RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA niKKTTA DA FRANCESCO ed ERCOLE &NECCHI E DA i;n CONSIGLIO DI REDAZIONE A\xo Quinto — 1892 Lodovko Felice Coj^liatì, 'l'iiiotrrafo-Kilitorc \'i;i l'iirifiinn, \. ■_'!) JS'.lL'. PROPRIETÀ LETTERARIA Tip. L. F. Cogliati ■ Sez. nel Pio Istituto pei Figli della Provviden7a. CONSIGLIO DI ilKDAZlONE pel 1892 GNECCHI Cav. Filan(ES( GNECCHI Cav. Eucoi } Direttori. •E ) AMBROSULI Dott. Sulom; , Conservatore del Regio Gabinetto Numismatico di Brera. BRAMBILLA Nob. Comm. Camillo. GAVAZZI Cav. Giuseppe. MARIOTTI Cav. Dott. Giovanni, Direttore del R. Mu.sco di Anti- chità di Parma. MILANI Cav. Prof. Luioi Aluiano , Direttore del R. Museo Ar- cheologico di Firenze. MOTTA Ing. Emilio, Bibliotecario dolla 'J'rivul/.iana. PAPADOPOLI Conte Comm. Nicolò, Senatore del Regno. ROSSI Dott. U.MMERTO, Con.servatore del Museo Nazionale di Eirenzo. SALINAS Comm. Prof. Antonino, Direttore del Museo Nazionalo di Palermo. SAMBON AuTLiiO Gin.io. SANTONI Can." Prof. Mii./.iaiie, Direttore della Valentiniaua di Camerino. VISCONTI March. Carlo Ermes, Con.servatore del Museo Arti- stico ^lunicipab; ili Jlilano. LiiTi Cav. Prof, ("osiantino, Sfi/r'/'ario. FASCICOLO I. APPUNTI NUMISMATICA ROMANA XXL CONTRIBUZIONI AL CORPUS NUMORVM K. — COLLEZIONE BUGOLE GXErClII A MILAM) A qualchodano, il quale ab1)ia udito parlare, o in qualche modo sia stato informato delle nostre private collezioni, potrà parere errato o almeno strano il nome che figura in testa a questa memoria ; sa- pendo come quello dei due fratelli che s'è dedicato specialmente alla collezione romana non sia l' indi- cato quassù, .sibbene il sottoscritto. Eppure l'una cosa non esclude l'altra, e l' indica^cione non è errata e neppure strana. Come, accanto alla serie romana dell'uno, sorse a poco a poco umi coIIczìoik; di moneto e medaglie milanesi, ed una di medaglie e memorie del risor- gimento italiano, cosi alla collezione medioevale del- l'altro, fecero contorno una di monete greche , una di romane.... e qualche altra ancora , senza parhire d'una numerosissimn serie d'Autografi. r2 FUANCliSCO GNECCHI Per quanto l'odierno racccoglitore s' imponga ge- neralmente una specialità — e ben a ragione, che al- trimenti nessun privato potrebbe né finanziariamente nò intellettualmente arrivare a formarsi una colle- zione degna di considerazione — ■ pure è raro il caso che presto o tardi non sia attratto a fare qualche leggera infrazione alla regola impostasi e ad invadere poco molto qualche campo divei'so dal proprio. Talvolta è lo scopo di studio che ve lo spinge — giacché nessun mezzo migliore di studiare una serie che farne una collezione — talvolta la sem- plice curiosità o il desiderio di una variante agli studii consueti, talvolta infine una combinazione for- tuita, quella por esempio di un piccolo nucleo pri- mitivo, di cui si venga per caso in possesso ; fatto sta che è frequentissimo il caso in cui, intorno alla collezione principale, una o più altre piccole colle- zioni nascano a guisa di rampolli, che alle volte possono anche prosperare. Ciò avvenne della Collezione Romana, che ora prendo in esame. Sorta per la combinazione di pa- recchie delle cause accennate accanto alla collezione delle monete medioevali Italiane , ampliata a poco a poco, di mano in mano che si presentavano favo- revoli occasioni, raggiunse ormai un' importanza nu- merica di oltre 4000 pezzi, metà in argento e metà in bronzo, oltre ad un centinaio e mezzo d'aurei. Ne solo il numero dei pezzi , ma ben anco la rarità e la bolla conservazione di molti fra questi le asse- gnano un posto distinto fra le collezioni private; ma nostro compito qui è unicamente quello di conside- rarla sotto l'aspetto delle numerose monete inedite o varianti, che vi si contengono, alcune delle quali veramente degne d'essere illustrate, come ne giudi- cheranno i lettori della Rwisfa. collezioni: krcoll- gnecchi a Milano 13 DRUSO e TIBERIO. 1. Denaro. — Prima del N. 1 di Colieii. ^' — DRVSVS CAES TI AVG- F COS Testa nuda di Druso a sinistra. 9 — TI CAES AVG- P M TR (in monogramma) p XXX Testa laureata di Tiberio a destra. fAnno 28 d. C). (Tav. I, N. l.).' Di questo raro denaro sono conosciuti due soli tipi, uno colla tribunizia podestà XXXTV e 1' altro colla XXXV. Tali almeno li dà il Cohen e tali fu- rono i due o tre esemplari, che mi passarono per le mani. Il Vaillant Te lo accenna in una nota anche il Cohen) dà il denaro di Druso e Tiberio con TR P XXV, in luogo di XXXV ; ma il Vaillant non è sempre modello d'esattezza, e per citare un solo esempio basti dire che accouipagna la descrizione del dritto di questo denaro con un disegno avente la leggenda errata TIBERIVS AVG-, in luogo della cor- rotta : TI CAES AVG, data nel testo. Il denaro essendo assai raro, il piìi delle volte ci si offre in esemplari moho guasti e di diflìcile lettura. Da ciò può essere veimta 1" interpretazione di A'aillant TR P XXV come anche l'eiTore dell' inci- sore nella leggenda relativa a Til)erio. Inclinerei perciò a credere la dizione del X'aillant errata. L'esemplare ora descritto, di fabbrica piuttosto barbara come tutti gli altri, e certamente non co- niato in Rouia, ò di buonissima conservazione, o il numero della podestà tribunizia XXX , cadendo nel punto più chiaro della leggenda, è indiscutibile. Del resto, per quanto anteriore agli altri, (meno quello di Vaillant, dato che realmente esista; sarebbe del pari postumo, Dru.so essondo morto l'anno 2;3 del- l'era volgare. 14 l-lìANCKSr.O GN'lXCHl Se poi è vero, come accenna il Cohen, che i de- nari colla testa di Druse furono battuti da Tiberio quasi in riparazione dell'assassinio del figlio, procn- rato col veleno da Sejano e Livilla , bisogna am- mettere che tal delitto sia stato scoperto non due lustri, ma un solo lustro dopo la morte dello stesso Druso. GALEA. 2. Gran Bronzo. — Bopo Coh. 138. ^ — SER GALBA IMP CAES AVG TR P Testa laureata a destra. li — LIBERI AVG R XL S C La Libertà a sinistra, col berretto e mi lungo scettro. (Tav. I, N. 2). .3. Medio lìronzo. ~ Uopo Coli. 143. ^ — IMP SER SVLPIC GALBA CAES AVG TR P Testa laureata a destra. 1^' — LIBERTAS PVBLICA S C La Libertà a sinistra col berretto e lo scettro. 4. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 15G. ^ — SER SVLPI GALBA IMP CAESAR AVG P M TR P Busto laureato a sinistra, col paludamento. 9^ - LIBERTAS RESTITVTA S C Galba togato a sinistra in atto di rialzare Roma che gli sta davanti inginoccliiata ; dietro, Minerva in abito militare armata di scudo. (Tav. I, N. 3). 5. Medio Pironzo. — Dopo Coh. 108. ^ — IMP SER GALBA CAE AVG TR P Testa laureata a destra. 9' — PAX AVGVST S C La Pace a sinistra con un ramo e una cornucopia. collezioni; lkcoli; gnecchi a Milano 6. Medio Bronz-o. — Dopo Coh. 244. jy — IMP SER GALBA CAESAR AVG TR P Testa nuda a destra. Jt' — VESTA (all'esergo) S C Vesta seduta a sinistra col palladio e una patera. VESPASIANO. 7. Gì-an Bronzo. — i'opo Coh. 340. ,& — IMP CAES VESPAS AVG P M TR P P P COS III Testa laureata a destra. 9.' — PAX AVGVSTI S C La Pace a sinistra con un ramo d'ulivo e la cornucopia. 8. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 239. ,Ty — CAES VESPASIAN IMP P P TR P COS II Testa laureata a destra. 1> — AEQVITAS AVGVSTI L' Efj^uità a sinistra colle bilance e un' asta. DOMITILLA. 'J. Denaro. — Dopo Coh. 4. /jy — DIVA DOMITILLA AVGVSTA Busto a destra colla pettinatura a coda. ]> TR POT IMP II COS Vili DES Villi La Fortuna a sinistra con uu ti'.none e una cornucopia. Il denaro ò suberato ed evidentemente ibrido. Il rovescio appartiene a Domiziano, ed ò dcITanno 82 dell'era volgare. TITO. 10. Medio Bronzo. — Dopo Coli. 1H_'. ^ — IMP T CAES VESP AVG P M TR P COS Vili Testa laureata a sinistra. I> - GENI (sic P R S C Genio seminudo a sinistra con unn patera e una cor- nucopia. Alla sua destra un'ara accesa. IC) 1KANCI;SC0 GNECCHI 11. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 248. ^ — 1 CAESAR IMP COS III GENS Testa laureata a sinistra. 1^ - S C La Speranza ciie cammina a sinistra portando un fiore e sostenendosi la veste. TRAIANO. 12. Gran liroìizo. — Dopo Coh. 377. ,& — IMP NERVA CAES TRAIAN AVO- CtERM P M Testa laureata a destra. 9/ — S C (all'esergo). Traiano su di un palco a destra, accompagnato dal prefetto del pretorio, con un lungo scettro e colla destra alzata in atto di arringare tre soldati, di cui quello davanti porta lo scudo e il parazonio, e gli altri due, insegne militari. (Tav. I, X. 4). I tipi delle monete di Traiano sono così gene- ralmente conosciuti, che il trovarne uno nuovo è cosa assai difficile. Pure il bronzo ora descritto merita veramente il titolo di nuovo e per varii riguardi. Prima di tutto per essere anepigrafo, fornito cioè delle sole lettere S C, ciò che non accade di trovare in nessun altro grande o medio bronzo di Traiano. Xella numerosissima serie delle monete di bi'onzo di Traiano non si conoscono so non alcuni piccoli bronzi por- tanti le solo lettere S C. In secondo luogo per il tipo, il quale rappresenta 1' allocuzione imperatoria. Le monete relative alla allocuzione mancavano sotto Traiano, e, mentre sotto altri imperatori, come Nerva suo predecessore e Adriano suo successore, sono sempre accompagnate dalla leggenda ADLOCVTIO, qui invece la leggenda manca ; quantunque il tipo rappresentato sia precisamente quello dell'allocuzione, COLLKZIONE ICRCOI.E GNKCCHI A MILANO 17 da non confondersi con quello dell'acclamazione im- peratoria ovvio nelle monete di Trajano W. Le monete dell'acclamazione rappresentano sem- pre Trajano seduto su di un palco posto a sinistra, menti'o il nostro bronzo ce lo rappresenta in piedi a destra, precisamente come nelle simili monete d'al- locuzione sopracitate di Nerva e d'Adriano. Questa moneta veramente nuova ed interessan- tissima si può esser sicuri che appartiene al primo anno del regno di Trajano (98 d. C), e ne è prova sia la leggenda della testa, come la fabbrica alquanto rozza che rammenta ancora la monetazione di Xerva. Essa proviene da una piccolissima colleziono affatto inconcludente , nella quale , nessuno certamente avrebbe immaginato che esistesse una moneta man- cante alle collozioni più cospicue del mondo ! ADRIANO. lo. Aun-o. — Dopo Coli. GO. ly ~ HÀDRIANVS AVG- COS MI P P Testa d'Adriano a desti-a. 9-' — ADVENTVI AVG ITALIAE Adriano rivolto a destra, alza la mano destra verso l'Italia, che gli sta di fronte con nna cornucopia e in atto di versare una patera su di un' ara ingliir- landata e accesa che sta in mezzo a loro. 1-1. MednflUoìlP di lìronzo. — T)opo il X. OS del .Supplemento. R' — HÀDRIANVS AVG COS MI P P Busto laureato a sinistra col paludamento. 5» — COS III P P 'in caratteri piccolissimi a destra). Silvano ignudo col capo coronato, i sandali ai piedi, e il mantello svolazzante, che cammina a destra verso (1) Vedansi i diversi bronzi portanti le leggende nuMiUATOR vii \'\u e wm. 18 FRANCESCO GNIXCm l' ingresso di un tempio, traendosi dietro un ariete e tenendo nella sinistra la verga {pediim). Davanti al- l' ingresso del tempio un'ara accesa, ai piedi della quale un pollo. A sinistra un albero. Diam. mill. 41. Peso gr. 46.500. (Tav. I, N. 7). Questo medaglione non è che una varietà fpel busto a sinistra) di quello descritto al N. G8 del sup- plemento al Cohen, il quale, quantunque ap^Darte- nente a quel famoso amatore di belle monete che era il sig. Prospero Dupré, pare non fosse che di mediocre conservazione, se dobbiamo giudicare dal- l' incisione (tav. Ili del supplemento), dove manca la leggenda del rovescio e dove il pollo venne trasformato in un cagnolino. L' esemplare ora de- scritto è un perfetto fior di conio, e se non vi esi- stessero alcune macchie d' ossido sarebbe una vera perfezione. lo. Medaglione di Bronzo. — Uopo Coh. 553. ^ — HADRIANVS AVGVSTVS Busto laureato a destra col paludamento. 9 — SPQRANFF HADRIANO AV&VSTO P P {Senalus popidusque romanns annum fanstuni felicem llndriano Angusto patri patriae) in quattro riglie in una corona di quercia. Diam. mill. 39. Peso gr. 44. (Tav. I, N. 5). Una simile moneta (simile pel rovescio ma col busto nudo) è data dal Cohen in quella categoria speciale che formò al regno d'Adriano, sotto il titolo di Gran Bronzi senza S C,ì quali poi nella seconda edi- zione vennero messi nell'unica serie, e segnati dubita- tivamente Petit médaillon ou grand hronze. Difatti, se si deve giudicare dal disegno che se ne dà (diam. 34 mill.), anche senz.a conoscerne il peso, si deve giudicare la C0LLi:Z10Ni: ercole GNF.CCHI a MILANO 19 moneta del Gabinetto di Francia un semplice Se- sterzio o Gran Bronzo ; mentre il diametro di 39 mil- limetri dell'esemplare ora descritto, il peso di 44 gr., ossia di doppio sesterzio, e il grande rilievo non la- sciano dubbio alcuno sulla sua classificazione fra i medasrlioni. 'o' 16. Medio Bronzo. ~ Dopo Coh. 932. ^ — IMP CAESAR TRAIAN HADRIANVS AVG Busto laureato a destra col paludameuto. ]> — IMP CAESAR TRAIAN HADRIANVS AV& Busto laureato a destra col paludamento e la corazz?:. 17. Gran Bronzo. — -Dopo Coh. 1000. ^' — IMP CAESAR TRAIAN HADRIANVS AVG P M TR P COS III. Busto laureato a destra col paludamento e la corazza. 9' - PI ET ATI AVGVSTI S C La Pietà a destra con un vaso da profumo, in atto di riversarlo su di un'ara inghirlandata e accesa. 18. Medio Bronzo. — Dopo Coh. UOS. ^ — HADRIANVS J^WGWSJ'^S Testa laureata a destra. !>' — SALVS AVGVSTI COS III S C La Salute a sinistra con uno scettro, in atto di nutrire un serpente che si svolge da un'ara. 19. Gran Bronzo. — Complemento del X. II59. ,B' — HADRIANVS AVG COS III Busto a destra col paludamento. Testa nuda. 5^ — VOTA PVBL S C (all'esergo). Adriano togato e velato rivolto a sinistra in atto di versare una patera su di un tripode vicino a cui un fanciullo con un vaso nella destra o il simpulo nella sinistra. Dopo questi un vittimario sta abbattendo un toro. Nel secondo piano due suonatori di tibia. (Tav. I, N. G). 20 KlìANCliSCO GNECCHI Questo rai-issimo e bellissimo bronzo, uno dei più belli del regno d'Adriano, è piuttosto accennato die descritto dal Cohen ; il quale riporta poclii cenni del rovescio forniti dal Vaillant, senza darne il diritto. Ne abbiamo perciò completata la descrizione e ne diamo anche la riproduzione alla tavola, trattandosi non solo d'uno dei piìi rari bronzi d'Adriano, ma di un insigne monumeiito d'arte. Il rovescio di questo bronzo, copiato fedelmente o imitato con piccole va- rianti, servì di prototipo a moltissimi medaglioni dei successori d'Adriano. Per fortunata combinazione poi l'esemplare (che è l'unico ora conosciuto) è di eccel- lente conservazione e coperto di splendida patina verde-smeraldo. ANTONINO PIO. 20. Medio Bronzo. — Dopo Coh. GOO. i& — ANTONINVS AVG PIVS P P TR P XXI Testa radiata a destra. !>' — FORTVNA OPSEQVENS COS III S C La Fortuna a sinistra con un timone appoggiato a un globo e una cornucopia. (Anno 1.58 d. C). 21. Medaglioìie di Bronzo. — Dopo Coh. 409. :& — ANTONINVS AVG PIVS P P TR P Busto nudo a destra col paludamento. Tjj — Anepigrafo. — Giove fanciullo seduto sulla capra Amaltea a destra. Davanti, un'ara ornata da un basso- rilievo raffigurante un'aquila. Dietro, l'ara un albero. Diam. mill. 38. Peso gr. 45. Questo medaglione è una semplice varietà (pel busto nudo e paludato) del medaglione descritto al N. 409 e appartenente al Gabinetto di Francia. Sfor- tunatamente i due medaglioni sono di cattiva con- servazione e cessano di essere leggibili nella seconda COLLEZIONE ERCOLE GNECCHI A Mlt.ANO 21 metà della leggenda del diritto. Le poche lettere di più che si leggono nel nostro esemplare non sono sufficienti a fissarne la data. 22. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 710. :& — ANTONINVS Ave PIVS P P TR P COS IMI Testa laureata a destra. 5. — PIETAS AVG- S C La Pietà a sinistra con una patera. 23. Gran Bronzo ? — Dopo Coh. 986. ^ — ANTONINVS AV& PIVS P P TR P COS IMI Testa laureata a destra. ^ — Anepigrafo. — Diana in piedi a destra con una lancia nella destra e nella sinistra un piccolo cervo. Diain. mill. 35. Peso gr. 32. (Tav. Il, N. 1). Molti medaglioni, alcuni aurei e pochissimi medi bronzi di Antonino sono anepigrafi. Di gran bronzi nessuno è conosciuto dal Cohen, e uno solo prove- niente dal ripostiglio d'Atene, venuto in luce nel 1886 e appartenente alla mia collezione, venne da me illustrato nel 1° di questi Appunti (Riv. It. di Num.., 1888, fase. II). Questo sarebbe dunque il secondo Gran Bronzo anepigrafo. È naturale la dimanda : Perchè classificarlo fra i Gran Jironzi e non fra i Medaglioni, essendo privo dello iniziali S C ? E io rispondo, come già di.ssi quando diedi la descrizione dell'altro, pure privo delle iniziali S C: perchè il ri- lievo e il tipo della fabbricazione sono quelli di un gran bronzo e non quelli di un modiaglione. Aggiun- gerò di più clie anche il peso corrisponde precisa- mente a quello di un gran bronzo di belle dimensioni e di eccellente conservazione, come è questo, di Antonino Pio. Ci sono certi caratteri che non si possono de.scrivere a parole; ma che pure risaltano 22 FRANCISCO GNF.CCHI a un occhio esperimentato e pei quali si distingue senz'altro un Gran Bronzo da un Medaglione. Ad ogni modo, di questi rari bronzi, che non si sa precisamente in quale categoria collocare, è bene tener nota, perchè potranno forse apportare qualche po' di luce alla quistione, tuttora avvolta in un certo mistero, del medaglione romano, e non voglio per ora pregiudicare la questione, riserbandomi di ritornarvi fra breve. 24. Gran Bronzo. — I^opo Cohen 797. ,©' — AVRELIVS CAESAR ANTONINI AVG PII FIL Testa nuda e giovanile a destra. "^ — VIRTVS S C (nel campo) TR P XV COS II (in giro). Il Valore a sinistra col parazonio e un' asta, il piede destro appoggiato su di un elmo. (Anno IGl d. C ). SETTIMIO SEVERO. 25. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 647. ,©' — L SEPTIMIVS SEVERVS PIVS AVG Busto laureato a destra col paludamento. 9' — VICTORIAE AVGG- S C Vittoria in biga veloce a destra. Questo rovescio non è conosciuto che nel mezzo bronzo (Coli. 647). Una particolarità poi notevole nel gran bronzo descritto è il suo grande diametro (mill. 35) e il suo peso eccezionale (gr. 32,500), che lo farebbero ritenore equivalente o a due sesterzi , se prendiamo come base i gran bronzi più leggeri di Settimio Severo, alcuni dei quali non pesano più di 17 grammi, o almeno a un sesterzio e mezzo, se calcoliamo la media dei gran bronzi di S. Severo a poco meno di 24 grammi. COLLKZIONE ERCOLE GNKCCIII A Mir.WO CARACALLA. 26. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 447. fy — ANTONINVS PIVS AVG GERM Busto radiato a destra col paludamento. 1> ~ P M TR P XVII IMP MI COS III! P P S C Marte in abito militare a siiiistra. il piede destro su di un elmo, con un ramo e un'asta rovesciata. (Anno 214 d. C). 27. GrfOì Bronzo. — Dopo Coh. 49:3. ,iy - M AVR ANTONINVS PIVS AVG GERM MAX Busto laureato a destra col pahnlamento e la corazza. 9' — P M TR P XX IMP III COS ini P p s e Leone radiato che cammina a sinistra con un fulmine nelle fauci. (Anno 217 d. C). (Tav. II, K 3). Il titolo MAXIMVS ò rarissiino sui bronzi di Ca- racalla. Non vi si incontra che due o tre volte. ELAGABALO. 28. (h-an Bronzo. — Dopo Coh. 2uo. ,!>' - IMP CAES M AVREL ANTONINVS AVG Busto laureato a destra col paludanionto e la corazza. 9' — P M TR P ini COS III s e Elagabalo in abito pontificale a sinistra con una patera e un ramo di cipresso (o di palma) . sacrificante su di un'ara inghirlandata e accesa. (Tav. ir, N. 2). (Quantunque questo bronzo non pre.senti alcuna particolarità de^na di nota, s'è cre^duto l)ene ripro- durlo nella tavola, perchè, .stante la sua straordinaria conservazione e finitezza di lavoro, mostra i dettagli degli abiti pontificali forse meglio di qualunque altro. 24 TRANCKSCO GNECCllI MASSIMINO I. 29. Medio Bronzo. — ^opo Coh. or,. ^ — IMP MAXIMINVS PIVS AV& Busto radiato a destra col paludamento. 9^ — VICTORIA GERMANICA S C Vittoria a sinistra con una corona e una palma. FILIPPO PADRE. 30. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 213. ^' — IMP M IVL PHILIPPVS AVO- Busto laureato a destra col paludamento. 9/ — VOTIS DECENNALIBVS S C, in corona d'alloro. VALERIANO PADRE. 31. Antoniniano. — Dopo Coh. 42. ^' — IMP C P LIC VALERIANVS AVG- Busto radiato a destra col paludamento e la corazza. 9I — FELICITAS AVGG La Felicità volta a sinistra con un lungo caduceo e una cornucopia. 32. Antoniniano. — Dopo Coh. 85. ^' — VALERIANVS P F AVG Busto radiato a destra col paludamento. ^ ~ ORIENS AVG Il Sole corrente a destra colla destra alzata e un fla- gello nella sinistra. GALLIENO. 33. Anluniniuno. — Dopo Coh. 34. jy — GÀLLIENVS AVG Busto radiato a destra col paludamento. 9' — AEQVITAS AVG L'Eqiiità a sinistra colle bilancio e la cornucopia. Al- l' esergo S P Q R COLLEZIONE KUCOLL GNliCCHI A MILANO 25 34. Antoniniano. — 'Ropo Coli. US. ^ — GALLI ENVS AVG- Busto radiato e corazzato a destra. 9I — FELICI AVG La Felicità a sinistra con un lungo caduceo e una cor- nucopia. 35. Antoniniano. — T)opo Coh. 128. ,B' — INIP GALLIENVS AVG Busto radiato e corazzato a destra. 9' — FIDES MILITVM Aquila spiegata a sinistra su di un globo fra due in- segne militari. 36. Antoniniano. — I^opo Coh. 107. :& — GALLIENVS AVG Busto radiato a destra col paludamento. 9' — FORTVNA AVG La Fortuna a sinistra con una patera e la cornucopia. All'esergo S P Q R La Fortuna nello monete ili Gallieno r costan- temente accompagnata dall' a[)[)(.'llativo
  • ' — &ENIVS AVG Genio seminudo con una patera e una cornucopia. Al- l'esergo una palma. 40. Anloniniano. — Dopo Coh. 19^. ,&■ — GALLIENVS AVG Testa radiata a destra. 1> — INDVLGENT AVG L' Indulgenza seduta a sinistra colla destra distesa e con uno scettro. AU'esergo D. 41. xintoninicvìo. — Popo Coli. 204. B" — GALLIENVS AVG Testa radiata a destra. 9' - lOVi CONS AVG Capra a sinistra. AU'esergo 1. 42. Antoniniano. — Dopo Coli. 21S. B' — GALLIENVS AVG Busto radiato a destra col paludamento. 1> — lOVI CONSERVAI Giove ignudo volto a sinistra con un globo, uno scettro e il mantello sulla spalla sinistra. AU'esergo PXV. 4o. AìilOìiiniii.ììO. ~ D''!'" Coh. 231. ly ~ GALLIENVS P F AVG Busto radiato e corazzato a destra. '^ — lOVI STATORI Giove ignudo di fronte col fulmine e lo scettro. r.oi.i,i:ziONi: incorar, gn'i:c.('hi a mh.ano 44. Antoniìiiano. — Dopo Coli. 259. ly — GALLIENVS AVG Busto radiato e corazzato a sinistra, armato di lancia e scudo. ]>' — LEG I ADI VI P VI F Capricorno corrente a destra. 45. Antoniniano. — Dopo Coli. 345. i& — GALLIENVS AVG Busto radiato e corazzato a destra. r^ - LVNA LVCIFERA Diana colla mezzaluna in testa e la sciarpa svolaz- zante, a destra , tenendo colle duo ninni una torcia accesa. 46. Antouiììiano. — Dopo Coli. 348. B' — GALLIENVS AVG Testa radiata a destra. 9 — MARS VLTOR Marte ignudo e galeato, che cammina, a destra armato di lancia e scudo. All'esergo un:i palma. 47. Anloniniann. — Dopo Coh. 357. ^ - IMP GALLIENVS AVG Busto radiato e corazzato a destra. ^i — MARTI PROPVG Marte in abito militare , a destra , con un' asta e un vessillo. 48. Anionmiano. — Dopo Coh. 379. ,B' — IMP C P LIC GALLIENVS P F AVG Busto radiato a destra con paludamento e corazza. 9 — ORIENS AVG Roma r?i turrita, rivolta a destra, presenta una corona a (xallieno in abito militare e armato di lancia — Tra i due, al disopra, un'altra corona. 49. Anionmiano. — Dopo Coli. 391. iO" — IMP GALLIENVS AVG Busto radiato e corazzato a destra. 28 KKANCKSCO GNKCCHl 9/ — PAX ÀVG La Pace a sinistra con un ramo e uno scettro trasver- sale. Nel campo V. 50. Anloniniano. — Dopo Coli. 503. ^ — GALLIENVS AVG Busto radiato a destra col paludamento. 9I — SALVS AV& La Salute a destra in atto di nutrire il serpente. Al- l'esergo S P Q R. 51. Anloniniano. — Dopo Coh. 529. ,B' — GALLI ENVS AVG Testa radiata a sinistra. 9' — SOLI INVICTO Il sole radiato a destra colla destra alzata e con un frustino. 52. Antoìiiniano. — Dopo Coli. 557. ^ — GALLIENVS AVG Busto radiato e corazzato a destra. 9Ì - VICI AET AVG Vittoria che cammina a destra con una corona e una palma. 53. Antoniniano. — Dopo Coli. 635. ^' — IMP C P LIC GALLIENVS P F AVG Busto radiato e corazzato a destra. T^ - VICTORIAE AVGG IT GERM Vittoria a sinistra con una corona e una palma. Ai suoi piedi un prigioniero seduto e legato. 54. Medio Bronzo. — Dopo Coli. 858. ^ — IMP C P LIC GALLIENVS P F AVG Busto laureato e corazzato a destra. 9' — VIRTVS AVGG S C TI Valore militare a sinistra , appoggiato al proprio scudo e con un'asta rovesciata. COLLEZIONE ERCOLK GN'ECCHI A MILANO 29 AURELIANO. 55. Aureo. — Dopo Coli. 5. 3' — IMP e L DOM AVRELIANVS AVG- Busto radiato e corazzato a destra. 9' — CONCORDIA AVG La Concordia seduta a sinistra, con una patera e una doppia cornucopia. 56. Antoniniano. — Dopo Coli. 177. ,B' — AVRELIANVS AVG Busto radiato e corazzato a destra. 5I — RESTITVTOR ORBIS Donna in piedi, a destra, che presenta una corona ad Aureliano in piedi, in abito militare , il quale tiene un'asta. Nel campo, fra le due figure, una stella. TACITO. 67. Antoniniano. — Dopo Coh. 0'5. ^' — IMP C M CL TACITVS AVG Testa radiata a destra. 9' — LAETITIA FVND L' Allegrezza a sinistra con una corona e un' àncora. FLORIANO. 58. Antoniniano. — Dopo Coh. 17. ^' — IMP C M ANN FLORIANVs AVG Busto radiato a destra col paludamento e la corazza. 9/ — CLEMENTIA TEMP La Clemenza a sinistra colle gambe incrociate e con un lungo scettro, appoggiata a una colonna. 69. Antoniniano. — Dopo Coli. GO. ,©' — IMP C M ANN FLORIANVS AVG Busto radiato e corazzato a destra. ^ — PROVIDEN DEOR La Fede a destra fra duo insegno ; di fronte ad essa il Sole seminudo con un globo o la destra alzata. In mezzo a loro una stella. 30 iUAN(:i:s(;o gnixchi PROBO. GO. Medio hì-nnzo. — I^opo Coh. 55G. :& — IMP PROBVS AVG Busto laureato e corazzato a destra collo scettro. 13^ — VICTORIA AVG Vittoria a sinistra con una corona e una palma. NUMERIANO. fil. Antoniniano. — l^opo Coh. 49. S' — IMP C NVMERIÀNVS P F AVG Busto radiato a destra col paludamento e la corazza. 9' — PIETAS AVGG Mercurio seminudo a sinistra con una borsa e un caduceo. CARINO. 62. Antoniniano. — I5opo Coh. GO. ^ — IMP C M AVR CARINVS P F AVG Busto radiato a destra col paludamento e la corazza. 9! — FIDES MiLIT La Fede militare a sinistra con due insegue. DIOCLEZIANO. 63. Anloniniano. — Ropo Coh. 225. ,B' ~ IMP C VAL DIOCLETIANVS AVG Busto radiato e corazzato a destra. 9' — lOVI CONSERVAT Giove ignudo a sinistra, col mantello dietro le spalle, con un fulmine e lo scettro. 64. Quinario di broiizo. — Dopo Coh. 249. jy - IMP DIOCLETIANVS AVG Busto laureato a destra colla corazza. 9' - lOVI CONSERVAT AVG (-riove ignudo a destra , collo scettro e i fulmini. Ai suoi piedi un'aquila con una corona nel rostro. ;;olm:zioni; ;;uc.or,i: (.nlcc.hi a Milano 31 MASSIMIANO ERCULEO. 65. Aureo. — Dopo Coli. .SO. i& — MAXIMIANVS AVG- Testa laureata a destra. I^ — HERCVLI CON AVSS Ercole ignudo di fronte, appoggiato alla clava, con un pomo e la polle del leone sul braccio sinistro. Nel campo uua stella. AU'esergo ALE. (Tav. 11, N. 4). La sigla della zecca frAle.ssaiidria, coniuiic nelle monete eli bronzo di Massimiano Erculeo, è estre- mamente rara su quelle d'()ro e d'argento. Xon co- nosco nessun denaro d' argento che la porti , (! un solo aureo è ricordato dal Cohen, riportato dall'an- tico catalogo del Cnil)inotto li Francia i^Colieu, X. 02). Notevole è anche l;i ortografìa AVSS invece di AVGG, che mi paro nuova in quost' epoca, mentre diventa comune più tardi. 66. Aureo. — Dopo Coli. 77. & — MAXIMIANVS P F AVG Testa laureata a destra. 9' — PROVIDENTIA AVGG Porta di campo aperta sormontata da tre jiinacoli o torricelle. Al secondo piano due pinacoli e fra questi tre merli. (Tav. 11, X. 5). 67. Medio Bronzo. ~ I'"i'o Coli. is;». Ty - IMF MAXIMIANVS P F AVG Testa laureata a destra. !>' — FIDES MILITVM La Fede luilitai-e di fronte, rivolta a sinistra, con due insegno, una per ciascuna mano. 32 KRANXESCO GNECCHI CARA US IO. 68. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 95. ^ — cAR/^vsivs Ave Busto coll'elmo radiato a sinistra e armato d'asta. ^ — FORTVNA AVG La Fortuna in piedi volta a sinistra, con un timone nella destra e un corno d'abbondanza nella sinistra. All' esergo MI CO 69. Piccolo Bronzo. — -Dopo Coh. 164. ^^ — IMP C CARAVSIVS P AVG Busto radiato e paludato a destra. ^ — PAX AVG La Pace in piedi a sinistra, tenendo un ramo d'olivo, e uno scettro diritto. Nel campo ai due lati S C. 70. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 177. ^ — IMP C CARAVSIVS P F AVG Busto radiato e paludato a destra. 9I — PAX AVG La Pace in piedi volta a sinistra, tenendo un ramo di ulivo e uno scettro trasversale. Ai due lati nel campo S p. All'esergo MLXXI. 71. Piccolo BrOJlZO. — Dopo Coh. 188. ^' — IMP C CARAVSIVS PRIN AVG Busto radiato e paludato a destra. 5/ — PAX AVGGG La Pace in piedi a sinistra tenendo un ramo d' olivo e uno scettro trasversale. Nel campo, ai lati della figura, S P. All'esergo C. (Tav. II, N. G). In questo piccolo bronzo sono notevoli le leg- gende, tanto nel diritto, come nel rovescio. La prima per la qualifica di PRIN (PRINCEPS) assolutamente unica sulle moneto di Carausio, il quale alle solite iniziali P F [Pins Felix, supponendo che abbia con- COLLAZIONI-: KRCOLL GN'CCCllI \ MILANO 33 tinuata la tradizione dei predecessori), non aggiungo nelle monete che assai raramente l'epiteto di INVICTVS, espresso con INV (Coli. 200), con IN (Coli. 4G,15G) o con un semplice I (Coli. 158 188). ÀnzÀ V esistenza di questo epiteto in pareccliio monete di Carausio potrebbe dar luogo ad una variante nell'interpreta- zione delle lettere PRIN del nostro piccolo bronzo. Queste quattro lettere, invece che appartenere a una sola parola e leggersi quindi come le primo lettere di PRINCEPS, potrebbero essere divise due a due (PR e IN) e interpretarsi por le prime lettere dello due parole PRINCEPS INVICTVS. La leggenda poi del rovescio PAX AVG-VSTORVM. espressa coirabbreviazionc AV&&& si i-iferisco (3viden- temeute alhi pace conclusa da Carausio cogli impe- ratori ^lassimiauo P]rculco e Diocleziano, e il nostro bronzo va collocato con altri pochi csprinK'uti il me- desimo tatto st(n'!co colle leggende HILARITAS AVG-G-G-, LAETITU AVG&G e PROVID ÀVO&G. ai quali tutti serve storicamente di illustrazione (dimostrando quali siano i tre imperatori cui si accenna col triplice G in AVGGGj il piccolo l)ronzo unic-o del ]\lusoo lìritannico, nel quale a un rovescio simile al nostio accompagnato dalla medesima leggenda PAX AVGGG corrispondono nel diritto le teste accollate dei tre inq)eratori Ca- rausio, Massimiano Erculeo e Diocleziano colla leg- genda: CARAVSIVS ET FRATRES SVI. 72. Piccolo Bronzo. -~ Tiopo Coli. 211. ,iy — IMP CARAVSIVS Busto railiato e paludato a destra. '^ — ROMANO RENOVA La Lupa a destra elio allatta Romolo e Eemo. All' e- sergo R S R. (l'ipo barlwro). 5 34 lUA.NCKSCO GNECCHI 73. Piccolo lì ronzo. — Dopo Coh. 275. ,iy - IMP CARAVSIVS P F AVG Busto Jiiui'oato G paludato a destra. Iji -^ VOTVM PVBLIC Ara acoosa. nella eguale la leggenda in quattro linee : MVL TIS XX IMP. All'esergo R S R. (Tav. II, N. 7). Questo rovescio ò sconosciuto nelle monete di bronzo di (Janiusio, e -riproduce invece esattamente il tipo dei denaro d' argento descritto dal Cohen al N. 50. COSTANZO CLORO. 74. Denaro. - i>°V° Coh. 50. ^ — CONSTA NTIVS N C Busto laureato e t;orazzato a destra. 9 — VICTORIA S^RMAT Quattro soldati che sagrificano sopra un tripode, davanti alla- porta d' un campo. All'esergo una clava. 75. Medio Bronzo. — D"po Coh. 227. fiy — CONSTANTIVS NOB CÀES Testa laureata a destra. I3Ì - SAC IViON VRB AV&& ET CAESS NN La ^[oneta. in piedi a sinistra, tenendo una bilancia e una cornucopia. All'esergo RwT. GALERIO MASSIMIANO. 7G- Aureo. — "Hopo Coh. 20. ,!>' — MAXIMIANVS NOB CAES Testa laureata a. destra. 3>>' — PRINCIPI IVVENTVTIS Galerio IMassiniiano in abito militare a sinistra, con un globo e uno scettro. Dietro a lui due insegne. Nel campo ì, all'esergo • SM • SD • (Tav. II, N. 8). COr.LKZIONE l:UCOLE GNECCm A MIUNO 77. P. Bronzo Quinario. — Dopo Coh. 152. ^' — MAXIMIANVS NOB CAES Busto laureato a destra col paludamento. 9/ — PRINCIPI iVVENTVTIS Galerio ia abito militare a destra , con un' asta nella destra e un globo nella sinistra. MASSIMINO DAZA. 78. Quinario di Bronzo. — Dopo Coii. \?A. /& — MAXIMINVS NOB CAES Busto laureato a destra col paludamento e la corazza. 9^ — PRINCIPI IVVENTVT Massimino in abito militare che cammina a destra con un'asta e un globo. COSTANTINO MAGNO. 79. Aureo. — Dopo Coli. 70. :& — CONSTANTINVS P F /VG Testa laureata a destra. 9 PERPETVA FELICITAS Costantino in abito militare a destra, con uno scettro. Davanti a lui uno de' suoi figli puro in abito militare con un trofeo, in atto di sollevare una donna (Costan- tinopoli?) inginocchiata. All'esergo SIRM. (Tav. II, X. 9). La leggenda PERPETVA FELICITAS non figurava ancora fra le leggende delle monete romane, compa- rendo per la prima volta su questo interessante aureo di Costantino. E, com*; è luutva la leggenda, sembrami nuova la rappresentazione, la quale potnd)lie anche darsi che sia da interpretare ditferentemonte da quello che ho fatto io : ma, accordando la rappre- sentazione colla leggenda, mi parve che il significato più ovvio fosse quello dell' imperatore con uno dei suoi figli, il primo coli' emblema del comando, il secondo con ([uello della vittoria, elio offrono per- OO IHANCESCO GNIXCHI petua folicità alla rivale di Roma, divenuta la capi- tale doU'iinpero. L'aureo dovrebbe perciò essere stato battuto verso l'anno 330, in cui avvenne il trasferi- mento della capitale da ]loma a Costantinopoli. CRISPO. 80. Aureo. — Dopo Coli. IG. iy — FL IVL CRISPVS NOB CAES Busto laureato e paludato a sinistra. 9 " VICTORIA CRISPI CAES La Vittoria, seduta a destra su di una corazza, scrive VOT X su uno scudo che le presenta un genietto alato. AU'esergo SIRM. (Tav. II, X. 10). Il rovescio di quest'aureo, nuovo per tipo e leg- genda fra le monete di Crispo, fa riscontro ad alcuni simili rovesci, che troviamo sugli aurei del fratello Co- stantino II e colla leggenda VICTORI \ CONSTANTINI CAES. COSTANZO II. 81. Aureo. — T)opo Coh. 73. ly — D N CONSTANTIVS NOB CAES Busto a d. col paludamento e la corazza. Testa nuda. 9- - G-LORIA REIPVBLICAE Roma galeata seduta di fronte e Costantinopoli turrita volta a sinistra, col piede appoggiato su di una prora di nave, sostengono insieme uno scudo colla leggenda: VOTIS V. AU'esergo SMANB ■ (Tav. II, N. 11). Su nessuno dei molti aurei di Costanzo II al tipo di lloma e Costantinopoli, come quello ora de- scritto, troviamo ricoi'dati i voti quinquennali. Molte monete d'oro e d'argento di quest' imperatore sono dedicate ai voti X, XX, XXV, XXX e XXXX, ma i quin- quennali appaiono qui per la prima volta. COLMiZIONE EUCOLE GNECCHI A MILANO 37 COSTANTE I. 82. Aureo. — Dopo Coh. G3. jy — FL IVL CONSTaNS PERP AVG Busto diademato a destra col paludamento e la corazza. Ijl — VICTORIA AVGVSTORVM Vittoria seminuda seduta su di una corazza, a destra, in atto di scrivere VOT V MVLT X su di uno scudo presentatole da un genietto alato. VALENTE. 8.3. Auì-eo. — Dopo Coli. 5-2. ,©- — D N VALENS P F AVG Busto diad. e corn/^zato a sinistra. Nella destra tiene \\n oggetto indistinto , nella sinistra uno scettro (?). Ij' — VOTA PVBLICA Valente e Valentiniano nimbati, seduti di fronte , te- nendo ciascuno nella de.stra \\n papiro (?), nella si- nistra uno scettro. La sigla SMNE posta all'esergo è frammezzata da «lue prigionieri inginocchiati 1' uno contro l'altro colle mani legate dietro al dorso, ed è cosi disposta : S, prigioniero a destra, MN (in mono- gramma), prigioniero a sinistra, C. GRAZIANO. 84. D'inoro. — Dopo Coli. 10. ,B' — D N GRATI ANVS AVGG /VG Busto diademato a destra col paludamento e la corazza. 9^ — GLORIA NVVI sic invoce di NOVI i SAECVLI Graziano a sinistra col labaro e appoggiato allo scudo. All'esergo TCON. Questo tipo, non cominio in bronzo, deve os.sei'o certamente a.ssai raro in argento, jìorcliè Cohen non ha trovato da citare che un unico eseniphire dtdla collezione Gosselin, dandone anzi il solo rovescio. La strana ed enigmatica leggenda AVGG AVG 38 FRANCESCO GNECCHI è una di quelle che si prestano a svariate interpreta- zioni e gli eruditi non mancarono di torturarsi intorno ad essa l' ingegno, joi'opo^sndone parecchie basate sulla storia e sulla genealogia dell' imperatore. Mi guarderò bene dal richiamare tutta la storia di tale disputa, che durò molto tempo come le altre di questo genere, le quali non possono esser risolte se non colla induzione. Non luhet ejus dissidii hisloria scribere , dice Eckhel; ma, semplicemente riassumendo, ac- cennerò come, dopo d'aver eliminato le interpretazioni meno persuasive , come Augiistissimiis Angustus , — Augusti Germanus Augustus — Augusti Genilus Au- gustus e altre simili , i più recenti numismatici, se- guendo Eckhel, scelsero come le migliori queste due : Augusiorum Augustus — Augusti Gener Augustus, e si fermarono di preferenza a quest'ultima, che ram- menta il matrimonio di Graziano colla figlia di Costanzo II. In quanto a me, io mi fermerei invece assai più volentieri alla prima , per la ragione che è la più semplice. Bisogna premettere che le leggende delle monete furono incise per essere intese da tutti e quindi anche dal popolo, tanto è vero che la leggenda in di- scorso è rarissima sulle moneto d'oro e d'argento e meno rara invece su quelle di bronzo. Posto tale principio, sembra assai poco naturale che le lettere si debbano dividere a guisa d'indovinello e che il cervello debba lambiccarsi per trovare significati che possano in qualche modo correre colla storia. L'ab- breviazione AVGG la troviamo mille volto nelle mo- nete romane e s' è sempre letta per AVGVSTORVM. Perchè dovremmo darvi su questa sola moneta un significato differente dal solito e inteso da tutti? Certo che la preferenza a tale lettura non la accorderei pel motivo della punteggiatura addotta dal Beauvais, il quale pretende debbasi cosi leggere e COLLEZIONE ERCOLE GNECCHI A MILANO 39 non altrimenti , essendo scritto AVGG- • AVG con un punto fra le due abbreviazioni. Con buona pace del signor Beauvais e di chi l' ha seguito, non credo che tale punteggiatura abbia mai esistito fuorché nella fervida immaginazione di chi voleva trovare una prova materiale di ciò che aveva in mente di dimostrare. Né su questo denaro, né su alcun' altra moneta di Graziano , come su nessuna contempo- ranea, si trova punteggiatura di sorta. La ragione della preferenza, sta semplicemente nell'accennata dall'uso comune, accordandosi al quale ben raramente si sbaglia. Eppure anche a questa in- terpretazione di Augustorum Augustus, che a taluno può sembrare indubbia, qualche opposizione si può fare, ed è che il significato letterale o dirò assoluto ne riesce poco chiaro ; e se si volesse trovarvi quasi un riscontro nelle leggende REX RE&NANTIVM, BacrOsu,- BacO.Ewv , che circondano il busto del Cristo sulle monete bizantine, sarebbe stato certamente troppo ardito per l'imperatore Graziano , il quale avrebbe dovuto ritenere assurdo l'intitolarsi l'Augusto degli Augusti , quasi che gli altri due Augusti, che con- temporaneamente si dividevano l'impero del mondo romano, fossero suoi vassalli. Se invece di AVGVSTORVM AVGVSTVS si leggesse AVGVSTORVM AVGVSTISSIMVS il più Augusto degli Augusti, quella certa supremazia, cui Graziano pare volesse alludere al primo giun- gere al potere (poiché questo e non altro è certa- mente il significato dell' era nuova accennata nel rovescio, GLORIA NOVI SAECVLI), sarebbe assai più feli- cemente resa. — La preminenza, quantunque abba- stanza chiaramente affermata, non invaderebbe cosi il campo degli altri due regnanti e non ne oifende- rebbe troppo apertamente le suscettibilità. Ma, facendo di nuovo valere l'argomento della semplicità e dell'uso comune — che é sempre Far- 40 FRANCESCO GNKCCHl gomento più forte — , come abbiamo accettato di interpretare AVGG per AVGVSTORVM , dobbiamo del pari e con più forte ragione accettare l'interpreta- zione d'AVG per AV&VSTVS, perchè sempre cosi usato nell'estesissimo liso comune stabilito da secoli. E del resto bisogna considerare che si tratta di leggere una abbreviazione, la quale, se fu chiara, come è a supporsi, pei contemporanei , non lo può essere del pari per noi troppo lontani posteri ; e a chi una delle due ultime interpretazioni proposte non garbasse, resta sempre la scelta fra le vecchie.... o anche la libertà di trovarne una nuovissima! Altra particolarità filologica o grafologica , che forse merita di non essere trascurata in questa mo- neta, è la dizione NVVI per NOVI del rovescio. Potrebbe essere un semplice erroi-e dell'incisore e allora senza alcuna importanza ; ma potrebbe anche darsi che la trasformazione dell' O in V fosse, quantunque rara- mente, ammessa in quell'epoca. Ai filologi il decidere. 85. Terzo di Soldo d'oro. — Dopo Coli. 25. ly — D N GRATI ANVS P F AVG Busto diademato a destra col pahidamento. ^ — VICTORIA AVGVSTORVM Vittoria che passa a sinistra con una corona e una palma. AU'esergo TROB. Questo tipo , comune sotto altri imperatori, è rarissimo fra le monete di Graziano, e sarebbe anzi unico in oro. Cohen non dà che un denaro con questo tipo , riportandolo incompletamente (ossia senza il diritto), da d'Ennery. Francesco Gnecchi. POSTILLA ALL'ISCRIZIONE ETRUSCA DEL SEMISSB ROMANO D' A lì E Z Z L'iscrizione etnisca del seiiiisse romano sestan- tario, trovato 1' anno 1890 in Arezzo, presso la ne- cropoli del poggio del Sole W: ^ 3 I / I V ^ 1 fl (-1 ^-' — -) deve leggersi, a parer mio : Ci'hiepeve Arcuizies. Essa trova così riscontro, sotto il rispetto ono- mastico, p. es. neirepitafu) cliinsino : *r)ansi-Zu\/nis' (Fabretti, tav. XXXII, 837); epitafio di nn (ni(tnì\ ossia, circa, 'liberto', secondocliè questa parola è tradotta latinamente in due bilingui (Fab., 794, bis; Gamurrini, tav. VIIT, 719) — come dimostrai-ono il Dcecke fHezzenberger's Beitr., IIJ, p. 309), e il Panli ('Ktrusk. Stud., IV, p. 11, 6«;), col confronto dell'altro epitalio, esso ancora di Chiusi : eansi : Petrus': Imi/ ni : (Fab., Terzo Sujjplem.. 232). (1) Gamuukim, />/■ iiìì SPinit-HK ili Roma con rtrii-^r/i-; iarrieioin, in questa Rir. It. di Xitin., IV, p. 3'21-3-24. 42 ELIA LATTES Torna perciò probabile che un laiitni sia stato altresì il personaggio del semisse ; e ben conviene infatti il suo nome, quale. a me sembra, a tale ma- niera cV uomo. Di quello ritrovo , il primo termine (Criuepeue) sopra il coperchio d'un ossuario del museo di Firenze : Arnt. S[t]eprni \ Kr[ii]ipuus (Fab., tav. XXIII, 213); la cui lezione riesce così assicurata , dovechè finora ondeggiavasi appunto in riguardo all'ultima parola, a cagione dell'incerta forma del terzo elemento, che l'artefice verosimilmente sbagliò e poi corresse. — Quanto al secondo termine {Areiiizies) della nostra epigrafe, tra i personaggi menzionati nell'iscrizione celtica di Novara, ò Anarevìs'eos; nome che, dal Flechia in poi, tutti considerarono composto della preposi- zione an- e di Are-vis'eos (cfr. Are-morica, Are-late, ecc.) : ora codesto semplice Arevis^eos, sino al ^ìresente sol- tanto conghietturato, s' ha appunto , so ben vedo , in Areuizies, con ;r per s, come p. es. nell'etr. Gazi di una bilingue (Fab., 460) per Cassius del testo la- tino conispondento , o come nell' Utuze di due sca- rabei etruschi , uno di Bolsena (Fab., 2094 bis A) , l'altro di Chiusi (Fab., 483 bis), per ■oS'.^cr:,- (i). Fu adunque Arew'zie, il padrone o patrono , a dir così, di Criuepeue, un Gallo. Egli trova nell'etrusca epigrafia numerosi compagni: Cale (Fab., 254, 894, 2582 , Gam. , 147 , 219) ; Calec (Fab. , 2072) ; Cales (1) Per Vili di Crìnepeue rimpetto all'i/ di Kraipims, cfr. p. es. Par- tinnus Fab. HI, 371 con rarlanus, 367 .sg., Tincuntnal Gam. 694 con Ta- cutUines' Fa.h. liT2. eritìnras, nell'iscrizione di Magliano, p. es. con T'i^/'j!- na^aras' Fab. 1914 A 6.20; per Ve (Criuepeue) rimpetto all'/ (Kruipuus), cfr. p. es. Easun Fab., 252) per liaiuv , Menerra Fab. 1019 ecc. con lat. M inerra , .Leene nella bilingue Fab. 253 con lat. Licini. — Scrive del resto il Gamukhini (p. 323): " Si può ben supporre che il re, col rima- E. LATTES - POSTILLA ALLISCRIZIONE ETRUSCA, ECC. 43 (Gam., 668); Calie (daui., 220); Calis (Fab., 2099), Calis (Gain., 746); Calia (Fab., 625, Gam., 148); Callia (Fab., Ili Sappi., 110, 111, = Gara., 149, 150), Calesa (Fab., 119), Oj/^^'?' (Fab., 346); poi Celtas... (Fab., 2321), Kel^ual (Fab,, 1318) , Celinal (Fab., 1014 bis) e Cel- tacual o Celtalaal (Fab., 112, Gloss., 821); infine, per quant'io so, Avilerec (Fab., 2304), cioè, se ben vedo, Aulercns. Trova qnesti compagni sopratutto intorno a Chiusi (Cale, Calia, Callia, Calesa, Celinal, forse Cel- tacual). di dove, secondo la tradizione , sarebbe ve- nuto a' Galli r invito di varcar l'Apennino ; gli Au- lerci poi, già si ricordano fra i seguaci di Belloveso, e ad essi anzi rannoderebbosi il nome stesso di Medio- lanum. Ma piacerà forse in ispecial modo ai romanologi la presenza, che sarebbe così documentata dal nostro semisse, di Colti in Arezzo: giacche essi c'insegnano, che si danno u al versante mediterraneo dell' Apen- nino, in una sezione del vero territorio etrusco, cioè nella regione arezio-perugina, dei cospicui caratteri gallo-italici emiliani » '•'^\ Elia Lattes. nere più distaccato deU'iiUrc lettere, sia Pusitato prenome di re per irìe (veìius) n. Se quindi il distacco è sensibile, e tale da doversene tener conto, preferirà l'orse taluno, sia per tale motivo, sia por la cacofonia, qaale a noi pare suoni, della parola Criu^peic;, di dividero Crimpe-Ve ; e sarà, o l'e{l) Criiiepe , col prenome posposto , come nell i bilingue di Pesaro e come in tante epigrafi dell'Etruria meridionale; oppure: Criuepe di Areuiiie, pur sempre stando ferme le cose sopra osservate. Si confron- tino : Fab. 1149, rd per !>/, 7O0 ter Uelits per ì^clun, ecc.; Fab. 249, L. Pitpuni \ laicfni] Aìkùhìs' \ Verus' ecc.; Fab. 1896, Lir/jc Mffn's' \ Spurinai' lau'Jnij. A me, tuttavia, più arride, per ora, la lezione pro- posta qui sopra. (2) Ascoli, Arch. f/httol. ititi.. II. p. 452, cfr. 443-453. APPUNTI NUMISMATICA ITALIANA I LUKilXI DI GIULIA CE NT URTO XI SERRA PRINCIPESSA DI CAMPI (16G8-1GG9). Xel quarto fascicolo 1890 di questa Rioista ho pubblicato tro luigini di Giulia Centurioni , coniati a Campi (i). Questi luigini , prima d' allora affaito sconosciuti, provenivano, come accennai, dal celebro ripostiglio di Andros . scop(u-to nel settembre del- l'anno 1889. Chi ha qualche pratica di ripostigli, sa che questi ben rado giungono intatti nelle mani degli amatori, specie quando si tratta di considerevoli quantità di monete, e ciò per varie cause che non è qui il caso di indagare. Così avvenne che, aveiido (1) Tre lui'jini inediti di ('amili, (Hir. Uni . di inmi., Anno ITI, IS'JO, pag. 533-5-121. 4G liRCOLE GNIiCCHI io in seguito fatto nuovi acquisti di quelle monete, vi trovai parecclii altri esemplari del luigino di Campi, fra cui alcuni varianti dai tre descritti, tanto da poterne mettere insieme complessivamente undici varietà. Trattandosi di una zecca rara e poco conosciuta, ho creduto opportuno il tener nota delle varianti di un luigino di cui l'Olivieri, nella sua Monografia su quella zecca (2) , deplora di non aver j)otuto ve- dere un solo esemplare, malgrado le indagini da lui fatte nei varii musei d'Europa. Alla descrizione dei luigini farò seguire qualche osservazione sul loro peso, che ho potuto meglio controllare, disponendo di vari esemplari, e sul loro titolo, pel quale ho fatto eseguire qualche assaggio. 1. LUIGINO. — (gr. 1.100-1.800. — Tit. 488). ^ — IVLIA • NI • PRINCIP CAMP • Busto di donna a destra. Sotto il busto, un jmnio ip). (2) Olivieri A, Monete e Sigilli dei Principi Ceiituriotii- Scoiti che aevhansi nella 11. Università ed in altre collezioni di Genera. Ivi, 1862, in 8°, pag. 27. (3) Non credo del tutto inutile comprendere nella descrizione anche i punti, le rosette, le stellette ed altri segni che si trovano su questi lui- gini, tanto più che nei contratti di zecca , pubblicati dall' Olivieri nel- l'opera citata , si parla talvolta dell'obbligo di porre un contrassegno sulle monete. Questi piccoli segni dunque, che si ritengono general- mente cai^ricci dell' incisore, potrebbero forse in seguito, colla scorta di qualche nuovo documento, farci conoscere il nome dello zecchiere o del- l'incisore, o fors'anche quello delle varie officine che lavoravano con- temporaneamente nella giurisdizione di Campi. I LUIGINI DI GIULIA CENTURIONI SERRA 47 9/ — CENTVPLV • GERMINAB • Stemmca coronato coi tre gigli di Francia , sopra i quali il lambello a tre pen- denti. Ai due lati dello stemma, la data 16-68. Sotto lo stemma, tota stelletta. \ {E. Gnecchi. Tre Luigini inediti di Campi. Riv. italiana di Num., 1890, pag. 536). 2. LUIGINO. — (gr. 1. 800 — 2. 700). ÌB" — Come il precedente. . 9/ — CENTVPLVM • &ERIVIINABV. Come il precedente. 3. LUIGINO. — (gr. L 700-2. 300. — Tit. 488). ^ - IVLIA ■ M • PRINCIP • CAMPI • Busto di donna a destra. Sotto il busto, im ])unto. 9/ — CENTVPLV • GERMINAB. Stemma coronato coi tre gigli e il lambello come nei precedenti. Ai lati dello stemma, 16-68. Sotto lo stemma, ima stelletta. 4. LUIGINO. — (gr. 1. 800-2. 300. — Tit. 472). Variante del precedente. T^ — Sopra lo stemma , un punto fra due ì'osetle ; sotto lo stemma, una rosetta. 5. LUIGINO. — (gr. 1.900). Seconda variante del N. 3. J^ — Sopra lo stemma, un punto fra due stellette ; sotto lo stemma, ima stelletta. 6. LUIGINO. — (gr. 1. 800-2. 000. — Tit. 428). Terza variante del N. 3. 9/ — CENTVPLVM • GERMINABV • Sopra lo stemma, un punto fra due rosette : sotto lo stemma una rosetta. {E. Gnecchi. Op. cit., pag. 537). 48 ERCOLE GNECCHl 7. LUIGINO. — (sr. 1.500-1.700. — Ti!. 488). ,D' — IVLIA • M • PRINCP [sic) CAMPI. Busto come nei precedenti. 9' — CENTVPLV • GERMINAB • Stemma e data e. s. Due stelle/le sopra lo stemma, e una sotto. 8. LUIGINO. — (gr. 2. 200-2. 400). ÌB' — IVLIA • M • PRINCIP ■ GAMI • {sic). Busto come nei precedenti. Sotto il Ijusto, un jnmto. ^ — CENTVPLVM • GERMINABY. Stemma e. s. , e ai lati 16-68. Sotto lo stemma, uìia stelletta. 9. LUIGINO. — (gr. 1. 0OO-2. 200). ^ ~ IVLIA • M • PRINCIP ■ CIAMP ■ {sic) Busto e. s. ì]i — CENTVPLV • GERMINAB • Stemma e data e. s. Sotto lo stemma, una stelletta. 10. LUIGINO. — (gr. 1.700-2.400. — Tit. 429). fiy — Come il precedente. I>' — CENTVPLVM • GERMINABV • Stemma e data e. s. Sopra lo stemma , ì'ji iiunto fra due rosette ; sotto lo stemma, una rosetta. Questi sbagli di leggenda, che ritroviamo nei tre ultimi luigini descritti, (PRINCP — CAMI — CIAMP), e di cui non mancano esempì in monete di altre zecche , possono essere casuali e dipendenti dal- I LUIGINI DI GIULIA CENTUKIONI SKRRA 49 r ignoranza o dalla negligenza dell'incisore. È però lecito supporre che le storpiature di un nome di zecca così breve e semplice non dipendano dal caso, ma abbiano la loro ragione nella prudenza e nella circospezione dei principi Centurioni, i quali, dopo aver per un po' di tempo coniato i loro Uligini col nome esatto e intero di Campi , potrebbero aver imitato gli altri fabbricatori di luigini, pre- scrivendo in qualche contratto che il nome della zecca non figurasse così chiaro come per l' addietro, ma potesse confondersi con qualche altro nome. È già sorprendente che buona parto dei luigini di Campi portino per intiero il nome del luogo d'origine, mentre chi conosce le contraffazioni del luigino di Dombes, praticate nelle zecche di Tassarolo , Fosdinovo , Loano, Torriglia, Arqnata, ecc., sa benissimo che quasi tutte portano i nomi del principe e della zecca, se- gnati colle sole iniziali, o almeno al)breviati, e più spesso, in loro vece, non hanno che un semplice motto o l'indicazione della liontà della moneta, talché oggi i numismatici devono accontentarsi di conget- ture e stillarsi il cervello per attribuirle ad una zecca piuttosto che ad un' altra. 11. LUIGINO. — (gr. 1. SOO). ,iy — IVLIA • M • PRINCIP ■ CAMPI • Mezzo busto di doiuui a destra. Sotto il busto, ima /■osella. 9/— P...RA GERMINAI BON {l'I'o-a germinai bona?) Stemma coronato coi tre gigli di Francia, e il lambello a tre pendenti. Ai lati dello stemma 1G-G9. AU'esergo, 4. {E. Gnecchi. Op. cit., pag. '>Tij. 7 EliCOLlC GNl-XCHl Non mi fu possibile trovare un altro esoinplaro (li questo luigino, l'unico dell' anno 1669, e clie di- versifica dagli altri pel motto del rovescio e per l'in- dicazione y, che certamente è il segno della bontà del luigino, ossia di onde quattro. Nei numerosi contratti stipulati dal principe G. B. Centurione co' suoi zecchieri, per la battitura di luìgini od ottavetti (^), troviamo spesso fatta men- ziono del titolo prescritto per essi. Nel primo con- tratto, citato dall'Olivieri, in data 31 agosto 1668, conchiuso fra il Principe e Oiovanni e Lorenzo padre e figlio Massaure, parlandosi dei luigini, i locatori si obbligano ;i, batterli della istessa bontà e qualità, die sor/lioìio battere tiUte le altre zecdte dei Principi circonvicini o stranieri, e così al presente e in avvenire della bontà da sci, quando così faccino e continuino le dette altre zecche, et in evento che da due o tre di esse Zecdie si battesse di bontà di minor somma, ci sarà lecito farli delV istessa qualità e bontà. Colla condizione di lìasarsi suU' operato delle altro zecche , tanto il principe Centurione , quanto i locatori, avevano, come si suol dire, lo spalle al muro, e potevano a lor talento diminuire la bontà dell'argento, giacché essi non potevano ignorare che in quel tempo, e anzi già da qualche anno, nelle zecche dei Principi circonvicini, si coniavano luigini della bontà, di cinque onco, di quattro, e financo di tre i°). Infatti poco dopo, ossia il 6 dicembre di quello stesso anno KiliS, il Principe Centurione conchiudeva col sig. Tjuciano Centurione un contratto sociale per (4) Oi.iviKHi, Op. cit., pag. 21-61. (5j Vedi gli imsmi/i/i prodotti nel mio aiipiiiito 7/ tesoro di Andros. {Itir. Udì. ili ìi'iin., ISitO, pag. 185-111). 1 LUIGINI DI GIULIA CENTTRIONl SIJUUA 51 la battitura di OO.OOO ottavetti, nel ([uale si prescri- veva eh' essi fossero di bontà di cinque con però il solilo rimedio, non omniettenclo però la clausola che, se in appresso le altre Zecche battessero di r/icìio bontà si debba fa^ lo stesso p)er la suddetta somma con ri- durre alla rata li [trezzi e l<> altre cose secondo il con- sueto (*^). ^la le riduzioni sulla bontà di quelle monete non finiscono qui. In un nuovo contratto sociale fra il Principe Centurione e il sig. Giuseppe Maria De-Fer- rari, in data 24 dicembre IGGS, per la battitura di altri GO.OOO ottavetti, si fìssa che detti ottaretti siano di bontà di quattro .... dedottone perij il solito rimedio di uno sino in due denari e sempre colla facoltà di ridui're nuovamente quoll' intrinseco a norma di quanto facessero gli altri C*). I sei luigini da me fatti assaggiaro, e che stanno fra i 428 e i 488 millesimi di lino, dovrebbero ap- partenere ai priuii C(mtratti di l)attitura, giacché il loro titolo si aggira fra le cin(pTe e le sci once, mentre è ragionevole supporre che (juclli Itattuti in seguito non saranno stati di bontà superiore a (piella prescritta. \)ix (juesti assaggi intanto, confrontati con quelli eseguiti sugli altri luigini del ripostiglio di Andros, possiamo dedurre che, fra tutti gli imitatori e contraffattori del luigino di Hombes, i Principi Centurioni furono tra i più onesti. Fatta eccezione del luigino di Trevoux, nessuno degli altri arriva alla bontà dei luigini di Campi N. 1 e 7 (mill. 488), e due soli sorpassano quella degli altri quattro. Nel mio precedente appunto sui tre luigini di Campi, avevo fatto osservare la straordinaria (■fi) Oi.lviKRl, Op. cit., pai;. 30. (7) 0|,i\ i|.;i:l. Op, rit., pag. 3'2. 52 ERCOLE GNECCHl differenza di poso fra quello tre moneto (gr. 1.100, 1.800, 2.300), mentre quello degli altri luigini è molto più regolare. Ora, da un esame praticato sopra un numero maggiore d'esemplari, questa irregolarità di peso risulta maggiore e più evidente, andando da gr. 1.100 a gr. 2.700. Le cause di ciò vanno cercate, come dissi, nella fretta degli zecchieri, i quali do- vevano a brevi intervalli fornire enormi quantità di tali monete. Questa fretta appare evidentis- sima al solo esaminare questi luigini, che fra tutti quelli del ripostiglio sono i più rozzi per fattura e per irregolarità di coniazione. Essi poi, a differenza degli altri, sono di due o tre tipi ben distinti ed evidentemente appartengono a diverse zecche. Sap- piamo dai citati documenti che il Principe Centu- rione, uno dei più attivi fabbricatori di luigini, nei soli anni 1668 e 1069, aveva attivato ben tre offi- cine monetarie in Campi e varie altre in luoghi di sua giurisdizione, come Gorreto, Catabiasco, ecc. Oltre a ciò , come si trova più volte ripetuto nei detti contratti, questi luigini ei-ano esclusivamente destinati al Levante, e più propriamente ai porti della Turchia, dove pare che quelle popolazioni non fossero lise esercitare minuto controllo né sul peso ne sul titolo di quelle monete. Nulla quindi di più naturale che i fabbricatori dei luigini, non avendo altro interesse che quello di produrli in grande quantità , non fossero troppo scrupolosi sulla pi-eci- sione del peso. VI. UN ^FEZZO TESTONE DI FRANCESCO GONZAGA MARCHESE DI CASTIGLIONE. (l.-^04). Le monete di Francesco Gonzaga, marchese e poi principe di Castiglione , sono poclie e rare, ab- benchè, come risulta da documenti, egli abbia fatto lavorare quella zecca per lo spazio di oltre venti anni. Ottenuto nel 159;}, por la morte del fratello Rodolfo, il Marclie.sato di Castiglione, Francesco ne riaperse tosto la zecca, battendo pel primo buone mo- nete in oro e in argento, come no fa fedo una iscri- zione da lui posta nel luogo stesso della zecca, e che troviamo riportata dall'Atfò nella descrizione delle monete dei Gonzaga di Castiglione e Solferino. ìli- leviamo da essa, come sotto il governo di Fran- cesco, moneta aurea el arf/entea cndì coepit anno dTii MDLXXxxirr, die xxt iimii f^^). Se però le monete di Francesco Gonzaga sono generahnente rare, altrettanto più rare sono, al dire dell'Affò, quelle di quest'epoca (ossia col solo titolo di marchese) coniate in sì preziosi metalli. Egli in- (1) Affò Irp:neo, Lemonete.de' GonziKjhi Principi di Castifjlionf delh Sliriere e Signori di Solferino. — Zanetti, Nuova raccolta, eoo. Tomo III, pag. 10". 54 ERCOLIO GNIXCHI fatti non ne cita che tre, una in argento e due di lega. Tutte le altre monete, da lui e da altri pub- blicate, portano il titolo di Principe e sono quindi posteriori al 1609, nel quale anno il Marchesato di Castiglione fu elevato al grado di Principato. Nella mia colleziono possiedo una moneta in argento inedita di Francesco Gonzaga, coniata in questa zecca. Essa porta la data del 1594, ed è perciò una delle prime monete da lui battute. Eccola : (Peso gr. 4C20). ^ — FRANC • GON • S • R ■ I ■ P • MAR • CAS • III • [Franciscus Gonzaga, Sacri Romani Imperii Princeps, Marchio Castillionis Tertius). Mezzo busto corazzato del Marchese a destra : testa nuda. 9' — ET • TIBI • DABO • CLAVES • REGNI • CE [ìorwn). Il Redentore in piedi a s., volto a d., colla sinistra al- zata in atto di ammaestrare S. Pietro che se ne sta genuflesso davanti a lui, tenendo nella sinistra le chiavi. All'esergo : 1594. (Tanto nel diritto che nel rovescio, le parole e le iniziali sono fram- mezzate da piccoli triangoli, sopra i quali sta un punto). La leggenda e la rappresentazione del rovescio sono imitate esattamente da quelle di alcune monete dei pontefici Gregorio XIII e Sisto V. S. Pietro, del resto, era uno dei Santi protettori della famigha Gonzaga e lo vediamo riprodotto su varie monete di IMantova, Bozzolo, Novellara o Guastalla. IN MEZZO TESTONK 1)1 KUANCESCO GONZAGA Questa moneta, opera senza dubbio di valente incisore, è di buonissimo argento, e pel suo tipo e pel suo peso, non esito a chiamarla un mezzo testone. La zecca di Castiglione, durante il dominio di Rodolfo Gonzaga, era caduta molto in basso per la gran copia di falsificazioni d'ogni genere, le quali attirarono sull'autore una (piantità di processi e di scomuniche, dandogli una triste celebrità. Suo fratello Francesco, come osserva giustamente il Kunz, C'^) .. quantunque non affatto mondo del V. peccato delle adulterazioni, occupa un posto più u. decoroso nei fasti della moneta, ed alcuni egregi u pezzi d'oro e d'argento, e qualche impronta origi- u naie, inducono a credere possa essere stato il primo u. fra questi signori che esercitò legalmente il diritto tt della zecca. " L'asserzione del Kunz trova una conferma in questa nuova moneta testò riprodotta, e che per arte e per bontà dell'intrinseco è una delle migliori che s'incontrano nella serie dello monete di Casti- glione. [i) Kunz Caui.o, // Museo lìofluciii aiineiso uìln Civicn HHjliolfca e Mìiseo (li l'adora. (l'eriod. ili iimn. e sfrwj., Voi. I, pag. 250). VII. UN OBOLO INEDITO DI PONZONE. Giovanni, Marchese di Monferrato, discendente diretto dal celebre Marchese Aleramo, morendo senza figli, lasciava, con suo testamento 18 gennaio 1305, il suo possesso alla sorella Violante, moglie di An- dronico Paleologo, imperatore di Costantinopoli. Essa destinò quello stato al suo secondogenito Teodoro, il quale, essendo allora di soli quattordici anni, sa- puto che Manfredo di Saluzzo, altro discendente diretto del Marchese Aleramo, accampava diritti alla successione di Giovanni, e già si disponeva a pren- dere le armi, partì sollecitamente da Costantinopoli e giunto a Casale, prese possesso del Monferrato, mettendosi subito in guerra, non solo contro il Mar- chese di Saluzzo, ma ben anche contro i Conti di Provenza, e quelli di Savoia, che minacciavano di invadere il suo possesso. Frattanto, per dar segno di sovranità, e certo d'averne il diritto per essere figlio dell'imperatore greco, aveva aperto una zecca in Chi- vasso, battendo monete in suo nome, quale marchese del Monferrato. Vedendo ciò, i marchesi di Saluzzo, di DogHani, di Ivrea, di Incisa , di Cortemiglia, di Ponzone, ecc., tutti ugualmente discendenti dal Marchese Aleramo, ritennero aver il medesimo diritto di Teodoro, e di propria autorità coniarono monete col nome dei loro possessi. Ma qualche anno dopo, l' imperatore En- UN OBOLO INEDITO DI l'ONZONE 57 rico VII, con sua grida 7 novembre 1310 W, proibiva nominatauiente le monete di questi marchesi, com- prese quelle di Chivasso, perchè battute in feudo im- periale, senza l'autorizzazione del loro sovrano, a. e a tale decreto ebbe istantaneo effetto, " nota l' il- lustre D. Promis (~> .. poicliè ad eccezione di quelle u dei Marchesi di "Monferrato che continuarono a la- u. vorarne forse per avere a tale effetto ottenuto da « Cesare una concessione a noi sinora ignota, tutte le u altre zecche verniero immantinente chiuse, comprese u due non nominate nell'anzidetta grida, cioè quelle u dei marchesi di Saluzzo e del Signore di Dogliani, u ambidue del medesimo casato e tutti dello stesso « stipite degli avanti nominati, e questo probabil- IX mente perchè tali monete furono emesse in sì pic- u colo numero da ri mailer ignote al fìsco imperiale. » Per tale motivo, le moneto di queste zecche e di quest'epoca, che nella accennata grida sono specificate coi nouii di marcliesaìiì, tijrnUiiìj e ì^assinì, sono tutte rare ; anzi qualcuna di tali zcìcclie non è coiiosciuta che per un solo tipo di moneta: fra queste è Ponzone. Morel-Fatio j)ul)blicava pel primo un matapane di questa zecca aleramica ''^i. La stessa moneta fu l'ipubblicata nel 1888 dall'egregio dott. Solono Ambro- soli nella descrizione di un ripostiglio di monete ita- fi; Vedi Ciampi S., .V«//-iV ilrììn rifu ìfl/rnir/a e ch'iili scritti nuìiiis- matici ili Gioiyiii l'inni. Firenze, 1S17, in-S'^, pa^. -Jl-ij. Questa grida è |iure riportata dal Gazzkiìa , a pag. (Jó , de' suoi Diii-ursi intorno alti' zecchi" e d'I alcune rare monete ijei/ìi unticìii innrclirsi di Cr'/n, Jìniaa e ilei Carretto. (■2j Monete ili zecche italiniie ineiìiie u cnrrrtlr. .Minutrin ter^d. Torino, 1871; in-4, pag. 39. (3) Monna/es ile C'ortenii'/ìiu et 'h- ['onziine. [Il^^rue belge. 1S6."), pag. ISs- 442). Nello stesso articolo l'autore pubblica un matapane anonimo, colla leggenda co.mes s . MAitriN . .mar. e propone di attribuirla ai Conti di San Martino del Canavese ; attrilmzione contestata dal Promis. 53 kiìCom; gmx.chi liane jnodiocivali W; in quella medesima pubblicazione r autore faceva conoscere tre niatapani colla leg- genda: HER : E? ■ CVR — HER • ì ■ CV^R — HENR ! • CVNR. attribuendoli ad Kitrico e Corrado Marchesi di Novello e Millesinto, e quindi probabilmente alla zecca di Ponzone (5). In ogni modo la sola moneta, finora conosciuta, col nome di Ponzone, o quindi di indiscutibile attri- l)uzione, è il matapane pubblicato dal Morel-Fatio, e riprodotto dall' Ambrosoli. Poco tempo fa ebbi la ventura d'acquistare per la mia collezione una nuova moneta col nome di (juesta zecca. Dessa ò un oboi.o, ossia metà dell'/m- pcriah piccolo. Eccone la descrizione : (Peso gr. (». -JTKJ. jy — In giro + MARCHIO • ^^^ cainpu, fra un giro di perline o disposte a triangolo, le lettere N • E • S • Nel mezzo un ijuiito. ]^' — Hh D • PVNCONO • Croce, fra un giro di perline. Anclie quest'obolo, al pari del matapane di Pon- zone sopracitato, è moneta anonima e consorziale, non portando il nome de' suoi autori, ma solo l'indi- cazione di MARCHIONES. Essa fu dunque battuta da due o più marchesi di quella giurisdizione. (4) Il r/jin^liij/in ili L'' — LEO • X • PONT • M • Scudo a testa di cavallo collo stemma Medici. In alto le chiavi incrociate, sopra le quali il triregno. Abbasso, ai lati dello stemma, due armette ; a sinistra quella della Chiesa di Ravenna, a destra quella del Card. Fieschi. 9^ — S • APO • AR • RAVE • S. Apollinare in piedi di faccia in abito sacerdotale e mitrato. Tiene il jii^storale nella sinistra, e ha la destra alzata in atto di Ijenedire. (Peso gr. 3. 450). Il Fioravanti, lo Scilla, lo Zanetti, l'Argelati, il Cinagli, ecc., ci hanno fatto conosfere alcuni tipi di monete battute da Leone X a Ravenna, ma tutte in argento. Lo zecchino, tostò descritto, ed esistente nella mia collezione, è finora la .sola moneta d' oro cono- sciuta di Leone X per Ravenna; è inedita, e, ch'io mi sappia, non ne esistono altri esemplari. Il Card. Nicolò Fieschi, il cui stemma figura nel diritto accanto a quello della Cliiesa di Ra- 62 KUCOLi; GNIiCCIU venna, eletto nel 1516 Arcivescovo di Ravenna, aveva ottenuto da Leone X, come attesta il Fabri nelle svie Sagre Memorie di Ravenna, u. un privilegio u amplissimo confirmatorio di quanti insino all' ora .i i passati Pontefici e Imperatori alla Chiesa nostra il avean concessi W. " In quel privilegio, datato da Roma li 18 sett. 1517, è fatta speciale menzione del diritto di batter moneta, colla espressa condizione quod moneta praedicta sit ligae per Cameram Aposio- Ucam tam in l'rhc, quam in aliis Tìomanae Ecclcsiae locis, ordinatnc. Il Cardinal Fioschi pertanto riaperse la zecca nel Palazzo Arcivescovile; ed era ben natuiale che, come a quel tempo tutte le zecche delle città appartenenti al dominio della Chiesa, quali Pesaro, Ancona , Perugia , Fuligno , Camerino , Modena , Parma, ecc. battevano moneta, non solo in argento e rame, ma benanco in oro, così anche Ravenna non dovesse starsene indietro dello altre. Il Card. Fieschi anzi, interpretando in modo assai largo il detto pri- vilegio, e ben sapendo in quale alto onore fosse sempre stata tenuta presso i pontefici la Chiesa di Ravenna, fece di più. Dopo aver coniato, come vedemmo, mo- nete in oro e in argento, col nome e le armi di Leone X, limitandosi a farvi incidere il suo stemma vicino a quello di Ravenna, in duo altre monete di ' bassa lega, soppressi totalmente il nome e le armi del pontefice, vi fece coniare, da un lato, il suo proprio stemma colla leggenda : N • CAR • FLISCVS ; e dall'altro lo stemma della Chiesa di liavenna, colle parole : ECCLESIE RAVENE e ANTIQVE RAVENE C^J. Così egli, (1) Fabri Girolamo , Lp. sagre immorii' di liarenna antica , Ve- nezia 1664, in-8, pag. 540. (2) Faiìri, Op. cit., pag. 541. — Zanetti, Nuova raccolta delle monete, ecc. Tomo II, pag. 413, in nota. •— Bellini V., De monetig Italiae, etc. dis- sertatili II. pag. 123. — ClNAGLi. Le Monete dei Papi, pag. 88. N. 139. UNO ZLCCHINO 1)1 LIIONE \ l'KR liAVi:NNA 03 con esempio affatto nuovo nella serie delle monete pontificie , s' era sottratto alla diretta dipendenza del papa, ed aveva, in certo qual modo , creato monete autonome della Chiesa di Ravenna ; dico au- tonome, non trovandosi in quelle due monete alcuna parola, alcun simbolo che si riferisca alla Signoria pontificia, mentre è noto che fino a quel tempo gli arcivescovi, i legati, i governatori pontifici non ave- vano mai messo sulle monete il loro nome in luogo di quello del pontefice ; ma solo vi avevano fatto incidere, accanto allo stemma della città, quello della loro famiglia. Che se qualche volta manca in tali monete il nome del pajia, vi vediamo però sempre in sua vece lo stemmi papale o almeno le Chiavi col Triregno. Un solo esempio da ])aragonarsi a questo ce Io offre il contemporaneo Cardinal Giulio, de' Me- dici (poi papa Cleuiente VII), il quale, governando a nome del papa Leone X la città di Fabriano, vi battè alcune monetine col solo suo nome e stemma, e con quelli della città (3). Queste due eccezioni non sa- preuimo spiegarle se non colla straordinaria potenza e grandezza a cui questi due Cardinali (e specialmente il secondo) erano saliti durante il pontificato di Leone X, talché s'erano creduto lecito ciò che niun altro fino a quel tempo aveva ardito di fare. (3) Ramki.LI Camh.I/), />-//'( znni fit'iriidie-t", ; con giunte e corre- zioni di A. II. Caucich, pi.i;. 17- IS; tav. annessa, N. 2 e 4. — CaL'( ICH A. K., Monete iii'-iìite, corrHtf o nii-p. (Hi!/, ili irun. ititi. Anno II, pag. 12-10, l)ag. 20j. — T. Gestii,! hi Knv km.onk, I>i uii'i moiftn iii"'lita di papa Cleuiente VII e deììn zecca il' F.ihriiin') n"J ■i-'coìo A'F'/. (Unii, di niiiii . e nfrof). di Camerino. Voi. I, pag. il-.'ioj. IX. UN MEZZO GROSSO DI PAOLO III l'KK CAMKKLNO. Il Ch.mo Monsignor M. Santoni, nella sua bella Monografia sulle moneto di Camerino (^), parlando a pag. 58 delle moneto ivi battute da papa Paolo UT, riporta, togliendolo dal Garampi, un documento di quel pontefice, relativo a quella zecca, pubblicato nel 1539, ossia appena egli ebbe ridotto Camerino sotto il dominio della Chiesa. Eccolo : Anno 1539. Capitoli della zecca di Camerino per anni 5. — Battinsi scudi d'oro da 22 carati, taglio 100 per libbra. — ,D' S PAVLVS CAMERINI. — ^ Arme. — Mezzi grossi papali di fino onde 11. 7, di peso denari 1. 13 lj6, al taglio ISO per libbra. — ^ VENANTIVS MARTYR PROTECTOR CAMERINI. Effìgie del Santo. — ^ Arme. — • lìajocchi papali di fino onde 9. 18, taglio 930 per libbra. — (B' S VENANTIVS CAMERINI. Mezza figura. — ^ Arme. — Quattrini papali di fino denari 20, taglio 440 per libra. — i^" S ANSOVINO. — ?.' Arme. « Di quest'atto " — aggiunge il citato autore — " non apparisce il nome dello zecchiere che ottenne (!) Santoni Milziade, Della zecca e delle monete di Camerino. Fi- renze, 1875, in-8, con 6 tavole. rS MKZZO GKOSSO L>! PAO[.0 III Pi:R CAMERINO G5 ti la concessione ; ma gli scudi d'oro, i hnjocchi o u. hajocchelle d'argento, e i ijuattrini di mistura fu- u rono certo battuti ; se lo fossero parimenti i mezzi li grossi, possiamo dul)itarne, non essendone giunto tt alcuno a nostra cognizione, nò degli autori che « largamente trattarono di siffatte monete (-). " Ora, a completare la serio dello monete di Paolo IJI battuto a Camerino e indicate nel citato documento, sono in grado di presentare ai miei let- tori il seguente mezzo grosso, recentemonte scoperto ed entrato nella mia collezione. Stemma Farnese (Peso gr. 1.250). ^ — • PAVLVS • MI • PONT • MAX sormontato dal triregno collo chiavi. 9/ — + S • VENAN • MARTI ■ CAMARI • P (ro/,'c/,jr). TI Santo in pieili di prospetto. Ila il ve.ssillo nella destici e .sostiene colla sinistra la città. .\ destra, nel campo, la cifra M • B, chiusa in un circolo a foggia ili cu(jre e sormontato dalla croce. Second(_) il citato documenti», cniesti mezzi gi'ossi papali dovevano essen; di /ino (mcie II. /. ''// peso denari J. J!> 1](!, al taglio di 180 per Uhijì'a. Il loro ti- tolo era dunrpie di 917 millesimi di liiiu e il peso (2) Saverio Scilla, nella sua /ìi-er:: luilhid (ìclli- monete iwìitificic antiche e moderne, ecc., trattando, a pa^:;. 237, della rarità delle singole monete di Paolo ITI. aggiunge: Sono rari i \le:;l ijros^i di S. ì'eìiamio. Xella descrizione poi delle moneto di quel pontefice l'autore non pulj- blica alcun tipo di tali moneto. 66 E. GNECCHI - UN MEZZO GROSSO DI PAOLO III (li gv. 1.823. La sensibile differenza fra questo peso G quello del mio esemplare, che è di gr. 1. 250, è dovuta totalmente al deplorevole stato di conser- vazione della moneta, la quale ò tosata, alquanto mancante da un lato, e in genere consunta per l'uso fattone. La sigla M • B, che vediamo nel rovescio e che non si riscontra in alcun' altra moneta di questo pontefice, è assai probabilmente quella dell'incisore, il cui nomo ci è tuttora ignoto. Ercole Gxeccui. GROSSO INEDITO GIAX GALEAZZO VISCONTI PP:R VERONA Non ricordo bene donclo questo pezzo mi sia venuto. È certamente uno dei primi acquisti della mia collezione. Nemmeno mi consti) sia stato pubbli- cato finora W. Dal metallo che, assaggiato, sembra essere ar- gento puro, e dal ])eso di due grammi e ventitré centigrammi lo giudico un grosso. Salve le varianti indispensal)ili a i|ualiiicaro altra città è lo stessissimo di quello descritto nelle Monete di Milano (Gian Galeazzo Visconti, n. 5, tav. Vili, n. 4) che pui'e possiedo (-'. Ebbi ([uindi tutto l' agio di raffrontare i due esenq)lari. Per meglio spiegarmi riproduco qui le due monete, segnando con n. 1 il grosso veronese, col n. 2 il milanese. fi) Il Sig. Cav. Ercole Gnecclii no possiede un osoiiiplare del peso di grammi 2,50. (2j Le Monete di Milani) ne indicano il peso grammi •2,10. II mio dà grammi 2,25 ed alla pietra t'u riscontrato di argento fino. 08 (;irsKi>PL-; gavazzi In diritto è la stessa biscia accostata da G Z incorniciata da quattro archetti disposti in croce entro un cordone circolare. In rovescio la medesima figura sedata di vescovo mitrato, nimbato, amman- tato, col pastoi'ale nella mano sinistra ; solo che lo staffilo, che ò nella destra di Sant'Ambrogio, manca (come di ragione) a San Zenone. Nell'una e nell'altra la leggenda consta di venticinque lettere di caratteri identici : Per Verona ■ì' ■ COMES • VIRTVTVM • D • MLI • VE- RONE &. C • Por Miniano + • COMES • VIRTVTVM • D • MEDIO- LANI • &. C • Como si vedo , soltaiito nove lettere vennero scambiate : MLI • VERONE del n. 1 sostituito a MEDIO- LANI del n. 2. Nei due rovesci le iscrizioni variano in relazione al soggetto, ^[ilano ha S • AMBROSIA MEDIOLAN, e Verona: S • ZENVS (sic) • • VERONA. Essendo questa di dodici lettere e quella di sedici ripartite ia giusta metà ai lati dei Santi, convenne compiere gli spazi con borchie intercalate fra le parole. E lo zecchiere , che non sarà stato un latinista , ed al quale forse il nome di S. Zenone riesciva nuovo ponsò bene dargli la desinenza ns come per AM- BROSIVS. Se l'ortografia ne scapitava, la simmetria e l'uniformità ci avrebbero guadagnato. Probabilmente por ciò, in luogo di DE VERONA, come in tutte le altre monete veronesi dopo il nome del Santo, l'incisore, preoccupato, come pare, deila simmetria, pensò bene sopprimere la particella de per far riescire sei lettere por lato di San Zenone, come sono otto per Sant'Am- brogio. più probabilmente ancora , siccome nelle monete milanesi è scritto sempre MEDIOLANl o MEDIO- LANVM e mai DE MEDIOLANO, fu seguito in questa cir- costanza l'uso milanese anche per Verona. GROSSO INICDITO DI GIAN GAI.KAZZO VISCONTI ITI! Vi:nONA 09 Ora, sovrapponendo per così dire, diritto a diritto rovescio a rovescio dei due grossi rappresentati nella tavola, vediamo una tale coincidenza in tutti i loro dettagli e specialmente nelle pieghe dei palu- damenti pontificali da fare ragionevolmente supporre che gli stessi punzoni abbiano servito per tutt'e due. Xel conio del veronese però il pugno chiuso di S. Ambrogio fu visibilmente ritoccato per farne una palma semiaperta per San Zenone. La sorprendente rassomiglianza dei due grossi che abbiamo riscontrato, la dicitura insolita per Verona e l'ortografìa scorretta del nome di S. Zenone n)i inducono a pensare semmai il veronese non sia stato coniato, o fors' anco addirittura battuto in Milano. Che Giangaleazzo Visconti intendesse uniformare la monetazione pei suoi differenti domini, alla mila- nese, ne abbiamo altri esempì noi denari di Padova o di Verona fatti sul preciso modello di stilano, e nel soldo descritto nelle Mone/e di Milano (Crian (ìa- leazzo Visconti n. 10 e 11 j, simile in tutto ad altro per Verona, nel quale pure le figure dei due Santi diversificano in nulla, nemmeno nelle pieghe dell'ab- bigliamento; tranne lo staffile in mano di S. Am- brogio e mancante a San Zeno. Dev'essere quindi il medesimo punzone riformato nel conio. — Il Sesino di Milano ha pur esitto liscontro con altro di \'e- rona. Produrrò infine il pegione niihuK'se con croce in diritto e Sant'Ambrogio in rovescio [Gnecchi, G 7) similissimo al veronese, che come quello ha due varianti : la croce e la biscia precedenti le iscrizioni del diritto. Chi desidera convincersene non ha che consultare il Litta alla famiglia Visconti o il bell'ar- ticolo di Adriano de Longpérier apparso nella lìeimc Numìsmah'qice di Parigi aniio IS-IO, sull(^ monete del conte di Virtù. 70 G. GAVAZZI - GROSSO INEDITO DI GIAN GALEAZZO VISCONTI, ECC. Tutto ciò dimostrerebbe la corrispondenza della monetazione del nostro Visconti per Milano e per Verona nel grosso, nel pegione e nei loro spezzati, coixie è pure di Padova pel denaro. Forse anche, se non tutte, parte delle monete delle città soggette a lui (Siena eccettuata) sarebbei-o state coniate in luogo con punzoni milanesi, seppure non sono semplicemente un prodotto della zecca di Milano. Ed in questa opinione mi conferma la mancanza di moneta pavese di Giangaleazzo. Sarebbe però desiderabile trovare qualche do- cumento in appoggio del mio supposto, documento che altri più addentro in queste cose forse conosce- ranno, e che, se così fosse, farebbero bene rendere di pubblica ragione. Giuseppe Gavazzi. UNA MEDAGLIA ALFONSINA ORSINI Il Litta, a CdiTcdo del molto, ch'egli dice sulla famiglia de' Medici , riproduco per il bulino le im- pronte d' un buon numero di medaglie , coniate in onore anche di donne, entrate a, far parte, come che si voglia, dell'insigne casato O. K un numero mag- giox-e, restringendosi ai due soli secoli X\" e XVI, ne registra e illustra l'Armand nella sua opera ma- gistrale Les Médailleurs Italiens C-^). Ma né le tavole fi) LiTTA, Fiim'Kjìie. celebri, v. Df Meilici. (2) Les Mnlailli'urs Italiens des XV" et XVL siècles. Paris, Ì68U-87. 72 ni;nNAni)0 mousoi.in' dell' ano , né i volumi dell' altro fan ceimo di una medaglia in onore di Alfonsina Orsini, di cui si am- mira un bell'esemplare nel Museo Civico di Vicenza. La sua dimensiono è di millimetri cinquantasei per sessantadue. D'Alfonsina vi è raffigurato non il sem- plice busto , ma ben mezza la persona e in forma alquanto più rilevata che non si soglia comune- mente nello medaglie. L' insieme , volto a diritta, arieggia a un non so che di dignitoso e d'austero. La testa è coperta d' un drappo , che discende dopo le spalle , le cui pieghe , magistralmente foggiate , la- sciano intravvedere l'acconciatura delle chiome, sfug- genti furtivamente dal lembo, lungo la guancia ed il collo. Il seno, molto rilevato, è chiuso da una ca- micia di lino finissima , stretto da una petturina a ricamo, sopra alla quale allacciasi il busto , adorno agli orli di due liste a trapunto. La manica della por- zione del braccio, che pur fa parte al rilievo, è non angusta , ma larga e foggiata a ricche pieghe. La posa dell'insieme è di matrona non giovane, ma di età alquanto provetta, a cui gli anni nuUa han però tolto della primitiva bellezza. Vi si legge all'ingiro : — ALFONSINA VRSINIA. — La medaglia difetta del rovescio. :•: * Ho detto che Alfonsina apparteneva al casato de' Medici. Figlia di Roberto Orsini, conte, secondo alcuni, di Tagliacozzo e d'Alba (3) o signore, secondo altri, di Parcentro e Oppido (■*), vi entrava nel 1487, (3) LlTTA, Faiiufjìic celebri. De Mciliri. (4) Idem, op. cit. Orsini. VNA MlìDAGLIA DI ALFONSINA ORSINI 73 moglie di Pietro , il primogenito di Lorenzo il Ma- gnifico. Le sue nozze si celebrarono in Napoli alla presenza della corte reale, vivente anche il suocero, arbitro allora più che mai delle sorti d'Italia. Le donne del casato degli Orsini non erano nuove nella famiglia de' Medici. Figlia di Giacomo Orsini v' era già en- trata da parecchi anni la suocera Clarice, moglie a Lorenzo il ^Magnifico e madre di Pietro , morta il 1488. Alfonsina recava in dote Castel sant' Angelo presso Tivoli e si aveva poi da' Fiorentini il lago di Fucecchio (5). Le fazioni , in cui partivansi i citta- dini in Firenze, e la parte seguita dalla nuova famiglia, nella quale era entrata, non le impedirono di mostrarsi devota al Savonarola , clie vi comnioveva a suo ta- lento gli animi de' popolani. Dicesi anzi ch'ossa vi si lasciasse vincere talvolta dal generale entusiasmo sino al delirio (*''. Mutate le sorti de' Medici con la venuta di Carlo Vili di Francia , s' accompagnò neW esilio al marito, profugo a Bologna, a Venezia , a Siena , ad Arezzo , a Roma ed altrove. E noli' esilio non isniise, secondo il Nardi, di sollecitarne il ritorno in Firenze, orgogliosa com'era che si riacquistasse da lui il perduto potere CO. Non è questo il luogo di raccontare come nes- suuo de' parecchi tentativi e nommon l'ultimo, spal- leggiato da' Veneziani e dal Duca \'aleutino , fosse coronato da felice successo. Gioverà piuttosto ricor- dare che Pietro, deluso nelle sue speranze, si pose agli stipendi de' Francesi, co' (piali prese parte alla battaglia del Garigliano, combattuta contro gli Spa- gnuoli , capitanati da Consalvo di Cordova , il 28 (5) Idem, op. cit. l>e Medici. (6) Idem, op. e loc. cit. (7) .Vakdi, htorir della città di Firciue, Voi. I, lili. I , pag. :i2. F renze, 1858. BERNARDO MORSOLIN dicembre 1503. Ma la rotta, toccata dall'armi fran- cesi in quella memoranda giornata , gli riusciva fatale. Narrano gli storici eli' egli perisse alle foci del Garigliano, e propriamente a bordo d'una nave, carica soverchiamente di quattro grossi cannoni , ch'egli s'affaticava di sottrarre alla preda del vinci- tore. Il Valeriani racconta invece che, rotto l'esercito francese, si rifugiasse in fretta e in furia a Gaeta, dove aveva già fermata stanza con la famiglia , e che salito sur una nave per riparare altrove, naufragasse con molti altri nel porto di quella stessa città in vista d'Alfonsina sua moglie (^j. * * Perduto il marito noli' età di appena trentatrò anni , Alfonsina perseverò nella via dell' esilio. In Firenze ella aveva dato in luco , vivente ancora il suocero, due figli, Clarice e Lorenzo. E con Lorenzo, nato il 13 settembre 1492 , e con Clarice prese a dimorare, per quanto è dato conoscere, in Iloma. La morte di Pietro, in uggia a' suoi concittadini per la sua malaugurata condotta con Carlo Vili di Francia, parve ammollire gli animi de' Fiorentini, avversi al casato do' Medici. È, almeno, un fatto che ad Alfonsina non fu vietato di rientrare in Firenze e di farvi valere i propri diritti, in ciò che concerneva la dote , sui beni del defunto marito. È anzi fama ch'ella ponesse r opera sua a disporre gli umori de' cittadini in favore degli esuli. Vero è che Lorenzo , allevato da lei, fu poi bandito, siccome ribelle, dalla città; ma non vuoisi perciò disconoscere che a lei fu dato di (8) .To. PiERii Vai.eki.vni, De Lileralorum InfclicUuic, Lib. II, pag. 133, Hemelstadii. 16G1. UNA MEDAGLIA DI ALFONSINA ORSINI 75 concliiudere le nozze di Clarice, sua figlia, con quel Filippo Strozzi, ch'ebbe a finire, più che trent'anni dopo, assai tragicamente la vita ; non vuoisi disco- noscere che quelle nozze passarono in Firenze quasi inavvertite e non furono sturbate che assai legger- mente dai magistrati della città (9). La vita d'Alfonsina in Roma corse, puossi dire, nella oscurità sino al 1512 , quando a' ]\[edici si riaprivano le porte di Firenze. Ma, donna , al dir del (xiovio , di virile prudenza , in quella oscurità non si lasciava da lei di tener d'occhio gli umori de' Fiorentini e di caldeggiare le sorti della famiglia. Ad Alfonsina e non ad altri vuoisi indirizzata una lettera del 16 settembre 1512, con la quale Nic- colò Machiavelli dava ragguaglio della caduta del Gonfaloniere Pier Sederini e di quanto s' era fatto in favore de' Medici (^'^). Fu allora ch'ella ritornò in Firenze e vi diede prova d'una operosità senza pari, scrivendo ora a lioma e ora al campo di Lombardia, procacciando , come s' esprimeva Fili[)po Strozzi in una lettera del 31 agosto 1515 , « riputazione allo u Stato, animo agli amici e timore agli avversi » e facendo, a dir breve , « quoU' offizio che ad altra u donna sarebbe impossibile , a pochi uomini u facile " ^^^). A Firenze non si tolse, se cosi si può dire, un istante dal fianco del figliu. Sollecita com'era della po- tenza della famiglia, di nulla prooccupavasi, quanto (9) EoscoE, Vila di L^-vir X, Voi. IIL cap. VIT, tj XV. Milano 181fi. (10) VlI.LARI, Nicolò Murìiiort'lli i suoi tempi, Voi. II, Lib. 1, C. XV, pag. 108. Firenze 1887. (11) Fkiìrai, iM-i'mino ilf' M>-dici, ctip. I, pag. 8. ^Filano, ]S01. 76 IiriRNAUDO MORSOLIN della vita di lai, di complessione ne robusta, né sana. Del che dette prova specialmente nel giugno del 1514, quando facevansi in Firenze i preparativi di certo feste, istituite da Lorenzo il Magnifico, ed ella commetteva a Baldassare da Poscia di dissuaderlo per lettere dall'esercitarsi nelle giostre, dall' indossare gravi armature e dal correre su grossi cavalli. Insi- steva cioè perchè pensasse quali de' Medici avessero giostrato in antico : pensasse che quando giostrava Pietro di Cosimo , n' erano al mondo ancora il fra- tello ed il padre, preposto al governo della città ; che so Lorenzo il Magnifico aveva preso parte a uguali esercizi, l'aveva fatto quando vivevano ancora il padre, che pur governava la città, e il fratello Giuliano ; che Pietro, il padre di lui aveva pur gio- strato, viventi due fratelli e due figliuoli, ma non senza biasimo. Voleva riflettesse inoltre che la via, battuta da lui, era troppo pei'icolosa per ciò, che si riferiva al casato, non trovandovisi a rappresentarlo ch'egli solo, giovane ancora e inesperto, e Giuliano di malferma salute, celibi entrambi. Esortavalo da ultimo a contentarsi di starsene spettatore, a curar la propria salute, e a pigliarsi pensiero dell' avvenire della fa- miglia. E questi savi ammonimenti faceva ella comunicare a Lorenzo, oppressa da grande passione e quasi con le lagrime agli occhi e con tutte quelle preghiere, che sa fai-e una madre (i^). Con si fatte preoccupazioni dell'animo intorno all'avvenire de' ]\Iedici, era naturale ch'ella vagheg- giasse Dio sa quali parentadi e derivasse dalla viva opposizione di lei se non si potè mandare ad effetto il matrimonio, già patteggiato co' Soderini, tra la (12) RoscoE, Op. cit., Voi. V, cap. XII, § XI e voi. VI. Appendice , n. CXV. ^Milano. 1H16 e 1817. l'NA MliDAGLIA DI ALFONSINA ORSINI 77 figlia di Gianvittorio e il giovano Lorenzo (^3); era naturalo che, malcontenta del tacito e incerto prin- cipato di Firenze , al quale ella avrebbe , secondo alcuni, eccitato e, secondo altri, sconsigliato il figliuolo dal fermarvi speranza alcuna al momento della ri- nunzia di Giuliano C-^), si facesse a promuovere presso il cognato Leone X l'impresa d'Urbino contro Fran- cesco Maria della liovere C^X Fi in Urbino , succe- duto a Giuliano il figlio Lorenzo, non lasciò di spa- droneggiare un istante, sola ed unica, quasi, in una corte frequentata da gentiluomini e abbellita spesso dalla presenza dello più amabili donne d'allora, tra le quali la figlia Clarice , la Lucrezia , moglie di Jacopo Salviali, e la Clementina de' Pazzi, lodata per la sua bellezza ne' liitratti del Trissino (^''O. Alfonsina nìoriva in Roma, di flusso di sangue, il 7 febbraio del 1520, diciassette anni dopo il marito, nato il 1471. Ignorasi quale fosso allora l'etn sua. A chi consideri perù che Lorenzo, nato nel 1492, era stato preceduto da Clarice, non parrà certo inverosimile il pensare che la nascita di lei si scostasse di poco dalla nascita di Pietro. Sicché, se alla morte del marito non toccava la cinquantina, è a credere vi si avvicinasse, per lo meno, d'assai. E le sombianz<', quali si danno a divedere nella medaglia, di cui si parla, non son certo di donna che non abbia varcato la quarantina. Ond' è a credere , mi pare , che non darebbe in fallo chi pensasse che la medaglia fosso coniata in (13) VlLLARI, Op. cit., Voi. ir, Hb. I. cap. XVI, pag. -i^lL'. Firoii/co. IS-^l. (14) NahdI, Op. cit. Voi. II, lili. VI, pa;;. ,3S, nota. Kirenzo IS.jS. (15) LiTTA, Op. cit. Dp Mfiicì f Orabìi. (16) Ferrai, Op. e lor. rit. 78 B. MORSOLIN - UNA MEDAGLIA DI ALFONSINA OliSINI qualcuno degli otto anni che Alfonsina sopravviveva al ritorno de' Medici in Firenze; di quegli otto anni cioè, che son corsi tra il 1512 e il 1520. Si sa che il soggiorno di lei partivasi, particolar- mente in quel periodo di tempo, tra Roma, Urbino e Firenze. E in Roma, dove accorrevano gli artisti, allettati dalla munificenza di Leone X, o in Firenze, feconda allora più che mai d'artefici insigni , usciti dalle scuole specialmente del Pollaiuolo e di Ni- colò Fiorentino, o forse in Urbino, dove il culto delle arti ebbe pure a fiorire, come sotto i Montefeltro e il Della Rovere, così sotto i Medici, è a credere si commettesse e lavorasse 1' impronta, che, pur difet- tando le prove, atte a definire, come che si voglia, r autore, accusa il punzone d'una mano maestra. Vicenza, Gennaio 1892. Bernardo Morsolix. PESI PROPORZIONALI DESUMI DAI DOCUMENTI DELLA LIBRA ROMANA, MEROVINGIA E DI CARLO MAGNO I. Sopra nessun altro arsomento della numismatica me- dioevale i pareri dei dotti furono tanto discordi (jnanto sul vero i)eso intrinseco di;lla lil)ra instituita da Carlo Magno, e sulle fasi per le quali passò la trasformazione del veccliio nel nuovo sistema monetario. Varie furono le caiiioni di queste discordanze: primieramente la poca chiarezza dei documenti in materia di peso: secondariamente l'insuffi- cienza del trovato per le ricerclie troppo limitate : infine l'incerto e variante risultat(j ottenuto dal peso intrinseco dei singoli denari d'argento, unico mezzo dal (juale venne finora desunto il peso della nuova libra di Carlo Magno. L'importanza di questo argomento mi spinse a trat- tarne nuovamente con luiovo metodo, cioè, non rij)ercor- rendo la incerta e già tai;to esplorata via del peso dei denari, ma indagando nuovamente e più accuratamente i documenti dai (juali poteva solo emergere (pialche lume. Credere die la libra nniuina, alla quale tanto eransi abituati tutti i popoli, fosse andata in oblio per quella nuova di Carlo Ma. l)ieoiotto danari [irossi , così detti i {!) <)/,. rit. Voi. ir, p. lOiK (8) Memorie e D.jcuhìuuiì per sm-viro .illa storia del lineato Ji Liu'C.t, T, IV, Docnin. If, p. t. App. 84 VINCENZO CAPOBIANCHI nuovi denari francesi, costituivano l'equivalente di due soldi romani. Anno 803, ai 23 di luglio. Guaseramo prende in locazione una casa da Alperto, chierico rettore del monastero di S. Pietro Somaldi, coll'obbligo di dare al detto monastero « per omnes (( annos quatrajentas et quinqiie diniri boni mundi grossi (9) )). Quarantacinque denari costituivano cinque solidi romani, ra- gionando il solido a nove denari. Anno 805, in giugno. Gariporto parmigiano vende a Jacopo vescovo di Lucca i suoi beni posti nel distretto di Parma presso il fiume Taro per il prezzo «, argentum solid. quadra- (( ginta qainque, ana duodecim dea. prò solid. (10; ». Quaran- tacinque solidi alla francese , di dodici denari a soldo, erano corrispondenti a tre libre a ponderazione romana di quindici soldi a libra. Anno 807, ai 27 di ottobre. Tamperto prete dà a livello la chiesa di S. Benedetto di Villa, con tutti i suoi beni già offerti al Volto Santo, coli' obligo « ad parte prefate Eccl. ((. S. Salvat. censum dare et persolvere... per oinne kal. octuhris c( qiiadraginta et quinque denarios honos mundos grossos expen- . Mezza libra francese. Anno 808, in luglio. Valprando, prete rettore di S. Maria di Sesto, allivella vari beni a Deusdedi per l'annua corrisposta (( lioc est argento solid. quindecim ana duodecim denarios honos (f expendiviles rationatos per sing. solidos (13) ». 180 denari, è l'equivalente di una libra romana. (9) Op. clt. T. V, Part. II, Docum. CCCX, p. 184. (10) Op. eit. T. V. Part. II, Dooum. CCOXIX, p. 190. (li) Op. cit. T. V, Part. II, Docum. CCCXLVIII, p. 207. (12) Muratori, Anfiq. ital. Tom. II, col. 775. (13) Memorie e Documenti per servire all'istoria del Ducato di Lucca. Tom. V, Part. II, Docum. CCCLVII, p. 213. PESI PROPORZIONALI DESUNTI DAI DOCUMENTI, ECC. OD Anno 809, ai 10 di ottobre. Alperto chierico riceve a li- vello da Jacopo, vescovo di Lucca, la corte di Tocciano nei confini della città di Saoua, con altri beni spettanti al vesco- vato di S. Martino, obbligandosi (( seinper in kalendis viensis (i octubri ipsum censuin media libra argenti reddere, idest honos (,( denarios numerum centum vigiliti tantum (li) ». Mezza libra francese. Anno 813, primo di luglio. Amiprando del qd. Walfredo prende a livello dal chierico Gunfredo rettore di S. Michele Arcangelo, del luogo di Cipriano, quelle terre e beni, che a detta chiesa offrì già il qd. Peredeo vescovo di Lucca, coU'obbligo di pagare ogni anno <( argentimi denarios novem bonus de niu- <(. neta de Papia, et de Mediolano sco de Luca (l-Jj ». Nove de- nari carolini costituivano il solido romano : questa formola è la più completa che si ablna, essendovi dichiarata l'uniformità di valore della moneta che contemporaneamente battevasi nello tre officine; quest'uniformità nell'anno 79(] era estesa solamente alle zecche di Pavia e di Milano, come più sopra fu già veduto. Anno 814. f( solidos duodecim qiiot sunt Denarios Grossi et e.rpendivilis a de moneta de Papia et Mediolano seu Lucana duodecim de- (( narios rationiti per singulos solidos (16) », Dodici solidi francesi eguali a sedici solidi romani. Non meno dimostrative pel nostro argomento furono le valutazioni del soldo d'oro. Dalla proporzione ottenuta nel soldo in argento da 12 a 9 denari, il soldo d'oro che aveva il prezzo invariabile, e che ])rima della riforma di Carlo Magno valeva 10 denari d'argento, doveva tro- varsi corrispondente a 30 dei nuovi denari. Il soldo d'oro corse in Italia per più lungo periodo che non fu nelle Gallie ove aveva cessato all'epoca di Pipino. Delle zecche d'Italia ({nella di Benevento seguitò (14) Op. oit., T. IV, Docum. XV, p. 21. (15) Op. cit., T. IV, Part. II, App. di Docum., pag. 19. (16) CARLI-Eumìi, Di'llf Mviietc e dell' htitìmone delle zecche d' Italia. Tom. II, p. 4G e 147. 86 VINCIiNZO CAPOBiAN'CHI a coniare soldi d'oro ancora dopo l'anno 800, ed i più accreditati furono quei denominati mancusi {cani si^?io maìius cusì) 'i^j Jal contrassegno della mano che primie- ramente vi era stampato e che li distingueva dai soldi d'oro lucani stellati che avevano invece una stella. (17) Non si Ila notizia certa dell'etimologia della voce Mancusus o Mancvsus, e varie sono le opinioni dei dotti sull'origine di questa. 11 Carli ritenne che i Soldi d'oro Maìicosi, quasi mancanti, fossero monete del Basso Impero calanti dal giusto peso del Soldo; e siccome il valore del Soldo d'oro fu di 40 denari d'argento, fossero detti Mancosi quelli di 30, i quali formavano solamente tre quarti del valore del Soldo d'oro. (Vedi Zanetti, Siiova raccolta drlle Monete e Zecche d' Italia. T. IV, p. 101). Il Zanetti credette invece che fossero denominati manii cusi (Zanetti, Op. cit. T. II, p. 377) ossia : « coniati a mano, come i Zecchini « Veneziani, jjiuttostochè per essere ììutncanti, cioè di minor peso, e di « minor honlh degli antecedenti solili, perchè la voce mancante per ispie- « (/are diminuzione a que' tempi non era in uso. > Altri lo hanno creduto peso o misura e non moneta, ed altri infine l'uno e l'altra, a seconda dei paesi e dell'epoche. Nulla si oppone al poter dire che il soldo d'oro Mancìcso fosse mo- neta reale e che in Italia pi-incipiasse ad aver corso, trovandosi quivi le notizie più antiche. In un documento dell'Abazia di Sesto in Friuli se ne fa menzione all'anno 778. (Vedi Zanetti, Op. cit,, Monete di Faenza. T. II, p. 374 nota (a) persohere XX mancoseos auri...): e nel- regesto farfense princijiia ad ajjparire al 787, contemporaneamente al soldo d'oro lucano. Prima che le zecche italiche fossero messe sul sistema del nuovo peso carolino, il soldo d'oro mancuso era già in corso in Italia, avendo quasi sostituito il primitivo Soldo d'oro; seguitò ad aver corso durante la riforma di Carlo Magno, ed è allora che fu tassato a 30 denari della nuova moneta d'argento, tassazione che appare per la prima volta in un documento veronese dell'SlG. In seguito, allorché ne cessò nelle zecche italiche la coniazione, il soldo d'oro mancuso fu convertito nel proprio equivalente, ottenendo perciò il nome di Mancuso d'argento, valuta ideale e di conto che denotava la somma collettiva di 30 denari. Escluso adunque che la voce Mancusus possa significare mancanza o nmncaìite, esaminar devesi se quella voce possa invece derivare da marni cusi. L'etimologia di Mancosus o Mancusus da munii cusi, cioè coniati a mano, secondo il Zanetti come i Zecchini Veneziani, è etimo- logia ma senza significato. Tutte le monete allora e poi furono appros- simativamente coniate nella medesima maniera, ne l'esser coniati a mano in altra guisa, dar poteva contrassegno tale da formarne una specie PESI PROPORZIONALI DESrNTI DAI DOCUMENTI, IXC. Il soldo d'oro mancusn ehbe grandissimo credito in Italia prima dell'SCO, sel-Tìó, co- niati nella zecca di Roma (Sapatier, Dp-irripfioiì Gi'ii'-rnìr^ Loco cit. p. 176 , 26 marzo ann. 949: « in argento ma?icosos numero xl. Per unoquemque maneoso denarios xxx honos et optimo exmeratos etc. ») La voce Mancosus e la sua cifra numerica sono giunte fino a noi ed oggidì, nel vernacolo romanesco pei contratti di alcuni generi, si usa per indicare il numero xxx: un Mengoso (sic) di allodole vuol dire precisamente trenta allodole. Le due rarissime monete attribuite a Liutprando duca e ohe ripro- duciamo nella Tavola dimostrativa, n. 4 e 5, fecero parte di un ricco ripostiglio discoperto nella città di Benevento verso l'anno 1878. Il di- segno del soldo d'oro è tolto dall'esemplare da me posseduto ; altro esemplare eguale trovavasi nella celebre collezione già appartenuta all'illustre Numismatico cav. Giancarlo Uossi e da lui descritto, per la prima volta, nel suo catalogo di vendita < Roma 1880, n. 349. » Il di- segno del Tremisse e preso dall' esemplare che conservasi presso il sig. Francesco Martinetti, che gentilmente me ne favorì il calco. Questo importante tesoro ha dato tutte le varietà dei soldi d'oro e Tremissi di soldo coniati in Benevento da Romoaldo I a Liutprando. E ben noto come questi Duchi facessero coniare i loro soldi ad imitazione di quei di Giustiniano II, alterandone il nome che nelle pri- mitive contraffazioni vedesi completo ed in seguito ridotto alle sole let- tere IINVS, INVS ed infine VS, facendo porre però, sul rovescio, le iniziali dei propri nomi R, G, L, ovvero A che vogliono significare Ro- mualdo, Gisolfo, Liutprando ed Arichi. Il Soldo e Tremisse d"oro che qui pubblichiamo non portano alcuna iniziale ed in luogo di quella ve- desi una mano aperta per segno. Il Tremisse non presenta altre varietà; il Soldo però ne ha una molto caratteristica ed è che il busto di Giustiniano, ha disegno e foggia differente degli altri Soldi, però è eguale a quello del Soldo d'oro di PESI PROPORZIONALI DESUNTI DAI DOCUMENTI, ECC. 89 Per la mtova leg-ge carolina il soldo d'oro mancuso, col quale erano costituiti in gran parte i censi, venne equiparato colla nuova moneta e fu tassato allora per la jìrima volta a 30 dei nuovi denari. Il })riino e più antico esempio di questa nuova tas- sazione appare nell'SlG in un decreto di Ludovico il Pio ove queir Augusto, riconfermando il censo che i mo- naci di S. Zeno di Verona pagavano annualmente , già dall'epoca di Carlo Magno al Vescovo di quella città, ne determinava la nuova eijuivalenza «. ani Jiiancnsos a. vi:>'intì ani quinqua'^ìnfa solidos ari^entl (^8) ); j va'j^- guaglio che veniva a corrispondere i)recisamente a oU denari per ciascun soldo inancnso. Il documento però che meglio di ogni altro ci de- terminò il rasi'guatilio fra il soldo d'oro e la veccliia e nuova computa/ione della lil)ra d'argento, è il seguente Nella celebre raccolta dei trattati fra i Dogi di Ve- nezia e gli Imperatori (argomento di discussione per tutti coloro che si occuparono della moneta veneziana) avvene uno, il jìiii antico di tali trattati attribuito airini[)eratore Lotario I, colla data del febl)raio Sii), dal (juale si ap- prenderebl)e clie sei soldi maìicasì e([UÌvalevano allora una libra o lira veneziana"''-. LiutpranJo clie conservasi nel regio luolai^lii'ro di Torino, ohe l'ii juili- blicato dall'illustre nununoi^r.it'o Domenico Promis {Momlf ili '/l'ci-ìn' ituliiinp. infiHtf e vorrHti'. Torino 1^07, p. '11 i e che sul rovescio porta la iniziale Ìj. fLiutprandoj. Nel nostro soldo d'oro, come in quello del regio g.ilùnetto, il busto di Giustiniano, oltre il braccio destro sollevato, cnlla cui mauo srinegge un globo crucigero. tiene un rotolo colla mano sinistra, varietà che non rincontriamo nei soldi d'oro degli ]ireceileuti jiuchi : ed è ]ier tale speciale rassomiglianza che possiamo attribuire ipicsto .soldo d'oro a I.iutprando. Il titolo dell'oro è della bontà di ~. ed il peso medio di urammi 4 circa, per ciascun soldo. (18) UoHEM.i, ItnJin Siin-ii. Ivlit. Venetiis ITi'O. T. V, col. TO.j. (19j RoMAMN, Storili ihicHiiwiilnta ili Vfìii'iiii. Vcd. I. p. :i 11 : '. l'o- « luiiius , ut prò .f«.r iiKuif. solili, uli Hill) hmiiiiir .•iiicriimeii/ iiiH rn-i- t piatur, et si -plu^ fnrrit usque uil ihcAfiini ìii'i/ir. ihinniiii Inniiiiiiiui 90 VIN'CENZO CAPOBIANCHI Questo trattato, la data del quale è inesatta, e nel quale s^li anni del regno di Lotario I non corrispondono al febbraio 840, fu impugnato dal S. Quintino che volle dimostrarlo ajìocrifo o almeno interpolato (20)^ ma fu di- feso dal Romanin (-1 ed in seguito dal Papadopoli (2-) che si studiò di dimostrarne l'autenticità, non potendosi cre- dere che un documento riportato nella celebre raccolta dei patti del lìber blancus i-3) compilata da Andrea Dan- dolo nel 1344, circostanza che ignorò il S. Quintino, fosse stato ad arte alterato. Il Papadopoli è d'avviso che l'ori- ginale di tal documento guasto fin dal tempo in cui se ne fece la trascrizione, fosse il motivo degli errori che s'incontrano particolarmente nei primi versi, e della man- canza dell'ultima parte, essendo sempre il principio ed il fine di un foglio più facili ad essere guastati. Fra le ragioni adotte dal S. Quintino e l'iconosciute dal Papadopoli vi sarebbe l'assomiglianza che questo di- ])loma lia con quello di Ottone II del DSo, e con altri del X secolo : ])erò la più importante delle loro osservazioni consiste nel fatto che nell'accennato documento si hanno i soldi mancusi, dei quali non si parla nei documenti ve- neziani se non nel X secolo, e le lire veneziane, delle quali nessun documento fa [)arola prima del trattato di Beren- gario II del 953, ove esiste lo stesso paragrafo. Per queste ragioni il Papadopoli, ammettendone l'au- « juramenium sit satisfuctniii , et ita tisqu", ad daoihcini libras rcneti- « corum sfiiiiper addendum per diiodecim eìeetos jurafores perveniat, ut « quante siiit libre, tanti sint et juratnres. Xain si ultra duodecim ìibraruin « quesfio fiirrit juratnres altra duodecim non excedant. » (20) Giulio di S. Quintino, Osserrasioni critiche intorno alia ori;/ine ed atta ant/cli/tii detta moneta veneziana. Torino, 1847, p. 27. (21) lìoMANIN, Op. cit.. Voi. I, p. 351. (22) Pai'adopoli, Suite origini della veneta zecca. Venezia, 1882, p. 23 e seguenti. (23) Litter blancus, Liher albus, Libri pactorum, pubblicati da Taifel e Thomas, Monaco 1855. PESI PROPORZIONALI DESUNTI DAI DOCUMENTI, FXC. 91 tenticità, crede possa t'ormarsi l'ipotesi clie questo docu- mento fosse stato dal copista messo fuori di posto e ma- lamente letto, potendo appartenere invece a Lotario II figlio di Ugo di Provenza, che venne in Italia nel 926 e fu dal padre associato al potere nel 931. Non ammettendo discussione l'esistenza delle scorre- zioni di dizione e di date nel surriferito documento, scor- rezioni che sovente si verificano nelle copie e particolar- mente in quelle, come questa, tratte da un originale mancante e guasto ed in epoca relativamente remota, noi ci limiteremo solo a fare qualche osservazione sulle specie delle monete dedotte in quel trattato. Se mancano documenti di Venezia, nei quali si parli di soldi lìKUiciisì prima della metà del X secolo, questa non e a mio avviso valida ragione per dover credere che non vi abbiano avuto corso prima di quell'epoca. Il soldo mnncuso in tutta Italia nel X secolo era valuta ideale, quindi se come tale usavasi allora in N'enezia, ciò deno- tava che primieramente vi aveva avuto corso come mo- neta effettiva. Il soldo ìnaiìcitso d'oro fu in grandissimo credito in Italia anteriormente all'anno SOO, prima cioò che vi principiasse la coniazione della moneta d'argento ed allora era detto solldiis ìnancusns nuri, era corrente tuttavia in Verona nell''SltJ , come testò veilemmo , ed ivi per la prima volta trovasi tassato a oO denari caro- lini, e dal testo del decreto sa])piamo clie quel censo di 20 soldi mancusi i monaci di S. Zeno lo corrisponde- vano già dall'eiìoca di Ciarlo Magno. (Questo stesso censo nell'anno 1011 fu da Enrico II riconfermato, ma colla sjìeciale ingiunzione che il vescovo di quella città non do- vesse più molestare i monaci, nò ripetere da loro iiisi tantìim qnod nntìquitus sfnfufnrn. est in festìvìtufe «S'. Ze- nonis, nut muncìisos vì^utti ant solidos quinquaginta i^i;; (24) Muratori, Antiq. ilul.. 'Poni. IT, col. ^i ii>. 92 VINCENZO CAPOBIANCHI e l'esigenze da parte del vescovo dovettero avere origine l)ercliò, essendo in Italia da lungo tempo cessata la legge carolina sul peso e sulla moneta, egli probabilmente ri- cliiedeva il primitivo prezzo del snido mancuso in 40 denari romani d'argento. Queste osservazioni debbono farci conoscere la natura di tali atti , i qnali, abbenchè venissero rinnovati sotto diversi imperatori, pur nondimeno le somme in cui erano costituiti i censi ed i privilegi rimanevano quasi sempre nella primitiva moneta, bencliè da lunghissimo tempo avesse cessato di correre; e se nell'SlG in Verona se ne stabiliva e dava l'equivalenza nella nuova moneta, ciò voleva signi- ficare clie d'allora in Italia il soldo mancuso d'oro prin- cipiava a diminuire per esser sostituito dalla nuova mo- neta dei denari d'argento. Riguardo alla moneta veneziana, della quale nessun documento fa parola prima del trattato di Berengario II nel 953, noi unicamente chiediamo: è egli vero che nel trat- tato in questione intendasi di moneta o piuttosto di libre computate alla veneziana? A me sembra che in quest'ultimo modo debba intendersi quella formola monetaria, perchè l'equivalenza di sei soldi mancusi non è di 240 denari, quanti ricliiedevansi allora per una libra carolina , ma bensì di soli 180, che, come già vedemmo, costituiva in- vece il prezzo della libra romana in argento, la quale, per distinguerla dalla francese o carolina, che contempo- raneamente era in uso colà, dovette esser detta libra ve- nefica. È nostro avviso adunque che quella formola mone- taria, nel suddetto trattato , non solo possa spettare al- l' epoca di Lotario I , ma , come la formola del docu- mento veronese dell'SlG, colla quale ha grande analogia, si riferisca ad altro trattato più antico, ove le somme erano determinate nella sola moneta primieramente cor- l'ente, cioè nei soldi mancusi d'oro. Durante la riforma di Carlo ìMagno vi si dovette aggiungere 1' equivalenza PESI PROPORZIONALI DESUNTI DAI DOCUMENTI, ECC. nella nuova moneta dei deiinri d'argento^ rimanendo quella foi-mola così sino a Bei-engario II ed Ottone I ; però nelle rinnovazioni dei trattati di questi imperatori degli anni 953 e 9G7, il pagamento della nuova contribuzione inq)osta ai veneziani è invece fi-;sato in dennrì pnvexì ed imperlali che costituivano la moneta corrente d'allora. Nel trattato di Ottone II del 9ellr tnowff e il>>ll'ifiia lìeììe ^rci-lif il'Ifalia. T. I, ]). 121. « Volumus ut prò una Uhm deìinriornm rei uno hninine « saeraiHftiluin fìat : ft sì itsquf. wì (iKoiìfciiii liìiraa ì^eiiflicorìdii dciia- t riorum, dìiodeciiii electi iitruli-ìys addaiilitr; iiuin .■*/ ìdl/-u Xll liln-as « quaestio ffirtn furrit iiiriturra ii/Ira Xll non arifi/o/i/. •■ 94 VINCENZO CAPOBIANCHI Questa preferenza ebbe origine dal fatto, che i documenti italiani, negletti da coloro clie trattarono 1' importante argomento della trasformazione del sistema monetario franco sotto Pipino e Carlo Magno, furono quelli dai quali ottenni le prime dimostrazioni sulla proporzione del peso della libra di Carlo Magno. Da questi docu- menti potei meglio conoscere quale importanza avessero le tassazioni del soldo d' oro, che potei ordinare, e per mezzo di esse tenterò di confutare le teorie dei due più celebri e recenti scrittori di numismatica francesi, Guérard e de Barthélemy. Il Guérard ritiene che due furono le libre in uso nelle Gallie: primieramente la libra romana del peso di grani francesi 6144 C-'^}, ossia digrammi 326,30: questa libra fu usata sotto i merovingi, sotto Pipino e parte del regno di Carlo Magno: la seconda libra fu quella istituita da Carlo Magno, di un quarto più grave della libra romana e corris))ondente al peso di grani 7680 eguali a grammi 408 (-''). Secondo questo scrittore una libra romana d'argento di grammi 326,30, sotto gli ultimi merovingi era divisa in 25 soldi, ossia 300 denari: ciascun soldo componevasi di 12 denari, ed il denaro pesava grani 20 4fj ossia grammo 1,088. Questa stessa libra, nell'anno 755 fu da Pipino nuovamente divisa in 22 solidi , con 264 denari, aumentando questa nuova divisione il denaro a grani 23 ^^ ossia a grammo 1, 236 (28). Carlo Magno all'anno 779, sostituiva alla libra romana la sua nuova (26) Allorquando parlasi di grano, deve intendersi di quello francese poids de mare corrispondente a grammo 0,053115. Vedi Martini, Manuale di metrologia, p. 473. (27) B. GuKRARD, Du sìjstème monetaire des Francs sous Ics deux premiires Raccs. Revne de la numismatique frangaise. Blois 1837, p. 406 e seguenti. (28) Sulla tavola della riduzione dei pesi del Guérard, per errore di cifra, è scritto 1 gr. 275, in luogo di 1 gr. 236. PESI PROPORZIONALI DESUNTI D\I DOCUMENTI, ECC. 95 libra, elevandola al jìeso di grammi 408, divise per la prima volta questa libra in 20 soldi , ossia 210 denari, ciascuno dei quali denari aveva il peso di grani 32, ossia di grammo 1,700 (-8). La teoria del de Barthélemy ditferisce da quella del Guérard in un punto essenziale, cioè, che all'anno 779, in luogo della nuova libra carolina di grammi 408, pro- ])03ta dal Guérard, seuuirebbe invece ima terza e nuova divisione della ])rimiti\a lil)ra di grammi 326,30, quella in 20 soldi con 240 denari: questa divisione porterebbe un nuovo denaro, più forte dei due precedenti, del peso di grani 25 -^tt) ossia di grammo 1,36. Il de Barthélemy ritiene però che dall'anno 774 al 814 il peso probabile dei denari di Carlo Magno sia di gl'ani 32, anticipando così di cinque anni la riforma di Carlo Magno dall'epoca stabilita dal Guérard i-^>. Dai calcoli del Guérard e del de Barthélemy risulta però un fatto concorde, ([uello cioè, che la libra carolina dovette essere di un (juarto più p'.'3ante della libra romana (23) Incoerenza di data esiste nella teoria del de Barthélemy, ed è : 86 dall'anno 774 al 814 furono in uso i denari di grani o"2 (grammo l,700j i quali costituiscono la serie dei denari della nuova libra di Carlo piagno di grammi 408 ; come accad n-a poi clie nel 779 i denari pesassero grani '25G[10, e la libra fosse ([uella stessa (di grammi 326,3i>) che Pipino nel 755 divise in 22 soldi V Aljliencliè la data 771 sia stata cosi riportata ancora dal Gariel, (nell'introduzioiio della sua opera Lfs moiinaics royales de l'rance som la race caroUnijituiìir, première partie, p. 10) pur nondi- meno riteniamo esservi errore tipografico e doversi probabilmente inten- dere 781. Il testo del de TJartliéleiny ò il seguente. « Vhi 7 70, d'un ifaie « coniìu par lei (tctes dit coiicUe d'ii'rstid, il rr^uìte uhi'. In h'ire d'nrgnut « l'tait de 20 sous ; qiie in diiiter pesiit alors :^.') grains OilO,que le sou « S". coinpO'iaU de 12 deniers. X'uu'jlmiis pus que, som l'epài, la livre i'tait i de 22 sous. 1 II est permis de croìre qne, jusqa'en 77 i, Charleinai/ne conihma le « systhiie monélairr de sou prre, pnit-itre eii inodifuntt quelque peti Ics « t'jpes; les deniers de ce roi, de 7(!S à 774, doivent donc foriiier une » sèrie pesant 27 (sic) grains 27it00 (leggasi 2.'J rjrains 27il00) ; de. 771 « jiisqu'en ò'ii le poids probahle est de. .'12 f/rains (l g.'" 707 (sic) leggasi « 1 gj 700). » Vedi Qkarleinu'jnc par Vétault, p. 488, 490 e 491. 9G VINCENZO CAPOBIANCHI nel rapporto da 12 alo once i^^), mentre la proporzione ottenuta da noi coi documenti italiani fu invece di un terzo preciso, da 12 a 16 once. Cessata nelle officine monetarie franche la coniatura del soldo d'oro per esser sostituita definitivamente da quella della moneta d'argento, principiata sotto gli ultimi merovingi, Pipino, nei nuovi capitolari delle sue leggi l)ubblicate nell'anno 755, ordinò, che da una libra d'ar- gento non dovessero essere tagliati più di 22 soldi di moneta (31), mentre 25 ne erano tagliati sotto i mero- vingi '^^2), Per questa nuova divisione della libra che au- mentava il valore del deuaro d' argento, (perchè 264 e non più 300 denari venivano tagliati da una stessa libra) e per la cessa/ione del soldo d' oro ne derivò che per soddisfare i censi, i privilegi e le ammende penali, co- stituiti in soldi d'oro, se ne dovette dare l'equivalente nella nuova moneta d'argento, che fu stabilito allora in 40 denari per soldo. Questo soldo, del valore di 40 denari, dovè principiare ad usarsi immantinente colla nuova legge di Pipino, ebbe un periodo determinato e formò la nuova tassazione della legge salica (33j. Sull'epoca della cessazione di questo soldo (30) B. GuÉaARD, Op. cit.,p. 422. « la I/'vre de Charìemagne était « de 240 fois 32 f/rains mi de 7680 graiiis. Ohservons qw. ce poids de « 7080 grains assigi/c par ìiohs à la livre nouvelle, est j uste le poids de la « livre ancienne renforci'e d'un quart. » (3])Balutius, Gap. l'ippini regis ann. 7.^"i. I, p. 167. — D. Bouquet, T. V, p. G41. (S2j B. GuÉRARn, Op. cit., p. 4'^0. « Sull'i les rois de la preinilre race, « 1(1 tniìle flit de 23 sols dans la lirre d' argent .... trecenti tamen « NUMMI ANTIQUAM VIGINTI ET QUI.NQUE SOLinORU.M EI-TICIUNT LIBRAM. » (33j Balutius, Cap. leg. salic. ann. 778, T. II, Gap. Y. « Si qitis « porcellum furaverit qui sine inatre vivere potest qtiadragiiita denariis « qui faciunt solidum xmum cupahilis judicetur. » PESI PROPORZIONALI DESUNTI DAI DOCUMENTI, ECC. 97 il Gnérard dice che fin verso l'anno 800 proseguiva in uso negli atti pubblici, ed Incbemaro arcivescovo di Eeims, nella vita del beato Remigio, riferisce che il soldo di -10 denari cessava ai tempi di Carlo Magno, fatto clie viene confermato coll'abolizione definitiva di (juel soldo nella legge salica, ordinata nel 801 •^•'''. Questo soldo terminava adun([ue colla nuova legge carolina, perchè essendo nuovamente aumentato il valore del denaro d'argento, non più 40, come osservammo sui documenti italiani, ma un numero minore occorreva per formare quel soldo. Questa valutazione del soldo in 40 denari, alla quale i numismatici non diedero valore, assegnandogli eziandio un periodo che non gli api)artiene (quello merovingio), ci guida ora a conoscere che quella libra da Pipino nel 755 divisa in 22 soldi , non è la lil)ra romana di 12 once, ma bensì un'altra di un decimo più jiesante, perdio non è corrispondente a sei soldi d'oro o di quaranta denari, prezzo della libra romana in argento, ma a sei soldi e sei decimi di soldo, coi (juali si ha invece il peso di once romane 13 l'^. Per la ([ual cosa non due libre ))er l'argento furono in quel periodo in uso nelle Gallie, come il Guérard ed il de Barthélemy ])roponevano, ma bensì tre con i se- guenti proporzionali [)esi. 1." La libra divisa da Pi[)in() nel 755 in 22 soldi, tagliata in 2G4 denari, equivalente a sei soldi di 40 de- nari e sei decimi di soldo, e del peso di once romane 13 vó' Con questa nuova divisione di questa libra (già in uso sotto uli ultimi merovingi ed allora tagliata in 300 denari) ebbe priiici[)io il periodo del soldo di 40 denari. 2." La libra descritta nel testo del concilio d'IIerstal (34) Balutius, Capimi, ann. 801. Tit. XV. l3 98 VINCENZO CAPOBIANCHI del 779 (3^), (periodo della valutazione del soldo in 40 de- nari) di due soldi, di quei di 12 denari, più debole della libra precedente, divisa in 20 dei medesimi soldi, tagliata in 240 dei stessi denari e del valore di sei soldi di 40 denari. Questa libra è la medesima che fu usata in Italia prima e durante la riforma carolina del peso di 12 once romane. 3." La nuova libra di Carlo Magno, colla quale ebbe termine il ])eriodo del soldo di 40 denari , divisa come la precedente in 20 soldi e tagliata in 240 denari a peso carolino. Questa libra i)er l'argento fu corrispon- dente al prezzo di 8 soldi d'oro o di 30 denari carolini ed al peso di 16 once romane. Una primitiv^a e più antica riforma dei pesi ebbe luogo nelle Gallie sotto gli ultimi merovingi, probabil- mente allorquando principiò la coniazione delle saighe o denari d' argento. Alla libra romana di 24 soldi 1-^6) fu sostituita una ])iù pesante di 25, e di fatto, se noi pren- diamo 300 denari merovingi del peso Guérard di grammo (35) Balutius, Op. cit. Decretale precum, ami. 779. « UiìKsquisque Kpiscopus, aut Ahbns, vcl Ahafissa qui hoc facerc < potest, lihram donet de argento, aut valentein in elemosinum ; Mediocres « vero mediam Uhram ; Minores solidos quinque. « Comites forliores libram wniiii de argento , aut vaìentem donent in « elemosinam. Mediocres mediam libram. » « Vassatus dominicus de casatis ducentis mediani libram, de casatis « centiim solidos quinque, de casatis quinquaginta unciam unum, et di- « midiam. » « Et faciant biduanas atque eoruin homines in eorum casatis, tei qui « hoc facere jwssunt. » « Et qui redimere ipsas liduanas rohierit ; fortiores Comites unc/as « tres ; Mediocres denorios triginta, Minores solidtim unum. » (36) Un campione in ferro battuto di libra romana del VII od Vili secolo, posseduto dal chiarissimo prof. cav. Ccstantino Corvisieri di Roma, sopra un lato porta inciso in lettere romane la cifra nume- rica XX -mi indicante la quantità dei solidi che formavano allora la libra romana. Questo campione rende il peso di grammi 317, peso leg- germente diminuito per ossidazione del metallo. PESI pnOPORZIONALI DESUNTI DAI DOCUMENTI, ECC. 99 1,151 ((luantità che t'onnava quella libra) noi avremo gramini 3^5,00, che il Giiérard, senza valide ragioni, ri- duceva a grammi 32G,30, che era il peso attribuito da molti scienziati alla libra romana (^''). Assunto Pipino al trono di Francia (752) nulla cambiò del sistema monetario merovingio fino all'anno 755 in cui promulgava a Vernon le sue nuove leggi, ordinando per la moneta, che da una libra d'argento a peso, che era la medesima libra xisata sotto i merovingi, non fossero ta- gliati jiiù di 22 soldi (264 denari) , che di questi 22 soldi , uno fosse ritenuto dal monetiere per diritto di monetaggio, ed i residuali 21 soldi venissero restituiti al ])roprietario dell'argento. « De moneta coiistituimus simi- « Liter, ut (imjiiiiin non hnòeat in libra pensante nisi vi- ci ginti duo .iolidos , et de ipsi.s vigiliti duobus solidis mone- « tarius haheat solidum unum et illos alios reddat. » (38). Inesplicabile senza dubbio sarebbe stata questa nuova divisione della libra che non era nò decimale nò duode- cimale, se non avesse avuto lo scoi)o e l'utilità di potervi contemporaneamente computare due differenti libre, la merovingia divisa in 22 soldi e tagliata in 264 denari e la libra romana in 20 dei medesimi soldi e 240 dei stessi denari. Che la libra romana (per due soldi più de- bole della libra merovingia e del valore di 6 soldi di 40 denari) abbia corso nelle Gallie da Pipino fino all'epoca della riforma di Carlo Magno, ci è incontestabilmente di- mostrato dal testo della decretale d'IIerstal del 779, pe- riodo del soldo di 40 denari, e dalla nuova tassazione della legge salica, si quis alterum « lepoi-em clamaverit y> DUCENTIS QUADRAGINTA DKNAKIIS, QUI FACIUNT SOLIDOS SEX, cupahiiis judicetur (-'j'^) ; ])er il (|ual fatto ci è per- (37) GuÉRARD, Op. cit. p. 412. 1 Le (Unier mi'i'ovingien qui prse (h fai! 21 grains 2fi fi gnunine l'il) i/oil pe^er 20 grains -ìSilOO [1 gntmme OHS). m) Balutius, Capitili, i, p. 107: I). BoU(..ukt, T. V, p. Gli. {3'J) Baf.utius, Capitili, legis salicae aiin. 7'.),s. Cap. IV. 100 VINCENZO CAPOBIANCHI messo di credere che la libra romana, durante quella prima riforma, sia rimasta sempre in uso, e perciò da Pipino fu saggiamente compresa nella nuova divisione della libra merovingia, colla qual divisione se ne poteva ottenere la giusta proporzione che sicuramente mancava colla precedente in 25 soldi e 300 denari, e siccome per questa nuova divisione la libra romana diveniva decimale o duodecimale , divisa cioè in 20 soldi e contempora- neamente in 12 once, aumentando di un decimo gli uni e le altre si aveva 1' equivalenza della libra merovingia, in 22 soldi ed in once 13 -^^Ir, , romani. Glie la libra merovingia debba avere avuto la divisione in once 13 -"'"t, non solo se ne avrebbe una prova indiretta nella seconda divisione in 22 soldi , non decimale né duodecimale, ma ancora se ne ha una prova diretta osservando che col denaro, sola unità monetaria d'allora, non potevasi avere la suddivisione completa dell'oncia che computandola a 20 denari. Il Guérard errò adunque dicendo che la libra della decretale d' Herstal del 779 , divisa in 20 soldi e con- temporaneamente in 12 once, fu la libra istituita da Carlo Magno, come egualmente errò il de Barthélemy creden- dola libra merovingia a cui fosse stata data una nuova divisione, la qual divisione avrebbe dovuto portare im- mancabilmente una perturbazione nelle valute di quel pe- riodo, primieramente coU'esistenza di una nuova serie di denari ])iù pesanti de' precedenti, che il Guérard aveva già dimostrato non sussistere '^'O, secondariamente col cambiamento del prezzo del soldo d'oro che, per questa (40) Guérard, Op. cit. p. 422. « S'eulement on tire d' un capitulaire « de Pan 779, la pretive qiC à celle epoque la division de la lirre en 20 « sols était dcjh en usa^/e. Celie dìvision, qui pariegait la livre en 240 « deniers, aurait dà produire de deniers de 25 (jrains opj si la livre « eut conserve son poids de (1144 gruins ; mais les seconds deniers de CJiar- « leinagne, un lieu de peser 25 grains 3i5,pèsent, ordinairement, .j2 grains. » PESI PROPORZIONALI DESUNTI DAI DOCUMENTI, ECC. 101 nuova divisione della libra, la quale aumentava nuova- mente il valore del denaro d' argento, da 40 denari avrebbe dovuto discendere a 36 -|~ , de' quali fatti non si lia poi traccia veruna nei documenti. La divisione perciò della libra in 20 soldi ed il nuovo peso istituito da Carlo Mauno sono due fatti del tutto separati, fra quali si fra;)j)one il periodo del soldo di 40 denari, nel qual periodo nessun cambiamento avvenne nel sistema monetario franco. (Questo periodo, che il Guérard ed il de Barthélem^' sop])re«sero completamente, ebbe principio al 755 coi ca])itolari di Pipino e terminò colla nuova lesse di Carlo Magno, alla quale, per la moneta, senza dubbio si riferisce l' editto di Francfort del 794, nelle parole a Di' deiiariì.-< (ntfeìn certissime sciufis nostrum a edìctum qiind in (mini loco , in omni civitate et iìi (( oinni empforio similiter vad-ant isti ìiovi denarii, et ac- K clpìantur nh o/nniÒKw Si. autem noi/ilnis nostri nomisma (( habent et mero sunf arii-enfo, plr/titer pensnrites {^^). » Il Gariel ritiene che la data 7;U sia quella dell'emissione dei denari colla leiigenda circolare e col monogramma reale, al quale la voce noniisind deve riferirsi ('-'. Questi denari di fatto costituiscono la serie di quei jìiù pesanti nei quali il Guiirard ritrovava il peso di grani ì]2, peso di un terzo maggiore degli altri battuti da Pipino dopo l'anno 755, e da Carlo .Magno prima della riforma, i quali gli diedero grani 24 circa i^-^^), e che noi abbiamo potuto determinare in grani [)ro[)orzionali 24 precisi: le (41) Pkiitz, Leges, I, p. 7'2. I'.autil's, Capitul. I, p. '2ri3. D. BoU(juet, Y, 651. (■12) E. Gai'JEI,, Les ìnoniiaie^ ro'jale.'i de. Fraiicn soic.'i la race caro- lingienne, p. 2'2, nota I. ('4:'>i ClirÉRARi), Op. cit., p. 41:! o 414. Di'nx l'.^prc.'i de deiiler.i fiirenf en u.'tay/: -iou-i le roi l'épiìi, l'iiiw da poid.i de ?/ gniins :^i.'> fpriiiia del '7 '>.'>) et l'autke uu pou>s he '24 crains enviuon. Sdus ('mari.emaone on riiidn- NAIT AUS.SI DKUX ESPÉCES DE DENIERS; I,A PREMIÈRE SE COMPOSE DE DEMEliS PESANT UE '23 \ '21 'UiAINS: et ìli .teajiide de ceii.r qui eii pìfteiit ■12. 102 VINCENZO CAPOBIANCHI prupoiviulii di queste (lue serie di denari corrispondoiiu a punto con i due ])rezzi del soldo d'oro, cioè che 40 denari del sistema di Pipino di grani 24, erano eguali a 30 denari di quei del sistema di Carlo Magno di grani 32. La data 794, benché con qualche ritai'do, concorda bene coli' epoca nella quale la legge carolina andava in vigore in Italia, cioè coll'anno 79G per Pavia e Milano e con rSOl per Lucca e Roma, ed ancora concorda bene coiranno 801 in cui Carlo Magno aboliva nella legge salica il soldo di 40 denari, mentre avanzando la riforma carolina al 774, come proponeva il de Barthélemy, o al 779 secondo il Guérard , verrebbe a mancare quell' in- tervallo di tempo in cui ebbe corso in Italia la libra ro- mana divisa in 20 soldi, che ivi precedette quella isti- tuita da Carlo Magno. Carlo Magno, colla sua nuova riforma formò il vasto concetto di avere in tutti i suoi domini un unico peso ed una sola moneta; egli, ])ercin, il peso della sua nuova libra lo elevò di un terzo sulla romana, cosicché, diminuendo di un quarto il numero delle once o dei denari, se ne aveva l'equivalenza. Questa proporzione, che permetteva con gli stessi denari il ponderare contemporaneamente due differenti libre, portò il medesimo resultato della divisione di Pipino facendo rimanere sempre in uso la libra romana, alla quale i popoli erano tradizionalmente abituati, e nei quali l'idea, il nome della libra carolina destava necessariamente l'idea della libra romana, più un terzo di questa libra stessa. E così, la libra carolina, invece di essere la misura tipo, diveniva la misurata, e restava come tipo la libra ro- mana. Ed è perciò che in documenti brettoni della metà del IX secolo trovansi menzionati ed usati i solidi kar olisci i-^-^), (44) Cartulaire de l' Abbaye de Redon en Bretagna, publié par M. AuRÉLiEN DE CouRSOX, p. 05, Ann. 8G5, 10 jul. « Haec carta indicai « atque coìiservat qnod pignoravit Jhnì, fìlius Rheìen, et homo iììius no- PESI PROPORZIOMALI DESUNTI DAI DOCUMENTI, ECC. 103 ed egualmente li ritrovammo in docmnenti italiani ma colla denomina/ione di solidi francisci, i quali soldi avendo maggior valore di quei romani, contemporaneamente in corso, per intelligenza delle somme, conveniva o dichiarare che quei soldi erano ragionati a 12 denari, come quasi sempre ritroviamo sui documenti italiani di quel periodo, oppure indicarli con quelle speciali denominazioni. Allorquando, sul declinare del XI secolo, fu intro- dotto in Francia il nuovo ])e^o del marco di 8 once, la libra romana era già da lunghissimo tem})o ritornata definitivamente in uso, cosichè il marco venne a corri- spondere a due terze parti della lil)ra di 12 once, ma in un peso rinforzato, detto irecense o poìds de mare. Più tardi due di questi marchi formarono definiti- vamente la nuova libra francese, di IG once trecensi, ed abbenchè questa libra nessun rapporto abbia coli' antica libra (carolina, ne come divisione, ne come peso effettivo, perchè quella fu divisa in 20 soldi e 12 once karoli.sci ^ eguali a 16 once romane, mentre la nuova libra francese ebbe invece 26 soldi , ed otto denari trecensi, e la divi- sione ed il peso di 16 once egualmente trecensi, purnon- dimeno la nuova libra francese fu la restituzione dell'antica libra carolina , perchè l' elemento della formazione in 16 once fu comune ad entrambi le libre. Possiamo j)erciò riassumere la teoria da noi proposta, nel seguente tenore. Due furono le riforme, ])er le (}uali si etlettuò la tra- sformazione del vecchio nel nuovo sistema franco del peso e della moneta. La prima riforma ebbe liioiio sotto NARBONA, 11 7> METALLVM, 13 ;> PARlSll, 17 ?• MEDIOLANVM, 34 ^ VESECIAS, 40 7> PAPIA, 47 » MASSILIA, 32 1/2 ■7> 1,72G2 33 » 1,7530 32 » 1.700 32 » 1,700 32 1/2 » 1,7262 31 » 1,6460 33 1/2 => 1,7793 32 » 1,700 33 » 1,7530 281/2 » 1,5137 RIPOSTIGLIO DI VEUILLIN DISCOPERTO NEL 1871 (2). 20 denari a fior di conio, pesati insieme, hanno dato grammi 34,800, ossia grammo 1,7400 per ciascun denaro. (1) E. Gariel, Op. cit., pas. G6 e G7. (2) Op. cit. pag. GO, nota 1. PESI PROPORZIONALI DKSUNTI DAI DOCUMICNTI, ECC. 109 TAVOLK DI CONFRONTO FRA I NOSTRI PESI E QUELLI DEL GUÉRARD PER LE MONETE d'ARGENTO DELLA PRI.NrA E SECONDA DINASTIA FRANCA Periodo del Soldo d'oro (Solidiis auri) prima ilell'anno 755. Libra merovingia d'argento tagliati) in 300 denari e divisa in 25 Soldi. Denari 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 pp:s(> in (ìkammi iissi:iii-.izioyi nostro jies'» pfHu (iii-Tar.l 1,17787 2, 3.5574 3, 533(31 4,71148 5, 88935 7, 0(3722 8. 24509 9, 4229(3 10, (30083 11,77870 12, 95(357 14. 13144 1.15100 2,30200 3, 45300 4,(30)00 •"■<, 7.55O0 (■). 9o000 8.(j57o0 9, 2O800 lo, 35900 11.51000 12,(30100 13, 81200 Denaro morovin,[,'-io, unità inonotaria o ;100'' parto delia libra merovingia d'argcntu. .Soldo di 12 denari, valuta li conto. no VINCLNZO CAPOCIANCHl Soldi PESO IN GRAMMI /"jWCir/JI'^ VJItVT HDStro iK-so peso (iuérarc] 'Jj!i£,lit AA,i'J^i 1 2 3 14,13444 28, 2G888 42, 40332 13, 81200 27, 62400 41,43600 Soldo merovingio di 12 de- nari, 25"' parto della libra me- rovingia d'argento. 4 56, 53776 55, 24800 5 70, G7230 69, 06000 G 84, 80030 82, 87200 7 98, 94124 90, 68400 8 113,07568 110, 49600 9 127,21012 124, 30800 10 141, 34472 138, 12000 11 155, 47916 151, 93200 12 169, 61360 165, 74400 13 183. 74804 179, 55600 14 197, 88248 193, 36800 15 212, 01708 207, 18000 16 226, 15152 220, 99200 17 240, 28596 234, 80400 18 254, 42040 248, 61600 19 268, 55484 262,42800 20 282, 68944 276, 24000 21 296, 82388 290, 05200 22 310, 95832 303, 86400 23 325, 09276 317,67600 24 339, 22720 331,48800 25 353, 36180 345, 30000 Libra merovingia d'argento, tagliata in 300 denari e divisa in 25 Soldi. Pi;SI PROPOUZIONALI DESUNII DAI DOCUMENTI, IXC. IH II. Periodo del Soldo di 40 deuuri, duiraniio 755 all'anno 704. Libra merovingia d' argento divisa da Pipino in 22 Soldi, corrispon- dente a sei Soldi di 40 denari e sei decimi di Soldo e libra romana formata di 20 dei medesimi Soldi e del valore perciò di sei Soldi di 40 denari. Denari PKSO IN (illAMMI nostru peso jK-so (lii>'-rirJ 1 1,33349 1 1,23600 T>onaro del sistema di Pi- 2 '_>, (57G9B 2, 47200 pino 10-' parti' dui Sdldo d'oro, 2iil'' parto dollu libra iiioru- 3 4 4,U1547 5, 35396 3.70800 4, 94400 viiiK'ia d'ari^'i'iitu o 24i''' parto della libra "ruiiiana d'ar^'cnto. 5 G, G9245 6, 18000 6 8, 03094 7,41600 7 9, 36943 8, 65200 8 10, 70792 9, 88800 9 12,04641 11,12400 10 13, 3S490 12,36000 11 14, 72339 13, 59600 12 ; 16,0618S 1 14, 83200 Soldo di 12 di'iiari. 112 VINCENZO CAPOIÌlANCHl II. l'KSO IN (iliAMMI '■~ Otire () s' s' F li i ' i yfo \i 1 2 ruiiiaiii-t nostro l'fctìo 16,06188 32, 12376 pe-so Giiérard •-/rjtj £j J^ r mI JjJ ^y ^^ -i 0,60 1,20 14, 83200 29,66400 Soldo dol sistema di Pi- pino 20^* parto delia libra romana d'argento e 22'' della 3 1,80 48, 18564 44,49600 libra merovingia d'argento. 4 2,40 64, 24752 59,32800 5 3.00 80, 30950 74, 16000 6 3,60 96,37138 88, 99200 7 4,20 112,43326 103, 82400 8 4.80 128,49514 118,65600 9 5,40 144, 55702 133,48800 10 6,00 160, 61900 148, 32000 11 6,60 176,68088 163, 15000 12 7,20 Wi?., 74276 177, 98200 13 7,80 208, 80464 192, 81400 14 8,40 224, 86G52 207, 64600 15 9,00 240, 92850 222, 47800 16 9,60 256, 99038 237, 31000 17 10,20 273, 05226 252, 14200 18 10,80 289,11414 266, 97400 19 11,40 305,17602 281,80600 20 12, 00 321, 23300 296, 63600 Libra romana. 21 12,60 337, 29988 311,46800 22 13,20 353,36180 1 326,30000 Libra merovingia. 1 PKSI PROPORZIONALI DliSUNII DAI DOCU.MF.NTI, ECC. 113 III. Periodo del S(ikio di 30 denari, dupo ranno 794. Libra di Carlo MaL,'no di un terzo piti posante della libra romana, divisa in 20 Soldi caroli.sci, ed eijuivalente ad otto Soldi di 30 de- nari carolisci. Denari c;irolisci PKSd IN ( iltAMMI ■' os.iKin-jyiiiyi no.stro pt'SD \>osa (iii'Tftiil 1 1, 7S4(jó l,7i»0o0 Denaro carolisco di nn terzo 2 3, 00930 3, 10000 più pe.-iantH del denaro del si- .steina (li ripiiio, 2 Ili'' parto 3 5,3539»; ."), 10(100 della lilira carolisca d'artjeiito. 4 7, 13861 (j, 8()000 5 8, 9232(3 8,500011 C) 10, 70792 10,20000 7 12,492.-,7 1 1 . 90000 8 14, 27722 13,60000 lG.0t5188 15, 30000 Soldi' roiiKiiio e^'ualo a nove 10 17, 84IÌ53 17.001100 di'iiiiri carolisci. 11 I9,fi3ll8 18, 700011 12 21,415^4 20,40000 Soldo carolisco di un terzo più pesante del Siddo romano. 114 V. CAPOBIANCIII. - Pl;SI PROPORZIONALI, l'.CC. III. o b '■B 1 l 2 Once carolisce HiSO IN ! GRAMMI osar.HVAxioyi nostro [IPSO pese Guérard 0,60 1,20 21, 41584 42, 83168 20, 40000 40, 80000 Soldo carolisco 20" parto della libra carolisca. 3 1,80 64, 24752 61, 20000 4 2,40 85, 66336 81, 60000 5 3,00 107, 07933 101, 97500 6 3,60 128,49517 122, 37500 7 4,20 149,91101 142, 77500 8 4,80 171,32685 163, 17500 9 5,40 192, 74269 183, 57500 10 6,00 214,15866 203. 95000 11 6,60 235, 57450 224, 35000 12 7,20 250, 99034 244, 75000 13 7,80 278,40618 265, 15000 14 8,40 299, 82202 285, 55000 15 16 17 9,00 9,00 10,20 321, 23800 342, 05384 364, 06908 305, 92500 326, 32500 340, 72500 Libra romana d'arproiito del valore di isO denari ca- rolisci ed efi;uale a 0 sdlemhre 1891. Vl.NCENZO CaPOBIANCHI. TARIFFA MONETARIA M E S L e I N E S E Da tempo immemorabile, tenevasi annualmente, nella Valle Mesolcina, una fiera nel mese d'ottobre, durante la set- timana in cui cade il giorno di S. Gallo , epperciò detta u fiera di S. Gallo n. Essa aveva luogo nel boi'go di Roveredo, ove i mon- tanari conducevano il loro bestiame, lo pelli, i latticini, il miele, per comperare granaglie e tessuti dai mercatanti ac- corsivi Clj. La grida che in tale occasione si pubblicava diceva die u ogni persona li possa con le loro robe et mer- u cantie liberamente et oxpeditamente venire et da quella u ritornare , ognia impedimento cosi reale come personale ti al tutto cessante n i'2). Liberatasi la Valle llesolcina dal dominio dei Tri- vulzio (1549), la zecca di Roveredo restò chiusa, regolandosi il corso delle monete su quello della Lega Grigia. Il tipo principale fu dapprima la liira imperiale, poi la Terzola , indi il Fiorino di Reno e da ultimo, come unità, vediamo una ipotetica moneta d' argento, dotta lira mosolcinese , divisa in 20 soldi e 12 denari. Ogni anno, durante la fiera di S. Gallo, i Magistrati (Ij E. Tagliaiiue, Dazi ilei seicnto. In Boll. St. della Svizzera IL Belliiizoiia, 1890, Fase. 12. — ■ Porta le tasse che pagavano i mercanti concorrenti a tal fiera. (2j Gride per la fiora di S. (iallo in Mesolcina. Manoscritti del se- colo XVI. —, Archivio Triviilzio. — Feudo Mesocco. Cart. 12. IIG LMir.IO TAGLlABUli dovevan pubblicare il corso delle monete. Tale corso re- stava sino alla nuova grida. (Ili Statuti Vallerani dicevano infatti: GAP. 40 PER LA GRIDA DELLA FERA DI S.t» GALLO. u LX Item è Statuito che ogni Ano alla Fera di e: S.'" Gallo il Magistrato deve far cridar il prezzo del danaro a e secondo la crida deve gouernarsi e occorendo in detta u Fera qualche caso Civile li Signori Giudici di tutte quatro u. le Squadre , che vi si troueranno devono concorrere al a giuditio e non in altro modo n (3j. Quest'uso si conservò sin all'introduzione nei Grigioni del sistema monetario decimale. Diamo una di queste tariffe , togliendola da un liber- colo d'interesse locale (-ij, ed ora quasi irreperibile. Essa è relativamente recente; servirà però a far conoscere il va- lore che aveva la lira Mesolcinese nel nostro secolo. Come si vedrà, sono in questa tariffa elencate molte monete estere; ma giova notare che la Valle, mettendo al S. Bernardino, serviva di transito al commercio interna- zionale e che gran parte degli abitanti emigravano o in cerca di lavoro o al servizio militare, per cui i più svariati tipi di monete avevano corso nella Mesolcina. (3j Legge civile e criminale ilesolcinese dell'anno 1645 mss. del secolo XVII presso noi. Godioe cartaceo. (4j II Mesolcinese — Giornaliere statistico — ^Manuale periodico. Per l'anno della Salute 1837. — Lugano, 183G, Tip. Veludini, — vi si trova un calendario e 1' elenco di tutti gli officiali e magistrati della Mesolcina, alcuni buoni precetti agrai-ì e delle Profezie e dei segreti che ci fan dubitare l'autore fosse un mattoide. Eccone una: u Figlio dell'uomo che vedi tu ? Un leone ferito a morte ruggisce orrendamente per la foresta. Un altro colpo ha atterrato più migliaia d' insetti. Fra questo 1' ancora ha rotto il canape ; la pietra già tante volte dai Muratori ripudiata e divenuta fondamentale. E fortunato chi avrà intese in cuor suo tutte le parole di questa profezia, ii Confessiamo la nostra ignoranza , non ne abbiamo compreso una jota. TAlìIKKA MONETARIA MliSOLCINliSli 117 TARIFFA DEL DENARO PER LA. AFILLE IMESOLOINA ORDINATA dall'illustrissimo CONSIGLIO GENKKALE IN KOVEREDO /*■ -^G Otto/tre ls36 (5j. MONETE D' ORO. Confederaz. fiij Svizzera Armetta di diverbi Cintoiii . . Francia Luigi d'oro vecchio e miovc . n Pezzo da 40 fraiiclii r> 71 ji 20 n lìiiìnyiin Doppia vecchia l'ariiM Doppia e sua metà in proporzione Ge/ìora Doppia da lire \)H e suoi spezzali in proporzione Savoia Doppia nuova e vio.liiae sua metà in proporzione Pieiiuiìlte Pezzo da 10 trancili e sua metà in proporzione Roma Dojipia e sua metà in proporzione Spai/na Quadrupla e suoi sjiezzati in ]iro- porzione n Pezzetta Atistria Sovrano vecchio e nuovo e sua metà in proporzione .... n Pezzo da -10 lire austriache . . n )l n 2( ) " TI . . Milano Zecchino 11 Zecchino di diversi principi com- preso quello di Roma, Fiolo.i^na ed Olanda Italia Pezzo da 40 lire italiane . . . 11 n 11 20 n 11 ... J: : CORSO 1 -in [ì di :a-. ::. i:5::h:= 1 /•;■-.,-. X. Lir. .s. ~1C K! 40 40 — — 1;! 40 40 ^ — 23 12 GS) — 11 30 34 IO 9 m 29 10 — 12 30 oG 15 — 4i; — 13G ^ ( 16 12 49 — 1 2:! 12 69 _ : 9 50 29 10 — 47 141) .'> — S 15 1 20 __ 6(j . _ 20 — GO — — 10 — 31» — — r, 45 19 15 — t; 45 19 15 _ 2,-5 12 , fiii — 11 8in/gio in un libretto pubblicato in Finale ind 17S1: colla falsa data di Londra, cui t(Mine dietro un secondo, imprt'sso in Lucca nel 1785, colla data di Berlino, si)tto il tit(do di (ìliccrii.. Ma nel poetico arringo, in cui s' era messo, il lavoro che suscitò qualche rumore intorno al suo nome, niisto al plauso de' suoi concittadini, fu il S'cralc, specie di dramma satii'ico, che scrisse nel J7.SS in collaborazione con duo suoi amici, Gasparo Mollo e Gasparo Sanli. Li questo dramma il nostro poeta non eblje di mira di fare atto irriveri.oito verso l'Al- fieri, ma solo di mettere in ridicolo e di pungere gli inf dici imitatori del grande tragico italiano, allora vivente, i quali, esagerando il suo modo di scrivere, in versi duri e stentati 120 e. i.uppi componevano e stampavano drammi e tragedie che pochi leggevano e nessuno rappresentava. — Accortosi però di non aver sortito da natura estro tale da gareggiare coi poeti più eletti del suo tempo, abbandonò presto gli ameni studi e la poesia per volgersi con ardore a quelli più severi della storia e dell'erudizione. Uedicossi dapprima alla Di- plomazia, poi, quasi esclusivamente, alla Numismatica me- dioevale. Già da tempo aveva concepito il vasto disegno di completare la grand'opera di Gruid' Antonio Zanetti, correg- gendone gli errori, ed arricchendola di nuove aggiunte, per dotare anche l'Italia di una storia compiuta delle sue zecche e delle sue monete. A tal fine aperse un'attivissima corri- spondenza coi più dotti cultori di tal genere di studi in tutta la penisola, e studiando con passione nelle opere che si andavano allora di mano in mano pubblicando anche in Italia, e più specialmente in quelle del celebrato Gianri- naldo Carli, andava sempre più addestrandosi in tali disci- pline ; in pari tempo non si stancava mai di frugare in archivi pubblici e privati, e di scoprire sempre nuove me- morie e documenti da servire alla sua colossale impresa. Sebbene di modeste fortune, non esitò di eccitare banchieri, negozianti ed amici a fare incetta per suo conto d' ogni sorta di monete italiane, a tal segno che per questa sua smania di raccogliere ed accumulare più che poteva quei costosi materiali per la sua opera, andò incontro a spese per lui enormi, e superiori ai mezzi dei quali poteva di- sporre, accresciute ancor più dall' avarizia di speculatori avidi o disonesti, che talune monete, sia pure rarissime, non gli vendevano che a prezzi elevatissimi ed esorbitanti, talché il povero Viani ne sentiva disagio, e più d'una volta lo ridussero in tali angustie economiche da provocare sdegno e compassione ne' suoi veri amici e in tutti gli onesti che l'aiutavano nella sua nobile impresa. Neil' esame di que' piccoli monumenti della passata grandezza italiana, il Viani era si scrupoloso ed esatto, che soleva rispondere a chi ne faceva le meraviglie, eh' egli, sebbene avesse perduto iin occhio, con quell' altro che gli rimaneva, ci vedeva meglio di que' che li avevano tutti e due. Nello studio che faceva delle monete nulla sfuggiva VITI-; DI ILI.rSTRI NIMISMATICI ITALIANI 121 al SUO attento esame, ed al suo acume ; il peso, il valore intrinseco, quello di tariffa, la lega, l'aggio, la bellezza del conio, nulla lasciava inosservato, riproducendone poi col disegno le impronte con rara fedeltà e gusto artistico. Xon è meraviglia dunque elio la sua perizia in questo campo di studi si diffondesse mano mano da un capo all'altro della penisola ed acquistasse tanto credito ed autorità, che governi d'Italia, ministri di finanze, direttori di zecche, e grandi negozianti si rivolgessero a lui per consultarlo nelle più ardue questioni monetarie. — Da tutto questo complesso d'informazioni, di ricerche, di studi, il Viani in pochi anni aveva acquistato tanta pratica e tali cognizioni, che nessuno avrebbe potuto imputare di temerità il suo divisamento d' illustrare storicamente e scientificamente il complicato intrecciarsi di tanti sistemi clie si riscontra per più di un millenio nella storia monetalo delle diverse città italiane. Vivissima pertant(j era l'aspettazione dei dotti italiani, quando finalmente nei primi anni del nostro secolo, cioè nel 1808, comparve in Pisa collo staiiipe di Prospero Ra- nieri, con quattordici ln-lle tavole incise, il primo volume delle Moìiorie delia l'ntiiiijìin <'>iho e di'ìlr Mnnch' di Maasn di fAcni(/ìn>ui. L' autore dedicò quel suo })i'imo lavoro Aì- V Altezza Imjii'riale di h'iisa sorella deli'Aiii/n.slo Inipeì--redi del Campo Santo pisano e d'altre opere di disegno, dal sec. XII al XV, pubblicato in Firenze nel 1800. Questa monografia, qualche anno dopo, fu ripubblicata a parte in un volumetto stampato in Pisa nel 1813 col titolo: Bella Zecca e delle Monete di Pistoja, Lettera di Giorgio Viani con una Memoria sullo stesso argomento del Dottore Vincenzo lìorgìdni. Lo scritto del Viani fu variamente discusso, e provocò una garbata con- futazione in un opuscolo divenuto rarissimo, intitolato: Lettera di Lodovico Costa al sig. Giorgio Viani intorno alla Zecca ed alle Monete di Pistoja, stampato a Torino nel 1814 coi tipi di Domenico Pane. Il Ciampi, uno dei più ferventi ammiratori del Viani. ne assunse la Difesa postuma nella Vita, clie scrisse del nostro autore, dalla pag. 18 alla 45. A tanta rinomanza era salito il A-'iani coll'autorità de' suoi scritti, che volendo l'.lccademia di Lucca raccogliere tutte le memorie concernenti la storia generale di quella città e de' suoi dominii, a lui affidò l'incarico dell'illustrazione di quella Zecca. Tale compito entrava appunto nel piano del- l'Opera, cui aveva consacrato i più begli anni della sua vita. A tale scopo, è noto come si desse ogni cura di rac- co"-liero monete , documenti e notizie. Sventuratamente queste ultime, alla morte dell'Autore, andarono disperse ed in gran parte irreparabilmente smarrite. Il Viani intanto era giunto al suo 54 anno di vita, quando fu sorpreso da violenta malattia. Lottò invano contro la morte, e senten- dosi d'ora in ora mancare, chiese ed ottenne i religiosi conforti: fece testamento, e con un ultimo sforzo scese dal letto ed aporta la scrivania, rimandò dei fogli ad alcuni amici, scrivendo in q'ielli con mano moribonda : Giorgio Viani saluta, resi Unisce e ìnuorc. Indi ricoricatosi, la notte del 2 dicembre ISlCi, esalò l'estremo sospiro. viti: ni illustri nimismvtici italianm 123 Grande fu il doloro de' suoi amici ed ammiratori, tosto che giunse loro la notizia della sua niorto. Dispose per testamento che il suo ]\Iuseo fosse venduto: lasciò i suoi scritti all'amico Ranieri Zucchelli; il suo cartegfxio lette- rario e numismatico all'altro suo amico Sebastiano Ciampi. Fu sepolto nella Cliicsa di San Frediano di Pisa. Il Viani fu socio dell'Accademia Colombaria di Firenze, doU'Etrusca di Cortona, e della Scientilico-Letteraria delle Alpi Apuane; socio corrispondente dell'Ateneo italiano. del- l'Accademia Napoleone di Lucca, e della Società Pistojese di scienze, lettere ed arti ; Pastore Arcade di Ivoma, della Colonia Ligustica e delLi Colonia Alfea ; Vice-Presidente della Deputazione sulla conservazione dei monumenti di Scienze e di Arti del Dipartimento del I\redlterraneo. Questi cenni biografici furono tratti da : Notizie della vita Irlteraria <: dcijH scritti numismatiei di Giorgio Viani. Firenze, 1817; in->>. — ^[utiaii}, liiofjraplne loiiccrxclte aii- cienne et ìiindernc. 'l'omo, quar.mte-troi.siùmo , pag. 278-270. — E.Mii.io De Tipai.do. liioijrafia dri/li itnliaìii Illustri nelle scienze, lettere ed arti. Yoì. Ili, ls3ii; pai;. 10-')- 11."). — Dizionario univer- sale storico-initoloijico-ijeoijralien, couijiilato per cura di An(ji:lo Vaca. Torino, 18jG. Parto terza, [lag. 2i578. 0. Luppì. Opere numismatiche a stampa di Giorgio Viani. 1. Memorie della l''ami;^'lia Cvlio e delle l'ionete di Classa di Lunigiana. l'im, 180S, in-l. * 2. Memorie d'una .Monota inedita iLUa ]ve|iul>ldi'!a di Pisa. Visa. 1809. * 3. Altra come .sopra pulliHcat.a neirojiera: l'i.- — PI — SE • Madonna sedente col Divin Figliuolo in braccio : e campana dal lato diritto. Nell'anno 1809 ad istanza di un degno e rispettabile amico fu da me illustrata una moneta di argento della Re- pubblica di Pisa col nome del Podestà Buonaccorso da (Ij Questa M''morìit fu inserta iiell' opera sopra citata del Morroiiii, tomo I, pag. ITG-'ITS; tav. Ili, n. '2. 128 e. LUPPI - VITE DI ILLUSTRI NUMISMATICI ITALIANI Palude. Dissi allora, che tale moneta, non solo era preziosa e rarissima, non essendovi eS(;mpio che le antiche Eepulj- bliche toscane abbiano permesso ai loro Consoli, Capitani, Podestà, e altri simili Capi di coniare monete col proprio nome e stemma , ma che forse poteva credersi unica , non essendo stata osservata l'eguale nei pubblici e privati Musei. Contro ogni mia aspettativa, altra ne fu scoperta nel luogo medesimo ove trovossi la prima, la quale, essendo di conio alquanto diverso, merita di essere pubblicata e conosciuta dagli amatori delle cose antiche d'Italia. Nel diritto di questa moneta si vede, come nell' altra, un'Aquila coronata sopra un rostro di nave colle medesime parole all'intorno : ma il leoncino rampante, che resta al di sotto e forma l'arme della famiglia da Palude, è in mezzo alle due lettere F. I., le quali non esistono nella prima. Non sarà difficile 1' interpretazione di queste lettere quando si rifletta, che in quasi tutte le antiche monete della Kepub- blica di Pisa si legge il nome dell' Imperatore Federico I, il quale, con diploma del 25 di agosto 1155, le confermò il privilegio della zecca. Le due lettere F. I non sono dunque, a mio giudizio, che 1' abbreviazione della solita leggenda FEDERICVS IMPERATOR , e fanno vedere , che Buonaccorso da Palude volle indicare in tal modo , che la moneta col suo nome era simile a quella della Kepubblica, oppure esternò un atto di gratitudine a Federico II, da cui fu sin- golarmente onorato e protetto. Il rovescio, colla ^Madonna e col segno della campana, è perfettamente eguale a quello dell'altra, eccettuata qualche piccola differenza nella fattura della seggiola ove riposa la Vergine col Bambino in braccio. Se fu grande raminirazione con cui venne accolta dalla Repubblica Letteraria la prima moneta del celebre Podestà pisano, non minore sarà quella che farà nascere la pubbli- cazione della seconda. In fatti si l'una che l'altra, nell'atto che illustrano una chiarissima ed antica famiglia, la quale esiste tuttora in Pisa, fanno epoca nella storia della Mo- netazione toscana , e meritano un luogo distinto nei più scelti e doviziosi Musei. Questa moneta alquanto logora fu da me acquistata nel 1810, è di ottimo argento, e pesa grani 24 fiorentini. G. VlANI. W„,'^.-d^-^.^ NECROLOGIE CAMILLO BRAMBILLA. La mattina del giorno 3 marzo corr. terminava in Pavia la sua lunga, operosissima vita il nob. Commendatore Camillo lìì'onihilla, Membro del Consiglio di Redazione della nostra Rivista. Fu uno dei cittadini di Pavia fra i più distinti per integrità di carattere, per saviezza di po- litica, per profondità di studii. Era nato a Pavia il 27 Febbraio 1809, da Giuseppe e da Maria Baronessa Erben. Laureato in Giurisprudenza nel 1828, entrò alunno di concetto negli ufficii di Governo a Milano. Compiuti gli anni di alunnato passò , quale Segretario provvisorio, all' Amministrazione del Civico Ospitalo di S. Matteo in Pavia, e dopo aver fatto colà breve sosta, nell'Aprile 183G, fu nominato Aggiunto soprannumerario presso la Delegazione in Pavia. Xominrito poi Eelatore Prov. a Mantova, ottenne, dopo alcuni anni, di fare il cambio col Relatore Prov. di Pavia (al quale diede a tale scopo un rilevante indennizzo). Rimase in tale impiego fino al 1849, epoca in cui il Governo austriaco, in puni- zione per la parte presa al movimento liberale politico, elio precedette e fece segtiito alle cinque giornate di ^Milano. lo traslocò senza avanzamento, ancora a Mantova. Clu'esta la pensione, che gli fu rifiutata, Camillo Prambilla diede le dimissioni dall' impiego e dalla carica di Scudiere del- l'Imperatore, di cui era investito fino dal 1838. Fu poi: Consigliere Comunale dal 18G0 al 1891, in cui diede le dimissioni perchè rieletto a minoraiiza. — Consi- gliere Provinciale dal 18G2 al 18G8. — Deputato Provinciale dal 1863 al 1868. — Vice Presidente del Consiglio Pro- vinciale nel 1864. — Amministratore del Collegio Gliislieri 130 NECROLOGIE nel 1858. Eimasto solo nell' Amministrazione, fu nominato Commissario Governativo, ma egli declinò l' incarico. — Amm.'* e Presidente della P. C. d'Industria dal 1853 fino alla sua morte. — Membro distinto delle commissioni pel soccorso ai danneggiati dalle innondazioni, 1857-1868. — Per qualche tempo, Ispettore degli Scavi e Monumenti. — Presidente, fino alla sua morte, della Società per la conser- vazione dei Monumenti dell'Arte Cristiana. — Fu membro di molte accademie scientifiche e insignito ripetutamente di onorificenze, come appare dal seguente elenco: Cavaliere dei SS. Maurizio e Lazzaro, 1860. — Membro effettivo della Società Italiana di Archeologia e Belle Arti di Milano, 1863. — Ufficiale della Corona d'Italia, 1867. — Socio corrisp. della P. Accademia Raifaello di Urbino, 1872. — Socio della Società Storica di Milano , 1874. — Socio onorario con medaglia di I classe della Società emulatoria di Scienze ed Arti in Italia , 1874. — Membro della commiss, per la Storia dell'Università di Pavia, 1876. — Socio corrisp. della Accademia Fisio-Medico-Statistica di Milano, 1878. — Membro della Società Francese di Archeologia per la conserva- zione e descrizione dei Monumenti Storici, 1879. — Membro effettivo della Depataz. di Storia Patria di Torino, 1880. • — ]\rembro effett. della Società Ital. d'Igiene di Milano, 1880. — Socio corrisp. del R. Ist. Lombardo di Scienze e lettere, di Mi- lano, 1884. — Membro onorario della Società R. di Xumis. del Belgio, 1888. — Commendatore della Corona d'Italia, 1889. La Numismatica fu la sua passione predominante. Da molti anni raccoglieva e, morendo, lasciò alla sua nativa Pavia una insigne collezione di monete medioevali italiane, contenente la importantissima serie delle Monde Pavesi, la più ricca che si conosca. Ma la passione del raccoglitore non fa disgiunta da quani (fi Sicilia, ne aveva, qua e là, fatto qvialche appunto più o meno vago. Il Can. B. Lagumina, consigliato già dallo stesso Amari, si accinse con molto interesse a questa difficile impresa e pubblicava testò un primo ed interessante saggio dei suoi studi. Importante è la scoperta del tareno di Roberto Gui- scardo. L' autore addimostra del Guiscardo una monetina che siuora venne attribuita dal !Mortillaro e dallo Spinelli a Rucciero re. 1'^ coniata nel 404 doU'P^erira. che corse dal Oc? o . 29 sett. 1071 al IG sett. 1072 dell' K. Y., Tanno cioè in cui, secondo i documenti pubblicati dall'Amari, Palermo si rese ai due fratelli Roberto e Ruggier(ì. Il Lagumina ha letto sul rovescio di questa moneta : Per coniando — di Roheeto duca — Ilìns/rissirno Re — di Sicilia , ed argomenta che Roberto, nell'ebbrezza dell'importante vittoria, avesse as- sunto il titolo di Re , che lì jìer li avrà dovuto smettere per efficaci rimostranze del Pontefice. Dubito però che tale interpretazione sia perfettamente esatta, percliè non posso ammettere che il Guiscardo abbia assunto il titolo di re e specialmente nel modo e nello condizioni suggerite dal Lagumina. Parrai anzi, elio quanto sappiamo del (Tuiscardo ne conduca ad escludere assolutamente questo titolo regio. Interessantissima è la preziosa indicazione a Rnituto in Amalfi n che il Lagiunina ebbe la fortuna di leo-ojere su di un rìd)à di Guglielmo IL L' autore , basandosi su questo tareno amalfitano da lui scoverto e sulla speciale determinazione di alcuni tari amalfitani menzionati in un documento del 1112 deirArchivio Cavense: in quibus cru.e effortvnta jìaren.t, stabili i due tipi seguenti per la Zecca Amalfitana. 142 lilBLlOGUAl-IA 1. ,Jy e 1^ — Campo: In centro, punto; sopra, una pic- cola croce. Leggende : contraffazioni di quelle dei moezzini. 2. ^ — Campo: Nel centro: R; Ti' — Campo: Nel centro croce Leggende de' moezzini. Questo secondo tipo viene attribuito dall' A. a Rug- giero II conte e poi E-e di Sicilia. Il Lagumina ignora però il tari amalfitano da me pub- blicato nella Ricisla ilaìinnn di numismatica clie reca, as- sieme agli sformati caratteri arabici, l'epigrafe S ■ ANDREAS, preceduta dalla croce di S. Andrea, e seguita poi dalle lettere SALRN. Curioso ed interessante monumento, che do- vette certamente essere impresso ad Amalfi, e che si può, con probabilità, assegnare a quel Mansone III che, nel 981, riusci ad impossessarsi del principato salernitano. In quel mio opuscoletto, parlando dei tari amalfitani colla croce, menzionati nel documento del 1112 dell'Arch. Cavense, at- tribuii già ad Amalfi i due tari riportati dall'Engel nelle Reclwrclics sur la. Numismatique des Nnrmands de Sicile et d'Italie a Tav. III Nr. 34 e 35. Prima dei due tipi indicati dal Lagumina, fa dunque coniato ad Amalfi un tareno senza il distintivo della croce (od è naturale, trattandosi di imi- tazioni, che dovevano, da principio, simulando i tipi arabici, confondersi collo monete dei Musulmani), sul quale, nella speciale occasione della conquista del principato salernitano, comparve il nome dell'Apostolo, patrono di Amalfi, ed il nome della città soggetta. Il Lasrumina dice di non conoscere alcun tarano di Enrico VI, che possa attribuirsi ad Amalfi; ma io non esito ad attribuire a quella città, in seguito agli indizi forniti dal tareno amalfitano del Museo Nazionale di Pa- lermo, il grazioso tareno di Enrico VI, di cui un esemplare è nella mia collezione ed un secondo conservasi nel Regio Gabinetto di Copenaghen. lìir.I.lOGRAFU 143 Tarcno di largo slampo. ^D" — >i< HEINRICVS • SEXTVS- Busto deirimperatoi-e di prospetto ; a destra, stella. 9.' — * ROMANORVM • IMPERATOR. Croce con globetti alle estremità. Oro basso. Dei tari di Federico II, sarebbero Amalfitani, i Nr. 1, 2 e 3 della Tav. XX, ed i Nr. 1 e 2 della XXI dell'opera dello Spinelli, e di lui farò conoscere per la prima volta il tareno coniato nel 1221 (1.) ohe da una parte ha. nel p;iro FEDERICVS ed al centro \fPcrali»% ed al hi. REX • SICILIE ed al centro la croce amalfitana. L'emissione del 1221 durò pochissimo, poiché, secondo ne ricorda, nella sua cronaca, il notalo lliccardo di San Germano, fu abolito del tutto il tari amalfitano nel 1222. Riporterò brevemente le modifiche che il Lagumina fa alle attribuzioni dello S[)lnelli, indicando i numeri del- l'opera di questi. Sono di lluggiero re e non
  • >•) D\ • CAP, si confronti il sigillo edito dall'Engel a tav. II, N. 7, sul quale è ri- prodotto lo stesso tipo. II Nr. 39 non è di Roberto Guiscardo. Lo lettere che il Foresio ha creduto vedere sul rovescio non sono che gli ornati di un tempio che egli lia fatto disegnare capovolto. Neppure il Nr. 40; può attriljuirsi a Ru- berto Guiscardo, essendo moneta coinunissima clie, in esemplari più completi, reca l'epigrafe ROGERIVS RX, da una parte, e SCS • STHEPANVS dall'altra. L' Engel la pubblica a Nr. 4'.l pag. 40i; ma anche egli sbagliò, pa- rendogli dall'incompleto I4NV, elie si vedeva su di uu suo esemplare, poter trarne SCS ■ lANVARIVS- I Nr. 41, 43, 44, 45, 46 e 48, attribuiti a Roberto Guiscardo, sono confusi riconì di cui non si può tener conto alcuno Il Nr. 47 è d' incerta attribuzione, ma lo credo del duca Guglielmo. Il Nr. 51 è un tipo sinora sconosciuto. Eccone la descrizione: Fvllaro. If Busto del duca a d, ht ROGE — RIVS — DVX. Tav. IH. — I Nr. 63, 64 e 65 sono riconì di follar! di Ruggiero su monete anonimo religiose di Costantinopoli. Il Nr. 6',) 146 BIBLIOGRAFIA è una variante del Nr. 17 (p. 27) dell'opera di Engel. Le altre monete di questa tavola sono già conosciute e non inedite, come segna l'autore. Tm:. IV. — Questa tavola va notata per alcune monete in- certe sinora sconosciute. Posseggo un esemplare simile a quello del Nr. 106 e posso quindi darne una descri- zione più esatta. ^ — Leone clie solleva una delle zampe anteriori e si batte il fianco colla coda. !>' — SICNVM VICTORIE. Attorno ad una croce. Interessante pure è il Nr. 112 che ha da ciascun lato il busto di un pi'incipe, colle iscrizioni LkuS DEO e GLORIA. Questa moneta fu certamente emessa contem- poraneamente a quelle riportate dall'Engel e che hanno la scritta: DEO • GRATI AS. L'Engel le assegna al dodi- cesimo secolo. Il Nr. 116 non è dell'Italia meridionale; assai pro- babilmente è monetina dei possedimenti veneziani. I Nr. 117, 118 e 119 sono pure assai interessanti e cu- riosi. Il Foresio li attribuisce erroneamente a Rotari. (!) Posseggo diversi esemplari di questi tipi, dai quali rilevo che sui 1Ì dei N. US e 110. 'troppo confusi negli esemplnri del Foresio, percìiè se ne capisca nullaì v'è l'epigrafe MENSE • OCTVBR. A. G. Samiion. Alpli. «le Kcliiìflt, La Xumismatique Romain'; dans se.s rappor/s avec l'Art Oratoire. Quantunque il Volume delle Memorie presentato al Congresso Numismatico di Bruxelles non sia ancora pub- blicato, dalla cortesia dell'Autore abbiamo ricevuto l'estratto di questa memoria, che non esitiamo a giudicare fra le più importanti presentate al Congresso stesso, relativamente alla Numismatica classica. E, come tale, ci pare valga la pena d' esaminarla con qualche ponderazione, facendovi auclic (gualche critica. nillLlOGUAFIA 147 La memoria è imo studio piuttosto filologico clie nu- mismatico. Preudendo a pretesto le monete romane otìVenti il tipo dell'Allocuzione, l'Autore ci descrive nno dopo l'altro i diversi imperatori da Pompeo a Costantino nelle loro qualità oratorie, dimostrando quanto fosse tenuta in pregio l'eloquenza presso i Romani, e quanta parte l'arte oratoria abbia sempre avuto nella storia di Roma imperiale. Alla lunga serie delle monete d'Allocuzione, paziente- mente e diligentemente raccolte e citate dall'Autore, ci permetteremo di fare un leggero appunto; osservando come in essa furono inavvertitamente collocate alcune monete, le quali, quantunque offrano una certa analogia di tipo con quelle d'Allocuzione, pure a tal fatto non si riferiscono. Le quattro monete citate al regno di Trajano non rappresentano già l'imj^eratore in atto d'arringare i soldati, bensì i soldati in atto d'acclamare Trajano imperatore per la settima, per la ottava e per la nona volta 'IMPERATOR VII. Vili e Villi). I tipi s'assomigliano alquanto; ma i fatti rappresentati sono ben differenti, e le moneto dovremo chiamarle d'Ac- clamazione non già d' Allocuzione. Del resto nessuna mo- neta d'Allocuzione ora finora conosciuta sotto il regno di Trajano: la prima e l'unica viene pubblicata in questo stesso fascicolo della Rirìsld. (Vedi Ap/iitn/i di Sumismntica !to- manii., XXI. moneta X. 12 e Tav. T. X. 4 . L'Autore passa in erudita rassegna i diversi cambiamenti, avvenuti nella latina scrittura, quali risultano dalle monete; raddoppiamenti di consonanti, cambiamenti di vocali, con- trazioni, abbreviazioni, dittonghi, ecc., ecc. Se però tutto è esatto ciò che è di fatto ed è documentato dalle monete o dagli scritti antichi, non possiamo dire che alti-ettanto sia ac- cettabile senza discussione ciò che è semplicemente frutto dell'induzione. Citiamo l'asserziDUO che i latini pronuncias- sero il e duro, ossia come il k. L'asserzione non è suffragata da alcuna prova (nò vale quella che il r alle volte si scam- biava col /.' davanti alla vocale n. come p. es. Kayi's per Carus , essendo ben diverso il caso davanti alle vocali e o i). Xoi Italiani, che, come i figli primogeniti , o come i più stretti in parentela, cogli antichi romani , ci vantiamo con qualche ragione d'essere i più fedeli continuatori della 148 ElBLIOGIiAFIA pronuncia latina, non potremo mai persuaderci che a Roma si pronunciasse Kesar e Kikero ! — Siamo sempre nel campo deirinduzione e sarà ben diffìcile che possiamo mai conoscere con sicurezza l'antica pronuncia romana; ma se possiamo però assicurare con tutta certezza che i latini non pronunciavano la loro lingua come la storpiano i francesi, gl'inglesi ed i tedeschi, abbiamo una grandissima probabilità che la pronunciassero , salvo pochissime varianti, come la pronunciamo attualmente noi in Italia ; che quindi il e sia sempre stato il e italiano , e che ab antiquo si dicesse Cesar e Cicero^ precisamente come pronunciamo noi. F. G. Ri<«-Paqiioi , Repertoire annuaire general dcs Collectionneurs de la France et de Vvtranger. — Première année. Il titolo di questo annuario, che si presenta per la prima volta, è molto generale ; ma non lo è altrettanto la materia contenuta, la quale riguarda per due buoni terzi o quasi per tre quarti la Francia, restringendo tutto il resto dei due mondi nel poco che avanza. Gli è cosi ohe mentre la Francia e principalmente la città di Parigi è assai bene rappresentata nelle sue collezioni di vario genere, tutte le altre nazioni vi figurano in modo assolutamente inadeguato, pure facendo la parte necessaria alla prevalenza che deve avere la nazione nella quale e nella cui lingua il libro è scritto. E lo squilibrio non è solo nella distribirzione geografica, ma anche e più in quello delle materie; anzi, se abbiamo fatto cenno nella Rivista Numismatica di questo libro, il cui interesse dovrebbe es- sere molto più esteso, gli è perchè la Numismatica vi rap- presenta, per i paesi che non sono la Francia, una prepon- deranza così decisa, che dal nostro punto di vista potremmo forse desiderarla tale , ma che è ben lungi dall' essere la verità. I generi delle collezioni essendo rappresentati con segni grafici in quest'annuario, chi percorre coll'occhio le pagine dedicate all'estero, non può non rimanere colpito dal nu- mero immenso di medagliette rappresentanti le collezioni BinLIOGRAKIA 149 numismatiche. Sono pareccliie le pagine in cni vengono indi- cati oltre a venti raccoglitori numismatici, e nessun altro. In quelle , che non sono completamente numismatiche , vi figura timidamente qualche bibliofilo o filatelico perso sempre nell'abbondanza e nella prevalenza assoluta dei niimismatici. Ma la ragione di tale squilibrio? E presto detta. Per i rac- coglitori di tutto il mondo, fuori della Francia, s'ò creduto potesse bastare il riportare in compendio la nostra Guida Numismalica; col che. ossia dicendo la verità, ma solo in parte, l'autore àeW Annuaire ha attribuito alla Numismatica un'estensione e un' importanza a cui nessuno ha certo so- gnato ch'essa potesse e dovesse aspirare. Per dare un solo esempio abbastanza eloquente, a Roma tra i 64 collezionisti citati, più della metà ossia 8-t. lo sono di monete o medaglie (tolti appunto dalla Guida sopracitata). Raccoglitori di quadri invece... nessuno! I quadri a Roma non si citano che incidentalmente in mezzo a cento altri oggetti presso due antiquarii ! L' AnnKairr dunque potrà essere eccellente per la Francia; ma i"- assolutamente nullo per i raccoglitor che si interessano di qualche altra parte dell'orbe terracqueo.... a meno che siano numismatici ! F. G. 'Avy.vpzOT, T~jv vjy.'.TAarwv ty,; /.'j:(.o; 'KAyàòo;, O-ò 'I oàvv/j II. Aày.TTiO'j. — 'Aj-Y.vcC'.v, 1891. Sotto questo titolo , il Sig. Lambros di Atene si propone di pubblicare una illustrazione delle moneto antiche appartenenti alla Grecia propria, trattando Id diverse regioni in modo che l'opera riesca divisa in quattro volumi, indipendenti l'uno dall'altro. Il terzo volume è uscito testé, o comprende il Peloponneso. Le descrizioni sono precedute da brevi cenni sulle città cui si riferiscono le monete, ed i tipi principali sono riprodotti in 16 bel- lissime tavole eseguite noi rinomato stabilimento Brunner di Winterthur. Se il pubblico farà buon viso all'opera inlrapresa dal Signor Lambros, l'autore ha intenzione di far seguire ad essa la descri- zione delle monete della Tracia e della Macedonia. S. A. [T)!) miii.ioc.ii vi'iA /ìAv (l'I.), //ix/iiiri' iiMur/.nirc (A'.v Colonics friiiiriiiscs ti iijìri:s Ivs (/ marzo 18'Jl , con ili. Ksle , Stratico, IS'.U. Ciunpagiu» del l'rincipo Kugonio di Savoia. Serie I, voi. I. Vienna, iSU't- T(>ri)h>. J8Si) lis;i2l. A pp. (V2r)-t;iS a Notizie sidlo monete e sui prezzi delle vettovagli(^ o dei nwiteriiili da guerra. ('(ii/iii, hes inonnaics. (I'"x!r. du Diftiviiiiiiiir de^ Imanci'x pul)li(' sous la direction de M. Ia'OU Sav). Xoncij, ISerger-Levrault et C, in-S gr. a 2 col., (ip. 21. Vaìiiir (!.. Uictioiinaire des dtivises iK'raldiiinos, nuuusmati(pie3, liisto- ri(nu-s et fantnisistes du Pauphini'. (Extr. du .. lìidlelin de la Sociéló d'arclu'-ologie et do statisticiuo de la DrOmio »). Vahnre, C('as et fila, 1891, iii-8, PI». V-77. lìoìirhtm/, Systèuie fniancier de 1' ancienne monarchie, l'tiris. (Juil- lanuun, in-S. lìfìforl A. (de), Monnaies mt'roviiigienncs. Voi. I. /',(»•(■.-.• Il'ublication de la Soei(''tó frttn(,'aise do numismnti(]ue]. ìkloumr A., ]\lanicurs d'argent à Koiné jusiju'à l'eiiipire. |II ediz.]. J'itris, Thorin, l'.l C'.icn'rraì-ClarijHy. Lea ri^iz:as li -3. Tyj^:~ ìe l~T;à l?'.l'.. Piri.i. Perr-la. i^-?. Cont'n-H'jn G. de. L"»TÌ'.i**e2ie::: ìe la. rroir.r:^ e: !a :i:ei:.:' — :- nétaire. C'^ai/nt *'ir S-i'f!. Srrie: ìlr-'iliii. :--l~. rr. S^. F'irif. Ploru Xonn-i: e: C ;:!-•?. pp. !•? e: rriv. Tif^tr'nn T.. L' ar*. Ì5 r'iire ie 1' : r. L' ; r t: .ì :rir.5~2:i-;:i: irs mélanx : preaves incontestab'.es ie 1 "or a"i£:;e'. : co::;-;-;-?:::*^ ie -\ pr:- liaction à tr« bas prii de .'or e: òe ."i-rer.: : ie-s p.;rT-rbat::n« ■;-: ■:' réaulteront : -ìes aviEtiges de la de~.a::é::--.:;:' ir 1':.- ~: ie 1 irjr'- : q:ielle Taleur oa doÌE preiiire fO"r l^s rr.'uplir^r. l'irtt . Q"* --•=1--- 1891. in-?, pp. ■33. Z'i'j K-, H'.rtcir» tnonétaire dr* ::lon'e* fn:: i:~e5. ì" -tri-! 1t^ io- cumen"s oSciels. ave: "2T'~ ìz-zres. P'jrt.i. >[:n-:rlrr. !~?'"j. :--~. rr. ì^i. AinarUl Gloriti. L'Hitel de? ~02'a:-r5 le Xarbcn-e i-: XVII' ^;e:l-r. Extr. da * B-lletin ie la Conisii^ion »r:l-.-:ol:r: ^oe de Vartcre -. ISC'l". .Vfjr^dn.'. Ca;llar>d, in--, pr. '22. Bi'inctird L. . La première Léz^r.ìe ?re>:;-e ies m:nni es '-.tz^z- tines, da« de Jas-in IL ifirmUl* . Barlarler et BirrLele:. :--^. pp. 11. aree fiz. V'illirr G^ Slzillo^rapbie de l'o.-ire ies :'.ir-re".x e: '"";-— ì:1 :-- de Saint Bnr.o. Jtf'ynlrruil-fiir-Mtr. ;n:pr. de N. T'. ìe^ ?r-?. '.~'i'.. iz-'? gr. pp. xxv:-.512 e; 54 pi. M'jyor S., Les meiallles ìt «;x:err,e ~er.-enii--e le 1 .\ll:a- e belv-- tiqae. De*:rip;;on et commentiir^s. 'rV^'--. H. Ge:r;. in-», pp. _T. «re: •2 plan':be3. B'anfktt .V_ Le* ija-:l:'i-- -• e* |.rer:^a;:;- -or lej m r.-ia'e- r i-iiinej lirtLTflU.i. J. Gc-emare. in--, p:. :>!' e: 1 tlir.: e. Geri«7^.-Xùmi-t)y C. F.. Die Geden'i-Ml'ze- — i: de— Bilie j :er Namen dea Prlnzregen'ren Loirp-jli T:n Bijerr.. Be^:brie';e:: on i ^e- dtnckt Toa C. F G. .Virni^rv. L. Srlira^, zp. - ' e 2 ;il. Hamm'r £/_ Die Haaptprinoipien de^ Geli- "'i 'V, ro-.;^Teien^ □ni d;e L-'-^nns der Valatafraje. \i'i*n. Kone^e-, l-fi\. :n--. :p. 32. Fiali Ed- Bes-rbreibun.? der -imrr^l-c^ Bi-~:--:ber >{à'zen n- i Me-iaillen de» Max Donebaier. l'ra;. D:r::i::;;o^. in-?, re v;;;-714 e tC5 tarole. Ilsi.-.i'iv/Trii;. AUn\ Ka,5.ione*. 1-"."<1. in-- rr , pp. v:::-37': BIBLIOGRAFIA PERIODICI. Revue Nuinisnifitique, IV Trimestre 1891. Reinach Th, , Monnaies inédites d' Asie Mineure. — Babelon E., Aradus (fine). — Vienne M. (de). Des transforma- tions successives du sou. — Vallentin B., Un doublé denier de Louis le Ben, prince d'Orange. — Cronaca. Bibliografia. Tavole. Anmialre de Nainismatiqne, Settembre-Dicembre 1891. Blancìiet J. 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[Esame di una monetina di Ga- brino Fondalo, signore di Cremona, che viceversa non è di Gabriele Fondalo ma di Francesco SforzAi]. Archivio storico siciliano, unno XVI, tasc. 1-2, 18!U: La;/ic- mina sac. J!., Studi sulla numismatica Araho-Xorinanna di Sicilia. Con 1 tavola. Notizie degli scavi, settembre 1S91: l'roslociini, I>i un ripostiglio di monete romane, scoperto nella Mila Boiaiii, presso Este. Académie de StanislaS. ^léiuoires, V sèrie, t. VII (Xancj) : Ma- thieii df. VieiuK', Les malentendus habituels au siijet des anciens procédés monótaires. Bulletin de Correspondance Hellénique, V, 3, 4: Lanihro.^ , 'Avs/.òoTov tjTpciòioy'i'/V Sà~:o:, Tusdvvov -ifj; Iiìocott^c. Comptes Rendus des séances de l'Académie des inscrip- tions, t. XIV, septembre-octobre 18!'! : Sc/iliiin/ji'fi/f'r (instare. Une mon- naie byzantine inèdite portant les elìigies de Tempereur iconoclaste Tlièo- phile, de sa lemme Théodora, des ses trois preijiières fiUes, Tliécla, Anna, Anastasie. Revue des études Juives, t. XXIII, n. 15, luglio-settembre 1891 : Schwab M'ise, Les módailles de la collection Strauss. Magasin pittoresque, 31 ottobre 1891: CkuhnuUlet Anntoh, Mè- daille du prince Flavio Orsini. Zeitschrift des Ferdinandeums fUr Tirol und Voralberg, fac. 85, junsbruck, 1891 , p. 179 e seg : Votteìini Ilaiis fvonj , Der Curs der Berner Denare zum Gulden um IBLXt, Archaologisch-epigraphische Mittheilungen aus Oester- reich-Ungarn, XV, l: l'ick , Das Monumcnt von Adam-Klissi auf Miinzen von Tomi^ 154 lllliLlOGKAHA Zeitschrift der deutschen morgenlàndischen Gesellschaft, XLV, 2 : Pertsch, Verzeichniss der aus Fleischers Naclilass der deutschen morgenliliidischen Gesellscliaft iiberkommenen Miinzon. Hirth's FoFmenschatz , n. 10: Tav. 1J6, Italisclie Schaumiinzen von 17//or Pisdììo. Ausland, CI, 5: .Indriessen, iliinzen und andare Tauschraittel in Afrika. 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Mandò ai principali cultori della numismatica in Italia una circolare firmata da tutti i suoi membri — gli assenti si affrettarono ad annuire calorosamente alla deliberazione — e in poclii giorni raccolse un numero sufficiente eli firme per poter dichiarare costituita la Società. Si verificò per tal modo un caso forse nuovo e certo non comune negli annali delle Società e delle Riviste scien- tifiche. In linea generale sino quelle che creano queste. Qui invece fu dal seno della h'iris/a che uscì la Società ; ma se le due istituzioni dovranno per qualclie tempo pro- cedere parallelamente, ognuna per la propria via , e se la nuova Società, sorta con principii molto modesti, dovrà, in proporzione dei mezzi, limitare assai la sua sfera d'azione, noi non dubitiamo che in un non lontano avvenire il de- siderato connubio potrà aver luogo, e le due istituzioni si fonderanno in una sola. Gli attuali proju-ietarì della Ririsla, come ebbero già a dichiarare quando l'assunsero, saranno lieti, appena il momento sia venuto, di confidarla alla So- cietà, allo scopo non solo di darle una base più larga, ma ben anco di eraràntirle un assetto definitivo e una vita meglio assicurata all'infuori d'ogni contingenza privata. 156 NOTIZIE VARIE L' invito alla nuova Società essendo partito da un gruppo di persone che rappresentano tutte le diverse Re- gioni d'Italia, è lecito sperare che tutti i cultori della nu- mismatica sparsi nella penisola , e qualcheduno anche al di fuori , vorranno in breve aderire generosamente alla nuova Società , e questo lo diciamo per quelli a cui non fosse pervenuta la prima circolare, come pei pochi che non vi hanno ancora risposto. La Sede provvisoria della Società è per ora stabilita presso la Direzione della Rivista Italiana di Nionismalica, (Milano, Via Filodrammatici, 10), dove tutti potranno far ricapito, sia per le adesioni, sia per doni di qualunque genere che volessero offrire alla Società, e di cui si darà un rego- lare elenco, come pure per qualunque informazione. E con questo terminiamo la cronaca, cedendo d'ora in- nanzi la parola agli Atti della Società, che verranno rego- larmente pubblicati nella Rivista. Milano, 1 Marzo 1892. La Direzione. Il Ripostiglio di Gratasoglio. — Sulla iine dello scorso anno 1891, a Gratasoglio, piccolo paese nelle vicinanze di Milano suir antica strada che da questa città conduce a Pavia, si rinvenne un tesoretto di trentatre monete, dieci in oro, e ventitre d'argento. Ebbi la rara fortuna di poter acquistare intatto tutto il piccolo ripostiglio prima che andasse, come al solito, disperso; ed eccone la descrizione in ordine cronologico: 1241-1312 Pisa Rep. — Federico I Imp. — Zecchino . . Esemp. N. 1180-1315 Firenze Rep. — Fiorino d'oro " " 1466-1476 Milano — Galeazzo Maria Sforza — Ducato d'oro » » Il )i 11 Testone 1458-1490 Ungheria — Mattia Corvino — Zecchino . 1483-1498 Francia — Carlo Vili — Scudo d'oro . . 1494-1500 Milano — Lodovico Maria Sforza — Testone. 1503 Roma — Pio III — Zecchino 1507 Norimberga — Scudo d'oro 11 Testone NOTIZIE VARIE 157 1515-1522 Francia — Francesco I — Scudo d'oro . . . Esemp. N. 1 1515 Mo'hna — Massimiliano Irnp. -^ Zecchino ... n "1 1522-1535 Milano — Francesco II Sforza — Testone . . . n ri 1528-1532 Messerano — Lodovico e Pier Luca Fiaschi — Scudo d'oro " "1 Testoni (Contromarcati) n n 8 1520-1523 Borgataro — Sinibaldo Fieschi — Testone (Contr.) » ^i 1 1529-1533 Desana — Gio. Bart. Tizzone — Testone (Contr.) n » 3 n Una falsificazione dell'epoca n n 1 BelUmona {In lib'.rtnte swnus) — Testone (Contr.) n n 5 Totale : 10 d'oro, 23 d'argento. Come si vede, queste monete ci portano agli iiltimi anni dell' ultimo e sfortunato Duca Francesco II Sforza, quando il Ducato di Milano, devastato e impoverito da guerre continue fra i Francesi e gli Spagnuoli, che si con- tendevano il primato, era invaso da bande armate d'ogni paese e nazione. La varietà di monete estere e nazionali del ripostiglio sono uno specchio di quei tempi d'invasione. Fra le monete, nulla di veramente nuovo por la Ni;- mismatica. Oltre però ad averci dato esemplari di grande rarità, come lo Zecchino di Pio ITI per Roma, lo Zeccliino di Massimiliano per Modena e il Testone di Sinibaldo Fieschi per Borgotaro, quel tesoretto ci fornisce forse una prova maggiore che il Testone (/h Uberlalc sumus) abbia ad essere attribuito a Bellinzona. In un esemplare conservatissimo, che ho venduto al- l'egregio Signor Enrico Osnago , si vede evidentemente che il genio a cavallo porta nella mano sinistra un pomo e nella diritta due freccio. Lo stesso Signore mi fece poi os- servare che la piccola croce, che divide la leggenda del rovescio, è fatta in modo da formare la lettera B. Un altro fatto che dà pregio al ripostiglio e che forse merita di essere studiato, è quello che quasi tutti i Testoni di Messerano, di Borgotaro, di Desana e anclie i cinque di Bellinzona portano una contromarca colla testa di un santo, probabilmente S. Ambrogio, mentre l' unico Testone per 153 NOTIZlli VARIE Milano della stessa epoca, cioè quello di Francesco II Sforza, è senza contromarca. Non avrebbe forse servito questo seguo a dare corso legale o forzoso nel nostro Ducato alle monete di altri Principi di peso e titolo inferiore? Ing. Carlo Clerici. Falsificazioni moderne. — Un raccoglitore milanese ci mostrò, qualche tempo fa, uno zecchino di Ferdinando II Gonzaga, Principe di Castiglione (1680-1723). Quella mo- neta sarebbe affatto inedita e sconosciuta. Eccone la de- scrizione : ;& — :;■■ FERO ■:■■ il * S * R * I * E * CiSTILIONIS * P • Nel campo, in un cerchio di perline, le iniziali ì& l^ic), sormontate da corona. 5^ — B • ALOYSIVS • GON • PATR • CAST • S. Luigi in piedi di prospetto. Ha un giglio nella si- nistra, e colla destra accenna ad una corona posta a' suoi piedi. Al primo vederla, abbiamo subito riconosciuto in quella moneta una falsificazione moderna, opera dei soliti fabbri- catori, di cui abbiamo varie volte raccontate le gesta. La falsità della moneta si palesa facilmente dal suo disegno rozzo, ingenuo, stentato, mentre le monete di Ferdinando II, coniate a Castiglione , sono tutte pregievoli per l'arte , e ci dimostrano che colà lavoravano abilissimi incisori. Non è quindi neppure supponibile che le monete d'oro, ossia quelle di maggior importanza, fossero affidate ad artisti di minor vaglia. E poi, più che l'assenza dell'arte, notiamo in questa mo- neta, la sua, per dir così, perfetta niodcrnitii, specialmente nei caratteri della leggenda. Essa certamente fu fatta da un in- cisore solito a fare medagliette sacre , timbri e sigilli , il quale, non avendo alcuna pratica della numismatica antica, non potè cambiare la mojio^ e produsse una moneta, che ha tutta l'aria di un gettone, di una marca da giuoco. Se ciò non bastasse , per provare la falsità della moneta , accen- neremo come, quasi contemporaneamente alla comparsa di NOTIZIK VAIilK 159 questa moneta d'oro , ne venne fuori un' altra simile in argento. Confrontate le due monete, le trovammo perfetta- mente identiche , tanto che indubitabilmente esse proven- gono dal medesimo conio. Questo caso aumenta a più doppi il sospetto, dato che un intelligente possa ancora dubitare della falsità di quelle due monete. Sarebbe infatti un caso molto strano trovare un tipo di zecchino di quell'epoca riprodotto esat- tamente in argento , e più strano ancora il trovare due monete di conio affatto identico. Il fatto si spiega subito. I bricconi, dopo aver dato al nostro amatore la moneta in oro, non potendo più dargliene una seconda, per non siisci- tare i suoi sospetti, pensai-ono di creare un' altra moneta , e gliene diedero una in argento. Se 1' amatore avesse mo- strato il desiderio di avere lo stesso tipo in rame, in pochi giorni sarebbe stato servito. Pur troppo dunque i nostri falsari non accennano a volerla finire con questo loro vergognoso mestiere. Fortu- natamente la loro abilità è UKjlto limitata, e i prodotti della loro industria non possono ingannare che gli amatori no- vizi! e inesperti. Noi ci rivolgiamo quindi a (questi ultimi, permettendoci di dar loro un consiglio. Quando viene loro recata qualche moneta di grande rarità, non si fidino del loro occhio ; ma prima di sborsare una somma di qualche importanza, facciano vedere la moneta a (gualche vecchio amatore, o a qualche intelligente numismatico. In tal modo si risparmieranno spesso una inutile delusione. La Direzioni:. Ai raccoglitori di monete romane. — Il sottoscritto in- teressa la compiacenza dei raccoglitori di ^Monete Komane a volergli trasmettere la descrizioiie e i pesi dei bronzi imperiali eccedenti il poso normale, ossia la descrizione (o il semplice riferimento al Numero del Cohen) e il peso dei Gran Bronzi battuti su disco da medaglione, e dei Medii Bronzi battuti su disco di Gran Bronzo. — Accetterà volentieri anche lo proposto di tali pezzi da chi desiderasse venderli. Francesco Gnecciii ì'ia Filiih-nnwiatici, W. Milano. 160 NOTIZIE VARIE Insegnamento di Numismatica. — Con decreto ministe- riale del 7 dicembre u. s., il nostro collaboratore Dott. So- lone Ambrosoli, Conservatore del Medagliere Nazionale di Brera, fu abilitato per titoli alla Libera docenza in Numis- matica presso la E. Accademia Scientifico-Letteraria di Milano. Ripostiglio di monete siciliane. — Un tesoro monetale di pezzi di argento fu scoperto in Avola (Noto). Vi erano te- tradrammi di Agrigento, Gela, Leontini e Siracusa. Ritrovamento di Monete Romane. — Nella proprietà Baldi sita in Comune di Gambolò, frazione Garbana (Lo- mellina), facendosi uno scavo per la piantagione di un gelso, venne trovato un vaso di terra contenente qualche migliaio di monete romane di bassa lega appartenenti a Gallieno Salonina , Claudio Gotico , Quintillo e Aureliano. La con- servazione è appena discreta. Non abbiamo potuto esami- narne che qualche centinaio in cui non trovammo nulla di numismaticamente interessante. Il solo interesse sta nella identificazione del luogo del ritrovamento e nell'epoca del ripostiglio, che pare esser stata quella del regno d'Aureliano. --!^g<- Finito di stampare il i8 Marzo 1892. Lodovico Femce Cogliati, Gerente responsabile. i^f>:' HIX'ISTA ITAII.WA DI X r .^\l S .^\ATh• A rRANCESCO CNtCCHI.- Monete Romane inedif.e neila Colleriche f.Krult (\H'HI a Milano HIX'LSTA ITAl.lAXA DI X l' .MI S A\ATI C A ISiK' Tav. 11. B I O O ^^5^i' FRANCESCO GNtCCHi. - Monete Romane inedite .sella Collezione hKnilt (\b(Hl a Milano RIVISTA ITALIANA Dì NUMISMATICA 1S92. TAY. Il[. EXAGIUM di libra romana del IX. Secolo del peso di grammi 32.1,250 SOLDI D' ORO DETTI A\ANCUS1 o A\ANCO.Sl ( ninnu - ru.si d,il st-^no d"!! . --la rio 1 Constantino V Copronlmo e Leone IV' suo fiòho 751-7/5 " '^ '" iTin! '"Si"' Liutprando pnacipe di Beucvcnio 7S1 758 DANARI D'ARGENTO MANCUSI Benedetto IV papa 900-9C3 ^"^Dcr..au>^ Giovanni XII papa 955-964 IV"" V. C.VrOBLlNC III. l'i'si propui'/ioiiiili iielhi libni rumaiia, iiicrovin^''iu v di Caiio Ma^'iio. {.\r,nu V - l-jsc. 1) FASCICOLO IL APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA XXIT. SCAVI DI RO:\IA NEL 1891. MF.D.VGIJOXF, I)[ SKVKRO ALKSSAN'DliO F, CirTJA MAMMKA. Quando lo scorso anno diedi la dosci'iziono dello novità nuniisinatiche portate^ in luce dagli scavi di Roma nel 180(», prevodevo che la messo non sa- rebbe stata tanto al)lK)ndantc nel 1891. Le provi- sioni non tallirono , od era naturale, GMi scavi im- mensamente diminuiti dovevano portare una grande diminuzione di ritrovamenti , e per cpianto attento a ricercare le novità, una sola si pnjsentò nel me- daglione di cui dò qui in testa la riproduzione. In compenso però il pezzo è dfjla conservazione più un 1RANC|:SC0 «INliCCH! perfetta. Appai'tiene alla famiglia di Severo Ales- sandro e rappresenta il sno l)usto affrontato a quello di (Jiulia, Mammoa. Il rovescio è nuovo fra i grandi medaglioni di Severo Alessandro, ma ha un riscontro in un piccolo medaglione o medio bronzo apparte- nente al ^Fuseo Britannico e descritto al N. 19 di Cohen, il (piale si può anzi dire che ne sia una ri- ]n"oduzione in piccole dimensioni. — La data del- l'anno 231 (TR P X) riferisco evidentemente, come altre monete di (pielT imperatore colla leggenda PROFECTIO . il rovescio del nostro medaglione alla partenza dellimperatore per la Persia, quando vi si recava a debellare Artaserse. Eccone la descrizione: Medaglione n due riietalli. —Peso gr. 4S; Diam. miil. 3G. B' - - IMP SEV ALEXANDER AVG- IVLIA MAMEA AVG- WATER AVG "Basti iiffroiitati dell' imperatore laureato e paludato a destra, e dell'imperatrice diademata a sinistra. ìi ~ PROF AVG (all' esorgo) PONTIF MAX TR P X COS MI P P (m giro). L'imperatore cavalcante a destra colla lancia, preceduto dalla Vittoria e seguito da un milite armato di lancia. Nel secondo piano si vedono due insegne e \u\ altro milite. xxTir. NUjMI plu^ebet. Fra i nuinlsuiiitici defila fine dol secolo scorso e del principio del presente, s"è fatto nn gran bat- tagliare per decidere so veramente rantichità abbia avuto o no una vei-a moneta di piombo. I gi'ammatici frugarono lo biljlioteclie, citarono passi d' antichi autori e principalmente alcuni di Plauto e di [NCarziale. in cui figurano questi numi pluiiihei : e chi sosteneva doversi l'aggettivo 'plumheus intendere in senso proprio , chi invece i]i senso al- legorico. Non ripeterò f|ui, perchè sono già ripetute in troppi altri luoghi, nò le citazioni di IMauto e di ^larziale. nò il successivo rimbeccarsi deKJiulio Lipsio, del Pigoria, del >[olinet, del Paudelot, del Biniard e finalmente del Ficoroni e del (iarrucci. T^a con- clusione della lunga battaglia si fu — come a noi ora pare naturalissimo — che le citazioni degli au- tori latini dovessero prendersi in senso allegorico . che il ìvimus pb'nihrìfst dei romani non indicasse una speciale e reale moneta : ma tosse semplice- mente nn modo di dire, press'a poco equivalente al- l'espressione vile ìiionefd dei nostri giorni : e che ([uindi vera moneta di piombo non ai:ibia mai esistito nel mondo romano, quantunque di tali monete abbiano dimostrato l'esistenza nelfantico Egitto, nelle Gallie, in Numidia. e forse a Siracusa , il Longpérier '''. il lì) Unìif XiimUnintiqii-r, ]8G1, pap:. '25o e se;;;, o pag. -107 '■ seg. 10(J KUANCESCO (ÌMX.CIII Lenormant (2), il Garrucci (3), il Miiller (4), il Six <5), il Ponton d' Amécourt (^\ il Feuai'dent C^' e altri ancora. Fili qui nulla di notevole, se non un soverchio spargimento d' inchiostro per una questione, che si sarebbe potuta sciogliere assai più brevemente ; ma lo strano sta in questo, che tutta la battaglia venne impegnata e combattuta a proposito di quei piombi romani numerosissimi , nei quali sono così marcati i caratteri di tessere, che nessuno oggi penserebbe a supporre che abbiano mai potuto servire di moneta. Di quei veri numi-plumbei, o piombi-monete, che io ho inteso indicare col titolo del presente Appunto, nep- pure uno mi pare fosse conosciuto dagli autori citati. Per non parlare che dei due, che si occuparono per gli ultimi specialmente dei piombi romani, il Ficoroni (8) e il Garrucci (9), ambedue descrivono qualche migliaio di piombi, ma in tutta quella congerie non ne trovo uno solo, che esca dalla categoria dei sigilli o delle tessere. La quistione si aggirò dunque per circa un secolo intorno ad una vana ombra ; mentre avrebbe appena avuto ragione di essere quando avesse preso in considerazione i piombi di cui intendo oggi discorrere , i quali sono ben differenti dalle tessere e dai sigilli; e ad essi soH propriamente si può • (2) La Mannaie dans VantiquiU', Voi. I, pag. 207 e seg. (3) Iterile Numismatique, 1862, pag. 412 e seg. (4) Numismatique de Vancienne Afrique, Tomo III, pag. 19 e 31. (5) Nwìiismaiic Chronich n. s., Tomo XV, pag. 38 e seg. (6) lievue Numismatique, 1853, pag. 81 e 1862, pag. 161. — Annuaire (le la Socii'té francaise de Numismatique, 1873-74, pag. 118. (7) Colìection Demetrio, Egtjpte ancienne, pag. 333-335. (8) 7 Piombi antichi. — Opera-di Francesco de Ficoroni dedicata alla Santità di Nostro Signore Papa Benedetto XI ì'. Roma, jidccxl. (y) / Piombi antichi raccolti dall' Eminentissiino Principe II Cardi- nale Ludovico Altieri, ordinati e descritti da Raffaele (iarrucci D. C. T). G., Koma, 1847. NUMI PLUMBEI 1G7 applicare rappellativo di numi plumbei, salvo vedere poi in qual senso tale denominazione sia da inten- dersi. Certo sono più rari degli altri , e forse non vennero in luce che in questi ultimi tempi. I grandi scavi di Roma e, pili che altro, i lavori per la siste- mazione del Tevere ne hanno portato recentemente in luce una grande quantità, e in questi ultimi anni ne ho potuto mettere insieme alcuno centinaia; mentre, come essi furono completamente sconosciuti agli au- tori, che finora si occuparono di piombi antichi, man- cano in tutte le vecchie collezioni. Questi piombi sono imitazioni o. \)m propria- mente, riproduzioni di antiche monete e specialmente di denari della Republ)lica romana . senza riguardo ad epoca 'lOj; i^a ve n'ha anclie buon numero che riproduce monete d' argento . e alcuna anche di bronzo dell' impero ''11.', cosiceli^ a loro si convienu veramente il titolo fin qui usato a torto di ìiumi plumhei. Si presentano in gen'jrale anneriti dal tempo, ma perfettamente conservati, se provenienti dal Te- vero, mentre invece sono coperti di juìlvere bianca d'ossido e più o meno ossidati (! scomposti anclie al- l'interno, se provenienti dalla terra "^i-). In molti casi la decomposizione è giunta a tal punto da rendere (]uasi irreconoscibile la loro essenza metallica, e l'os- sido li ha talmente ])enetrati, raggiungendone le parti più interne, che al semplice toccarli vanno in (10) Ve ne sono che riproducono i più antichi denari repuhhlicini venendo giù fino all'epoca d'Augusto. (W) Quelli da me ritrovati si estendono da Angusto fino alla fine del terzo secolo. iVì) I piombi riprodotti sulla tavola IV, unita a questa memoria, sono tuui provenienti dal fiume, eccettuati i due medii bronzi repub- blicani, i quali rappresentano quanto di meglio conservato si trova fra i piombi provenienti dalla terra. 1G8 l-KANCESCO GNKCCHI frantami o si riducono in polvere , come fossero di fragile argilla. — Perciò la quasi totalità di tali piombi provenienti dalla terra va perduta, e ([uesto è uno dei motivi por cui tanto più numerosi appajono quelli provenienti dal fiume in confi'onto ai primi. L'interesso della questione sta nel determinare la destinazione originaria di questi piombi-nKmete, mi pare non si possa uscire dalU^ seguenti cate- gorie , fra le quali procederemo per via d' elimi- nazione : a) Prove di zecca. ò) Tessere. e) Monete genuine. (I) Anime di monete falsificate. e) Monete false. u) 1 )a parecchi numismatici li ho intesi classi- ficare per provo di zecca. A me pare clie si pote- vano forse ritenere per tali quando il loro numero era tanto esiguo : ma ora che tanti ne vennero in luce, davvero mi sembra die il loro numero sia una seria obbiezione a tale classificazione. Può darsi, anzi avviene sempre, che qualche prova di zecca venga smarrita (■ quindi conservata alla posterità; ma queste prove costituiscono sempre un genere molto raro e quasi eccezionale, e non saprei assolu- tamente spiegarmi la troppo grande al)bondanza di prove riproducenti monete cosi antiche come i primi denari della repubblica romana. Data la possibilità e anzi la probabili^! che le prove dei conii nelle zec- che ufficiali di l{oma si facessero in piombo, questo non spiegherebbe perchè tali prove si biittassero poi nel fiume. Era troppo naturale che il medesimo piombo si dovesse conservare o per altre prove suc- cessive o per altri usi. E se non si può aniinettere NI' MI PLLMliF.i 1(Ì9 che tali prove venissero ufficialmente gettate nel fiume, ehi avrebbe avuto interesse a gettarvele? iS'è questa è la sola ragione per negare che fos- sero prove di zecca. Altra fortissima ne troviamo esaminando i piombi. Tra quelli da rne raccolti ne posseggo uno riproducente il denaro di Giuba II battuto in Mauritania, e un altro riproducente un Medaglione asiatico di !M. Antonit). Ambedue sono dati nella tavola. 8e qualcheduno vorrà ritenere battuto a lioma il denaro di Gial)a II, il quale, pel tipo della moneta, potrebbe forse attribuirsi piuttosto alla zecca di Roma che non a una zecca afi-icana, tale ragione non vale assolutamente pel Medaglione di ^I. Antonio : il quale, dato che fosso prova ili zecca, come mai avrebbe potuto finire nel Teveri' ? Il viaggio sarebbe stato decisamente troppo lungo, e se pel commer- cio potevano venire a Roma le monete dell'Asia, non si vede ptL'prio come ci potesse venire una [)rova di nes- sun valore. Certo non può essere esclusa la jiossibi- lità di un tale \iaggio, [ui-chè nelle vicissitudini umane tutto è possii)il(.' ciò che non urta coll'assurdo ; ma, conveniamojie, ciò non è affatto naturale, e dove si deve procedere pi'r induzione', non è |)ennesso ammet- tere simili casi straordinatii ed eccezionali. h) Come 'J't'ssi'i'c, è rro]ì|)o ov\io cli(> lo Stato non avrel)be mai [)ei'niesso di tabbiicarne coi conii delle monete correnti. Vi sono. (• in numero grandis- simo, piombi l'omani clie devono avei' avuto rnfticio di tessere. Tali sono ajìiiunto (jnelli l'accolti e de- scritti dai citati Fie<»i'oni e (^arrncci : ma (pu'sti sono di una fabbrica e di un tipo all'atto differente da (juclli di cui ci occupiamo. IJotonde, (piadrate o d'alti-e forme diverse portano lettere, parole, iiumeri, simboli o rappresentazioni che luiUa hamio a che fare collie 170 i-RANr.Ksr.o gnocchi monete ; ed oltre alla varietà dello forme, hanno pesi e dimensioni svariatissime, e, in una parola, è impos- sibile che vengano confase colle monete, né quindi coi piombi-monete di cui ci occupiamo, a quella stessa guisa che le tessere medioevali e moderne hanno un carattere affatto dissimile dalle monete contemporanee, il che del resto è troppo iiaturale perchè ci sia bisogno d'essere spiegato, e d'insistervi più lungamente. e) Lo stesso ragionamento vale per escludere l'ipotesi che i piombi in discorso fossero monete ge- nuine. Prima di tutto monete genuine di piombo non ne conosciamo nò nel fatto nò nel diritto, ossia ne ci rimasero di cotali monete — provato che siano tali — nò sappiamo d'alcuna logge che mai lo avesse autorizzate. E poi, dato anche e non concesso che vere monete di piombo avessero mai esistito a Roma, è ovvio che sarebbero state confezionato con conii differenti da quelli usati per gli altri metalli e segna- tamente da quelli usati per l'argento, con cui pote- vano più facilmente confondersi. d) Di amine di moneto falsificate ne conosciamo di ferro e più specialmente di rame, sulle quali era applicata una sottile lastrina d'argento, formando COSI le cosidette monete foderato o suberate, comu- nissimo nella serie romana pili clic in qualunque altra e segnatamente nella serie repubblicana. Ma, oltreché V anima non riceveva mai l'impronta del conio cosi esatta come la, vediamo in questi piombi (motivo per cui ritengo veri piccoli bronzi quelli che incominciando dall'epoca di Antonino Pio si estendono fino a quella di Alessandro Severo , riproducendo esattamente i denari d'argento (^^i), non (13) Vedi Appunti X. IX. — liivisia Italiana di ^Numismatica, !8S8. NUMI PLUMBEI 171 abbiamo alcun esempio di denari foderati di piombo, probabilmente, perchè il piombo, per essere troppo molle, non si prostava a tale ufficio. Dato poi anche, per quanto semlui poco pro- babile , che ci fossero state falsificazioni coli' anima di piombo, ce ne sarebljero rimaste in tutti gli stadii di conservazione, ossia con tutta la lamina d'argento, oppure con una sola parte di essa ; ma non è asso- lutamente ammissil)ile che ci siano state conservate unicamente le anime completamente spoglie. P] poi, non sono i soli denari d'argento che ripro- ducono questi piombi, bensì anche monete repub- blicane e imperiali di lironzo, e qui la teoria non reggerebbe più in nessun modo. Avendo esclnsu una dopo l'altra (juattro delle categorie, non ci rimano clic iermarci alla ([uinta, quella delle monete false, la (piale sembra essere Tunica che ne spieglii razionalmente l'esistenza. Nuove, le monete di piomtìo sinuilavano benis- simo le moneti; nuove d' argento ; ossidate — e il piombo si ossida presto — assumevano quel colore neutro, che moltissimo assomiglia all'argento usato, e potevano anche confondersi colle varie tinte del bronzo in circolazione. Il piondjo poi è il metallo che meglio si pre- stava alla falsificazione pel suo grave peso, e poteva allettare molto i falsificatori per la facilità sia di stamparvi le impront(i con un conio di poca durezza formato sulle monete correnti, o anche })er essere fuso in forme preparate coli»; stesse. Ci sono rimaste abbastanza numerose le fornu^ in argilla di monete del III secolo fio ne poss('ggo alcuno di ]\[assimino Daza, Costantino ^Magno, Costantino II, Crispo, etc.) nella quale o falsificatori privati o fbrs'anche qualche officina monetaria, a risparmio di tempo, cohiva il bronzo, per farne monete, che entravano poi in cir- 172 lUANCKSCO GNIXCHl colazione. Ora Foperazioue riesciva molto più facile col piombo. Esaminando attentamente le monete di piombo, pare veramente di poter concludere clie, se una buona parto di esse furono coniate, altre furono prodottf! colla fusione ; e nulla osta a che si adope- rassero i due sistemi. Quello però che si rileva cer- tamente è che i conii o gli stampi adoperati per l'una o per l'altra operazione non erano fabbricati ex novo, e non erano incisi appositamente; ma semplicemente riprodotti sulle monete in corso, che capitavano alla mano (^■^i e quindi d'ogni conservazione. Alcuni si vedono improntati su monete nuove a fior di conio, altri invece su pezzi di mediocre o cattiva conservazione. Né si può ammettere clie la corro- sione di molti piombi, possa essere la conseguenza della lunga circolazione. Prima di tutto perchè non possono averne avuta una molta lunga, e dal mo- mento che venivano riconosciuti falsi, erano buttati via, e poi perchè il loro stato presente lascia abba- stanza chiaramente trasparire il loro stato originario, come un'impronta d'una moneta, in qualunque modo fatta, lascia vedere lo stato della moneta da cui fu tolta. In altre parole molti piombi sono per sé stessi di buonissima conservazione, sono cioè a un dipresso allo stato in cui furono originariamente prodotti , ma evidentemente il conio originario non riprodu- ceva che un'impronta molto stanca. E di questo si può avei-e un'idea abbastanza chiara, osservando la tav. IV, in cui è riprodotto un certo numero di piombi a diversi gradi di conservazione. (14j Kd è per lale considerazione che non mi sono curato di dare un elenco specificato di tutti i pezzi ritrovati , non parendomi potesse presentare alcun interesse. NCMl S'UMIii:! 173 Di più — e questo è un argomento assai valido — sono parecchi i pioml)i che, riproducendo un denaro repuhblicano, riproducono colla medesima fedeltà alcuni di quei contrassegni, che troviamo tanto fre- quentemente sui denari d'argento, e tali contrassegni sono sempre più numerosi sui piombi riproducenti monete sciupate, che non su quelli stampati su mo- nete a fior di conio, precisamente come avviene colle monete genuine. Ora chi vorrà asserire che i con- trassegni di garanzia potessero essere apposti alle monete di piombo? Se alcuna di questo fosse capi- tata fra le mani di un contrdllore, questi se ne sarebbe subito accortcj <■ l'avroblie iunnediatamente scartata. I piombi contrassegnati sunu dunque la prova definitiva che essi non jìorevano essere altro che monete false, riprodotte sulle genuine. Una certa maggiore dilTicoltà s'incontra a s[)ie- gare piouibi riproducenti nuiuete di bronzo; ma la difficoltà non è insormontabile, so si considera che grande era hi dilfereuza di xalore fra il bronzo e il piomljo, e grande la fieilità di fabl)ricare tali con- traffazioni, mentre il [)iombo presto ossidato prende quella tinta neutra o nerastra, che [)U('i benissimo confondersi colle variate tinte delle moneto di bronzo da lungo tempo in circolazione. Concludendo dunque, tutti i piombi antichi ri- producenti moiKite ]ion si possono considerare altri- menti che come himich' fnlsf. Fi;\xri:sco ( ixKccnr. POCHE OSSERVAZIONI SUL DENARO DI L-MEMMI- ^S-^*^ La gente ^[eimnia, conio molto i'ainiglie ro- mane, si vantava di discendere da illustri antenati, rannodandosi ad uno degli eroi che, scampati all'ec- cidio di Troia con Enea, sar(;l)her vcmuti a fcnaare stanza nel Lazio. A questa pretensione di'i ^fcmniii accenna nel seguente verso Virgilio, u mo-v Ilalus Miìcsthruf;, r/nìi's a qi'n no/ìiiiìc Moììììh n H) il quale, nel suo poema, [)iii volte cita ^Lm^steo (Mcnesteo) troiano ^''). L" etimologia clic i ]\Iomniii davano del loro nome^ non occorre neppure osservare 80 sia esatta dal lato filologico: ma ò iioto esser co- mune a molte famiglie l'omano il vezzo di rannodare il loro nome a (piello di qualclKj dio od eroe clic (1; A'-n. V, 117. (■1) là. IV, 2SS; Y.WTì: IX, TTi», 7fil,81-.'; XII, 127. Quanto al nome Muestheu.s o Alenestlieus v. De "Wit, (liiomasticon s. v. Miiesthi-us. 17G KTIORE GARKICl suonasse presso a poco lo stesso, pur di vantare un'origine soprannaturale (3). Menesteo troiano non è che uno dei tanti eroi di cui è stato circondato Enea dalla leggenda italica e al quale si rannoda- vano i Memmii, non altrimenti che la gens Sergia si rannodava a Sergestus ^^), la Clueniia a Cloanthus (-5) , la Gegania a Gyas C^', la CaecAlia a Caocus (''>, la Clrmlia a Cloulius (8), tutti compagni di Enea. Queste etimologie astruso ed immaginarie , di cui è piena l'antichità, per (pianto false, altrettanto sono indi- spensabili a sapersi, por ricostituire la storia delle famiglie romane, come nel caso presente dei ^femmii, fra i quali L. Memmius, oratore di fama a tempo dello lotte di Mario e Siila (^J, e magistrato mone- tale nel 660 (94 a. C), impresso sul suo denaro un tipo che è rimasto finora inesplicato. Menesteo in Virgilio è un illustre troiano della stirpe di Assaraco (10\ discendente da Venere, la quale i [Memmii consideravano loro progenitrice, come ci attesta Lucrezio noli' esordio d(>l suo pojma che dedicò aL. Memmio (^'), nonché il deiuTro di L • MEMMI • GAL -(12) e quello di L • C • MEMIES ■ L • F • GAL '"^ì. Può (3) Per non uscire dalla serie delle famif^lie roinane, i cui nomi si leggono sulle monete della rejnibblica, cfr. Babelon, Monnaics de ìa Jiepiihìiijun romaiììfi sulla origine delle seguenti famiglie: Annia, Antia, Antonia, Fonteja, Mamilia, ecc. (4) Aen. Y, 121. (5) Id. V, ]22. {(■-<) Serv. ad. Ai'ìì. V, 117. i7j Festus, s. V. Caeculiis. (8) Id. s. V. Clodia. (9) Clc, Brut. XXXVI, IBG; LXXXIX, 804. (iOj Acii. XII, 127. (11) Lucrezio dedicò il suo poema a L. Memhiio figlio di C. Memmio, e in esso fa intendere che (juesti considerava Venere come protettrice della sua famiglia: De rrr. iiat., I, 27. (12) Bai:. Meiììiiiia, n. 2. (13) Id. id. n. S. POCHE OSSERVAZIONI SUL DENARO DI L. MEMMI 177 quindi tenersi per indubitato, da chiunque abbia conoscenza di nuaiismatica della repubblica romana e sappia quali intimi legami passino fra i tipi delle monete e la storia delle famiglie dei monetieii, che la spiegazione del denaro di L. ]\[eminio debbasi rintracciare nella leggenda tro.jana, pigliando come punto di partenza il verso citato di \"irgilio. È noto altresì quanto ci ten(/ssero i magistrati juonetali a lasciar sulle monete, da essi coniate, un segno qua- lunque del loro passaggio per quella magistratura, consistente dapprima in simboli, })oscia in mono- grammi composti dalle iniziali del loro nomo o co- gnome, più tardi in ricordi storici o leggendari delle loro famiglie, i quali sposso erano simulacri degli dei venerati con particolar culto nelle città, donde erano usciti i priaai loro antenati, o dogli eroi i'uudatori di esse. I monetieri della gens i'.orni(lìcii Aia, vollero tutti alludere alla loro origine sabina. Or i)eue, venendo alla moneta di L. Abunmio, esaminiamola attenta- mente: essa al diritto lia una testa giovanile imberbe con corona che })are di (|uercia; al rovescio i Dioscuri in piedi, di faccia, tenenti i loro cavalli per la l)riglia. Nella presente memoria non seguiremo l'ordine, che pare il più naturale, cioè d'illustrare prima il tipo 178 ETTORI; CABRICI del diritto, poi quello dol rovescio; ma viceversa, a noi importa muovere dal tipo del rovescio, perchè l'altro riceve luco da esso. II. Tranne la prova indiretta di Lucrezio e la pre- cisa affermazione di X'irgilio circa l'origine troiana dei Menimii , la letteratura latina anteriore a Vir- gilio non fa menzione di Menestco compagno di Enea (!■*). Abbondanti invece , sia presso gli autori greci, sia presso i latini, sono i passi che ci ricordano il suo omonimo ateniese. Fra i tanti eroi dell' età leggendaria la Grecia cantava il nome di Menesteo, re di Atene , figlio di Peteo e discendente dal mn- f/nam'mn Eretteo C^). Era egli uno dei personaggi più popolari, il cui nome, insieuie a ([uello di Menelao, di Agamennone, di Ulisse, di Achille.... era rimasto nella coscienza dei greci come rappresentante del- l'Ellenismo , come degno campione , in cui questo popolo vedeva personificata la lotta treuieiula della Grecia coli' Asia, lotta conosciuta generalmente sotto il nome di //uerra froiana. Eroe (sgli stesso , discen- deva da una ]U'ogenie di valorosi ed illustri perso- naggi, primo dei quali i\\ Elretteo , re di Atene ; e da Orneo, figlio di questo , era fama che traesse il nome, a dir di Pausania , il comune di '0:v:/-i nel- l'Argolide C^*^). X(.m meno eccellente degli altri ca- (14) Fra gli scrittori latini jiosteriori .a Virgilio, solo Igino fa cenno (li Jlciiostoo troiano, compagno di Enea ne' suoi viaggi. ÌS'on sappianfio donde traesse la notizia di una finta battaglia navale, data da Enea nel tempo che dimorò presso Acoste, in Sicilia, nella quale Jlenesteo si se- gnalò e si ebbe in premio una corazza. (IIygin. fab. CCLXXIII;. C15) AroLi.ODORO, III, 10. (IGj Pausania, II, 25, 5. l'OCHI^ OSSKRVAZIONl SUL DKN'AUO DI I,. MKMMl 179 pitani greci nell'arte della guerra, figura neW Iliade Menesteo, a capo ti i eiuquauta navi ateniesi : per lui Omero ha lusinghiere parole. Non aravi che Ne- store al mondo , il (piale uguagliar lo potesse nel- l'arte di schierar fanti o cavalli ^■^~') , arte che tanto giovò ad Atene, quando Eumolpo, figlio di Nettuno, assaliva gli Ateniesi cui Traci i^^), e por la quale ottenne da Filostrato il titolo di tz/,t',/.''-txto; -tcòv [ìxc- >,éw'/^9). Giusta una tradizione riferitaci da Pausania*^'-^'^', egli avrebbe salpato per Tnua dal porto del Pireo in- sieme ad Acanumte e J)eniotV)nte '-i), e sarebbe stato uno dei primi a salire nel cavallo insieme a Menelao, Ulisse, Stendo, Diomede, Filottete, Anticlo (--). La sua vita è una serie di atti gloriosi e magnanimi: sotto le nuira di Trr)ia la sua scliiora è in prinui fila a com- battere (-^J; egli si scontra con Ktrcìrc e lo ferisce alla coscia (2^); torna in patria ove è accolto l'cstosamente dagli ateniesi '25), ed è imo dei giudici del parricida Oreste '-^'). ]\Ia ad onta che avesse l'antichità una così chiara idea didle impusr di questa eroe, discordi sono gli scrittori sulla sua fine: vi è chi scrive, e fra questi l'iutarco, che dojxi la guerra troiana tor- nasse in Atene ove fini i suoi giorni ^-~'>; Kustazio invece afferma clie fosse esih'atu dai suoi concitta- dini (-S- ; p]usebi(» narra che reduce dalla guei-ra di ai) II. II, 552. riS) Ai.ciDAM. in Orat. Alt. U. p. iiiii (19) Philosti:., Iferoicu. II. HL (20j Paus., L 1, 2. (21) LisYMACH. in Miillrr, Ifistni-. i;r. (22) QUINT. S.MVKN. XII, :ì17. (2B; li. XIIl, (iiji); DlCT. CuKi., I. 1 t. (24) Dares, XIX. (2G; DicT. Ci'.Kr., VI, 2. (20) Id. VI, 4. (27) Pi.UT, The.i., XIX. (25) EoivHKL, Suini \'el., p. 2ij;!. 180 ETTORE CABRICI Troia, morisse nell'isola di Melos (2'^). Questa dispa- rità di opinioni è importante per noi, attestandoci quanto grande fosse la popolarità dell'eroe Menesteo, il (j^uale è chiaro come in seguito dovesse avere un culto. Ed infatti, quale ei'oe ateniese, era venerato in Atene, ove Pausania ci attesta di aver visto, fra i monumenti che adornavano la via dei Propilei sull'Acropoli, il cavallo Durio, dagli ateniesi costruito in memoria del cavallo troiano, donde erano in atto di venir fuori ]\renosteo e Teucro, seguiti dai figli di Teseo (^^^ Il suo nome era misto a parole di lode in una delle tre iscrizioni, dagli ateniesi poste presso lo tre cruie, erette in onoro di Cimone; onde risulta che quel popolo andasse superbo di vantare in lui il suo rappresentante nella guerra di Troia (^O, Eb- bene, in quella iscrizione son ripetute le lodi che gii fa Omero, le quali bastavano, più che ogni altra, ad inorgoglire l'animo di ciascun ateniese. Ma il culto dell' eroe Menesteo non era circo- scritto negli angusti limiti della sua città natale; che anzi era esteso per tutta la Grecia, e tre città lo riconoscevano lor fondatore. La prima per impor- tanza era 'laaiz, città noU'Eolide, da tutti gli scrittori greci e latini, che ne parlano, decantata pel suo porto, stazione delle navi di Pergamo (32)- Ja seconda era Scjdlctium nel Bruttium, detta ai tempi di Stra- bene Scylacium, che die nomo al golfo da cui era bagnato il suo territorio (^'^j; ]a terza Gades, in Ispagna. (29) EoKHEL, Xiaììi Vrt., p. 203. (30) Paus., I, 23, 9. (31) Plut., Chno, VII. (32) Steph. Byz. s. V. ^KXalo, Strar. Geogr. XII, 622: XIII, G15 e 622; Pl.iN. Nat. Hist. V, 31, 1, et passim. Una moneta di questa città, del tempo di M. Aurelio, ha il nome del suo fondatore (Eckhel Doci. II p. 494). Essa è riprodotta in ì\umi vct. p. 203, tab. XII n. 5. (33) Strae. GfO(/i: VI, 2G1. POCHE OSSERVAZIONI SUL DENARO DI L. MEMMI 181 Non sappiamo con certezza se questa colonia fosse fondata da Menesteo, poicl^è non ci rosta nessuna testimonianza diretta ; ma possiamo argomentarlo da due passi. L'uno è di Filostrato ed è il seguente: •/.al [j.T,v y,y}, 'E'/Xry.y.o'j; v.-ix<. rj-j-r:: -y. \ yÀ-j.zy., xzì. — xiSjjs'r'Jai tÒv 7;|jL£Sz7:òv Toó— ov • k'i-'/'.Lzn'iy.'. yoCiv "aOy.vzìo'j; 'K1)>y,vwv 'i.y^:.n-a. x.aì. MóvetOjT t(ò "a';t.vz'(.jv H'kiv (!S4j: l'altro passo è tratto dagli Scholia di Tucidide, ove in una enumerazione di vari fondatori di città greclie, fra Teucro clie andò in Cipro, Filottete die fondò ^falaehia, Diomede che colonizzò le isole A-.'i'jjvif^xi. è citato ^lenesteo che, •Jzò TJJv (-TiirEiSv (è'/.'ilXy/Jsi;), si; 'I!3T,:',av (àoix.STo) (3^)- Da questi cenni degli scrittori greci intorno al loro eroe Menesteo risulta chiaro, che il culto di Menesteo ateniese dovesse essere diffuso e popolai'e non solo in Gi-ecia, ma anche nell' Asia Minore, neir Italia e nella Spagna, e che invece ^lenesteo troiano, non conosciuto dai gri-ci, divenisse noto solo pel poema di Virgilio. È appunto la diffusione del culto di ^lenosteo ateniese nei paesi d' occidente, quella su cui poggio la mia congettura, circa la pos- sibilità di uno scamI)io avvenuto fra i due croi omo- nimi, alla quale debl)o ricorrere por darmi ragiono del tipo del rovescio di questa moneta. La spiega- zione di qualche archeologo che riconobbe nella testa del diritto l' imagine di Apollo, supponendo che vi fosse stata impressa per rimembranza di splendidi giuochi apolHnei, celebrati dagli antenati di grommi'», è una di quelle solito congetture che non hanno alcun fondamento, a cui spesso si ricorre in man- canza di notizie '■'■''^'). N"o7i meno inesatta è Taltra del Cavedoni, il quale, leggendo in una lettera di ( Jice- (34) PiiiLosTR. Vita Apoìì.. V, 4. (35) Thuc, Schol, I. 12. (36) Rifcio, }femuiì(i. 182 ETTORE GAUKICI rone (3'') i. C. Meiuinius Geiuellus " dove tntt'i codici hanno " C. Maenius (xemellns " si spiega agevolmente il rovescio di questo denaro, col supporre che il nio- netiere avesse il cognome Gomellus i^^). Il voler trovare in Troia tracce del culto dei Dioscnri per ispiegare il rovescio della nostra mo- neta, è opera vana; in Isparta nacque la loro lGgg('nda donde si dirama) per tutta la Grecia, nò sono mai associati ad eroi troiani nei monumenti, e resta perciò unica la notizia di Plinio (:^-^) e di Claudiano (^Oj riguardante un di])iuto di Parrasio con Enea, Castore e Polluce. Per tali ragioni converrà rinunziare ad lina spiegazione plausibile, ovvero ricorrere ad altre congetture. E qui osservo che la spiegazione si pre- senta facile e spontanea a chi legga la storia di Menesteo ateniese, che è intrecciata con quella dei iJioscnri. Narra Plutarco che. essendo Teseo re di Atene, Menesteo, il quale si studiava di guadagnarsi il favor della plebe, incitava i più potenti, che già da gran tempo mal comportavano Teseo. ]\[entr' egli faceva questi maneggi, aggiunse grande impulso alla se- dizione la guerra mossa dai Tindaridi, che soprav- vennero, e alcuni dicono, senza esitazione, che soprav- vennero persuasi da lui. Da principio non facevano ingiuria veruna, ma richiedevan solamente la sorella rapita da Teseo, e rispondendo loro quei ch'erano nella città, di non saper neppure dov' ella fosse, si (37) Cic, Fam. XIII, 19. (3S) Riccio, Memìiìia, n. 8; ma il Mom.msen (a Borgh. Oeiin: T. I, p. 152) osserva: u Les manuscrits de Ciceron portent C. Mtenius Geiuellus, Il ce qui a toute l'apparence d'étre la borine leoon ; C. Memmius n'est u autre cliose qu'une conjectare assez mal avisée r. (39) Pl.lN. XXXV, 3G, 10. u Parrliasius pinxit in eadera tabula Aeneam, Castorem, et Pollucem. n (40) Claud. Enhjì. VII, 38. POCHI" OSSERVAZIONI SLT. DEMARO DI L. MEMMt 183 volsero a far guerra. Insistendo i Tinclaricli, un tal Acatlenio disse loro che Elena ora tenuta prigioniera in Afìdna. I Dioscuri assalirono quella città e presero Elena. Presa Afidna ed essendo perciò pieni di ti- more gli ateniesi, ^Lenesteo persuase il popolo di rice- vere nella città e di accogliere amichevolmente i Tin- dai'idi, siccome quelli che avevano guerra solamente con Teseo (^^i Delle relazioni fra Menesteo e i Tiii- daridi fa cenno anche Aelianus (■i-), il quale ammira la gratitudine di quello verso ipiesti che gli avevano offerto, com'egli dice, il trono di Atene. Era troppo accentuata questa relazione, perchè fosse ignorata in quei paesi ove il culto di -Menosteo era diffuso, e, per conseguenza, anche in L'ouia. Mi preme ora mostrare quali fossero le ragioni che favorirono e resero possibile lo scaiuhio fra Teroo troiano e 1' eroe ateniese, avvenuto, a mio parere, nella famiglia dei Memmii, spiegando cosi la contrad- dizione fra le fonti letterarie, le quali fanno menzione di un ^Menestco troiano ]trogenitore dei ]\[ommii, e i ti[)i della preseTite moneta, che fanno pensare in- dubbiamente a ^Ienest(}o ateniese. l'i [)ni|)rio di ogni popolo corcare le origini sue in pr-rsonaggi leggen- dari e soprannaturali. Le famiglie romane facevano a gara, per così dire, a chi vantasse nn'origin(' divina: di qui false etimologica dei loro nomi o cognomi , identificazioni astruse ed immaginarie di eroi e di- vinità di un paese c. Ili, is. 5. f42j Aelian, rui: llist. IV, :,. 43) dar. Or. 6-,'. 184 ETTORE GABIUCI erano ispirate piuttosto dalla vanagloria clie dalla verità i: scripta suiit in iis qiiae facla non sunt; falsi tri'urnphi ; pliires consulafus ; genera e/iarn falsa. 11 La leggenda di Menesteo troiano dovette, fin dai tempi di Ennio, essere divulgata fra i Menimi i e durare forse fino ad età inoltrata, quando seguì la fusione delle due mitologie, greca e romana. Questa ipotesi trova una conferma nella, considerazione che i Memmii non acquistarono importanza storica, che nel 538 d. IL, fino al quale anno giacquero nell' oscurità, senza che qualclie illustre personaggio di quella famiglia potesse difiondcre e consolidare la primitiva tradizione della loro origine. Dobbiamo scendere al 667 d. R. perchè la storia faccia menzione la prima volta di un Memmio, oratore noto a tempo delle lotte fra Mario e Siila W. Da questo tempo, come dicevo, la gente dei Mennnii comincia a diventare illustre: vanno ricordati L. Memmio. che militò sotto il comando di Pompeo in Sicilia (072 d. li.) (*^) e fu questore in Tsjjagna nella guerra contro Sertorio (G77 d. li.) (46)^ e il fratello Gaio, anch'egli questore in Ispagna nello stesso anno, pretore nel OOG, pi'o- pretore di Bitinia il G97 (^''), e finalmente irnperator^^^). Ma già prima di questo tempo era seguita la con- fusione dell'eroe troiano coll'eroe ateniese nella serie dei Memmii a noi incogniti. Varie furono le cause di questa fusione. La civiltà romana si lasciò talmente penetrare dalle infiltrazioni del genio greco, che i romani si sentivano più orgogliosi di discendere da antenati (44) V. nota. 9. (45) Plut., l'omp., XI. (46) Cic, p. Baiò., II, 5. (47) Catull., Carw. X, 28. (48) Eiscontra il danaro del figlio di lui, ove egli ha il titolo di « iììijjerator n. Babelon, Memmia. n. 10. POCHE OSSERVAZION'I SUf. DENARO hi L. MEMMI 185 greci, che dai Sabini, da 'J\ 'J'azio e dalla banda di Romolo o dall'Ercole! italico. Catone il vecchio, che visse in nn tempo in cui lo antiche tradizioni ge- nealogiche non avevano ancora niente perduto della loro veridicità primitiva, sappiamo che nel IT e ITT libro delle " Origines n aveva raccolto importanti notizie sugli Etruschi, i Volsci, i Latini, i Sabini ed altri popoli italici e connesse le favole dì Diomede, di Ulisse e di altri eroi greci alle antiche tradizioni italiche. A sviluppare questa tendenza dello spirito romano influirono grandemente le opere degli scrit- tori. La più importante fu (juella di Varrone intitolata u Antiquitates rerum humanarum et divinarum r nella quale, mentn' si propose di essere un antiquario ed un erudito, volle farla da filosotb (■ da teologo. accomodaììdo le credenze rrìiuìose alle rsif/enze del suo secolo. Il suo metodo etimologico, assai ardito, che noi conosciamo pe" suoi libri .; Do lingua latina •? egli lo applicò nel pai'laro della oi-igine di 1!oma. fondendo insieme la storia della Grecia e del f>azio. Così egli, col 11071 rimanere (stranoo ai ]tr(\giudizi del secolo, pose ro^iera sua per aferescerli. Dionigi d'Alicarnasso nella sua storia non mirò ad alti'o, che a provare di essere i romani dei \-ei-i gi'oci, esser Roma una città greca per lingua, eostumi, religione. Con questi ed altri scritti, di eiii si cons<'rvano ]Hiehi frammenti, e talvolta appena il t'tohi i"-!''), la lettera- tura esercitò un grande iirtlusso sulle leggende ge- nealogiche delle famiglie romane, e i gi'cci, i quali erano in gran numero a lioma in (pialità di schiavi maestri o parassiti o rete)ri o grammatici, per sentimento di vanità o per orgoglio di stirpe, lecei'o penetrare nelle tradizioni romane 1" elemento greca). ("49) In AfK. ^'l^l■. Or.if.r. 15, trovasi citato un lil.ro ili Sex. Oellins OuiGO G. Ro.MANAK >i dei ijnale iiou si possiedo alcun iVaniniciito. 186 ETTORK GAHRICI In molto famiglie però non si fece strada questo nuovo spirito, e rimasero inalterate lo loro leggende di origine italica; i Fabii riconoscevano l'Ercole italico per loro capostipite ; i Fontcì Fonto, figlio di Giano; i Marcii Anco Marzio....; altri pretendevano discendere da geni nazionali. Ma, in generale, le greche genealogie ebbero il sopravvento, specie in tutta la serie delle pretese famiglie troiane, che ve- nivano distinte coli' appellativo di aenades (°'^-* o di troiugenae ^i). Avendo trovato in Roma tanto favore queste leggende genealogiche di origine greca, favorite dai poeti e dagli storici, e fondate sopra semplici nomi che servono di punto d' unione, è naturale che, da una parte lo spirito greco, il quale aveva invaso ogni romano, dall'altra l'opera del tempo, ftxvorissero un involontario scambio dei due eroi leggendari nella gens Memmia, e con sintesi ardita si favoleggiasse non più di duo Menestoi, 1' uno troiano, l'altro ate- niese, ma di un solo, al quale, riconoscendosi l'origine troiana, si attribuisse una parte della leggenda del- l'altro, cioè quella relativa ai Dioscuri. E in questa fusione ebl^e anche gran parte il crescente diffon- dersi del culto di Menesteo ateniese in occidente, come sopra lio accennato. Nessun caso analogo, che io mi sappia, riscontrasi nella storia delle altro fa- miglie di origino troiana, poiché nessuno fra i com- pagni d' Enea, a noi noti, ha somiglianza di nome con qualche eroe greco. Per la Mennnia lo scambio ora tanto naturale e spontaneo, attesa la tendenza delle famiglie romane alle origini greche, che doveva certamcinte seguire; inoltre Menesteo troiano e Me- nesteo ateniese avevano preso parte alla medesima (50) luL. Caes., apnd. Ovid. Mot. XV, 804;AuG. apnd Ovid. Vont. 1, 1, 35. (51) luvEN. I, 99. pochi: osskrvazioni sul denaro di l. jiemmi 187 impresa, quale fa la guerra di Troia. Correva poi una importante leggenda in Roma, tramandataci da Aurelio Vittore (^2), la quale dovette favorire tale identificazione. Piccone il testo: u ....ferunt Creusam u Eraclitei regis Atlienicjisinm filiam spociosissiiuam, « stupratam ab Apolliue enixam pueruni, eumque « Delphos olim educandum esse missum, ipsam vero u a patre , istarum rerum neseio , Xipelio cnidam u corniti collocatam. Kx qua cum ille pater non « posset oxsistere, Delplios eum petiisse ad consu- « lendum oraculnm, quomodo pater fieri posset. Tum a illi deum respondisse ut (juem postero dio obviani « liabuisset, eum sdii adoptarct. Itaque supra dictum « puerum, qui ex Apollino genitus erat, obviam illi u fuisse, eumque adoptatum. Cum adolevissot non « contentum patrio regno, eum magna classo in « Italiam devenisse: occupato monte, urbem ibidem ti instituisse, eamque ex suo nomine laniculum co- ti gnominassc. v Da quali fonti Aurelio Vittore abbia tratto questa favola, non si sa, ma qualunque sia la sua origino, doveva, essere divulgata in Roma, perchè egli al principio usa il verbo ferunt ; e l'esser venuto in Italia un discendente di Eretteo e proge- nitore di ^Menesteo ateniese, proprio sul Gianicolo ad abitare, era questo un motivo che dava appiglio ai Memmii. Un'analoga identificazione di due eroi, ben più aibitraria, avvenne neha leggenda della fon- dazione di Tai'anto. Questa città ebbe nome dall'eroe Taras, uno dei coloni cretesi che la fondarono, e più tardi vi giunse una colonia di Spartani, dalla piccola città di Amicle, condotta da Falanto Amicleo. Nar- rasi che nel recarsi a Taranto, per ordine dell' ora- colo di Delfo, Falanto coi sui;i sia naufragato e che un delfino l'abbia deposto sulla spiaggia di Taranto. (52) Orig. G. e. 2. 188 KITORE GAliRICI I coloni gi'oci di, questa città in seguito , memori del benefìcio ricevuto, mandaro]io doni ad Apollo delfico, fra' quali anche un grappo rappresentante il re Opi morto ('"'3), con accanto 1' eroe Taranto, lo spartano Falanto e non lungi da lui il delfino che lo aveva salvato (•'*^). E qui osserva il Garrucci (•■'ó; ti come mai Aristotile potè dire clie tipo solenne del nummo tarentijio è l'eroe Taranto, figlio di Net- tuno, che cavalca il delfino? (^^) :i Nel donativo che i Tarentini mandarono a Delfo, non era accanto a Taranto, ma presso Falanto, il delfino ; e la tradi- zione che narra di Falanto salvato dal naufragio per opera di un delfino, non racconta dell'eroe figlio di Nettuno, die approdasse a Tai'anto cavalcando un delfino. Bisogna dunque ritenere che i Tarentini attribuissero a Taranto quell' avventura che si nar- rava di l^Vilanto, forse per ripetere la loro origine da Nettuno. Abbiamo così accennato alle ragioni che possi- bilmente concoj-sero nel fare che alla leggenda pri- mitiva di ?k[enesteo troiano si sovrapponesse, anzi subentrasse affatto col tempo quella di Menesteo afeniese. Ma la prima non scomparve giammai, sib- bene fu arricchita di particolari dall'altra e ne subì quasi r innesto, senza venire alterata : e se al prin- cipio di tale innesto potevansi ancora entrambe se- paratamente distinguere in lloma, alla fine della Repubblica erasi di esso talmente perduta la memoria che le duo leggende più non si distinguevano, né si rintracciava cliiaramente la nazionalità di ^lenesteo ateniese. Le testimonianze di Virgilio e di Lucrezio, (53) Opi era re degli Lipigi clie aveva aiutato i Pcucezii ai ilauni (Iti Taientini : ma era uiovto in battaglia. (54) Paus., X, 13. (55) Gahuucci, ^foll. ih'll'Ital. ani. Part. II, pag. l'2l. (56) Polli) X, IX, SO. POCHE ossi:uvAZioxi sur, dknaro di l. mk.mmi 189 circa i Memuiii niettoiio in chiaro il mio ragiona- mento. Lucrezio, invero, nella dedica del suo poema a C. Memmio, mostra di avere una vaga notizia dell'ori- gine dei Memmii e ]ion si estende a parlare di ^le- nestoo, come sarebbe stato necss>ario ia quel caso: laddove Virgilio, che ebbe cura ed interesso di rac- cogliere dalla bocca del popolo o dai libri quante favole correvano sull'origine delle famiglie romani^ rannodantisi ad Enea, da uonao dotto ci parla di Menesteo troiano, mettendo le cose nei loro termini. Per compendiare adunque diciamo, che il tipo del rovescio di questo denari^ riceve luce dalla ipo- tesi che l'eroe troiano sia. stato col tempo confuso con l'eroe ateniese, e solo così si spiega la rappre- sentanza dei Dioscuri al rovescio. Si osservi inoltre cIk; il tipo dei Gemelli su questo denaro noii è il tipo connmo a tutt' i primi d(mari romani anonimi o con simboli e iniziali. L. Memniio coniò in un' epoca in cui già era stato alterato il tipo primitiv(j e sostituito da quadrighe o bighe di divinità o anche da ri(H)rdi famigliari. Se i Illviri preposti alla zecca nel YU secolo con- servano ancoia l'immagine dei Dioscuri al rovescio, egli è per rispetto alla tradizione , ma sopratutto perchè questi dei hanno inqiortan/.a nella storia delle loro famiglie o ricordano un fatto di qualche loro illustre aiiti'uato. La gente Q/dnciùi conserva il tipo ufficiale, ma sr)tto i piedi dei cavalli di Castore e Polluce Ì!U[)rìme uno scudo m'icedoiiico, al (piale era atHdata la, memoria doli,, s[)l(jndid() rriontu di T. Quinzio i''iamÌ!iino su Perseo e della dedica da lui fatta ai (iemelli nel tiunpio di Dolli, consistente in due scudi d" aigonto. A. Pos/ifmii/s A'hiiìiis, col rap[)resent'.ire sul suo douaro i due gi-ivani eroi nel- l'atto di abiìeveraro i loro cavalli alla f )nt(; .IntuiT,a. volle ppi-petiiare l;i ri("ordan/n de!l) famosa battaglia 190 KTTORK CABRICI al lago Tlegillo, vinta dai Romani sotto il comando del dittatore A. Postumio Albino. Era questa una lieta ricordanza che rendeva orgogliosi i successori del dittatore. Infatti il suo trionfo assicurava la li- bertà e introduceva a Roma due nuovi dei clie pro- tessero sempre i romani (5'^). I loro busti sul denaro di L. Servms Sulpicins Rufas accennano alla vittoria riportata sui latini da Servius Sulpicius e alla libe- razione di Tuscolo, antica patria dei Dioscuri. C. Ser- veilius torna al tipo originario , ma alquanto lo al- tera, forse pel suo cognome Geminus, avuto da pa- recchi suoi antenati, a partire da P. Servilius Geminus, console il 502 (58). Se dunque ogni volta, dopo l'abo- lizione del tipo primitivo sui denari, la presenza dei Dioscuri sulle moneto romane trova una ragione storica, possiamo ammettere che L. Memmio abbia voluto lasciarci anche lui sul suo unico denaro un ricordo della sua remota ed illustre discendenza. III. Osserva il Riccio che la testa giovanile imberbe del diritto di questo denaro ha una pinguedine tutta propria, la quale « non si ravvisa in altri denari di famiglie romane; (^9) " ma questo suo giudizio è facile a confutarsi. Uno dei caratteri che fa distin- guere alcune volte le monete della zecca di Roma (57) Dopo la battaglia al lago Eegillo, il loro carattere in Roma è quello di due divinità guerriere; non vi è, per cosi dire, guerra impor- tante, dove i Dioscuri non appariscano per assicurare la vittoria ai Ro- mani od annunziarla. Cfr. Cic. De n. d. Ili, 5; Fior. Ili, 3, 20. (58) Per altri esempi consulta Albert, Le eulte de Castor et Pollux en Italie, p. 76, 77, 78. (59) Riccio, Memmia, 8. POCHE OSSERVAZIONI SUL DENARO DI L. MEMMI 191 da quelle delle zecche di città greche è la inesatta esecuzione del lavoro, la quale rivela un' arte non avanzata. Una certa pinguedine del viso è caratte- ristica di molte figure impresse sulle monete romane, e si scorge a prima vista nella faccia di Apollo che ricorre sui denari di C. Considius Paetus, di P. Clodius Turrinus, di Q. Caepio Brutus, di Pomponius Musa, di Scribonius Libo, di L. Flaminius Clio. Vero è che essa suha moneta di L. Memmio è molto esagerata ; ma se si ammetto che questi esercitò l' ufficio di triumviro monetale insieme con Mn. Aquilius e Fla- minius Cilo, i cui denari peccano della stessa im- perfezione, più che tutti gU altri citati (*5'0, non si esiterà a dire che l'incisore, per poca esperienza nel disegnare o per dare alle figure carattere di arcaismo si compiacesse di esagerare le proporzioni del volto (*^i). Ciò premesso, credo ])otorsi dimostrare che la testa del diritto sul denaro di Memmio, sia di Apollo, tenuto conto delle seguenti considerazioni. Fra i personaggi della gens ^[emmia, che non sono in iscarso numero, ne trovo citato uno di cognome Apollinaris C^--! : e siccome i romani si compiacevano di ricercare 1' etimologia dei loro nomi o cognomi nei nomi degli dei o degli eroi, non è improbabile l'ipotesi elio il cognome ApoUiiinrìs, il (piale distin- gueva un ramo della gente ^lemmia, derivasse da qualche particolare culto che essa esercitava in onore di Apollo. (GO) Il CA\EnuNl invece (RipostirjU, p. 191) uni in un sol collegio monetale C. Fonteio, col bifronte imberbe, L. !Nremmio » Jj. Valerio Fiacco con Marte tropeofuro per la singolare somiglianza di stile, clie passa fra i loro denari. (61j E qui ricordo che sul quincux di Lucerà fBAHELON, Class. chroiwL, n. 41) è impressa la testa di .Apollo, d"una pinguedine estranea alla Uni- tezza dello stile greco. (02) BoKGHEsi, Oeiar. Vili, p. :;9i5. 102 ETIORE GABIilCI È di somma importanza al caso nostro una no- tizia clie traggo da Isidoro (^3) circa nna tal Meraniia, sacerdotessa di Apollo, la prima a comporre inni in onore di questo dio e dello Muse, già fin dall'età di Ennio. Sul nomo di lei però discordano le lezioni dei codici: alcimi hanno Mnemia (6*), altri ^Memniia (^°). Ma se vogliamo stare ai secondi, avremo una ra- giono di più a confermare la nostra dimostrazione, osservando che l'iimo della sacerdotessa !Memmia potrebbe da una parte attestarci l'esistenza, anteriore ad essa, di un culto ad Apollo nella sua famiglia, e dall'altra l'importanza e l'incremento clie questo dovette acquistare in seguito per opera di lei (66j. Se il tipo del diritto di questo denaro, il cognome Ajjolh'narfs, la notizia di Isidoro ci rivelano un culto speciale esercitato dalla gente ]\Iemmia verso Apollo quale divinità protettrice; il verso di Virgilio, che abbiamo segnato come punto di partenza, ci dà ra- gione di questo culto. Quali divinità potevano i Memmii venerare con ispecial culto, in memoria della loro origine troiana? Delle due l'una: o Venei'e o Apollo, entrambi numi tutelari d'ilio. Questa città coi suoi eroi era posta sotto la particolare protezione di Apollo, il quale ne guardava lo stato ed era legato di peculiare affetto ad alcune prosapie, come ad esempio a quella dei Pantoidi ; egli vendica Ettore per l'onta di Achille e ptorta nel suo tempio Enea ferito i^"^). Del culto poi di Venere in Troia va fatta (63) IsiD. OHff. I, 38, 17. (64) Id. ili. ediz. Arerai. (65) Id. id. edit'. Lindriìi. (66j I discendenti dovettero sei-bare mciuoria della sacerdotessa Menimia, comò i Claudii ben ricordavano, anche negli ultimi tempi della repubblica, la vergine vestale Cl.iudia Quinta, che riesci a far entrare in lioma la statua di Cibele trasportata da Pessinunte (v. IIaiìelun Claudia, n. 12, 13). ,07) V. Curtius Stor. (jr. I, pag. 71. POCHI-: OSSERVAZIONI sn, ih-.naro di r.. m::.\imi 103 appena menzione. Or bene, se l'esistenza di nn cnlto (lei Memmii per Venere è attestata apertamente dai denari di L. Merami. Gal e di L. C. Memies. L. F. (ìal, può anche amniettersi che accanto a questa dea si venerasse da quella gente anche Apollo, la cui testa forma il tipo del diritto del nostro demaro. Essa, oltre ad avere una pinguedine, la quale fò astenere i numismatici dal dichiararla di Apollo , ò cinta da una corona che pare di quercia. Una testa di Apollo con simile corona vedesi sopra una bel- lissima e rara moneta di Catania, descritta con esat- tezza soltanto dall' Eckhel ''^'8) , ed è sicuro che sia la testa di Apollo dalle lunghe chiome, perchè sotto leggesi Ari()A\o.\ >!}. poiché il nome clie leggesi a sinistra della test.i, quello è certamente dell'artista. Non so capire perche il Torrkmi'ZZA la dichiarasse testa femminile e I'IIkad iCntnì. li. M. Siciì'j, n. 31) non fnccin proprio conno della corona. (TOj Hkad, Coins nf Sijracìise. 101 F.TTOnr. GARRICI unica concezione primitiva delle due divinità che reso possibile lo scambio e , quasi direi , la fusione dei due tipi? Or se Apollo fa rappresentato talvolta colla, barba, lo scettro, il fulmine, tutti attributi di (riove, non sarà certamente estraneo alle consuetu- dini greche e romane trovare un Apollo con corona di quercia: specie quando abbiamo una conferma in- discutibile nella citata moneta di Catania. Un Apollo con corona di pino in una dipintura murale di Pompei e*!) ; un altro con corona di edera ('«^j usata nelle processioni dionisiache, e le figuro di questo dio con ramo di mirto sopra alcune monete C^^) costitui- scono altrettante eccezioni nella storia del suo tipo e provano di conserva con l'Apollo di Catania e della nostra moneta che esso tipo andò soggetto a qualche lieve mutamento per influenza di leggende locali. Potremmo noi quindi ignorare qualche particolare leggenda dei Mommi, la quale abbia determinato il tipo di Apollo con corona di quercia. Giova per alti-o tener presente che Apollo il (piale si ebbe in Italia il sopr;innonie di Veiovis e che aveva un tempio tra l'Arx e il Capitolium fin dai più antichi tempi di Roma, è coronato di alloro sui denari di Mn. Fon- teius (^y, di quercia su quelli che portano segnati i nomi di Vergilius, Gargilius, Ogulnius C^^), Pastino ora questi brevi argomenti per sostenere la nosti'a ipotesi circa la testa imberbe della moneta in ([uestione, il che vorrà in seguito pii!i esattamente dimostrato. (71) OvEUBECK, ApoUon p. 418; Atias, Taf. XXV, N.° 12. (72) Id. id. p, 452; Ati.as; l\if. XXV, N. 13. (73) Vaill. Xuìii. Iiiip. arg. p. 27; num. aer. p. 74, OG. Sehoì. XicamJ. Ther. v. 613. (74) Babelon, Foiileia, n. 9, 12. (75) Id. Gargilia, n. 1, 2; Ogulnh, n. 1. 2; Vergiìki, n. 1. POCHE OSSEUVAZIONI SUL DENAUO DI L. MK.MMI 195 IV. Anche facendo astrazione dalla storia della gens ]\remraia, Funione di Apollo e i Dioscuri è frequente sui monumenti numismatici. Nello studiare una mo- neta, quella che prima ci devo venire in aiuto, è la storia della famiglia o della città a cui essa si riferisce, ^fa non sempre la storia basta ad illustrare entrambe le facce ; molte volte il tipo del rovescio trae luce dal tipo del diritto ed è in corrispondenza con esso. Per citare (gualche esempio fra i monetieri romani, giova ricordare il denaro di C. Postumnis Ta[At':^), che è coverto al diritto dal busto di Diana, alla faccia opposta, da uno degli attributi di questa dea, il cane; e quello del denaro di i^. Pomponius Rufus colla testa di CJiovr al diritto e l'aquila al rovescio, e cosi via. Xei (]uali casi il rovescio della moneta è in istretta dipendenza da quello della faccia opposta. Ciò premesso, possiamo noi rintracciare una relazione fra i ti])i del denaro in questione? Nulla di più facile. Le relazioni dei Dioscuri cimi Apollo si possono studiare nella leggenda della loro vita. Essi rapirono e fecero loro spose le due figlie di Leucippo, a nome Phoebe e Hilaeira. Ora, secondo l'autore dei canti cipril. Phoel)0 e Hilaeira erano figlie di Apollo ^~^^^>l Da ciò risulta, e da altri indizi! , che Leucippo, u l'eroe dei bianchi corsieri '), è in realtà identico ad Apollo, di cui il suo nome non è che un epiteto ^"^K E inoltre Elcna, l'avvenente sorella (76j Palì., Ili, IG, 1. (77j Dechahme, M'jthoìo'jie gr. p. Gi)G n. 'i. Sul trono di Apollo .iJ Amido era scolpito questo ratto. (Plin., lliit. iiut. XXXV, 40 j. 19 5 ETTORE GAIJKICI dei Dioscuri, presso Euripide, ò rapita da Apollo che l'avrebbe menata seco nell'Olimpo C'^'). Ma non bisogna ricorrere a queste sparse notizie per istudiare i rapporti fra queste divinità nel mondo antico ; una più ampia conferma è dato ricercarla nel loro carattere astronomico. Dal giorno in cui, secondo la leggenda, Castore e Polluce salvarono il naviglio di Argo assalito da nna fiera tempesta presso le coste della Tracia, la Grecia rappresentava i Ge- melli s ^nipre con in capo la stella che gii Argonauti avevano visto brillare sulla testa dei loro compagni. Gli artisti non si dimenticavano mai di figurarla sulla fronte e sull'elmo conico delle statue di questi dei e i marinai del Mediterraneo ravvisavano sempre jielle fiamme fosforescenti, che oggi si chiamano faocìii di S. Elmo, la presenza dei Dioscuri protet- tori. A questi fuochi, assimilati ad astri mobili, do- vettero Castore e Polluce il loro carattere di divi- nità astronomiche, che loro venne in parte anche dalla leggenda, la quale può interpretarsi in un senso astronomico. Dal momento che escon fuori dall'uovo di Leda, simboleggiante la notte nnentesi al dio del giorno. Zeus, per generare i due astri rischiaratori del mondo, fino al momento che abitano a vicenda l'Olimpo, Castore o Polluce appaiono sempre come due divinità essenzialmente luminose. Tutti gli epi- sodi della loro vita, tutti i personaggi che si trovan loro associati, sembran essere la traduzione e la per- sonificazione di fenomeni naturali della luce : Phoebc è « la luminosa ;) (, lvn;usKiscnt; Spieoki, Ct/LV. M. T.vr. .■•.-. I 'i)tr. IviroiiK ( iAiinicr. IL BIMETALLISMO A UUm NEL MEDIO EVO Alcuni fenomeni economici i quali ci sembrano nuovi, parelio in questo momento si dibattono sotto i nostri ocelli e ci fanno sentire le loro dolorose con- seguenze , non datano da jeri , ma anzi in tutti i tempi hanno agitato e tormentato l'umanità, perchè traggono le loro origini dalle leggi di natura, le quali sono immutabili, tanto nel campo fisico che nel morale e, date lo stesse circostanze, producono analoghi effetti. Per esempio, l'oro e l'argento furono adottati da tempo immemorabile per servire alla rappresentazione del valore ed alla circolazione del denaro, ed i governanti tutti cercarono di stabihre un rapporto lisso e perpetuo fra i duo metalli. Sic- come però non vi può essere pr(qiorziono stabile nella produzione di tali preziose materie, ora 1' una, ora l'altra fa difetto ed aumenta il pregio della più rara a pregiudizio dcdl'altra, alterando il rapporto presta- liilito con danno degli interessi pubblici e privati , tanto più sensibile quanto l'epoca e la nazione ove il fenomeno avviene sono più prosperi! e quanto più numerose sono le transazioni commerciali ed il movi- mento del numerario. In tutti i tempi, di cui ci rimangono memorie scritte, troviamo le traccio di simili perturbazioni ed >00 NICOLO PAPADOPOr.I ò interessante per la storia ed anche per la scienza studiare le vicende ed esaminare i provvedimenti messi in opera dai governi a seconda dei tempi e dei criteri ritenuti più saggi ed opportuni in quel mo- mento. Perciò mi proposi di far conoscere quali furono i sistemi coi quali nel medio-evo si cercò di porre rimedio ad alcuni, se non a tutti gli inconvenienti della circolazione dei due metalli in Venezia, città che divenne potente e prosperosa solo per il com- mercio. Gli uomini che dirigevano la cosa pubblica erano nati e cresciuti in mezzo agli affari della mercanzia e della navigazione , onde recavano in tutte le loro delil^erazioni un grande senso pratico ed una conoscenza profonda dello cose commerciali e delle vicende della circolazione. Vediamo adunque come storicamente procedessero gli avvenimenti, come man mano clie si presentavano gli inconvenienti e si facevan sentire gli effetti perniciosi dello squilibrio del valore dei duo metalli, i mercanti trovassero provvedimenti atti a tutelare i loro interessi ed impedirò maggiori danni, e come il governo appro- vn,sso questo misure dopo averne constatato la equità ed il pratico funzionamento. Venezia, posta fra l'occidente e l'oriente, ebbe dal primo il sistema monetario, fondato da Carlo ^Magno, ma nei suoi frequenti contatti coll'oriente compisse lo necessità del commercio e della circolazione del ]iumerario, per cui introdusse nella moneta alcuni miglioramenti, che penetrarono più tardi nel rima- nente d'Europa. Il progresso più antico ed importante fu la coniazione del grosso d'argento (1202), con cui essa offrì una moneta più pesante e più fina in sostitu- zione dei denari assai deteriorati dall'originario valore, differenti di peso o di bontà, incomodi a maneggiarsi. La varietà e l' incertezza del valore , aggravate da molte falsificazioni, recavano non poco danno al It. lìIMETALI.ISMO A VENEZIA NEL MEDIO EVO 201 commercio, per cui la istituzione di ima miova mo- neta più comoda, dove la zecca si mantenne fedele al titolo ed al peso stabilito, fu un vero progresso nel (piale Venezia ebbe il vanto di precedere gli altri stati. La conquista di Costantinopoli ( 1204Ì, cbe mise nelle mani dei Veneziani una considerevole massa di argento, favori in modo straordinario la diffusione del gi-osso, tanto in Italia che in Oriente, in modo tale ch'esso era divenuto la moneta comune con cui si faceva la massima parte delle transazioni commerciali. Questo ci è provato dalle nuinerose imi- tazioni fieli' idea ed anche del tipo e dalla memoria del nomo che vive ancora oggi, dopo tanti secoli dacché il grosso è scomparso. Questa nuova moneta, che aveva ìe due (jualitn pili apprezzato da ognuno, la stabilità e la diffusione, fn preferita a tutte le alti'o nello transazioni che dovevano avoio efletto a distanza di tempo e di luogo, ma siccoiue il grosso non era facile a con- teggiarsi colle altre monetazioni u>ato sin" allora, si creò una nuova lira, la quahì aveva per l)ase <■ per unità il grosso invece de! denaro. Duo quindi furono le lire usate a ^ enezia. Ij una l'altra erano divise in venti s(»l(li. ed ogni soldo composto di dodici denari ; ma nuMitre nella, lira dei denari piccoli la prima unità era il denai'o pic- colo, nella nuova lira, detta f^'m d'i rjrossi. questo posto era tenuto dal grosso. cIh^ ]ierciò era d<^tto denaro r/rosso e dodici di tali monete foiMuavano il soldn dei rjrossi. Cosi la f,iì-n dei piri-o'i cin"risponde\ a ad una massa d' arg('nto (\guale a ([nella contenuta in 240 piccoli, menti-e la Fàì-h dei r/ros.s-i. era ugnale ad una massa d'argento pari a (piella C(}ntennta da 240 grossi ; ma siccome i denari piccoli variarono di pe.so di intrinseco, miMitrc; i grossi rimasero per lunga pezza sempre uguali, questa nuova lira 202 NICOLÒ l'AI'AbOl'OLI di maggior valore sempre costante, fu preferita dallo Stato, dal grande commercio od in tutte quelle con- trattazioni, nelle quali era importante convenire e conservare memoria esatta dell' intrinseco determi- nato ; invece il mercato giornaliero ed il piccolo commercio adoperavano di solito la lira di piccoli la sua suddivisione più comoda e più. popolare. Il rapporto fra la lira di grossi e la lira di piccoli, corrisponde naturalmente a quello esistente fra il denaro grosso ed il denaro piccolo, per cui originariamente la prima lira valeva 26 delle se- conde, ma quando aumentarono i piccoli contenuti in un grosso, aumentarono anche le lire di piccoli equivalenti ad una lira di grossi, per cui quest'ultima sali nel 1270 a 28 e nel 1282 a 32 lire di piccoli. Era però questi^ un aumento solo apparente e di numero, perchè in proporzione della maggiore quan- tità di lire di piccoli corrispondenti alla lira di grossi, esse diminuivano il loro intrinseco valore. Quando fu istituito il primo ducato d'oro (1284). esso fu ragguagliato a 18 grossi, con una proporzione fra l'oro e l'argento come 1 : 10 G\ÌO : nel 1328, quando il ducato fu equiparato a 24 grossi, questa proporziono si trovò elevata come 1 : 14, con note- vole vantaggio dell" oro sull' argento. Da questo rag- guaglio nacque uu modo facile e pi'onto di conteg- giare la lira di grossi, che incontrò così grande favore nel pubblico, da resistere a tutte le mutazioni successive, di guisa che la lira di grossi divenne sinonimo di 10 ducati. Difatti il ducato corrispon- dendo a 24 grossi, si calcolava due soldi di grossi, e così ogni soldo di grossi era mezzo ducato, e 10 ducati formavano la lira uguale a 240 grossi effet- tivi. Questa comodità ebbe un' influenza decisiva sulla vita della lira di grossi e sul modo di calcolarla in moneta d' oro ; ne abbiamo la prova in quel libro IL BIMETALLISMO i VENEZIA NEL VEDIO EVO 203 prezioso per le notizie commerciali e monetario del secolo XIV olae è " La pratica della mercatura del Pegolotti (1-. ;' In più capitoli di quell'oliera sono ragguagliati a 24 soldi di grossi il ducato di ^'enezia ed il fiorino di Firenze, monete che tenute uguali per il peso e la bontà servivano comò moneta univer- sale nei commerci coi paesi lontani. Verso la metà del secolo XIV, per rimediare ad altri inconvenienti monetari, sui quali torna inutile fermarsi, il grosso fu elevato al valore di 4 soldi, o, per esprimermi più esattamente, il valore del soldo fu dimimiito sino ad un quarto del grosso. Questo nuitamento portò una notevole alterazione nel modo di valutare la lira di grossi, giacché il grosso si divideva in 32 piccoli, e quindi la lira di grossi era valutata 32 lire di pic- coli, mentre i 240 gro.'^si cffi'ttivi ed i loro equiva- lenti 10 ducati, erano arrivati al valore di 48 lire di piccoli. Siccome la coniazione del grosso erasi in quest'epoca rallentata, [kù arrestata, ne venne ^jer conseguenza che si formarono due dift'eri'nti qualità di lire di grossi, secondo che si prendeva per base il ducato ovvero il piccolo. Infatti numerando 32 pic- coli per gl'Osso, 7G80 piccoli, ossia 32 lire di piccoli, formavano una lira di grossi ni arr/enfo : ma se in- vece si prendevano i 10 ducati equivalenti alla lira di grossi, si aggiungeva a 48 lire di piccoli ùi oro, perchè ogni grosso era stato colla nuova disposiziono valutato 16 piccoli più di ])rima. Ne venne quindi un singolare fenomeno : due lire di eguale origine e con eguale suddivisione, ma di differente valore, di cui una aveva ideale il grosso, di minore intrinseco del reale ; 1' altra aveva il piccolo maggiore dell' ef- (1) Francesco Balducci Pegolotti, Tm pratica della Mercatura, Lis- bona e Lucca, 1766. 20l NICOLO PAl'AbOl'OLI fcttivo. e (jnii)di esso puro iinmagiiiario. Il decreto del l) iiiag,i>'io li379(2j, elle ordina nuovainento la co- niaziouo del grosso, abbandonata da alcuni lustri, ce ne offre una chiara dimostrazione. In esso si stabi- lisce die ogni marca d'argento dia il reddito di lo soldi di grossi : ora con questo ragguaglio i grossi did secondo tipo (Andrea Contarini) non dovrebbero ])i'sai'e so non poco più di 2ó grani, perchè da una inarca si a\i'ebbe dovuto tagliare 180 pezzi. Invece i grossi di queir epoca pesano oltre 38 grani, e ciò vuol dire cdie da una marca si fabbricavano solo 120 pezzi, e rpiindi i grossi usati nel conteggio dolbi jiarte sono ideali e corrispondono alla lira di grossi in argento del valore di 32 lire di piccoli, mentre i grossi fabbricati in zecca appartengono alla lira più pesante e cioè a quella di 48 lire di piccoli. A conforma di ciò troviamo nelle memorie di zecca che le lire di grossi valevano nel II08, 32 lire di piccoli et a oro lire -18. Queste due specie di lira di grossi non potevano esistere nello stesso tempo e nello stesso luogo, e così quella in argento scompaiiva ben presto, sostituita dall'altni lira più antica, che aveva puro come base il piccolo e che da osso si nominava, perchè nelle mi- nuto contrattazioni era più conosciuta e più comoda. Invece la lira di grossi in oro acquistava sempre più importanza e diffusione, così che nei documenti pub- blici del secolo X.V si parla quasi esclusivamente di lire di grossi e di ducati d' oro, anohe nelle paghe dei funzionari dello Stato. Le guerre e le difficoltà finanziarie del touipo di Francesco Foscari fecero aumentare il pregio della buona moneta, cosicché il (lucuto sali a 1O0 soldi, poi a 120 e fiaalmente a 124. (2) Misti Senato, Registro XXXVI, C. 75. IL BIMETALLISMO A Vi:NEi^lA NEI. MEDIO EVO 205 Questo valore si conservò stazionario per molti anni e fu considerato 1' equivalente normale del ducato, onde rimase come moneta convenzionale quando la. moneta d'oro effettiva, avendo aumentato di prezzo, prese il nome di zecchino. Xel 1472 fu decretata la lira, hella moneta di ottimo argento, colla testa del doge Nicolò Tron. dal ([uale prese il nome; lo mutò piìi tardi in quello di yiocenigo allorquando fu proilùto al principe di met- tere il suo ritratto sulla moneta. Fu cosi che 1" an- tichissima lira di piccoli, esistente solo di nome e come riunione di 20 soldi o 240 denari, fu per la prima volta rappresentata in moneta eft'ettiva. Colla stessa bontà e con un peso pniporzionalmente mi- nore, la zecca continuò a battere i soldi, ma non i grossi, i quali però si conservarono nelle abitudini po- polari, anzi il grossi) fu sempre considerato t'([UÌvalento a 4 soldi, per cui il ducato si ragguagliava a grossi 31 a nionela. perchè si pagava con 124 soldi d'ar- gento effettivi. La lira di grt)ssi intanto conservava intatto il suo antico valore e cioè si calcolava ])ari a dieci ducati d'oro ; ogni ducat(ì si divideva in 24 grossi ed ogni gros.so in 32 piccoli, monete queste che non esistevano materialmente e che erano detto rjì-ussi a oro, piccoli a oro, ])er distinguerle da quello di egual nome cIk- si usavano nella lira di ])iccoli. Questo regime monetario che conservava il ])rincipio di due monete affatto distinte, l'una in oro, l'altra in argento, si mantemic in vigore ]ìer ben lungo teuipo, anche quando le os('illazioni del mer- cato portarono nuovi caml)iamenti mvl valon' delU; specie metalliche. Le o])en' di Domenico ^[anzi)ni '^^ (3; DcJ.MENICO >fAN/.UM Or. 1 ERlilNO. QuilJi.TllO doppio rol SUO i;ionKilc novaineiite composto ot dili^'oiitissimaiuento ordinato spcond'.i il costmu' 206 NICOLÒ PAPADOPOLI e di Alvise Casanova, W, che danno le regole e gli esempi per tenere i libri commerciali colla scrit- tura doppia S(icondo il modo di Venezia , mostrano chiaramente che entrambe queste maniere di conteg- giare si usarono per tutto il secolo XVI. Questi due autori ci insegnano che la lira di piccoli era adoperata dal volgo, dai bottegai e dai piccoli negozianti costretti a registrare una gTande quantità di partite di poco va- lore, mentre lo Stato ed il grande commercio tenevano lo scritture in lire di grossi ed in ducati d'oro. Così pure sappiamo da essi che le cifre arabiche erano usate nei conteggi comuni e di poca importanza, mentre nei libri più autorevoli si adoperavano le figure del- l'abaco antico detto imperiale, ossia le cifre che noi chiamiamo romane, perchè i legami con cui si scri- vevano in quel tempo erano fatti in modo da impedire i cambiamenti e le correzioni. Così nella A'enezia del medio evo si intendeva il bimetallismo e si assegnava all'oro ed all'argento nn compito diverso nella circolazione monetaria. Di tempo in tempo nascevano gravi difficoltà per l'aggio e per le oscillazioni nei valori delle monete, ma il sistema veneziano aveva il vantaggio di tenere in onore e in circolazione tutta la massa metallica di- sponibile e di impedire che a quello dei due metalli, che diminuiva di pregio per maggiore produzione, si aggiungesse il discredito di una limitata circo- lazione. Non è mia intenzione di entrare nemmeno di straforo nella vasta e complicata questione della di Venetia. Venezia, Comin da Trino 1540 e 1553; — idem, Libro mer- cantile ordinato col suo Giornale et alfabeto per tener conti doppi al modo di Venetia. Venezia, Comin da Trino, 1565 e 1573. (4) Alvise Casanova Cittadin veneziano, Specchio lucidissimo, etc. Venezin, Toroin da Trino 1558. IL BIMETALLISMO K VliNEZL\ NEL MliDIO EVO 207 circolazione luonetavia, olio si dibatto oggi fra gii economisti d' Europa e d' Anienca, ma credo di fare opera non inutile, portando a cognizione degli studiosi il frutto dell'esperienza fatta durante secoli presso un popolo eminentemente commerciale il cui governo ebbe fama di accortezza e di rettitudine esemplari. Noi possiamo trarre non pochi utili insegnamenti dalla storia delle città marinare e commerciali, come Venezia, Genova, Pisa e Firenze, che formano ima delle più splendide glorie d'Italia. Questi comuni, sorti da vnnili origini in tempi di desolante barbarie . riuscirono ad elevarsi alle pili nobili altezze, me- diante l'ardire, la perseveranza e la virtù dei loro abitatori. Qui vediamo il commercio, già disprezzato ])er antica tradizicnie e per pregiudizio del tempo, elevato agli onori del governo ; qui troviamo le traccie più antiche delle moderne istituzioni commerciali come la cambiale, la lianca e la scrittura doppia. Questo pensiero mi conforta e mi dimostra cIil' la Numismatica non devi' confinarsi fi'a le scienze di pura speculazione archeologica o di sterile abbel- limento, ma può, per mezzo della conoscenza del pas- sato, essere feconda di insegnamenti utili per la so- luzione di pratiche difficoltà, che si riproducono ai - traverso lo spazio ed il tem])ii. Nicolò Pai'ahofoi.i. TRE MEDAGLIE JN r»NORK DI FRATE GIOVANNI DA VICENZA Scrivendo di t'ainillo .Mariani, io aiiiin\ oiav'o ira le sett(3 modaf^dio, modellato dalla sua mano. (|U<'lla di frate Oiovaiiui da \'ieenza ''.'. il famoso doiuoiiioaiio. che nelle pianure di l^aipiara , a poche miglia da Verona, att'ratellava con r(do(iuenza didla sua ]iarola i g^uelll e i o-]iil)elliiii. non dirò di Lomliardia. ma di tutta quasi l'Iralia. I)i (piella moda.ylia io non a\-e\(i però sott" occhio nessun esem[>lare ne sapevo (piale Colh.'zione, o (piale dilisco ne lòsse in possesso. Alla descrizione, chio ne [)or<;'ev(». erami ])órto modo, come ])ure ho avvertito, dal fac-simile edito dal ]\Iaz/iie- chelli (-) ■ (jiiiiniìiiie et sfizi! iii>' ^l'cli s, Tom. II, pag 10, n. IO. Paris. lss:i. 210 BERNARDO MORSOr.lN Ma l'Armaiul , elio pure avea percorso 1' Europa e tenuto conto delle medaglie da lui vedute, non fa cenno d'alcun esemplare, che gli cadesse sott'occliio. Ne parla, invece, sull'autorità del Mazzucchelli , di- scordando da lui in un accessorio di poco momento. A'i differisce cioè nel qualificare l'arnese, circondato di fiamme, scolpito nel rovescio, (|ualificandolo non ini elmo, quale parve al Mazzucchelli, ma. un globo. Dall'insieme apparisce che con la medaglia siasi vo- luto commemorare non tanto il nome del celebre frate, quanto il fatto più strepitoso della sua vita, vale a dire la paco di Paquara. Ora devo dire che la medaglia, coniata in onore (li frate Giovanni da Vicenza, illustrata dal Mazzuc- chelli e dall' Armand , non è la sola. Contempora- neamente al Mazzucchelli faceva parola di un'altra, [)osseduta dal conte Lodovico da Schio, il Calvi, un erudito raccoglitore di notizie copiose sugli scrit- tori vicentini. ^Ma la descrizione, ch'egli ne dà, non è COSI particolarv'ggiata da togliere motivo a qualsiasi desiderio. Il Calvi non accenna nò alla dimensione, nò alla posa del busto nel diritto. Del diritto reca la sola leggenda : - F • IOANN • SCLEDVS • ViCENT • ORD • PRAEDICAT. - Quanto al rovescio , riferisce che vi si rappresentava una Pac;', sedata, avente fra le mani una torcia inversa, in atto di appiccar fuoco ad alcuni attrezzi militari, prossimi a due figure in piedi, la Discordia e la Cruerra, con all' ingiro la leggenda - PACEM • MEAM ■ DO • VOBIS. - La notizia, lasciata , come che si voglia , dal (Jalvi W , non è sfuggita al .Magrini , che di frate (fìovanni da. Schio scriveva alcuni conni, volge oltre (tj Calvi, lìMiolecd 12 r,l;HN\Rl)0 MORSOLlN' lina piccola corona circolare di capelli assai corti. .Se vi ha ilifferonza, sta questa nella l(i'j;^en(lsi. In luogo (li : - IOANES • SCLEDVS ■ VICENTINVS • ORDINIS • PRAEDIC • - vi si lzza nella classica opera di Domenico l'romis sulle Moììcti; drllc zecchi' (li Mi'xsi'rfiììD <■ Ci'i'i'itcìuirt; tiri F/rsc/ii i> Ferrt'ì'O ('-:; anzi per quanto riguarda le coniazioni d'oro e d"argento, il lavoro del Promis può ritenersi pressoché com[)leto, tanto che in 10 anni dalla puhhlirazione di esso non vi si pote- (1) Questo articoletto ù tolto J;U giornale di Biella; l.'Kcn iI-II'Ik- (hiitria, Anno XXII, N. 'M, p, pnliblicandolo, ne rcmlianio le ilovute grazie all'antore il Prof. Cosare Poma, il qualo gentilmente ci accordava di riprodurlo nella nostra Uivisfa. fN. della R.J (•2j Torino, 18<;0, e Meni, della Tt. ..Vccailemia delle Scienze, serie II, tomo XXIV, 21G cesari; poma rono fare che scarsissime aggiunte. La descrizione invece (Ielle coniazioni di biglione e di rami minuto è lontana dall' esservi altrettanto completa, sìa die quando 1' illustre numismatico torinese pubblicava il suo insigne lavoro non ne fosse ancora nota che una piccola parte, sia che nella innumerevole varietà dei tipi il Promis s' attenesse delibe- ratamente al sistema di non pubblicare che i principali. A questa deficienza riparò in parte il Morel-Fatio, il (|ua]e nell 'illustrare le zecche dei Cantoni Svizzeri, pubblicò pure molte contraffazioni e imitazioni di monete svizzere dovute alle piccole zecche feudali del Piemonte, tra lo quali anche alcune di rame e di biglione delle zecche di Messe- nino o Crevaouore. E noto come durante i secoli XVI e XVII i Fieschi ed i Ferrerò in questi due loro feudi, i Tizzoni a Desana, i Doria, i Malaspina, gli Spinola ne' feudi imperiali del Genovesato e di Lunigiana e altri nobili signori esercitassero l'arte del falso monetario, usando contratiare le monete migliori e più in corso ne' maggiori Stati d'Italia e d' (Jltre monti, e farne grossissime emis- sioni a titolo pili basso, a lega più scadente e a peso in- feriore, con la quale operazione, che oggidì tradurrebbe davanti le Corti d'Assise chi vi si applicasse, realizzavano ingenti guadagni. 3Ia anche dopo il Morel-Fatio rimangono inedite molte varietà di tipi editi e parecchi tipi nuovi di monete di rame messeranesi : ed io stesso ne posseggo un certo numero. La monetina, di cui m'accingo alla pubblicazione, non è di ijuelle che o per la nobiltà del metallo o per la bellezza del conio o per la i-arità o per la bontà della conservazione fanno la frioia dei numismatici e degli amatori: si sa che al giorno d'oggi la fortuna di trovare alcuna di tali monete che sia tutt'ora inedita va facendosi sempre più rara ; ma non è perciò da disprezzarsi il >nc'iiii freliìi perchè contri- buisce ugualmente alla conoscenza della numismatica e della storia e perchè senza di esso riuscirebbe sempre incompleta la descrizione di qualsiasi zecca. Avverto che il tipo della monetina che passo a descri- vere è affatto nuovo mdla serie delle monete di rame di Messerano, DI USA MONETINA INEDITA DELLA ZECCA DI MESSERANO 217 a Monetina di i-aine, portante sul lato diritto il bnsto del principe volto a destra ed in giro i'FRA)NCISCV(S) ; e nel rovescio una croce con 1' estremità di cadaun braccio fogliata e bipartita e sormontata da un punto, ed in giro la leggenda NON • NO • DO--.. Pesa grammi 0,4G. ;i L'appartenenza di questa monetasi deduce dalla leggenda del rovescio, che deve compiotarsi: non nobis. Domine, sed nomini tuo da gloriam, ed era il motto di Ferrerò Fieschi (3). Il nome che si legge sul diritto, ce la fa assegnare con tutta sicurezza a Francesco Ferrero-Fiesolii che fu principe di Messerano e marcliose di Crevacuoro dal 15S4 al 1G29. Il principe essendo nato nel 157(1 e la sua effigie su questa moneta indicando età già matura, dobbiamo ritenerla co- niata non prima probabilmente del IGIO. Questa breve notizia fa parto d' un più lungo articolo su Alenile rarietà incrlitc di rnonele (ippii/'lrìi/mli n zccrìic signo>'ili fen/ìaìi del Piemonte destinato per una Rivista numismatica: ma ritenni non inopportuno di pubblicare su un giornale biellese la monetina di Francesco Filiberto. ]ier due motivi; primo, perchè fu battuta nella zecca d'un paese che ora fa parte del circondario di Biella (Ij; secondo, so (3) Questo motto er.a comnno ancho ail un'altra t'amiglia patrizia biellese: i Fantoni. Nel piccolo Museo di antichi monumenti biellesi, che il compianto Quintino Sella aveva iniziato sotto uno dei porticati della Scuola Professionale, è una lapide sepolcrale di t'orma quadrata la quale porta scritto sull'orlo in basso: avgv . eantonv.s . sua . et . i'()sT . iì sugli .altri tre lati la leggenda non noi'.is domine | sed nomini tl'o | da fil.ORIAM. In mezzo evvi lo ^^temma della famiglia Fantoni, ma di esi- nou si distinguo più che lo scudo accartocciato e sormontato da cimiero nel quale lo stemma propriamente detto era racchiuso. Si rileva jierò dal Consegnamento del Hill CArch. camerale di Torinoi che i L'aiitoni portavano u d'azzurro con un leone d'oro, (piai tiene con le zampo una lancia con banderuola d'argento. Cimiero, un leone nascente tenente una lancia simile. Col motto sopra: Unn noìiis Doiiiiii", .ied uoiniiin Ino ila gloriam. n (4) Durante la signoria di Friancesco Filiberto lavorò anche la zecca di Crevacuore. Non rimanendo alcun dato per distinguere so la descritta monetina sia stata coniata piuttosto in una clie in altra delle due zecclie, l'attribuii a Messerano, essendosi sempre in questa lavorato senza l' in- termittenza della zecca di Crevacuore. i8 213 CESARE POMA porchò fu rinvenuta nel Biellese; e come corollario di questi due, per un terzo motivo, per risvegliare 1' attenzione dei raccoglitori e degli amatori, non essendo impossibile che dove si rinvenne una moneta di Messerano, se ne rinven- gano altre. Se le specie d' oro e d' argento erano destinate all'esportazione, quelle di rame correvano nello Stato dei Ferrerò e nelle terre finitime soggette a Casa Savoia. Il nostro circondario, che comprende le terre che già furono dei Ferrerò, può quindi aver conservato qualche residuo delle copiose emissioni degli antichi signori di Messerano e Crevacuore. Cesare Poma. MEDAGLIE ITALIANE DEL 1890 L'indugio involontario nel riferire delle medaglie ita- liane del 1890, è compensato dalla larga messe che — con maggior tempo dinanzi a noi - abbiamo potuto raccogliere. * Le medaglie che prime troviamo nel 1890 sono quelle relative alla morte del valoroso principe Amedeo di Savoia, duca d'Aosta, fratello di Sua Maestà, avvenuta in Torino il 18 gennaio 1890, dopo breve decorso di malattia polmonare, annunciatasi con le forme dell'insidiosa influenza. Le medaglie che si riferiscono a questo lutto Jella fa- miglia Reale e della Patria sono le sei seguenti : 1. — Diam. mm. 55. /D' — In giro, in cerchio rilevato, nella metà superiore, fra due crocette: AMEDEO DI SAVOIA DUCA D'AOSTA. In giro nella parte inferiore dello stesso cerchio rile- vato: MORTO A TORINO XVIII GENNAIO MDCCCXC- Nel campo la testa nuda, a sinistra, del princif)e, e sotto di essa: L. Eisel e proMo, Torino. I^' — In giro, in cerchio rilevato: OMAG&IO E RICORDO DEL MUNIFICO PRINCIPE. Nel campo, in alto, fra nubi, a destra, il santuario di Superga, sormontato dalla stella d'Italia raggiante. Nel mezzo del campo l'aquila reale di Savoia, spiegata, di prospetto, volta col rostro a de- 220 AI.l-'REDO COMANDINI sfcra, o poggiando su rami d'alloro e di quercia intrec- ciati con spada e col gran collare del supremo ordine dell'Annunziata. Questa medaglia fu eseguita in Torino, e messa in commercio a L. 5 per ogni esemplare in rame dagl' incisori Eisel, padre e figlio. 2. — Diam. mm. 65. ,B' — Busto del principe Amedeo di prospetto, un poco a destra, in uniforme da generale con collare dell'An- nunziata e decorazioni, testa nuda. Nel taglio del busto a sinistra: tìiov. Vagnetti fece in Koma, 1890. 13- — Nel campo, in tredici righe: ALLA MEMORIA — DI AMEDEO DI SAVOIA DUCA D" AOSTA — NATO A TO- RINO IL 30 DI MAGGIO 1845 PER L" INDIPENDENZA D'ITALIA - COMBATTE" DA PRODE A MONTECROCE - ELETTO RE DAGLI SPAGNOLI -- DEPOSE CON DI- GNITÀ' LA CORONA — SDEGNANDO DI MACCHIARLA NELLA GUERRA CIVILE — ESEMPIO DI FRATERNA CON- CORDIA ~ PARTECIPO' COL RE UMBERTO I — Al PE- RICOLI DEI CONTAGI E ALLE CURE PER LESERCITO TUTTA LA NAZIONE LO PIANSE ~ QUANDO MORI' A TORINO IL 18 DI GENNAIO 1890. In basso: Marco Tabaukini dettò. Questa medaglia fu incisa in Roma e fatta coniare in Firenze, dall'esimio incisore Cav. Giovanni Vagnetti, che ne mise vari esemplari di bronzo in commercio, a L. 10. 3. Diam. mm. 58. iiy — In giro, ai lati: AMEDEO DI SAVOIA — DUCA D'AOSTA. Busto a destra in uniforme da generale, con collare dell'Annunziata e decorazioni, testa nuda. Sotto al busto: G. 0' Connel coniò, A. Farnesi fece. Più sotto MDCCCXLV — MDCCCXC fdalc della nascila e della morie del prmcipej. ì]l — Nel campo in sei righe: Al CONGIUNTI DESTINI — DELLA STIRPE E DELLA PATRIA — FEDELMENTE SERVI - PRINCIPE SOLDATO — RE CAVALIERE DEGNO FIGLIO DEL RE LIBERATORE D'ITALIA. MEDAGLlli IIALIANE DliL 1890 221 Questa medaglia (Tav. V. n. 10) fa eseguita con molta cura, e con effetto di molta rassomiglianza nel ritratto del principe, dall'incisore Adolfo di Nicola Farnesi di Lucca, e fu messa in commercio, in rame, a L. 5 l'esemplare. 4. Diam. mm. 60. B' — In giro, ai lati: AMEDEO DI SAVOIA — DUCA D'AOSTA. Busto di prospetto, un poco a destra, in uni- forme da generale, col collare dell'Annunziata e deco- razioni, testa nuda. Nel taglio del busto a sinistra: L. Giorgi f. 5" — Corona di due rami di alloro e di quercia, aperti in alto, intrecciati e annodati in basso. Nel campo in otto righe: NATO A TORINO -- IL XXX MAGGIO MDCCCXLV VI MO;^IVA NEL XVIII GIORNO - DEL MDCCCXC - AL DOLORE D'ITALIA - PARTECIPO' LA SPAGNA OVE CON LUI RIFULSE IL NOME DI SA- VOIA. Questa medaglia, dal ritratto molto rassomigliante, fu incisa in Firenze dal prof. Luigi (ìiorgi, che la mise, in limitato numero di esemphiri di l)ronzo, in commercio al prezzo di L. 10. 5. Diam. mm. 41. iiy — In giro, su due riglie concentriche : AMEDEO DI SAVOIA DUC^ D'AOSTA. NATO A TORINO 30 MAGGIO 1845 MORTO IVI IL 18 GENNAIO 1890 RICORDO DEL VALOROSO INTREPIDO E FILANTROPICO PRINCIPE 24 GIUGNO 1890. Nel campo testa nuda a sinis. del principe; e sotto di essa: L. Eisia, e fighd. In basso piccolo fregio. IJ — In giro, su d\ie righe concentriche: AUSPICE '- SEMPRE AVANTI SAVOIA " COMITATO PERMANENTE NAZ." PER LE ONORANZE ALLA FAMIGLIA REALE ~ COL CONCORSO DELLE SOCIETÀ OPERAIE. DELL'ESER- CITO E CITTADINI Di TUTTA ITALIA. Nel campo, corona di due rami di alloiu o di quercia, aperti in alto, fra i quali la stella d'Italia raggiante, ed intrecciati e an- 222 ALFREDO COMANDIN! nodati da nastro in basso. Dentro la corona, in quattro righe: CUSTOZA — MADRID - BUSCA — NAPOLI. Questa medaglia, nel diritto della quale il ritratto del principe è lo stesso che vedesi nella medaglia descritta al n. 1, fu eseguita del pari dagli Eisel in Torino, in occasione del pellegrinaggio a Superga, alla tomba del principe, delle società patriottiche e militari di Torino nell' anniversario della battaglia di Custoza (24 giugno 1866), nella quale giornata il principe combatto valorosamente, ed a Monte- croce rimase ferito. G. Diam. mm. 213 {Medaglione senza rovescio). Xel campo, in medaglione ovale, dentro ghirlanda d'alloro busto nudo di prospetto, un poco a destra; e nel campo, a sinistra, in monogramma G-. C. In gii'o, in cerchio ri- levato, ai lati: AMEDEO DI SAVOIA — DUCA D'AOSTA. In alto stella d'Italia. Intorno al medaglione, formanti contorno, a sinistra la figura simbolica della Lealtà, ai cui piedi di prospetto, coricato un leone ; ed a de- stra la figura simbolica del Valore ai cui piedi, fra ramo di quercia, una testa di dragone abbattuto. In alto , corona reale , al disopra della quale lambello svolazzante portante incuse le due date: 30 MAG. 1845 — 18 GEN. 1890; nell'esergo, in fregio, stemma sabaudo. Questo medaglione, gittato in bronzo, fu modellato in cera dal valente artista milanese signor Giovanni Cassina, del quale nelle medaglie del 1889 descrivemmo, in questa stessa Rivista un m.edaglione consimile portante l'effigie del- l'abate Rosmini. Del medaglione ne furono fatti 40 esemplari, in commercio al prezzo di Lo lire ciascuno ; e dei primi esemplari l'autore fece omaggio gradito al Re ed al principe Emanuele Filiberto duca d'Aosta. Il 20 febbraio 1890 celebravasi in Roma dalla Brigata Aosta (5 e 6 reggimento fiinteria) il secondo centenario dalla sua formazione. Dal 1690 in poi questi due reggimenti Mr:DAGLIE ITALIANI-; DEL 1890 223 ebbero sempre comuni le vicende della guerra; e il nome della Brigata Aosta figura in tutte le battaglie per l'i;nità e per la indipendenza d'Italia. Per questa festa militare, celebrata specialmente in Roma dove la brigata aveva sede, fu pubblicata una bella storia della Brigata: e fu coniata la seguente medaglia, clje fra quelle del 1890 prende il numero 7. Diam. mm. 59. ,iy — In giro ai lati: UMBERTO I - RE D'ITALIA. Testa nuda a sin. Sotto: Speua.nza. T^ — Stella d'Italia in alto; e in dodici riglie, nel campo: LA BRIGATA AOSTA — CHE DALLE ALPI GRAIE — OVE EBBE ORIGINE E NOME — PORTO' PER DUE SECOLI — GLORIOSA E SENZA MACCHIA LA SUA BANDIERA - IN TUTTE LE GUERRE ITALICHE -~ CELEBRA - A ROMA - IL SUO SECONDO CENTENARIO — IL XX FEBBRAIO MDCCCXC. Questa medaglia fu eseguita dal cav. Speranza, primo incisore della regia zecca di Roma, dove la medaglia fu coniata. Fu spedita in dono alle famiglie dei militari della Brigata che lasciarono la vita combattendo per la patria indipendenza, od ai superstiti che riportarono in guerra ferite, od alle famiglio loro. A pagamento (lire 2,50 in bronzo, e lire 15 in argentei fu spedita a quanti avendo appartenuto alla Brigata no fecero richiesta. Della me- daglia furono presentati duo esemplari — uno in argento ed uno in bronzo — ■ a Sua Maestà il giorno 4 marzo da una commissione composta cosi: maggior generale Mocenni, comandante la Brigata, presidente; cav. Tornaghi, colon- nello del 5.° fanteria; cav. A'alleris maggioro del 5." e pre- sidente del comitato per le feste centenario ; cav. Bianclii, capitano del 5.° Altri esemplari furono presentati alla prin- cipessa Letizia, vedova, ed al nuovo duca d' Aosta, prin- cipe Emanuele Filiberto, figlio del defunto principe Amedeo, che alla brigata Aosta appartenne per cinque anni; al principe ereditario Vittorio Emanuele, appartenente alla brigata come tenente colonnello del 5." reggimento ; al mi- 224 ALFREDO COMANDIS'I nistro per la guerra, ten. gen. Bertolu Viale; al capo di stato maggiore dell'esercito, ten. gen. Cosenz; ed al ten. gen. Pallavicini, comandante il IX corpo d'esercito fRomaj. Un' altra festa militare è ricordata dalla medaglia seguente : 8. — Diam. mm. 68. ,ìy — In alto, stella d'Italia. In giro, ai lati: UMBERTO I — VITTORIO AMEDEO !l. Busti accollati a destra dei due sovrani, in uniforme militare, teste nude. Sotto, sorreg- gendo i Lusti, lo stemma reale di Savoia, fra due nodi d'amore. Nel campo a sinistra: Johnson. Milano. li — In alto, aquila reale di Savoia, coronata in raggi, spiegata a sinistra ; e in quattro righe, nella parte su- periore del campo: A MEMORIA CHE IN QUESTO ANNO 1890 IL REGGIMENTO NIZZA CAVALLERIA - CONTA DUE SECOLI DI VITA SACRATA — Al SUOI RE ED ALLA PATRIA. Nella metà inferiore del campo una carica a sinistra di dragoni Nizza. Neil' esergo, targa accartoc- ciata, sormontata da elmo fra quattro lancie incrociate, e portante le date : 1690 — 1890. Nel campo a sin. PoGLiAGHi MOD.; e a destra: Cappuccio inc. Di questa medaglia veramente ammirevole, (Tav. V, n. 3) l'idea sommaria della composizione venne data dalla com- missione del reggimento Nizza incaricata di provvedere ai fe- steggiamenti ; e venne poi svolta e perfezionata, ed in molti punti modificata dal pittore Pogliaghi, il cui lavoro di modellatura trovò un valentissimo interprete nell' incisore Cappuccio, che la esegui nello stabilimento Jolinson, dove venne coniata. L' epigrafe del rovescio fu dettata dal mag- giore cav. Galeazzo Sartirana. Le feste bicentenarie del reggimento Nizza Cavalleria furono celebrate nel maggio in Milano dove il reggimento aveva sede; e fu notevole il Torneo dato dagli ufficiali del reggimento nel teatro alla Scala a beneficio della Croce liossa pei feriti in guerra. mi;daglik italiane det. 1890 225 Un'altra medaglia militare coniata nella zecca di Roma nel marzo 1890 fu «quella presentata, in oro, al tenente gene- rale Enrico Cosenz. Eccola, e le inscrizioni uè danno la spiegazione (Tav. V, n. 6). 9. — Diam. mm. 69. iiy — Aquila spiegata a destra, tenendo fra gli artigli una targa accartocciata, sulla quale in sei linee: 1848 • 1849 • 1859 ■ 1860 • 1866 • 1870 - VENEZIA • VARESE - S. FERMO • TRE PONTI • MILAZZO — REGGIO • VOL- TURNO — ROMA • in basso a destra, nel campo: Si'E- RA.N'ZA. Ti In alto stella d'Italia raggiante carica della croce sabauda. Nel campo, in undici righe: ENRICO COSENZ — COMPIE — DIECI LUSTRI DI GLORIA MILITARE — IL 1° MARZO MDCCCXC — TENENTE GENERALE CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO LO SERBI IDDIO — ALL'ESERCITO — AL RE ALLA PATRIA GLI UFFI- ZIALI — DEL CORPO DI STATO MAGGIORE- Nel marzo «lei 90 tenne a villano un C(ìrso di prodiclie quaresimali il celebre predicatore padre Agostino da ]\[onte- feltro. Suscitò a Milano l'interesse, la curiosità, lo discussioni che aveva suscitate altrove, e dello sue prediclie nella chiesa di San Marco fa coniata, a ricordo, la medaglia seguente : 10. — Diam. mm. 32. jy — Busto di prospetto, in tonaca, testa nuda, in giro: PADRE AGOSTINO DA MONTEFELTRO. Sotto al busto, stelletta, fra ornati. Jjl — In cinque riglie nel campo: QUARESIMALE - TENUTO — NELLA CHIESA DI S. MARCO — MILANO — 1890. Questa medaglia, eseguita dal giovane allievo incis(jre milanese Costantino Besesti, fu messa in vendita in esem- plari in bronzo, al prezzo di 1 lira ciascuno, dall' incisore "Vigotti in galleria De Cristoforis. 29 ai.kri:do comandini Uu'altra medaglia in onore di padre Agostino fu coniata e messa in commercio a Lucca, al prezzo di L. 5 per ogni esemplare di bronzo, andandone il ricavo per metà a bene- fizio del pio ricovero per i poveri vecchi, fondato e diretto presso Lucca dalle piccole suore dei poveri. La medaglia, (Tav. V, n. 2) eseguita dall'artista lucchese Adolfo di Nicola Farnesi, è la seguente: IL Diam. mm. 46. ^ — Busto di prospetto, un poco a destra, del padre Agostino da Montefeltro, in tonaca, testa nuda. Sotto al busto, a sin.: A. Farnesi fece. ]ji' — In sette righe nel campo: A PERENNE ONORANZA — DEL P. AGOSTINO DA MONTEFELTRO — E A BENE- FICIO — DELLE PICCOLE SUORE DEI POVERI - CON- SOLATRICI PIETOSE — DELLA VECCHIAIA DERELITTA - MDCCCLXXXX. * ^ .V. A Milano, il 16 marzo 1890, tenevasi l'assemblea an- nuale della Società per la Ci-emazione dei cadaveri; soda- lizio fondato l'S febbraio 1876 dal dottor Gaetano Pini, presieduto dal dottor Malachia De-Cristoforis. A questi i soci, per le benemerenze sue, offrivano un esemplare in oro della medaglia seguente (Tav. V, n. 8): 12. -- Diam. mm. 34. ,1)' — Nel campo, in cercliio di perline, su mensola ornata dello stemmii di Milano, urna cineraria, dietro la quale ramo di palma. In giro alla medaglia, superiormente, fra due stellette: VERMIBUS EREPTI PURO CONSVMIMUR l&NI — ed inferiormente, in giro : INDOCTE VETITUM MENS RENOVATA PETIT. Nel campo, a destra L. IJuoggi f. li — Li giro: COSTANZA VINCE I PREGIUDIZI UMANI. Nel campo corona di due rami di alloro, aporti in alto, annodati in basso; e dentro la corona, in sette righe: AL LORO PRESIDENTE — D." MALACHIA — DE CRI- STOFORIS — I SOCI — DELLA — CREMAZIONE. In basso, esteriormente alla corona : 1890. Mi:i)AGLlfc ITAMANL DEL 1890 227 La medaglia, finamente eseguita, fu incisa e coniata dall'artista Luigi Broggi, milanese. Lo stesso giorno 16 marzo, in Lucca inauguravasi in onore di Giuseppe Mazzini nn monumento, e la cerimonia è ricordata da questa medaglia (Tav. V, n. 9). 13. Diam. mm. 32. /& — Su corona di due rami di alloro aperti in alto, uniti in basso da perlina, testa nuda a sin. intorno alla quale, al lati: GIUSEPPE — MAZZINI. Sotto al taglio del collo, a destra: (ìiokgi. 9I - ^ Nel campo, in sei righe: PER — L' INAU&URAZIONE — DEL MONUMENTO — IN LUCCA — XVI MARZO MDCCCXC. Questa medaglia fu incisa in Firenze dal lucchese prof. Luigi Giorgi ed ivi coniata, e fu m'essa in commercio. Il 9 febbraio 1890 l'assemblea degli azionisti della Banca Popolare di Bergamo proclamava benemerito della istituzione il cav. avv. Lorenzo Limonta, e deliberava che, come già per il precedente presidente cav. Cesare Ginoulhiac, venisse anche pel cav. Limonta coniata una medaglia d'oro, quale attestato di gratitudine della Banca da lui per ilioci anni presieduta. La medaglia fu eseguita in Milano dall'incisore Luigi Broggi, adoperandosi pel diritto il conio di pruprietà della Banca Popolare di Bergamo, stato eseguito dall'incisore Francesco Broggi nel 1880 e che fu allora adoperato per la medaglia offerta al cav. Ginoulhiac ; ed incidendosi dal Broggi Luigi uno speciale rovescio. La medaglia fu offerta al cav. Limonta nell'aprile 180O, ed eccone la descrizione : 14. Diam. mm. 55. ^ — La figura simbolica della Banca, stante a sinistra. stellata in fronte, con caducfo nella sinistra, appoggiata 228 ALFREDO COMANDINI allo stemma di Bergamo, e porgendo con la destra corona d'alloro, sul capo di genietto nudo che depone una moneta in un salvadanaio. In giro: BANCA MUTUA POPOLARE DI BERG-AMO- Nel campo a destra : F. Bkoggi f. Nell'esergo: 1 GENNAIO 1880. 1^ — Corona di due rami di alloro, aperti in alto, anno- dati in basso; e in undici righe, nel campo: A — LI- MONTA AVV. CAV- LORENZO — PER DUE LUSTRI — ZELANTISSIMO PRESIDENTE — DELLA BANCA — IL CON- SIGLIO D'AMMINISTRAZIONE — IN OMAGGIO — AL VOTO DI BENEMERENZA - DELL'ASSEMBLEA GENERALE — DEI SOCI — 9 FEBBRAIO 1890. * * * A Roma, nel maggio 1890, ebbe luogo una grande gara nazionale di tiro a segno, la quale assunse il carattere di una patriottica manifestazione, intervenendovi oltre ai tira- tori d' ogni parte d' Italia, anche numerose rappresentanze straniere. Parecchie furono le medaglie coniate in tale occasione sia per ricordo della gara, sia come premii ufficiali e pai'- ticolari; e non è possibile dare qui di tutte la descrizione; né tutte ci fu possibile raccoglierle. Descriviamo quelle che ci riusci di raccogliere: 15. — Diam. mm. 53. ,& — Testa galeata di Roma, a destra; e nel taglio del collo: Cappuccio inc. Sotto, dal mezzo a destra : ROMA MDCCCLXXXX. Sotto, a sin.: A. Pogliaghi mod. 9 — ■ In ghirlanda fasciata di alloro e di quercia, aquila spiegata di prospetto, volta col rostro a sinistra, tenendo con gli artigli due carabine incrociate. Nello sfondo dischi di bersaglio e stella d' Italia. In alto, ad arco : TIRO A SEGNO NAZIONALE. Nel campo a sin. JoHìNSON. Milano. Questa medaglia-ricordo (Tav. V, n. 5). vendevasi a Roma nel campo del tiro — ebbe meritato successo — ed uscì dall' officina Johnson di Milano. MEDAGLIE ITALIANE DEL 1890 229 E dalla stessa officina uscì la seguente, coniata nei tre metalli, e distribuita come premio dal ministero per gl'interni (Tav. V, n. 4). 16. — Diam. mm. 34. jy — In contorno, ghirlanda fasciata di alloro e di quercia; e nel campo, in cerchio di perline, l'emblema del Tiro a Segno Nazionale Italiano, formato da aquila reale co- ronata, spiegata di prospetto, sovrapposta a due carabine in croce, sovrapposte a disco di bersaglio sormontato da corona reale, fra due rami di quercia e di alloro ; e poggiando l'aquila su targa col motto : PRO PATRIA ET RE&E. Sotto : Johnson. Mil.\no. IJi — In contorno, ghirlanda di alloro e di quercia, ter- minata in alto da stolla d'Italia raggiante; in giro di perline, intorno a cerchio rilevato, la dicitura: PREMIO DEL MINISTERO DELL' INTERNO. Nel campo liscio : ROMA — MDCCCXC. Questa medaglia è sormontata da una corona murale, dal mezzo della quale parte 1' appiccagnolo con anello per passarvi dentro un nastro. Ed eccone altri» due : 17. — Diam. mm. 25 {con appiccn;/>ìolo e anrìliìio). iiy — In giro, in cerchio rilevato: SOCIETÀ' DEL TIRO A SEGNO NAZIONALE. In basso, fra due stellette: ROMA. Nel campo, testa galeata a destra di Koma, in giro alla quale, ai lati: ROMA - INTANGIBILE; e sotto: Speranza. ìji — In alto, stella d' Italia raggiaTito. Nel campo, in sei righe: RICORDO Al TIRATORI DELLA ^ 1" GARA GENERALE — MAGGIO - 1890. Come l' epigrafe dice, innesta medaglia era venduta a Roma come ricordo della gara ; fu incisa dallo Speranza che, per la testina galeata di lioma, usufruì il punzone adoperato nel 18S8 per una medaglietta ricordante la visita di (Guglielmo II alla capitale del regno d'Italia; e fu co- niata in argento ed in rame nella zecca di Roma. 23U ALKRIiDO COMANDINI 18. — Diam. inm. 52. ^' — 111 giro, ai lati, su due righe: COLUI CHE LA DIFESE — A VISO APERTO — EMPOLI — MCCLX. Busto di Fa- rinata degli Uberfci, a sinistra, con berretto in capo. Sotto: CioccHETTi, Siena inc. yì — Nel campo: GARA NAZIONALE - ROMA — PREMIO 1890 — ■ ^ In giro, superiormente, ad arco: SOCIETÀ' DEL TIRO A SEGNO; — ed inferiormente , ad arco : MANDAMENTO DI EMPOLI. Per la gara generale di tiro a segno nazionale in Roma furono stabiliti da varii corpi amministrativi, società man- damentali, ecc., premi speciali. La medaglia sudescritta rappresenta appunto il premio speciale della Società Man- damentale di Empoli. La medaglia, conferita in oro. fu incisa in Siena dall'incisore bresciano Luigi Ciocchetti, avente ivi laboratorio d'incisione; ed il ritratto del Farinata, per la finezza del lavoro, specialmente negli ornamenti che ne fregiano il busto, merita lode. * * * Nei mesi di maggio e giugno, per speciale iniziativa del conte e professore De Gubernatis, fu tenuta in Firenze un'esposizione nazionale di lavori femminili, con concorsi artistici e letterari, conferenze, ecc. ; il tutto dedicato ed in- titolato alla problematica Beatrice Portlnari di Dante. Queste feste per Beatrice, oltre all' aver dato occasione ad una gustosa polemica fra dantisti sulF esistenza e sull' essenza di Beatrice e sull'epoca presunta del centenario che appunto con tali feste si voleva celebrato, diedero occasione alla coniazione delle due seguenti medaglie: 19. Diam. mm. 45. ^ — Busto, a sinistra di Beatrice in mezzo rilievo, testa velata laureata, in giro ai lati: LUCE INTELLETTUAL — PIENA D'AMORE • Nel taglio del busto a destra : L Giorgi f. !{,' — Nel campo, dentro ornato a fregi, il giglio fioren- tino. In cerchio rilevato, in giro, ad arco, in alto: mi:dagi-ii: italiane del 1890 231 ESPOSIZIONE BEATRICE • Sotto, in giro, ad arco, fra due rosette: FIRENZE MAG-G-IO — GIUG-NO MDCCCXC • Questa medaglia — lavoro di una finezza veramente ammirevole — fu eseguita dal cav. Luigi Giorgi più volte ricordato. La commissione fa data dal comitato esecutivo della Esposizione Beatrice: e le medaglie — distribuite a titolo d'onore agli espositori e concorrenti che le meritarono furono otto in oro, cinquanta in argento, e cento in bronzo. Il profilo di Beatrice, magistralmente riprodotto nel diriftn^ fu tolto dal ritratto ideatone da Ary Scheffer. 20. Diam. mm. 38. ly — Testa nuda, laureata, di prospetto, un poco a sin., in giro: O BEATRICE DOLCE GUIDA E CARA! sotto: L. GoKi E F. I. E più sotto, ad arco; FARAD • C. XXIII. 1> — Nel campo, in cercliio di perline, il giglio fioren- tino. In alto, ad arco: RICORDO DELL'ESPOSIZIONE BEATRICE. Sotto, ad arco, fra due stellette: FIRENZE MAGGIO • GIUGNO MDCCCXC • Questa medaglia eseguita, col concorso del figlio, dal vecchio incisore fiorentino Gori, veniva venduta come ri- cordo dell'Esposizione Beatrice. Oramai nelle abitudini carnevalesche italiane ò avve- nuto uno spostamento, so pure non si vuol dire che, malgrado le magre risorse economiche, gl'italiani tirano a divertirsi tutto r anno. Fatto si è che, da (|ualcho anno, i mesi di maggio e di giugno — e (queste medaglie nostre lo pro- vano — sono prescelti per ogni maniera di feste. Cosi Milano , col suo (iraìi ]>remio dei C(rnìmerci-duino iiiai-cliese iV Ivrea e i-e iF Italia: — 2° Della parte dovuta agli HnHani ndln studio delle monete battute nel corso dei secoli XIII e XIV nelle jrrovince dell'im- pero greco in Kuropa. col tipo dei denai-i torncsi , ed ambedue queste dissertazioni furono inserte negli Atti dell' Accad. di Torino nel 184"2. Fu solo nel 1841 che apparve in Lucca, nel tomo XI delle Memorie e Documenti per la storia, di quella città, il primo saggio dell'opera cui aveva diretto i suoi maggiori studi, col titolo: Della zcfca e delle mon'de di Lucca nei secoli di mezzo. Discorsi ili (Huìio di S. Quintino socio ordinario della R. Accad. luccliese, corredati da cinque bello tavole in rame. Mentre l'infaticabile scrittore proseguiva la redazione di questa opera, clie doveva essere por lui la più importante, volle concorrere con altro lavoro al premio di numismatica bauilito dal li. Istituto di Francia, nel 1845 e a questo intento pubblicò \\n dotto raglonainento sulle Monete dell' im]teratore (ìiustiniirno If. corredato di nove tavole in rame dedicandolo al principe de' numismatici italiani, Bartolomeo Borghesi. (Questa, che riuscì la sua migliore opera, ottenne, insieme cui })lauso degli eruditi nostrali e stranieri, la menzione tràs-/uìnorable di quel celebre Istituto, e avreblje potuto anche conseguire il premio, se .'■1 242 e. Luppi non fosse apparsa, in quell'anno stesso, in Francia l'opera non meno erudita e meritevole di G. B. Duchalais Sur les médailles gaidoises faisdnt ìiartie des coUecliuns de la hihlio- tìiòqiie royaìe. Proseguendo a registrare in ordine cronologico le altre opere numismatiche edite da S. Quintino , non è da pas- sare sotto silenzio l'opuscolo importantissimo anche pei numismatici francesi, e cioè le Monete del decimo e del- l' undecimo secolo scoperte nei dintorni di Roma nel 1843 inserto, come il precedente, nelle Memorie della E. Acca- demia di Torino, e cioè il primo nel tomo Vili (1845); il secondo nel tomo X (1846) della seconda serie. Né qui ancora s'arrestò l'opera del S. Quintino; nel 1847 lesse alla stessa Accademia le sue dotte Osservazioni criliclie iiUornu all'origine ed antichi/à della moneta veneziana, (Atti della E. Accademia di Torino, tomo X, serie II), e finalmente i Disco)'si sojira aryomenli spettaidi a monete coniate in Italia ìlei secoli XIV e XVII, in cui diede preziose notizie sulle monete battute in Seborga dai monaci benedettini di S. Ono- rato di Lerino; su di un tornese inedito di Filippo di Savoia principe d'Acaja; e su alcune monete coniate nei secoli XIV e XVII dai marchesi Dei-Carretto in Cortemiglia ed in Rodi. (Atti della E. Accad. ibidem). Ultimo lavoro di questo insigne erudito furono le Osservazioni critiche sopra alcuui pjarlicolari delle storte del Piemonte e della Liguria nell' undecima e dodicesimo secolo (IS.'jl al 1854). In tutti gli scritti del S. Quintino i dotti ammirano un'erudizione vasta e variata, una critica profonda e uno stile sempre corretto. Tante fatiche avevan logorato, non lo spirito, ma le fibre di questo infaticabile archeologo, e gli tolsero la lena di continuare 1' opera, che per lui doveva essere la principale, per la quale aveva assunto uno speciale impegno, e che gli fu forza lasciare imperfetta. 1' illustra- zione della zecca di Lucca. In breve si trovò condotto in tale spossatezza di corpo, che non potè a meno di rivolgere il suo pensiero alla morte die sentiva avvicinarsi. Aveva toccato già l'ottantesimo anno di sua vita; nessuna ma- lattia lo cjlse. ma fu prostrato da un languore che mano Nirr; d! ir.t.usTKi nimisnu iic.i hm.iani 243 mano andava crescendo, finchò fu tolto ai viventi, in To- rino, in 19 settembre 1857. Per più estese notizie inforno la vita e le opere del S. Quin- tino veggansi : JIanno. Opera cinquantenaria della lì. SocieUì di. Storia Patria, pag. 2.":i(;. — Memorie e dnemncnti per xfrrire alla Storia di Lucca, Voi. XIII, parte I, pag. CXXVI, 13 — Baruffi G. F. Il Cav. Gi'ilio Corriera di S. Qiii,>/i,to. Sotizia liinijraf!ea. (Annali della R. Società d'Agricoltura. Torino 1858; XI, 1-13). — Cerri D. Giidin Paolo dei Conti di S. Qnin/iìio. Palermo 1S5S; in-4 di ]iag. 32. (Estratto dal giornale : La Scienza e la lA't/era/ura). — Tet- TONI L. Nella Vita di Lnir/i Cibrario. Torino, 1S72 ; pag. 302. — • PrO.MIS D. Giulio di S. Quintino. 'Vorìnn 1857: in-S. (Estratto della Gazzetta piemontce]. Idem. {^Rerue Xumi.^niafiiji'e. Paris 1857, X. S. II, pag. 375). — Siipp/rmen/o perorne alI'Vjiìciclopedia popo- lare. Torino 1872 : VI, 57:'>. C. Lt;'pi. BIBLIOGRAFIA LIBRI NUOVI. Arthur J. Evans, S//raci(sau ;; Meda/lions n and their engravers in tìie Uglit of recent fìnds (Estratto dal Numùmatic Cronicle] London 1802. L'Evaus ha avuto occasione di studiare accuratamente i numerosi ripostigli che di recente sou venuti a luce in Sicilia e quello specialmente importante che si rinvenne a principio dell'anno passato a santa Maria di Licodia presso Catania. E, in questo lavoro, dai nuovi indizi, trae motivo di accurata e coscienziosa classifica delle monete siracusane del V e IV secolo a. C. e vien minuziosamente illustrando l'importanza storica dei vari tipi e quanto concerne la produzione e il valore artistico di quei stupendi coni sira- cusani. Il dottor AVeil nel suo lavoro u Nomi d'artisti su mo- nete Sicule V ritenne i decadramuii di Eveneto anteriori a quelli di Kimone, e l'Head, nei pochi cenni che dedicò a questi graziosi cimelii dell'arte antica, si accostò pure a tale opinione. L'Evans, invece, rivendica la priorità a Ki- mone, addimostrando che il decadramma riportato dall'Head ■ a tav. IV, n. 6, precede di sei anni circa il primo di Eve- neto. E, con sicuri confronti, con intelligentissimo esame dei dettagli artistici, cogli importanti indizi comparativi dei ripostigli, analizza l'operato dei due artisti rivali. Eve- neto e Kimone, determinando quale rispettivamente ne sia il valore, quanta l'originalitii di ciascuno. Il primo conio inciso da Eveneto è da riferirsi verso il 425-420 a. C. e lascia molto addietro per vigoria e spi- gliatezza di disegno, quanto erasi prodotto in quel turno, nella zecca siracusana. Kveneto si recò poi a Catania e 246 niBMOGRAKIA forse anche a Segesta. A Catania lavorò per parecchi anni e, certo, non è chi ignori il magnifico tetradramma sul cui rovescio la Vittoria reca la tavoletta col nome EYAIN; a mi- nutissimi caratteri, o la dramma, parimenti firmata colla testa della divinità fluviale ed al rovescio la ninfa sul cigno. Divampata la guerra tra Catania e Siracusa, Eveneto fu costretto rimanere a Catania e non potò far ritorno a Siracusa se non nel 409 a. C, quando, cioè, fu conchiusa la pace fra le due città e, difatti, in quell'anno o a prin- cipio del susseguente. Eveneto riappare a Siracusa quale incisore dei coni per la rinnovata monetazione aurea. In- tanto tra il 413 e il 412 viene coniato il decadramma e Kimone ne incide il primo conio, dappoiché l'Evans addi- mostra con eflficaci argomenti che il decadramma, coniato già 60 anni innanzi, in occasione del trionfo riportato da Gelone sui Cartaginesi, ricomparve a celebrare altro trionfo siracusano, in seguito alla disfatta degli ateniesi, ed in intima relazione coi nuovi giuochi istituiti allora (18 set- tembre 412) o detti assinari a perenne ricordo della gola ove ebbe l'ultimo crollo la baldanza ateniese. Giova il ricordare che il prof. Salinas aveva già fatto cenno di un tetradramma commemorativo della vittoria riportata dai Si- racusani sulla flotta ateniese, essendo su quel tetradramma espresso il trionfo siracusano mediante i;ua vittoria con aplustre nella destra. Il primo decadramma di Kimone è ab- bastanza raro. La testa della ninfa Aretusa è a rilievo molto basso ed è tratta evidentemente da un modello ben diverso da quello di cui si servi Kimone per i tipi susseguenti, in cui si compiacque rappresentare la ninfa con tratti severi ed altieri resi più energici da un altissimo rilievo. L' Evans richiama l'attenzione sulla singolare somiglianza che questo secondo tipo del Kimone coniato sino dal 410 a. C. e lo stupendo tetradramma con testa prospiciente (409 a. C.) hanno coi didramrai campani colla testa prospiciente e quelli del periodo di transizione colla testa di profilo. Sono tali i punti di contatto tra questi didrammi e i lavori di Kimone, che l'Evans ò indotto a credere sieno da ricercarsi da quelle parti i principi! della carriera artistica di Kimone; ed in appoggio di questa sua congettura rintraccia l'operato BIBLIOGRAFIA 247 di questo artista innanzi all'epoca che fu impiegato nella zecca siracusana. E vediamo, cosi, che lavorò a Metaponto, essendo firmato da lui un grazioso didramma di quella città (Garrucci, tav. CUT, fig. 16) e che lavorò pure prima di venire a Siracusa, per parecchie città calcidiche di Sicilia. Di lui, siccome già avvertirono il Gardner ed il Poole, è il magnifico tetradramma messinese coll'iscrizione PEAnPlAZ, sui diversi esemplari del quale vedonsi traccio del nome KIMflN. Verso il 406 Kimono incideva un terzo conio del de- cadramma, apponendo il nome sul delfino che sta sotto il collo della ninfa, e nel contempo Eveneto compiva il suo primo medaglione colla graziosa testa di Persefone. L'Evans rinvenne poi, nel ripostiglio di S. Maria Licodia, un nuovo decadramma ch'egli crede di quest'anno medesimo e di nuovo artista. Questo decadramma differisce sensibilmente da quelli sinora conosciuti e specialmente nel rovescio dove è assai diversa la mossa dei cavalli. Mentre negli altri decadrammi vediamo espressi ancora gli sforzi della corsa, (jui, invece, i cavalli son trattenuti a redini tese, dinnanzi alla meta. AU'esergo trovasi, al disopra dei premi, in grandi lettere, l'ASAA, mentre di solito si vede a caratteri molto più minuti, al disotto delle armi. L'impercettibile j-K o hK che l'Evans ed il Poole credono vedere all'esergo di questo decadramma, è molto dubbio e potrebbe dipendere assai fa- cilmente da lieve corrosione della superficie, tanto più che il lavoro si può benissimo attribuire ad Eveneto. Sia come si vojrlia, 1' Evans ha ben rufrione nel rite- nerlo tra i migliori coni Siracusani. Altro conio sul deca- dramma fu lavorato da Kimono verso il 403 ed Eveneto incise nel 385 il bellissimo tipo colla firma EYAINETOY- Neil' esaminare attentamente il ripostiglio di S. Maria di Licodia l'Evans osservò che la nu^ggior parte dei decadrammi più recenti accusavano dei coni o rotti o talmente ossidati che spesso, per la ruggine accumulatasi negli interstizi, mancavano i contorni precisi del disegno. Egli ne trae di conseguenza che dal 385 al 360 furono continuate le emis- sioni cogli antichi coni. L'Evans riporta inoltre un sardonico finamente inciso 248 niBLICGRAKIA in cui è ripetuto fedelmente il rovescio dell'aureo da lOOlitre di Eveneto. L'incisione di questa gemma, a tocchi sicuri e decisi, pare sia da assegnarsi verso la fine del V secolo o al principio del IV, e l'Evans avverte che potrebbe anche esser di Eveneto stesso, poiché i coni da lui incisi tradi- scono evidentemente una mano cui è consueta l'incisione a punta di diamante. L'Evans connette questa graziosa gemma ad una serie interessante di anelli con tipi civici che dovevano servire ad uffici di Stato; ve n'ha di Gela coi simboli della città e l' iscrizione rEAAI, di Selinunto, di Napoli e via dicendo. Dell'importanza che ebbero i lavori di Eveneto e di Kimone, discorre a lungo, esaminando ac- curatamente le diverse riproduzioni sia sulle monete, sia su altre produzioni artistiche. Riproduzioni de' medaglioni di Eveneto si vedono pure su terrecotte campane su cui furono eseguite spesso a mezzo di stampiglia ricavata sulla moneta stessa. Queste terrecotte. di cui si continuava ancora la fabbricazione durante il III secolo a. C, simulavano mercè la patina di cui erano rivestite, coppe d'argento e sembrano riferirsi ad originali siracusani proprio di argento in cui erano incastonati medaglioni di Eveneto. L' Evans chiude questo lavoro colla ristampa di una sua monografia su nomi di artisti su monete siculo, o non ancora decifrati o non ravvisati ancora sui tipi da lui pubblicati. Il nome di un Kimone su di un tetradramma di Imera, emesso verso il 45 a. C. sarebbe interessantissimo; ma avemmo agio di esaminare quel tetradramma e pensiamo che di tracce cosi sbiadite, come quelle che appaiono su quella moneta, non si può cosi decisamente tener conto. Graziosissimo è il te- tradramma di Camarina, colla testa imberbe d' Ercole, che ha, presso al mento, la tavoletta col nome EZÀ-KEI (TIAAI). Il lavoro dell' Evans del resto abbraccia un campo abbastanza vasto, e in occasione della siracusana, discorre di molte altre zecche siculo ; vogliamo sperare che l'autore continui alacremente questi studi e dia mano possibilmente ad un lavoro complessivo sulle monete sicule. A. G. S. l'.IBLlOÒKAl'IA 249 Wat*»vicli \%''i»oth. Catalogne of Ihc Greeh coins af Mi/sia cditc.d h>j U. Stuart Pool' L. L. D. Londra, 1802 (1). Un nuovo volume dei Cataloghi del ■Museo Britannico, destinati alla serie greca, è dedicato all'illustrazione numis- matica della ITisia. E compilato, cornai altri precedenti, dal Sig. Warwicli Wrotli . capo del dipartimento delle monete greclie, ed edito dal Direttore S. Reginald Stuart Poole. La numismatica greca è una scienza cosi complessa e piena ancora di problemi, che la compilazione di un ca- talogo è un lavoro tutt'altro che semplice, lìasta leggere la dotta prefazione, che l'autore lia scritto in testa al vo- lume, per vedere (juante ditìicoltà di attriluizione e di crono- logia si siano dovuto vincere, alle i|uali portarono luce i molti lavori pubblicati da eminenti numismatici da ^Iioiiii(;t ad OiTiri. Il catalotro dumiue va considerato come una vera monografia delle monete della ]Misia e principalmente delle importantissime città di Cizico, Pario. Lampsaco, Apol- lonia e Pergamo . incominciando da 5 secoli avanti 1' l'-ra volgare fino al finire della dominazione romana. -- L'opera è corredata da 25 accuratissime tav(de in eliotipia. Nel 1890 (^-2). annunciando il Voi. XXI (!<■! Cataloglii del Museo Britannico dedicaro alli' ^Inni'te greche del l'onto. della Paflagonia, della Bitinia iì did l'osf.iro. acceniiavaiiin al desiderio che tale catalogo fossM aocomjiagiiato da una carta geografica della plaga comprendente le città, ili cui si descrivevano le monete. Il nuin'o Catalogo è coi-rcdato appunto da una utilissima, carta, ccdb? venti([U;i tti'o città della Misia, di cui si conoscono monete. - Se in tale in- novazione ha avuto un po' di parte l'espressione del nostiai desiderio, ce ne rallegriamo , i3 ci incoraggiamo ad espri- merne due altri. Il primo, die già ul)biamo veduiu espressi^ (\) Mandato in dono alla lliiistii presentuJ by tlie tni.-itees of British Muaeum) 1" aprile 18M. (■2j Hirisla Italiana dì yuinisiniticu, .Vnno III, pa-^'. 15i). 250 niBLlOGRAFIA in altra recensione d' uno dei precedenti cataloghi del Museo Britannico, riguarda la riproduzione delle leggende. Tu questi cataloghi s' è adottato il sistema di riprodurle materialmonte come si leggono sulle monete. Ora ognun sa come, non solo le leggende delle antiche monete siano gene- ralmente scritte tutte di seguito, senza che un maggiore in- tervallo un punto o un segno qualunque indichi il distacco tra una parola e 1' altra ; ma come anche bene spesso tali leggende siano, per le esigenze del disegno, rappresentate tagliate qua e là dove ca|iita, occorrendo, a metà di una parola ; dimodoché molte volte rimangono oscure, o per lo meno richiedono uno studio speciale per decifrarle. Siccome. 1' essere le leggende tagliate dal diseguo piuttosto in un punto che in un altro, non è cosa che abbia in sé alcuna importanza scientifica, tanto che alle volte due medesime monete, prodotte da conio differente , offrono una diversa distribuzione di lettere , non sarebbe più comodo e più razionale di riprodurle non come sono materialmente sul- l'esemplare che si descrive, ma a norma del signiiìcato che debbono avere? Per citare un solo esempio , invece di scrivere: AKTOKPAKAICA PATPAIANAAPIANON non sarebbe più chiaro: AKTOKPA KAICAP A TPAIAN AAPIANON ? Il Cohen ha adottato questo sistema per le monete romane e ci pare sarebbe consigliabile anche per le greche. L'ultimo desiderio, che ci permettiamo d'esprimere, sa- rebbe quello che, oltre alle finche indicanti il metallo, il diametro e il peso delle monete, ce ne fosse un'altra indi- cante il grado di rarità. Né diciamo questo nel senso com- merciale ; la maesiore o minore rarità d' una moneta ha sempre anche un interesse scientifico, indicando approssi- mativamente il numero maggiore o minore d'esemplari che furono coniati. Questi cataloghi del Museo Britannico, compilati con tanta scienza, tanta cura, tanta nitidezza, rappresentano il risultato ultimo degli studi fatti finora sulla numismatica greca, e, corredati, come sono, da bellissime tavole e da abbon- danti indici, restano il più prezioso manuale pei raccoglitori di queste serie. Da ciò il rammarico clie non siano una de- scrizione universale, ma quella di un solo museo, il quale, per lilBLIOGRAKU 251 quanto straordinariamente ricc), non lo può essere del pari in tutte le serie (3)^ nò può comprendere esemplari di tutte lo monete conosciute. F. G. Conyrès International de Xnmixinatiiii.i';. Mcinolres et Comples reìidim des séanccs. Bruxelles, 18DI. I Segretari del Congri^ssd di Bruxelles, Siguuri (I. Cumont e A. De Witte, incaricati della pubblicazione delle memorie presentate al Congresso e dei resoconti dello sedute, ven- nero a capo della loro impr^^sa, col Volume di cui prendiamo a discorrere. — E un grosso Volume di circa 700 }iagine nel formato della Reviii' lìcli/'', con pareccliie tavole e disegni. Contiene dapprima la Lista dei Memlnd del Congresso, poi il resoconto delle sedute, poi gli indirizzi delle varie Società sorelle, e della nostra liivist'i., che allora rappresentava in germe la Società Italiana, poi una storia della R. Società Belga, scritta dal barone Felice Bethune ; e, dopo tutto questo a guisa di prefazione, seguono in ordine alfabetico degli autori le 4:2 Memorie presentato al Congresso ; — otto di queste trattano di Numismatica antica, e di queste, sette sono dedicate alla N'umismatica romana, o una sola alla greca, quella dell'illustre numismatica Ernesto Babelon, — La Vittoria sulh; lìionnlr /('oro (P Alcisandrn il Crraìide, — in cui dimostra come il siuibolo che tione la Vittoria, finora giudicata l'armatura o il sostegno di un trofeo, sia invece un emblema navale e precisamente la Sli/lis. Ventitré memorie sono per la Xiimlsmatici m-jdioevale e moderna, cinque per le Medaglie, una pei gett )ni, due per la sfra- gistica, quattro infine per argomenti generali riguardanti la numismatica. {\i) Lo sttì-iHo aiU-oi-j d.iplora nella prefizione tpag. XVIIj che una serie del quarto periolo delia coniaziou; di (;izioo sia laulu raijprusi'n- tata nel Mu-^uo Britannico. 2r>2 niCLlOGliAMA Troppo lungo sarebbe l'esaminare ad nna ad una le memorie, e d'altronde d'alcune abbiamo già parlato; altre — le italiane — le abbiamo quasi completamente ripro- dotte nella Rinslrt. Ci basterà dire che buon numero d'esse sono importanti, recando nuova luce alla scienza, e che nel suo complesso il Volume fa molto onore a chi ha organiz- zato il Congresso Numismatico di Bruxelles, che vi ha dato occasione, e del (|uale rimane l'imperituro monumento. Siccome però un resoconto deve prima di tutto essere sincero, non ci esimeremo dal rilevare un difetto che, secondo il nostro modo di vedere, vi troviamo. Alcune fra le memorie non sono pubblicate in e.rtenso come la grande maggioranza, ma date semplicemente nel riassunto francese destinato ad esser letto al Congresso; ciò produce uno squilibrio, che tosto appare all' occhio di chi prende ad esaminare il Volume. — Ma non è solo per riguardo all'euritmia del lavoro, che troviamo a ridire sul sistema adottato. Gli è che una memoria scientifica dovrebbe essere letta dallo studioso nella forma e nella integrità in cui l'autore ha creduto di stenderla ^ tale almeno è certa- mente rintenzione dell'autore — mentre il riassunto che talvolta l'accompagna, e che può essere sufficiente ad accen- narne verbalmente l'argomento a un pubblico consesso, non può in alcun modo sostituirla. Difatti, le memorie pub- blicate riassuntivamente riuscirono estremamente povere e monche, e lasciano troppo il desiderio d'essere lette nella loro integrità. Una nota posta infine all'indice avvisa come appunto di parecchie delle memorie italiane non si dia che il riassunto, accennando al fatto ch'esse furono presentate al Congresso in un fascicolo a stampa; ma non abbiamo potuto afferrare il criterio per cui alcune di esse furono pubblicate per esteso ed altre no. F. G. BIlll.lOGRAliA 253 lleniole IDii^éae, HUtoire raoaétaii-e da Genève de 17 02 à 184S. Genève, lS',)-2; ia-4°, con G tav. Con questo volume, che fa seguito a quello pubblicato nel 18S7 (l), l'egregio nutnisiuatico ginevrino ha portato a compimento la descrizione dell'officina monetaria di Ginevra. Questa seconda parte comprende la storia di quella zecca dalla Rivoluzione francese fino al 181-8, ossia all'epoca in cui la nuova Costituzione federale tolse a vari Cantoni svizzeri il diritto di batter moneta, por riunirlo nelle mani del potere centrale. Il lavorcj è diviso in quattro parti: la prima comprende la storia delle monete ginevrine battute dal 1792 fino alla riunione alla Francia, nel 1798; la seconda tratta dell' officina monetaria stabilita dal governo francese a Ginevra; la terza fa la storia delle monete emesso dal 1813 al 1838 col sistema del fiorino, e dal 1838 al 1848 sulla base del franco; la quarta infine dà la descrizione gene- rale di tutte le monete di Ginevra dal 1792 al 1848. Questo è a mio avviso il metodo migliore per compi- lare la monografia di una zecca; esso è nel medesimo tempo scientifico e pratico, e riesce utile tanto allo studioso, quanto al semplice raccoglitore, cJie vuol classificare le sue monete colla guida di un libro. Il lavoro è arricchito di buona copia di documenti e di tabelle, che illustrano sotto ogni rapporto le varie emissioni di monete, che si succe- dettero nel breve periodo dal 1792 al 1848. La descrizione delle monete è molto esatta e minuziosa. e sempre corredata delle indicazioni riguardanti il \ie>iO. il modulo e la Collezione in cui trovansi le singole monete. L'opera infine è provveduta di sei tavole egregiamente incise, che danno tutti i tipi delle monete. Se tutti i Cantoni svizzeri avessero una il'uistrazione come questa, sarebbe di molto agevolato il compito di alcuni egregi uumismatioi svizzeri, che si propongono di compilare una descrizione generale di tutte b' moneto del loro paese. E. G. (1) De.moi.e EuoiiNE, Histitìri: iniini'Uiii'i: ile (rciiì-re d'^ /.'j.).7 ìi I7!ì': Genève, 1887, in-4", con '■) tavole. 254 BIBLIOGHAKIA Rizzini dottor P., Illustrazione dei Civici Musei di Brescia. Parte II. Medaglie (Serie Italiana, secoli XV a XVIIIj. JJrescia, tip. Apollonio, 1892, in-8, pp. 228, con 3 tavole. De sigillis et nuinmis ad Neapolitanum ducatum pertinentibus Mantissa. Con L tav. [in Capasso Bari. 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Jeckliii Fritz , Katalog der AUenbuuis-Sinnniung ini Riitisclien Museuui zu Cbur. Chitr, Gongel. 1892, in-lG 'ji pp. 24-70; Miinzs:ìiìvnlni>y , con 1 tavola; a pp. 71-82, Djiikmunz^n und Melaillon]. Ifauberg, G.iUands ^^yntvaesen. In-S. Kopfiiih'trjrii, 1,S91. /. Ghnlib F'ihein, Essai de numisinatique seMioukide. Catalogne des monnaies seldjouk. et des mnnn.iius do iiuel'iues autres dynasties do l'Asie Mineure de la Collcction de l'Auteur; De-^cription, liistoire, me- trologie, etc. CnnilaiiHiiop!'^, 1309 (18!i2; in-8 gr., avec '> plancbes pho- totyp. (Opera in lingua turcai. Campali';!' i/ Fuerles A., Indicador manual de Numismàtica espa- nola. Palma de Mallorca, Colomar y Salas, in-8, pp. MV-575. 256 BIBLIOGRAFIA PERIODICI. Anminire de Numisìnatiqae, Gennaio-Aprile 1892. ìlermcrel J. Numisniafcique Lorraine. — llciss A.. Étude sur la démence de la reine Jeanne de Oastille, ecc. — Bel- l'i)rl A. (de), Monnaies mérovingiennes- — Cronaca. lievìie Waniisìuatiqiie, I Trimestre 1892. 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Arte e Storia, num. ."i, 0, 10 e seg., lSO-2: AdeinoUo, Monete del- l'evo Romano raccolte nella Provincia di Grosseto nell'ultimo quin- quennio 1887-91. Archivio storico dell'arte, I, 1892: Mnhifjuìzi Francfisco, I Ta- rolari da Reggio e una medaglia di Pastorino da Reggio. Archivio storico Napoletano, fase. I, 189:^, p. I'.)4-200 e 191- 191: Sainbon A. (1., Recensione del Lii;/itiniiia. Studi sulla Numismatica Arabo-Normanna di Sicilia. — d. Recensione dei lavori Sambon, com- parsi nella Ilir. II. di Xuini.sinaiica. Giornale degli Economisti, Roma, aprile 18J2: La situazione del mercato monetario. Revue des études juives, ottobre-dicembre 1891: Cndeinant, Les médailles de la Collection Strauss. Bulletin archéologique du Gomitò des travaux historiques, n. 2, 1891: Tkiheloii, Une monnaie de Miissinissa. Revue scientifique, n. 10, 1892 (Tarisj: aiiu/er, Les mines d'or de l'At'rique australe. Mómoires de la Società des antiquaires de Picardie, sèrie 1, t. I (Anciens 1891,,: Charlipr, Kll'ets d.ins une paroisse de cam- pagne, en Pieardie, du dée.ri des espèces moiiétaires et la création des billets de banque, 1712-172.5. Académie des Inscriptions et Belles - Lettres , Comptes Rendus, novembre-di'cembre 1^91: l[i'.ìhi(j IT., Sur un coin-matrice an- tique trouvé auprès de Civita Castellana. Bulletin de la Sociétó d' études des Hautes-Alpes , n. 2, avril 1892: Vallentin Roger, Obssrvations sur le monnayage des évèques de Gap. 33- 2")8 Pini.IOGIÌAFIA Revue d'economie politique, febbraio 1892: Menf/er Ch., La monnaie mesure de valeur. Zeitschrift fùr oesterreichische Gymnasien, xi.ii, fase. 12: KubitscJiecl' J. IC!, Erliluterungen zu einer l'iir den Scliulgebraucli ausge- wtllilteii Sammlung galvanoplastiscber Abdriicke atitiker Munztypcn. Prometheus, n. 26, 1892: ITirsch, TTeber marokkanische Kupt'er- niiinzen. Allgemeine Zeitung, di Monaco, Beiloge n. 74 (I892j: Luschin ron Ebeiigreufh A., Eine Silberki'ise im 14. Jahrhundert. Illustrierte Zeitung, Lipsia, n. 2544, 2 aprile 1892: Eine Comenius Denkmuiizo. Natur-wissenschaftlische Wcchenschrift, n. 7, 1892: Gold- artiges Silber. Berichte ùber die Verhandlungen der k. sachsischen Gesellschaft der "Wissenschaften. (Philologisoh-hlstorische Classe) 1891, n. 2-3. (Lipsia, 1892): Itoscker (,jun.) Ueber die Ileiterstatue Jul Caesar's auf dem Forum .Tulium und den Tictio; Bpotónou; einer Miinze des Gordianus Plus voti Xikaia (Bitliyuien). — • Schneider, Goldtypen des 0sten3 in Grieehischer Kunst. Mittheilungen des Oberhessischen Geschichtsvereins in Giessen, N. Folge, Band 3, 1892: Kleiritz, Alte Miuizstatte bei Giessen Mittheilungen des Vereins fiir Geschichte der Stadt Meis- sen, voi. 2, fase. IV: linnieì Georg, Aiis der Kipper-und Wipper Zeit. L'art pratique, dell' Jlirth di Monaco, 1892, livraison I, tav. 6: Médaille (le l'erapereur Maximilien II, roi de Hongiie et de Bobème. Travail allemand de Tan 1508. Qiiartalbliitter des histor. Vereins fiir das Grossherzog- thum Hessen, Xeues Folge, Bd. I, n. 4: Miinzfund in Mainz. Neues lausitzisches Magazin, LXVIT, 2: Scheuner R., Die Bracteatenfunde in der Oberlausitz. Mit Abbildnng. Musóe neuchàtelois, 1892. n.2: Petipierre-Steiger, Les anciennes monnaies du canton de Neuchàtel. Mémoires et documentS de la Sociétè d'histoire et d'arcbéologie de Genève, t. II, cahier I, (1892): Demole FI, Histoire monétaire de Genève de 1792 à 1848. Av. 6 planches. Boletin de la Real Academia de la Historia, di Madrid, di- cembre 1391 : C. Pujol y Camps, Xnraismàtica antigua de Aragón. NOTIZIE VARIE Premio per medaglie. _ La il. AcciKlomiii di Belle Arti in Milano ha bandito il seguente concorso, sul quale rivol- giamo l'attenzione dei nostri incisori: l'RKMio speciali: PER MEDAGLIE OTTKNUTE LiA CONI! li' ACCIA IO INCISI A MANO. Una persona benemerita, che desidera mantenere per ora 1' incognito, ha destinato la somma di L. 1000 (inille) per un premio da conferirsi da quest' Acoademin per un concorso, i*>«a ^ii artigli ìtalSitiii «iieiitì, di iiii'iluxlic ottenute da conìi d'acciaio iiiciwì a luanu. DISCIPLINE. I concorrenti dovranno consegnare le loro medaglie all' Ispettore-Economo di quost' Acc.ideraia non più tardi delle ore 4 pom. del giorno I*0 «etlciiihrc l^ft**. Non si ammettono giustificazioni sul ritardo a questo termine; e l'Accademia non si incarica di ritirare le opere, quantunque ad essa dirette, nò dao;li uffici dolio ferrovie, né dalle do- gane. I concorrenti che desiderassero conservare l'anoniiao dovranno anche consegnare un cart'dlino con epigrafe e ripeterla sopra una busta suggellata, contenente nell'interno il loro nome, cognome e domicilio. Sono ammesse al Concorso le medaglitj di cjualsiasi sog- getto di commissione pubblica o privata, oppure eseguite per iniziativa dell'artista, purcln'; in esse campeggi almeno una figura od un ritratto artisticamente eseguito e siano tali medaglie ottenute da cimii «^'acciaio iiici«i a luaiiu ed eseguite nel triennio 1890-92, Non si ammetterà al Concorso alcun lavoro ottenuto 260 NOTIZIE VARIE con mezzi meccanici, chimici, o con altri sistemi e, che quindi non sia lavoro d'incisione a mano. Nessun artista potrà concorrere al premio con più di un'opera. La medaglia presentata al Concorso dovrà essere un'o- pera originale eseguita dal concorrente e non copia di altre medaglie. Della medaglia per il Concorso si dovranno presentare due esemplari, che verranno restituiti dopo il giudizio. Della medaglia premiata, 1' autore, oltre ai predetti due esemplari da trattenersi dall'Accademia, dovrà consegnarne un terzo per il E,. Gabinetto Numismatico. Il premio verrà aggiudicato da una Commissione esa- minatrice composta da uno scultore e da un pittore, dal Se- gretario della R. Accademia di Belle Arti, da uno studioso di storia dell'Arte, dal Direttore del R. Gabinetto Numis- matico e da un incisore di conti di medaglie. ]^JB. Le medaglie presentate al concorso saranno esposte in una vetrina eseguita espressamente e donata alla E. Accademia dal signor Francesco Grazioli. Milano, 10 Marzo 1892. Il Presidente E. Visconti Venosta. Il Segretario Giulio Carotti. Monete rinvenute nelle vicinanze di Fano. — Nell'ese- guire alcuni lavori campestri in un fondo rustico, denomi- nato Forcole, posto sulla sinistra della via Flaminia a tre chilometri da Fano , di proprietà del nobil uomo Duca Astorre di Montevecchio Benedetti, vennero alla luce avanzi di fabbricati e sepolcri romani, insieme a uija ingente quantità di ruderi, materiali e stoviglie frammentate e- oggetti in bronzo. La confusione, in cui giacevano questi avanzi nel terreno in discorso, fanno supporre escavazioui precedenti; e, specialmente i sepolcri, presentavano traccie non dubbie di manomissione. Il proprietario si die la mas- NOTIZIE VARIE 261 sima cura di sorvegliare e far sorvegliare i lavori, perchè gli oggetti trovati non andassero dispersi , e mise quindi a mia disposizione le monete rinvenute per classificarle. Ho creduto darne una breve descrizione , non perchè vi siano pezzi di molta importanza, ma perchè il serbarne memoria potrà essere utile a chi voglia studiare la topo- grafia storica delle nostre località. Monete Consolari incerte. Asse di gr. 43 Asse con astro al rovescio. Babelon T. 1. p. 50 n. 26. Sentisse con mezzaluna al rovescio, ivi Denar^o foderato illeggibile Viltoriato tipo solito Viltorialo (?) Dr. Pegaso. — Rv. Vittoria che corona un trofeo. 71 Pezzi di assi e frazioni di assi di conservazioni diverse. Monete di Famiglie. Calpurnia. Denaro Babelon N. 11 Cassia. Asse " •; 5 Clouliu. Quinario .• ^ n2 Furia. Asse i )i 1 Herennia. Denaro i ni Mamilia. Denaro foderato n •: 1 Rubria. Quinario " ^4 Salvia. Medio Bronzo ^ "4 Valeria. Medio Bronzo •' •'24 Monete Imperiali. Augusto. Medio Bronzo. Cohen 1' ediz. n. 272. Augusto. Medio Bronzo coloniale di Bilbilis. Id. e Agrippa. M. B. coniato a Ninies, diviso verticalmente. Agrippa. M. B. Cohen N. 3 ; tre esemplari. Druso Cesare. M. B. Cohen N. 2. Claudio I. M. B. Cohen X. 73. Vespasiano. G. B. Cohen N. 367. 262 NOTIZIL VARIE Vespasiano M. B. Cohen N. 422. Id. M. B. Cohen N. 450 (V^ariante nella leggenda al diritto^. Traiano. M. B. Cohen N. 300. Adriano. 2 M. B. sconservati. Antonino. M. B. Cohen N. 605. M. Aurelio. G. B. Cohen N. 427. Claudio II Gotico. P. B. Cohen N. 268. Costantino I. P. B. Costantino IL P. B. 10 M. B. sconservati. 13 P. B. e Quinari sconservati. A queste monete vanno aggiunti lo pezzi di cattiva conservazione, divisi per metà, come il medio bronzo di Augusto e Agrippa. Evidentemente questi nummi furono tagliati a scopo votivo. Evvi pure una piccola moneta in bronzo di Teano (Cam- pania) : jy — Testa di Pallade ; ly, — Gallo e astro: TIAN- Infine due medagliette di divozione, una moneta me- dioevale di mistura, un sesino di Francesco Maria II Duca di Urbino, una moneta veneta di rame pel Levante , e un quattrino di Benedetto XIV. La prevalenza delle monete rinvenute è del periodo Repubblicano e dell'alto Impero. Le poche monete del basso Impero, le pochissime mo- derne e la mancanza di quelle del periodo ohe va dagli Antonini a Claudio II, dimostrano che la località (forse un sobborgo o vico dell' antica città) venne devastata in una delle prime invasioni barbariche , e tracce evidenti d' in- cendio lo confermano. Ma non è questo il luogo di pro- nunciare giudizii in proposito : altri potrà farlo studiando meglio gli oggetti rinvenuti, tenendo conto delle altre sco- perte fatte nei dintorni, e cercando di farne delle altre. Mi ù bensì di compiacimento annunziare che l'egregio proprietario ha liberalmente disposto che queste monete insieme a tutti gli altri oggetti trovati vengano depositate nell'Archivio Municipale di Fano, ove esistono altri avanzi di antichità. G. C. NOTIZIE VARIK 203 Ripostiglio d'Aurei romani in Calabria. _ Nello scorso Aprile vennero trovati nelle vicinanze di Mouteleone Ca- labria 73 aurei romani. Trovandomi colà di passaggio potei vederli, ma non acquistarli, né più mi fu possibile saperne qualche cosa. Ho potuto prendere qualche annotazione, che mi basta a darne una descrizione, so non rigorosamente esatta, almeno molto approssimativa. — Vi si trovano adunque 7 Aurei d'Antonia (i due tipi). 6 colle due teste d'Augusto e Cali- gola, e d' Agrippina e Caligola, -4 di Nerone Druso (1 due tipi) uno di Galba, uno di Vitellio, uno di Nerone e Agrip- pina, uno d'Augusto e Tiberio, uno di Tito, uuo di Vespa- siano, due di Domiziano, due Quinarii di Tiberio, e infine le rimanenti 24 rappresentano tipi comuni d' Augusto e Tiberio. Il bel tesoretto era nascosto in un rozzo vaso di terra. Le monete sono in generale di bella conservazione. F. G. Ripostiglio di Monete Consolari in Sicilia. — Un im- portantissimo ripostiglio di monete consolari venne ritrovato verso la fine dello scorso anno o al principio dell' anno corrente, credo nell'interno della Sicilia. — Difficile è sempre conoscere quale sia il luogo dove un ripostiglio viene trovato, come pure la sua importanza. Da quanto però mi fu dato raccogliere e dalla parte che mi fu dato vedere, (circa 2000 pezzi) credo poter affermare che si tratta di un ricco ripostiglio di 8 o 10 mila pezzi, buona parte del quale è ancora nelle mani del misterioso e fortunato ritro- vatore. Il ripostiglio fa nascosto in epoca recente, ossia quattro o cini[ue lustri avanti l'era volgare, contenendovisi in grande abbondanza i denari di Sesto Pompeo Magno, poi quelli coi nomi di Sempronio Gracco, M. Barbazio, Cocceio Nerva, L. Cornelio Balbo, Q. Nasidio, M. Servilio, Stazio Murco, L. Sestio, L. Plaetorio Cestiano, ecc., ecc. La conservazione è in generale molto buona, e sono spiacente di non poterne dare che un cenno fuggevole a memoria dopo una semplice visita, mentre il ripostiglio meriterebbe un esame ben più accurato. Ma davanti alle eccessive esigenze dei proprietarii, convenne in questo caso, 264 NOTIZIE VARir come nel precedente degli aurei romani, rinunciare all'in- teresse della scienza, tanto più che il ripostiglio sarebbe ormai impossibile ricostituirlo nella sua totalità. F. G. Vendite pubbliche di Monete a Milano. — Durante il primo semestre dell'anno corrente ebbero luogo a Milano due vendite pubbliche di Monete. La prima fu quella del Conte M.*** di monete greche, romane ed italiane, tenuta dall'impresa Sambon il 4 Aprile e giorni seguenti. La col- lezione che si presentava non era molto importante e il concorso fu specialmente di piccoli amatori, cosicché le monete di poca entità e le conservazioni mediocri raggiun- sero comparativamente prezzi superiori a quelli delle poche vere belle conservazioni che vi si contenevano. La seconda fu quella della Collezione del fu Amilcare Ancona, tenuta dall'impresa Pertusi il 3 maggio e giorni consecutivi nei nuovi locali di via Dante. Fatta e disfatta più volte dal proprietario, questa collezione numismatica non aveva più molte attrattive per grandi raccoglitori, e furono anche qui i piccoli che poterono a prezzi molto ragionevoli aumentare le proprie raccolte. Crediamo quindi inutile citare i prezzi sia dell'una che dell'altra, che, meno pochissimi, non potrebbero servire di base. L.i Direzione. Ai raccoglitori di Monete Romane. — Il sottoscritto, mentre ringrazia cordialmente i Signori direttori di Musei e i privati raccoglitori, che risposero premurosamente al suo ultimo appello circa i bronzi eccedenti il peso normale, i quali formeranno il tema di un prossimo studio, si ri- volge nuovamente alla cortesia loro e degli altri raccoglitori di monete romane, interessandoli a fornirgli le descrizioni dei bronzi privi delle lettere S C da Augusto ad Adriano, non descritti nell'opera di Cohen. Questi bronzi non sono certo comuni; ma è probabile che parecchi esistano inav- vertiti nelle collezioni. Francesco Gnecchi. Via FUodraDimatici, io, Milano. NOTIZIE VARIE 2G5 Premio Duchalais. — L'accademia delle Iscrizioni e belle lettere ha decretato il premio Duchalais (num. del M. Evo) a Ad. Blanchet per la sua n Numismaliiiue chi mo'jen Age. -n In memoriam. — Il giorno 12 corr. giugno, nella Bi- blioteca Nazionale (Braidense) di Milano, s' inaugurò un busto al compianto Comm. Ghiron, già prefetto della Bi- blioteca stessa. Isaia Ghiron, com'è noto, coltivò pure gli studi numis- matici, e la nostra Rivista lo annoverò tra i suoi fondatori, come lo ebbe consigliere sino alla immatura di lui morte. 34 ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA Prima Adunanza dei Soci. Il Aprite 1802. Un invito del Comitato promotore, diramato ai sotto- scrittori, indiceva la prima Adunanza pel giorno 11 di Aprile 1892 al tocco, presso la Direzione della Rivista Ita- liana di Numismatica (via Filodrammatici , lOj , per discu- tere il seguente ordine del giorno : I. Comunicazioni delle adesioni e dei doni pervenuti. IL Approcazioìie dello Statuto. III. Concorso Numismatico. IV. Nomina delle cariche sociali. Vi intervenivano i Signori : Ambrosoli , Ballarati , Ca- soretti , Gavazzi, Gnecchi E., Gnecchi F. , Luppi , Maraz- zani, Motta, Papadopoli, Ratti, Romussi, Ruggero, Sani. I. — Il Cav. Francesco Gnecchi, assunta per desiderio dei Soci, la presidenza provvisoria, apre la seduta, annun- ciando la costituzione definitiva della Società e dando let- tura dell' elenco delle adesioni pervenute , in testa allo quali figura il nome di S. A. R. il Principe ereditario, ac- colto coi segni della massima simpatia e devozione. Neil' adunanza del Comitato promotore s'era deciso di dichiarare costituita la Società quando si avessero 40 ade- sioni ; ora questo numero è raggiunto ed anzi leggermente sorpassato. ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA Ecco l'elenco dei Soci: 1. S. A. R. IL Principe di Napoli 2. Ambrosoli Dott. Solone 3. Arcari Cav. Dott. Francesco 4. Ballarati Cap.° Amedeo 5. Bertoldi Antonio . 6. Brambilla nob. Comm. Camillo 7. Gagnola nob. Carlo 8. Casoretti Carlo 9. Castellani Giuseppe 10. Ciani Ing. Giorgio 11. Comandini Dott. Alfredo 12. De Lazara Conte Antonio . 13. Fascila Comm. Carlo . 14. Fiorasi Cap.' Gaetano. 15. Gavazzi Cav. Giuseppe 16. Gnecchi Cav. Ercole . 17. Gnecchi Cav. Francesco 18. Johnson Cav. Federico 19. Marazzani Visconti Terzi Conte 20. Marietti Cav. Giovanni 21. Maselli Avv. Giuseppe 22. Miari Conte Fulcio Luigi . 23. Milani Cav. Prof. L. Adriano 24. Morsolin Prof. Ab. Bernardo 25. Motta Ing. Emilio 26. Mulazzani Conte Lodovico . 27. Padovan Cav. Vincenzo 28. Papadopoli Conte Comm. Nicolò 29. Pioozzi Dott. Francesco 30. Ratti Dott. Luigi. 81. Romussi Dott. Carlo . 32. Rossi Cav. Dott. Umberto . 33. Ruggero Cav. Col." Giuseppe 34. Salinas Prof. Comm. Antonino 35. Sani Aldo .... 36. Santoni Can.* Prof. Milziade 37. Sambon Arturo Giulio. 38. Sessa Rodolfo 39. Sormani Andreani Conte Loren 40. Stefani Federico . 41. Tatti Ing. Paolo . 42. Visconti March. Carlo Ermes Lod Roma Milano Cremona Sacconago Venezia Pavia Milano ì> Fano Trento Milano Padova Milano Aquila Milano Piacenza Parma Acquaviva Venezia Firenze Vicenza Milano Treviglio Venezia II Lodi Milano Firenze Cremona Palermo Milano Camerino Napoli Milano II Venezia Milano ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA 269 Questi primi 42 Soci sono dichiarati Fondatori della Società. Le offerte, sia in denaro a fondo perduto, sia in libri, pervennero già copiose alla Società , fino prima della sua definitiva costituzione. Offersero in denaro : S. A. K. Il Principe di Napoli . Ambrosoli Dott. Solone . Ballarati Gap. Amedeo . Brambilla nob. Comm. Camillo Cuttica de Cassine Marchesa Maura Garovaglio Cav. Alfonso. Gavazzi Cav. Giuseppe . Gnocchi Cav. Ercole Gnecchi Cav. Francesco . Gnocchi Comm. Ing. Giuseppe Johnson Cav. Federico . Maselli Avv. Giuseppe . Papadopoli Conte Comm. Nicolò . Salinas Comm. Prof. Antonino Sessa Rodolfo ..... 100 •n 20 50 n 200 r! 10 ■n 100 ri 500 - 500 n 200 r 200 :, 10 n 500 n 50 •7 100 L. 3040 In libri Enrico Osnago. — Denaven, Le Caissier Italien ; Camozzi, Ca- talogo del Risorgimento Italiano ; Ambrosoli, Zecche Italiane ; Tini, Storia della moneta ; Catalogo della Collezione Rossi. Francesco ed Ercole Gnecchi. — Le loro pubblicazioni numis- matiche : Le Monete di Milano; le Monete dei Trivulzio ; Saggio di Bibliografia ; Guida Numismatica 1* e 2' edizione ; Rivista Italiana di Numismatica 1890-1891. Francesco Gnecchi. — Revue Belfie de Numismatique 1876-1891 ; Cataloghi diversi. Ercole Gnecchi. — Cinwjli, Le Monete dei Tapi. Solone Ambrosoli. — Le sue pubblicazioni numismatiche; Gaz- zetta numismatica di Como , completa ; Rivista Italiana di Numismatica, 1888-1889; Le Zecche Italiane rappresentate nella sua Collezione. 270 ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA Nicolò Papadopoli. — Le sue pubblicazioni numismatiche. Costantino Luppi. — Le sue pubblicazioni numismatiche , più parecchi cataloghi. Francesco Malaguzzi Valeri. — Notizie di Artisti Reggiani (1300-1600). Damiano Muoni. — Le sue pubblicazioni numismatiche ; La Zecca di Milano; Elenco delle zecche d'Italia; Cenni storici sopra Calcio ed Antignate, ecc. ecc. Ortensio Vitalini. — Bullettino di Numismatica e Sfragistica (Camerino) Anno II e III; Tariffa delle monete pontificie se- condo l'ordine del Cinagli. E.MILIO Motta. — Euyéne Demole, Histoire monétaire de Genève de 1792 à 1848. Tomo II ; varie piccole pubblicazioni. A norma della prima circolare d'invito (confermata poi dall'Art. XI dello Statuto) vengono dall'Assemblea dichia- rati benemeriti della Società S. A. K. Il Principe di Napoli Ambrosoli Dott. Solone Cuttica de Cassine Marchesa Maura Gnecchi Cav. Ercole Gnecchi Cav. Francesco Gnocchi Comm. Ing. Giuseppe Johnson Cav. Federico Papadopoli Conte Comm. Nicolò. IL — Si passa quindi alla discussione dello schema di Statuto provvisorio il quale viene approvato nella forma in cui si iinisce come allegato a questo verbale, colla espli- cita dichiarazione che diverrà definitivo quando, nell'epoca più prossima che sarà possibile , la Società sia fusa colla Rivista Numismatica, alla qual'epoca vi saranno introdotte tutte le modificazioni che fossero del caso. III. — La proposta messa innanzi dal Comitato pro- motore, di iniziare i lavori della Società con un Concorso numismatico è accolta molto favorevolmente da tutti i Soci, specialmente dopo alcune osservazioni del Presidente sul- ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA 271 l'opportunità di non istornare nel primo anno i pochi fondi sociali per nna sede, che sarebbe per ora di assai scarsa utilità, convergendoli invece a favorire quello che dovrebbe essere uno dei precipui obbiettivi della Società , la Illustrazione generale delle Zecche italiane , opera grandiosa e comples- siva , alla quale non si potrà addivenire senza \\\x lungo lavoro preparatorio e individuale. La proposta viene dunque concretata nel seguente Or- dine del giorno votato all'unanimità : CONCOESO DI NUMISMATICA. a) La Società Numismatica Italiana, nella sua seduta inau- gurale del giorno 11 aprile 1892, ha delilierato di bandire un Con- corso per la migliore Illustraziow di una o più zecche italiane, n anche solo di un periodo di una zecca maggiore, purché tale illu- strazione porti nuova luce alla scienza, b) Il Concorso è aperto ai numismatici d'ogni paese, ma i lavori devono essere scritti in italiano o in francese. e) I concorrenti presenteranno i loro lavori anonimi entro r.A.prile 1893, alla Presidenza della Società Numismatica Italiana, muniti di un motto e della relativa scheda suggellata col nome dell'autore. La sola scheda del vincitore verrà aperta. Le altre saranno rese suggellate oppure distrutte, dopo trascorso un anno. d) I lavori vorranno giudicati da una Commissione di tre membri eletti dal Consiglio direttivo della Società. e) L'autore del lavoro che dalla Commissione esaminatrice della Società verrà giudicatoli migliore, riceverà un premio di 500 lire, più cento esemplari del lavoro medesimo, stampato coi carat- teri della Rivinta Italiana di Numismatica, nella quale sarà pub- blicato. f) Il premio potrà anche essere diviso fra due concorrenti, o non aggiudicato affatto, a giudizio della Commissione. Si lascia completa libertà ai concorrenti, circa il modo di com- pilare le monografie. IV. — Per ultimo si procede per schede segrete alLa nomina delle cariche sociali. Gli scrutatori, Sigg. Sani e Casoretti, ne proclamano il risultato come segue ; 272 ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA Presidente Conte Comm. Nicolò Papadopoli, Senatore del Regno. Vice-Presidenti Cav. Francesco Gnecchi Cav. Ercole Gnecclii. Consiglieri Dott. Solone Ambrosoli , Conservatore del R. Gab. Num. di Brera. Cav. Giuseppe Gavazzi. Ing. Emilio Motta, Bibliotecario della Trividziana. Dott. Umberto Rossi, Conservatore del Museo Nazionale di Firenze. G. Arturo Sambon. March. Carlo Ermes Visconti, Direttore del Museo Artistico Municipale di Milano. Il Consiglio poi nomina a proprio Segretario e Biblio- tecario della Società il Prof. Costantino Luppi , e affida al Consigliere Cav. Gavazzi la carica di Tesoriere. La seduta è quindi sciolta alle ore 4. STATUTO PROVVISORIO DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA I. Col giorno 11 Aprile 1892 è fondata, in Milano una Società scientifica, col titolo: Società Italiana di Xitmisi/iatica. II. Scopo della Società è quello di accrescere, agevolare e diffon- dere gli studi relativi alle monete, alle medaglie ed ai sigilli. 111. La Società ha, fino a nuove disposizioni, la sua sede provvi- soria presso la Direzione della liirista Italiana di Xi'.mismatica, Via Filodrammatici, 10, Milano. IV. La Società si compone di un numero indefinito di Soci. Tutti gli uffici sono gratuiti e conferiti ai soli Soci. I .Soci destinati a sostenere una funzione nel Consiglio Diret- tivo sono eletti in assemblea generale a scrutinio segreto ed a maggioranza assoluta di voti. E fatta facoltà al Consiglio direttivo di assumere tin segretario con piccolo stipendio. V. II Consiglio Direttivo si compone di: 1 Presidente 2 Vice-Presidenti 6 Consiglieri, ad uno de' ijuali viene deferita la carica di Tesoriere. Tutti i Membri del Consiglio hanno voto deliberativo. Il Consiglio Direttivo è radunato dal Presidente per tratture gli affari ordinari della Società, ed è legale se presenti almeno cinque membri. A parità di voti prevale quello del Presidente. Le sue deliberazioni sono esecutive. 35 271 ATI 1 DliLLA SOCIKIA NUMISMATICA ITALIANA VI. TI Presidente rappresenta la Società, convoca le adunanze e ne dirige le discussioni ; veglia alla osservanza dello Statuto, firma gli atti d'utflcio e le corrispondenze. Dura in carica tre anni. I Vice-Presidenti lo suppliscono in ordine di anzianità. Durano pure in carica tre anni. Dò'i Consiglieri si rinnovano annualmente due, estratti a sorte nel primo anno, poi per ordine di anzianità. Tutti sono rieleggibili. In caso di sostituzione straordinaria d'un Membro del Con- siglio, il socio eletto sottentra in luogo e stato del cessante. VII. II Segretario custodisce gli atti della Società, stende i verbali delle adunanze consigliari, come delle generali; funge da Biblio- tecario e custodisce i libri mandati in dono o acquistati dalla Società, come pure il Medagliere che coi doni si andrà l'ormando in seno alla Società medesima, e ne tiene in corrente il catalogo. I soli Soci possono valersi sia dei libri, come del medagliere. Vili. II Tesoriere cura la riscossione del contributo dei Soci ed ogni altro provento della Società ; firma le quitanze, paga le spese stan- ziate dal Consiglio Direttivo o dalle assemblee generali ; tiene un registro di entrata e di uscita; compila i bilanci preventivi e consuntivi. IX. La Società pubblicherà i suoi atti nella Rivista Italiana di Num isma fica . X. Le proposte per l'ammissione di nuovi Soci si fanno con let- tera firmata da due Soci alla Presidenza. Il Consiglio, nella sua prossima adunanza, decide sull' ammissione dei candidati i cui nomi figurino nell'ordine del giorno. XI. Ogni Socio contribuisce L. 20 ogni anno. L'obbligo sociale è per un triennio. Il Socio che nel settembre del terzo anno non dichiara in iscritto di uscire dalla Società, rimano obbligato per un altro triennio. ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA 275 Gli abbonati alla liivisfa Italiana di Numismatica pagheranno sole L. 15 annuali. Il Socio che, scorso l'anno, non ha versato il suo contributo sociale, vi è invitato dal Presidente, e se nel successivo trimestre non si pone in regola, si ritiene rinunciante di fatto e di diritto alla Società, la quale si riserva l'esercizio delle azioni e ragioni sociali per il conseguimento del suo credito. Chi offre alla Società un dono di almeno 200 lire in denaro, in libri, o in monete, medaglie, sigilli o altro interessante la Società, sia in una sol volta come ripartitamente, è considerato come bene- merito. Quelli che diedero la loro adesione alla Società a tutto l'il Aprile 1892, giorno della prima adunanza, restano Soci fondatori. XII. Una sola adunanza annuale è obbligatoria: le altre sono la- sciate in facoltà del Presidente. Nella seduta annuale, da tenersi nei primi tre mesi dell'anno, saranno presentati i conti consun- tivi dell'anno finito ed i preventivi di quello incominciato. Per la legalità delle adunanze è necessaria la presenza di al- meno un quinto dei soci. Dopo però passata un'ora dalla convo- cazione, l'assemblea viene tenuta, qualunque sia il numero dei Soci, e le deliberazioni sono valide ed obbligano tutti i Soci. Sono ammesse le rappresentanze per procura. Ciascun Socio può rappresentarne un altro. Ogni Socio può chiedere che siano messe all'ordine del giorno proposte di sua iniziativa, purché presentate almeno 15 giorni prima della seduta. Il Presidente è in obbligo di convocare 1' adunanza dei Soci quante volte siane richiesto per iscritto, con ragioni motivate, da cinque di essi. XIII. Pei cambiamenti a questo Statato Provvisorio occorreranno i due terzi dei voti dei Soci presenti all'adunanza. XIV. Un apposito regolamento stabilisce lo norme per la pratica attuazione del presente Statuto. XV (transitorio). Le deliberazioni relativo allo scioglimento della Società s'in- seriranno nello Statuto definitivo. 276 ATTI DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI Nl.'MISMATICA I.'' Seduta del Consiglio direttivo .9 Giugno 18!) 2. La seduta è teniita in Via Filodrammatici N. 10, alle ore 9 ant., presenti i signori: Francesco ed Ercole Gnecclii Vicepresidenti, Atìibrosoli, Alotta, Jambon, lAippi segretario. Gli altri consiglieri si scusano di non poter intervenire. Su proposta dei Vicepresidenti, sono ammessi come soci i signori: Gav. Ortensio Vitalini di Roma — Sig. Luigi Rizzoli di Padova — Sig. S. M. Spink di Londra. Il Consigliere dott. Umberto Rossi fa per lettera la proposta di iniziare presso la Società una collezione di ritratti di Numismatici, possibilmente in medaglie o anche in qualunque altro modo, e la inizia col dono di due me- daglie. La proposta viene accolta favorevolmente, e vi si aggiunge anche quella di una serie di autograiì di Numis- matici. Si invitano quindi i Soci a far pervenire i loro doni, di cui si darà nota in un prossimo fascicolo, unitamente ad altri doni in libri già pervenuti alla Società. Ija Vicepresidenza annuncia che nella prossima tornata di Ottobre o Novembre si discuterà l'assetto definitivo della Società, e la fusione di questa colla Rivista, e invita i com- ponenti il Consiglio a studiare preventivamente la questione, e a predisporre il nuovo Statuto definitivo. Dà infine comunicazione che la Rivista Italiana di Numismatica ottenne all'Esposizione Nazionale di Palermo, la Medaglia d'Argento, ossia la più alta onorificenza nella categoria dei Periodici scientifici. Alle ore 10 1^2 la seduta è levata. I vice presidenti Francesco ed Ercoli: Gnecoiii. Il Segretario Luppi. Finito di stampare il i8 Giugno 1892. Lodovico Felice Cogliati, Gerente responsabile. RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA 1S92. TAV. IV. FUAX( ESCO liXKCtllI. — Xiimì l'iumbci ANNO V. 1892 RIVISTA ITALIA^^A 1:1 NUM1S?.'AT!CA TAV. V. A- COMANDiNl - Medaf^-m italiani. ■■A :'-yO ■. NNO V - E'APr. 11 FASCICOLO III. APPUNTI m NUMISMATICA ROMANA XXIV. CLASSIFICAZIOXE DEL BRONZO I M P E R I A L E I. È ben raro elio lo classi o categorie, nelle quali una scienza qualunque si suddivide, siano cosi nette e precise, che tutta la materia vi si abbia a collocare completamento, e che tutti gli individui, che essa scienza riflette, possano trovare ciascuno il loro posto in questa o in quella, senza dubbi e senza esitazione. Un dato numero d'individui entra a formare una categoria, un altro numero ne forma una seconda, e così via ; ma ne rimangono quasi sempre taluni, i quali, partecipando un poco dolV una <; un poco dell'akra, restano per qualche motivo esclusi dall'una e dall'altra, perchè in nessuna vi possono stare a loro agio, e vengono per conseguenza collocati or qua or là, a seconda che uno vi riconosce la preva- lenza d' un carattere piuttosto che di un altro. Ciò 280 FnANXESCO GN'IXCKI proviene da due cause; o che le categorie sono malo stabilito, o che la scienza non è abbastanza studiata. Solo quando una scienza arriva al punto di elevarsi dalle cognizioni speciali alle idee generali , può determinare con giusto criterio i veri caratteri, secondo i quaU lo categorie si debbono stabilire; e la netta divisione di queste e il loro completamento camminano sempre di pari passo col progredire della scienza stessa ; mentre il numero degli individui , che restano vaganti e incerti, va di mano in mano scemando fino ad essere completamente annullato ; il che rappresenta la perfezione. La scienza numismatica, come parecchie altre, ò ben lontana da questo punto ; e , relativamente alla s3rio romana, uno dei quesiti , che aspetta an- cora una soluzione soddisfacente è la classificazione della monetazione imperiale di bronzo. Ormai però mi sembra che gli studii (e riconosciamone il merito principale al Dott. Federico Kenner'')) siano arrivati al punto da rischiarare sufficientemente questa ma- teria, e possano consigliare a stabilire una prima divisione di categorie diversa e più razionale di quella che è stata fin qui in vigore. II. Incominciamo ad esaminare quale sia la divi- sione attualmente adottata pel bronzo imperiale, e vedremo facilmente come i criterii che la stabilirono non siano tali da rispondere scientificamente ai di- versi problemi, che si presentano, e quanto per con- (1) Vedi il suo articolo Der Roinische Medaillon nella Numismatische Zeil^chvìft del 1887, e la traduzione in questa liirista nel 1889. CLASSIKlCAZlONt; D|;L BUONZO IMl'KUlAI.i; 28L segiienza essa riesca, al caso pratico , incompleta e insufficiente. La prima e grande divisione del bronzo imperiale venne originariamente stabilita ed è oggi ancora mantenuta nelle due categorie delle Monete e dei Medaglioni. Ed eccoci addirittura davanti ad una categoria certa e ad uii'altra incerta; o permeglio spiegarmi, davanti ad una, di cui si intende bene il significato, e ad un' altra, che non ha se non un significato molto vago e indeterminato. Che una parte ed anzi una grandissima parte del bronzo coniato che ci rimane dei romani fosse veramente moneta, nessuno dubita, e si può anche asserire con piena certezza che tutti i pezzi collocati in questa categoria erano positivamente monete ; quantunque ne rimangano sempre alcuni, che non riesce egualmente facile il determinare se in questa categoria debbano entrare o meno. ^la che poi altri pezzi ci fossero e quali, che dalla categoria delle moneto dovessero essere esclusi, per formarne un' altra a parte, è ciò che nessuno potè mai con sicurezza affermare, e che quindi diede luogo a tante incertezze, a tanti ten- tennamenti. Chi ha potuto mai assicurare che ^Me- daglioui, nel senso che sempre s' è dato a ([uesta parola, (jssia di nuidaglie non aventi ufficit) di moneta e con altro scopo ik^u per anco precisato, siano veramente esistiti y K poi qual era il limite preciso che segnava la dilferenza fra codesto medaglione e la moneta? Nessuno Dia mai segnato con esattezza, nessuno no ha mai dato una definizione precisa, e dal non essersi mai bene staliilito il significato della parola, vennero le molte dispute che si sono fatte sulla cosa , — come del resto avviene in tutte le questioni, in cui i termini iion furono posti con pre- cisione — : e dalla m"desima incerte/.za primitiva 282 FRANCESCO GNECCHI nacquero tutte lo successive confusioni, perchè nulla di pili ]iaturale che andare di errore in errore quando si parte da nn primo punto sbagliato. Vale la pena di accennare ancora nna volta i caratteri, ai quali si dovrebbe riconoscere un Meda- glione, nel senso volgare della parola, per vedere di portare nn po' di luce, se non nella questione del- l' essenza del medaglione, che ora non ci tocca se non indirettamente, e che però in certo modo viene illuminata di riflesso, almeno nell'altra più positiva, che trattiamo, della classificazione del bronzo im- periale. Questi caratteri mi pare si possano ridurre a tre: I. Mancanza delle lettere S C. II. Dimensioni superiori a quelle del gran bronzo. III. Arte e rilievo superiori a quelli della moneta comune di bronzo. Ora, se quest'ultimo requisito si riscontra sempre o quasi sempre, gli altri due sono tutt'altro che co- stanti. Pai'ecchi pezzi, aventi tutti gli altri caratteri del medaglione, hanno pure le lettere S C, e molti poi sono quelli che hanno dimensioni inferiori al gran bronzo comune, ed eguali o molto simili a quelle del medio bronzo, principalmente al tempo d'Adriano e d'Antonino Pio. Lo stesso Cohen, colla grandissima pratica che aveva, e che gli è generalmente riconosciuta, non è riuscito a classificare molti pezzi di bronzo e dovette più volte ricorrere nella sua Descrizione Genei-ale alle frasi dubitative: u Petit Médaillon ou M. B., Mé- daillon oii G. Jì. " Talora, riconoscendovi più i caratteri del Grran Bronzo che quelli del ]\ledagiione, si servì della frase incerta e poco precisa : « G. B. frappé sur un finn de MrdaUlon " ed altre volte , vedendo CI.ASSiriCAZIONT Dr.F. BRONZO IMPKRIALF, 283 emergere piuttosto i caratteri del Medaglione che non quelli del (rran Bronzo comune, disse: « Vra?' MédaiUan mcdgrc les leitres S. C. " Sono frasi che a un dipresso si equivalgono e tutte vogliono dire clic il pozzo in questione rappre- senta un problema insoluto. Noto qui per debito di giustizia che queste frasi o alcuno di esso le ho adoperate anch' io nella descrizione di alcune moneto inedite, — il lettore probabilmente non se ne ricorda, ed è mio dovere il rammentarlo: — ma ciò non vuol dir altro se non che anch' io ero nell'incertezza e probabilmente nell' errore, mentre posteriori rifles- sioni mi hanno fatto vedere la cosa sotto un aspetto più chiaro. Del resto, comunque sia delle frasi impiegato, queste dimostrano chiaramente come la vecchia di- visione in ^[onete e Meihii/ìJoni sia tutt' altro che precisa e ben definita, e come fra queste due cate- gorie rimangano sempre alcuni pezzi dublìiosi e oscillanti, perchè, ])artecipanti dei caratteri della prima come di quelh della seconda. III. Abbandcna7id(j dun(|ue tale divisione, che ab- itiamo veduto insufficient(j e iuadegiuita, non resta clic provarci a [)artire dall' altra più razionalo, cui abbiamo accennato. Nò cm'to è una novità tale di- visione. Conosciuta già. po'r (pianto non adottata anticamente , essa venne rocentomente esposta e precisata dal Dott. Federico Keimer; e la novità sta solo neir applicarla alla classificazione del l)ronzo imperiale. Trascurando le apparenze esterif)ri, a cui unicamente si inforuiava la vecchia divisione, la 2Sl KHANCrSCO GNKCCHI Jd nuova non si cura elio del cai'attore intrinsoco, se- irnando così la vera storia della monetazione di bronzo. Si sa come da Augusto in poi, ritenuta la moneta- zione dell'oro e delUargento di diritto imperiale, quella, del bronzo venisse dichiarata di spettanza del Senato, e lo dimostra chiaramente l'immensa maggioranza dei J^ronzi l'omani portanti le lettere S • C . (Senatus Consulto) sigle dell'Autorità Senatoria. Ciò non toglie però che di quando in quando anche l' imperatore coniasse moneta di Bronzo e ce lo attestano quelle, per quanto poco numerose in confronto alle prime, che sono prive delle dette lettere S • C • — Ecco dunque se- gnata la prima grande divisione del Bronzo dell'impero romano. battuto dal Senato (colle lettere S ■ C • ) o battuto direttamente dall'Imperatore (senza le lettere S • C •) e quindi Monetazione Scnalorki e Monetazione Imperatoria. Questa prima e grande divisione si inizia col principio dell'impero e dura fino a Gallieno, fino cioè che dura la monetazione del Senato, separando il fiume della monetazione di bronzo romano in due grandi canali, uno larghissimo, l'altro assai stretto, ma sempre paralleli e sempre assai ben distinti; neir uno o nell' altro dei quali vedremo come vadano a prender posto tutti i bronzi, siano essi chiamati monete o medaglioni : nel primo quelli coniati per ordine del Senato, nel secondo quelli coniati diret- tamente per ordine dell'Imperatore. IV E se qui non giova, ricordare particolarmente la prima di questa serie troppo nota, come quella che rappresenta nella sua quasi totalità la moneta- CLASSIFICAZIONE DEL BRONZO IMPEUIAI.F. liftj zione di bronzo romano, non sarà fuori del caso il ricordare almeno sommariamente la seconda, sia perchè crediamo che nno studio speciale sn ciò non sia mai stato fatto, sia perchè il medaglione, il qnale, come vedremo non no fa che un brillante episodio, ha per gran tempo sviata l'attenzione dal resto della monetazione imperatoria, la quale, perchè assai poco numerosa, venne nel suo principio e fino all'apparire del Medaglione confusa colla senatoria. La serie delle moneto coniate direttamente dal- l'imperatore incomincia fino dal principio dell'impero. Lo stesso Augusto, che accorda al Senato il diritto e la giui-isdizione sulla moneta di bronzo, conia monete direttamente nei tre moduli (-). Segue Tiberio con pochi sesterzi (i soli che portino la sua tosta) e alcuni dupondii, poi Agrip[)ina con sesterzi, Caligola con sesterzi v. dupondii, Claudio con j)ochi dupondii e assi. Sotto il regno di Xeroni; la monetazione impe- ratoria di bronzo prende il suo massimo sviluppo e relativamente abbondanti sono le sue monete ]i<'i tre moduli. Di (ialina aljljiamo sesterzi e du])ondii , più numerosi i primi che i secondi ; di X'itellio un unico sesterzio. Vespasiano , l'ito e Domiziano si limitano a. coniare (pialclu' raro sesterzio , podii dupondii Mi cui uno col rovescio del caduceo tra due cornucopie è comune a tutti e tre) ed alcuni piccoli bronzi. Xerva non conia moneta ])ro[)ria di bronzo. Traiano hi riprende in ])iei-oli>sime pro- porzioni, e i suoi sesterzi o gran bronzi, conuj tutte le monete precedenti, non si scostano ancora me- nomamente dal tipo senatorio, e da (|ueste' non si distinguono se non per la mancanza delle lettere (2) Conviene perù notare come iirolialiilnioiite tutte le minute eli Augusto senza s . e, gran parte di ((iielle de' suoi successori, Tiberio e Caligola e tutte quelle di Claudio, t'iuono battute fuori di Iloina. 28G FRANCESCO GNECCHI S • C • (3), motivo per cui, come s' è accemiato più sopra, tale monetazione venne confusa con quella del Senato. È solamente sotto Adriano che la monetazione dell'imperatore si modifica e assume vma fisionomia speciale. Tale cambiamento però si operò con una certa lentezza, e del passaggio una traccia doveva rimanere, come rimase di fatti, nella storia monetaria. Natura non facit saltus, e il vecchio adagio s'è veri- ficato anche in questa circostanza. Di Adriano abbiamo pai'ecchi gran bronzi senza S • C • di fabbrica e tipo e peso perfettamente identici a quelli senatori, bronzi che fanno continuazione a quelli di Caligola, di Xcrone, di Trajano. Il Cohen anzi , trovandone a questo regno un numero supe- riore a quello dei regni precedenti, si decise a farne una serie a parte, segnando quasi una transizione tra il Gran bronzo e il Medaglione (Vedi Cohen dal N. 5GG al N. 57G) i'^). E difatti una vera transi- zione' si possono considerare, essendo evidente nella loro serie il graduale passaggio dall'uno all'altro tipo. Crederei anzi che tali pezzi potrebbero con molta approssimazione classificarsi cronologicamente, a seconda dell'accentuarsi del rilievo e del progredire (3) Tre soli sono i bronzi che ci restano di Traiano senza le lettere S . e . e che Cohen classifica per Medaglioni; ma il primo di essi (Coh. 296j ò dato per tale pel solo motivo che l'esemplare da Ini descritto è ornato di cerchio ornamentale , mentre ha il tipo e le dimensioni di un gran bronzo ordinario. Ai;li altri dne (Coli. 297 e 298) privi di tal cerchio fa seguire l'annotazione u Ce médaUlon est plutòt mi grami brame saits ics leitres s . C . " il che significa che tutti e tre sono affatto simili ai gran bronzi battuti dal Senato. Un quarto, che pure ha la perfetta apparenza di un gran bronzo senatorio , venne ultimamente ad arricchire la mia collezione, e ne darò a suo tempo la descrizione. (4) Nella H EJiz. del Cohen questi pezzi vengono confusi nella serie generale come agli altri regni, sotto l'incerta denominazione: Medaglione Gran Bronzo. CLASSIFICAZIONE DEL BRONZO IMPERIALE 287 dell'arte. Scostandosi man mano dal tipo comuno del gi'an bronzo senatorio, essi si accostano a poco a poco a quello del medaglione, lincilo ne raggiun- gono tutta la perfezione. K ciò è naturale e facil- mente spiegabile. Siamo al punto culminante del ])otere e della gloria dell'impero, all'apogeo dell'arte, e questa è messa al servizio della monetazione im- periale. Si aumentano le dimensioni dei pezzi, mo- strando una decisa preferenza pei multipli, si coniano i medaglioni a due metalli, come si amano e si adottano appunto in questo tempo le statue di marmo policrumo e le incrostazioni a diversi marmi ; si porta insomma, come in tutto il resto, la perfezione e la magnificenza anche in questo particolare della grande vita pubblica di l?oma. Quantunque però il cambiamento del tipo si sia operato sotto il regno d' Adriano , troviamo ancora eccezionalmente sotto quello d'Antonino Pio qualche esempio di bronzo imperatorio, che conserva il vecchio tipo del Senato. Il Cohen non ne conosco alcuno, neppure nella seconda edizione, e i due soli finora conosciuti videro la hice in questa Rioista. Quando descrissi il primo nel 1889 (^' non pensavo ancora alla questione, che ci occupa, o non vidi come il bronzo descritto vi potesse aver relazione ; perciò, seguendo la vecchia divisione, lo classificai sempli- cemente come (f. 13., rilevando s(;lo il suo essere ane- pigrafo, ossia mancante delle lettere SC. — Quanto al secondo '*'), rimasi dubbioso come chissificaiio; ma poi, trovandovi tutti i caratteri esteriori del (Iran Bronzo, lo collocai in (piesta categoria, riservandomi di ritornare sulla questione. (5) Rivista Italiana di Sumixmutiid. Anno II: .l/ii>il/ di Miiiiii.i- matica Roìiiana, I, N. H. (<)) Detta. - Anno IV: Appit/tli di Xiini'-: nnJ/ca li i.'inin'i, XXU, N. :'-2. 288 FRANCESCO GNECCHI Il momento di ritornarvi ò venuto , e mi pare elio il problema sia ora sciolto in modo soddisfacente. Questi due bronzi vanno a collocarsi nella serie im- peratoria, corno ultimo esempio del tipo senatorio. Levato queste due eccezioni, da Adriano in poi, sotto i suoi successori e principalmente sotto Com- niodo, si seguono i medaglioni più o meno ricchi, arti- stici, grandiosi, fregiati di cerchio ornamentale, e la moneta dell'Imperatore si stacca completamente e per sempre da quella del Senato. Ma la traslbrmazione operata da Adriano e mantenuta dai suoi successori nel tipo della mone- tazione imperatoria ne cambia forse l'essenza? Non mi pare. Tutte le monetazioni subiscono e riflettono gli alti e bassi dell'ambiente sociale in cui vengono prodotte, e un miglioramento nell' arte , come un aumento nel peso della moneta imperatoria, nulla tolgono alla continuità di questa serie, la quale va considerata nella sua essenza, non già nelle sue ap- parenze esteriori. L'apparire dunque dei così detti inedaglioni all' epoca d'Adriano e il loro perpetuarsi, trasforuiandosi a norma dei tempi e piìi o meno seguendo l' andamento della monetazione ordinaria senatoria, non è, come più sopra s'è detto, se non un episodio nella lunga storia della serie imperatoria. V So però 1 medaglioni o multipli imperatori!, come quelli più appariscenti e più numerosi, fu- rono i primi ed anzi i soli, che destarono l' inte- resse e lo studio, nel fatto essi non sono che una imitazione, migliorata più tardi sotto l'aspetto arti- stico, di quelli del Senato; i quali, per quanto a noi CLASSIFICAZIONK DICL RUONZO IMPHRIAI,!-; 239 consta, possono vantare la priorità, avendo incomin- ciato sotto Angusto stesso, mentre, degli altri, il più antico che ci rimane appartiene a Caligola. Una anomalia avvenne nello studio di ambedue le serie, essendosi presa in considerazione una sola parte di ciascheduna. Come nella serie imperatoria, fermatasi 1' attenzione ai Medaglioni da Adriano in avanti, si trascin'ò tutto il resto; riguardo alla serie senatoria, si studiarono le monete semplici, tra- scurando i multipli, sia perchè molto scarsi, sia perchè in nulla differenti dalle monete semplici so non nel peso. È così che questi bronzi, pochi di numero, ma non perciò meno importanti, i quali, portando le lettore S C, hanno un peso assai supe- riore (e di solito i-apprcsentano il doppio sesterzio o il doppio dupondio) non trovarono finora una sede fissa e non vennero classificati se non vagamente e indecisamente, o furono semplicemente accennati quali oggetti di cnriositii. — Ora sono appunto questi pezzi quelli cui accennavamo più sopra, e che colla nuova divisione, vanno a collocarsi natu- ralmente al loro posto nella serio Senatoria. Se si vuole conservare a questi multijdi 1' ap- pellativo ormai tradizionale di ^Eedaglioni lo si con- servi pure; ma si chiamino Medar/lioni Senatori, e si stabilisca per i medesimi u]ia serio C^i , come s'è fatto per i medaglioni imperatorii, ai quali fanno riscontro. (7j Tedi Apiiunto soguenle X. XXV. 290 FRANCESCO GNECCHI VI. Ricapitolando dunque quanto sopra s'è detto, abbandonando la vieta e falsa divisione in Monete e Me da (j li Olii, e, prendendo la cosa da un punto più alto e più razionale, si istituisca la prima grande divisione fra il Bronzo senatorio e il Bronzo irn- 2)eraforio. Tanto nel primo come nel secondo avremo bronzi dei tre moduli ordinari, Gran Bronzo, Medio Bronzo e Piccolo Bronzo, rispettivamente equivalenti al Sesterzio, al Dapondio e all'Asse, e dei moduli superiori o multipli, i quali potranno, volendo, con- tinuarsi a chiamare Medaglioni. Nella serie senatoria dominerà il numero, la varietà e l'abbondanza dei moduli comuni; la serie imperatoria invece, cammi- nando da principio, per quanto assai meno numerosa, parallela ed eguale nella forma all' altra, brillerà da Adriano in poi per l'arte e pei moduli pesanti. Ma, quello che maggiormente importa, nessuna mo- neta resterà esclusa dall'una o dall'altra serie, ciascuna moneta invece nell' una o nell' altra troverà il suo posto opportuno. Nella prima saranno compresi tutti quei bronzi che furono fin qui chiamati Gran Bronzi battuti sic disco da medaglione, o Medii Bronzi hatttdi su disco da Gran Bronzo, purché abbiano le iniziali S C ; nella seconda tutti quelli indistintamente che, qualunque sia la loro apparenza e il loro modulo, sono privi di tali iniziali. — E sarà lecito chiamare perfetta la nuova divisione, la quale lutto comprende e nulla esclude. IL MEDAGLIONE SENATORIO SAGGIO DI UXA TRI MA S K R I E. Come corollario di quanto si è esposto nel pre- cedente Appunto, segue che in una nuova descrizione generale delle monete romane si debba istituire la Serie dei Medaglioni Senatori, ossia dei multipli delle monete senatorie, che faccia riscontro a quella, dei Medaglioni imperiali. — Ma quali sono questi multipli? Quando incomincia una moneta a poter essere considerata come multiplo? Ecco un problema, che in teoria può sembrare molto semplice, ma che invece nella pratica offre difficoltà e complicazioni non lievi. I bronzi senatori romani, pesati a uno a uno, presentano una gradazione indefinita di pesi diversi; e, per citare un solo esempio, avendo pesati circa GOO Gran Bronzi d'Antonino Pio, trovai una scala progressiva che dai KJ grammi va fino ai grammi 02,50. Pochissimi scendono vicino al peso minimo, come pochissimi s'innalzano verso il massimo; ma, oscillando fra questi lontanissimi estremi, il nu- mero dei pezzi va sempre aumentando di mano in mano che si avvicinano al peso medio, il quale si può calcolare a poco meno di 25 grammi e mezzo. Il Kenner colla sua teoria eminentemente tedesca molto fine ed anzi forse troppo sottile, nella grada- zione di tali pesi ha trovato non solo la monetazione leggera e la pesante, ma ha stabilito la graduatoria 292 FRAN'CKSCO UNECCHI dei pesi a seconda degli assi e anche dei mezzi assi che in tali differenti pesi si possono riscontrare, e dà, nel suo articolo sul medaglione Romano, la serie dei Gran Bronzi pesanti 5 Assi, 5 1[2 assi, 6 assi, 7 assi, 7 1[2 assi, Sassi, ecc. Ma se ciò può star bene in teoria e riesce ammirabile a chi lo osserva nelle tabelle, quando si viene al lato pratico della questione, nasce spontanea la domanda se è ammissibile che tante sottili e sottilissime distinzioni si potessero fare. Nel commercio comune pare logico ammettere che tanto valesse un sesterzio leggero come uno pesante, tanto un dupondio leggero come uno pesante, che altrimenti sarebbe necessario supporre che gli antichi romani dovessero andare costantemente prov- visti di una bilancia, il che conhna coU'assurdo. Perchè infine bisogna considerare che non si tratta dell'oro o dell'argento, bensì del bronzo, il quale, durante il periodo imperiale, non era più, couie alcuni secoli ad- dietro, il tipo nionetario, vero rappresentante del va- lore ; ma semplice moneta divisionaria e di valore convenzionale, come lo è ai giorni nostri, fatta unica- mente pei piccoli saldi e per le spicciole e giornaliero contrattazioni. E bisogna anche tener conto della relativa imperfeziono nella apprestazione dei ton- dini per le monete di bronzo, sia che questi venis- sero fusi prima d'essere coniati, come generalmente si ritiene, sia che venissero tagliati da verghe, come certamente in qualche epoca si fece (e lo dimostrerò in una prossima memoria). Ammessa però l'irrego- larità necessaria dei pesi entro certi limiti, e ammesse le differenze anche grandi, che possono esistere e tollerarsi fra le monete dello stesso valore, v'hanno sempre alcuni pezzi, che decisamente offrono un peso fuori del comune, e sono appunto quei pezzi, i quali fin qui furono battezzati, in mancanza di una deno- minazione pili precisa^, per « Medit bronzi battuti in IL MEDAGLIONE SENATORIO 293 disco da Gran Bronzo " oppure « Gran Bronzi battuti su disco da Medaglione n Sono quei pozzi che l'ap- presentano un peso e quindi un valore doppio o pressoché doppio dei comune o sono questi, elio chiamerei volontieri Medaglioni Senatori, ossia mul- tipli delle monete senatorio. — Ve ne sono anche alcuni che superano il doppio, ma dal doppio o circa da questo limite (data la tolleranza necessaria, come s'ebbe ad osservare) partirei per chiamarli Meda- glioni. Da molto tempo qualcheduno di questi pezzi più forti dei comuni esisteva nella mia collezione, ora non saprei più dire se acquistato a caso insieme ad altri, oppure appositamente come pezzo di qualche interesse. Essendomi replicatamente dimandato cosa potessero essere, senza potermi dare una spiegazione soddisfacente, li conservavo come semplici curiosità numismatiche, quali, a dir vero, erano e sono tuttora considerati in tutte le altre collozioni, salvo che vi stiano completamente ignorati. Una volta finalmente mi balenò l'idea che potessero essere midtipli o, con parola più recente, piéforts , o infine medaglioni de! Senato, e, riflettendovi, tale idea a poco a poco por m^' diventò certezza. Mi diedi allora attorno per racco- glierne una serie ; ma l'impresa non era facile, essendo questi pezzi assai più rari dei medaglioni imporatorii. Unendo però i miei a quelli di parecchie altre colle- zioni pubbliche '*^) e private di cui ho avuto comunica- (8) Fra queste vi figurano, coni|iletaniente o quas,i, il (iabinetto ili Francia, di Vienna, di Berlino e di Milano, e sono felice di rendere pub- bliche grazie ai Signori Direttori di questi Musei, che gentilmente mi favorirono le chieste informazioni. Sono poi spiacente di non poter dare quelli del Museo di Londra, della cui serie romana non è ancora redatto il Catalogo e d'altri musei d'Italia tuttora giacenti in un deplorevole abbandouo. 294 FRANCESCO GNECCHt zione, mercè la gentile cooperazione d'alcuni amici (^), posso offrirne oltre a una settantina, rappresentanti trenta nomi diversi, come primo abbozzo di questa nuova serie. Essa si verrà a poco poco completando, di mano in mano che i raccoglitori vorranno far co- noscere quelli da loro posseduti. Dai pesi segnati a ciascun pezzo e meglio ancora dal prospetto, che precede la descrizione, nel quale, allato al peso medio approssimativo del sesterzio e del dupondio sotto i diversi imperatori, ho segnato i pesi dei pezzi descritti, appare chiaramente come essi in generale rappresentino molto approssimativamente il doppio della moneta originaria, doppio Dupondio o doppio Sesterzio. Alcuni vi arrivano esuberante- mente, pochissimi, in via eccezionale, rappresentano un multiplo molto superiore al doppio. Questi si ]-iscontrano principalmente fra i dupondii, e gli esempì più forti li abbiamo nel pezzo di Tiberio (N. 7j, che rappresenta almeno G dupondii, in quello d'Augusto (N. 1), che ne rappresenta 5, e nell'altro di Xerone, (N. 11), che ne rappresenta da 4 a 5. Ma la massima parte non arriva che a stento, a rappresentare il doppio peso della moneta semplice ; fatto che del resto non è speciale al caso nostro, ma che si veri- fica costantemente in tutte lo monetazioni e in tutte le epoche, incominciando dall' asse romano il quale non raggiunge mai il peso delle 12 once, che do- vrebbe rappresentare. Certo che la necessità di appoggiarsi unicamente al peso (e qual altro elemento vi potrebbe essere di distinzione fra due monete battute cogli identici coni '?) costituisco il punto nero della questione ; (9) Ringrazio cordialmente i Sigg. if. Montagu di Londra, Feuardent, Mowat e Guérin di Parigi, Stettiner di Roma, Sambon di Napoli, che mi fornirono preziosi dati sui pezzi delle loro collezioni, o d'altre. IL MEDAGLIONE SENATORIO 295 perchè la linea di demarcazione fra un semplice sesterzio di peso molto eccedente e uno doppio di peso molto calante è talvolta così poco avvertibile, che le due categorie si intrecciano e si confondono, cosicché riesce impossibile dichiarare con sicurezza se un pezzo sia semplice oppure doppio, l'arecchi casi di tal genere mi si sono presentati, e ho perciò ricorso a un punto interrogativo per contraddistin- guere nella descrizione i pezzi dubbiosi: anzi alcuni di questi li ho appositamente riprodotti nelle tavole, onde ognuno possa per se stesso giudicare iinche coll'occhio del pezzo controverso. Giova però avvertire che pochissimi di questi si incontrano durante l'alto impero (Tra quelli da me descritti se ne trovano due soli, uno d'Adriano e uno d'Antonino Pio, ambedue appartenenti al ^luseo di Berlino) mentre si fanno assai più abbondanti all'avvicinarsi del terzo secolo, all'epoca di Gallieno, nella monetazione del quale ognuno sa come si ri- scontri una straoi'dinaria anomalia di pesi in tutti i metalli e specialmente nel bronzo. Per quanto riguarda la parte tecnica, ossia la fabbricazione materiale dei Medaglioni Senatori, essa non si scosta per nulla da quella dei bronzi comuni. Nella quasi totalità, essi sono anzi battuti coi me- desimi conii che servivano per Gran Bronzi o per Medii Bronzi comuni, e solo eccezionahuente se ne trovano alcuni , pei quali furono apprestati conii speciali, esempio il Medaglione di Faustina juniorc descritto al N. 27 e quello di Severo Alessandro, al N. 49. 296 FRANCESCO GNECCHI PROSPETTO DEI PESI. Peso Medili Multii.li del Peso Medio Multipli Nomi aiJlirossi- approssima- del itmtivo Sesterzio tivo del (t. B. Del M. B Dupoiidio Augusto .... gr. 28 gr. 39 gr. 12 gr. 59 (da 5) Livia » 12,5 » 24 Agrippa. . . . » 12 ^ 27.5. Tiberio .... • » 12 » 71 (da 6) 26,05-19,63 Agrippina Madre » 25 » ? Caligola .... » 12 » 29-22 Nerone .... » 12 » 52 (da 4 da 5) Vespasiano . . . > 25 » 40,5 Trajano .... » 25 » 50 Adriano .... » 25 » 45-29,45 Domiziano . . . ^ 25,5 !> 78-54-50,5- 38,725 Elio ..... » 25 » 33 Antonino Pio . . » 25,5 » 42,5-33,75- 30,05 M. Aurelio . . . » 25,5 » 49,5 » 12 !> 21 Faustina juniore. » 25 » 42-35,5 » 12 » 20 Lucio Vero. . . ^ 25 » 37 Commodo . . . » 25 » 36 Settimio Severo . » 25 » 32,5 Giulia Domna. . » 25 » 43-42.5 Caracalla . . . » 25 y, 45-44-44-43,1 43-36,3-30 » 11.5 » 22 Elagabalo . . . f 25 » 35 Sev. Alessandro . ^ 20 > 51-43-36-35,5 34,6 > 11.5 » 24 Filippo Padre » 19 » 29,5-29,4 Filippo Figlio . » 19 » 33,1 Trebon. Gallo. . 3. 19 ^ 27,7 Trajano Decio » 19 » 63-51-48,7-46 45-42-41.5- 41,3-40.1-38,5- 37,8-35,5-34,9- 31,5-31-30,7- 80-29,4-27,9- 27,8-25,2 Etruscilla . . . » 19 » 42-40,1-40-39 -34-33,5-29 Valeriane . . . > 18 ^ 31,3-30,5-28,1 24-22,6-21 Gallieno. . . . » 18 » 31-27,7-26.7- 21, 35 Salonina. . . . » 17,5 » 27,7-25,5 IL MEDAGLIONE SENATORIO 297 DESCRIZIONE DI UNA PRIMA. SFRIK DI ^[e])\GIAOSI SkxaTORI. AUGUSTO. 1. Peso: grammi 50 (ila 5 dupondii). ,'& — DIVVS AVG-VSTVS PATER Testa radiata a sinistra. IJ — se Aquila colle ali spiegate su di un globo, volta a destra. Coh. 282. M. B. Gabinetto di rrancia. Un esemplare simile esisteva anche nella collezione Gréan fCata- logo N. 643). 2. gr. .39 (doppio sesterzio). jy — OB CIVIS SERVATOS Corona di ([uercia fra due rami d'alloro. }>' — C Gi^LLIVS C F LVPEi?CVS III VIR AAA F F • Nel campo S C Coh. 427. G. B. Gal)inptto di Franna. Il Gabinetto Montis^ny possedeva un esemplare simile. LIVIA. 3. gr. 24 (doppio dupondioì. ,D' — IVSTITIA Busto iliademato di Livia a destra. 9 — Ti CAESAR DIVI AV& P M TR P XXIIII • Nel campo S C (anno 22 d. C). Coh. 2. M. B. Gabinetto di Francia. AGRIPP A. 4. gr. 27,50 (doppio dupondio). ,iy — M AGRIPPA L F COS III Testa a sinistra C(dla corona rostrata. 298 l'RANCKSCO GNF.CCHI 1^ — se Nettuno di fronte rivolto a sinistra con un delfino e il tridente. (anno 27-12 a. C). Coh. 3. M. B. Coli. Gneeciii a Milano. CTav. \L N. 1). Colien alla descrizione di questo Medio Bronzo d'Agripp.a ajjgiun^e la nota: Cf^ite mi'dniìle frappéf sur flaìi, de hn'daiììon a pani à la rtnte Fon'ana eii ]H60. Nmi so se si tratti d" un altro esemplare o dell'iden- tico ora descritto. TIBERIO. 6. gr. 25 (doppio dupondio'i. ;iy — TI CAESAR DIVI AV& F AVGVST IMP Vili Testa laureata a destra. 1^ — MODERATIONI S C Busto della Clemenza di fronte nel centro di uno scudo. All'intorno una corona d'alloro. (anno 21 d. C.) Coh. 24. M. B. Coli. Gnecchi a Milano. Nel Catalogo Hedervar si dà la descriiìione e il disegno d'un meda- glione con questo rovescio e con una variante nella leggenda del dritto (TI CAESAU invi AVG F AVGVSTVsl. Mi pare lecito supporre che si tratti semplicemente di un pezzo battuto su disco superiore al comune, ossia di un doppio dupondio. Quanto alla varietà della leggenda è assai probabile che sia un errore, e non sono rare simili inesattezze in quel catalogo. Nel Catalogo della Collezione Campana venduta a Londra nel 1846 figura anche un bronzo di Tiberio col rovescio ^LE^rE^■TIAE coniato su disco superiore al comune. 6. gr. 19,63 (doppio dupondio). :& — T\ CAESAR DIVI AV& F AVGVST IMP Vili Testa laureata a sinistra. I^' PONTIF MAX TRIBVN POTEST XXXIIX Nel campo S C (anno 36 d. C.) Coli. 28 M. B. Gabinetto di Francia. gr. 71 (da 6 dupondii). fì" - TI CAESAR DIVI AVG F AVGVST IMP Vili Testa laureata a sinistra. IL M^DAGMONr; SENATORIO 299 9 — PONTIF MAXIM TRIBVN POTEST XXXVII Caduceo alato fra le lettere S C (Anno 35 d. C.) Coli. iil. M. B. Coli. Gnocchi a Milano. (Tav. VI, N. 3). 8. gf, 26, 05 'doppio dupiiudio) .B' — TI CAESAR DIVI AVG- F AVG-VST IMP Vili Testa nuda a sinistra. ri' — PONTIF MAXIM TRIBVN POTEST XXXVII Nel campo S C- (anno Uò d. C.) Coh. 32. M. B. Gabinetto di Francia. AGRIPPINA MADRE. 9. gr. ? (doppio sesterzio?!. jy — AGRIPPINA M F MAT C CAESARIS AV&VSTl Busto a destra. ]> — S P Q R MEMORIAE AGRIPPINAE Carpento tirato da due mule a sinistra. Coh. 1. G. B. Coli, già IJlacas. Questo pezzo esistente f;ià nella Collezione del Duca di Blacas è ora passato al Museo l'ritannico. Quantunque me ne manchi il peso, stando alla dicitura del Cohen (frappé sur flan de médaillon; mi pare lecito giudicarlo un doppio sesterzio. CALIGOLA. 10. gr. 22,29 (doppio du[iondÌM . iy — e CAESAR DIVI AVG PRON AVG P M TR P IMI P p Tosta nuda a sinistra. LJ, — VESTA S C Vesta velata seduta a sinistra con lina patera e un'asta. 'anno 40 d. C. ■ Coh. 27 M. B. Coli. Moiita<,ni a Londra. NERONE. 11. gr. 52 (da 4 o da 5 dupondiii. 1>' — NERO CLAVD CAESAR AVG GER P M TR P IMP P P Testa laureata a destra. Sotto, un glubo. 300 FRANCESCO GNECCHI 9 — SECVRITAS AV&VSTI S C La Sicurezza seduta a destra davanti a un' ara accesa, presso cui una torcia infiammata. Tiene un' asta nella sinistra, sostenendosi il capo colla destra, il cui gomito è appoggiato alla sedia. All'esergo II. Coli. 255 var. (per l'esergo) M. B. Gabinetto di Francia. La sigla li all'esergo dimostra come veramente per coniare questo multiplo si sia adoperato il conio del dupondio. VESPASIANO. 12. gr. 40,50 (doppio sesterzio). ,iy — IMP CAES VESPAS AVG P M TR P P P COS llll Testa laureata a destra. Ijl — se Vespasiano in una quadriga a destra collo scettro e un ramo. (anno 71 d. C.) Coh. 434. Gr. B. Gabinetto di Francia. DOMIZIANO. 13. gr. 78 (da tre sesterzi), ^ — CAES DIVI AVO VESP F DOMITIAN COS VII Testa laureata a destra. (Marca del Museo Estense). 1^' — se Pallade a destra armata di scudo, in atto di lanciare un giavellotto, (anno 80 o 81 d. C.) Coli. 430 G. B. Gabinetto di Brera. (Tav. VI, N. 2). NB. Questo bronzo è cerchiato. 14. gr. 50,50 (doppio sesterzio). ^' — IMP CAES DOMITIAN AVG GERM COS XI Busto laureato a destra coll'egida (marca del Museo Estense). !>,' — se Vittoria a destra col piede su di un elmo, in atto di scrivere DE GERM su di uno scudo attac- cato ad un trofeo formato d' armi germaniclie. Ap- piedi del trofeo la Germania piangente seduta su di uno scudo (anno 85 d. C.) Coh. 453. G. B. Gabinetto di Brera. IT, mi;i)agi.10jNE senatorio 30l 15. gr. 38.725 (doppio sesterzio). ly. — CAES DIVI AVG VESP F DOMITIAN COS • VII Testa laureata a destra. H. — se TjU Speranza a sinistra, (auno 80 o 81 d. Ci. Coh. 424. G-. lì. M'iseo di Napoli. 16. gr. 51 (doppio sesterzio). !>' - IMP CAES DOMIT AVG- GERM COS XII CENS PER P P Testa laureata a destra coirogida. ]J' — se Domiziano al galoppo a destra con uno scudo germanico, in atto di colpire colla lancia un Germano, che cade difendendosi collo scudo (anno 8G a. C). Coh. 47.3, var. ^per l'egida) G. B. Coli. Giiecchi a Milano. (Tav. VT. X. .'.). TRAIANO. 17. gr. 50 (doppio sesterzio). ;B' — IMP CAES NERVAE TRAIANO AV& GER DAC P M TR P COS V P P Testa laureata a d"stra. J> — ALIM ITAL 'all'esergo S P Q R OPTIMO PRINCIPI (in giro; S C Traiano seduto a sinistra su di una sedia curale, con uno scettro sormontato da un'aquila, stende la mano a una donna diadenuita. che gli sta dinanzi con un bambino in collo e un altro per niauci. ialino l()4-lli) d. C.>. Celi. 303, var. (K P,. L'-'ll. (jiieirlii a Milano. Possegt;o nella min collezione un altro i!.-seiii;>laro simile, liiittuto .su disco comune di (ìr:iii liroiizo, ma riletto al jii.'so di ."jO gr. mediante un cerchio ornamentale, die vi si vede anidicato anti- camente. 18. gr. y idoppio sesterzio?' ir — IMP NERVA CAES TRAIAN AVG GERM P M T.usto laureato a destra, col paludamento sulla spalla si- nistra. Ij: — IR POI COS li S ■ C • Koma Xicetbra seduta a si- nistra su di una corazza, il piede ilestru su di un 302 FRANCESCO GNECCHI elmo, la sinistra sul parazouio. Dietro a lei due scudi oblunghi e uno rotondo. (anno 98 d. C-). giìi Coli. T3'szkiewicz a Parigi. NB. Questo Ijronzo, sconosciuto a Cohen, viene pubblicato nella seconda Edizione (N. 615) e dato come medaglione. Il modulo è segnato come il N. 10 della scala di Mionnet e corrisponde quindi precisamente a quello del gran bronzo. La collezione del Conte Tyszkiewicz, a cui apparteneva, fu venduta dieci anni sono, e non mi fu possibile rintracciare ove il pezzo descritto oggi si trovi. Ma dalle dimensioni e dalle lettere S C mi pare lecito argomentare che si tratta precisamente d'un medaglione senatorio e assai pro- babilmente d'un doppio sesterzio. ADRIANO. 19. gr. 29.45 fdappio sesterzio '?) ^ — IMP CAESAR TRAIANVS HADRIANVS AVG Busto laureato a destra. 9 — LIBERTAS RESTITVTA (all'esergo) PONT MAX TR FOT COS MI (in giro) S C. Adriano seduto su di un palco a sinistra tende la mano a una donna, che sta appiedi del palco e che gli presenta un bambino, che ha in collo, e un altro che tiene per mano. Coh. 965, var. fcome l'esemplare citato della Collezione Gonzales) G. B. Gabinetto di Berlino. (Tav. VI, X. 4). 20. gr. ? (doppio sesterzio?! jy — IMP CAESAR TRAIAN HADRIANVS AVG- Busto laureato a sinistra col paludamento e la corazza. P M TR P COS III S C Troia a destra in atto d'allattare i suoi piccoli; dietro, il fico Huminale. Coh. 550. Med. Museo Britannico. NB. Cohen descrive questo Bronzo fra i medaglioni, aggiungen- dovi la nota : Vrai mcdaiUon maìyré les httres s e. E evidente che si tratta di un Medaglione Senatorio e lo registro volentieri, anche non conoscendone il peso perchè il nome d'Adriano non è d'altronde rappresentato in questa serie che pel bronzo pre- cedente, il cui- peso lascia dubbio se veramente sia da consi- derarsi come un doppio sesterzio. ^ IL mi:daglioniì senatorio 303 ELIO. 21. gr. 33 (doppio sesterzioi. .^ — L AELIVS CAESAR. J?asfco nudo a sinistra col paludamento. I> — PANNONIA (nel campo) TR POT COS II (all'ingiro) S C- — Tja Pannonia turrita di fronte rivolta a si- nistra. Tiene colla destra un vessillo e si solleva la veste colla sinistra. Coli. 4(J G. B. Medai^liere Fiorentino. Il Cohen, descrivendo un esemplare di questo bronzo appartenente al Museo Britannico, aggiunge : fahriqu". de Mé'Iaiììon. ANTONINO PIO. 22. gr. 30.0.5 (doppio sesterzio i? fi" — DIVVS ANTONINVS Testa nuda a destra. 1^' — CONSECRATIO S C Kogo a quattro piani, sul quale Antonino in quadriga. Coli. 517. G. B. Gabinetto di Berlino. (Tav. VI, N. 0,1. 23. gr. 33.75 (doppio sesterzio). ^ — ANTONINVS AVG PIVS P P TR COS MI Testa lau- reata a destra. lì — LIBERALITAS AVG- Il Teggenda poco visibile) S C Antonino seduto su di un palco a sinistra e davanti a lui la Liberalità con una tessera o una cornucopia. Al basso un uomo che tondo le mani. fanno MO-143 d. C.) Coli. 650. G. B. Gabinetto di Berlino. 24. gr. 42.50 (doppio sesterzio;. ,ìy — IMP CAES T AEL HADR ANTONINVS AVG PIVS P P Testa laureata a 'stra. 9 — TR POT XV COS IMI S C Antonino a cavallo a sinistra colla destra alzata e col parazonio. (anno 152 d. C.\ Coli. 915. G. B. Gabinetto di Francia. 304 1-R4NCESC0 GNECCHI M. AURELIO. 25. gr. 49.50 adoppio sesterzio). ,B' — AVRELIVS CAESAR AV& PII F Busto nudo a destra col paludamento. !>' — TR POT XV (in giro) COS III (all'esergoj S C- M. Aurelio in (quadriga lenta a sinistra con uno scettro terminato da un'aquila, (anno 161 d. C.) Coli. 714. G. B. Coli. GiieccM a Milano. Un esemplare simile a ({uesto esisteva nella collezione Blacas, e si troverà quindi presentemente al Museo Britannico. '26. gr. 21 (doppio dupondio). B' — M AVREI ANTONINVS AVG- Testa laureata a destra. 9 — TR P XXXIIIl IMP X COS MI P P S C La lupa coi gemelli a destra in una grotta, (anno 180 d. G.) Coli. 782. M. B. Coli. A. Guérin a Parigi. FAUSTINA FIGLIA. 27. gr. 35.50 (doppio sesterzio). B^ — FAVSTINA AVG- ANTONINI AV& PII F Busto a destra. 13^ — se uiU'esergo). Tempio rotondo a quattro colonne, davanti al quale tre uomini e tre Vestali, accompa- gnate da un fanciullo, sacrificanti su di un tripode. Coli. 101. Med. Gabinetto di Brera e di Francia. (Tav. VII, N. I.) XB. Il Cohen, descrivendo questo lironzo, lo colloca tra i meda- glioni e aggiunge in nota l^rcii méJaiUon maìgré les lettrcs s e. Certamente ò un vero medaglione; ma non nel senso che l'inten- deva Cohen, bensì nel senso di medaglione Senatorio. Ad ogni modo bisogna notare come questo sia uno dei pochi medaglioni senatori , che si scostano dal comune tipo del gran bronzo assumendo l'aspetto veramente di medaglione, e questa fa la ragione clie indusse Cohen a collocarlo e cl.Tssiflcarlo corno sopra si disse. 28. gr. 42 ^loppio sesterzio). \y — FAVSTINA AVGVSTA Testa a destra. ir, mi;d\gi.ion[: si;matoiìio 305 ]>' — D1AN\ LVCIF S C- Diana a sinlsti-a con una torcia accasa, che tiene colle due mani. Coh. ITA. G. B. Coli. Gnocc])i a .Alilano. (Tav. VII, X. 2). 29. gr. "20 (doppio dupondio . r>' — FAVSTINA AVGVSTA. P-usto a destra. i>' — VENERI VICTRICI S C- A'enere seminuda a destra trattiene ^[arto ignudo e galeato. armato di scudo e di parazonio. Coh. 220. M. B. Coli, (iiiecclii a Milano. LUCIO VERO. 30. gr. 137.00 (doppio sesterzio'i. ^ — L AVREL VERVS AV& ARMENIACVS Busto laureato a destra. 9i TR P IMI IMP II COS II S C Vittoria a destra, che scrivi- VIC AVG ^^u di uno scudo attaccato a un palmizio. nnnn IHi d. Ci Coh. 217. Ci. B. Coli. (Jiieei'lii a Milano. COMMODO. 31. gr. 36.20 («loppio sesterzio^ ,1)' — M COMMODVS ANTONINVS AVG PIVS Testa laureata a destra. 9' — TR P Vili IMP VI COS IMI P P S C Vittoria, che cammina a- destra, tenendo un trofeo colle due mani fanno 18.'5 d. C. > Coh. SIO a. B. Gabinetto
  • — P M TR P XVIII IMP Ili COS llll P P S C Caracalla al galoppo a destra calpestando un nemico. (anno 215 d. C). Coh. 473. G. B. Gabinetto di Brera. 303 KKaNCESCO gnecchi 40. gr. 43 (doppio sesterzio). ,1/ — M AVREL ANTONINVS PIVS AVO- Testa imberbe e laureata a destra coll'egida. y — PONTIF TR P X COS II S C Trireme diretta a sinistra con sette rematori, un pilota e un comandante (anno 207 d. C). Coh. 504. G. B. Coli. Gnecchi a Milano. (Tav. Vili, N. 1). 41. gr. 22 (doppio dupoudio). iy '- M AVR ANTONINVS CAES Busto giovanile e pa- ludato a destra. Testa nuda. I;t — SEVERI AVG PII FIL S. C. Istromenti da sacrifizio. Coli. 563. M. B. Coli. K. Mowat a Parigi. 42. gr. 36,30 (doppio sesterzio). jy — M AVREL ANTONINVS PIVS AVG Busto laureato a destra col paludamento. 1> — ViRTVS AVGVSTOR S C lioma seduta a sinistra e appoggiata a uno scudo con una Vittoria e il pa- razonio. (anno 211 d. C.;. Coli. 584, G. B. var. Gabinetto dì Berlino. ELAGABALO. 43. gr. 30,50 (doppio sesterzio). fìy — IMP CAES M AVR ANTONINVS PIVS AVG Busto laureato a destra col paludamento e la corazza. 9 — FIDES EXERCITVS S C Ba Fede militare seduta a sinistra con un'aquila e un'insegna. Davanti a lei un'altra insegna. Coh. 162 (Cohen però non dà la leggenda del dritto) G. B. Coli. A. Guériu a Parigi. Un esemplare simile è al gabinetto di Fi-ancia, dato da Mionnet per medaglione (Vedi Nota del Cohen a pag. 53i del Voi. IH i- SEVERO ALESSANDRO. 44. gr. 36 (doppio sesterzio». .iy ~ IMP SEV ALEXANDER AVG Busto laureato a destra. II. MEIJAGLIONE SEN\TORIO 300 TJ — LIBERALITAS AV&VSTI IMI SC Oongiaiio (aun.j •22S circa d. C. . Coli. 286. G. B. Gabinetto di lu-uucia. 45. gr. 51 doppio sesterzio . L/ — IMP SEV ALEXANDER AVG J5usto laureato a destra. ]>' — P M TR P Vili COS Ili P P S C Alessandro in (quadriga lenta a destra, con uno scettro terminato da un'aquila. (anno 229 d. C). Coli. 3GS. G. B. Ga))iiietto di Francia. ìG. gr. 5-1. GO (doppio sesterzio i. ir — IMP SEV ALEXANDER PIVS AVG Hustu laureato a destra. 9 — P M TR P X COS IM P P S C H i-^olo ra — PONT MAX TR P III COS P P S C La Fi licita {?) seduta a sinistra col palladio e uno scettro sormon- tato da un'aciuila. anno 224 d. C.^. Inedito dopo Coli. 41.'5. M. 11 (Jull. Gaecclii a .Milano. 48. gr. 35,50 Moppio sesterzio . 1/ — IMP CAES M AVR SEV ALEXANDER AVG Busto laureato e paludato a di-stra. 1> — PONTIF MAX TR P V COS II P P S C l^c 'rerme. ialino 22G d. C.;. Coli. 418. G. !'.. (iabiuetto di Vienna. 4'J. gr. 43 i(lop])i' — CONCORDIA AVG S C La Concordia seduta a si- nistra con una patera e una doppia cornucopia. Coh. 222. G. B. Gabinetto di Brera. 52. gr. 31.70 (doppio sesterzio). EC — IMP CAES M ANT GORDIANVS AVG Busto lau- reato a destra col paludamento. 1^ — FIDES MILITVM S C La Fede militare a sinistra con un' insegna e imo scettro obliquo. Coh. 231. G. B. Gabinetto di Vienna. NR. Un bronzo simile a questo è disegnato nel Catalogo del Museo Albani e presentato quale medaglione. Probabilmente, come IL MEDAGLIONI': SI:NA1 OHIO 311 osserva il Cohen, non si tratta che di un doppio sesterzio, simile a quello ora descritto, a cui furono levate le lettere s e. ("\'edi Coh. N. 18-2|. 5i3. gr. 29.50 (frusto) (doppio sesterzio). Ty — IMP GORDIANVS PIVS FEL AVG- Busto laureato a destra. 9 — lOVI STATORI S C Giove ignudo di fronte, \'olto a destra con uno scettro e i fulmini. Coh. 240. G. B. Galdnotto di nrora. 54. gr. 35.50 i doppio sesterzio-. jy — IMP GORDIANVS PIVS FEL AVG. Busto laureato a destra col paludamento. H — P M TR P lill COS II P P S C. Gordiano in alato militare a destra con uno scettro trasversale e tm gioii') ('anno 211 d. C). Coli. 293. (;. B. Coli. Gneó-lii a ^Milano. FILIPPO PADRE. 55. gr. 29,40 'doppio sesterzio . yy - IMP M IVL PHILIPPVS AVG. Busto laureato a destra col paludamento. 1> — ANNONA AVGG S C L'Abbondanza a sinistra con tre spighe e una cornucopia. Ai suoi piedi il modio pieno di spighe. (]oli. N. 131 var. G. B. Gabinetto di Vieiuia. 5G. gr. 29,50 ''doppio sesterzio). \y — IMP M IVL PHILIPPVS AVG ]?usto laureato a sinistra col paludamento. !>' — LAET FVNDATA S C- L'Allegrezza a sinistra con una patera e un timone. Inedito, simile a (Joli. 153. (j. B. Coli. Stettiiior a Konia. 312 KHANCKSCO GNKCCIH FILIPPO FIGLIO. ~u. gr. .ì'ò.iO (doppio sesterzio). ly — M IVL PHILIPPVS CAES Busto a destra col paludamento, testa nuda. ]j: — PRINCIPI IVVENT S C Filippo in abito militare, che cammina a destra con un'asta e un globo. Coh. GG. G. B. Gabinetto di Vienna. TRAJANO DECIO. 58. gr. 51 48,7 4G 45 42 41,5 41,3 38,5 37,8 35,5 34,9 31,5 31 29,4 25.2 (Sesterzio doppio, triplo, quadruplo, ecc.). jy — IMP C M Q TRÀIANVS DECIVS ÀVG-. Busto laureato a destra colla corazza, oppure col paludamento e la corazza, talvolta visto per di dietro. ]> - FELICITAS SAECVLi S C La Felicità a sinistra con un lungo caduceo e una cornucopia. Coh. 57. Med. In tutte le collezioni. 59. o'r. 27, 9i). (doppio sesterzio D' IMP C M Q TRÀIANVS DECIVS AV& o MES? Busto laureato e corazzato a destra. 1^' — LIBERALITAS AV& S C Traiano Decio e Erennio seduti su di un palco a sinistra. Davanti, la Libe- ralità, con una tessera e una cornucopia , e un cit- tadino, che sale il palco. Coh. 59. Med. Gabinetto di Vienna. GO. gr. 27,80 (doppio sesterzio). jy IMP CAES C MESS Q DECIO TRAI AVG- ]5usto laureato a destra col paludamento. Tjl — PAX AVG-VSTI S C- La Pace a sinistra con un ramo d'ulivo e uno scettro trasversale. Coh. 100 (4. n. Gabinetto di Vienna. GÌ. gr. G3 40.10 30,70 30. (Sesterzio doppio, triplo, qua- druplo, ecc. . jy - IMP e Q TRÀIANVS DECIVS AVG «usto radiato e corazzato a destra. IL MK.DAGLIONi: SKNATOHIO 313 R — VICTORIA AVG S C Vittoria corrente a sinistra con nna corona e nna palma. Culi. Brera, Vienna, Gnocchi, ecc. Coh. ni. Med. Tav. Vili, N. 5. ETRUSCILLA. C,2. gr. 42 4(110 40 39 34 33.-') 20. ^Sesterzio doppio, triplo, qnadrnplo, ece.i. B' - HERENNIA ETRVSCiLLA AV&. Busto diademato a ilestra colla mezzaluna. Ij- — PVDICITIA AVG- S C La Pudicizia seduta a sinistra in atto di coprirsi la faccia col velo e con un scettro. Coli. 18 Med. Coli. Brera, Vienna. Gnecchi, ecc. Il mcilnnjlione senatorio di Ti-aiaiio Decio col rovescio riaaciTAS s.\Ervi.i è il più colmino di tutti, o si trova in tutto le collezioni. Seguono poi, in ordine di rarità, l'altro dello stesso Trajano Decio col rovescio VICTOKIA AVO e quello di Etriiscilla col rov^^cio pviilciTlA AVG, i quali ])nre si trovano assai frequentemente; cosicché, mentre molti altri d'altri imperatori, per essere rarissimi, quantunque di peso equivalenti ,a questi, sfuggirono all'attenzione degli studiosi e furono considerati quali pezzi eccezionali, ((uesti di Traiano Decio e d'Ktruscilla sono generalmenfe conosciuti e furono anzi sempre classificati col nome di ^fedaglioni, mal- grado le lettere s e. Anche Colien li dà come tali, come dà quello col rovescio MHKrai.ITas avc, del Gabinetto di Vienna: e non saprei vera- mente perchè non abbia usato lo stesso trattamento all'altro col rovescio PAX AVGVSTI pure del Gabinetto di 'Vienna. Ciò la vedere una volta di pai la confu-^iono che dominava nella classificazione di questi pezzi. TREBONIANO GALLO. G3. gr. 27,70 (doppio sesterzini. iy — IMP CAES C VIBIVS TREBONIANVS GALLVS AVG Busto laureato a destra col pnludaniento. 1^' — IVNONI MARTIALI S C- Tempio rotondo a quattro colonne; iu mezzo la statua di (liunono assisa di fronte. Coh. or., a. B. Gabinetto di Vienna. VALERIANO. G4. gr. 21. (doppio sesterzio? jy — IMP e P LIC VALERIANVS AVG Busto laureato a destra col paludaiiiputo e la corazza. 311 KHANCIiSCO GNKCCm IJ' — CONCORDIA EXERCIT S C La Concordia a sini- stra con una jiatera e una doppia cornucopia. Coli. 184. var. G. B. Gabinetto di IJerlino. (jó. gr. 30.50. idoppio sesterzio). jy — IMP e P LIC VALERIANVS P F AV& Inasto laureato e corazzato a destra. ]>' — ORIENS AVGG S C II Sole radiato a sinistra colla destra alzata e col flagello. Coh. 201. var. (). B. Gabinetto di Vienna. (jG. gr. 31.30. (doppio sesterzio). ,n' — IMP e P LIC VALERIANVS P F AVG Busto laureato a destra col paludamento. !>' — VICTORIA AVG& S C Vittoria a sinistra con una corona e una palma. Coh. 213. G. Il Gabinetto di Vienna. 07. gr. 22.60. (doppio sesterzio?]. D" — IMP C P LIC VALERIANVS AVG Busto laureato a destra. 9- "~ VICTORIA AVGG S C Vittoria a sinistra con una corona e una j^ialma. Coli. 214. G. B. Gabinetto di Brera. 08. gr. 28.10. (doppio sesterzio?). ^ - IMP C P LIC VALERIANVS AVG Busto laureato e corazzato a destra. 9' — VICTORIA AVGG S C. Vittoria a sinistra appog- giata allo scudo e con una palma. Coh. 21.5. G. B. Gabinetto di Vienna. 69. gr. 24. (doppio sesterzio?) iiy — IMP e P LIC VALERIANVS P F AVG Busto laureato e corazzato a destra. ir, MP-DAGMONE SENATORIO 315 9' ~" VICTORIA G-ERM S C Vittoria a sinistra con una corona e una palina. Ai suoi piedi un Germano se- duto, colle mani legate dietro il dorso. Inedito (simile al M. B. Coli. 2-21i. G. B. Coli. Gnecclii a Milano. (Tav. Vili, N. 4). GALLIENO. 70. gr. 21.35. (doppio sesterzio?'. jy — IMP e P LIC G-ALLIENVS AV& Busto laureato e corazzato a destra. 9 — FIDES MILITVM S C La Fede militare a sinistra con due insegne. Coh. 759 G. B. var. Gabinetto di Berlino. (Tav. Vili, N. G). 71. gr. 27.70. iduppio sesterzioi. & --- IMP C P LiC G-ALLIENVS P F AVG Busto laureato e corazzato a destra.. 9' - FIDES MILITVM S C La Fede militare a sinistra con due insegne. Coh. 7G0. G. B. Gabinetto di Vienna. 72. gr. 31.00 'doppio sesterzio". D' — IMP GALLIENVS P F AV& GERM Busto laureato e corazzati:) a destra. !>' — LIBERALITAS AVG III S C La Liberalità a sinistra con una tessera e una cor- nucopia. Coh. 781. G. B. var. Giibinetto di Vienna. 7.'5. gr. 2^). (doppio sesterzio'. iy-— IMP GALLIENVS AVG- Busto laureato (quasi a mezza figura) a sinistra, col paludamento e la corazza. !>' — PAX AVG S C La Pace a sinistra con un ramo d'ulivo o uno scettro trasversale. Inedito dopo 799. G. B. Coli. Gnecclii a Milano. 31G r. GNKCClll - IL MEDAGLIONE SENA I OHIO 7-i. gr. 26.70 'doppio sesterzio). :& — IMP &ÀLLIENVS P F AVG- Busto laureato a destra col paludamento. 1^ - VICTORIA AVO MI S C A^ittoria che cammina a sinistra con una corona o nna palma. Coli. 834. G. B. Ga1)iuetto di Vienna. SALONINA. 75. gr. 25.50 (doppio sesterzio). ,B' — CORNELIA SALONINA AVG- Busto diademato a destra. 3> — PVDICITIA S C La Pudicizia seduta a sinistra, che si rialza il velo e tiene uno scettro. Coh. IIB. G. B. Gabinetto di Vienna. Il Medagliere Fiorentino possiede questo stesso bronzo del peso di grammi 20. 76. gr. 27.70. ("doppio sesterzio". jy - CORNELIA SALONINA AV& Busto diademato a destra. ]>' — VESTA S C Vesta seduta a sinistra con una patera e uno scettro trasversale. Coh. 123. G. B. Gabinetto di Vienna. Fi;.\>'CEsco Gnecchi. Francesco Foscari e le sue monete (14-23-1457) Con lunga o contrastata cIczÌoik' f'n creato doge Frnncesco Foscari che tenne il seggio ducale p(M- hen trentaqnattro anni in una dello epoclio più av- venturose della iHìstra repul)l)lica. Si avverarono cosi i timori del ])rnd('nte }iredecessore : 1' ingraiv.li- iiiento dei possessi in terraferma costò a N'eiiezia duro lotte e penosi sacrifici, di cui si sentirono p;}r lungo tempo lo conseguenze nelle finanze e nella prosperità dello stato. Xon si ])nò. senza ingiustizia, darnf! tutta la colpa al doge Foscari. il (piale aveva, energia ed avvedutezza non comuni e sentiva alta- mente di sé e della repnWdica. ma conviene attri- buirne gran parte ai principi vicini. aml)iziosi e senza fedo, ed allo coirlizioni g(;nerali dell'Italia in quei tempi tristis.simi. Filippo Visconti agognava il dominio di tutta la pcmisola e le due repul)l)liclie di Firenze e di W-nezia dovettero allearsi per difen- (l) Questo articolo la parti; della iiiipcjrtaiitissim.T ilhistrazioiie delle Monete di Venezia, al quale il Cli.mo Autore attendo da iiarccclii anni. il cui primo volume 'dalle origini fino a Kicolù Troii) uscir.\ verso la fine del corrente anno. fX. d. D.). 318 NICOLO PAPADOPOI.I (Tore la lovo libertà contro il nemico comune. Aspro ed accanito lotto si pugnarono sui campi di Lom- bardia, sotto il comando dei più illiistri capitani di ventura, con varia vicenda; più volto fu segnata la pace, ma si riprese poco dopo la guerra, e solo dopo la morte del Duca Filippo i Veneziani poterono concludere una pace durevole colla cessione definitiva di Cremona, oltre a Brescia e Bergamo ottenute nei precedenti trattati. Gli sforzi fatti nelle hinglie guerre d' Italia impedirono di tutelare validamente gli interessi ve- neziani in levante, dove i Turchi si avanzavano mi- nacciosi molestando contiuuamento l' impero greco (mI i principi cristiani. Xel 1430 presero Salonicco , di cui gii abitanti s'erano dati pochi anni prima a A'euezia, e nel 1453, dopo una memorabile difesa, en- trarono in Costantinopoli con gravissimo danno del commercio e dell' influenza dei Veneziani che non aA-evano potuto recare efficace soccorso ai Greci per r al)bandono di tutto le potenze europee e per la mancanza di forze militari ed economiche stremate nelle guerre d'occidente. Gli ultimi anni del vecchio dogo furono ama- reggiati da sventure e dolori, e principalmente dalla condanna a morte del figlio Jacopo, che si era reso colpevole di gravi infrazioni alle leggi dello stato. Finalmente la deposizione dal dogado, consigliata da crudele ragione di stato o da altri motivi assai difiicili, a distanza di secoli, ad apprezzarsi, affrettò la fine di quel principe elettivo, che aveva avuto più lungo regno. Quanto alla zecca pochi fatti importanti sono da notare in questo periodo , n^cno forse che in altri regni più brevi, ma più calmi. Relativamente al più prezioso dei metalli non si conoscono che due soli documenti : un decreto del 18 settembre FRANCESCO KOSCARI E LE SUE MONETI: 319 145<3 {-) con cui il Senato delibera di eleggere tre no- bili per istndiare e proporre quelle misure che credes- sero più utili ad aumentare il concorso e la coniazione dell'oro, ed mia legge del 1 dicemljre 1454 (^), colla quale il Maggior Consiglio incarica il Senato di fare all' ufficio del saggio dell' oro qucll(j riforme che stimasse convenienti a mantenere il ducato in quella perfezione, per la quale è reputato in tutto il mondo. Non havvi memoria che gli studi ordinati e le pro- poste, che dovevano esserne la conseguenza, abbiano avuto un pratico risultamcnto, anzi è da ritenere che nessun provvedinrento sia stato adottato, non trovandosene traccia nel Capitolare dei massari all'oro. Dalle considerazioni che precedono il decreto IS set- teml)re 1453, in cui è dftto clic la quantità dell'oro portato in zecca era minima, mentre abbondantissimo era l'argento che si coniava in moneta, si può fa- cilmente argomentare elicgli inconvenienti lamentati dipendevano dall'abìxiudanza del ricavo dello miniere d' argento, mentre era scarso il prodotto di quello d'oro. Non era quindi in poteic dei savi consultori della republ)lica rimuoven' lo cause di questo fmo- meno ecoriomico. menti'e al)bassando continuamente e progressivamente il valore dcirargento si otteneva d' impedire 1' esportazione delhi ricercatissima mo- neta d'oro. Alcuni provvedimenti troviamo quindi in (piesto senso e, [)rime in ordine di data, due parti sancite dal Senato nel giorno 9 lugHo 1429: nella juàma W si ordina che coli' argento del quarto che i mercanti (2j U. Archivio 'li Stato. Siiicilo. Terra rej;. Ili, carte 7!'. (3^1 Ivi. Mcif/ff/or Coiis'i/Iio, re^xi-^lro Ursa, carte l'.ll. (i) Ivi. Senato, Misti reg. J.VII , e. liG r. — Capitolare dello Brocche, carte 24 t. — Capitolare dei Massari all' argento, carte GÌ t. 520 NICOLÒ l'AI'ADOl'Ol.I avevano obbligo di consognaro alla zecca per farne moneta, debbano ossero coniati soldi della forma usata due nuove monete, 1' una da luotà in soldi, metà in grossi. Non bastando per questa trasformazione il termine fissato da prima a tutto aprile, fu prorogato nel 2G giugno i^^) fino a tutto agosto dello stosso anno. I bisogni delle esauste finanze fecero ricorrere a frequenti emissioni di moneto di bassa lega, le quali davano alla zecca non pochi guadagni, destinati ad al- leviare le spese delle guerre lunglie e costose. I pezzi di questo genere, abbondantissiuii anche oggi , col ]iome di Francesco Foscari , sono vari di tipo e di peso, per cui viene naturale il sospetto che sieno stati creati per località e monetazioni differenti; ma sic- come 11011 hanno alcun segno che chiarisca 1' attri- buzione, non si seppe fin'ora trovare una soddisfaceiite spiegazione. Su ciò le cronache e le storie sono mute, ond'è necessario ricorrere ai documenti, che in que- st'epoca si susseguono numerosi e ordinati. Nei primi a^nni del dogado de] Foscari non liavvi alcun cenno di moneta minuta, per cui è probabile si continuasse la coniazione dei piccoli e dei tornesi col peso e col titolo usato precedentemeiue. Solo nel 22 febbraio 1441 (4442) (12;, si trova il primo decreto del Senato, il quale delibera di dimi- nuire l'intrinseco dei piccoli, che si battono in zecca per Brescia, Bergamo, Verona e Vicenza, sub dwersis slamj)ìs secundum cursum locorum essendo necessario, per la strettezza della guerra, far denaro in tutti i modi onesti. Quasi a giustificazione si osserva che quelle provincie sono invase da moneta del ducato di Milano dotta Scsino che di sopra e imbianchita, (11) R. Aixhivio di Stato. Senato, Teri-a reg. I, carte 134. — Capi- lave delle Bi-occlie, carte 30 t. (12) R. Archivio di Staio. Siiiato, Terra reg. I, e. 59 t. — Capitolare delle Brocche, carte 29. — Capitolare dei Massari all'argento, carte GG KRAN'Ci:SCO KOSCARI E I-H SUE MONTTH 323 ma del resto è tutta rame, e, per sostituirla, si or- dina che i bagattini colle stampe usate per Bergamo. Brescia, Verona, Vicenza e Venezia, contengano 1{18 parte di argento, invece di 1|9 come avevano pre- cedentemente. Il 24 maggio dolio stosso anno 1442 13) osser- vando il Senato che , provveduto per Bergamo , Brescia, Verona e Viceiiza, nulla sia espresso per Padova, Treviso ed altro torre, determina che i mas- sari della moneta d'argento mitlcre debeant Padaam. Tarvisium, et ed alias ferras nostras a parte terre et in patriara Foro Julii^ i bagattini che vengono usati in tali siti, fatti colla Ioga fissata precedentemente, e stabilisce che i rettori delle provincio debbano in ogni pagamene» dare, per ogni ducato, almeno cinque soldi di tali monetino, e tutti gli utili sì di questa che della })recedente fabbricazione debbano essere mandati allo Sforza, che comandava le aiMui vene- ziane in Londiardia. ]ier gli stipendi delle truppe. Con decreto dello stesso giorno (^'^J s' incaricano i governatori delle entrate di riscuotere dalle [)rovincie l'equivalente dei piccoli spediti e di rifondere alla zecca il capitale esborsato, destinando l' utile alle spese di guerra. Questi provvedimenti conftn'inano che la stessa lega era adoperata per h; diverse monetine, che con tipi variati si usavano nelle provincio: bisogna dunque ricercare nel solo pes > a quali lire corrispondano i denari coniati in ([UoU'o^ìOca. A l'adova ed a Treviso erasi sempre adoperata la stessa lira che a \'e- nezia, e quindi i piccoli o denari veneziani avevano (13) R. Archivio di St^to. Smidli). 'l'erra reg. f, e. G7 t. — Capitolare delle Brocche, carte 2rt. (14) K. Arcliivio di Stato. Sr-nuto, Terra rog. T, e. GT t. — Capitolare delle Brocche, carte 29 t. 324 NICOLÒ PAPADOPOKI corso ili tutti ([liei tcn'itori. nei quali ora anclio comune la tradizione della forma concava o scifata. Infatti, tra gli esemplari che si conservano nei me- daglieri, alcuni sono di buon aspetto ed hanno la consueta quantità d' argento, altri invece sono neri e di lavorazione negletta. I primi sono quelli coniati avanti il decreto, gli altri colla nuova lega piìi scadente, ma tutti hanno lo stesso peso che supera di poco i quattro grani e non raggiungo i 4 1^2. A Verona e Vicenza correva invece la lira veronese, la quale, come fu detto precedentemente, valeva un terzo di più della vcmeziana, e quindi per quelle Pro- vincie si continuavano a coniare i denari colla croce a lunghe l)raccia, che divide a due a due le lettere dell' iscrizione, simili a quelli per la prima volta co- niati da Michele Stono, che pesano scarsi 6 grani. I territori di Brescia e della Lombardia veneziana usavano la lira imperiale , doppia della veneziana , come rilevasi anche da un documento poc'anzi rife- rito, e quindi ad essi deve attribuirsi quel piccolo assai comune che da un lato ha il leone accosciato senza iscrizione e dall' altro, fra le braccia della croce, le lettere F F D V, il cui peso, abbastanza va- riabile fra pezzo e pezzo , ha però una media di 8 grani e 1[2. È questa la prima volta che nei do- cumenti veneziani s' incontra la parola hagaitrao , che invece a Padova è adoperato sino dall' ultimo quarto del secolo XIII (^^.' ed a Treviso anche prima, e precisamente nel decreto 7 settembre 1317, in cui si ordina la coniazione del piccolo ossia hagaitino (^*^.'. (15) Vkiici G. B., Deìle monete di Palora, in Zanetti G-. A., yuoid raccnì(a di zecche e monete d'Italia. Tomo III, pag. 374. Brunacci J., De re ]\'unitiiarla Pdtariiioruìu, pag. 46. (IGj AzzoNi AvoiiAijd, lì. ]>"l!e monete di Trevicji. in Zanetti G. A., Suora raccolta, etc. Tomo IV. KRAN'CESCO FOSCARI E LE SUE MONETE Il Pegolotti, ri})ortanclo i cambi ed i prezzi della piazza di Venezia, li traduce sempre in lire e soldi di grossi, lire e soldi di piccoli o denari, ma non nomina mai i bagattini tranne quando lu il l'agguaglio fra la moneta friulana e la veneziana (cap. XXXIIlì, dove parla di bagattini ]iiccioli di A'o'.H'zia. Tu tal modo quell'esattissimo scrittore di usi commerciali, mostra che i bagattini ed i denari erano bensì una stessa cosa, ma che il nome di bagattino era ado- perato nelle vicino provincie, non a Venezia, Anche a Venezia se ne parla per la ]n-iuia volta quando si tratta di coniare i piccoli per la terra- ferma. Senza occuparmi dell'origine di (picsta parola, ne della sua etimologia, osservo solo che in Lom- bardia si usa tutt'ora Ixujai per dinotare un essere singolarmente piccolo, //fl'^a/// per siguificare un valore minimo, e nel giuoco del tarocco si chiama haf/ailo la carta più piccola : le (piali V(ìci tutte hanno la l'adice comune con har/nl/eHn. parola usata in italiano ed in francese. Alla data del IS luglio M-12 '^''\ e cioè pochi mesi dopo i provvedimenti relativi alla moneta mi- nuta per le provincie della parte di terra trcniamo inscritto, nel libro riguardante le faccende del mare, un decreto del Senato che ordina la coniazioni' di (^laurini e mezzi quatVnw per Ravenna, secondo la lega ed il modello presentato dai massari dcirargi'uto. e prescrivo al provveditore di T^avcnna, di adoperare, in tutti i pagamenti fatti in (ptei territori, tali mo- nete nella misura di un cinque per cento. Il Lazari iiella piccola moneta col Jiome ili liavenna e coli' immagine di S. .Apollinare, credette (ITj R. Archivio di Stato. Senato, ^far. reg. I, e. lUO. — Capitolare delle Brocche, carte 29 t. 320 NICOLO l'APADOPOI.l voliere il (|uattriiio coniato in quest' epoca. Però liei le sue uiemorie, che conservo manoscritte, egli giustamente si ricrede, osservando che la fattura di ([uesto pezzo, perfettamente uguale a quello coniato ])er Rovigo, li mostra entrambi incisi dalla stessa mano e battuti nella stessa epoca , che per Rovigo non si può anticipare dal 1484, seconda occupazione di cpiella città. Aggiungerò che non sarchile naturale che la zecca di Venezia, soltanto in questo caso per Ravenna, avesse messo il Santo protettore ed il nome della città, uso introdotto soltanto piìi tardi, e che il \olume ed il peso di tale monetina non permettono (li supporre un mozzo quattrino, che sarebbe riuscito tropico piccolo e troppo leggero. D" altronde la lira ed il quattrino di liavenna erano uguali a quelli adoperati nelle città di Rimini, Pesaro ed altre vicine; ma i (piattrini di quel tempo e di quei luoghi sono più pesanti e stanno fra i 14 ed i IG grani. Crederei piuttosto riconoscere il quattrino decretat) sotto Francesco Poscari in quel rarissimo nummo, che ha da nn lato la croce ornata e dall'altra il leone ram- pante senza ali, colla banderuola fra lo zampe an- teriori, il cui peso si avvicina assai a quello dei quattrini battuti nella città della Romagna ed è tale da permettere la coniazione di nn mezzo quattrino di sufficiente volume. Il quattrino a Ravenna e nelle Romagna valeva duo denari piccioli della lira usata in quelle [)rovincie, come dimostra lo Zanetti, per cui il mezzo quattrino era uguale alla 1|24() parte della lira. Sembrami poterlo identificare in quella moneta esistente nel Museo di S. ]\larco, che Lazari credette un tornese. Siccome più tardi si sono ritrovati degli esemplari del vero tornese di Francesco Foscari e di Cristoforo ^loro, con la solita croce, non si può ammettere che la zecca abbia lasciato un tipo antico e popolare, come KIÌANCLSCO FOSCARI U I-E SUD MONETI-; 327 quello del tornesc, piT ripi-euderlo più tardi. Un esemplare meglio conservato , che da poco è stato ncqiiistato dalla raccolta Bottacin, mi fa credere, tanto "per l' aspetto , quanto per il peso di circa 7 grani , eh' esso sia il mezzo quattrino desiderato. Resta ancora da interpretare una singolare mo- netina assai comune, avente sul diritto una croce patente col nome del doge e sul rovescio un leoncino e le sole lettere S M. Essa è tanto tenue, tanto leg- gera, che riesce diftìcile a comprendersi come abbia potuto essere praticamente adoperata. Xe troviamo la spiegazione in un decreto dei Pregadi del 21 giugno 144G (I8j. che abolisce 1" antico modello dei piccoli ed ordina una nuova stampa, la cui scelta affida al Collegio, ma colla stessa lega e colla stessa bontà. Lo scopo di questo cambiamento eia quello di liberarsi da molte falsificazioni che infestavano il paese, e, .sebbene non sia espresso, è facile intendere che si tratta di quei piccoli scud('llati, che si conia- vano per Venezia, e che avevano corso nei territori vicini di Padova e di Treviso; infatti questi donaretti hanno lo stesso intrinseco e lo stesso jteso dei pre- cedenti denari scodellati, sebbene seguano la tendenza comune delle monete di ([uest'epoca, e cioè \adan() insensibilmente scapitando nel peso, dacché si cer- cava di aumentare quant'era possiliile il largc^ gua- dagno, che la fabl)ricazione recava al })u1j1j1ìc() erario, essendo lo stat > travagliato da bisogni seuipre cre- scenti. Cosi finisce e scompare mia delle più antiche monete veneziane, che era stata la prima base della nostra monetazione ; ma il piccolo nummo chiamato a sostituirla era destinato a breve vita, perchè la (IH) IJ. Arcliivio di Stato. Sentilo, 'l'erra vc-j;. I, e. 195. — Cajìitolare delle Brocche, carte 31. 328 NICOLÒ PAPADOPOLI .su;i esiguità conduceva naturalmente ad adoprare il puro rame, come avvenne più tardi. Xel 18 dicombro 1453 (i^) il Senato ordina alla zecca di coniare colla massima sollecitudine, per la somma di 20,000 ducati, quatlrini, da 4 piccoli l'uno, i quali sieno spesi in tutto lo stato, ad eccezione (lolla città di Venezia, proibendo però di eccedere (j[uella somma senza autorizzazione dello stesso Con- siglio. Tali quattrini si trovano assai facilmente anche oggi, od hanno sul diritto la croce col nome del doge o sul rovescio un leone rampante senza ali, che tiene nelle zampo anteriori la spada. Servivano utilmente per avere una comune moneta nei conteggi delle vari(i hre adoperate nella terra ferma veneziana, giacche a Padova ed a Treviso valevano quattro piccoli e con tre pezzi si aveva il soldo veneziano ; a Verona ed a Vicenza il quattrino valeva tre denari di quella lira e quattro quattrini formavano un soldo veronese. Jj;i comodità, di tali monete era tanto ap- ])rezzat;i cli<' la Conninità di Verona nel 1493 ('2'^), e (1 nulla di V'icenza nel 1498 (21) chiesero al Consiglio dt'i Dieci di far coniare in zecca quattrini da tre al marchetto ed oboli da nove al niarchetto, per servire alle minute contrattazioni. A Brescia gli stessi quat- 1 lini avevano un valore doppio del bagattino o denaro locale, por cui si dicevano quattri ai-duini, nome che viene' adoperato in un decreto del 29 agosto 1458, di cui parleremo piìi tardi, ed in un contratto conchiuso in Collegio (19 ottobre 1474) (22)^ pgi- [a vendita di (19) R. Archivio di Stato. Senato, Terra reg. III. e. 92. — Capitolare (Ielle Brocclie, carte 34. (20) K. Arcliivio di Stato. Ooìistijlio dei dieci, Misti reg. XXVI, e. 3. (21) Ivi. Consiglio dei dieci. Misti, reg. XXVII, e. 183, t. (22) Ivi. Capitolare dello Brocche, e. 44. FRANXKSco FOscAKi K Li: suK moni:ti: 320 moneto fuori d'uso a certo Antonio Agostini, a cui restava vietato di spenderle, contiutto in cni sono spe- cificati i quaUì'ììi) diiiìii da Brescia ed i piz:o() caccili dal lion, le qual monede non se possnio ùi alcìuuxa pai-te del inondo spender. Data così soddisfacente spiegazione di pressoché tutte le monete di l)assa lega, che portano il nome di Francesco Foscari, una sola ci resta da chiarire, ed è (piella lavorata accuratauiente, che da un lato reca la testa del Santo Evaugolista e dall'altro una croce accantonata da quattro punti triangolari, la quale esiste anche col nome di Tomaso ]\[ocenigo, per cui ne ho già parlato nel capitolo che riguarda quel doge. Sia por l'epoca in cui fu ijitrodotto questo tipo, sia per non poterlo ad altra regione attribuire, sospettai che questo denaro sia stato coniato per la provincia del Frinii, con(jUÌstata dai veneziani pre- cisamente ai tempi di Tomaso Mocenigo. Il decreto 24 maggio 1442. riferito ])iù s()[)ra, ordina che i Masseri nostri della unnieda de larcjenti) mandare de- hiano a padoa. trerprii e n'e nllre lerc nostre da parte de tera et r:i la patria del frin' di haipitini, i ipn.a' cien spesi in, li diti In.orji. Tale dizione send)ra con- fermane che si coniassero anche pel Friuli hagattini di una stampa speciale, avendo quella provincia una monetazione differente da ([nella usata a Padova ed a Treviso: altrimenti il decreto avrebl)e semplice- mente ordinata la coniazione e la spedizion(' di un solo tipo di denari, sapendosi che la stessa lira era adoperata a. N'enezia, Pado\a e Treviso, (; che alle monete speciali di Verona e N'iconza , di Prescia e Pergamo, erasi pi'ovveduto coU'aUro decrc^to 22 fei)- l.raio 1441 ri442i. Cos'i abl)ondanti e ri[)etut:i emissioni di monete scadenti, il cui pregio era di gran lunga inferiin'(^ al valore ed al ragiruaglio collo [irinoipali d"or(j e d'ai'- 330 NICOLÒ PAPADOl'OLl gento, j'ecavano non poclii danni al commercio ed a tutti i cittadini, producondo, fra gli altri inconve- nienti, anche quello di incoraggiare le ijnitazioni e lo falsificazioni. Tu tale epoca ai volgari falsificatori, che esistettero sempre, si aggiungevano alcuni prin- cipi e governi, i quali non avevano scrupolo di co- piare i tipi più conosciuti e più pregiati e di ripro- durli con lievi modificazioni in metallo scadente , ricavando non iscarso guadagno da tale disonesta operazione. Il ducato ed il gi'osso veneziano erano stati copiati in Italia ed in levante, ma era ben piii facile imitare piccole monetine di fabbricazione molto trascurata, approfittando della negligenza che si os- serva nel pubblico di tutti i tem])i, nelle cose di poco valore. Infatti il Senato si preoccupa dei piccoli falsi che infestano il paese, ordinando nel 7 maggio 144G (23) a tutti i cittadini di presentarli alle autorità, per essere indennizzati del solo valore del rame, e chi avesse piccoli falsi e non li denunciasse deve perderli. Visto che gli altri rimedi non sono sufficienti ad estirpare il male, si decide di cambiare il tipo dei denari veneziani, come abbiamo raccontato più sopra prescrivendo a tutti di portare agli ufficiali della zecca i piccoli della vecchia forma, per avere in cambio quelli nuovamente coniati C^^). Pochi mesi dopo , 9 settembre 144G, si minacciano pene e multe a chi introduce monete false nello stato, con proibizione di far grazia, ed il decreto (^5) parla principalmente di soldi e di piccoli. Finalmente nel 15 dicembre 1454 (23) R. Archivio di Stato. Sonalo, Terra reg. I, carte IPO. — Capi- tolare delle Brocche, carte 30 t. (24) R. Archivio di Stato. Senato, Terra reg. I, carte 195. — Capi- tolare delle Brocche, carte 31 (21 giugno 144G;. (25) R. Archivio di Stato. Senato, Terra reg. II, carte 2. — Capito- lare delle Brocche, carte 31 tergo. FRAN'Ci:SCO fOSCARI i: LK SI'R MONI: II: 331 il Senato (-^\ trovando troppo miti e non adequate alla colpa le punizioni sino allora comminate, estende anche a quelli, che portano o fanno portare dall'estero monete false, le peno stabilite per i falsificatori, che non erano certamente leggere, giacché si trattava della perdita della mano destra e di tutti e due gli occhi, oltre a multe gravissime, alle quali una parte ei-a devoluta ai denunciatori. Collo stesso scopo il Senato :'28 agosto 1447) sancisce una legge '-^i secondo la quale gli intaglia- tori della zecca devono essere cittadini originari di. Venezia, per isfuggire il pericolo che i coni pos- sano cadere n(dle mani dei signori forestieri, che imitano lo monete ven(,'ziane, e poco tempo dopo (29 novembre 1447', essendo vacante il posto del- l'intagliatore delle stampe delle monete d'argento, por la morte di Gerolamo Sesto, il Collegio prescrive '-'^) che la elezione d<'bba farsi assieme dagli uftìciali della moneta dell'argento con quelli della moneta, d'oro, tanto in questo caso, quanto in quello che mancasse il maestro delle stampe dell'oro. Indipendentemente dalle falsilicazioni i danni causati da si grande copia di monete infu'iori erano tanti e cosi manifesti, che il Sonato })iù volU- no i'u compreso a sospese la coniazione dell' tino o dell'altri) genere di monetine, quando troppo si era abusato di questo ripiego linanziario. Ma si tornava a ricor- rervi sotto la pressione delle iiocessità di una giujrra lunga e dis[)endiosa, sostemita da trnpi)e di ventura. (■•it)) R. Aivhivio lii Srato, .{rr/iriu rh'J (')iiitii", l> 'liheru:iiìiii ili-l Mnjgior C^tsigliD, registro C. 11, carte 01. — Ciiiilolari! dei .Mass.iri all'argento, e. G8. (27} li. Arcliivio di S'ato. S/'ii-ito. 'l'eri-a ret;. IT. e. 13. — Capitolare delle Brocche, carte 31 t. — Capitolare «lei Masiari all'ari^eiilo, carte Gì t. (28; R. Archivio di .Stato. CiUeijin. Xotatoi-io reg. XVI, carte GG. — Capitolare delle Brocche, carte 31 tergo. NICOLO PAPAIlOrOM che smungeva lo finanze dello Stato o lo risorse del paese. Per esempio nel 23 novembre 1443, dopo sognata la pace, sperandosi tenipi più tranquilli, si proibisce la coniazione di piccoli por Brescia, Padova ed altre terre (-■>>, ma nel 13 marzo 1447, quando più urgente era il Ijisogno di denaro, si ordina ai massari dell'argento di fabbricare tremila marche di piccoli per Brescia, per ricavare 3500 ducati di uti- lità, che sono destinate agli armamenti (^h Nel 25 settembre 1451 si sosptnide nuovamente la fab- bricazione di piccoli pei Brescia "^^i). o nel 12 no- veiiibre successivo (^'^J si ordina alla zecca di far uscire in qualsiasi modo i piccoli di Jjrescia , già pronti e che non si possono spedire costà per la proibizione fritta, consegnando il ricavato all'arsenale per provviste di guiu'ra, ma nel 29 dicembre dello stesso anno si delibera la coniazione di 7000 ducati di piccoli da lìrescia, non ostante tutti gli ordini contrari '''^'^). Nel 18 settembre 1453 il Senato proi- bisce agli ufficiali della zecca di coniare piccoli da Venezia ^'^^) sotto pena di 200 ducati di multa da infliggersi dagli Avogadori del Comune : tre giorni dopo questo provvedimento viene sospeso })er ordine della Signoria (^-a» fiiTchò sia coinpletrita la somma di 18,000 lire di tali denari decretata nel 22 agosto (20) R. Archivio di Stato. Srnido, Tevr.i reg. I, carte 111. — Capi- tolare delle Brocche, carte 'J9 tei-go. (30) R. Archivio di Stato. Smnito, Terra reg. II, carte 24 t. — Ca- pitolare delle Brocche, carte Bl. (31) R. Archivio di Stato. Soial'i, Terra reg. Ili, carte 2. — Capi- lare delle Brocche, carte 33. (32) R. Archivio di Stato. Capitolare delle lìrocche, carte 33. (33) R. Archivio di Stato. Senato, 't'erra reg'. III. carte lo. — Capi- tolare delle Brocche, carte 33 t. (34) R. Archivio di Stato. Srimlo, Terra reg. III, carte 70. — Capi- tolare delle Brocche, carte 33 t. (35) R. Archivio di Stato. Capitolare delle Brocche, carte 34. FRANCESCO FOSCARI E LE SUE MONETE 3311 precedente (3^), il cui ricavato doveva essere conse- gnato all' arsenale per 1' annamonto di cinquanta galere. Giunte le cose a questo punto vi si ingerisce il Maggior Consiglio, il quale in una legge del 16 marzo 1450 '^■^'') osserva che nel tempo della guerra, e per le necessità delle terre e per le molte spese, furono ordinati e coniati nella zecca quattrini e piccoli di vana sorte, e si sono continuati a coniare anche dopo la pace, ed ora sono talmente moltipli- cati che nella terraferma sendn-a che non vi sia altra moneta se non di rame, e comincia, ad esserne infestata anche la città, ciò che è causa di questioni, di confusioni e di altri gravi inconvenienti. Per cui proibisce agli ufficiali della zecca di coiiiare quattrini piccoli senza il permesso dello stesso Maggior Consiglio, minacciando la privazione dell'ufficio, pene pecuniarie e personali, agli ufficiali ed agli stampa- tori che contravvenissero a questi ordini. Xel 20 febbraio successivo 145G (1457) (38), es- sendovi circa 2500 marche di rame legato coll'argento giacente in zecca con danno del Comune, il ^laggior Consiglio ordina di fabl)ricai-o quattrini con quella pasta e di adoperare in preparativi di guerra la utilità risultante, calcolata in 1500 ducati, e ciò solo per la materia esistente e non piìi. rimanendo ferme le disposizioni e le pene stabilito dal precedente decreto. Con siffatti provvedimenti si chiude qtiesto pe- riodo importante di storia munismatica veneziana. fStij n. Arcliivio ili Stato. Capitolare delle l!rocc;lie. carte '-'l'-'i t. OM} R. Archivio di Stato. Mugr/ior ('iinsiijlio, reg. Regina, e. 5 (. - Capitolare dei Mascari all'argento, carte liO. (38) R. .\rcliivio di Stato. Maijginr ('Diisi'f/ìio, reg. Regina, e. 10 t. "34 NICOLÒ PAPAnopor.i I\3r lungo tempo non si coniarono più dalla nostra zecca moneto di bassa lega, se non nella quantità strettamente necessaria ai l)isogni. .MONETE DI FRANCESCO FOSCA UT. 1. DiiciUo. — Oro, titolo 1,000; peso grani veneti G8 52[ot (grammi 3.659). jy — S. Marco porge il vessillo al doge FRAC • FOSCARI; lungo l'asta DVX, dietro il Santo ■ S ■ M • VENETI ]ji' — Il Redentore benedicente in un' aureola elittica cosparsa di stelle , quattro a sinistra . cinque a destra • SIT ■ T • XPE • DAT • Q • TV RE&IS • ISTE • DVCAT' • Tav. IX, N. 1. 2. Varietà. — Nel ^ FRAC • FVSCARI • ,'). Grossonr fla 8 soldi. — Argento, titolo 0,919 (peggio GO) : peso grani veneti 59 4:5[]00 (grammi 3,076). JY — Il doge in piedi volto a sinistra , tiene con ambe le mani 1' asta di un orifianima ed è cliiuso in un cerchio di perline, oltre il ([uale sporge la banderuola volta a destra • FRANCISCVS • FOSCARI DVX J^ — S. Marco di fronte , mezza figura . cinto il capo d'aureola, tiene il Vangelo colla mano sinistra, e colla destra benedice: un cerchio di perline divide dall'iscri- zione + • SANCTVS • MARCVS • VENETI • Ta\. IX, X. 2. 4. Varietà. — ,B' — Il doge in ginocchio, volto a sinistra, tiene con ambe le mani l'asta di un orifiamma, la cui banderuola, volta a destila, divide 1' iscrizione. Il dia- metro della moneta è minore e inanca il cerchio di perline FRANCISCVS • FOSCARI.... VX • FRANCESCO KOSC.AiU F, I.H SUE MONETE 335 ^ ^ S. Marco di fronte , come sopra , manca il cerchio di perline. Tav. IX, N. 3. L'esemplare del Museo Correr, solo conosciuto, è bucato e consu- mato dall'uso, per cui non pesa che grani veneti 55 (grammi 2,846j. 5. O/'OSSO o Orosscllo. — Argento, titolo 0,9-10: peso grani veneti 3<-)'J2[iOO (grammi 1,000), legge G febbraio 1420-21; grani veneti 29 72[iO) (grammi 1,538), legge 9 luglio 1429 e grani veneti 27 i"[ioo (grammi 1.402) legge 22 gennaio 1413-44. ,TY — S. Marco porge il vessillo al doge FRA • FOSCARI, lungo r asta DVX, a destra ■ S ■ M ■ VENETI • nel campo, tra le figure e l'iscrizione, lo iniziali del massaro. Jjl - Il Redentore in trono + TIBI LAVS 7 • GLORIA Tav. \X. X. 4. Iniziai/ ihi ììKismri : AP l'.S DI DZ FL LG LL MB MM ML MP Mi XC NF Zìi ZZ. G. Mezzo Grosso (2 soldi). — .Vrgento , titolo 0,949 : peso grani veneti 14 SG^i^qq (grammi 0,7G9_i. ,1^ — Il doge in piedi, volto a sinistra, tiene con ambo le mani un vessillo, la cui banderuola svolazza a destra • FRA • FOSC ARI • DVX ^ — S. ilarco di fronte, mozza figura, con aureola, tieno il Vangelo con la mano sinistra e colla destra bene- dice • S • MARC' VENETI • 7. Sohliìio. Argento, titolo 0.949: peso grani veneti 7 '<:''[ loo (grammi 0,400), leggo G febbraio 1420-21; grani veneti T^Sfioo (grammi 0,384;, leggo 9 luglio 1429 e grani veneti G 77jioo (grammi 0,350) legge 23 gennaio 1443-41. ,1^ — Il dogo in piedi tiene con ambe le mani il vessillo FRA • FOSCA RI • DVX , nel campo dietro alla figuia del doge lo iniziali del massaro una sopra l'altra. If! — Leone accosciato sullo zampe p'osteriori . tiene colle anteriori il Vangelo: la iscrizione ò (|ualcli'j 33G NICOLÒ PAPADOI'OLI volta divisa da un leggero cerchietto, che manca com- pletamente in altri esemplari "ih • S • MARCVS • VENETI • Tav. IX, N. G. liiisiaU dei massari : B T) E F F F G K M M M M N N N N N R Z S I P ];- M V M Q B L M P B C D F V B B Z Z L Z 8. Piccolo denaro. — Mistura, titolo 0,111 e 0,055 : peso grani veneti 4 80[io3 (grammi 0,248) : scodellato. ,iy — Croce in un cerchio + FRAC • FO DVX TJ.' — Croce in un cerchio + «/) MARCV w Tav. IX, X. 7. 9. — Varietà — B" — * FRA ■ FO • DVX Ij,' -_ 4« . «5 • MARCVW • Per la negligenza degli stampatori della zecca, i piccoli di questo doge, sono talvolta incusi da un lato, tal altra mancano di ogni impres- sione sul rovescio. 10. Piccolo o denaro, nuovo tipo. — Mistura , titolo 0,055 : peso grani veneti 4 1[2 (grammi 0,232) circa. ly — Croce patente in un cerchio + • FRA • FO • DVX • 9' — Leone nimbato, senza ali. rampante a sinistra nel campo S • • M Tav. IX, N. 8. 11. Quatirino per la terraferma (4 denari). — Mistura, ti- tolo 0,055: peso grani veneti 18 (grammi 0,931) circa. ^. — Croce patente, colle braccia divise longitudinal- mente in tre comparti, quello di mezzo di perline, il tutto chiuso in un circolo, attorno + • FRA • FOSCARI • DVX • ^. — Leone rampante, nimbato, senz' ali, che tiene la spada nella zampa destra anteriore, volgendosi a sinistra, chiuso in un circolo + • S • MARCVS • VENETI • Tav. IX, N. 9. FRANCliSCO KOSCARI E LK SUK MONKTE 12. — Varietà. — Nel Jy Ci-oce colle estremità ornate di ricci, simile al ^ del n. 13. Tdv. IX, N. 10. 13. — Quattrino per Ravenna (due piccioli). — Mistura , titolo 0,055: peso grani veneti 12 (grammi 0,621). jy. — Croce colle estremità ornate di ricci, chiusa in un circolo + • FRA • FOSCARI • DVX • J^' — Leone rampante, nimbato, senz'ali, volto a sinistra, con un orifiamma nelle zampo anteriori la cui bande- ruola esce dal circolo che separa l'iscrizione S • MARCVS • VENETI Tav. IX, N. 11. Gabinetto di S. M. Torino. Museo Brittannico. Conte Antonio de Lazzara — Padova. I tre esemplari conosciuti sono consumati e quindi deficienti di peso. 14. — Mezzo Quattrino per Ravenna (picciolo). — Mistura, titolo 0,055: peso grani veneti 7 1[2 (grammi 0,388 1. ÌY — Leone colle estremità ornate di ricci, in un cerchio + • FRA • FOSCARI • DVX • I^ — Leone accosciato, col Vangelo tra le zampe ante- riori, in un cerchio * • S • MARCVS • VENETI • Tav. IX. N. 12. R. Biblioteca e Museo di S. Marco. Museo Bottacin. Padova. 15. — Piccolo Bagattino per Brescia. — Mistura, titolo 0,111 e 0,055: poso grani veneti l'grammi 1,4G5) circa. ^ — Croce a braccia uguali, accantonata dalle quattro lettere F F D V 5" — Leone accosciato, che tiene il Vangelo tra lo zampe anteriori, senza iscrizione. Tav. IX, N. 13. 16. Piccolo Bagattino per Verona e Vicenza. — Mistura, ti- tolo 0,111 e 0,0.55; peso grani veneti 6 93[ioo (gr.'"' 0,309). jy — Croce a braccia uguali , accantonata da quattro 338 N'ir.OLÒ PAPADOPOLl anellini: le estremità delle braccica dividono l'iscri- zione FR AF OD VX Ij^ — Testa di S. Marco in un cerchio + • S • M • VENETI • Tav. IX, X. 14. 17. - Varietà. — Nel JY FA FO SD VX 1^- — Piccolo Bagallino pel Friuli (?) — Mistura, ti- tolo 0,055: peso grani veneti 11 (grammi 0,569). jy — Croce accantonata da quattro punti triangolari in forma di raggi, entro un cerchio, attorno >«< • FRAC • FOS • DVX • }^ — lìiisto di S. Marco, con aureola di puntini in un cerchio, attorno * • S • MARCVS • Tav. IX, X. 16. Jluseo Correr. 19. — Tornesello. — Mistura, titolo 0.1 11 e 0,0.55; peso grani veneti 14 (grammi 0,7"2-4). ,iy — Croce patente * • FRAC FOSCARI • DVX • lì — Leone accosciato , col Vangelo tra le zampe ante- riori * VEXILIFER • VENECIA-f Tav. IX, X. 16. Nicolò P.\padopolt. IRANCr.SCO FOSCARl E LF. Sl'E MONETE Opere che trattano delle monete di Foscari. '^^^■;l.\T )i;l L. A. — Anti'iuUafi'!^ itaìinr ìiiedii (fri. Mediolani , 1738-42. Tomo II, D!.^-mi. XXVII, col. 050-65-2, n. XVI. ed in Augei.ati, F., 7)^ iiiiiietii ItaìidV, etc. Meliolaiii, 17òO-jO. Parte I, pag. 48 e 49 , tav. XXXVIII, II. XVI. Schiavini F. — Obs'rrah'oiìes in r-ii'^fii^ iniiivìto-i , etc. in Ai;gei.ati , Parte I, p.ig. 283 e 2S7, n. II. C'.\:;i.i Rriìm G. R. — 7>?7/.; nni'''p /> djì!'i\ii!n7'oiie dell/; zeccJie d' Jtaìid. Aja, 17.51. Tomo I, pag. 420, Tav. VI n. VI e X. lìEi.r.iM V. — D^lì'anticn lira f-rrarfi^ di iiroxìi'ifshii. ecc.. Ferraria?, 17.'')'i, pag. fi, nota 1. — — De mtiietii JIiiHt in-'dii irr! , etc. Dissali. I. Ferrari», 175-"), pag. 101, 105 e 109 n. XXVII. XXVIII. XXIX. XXX ed in AunE- l.ATl, Parte V, png. 30 t. e 32 t. , n. XXVII, XXVIII, XXIX e X\X. — Di.-im-t. II. Ferrari;.., Hiw. pag. 133-13.5, n. IV, V e VI. DiJVAl, ET FkGi.ich — Miilìlìnif'f o.ii or qui cninpoHenl nnr. dp.s diffflrrn/fs jvirtie il II cubi net de S. M. 1' K,iip"reur. Vienna, 175!), pag. 27G. GuADEMGO G. A. — Indire delle ìitonete d'Italia raccolte ed ili tisi rate, in ."Zanetti G. A., Xnjra raccolta d -ile nionefe e zecche lì'Il'ilia. Bologna, 177.5-80. Tomo li, pag. 17(;-17.s. n. LXXXIII. LXXXIV, LXXXV, LXXXVI, LXXXVII, LXXXVIII. LXXXIX, XC. XCI, XCII. XCIII, XCIV, XCV, XCVI e XCVII. Tkkzi R. — OìH'^rr'niiiiìi t^-ynra a'i'itn- inme'e inedite d' Italia. Pa'lova, 180,S, pag. 20-30, tav. II, n. 12. Ari'El, .1. — li'>pirt irlitìn zar .\f in :':'i')'7 • dct Mttelallers inid dir ncicrii Zeit. Wien, IS.'O-2'J. Voi. IH, pag. 1127-U2S, n. 3913, 3914, 394.5. 39 Ki 3947 e 3918. ^^A^■|^" L. — Ksiììte ra/iami'n sai lilirn ddle ìaiirie dei ì'ene~iani, ecc. — E-i'^rcitazinni sci-ntifidi". e letterarie d . Dresda 18';0, Voi. II, p. IJC e 1:;7. (4) Cedola di ([nell' anno l'ol. ■_"; t. ai^osfo lU>i. ^rc>ti-e Cui. lo d'An- tonio e luestre Paolo db Koina (nyìì('T.i sono pagati per cene rrxrJli d' urr/';nt. 344 AUTLUO G. SAMBON Aìitonjo argenier del Senijor Reij e raestre de fer moneda. Nel documento che abbiamo accennato poc'anzi, o ciie riguarda l'orefice Paolo do Roma, dicesi che lui solo aveva il diritto di intagliare i conii delle monete; ma, evider.temente, il nostro Guido d'Antonio, sarà stato incaricato spesso dallo stesso Paolo, di coadiuvarlo o sostituirlo in questa carica. Nel 1442 anche Guido d'Antonio seguì a Napoli la corte aragonese. D'altra parte, venuta Napoli in potere di Alfonso, nel giugno del 1442, trasportossi ([ui la zecca, ed in un libro dell'Archivio di Napoli, intitolato: Quafernus tocius 'pecunie facte et liberale Neapolis tani aureo quam. argenteo A. M"CCO'XXXX''ll'' troviamo annotata la prima emissione della zecca napoletana: a dì A'A'A' de ottufro fa liberata de Al- fonzine doro boni de piso et de lega pezzi novecento- (piarantatre (°'. Alcuni alfonsini recano l' iniziale del nome del maestro di zecca. Tra gli esemplari da me raccolti, ve n' ha due con tali lettere ; uno con un S, che può indicare , tanto il nome di Francesco Sinier , quanto quello di Salvatore de Miraballis; l'altro con un B. È da avvertire che nessun maestro della zecca napoletana, sotto Alfonso I, ebbe nome o co- gnome colla B iniziale ; poiché , dalle notizie che ho trovato nei registri della Camera della Som- maria all'Archivio di Stato di Napoli , risulta che ]ion vi furouo altri maestri della zecca napoletana oltre i seguenti : Jacopo Piperno (1442-1450) Fran- cesco Sinier (1450-1455) , Salvatore de Miraballis (1455-1459). Questo alfonsino, colla sigla B, potrebbe quindi (5) Fusco, Annali di Xuniisìiiatica di G. Fioi-elli. su ALCUNE moneti; INEDIIE di alfonso I, ECC. 345 attribuirsi alla zecca di Gaeta, poiché, probabil- mente , quel B indica il predecessore di Guido di Antonio, che dal 1437 al 1441 diresse la zecca di Gaeta. Rimane così dimostrato; che Alfonso T, nel 1437, istituì a Gaeta la regia zecca , coniandovi, sin da quell'anno, gli alfonsini d'oro; che quegli alfonsini che recano la sigla B possono ritenersi di Gaeta, es- sendo, quella lettera, iniziale del nome del primo maestro della zecca di Gaeta, il quale, nel 1441, fu surrogato da (fuido cVAntonio ; che gli orefici, Paolo de Roma, e Guido d'Antonio, incisero i conii dell'al- fonsino d' oro e finalmente che nel 1442 , venuta Napoli in potere di Altbnso , fu definitivamente chiusa questa zecca provvisoria di Gaeta. LA CELLA ED IL REALE DI ALFONSO I CONIATI Ali AoT'II.A. G. ^[. Fusco, per il primo, pubblicò il carlino di Alfonso, coniato ad Aquila i^^*^^. 11 Lazari, nel ripul)- blicare quella moneta , noi suo pregevole lavoro : Zecche d' Abruzzo , ricordò la concessione delhi aquilana, fatta da Alfonso al Conte di IMontorio , Ludovico di Camponesco, con facoltà di battervi (6j G. M. Fi scd, InUinto ad alcune iiioiiele urto/oiiesi, Tav. I, ii. 1. 346 ARTURO G. SAMBON carlim, mezzi carlini, trentini e bajocchi. Questa con- cessione fu fatta neir ottobre del 1442. Ma nei re- gistri della Camera della Sommaria nell'Archivio di Stato di Napoli C^) rinvenni, oltre ad un riassunto di questa concessione del 1442, una seconda concessione del 1443 , che inodifìca la prima, e , finalmente , nna cessione, da parte del Montorio, de' suoi dritti sulla zecca , fatta ad Alfonso , nel 1451 , con pro- messa di pecuniario compenso. Credo inutile trascrivere qui questi tre docu- menti ; basterà darne nn sunto, soffermandoci spe- cialmente sulle notizie elio riguardano le inedite monete che descriviamo più giù. Ludovico di Camponesco, Conte di Montorio, aveva grande possanza negli Abruzzi , e contribuì molto a che la città di Aquila fosse ridotta all'ub- bidienza dell'Aragonese. Alfonso, tra i capitoli che concesse alla città, annoverò il privilegio della zecca, ed il Conte di ^lontorio si affrettò a chiedere al sovrano che gliene cedesse la prerogativa. Alfonso, che molto doveva al Montorio, accondiscese ; e, nel- l'ottobre del 1442 furono redatte le condizioni, cui il Conte doveva attenersi, nell'esercizio di quel dritto. Gli si dava , cioè , facoltà di coniare carlini, mezzi carlini, trentini e bajocchi della stessa lega di quelli coniati nella zecca di Napoli; ed il Camponesco, con questa concessione, coniò di fatti i carlini (pubblicati dal Fusco e dal Lazari) ed i trentini ossia celle che descriveremo più giù. Però, nell'aprile del 1443, Alfonso modificò le condizioni del primo privilegio, e die al Camponesco ordine formnle di fondere le celle, e di smettere il conio di qualsiasi moneta straniera al reame (pe- (7) Comune -1, f. 21. su ALCUNE MOMETE INEDITE DI ALFONSO I. ECC. 347 cunia externa). Nello .stesso tempo dava facoltà al Camponesco di coniare, ad Aquila, qualsiasi specie monetale della zecca di Xapoli , e segnatamente i carlini o gigliati ed i nuoci aragonesi. Più giù descrivo due diversi esemplari di questo reale o aragonese, della zecca Aquilana. Finalmente, come già abbiamo detto, nel 1451, Alfonso, pensando fosse assai meglio rivendicasse a se ogni diritto sulla zecca Aquilana , se ne fece fare rinuncia dal Conte di ^[ontorio , facendogli assegno vitale d'annui ducati 400. Premesse queste notizie, esaminiamo ora le nuove monete aquilane da noi l'invenute. p] prima diremo della cella, o trentino, così detta perchè pari a 30 denari , che fu coniata come già abbiamo dimostrato . tra il G ottobre 1442 ed il 6 aprile 1443. Il breve periodo in cui furono coniate queste celle, e l' ordine emanato da Alfonso per la loro fusi(me, ne spiegano sufficientemente la rarità. Ciò nonostante ve ne sono due nella collezione di mio padre, e due nel Medagliere del Museo Na- zionale di Napoli. Esaminando attentamente; i diversi esemplari di questa moneta , ho trovato che l' epigrafe del diritto era divisa a mezzo da un [)iccolo endolema, in forma di montagna, con cinque rialzi ; e questo emblema è appunt(j 1' arme d(;' Camponeschi , che hanno in campo d'argento cinque nionti azzurri. 3-18 ARTURO C. SAMEON Per maggior cliiaiezza do qui il disegno di questo stemma. Il Camponesco, adunque, non si contentò dei vantaggi pocuniarii del dritto concessogli da Alfonso, ma volle alti'esì, con ambizioso pensiero, che la mo- neta aquilana recasso manifesto segno della sua pos- sanza, fosse fregiata del suo stemma. Fu questo il primo esempio di uno stemma di feudatario, sulla moneta napolet:uìa; e conosciamo soltanto altri duo esempi simili durante il dominio aragonese; amendue su moneta di Atri ; il primo, pur troppo naturale, è fornito dai bologiiini del ribelle Giosia d'Acquaviva, il secondo ha invece maggior simiglianza col caso nostro, essendo quello dei doppi bolognini di Matteo di Capua, coniati tra il 1462 ed il 1464. Veniamo ora al reale, coniato nella zecca di Aquila dopo l'aprile del 1443. Il reale, anche detto aragonese o grassone, fa coniato por un lungo periodo di tempo in Tspagna; ed il tipo adottato da Alfonso, i' assai simigiiante a quello delle monete di Gio- vanni I d'Aragona e di Errico III. Il suo valore ora, di tre cin(|uine, ossia di grani 7 1|2. Trascrivo (]ui le notizie che ci dà, di questa moneta, un ano- nimo A-eneziano, in una Descrizione del Eegno di Napoli, scritta nel 1444 (Fcucard, Arcìi. Storico Na- Sf Ar.crNi: montti: iNi:!>iTr-: tu alfonso i. vr.c. r,io poic'/toio, anno TI) J.o (p-ossora lìafjoìiese cale XV tor- nì'se che seria niarcliiti sete e mezo (il marclietto era eguale al grano). Ma proprio è corno seria el grossoiu da Venezia e XIV firossnm Rarjonese vale el ducato veneciano. Nel 1445 la zecca di Aquila cominciò a coniare questa moneta clic coniavasi puro in Si- cilia , a Xa])oli e , come dimostreremo in seguito, anche a Lanciano. Posso produrre duo diversi esem- plari, usciti dalla zecca di Aquila: il primo ha, a mezzo dell'epigrafe del dritto, il distintivo della zecca, un'aquila; il secondo ha solo h) stemma del Conte di Montorio. ■■•:;^. %y 7-1 •' ■■■' 2 l-'O Della prima moneta cnndsno un solo c^semplare ch'è nella colloziiinc de] chiarissimo IX ]\1. \'idal. Quadi'as di Hai-cclloiia : della seconda conosco invece tre esemplari: uno nella crillezioiie di mio padre, e due nel McMlaylien; del Musco N'azionale. o.jO artcro g. sambon ZECCA DI LANCIANO (Abruzzo Citeriork). Questa zecca ò stata sinora ignorata affatto. Però le notizie, da me rinvenute ne' registri della Camera della Sommariii, addimostrano che non ei'a di minore importanza, doll'aquilaira. Riporto qui un privilegio agli ufficiali della zecca di Lanciano, con- cesso da Alfonso addì 15 ottobre del 1444. « Pro domino Francisco Sinier Magistro probe u Siclarnm Pegni Sicilie. . u Franciscus etc. et prcsidcntes etc. niagni- u fico viro domino Mactlieo pniades militi generali u tbesaurario necnon Capitaneis Universitatibus et a singularibus pcrsonis Magistrisque Siclarum huins a Pegni Sicilie citra farum et signanter in Terra a lanzani constitutis et constituendis et aliis ad u quos spectat et spectabit presentesque perve- a nerint presentibus et futuris amicis nostris ca- li rissimis salutem. Vidimus regias licteras , parvo il regio sigillo munitas propriaque regia manu sub- ii scriptas tenoris et continentie subsequentis. Al- ti fonsus Dei grafia Pex Aragonum Sicilie citra 11 et ultra farum etc. Spectabilibus ^NFagnificis nobi- li libus et Egregiis Yiris Capitaneis Universitatibus il et singularibus personis Magistrisque Siclarum 11 huins Regni nostri Sicilie citra farum et presertim su ALCUNE MONETE INEDITE DI ALFONSO I, ECC. 351 ,1 in Terra lanzani constitutis et constituendis et t aliis ad quos spectat et presentes fuerint presentato i c'onsiliariis et fidelibiis nostris dilectis gratiam et i bonam volnntatem. Scire vos volunins qiiod per i nobilem et dilectum consiliarium et Uscerium Ar- moruin nostrum Franciscmn Sinier militeni ^Fa- gistrum Prove Siclarnm Jlcgui predicte Sicilie 1 fuimus supplicati quod acteuto quod bis supcrio- ribus diebus fnerunt certa capitala et provvisioues per nostros predccessores, ^NTonctariis, cuditoril)us et aliis officialibus Side Civitatis nostre Xeapolis i confinnata concessa et data quibus Tpsi nuiltis prerogativis et gratiis fruuntur et gaudent consi- iiiileiu gratiain nionetariis et officialibus side pre- ■i diete terre lanzani concedere dignaremur cuui i miuoris non sint condicionis et in consimili mini- u storio elaboreut. Nos vero supplicationibus fami- u liarium et domesticoram nostrorum presertim Justis u gratiose admissis promaxime (|uia concessionom " monetariis et officialilìus diete Civitatis Neapolis " ut predicitur factam monetariis aliis et offlcialibus u omnium huius Regni Siclaruin fructuosam esse u putamus et sic fuit nosti'e intencionis, tenore pre- u sontis pi-edicta capitala seu provisiones cam con- u similibus gratiis prerogativis favoi'ibus et aliis ì: quibus eadem concessa fuere munetariis, cuditoribus u et aliis officialibus Side Civitatis Xeapolis conce- u dimus iu presentiaruiii Universis et singulis cudi- u toribus, inouetariis et aliis officialibus quarum- t; cumquo dicti R<';;;ii Siclarum et presertim diete « Terre lanzani. Que quidem capitula et provisiones u licet hic non inserantur haberi vfdumus prò insertis ti et specifico declaratis at eoasiinilcm vim obtiuero u volumus ac si in presentil)us nostris licteris inserta u e.ssent. Volumus tamen quod omnes et quicuniqui; .4 oflìeiales et ministri predictanun Siclarum ponantur 352 AinURO G. SAMBOX il eligaiitur et noininentiu' in dicto officio exercendo a per dictum Magistriim prove seu eius in dictis u siclis locLimtenentes et non per alios officiales seu a personas et hii tales electi et nominati predictis " gratiis, prerogativis, favoribus, et aliis in dictis u officiis contentis fruantur et gaudeant. Alii vero (4 minime potiantur eisdeni. Et quia Magister prove il predictus in Sicla diete Civitatis Neapolis viginti « quatuor uncias liabet prò suo salario, volumus a quod alias viginti (|uatuor uncias in Sicla ipsius 41 terre liabeat, adeo ut ipse maxima cum affectiono 11 in dicto officio exercendo prout *liactenus fecit se li liabeat, quas quidem viginti quatuor uncias sibi 11 de primis Introytibus aut Juribus diete side per 11 vos magitìtros Side et alios officiales diete Side 11 ad quos pertineat solvi volumus et Jubemus Con- 11 trarium minime facendo prò quanto gratia nostra 11 vobis cara est et penam mille unciarum cupitis 11 evitare. Datum Xeapoli die XV octobris octave 11 Indictionis M"OOGC''XXXX"IIII°. " Segue rescritto por l'esecuzione del Regio mandato W. Da questo documento si rileva che la zecca di Lanciano era stata aporia prima del 1444 , e che non era molto da meno di quella di Xapoli. A questa importanza della zecca di Lanciano , di cui ora, per la prima volta, si dà notizia, accenna assai chiaramente il documento stesso. Nel repertorio, poi, de' llegistri Comune delia- Camera della Sommaria, trovasi altra indicazione di questa zecca, che si riferisce ad un registro di cui non è più traccia. L' annotazione è la seguente, e sembra appunto del 1443 o 1444: Zecca di moneta (8) Archivio di Stato di Kapoli, Pririlegi della Soiiimond, voi. f. 'ir; t. e 44. su ALCUNE MONETE INEDITE DI ALFONSO I, ECC. 353 cìie si fa in Lanzano nominala aragonese e che ci è molta lega, l' ordinazione al Gahernatore che la faccia fare conforme li alfonsinì nella zecca di Napoli. Nel medagliere del Museo Nazionale v' ha un reale, che si potrebbe attribuire a Lanciano. Per mala ventura, non essendo di buona conservazione, non posso essere proprio sicuro di questa attri- buzione. Nel mezzo dell'epigrafe è un simbolo simile molto ad una lancia tra due stelle; ma, ripeto, questo esemplare è troppo logoro pei'chè se ne possa , con certezza, tenero conto. Lo stemma di Lanciano consiste appunto di una lancia tra due stelle. Si trova così delineato, in raccolte di stemmi, sin dal XVII secolo, e tutto induce a credere die fosse foggiato di questi stessi elomenti, nel XV secolo. Credo però, ora che ho avuto l'opportunità di richiamare l'attenzione su questa zecca, mercè gli inediti documenti da me prodotti, che non tarderà a venir fuori qualche esemplare più completo, col distintivo della zecca ; poiché le emissioni della zecca di Lanciano hanno dovuto es- sere moltissime e, dato anche il caso che , su tutte le emissioni, non si sia apposto il segno particolare della zecca, nuUamcno parecchie avranno dovuto esserne contrassegnate. Tutte le zecche minori ap- ponevano sulla moneta il simbolo della città ; non solo per propna iniziativa , o per vanitosa diraosti'azione dell' importante prerogativa ; ma per garanzia altresì della lega e del peso della moneta emessa. Il piccolo distintivo della zecca sarà sinora facilmente sfuggito all' osservazione , perchè si è creduto sempre che questi reali fossero stati coniati solo nella zecca napoletana. 334: AHTLHO G. SAMBON IL CORONATO DI FERDINANDO I IN ORO. Rinvenni, nell'Archivio di Stato di Milano (9), un documento abbastanza interessante per la storia na- poletana. È la relazione fatta, dagli oratori ducali, al Duca di Milano, sull' incoronazione di Ferdinando I a Barletta. Tra i ininuti particolari di quella de- scrizione, si fa menzione di una moneta d'oro, fatta coniare da Ferdinando per quell' occasione, assieme al corona/o d'argento, di cui avanza così gran numero di esemplari. Credo imitile riportare qui l'intero do- cumento, poiché verrà pubblicato, fra breve, dal mio amico, il Marchese Nunziante, che si occupa de' primi amii di Ferdinando I d' Aragona. Recherò dunque solo la notizia che riguarda la moneta, coniata in quell'occasione. Dopo aver minutamente narrato tutti i parti- colari dell' incoronazione , Fnincesco Cusano , sog- giunge : li finita la mesrja fece poi essa M.ta dare a a tuti ambassatori et prelati una moneta doro picela a fatta fare per Sua M.ta che valle uno ducato et u mezo et focene dare dargento a tuti li astanti. ìi Al ritorno poi dalla Messa, le monete d' argento furono lanciato al popolo. Ora dobbiamo noi sup- porre che Ferdinando , nei primi anni del suo regno, (egli fece coniare il ducato d'oro per la prima volta nel 14G5) abbia continuata la moneta del padre, l'alfonsino d'oro cioè, del valore di un ducato e mezzo , facendovi incidere il disegnetto della sua incoronazione ; o, piuttosto, che qui non si (9) Corr. colle poterne estere, Napoli, anno 1459. su ALrfNr: monttf: iNEnirn di at.fonso i, ree. 35'. tratti, se non di poclii (\sf'niplari in oro. tratti dal conio per l'argento, per cssore jn-esentati ai diversi ambasciatori o prelati? Sono proclive più a <[iiesta seconda ipotesi, malgrado che il Gasano, nel dirci elio questa moneta valeva nn ducato e mezzo , sombri evidentemente accennare al fatto elio essa ]ioteva correre come moneta. Sia come si voglia, è certo che col conio inciso da Francesco Liparolo, che rappresenta Ferdinando, incoronato dal Legato pontificio, Cardinale Oi'sino, furono impressi parecchi esemplari in oro, e non è difficile clic, un giorno o l'altro, se n'abbia a trovare (pialcuno. Abbiamo notizia di altre monete, coniato in qualche speciale occasione, di cui un esemplare in oro tu offerto al Sovrano. Il Fusco, nel pubblicare la graziosa monetina di Ferdinando il Cattolico, col trofeo al riverso, ri- cordò anche il fatto, die il ^Maestro delhi Zecca, Gian Carlo Ti'amontano, otiVi al l'è ed alla T^'gina due esemplari in oro: ma , di poter dedurre dalle parole del (Pisano, (die le due monete fossero di tipo perfettamente eguale. D'altra parte la mancanza di moneta aurea di Ferdinando, sino all'anno 140.5, vien sufficientemente spiegata dalla .sovrabbondanza degli allbnsini. Aurruo ('•. Samiìon. MEDAGLIA IN ONORE DI GIUSEPPE DA PORTO Il conte Guardino Collconi (l(»nava nel 1801 al Civico Museo di \'icenza una medaglia in bronzo, assai rara, della dinn-nsiono di cinquantaduo milli- metri. Nel diritto è raffigurato il busto, volto a destra, d'un individuo nel pieno della virilità, col capo sco- perto, la fronte ampia, i capelli e la barba corti e ricciuti, vestito d' una roba, che, vorrebbesi (pialili- care una toga. La leggenda, clui vi corre all'ingiro, dice: lOSEPH • PORTVS ■ COMES • VINCENTIE • Il rovescio reca la sola Aquila imperiale, sormontata dalla co- rona, senza nessuna scritta. 46 358 DERNARDO MORSOMI * * Gfiuseppe Porto, o meglio Da Porto, usciva da quel ])atrizio casato vicentino, la cui nobiltà molto antica yi onora d'una serio d'uomini illustri nelle scienze, nello lettere e nelle armi. Tra i più insigni, vissuti nel secolo XVI, voglionsi segnalare: Leonardo, il cui nome va raccomandato aiicora a un rarissimo scritto sui pesi , sulle misure e sulle monete degli antichi romani ; Luigi, l'autore delle Lettere storielle e della Giulietta e Romeo; e Ipjiolito, il fortunato guerriero agli stipendi di Cai-lo V, ch'ebbe la destrezza di far prigioniero, nel 1547, Grianfederico, duca di Sassonia. ìòì parecchi individui della famiglia parla con copia di particolari il Marzari, storico vicentino del se- colo XVI : ma del conte Giuseppe , a cui fu pure conteiuporaneo, non fa nemmeno parola (i). Eppure il conte Giuseppe fu de' cittadini più attivi , che promovessero nel secolo XVI lo splendor di Vicenza. Dell' anno della nascita di lui nessuno ha la- sciato notizia alcuna. L'iscrizione, incisa sulla pietra sepolcrale della Chiesa , oggidì sconsecrata , di San Biagio, recava soltanto l'anno della morte, avvenuta rS novembre del 1580 (2). Ma questo millesimo basta a sfatare il giudizio del conte Giovanni Da Schio, che fissava le prove della rara operosità dell'egregio pa- trizio all'ultimo ventennio del secolo XVK^J. È chiaro che il valente erudito confondeva insieme piir indi- vidui d' identico nome, appartenenti allo stesso ca- sato, moltiplicatosi già al tempo di cui si parla, in (1) Marzaui, Histofia di Vicenza, Lib. II. Vicenza, 1590. (2) Bakiì.\kano, Historia Ecclesiastica di Vicenza, Lib. V, piig. 139. Vicenza 1761. — Faccioi.i , Musaeuiii Lupidarium , Pars I , pag. 205 , n. 30. Vicentiae, 1776. (3) Da Schio, Memorahili, Msc. nella Biblioteca Comunale in Vicenza. MEDAGLIA IN ONORE DI GIUSEPPE DA PORTO 359 pareccliie fcimiglie. Il nume del conto Giuseppe, figlio di Girolamo (*), associasi, del resto, la prima volta ai ricordi di uno spettacolo, dato nel 1539 entro l'ampio cortile del suo palazzo, residenza oggidì del conte Col- leoni, per opera della Compagnia della Calza sur un teatro di legno, architettato dal Sorlio (^) ; incontrasi quindi sul frontone del palazzo, eretto da lui in Vi- cenza su disegno del Palladio nel 1552 (C) ; appare tra i fondatori dell' Accademia Olimpica , istituita nel 1555 dal fiore dei letterati vicentini (''): s'anno- vera tra i cittadini preposti nel 1505 alla direzione degli apparecchi immaginati dal Palladio, in occa- sione di publdiche fi'ste (^i : leggevasi fino al 1834 sur un caminetto murato in una stanza del suo palazzo palladiano n(d 1572 . ott anni avanti la morte (^ . ^Mecenate d'artisti, il J)a Porto fu largo di protezione al Palladio, al Riccio, a Paolo Vero- nese , al Zelotti e al Vittoria , eh' esercitarono per lui la sesta, lo scalpello e il pennello (^'^). Dire in quale anno si coniasse veramente la medaglia, non è cosa, di cui s"al)bian le })rovc. Che il Da Porto morisse nel 1580, non v'ha, comò s'è (4) Maghini, Meinnrie ^n Amlrea Pnììaiw, pap;. 29-t. Padova, 1845. (5) Beccanl'Voi.i, Tutfn I" d ìnnn ricf.iitin': vedove, maritate e domcìle. 1539. — Magki.m, op. cit., pag. 15 e p:ig. x, nota 22. (6) Magkim, op. cit., p.Tg. 295. (7j Magkini, Il Teatro Olimpico. Padov.i, 1847. (8j Da Schio, op. cit. — Magrini, Memorie inforno Andrea Palladio, pag. 70. (9) Da Schio, op. cit. — ToKSiEiti, Ducri^ione delle architetture , pitture e sculture di \'icen:a, P. II. Vicenza, 1779. (10) ToRNiEiii, op. cit., pag. 80. — ■ Da Schio, op. cit. — Magrini, op. cit., pag. 330. 360 BERNARDO MORSOLIN veduto, alcun dubbio. Ne il fatto dello spettacolo, datosi sai teatro, architettato dal Serbo, lascia ugual- mente dubitare elio nel 1539 fosse già uscito dagli anni dell'adolescenza, per non dire anche della gio- vinezza. Il che fa ragionevolmente congetturare che la nascita dovesse risalire all'entrare del secolo XVI, o, se vuoisi, all'ultimo scorcio del secolo XV. Questo fatto e le sembianze del busto, che rivelano come ho detto, un uomo nel pieno della virilità, non bastano però a far indovinare in che tempo si co- niasse la medaglia. Ho già detto che il rovescio reca 1' aquila im- periale con l'ali aperte, sormontata dalla corona. Di primo tratto parrebbe quasi che quell'emblema do- vesse essere lo stemma della Simiglia. Nulla di men vero. L' Aquila e il titolo di conte , scolpito nella leggenda del diritto, ricordano invece \in fatto non indegno di nota, compiutosi nel 1532. Sanno tutti che l'imperatore Carlo V, tenendo il patto, strotto con Clemente VII il 1530 nella solenne incoronazione a Bologna, moveva il novembre del 1532 da Vienna in Italia. Nel passaggio a traverso il Vicentino intrattenevasi, com'ebbi altra volta ad avvertire, in Sandrigo presso i Sosso e poi in jMontecchio Maggiore, ospite dei Gualdo. In queir occasione conferiva il titolo di conte a parecchie delle patrizie famiglie di Vicenza •'11). Fu tra queste la famiglia dei Da Porto, il cui diploma è dato da Bologna il 14 dicembre 1532. Tra i privilegi, concessi a ciascun individuo, era quello d'innestare all'arma di famiglia l'aquila bicipite con l'ali aperte (i^). Tutto fa credere pertanto che la me- (11) B. MoRSOLiN, Un episodio dp.Ila vita di Carlo V. Venezia, 1884, {Archivio Veneto, Serie II, Tom. XXVII, p. llj. (12) u Goncedimns er impartimur, ut dimidiam aquilani bicipitem co- li loris nigri alis expansis in aureo, sen croceo campo snpra haereditaria et MEDAGLIA IN ONORE DI GIUSEPPE DA PORTO 361 daglia in onoro di Giuseppe da Porto si riferisca così nella leggenda del diritto, come nell' emblema del rovescio, al diploma imperiale. Io so bene che il privilegio del 1532 fece mon- tare in tanta boria i nuovi Conti da provocare , in capo a quattro anni, due solenni deliberazioni, prese nel Consiglio della Città, Tuna il 27 maggio del 153G, l'altra il 17 giugno successivo, per la prima delle quali vietavasi a ciascuno ed a tutti d'assumere il nuovo titolo, e modiflcavasi per la seconda quel rigore, con- cedendosene l'uso a quelli, che ne avevano avuto, in precedenza, il privilegio da' Principi esteri : ma non mi è noto che il conte Giuseppe Da Porto seguisse in questo l'esempio degli agnati Francesco, collate- rale della RepubbHca di Venezia, e Leonardo, il celebre autore del trattato sullo monete, sui pesi e sulle misure dell' ai^tioa Poma, i quali rinunzia- vano entrambi, noi 1Ò3G, por su e discendenti al privilegio imperiale, e no avevano lodi dall' austera Signoria di Venezia (i^i. E quand'anclie si potesse sospettare che il Conte Giuseppe rinunziasse, come Francesco e Leonardo, al privilegio imperiale, man- cherebbe di corto ogni argomento a provare che la medaglia s'improntasse entro lo spazio di quattro anni corsi tra il ló32 e il 153G. Buono ragioni trag- gono, invece, a congetturare che il conio si lavorasse alcuni anni più tardi. Della medaglia non fanno cenno alcuno nò gli scrittori di cose vicentine, nò i genealogisti dei Da Porto. La conoscenza ì; dovuta interamente al u gentilitia arma et insignia vestra deforre ot go-^tare possitis et valeatis. u Dat. Bononiae dio xiv mensis deoombris, anno Dai 1532 )•. ToMASIM, Genealogie Vicentine, Msc. in lì. C. (13) luK Muniripnln Vicentiniiin . paj:. rs'i.l e sec;!;. Vicentiap. ]T Milliurio Fiiiio^lrc ineililo. Estratto dal- V Eiiciclop'J'liii Conlcinpir.iW'i di Fano, Irfóó. — Maseiti Liuu, Antiche Colonne Milliari della Via Fla,n'itiu da f'anliaiio a lì i mini , Fano, Tip. V. Pasqualis, 1870. (Cj Amiam, Tomo 1, pag. 110. ('i) Idem, Tomo I, pag. 140. (8; Idem, Tomo I, pag. 351. 3G8 GIUSEPPE CASTELLANI inservibile e il 12 ottobre fu deliberato di costruirlo di nuovo all'Arzilla (9j. Tale costruzione venne intrapresa sol- tanto nel 1476 alli 8 di agosto. Nel 1477 i lavori furono visitati da un tal Jacomo Ingegnere da Chioggia e prose- guirono fino al 1481 ; furono poi ripresi nel 1486 e 1488. Ma la conformazione della spiaggia rendeva e rende tuttora difficile il mantenervi un porto qualsiasi quando questi non abbia una difesa che valga ad arrestare i detriti e le ghiaie rotolate dal Metauro che i venti di Levante spingono inces- santemente ad interrirne la bocca (10). Questa difficoltà volle risolversi rn modi diversi e a seconda del parere di uomini sia pure insigni nell' idraulica, ma che male potevano ac- conciare le loro teoriche alla realtà delle cose , mentre una soluzione forse la si sarebbe avuta e la si potrebbe avere raccogliendo il tesoro di osservazioni fatte dai pra- tici e aiutando la natura invece di porle ostacoli inutili. Dalle somme ingenti finora spese nelle varie costruzioni del porto si sarebbe potuto ottenere come risultato la formazione di un seno semi-naturale che potrebbe por- gere sufficiente sicurezza alle navi. Il fatto sta che anche il porto costruito all'Arzilla con gravissima spesa, mafput ìivpeìisa, come lasciò scritto Antonio Costanzi che fu uno dei soprastanti a detta fabbrica (H), nel 1491 era reso presso che inservibile, tanto che in detto anno si fecero nuovi lavori più vicino alla città e nel 1495 il Consiglio generale deliberava alli 24 di agosto di condurre al porto 1' acqua del Metauro per mezzo di una grandiosa condottura sot- terranea che venne cominciata a costruire a circa quattor- dici chilometri dalla città e che esiste tutt'ora, servendo a (0) Ho tolto queste notizie dal Sommario dagli Atti Consif/ìiari (hiJ JS9S al 1741, esistente nell'Archivio Municipale, Sezione Amiani N. 4, e dallo Spoglio incompUto della Segreteria Comunale di Fano nella .stessa sezione al !N. G. (10) De Cuppis PoMni.io, Sulla Fisica Generale del Bacino di Fano. Nella llivigla delle Marche e dell' Umbria, 1866, Distribuz. V, pag. 709 e seguenti. (11) OviDius, de Fastis cum duobits Coinmcniariis, Venetiis, Mcrcc- i.xxxvii, cai-. Ids. MEDAGLIA DEL PORTO DI FANO 369 portare l'acqua al molino della Sacca e venne chiamata la Traforata. Tale opera non venne proseguita perchè la spesa sarebbe stata addirittura enorme: e cosi nel 1497 si facevano ancora dei lavori all'Arzilla. Nel 1556 Pietro Cillc da Venezia, architetto chiamato dal Consiglio fin dal 1553, fece i;n progetto di Porto e vennero quindi Sabha Martino da QuintavcHc e il fratello di Aliivigi architetti a riconoscere i siti per procedere al nuovo la- voro. Intanto per provvedere ai mezzi il Comune aumentava l'imbottato e si faceva prestare denaro e legnami dall'am- ministrazione della Pia Azienda del Ponte. Il 30 di Giugno il Comune fece celebrare un officio di messe nella Chiesa di S. Salvatore per propiziarsi Iddio, essendosi in quel giorno cominciato il lavoro del Porto e il taglio dei pali nella Selva del Ponte: il 7 di settembre dopo un'altra messa solenne al Duomo, cui assistè il Magisti-ato e il Consiglio, si die principio a porre i pali all'Arzilla. IMa l'aiuto divino invocato colle solenni cerimonie ecclesiastiche mancò anco a questa nuova fabbrica che in breve ebbe la sorte delle altre. Quindi nuovi progetti, nuovi studi, e istanze alla Corte Romana. Il Cardinale Rusticucci Fanese tanto si adoprò che fece incaricare nel 1591 Lorio Lori architetto della Camera di Roma di fare un nuovo progetto e si tolse l'im- pegno di ottenere dal Papa noi 1595 la facoltà di spendere in tale opera venticinquemila scudi: ma lo preoccupazioni destate dal male contagioso che imperversava in Lourbardia fecero rimettere la cosa ad altro tempo ('2). Quando Clemente Vili, che era nato a Fano, passò nel 1598 dalla sua patria per recarsi a Ferrara non man- carono i rappresentanti del Comune di palesargli a il solito desiderio o l'antica inclinazione della città di porre mano alla fabbrica del Porto n n:!). ]<]gli accolse l'istanza incari- cando Don Mario Farnese di riferirgli in proposito, e, siccome il reforto fu favorevole, destinò per architetto il celebre Giovanni Fontana. Ma non doveva toccaro al pontifi- (12j AmiaM, T. II, pag. L>:i'.J. (13) Idem, il., pag. 211. 370 GIUSEPPE CASTELLANI caio di Clemente Vili la gloria o la sventura, come meglio aggrada, di far gettar via al pubblico di Fano parecchie decine di migliaia di scudi nella fabbrica del porto e le ragioni le riporterò colle parole stesse dello storico Amiani : u Nel mentre, che medita vasi l'incominciamento del Porto, comparvero ordini di Roma al nostro Consiglio trasmessi con lettera di Maffeo o Matteo Barberini Chierico di Camera, colle quali s' incaricava di por mano alla fabbrica del Ba- luardo, altre volte disegnata fuori la porta di S. Leonardo, per cui spedivasi a questa volta l'architetto Giovanni Fon- tana da Ferrara. Ma, o fosse la mancanza del denaro, o fosse la sopraggiunta disgrazia della peste, che nella Lom- bardia faceva grande strage, per cui i Magistrati dovettero attendere con assidui provvedimenti e con guardie a spen- dere il denaro per la salvezza della città, non fu in que- st'anno (1600) né l'una, né l'altra di quest'opere pubbliche incominciata. Tanto più si raffreddarono i vogliosi del porto a por mano a quell' opera , perchè fattosi il ripartimento della guerra da Roma intrapresa ^ler ricuperare il Ducato di Ferrara, toccarono a Fano milleduecento scudi da pagarsi in capo all'anno al Tesoriere della Marca; oltredichè in tale occasione si vide ciò, che in casi simili nascer suole nelle città; la diversità de' pareri tra i cittadini, i quali tutto giorno nuove idee rappresentavano intorno al Porto n'impedì ap- punto l'esecuzione: vma parte di essi per una lettera scritta al Consiglio da Cesare Porta, il quale spacciavasi architetto della Corte Imperiale, desiderava il Porto all'imboccatura del fiume Arzilla. Al contrario Roma col parere degli In- gegneri romani comandava, che si fabbricasse vicino alla città, anzi sotto la Rocca, e questo sentimento era il più accetto al Pubblico : con tali dispareri il Consiglio final- mente rivoltossi all'esercizio delle opere pie v (14). E cosi invece del porto fabbricaronsi chiese e conventi ! (14) Idem, ib. pag. 240. MEDAGLIA DEL PORTO DI FANO 371 Con questa rapidissima rassegna siam giunti all'epoca nella quale cominciò ad incarnarsi l' idea del Porto che col nome di Borghese, doveva poi costruirsi. Per q-aalche anno il pubblico Fanese fu distolto dall'occuparsi del porto senza però perderlo di vista; di modo die quando nel 1610 una forte inondazione distrusse i moliui, il Comune, che ne ri- traeva hxrgo utile, si accinse a fare un canale o Vallato che conducesse l'acqua del Motauro fino in città pel servizio dei molini da rifarsi e per introdurla nel nuovo porto. Nel 1G12 lo scavo del canale era quasi compiuto , ma essendovi dei dubbi sulla giusta sua livellazione e sulla possibilità che le acque vi scorressero, fu inviato a Fano Girolamo Rainaldi da Ferrara (^15) architetto del Popolo Romano coli' incarico di eseguire la livellazione del Val- lato, di architettare i nuovi molini e sopratutto di occu- parsi del porto. L'invio di questo architetto, al quale si deve il progetto e la costruzione del Porto Borghese, si ottenne ad istanza di Galeotto Utfreducci da Fano, cameriere segreto del Papa. Ho nominato (galeotto Utfreducci che ha parte princi- palissima in questo negozio del porto e credo opportuno dirne qualcosa. Nacque egli nel 156G in Fano da Giuseppe Ufifreducci discendente dalla nobile famiglia omonima che ebbe già la ("15) L'Amiani lo dice da Ferrara: in varie iscrizioni e atti è detto Romano: anche il Cantl' nell'indice di uomini illustri, unito alla Sturiti Unirersale nel volume della Cronnlofjin , lo dice lioiuano e vissuto dal l.j7(> al 165.5. Fu buon architetto e la molteplicità delle opere da lui con- dotte meriterebbe forse uno studio. Dopo costruito il Porto Borghese fa anche al servizio del Duca di Parma. Sono disegno del llainaldi, in Roma: la facciata di S. J[aria Maggiore, l'aitar maggiore della Cappella Paolina, la facciata di S. Andrea della Valle e l'aitar maggiore di S. Gi- rolamo della Carità; in Bologna: le volte di S. Petronio e la chissà di S. Lucia, ora Palestra Ginnastica. 572 GIUSEPPE CASTELLANI signoria ili Fermo. Fu col Nunzio Pontificio in Francia e coll'ambasciatore Veneto a Costantinopoli: poscia entrò nella casa del Cardinale Borghese, che poi divenne Papa col nome di Paolo V. Da questo fu fatto cameriere segreto e Canonico di S. Maria Maggiore e tenuto caro sommamente tanto che ne ottenne molti favori e privilegi pel suo paese natale. L' ab. Evaristo Francolini raccolse alcune notizie intorno all' Uffreducci (10) senza però accennare affatto alla sua maggiore benemerenza verso la patria, quella cioè di avere ottenuta la costruzione del porto. Giova qui ricordare una curiosa leggenda tramandataci dal Gasparoli (l'^j. Quando rUffreducci trovavasi a Costantinopoli un u Indovino arabo gli predisse che un cardinale, il di cui Arme era composto di un drago e di un' aquila, doveva esser Papa e far lui grande di ricchezza e di dignità: onde considerando che questi poteva essere il Cardinale Borghese pose ogni sua industria per entrare nella di lui corte, come gli sorti fe- licemente. ;i L'Uifreducoi istituì sei benefizi nella Cattedrale di Fano dove una iscrizione commemorativa posta sotto il suo ri- tratto a cura del nipote Giuseppe ne ricorda la vita e le larghezze, ^lovì nel 1643 e fu sepolto a Roma in S. Maria Maggioro, dove pure lo ricorda una iscrizione (1^;. Nel carteggio conservato nell' Archivio Comunale di Fano mancano disgraziatamente le lettere dell' Uffreducci dalle quali avremmo potuto trarre molte notizie e carta- ceo (1(5) Ct^iini biof/rtifici deìl'Abùafe Gaìeottr, rifrfducci Fnnesf Canon (li S. Maria Maggior/; in Roma di E\aristo Ab. Fuancolini, Fano coi filli di Giovanni Lana 1857. (17) Gasparoli Fkakcesco, J.e glorie di Fano ahbozsate negli illustri suoi Cittadini et esposte ai propri fìgìi per eniuìacione e stimolo alla rirtìi. ^Fs. nell'Archivio Mnnicipale, Sez. Amiani N. 39, pag. 102. (18) Ambedue queste iscrizioni sono riportate dal Francolini nell'o- puscolo succitato e credo inutile riprodurle. Riporto invece Y iscrizione onoraria che lo ricorda nella Tav. VI, àeWalbo Albriziano chlta Colonia Fanese che conservo presso dime: Galeot. Uffreducci, post multa itinera cum vuncio apostolic. in Gollia , cum veneto oratore in Bizautio, inter priinos cubicul. e ninnerò participantiitiii , D. Marie Majoris Basilica' canonicus, patr. caihlis opt. nicr. obiit Romae an. 1643 detatis anno 77. MEDAGLIA DEL PORTO DI FANO TlTS mente di non poco interesse. In compenso, per una combi- nazione fortunata vi si trovano due volumi di lettere originali indirizzategli dal Comune con molti documenti e varie annotazioni di suo pugno e qui ebbi a spigolare lar- gamente come si vedrà (lOj. Dissi che il RinaLli o Rainaldi fu inviato a Fano per la interposizione dell' Uffreducci : infatti appena giuntovi egli scrive all' Uffreducci rendendogli conto delle accoglienze fattegli dal Magistrato, della visita fatta al Vallato dove u di già passa dentro rac(|ua ;i e soggiungendo: « Circa al l'orto ho visto un sito tanto bello che paro che la « natura l'habbia fatto per un teatro da edificarvi il Porto , dove « vi ho disegniate un uovo capace e sicuro et con fondo in ina- « niera cli3 vi , potranno entrare anco lo Galere bisogniando , et < saria di tanto utile non solo a questa Città, ma ancora da qui « fino a Roma perchè la strada Flaminia dà decapo qui : bora sto « facendo le piante et il scannaglio della spesa e subito che sarrò « a Roma verrò da Lei a dargli conto del tutto.... » A tergo di questa lettera datata li 27 maggio 1612 1' Uffreducci annota : « Lessi questa lettera a N. S. che ne senti gusto grande et « mi disse sentiamo prima la relazione del Architetto et poi or- « dinaremo che si facci il porto. » Ed egli non perdette tempo, ma scrisse subito al Ma- gistrato di proporro in Consiglili la costruzione del porto (19j Uno (li r[ue:^ti volumi venne compreso dall'egregio Mons. Zonglii nel rionlinamento dell'archivio antico di Fano tra i rej^istri al X. "21. Vedi: Mons. Aurelio Zo.ngiu, Repertoria di-ìì' antico Airliirio Cniniiiuik di Fano. Fano, Tipografìa Soncnniana 18SS a pag. .'511. L' altro vohnno lo rinvenni nel Carteggio e precisamente tra le minute di lettere al N. 4 descritto nel sudd. repertorio a pag. 37.3. Questo volume è stato scucito e manca di molte lettere. 371 GirsnppF, castixlani suggerendo di denominarlo Porto Borghese a fine d'ingra- ziarsi maggiormente il Pontefice. Il Consiglio prese tale deliberazione li 7 di giugno con grandi acclamazioni es- sendo sorti in piedi tutti i Consiglieri gridanti : placet, placet (20). Il IG di giugno la Comunità inviò all' UfFreducci il disegno del porto ed egli a tergo annota: « La Città mi manda li disegni del porto del Braccioli e « quello dei molini da farsi nella Città del Rainaldi.... mi manda « anche il disegno del Porto di Gir.'"" Rainaldi et dice oh' io « debba impetrare da N. S. le tre gratie per fare il Porto ; ma io « otterrò quello che il magistrato mai pensò per maggior bene- « ficio della Patria. » Con successiva lettera del 29 luglio la Comunità gli scrive circa le varianti arrecate alla località e al disegno del porto e anclie qui apprendiamo da un'annotazione del- l' Uffreducci clie a il parere fu di X. S. et del Card. Serra u elle il Porto si facesse sotto le mura acciò il mosclietto " lo potesse guardare, r) E finalmente il 4 di agosto egli scrive al Magistrato una lettera per dire che ha superato tutti gli ostacoli e quindi il Porto ])\\ò considerarsi come cosa fatta. Riproduco la lettera nella sua integrità perchè da essa apprendiamo ciò che si chiedeva e come fece F Uffreducci ad ottenerlo (2lj: « Te Deum laudamus , faranno cantare con una process."" « gen.lc , et con una ]\Iessa solenne prò gratiar. actione con « campano, trombe, tamburi et tiri d'artiglieria; et la sera per « una volta tanto li soliti fuochi nella Piazza per una tanta gr.a « ottenuta dalla S.'' di N. S." che la nostra Città possi fare il « Porto con li assignam.'' che al suo luogo dirò. Io quando « considero, che la Patria nostra bavera tra pochi mesi un Porto, « trasecolo , et per allegrezza non capisco in me med."'" Ve- « nerdi informai in persona et doi Prelati della Congr.ne « che mi restavano d'informare ; et per assicurare tanto maggior- « mente il neg.° procurai che nella Congreg."^ si disse la pro- (20) Atti del Consiijìlo 7 Giugno 1G13 e lettera del Magistrato al- l' Uffreducci. (21) Si conserva copia di questa lettera nel voi. 2-1 dei reg. e. 289. MEDAGLIA DEL PORTO DI FANO 375 « posta di trovare il modo da fare il Porto a Tano già deliberato « nella Cong."'^ de Cam.'' che ai facci con particip."" et consenso « di N. S. : fu discorso lungam.''-' et variam,'" et in fine fu con- « eluso, che la Cam/" Ap.lica non haveva il modo da farlo né con- *. veniva per ciò agravare Io stato. Ma qn.do si lesse poi il « Mem.'*-' in nome della n.ra Città esibendosi di farlo lei tutta la <•< Gong."* concorse a dare la comodità , et a farci tutte le gratie « adimandate nel Mem.''^ che sono la Panetteria , il denaro de- « corso per gli Utensili de' Corsi, et quella portione che ci tocca « applicata al pagam.'" de frutti delli 32[m scudi che in altra « man.''" non potevamo mai liberarci, et in q.sto modo non liave- « remo che fare con la Provincia della Marca: Havemo doi emo- <■< lum.'' del Archivio et della foglietta et ritornaremo il pub.'"" <( n.ro P.rone delle tratte ciò è delli 17 boi."' per rubbio. Si compu- « teranno tutti q.sti utili et q.l ohe mancherà poi per compim.'" « delli 1700 se. per li frutti delli 32[ui se. haveremo da N. S.''^' « tanta tratta delli grani della n.ra Com.tà. Per 1' estintione una « proroga di 32 anni sopra il dan.""" della fabrica. In questo modo « la n.ra Città non viene agravata né nel q.no della carne 'né in « cosa nissuna ma reintegrata di quel e' haveva jierso. Se da « prin.pio havessimo offerto alli Cam.'' di volere fare noi il Porto, « il neg." non caminava cosi, che ci haverebbono dato le leggi a « modo loro. Intendo che l'Iustrom. si facci tra il n.ro pub.*^" et il « Rainaldi acciò in ogni tempo la Città n.ra possi mostrare il * suo D.nio. « Mandarano adunque una facoltà libera in pers."" del Signor « Amb.," Signor Agente et mia per poter fare tutto q.Uo biso- « gnerà : Daranno conto a X. S.'- dell'allegrezza fatta et lo rin- « gratiarano di cosi bella gr.a, il med.'"" l'aranno con l'Ili. mi B(or- « ghese) , e Serra come anco col Sig. Santarelli degno di ogni « gran dimostrazione: Il Sig. Amb.""'' si è portato valorosam.'" con « molta diligenza et con grand.'"" affetto , et il med."'" ha fatto il « n.ro S."" Agente (22) « Si come il Porto sarà d'utile et di rip."° al pub.<^° et al pri- « vaio n.ro, così ciascheduno deverebbe fare allegrezza in casa sua « con mettere i lumi alle finestre et faro aparire la Città n.ra tutta « gioconda et risplendente: La Cong.ne dopo liaver aprovato et « concesso qn.to si è adimandato ha voluto per tanto maggiorra.''= « favorire la Città n.ra rimettere 1' essecuzioue et ogni altra cosa « nella persona del S. Card.'" Serra per il carico che tiene di (22) Ambasciatore del Comune ora il Capitano PairJolfo Carrara e Agente Grefjorio Amiani. 376 GIUSEPPE CASTELLANI « Thes.'" Gen.''' per poter fare passare li chirografi da N. S. et « come quello c'ha portato q.to neg.° dal pr.pio che sono hormai « tre anni insino al fine. Laus Deo et li bacio le mani che il Si- « gnore Iddio li feliciti. Di Roma alli 4 d'Agosto 1612. « D. VV. SS.'- M.'° Ill.'-i « Umili.'"" Servo « Galeotto Ufkredccci ». La notizia portata da questa lettera fu accolta in paese con giubilo grandissimo e il Consiglio votò 1' erezione di una statua di bronzo a Paolo V. Giacomo Rinalducci, che era già stato ambasciatore del Comune a Roma, cosi ne scriveva all' Uifreducci li 9 agosto (23) ; « . . . . non so dirle altro se non il gusto eh' ha sentito la « Città tutta della rissolutione del porto con 1' aiuto per trovare « il denaro et ogniuno fa a gara di lodare la bontà et benignità « di N. Sig." di cosi segnalata gratia et in conseguenza l'amore « di V. S. 11."'-' verso la sua patria, che di questo negotio è stato « il primo motore et 1' ha ridotto con molta patientia nel ter- « mine che si trova al p.nte. Papa Clemente ch'era nato in questa « città eh' era in obligo di fare qualche servitio di rilievo , non « fece niente rispetto a quello ch'ha fatto Paolo Y in diverse oc- « casioni , et con questa g.ra del porto ha obbligato di maniera « tutti che ne terranno perpetua memoria.... » « Questi mercanti di « Pesaro sono in gran scattura (?) per la rissolutione del porto, « et di già molti cominciano a pensare a' casi loro et di trasmi- « grare a questa volta: questi giorni adietro s' è fatto un gran « scaricare di pali per il porto di Pesaro. Qui si fa un novo ma- « gazzino di legname da un tal Vignola mercante ricco con dis- « piacere dei paesani. Hoggi ho inteso che s'è preso in affitto la << casa per il Rinaldi che è quella di Paolo del Theologo altre « volte del sig. Pompilio Cuppis.... > Lo coso erano spinte con tutta rapidità, le difficoltà finanziarie più gravi erano rimosse, le due Congregazioni dei Camerali e del Buon governo avevano dato voto favo- (23) Reg. 24, e. 239. MEDAGLIA DEL PORTO DI FANO 377 revole, ma l'UfFreducci non aveva finito il suo compito perchè altre difficoltà ed opposizioni per parte delle città vicine e specialmente di Ancona, sorsero ad ostacolare l'impresa. E da prima comparve uno scritto di Tarquinio Pinauro Pinaoro Anconitano di cui una copia manoscritta trovasi tra le lettere indirizzate airUffreducci. E intitolato: Parere di Tarquinio Pinaoro Anconitano - scritto - a Mons. Negusanii Referendario Apostolico - per il Porto e traffico mercantile disegnato farsi nella - Città di Fano sua patria, - e porta la sottoscrizione: Di casa in Roma li xvii di ottobre 1612. Con questo suo parere il Pinaoro cerca di dimostrare 1' inu- tilità e il danno della costruzione di un porto a Fano. Perchè dirigesse questo scritto a Cristoforo Negusanti (2tj Ponente di Consulta e Referendario apostolico è ignoto. Il fatto è che il Pubblico Fanese ricorse subito, 4 no- vembe 1612, all' Ilffreducci che al solito fa questa annota- zione a tergo della lettera : « La Città mi scrive dulia scrittura fatta dal Pinauro Anco- « lutano che mi diede da sudare perchè oltre le buone rugioiii sue « apparentissime era fomentata da p.sona e' liaveria polso: con « tutto ciò superai ogni cosa ed altre difficoltà che non voglio « dire, né meno 1' ho scritto mai al Mag.to. » La persona e' haveria polso si sussurrava fosse il Duca d' Urbino che vedeva di mal occhio la costruzione di un porto a Fano a scapito di quello di Pesaro. Appena queste voci giunsero all' orecchio del Duca egli scrisse a un con- sigliere Emilio, che non so chi sia, una lettera per giusti- ficarsi di questo dubbio. Questa lettera originalo trovasi nel carteggio dell'Ufi'reducci e credo opportuno riprodurla perchè sommamente onorifica per l'Uffreducci stesso della citi 1)6- nevolenza sembra fosse desideroso il Duca (''^•">J: (24) Cristoforo Negusanti viveva in Roma insieme all'Uffreduoci ed era ancli'esso Cameriere secreto di Paolo V, e Keferendario titriusqiie signalurce. Il Pinauro gli avrà indirizzato il suo scritto sperando forse in qualche sua gelosia con 1' L ifreducci , ma nulla ci fa credere che il Negusanti si prestasse a intralciare l'opera dell' Uflfreducci. (26) Rcg. ii, in fine. 378 GIUSEPPE CASTELLANI « IL DUCA D'URBINO « Molto Mag."^" dilett.'"° n.ro. Si è inteso che in Fano si va « assai pubblic.'"' dicendo die alcune scritture uscite fuori per dis- « suadere la fabbrica di quel porto sono state fatte d' ord.' o al- « meno con saputa n.ra, il che n'è dispiaciuto infinitam." parendoci « che si voglia dipingere per persona interessata chi con q.ste vie « cerchi d' impedire gli utili d'altri, e partic.'*^ quelli di q.Ua Città, « il cui benef." è desiderato da noi come il proprio 7i.ro. Per tanto « vogliamo che siate con l'abbate Uffreduoci dell'amorevolezza del « quale sappiamo quanto posiamo prometterci, con dirli che se « havesse inteso cosa alcuna del soprad.'' si assicuri sopra la « parola n.ra esser falsiss.° poiché desideriamo infinitam.''* che il « desid." e la speranza di quei cittadini habbia intiero effetto se « bene dubitiamo assai del contrario, essendo q.l sito tale, che « per simili cose sarebbe necess." di pensare a i moli perfetti, la « spesa de' quali si sa dove ascenda, ma a questo tocca di pensare « ad altri. A noi dispiace di non poterceli aiutare con le cose di « qua come faressimo se non havessimo per le mani il rifacim.'" « del Porto di Pesaro come sapete, a che ci troviamo non per « molta speranza, che ci sia di far cosa buona; ma per non lasciar « mem." che nei di n.ri sia affatto andato in rovina e che non « habbiamo procurato di lasciarlo almeno come fu lasciato a noi: « Tutto questo direte all'abb." acciò se n'havesse sentito parlare nel « modo toccato da principio sappia la pura verità; et sentendone « parlar di nuovo ne faccia cortesia d' affermare ciò che da noi « se ne dice, che affermarà il vero , e si prevaglia di noi come « può liberam.'" fare : State sano. Di Caste) d.'" a 10 di Nov.^ 1612 « V.ro. Fra\.'=" M. II. fuori « Al molto mag.<^" dilett."™ n.ro II Cons." « Emilio. « Roma ». Non ostante questa lettera l' Uffreducci consigliò il Comune a inviare due ambasciatori al Duca per dimostrargli che il porlo a Fano non era una novità e questi ne ripor- tarono altra lettera piena di benevolenza. Ma non finirono qui le difficoltà. Ancona non poteva rassegnarsi a vedere costruito a Fano un porto che poteva toglierle qualcosa e giocò l'ultima carta toccando un tasto JIEDAGLIA DEL PORTO DI FANO 370 sensibile assai per la corte romana e per tutti in genere i governi, quello fiscale e finanziario. « Mons. Lancilotto » (è l'UfFreclucci che scrive questo dietro alla copia del Memoriale che consegnò egli stesso al Papa) « Gov.re di Ancona scrisse come fece anche la Città a N. S. clie « il Porto di Fano darebbe danno alle dogano di quella Città et « già li doganieri cominciavano a parlare di diffalchi : queste « lettere havevano messo sossopra tutto il negotio per l' interesse « della Camera Apostolica e' ha li assegnamenti d' Ancona per il « Monte Pio ricuperato et per altri monti ancora: ond' io mi ri- « scisi dare il presente memoriale a X. S. che lo lesse tutto in * mia presenza nelle stanze di Giulio 2" in Belvedere dove era « andato dopo pranzo : piacque tanto il mem.'>= a S. B."'' che di suo « pugno fece il rescritto al Card.'" Serra: et insomma q.'" mem.'" è « stato causa che si è fatto il Porto a Fano. Laus Deo. » Il Memoriale veramente non è un capolavoro, ma sic- come ribatte bene le ragioni accampate contro la nuova fabbrica e, o bene o male scritto, raggiunse lo scopo per cui fu redatto, giustizia vuole che lo si riproduca : « Beat."'" P.rc, « La Città di Fano desidera far il Porto per introdurre un « poco di neg." per benef." di quella gioventù otiosa, et per assi- « curarsi dalli contrabandi che ne segue la liberat.'' da' Comm.''' « sopra i fr.iudi che rovinano la povera contadinesca che se ne « fuggi poi in altri stati lasciando inculte le possessioni con danno « notabilissimo de' privati. Non intende la d." Città di ricever « altri vascelli che quelli che ricevono li porti di Senigaglia et « di Pesaro dove hoggi fanno scala tutte le mercanzie che ven- « gono da Venetia a Roma per esser luogo più vicino in quel « mare Adriatico a Roma, da Fano in poi, ch'è il più vicino di «; tutti gl'altri luoghi, et per fuggire ancora il pericolo di 50 miglia € di mare che sono da Pesaro in Ancona, che in un hora si leva « la fortuna in quel mare. Il Porto di Fano non darà mai danno a « quello d'Ancona di un quattrino ne per le mercantio che si ca- « ricano a Venetia per Roma nò per quelle che vengono di Le- « vanta et in spetie di Ragusi. Se si carica alle volte a Venezia « qualche mercantia per Ancona ò per servitio di Ancona terri- « torio et della Marca solamente, et in questo caso ancora il Porto « di Fano non darà mai danno a quello d'Ancona, quale si non « viene danneggiato da quello di Sinigaglia più vicino 15 miglia « di quello di Fano, eccettuatone li contrabandi de' grani , molto 380 GICSF.PPE CASTKLI.AXI « meno lo danneggia a Pano. Se la S.''' V/" vorrà certificarsi di « questa verità potrà ordinare che si mandi alla Dogana , che si « pigli informatione da' mercanti che fanno venir roba di Venetia « et dalli mulatieri che giungono ogni ora in Roma che delli 100 li « 90 vengono da Pesaro con mercantie di Venetia et passano con « li muli carichi sotto le mura di Fano. D'Ancona a Roma si paga « maggior condutta ohe non si fa da Pesaro a Roma et meno si « pagarà da Fano a Roma. Le mercantie di Levante faranno « sempre scala in Ancona et per la bontà del Porto capace di « ricever navi et altri vascelli grossi et per trovarsi Ancona prima « di Fano si che il Porto Borghese non incommoderà né danneg- « giara mai quello d'Ancona d'un quattrino. Insomma il Porto di « Fano tanto danneggiarà il Porto d'Ancona come fa hoggi quello « di Pesaro come è stato benissimo considerato dalle Sacre « Cong."' de' Cam." et de bone Reg."" Et in caso che per fortuna « o altro accidente capitasse nel Porto Borghese Vascello di Le- « vante la Città di Fano sia tenuta di dire al p.rone del Vascello « che se il carico è per Ancona debba andare a fare la sua scala « in quella Città. Quando non si facesse il Porto a Fano sarebbe « grandissimo danno di quella Città c'ha speso per condur l'acqua « del Metaro 17[m. scudi 'la qual spesa sarebbe stata frustatriva « inutile et dannosa perchè non comportava fare una tanta spesa « per li moliui solamente. « i7 novembre 1612. « Galeotto Uffreducci ». Letto questo memoriale il Papa di suo pugao vi scrisse: a Al Card. Serra perchè ne parli con N. S. al quale pare a die la città di Fano abbia levato ogni di/flcoltà. r E dopo (j^uesto rescritto non eravi luogo a dubitare ulteriormente che il Porto non si sarebbe fatto. Era troppo chiara ed esplicita la volontà del Sovrano perchè altri si attentasse a fare nuove osservazioni. Con tutto ciò qualche accenno ad altre ostilità più o meno velate lo troviamo nelle pre- ziose annotazioni che l'UfFreducci faceva sulle lettere a lui dirette. A tergo di una lettera del Comune delli 16 di- cembre 1612 scrive: « La Città loda che io non habbia contradetto nella Congre- « gazione alli architetti. Il rijjiego e' havevo acciò si facesse in « tutti i modi il Porto a Fano era la parola ferma havuta dal « S.' Roberto Primo Dep.''° et Thes."''^ Sec.'» di N. S. che voleva « fare tutta la spesa di sua borsa et voleva godere per 20 anni MIPAni.IA D! L PORTO DI FANO 381 < il Porfo. o vero che la Citfà lo rimlior^a-^so un tanto l'anno con- « tentandosi per li fratti l'utile del Porto detrattone quel ch'oggi « cava la Città dalli suoi datii et gabelle, et mai lo scrissi a Fano., « né meno ne parlai con persona vivente. » E a tergo di altra lettera del 28 dicembre : « Il Bargoni non approvava il Porto por il med.'"" interesse « accennato da me nel 2" libro (ohe marna) et dimostrava mo- « versi per benef." dela Camera, ma li messi al pelo il Jladerni •■ che lo chiarì benissimo in tutto duo lo sessioni fatte inanzi al « al S/ Card> Serra che voleva v' intervenissi io sempre : la << causa non voglio dire per rispetto di X. S/" che me 1' ha « prohibito. » Poi venne i[ualo]io dissenso col capitano Pandolfo Car- rara mandato Ambasciatore dal Puljldico di Fano a Roma perchè pareva all' [Tffreducci che egli tirasse le cose in lungo per aver agio di stare a Roma a spese del a povero pub- blico n per sbrigare i negozi suoi partic^olni'i. Il fatto sta che l'istromento col (|uale venne appaltata l' intera costru- zione del porto all'architetto Rinaldi fu stipola to li 16 gen- naio 1G13 e il 25 stesso mese fa stipolato l'altro istroriionto col quale si contraeva, un ilobito di 32 hioghi del Monte delle Comunità per la fabbrica stessa ^-<\'. Subito dopo il Rinaldi si portò a Fano e pose mano ai lavori. Ai deputati e al Comune impazienti o snlleciti di veder compiuto il porto pareva che i lavori andassero assai per le lunghe e ne fecero sovi'ute lamento a Roma al Cardi- nale Serra. Ai primi di luglio i lavori erano soltanto od appena iniziati a detta del Comune e il Rinaldi a sua giu- (26) Lettere di P.iiidolfo Carrara iiell'Arcliivio Comunale di Fano. Carteggio Anibusciatori ed Oratori, busta 15. 49 332 (iIUSi;PPE CASTELLANI stificazioue indirizzò al Cardinale una lettera lunghissima che si conserva nel carteggio del porto {-"i). Questo documento è ricco di notizie curiose e interessanti e vai la pena di riprodurlo anche per la sua originalità : III.'"" ut li:"" Sr et P.ron mio Col.,""' « Ho ricevuto una lettera di V. S. 111.'"-' nella quale mi scrivo « che l'opera del Porto dormo et che da un poco di cavamente « in fuora del resto sta come quando io mi partii di costì et che « li SS/' Deputati si dolgono che non si lavori. In risposta darrò « ragguaglio a V. S. IH. ma del tutto e vedrà che non si dorme. Il « cavamento è fatto, tutto spianato al paro dell'acqua con maggior « profondità di quello che si era presupposto , et non solo si è « trovata l'acqua al piano del mare, ma tre palmi prima. Quanto « al far delle provisioni, se io havesse speso a conto della Città « haverrei concluso subbito il tutto, a qual si voglia prezzo , ma « perchè va a conto mio mi bisogna assottigliare la borsa , et « questa opera non è in Roma che in doi giorni si trovarla tutto « quello che si vele, fu poi risoluto di mandarmi tanto tardo che « in cosi poco tempo non si è possuto far tutte le provisioni. « Questi SS.'' sono usati a fabricare un paro di stanze, et quando « hanno fatto provisione d'una fossa di calce et una cotta de mat- « toni hanno fatto ogni cosa, ed il simile si pensano che si possa « fare di questo Porto. Ma V. S. 111. ma si assicuri che finirò « l'opera nel tempo promesso, perchè condotte che sono le materie « subbito si pongono in opera et non vi sono agetti né lavori « di stucco, ma solo muri massicci. Delle provisioni sono fatte « l'infra.tte : et p." fatto fare a Ravenna un instrom.''^ da scolare « l'acqua dalli fondamenti, et ordinatone un' altro ; un partito di « 300 carri di calcina dieci miglia lontano , et doi altri partiti « quindici miglia lontano , et di già si è condotta al porto una « gran fossa piena, et se ne va cocendo dell'altra ; si sono appal- « tati tutti li mattoni che bisognano et già ne sono cotti doi for- « naci e si vanno cocendo delli altri quali sono viciniss.'"' al porto « et nisi tempo da ponerli in opera li farò condurre p.cliè di « presente m' impedirla il luogho delle provisione : ho comprato « quantità d' arbori e fattone far travi, tavoli et travicelli da far « ponti p. li fondamenti , et si son fatte doi grande cappanne p. « li operarli, et queste cose non si trovano a comprare alli ma- « gazzini ; et hanno pur veduto che sono doi mesi che dentro e « fuori della mia Gasa non si fa altro che segare e squadrare (27) Carteggio del Porto. Busta I, N. 101. MKDAGLIA DEL PORTO DI FANO 383 « legni. Ho fatto condurre da Eimini tutti li picconi, pale, mazzo « et altri ferrara.'' p. tutto il bisognio. Subbi/o die venne la reso- « licione che si ponga in opera la pietra del monte Soriano soi- « t'acqua, ho appaltata tutta la pietrara la megliore, et si cava et « si conduce. Ilo anco stabilito con li scarpellini il prezzo della « scarpellatura et si lavora et se ne fatta una mostra di tre file « al porto quale riesce belliss.'"-' Et ogni prencipio ha delle dif- « ficoltà e massime a questa pietra qual si conduce p. una calata « tanto erta, che li bovi non vi possono resistere et ho supplicato « li vicini et fattili pregare dalli SS."'' Deputati che mi diano un « passo p. un stradello nella lor possessione con pagargli quanto « volevano, et non s' è possuto far niente et uno de" SS." Depu- « tati mi ha detto che non ci pensi et che io facci fare delle sliscie « di modo che m'è bisognato a mie spese far accomodare la d.'-' ca- « lata con mazze di ferro et altro con molta fatica et lio anco « latte le d.'" sliscie altrim.'' li bovi non possevauo condurre la « d.'" pietra, et a tutte queste cose ci ha voluto del tempo. Di più « havevo di necessità di doi barche p. doi giorni p. piantare quattro « pali in mare et ne pregai li padroni con pagargli quanto vole- « vano, mi hanno tenuto un pezzo in parola che me le haveriano « prestate, et p.chò lo barche erano del proprio del Grillo et deli « parenti, insoma li SS.'"' Deputati me intimorno un decreto fatto « nella loro congregaz."" che io dovesse provedermi di barche a « Pesaro o a Senigaglia et io feci subbito l'ubedientia ma non si « è possuto far niente, et sapevano benissimo loro elio dal Stato di « S. A. non si puoi sperare un sospiro p. servitio del Porto di Fano, <"< et gli dissi elio il simile credo che loro farriano p. il porto di < Pesaro, et uno di loro mi rispose che farriano ogni cortesia p. « servizio di S. A. , ma intanto p. servizio di N. S. et p. loro « proprio interesse non si è possuto haver niente con li denari « di modo che mi è bisognato far fare una barca a Ravenna et « in tutte le cose mi bisogna far cosi. Il p. giorno che arrivai a « Fano mi vennero incontro trombe et tamburri, et mi furono of- * ferti da tutti li miracoli, e poi la va cosi. Mi diedero una casa « che all'incontro vi erano tre froUoni di fornari, et sotto un ferrare, « et incontro alla camera la stalla della posta con le montagne di « stabio, con le sboccate parole delli vetturini tre hore avanti giorno, « et a capo del mio letto un muro sottile dove vi era attaccata la sina- « goga delli Hebrei. Ho fatto tante volte instanza d'un altra casa et « mai ò stato ordine, et so ho voluta altra casa mi ha bisognato « con infiniti stenti sborsar del mio se. 70 e pigliar una casa tra < li christiani a ragione di se. 50 di questa moneta, et mi hanno « detto di restituirmi quanto pagavano p. quell'altra casa ma non « si è mai visto niente, come anco del farmi esonte dala macina del « grano per gii operarli, mi fecero scrivere a V. S. 111.'"'' che haver- « riano data soddisfatione et non ho veduto niente. Hora V. S. HI.'"' 384 GlLSKPl'E CASTELLANI « consideri se mi fanno venir voglia di starci volentieri. Quanto « alU -pali havcvo fatto il partito delli zappini ma li SS/' Deputati « mi dissero risolutam.''- che non ci volevano altro elle la Rovere « et li capitoli non mi sforzano a questo. Hora che si sono pian- « tati li pali per saggio è subbilo comparso uno homo da Cin- « goli molto tempo desiderato et portato da molti di Fano, et non « so p.chè, al quale gli diedi la nota delli pali acciò in essa mi « desse l'adimandita del prezzo. Li SS.'' Deputati fecero subb.'" una « Congregai. "" et mi chiamorno , dove mi dissero che era venuto « quest'homo et offeriva bona robba e haveria fatto buon partito, « et io gli risposi che mi piaceva ma che ancora non mi haveva « data la risposta alla mia domanda, loro mi dissero che l'haveva « data et uno di essi me ne mostrò la copia, dove che a me parve « cosa strana che altri havessero da fare li fatti della mia borsa « senza che io ne sappia niente. Et l'offerta era di se. 2 di pavoli « il palo condotti a fiumicino et altri cinque ne dimandava un « altro della portatura sino a Fano, et li voleva consegniarne una « parte a 7bre 1614 et il resto a 7bre 1615 di maniera che erano « 6 mesi dapoi il mio tempo , et io gli resposi che il prezzo e il <■< tempo non facevano p. me et non si fece altro. Li SS.''' Depu- «. tati trattorno tra di loro che il mercante deputi per suo homo « uno che trattava per lui, et p. me si deputasse uno delli SS''' De- « putati et quel che essi dichiaravano io ci dovesse stare , et mi « vennero subito a trovar tre di loro con proporrne questo par- « tito, et che il mercante se ne contentava, et io gli resposi che « non ne volevo far niente et gli offersi undici baiocchi il piede « che di tanto havevo fatto partito delli zappini. Et p.chè non ho « accettato il partito loro, si partirono desgustati et gli soggiunsi « che poiché loro volevano fare il partito mi sgravassero dalli « Capitoli la partita delli pali e poi gli pigliassero a che prezzo « volevano. Hora questa medema nota delli pali 1' ho mandata a « Venetia, in Sohiavonia, a Ferrara, in tre luoghi della Marca, in « Ancona et in Regnio , nelli quali luoghi ho tenuto correspon- « denze, et chi me farà meglior partito a quello strengerò , et se « non havesse trattato in più. luoghi haverrei fatto errore a attac- « carme col primo , et non fuggie l'hora poiché delli pali non « veu'è quella prescia che vi è nelli muri ohe hanno da far presa, « ma il palo subbito piantato ha fatta la sua presa, et in tre mesi « e mezzo al più si pongono tutti in opera. L'altre monitione s'at- « tendono a condurre al Porto da più bande , et se non mi fos- « sero legate le mani nelli capitoli che nel raccolto e nelle ven- « demmie potesse comandare all' opere , si farria più , et quelli « pochi che vengono bisognia haverli con gran preghiere ; ma « passati questi giorni si darrà dentro et p.chè 1' opera venghi « megliore di quanti ne sono in questo golfo, sono andato a Ve- « netia p. finire di vedere tutti li porti e trattare per pali, ferra- MEDAGLIA DEL PORTO DI FANO 385 « menti et instromenti da cavar sott'acqua , et in sette giorni mi ■< sono spedito ot tra tanto 1' opera è andata avanti p.chè vi ho « lasciato mio fr.Ilo a sollecitarla il quale l'ho levato da Ferrara « dove era soprastante alla fortezza acciò assista a quest' opera. « Et se di quanto ho scritto V. S. 111."'-' vorrà chiarirsi si è il vero « la supp/" (sen'è servita) di mandare questa medema lettera alli « SS.'' Deputati che da essi sentirà se vi è cosa in contrario. Però « V. S. III.'"' non deffidi di me p.chè ho piii fretta io de ritornare « a Roma che li fanesi de veder fenito il porto, et si assicuri che « in tutto quello che mi sono obbligato , voglio che in ogni cosa « vi si trovi avvantaggio, et p. fine la supp.'^^" a escusarmi della « lungha diceria di questa littera ma p. disingannare V. S. 111.'"* « d'ogni cosa che gli è stato scritto, non potevo scrivere manco ; « cosi che prego il S.'-' Dio che conceda a V. S. III.'"" ogni cou- « tento et a me pacientia con tanti SS."'' Deputati. « Di Fano li 11 LucjUo 1013. « Di V. S. 111.'"» et R.""' humiliss.'"" et obbligatiss.'"" ser."" « HlKRONIMO RaI\A[,DI. » Non tutte le cose dette dal Rinaldi erano completa- mente vere. Il cavamento del porto, ad esempio, non poteva essere già fatto, dal moiiionto clie soltanto ai 20 di no- vembre del 1G13 uscì il seguente editto relativo al suo cavamento. « Douendosi finire il caliamento del Porto Borghese, che si « fa di nuouo in terra ferma nella Città di Fano , vna parte da « cauarsi sopra acqua e d'altra sotto, e in oltre da cauarsi dentro « il mare tra le palificate sotto acqua ; si notifica a tutti quelli che « voranno attendere a detto cauamento, che si vogliano ritrouare « per tutto li venticinque di Decembre prossimo a Fano , doue « dall' Architetto di detto Porto gli sarà mostrato il tutto ; E clii « farà meglior partito gli resterà la ditta opera , dando però « sigurtà idonea. « Dat. ili Fano, li 'JO Novembre Kìl.'i. » La slampa di (questo editto e 1' intaglio dello stemma del Cardinal Serra fatto da nn ^laestro Antonio orefice costarono scudi imo e nuvdjilacinqxic baiocclii i;^'^). Tra paren- (28) Fabbrica del l'orto, N. 2. È un piccolo quaderno co.si intitolato: Ad(Ti 20 settembre Idi:!. In questo libro sarà notato da me Castruccio 38G GIUSEPPE CASTELLANI tesi osservo che questo intaglio non è certo un gran bel la- voro. Comunque il Rinaldi si giustificasse pel momento, non riusci meno vera l'accusa d'imperizia poi che egli si accinse alla costruzione di un porto senza tener conto delle circo- stanze e condizioni di cose che potevano rendere inservibile l'opera sua come di fatto a poca distanza di tempo la resero. Artisticamente , prospetticamente e tecnicamente anche se vuoisi, astrazion fatta dalle circostanze di cui non si tenne conto , il porto era bello e poteva soddisfare le giuste esigenze del Pubblico che si era impegnato in una spesa soverchiante di tanto le proprie forze. Per dare un' idea della figura e dimensioni del porto costruito dal Rinaldi ne riporterò la descrizione datane da un contemporaneo, Pietro Xegosanti nel suo: Compendio deirilislorie della CUlrale lingra- ziando 1' Uffreducci del suo suo-frerimcnto delibera di f ir coniare una medaglia da gettarsi nelle foinlamenta del porto proni fieri aolct in simiìiì)}/^ cflifiriix jn'lihì icix a perpi'tua memoria del pontefice Paohj Y. dandone l'incarico al predetto abbate T^ffreducci e rimettendosi al giudizio e prudenza didlo stesso circa alla qualità, al modo, alla forma e al numero, L'Uffreducci commise subito l'opera al Sanquirico, che era U)io dei migliori incisoi-i del suo tempo, e chiese al Rinaldi il disegno del porto per poterlo riprodurre nel rovescio. Egli glielo inviò con lettera del 11 maizo IHl.'J raccomandandosi: u che lo faccia pe-rsona. che distingua u bene il tutto et cerchi di faro che ne siano a oi'dine che tesiiiii ')0 il in. e.,, e i pali furoro pagati in meilia Ilo parili rnnu. iiiciitro ora costano L, 40 oiroa. Tenendo conto di queste cifre si vedrà clir imn ho esagerato ragguagliando la spesa a ioOiOiK» Uro ossia non raddop- piando nemmeno l'effettiva spesa sostenuta. ;)00 GiT'SF.ppr: CAsrnr.t.ANi u. per il prencipio d'Aprile si possino inviare qua, perchè u avanti che passi fuora tutto il d." mese d' aprile voglio l; con l'aiuto del S/" Dio mettere la p." pietra . . . . n La premura del Rinaldi era proprio fuori di luogo perchè, come vedremo, la prima pietra fu posta un anno più tardi. A.Ì 13 di giugno il Comune ringrazia l'Uflfreducci della notizia datagli che la forma della medaglia era compiuta od era riuscita di soddisfazione del Papa. Ed eccoci alla quistione finanziaria. Il Comune, che votava allegramente spese colossali come quella del porto e quella di una statua in bronzo, all'atto pratico si trovava imbarazzato per trovare i pochi scudi necessari a pagare la medaglia. E alli 7 di luglio, nello scrivere all' Uffreducol che mandi quanto prima le medaglie perchè si sta per dar principio ai fondamenti, soggiunge : « . . . . per q\iesto effetto basterà che siano di puro metallo « senza inargentarle. Dell'altre poi da donarsi a S. S.''' et altri ci « riportiamo alla prudenza sua se le parerà di farle inargentare o «. no, non restando poro di dirle in q.'" proposito che (p. quanto « ci dice il S.'' Rainaldi Architetto) il Popolo Romano med." nella « fabbrica fatta idtimam.''^ ha donato a N. S. le medaglie di bronzo < schietto et da S. S.'-' ò stato assai commendato questo modo. Che « quando a Lei cosi paresse sarebbe di molto rispai-mio all'erario « del nostro povero pubblico grandemente esausto. » Pei denari necessari il Consiglio il giorno stesso aveva autorizzato i signori Priori a valersi di 27 scudi lucrati nella vendita dei luoghi di Monte avuti pel porto e a pre- levare il resto dal fondo delle spese straordinarie. Intanto il Comune pregava 1' Uffreducci a significargli a quanto ascenderebbe la spesa totale. L' Uffreducci a mezzo di An- tonio Negosanti fece sapere che la spesa ascendeva a qua- ranta scudi, ma che non si potevano per ora toccare i 27 scudi sui quali si faceva conto e il Comune di rimando pregava 1' Uffreducci a u non voler abbandonare per questo .: l'impresa ma seguitarla alegramente, che hora che si sa a la quantità della spesa non mancaremo procurare di trovar a modo di bavere il denaro o rimetterlo quanto prima sarà MEDAGLIA DI;L PORTO DI FANO 391 u possibile, n E infatti il 22 agosto il Depositario del Comune pagò a Giuseppe Uifreducoi quaranta scudi perchè li trasmet- tesse allo zio Galeotto, ciò che egli fece poco tempo dopo. In- tanto il Comune si raccomandava che le medaglie venissero spedite subito per u. gittarle in quel poco di fondameato - che si sta per fare per prova, n Le medaglie arrivarono finalmente il 21 novembre e il Magistrato Comunale ne scrisse all' UfFreducci cosi : « Meutre eravamo in Consiglio aspettando il numero, il « S.'' Giuseppe ci lia mandato la scattola con le medaglie e con « quella occasione le habbiamo fatto vedere a tutti i consiglieri « che v'erano, che è stata cosa di molto gusto. Ne ringraziamo « infinitamente l'amorevolezza di V. S. E.'"' et non mancaremo « distribuirle secondo l'avviso suo. » Qui la mancanza delle lettere dell'Ufifreducci è proprio da lamentarsi, perchè avremmo potuto sapere il numero preciso degli esemplari e quindi il loro costo e la distri- buzione che ne venne fatta ; se ve ne furono in oro e in argento o soltanto dorate e inargentate. Lo notizie locali portano a credere, come vedremo, che ve ne fosse qualcuna di argento, ma non suno certo pervenute fino a noi, mentre una dorata appartenente alla Collezione Kirsch di Monaco fu venduta a Milano nel 1888 3-^j. La medaglia riprodotta in testa a questo articolo da un bellissimo esemplare originale della mia collezione ha un dia- metro di 58 millimetri. Al dritto evvi il busto del pontefice con camauro e mezzetta volto a destra con la leggenda cir- colare: PAVLVS • V • BVR&HESIVS • RO • PONT ■ MAX • A • D • (32; Impresa di rewlila in Ilaliu di Giir.io Sa.mko.n. Catal(iì< PORTV • BVRGHESIO • A ■ FVNDAMEN • EXTRVCTO • Nel campo superiore in due linee il nome della città- COL • IVL • FANESTRIS • Altro esemplare simile a questo si conserva nell'Archivio Municipale di Fano: quello della Collezione Hirsch citato di sopra era pure identico e identica è la descrizione che ne dà l'Amiani (33j. Il Venuti (31) invece descrive due medaglie che diver- sificano alquanto. La prima ha il busto del Pontefice a capo nudo con piviale : la leggenda del dritto e la leggenda e rappresentazione del rovescio sono identiche a quelle de- scritto. L'altra ha il busto del Pontefice col camauro come nel nostro; la leggenda invece è: RAVLVS V- BVR&HESIVS • ROM • PONT • MAX • AN • IX • Nel rovescio evvi il diseguo del porto senza lo mura: la leggenda circolare è: COLONIA • IVLIA • FANESTRIS • e nel campo: PORTVS • BVR&HESIVS • Anche il diametro di queste due medaglie non corri- ponderebbo perchè il Venuti le assegna al suo modulo 2 che è di 64 millimetri : ciò forse dipende dal non aver moduli intermedi tra il 2 ed il 3 che è di 51 millimetri. Sarebbe invece interessante conoscere se il disegno del porto di questa seconda medaglia sia uguale a quello da me riprodotto. Il diseo;uo, come vedemmo, fu dato dal Rinaldi stesso fin dai principi del lavoro ed esso non riproduce che le linee generali e rudimentali dell' opera. Da ciò si deduce che tutti i miglioramenti, e specialmente la loggia, furono introdotti in seguito a completare l'idea primitiva più mo- s (3i5) Tom. 11, pag. 258. (31) yiiiiiiijiiatd Itomanorum Ponlificuni praestantiora a Marliiio V ad Jienedivtmn XiFper EoDUi.riuNUM Venuti Cortonensem auctu ac iìlu- siruld. RouiEe mdccxliv, Ex Typograpliia Jo. Baptistae Bernabò et Joseplii Laz;;arini: pag. 213 N. XXIII e XXIV. MEDAGLIA DEL PORTO DI FANO 393 desta e semplice. Infatti se la loggia era in progetto, sarebbe stato naturale di farla figurare nella medaglia dove avrebbe fatto assai buon effetto contribuendo a dare all'insieme un aspetto grandioso e monumentale. Pochissime rappresentazioni grafiche, o per meglio dire nessuna dettagliata e precisa è giunta insino a noi dell'opera del Rinaldi per giudicare se il rovescio della medaglia la riproduce esattamente. Tuttavia in una stampa raffigurante •[Ducato cL Urbuw dello òtato Ecctcjiojhco. la Città di Fano, che io possiedo e che non so a qual libro abbia appartenuto (35) e che dovrebbe rimontare ai primi anni del secolo scorso, e' è la veduta del porto che so- miglia molto al diseguo della medaglia e ho ijuindi creduto opportuno riprodurla. Attualmente poi del Porto Borghese non resta, come dicovo in principio di questo articolo, che la loggia ora chiusa e adibita ad uso di magazzeno. La darsena venne ristretta per dar luogo al jìorto e al canaio co- (35) Le dimensioni di questa stampa mi fanno supporre che possa appartenere a un' opera storica e geografica edita a Venezia nel secolo scorso di cui io posseggo ijualdie vohuuc. 394 GIUSEPPE CASTELLANI struito nel primo quarto del secolo scorso. Sulla fronte della Loggia sonvi gli stemmi di Paolo V , del Cardinale Bor- ghese e del Cardinale Serra. Sul fregio a grandi caratteri sta scritto: PORTVS BORG-HESIVS. I due pilastri di mezzo hanno sul capitello, quello a destra, lo stemma di Mons. Cuc- cino Grovernatore di Fano e l'iscrizione: M. A. Cuccinus, liomunus, ut. S. li. Guber.; quello a sinistra, 1' arma del Comune e la scritta: Senalus Popìdusquc Fanesler. Neil' intorno della loggia havvi un altro stemma di Paolo V e una iscrizione che ricorda il completamento del Porto nel 1619 (BO). La cerimonia della posizione della prima pietra tante volte annunziata come imminente non ebbe luogo che il 31 maggio 1614. Questo ritardo mi fa credere che non si trattasse più della prima pietra del porto ma bensì della loggia. E questo è confermato dal Gasparoli (37) il quale, riportando l'iscrizione incisa in una lamina di piombo posta nei fondamenti, dice : « Nelli fondamenti del porto, cioè sotto \\ secondo pilone dalla « parte della Città fu sepolta una cassetta con diverse medaglie « d'argento e di bronzo, alcune delle quali dorate, coll'efiìgie di « Paolo V e dall'altra il disegno della Darsena che fu fatta in quel « tempo (ma del 17.... nel riattam.'" delhi Darsena non fu rinvenuta « la d." cassa, se pure non fosse nascosta) et una lastra di piombo « con questa iscrizione. » (36) L'iscrizione non è pubblicata da alcuno e siccome ora è nascosta agli sguardi del pubblico, sarà opportuno riprodurla qui: Pauìi quinti I'. M. maìiìficeiitia, poiium Burglieniuin, lìavibus nautisquo refiigiuin et iiici'cemoniis einporiiiin S. P. Q. I\ unno saìiilis MDCXIX. M. Ani. Cuc- cino Giib. MtUio llaijnaldutio Con., Vineentio Bertotio, Jeanne Lanceo, Francisco Borijixjeìlio priarili. Noi fus Xolfius, iidem Vinccnlius et Miilius, Fraììiiscit.-i Paìatiiis et Xicolau-i Scliaccìiiiis ]'.riri electi po.v(crnnt. Ilier Ji(ii/j>aìd(i Hoin. Arcliitecto. ipiì) Lì iiKinni rrifiiiti di Fano. MnDAGT.IA Tir.L PORTO DI FANO 39' Il srcoìi'ki pilone non può essere che quello della loggia perchè il porto era circonda,to di mura e non di archi : è vero altresì che era impossibile che nel riattamento della darsena si avessero a trovare le medaglie poste sotto la loggia. Ma il buon Gasparoli nella smania di raccogliere notizie non badava tanto a collegarle logicamente tra di loro e non si preoccupava di qualche piccola contradizione. Come dissi più sopra, dalle parole dell' Amiani (33,' e da quelle del Gasparoli pare assodato che qualcuna delle me- daglie fosse in argento. Quanto alla cassetta in cui furono riposte dallo stesso registro, ove vedemmo annotata la sposa di stampa dell'editto, apprendiamo che si spese uno scudo per / pezzi di pieh'a d'hh'iii InrnrnJn da mettere le mednijlie. Da ciò possiamo dedurre che la prima pietra era fatta di 4 pezzi di pietra entro ai quali furono poste le medaglie e la lastra di piombo. Dobbiamo esser grati al Gasparoli di averci conservata la iscrizione di questa, che qui riporto, perchè ci dà la re- lazione della cerimonia che dal nostro storico C39) viene descritta corno imponente : /). O. M. l'nulo T. niirr/Iìesio Font. api. Mf'.-r cedente, Thomas Lapii's Florenlimis Kpis Fanen, nxsisten/i/ins Lnurelo MurtfDìO Spolelino Re/'. Apos, Guhernatore, Livio Pon/ii-nlo Forolivien. praelore, Miitio Rainaldulin Gonfilonerio, /f>/rroiìi>i>o finmbelclìo, Aìilonio Raynaldulio, Patmiidno Passaro. Jos/'pìio l'ifredueeio Prio- l'iìias, Petro Dominico Coiìs/aiilio, Xol/'o Nolfto, Pandulfo Carrneio, (Jis/rnecio Casfriinun' et Xinccntio Peetntio peae- fectis, ne Ihirronimo Rainaldo Are/iitecln, Porlus P>or(jliesii primum lapidem dernore lienedietìira. prneeedentihus, pid)- hlicis a'I Deuììì penei'iìms , i>i fnìidameìilo posuit. Anno D. MDCXIHI. A chi si voglia raffigurare alla mento lo spettacolo di questa cerimonia, esso deve apparire sicuramente grandioso. Dopo le solenni preci e la Messa con scelta musica celebrata al Duomo tutto il clero co' suoi più ricchi paludamenti, il (38) Loc. cit. (39) T. II, pag. 2.") 39G G, CASTKI.r.ANI - MEDAGLIA DEL PORTO DI FANO Magistrato del Comune con i severi costumi di cui abbiamo ancora i campioni nell'Archivio Comunale, col pittoresco corteggio dei donzelli, famigli e trombetti nelle loro assise smaglianti; i consiglieri ossia tutti i nobili di Fano vestiti collo sfarzo del seicento, il Governatore anch'esso col cor- teggio dei suoi famigliari e bargelli, il Pretore o Giudice, le milizie cittadine e immensa folla di popolo si recarono processìonalmente al nuovo porto dove il Vescovo pose la prima pietra nelle fondamenta tra il rombo delle artiglierie della fortezza, il suono dei sacri bronzi, lo squillar delle trombe e 1' applauso degli astanti ai quali tiitti sorrideva quasi il miraggio di una vita novella di prosperità dal lavoro che si intraprendeva con auspici cosi solenni. Nel fondo del quadro campeggiano le colline fanesi a popolate di case e d' uliveti n e dorate dal sole fecondo di maggio.... E fermiamoci qui, che purtroppo il più bello del Porto Borghese fa questa cerimonia alla quale tennero dietro le più amare disillusioni. Di essa restò la memoria negli scritti e nella tradizione, mentre del porto non rimase che un debito ingente che fu pagato con continui e gravi sacrifìci. Riandando queste memorie, che pur qualcosa ci serbano di glorie passate, chissà non sorga nella mente dei presenti il desiderio di rivolgersi ad opere le quali tornino a van- taggio del paese che, pur troppo da allora ad oggi, ha ancora perduto molto del suo splendore e della sua ricchezza. Giuseppe CASTELLANr. NECROLOGIE CARLO PRAYER. Sabato, giorno 13 Agosto scorso, dopo brevissima ma- lattia, ò morto a 67 anni. Cario Prai/er, capitano in ritiro, antico patriota, e appassionato raccoglitore di numismatica. Nato a Milano nel 1825, studiò pittura. Giovanissimo ancora, assieme al fratello Giulio Giuseppe, si imbarcava per l'America su la stessa nave di Giuseppe Garibaldi, del quale i due milanesi furono fedeli e valorosi seguaci, accap- parrandosi la confidenza dell'eroe. Ferventi di amor patrio e di affetto frn terno, insieme combatterono in tutte le guerre dell'iudipcndenza dal 1848 al 1861; bastava un cenno di Garibaldi perchè accorressero. Nel 59 erano in Spagna, reduci da un lungo viaggio nelle Americhe; ricevettero una riga del loro capitano e senza indugi furono in Piemonte, ambedue dopo il 60 passarono nell'esercito regolare, e i due prodi soldati che mai in oltre quindici anni di perigliose vicissitudini, si erano distaccati, ottennero di servire nello stesso reggimento. Durante la campagna del bringantaggio, incorporati nel 14" fanteria, amendue capitani, l'uno comandante la 13'. l'altro la 14' com- pagnia, diedero prova, oltre che di valore, di energia ed abnegazione; in un conflitto coi briganti, Giulio Giuseppe cadde. Allora Carlo chiese il ritiro e si ridusse a Genova dove si dedicò ai suoi favoriti studi della storia dell'arte, e fra i numismatici italiani s'acquistò buon nome. Appas- sionato dilettante di pittura, i quadri suoi donava agli amici, oppure consacrava l'opera sua alle chiese dei villaggi delle nostre Prealpi, ove compiacevasi passare i mesi estivi, ador- nandole di pregevoli affreschi. Da parecchi anni era tornato a vivere nella sua Milano, ove aveva riannodato le antiche relazioni. Anima mite, di 5l f.OS STCROt.OGin singolare modestia, d'un delicato riserbo nel tratto, in lui non si tradiva l'antico uomo d'armi, che pure erasi acqui- stato medaglie al valore. Aveva cominciato a raccogliere nel 1865 in Sicilia, e possedeva monete greche, romane ed italiano medioevali. Fra le romane, aveva una speciale predilezione per le monete di Marco Aurelio, l'imperatore filosofo e, artista com'era e appassionato pel bello, egli faceva una collezione special- mente sotto l'aspetto dell' arte. E collegando la collezione numismatica con altre di disegni di primari artisti, di miniature iu pergamena , di impronte di medaglie e di cammei, s'era prefisso lo scopo di riunire una serie di esemplari atti a rappresentare la storia dell'arte figurativa dall' epoca greco-romana, passando pel ]\Iedio Evo e pel Rinascimento, fino a' nostri giorni. E. G. GABRIELLO CHERUBINI. Il giorno oO Marzo pp. 1802 moriva in Atri, sua patria, il Cav. Prof Gaìn-icUo Cherubini. Nato il 2 ottobre 1817 , s'era dato per tempo a studiare con amore e con rara per- tinacia tutto quanto riguarda la storia di Atri e del suo territorio. Aveva a tal'uopo radunato una importante col- lezione di libri , opere d' arte, documenti , monete, sigilli , oggetti d'ogni genere atti ad illustrare tanti punti contro- versi della storia abruzzese. Cominciò (j^uindi una serie di pubblicazioni archeologiche, che resero cliiaro il suo nome, non solo in Italia, ma anche all' estero. Ebbe dal governo la nomina di Regio Ispettore degli Scavi e monumenti, e fu membro di varie Accademie italiane ed estere. Fra le molte sue pubblicazioni, sono a notarsi alcuni lavori di numismatica italiana medioevale pubblicati nel Periodico di numismatica e sfragistica di Firenze, e nella Rivista abruzzese. BIBLIOGRAFIA LIBRI NUOVI. Lcs Moiuiaids anoni/me.'ì des Comtes de Savoie, par A. Ladk, privat doceat à l' Uiiiveràit»^ do Geucve , vicepnlsideiit di^ la Sociéti' Suisse de NumLsmatique. Genève, 1892. Les lecteiirs de la Rivista Italiana di Numismatii^a, qui ne sont pas abounés à la Revue de la Société Snissr de Numismatiquc, n'ont pas eu connaissance de l'article , que vient de publier le Dr. Ladó , sur les mouuaies anonyiues des Cointes de Savoie. Les conclusione de l'auteur, savam- ment déduites, sont tout-ii-fait neuves , et, à raisou niùine de ce caractèro , sollicitent 1' exainen des s^iécialistes qui sont en cominunauti'- d't'tnde avec lui. La discussioii de ses idées n'a rieii qui lui iL'plaise ; il nio semble mème la désirer, convaiucu (juc d'une luTdée amicale , où 1' on n'a d'autres arines quo des objeotions et de.s róponses, la vériti'^ ne peut manquer de so faire jour. Kt qui sait si ses d(''- ductions, soumises à ce critèrium, no vieudront pas délini- tivement grossir le patrimoine de la science. C'est dono un appel ii la publioitó de la Rivista Italiana et aux sa- vants qui la lisent, qui me fait ócrire ces lignes. Ceux qui ont étudió la numismatique do la Savoie con- naissent ces monuaies, toutes guthiques (,'t d'un style par- ticulier, sur l'attribution desquellos , l'absonce , non de h':- gende, mais d'une initiale ou duii noni princier, a laissó subsister des doutes. On les divise eu deux types. Le premier, peu commun , se rattache au genre des <|uarts ; il porte au droil FERT entro deux traits douldes , et. au 400 Iill!LIOGUAl-iA revers, une croix formée de quatre lacs d'amour. Le secoiid, qui est très rare , doit étre classe parrai les viennois , c'est-à-dire les pièces de 16 au gros de Savoie. Il se dis- tingue du précédent par un lacs d'amour à l'avers et une croix de St. Maurice au champ du revers. D. Promis les a décrits et figurés, celui-là, dans les Monete dei Reali di Sa- voia, pi. V, fig. 4, et celui-ci, dans les Monete inedite del Piemonte , pi. I, fig. 10 , les attribuant 1' un et l'autre au comte Araédée Vili et à l'ordonnance de 1405. Quelques variantes inédites , étant venues récemment compléter la collection du Dr. Ladé, ont attiré son atten- tion. Après les avoir aérieussment observées, il a reconnu que quarfcs et viennois, très resseinblants quant à leur facture generale, doivent provenir d'un méme atelier, d' un méme maitre, peut-étre d'un méme graveur et remonter à la méme epoque. Mais quelle est cette epoque? Plusieurs raisons vont à l'encontre de l'avis de Promis. Tout d'abord, en ce qui re- garde les quarts , leur analogie frappante aveo les quarts, signés, d'Amédée d'Acliaie, comte de Piémont , frappés en vertu d'ordres forraels sur le modèle de ceux de la branche ainée, les font déjà antérieurs à 1402 , date de la mort de ce priuce. Nous avons ensuite les ordonnances. Parmi les six que l'oQ possedè, publiées par Amédée Vili, de son avènemeut à la date précitée , celles de 1392 et de 1393 , pour 1' atelier d' Avigliane, parlent seules de quarts, où nous pouvons reconnaìtre nos anonymes , et, si nous con- sultons leur valeur intriusèque , 328 millièmes , qui , tous décoraptes faits, peuveut se réduire à 4 deniers 12 grains, on retrouve là les chiffres prescrits , soit par 1' ordon- nance de 1393, soit par celles d'Amédée VII et les dernières d'Amédée VI. La variante de viennois , sur laquelle a travaillé le Dr. Ladé, l'autorise à préciser encore. Le poids en est de 0.5S et le titre de 218 millièmes. Or, aucune pièce de cette jiatnro, entre celles que décrivent les ordonnances de 1383 à 1405, ne répond a ces données, tandis que le titre efFectif de 218 millièmes, ó(^ulvalant ìi pea près au titre officiel de 2 douiers 18 gi;iius, est presque en accord complet avec les Bir.LlOGiiAFIA 401 viennois d'Amédée VI , éinis a 2 deuiers 15 grains et à 3 deniers. Ces considérations amèneut uaturellement l'auteur à supposer que les espèces mont'taires , objet de son étude, ont été frappées vers la fin dii rógne de ce prince, de 1369 à 1377, pendant qu'il gérait la tutelle du jeune comte de Piémont, et, probableinent, de 1370 à 1375. Yous vous demanderez sans doute pourquoi , au lieu de répudier l'anonymat, les quarts étalent eu toutes lettres et, pour la première fois, ce mot FERT, si gros de mystère. On n'ignore pas qu'avant 1384 , les Comtes de Savoie ne suivaient aucun systéine, dans l'ómission de leurs mon- naies. Non-seulemeut les espèces n'avaient pai de rapport entre elles, mais chacune variait exLrèiuenient de iiom et de qualité. Le Comte Verd essaya de uiettre un peti d'ortll^!■s■^s auxquelles cette ijtude Uijiis couduit? Mr. A. ]'.. de Ohamb'ry, auctqitu la première, c'est-à. dire l'attribution au (Jumte Verd dos pièces anonymes ; ju 4U2 I;1HI.10GKA1-1A crois que son avis sera généralement partagé. Mr. M.-P., de Genève , ne se prononco pas. Quant à l'interprétation du mot FERT, l'un et l'autre se refuseut à suivre l'auteur sur le terrain où il s'est place, u S'il est exact, déclare en parti- culier celui-ci , que l'on volt quelquefois sur les monnaies la désignation de la valeur de la pièce , en legende, il est sans exemple qu'elle occupo le cliamp. -n Et cependant si, telle qu'elle est présentóe, l'explication du Dr. Ladé surprend à première vue , réflexion faite , elle parait assez naturelle ; oar , après tout , il y a eu un prétexte à l'adoption de cette devise, et celui qui nous est donne céans est d'autant plus lieureux , qu'il laisse sub- sister entières les interprétations daus lesquelles se sout toujours complus les historiens de la maison de Savoie. Sans étre en mesure, pour le moment, de prendre parti pour ou contro dans la question. je piacerai néanmoins ici deux observations. Bon gre mal gre on s'est obstiné, jusqu'à ce jour, à ne voir dans les quatre lettres mystérieuses de FERT, que de simples initialos. Maintes fois je me suis demandò pourquoi, puisque, dans le monde liéraldique, à part la fantaisie de l'empereur Maximilieii I, on ne rencontre pas, que je saclie, 1' exemple d' une seule devise ainsi composée. L' idée d'y trouvor un mot uniquo , d' interprétation difficile , j'en conviens, me parait dono de beaucoup la meilleure. D'un autro coté, les quarts du prince d'Acha'ie, frappés à 1' imitation de ceux de Savoie, dont nous avons parie, portent en fasce PRIN au lieu de FERT. Or si FERT est réellement 1' abrégé de FERTO, on ne s' explique pas bien ce changement. Il importait sans doute de distinguer les uns des autres. mais concoit-on que la différence pùt consister prócisément, dans la substitution d' un titre personnel à l'énoncé de la valeur, inscrit sur ceux-ci en caractères tels et d' une facon si apparente, qu' il constitue, eu quelque sorto, la pièce essentielle de l'avors. C est ma petite diffioulté ; si la réflexion et 1' étude m'en révèleront d'autres, jc l'ignoro. Voilà co que j'avais à dire de la recente publication du vice-président de la Société Suisse de Numismatique. BIBI.IOGnAFIA 403 Mainfcenant le clianip est ouvert. Daignent ces quelques lignes provoquer, de la part des savanfcs compétents , une controverse quo le Dr. Ladé. je le répète. appelle de tous ses voeux. « Vantmhoit, lo IS aont ls!)\>. Frédkric Marchand ASSOCIK CoRRKSroNDAN f l't LA SociKTi': ijKS AsrujrAiRKS r>E Fkanlì:. II. (Joiieii , Descrìption ìii^loriiine (Ii'f; momiaii's frappéi'n sons l'empire Roniain. — 2' odizione. Parigi , Rollili et Fciiardeiit , 1880-1892. Della seconda edizione del Cohen, incominciata noi ISSO, lisci nello scorso Luglio l'ottavo ed ultimo volume. L'opera grandiosa è dunque intera dinanzi al pubblico, il quale è in diritto d' esprimere la propria opinione e di giudicare se e quanto la seconda edizione sia rioscita superiore alla prima. Questa seconda edizione, iniziata dallo stesso Cohen, veniva poi. dopo la sua morte, avvenuta nel 18S() stesso, ossia dopo la pubblicazione del solo primo volume , continuata dai signori Rollili et Feuardeut. Essa aveva , come tutto le seconde edizioni di opere scientifiche , il doppio scopo di sopperire alle richiesto della prima esaurita, e di mi- gliorarla dove ce n'era Insogim , correggerla (correzioni co ne sono sempre da fare in simili lavori) e ampliarla col materiale venuto in luce dappoi. Il primo scopo, non v'ha luogo a discussione, fu com- pletamento raggiunto. Gioiti amatori di monete romane sono sorti da trent'anni in poi e anche quelli, che già erano for- niti della prima edizi(jne, era naturale che dovessero pure provvedersi della seconda. La discussione può invece farsi suU' altro scopo . il quale , trattandosi di un' opera tanto importante . e che dovrebbe servire di base alla classificazione ili tutto lo i
  • r/ii.'/.iiiiii mii 'i'ii,i,t,i; Sii ri)i.:i«iji()'(ii') f/'illi ii^p;i iiiil.ii. In. viihI. Itili niii mui'i 'li'lln iii'innlo ''"l'Ili ini I , " 'Il '|U(Mil." Iiiiif^'i (t |in'/,iiuil,'i III V"!''» VII t.'iniil,') corib» Il lini. II. niii|iiii. I'mIi'. ni ('"limi ''Ini In. ini/,i'') " ai miihÌ niic- i'''ti:("ii, l'Ii'i In. ''.'/Il II II uni'iii". Vi vnnnu aneli" rnuj^li" mvì- I ii|i{iii In. Ili iti'iiu i|iu l'.'/iil.'il II inl.i >y i|ii|l'i l,«MKi>lln i|'-ll" l"^'j/ii ''"l'iniiili. I''. "ul Miu'i/iii|i/ |iiinl," |ii'iii''i|inliii"iil.'i i"l iiiii;lri Hill l'u/.ii l'Ii'i m |i'u iiii'l.l. "111111" 'Il III 1 n , iKiii (iil.l.'/ il I ifriMinlit ji'il |/ll iIIumI.ii niil.'iii 11 Il/Il liillii. Ili i|"rii|''i|l/.n l'U'n 'l'ivill.ii, nIrllllK "Mitiu Vii'/,i"ii I I/Il. riini'iiiK 'Il l.lil.l.ii '|Uiinlli In ni'illn- lii/Hiuii l'iiiin.iia. III unii. mi/Ih iI'tÌu nil nli'.iini 1111111 un viuil,ii{^^i" , mi nll.i'i mi" Hvn iil.np;).ri" , n imi iiiiini" IViv 'jiiiiMli uh. Hill. l/iin.l'il ru|/iurtii rullili l'i ijllnllii d'-l (lulinli Inni n la I l.n ^ln I a Ih l'h I n |ii-r r 1 a -^ hÌIÌi'UI'ii I" i:ul|n/lulil 1» |inr l'n'n|''arn «n un dalu |ii'/./.n i' jiiili- Idli'.al.il II lllnliu. Hnlin Njin.-'--n n. ''nlln i| i .i^u di lali- ijilali In^ ÌM|)iV/.iiillii Jjjiillnraln .-iiilln luulii'ln di lilla liala la I i';.'nl I a n di UH ilalu Uinl.allu, nd <' ni i|iln,ill ra.-^i .iln-ria I iinu I n ijn- .--1 n l'ual.rnl.l I 11 i|l1|lluMirn il .■ilMlnlua dnlla hnlli- llhlia n a di'.ll limarli i|ilid|i» didln «Hill' ||lVl^^l• Si la valnrn 1' m'uhnili I a di r-|i.i/lii rlm ni ullinin', riliriiunli) In «nrin. ('n'; n yniu limili; M Irallad.'ll. niuliili', In ijiiali HUIIU HuVnlil.n lijii'l.iiln Uni I 1 •' imlalli Inlla lii'ln la varia lil.n itusi.il.lli l.ii |ii| i-u Imliinli I n da llnr-Mi'i VI n dal limi t-M.inrVJ In illi/.lall S C( I "la 1 111 nd a l', 1 1 n h l i d n I ,i \ n 1 I i- 1 dlln III nii)linl,a/.ii)Ui ijliainlu mÌ jinliNi'là lilla l-nr/. Ii/.inim i midaL'Iinhi di i;nVllUli», llVUMiiu ra|(|)rii«n|il,a /.lulii n In^^^niidi- mila ^'iahdl> hÌiiiii liliif{giiia |)|nfii/ii)Uii rluania ijiìuhIu hiiuvu uidiim |iiii In^-nu i jnii Kurralu; 11 iiui lu vu(j;liaiiiu ani inni l.n ■ , ma. ijiiamlu |/i'i la. l'Illiirn/./.ll ai Marriliril n limi a laniuiin ruldihr riuinn |i»|^ii;u airnU'alinllru ri jiain rjin uin(.^llu val(.^i larn il Mini 40G BIBLIOGRAFIA fìcio completo della logica, per raggiungere il meglio pos- sibile lo scopo supremo della chiarezza; e questo è il motivo che ci fa preferire 1' antica divisione. Aggiunge- remo anzi, che, se un cambiamento si volesse fare alla prima edizione, noi lo vorremmo in senso contrario a quello che venne fatto, dividendo cioè anche 1' oro dal- l' argento. Ci sbaglieremo, ma abbiamo la convinzione che quando fra qualche tempo si penserà alla terza edizione (definitiva ?), si ritornerà all' antico e la si farà piuttosto sulla prima che sulla seconda. Perciò abbiamo sempre pre- ferito partire da quella e non da questa nella pubblicazione delle monete romane inedite o varianti. Rimane il terzo punto. Ammettiamo senza difficoltà che la questione delle tavole o delle figure intercalate nel testo può essere unicamente di gusto e noi non oseremmo davvero pronunciarci in un senso piuttosto che nell' altro, trovando che ambedue i sistemi hanno il loro lato buono ; anzi, se dovessimo dichiarare una preferenza, sarebbe per l' intercalazione nel testo, come mezzo più sicuro e imme- diato di mettere sott' occhio al lettore le monete descritte. Ma, tolta la questione teorica, e venendo al lato pratico della cosa, nessuno credo vorrà negare che le tavole della prima edizione siano incomparabilmente superiori alle figure intercalate nella seconda, ed è questo che davvero non sappiamo perdonare agli editori, come ci pare poco perdo- nabile la generale negligenza tipografica dell' opera. Un lavoro come questo, edito a Parigi, che interessa tutto il mondo, meritava certamente anche una veste esteriore pili accurata, e doveva riuscire anche materialmente superiore alla prima edizione, mentre invece è questa che brilla al suo confronto. Ci sarebbero poi diverse osservazioni di dettaglio che si potrebbero fare all' opera dei successori di Cohen, ma ci condurrebbero troppo per le lunghe. Xe faremo una sola per concludere, circa ai prezzi mercantili. Questi, come è detto nella prefazione, dovrebbero rappresentare i prezzi cor- renti; ma francamente ci pare di poter osservare che, mentre non furono ribassati quelli di monete, che, per rinvenimento di copiosi ripostigli divennero assai più comuni di prima BIBLIOGRAKIA 407 (alcuni (li questi furono anzi rialzati e non ne vediamo proprio la ragione), cosi i prezzi di alcuni pezzi rarissimi sono troppo al disotto del vero. Chi per es. vorrebbe cedere tutti i medaglioni d'oro ai prezzi segnati? Il compratore sarebbe sempre pronto. La Direzione. Alias de monnaies gaidoises. prepari par la Commission de topo- graphie des Gaules et piiblié sous les aiispices du Ministère do l'iastruction publique par Henri de la Tour. Paris, 1892, ia 4. Per dare una idea esatta dell' origine e delle vicende di questo splendido Atlante , crediamo bene riportare un brano di quanto è detto nelle notizie premessevi a guisa di Prefazione dal Sig. H. de La Tour, incaricato della de- finitiva pubblicazione del lavoro. u. Nel 1876, sotto il ministero del Sig. Waddington, la u Commissione topografica della Gallia decise di pubblicare u un Catalogo generale dello monete galliclie. A questo u scopo essa scelse nel suo seno una Sotto-commissione, u composta dei Sigg. de Saulcy, C. Robert , e A. de Bar- u tliélemy, ai quali furono poi aggiunti i Sigg. Chabouillet u e Muret. L'opera doveva comporsi di due parti ; la prima u esclusivamente consacrata alla descrizione delle monete u galliche del Gabinetto di Francia ; la seconda , alla de- u scrizione dei pezzi i quali, non esistendo in quel museo, u si sarebbero trovati nelle collezioni pubbliche e private u della Francia e dell'estero. Un atlante generale doveva u completare e illustrare questa doppia pubblicazione. u La Commissione di topografia della Gallia fu di- u sciolta nel 1883 , prima che il lavoro fosse terminato. I « Sigg. Chabouillet e Muret restarono i due soli incaricati u di continuare la pubblicazione della prima parte, ossia del u Catalogo delle monete galliclie della Biblioteca Nazionale. u La seconda parte era rimasta allo stato di progetto. Quanto u all'Atlante, il lavoro era già molto inoltrato; la Commis- 408 ISIBLIOGIÌAFlA li sione aveva già fatto incidere la maggior parte delle u. tavole. a Scopo della Commissione — quello di mettere nelle u mani dei dotti un Corpus della numismatica gallica — è a chiaramente indicato dalla scelta stessa dei pezzi , che u compongono quest'Atlante, e che appartengono alle colle- a zioni più svariate ; si può anzi affermare che questo scopo u fu press'a poco raggiunto, giacché non vi è, per cosi dire, ti un solo tipo importante che non vi sia rappresentato. u Sfortunatamente l'opera preparata con tanta cura, re- a stava incompiuta ; due dei principali collaboratori , i si- li gnori Robert e Muret morivano in quest' intervallo di u tempo, e il Sig. De Barthélemy, assorbito da altri lavori, li non poteva continuare la sua valida collaborazione; anche u l'incisore Dardel , colpito da malattia , non poteva più a dedicare l'opera sua al compimento delle tavole, n Fu allora che il Ministro dell'Istruzione Pubblica, in- caricò il Signor Henri de la Tour di portare a ter- mine e pubblicare quest' opera. Le tavole predisposte per l'Atlante sommavano a cinquantacinque, ma queste non re- cavano che il disegno delle monete, senza alcun titolo, senza numeri , senza riferimenti. Tutte queste ulteriori indica- zioni si devono dunque al sapere e al paziente e solerte lavoro del de la Tour, il quale, non potendo più giovarsi degli studi già intrapresi dai numismatici, che 1' avevano preceduto, dovette attendere tutto solo al lungo e difficile lavoro. Il de la Tour credette superfluo di descrivere ad lina ad una le monete delle tavole, giacché la maggior parte di quelle monete, appartenendo alla collezione della Biblio-. teca nazionale, erano già state descritte nel Catalogo delle monete galliche di quel museo pubblicato dal Muret fino dal 1889, e le altre poche si trovavano pressoché tutte de- scritte in altre opere facili a trovarsi. Egli prese dunque quel Catalogo come base del lavoro, e confrontando i varii disegui cogli originali, collocò ad ogni moneta i numeri di riferimento a quelli del Catalogo della Biblioteca Nazionale e a (quelli di altre cinque o sei collezioni dove esistono tipi non posseduti da quel Museo. Queste Tavolo ammirabilmente incise dal valente bu- r.ini.ioGRAriA 409 lino del Dardel, unite al Catalogo delle monete galliche della Biblioteca Nazionale e a qualche altra opera, formano dunque una illustrazione completa della Serie delle monete galliche, e gli studiosi saranno ben grati al Sig. de la Tour, il quale, dando vita e compimento a questo Atlante, ha reso un vero servigio alla scienza. L' Atlante è infine preceduto da un Indice generale della materia , la quale permette di ricorrere con uguale facilità alle tavole dell'Atlante, e al Catalogo della Biblio- teca Nazionale. Questo Indice delle materie contiene inoltre, poste ai singoli numeri, in forma di note, tutte le rettifiche neces- sarie alle inesattezze e agli errori materiali avvenuti tanto nel disegno delle monete , che nel testo ; togliendo quindi le poche imperfezioni che restavano e nell'uno e nell'altro. E. G. Catalogo de la Culh'rcion de Monedns ]i .^r^dallns de Manuel Vidal Quadras y Ramon de Barcellona. Barcellona, 1892, 4 voi. iu-4. Il Catalogo d'una collezione redatto dal proprietario e non a scopo di vendita, è una rarità ai giorni nostri, iu cui i cataloghi non si fanno se non per la vendita dello collezioni , la quale succe^le il più sovente alla morte del proprietario. Bisognerebbe quindi tener nota di quello della collezione Vidal (Quadras y Rimou a semplice titolo di cu- riosità, quand'anche non lo meritasse per sé stesso e pei suoi grandi pregi intrinseci. — La collezione di Don Manuel Vidal Quadras y Ramon ili Barcellona , incominciata da oltre mezzo secolo, è considerata come la più importante fra le collezioni private della Spagna. oA è una colleziono eminentemente spagnuola, comprendendo, con circa 15 mila pezzi, tutto le serie numismatiche d<^lla penisola iberica , incominciando dalle monete L'uniche e jìassando per le Greche, le Iberiche, le Bilingui, le Latine, quelle della Re- pubblicn e dell'Impero Romano, le Visigote, le Carolingie. 410 lilliLlOGUAl'IA le Ispano-Cristiane , ecc. fino alle medaglie di Pi'oclama- zione e alle moderne. E il nitido , accurato e voluminoso catalogo è certo degno della collezione. — Il metodo seguito nella descri- zione è strettamente cronologico , il quale metodo , se è l'unico razionale e scientifico, e se serve ammirabilmente per alcune serie, rimane però un poco oscuro per qualche altra, per esempio per quelle della Repubblica Romana. I nomi delle famiglie che si ripetono ad epoche diverse , quelli dei monetarii che si assomigliano molto gli uni e gli altri, e molti dei quali non sono personaggi cosi celebri da rimanere fissi nella memoria , rendono assai difficili le ricerche in un catalon;o cronologico, in chi non ha una eru- dizione fuori del comune , e richiedono il sussidio di un indice alfabetico ; indice, che del resto non manca nel ca- talogo, come non mancano quelli per le altre serie. Dòpo tutto però non possiamo che dar lode al signor Quadras y Ramon d'avere corassiosamente adottato l'ordine scientifico, anche là dove riesce di qualche difficoltà. A poco a poco ci si farà l'abitudine. Una novità che non ci siamo saputo spiegare è quella di mettere nelle descrizioni (della sola serie romana) il ro- vescio prima e il dritto dopo. — E vero che nella serie repubblicana spessissimo il nome della famiglia o del mo- netario è iscritto al rovescio, mentre il dritto è occupato dalla rappresentazione della testa di Roma ; ma è questo wn motivo sufficente per urtare contro un' abitudine ormai inveterata e generale '? E poi nella serie imperiale tale mo- tivo non sussiste più ; il nome è senipre , salvo eccezioni , al dritto. Del resto la nostra non è una critica, ma una sem- plice osservazione o, se si vuole, una dimanda, perchè sup- poniamo ci debba essere una ragione che noi non vediamo. Nel corso del Catalogo troviamo descritte alcune mo- nete false, colla relativa nota: falsificazione. Queste vera- mente ci pare che avrebbero dovute essere escluse dalla serie; nò vediamo con quale ragione possano averci tro- vato posto. La parte tipografica del grandioso Catalogo merita un cenno di lode speciale, sia per la correttezza del testo, che BIBLIOGRAFIA 411 pei' la nitidezza dei caratteri o l'eleganza complessiva del- l'opera. — Per essere però completamente sinceri non pos- siamo lodare con eguale franchezza le tavole , nelle qnali non sono riprodotte le monete stesse , bensì le impronte fatte su queste con carta e polvere di matita, cosi almeno ci pare di poteide giudicare. Se queste impronte possono benissimo servire per dare provvisoriamente 1' idea d' nna moneta e si prestano ad tessere spedite a mi corrispondente per lettera, portano però sempre con so un certo carattere di provvisorietà, che ci pare sia una leggera stonazione in un lavoro di si gran mole e cosi tipograficamente elegante in tutto il resto. Un'altra piccola osservazione faremo alle tavole ed è quella della scelta delle monete riprodotte. Ve ne troviamo pareccliie di assolutamente inconcludenti , mentre vi man- cano molte e molte assai importanti, uniche o rare, appar- tenenti alla famosa collezione. Ammetteremo volontieri in un trattato elementare un saggio di monete preferibil- mente comuni ; ma in un catalogo d' una collezioni? clie contiene tante rarità, ci pare che dando una scelta di mo- nete, convenga dare le più interessanti e le più preziose. Accennati così, per imparzialità, anclie i nei dell'opera, amiamo terminare col più sincero elogio, esprimendo il de- siderio, clie l'esemplo possa essere seguito e oke altri pos- sessori di collezioni importanti facciano quello che ka fatto Don Manuel Vidal Quadras y Ramon; della cui colleziono (alla quale, a meno di caso fortunato speciale che ben di cuore le auguriamo , toccherà in termine più o meno re- moto la sorte di tutte le collezioni privato, la dispersione) rimarrà imperituro monumenti} il Catalogo. F. G. O. VitaISni, Le monde battute nel pontificnto di Pio JX e nel- l'interregno della Ilepithhlica romana. — Supplemento alle Mo- nete dei Papi del Ihtt. A. (Jinaijli. Cameriao, 1392, in-4. L'opera del Cinagli sulle Monete dei Pupi , che tutti conoscono, e che è ancora la migliore e più comjileta illu- 412 lilIit.lOOUAFU strazione generale delle Monete Pontificie , si chiude al 1848 ossia all'anno III del Pontificato di Pio IX, di cui l'Autore non descrivo che 19 monete. La monetazione di quel Pontefice durò fino al 1870, e quindi restavano ancora a pubblicarsi qualche centinajo delle sue monete. Manca- vano pure all' opera del Cinagli le poche monete coniate dalla Repubblica romana nel 1849. A questa lacuna supplì egregiamente il Cav. Ortensio Vitalini, pubblicando per intero queste due serie di monete. L'autore adottò per la sua pubblicazione il metodo identico del Cinagli, a guisa di tavole sinottiche, imitando fino nella disposizione, nel formato, e nella parte tipografica 1' opera sulle Monete dei Papi; talché, anche per questo lato, il suo lavoro è un vero Supplemento a quell'opera. L' autore , avendo potuto esaminare varie ricchissime collezioni di Roma e dintorni , e giovarsi di alcune note avute dall' ex-direttore della zecca pontificia, riuscì a rac- cogliere nella sua pubblicazione ben ;i21 monete coniate da Pio IX dal 1846 al 1870. A questo egli aggiunge 11 mo- nete coniate dalla Repubblica romana nel 1849. Fra quelle di Pio IX, sono specialmente rimarchevoli 5 prove di zecca, due in oro e tre in argento coniate da quel Pontefice nel 1866 ; queste prove furono coniate a pochissimi esemplari, e sono di una estrema rarità. Le cinque prove suddette (che l'Autore illustra in una tavola), sono entrate recentemente a far parte della ricchissima collezione del Marchese Com- mendator Filippo Marignoli. E. G. Alexandre ICoutk.o\v<>«lLi-4>IIiika. llecueil special de grandes curiositcs incdites ou peu conmiet; dans le champ de l' Archeo- logie, de la Numismatiqiie et de V Kpigrapliie. Parigi, 1892. La prima dispensa di questa raccolta venne pubbli- cata nel 1868 a Pietroburgo, la seconda a Ginevra nel 1873, e l'attuale di Parigi è la terza. Quantunque non a tutte le BIBt.IOCR WIA 41:") (variositk numismatiche ivi raccolte possa convenire l'appel- lativo di grande , pure fra le varie monete greche e ro- mane inedite o molto rare , se ne trovano certamente al- cune interessanti. Forse si sarebbe meglio provveduto a farle largamente conoscere, se invece che in fascicoli stac- cati, si fossero pubblicati in un Periodico di Numismatica. In tal caso poi l'autore avrebbe assai probabilmente omesse quelle note che stanno in fondo al volumetto, che ci limi- teremo a chiamare troppo personali , e la parte scientifica del lavoro non ci avrebbe nulla perduto, L, D. PERIODICI, Itetele belge de NuiHismntiqtte, li tVscicolo ISi'-J, C/iarricr Louis, Numismatique africaiue. — ('Iwsli'rl lìr Ilancfjc [le Bd.r. de), Numismatique de la principautt'- de Stavelot et de Malmédy. — A. de W'itte, Trouvaille de Be- veren. Si.\ mille denlers flamands et allemands du XII siòcle. — li. de Jonr/he {le T.), Deux; monnaies de Philippe de Saint- Poi, comte de Ligny et de Saint-Poi, comme ruwanrd et comme duo de Brabant, ìi propos de quel(|ues piAces inódites frappóes ìi Louvain par ce prince. — Cwnont G., Un jeton d'or intklit de Pierre d" Eughien, seigaeur do Kestorgat. Vidlcìi/in R., Marques de la confri-rie du ."-laint-Esprit. di' l'aumùne de la rue de 1' Epicerie et do l'aunii'ine gont'-ralf d'Avignon. - Alviti Fred , Lt'opold Wiener, graveur on módailles et son reuvre (aecondn ar/irnh). — Necrologie, — Miscellanea, ri3 414 RIBLIOGRAFIA lìevite Siiisse de Nuniismatique, XII fascicolo 1892. Moriìi-Pons, Encore le sceau do Vantier Bonjour, aveo une figure. — Feist-Jules , Médaille inedite de Strasbourg, avec une figure dessinée par l'auteur. — Le Roy L., Edit relatif au descriement des monnayes de Vaulvilliers, Franc- mont et Montoye. — Vnn Jeckìin F., Der Miinzfund von Schleins, avec troia planclies dessinées par A. St. von Muyden. — Vo7i TAchencm Di'. T/i., Das Miinzwesen ini Lande der Rhucantier. — Filtri A., Bernisclies Mùnzmandat von 156G. — UaUc'}' F. Th.. Collectanea ad Rhaetiam nu- mismaticam mlt einer Einleitung von Herrn F. von .Tecklin. — G. F. ron Jlallcr, Schweizerisclies Aliinz-und Medaillen- Cabinet (Fortsetzung). Ladé A., Les monnaies anonymes des comtes de Savoie, avec trois fignres dessinées par A. St. von Muyden. — Varietà. Zeifsehrift fnr Ninnismatih, TI fascicolo 1892. II. Ni'Uzel, Miinzen der Rasuliden nebst einem Abriss der Gesohichte dieser jemenischen Dynastie. — F. Frie- dcnsburcj, Studien zur Mitnzgesohichte Sclilesiens iin XVI Jahrhundert. III. — Kleinere Mittheilungen. — Literatur. Annualve de Numismatique, maggio-giugno 1892. Mazerolle F., Notes sur les Médailles et les Médail- leurs francais. — Ponton tV Ainécoiirt , Attribution à Ven- dòme d'un denier au type chinonais. — Cnron F. , Réper- toire chronologique des principaux enfouissements inté- ressant la numismatiqiie fran^aise. — Bclfort A. (de) Essai de classification des tessères romaines en bronze. — Mon- naies Mérovingiennes. — Farcinet Ch., Un tier mérovin- gien attribué à tort à Aizenay. — Cronaca. BIBLIOGRAI-IA 415 Xtmtisniatic Clironivle, Fascicolo II, 1892. Bnker F. B. , Coin types of Asia Minor. — Cannin- gham A. (Magg. Gen.) . C'oiiis of tlie Kushaus. — Lane- Pool S., Fasti arabici. — Bibliografia. — Notizie. — Tavole. lìulletin de Xiimismatiqiie, Luglio 1892. Serrurc R, Jetons rares ou inédits. — Farge D. F., Different d'un maitre partioulier de la ilonnaie d' Angers, sous Cliarles VII. — Bibliografia. — Notizie, ecc. NOTIZIE VARIE Doni pervenuti alla Società Italiana di Numismatica dal mese di aprile a tutto settembre : Dott. Prospero Bizzini : Le sue Illustrazioni del Civico Museo di Brescia: Parte I, Placclieile e bassorilievi : — Parte II, Medaglie. Cav. Ercole Gnecchi : Bosio Griacomo , Dell' istoria della Sacra Religione et illu- strissima Militia di San Giovanni Gierosolomitano. Roma, 1590-1602. Voi. 3 in f. Lambros G., Avzypzcp'/i tójv voy.ijay.TOV t7,; x'js'.oì; K),).aòo;-ns).o- -ovvr.co:. - .\3-r.vr,ffiv, 1891. Gav. Gol. Giuseppe Raggerò : Tavole descrittive delle monete della Zecca di Genova, dal MCXXXrX al MDCCXIL Genova, 1881, in-4. N. 11 estratti delle sue opere numismatiche , pubblicate in varii periodici. Gav. Umberto Rossi : Monaldini G. A. , Introduzione allo studio delle Medaglie. Roma, 1772, in-8. Moreui Domenico, Illustrazione di una rarissiìna medaglia rappresentante Biiido Altoviti. Firenze, 1824, in-8. Fontenay (J. De), Manuel de V amateur de Jetons. Paris, 1854, in-8. N. B Medaglie del Secolo XVIII. Dott. Arturo G. Sambon : Fusco G. V.. Sidlc monete dette cinquine. Fusco G. M.. Iiìlorno ad alcune monete nragoìiesi. N0 1l7.li: VAHli; 411 Laugier L., Monnaies inédili's de papes et legnls d' Avignon. — — Monographie des monnaies de René d'AnJoK. Salinas A., Sul tipo de' telrad ramini di Segcsta. Capasse B., De sigillis et niimmis ad Neapolitanum ducatum pertinentibus. Sambon L., Recherc/ies sur les monnaies de la presgu'ile Itaìique. Sambon A. G., Monnayage de Charles I d'AnJou dans l'Italie tnéridionale. — — Les ti Cavalli n de Ferdinand I d'Aragon, roi de Naples. Lambros G., >'op,iff'j.zT tt; Y~r, in bronzo. Totale N. 105 pezzi. Soppressione definitiva della Zecca di Milano. — L'Isti- tuto più antico e il più storicamente importante di Milano sta per scomparire. La Zecca Milanese, che da undici se- coli ben compiuti segui la storia di Milano, ne scrisse a caratteri indelebili tutte le vicissitudini , e ne registrò le glorie e i dolori, seguendo gli alti e bassi della politicn. della religione, dell'economia e dell' arte, ha visto segnata la sua ultima ora. Un decreto ministeriale del 28 scorso giugno ordinava la definitiva soppressione della Zecca di Milano. Le ragioni, che militavano a favore della conserva- zione , ragioni che abbiamo esposte già sommariamente in questa Rivista (Anno IV, Fase. Illì e che abbiamo anche discusse più diffusamente in un giornale politico, non ebbero la forza di convincere il Ministero e di farlo rinvenire su una decisione già presa. E cosi sia. In una delle sedute dello scorso luglio al Consiglio Comunale di Milano l'Ou. Mussi volle nuovamente spezzare una lancia a favore delhi nostra zecca; ma crediamo trop^ìo tardi, essendo ormai la cosa già definitivamente decretata. Del resto, come abbiamo fino dapprima osservato, le 418 NOIIZIK VAIÌlE ragioni che noi mettevamo innanzi per la conservazione, assai più che storiche o numismatiche, erano d'opportunità e d'economia. Non erano argomenti poetici quelli che face- vamo valere, ma semplicemente positivi, che l'importanza storica della nostra zecca si può dire cessata col finire del ducato di Milano, o, se si vuole protrarla più oltre, col sorgere del ilegno d'Italia. Ci auguriamo ben volentieri d'esserci sbagliati; ma per ora persistiamo a credere che eravamo noi dalla parte della ragione, tanto è vero che, vista l'insufficenza dell'attuale zecca di Roma, già si pensa alla costruzione di una nuova! La Direzione. Monete milanesi inedite. — I Sigg. Francesco ed Ercole Gnecchi si propongono di pubblicare nel venturo anno 1893, a mezzo della Rivista Italiana di Numismatica, tutte quelle Monete milanesi inedite, che sono venute a loro cognizione dopo la pubblicazione del loro libro Le Monete di Milano. Essi si rivolgono pertanto a tutti i collettori e direttori di Musei , pregandoli vivamente a voler dar loro comunica- zione di tutte le monete milanesi da loro possedute, le quali fossero inedite o anche semplicemente varianti da quelle pubblicate in quel lavoro. La Società italiana di numismatica avvisa i propri Soci che col 29 Settembre p. p. ha fissato la propria sede in Piazza del Duomo, '^U, presso il Segretario di detta Società, Cav. Prof. Costantino Luppi. Finito di stampare il i Ottobre 1892. Lodovico "Felite Cooi.iati, Gerente responsabile. ANNO V. 1892 RIVISTA ITALIANA LI .NUMISMATICA tav, vi F- ™ GNECCHI - Appunti di Nuniisnitxa ncn.anci XXV ANNO V. 1892 RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA tav. vii. F. ™ GNECCHI - Appunti di Numismatica Romana XXV !INO V. 1892 RIVISTA UAUAU DI NUMISMATICA tav. vili B -3 F. <:" GNECCH! - Appunti di Nurnismalica Romana XXV RIVISTA ITAI.IANA DI NL'LII^ Tav.lX. ftmfk i il h&m S^#'? f^i'>, ;^<.el stdo Salonino fra mai stata avvertita nei molti bronzi anteriori, incominciando da Caligola. Forse fu ammesso o sottinteso die le letti-re s v q k, elio semiire vi si leggono, ne fossero una specie di siirroic.'itn. M.inon lo sono jjunif. perdio tali iniziali si riferiscono al fatto ilei cjiirui'',m..-iito ilulla C/rona civica al- l' imperatore da parte del Popolo e dui SlmkiIo; ma non liaiiiKj alcuna attinenza colla coniazione della moneta. Taiito è vero die niuiiido una -yolta una simile moneta viene coniata dal .'senato, poit.a le soliti^ si^■le SO. (Vedi i brcjiizi di 'l'i-ajano descritti al X. .5L»S, 50» e 510,) e del restj gli altri numerosissimi bronzi senatori di 'l'j-.aiano colla leggenda s l' t,> l; OI'TIMO l'iilNi ll'l non m.'incano mai d^dl' s e. Lo stesso ragionamento valga per le moneta colla leggenda K.\ s. e, che troviamo sotto Galba o Faustina maire. Tale leggenda, come nel caso precedente, ò nt'eribile al conferimento della cortina civica (tJalbaj o agli onori decretati per la Consacrazione (Faustina): ma non già alla coniazione della moneta, la (pialr, quando è d'emissione del Sciiatc, |)orta le sigle se in aggiunta alla leggenda ìi\ se o SEN.VTVS co.nsvi.to, come p. es, nel G. B. di Marciana. 53 430 FKANCKSCO GNECCHI i Cesari e gli Augusti, ò ricordata su moneta non senatoria. Queste le rappresentazioni principali e più fre- quenti. Restano alcuno altre monete con Roma (Ne- rone, 'Traiano), colla Sicilia (Adriano), colla Dacia (Traiano), con alcuni monumenti (Nerone, Adriano, Caracalla, Severo Alessandro), colla Vittoria (Vespa- siano, Commodo, Sev. Alessandro, Gallieno), con una trireme (Nerone, Lucio Vero, Gordiano), con un'aquila romana (Nerone), colle quattro Stagioni (Antonino e Commodo) , cogli attributi di Ercole (Commodo), cogli istromenti da sacrificio (Commodo, Salonino), con qualche simbolo, fra cui predominante il Ca- duceo (Vespasiano, Tito, Domiziano, Adriano, Anto- nino Pio), con allusioni militari (Sev. Alessandro, Giulia Mammea'), con voti o saluti dell'Esercito, del Senato e del Popolo (Gallieno). In fine il tipo delle tre Monete, il più comune sui medaglioni, figura pure ripetutamente sullo monete semplici impera- torio, incominciando da Elagahalo e dalle sue donne fino a Gallieno. Le rappresentazioni, die mancano quasi com- pletamente nei bronzi coniati direttamente dall'Im- peratore, sono le personificazioni delle Deità astratte Ahundantia, Pietas, Fecundifas, Pax, Salus, ecc., le quali formano invece la maggioranza non solo sui bronzi sonatori, ma anche sulle monete d'oro e d'ar- gento, e costituiscono una delle caratteristiche della^ monetazione romana. Sulla moneta semplice impera- toria, queste rappresentazioni sono affatto eccezionali nei primi due secoli, e non è che più tardi che, quantunque sempre raro, pure appaiono meno ec- cezionalmente. Come bronzi imperatorii riguardanti essenzial- mente la persona dell'Imperatore o delle Auguste vanno considerati tutti (meno una sola eccezione) SERIE DEL BRONZO IMPERATORIO, ECC. 431 quelli che portano due teste, una per ciascun lato, siano esse di due Imperatori, siano di un Imperatore e d'un'Augusta, siano infine quelli abbastanza curiosi, ma abbastanza numerosi per non poterli giudicare il prodotto d' un errore o d' uno scherzo isolato, che portano la medesima testa ripetuta sui due lati della moneta, per lo più con ornamentazione e leggenda variate ; ma alle volte anche perfettamente siniili in tutto. Questi bronzi a due testo sono sempre man- canti delle lettere S C e quindi emesse direttamente dall' imperatore. La sola eccezione si verifica nei bronzi colle teste di Antonino Pio e M. Aurelio, i quali portano le lettere SC; e difatti, come di omis- sione del Senato, sono comuni, mentre gii altri sono tutti rari o rarissimi. Sono pure tutte imperatorie le monete che , incominciando colla famiglia di Settimio Severo , portano tre teste d' Imperatori, Cesari od Auguste, e quasi tutte quelle che hanno duo teste al dritto e una rappresentazione al rovescio. La maggior parto delle monete che costituiscono la nostra serie imperatoria si trovano già descritte nelle pubblicazioni esistenti, e riassunte nel cata- logo generale Cohen; tutto sta a sceveraiie dalle senatorie con cui sono confuse W. Alcuno incom- (4) E tale scelta non è sempre facile, percliè pareccliie monete, che dalle descrizioni risulterebbero mancanti dello lettere s e, in realtà non lo sono. Diverso sono citate dai vechi autori (Museo Tiepolo, Tanini. Vaillant, cco.j, i quali, nelle loro descrizioni, omettono costantemente le lettere s o, non perchè manchino realmente, ma perchè lo sottintendono nelle moneto coniate dal Senato. In qualclie altra poi ebbi campo a ve- 432 KRANCKSCO GNIXCHI plctamonte descritto abbiamo potuto completare con migliori esemplari, alcune altre poche inedite e com- parse dappoi, abbiamo potuto aggiungere, e così questa serie riescirà assai più completa di quella che abbiamo tracciata poi multipli senatori!. Quella non era che un principio o un abbozzo ; questa invece riassume press'a poco quanto ò conosciuto al giorno d'oggi in tale specialità, almeno per ciò che riguarda il grande e il medio bronzo. Quanto al piccolo bronzo, vi si potrà forse faro tui' aggiunta importante, quando saranno sciolto e chiarite completamente le diverse questioni ciii abbiamo più sopra accennato. Per non andar troppo por le lunghe, e anche per maggior semplicità e chiarezza, abbiamo trascu- rato le piccole varianti di leggende, di toste o di date, limitandoci ad accennarle ove del caso e non dando la descrizione che dei varii tipi, i quali non sono molti, come si può vedere dal prospetto che precode la descrizione, e la maggior parte dei quali si ripetono sotto più imperatori. Quando alla serie delle monete semplici (pii de- scritta si aggiungessero i medaglioni o i multipli (di cui la serio è già completamente stabilita), si avrà la serie completa della monetazione imperatoria di bronzo. rificare che tale omissione è una semplice svista, o venne prodotta dal'a s;couserv.izione della moneta. Sono perciò parecchie quelle clie figurano senza s e nel Cohen, ma che noi non abbiamo creduto di far figurare nella nostra serie, talora pei'chè non avevamo prova dell'esattezza della descrizione, t.alora anche perchè ne abbiamo potuto avere del contrario. riiOSPETTO NUMERICO DFA TIPI DI ROVESCIO. I'^' H. M H. 1'. H. ' To tale : Caligola ... \ 2 1 5 2 l N. 11 71 2 G 1 N. . '" 3 N. 11 11 n 4 4 14 ?! Clau'lio Nerone j Galba Vitellio 51 TI 11 Vespasiano Tito n 2 n TI n n 11 n II 11 2 4 3 2 8 1 9 " 1 " 2 " 2 " 5 11 \ 11 11 n 11 r 11 TI 11 5' G 7 34 1^1 1 Domiziano 1 5 ■21 2 2 Traiano Adriano Adriano e ."cabina Antonino Pio Faustina madre Ji 51 2 Antonino e Faustina madre .... .t 1 11 n 2 M. Aurelio 11 1 11 11 11 11 n 1 n 1 11 11 11 ;i 11 11 g! 1 11 7 , 2 M. Aurelio, Fau.stina e Conimodo . M. Aurelio e Lucio Vero 1 1 1 Annio Vero e Commodo 1 Lucio Vero 1 11 1 n n n " 2 TI 4 11 11 11 2 3 13 Lucilla n Settimio .'^evero Giulia Domna n • • , n 11 n 11 1 1 1 1 1 S. Severo e Giulia [ Severo, Cararalla e PlautilU .... ! Severo, Giulia e Geta 1 " il ' 11 Caracalla Caracalla e Plautilla Ela,2;abalo Giulia Paola. Aquilia Severa 1 Giulia Mesa 11 1 " ' 11 1 1 11 • . TI TI n 11 11 11 3 l 1 1 2 1 Severo Alessandro Sev. Alessandro e Orbiana Sev. Alessandro e Giulia M.ainmea . Orbiana . . 1 " ^ n 11 n n n 11 ì " 1 n 11 11 11 TI 13 1 7 G 3 Giulia Mammea Gordiano Pio Filippo padre n II 11 11 1 2 ' Filippo padre e Otarilla Filippo padre e Filippo Afelio Filippo padre e figlio con Otarilla . j Etruscilla TI m 1 1 n TI 11 n n n 11 n 11 »i 11 n 9 1 22 11 11 « 11 TJ 11 11 11 4 3 1 1 1 1 1 27 3 1 5 Treboniano 'lallo Treb. Gallo o Volusiano Volusiano Valeriane padre o Gallieno .... Gallieno Gallieno o S.alonina 11 5 1 Salonino ... _ 2 434 KRANXESCO GNECCHI DESCilIZIO]S K DELLE MONETE CALIGOLA. 1. D. : e CAESAR AVO ger:\ianicvs pon m tr pot. Testa laureata a sinistra. — E,. : ADr>oc\'T COH. Caligola su di un palco in atto (V arringare cinque soldati. (Anno 37 d. C). Ct. B. Coli. 10. (Tav. X, N. 1). Variante per la data (tr r ili e mi, anno 40 e 41 d. C). V. Cohen N. 11 e 12. 2. D. : c CAESAR AVO GERMANicvs PON M TR POT. Testa laureata a sinistra. — E.. : s P Q R P P OB ClVES SERVatos in una corona di querc'a. (Anno 37 d. C). (Tav. X, N. 2). G. B. Coh. 22. Cohen, descrivendo questo bronzo, aggiunge in nota: u Le Médaillon u du Cabinet des Médailles avec ce revers citò par Mionnet, et estimé a 300 fcs, n'est qu'un grand bronze frappé sur un flan de Médaillon n Con buona pace del signor Cohen, e, malgrado la nessuna importanza che egli annette a questo pezzo, che egli giudica nulla più che un pezzo qualunque battuto per combinazione su di un disco più grande, per noi rappresenta invece un pezzo d' importanza capitale, essendo nientemeno ohe il nestore dei mednglioni imperatore. Dato che i medaglioni non sono che i mnltipli delle monete imperatorie, questo non solo è un vero medaglione ; ma è importantissimo per essere il primo della serie, il più antico da noi conosciuto ; ed era Mionnet che aveva ragione. 3. D. : Anepigrafo. Tosta nuda di Caligola a sinistra entro una corona. — R. : o CAESAR GERM.vxicvs IMP intorno al campo nel quale si legge: PO.NT MAXIM tribvn potest COS. M, B. Coh. 28. 4. D. : e CAESAR GERMANICI F M AGRIPPAE N. Testa nuda a si- nistra. — R. : DIVI AVG PRON AVGVST GERMANICVS intorno al campo, nel quale si legge : PONT MAX TU POTEST COS. M. B. Coh. 29. Questi duo rarissimi bronzi (Num. 3 e 4) conosciuti solamente per due esemplari, elio fecero parte della collezione Ilerpin, e di cui si SERIE DEL BRONZO IMPERATORIO, ECC. 435 ignora l'attuale esistenza, presentano un tipo clie si scosta alquanto dal comune. Tuttavia ablii&uio seguito il Colien, che li colloca nella serie romana. AGRIPPINA MADRE. 1. D. : AGRII'PI.VA M F MAT C CAESAIUS AAT.VSTl. Busto a destra. — E. : s PQ R :ME.MOiaAK AGUIPIM.NAE. Carpento a sini.stra tirato da duo mule. G. B. Coli. 1. Questo bronzo è postumo, perciù l'abbiamo cronologicamente collo- cato dopo quelli di Caligola. Anche di que.sto esiste il pezzo multiplo o medaglione, il quale per errore venne da noi collocato nella .Serie Sena- toria (V. Appunto precedenti N. 9j. CLAUDIO. 1. D. : TI CL.AVDIVS CAKSAii AVO p M TR P IMP P P. Testa lau- reata a destra. — 11.: ex s c p p oh cives servatos in una corona di quercia. (Anno 11 d. C). G. B. Coli. 77. Var. (senza p p) Coli. 78. NERONE. 1. D. : IMP NERO CAESAli AVG PO.NT MAX TR POI' pp. Tosta lau- reata a destri. — R. : ADl.ocvT con. Xerouo su di un jialco a sinistra, accom])agnato dal Prefetto del Protorio, in atto d'arrin- gare tre soblati, davanti a uu tempio a otto colonne. G. B. Coh. 75. Varietà nel dritto. V. Coh. 7G e 77 e supph 7, 8. 2. D. : NEliO CLAVDIVS CAESAR AVO OEIIM P M TP. P IMP P P. Busto laureato a destra coli' egida. — II.: an.NO.NA avgvsti ceres. Cererò seduta a sinistra con una torcia o dello spighe. Da- vanti a lei l'Abbondanza colla cornucopia. Fra le due un'ara accesa, e nello sfondo una nave. G. B. Coh. 84. Esistono pareccliie varianti nel dritto Coli. S5 e segg. 3. D. : NERO cr,AVDiv.s caesar avg ger p m ti; p imp p p. Testa laureata a destra. — K, : ceiìtamen' qvi.n'<ì ROM con.s. Ta- 436 FRANCESCO GNLCCHI vola da giuoco ornata J' un bassorilievo rappresentante duo orifoni. Sopra di esso un vaso, una corona, una palma e la lettera s. Sotto un disco. P. B. Coli. 109. 4. D. : KKUO CLAUD CAESAR AVO GEK.M P M TR 1' IMI' I> 1". Testa laureata a sinistra. — R. : CO.NG li DAT POI' U. Nerone seduto su di un palco collocato a sinistra. Sullo stesso ])iano un uomo seduto, che fa distrilju/.ione a uu altro che sale i gra- dini, al basso dei quali sta un fanciullo. Dietro l'uomo seduto la statua di Pallade, davanti la Liberalità. G. B. Coh. 113. Esistono parecchie varianti nel dritto. V. Coli. 114 e segs;. e sup].!. 17. 5. D. : NERO CLAVI) CLAVDIVS CAESAU AVG GERM P M TR P HIP ; p p. Busto laureato a destra coli' egida. — R. : decvrsio. Ne- rone galoppante a destra preceduto e seguito da due soldati, di cui quello davanti porta un' insegna. G. B. Coh. 1S2. G. D. : Medesima leggenda. Testa laureata a sinistra. — R. : Lo stesso, ma il soldato che sta davanti porta un vessillo. G. B. Coh. 133. (Tav. X, N. 3). 7. D. : IMP KERO CAESAR AVG GERM. Testa laureata a destra. — R. : iMP NERO CAESAR AVG GERM. Testa laureata a sinistra. M. B. Coh. 146 e var. 147. 8. D : NERO CLAVDIVS CAESAR AVG GERM. Elmo SU di una colonna. Dietro un'asta. A destra l'egida. — R. : PO.N M TR P I.MP P P. Ramo d'ulivo. P. B. Coh. 198. 9. D. : NERO CLAVDIVS CAESAR AVG GERMANIO. Testa nuda a si- nistra. — R. : PONTIF MAX TR P IMP P P. Nerone laureato a destra in abito femminile, in atto di cantare accompagnandosi colla lira. M. B. Coh. 204. Varianti nelle legi^ende V. Cohen N. 20.j o segg. e suppl. N. 04. Ane- pigrafi al rovescio Coh. 278 e suppl. 58. SERIE DEL ERONZO IMPERATORIO, ECC. 437 10. D. : NERO ci.AVD CAESAR AVO GRM (sìc). Testa nuda a destra. — R. : ROMA. Roma seduta a sinistra su di una corazza col parazonio, il piede destro appoggiato su di un elmo. P. B. Coh. II ediz. 272. 11. D..: NERO CLAVDIVS CAESAR AVO GERM P M TR P I.MP P P. Testa nuda a destra. — R. : Anepigrafo. Roma come nel pre- cedente. M. B. Coh. II ediz. 353. 12. D. : NERO CL.AVD CAESAR .VV(Ì GERM P M TR P IMP PP. Testa laureata a destra. ■ — R. : Anepigrafo. Il Macello. M. B. Coh. 276 e var. 277. 13. D: NERO CLAVD CAESAR AVO GER P M TR P IMP P P. Tosta radiata a destra. — R. : Anepigrafo. Aquila romana fra due insegne. M. B. Coh. II ediz. 358. 14. D. : IMP .NERO CAESAR AVG P MAX TR P P P. Testa laureata a sinistra. Sotto un globo. R. : — Anepigrafo. Nave a vela con dei rematori diretta a sinistra. M. B. Coh. supi.l. 59. GALEA. 1. D. : SER GAEHA IMP CAESAP. WCi TU P. Testa laureata a sini- stra. — R. : EX s e OH ci\'ES SKRVATOS in una corona di quercia. G. B. Coh. 122 o var. 123, 121. 2. D. : SEK GAEIU IMP CAESAR A\''; TR P. Basto latireato a destra. — II. : S p () u 01! ci\' SKli in una corona di quercia. G. B. Coh. 233, e varianti Coii. 235, 23(5, 237, 23-ì, 240, 241, suppl. C)Qj 70 ed altri. 3. La medesima moneta. M. B. Coh. 234 e var. 239, 252, suppl. 71 ecc. VI TEL LIO. 1. D. : A VITEI.I.IVS GERMANlc^-s p M TR P. Testa laureata a de.stra. — R. : s p q R oh civ SER in una corona di quercia. G. B. Coh. 90. 438 FRANCESCO GN'IXCHI VESPASIANO. 1. D. : IMP CAKSAR VESPASrAN AVG. Testa laureata a destra. — E.. : PON MAX TU POT P P COS V GENS. Caduceo alato fra due cornucopie. (Anno 74 d, C). M. B. Coli. 365. Var. nel dritto Coli. 366. 2. D. : IMP CAESAR VKSPASIAN AVGVST. Testa laureata a destra. — E,. : PONTIF JIAX ? TK P COS VII GENS. Vittoria a sinistra con una corona e una palma. (Anno 76 d. C). P. B. Coh. 367. 3. D. : IMP CAESAR VESPASIANVS AVO P M T P P P COS II DES III. Testa laureata a destra. — li. : s P Q R ADSERTORI LIBERTA- TIS PABLICAE in una corona d' alloro. (Anno 70 d. C). G. B. Coh. 402. Variante colla data dell'anno 71. V. Coh. 463, 46i. 4. D. : IMP CAESAR VESPASIANVS kXG P M T P P P COS III. Testa laureata a destra. — R. : S P Q R GB CIV SER in una corona di quercia. (Anno 71 d. C). G. B. Coh. 465, e varianti colla medesima data dell'anno 71 op- pure con quella del 77 o 78 N. 4G7, 4G3, 469. 5. D. : IMP CAESAR VESp WG p M T p COS IIII CEXS. Testa lau- reata a destra. — E,. : s P Q K OB CIV SER in una corona di quercia. (Anno 72 o 73 d. C). M. B. Coh. 466. TITO. 1. D. : IMP T CAES VESP AVG P M TR P COS Vili. Testa laureata a sinistra. — R. : Ripetizione del dritto. (Anno 80 d. C). M. B. Coh. 185. 2. D. : T GAES IMP PONT. Testa laureata a destra. — E. : PON MAX TR POT P P COS V GENS. Caduceo alato fra due cornucopie. (Anno 76 d. C). M. B. Coh. 210. 3. D. : T CAES IMP. Testa laureata a destra. — R. : PON TR POT. Caduceo alato. P. B. Coh. 211. SERIE DEL BRONZO IMPERATOUIO, ECC. 4:39 4. D. : T CAES niP pon tr p COS II GENS. Testa radiata a destra. — R. : S p Q R OB CIV SEK in una corona di quercia. M. B. Coh. 28G. 5. D. : T CAES IMP PONT. Testa laureata a destra. — R. : TR roT COS III CENSOR. Caduceo alato fra due cornucopie. (A. 74 d. C). M. B. Coh. 287 e var. Coh. 288, 289. G. D. : T CAES IMP. Testa laureata a destra. — R. : VESP P0.\ TR P. Caduceo alato. P. B. Coh. 290. DOMIZIANO. 1. D. : CAESAR AvavSTl F. Testa di Domiziano a sinistra. — R. : DOMITIANVS COS II. Caduceo alato. (Anno 73 d, C). M. B. Coh. 317. 2. D. : CAES AVO F. Testa di Domiziano a sinistra. — R. : DOMIT COS II. Caduceo alato. (Anno 73 d. C). P. B. Coh. 318. 3. D.: DOMITIANVS AVGVSTVS. Testa laureata a destra. — R.: GER- MANICVS COS XVI. Domiziano in quadriga lenta a sinistra. (Anno 92-94 d. C). M. B. Coh. 353. 4. D. : IMP CAES DIVI VESP F DOMITIAN AVO V M. Testa laureata a destra. — R. : Ripetizione del dritto. M. B. Coh. 557. 5. D. : IMP DOMIT AVG GKRM. Busto galcato di Pallade a destra. — R. : IO IO TRIVMP. riivo. P. B. Coh. 358. 6. D. : IMP CAES DIVI VESP F DOMIT .WG GERM COS XI. BuStO laureato a destra coli' egida. — R.: Anepitcrafo. Pallade seduta. G. B. Coh. suppl. 98. (Vendita Uobler). TRAIANO. 1. D. : IMP CAES NERVAE TRAIANO AVG GER DAC P M TR P COS V P P. Busto laureato a sinistra col paludamento e la corazza. 440 KKANCKSCO GNIXCHl — R. : ADVE.NTVS AVO (in alto) S 1' Q K Ol'T PRINCIPI (al- l'esergo). Traiano a cavallo a de-stra in abito militare e con un'asta, preceduto dalla Felicità con un caduceo e una cor- nucopia, e seguito da tre militi. (Anno. 104-110 d. C). G. B. Coli. 296 (ilato come medaglione). 2. D. : niP CAES NERVAE TRAIANO AVG GER DAC P M TR POT COS VI P P. Busto radiato a de.stra. — R. : da gap (all' esergo) s P (^> li OPTIMO PRINCIPI (in giro). La Dacia ignuda colle mani Ijgate inginocchiata a destra su un mucchio d' armi. (Anno 112-117 d. C). M. B. Coh. 34. Cohen dà incompletamente questo bronzo al N. 31 del supplemento. — V. Gazzetta JS'umismatica di Como, 1880. Monete e Medaglioni Ro- mani inediti nella collezione Gnecohi a Milano, III Serie, Num. 09. 3. D. : IMP CAES NERVAE TRAIANO AVG GERM DAC P M TR P COS V P P. Busto laureato a destra. — R. : Ripetizione di diritto. M. B. Coh. 351. 4. D. : IMP CAES NEPVA TRAIAN AVG GERM P M. Busto laureato a destra. — E. : S P Q R OB CIV SER in una corona di quercia. ■ CI. B. Coh. 402. 5. D. IMP CAES NERVA TRAIAN AVG GERM P M. Busto laureato a destra. — R. : TR POT COS II. Roma galeata seduta a sinistra su di una corazza con una piccola Vittoria e il parazonio. Dietro di lei due scudi oblunghi e uno rotondo. G. B. Inedito. Coli. Gnecchi a Milano. (Tav. X, N. 5). NB. Questo bronzo, quantunque abbia tutta l'apparenza esteriore di una moneta senatoria, come tutte le monete imperatorie di quest'epoca, è però di una fattura molto fine e d' uno stile superiore a quello del tipo comune. 6. D. : IMP CAES NERVAE TRAIANO AVG GER DAC P M TR P COS VI (?) P P. Busto laureato a destra. — R. : Anepigrafo. Giove tra Pallade e Giunone ; a terra una civetta, un' aquila e un pavone. G. B. Coh. 297. (Dato come medaglione). 7. D. : IMP CAES NERVAE TRAIANO AVG GER DAC I' M TR P COS V P P. Busto laureato a destra. — ■ R. : Anepigrafo. Testa di Giove Ammone a destra. (Anno 104-110 d. C). G. B. Coh. 208. (Dato come medaglione). SLRIE DEL BRONZO IMPERATORIO, ECC. 441 ADRIANO. 1. D. : IIADIUANVS AVC.VST\'S V P. Testa laureata a destra. — R. : AKLIA.VA PINCENSIA ili una Corona d'alloro. P. B. e P. B. Quin. Coh. G44-G.55. 2. D. : HADRIAN^•s AA'G cos IH p p. Busto laureato a destra col paludamento. — R. : con PltAETOR (all'esergo). Adriano su di un palco a destra accompagnato dal Prefetto del Pretorio, in atto d'arringare tre soldati armati da scudo. Un sesto perso- naggio è Ira l'imperatore e i soldati, visto per di dietro e tiene la spada (o le verghe). M. B. Coh. 095. V. Gazzetta Nuuiismatica di Como. Memoria cit. N. 127. 3. D. : HADRINNVS AVO COS III 1' V. Testa laureata a destra. — R. : COHOUT l'KAETO (paro che s e manchino). Adriano su di un palco eretto a destra, accompagnato dal Prefetto del Pre- torio, in atto d'arringare tre soldati e un capo. Il soldato che sta nel mezi^o tiene un cavallo per la briglia. G. B. Coh. suppl. 78. 4. D. : IIADRIANV.S AVGVSTVS.. Busto laureato a destra col palu- damento. — R. : co.s HI. Ercole ignudo a destra, appoggiato alla clava, colla pelle del leone e un ramo. G. B. Coh. 566. 5. D. : HADlilA.ws AV'iVSTVS. Busto laureato a destra. — R. : cos III. Civetta su di un'i-^ida, aquila su di un fulmine e pavone. G. B. Coh. 569 e Var. \'. (nizzutla SiunUuiatuM di ('omo. Mem. cit. N. 121. G. D. : IIADIUANN'S A\GVSTVS. Busto laureato a destra. — R.: COS IH. La Lupa a destra con Romolo e Remo. G. B. Coh. 570. 7. D. ; iiADRlANVS A\"GVSTVS. Testa laureata a destra. — R. : cos III. Ammasso d' armi. G. B. Coh. Suppl. 82. XH. Xon è ben sicuru se lo lettore s e iiiamliino veramente a questo bronzf). 442 FRANCESCO GNiìCCHI 8. D. : IIADIUANVS AVGVSTVS P p. Testa laureata a destra. — R. : COS III. La Salute seminuda a sinistra appoggia la sinistra sulla spalla d'Esculapio, che tiene un bastone con un serpente attorcigliato a cui la Salute offre a mangiare. A destra una colonna con una statua. G. B. Coli. II Ed. 372. 9. La stessa moneta (con testa radiata a destra). M. B. Coli. II Ed. 373. 10. D. : IIADRIANVS AYGVSTVS. Testa laureata a destra. — R.: cos III. Diana a destra coU'arco e la freccia. G. B. Inedito (tipo del K 717 di Cohen). Coli. Gnecchi a Milano. (Tav. X, N. 4). 11. D. : IIADRIANVS AVGVSTVS. Testa radiata a destra. — R. : cos HI. Modio con cinque spighe. P. B. Coh. suppl. 83. 12. D, : IIADRIANVS AVGVSTVS. Busto nudo a sinistra col palu- damento. — R. : COS III P P. Adriano a sinistra fra cinque insegne militari colla destra alzata e con un'asta. G. B. Coh. II Ed. N. 490. 13. D.: IIADRIANVS .WOVSTVS. Busto laureato a destra. — R. : cos 111 P P. Adriano al galoppo a sinistra col manto svolazzante, in atto di trafiggere colla lancia un cinghiale. G. B. Coh. 567 e var. 568. 14. D. : IIADRIANVS .4.VGVSTVS. Busto laureato a destra col pa- ludamento. — R. : cos III P P. Ercole ignudo seduto a destra su di una rupe colla clava e la pelle del Leone. Ai suoi piedi una testa di cinghiale. M. B. Coh. 753. 15. D.: IIADRIANVS AVGVSTVS. Testa laureata a destra. — R.: cOS III p p. Mezzaluna e sette stelle. M. B. Coh. 760. 16. D. : IIADRIANVS AVGVSTVS. Testa laureata a destra. — R.: cos III p 1". Caduceo. P. B. Coh. sappi. 85. SERIE DEL BRONZO IMPERATORIO, ECC. 443 17. D. ; IIADRIANVS AYG COS III P P. Busto nudo a destra colla corazza. — R. : exerc britanxicvs. Adriano a cavallo a destra in atto d'arringare quattro soldati. G. B. Coli. 784. 38. D. : IIADRIANVS AVGVSTVS. Biisto laureato a destra con pa- ludamento e corazza. — E,.: iiadrianvs AVGVSTVS. Busto lau- reato a destra. M. B. Coh. 917. Var. 918, 919, 920, 921, e suppl. 103. 19. D. : HADRIANVS AVG COS III p p. Busto laureato a destra col paludamento. — R. : lovi CONSERVATORI. Giove ignudo di fronte stende il suo manto e il fulmine colla destra sopra Adriano. Colla sinistra tiene imo scettro. G. B. Coh. 571. 20. D. : HADRIANVS AVGVSTVS p P. Busto laureato a destra. — R. : lOVI OPTIMO MAXIMO S P (J R in una corona di quercia. All'esergo cos III. G. B. Coh. 572. 21. D. : IMP CAESAR TRAIAN HADRIANVS AVO. Busto laureato a destra col paludamento. — R. : p m tr P COS il. Busto ga- leato di Pallade a destra coli' egida. P. B. Coh. 1007. 22. D. IMP CAESAR TRAIAN HADRIAN AVG. Busto laureato a de- stra col paludamento e la corazza. — R. : p m tr COS in. Cerere a sinistra con due spighe e una torcia. G. B. Coh. 1011. 23. La stessa moneta (testa radiata a diìstra). M. B. Coh. 1012. 24. D. : HADRIANVS avgvstvs. Testa laureata. — R. : providentia AVGVSTI COS III. Donna a sinistra in vesto corta con un ferro d'aratro e un rastrello. M. B. Coh. 1043. 25. D.: HADRIANVS avgvstvs. Busto laureato a destra col pa- ludamento. — R. : ROMVLO CONDITORI. Romolo corrente a de- stra con un' asta e un trofeo. G. B. Coh. 573. 444 FRANCi;SCO GNKCCHI 2G. D. : IIADRIANA'S AVO COS III P P. Busto nI^lo a destra. ^ E,.: SICILIA. La Trlquetra colla testa di Medusa nel contro. Sotto il mostro Scilla, a sinistra due o tre figure, a destra il faro di 3Iessina ? G. B. Coli. 1141. L'esemplare del Gabinetto di Francia è cosi male conservato clie non si potrebbe assicurare se lo lettere s o mancliino veramente. 27. D. IIADRIANVS AYGVSTVS. Busto nudo a destra col paluda- mento. — E.. : S P Q R AN F F HADRIAXO AVO P P in una co- rona di quercia. G. B. Coh. 574. 28. D. : IIADRIANVS AVG COS III P P. Testa nuda a destra. — R. : VKNERI GENETRICI. Venere di fronte rivolta a sinistra con un trofeo e appoggiata allo scudo collocato sopra di un elmo. G. B, Coh. II Ed, 1446. NB. Quantunque Cohen dia questo bronzo come un medaglione, dal disegno che se ne offre, mi parrebbe più giusto classific.irlo fra i G. B. che non hanno ancora il tipo di medaglione. 29. D. : IIADRIANVS AVG COS HI p p. Busto laureato a sinistra colla corazza. — R. : "\'ESTA. Vesta seduta a sinistra col pal- ladio e lo scettro. G. B. Coh. 556. NB. Questo bronzo è dato come medaglione nella prima Edizione. Nella seconda invece come gran bronzo e mi pare con maggior ragione. 30. D. : IIADRIANVS AVGVSTVS PP. Busto laureato a destra col paludamento e la corazza. — R. : ^'IRTVTI AVGVSTI. Adriano galoppante a destra in atto di lanciare un giavellotto contro un leone corrente. G. B. Coh. 1158. 31. D. : IIADRIANVS AVG COS III p p. Busto nudo a destra col paludamento. — R. : Anepigrafo. Giove seduto fra Paìlade e Giunone. Al di sopra un'aquila. G. B. Coh. 575. 32. D. : IIADRIANVS AVG COS III p p. Busto nudo a destra col paludamento. — R. : Anepigrafo. Ponte a setto archi ornati da statue. G. B. Coh. 576. SERIE DEL BRONZO IMPEUATOlìIO, ECC. 445 33. D. : ]IADR[ANVS -WG COS III i> P. Testa laureata. — E,. Ane- pigrafo. La Salute in atto di nutrire un serpente attorcigliato attorno a un albero e appoggiato a un'ara, sulla quale si legge: S.ALVS. M. B. Coh. Sappi. 127. 34. D. : II.ADRIANVS AVO COS IH p p. Busto laureato a destra col paludamento. — E,. : Anepigrafo. Iside a sinistra. A sinistra un tempio (t), a destra una civetta su di una rupe. Nello sfondo un bastimento. M. B. Coh. 1161. ADRIANO E SABINA. 1. D. : IIADRIANVS AVGVST^■s. Testa nuda a destra. — R. : SABINA AVGA'STA. Busto diademato a destra. M. B. Coh. 1. Var. 2 a G. Suppl. 2 ed altre. ANTONINO PIO. 1. D. : ANTONi.ws AV.; Pivs pp TR P W'III. Testa laureata a destra. — R. : cos III. Giove fanciullo sulla capra Amaltoa. (Anno 155 d. C). M. B. Coh. 531. 2. D. : ANTONINVS Avr, i>n's !■ p TU P. Testa laureata a destra. — R. : COS III. Diana caciatrire correntu a destra con un cane. Dietro a lei un albero. (Anno 145 d. C). M. B. Coh. 532. 3. D. : ANTONIN\"S AVr, i>i\s i' !■ TR P XXII. Testa laureata a sinistra. — 1!.: Cos lllt. Le quattro Stagioni rappresentato da quattro fanciulli. (Anno i')'* d. C). M. B. Coh. 511. Forse questo tii^o esiste audio in gran bronzo, rome descritto incom- pletamento da VaiUant (V. Cohen dìOk 4. D. : ANTONiN^-s AVc, Pl\s p p TRI' XI. Tosta radiata a dcst ra. — R. : COS mi. Aquila su di un fulmine tra una civetta su di un elmo e un pavone. (Anno 148 d. C). M. B. Coh. 573. 57 446 FHANCKSCO GNlXCilI 5. D. : ANTONINVS AVG PlVS P P. Testa laureata, a destra o a sinistra. — R. : tk pot cos il (senza se?) Pallacle che cam- mina a destra collo scudo o lanciando un giavellotto. M. B. Coh. suppl. 103 e 104. 6. D. : ANTONINVS AVG PIVS P P. Testa laureata a destra. — R. : TR POT ros II. Caduceo alato attraversato da una clava. P. B. Coh. 873. 7. D. : ANTONINVS .WG PIVS P P I.MP II. Testa radiata a destra. — E.: TR POT XXI cos mi. Troja sdraiata, a destra, con sei piccoli. (Anno 158 d. C). M. B. Coh. 953. 8. D. : ANTONINVS AVG PIVS P P. Testa laureata a destra. — R. : TU POT XXIII cos mi. Figura imberbe seminuda a sinistra con un serpente, e colla destra al petto. (Anno 101 d. C). M. B. Coh. 958. 9. D. : IMP T AEI, CAES HADR ANTONINVS AVG PIVS. BuStO lau- reato a destra col paludamento. — R. : Anepigrafo. La Salute a destra in atto di nutrire un serpente attorcigliato intorno ad un albero e appoggiato ad un'ara inghirlandata, sulla quale si leggo : SALVS. M. B. Sconosciuto a Cohen. Gabinetto di Brera. Y. F, Gnocchi, Btdlettino Xumi.ìmatico-Sfragi-itico di Camerino, anno 1884, N. 82. 10. D. : ANTONINVS AVG PIVS P P TU p XII. Testa laureata a destra. — Pv,. : Anepigrafo, (o VOTA all' esergo ?) Antonino a destra sacrificante su di un'ara davanti a un tempio tetrastilo. Da- vanti a lui due persone. M. B. Coh. 971. 11. D. : ANTONINVS AVG PIVS P P TR P. Testa laureata a destra. — R. : Anepigrafo. Diana cacciatrice di fronte volta a sinistra, olfre a mangiare con una patera a un'antilope, che a lei si rivolge. Alla destra un tronco d'albero, cui sono appese le spoglie d'un cervo. G. B. Sconosciuto a Cohen. Coli. F. Gnecclu a Milano. V. Appunti di Xumismatica Romana, I. N. 8. Riv. It. ili Xiini., anno 1889. SICniE TIFA. BRONZO nil'ERATOlUO, ECC. 447 12. D. : ANTO.viNVS AVO PIVS p p TK P cos HI. Testa laui-eata a destra. — R. : Anepigrafo. Diana a destra con una lancia nella destra e un piccolo cervo nella sinistra. G. B. Sconosciuto a Cohen. Coli. E. Gneoclii a Milano. V. Appunti di Xumismatica Romana, XXI. X. 23. Riv. It. di Xuni., anno 1892. ANTONINO PIO E ADRIANO. 1. D. : IMP T AELIVS CAKSAR AXTOXINVS. Busto nudo d'Antonino a destra col jialudamento. — E,. : iiaiuuanì's a\'G oos ih i-p. Busto nudo d'Adriano a ilestra col paludamento. (A. 138 d. U.). M. B. Coli. 1. \^ar. Coli. 2. FAUSTINA MADRE. 1. D. : DIVA AVGVSTA FAVSTINA. Basto a destra. — R. : kx s c. Faustina con una torcia in una biga d'elefanti. G. B. Coh. 230 e var. 231. 2. D. : DIVA AVOVSTA FAVSTiXA. Biisto a destra. — R. : ex s c. Carpento tirato da due mule. G. B. Coh. 232 e var. 233. 3. D. : FAVSTINA AvrrVSTA. Busto a destra. — R. : Anepigrafo. Venere (o la Concordia ?) a destra con un'asta e una colomba. M. B. Coh. 284. ANTONINO PIO E FAUSTINA MADRE. 1. D. : ANTO.VINVS AVG PU'S I' P TU p COS III. Tosta laureata di Antonino a destra. — R : DIVA AVGVSTA FAVSTIXA. Busto di Faustina a destra. (Anno 140-143 d. C). G. B. Coh. 2 e var. 3. 2. D. : ANTONINVS AVG .... Tosta nuda d'Antonino a destra. — R. : FAX'STINA A\'G ANTONINI AVG pil P P. Busto di Fau- stina a destra. M. B. Coh. 3. 448 FRANCliSCO GNIXCKI ANTONINO PIO E FAUSTINA GIOVANE. 1. D. : ANTONINVS AVG l'iVR p 1' TR 1' XII. Testa laureata d'An- tonino a destra. — R. : favstinak avo i-ii avo fil. Busto nudo di Faustina giovane a destra. G. B. Coh. 1. 2. La atessa moneta. M. B. Coh. 2. MARC' AURELIO. 1. D. : M ANTONINVS AVGVSTVS. Testa laureata a destra. — E.. : COR III. Testa laureata di Giove a destra. M. B. Coh. 447. 2. La stessa moneta. P. B. Coh. 448, 449. 3. AVKEMVS CAESAR AVG PI! V. Busto nudo e giovanile a sini- stra. — Ti. : TR P III COS II. Genio alato seduto su di un leone che cammina a destra. (Anno 149 d. C). M. B. Coh. 741. 4. D. : AVREIJVS CAESAR ANTONINI AVG Pil FU,. Busto nudo gio- vanile a destra col paludamento. — II. : tr p III cos II. Uomo nudo con un globo e una bacchetta, presso di un' ara, dietro la quale sta la Pietà colle mani alzate. (Anno 149 d. C). M. B. Coh. 742. 5. D. : M ANTONINVS AVCr ARMENiACVS p M. Busto a destra col paludamento e la corazza. — R. : TR P XIX IMP II COS III. Minerva medica galeata seduta a sinistra e appoggiata col go- mito sinistro alla spalliera della sedia in atto d'olTrire un pomo al serpente d' Igea, attorcigliato intorno ad un albero. Dietro a lei uno scudo e su questo una civetta. (Anno 165. d. C). M. B. Sconosciuto a Cohen. Coli. F. Gnecchi a Milano. V. Appwiti di Numismatica Romana, 5VII. litv. Ital. (li Nulli., anno 1S91. 6. D. : AVREI.IVS CAESAR AVG PII F. Tosta nuda giovanile a destra. — - R. : Anepigrafo. M. Aurelio galoppante a destra con una insegna. M. Coh. 819. SICIÌUC DEI. BUONZO IMPKR ATOIilO, IXX. 449 M. AURELIO E FAUSTINA GIOVANE. 1. D. : AVKKLIVS (WESAK AVO l'il V. Tosta nuda di M. Aurelio a destra. — IJ. : l'AVSTi.NAH A\0\"STAK. Busto di Faustina gio- vane a destra, M. B. Coli, suppl. 1 e var. Coli. 1. MARC' AURELIO E COMMODO. 1. D. : M ANTONi.Nvs AVG r.F.KM Tii I' XXIX. Busto laureato di M. Aurelio a destra col paludanieiito. — II. : i, aviìkl COMMODVS CAKS AV(} KlL, GKK\I. Busto nudo di Coinmodo giovane a de- stra col paludamento. (.Vnno 175 d. C). G. B Coh. Suppl. 1. M. AURELIO FAUSTINA GIOVANE E COMMODO. 1. D. : M A.S'TONINVS AVO OKKM SAUM TK 1" XXXI. Tosta radiata di M. Aurelio. — K. : favstinak ano imi a\i} f common oaes Fir., Ava. Testo atfroutato di Faustina o di Comiuodo. M. B. Coli. 1. FAUSTINA GIOVANE. 1. D. : FAVSTINA AViìVSTA. i?usto a destra. — R. : Ripetizione del dritto. M. B. Coh. 159. 2. D. : FAVSTINAK AVU l'ii AVO Vìi.. Busto a .sinistra. — R. : vknvs. Venere a destra in atto di coprirsi col volo e con un pomo. M. B. Coli. II E.liz. N. 'J5U. 3. FAVSTl.NA AVOVSTA. Hiisfo a sinistra. — R, : Anepigrafo. Ve- nere (o la Concordia) con un lungo scettro nella destra e una colomba nella sinistra. M. B. Sconosciuto a Cohen. Gabinetto di Brera. V. F. (Inecchi, Boltetlinn Xn,niò-ma/ico-.'I:RATOR10, ECC. 451 2. D. : Testa laureata di Vero a destra. Leggenda consunta. — R. : La medesima testa. Leggenda consunta. M. B. Coli. 242. LUCILLA. 1. D. : UTH.LAK AVO ANTiìMNI AVii F. Busto a destra. — 11.: lli- peti/ione del diritto. M. B. Coh. 67. 2. D. : LTCU.LA AvnvSTA. Basto a destra. — lì : i>vi)ir[TlA. La Pudicizia seduta a sinistra. M. B. Coh. 75. 3. D. : i.rciLi.AF: avg M axto.nini wr, f. Busto a destra. — R. : VENVS \'irTitl\. Venero a sinistra con una Vittoria o ap- poggiata ad uno scudo collocato su di un olmo. P. B. Coh. 91. COMMODO. 1. D.: cOMMonn taks Avr, fu, iumim PaFvM. lìusto nudo giovanile a destra. — R. : ^Nfi- lo^ima Icu'lC inda. Testa o busto a destra. M. B. Coh. 171, e var. 517 e 005. 2. D. : L AF.I, A\'UKr, CuMM \vr, ]> i^'F.r,. Tosta laureata a destra. — IIEUCVM ItOMANO A\'((. l'ercole ignudo di t'ronte. Appoggia la destra sulla clava, e colla sinistra tiene sospeso per un piede il leono ucciso. M. B. Coh. suppl. 23. 3. D. : i, A\'iu:i, ('OM m a\'i; i' FKL. 'l'osta laui-eata a destra. — R. : IO .M Sl'ONSOll SKO A\'<'. (air ingiro) cos vt 1' 1>. Criovo a .sinistra col fulmino posa la destra sulla spalla di Commodo che tiene un globo e uno scettro e si rivolge a lui. GJ. B. Inedito. Coli. F. Gn-r,;!,! a >[ilauo. (Tav. X, X. C). Questo bronzo è identico fsnlvo la manranza dolio letture s cj a quello descritto al X. 555 ili t"'ulieii. 4. D. : I, ARI, AVRKI, ciiMM AVi> 1' Fi:t,. Busto a destra coperto dalla pelle del leono. — 11.: 1' h. Arco e faretra, la pelle del leone sospesa alla clava e Tridente. (Anno l')0 e 102 d. C ). M. B Coh. 633. 452 FKANCESCO GNLCCHI 5. D. : COMMODO CAES AVG FIL GERM SARM. Busto a destra col paliulameuto. — R. : PIKTAS aVG. Istromenti da sacrificio. P. B. Coli. 637. 6. D. : L AEL AVREL COMM AVG P PEL. Busto laureato a destra. — R. : i> M TR P XVII IMP vili COS VII PP. Commodo a sini- stra sacrificante su di un'ara. In faccia a lui la Felicità o la Pace e un vittimarlo che conduce un toro. M. B. Coli. 697. 7. D. : COMMODVS CAES AVG FiL. Bu.sto nudo e giovanile a destra col paludamento e la corazza. — E. : PONTIF. Coltello da sa- crificatore, cranio di bue, berretto e simpulo. M. B. Coli. 698. 8. D. : AEL AVREL COMM AVG p PEL. Busto laureato a destra. — R. : TEMPORVM FELiciTAS. Le quattro Stagioni rappresentate da quattro fanciulli. M. B. Coh. 758. 9. D. : IMP CAES L AVREL co:mmodvs GERM SARM. Busto giova- nile e laureato a destra col paludamento e la corazza. — R. : TR POT COS. Vittoria che cammina a sinistra con una co- rona e una palma. (Anno 177 d. C). P. B. Coh. 760. 10. D. : Medesima leggenda. Busto laureato a destra col palu- damento. — R. : TR POT II COS. La Salute a sinistra con uno scettro in atto di nutrire un serpente che si svolge da un'ara. (Anno 117 d. C). P. B. Coh. 762. 11. D. : M COMMODVS ANTOXINVS AVO Pivs. Testa laureata a de- stra. — R. : TR P Vim IMP VI COS in p p. Paliade che cam- mina a destra collo scudo in atto di lanciare un giavellotto. Ai suoi piedi una civetta. (Anno 184 d. C.) P. B. Cohen 832. 12. D.: L AVREL COMMODVS AVG GERM SARM. Busto giovane lau- reato a destra con paludamento e corazza. — R. : Anepigrafo (?) Dioscoro col suo cavallo ; a sinistra una Vittoria. G. B. Coh. 866. SERIE DEL BRONZO IMPERATORIO, ECC. 453 13. D. ; COMMODVS AXT AVO p. B'.isto come il precedente. — R.: Auepigrafo. Quadriga al passo a destra. (Anno 175 d. C.). M. B. Coh. 867. SETTIMIO SEVERO. 1. D. : L SEI'T SKVEKVS l'ivs .^VG. Testa laureata a destra. — • — R. : CONCORDIAE AVOG. Severo e Caracalla sacrificanti sopra di un'ara, e ciascuno coronati da una Vittoria. Dietro l'ara la Concordia, G. B. Coh. 492. Quantunque sia impossibile verificare se veramente questo bronzo, conosciuto solo per un esemplare appartenuto già a una raccolta ora dispersa, sia veramente senza le lettere s e, lo si può però argomentare con un certo l'ondamento did tipo, che si riproduce parecchie volte fra le monete imperatorie. GIULIA DOMNA. 1. D. : ivij.v PIA l'l-:i,IX AVG. Busto diademato a sinistra. — R. : VESTA. Sei Vestali accompagnate da due fanciulli, sacrifi- canti davanti a un temjìio. M. B. Coh. suppl. 15. SETTIMIO SEVERO E GIULIA DOMNA. 1. D. : L SEl'T SEV l'KKT A\'i: IMI'. . . . Busto laureato a destra. — R. : IVEIA l'iA FKEIX A\'G. Busto diademato a destra. G. B. Coh. 4. SETT. SEVERO, CARACALLA E PLAUTILLA. 1. D. : SEl'TlMnS SI-.M-.ia'S ì'ì.I;TIN.\X AV(ì. Busto a destra col capo coperto della pelle lìi leone. — lì,: ,\NTO.MNVS A^■GV- STVS l'I.AVTlI.I.A AMa'STA PONT 'l'K P V lOS. I?usti affrontati di Caracalla giovane laureato e di Plautilla, (Anno 202 d C). G. B. Coh. 1. GIULIA DOMNA SETT. SEVERO E G E T A. 1. D. : IVMA PIA KEI.tX AVG. Busto diademato di Giulia a destra. — R. : AETERNIT I,\1PEP>I. Busti affrontati di S. Severo lau- reato e di Geta a testa nuda. G. B, Coh. suppl. 1. 454: KRANCLSCO GNECCHI CARACALLA. 1. D. : ANTONIXVS PlVS PONT TR P VI. Busto giovanile laureato e paludato a destra. — E.: INDVLGENTIA AVGG IN CARTII. La Dea Celeste di Cartagine seduta su di un leone corrente a destra; dietro una rupe da cui sgorga una fonte. G. B. Coh. 407. (Bibl. di S. Marco a Venezia). 2. La stessa moneta. M. B. Coli. 408. 3. D. : ANTOXixvs Pivs avo. Busto imberbe laureato a destra col paludamento. — lì. : TRAIECTVS (all' esergo) PONTIF TR P Xll COS III. Ponte su cui passano delle figure a piedi e a cavallo. Sotto tre barche. M. B. Coli. 568. CARACALLA E PLAUTILLA. 1. D. : M AVREL AXTONixvs PIVS AVG. Testa di Caracalla. — R. : PLAVTILLA .AVGV.STA. Testa di Plautina. Gr. B. Coh. 4 (dal Museo Tiepolo). ELAGABALO. 1. D. : IMP CAES M AVR ANTONiNVS PIVS AVG. Busto laureato a destra col paludamento e la corazza. — R. : AEQVITAS AVGVSTI. Le tre Monete, ciascuna colle bilancie e la cornucopia. Ai loro piedi dei mucchi di metallo. G. B. Coh. 160. GIULIAPAOL A. 1. D. : IVLIA PAVI.A AVGVSTA Biisto diademato a sinistra. — II. : AEQVITAS PVBLICA. Le tre Monete come nel precedente. G. B. Coh. 11. Var. con aeqvitati PVIìLICae. Coh. 12. AQUILIA SEVERA. 1. D. ; IVLIA AQVILIA SEVERA AVG. Basto diademato a destra. — R. : Come il precedente. G. B. Coh. 4. 2. D. : IVLIA AQVILIA SEVERA .AVG. Busto a destra. — R. : con- cordia. Aquilia a destra porge la mano ad Elagabalo. Fra loro la Concordia, che li -abbraccia entrambi. M. B. Coh. 8. SERIE DEL BRONZO IMPERATORIO, ECC. 455 GIULIA MESA. 1. D. : IVLIA MAESA AVGVSTA. Busto diademato a sinistra. — R. : AEQVITAS l'VHLiCA. Le tre Monete come nei precedenti. G, B. Coh. 22. SEVERO ALESSANDRO. 1. D. : nip SEV Alexander avg. Busto laureato a destra col pa- ludamento. — R. : ADLOCVTIO AVGVSTI cos III p p. Alessandro con due altri personaggi in atto d'arringare tre soldati. M. B. Coh. suppl. 14. 2. D. : . . , — R,: oo.n'oordia avgvstoiu'M. Alessandro e Giulia Mammea che si danno la mano. G. B. Coh. 252 (da Mionnet). 3. D. : IMP SEV ALEXA.NDE ; AVG. Busto laureato a destra. — R. : FIDES MIIJTVM. Alessandro in abito militare rivolto a de- stra e con un lungo scettro in atto di versare una patera su di un'ara, e coronato dal Valore militare che gli sta di dietro con uno scudo. Davanti a lui Giovo ignudo col mantello dietro le spalle col fulmine nella destra e lo scettro nella sinistra. M. B. Sconosciuto a Cohen. Coli. F. Gnecchi a villano. (Cohen dà questa moneta con s e. V. N. 250). (Tav. X, N. 7). 4. D.: i.vip CAES M AVR SEV AEEXANDEU AVG. Busto laureato a destra col paludamento. — R. : lovi VETOiti p m tu i' ih cos pp Tempio con porticato, nel centro del quale si vede la statua di Giove. (Anno 224 d. C). M. B. Coh. 269. 5. D. : IMP CAES M AVlt SEV ALEXANDER AVG. Busto laureato a destra col paludamento e la cora/./a. — R. ; uh avg IH (al- l'esergo) PONTIF MAX TR P V ros il P P. (all'intorno). Tipo del Congiario. (Anno 226. d. C). M. B. Coh. 272. 6. D. : Medesima leggenda. Busto a destra col paludamento. — R. : LUiERALiTAS AVGVSTI H. Congiario. (Anno 224 d. C). M. B. Coh. 279. 7. D. : Come il precedente. — ■ R. : p m tr p V cos II P P. Lo Terme d'Alessandro. (Anno 220 d. C). M. B. Coh. 333. 456 FRANCESCO GNECCHI 8. D. : IMP SEV ALEXANUF.it AVG. Busto laureato a destra. — R. : 1' M TR P VIH cos III P P. Alessandro con un ramo e ac- compagnato dalla Vittoria in quadriga di fronte diretta a si- nistra. I cavalli di destra e di sinistra sono condotti da due soldati. Al secondo piano tre soldati. (Anno 229 d. C). M. B. Coh. 370. 9. D.: IMP CAES M AVR SEV ALEXANDER AVG. Busto laureato a destra col paludamento. — U. : poInTIF max TR P V COS II p p. Lo Terme. (Anno 226 d. C). G. B. Coh. 418. 10. D. : IMP e M AVR SKV ALEXANDER AVG. Busto laureato a destra col paludamento. — 11.: PO.XTIF MAX TR P VII COS II P P. Roma seduta a sinistra con una Vittoria e un'asta. Dietro uno scudo. (Anno 228 d. C). P. B. Coh. II Ed. N. 483. 11. D.: IMP ALEXANDER PIVS AVG. Busto laureato a destra col palu- damento. ^ E,.: PROFECTIO AVGVSTI. Alessandro a cavallo a si- nistra, preceduto dalla Vittoria e seguito da due soldati. M. B. Coh. II E 1. X. 494. 12. D.: IMP ALEXANDER PIVS AVG. Busto come sopra. — R. : spes PVBLICA. Alessandro laureato a destra accompagnato da due soldati, ricevo una Vittoria da un personaggio che si prosenta sotto lo spoglie della Sperau/.a. M. B. Coh. suppl. 22. 13. D.: IMP ALEXANDER PIVS AVG. Busto laureato a destra col paludamento e la cora/.za. — R.: VICTORIA AVGVSTI. Alessandro a cavallo a destra, in atto di lanciare un giavellotto, prece- duto dalla Vittoria e seguito da un soldato; davanti a lui un prigioniero seduto. G. B. Coh. II Ed. N. 573. SEV. ALESSANDRO E ORBIANA. 1. D. : IMP SEV ALEXAND SALL RARI! ORBIAN AVG. Teste affron- tate di S. Alessandro e di Orbiana. — R. : CONCORDIA AVGV- STORVM. Alessandro e Orbiana che si danno la mano. M. B. Coh. 3. SERIE DKL BRONZO IMPERATORIO, ECC. 457 SEV. ALESSANDRO E GIULIA MAMMEA. 1. D. : IMP SEV AI.EXAND AVG IVLIA MA:\IAEA MATEIl AVG. Ba- sti affrontali di Alussamlro laureato e Mammea diademata. — R. : ADi.ocvTio AVGVSTi cos IH 1' p. Tipo dell'Allocuzione. M. B. Coh. 14. 2. D. : Simile al precedente. — R. : felicitaS I'ERI'ETVa avo. Mammea seduta a sinistra e davanti a lei due donne in piedi, una delle quali le presenta un globo. Dietro Mammea la Feli- cità col caduceo. M. B. Coh. 15. 3. D. : Simile ai precedenti. — R. : FELICITAS te:\iporvm. Ales- sandro seduto a sinistra su di una sedia curule con un globo e un libro, incoronato da una Vittoria. Davanti a lui la Feli- cità e al secondo piano altra figura femminile. M. B. Coh. 16, 4. D.: Simile ai precedenti. — R. : FiriE.^ MirjTVM. Alessandro in abito militare e con un un'asta a destra, sacrificante su di un tripode e coronato dal Valore militare. In faccia a lui Giove ignudo col fulmine e lo scettro. Al secondo piano un'in- segna militare. M. B. Coh. 17. 5. D. : Simile ai precedenti. — R. : p m im; I' vini cos in p p. Alessandro seduto a sinistra con una Vittoria e unu scettro coronato da una Vittoria che gli sta ilietro. Davanti a lui un soldato che posa su di un cippo uno scudo colla leggenda VOT X. (Anno 230 d. C). M. B. Coh. 18. 6. D. : Simile ai precedenti. — R. : l'UOF AVG (all'osergo) PONTIK MAX ti; P X cos III P P. (all' ingiro). Alessandro in abito mi- litare a cavallo a destra, preceduto dalla Vittoria o seguito da un soldato. Al secondo piano due iitsegne. M. B. Coh. 10. 7. D. : Simile ai pi-ecijdenti. — R. : IMMAI-: AETEUNAE. Alessan Irò a sinistra accompagnato eia un soldato e sacrificante su di 458 FRANCESCO GNECCHI un'ara davanti a un tempio a due colonne, nel mezzo del quale si vede una statua. In faccia a lui due flamini. M. B. Coli. 20. ORBIANA. 1. D. : SAi.L n.\RmA orbiaxa avg. Busto diademato a destra. — E. : CONCORDIA AVGVSTORV.M. Alessandro e Orbiana, che si danno la mano. M. B. Coh. II Edi;c. N. 7. GIULIA MAMME A. 1. D. : ivLiA MAMAE.v AVGVSTA. Busto diademato a sinistra. — R. : FELiciTAS PERPETVA. Tipo descritto al X. 2 di Sev. Ales- sandro e Mammea. M. B. Coh. 40. 2. D. : Come il precedente. — R. : mater avg et castrorv.m. Mammea seduta a sinistra con un globo (?) e appoggiata a una cornucopia. Dietro lei un'aquila legionaria e un'insegna. Davanti la Pietà a sinistra presso di un'ara accesa con una scattola di profumi. M. B. Coh. 54. 3. D. Come i precedenti. — E,. : mater castrorvm. Mammea se- duta : davanti a lei due insegne ; di dietro una figura in piedi. M. B. Coh. 55. 4. D. : — R, : M.^TRi castrorv.m. Mammea seduta e davanti a lei tre insegne. M. B. Coh. 56 (da Vaillant). 5. D. : — ■ R. : temporvm felicit.vs. La Felicità a sini- stra con una patera e un'asta, tra una donna che tiene un'asta trasversale, e un'altra che tiene una cornucopia. M. B. Coh. 57 (da Vaillant). G. D. : ivLiA MAMAKA AVGVSTA. Busto diademato a sinistra. — R. : temporvm felicit.'vs, Mammea seduta a sinistra con una patera e uno scettro ; davanti una donna con uno scettro ; di dietro la Felicità col caduceo. M. B. Coh. 58. SERIE Dia. BRONZO IMPERATORIO, ECC. 459 GORDIANO PIO. 1. D. : iMP ciORniAXvs pivs kel -\vg. Busto laureato a sinistra col ]ialudamento e la corazza. — R. : pontifex m.v.k tr p mi COS II P P. Gordiano in quadriga lenta a sinistra con uno scettro e un ramo, insieme a una Vittoria che lo incorona. Due sol- dati accompagnano i cavalli. (Anno 241 d. C). M. B. Cola. 305. Var. 306 e 307. (Tav. X, N. 8). 2. D. : iMP GORDi.\NVs Pivs FEL .wo. Busto laureato a destra. — R. : TRAiECTvs .WG. Trireme diretta a destra coli' imperatore, (o il capitano ?) cinque rematori e quattro soMati. M. B. Coh. 323 e var. 324. 3. D. : Come il precedente. — R. : victoki.v .wc;. Tempio rotondo tetrastilo con iscrizione greca sul frontone e colla statua di Marte nel mezzo. A destra Gordiano velato sacrifica su di un'ara, accompagnato da un personaggio. A sinistra un vitti- marlo che abbatte un toro. M. B. Coh. 333. FILIPPO PADRE. 1. D. : iMP M i\T. piiii.ippvs .w(;. Busto radiato a destra. — R.: li- BERAi.iTAS AVc.G Ili. Tij)0 del Congiario. M. B. Coh. 160. FILIPPO PADRE E OTACILLA. 1. D. : M ivi. l'iin.iprvs .wg. Busto laureato di Filippo a destra. — R. : MARCi.\ OT.\cii, -"lAERA .wt,. Busto d'Otacilla diademato a destra. M. B. Coh. 5 e var. Coh. G. 2. D.: coNCORDi.v AVGf;. Busti affrontati di Filippo e d'Otacilla. — R. : . . . . Donna in piedi con un'asta. M. B. Coh. 17. FILIPPO PADRE E FILIPPO FIGLIO. 1. D. : coNXORniA avgvstorvm. Busti affrontati di Filippo padre laureato e di Filippo figlio a testa nuda. — R. : adventvs 460 FRANCtSCO GNKCCHI AVGG. I due Pilippi a cavallo a sinistra, preceduti dalla Vit- toria eseguiti da due soldati. Al secondo piano un' insegna e uno stendardo. M^ B. Coli. 6. 2. D. : iMP M ivL piiiLii'Pvs A\-(; cos II. Busto laureato di Filippo padre a destra. — R. imp .m ivi, philippvs avo. Busto laureato di Filippo figlio a destra. G. B. Coh. 7. 3. La stessa moneta in due varianti. M. B. Coh. 8 e 9. 4. D.:m ivl philippvs xoiìil caes. Busto nudo di Filippo figlio a destra col paludamento. — R. : pietas avgvstorv.m. Busti af- frontati di Filippo padre laureato e di Filippo figlio nudo. M. B, Coh. 1 (pag. 227). FILIPPO PADRE, FILIPPO FIGLIO E OTACILLA. 1. D. : marcia otacil severa avo. Busto diademato d'Otacilla a destra. — R. : pietas avgvstorvm. Busti affrontati di Filippo padre laureato e Filippo figlio a testa nuda. M. B. Coh. 3 (pag. 215). 2. La stessa moneta. G. B. Coh. 4 (dal Museo Tiepolo). 3. D. : M IVL philippvs noril caks. Busto nudo di Filippo figlio a destra. — R. : coxcordia .wgvstorvm. Busti affrontati di Filippo padre laureato e di Otacilla diademata. M. B. Coh. 3 (pag. 228). ETRUSCILLA. l. T).: iierexnta ktrvscilla avg. Busto diademato a destra. — R. : pvdicitia avgvst.ve. Etruscilla seduta a sinistra con uno scettro in atto di coprirsi il viso col velo. Davanti a lei la Salute che nutre un serpente, di dietro la Felicità col cadu- ceo, appoggiata ad una colonna. M. B. Coh. 27. SERIE DEL BRONZO IMl'E li ATORIO, ECC. 461 TREBONIANO GALLO. 1. D. : iMP cai; c vii; treb gallv.s avo. Busto radiato a destra. — E,. : AKXAZi. Apollo ignudo di fronte su di una montagna con un ramo d'alloro e un arco. M. B. Cola. S7. TREB. GALLO E VOLUSIANO. 1. D. : CON'CORDIA -WGVSTORVM. Busti laureati ed affrontati di Treb. Gallo e di Volusiano. — R. : adve.ntvs avgg. I due im- peratori cavalcanti a sinistra preceduti dalla Vittoria e seguiti da un soldato. M B. Coh. 5. VOLUSIANO. 1. D. : IMI' e viri v.:)lvsia\ ) avg. Busto laureato a destra. — R. : ARNAZi. Tipo descritto a Troboniano Gallo. G. B. Coh 89. 2. La stessa moneta. M. B. Coh. I»0. VALERIANO PADRE E GALLIENO. 1. D. : coNCiìRniA avgv,^;(i'ì\-m. Basti alTi'ontati, laureati e palu- dati da Valori. i:io e (iallieuo. — R. : Ai)!.oi;vTio avgvsiorv.m. Tipo doU'Alloeuziono. M. B. Coh. .'). 2. D. : Cmho il primu lonfrt. — R. : aììvi-.mvs avc;;;. Tipo de- scritto a Treb. Gallo o Volusiano. M. B. Coh. G. 3. D. : Como il proc'jdeiito. — R. : i.inr.uAi.ii as avcc, i. Tipo del Con^^iario. M. B. Coh. 7 e var. CmIl 8 (i.ii:i:rai.itas .wgi; ii ?) MARINIANA. 1. D. : DivAi; MARiNiANAi:. Busto velato a destra. — R. : consk- cratio. Pavone che vola a sinistra trasportando ilariniana. M. B. Coh. 18. 59 462 FUANCKSCO GNECCHI GALLIENO. 1. D. : i.MP e p Lic GALLiEXvs AVO. Basto laureato a destra col paludamento. — E. : adve.ntvs avgg. Gallieno e Valeriane a cavallo. Tipo solito. M. B. Coh. 736. 2. D. : Come il precedente. — R. : aeqvitas avo. L'Equità a si- nistra colle bilancia e la cornucopia. M. B. Coli. 737. 3. D. : iMP GAi.LiE.ws avo con. Busto laureato. Dietro Pegaso. — E. : ALACRiTATi. Pegaso volante a destra. M. B. Coh. 738. 4. D. : GALLiE.Nvs AVO. Busto radiato e corazzato a destra. — R. : APOLLO co.NSER. Apollo ignudo a sinistra con un ramo di alloro e appoggiato alla lira. M. B. Coh. 745. 5. D.: iMP e p LicLN GALLiENvs p F AVG. Testa laureata. — E. : COHORT PRAET PRLNciPi svo in Una corona d'alloro. G. B. Coh. 746. ■6. D. : LMP e p Lic GALLiE.NVri AVG. Busto laureato a destra col paludamento. — E. : diana fellx. Diana che cammina a destra con un arco e alzando la mano destra. Ai suoi piedi un cervo. G. B. Coh. 753. 7. D.: iMP GALLIENVS AVG. Busto laureato e 'corazzato a destra. — E. : FIDES MiLiTVM. La Fede militare di fronte con due insegne. M. B. Inedito. Coli. F. Gnecchi. Milano. 8. D. : GALLIENVS AVG. — Busto radiato a destra. — E. : fidei PRAET. Gallieno a sinistra con una palma e una cornucopia. A sinistra un' insegna. G. B. Coh. 798 (da Pembroke). 9. D. : GALLIENVS AVG. Testa laureata a sinistra. — E. : fides MILITV.M in una corona d'alloro. M. B. Coh. Suppl. 80. SERIE DEL BRONZO IMPERATORIO, ECC. 4(53 10. D. : GALLiENvs I' F AVO. Testa laureata a destra. — R. : .mo- .\ET.\ AVG. Le tre Monete. Tipo solito. G. B. Coh. 785 e var. 78G. Con avgg Coli. 787, 788, 789. 11. D. : G.xr.LiENVM avg p r. Basto laureato a destra col paluda- mento. — ■ R. : GB coNSERVATioxEM s.\i,vTis. La Salute a destra in atto di nutrire un serpente. M. B. Coh, 790 e var. 791 (ob conserv.\tion'em salvtis avggì. 12. D. : GAi.i.iENVM .WG sE.N'.VTVS. Busto laureato a sinistra col paludamento. — E,. : ob libertatem recept.vm. La Libertà a sinistra col berretto e uno scettro trasversale. M. B. Coh. 792. 13. D. : Simile al prec. — R. : or reddit i.ibkrt. Jlodesirao tipo. M. B. Coh. 793. 14. D. : IMP gam.ienvs .\vg. Busto radiato a destra col paluda- mento. — R. : PA.\ .\etern'.\ .WG. La Pace a sinistra con un ramo d'ulivo e uno scettro trasversale. M. B. Coh. 798. 15. D. : IMI' G.\Li.iEN"vs .WG cos II. Tosta laureata a destra. — • R. : p .M tr p V cos ih p p. Gallieno a sinistra sacrifìcanto su di un'ara. In faccia a lui un vittimario che abbatte un toro. M. B. Coh. 810. 16. D. : GALLiENVM .WG SEN.VTvs. Busto laureato a sinistra col manto imperiale. R. : p m tr p xii cos vi pp. Gallieno in qua- driga lenta a sinistra (a. 2G4 d. C). M. B. Coh. II Ediz. 841. 17. D. : GAi.i.iEN'vs AVG. Busto laureato a destra col paludamento. — R. : SECVRiT.vs .WG. La Sicurezza a sinistra con uno scettro e appoggiata a una colonna. M. B. Coh. 818. 18. D. : GALLIENVS AVG. Testa radiata a destra. — R. : secvkit PERPET. La Sicurezza a sinistra con uno scettro e appoggiata a una colonna. Nel campo ii. 464 l'RANCrCSCO gnkcchi M. B. Sconosciuto a Cohen. Coli. F. Gnecchi a Milano. V. Gaz- zetta Num. di Como, 1886. Mem. oit. N. 300. NB. Qaesto medio bronzo sembra battuto col conio dell'argento. 19. D. : GALLiEXVs p F AVG. Testa laureata. — E,. : s p q r OPTIMO PRINCIPI in una corona d'alloro. G. B. Coh. 823. 20. La stessa moneta. M. B. Coli. Suppl. 94. 21. iMP GALLiENVs p AVG. Busto laureato a destra col paludamento — R. : TE.MPORVM FELiciTAS. La Felicità a sinistra col caduceo e la cornucopia. M. B. Sconosciuto a Cohen. Coli. Gnocchi. V. Gazzetta Xum. di Como. 1886. — Mem. cit. N. 290. (Tav. X, N. 9). 22. D. : GALLiENv.M AVG SENATV3. Busto laureato a sinistra colla clamide. — R. : tr p xii e vi p p. Gallieno in quadriga a si- nistra collo scettro. M. B. Coh. 825. 23. D. : CMLiEWS p f avg. Testa laureata a destra. — R. : Vic- toria AVG III. Vittoria che cammina a sinistra con una co- rona e una palma. M. B. Coh. II, Ed. 1126. 24. D. : iMP e p Lic G.ALLiE.ws p F AVG. Busto laureato e co- razzato a destra. — ■ E, : Victoria avgg. Vittoria a sinistra. M. B. Inedito Coli. F. Gnecchi. 25. D. : galliews p f avg gerji. Busto laureato e corazzato a sinistra armato di lancia e scudo. — R. : Victoria germanica. Gallieno a sinistra coronato dalla Vittoria. A ciascun lato del- l' imperatore un prigioniero seduto a terra. M. B. Coh. 850. 26. D. : iMP GALLIENVS p F GERII. Busto laureato a' destra. — R. : viRTVs gallieni avg. Ercole di fronte rivolto a sinistra con un ramo nella destra, la clava alzata e la pelle del leone nella sinistra. M. B. Inedito. F. Gnecchi. SEItlE DF.r, BRONZO IMl'HRATORIO, ECC. 46." 27. D. : iMP e p ijc GAi.i.iKxvs avo. Basto laureato a destra col paludamento. — R. : vons DECEXXALinvs iu una corona di alloro. M. B. Sconosciuto a Cohen. Coli. Grnecchi. V. Gazzella Xiim. di Como, 188G. Meni. cit. N. 301. SALONINA. 1. D. : SALONiN.v AVO. Busto diademato a destra. — R. : iv.xo re- gina. Giunone a sinistra con una patera e uno scettro tra- sversale. M. B. Cohen 111. 2. D. : cuRN sALi3NiN.\ ,\VG. Busto diademato a destra. — R.: pv- DicrriA .WG. La Pudicizia seduta a sinistra. M. B. Inedito. Coli. F. Gnecchi. GALLIENO E SALONINA. 1. D. : coNCORDL\ .WGVSTOKVM. Busti affrontati di Gallieno e Sa- lonina. — R. : adventvs .W(.. Gallieno e Salonino a cavallo. Tipo solito. M. B. Coh. 11 (e G. B? Coh. 12). 2. D. : viRTVs .WGvsTr. Testa di Gallieno coU'elmo. — R. : salo- Nl\.\ .WG. Busto di Salonina. M. B. Coh. 14 (e G. B. 1:5). 3. D. : Testa di Gallieno. — 11.: corni:li.v s,\loni\a AV(,v.-5rA. Testa di Salonina. G. B. Coh. 13. SALONINO. 1. D. : DIVI (;.\Es.\Ri vALKRiAxu. T<;sta nuda a destra, — R. : cox- SECR.\r[o. Aquila che vola a destra trasportando Saloniuo al cielo. M. Coh. 117. 466 F. GNECCHI - SERIE DEt, BRONZO IMPERATORIO, ECC. 2. D. : PIETAS SAECVi.i. Busto nullo di Salonino a destra col pa- ludamento. — R. : lovi EXORiENTi. Giov6 sulla capra Amaltea a sinistra. G. B. Coh. 68. 3. D. : PC I. vAi.ERiAXvs NOP, e. Busto nudo a destra col palu- damento. — R. : PIETAS AVGG. Istromenti da sacrificio. M. B. Coh. 69. 4. D, : p e L vAi.ERiAws X e. Busto e. s. — R. : prinxipi ivve.vt. Salonino a sinistra con un globo e vxn'asta rovesciata. M. B. Coh. 74 e var. 78, 79. ó. 1). : SPES PVBEICA. Busto di Salonino a destra. — R. : salvs VRBis. La Lupa coi gemelli a sinistra. G. B. Inedito. Milano. Novembre 1S02. Francesco Gnkcchi. DI UN GRAN BRONZO INEDITO DEL NOMO TANITE I monumenti numismatici che ci rimangono dei diversi Xùmi o prefetture in cui si divideva l'Egitto antico, sono, in genere, assai scarsi e preziosi. A questa scarsità di monumenti, |ter vero diro, non corrisponde la scarsità della bil)liogralia, che una lunga schiera di autori trattò di proposito cpiell' in- teressantissimo argomento (^), e molti altri lo tratta- (1) TócHON d'Annfxy (J. F.), RerhTclies Jnstoriqiifis et r/i'ognipliiques sur ìes mé'ìailles des H'jines oit prt'fertiDys de V Ivjypte. Paris, 1H22. San Quintino (G. di), Descrizione delle medaijìie dei Numi ossia delle antiche provincie e città dell' Kyittv, che si conservano nel li. Museo di Torino. Ivi, 1832. 468 SOLONI: AMBROSOLI rono in via inciclontalo ; di maniera che le monete dei Nomi si trovano edite o ricordate in un gran numero di pubblicazioni, sia d'indole scientifica sia d'indole meramente descrittiva. Nessun autore tuttavia, eli' io mi sappia, ha dato notizia sinora della seguente moneta, che la molta cortesia di un figregio nostro connazionale, il Dott. Griuseppo Bosso, già residente per vari anni al Cairo, mi concede di publjlicare : Gran Bronzo. Diam. mm. 34 (mod. 9-10 di Mionnet). ;& — [ÀYT] TPAIA C€B [AAKIK] Testa laureata di Traiano, a destra. 9' — [TjANGITHC NOMOC L IB Figura imberbe stante, di fronte, in abito militare e BiiiCH (Samuel), lieseavclies relative io the connection of the deities represenfed upnn the coins of Ef/i/ptian Xomes irith the Eg-jptian Pan- theon (in : Kumismatic Chronicìc, voi. li). London, 1839-40. Lenormant (Ch.), }[us)'e des ant/quiféi é'jyptiennes. Paris, 1841. Parthey (G.j, Die Gaumiinzen Aeijyptens (in : Beitnif/e sur alteren Miilizhunde, lierausgegeben von M. Piiider und J. Friedlaender, Band I). Berlin, 1851. Langlois (Victor), Xuinisiimtiqice des nomes d' Egypfe sous l' admi- nistration romaine. Paris, 1852. ScHLEDEHAUS (-V.), Aerjypiiscìie Noinos-Miinzen (in: Miiusstudien , heransgegeben von H. Grote, II). Leipzig, 18G2. Friedlaendeh (J.), (in: Berìiner Bliitter fiir Miinz-, Siegel- und Wappeiìliinde), Berlin, 18(i8. Feuardknt (F.), Moniiaiei de^ nnineì oh prc'f"ctures de V Eyypte (in: Égypte ancienne, voi. II). Paris, 1873. De Eougé (V.t'' Jacques). Monnaieì des noinns do V Égypte (in : Beinw numismatiqiie, Nouv. sèrie, Tome XV). Paris, 1874. Idem, Description de quelqnei monnaies nouvelles des nomes d' Égypte (in: Annuaire de la Societe franraise de Xitniisniatique). Paris. 1882. rRffiH>ER (W.), Le nome sur Ics monnaies d'Egyp'e (in: Ann. de la Soc. fr. de Nimi.). Paris, 18>»0. De Eougé fJ.), Les personnages sur les monnaies des nomes (in : Ann. de la Soc. fr. de Num.). Paris, 1891. DI UN GRAN BRONZO INEDITO DEL NOMO TANITIC 4G9 con paludamento, imbracciando lo scudo colla destra e reggendo colla manca un trofeo. A sinistra un'ara da cui si eleva la fiamma. (Collezione Bosso). Come si vede, la leggenda è sgraziatamente sciu- pata là dove appunto importerebbe che fosse più chiara e distinta, cioè al principio del nome stesso del Nomo. Ciò che si legge in modo indiscutibile non è infatti che la terminazione NGITHC, la quale tuttav^ia non può convenire che a due soli Nómi d'Egitto, cioè al Tanite od al Tinite. Ma un esame accuratissimo della moneta con- duce ad intravvedere, prima del N€ITHC, le traccie di un'alfa, preceduta alla sua volta, sembra, da un tau; e, se il tau è incerto e affatto nebuloso, l'altra lettera, sotto alcuni angoli di luco, diventa leggibile per alfa, quasi con piena sicurezza, e ad ogni modo non può leggersi assolutamente per iota, ciò che esclude l'attribuzione al Nomo Tinite. Il gran bronzo della Colleziono Bosso dovrebbe quindi appartenere al Nomo Tanite: e tale attribu- zione .sembra evidente ed inoppugnabile al chia- rissimo Prof. Postolacca, insigne conoscitore della numismatica dei Nómi egiziani, al cui autorevole giudicio ebbi la fortuna di poter ricorrere durante un mio recente soggiorno in Atene. La figura stante, che spicca nel rovescio, sarol)be, se non m'inganno, il dio Horo, sotto hi forma di « Horo vittorioso », assimilato a Marte dai Greci ('-'. Il dio è rappresentato nel nostro gran bronzo sotto l'aspetto di un giovane imberbe, in costumo (2) Il dio Horo assume forme svariatissime a seconda dei diversi culti locali, talché 1 Greci, imbarazzati da queste continue trasformazioni, lo assimilarono, talvolta a Marte, tal altra ad Apollo, ad Ercole, ad Anteo. ^.0 470 S. AMBROSOI.I • DI l.N GRAN RliOS'ZO INEDITO DKL NOMO TANITK luilitaro, come su altre monete elei Nómi '^), ed il trofeo lo caratterizza eloquentemente per « Horo vittorioso " . Il Nomo Tanite ed il Nomo Setroite orano stati formati dallo smembramento dell' antico Nònio Khent-ahet, la cui divinità principale era ap- punto u Horo vittorioso " (*); a aussi les eniblèmes de ce. dieit 11 — osserva il visconte De Rougé — .1 se rencontrent-ìls sur les monnaies des deux notnes a jìostcrieiirs •• (5). f^i potrà forse obbiettare che la grafia TAN€ITHC ò nuova, leggendosi sulle altre monete di questo Nomo conosciute sinora: TANITHC; ma il Nomo Mom- iito ci offre esempio di una simile doppia grafia: M€N(t)ITHC e M€Nct)€ITHC. ^li pare quindi che vi siano elementi più che a. sufficienza per attribuire al Nomo Tanite il gran bronzo della Collezione Bosso. Ad ogni modo, spero di non aver fatto cosa inutile col pubblicare una moneta che sembra asso- lutamente inedita fra la serie dei Nómi, e eh' è pre- gevole anche per la non comune inscrizione delhi parola NOMOC, pregevole poi sopratutto per la straor- dinaria sua rarità, non avendosi notizia che di un altro solo esemplare, assai sciupato, il quale si con- serva nel Gabinetto Numismatico del Museo Britan- irico, come risulta da una cortese comunicazione di queir ilhistre Direttore Sig. Stuart Poole. Oltohrc ]S93. Sor.ONK Amrrosou. (3) De Rulgé (J.), Monnaies (hs nomes, etc. (Rer. niiiii., 187i), p. 48. (4) Idem, op. cit., p. 42-44. (5j Idem, op. cit., p. 44. ANNOTAZIONI NUMISMATICHE GENOVESI XXT. ULTIMI MINUTI E LORO MULTIPLI ANEPIGRAFI. Avendo cominciato dai minuti la .serie di queste mie Annotazioni sebl)ene non mi sia limitato a queste sole monete, confesso tuttavia il mio compiacimento ogni qual volta mi si presenti l'opportunità di ritoi- nare su questo argomento. Xon mi fu dato per ora di aggiungere qualche cosa di importante per la serie antica. A (pxolla in- vece dei minuti dei Dogi biennali col castello dei quali conoscevamo le sigle LB, IV- HP ed IZ W, posso aggiungerne uno colla sigla B&. che perciò dovrebbe trovar posto dopo il n. Ilo.'} delle Tavole (fenovesi (l) Tavole descrittive ilnlle monete della zecca di Genova dui ] l-'iO al 1814. Genova, 1891, nn. 1192-'J.5. 1311-45, 13<33 e 141a 472 GIUSEPPE RUGGERO all'anno 1561, quantunque non si abbia dai docu- menti conosciuti, il nome del soprastante corrispon- dente a queste iniziali. Il nuovo tipo della Vergine è impresso dopo il 1G38 anche sui denarini, e la prima volta che se ne ha notizia, è nel catalogo Wellenheim (2). In seguito n' ebbi anch'io un esemplare del peso di gr. 0,69 ed a quanto pare di rame puro, che ho descritto e di- segnato nelle Tavole ^3). Non avendo conoscenza di altri esemplari o varianti, sembra vanii che fossero questi i soli ed ultimi rappresentanti del minuto con leggenda, quando in questi ultimi tempi me ne ca- pitò un altro con tali caratteri da farlo riconoscere per meno antico. Infatti tanto il busto della Vergine quanto le lettere sono più piccole, e le stelle che nei primi sono intercalate nella leggenda, vengono sostituite in questo da semplici punti. Sebbene que- st'ultimo si palesi evidentemente meno antico del- l'altro, pure non vorrei credere che questa monetina possa aver continuato per molto tempo ancora, con- siderandone la rarità in confronto di quelle prece- denti col castello, e dei denarini anepigrafi dei quali dirò in seguito. In ogni modo è da deplorarsi che manchino i documenti relativi di quest'epoca. Ma indipendentemente dalla maggiore o minor durata del minuto colla Madonna, questa specie di moneta non ebbe fine con questo tipo, ma si tra- smutò in quel denarino senza leggenda già riportato da diversi autori e descritto nelle nostre Tavole W. (2) Catalogne de la grande Collection de monnaies et méd. de mr. Welzl de Wellenìieim. Vienna, 1844-45, n. 2623. (3) Pag. 164, n. 1563 e Tavola V, n. 50. (4) Benaven, Le Caissier Italie/i, Lione, 1787-88: Tav. 126, n. 50. — Descrizione di Genova e del Genovesaio, Genova 1846 ; alla Tavola numismatica annessa n. 57. — Tavole Genovesi n. 2147. ANNOTAZIONI NUMISMATICHE GENOVESI 473 Di questo, non sarà fuor di luogo ripetere qui la de- scrizione unitamente ai multipli suoi, che per mag- gior comodità del lettore ho disegnato in capo alla presente. 1. ^ D • 1 — li]l Croce isolata V. Fig. 1. 2. ;& D • 2 — 13,' V V (6). :, „ 2. 3. ,& 2. — 9 7, :, (6). ;, ., 3. 4. ,B' 3. — ij r: ri (7). -, -, 4. L'assegnazione cronologica come si trova nelle tavole Genovesi non va presa quale verità assolu- tamente provata, ma un indizio importante la con- ferma per l'anno 1751, anno che 1' Avignone aveva segnato per queste monete. Il lettore avrà forse posto mente alla nota nella colonna delle osservazioni, a pag. 237, relativa alla coniazione di nuova moneta da denari 2 in seguito alla scarsità d'argento. Il pezzo adunque da duo denari, non fu mai usato prima di quell' anno, ma avendosi due tipi della moneta, cioè quello colla inziale D, e l'altro senza iniziale, non si può asserire con certezza quale sia il più antico, cioè coniato nel 1751 : tuttavia per analogia del tipo, risulta evidente che il minuto con D 1 deve essere stato coniato posteriormente a quella data. Circa alla provenienza della nota in margine, l'A- vignone deve averla riportata dall'Acinelli (S) il quale (5) Benaven, Tav. 1-2G, n. 40. — DfscriiùiHe di. Genova, etc, n. 50. — Tarale Genovesi nn. 2145 e 2140. Di questo da due, si lia un'altra varietà colle lettere più grandi. (6j Tavole Genovesi n. 2141. (7) Descrizione di Genova, etc, Tavola annessa n. 55. — Tavole Ge- novesi n. 2143. (8) Compendio della storia di Genova, etc, Ediz. originale, Lipsia 1750. 474 GlLSIii'l'i: KLGtilìKO a pag. 355 del Tonio li scriveva: « Ond'ù (;lic qno- u st'anno 1751, correndo l'indizione di Genova lìi, u per la scarsezza d'ai-gento fu stampata in Genova " una nuova moneta di rame da denari due, cioè u una sesta parte di soldo, etc. " Non trovai docu- menti a conferma di questa notizia, ma l'asserzione dell' Acinelli non perde della sua importanza per questo, come quella eli e è testimonianza di uno scrittore sincrono. Per chi volesse convincersi, colla ispezione delle Tavole, della citata penuria d'argento in queir anno , gli sarà facile , poiché vedrà sin dal 1720 cessare quella ricca e continuata emissione dei buoni scudi larghi e stretti e dei loro spezzati; nel 1722 vedrà conq^arire per poco tempo un pezzo da 24 soldi e della metà sua al titolo di 860 : poi qualche raro scudo stretto: scendendo verso il 1745, vedrà come si rimediasse coll'emissione delle madon- nine a 833 ; ma l'argento scompare definitivamente al 1749, per non ritornare eh ■ alla fine del secolo cogli scudi di S. Giovanni a 890. Dalla differenza fra queste monete, consistente nella cifra accompagnata oppur no dalla iniziale D, nasce spontanea la domanda se possano esistere il minuto senza D ed il da tre colla iniziale, monete che completerebbero le due serie, delle quali dovrebbe aversi per più antica quella coll'iniziale perchè meno semplice. Il non conoscersi ancora queste nionete dai raccoglitori non esclude che siano state coniate : aspettiamo dunque che vengano fuori in seguito. Dovrei ora trattare del peso; cosa difficile, perchè non conoscendo quello legale, non ci rimane che quello degli esemplari esistenti, sul quale si deve procedere con molta circospezione. Non ho avuto a mia disposizione un gran numero di esemplari per formare le medie, ma tuttavia abbastanza per averne dati sufficienti e dedurne risultati che mi sembrano ANNOTAZIONI NUMISMATICHE GENOVESI 475 concludenti : beninteso che ho scartato quelh troppo consunti, e qualche altro che per essere coniato sopra un tondino più grosso, raggiungeva un peso eccezionale. Orbene, i pezzi da Di e D 2 mi hanno dato la media pel denaro di gì-. 0,G5, mentre quelli senza iniziale e colla sola cifra, raggiunsero a mala pena la media di gr. 0,45. Volendo confrontare questi pesi con quelli di epoche diverse dei Dogi biennali, potremo farlo be- nissimo, avendo i pesi legali di emissione tanto per la seconda metà del X\'J, quanto per la stessa del XVITI secolo. Xel 1572 il pi?so dei mimiti doveva essere di gr. 0,499. nel 1582 di 0,471, nel 1590 di 0,447 e nel 1G02 di 0,432 ('•). Infatti i minuti col castello pesati in bunu numero, scartando i meno conservati, mi hanno dato una media in peso di gr. 0,45, che combina appunto colla media dei pesi legali: e conviene ricordare che questi minuti hanno ancora un titolo, (quantunque di soli 41 mm. \'ione poi quello colla Vergine dopo del 1(138 che pesa gr. 0,69, non tenendo conto del secondo esemplare meno conservato che pesa molto meno ; e questo aumento in peso devesi all'abolizione della lega, anzi credo che il peso legale debba essere maggiore, ciò che potremo forse verificare con migliori esemplari. In seguito, forse anche prima del 1G70, si coniò un grosso pezzo in rame da 12 denari colla metà ed il quarto, con leggende sulle due faccie C^^), mo- nete abolite poco dopo (l'i e che danno la media (9) Desimom, Suiil''nari minuti, etc. in Giornale li'juaticiì a. IX- 1832, p. 224-225. (10) V. Tarolf: Gemresi, nn. 17GS e 1778-80. (11) Il Desimoni, colla consueta cortesia, mi dà notizia di una tal proibizione avvenuta in data 21 gennaio 1071, della quale trova cenno in un ms. dell'Avignone, 476 GIUSEPPE RUGGERO pel denaro in gr. 0,75. Qui entrano in serie le mo- netine colla iniziale D del 1751, col peso del minuto di gr. 0,65, seguite da quelle colla sola cifra che danno la media di gr. 0,45. Finalmente abbiamo quella coniazione conti- nuata dal 1768 al 1797 dei pozzi da denari 4, col- l'arme al ^^ ed il valore tra due rami al 9, nume- rosa di esemplari e di leggiere varianti che danno una media di gr. 0,40 pel denaro. Ed infatti l'ordine di emissione in data 19 febbraio 1768 ne fissa il taglio a. 192 per libbra, che equivale a gr. 1,649, cioè a 0,412 per denaro. Questi pesi in continua decrescenza, confermano la precedenza di emissione dei pezzi colla iniziale su quella degli altri colla sola cifra, già indicata dalla minor semplicità di tipo. Poiché il denarino anepigrafo mi condusse ne- cessai'iamente a toccare dei suoi multipli da due e da tre, trovo che qui cade opportuno di rilevare una inesattezza incorsa in una importante pubblicazione di pochi anni addietro, quella del Barone Furse C^^), nella quale viene attribuito a Malta il nostro pezzo da denari tre. E poiché mi piace dare a Cesare ciò che è di Cesare ed al liizzini ciò che è del Rizzini, dirò che fu per 1' appunto questo dotto amico, il Direttore di quel Museo Bresciano che egli impi-ese ad illustrare con tanto amore, con tanto studio e tanta accuratezza, il quale mi fece avvertito di quel- l'errore del Furse facile a passare inosservato, essendo fuori del corpo dell'opera. Figura infatti nell'appen- dice a pag. 394 con altro quattro marche, tutte appartenenti alla raccolta di Mons. Taggiasco, e (12) Furse E. II. Mànoires numismatiques de VOrdre Souverain de S. Jean de Jeriisalem, Roma II Ed. 1889. ANNOTAZIONI NUMISMA l'ICHi; GENOVESI 477 vien reputata tanto rara da assegnarle il valore di 100 lire. Non vedo molto chiaramente quali criteri ab- biano potuto indurre il Ch. autore o forse anche Mons. Taggiasco, a questa involontaria sottrazione dalla serie Genovese di una monetina molto comune da noi, per convertirla in un raro cimelio dell'Ordine di S. Giovanni. Xon la forma della croce, che per l'epoca cui 1" impronta mostra di appartenere, non si ha più altra croce per 1' Ordine che quella così detta Maltese, cioè colle braccia a coda di rondine. Rimane adunque quella sola e lontana analogia della cifra 3 nel campo, con quella dei i)ezzi in rame da tre piccioli di sei Gran Maestri che dal 1582 vanno fino al 1657. Queste monetine che tutti i raccogli- tori conoscono benissimo, con leggenda dalle due parti, hanno da un lato il canqx) inquartato dell'ordine e del G. Maestro, e dall'altra l;i cifra li nel mezzo: analogia che fu senza dubbio causa dell'errore. Oltre alla mancanza delle leggende e dell'arme, per cui non si credette bene di innalzare alla dignità di moneta il nostro pezzo, ma relegarlo tra le marche, vi è anche un' altra differenza. La forma del 3 ha uno spiccato carattere tutto suo per le maggiori propor- zioni della metà superiore, e per l' allargamento triangolare del In-accio, che la distingue da quella dei 3 piccioli ^laltesi. Giova pur anche avvertire che la serie monetaria dell' Ordino non offre prece- denti di monete anepigrafi, mentre la (fenoveso ne ha esempi perfino nel tipo della Madonna C^i. senza contare i D 1, e i D 2 e specialmente (piello del 'J senza il D ; e se 1' autore avesse avuto conoscenza dell'opera Descrizione di Genova e del Genocesnio (i;^j \'. 'lavolfi (reiior''v', n. 21 l-J. — Ben.wen, T. 120 n. 48, eto. .178 GIUSEPPE ULGGERO del 1846, vi avrebbe trovato il disegno della moneta stessa. Per ultimo, la rarità esagerata data dal Furse al nostro pezzo da 3 denari, è una controprova dello errore di attribuzione, considerando quanto sia co- mune nel nostro territorio ligure. Era conveniente questa rivendicazione trattan- dosi di una monetina cosi modesta ? Per me il maogior o minor valore di un pezzo non deve in- fluire sulla questione. Il vedere la stessa moneta de- scritta o disegnata in opere illustrative di zecche diverso, può ingenerare il dubbio che queste irre- golarità di minor conto facciano riscontro ad ine- sattezze di importanza maggiore. In conseguenza io credo che incumba ad ognuno l' obbligo di de- nunziarle. Ho accennato più d'una volta al poco conto in cui erano tenuti i denarini dai raccoglitori, per modo che anche i meno rari mancavano nelle collezioni, e pochissimi furono coloro che si occuparono a de- cifrare qualche volta le loro leggende abbreviate. Ora non voglio tralasciare di far nota una circo- stanza che riguarda queste monete, che se non ba- sterà a rialzarne il pregio, resterà a titolo di cu- riosità numismatica. Questi infimi individui della nostra serie metallica, ebbero anch'essi al pari dei loro maggiori multipli nei metalli nobili, l' onore delle falsificazioni. Non potrei asserire che i falsifi- catori siansi occupati dei denarini dopo che si ta- gliarono nel rame schietto, non rimanendo loro che la sola differenza di peso; ma quando potevano avere un piccolo lucro sulla infinitesima parte di argento che dovea entrare nella loro lega, non trascurarono di farlo. Fra i minuti del Doge XXVI e dei seguenti, ne ho alcuni che si direbbero di rame puro: tra quelli del Governatore Agostino Adorno, ne trovai ANNOTAZIONI NUMISMATICHE GENOVESI 479 qualcuno d'una lega giallastra come di ottone, dunque indubbiamente falso. Né mi pareva impossibile in- fatti che i falsificatori avessero approfittato della gran quantità che se ne dovette coniare sotto l'A- dorno, per mettere in circolazione i prodotti della loro colpevole industria. Ma un documento del 12 ot- tobre 1462 '1'^) ci conferma che venivano falsificati anche i minuti. Il documento citato, è relativo alla cussione di moneta argentea spicciola « cum preter u aureos et grossos argenteos, nulla propc inveniatur u in tota urbe moneta quam nummornm minutorum, « qui etiam adulterinis permixti sunt. ;i Cremona, Ottohre 1892. G. Ruggero. (14) Archivio di Stato, Dirersorum Communis Ltnue, reg. 79, 574. Gian Marco e Gian Battista Cavalli A coinpl(Mneuto del lavoro su Gian Marco Ca- valli pubblicato nel primo anno della Ricista, credo opportuno far seguire altre notizie, che mi sono state comunicate in questi ultimi tempi e che mi sembrano molto interessanti per la vita di lui. Con esse abbiamo finalmente i materiali per riconoscere parecchi dei suoi lavori , e uno studio ulteriore sulle monete dei Gonzaga potrà stabilire in modo certo quanta parte egli abbia avuto nelle produzioni della zecca man- tovana . Jl documento principale, che mi fu favorito dal cav. Stefano Davari , direttore dell'Archivio , è una lettera dell' imperatore Massimiliano al marchese Francesco, la quale ci svela il nome del medaglista anonimo mantovano, che lavorò nel 150G alla zecca di Hall nel Tirolo (i) e che è appunto Gian ^[arco Cavalli. La lettera è la seguente : u jraxiinilianns divina favente clementia Romanorum u Kex semper Augustus ac Hungarie. Dalmatie, Oroatie. etc. u Rex. Arcidnx Austrie, otc. (1) ScHNEiDEU, hi ìin ìiìfi/iigììstiimioìì l'ino iiKiiiInniiio rMl'aiino l'ìOfì, in questa /("/r/s/a, anno IH, [ihk- 101. Il signor Sclineider ebbe in coinu- nicnzione la lettera di cui si natta fin dal marzo 1800; mi pare quindi di non mancare alle regole di convenienza pubblicandola io oggi dopo oltre due anni da rbe egli ne ebbe cognizione. 482 UMBERTO ROSSI a Illustris princeps et consanguinee dilecte. — Usi u. nunc siimus fideli nostro Magistro Joanne Marco de Ga- li vallis, qui se in suo opere penitus ad vota et voluntatem i: nostrani prestitit. Quare eum spetialibus graciis et pro- ti motionibus amplectimur , et ipsum iam in patriam re- ti deunteni tue dilectioni obnixe commendamus. Hortando ti ixt eum vestri intuitu gratiose et favorabiliter commissum ti habere et tractare velit. In eo nobis dilectio tua rem gratam ti efiiciet siugulari gratia reoognoscendam. Datum in opido ti nostro Insprugh, vigesima sexta die mensis Junij, anno do- u mini millesimo (_[UÌngentesimo sexto, Regni nostri romani ti vigesimo primo, Hungarie vero decimo septimo annis n. ti Commissio D. Regis etc. n. (fuori) ti 111. Francisco Marchioni Mantue principi et consan- ti guineo nostro dilecto. n (2). Questa commendatizia che il Cavalli deve aver portato in persona al marchese Francesco ci mostra come r imperatore fosse rimasto molto soddisfatto dell' opera dell' artista mantovano : e veramente le monete e la medaglia pubblicate dal sig. Schneider possono stare a pari con le più belle cose di quel- l'epoca. La lettera fissa la durata del soggiorno di Gian Marco in Tirolo che fu solo di quattro mesi ; ed è anche il documento di più recente data che abbiamo intorno a lui (3). Sul Cavalli scultore nulla di nuovo si è trovato negli archivii : però non è da tacersi che altri ar- (2) Archivio Gonzaga di Mantova, rub. E, II, 2. (3) Le ultime notizie che avevo riportato di lui risalivano al 1504, nel qual anno era stato testimonio al testamento di Andrea Mantegna. Egli non può esser nato dopo il 1154 perchè nel 1479 faceva parte del Consiglio degli Ottanta di Viadana, e doveva esseve maggiorenne. GIAN MAKCC i: GIAN BATTiSTA CAVALLI 483 gomenti sono venuti a confermare l' ipotesi già da me accennata che il busto di Andrea Mantegna sia opera sua. Il Museo di Berlino acquistò tempo fa un busto in bronzo di Battista Spagnoli , frate carmelitano e celebre poeta latino, più noto sotto il nouie di Bat- tista Mantovano. Esso appare lavoro dello stesso artista che eseguì quello di Mantegna e al pari di questo ò foggiato col busto in bassorilievo , perchè doveva essere applicato slmilmente sopra un disco di poi'fido. Ora fra le poesie del Carmelita liavvi il seguente epigramma che si riferisce forse ad una medaglia, forse ad un piccolo busto in oro del mar- chese Francesco Gonzaga, eseguito dal Cavalli : ti Ad Marcum Cabalhun nobilem fictorem u Ipse nec est fictus, vivit Franciscns in auro ; u. Quod, si fiotum, opus, Marce Caballe, tuum hoc i {^). Non è improbabile che queste lodi al Cavalli , quasi sconosciuto fuori di ^Eantova e poco dopo af- fatto dimenticato, siano un attestato di riconoscenza del poeta per il ritratto che l'artista gli aveva fatto. E notisi che il busto deve essere stato fuso durante la vita di fra liattista (f lolO), poiché dopo la sua morte si trattò di fargli un monumento con una statua di bronzo che poi non venne altrimenti posto in esecuzione (^>. Giambattista Cavalh fu forse figlio di Gian Marco, e su di lui ho trovati) due documenti che ce lo mostrano incisore di monete per tre zecche di- (4) opera Baplistue Mdntuniii, Antiifirpiae, 1570. Tomo IH, 31G. (5) fìoDE, Die bromchiiste dei Jltiitista Spagnoli, nel Jahrhuch der Konirjlich Prftiiii.ichen k-unstammliinjeii, 1800. 484 i;mbi;rto rossi vei'se. TI primo è una lettera a lui diretta dal mar- cliese Federico Gei segnare certi conii cliese Federico Gonzaga con cui lo sollecitava a con- ti Jo. Baptista. — Havemo più volte dimandato al u Grana nostro maistro de la zeccha che voglia horniai far ii stampire le monete col David : ne ha sempre conducto in .: longo . mo' ne chiarise che è mancato par te , che non li riiai mai finita, donde havem:) presa adnilratione che si .. poco conto tenete de le cose nostre, tanto più clie inten- ti demo fate altre stampo per la zeccha di Parma. Dispia- ii cene che preponi altri a noi. però dicemo chs mandi su- ii bito la predetta stampa de David et che non lassi man- .i care le altre stampe necessarie aUa nostra zeccha et così ti le aspettamo. Sta sano. ti Da Mantua, xii julij 1523 ri {&). Giambattista ò dunque l'autore della bella mo- neta col Davide, di cui dò per ora la de.^^crizione : ,iy — FÉ • Il • MAR • MANTVAE • V • Busto a sinistra. I{i — G-LORIAM • AFFERTE • DOMINO • Davide seduto a sinistra suonando la lira e coronato dalla Vittoria; davanti a Ini la fionda e la spada, e sotto il piede sinistro la testa di Golia. E probahihnento è suo lavoro anche la medaglia con lo stesso soggetto e le stesse iscrizioni pubbli- cata dal Litta ("') e descritta dall' Armand (*'). Il Grana nominato nella lettera è il medaglista mantovano Gian Francesco Roberti , che sui primi (G) Archivio Gonzaga di Mantova. Copialettere del marcheee, lib. ; (7) LrrrA, Famiglie celebri (V Italia: Gomaqa, n. IH. (8) AiiM.^M), Les mikìailleurs italiens, II, 15G, 4. GIAN MAIiCO K GIAN BATriSfA C.iVALI.I 48j del cinquecento cambiò cognome e si fece chiamare Della Grana. L' altro clocuiuento è una lettera dello stesso Giambattista, che riguarda alcuni lavori fatti da lui por la zecca di Reggio : li Alli magnifici signori superiori de la Cieclia di Regio a in Regio. li Magnifici signori superiori. ti Essendo venuto da me uno maestro Nicola Signorotto ti per haver la ponzonaria del scudo di Regio, la quale me ti fu lassata inter li mani da maestro Pandolfo per liaverlo - servito et reconzata detta ponzonaria per non essere u bona da cazar. Si che io ho aspettato per non bavere bauto ti la satisfatione mia sin al presente et bora non bavendo . cognitione del detto maestro Nicola , ij^ual dice essere ti maestro di cieclia lie in Regio, mando uno messo a posta ti acciò che V. S. receva dicti dui ponzoni, uno de Cbristo, - l'altro de l'arma de la Comunità. Cosi V. S. se dicnarano ti remandarne risposta do la receputa. No altro di continuo u recomando a V. S. Dat. in Pomponesco, a di primo ze- u naro 1541. ti ,To Battista Cavallo n (p). La zecca di li,eggi(j era stata fin dal ÌÌì'ò2 data in appalto a Girolamo della Penna e a Pandolfo Cervi, ferraresi, che avevano battuto moneto d'ar- gento e di mistura ; o continuò a stare aporta con varie intermittenze fino al 1537, essend(jne maestro il solo Cervi, che è quello nominato nelhi lettera riportata di sopra, >Sebl)ene sia detto orefice in di- versi documenti, non pare che sapesse fabbricare le stampe da se, perchè dovè rivolgersi al Cavalli, che (9) Archivio comunale ili Reggio. Registri di lettere wl animm. t) 486 i;. KOSSI - GIAN MAKCO li GIAN liATlISlA CAVALLI godeva certo grande fama nella sua arte ; e questi li fece i conii per lo scudo d' oro, col notissimo tipo del Cristo con la croce e il motto Caius cruore sanali, smntcs e dall'altro lato l'armo di Reggio con la qualifica licf/n Loinhardie. La battitura di questi scudi, che continuò con lo stesso tipo per tutto il ducato di P]rcole II, cominciò quindi almeno nel 153G, e il merito dell'invenzione dui conii è tutta del Cavalli. Un'altra circostanza apparisce vera anche per altri documenti: nel 1540 la zecca di Reggio fu appaltata ad Alberto Signorotti ed a Nicolò suo figlio per un anno, contratto prolungabile a bene- placito dtjUc parti C^J : due anni dopo questi era an- cora maestro di zecca. U.MiiERTo Rossi. (lOj Archivio comunale di Reg'gio. Pi-ovvigioiii ad animili. GRIDE RELATIVE AL CORSO DELLE MONETE MILANESI IN REGGIO D'EMILIA Xell'archivio di "Reggio esistono molti docnmenti dell'epoca in cui la città era soggetta al dominio dei Visconti, e fra essi pnrecclii si riferiscono a. mo- nete e al loro corso ; ne ho trascelti tre clic mi sembrano di qualche importanza, tanto più che la storia della monetazione viscontea non è ancora conosciuta esattamente. Prima in data è una grida di Itegina della Scala, moglie di Barnaljò Visconti, sul peso e sul valore dei fioi-ini d'oro inviata al podestà di Reggio. a Regina de la Schala, etc. u Fecimns (jneiulam ordinein ailuotari saprà pomloro u florenoruni, quem voluiniis in civitate nostra Regii servari a (lebere, ac etiain in aUis civitatibus et terris nostris. TJt u pondas dictoruni florenorum conservetur in ipsis nostris a civitatibus et terris proiit in Mediolano servatur. — Datum a Mediolani, xiiij" februarii, Mcccl.xxxiiij. u Ordo servaudus saprà pondero florenorum in civitate u. et terris Domini est ut infra, videlicet. u Quod constituatur unus officialis ad ponderandum u florenos, qui non sit campsor nec mercator, qui omnes j. florenos quos exjiendi continget in civitatibus et terris ~ preilictis, iuste et dilligenter penset et sigillet ut yen- 4S8 l'MRERTO ROSSI ;; santur et sigillanfcur in Mediolano, et lioc cura balanziis a et oampionibns iustis et bonis ad rectum pensum Medio- i; lani, et potestas Regii deputet unum ex iudicibus et a collateralibus snis ad inquirendum cum diligentia si u balp,nzie et campioni sunt insti et qiii procedat contra a quoscumque quos inveniet contrafecisse et eos condem- u pnet iuxta ordinem qui dabitur super hoc per potesta- u tem, refferendarium et deputatos super intratas Regii, .: et qui floreni expendantur ut expenduntur in Mediolano, t; videlicet: ti Primo. Floreni fiorentini, januensis, papinus, ducatus li mediolanensis, papiensis bonus prò bono S. xxxij. Ci Item florenus florentinus de medio grano S. xxxj .. den. viiij. a Item florenus florentinus de uno grano S. xxxj den. vj. ti Item florenus savonensis bonus S. xxxj den. vj. ti Item florenus savonensis de medio grano S. xxxj t: den. iij. ffuortj ti Nobili viro potestati, refferendario et deputatis super ti intratis nostris Regii n (1). Sembra da questo documento che i fiorini di Savona fossero di minor bontà degli altri, e il popolo ne era tanto persuaso che non voleva riceverli : due anni prima si era dovuto fare una grida con cui si minacciavano multe severe a chi avesse osato dire che i suddetti fiorini non eran buoni e non li avesse accettati secondo la tariffa (2). La seconda è una grida con cui Baniabò ab- bassa il corso dei grossi e sesini : (1) Archivio comunale ài Reggio. Provvigioni ad amiwìi. (2) Arch. sudd. Provvigioni, 1372, 28 ottobre. GRIDE RELATIVE AL CORSO DELLE MONETE MILANESI 489 a Domiiius Mediolani, Imperialis 'Vicarius genevalis. u Ad evitandum dampna plurima que secuntur subdictis .; nostris occaxione monete argenti nunc curentis, reduximus - monetam ipsam ad precia contenta in crida quam vobis ti mittimus presentibns introclusam. Volentes et mandantes ti vobis qnatenus crielam ipsam statim fieri faciatis in Ci- a vitate et episcopatu Regii et in ipsa contenta prò quolibet ti observari. — Datum Mediolani, primo octubris Mccclxxxiij. ffuor/J ti Nobili militi domino potestati nec non refferendariis ti et deyiutatis supra intratis civitatis nostre Tiegii. ti Mandato Magnifici et ex. domini domini Mediolani etc. ti Imperialis vicarius generalis, fiat crida qnod intentionis ti prefati domini est et vult qnod de cetero omnes illi grossi ti et sexini novi tam fabricati nomine prefati Magnifici ti domini et condam bone memorie Magnifici domini domini ti Galeazii, quam illustris principis domini comitis Virtutum u filli sui clarissimi: ab liodierna die in antea non expen- u dantur ncque recipiantur nisi solummodo ad computum ti imperialium decemocto prò (quolibet grosso et imperialium ti quatuor prò quolibet sixino. Et prò dicto predo unus- u quisque tam nomine camere prefati domini, quam qua- li rumcumque porsonarum comunitatis et singularum per- ii sonarum suppositarum dominio prefati domini, de cetero ti teneantur dare et recipere de dictis grossis et sexinis prò u dictis quantitatibus imperialium sub pena indignationis u prefati domini nostri, non obstantibus aliquibus cridis, ti literis sou ordinamentis prefati domini in contrarium. u Item qnod non sit aliqua persona cuiuscumque con- a ditionis vel status qui de dieta moneta grosorum vel - sexinorum de cetero audeat vel presumat incidere seu u fondere, nec de ipsa prò iufideiiilo seu fondendo emere, u seu extra teritorium prefati domini exportare prò fondendo u vel incidendo ut supra sub aliquo colore, sub pena indi- ti gnationis prefati domini et amissionis dictem onete n (•"). ("3) Archivio comunale di T?eggio. Provvigioni ni? aìinum. 490 UMHKRI.O DOSSI Dall' ultima disposizione risulta chiaro che il vaioi'B tariffato delle monete era inferiore a quello reale del metallo : e infatti da altre gride appare che i grossi allora valevano ventiquattro imperiali e i sesini, sei: perciò si minacciavano pene rigorose a chi le avesse tagliate o fuse per venderle con guadagno fuori di stato. Questo è un esempio carat- teristico della tirannide di IJarnabò che non rifug- giva da alcun mezzo per far denaro aumentando con questa trovata il prodotto delle gabelle ; nello stesso tempo fiiceva un disp»etto al nipote, di cui agognava il dominio. È notevole che nella grida si nominano le monete battuto da lui in unione al fratello Galeazzo e quelle di Gian Galeazzo, ma non quelle di Galeazzo solo W. Questo, per quanto di non grande impoi'tanza potrebbe essei'e un argo- mento in favore dell' opinione di coloro che non am- mettono che Galeazzo abbia coniato moneta col solo suo nome. L'ultima grida è anche più interessante, perchè risolve un dubbio su certe monete di Barnabò. u Dominus Mediolani ac Comes Virtutum ac imperiaUis V. vicariiis generaUis. u Volnmns ut hys vixis proclamationem seu cridam i: introinissi tenoris publice fieri faciatis in civitate et u districtu nostris Regii, in locis, vicis, terris et contratis a ubi et in quibus talles et similles cride fieri solent. Data li Mediolani, die v lunii Mccclxxxviij. u Lucetus et Montanarius. u Fiat crida ex parte Illustris principis ac magnifici a et exctìlsi domini Domini MedioLini et comitis Virtutum li Imperialis Vicarii generalis. (4! E vero che non si conoscono grossi di Gcaleazzo, ma i sesini sono comunissimi. GRIDE RELATIVE AL COUSO DELLE MONE l'È MILANESI 491 u Quod non sit aliql^a persona cuiusvis sit status, ti gradus, habitus vel couditionis que audeat nec presura at ti (leinceps expendere, recipere, seu traffigare ob aliquam ù causam aliquos grossos nec sexiuos, videlicet grossos ~ solitos expendi prò imperialibus xxiiij prò quolibet et ti sexinos consuetos expendi prò imperialibus sex de stampa li quondam domini Bernabovis, videlicet de D • B formaruin ti presentibus incluxarum (5), nisi prò eo quod valebunt u tamquam argentura ruptum, et prò argento rupto, sub u pena arbitrio prefacti domini aufterenda. Cum hoc sit tt quod intenctiouis et propositi prefacti domini est quod ti cursus ipsorum grossorum et sexinorum predicti stampi a sit penitus extinctus ubillibet super territorio suo, liceat ti tamen unicuique habitanti de ipsis ipsos grossos et se- ~ xinos memorati stampi vendere prò suo libito voluntatis ti et specialiter ofticialibus eiusdem domini deputatis super u. fabrica monete Mediolani, qui de ipsis grossis et sexinis li dabunt difFerentibus sibi de ipsis iustum pretium se- ti cundum quod valebuut prò argento, ut predicitur, rupto. f^ficorij ti Nobilli viro potestati et referendario nostris Regii n (6). Ognun vede che qni si tratta di queliti curiose monete di Barnabò, da molti creduto tessere, perchè si staccano nel tipo da tutte le altre monete me- dioevali, e che i signori Gnecchi hanno pubblicato l'una come wn pecione l'altra come un soldo ^''^). La grida li designa chiaramente come [/rossi e sesini ; nò deve far maraviglia che la maggior moneta possa essere stata creduta un pegione, perchè la differenza fra questi che valevano un soldo e mezzo e i grossi (5) Neil' originalo della lettera vi è un vero e proprio tac-wiiuilo delle iniziali di Barnabò gotiche, col segno d'abbreviazione. (6) Archivio comunale di Reggio. Registro di lettore wl aniiuìu. (7) G.NEcnii, Jji' monete di Milano: liarnubh, nn. 11, 12 e 13. 492 LMBliUTO «OSSI - GKIDli KELATIVE, ECC. elio no valevano due, non consisteva nel peso, ma nel titolo ; il sesino invece è un po' più pesante degli altri che correvano allora, anche dello stesso Bar- nabò ; ma può darsi che sia di laontà inferiore. Così è spiegata anche la grande rarità di queste monete che dovettero scomparire in In-eve tempo dalla cir- colazione dietro il bando assoluto dato loro da Gian Galeazzo. Umjìerto Rossi. MEDAGLIA IN ONORE DI FRA DOMENICO DA PESCIA Nel ]\[useo Civico di Vicenza si conserva nna medaglia in bronzo, senza rovescio, del diametro di G8 millimetri, non priva di certa importanza storica e artistica. Il diritto rappresenta il busto d'un frat(j domenicano, volto a sinistra. La testa, dalla fronte aperta un po' rugosa, dal mento col pizzo, dall'aria profondamente pensosa, è coperta dal cappuccio della cocolla di san Domenico , non cosi però che vi si nasconda l'orecchio. La leggenda, che vi sta incisa all'ingiro, non indica più che il nome del rappresen- 03 494 RERNAKDO MOKSOI.IN tato il giorno, il mese e l'anno della morte. Vi si logge cioè : F • DOMINICVS ■ A • PISCIA • OB • 23 • MAY • 1497 • Io non so se la medaglia sia nota ; devo parò dichiarare che d'essa ho cercato indarno alcun cenno nell'opera classica dell'Armand intorno ai co- niatori di medaglie nei secoli XV e XVI in Italia (i). * Di frate Domenico da Pescia non è nuovo il nome nella storia. La sua famiglia chiamavasi dei IJuonvicini. Domenicano nel convento di S. Marco in Fireìize , fu do' più caldi , per non dire il più caldo ammii'atore di frate Girolamo Savonarola. a Compagno » u. lui « indivisibile nelle fatiche del- l' apostolato , nelle glorie , nei dolori , nei trionfi , TloI patibolo, era, scrive il Padre Vincenzo Marchese, una di quelle anime semplici, affettuose, tacili alle impressioni e capaci di qualunque sacrifizio, le quali passano sulla terra senza punto addarsi, o cono- scersi di questa portentosa natura umana, e già de- stinate vittime dei tristi " (-). È nota la fine ch'egli ha fatto il 23 maggio del 1498 e la dispersione delle sue ceneri insieme con quelle del Savonarola e di fra Silvestro Marufiì da Firenze nella cor- rente dell'Arno. Del Buonvicini gli storici ricordano con ammirazione la singolare intrepidezza , onde salì il palco e offerse il collo al capestro del car- nefice. Neil' universale scompiglio il buon frate (1) Armami, Lcs Mi'Jailleurs Italiens des quimihnc et seizicme siMes. Paris, 1882-1887. (2) Mauduesk, Scrini Varii, voi. I, pag. 143. Firenze, 18G0. MEDAGLIA IN ONORE DI FRA DOMENICO DA IM;SCIA 405 non s' avvedeva , come scrive il Yillari , di nulla ; sicché Parea che a danza e non a morte andasfc'e (3). I Piagnoni non cessarono di venerarne la memoria. quale d' un martire e di tributare a lui , come a fz'a Silvestro , il culto stesso , clic tributavasi al Savonarola. * * Il Yillari ricorda che in onore de' tre domenicaui li vennero coniato medaglie e incise imagini , che da tutti i devoti erano ricercate e mantenute na- scoste ;' (^i. Il che non deve destar maraviglia, quando si p3nsi die tra i seguaci del Savonarola erano dei più fervidi u Baccio della Porta e Lorenzo di Credi, rarissimi dipintori : Baccio da Montelnpo , insigne scultore : Sandro Bottic(_dli. che no sci-isso la vita, " ora perduta, u pittore e niellatore ; il Cronaca , ar- chitetto ; tutta la famiglia, dei Robbia , illustri pla- sticatori ; il Baldini, incisore: Giovanni dalle Cor- niole, intagliatore in gomme: Kastachio e Jjottuccio miniatori " (°', ed altri. Ora io non dirò dei riti'atti, che si son fatti, di Girolamo Savonarola: ben mi giova ricordare che in onore di lui furono coniato non una, ma più medaglie, di taluna delle quali fa cenno anclu- il Vasari. L' Armand ne l'egistra e il- lustra ben sette varie di dimensioni e di valore arti- (3) Vii.EMii, Storia di Girolaiit) S'tn»! ir.jìa , v 4. II, cap. XI. Fi- renze, 1859. (4) ViLLAltl, op. cit. e loc. cit. (f)) Mautiiese, op. cit . voi. I. ]iap:. 2' 'y FirpnzR, ISfiO. 49G ei:rn\rdo MOHSOLirJ stico, ma conformi affatto di concetto. Di due, gl'in- cisori sono anonimi: d'una, si credette autore, per un ]nomento, il cel(jl)re Giovanni dalle Corniole, la quale sarel)be uscita, invece, secondo il Milanesi, dal pun- zone d'uno dei IJalla Roljbia, e probabilmente di quel- l'Ambrogio, assai valente nella plastica, che nel 1495 vestiva l'abito di san Domenico per mano del Sa- vonarola. Vorrebl)esi anzi che da lui si foggiassero anche lo altre quattro (*^). Ht) dotto che fra Domenico , ammirato per il coraggio, ondo si fuco incontro al martirio, >' ebbe nell'anime dei Piagnoni un culto, so non pari, certo indiviso da qu(dlo del maestro ; e che anche di lui, come del MarufB, si sono incise immagini e coniate medaglie, che pr'r timore degli Arrabl)iati si tenevan nascoste. E di queste è a erodere sia la medaglia , di cui si parla, la quale nella squisitezza del lavoro accusa, non v'ha dubbio, la mano d'un artefice pro- vetto. Dire chi esso fosse, non è dato di certo; come non è dato additare, tranne che per congetture, gli incisori delle medaglie del Savonarola. j\Ii giova anzi notare che una medaglia in onore di quest'ul- timo, della dimensione di 62 millimetri, si custodisce anche nel Museo di Vicenza. È la stessa , che è riportata dal Mazzuc- chelli C'), dal rriedlaender (§) e dal Trésor de Nu- (G) Armaisi), op. cit., pjirt. I, png. 105 o lOG, p. II, pag. 46, p. Ili, 33, 109, 170. Paris, 1S82-1887. (7) Mazzucchei.i.i, Musafum, tom. I, tav. xxYlll, n. 3. Venetiis, 1761. (8) I. Fkiedi.aknder, />/> italienisclien Scìiaumiimen des fmifzelmicn Jarhumlerts. Berlin, 1880-1882. MEDAGLI\ IN ONORE DI FRA GIOVANNI DA PFSCIA 497 mismatique et de Glypfique (9) ; e che V Annand , suffragato dal giudizio illuminato di Gaetano Mila- nesi, reputa lavoro d'uno dei Dalla Robbia e proba- bilmente di frate Ambrogio. Rappresentasi nel di- ritto il busto di Girolamo, volto a sinistra, vestito dell'abito di san Douicuico con la leggenda: HIERO- NYMVS ■ SAVO • FER • VIR ■ DOCTISS • ORDINIS • PREDI- CHARVM. E scoljiita nel rovescio una mano, armata di pugnale, ch'esce da una nuvola e minaccia la città di Firenze, con all'ingiro la scritta: GLADIVS ■ DOMINI SVP • TERAM • CITO • ET • VELOCITER • (Wj. Alla medaglia del Savonarola si assomiglia di molto il diritto di quella del ]3uonvicini , così per la posa del busto , come per la forma del vestito e la natura del la- voro. Sicché mi parrebbe cosa né irragionevole, né presuntuosa pensare, eh' essa possa riputarsi lavoro d'una medesima mano. Vorrei dedurlo anche dalla venerazione, che al Savonarola e ai due compagni di supplizio s' ebbe a prestare a lungo nel con- vento di S. ^[arco in Firenze e segnatamente dai testimoni oculari delle virtù di ciascuno dei tre. P] dei testimoni oculari fu, non v'iia dul)l)io, frate Am- l)rogio, che venne tratto alla vita religiosa daha parola affascinatrice e dall'esempio eloquente del Savona- rola, e dev'esserne stato, i)er quanto è dato conget- turare, dei seguaci più ardenti. Che frate Ambrogio Della Robl)ia, o l'artefice, qualunque egli fosse , delle medaglie in onore del Savonarola, si conoscesse gran fatto di lettere, non (9) MéJdilìfs coulées et cifek't'S en Italie, I, x\' , I. If. \.\.\i. l'aris, 1834-1830. (10) Armami, op. cit., p. T, pag. \('i'>. 498 lìICKNAHDO MOliSOLIN pare. L'imperizia è testimoniata, non fosse altro, dalle duo leggende, del diritto, cioè, e del rovescio, dove l'ortografia specialmente lascia un qualche de- siderio. E un desiderio lascia pure la leggenda, che circonda il busto di fra Domenico da Poscia. Vi si sorprende cioè uno sbaglio nel millesimo. Il sup- plizio dei tre Domenicani si consumò il 23 maggio, non del 1497 , come vi si legge , ma del 1498. Di questo sbaglio non vuoisi però fare un conto mag- giore di quello, eh' esso si merita. È ciò che si sor- prende non di rado anche nelle dato di documenti autentici, e elio torna facile a correggersi o per il contenuto, o col mezzo d'altri documenti. Dirò inoltre che la leggenda non è in rilievo, ma incisa. Il che può anche far erodere eh' essa vi si incidesse non contemporaneamente al busto, ma in età posteriore, quando sbollite già le animosità degli Arrabbiati , dei Compagnacci e dei Palleschi , e sbandito l'an- tico timore, che costringevanli , come si è detto , a tener nascosti i ricordi artistici dei tre martiri, po- tevano professarne con fronte libera il culto. Dato pertanto , come sembrerebbe ragionevole a cre- dersi , un corso più o meno lungo di anni tra il faci mento del busto e l'incisione delle lettere , condotta , se vuoisi , anche per altra mano , non è, mi pare, da maravigliare, se si scambiava, usando unicamente della memoria,' il 1498 coi 1497. Mara- viglia sarebbe, invece, se lo sbaglio si riferisse al giorno del supplizio, il cui anniversario celebravasi costantemente con mesta cerimonia. I Piagnoni , cessate- le persecuzioni, presero, " non più peritosi sfidati, ma baldi e sicuri r, a rialzare ;; gli altari al loro Profeta ", a parlare u di miracoli, di visioni e di profezie avverate " o a minacciare i divini ca- stighi ai loro nemici. Poi traevano , scrive il Mar- chese, ;' al luogo del supplizio di fra Girolamo e dei MEDAGLIA IN ONOKI; Ul FRA DOMENICO DA l'ICSCIA 499 compagni, vi spargevano e frondi e fiori, vi deposi- tavano eletti carmi, lo bagnavano delle loro lagrime, v'imprimevano affettnosi baci e giuravano di man- tenerne, fin che loro bastasse la vita , inviolato il culto e la dottrina. E tutti gli anni, al ritorno del farai giorno 23 maggio , la stessa tenera e poetica dimostrazione d'affetto si ripeteva da' nepoti, clie la continuarono por il corso di sopra due secoli (^^) ". Dopo le congetture, non ix-ragionevoli, mi pare, che sonosi esposte, a me non resta che dare il fac- simile d'una medaglia non senza valore per la storia e pregio per l'arte, avventurato oltre ogni dire , so altri, rifacendosi sull'argomento, varrà a diradare per intero le tenebre, in mezzo alle quali ho cercato di gettare, comò che si voglia, un ([ualche barlume di luce. Ekrxardo ;Morsoi,ix. (U) NfARCiiKSE, Scritti nirii , voi. I: Il Cuuvnto di S. Marco in Firenze, lib. HI, pai;. ;V)7. l'ir^^n/.e, IBiJ ). BIBLIOGRAFIA LIBRI NUOVI. Rrg'. Stiiiirt Poolc, Catalogne of tìie coins of Ahvcandria and the Xomes. — 1892. Darcla^' V. Head, Catalogna of tìw [ireeck coins ofJonia. — 1802. Il Museo Britannico non è solaraonto il più cospicuo del mondo per la massa e la qualità degli "oggetti ivi rac- colti, ma, ciò che meglio vale, ò il più attivo, il più utile, e diremo il più vivo per gli studii che gli egregi conser- vatori vi fanno e per le pubblicazioni che no seguono. A brevissimo intervallo furono quest' anno pubblicati due nuovi cataloghi delle collezioni numismatiche , uno per le monete d'Alessandria, l'altro per quelle della Jonia. La serie delle monete imperiali d'Alessandria, conservata al [Museo Britannico, ì' importantissima, di poco inferiore alla famosa della collezione Di Demetrio, ora al Museo d'Atene, che è ritenuta la prima del mondo. Il catalogo quindi per questa parte si può considerare quasi una de- scrizione generale della zecca; e importantissima è l'intro- duzione, nella quale il Direttore, Sig. Reginaldo Stuart Poole, ci dà una splendida monografia della zecca d'Ab-s- sandria sia sotto il rapporto cronologico-storico , sia sotto quello dei tipi i quali formano infatti l'oggetto più meri- tevole di studio nella monetazione Alessandrina, e che sono sviluppati con tutta la desiderabile ampiezza. — Anche le 32 nitidissime tavole che accompagnano il Catalogo non furono disposte cronologicamente come di solito ; ma con 64 502 P.II!I.I0GI(A1-IA felice innovazione pel caso speciale, lo furono invece in online dei tipi rappresentati al rovescio delle monete ; sistema che serve mirabilmente a rendere famigliari le numerosissime personificazioni, deità e rappresentazioni di cui è ricca la serie egiziana. La parte che riguarda i Nomi non ò certo esauriente come quella riguardante la zecca d'Alessandria, e ciò di- pende dall'essere questa serie dei Nomi relativamente assai deficiente al Museo Britannico. * * ♦ Nel secondo Catalogo il Signor Barclay Head ci offre la serie delle monete greche della Dodecapoli Jonica. La dotta prefazione si addentra nelle delicate e complicate questioni di attribuzioni, di pesi, di sistemi di cronologia e metrologia delle primitive monete della Jonia ; e l'autore, pure lasciandone parecchie in sospeso o sciolte in modo dubita- tivo, si appalesa sempre come uno dei più profondi cono- scitori di questa difficilissima materia. — L'uso del catalogo poi è assai facilitato dal corredo di sette copiosi indici cosi distribuiti: I. Geografico. — IL Tipi. — III. Simboli e contromarclie. — IV. Re e reggenti; nomi di Magistrati su monete autonome e su monete imperiali. — V. Nomi di Magistrati romani. — VI. Nomi di incisori. — VII. Iscri- zioni notevoli. Il volume è corredato da una carta geografica della Jonia e da 39 tavole in Eliotipia disposte per città in ordine cronologico. F. G. Fìticlii (Isiiloro), Vetulonia e la sua Necropoli antichissima. — Firenze, coi tipi dei Successori Le Monnier. — (Un voi. in-4, di pag. 317, con 19 tav., delle quali una di monete). In quest'opera, nella quale il Cav. Falchi, benemerito e indefesso ricercatore delle ruine e antichità di Vetulonia, BIBLIOGRAFIA 503 rende conto degli scavi da lui intrapresi e condotti con esito sorprendente (basti 1' accennare alla scoperta , fatta nello scorso anno, del grande ipogèo , simile ai cosidetti tesauri degli Atridi che Schliemann restituì alla luce a Micene), l'autore consacra un capitolo alla numismatica ve- tuloniense , di cui egli ebbe già a trattare in lina lettura all' Istituto Imperiale Archeologico Germanico ed in un esteso articolo pubblicato nelVAnìiuaire de la Sociétó fran- Qaise de Numismatique. Com'è noto, l'interpretazione, l'attribuzione e l'ordina- mento cronologico delle monete etrusche hanno suscitato molte discussioni ; e vediamo, ad esempio, che fra Mommsen, Fabretti, Gamurrini, Deecke, Head, vi è dissidio intorno a varii punti. Alcune fra tali monete, tuttavia, per ciò che l'i- guarda l'attribuzione, non lasciano alcun dubbio sulla zecca da cui sono uscite , poiché recano inscritto o per disteso in modo più o meno abbreviato il nome della città: Ve- lathri (Volterra), Pupluna (Populonia), Tla, TI (Telamone). A Vetulonia erano già state attribuite dal Passeri , da Eckhel, dal Lanzi, monete che non le appartenevano; quelle veramente di Vetulonia recano spesso la leggenda Veli, se- gnata a caratteri minuti, è vero, ma perfettamente distinti su alcuni dei molti esemplari in bronzo che il Cav. Falcili ha ritrovati e raccolti sul luogo. Altrettanto non si può dire per le scarse monete d'ar- gento che si rinvennero a Vetulonia; esse non recano l'in- dicazione della zecca, ma quella soltanto del valore, sono a rovescio liscio come quelle di Populonia ; e la ragione principale per cui l'autore le assegna a Vetulonia si è che quivi soltanto furono ritrovate. S. A. // Museo Archeologico e Xnmisinatìco di Livorno , illustrata diil Prof. Pio Mantovani. — Livorno , G. Meucoi , 1892. — (Un voi. in-4, di pag. XI-140, con 17 tav. Ut., delle quali la XIV ò di monete livornesi). L'origine del Museo di Livorno è recentissima ; l'inizio delle collezioni che lo compongono si deve alla donazione 504 BIULIOGRAHA fatta al Municipio nel 1883 dal benemerito Commend. En- rico Chiellini. La parte numismatica , sinora, non ha molta impor- tanza ; si tratta di circa 2000 monete, così suddivise : Seiiie antica. Monete greche o italiche non romane. - egizie dei Toloraeì .... :> romane dell'epoca repubblicann ■> ; dell'Impero :> ;> dell'Impero d'Oriente. ORO ARG. BR, — 20 126 — 2 20 — 64 35 — 25 833 — — 73 Serie medioevale e modeuxa 9 281 583 Alla raccolta delle monete livornesi vengono dedicate cure speciali; un capitolo del volume di cui parliamo è riservato appunto a quest'argomento. Vi si premettono al- cuni cenni storici intorno alle monete di Livorno in ge- nerale; poi si dà l'elenco e la descrizione di quelle possedute dal Museo, e che, in riassunto, sono le seguenti : Ferdinando II, pezza (Mia rosa, del 1665. :' ' quarto di pezza della rosa, id. (2 es). Cosimo III, uyighero, del 1675. -> pezza d'oro della rosa, del 1717 e del 1718 (3 es. , con differ. di conii). » tollero col porto, del 1680, 1683, 1685, 1687, 1688 (2 es.), 1692, 1691, 1697, 1698, 1699, 1702, 1703, 1704. - tollero collo stemma, del 1707 (3 os.), 1711, 1712 (4 es., con diff. di conii), 1717 (2 es.). ■> > mezzo tollero colla nave, del 1683 (2 es., con diff. di conii). » quarto di tollero, del 1683. » pezza della rosa, del 1681, 1697, 1701 (2 es.), 1703, 1707, 1718 (2 es.). » mezza pezza della rosa, del 1697 (2 es.). GiANGASTONE, tollero collo stemma, del 1723. Il volume, stampato con lusso, è dedicato a S. A. R. il Principe di Napoli, cui veniva offerto a nome della Giunta Municipale nello scorso agosto, inaugurandosi in Livorno il monumento a Re Vittorio Emanuele. S. A. I!ir,LIO(JR\FIA 505 Fumag'alli (G.), Biblintica etiopica. Catalogo descrittivo e ragio- nato degli scritti pubblicati dalla invenzione della stampa fino a tutto il 189L intorno alla Eriopia e regioni limitrofe. — Milano, U. Hoepli. In questa recentissima pubblicazione del solerte Biblio- tecario della Nazionale Braideuse. fra le molte sezioni nelle quali 1' autore ha opportunamoute ripartito il ricco mate- riale da lui raccolto, troviamo una suddivisione dedicata alla numismatica. Vi sono diligentemente radunate le in- dicazioni bibliografiche relative alla storia monetale del- l'Etiopia, e in particolare alla illustrazione dolio monete coniate dai re della dinastia axuinita nella regione che cjrrisponde alla moderna Abissinia;. Questi scarsi monumenti numismatici, — dice 1' Head nella sua flislorin ìmnioruui , — consistono in piccole mo- nete d'oro e di bronzo , con leggende dapprima in carat- teri greci o piuttosto greco-copti, piti tardi in caratteri etio- pici; e spesso scorretto e frammiste a parole inintelligibili. Eccone alcuni esempi : A4>IAAC BACIAGYC — AIOOMITOON BICIAIMHAH. * BAC * CIN * BAX * ACA — + lAN + AA* + EOùN * BIC. ++* AIHB BACIAeY. ecc. Per lo stilo, per la fabbrica , o principalmente per la presenza della croce nel! ) leggendo , si argomenta che le monete di Axum siano posteriori alla venuta di G. C, senza che riesca possibile d'altra parte di stabilire con certezza la data della hn-o coniazione, per la scarsezza delle notizie cronologiche pervenute sino a noi intorno a quella dinastia. Quanto alle altre indicazioni numismatiche , 1' elenco del Fumagalli un armonia col programma ch'egli si era tracciato, e ch'ò riassunto nel titolo stesso dell' operaj , si estende anche a tempi più recenti, sino ad accennare alla moneta speciale por la ( 'olonia Eritrea. S. A. 506 BIBLIOGUAKIA Motta (Emilio), Il museo di un letterato milanese del Seicento. — Bellinzona, 1892. — (Nozze Salvioni-Taveggia). Per le nozze dell'amico suo Dott. Carlo Salvioni, Prof, di Let- terature Neo-latine all' Uaivorsità di Pavia, il nostro collaboratore E. Motta, Bibliotecario della Trivulziana , ha dato alle stampe un opuscolo curioso ed interessante, intorno alle collezioni di monete e medaglie, rarità d'arte, mss. e libri figurati, ch'erano stati rac- colti dal Canonico Valeri. Di questo letterato, cosi scrive il Forcella nella prefazione alla voluminosa ed ormai compiuta sua opera sulle iscrizioni mi- lanesi : Il Nato in Milano intorno all'anno 1572 da Gio. Pietro Va- leri, e da Francesca Eleonora Guasconi, appartenne alla milizia ecclesiastica, e cessò di vivere il 4 agosto 1651, nella Canonica di S. Maria della Scala, di anni 79 e 7 mesi. Fu dottore in ambe le leggi, profondo conoscitore della latinità classica e cultore della poesia latina. Scrisse opere legali , storiche , archeologiche e poe- tiche, ma nessuna di queste vide la luce. Il cardinale Francesco Sforza, duca di Fiano, lo ebbe a segretario, e il re Filippo IV gli conferi nel 1627 il canonicato nella regia ducal basilica di Santa Maria della Scala n (*). La Trivulziana custodisce un codice autografo del Valeri, con- tenente l' inventario del museo da lui posseduto , ed il Motta ne trascrive e ne pubblica una parte, con accenni anche a monete e medaglie. Un triens signé par un monétaire mérovingien inconnu jusqii'à ce jour, et frappé dans un atelier nouveau, par le V" B. de Jonghe. — Bruxelles, 1892. (Estr. dalla lievue belge de Numismatique). Terzo di soldo , colla leggenda gas — trono(vo) nel diritto [Castro novo], e cHARivLFOM(onetario) nel rovescio [Chariulfo mo- netario). Fu trovato ne' dintorni di Langres (Dipart. dell' Alta Marna), e non ha riscontro neppure fra la incomparabile serie merovingia del Gabinetto Nazionale di Parigi. L'erudito Presidente della Società belga di Numismatica, in questo suo breve scritto , attribuisce questa moneta, dubitativamente ma tuttavia con ragioni assai plausibili, a Xovum-Castrum nel Limosino. (*) Iscrizioni delle chiese e degli altri edifici di Milano dal secolo Vili ai giorni nostri^ raccolte da Vincenzo Forcella per cura della Società Storica Lombarda. — (Voi. I, pag. VI). BIBLIOGRAFIA 507 Vitalini 0., Supplemento alle monete dei papi descritte in tavole sinottiche dal dott. Angelo Cinaglì, compilato per le monete battute nel pontificato di Pio IX e nell'interregno della Repubblica Romana. Ca- tneritto, Savini, 1892, in-4 fig., pp. vj-21. Tessier A., La zecca di Venezia. Venezia, Cordella, 1892, in-16, p. 8. Chiaiso F., Saggio dell'oro e dell'argento : studio sulle monete e sui corpi che più devono essere noti agli assaggiatori. Genova, Pio Gaggero già dei Tribunali, 1892, in-8, p. 194. Gabella G., Catalogo delle monete e medaglie genovesi di proprietà degli eredi del fu cav. avv. Gaetano Avignone. Genova, stab. tip. Geno- vese, 1892, in-8, p. 23. Elenco degli oggetti etruschi e di monete romane imperiali, conso- lari e familiari, (di proprietà dell'arciprete Francesco Mandati in S. Ca- sciano dei Bagni). Poggibonsi-Fireme, stab. tip. Cappelli, 1891, 1-8, p. 12. Museo archeologico e numismatico di Livorno , illustrato dal pro- fessor Pio Mantovani. Livorno, Meucci, 1892, in-4, pp. xi-142. Prou M., Le monogramrae àn Christ et la Croix sur les monnaies mérovingiennes. Rome , 1892 , in-8, pp. 15 (E.xtrait des Mélanges G. B. de Bossi). Lagumina can. Bari., Catalogo delle monete arabe esistenti nella biblioteca comunale di Palermo. Palermo, stab. tip. Virzi , 1892, in-8, p. xiij, 234, con 4 tavole. F. de Saulcy, Recueil de documents rélatifs à l'histoire des mon- naies frappóes par les rois de Franco depuis Philippe II jusqu'à Francois I. Tomes II, III, IV. Paris, Rollin et Feuardent. Blanchet J. Adrien, Etudes de numismatique. Voi. I. Paris, Rollin et Feuardent, 1892, in-8, pp. 326. Skarzijnski S., Le Biraétallisme trait d'union international. Paris, Guillaumin, 1892, in-3, pp. 109. Ailtardel G., La fin de la monnaie de Narbonne. Narbonne, Caiiliard, 1892, in-8, pp. 17. (Extr. du Bultelin de la Coinmission arcMologique de Narbonne). Blanchet J. Adrien, La Monnaie du Vicomte de Castelbon (1371-1378). Dax, Labèque, in-8, pp. 10. Catàlogo de la Colección de monedas y medallas de Manuel Vidal Quadras y Ramon, de Barcellona. Tomos I-IV. Barcellona, A. Lopez, Robert, 1892, in-4 mayor. Campaner y Fuertes Alvaro, Indicador manual de la Numismatica espanda. Madrid- Barcelona, 1891, in-8, pp. 576. Catàlogo de monedas aràbigas y espanolas que se conservan en el Museo Arqueológico Nacional , publicado siendo director del mismo D. Juan de Dios de la Rada y Delgado. Madrid , Est. tip. de Fortenet, 1892, in-4. 508 nini.ioiiHAFiA Gebert-Xuriiherrj C. F. , Gescliiclite der Miinzstiitte der Reich- stadt Nurnbevg. yiimberg, J. L. Schrag, 1892, gr. in-8, pp. 130 e ili. Gniher, Nationnles oder intcrnationales Geld? Die Quintessenz der "Wilhruiigsfrage. Wien, Lesk und Scliwidernocb, 1892, gr. in-8, pp. 131. Hamiiier Ed., Dio Ilerstellung der Valuta. Wlen , C. Konegen, in-8 gr., pp. 27. Fiala E., Besclireibung bòhinisclier ilunzerj und Medaillen. Prag, Ilaerpfer, pp. 117 e 10 tav. Baiier von 0., Eiii Wort zur Einfiilu-ang der Goldwilhrung in Oesterreich-Ungarn. Winn, Manz, 1892, in-8, pp. 47. Suess E., Die Ziikunft des Siibers. Wien, 1892, in-8. Cowperthvait J., Money, Silver and Finance. London, 1832, in-8. Ehrich L., Tlie Question of Silver. London, in-8. Jtidgeway W., The Origin of Metallic Currency and Weight Stan- dardes. Cambriilgc, University Press, 1892, in 8. Thorbwn W. S., A guide to tbe coins of Great Britaln and Ireland. 2 edit. London, G.ll, in-S, pp. 180. PERIODICI. JVaìnisniatische Zeitschrift. Wieir, 1891. Dr. /. von S'-'hhsscr, Kleinasiatisclie und tlirakische Miinzbilder der Kaiserzelt. U Tipi monetarii dell'Asia Mi- nore e della Tracia all'epoca imperiale ;i). Moneto greche del Gabinetto Imperiale di Vienna, ordinate per tipi. Non tutte, — osserva l'autore, — sono inedite ; alcune si trovano in Mionnet, ma per lo più con atrribu/.ione erronea, op- pure mal descritte; altre sono state pubblicate in modo cosi in- sufficiente da sembrare opportuno di ripubblicarle ora coi nuovi procedimenti tecnici (l'articolo del Dott. Schlosser è corredato infatti di due tavole in fototipia, egregiamente eseguite), Dr. B. Pici;, Inedita der Sammlnng Mandi in Budapest. (i( Monete inedite della Collezione Mandi a Budapest. Con- tributi alla Numismatica greca dell'epoca imperiale n). Erudito articolo, in cui il Dott. Pick, giovane ma valente pro- fessore deU'Univorsità di Zurigo, illustra buon numero di monete BIBLIOGRAFIA 509 appartenenti ad una raccolta privata di Budapest , le quali pro- vengono per la massima parte da un ripostiglio scoperto in Ru- menia, e spettano a diverse città della Mesia e della Tracia (pe- riodo d'emissione : da Settimio Severo a Filippo). Dr. B. Pick, Zwei neue Medailloas von Thyateira. (« Due nuovi medaglioni di Tiatira ri). La serie numismatica di questa città della Lidia era già ricca di tipi interessanti, ma i due medaglioni descritti dal Prof. Pick, trovati in Ungheria o nella Slavonia, gettano nuova luce sul culto locale di Tiatira. Secondo l'autore, la divinità che vi si vede rap- presentata è u Elio Tirimneo " , ricordato anche in un' iscrizione di Tiatira (Corpus Inscr. Graec, n. 3500), nella quale si accenna al suo sacerdote (l;p£'; xoj t.^okìzoci iì 6;o5 'Hà.'.o'j ]Ijt):oj 'AnóW.cuvo^ TopijJivsioo). Elio insomma con gli attributi del dio locale Tirimno , cui si allude in un'altra iscrizione di Tiatira, nominandovisi il sacerdote toj jiponaTopoj S^oO Tupiuvo:) (C. /. G., n. 3497), Dr. J. Hampel, Ein Mituzfund aus Bregetio. (" Ripo- stiglio scoperto a Bregetio ri). Aurei di Numeriano e di Diocleziano, donarli di quest'ultimo imperatore e di Costanzo Cloro, medaglioni d'oro, inediti (due), di Massimiano Erculeo , denari! dello stesso e di Galerio Valerio Massimiano. Dr. Fr. Kenner , Naohtrag zu dem Miinzfunde aus Bregetio. (u Appendice al Ripostiglio di Bregetio -n). Altri due medaglioni d'oro, della stessa provenienza, l'uno di Massimiano Erculeo, l'altro di Diocleziano. M. Bahrfeldl, Ueber die Miluzen der romisclien Repu- blik in der grosslierzoglicli badischen Miinzsammlung zu Karlsruhe. {e Le monete della Repubblioa Romana nella Collezione numismatica granducale badese a Carlsruhe ni. Rassegna delle 500 monete repubblicane romane che appar- tengono a quella raccolta; qualcuna di esse è notevole per singo- larità, come ad esempio un denario di Turpiliano (Petronia), di buono stile, ma con leggenda alterata. A proposito del denario di M. Sergio Silo (Sergia, Bahelon, 1), il Capit. Bahrfeldt osserva che ve ne sono di due conii , i qu:di 8Ì distinguono l'uno dall'altro per la differente grandezza della testa della dea Roma. L' articolo si chiude con una tabella di contromarche o con- trassegni ; e coU'eleaco delle monete , per ordine alfabetico delle famiglie. ilo l'.IRI.lOGRAFIA Tra i deuarii della Calpurnia ve n' è uno che reca, non im- jn-esse come contromarca, sibbene leggermente graffite, le let- tore NN. L'autore ricorda i pochi esempì analoghi , e fra gli altri quello del semisse di Roma con iscrizioni etrusche, di cui parla- rono i eh. Gamurrini e Lattes nella nostra Rivista. Dr. /. Schoìz, Bericht uber eine Anzahl beim Baue (les kunsthistorisclien Hofmuseums ausgegrabener Miinzen. ('« Relazione intorno ad un certo numero di monete venute alla luce nei lavori di costruzione del Museo imperiale per la Storia dell'Arte n). Dugentosessanta monete, per la massima parte imperiali ro- mane; non ])re3entano interesse numismatico, ma sono assai im- jiortanti per la storia locale di Vienna, come risulta dalle dedu- zioni topografiche dell'autore. Dr. A'. Bomanig, Der Fund zu Thomasberg. (a II ripo- stiglio di Thomasberg ri). Conteneva oltre ad un migliaio di monete del XIII e XIV secolo, principalmente austriache e bavaresi. Dr. .1. Nagl, Zum Wertliverhiiltniss zwischen Gold und Silber im XIV. Jahrhundert. iu. Sul rapporto fra 1' oro e l'argento nel sec. XIV n), Considerazioni sulla crisi monetaria di Firenze verso la metà del sec. XIV (cfr. Giovanni Villani : " Nel detto anno 1345. ha- uendo in Firenze grande difetto, e nulla moneta dargento, se non la moneta da quattro, che tutte le monete dargento si fondieno, e portauansi oltre mare, ecc. ecc. n). Dr. A. Nagl, Ueber eine Mailiinder Goldmunze nacli dem Typus des Venetianer Dukatens. ('.; Di una moneta milanese in oro, al tipo dello zecchino veneziano r,). Cfr. gli zecchini di Scio, pubblicati da Schh'mbkrgkr {Xnmix- matique de l'Orient Latin) e da L.\mbros (M.i^.ùiviv.a '/o^.-^i.zi 'mw Dr. Arnnìil niift.tou, Ein Munzftind im Kirchthurmknopf z;i Sterzlng in Tirol. (a Un ripostiglio nella palla del cam- panile di Sterzing in Tirolo ;■). Si tratta d'una cinquantina di monete tedesche, svizzere e po- lacche, per la massima parte del sec. XVI; il pezzo più notevole ò un kreuzer di Goslar (Germania del Nord) al tipo de' tirolini , circostanza singolare per una zecca così remota. BIBLIOGRAKIA 511 Ednard Fiala, Das Mtinzwesen der Grafen Sclilik . II. (u La monetazione dei Conti Sclilick «). Monete boeme, battute iu varie zecche. Gli Sclilick avevano ricevuto dall'imperatoro l'investitura della contea di Bassano, e ne portavano il titolo. Alle monete fa séguito un'appendice di medaglie (e placclietto) in argento ed in oro, in bronzo, rame, piombo, stagno, ferro, ecc. Tre tavole litogr. corredano l'articolo. E. Forclilicinier, Der Tlialer des Filrsten Karl Eusebius voli Liechtenstein, (a II tallero del Principe Carlo Eusebio di Liechtenstein n). Pezzo di straordinaria rarità, anzi probabilmente unico , pos- seduto dal principe Ernesto di Windischgriltz. Tli. Silcnzrl, Beitene .VnliaUisclie Miinzen und Medaillen ans der Ballenstedter Saramlung iin herzoglichen Miinz- kabinet zn Dessaii. (u ^Monete e medaglie rare, provenienti dalla Collezione Ballenstedt e conservate nel Gabinetto Nu- mismatico ducale di Dessau n). Il Dr. Steiizel aveva già pubblicato, molti anni or sono, u'ia descrizione delle monete e medaglie doU'Anhalt ; il presente arti- colo è un complemento di quel lavoro. Dr. /''/•. K('ììni'i\ Die Miinzen und Medaillen im k. le. kunsthistorischen Hofinuseum. fi; Lo monete e medaglie noi Museo imperiale per la Storia dell'Arte n). Com'è noto, le differenti collezioni imperiali di oggetti d'arti\ che si trovavano disseminato sinora nei vari musei di Vienna, sono stato riunite non ha guari in un nuovo e splendido Museo, il quale, benché di recentissima apertura, forma già la più possente attrattiva della metropoli austriaca. Per ciò che riguarda la sezione numismatica , è da notare anzitutto che lo moneto e medaglie esposte per saggio in vetrine furono riordinate con criteri moderni, e grandemente accresciute in confronto al saggio che so ne vedeva nell'antico Gabinetto , e ch'era stato immaginato ed introdotto per la prima volta, innanzi la metà di questo secolo, dall'allora Direttore Arneth, con pensiero che pei suoi tempi era stato una felice innovazione . imitata [loi altrove. Il presento articolo dell'attuale Direttore Dott. Kenner , — (ben conosciuto anche dai lettori della Riris/a per il magistrale suo studio sul li Medaglione romano " , che abbiamo tentato di riassumere nel voi. II di questo periodico), ^ dà ragione aiipunio dei criteri elio presiedettero al nuovo ordinamento ed anipliaineini, 512 BIBLIOGRAFIA intrattenendosi in particolare sulle medaglie , fuse e coniate , le quali furono esposte in modo da rappresentare la storia e le suc- cessive modificazioni di questi interessanti monumenti artistici. Dr. K. Schalk, Nationalokonomie und Numismatik in ihren AVechselbeziehungen. (ci L'Economia politica e la Nu- mismatica nelle loro relazioni reciproche n). Articolo inteso a porre in luce le molteplici attinenze fra la Numismatica e l'Economia politica, rilevando gli errori nei quali sono caduti molti egregi economisti per aver trascurato di ricor- rere alle nozioni positive di Numismatica, che si attingono dallo studio diretto delle monete stesse, o almeno de' più autorevoli scrit- tori di questa scienza. L'autore è d'avviso che uno de' motivi principali per cui la Numismatica è spesso dimenticata o tenuta in poco conto dai dotti, sia la circostanza che dessa non forma parte degl' insegnamenti universitari, ed invoca quindi la creazione di una cattedra appo- sita, almeno nell'Università di Vienna. Bibliografia. — Rendiconto annuale della Società Nu- mismatica Viennese. — Otto tavole d'illustrazioni. Solone Ambrosoli. Jlet'ue belge de Niimisìnatiqtie, III e IV fase, 1892. Babelon E., Numismatique d' Edesse en Mésopotamie. — Jonglie B. d., Un triens signó par un monétaire móro- vingien inconnu jusqu'à ce jour. — Roest TIi. M., Essai de classifìcation des monnaies du comtó puis duché de Gueldre. — Delbelce Aufj., Monnaies grecques et médailles modernes. — Lcmaire V., Les procédés de fabrication des monnaies et médailles depuis la Renaissance. — Wervelce N. Van , Deux monnaies Inxembourgeoises de Henri VII et Jean l'aveugle. — AloÌ7i Fred., Léopold Wiener, graveur en mé- dailles et son oeuvre. — Necrologie. — Bibliografia. — Miscellanea. lievue Numismatiqtie, II e III fase. 1892. Babelon E., Monnaies grecques récemment acquises par le Cabinet des Médailles. — Villaret E., Numismatique japonaise. — Ifeiss Alofss, Coup d'oeil sur l'étt actuel de BIBLIOGRAFIA 513 la Numismatique de l'Espagne antique. — Baptist Gcrmain, Médaille du Grand Condé. — Blanchet J. A., Jeton du XVII" siede aux types des monnaies de Ohio. — Bnljelon E., Les monnaies araméennes de la Cappadoce. — Vogiìé Mar. de, Xote sur quelques monnaies des rois d'Edesse. — Svo- ronos J-, INIonnaie inedite de la Cyréna'ique. — Schicah, Mó- dailles et amulettes à légendes hébraìques conservées au Cabinet des Médailles. — Ronrlot Nataìis, Les graveurs de la monnaie de Troj'es du XII* au XVIII" siede. — Ba- belon E., Les Monnaies des Satrapes dans l' empire des Perses Achéménides. — Ranger J., Thóophraste Renaudot. — Cronaca. — Necrologia. — Bibliografia. ^liìnisnintic Chronicle. Fascicolo III, 1892. Weber Hermann, On some unpublished or rare Greek Coins. — FalTcland Warren, Note on some mediaeval coins of Cyprus. — Montariu IL, Find of Groats at Wallingford. — Grueber H. A., English personal medals. — Bibliografia. — Miscellanea. Jiìilletiìi de KHinismatiqne, Settembre-Novembre, 1S02. Serriire R., Une monnaie iné(lite des princes de Sou- vigny. — E. Fairre, Numismatique coloniale. — Serrxre R., Jetons rares ou inédites. — Castellane (Conte di), Différent d' un maitre particulier de la Monnaie d' Angers sous Louis XI. — Serrare R., ]\[óreaux de Warnefcon et d'Ath. — Libri nuovi. — Vendite. — Notizie, ecc. ecc. Archivio storico lodigiano,XI, fase. I, 1892 : Mariani, Scoperta d'antichità presso Loliveccliio. (Ripostigli di moneto). Arte 6 Storia, nn. 22, 26 e seg., 1892: Melaiii A., Una medaglia a Cristoforo Colombo. — Bonanni barone Teo'hro, Della zecca e moneto aquilane e dpf;li artisti ed operai addetti alle officine. RSmische Quartalschrift, Roma, nn. 34, 1892: Kirsch J. P. Alt- christlicbe Bleisiegel des Museo Nazionale zti Xeapel. Con ili. Natura ed arte, lo agosto 1892: Maineri fi. E., Gabriello Cheru- bini. Con ritratto. Studi e documenti di storia e diritto, XIII, fase. 3,'=' luglio-set- tembre 1892. Iloma : Cerasoli F., Il tesoro pontificio di Castel S. Angelo. )11 lìHU.IOC.iìAKIA L'Ateneo Veneto, fase. 1-3, gennaio-marzo 1892 : Miari F., Una medaglia del cardinale Savelli. Giornale ligustico , maggio-giugno 18fi2 : Belgranù. Sfragistica ligure {Mela'jUe f/eiiovesi tolte dal Catalogo del llizzini di Rresciaj. Bollettino della Società di Storia patria: Anton Ludovico Antinori negli Abruzzi, anno IV, puntata Vili, luglio 1892. Aquila : f '. Q-, Col- lezione numismatica donata dal conte Cesare Paco al municipio Aquilano. Illustrazione Italiana, n. .'52, 1892: Cenlelli A., Il palazzo della zecca di Venezia. Con ili. — N. 48, 1892: Medaglia commemorativa de! IV Centenario della scoperta d'America, coniata da Johnson. (Ill.j. Notizie degli scavi, giugno 1892: Mariani B., Di un ripostiglio di monete imperiali rinvenuto nel territorio del Comune di Lodiveccliio. Giornale di erudizione, Firenze, nn. 9-10, luglio 1892: Mvf- soliil B., Una medaglia contro il papa Borgia. Gazette des Beaux-Arts, ottobre 1892, n. 424: Mazcrolle, Les grands nédaillcurs francais. I: Etienne do Laune et Guillaume Martin. Académie des inscriptions et belles lettres, Séances, 1892, 5 agosto : A. de Jiarllìéleini/ , L' origino du monnayage gaulois de la Belgique. Ghronique des Arts, n. 11 e 13, 1892: Bapst G., Les médaillers de la Bibli(->tlièque Nationale. — Mur.r Jiof/f^i; Le sou franijais. — Jitste Antoine, Une médaille de Louis XII. — N. 28: Médailles, plaquettes , bijonx. — N. 32 : Les acquisitions du Cabinet des Médailles en 1892. Revue archóologique, mai-juin, 1892: Waille W., Une matrice de médaillon antique découverte à Cherchell. Revue du BaS-PoitOU, gennaio 1892 : Ch. Farcinet, L' autlienti- oité de deux médaillons romains trouvós en Vendée et des médailles en general. Revue d'economie politique, mai 1892: La réforme de l'étalon monétaire en Autriche-IIongrie. Journal Asiatique, marzo-aprile, 1892: F. Dronitì, La collection des médailles do la Sociótó Asiatique. Revue des deux-Mondes, 15 juin 1892: G. d'Atenei. Les mon- naies et le taux de l'intérèt. Repertorium fiir Kunstwissenschaft, XV, fac 2 3: C. von F., Medaillen vom Ausgang des 14 Jalirliundi-;-t-. — Der Medailieur Candid. Mittheilungen der Gesellschaft fiir gesehichth Denkmàler im ElsaSS, 15, 328-33: A. JhrtiOi/. Der Vò:kliii-,liofener Miinzfund. Monatsblàtter fùr Pommersche Geschichte, 1892 4-G : Starck, Bine Silberdenkmiinze des 18 Jalirluiuderts. Allgàuer Geschichtsfreund , 4 , 93 8 ; 109 ; 5 . 2';-3l , 41-7 : A. Ilorchìer, ]\[unznieister lleel in Kempten. — Aufliebung der reichs- stiidtisclieii Mùnze in Kempten. Jahrbiicher des Vereins fiir Meklenburgische Geschichte, 56. 86-94: Wunderlich. Der Miiaz-fund von Gammelin. RinLlOGUAKIA Ilo Zeitschrift der histor. Gesellschaft Posen, G, 2irj-s : Priiinprs Ji., .Muiizi'iini Vdii Kiei'/. i lOl.'i-.") ti. Jahreshericht der Gesellschaft zu Emden, 9, II , OG : Schnc- deriiirinn. '//w MiinzkuMde l'ITiSli. Preussische Jahrbiicher, v^l. GO, fise. G'': .^.■hnrliir/ ir., Oaster- reicli- L'iitfanis Valurai-ei^iilioi-iing ami i'n-.! Foli;t!ii fili- Karopa. Jahrbucher fiir Nationalòkoaomie und Statistik, III. fase 1: Ziickerkandl Rnh., L tu rata r zu:- AVuiirung-tVagt?. Kiirìiìar A , Miinzj;oscliic!ite voii ObwalJen. Sdpa-.it-AUlriick aus (lem Obwaldiifr-VolkslVounl. Sirii^it. MiiUci-, lftn2. Musée neUChàteloiS, \^'i. n. 1<); ir.cw,' ir., L^s m ■iliille.s dn tir faiironal l : Eii: Bjitra.gza Moininsen's Li.sto von Fiinden grieclii.scher Miuizen. AnnaleS ile la Sneiótò af.'liéoIn<;ii|ii(3 ilo Xa'unr. XIX. :'.'' livr. : Dn ]Vitl'. Un (leiiier iiirlit da l'enipertìur Henri I! trapp.' à Xa n'ir Cln )2-l'->2i). Boletin de la Real Academia de la Historia, ma2;si"-"'''.2;"o 1.S12: f'oh;r'i Fr.. 'l'.'^'ir i do monedas àraljos, dosi-ubierto en Alhaina de Ciranida. — l''i((i F. Xuniismatica espanola. Revista Contemporanea, lo nia.2;L;:o 1R92 : Orti y lìrìiìl V., La Cliesticjn monetaria. Jahrbuch der kunsthistorischen Sammlungen des Aller- hòchsten Kaiserhauses, voi. XIII. |i. 55 a*'.'^.: K'iniv Fr., Leone l^oonis Mi-l:ii!irn t'iir ilrn kai.;ei'iicli"n IIol". Con U) eliofipio. Archeografo triestino, X\'lll. t'asci. 1892: Pnscln A., Scoperte nro:iool"<,'ic!iO i-itrnvainfMti n un'.;. stilatici i. Archaeoìog -epigraph. Mittheilungen aus Oesterreich- Ungarn, X\'. 2: /'/(•;■ I).. D. Monunont Villi ,\ lani-Kiis.^i aut' .Miinzcn VOI! Toinis. Romànische Revue. Vili, t'asc. 5'\ Has Miinzim nnd Antiqnit'l ten^'abinet an der l'niv.ìrsit;if Cz-rnowitz. The Magazine of Art, dicembre 1801 : Alvin Fr.. Tbe Bi'otliei'3 Wiener: M-dallists. Con ili. Journal of the Asiatic Society of Bengal, voi. LX, P. I, n. I-III : Oliri/r, Tiio coins ot tbe Ciiagliatai MoLjhuls. NOTIZIE VARIE Note numismatiche di un viaggio ad Atene e Costantinopoli. Da una relazione die il nostro collega Dott. Solone Ambrosoli ha diretta al Ministero della Pubblica Istruzione intorno ad un viaggio ad Atene e Costantinopoli, da lui intrapreso nella decorsa primavera, togliamo i seguenti brani, d'interesse numismatico. * * * u L' isola di Corfù, se tiene forse lo scettro fra le terre greche per la bellezza del paesaggio e per la lussureggiante vegetazione, d'altra parte è povera di monumenti, e la sua capitale non vanta musei o collezioni pubbliche di oggetti che interessino la storia o l'arte. Mi limitai quindi a visitare, nella città di Corfù stessa, la raccolta privata di monete corciresi autonome del Sig. Aristide Spiridione Varuccas. Questa ristretta raccolta, alla quale il Sig. Varuccas attende da oltre vent'anni, contiene alcune varietà pregevoli, e più d' un esemplare che si distingue per la squisita conser- vazione * * * a S' intende che, durante il mio soggiorno in Atene, nulla trascurai di attinente agli studi numismatici; e che, quantunque non incaricato di veruna missione ufficiale, stimai mio stretto dovere di visitare, come del resto era mio vivo desiderio, le relative collezioni pubbliche e private; in primo luogo, e ripetutamente, quella del Gabinetto Na- zionale, dove fui ricevuto con ogni cortesia dal nuovo Direttore Sig. Giovanni N. Svoronos, ben conosciuto per le si;e pregiate pubblicazioni. u La suppellettile scientiiìca del Gabinetto Nazionale NOTIZIE VARIE 517 (magnificamente installato nel più splendido edificio della nuova Atene, l'Accademia delle Scienze) consta di diverse grandi serie. La prima è la cospicua collezione nazionale propriamente detta, accresciuta ora di oltre ventimila pezzi dalla Società Archeologica di Atene. La seconda è la col- lezione numismatica che appartiene all' Università, e che si suddivide nella raccolta IMurusi (di cui si ha il catalogo a stampa) e in un' altra raccolta di monete scelte. La terza è la celebre collezione Giovanni di Demetrio (mo- nete dell' Egitto antico) , che sinora era custodita nel Museo della Società Archeologica e che avrebbe dovuto rimanere unita alle altro antichità donate dal .Sig. Demetrio, ma che per intromissione del Sig. Svoronos fu recentemente stralciata per aggregarla al Gabinetto, in seguito ad appo- sita disposizione del donatore, legalizzata da un decreto reale. E da notare clie. al dono originario, il Sig. Demetrio aggiunse generosamente nuovi doni preziosissimi, talché il supplemento sorpassa quasi, per alcuni riguardi, il nucleo primitivo, e la 2' edizione del catalogo (ora in preparazione] riuscirà di supremo interesse per la scienza. u II Gabinetto possiede pure una superba serie di me- daglie russe in argento ed in oro. provenienti da un dono che i fratelli Zjsiinas. greci stabiliti in Russia, fecero alla patria nei primi tempi dell' indipendenza ellenica. li I doni, del resto, com'è bel vanto della Grecia, con- tinuano ad afrtuire anche a nuoU' istituto; cosi, p. es.. l'at- tuale Presidente del Consiglio de' Ministri, Carilao Tricupis, ha donato non ha guari la propria colleziono di monete, specialmente ateniesi e dell' Acarnauia. u Oltre al Gabinetto Nazionale, visitai in Atene la raccolta numismatica dei Slgg. fratelli Dionigi e Giovanni Lambros, formata dal defunto loro padre Paolo Lambros. e ben nota anche in Italia per la sua straordinaria impor- tanza relativamente ad alcune nostre zecche medioevali ; — (juella vastissima del Prof. Atanasio Russopulo (monete greche e romane), che ò doviziosa in particolar modo nella serie ateniese, nonché nelle serie dell'Asia Minore: — quella ora appartenente alla distintissima Sig." Sofia Schliomann, vedova del celebre esploratore (monete greche e romanej ; - 66 il8 NOrizii; vakiic quella del Sig. Griovanni Solon (specialmente monete del- l'Asia Minore), ecc. t; Ebbi occasione, infine, di far conoscenza con altri numismatici o studiosi, quali il dotto e venerando Pro- fessor Achille Postolacca, già Direttore del Gabinetto ; il Sig. Alessandro Meletopulo, del Pireo, possessore di una notevolissima raccolta di monete greche, eco li Al Museo d'antichità di Tchinili-Kiosk (in Costanti- nopoli) è unito anche un Gabinetto Numismatico, non an- cora completamente ordinato, intorno al quale ebbi le se- guenti notizie dalla compiacenza dello stesso Direttore (S. E. Hamdy-Bey), cui ero stato raccomandato dall'Amba- sciata d'Italia. u Quando Hamdy-Bey fa chiamato a dirigere i Musei Imperiali, trovò giacente una gran quantità di monete d'oro, argento e bronzo (circa 28,000 pezzi) , accumulate alla rin- fusa. Egli pensò di costituire con esse un Gabinetto , ed incaricò due numismatici , Macridi-Pascià e Achmed-Bey (attuale Conservatore) di intraprendere la classificazione sistematica, intorno alla quale lavorarono per tre anni, riu- scendo a catalogare le monete greche, romane e dei Parti. Vi sono anche molte monete bizantine ed islamitiche già separate ma non ancora classificate, essendo stati interrotti provvisoriamente i lavori, per circostanze imprevedute. Ad ogni modo, Hamdy-Bey spera che alla fine del venturo anno 1893 si possa aprire al pubblico la collezione greca e romana. Il Gabinetto si accresce continuamente per ritrovi di ripostigli; un recente ordine imperiale dispone che siano aggregate ad esso anche le diverse centinaia di monete d'oro che si conservano presso il Ministero degl'Interni. De' nume- rosi duplicati esistenti a Tchinili-Kiosk verrà redatto un elenco per procedere a cambi o vendite. a Durante il mio soggiorno a Costantinopoli, per cortese intromissione di S. E. il Comm. Ressman, allora Ambascia- tore d' Italia colà, mi fu dato di esaminare minutamente la pregevolissima collezione di monete greche radunata da una NOTIZIE VARIK 519 gentildonna egregia, la Principessa di Mavrocordato, consorte all'Ambasciatore di S. M. Ellenica li Nel ritorno, mi soffermai a Belgrado, dove visitai il nascente Museo nel palazzo dell'Università. Esso è diretto dal chiaro archeologo Prof. Michele Valtrovic, che con somma affabilità mi diede conto dell' origine e dello sviluppo della collezione affidata alle intelligenti sue cure. Questa si è costituita per via di doni e di ritrovamenti, e comprende alcuni oggetti interessantissimi, come, a cagion d'esempio, delle collane d'oro massiccio, di lavoro barbarico, composte di perline che si suppone potessero servire ad uso monetale; delle barre d'argento contromarcate, oppure con leggende punteggiate (pubblicate da Mommsen) ; ecc. li La numismatica occupa un posto abbastanza ragguar- devole nel Museo di Belgrado, talché si vagheggia l' idea di organizzare un vero Gabinetto; e allora si procederà anche a proposte di cambi, essendovi gran numero di duplicati disponibili. u Oltre ad una collezione di monete imperiali romane (specialmente di Traiano, frequentissime ne' ritrovi monetali in Serbia; e bizantine, il Museo possiede, fra 1' altro, una bella serie di monete serbe (esposta quasi intieramente in vetrine), ed una raccolta di impronte di medaglie che si riferiscono alla storia guerresca di Belgrado. Le zecche di Cattaro e Ragusa, che interessano si davvicino la nostra numismatica, sono assai ben rappresentate nel Museo. li Aggiungerò, infine, che il direttore del Museo stesso, Prof. Valtrovic, è anche il redattore del periodico Slarinar li (L'Antiquario) ti, organo della Società Archeologica Serba, nel quale la numismatica ha talora una parte notevole. * * * u Fra la modesta capitale della Serbia e la superba metropoli dell'Ungheria, che in poco più di un ventennio si è trasformata da città di provincia in città mondiale, il contrasto non potrebb'essere più caratteristico, k Budapest 520 NOTIZIE VARIE infatti, gV istituti scientifici sono organizzati su basi gran- diose, ed il ricco Gabinetto Numismatico non forma che un reparto della Sezione delle Antichità del Museo Nazionale diretto dall'illustre scienziato e patriota Francesco Pulszky. Questi ebbe la bontà di presentarmi e raccomandarmi al eh. Prof. Giuseppe Hampel , che insegna archeologia in quella R. Università ed è Gonservatore-Capo del Gabinetto Numismatico, di cui il Dott. Kuzsinszky ed il Dott. Réthy sono Conservatori-Aggiunti, il primo per la parte antica, il secondo per la parte medioevale e moderna e per la serie speciale ungherese. li La cortesissima accoglienza avuta mi rese possibile di darmi conto sommariamente della vasta suppellettile scientifica contenuta nel Gabinetto, quantunque per circo- stanze sfavorevoli (sopratutto per la inopportunità della mia visita, procedendosi in quei giorni ai preparativi per le grandi feste pel 25.° anniversario dell'incoronazione del Re d'Ungheria) mi dovessi limitare ad un esame affrettato. u II Gabinetto raccoglie particolarmente i monumenti numismatici trovati in paese, e suo vanto principale è la serie preziosissima delle monete barbare trovate appunto in Ungheria; sono circa tre migliaia di pezzi importantis- simi, in parte imitazioni di tipi greci e delle consolari romane. La serie delle monete ungheresi medioevali e mo- derne, poi, è strabocchevolmente doviziosa, e dopo l'acquisto della sezione relativa della Collezione Montenuovo è divenuta la prima nel suo genere. Notevole è anche la raccolta delle medaglie ungheresi; le più belle fra esse sono esposte in vetrina, assieme ad una collezione sfragistica e ad un saggio della monetazione ungherese e transilvana, ecc., ecc. n Premio per medaglie. — Nel fase. II del corr. anno (pag. 259-260), abbiamo pubblicato il concorso bandito dalla R. Accademia di Belle Arti in Milano , per Medaglie otte- nute da conii d' acciaio incisi a mano. Il premio era di L. 10(X) (mille) , generosamente destinate da una persona benemerita , che desidera mantenere per ora 1' incognito. Termine della consegna, il 30 settembre u. se. I concorrenti furono tre ; le medaglie vennero esposte al pubblico nelle NOTIZIE VARIE 521 sale dell'Accademia, entro artistica vetrina eseguita espres- samente e donata dal noto incisore milanese Signor Fran- cesco Grazioli. Il 26 ottobre si radunò la Commissione giudicatrice del concorso , composta dei Sigg. : Bertini Prof. Comm. Giu- seppe, Biganzoli Filippo , Garetti Dott. Cav. Giulio , De Castro Prof. Cav. Giovanni, Grazioli Francesco predetto, e Ambrosoli Dott. Solone, che fungeva da Segretario. Per la molta cortesia della on. Presidenza dell' Acca- demia, possiamo pubblicare il seguente estratto dal verbale della Commissione : u Riconosciuto, dalla ispezione dei relativi documenti, che le medaglie presentate al concorso furono eseguite nelle condizioni richieste dal programma , la Commissione pro- cede all'esame delle medaglie inviate dai tre concorrenti , ed è d'accordo nel raccogliere i suoi suffragi sulla medaglia ad Ubaldino Peruzzi (presentata dal concorrente N. 2i, tro- vando questa commendevole por sentimento artistico, per larghezza di stile, per vigoria ed efficacia di (jaratteristica, mentre, sotto l'apparenza di una geniale sprezzatura, la ese- cuzione è corretta ed accurata sino ne' particolari , con abili accorgimenti per la ricerca dell'effetto, e ciò sempre rispettando le esigenze tecniche speciali della coniazione. u La Commissione decide quindi ad unanimità di pro- porre per il premio l'autore di detta medaglia Sig. Italo Va- GNETTI, di Firenze, domiciliato in Roma, n Il Consiglio Accademico, accogliendo la proposta della Commissione , conferi al Sig. Italo Vagnetti il premio di lire mille. Falsificazioni di gran bronzi romani fi), — Nella Nnmis- matic Clironiclc di Londra , il Sig. Grueber dà 1' allarme per la comparsa di una serie di falsificazioni, ch'egli asse- risce si vadano fabbricando in Italia. Trattasi, per quanto se ne sa finora , unicamente di gran bronzi romani. Nella d) Di queste falsifii'azioni ha già dato un cenno la lìivìsia, in una Corrisponiema da lioina pubblicata nel IV fascicolo dello scorso anno 1891 (Vedi pag. 538 >. 522 NOTIZIl; VARIE scorsa primavera, il Sig. Evans , presidente della Società Numismatica Londinese, ricevette dall'Italia un gran bronzo di Tranquillina, per il quale si domandava un prezzo rile- vante, essendo rarissimo le monete di bronzo di quell'impe- ratrice. A prima vista, la moneta semVjrava perfettamente genuina. La forma delle lettere era soddisfacente, la patina, verde-scui'a, pareva antica, ed il tipo del rovescio era ben eseguito ; ma ciò che rendeva sospetta la moneta era la fattura del busto nel diritto. Era poco rilevato , special- mente verso il basso, e la capigliatura aveva tutto il fare d'una medaglia fusa del Cinquecento, che fosse stata accu- ratamente ritoccata al bulino. S'intende da se che il signor Evans riconobbe tosto che si trattava d'una falsificazione , e la rimandò alia persona che gliene proponeva l'acquisto. Il secondo pezzo che fece la sua comparsa fu un gran bronzo di Britannico, una delle monete più rare della serie romana. Esso era esattamente eguale per lo stile e la fat- tura alla moneta di Tranquillina, e quantunque alcuni che lo videro fossero proclivi dapprima a crederlo autentico, generalmente fu ritenuto per una falsificazione. Il mistero è stato chiarito non ha guari, in modo ab- bastanza curioso. Al Sig. Wallis, del Museo di South Ken- sington , durante un suo recente soggiorno in Napoli , fu mostrato da un amico un gran bronzo dell' imperatrice Didia Clara , che questi diceva di aver acquistato per un prezzo piuttosto basso , ma della cui autenticità non era ben sicuro , quantunque la patina sembrasse buona. E ag- giunse : C4 Su questo punto, potrò venir in chiaro fra poco, perchè il venditore me ne porterà alcuni altri -. Di li a qualche giorno, infatti, il venditore si ripresenta, e questa volta portando con sé una ventina di pezzi, fra i quali vi erano varii duplicati precisi della moneta di Didia Clara comperata prima. Allora cessò ogni dubbio sulla falsità di tutte quelle monete; e, in séguito a diligenti indagini, l'a- mico del Sig. Wallis riusci a sapere ch'erano state fabbricate in Napoli stessa o nei dintorni. I conii adoperati per bat- tere queste monete sono di fattura moderna, e probabilmente eseguiti con qualche nuovo procedimeuto meccanico , che permette di ottenere copie esatte dell'oggetto originale. Nel NOTIZIE VAI1I12 roo .1 Ci, 1 caso poi che 1' originale presenti qualche imperfezione , si ritoccano i conii , come s' è visto per la capigliatura di Tranquillina. Quanto al metallo, si dice che i falsificatori si servano di gran bronzi autentici, ma di nessun valore, e cosi , riconiandoli , ottengano 1' apparenza della patina antica. Corso di Numismatica. — Nel p. v. gennaio, il Dottor Solone Ambrosoli, libero docente presso la E,. Accademia Scientifico-Letteraria di Milano, darà principio al suo corso di Numismatica. Le lezioni saranno pubbliche , e si ter- ranno il venerdì dalle 10 alle 11 ant., nella sala del Gabi- netto di Brera. Aforismi numismatici. — Un giornaletto settimanale eclettico di Milano, che s' intitola // Bene, pubblicò nel 1891-92, sotto il titolo di Conrefsnzioni numiftmaticlie, alcuni articoli elementari, inviati da Roma e firmati col pseudonimo di Pertina.r, i (juali possono formare una specie di manna- letto popolare di numismatica generale. Col N. 33 dello scorso Agosto si dava l'ultimo capitolo, ossia la conclusione delle dette conversazioni, la quale riassume quasi a guisa di Catechismo numismatico, una serie di precetti e di afo- rismi, in cui è riassunto il risultato di una lunga esperienza. Accordiamo a questo breve capitolo un posticino fra le Notizie Varie, parendoci che, quantunque il vecchio Per- tinax lo abbia scritto come chiusa del suo trattato molto elementare, dedicato ai raccoglitori novelli, qualche inte- resse può offrirlo anche ai lettori della nostra Ririsla. I. I piacori umani sono tutti jiiù o meno presto esauribili; quello del raccoglitore fa una splen- dida eccezione a questa regola generale. IT. I piaceri sono sempre più in- tensi quanto più costano fatica a raggiungerli , e quanto piti lunga è la strada che vi conduce. in. Chi inizia una collezione, si guardi bene dall'acquistarne una bella e fatta. Ne perderebbe ben presto il gusto. IV. I desideri devono essere pro- porzionati alle forze di ciascuno. Chi troppo desidera, non gode neppure il poco che gli è dato raggiungere. 524 NOTIZIE VAKIE V. La pazienza deve essere una delle duti indispensabili del rac- coglitore. Chi non è paziente ri- nunci addirittura alle collezioni. VI. Chi vuole assolutamente un dato oggetto, riesce ad averlo, ma è certo di pagarlo caro. Chi vuol comperarlo bene, non abbia mai premura e aspetti che gli venga offerto. — Sia però nello stesso tempo disposto a vederselo por- tato via da un compratore piìi generoso. VII. Una certa diffidenza è dote indispensabile pel raccoglitore, e sarà bene non dimenticare mai il vecchio adagio: Fidarsi è bene, non fidarsi è wieglio. Vili. Fra le varie collezioni, quella delle monete è la più solida, quella che meno deperisce , e quella che maggiormente acqui- sta pregio col tempo. IX. Quasi tutte le monete rare fu- rono falsificate e lo furono molte anche fra le comuni. Quindi la prudenza e la circospezione negli acquisti non saranno mai troppe, e converrà tener sempre bene aperti gli occhi, dovendosi so- vente lottare con chi mette in opera tutta la propria abilità per ingannare. Svariatissimi sono i generi di falsificazioni. Alcune moneto sono completamente false , ossia fu- rono coniate o fuse in tempi posteriori. Altre sono semplice- mente falsificate. Talora a una moneta genuina venne cambiato il nome, talora due monete pure genuine furono segate a metà e colle due metà riunite si forma- rono monete non mai viste e che non esistettero mai. XI. Una norma precisa per giu- dicare le monete false è impos- sibile darla. Non v' ha che la lunga pratica , corroborata da qualche sbaglio pagato di borsa, che valga a procurare a poco a poco quell' occhio esperto che, senza ragionamenti, decide del- l'autenticità delle monete. XII. Una regola costante è quella che le monete rare non devono j nel loro aspetto per nulla diffe- rire dalle comuni. Quelle false o falsificate hanno sempre , nei tipi, nei caratteri , nella patina, nel metallo, un certo aspetto che si scosta da quello comune delle monete genuine. XIII. Al primo presentarsi di una moneta rara è buona regola di immaginarsela addirittura falsa, e non recedere da questo primo giudizio, se non quando tutti gli argomenti vi persuadano a cam- biare opinione. XIV. Tinche non avete pratica suffi- ciente per giudicare sicuramente coi vostri occhi, non fate affari con gente di dubbia fede.... e se ve ne asterrete anche in se- guite , non avrete mai a pen- tirvene. XV. Non pretendete d'essere infal- libili. La scuola tutti l'hanno a pagare, e se alle volte vi capi- NOTiZIl: VARIE tasse d'acquistare un pezzo falso, in luogo di scoraggiarvi, mette- telo in conto dell'esperienza per l'avvenire. XVI. Non abbiate mai premura pei pezzi comuni. Li troverete sem- pre. Ma invece abbiate a tempo opportuno il coraggio necessario quando l' occasione vi presenta quei pezzi, che capitano una sola volta nella vita. XV II. Come il negoziante, per essere buon negoziante, non deve essere raccoglitore, cosi il raccoglitore, per essere vero raccoglitore , non deve essere negoziante. xviir. Il raccoglitore dove per neces- sità cedere in cambio o vendere che vale lo stesso, i suoi dupli- cati — e non è effetto che di un vano pregiudizio il non volerli cedere a denaro ; — ma deve avere la fermezza di non cedere nessuna moneta della collezione a nessun prezzo, né per nessun cambio, anche tnittamlosi di ri- ceverne altra di maggior v;ilnre. La vendita o il cambio potreb- bero essere una volta conve- nienti, ma è assai pericoloso il derogare al principio. XIX. Quando avrete a realizzare una collezione, tenete bene a mente che avrete sempre a perdere sui pezzi comuni e di cattiva conser- vazione ; mentre invece vi sarà tutta la probabilità di guada- gnare su quelli di esimia rarità e di conservazione eccezionale. XX. Una collezione universale non potrà mai avere un gran valore. Lo potrà invece avere, assoluta- mente o relativamente, una spe- ciale, la quale naturalmente costa di più. LTn raccoglitore interro- gato perchè facesse la colleziono universale, rispose : perchè non sono abbastanza ricco jicr farne ima speciale. XXI. Economizzate su una moneta di lusso , ma acquistate tutti i libri che si riferiscono al ramo da voi prescelto. XXII. Non calcolate che i vostri figli abbiano a continuare la vostra collezione. È troppo difficile che il figlio abbia le inclinazioni del padre, e non giova farsi tali il- lusioni. Non avviene un caso in cento di un poeta figlio di poeta e di un raccoglitore figlio di un raccoglitore XXIII. Le collezioni private sono irre- vocabilmente destinate ad essere ìe/is Paline. Mediolani, 1750-59, iu4. N. G volumi. — X. 500 monete varie in rame e bronzo. Motta Ing. ■ inilio : Liebeuau Th. , h'iìie Mùiiz-gcnossenscliaft der Ursc/avciz , LUS-L't')'^. Basai, 1887. — Mayor Jacques , Notice des ìììédailloììs el niodi'les d'Anloinn Bovi/ e.rposcs dcvis les ìocni'.i' de /' lù-ole municipide d'uri. Genève, 1891. — Geigy Dr. Alfred, llaìdenstcin und SeIiaite7is/riìì-Rei- c/ieunn xnd ilire Mi'iizjìì-ai/mìr/en. Basel, 1889. — Osnaghi Natale, Propdsia di nimru moncla itaìica ilesnnfji da.lla francese inodifìcdtji.. Milano , 1860. — Luschin Dr. A., Die RoUbalzen. h'ni ISeitraij zur wiiìiixnuUischen Klymo- logie. Wieu, 1880. — Trachsel Dr. C. F., Numismntique épiscopaìe ìiiusannnisc. Fribourg, 1879. — Due cataloghi di vendite di monete. Marazzani Visconti-Terzi Conte L'xlovico : Pedrusi Paolo , / O'.svov' id anjenlo l'accoìli nei Farnese Museo. Parma, 1701-1704, 3 voi. in f. Gnecchi Francesco ed Ercole : Rei'ue Nurjiis/uali'/ue. Anno 1889-90-91-92. — Revue lìidge de Nuììiis/ìiafi'/ne. Anno 1>92. — Reme Suisse de Xuuiis- luutique. Anno 1891-92, IV. — Il Presidente annuncia poi ai convenuti che, in seguito a votazione tenutasi nel Consiglio Direttivo, nel giorno 22 Novembre p. p.. furono ammessi quali nuovi Soci: Enrico Ilutli di ]\[ilano; Avv. Efisio Piseli edd a ài Oristano; e che fu proclamato Ileìienieri/u il Sig. Enrico Osnago di Milano. Da ultimo si delibera che, non compiendosi colla fine del 1892 che il primo periodo transitorio della Società, le cariche sociali abbiano a ritenersi continuativo, e si com- putino cioè come incominciate col principio del 1893 con 330 ATTI DELLA SOCILTA NUMISMATICA ITALIANA cui avrà vigore il nuovo Statuto definitivo. — Il Consiglio rimane quindi composto anche per l'anno 1893, come segue : Presidente Conte Comm. Nicolò Papadopoli, Sanatare del Regno Vice-Presidenti Cav. Francesco Gnecchi Cav. Ercole Gnecchi. Consiglieri Dott. Solone Ambrosoli, Conservatore del R. Gabinetto XìonmnaUco di Brera. Cav. Giusepiie Gavazzi. Ing. Emilio Motta, Bibliotecario della Trivìdziana. Dott. Umberto Rossi, Conservatore del Museo Xazionale di Firenze. Dott. G. Arturo Sambon. March. Carlo Ermes Visconti, Direttore del Museo Artistico Muni- cipale di Milano. Segretario e Bibliotecario : Cav. Prof. Costantino Luppi. Tesoriere: Cav. Giuseppe Gavazzi. La seduta è quindi sciolta alle ore 4 poni. STATUTO DELLA SOCIETÀ NUiMISMATlCA ITALIANA Approvato dall' As>if.mhka generale dei Soci il (jiorno H dicembre 1S02. I. Col gionio 11 Aprile 1892 è t'ondata in Milano una Società scien- tifica, col titolo: Società Xamismatica Italiana. II. Scopo della Società è quello di promuovere, agevolare e diffondere gli studi relativi alle monete, alle medaglie ed ai sigilli. III. La Società piiljblica la Ririitn Italiana di Siim/sinatica, nella quale inserisce anche i suoi Atti. IV. La Società si compone di un numero illimitato di Soci, e questi si dividono in a) Soci effettivi, b) Soci corrispondenti. V. I Soci effettivi pagano L 30 annuali. Ricevono la Rivista e lo pul)- lilicazioni ordinarie della Società, e hanno diritto di l'reijuentare lesale sociali e di usare della Bililioteca e delle Collezioni a norma del Regolamento. Hanno voto deliberativo nelle assemblee, e fra essi viene scelto il Consiglio direttivo, come all'.-Vrt. XII. I Soci effettivi sono i soli comproprietari dello attività sociali. S32 SIA'IXTO DI-.LI.A SOCIl:l\ M'M ISM Al ICA ITALIANA VI. I Soci corrispondenti italiani e stranieri pagano L. 20 annuali. Ricevono la Rivista e hanno diritto di frequentare le sale sociali e di usarvi della Biblioteca e delle Collezioni a nonna del regolamento. Possono intervenire alle assemblee, ma non lianno voto deliberativo. VII. Non possono essere Soci corrispondenti quelli che abitano la città dove ha sede la Società. Viceversa chi risiede alti-ove può essere Socio effettivo o corrispondente. Vili. L'obbligo per tutti i Soci è triennale. Il Socio che nel Settembre del terzo anno non dichiara in iscritto di voler uscire dalla Società, rimane obbligato per un altro triennio. II rifiuto a pagare la propria quota dopo due avvertimenti della Presidenza ò considerato come una dimissione, senza pregiudizio dei diritti della Società al ricupero di quanto le è dovuto. IX. Chi offre alla Società un dono di almeno 200 lire in denaro, in libri o in monete, medaglie, sigilli od altro interessante la Società, sia in una sola volta che ripartitamente, è considerato come Benemerito. Quelli che diedero la loro adesione prima dell' 11 febbraio 1892 , giorno della costituzione della Società, sono Soci Fondatori. X. Le proposte per nuove ammissioni si fanno con lettera controfirmata da due Soci alla Presidenza. Il Consiglio , nella sua prima adunanza delibera sull'ammissione dei candidati, i cui nomi figurino all'Ordine del Giorno. XT. I Soci destinati a sostenere una funzione nel Consiglio Direttivo sono eletti in assemblea generale a scrutinio segreto ed a maggioranza assoluta di voti. E fatta facoltà al Consiglio Direttivo di assumere un segretario. Tutte le cariche sociali sono gratuite, meno quella di Segretario, il quale potrà essere retribuito. SFA ILIO Di;[.LA SOCIKTA NUMIS.NUIKU ITALIANA S33 XIL 11 CoiK-iiglio Direttivo si compone di: 1 Presidente 2 Vice-Presidenti G Consiglieri, ad uno de' quali viene deferita la carica di Tesoriere. Tutti i >rembri del Consiglio hanno voto deliberativo. Il Consiglio Direttivo è radunato dal Presidente per trattare gli af- fari ordinari della Società, ed è legale se predenti almeno cinque membri. A parità di voti prevale quello del Presidente. Le deliberazioni del Consiglio sono esecutive. Xlll. Il President'' rap[>reseata la Società, convoca le assemblee dei Soci e le adunanze dui Consiglio Direttivo e ne dilige le discussioni ; veglia alla osservanza dello Statuto, all'economia della proprietà sociale, firma gli atti d'uffii;io e le corrispondenze. Dura in carica tre anni. I Vico presidenti Ki .supijliscono i.i ordine di anzianità. Durano pure in carica tre anni. Dei Consiglieri .^i rinnovano antniabiumte due, estratti a sorte nei primi due anni, poi per ordine di anzianità. Tutti sono rieleggibili. In caso di sostituzione straordinaria d'un Membro del Consiglio, il socio eletto sottentra in luogo e stato del cessante. XIV. II Segretario custodisce gli atti della Società, stende i verbali delle adunanze consigliari. come di-Ile generali; funge da Bibliotecario e cu- stodisce i libri mandati in dono o acquistati dalla Società, come pure il Medagliere che coi doni .si andrà formando i:i sono alla Società me- desima, e ne tiene in corrente i relativi cataloghi e inventaiii. Coadiuva la Direzione della /ù'r/s/a per correzione di bozze, comj)ilazioni di sunti, sommarli, ecc. I soli Soci poss. no valersi sia dei libri, che del medagliere, a norma del Kegolameniii. XV. II T'esoriere i in- 1 la riscossione del contributo dei Soci e di ogni altro provento della S icictà ; firma le qnitanze, paga le snese stanziate dal Consiglio Direttivo o dalle assemblee generali : tiene un registro di en- trata e di uscita ; compila i bilanci preventivi e consuntivi. 68 534 STATUTO IJEr.LA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA XVI. n Consiglio nomina nel suo seno la Direzione della Rivista, e può aggregarsi alcuni altri soci per formare con questi il Comitato di Reda- zione della stessa, il quale funzionerà a norma del vigente regolamento. XVII. Una sola assemblea dei Soci è obbligatoria ogni anno; le altre sono lasciate in facoltà del Presidente. Nella assemblea annuale , da tenersi nei primi tre mesi dell'anno, saranno presentati i conti consuntivi del- l'anno finito ed i preventivi di quello incominciato. Per la legalità delle assemblee è necessaria la presenza di almeno un quinto dei soci effettivi. Dopo però passata un'ora dalla convocazione, l'assemblea viene tenuta, qualunque sia il numero dei Soci, e le delibe- razioni sono valide ed obbligano tutti i Soci. Sono ammesse le rappresentanze per procura. Ciascun Socio può rappresentarne un altro. Ogni Socio può chiedere che siano messe all'ordine del giorno pro- poste di sua iniziativa, purché presentate almeno 15 giorni prima del- l'assemblea. Il Presidente è in obbligo di convocare i Soci quante volte siane richiesto per iscritto, con ragioni motivate, da cinque di essi. XVIII. La Società non potrà esser sciolta che sopra dimanda scritta di al- meno 1 [3 dei Soci effettivi, e la decisione di scioglimento dovrà essere presa in Assemblea generale, convocata a questo scopo un mese innanzi, colla maggioranza di 4[5 dei votanti. Votato lo scioglimento , 1' attivo depurato , la Biblioteca , le colle- zioni, ecc., resteranno proprietà dei Soci effettivi inscritti a quell'epoca, e questi decideranno a maggioranza di voti sulla loro destinazione. XIX. Nessuna modificazione potrà essere fatta a questo Statuto, se non sarà presentata dal consìglio direttivo o per iscritto da almeno li3 dei Soci effettivi e approvata in Assemblea generale con 2i3 dei voti presenti. COLLABORATORI DELLA RIVISTA NELL'ANNO 1892 Memorie e Dissertazioni. Ambrosoli Solone Capobianchi Vincenzo Castellani Giuseppe CoMANDiNi Alfredo Gabrici Ettore Gavazzi Giuseppe Gnecchi Ercole Gnecchi Francesco Lattes Elia Luppi Costantino MoRsoLiN Bernardo Motta Emilio Papadopoli Nicolò Poma Cesare Rossi Umberto Roggero Giuseppe Sambon Arturo G. Tagliabue Emilio. Cronaca. Ambrosoli Solone Brambilla Camillo Clerici Carlo Gnecchi Ercole Gnecchi Francesco Marchand Prèdkric Sambon A. G. ELENCO DEGLI ASSOCIATI AT,I..\ RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA r E R V .\\ N 1 s! 2 '^- cop: mie tto Niiinis S. A. R, II, Principe di Xatoli Adriani Prof. Comm. Dott. d. 15. 11., Ispettore degli Scavi o Monumenti di Antichità. — Cherasco . Agostini Tni^ Agostino. — Milano Anibrosoli Dott. Soloin' . Conservatore del li G; matico di Brera. - - Milnno . Averara Avv. Manifesto. — Lnrìi. Bagatti-Valsecclii Nob. Cav. Fausto. — Milano Bahrfeldt Muv. — liastatt (IJadenj Ballarati Magg. Amedeo. — Saronaiio Bartolini Cav. Luigi. — 'Trevi Bartolo (Di) Prof. Francesco, Conservatore del M Catania . ..... Basilea. — Soriété Suisse de Nnmismatiqun Beltrami Luca, Architetto. - Milano . Bergamaschi Prof. Giovanni , Cunservatore del (] Cremona Berlino. — Zcitschrift fin- Nitniismatiì: Bignami Cav. Giulia. — llonia . Bocca Fratelli. Librai. — Torino. Bologna. — Hiblioteca .Nrunicipale Bonomi Enrico. — Legnalo. Bosso Dott. Giuseppe. — Cairo (Egitto) Boston. — American ■foiirn'il of .irrlienloi/i/ » — American Journal vf Niiini^mafic.s Biivne WilliiiKi. -- Firenze. useo VICO Civico ]\Iuseo. — 538 ELENCO DEGLI ASSOCIATI PER l'aNNO 1892 COPIE Eoma. Museo Civico — Trento Brambilla Nob. Comm. Camillo. — Pavia .... Briganti Cav. Bellino. — Osimo Brockhaus F. A., Libraio. — Lipsia Bruxelles. — Revue belge de Numismatique Butti Alfonso. — Milano Cagliari. — Regio Museo di Antichità .... Cahn E. Adolph. — Francoforte sul Meno. Camozzi Verteva Comm. G. B. Sen. del Regno. — Bergamo Camuccini Barone G. B. — Roma Capo Dott. Tomaso. — Roma Capobianchi Cav. Prof. Vincenzo. Capretti Giuseppe. — Alhiate Carpinoni Michele. — Brescia Castellani Rag. Giuseppe. — Fano Catania. — Biblioteca Universitaria Cerrato Giacinto. — Torino . Ciani Dott. Giorgio, Conservatore del Cini Avv. Tito. — Montevarchi . Comandini Dott. Alfredo. — Roma Como. — Municipio » — Museo Civico Cunha (Da) Dott. Giuseppe Gerson. — Bombay . D'Angelo Domenico fu Antonio, Libraio. — Reggio-Calabria Dattari Avv. Alberto. — Cairo (Egitto) .... Demole Dott. Eugenio, Conservatore del Gabinetto Numismatico — Ginevra . Dessi Vincenzo. — Sassari . Doimo Savo. — Spalato Dupriez Raimondo. — Bruxelles. Engel Dott. Arturo. — Parigi . Fasella Comm. Carlo, Direttore della Fiorasi Capitano Gaetano. — Scuola di Guerra. — Torino. Firenze. — Archivio Storico Italiano » — Biblioteca Riccardiana Poa Alessandro. — Torino . Formenti Giuseppe. — Milano . Franclii Carlo (ditta di A. Vismara. Libraio). — Como Furchheim Federico, Libraio. — Napoli ELENCO DEGLI ASSOCIATI PER l'aNNO 1892 539 Gaggino G. e C. — Singapore Garda Antonio. — Valenza (Spagna) .... Garovaglio Cav. Dott. Alfonso. — Loveno sopra Menaggio (Como; Gavazzi Cav. Giuseppe. — Milano .... Geigy Dott. Alfredo. — Basilea Genova. — Biblioteca Civica » — Giornale ligustico Gentili di Rovellone Conte Tarquinio. — San Severino Georg. H., Libraio. — Ginevra Gnecchi Carlo. — Milano Gnecchi Cesare. — Milano Gnecchi Ing. Corani. Giuseppe. — Milano . Gnecchi Marco. — Milano Gnecchi -Vittorio. — Milano Grossi Gualtiero, Bibliotecario dell'Oliveriana. — Pesaro Hamburger L. e L. — Francoforte sul 3Ieno . Hess Adolfo. — Francoforte sul Meno Hoepli Comm. Ulrico, Libraio-Editore. — Milano Jacobson E\v. — Mosca Jatta Giulio. — Bnvo di Puglia Johnson Cav. Stefano. — Milano Lamberti Policarpo. — Savona Lambros Gio. Paolo. — Atene Landolina di Rigilifi Barone Francesco. — Palermo . Lazara (De) Conte Antonio. — Padova Leone Cav. Camillo. — Vercelli Lippi Raffaele. — Biccari Loescher Ermanno, Libraio. — Poma .... Loescher Ermanno, Libraio. — Torino. Londra. — The Xumismatic Clironicle Luppi Cav. Prof. Costantino. — Milano Mantova. — Biblioteca Comunale .... Mariani Giuseppe. — Milano Marignoli March. Comm. Filippo, Sen. del Regno. — Roma Marsiglia. — Biblioteca Civica Maselli Avv. Giuseppe. — Aquaviva .... Milani Prof. Cav. Luigi Adriano, Direttore del R. Museo Arclieo logico. — Firenze COPIE 540 i-.i.KNCO 1)i:gi,i associati pi:r l ANNO 1892 CCPII 3IUnno. — Archivio Civico di S. Carpoforo » — Archivio Storico Loiìibardo » — Biblioteca Ambrosiana » — Circolo Fotografico Lombardo . » — Circolo Alessandro Manzoni » — Direzione della R. Zecca . » — R. Biblioteca Braidense » — R. Gabinetto Numismatico di Brera. Mirenglii Avv. Michele, Presidente della Commissione Provinciale. — Bari Modena. — Regia Bil)lioteca Estense . Mojana (De) Conte Avv. Alberto. — Milano Montagli H. — Londra Morsolin Ab. Prof. Bernardo. — Direttore del Museo Vicenza ........ Motta Ing. Emilio. — Milano .... Mulazzani Conte Lodovico. — 'Ingiglio Napoli. — Archivio storico per le provincie napoleta \» — Direzione dei RK. Musei di Antichità Nervegna Giuseppe. — Brindisi .... Neustàtter Emilio. — Monaco (Baviera) Nutt Davide, Libraio. — Londra. Oslo Magg. Generale Comm. Egidio — Roma . Osnago Eurico. — Mi/ano Padoa Cav. Vittorio. — Firenze .... Papadopoli Conte Comm. Nicolò, Sen. del Regno. — T Parazzoli Antonio. — Cairo (Egitto) . Parigi. — l'olijbihìioii ...... » — lievite Nuìiiisììiatique. » — Soci(it(^ fran(,MÌse de numismatique Parma. — R. Museo di Antichità Pasi Avv. Adolfo. — Bologna .... Pasinati Francesco. — Poma .... Pavia. — Biblioteca Civica Bonetta . Peelmau Giulio e C — Parigi .... Perini Qiiintilio. — Trento Persiani Avv. Raffaele. — Cìdeti Piacenza. — ISiblioteca pubblica Passeriui-Landi del Museo Civico. enezia eli;n(;o dicgii associati per l"an'NO 189- 541 COPIE Picozzi Dott. Fraucesco. — Lodi Pisano Cav. Dott. G. B. — Genova Pischedda Avv. Efisio. — Oristano Polleri Francesco fu Luigi. — Genova .... Prayer Carlo. — Milano Ratti Dott. Luigi. — 2Iilano Rivani Giuseppe, Direttore del Civico Museo di Arclieologia. Ferrara Rizzini Dott. Prospero, Direttore del Museo Civico. — Brescia Rizzoli Luigi, Conservatore del Museo Bottacin. — Padova Roma. — Archivio della Società romana di storia patria. > — Biblioteca della R. Accademia dei Lincei . » — Direzione della R. Zecca Rossi Dott. Umberto. Conservatore del ^Iiiseo Nazionale. — Firenze Ruggero Cav. Giusejipe. Tenente Coloiiello. — T'iz.-i(jliettotie Salinas Cornili. Prof, .\ntonino, Direttore del Museo Nazionale — Palermo ..... Sambon Cav. Giulio — Firenze . Sangiorgi G. — Roma .... Santoni Can. Milziade. Direttore della ^'alentiuiana. — Camerino Savini Paolo. — Milano .... Scarpa Dott. Ettore. - Treviso . Seletti Avv. Emilio. — Milano . Serazzi Avv. Pietro. — Novara . Serrure R. e C. — Parigi .... Sessa Rodolfo. — Milano .... Sorniani Andreani Conte Lorenzo. — Milano Sozzani Ing Vincenzo. — Tromello (Lomelliiia Spalato. — lìolh'ttiìio di Arclieologia e Storia Spigardi .Vrtiiro. — Firenze Spink S. ^L — Londra Stettiner Cav. Pietm. -- Roma . Tatti Tng. Paolo. — Milano Tolstoy Conto Giovanni. — Pietroburgo 'Torino. - Regio Museo di Antichità . » — R. Biblidteca Nazionale Torreqiiadra Conte Rogadeo. -- Ritonto Trento. - I.iblioteca Comunale . 69 542 ELENCO DEGLI ASSOCIATI PER L ANNO 1892 cop: Trieste. — Museo Civico di Antichità . Trivulzio Principe Gian Giacomo. — Milano l'i-iibner K. J., Libraio. — Strasburgo Turati Conte Emilio. — Milano . Valton Prospero. — Parigi . Van Sclioor Carlo. — Bruxelles . Van Trigt G. A., Libraio. — Bruxelles Varese. — Museo Patrio Varisco Sac. Acliille. — Monza . Venezia. — Arcìiivio Veneto » — Ateneo Veneto . » — K. JJiblioteca Marciana — Museo Civico . — P>iblioteca Comunale . » Verona. cellona Vidal Quadras y Ramilii Emanuele. — Bar Vienna. — Gabinetto Num. e di Antichità della Casa •» — Nuniismatiftclie Zeitschrift Vigano Gaetano. — Desio . Virzi Ig. — Falermo Visconti March. Carlo Ermes. — Mik'.no Vitalini Cav. Ortensio. — Roma . Volterra. — Museo e Biblioteca Guarnacci Wesener E. J. — Monaco (Baviera) . Witte (De) Alfonso. — Bruxelles. Woringer D. — Basilea Zitelli Pietro. — Scio (Turchia) . Imperiai INDICE METODICO DELL'ANNATA 1892 Pag. 11 » 163 » 165 » 279 » 291 » 423 » 41 » 175 467 NUMISMATICA ANTICA. (Memo h i e e D i s s e it t a z i o n i). Appunti di Xuaiisnuiticii Koinana. Filwcesco Gnkcohi XXI. Contribuzioni al Corpus Nuraoruni. E. Colieziont' Ercole Gnecchi a Milano .... XXII. Scavi (li Roma nel 1891 .... XXIII. Numi plumbei XXIV. Classificazione del Bronzo imperiale XXV. Il Medaglione Senatorio XXVI. Serie del Bronzo Iniperatorio. Postilla all'isorizione etrusca del Semisse romano d'Arezzo Elia Latte-- Poche o3.servazioui .sul ilenaro di L. Menimi. Ettore Gaiìric Di un gran bronzo inedito del Nomo Tallite. Soi-o.ne A.m- BROSOLl (Notizie Varie). Ritrovamento di monete siciliano Ritrovamento di monete romane a Gambolò Monete ritrovate nello vicinanze di Fano. (G. Casteei.axi) Ripostiglio d'aurei romani in Calabria. (P. G.). Ripostiglio di monete consolari in Sicilia. (F. G.j Vendite pubbliche a Milano. ^La Dir.) .... NUMISMATICA MEDIOEVALE. (Me.morie e Dissertazioni;. Appunti di Numismatica Italiana. Ei{i-ole GxKrrin : V. I Luigini di Giulia Centurioni Serra. Principessa di Campi Pafi. 45 VI. Un mezzo Testone dì Francesco Gonzaga, Maivlieso di Castiglione » 53 ^g 160 » 160 » 260 » 263 » 263 » 264 514 INDICI-; MI.TODICO djìll'annata 1802 VII. Uà obolo inedito di Pouzono Fag. 50 Vili. Uno zecchino di liSone X per Ravenna ...» (il IX. Un mezzo f^ros-io di Paolo III per Camerino . . » li-l Grosso inedito di Gian (Galeazzo per Verona. Gius. G.w.ìzzi » ti? Pesi proporzionali dedotti dalia libbra romana, merovingia e di Garlomagno. Vi.vcknzo C.\poiu.\.\ch[ ...» 79 Tariffa monetaria mesolciness. Emilio T.\ ìllmìdic . . » 11.5 Il Bimetallismo a Venezia nel Medio Evo. Nicoi.n P.\- P.IDOPOLI » 199 Di una monetina inedita della zecca di Messerano. Ck- SAllE Po.M.A. j> 215 Francesco Poscari e le sue monete. Nicolò P.xp.^uopoli. ■■ .SI 7 Di alcune monete inedite di Alfonso I e Ferdinando I re di Napoli e di due officine monetarie del Napoletano finora sconosciute. Airmio G. S.wibon: a) Zecca di Gaeta „ 341 h) La Cella ed il Reale d'Alfonso I coniati ad Aquila » 345 e) Zecca di Lanciano „ 3.5O d) Il Coronato di Ferdinando I in oro . . . » 354 Annotazioni Numismatiche Genovesi. Giuseppe Ruggero : XXI. Ultimi minuti e loro multipli anepigrafi . . . » 47! Gride relative al corso delle monete milanesi in Reggio d'Emilia. U.mberto Rossi , 487 (Notizie V.\rie). Il ripostiglio di Grattasoglio (C. Clekici). . . . Fay. 156 Falsificazioni moderne (La Direzione) .... » 1.58 MEDA&LIE. Una medaglia di Alfonsina Orsini. Bkr.vardo Morsolin Pag. 71 Tre medaglie in onore di frate Giovanni da Vicenza. Ber- nardo MORSOLI.N > 209 Medaglia in onore di Giuseppe da Porto. B. Morsoli.n . » 357 Medaglia in onore di fra Domenico da Poscia. B. Morsoli.n- > 493 Medaglia del Porto di Fano. Giuseppe Castellani . » 365 Gian Marco e Gian Battista Cavalli. U-Mbekto Rossi . » 481 Medaglie italiane del ISDO. Alfredo Cùmandixi . . » 219 INDICK MKTOniCO lIlCLI,' ANNATA 1892 Ólc BIBLIOGRAFIA. (Opina-: Xl: MI SFATICHI-;). Ikirclaij Head V., Catalogne of the gi'eek coius of Jouia 181»2. (F. G.) P„(j. 501 Boutlcoivslii (GliukaA), Ilecueil special des graiides curio- sités inédite.s ou peu coiiuues dans le cliamp de l'Ar- chi?olo<,àe, de la Xiunisinatique et de rKpi^n-aphie [L. D) » 412 Catalogo de la Colleciou de Monedas y Medallas de Manuel Vidal Quadrai y Karaon de Barcellona (F. G.) . . » 401» Cohen (H.), Description historique des moniiaies frappées soiis l'empire romain. (Jj^ Direzione) ...» 403 Congrès internatioiial de Numisinatique 1891. (F. G.) . > 291 l)e ì'i Tour (H.,, Atlas de ni )niiaies gauloise:^. {E. G.) . » 417 Df.moh (Eugène), Hi.stoire raonétaire de Genève de 1791 il 1848. fE- G.) » 253 FjV'uis (.\rthur), .Syracusan ^ledaiiloas and theìr cngravers in the liglit of recent fonds. (A. G. S.) . Falcia (I.). Vetuloaia e la sua necropoli antichissima (S. A.) Foresi') (G.,. L'^ monete delle zecche di Salerno (A. G. S.) Fuma'inUi fi.. Biblioteca Etiopica. Milano. 1892 (.S. A.). Jonijite (V. dii B ). Un triens signé par un nionc^taire mé- rovingien iucounu Jusqu'à ce jour .... » .506 Ladf' (A.), Lea monnaie-i auonymes des Comtes de Savoie (F. MAKni.\.\D) . . , » 399 Lagumiii'i (B.), Studi sulla Numismatica arabo-normanna di Sicilia. (A. G. Samho.n) » 141 LamhrOS (J. P.) , .\vaYO-iy. r, T^iv v5ijLt5;j.dlT bv tr,? x'jv. l? "SX- XiSo- jitò Icuiwoo li. .Vafiitpoo .S. .V). ...» 149 Motta (E.;. 11 Museo d'un letterato milanese del seicento » 50IJ AFuseo (II) Archeologico e Numismatico di Livorno. (S. A.) » 503 liis Paquot. Uepertoire aimuaire gén(^ral des Collection- neurs de la Franca et d' l'Etranger. (P. G.) . . » 148 Schodt (.\. J)f), La Numismatif|ue romaine dans ses rap- ports avec l'art oratoire. (F. (j.) » 14(J VnlUer (G.j . Sigillogranhie de l'onli-e des Cliartroux , et Numismatique do S. Bi-iino. C. Bììa.\:hili.a) . . » 137 Vitalini (0), Le monete battute nel Pontificato di Pio IX neirinti'rregno della Repubblica Romana. (E. G.) . » 411 » 243 » 512 » 144 » 505 S46 INDICE METODICO DELI,' ANNATA 1892 Warwicìi, (Wroth), Catalogue of the Greek coins of Mysia edited by R. Stuart Poole. (F. G.) . . . . Pafj. 249 Zay (E.), Histoire iiioni^taire des Colonies Frangaises d'après les documeiits ufficiels. (S. A.) » 150 Pubblicazioni diverse. Pag. 150, 254, 507. Periodici di Numismatica. Numismatic Chronicle, pag. 415, 5ir>. — Revue Numisma- tique, pag. 152, 256, 512. — Kevue Suisse de Numi»- matique, pa*/. 152, 256, 414. — Annuaire de Xumis- matique , pag. 152 , 256 , 414. — Revue Belge de Numismatique, ^a^. 256, 413, 512. — Zeitschrift fiir Numismatik, pag. 414. — Numismatisclie Zeitschrift, pag. 508. — BuUetin de Numisraatique , pag. 153 , 257, 415, 513. Articoli numismatici in Periodici diversi, pag. 153, 257, 513. NECROLOGIE Bertolotti Giuseppe (E. G.) Brambilla Camillo (La Direzione) Camera Matteo (A. G. S.) . Cherubini Gabriello (E. G.) Fraccia Giovanni (F. G.) . Minervini Giulio (E. G.) . Prayer Carlo (E. G.) . Reale Francesco . De Schodt Alfonso (F. G.j. Pag. 135 » 129 » 134 » 398 » 135 » 133 * 397 » 134 » 136 MISCELLANEA. Vite di illustri Numismatici Italiani. C. Loppi : XI. Giorgio Viani XII. Giulio Corderò di S. Quintino . Insegnamento di Numismatica . Premio per Medaglie Premio Duchàlais In memoriam Soppressione definitiva della zecca di Milano Pag. 119 » 237 » 160 259 e 520 > 265 » 265 » 417 indici; metodico dell'annata 1892 Note Nuraismaticlie di un viaggio ad Atene e Costantino poli. (SOLO.NK AmBROSOLi) .... Corso di Numismatica Aforismi numismatici Collaboratori della liivisln ueiranno 1892. Indice degli Associati alla Eivista per l'anno 1892 547 Pa(/. 51t> » 523 >> 523 » 535 » 537 Atti e Memorie della Società Numisì:aiica Italiana. Società Numismatica Italiana (La Direzione) Prima adunanza dei Soci . Statuto provvisorio .... Doni alla Società .... Seconda adunanza dei Soci. Statuto definitivo .... Pag. 155 V 267 » 273 » 416 » 527 » 531 Finito di stampare il 31 Uicembrc 1892. Lodovico Felick Coci.iati, (ierente responsabile. TAVOLE ANNO V: 1892 RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA TAV 'mM^ ^':iipr F=° GNECCHI- Appaiati di Numismatica Romana XXVI CJ Plivista italiana di niomisma- 9 tica e scienze affini R6 V.5 PLEASE DO MOT REMOVE CARDS OR SLIPS FROM THIS POCKET UNIVERSITY OF TORONTO LIBRARY ^M§M(: ■""F? ^ > 1 > \ ì > ì > > > i ; ' ;>^ X \ ' i I. ì vfSn^ » V ^ , ) , 1 J , t > ' > ) , > N ' % ' ' 1 \ , ì ' ■■> I 1 S )' < V 1 » 1 1 > l'i _ 1 > ■. 5. ) 1 , ) I ) ^ i ' ^ > ^ ■■.'■A- fi 1 ) l> 1 (.> ' I * ' t ) > , > > ' > \ ' ) •> I ''li ' 1 ' , > , ì > ' j ' • ,' \ '< " » ^ ■• ; V