerone del Porto IO >. * * * Ultima ad essere dissotterrata fu la terza delle tre medaglie. La scoperta è dovuta a Domenico Curti (") un ricco farmacista di Vicenza, che, divenu- tone signore, faceva demolire nel secondo quarto del secolo decimonono, gli avanzi di un palazzo, ri- putato del Palladio, in Rettorgole, a quattro chilo- metri, o poco più, come s'è già detto, da Vicenza. La medaglia del diametro di cinquantatre millimetri ricorda con l'anno dell' edificazione il nome del si- gnore del palazzo. Il diritto rappresenta il busto di un individuo sulla cinquantina, dall'aspetto severo, col capo scoperto, volto a destra, la barba e i ca- pelli crespi, assai corti, vestito d'una toga alla foggia degli antichi romani. Reca all'ingiro la leggenda: CLAVDIVS • MVCIANVS • C • E • E • V • È raffigurata nel ro- vescio un' impresa per una torre merlata, illuminata dal sole, che manda i suoi raggi col motto : ET ■ IN • TENEBRIS • M D • L • X • VII. (io) " Gli heredi del Conte Ercole Fortezza havevano una raccolta di bellissime medaglie et un rarissimo quadro di Rafaello : li signori Conti Valmarana di S. Lorenzo parimenti molte belle medaglie antiche, fra le quali il Nerone del Porto. „ Girolamo Gualdo, Vicenza Tatnisaia, Msc., CI. VI, cod. CX LI, n. 6, nella Marciana. (11) Magrini, Memorie di Andrea Palladio, pag. 283, nota 89. Pa- dova 1845. 44° BERNARDO MORSOLIN Ben poco, per non dir quasi nulla, si sa di Claudio Muzani. Il Magrini lo dice fratello di An- tonio, di Troilo e di Siila, tre amici del Palladio < 12 ). Dalla sola medaglia si apprende ch'egli, oltrecchè cittadino di Vicenza, fosse cavaliere C(ivis) E(/j E(ques) Vicentini). A questo titolo devesi forse il costume della toga romana, ond'è vestito il busto. E più che al titolo è a credere si connetta ad altri motivi, comuni nel secolo decimo sesto, in forza specialmente dello studio prevalente della antichità. Anche i Muzani per una certa analogia del cognome facevano risalire le origini del loro casato a' Romani. Pretendevano cioè di discendere nient'altro che dall'antichissima famiglia de' Muziani, tramutatasi nel 361 da Roma in Mi- lano insieme con sant'Ambrogio , e da Milano poi in Vicenza. Il fatto , del resto , notevole e unico , di Claudio è l'edificazione del palazzo palladiano di Rettorgole, rivelatosi per la medaglia, dissotterrata dal Curti ; palazzo pregievole anche per i vari dipinti di Paolo Veronese e dello Zclotti ( J 3). Che il Muzani aspirasse, ciò non pertanto, a qualche cosa, che lo dovesse levare al di sopra del comune degli uomini, sembrerebbe farsi chiaro per (12) " Magnificus Sila vir religione et pietate insignis Magn. Hiero- nymi Eg. Fr. ex vetustissima Mutianorum Familia, quae Roma cum D. Ambrosio anno Dom. CCCLXI. Mediolanum inde v'ero Vicentiam translata est, Monumentum lave sibi prisque Posteris aedificavit anno a Portu Virgineo MDLXXVII. „ Faccioli, Musacum Lapidarimn Vicen- Unum, pars III, pag. 280, n. 57. Vicentiae 1804. (13) Magrini, Op. et loc. cit. DUE MEDAGLIE VICENTINE INEDITE 44I l'impresa, ch'egli assumeva. Ho detto sembrerebbe, poiché si sa che nel secolo decimo sesto " da' grandi signori, o capitani a' più inetti accademici, che cica- lavano per le aule d'Italia, tutti cercavano un corpo e un'anima d' impresa, e più quelli, il cui corpo e la cui anima non valea nulla ( r -t). „ Ignorasi se il Mu- zani immaginasse da sé l'impresa, o ricorresse ai maestri dell'arte. Parrebbe ad ogni modo che anche a lui, benché ignoto, non mancasse l' aspirazione all' attuamento di qualche nobile ideale ; se pure l'insieme dell'impresa non alludeva al motivo per il quale era stata coniata la medaglia, di rimanere sepolta cioè ne' fondamenti del palazzo. Come della medaglia in onore della Nogarola, cosi tornerebbe difficile, pei - non dire impossibile, de- finire l'autore dell' impronta del Muzani. Anche lo- gora com'è, la medaglia non lascia di rivelare nella squisita fattura del rilievo il lavoro d'una mano va- lente. È, non v'ha dubbio, la mano d'uno di quei tanti artefici, non importa se di Vicenza o d'altrove, i quali senza curarsi gran l'atto di tramandare ai po- steri i lor nomi, trattarono nel secolo decimo sesto il punzone, lasciando numerosissime prove della loro singolare perizia dentro e fuori d'Italia. Vicenza, novembre i/j. Bernardo Morsolin. (14) Giovio, Ragionamento sulle imprese, nella Prefazione del Teóli, pag. XII. Milano, 1863. DOCUMENTI VISCONTEO-SFORZESCHI PER LA STORIA DELLA ZECCA DI MILANO PARTE SECONDA. PERIODO SFORZESCO I. - FRANCESCO SFORZA. (Continuazione). 187. — 1457, febbraio 14, Milano. -- Sttfrìmts de Zit- ganis dictus fra, citt. milanese, eletto officiale sopra le mo- nete false \Rcg. due, 93, fol. 93 t.]. 188. — 1457, marzo 5, Milano. — Lettere ducali per il divieto dei bislachi gateschi [Ardi. civ. di Como, Lettere du- cali voi. IX, fol. 18]. « Ha deliberato et vale lo Ill.nio S. nostro per bene et comodo de li subditi soy che in avvenire nessuno di qualunque grado stato e condizioni- Ma spenda o riceva o paghi alcuna partita piccola o grande di bis/adii chiamati gateschi sotto pena di perdere detti gateschi, et ultra de ciò de fiorini vinticinque ad computo de soldi xxxij prò fiorino da esser ipso facto appli- cata a la ducale camera per cadauna fiada se contrafaeesse, ecc. » Ordine perciò di far fare publica grida e comandamento in forma. 189. - 1457, maggio 2, Milani}. — Grida per il rag- guaglio delle monete nella loro spedizione nel Ducato mila- 444 EMILIO MOTTA nese [Trivulziana, Cod. n. 1428, fol. 136. — Ardi, civico Como, Lettere ducali, voi. IX, fol. 25 seg.]. u Primo che li Ducati d' oro chiamati de camera de justo peso secondo lo campione ordinato se spendano per soldi set- tantaquatro, quelli de uno grano per soldi settantri et sic de- scendendo per ciascuno grano che calarano uno soldo. « Item li Ducati ducali et li altri fiorini larghi gravi se spendano per soldi settantaquatro denari sei, et non se intendano essere larghi se non sono gravi. u Item che li Ducati veneciani gravi se spendano per soldi settantacinque, et quelli ducati veneciani che non sono gravi se spendano al predo & cum quelle condicione che dicto di sopra de li fiorini de camera. « Item che li fiorini de Reno boni al peso del ducato se spendano per soldi sexanta. « Item che li alpìiousini boni de peso se spendano per uno ducato et mezo de camera cum le condicione soprascritte. a Item che tutte le monete ducale fabricate in le ceche del nostro Ill. mo et del Ill. mo quondam Duca Filippo Maria, etc. se spendano a modo usato & secondo se spendano al presente. » Item che le monete venetiane 6* mantoane de argento fino (sono) fabricate in loro ceche se spendano a modo usato, cioè come se fano al presente. « Item che li soldini vegij de Zcnoa se spendano a modo usaio cioè corno al presente. u Item che li soldini de Savoia novi se spendano a modo usato cioè conio al presente. « Item che li soldini de Savoia vecliij se spendano a modo usato, cioè conio al presente. il Item che li novini vechij de Janna se spendano a modo usato cioè conio al presente. u Item che li novini uovi de Janna spedano a modo usato cioè conio al presente. « Item che li novini de Savoja vegij se spendano a modo usato cioè conio al presente. a Item che li grossoni de Papia se spendano a modo usato cioè conio al presente. k Item che li grosse/i veneti se spendano a modo usato cioè conio al presente. « Item che li novini novi de Savoja se spendano dinari octo limo. DOCUMENTI VISCONTEO -SFORZESCHI, ECC. 445 « Item che li noviiii de Loxana novi se spendano dinari octo Iuno. u Item che li grossoni Aragonesi se spendano dinari cin- quanta luno. ii Item che li grossoni Janucsi se spendano soldi cinque & dinari dece l'uno. « Item che li grossi fiorentini se spendano soldi quatro et simelmente li senesi. « Item che tutte le altre monete de argento non habieno corso alcuno imo siamo reputate per bolzonaie. ii Item che tutte le monete de sey denari in zoso fabricate in chadauna cecha voglia se sia , salvo quelle che sono fabri- cate in le zeche ducale non se possano spendere per alcuno predo. « Item che li fiorini chiamati de le gatte nullo modo se spen- dano se non per bolzonaia et che non (se) spendano, ne pos- sano spendere se prima non sono tagliati sotto la predicta pena ». 190. — 1458, gennaio 3, Milano. — Lettera ducale che ripete la grida per la inviolabile osservanza dell' ordine di non ricevere e spendere monete d'oro e d'argento fuori del valore prescritto. In calce è dato il prospetto come al n. 189 (Grida del 2 maggio 1457) salvo una diversa disposizione della materia [Ardi, civico Como, Registro cit., fol. 46]. 191. — 1458, 29 maggio, Parma. — Lorenzo da Pe- saro , commissario di Parma , al duca di Milano : " Sono più giorni chio recevette Iettra dalla V. I. S. sottoscritta Cichus nela quale essa V. I. S. me comandava chio facesse pigliare Jacomo Schiavo famiglio del conte Guido di Tertii et chio lo examinassi sopra la falzitate de certe monete. „ Cercato d'aver nelle mani detto Jacomo, risultò che " ninno Jacomo schiavo stava con dicto conte Guido , ma che zè stava uno schiavo che haveva nome brate. Io ordinai che questo fosse prexo, elio se era andato con dio „ \Arch. di Stato: Classe Zecca], 192. - - 1458, luglio 8 , Milano. Lettera ducale che ordina di proclamare il divieto di continuare nell' abuso in- 58 446 EMILIO MOTTA valso di spendere i novini nuovi di Losanna e di Savoia e i fiorini gatcschi ed altre monete foresi del valore di un sestino et infra, quali monete sono vili ed abbiette [Ardi, civico Como, Lett. ducali, voi IX, fol. 63 t.]. 193. — 1458, luglio 31, Milano. — Ordine ducale che il fiorino d'oro di camera si spenda per L. 3, soldi 15, i larghi per L. 3, soldi 16, il fiorino di Reno per L. 3 [Ardi, civico Como, Lett. ducali, voi. IX, fol. 66 t.J. 194. — 1458, novembre 30, Milano. — Il duca Fran- cesco Sforza partecipa alla consorte Bianca Maria che " de presenti sono stati bandezati li fiorini gatteschi et li grossoni genovini de soldi 5 et denari n et li novini savoyni de la nostra donna, et li fiorini se debiano spendere per tre libre. Et è ordenato che da kalende de marzo prox. futuro inanzi li ducati non se spendano se non per iij libre et soldi iiij „. [Riv. nuniism., 1888, IV, p. 486]. 195. '— 1458, 20 dicembre, Milano. — Ducale al po- destà di Sale. Benedetto da Corte, podestà di Alessandria, avere detenuto " uno Johanne antonio dell'ordine de li Car- meni et riavergli trovato dece bislachi gateschi falsi quali esso frate Joh. Antonio ha dicto essergli stati dati per uno meystro da Sestreno fabro per portargli ad uno fratre Johanne pur de dicto ordine, quale sta ad Rosignane de Monferato, quale etiamdio è destenato. Et dice ancora dicto Batistino pochi dì inanti, gli dedi ducati sey in grossoni zenoesi per portare al dicto frate Johanne, quali non sa però si fossero falsi, et el dicto Meistro Batistino soleva tenere una botega al Boscho de Alexandrina. Mò da pocho tempo in qua è ve- nuto ad farne una li in quella terra. „ Ordine pertanto di detenerlo, esaminarlo e cavarne la verità [C/asse: Zecca]. 196. — 1459, febbrajo 3, Milano. — Grida proibitiva delle monete false , proclamata il 7 febbraio in Cremona. \Trividziana, Cod. 1428, fol. 149J. DOCUMENTI VISCONTEO-SFORZESCHI, ECC. 447 « Che non sia alcuna persona.... la qual olsa né presuma per alcuno modo directo nec per indirecto portare ne fare por- tare secretamente ne palesemente moneda alcuna in picola né grande quantità doro né dargento né de rame false in Cre- mona, né in el territorio de dieta cita sotto pena de dece botte de corda ; et anche de ducati doro cinquanta da fir (essere) applicati ala Camera ducale et più et mancho al arbitrio de coloro quali sopraciò serano deputati, ad chadauno che contra- farà a questa presente crida. Salvo se per aventura, si a altra moneta non falsa se trovasse qualche monede false , che non excedesse la sunmia de soldi XX, et se fosse doro non exce- dessc el numero de tri, in tal caso cessa le diete pene , e sia pena solamente per uno quatro et perdere tal monete false. u Ancora non sia persona conio he dicto de sopra, che sotto le pene predicte ardiscila né presuma secretamente, né palese- mente acceptare né tenere in casa de le predicte monede false senza notificatione ali predicti Spect. 1 ' Kegulatori & Magistri o vero alli Officiali de la cercha la qual notificatione debia es- sere facta infra uno dì da la receptione de (incile altre monete ». 197. -- 1459, febbraio 8, Milano. - Lettera ducale che richiama l'osservanza delle gride monetarie e soggiunge che i novini e pegioni cìi Genova vecchi , essendo in bontà 'de- bita ed equivalente al corso delle monete (lucali quali di presente si fabbricano, così si possono spendere al modo usato non ostante che per le gride altramente si disponga [Ardi. civ. di Coi>ii>, Lett. ducali, voi. IX, fol. 88 t.]. 198. -- 1459, aprile r6, Milano. -- Grazia fatta a Ber- nardo de' Cavagnari, di Cremona, fabbricatore di monete false, fabbricate " sub diversis impressionibus et formis „ e spese- in più parti [C/asse: Zecca]. 199. - 1460, febbraio 23, Milano. — Grida che pre- cisa il corso degli scudi di Francia, Asti, e Savoia [Reg. Fa- 11/g., E. 184 t. — Bollati, Mss. citati]. « Non essendo facta alcuna mentione ne la Crida , se fece ne li dì passati.... quale corso debiano avere li scuti de Francia, di Ast , et di Savoya.... incominziando in Gillende di marzo prox. et da lì inanti, li predicti scuti si spenderanno : 4^8 EMILIO MOTTA Sciiti di Franzo et di Ast per valore de libre tre, soldi oto. Sciiti di Savoya per libre tre et soldi cinque ». 200. — 1460, marzo, 1, Milano. — Grida che precisa l'entrata in vigore del decreto che i contratti abbiano ad esser fatti a ducati [Reg. Panig. E, 184 t. - Belletti, Mss. citati]. « Essendo pervenuto a notitia del Ul. mo Sig. re nostro essere vocifferato in -questa nostra citade per alchuni li quali hano male inteso che per la crida facta circha le venditione et con- tracti da essere facti ad pecunia doro o vero a ducati, debbe essere prorogato et differito il principio de la moderatione et diffalcatione de loro et de le monete insino ad octo giorni del mese presente di marzo » si fa avviso, ad evitare sbagli 1: che la limitatione, moderatione et diffalcatione de le monete et oro, declarata et comandata per la crida facta a dì quindece del mese de febraro prox. pass. (35) se incomincia et ha prin- cipio al dì de ogi de Callende di marzo secondo fu procla- mato et dicto in essa Crida, et la executione de le venditione et contracii da esser facti a ducati, harà principio adì octo del presente mese di marzo ». .201. — 1460, aprile, 19, Milano. — Decreto relativo al corso delle monete d'oro e d' argento dei fiorini di camera a sol. 74 ed a certe monete proibite; e condono della pena a chi le riceve quando le notifichi [Reg. Panig. E, 192 t. — Bellati, Mss. citati]. « Perchè in le cridc de le monete facte da qui indreto è parso esserli varietade cossi in la valuta conio in la pena come etiam in la dispositione de quello si doveva fare de le monete prohibite omnino le quale varietade rendono gli homini dubiosi in la loro observatione, pertanto aciò che li homini sapieno per che modo se debeno osservare et che se toglia via ogni dubita- tione, per parte de lo Ill. mo Segnore nostro, si notiffica a cia- schaduno esser intentione de le Excellentia sua che le monete habiano corso et siano prohibite et con quelle pene corno si disgiara (dichiara) di soto cioè : (35) Leggesi nel Reg. Panig. E, 181, e nei volumi mss. del Bellati. E ricordata dal Biondelli, Prefazione alle Monete di Milano, p. LVI1. DOCUMENTI VISCONTEO-SFORZESCHI, ECC. 449 « Fiorini di cantera boni et di pexo, si spendano per soldi Ixxiiij imperiali Inno , et Gallando de justo pexo , si debiano expendere per soldo uno manco per grano che sollevano , et Gallando più de tri grani per ciascuno , non se debiano spen- dere per alcuno modo, via né forma. " Fiorini larghi boni di pexo soldi Ixxiiij , dinari sexe , e callando de justo pexo, non si possano spendere ne recevere nisi utsupra. « Fiorini ducali e ducati veneziani boni e di pexo per sold. setantacinque et callando de justo pexo, non si ppsseno spen- dere ne recevere nisi utsupra. u Fiorini de Reno di pexo corrente per soldi lviiij et cal- lando del soprascripto pexo , non si possano spendere ne re- cevere nisi per dinari dece inanello per caduno grano che eal- larano fino a grani cinque. Et che talli fiorini de reno siano pexati corno se pexano li altri ducati e fiorini doro, et essendo mancho dal pexo forte più che grani cinque serano tagliati. « Scit/i de Franta e de Ast per valore de ciascaduno libre iij sold. viij. u Senti de Savoya per ciascaduno 1. iij s. v. u Crostoni de Genova per ciascaduno s. v. d. viij. « Arragonexi de laqnilla sive aquillani s. iiij d. ij. " Arragonexi che hano una testa s. iiij d. j. " Pegioni de Savoya s. j. d. iiij. ii Xovini de Savoya d. viij. « Pegioni de Genova s. j. d. vj. ii Xovini de Genova d. viiij. « Scxini de Monte/errato d. v. « Scxini Astexani A. v. ii Grossi di Fiorenza e de Sena s. j. « Grossi di Papa s. iij. n Grossett de l'enezia s. ij. d. iiij. « Grosseti de Muntoti s. ij. d. iiij. ii Grossi de Genova lati al tempo de li bona memoria de qd. J. duca Filippo Maria s. iiij d. viiij. « Le altre ni mete ducale cossi de Io J. quond. duca Filipo maria corno del presente J. Signore nostro se spendeno al modo usato. « E nessuno de quale stato, grado, condicione se sia, possa ne debia spendere ne recevere alcune de le soprascripte mo- nete de oro et de argento per altro precio che sia di sopra declarato soto la pena de perdere tale monete et ulterius de 450 EMILIO MOTTA pagare quatro tante, de la quale pena ne pervenga la terza parte in lo accusatore et le altre due parte in la camera ducalle. Et intendase esser caduto in dieta pena ciascaduno che spendarà fiorini di camera et altri ducati et scuti che cal- lidio più di grani tri, et che spenda ne receva fiorini de Reno che calleno più de grani cinque, salvo che per bolzonalia dal justo peso. « Et simile pena sia etiam a chi receverà fiorini, ducati, scuti et fiorini de reno altramente che sia concesso, excepto se tale recipiente lo notificasse al officio infra duy di da poi li haverà ricevuti, in lo quale caso esso recipiente non caderàin pena alcuna. « Et sia prohibito a ciascaduno utsupra expendere ne rece- vere le monete infrascripte per predo alcuno , salvo che per bolzonalia, soto la pena de perdere le monete , et ulterius de pagare quatro tante, de le quale monete et pene provenga la terza parte in lo accusatore et le altre due in la camera du- cale. Quale monete prohibite sono come apresso : i< fiorini gate tchi. " Novini de loxana sivc de sancta maria. ii dinari pizinini veneziani. ii dinari pizinini de Genova. « dinari pizinini de Savoglia sive de laijiiila. ii Et ognia altro dinaro che se spenda per mancho de' di- nari sey che non sia del stampo ducale sive fabricato in zecha de questa inclita citade de Miliario et de Pavia , similmente sintenda prohibito spendere, et soto le pene soprascripte , le quale pervengneno conio è dicto de sopra excepto quelli che sono concessi utsupra. « De le quale monete prohibite omnino sia licito a ciascha- duno che le havesse descaregarse infra di octo cioè portarle fora del territorio ducale, ove li piacerà, ma per niente se pos- sano expendere dentro lo soprascritto termino. « Ma passato lo soprascritto termino ciascaduno che haverà tale monete , sia obligato consigliare a la zecha ducale per bolzonalia, da la quale haverano la justa valuta, adjungendo a ciascaduno che se farà cereamente de diete monete , et quale tute che serano trovate, serano applicate a la camera ducale et sera dato la terza parte alo inventore et accusatore ». 202. — 1460, aprile 22, Milano. — Lettera di un ano- nimo al duca Francesco Sforza circa l'esportazione delle mo- nete da Milano, documento comparativo , a proposito della DOCUMENTI VISCONTEO-SFORZESCHI, ECC. 451 odierna mancanza degli spezzati [Riv. ital. di man., fase. II, 1893, p. 267]. « Serenissimo principe e» clemcntissimo signore, u Da poi V. S. ha facto abbatere loro et la moneta , che è la desfatione di poveri nomini et artesani vostri, et è la grassa di richissimi et de laltre città non sottoposte a V. S. azò che non sia la ultima desfactione de le vostre città et poveri ar- tisti, prò veda sua S. V. o vero faza provedere che loro et le monete non siano portate via avisando quelle che non sola- mente sonno portate via in sachitti ma oni di , oni dì , oni dì sono portati via in balle grosse. Se V. S. non li provede in breve, et essa vivesso L. ta anni, non li farà ni potrà farli tor- nare, et alla fiata se ne porria bavere desasio, avisandola che laltre signorie se ne ridono, et avisando ancora V. S. che una volta la felice memoria del duca Filippo abbate el ducato chio mi ricordo solo tré se.xini, et poi fra doi misi lo ritornò al suo primo pretio, et ebbe a dire che saria stato meglio chel ha- vesse perduta una città. Et non se dubiti niente V. S. che avanti sia uno anno, essa rimprovera quelli che gli ano dato questo consiglio. Se io avesse dicto cosa che a Y. S. rincre- sesse , supplico quella se degnie perdonarmi. Mediolani die xxij aprillis 1460. « 111.""-' dominationis vestre fidelissimus servitor et fidelis ». 203. — 1460, aprile 26, Milano. — Si concede a Matteo de' Toscani del qd. Luchino , cittadino milanese, 1' offitium ponderandì aurcas pccunias con salario di fiorini 5 mensili {Registro ducale, n. 93, Ibi. 199]. 204. - - 1460, luglio 15, Milano. — Maestro Antonio da Caravaggio, orefice, vien mandato nelle parti del Novarese per " alchune medaglie et monete de argento trovate in quello paiese „ [Reg. due, n. 100, fol. 81 t. — (Jazz, numis- matica, anno IV, n. 12]. " Il da Caravaggio era in quell'anno tra gli u offitialcs ceche Mediolani ». Alcuni mesi prima di recarsi nel Novarese, porta- vasi a Venezia, e cioè nel febbraio 1460. Ai 17 giugno 1463 452 EMILIO MOTTA è costituito officiale e commissario sopra 11- monete false (Ri'g. due, n. too, fol. 140 t, fol. 6 t. e n. 103, fol. 134 t.). 205. — 1460, settembre 15, Milano. — Decreto relativo al corso delle monete d'oro e d'argento e dei fiorini di ca- mera a sol. 74 ed a certe monete proibite \Reg. Pauig. E, 196 '36). — Bcllati, Mss. citati]. u se debia spendere lo ducato de camera ad lo corso già limitato de soldi Ixxiiij , et similiter lo altro auro et monete juxta la limitatione et corso taxato in la crida facta del mese de februario et de aprili passato, et poi più volte reiterata ». Si ripete la grida del 19 aprile. 206. — 1460, settembre 30, Milano. — Lettera del po- destà di Parma, Lorenzo da Pesaro, al duca di Milano, con cui raccomanda caldamente Giovanni da Piacenza , provvi- sionato ducale " perchè è stato tuto solicito in essere a pi- gliare quilli li quali hano fabricato ducati falsi di quali ne porta uno per mostra „ al duca {Classe : Zecca]. 207. — 1460, novembre 21, Annono. — Il podestà Carlo de Violi al duca di Milano. Per avere indizi se in la torre " di Petramussa se gli batte moneta „ avere " astrecto a sacramento uno magistro bochalaro che sta in questo locho, qualle me ha ditto per suo sacramento che lha venduto certi croxoli da fondere argento , vesiche da far aque forte da moneta ad uno fabricho che sta a Trino , tamen le zeno- vesse ma lera in questa terra insiema con Galeoto da Pon- zono, et Galeoto predicto promisse pagarle. Et cossi gli ebe uno famiglio suo et portoli via. Ultra di questo intendo et provarasse corno lha facto cavare nel fondo de lha torre dovè scurissimo e streto, e non se gli pò calare se non con schalla da mano. Apresso questo gli è chi li ha facto del carbone. Pur tamen sei pare ad V. Ex. tia pare che piglia duy (36) Manca in parte il testo per essere incompleto il Registro. Xei Mss. Bel/ali completo invece. DOCUMENTO VISCON'TEO-SFORZESCHI, ECC. 453 famigli del ditto Galeoto che pratichano qui, monstrando lo faza per qualche robaria de biastiame per non dare schan- delo alha cossa, credo lor dirano de questo facto tanto che bastarà „ [Classe : Zecca}. 208. — 1460, dicembre 2, Milano. — Il duca al podestà di Parma, Lorenzo da Pesaro. " Informati che Johanne de la Gata, potestade de Schurano fa trafficho di soldini al stampo nostro falsi, et gii spende continuamente et in bona quantitade. „ Cercare con " ogni ingenio riaverlo in le mane et sapere da luy dove si fanno queste monete , et quanto tempo è che le spende, et dove le ha spexe, et quanta quan- titade [Classe : Zecca}. 209. — 1461, gennaio t, Milano. — Lettera ducale al luo- gotenente del Legato di Bologna [Classe: Zecca}. « Inteso quanto ne scrivesti li dì passati circa lusare bona diligentia a trovare li falsificatori de le monete del stampo nostro, di quali havevamo scripto al R. nl " Monsignore legato. Ne havemo preso contentamento assai et cosi ve confortiamo de novo vogliati fare, et poi darce aviso del Ulto perche ultra che serviriti a la comune et publica utilità, fanti etiandio piacere al prefato R."'" Monsignore vostro et a nuv. » 210. 1461, gennaio 5, Milano. — " Ne le parte de Parmesana sono alcuni insolenti et temerarij quali contra li nostri ordini et decreti ardiscono fabricare monete false et commettere froxationi de sale „. Si manda dal duca Fran- cesco Sforza il conte Fiasco da Girasio per la presa di detti fabbricatori e sfrosatori [Classe: Zecca}. 211. — 1461, giugno 27, Milano. — Decreto relativo al valore delle monete d'oro e d'argento dei fiorini della Ca- mera a sol. 78 e di certe altre monete fuori di corso e perche sia rimessa la pena a quegli che si fa accusatore di un altro [Reg. Panig. E, 205 t. — Bella/i, Mss. citati |. 1 Quantunche fin de lano passato a di xv februarij il nostro 111. Principo et ex."" j Signore ducila de Millano etc. conoscendo 59 454 EMILIO MOTTA et apertamente intendendo quanta jactura, danno et detrimento era seguito et era per seguire non solo ale intrate di sua si- gnoria ma a tuti li subditi et populi suoi lo acrescimento de- sordinato che haveva facto et era per fare loro (l'oro) et anche intendendo che le casone principale de tale mancamento erano le monete cative forestere che se spendevano nel dominio suo che non erano ala proportione de la bontà de argento che erano le monete ducale per obviare a tale mancamento facesse per bello decreto autentico et per publice cride inhibire che da calende del mexe di marso del dicto anno passato inanze non si spendesse oro de maynera alchuna ne monete in tuto il suo dominio se non segondo la forma e il modo in li dicti decreti e cride anotadi sotto certe penne etc. corno in esse più larga- mente se puote intendere. Non di meno perchè da poi in qua o per pocha diligentia de chi ha hauto a governare la cossa o perchè se sia loro (l'oro) è montato e tuta via è per montare in tale precio che non gli reparando seria la totale consump- tione di subditi suoi, ultra il danno ne supportarebano le sue intrate che scria inextimabile ha deliberato omnino fargli tale provisione e stabilimento che sia conveniente et conforme ale condicione de presenti tempi. » Si emana pertanto la tariffa seguente « sotto penna di quatro dinari per uno dinaro che se troverà in comesso : « Fiorini di camera boni et di justo peso per soldi lxxviij Iuno e calando de justo peso non si posseno spendere nisi per uno soldo mancho per ogni grano che calarano fin a cinque grani e se calarano da li in suxo non si spendano se non per oro rotto, et chi li spenderà e sia trovato ultra la penna di sopro limitata sia tenuto lofitiale che sopra ciò sera deputato fargli tagliare. " Fiorini largi boni de justo peso soldi lxxviij e calando de justo peso non si posseno spendere se non corno è dicto de sopra intendendo per ducato largo etiam li ducati ducali che fusse de bono et justo pexo. « Ducati veniziani gravi et di justo peso soldi lxxviij et calando de justo peso non si possano spendere nisi utsupra. « Li scindi di j rancia et di ast per soldi Ixx luno boni et de justo peso et calendo fin a tri grani siano pegio uno soldo per grano et da li in suso non si possano spendere utsupra. " Li sciatti di savoya boni et di justo peso soldi lxxvij luno et calando non si posseno spendere utsupra. « Fiorini di Reno boni et de justo peso soldi Ixj luno e DOCUMENTI VISCONTEO-SFORZESCHI, ECC. 455 calendo de justo peso uno grano non se spendano se non per due dinari mancho, calando duy grani dinari xx et calando tri grani dinari xxx et da li in suxo non si posseno spendere nisi utsupra et che non si posseno recevere nò spendere se non si pesano sotto le predicte penne. « li grossi di genova boni sol. vj luno u li pegioni da gienova j luno « li novini di genova sol. o den. viiij luno « li grossete veneziane et mattinane sol. ij luno buoni havendo però advertenzia che da uno tempo in qua ne sono trovati molti non boni facti al stampo veniziano u li pegioni vechij di Savoia sol. j den. iiij luno « li quarti vechij di Savoia sol. o den. viij luno. « Tute le monete lavorate ala zecha de M Ulano e di Papia si spendano secondo il corso loro. « Nissune monete forestere da dinari sei in giuso non si possa spendere per modo alchuno se non per bolzonaglia. « Nessune altre monete che le soprascripte si possa né debia spendere per mudo alchuno se non per bolzonaglia e sia licito a ciaschuno che gli havesse potersene discaricare e portarle fora del paese per termino di octo di prox. a venire et da lì in là siano tenuti portarli ala zecha de millano sotto le penne soprascripte. « li gateschi per modo alchuno non si spendano né recevano sotto la penna soprascripta et ulterius sotto penna (de) due strepate de corda a qualunche contrafarà. » 212. — 1462, febbraio 4, Milano. — Grida relativa al bando di certe monete tirolesi [Reg. Patiig. DI), 559. — Btllati, mss. citati]. « Essendosi cognosciuto et assagiato che li dinari di stampo signato da una parte una croce dopia con litere che diceno Sigismoniius et da laltra parte signata una aquila con littere che diceno Comes Tirolis, et quali sono fabricati a Maxano in Alamania, e sono portati in le terre del 111.'"" Sig. r " nostro, et quali si spendevano per dinari quindici per ciaschuno sono stati depravati et diffalcati in bontade et in substantia, perchè solevano esser di bontà de dinari due et mezo per onza, et di presente non si ritrovano in bontà nisi de dinari zinque et grani xv per onza » si fa grida « che non sia alchuna per- sona.... che ardiscila ne presuma in el territorio ducale spen- dere né recevere alcuni de li predicti dinari soto penna di 456 EMILIO MOTTA perdere essi dinari, et di pagare quatro per uno, et ulterius sotto pena di essere imputato et punito per falsificatore di monete. » 213. — 1462, aprile io, Milano. — Decreto per il quale certe monete forestiere non si possono spendere sotto pena dell'ammenda di 50 ducati [Reg. Panig. F, 12. — Belletti, mss. citati]. Nessuno riceva né spenda « moneta alchuna forestera di valuta di dinari sexe e da sexe in giuso soto penna di perdere diete monete e di pagare quatro tante cossi chi li receva corno quelo le expenderà. » Non si ricevano né si spendano gatteschi e novini di Losanna, né novini nuovi di Savoia. 214. — 1462, maggio 27, Alessandria. — Lettera di Gio. Francesco Canefri al duca di Milano : " In questa citade non se spende al presente nisi danarj de Zenova tutti falsi La S. ria Vostra meritarla grandemente a far cerchare unde veneno „ [Ga~z. numismatica, 1886, n. 8, p. 64]. 215. — 1462, agosto 12, Milano. — Accorsine) da Lan- driano eletto soprastante alla zecca di Milano, invece di Giovanni da Melzo, liberamente revocato [Reg. due., n. 90, fol. 1 15-16 e n. 93, fol. 305 t.|. Moriva ai 27 gennaio 1474 e gli subbentrava il parente suo Francesco da Landriano \Rcg. due, n. 116, fol. 151]. 216. — 1462, settembre 25, Milano. — Grida perchè ai ducati di nuovo conio s'abbiano a spendere giusta il valore dei ducati veneti [Reg. Panig. DD, fol. 591 t. — Bellati, mss. citati]. u Perchè il nostro 111." 1 " Signore de presente ha facto et fa fabricare ad la zecha de la moneta de Milano ducati in summa perfezione et boutade doro (d'oro), et in quela lìneza et pexo che è il ducato venetiano, quale da una parte hano stampite la effigie del prefato signore et da laltra il cavalo ducale, et corno essi ducati in tutta boutade sono fabricati, cossi digna et ragionevol cossa è che nel spendere de quilli non habieno minor corso ne valuta de li ducati venetiani, » si fa pubblica DOCUMENTI VISCONTEO-SEORZESCHI, ECC. 457 grida « che elicti ducati ducali novi fabricati et che serano fabricati comò è dicto de sopra debeno avere quello medesimo pretio et corso et tir (esseri spesi per qualuncha persona de qual condictione, grado et stato voglia se sia che ha et si spendi, et haverà et si spenderà il ducato venetiano cossi da presente conio per lavenire. » 217. — 1462, dicembre, Milano. — Grida relativa al corso delle monete e loro accettazione sì d'oro come d'ar- gento [Reg. Paiiig. DI), 603 e F, 19 t. — Bcllati, mss. citati]. Essendo « le bone monete continuamente exportate fuora del dominio suo (ducale) et in loco de quele ne sono portate de manco bone, che è potissima cagione de fare cresere loro (l'oro) in grandissimo danni) non solo de le intrate sue ma generalmente de tuti suoi popoli, è venuta la cosa in tanta connessione che non se trovano horamaie se non poche monete che non siano reprobe et de podio valore et fiorini et altre monete doro legieri perchè se spendano senza alchuno or- dine » per ovviare al disordine si fa grida « che non sia al- chuna persona che presuma da anchoy loggil innanzi expendere et recevere in picola nò grande quantitate moneta alcuna de quale stampo se sia de valuta de sey dinari in giuso clic non sia fabricata in la ducal zecha, similiter fiorini, ga- teschi, novini de Losana et de Savoya uovi se non per bolzo- naya sotto penna de perdere diete monete et gateschi et de pagare per uno dinaro dui de quelo spendarano cimi questo che ad cadmio che haverà de diete monete sia licito smaltirle et sgombrarle fra termino de octo dì proximi ad ve- nire purché li daga a persone forestere o ad altri clic jura in le mane de li oiiitiali, che sarano deputati, de portarle fuora del dominio ducale. u Item chel non sia alcuna persona corno e dicto ili sopra che ardiscila né presuma spendere nò recevere alcuno ducato ne fiorino de ramerà ne fiorino de reno né scudi se non de bono et justo peso salvo lordine infrascripto cioè: « li ducati veneziani ducali da la tetta larghi et fiorini de camera se spendano ile justo pesi, et callando de justo peso fino a ti'i grani siano pegio dinari xvj per grano et callando da tri grani in suxo fino a sey siano pegio soldo uno e mezo per grano et callando da lì in suxo non se spendano se non per oro roto et siano tagliati. 458 EMILIO MOTTA u Itcm che li fiorini de reno et scudi de Savoya et de frama de callo fina a tri grani se possano spendere senza a'euno danno, ma callando da tri grani in suxo fina ad octo grani siano pegio el fiorino de reno un soldo per grano de tuti li grani che callerà, et li scudi dinari xvj per grano de tuti li grani che callarano utsupra, et da octo grani in suxo non se possano spendere se non per bolzonaglia et siano tagliati. » 218. — 1463, febbraio 17, Milano. - Decreto per il quale è vietata la spendizione dei Carlini [Reg. Panig. F, 21 t. — Relìati, rass. citati]. Essendosi incominciato nel ducato u ad spenderse da alcuni dì in qua de molti Carlini novi t'acti suxo il stampo de carlini vechij del regnarne di quali facti debiti assazij non se trova che vagliano apresso il quarto , di quelo vagliano li vechij anzi vagliono più che il quarto mancho di quelli, et anche ne sono trovati molti fra questi che sono falsi e non vagliono cossa alchuna o pocha, et essendo chiara et certa sua Signoria (il duca) queste talle monete o vero Carlini non essere fabri- cati in la zecha del serenissimo Re Ferrando, anzi contra sua voglia e saputa ha ordinato in tuto levare dicti Carlini si vechij corno novi, et che non se ne spenda più alcuno. » Grida di divieto e di spendizione « soto pena de perdere essi Carlini et de fiorini dece per caduno, che sera trovato contrafare. » 219. — 1463, marzo 28, Milano. — 11 duca Francesco Sforza scrivendo al suo ambasciatore in Napoli, Antonio da Trezzo, dice " de questi denari che mandiamo là per la prestanza de quelle nostre gente darmi, per Facio Galle- rano, nostro famiglio, gli serano mille ducati di la nostra ceccha, cioè de/a stampa facto novamentc, quali anno scol- pita la effige nostra et perchè qui se spendono al precio de'i ducati venetiani volimo che tu proveda con la M.'" del Re che si spendano per venetiani et per quello precio se spendano et coreno li venetiani „ [Potenze estere, Napoli, 1463. — Saiubon, Incisori dei conii della moneta napoletana in " Riv. ital. numism., „ I, 1893, p. 76]. Da questo documento il Sambon dice risultare che fu Fran- cesco Sforza il primo a porre sulle monete il proprio ritratto DOCUMENTI VISCONTEO-SFORZESCHI, ECC. 459 al principio dell'anno 1463 (vuoisi leggere 1462 , vedi retro il documento n. 212). Ferdinando d'Aragona ne seguì l'esempio nel 1465. 220. — 1463, aprile 1, Milano. — Grida per la quale si notifica che il Podestà tiene presso di sé un mazzo d'ar- gento stato tagliato e che nelle sue mani trovasi pure il delinquente [Reg. Panig. DD, 628]. 221. — 1463, aprile 19, Parma. — Lorenzo da Pesaro, commissario di Parma, avvisa il duca di Milano d'avergli ieri spedite " più monete e medaglie recatate in uno ca- nalle. „ Manda " di novo altre quatro monette diverse incluxe nela presente. Io ho comandato che più non se gli cerche: prego V. Signoria voglia presto advisarme quello se ha a fare, e V. S. gli potè mandare uno a vedere et a fare recerchare perchè io non gli poteria attendere „. [Classe- Zecca] (37). 222. — 1463, dicembre 2, Milano. — Facoltà concessa dal duca di Milano al conte Giovanni Borromeo di poter far investigare le miniere d'oro, d'argento, di ferro, ecc. nel territorio Novarese [Reg. due, n. 103, fol. 226]. Per ulteriori concessioni, in data 1481, 17 luglio, nonché pel- le miniere d'oro della Vali' Anzasca, cfr. Bianchetti, L' Ossola inferiore (Torino, 18791, I, 342 seg.; II, 378 seg., 451 I38). (37) Per notizie di altri tesori scoperti nel ducato milanese nel quat- trocento, così a Covo, a Pavia e sul Piacentino cfr. Morbio, Monografia storica delle zecche italiane (Asti, 1867) p. 41-42 e Opere storico-numis- matiche iBologna, 1870) p. 171-172. Sempre da accettarsi cum grano sali-i le notizie del Morhio. (381 Una concessione consimile era stata fatta (20 giugno 1460) al cons. ducale Tommaso Morone da Ritti (Reg. dite, n. 100, fol. 73 t.) — Per altre miniere argentifere cfr. Arch. stor. /ornò., 1887, p. 517 e seg. Capitoli per le miniere d'argento di Val Marchirolo , dell' a. 1475, pro- dusse il Morbio nel suo Codice ^Visconteo-sforzesco. (Milano, 1846), p. 469 e seg. e anche p. 460. 460 EMILIO MOTTA 223. — 1463, dicembre 6, Milano. Grida che regola il corso dei ducati di Savoia in ragione dei fiorini di camera correnti [Reg. Paiiig. DD, 657 t. — Bellati, mss.]. Nessuno « olsa né presuma.... spendere né recevere in picola o grande quantitate de ducati predicti de Savoya se non ad rasone de fiorini de camera correnti. » 224. — 1464, aprile 17 e 18, Milano. — Grida per la quale entro 4 giorni dalla presente è vietato spendere ed accettare i carlini ed i fiorini gateschi [Reg. Paiiig., DD, 672 t. — Bellati, mss.]. « Benché altra volta sia inhibito il spendere nel territorio del nostro 111.""' Signore de quela moneta forestera qual ha da una parte il stampo de la croce doppia et da laltra laquilino et ha corso dinari xv per caduno, non obstante che secondo lo asazo facto dessa moneta per li deputati ala Cecha de la moneta de Millano, quelli dinari non siano in bontà et valuta si non de dinari dexe per cadano, et similmente siano banditi quelli carlini novi che hano corso soldi sey per caduno, et anche più volte siano prohibiti et banditi li fiorini gateschi, nondimeno pare che ala descorsa si spendano diete monete et gateschi contra li ordini et cride.... » Volendo pertanto prov- vedere si fa grida di divieto di spendizione di simili monete, u se non per bolzonaya et moneta o oro rotto, » sotto le pene contenute nei precedenti editti. 225. — 1465, gennaio 11 e 12, Milano. — Decreto per il quale è vietata la spendizione dei quindicini forestieri [Reg. Pantg. F, 39 e 40. — Bellati, mss.]. Inteso il danno grande per la spendizione delle monete re- probe « et maxime al presente per li quindexini forestieri che pareno in gran quantità, li quali per più precio che non va- gliano ala lega sua se spendano » si ordina la cessazione di ogni spendizione di tali quindicini. 226. — 1465, gennaio 26, Milano. — Grida per la quale è stabilito il vero corso delle monete d'oro [Reg. Paiiig. F, 40 t. — Bellati, mss.]. DOCUMENTI VISCONTEO-SFORZESCHI, ECC. 461 « Fiorini de camera boni de peso libre quatro imper. per caduno. a Fiorini larghi boni de peso libre quatro soldo uno imp. per caduno. « Ducati dela testa ducali et venetiani boni de peso libre quatro, soldi dui imperiali per caduno. » 227. — 1465, febbraio 4, Milano. — Grida per le mo- nete reprobe [Reg. Patiig. F, 41. — Ambrosiana, Cod. n. 102, Inf. fol. 152 t. — Bellati, mss.]. « Deliberando il nostro Ill. mo Signore per honore de sua Signoria et bene e commodità universale de tutti soi popoli e subditi constringere et reflVenare la inordinata e sfrenata cu- pidità et avaritia de quilli cativi e scelerati chardiscano com- mettere defecti nele monete cossi doro corno dargento et sì del stampo de sua exellentia corno daltri ha ordinato, ordina, vuole et commanda per tenore de la presente crida, la quale vuole habia forza de decreto da fìr (essere) observato invio- labilmente in modo e forma infrascripti cioè: 11 Prima che veruna persona de qualunque stato, grado, condicione, dignità e preheminentia non ardischa né presuma in modo alcuno dirrecto voi indirrecto, né sotto alcuno pensato né quesito colore per si ne per interposta persona in alcuno luocho subiecto al dominio dessa sua Signoria tondere né far tondere, minuire né far diminuire ne per alcuno altro modo corrumpere né far corrumpere né guastare moneta alcuna cossi doro conio dargento et cossi del stampo de sua Signoria corno de cadmi altri sotto la pena de patire el fuocho in modo che mora. Et oltraciò de la conflscatione de tutti soi beni mobili et immobili da lìr lesserei applicata per la terza parte ala du- cale camera, per Ialtra terza parte al incantatori dela zecha (lucale et per Ialtra terza parte al accusatore irremissibilmente. u Item che veruna persona conio é dicto di sopra non ar- discha né presuma utsupra scientemente fabricare né far lu- bricare né spendere ne far spendere moneta falza de qualunque stampo essa sia sotto le penne predicte. « Item che veruna persi ma utsupra non ardiscila ne presuma utsupra cernere né far cernere moneta forte dala men forte, né trabucare né far trabucare, né fondere né far fondere mo- neta alcuna la qual sia fabricata nela zecha ducale sotto la penna del bavere e dela persona. 60 462 EMILIO MOTTA u Item che veruna persona comò è dicto di sopra non ar- discila né presuma utsupra tenere né far tenere in casa ne altrove fornelli da vento o daltra maynera, vaselli, erosoli, forfici o alcuni altri instrumenti apti a tondere e stampiri o fabricare moneta alchuna sotto la penna del fuocho e de la confìschatione di beni corno è dicto di sopra. Et chi havesse in casa nò altrove simili fornelli né alcuni altri instrumenti apti corno è predicto gli habia significato al Mag. c0 domino lo Capitaneo de justicia in Millano, et cossi gli habia consignati essi instrumenti infra tri giorni prox. advenire sotto la penna predicta dechiarando che questo capitolo non habia luocho contro li favrici o vero altre persone havessero interesse de tenere forneli, vaselli, erosoli et talli instrumenti per exercire le loro arte permisse et concesse. u Item che ciascuna persona utsupra chavesse moneta falsa o reprobata al spendere in casa né altrove, la deba aver con- signata infra octo giorni prox. advenire alla zecha 'ducale in Milano perchè se possia fondere et li sarà pagata per quello chella varirà sotto la pena de perdere essa moneta et de pa- gare per uno quatro chi nharà da soldi xx fino a uno ducato, et da uno ducato sopra de pagare due ducati per caduno du- cato da fir applicata corno è dicto de sopra. u Item che ciaschuna persona possia accusare et qualunque accusarà trovando vera la accusa sua in qualunque dei predicti casi et inditij guadagnerà la terza parte de quello se cavarà senza exeptione alcuna. u Gabriel. » 228. — 1465, aprile 2, Milano. — Grida molto estesa sulle monete d'oro e d'argento [Reg. Panig. F, 42. — Bei- lati, mss.]. Si spenderanno: u Sciiti de franza che calano fino ad grani dui per libre iij sol. xv d. o per caduno « Scuti de savoglia che calano fin a grani dui per libre iij sol. xj d. o per caduno u Firiui da Reno che calano fin a grani trei per libre iij sol. iij d. o per caduno « Grossi mantnani che ora hano corso sol., deci per libr. o sol. viij d. viiij per caduno u Grossi novi de Monferrato per libr. o s. 1 d. x DOCUMENTI VISCONTEO-SFORZESCHI, ECC. 463 « Parpayole per libr. o s. ij d. j per caduno « Novini de savoglia et de losana novi per libr. o s. o d. viij per caduno Non si ardisca spendere nò ricevere « moneta alchuna de valuta de dinarj sexi, né da sexi in zoso se non è fabricata ne la zecha ducalle. » Vietato il ricevere dei « Gatisclii per precio alcuno. » I Fiorini del reno « quali callano oltra grani trei habiano tara soldi uno per grano fino a grani sexi et oltra grani sexi non se spendano né se recevano per precio alcuno ». 1 « ducati ducali da la testa, li quali siano de meno pexo che de puncto, non se spendano né se recevano per precio alcuno ». 1 a ducati veniziani e firini largiti et de camera li quali caleno oltra el justo peso fin a gr. dui habbiano tara uno soldo et denari sexi per grano, et oltra dui grani non se deno spendere né recevere per precio alcuno. » Gli « scuti de /rama e di savoglia quali calano oltra grani dui habbiano tara soldo uno per grano fin a grani quatro et oltra grani iiij non se deno spendere. » Rinnovasi il bando dei quindicini forestieri, e il divieto di esportare dell'oro e dell'argento fuori del ducato milanese « in peze, verghe, grana , bolzonaglia sotto pena de perdere dicto oro et argento et tute le bestie, carri, nave et ogni altri imstru- menti cum li quali et per li quali conducesse dicto oro et argento et oltra ciò de pagare el doppio. » Chiunque avesse « portata e conducta o vero facta portare in la città de Milano.... alcuna quantità de oro o dargento.... debbia consignare al maistro o datieri de la zecha esso oro et argento infra trei dì proximi a venire, doppo sia zonta » pena la multa del doppio e la confisca dell'oro. » Veruno fabro aurifice maestro da botegha non possa com- prare oro né argento se non fin ala quantità de marche cinque fra la septimana de bolzonaglia, tanto per uso de la botegha sua et non più né altramente , et per nullo modo possa com- prare oro né argento in peze, verghe e grana senza consenti- mento de ditti dazierj e superiori dessa zecha. » Ancora che « qualunque persona oltra fabri aurifice e maestri da bottegha, la quale comprasse alchuna quantità doro o dargento da qua- lunque maynera predicta per fare lavorare cioè in taze, bacile et simile cosse sia tenuta notificare la quantità desso oro e dargento, da una marcha in su ali datieri et superiori de ditta zecha quello dì medesimo che larà comprata. Et debia fare canti essi dazierj de far lavorare esso oro et argento talmente coni- 464 EMILIO MOTTA prato et se noi vorà far lavorare che sia tenuta dare tal oro et argento talmente comprato et se noi vorà far lavorare che sia tenuta dare tal oro et argento ala zecha predicta per farlo la- vorare ti. Dichiarando che « qualunque battifoglie liberamente possia comprare ogni quantità dargento per uso del exercitio suo non comprando largento fino per più precio che L. iij imp. per onza « notificando ogni volta ai dazieri la quantità del- l'argento e da chi comperata, pena la perdita dell'argento sud- detto « e de pagare fiorini cinque per marcha chi lo comprarà, et chi lo vendarà incorra la pena de pagliare ducati quatro per ciaschuna marcha ». I cambisti o banchieri non tenessero u campione alchuno se non uno justo da fir (essere) datto per Gabriello da la Croce assazatore del comune de Millano » pena fiorini 5 per ogni contravvenzione. 229. — 1465, ottobre 31, Milano. — Grida relativa alla riduzione del valore delle monete d' oro e d' argento e del modo di farne i pagamenti [Reg. Panig. F. 50. — Bellati, Mss. citati. - Ar gelati, De Monetis, III, 31-33]. « Primo ducati veneti justi et gravis ponderis prò libr. iij sol. v. imper. prò singulo. « Ducati nostro a testono justi et gravis ponderis prò libr. iij sol. v prò singulo. « Ducati largi ubicumque fabricati justi et gravis ponderis prò libr. iij sold. iiij den. vj prò singulo. « Alfonsina justi et gravis ponderis prò libr. iiij sol. xvj den. viiij. « Florali seu ducati de camera graves utsupra prò libr. iij sol. iiij. « Floreni reni de granis duobus prò libr. ij soid. xiij. « Senti de /rancia de granis duobus prò libr. iij sold. « Nobiles Attglie graves utsupra prò libr. vj. « Sciiti Sabaudie de granis duobus prò libr. ij sold. viiij prò singulo. « Gateschi quos reprobamus nullum in terris nostris cursum habeant. « Moneta vero argentea expendi et recipi debeat infra limi- tationes infrascriptas videlicet : u Primo. Grossi de Mediolano seu in hac civitate Mediolani confecti, tam tempore qd. 111. d. d. Ducis Mediolani patris et Soceri nostri observandissimi , quam nostro , et qui expendi DOCUMENTI VISCONTEO-SFORZESCHI, ECC. 46= consueverant ad computum et racionem denar. xxiiij seu sol- dorum duorum prò singulo , expendantur et expendi debeant et recipi solummodo prò soldo uno et denariis novem imper. prò singulo et non ultra. « Soldini prò denariis decem prò singulo. « Quindecini » duodecim » u Sexini " quinque » u Cinquini » quatuor » « Grossoni de Mediolano de soldis quinque prò soldis quatuor prò singulo. u Grossi de Mediolano de soldis tribus prò soldis duobus et den. vj prò singolo. « Grossi de Mediolano de soldis duobus et den. "vj prò soldis duobus prò singulo. u Treline prò denarijs duobus prò singulo. « Grossi Januensis de sold. vj et denarijs tribus prò soldis quinque prò singulo. « Grossi Januensis de soldis quinque prò soldis quatuor prò singulo. u Pegioni Januenses prò denarijs quindecini prò singulo. « Novini Januenses prò denarijs septem cum dimidio prò singulo ». (Continua). Emilio Motta. TRE MONETE INEDITE DI CARLO III DI DURAZZOO Fu ritenuto, sino a poco tempo fa, che la Zecca napole- tana fosse rimasta inoperosa durante il regno di Carlo III di Durazzo. Il Lazari, nella sua pregevole monografia: Zecche e monete degli Abruzzi, discorrendo de' bolognini coniati a Sulmona da Carlo III, osservava che non doveva recar me- raviglia che, nell'agitato e breve governo di quel monarca, fosse rimasta inoperosa la Zecca napoletana, poiché, ai giorni di Carlo II e di Roberto, ne era uscita una " favolosa „ quan- tità di gigliati e di roberlim'i 2 ). Ma non tardò guari, e il Car- pentin (3) pubblicò un denaretto di Carlo III (4), acquistato dal Museo di Marsiglia, denaro che il Promis riportò nelle sue tavole sinottiche, e giustamente attribuì alla Zecca di Napoli. Sbagliò però nel dirlo d'argento, mentre, come tutti i denari coniati in quel torno, nel Napoletano, è desso di biglione, ossia di rame ed argento. La lega de' denarelli napoletani vien deter- minata in alcune commissioni alla Zecca di Roberto (5), di Giovanna I (°), e di Ladislao (7) , a ragione di 17 sterlini di argento per ogni libbra di denari. (1) Il presente articolo venne tolto dall' Archivio Storico per le Pro- vincie Napoletane. Anno XVIII, fase. Il, 1893. (2) Lazari V., Zecche e monete d'Abruzzo. Venezia, 1858, p. 94. (3) Renne Numismatique francaise. Anno 1860. (4) Il Carpcntin, credendo provenzale questo denaretto, l'attribuì al conte Carlo III, nipotino ed erede di Renato, che governò la Provenza dal 1480 al 1482. Si hanno monete di questo principe, che prende sempre i titoli KAROLVS ANDEGAVIE IIIR ET SICILIE REX. (5) 1313 A, fol. 74. (6) 1344 A, n. 336, fol. 96. (7) In un doc. del 1459, ordinandosi il conio di piccioli o denarelli con 12 sterlini d'arg. a libbra vien detto che, ai tempi di Ladislao e di Gio- vanna II, ogni libbra conteneva 17 sterlini. 468 A. G. SAMBON Dalla pubblicazione di quel danaro sino ad oggi, non si ebbe altra notizia sulle monete di Carlo III, né, ch'io sappia, si trovò altro esemplare del prezioso denaretto del Museo di Marsiglia. Posseggo, invece, un denaro, diverso da quello edito dal Carpentin, che, sul dritto, ha la regia corona, simile molto ad alcuni oboletti provenzali di Carlo I e Carlo II (8). Pareva probabile che Carlo III si fosse contentato di questa monetina , necessaria per il minuto commercio del Reame, ed avvalorava questa supposizione la ragione eco- nomica , accennata dal Lazari , cioè 1' abbondanza straordi- naria dei gigliati di Carlo II e dei robcrini del suo succes- sore, per cui non sentivasi verun bisogno di ulteriori emissioni di argento. Di tanta abbondanza di moneta d'argento, si ha continuamente menzione nei documenti del tempo , e ricor- derò un ordine dato alla Zecca napoletana , nel 1326 (9), in cui è detto, che si aggiungono parecchi operai a quelli che già lavoravano in quella officina, a cagione del continuo ed assai considerevole anniento delle emissioni di argento. E queste abbondanti e frequenti emissioni , durante i regni di Carlo II e di Roberto, erano dovute , in parte , agli ingenti pagamenti che dovettero fare quei sovrani ; Carlo per il suo riscatto e per la guerra di Sicilia ( IO ) ; e Roberto per la stessa guerra e per la lotta cogli imperatori Errico VII e Lodovico il Bavaro. Ed ancor più erano dovute alla continua richiesta che si faceva della nostra moneta di argento, in sui mercati di Oriente ed anche in parecchi stati d'Europa. Da- vano mano a questo traffico i banchieri e gli speculatori fio- (8) F austin Poey d'Avant, Monnaies féodales de Franco. Paris, 1860. Voi. II, p. 322, 11. 3968-69, tav. lxxxxix, n. 5. (9> R- 359 '• 343 t. (io) Basti ricordare che il re d'Aragona, per gli aiuti contro i Sici- liani, pretese da Carlo II, nientemeno che mille e duecento once d'oro al giorno (Samido), ed intanto forti somme erano necessarie a porre ri- medio alla misera condizione del Reame, e Carlo II, per avere prestiti dai banchieri fiorentini, dovè porre nelle loro mani le più spicce entrate del Fisco, tra l'altre quella della Zecca, di cui ebbero l'appalto per quasi tutto il XIV secolo. Vedi G. De Blasiis , La dimora di Giovanni Boc- caccio a Napoli; Cap. I : " I Fiorentini nel regno di Sicilia dal 1266 al !3°9 »■ (Archivio storico per le Provincie napoletane. Fase. I, 1892). TRE MONETE INEDITE DI CARLO III DI DURAZZO 469 rentini che , venuti a capo del movimento finanziario del Reame , tenevano 1' appalto delle Zecche e ne traevano , a detrimento del paese , ingenti e ben spesso disonesti gua- dagni ("). Ma le contraffazioni ed imitazioni fatte in Oriente o in Francia ( I2 ), l'abbondanza di tal moneta in Oriente, oltre la crescente richiesta di altre specie monetali, fecero sì che cominciò a venir meno la necessità di così numerose emis- sioni, e che, nel napoletano, quasi d'un tratto, rimase maggior copia di carlini di quanta ne fosse veramente necessaria al commercio. Da ciò risulta che non v' era necessità alcuna, (li) Malgrado i replicati divieti di Carlo II e di Roberto, i banchieri estraevano sempre dal Regno, con considerevoli beneficii, i carlini d'ar- gento, spesso ricorrendo alle più indegne gherminelle; cosi, quando ne! 1301, Carlo II ordinò che i vecchi carlini si ragguagliassero a grana 8 i[2, per modo che 70 e grana 5 si cambiassero per 60 nuovi carlini , astuti speculatori riescirono a screditare in tal modo 1' antico carlino, che, abusivamente, avevano per 7 grana, e lo mandavano, con conside- revole guadagno, fuori del Regno. Così , in seguito , durando tuttavia le incertezze e le difficoltà per la moneta d'oro e d'argento, con abili raggiri, attivamente speculavano i banchieri sull'estrazione della moneta d'argento. Ricorderò pure, tra le nostre leggi, il capitolo perpensa deli- beratione di Roberto, nel quale si proibisce, con tutto rigore, l'estrazione del carlino d' argento dal regno ; ma non si vieta però ai negozianti esteri il portar via seco loro la moneta d'argento ritratta dalla vendita delle merci portate nel regno. Con tale editto, essendo il carlino napo- letano ricercato per il peso e la lega, voleva il sovrano evitare il cambio della moneta straniera colla napoletana ; ma favorire , d'altra parte, il commercio cogli altri stati e specialmente col levante. E però evidente come una tal disposizione, malgrado tutte le cautele, dovesse favorire la estrazione della moneta dal regno. Per tutto il regno di Carlo II e durante quello di Roberto, si cercò invano, a più riprese, di rimediare allo squilibrio del numerario e alle frodi de' banchieri. (12) I gigliati di Carlo II e di Roberto furono imitati a Cipro da Errico II verso il 1310, a Rodi, da Helion de Villeneuve (1319-1346) a Scio, dai Maonesi verso il 1347, ad Efeso , da un emiro della Lidia , a Die, da Guglielmo di Roussillon, vescovo di Valenza, ecc. Non sono rare le contraffazioni, fatte per lo più in Oriente, ed alcune , come suppose il Longpcrier, dagli arabi delle isole del Mediterraneo o della Siria. Al Museo Britannico vidi una di queste contraffazioni, eseguita da un ar- tista che evidentemente non capiva il senso delle parole che copiava. L'epigrafe di questo robertino è cosi trascritta: Dir. uobebi dei cnicilus ier. — Rov. 1010 krccisi disili ; altra del Museo Morin di Lione, fu pub- blicata dal Longpcrier e dal Carpentin, altra dal Friedlànder. 61 ,rj A. G. SAMBON né per Giovanna, ne per Carlo III, di coniare altri gigliati ; ma, sebbene non tornasse conto per ragioni economiche, ben potevasi, per ambizione e per fasto di governo , dar mano al conio di monete d'argento. Così avvenne difatti, poiché Giovanna I , che , al prin- cipio del regno , non aveva coniato altro che denaretti di le°-a, in occasione però del matrimonio con Lodovico di Ta- ranto ( r 3) , per vanità di segnare sul massimo valsente il nome suo e dello sposo, ordinò l'emissione di pochi carlini, di cui una quindicina appena si conoscono oggi ne' Musei e nelle private collezioni ( J 4) e Carlo III , sin dall' inizio del suo governo, coniò gigliati o robertini. Son pochi giorni che , per la prima volta , è apparso questo gigliato di Carlo III, avendone io trovato due esem- plari in un gruzzolo di quasi 200 robertini , rinvenuto nelle vicinanze di Napoli. Nei registri di Carlo III , ho visto due documenti che riguardano la Zecca. Il primo è del 1382 ( r 5), e con esso si nomina il maestro di prova per i metalli nella Zecca di Napoli. Questo ufficio è affidato a maestro Antonio de Raymondo ( l6 ). (13) I gigliati ed i denari col nome di Lodovico , furono probabil- mente coniati per la solenne incoronazione del 25 maggio 1352 , per esser gettati al popolo. (14) 13 esemplari, provenienti da un ripostiglio di 2231 gigliati , di cui 1462 napoletani, trovato ad Efeso, sono nel Museo Britannico; altri due trovansi nella Collezione Sambon. (i 5 ) R. 358 f. 379 t. (16) In questo documento si fa menzione dell'assaggio di oro e ar- gento; ma è una pura formalità che non implica il conio effettivo dell'oro. Il Manni (Brevi ragionamenti sopra le monete) e poi il Fusco, il Bo- nucci (vedi tavole di monete eseguite per commissione del Duca di Luynes), ed altri pensarono che si dovessero attribuire alla Zecca na- poletana alcuni fiorini sinora ritenuti provenzali, poiché si trovano fio- rini coi nomi di Giovanna I e di Ludovico II, seguiti dal titolo proven- zale, quando altri, invece, hanno solo i titoli ihr et sicil rex o regina. Le ragioni che potrebbero avvalorare questa ipotesi, oltre la mancanza del titolo provenzale, sono le seguenti: i.° Nelle commissioni di Zecca, posteriori al regno di Carlo II, si indica continuamente la Zecca napo- TRE MONETE INEDITE DI CARLO III DI DURAZZO 47I L'altro documento è del 6 aprile 1383. Vi si ripetono due ordinanze di Roberto , del 1321 e del 1326 , colle quali si confermano i privilegi accordati dall' imperatore Fede- rico II agli zecchieri di Brindisi e di Messina e, successiva- mente, dagli altri sovrani, a quei di Napoli. Vi si dà l'elenco degli uffiziali della Zecca napoletana , che lavoravano nel 1321 e di quelli aggiunti nel 1326, a cagione delle aumen- tate emissioni di gigliati ; e in ultimo v'è 1' elenco degli ar- tisti ed operai della Zecca napoletana, che lavoravano nel 1383. Vi troviamo il nome dell' artista che incise i conii , maestro Ignazio Vespulo de Pino e quello del direttore della Zecca, maestro Turino Birorelli. Nel descrivere le inedite monete di Carlo III , venute recentemente a luce, credo far cosa utile nel ricordare i tipi già conosciuti, perche non è facile procurarsi i periodici e le monografie dove sono disseminate le notizie sulla moneta durazzesca. letana colle seguenti parole : Sic/a Neapoli auri ed argenti. 2. La Zecca, da Carlo II in poi , fu quasi sempre data in appalto ai banchieri to- scani, ed anzi in un documento del 1313, Roberto, volendo accarezzare alcuni denarosi lucchesi, dice apertamente , che, benché avesse avuto vantaggiosissime offerte da cittadini napoletani, preferisce dare l'appalto della Zecca alla Società dei Baccosi di Lucca. 3. La somiglianza del dritto di questi fiorini col dritto de' denaretti napoletani di Giovanna I e Ludovico di Taranto. 4. Ludovico II tenne per qualche tempo Na- poli, e doveva sentire il bisogno di coniarvi moneta d' oro , per soste- nere la guerra. 5." L' abbondanza di fiorini nel reame e la preferenza data a questa moneta che poteva indurre i nostri sovrani a tralasciare il conio dei carlini e ad imitare invece la moneta fiorentina. Ma vi sono pure argomenti contrarii. i.° Il disegno delle monete provenzali è assai più accurato, in quest'epoca, di quello delle napoletane, e questi fiorini senza titolo provenzale, non solo sono di disegno assai più corretto di quello delle contemporanee monete napoletane; ma somigliano tanto, nel disegno del rovescio, ai fiorini col titolo provenzale, che si è facil- mente indotti a ritenerli di una medesima officina. 2." L'abbondanza di queste monete, mentre, per le sovraccennate ragioni di cambio, l'intro- duzione straordinaria di fiorini e di ducati d' oro aveva reso quasi inu- tile il conio dell'oro, tanto che mancano di fatti le monete d'oro napo- letane di Carlo III, di Ladislao, di Giovanna II, e di Renato. 472 A. G. SAMBON NAPOLI. ^W/ \S i. Gigliato. & _ + KAROLV • T€R/I«S DEI GRA • l€RL • É • SICIL • R€X. Il Re seduto in trono con scettro e globo crocigero. Ijj - + hONOR • R€GIS • IVDICIV • DILIGIT. Croce gi- gliata (inedito). Arg., peso gr. 3,70 (17). Coli. Sambon. 2. Altro esemplare pure d'argento con KAROL • TCRTI • D€l GRA • ecc. inedito. 3. Denaro. & - + KAROL T£RCIVS D€l GRA. Tre gigli sormontati dal rastrello. $ — + l€RVSAL£M SICIL • RGX. Croce di Gerusalemme. Lega (pubblicato dal Carpentin. Rev. Num., 1860), peso gr. 0,70 (18). Museo di Marsiglia. (17) Il carlino pesava in origine i\8 d'oncia ovvero gr. 3,341 ed era a bontà di 11 once e 3 sterlini; ma nel 1305 Carlo II aumentò il peso del carlino nella misura di ij5 del precedente, conservando però lo stesso titolo; per cui doveva pesare gr. 4,009. I carlini di Roberto, benché nelle commissioni di Zecca più volte si ripete che devano pesare trap- pesi 4 ip, pesano poco più di gr. 3,80 e questo di Carlo III , 3,70 ; ma andarono sempre più diminuendo; e quei di Renato pesano 3,50 o 3,55 ed ancora meno quelli di Alfonso e di Ferdinando I. (18) Il peso di questi denari è indicato spesso nelle commissioni di Zecca del XIV secolo. Dovevano pesare non meno di 14 acini, né più di (6, ossia tra i 6 e i 7 decigrammi. V. Doc. Archivio di Napoli. Reg. Angioini, 1313 A, f. 74; 1343, f. 94. TRE MONETE INEDITE DI CARLO III DI DURAZZO 473 4. ~& - + KAROL ■ TGRCIVS DEI GRA. Corona sormontata da tre gigli. $ - + I€RVSALEM SICIL REX. Croce di Gerusalemme. Lega, peso gr. 0,60. Coli. Sambon. 5. {B 1 — Neil' area : K sormontato da corona. Attorno : + ÀROLV TERCIVS R€X. ?! - I6RVSÀL €T SICILIE. Croce. Museo Naz. di Napoli. Questi conii furono eseguiti da maestro Ligorio Vespulo. A quell'epoca, come già sin dal regno di Roberto, il denaro corrispondeva alla sesta parte del grano e quindi i dena- relli di Carlo III spendevansi a ragione di 60 per carlino e 120 per tari. Andarono poi rapidamente diminuendo di va- lore e di lega, e, durante il regno di Alfonso I , la lega fu ridotta a 12 sterlini invece di 17 per libbra, e per ogni tari se ne davano 240 invece di 120. SULMONA. 6. Bolognino. Ì& — f * R * KROLVS * T * Nel centro le sigle * S * M * P * € disposte a croce. 9/ — * S. PGTRVS * P. Busto di S. Pier Celestino. Arg. Questa moneta fu pubblicata per la prima volta dal Vergara e quindi riportata dal Lazari. Aggiungo le seguenti varietà : 7. Bolognino. Le lettere S ■ M • P • € sono raggruppate attorno ad una M, probabilmente l'iniziale del nome dell'incisore del conio e si 474 A. G. SAMBON può pensare ad un Masius di Sulmona (*9) valente orafo e cesellatore, che lavorò verso la fine del XIV secolo. 8. Bolognino. ,1T - f REX • KROLVS • T. Nel centro *S*M*P*€* JJf S • P6TVS • PP. Argento. Museo di Copenhagen (antica coli. Thomsen). 9. l'arnese. & — + R ■ KROLVS • T. Croce. T£ — D€ SVLMONA. Castello sormontato da giglio. Lega, Peso gr. 0,60. Coli. Sambon. io. & - + R • KRoLVS • T€R. Croce. l*f - D€ SVLMONA. Castello. Lega. Museo Naz. di Napoli. E questo il primo tornese coniato nell'Italia meridionale, ad imitazione dei tornesi d' Acaja ; e il conio di queste mo- nete doveva recar grande vantaggio ai Sulmonesi , per il commercio col Levante, specialmente per la lega assai scarsa del metallo di che furono coniati. Sulmona ne continuò il conio durante il regno di La- dislao, e, in sul principio del XV secolo, ebbero il privilegio di coniarli altre terre d'Abruzzo. Se ne giovò pure il conte di Campobasso , sia con regio consenso , sia di propria au- torità, allorché si volse contro la regina Giovanna II , mili- tando a favore di Lodovico d'Angiò. E, a Campobasso questa monetazione assunse spiccatamente il carattere di una frode commerciale, poiché sopra alcuni tornesi di quella Zecca si legge da una parte il nome NICOLA COM e dall'altra ♦ FLO- R€NS • P • ACh ovvero CLAR6NTIA. Certamente, accoppiando al nome del conte Nicolò quello di un principe di Acaja , (19) Questo Masio è probabilmente l'orafo Masello Cinelli di cui si ha notizia nel 1362. Lavorò nel 1370 una pace per la basilica di Monte- cassino ed una stupenda croce di argento, fatta eseguire per ordine di Stefano della Sanità, patrizio sulmonese ed arcivescovo di Capua. TRE MONETE INEDITE DI CARLO III DI DURAZZO 475 vissuto circa un secolo innanzi, o quello della Zecca di Chia- renza, ad altro non mirava il monetiere di Campobasso, se non a dare maggior garanzia di successo alla monetina del contado di Molise, potendo quei nomi, nello scambio fretto- loso del commercio , assicurare la preferenza ai tornesi di Campobasso, giacché toglievansi più volontieri i tornesi an- tichi, per esserne la lega più abbondante di argento. Quanto poi al loro valore , trovo che sotto Carlo I i tornesi correvano, nel reame, a ragione di 20 tornesi al tari ; nel 1291, se ne davano 25 al tari ; ma nel XIV secolo, sce- mata di molto la quantità d' argento nella lega , dovevano valere ancor meno. A. Sambon. STATERÒ D'ORO DI POSIDONIA ' Nelle vicinanze di Lavello , in Basilicata , fu rinvenuta poco tempo fa , una moneta d'oro di Posidonia del peso di grammi 8 e mezzo, per dimensione e tipo eguale perfetta- mente ai ben noti didrammi di quella città, del principio del Y .secolo. * > ■'' ' V> Sul diritto di questi) staterò d'oro, e Nettuno, gradiente a destra che protende il braccio sinistro e vibra colla destra il tridente. Dinnanzi : TTOIEI. Al rovescio : Toro volto a sinistra e leggenda retro- grada TTCIEIAA. Dal disegno e dalle epigrafi si desume che la moneta ha dovuto essere coniata tra il 480-460 a. C. Quando mi mostrarono questa moneta, pensai subito si trattasse di una falsificazione; di una fusione cioè, a mezzo di matrice, ricavata sulla moneta d' argento. Ma, osservando attentamente la moneta dovetti bandire ogni sospetto ti i fu- sione, giacche erano evidenti le tracce del conio, e, sebbene il dritto, corroso alquanto, non offriva una superficie molto (ri II presente articolo venne tolto àaWArchii'ìo Storico per li- Pro- vincie Sapoklane. Anno XVIII, fase. II, 1893. ^-& A. O. SAMBON liscia; al rovescio, incavato dalla forza del conio, erano assai apparenti indizi della battitura a martello, e sopratutto nella radiazione che si osserva nella compagine del metallo, propria dell'oro a buona lega, quando è sottoposto a forte percus- sione. Del resto per quanto, con forti lenti d' ingrandimento, attentamente esaminassi la superficie e l'orlo della moneta, non mi riesciva scorgere alcun indizio di fusione: né gl'inevi- tabili buchetti prodotti dalle bollicine d'aria, né quei fiacchi contorni che risultano sempre con tal metodo. Tuttavia titubante, per la stranezza della moneta, domandai al proprie- tario, on. G. Fortunato, che si fosse fatta osservare ad un incisore pratico della fusione e del conio de' metalli , e ne fummo assicurati che non poteva trattarsi di fusione. Ammesso dunque il conio della moneta, mi sembra assai diffìcile possa essere una falsificazione moderna. Il disegno secco e preciso della muscolatura, l'attitudine della divinità, il rilievo di certi dettagli sono talmente in accordo con tutte le manifestazioni artistiche di quel periodo, eh' io non saprei ammettere tanta perfezione nello imitare, e una così precisa intuizione dell'antico, in qualsiasi artista odierno (2). Citerò, a questo proposito, l'opinione del chiarissimo di- rettore del medagliere del Museo Britannico, sig. Barclay V. Head, al quale mandai un calco di questa moneta. Gentil- mente mi rispondeva, che avendo esaminato l'impronta in gesso, parevagli che la moneta non offrisse nessun indizio (2) Esistono parecchi conii falsi di monete d'oro della Lucania. Ne co- nosco di Velia, di Sibari, di Eraclea, di Metaponto. Di Velia, vidi poco tempo fa uno staterò d'oro coi tipi dell'argento, dovuto ad un conio; ma lo stile della moneta lascia molto a desiderare ed il moderno fa capolino in parecchi punti. Credo si debba attribuire all'artista che lavorò il te- tradramma di Velia, riprodotto dal Garrucci nell'ultima tavola della sua opera Monete deW Italia antica. A Roma, la falsificazione delle monete antiche è diventata un'industria attivissima. Devonsi specialmente a questa turpe industria denari d'oro, medaglioni e sesterzi di bronzo degli imperatori; ma tutti questi lavori, per quanto abilmente foggiati, non reg- gono ad un accurato esame. Ciò nonostante la massima precauzione è necessaria per tutto ciò che è raro o di speciale interesse storico. Sono noti a tutti gli stupendi conii del Becker, di triste rinomanza negli an- nali numismatici. STATERÒ D ORO DI I'OSIDOMA 479 di falsificazione moderna , qualora fosse effettivamente da escludersi l'idea della fusione. Ebbe anche occasione di vedere questa moneta, e la ri- tenne genuina, il Dott. F. Yon Duhn professore di Archeo- logia ad Heidelberg. Le monete greche d'oro sono state accolte sempre colla massima diffidenza. Eckel non volle mai ammettere la moneta d'oro d'Atene; malgrado che il Winckelman ed altri eruditi nummografi asserissero averne viste alcune dell'autenticità delle quali non si poteva dubitare; e dichiarò pure falsi gli stateri di Cizico, di Lampsaco, e di Focea (3). Furono ritenute false le monete d'oro di Gela, in Sicilia, pubblicate già dal Torremuzza (4), senonchè un ripostiglio , rinvenuto presso Catania, in cui comparve gran varietà di emissioni, tolse ogni dubbio. Dubitavasi sino a poco tempo fa della monetina d'oro di Clima I480 a. C.) che poi Poole (5>, il Garrucci (°) e l'Head (7* non esitarono a dichiarare autentica. Maggiore, ed a buon dritto, dovrà essere la diffidenza per questo strano staterò di Posidonia, e dico strano, sia perchè, sinora è l'unico esempio di staterò d'oro, coniato in quel tempo in Italia , sia perchè dovuto allo stesso conio dell'argento. Consideriamo quindi attentamente le obiezioni che si po- trebbero fare, e che difatti da alcuni mi si fecero: poiché credo non abbiano poi tutta quella efficacia che ad esse si concede a primo aspetto. Non posso negare che sembra strano che Posidonia abbia coniato, in quel tempo, moneta d'oro in questo modulo. In Italia, l'oro coniavasi, allora, soltanto in Etruria ed a Clima e, per le monetine d'oro di Cuma, che sono quasi identiche (3) Prolegomena Generajia, cap. IX, toro. I, p. XL1. (4) N. 1 e 2 tav. XXI. V. Head, Coms of Syracuse, p. 17 e Mommsf.n, Hist. de la Monnaie Romaine, cap. II, p. 129. (5) Catalogne of the British Musami. (b) Monete dell'Italia antica. I7I /{istoria XiiiHorinn. 1887, p. 31. 480 A. G. SAMBON ai dioboli d'argento, alcuni dubitano sempre, malgrado che il Poole, l'Head ed il Garrucci le abbiano dichiarate antiche. Se però sono antiche le cumane, parrà certo meno strano il conio dell'oro a Posidonia, che dovette avere colla Campania, sin dal VI secolo, attivissimi rapporti commerciali. In Sicilia poi, durante la prima metà del V secolo, non si coniò moneta di oro. Vero è che il Millingen pubblicò una monetina d'oro di Messina ( 8 i, della collezione Pucci di Firenze , che rimonte- rebbe a questa epoca; ma l'autenticità di quella moneta non pare ammissibile. Però non mi sembra che questa scarsezza di moneta d' oro, ci dia ragione ad impugnare efficacemente l'autenticità dello staterò d'oro di Posidonia. Il fatto, poi, che questa moneta è dovuta allo stesso conio dell' argento, non mi sembra ragione sufficiente a negarle ogni carattere monetale ed ogni commerciale importanza, né tampoco ad ispirare dei dubbi sull' autenticità. Questa usanza di ripetere in oro, e col medesimo conio, le emissioni d'argento, fu assai comune nel I secolo a. C, e fu continuata da quasi tutti gli Imperatori romani dei primi tre secoli dell'era volgare. Ne mancano esempi consimili tra le monete greche; così, a rao' d'esempio, i sigli persiani d'argento erano affatto simili ai darici d'oro; ed identici pure sono gli stateri d'oro e di argento della Lidia coniati nel VI secolo. Per tutto il V secolo, in Grecia o in Asia minore, trovansi monete d'oro coi tipi medesimi dell'argento, approssimando- sene per lo più il modulo a qualche frazione d' argento ; lo staterò Ateniese ripete pure esattamente i tipi della dramma di argento, nò v'ha gran differenza nel modulo; cito poi, a caso, le monete d'oro di Clazomene, di Rodi, di Filippi di Macedonia che ripetono lo stesso tipo dell'argento, con varietà di modulo o di disegno appena percettibili. A Posidonia stessa, abbiamo monete d' argento e di bronzo simili per tipi e per modulo. Perchè dunque dovrà parer strano che l'oro sia stato impresso col conio medesimo dell'argento, o, almeno, con un conio in tutto simile a quello che serviva per i didrammi? |8) Sylfoge 0/ anrieiit imdited coins, tav. IV, 11. 11. STATERÒ D'ORO DI POSIDONIA 48 1 Il peso di questo staterò d'oro di Posidonia è di gr. 8,50 e corrisponde quindi esattamente a quello dei darici persiani, o degli stateri di parecchie città dell'Asia minore (9), derivati dal sessantesimo della mina assiro-babilonese. I darici persiani coniati su questa base, dalla metà del VI secolo sino alla metà del IV, erano assai abbondanti nel periodo in cui tu coniato lo staterò di Posidonia. Circolavano per quasi tutto il mondo antico, secondo ne attestano gli scrittori , e furono trovati spesso nei ripostigli siculi, che rimontavano al VI se- colo o alla metà del susseguente. Altre monete d'oro puro coniavansi , in quel torno , nella Cirenaica , in Etruria ed a Cuma. Disgraziatamente abbiamo poche notizie su Posidonia ; ma dalle monete , che trovansi in grande abbondanza nelle rovine de' sontuosi suoi templi , alcuni dei quali furono co- struiti certamente nel VI e V secolo, possiamo formarci una idea della sua prosperosità e della sua importanza commer- ciale. Posidonia, dipendente in certo qual modo dalla metro- poli Sibari, ebbe con questa comunanza di commercio, spe- cialmente per le relazioni tra l'Etruria, e l'Asia minore, per cui Sibari, in breve tempo, divenne così ricca. Uopo la di- struzione di Sibari, continuò Posidonia a prosperare, e di ciò fanno fede sopratutto le sue monete. Parmi quindi che nessuna ragione o tecnica o storica possa indurci a dubitare di questa moneta , e che se nasce il dubbio su di essa , forse si e perchè di tutto ciò che ha inusuale importanza siamo proclivi a dubitare. Ad ogni modo, sia che altri confermi questo mio giu- dizio, sia che lo dimostri erroneo, mi è parso necessario che questa moneta sia conosciuta e discussa. A. ('■. Samkox. (9) Nell'Asia Minore si comincio a coniare l'oro puro, per lo più sostituito alla monetazione di elettro , verso la fine del V secolo. In Grecia pure la moneta d'oro puro appare alla fine del V o al principio del IV secolo. MEDAGLIE ITALIANE DEL 1890 [Continuai., vedi Fase. II, .Inno V, 1S02) II. I lettori della Rivista vorranno probabilmente sapere la ragione per la quale, dal fascicolo II, anno 1892, io non mi sono fatto più vedere su queste colonne a compiere la mia modesta rassegna delle medaglie italiane moderne, contem- poranee. La colpa è stata tutta di una medaglia , una sola me- daglia, che d' un tratto e bruscamente mi ha distolto per un poco da tutte le altre — la medaglia da deputato. Trascinato, il novembre 1892, nell'ingrata baraonda par- lamentare, ho dovuto lasciare in sospeso tante care cose, e rinunziare a tante quete e geniali occupazioni ed abitudini , fra l'altre, questa di studiare tranquillamente la cronaca dei fatti salienti della vita italiana attraverso le medaglie che ce li ricordano. Rubo ora un poco di tempo alle vacanze parlamentari, che stanno, pur troppo per terminare, e riprendo la rivista al punto in cui la lasciai nel giugno del 1892. Al N. 20 della prima parte del precedente articolo ho descritto due medaglie ricordanti 1' l'esposizione Beatrice te- nutasi in Firenze nel maggio-giugno del 1890. A quelle due dobbiamo aggiungere quest'altra : 484 ALFREDO COMANDISI 28. — Diarn. min. 50. i& — In alto, ad arco, in cerchio rilevato, fra due rosette : ESPOSIZIONE BEATRICE. Sotto , ad arco , nello stesso cerchio rilevato : FIRENZE MÀGGIO-GIUGNO MDCCCXC Nel campo, busto a sinistra , testa laureata e velata di Beatrice. In giro, ai lati : LUCE INTELLETTUÀL - PIENA D'AMORE. Nel taglio del busto: Luigi Giorgi f. 9' — Puppo nudo , alato , stante di prospetto , portando davanti a se una targa sagomata, liscia, terminata ai lati da ornati a guisa di conchiglie. In alto , ad arco : RI- CORDO ALLE - ESPOSITRICI. Nello sfondo la veduta del palazzo della Signoria e di Santa Maria del Fiore col campanile di Giotto. Sotto la linea dell' esergo : Luigi Giorgi f. Questa medaglia , nel cui diritto si vede riprodotto il ritratto della Beatrice uguale a quello portato dalla medaglia descritta al N. 20, venne incisa dal valentissimo cav. Giorgi di Firenze, e venne messa in commercio come ricordo alle Espositrici. Si vendeva a L. 6 per ogni esemplare di Bronzo dorato ; e costava L. 7 per quelle espositrici che sulla targa del rovescio volevano inciso il proprio nome. Nel maggio del 1890 faceva ritorno in Italia il viaggia- tore africano capitano Gaetano Casati , di Monza , per dieci anni rappresentante in Africa della milanese Società di esplo- razione commerciale in Africa ; degno continuatore dell'opera di Gustavo Bianchi , ed emulo e compagno di Stanley , di Emin Pascià, di Antonelli, di Cecchi, ecc. Il 19 luglio al Casati veniva in Milano offerto un solenne banchetto ; e in una solenne riunione della Società d'esplo- razione milanese gli veniva offerta , in esemplare d' oro, la seguente medaglia: MEDAGLIE ITALIANE DEL 1890 48= 29. — Diam. min. 50. B" -■ In giro: SOCIETÀ D'ESPLORAZIONE COMMERCIALE IN AFRICA. Sotto, fra due stellette : MILANO. Cerchio di perline, e nel campo, stante, di prospetto, l'Italia turrita, irradiata da stella raggiante, fra emblemi di commercio, additando con la destra il territorio africano. Sotto la linea dell'esergo, a destra: Grazioli. 1> ■- Nel campo, in undici linee: A — GAETANO CASATI - PER UN DECENNIO - DELEGATO DELLA SOCIETÀ IN AFRICA- AUDACE NELLE ESPLORAZIONI INDOMITO NELLE SOFFERENZE - COLLA EPOPEA DI UADELAI COPRI" DI GLORIA - IL - NOME ITALIANO. Sotto, scudo barocco con la data: MILANO 1890; fra due rami di alloro e di quercia. Questa medaglia, che ricorda i servigi resi in Africa dal Casati ai commerci italiani, e segnatamente il valore della sua condotta nella difesa di Uadelai con Emiri Pascià — venne presentata al Casati insieme a bella pergamena pre- gievole lavoro del pittore Lodovico Pogliaghi. Il conio del diritto della medaglia è il medesimo che la Società Commerciale d'Esplorazione in Africa , avente sede in Milano, fece incidere nel r88r per la medaglia che allora fu offerta al compianto Gustavo Bianchi. 11 conio del rovescio fu inciso nell' officina Johnson dove la medaglia venne co- niata in un esemplare in ori), pel Casati , ed in pochissimi esemplari di bronzo. Al Casati furono poi offerte medaglie -- al suo ritorno in Italia" — dalla Società Africana d'Italia sedente in Napoli e dalla Società Geografica Italiana sedente in Roma. Ai 17 luglio del 1890 faceva ritorno a Ravenna da Roma, dopo breve assenza, l'arcivescovo Galeati , e ritornava insi- gnito della porpora cardinalizia. Per l'alta dignità conferita dal papa all'arcivescovo furono celebrate straordinarie feste 63 4 86 ALFREDO COMANPIXI in Ravenna, per iniziativa del clero, in mezzo al quale erasi costituito apposito comitato , presieduto da monsignor Ghi- selli, arcidiacono della metropolitana e vicario generale del- l'archidiocesi di Ravenna. Le feste durarono otto giorni, e il 23 luglio — festa di Sant'Apollinare, patrono di Ravenna — si presentò una com- missione del clero al Cardinale Arcivescovo, mentre ritor- nava ai propri appartamenti dall' avere celebrato solenne pontificale alla metropolitana, e gli presentò in molte copie di bronzo, ed altre di argento e di oro la medaglia seguente: 30. Diamm. mm. 44. jy — Busto a sinistra con zucchetto, mozzetta , catenella e croce al collo. In giro, ai lati: SEBASTIANUS G-ÀLEATIUS - CARD. ARCHIEP. RAV. Sotto il busto a destra: Johnson. Tj' - Nel camp., in dieci righe: PARENTI OPTIMO - AD CELEBRITATEM DIEI IX KAL. JUL. A. MDCCCXC - QUO A LEONE XIII P. M. CARDINALIS RENUNCIATUS EST KLERUS EX UNIVERSA DIOEC - PRAEEUNTE - ORDINE SUPREMO - CANONICORUM - L L. DICAVIT. Questa medaglia fu incisa e coniata nello stabilimento S. Johnson di Milano : il ritratto del Cardinale Galeati vi è rassomigliantissimo ; le epigrafi latine furono dettate dal prof. mons. Davide Farabulini. Sette esemplari della me- daglia, e cioè, uno d'oro, due d'argento, quattro di bronzo — disposti in apposito elegante astuccio — furono inviati dal comitato al Cardinale Rampolla, segretario di Stato, perché li rassegnasse a Papa Leone XIII, che fece scrivere dal Cardinale Rampolla una lettera di aggradimento indiriz- zata al presidente del comitato, mons. Ghiselli. L'8 agosto 1890, ricorrendo il primo anniversario dalla morte di Benedetto Cairoli, veniva pubblicata in Roma dal- l' incisore Cav. Giovanni Yagnetti la medaglia seguente: MEDAGLIE ITALIANE DEL i 89O 487 31. Diam. mm. 63. i& — Busto nudo a sinistra di Benedetto Cairoli. Sotto il taglio della spalla, a destra : Giov. Vagnetti kf.ce in Roma 1890. In giro , ad arco , pei due terzi superiori della medaglia: LA GRECIA EBBE I SUOI LEONIDA. ROMA ANTICA I SUOI FABI E L'ITALIA MODERNA I SUOI CAIROLI. - G. GARIBALDI - Al VOLONTARI 2 NOV. 1867. Nel terzo inferiore della medaglia, in giro: NATO A PAVIA 28 GEN. 1825. M. NELLA REGGIA DI CÀPO- DIMONTE 8 AGOS. 1889. li — Disposti in giro, ad uguali distanza, i cinque stemmi, da sinistra, di Pavia, Roma, Groppello, Savoia e Sicilia. Fra uno stemma e l'altro : ERNESTO - - N. A PAVIA 20 SET. 1832 M. A VARESE 26 MAG. 1859. - LUIGI - N. A PAVIA 9 LUG. 1839 M. A NAPOLI 18 SET. 1860. - ENRICO - N. A PAVIA 6 FEB. 1849 MA VILLA GLORI 23 OTT. 1867. - GIOVANNI - N. A PAVIA 27 LUG. 1844 - M. A BELGIRATE 11 SETT. 1869. Sullo stemma di Groppello, che è quello in basso, un lambello portante il nome di ELENA (contessa SizzoJ moglie di Benedetto Cairoli. Nel campo, in undici righe: BENEDETTO CAIROLI COSPIRATORE SOLDATO LEGISLATORE MINISTRO EBBE E MERITO IL NOME DI CAVALIERE D'ITALIA - PER LA GLORIA AMMIRATO PER LA VIRTÙ AMATO QUANTO NIUN ALTRO MAI NEL PIANTO DELLA PATRIA - PASSÒ ALL'IMMORTALITÀ FEDERICO NA- POLI DETTÒ. Questa medaglia, eseguita con la maestria nota dal Cav. Giovanni Vagnetti in Roma, fu coniata nell' officina di Lorenzo Gori in Firenze. Ne furono fatti soli quattro esem- plari in argento, e 50 in bronzo; e ne furono pi esentati degli uni e degli altri a donna Elena Cairoli ed a Sua Maestà il Re, onde l'artista Vagnetti ne ebbe lettere di encomio e congratulazione. 488 ALFREDO COMANDICI Nell'agosto Siena inaugurava alla memoria di Re Vittorio Emanuele II degno monumento, sotto forma di un grandioso salone artistico. Per questa festa del patriottismo e dell'arte venivano coniate , a ricordo , dal bravo incisore bresciano , residente a Siena, signor Ciocchetti, le due medaglie seguenti: 32. Diamm. mm. 20 {con appiccagnolo ed anellino). i& — Testa nuda del Re a destra. In giro : VITTORIO EMANUELE II. 9 - In alto, ad arco: INAUGURAZIONE. Nel campo, in tre righe: DELLA SALA MONUMENTALE - SIENA. Sotto, ad arco : 16 AGOSTO 1890. 33. Diamm. mm. 48. ,& — Tes:a nuda del Re a sinistra. In giro, ad arco : VIT- TORIO EMANUELE II. Sotto al taglio del collo: Ciocchetti. 5* — In giro, ad arco, nella metà superiore, fra due stel- lette : INAUGURAZIONE DELLA SALA MONUMENTALE. In giro, ad arco, nella metà inferiore : SIENA XVI AGOSTO MLCCCXC. Cerchio periato, chiudente il campo, in mezzo al quale in due righe: L'ARTE — ALLA GLORIA. Un altro monumento a Vittorio Emanuele II veniva inau- gurato in Firenze il 20 settembre 1890 , in forma di statua equestre, molto discussa, del Zocchi. L'inaugurazione ci è ricordata da due medaglie; la prima delle quali, ufficiale, distribuita dal Comitato ordinatore della festa, fu incisa .dal bravo incisore Adolfo Farnesi di Lucca, ed è la seguente : 34. Diam. mm. 52. /& — Busto di prospetto , un poco a sinistra di Re Vit- torio Emanuele , testa nuda , in uniforme da generale , .MEDAGLIE ITALIANE DEL l8gO 489 con collare della SS. Annunziata e decorazioni. Sotto , a destra : A. Farnesi fece. lj< — Corona di due rami di alloro e di quercia , aperti in alto, annodati da nastro in basso. Nel campo, in cinque righe: XX SETTEMBRE MDCCCXC - ANNIVERSARIO ME- MORABILE FIRENZE INAUGURAVA - IL MONUMENTO A VITTORIO EMANUELE PRIMO RE D' ITALIA. La seconda venne incisa, crediamo noi, a giudicarne dal tipo, e dalia minuta Unitezza del disegno, dal valentissimo Giorgi di Firenze, ed ebbe carattere di medaglina popolare alla portata di tutti. 35. Diam. mm. 23 (con appiccagnolo ed anellino). /& — Testa nuda a destra di Re Vittorio Emanuele. In giro, da sotto: INAUGURAZ. DEL MONUMENTO A VITT. EM. II. Perlina. ]J>' — Nel campo, giglio bottinato e fiorito di Firenze In alto, ad arco: FIRENZE. Sotto, in giro: 20 SETTEMBRE 1890. Ma la data del 20 settembre, acquisto di Roma capitale al regno d'Italia, fu celebrata da un'altra bella medaglia in onore del tenente generale Raffaele Cadorna, die nella con- quista di Roma ebbe primissima parte militare e politica. La medaglia, dovuta al bulino del Cav. Giovanni Va- gnetti di Roma, è la seguente: 36. Diam. mm. 56. ,iy — Busto a destra, testa nuda ; uniforme con dee-ora- zioni. Sotto: Giov. Vacxktti fece in Roma 1890. 9 — In tredici righe nel campo : AL GENERALE - SE- NATORE RAFFAELE CADORNA CHE COMBATTUTE CON ONORE TUTTE LE GUERRE NAZIONALI CO- MANDO LE ARMI CHE RESERO ALL' ITALIA ROMA SUA CAPITALE E VI INSTAURO IL GOVERNO CIVILE 49° ALFREDO COMAND1N1 FINCHE IL PLEBISCITO NON LA FECE PARTE DEL REGNO - NEL VENTESIMO ANNIVERSARIO - DI QUEL PRIMO FATTO MEMORABILE LA NAZIONE RICONO- SCENTE. IL 20 SETTEMBRE 1890. Senatore Marco Tabarrini dettò. Anche questa medaglia fu coniata a Firenze nello sta- bilimento di Lorenzo Gori ; se ne fecero otto esemplari in argento, per S. M. il Re. per il Ministero dell'Interno, per quello degli Esteri, per il Municipio di Roma, e la famiglia Cadorna ne richiese 14 di bronzo. La medaglia poi fu messa in vendita dall'incisore Cav. Giovanni Vagnetti al prezzo di L. io , al pari di quella coniata in memoria di Benedetto Cairoli. Un'altra medaglia politica porta la data del settembre 1890 , ma non fu consegnata al personaggio cui era dedi- cata — Francesco Crispi — che nel dicembre 1890. La medaglia fu fatta dal milanese Luigi Broggi di propria iniziativa , fu presentata a Crispi — allora presidente del Consiglio dei ministri e ministro per gl'interni e per gli af- fari esteri — in esemplare di argento e di bronzo , ed è la seguente : 37. Diam. mm. 65. i& — Cerchio periato. Nel campo, busto a sinistra, testa nuda, abito civile di Francesco Crispi. Sotto al busto : Luigi Broggi di Milano incise e dedicò. Jy — Cerchio periato. Nel campo, in dicianove righe : A - FRANCESCO CRISPI PER LA LIBERTA ED UNITÀ D'ITALIA - IN PATRIA E NELL'ESILIO - PROPUGNA- TORE COSPIRATORE - NEL MDCCCLX - DELL'EROICA SPEDIZIONE DEI MILLE ANIMATORE FIDENTE - PER TRENT'ANNI NEL PARLAMENTO - DI LAICHE RIVENDI- CAZIONI DI NUOVI ORDINAMENTI PROMOVITORE MEDAGLIE ITALIANE DEL 1890 491 AUDACE E FIERO DALL'AGOSTO MDCCCLXXXVII - PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI - MINISTRO PER GLI AFFARI INTERNI ED ESTERNI - NELLA ENERGIA DEL PROPUGNARE E DEL VOLERE NELLA FEDE IN SE" E NELLA PATRIA SEMPRE UGUALE - SETTEMBRE MDCCCXC. L'epigrafe, per desiderio dell'incisore, fu dettata da chi scrive queste note , e letta ora , che la fortuna politica di Crispi non è più all'apogeo , non sembrerà dettata da altro sentimento che quello della verità, vergine di servo encomio. Nel 1890 un'altra medaglia fu presentata all' on. Crispi dalla Società dei superstiti del 4 aprile 1860. La ragione del- l'omaggio risulta dal seguente documento : " Società Supestiti dal 4 aprile 1860. — Palermo. " Eccellenza, " Questo sodalizio memore della tenacità colla quale nel 1848 V. E. difese i diritti dell'oppressa Isola nostra, dei sacrifizi sofferti nel lungo periodo della restaurazione, della persistenza unica colla quale vennero nelle varie legislature italiane sostenuti e patrocinati i diritti del popolo; ammiratore sincero e profondo della ferma politica , merce la quale è stata durante il Governo di V. E., sollevata la dignità italiana in faccia agli stranieri, e tutelato all'interno l'ordine senza violazione delle fran- chigie costituzionali, nella seduta del 4 corrente ha deliberato offrire a V. E., una medaglia che attcsti la reverenza profonda dei suoi compr- nenti e l'ammirazione al suo Illustre Presidente onorario , disponendo che una commissione composta dai sottoscritti soci si rechi in Roma a presentarla a V. E. " E noi convinti che mai manifestazione sia stata meglio che questa sinceramente meritata, ascriviamo a somma ventura l'essere stati pre- scelti a sì gradito ufficio, augurandoci che V. E. vorrà gradire quesio modesto dono come affermazione sincera e sentita dei sentimenti che legano i superstiti del 4 aprile 1860 al cospiratore, al soldato, allo sta- tista, al capo della democrazia italiana. " Voglia intanto, Eccellentissimo signore , accogliere le manifesta- zioni del profondo rispetto " dei suoi devotissimi " Domenico Cortegiani, Salvatore La Plata, " Rumholo Antonino, Vito ni Giorgio. " A. S. E. " // Presidente dei Ministri ,,. 492 ALFREDO COMAXDINI Non ci fu però possibile, nonché avere, nemmeno vedere la medaglia , né conoscerne le caratteristiche ed il diametro. - - Il giornale La Riforma di Roma , del 27-28 maggio 1890, disse solamente che le inscrizioni portate dalla medaglia sono queste: LA SOCIETÀ DEI SUPERSTITI DEL 4 APRILE 1860 A -- FRANCESCO CRISPI COSPIRA- TORE ESULE SOLDATO STATISTA - CHE L' ITALIA - RISOLLEVÒ A DIGNITÀ 27 MAGGIO 1890 ~ 1848-1849 1859-1860 4 APRILE 1887. I quattro anni 1848, 1849, 1859, 1860, ricordano i rivol- gimenti politici ai quali Crispi vivamente partecipò ; il 4 aprile 1887 è la data del giorno nel quale Crispi entrò come ministro per gl'interni, nel ministero presieduto dal Depretis, al quale succedette il 7 agosto 1887 , dopo che Depretis era morto il 29 luglio. Va registrata fra le medaglie del 1890 un'altra medaglia politica — in onore di Terenzio Mamiani — sebbene essa porti la data del 1885. Quando, il 2: maggio 1885, morì in Roma Terenzio Ma- miani Della Rovere, nativo di Pesaro, le rappresentanze po- litiche ed amministrative della Regione Marchigiana delibe- rarono che fosse coniata in memoria di lui una medaglia, e l'esecuzione ne fu affidata a quel valentissimo ed originale artista che fu Luciano Bizzarri, di Macerata , avente studio in Roma, e troppo presto rapito, due anni sono , all' affetto dei suoi ed all'orgoglio e alle speranze dell'arte. La medaglia non fu potuta compiere dal Bizzarri prima del maggio 1890 ; fu coniata nella zecca di Roma , ed è la seguente. : 38. Diam. mm. 50. ,D' - Busto di prospetto , testa nuda a destra , fra due rami di quercia incrociati. Sotto a sinistra: L. Bizzarri. In giro: A TERENZIO MAMIANI MORTO IN ROMA IL XXI MAGGIO MCCCLXXXV. MEDAGLIE ITALIANE DEL 189O 49^ 9> — Ghirlanda di alloro , alla quale è sovrapposta , in tutta la parte centrale del campo , una cartella di stile classico, portante in quattro righe: I MARCHIGIANI NEL QUINTO ANNO DALLA MORTE - CONVENUTI IN PESARO - AL SUO SEPOLCRO. Il primo esemplare, in oro, di questa medaglia fu pre- sentato in Roma , a Sua Maestà il Re il 21 maggio 1890 . dai deputati al Parlamento on. Vaccai (Pesaro), on. Elia (An- cona), on. Zucconi (Camerino;, on. De Dominicis (Ascoli Piceno). Ne fu coniato un esemplare in oro per la vedova del Mamiani; alcuni in argento per le provincie offerenti, e 50 in bronzo per municipii, istituti scientifici, ecc. La medaglia fu modellata dal Bizzarri con un verismo pieno di ardimento, che si riscontrano in altre opere di lui. Diciamo qui, di passata, che un'altra medaglia fu dedi- cata a Terenzio Mamiani, lui vivo, dalla Provincia di Pesaro- Urbino, il 3 settembre 1.879, ventesimo anniversario della li- berazione delle Marche dalla signoria pontificia. La serie delle medaglie politiche del 1890 m chiude con la medaglia coniata per la nuova legislatura parlamentare. La Camera dei Deputati fu sciolta dal ministero Crispi con reale decreto del 3 agosto T890 ; furono convocati gii elet- tori per il 23 e 30 novembre 1890 ; e la nuova legislatura fu convocata, per la seduta reale, il 10 dicembre 1890. La medaglia distribuita ai deputati è del tipo seguenti-.: 39. Diam. mm. 20. & — Testa nuda a sinistra. In giro, ai lati: UMBERTO I - RE D' ITALIA. Sotto : Speranza. }>' In alto, ad arco: CAMERA DEI DEPUTATI. In basso, ad arco: LEGISLATURA XVII. Nel campo del rovescio, liscio, tra l<- due diciture, supi-- riore ed inferiore, ad arco, va in lineo dritte il noni, < ro- 494 ALFREDO COMANDINI gnome del deputato cui la medaglia è assegnata. Non si dà la medaglia se non quando la elezione è stata convalidata. La consegna della medaglia viene fatta dalla Questura della Camera contro ricevuta; la medaglia è in oro; costa L. 23, ed è data gratuitamente al deputato, computandosi la spesa a carico del bilancio della Camera. Chi la perde, può averne un'altra, ma a proprie spese. Le medaglie dei Deputati , e dei Senatori , sotto Carlo Alberto e nella prima legislatura del regno di Vittorio Ema- nuele li , erano d'argento, e del diametro di 55 mm. Non erano atte a portarsi, e fino dal 1851 furono distribuite del diametro di 20 mm., in oro, con maglietta. Nei primi anni del Risorgimento nella maglietta era infilato un nastro di seta dai colori nazionali; ma essendo prevalso l'uso di por- tare la medaglia, anziché all' occhiello dell'abito o sul petto, appesa alla catenella dell' orologio, il nastro di seta non fu più distribuito. Una volta il nome e cognome del deputato erano incisi a mano sul rovescio ; ora sono coniati. Questa innovazione fu introdotta nel 1886. Le medaglie sono incise nella zecca di Roma, dal regio incisore Cav. Speranza, ed ivi coniate. Chiuderemo questa rivista con due medaglie private , personali. La prima è quella fatta coniare da Monsignor Luigi dei conti Pila Carocci. 11 Pila Carocci è uno dei più anziani e distinti prelati della Curia Romana, presso la quale è decano della Segnatura papale di Giustizia. Monsignor Pila Carocci compiva nel settembre 1890 il 50" anno di suo sacerdozio, e per tale lieta sua ricorrenza fece coniare la medaglia se- guente : 40. Diam. mm. 52. Ì& — Busto a sinistra , testa nuda , abito talare. In giro, da sotto: ALOISIUS CONI. PILA CAROCCI PAT. SPO. AB. MEDAGLIE ITALIANE DEL 1890 495 SSM. SAL. XXI SEPT. MDCCCXC PR. A. L. EXPL. Rosetta. Nel campo, sotto il busto, a destra : Speranza. ty — Veduto da sinistra, il tempio a Giove Clitunno presso Spoleto. Nell'esergo: + RESTITUTUM - A. MDCCCLVIII - XC + In giro, in cerchio rilevato, da sotto: TEMPLUM AB. SSMI SAL. IN PISSINA JANI SPOLETI OLIM. JOVI CLITUMNO DICATUM. Stelletta a sei punte. Clitunno e i suoi tempietti furono celebrati , presso gli antichi, da Virgilio, Properzio, Giovenale, Plinio, Svetonio ; e, ai nostri tempi, da Byron, dal Rutili , e da Carducci che nella sua lirica bella sulle fonti del Clitunno cos'i saluta : Salve Umbria verde, e tu dal scuro fonte Nume Clitunno. Le rovine dei bassi tempi non risparmiarono il tempio dedicato a Giove Clitunno. Ciò che ne resta fu salvato per essere convertito in tempio dedicato al Salvatore, e Monsi- gnor Pila Carocci ottenutone il titolo di abate perpetuo fino dal 1858, vi pose ogni cura per ridargli l'antico splendore artistico. Ristaurò l'emiciclo all'esterno, lo fornì di nuove portale in ferro a traforo e rinnovò le grandiose scale late- rali. Illustrò anche questo tempietto, dichiarato monumento nazionale, con una erudita lettura all'Arcadia, dove espose le vetuste fasi e le recenti del delubro pagano e dell'edicola cristiana. La medaglia fu incisa dal distinto Cav. Speranza sunno- minato, fu coniata nella zecca di Roma , e di un esemplare in metallo il nobile Monsignor Pila Carocci fece omaggio al Pontefice, ed altri, in molto limitato numero, fece coniare in bronzo, ritirando presso di se il conio. Altra medaglia personale, privata, dovuta al bulino del bravo Adolfo Farnesi di Lucca è la seguente, la cui dicitura ci dispensa da maggiori illustrazioni : 4Qf> A. COMANDISI - MEDAGLIE ITALIANE DEL 189O 41. Diam. mm. 46. jy Busto nudo di profilo a sinistra , testa nuda , abito civile. Sotto : A. Farnesi fece. 9 In sei righe nel campo: AL DOTTORE -- ORESTE ANDREI PEI SERVIGI RESI AL CIVICO OSPEDALE I CARRARESI MDCCCXC Qui si arresta la nostra rivista, per le medaglie italiane del 1890. Non ha la pretesa di avere noverate tutte quelle che furono fatte in Italia in quell'anno. Alcune, di minor conto per se stesse o per i fatti cui riferivansi , possono esserci sfuggite. Nessuna, crediamo, delle più importanti ed aventi specialmente interesse storico. Pure, a chi avesse da segna- larcene sarà gratissimo Milano. 7 novembre iSgj. Alfredo Comanuini. BIBLIOGRAFIA LIBRI NUOVI. K. Iteber, Fragments nuinismatiqttcs .., Monnaies gauloises trouvées dans le département de l'Aisne. — Babelon E., Recentes acquisitions du Cabinet des Médailles. Lycie, Phrygie, Bisidie. — Casanova P. , Monnaies des Assassins de Perse. — Maxe Wcrly /.., Monnaies mérovingiennes à la legende Bainission. -- Vienne Maurice (del, Résumé histo- rique de la monnaie espagnole. — Rouyer /., Méreaux de cuivre frappés à Paris, dans le XY1I siècle, pour l'usage des protestants. — Serrare R., Interdiction faite par Charles IV, roi des Romains, à Pierre IV d'André, évéque de Cambrai, de trapper de la mon- naie d'or. — Blanehct J . A., Doubles turnois de Henri IV frappés cà Saint-Palais. — Necrologia, Bibliografia, Miscellanea. Revue Belge. — Fascicolo II, 1893. De Joughc V." B., Un demi-gros à l'aigle, frappé par Henri V, comte de Salm inférieur ou Salm en Ardenne, 1297-1306. — Rocst Th. M. , Essai de classification des monnaies du comté , puis duché de Gueldre. -- Vallentin Roger, Notes sur les pinatelles de BIBLIOGRAFIA Philippe-Guillaume , prince d' Orange. — Rouyer J '., L' oeuvre du médailleur Nicolas Briot en ce qui concerne les jetons. — Victor De Munlcr, La médaille de Jean Césaire gravée par Fréderic Ha- genauer. — Necrologia, Miscellanea, ecc. Fascicolo III, 1893. Prince Philippe de Saxe Cobourg Gotha, Curiosités orientalcs de mon cabinet numismatique. — Bordeaux P. , Les monnaies de Trèves pendant la période carolingienne. — Ter Gouiv I. E., Des fausses monnaies au X\'II siècle. — Cocheteux Ch., De l'utilité de rechercher la contenance en argent des monnaies du moyen àge. — Tradisci C. F., Etude comparative sur la livre toulousaine et ses subdivisions aux XIII et XV siècles d'après une sèrie de poids monétiformes de la collection de l'auteur. — Necrologie , Miscel- lanea, ecc. Fascicolo IV, 1893. Cumoiii G., Monnaies découvertes dans Ics cimetières francs du Courbois près Rochefort et Sur-le-Mont, a Eprave (province de Namur). — Bordeaux P., Les monnaies de Trèves pendant la pé- riode carolingienne. — Alviu Fred., Etude de numismatique luxem- bourgeoise. — De Jongue, V" Boudon in , Deux stUbers d' Ernest d'Aspremont Lynden, comte de Reckheim 11603-1636). — Rouyer /., L'oeuvre du médailleur Nicolas Briot en ce qui concerne les jetons. — De IVitte Alphonse, Poids de marchandises des anciennes Pro- vinces Belgiques. — Necrologie, Miscellanea, ecc. Numismaiic Chroxicxe. — Parte I, 1893. Warwick ll'roth, Greek coins acquired by the British Muscuni in 1892. — F. Rraync Baker, .Some rare or unpublished greek coins. — H. Montagli, ()n a tìnd of coins at Fischenich, near Co- logne, with observations on fìemish imitations of english nobles. — John Evans, Find of coins at Nesbo , Norway. — L. A . La- wrence, Coinage of Aethelbald. — Silver coins of Edward III. F. P. Weber, A portrait medal of Paracelsus on his death in 1541. — Bibliografìa, Miscellanea. Parte II, 1893. Canon IV. Greemvell, Rare greek coins. — A. Cunningham, Later Indo-Scythians. — A. E.. Packe, The coinage of the Norman Kings. — Bibliografia, Miscellanea. HIHUOCRAFIA Parte III, 1893. Henry Howorth, Coins recently attributed to Eretria. — Barclay !'. Head, Coins recently attributed to Eretria (Reply). — A. Cuti- ningham, Later Indo-Scythians. — Scytho-Sassanians. — Little Kushàns. — E. J. Rapson , Markoffés unpublished coins of the Arsacidae. — John Evans, A new Saxon Mint , Weardbyrig. — Bibliografia, Miscellanea. Revue Scisse de Numismatique. — ■ Fascicolo II, III, IV , 1893. Alphonse de Witti', Samuel Quicchelberg et sa medaille, 1529- 1567. -- Ant. Ktichler, Verzeichniss und Beschreibung der Bruder - Kushàns — Medaillen. — Milnzgeschichte und Berscheibung der Mùnzen von Unterwalden ob dem Wald. -- Paul Ch. Stroehlin , Monnaies et médailles suisses rares ou inédites. — J . Mayor, Con- tribution à la sigillographie de l' ancien diocèse de Lausanne. — Roger l 'allentili , Le seigneuriage aux ateliers pontificaux de Sorgues , d'Avignon et de Carpentras. — M., Médailles suisses frappées en 1893. — Bibliografia, Miscellanea. Archivio storico napoletano, anno XVIII, fase. II : Sambon A., Tre monete inedite di Carlo III di Durazzo e una moneta d'oro sconosciuta di Pesto. — Idem, Staterò d'oro di Posidonia. Atti della R. Accademia lucchese di scienze, lettere ed arti. T. 26: 1893: Torello, Giulio Corderò di San Quintino e le sue opere. Atti e memorie della R. Deputazione di Storia Patria per le Pro- vincie di Romagna. Serie III, voi. XI, fase. MI, 1893 : Rubbiani A., La tomba di Alessandro V in Bologna, opera di M. Sperandio da Mantova. La Rassegna, di Napoli, voi. II, n. 11-12: Di Palma, Moneta inedita di Campobasso. Milano (Numero unico-reclame della R. Società italiana d' assicu- razioni sulla vita), Ibi. ili., giugno 1893: Scienze e lettere. [Notizie della Società italiana di numismatica e riproduzione , in un al ritratto , di parte della biografia del Cavedoni, scritta dal prof. C. Luppi]. Nuova Antologia, 15 luglio e 15 agosto 1893: Luzsat/i, La denunzia della Lega Latina e la situazione monetaria. — Maggiorino Ferraris, La situazione monetaria. Osgei.i.a, n. 8, agosto 1893, p. 399 e segg. : Il nostro Medagliere. | Collegio Mellerio-Rosmini di Domodossola). Pellegrinante (II), n. 2, 25 febbraio 1893: Medaglia artistica com- incili >rativa della erezione della chiesa di S. Gioachino. BIBLIOGRAFI. \ 503 Rendiconti della R. Accademia dei Lincei, serie II, voi. II, fase. 3-4: Lancimi!, Di un tesoretto di aurei di Lucio Vero scoperto sull'Aventino. Rivista calabrese di Storia e Geografia , anno I , fase. Ili , 1893 : . Pais Ettore, Terina colonia di Crotone. (Dagli Annali delle Università toscane). [Interessa la numismatica della Magna Grecia]. Aargauische naciirichten, ti. 93, 21 aprile 1893: Die Miìnzherrlich- keit im Alten Aargau. Bibliothèque universellc et Revue suisse, n. io, 1893: V. Pareto, L'avenir de l'union monétaire latine. Klelne Mittiieilungex. Organ der Mittelschweizer. Geograph- Kom- merziellcn Gesellschaft in Aarau. I Jahrgang , Heft 4, giugno 1893, p. 61-63: Alte Rciine auf eincn Zofinger Fiinfbatzler, 1721. [Mitgetheilt von A. Schuhmannj. Musèe nelxhatelois, n. io, 1893: Wavre U'., Médailles et décora- tions du Collège de Neuchàtel. Annales de la Société archeòlogique et historique du Gatinais, 1892, II trimestre : Stein H., Découvertes de monnaies a Sceaux. Comptes Rendus des séances de !' Académie des inseriptions et belles-lettrcs, mai-juin 1893 : Bartìuiemy A. (de), Note sur la classification des monnaies carolingiennes. Bulli un archeologi que et historique de Tarn-et-Garonne , I tri- mestre 1893: De Mila de Cabarieu, Le bureau des trésoriers de France (1635-1790J. Bulletin critique, 1-15 luglio 1893: Proti M., Les monnaies méro- vingiennes. Bulletin de correspondance hellénique, gemi. -aprile 1893: G. Milli-/, Plombs byzantins. Bulletin de la Commission archeòlogique de N'arbonne, I semestre 1893 : Gabriel Amardel, Les monnaies des chefs gaulois attribuées a Narbonne. Economiste, 14 ottobre 1893: L'histoire monétaire de l'Inde. L'intermédiaire des curieux, n. 622, 30 giugno 1893: Sur une me- daille de Saint- Hubert. Mélusine, n. 9, mai-juin 1893: Gaidos, Le grand Diable d' Argent, patron de la Finance, avec ili. [§ 9. Deux jetons du XVI siede]. Revue archeòlogique, luglio-agosto 1893: Ravaisson F., Une oeuvre de Pisanello. Revue canadienne, gennaio 1893: Dionnc N. E., La monnaie cana- dienne sous le regime francais. Revue du Lyonsais, maggio 1893 e segg. : Cuaz E., Izernore, sor, étymologie, son tempie, ses monnaies. Revue normande et pcrcheronne , sett. 1893 : Appcrt et Challeinrl, l'n atelier de monnaies romaines a la Coulonchc. Revue sémitique d'epigraphie et d'histoire ancienne, n. 2: Drouiii, l'ne médaille à legende si'-mitique d'un roi di- Sogdiane. - , BIBLIOGRAFIA Abram Vkrhoeven. Moniteur officiel de 1' Exposition internationale de la Presse. Bruxelles, i febbraio 1893: Witte A. (de) Les périodiques de la numismatique. Boletin de la Real Academia de la historia, ottobre 1893: Coderà F., Informe acerca del libro titulado " Monedas de las dinastias aràbigo- espafiolas „. — Uhagon F. R. (de), Antiguedades romanas de la Al- carria (a p. 349: Monedas], Jahrboch der Kunstsammlungen des h. h. Kaiserhauses, di Vienna, XIV, p. 11-36: Domanig K., Aeltere Medailleure in Oesterreich. Archiv fi'ir Frankfurts Geschichte und Kunst, serie III, voi. IV, 1893: Quilling, Der Munzfund in Iloechst, Nied und Umgebung. Archiv tur Post und Telegraphenwesen, 19, 667: Médaille zur Erin- nerung an die Einfiìhrung des Portechaisen in Leipzig [20 sept. 1703]. Art i'RATigr/E, di Monaco, 1893, fase. XI, tav. n. 165: Médailles coulées en bronze d'origine italienne. Byzantinische Zeitschrift, voi. II, fase. II. Leipzig, 1893: Schlum- berger G., Quelques monuments byzantins inédits (Amulettes , mé- reaux, etc. Carinthia, 1892 : Hauser, Keltische Miinzen im hist. Museum zu Klagenfurt. Deutsches Wochenblatt, VI, n. 26: Otto Arendt, Die Schliessung der indischen Munzstatten. Illustrierte Zeitung, n. 2607, 1893: Der amerikanische " Columbian Half Dollar „. — — N. 2608, 1893: Médaille zur Erinnerung an Johannes Brahms' 60. Geburtstag. Jaiireshefte des Vereins fttr vaterlandische Xaturkunde in Wiir- temberg, anno XLIX : Nies, Uber Munz- metalle und sogenannte Aus- beutemiinzen. Jahrbucher des Vereins von Alterthumsfreunden im Rheinlande, fase. 94 : Mehlis C, Gallisene Munzen. Mittheilungen des Oberhessischen Geschichtsvereins in Giessen. Neue Folge, 1893, p. 142-43: Kleivitz, Friedberger Munzen. Monatsschrift des Histor. Vereins Oberbayerns, 1892 : Och F. Eine Wessobrunner Médaille. Niederlausitzer Mittheilungen, III, fase. 1-2, 1893: Schenner, Eine den Stàdten Sommerfeld und Guben gemeinsame Munze aus dem XIV Jahrhundert. — Voi. III, fase. Ili : Gandcr , Munzfund aus Mòbiskruge , Kr. Guben. Preussische Jahrbucher, LXXIV, fase. II, novembre 1893: Wagner, Die neueste Silberkrisis und unser Munzwesen. NOTIZIE VARIE Un ripostiglio di monete aragonesi. — Nel villaggio di Chiaramonte presso Sassari (Sardegna) fu nello scorso mese di novembre ritrovata una cassa contenente oltre 600 monete in argento. Sgraziatamente quel ripostiglio, che poteva essere molto interessante, andò subito disperso , e malgrado le nostre ricerche, non ci fu possibile aver nelle mani che pochi esemplari. — Da questi e dalle poche notizie raccolte sappiamo che tutte quelle monete appartengono al dominio degli Aragonesi nella Spagna e in Sardegna. Vi si trovavano molte monete dei re d' Aragona : Giacomo li (1291-1327), Alfonso IV (1327-35), e Pietro IV 1 1335-871, bat- tute a Barcellona, ed altre di Pietro IV battute a Villa di Chiesa in Sardegna 1 1336-87). Un denaro di Trajano al Congo. — Scavando il terreno per le fondazioni di una nuova costruzione nel promontorio elevato fra Matadi e il burrone Leopold, appar- tenente alla Società dell'Alto Congo, alcuni operai trovarono a un metro di profondità una moneta d'argento coli' effigie di Trajano. Il direttore dei lavori all' annuncio della curiosa scoperta fece sorvegliare le operazioni di scavo; ma nul- l' altro finora venne trovato. Dove non hanno lasciatele loro traccie i Romani ? Guida Numismatica Universale (III Edizione). Come annunciato nell'ultimo fascicolo, si sta approntando la III Edizione della Guida Numismatica Universale, per la quale già a quest'ora si è raccolto un numero d'indirizzi assai più abbondante che nelle precedenti. — Si sollecitano quindi coloro che non avessero ancora rimandato le schede , a volerlo fare il più presti) possibile, all'indirizzo: Francesco ed Ercole Gxecchi, Via Filodrammatici N. io — Milano. ^o6 NOTIZIE VARIE La prossima vendita della collezione Stettiner. — 11 Signor Pietro Stettiner di Roma fu già possessore di una bellissima collezione di Aes grave, ricca di pezzi unici e rarissimi. La vendette nel 1887 per rivolgersi alla serie imperiale romana. In questi anni vi dedicò assidue cure, riuscendo a mettere insieme una bella serie notevole soprat- tutto per le splendide conservazioni di bronzo e di molti aurei. Fra poco anche questa Collezione sarà venduta al pub- blico incanto, e ciò perchè il proprietario intende ora dedicarsi a un'altra serie e a un altro studio. Non conosciamo pre- cisamente le sue intenzioni per l'avvenire, ma da quanto ci disse, pare che propenda per una collezione medioevale. Questo è certamente il mezzo migliore per studiare successi- vamente i varii rami della numismatica. R. Istituto Lombardo di scienze e lettere. L'Isti- tuto Lombardo è venuto nella deliberazione di porre a di- sposizione degli studiosi la propria biblioteca, ricca di oltre duecentomila volumi e formata specialmente di opere scien- tifiche e storiche. A tale scopo ha ammessi, con tessera speciale, coloro che, presentati da un membro dell'Istituto, ne faranno domanda alla presidenza. La sala sarà pronta per il 1 gennajo 1894 ed aperta poi tutti i giorni dalle ore 12 alle 16, esclusi i giorni festivi e quelli in cui hanno luogo le adunanze dell'Istituto. La sala resta pure chiusa nel mese d'agosto per lo spolvera- mento generale. ATTI SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA Estratto dei Verbali Seduta del Consiglio 21 Novembre 1893. Sono presenti i Sigg. Cav. Francesco Gnecchi, Cav. Er- cole Gnecchi, Ing. Emilio Motta , Cav. Giuseppe Gavazzi , Prof. Costantino Luppi, segretario. Il Cav. Francesco Gnecchi funge da Presidente. I. Dalla Vice-presidenza vengono proposti a Soci il Sig. Cirillo Righi di Bologna e il Sig. P. Stroehlin di Gi- nevra , presidente della Società Svizzera di Numismatica. Ambedue sono approvati. — Di più, dietro iniziativa del Sig. P. Stroehlin, è approvato lo scambio dei diplomi di Socio corrispondente fra la Società Svizzera e la Società Numis- matica Italiana, in attestato de' buoni rapporti fra di esse esistenti. II. Vengono esposti ed approvati i diplomi della Società, i quali fra poco saranno distribuiti ai Soci etfettivi e corri- spondenti. III. Si presentano i tre lavori pervenuti alla Società al termine prefisso del 31 ottobre scorso pel Concorso di Nu- mismatica, indetto nella Seduta inaugurale, ir aprile [892, e'si nomina la Commissione esaminatrice, la quale riesce composta dei Sigg. March. C. E. Visconti , Cav. Giuseppe Gavazzi e Cav. Ercole Gnecchi , coll'incarico di riferire nella prossima seduta del Consiglio. ^o8 ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA IV. Si discute e si approva la composizione del IV fa- scicolo della Rivista. V. La Direzione e il Comitato di Redazione della Ri- vista pel 1894 vengono confermati quali nel 1893 , cioè Direttori: Cav. Francesco ed Ercole Gnecchi ; Comitato di Redazione : Ambrosoli Dott. Solone, Gavazzi Cav. Giuseppe, Papadopoli Conte Nicolò , Rossi Dott. Umberto , Sambon Dott. Arturo Giulio e Visconti March. Carlo Ermes. VI. Il Segretario dà lettura dei seguenti doni pervenuti alla Società: Ballarati Maggiore Amedeo di Sacconago . . . L. 20. Bom A. di Amsterdam. ■Heeckcren F. J. Ivan) , Beschryving en Afbeeldingen van Neder- Iansche Gedenk-Penningen welke sedert 1815 tot 1838. I voi. in-8. — Nahuys, Histoire numismatique du Rovaume de Hol- lande. Paris- Amsterdam, 1858, in-4. — Idem, État de la question de l'uniformité des monnaies, des poids et des mesures. Leipzig, 1861, in-8. Caucich A. R. di Firenze. Kandler, Cenni al forestiero che visita Parenzo. Trieste, in-i6. — Rossi Giancarlo, L'inedito grosso di Manfredi Lancia signore di Busca. Roma, 1882, in- 16. — Knìl , Die Bayerischen und Pfàlzischen Mtinzen und Medaillen des Hauses Wittelbach. Francoforte, 1887, in-18. — Hess, Catalog der nachgelassenen Sammlung des Hcrrn Arnold Morel-Fatio. Francoforte, 1888, in-18. — Merzbacher , Verzeichniss der von Prof. Doct. Otto Seyffer in Stuttgart interlassenen Sammlung griechischer und ròmischer Mtinzen, ecc. Miinchcn, 1891, 2 Voi. in-16. — Medallic history of Napoleon, ecc. Supplement. London, 1821, 1 voi., in-4. Dessi Vincenzo di Sassari. Promis D., Monete e Medaglie italiane. Torino, 1873, in-4 con 5 tav - Costa Enrico, Sassari, voi. I. Sassari, 1885, in-8. — X. 2 mo- nete in argento di Pietro d'Aragona per Villa di Chiesa. — N. 2 monete in argento di Alfonso e Pietro d' Aragona per Barcellona. Gnecchi Cav. Ercole. N. 56 Opuscoli varii di numismatica. — Cataloghi di vendite di monete, ecc. — N. 500 Monete varie in argento, mistura, rame, piombo, ecc. ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA 509 Gnecchi Cav. Francesco. Numismatische Saminlmig voti Julius Mcili: I. Die auf das Kai- serreich Brasilien bcziiglichen Medaillen I1822 bis 1889) 1890 con 37 tavole. — li. Die Miìnzen des Kaisserreichs Brasilien (1822 bis 1889) 1890 con 24 tavole. — III. Fortugiesische Mttnzen (Varietaten und einige unedirte Stueke) 1890 con 4 tavole. Luppi Prof. Cav. Costantino. La sua pubblicazione : Domenico Promis. Biografia (Estratto). — Sadeler Egidio, Symbola divina et Iraniana Pontificum, Impe- ratorum, Regum. Praga-, 1600, in-4 con 60 tavole. Papadopoli Conte Nicolò. L'i sua opera di recente pubblicazione : Le Monete di Venezia dalle origini a Cristoforo Moro. Venezia, 1893, in-4, con I ^ > tavole. Roest Th. M. di Leida. La sua pubblicazione : Essai de classification des inonnaies du comté puis duché de Gueldre. 18^3, in-8. Stephanik-Joh. W. di Amsterdam. Le sue pubblicazioni : X. 4 Estratti dalla Tijdschrift van het Neder- lanciseli Genootschap voor Munt-en Penningkunde. 1893. ~~ Geschiedkundige Catalogus der Verzameling Munten van Ne- derland , eci. 1888, 1 voi. in-8. — IVaddington II'. A., Mé- langes de Numismatique et de Philologie. - De Voglie', Mon- naies Juives. Paris, i85r. — Churchill Bahington, Description of some unpublished Jevvish Coins. London, 1862. — Idem, On two unpublished coins of a city unknown to numismatic geography, which appears to be Berbis of Pannonia. (Discorso letti alla Società Numismatica di Londra il 16 aprile 1863). — I lem, On an un :dited autonomous coin of Pessinus in Galatia, togoether with some remarks on the origin of the name of the city. -- Pieni , On an unpublished tetradrachm of Ale- xander III struck at Rhodes. Idem, On an unpublished coin of Carausius, obtained in Cambridge : togoether with two similar unpublished Coins of Allectus. — Reichardt H. C, Remarks on some Jewish coins, and on some inedited coins of Phaenicia, Judea , ecc. — Vaux IV. S. IV, On the coins reasonably presumed to be those of Carthage. (Discorso letto alla Soc. Num. di Londra il 22 novembre 1860). — Guillemot (fils aìné), Catalogue des légendes des monnaies mérovingiennes. Birch Samuel, Remarkable coin of Seuthes I. (Estratto dal Num. Chron., XIV). — Reginald Stuart Poole, On a coin from the CyrenaTca, prescnted to the British Museum by the late ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA F. II. Crowe, ecc., ecc. — Leicester Warren ./., The copper coinage of the Achocan league. - Borrell M., Coins of the kings of Cappadocia. — Lee /., Observations on some remar- kable large brass roman coins. (Discorso Ietto alla Soc. Num. di Londra il 22 febbraio 1849). - - Catalogue of coins roman and english series in the Museurn of the C. Ant. S. — Kerrich Th., Catalogne of roman coins collected by the late Rev. Thomas Kerrich. — Bellcrmann J ., Bemerkungen iiber die phonizischen und punischen Miinzen. — Ideiti, Einladung zur dritten hundert-jahrigen Jubelfeier des Reformationsfestes, ecc. — Idem, Ueber die Scarabaen-Gemmen nebst Versuchen, ecc. — Genebrier, Geschichte der Regierung Carausii , rómischen Kaisers in Grosbritannien aus Miinzen erlautert. La seduta è levata alle ore 11 i]2. Seduta del Consiglio 20 Dicembre 1893. La seduta è aperta alle ore 13. Sono presenti i Sigg. Conte Comm. Nicolo Papadopoli Presidente, Cav. Francesco Gnecchi e Cav. Ercole Gnecchi Vice-Presidenti, Cav. Giuseppe Gavazzi, March. Carlo Ermes Visconti e Prof. Cav. Costantino Luppi Segretario. I. La Commissione esaminatrice dei lavori presentati pel Concorso Numismatico indetto dalla Società, presenta la sua Relazione, di cui ecco il riassunto : " 1 Lavori presentati pel Concorso furono tre. " Lino di essi venne ritirato dall' autore, e resta quindi " fuori di discussione. " Il secondo, portante il motto " Ita/iti „ e dal titolo Le " Monete dei Re d'Italici, mentre offre qualche lato lodevole, " non e scevro di difetti , fra i quali principalissimo quello " di ignorare e non tener conto delle pubblicazioni recenti. " Difatti l' Autore non cita affatto l' opera importante del " Gariel, quella del Brambilla sulle Monete di Pavia, quella " dei Fratelli Gnecchi sulle Monete di Milano , e nessuno " dei lavori sulle Monete dei Carolingi e dei Re d' Italia ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA apparsi in questi ultimi anni e inseriti in varii Periodici numismatici ; talché questo lavoro si direbbe scritto venti anni fa. - Tale omissione è abbastanza grave per dover escludere il lavoro dal premio. " La Commissione si ferma invece con compiacenza sul terzo Lavoro, portante il motto " Duraiutum est „, e dal titolo La Zecca di Reggio-Emilia. — L uno studio ben fatto e, nel suo genere , completo. Esso contiene 1' intera storia politico-economico-artistica della Zecca di Reggio , corredata da numerosi- documenti inediti e una copiosa de- scrizione delle sue monete colla citazione completa delle opere che ne trattano, e coll'aggiunta di buon numero di inedite o varianti. — \ i e pure unita, a complemento, una interessante notizia sui Saggiatori della Zecca , e sugli Artisti che vi lavorarono. — L insomma un lavoro elle esaurisce, si può dire, la materia, e colma una delle lacune tuttora deplorate nella illustrazione delle Zecche italiane. — La Commissione conchiude quindi ad unanimità che il lavoro sulla Zecca di Reggio, non solo relativamente, ma assolutamente risponde alle condizioni volute dal Pro- gramma del Concorso, e propone che ad esso sia decre- tato il premio di L. 500, e che il lavoro venga poi pubbli- cato nella Rivista, tirandone 100 Estratti per l'Autore „. Il Consiglio, udita la Relazione della Commissione, pro- clama vincitore del Concorso l'autore del lavoro La Zecca di Reggio-Emilia. ■ Aperta quindi la scheda suggellata portante il motto " Durandum est „, ne risulta che l'autore di questo lavoro è il Sig. Dott. Francesco Malaguzzi- Valeri di Bologna. II. Il Segretario riferisce sul ricco dono pervenuto alla Società dal Socio Sig. G. Dattari del Cairo , consistente in una serie di joo monete cufiche in vetro ; 1 dollaro coniato a Kartitm , dopo la caduta di quella citta nelle mani del Ma/idi; j pezzi in argento coniati nel Sudan sotto il califfo Abdalla ; 4 monete cliinesi antiche in bronzo, e 2 monete inglesi in rame. In vista del generoso (Imo, il Consiglio, a voti unanimi proclama il Sig. Dattari Ben' inerito della Società. ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA III. Sono proposti a Soci Corrispondenti : dai Signori Dott. A. G. Sambon e Cav. Francesco Gnecchi : il Signor Cav. Alessandro Del Prete-Bclmonte di Napoli; e dai Signori Conte Nicolò Papadopoli e Cav. Francesco Gnecchi: il Signor S. Oettinger di Nuova-York. Ambedue vengono ammessi. IV. Il Conte Papadopoli fa poi al Consiglio la generosa proposta di aprire per suo conto un nuovo Concorso di Lire 500 per una Memoria che proponga il sistema mi- gliore e più pratico per ordinare le Collezioni numismatiche di zecche italiane, abbandonando l'ordine alfabetico e seguendo una ripartizione conforme alla storia e alla geografia. Il Consiglio, su proposta del Cav. F. Gnecchi, approva ad unanimità un voto di vivo ringraziamento al generoso suo Presidente, e stabilisce le norme del Concorso le quali sono press'a poco quelle del Concorso testé chiuso, e cioè le seguenti : CONCORSO PAPADOPOLI. a) Il Conte Nicolò Papadopoli, Presidente della Società Nu- mismatica Italiana, bandisce un Concorso per una Memoria clic pro- ponga il sistema migliore e più pratico per ordinare le Collezioni numismatiche di zecche italiane abbandonando V ordine alfabetico e seguendo una ripartizione conforme alla storia ed alla geografia. b) Il Concorso è aperto ai numismatici d' ogni paese, ma i lavori devono essere scritti in italiano o in francese. e) I concorrenti presenteranno i loro lavori anonimi, non più tardi del 31 Dicembre 1894 , alla Presidenza della Società Numismatica Italiana, muniti di un motto e della relativa scheda suggellata col nome dell'autore. La sola scheda del premiato verrà aperta. Le altre saranno rese suggellate, oppure distrutte, dopo trascorso un anno. d) I lavori verranno giudicati da una Commissione di cinque membri eletta dal Consiglio direttivo della Società. e) L' autore del lavoro che dalla Commissione esaminatrice verrà giudicato il migliore, riceverà un premio di 500 lire, più cento esemplari del lavoro medesimo, stampato coi caratteri della Rivista Italiana di Numismatica, nella quale sarà pubblicato. f) Il Premio potrà anche essere diviso fra due concorrenti, o non aggiudicato affatto, a giudizio della Commissione. La seduta è levata alle ore 15. COLLABORATORI DELLA RIVISTA NELL'ANNO 1893 Memorie e Dissertazioni. Ambrosoli Solone Bahrfeldt Max. ] Castellani Giuseppe Com andini Alfredo De Petra G. Falchi Isidoro Gnecchi Ercole Gnecchi Francesi o Luppi Costantino Marchisio A. F. Mariani Mariano Morsolin Bernardo Motta Emilio Papadopoli Nicolò Puschi Alberto Ruggero Giuseppe Sa.mbon Arturo Schneider (von) Arturo. Cronaca. Falchi Isidoro Puschi Alberto Stettiner Pietro. ELENCO DEI MEMBRI COMPONENTI LA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA PEL 1893 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 SOCI EFFETTIVI (1). *S. A. R. Il Principe di Napoli. 'Ambrosoli Dott. Solone — Milano. 'Arcari Cav. Dott. Francesco — Creinomi. 'Averara Avv. Manifesto — Lodi. 'Ballarati Magg. Amedeo — Saccouago. Bellicorti (De) Ing. I. — S. Stefano d'Egitto. 'Bertoldi Cav. Antonio — Venezia. Butti Alfonso — Milano. 'Cagnola Nob. Carlo — Milano. "Casoretti Carlo — Milano. 'Castellani Rag. Giuseppe - Fano. 'Ciani Dott. Giorgio — Trento. 'Coniandini Dott. Alfredo — Milano. Conconi Giulio — Milano. Dissi Vincenzo Sassari. Fascila Comm. Carlo — Milano. 'Fiorasi Cap. Gaetano — Tonno. 'Gavazzi Cav. Giuseppe — Milano. 'Gnecclii Cav. Ercole — Milani. 'Gnecchi Cav. Francesco — Milano. fGnecchi Comm. Ing. Giuseppe — Milano. (1) I nomi segnati con asterisco sono quelli dei Soci Fondatori. ^|6 ELENCO DEI MEMBRI DELLA SOCIETÀ NL'M. ITAL 22. * Johnson Cav. Federico — Milano. 23. *Lazara (De) Conte Antonio — Padova. 24. 'Marazzani Visconti Terzi Conte Lodovico — Piacenza. 2S- *Mariotti Cav. Giovanni — Parma. 26. *Maselli Avv. Giuseppe — Acquaviva. 27. 'Miari Conte Fulcio Luigi — Venezia. 28. * Milani Prof. Cav. Adriano — Firenze. 29 "Morsolin Ab. Prof. Bernardo — Vicenza. 30. 'Motta Ing. Emilio — Milano. 31. 'Mulazzani Conte Lodovico Trevi glio. 32. Nervegna Giuseppe — Brindisi. 33. *Papadopoli Conte Comm. Nicolò — Venezia. 34. 'Picozzi Dott. Francesco — Lodi. 35. Ponti Cesare — Milano. 36. Puschi Prof. Alberto — Trieste. 37. 'Ratti Dott. Luigi — Milano. 38. Rizzoli Luigi — Padova. 39. 'Rossi Dott. Umberto — Firenze. 40. 'Ruggero Cav. Col. Giuseppe — Firenze. 41. 'Salinas Comm. Prof. Antonino — Palermo. 42. Savini Paolo — Milano. 43. Seletti Avv. Emilio — Milano. 44. Serazzi Avv. Pietro — Novara. 45. 'Sessa Rodolfo — Milano. 46. 'Sorniani Andreani Conte Lorenzo — Milano. 47. 'Tatti Ing. Paolo — Milano. 48. Vigano Gaetano — Desio. 49. "Visconti Ermes March. Carlo — Milano. SOCI CORRISPONDENTI. Adriani Prof. Comm. G. B. — Cherasco. Anselmi Savino — Piacenza. Balli Emilio — Locamo. Bojocchi F. — Massaua. Cahn Adolfo — Francoforte s. M. ELENCO DEI MEMBRI DELLA SOCIETÀ NUM. IT AL. 517 Capo Dott. Tommaso — Roma. Caucich Cav. A. R. — Firenze. Cavalli Gustavo — Skofde (Svezia). Crespellani Cav. Avv. Arsenio — Modena. Dell'Acqua Dott. Gerolamo — Pavia. Doimo Savo — Spalato. Geigy Dott. Alfredo — Basilea. Hess Adolfo — Francoforte s. M. Lambros G. Paolo — Atene. Lamberti Policarpo — Savona. Leone Cav. Camillo — Vercelli. Mantegazza Aw. Carlo — Voghera. Mantovani Dott. Giuseppe — Pavia. Mariani Giuseppe — Milano. Mariani Prof. Mariano — Pavia. Montagu H. — Londra. Osio Magg. Gen. Comm. Egidio — Roma. Padoa Cav. Vittorio — Firenze. *Padovan Cav. Vincenzo — Venezia. Perini Quintilio — Trento. Piccolomini Clementini Pietro — Siena. Pischedda Avv. Efisio — Oristano. Righi Avv. Cirillo — Bologna. "Romussi Dott. Carlo — Milano. 'Sambon Arturo Giulio — Napoli. *Sani Aldo — Milano. 'Santoni Can. Prof. Milziade — Camerino. Serrure Raymond — Parigi. Società Svizzera di Numismatica — Ginevra. Spigardi Arturo — Firenze. Spink Samuele — Londra. 'Stefani Comm. Eederico — Venezia. Stroehlin Paul — Ginevra. Valton Prospero — Parigi. Witte (De) Cav. Alfonso — Bruxelles. 67 518 ELENCO DEI MEMBRI DELLA SOCIETÀ NUM. ITAL. BENEMERITI. S. A. R. Il Principe di Napoli. Ambrosoli Dott. Solone. Cuttica de Cassine Marchesa Maura. Dattari G. (Cairo). Gnecchi Cav. Ercole. Gnecchi Cav. Francesco, t Gnecchi Comm. Ing. Giuseppe. Johnson Cav. Federico. Papadopoli Conte Comm. Nicolò. INDICE METODICO DELL' AiNNATA 1893 NUMISMATICA ANTICA. (Memorie e Dissertazioni). Sulla riduzione in peso dell'Asse Romano. /. Falchi . Pag. 13 Notizie del ripostiglio di S. Giovanni Incarico. G. De Petra » 99 Appunti di Numismatica Romana. Francesco Gnecchi : XXVII. Scavi di Roma nel 1892 ...... 127 XXVIII. Medaglione inedito di Caracalla trovato a Colonia » 133 XXIX. Un ripostiglio semi-numismatico trovato nelle vicinanze di Roma ...... . » 275 XXX. Contribuzioni al Corpus Numorutn : F. Colle- zione Vigano a Desio ...... 281 Staterò d'oro di Posidonia. Santbon A. . . . » 477 (Notizie Varie). La vendita della Collezione Borghesi .... Pag. 114 Ai raccoglitori di monete romane » 118 Le monete tra le ceneri di Vetulonia. /. Falchi . . » 259 Ritrovamento di aurei romani sul Monte Aventino. /-". Stettiner » 261 Un denaro di Traiano al Congo . . » 505 La prossima vendita della collezione Stettiner . . » 506 NUMISMATICA MEDIOEVALE E MODERNA. (Memorie e Dissertazioni). Monete di Milano inedite : I. F. ed E. Gnecchi . , Pag. 37 » » » II. ..... » 137 Incisori dei coni della zecca napoletana. A. G. Sambon v 69 Cenni sulle Monete di Pio IX e della Repubblica romana nel 1849. A. F. Marchisio » 91 4i5 520 INDICE METODICO DELL' ANNATA 1893 Monete ital. ined. della Raccolta Papadopoli : I. N. Papad. Pag. 169 » » » « » II. . . » 303 » » w » » in. Annotazioni Numismatiche Genovesi. Giuseppe Ruggero: XXII. Altre notizie sui ducati dei Governatori di Gian Galeazzo Maria Sforza . . . . . . " 175 XXIII. Nuove monete di Lodovico XII . Un imperiale inedito della zecca di Pavia. M. Marion Documenti Visconteo-Sforzeschi, ecc. Emilio Motta 178 187 191 363 443 335 34i 347 Il ducato d'oro anconitano nel sec. XIV. G. Castellani Monete d'oro coniate da Carlo I d'Angiò a Tunisi. Ar turo G. Sambon ....... Il ripostiglio di Monfalcone. A. Puschi . Di una contraffazione forse eseguita nell'Italia settentrio- nale. M. Bahrfcldt » 431 Tre monete inedite di Carlo III di Durazzo. A. Sambon » 467 (Notizie Varie). Un ripostiglio a Cesena ....... Pag. 266 Ancora del ripostiglio di Cesena » 405 Un ripostiglio di monete aragonesi .... » 505 MEDÀGLIE. Gian Marco Cavalli alla Zecca di Hall in Tirolo. Ro- berto von Schneider Pag. 83 Medaglia di Giovanni di Girolamo in onore di Gian Bar- tolomeo d'Arzignano. Bernardo Morsolin . . » 85 Due medaglie vicentine inedite. Bernardo Morsolin . » 435 Medaglie italiane del 1890. Alfredo Comandini . . » 483 BIBLIOGRAFIA. (Opere Numismatiche). Schlosser Julius (von) , Beschreibung der altgriechischen Miinzen. — I. Thessalien, Illyrien, Dalmatien und die Inseln 'des Adriatischen Meeres, Epeiros. (S. A.) . Pag. 105 Bahrfeldt M., Die Miinzen und das Munzwesen der Her- zogtumer Bremen und Verden unter schwedischer Herrschaft 1648-1719. (S. A.) » 107 INDICE METODICO DELL'ANNATA 1893 521 Blanchet J. Adrien, Histoire monétaire du Béarn. — Schlumberger Gustave, Description des monnaies , jetons et médailles du Béarn. (E. G.). . . Pag- 253 Papadopoli Nicolò , Le monete di Venezia descritte ed illustrate, coi disegni di Carlo Kunz. (A. Puschi) » 393 R. Reber, Fragments numismatiques sur le Canton de Argovie. (E.) ..... Pubblicazioni diverse .... " 497 Pag. 108, 254, 498 (Periodici di Numismatica). Annuaire de la Société francaise de Numism. , pag. no, 256, 499. — Numismatic Chronicle , pag. in, 501. — Revue Belge de Numismatique, pag. ni, 500. — Revue Suisse de Numismatique, pag. ni, 256, 502. — Revue Numism. francaise, pag. ni, 256, 500. — Zeitschrift fur Numismatik, pag. 112. Articoli di numismatici in Periodici diversi . Pag. 112, 257. 502 NECROLOGIE Heiss Alo'iss. (La Direzione) . MISCELLANEA Della numismatica come scienza autonoma. 5. Ambrosoli Conii e punzoni della zecca milanese Concorso di Numismatica. Vite di Illustri Numismatici Italiani. C. Luppi : XIII. Vincenzo Lazari XIV. Domenico Casimiro Promis La nuova sala del Medagliere al Museo Britannico Circolare numismatica mensile. Museo Britannico .... Dizionario numismatico Premio di Numismatica Gabinetto di Parigi .... Regio Istituto veneto di scienze, lettere ed arti Nuove società numismatiche Società numismatica di Londra A proposito della mancanza degli spezzat Guida numismatica (111 Edizione) La coniazione del bronzo per l'Italia Reale Società Numismatica Belga . Pag. 389 Pai 21 117 118 245 38i 263 265 ivi ivi 266 ivi ivi ivi 267 ivi 407 408 INDICE METODICO DELL* ANNATA 1893 Società Numismatica Svizzera Guida Numismatica Universale (III Edizione) . R. Istituto Lombardo di scienze e lettere Collaboratori della Rivista nell'anno 1893 Elenco dei Membri componenti la Società Numis. Ital. . Pag. 408 » 505 „ 506 » 513 » 515 Atti e Memorie della Società Numismatica Italiana. Seduta del Consig io 9 Gennaio 1893 . • Pag. 119 » » » 5 Marzo 1893. » 120 n ìì » 23 Maggio 1893 . » 268 iì ìì ìì 7 Settembre 1893. » 409 » ìì ìì 21 Novembre 1893. ìì 5°7 i> n ìì 20 Dicembre 1893 . ìì 5i° Finito di stampare il 30 Dicembre 1893. Lodovico Felice Cogliati, Gerente responsabile. CJ Rivista italiana di numisma- 9 tica e scienze affini R6 v.6 PLEASE DO NOT REMOVE CARDS OR SLIPS FROM THIS POCKET UNIVERSITY OF TORONTO LIBRARY HH i*( !»'i ';'■ ,' > i .V ; '< ->»'; >;■ '> , ■■■MhHBH •'>>>• IH nBHHonBa v.',;v-> ni HBHHBI ' : ''; ;i ;^^l iJ Wl^fiiii^ . v ■■■■■■HHHBBBBVfl -'.'•:'■' •■ . i',".'-'.' •.'■.•:.',U:V J .»',vi , .>.'-,>V.i:v>t , ,;'»iy j